Light's & Shadow's Maker

di Flos Ignis
(/viewuser.php?uid=122026)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le due gemelle ***
Capitolo 2: *** Aria di novità ***
Capitolo 3: *** Il Marchio ***
Capitolo 4: *** Alchimiste ***
Capitolo 5: *** Anime riflesse ***
Capitolo 6: *** Riflessioni sotto il cielo ***
Capitolo 7: *** Preparativi ***
Capitolo 8: *** Festa da batticuore ***
Capitolo 9: *** Il calore di una famiglia ***
Capitolo 10: *** Prima missione ***
Capitolo 11: *** Chiave di volta ***
Capitolo 12: *** I peccati di un padre ***
Capitolo 13: *** Genitori e figli ***
Capitolo 14: *** Di Fate turchine, Draghi scorbutici e Demoni ***
Capitolo 15: *** Risveglio ***
Capitolo 16: *** Lottare ***
Capitolo 17: *** Prendersi cura dei compagni ***
Capitolo 18: *** Un Drago e la sua Compagna ***
Capitolo 19: *** Dichiarazioni al femminile ***
Capitolo 20: *** L'amore che cambia ***
Capitolo 21: *** I tuoi nakama sono la tua famiglia ***
Capitolo 22: *** Giuramento ***
Capitolo 23: *** Addio, alle colpe del passato ***
Capitolo 24: *** Alleati ***
Capitolo 25: *** E.N.D. ***
Capitolo 26: *** Promessa infranta ***
Capitolo 27: *** Il mio migliore amico-rivale ***
Capitolo 28: *** Luce, Buio, Calore ***
Capitolo 29: *** Donami il tuo potere ***
Capitolo 30: *** Insieme ***
Capitolo 31: *** Un unico cuore ***
Capitolo 32: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Le due gemelle ***


LE DUE GEMELLE

 

 

-Ehi Mr nudista, ripetilo se ne hai il coraggio!-

-Te l’ho detto e te lo ripeto, sei una testa di fiaccola che si è bruciata il cervello!-

-Questa me la paghi!-

Un pugno di fuoco che Gray parò facilmente segnò l’inizio della solita rissa. Il copione era sempre lo stesso, cambiava solo qualche virgola, ma per il resto restava tutto violento e familiare come sempre.

Natsu e Gray litigavano, Gajeel interveniva per menare le mani contro Salamander, i tre colpivano Erza, o peggio la sua amata torta di fragole, e questa rispondeva trasformandosi nel loro peggior incubo, Mirajane sorrideva beata pulendo i bicchieri mentre Lucy, Wendy, Charle ed Happy si nascondevano.

Poi la faccenda si complicava ulteriormente, ma da qui in poi la dinamica era talmente veloce che era difficile dire chi interveniva per primo: se Elfman per dimostrare di essere uomo, gli Shadow Gear perché quella confusione disturbava la loro amata Levy-chan, la quale leggeva tranquillamente fregandosene altamente del resto del mondo in totale beatitudine, Cana perché avevano osato rovesciarle una botte del suo amato alcool, i Raijinjitsu perché Luxus veniva colpito per sbaglio, Luxus stesso perché sotto sotto lo divertiva da morire menare le mani contro i suoi compari, Romeo perché voleva dimostrare a Natsu-nii-san quanto era migliorato in quegli anni o suo padre Wacau perché qualcuno aveva osato toccare suo figlio, o addirittura il Master Makarov, perché nonostante gli anni era quello che amava di più il quotidiano caos della sua famiglia.

Insomma era tutto un gran casino, ogni singolo giorno. Quando c’erano missioni lunghe potevano almeno evitare di ricostruire tutto l’arredamento per qualche tempo, anche se le risse non mancavano mai, seppur fossero più contenute.

Ma in fondo, era questa Fairy Tail, la famiglia di maghi più caotica che esisteva, e tutti loro la amavano incondizionatamente.

 

La loro fama fatta di forza e caos aveva raggiunto ogni angolo di Fiore, fino all’abitazione di due bambine, due piccole orfane, che vivevano in un paese sul confine, molto conosciuto per la pesca, ma quasi del tutto privo di maghi. Gli unici che ci passavano erano i turisti o i viaggiatori che vi transitavano per andare al molo.

-Secondo te cosa dovremmo fare?-

-Non lo so sorellina, qui non possiamo più stare però. Forse dovremmo entrare in una gilda.-

-Ma ne abbiamo già parlato. Sarebbe estremamente pericoloso per noi, e decisamente troppo rischioso per chiunque ci stia intorno.-

-Lo so, ma cos’altro possiamo fare? Ora che papà ci ha abbandonate non abbiamo modo di sopravvivere se non lavorando, e l’unica cosa che sappiamo fare è usare la magia.-

-Siamo pericolose, sorellina. La mamma è morta perché noi eravamo troppo forti già appena nate, e lei non ha retto il colpo. Figurati ora cosa potremmo combinare. In tutti questi anni ci è andata bene che nessuno ha scoperto del nostro potere, ma hai visto come ha reagito papà quando ha visto cosa eravamo in grado di fare.-

-Lui è stato un codardo, dobbiamo dimenticarlo, come lui ha fatto con noi. Ha sempre saputo che siamo maghe, ma non ha voluto che studiassimo. Se fosse stato per lui saremmo rimaste totalmente inesperte, e allora sì che la nostra magia avrebbe fatto danni! È stata una fortuna che il proprietario del negozio di magia ci abbia dato delle dritte per cavarcela.-

-Potremmo andare da lui invece che in una gilda. Può insegnarci a gestire meglio il nostro potere, senza che capitino più incidenti come qualche giorno fa.-

-Smettila di sentirti in colpa, non potevi evitarlo. Ti sei solo difesa.-

-Ma ora quei ragazzi sono feriti molto gravemente…-

-Angie, ti hanno attaccata, ancora porti i lividi addosso e ti preoccupi per loro? Senti, non preoccuparti, non rischiano la vita. Prova a pensare che così facendo, ci penseranno due volte prima di rifarlo, e così magari hai salvato qualche altra ragazza che al tuo contrario non avrebbe avuto scampo.-

-Detta così sembra che ho fatto una bella azione.-

-No. Non è bella, e mi dispiace che tu ci sia stata costretta, ma è stata la cosa giusta da fare, e anche quella necessaria. Ti sei solo difesa.-

-Va bene. Ma allora cosa facciamo?-

-Il proprietario è stato gentile, ma non credo sarebbe disposto a prendersi cura di due dodicenni in casa sua, ti pare?-

-Dunque non abbiamo molte alternative.-

-Invece sì. Quale gilda scegliamo?-

-Non dovremmo vedere quale sceglierebbe noi?-

-Neanche per idea. È vero che siamo obbligate per sopravvivere, ma almeno possiamo scegliere chi saranno i nostri compagni. Ricordi cosa ha detto il vecchio sulle gilde no? Che alcune sono migliori di altre non solo per la forza del singolo mago, ma per il legame di profondo affetto e sincera lealtà che ognuno di loro prova per i compagni e verso il tatuaggio che portano sul corpo. Io vorrei far parte di una gilda simile.-

-Sì, anche io. Non voglio che andiamo a vivere e lavorare per una gilda oscura, o anche una legale che sia fredda e priva d'affetto. Non mi piace il freddo.-

-Lo so... ne senti abbastanza dentro di te, vero?-

-La continua lotta con questo freddo mi strema sempre. Non ho ancora il pieno controllo sulla mia magia, si ribella, mi sussurra all’orecchio cose che non vorrei fare, ma suonano così melodiose…-

-Ehi, calmati, non piangere. Vedrai, sceglieremo la più grande, forte e calorosa gilda che esista. Dai aiutami a scegliere. A parte il calore, di cosa avresti bisogno?-

-E tu?-

-Io ho bisogno che tu stia bene. Perciò, parla.-

-Grazie, Iris…. Beh, vorrei che fosse molto forte, così se perderò il controllo sapranno fermarmi. E vorrei anche che fosse allegra e con dei legami forti d’amicizia.-

-Anche io vorrei farmi degli amici… i libri d’avventura ne parlano come qualcosa di stupendo che ti salva la vita, che non scompare mai a differenza dell’amore, che può anche non essere eterno.-

-Ma cosa dici… anche l’amore può essere eterno. È solo più difficile da trovare.-

-Romanticona. Non ci crederò mai, l’unico amore che so non finirà mai è quello che ho per te sorellina, ma l’altro tipo d’amore non fa per me. Dalla vita io desidero solo la tua felicità e poter sopravvivere menando le mani, almeno mi potrò divertire.-

-Sei incorreggibile. Allora ci servirà una gilda avventurosa.-

-Mhm… aspetta, ne ho giusto in mente una. Dicono che sia la più forte di Fiore, i legami che si formano lì vengono narrati come leggende insieme a tutti i danni che provocano al Consiglio, e anche se per un periodo non se ne è sentito parlare perché tutti i membri più forti erano scomparsi, da qualche tempo sono tornati e hanno subito ricominciato a far casino. So che hanno anche sconfitto dei draghi l’anno scorso, e il loro stesso nome promette mistero e avventura.-

-Non starai parlando di…-

-Fairy Tail.-

-Sarebbe perfetta, ma noi siamo solo delle bambine, non ci accetteranno mai, è la gilda più forte della Nazione intera!-

-Beh, scopriamolo! E smettila di sottovalutarci, ci manca solo un po’ di allenamento, ma siamo forti noi due, specialmente finchè saremo insieme! Un tentativo non costa nulla, no?-

-Va bene, mi hai convinta. Proviamoci.-

-Andrà bene, me lo sento. Diventeremo delle fate!-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Aria di novità ***


ARIA DI NOVITà

 

 

-Master, non trovi che sia tutto molto tranquillo oggi?-

-Fin troppo… chissà perché non è ancora scoppiato il solito putiferio…-

-Credo che il motivo sia che Natsu sta ancora dormendo, mentre Gray è stato accalappiato da Juvia, che oggi sembrava decisa ad ottenere un appuntamento. Gajeel invece è con Levy-chan in biblioteca. Senza quei tre ile risse non iniziano.-

-Come sempre mia cara hai capito tutto.-

-Ah, l’amour… che meraviglia!-

Mirajane era appena diventata il peggior demone in cui si potesse disperare di incappare: il demone dell’amore. Intorno a lei i cuoricini svolazzavano allegri, mentre il Master scivolava lentamente via, sperando di scampare ai deliri sentimentali di quella ragazza.

Fu sfortunato, caso volle che quella si riprese dalla sua trance estatica in tempo per afferrarlo al volo prima che svicolasse via, per rimetterlo vicino a sé ed iniziare a ciarlare delle coppie che si sarebbero formate. L’unica soluzione, si disse Makarov sconsolato, era assecondarla, almeno avrebbe finito prima e lui si sarebbe potuto fumare in pace la sua adorata pipa.

-Natsu in effetti sta ancora dormendo, di sicuro si è infilato nuovamente nel letto di Lucy senza il suo consenso, lei se ne lamenta tutte le mattine… ma il permesso effettivamente Natsu ce l’ha, solo che non è verbale, infatti lei tiene sempre la finestra di camera sua socchiusa. Io dico che con una spintarella presto quei due saranno sistemati… Non credi anche tu, Master?-

-Certo, mia cara…-

-E mio fratello segue come un cagnolino rumoroso Evergreen, e anche se lei cerca di pietrificarlo con lo sguardo, si vede che ne è felice, perché effettivamente potrebbe pietrificarlo se davvero la infastidisse, ma non lo fa; quindi le fa piacere la corte inconsapevole di Elfman, anche se lui è ancora un po’ ingenuo per certe cose…-

-Hai ragione come sempre…-

Makarov aveva già smesso di ascoltare dopo due sillabe, tanto quel discorso era sempre lo stesso più o meno da un sacco di tempo, quindi bene o male sapeva gli intrecci amorosi dei suoi bambini… ma quella mattina serbava una novità non da poco.

Anzi, più di una, ma già con la prima il caro vecchietto ebbe quasi un infarto a causa dello stupore, e la causa furono le successive parole di Mirajane.

-…e poi, credo che anche lui si sia interessato a qualcuna. Non ho ancora capito chi, ma viene qui più spesso del solito; non sempre prende dei lavori, quindi probabilmente viene qui per vederla, lei deve essere parte della gilda, ma tuo nipote è bravo a celare quello che pensa… Luxus innamorato, pensa un po’…- anche con il cuore debole per il forte sbigottimento causato da quella novità, Makarov si accorse del tono usato dalla sua cara bambina. Era tranquillo, ma confrontato agli strillettti euforici che faceva quando parlava d'amore… cosa le prendeva d’un tratto?

Non ebbe il tempo di scoprirlo, perché un’altra novità si presentò alla sua porta. Anzi, due. E il destino si sarebbe piegato in un nuovo percorso, ancora una volta, come ogni volta che la famiglia fatata si allargava.

 

-E se ci ridessero in faccia?-

-Non dire stupidaggini.-

-E se avessero paura di noi?-

-Ma sei impazzita?-

-E se non gli andassimo bene?-

-Non fasciarti la testa prima di rompertela…-

-E se…-

-Ok, adesso basta. Zitta e cammina Angie.-

Le due sorelle si tenevano per mano, anche se era evidente che una stava praticamente trascinando l’altra. Dopo una settimana di viaggio erano giunte finalmente nella città di Magnolia, dove aveva sede la mitica Fairy Tail, e chiedendo indicazioni in giro avevano scoperto dopo un po’ di girovagare la strada giusta. Stavano giusto seguendo una stradina di pietra che costeggiava il fiume, quando sentirono delle urla. Si spaventarono un po’, perciò corsero a vedere cosa stava succedendo. Del resto era il loro carattere: erano estremamente curiose.

-Quante volte ti ho detto di non entrare senza permesso!-

-Ma Luce, il tuo letto è più morbido del mio, dormiamo meglio! Non è vero Happy?-

-Aye! È logico. Sei strana, Lucy.-

-Ah, sarei io quella strana? Dovrei denunciarvi per violazione di proprietà privata!-

-Ma Lucy siamo una squadra!-

-E questo che c’entra?-

Le due sorelle si guardarono sollevate: era evidentemente un litigio tra innamorati, o comunque qualcosa di molto simile. E poi avevano sentito chiaramente il divertimento nella voce femminile, che adesso riuscivano ad associare ad una ragazza più grande di loro dai lunghi capelli biondi, che aveva improvvisamente abbassato i toni dopo l’ultima risposta del ragazzo più strano che avessero mai visto.

-Angie, ma quei capelli sono davvero rosa? Cioè, se li tinge?-

-Non ne ho idea. Piuttosto, indossa la sciarpa, ma poi è a torso nudo. Come farà con questo freddo? Siamo in autunno ormai!-

-E poi sbaglio o quello che ha in testa è un gatto? Non ricordavo ce ne fossero col pelo blu. O che parlassero. O addirittura avessero le ali!-

-Sembra simpatico però. E poi a me piacciono tanto i gatti… mi piacerebbe vederlo più da vicino.-

-Ehi, voi due, avete finito di spiarci? Guardate che potete venire fuori, se siete curiose di conoscere Happy non fate complimenti. Ci piace incontrare nuovi amici!-

Le due sobbalzarono. Come cavolo aveva fatto a vederle? Erano nascoste bene, di solito erano brave a non farsi notare. Nel loro paese, avevano fatto parecchia esperienza.

-Ma… come ci hai scoperte? Cioè… non è che vi stessimo spiando… cioè, no, sì, abbiamo sentito qualche parola, ma non abbiamo cattive intenzioni, davvero… eravamo solo curiose…- Angie aveva preso parola per prima per scusarsi, ma intanto osservava con un sorriso negli occhi chiari quel gattino che tanto le piaceva.

-Sentite, ci dispiace avervi disturbato, siamo state attirate dalle urla e ci siamo incuriosite e un po’ spaventate, volevamo vedere se potevamo essere di aiuto… ma poi siamo rimaste comunque ad ascoltare una conversazione privata, ci dispiace molto, ma non volevamo fare niente di male, volevamo solo andare in un posto…-

-Non c’è mica bisogno di scusarsi. Ho sentito che a te piacciono i gatti, ti va di conoscere Happy? Tu che ne dici amico? Il suo odore non è preoccupante.-

-Aye! Io sono Happy, ciao!-

-Oh… ciao… io sono Angie. È la prima volta che vedo un gatto che parla e vola. Sei così carino!-

-Sei la solita, quando vedi un gatto dimentichi tutta la tua timidezza. Non potresti essere sempre così serena?-

-E tu invece come ti chiami?- a parlare adesso era stata la ragazza, che sorrideva tranquilla e solare, già dimentica delle urla che poco prima aveva rivolto contro quello strano ragazzo. Le piacque subito molto quel sorriso, sembrava quello di sua sorella in quel momento, libera da quella prigione che era la sua timidezza.

-Io sono Iris, e lei è mia sorella Angie. Voi chi siete?-

-Io mi chiamo Lucy, e lui è Natsu. Il gatto è Happy… felice di conoscervi!-

-Il piacere è tutto nostro! Posso chiederti una cosa? Lui, Natsu…-

-Ah, tranquilla, è normale tu sia confusa. Lui è un Dragon Slayer, per cui ha dei sensi finissimi. Scommetto che vi ha sentito parlare, e poi riesce a sentire l’odore delle persone. Probabilmente intendeva dire che siete persone affidabili, quando ha detto che il vostro odore non era male, non voleva essere maleducato…-

-Ah ora capisco… non preoccuparti nessun’offesa, ora mi spiego molte cose. Anche tu sei una maga?-

-Si, degli Spiriti Stellari..- si sentiva l’orgoglio di Lucy nel nominare i suoi spiriti, e proprio per questo suo legame speciale con loro si portò inconsciamente una mano sul cuore. Mano che portava un tatuaggio che chiunque avrebbe riconosciuto lontano un miglio, lei compresa.

-AHHHHH!-

-Iris, cosa c’è?- Angie si era risvegliata all’improvviso per quell’urlo della gemella, lasciando andare improvvisamente Happy, che si stava godendo le coccole della ragazzina, mentre Natsu li guardava chiacchierando di niente come spesso faceva per ingannare il tempo.

-Voi siete maghi di Fairy Tail? Quella Fairy Tail?-

-Beh, sì. La conosci?-

-Se la conosco? Angie, questo è destino!- Afferrò la mano della gemella, e la luce della determinazione si impossessò dei suoi occhi chiari come quelli della sorella.

-Siamo qui per chiedere al vostro master di metterci alla prova, e se ci riterrà validi elementi saremmo onorate di entrare nella vostra gilda!-

-Ma questa è una notizia fantastica! Sono tutto un fuocooooo!- Natsu era così entusiasta che si mise a lanciare fiamme dalla bocca verso il cielo, a simulare un fuoco d’artificio per le due ragazze appena conosciute.

-Ragazze, non c’è davvero bisogno di essere così formali. Venite con noi, stavamo giusto andando alla gilda, il master sicuramente sarà lì. Non preoccupatevi, credo proprio che entro stasera farete parte della famiglia!-

Lucy strizzò loro l’occhio, e fece strada verso il bar dove tutti i membri si riunivano, spiegando nel frattempo loro qualcosa e nominando alcuni dei loro amici più cari, raccomandandosi soprattutto di non spaventarsi qualora si fossero trovate in mezzo a qualche combattimento, perché era normale routine per loro. Angie la guardò stranita e preoccupata, mentre Iris sembrava pronta a entrare nella mischia.

Erano molto diverse caratterialmente, pur somigliandosi moltissimo a livello esteriore. Gli stessi occhi di un grigio chiarissimo, quasi bianco, gli stessi ricci scuri, gli stessi lineamenti ancora richiamanti l’infanzia, persino lo stesso colore appena rosato della pelle. Ma se una aveva i capelli tagliati a caschetto e indossava un sorriso determinato che le sembrava identico a quello di Natsu, l’altra quasi si nascondeva dietro i lunghi capelli che le sfioravano delicatamente la schiena per tutta la sua lunghezza, e le labbra si incurvavano appena quando sorrideva timidamente. Si era sciolta solo davanti a Natsu, e da quello che aveva detto la gemella era stato merito di Happy.

Indossavano entrambe un vestito grigio di lana lungo fino alle ginocchia, ed ai piedi calzavano stivali da viaggio di cuoio marrone. Nessun monile, solo due sacche da viaggio nere.

Lucy si intristì. Erano evidenti i segni della povertà, probabilmente avevano vissuto fino a quel momento solo sopravvivendo. Era una gioia però vedere l’amore che le legava.

Mentre stavano chiacchierando giunsero al portone della gilda, che le due ragazze fissarono incantate, con un’identica espressione di stupore in volto. Lucy ripensò al primo giorno che aveva varcato quella soglia, e lo condivise con le due ragazze, mentre Natsu le precedeva all’interno.

Le piacque pensare che la sensibilità dell’amico si fosse risvegliata, dandole modo di parlare da sola con quelle bambine che tanto l’avevano colpita. Chissà perché poi... Condivise la sua esperienza con loro, chiudendo il breve discorso con una frase che, lei ancora non lo sapeva, sarebbe stata in un certo senso la colonna portante delle due ragazze in quella nuova vita fatata che le attendeva.

-Fairy Tail ti cambia la vita, perché te la riempie con tutti i colori che potete immaginare. Una volta Mirajane mi disse che tutti a Fairy Tail hanno le loro sofferenze, le loro cicatrici… ma il master disse anche che, una volta entrato, quelle ferite non sono più solo tue. Diventano i demoni di tutti. Se viviamo lo facciamo tutti insieme, se lottiamo lo facciamo tutti insieme, se ridiamo lo facciamo tutti insieme. Il marchio sulla nostra pelle non è solo un simbolo di appartenenza, ma è soprattutto la testimonianza del nostro legame, ricordatelo bene: siamo tutti uniti tramite questo tatuaggio, è la prova che qualsiasi cosa accada non saremo mai più soli. Ed ora anche voi farete parte di questa famiglia. Benvenute a Fairy Tail.-

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il Marchio ***


IL MARCHIO

 

 

Rassicurate e commosse dalle parole di Lucy, Iris ed Angie la guardarono con gratitudine, e finalmente entrarono in quella che sarebbe stata la loro casa, se tutto fosse andato bene.

Il loro ingresso suscitò una certa curiosità, soprattutto perché dietro di loro c’era Lucy, che teneva una mano sulla spalla di entrambe.

Un istante di silenzio, poi tutti cominciarono a parlare, chiedendo qualcosa alle due ragazze che, per una volta intimorite entrambe, si erano ammutolite.

-Ciao, voi chi siete?-

-Lucy, chi sono le bambine?-

-Perché non parlano?-

-Sono mute?-

-Sono matte?-

-Taci cretino, l’unico matto qui sei tu!-

-Ehi come ti permetti!-

-Ragazzi se continuate così che figura ci fa… ehi quella era la mia birra! Adesso me la ripagate o ve la faccio pagare!-

-Oh ma insomma, qualcuno ci degna di risposte?- le due gemelle videro uno strano uomo cicciottello che così dicendo agitò le braccia, facendo schizzare tutte le tempere che teneva con sé su una ragazza dai capelli rossi e lisci vestita in armatura, che però fino a quel momento era restata seduta al bancone in silenzio, limitandosi ad osservarle. Finchè suddetto tipo strano schizzò di vernice anche la torta alle fragole che stava mangiando. Tutti si zittirono, e Lucy prese a trascinarle con una certa urgenza lontano da lì, ma capirono il perché solo quando la ragazza rossa assunse l’aria più spaventosa che avessero mai visto, facendo apparire dal nulla una decina di spade che si misero ad inseguire il povero malcapitato, colpendo nel mentre tanta altra gente, che si mise a picchiarsi allegramente.

Nonostante Lucy le avesse avvertite, si preoccuparono parecchio quando videro quella scena, finchè una ragazza bellissima con lunghi capelli bianchi uscì da dietro il bancone con un bel sorriso, portandole con sé.

-Ah, Mira-chan, mia salvatrice!-

-Per così poco, Lucy-chan. Era una noia mortale senza una rissa a risvegliare gli animi, con Gray in missione e Gajeel in biblioteca…-

-…con Levy-chan suppongo. Quanto ci metterà a dichiararsi?-

-Oh, non preoccuparti, stanno facendo passi avanti. Posso osare che ce la faranno entro l’inizio dell’estate.-

-Quella testa di metallo è proprio lenta; povera Levy, ha già aspettato parecchio.-

-Testa di metallo? Lucy cara, inizi a parlare come Natsu! Sarà l’amour?-

Lucy arrossì terribilmente, balbettando qualcosa di inintelligibile. Dunque, Iris pensò, ci avevano visto giusto su quei due. La confusione al di là del bancone non dava segno di voler finire, anzi proprio in quel momento Natsu e un ragazzo con la faccia piena di bulloni erano apparsi dalle scale, già avvinghiati per darsi meglio calci e pugni.

-Ecco dov’era finito quello stupido! In mancanza di Gray era andato a cercarsi l’altro idiota per menar le mani…-

-Ehi bunny-girl, io non sono il sostituto di nessuno chiaro? E sta un po’ fermo Salamander, sto cercando di litigare con la coniglietta!-

-Se ti distrai ti metto al tappeto, Ferraglia! E poi non vale la pena di combattere contro Lucy!-

-Oh oh-

Le gemelle guardarono l’espressione un po’ preoccupata di quella Mira, e videro che fissava il volto di Lucy, che ora nascondeva gli occhi con la frangetta bionda.

Mira le prese delicatamente per mano, allontanandole piano piano, prima di… prima di cosa? Della bomba. Non c’era altro modo per definirla.

Lucy aveva alzato gli occhi su Natsu, sembrava infuriata, ma gli occhi color cioccolato erano lucidi. Natsu parve percepire qualcosa, perché anche lui si distrasse per guardarla. Sembrava sconcertato, forse si stava chiedendo cosa diamine avesse combinato per far arrabbiare la sua amica. Angie si impensierì un po’ per i due ragazzi che aveva conosciuto, le stavano molto simpatici, e sperava davvero di diventare loro amica. Iris invece sospirò, ecco l’ennesima dimostrazione della sua teoria per cui l’amore portava rogne e basta. Vabbeh che aveva dodici anni, ma certe cose si sanno e basta, e questa era di sicuro una di quelle.

Il bagliore accecante di un secondo, e poi intorno a Lucy tutto si era bruciato. Aveva creato un alone nero intorno a sé che aveva carbonizzato tutto. Sembrava diversa, sul seno era apparso un simbolo strano, ed i suoi vestiti erano diversi, neri ed eleganti.

Tutti si erano immobilizzati, e fissavano increduli Lucy, che li incenerì con lo sguardo, dopodichè tirò un poderoso calcio sullo stomaco di Natsu.

-Lucy Kick!-

Soddisfatta per aver dimostrato di non essere un coniglietta inadatta al combattimento, alla faccia di Natsu e anche di Gajeel, si versò un bicchiere di qualcosa di alcolico non meglio identificato, buttandolo giù d’un fiato.

Mira capì la loro confusione, e spiegò cosa era accaduto.

-Avete appena assistito ad un attacco di Lucy mentre indossa l'abito stellare del Leone. Vedete, lei non scoppia mai, si tiene sempre in disparte quando succede il solito trambusto, per questo erano tutti sorpresi. L’unico caso in cui si arrabbia è quando Natsu insinua che lei sia debole. Sapete, è un tasto piuttosto dolente, credo si senta in debito per tutte le volte in cui Natsu l’ha salvata. Vuole ricambiare, ma si è trovata il ragazzo peggiore da aiutare: lui è davvero incredibile, e la sua forza aumenta spaventosamente di giorno in giorno. Lei non si rende conto di quanto è migliorata, proprio perché la forza di lui è così soverchiante che si sente da meno. È proprio una situazione complicata, mie care. Ma non credo ci siamo ancora presentate come si deve. Io sono Mirajane.-

Rimasero basite dalla spiegazione. Non immaginavano che Natsu fosse così forte come lo descriveva Mira, sembrava più un chiacchierone simpatico che un guerriero, né che Lucy si sentisse così inadeguata. Era sembrata loro una ragazza così sicura di sé mentre parlava con loro o insultava il rosato in mezzo alla strada…

Iris non potè non notare che anche quella determinazione era un punto in comune tra Lucy ed Angie. Se solo si fosse decisa a liberarsi di quella prigione di timidezza che l’avvolgeva, la forza che possedeva sua sorella sarebbe stata chiara a tutti, proprio come quella di Lucy! La bionda non era affatto debole, e nemmeno Angie lo era, a dispetto di cosa entrambe pensavano di loro stesse.

-Io sono Iris, e lei è la mia gemella Angie. Abbiamo incontrato Lucy e Natsu per strada per puro caso, e loro si sono offerti di accompagnarci qui quando hanno saputo che era questa la nostra meta. Vorremmo entrare nella gilda, perciò se tu fossi così gentile da dirci dove si trova il master, noi due andremmo da lui per chiedergli di metterci alla prova. Faremo qualunque cosa per entrare!-

Era vero. Iris, al di là di tutto, si era già innamorata di quell’atmosfera vivace che era tornata due secondi dopo che Lucy era tornata normale, anche perché Natsu ora era seduto vicino a lei e stavano ridendo insieme. Erano tutti allegri e si respirava nell’aria l’affetto che li legava tutti, lo dimostravano tanti particolari, come lo sguardo dolce di Mira mentre li guardava, ed il fatto che ora metà della gente che prima si picchiava ora rideva in compagnia.

E poi…

-Qui fa caldo.-

Iris guardò Angie, che aveva assunto una posa meno chiusa e diffidente, aveva persino accennato un sorriso. Piccolo, ma percepibile.

-Non c’è bisogno che facciate alcuna prova per entrare nella gilda, mie care ragazze.-

Le due si guardarono attorno, cercando la fonte di quella voce. La trovarono in un vecchietto molto basso, che disse di essere il master della gilda, Makarov. Memori di non dover mai giudicare dall’apparenza, si affidarono all’istinto, che diceva loro che quel vecchietto sarebbe stato capace di polverizzarle in un secondo.

-Dunque, ora che ci siamo presentati…-

-NATSUUUUUU, DOVE SEI DANNATO FIAMMIFERO?-

-Ghiacciolo, che ti urli, vuoi la guerra?-

-Fatti sotto, sarai tu a perdere!-

-Erza, mia cara, non riesco a parlare con le due graziose bambine qui presenti, potresti fermare i ragazzi?-

-Certo, Master.-

I suoi capelli presero a volteggiare indemoniati, mentre i suoi occhi assumevano una luce sinistra e pericolosa. Le bastò pronunciare i nomi dei due ragazzi, che questi presero a tremare, abbracciandosi forte e canticchiando di quanto fossero amici.

Iris aveva appena trovato la sua eroina. Da grande avrebbe tanto voluto essere come quella Erza, sembrava fortissima e la temevano tutti lì dentro. Angie invece la guardò sorridendo sinceramente, avendo come il presentimento che quella ragazza in armatura celasse un calore pari al sole. Le piaceva.

-Grazie, cara. Dicevamo… oh, si certo. Ora che ci siamo presentati, avrei piacere di sapere che tipo di magia usate, dopodichè siete libere di seguire Mira-chan per avere il vostro marchio. Dovrete trovare un posto dove dormire… e vi consiglio di fare squadra con qualcuno, per le vostre prime missioni, siete ancora molto giovani, e anche se sento in voi un potere niente male, è ancora grezzo e poco allenato…-

-Ha ragione, master Makarov.- Iris si guardò intorno, ma vide che erano tornati tutti a farsi i fatti propri. Poteva parlare liberamente. Un po’ si vergognava a dire i fatti loro in giro, e anche se il loro istinto le aveva sempre guidate bene e in quel momento non era per nulla in allarme, non si sentiva pronta. Ed Angie men che meno.

Makarov le capì, perché le guidò nel suo ufficio insieme a Lucy, che non volle saperne di lasciarle sole. Loro però non avevano problemi, si fidavano istintivamente della bionda ed anzi, si sentirono pure un po’ rincuorate, quindi il master sorrise e lasciò che entrasse con loro.

-Piccola Angie, non ho ancora avuto il piacere di udire la tua voce. Te la senti di iniziare tu a raccontare?-

-Va bene…- Angie era tranquilla, ma la timidezza la faceva sentire un po’ in soggezione. Decise di parlare, ma strinse forte la mano a sua sorella, la sua ancora nel buio.

-Noi siamo gemelle, e veniamo da un paesino privo di gilde o maghi. Non abbiamo avuto alcun maestro, solo un anziano proprietario di un negozio di magia, che è stato così gentile da darci dei consigli su come imbrigliare la magia, ma quando la usiamo lo facciamo per lo più per istinto, non per conoscenza. Abbiamo deciso di unirci ad una gilda forte perché abbiamo paura di fare del male a qualcuno… io soprattutto. Per colpa mia, dei ragazzi sono rimasti feriti. Non voglio che accada mai più.- aveva le lacrime agli occhi mentre parlava, ma Iris era una piccola guerriera e le lacrime di sua sorella le incendiavano il sangue.

-Non dire così, quelli erano cattivi! Ti ho già detto che tu sei buona, è colpa loro se adesso stanno male. Master, mia sorella non farebbe del male ad una mosca, ma quei bruti l’hanno picchiata approfittando della mia assenza, e la sua magia l’ha difesa. Poiché non siamo allenate, la cosa sarebbe potuta finire davvero in tragedia, data la gravità dei lividi che ancora adesso Angie porta su di sé, ma lei è forte, fortissima, e ha richiamato a sé il suo potere prima che fosse troppo tardi. Quei vigliacchi se la cavano alla grande.-

-Ho capito, ragazze. Non dovete temere nulla, non più, non qui. Fairy Tail è più di una gilda, è una famiglia, e i membri di una famiglia si proteggono e sostengono a vicenda. Tutti i suoi membri sono i miei figli, e da ora anche voi due lo siete. Non c’è lama o incantesimo al mondo che possa spezzare il legame che unisce questa famiglia tramite il marchio delle fate. Perciò, io ora per voi ho solo una domanda: dove volete il marchio?-

Le due piangevano, commosse. Lucy le abbracciò, stringendole felice, e disse loro tre parole fondamentali, che sancirono la fine della loro solitudine.

