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di lickmelyca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: (are you sure you want to delete selected data?) ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto_ ***
Capitolo 7: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 8: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 10: *** Capitolo nono ***
Capitolo 11: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo finale ***
Capitolo 13: *** Epilogo (Data Restored) ***



Capitolo 1
*** Prologo: (are you sure you want to delete selected data?) ***


Prologo_
(are you sure you want delete selected data?)


“Traditore.”
Era la terza volta che ripeteva la stessa parola in un minuto. Sempre con un tono schietto, freddo e deciso, senza scandire le sillabe. Un unico suono, tagliente. Pronto a colpire.
“Traditore.”
Il ragazzo con gli occhialini fece un passo avanti, senza spostare lo sguardo. Solo quando raggiunse il corpo privo di sensi della sua vittima, accasciato accanto al suo veicolo, gli occhi raggiunsero il basso. Sembrava che ballassero, quegli occhi pieni di rabbia.
“Traditore.”
Si chinò lentamente, per poi prendere il mento dell'altro con due dita, avvicinandolo al suo per studiarsi il suo volto. Non incuteva più alcun timore o minaccia, addormentato com'era. Un minuscolo graffio sulla guancia sinistra gli solcava il viso, facendo scendere una lacrima di sangue. Già così si poteva provare pena per colui che un tempo era stato un temuto criminale ricercato quale Zanark Avalonic. Ma non bastava, no. A Saryuu non bastava.
“Come la mettiamo ora?”
Sempre lento, quasi a non volerlo svegliare, cominciò a sciogliergli i capelli. La sua acconciatura era complicata quanto il suo carattere, pensava sfilandogli l'ultimo elastico. Era ancora meno riconoscibile al naturale. Saru ghignò. Al naturale. Già, perché non restava che spogliarlo.
“Non guardare, Meia. Non devi avere occhi per un traditore come lui.”
Non aveva dimenticato la presenza della ragazza, a pochi passi dietro di lui. Lei fissava la scena in silenzio, come un passante senza fretta che aspetta l'autobus ma solo di tanto in tanto si affaccia per vedere se arriva. Giochicchiava, in attesa, ora con la manica del suo abito, ora con il braccialetto vistoso che aveva al polso. Lasciava fare a Saru, al ragazzo che voleva vendetta, che voleva vincere. Mica come quell'inutile Gillis, che si era arreso a vivere una vita normale. Una cosa era certa: la avrebbe vissuta senza di lei. Lei era speciale. Saryuu era speciale. Per questo assistere alla sua vendetta era fondamentale.
“Qui ho finito.”
La giovane tornò a guardare il compagno, annuendo. Sapeva che non avevano veramente finito, ma che restava da svolgere il processo più importante.
“Dammi una mano, Meia.”
Tesero le loro braccia in avanti, verso il corpo nudo e inerme di Zanark. Il ragazzo continuava con la sua cantilena ripetitiva. Traditore, traditore, traditore. Lei, invece, esitò un secondo.
“Saru, sei sicuro di voler... Eliminare tutto?”
Sembrava quasi una di quelle schermate che appaiono sul computer quando si decide di cestinare un file che non si desidera più. Che buffa metafora. Perché quelle finestrelle dovevano avere due opzioni? Saryuu Evan sapeva sempre quale cliccare.
“Sì.”
Ripresero il loro processo, zitti. Una volta concluso, smontarono pezzo per pezzo la mastodontica moto dell'ex criminale e ne raccolsero i vestiti. Teletrasportarono il tutto al loro quartier generale, per poi allontanarsi per dirigersi nello stesso luogo. Così, come se niente fosse. Come se non avessero appena commesso un furto.
Nessun altro oltre a loro sapeva che non era rimasto niente a Zanark Avalonic. Niente di niente. Soltanto il guscio.


--
Yo, qui di nuovo Ursy!
Allora. Questo prologo non rivela molto. Ho voluto creare qualcosa di confuso, ma non approssimativo, che potesse creare un po' di curiosità. Perché voglio riprovare a creare una long che mi piaccia tanto, così magari mi sprono a riprendere quelle che ho in corso. Mi chiedevo da un po' che cos'è che volessi veramente scrivere. La risposta? Una ZanGamma. Ebbene sì, questa sarà una ZanGamma :'D con accenni anche ad altre coppie, SaruMeia in primis.
Insomma... Spero vada bene come prologo, che vi sia piaciuto. Io domani finalmente comincio la scuola, quindi non so quanto aggiornerò... Ma giuro che una volta ogni una-due settimana/e al massimo tenterò di mettermi di impegno!
Ringrazio come sempre chi legge, gradisce, recensisce, ma soprattutto chi mi sostiene. Grazie davvero <3
Spero di risentirvi quanto prima
Bis Bald!
Ursy

 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


Capitolo primo_

 (il ragazzo dagli occhi vuoti)

 

 

“Come sarebbe a dire che non si hanno sue notizie?”

Gamma era solito essere composto in presenza dei superiori dell'El Dorado. Anche in quei tempi di apparente pace, quando vi si recava non più di una volta al mese nel caso vi fosse una missione disponibile per mantenersi in forma, non aveva perso quell'aria da studente modello, sempre attento e con voglia di agire.  Tuttavia, quella volta era diverso, poiché in missione era stato mandato Zanark. Costui non aveva mai propriamente fatto parte dell'El Dorado, se non in quanto evaso di prigione, ma era senza ombra di dubbio il più indicato a svolgere quella precisa mansione: Saru era di nuovo in circolazione... E non sembrava avere intenzioni amichevoli.

E' necessario sapere che, una volta concluso il torneo Ragnarok, era stato dato per scontato che ogni membro dei Second Stage Children avesse preso il vaccino che li avrebbe trasformati in ragazzi normali, come tutti gli altri, con tutta la vita davanti e nessun potere speciale. Di conseguenza il resto della popolazione aveva cominciato ad adattarsi all'idea di pace ma, a poco meno di un anno da allora, un piccolo ma discreto e agguerito numero di SSC, guidati nientemeno che dal loro eterno leader Saru, aveva rivelato di non aver assunto le cure imposte. Occorreva allora che qualcuno si mettesse sulle tracce di tale leader, qualcuno che lo aveva conosciuto in modo diretto. E, dato che i due Rune si trovavano lontani dalla sede in quel momento, la scelta era ricaduta sull'Avalonic. 

“Avrebbe dovuto contattarci ogni giorno alle 17.00” Sentenziò il presidente Toudou “E così aveva fatto per i primi tre giorni, come sai. Ma da allora ne sono passati quasi quattro e non abbiamo più ricevuto nulla, inoltre il segnale della sua moto è completamente sparito dai nostri rilevatori...”

Il giovane albino sbatté le palpebre, cercando di reprimere quel minimo di preoccupazione che si stava insediando nel suo cervello. Il fatto era che da quando lo aveva incontrato, forse per un effetto secondario del Ghost MixiMax, non era mai riuscito a togliersi quel criminale dalla testa, specialmente quando quest'ultimo non faceva altro che stuzzicarlo. Si erano quindi accorti di volersi bene, di voler stare assieme, di voler convivere. Una cosa aveva tirato l'altra, come con le ciliegie. Con Zanark era sempre così, anche se si trattava di un tipo  che si poteva definire imprevedibile, anche se quel termine risultava comunque decisamente riduttivo. Ma Gamma si stava preoccupando. Non era mai stato una persona intuitiva, ma aveva un brutto presentimento.

“Per quanto ci proviamo non riusciamo a chiamarlo” Continuò serio il presidente “Temiamo che Saru gli abbia teso un'imboscata...”

“Anche se fosse” Gamma lo interruppe “Non credo proprio che Zanark non abbia reagito, insomma, è riuscito perfino a scampare l'inespugnabile prigione M.U.G.E.N. ...”

“Se permetti, Gamma, conosco i Second Stage Children meglio di te e so cosa sono capaci di fare. Comunque, siamo riusciti a rintracciare le ultime coordinate dell'ubicazione del veicolo del tuo... Fidanzato, se ho ben capito.” Sorrise appena “Ci serve qualcuno che si rechi sul posto e ci porti sue notizie... E chi meglio di te, in questo caso?”

La preoccupazione dell'altro andò dissolvendosi tra le lusinghe e la notizia di una nuova missione. Ghignò, mettendosi una mano tra i capelli.

“Smart. Oh, quel combinaguai sarebbe davvero spacciato senza di me!”

 

 

Teletrasportatosi sul luogo in poche frazioni di secondo, l'ex capitano della Protocol Omega 3.0 si guardò attorno. Si trovava in una pianura quasi arida, dove l'occasionale venticello sollevava un enorme polverone che riempiva di terriccio il povero malcapitato. Come se non bastasse, la vicinanza di una palude lo costringeva a tapparsi il naso. Un posto sporco, puzzolente e per giunta un ottimo esempio del bel mezzo del nulla. Zanark non avrebbe potuto scegliersi un luogo peggiore per risultare disperso.

“Mi senti? Vedi di farti vivo presto, non voglio sporcarmi ulteriormente!”

Urlare era inutile, soltanto un vago e lontano eco rispondeva alle sue chiamate. Scrutò rapidamente i dintorni in cerca della moto, poiché non vi era nessun posto in cui potesse essere stata parcheggiata senza che fosse visibile. Ma niente da fare. Eppure quel ragazzo non andava da nessuna parte senza il suo fidato mezzo di trasporto...

“Zanark! Dove diamine sei finito?!”

Non poteva essersi allontanato più di tanto, o l'El Dorado lo avrebbe sicuramente notato. La faccenda si stava facendo sempre più misteriosa e non sembrava esserci alcun indizio... Finché non notò un paio di corvi, stranamente interessati ad un cumulo di terriccio da cui si intravedeva appena, aguzzando la vista, una mano distesa. Una speranza. Molto flebile, visto che i corvi non erano mai un buon segno, ma pur sempre l'unica speranza alla quale aggrapparsi. Gamma si precipitò a vedere.

“Via, bestiacce!”

Dopo una breve lotta con i volatili, l'albino riuscì a spostare il terriccio e rivelare il corpo, per poi tirare un profondo sospiro di sollievo. Insolitamente nudo, leggermente malconcio e con qualche piuma nera tra i capelli sciolti, Zanark Avalonic respirava lento, come profondamente addormentato, seppur non stesse russando come suo solito. Forse appariva più svenuto che appisolato, ma il suo ragazzo non ci fece molto caso, tant'era risollevato.

“Certo che ti sei scelto un posto davvero orrendo per schiacciare un pisolino” Scosse la testa “Coraggio, in piedi adesso.”

Non ricevette risposta, ma un po' se lo aspettava: l'Avalonic aveva sempre avuto il sonno fin troppo pesante. Lo scosse quindi un po', ma ancora non otteneva risultati. Gli fece il solletico, ma l'altro si limitò ad irrigidire il corpo nel sonno. Si stava veramente spazientendo. E quella brutta sensazione faceva ritorno, accumulandosi di nuovo dentro di lui. 

“Zanark! Riprenditi!”

Lo scosse con più veemenza, aggiungendo qualche leggero schiaffo sulla guancia. Finalmente le palpebre del maggiore cominciarono a muoversi, ma restarono serrate. Sembrava addirittura che non fossero abituate alla luce del sole.

“Ce ne hai messo di tempo!”

Sentire la voce seccata di Gamma sembrò istigarlo ad aprire gli occhi... Anzi, a spalancarli. Sobbalzò e lanciò un urlo soffocato, sorpeso come non mai. Non era da lui svegliarsi in quel modo, solitamente borbottava e si lasciava scappare qualche insulto. Ma era pur sempre stordito e in mezzo al nulla, rifletté il suo compagno, forse perfino a lui serviva del tempo per metabolizzare. Nonostante ciò, il suo ego prese il sopravvento.

“Come sei arrivato qui? Hai perso di vista Saru? Guarda che l'El Dorado si aspettava molto da te! Oh, avrebbero dovuto mandare me al posto tuo, tu sei proprio un poco di buono!”

Zanark non aveva reagito. Già quello era strano, considerando che ogni qualvolta che il suo ragazzo si montava la testa (ossia particolarmente spesso) lo zittiva all'istante, il più delle volte con un bacio a meno che non ci fosse un letto nelle vicinanze, oppure con uno dei suoi “sapevo che lo avresti detto”.

Ma quella volta non avvenne. L'ex criminale si guardava costantemente intorno, disorientato, spostando solo ogni tanto lo sguardo sul suo fidanzato. E fu in uno di quei momenti che costui riuscì a notare che il suo amato aveva gli occhi completamente spenti. Non sapeva come spiegarlo, ma aveva sempre visto in lui una luce intensa che si rispecchiava nei profondi occhi rossi. Una luce che rivelava le sue intenzioni, che evidenziava il suo carattere, sottolineava i suoi modi di fare. Una luce sempre presente... Che non c'era più. L'iride appariva vitrea. Opaca. Vuota.

“Zanark...?”

Non voleva perdere la calma. Non si sarebbe fatto sopraffare da uno stupido sesto senso che si faceva sempre più insistente.

“S-Sei tutto sporco” Tentò di ricomporsi “Su, fatti pulire.”

Avvicinò la mano ai capelli dell'altro, con l'intento di togliere le piume di corvo. Ma Zanark parve non aver sentito l'avvertimento, poiché si voltò di scatto, colto alla sprovvista. Con un unico movimento improvviso, la pallida mano dell'albino venne morsa.

“Ahia!”

Gamma ritirò la mano, urlando. Zanark urlò di rimando, apparendo terrorizzato. Aveva toccato il fondo.

“Si può sapere che accidenti ti salta in mente, cretino?!”

L'Avalonic sussultò. Si mise carponi, come un animale impaurito che non sa se attaccare, fuggire o rimanere ad osservare. Non fiatava. Continuava a guardare Gamma con i suoi occhi vuoti.

“Zanark... Ora basta...”

Il minore ne era certo: avevano fatto qualcosa al suo ragazzo. Ma chi, o cosa? E che cosa, precisamente? Era devastato. Si rendeva conto che forse aveva fatto troppo affidamento sul carattere forte dell'amato, ma non era colpa sua se non aveva mai pensato che quel ragazzo così grande e grosso potesse trasformarsi dal giorno alla notte in un pulcino spaventato. Quindi, come reagire? E cosa dire? 

Il suo cercapersone cominciò a squillare, ma non si mosse. Il rumore era coperto da tutti quei pensieri asfissianti e dalla pressione di quegli occhi vuoti che lo fissavano.

“Qui quartier generale dell'El Dorado, mi ricevi? Gamma? Gamma, mi senti?”

No, Gamma non sentiva. Non voleva sentire più niente.


--
Scusate. Avevo detto che pubblicavo ogni settimana e ne sono passate due. In realtà ho finito la bozza a mano del capitolo martedì, ma non sono riuscita a trovare la forza per copiarla al pc prima di oggi--

Comunque salve, bellissime persone! Avete passato bene lo ZanGamma day venerdì? :'D
Insomma, ecco il primo vero capitolo di EM. Cosa dire? Mi ci sono impegnata, ci sono pezzetti del mio kokoro sparsi per tutto il capitolo, quindi spero venga apprezzato! Credo di aver fatto Gamma OOC... Per non parlare di Toudou, ugh, è da più di un anno che cerco di caratterizzarlo come si deve senza troppo successo-- Invece Zanark non è un problema, poiché sarà OOC per praticamente tutta la fic, ma questa non è colpa né mia né sua, lo scoprirete presto!
Ho già cominciato la bozza del prossimo capitolo, in cui magari la situazione verrà spiegata un po'e farà il suo ingresso almeno uno dei personaggi principali della fic. Oh, sappiate che la fanfiction contiene un tasso altissimo di headcanon. Siete stati avvisati.
Ringrazio di cuore la mia complice Lau, del duo Strawbana, che ha potuto "godere" della bozza e che mi ha spronata a pubblicare e aiutata a risolvere alcune imprecisioni. Grazie anche a Yssis_ e sua sorella Luisa, che sono rimaste entusiaste dell'idea e si sono anche prese cura di Lau u.u  Un altro grazie va anche a Marina Swift che ha recensito il prologo (mi scuso se non ho risposto, ma per vari motivi non ne sono stata in grado D:) e a coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite/seguite. Siete la mia gggggioia, grazie davvero <3
Okay, fuggo via adesso! Spero come sempre di aggiornare prestissimo!
Bis Bald!
Ursy

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


Capitolo secondo_

(tabula rasa)

 

 

Oltre al “cosa devo fare?”, la domanda che più tormentava Gamma era “che cos'è successo esattamente?”. Zanark lanciava urli, come stupito da ogni singola cosa che vedeva: il cielo, il terreno, i corvi in lontananza, lo stesso Gamma. Provò poi ad alzarsi in piedi, per imitarlo, ma cadde subito. Continuò a provarci più volte, come un bambino che imparava a camminare la prima volta. L'albino non riusciva a capacitarsi del perché le sue gambe fossero così pesanti. E non osava toccarlo, casomai lo avesse morso di nuovo. Ridicolo, assurdo, ma purtroppo reale.

“Zanark. Spiegami cos'è successo.”

Abbassò il tono della voce per evitare di spaventarlo in modo ulteriore, ma ci volle comunque un po' per attirare la sua attenzione. L'Avalonic fissò le labbra dell'altro, inclinando un poco la testa. Aprì la bocca ed emise un suono confuso,   senza significato. Guardò il ragazzo in cerca di approvazione. 

“...Non dirmi che non riesci nemmeno a parlare...?”

Altri versi confusi. Per quanto Zanark provasse, non usciva neanche una parola di senso compiuto e, vedendo il relativo disappunto di Gamma, la cosa lo irritava. Sbatté i pugni e cominciò a lamentarsi furiosamente.

“N-no, stai buono! F-fermati!”

Senza accorgersene prese le mani dell'altro tra le sue. Il più grande da prima si irrigidì, forse pronto ad attaccarlo nuovamente. Evidentemente, però, riuscì a percepire che nel tocco non vi era alcuna intenzione aggressiva e, piano piano, si calmò e tornò a fissarlo negli occhi.

“Gamma! Che fine hai fatto?”

Il cercapersone sorprese entrambi. Il ragazzo fino a poco prima disperso sobbalzò, tentando di capire da dove potesse provenire il rumore, mentre il secondo, con un sospiro, prese in mano il macchinario. Non si trattava della voce seria di Toudou, però, bensì di una molto più squillante e scocciata che avrebbe, per quanto avrebbe preferito di no, riconosciuto tra mille.

“Che vuoi, Beta? Sto lavorando.”

“Ah sì? Allora perché non hai risposto al presidente poco fa? Non sei così diligente come vuoi far credere, eh, Gammuccio?”

Quei due si stuzzicavano da quando erano in culla. Normalmente lui avrebbe risposto offeso e a tono, magari riuscendo anche a farla star zitta per un paio di minuti. In quel momento però non se la sentiva e per sua sfortuna la ragazza se ne accorse. Ma, per quanto volesse approfittarsene, Beta aveva altri compiti da svolgere.

“Hai almeno trovato quel cafone di Zanark?”

“Non lo so.”

Non era certo del perché avesse risposto in quel modo. Aveva trovato Zanark, sì, ma sentiva che non era “quel cafone di Zanark”. Non sapeva spiegarsi, gli stava venendo mal di testa. E non era l'unico.

“Stai facendo il misterioso oppure mi prendi per il culo?!”

Farsi sgridare da entrambe le personalità di Beta era l'ultima cosa che voleva. Sospirò esasperato, lanciando un'occhiata all'altro ragazzo che continuava a guardarsi attorno in preda al terrore. Forse portarlo all'El Dorado era la soluzione migliore.

“Sì, l'ho trovato. Rientro alla base imminente.”

“Ecco! Bravo Gammuccio, ti ci voleva così tanto?”

Spense immediatamente il cercapersone, stanco del sarcasmo. Si avvicinò lento e cauto al giovane smarrito, che ancora era sugli attenti convinto di essere sotto minaccia.

“Coraggio. Si torna a casa.”

Gli era chiaro che non sarebbe stato capito, ma non per questo voleva demordere. Gli prese di nuovo la mano, tentando di tirarlo su o di almeno fargli intendere che doveva alzarsi. Col corpo instabile e tremolante, l'Avalonic si mise allo stesso livello di Gamma, che impacciato lo sorreggeva come poteva. Il maggiore sembrava soddisfatto di essere riuscito nell'impresa.

“Ottimo. Purtroppo non ho biscottini da darti” Ennesimo sospiro “Andiamo ora, reggiti forte.”

Premendo qualche pulsante sullo stesso apparecchio che fungeva da cercapersone, in un istante fece attivare il teletrasporto. Strinse forte Zanark, preoccupato che se si fosse staccato da lui avrebbe potuto essere sbalzato in chissà quale altro luogo disperso e sconosciuto. Fortunatamente il processo non incontrò imprevisti; imponente come non mai l'El Dorado apparve pochi secondi dopo davanti ai loro occhi... Assieme a una Beta dall'aria decisamente disgustata.

“Ma che schifo! Che avete combinato?!”