-Benvenute a casa.-

 

Un’ora dopo, le due gemelle sfoggiavano rispettivamente un marchio bianco sul cuore di Angie, ed un altro nero sull’avambraccio destro di Iris.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Alchimiste ***


ALCHIMISTE

 

 

Quando tornarono nel salone principale, tutti le accolsero calorosamente, alzando i calici alla loro salute e dando loro consigli più o meno strani su come sopravvivere in quella pazza gilda, oppure dando loro il benvenuto e chiedendo qualcosa sul loro conto.

Ma le ragazze avevano un altro problema più urgente. Anzi, due. Cibo e alloggio.

Mira servì loro il pranzo al tavolo dove si erano sedute, ed insieme a loro si misero Lucy, Natsu ed Happy, poi li raggiunse anche Erza per la gioia di Iris. L’ultimo ad arrivare fu Gray, che le guardò in modo strano… prima di cominciare a togliersi i vestiti ed essere prontamente fermato da Erza.

-Non fateci caso, è una sua brutta abitudine.-

Le due sorrisero. Erano davvero tutti molto strani, sopra le righe forse, ma c’era così tanto calore lì che non riuscivano più a essere diffidenti. Non ne avevano motivo, glielo suggeriva il loro intuito.

-Allora ragazze, quel’è il vostro programma per oggi?-

-Trovare un lavoro oggi stesso per pagare una locanda, almeno per queste prime notti. Poi dovremmo trovare qualcuno che ci alleni, perché noi siamo totalmente sprovviste di un’istruzione magica.-

-Forse posso aiutarvi almeno in qualcosa. Voi stanotte dormite a casa mia, c’è una camera libera ed è qui vicino. Potrete stare da me tutto il tempo che vorrete; se poi non siete a vostro agio o avete bisogno di indipendenza vi aiuterò a trovare un posto tutto vostro, ma per un po’ io avrei piacere ad avervi in casa.-

-Non vorremmo disturbare, ma sei gentile a proporlo…- Angie guardava dal basso Lucy, ma la posa ed il tono di voce erano rilassati. Iris sorrise soddisfatta della sua analisi, e si permise aprirsi un po’ anche lei. Sua sorella avrebbe voluto accettare, la conosceva bene, e quello non era il suo modo per dire ‘no’.

-Lucy, se davvero non disturbiamo accetteremmo volentieri il tuo invito, almeno per questa notte, e ti prometto che non daremo fastidio e troveremo una casa nostra il prima possibile.-

-Perfetto, allora è deciso. Non c’è alcuna fretta comunque… e VOI siete invitate a casa mia, non come qualcun altro che si intrufola senza preavviso.-

-Ehi Lu, di la verità, protesti tanto ma alla fine ci lasci sempre restare! E poi siamo una squadra!- Natsu sorrise come sempre, certissimo del suo ragionamento, e Lucy non potè evitare di sorridere a sua volta. In fondo, era tutto dannatamente vero, ed a lei faceva piacere averlo intorno. Ma non gliel’avrebbe data mai vinta senza protestare!

-Ehi, ma non ci avete ancora detto nulla sul vostro potere! Chissà, magari qui in gilda c’è qualcuno che può aiutarvi.-

-In effetti è una buona idea Natsu… allora il cervello a volte lo usi. Inizia tu, Iris. Qual è il tuo potere?- Erza la guardava come a volerla trapassare, ma la bambina non si fece intimorire e rispose con tutto il rispetto che quella ragazza le suscitava, ma senza un briciolo di paura. Non era nel suo stile, non più: aveva dovuto armarsi presto di coraggio, per proteggere l’animo sensibile di sua sorella.

-Io ed Angie abbiamo lo stesso tipo di potere, ma sono l’uno l’opposto dell’altro.-

-Questo sì che è interessante.- Erza pareva decisamente colpita, ma né Lucy né Natsu né Gray ne capirono il motivo. Che non avessero capito qualcosa? Non sembrava che le due bambine avessero detto ancora molto.

-Quando nascono due maghi gemelli, il loro potere aumenta all’aumentare della forza del gemello. Se poi le due magie sono uguali o complementari, e mi pare d’aver capito sia questo il loro caso, la forza aumenta esponenzialmente con l’esperienza, l’allenamento, ma soprattutto la vicinanza fisica ed emotiva dei due maghi. Non è molto frequente che accada, anzi tutt’altro. Adesso sono ancora più interessata a saperne di più sulla vostra magia.-

Stranamente, Iris non rispose. Sapeva che Angie aveva paura a rivelarsi dopo l’incidente che era capitato, già era stato difficile per lei parlarne al master, per quanto poco avessero detto. Se non fosse stata Angie a parlarne per prima, anche se avessero dovuto rimandare a data da destinarsi la ricerca di un maestro, Iris avrebbe taciuto per rispetto a sua sorella.

Ma anche Angie conosceva la gemella, e sapeva quanto ci teneva a imparare e diventare forte. Non poteva essere così egoista da privarla di ciò che tanto desiderava, solo per la sua stupida paura. Era tempo che iniziasse una nuova vita lì a Fairy Tail, una vita in cui sarebbe stata lei a fare qualcosa per gli altri, per Iris soprattutto, che per tutti quegli anni l’aveva protetta.

-Siamo delle Alchimiste.-

I ragazzi si girarono automaticamente verso Gray. Fu proprio lui a parlare per primo.

-Avete un dono magnifico. Anche io sono un alchimista, sapete? Sono un Mago del Ghiaccio. Non c’è nulla da vergognarsi, anzi, c’è solo da esserne fieri. Qual è il vostro elemento?-

-Ah, non ci posso credere! Angie, abbiamo conosciuto un altro alchimista! Dicci, puoi insegnarci?-

-Mhm… purtroppo ogni elemento è diverso, e se nessuna di voi due usa il ghiaccio non posso fare più di tanto. Però posso darvi delle basi, e seguirvi nell’allenamento. Di certo, se seguirete le mie istruzioni imparerete ad avere un discreto controllo. Come modellare e sfruttare al meglio la magia però, non sono sicuro di riuscire a insegnarvelo, anche se ci potrei provare. Ditemi, quali sono i vostri elementi?-

Iris era emozionata, ma anche Angie, che si alzò di scatto abbracciando forte quel mago che pareva freddo come il suo elemento, ma che si stava offrendo di aiutarle, quindi doveva essere solo apparenza.

Non dovevano avere più paura di loro stesse, perché lui le avrebbe aiutate, avrebbe convertito la loro maledizione in un dono. Mica cosa da poco.

Iris lo ringraziò dal profondo del cuore, sorpresa e felice che sua sorella si fosse sciolta così facilmente. Vedendola però troppo euforica per rispondere, decise che a questo punto poteva rispondere per entrambe.

-Io sono un’Alchimista della Luce, mentre Angie è un’Alchimista del Buio.-

-Un potere immenso risiede nelle vostre mani. È una grande responsabilità, ma voi siete state brave a portarlo fino ad ora, senza preparazione alcuna per giunta. Sono fiera che Fairy Tail conti due promesse come voi!-

-Grazie, Erza-san! Onoreremo il marchio e la gilda e tutti voi!-

-E anche voi stesse, non dimenticatelo!-

-Che ne dite di darmi una dimostrazione di ciò che sapete fare? Così sapremo cosa devo insegnarvi.-

-Andiamo subito!-

 

Le bambine erano così entusiaste che trascinarono i loro nuovi amici in una radura per mostrare al loro nuovo maestro cosa erano in grado di fare.

La loro nuova vita era appena cominciata.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Anime riflesse ***


Anime riflesse

 

 

Erano passate due settimane da quando le gemelle erano entrate nella gilda, e i segni di un loro costante miglioramento fisico ed emotivo erano sotto gli occhi di tutti.

 

Lucy aveva praticamente costretto le bambine a stare in pianta stabile da lei, almeno finchè non avessero trovato qualcosa di adatto alle due signorine che stavano diventando. Lucy aborriva al 100% il mondo in cui era cresciuta, ma a parer suo una ragazza doveva avere uno stile con cui comunicare al mondo il proprio essere anche senza bisogno di parole, e per questo, pur solo mentalmente, ringraziava la sua vasta e rigida educazione signorile: a qualcosa di buono, ora, sarebbe servita.

Iris ed Angie stavano crescendo, e se per certe cose erano fin troppo adulte, il loro percorso per diventare donne non era stato minimamente affrontato. Lucy sospettava che non avessero più la madre da tempo, forse non l’avevano mai avuta, e anche per questo aveva empatizzato parecchio con loro, prendendole sotto la sua ala.

Aveva passato ogni loro momento libero a insegnargli tutto quello che poteva, principalmente storia della magia ed evoluzione culturale della società magica a contatto con quella non-magica; poi la lettura e la scrittura, abbastanza lacunose, anche grazie al validissimo aiuto di Levy, mentre Juvia si era offerta per aiutarle con i numeri ed i conti; entrambe le sue amiche si erano prese a cuore le sue piccole ospiti. Anche Erza voleva dare il suo contributo, quindi dopo gli allenamenti giornalieri di Gray, che si occupava del lato prettamente magico, Erza dava loro ripetizioni di arti marziali.

Insomma, le giornate delle gemelle erano davvero molto piene con la loro schiera di insegnanti ad aiutarle, e di questo erano molto grate. Iris ed Angie erano intelligenti ed apprendevano in fretta, senza mai lamentarsi per il gran carico di lavoro a cui erano sottoposte, consapevoli che ogni cosa che imparavano le rendeva sempre più forti e indipendenti.

 

 

-Ehi Natsu, c’è qualcosa che mi chiedo da un po’, e non riesco a spiegarmela. Non hai notato che Gray non ha dubitato un solo istante del fatto che non fossero anche loro alchimiste del ghiaccio?-

-Beh, lui mi ha detto che gli alchimisti di uno stesso elemento si riconoscono al volo, un po’ come noi Dragon Slayer ci fiutiamo. Mi ha dato una complicata spiegazione che non ricordo, ma credo c’entrassero delle vibrazioni… mah.-

-Eppure trovo comunque strano sia così amichevole con loro. Voglio dire, lui è sempre gentile, ma con loro sembra quasi comportarsi da fratello maggiore.-

-Un fratello maggiore ghiacciolo… mi spiace per loro!-

-Natsu, sii serio!-

-Ok ok... Comunque Gray è sempre tremendamente protettivo con le bambine più piccole di lui,e in generale con le ragazze.-

-L'avevo notato, ma come mai?-

Natsu non rispose, non voleva violare la privacy del suo migliore amico-rivale… ma Lucy era… Lucy, insomma! Non conosceva nessuno più fidato di lei, e Gray era anche amico suo; senza contare che lei si stava prendendo cura delle due nuove arrivate come una madre quasi, quindi era normale che si preoccupasse, e lui poteva aiutarla nel compito che si era prefissata: occuparsi delle gemelle.

-Lo è sempre stato, fin da quando l’ho conosciuto. Noi non parliamo molto di cose serie, ma quando lo facciamo, è comunque in modo piuttosto vago, tanto ci capiamo lo stesso. Quando avevamo dieci anni mi ha detto: ‘avrei voluto essere più forte per proteggerle’-

-Ma… cosa significa?-

-Si riferiva alla sua maestra Ur e a sua figlia, Ultear. Ho capito ciò che mi ha detto solo più tardi, quando abbiamo affrontato Deliora e in seguito abbiamo conosciuto anche Ultear. Prima non ci avevo capito molto nemmeno io.-

-E ti sei ricordato di questa frase incomprensibile che ti aveva detto tanti anni fa?-

-Beh, sì. Rare come sono, le parole serie che mi dice è facile ricordarle.-

-Per te, Natsu. Non è da tutti avere una cura così profonda degli altri. È una cosa molto dolce.-

Riuscì a farlo arrossire lievemente. Lucy si annotò mentalmente quella data nel suo calendario personale.

 

-Mettici più grinta, devi sentire il tuo elemento prendere forma tra le tue mani, poi rilascia di colpo il potere dirigendolo nel punto esatto in cui vuoi che appaia la tua opera alchemica. E cerca di tenere quelle mani nella giusta posizione, o sarà inutile!-

-Ora ci riprovo… Light make… Fangs!-

La luce si fece improvvisamente solida sulle dita e sulla bocca di Iris, che ora faceva bella mostra di un paio di grosse zanne ricurve al posto dei canini e unghie lunghe ed estremamente affilate alle dita. Pochi secondi dopo, Iris perse la concentrazione e finì lunga distesa a terra col fiatone.

Erano ore che provava e riprovava, e finalmente ci era riuscita. Era così felice che ogni singolo muscolo e nervo del suo corpo si distese all’istante, e lei cadde addormentata lì per terra. Aveva tenuto duro fino a quel momento per pura testardaggine... gli ricordava il più cocciuto dei suoi amici, che proprio in quel momento si stava dirigendo verso di loro.

-Ma insomma, Iris! Ti pare il posto in cui appisolarti?- Lucy stava per andare a svegliarla tirandola per le orecchie, metodo più rapido ed efficace che aveva trovato per quel ghiro formato maga, ma fu preceduta.

Rimase a fissare la scena a bocca aperta, ma in fondo si disse che non doveva stupirsi. Quei due sembravano fatti con lo stampino, e vederli ronfare beatamente rendeva la somiglianza ancora più evidente: ovviamente non per l'aspetto, ma proprio il carattere. Natsu aveva raggiunto Iris e si era steso proprio accanto a lei, addormentandosi quasi prima di chiudere gli occhi.

Gray pareva scocciato da quell’improvvisa pausa, e si vedeva chiaramente che aveva una gran voglia di svegliare il suo amico a pedate, ma lo tratteneva la sua allieva più irruenta, un po’ troppo vicina al ragazzo perché non ne subisse le conseguenze.

-Ehm… Gray-sensei… Lucy-san… se a voi sta bene, potrei provare io a trasportarli entrambi da un’altra parte…- a parlare era stata Angie, la più timida e introversa delle gemelle. Ora si vedeva chiaramente che la diffidenza e la paura erano scomparse, ma la sua timidezza estrema no, e purtroppo anni di abitudini non si abbattono in poco tempo. Ma erano tutti molto fieri di come stesse migliorando in fretta, sia dal punto di vista emotivo che da quello magico, come dimostrò in quel momento.

-Shadow make…Lion!-

Natsu e Iris furono presi delicatamente in groppa da un leone grande quanto un cavallo, che li trasportò diversi metri più in là, al di fuori del campo d’allenamento, e poi li posò a terra, sotto un grande albero che offriva loro riparo dal sole e faceva da cuscino con le radici in rilievo. Dopodichè, il leone scomparve nell’ombra dell’albero, non prima di aver chinato il capo di fronte alla sua Alchimista, che lo ricambiò ringraziandolo.

-Complimenti Angie, sei diventata brava nel creare animali d’ombra. Se te la senti di continuare, direi di insistere sul lato fisico, sei piuttosto fragile nel corpo a corpo.-

 

Da quando l’aveva conosciuta, Lucy aveva visto rare volte il sorriso di Angie aprirsi più di qualche millimetro, ma quelle volte che era successo aveva avvertito un legame ancor più speciale prendere forma tra di loro. Era come rivedersi allo specchio, quando ancora lottava tra la paura di deludere il padre e la voglia di trovare la sua identità. Erano anime simili, lei e quella bambina, Lucy se lo sentiva. E non era la sola ad averlo notato: Iris le aveva confidato che sperava di vedere la gemella aprirsi di più vivendo con lei, fantasma della futura sé che sarebbe potuta diventare se si fosse fatta appena un po’ più di coraggio. Anche Gray e Natsu, a modo loro naturalmente, le avevano detto più o meno la stessa cosa che aveva pensato lei stessa.

Il novello e improvvisato insegnante le aveva detto: ‘parola mia, se non fosse la sorella gemella di quella Natsu formato bambina, la chiamerei Lucy e le chiederei perché mai si è rimpicciolita e intimidita come un pulcino bagnato.’

Il commento di Natsu invece era stato mille, anzi, diecimila volte più imbarazzante. Per fortuna aveva avuto il buonsenso, o la fortuna sfacciata più probabilmente, di enunciare il suo pensiero mentre erano soli, poco dopo che entrambe le gemelle erano andate a dormire. Se ci ripensava arrossiva ancora… : ‘Nee nee, Luce, sembrano le nostre figlie! Iris assomiglia a me, ma Angie è tutta te! Se fossero state in tre, dici che la terza sarebbe somigliata ad Happy?’

Sì, ok, l’ultima frase aveva smorzato il carico emotivo di quella precedente, dandole un buon incentivo a non cadere in catalessi dopo un commento del genere, ma comunque il suo cuore aveva fatto il matto fino al giorno dopo… e ancora, ogni volta che vedeva il dragon slayer, il suo battito poteva tranquillamente rivaleggiare in velocità con quella di tutta Fairy Tail mentre scappava da una Erza inferocita.

 

Quando quella sera tornarono a casa, nessuna delle tre si sorprese di trovare Natsu con Happy seduto vicino a lui, in salotto ad attenderle. Lucy sospirò esasperata, ma non disse nulla. Tanto, che si arrabbiasse o meno, quei due si intrufolavano sempre! Tra l’altro aveva notato che l’unica volta che Natsu non le aveva aspettate a casa, poiché era via per un lavoro, le gemelle erano state tristi tutta la sera. Ed anche lei, sebbene fosse stata avvertita della sua assenza, si era intristita.

Quindi Lucy, per amor loro, decise di sorvolare sull’ennesima violazione di domicilio di cui era vittima.

Certo, che poi anche lei amasse trovare il suo amico in casa a darle il bentornato con un sorriso da infarto… no, assolutamente non voleva dire nulla.

-Ragazze, che ne dite di andare a cena fuori? Voglio festeggiare i vostri progressi!-

-Che bella idea! Mi cambio in un lampo e arrivo!-

Iris sparì mentre ancora non aveva finito di parlare, facendola ridacchiare. Poi si rivolse ad Angie, che pareva piuttosto restia.

-Lucy-san, io ti ringrazio davvero, ma non so se sia il caso… fai già così tanto per noi…- Lucy sorrise, intenerita dal rossore imbarazzato che Angie cercava di nascondere tenendo il viso basso.

Fu lei perciò ad abbassarsi per guardarla, così che la bambina fosse un po’ più tranquilla.

-Di cosa hai paura, piccola?-

-Non ho paura… ma non voglio disturbarti… ci ospiti a casa tua, ci compri dei vestiti… non ci conosci nemmeno.-

-Angie, tu e Iris non sarete MAI un disturbo per me, ok? Siete mie nakama dal momento stesso in cui avete deciso di entrare nella gilda, e a Fairy Tail i nakama sono membri della famiglia. In famiglia ci si aiuta a vicenda, no?-

Lucy però provò uno spiacevole brivido dopo aver detto quella frase. Guardando gli occhi di lei, ebbe nuovamente la sensazione di parlare con la bambina che era stata. Era come guardare attraverso uno specchio che riflette il passato.

La abbracciò, parlandole direttamente all’orecchio così piano che forse nemmeno Natsu, che era andato di sopra con Iris qualche minuto prima, sarebbe riuscito a sentire col suo udito fine.

Forse sapeva come aiutarla.

-Hai paure di rimanere sola, non è così? Hai paura che a causa della tua debolezza possa accadere qualcosa a Iris, e che per questo sarai sola. Ma non devi temere. Tu non sei debole, capito? E di certo non sei un peso. Ci prendiamo cura di te perché tutta Fairy Tail è una famiglia e tu sei una dei suoi membri più giovani. Hai un animo sensibile e un cuore buono, e ci tieni immensamente alle persone che ti sono vicine. Questo fa di te una vera fata, ed è qualcosa che non potrai cambiare nemmeno volendo. Non sarai mai più sola. Né tu né Iris lo sarete più. Ci sarà tutta fairy Tail a farvi da scudo contro il mondo, e in prima linea ci sarò io, te lo prometto.-

-Lucy…-

Scoppiò a piangere. C’era molto che doveva buttare fuori, e Lucy era contenta di essere lì per lei.

Per tanti anni aveva accumulato timori e inquietudini, ma ora che aveva riconosciuto un luogo, un gruppo, come casa, come famiglia, aveva bisogno di liberarsi dai pesi che aveva sul cuore. Per cominciare una vita serena.

Quando si separarono, avevano gli occhi lucidi entrambe, ma sorridevano. E questa volta, lo specchio che c’era tra loro mostrava il presente di entrambe, pieno di un allegro caos che ti riempie di vita.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Riflessioni sotto il cielo ***


Riflessioni sotto il cielo

 

 

 

Non gli era mai sembrato così difficile stare lontano da lei.

Era ormai molto tempo che gran parte della sua giornata la passava a pensarla, anche se gli era sempre vicina, soprattutto la notte. Quelle erano le ore che attendeva con più impazienza, perché finalmente la ragazza lasciava cadere la sua maschera da principessina e lasciava libera la vera Lucy, quella che per tanti anni era stata costretta a sopprimere in quanto erede degli Heartphilia.

Sinceramente, Natsu non ci capiva molto nel poco che lei gli aveva raccontato della sua vita prima di conoscerlo; sapeva solo che era stata sottoposta ad una rigida istruzione ed era stata obbligata a comportarsi come il suo ingombrante cognome imponeva.

Ma come le aveva detto già una volta, lei stava meglio tra le risate e le avventure della gilda, piuttosto che ad un evento sociale regolato da rigide norme comportamentali.

Lucy stava bene sorridente e viva, di certo non seriosa e impacchettata in un lungo abito sfarzoso.

No, lei non era proprio il tipo.

Nonostante ora fosse libera, Natsu vedeva che a volte faceva fatica a levarsi di dosso la maschera che così a lungo aveva portato. O che, per la troppa felicità, portasse all’estremo il suo carattere, esplodendo in reazioni talvolta esagerate.

L’esempio più palese, era la sua estrema irritabilità all’argomento ‘privacy’. Che poi, anche lì era parecchio contraddittoria. Gli diceva che non voleva che lui entrasse in casa sua, ma poi gli lasciava la finestra aperta. E poi, anche se diceva il contrario, lui sapeva che le faceva piacere che andasse a trovarla. Lucy non era una brava bugiarda, e lui fiutava la verità lontano dieci miglia con il suo finissimo naso da drago.

Quindi, perché diceva il contrario di ciò che voleva? A volte proprio non la capiva.

Era per questo che Natsu adorava la notte. Il letto di Lucy era il più comodo su cui avesse mai dormito, e riposare vicino a lei gli inibiva gli incubi che lo tormentavano da anni. Quando aveva notato questo particolare, aveva iniziato ad essere ospite regolare nel letto della sua amica. Amica che, alla faccia di tutto quello che gli urlava dietro ogni mattina, non lo scacciava mai, anzi, di notte si stringeva a lui, forse attirata dal suo calore. Era un autunno particolarmente freddo, in fondo.

Ma lo faceva anche mesi fa, quando faceva così caldo che Gray ha rischiato seriamente di sciogliersi…’

E poi… a lui faceva piacere averla addosso. Poteva sentire con ancora più intensità il suo profumo meraviglioso di fiori d’arancio, e la sua pelle fresca e morbida che lo cullava di notte in dolci sogni.

Di giorno il suo pensiero era ancora più assillante. La cercava con tutti i suoi sensi, e se non la trovava gli era impossibile sopprimere l’impulso di cercarla.

Voleva sentire il suo profumo, vedere il suo sorriso. Non conosceva null’altro che gli desse una tale pace, che lo caricasse così tanto d’energia, che lo facesse sentire così felice senza apparente motivo.

Solo perché lei gli era vicino.

 

 

-FIAMMIFERO!-

-Eh?-

BANG.

-Ouch… ghiacciolo dannato, si può sapere perché non mi hai avvisato subito del palo?-

-Non è mica colpa mia se sei così distratto. Di solito avvisti un ostacolo lontano un miglio, e se non hai voglia di aggirarlo lo distruggi.-

-Mhm…-

-Ohi, ma che hai oggi, cervello bruciato?-

Natsu stette zitto. Tra loro era calata “l’aria delle grandi rivelazioni”. Tra sé e sé la chiamava così, l’atmosfera che avvolgeva lui e il ghiacciolo nudista ogni volta che uno dei due iniziava un discorso serio.

Stavolta sembrava toccasse a lui confessarsi. Gray sembrava preoccupato, e poi, chi meglio del suo migliore amico-rivale poteva dargli una risposta? Perché di quella necessitava. Di una risposta, e di una soluzione. E poi con lui non sarebbe stato di certo imbarazzante come parlarne con qualcun altro, dato che lo capiva al volo come solo due persone che si conoscono da una vita possono fare, poichè quella vita se la sono salvata a vicenda migliaia di volte.

-Perché ci penso sempre?- ‘Perché penso sempre a Lucy?’

-A lui, o a lei?- ‘A Igneel o a Lucy?’

-Secondo te?- ‘A lei, ovvio.’

-Come?- ‘Come la pensi?’

-Troppo- ‘Non penso ad altro che a lei, sto per impazzire.’

-Sei confuso?- ‘Sei indeciso su come comportarti verso di lei, dato che la pensi spesso?’

-No- ‘Non capisco bene cosa provo, ma so cosa voglio.’

-Quindi va bene?- ‘Ti senti in pace quando pensi a lei?’

-Sì- ‘Ogni cosa va al suo posto se lei è con me, il mio animo infuocato si placa.’

-Allora è lei LA ragazza. Diglielo. E poi andrà bene.- ‘Hai trovato la ragazza fatta apposta per te, se riesce a mettere pace in quella testa incasinata che ti ritrovi. Non lasciartela scappare, è l’unica perfetta per te, devi dirle quello che provi. Solo lei può fare chiarezza in te, e sempre lei è l’unica che potrà darti una soluzione e renderti felice.’

 

 

Sventolando la mano, Gray se ne andò dopo avergli dato il suo consiglio, pensando a quanto Natsu fosse fortunato ad aver trovato la sua LEI.

Sapeva che il suo amico aveva provato qualcosa per Lisanna, ma ricordava bene che quando erano… non una coppia, non lo erano mai stati, ma quando erano vicini, prima della presunta morte di lei, Natsu era in perenne conflitto con sé stesso, sempre pronto a prendere il primo lavoro disponibile per scappare; non perché non le volesse bene, ma il suo animo infiammato spasimava libertà, avventure e battaglie solitarie.

Non che fosse mai stato antisociale, o che non si preoccupasse per i suoi compagni, ma si ritagliava più che poteva spazi che erano solo suoi.

Il suo amico però poi aveva conosciuto Lucy, e tutto era cambiato. Aveva iniziato a fare squadra con lei ed in seguito con lui ed Erza, poi si erano aggiunti Wendy ed a volte anche Juvia e Gajeel. Le sue battaglie, ora le combatteva con tutti loro. Aveva abbandonato la via della solitudine, perché essa non gli serviva più per essere forte. Aveva imparato insieme a Lucy come era essere parte di un gruppo, e sempre grazie a lei pareva avesse finalmente conosciuto un po’ di pace interiore, quella pace a cui aveva sempre aspirato stando da solo.

Che ironia… l’aveva ottenuta da una ragazza che l’aveva strappato dalla solitudine.

Soddisfatto del risultato dei suoi pensieri e felice per il suo amico, decise che, ora che aveva assolto al suo compito di coscienza per quel fiammifero ambulante, poteva tranquillamente permettersi di prenderlo in giro sulla questione.

Ma forse, era il caso di aspettare che quell’imbranato si dichiarasse. Dopo sarebbe stato ancora più divertente.

 

 

Angie guardava il cielo stellato dalla finestra della camera che divideva con sua sorella. Iris si stava preparando per dormire, ma lei non aveva sonno.

Le era sempre piaciuto alzare lo sguardo di notte, il silenzio dell’infinito cielo punteggiato da fiammeggianti bagliori la faceva sentire meno sola e meno triste.

Quella sera ne sentiva un gran bisogno. Natsu-san non era ancora arrivato quella sera, e benchè Lucy ci avesse ironizzato sopra, dicendo che per una sera forse sarebbe riuscita a godersi il letto da sola, lei e sua sorella avevano capito subito che in realtà ci era rimasta male.

Quel giorno Natsu non era andato in missione, ma allora perché non era venuto? Non era obbligato ovviamente, ma da quando erano arrivate ogni sera passava per parlare con loro, dei loro allenamenti, della prima missione che avrebbero voluto svolgere, dei componenti della gilda… di ogni cosa.

Iris lo aveva iniziato a considerare un po’ come un fratello maggiore, gli voleva un gran bene. Grazie a lui stava smettendo la sua aria da attaccabrighe che usava per proteggersi e proteggere la sorella, perché ci pensava lui a entrambe. Si era addirittura confidata con lui su alcune cose, come l’ammirazione per Erza e la voglia di diventare forte come lei per proteggere la gemella, affinchè mai più capitasse un episodio come quello accaduto con quei bulli di paese.

Angie invece raramente gli aveva rivolto la parola per prima, ma non perché non le piacesse, anzi lo stimava e gli voleva bene, ma per sua natura era molto silenziosa. A lui però sembrava non importare. Le sorrideva, l’abbracciava, le faceva i complimenti per i suoi progressi… se Iris lo considerava un fratello maggiore, un amico con cui fare la lotta e l’avversario da superare in combattimento, per lei era come riavere un padre. Non aveva ancora osato confidarlo neppure a Iris, ma si sentiva protetta dalle mani forti di Natsu quando la stringeva esattamente come accadeva quando il loro papà ancora le amava. Poi, per colpa sua e della sua magia, lui non le aveva più guardate con orgoglio, ma con timore e disprezzo. Non si sarebbe mai perdonata per questo. Natsu era molto diverso dal loro papà, ma l’orgoglio con cui le guardava e il senso di sicurezza che sentiva vicino a lui erano gli stessi dei tempi felici in cui erano ancora una famiglia.

Perché non era venuto? Si era stancato di loro?

-Vieni a letto, ormai non arriverà più.-

Anche Iris era parecchio abbattuta dall’assenza di Natsu, ma la sorella era più forte di lei. Ad una delusione, reagiva ringhiando il suo disappunto, non piangendo il suo dispiacere come invece faceva lei. Avrebbe voluto essere forte come sua sorella…

Si stese nel letto accanto a lei, stringendole la mano. Durante i suoi incubi, quella mano era l’unica luce che le permettesse di non sprofondare nel gelo oscuro che la dilaniava.

-Domani gli chiederemo spiegazioni, e vedrai che sarà una sciocchezza. Forse Erza l’ha pestato troppo forte, o lui e Gray si stanno ammazzando per qualche vicolo della città…-

Riuscì a strapparle un sorriso sincero, prima che il sonno cadesse su entrambe, esauste da un’ennesima giornata di allenamenti e studio.

 

Anche Lucy stava ammirando il cielo notturno. L’aveva sempre fatto, da che aveva memoria, quando il suo animo era in tumulto per qualche motivo. Quel semplice gesto di guardare le stelle la faceva sentire ancora vicina a sua madre, nonostante gli anni intercorsi dalla sua morte.

Anche quella sera fu così, ma nonostante la serenità riconquistata le sue domande continuavano a non avere risposta, e il disappunto non si era decisamente sopito.

Perché non era venuto? Che diavolo, quando avrebbe pagato fior di Jewels per riavere quella privacy che non aveva più da tempo lui irrompeva rumorosamente ad interrompere la sua quiete, e ora che non poteva più fare a meno di lui Natsu aveva la bella idea di sparire? Accidenti a lui…

Si mise a letto, consapevole però che non sarebbe più riuscita a dormire senza il calore che attraverso la pelle le filtrava fino al cuore, quel calore che poteva darle solo Natsu. E le sue fiamme c’entravano poco…

Si ripromise che l’indomani gli avrebbe chiesto il motivo della sua assenza, ovviamente dando la priorità al bisogno di stabilità delle gemelle che avevano sostanzialmente adottato… non gli avrebbe mai detto che era soprattutto lei a necessitare della sua presenza, proprio no…

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Preparativi ***


Preparativi

 

 

 

-Venite, venite! L’ho trovato!-

-Fai vedere, sono curiosa…-

Ciò che indicava con entusiasmo Iris era la vetrina di un negozio di vestiti, più precisamente un abitino estivo a fiori rosa e gialli su fondo bianco, senza maniche e la gonna al ginocchio. A completarlo, una fascia blu chiaro in vita e una giacchetta rossa, perfetta per il freddo di quel periodo. Non che Iris ne risentisse, pareva immune alle basse temperature.

-Molto colorato e allegro. Vuoi provartelo?-

Gli occhi luccicanti della bambina parlavano da soli, così Lucy entrò nel negozio con le gemelle al seguito e mandò Iris a cambiarsi.

-Angie, tu non hai trovato nulla che ti piaccia?-

-Non posso venire con i miei soliti vestiti?-

-Sarebbe un vero peccato, la festa sarà elegante, e tu sei così carina… e se ci presentiamo senza un abito adatto al master dispiacerà, ci tiene molto a questa ricorrenza, e Mira si è impegnata moltissimo ad organizzarla.-

Angie fece un piccolo sospiro, poi si mise a cercare qualcosa che potesse andare bene, senza che fosse troppo elaborato.