Gamma divenne dello stesso colore dei suoi capelli. Con tutto il trambusto e lo stupore che c'era stato si era completamente dimenticato che il suo ragazzo era ancora sporco, scompigliato e soprattutto nudo. Più che un sonnellino in mezzo a una pianura pareva che avesse fatto ben altro.

“N-non arrivare subito a queste conclusioni, sei tu che fai schifo pensando a queste cose solo vedendo una persona nuda!”

“Sì, sì. Che ne dici di piantarla di cercare di salvare le tue belle chiappette e invece entrare a spiegare la situazione al presidente?” Ghignò, avvicinandosi poi al ragazzo senza vestiti “Tu non dici niente, bestione?”

Zanark la scrutò da cima a fondo. Spalancando gli occhi dopo averla analizzata per bene, fece di nuovo uno dei movimenti improvvisi come aveva fatto prima di mordere Gamma. Convinto che avrebbe morso anche lei, l'albino fece per fermarlo... Ma era troppo tardi. Era successo anche di peggio.

“MA SEI CRETINO?!”

Gli tirò uno schiaffo e lo spinse via con forza, per poi correre come una bambina verso la sala centrale. Gamma era ancora più pallido di prima; non credeva che il suo fidanzato sarebbe riuscito a toccare il fondo ancora di più. In discolpa di Zanark, però, costui si stava semplicemente limitando a constatare la differenza più evidente a livello visivo tra Beta e lui e Gamma.

“MASTER!! ZANARK MI HA PALPATO IL SENO!!”

“Hai detto Zanark?”

Con passo cadenzato ma molto stanco, il presidente Toudou Heikichi fece il suo ingresso. Si poteva notare fin da subito che il povero anziano era pressoché esausto. L'intera storia del ritorno di Saru era stata sfiancante e lo aveva fortemente scombussolato, quindi forse sentire delle improvvise molestie di Zanark era una delle poche cose che non gli servisse al momento. Ignorò perciò momentaneamente le accese proteste di Beta per concentrare la sua attenzione sulla presenza dell'Avalonic e dei suoi occhi spenti. Una cosa per volta, si disse. L'importante era aver recuperato il disperso.

“Ottimo lavoro, Gamma” Si affrettò a complimentarsi “Bene allora, Zanark. Che ne diresti di lasciare in pace il seno di Beta per comunicarci cos'hai scoperto, il motivo del tuo ritardo e possibilmente anche quello del tuo nudismo?”

Prima che il suo ragazzo potesse intervenire, l'ex criminale si era già avvicinato al presidente e aveva cominciato a stropicciargli il completo e a tentare di mordergli una manica. Toudou lo prese per una spalla, scostandolo da una parte con celato disgusto, a dir poco confuso... Fu allora che notò la sua guancia solcata da un graffio profondo apparentemente procurato pochi giorni prima, che aveva ripreso a sanguinare in seguito allo schiaffo appena ricevuto. Forse molti avrebbero ignorato quel dettaglio, anche Gamma del resto lo aveva fatto. Ma non Heikichi. Quel sangue che rigava il volto di Zanark come una lacrima bruciava quasi più a lui che al ragazzo ferito. Ma non voleva riportare alla mente il perché.

“Master” Il giovane dai capelli bianchi bloccò quel flusso di pensieri appena in tempo “Perdoni Zanark... Non so bene come o cosa, ma gli è successo qualcosa di strano...”

“Lo so.” Lo interruppe “Lo vedo. Entriamo, raccontami tutto e tentiamo di sistemare le cose.”

 

Era stato davvero difficile sedare Zanark. Nelle condizioni in cui era, dargli degli ordini era ancora più difficile del solito. Ovviamente non aveva accettato di farsi collegare a svariate macchine che avrebbero esaminato con cura il suo cervello, spaventato com'era da tutti quei fili. Sakamaki Togurou, responsabile del dipartimento tecnologico e fidato braccio destro di Toudou, ne aveva avuto abbastanza dei tentativi di ribellione da parte di un ragazzo nudo e isterico di ottanata chili buoni ed era dovuto ricorrere ai sedativi. 

Accompagnati quindi dal potente russare del bell'addormentato, Toudou e i due ragazzi stavano cercando di calmare i bollenti spiriti davanti a una tazza di tè. Gamma aveva dovuto ripetere più volte cos'era successo, poiché la voce continuava a venir fuori roca e spezzata ogni volta che ci provava e con tutta probabilità, se Beta non fosse stata lì, si sarebbe lasciato scappare un attacco di panico. La ragazza in questione invece, dal canto suo, seppur ancora stizzita dal comportamento molesto di poco prima appariva quasi divertita dalla situazione che si era creata e il ghigno stampato di nuovo sul suo volto confermava che stava architettando qualcosa di losco. Heikichi intanto a intervalli regolari picchiettava le dita, impaziente e turbato. Lanciava spesso occhiate al suo subordinato per chiedergli con gli occhi quanto mancasse all'arrivo dei risultati, ma gran parte dei suoi pensieri era focalizzata su quella lacrima di sangue che solcava il viso del giovane ribelle.

“Le analisi di Zanark Avalonic sono completate.”

Una voce meccanica annunciò che l'attesa era finalmente terminata. I due anziani lessero attentamente i risultati, mentre Gamma li fissava speranzoso e al contempo preoccupato, intanto che le domande tornavano ad affollarsi nella sua mente.

“Tabula rasa.”

Forse era la risposta che cercava.

“Come?”

“Tabula rasa. E' un termine latino che indicava una tavoletta in cera che poteva essere cancellata come se nulla fosse, per ripartire da capo. E' un termine che rispecchia perfettamente ciò che è successo al cervello di Zanark.”

“Come sarebbe a dire?”

“Sarebbe a dire” Intervenne Sakamaki “Che i dati basilari acquisiti con la crescita e lo sviluppo, dal saper camminare e parlare a tutti i suoi ricordi, in lui sono del tutto assenti. Spazzati via.”

“Potrebbe benissimo essere un trauma cranico” Osservò il più giovane “Ne parlate come se fosse stata opera di qualcuno, ma anche con il macchinario più avanzato non è possibile rimuovere più di una manciata di ricordi, figuriamoci queste conoscenze di base...”

“Infatti. Possiamo dirti con certezza che sono stati i Second Stage Children.”

Tutto quadrava. Era crudele, ma senza ombra di dubbio plausibile. Restavano da chiarire tanti perché, ma almeno il più importante aveva trovato risposta.

“Ascoltami bene, Gamma” Riprese il presidente, respirando profondamente “Quel solco sulla guancia del tuo ragazzo simboleggia la lacrima di sangue, un simbolo che gli SSC usano quando vogliono comunicare che fanno sul serio. Occorre fare molta attenzione, specialmente a Saru. Non possiamo però trascurare il problema di Zanark, però... Tu sei la persona più vicina a lui. La sua mente è come quella di un neonato, o di un cavernicolo, anche di un neonato cavernicolo se preferisci, è come se avessero premuto il tasto reset nella sua testa. Possiamo contare su di te per riportarlo come prima? Ci serve che tu gli presti più attenzione possbile, potrebbe anche ricondurci a Saru e ai suoi scagnozzi. Lo capisci, vero?”

Lo capiva, eccome se lo capiva. Era sconvolto, però. Era come se avessero strappato l'anima dal corpo del suo ragazzo lasciando solo un involucro come surrogato. Non erano quindi solo i suoi occhi ad essere vuoti: Zanark stesso era in tutto e per tutto diventato un uomo vuoto. A Gamma non restava che acconsentire a riportare tutto come prima.

“...Smart.”

--

...Pensavo di non riuscire più ad aggiornare, halp--
Comunque salve ggggente, qui Ursy!
E' passato quasi un mese dall'ultimo aggiornamento, ho avuto un periodo parecchio pieno-- Sono anche stata a Lucca e ho preso un sacco di carte di IE :'3
Comunque, ecco qua il secondo capitolo della mia bimba. Come al solito non ne sono convintissima. Una cosa che ho voluto fare bene però è caraterizzare Toudou, che non è un personaggio molto considerato sopratutto per il fattore età, ma quando si scrive ogni singolo pg ha il suo spazio e va approfondito come merita. Inoltre Toudou è molto importante qui, spero si intuisca dall'alone di mistero che ho lasciato... E spero che anche gli altri personaggi rendano bene!
Ringrazio Lau che mi ha betata e che mi sostiene, ringrazio inoltre Marina Swift che mi recensisce puntualmente (giuro che rispondo alla prossima recensione -se ci sarà- e vincerò la mia pigrizia--) e tutti i lettori che apprezzano in silenzio, perché ci sto mettendo davvero il cuore in questa fic <3
Bis Bald!
Ursy

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


 

 

Capitolo terzo_

(a piccoli passi)

 

Dopo che Beta, Gamma e Zanark furono stati congedati, la sala macchine dell'El Dorado era rimasta cupa e silenziosa. Tale era anche l'umore del presidente Toudou, che continuava a fissare un punto impreciso della stanza, riprendendo a tamburellare con le dita. Ovviamente Sakamaki si accorse subito del suo comportamento, forse perché inconsciamente lo stava contagiando con la sua ansia. Si avvicinò allora al suo tavolo di lavoro, ancora addobbato come un tavolino da merenda che si addiceva più a un locale in centro che a un laboratorio, schiarendosi poi la voce nel tentativo di riuscire ad assumete un tono sicuro come sempre.

“Vuole che chieda alla mia assistente di sparecchiare?"

“Non c'è bisogno, l'idea del tè è stata mia, ci penserò io tra qualche minuto.”

“Dovrei pulire anch'io questo macello, tanto. Zanark ha buttato giù metà della mia attrezzatura... Se al momento non fosse mentalmente impedito già di suo gli avrei già trapanato il cervello.”

Togurou non era bravo a fare conversazione, men che mai a risollevare il morale a qualcuno. Si aspettava che il suo superiore lo sgridasse per aver fatto dell'humor nero su una cosa tanto delicata, invece si limitò a spostare lo sguardo verso una delle alte finestre da cui si poteva scorgere un cielo grigio e gonfio di nuvole che minacciavano pioggia imminente. Perfino il clima esterno era cupo e silenzioso come lui. Lo scienziato sospirò, rimandando la sua preoccupazione per l'altro uomo e concentrandola sullo strano caso a cui dovevano far fronte.

“E' una situazione molto spinosa.”

Heikichi si alzò, cominciando a sparecchiare. Sospirò anche lui, mormorando appena.

“Già. Era dai tempi di Kizaru che non vedevo qualcosa di simile.”

 

Nella nuova ottica di Zanark tutto era una novità: le luci dei negozi, i rumori dei veicoli, le prime gocce di pioggia, la porta di casa di Gamma. Costui ci mise qualche istante prima di inserire il codice che l'avrebbe aperta. Gli serviva del tempo per ricapitolare e soprattutto riflettere su ciò che strava succedendo. Andando indietro con i ricordi gli tornò alla mente il momento in cui, ancora molto piccolo, portò a casa Fuka, il suo primo cane. Per la bestiola, abituata al calore materno e alle sue poche semplici routine quotidiane, trovarsi in un ambiente così nuovo e pieno di sorprese fu un trauma che il Gamma bambino non riusciva a comprendere. Ci volle molto addestramento ed altrettanto tempo prima che Fuka diventasse l'enorme cane fedele che probabilmente in quell'istante dormiva beato sul tappeto del salone di casa dei suoi genitori. Era così anche per il suo ragazzo, allora? Bisognava solo insegnargli il necessario e aspettare? Ma Zanark non era mica un cane. Era un ragazzo molto assente, ma confuso e impaziente, stufo di stare fermo senza far nulla mentre l'altro rimuginava in silenzio.

“Va bene, va bene, entriamo in casa.”

L'ex criminale mugugnava lamentoso, inoltre la pioggia stava iniziando a scendere più forte. Aveva già un ragazzo smemorato, avrebbe fatto volentieri a meno di avere anche i vestiti fradici. Con un ultimo sospiro, l'albino si affrettò ad aprire.

“Questa è la nostra casa.”

Esattamente come era successo con il cucciolo anni prima, il giovane entrò con titubanza e timore, ma non appena si rese conto che non vi era alcun pericolo si mise ad esplorare liberamente, rischiando di rompere almeno cinque antichi cimeli di famiglia con un solo movimento. Dirgli di fare attenzione era inutile, non avrebbe capito una singola parola. Il ragazzo dai capelli bianchi gli prese le spalle e lo voltò, pronto a rimproverarlo almeno con un'occhiata severa. Ma poi vide di nuovo quegli occhi spenti e non riuscì a fare proprio niente. Quegli occhi gli sbattevano in faccia la realtà, ricordandogli che lo Zanark che aveva imparato ad amare era stato alterato e non era lì con lui. L'unica cosa che poteva fare era chiamare “Zanark” quel cagnolino bipede. Ma no, continuava a non essere un cane. Chi era, allora? La cosa spaventosa era che non lo sapeva nessuno dei due.

“Zanark... cosa ti hanno fatto...?”

Lo strinse a se, carezzandogli con dolcezza la schiena. Il suo fidanzato sembrò apprezzare, poiché dopo un iniziale sussulto chiuse gli occhi pur non comprendendo a fondo il gesto o le parole che aveva sentito. Ma era appunto questo ad infastidirlo.

“...nark?”

Gamma si staccò, inclinando la testa. Insegnargli il suo nome era il minimo.

“Za-nar-k” Scandì, indicandolo “Zanark. Tu sei Zanark.”

“Zaaaa... naaark?”

“Esatto! Zanark.”

“Za... Za-nark.”

“Bravissimo!”

Batté le mani, sinceramente soddisfatto e sollevato di quel piccolissimo progresso. Forse ci avrebbe messo anni, ma magari, insegnandogli una parola per volta, avrebbe ottenuto dei risultati concreti.

“Tu sei Zanark. Io” Si indicò “Gamma. Gam-ma.”

“Ga-ma?”

“Gamma.”

"Gamma?"

“Giusto!”

Era ridicolo, a dir poco ridicolo. Ma ancor più ridicolo era il fatto che si stesse divertendo. L'altro sembrò riuscire a percepirlo, infatti sorrise contento e gli avvolse le braccia al collo, ridendo.

“Gamma! Gamma!”

Quest'ultimo lo accarezzò, visibilmente più sereno. Stavano già facendo dei passi avanti, prendendo in considerazione che i neonati ci mettono tre mesi prima di riuscire ad esprimere gioia e per Zanark smemorato ci erano volute poche ore. Gli avrebbe insegnato, a piccoli passi, tutto che c'era da imparare, almeno finché all'El Dorado non avrebbero trovato un modo per rendergli la memoria... Sempre se ce ne fosse uno. Scosse la testa, scacciando quel pensiero. Ovvio che c'era. Non poteva non esserci. Mentre però era intento in quella riflessione non si accorse che le braccia robuste non lo stringevano più, poiché il loro proprietario era intento a tentare di masticare un cuscino.

“Zanark, no! Quello non si mangia!”

Prima di farlo tornare a casa gli erano stati forniti dei vestiti, ma non del cibo. Era stato molti giorni a stomaco vuoto, seppur senza conoscenza, quindi era ovvio che avesse fame. Le lamentele che susseguirono lo confermarono. Gamma si alzò e rovistò nel frigo, tirando fuori una bistecca, il piatto preferito di Zanark, per poi metterla a scaldare. Non era passato neanche un minuto che il campanello trillò.

“Gammuuuuuccioooo? Sei in caaaaasaaaa?”

Beta. Quale momento peggiore. Senza contare che aveva il suo tono squillante ingannatorio. Coloro che la conoscevano bene sapevano che ciò significava che stavano per passare un brutto quarto d'ora. O tre ore. O un mese. O il resto della loro vita, nella maggior parte dei casi.

“Che c'è?” La accolse infastidito, aprendo la porta “Non è un buon momento, ho una bistecca sul fuoco e se la brucio Zanark potrebbe lamentarsi.”

“Oh, quel bestione mangia di tutto e lo sai bene! Come procede?” Rigirò il suo ombrellino azzurro, facendo schizzare qualche goccia di pioggia sul viso di Gamma in modo da farlo innervosire ancora di più “Gli hai insegnato tante cose, signor mammina?”

“Per tua informazione sta andando benissimo. Ha imparato il suo nome, il mio e che i cuscini non si mangiano. Vuoi entrare a verificare tu stessa?”

“No no no, tra mezzora ho pilates caro mio! Perché non vieni con me, visto che non credo che il tuo fidanzato possa prenderti in giro questa volta?”

Il ragazzo rimpiangeva pilates, che aveva dovuto rimandare molte volte pur di non sentire Zanark chiamarlo “donnicciola” e litigarci per fargli entrare in testa una volta per tutte che quegli esercizi lo aiutavano a tonificarsi. Ed era vero, l'Avalonic in quel momento non lo avrebbe preso in giro. Ma non avrebbe nemmeno capito perché lo stesse lasciando da solo.

“...non posso abbandonare Zanark in questo stato.”

“Ma certo, come vuoi, hai ragione. Andrò sola soletta allora...”

“Vuoi davvero farmi credere che sei venuta fin qui sotto la pioggia solo per invitarmi a venire a fare pilates con te? Per favore, non ci casca nessuno.”

“Siamo perspicaci.”

Ghignò. Non prometteva mai bene. Prese un respiro profondo.

“Cos'hai intenzione di fare?”

“Hanno incaricato te di insegnare a quel barbone tutto ciò che ha dimenticato. Perché a te? Perché quel ragazzone assorbe tutto come una spugna e visto che sei vicino a lui ha più opportunità di imparare. Perché non a me? Perché appunto quel ragazzone assorbe tutto come una spugna...”

“...ti prego, dimmi che non vuoi metterti a sabotare il mio lavoro insegnando a Zanark cose sbagliate, false e imbarazzanti solo per tua personale vendetta.”

“Va bene, non te lo dico allora!”

“Te lo impedirò, ma penso che tu lo sappia già.”

La ragazza si zittì, gonfiando le guance come una bimba capricciosa. Sapeva però che non era il caso di litigare con Gamma, vinceva sempre lui e non era ciò che voleva. Gli aveva lanciato un avvertimento e tutto lì, avrebbe agito da sola in ogni caso. Gli diede le spalle e se ne andò canticchiando una canzoncina storpiata con le parole “io vado a pilates e tu no”, lasciando l'amico di infanzia in uno stato di esasperazione. Intanto il suo ragazzo aveva ripreso a mugugnare e nell'aria si stava spargendo un pungente odore di bruciato, costringendolo a tornare in cucina a passi piccoli. Passi piccoli come quelli che servivano a Zanark per i suoi progessi, passi piccoli ma decisi che nessun Saru o nessuna Beta avrebbe potuto ostacolare.

--

Salve gente, sono sempre Ursy, ho solo cambiato nickname da KeepOn a Lyca_
Ci ho di nuovo messo tanto ad aggiornare, perché visto che tengo tanto a questa fic tanto da chiamarla "la mia bambina" cerco di impiegarci del tempo e fare anche la bozza prima di aggiornare. Con i bambini ci vuole pazienza... Mi chiedo spesso come facciate voi altri ad aggiornare le vostre storie in meno di un giorno, ma non sono problemi miei.
Volevo dire che non so se me la sento ancora di pubblicare. Adoro scrivere e non  voglio abbandonare la scrittura, solo che mi sento un po' a disagio qui... Mi sento estranea tra voi che siete tutti amici e io che non riesco bene ad ambientarmi, anche se sono qui da un bel po'... Poi boh. Ci devo pensare. Sono un po' stanca.
Anyway, ringraziamenti soliti a Marina Swift e a Felicity_Rune per le recensioni, molto gradite~ e Lau che carissima come sempre non solo mi ha betato il capitolo, ma mi ha aiutato ai tempi a scriverlo ruolandolo con me :D A proposito, avete visto quanti headcanon ci sono? Ho parlato così tanto degli affari miei che mi sono scordata di chiedere un parere-- 
E boh, non so che altro dire. Sono tanto esausta, quindi concludo qui. Ci sentiamo presto, magari. 

Bye-bee!
Ursy

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo quarto ***


Capitolo quarto_
(verità versus inganno)

 

 

Erano trascorsi circa tre mesi dall'incidente di Zanark. I progressi tanto sperati vi erano stati: in soli novanta giorni il suo intelletto aveva raggiunto più o meno quello di un bambino di cinque anni scarsi, quindi una buona capacità di apprendere, di intendere e di volere, una discreta di creare frasi di senso compiuto ma, purtroppo, una molto più limitata di ragionare. Gamma non era certo un insegnante esperto e qualificato ed a volte la sua pazienza cedeva, obbligandolo a ricorrere alla migliore amica dei pargoli: la televisione. I canali di apprendimento con i loro cartoni educativi si erano dimostrati utili in molte occasioni, soprattutto per tenerlo buono, ma anche per dare a Beta una possibilità di prenderlo in giro. La scatola colorata, inoltre, giocava un ruolo fondamentale nella nuova vita dei due poiché utilissima a rispettare le due ferree regole imposte dall'El Dorado: non far uscire Zanark di casa e non lasciarlo mai completamente

 da solo. La tv teneva loro occupati per la maggior parte del tempo e la spesa veniva portata loro a casa, il più delle volte era perciò  semplice non infrangere quelle piccole leggi... Ma Gamma non era stato esonerato dalle sue missioni, sempre più frequenti. A chi affidare il povero smemorato, allora? Ogni tanto l'albino riusciva a contattare i ragazzi della Zanark Domain, che erano sempre contenti di vedere il loro vecchio capitano. Uno di loro in particolare, Shura, che lo conosceva da più tempo rispetto agli altri, sebbene fosse dispiaciuto che l'amico non si ricordasse di lui, riusciva a far finta di niente ed ad intrattenerlo. Non era raro infatti che dopo una giornata passata con Shura ci fossero cocci e sporco per terra, segno di festeggiamenti e gran divertimento, ma che il padrone di casa era comunque costretto a pulire... L'importante era che Zanark fosse contento con lui.