Lucy sorrise guardandola: sì, era proprio come lei da piccola. Nemmeno lei aveva mai amato le feste eleganti e tutto quello che comportavano, lo viveva sempre come un supplizio. Ma quella non era una festa qualunque, era l’anniversario della fondazione di Fairy Tail, e di sicuro, nonostante la perfetta organizzazione e la presenza di alcuni membri di rappresentanza da parte delle gilde alleate, non c’erano motivi per annoiarsi. Abiti eleganti a parte, loro erano pur sempre la gilda più caotica di Fiore.

-Forza Angie, ti va se ti aiuto a scegliere? Sei una così bella bambina, è un peccato che indossi sempre tute da allenamento. Non ti valorizzi abbastanza. Ti va se ne scelgo uno io da farti provare?-

-D’accordo… però… niente di troppo appariscente, ti dispiace?-

-Lascia fare a me, prima ho notato qualcosa che fa proprio al caso nostro!-

Trovato l’abbinamento perfetto, la spedì nel camerino proprio nel momento in cui Iris ne usciva. Il vestito le stava d’incanto, e appaiato al bel sorriso soddisfatto della ragazzina la sua figura minuta sembrava ancor più luminosa del solito.

-Ho deciso, voglio mettermi questo domani sera!-

-Ti sta molto bene!-

-Ma Lucy, sei sicura di volerci regalare dei vestiti così eleganti?-

-Non preoccuparti, ho deciso di prendermi cura di voi ed è quello che sto facendo. Non è assolutamente un problema, d’accordo?- sorrise mentre le dava un bacio sulla fronte, e la vide fare delle strane smorfie. Gli occhi, poi, le si erano inumiditi.

Decise di sorvolare, non era la prima volta che succedeva, in quei due mesi le era capitato spesso di vederla comportarsi così quando lei o Natsu si dimostravano particolarmente affettuosi. Iris tornò dietro la tenda per rimettersi i suoi vestiti, ma al suo posto fece la sua comparsa una persona ben nota, che annunciò la sua presenza all’universo mondo col suo solito grido di battaglia.

-Sono tutto un fuocooooo!-

Un piccolo sospiro, seguito però da un sorriso spontaneo, furono inevitabili per Lucy. Non aveva bisogno di girarsi per vedere chi fosse appena entrato nel negozio urlando a squarciagola. Per lo meno, aveva evitato di emettere fiamme dalla bocca come faceva di solito. Era un inizio promettente.

-Ciao Natsu, come mai qui?-

-Vi ho raggiunte, volevo vedere cosa prendono le piccolette!-

-Ma perché? Tanto le avresti viste ugualmente domani. Da quando sei così interessato ai vestiti? Tu piuttosto, hai già un completo elegante per la festa?-

-Uhm… a dire la verità Gray aveva detto qualcosa sul procurarmi una camicia, ma quando ha visto quella che volevo mettere mi ha ordinato di non azzardarmi a comprare niente, mi presterà lui qualcosa. E poi volevo evitare che facessi vestire Iris ed Angie come delle mongolfiere, a volte i vestiti che metti sembrano fatti apposta per essere scomodi! Non ho ancora capito perché ti ostini ad indossarli… sono quindi venuto in loro soccorso!-

-Ah, dunque è questa tutta la fiducia che riponi in me? E si dà il caso che quei vestiti a mongolfiera, come li chiami tu, servono a noi donne per sentirci più belle agli occhi degli uomini. Non è qualcosa che tu possa capire, sei un maschio…-

-Perché dovreste essere più belle con quei vestiti complicati piuttosto che con qualcosa di semplice?-

Per un secondo, Lucy rimase spiazzata. Le capitava spesso di non riuscire a rispondere adeguatamente alle osservazioni del Dragon Slayer del Fuoco, ma mai avrebbe pensato di finire in difficoltà durante una discussione sui vestiti…

In quel suo secondo di distrazione, Iris aveva finito di cambiarsi, ed era uscita da dietro la tenda nera di nuovo con i soliti vestiti, e l’abito scelto per la festa in mano. Si illuminò tutta – letteralmente – quando vide Natsu, e sorridendo a 64 denti lo costrinse a restare fermo dov’era perché voleva chiedergli un’opinione. Lui ricambiò con lo stesso sorriso, assicurandole che non si sarebbe mosso di lì.

-Ma Angie quanto ci mette a cambiarsi? Secondo me l’hai infettata con la tua lentezza, Luce!-

Meno male, si è distratto… aspetta, ma perché sono così sollevata? In fondo, era solo una piccolissima divergenza… eppure, sapere che tutte le volte che mi sono fatta bella per un’occasione speciale lui pensava solo a quanto fossi strana o scomoda… Mi sono sentita delusa, non posso davvero negarlo…’

Un po’ sconfortata da quel pensiero, si mise comoda aspettando che le gemelle uscissero. Effettivamente Angie ci stava mettendo molto, forse aveva avuto qualche problema con la cerniera sulla schiena…

-Nee nee, Lucy, che avete fatto ieri sera mentre non c’ero? Ci sono novità?-

-No, nulla di particolare. Abbiamo cenato, poi abbiamo fatto un po’ lezione di scrittura, ma erano molto stanche quindi le ho mandate a dormire presto…-

-Il ghiacciolo le strapazza un po’ troppo, sono diventate già molto brave, potrebbe concedere loro un po’ di tregua…-

-Magari potremmo parlarci, in fondo ormai se la cavano bene, lui stesso aveva detto che poteva dar loro solo delle basi, il resto toccherà a loro non avendo lo stesso elemento. Sai, ieri sera, quando sono andata a controllarle, stavano avendo di nuovo degli incubi…-

-Credevo fossero passati ormai.-

-Evidentemente ieri sera dovevano essere un po’ abbattute e la stanchezza non ha permesso loro di liberare la mente come gli hai insegnato.-

-Avrei voluto esserci per aiutarti a tranquillizzarle…-

Il suo volto era serio, come ogni volta che affrontava un problema di una persona cara, e vederlo a quel modo spense anche quell’ultimo barlume di irritazione che aveva provato per la sua assenza. Ma doveva comunque sapere.

-Perché non c’eri?- ora la sua voce trasudava solo un poco di tristezza, e anche se avrebbe preferito evitare di palesarla del tutto, le era stato impossibile.

-Mi dispiace, ero così intento a preparare le mie cose che il tempo è volato e quando ho finito era già molto tardi e mi sono addormentato.-

-Ma… in che senso stavi preparando le tue cose? Devi partire? Perché non me l’hai detto?- Lucy stessa sentiva la nota di isteria che le era filtrata dalla voce, ma di nuovo non aveva potuto evitarlo. Avevano fatto quasi sempre squadra insieme da quando si erano conosciuti, erano davvero rari i casi in cui andavano in missione l’uno senza l’altro, ma mai erano stati separati per lunghi periodi. Almeno, se non contavano l’anno di lontananza dopo la morte di Igneel… no, non voleva pensarci in quel momento. Era stato un periodo buio della sua vita che avrebbe preferito dimenticare. Fortunatamente ora si erano ritrovati tutti e la gilda era di nuovo in piedi, ma ripensare a quei momenti le faceva sentire un gran dolore al petto.

Natsu la guardò stranito, come se non capisse bene perché lei fosse così confusa.

-Mi trasferisco a vivere con voi tre, così potremo stare tutti insieme come una famiglia!-

Un fastidioso fischio alle orecchie impedì a Lucy di sentire le urla di gioia delle gemelle, arrivate in tempo per sentire la bella novità, che si erano buttate a peso morto su Natsu, per una volta identiche anche nell’espressione gioiosa e ridente. Vedere Angie così felice sarebbe stato un balsamo per la preoccupazione di Lucy per quella bambina fin troppo malinconica, ma purtroppo si perse il trionfo di gioia che le stava esplodendo affianco.

Era svenuta due secondi dopo che quel fischio l’aveva assordata insieme al battito inferocito del suo cuore, veloce come le ali di un colibrì.

 

Levy non riusciva a smettere di ridere, e anche i volti delle due bambine erano ancora sorridenti, non la smettevano più di confabulare tra loro su come sarebbe stato vivere con Natsu e Lucy insieme. Iris ghignava anche un po’ per via della reazione della bionda, ma Angie, pur continuando a sorridere da quando qualche ora prima Natsu aveva annunciato il suo trasloco, ammoniva la gemella di essere più supportiva con la ragazza.

-Ti prego Lu-chan, ripetimi ancora come è andata! È meglio di un libro comico…- e lì riprese a ridere. Ormai era rossa come i capelli di Erza, anche lei presente nella grande stanza di Mira, dove si erano riunite tutte le ragazze della gilda per prepararsi alla festa di quella sera. E, a quanto pareva, pure per ridere un po’ della situazione di Lucy.

-Io ancora non riesco a capire come mi sono cacciata in questa situazione, davvero!-

-Facile, te lo spiego io!- e ridendo come una pazza, Iris cominciò a raccontare per la quarta volta come la maga degli spiriti stellari si era trovata improvvisamente a dividere la casa con il Dragon Slayer del fuoco.

-La parte più divertente è stata la naturalezza con cui Natsu ha detto che avremmo vissuto insieme come una famiglia, e Lucy è subito svenuta. Lui era preoccupato da morire, non capiva cosa le fosse preso e l’ha portata a casa ordinando ad Angie di andare a chiamare Wendy. Intanto io gli ho chiesto se era sicuro che Lucy fosse d’accordo con la convivenza…. Dovevate vedere la sua espressione, era confuso perché pensava lo sapessimo già anche noi due, pensate un po’! Ha detto che quando quel pomeriggio era venuto a trovarla a casa e glielo aveva proposto lei ha risposto ‘sì, Natsu’. Solo che Natsu era talmente euforico per la sua stessa idea che non aveva notato che Lucy stava scrivendo il suo romanzo. Era così concentrata che ha risposto senza nemmeno pensarci… subito dopo lui è andato a preparare le sue cose, per questo non è venuto a cena. Ed ecco tutta la storia!- Iris era palesemente soddisfatta di come erano andate le cose, e ancor di più di come le aveva raccontate.

Risero tutte fino alle lacrime, persino Lucy si unì al coro quella volta, riconoscendo che dire di sì a Natsu per qualcosa senza prestargli attenzione non era stata una grande idea. Il problema rimaneva però… quella sera Natsu avrebbe spostato le ultime cose, e sarebbe venuto da loro insieme a Happy, anche lui felice e pimpante.

-Ma come faremo a convivere?-

-Suvvia, Lucy, praticamente siete già come una coppia sposata! Guarda, avete anche avuto due meravigliose figlie! Lo sapevo che sareste finiti insieme voi due! E una delle coppie della lista è a posto praticamente…- Mira aveva segnato mentalmente nella sua lista di coppie da formare quella di Lucy e Natsu come ufficiosamente a posto.

Mancava solo la dichiarazione ufficiale, ma trovandosi sotto lo stesso tetto in modo permanente era sufficiente aspettare un poco. L’arrivo delle gemelle aveva velocizzato e al tempo stesso rallentato il procedimento della loro unione sentimentale, almeno secondo i suoi precedenti calcoli, dando alla coppia quella novità di cui avevano bisogno per staccarsi dalla situazione di stallo che si era creata.

Le altre guardavano Mira con un gocciolone di rassegnazione in testa, soprattutto Lucy, che non la smetteva di sospirare. Non sapeva se avrebbe resistito. Già le costava una fatica immane mantenere immutato il loro rapporto di splendida amicizia ora che le era sempre intorno, vuoi per le gemelle, vuoi per qualsiasi altro motivo. Ma… vivere insieme?

Angie le si sedette vicino, prendendole una mano con le sue. Lucy le fece un sorriso, e la piccola fu incoraggiata a continuare il suo intento.

-Lucy, a me… piaci molto, e anche a mia sorella. Ti sei data tanta pena per occuparti di noi, e ti dobbiamo moltissimo. Vorrei… potermi sdebitare. Natsu, lui è… mi fa sentire come se avessi di nuovo un papà. Gli voglio molto bene… come a te. Non ricordo il viso di mia madre… ma se provo ad immaginarmela, la penso sempre con un sorriso solare come il tuo, mentre ci prepara la cena o ci aiuta a scegliere un vestito per una festa. Voglio dire, mi sento come se tutti i pezzi della famiglia si fossero finalmente uniti, adesso che vivremo tutti insieme. Da quello che mi hai raccontato di te, so che… siamo tanto, tanto simili, e sono sicura che anche tu riusciresti a essere felice. Forse adesso hai paura di questa vicinanza… perché non ci sei abituata. Ma ….- le era costato molto coraggio confessare quelle cose a Lucy, infondo erano sentimenti che anche lei stessa faticava ad affrontare, ma se aveva capito qualcosa della bionda, è che aveva il suo stesso timore.

Aveva una gran paura di far avvicinare troppo le persone, abituata alla fredda distanza che aveva vissuto da bambina nella sua stessa casa, e come Angie stessa aveva provato sulla sua pelle venendo allontanata dalla gente del suo paese. Voleva bene a quella ragazza che si comportava come una mamma premurosa/sorella maggiore, e forse parlandole apertamente avrebbero potuto affrontare quella paura insieme.

-Ma… nemmeno io lo sono. Però so che non voglio scacciare le persone a cui voglio bene e che mi amano a loro volta solo perché ho paura della solitudine. È forse una cosa stupida, ma…-

-No, non è stupida. Non pensarlo nemmeno: se ne hai paura, non è perché sei una codarda, ma perché sei consapevole di cosa comporta essere soli. Hai conosciuto la solitudine, ed ora la temi. Ti prometto che ti starò vicina sempre, fino a quando questa paura non diventerà altro che desiderio di amare sempre di più. E quando ciò avverrà… io sarò ancora lì. E con me, Iris, Natsu, Gray, Juvia, Erza e tutta Fairy Tail.-

Angie e Lucy si strinsero in un abbraccio pieno di commozione, con Iris che le guardava felice come non mai. Ma siccome la sua lingua lunga era seconda solo a quella di un certo fiammifero dai capelli rosa, non riuscì proprio a trattenersi dal fare un commento: - Quindi… tu e Natsu dormirete insieme da stanotte come una vera coppia? No perché finora eravate due amici… adesso vivete insieme, vi prendete cura di noi… quindi dato che siamo diventati una famiglia, voi siete i genitori, no? E i genitori dormono inieme.-

-IRIS!!!-

Una grande risata scoppiò tra tutte le ragazze nella sala, che avevano assistito divertite ed emozionate a tutta la conversazione.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Festa da batticuore ***


Festa da batticuore

 

 

C’era da ammetterlo. Mira aveva fatto davvero un gran lavoro con la sede, trasformandola in una sala da ballo degna di un palazzo reale.

I tavoli del buffet erano decorati da preziose tovaglie con sopra ogni genere di vivanda, le pareti erano state tappezzate da tendaggi pesanti per creare una cappa di calore nonostante le numerose finestre aperte, da cui si aveva la vista mozzafiato di una Magnolia notturna, anch’essa in festa.

Ogni dettaglio era stato curato per mettere a proprio agio, senza rinunciare ad una certa eleganza, insospettabile da parte loro, ma necessaria dato l’importanza dell’evento.

Lucy giudicò col suo occhio esperto che Mira, se non fosse stata la potente maga che era, avrebbe potuto far carriera come organizzatrice di eventi.

Molti dei ragazzi della gilda erano già schizzati verso il buffet, ma ad un’occhiataccia di Erza si limitarono a prendere stuzzichini e bevande per non rovinare la cena, che si sarebbe tenuta solo quando gli ospiti sarebbero arrivati.

E parlando di ospiti….

-Lucy-san, sei splendida come sempre!-

-Ciao Hibiki, è bello rivederti… e noto che non sei cambiato affatto. Come stanno i tuoi fratelli?-

-Molto bene, ti ringrazio; purtroppo non sono potuti venire, ma ho l’onore di essere venuto con il fratellone….-

-Oh, vuoi dire Ichiya-san? E lui dove…-

-Kyaaaaaaaaaaa!!!-

Kaboom.

-Ah, immagino abbia trovato Erza… speriamo non si sia fatto troppo male.-

I due amici continuarono a parlare qualche minuto, poi Hibiki notò la novità del momento.

-Oh, noto che ci sono volti nuovi… due giovani fanciulle dai tratti delicati, con magnetici occhi grigi. Se posso chiedere, chi sono quei due splendidi angeli?- Fece per sistemarsi la cravatta e andare a presentarsi, quando si verificarono contemporaneamente due cose che glielo impedirono.

La frusta di Lucy si era avvolta intorno al suo busto strettamente impedendogli di fare un altro passo, e questo permise ad un pugno infuocato di colpirlo in testa con precisione, mandandolo a schiantarsi per terra e creando una piccola crepa.

-Non osare toccarle, sono solo bambine!-

Lucy e Natsu avevano pronunciato contemporaneamente quell’avvertimento; Lucy guardò il rosato stupita, mentre lui le rivolse un gran sorriso. Lei quasi svenne quando lo vide sorriderle, l’effetto che le faceva al cuore ogni volta era peggiore del solito perché… Natsu vestito con pantaloni neri e camicia rossa era davvero uno schianto.

-Yo, Lucy! Visto? Lo abbiamo steso insieme! Non credo che allungherà le mani su di loro….-

-…-

-Lucy, Natsu, che succede qui?-

Iris ed Angie erano apparse insieme davanti a loro, guardando incuriosite il ragazzo biondo steso a terra dalla combo dei loro temporanei tutori, pseudo-genitori.

Lucy le guardò, e sorrise, recuperando il contegno perso mentre ammirava il rosato. Iris era semplicemente splendida nel suo abito colorato, con ai piedi dei sandaletti neri semplici. Angie invece portava un paio di stivaletti neri al ginocchio con stringhe d’argento, e tirava nervosamente la gonna a balze bianca, a disagio nella sua mise semplice ma estremamente carina; una maglietta a maniche lunghe bianco panna con tante stelline blu scuro completava il suo abbigliamento, con una cerniera sulla schiena che arricciava dolcemente il tessuto.

-Wow ragazze, siete bellissime! Ancora più carine di quando vi ho viste al negozio! Dovrò dare tanti pugni in faccia stasera…-

Arrossirono entrambe mentre lo ringraziavano, anche se non erano sicure d’aver capito bene cosa intendesse con la faccenda dei pugni… però in fondo lui faceva sempre a botte con qualcuno, quindi non ci fecero troppo caso. Lucy, invece, era d’accordo con lui.

Meglio tenere la mia Fleuve d’Etoile a portata di mano. Guai a chi le importuna!’

Si sentiva responsabile per loro, e non avrebbe lasciato ad un branco di maschi la possibilità di turbarle. Ancor meno ora che sembravano aver ottenuto un po’ di serenità.

Sì, questa convivenza, per quanto scomoda per me, non potrà che produrre effetti positivi su di loro. E se è qualcosa che fa star bene loro, va bene anche a me.’

Soffocò bruscamente la vocina maligna della sua testa che le diceva che era una dannata stupida a fingere di non essere felice di vivere con il ragazzo che le aveva rubato il cuore. E perché diavolo quella vocina alle volte assumeva il tono malizioso che spesso le riservava Cana?

-Hai scelto proprio dei bei vestiti per loro. Sembrano a loro agio, e sono davvero carine. Quella strana cosa ai capelli di Angie l’hai fatta tu? È bella, anche se strana-

-Beh, sì, è opera mia, ti ringrazio.- Iris aveva una zazzera troppo corta, per cui si era limitata a metterle un cerchiello che le tirasse indietro la frangia, ma la lunga chioma della più timida delle due gemelle aveva permesso a Lucy di lavorarci sopra per una complicata treccia, formata da tre trecce più piccole, che faceva da legaccio per trattenere il resto dei capelli corvini in una specie di coda lenta. Il tutto appuntato sulla nuca da una spilla a forma di stella bianca.

Il risultato era stato che le gemelle erano da mangiare con gli occhi.

Poi si sentì afferrare una mano, e gli occhi verdi di Natsu si incatenarono ai suoi.

-Anche tu sei più bella del solito. Ero sicuro ti donassero di più gli abiti semplici!-

Diversamente dal solito, Lucy aveva optato per un abito azzurro cielo lungo fino a metà coscia, senza maniche che si allacciava dietro il collo, mostrando il suo decoltè con una scollatura a goccia non troppo profonda. Nessun merletto, nessuna sovrapposizione di strati, niente stoffa in eccesso a complicarne la linea semplice, nessun accessorio ad eccezione di un paio di orecchini blu pendenti, i capelli raccolti in una coda alta che lasciava libero solo un boccolo a lato del viso.

Avrebbe spudoratamente mentito se avesse affermato che non aveva scelto quel look ripensando alla conversazione avuta con Natsu il giorno prima. Comunque, ammise che, per una volta, non era così male cambiare stile. Guardando negli occhi intensi dell'amico, si sentì bella come non mai.

Prima che riuscisse ad elaborare una frase di senso compiuto per ringraziarlo e fargli a sua volta i complimenti, notò una chioma corvina sconosciuta mangiarsi il suo amico con gli occhi, ed in un impeto di possessività gli artigliò un braccio trascinandolo altrove.

Avrebbe avuto un bel po’ da fare quella sera a trattenersi, ed a trattenere le altre donne ospiti, dal saltargli addosso.

 

Era un vero successo. Le ore trascorsero lente, ma estremamente piacevoli, allietate dal buon cibo e dalla compagnia deliziosa. Per qualche miracolo, forse una magia che aveva lanciato il Primo dall’alto da cui li guardava – letteralmente, dato che faceva penzolare le gambe da una trave del soffitto sorridendo allegramente -, nessuno aveva ancora fatto a botte.

Makarov si era persino permesso di tirare un sospiro di sollievo: forse quella festa si sarebbe conclusa ordinatamente.

Le ultime parole famose…

Fu nel bel mezzo dei balli dopo cena che accadde. L’origine della baraonda che ne seguì, comunque, stranamente non fu Natsu, come temevano tutti.

Stavolta fu il turno di Gray di rompere il ghiaccio... in molti sensi.

E tutto cominciò con un arrivo inaspettato, che mise sull’attenti il mago del ghiaccio già da prima di vederlo spuntare dal portone. In fondo, riconosceva la sua presenza a chilometri di distanza, dopo tanto tempo passato con lui…

Leon fece la sua teatrale apparizione facendo cadere fiocchi di neve sui capelli di tutti gli invitati, scusandosi per il tremendo ritardo.

Era molto tempo che non lo vedevano, era stato via più di due mesi per una missione complicata, come spiegò ben volentieri alla sua amata Juvia, con tanto di particolari pericolosi per mettere in risalto il suo coraggio.

Già il fatto che stesse così appiccicato alla maga dell’acqua stava mettendo a dura prova i nervi del suo fratellino adottivo… ma il fatto che glieli fece saltare del tutto fu quanto accadde subito dopo.

-Sai Juvia, sarebbe meraviglioso lavorare con te… naturalmente ti proteggerei io. Se tu venissi a Lamia Scale saresti la benvenuta, ci penserei io a te.-

La povera Juvia non sapeva più da che parte guardare per fuggire l’imbarazzo. Sperava tanto in un intervento cavalleresco del suo amato Grey-sama, ma il mago del ghiaccio più giovane si limitava a fulminare il suo ‘stupido sempai’ con lo sguardo.

Ad intervenire in suo aiuto fu qualcuno di totalmente inaspettato.

-E tu chi sei? Guarda che Juvia sta bene esattamente qui dov’è, ci pensa Gray-sensei a lei!-

Leon si stupì parecchio nel vedere una piccoletta come quella affrontarlo con uno sguardo arrogante e battagliero. Gli ricordava qualcuno…

-Iris, calmati. Sono sicura che sia tutto a posto, o Gray-sensei sarebbe già intervenuto.- come sempre, Angie frenò l’impulsività della sorella, per poi fare un piccolo inchino all’albino di fronte a loro. –Le chiedo scusa per mia sorella, ora togliamo il disturbo…- fece per salutare in modo frettoloso ma educato, ma rimase inchiodata dov’era quando, rimettendosi in posizione eretta, incrociò gli occhi di quel ragazzo albino che corteggiava la loro amica Juvia.

Quegli occhi erano pozzi neri e gelidi. Ma per qualche motivo non riuscì a distogliere lo sguardo, e questo diede tempo al ragazzo di riprendersi dalla sorpresa.

-E voi due chi siete? Non vi avevo mai viste… da quel che vedo siete nuovi acquisti di Fairy Tail. Siete proprio carine, diventerete delle splendide donne…. Gemelle? A quanto vedo però, non siete proprio uguali. Tu hai un bel caratterino, mentre tu sei fin troppo educata per questa gilda scalmanata… posso sapere il tuo nome, bella signorina?- le fece un elegante baciamano, e due cose accaddero contemporaneamente. E si scatenò l’inferno.

Per l’emozione Angie quasi svenne, e Iris dovette trattenerla dal finire per terra come una pera cotta.

E Gray, giudicando di aver sopportato anche troppo, scagliò il suo attacco preferito contro il fratello adottivo. Un martello enorme di ghiaccio si materializzò direttamente sopra la testa di Leon, causandogli un bernoccolo enorme e un principio d’irritazione.

Non soddisfatto, Gray gli si scagliò contro, e Leon non si tirò certo indietro. Finirono per azzuffarsi sul pavimento, ed erano tanto concentrati da non accorgersi di essere finiti in mezzo alla pista da ballo, dove Natsu e Lucy si erano concessi un ballo.

Sarebbe stato il mistero della settimana scoprire come Lucy fosse riuscita a convincere il rosato a entrare in pista….

Comunque, da quel momento in poi tutte le anime più rissaiole del continente, tutte riunite sotto lo stesso tetto, si scagliarono felicemente gli uni contro gli altri con grida di guerra, non capendo minimamente da chi fosse partita la baraonda.

E fu così che la serata si concluse, mentre un piccolo ma impavido cuore battè per la prima volta in vita sua ad un ritmo diverso.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Il calore di una famiglia ***


Il calore di una famiglia


 


 

-Arrogante bastardo vanesio, vile pezzente, irritante figlio di un mezzo troll…-

-Secondo te ne avrà ancora per molto?-

-Non saprei Lucy, sono due giorni che borbotta insulti e non risponde alle provocazioni. Inizio a non poterne più… se non si dà una svegliata lo colpisco, cosciente o meno!-

-Non sarebbe corretto mentre è in questo stato.-

-Magari un pugno in testa lo fa tornare in sé.-

-Scemo, imbecille insensibile, cretino, abominevole stronzo delle nevi…-

-Ecco, vedi!? Sono due giorni che viene qui a casa nostra di mattina presto, trangugia tazze su tazze di caffè, rapisce le bambine per l’allenamento e poi sparisce. Sono stufo, ora lo picchio.-

-Natsu, rilassati. È ancora arrabbiato con Leon…-

Sentire quel nome dovette risvegliare da quella specie di catatonia il loro amico corvino, che alzò la testa di colpo, fissandoli come un invasato che non dormiva da giorni.

Lucy era ai fornelli intenta a preparare la colazione, Natsu invece era stravaccato su una sedia che lo fissava tra l’irritato e il comprensivo. Sentendolo smettere di imprecare contro il fratello adottivo, anche la ragazza si voltò a guardarlo, incuriosita.

-Io vi giuro che se quel mentecatto di Leon sfiora di nuovo Angie o Iris o Ju… cioè, se tocca ancora le gemelle lo faccio diventare una bella statuina di ghiaccio senza più un certo arto attaccato al corpo.-

E con una strana uscita teatrale che non era decisamente da lui, uscì tutto impettito dalla casa… peccato che l’effetto fu rovinato dalla sua completa nudità.

-Ma quando mi sono tolto i boxer?!?!-


 

-Angie, stai attenta!-

-Eh?-

Accecata da una luce improvvisa, cadde a terra tenendosi le mani sugli occhi, sbattendo velocemente le palpebre per recuperare la vista.

-Accidenti Angie, di solito lo pari ad occhi chiusi il mio attacco accecante… gioco di parole a parte, che hai?-

-Scusami, mi sono distratta un attimo.-

-Col cavolo! È da una settimana che sei distratta. Dalla sera della festa non sono riuscita a fare una chiacchierata decente con te, rispondi sempre a monosillabi e frasette concise… che hai?-

-Stai tranquilla, sto bene sorellina. Però forse è il caso che smetta di allenarmi per oggi… non ho i riflessi pronti. Ci vediamo a cena!-

-Ma che… ma dove stai andando?-

-In un posto! Non ti preoccupare, tornerò per il tramonto!-

Prima che potesse controbattere, la gemella era già sparita dietro l’angolo.


 

Angie riuscì a dileguarsi nascondendosi tra le ombre che le donava la magia, passando inosservata grazie ad un trucchetto banale ma molto efficace.

Iris non aveva tutti i torti, non riusciva a concentrarsi dalla sera della festa.

Era una settimana che tra i suoi pensieri balenava sempre lo stesso volto, e quei capelli albini non le davano pace neppure di notte, impedendole sonni tranquilli. Aveva avuto il piacere di vederlo solo per pochi secondi, ma ricordava ogni dettaglio di quegli occhi scuri, di quella voce profonda... ma soprattutto, le era rimasta impressa la sensazione di avvertire sulla pelle i cristalli di ghiaccio che erano volati ovunque mentre lottava contro Gray-sensei.

Per sua stessa natura il ghiaccio è freddo... e lei aveva sempre odiato il freddo. Angie era sempre stata una bambina dall'animo sensibile, ma la natura stessa della sua magia entrava in conflitto con il suo intero essere.

Nella mente semplice della bambina, le ombre avevano sempre rappresentato il male, il volto maligno della gente. Questa sua convinzione era stata l'origine di un malessere che non era ancora del tutto svanito, e che le aveva creato non pochi problemi nel corso degli anni, non per ultima la sua incapacità relazionale. Ma cosa più importante, le aveva causato malesseri psicologici, che si manifestavano tramite violenti brividi.

Il risultato era che avvertiva sempre un gran freddo dentro di lei. Quello era anche uno dei motivi per cui aveva voluto entrare in una gilda piena di calore umano. Non sopportava il freddo, ed era convinta di essere sopravvissuta fino a quel momento solo grazie alla presenza costante del suo sole personale, la luce di Iris, che l’aveva sempre scaldata e confortata.

Ma quei cristalli di ghiaccio che aveva avvertito sul viso... l’avevano scaldata. Non sapeva spiegarsene il motivo, eppure aveva avvertito un certo tepore sulla pelle, come se il suo intero essere avesse reagito alla magia del ghiaccio producendo calore. Non le era mai successa una cosa simile, non aveva senso.

La forte emozione che aveva provato riusciva a paragonarla solo alla meraviglia che l'aveva pervasa qualche mese prima, quando sua sorella Iris aveva fatto danzare le acque scure dell'oceano di notte per farle un regalo, illuminandole con la sua magia. Lo spettacolo di luci che le aveva circondate, danzando intorno a loro come a volerle isolare dal resto del mondo, era qualcosa che non avrebbe mai dimenticato.

Ormai le ombre non facevano più così paura come in passato. Anzi, celavano tesori che Angie bramava scoprire.


 

Angie si appoggiò al muretto che dava sul fiume, per fissare le acque placide che scorrevano senza intoppi nel canale.

Leon... si chiamava Leon, ed era un Alchimista del ghiaccio, una specie di fratello adottivo per Gray-sensei, da quanto aveva capito dai discorsi tra Natsu e Lucy.

Si sollevò sulle punte dei piedi, e facendo leva sulle braccia saltò sul muretto. Si mise a camminare, immersa nei suoi pensieri. Che doveva fare? Non poteva continuare così, se ne rendeva conto. Non riusciva più a concentrarsi su niente, persino negli allenamenti con sua sorella non riusciva più a dare il massimo. I giochi di luce di Iris non facevano che farla pensare al giovane mago di Lamia Scale tramite associazioni di idee che non si sentiva di indagare.

-Che devo fare...?-

-Riguardo a cosa?-

Quasi cadde nel fiume, quando Natsu le apparve al fianco rispondendo al pensiero che aveva incautamente espresso ad alta voce.

Salamander però la prese al volo per i fianchi, facendola scendere senza che si facesse male. Invece di metterla giù come si aspettava però, se la caricò sulle spalle e prese a correre verso casa. A nulla servirono le sue proteste per essere messa giù, il ragazzo sembrava semplicemente non sentirla. Cosa che sapeva del tutto impossibile. Era incredibile peró, nemmeno mentre correva a perdifiato quel ragazzo stava zitto.

Una volta arrivati in casa, finalmente Angie fu libera, ma prima che potesse chiedere spiegazioni il ragazzo le sorrise: - Adesso va meglio piccoletta?-

Ci pensò su per un secondo, e si rese conto che effettivamente parte della sua ansia era sparita. Le chiacchiere infinite di Natsu e l'allegra corsa forsennata verso casa... quella stessa casa in cui viveva con la sua gemella e quelli che considerava praticamente dei genitori... sì, l'avevano parecchio calmata. Fece quindi il migliore dei suoi sorrisi, annuendo con la testa e facendo ballare le infinite treccine che quella mattina Lucy le aveva fatto.

-Molto bene! Non hai bisogno di dirci cosa ti è successo se non vuoi... ma devi sapere che qui a Fairy Tail i problemi di uno sono le preoccupazioni di tutti. Ognuno di noi ha il compito di proteggere i propri nakama. E a maggior ragione noi siamo una famiglia, quindi siamo i primi a preoccuparci per te. Le nostre vite sono legate a doppio filo ormai.-


 

-Siamo tornate!-

-E portiamo viveri!-

-Luceeeeeeeeeeeeeeeee ho fame! Ma dove siete state?-

-Abbiamo fatto la spesa e siamo passate in gilda, il master voleva parlarci per sapere come procede l’istruzione delle ragazze.-

Dopo aver posato la spesa, Iris raggiunse la gemella, trascinandola nella loro stanza per interrogarla, ignorando le solite amorevoli discussioni dei loro tutori. In quel momento stavano battibeccando per la cena.

"Ma davvero non si rendono conto di stare flirtando spudoratamente?"

-Allora?-

-Allora cosa?-

-Me lo dici?-

-Ti dico cosa?-

-ANGIE! Basta fare la santarellina, ora mi devi spiegare perchè è una settimana che sei tanto strana, e poi... oh, adesso però sembri più tranquilla e serena... Lucy aveva ragione!-

-Su cosa?-

-Lucy-nee quando non volevo uscire per poterti aspettare mi ha detto che era meglio lasciarti sola con Natsu per un po', e che di sicuro tu saresti stata meglio dopo. Mi ha anche detto di fidarmi di lui, perchè ha la capacità quasi magica di saper riportare il sorriso.-

-Quindi è per questo che non eravate in casa...-

Angie all'improvviso si sentì estremamente fortunata. Corse in cucina, ancora preda di uno sconvolgimento emotivo piuttosto burrascoso: frammenti dolorosi della sua anima si erano saldati, smettendo di pulsare come ferite aperte, e il freddo che da anni le artigliava il cuore si era sciolto del tutto. Nemmeno si era accorta che da quando portava il marchio bianco di Fairy Tail sul cuore, il freddo che si portava dentro aveva preso a diminuire costantemente.

Il sostegno di sua sorella, le lezioni di Grey-sensei, l'affetto di Lucy-nee e Natsu-nii, il progressivo controllo della sua magia, l’amicizia con i membri della gilda... l'incontro con Leon... ed ora, vedere quanto sua sorella e i due giovani la conoscevano e si preoccupavano per lei... l'ultimo pezzo di ghiaccio che ghermiva il suo cuore era esploso in mille pezzi.

Saltò al collo di Natsu, prendendolo alle spalle, urlando nemmeno lei sapeva bene cosa, per poi saltare in qualche modo tra le braccia di Lucy, che però non riuscì a sostenerla. Il risultato fu che caddero entrambe addosso a Natsu, che a sua volta travolse Iris, corsa dietro alla gemella.

La serata si concluse tra una risata ed un’imprecazione, ma alla fine, prima di andare a dormire, Angie sfoggiava il più bello dei suoi sorrisi, e da quella sera la gioia non abbandonò più il suo viso.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Prima missione ***


Prima missione

 

 

-Nervose, piccolette?-

-E ce lo chiedi? Non stiamo più nella pelle!-

-Beh, io avrei preferito una missione più tranquilla, dato che è la prima, ma devo ammettere che sono emozionata! Non vedo l’ora di cominciare.-

-Allora mi raccomando, fate attenzione! Maledizione, avrei tanto voluto venire con voi…-

-Ma dai Lucy-nee, tu devi pensare a guarire! E per farlo devi lasciare la gamba a riposo ancora qualche ora, giusto il tempo che la magia di Wendy finisca di aggiustartela.-

-Se ripenso a quel furfante che mi ha schiacciato la gamba sotto una tonnellata di rocce per fuggire mi viene una rabbia…-

-Alla fine però Natsu-nii gliel’ha fatta pagare cara, era davvero arrabbiato!-

Iris ghignava come un’indemoniata, Angie invece sorrideva più discretamente, ma anche lei era palesemente divertita dall’episodio di qualche giorno prima. Le dispiaceva per Lucy, ma vedere Natsu sputare fiamme per ore dalla rabbia non aveva prezzo. La stessa maga degli spiriti stellari dopo essere stata curata aveva potuto vedere il lato comico della faccenda.

Ora però era il momento di concentrarsi sulla sua prima missione ufficiale per Fairy Tail, in coppia con sua sorella. Dovevano fermare una banda di ladri nella città vicina, e anche se aveva un po’ paura, Gray-sensei aveva insegnato loro moltissime cose e le aveva ritenute pronte; e poi con loro sarebbe andato Natsu-nii come supervisore.

Al suo fianco, sua sorella fremeva. Non vedeva l’ora di partire, e anche lei non riusciva a stare ferma. Se guardava alla sé stessa di pochi mesi prima, non si riconosceva, con la sua nuova esuberanza e l’incredibile voglia di entrare in azione.

-Andiamo, si parte!-

-Sono tutto un fuoco!-

Angie rise, intenerita da quei due invasati che avevano iniziato a correre veloci come schegge; l’Alchimista delle Ombre salutò un’ultima volta Lucy-nee, e poi si mise al loro inseguimento.

 

-Ragazze, sono tutti vostri! Fatemi vedere cosa vi ha insegnato il ghiacciolo!-

-Sei pronta, Iris?-

-Come non mai sorellina. Andiamo!-

La banda di ladri della città di Eliodora non contava più di dieci membri: erano tutti uomini tra i venti e i trent’anni, armati di coltelli e senza scrupoli, ma non erano maghi. Nulla che non potessero affrontare, con tutto il loro addestramento ed il potere magico di cui disponevano.

Iris, che preferiva i combattimenti corpo a corpo, si lanciò in avanti per prima: - Light make… Fangs!-.

Le spuntarono artigli e zanne lunghissimi fatti di pura luce, ma affilati più dell’acciaio. Si mosse con l’agilità di un felino, battendo due dei ladri senza che potessero reagire sfruttando l’effetto sorpresa. Subito altri tre le si buttarono addosso, certi di batterla con poco. Da quella distanza, Angie riusciva solo a vederne alcuni deridere sua sorella, probabilmente per la piccola statura.

Ci vide rosso. Lasciò a sua sorella i tre incapaci che le si erano gettati addosso, certa che non le sarebbe capitato niente. Tipi come quelli sua sorella se li mangiava a colazione da ben prima di avere il controllo della sua magia.

Lei invece si occupò dei cinque sbruffoni che si erano incautamente distratti per deridere Iris.

-Shadow make… Spider’s web!-

Adesso era il suo turno di ridere: aveva creato con le sue ombre una tela di ragno che aveva intrappolato i cinque ladruncoli, che si dimenavano invano come ossessi.

Non aveva ancora finito: -Shadow make… Snakes!-

Una decina di serpenti d’ombra si avvolse attorno ai malcapitati, imprigionando loro polsi e caviglie. Nello stesso momento, l’ultimo degli avversari di Iris le atterrò davanti ai piedi. Avrebbe scommesso ogni cosa sul fatto che si era beccato uno dei calci micidiali della sua gemella in pieno volto, dato il naso rotto e sanguinante.

Imprigionò anche lui con i suoi serpenti d’ombra, e poi andò incontro ad Iris per curare le sue ferite col kit di pronto soccorso. Come al solito quella pazza si era fatta più male del necessario per il semplice gusto di menare le mani. Nulla di serio, ma vederla sanguinante le faceva sempre venire la nausea.

Si era quasi dimenticata che con loro c’era Natsu, anche se era rimasto in disparte. Se ne ricordò però alla velocità della luce quando le prese in braccio entrambe iniziando a saltellare e sputare fuochi d’artificio dalla bocca per festeggiare.

Si affrettarono a portare i ladri in galera, poi Natsu le caricò in spalla e si mise a correre, fermandosi solo una volta tornati alle porte di Magnolia, ovvero un’ora e mezza più tardi. Iris e Angie erano ancora su di giri per la riuscita della missione e la riscossione della taglia, e quella folle corsa sulle spalle di quel cavallo imbizzarrito che si era impossessato temporaneamente di Natsu, di certo non le aveva aiutate a calmarsi.

Nelle successive due ore loro avrebbero festeggiato con Lucy e tutti i loro amici della gilda, e in quelle stesse due ore avvenne quella che tempo dopo sarebbe stata chiamata ‘chiave di volta’. Una vecchia conoscenza delle gemelle mise piede sulla terraferma, dopo mesi di viaggi per mare. L’origine di una tempesta che avrebbe messo a dura prova la forza dei piccoli, orgogliosi cuori delle gemelle.

Ma, almeno per il momento, tutte le fate poterono godersi una serata di sfrenati festeggiamenti, in cui l’unica preoccupazione sarebbe stata la sveglia della mattina dopo, con tenaci mal di testa assicurati dovuti ad un feroce dopo-sbornia.

 

-Luuuuuuceeeeeeeeeeeeeeeeeeeee la smetti di ballarmi davanti? Mi fai venire la nausea…-

-E dire che con il tuo metabolismo da drago dovresti reggere l’alcool… ma quanto hai bevuto?-

Lucy assistette al buffo spettacolo del suo coinquilino che si mise a contare sulle dita le birre ed i superalcolici che aveva trangugiato quella sera, solo che…

-Lusceee, mi presti le tue dita? Le mie non bastano…-

-Non ti basterebbero neppure se aggiungessimo le dita di Iris ed Angie oltre le mie. Va bene Natsu, è ora di dormire. Domani mattina dovresti stare già meglio.-

-Ma tu perché non hai bevuto?-

-Se avessi bevuto, chi ti avrebbe riportato a casa? A proposito, pesi un sacco, domani avrò tutti i muscoli a pezzi… E poi, almeno uno dei due deve fare il ‘genitore’ responsabile.-

-Le nostre ragassce sono meravigliose, dovevi vederle come hanno fatto fuori quei tisci in pochissimo tempo! Shono tutto un fuocoooooo!- ascoltare Natsu da ubriaco poteva essere davvero divertente, ma quello non era proprio il momento di mettersi a ridere per la sua buffa pronuncia.

-Evita di bruciare il letto però! Comunque hai ragione, sono davvero brave.-

Finalmente il Dragon Slayer si lasciò sistemare nel suo letto, forse vinto da tutto l’alcool che aveva ingurgitato. Solo Cana era riuscita a batterlo quella sera, ma lei in certe sfide non faceva testo. Natsu ci era andato giù pesante con i festeggiamenti, e quando Lucy se ne era accorta ormai il suo compagno di team era già ben oltre il confine tra sobrietà e ubriachezza.

Aveva riaccompagnato a casa le gemelle e aveva augurato loro la buona notte, poi era tornata in gilda a passo di carica e aveva costretto Natsu a seguirla, trascinandolo via dalla botte a cui si era attaccato sfruttando il potere della sua Fleuve d’Etoile. La sua frusta non sarebbe servita a molto in circostanze normali, ma lui non era decisamente al meglio delle sue forze da alticcio.

Si assicurò che gli schiamazzi di quello scemo non avessero svegliato le gemelle, ma erano evidentemente esauste dopo una giornata così intensa, non le avrebbe svegliate neppure un demone di Zeref ululante alla luna.

Lucy finalmente riuscì a dedicare un momento per sé. Si concesse un bagno caldo, rilassando i muscoli tesi. Era stata in pensiero per tutto il tempo della missione, l’unica cosa che l’aveva trattenuta dal chiedere ad Erza di andare a riprenderle di corsa era sapere che Natsu era con loro, e sapeva bene che non avrebbe permesso a nessuno di far loro del male.

Era così orgogliosa di loro! Erano diventate delle maghe provette, ma soprattutto sembravano essere riuscite a superare la fase di diffidenza mista a timore di quando le avevano conosciute. Iris aveva abbandonato la sua strafottenza per un atteggiamento più conciliante, pur rimanendo esuberante oltre l’immaginazione umana, ed Angie aveva smesso di nascondersi dietro la sorella, terrorizzata dal mondo che tanto l’aveva ferita, anzi: ora lo affrontava col sorriso sulle labbra e tanta buona volontà di fare del proprio meglio.

Lucy era davvero felice di questi loro progressi, amava quelle bambine come se fossero delle sorelline, e le avrebbe protette a qualunque costo.

 

Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse della porta del bagno ora mezza aperta a rivelare la figura di Natsu, di nuovo saldo sulle gambe, ma con lo sguardo ancora molto confuso.

Fu per miracolo che non urlò come una pazza quando lo sentì avvicinarsi alla vasca in cui era ancora immersa. Ormai quotidianamente doveva far fronte a situazioni imbarazzanti come quella, ma nonostante ciò ancora non ci aveva fatto l’abitudine, ed ogni volta si sentiva il cuore scoppiare. Vivevano nella stessa casa, e per ovvi motivi di spazio dormivano nella stessa camera, anche se in letti separati da un paio di metri buoni e da una tendina rossa per avere un minimo di privacy, su questo Lucy non aveva voluto transigere.

Che poi lui continuasse a infilarsi nel suo letto nel bel mezzo della notte era un altro discorso.

Averlo costantemente vicino, che la abbracciava, le sorrideva, la aiutava a pulire la casa (più o meno, ma apprezzava lo sforzo), era una dolce tortura per il suo cuore innamorato. Maledizione, Natsu le era costantemente tra i piedi e, anche se si sentiva un’illusa a pensarlo, le sembrava che la toccasse molto più spesso che in passato. Tocchi casuali, ma anche abbracci che erano quasi dei placcaggi, o carezze sui capelli che lui si divertiva a scompigliare. Ogni volta, lei arrossiva come la ragazzina innamorata che non voleva diventare. Perché bastava un suo gesto sconsiderato, dettato dall’istinto che la spingeva continuamente verso di lui, per rovinare per sempre la meravigliosa amicizia che avevano.

Quello era uno dei momenti in cui si sentiva sull’orlo del collasso… o meglio, la sua mente era in bilico su un sottilissimo filo di razionalità, ma stava per cadere nel burrone dell’istinto.

Lui si era inginocchiato vicino alla vasca, in modo che i loro visi fossero vicini. Le aveva catturato il volto con entrambe le mani, causandole un brusco afflusso di sangue sulle guance, e lentamente le si stava avvicinando. Lei semplicemente lo guardava dritto negli occhi, aspettando con trepidazione e confusione di capire cosa esattamente voleva fare Natsu.

Poggiò per qualche secondo il naso sul suo collo, inspirando profondamente, poi rialzò la testa con dipinta in volto un’espressione determinata.

Le sue labbra erano calde come le fiamme, quelle fiamme che l’aveva salvata e protetta infinite volte secondo il volere del figlio di Igneel, il re dei draghi di fuoco. Le sue, al confronto, sembravano pezzi di ghiaccio, modellate sotto il tocco bollente di quelle fiamme.

-Perdonami, Luce…-

Natsu cadde addormentato lì, sul tappeto rosso che stava accanto alla vasca in cui la bionda maga degli spiriti celesti stava immersa, immobile come una statua, sull’orlo di un collasso cardiaco, o di un attacco d’asma. O di entrambi.

Fermi tutti… che diavolo è successo? Lui mi ha… e poi ha detto… COSA?’




 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Chiave di volta ***


CHIAVE DI VOLTA

 

 

Spesso l’inizio della fine corrisponde ad un evento del tutto fortuito, quasi casuale, dettato da circostanze accidentali.

Altrettanto spesso accade che solo dopo la fine della tempesta ci si rende conto di quale sia stato il vento che ha dato il via alla burrasca. Quasi sempre, si tratterà di una brezza appena percettibile.

Raramente gli uomini si rendono conto dell’effettivo peso delle loro azioni, delle conseguenze che la variazione di un dettaglio apparentemente insignificante può portare, in bene e in male. La storia ci insegna che molte grandi catastrofi si sarebbero potute prevedere, forse addirittura evitare, con un uso corretto di coscienza e conoscenza.

È facile però parlare da posteri, quando ormai il peggio si è verificato e i giudizi vengono espressi senza cognizione effettiva di un determinato evento del passato.

 

La natura umana ci spinge a indagare l’ignoto, a volerlo conoscere, forse per smettere di temerlo. E quando non si riesce a rivelare i segreti celati dietro un fenomeno, quella stessa indole che ci aveva fatti avvicinare, ci allontana, portando l’ombra della diffidenza e del disprezzo verso qualcosa che ha avuto l’ardire di resistere alle nostre indagini.

Ma l’uomo è un essere complesso, incoerente per sua stessa natura, la sua mente è un labirinto pieno di vicoli ciechi e brusche inversioni, anche per lo stesso individuo cui appartiene. Risulta quindi impossibile stabilire una classificazione delle reazioni dovute a particolari eventi, perché ogni uomo è costituito da molti impulsi, e in diversi momenti della sua vita potrebbe decidere per qualcosa che in altri casi negherà fermamente.

C’è un uomo che ha sperimentato gli abissi della paura, ed in seguito del disprezzo, verso qualcosa che all’inizio aveva amato con tutto il cuore. E quest’uomo, oltre ad essere un perfetto esempio per quanto detto finora, altrettanto vero è che fu vittima di eventi più grandi di lui.

Credere in una divinità superiore è una scelta individuale, così come credere nel destino, o nel fato, o in nulla. Nessuno, neppure in seguito, avrebbe saputo dire se si trattò di un caso o di un fatto inevitabile, ma fu proprio quest’uomo a trovarsi nella scomoda posizione di essere il messaggero di colui che avrebbe scatenato, con tutte le sue forze, una tempesta contro i nemici che ostacolavano il suo grandioso progetto di conquista.

L’unica cosa certa era che, se era stata una semplice casualità a fare di quell’uomo la chiave di volta che avrebbe portato il mondo nel caos, sicuramente il Caso o chi per lui doveva possedere un senso dell’umorismo davvero crudele.

 

 

-Stamattina tira brutta aria…-

-Cosa intendi, Gray-sama?-

-Non vedi il modo in cui Lucy fulmina Natsu ogni volta che si avvicina più di un metro a lei?-

-Rivale in amore, che cerca di catturare gli sguardi di Gray-sama…- Juvia era entrata in modalità killer, con tanto di luccichio sinistro negli occhi e aura nera omicida che si spandeva in direzione di Lucy.

Gray sospirò, e stava per aprire bocca tentando di riportare Juvia sulla terra, tra i comuni esseri umani che pensavano normalmente, ma successe una cosa strana. Lucy lo battè sul tempo.

-Non dire sciocchezze, Juvia.-

Gelo. Lui, che del ghiaccio aveva fatto la sua magia, rimase congelato dalle parole di Lucy, che li guardava con in volto l’espressione più terrificante che le avesse mai visto. Se Juvia prima sembrava una pazza, ora si era nascosta dietro di lui alla velocità della luce, spiazzata. Lucy di solito sorrideva e la lasciava parlare, magari cercava di farle capire con gentilezza che lei e il suo Gray-sama erano solo buoni amici, in fondo lo sapeva che Juvia la considerava un’amica e la cosa era reciproca.

Ma, come detto da Gray, quella mattina tirava una brutta aria. E Lucy, con quell’espressione gelida, sembrava la personificazione di una bambola assassina.

-Juvia… Juvia chiede scusa…-

Gray mise un braccio attorno alle spalle di Juvia per confortarla, ma soprattutto per trascinarla via da lì. Non voleva rischiare, Lucy sembrava impazzita, sul punto di commettere un efferato delitto.

Lo shock era stato tale che Juvia quasi non si accorse di essere semi-abbracciata al suo amato. Lei voleva bene a Lucy, e anche lei lo sapeva, per questo non se la prendeva per quegli istinti di protezione violenti che Juvia proprio non riusciva a reprimere. O almeno, di solito non ci badava, perché quel giorno sembrava una bomba in attesa di esplodere.

Per come la vedeva Gray, erano davvero poche le cose che potevano portare ad una tale crisi di nervi la sua amica bionda, e tutte potevano essere causate solo da una persona.

-Ohi carbonella, si può sapere che hai combinato per far arrabbiare così tanto Lucy?-

Il rosato lo guardò confuso. Non era una finta, lui non diceva balle, non era il tipo e non ne era capace. Davvero non lo sapeva! Ma per quanto ingenuo fosse, dubitava che persino lui avrebbe potuto fare qualcosa di grave a tal punto senza minimamente sospettare qualcosa. Che cosa diavolo era successo tra quei due?

-Io non ne ho idea! Anche perché non è che ricordo molto bene cosa è successo ieri sera… Tutto quell’alcool ha mandato in tilt persino me…-

-Metabolismo da drago un corno, eh…-

-Vuoi fare a botte, ghiacciolo?-

-Forse dopo fiammifero, prima dimmi tutto quello che ti ricordi, perché sinceramente, Lucy al momento è in uno stato terrificante, sembra quasi Erza….-

-Lucy-san… Lucy-san è arrabbiata con Juvia… Juvia non voleva farla arrabbiare, Juvia non sospetterà più di Lucy-san se questo farà stare tranquilla Lucy-san…-

Gray guardò terrorizzato la maga dell’acqua divincolarsi da lui e correre incontro ad una Lucy ancora in modalità serial killer inserita a piena potenza…

E se la bionda fosse scoppiata improvvisamente proprio con Juvia? Cosa sarebbe successo? Fantasie orribili presero vita nella sua testa, con protagonista la cara Juvia legata e sofferente mentre Lucy, con tanto di corna e forcone, la torturava con la frusta che usava solitamente per combattere.

Tornò alla realtà solo quando vide Juvia venire zittita da Lucy, che… scoppiò in lacrime stritolandola con le sue braccia esili, mentre nascondeva il volto bagnato di lacrime nella generosa scollatura di Juvia.

Si asciugò il sangue che fuoriuscì dal naso per essersi soffermato con lo sguardo troppo a lungo sulla maglietta celeste della sua maga dell’acqua preferita, stranamente scollata, poi si voltò verso Natsu, confuso quanto lui.

-Tu ed io dobbiamo proprio parlare, adesso. Vieni, fiammella.-

 

-Oh, Juvia… io… non so cosa fare!-

-Lucy-san deve stare tranquilla e calmarsi, Juvia ti aiuterà volentieri se le spieghi cosa è successo…-

Tra un singhiozzo ed un urletto isterico, la bionda riuscì a raccontare alla sua amica cosa era successo la notte precedente, mentre Juvia diventava rossa come i capelli di Erza.

-Natsu-san è… entrato in bagno mentre Lucy-san era… e poi lui ti ha… kyaaaaaa!-

Si poteva quasi notare il fumo uscire dalle orecchie della maga dell’acqua, ma Lucyy era troppo presa dal proprio imbarazzo per notarlo.

-Ti rendi conto? Mi ha ba-ba-baciata, e poi… mi ha chiesto scusa. Ti rendi conto? QUEL DEFICIENTE MI HA CHIESTO DI PERDONARLO PER AVERMI BACIATA! E QUESTA MATTINA NON SI RICORDAVA NIENTE!-

-Juvia è confusa, Lucy-san non dovrebbe essere felice che Natsu-san l’abbia baciata?-

-Io…- adesso era il turno della bionda di diventare viola dall’imbarazzo, ma ciò che più le premeva in quel momento era sbrogliare i pensieri, e la sua amica Juvia era perfetta per aiutarla. Lei, Juvia, Levy-chan ed Erza avevano formato un gruppo molto affiatato, e si riunivano spesso per parlare con Mira, la quinta componente del gruppo, e si confidavano sulle questioni importanti, come anche su quelle più… sentimentali.

Ognuna a modo suo era in pena per il suo innamorato, ed ognuna lo dimostrava in modo diverso, ma tutte avevano lo stesso problema e quindi si supportavano a vicenda. Capitava piuttosto spesso che organizzassero dei ritrovi per parlare, sfogarsi, chiedere e dare consigli, e ogni volta tutte loro erano più serene dopo essersi salutate.

-IO… sì, dovrei esserlo, ma Juvia… lui era ubriaco, e si è pentito subito di avermi baciata, altrimenti perché chiedere scusa? Non… non era così che immaginavo il mio primo bacio.-

Non aveva mai confessato ad alta voce che non aveva mai baciato nessuno, ma le era uscito spontaneamente, e Juvia era una ragazza fidata.

Juvia ora aveva un quadro più chiaro della situazione. Ecco perché Lucy-san era così arrabbiata quella mattina! Doveva essere stato un brutto colpo… lei ci sarebbe stata malissimo a parti invertite, la capiva bene. Però era convinta che la sua amica avesse male interpretato la richiesta di scuse di Natsu-san, lui non era davvero il tipo di ragazzo che fa qualcosa per poi pentirsene l’istante successivo… ma per il momento la sua priorità era tirare su il morale alla sua amica, e lei sapeva bene come fare.

-Lucy-san, ti andrebbe di venire a casa mia? Potremmo cucinare qualcosa, Juvia crede che in cucina tutti i problemi diventino più semplici da affrontare…-

-Apprezzo il pensiero Juvia, ma devo tornare a casa, Iris e Angie mi aspettano…-

-E invece siamo qui!-

A Lucy venne quasi un infarto nel vedersi apparire le due ragazze alle spalle senza nessun preavviso. Credeva fossero solo in due in quel parco!

-Ragazze, ciao… cosa, ehm, cosa ci fate qui?-

-Abbiamo fatto la spesa, e dato che a casa non c’era nessuno siamo venute a cercarvi!-

-Lucy-nee, Juvia-san, state bene? Sembrate tristi…-

-Non preoccuparti Angie, non è nulla di grave!-

-Balle, Lucy! Cosa ha combinato Natsu?-

-IRIS!-

-Che c’è? È chiaro che è colpa sua se Lucy-nee è triste, è inutile girarci intorno. Lo sai com’è fatto, probabilmente non ha mica capito di aver fatto qualcosa per farti arrabbiare! Mi piace Natsu, ma per certe cose è piuttosto lento. L’amore crea un sacco di problemi…-

-Iris-chan, non dovresti parlare così. Sei ancora piccola, ma stai crescendo, e presto anche tu ti innamorerai, e capirai che l’amore è qualcosa di meraviglioso…-

Perse il suo solito sorriso, Iris, mentre pensava alle parole che le erano state dette.

L’amore, qualcosa di meraviglioso? No. Lei sapeva solo che l’amore aveva ucciso sua madre e distrutto suo padre, il quale, nonostante tutte le sue belle parole per lei e sua sorella, non aveva esitato un istante a sparire, sputando sull’amore che diceva di provare per loro, arrendendosi alle prime difficoltà. Angie non lo sapeva, ma a volte nel corso degli anni, quando rimaneva sveglia la notte per controllare che la sorella non facesse incubi, nel silenzio della loro piccola casetta sentiva altro, oltre alle onde che si infrangevano violentemente sulla scogliera. La voce del loro papà, che mormorava qualcosa nell’ombra della cucina, con la foto della loro mamma stretta tra le mani.

E quando quelle notti erano state abbastanza silenziose, lei aveva colto delle parole, frammenti di discorsi, che le avevano fatto crescere nel suo cuore di bambina la convinzione di essere odiata dal suo stesso padre.

Perché te ne sei andata, Momo?... Loro non dovevano nascere… sapevi di morire… troppo forti… troppo debole per sopravvivere….Non mi importava nulla, non dovevi morire…”

Iris aveva assunto un’espressione neutra, sotto gli occhi preoccupati della sorella, mentre rispondeva a Juvia con la voce traboccante di rabbia repressa da anni.

-L’amore…. Una cosa meravigliosa? No. L’amore porta a fare follie… porta alla morte. Cosa c’è di meraviglioso nella morte?-

Il silenzio sbigottito che seguì quelle parole venne spezzato da una voce maschile, la voce di qualcuno che le due gemelle conoscevano molto, molto bene…

-Vedo che, nonostante tutto, qualcosa sono riuscito a insegnarvelo, in tutti questi anni che ho sprecato con voi… figliola.-

-Papà!- 



 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** I peccati di un padre ***


 

I peccati di un padre


 


 


 

Angie non riusciva a credere ai suoi occhi. Davanti a lei stava il suo papà, ma quella riunione familiare era tutt’altro che desiderata.

Lucy guardò attentamente l’uomo di mezza età davanti a loro, che aveva provocato reazioni eloquenti nelle sue protette: Iris era indietreggiata, ringhiando piano ( si appuntò in un angolo del cervello di ammonire Natsu sul brutto vizio che aveva fatto prendere ad Iris), mentre Angie si era direttamente nascosta dietro di lei scrutando quel tizio di sottecchi, abbassando lo sguardo dopo pochi secondi.

Vedere le SUE bambine in quello stato le faceva montare nel cuore una gran rabbia. L’avevano chiamato papà, ma era evidente quanto le gemelle non lo volessero vedere nemmeno lontano un miglio.

Era innegabile la somiglianza, soprattutto nei colori: capelli corvini, occhi di quel grigio chiaro così particolare. Tuttavia le ragazze erano pallide e slanciate, con il viso tondo tipico dell’infanzia; quell’uomo invece era molto abbronzato e tarchiato, non molto alto, con il volto squadrato e l’espressione arcigna. Indossava le tipiche tuniche dei marinai che lavoravano su navi mercantili, e sulle spalle portava una sacca da viaggio.

-Che ci fai tu qui? Non te ne eri scappato in mare, dicendo di non volerci vedere mai più?-

Lui ignorò Iris, guardando incuriosito la posa protettiva di Lucy e Juvia, che si erano messe davanti alle ragazze, intuendo che la situazione era piuttosto delicata e che poteva volgere al peggio in un istante. Trasmetteva una certa aria di potere e arroganza quell’uomo, e loro non volevano rischiare.

-Ma guarda, questo sì che è interessante… Noto che vi siete trovate qualcuno su cui pesare piuttosto in fretta. Sembrate ben nutrite, e quei vestiti sono nuovi… Voi ragazze vi state facendo mantenere da altri maghi, complimenti per la furbizia. Lo sanno cosa avete combinato, quando abitavamo a Tobira? No, vero?-

A quel punto, sentendo Angie tremare, Lucy decise di intervenire:- Da quel che ho capito, lei è il padre. Eppure, mesi fa le ha abbandonate, dunque per quale motivo ora lei è venuto qui? Di certo non è un caso che sia capitato proprio nella città in cui si sono trasferite le sue figlie, molto lontana dal mare in cui lavora, per giunta. Inoltre la pregherei di frenare la lingua, siamo tra gente civile, qui.-

L’uomo scoppiò in una grassa risata, che fece venire i brividi a tutte e quattro le ragazze. –Gente civile? Oh, mi perdoni milady, non sapevo che tra mostri… cioè, tra maghi esistessero cose come le buone maniere. Il mio nome è Gerione. E, visto che lei mi sembra una persona ragionevole, ci tengo a darle un consiglio spassionato: si allontani subito dalle mie figlie, sa, ci metterebbero un istante a rivoltarsi contro chiunque, lei compresa. Le hanno raccontato dei problemi che mi causavano continuamente?-

-Un uomo che chiama le proprie figlie ‘mostri’ e se ne frega della loro sorte non ha più alcun diritto di considerarsi padre. Ora lasci che IO le dia un consiglio spassionato: giri i tacchi e se ne vada, si dimentichi di avere avuto due figlie fino a quando non sarà pronto a strisciare ai loro piedi per chiedere il loro perdono, e solo in seguito potrà tornare a trovarle. Certo, solo se loro saranno disposte ad ascoltarla. Andiamo ragazze.-

Lucy le prese per mano, con l’intenzione di portarle il più lontano possibile.

Entrambe però puntarono i piedi a terra, sentendo le parole rabbiose che sputò in risposta l’uomo che per tanti anni avevano amato, nonostante le sue debolezze ed i suoi difetti.

-Ma chi ti credi di essere per intrometterti in questioni di famiglia? Cosa c’entri tu con noi? AH, ma forse non sai che queste due sono state la mia dannazione! Hanno fatto morire mia moglie di stenti dopo il parto per colpa della magia, facevano esplodere le cose, creavano sortilegi che ferivano i nostri compaesani, bambini o adulti non aveva importanza! Hanno rovinato la mia vita! SONO DELLE DISGRAZIE!-

-Adesso basta, adesso BASTA!-

Angie piangeva disperatamente, dopo tanto tempo aveva fatto finalmente pace con sé stessa ed ora arrivava lui, che con poche parole stava calpestando quella serenità che a fatica aveva conquistato. Iris non poteva sopportarlo.

Nessuno poteva fare del male a sua sorella.

-Light make… lance!-

Una lancia di luce apparve in mano ad Iris, che la scagliò con rabbia contro suo padre. Lucy era troppo occupata a cercare di calmare Angie per riuscire a fermarla, così fu Juvia ad adoperarsi.

-Water wall!-

Un muro d’acqua bloccò il suo attacco, e ciò rese furiosa la ragazzina.

-Perché mi hai fermata? L’hai sentito no? O forse gli credi? EH? Credi alle sue parole?-

-Un giorno potresti pentirti di averlo attaccato. Un giorno, avresti capito che l’unica a farsi male saresti stata tu. Non ne vale la pena, Juvia vuole che Iris-chan stia bene…-

-Iris, Angie.-

Le due sorelle si voltarono verso il padre, entrambe protette dall’abbraccio rassicurante delle ragazze più grandi.

-C’è chi desidera il vostro potere. Un potente mago che ho incontrato durante il mio viaggio per mare, mi ha assicurato che la vostra magia sarebbe sotto custodia se la donaste a lui; diventereste delle bambine normali, non accadrebbero più incidenti come quelli che ci hanno perseguitati per anni, la nostra vita sarebbe perfetta. Venite con me, vi condurrò dal mago Zeref, e sarete finalmente libere.-


 

L’aria sembrò cristallizzarsi dopo quelle parole, le bambine erano semplicemente troppo scioccate per parlare. Durante la permanenza nella gilda tutti i loro nakama avevano raccontato loro di quel mago che, prima o poi, avrebbe attaccato, come spesso aveva fatto in passato. Si erano tutti raccomandati di stare attente, di non tentare qualcosa di stupido o pericoloso.

Quel mago oscuro condannato alla vita eterna non era da sottovalutare. Era probabilmente il più grande pericolo per l’umanità che fosse mai esistito.

E quell’uomo voleva davvero che donassero la loro magia ad un mago del genere?

Neanche morta,’ pensò Iris.

Grazie, ma NO GRAZIE,’ e per una volta i pensieri di Angie erano decisi come quelli della sua gemella.