Quel giorno però, Gamma non era riuscito a rintracciare la sua risorsa. Ci aveva provato e riprovato, ma non c'era stato niente da fare. Se non avesse trovato un'altra soluzione in tempi rapidi  avrebbe compromesso la missione affidatogli. Era evidente che non gli restava altra alternativa se non optare per la sua seconda scelta. Chiamò quindi tale persona che con suo grande rammarico accettò subito. Non dovette quindi passare molto tempo prima essa si presentasse davanti alla loro dimora, trillando con insistenza al campanello. L'Avalonic esultò, riconoscendola immediatamente.

“Beta!”

Sì, Beta aveva mantenuto la sua promessa. Si era spesso autoinvitata da loro con l'unico scopo di avere Zanark nelle sue mani, mettendolo in situazioni imbarazzanti o umilianti che non avrebbe mai accettato prima e facendogli credere che fossero assolutamente normali, come indossare vistosi fiocchi per capelli, fargli la pedicure o chiamarla “mia signora”. Lui non provava alcun fastidio, anzi: adorava quella ragazza. L'altro però non sopportava la cosa; forse  in un'altra occasione avrebbe riso con lei, ma quelle situazioni non facevano che ricordargli di come il suo Zanark non fosse più lì. Con uno dei suoi grandi sospiri come preludio, fece entrare la sua ospite.

“Dov'è il mio Zanarkuccio?”

“Zanarkuccio” si precipitò da lei, accogliendola con un profondo inchino che la fece ghignare. Il suo fidanzato incrociò le braccia e si schiarì la voce, attirando l'attenzione su di sé.

“Se avete finito con le moine io andrei, il presidente mi sta aspettando. Vedete di comportarvi come si deve e non uscite. Beta, vacci piano, se al mio ritorno lo ritrovo un'altra volta con i capelli fucsia per te finisce molto male, non mi interessa se il colore che usi non è permanente. Zanark... Comportati bene anche tu, va bene?”

“Sarò eccezionale!”

Gli schiocchiò un sonoro bacio sulle labbra, strappandogli un sorriso. Anche in quelle condizioni si scambiavano dimostrazioni di affetto, seppur in modo più calmo rispetto ai vecchi tempi. Più rassicurato, il giovane dai capelli bianchi si dileguò, lasciandoli soli.

“Allora, Zanarkuccio, vuoi pettinarmi i capelli?”

“Sì, mia signora Beta!”

Era una cosa di cui lei approfittava spesso, visto che nonostante la generale scarsa manualità dovuta all'assenza di memoria, il maggiore era bravo con il pettine. Beta fingeva quindi di essere dalla parrucchiera, facendo del gossip e chiacchierando mentre lui rideva come un ebete, per qualche motivo divertito dalla situazione. Ma quella volta i discorsi frivoli della ragazza non riuscivano a coinvolgerlo, era anzi lui ad avere domande da porle. Prima non ci aveva mai fatto caso, ma man mano che il suo cervello andava evolvendosi un preciso quesito gli dava il tormento ogni volta che si ritrovava senza il suo ragazzo.

“Dov'è andato Gamma?”

Una normale, innocente domanda... Se non che Gamma fosse ad aiutare l'El Dorado a bloccare gli SSC mentre gli altri membri cercavano un rimedio per lo stesso Zanark. I ragazzi dai poteri paranormali avevano cominciato a farsi notare con dei piccoli attacchi, ma non era niente che Toudou e i suoi non riuscissero a gestire, anzi: erano addirittura in netto vantaggio, forse perché di nemici alla fine ve ne erano solamente una ventina e l'unico per cui nutrivano preoccupazione era Saru. L'albino non ne aveva fatto parola con l'amato, voleva evitare domande, preoccupazioni ed eventuali sensi di colpa, ma Beta non si fece questi scrupoli. Con il suo solito ghigno gli raccontò a parole semplici e comprensibili il lavoro sporco dell'altro. Inizialmente questi discorsi facevano apparire Gamma come un eroe, rendendo il fidanzato assai fiero di conoscere uno di quei ragazzi coraggiosi che salvavano il mondo che vedeva nei cartoni animati ogni giorno... Finché la

 ragazza non gli sbatté in faccia la verità, smontandogli tutto l'orgoglio.

“Non ti credere, lo fa solo perché ti hanno rubato i ricordi. In questo momento sei fastidioso per lui e ci serve che tu torni normale.”

“Sono... Fastidioso?”

“Eh già.”

“Sono fastidioso... Non sono... Normale? Cosa vuol dire?”

“Vuol dire che sei strano!”

“Quindi sono... Diverso?

“Altroché! Potresti continuare con i miei capelli, da bravo?”

Zanark senti un colpo sparato al cuore. Beta aveva sottovalutato la sua capacità di comprensione, pronunciando quelle parole solo per gioco, convinta che non le avrebbe capite. Invece i suoi occhi rossi si spalancarono, pieni di sorpresa. Questo fece ridere la fanciulla, che continuò dando ancora meno peso di prima alle sue parole.

“Non dirmi che non solo Gamma non ti ha detto nulla, ma non ti sei nemmeno accorto di non avere ricordi? Che sfigato!”

Lui non capiva. Non capiva il significato di quella parola. Ricordo. Che cos'era un “ricordo”? Non saperlo lo rendeva diverso? Avrebbero riso tutti di lui? Sarebbe rimasto solo?

“Ugh...” 

Il pettine gli cadde di mano. Ignorò le accese proteste della ragazza e rivolse l'attenzione verso la finestra, attendendo il ritorno di Gamma. I suoi occhi vacui si erano fatti tristi e il suo sguardo era sconvolto come quello di un bambino la cui infanzia viene schiaffeggiata brutalmente dalla realtà.

 

 

Meia fissava la sfera luminosa davanti a sé, come incantata. Anzi, affascinata era il termine più giusto. Bellezza ed energia, due attributi che amava particolarmente, caratterizzavano quella piccola palla di luce.

“E' magnifica, non trovi?”

Quasi non si era accorta di Saru dietro di lei. Era così stregata dalla visione del mistico oggetto che la sua voce calda non la aveva raggiunta immediatamente e solo il suo tocco sicuro la riportò a focalizzarsi su di lui. Gli sorrise con dolcezza.

“Davvero splendida, i miei complimenti. Non pensavo che sarebbe nato qualcosa di così bello da... Beh, lo sai.”

“Ma come? La bellezza è materia tua, Meia.”

Ricambiò il sorriso, aggiungendo una carezza sulla guancia sinistra. Evan era un poco impacciato con i gesti affettuosi, ma non per questo non era sincero quando li dimostrava. Lei gli strinse la mano, ringraziando per l'ennesima volta ogni forza possibile per essersi accorta del grande valore di Saryuu e per averlo introdotto nella sua vita amorosa al posto del più debole e inaffidabile Gillis.

“E' quasi ora” Riprese l'altro, sistemandosi gli occhialini con particolare attenzione “Che ne dici di preparare un the? Il nostro ospite sarà qui a momenti.”

Non appena ebbe finito di parlare si sentì bussare con insistenza e i seguenti “Saru! Dove sei?!” rivelarono che l'ospite atteso era arrivato. Meia ricevette un furtivo bacio sulla fronte, per poi affrettarsi a preparare il the mentre il suo ragazzo accoglieva calorosamente Fey Rune.

“Quanto tempo, vecchio mio. Prego, entra.”

“Perché ti comporti così, Saru?!”

“Per favore... Siediti prima. Vorrei parlarne con calma, per questo ti ho invitato qui.”

Lo fece accomodare su una comoda poltroncina, assicurandosi di metterlo a suo agio. Fey sembrò tranquillizzarsi, accettò ogni cortesia e ringraziò gentilmente per il the, probabilmente pensando che, visto il noto atteggiamento bellicoso di Saru, se quest'ultimo avesse voluto comunicargli intenzioni losche lo avrebbe fatto subito. Decise quindi di ascoltare con calma le sue ragioni.

“Mi spieghi cosa sta succedendo? Perché avete ripreso ad attaccare?”

“E'... stato un errore.”

Il giovane Rune dimostrò stupore. Saru che ammetteva un errore? Doveva essere successo qualcosa. Gli si avvicinò, preoccupato.

“Spiegami meglio.”

“Non ci siamo sentiti pronti ad abbandonare i nostri poteri e siamo stati impulsivi. Ma lo svantaggio, soprattutto numerico, è schiacciante ed evidente... Ma non possiamo ritirarci come se nulla fosse dopo tutto il male causato...”

“Possiamo aiutarti io e mio padre!”

“...Davvero lo fareste?”

“Ma certo, non ricordi gli insegnamenti di Tenma? Dobbiamo aiutarci a vicenda. Dopottutto... Io e te siamo amici, Saru!”

“Amici...”

Tenma ne aveva dette di cose sull'amicizia. Quel ragazzino del passato parlava come se il mondo fosse semplice e gestibile. Saranno anche stati simili nell'aspetto, ma Matsukaze Tenma e Saryuu Evan erano molto diversi tra loro. Ma non voleva minimamente pensarci in quel momento, quindi portò l'attenzione generale sulla sfera luminosa.

“E' bella, vero?”

“Sì, molto. Che cos'è?”

“E' Zanark.”

“Cosa?!”

“Tranquillo, lui sta bene. Questi sono solo i suoi ricordi... Ti posso chiedere un grande favore? Posso affidarli a te, in modo che tu li restituisca al loro legittimo proprietario? Come dicevo sarebbe complicato se lo facessi io...”

“Ho capito, lascia fare a me. Tenterò io di spiegare la situazione all'El Dorado.”

“Ti ringazio, Fey. Sei davvero un bravo ragazzo.”

Meia osservava da lontano mentre il suo amato porgeva i ricordi di Zanark sotto forma di sfera all'altro ragazzo. Bellezza ed energia. Le percepiva di nuovo, più di prima.

“E' molto calda...” Commentò Rune “Sembra quasi viva...”

“Oh sì. Un ricordo è quanto di più vivo ci sia al mondo.”

“Impressionante...”

“Già. E stai per scoprirlo sulla tua pelle... Traditore.”

Schioccò le dita e Fey si accasciò al suolo, urlando agonizzante. La sfera stava penetrando nel suo corpo, lacerandogli il cervello con una forza inimmaginabile: la forza dei ricordi. Saru era stato un vero maestro dell'inganno. Perché aveva fatto ciò? Glielo chiese anche Fey, in preda al dolore. Saryuu Evan ghignò e scandì le due parole di risposta in un sussurro.

“Per Kizaru.”

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bene dopo questo capitolo perderò metà dei miei lettori aaaahn
Ciao persone! Qui Ursy dopo soli otto giorni dall'ultimo aggiornamento, che record!
Ebbene sì, ero molto ispirata in questo periodo. Ho avuto molto da studiare e non appena mi si liberava la mente dovevo svagarmi scrivendo. E' venuta fuori questa roba, spero vi piaccia!
Parliamo un po' del capitolo... Beta l'ha combinata grossa (ti avevo avvertita, Fely--) e ora abbiamo uno Zanark sconvolto. Uuugh, non immaginate il dolore nello scrivere la parte in cui Zanark le fa da cagnolino, l'ho mandato completamente OOC e il mio Zanark interiore ha protestato assai, sigh sigh, mi manca lo Zan stronzo sicuro di sé ç__ç
Passiamo alla seconda parte. So già che mi state odiando per il megafriendzone della SaruFey. Scusate, ma è tipo la mia NOTP :'D Ma appariranno insieme molto, ve lo garantisco! Il finale vi ha incuriositi? Spero proprio di sì!
Faccio i miei soliti ringraziamenti a Marina Swift, Felicty Rune_ e anche a _percypotter_ (ggggente nuova, yay!) per avermi recensita bello scorso capitolo, troppo gentili~ Poi grazie obv a Lau per avermi aiutato a impostare il capitolo e a Sissy per avermelo betato (ed entrambe per avermi spammata alla grande ad una fiera lo scorso weekend--) ... E a tutti voi lettori silenziosi che leggete e magari apprezzate!
Oh, dimenticavo! Nel caso non lo sapeste, Shura, il ragazzo della Zanark Domain menzionato nel capitolo, è questa testa a cocorito (cit.) qui -->     inazuma-eleven.wikia.com/wiki/Shura
A presto!!
Ursy

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Capitolo 6
*** Capitolo quinto_ ***


Capitolo quinto_
(Ti voglio bene)


Gamma non pensava che avrebbe mai visto Zanark in completo silenzio. Eppure, da quando era rientrato, non aveva ricevuto che un misero cenno di saluto dal suo ragazzo. Non aveva neanche prestato attenzione a Beta mentre si congedava. Era rimasto zitto, pensieroso e assorto. Pareva una statua, una natura morta.
Qualcosa di simile era già successo un mese prima, quando l’albino uccise una zanzara e dovette spiegare all’altro che l’insetto non avrebbe mai più volato. Aveva preso coscienza della morte ed era rimasto sconvolto, ma dopo una sostanziosa merenda tornò a sorridere. Invece in quel momento non voleva saperne di toccare cibo… E quello per Zanark, smemorato o meno, era assai strano.
Ma la preoccupazione maggiore arrivò nel momento in cui l’Avalonic dichiarò di voler dormire da solo. Si era sempre rifiutato, ogni notte cercava le braccia di Gamma in cui rifugiarsi e non chiudeva occhio finché il fidanzato non era sdraiato accanto a lui. Il minore cominciava ad essere davvero in pensiero, ma non trovava le parole giuste da dire.
“Guarda che non mi dai fastidio” Tentò “Non devi sentirti obbligato…”
“Voglio dormire da solo.”
“Ma perché così all’improvviso? Se te lo ha detto Beta, non la ascoltare.”
“No, non me lo ha detto Beta…”
“E allora perché?”
“Perché sì.”
Si stava spazientendo. Non aveva voglia di discutere, soprattutto con una persona dal cervello di bambino.
“Senti signorino, è tardi e io ho sonno. Se vuoi mangiare qualcosa, venire a letto con me e spiegarmi cosa ti succede questa è la tua ultima occasione, altrimenti per quanto mi riguarda te ne puoi andare a borbottare nell’altra camera.”
Era certo che in quel modo autorevole sarebbe riuscito a convincerlo. Invece, con suo grande stupore, Zanark accettò la seconda opzione e si diresse verso la piccola camera singola che, se non fosse stato per le manie dell’ordine del padrone di casa, sarebbe stata piena di polvere dal poco che veniva utilizzata.
Gamma però lo doveva lasciar stare. Aveva letto che per educare i bambini, a differenza dei cani, si doveva lasciare che facessero i loro capricci senza dar loro spago fino a che non si fossero calmati da soli. Però lui non era affatto un genitore, così come Zanark non era un bambino o un cane… Ed ecco che tornava la fatidica domanda: chi e cos’era Zanark? Arrabbiato con se stesso per essersi posto quell’orrendo quesito, il ragazzo dagli occhi azzurri si diresse prima verso il frigo, dal quale prese avanzi di cibo senza scrutarne le condizioni, poi verso la stanzetta in cui il suo fidanzato stava seduto in un angolo, le ginocchia strette tra le braccia.
“Mangia” Ordinò il più giovane “E non mi dire che non hai fame perché non ci crede nessuno. Per favore, metti qualcosa sotto i denti e poi spiegami come mai sei così distaccato stasera, che mi stai facendo preoccupare.”
“Non è vero.”
“Cosa?”
“Non è vero. Sono diverso. Sono strano. Sono fastidioso. Io non ho ricordi, vero? Cosa devo ricordare? Mi ricordo di lavarmi i denti dopo mangiato come dici sempre tu. Mi ricordo di quando fuori pioveva ed è entrata tanta acqua in casa e tu hai urlato la parola “straripare” e a me è sembrata buffa. Mi ricordo tantissime cose… Però non lo so che cos’è un ricordo. E’ per questo che dite che non mi ricordo nulla? Ho sbagliato qualcosa? Sono cattivo? Non parlarmi più allora. Mi dici sempre che non bisogna mai parlare con le persone cattive… Hai visto che mi ricordo anche questo?”
Un tuffo al cuore. Una piccola parte di lui aveva sempre temuto l’arrivo di quel momento. Sapeva che in quel monologo spontaneo vi era anche un’accusa silenziosa, un “perché non mi hai mai detto nulla?” più tagliente di un coltello. L’albino balbettava. Non avrebbe dovuto, ma balbettava insicuro. Gli ci volle un po’ per pensare a parole dette e non dette, da dire e da non dire.
“…Ho tanto da spiegarti.
No, non era il modo giusto per iniziare. Avrebbe dovuto spiegare molto tempo prima, ma non voleva ferire quell’animo tanto fragile. Non era stato in grado di essere onesto davanti ai suoi occhi spenti. Ma quegli stessi occhi erano sull’orlo delle lacrime.
“Mi dispiace.”
Ancora peggio. Con le scuse ci si può fare ben poco. Il dolore rimane, la delusione anche. Le lacrime erano sempre più sull’orlo di sgorgare.
“Tu non sei cattivo, Zanark. Non dire mai più una cosa del genere, chiaro?”
Le lacrime caddero… Ma dagli occhi di Gamma. Erano rimaste soffocate per mesi, ma finalmente il ragazzo era riuscito a lasciarsi andare, mentre stringeva tremolante il corpo del suo amato, rimasto confuso e sorpreso. Il minore prese un respiro profondo e, piano piano, interrompendosi giusto per fargli qualche carezza, gli raccontò ogni cosa in termini semplici. Gli spiegò che c’era veramente un ragazzo cattivo, talmente tanto da aver usato poteri oscuri per trasformarlo in modo che non si accorgesse di nulla, come un incantesimo. Gli disse che, se voleva, poteva raccontargli ciò che desiderava sapere sul suo passato dimenticato, che lo poteva fare anche Shura che lo conosceva da più tempo, sarebbe stato più bello, no? Ma comunque tante persone stavano cercando di risolvere la situazione e di sconfiggere il male, e Beta amava molto chiacchierare e dire cose non vere perché le ragazze erano creature arcane… Riuscì anche a farlo ridacchiare con quest’ultima frase. Zanark ascoltò tutto attentamente e con curiosità. Prese le spalle dell’altro e lo guardò dritto negli occhi, come gli aveva visto fare tante volte.
“Gamma.”
“…Sì?”
“Devi farmi una promessa molto grande.”
“Di cosa si tratta?”
“Se questo mago cattivo fa altre cose cattive, tu me lo devi dire subitissimo.”
“Va bene… Va bene, te lo prometto.”
“E non devi piangere più. Me lo hai detto tu che le lacrime sono brutte. E io non voglio che tu faccia cose brutte, perché ti voglio bene!”
Il suo ragazzo sussultò udendo quelle ultime tre parole. Per la prima volta dall’inizio della loro relazione l’affetto era stato dichiarato a voce. Per la prima volta dall’attacco di Saru aveva trovato una risposta a tutte le sue domande asfissianti. Per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, sapeva esattamente cosa dire.
“Ti voglio bene anch’io, Zanark.”

“Come ti senti?”
Era forse la decima volta in tre ore scarse che Saru porgeva a Fey la medesima domanda. Dal momento in cui si era ripreso, il verde non aveva quasi aperto bocca se non per rispondere a monosillabi. Non solo: manteneva la testa bassa, quasi non osasse mostrare gli occhi. Era distaccato e assente.
“Ti ho detto che sto bene.”
“Non hai bisogno di niente?”
“Nah.”
Evan era ricorso alla sua risorsa finale, al suo vecchio alleato che tempo addietro lo aveva tradito. Con l’inganno lo aveva riportato dalla sua parte, convinto ad aiutarlo con i suoi loschi piani e, soprattutto, gli aveva donato i ricordi di Zanark. Custoditi da lui non rischiavano di finire in mani sbagliate. Inoltre Rune diventava così un ostaggio. Volete i ricordi rubati? Dovrete attaccare il ragazzino. Era il genere di situazione detestata dal vecchio Toudou. Ultima cosa, ma non meno importante, Fey aveva accesso ad ogni singolo angolo della memoria dell’Avalonic e scoprirne i punti deboli… E magari, se tutto andava bene, controllarne anche Keshin e Mixi-Max ed utilizzarli in un contesto diverso dal calcio. Un piano geniale e perfetto che stava andando a buon fine. L’unica preoccupazione era il distacco dell’ostaggio, solitamente molto più gentile e disponibile.
“Hai capito cosa devi fare, giusto?”
“Sì, sì.”
“Ne sei convinto?”
“Ho detto che ti avrei aiutato o no?”
“Certo. Ti ringrazio, Fey.”
“Perché mi chiami Fey?”
Silenzio. Al capo della Feida ci volle un po’ per processare. Possibile che la stessa memoria di Fey fosse stata alterata? No, non lo era. Decise che l’avrebbe semplicemente buttata sul ridere per sdrammatizzare, proclamando mentalmente che il suo nuovo alleato era solamente ancora stordito dall’attacco a sorpresa.
“Sei davvero un bravo ragazzo, Fey.”
“…Sapevo che lo avresti detto.”
Saru riprese le sue attività, lasciando l’altro per conto suo. Ignorava però che nel frattempo qualcuno lo osservava di nascosto, qualcuno che forse era rimasto in silenzio troppo a lungo.
“Non hai idea di quanto tu abbia toccato il fondo, Saru.”
E con i pugni chiusi e il passo deciso, Gillis si diresse finalmente verso la sede dell’El Dorado.



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Hohohoho! buon Natal-- eh? Come sarebbe a dire che è l'otto di Gennaio?!
Buon anno a tutti! Scusate il ritardo con l'aggiornamento, ma tra scuola e il fatto che non avevo scazzi e altra roba riesco a pubblicare solo adesso!
Avrei tanta voglia di chiacchierare ma tra mezzora devo essere dall'altra parte della città, aaaahn
Insomma, eccoci qui! Ho fatto una cosa molto flungst, per la mia gran gioia uhuhuh~ Vi avverto che il prossimo capitolo sarà (o almeno dovrebbe essere) molto lungo e impegnativo, quindi potrei metterci un po'. Inoltre, dal prossimo in poi... c'è un forte rischio (e qualche certezza, purtroppo) di character death. Mi dispiace, sul serio. Se non ve la sentite di affrontare la morte di un pg non so quanto vorrete continuare a leggere
...
Sono contenta di essere riuscita ad aggiornare, mi mancava la ZanGamma... Mi farebbe davvero piacere se ce ne fosse di più nel fandom, sigh sigh.
Ora però scappo davvero, spero di poter chiacchierare più a lungo la prossima volta!
Bis Bald!
Ursy



 

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Capitolo 7
*** Capitolo sesto ***


Capitolo sesto_
(Saru e Kizaru)

Braccia alzate. Un singolo comando, ripetuto tre volte, ma eseguito sempre e subito. Gillis non aveva più Meia, ma la dignità e il bisogno di essere rispettato rimanevano fissi con lui, anzi: erano anche più forti e vivi di prima.
Si era recato davanti all'El Dorado, era stato circondato, braccia alzate. Gli era stato chiesto cosa volesse, aveva risposto “parlare con il presidente”, gli era stato negato, aveva insistito, braccia ancora alzate. Toudou fu avvisato, diede il suo consenso, i due cominciarono un colloquio, ancora una volta braccia alzate. Il ragazzo non aveva alcuna intenzione ostile, voleva solo offrire il suo appoggio. Proclamava a gran voce di aver avuto più di una divergenza con Saru e i suoi nell'ultimo periodo, era contro quella spaventosa idea di vendetta, aveva anche preso il vaccino e rinunciato una volta per tutte ai suoi poteri. Voleva offrire aiuto e voleva riceverlo, sapeva e sperava che Toudou avrebbe capito e accettato. Accanto al presidente, però, vi era un Sakamaki morbosamente scettico.
“Fossi in lei non gli darei ascolto, presidente” intimava “Abbiamo già visto che i Second Stage Children non sono bravi a mantenere le promesse...”
“Lascialo parlare” Gli diede del tu, appellandosi perciò non al suo sottoposto, ma all'amico di una vita “Ci ha detto di non essere più uno di loro. Adesso è un ragazzino che ha perso tutto e a cui non resta che cercare aiuto, un po' come...”
“Va bene, tagliamo corto qui. Ma non dica poi che non l'avevo avvertita.”
“Bene allora” sorrise “Gillis, giusto? Hai altro da dirci?”
Solo allora l'interrogato abbassò le braccia. Il sorriso di Toudou scomparve.
“Può dirmi... Chi è Kizaru?”
Sakamaki stava chiamando la sicurezza per cacciare l'ospite a suo parere indesiderato, ma il suo superiore lo bloccò.
“Sicuro di volerlo sapere?”
Anche se la risposta fosse stata negativa, i ricordi si stavano riaffollando nella testa del titolare dell'El Dorado. Decise, finalmente, di dar loro voce, riportandolo a circa dieci anni prima...


“Heikichi.”
Costui stava osservando la città dall'alto, come soleva fare nei suoi momenti di tensione, quando quel dolce richiamo lo riportò alla realtà. Si voltò accennando un sorriso per cercare di tranquillizzare sua moglie, bella e soave come sempre nonostante l'età che avanzava. Ma entrambi sapevano che quel minuscolo sorriso non avrebbe ingannato nessuno. La donna inclinò la testa, incitandolo a smettere di fingere che tutto andasse bene.
“Perdonami, Hana. Avevo bisogno di staccarmi un attimo dal quotidiano, ma mi rendo conto di non poter fuggire dai miei doveri. Sto perdendo colpi...”
“Non essere sciocco” avvicinò la testa a quella del consorte, in modo che lui potesse carezzare la sua chioma color mogano nella quale si intravedevano i primi capelli grigi “Stai facendo un ottimo lavoro rassicurando la città e muovendo i tuoi uomini per fare più ricerche possibili su questi Sec... Seco...”
“Second Stage Children.”
“Esatto, loro! Siete riusciti a scoprire tantissime cose, come il fatto che i loro poteri siano dovuti ad un gene, che non sono molto longevi, insomma, l'unico problema è...”
“L'unico problema è Kizaru.”
Sospirarono all'unisono. Il solo pensare a quel ragazzo, quella belva di ragazzo, facilmente scambiabile per un demone tanto era il suo astio per il mondo, avrebbe fatto rabbrividire il più tranquillo degli animi. I Second Stage Children si erano fatti vivi qualche anno prima, ma all'inizio non parevano niente più che bambini ed adolescenti con una forza psichica molto sviluppata. Poi però arrivò un ragazzino che andava contro ogni schema, più forte, più maligno e addirittura più longevo dei suoi simili. Si faceva chiamare Kizaru, ma non si sapeva molto altro su di lui. Solo che era un pericolo per chiunque.
“Ti stai di nuovo angosciando, papà?”
Toudou doveva essere proprio sovrappensiero per non aver sentito nemmeno l'avvicinarsi di Aya, la sua adorata figlia. Una splendida donna dai lunghi capelli rossi, fresca di matrimonio e notevolmente incinta di sei mesi. Sarebbe stata una bambina, come voleva lei. Era a dir poco radiosa, il ritratto della felicità.
“Come farei senza le mie donne?” Il presidente tornò a sfoggiare un sorriso “Non posso farvi stare in pensiero.”
“Bravo papà! Vedrai che tutto si risolverà. Ti daremo tutti una mano, ma solo se prometti di non diventare un nonno scorbutico che spaventa le bambine!”
Scoppiarono a ridere tutti e tre. Gli era bastato poco, no, gli era bastato il suo tutto per tornare a credere nel trionfo del giusto.
Tornò al suo ufficio, pensando che finché la sua magnifica famiglia fosse rimasta al suo fianco lui sarebbe stato invincibile. Purtroppo, però, i suoi pensieri non erano illeggibili...



“Adesso basta” Sakamaki interruppe bruscamente. Sembrava stesse sudando “Il ragazzo ha sentito più che abbastanza.”
“Mi pare invece di avergli detto ben poco.”
“Toudou... Non si deve sforzare...”
“Invece è l'ora di ammettere un bel po' di cose, Sakamaki. Non so se te ne sei accorto, ma siamo nuovamente sotto minaccia. Questo ragazzo ha il pieno diritto di sapere cosa potrebbe succedere” Piccola pausa “Te la senti, Gillis?”
Annuì, sistemandosi nervoso gli occhiali. Stava iniziando a sudare anche lui. Anche senza saper più leggere nel pensiero, riusciva a sentirlo. Sentiva il grande vuoto di Toudou Heikichi e le sue grida soffocate di disperazione.

Heikichi quella notte aveva il sonno agitato. Non era un segreto che soffrisse spesso di insonnia, ma aveva la sensazione che si trattasse di qualcosa di diverso. Qualcosa gli stava martellando il cervello in modo incessante ed estremamente doloroso. Forse si stava di nuovo preoccupando troppo, un bicchier d'acqua e qualche pillola per il mal di testa e tutto sarebbe tornato come prima. Ma proprio mentre si stava alzando notò che Hana non era al suo fianco. Molto strano, visto che lei al contrario aveva il sonno molto pesante. Dopo una piccola ricognizione, appurò con orrore che non si trovava in casa. Si stava cominciando ad inquietare di più quando un bigliettino sul tavolo colse la sua attenzione. In effetti, sua moglie era metodica e se le capitava di dover uscire all'improvviso lasciava sempre messaggi dettagliati sul dove andasse. Ma quel biglietto era strano. La calligrafia era indubbiamente quella della donna, ma sembrava insicura, come se al momento della scrittura stesse tremando. Inoltre era sintetico, recitava solo due parole: “El Dorado”. L'azienda distava venti minuti buoni dalla sua dimora, ma con tutta la forza che aveva in corpo più qualche pratico teletrasporto di emergenza lui riuscì a raggiungerla in meno di dieci. L'atmosfera era assai tetra. C'era qualcosa di maledettamente losco in tutto ciò
“Hana! Hana, sei qui?!”
Silenzio. Poi una risatina distante, proveniente dal suo ufficio. Heikichi stava trasalendo, avviandosi a passi decisi ma sempre più lenti verso il luogo incriminato.
“Guarda un po' chi è venuto ad unirsi alla festa! Mancava solo lei, vecchio Tou'!”
Kizaru, in compagnia di un bimbo di tre o quattro anni, era seduto sulla poltrona del presidente, i piedi appoggiati alla scrivania. Ma non fu su di lui che si focalizzò l'anziano, bensì sull'orribile scena che si ritrovava dinnanzi. Hana era lì, distesa a terra tutta contorta come un burattino abbandonato, con più di tre quarti delle sue ossa completamente rotte, gli occhi fuori dalle orbite che esprimevano tutta l'agonia che doveva aver provato. Appena qualche passo più in là vi era il novello marito di Aya, Hiroji... O meglio, la testa di Hiroji. Osservandola bene, si poteva notare che le labbra si erano fermate tentando di formulare la parola “aiuto”. Il corpo non era nelle vicinanze, lo sostituivano un enorme lago di sangue e giusto una mano, tesa, forse con l'intento di raggiungere la sua compagna. Era lì anche lei, forse lo spettacolo peggiore di tutti. Era stata completamente sventrata e il sangue, che si intonava in modo macabro con i capelli della vittima, ancora sgorgava apparentemente senza fine da tutto il suo corpo. Un'altra piccola montagnetta insanguinata era miseramente rannicchiata ai suoi piedi. Solo dopo una manciata di secondi Toudou si accorse con orrore e raccapriccio che si trattava del feto di Aya. Sembravano essere tutti quanti stati attaccati dall'interno... Kizaru aveva lasciato far tutto ai suoi poteri senza sporcarsi le mani. Heikichi avrebbe tanto voluto piangere, gridare, attaccare... Ma non riusciva a far altro che fissare impotente quei corpi privi di vita, i volti contrassegnati da un graffio profondo sulla guancia sinistra. Il solco di sangue, come lo chiamava il criminale. Era la sua firma.
“Hai visto come è spaventato il signore, fratellone?” Il bambino rise, innocente “Secondo me ora se la fa addosso!”
“Forse hai ragione, Saryuu. Che ne dice, Tou'? Lasciamo perdere le formalità, vecchio mio, ormai siamo intimi. Nessun commento, allora? Cosa farai adesso, sentiamo?”
Rimase in silenzio, mentre la risata di Kizaru, rafforzata da quella del bambino, si faceva sempre più sguaiata. Lui intanto si sentiva come uno scolaro tormentato dai bulli che non può protestare, solo subire in silenzio nella speranza che finisca tutto. Ma dovette raccogliere il suo coraggio... No, coraggio non ne aveva. Raccolse la sua paura per porre la sua domanda angosciata.
“...Perché loro?”
“Perché loro? Qualcun altro ti sarebbe andato bene? Brutto insensibile!” Sghignazzò “Ho bisogno di indebolirti quanto possibile così come tu ne avresti bisogno con me. Così ho fatto un piacere sia a me che a te.”
“Che... Che vuoi dire?!”
Il giovane carezzò i capelli bianchi del piccolo, che pendeva dalle sue labbrava e prendeva ogni sua parola per oro colato. Osservò con piacere che l'anziano era caduto in ginocchio e gli prese il mento con due dita, ghignando beffardo.
“Sai quanti anni ho, Tou'? Ventuno abbondanti. Non li dimostro, eh? Non è affatto male per uno come me. Ci rende simili, siamo entrambi due veterani ormai decrepiti. Ma se a te va bene campi almeno altri ventanni, io invece posso considerarmi fortunato se resisto altri venti minuti.”
“Quindi...”
“Già, dovresti essere contento, ti libererai di me. Ti ho fatto un bel regalo d'addio, che ne pensi? Però, anche se io me ne vado, avrai vita facile solo per poco. Arriverà qualcun altro della mia specie a riprendere dove avevo iniziato. Forse anche lo stesso Saryuu” Indicò il piccolo albino “L'ho raccolto dalla strada e ho fatto di lui il mio fratellino. Ha un enorme potenziale, ma è ancora troppo piccolo per sfruttarlo. Impara comunque in fretta... Magari un giorno ti darà il tormento come ho fatto io. Anche se... direi che non ha più nulla da toglierti.”
“Ma io... Riuscirò a fermarvi. Riuscirò a fermare questo scempio.”
“Oh, ne dubito. Guardati, neanche ti reggi in piedi! Io non ti ho solo liberato della tua famiglia, ti ho liberato della tua esistenza. Come dire... Ti ho svuotato, già. E adesso che altro non sei che un misero uomo vuoto sei vulnerabile e fragile, ti ci vorrà molto tempo prima di riprenderti del tutto. E se mai ci riuscirai, probabilmente sarà troppo tardi. Che sia per mano di Saryuu o  del fato, il mondo che desidero vi schiaccerà tutti.”
Prima che l'altro potesse reagire, Kizaru prese per mano Saryuu e in un repentino istante si teletrasportò. Magari era ancora in tempo ad inseguirlo, ma non avrebbe potuto comunque. Finalmente si lasciò andare ad un sonoro pianto liberatorio.


Gillis rimase in silenzio, profondamente colpito dalla storia appena ascoltato. Come SSC, non aveva mai pensato di arrivare ad uccidere qualcuno in modo tanto brutale. Voleva solo vendicarsi di chi lo aveva abbandonato, aiutando Saru a creare un mondo più adatto al loro...
“Schiacciati dal mondo di Kizaru... Ma cosa desiderava Kizaru?”
“Questo lo sa solo Saru, che è diventato il suo erede. Il modo in cui ha tolto la memoria a Zanark...” Toudou ingoiò, provando a reprimere la sua amarezza “Ha eliminato la sua essenza, ciò che lo rendeva forte... E' stato svuotato, come me.”
Sakamaki guardò triste il suo capo. Ricordava anche lui gli avvenimenti di dieci anni prima, lo sguardo spento di Toudou per almeno sei mesi prima di riuscire a reggersi sulle sue gambe senza tremare, le notti in cui gli capitava di sentirlo piangere tanto da spezzargli il cuore. Non aveva mai potuto fare niente per lui, ma dopo tanti anni poteva aiutarlo con la situazione dell'Avalonic, seppur non sentisse che fosse abbastanza. Lo squillare del cercapersone lo obbligò a lasciar perdere le sue ansie e ad appartarsi per un istante, lasciando Heikichi e il suo ospite a continuare a discutere.
“Mi permetta di aiutare allora” Disse sicuro di sé il ragazzo “Conosco Saru, Meia e tutti i suoi alleati. Forse posso contribuire a farli ragionare.”
“Perdonami se ti correggo, ma non credo sia possibile conoscere Saru. Non era possibile con Kizaru. Però loro due potrebbero avere una differenza: non è detto che Saru sia longevo quanto lui. Ma potrebbe trovarsi un erede e quest'incubo potrebbe non aver fine, dobbiamo fermarlo...”
“Troppo tardi, signor Toudou. Già da tempo, lui... Ha scelto Fey.”
“Ma lui ora è al sicuro con suo padre.”
“Invece no. Gli SSC lo hanno portato dalla loro con l'inganno...”
“Dannazione...” Cominciò a camminare avanti e indietro, sentendo il destino bussare di nuovo alla sua porta “Gillis. Accetto il tuo aiuto. Mi raccomando.”
“Non la deluderò. Cosa devo fare? Quando comincio?”
“Subito, purtroppo.”
Togurou tornò da loro con un'espressione stravolta stampata in volto. Sì, le cose erano riuscite a peggiorare ulteriormente.
“Era Gamma. Pare che Zanark sia fuggito di casa.”


--
...L'angoscia. Voi non immaginate quanto ho lavorato su questa cosa.
Bonsoir, mes puces! Qui Ursy che ha cambiato il rating perché troppa angoscia. Angoscissima.
Ho voluto lavorare molto su questa cosa, per questo ci ho messo così tanto. Molte volte avrei voluto buttare all'aria tutto, ma alla fine ce l'ho fatta. Whew.
Sì, ecco qui il famoso character death tanto anticipato. Scusate. Ho inserito degli OC e sono morti tutti, aaaaahn. Ho dato voce ai miei headcanon ed ho approfondito il personaggio di Toudou, che è un po' il protagonista di un possibile prequel. Mi piacerebbe scrivere uno spinoff su EM, a proposito, qualcosa che si concentri sui personaggi più di sfondo anziché su Zanark, Gamma, Toudou e Saru. Forse sarà l'occasione per far conoscere la mia OC principale! A voi piacerebbe leggerla?
Comunque, parlando della storia in generale, ci sto andando molto piano. Sto pianficando dodici-quindici capitoli in totale, quindi siamo circa a metà. Voglio che venga bene, ma sono molto insicura... Ultimamente a scuola non sta andando molto bene, ho avuto delle divergenze e ho molta difficoltà a impegnarmi, a divertirmi, a parlare con gli altri... Ma non mi sembra il caso di parlarne, non credo vi interessi e non voglio fare la malata di attenzioni. Sto delirando, aaaah--
Ah, mi ero scordata di dirvi... Non mi piace fare pubblicità di questo tipo, ma per puro caso io e la mia complice Lau abbiamo scoperto una canzone intitolata “Empty Man”, per l'appunto, di Orla Gartland. E' una soundtrack perfetta, vi consiglio di ascoltarla se avete tempo!
Procedo col ringraziare come sempre lettori, recensori e sostenitori e spero di sentirvi presto! E mi scuso per la mia depressione--
Au revoir, mes amis!
Ursy

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Capitolo 8
*** Capitolo settimo ***


Capitolo settimo_
(Un guerriero senza spada)