-Alleandoti al mago oscuro Zeref hai superato ogni limite! Ora te la vedrai con noi di Fairy Tail: rinuncia a perseguitare Iris ed Angie, rinuncia a seguire la volontà di Zeref, o dovrai combattere!-

Lucy era davvero arrabbiata ora. Aveva avuto dei dubbi sullo scacciare o meno quell’uomo, memore di come il suo rapporto con il padre Jude si era sanato solo nell’ultimo periodo, prima della prematura morte di lui. Ma ora che quel tizio tramava di consegnare le sue stesse figlie al mago immortale… no, ora di dubbi non ne aveva più.

Avrebbe combattuto per difendere le sue bambine.

-Juvia, per favore, portale al sicuro, io lo tratterrò il più a lungo possibile e cercherò di catturarlo, ma è meglio essere prudenti. Avverti qualcuno del pericolo, ma non lasciare loro due da sole, sembrano in stato di shock.-

Aspettò a malapena di ricevere conferma da Juvia prima di lanciarsi all’attacco con in mano la sua fidata Fleuve d’Etoile. Come aveva sospettato però, l’uomo aveva acquisito un po’ di potere, forse proprio allo scopo di catturare le figlie. Ed era chiaro chi fosse stato a fargliene dono. Riconosceva la sensazione di avere di fronte un individuo con il potere di Zeref.

Ma una magia del genere non era nulla in confronto a quella che nasce spontanea nelle persone.

Gerione fece apparire uno spadone a due mani dal nulla, e si lanciò all’attacco.

Lucy vestì l’abito stellare del Toro, preparandosi a rispondere colpo su colpo.


 

L’unico motivo per cui Juvia aveva acconsentito a lasciare da sola Lucy a combattere, erano le condizioni preoccupanti delle due ragazze.

Angie pareva svenuta, ma mormorava qualcosa in modo sofferente: sembrava in uno stato febbricitante, ma la cosa strana era che la sua temperatura corporea era piuttosto bassa.

Iris invece stava meglio della sorella, almeno fisicamente: riusciva a camminare da sola, ma non aveva più pronunciato una singola parola, limitandosi a ringhiare. Ma la cosa preoccupante era il bagliore che le appariva negli occhi a intervalli irregolari, come se trattenesse a stento la sua magia.

Juvia era terribilmente in ansia per quelle coraggiose ragazzine: si era affezionata molto a loro durante le loro lezioni, e negli allenamenti che svolgevano con Gray-sama spesso si fermava ad osservarli, tutti e tre, e portava loro il pranzo. All’inizio guardava le bambine con un pizzico di diffidenza, ma le era passata quasi subito. Erano ancora troppo piccole per essere le sue rivali in amore…

Poi aveva notato la grinta di Iris, la dolcezza di Angie, e il senso di protezione che Gray-sama mostrava verso entrambe.

Lo aveva amato ancora più intensamente per questo, sarebbe stato un padre meraviglioso quando avrebbero avuto i loro dieci figli e lui avrebbe addestrato quelli con la magia del ghiaccio e lei quelli con la magia dell’acqua… sperava tanto che somigliassero al loro papà, che era così bello….

Un gemito di dolore di Angie la riportò immediatamente alla realtà. Con l’acqua aprì senza sforzo le porte dell’infermeria della gilda, dove Natsu-san e il soggetto dei suoi precedenti pensieri stavano parlando.

Quando la videro entrare, con Angie in braccio svenuta e Iris che a malapena si tratteneva dal distruggere tutto, si allarmarono entrambi e si misero all’opera per cercare di aiutarle.

Ma Juvia aveva fretta, Lucy era da sola con quell’uomo losco da troppo tempo…

-Presto Natsu-san, Lucy-san sta combattendo contro il padre di Iris-chan e Angie-chan! Vuole rubare la loro magia per donarla a Zeref!-

Non le servì dire altro.

Natsu sparì alla velocità della luce, avvolto dalle sue fiamme che ardevano in risposta alla furia vendicativa del loro padrone, ma ebbe comunque il tempo di dire a Gray poche parole: -Te le affido, mi raccomando!-

Gray la guardò, preoccupato e confuso, ma deciso a fare il possibile per aiutare le sue allieve. Ai suoi occhi innamorati, in quel momento Gray-sama apparve come il più impavido dei guerrieri.

-Juvia, resta con loro, ti porto Wendy appena possibile, e poi manderò Jet a cercare Porlyusika-san. Poi raggiungerò Natsu insieme ad Erza e chiunque possa combattere, non sappiamo quanto sia forte l’avversario o se abbia degli alleati nei dintorni. Tu occupati di proteggerle.-

Le passò una mano sui capelli, forse per confortarla data la situazione tesa. Rimasero entrambi stupiti di quel gesto, ma lui non le diede il tempo di domandare nulla. E nemmeno di recuperare abbastanza fiato da pronunciare una singola sillaba.

Se ne andò di corsa, talmente in fretta che pareva inseguito da tutti i demoni di Zeref pronti a fargli la pelle.


 


 


 

Note:

Salveeeeeeee gente! Questa è la prima nota di fine capitolo che scrivo in questa storia….

Dunque perché iniziare ora, vi chiederete? É presto detto.

Da questo capitolo si entra veramente nel vivo dell'azione. Per ora ho presentato i personaggi e la situazione psicologica delle due piccole protagoniste di mia invenzione, oltre che a fornire a voi lettori un inizio leggero e, spero, divertente.

Ora si comincia a fare sul serio. Non intendo inserire in ogni capitolo battaglie su guerre e guerre su combattimenti, ci saranno ancora moltissimi momenti romantici ed altri comici come vi ho proposto fin'ora, ma da ora saranno inframezzati dal combattimento contro Zeref nelle sue varie fasi. Non temete però, farò del mio meglio per usare un tono adeguato per ogni situazione!

Ci tenevo anche a ringraziare di cuore tutti quelli che continuano a leggere “Light's & Shadow's Makers”. Ho notato che i lettori sono in aumento, e non posso che esserne felice. Tuttavia, i commenti scarseggiano, e mi chiedo se ciò sia dovuto a qualche errore o problema con la mia storia…

Se ne avete voglia, lasciate una recensione, per noi autori, specialmente per una come me alle prime armi, sono utilissime per migliorare il nostro stile, sia che esse siano positive o negative.

Se siete arrivati a leggere fin qui, allora tanti complimenti! :P

Spero vi sia piaciuto il capitolo, ci sentiamo presto per il prossimo!

Flos Ignis

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Genitori e figli ***


Genitori e figli

 

Lo scontro in sé non era durato più di una decina di minuti. Ciò era andato tutto a suo vantaggio, considerando la sua ancora scarsa resistenza.

Lucy però era convinta che quel giorno, contro quel pessimo esempio genitoriale davanti agli occhi, avrebbe potuto continuare a combattere ancora per ore.

 

Le gemelle le avevano raccontato qualcosa della loro prima infanzia, delle difficoltà incontrate nel gestire un potere così grande senza alcuna preparazione, della diffidenza dei compaesani, della paura che loro stesse avevano provato nei confronti della magia che scorreva loro nelle vene. Ogni emozione violenta, ogni piccolo graffio, ogni singolo problema… molteplici e varie erano le occasioni in cui essa si era manifestata senza una loro esplicita volontà, e quasi sempre il risultato era stato piuttosto dannoso.

Poche parole alla volta, con diverse pause per inspirare coraggio insieme all’ossigeno, Iris aveva narrato più nel dettaglio ciò che Lucy già sapeva per sommi capi. Ovvero, la classica goccia che fece traboccare il vaso.

Nel loro caso, si era trattato dell’incidente di Angie, che aveva indotto il suo potere alla violenza allo scopo di difenderla da alcuni ragazzi più grandi, soliti a divertirsi picchiando le ragazzine.

A quel punto del racconto era intervenuta Angie, dicendo che sua era la responsabilità, suo l’errore di non essersi controllata in tempo. Lucy e Natsu, come Iris prima di loro, le avevano spiegato che era stata costretta dalle circostanza, e che se fosse dipeso da lei sapevano che non avrebbe mai torto un capello a nessuno. Anzi, Natsu si era persino complimentato per essersi ribellata dandogli una bella lezione…

Grazie a loro, un piccolo sorriso aveva fatto capolino sul volto di Angie, di nuovo sereno: si era decisa a raccontare nel dettaglio ciò che la tormentava, rievocando un ricordo ancora troppo fresco nella memoria per non essere percepito pesante sulla sua coscienza, ma reso finalmente sopportabile da tutto l’amore da cui era circondata. Perchè a loro, lei andava bene anche così. Aveva fatto bene a fidarsi. Con quella certezza ben presente in testa, aveva ripreso il racconto da dove si era interrotta Iris.

 

L’Ombra aveva preso la forma di un grosso felino dalle forme incerte, ma era grosso il doppio di qualunque animale della sua razza. Con i suoi artigli aveva sfregiato i volti di tutti e cinque i teppisti, poi con furiosi morsi li aveva trattenuti lasciando loro profonde cicatrici su gambe e braccia; dopodichè li aveva caricati come un toro in corsa, facendoli cadere per la rocciosa discesa dalla collinetta in cui avevano sorpreso Angie. Avevano rimediato diversi lividi e qualche osso rotto, mentre Angie si era vista apparire i segni delle dita di quei ragazzi sulle braccia, dove l’avevano afferrata per trascinarla in un incubo, finito fortunatamente abbastanza in fretta.

 

Iris era venuta a sapere di quella storia solo a cose fatte, molte ore più tardi. Aveva trovato la sorella in lacrime sul suo letto, con un labbro spaccato e lividi inequivocabili sulle braccia. Si era fatta raccontare ogni cosa, dopodichè era corsa dal padre cercando supporto.

Nonostante Angie l’avesse pregata di non fare pazzie, sentendosi già abbastanza in colpa per ciò che era successo a causa sua, Iris aveva iniziato a vederci rosso dalla rabbia: avrebbe voluto occuparsi personalmente di insegnare le buone maniere a quei delinquenti, ma doveva trattenersi: la gemella non aveva bisogno che lei sfogasse la sua rabbia in quel momento, ma di averla vicino. Ma ciò non toglieva che potevano prendersi una bella rivincita, e se non poteva occuparsene lei, l’avrebbe chiesto al padre.

Tuttavia, tutta quella rabbia cieca che aveva in corpo aveva velocemente cambiato obiettivo, quando Gerione, invece di andare a consolare Angie o di ascoltare i propositi di Iris di andare a protestare dalle famiglie di quei mascalzoni, come ci si aspetterebbe da qualunque genitore, si mise a ridere malignamente.

 

-So già tutto. I loro genitori mi hanno aggredito in mezzo alla strada, come se fossi un maledetto criminale. Ma la mia unica colpa è di avere delle figlie come voi! Dei mostri che non sarebbero dovuti mai nascere, che hanno rubato la vita della mia Momo… andatevene. Avrei dovuto cacciarvi molto tempo fa, ma l’immagine della mia amata mi aveva sempre trattenuto. Ma ora che so di cosa siete capaci, so che anche mia moglie sarebbe disgustata dall’aver dato la vita a due esseri come voi… Io mi sto imbarcando, quando tornerò non voglio trovarvi qui.-

 

*****

 

Quando Lucy aveva ascoltato le ultime parole che si erano sentite dire dal loro papà, il tutto raccontato dalla vocina iraconda e delusa di Iris, quasi non ci aveva creduto. Quale genitore si sarebbe comportato così?

Ma poi l’immagine di Jude, del padre che era stato – o non stato - prima del suo miracoloso ravvedimento, le era tornata alla memoria dopo molto tempo; e capì che sì, esistevano anche padri del genere.

Si rendeva perfettamente conto che Gerione, almeno una cosa giusta l’aveva detta: lei non aveva tecnicamente alcun diritto di intromettersi nei loro affari di famiglia…

Sì certo, peccato però che ormai loro due fanno parte della mia famiglia: Fairy Tail. Tutti i suoi membri avrebbero agito come me… ma c’è di più. Loro adesso sono sotto la mia tutela, si sono fidate di me, ho promesso loro che ci sarei sempre stata… sono le MIE bambine.’

-LUCY!!! Stai bene?-

Natsu le era apparso accanto, con il volto preoccupato. Non si era nemmeno accorta della sue urla di richiamo, tanto era immersa nei suoi pensieri.

-Non preoccuparti, come vedi sto bene. Juvia ti ha già raccontato tutto? Bene, lui è Gerione, ed è sotto custodia.-

-È l’ora della punizione, Hime?-

-No Virgo, nessuna punizione… per te. Avrei una gran voglia di vedere punito quest’uomo, ma prima devo parlare con le ragazze. Loro come stanno, Natsu?-

Il volto del suo amico si rabbuiò in un lampo, da sollevato che era nell’averla trovata illesa dopo la breve battaglia. Ricordare quei visi tristi e disperati, sapere che la causa era quell’uomo legato e tenuto sott’occhio dallo Spirito Stellare della Vergine, gli faceva prudere le mani dalla voglia di spaccargli tutte le ossa. Aveva osato far piangere le sue piccole amiche.

Come aveva detto Lucy però, dovevano parlare con loro prima di fargli qualsiasi cosa. L’importante era che Lucy fosse riuscita a catturarlo senza farsi male.

Senza minimamente dare retta alle proteste della bionda, la prese in braccio con insolita delicatezza e si incamminò verso la gilda. Ascoltò il flebile ritmo dei passi di Virgo e il ben più fastidioso rumore di un corpo che veniva trascinato, svenuto e intrappolato da spesse corde, con insospettabile forza da quella strana cameriera amante delle torture, che aveva conosciuto durante il suo primo lavoro insieme alla bionda maga tra le sue braccia, e si chiese perché Lucy sembrasse fare di tutto per evitarlo da quella mattina.

Non ricordava quasi niente della sera prima, solo vaghi flash di una gara di bevute prima con il ghiacciolo e poi con Cana, dopodichè… nulla. Vuoto assoluto.

Dato che quella mattina si era svegliato nel suo letto, probabilmente Lucy lo aveva riportato a casa già ubriaco, o forse ci era arrivato da solo e non se lo ricordava.

Cosa poteva aver combinato di così terribile da causare il malumore da record della sua più cara amica nel breve lasso di tempo di quella notte?

Scosse la testa.

Non era il momento di pensarci quello, ed anche se lo uccideva sentire il corpo di Lucy rigido e teso come non mai contro il suo petto, fiutare il suo nervosismo che filtrava attraverso la pelle morbida di lei, vederla così triste ed arrabbiata… no, era una situazione troppo delicata quella delle gemelle, avevano il dovere di prendersi cura di loro, lui e la sua Luce.

Si ripromise però, che quella sera stessa le avrebbe parlato per chiarire, per chiederle scusa di qualsiasi stupidaggine avesse detto o fatto. Qualunque cosa, pur di riavere la Lucy sorridente di sempre.

 

-Allora, come stanno?-

-Bambocci impiccioni, andate via! Non voglio essere disturbata mentre lavoro!-

Quando Porlyusika era arrabbiata, cioè il novantanove percento del tempo, riusciva a far accapponare la pelle anche al mago più temerario. Persino Makarov non osava ribattere quando la sua vecchia amica era di quell’umore.

Certo, non aveva proprio tutti i torti… la loro gilda le portava gente da rimettere in sesto un giorno sì e l’altro pure, ad ogni ora del giorno e delle notte. Da quando Wendy si era unita a loro non la disturbavano più con quella frequenza: ma la Dragon Slayer del Cielo era giovane e le sue forze non erano illimitate, quindi per i casi più gravi, o quando c’era una moltitudine di gente da rattoppare, la mandavano a chiamare con una certa fretta.

Quello era uno di quei casi. Wendy aveva quasi iniziato a piangere quando aveva capito di non poter fare niente per le sue amiche; entrambe le sorelle le si erano affezionate molto, anche grazie al fatto che avessero quasi la stessa età, e lei aveva ricambiato con entusiasmo la loro amicizia.

Accanto a lei, Juvia e Gray aspettavano con impazienza che la vecchia dottoressa desse un responso, possibilmente positivo. Per sicurezza comunque, si tennero vicina Wendy: quella vecchiaccia sembrava più gentile con la loro piccola nakama….

-Per favore, Porlyusika-sama, sa dirci come possiamo curare le nostre amiche?-

Il cipiglio serio che caratterizzava il suo anziano volto si distese impercettibilmente, ed anche il tono di voce con cui rispose fu più gentile di quanto non fosse stato quando aveva risposto a Gray.

-Nulla di irrisolvibile: la marmocchia che non sta ferma un attimo ha ripreso il controllo della sua magia e non ho riscontrato problemi fisici di alcun genere, penso che il suo unico problema sia una gran rabbia che potrebbe provocare qualche ripercussione psicologica; per l’altra bambina la faccenda è più delicata.-

Juvia e Gray si permisero un piccolo sospiro di sollievo: almeno, Iris sembrava stare bene, alla sua rabbia avrebbero pensato dopo che si fosse svegliata da quel sonno indotto che le avrebbe permesso di rimettersi in forze. Infondo, sapevano entrambi che Iris aveva combattuto tutta la vita contro certe emozioni nefaste, e ne era sempre uscita vincitrice. Perché quella volta doveva essere diversa?

Wendy invece non riusciva a stare così tranquilla. Aveva un gran brutto presentimento…

-Questa piccola sciocca non vuole svegliarsi, per il momento. Si è autoindotta in coma. Non ha nulla di grave fisicamente, e la sua magia è tranquilla, come addormentata insieme a lei. Se non si sveglia da sola entro domani, dovremo trovare il modo di forzarla, o potrebbero esserci delle conseguenze.-

-Che… che tipo di conseguenze?- Juvia balbettava, terrorizzata. Gray, accorgendosene, le prese una mano, stringendola forte.

-Nulla di buono: se dorme non può mangiare, e se non mangia le forze la abbandoneranno presto. È molto esile di costituzione, non ci impiegherebbe molto a stare male. E a lungo andare… beh, potrebbero esserci ripercussioni anche sulla sua memoria, o sulla sua magia, dato che non è molto tempo che ha imparato a controllarla… In ogni caso, pregate che si svegli entro domani mattina.-

Non riuscì più a fermare le lacrime, la piccola Wendy: vedere Angie così sofferente, immobile in quel lettino anonimo dell’infermeria, le fece male al cuore.

Dietro di lei, Gray si strofinò il viso, cercando da qualche parte nella sua mente le parole per riferire quanto detto da Porlyusika al suo amico fiammifero ed a Lucy. Come faceva a dirgli che forse Angie era in pericolo di vita, se non si dava una mossa ad aprire gli occhi?

Juvia invece, come Wendy, aveva iniziato a piangere. Lei aveva visto tutto, aveva sentito ogni parola che aveva ferito le gemelle. E cosa aveva fatto? Era rimasta ad ascoltare, troppo incredula per intervenire, troppo presa dai suoi ricordi di bambina, così diversi ma così maledettamente simili a quelli delle allieve del suo Gray-sama…. Quante volte l’avevano allontanata e sbeffeggiata, a causa della sua magia? Così tante che non ne aveva memoria. A lungo andare, persino la sua famiglia finì per non sopportarla.

Era tornata bambina sentendo quelle parole crudeli… e ora più che mai sentiva un legame con le gemelle, qualcosa che andava oltre il sangue, oltre il carattere: condividevano una storia molto simile, poteva capire le sofferenze che avevano patito.

Una volta di più, capì quanto il lavoro che stavano facendo tutti per star loro vicino fosse importante. Di certo, nessuno si sarebbe tirato indietro adesso che Iris ed Angie avevano più bisogno di loro!

Fairy Tail non si sarebbe mai arresa, e non avrebbe mai abbandonato i suoi compagni in difficoltà.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Di Fate turchine, Draghi scorbutici e Demoni ***


Di Fate turchine, Draghi scorbutici e Demoni


 

Levy si era sempre ritenuta una ragazza estremamente razionale: posata, intelligente e con la testa sulle spalle.

Non si interessava alle frivolezze che interessavano tanto alle altre ragazze della sua età, quali i vestiti ed i ragazzi; spesso si ritrovava a ringraziare, nel silenzio dei suoi pensieri, qualunque dio l’avesse dotata di più cervello che di curve. Di certo, i ragazzi non avevano trovato terreno fertile per prenderla in giro: era troppo insignificante il suo aspetto e troppo acuta la sua mente, per azzardarsi a prenderla di mira. Certo, il rovescio della medaglia era un non indifferente complesso di inferiorità in campo sentimentale, ma ci aveva fatto l’abitudine ad interessare ai ragazzi solo come amica, le stava bene: non intendeva cambiare per un ragazzo, non ne valeva la pena.

Poi era entrata nella gilda, e aveva trovato finalmente il suo posto nel mondo, smettendo di sentirsi costantemente inadatta. Aveva stretto amicizia con delle ragazze che stimava profondamente, come Erza e Mira, per la forza che dimostravano ogni giorno….e sì, anche per come tenevano in riga quegli scalmanati dei loro nakama. Con l'arrivo di Lu-chan poi, aveva trovato un'anima affine: l'amore che condividevano per i libri le aveva fatte avvicinare fin da subito, e le collegava inesorabilmente.

Dopo essere diventata un membro di Fairy Tail, anche il suo modo di usare la magia era cambiato, divenendo estremamente più efficace: essendo piccola e agile, aveva trovato uno stile che si adattava perfettamente alla sua magia, fatta di colpi a sorpresa e combattimenti da media-lunga distanza. Non era dotata di un potere particolarmente raro o potente, ma aveva sopperito quella mancanza con la strategia e la furbizia.

Ma i suoi pensieri per una volta l’avevano portata alla deriva: come diceva, era sempre stata una ragazza posata e intelligente, che preferiva risolvere i conflitti con le parole piuttosto che con la forza bruta.

Tuttavia…

-Brutto buzzurro che non sei altro! Ritira subito quello che hai detto o me la pagherai cara!-

-Ghighi Gamberetto, come te la prendi…-

-Smettila di chiamarmi cosììììì!!!-

…tuttavia, non appena Gajeel apriva bocca, tutto il notevole cervello di cui disponeva se ne andava in vacanza, lasciando il comando del suo corpo alla parte più irrazionale di sé, quella che di solito seppelliva sotto le tonnellate di informazioni provenienti da tutti i libri che leggeva. In quei casi, diventava ciò che aveva sempre odiato: una ragazzina che si comportava da immatura urlando contro il bullo che la prende in giro. Bullo che, nonostante tutto ciò che dicesse per negarlo anche a sé stessa, le era diventato caro un po’ troppo oltre il consentito tra due semplici amici che, di tanto in tanto, compiono missioni assieme. Come quel giorno.

-Se non ti sbrighi arriveremo domani in città! Muovi quelle gambette corte, Nana! Ghighi-

Se fossero stai in uno di quegli anime che tanto piacevano ai bambini, probabilmente Levy si sarebbe vista spuntare un’enorme vena pulsante in testa. O forse non serviva essere in uno di quegli anime, perché si sentiva davvero pulsare la tempia sinistra a ritmo del cuore, agitato per qualche motivo non meglio specificato.

-Mi hai rotto le palle adesso!- eh sì, diventava anche volgare quando era arrabbiata.

-Solid Script… fire! Solid Script… ice!-

Levy aveva svolto i due incantesimi alla velocità della luce, di modo che il loro effetto fosse maggiore: aveva incendiato la faccia del Dragon Slayer concentrando una piccola fiamma intensa sulla sua bocca, per poi congelare quello stesso punto.

Il risultato? Il ferro di cui era fatto Gajeel si era fuso, chiudendogli la bocca.

Quella situazione durò appena qualche istante, giusto il tempo che Acciaio Nero impiegò per riprendersi dallo shock e riportare la sua bocca alla normalità, ma tanto bastò: Levy aveva visto bene lo stupore sul volto del suo compagno, ed era talmente raro vedere un’espressione così spontanea in lui che non si era saputa trattenere: era scoppiata a ridere, un po’ per la comicità della situazione, ma soprattutto per nascondere l’afflusso di sangue che le aveva imporporato il viso.

-Ghighi Nana, mi hai tirato un bello scherzetto… ma adesso ti faccio vedere io!-

Ghignando come un demone prese in spalla senza fatica la sua nakama, e prese a correre tenendola come un sacco di patata in una presa a dir poco ferrea. Lei prese a urlare e dimenarsi, tirò anche dei pugni sulla sua schiena, ma lui li avvertiva solo come lievi carezze. Tentò anche di usare la magia per incollargli le gambe con del cemento, ma quel drago impazzito si muoveva con la grazia di un elefante e la delicatezza di un rinoceronte.

Ad un certo punto si rassegnò persino a starsene buona e ferma sulla spalla del suo amico, che continuò a correre per molti chilometri senza stancarsi a causa del peso morto che portava. Certo, Levy non gli risparmiò mai di sentirsi dire esattamente tutto quello che pensava di lui e che gli avrebbe fatto non appena l’avrebbe liberata dalla sua morsa, anche se a lui fregava meno di niente di quelle minacce che sapeva perfettamente essere vane.

La posò di nuovo a terra solo alle porte di Naima, la città in cui dovevano svolgere il loro incarico. Non capitava spesso prendessero lavori insieme da soli, ma ultimamente la frequenza di quei casi era aumentata.

-Allora Gamberetto, cosa saremmo venuti a fare fin qui?-

-Te lo avrei spiegato già prima, se non mi avessi trattata come un sacco!-

-Come la fai lunga Nana…-

-Sei insopportabile! Ma perché Lily non è venuto? Almeno gli avrei chiesto di farti tacere…-

-Aveva da fare con gli altri gatti volanti di Edolas…-

-Exceed, si chiamano Exceed.-

-Come dici tu… allora, questo incarico?-

-Proteggere durante la mostra che si svolge al municipio la collezione di spade antiche di proprietà di un nobile locale.-

-E perché la ricompensa sarà così alta?-

-Perchè quelle spade hanno un valore inestimabile, e sono state prese di mira più volte da gilde oscure di varia entità. Sono manufatti magici, e nelle loro mani potrebbero rappresentare un problema.-

-Ricordami perché siamo venuti proprio noi a fare un lavoro così noioso come fare da palo ad una stupida teca di vetro…-

La famosa vena pulsante di Levy riprese a pulsare, ma cercò di riprendere il controllo sui suoi nervi. Ah, come riusciva a farla arrabbiare lui non ci riusciva nessuno…

-Perchè io posso rafforzare i sigilli che proteggono le spade con il mio Solid Script e le rune che mi ha insegnato Freed-kun, e tu puoi divertirti a far allontanare i ladri… ti piace come ruolo?-

-Adesso si ragiona, ghighi.-

Si scrocchiò sinistramente le nocche, preparandosi a pestare chiunque si mettesse sulla sua strada. Per un solo istante, provò pena per i poveracci che gli sarebbero capitati a tiro. Era un periodo di bonaccia, poca azione aveva fatto annoiare parecchio il Dragon Slayer, quindi Levy si rassegnò ad assistere ad un pestaggio di tutto rispetto. Quando Gajeel si annoiava diventava davvero molesto, ed era anche per quello che gli aveva proposto quella missione: vederlo camminare senza meta in gilda, praticamente facendo il solco sul pavimento mentre ribolliva come una fiera in gabbia, le era insopportabile.

-Ohi Nana…-

Gli aveva spiegato la missione per bene, ma aveva comunque la faccia di quando qualcosa non gli tornava. Preferì non chiedersi da quando sapesse alla perfezione tutte le sue espressioni.

-… hai detto che il tizio dai capelli verdi con le antenne ossessionato dal drago parafulmine ti ha insegnato delle rune?-

-...sì.- come aveva chiamato Freed-kun e Luxus? Trattenne a stento la risata.

-Quanto ci hai messo a impararle?-

-Qualche settimana, perché me lo chiedi?-

-É molto tempo...-

Ora la vena sulla tempia le stava per scoppiare. Le stava dando della stupida perché ci aveva messo un paio di mesi? Ma aveva idea qual buzzurro di cosa volesse dire imparare una lingua perduta e il modo di utilizzarne la magia insita nelle parole?

-...da passare da sola con quel tipo.-

Adesso però si sentiva lei una stupida. Ma dove voleva arrivare Gajeel? Si sentiva così confusa che le parve di vedere nel cervello degli enormi punti interrogativi che saltellavano in giro per la sua mente.

-Non vi ho mai visti parlare molto in gilda.-

-Beh, studiavamo in biblioteca. Mentre lui mi insegnava delle rune nuove, io gli ho mostrato come sfruttare meglio quelle che conosceva già, perché avevo notato delle carenze nella sua conoscenza del Potamelian Antico, e questo gli avrebbe causato qualche problema in combattimento.-

-… capisco.-

Però era lei a non capire. Come erano finiti a parlare di questo? No, la vera domanda era: perché?

-Ti sei divertita?-

Era una sua impressione o lui era in imbarazzo? Aspetta, non sarà che….

-Gajeel?-

-Mhm?-

-Vuoi imparare anche tu il Potamelian Antico?-


 

-Ma insomma Gajeel, si può sapere perché mi tieni il broncio?-

Erano nella sala della mostra per un controllo dell'ultimo minuto, e Gajeel, invece di essere eccitato per il probabile combattimento, si sentiva terribilmente irritato. Primo, perché tutto quel buon profumo di ferro antico gli stava facendo venire una gran fame che doveva trattenere, e secondo… beh, la fatina dai capelli blu che gli era accanto era la fonte principale del suo cruccio, dovette ammetterlo.

Ma davvero lei era quella intelligente? Chiedergli di imparare una lingua morta… bah. Lui voleva solo sapere se le piaceva il tizio strambo dai capelli verdi! Sì insomma, giusto per avvisarla che lui voleva solo il parafulmini biondo, perché poi lei ci sarebbe rimasta male… E lei che andava a capire?

Ma poi a lui cosa importava?

Assolutamente nulla, si rispose da solo: gli dispiaceva che lei stesse male, si sentiva responsabile per quel Gamberetto dai capelli blu da quando si era pentito di averla malmenata. Se ci ripensava, si sentiva ancora terribilmente in colpa; in quei casi, andava da Lily e sfogava tutto il suo nervosismo con un allenamento intensivo, dicendosi che se diventava più forte episodi del genere non si sarebbero più ripetuti, che l'avrebbe protetta da altri come lui che si dilettavano nel fare del male ai gamberetti come lei.

Non c'era nulla di strano, era un po' come un fratello maggiore alla fine: si preoccupava che lei stesse bene, ma il suo orgoglio gli impediva di dimostrarlo apertamente. Anche con Juvia e Wendy si comportava allo stesso modo: con la prima perché erano più o meno amici fin dai tempi di Phantom Lord, ed era stata lei a garantire per lui quando era entrato a Fairy Tail, e con la piccola Dragon Slayer perché era davvero quanto di più simile avesse ad una sorella minore, in quanto figlia di draghi come lui.

Si chiese se fossero i capelli blu a fregarlo: tutte e tre le sue nakama che più gli suscitavano quell'insopprimibile senso di protezione avevano i capelli blu…

Quando gli venne in mente la scena di lui che proteggeva il ghiacciolo allo stesso modo delle ragazze però, vennero a lui i capelli blu dalla paura: era davvero una scena che non avrebbe mai più voluto vedere, anche se era certo che ora che l'aveva visualizzata una volta l'avrebbe perseguitato nei suoi incubi più tremendi…

-Gajeel? Perchè hai la pelle d'oca? Hai freddo?-

-No… solo… pensavo...- '...a qualcosa che negherò fino alla morte di avere anche solo immaginato'

No, forse era solo perché era legato alle tre ragazze in modo particolare. Capito fosse solo quello il motivo, tirò un sospiro di sollievo.

'Ma allora… Juvia è un'amica di vecchia data… con Wendy ho in comune un genitore drago… ma Levy? Non può essere solo perché l'ho pestata, ho picchiato talmente tanta gente che..'

Non ebbe il tempo di cercare una risposta. Un forte boato lo richiamò all'ordine. Finalmente poteva smettere di riflettere, ora poteva divertirsi a picchiare qualche ladruncolo da strapazzo, sperando che fossero abbastanza forti da farlo distrarre da certi pensieri molesti.

Ma davanti a lui non apparve una gilda oscura o una banda di ladri.


 

-È passato molto tempo… Mard Gear. Pensavo avessi intenzione di nasconderti in un buco per il resto dell'eternità.-

-Oh, questa sì che è una sorpresa… due insetti di Fairy Tail. Sarebbe un vero piacere farvi fuori, ma ho cose più importanti da sbrigare… fuori dai piedi!-

In un istante si ritrovarono scaraventati contro il muro alle loro spalle, senza possibilità di muoversi.

Lo videro cercare di prendere un manufatto particolare, la Spada delle Generazioni: era l'arma più preziosa di tutte, che si era tramandata per ben tre secoli di padre in figlio nella famiglia del nobile, tutta composta da guerrieri di prim'ordine fedeli al Concilio.

-Solid Script… Impact!-

Levy sfruttò bene l'effetto sorpresa, costringendo il demone di Zeref ad allontanarsi in fretta. Non si era fatto neppure un graffio, ma la presa invisibile su di loro si era dissolta.

-E bravo Gamberetto… lascia a me questo tizio, ho una faccenda in sospeso con lui. Tu metti al sicuro i manufatti e resta a guardare.-

-Ma io voglio combattere!-

-Levy, vai.-

quando la guardava con quegli occhi rossi così seri e la chiamava col suo nome non riusciva mai a contraddirlo. Sentendosi spaventata e inutile come era successo a Tenroujima, si voltò e corse verso le teche, usando la sua magia per sigillarle in modo che nessuno potesse oltrepassare la barriera. E ancora una volta, dato che non era utile in combattimento, fece tutto ciò che poteva per aiutare almeno chi scendeva in campo.