Il vento sulla pelle. Quante volte lo aveva provato, apprezzato, sfidato. Peccato, però, che non se lo ricordasse affatto e quindi il suo corpo, disabituato, glielo faceva trovare fastidiosissimo. L'inverno era cominciato da circa una settimana, con tutta la sua rigidità. Alcune coraggiose persone sfidavano il freddo per godersi gli ultimi giorni dell'anno, anche in un'epoca così avanzata in cui spesso la magia delle feste veniva schiacciata dal progresso.
Zanark non ne sapeva niente, ma aveva la consapevolezza che avrebbe dovuto sapere. Il non essere al corrente e il non ricordare erano diventati fardelli troppo pesanti per lui... E per Gamma, soprattutto per Gamma. Per questo il povero smemorato aveva deciso di lasciare casa e di partire alla ricerca del ragazzo cattivo che gli aveva cancellato tutto. Si era accorto troppo tardi di non aver la minima idea di dove andare, come fare, come agire... Alla fine, seppur la sua mentalità si era evoluta molto negli ultimi due giorni, rimaneva comunque simile a quella di un bambino, non soggetta a ragionamenti e grande seguace dell'istinto. Sapeva solo di dover risolvere tutto da solo, con le sue forze.
Il vento si alzò, facendolo rabbrividire. Guardando il cielo, notò delle strane goccioline bianche cadere giù e posarsi delicatamente a terra, sui veicoli, sulle case e addirittura qualcuna sul suo naso. Com'erano fredde, pensò. Dal principio, l'Avalonic ne ebbe quasi paura e rapido cercò riparo sotto un'ampia grondaia. Osservando bene lo strano fenomeno, però, lo trovò addirittura piacevole e divertente. L'unico problema restava il freddo, ma era facilmente risolvibile: una volta, Shura aveva organizzato per lui un pic-nic dentro casa, per farlo divertire anche se non poteva uscire. Gli aveva insegnato, tra le tante cose, a riempire un grosso zaino con l'indispensabile, ad esempio un telo, che in quel caso era stato sostituito da una coperta. Zanark si era portato appresso lo stesso bagaglio e la coperta era rimasta, perciò decise di riciclarla avvolgendosela attorno da capo a piedi. Ben stretto nel caldo lembo di stoffa, partì finalmente in esplorazione. Da quando le gocce bianche avevano cominciato a cadere con più vigore, dalla strada erano spariti tutti. No, anzi, qualcuno era ancora in giro. Una lontana figura era immobile in mezzo alla distesa bianca, intenta a fissare il vuoto. Incuriosito, l'ex criminale a fatica lo raggiunse e immediatamente costui si voltò, mettendosi sugli attenti per pochi secondi e poi tornando alla sua attività, non percependo alcuna minaccia. Se Zanark avesse avuto la sua memoria, avrebbe identificato subito quel ragazzino dagli insoliti capelli verdi e forse si sarebbe anche chiesto come mai uno dei suoi occhi apparisse stranamente arrossato. Ma d'altronde nemmeno lui venne riconosciuto, tanto era nascosto e imbaccuccato. Cominciò quindi una normalissima conversazione tra due perfetti sconosciuti.
“Ma tu non hai freddo?” Cominciò il maggiore “Si gela qui fuori!”
“Uh..” L'altro si voltò di nuovo, in modo più impercettibile “No, non ho freddo. Ultimamente non lo soffro più-”
“Sei tanto fortunato... Come ti chiami?”
Silenzio. Era quasi come se in un quiz gli avessero posto una domanda da un millione. Respirò in maniera affannosa, molto insicuro della sua risposta.
“Fe... Fey...” Balbettò finalmente “Almeno... Credo...”
“Anche per te è difficile capire chi sei? Pensavo di essere l'unico! Posso rimanere qui con te un po'?”
“Se... Se ci tieni tanto... Tu che ci fai al gelo?”
“Sto cercando una persona... Com'è che si chiamava? Maru? No, forse Sara...?”
“Saru?” Fey alzò un sopracciglio “Perchè cerchi Saru?”
“Lo conosci? Io devo parlare con lui. E anche lottare, perché mi ha rubato tutto quel che avevo e lo devo riprendere! Però non lo so come si fa...”
Finalmente il verde si voltò completamente verso di lui, accennando un sorrisetto. Lo intrigava, quel misterioso ragazzo avvolto nella coperta. Sentiva di conoscerlo da sempre, ma al tempo stesso lo voleva conoscere di più. Tornò allora a fissare il cielo, più intensamente di prima.
“Lo sai cosa sei?” Disse infine “Un guerriero. Un guerriero coraggioso e determinato. Ma dimmi, hai mai visto un guerriero senza la sua spada? No, perché l'arma è l'anima stessa di un combattente. Eppure tu sei un'eccezione, caro mio. Anche disarmato, lotti perché hai qualcosa da difendere. Qualcosa da ricononquistare. Sei ammirevole, lo sai?”
Zanark rimase a fissarlo. Quelle particolari parole lo avevano colpito nel profondo, facendogli acquisire quella stessa sensazione di volerlo conoscere ma di conoscerlo già. Gli prese d'istinto le mani, facendolo sussultare. Poi Fey sorrise, trasmettendo sicurezza.
“Comunque sì, conosco Saru e so dov'è. Se davvero lo cerchi seguimi. Devo comunque andare da lui.”
“Davvero? Ha tolto qualcosa anche a te?”
“Ecco...” Titubò di nuovo “Non... Non lo so...”
Un'altra forte folata di vento gelido li interruppe, facendo scivolare via la coperta dal corpo del ragazzo senza memoria e rivelandone il volto. Egli rabbrividì di freddo, ma i veri brividi li provò l'altro. Rune cominciò infatti a tremare e balbettare, per poi accasciarsi rovinosamente a terra.
“Fey?!”
Per tutta risposta quest'ultimo ebbe un paio di spasmi. Il suo cervello pulsava, si sentiva schiacciato da un'indescrivibile forza che faceva crollare ogni sua certezza. Urlava, strepitava, quasi piangeva dal dolore... E tutto per aver visto in faccia il ragazzo con la coperta. Per averlo riconosciuto.
“Za... Zanark...”
“Eh? Sai il mio nome? Mi conosci allora?”
“Tu... Tu non sei Zanark.”
“Cosa dici? Ma stai bene, Fey?”
“Io non sono più Fey. Non lo sono mai stato davvero.” Lo guardò dritto in faccia. Entrambi i suoi occhi erano diventati di un vivido rosso fuoco “Io sono Zanark Avalonic.”
“Cosa stai dicendo?! Io sono Zanark!”
“No, tu sei un'impostore. Non possono esserci due Zanark.”
“Infatti! Io sono Zanark!”
“Sapevo che lo avresti detto. Ne hai le certezze? Ne hai i ricordi? Non credo proprio.” Ghignò “Io torno da Saru. Se ci tieni particolarmente a crepare, seguimi pure. Voglio vedere cosa riesci a fare senza spada, stolto guerriero.”
Fey, o quello che ne rimaneva, gli diede le spalle, sparendo pian piano nel bianco e lasciandolo sommerso da una nuova tempesta di dubbi. Era vero, lui non sapeva per certo di essere Zanark Avalonic... Possibile che Gamma gli avesse mentito un'altra volta? C'era solo una persona che poteva dirgli la verità e lui l'avrebbe scoperta ad ogni costo. Con o senza spada.


“Sei davvero ridicolo!”
Lo era. Gillis con addosso la divisa della Protocoll Omega era uno spettacolo tanto insolito quanto esilarante. Gli stava stretta e scomoda, ma non poteva farci nulla. Quella Beta, però, non faceva che ampliare il suo imbarazzo... Non avrebbe mai detto che una ragazza tanto graziosa potesse dargli così ai nervi.
“Signor Toudou, non è che potrei far uso della mia divisa, sa, quella della Giru?” Tentò “Io, ehm... Non mi trovo a mio agio con questo scemp- cioè, modello...”
“Mi dispiace, Gillis” Perfino il presidente reprimeva a stento un sorrisetto divertito “Purtroppo il regolamento impone così, visto che lavori ufficialmente per noi. Preferisci la divisa della Perfect Cascade?”
“Per carità! Cioè... No grazie, signore!”
La ragazza rideva a crepapelle, facendo venire voglia all'occhialuto di tornare alla Feida piuttosto che subire tale umiliazione. Poi notò che c'era qualcuno che non rideva affatto, che anzi era serissimo. Gamma li aveva raggiunti subito, preoccupato come non mai e desideroso di ritrovare Zanark al più presto. Ai tempi della Giru, Gillis ricordava di aver spettegolato molto su di lui e che Meia lo aveva addirittura soprannominato il “dolce frocetto emancipato”. Lei aveva subito predetto che l'albino si sarebbe fidanzato con Zanark, ma nessuno dei due si immaginava quanto profondo sarebbe stato il legame che li univa. Avrebbe voluto dirgli che gli dispiaceva per ciò che era successo, ma dalle gelide occhiate che riceveva capiva che quel ragazzo non si fidava di lui e provare a convincerlo del cambiamento non sarebbe servito proprio a niente.
“Gamma” Toudou riprese la sua consueta serietà “Devi comunicarci esattamente cosa è successo prima della sparizione di Zanark.”
“Ieri abbiamo avuto una discussione, aveva scoperto di non avere la sua memoria e ci era rimasto malissimo perché non gli avevo detto nulla... Ma avevamo chiarito nel migliore dei modi, glielo assicuro! Stamattina abbiamo fatto colazione assieme come sempre... Ora che ci penso mi ha ringraziato tantissime volte... Poi sono andato a farmi la doccia e l'ho lasciato davanti alla televisione, c'era uno dei suoi cartoni preferiti, quindi mi ha detto di fare con calma così che lui potesse vederselo... Quando ho finito la tv era accesa, ma nessuno era lì a guardarla... Sono corso in camera e nel posto in cui dorme di solito c'era un pupazzetto a cui si era affezionato molto... Ho capito subito che era andato via di sua spontanea volontà, quindi ho provato a chiamare Shura e gli altri suoi amici, ma nessuno lo aveva visto... Ho paura che... Paura che...”
“Che sia andato a cercare Saru?”
Annuì, mordendosi il labbro. L'anziano scosse la testa con un sospiro, per poi alzarsi in piedi.
“Sakamaki, raduni la Perfect Cascade. Gamma e Beta, preparatevi al meglio e cercate di procurare più rinforzi possibili. Gillis, ho bisogno delle coordinate esatte della sede della Feida. Partenza tra mezzora esatta.”
“Sissignore!”
La guerra era aperta nuovamente, dopo dieci anni. E perciò ogni guerriero, come Zanark, avrebbe combattuto a spada tratta... E la loro era ben affilata.


--
Salve a tutti e benvenuti a un altro capitolo di Saru Che Fa Cose Empty Man!
Innanzitutto, buona Festa della Donna
a tutte voi splendide donzelle *porge mimose* e una buona giornata anche ai bei maschietti, se ce ne sono!
Ma che bello, sono finalmente riuscita a pubblicare! Qui abbiamo l'inizio della risposta alla domanda "ma cosa è successo a Fey?????" che mi avete posto. Io non voglio essere cattiva, ma con un attimino di pazienza avreste capito. Vbb, non importa, non è questo l'importante! Sappiate che scrivere su Fey (sì, scrivo Fey con la Y, lo so che sarebbe con la I ma l'ho conosciuto così e mi ci sono affezionata) in questa fic mi piace davvero tantissimo!
Oh, ve ne siete accorti? Ho accennato degli hint sulle mie due ship che tengo segrete (sono più o meno crack) in questo capitolo, quindi propongo un giochino: se qualcuno riesce a capire quali sono
prima dell'epilogo, vincerà un piccolo premio!
Okay, bando alle ciance ora, ultime cose: ho intenzione di pubblicare una raccolta di 30 ZanGamma seguendo la challenge di Deviantart... Come ha fatto Lau, insomma, è un'idea che abbiamo da tanto tempo e che finalmente mettiamo in atto (anche se io metterò in atto più tardi perché al momento non ne ho proprio modo), quindi se vi piacciono i miei headcanon (che sono INFINITI. I N F I N I T I) e i miei scleri sulla mia suprema OTP presto troverete pane per i vostri denti! Ah, e date un'occhiata anche al lavoro di Lau se volet-- *fugge prima di fare troppo spam*
Okay, concludo facendo tantissimi auguri purtroppo in ritardo alla mia amica Luigia, che mi segue silenziosamente
e apprezza il mio lavoro... Mi fai commuovere veramente tanto, sappilo, ti voglio bene e spero che la fanfic ti piaccia (anche se torturo e torturerò Saru. Mi spiace. Niente di personale)! Infine come sempre grazie a Marina Swift che mi recensisce regolarmente e a chi legge e mi sostiene tra cui la mia prof di inglese che è profondamente inquietata da quando ha scoperto che uno dei miei pg somiglia a Riccardo III e sì, sto parlando di Kizaru
Bis Bald, meine Freunde!
Ursy

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Capitolo 9
*** Capitolo ottavo ***


Capitolo ottavo_
(Zanark allo specchio)


Saru sbatté le palpebre un paio di volte, stupito che il suo piano avesse riscontrato uno strano imprevisto. Aveva scelto il buon Fey come un semplice contenitore dei ricordi di Zanark, magari con la possibilità di sfruttarli, ma non aveva considerato che essi potessero avere una volontà tutta loro, una così forte da far sottomettere la vera personalità del ragazzo, che dopo un iniziale conflitto interiore si era arresa alla sua nuova identità. A Saryuu non piaceva doverlo considerare una persona diversa, ma finché continuava a lavorare per lui non chiedeva altro. A non essere convinta e felice della novità era Meia, che da quando Rune era rientrato non faceva altro che battere il piede compulsivamente, innervosita da quel nuovo atteggiamento iracondo e arrogante.
“Saru” cominciò appunto a sentenziare “Io fossi in te mi sbarazzerei di lui.”
“E perché mai? Adesso che è convinto di essere Zanark, considera l'altro come un impostore e arde dalla voglia di toglierlo di torno. A proposito, Fey ci ha detto che il bestione lo sta seguendo e sarà qui a momenti, quindi tieniti pronta ad accogliere ogni altro eventuale ospite.”
“Continuo a non credere di poterci fidare di questo... uh... Feynark.”
Evan le prese le mani e sfiorò le labbra con le sue, tentando di tranquillizzarla.
“Lascia che il nostro Fey semini zizzania per un po', giusto per preparare l'El Dorado al peggio... ciò mi ricorda, è ora che io mi metta in marcia.”
Le schioccò un altro piccolo bacio sulla guancia, dirigendosi poi verso l'uscita della sala. Si fermò poco prima della porta, alzando lo sguardo verso una cornice nella quale era raffigurato un giovane dai capelli azzurri, gli occhi coperti da un paio di occhialini e un ghigno che la diceva lunga. Saru rispose a quel ghigno, abbassandosi a sua volta gli occhialini.
“Guardami, Kizaru, fratello mio. Prenderò il mondo e te lo donerò. Veglia su di me e sii fiero.”
Si allontanò, lasciando sola la sua compagna. Non a lungo, però; uno dei pochi membri rimasti nella Feida venne ad avvertirla che Zanark era arrivato e stava per essere catturato.
Costui aveva faticato moltissimo per raggiungere la sua destinazione, molte volte aveva desiderato tornare a casa e trovare riparo tra le braccia di Gamma aspettando che il pericolo passasse da solo... ma aveva capito a quel punto che non sarebbe successo. Scrutando il cielo, vide che aveva smesso di nevicare e un timido sole di mezzogiorno faceva del suo meglio per sciogliere il gelo. Era quello che voleva fare anche lui.
“Ci si rivede, impostore.”
Dopo pochi passi, l'Avalonic fu immediatamente atterrato. Feynark, come lo aveva distrattamente chiamato Meia, ci mise poco ad avvicinarsi a lui di soppiatto e stordirlo, trascinandolo poi in una gabbia piccola e stretta. Lo guardava dall'alto in basso, orgoglioso e sprezzante, gli occhi a quel punto diventati più rossi del magma. Se non fosse stato per il suo fisico mingherlino e per il colore e la pettinatura dei suoi capelli, sarebbe somigliato veramente all'autentico Zanark Avalonic. Perfino l'intonazione e il timbro della voce si erano fatti vicino all'originale. Il prigioniero era intimidito. Shura e Gamma, ogni tanto, gli avevano parlato di lui e si era stupito non riconoscendosi nella descrizione, poiché ancora non sapeva che la memoria era stata cancellata. Ma quel nuovo Fey combaciava alla perfezione, era quasi assurdo... forse allora era vero che era lui il vero Zanark. Ma no, non ci voleva credere comunque.
“Non sono... non sono un impostore! Gamma mi ha detto...”
“Gamma ti ha mentito, non è ovvio? A lui importa solo di chi gli pare e quando gli pare, sicuramente ti ha raccontato una valanga di cazzate solo per tenerti buono e non farti piangere come un lattante!”
“Non ci credo, non ti credo! Gamma mi vuole bene, me lo ha detto lui!”
“STAI ZITTO!”
Feynark prese l'altro per i capelli, poi cominciò a tirargli violenti calci nello stomaco. Ogni colpo sembrava quasi parlare, anzi, gridare contro la sua vittima. Gli pareva di sentire ogni grido: “io sono forte”, “io sono un campione invincibile”, “subisci la mia potenza e la mia collera”. E Zanark subiva, come un bimbo indifeso picchiato dai genitori. Cosa avrebbe fatto un bambino in quel caso? Forse avrebbe pianto, provato a scappare, lanciato oggetti, chiamato soccorso in maniera disperata... la situazione cambia dipendendo da bambino a bambino. Ma in fin dei conti, nonostante le condizioni del suo cervello, lui non lo era. Che cos'era, si chiedeva, chi era, perché era? Anche a lui veniva voglia di scappare e lanciare oggetti... ma invece la sua disperazione lo fece appellare ad una forza nascosta che racchiudeva tutto il peso dei suoi sentimenti. E allora gridò, un grido più forte degli altri. Un bagliore travolgente.


“Sicuro che sia qui, Gilly?”
“Ti ho già detto di sì. E non chiamarmi in quel modo.”
“Ma Gilly, qui non c'è niente di niente...”
“Ascoltami quando ti parlo!”
“Forse il nostro Gilly si è sbagliato... Povero piccolo Gilly, ha ancora il cuoricino spezzato perché la sua fidanzatina ha di gran lunga preferito una scimmia a lui...”
“FINISCILA!”
Gamma era stufo. In realtà tutti erano stufi degli interminabili bisticci tra Beta e Gillis, Sakamaki addirittura aveva il tic all'occhio e Toudou doveva reggergli il polso per evitare che la situazione degenerasse, ma Gamma era stufo di ogni cosa. Beta aveva ragione, nel luogo indicato non vi era alcuna traccia della Feida. Zanark quindi era ancora lontano da lui... Era quasi buffo, da quando stava a lui proteggere l'altro? Già, si era stufato anche di quella storia della perdita della memoria. Lui aveva perso la pazienza, ma nessuno stava organizzando una guerra per riportargliela indietro. Cosa gli rimaneva da fare?
“Ritornare sui tuoi passi sarebbe un'ottima idea.”
A rispondere ai suoi dialoghi mentali altri non fu se non Meia, che appariva stufa quanto loro. Il suo ex ragazzo subito si allarmò, prendendole una mano.
“Meia, Meia, Meia! Ripensa a ciò che fai, sei ancora in tempo, io ti perdonerò!”
“Da quando in qua sei al centro del mondo, tu?” gli schiaffò via le mani, con un verso sdegnato “Forse sei tu che dovresti ricrederti, Gillis, ma io invece non perdono. Adesso è Saru l'unico amore della mia vita.”
“A proposito” tagliò Toudou “Lui dov'è?”
“A svolgere delle faccende. Niente che possa minimamente riguardarti, vecchietto... o almeno, non per ora.” Si leccò le labbra, nascondendo un sorrisetto sottilissimo “Ma non temete, ha lasciato me a guardia della base e non avrete vita facile.”
“Base? Quale base?”
“Oh, ma che sciocca che sono! Gli umani non sono in grado di vederla... oh beh, per vostra informazione vi trovate nel cortile principale della Feida. Siate i benvenuti... finché vi sarà possibile.”
Un'altra cosa che stufava Gamma erano i poteri degli SSC, sempre pronti ad interferire nelle loro vite. Ma ciò che più lo disturbava era non riuscire mai a capirli o decifrarli.
“Non ti sforzare, caro Gamma” la sua nemica intercettò nuovamente i suoi pensieri “Pensavo ormai fosse chiaro che siamo diversi da voi. Però non ti importa, tu vuoi solo sapere dov'è il tuo amato così che puoi riportartelo nel tuo splendido mondo incantato dove potrai tornare a vivere felice e contento come il perfetto principino che sei. Ma mi spiace doverti comunicare che la tua principessa non esiste più. Fey ha preso il suo posto.”
“Fey? Che cosa c'entra Fey?”
Gillis aveva detto precedentemente di aver sentito lui e Saru parlare, che Evan voleva tenerlo con sé come nuova risorsa. L'occhialuto ricordava di aver sentito qualcosa sull'usare il ragazzino per usare qualche potere speciale, ma cosa significava che aveva preso il posto di Zanark?
“Noi lo chiamiamo Feynark” Riprese la ragazza, in una specie di cantilena “Ha assorbito i ricordi del vostro amico. Saru voleva solamente che diventasse più forte, ma chi si aspettava che diventasse il nuovo Zanark Avalonic? A mio parere è a dir poco insopportabile, ma neanche quello precedente era il massimo della simpatia, ripensandoci... Poco importa, sapete? Ci siamo tolti un grosso peso.”
L'albino non voleva piangere di nuovo. Era stufo anche delle sue lacrime, ma pensare che il suo ragazzo fosse stato rimpiazzato come un giocattolo vecchio e scarico da uno con la batteria a lunga durata nuovo di zecca lo logorava fin nel profondo del suo cuore già spezzato. Non gli importava del resto. Stava perdendo il controllo anche lui.
“ZANAAAAAAAARK!!”
Il bagliore travolgente gli rispose. Quel raggio di luce e di forza proveniente dalla sede invisibile della Feida rispose al suo richiamo. Era un boato di energia che tutti i presenti avevano imparato a temere. E in quel momento, inorriditi e terrorizzati, lo riconobbero all'istante.
“C-Com'è possibile...?!”


--
Salve gente!
Allora allora allora, eccoci qui con l'ottavo capitolo di EM! Dovrebbe essere il terzultimo, ma può darsi che diventi il penultimo, dipende da come scriverò il prossimo... Potrebbe volerci molto, visto che prima faccio la brutta copia e vorrei completare almeno un capitolo e mezzo in brutta prima di copiare e pubblicare!
Che dire di questo capitolo? Solo che è stato divertentissimo da scrivere! Ci sono tanti personaggi qui, ognuno di loro aveva bisogno di tantissima caratterizzazione ed è stato bellissimo darla a tutti, soprattutto all'irriverenza di Meia!
Avete comprato il gioco della Chrono Stone? Io sì, l'ho preso ieri, e visto che domani non ho scuola ho passato tutta la giornata a giocarci e ora mi aspetta la Protocol Omega 3.0, contro Gamma~ c'è tantissima ZanGamma nel gioco, non avete idea!
E boh, io parlo sempre come se mi stessero leggendo 50.000 persone. So che non è così, ma so anche c'è gente a cui piace quel che scrivo. Anche al mio psicologo. Davvero. Comunque le poche care persone che leggono, anche se non si fanno sempre sentire, mi danno tanta gioia e mi spronano a continuare e impegnarmi al massimo nella scrittura, quindi vi ringrazio tutti!
Grazie come sempre a Lau che mi ha betato anche questo capitolo, e a Marina Swift per la sua adorabilissima recensione!
Vi abbraccio tutti, spero di sentirvi tutti!
Bis Bald!
Ursy

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Capitolo 10
*** Capitolo nono ***


Capitolo nono_
(Un... mostro?)

Cinque minuti di confusione generale. Scambi di occhiate stupite e disorientate da parte di ogni singolo presente. In quel piccolo frangente temporale, Zanark e Feynark avevano raggiunto il cortile principale e il ragazzo poco prima prigioniero si era fiondato tra le braccia del fidanzato buttandolo a terra, ma con sua sorpresa Gamma aveva ricambiato con molta incertezza. Ancora in quello stato primitivo, il suo cervello non aveva imparato a distinguere all'istante la paura negli occhi di qualcuno... ma quando lo comprese, Zanark rimase sconvolto, non capendo invece a cosa era dovuto tale spavento.
“Hai visto come sono stato bravo?” Aveva proclamato fiero “Sono scappato da solo e sono tornato da te!”
“S-Sei... sei come loro...”
Il suo labbro inferiore tremava e cominciò a indicarlo. L'Avalonic ricordò una scena di poche settimane prima, quando alla televisione in un film c'era un'invasione di enormi esseri simili a scarafaggi e il suo fidanzato aveva insistito per spegnere subito, proclamando che quella visione suscitava paura e disgusto e urlando la parola “mostro” più e più volte. Allora se ne rese conto: l'espressione che aveva in quel momento era la stessa di allora. E non solo Gamma, ma tutti quanti lo stavano fissando a quel modo. Ma perché? Era forse diventato un enorme scarafaggio anche lui? Era diventato un mostro?
“Cosa gli avete fatto?”
Il presidente Toudou fece un passo avanti, deglutendo. Era deciso ad andare in fondo alla questione e, da buon leader, riportare la calma all'interno del suo gruppo. Ma Meia appariva smarrita quanto loro e lo dimostrò apertamente, agitando con foga le braccia.
“Non gli abbiamo fatto un bel niente noi! Perché questo bestione è ancora in grado di usare i suoi poteri?! Non aveva preso il vaccin-”
Si bloccò, rendendosi conto di ciò che stava facendo. Era inutile urlare i suoi dubbi all'El Dorado quando poteva chiarirli chiedendo direttamente all'interessato, visto che, seppur in un corpo che non era il suo, era lì di fianco a lei.
“Allora, Feynark...”
“Zanark.”
“Non discutere. Quell'impostore che si spaccia per te ha usato degli strani poteri.”
“Mi credi cieco? Li ho visti con i miei occhi.”
“Sembravano gli stessi poteri che avevi quando ancora eri come noi, ma ciò implicherebbe che tu non abbia preso il vaccino. O è forse così?”
“Anche se fosse?”
“Ti ho detto di non discutere. Sarò anche paziente, ma mi stai mettendo a dura prova con i tuoi giri di parole. Quindi, prima che io mi senta obbligata a doverti spezzare le interiora, potresti dare una risposta alla mia domanda?”
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, sospirando frustrato. La novità non era andata giù neanche a lui e dover rispondere lo riempiva di un'ulteriore frustrazione. Cominciò a camminare avanti e indietro, giocando con la tensione generale.
“Non ho mai preso quella roba, intralciava i miei allenamenti. I vecchi dell'El Dorado avrebbero fatto un sacco di storie, quindi ho pensato bene di non farne parola con nessuno. I miei poteri mi mettono alla prova... Quindi gradirei molto se il signor impostore me li rendesse subito.”
Un brivido percorse la schiena di Gamma. La sua iniziale paura si stava mutando in preoccupazione, scherno, rabbia. Non aveva mai immaginato che il suo ragazzo fosse così tanto pericoloso. Aveva deciso di convivere con lui e cominciare quella complicata relazione basandosi su un sentimento che non sapeva identificare, dettato però dalla tranquillità che provava quando era al suo fianco. Ma quest'ultima svaniva sapendo che Zanark Avalonic non aveva mai smesso di essere quella miccia accesa che avrebbe potuto esplodere senza preavviso. La vita dell'ex criminale, con i suoi strani geni, era infatti appesa ad un filo sottilissimo, senza contare che avrebbe potuto coinvolgere molte altre persone. L'albino avrebbe preferito saperlo, almeno lui... Ma se lo avesse saputo fin dal principio, avrebbe comunque deciso di frequentarlo in quel modo e trascorrere la sua vita con lui come partner? Si morse il labbro, accorgendosi che probabilmente non sarebbe stato così. E, furbo e losco come in fondo era, l'Avalonic lo sapeva e aveva preferito mantenere il silenzio.
“Beta, Gillis” l'audace presidente si azzardò a interrompere la quiete, notando l'affanno del suo soldato “Qui ci pensiamo noi. Portate Gamma via di qui... E anche Zanark. Con molta cautela.”
Beta reagì disgustata e non lo nascose. Il giovane smemorato riuscì a sentirla mentre bisbigliava “io quello lì non lo tocco!”. Anche la sua adorata Beta, con cui aveva tanto legato in quel periodo, voltava le spalle alla sua natura di mostro. Avrebbe voluto urlare un'altra volta... Anzi, perché no? Riappellarsi a quella forza che un minuto prima lo aveva liberato, che lo aveva fatto sentire fiero di sé, forte come appariva Feynark. Si accorse di volere, in quel momento, solo quello: essere il più forte, più forte delle sue paure, anche se significava essere un mostro.
“LASCIAMI!”
Con un violento spintone atterrò Gillis, che si era apprestato a prendergli una mano per portarlo via. Gli occhi dell'Avalonic erano diventati come due fari abbaglianti violacei, i suoi muscoli erano ancora più evidenziati del solito, dalla sua bocca cominciò di nuovo a formarsi quel raggio spaventoso che gradualmente finì per attaccare alla cieca. Non era più conscio, solo acciecato da una rabbia dettata da mille timori e voleva agganciare un obbiettivo su cui sfogarla. Sfortunatamente lo trovò molto presto: cogliendo lo sguardo di Beta, riusciva a sentir riecheggiare nella sua testa le parole da lei bisbigliate qualche minuto prima, ampliando la sua collera. Una strana e inquietante aura lo circondò, mentre si preparava a sfoderare un nuovo attacco. La ragazza si accorse in ritardo di essere nel suo mirino e, sebbene solitamente fosse agile, probabilmente fu la foga del momento che la fece inciampare. Si rialzò in fretta, ma non abbastanza: il raggio la stava per centrare in pieno. Ma prima che potesse gridare, fu scaraventata qualche metro più in là evitando il colpo per miracolo. Un miracolo che in quel momento portava il nome di Gillis.
“Che... Che hai fatto, scemo...?”
Il ragazzo occhialuto giaceva accanto a lei, con il braccio destro che le cingeva la vita. Il sinistro invece era screpolato e coperto di sangue fin dalla spalla, segno che lui non era stato così fortunato da scamparla. Quando se ne accorse, la giovane lanciò un gridolino. Non tanto per l'orrore che le dava la scena, aveva visto di peggio in numerosi film di paura, ma per il pensiero che quello stupido aveva sacrificato un arto per lei. Per quale motivo, poi?
“Dobbiamo... Dobbiamo stare uniti.” Bonfocchiò il ferito, lamentandosi del dolore con qualche gemito “Zanark è fuori controllo... E' facile rimettere la pelle...”
“Vale anche per te. Riesci a muovere il braccio?”
“No... Per niente...” Cercò di abbozzare un sorriso “Non preoccuparti, è solo un braccio. Il sinistro, per giunta.”
“Non ho mai detto che mi preoccupo.”
“Dovresti. Sono mancino.”
“...Certo che sei imbecille.”
Non aveva idea del perché l'avesse voluta salvare a tutti i costi, o come mai stesse cercando di risollevare la situazione con dell'humor discutibile. Ma Gillis era sempre stato così, sempre dedito al suo spiccato senso del dovere, di cui Meia aveva sempre approfittato per farsi trattare come una principessa. Non voleva però rinunciare a quella sua caratteristica, aveva preferito dire addio a lei e ai suoi poteri ed essere un comune ragazzino. In fondo, si diceva, gli esseri umani sono da sempre gli eroi più grandi di tutti i tempi. Con un altro sorriso forzato provando a scacciare l'immenso dolore, spostò lo sguardo su quello che era diventato il campo di battaglia; la sua ex, dopo aver creato numerose barriere protettive, stava tentando di dileguarsi, ma Sakamaki e Toudou le stavano alle calcagna. Aveva invece perso di vista Gamma, cosa molto più preoccupante. Ma la sua attenzione ricadde inevitabilmente su Zanark, che aveva fortunatamente rinunciato ad attaccare Beta e fronteggiava, con sua sorpresa, nientemeno che Feynark. Costui gli si parava davanti con un ghigno, che con tutta probabilità stava a significare che era stato lui a sfidarlo.
“Certo che se stai provando a imitarmi” Disse costui, apparentemente senza un briciolo di timore “Lo stai facendo davvero male.”
L'ex criminale ringhiò, agganciandolo come nuovo obbiettivo e avvicinandosi a lui pericolosamente.
“Se tu fossi veramente me, avresti imparato da tempo a domare quella belva. Guardati, sembri un cane rabbioso! Ci manca solo che cominci a sbavare adesso!”
Lo stava provocando, cosa che al vero Zanark Avalonic era sempre riuscita bene. Anche se non si sarebbe detto, quando voleva era capace di essere un vero e proprio calcolatore. E Feynark, attraverso questa caratteristica, stava ottenendo proprio ciò che desiderava: una persona tanto arrabbiata da avere la guardia abbassata. Tirargli un calcio nei denti fu davvero semplice.
“Bello Zanark che sei. Se lo fossi davvero, avresti divorato la mia gamba a colazione.”
“Io non sono Zanark. Io sono un mostro.”
L'altro non demordeva. Aveva comunque la robustezza del suo corpo dalla sua parte e quel calcio, tirato seppur con una grandissima potenza da vero cannoniere, restava pur sempre sferrato dalla gamba ben più gracile di Fey. Era ancor più arrabbiato e determinato di prima. I loro quattro occhi rossi si fissavano con intensità, sprizzando invisibili scintille. Il verde fece per colpirlo con più intensità, ma il suo avversario richiamò a sé i suoi poteri, preparando un altro raggio di energia che a quella distanza tanto ravvicinata non sarebbe potuto essere schivato.
“FERMATI, ZANARK!”
Un sasso lanciato verso di loro costrinse l'Avalonic a bloccarsi e a dissolvere il raggio, lasciando campo libero all'altro... solo che nemmeno Feynark se la sentì di attaccare. Voltandosi, scorsero la figura di Gamma, il volto sommerso dalle lacrime, che si avvicinava a loro lentamente con le gambe che tremavano. Arrivato a pochi passi da loro, con un ultimo atto di coraggio avvolse le braccia attorno a entrambi. Singhiozzava, visibilmente provato.
“Zanark... Zanark, tu non sei così...”
I due avversari abbassarono i pugni. Fu chiaro che l'albino stava parlando a Zanark, perciò a tutti e due e non solo a quello che di dato e di fatto era l'originale. Sapeva che Zanark Avalonic, il suo ragazzo, in qualsiasi forma fosse gli voleva bene e lo avrebbe ascoltato. Magari non obbedito, ma ascoltato. E ciò lo rendeva tutto fuorché un mostro. Gli bastava questo.
“Ti prego... Calmati... Voglio che tutto torni alla normalità... Lo vuoi anche tu, no?”
Le difese degli altri due si abbassarono completamente e ricambiarono l'abbraccio. Dimenticarono la loro battaglia, i loro rancori, tutto. Fuorché quel profondo sentimento che li legava all'albino.
“Gamma...”


Meia era riuscita ad allontanarsi abbastanza, sia con le sue gambe che con il teletrasporto. Non voleva immischiarsi in una battaglia così violenta che aveva già fatto saltare metà dei suoi piani, piuttosto preferiva recarsi al fianco del suo amato e aiutarlo col suo misterioso progetto. Ormai la distanza che la separava da Saru era breve, ma si era affaticata troppo e le occorrevano almeno cinque minuti per riprendere fiato, poiché non era abituata a correre nella neve e aveva esaurito l'energia necessaria ad un ultimo teletrasporto. Purtroppo per lei questo la svantaggiò altamente.
“Ferma lì dove sei.”
Nonostante l'età i due anziani membri dell'El Dorado erano riusciti a tenerle testa e non perderla di vista, probabilmente usando la loro avanzata tecnologia. Rassegnata, ma solo momentaneamente, la ragazza si alzò in piedi e sollevò le mani.
“Non vado da nessuna parte. Ma ciò non significa che avete vinto.”
“Spiegaci una cosa: che cos'è 'il mondo di Kizaru' che Saru cerca tanto di realizzare?”
“Oooh, sei esperto, vecchietto? Peccato che non ti riguardi affatto, riguarda solo lui e Saru.”
“E allora tu che c'entri?” Sakamaki fece un passo avanti, forse con un piano ben preciso in mente “Perché lo affianchi? Mica ti riguarda.”
“Come osi?!”
“Non ti importa perhcé sei innamorata di lui, no? Il suo mondo per te diventa il tuo, non vuoi abbandonarlo perché potrebbe in ogni istante aver bisogno di te. Non ti sorge mai il dubbio invece che non sia così? Che anche se ti tiene con sé e ti dimostra che ci tiene a te nel suo mondo non hai spazio, perché nella sua mente c'è ben altro?” Ghignò vedendola mordersi il labbro “Hai tentennato, cara mia. Sei dubbiosa anche tu. Se tu fossi sicura di te, non ti importerebbe niente di ciò che ti ho appena detto. Saresti già al fianco di Saru.”
“SILENZIO! Cosa vuoi saperne tu?!”
“Ne so molto più di quanto tu possa mai immaginare.”
Toudou guardò stupito il suo collega. Era evidente che volesse manovrare la sua nemica colpendo un nervo, ma non si aspettava da lui un discorso del genere. Era riuscito a far venire i dubbi anche a lui. Sakamaki Tougurou era un uomo veramente scaltro.
“Meia. Mi senti?”
La voce di Saru proveniente dal nulla interruppe lo strano piano dello scienziato. Il volto della giovane si illuminò, dimenticando lo stato in cui l'aveva messa Sakamaki.
“Saru! Ti sento forte e chiaro, ma ho compagnia.”
“Lo so, vedo anche che sei molto stanca. Ti sto passando un po' di energia. Porta tutti qui. Anche gli altri rimasti alla base. Il piano può cominciare.”
“...Ricevuto.”
Con una nuova forza nel corpo, ma anche nel suo animo, Meia allargò le braccia e inghiottì gli altri in un teletrasporto. Non ebbero nemmeno il tempo per realizzare dove fossero finiti, che furono accolti da una rumorosa e drastica esplosione.


--
Dopo quasi tre mesi di agonia, di brutte copie buttate all'aria, di continue cancellature, di ispirazione ballerina, di studio matto e disperatissimo, di Imagine Dragons, di "vbb questo sarà un capitolo corto"... Signori, vi presento il capitolo più lungo della fic.
Vi giuro, avevo cominciato a perdere la speranza, è da prima che finissi l'ottavo che sto lavorando al capitolo nove e non avevo quasi idee, tant'è che fino alle 11.30 di stamattina avevo scritto sì e no 750 parole. Quindi, vi consiglio, non disperatevi se l'ispirazione non arriva, perché poi arriva. A muzzo. E vi fa scrivere esattamente 2220 parole di puro sclero piene di feels.
Insomma, doveva essere un breve capitolo di transizione e invece ci troviamo Meia che dice cose stupide, Zanark mezzo convinto di essere uno scarafaggio, Feynark completamente convinto di essere fortissimo, Gillis che prende la situazione sottobraccio (sorry not sorry), Beta che sfocia nell'OOC e tante altre cose. Mi hanno fatto notare che questo capitolo è strapienissimo di ship (ce n'è anche una nascosta ssssh) e sono orgogliosa del mio operato. E' stato un parto, ma ne è valsa la pena.
Il vantaggio di aver perso un paio di anni scolastici per vari motivi è quello di non essere con i miei coetanei a fare la maturità, inoltre quest'anno sono anche promossa senza debiti FINALMENTE e ho l'estate
libera per scrivere di più~ credo infatti, secondo i miei calcoli, che i capitoli di EM saranno alla fine undici più un eventuale epilogo, quindi dovrei concludere a breve (spero) e siamo vicini al momento critico che riserverà sorprese, sia belle che brutte. Spero possiate apprezzare!
Concludo augurando un in bocca al lupo a chiunque stia sostenendo esami, che siano di terza media, di maturità, universitari o di coscienza. Spero vivamente che vi sia piaciuto il capitolo e scusate per la lunghissima attesa!

Bis Bald!
Ursy

 

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Capitolo 11
*** Capitolo decimo ***


Capitolo decimo_
(Il mondo desiderato da Kizaru)