-Solid Script...Iron!-

Pur con tutti i suoi studi, quello era tutto l'aiuto che poteva offrirgli. Si sentiva così debole...

-Grazie del pasto, Gamberetto… ed ora… in guardia, Mard Gear!-

-Potrebbe essere un piacevole diversivo schiacciarti, inutile insetto, prima di effettuare il recupero della spada… vieni avanti.-

-Non sono un insetto, stronzo! Sono il Drago di Ferro, mago di Fairy Tail, e tu me la pagherai per avermi sfidato e aver attaccato la mia nakama!-


 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Risveglio ***


Risveglio


 


 

Ogni singola terminazione del corpo le rimandava sensazioni spiacevoli: bruciore, intorpidimento, scricchiolii alquanto sinistri, contrazioni e crampi dappertutto.

Ma che diavolo è successo? Quanto ci è andato pesante Gray-sensei con l’allenamento stavolta…? O mi stavo allenando con Erza-san? ‘

Anche pensare le procurava dolore, un sordo martellare alle tempie che le toglieva lucidità ad ogni pulsazione. Provò ad aprire gli occhi, ma anche quell’operazione si rivelò piuttosto problematica; le sembrava di risvegliarsi dopo giorni di incoscienza. Le ci vollero almeno tre tentativi per riuscire a sollevare le palpebre per più di un millesimo di secondo, ma la sua ostinazione le impedì di rassegnarsi e tornare a riposare. Nonostante il dolore assai diffuso sentiva che doveva assolutamente svegliarsi. Qualche imprecazione mentale e una buona dose della sua scarsa pazienza esaurita più tardi, riuscì a tenere gli occhi aperti per più di un battito di ciglio. Qualche secondo a malapena per abituarsi alla luce soffusa della stanza, che riconobbe come l’infermeria della gilda, e…

-Iris! Ti sei svegliata finalmente! Oh ero così preoccupata!-

… e un piccolo vortice di preoccupazione le si buttò addosso, piangendo di sollievo. Iris riconobbe subito la voce dolce della sua amica, ma anche se non l’avesse fatto la matassa di capelli blu notte che le copriva tutta la faccia le avrebbe svelato subito la sua identità.

-We…ndy. Che…?-

-Aspetta, non parlare, Porlyusika-sama si è raccomandata di farti bere prima, hai dormito per quasi ventiquattr’ore.-

Iris non riusciva nemmeno a sollevare un braccio, figurarsi reggere un bicchiere, e questo per lei era persino peggio del dolore alle tempie: dipendere fisicamente da qualcuno in quel modo era terribilmente umiliante per una ragazza orgogliosa come lei, anche se a farle da appoggio era Wendy, la sua gentile e dolce nakama.

-Grazie… Wendy, ma che è successo?-

Lei parve molto titubante, ma cedette quasi subito sotto la pressione del suo sguardo: Iris doveva sapere, anche se non la entusiasmava per niente dover essere lei a darle notizie circa le condizioni di Angie.

-Tuo padre…-

Il volto di suo padre, le ultime parole che le aveva rivolto contro con tono sprezzante, lo shock di vederselo apparire dal nulla, la rabbia per essere stata ingiustamente rifiutata, di nuovo, da lui… il padre che le aveva abbandonate, era venuto a cercarle per prendere la loro magia per consegnarla a quel pazzo di Zeref…

Il mal di testa con cui si era svegliata era niente in confronto a quello che le stava facendo esplodere il cervello in quel momento.

Nonostante tutto però, l'unica cosa che chiese era quella che, sempre, avrebbe avuto primaria importanza per lei:- Angie…?-

Wendy cercò disperatamente un modo per rimandare quella conversazione, per trovare le parole più ottimiste possibile per dire ad Iris quello che tutti temevano… ma qualcuno la trasse d'impaccio proprio quando stava per entrare nel pieno di una crisi di panico.

-Wendy, grazie per essere rimasta fin'ora. Vai a riposare, hai usato troppo la tua magia. Ci pensiamo noi ora.-

Lucy, con gli occhi rossi ed un sorriso piccolo, ma saldo, in volto le diede una carezza sui capelli, poi prese il suo posto sulla sedia davanti al lettino di Iris, abbracciandola felice. Almeno lei si era risvegliata come previsto, con un altro po' di riposo e un pasto abbondante si sarebbe rimessa in piedi entro quella sera.

Sentiva la presenza rassicurante di Natsu dietro di lei, che salutava Wendy mentre la piccola Dragon Slayer usciva, e che poi si sedette accanto a lei.

-Yo, Iris! Finalmente ti sei svegliata, Lucy era molto preoccupata. Ti senti meglio?-

Lucy dentro di sé sbuffò, irritata ma divertita: non era l'unica ad essere stata in pena quella notte.


 

Quando Gray li aveva avvertiti, la maga bionda aveva voluto andare subito da loro, e quando le aveva viste non aveva più potuto trattenere le lacrime. Natsu, col volto serio che tanto la tranquillizzava, l'aveva stretta in un abbraccio saldo: non fosse stato per lui, sarebbe crollata. Aveva rispettato i suoi tempi, e quando l'aveva vista più calma aveva chiesto i dettagli, dato che era corso da lei non sapendo praticamente niente.

Quando aveva finito di riferirgli la conversazione con quel pazzo, c'era mancato poco che partisse in quarta per andare a prendere a calci in culo Zeref in persona, rintanato chissà dove, reo di voler rubare la magia delle gemelle; non ancora pago di questo, si sarebbe sfogato un po' anche sul prigioniero, che al momento era stato legato e impossibilitato ad usare la magia, in attesa di avere più informazioni possibili prima di mandarlo per direttissima al Concilio della Magia.

Lucy ci aveva messo molto tempo e infinita pazienza per calmarlo, ma alla fine a trattenerlo sul serio erano stati gli occhi lucidi di lei, e le bambine stese in quei lettini impossibilitate a difendersi.

Per sfogare la tensione aveva iniziato a camminare su e giù per i corridoi della gilda, attento a percepire ogni rumore sospetto ed ogni odore meno che familiare, ed aveva continuato quella ronda per molte ore; l'unica ragione che l'aveva fermato dall'iniziare il suo quattrocentosessantatreesimo giro – Erza, Mira, Juvia, il ghiacciolo e ji-chan erano rimasti svegli per ricevere in ogni momento notizie da Wendy di qualche cambiamento, e per distrarsi si erano messi a contare i giri che il rosato faceva per la sede – era stato il suo udito da drago, che gli aveva consentito di cogliere immediatamente il cambiamento del respiro e del battito del cuore di Iris.

Lucy si era appisolata all'alba, appena un paio d'ore prima e gli era spiaciuto molto svegliarla, ma sapeva che lei avrebbe voluto così.


 

-Sono indolenzita ed ho un mal di testa tremendo… Angie? E… papà?-

-Non devi preoccuparti, Lucy ha dato una bella lezione a tuo padre, l'ha legato come un salame e adesso non può neanche sfiorarvi con gli occhi quel bastardo!-

-NATSU!-

-Che c'è? Ho detto solo la verità.-

-Non sei stato per niente delicato…- Iris li guardava, lui confuso e lei borbottante, e un piccolo sorriso le spuntò sul visetto stanco. Era bello rivedere le scene che costituivano la sua irrinunciabile vita quotidiana da qualche mese.

-Ehm… dov'è Angie?- era la terza volta che lo domandava, e iniziava ad essere nervosa: non le piaceva quando perdeva troppo di vista sua sorella, i guai la cacciavano come segugi…

-Lei sta...dormendo nel lettino di fianco, dietro la tenda. Non si è ancora svegliata.-

-Cosa… ma perché? Cioè, quanto ho dormito io?-

-Adesso è mattina, Iris. Tu hai dormito grazie ad un sonnifero che ti ha dato Porlyusika, e non appena metterai qualcosa sotto i denti ti sentirai molto meglio, ma Angie ha bisogno di dormire ancora per un po'.-

-Ma si sveglierà presto vero? La dottoressa-drago ha dato anche a lei quel sonnifero?-

-Ma guarda che non è un drago quella vecchiaccia…-

-Lo so Natsu, ma ha un tale caratteraccio….-

-eh in effet-

-Insomma, voi due! La smettete di offendere Porlyusika-sama? Vi ricordo che merita tutta la nostra stima e la nostra gratitudine, con tutte le volte che ci dà una mano…-

-Dai Luce, non puoi negare che faccia paura quanto Erza quando è incazzata…-

-Sì ma… oh per tutti gli Spiriti, non è di questo che dovevamo parlare!-

Lucy fece un profondo respiro, pregando sua madre di donarle la forza per dare quella notizia alla sua piccola amica. Le prese le mani, dando un fugace sguardo a Natsu: era tornato serio, ma sembrava molto più sereno di quella notte. Questo tranquillizzò anche lei.

-Non sappiamo quando si sveglierà, perché è stata lei a scegliere di dormire. Era così scossa dopo ieri, che le sue Ombre si sono come congelate, ed ora la sua magia se ne sta immobile dentro di lei, mentre Angie sta cercando di venire a patti con tutto quello che è successo.-

-Lucy-nee, non capisco… Angie dorme, ma starà presto bene… vero?-

Aveva la voce che le tremava, insicura ma dura, come se non volesse accettare quella verità che si faceva sempre più cristallina.

Lucy non sapeva se sarebbe riuscita a continuare. Se avesse aperto bocca, ora anche la sua voce avrebbe tremato. Perchè sì, Angie si sarebbe svegliata, e su questo non nutriva il minimo dubbio: era un'orgogliosa maga di Fairy Tail, non si sarebbe mai arresa. Però… quanto ci avrebbe messo? Nessuno poteva dirlo, e se avesse tardato a ridestarsi, chi può dire quali danni avrebbe riportato….

-Angie si sveglierà molto presto, Iris. Te lo prometto.-

Entrambe le ragazze si voltarono verso Natsu, che restituì nuovamente loro lo sguardo; aveva osservato attentamente il punto in cui Angie dormiva, attirato dal battito del cuore della bambina, e in quel rassicurante ritmo aveva ritrovato la sicurezza e l'ottimismo che per un attimo avevano vacillato anche in lui.

-Natsu…-

-Natsu-nii…-

-Non temete- coprì con le sue, le mani delle due ragazze, e scoccò loro un sorriso accecante,- io mantengo sempre le mie promesse!-


 

-Perchè le hai detto così?-

-Mhm? Parli della promessa, Luce?-

Ormai si era fatta sera, ed Iris si era completamente rimessa. Wendy aveva consigliato un uso minimo dei suoi poteri per qualche giorno almeno, ma la ragazza non aveva voluto sentire ragioni sui suoi allenamenti, per cui avevano trovato un accordo: per una settimana si sarebbe fatta allenare solo da Erza per il combattimento corpo a corpo e avrebbe continuato le sue lezioni di lettura con Lucy, finché non sarebbe tornata Levy dalla sua missione.

Almeno, avevano potuto portarla a casa. Lucy aveva dovuto insistere un po', perché avrebbe voluto rimanere vicino alla sorella, ma per quella volta cedette abbastanza in fretta a causa del suo mal di testa che perseverava, seppur in una forma più lieve.

Ora aveva ceduto alle soavi promesse del sonno, e riposava serena nel suo letto, profondamente addormentata.

-Esatto. Non so se è stata una buona idea darle per certo il risveglio di Angie..-

-Ma io sono sicuro che si sveglierà molto presto. Tu non ne sei certa, Luce?-

-Sì, ne sono sicura. Sono molto orgogliosa di Angie, è una bambina forte, ma tu non l'hai vista. Era davvero disperata, e… temo che la sua forza al momento non sia sufficiente. Nel mio cuore, io so che lotterà per tornare da noi, ma… Natsu, c'è la possibilità che ci siano delle conseguenze, se non lo fa abbastanza in fretta. Sono preoccupata da morire per lei, ho paura di… non sopporterei un'altra perdita così importante. E nemmeno tu. Iris poi, meno di tutti.-

-Luce, non accadrà, te l'ho promesso.-

La attirò tra le sue braccia, cercando di rassicurarla e di farle capire che era serio. Angie sarebbe stata bene, era assolutamente certo di questo; ora doveva solo trasmettere anche alla sua Luce quello stesso sentimento.

-Vuoi sapere perché ne sono sicuro?-

Non rispose a parole, ma sollevò lo sguardo verso di lui, rimanendo però ben aggrappata a lui, con le dita artigliate sulle sue spalle in cerca di un solido appiglio.

-Perchè ho ascoltato il cuore di Angie, e il cuore non mente mai: mi stava dicendo di aspettarla, che non intendeva arrendersi, che vuole svegliarsi e tornare qui, dalle persone che le vogliono bene.-

-Come fai a sapere cosa diceva il suo battito?-

Natsu esitò un momento, ma poi decise che tanto valeva essere sincero fino in fondo. Al diavolo, se svelarsi in quel modo avrebbe fatto sentire meglio la ragazza che teneva stretta, di certo un po' di imbarazzo non l'avrebbe fermato. E poi, aveva già deciso di dichiararsi un giorno di quelli, non riusciva più a trattenere quello che provava. Quelle parole, sarebbero state solo il preludio all'amore che le avrebbe dimostrato.

Basta con quel silenzio che sapeva d'attesa: quando Angie si sarebbe svegliata, avrebbero festeggiato tutti insieme, avrebbe chiarito quel malinteso con la sua Luce e poi si sarebbe dichiarato.

Per il momento però, le doveva almeno una risposta, un piccolo spiraglio di luce che avrebbe mostrato ciò che sentiva nel cuore.

-Angie è come te, Luce. I vostri cuori battono nello stesso modo, e in questo momento il battito di Angie mi ricorda il tuo, ogni volta che devi tornare da me. Sembra quasi urlare “non mi arrenderò mai, voglio vivere con le persone che amo”. Il tuo… aveva lo stesso timbro, lo stesso ritmo, lo stesso grido di determinazione, ogni volta. Contro la maga stellare Angel per salvare me e i tuoi Spiriti, contro quegli strambi tizi di Edolas, quando abbiamo fatto squadra contro il tipo inquietante di Grimoire Heart che usava la bambola wodoo… Diventi sempre più forte, sempre più determinata a proteggere i tuoi amici ed i tuoi ideali, e il tuo cuore grida sempre più forte. Non potrei scambiare il tuo battito con nessun altro al mondo, mai. Sei unica per me.-


 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Lottare ***


 

Lottare

 

 

-Tetsuryuu no Hoko!-

Un tornado di metallo fuoriuscì dalla bocca del Drago di Ferro, andando apparentemente a segno.

Mard Gear però si era mosso ad una velocità inumana, i loro occhi non riuscirono a seguire il suo spostamento, né tantomeno a predire il suo attacco.

L’unica cosa che salvò Gajeel dal finire con un buco in pancia grande come un pugno fu il suo istinto animale che lo fece arretrare, menando un fendente col suo braccio tramutato in spada di ferro.

Levy non sapeva da quanto tempo i due stavano combattendo, ma di certo da abbastanza tempo da ridurre ad un cumulo di macerie l’edificio in cui avrebbero dovuto svolgere il loro incarico.

Tutto quello che era stato in suo potere fare l’aveva fatto, ed ora assisteva inerme a quello scontro tra titani, impotente di fronte a tutte le ferite che erano state inferte al suo nakama.

Anche quell’ultimo attacco era andato a segno, nonostante i sensi sovrumani di Gajeel il Demone era riuscito a superare la corazza di ferro del ragazzo e a ferirlo ad un fianco. Da dove si trovava non riusciva a stabilirne la gravità, ma anche se fosse stato qualcosa di superficiale, era una ferita in più sul corpo martoriato dell’amico. Una ferita in più per il suo fragile cuore, che non poteva sopportare che lui soffrisse.

Però il Drago di Ferro non si era lasciato usare come sacco da boxe, aveva anche lui inferto dei bei colpi, il Demone aveva smesso il suo irritante ghigno derisorio ed era coperto di calcinacci e graffi, ma nulla di davvero serio.

Gajeel avrebbe perso se quella battaglia fosse continuata ancora a lungo. Doveva pensare, doveva trovare una soluzione…

Forza Levy, usa quel cervello che i tuoi amici stimano tanto e trova un modo per riportarvi a casa tutti interi…’

Prima che potesse metter su un piano degno di quel nome però, per l’ennesima volta il suo amico la stupì.

-Ghighi Gamberetto, smettila di preoccuparti, ti vengono le rughe… ora mi metto a fare sul serio se sei stanca, così possiamo salutare il bastardo demoniaco e tornarcene a casa. Sta a vedere!-

Il respiro le si bloccò in gola quando lo vide attivare la Dragon Force in modalità Ferro d’Ombra. Aveva qualcosa di diverso… Era molto più drago che uomo in quella modalità, l’aveva già visto impegnarsi fino ad aver bisogno di quel potere, ma mai le era sembrato così poco umano… mai aveva visto la fierezza e la ferocia del suo potere di drago in tutta la sua grandezza come in quel momento. E mai le era risultato così difficile distogliere lo sguardo da lui…

-Ghighi… adesso sei finito. Capirai cosa vuol dire sfidare Fairy Tail!

Levy vide le braccia del suo amico diventare due sciabole dall’aria letale, specialmente a causa del fatto che non erano fatte di ferro come al solito: sembravano ombre, ombre affilate!

Quella che eseguì fu una danza letale svolta alla velocità della luce… anzi no, alla velocità delle ombre in cui si muoveva Gajeel.

Improvvisamente il Demone di Zeref si trovò in difficoltà: il suo avversario colpiva da ogni angolo, ma diventava impalpabile come un’ombra appena lo colpiva. Una difesa perfetta insomma. Come se non bastasse, aveva fatto in modo di rendere materiali solo le sue lame mentre attaccava, dunque non era un gran danno se anche Mard Gear riusciva ad intercettare un colpo e a spezzare le sue lame di Ferro d’Ombra. Finchè avesse avuto un goccio di magia in corpo poteva riassemblarle quante volte voleva.

Il Demone non si era aspettato di venire sopraffatto. Aveva creduto di trovarsi davanti gli stessi ragazzi umani di un anno prima, promettenti per essere semplici mortali, ma pur sempre dilettanti in confronto ai demoni di Zeref.

Il suo avversario invece non sembrava più un uomo, ma un vero e proprio Drago. E quando un drago va a caccia, le sue prede possono finire in un solo modo: sconfitte.

Lui non ci stava però ad essere trattato come una preda. Se non poteva vincere, almeno poteva fare in modo di portare con sé nell’oltretomba quel figlio di drago, nell’attesa che il suo Signore Zeref lo riportasse in vita.

-Trema di fronte al potere dei demoni! Maledizione della Luna Nuova: The End of Life!-

Gajeel vide solo il suo nemico diventare improvvisamente brillante come una stella, e poi esplodere e travolgere ogni cosa: aveva appena assistito alla morte di una stella, ospitata nel corpo del demone il tempo necessario perché acquisisse il potere distruttivo di un corpo celeste alla fine della sua vita.

Si era lasciato morire, con l’intento di portare con sé nell’oltretomba chiunque fosse nelle vicinanze.

L’intera città, forse anche alcune limitrofe sarebbero saltate in aria. La vera energia di una stella morente era impossibile da sopportare per umani o demoni, ma anche quell’infinitesimale frazione che aveva assorbito era sufficiente per il suo scopo.

Levy si trovò a gridare con quanto fiato aveva in corpo il nome del suo nakama, per poi fare forse la cosa più folle e più giusta della sua intera vita.

Tentò l’unico incantesimo in suo possesso per salvare centinaia di vite… prima fra tutte, quella del ragazzo intorno a cui gravitava tutto il suo mondo da molto, molto tempo.

-Solid Script: Black Hole!-

 

-C’è stata un’esplosione.-

-Davvero? Io non ho sentito nulla.-

-Orga, non per offenderti, ma i miei sensi funzionano molto meglio dei tuoi. E… porca miseria, questo è l’odore di Gajeel-san! Orga, rintraccia immediatamente Rogue e digli di seguire la scia del sangue di Gajeel-san, io vi precedo!-

-Ma… Master Sting, cosa pensi di fare?-

-Fai come ti ho detto, ti spiegherò tutto dopo!-

La verità era che nemmeno il Drago Bianco avrebbe saputo cosa dire, a parte un’orribile verità: subito dopo il rumore di una fortissima esplosione, l’onda d’urto aveva portato con sé gli odori che avevano permeato quell’area… e in essi, oltre l’odore di calcinacci e ferro, oltre quello della magia d’ombra e di quella demoniaca, aveva avvertito quello del sangue di Gajeel Redfox. Troppo intenso perché fosse un semplice graffietto.

Rogue avrebbe voluto essere avvertito, e nonostante da quando fosse diventato Master aveva sempre dato il meglio di sé nelle missioni, per meritarsi quel titolo che gli era stato dato quasi per caso, da quando aveva conosciuto Natsu-san aveva compreso quanto prendersi cura dei propri compagni fosse più importante di ogni altra cosa.

E Rogue era molto di più di un compagno di gilda, era il suo migliore amico, insieme erano i Draghi Gemelli, la coppia inarrestabile di Sabertooth. Gajeel era stato il modello a cui il suo amico si era ispirato, ma soprattutto era un loro amico.

Se si trovava nei guai, era loro preciso dovere andare ad aiutarlo.

Sorrise impercettibilmente, continuando a correre più veloce che poteva: i tempi della Sabertooth fredda erano davvero finiti da un pezzo, e questo era grazie a Fairy Tail.

-Resisti Gajeel-san, stiamo venendo a ricambiarvi il favore! “Se siete una gilda, prendetevi cura dei vostri compagni”, giusto, Natsu-san? Ti dimostrerò che abbiamo fatto tesoro della batosta che ci hai dato!-

 

Angie non voleva saperne di svegliarsi. Iris era rimasta seduta al capezzale della gemella tutto il giorno, fino a quando una Erza sul piede di guerra era venuta a prenderla per l’allenamento. A niente era servito implorare e minacciare, specie visto che era ancora uno scricciolo in confronto a Titania, ma voleva stare vicino a sua sorella! Invece Erza l’aveva costretta a due ore di combattimento a mani nude, incalzandola senza darle un minimo di respiro.

Due ore dopo si era scoperta piena di lividi, con le ginocchia ed un gomito sbucciati, un occhio pesto ed un labbro spaccato, ma molto più rilassata.

Aveva ringraziato la sua intransigente insegnate, che era tornata finalmente la mentore gentile che era di solito, spiegandole che spesso aveva lei stessa adottato quel metodo per scacciare le preoccupazioni: sfinire il corpo permetteva alla mente di affrontare meglio i problemi, metteva le cose nella giusta prospettiva e le tensioni che avevano impedito il lucido pensare si dissolvevano.

Quando era tornata in infermeria aveva trovato Lucy intenta a leggere un capitolo del suo romanzo ad Angie, perciò si era avvicinata piano piano, cercando di non disturbare. La bionda però si era accorta di lei da subito, infatti le fece cenno di sedersi accanto a lei, senza smettere di leggere per non perdere il filo.

Aveva stretto la mano a sua sorella, cercando di concentrarsi sulla voce dolce della sua amica per trasmettere ad Angie tutto quello che sentiva tramite il contatto delle loro mani. Era convinta che se avesse avvertito che loro erano lì… se avesse sentito la voce di Lucy come poteva sentirla lei, se poteva percepire il calore di tutti i loro nakama che erano passati a trovarla tutte le volte che potevano…forse avrebbe fatto più in fretta a svegliarsi.

Verso sera giunse anche Natsu-nii, di ritorno da un semplice lavoro nei dintorni: non aveva voluto allontanarsi troppo. Ovviamente, non appena varcò la soglia della stanza la prima cosa che fece fu salutare a gran voce ‘le sue donne’, causando un rossore violento sulle gote della più grande tra le suddette . Quasi l’aveva preso a librate in testa quando aveva sentito quell’espressione.

Iris poi aveva riso, per la prima volta da due giorni, quando aveva sentito la risposta del ragazzo: ‘hai ragione Luce, tu sei la mia ragazza, Iris ed Angie sono le mie bambine. La prossima volta vi saluterò così’.

Ammirando l’imbarazzatissima reazione di Lucy-nee le era persino passata la voglia di correggere Natsu dicendogli che lei non era più una bambina, che ormai era grande. Ma il bernoccolo che Lucy gli aveva lasciato in testa era sufficiente come risarcimento, decise. Magari però più tardi avrebbe fatto due chiacchiere con lui, giusto per sapere se lo faceva apposta a parlare così alla maga celeste o se proprio non ci arrivasse.

Quando ormai era buio provarono a convincerla a tornare a casa, ma ormai si era ripresa del tutto e niente le avrebbe impedito di aspettare il risveglio di sua sorella accanto a lei.

Finirono per restare tutti e tre lì, appisolati più o meno comodi, chi su una sedia chi direttamente sul pavimento.

Iris fu la prima a cedere al sonno, e solo la mattina dopo si sarebbe accorta della coperta che le avevano sistemato sulle spalle; ma non gliene sarebbe fregato niente in quel momento, perché a salutarla al suo risveglio avrebbe trovato due occhi grigi, un perfetto riflesso dei suoi, svegli e lucidi, perfettamente presenti.

 

 

 

Note:

Non so davvero come scusarmi. Non so nemmeno quanto tempo è passato dall’ultimo aggiornamento, a mia discolpa posso solo dire che la vita ha risucchiato il 300% della mia attenzione ultimamente e proprio non trovavo ispirazione, voglia e tempo per scrivere.

Nonostante questo, sappiate che non mollo. Non mollerò mai, perché lasciare una storia incompiuta per me è paragonabile a un crimine. Sono responsabile di questo piccolo mondo d’inchiostro che ho plasmato prendendo a prestito l’invenzione geniale di Hiro Mashima che è Fairy Tail. Questa storia l’ho iniziata e intendo finirla, perché ogni volta che scrivo tutto va a posto in qualche modo. Forse qualcuno di voi può capirmi, voi che leggete e cercate divertimento, rifugio o chissà cosa tra le pagine di un libro.

Detto questo, cercherò di essere più celere con gli aggiornamenti, ma non posso promettere una regolarità fiscale che è probabile non avrò. Prometto invece che farò del mio meglio per fare più in fretta, e che finirò senza dubbio ‘Light’s & Shadow’s Maker’.

Sperando che non siate troppo severi nel giudicarmi, vi lascio alla lettura.

P.S. Non sono molto brava nel descrivere le scene di battaglia, me ne rendo conto, ma ho fatto del mio meglio e spero che possiate aiutami a migliorare, magari con qualche recensione che mi aiuti a capire dove sbaglio.

Flos Ignis

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Prendersi cura dei compagni ***



Prendersi cura dei compagni


 


 

Quando i Draghi Gemelli giunsero all’epicentro dell’esplosione, la scena che li accolse fu un panorama di macerie e dolore. Per le orecchie umane il silenzio sarebbe risultato assordante.

Ma loro non erano esseri umani normali, i loro sensi erano quelli dei draghi, e alle loro sensibili orecchie giunse come una benedizione il respiro flebile di una ragazza e quello affannoso e roco di un ragazzo.

Riconobbero subito l’odore di Gajeel-san, e con lui c’era quella che evidentemente sarebbe diventata la sua compagna: quando Sting riuscì a liberarla dalla prigione di massi che l’avevano bloccata, oltre all’odore del sangue che le fuoriusciva da alcune ferite dovute all’esplosione sentì chiaramente un profumo misto di ferro e inchiostro. L’inchiostro proveniva direttamente dalla pelle della piccoletta dai capelli turchini, mentre il ferro… beh, il figlio di Metallicana aveva marchiato il territorio per interdire l’avvicinarsi di altri pretendenti. Però non vedeva segni di morsi sulla sua spalla… forse il rituale d’accoppiamento era ancora incompleto.

Il Master di Sabertooth controllò le sue condizioni, ma a parte un incredibile pallore e le varie ferite dovute all’impatto con le macerie scagliate dall’esplosione, che fortunatamente non erano troppo gravi, non sembrava messa male. Tirò un sospiro di sollievo, e poi si volse verso l’amico per chiedere notizie di Gajeel.

Rogue l’aveva trovato, ma era troppo occupato per dar retta al suo amico di sempre: metà del suo cervello era impegnata a controllare le condizioni del suo grande mito, l’altra parte invece si stava occupando di tenere a freno il panico che voleva scoppiare in urla isteriche degne di una ragazzina.

Rogue si impose un autocontrollo di cui non si sentiva minimamente padrone in quel momento, ma si sforzò coraggiosamente, aveva un grosso debito nei confronti del mago di Fairy Tail e quindi doveva assolutamente calmarsi, almeno per essergli d’aiuto.

-Rogue, come sta?-

-Non lo so. È stato conciato male, ma qui intorno non vedo nemici, per cui credo abbiano vinto. La ragazza?-

-Se non ricordo male si chiama Levy… sta abbastanza bene, ma è meglio che la visiti un vero medico.-

-Dove potremmo portarli?-

-Magnolia non è distante da qui… Ehi amico, mi è venuta un’idea! Usiamo le tue ombre per muoverci più in fretta!-

-Ma sei scemo?- Rogue guardò il suo amico come se avesse detto che Ichiya di Blue Pegasus era un bell’uomo.

-Sul serio, dobbiamo sbrigarci no? Così faremo prima. Non so da quanto tempo siano qui, ma hanno bisogno di cure urgenti. Se i muoviamo così, adesso che è quasi notte, dovremmo arrivare prima dell’alba, no?-

-… la tua idiozia ci farà ammazzare un giorno.-

Sting non si preoccupò nemmeno di rispondergli, tanto se lo criticava così era perché aveva accettato di fare come voleva lui.

-Allora forza, che aspetti?-

Rogue sospirò, pregò Skiadrum di dargli la forza e la pazienza di non ammazzare il suo migliore amico, e si chiese se anche lui avesse avuto di questi problemi con l’esuberante Weisslogia. Un bel cerchio alla testa ad ogni fine giornata era praticamente una garanzia.

Attivò la Shadow Drive, prese sotto braccio la ragazza di Gajeel-san, che in quel momento gli gravava su una spalla come peso morto, e quando sentì la mano di Sting aggrapparsi a lui si tuffò nell’ombra più vicina con i suoi passeggeri.


 


 

Quella mattina i ruoli si sarebbero ribaltati, all’insaputa degli stessi protagonisti di una consuetudine che stava per essere stravolta.

La routine prevedeva che fosse Lucy la prima a destarsi, e subito dopo Natsu sarebbe casualmente caduto dal letto grazie ad un ormai allenatissimo Lucy Kick, accompagnato dalle urla della bionda e infuriata – fintamente, lo sapevano tutti ormai- maga degli spiriti celesti. Non si era mai capito se fosse l’urto col pavimento o la sua soave voce a svegliarlo. Infine, dopo il solito battibecco mattutino, apparivano sulla porta le gemelle, una più assonnata dell’altra, Iris con i capelli attorcigliati a sembrare un casco nero pece, Angie con le occhiaie dovute ala sua frequente veglia prolungata per fissare il cielo notturno.

Quella mattina però riservava un bel po’ di sorprese.

Fu Iris ad urlare come un’ossessa quella mattina, e le sue grida concitate giunsero piuttosto confusamente alle orecchie di Lucy, che per il risveglio improvviso cadde dalla sedia su cui si era assopita non più di… ma che ore erano? L’orologio segnava le cinque del mattino: albeggiava a malapena.

Iris però sembrava più attiva di un grillo, ma Lucy ci mise qualche secondo abbondante a realizzare che stava urlando qualcosa di intellegibile.

-…sveglia!-

-mhm… sì, sono…. Yauhn… sveglia.-

-Non tu Lucy-nee, Angie! Angie è sveglia!-

-Cosa!?-

Anche Natsu si era svegliato in quei momenti, e a dispetto del profondo sonno in cui era immerso fino ad un istante prima scattò velocissimo verso il lettino, cercando conferma della meravigliosa notizia che l’aveva violentemente destato.

Un paio di occhi grigi fissavano i componenti della stanza con una certa stanchezza, ma la piccola maga provò comunque a sorridere loro. Le loro facce erano così preoccupate che provò a tirar su loro il morale, ma un secondo dopo Iris e Lucy le si buttarono addosso abbracciandola stretta, urlandole nelle orecchie qualcosa che sembravano vagamente minacce se avesse osato farle preoccupare di nuovo a quel modo.

Natsu diede un forte scossone ad Happy per svegliarlo, poi lo mandò in gilda a chiamare la dottoressa-drago. Fece una carezza sui capelli della “sua bambina”, le rivolse il più bello e felice dei suoi sorrisi e… festeggiò a modo suo.

Talmente tanto era contento di rivedere Angie sveglia che lanciò un ruggito di fuoco nel cielo… passando attraverso il soffitto. E la parete sopra ancora. E il tetto.

Probabilmente il nonnetto gli avrebbe fatto una testa tanta, ma chissene frega, la sua bambina si era svegliata finalmente! Lo sapeva che era una tosta! Una degna maga di Fairy Tail.


 

La gioia non durò a lungo. Giusto il tempo che impiegò Happy a tornare con il Master e Porlyusika a visitare la piccola del gruppo, dichiarandola fuori pericolo finalmente. Non aveva riportato alcun danno, era stata molto forte a svegliarsi così presto.


 

Un nuovo problema era appena giunto alle porte di Fairy Tail, foriero di pessime notizie.

Juvia aveva preso l’abitudine di svegliarsi sempre molto presto, vuoi per preparare i biscotti al suo amato, vuoi per andare a fargli visita senza che lui lo sapesse; non voleva certo disturbarlo mentre dormiva, così si intrufolava dalla fessura sotto la porta sotto forma di acqua e poi rimaneva in silenzio a memorizzare per l’ennesima volta i tratti del volto dell’uomo che amava.