Una nube di fumo colorato e un odore nauseante accolsero i poveri malcapitati nel luogo misterioso. Il presidente Toudou fu il primo a tentare di prendere in mano le redini della situazione, avanzando di qualche passo e spostando continuamente lo sguardo da destra e sinistra e viceversa. In breve tempo constatò che si trovavano, per qualche motivo ignoto, al laboratorio principale di ricerca medica-scientifica dell'El Dorado, esterno alla sede in caso qualche esperimento andato male avesse coinvolto le alte sfere, sprovviste di protezione e preparazione medica. Sebbene il suo  più fedele sottoposto avesse lavorato lì in numerose occasioni, il presidente vi aveva messo piede pochissime volte, la maggior parte delle quali l'anno precedente, quando proprio in quell'edificio era in stato di sviluppo il famoso vaccino che avrebbe dovuto scongiurare la terribile minaccia dei Second Stage Children. Osservando la struttura, si poteva facilmente notare che almeno due terzi abbondanti erano gravemente danneggiati se non completamente distrutti… Ma la vera tragedia fu nel vedere, stesi inermi e separati solo da pochi ma vasti laghetti di sangue, i corpi di più di un centinaio degli scienziati dell'El Dorado. Una nuova strage e un altro imperdonabile attentato erano stati compiuti da quei ragazzini demoniaci. E proprio il loro capo era davanti a loro, compiaciuto, seduto su un grosso macigno che gli fungeva da trono.
“...Sei proprio uno stronzo, lo sai?”
Sakamaki fece a sua volta un passo in avanti, ringhiando, ma ottenne in cambio solo un'insopportabile risatina divertita da parte del suo nemico.
“Ma grazie, sei fin troppo gentile. A proposito, benvenuti nel mio nuovo laboratorio. Purtroppo siete incappati nel bel mezzo del trasloco, come vedete in terra c'è ancora un sacco di spazzatura di cui mi devo disfare… ma sono più che convinto che appena terminate le pulizie sarà il luogo perfetto per un nuovo inizio.”
Rise ancora, osservando ben bene le facce sconvolte dei presenti, la confusione nei loro occhi, la loro voglia di gridargli contro e ricoprirlo di insulti bloccata dalla tensione del momento. La presenza di Fey, che avrebbe dovuto essere suo alleato, non gli era affatto gradita, soprattutto visto che era stretto a Gamma. Avrebbe fatto più tardi una chiacchieratina con loro, ma in un secondo momento. Una losca conversazione tra Toudou e Sakamaki suscitò in lui un interesse maggiore e si mise silenziosamente in ascolto.
“Sakamaki. Ho bisogno che tu vada all'interno della struttura. Devi riuscire a localizzare qualche eventuale superstite… E possibilmente anche un “tu sai cosa”."
“Presidente, sa benissimo che non posso lasciarla… no, non posso lasciarti solo. Sei un pezzo grosso, oltre che un mio amico. Devo rimanere al tuo fianco.”
“Apprezzo questo tuo istinto di protezione nei miei confronti, l'ho sempre apprezzato, davvero. Ma tu conosci il laboratorio molto meglio di me e sei addestrato per situazioni di emergenza. So che te la caverai senza troppi problemi, se c'è una persona che può occuparsi di questo incarico quella sei tu. Non te lo chiederei se non ne fossi certo. E poi anch'io ora so cavarmela… del resto, è anche grazie a te se ora cammino sulle mie gambe, senza che esse tremino.”
“Toudou...” Lo scienziato lo guardò dritto negli occhi. Mai lo avrebbe dato a vedere, ma era davvero commosso “Allora non ti deluderò. Tu cerca di stare al sicuro e di proteggere anche i ragazzi. Ah, ho già contattato “quella persona” e dovrebbe arrivare a momenti, così almeno uno dei problemi sarà risolto.”
“Ottimo. Contiamo su di te… Buona fortuna, Togurou.”
“Eh no” Il capo della Feida intervenì, muovendo l'indice in segno di disapprovazione “Mi dispiace interrompere i vostri adorabili messaggini in codice, piccioncini, ma qui c'è qualcuno che riposa e non deve essere disturbato per nessun motivo, quindi niente ospiti sgraditi.”
“Aspetta un attimo, Saru!” La sua ragazza interruppe a sua volta “Lascia che ci pensi io a questo vecchietto, visto che ho un bel conto in sospeso con lui. Capita proprio a fagiolo: abbiamo giusto bisogno… DI UN ALTRO CADAVERE!”
Meia sollevò lo scienziato in aria con i suoi poteri e, con la sola forza della mente, cominciò a contorcergli gli arti, costringendolo a qualche gemito di dolore. Soddisfatta, lo sollevò ancora più in alto, per poi scaraventarlo a gran velocità molto più avanti, dove la distesa innevata impediva di distinguere qualsiasi cosa. Il conseguente tonfo, però, si udì senza problemi.
“TOGUROU!!!”
Heikichi strinse i pugni, furioso. I suoi occhi rossi solitamente vuoti a causa del grande dolore si riempirono di rabbia, tristezza, senso di colpa e la pesantezza del dover trascinare l'ennesima carcassa senza vita sulla sua debole coscienza. Aveva condannato Sakamaki, ma piangere non lo avrebbe portato indietro, ma farla finita con i Second Stage Children una volta per tutte lo avrebbe almeno fatto riposare in pace.
Ma Saru, dal canto suo, aveva per un attimo smesso di ridere. Aveva puntato la fidanzata, che ghignava fiera, ma l'espressione dell'altro invece rivelava il contrario.
“Meia. Non ti ho dato l'ordine di sbarazzarti di lui.”
“Eh? Ma l'ho fatto per te, per contribuire al piano e renderti soddisfatto...”
“E questo mi renderebbe soddisfatto?! Hai stravolto metà del piano! Secondo te che diamine me ne faccio ora dei tuoi contentini?!”
Meia ammutolì. Aveva rovinato veramente tutto? Come mai Saryuu aveva preso a trattarla così male all'improvviso? Che quel Sakamaki avesse avuto ragione? No, era impossibile.
“L'unica cosa che conta adesso” riprese Saru, tornando a ridere sguaiatamente “E' IL RITORNO DI MIO FRATELLO!!”
Toudou indietreggiò non appena recepì quella frase. Pensò e soprattutto sperò che si trattasse solo di un maniacale delirio, ma sebbene non sembrasse del tutto lucido, negli occhi di Evan splendeva una strana luce che in qualche modo diceva che si trattava della verità: Kizaru avrebbe fatto ritorno. Ma come, se proprio quest'ultimo aveva proclamato che sarebbe morto e poi sparì per sempre subito dopo, come a confermare ciò che aveva detto?
“Mi piacciono le vostre facce sconvolte” Continuò Saryuu con la sua fastidiosa risata “Non so se tutti voi conoscete la storia di mio fratello Kizaru… vi basti sapere che era un vero e proprio portento. Circa dieci anni fa fu lui a seminare il caos, radendo al suolo l'inutilità di un mondo che lo aveva sempre disprezzato… Era superiore anche a noi, più longevo, più potente, più astuto e spietato… Scommetto che vi spiace non averlo potuto conoscere, vero? Beh, potete rallegrarvi. Guardate, eccolo lì che dorme.”
Con grande orrore dei suoi ospiti, lo spietato capo della Feida indicò una teca non troppo distante, protetta da una piccola barricata ma comunque ben visibile, con attorno un sacco di macchinari che suonavano e lampeggiavano. All'interno, un liquido blu-verdastro formava grosse bolle d'aria; intanto al centro una strana figura deforme appariva come rannicchiata su sé stessa, di tanto in tanto facendo minuscoli movimenti... era fin troppo simile a un feto. Proprio allora Toudou realizzò.
“Quello sarebbbe... sarebbe Kizaru?!”
“Bingo! Proprio lui!”
“Come... com'è possibile...?”
“Beh, bastano le giuste attrezzature, gente esperta e tanta voglia di veder nascere quel mondo che mio fratello ha sempre desiderato vedere e un giorno governare, il mondo in cui solo i prescelti dai più grandi poteri avrebbero avuto l'onore di abitare...” Con uno scatto rapidissimo il giovane si avvicinò pericolosamente alla sua nemesi, portando la distanza a pochissimi millimetri “Ciò che non capisci, mio caro signor presidente... è quello che ho ottenuto finora. Riportare Kizaru alla luce è tutto ciò che ho sempre desiderato. Da qualche mese mi sono messo a operare nell'ombra, facendo ricerche e ricavando informazioni e materiale... Ma come sospettavo, i miei movimenti non sono passati inosservati di fronte all'El Dorado, così sono dovuto passare alla fase due del mio piano, ossia sperimentare quel che avevo raggiunto fino a quel momento: la manipolazione dei ricordi altrui. E quale cavia migliore di un impulsivo traditore quale Zanark Avalonic? Avrebbe mandato in crisi voi vecchietti, tolto di mezzo un possibile ostacolo e verificato che potevo togliere a mio piacimento un'intera memoria. Ma cosa potevo farmene di tali ricordi, se non assegnarli a qualcuno? Ho voluto punire anche Fey e usarlo come secondo capro espiatorio, donandogli l'essenza di Zanark e sperando che avrebbe ereditato i suoi grandi poteri alternandoli alla sua personalità di sempre, ma ahimé la sua mente era troppo debole rispetto al carattere di Avalonic e ha finito per schiacciarlo completamente. Oh, giusto, il nostro Gillis pensava che Fey sarebbe stato il mio erede... illuso. Con l'ampliamento dei nostri poteri che solo Kizaru potrà fornirci, NOI VIVREMO PER SEMPRE E L'UNICO EREDE DI MIO FRATELLO SARO' IO!”
La sua risata era diventata ancora più isterica e faceva fin troppa paura. Feynark e Zanark erano a dir poco allibiti e delusi dalla verità appena appresa, ma nessuno dei due aveva la forza di fare nulla, soprattuto il ragazzo più giovane, che aveva cominciato a massaggiarsi le tempie con foga. Ma ancora qualcosa non era chiaro.
“E perché ti interessa la manipolazione dei ricordi?”
“Non è ovvio ormai? Prima di uccidere questi tuoi cari colleghi che vedi stesi in questo laboratorio, ho estrapolato ogni ricordo che avevano riguardo agli avvenimenti di dieci anni fa e piano piano stanno raggiungendo la testa di Kizaru. Ogni persona che abbia memorie che lo riguardano farà questa fine. Mi sarebbe stato comodo anche il vecchio Sakamaki, ma Meia ha fatto il danno. Però c'è una persona che lo ricorda meglio delle altre... e sei proprio tu, presidente. E visto che ti sei portato dietro numerosi testimoni, riserverò lo stesso trattamento anche a loro.”
Era assai chiaro che Saru aveva letteralmente perso la ragione, acciecato dal desiderio di riportare alla vita il suo altrettanto malsano fratello. Aveva però intenzioni serie e nessuno aveva abbastanza forza per poterlo contrastare o, se proprio fosse stato necessario, eliminarlo una volta per tutte. Gamma aveva un peso psicologico e due ragazzi confusi da sostenere, Gillis era indebolito dalla ferita al braccio e, per quanto non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, Beta da sola sarebbe durata mezzo minuto. Non avrebbero potuto unire le forze e anche se avessero chiamato rinforzi sarebbero probabilmente stati intercettati dagli altri scagnozzi di Saru. Il silenzio regnava sovrano... ma una singola persona ebbe il coraggio di spezzarlo.
“Schifoso.”
Zanark fece un passo in avanti, mosso non dal coraggio ma dalla sua spontaneità fanciullesca acquisita con la rimozione dei ricordi. Saru sollevò un sopracciglio, un po' indignato da ciò che aveva appena sentito.
“...come, prego?”
“Schifoso. Sei tu... sei tu il mostro qui!”
“Ma davvero, smemorato impertinente? Credi di avere voce in capitolo? Probabilmente non sai nemmeno la metà di quel che dici. Ma non importa. Sei quello di cui mi importa di meno, al momento. Quindi... vedi di tacere!”
Allungò un braccio verso di lui, pronto a sferrare un attacco violento. Ma, proprio all'ultimo secondo, cambiò obbiettivo e la sfera viola che partì dalla sua mano finì per colpire Gamma, poco più a destra. Costui si accasciò dal dolore, urlando agonizzato e piangendo di disperazione. Il suo ragazzo si precipitò da lui, urlando il suo nome, scuotendolo, piangendo a sua volta. Era l'ultima goccia. Non solo per l'Avalonic. Per tutti.
“Schifoso.”
Feynark si tolse le mani dalla testa e ringhiò, stringendo i pugni e tremando di rabbia.
“Schifoso.”
Fu il turno di Beta e Gillis, all'unisono, di esprimere a loro volta disprezzo per la follia di Evan.
“Schifoso...”
Perfino Gamma, debole com'era, non si lasciò sfuggire l'occasione. Ma l'ultima voce fu la più sorpendente.
“Schifoso. Sei ancora più schifoso di tuo fratello. Siete due schifosi.”
Toudou non aveva mai avuto tanto coraggio in vita sua. Mentre Saryuu era tanto impegnato a ferire Gamma e Zanark, aveva fatto qualche passo verso la teca in cui dormiva il nuovo ma vecchio nemico, muovendosi lento e con cautela come era solito fare. Aveva pensato a Hana, ad Aya, alla nipote mai nata, ai colleghi periti, a Sakamaki... ed era stato più forte di lui. Con un pugno perforò il vetro, ignorò le scheggie conficcate nella mano e, con tutta la sua forza, con tutta la forza delle anime morte a causa della pazzia dei due fratelli, strangolò il feto, lo calpestò più volte, ripeté queste azioni finché non fu completamente inerme e coperto di sangue. Aveva ottenuto vendetta? No. Giustizia era la parola più adeguata.
“...grosso errore.” Saru guardò in basso. La sua rabbia era percepibile a chilometri di distanza. “GROSSO, GROSSISSIMO, GIGANTESCO ERRORE!!”



“Stavo per rimetterci le penne sul serio stavolta.”
Sakamaki dovette sbattere le palpebre numerose volte prima di rendersi finalmente conto di averla scampata. Si mise a guardare la distesa innevata circostante, il laboratorio in lontananza, fino a raggiungere gli occhi del suo salvatore.
“Sono arrivato appena in tempo, ci è veramente mancato poco.”
“La ringrazio per questo. Ha portato ciò che le abbiamo chiesto?”
“Certamente.”
L'uomo, una strana figura incappucciata, porse allo scienziato una valigietta, facendolo ghignare di soddisfazione.
“Ottimo.”
“Allora sappiamo entrambi cosa dobbiamo fare. Agirò io per primo, lei è comunque ferito anche se non sembra essere grave. E' meglio che si muova senza fretta.”
Dovette riconoscere che aveva ragione, perciò Togurou si limitò a sospirare e scuotere la testa. Con delle bende fornite dall'uomo che lo aveva salvato, cominciò a fasciarsi e ad occuparsi della sua salute, mentre l'altro li aveva già voltato le spalle pronto a dirigersi verso ciò che era divenuto un campo di battaglia. Riuscì a rivolgergli solo poche ultime parole, prima che sparisse dalla sua vista mimetizzandosi con il bianco della neve.
“Buona fortuna... signor Rune.”


--
Okay, okay, fatemi riprendere fiato.

Bene.

Signori e signori, benvenuti al decimo capitolo di Empty Man, anche noto come "Saru che fa cose" o "Kizaru che fa ancora più cose"!
Non ho molto da dire... questo il capitolo è il climax della fanfic. Con tutta probabilità questo è il penultimo, ma non voglio più fare previsioni, quindi boh, potrebbero mancarne anche una quarantina... no, spero proprio di no.
Avete percepito la tensione nell'aria? Io fin troppo, sono praticamente angosciata-- Saru e Kizaru sono letali e hanno effetto anche su di me D: lavoro su questo capitolo da un po' e Lau ne è testimone, mi ha aiutata molto ospitandomi a casa sua mentre lo scrivevo e dandomi nuovi spunti, la ringrazio tanto!
A questo proposito, nello scorso capitolo mi hanno recensita due facce nuove (comunico con grande rammarico ad una di loro che no, purtroppo non ho in programma scene di sesso tra Saru e Meia, anzi...) e sono veramente commossa, non me lo aspettavo proprio, grazie davvero! E grazie alla carissima Marina Swift, sempre presente! E a tutti gli altri lettori che non recensiscono ma che so comunque che apprezzano... Insomma, non credevo che EM potesse piacere così!
Ora vi saluto, spero di riuscire ad aggiornare un pochino prima la prossima volta!
Bis Bald!
Ursy

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Capitolo 12
*** Capitolo finale ***


Capitolo finale_
(Shot)


Pur non più provvisto del suo Mixi-Max con il Gene-S, Saryuu Evan furibondo faceva davvero impressione. Fatta eccezione per quell'unico urlo, era rimasto con lo sguardo basso per un paio di minuti, fermo, tranne che per un movimento nervoso della testa e dell'indice, quest'ultimo mosso come a seguire la sua rapida cadenza cardiaca. Quasi lo si poteva sentire, il suo cuore imbizzarrito a tal punto da sopprimere ogni sforzo del cervello.
Meia lo aveva ascoltato molte volte. Da quando si era messa con lui, si era sempre divertita ad appoggiarsi al suo petto per ascoltare il cuore che batteva solo per lei. Ma in quel momento pulsava per rabbia, alla cui doveva assolutamente rimediare se avesse voluto continuare ad ascoltarlo, magari accoccolata su un trono mentre osservavano un nuovo mondo perfetto. Dopottutto, la ragione era il suo forte.
“Ascoltami, Saru” Si avvicinò a lui, cauta ma sicura, con un sorriso e una mano allungata verso di lui “non è tutto perduto, lo sai, vero? Se agisco in fretta posso recuperare tutti i dati che avevamo radunato per poi ricreare il feto. Ci vorrà un po' più tempo e potrebbe essere leggermente impreciso, ma io sono brava in queste cose e perciò..."
"Sta' zitta."
La liquidò allontando la sua mano in un modo che avrebbe scoraggiato quasi chiunque. Ma Meia, forse perché abituata all'essere sempre accontentata, non voleva saperne di demordere.
"Saru, ascoltami, capisco che sei stravolto..."
"No, Meia. No, tu non capisci un bel niente. Questi insulsi umani hanno osato interferire, hanno toccato mio fratello con le loro mani indegne. Cosa me ne faccio di un tentativo impreciso di sistemare le cose da una che vuole solo le coccole a fine giornata? Non capisci che l'unica cosa che importa è liberarsi dei fardelli inutili? Non capisci che nemmeno tu sei degna di poter solo pensare alla vita di Kizaru?!"
"Io pensavo che tu..."
"Che ti amassi? Non lo nego, è probabile, ma l'amore non è importante per la missione. Mi stai intralciando adesso, levati di mezzo."
"Io non..."
"LEVATI DI MEZZO!"
Con quell'urlo, i suoi poteri scatenerano una forte onda d'urto che colpì la ragazza, sbalzandola indietro per poi farla rotolare, finché non andò a sbattere contro qualcosa, anzi, qualcuno che conosceva bene.
"Gillis..."
Guardò supplichevole il suo ex, sperando che avesse dimenticato il modo brusco in cui lo aveva lasciato per seguire Saru e la sua sete di potere. Ma il ragazzo con gli occhiali la guardò, per la prima volta, dall'alto in basso, senza rammarico ma con un minimo di dispiacere. Le sue parole dolci, le sue carezze e tutte quelle attenzioni ricche d'affetto sminuite poiché ritenute quasi automatiche, lei non le meritava. Non lo meritava più.
"Capisci quello che provavo a dirti finora? Guarda Saru, guarda come si è ridotto, guardalo. Dimmi se ti sembra sano di mente. Davvero è questo che volevi ottenere?"
Il capo della Feida urlava e attaccava alla cieca, le pupille dilatate e i denti digrignati, senza un vero obbiettivo, solo il desiderio di distruzione a guidarlo. Alla fine, risultava chiaro a Meia che quel ragazzo non avrebbe concluso niente, avrebbe fatto male a sé stesso, a lei, alla memoria di Kizaru. Era veramente così straordinario, quel Kizaru? Tanto importante da portare suo fratello alla follia? Se ciò era vero, la giovane non la capiva affatto. E se c'era qualcosa che Meia davvero detestava, era non capire.
"Mi stai maledicendo ora, vero?" Gillis riprese, con voce ferma, intuendo i suoi pensieri "Se davvero non capisci, sfogati... ma che cosa otterrai?"
I nervi di lei cedettero con quella frase e, con gli occhi lucidi, tirò fuori una pistola che teneva ben nascosta, puntò il cuore di Gillis e si preparò a caricare ... quando all'improvviso un pugno, ben assestato e con la velocità di una saetta, le sfondò il plesso solare, il punto debole di ogni essere umano e, apparentemente, anche quello degli SSC. Un urlo strozzato, poi stramazzò a terra priva di sensi. Di fronte al suo corpo, Beta si strofinò le mani, soddisfata.
"Almeno se ne starà zitta per un po'" Commentò con disprezzo, rivolgendo poi le sue attenzioni al ragazzo "Tu. Nient'altro di rotto, oltre al braccio?"
"Beta... mi hai appena salvato la vita..."
"Non farti strane idee, ero semplicemente in debito. E anch'io ho il cuore gentile, quando mi va, non lo sai?"
"Certo che tu..." Si lasciò scappare una risatina "...sei davvero straordinaria."
Le guance dell'altra presero un po' di colore, spostando lo sguardo e bonfocchiando qualcosa che suonava sia come "lo so benissimo" che come "grazie". Poi tornò, come tutti gli altri presenti, a guardare Saru e la sua rabbia.
Il terreno tremava ad ogni suo passo, i suoi muscoli si erano gonfiati e i suoi occhi avevano finalmente puntato un'unica preda: Toudou, l'assassino di suo fratello. Aspettò che i loro sguardi si incrociassero per poi lanciarsi contro di lui, tirandogli una forte testata che lo fece tossire e barcollare. Poi lo prese per la nuca, costringendolo ad abbassare la testa, per poi farlo cadere sulle ginocchia con una violenta spinta.
"Chiedi scusa" Lo intimò "Chiedi scusa al grande Kizaru!"
Il presidente dell'El Dorado ringhiò contrariato, ottenendo come punizione ripetute gomitate contro la schiena. La povera vittima avrebbe voluto controbattere e controattaccare, ma non era abituato agli attacchi fisici e il dolore alla mano, ancora sanguinante e piena di scheggie di vetro, gli faceva girare la testa. Finchè non colpiva i ragazzi, pensava, andava tutto bene. Doveva resistere ancora un po' e pregare che Evan si stancasse, si pentisse o che qualche altro miracolo divino lo placasse, preferibilmente per sempre.
"Non molli, vecchio stronzo?! Ora ti faccio vedere io cosa succede quando ti ribelli a noi!"
"Ma davvero? Spiegalo anche a me."
Saryuu si voltò, leggermente stupito. Scrocchiando le nocche e sputando a terra, Feynark avanzava sicuro verso il nemico. La sorpresa di costui si trasformò in un'altra fragorosa risata, ma almeno per un attimo decise di rimandare il suo scontro con Toudou.
"L'esperimento si oppone al suo creatore? Divertente..."
"Ridi pure, finché ne sarai in grado. Ehi, voialtri, vi conviene levare le tende! Qui ci pensa Zanark!"
Ancora convinto di essere qualcun altro, il ragazzino dai capelli verdi ingaggiò una goffa lotta con Saru. Difficilmente riusciva a colpirlo, ma neanche lui si faceva scalfire tanto facilmente. Gli altri, che per nessun motivo avrebbero eseguito l'ordine di andarsene lasciando il compagno da solo contro una persona tanto pericolosa, si resero conto che Fey aveva acquisito una delle più grandi caratteristiche di Zanark: non i poteri o la forza fisica, bensì la tenacia. Lo stesso Avalonic lo guardava pieno di ammirazione, capendo che la sua vera personalità era quella, ma per quanto grandiosa fosse non era quella a manovrarlo; Fey e Zanark stavano cooperando, come due compagni di lotta in una guerra alla ricerca della loro odierna normalità, due uomini pronti a colmare il vuoto che li sopprimeva. Era veramente contento di poterlo aiutare a quel modo.
"Fine dei giochi."
Ma nonostante tutto l'ira e la pazzia vincevano sulla tenacia. Il braccio di Feynark venne bloccato e sollevato come se fosse una piuma. Schioccando le dita, paralizzò completamente il suo avversario, un secondo schiocco lo lasciò fermo a mezz'aria e infine, con un ultimo schiocco di dita, i suoi poteri lo lanciarono a velocità supersonica verso uno dei pilastri portanti dell'edificio. La vittima urlò e chiuse gli occhi, consapevole e disperato di aver perso, preparandosi suo malgrado ad una morte indegna. Però, con meraviglia sua e di tutti gli altri, ciò non avvenne. Anziché la dura e fredda consistenza del pilastro, la sua schiena incontrò due braccia calde e accoglienti, che si strinsero con riguardo attorno alle sue spalle. Non si aspettava certo che un uomo incappucciato lo salvasse e abbracciasse, quindi cominciò a dimenarsi, confuso da quel gesto tanto affettuoso. Ma l'altro era irremovibile, con un braccio continuava a stringerlo e con l'altro gli accarezzava la schiena, come a volerlo tranquillizzare.
"Insomma, si può sapere chi sei?!"
Spazientito, Feynark gli abbasso il cappuccio. Ci mise un po' a riconoscerlo, poiché Zanark non aveva molta familiarità con lui, ma subito realizzò che era una persona molto importante per Fey. La testa cominciò a pulsargli.
"Stai bene, figliolo?"
Asurei Rune guardava il suo pargolo con la sua solita espressione seria e cauta, con un po' di malcelata malinconia. Per tutto l'anno precedente, aveva lavorato assieme al figlio nella sede europea dell'El Dorado, a Lisbona, cercando di ritrovare dei ritagli di tempo dal lavoro da passare con lui. Piano piano, Fey aveva ricominciato a fidarsi di lui e a perdonarlo quasi del tutto di quell'abbandono forzato di tanti anni prima, finalmente sembravano padre e figlio, una vera famiglia... quando un giorno il ragazzo sparì. Il genitore interruppe tutte le sue mansioni per l'arco di un'intera giornata per cercarlo, non chiuse occhio quella notte dalla paura di averlo di nuovo perso. Fortunatamente, l'indomani ricevette una chiamata dalla sede centrale che lo informò che Fey era lì. Asurei era sollevato, pronto per andarlo a prendere e capire il perché di quella fuga, parlandone con calma e tentare di risolvere ogni possibile problema... finché non apprese che il problema era Saru. Nonostante il lavoro, la paura e la consapevolezza del rischio, prese accordi con Toudou e Sakamaki per raggiungerli ed aiutarli. Non avrebbe commesso due volte lo stesso errore. Non avrebbe abbandonato il suo bambino una seconda volta.
"Fey... Guardami, Fey, sono io, tuo padre..."
"Mio... Mio padre è morto" Rispose Feynark, molto titubante "Mi hai salvato, grazie ma no grazie, non ce n'è bisogno. E adesso mollami, che ho Saru in pugno."
Quest'ultimo, già stufo della rimpatriata, si stava muovendo lentamente verso di loro, pronto ad attaccarli in fretta per poi concentrarsi nuovamente su Toudou.
"Ascoltami." L'adulto lo bloccò "Hai fatto un ottimo lavoro. Ma ora, Fey, devi tornare in te."
"SMETTETELA DI CHIAMARMI FEY! IO SONO ZANARK!"
"Ascoltami" Ripeté, stringendolo più forte e poggiando la testa sulla sua spalla "Ho fatto molti errori in passato e non potrò mai, mai perdonarmi per questo. Non sai quanto io sia stato felice quando hai deciso di darmi un'altra possibilità e di seguirmi in Portogallo. Ti ho potuto conoscere e ho imparato a volerti bene... Anche se te ne ho sempre voluto, fin dal primo istante in cui ho saputo della tua esistenza. Sono contento perché stiamo lentamente recuperando il tempo perduto, anche se ci vorrà un'eternità o forse non ci riusciremo, ma stiamo facendo enormi progressi e io sono fiero di entrambi... E tu, Fey?"
"Io... Io..." Tremava. La sua testa faceva sempre più male e avvertiva un insolito senso di nausea "Io non.. Non sono..."
"Anche Kinako... Anzi, tua madre è fiera di te. Sono sicuro che è lì che ci sorride con il suo solito entusiasmo" Rise appena, carezzandogli il volto "Ti... ti voglio bene, figliolo. Per favore, non... non voglio... perdere anche te..."
Gli occhi del signor Rune erano diventati lucidi. Era dalla morte della moglie che non piangeva, si sentì liberato. Saryuu si stava avvicinando sempre di più, ma non gli avrebbe permesso di ucciderlo: doveva rimanere con suo figlio. Si asciugò le lacrime e si alzò in piedi, ma qualcosa gli strattonò una manica. Era Fey, il suo piccolo Fey, con gli occhi altrettanto lucidi.
"P-Papà..."
Dicendo quell'unica parola, sentì la testa scoppiare e il suo stomaco contrarsi. Il senso di nausea si era fatto ancora più forte e non riusciva più a controllarsi. Urlò a pieni polmoni, bloccando Saru sul posto.
"Oh no, tutto ma non questo..."
Feynark rigettò. Ma non fu vomito che gli uscì dalla bocca, bensì una piccola sfera di luce, che rotolò poco più in là. Pallido e grondante di sudore, il ragazzo svenne tra le braccia del padre, completamente stremato. La sfera continuò il suo percorso, finché non incontrò la mano di Gamma, ancora sdraiato a causa del colpo subito poco prima, brillando con più intensità. L'albino sussultò, capendo di cosa si trattava.
"...I ricordi di Zanark?!"
La prese in mano, ma non riuscì a fare altro, perché subito il nemico lo raggiunse con uno scatto e lo colpì ripetutamente in viso.
"NON VI LASCERO' VINCERE PER NESSUN MOTIVO!"
Ma il suo attacco durò ben poco; Zanark, quello autentico, lo sollevò per i capelli e lo picchiò a sua volta, sparando infine un raggio dalla bocca che lo spazzò via.
"Non toccare Gamma o ti ammazzo."
"Zanark..."
Il suo fidanzato gli sorrise, con quel poco di forza rimastogli. Portò la piccola sfera al petto dell'Avalonic, bisbigliando appena.
"Ti amo così tanto..."
L'entità luccicante si illuminò ancora di più, tornando nel corpo del suo legittimo proprietario. Davanti agli occhi vide scorrere innumerevoli immagini, momenti felici e devastanti, una vita intera di ricordi, i suoi ricordi. Il suo vuoto era finalmente riempito. Chiuse gli occhi e si lasciò andare, cadendo in un sonno profondo.
"Zanark... Oh, Zanark..." L'albino gli strinse la mano "Adesso... E' tutto finito..."
Ma il rumore di passi pesanti contestò quella sentenza. Anche se ferito, Saru era ancora in piedi e, anche se pareva impossibile, ancora più infuriato. Per far fuori uno come lui, dall'animo e dal corpo ben poco umani, ci voleva altro.
"Ho perso fin troppo tempo con voi moscerini... Adesso, nel nome di Kizaru, brucerete tutti all'inferno... Non avete più scampo, il mio mondo... IL MIO MONDO STA PER NASCER-"
Si arrestò di colpo. Esalò un respiro strozzato e, come se nulla fosse, cadde a terra di faccia.
"Ma cosa..."
Osservando il corpo più da vicino, si poteva notare che conficcata nel collo vi era una strana siringa. Da dove arrivava era un mistero per tutti... o quasi. Asurei sospirò con sollievo, scuotendo la testa.
"Si è fatto attendere, signor Sakamaki."
Toudou sobbalzò sentendo quel nome. Com'era possibile che Sakamaki Touguro, che aveva visto morire, fosse ancora in vita? Si voltò di scatto e ne ebbe la conferma: era proprio lui, in piedi su una piattaforma rialzata, che impugnava un fucile sparatranquillanti.
"Mi spiace, ma trovare una strada che mi permettesse di arrivare qui senza farmi notare da Saru si è rivelato piuttosto complicato." Saltò giù, analizzando la situazione dei feriti e raggiungendo il suo superiore "...Tutto bene?"
"Sto bene" Toudou annuì, un poco incerto "Più o meno. Ma... Cos'è appena successo?"
"Per fortuna, l'attacco di Meia è avvenuto proprio durante l'arrivo del signor Rune, sul quale sono accidentalmente caduto addosso. Fortunatamente non sono morto e non gli ho spezzato del tutto la schiena, quindi non appena mi sono ripreso mi sono messo in marcia con la valigietta che gli avevamo chiesto di portarci."
"Perciò quella siringa..."
"Contiene il vaccino che cura la condizione dei Second Stage Children, più una piccola dose di tranquillante. Adesso Saru è addormentato e sta lentamente diventando un ragazzino come tanti altri. A proposito di ragazzini, prima di fare altro dobbiamo portare i feriti via di qui. Penseremo subito dopo ai nostri nemici."
Heikichi osservò il suo collega e amico, sorridendo e realizzando che forse era lui il miracolo che aveva tanto atteso. Si alzò, aiutando gli altri a trasportare coloro che non riuscivano a camminare e guardandosi indietro, incredulo di ciò che era appena successo. La cosa più importante era che tutto avesse finalmente raggiunto la sua conclusione, in un paio di settimane tutti sarebbero stati già meglio e avrebbero già dimenticato quella brutta faccenda. Anzi, si ricredette: nessuno avrebbe dimenticato niente, poiché i ricordi, ogni singolo ricordo, riempie il vuoto di ogni essere al mondo.

Qualcosa lo sfiorò. Sentiva un cerchio alla testa e le palpebre pesanti, ma lui provò comunque ad aprire gli occhi. I colori erano sfocati e poco chiari, ma anche solo vedendone la silhouette riconobbe immediatamente colei che aveva dinnanzi.
"M-Meia..."
Stordito com'era, le parole gli uscivano come un sussurro. Non aveva più voglia di arrabbiarsi, era stanco. Non aveva la forza di pensare a Kizaru o ad altro. Si sentiva allo sbando, ma almeno non era da solo. Ciò lo rendeva contento.
"L'El Dorado ha vinto, Saru." Disse la ragazza, atona "Pare che ti abbiano vaccinato, tra l'altro."
"D-Davvero? Allora... Non sono più come te..."
"No. Ma non lo sei più da tanto tempo."
Fece qualche passo indietro, mettendosi le mani in tasca e mantenendosi inespressiva nei confronti del ferito. Ma vedendola andar via, Saru aveva improvvisamente di nuovo voglia di fare, di ideare, ma non da solo.
"Vieni... vieni qui, Meia... forse possiamo... creare un mondo solo per noi due... anche solo... farla pagare all'El Dorado..."
"Lo hai detto tu."
La mano destra si strinse nella sua tasca. Si morse il labbro, lo fece sanguinare,  leccò il sangue, tutto ciò con naturalezza e tranquillità. Cadde qualche timido fiocco di neve, accompagnato da un vento insolitamente gelido.
"Lo hai detto tu, Saru. Hai detto tu che è troppo tardi..." Tirò fuori la pistola, le dita già appoggiate al grilletto, il braccio allungato dietro mentre lei già si apprestava ad allontarsi "... Che io non capisco."
Un colpo, un unico colpo secco ed il mondo di Saru diventò buio per sempre. Tutto tacque, anche il vento. Perfino il rumore dei passi che si allontanavano era pressoché impercettibile.
Se c'era qualcosa che Meia davvero detestava, era non capire.


--
...Woah.
Ciao a tutti, qui Ursy con l'ultimo capitolo di Empty Man. Beh, non è proprio l'ultimo, visto che nei prossimi giorni/settimane
pubblicherò anche l'epilogo, ma insomma... la storia in sé è conclusa. E credetemi, ho il cuore a mille in questo momento.
E' stato davvero difficile scrivere questo capitolo, ma alla fine eccolo qui, con le sue 2879 parole. EM in totale ne ha quasi 21000 e conta, senza epilogo, cinquanta pagine. Escludendo fic parodistiche/demenziali scritte a quattordici anni che non vedranno mai la luce di EFP, non ho mai fatto niente del genere. Sono fiera di me e di questa fic, ci ho messo quasi un anno e... e scende la lacrimuccia, ecco!
Io ringrazio tutti voi che avete letto e spero apprezzato finora, anche se nell'epilogo farò un sacco di ringraziamenti come se avessi vinto Miss Italia... non so che altro
dire, sono veramente commossa.
Spero di non aver deluso nessuno con il finale. Detto ciò, vi saluto, ci sentiamo prestissimo!
Bis Bald!
Ursy

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Capitolo 13
*** Epilogo (Data Restored) ***


Epilogo_

(Data restored)

 

 

"Mh..."
Gamma si svegliò di soprassalto, sentendosi osservato. Nelle ultime due settimane di rado aveva chiuso occhio, poiché era rientrato a casa sua solo poche volte, giusto per prendere dei viveri e tutto ciò che fosse necessario per praticamente accamparsi nel reparto di infermeria dell'El Dorado. Tutti i partecipanti alla battaglia finale contro Saru avevano passato molto tempo lì dentro per rimediare alle loro ferite più o meno gravi. All'albino ci erano voluti giusto tre giorni per tornare in forma, nonostante qualche graffietto e piccolo acciacco ancora persistente, ma non aveva voluto lasciare completamente la stanza prima che lo facesse il suo ragazzo, che invece giaceva sul lettino accanto alla finestra rimasto privo di sensi. Dormiva quindi poche ore a notte, anche se era noto che detestasse fare le ore piccole, passando la giornata a fissare il vuoto o a chiacchierare con Beta e Gillis, che di tanto in tanto passavano a trovarlo. Però, poiché a causa del sonno perso stava cominciando ad avere una brutta cera, decise di concedersi un pomeriggio per dormicchiare appena, giusto chiudere gli occhi... ma fu proprio allora che Zanark finalmente riaprì i suoi.
"Z-Zanark...?"

Lentamente si alzò dalla sua sedia, chinandosi con dolcezza e cautela verso il lettino, con le mani che quasi gli tremavano dalla trepidazione. L'altro sbatté appena le palpebre con fare assonnato, inclinando la testa come confuso.
"Tu chi sei?"
Un groppo salì nella gola di Gamma, simboleggiando una nuova caterva di dubbi. Possibile che Zanark non avesse veramente recuperato la memoria? Allora non c'era proprio speranza che tutto tornasse alla normalità? Stava per correre via in preda alla disperazione, quando si accorse che lo sguardo confuso del suo compagno si era trasformato in un ghigno divertito.
"...ci sei cascato, eh?"
Eccolo. Lo Zanark Avalonic di sempre, quello che non si prendeva mai sul serio, quello che il suo fidanzato avrebbe voluto riempire di insulti per averlo fatto spaventare per l'ennesima volta nell'arco di tre mesi, quella volta più che mai. Eccolo lì, lo Zanark Avalonic che amava e che avrebbe con una risata amara perdonato nonostante tutto, gettandogli le braccia al collo.
"Stupido..."
Rimasero abbracciati per qualche minuto, concedendosi quelle attenzioni che per lungo tempo erano state impacciate e dettate dalla logica. L'Avalonic non fece storie su quanto l'altro fosse appiccicoso, d'altronde anche se non lo voleva ammettere era esattamente ciò di cui sentiva bisogno. Si accorse però che Gamma era ancora una volta sull'orlo delle lacrime e, avendolo visto piangere già abbastanza, decise di intervenire.

"Senti una cosa, bocconcino" gli spostò le braccia, invitandolo a sedersi sul letto "So cos'è successo, Saru mi ha rimosso la memoria eccetera, mi ricordo tutto quel che è accaduto. Dimmi piuttosto quel che mi sono perso mentre schiacciavo un pisolino. Quanto tempo è passato?"
"Due settimane esatte. Sono arrivati i rinforzi dell'El Dorado per soccorrerci e ci hanno sottoposto a un sacco di cure ed esami... Soprattutto a te."
"Non dirmelo: mi avete dato il famoso vaccino."
"Ovviamente. E non fare quella faccia, sono arrabbiato con te per non avermi detto niente al riguardo!" Scosse la testa e sospirò "Ma non è il momento di discuterne adesso. Comunque, il vaccino è stato somministrato anche ai rimanenti Second Stage Children sparsi per la città, rimasti senza alcuno scopo dopo la scomparsa del loro leader..."
"Scomparsa?"
"Due giorni dopo il combattimento, una guardia dell'El Dorado ha trovato il cadavere di Saru forato da un proiettile, ma non è stata rintracciata l'arma del delitto. Secondo alcune indagini e considerando che era l'unica persona al corrente della posizione di Saru e che adesso sembra sparita nel nulla, si presume che la colpevole sia la ragazza, Meia..."
"C'è da dire che se la sono un po' cercata. Ma basta parlare di quello lì, ne ho fin sopra i capelli. Voialtri che avete combinato?"
"Il signor Sakamaki e il signor Toudou sono stati i primi ad essere dimessi, i danni non erano gravi ma una delle lastre di vetro era entrata in profondità nel polso del signor Toudou, ha ancora la mano fasciata per evitare che la ferita si riapra e il signor Sakamaki gli sta ancora più vicino di prima. A proposito di fasciatura, ne ha una anche il braccio che hai sfondato a Gillis."
"Ops."
"Sappi che lui non ti biasima. Beta sì, ma lasciamo stare Beta. La buona notizia è che proprio loro due stanno cominciando a uscire come coppia! Dovrebbe ringraziarti, alla fin fine, hai ustionato un ragazzo facendole capire che provava qualcosa per lui. Inoltre ti ha umiliato abbastanza mentre eri indifeso, direi..."
"Ugh, non me ne parlare..." si mise una mano nei capelli, convinto di avere ancora qualche ciuffo fucsia da quella volta in cui la ragazza si era divertita a improvvisarsi parrucchiera professionista. Poi, d'un tratto, si fece stranamente serio. "Come sta... Fey?"
L'albino non era abituato a vederlo così pensieroso. Si vedeva che aveva preso molto a cuore la questione di Fey Rune, era stato proprio quest'ultimo a dirgli che aveva cercato di essere ragionevole con lui, nonostante Feynark lo stesse attaccando.
"Sta bene, è ripartito per Lisbona proprio stamattina. Si è risvegliato l'altroieri, prima era nel letto accanto al tuo. Gli è dispiaciuto non averti potuto salutare per bene... ha detto che voleva chiederti scusa di persona... sai, per averti rubato l'identità."
"Non è stata colpa sua. E' stato un ottimo Zanark sostituto, in assenza dell'originale!" Ridacchiò compiaciuto "Dovrei... chiedergli scusa anch'io. Gli ho causato troppi problemi."
Zanark aveva ammirato molto Fey, e quell'ammirazione non era svanita dopo aver recuperato i ricordi. Gamma non ricordava di averlo mai sentito chiedere scusa a qualcuno e si domandava se mai lo avrebbe fatto di nuovo. Pensare che ad aver avuto tale onore fosse stato Fey, tra tutti, lo faceva sentire un po' geloso. Ma lui conosceva il suo amato più di ogni altro, sapeva come riportarlo ad avere occhi solo per lui.
"Ho una sorpresa per te. C'è la tua moto qui fuori che ti aspetta, la abbiamo recuperata e rimontata. Se prometti di non esagerare, ti ci faccio fare un piccolo giro sopra senza dire niente agli infermieri. Forse anche due."
"Ora sì che si ragiona, bocconcino."

Si alzarono in piedi, dirigendosi con tutta calma verso l'uscita. Guardando gli occhi dell'altro di nuovo brillare di luce propria, Gamma si sentì realizzato. Tutto era tornato come doveva essere, pensò. Poi si portò una mano al naso; forse era tutto troppo normale.
"Prima però fatti una doccia, puzzi come un maiale."
"Sapevo che lo avresti detto."


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Ho finito Empty Man. Per la prima volta ho concluso una longfic. Il lavoro di un anno, dal 28 settembre 2014 al 25 settembre 2015. Un anno pieno di difficoltà, ma che sono riuscita a sopportare anche grazie a questa fic, a cui mi sono dedicata con impegno. E sono veramente, veramente soddisfatta del mio operato, ringrazio infinitamente tutti voi che avete letto, recensito e apprezzato. Ringrazio Orla Gartland e gli Imagine Dragons per gran parte dell'ispirazione che mi hanno dato per la fic con i testi delle loro canzoni. Ringrazio la mia carissima amica Lau, senza la quale probabilmente avrei mollato tutto verso il terzo capitolo. Ringrazio i personaggi stessi per non avermi mandato a quel paese. Ringrazio Luigia, Sissy e Luisa e Ludovica, mie amiche conosciute principalmente grazie a questa fic, o che comunque sono state con me per offrirmi le loro opinioni per i vari capitoli. Ringrazio la mia ragazza, Karen, che probabilmente non leggerà questo ringraziamento perché non ama leggere in generale, ma anche l'amore che mi offre giorno per giorno mi è davvero prezioso e ha contribuito a darmi la forza per finire questa opera.
Ho voluto finire con la ZanGamma, perché Empty Man è una ZanGamma. Con mille sfaccettature, ma una ZanGamma, ciò che volevo scrivere. Sono contenta di aver concluso così.
Sentirete ancora parlare di me e che è 'na minaccia?!, poiché spero di scrivere presto qualcos'altro che mi coinvolga così tanto e mi doni così tante soddisfazioni. Inoltre devo ancora premiare coloro che hanno indovinato la presenza della BetaGillis, arriverà anche quello!
Lo avevo detto che vi avrei riempito di ringraziamenti. Sarà anche una cosa melodrammatica, ma per me è necessaria. Perché per concludere come si deve il mio lavoro, omettendo per una volta i saluti in tedesco, posso dire soltanto questo.

 

G r a z i e_
 

Ursy

 

 

 

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