Passava delle ore a guardarlo, se il destino le era favorevole e Gray aveva fatto tardi per un qualsiasi motivo, ma quella mattina sapeva bene che non l’avrebbe trovato addormentato, anzi, probabilmente stava già svolgendo i suoi soliti esercizi prima di un incarico. Sarebbero partiti dopo qualche ora per abbattere un mostro marino ad Hargeon, per cui Juvia aveva pensato di preparare qualcosa per il viaggio, e per farlo le serviva assolutamente la ricetta di Mira che aveva fatto brillare gli occhi del suo Gray-sama il giorno precedente. La maggiore delle sorelle Strauss sicuramente era già sveglia, intenta a preparare il bancone per la giornata.

Juvia però non riuscì a bussare che i suoi sensi, perennemente all’erta, l’avvertirono di alcune presenze magiche apparse all’improvviso a pochi passi da lei.

Si mise in posizione d’attacco, chiedendosi chi mai volesse attaccarli, e sperando segretamente che il suo adorato Gray-sama sentisse che lei era in pericolo ed accorresse ad aiutarla, magari trovandola in difficoltà avrebbe sentito l’impulso di salvarla, lei l’avrebbe ringraziato giurandogli di nuovo amore eterno, lui l’avrebbe ricambiata e…

Ed era di nuovo sul punto di svenire pensando al suo Gray-sama. Però quello non era proprio il momento adatto, e Juvia lo capì al volo non appena riconobbe i quattro ragazzi davanti a lei. I due draghi di Sabertooth… che portavano in braccio un Gajeel sanguinante ed una Levy ferita e pallida.

Juvia cacciò un urlo terrorizzato, precipitandosi a controllare personalmente le loro condizioni.

Ascoltò distrattamente le spiegazioni di Sting, non curandosi troppo dei due draghi: i suoi sensi erano totalmente concentrati sulle ferite del suo migliore amico e della cara Levy. Chi mai poteva averli ridotti così?


 


 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Un Drago e la sua Compagna ***



 

Un Drago e la sua Compagna


 


 

Se qualcosa può andare male, di solito va malissimo.

Se una situazione può peggiorare, in genere diventa incredibilmente pessima prima che uno se ne accroga.

Se un istante prima assapori la gioia più pura, è facile che il momento dopo un terrore atavico ti prenda alla gola e non ti lasci più.


 

È quanto accadde quella mattina, una come tante di Fairy Tail; anzi, era iniziata insolitamente bene, considerando il generale sonnambulismo che gravava normalmente sulla metà dei membri di quella gilda casinista a quell'ora antelucana.

Ogni uomo, donna o bambino sveglio aveva un sorriso di sollievo e gioia stampato sul volto, dovuto alla bella notizia con cui era iniziata quella giornata di inizio primavera.

La piccola Angie si era svegliata, e già Mira stava organizzando una meravigliosa festa per la piccola Alchimista, felice per gli amici che aveva visto tanto tesi e preoccupati in quei giorni.

Mirajane il Demone stava giusto decidendo di quale colore fosse meglio dipingere le pareti – tanto Reedus poteva tinteggiarle come voleva in due minuti – quando un urlo agghiacciante le fece quasi sfuggire di mano il vassoio col le bevande per i più mattinieri dei suoi compagni.

Che altro stava per succedere?


 

Mira non era la sola ad essersi spaventata per quell'urlo improvviso.

Gray Fullbuster, mago del ghiaccio, stripper ignaro, casinista di prim'ordine, al momento si trovava sulla via che lo portava da casa sua all'infermeria. Voleva passare a salutare le sue allieve prima di partire con Juvia, ma mentre cercava di svegliarsi decentemente togliendosi la maglietta – perché si sa, spogliandosi ci si sveglia più in fretta –, aveva quasi avuto un infarto sentendola urlare. Avrebbe riconosciuto la sua voce ovunque, anche così trasfigurata dal terrore.

-JUVIA!!!-

Che diavolo era successo?

Nemmeno il tempo di impartire l'ordine alle sue gambe che queste partirono in quarta, il suo istinto aveva agito molto prima della razionalità, portandolo verso la fonte della sua preoccupazione crescente.


 

L’ora e mezza successiva trascorse troppo in fretta e troppo lentamente. In fretta perché ci fu un giro di domande e spiegazioni che si concluse con una decina di emicranie e tre o quattro scazzottate per distendere i nervi.

Il caos regnò sovrano… almeno finchè il medico ufficiale e ufficioso della gilda mandò a quel paese la poca calma di cui disponeva, e con essa anche tutti loro.

Detto prosaicamente… li prese a calci nel sedere e bastonate in testa – altra causa scatenante delle emicranie diffuse – finchè non uscirono dall’edificio lasciandola finalmente in pace a lavorare, con la sola compagnia della piccola Wendy come assistente e della ‘famiglia Dragneel’, stabilitasi nell’infermeria fino a quando Angie non sarebbe guarita completamente. Si era svegliata, ma era ancora piuttosto debole, dunque non doveva assolutamente alzarsi per qualche giorno, ordini del medico… e della sua gemella.

Lucy, Natsu e Iris non avevano quasi fatto in tempo a gioire per la guarigione di Angie che erano di nuovo piombati in uno stato di ansia per le sorti di Levy e di Gajeel.

Dopo averli visitati accuratamente, il responso sembrò finalmente rasserenare gli animi: nessuno dei due era in pericolo di vita, erano semplicemente esausti, e lo shock dell’esplosione li aveva fatti svenire, dando loro il colpo di grazia.

Fuori dalla porta attendevano Sting e Rogue, preoccupati anche loro di non essere arrivati in tempo, o di aver peggiorato le loro condizioni con quel viaggio tanto inusuale.

Porlyusika era stata chiara: dovevano lasciarli riposare, tassativamente senza disturbarli, o avrebbero dovuto subire la sua ira. E nessuno di loro era entusiasta all’idea.

Decisamente più rilassati, ed anche leggermente stressati da tutte quelle emozioni che si susseguivano senza sosta, si concessero di attendere leggermente più rilassati il risveglio dei loro amici.

Lucy disse di voler tornare a casa per farsi una doccia e recuperare qualcosa da mangiare per tutti, Natsu uscì per allenarsi sotto le insistenze di Sting, che non vedeva l’ora di confrontarsi col suo mito di sempre ancora una volta. In ogni caso, Salamander lasciò detto ad Iris di chiamarlo subito se Angie si svegliava di nuovo, dato che non voleva saperne assolutamente di allontanarsi di un solo centimetro dalla sorella.

Nella stanza adibita ad ambulatorio medico rimasero solo Iris e Rogue, oltre ovviamente ai tre pazienti, la più piccola addormentata e gli altri due svenuti.

Iris sentiva di poter toccare il cielo con un dito, la sua gemella, la persona più importante della sua vita era stata malissimo e lei… lei…

-Cosa avrei fatto senza di te, sorellina?-

Non si accorse di non aver solo pensato quel quesito che le aveva messo addosso un terrore ed un’angoscia assoluti per tutta la durata del coma di Angie, non subito almeno.

Non si accorse immediatamente nemmeno delle due braci ardenti che non l’avevano persa di vista un solo secondo da quando si erano trovati nella stessa stanza.

Non se ne era accorta, non fino a quando lui non le rivolse la parola.

-Lei è tua sorella, se ho capito bene. È fortunata.-

Iris se lo sentiva, percepiva il suo volto assumere un’espressione incredula e stupita. Quel tipo nemmeno lo conosceva, non sapeva il suo nome e lui non sapeva i loro. Perchè parlava come se le conoscesse?

Lui sembrò leggerle nel pensiero, perché rispose a quella domanda senza esitare.

-Hai ragione, non vi conosco. Ma non mi serve sapere il tuo nome o quello di tua sorella, per capire quanto le vuoi bene. E per questo è fortunata.-

-Lei è stata tutto per me, per molti anni siamo state solo noi due. È la mia gemella, la persona che devo proteggere. Mi devo prendere cura di lei.-

-E sono certo che lo fai egregiamente. Sono anche sicuro che lei ti sia grata, che si preoccupa e ti vuole bene tanto quanto te.-

In un modo che nemmeno conosceva, quelle parole le fecero piacere. Percepiva un dolce tepore al cuore, e automaticamente sorrise.

Osservò meglio quel ragazzo gentile che aveva salvato Levy e Gajeel, notando i capelli neri e lisci, discretamente lunghi, che tentavano di nascondere una brutta cicatrice sul volto; notò le vesti ampie, nere e bianche, con il marchio della gilda Sabertooth sul mantello cucito all’altezza del cuore; notò le mani nascoste dalle maniche lunghe; infine tornò ad osservarne il viso, impreziosito da due occhi rossi che la fissavano benevoli.

I colori potevano ricordare vagamente Gajeel-san, ma decisamente l’atteggiamento che urlava riservatezza e timidezza facevano pensare ad una persona con un carattere diametralmente opposto a quello del suo nakama.

E poi quegli occhi rossi fissi su di lei le ricordavano quelli di sua sorella: avevano lo stesso sguardo gentile, a tratti malinconico, come se la luce naturale delle loro anime fosse fiaccata da una logorante battaglia con se stessi.

Una battaglia che lui sembrava aver vinto.

Decise istantaneamente che le piaceva quel tipo. Non sapeva quanto, col tempo, l’istintiva simpatia per quel mago gentile sarebbe diventata importante, fondamentale quasi.


 

Rogue stava pensando la stessa cosa. Quella ragazzina gli era simpatica, gli ricordava moltissimo Sting, con i suoi modi spicci e a tratti quasi infantili, ma con un cuore saldo e fedele.

Tutto di lei urlava energia nonostante in quel momento fosse immobile, triste per i suoi amici e preoccupata per la sorella. Il taglio sbarazzino, gli occhi chiarissimi e brillanti di vita ed esuberanza appena contenuta, la tuta comoda da allenamento indossata con noncuranza, la postura comoda e decisamente poco elegante.

Il suo profumo poi… l’aveva attratto dal primo momento in cui l’aveva sentito, ed era rimasto sorpreso nello scoprire a chi apparteneva; non era più riuscito a toglierle gli occhi di dosso, da quando l’aveva identificata come la fonte di quell’aroma così inebriante. Sembrava un misto di erba appena tagliata, mare, elettricità e… pesche. Il profumo che si sentiva dopo un forte temporale estivo nei frutteti. Gli era sempre piaciuto annusare l’aria dopo che la pioggia e i fulmini avevano spazzato via qualunque tipo di odore umano.

L’aveva vista così preoccupata che non era riuscito ad impedirsi di consolarla. Era decisamente una frana con le parole, ma sembrava che lei avesse apprezzato. Gli fece stupidamente piacere sapere di essere stato la causa del suo sorriso.

E non sapeva nemmeno il suo nome… Sting l’avrebbe sfottuto senza pietà per settimane. In fondo però, stava solo consolando una bambina in pena per la sorte della sorellina, no? Non faceva niente di male.

Quelle due poi gli ricordavano molto se stesso ed il suo amico. “Draghi gemelli” li chiamavano, e per un buon motivo: se non fosse stato certo al cento per cento del contrario, avrebbe giurato che fossero davvero fratelli per via della loro intesa perfetta.

Gli era venuto naturale ripensare ad una scena simile a quella cui stava assistendo, in cui però era lui il protagonista ferito, e Sting era quello che non lo aveva mollato un secondo da solo, tenendogli compagnia mentre stava male. Si era sentito immensamente fortunato in quel momento, perché aveva un amico che si preoccupava per lui. Non era qualcosa che si poteva prendere alla leggere, era un affetto che andava protetto e custodito. E proteggere il suo amico era il motivo per cui combatteva.

Parlare con la ragazzina dagli occhi grigi gli veniva naturale come con il suo amico, ed avrebbe dovuto sembrargli strano nonostante tutte quelle similitudini, ma così non era. Nonostante in vita sua fosse stato così a suo agio solo con Skiadrum, Sting e Frosch, gli parve naturale come respirare parlare con lei, piacevole e … maledettamente giusto.

Oh dannazione”

Qualche mese prima Sing gli aveva parlato in termini molto simili di Yukino Aguria, loro nakama e… attuale compagna del suo amico. Perché quando un Drago incontrava la sua Compagna, in qualche modo ne rimane colpito, rimarrà segnato nel profondo dal suo profumo, dal suo sorriso, dal suono della sua voce, o da un dettaglio che a chiunque altro parrebbe insignificante, ma che per loro Dragon Slayer rappresentava l’inizio della fine.

Era un legame che non si poteva recidere, non sceglievano loro di provare quell’attaccamento istintivo ed istantaneo, eppure accadeva.

Non aveva mai visto il Drago Bianco così felice da quando si era dichiarato alla timida Yukino, ed insieme formavano una coppia decisamente bizzarra, ma il tempo aveva dato loro ragione ed insieme erano davvero felici.

Ogni parola che Sting aveva pronunciato nella sua pubblica dichiarazione a Yukino era incisa a fuoco nella sua mente; aveva persino sorriso delle parole fin troppo dolci che gli aveva sentito pronunciare –urlare, a dirla tutta, nel bel mezzo di una festa di Sabertooth- , ma quello che gli aveva confessato privatamente… beh, quelle parole gli erano risultate incomprensibili.

Fino a quando non si era imbattuto nella tempesta che gli avrebbe sconvolto la vita, con occhi grigi come un cielo burrascoso e profumo di elettricità.

Non lo avrei voluto prima, ma ora che è successo non riesco ad immaginare la mia vita senza che accadesse, capisci? Sapere che lei c’è, che esiste, mi rende sicuro, mi fa sentire imbattibile. Al tempo stesso però sono terrorizzato, perché ho trovato la mia Compagna, e se dovessi perderla so che mi perderei anch’io. L’anima di un Drago funziona come una bussola, il nostro istinto ci guida per tutta la vita, e le Compagne dei Draghi sono il nostro Nord. E da quando una bussola lo individua, punterà sempre a Nord. Così mi disse Weisslogia, ed io non ci credevo, ma ora… sì, ora capisco e sono d’accordo. Spero proprio che capiti al più presto anche a te, amico mio.’

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Dichiarazioni al femminile ***


Dichiarazioni al femminile

 

 

Era una strana sensazione quella di percepire il proprio corpo immobile, le palpebre serrate, senza poter far nulla per cambiare la sua situazione di incoscienza.

Non riusciva a svegliarsi, eppure sapeva di essere addormentata. La qual cosa iniziava ad infastidirla, perché intorno a lei vedeva e sentiva frammenti di ricordi, sogni, fantasie, racconti che aveva letto, magie cui aveva assistito… le girava la testa. Voleva svegliarsi.

Sentiva di doversi svegliare assolutamente, doveva fare qualcosa, parlare con una persona, assicurarsi che stesse bene. Ma chi stava male?

Chi aveva bisogno di lei?

Lo sapeva, se lo sentiva: quella persona aveva bisogno di lei, e perciò non si sarebbe rassegnata ad attendere che venisse da lei.

Si sarebbe data una mossa, avrebbe scavalcato ogni singolo ostacolo che la sua mente le metteva sulla sua strada per giungere fino a…

Chi sei? Chi sei, tu che mi richiami, tu che mi strappi a forza dalle profondità del mio inconscio?’

 

Levy ci mise diverse ore a svegliarsi.

Quando finalmente ci riuscì, l’infermeria era ormai illuminata dalla luce sanguigna del tramonto imminente. Quando provò ad alzarsi sentì delle fitte acute sui fianchi e la schiena, così ricadde, il corpo che cedeva alle lusinghe della morbidezza delle lenzuola.

-Era ora che ti svegliassi, Gamberetto.-

Gajeel era coperto dalla testa ai piedi di bende e cerotti, ma sfoggiava il solito ghigno di sempre, quindi la situazione non doveva essere tanto tragica. Intontita com’era, le sfuggì la nota di sollievo nella voce del Drago d’Acciaio, cosa che mai sarebbe accaduta in una situazione normale.

-Ciao Kurogane…. Che è successo?-

Lui parve sorvolare sul soprannome di Acciaio Nero, guadagnato nel periodo in cui aveva fatto parte del Concilio; non aveva mai fatto mistero di adorare quel nomignolo, ma nemmeno del fatto che odiava che a pronunciarlo fosse qualcun altro se non lei e Lily…. Una delle guardie ricordava ancora lo spavento che si era preso quando si era ritrovato, appena sveglio, gli occhi rossi del soldato Redfox a due centimetri dal naso, mentre gli ringhiava di non osare mai più pronunciare quel nome.

Come fosse riuscito a penetrare nella sua stanza, dato che era un ufficiale di alto grado e di conseguenza godeva di un certo numero di protezioni, era ancora un mistero.

E Levy, per quanto contrariata dai metodi intimidatori del suo amico, aveva deciso di tenersene fuori: finchè non minacciava usando le maniere forti, non aveva intenzione di intervenire. E poi l’ufficiale Imari stava antipatico a tutti, con il suo modo altezzoso di rapportarsi agli altri.

-Quindi Mard Gear è morto?-

-Non è possibile che sia sopravvissuto a quell’ultima maledizione che ha lanciato: è esploso come un petardo. Quello che non ho capito, è perché non siamo crepati anche noi.-

-Non ne sei felice?-

-Tsk, non fare domande stupide, Gamberetto. So che tu sai.-

-Perché lo pensi?-

-Sei tu la cervellona.-

Levy si chiese, non per la prima volta, come facesse Gajeel a farla lusingare ed infuriare con la stessa frase. Solo lui ci riusciva… Come rispondere? Doveva dirgli di aver fatto correre un grave rischio alla città, perché era l’unico modo per salvarlo? Non si sentiva pronta ad una confessione del genere… però, se non gli avesse parlato sinceramente, lui se ne sarebbe accorto: sapeva sempre se mentiva, come sapeva sempre se aveva qualcosa che la tormentava.

Valeva la pensa di correre il rischio? Voleva davvero rivelargli così tanto dei suoi sentimenti, dato che lo riguardavano in prima persona?

Lo guardò, e decise che nulla sarebbe mai stato troppo, se in cambio aveva la possibilità di conquistarlo. Perché lui era Gajeel, e lei lo amava da troppo tempo. Conosceva i rischi, ma decise che per una volta il suo essere ‘cervellona’ poteva anche andarsene a quel paese. Non si sarebbe mai più sentita all’altezza del suo nakama, all’altezza del suo Drago, se si fosse comportata come una vigliacca.

-Sai che la mia magia, Solid Script, può creare ogni elemento, no? Beh, come ogni tipo di magia, anch’essa ha il suo lato pericoloso e proibito. Io l’ho usata per creare un buco nero, piccolissimo, ma sufficiente ad assorbire l’impatto e gran parte delle macerie derivate dall’esplosione. Purtroppo non sono riuscita a crearne uno più grande, quindi siamo rimasti feriti lo stesso… mi dispiace! Ma avrei inghiottito l’intera città ed i suoi abitanti se avessi fatto altrimenti, e poi… ti avrei messo in pericolo e quella era l’ultima cosa che avrei mai voluto fare. Perché, vedi, io, cioè tu, insomma credo di doverti dire che tu, no, cioè, io…-

Ma perché era così difficile? Andiamo, proprio lei si inceppava sulle parole? Lei, che dalle parole traeva la sua magia, lei, la cui anima era praticamente forgiata da tutte le parole che le avevano trasmesso i suoi amati libri? Non era possibile. Doveva essere ancora addormentata e quelle era un terribile incubo.

Si sentiva il rossore sul viso e le lacrime intrappolate tra le ciglia. Accidenti, lei voleva davvero dirglielo, ne era davvero, davvero, davvero convinta, ma perché era così maledettamente complicato?

E Gajeel non aiutava di certo, immobile a fissarla con un’espressione confusa che la diceva lunga sulla chiarezza del suo discorso…

Oh, al diavolo, se non glielo dico posso sempre farglielo capire.’

Era talmente nervosa che per alzarsi si aggrappò alla vestaglia che lui indossava sopra le bende, tirandola con una forza che non le era mai appartenuta. Forse era l’adrenalina.

Lui cercò di farla stare distesa, ma per farlo si abbassò per tenerle le spalle con insospettata gentilezza. Un tocco delicato che dedicava solo a lei…

Quel pensiero le diede la spinta necessaria.

Scattò verso l’alto con la testa e incollò le labbra a quelle di Gajeel.

Non fu un bacio delicato. Esattamente come la loro storia, ebbe un inizio burrascoso, le loro labbra si aggredirono quasi con rabbia. Pochi secondi, e Levy si ritrovò senza fiato ad ansimare sulle labbra del SUO Drago.

Sanno di ferro come ricordavo…’

Ma, proprio come loro due che si erano ritrovati a conoscersi ed apprezzarsi, a dispetto del modo violento con cui si erano conosciuti, così anche le loro labbra rallentarono i movimenti, rendendo quel loro bacio, il loro primo vero bacio, più caldo e dolce, sempre passionale ma molto più delicato.

La sintesi perfetta del percorso che li aveva portati dall’odiarsi all’essere dipendenti dall’amore dell’altro.

 

 

-Dovremmo dirglielo, secondo te?-

-Che abbiamo assistito? Non pensarci nemmeno Natsu! Levy-chan scoppierebbe di imbarazzo. Lasciamo loro l’intimità che meritano.-

-Ma Gajeel sa che sarà ovvio, almeno per me, che si è dichiarato a Levy. Forse anche Wendy lo capirà, ma non so quanto sappia di queste cose. In fondo, è la più piccola…-

-Di che parli, scusa? E ti ricordo che, anche se non sembra, Sting e Rogue hanno la stessa età di Wendy. Solo che loro non sono rimasti bloccati nel tempo per sette anni come noi.-

-Ah già, hai ragione… me ne dimentico sempre. Sai che Sting mi ha trattenuto ad allenarmi per ore? È proprio migliorato dall’ultima volta, mi sono sentito tutto un fuoco a combattere di nuovo con lui!-

-Ne sono contenta. Rogue invece ha fatto compagnia a Iris; mi sembrava strano quando se ne sono andati… comunque mi hanno fatto promettere di dargli al più presto notizie di tutti noi. E non cambiare discorso, perché dici che Gajeel sa che tu saprai di lui e Levy-chan?-

-Non te ne ho mai parlato? Quando un Drago trova la sua compagna, capisce all’istante che amerà solo lei per tutta la vita e le sarà sempre fedele. Da quel momento il profumo della ragazza si mischierà a quello del Drago, lo si fa per avvertire gli altri esemplari maschi che sono già corteggiate… infatti è da molto tempo che sento su Levy l’odore di quella Testa di Bullone. Ma ora che si sono dichiarati e lui l’ha baciata, l’odore sarà molto più intenso.-

-Non lo sapevo… aspetta, quindi Levy… praticamente è sempre stata la sua promessa sposa o qualcosa del genere, e non lo sapeva?-

-Beh, no, non proprio… lei non è una drago femmina, poteva tranquillamente rifiutarlo una volta che lui si fosse dichiarato. Ma come hai visto, è stata lei per prima a parlargli. Lo prenderò in giro fino alla morte per questo!-

-Perché scusa, non va bene che una ragazza si dichiari per prima?-

-Non è per questo. L’altra sera, quando abbiamo bevuto, quella Testa di Bullone continuava a dire che aveva intenzione di rendere Levy “la sua donna”, e che stavolta non l’avrebbe lasciata scappare. Alla fine invece lei l’ha preceduto!-

-Ma allora ti ricordi dell’altra sera!-

-In effetti, qualche spezzone lo ricordo… il resto però l’ho rimosso! A proposito, Luce, tu sai dirmi cosa ho fatto?-

Lucy non ci poteva credere. Natsu si era ricordato di una conversazione con Gajeel, ma non di averla baciata? Quando era troppo era troppo. In quei giorni era stata così in ansia per le gemelle che aveva accantonato quel pensiero, avendo problemi molto più urgenti. Ma ora che sapeva le sue bambine al sicuro, ora che lui aveva tirato fuori l’argomento con una tale leggerezza da dare sui nervi, ma propria di lui…

Non ce la faceva più. Camminando erano arrivati finalmente a casa, per cui poteva urlare quanto voleva. Sbattè la porta con forza, facendo voltare Natsu verso di lei confuso da tanta furia improvvisa.

Fu l’ultima goccia. Scoppiò.

-Ti ricordi di Gajeel che vuole dichiararsi a Levy-chan, ma non ti ricordi di AVERMI BACIATA? Sei uno stupido, stupidissimo deficiente! Uno stupido che non sa nemmeno cosa prova, e quindi io che dovrei fare? Aspettare che uno stupido come te si dia una svegliata e capisca finalmente quanto ti amo? Perché non…-

Né Natsu né Lucy seppero mai come sarebbe continuata la frase della bionda.

Presa com’era dal suo sfogo, Lucy non si era nemmeno accorta di quanto Natsu le si fosse avvicinato. Lucy conosceva Salamander abbastanza da sapere che il suo modo di muoversi, parlare e pensare era perfettamente in linea con la sua magia: dirompente, incontenibile, irruente, sostanzialmente guidato dall’istinto.

Eppure in quel momento, lui si era chinato appena per raggiungere il suo volto,e l’aveva preso delicatamente tra le mani. Il tocco delle sue labbra bollenti le parve leggero come una piuma, ma bastò a toglierle il fiato e farla tremare.

Sentì un calore familiare scaldare la pelle nuda delle braccia, ed i brividi si aggiunsero alla miriade di emozioni sconvolgenti che il ragazzo davanti a lei le faceva provare da quando si erano conosciuti. Il suo abbraccio sprigionava calore, le mani che le avevano carezzato il volto, le spalle e le braccia si erano serrate impadronite della schiena e della nuca.

Lucy era dolorosamente consapevole di ogni centimetro del suo corpo a contatto con l’altro, in primis le loro labbra ancora incollate: quelle di lui avevano accarezzato le sue con un tocco morbido che non forzava minimamente, era solo una carezza molto dolce. E non era mai stata così felice.

Dopo qualche secondo lui interruppe il contatto, ma rimase stretto a lei, gli occhi fissi nei suoi. Lucy giudicò semplicemente insopportabile il freddo che sentì dopo che Natsu ebbe allontanato il volto dal suo.

Poteva perdonarlo però, visto che le dedicò il migliore dei suoi sorrisi.

-Adesso mi ricordo. Perdonami per averci messo tanto, lo sai che sono un po’ lento. Almeno adesso so perché eri tanto arrabbiata… Vorrei farmi perdonare.-

-Sì… hai ragione.- non si sentiva nel pieno delle sue facoltà mentali, era destabilizzante avere tutte le sue curve abbondanti schiacciate gentilmente dal corpo muscoloso e sodo di Natsu. Insomma, sentirlo di notte era un conto, in fondo dormiva e non era un contatto del tutto volontario… ma adesso, quella vicinanza rendeva molto complicato concentrarsi. Aveva capito si e no metà di quello che le aveva detto…

-Luce, ti amo anch’io. Fino a poco tempo fa non sapevo cosa volesse dire quello che provavo per te, sapevo solo di volerti proteggere da ogni cosa e starti sempre vicino, perchè sentire il tuo profumo e vedere il tuo sorriso mi riempiva di un fuoco diverso da quello di Igneel, è un fuoco che non brucia, ma scalda e illumina. Adesso però lo so, so che voglio amarti per tutta la vita come mia Compagna. Me lo permetterai? –

-Sono… la tua Compagna?- davvero Natsu le aveva fatto la dichiarazione più romantica e appassionata che potesse mai desiderare? Non era solo l’ennesimo sogno, vero? Non l’avrebbe sopportato.

-Sì. E se lo vuoi, lo sarai per davvero. Vorrei… renderlo ufficiale, se e quando ti sentirai pronta.-

Se era pronta a diventare la Compagna del suo Drago? Non desiderava altro. Lo desiderava così tanto che impiegò i successivi minuti a fargli sentire esattamente quanto desiderasse amarlo ed essere ricambiata da lui. Possibilmente a tempo indeterminato. Dopo aver ripreso un minimo di respiro dopo quel bacio assai più profondo del precedente, gli sorride di tutto cuore, ricambiata pienamente.

-Cosa dobbiamo fare per renderlo ufficiale?-

Lui non rispose, si limitò a prenderla in braccio iniziando a correre verso la camera da letto.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** L'amore che cambia ***


L’amore che cambia


 


 

-Ti senti meglio adesso?-

-Sì, grazie Gray-sama.-

-Dovresti comunque stenderti, sembri pallida.-

Pallida era un eufemismo: Juvia sembrava esausta, terrorizzata ed infuriata al contempo, e tutti quei sentimenti si notavano uno ad uno nei suoi occhi color oltremare. Occhi che, da qualche ora a quella parte, avevano versato fiumi di lacrime.

Era moltissimo tempo che non la vedeva così abbattuta, e una voce nella sua testa gli urlava che non andava bene che lei fosse triste, che doveva fare qualcosa per aiutarla.

-Non credo sia il caso che tu torni nel tuo appartamento, sei troppo scossa. Puoi dormire qui, ti lascio il letto, io starò sul divano.-

Era incredibilmente preoccupato. Dopo averla sentita urlare terrorizzata, era corso da lei più in fretta che poteva, e l’aveva trovata che aiutava a trasportare Levy su un lettino. Non aveva mai smesso di piangere però, e nemmeno di fissare Gajeel e Levy, svenuti, con preoccupazione evidente.

Si era praticamente accasciata a terra una volta saputo che i loro amici si sarebbero ripresi dopo un po’ di riposo e delle cure adeguate.

Gray si era spaventato, l’aveva sorretta per la vita lungo tutto il tragitto per arrivare a casa sua, che era la più vicina; l’aveva fatta sedere sul divano, trovando una coperta sepolta da qualche parte in un armadio. Era talmente raro che usasse coperte pesanti che a malapena ricordava di averne una, forse quella era un retaggio di quando era stato malato da piccolo.

Juvia ci si era avvolta strettamente, poi aveva iniziato a piangere. Non era la prima volta che degli amici restavano feriti, eppure qualcosa di diverso doveva pur esserci, o lei non avrebbe reagito tanto violentemente.

Le aveva preparato un tè caldo, alla pesca come piaceva a lei, ma sul perché avesse comprato giorni prima proprio la miscela preferita di Juvia, o come facesse a sapere quale fosse, non aveva voluto soffermarsi.

Non aveva detto una parola, si era limitata a sorridere leggermente per ringraziarlo; poi aveva ripreso a piangere.

Adesso che si era un po’ calmata, Gray aveva ripreso a respirare. Era stato in tensione per ore, incerto sul modo migliore per consolare la sua nakama, ed era un’esperienza che non avrebbe voluto provare mai più. Sentirsi così impacciato e inutile era stato davvero orribile.

Soprattutto perché era Juvia, l’amica che non poteva aiutare.


 

Non riusciva a dormire. Si sentiva stremata, tutte le lacrime che aveva versato quel pomeriggio l’avevano privata di ogni energia, eppure se chiudeva gli occhi rivedeva chiaramente il volto pallido e ferito della sua amica Levy, o il sangue sul corpo di Gajeel-kun.

Aveva visto i suoi amici ridotti molto peggio, nemmeno lei sapeva spiegare perché aveva reagito tanto male quella mattina, ma non era riuscita a fermare le lacrime né a pronunciare una singola parola. La premura di Gray-sama alla fine l’aveva tranquillizzata, ma non riusciva lo stesso a prendere sonno. Non voleva chiudere gli occhi.

Si alzò il più silenziosamente possibile, dirigendosi in salotto. Forse guardare Gray-sama dormire avrebbe fatto sparire quel terribile sentimento d’angoscia che le opprimeva il cuore: quando era triste cercava sempre lo sguardo gelido del suo amato, capace di farle battere il cuore all’impazzata e scacciare i demoni che albergavano nella sua anima, senza bisogno che lui dicesse nulla. Le era sempre bastato vederlo o sapere che era vivo e al sicuro per essere felice, neppure sapere che non la ricambiava l’aveva mai indotta a dimenticarlo.

L’amore non è un sentimento egoista, non ama allo scopo di ricevere amore: ama perchè non può farne a meno, per vedere l’altro felice, perché l’amore esiste e non ha senso nasconderlo o vergognarsene. Juvia amava Gray, e non capiva perché dovesse fare finta del contrario. Quel sentimento totalizzante era entrato all’improvviso nella sua vita, e lei ne era estremamente felice, perché l’aveva resa una persona migliore.

Quindi, anche senza essere ricambiata, amare il suo Gray-sama la rendeva felice, e lo dimostrava in tutti i modi che poteva, perché non era qualcosa da nascondere: era un sentimento che andava vestito con orgoglio sgargiante, perché faceva parte di lei e ne era molto fiera.

Perciò ora che si sentiva così male, aveva bisogno più che mai di guardare il volto del suo amato, di guardarlo dormire sereno, sperando che il suo amore sarebbe bastato a tenerlo al sicuro.


 

Gray aveva volutamente mantenuto uno stato di leggera dormiveglia, come faceva sempre durante le missioni pericolose, di modo che fosse sempre pronto a intervenire in caso di necessità, al sorgere improvviso di problemi.

La sua missione, quella sera, era di tenere sotto controllo Juvia, ed il problema improvviso era che la sua nakama era ancora in preda ad una tale agitazione da indurla a girovagare in piena notte.

Quando sentì il profumo di salsedine ed il fruscio della gonna di Juvia, aprì di scatto gli occhi, certo di quello che avrebbe visto… e non fu deluso.

Certo che aprire gli occhi e vedere il blu dei suoi occhi… non sarebbe male se fosse sempre così. Se non fossero ancora lucidi di lacrime….’

-Gray-sama… Juvia non voleva svegliarti… Juvia ti chiede scusa!-

-Ero sveglio, non scusarti.-

-Gray-sama non riesce a dormire?-

-Sono io che dovrei chiedertelo…-

Beh, perlomeno aveva ripreso a parlare con qualcosa di più che monosillabi.

-Forse sfogandoti ti sentirai un po’ meglio, e potrai tranquillizzarti abbastanza da dormire. Ti va di dirmi perché hai reagito così male oggi?-

Juvia si sedette al fianco del suo amato, torcendosi le dita freneticamente a causa dal nervosismo che le dilagava tra cuore e gola. Non le era però chiaro se ciò fosse dovuto al suo essere così vicina al suo Gray-sama, o alla difficoltà della sua domanda.

Da dove cominciare a spiegare, se nemmeno lei sapeva cosa c’era da dire? Forse si sarebbe chiarita le idee parlando dei suoi dubbi ad alta voce, e chi meglio di Gray-sama per aiutarla a mettere ordine nella sua anima confusa?

Prese fiato, nemmeno lei sapeva bene per dire cosa, ma prima che potesse pronunciare una singola parola qualcosa la interruppe.

Entrambi percepirono un potere magico dal sapore oscuro, un potere che entrambi conoscevano, perché l’avevano già incontrato. Presero a correre più veloce che potevano verso la gilda per una riunione d’emergenza. Poco importava che era notte fonda, Warren viveva in gilda e poteva svegliare tutti i membri di Fairy Tail per informarli che il più pericoloso mago oscuro degli ultimi secoli si stava dirigendo verso Magnolia. La sua magia era così grande che si percepiva a chilometri di distanza, ma perché li stava avvertendo volontariamente della sua presenza? Sapevano ceh era abile abbastanza da apparirti alle spalle all’improvviso, senza che tu potessi minimamente percepirlo. Zeref era il più temibile avversario mai incontrato per un motivo.

Li aspettava la battaglia più grande delle loro vite.


 


 

Erza aveva aperto di scatto gli occhi: conosceva bene quella sensazione, era quella che la avvertiva di un pericolo imminente e che molte volte le aveva salvato la vita.

Ma questa magia che si sta avvicinando… possibile che…?’

C’erano delle volte che odiava aver ragione. Quando le gemelle erano state aggredite dal loro padre, Lucy aveva spiegato a tutti loro ciò che quell’uomo aveva intenzione di fare: consegnare le sue stesse figlie al mago oscuro, che assurdità… eppure era proprio quello il suo obiettivo.

Titania non poteva nemmeno immaginare che razza di persona fosse uno che sacrificava il sangue del suo sangue solo per ottenere potere. Poteva essere solo felice che Iris ed Angie fossero lì con loro, che stessero bene, che avessero trovato degli amici e una nuova famiglia. Almeno nella sua mente, ammetteva di essere orgogliosa di farne parte anche lei.

A volte si perdeva a guardare come Lucy e Natsu fossero cambiati grazie all’amore delle bambine che avevano praticamente adottato.

Lucy le aveva prese a cuore fin da subito: in una delle loro serate tra ragazze, aveva confessato che in loro aveva visto un po’ di sé ed un po’ di Natsu, e si era innamorata di loro all’istante. Erza aveva pensato ad una specie di imprinting materno, quello che ogni madre prova quando vede per la prima volta suo figlio. Non glielo aveva detto, ma non ce n’era stato bisogno dato che stava già facendo un ottimo lavoro con loro: vegliava su di loro da lontano quando si allenavano, cercava sempre nuovi modi per farle sentire amate e desiderate, aveva insegnato loro ad esprimere i sentimenti, a dimostrarli anche, a non temere il giudizio degli altri e a non cadere nei pregiudizi, a perdonare e perdonarsi. Lucy stessa era cambiata: certi retaggi del suo ingombrante cognome erano spariti del tutto, prova ne era la sua convivenza con Natsu, e mentre insegnava loro a gestire i sentimenti lei stessa imparava a farlo.

Natsu poi, lo stesso Natsu casinista che conosceva da quando erano bambini, lo stesso che distruggeva qualcosa un giorno sì e l’altro pure, lo stesso che anche da ragazzo aveva conservato un’ingenuità disarmante quanto tenera, che non capiva i sottintesi e si ribellava ad ogni ordine che non gli andasse a genio, adesso si comportava da perfetto genitore: proteggeva le sue bambine da chi voleva importunarle, le coccolava, le consolava quando avevano incubi, le spronava a dare il meglio di loro e le faceva sorridere con ogni mezzo. E poi, Erza non aveva dubbi su questo, avrebbe distrutto ogni cosa che le faceva soffrire. Natsu era sempre stato dotato di un istinto di protezione fuori dal comune, direttamente proporzionale alla sua ingenuità: con l’arrivo di Iris ed Angie, se la prima era persino aumentata, la seconda aveva preso a dissolversi piano piano. Certi sguardi che lanciava a Lucy, gli stessi che le aveva sempre riservato, finalmente avevano preso consapevolezza.

Avrebbe dovuto fare un regalo enorme a quei due angeli che avevano sbloccato quella situazione: magari una torta panna e fragole sarebbe andata bene…

Intanto era arrivata alle soglie della gilda. Evidentemente non era la sola ad avere avuto una brutta sensazione: oltre a lei, vide subito Juvia e Gray che parlavano in modo concitato con un master in pigiama e una Mira che sembrava appena uscita da un centro di bellezza, persino con quell’aria corrucciata. Come facesse Laxus a non accorgersi del Demone stupendo che aveva accanto, ancora non riusciva a capirlo, specialmente perché certe occhiate che le lanciava erano pura elettricità.

Anche Gajeel era presente, seduto a sgranocchiare un tubo di ferro, con ancora qualche benda sulla fronte e sulle braccia, ma sostanzialmente guarito. Titania si stupiva ogni volta della capacità di ripresa dei Dragon Slayer.

Warren arrivò di corsa, quasi rotolando dalle scale che conducevano ad un dormitorio maschile interno alla gilda, più piccolo di quello femminile che aveva sede propria poco distante. Vide il master parlare con lui, poi la sua attenzione fu distolta da qualcuno che pensò bene di buttar giù il portone di ingresso per entrare.

Si sentì una vena pulsare sulla fronte: va bene che erano in una situazione potenzialmente critica, ma che bisogno c’era di buttare giù con un calcio la porta? Non ebbe neppure bisogno di voltarsi per sapere chi era appena entrato con la grazia di un drago incazzato, non avrebbe neppure avuto bisogno di riconoscerne il potere magico in ebollizione, e nemmeno di sentirne la voce che si mise a urlare improperi e domande. Conosceva solo una persona che si sarebbe comportata così, avrebbe potuto scommetterci tutte le sue prenotazione di torte e dolci assortiti dal suo pasticcere di fiducia.

Non aveva appena finito di riflettere su quanto fosse maturato grazie all’arrivo di Iris ed Angie? Ecco, invece certe cose non cambiavano mai.

Dietro di lui erano arrivate correndo anche Lucy ed Iris, mentre Angie le raggiungeva camminando lentamente dalla porta laterale che portava alle scale dell’infermeria.

-Natsu! Ti sembra il modo di entrare? Hai buttato giù la porta! Vedi di darti una calmata!-

Salamander si girò di scatto verso di lei, interrompendo a metà un’imprecazione assai colorita. Lo vide chiaramente avere il solito brivido terrorizzato di quando utilizzava il suo tono di rimprovero, ma poi avvenne qualcosa di inaudito. Riprese tutto il suo coraggio e la sua irritazione, e le si rivolse senza un briciolo di paura.

-No, Erza! Questo non è proprio il momento di stare calmi! Zeref sta venendo qui, e probabilmente lo fa per riprendersi il suo subordinato e con lui anche le gemelle. Non glielo permetterò mai! Perciò no, non mi calmo!-

Fu lei ad ammutolirsi, per la prima volta. Ma che gli era preso? Non era mai stato così. O meglio, sì, se un suo nakama si trovava in pericolo faceva sempre anche l’impossibile per salvarlo, ma c’era qualcosa di diverso in quel momento, qualcosa che lo aveva mandato fuori di testa dalla rabbia e dalla preoccupazione. Ma cosa?

Ci pensò Gajeel a chiarire la situazione. E le sue parole, nel silenzio di tomba che era calato dopo l’esplosione del Dragon Slayer di fuoco, risuonò come la campana del giudizio universale.

-Ghighi, Salamander, alla fine ce l’hai fatta eh? Adesso dobbiamo chiamare la tua Compagna ‘Lucy Dragneel’?-


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** I tuoi nakama sono la tua famiglia ***


I tuoi nakama sono la tua famiglia

 

 

Vedere la faccia di Salamander in quel momento lo fece ghignare come un dannato: era arrossito violentemente, spalancando gli occhi fino a rendere invisibili le pupille. Stava evidentemente riflettendo in fretta, decidendo il modo migliore di rispondere. Negare, sdrammatizzare o ammettere il tutto? Gli presero persino fuoco le mani, tanto era in imbarazzo.

Oh, Gajeel aveva ben presente il motivo di tanta agitazione, il suo fiuto non l’aveva mai tradito, ed a meno che il suo naso non avesse smesso di funzionare proprio in quel momento…

-Beh, Lucy Dragneel mi sembra appropriato… ora lei è ufficialmente la tua Compagna, no?-

Ghighi, quanto si stava divertendo! Anche la biondina adesso era arrossita fino alla punta dei capelli, mentre le loro cucciole fissavano a bocca aperta i tutori, ammutoliti ed in preda ad un imbarazzo assoluto.

Fece appena in tempo ad alzare un braccio per difendersi (Metallicana, non te l’ho mai detto, ma grazie per i sensi di drago che mi hai dato), quando un libro dalle dimensioni e peso specifico di un blocco di un cemento vi atterrò pesantemente sopra.

-Gajeel no baka! Ti pare il momento di fare l’antipatico? Non è carino sbandierare quello che scopri ai quattro venti, li hai messi in imbarazzo!-

-Ghighi Gamberetto, da dove la prendi la forza per sollevare quei mattoni? E poi non dovresti essere ancora a letto?-

-Magari a forza di starti appiccicata ha dovuto trovarla per sopportarti, ferraglia. Ora poi, che dovrà passare tutta la vita come tua Compagna…-

Si sentì come se il ghiacciolo lo avesse bloccato con una delle sue magie. Come… ah. Argh. Non ci aveva pensato. Se lui poteva sentire un profumo dolce di fiori addosso a Salamander e la puzza delle braci ardenti addosso alla maga degli spiriti stellari, era piuttosto ovvio che il Drago di Fuoco sentisse l’odore di ferro e inchiostro mischiati su di lui e il suo gamberetto…

Percepì con orrore un lieve rossore salirgli al viso, pregando che nessuno se ne accorgesse. A sorpresa invece, Levy non si scompose minimamente, si limitò a guardare la nuova coppia con un sorrisetto che prometteva guai.

-Beh Natsu, direi che non sei nella posizione di fare battute in merito… Lu-chan ti ha lasciato un bel segno rosso lì sulla spalla, e hai indossato la maglietta al contrario. Mi domando come mai...-

 

Lucy non riusciva a crederci. Stavano davvero parlando di quello in una situazione del genere? Per quanto avrebbe voluto sprofondare sentendo la sua neonata relazione con Natsu messa in piazza in quel modo, decisamente le priorità erano altre.

Anche io preferirei di gran lunga essere ancora addormentata tra le braccia di Natsu, appoggiata a lui che mi teneva al caldo nel suo abbraccio…’

Scacciò quel pensiero, poi prese un gran respiro. Visto che tutti lì dentro parevano distratti da quella conversazione che avrebbe tanto voluto rimanesse privata, ci avrebbe pensato lei a riportarli all’ordine. Si sentiva parecchio strana ad assumere lei quel ruolo, ma dato che il Master piangeva di felicità per il fidanzamento di quattro dei suoi bambini, Erza era diventata rossa come i suoi capelli mentre pensava a cosa il suo ‘fratellino’ Natsu aveva fatto con Lucy per avere una maglia a rovescio e un succhiotto sull’incavo della spalla, e tutti gli altri erano distratti a prendere in giro i due draghi…

‘…dovrò pensarci io a riportarli all’ordine. Specialmente perché ad essere in pericolo sono soprattutto Iris ed Angie.’

A quel pensiero tirò fuori la sua Fleuve d’Etoile, la estese al massimo e la fece schioccare rumorosamente tra i contendenti di quella discussione. Natsu e Gajeel si erano avvicinati, pronti a iniziare una rissa con i fiocchi, mentre Levy si era messa le mani nei capelli, pensando a che razza di cretino fosse il suo ragazzo.

-Ohi, biondina, ma che…-

-Luce, non c’era bisogno di…-

-Silenzio.-

Lucy aveva assunto il suo tono più spaventoso, quello che aveva assimilato da Erza, lo stesso che assumeva quando era particolarmente arrabbiata: lo era stata quando Loki le aveva fatto credere di averle raccontato una bugia per sedurla, prima di scoprire che in realtà lui era lo Spirito del Leone e stava davvero per morire, o quando Natsu l’aveva baciata, chiedendole scusa subito dopo e dimenticandosene la mattina successiva.

E lo era adesso, che tutti i suoi amici si erano distratti per questioni private mentre il mago oscuro Zeref stava venendo a prendersi le sue bambine.

-Adesso tutti voi vi zittite, la smettete di parlare della mia relazione con Natsu e di quella di Levy-chan con Gajeel, ritrovate la ragione e vi preparate a combattere contro Zeref! Non credo che lui stia venendo fin qui per due chiacchiere ed un thè…Perciò aprite bene le orecchie ed ascoltatemi!-

 

Cinque minuti ed una strigliata epocale degna di Erza più tardi, l'ordine era stato ristabilito. Lucy era piuttosto soddisfatta di sé, ma si riebbe subito. Priorità, era questione di priorità: ci avrebbe pensato più tardi a tremare di paura per quello che stavano per affrontare, si sarebbe rifugiata più tardi tra le braccia del suo amato… DOPO essersi assicurata che Iris ed Angie fossero serene ed al sicuro. Insieme a lei e Natsu, insieme a tutta Fairy Tail.

-Sta arrivando. Riesco a sentirlo chiaramente.-

-Prima, quale strategia dovremmo adottare?-

-Innanzi tutto, liberiamo il prigioniero. Makarov, immagino tu abbia finito di rimuovere i poteri che gli erano stati dati, giusto?-

-Mhm, è stato piuttosto semplice. Tuttavia mi preoccupa che Zeref abbia mandato un suo alleato così debole. Temo fosse un semplice diversivo, un espediente per ottenere qualcosa…-

-Temi una trappola? Non credo sia così. Probabilmente ha mandato proprio lui perché sperava che le bambine lo seguissero senza combattere, dato il loro legame di sangue. Farebbe di tutto per ottenere ciò che vuole, ma prima di ricorrere ai mezzi più violenti immagino abbia tentato una soluzione pacifica, per quanto subdola.-

-Prima, a Juvia non è sembrato che quell’uomo avesse intenzione di risolvere in modo pacifico..-

-Concordo con Juvia, Prima. Quando ho combattuto contro di lui, si notava chiaramente il suo divertimento. Non era di certo arrivato sin qui per parlare e riconciliarsi con le sue figlie.-

-Lucy-nee ha ragione. Io ed Angie lo conosciamo bene, aveva la stessa espressione di quando ci ha cacciate di casa. Era disgustato, e… beh, si vedeva bene quanto ci disprezza.-

Angie si limitò ad annuire, concorde con la sua gemella. Sapere che suo padre era prigioniero a pochi metri di distanza le faceva venire i brividi. Inoltre, si sentiva ancora piuttosto debole.

Lucy strinse forte le bambine con le braccia, alzando lo sguardo per cercare il suo drago. Quando non lo trovò, un orribile sospetto si affacciò prepotentemente nella sua testa. Non poteva averlo fatto davvero…

Oh, invece l’ha fatto. È così da lui… accidenti, se non lo ammazza Zeref ci penso io!’

Nonostante il pensiero, una familiare paura si annidò al centro del petto. Ogni volta che Natsu si trovava di fronte ad un pericoloso nemico, quella paura nasceva spontaneamente, e non voleva saperne di sparire. Nonostante tutta la fiducia che riponeva in lui, la paura che potesse accadergli qualcosa era sempre presente.

Ah, ma questa volta non ci penso nemmeno a lasciarlo da solo!’

La grinta, il coraggio di combattere e la forza per proteggere i suoi nakama che aveva scoperto in sé da quando si era unita a Fairy Tail, lottavano prepotenti in lei contro la paura. Vincendo.

Aspettami, Natsu.’

Lanciò uno sguardo significativo alle sue amiche, che la raggiunsero insieme, richiamate dalla silenziosa richiesta d’aiuto della bionda. Non aveva il tempo di riflettere sul fatto che ormai si comprendevano così profondamente da non avere bisogno di parole, ma una volta che tutto quel putiferio sarebbe finito avrebbe trovato modo di ringraziare tutti gli dei per averle concesso delle amiche così meravigliose.

-Levy-chan, te le affido. Erza, Mira, Juvia, proteggetele. Io devo andare.-

-Lucy-nee, dove…-

Diede un bacio sulla fronte di entrambe, guardandole per un istante negli occhi. Angie sembrava sul punto di piangere, Iris invece sembrava arrabbiata. Erano così diverse in superficie, e così uguali nel profondo… a muovere le loro emozioni tanto diverse, era la medesima preoccupazione.

-Devo andare ad aiutare Natsu. Quello scemo è andato a combattere Zeref da solo… non posso abbandonarlo adesso. Vi prometto che ve lo riporterò indietro, anche a calci se necessario!-

-Vogliamo venire con te! È colpa nostra se…-

-No. Angie è debole, e tu devi badare a lei Iris. Mi raccomando, voi due. Fate le brave finchè non torno.-

Non avrebbe sopportato un’altra parola di commiato con loro. Si voltò ed iniziò a correre, ignorando i richiami delle sue bambine e dei suoi nakama, che si erano accorti in ritardo di quello che stava facendo.

Doveva pensare solo a trovare Natsu adesso, ai rimproveri dei suoi amici avrebbe pensato più tardi. Non sopportava di stare così lontana da lui, non dopo quanto si erano detti appena poche ore prima, non dopo che avevano fatto l’amore e lui le aveva giurato che avrebbero passato tutta la vita insieme.

Se non mantieni quella promessa, te la faccio pagare… Natsu… ti prego, resta vivo.’

-Juvia pensa che Lucy-chan non dovrebbe correre ad occhi chiusi, anche se è per nascondere le lacrime. Come farebbe poi a trovare Natsu-san?-

Per poco non le prese un colpo.

-JUVIA! Ma che ci fai…-

-Ohi, Lucy, almeno sai da che parte è andato quel fiammifero o stai correndo alla cieca?-

-Gray…?-

-Lucy, è da irresponsabili correre in contro al pericolo in questo modo, senza i tuoi nakama come supporto.-

-Erza?-

-Lucy-san, capisco che tu sia preoccupata, ma con il nostro aiuto sarà più facile vincere, non credi?-

-Anche tu, Wendy? Ragazzi… ma perché…-

-Non avrai creduto sul serio che ti avremmo lasciata andare da sola spero! Quel fiammifero avrebbe dovuto aspettarci, e anche tu! Siamo una squadra ormai. Non vi libererete di noi così facilmente.-

-Gray ha ragione, vogliamo tutti proteggere Iris ed Angie. Non preoccuparti, Levy e Gajeel non le molleranno un attimo, e nemmeno Mira, che si è tirata dietro Laxus nella scorta. In caso di necessità, Happy e Charle le porteranno via in volo.-

-Avete pensato a tutto, neh Erza?-

-Tranne a come rintracciare Natsu… la magia di Zeref infetta a tal punto l’aria da nasconderne la presenza.-

-Io credo che Natsu-san stia seguendo l’odore di Zeref…-

-Puoi riuscirci anche tu Wendy?-

-Mi spiace, il mio naso non è sviluppato come il suo… non ci riesco.-

-Juvia crede che Wendy non debba preoccuparsi, in qualche modo lo troveremo!-

-Vi guido io da Natsu.-

-Lucy, ne sei certa?-

-Sì, Erza. Riesco a sentire le sue fiamme… in qualche modo sento che ci stiamo avvicinando.-

Tutti poterono vedere la determinazione negli occhi di Lucy. Sì, in qualche modo, lei sapeva davvero dove stavano andando, per cui si affidarono al suo sesto senso senza esitare.

 

Durante la battaglia contro Tartaros, i membri di Fairy Tail si erano scontrati con demoni dalla forza spaventosa, paragonabile a niente che avessero mai affrontato.

Una delle conseguenza sull’ambiente, era stata la formazione di un enorme cratere poco lontano da Magnolia, tra la città e la foresta. Al centro di esso, il sindaco aveva fatto erigere una lastra in lacryma, con incisi i nomi dei draghi che avevano fermato la terribile Face, salvando la magia di tutto il continente.

Natsu sentì la tristezza sopraffarlo per qualche istante. Era proprio in quel punto che Igneel era morto, ucciso da Acnologia poco dopo che si era finalmente ricongiunto con lui. Forse non era esatto dire così, dato che suo padre era stato dentro di lui per tutti quegli anni in cui lo aveva cercato disperatamente, ma poco importava a quel punto.

Si era allenato come un disperato per un anno, lontano da tutti i suoi amici, lontano dalla sua gilda, lontano da lei, solo per diventare abbastanza forte da non perdere mai più nessuno come era accaduto con suo padre.

Doveva proteggere i suoi nakama, Fairy Tail; doveva proteggere la sua Compagna e le sue bambine. Tutti loro facevano parte della famiglia, e finchè lui avesse avuto fiato in corpo, mai più nessuno avrebbe portato via un membro della sua famiglia.

Lo giurò proprio in quel posto, che aveva visto l’ultimo respiro di suo padre.

-Finalmente ci rivediamo, Natsu.-

-Zeref. Pronto ad essere ridotto in cenere? Sono tutto un fuoco!-



 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Giuramento ***


Giuramento

 

 

 

-Quei marmocchi! Quando li prendo…-

-Suvvia Master, non faccia così, Porlyusika-sama le ha prescritto di non agitarsi troppo. Non è più così giovane… -

-Mirajane, mia cara, al momento gli unici che dovrebbero preoccuparsi di Porlyusika sono quei marmocchi che sono andati incontro al pericolo così sventatamente. E se non sarà Zeref a renderli pazienti di quella dottoressa, ci penserò personalmente!-

-Master…- a chiamarlo con quella vocina sottile era stata una delle gemelle.

Makarov odiava dal profondo del cuore vedere i suoi figli piangere. Il dovere di un padre era proteggerli e farli vivere col sorriso sulle labbra, e vedere i begli occhioni grigi di una tra le più piccole delle sue figlie gli fece immediatamente abbandonare l’istinto di correre dietro a quegli incoscienti dei suoi ragazzi. Al momento, chi aveva più bisogno di protezione erano Iris ed Angie.

Doveva avere fiducia nella forza della magia di quei giovani incoscienti e coraggiosi, doveva credere che il legame di Fairy Tail li avrebbe protetti e riportati tutti a casa sani e salvi.

-Dimmi pure cara.-

-Ecco, nostro padre… potremmo vederlo?-

Mira guardò le gemelle con tanto d’occhi; l’ultima volta che padre e figlie si erano ritrovati vicini, Angie era caduta in coma ed Iris aveva quasi perso il controllo sulla sua magia. Ed ora si trovavano tutti lì, ad osservarle sbigottiti, mentre si tenevano forte per mano fissando i loro sguardi determinati sul volto del master.

-Ragazze, non so se è una buona idea. Anche se è senza poteri, vederlo potrebbe comunque scatenare una violenta reazione in voi. Ne siete proprio convinte?-

-Mira, grazie per la preoccupazione, ma dobbiamo assolutamente parlare con lui. Tutti voi ci state proteggendo, ma anche noi vogliamo proteggere Fairy Tail! E non possiamo farlo se continuiamo ad essere spaventate da lui, da noi stesse, dal passato e dai nostri demoni. Dobbiamo affrontarli… e gran parte dei nostri timori ha origine direttamente o meno da quell’uomo.-

-Iris, mia cara bambina, è coraggioso da parte tua scegliere di affrontare questa battaglia. Non credere, sarà faticosa al pari di quella dei tuoi amici, ed è per questo che devi essere forte. Ma vedo dal tuo sguardo che nulla ti fermerà dal tuo proposito.-

Makarov si voltò leggermente per guardare Angie, che era stata zitta durante tutto il discorso di sua sorella. Poteva significare solo due cose: o era ancora troppo intimorita da quell’uomo, oppure…

-E tu cosa mi dici, Angie? Vuoi andarci a parlare anche tu?-

-Sì, Master.-

Non disse altro, ma al vecchio Makarov tanto bastò: diede loro il suo consenso, ma raccomandò a Levy e Gajeel di accompagnarle e di intervenire in caso di pericolo.

Levy si domandò cosa avesse visto in quei brevi istanti sul volto di Angie, per farsi convincere così rapidamente. Provò a capire cosa celasse la determinazione con cui le due sorelle camminavano, mano nella mano, un passo dopo l’altro, sempre più decise, sempre più nervose, sempre più strette e vicine tra loro.

Forse era questo, che il Master aveva visto in loro: il loro legame. Si era affidato ad esso per far loro superare quella difficile prova.

O forse, i saggi occhi della loro guida avevano semplicemente intuito il bisogno viscerale di quel confronto, la necessità vitale di conoscere, capire, affrontare e superare il passato.

Perchè fino a quando non lo avessero fatto, loro non sarebbero mai state del tutto pronte ad affrontare il futuro.

 

La stretta di Gajeel sulla sua spalla la tranquillizzò come null’altro al mondo era in grado di fare. Sentendo gli occhi di brace del suo drago fissi su di lei, rilassò la sua mente ansiosa, preparandosi ad ogni evenienza. Senza nemmeno girarsi verso di lui, lo sentì sogghignare, orgoglioso dell’effetto che aveva su di lei.

Presa da un’antica stizza, gli sferrò una gomitata nel costato, che non fece altro che farlo ridacchiare in quella maniera che trovava intrigante ed irritante in egual misura.

-Gamberetto, dovresti mettere su un po’ di muscoli su quelle braccia esili, o potresti spezzarti con un soffio.-

-Sei tu che sei una montagna! Una montagna tutto muscoli e sorrisetti antipatici.-

-Non devo essere tanto male, se a te piaccio…-

Eh, in effetti su quello non poteva proprio dargli torto. Ma forse era semplicemente lei ad avere gusti discutibili.

-Rimandiamo questa conversazione, vuoi? Al momento dobbiamo concentrarci su di loro… e poi sono preoccupata per Lu-chan e gli altri.-

-Se la caveranno… Salamander è troppo ostinato per crepare, e lo stesso vale per il ghiacciolo.-

-Il tuo ragionamento è senza senso… e gli altri? Lucy, Erza, Juvia e la piccola Wendy?-

-Se quel fiammifero da strapazzo non riuscisse a proteggere la sua compagna, non sarebbe degno di essere il figlio di un drago. La piccoletta ha raggiunto lo stadio di Dragon Force, e poi la lasceranno nelle retrovie per la sua magia curativa.-

-Questo mi sembra più logico… ma…?-

-Il ghiacciolo sa che se la Donna della Pioggia torna con un graffio glielo rifilo cento volte altrettanto, per cui ci starà attento, e Titania… beh, io mi preoccuperei più per il mago oscuro che per lei, quando arriveranno alle mani.- Levy sorrise istintivamente, percependo la malcelata preoccupazione intrecciata strettamente al tono burbero di Kurogane.

Levy sapeva bene che sotto la scorza di ferro del suo drago si nascondeva un cuore caldo e pulsante, ma sapeva anche che per lui era difficile abbattere le sbarre che lo tenevano ben celato sotto strati e strati di scudi. Dopo una vita passata a dimostrare di essere il più forte, convinto che mostrare i propri sentimenti fosse da deboli, c’era da aspettarselo che parte del suo carattere burbero ed indisponente tornasse spesso a galla, nonostante i grandi progressi che aveva fatto da quando si erano conosciuti.

Data la prontezza con cui le aveva risposto, sicuramente lui per primo aveva pensato alla sicurezza di tutti i loro amici, e capire quanto si preoccupava per i suoi nakama la inondava di tenerezza. La cura che dimostrava per quelle che considerava un po’ come delle sorelle poi, le fece nascere spontaneamente un gran sorriso.

Ecco perché, ben sapendo tutto questo, premiò il suo sforzo con un dolce bacio a fior di labbra, non osando approfondire dato il momento inopportuno.

-Se avete finito di amoreggiare, noi qui dovremmo entrare.-

Si girarono verso Iris, che sorrideva beffarda al loro indirizzo, indicando la chiave della cella che teneva Levy tra le mani. Angie si era limitata a sorriderle, contenta per lei, strizzandole un occhio per poi voltarsi discretamente.

Tossicchiò imbarazzata, ma poi si costrinse a tornare al presente.

Levy, non siete da soli, perciò datti una calmata ed apri quella dannata porta…’

 

 

Tutti quelli che conoscevano Natsu Dragneel comprendevano immediatamente che tipo di ragazzo fosse: spericolato, divertente, ingenuo, casinista, questi erano certamente alcuni tra i principali aggettivi che gli venivano immediatamente attribuiti.

Quello che si scopriva in seguito era la sua grande forza d’animo, la sua estrema lealtà, la sua ostinazione e la sua alta considerazione di famiglia e amicizia.

Quello che si scopriva di lui nelle situazioni critiche, erano aspetti altrettanto fondamentali del suo carattere, benchè meno visibili ad un primo impatto: la sua tendenza all’insubordinazione, il suo ottimismo incrollabile e contagioso, e… beh, la sua scarsa pazienza.

Ed era proprio questa impazienza che aveva mosso le sue gambe ancor prima che il cervello impartisse loro l’ordine di muoversi, ed esse erano volate sulla strada guidate dal suo infallibile olfatto. L’odore di Zeref gli era diventato fin troppo familiare per i suoi gusti e quella era la volta buona per prenderlo a calci in culo fino al continente al di là del mare, facendogli passare la voglia di dar la caccia ai suoi amici e alla sua famiglia.

Voleva che quello scontro iniziasse e finisse in fretta, la sua fuga doveva già essere stata notata e non sapeva quanto ci avrebbero messo gli altri a rintracciarlo. Non voleva coinvolgerli, per qualche motivo sentiva che quella battaglia era sua, doveva essere solo lui a battersi.

Forse così, quella struggente e sorda malinconia che sentiva come un’eco ogni volta che vedeva quel tipo avrebbe trovato risposta.

E poi, nessun altro doveva rischiare la vita. Quella era la resa dei conti, e aveva tutte le intenzioni di vincere.

Fu con questi pensieri in mente che diede il via alle danze.

Un Pugno di Ferro del Drago di Fuoco colpì violentemente il terreno, sollevando grosse zolle di terra. Unici punti fermi nel raggio di un chilometro, la lacryma commemorativa ed il mago oscuro, che si limitò ad accennare un sorrisino che diede parecchio sui nervi a Natsu.

Non era il momento buono per farsi irritare. Quello era il mago che aveva causato indicibili sofferenze ai suoi nakama, e l’ultima goccia era stata assoldare quell’uomo per rapire le sue stesse figlie, al solo scopo di rubare la loro magia.

Non gliene fregava un accidenti di niente di cosa aveva intenzione di farne, l’unica cosa che muoveva il suo corpo e alimentava le fiammate con cui continuava a bombardarlo erano le lacrime ed il dolore negli occhi delle gemelle.

Probabilmente alla fine di quello scontro sarebbero arrivate parecchie lamentele al Neo-Consiglio, date le innumerevoli esplosioni causate dall’impatto tra le sue fiamme ed il terreno rivoltato.

La magia o le esplosioni, poco gli importava cosa colpisse più forte, l’importante per lui era sconfiggerlo.

Si fermò per riprendere fiato qualche secondo, controllando quanti danni avesse effettivamente prodotto il suo piano improvvisato.

-Sei diventato forte, Natsu… ma non credi sia arrivato il momento di fare sul serio?-

Polvere e calcinacci sulla sua veste nera, leggermente bruciacchiata sugli avambracci, un taglio su una guancia e un altro paio sulle gambe, a giudicare dalle macchie rosse che si stavano espandendo.

-Non mi aspettavo di meno da un mago immortale che ha vissuto per quattrocento anni… sono tutto un fuoco!-

L’eccitazione per quella battaglia così impegnativa, che fino a quel momento non aveva fatto altro che crescere, la rabbia, il ruggito del drago che era in lui e lo spingeva a proteggere la sua famiglia, l’orgoglio della sua gilda che voleva difendere…

Venne tutto messo a tacere da un improvviso, diffuso, familiare ed acuto dolore sulla testa. Gli parve persino di non riuscire a pensare per un paio di secondi.

-Erza, non mi hai ucciso il ragazzo, vero?-

-Il fiammifero sta benissimo, e poi se lo meritava per averci lasciato indietro.-

-Juvia la pensa come Gray-sama, però a Juvia dispiacerebbe se Natsu-san morisse lasciando da solo la sua Compagna….-

-Stai bene, Natsu-san…? Vuoi che usi la mia magia curativa?-

E a quel punto, il Drago di Fuoco esplose come un fuoco d’artificio. Tanto per dimostrare a mari e monti quanto fosse irritato in quel momento, emise anche una fiammata che per un secondo colorò le nuvole di rosso e arancio.

-Fiuuu, che caldo, sento che sto per sciogliermi…--

-Anche Juvia non sta molto bene, per un attimo a Juvia è sembrato di stare nel deserto…-

-CHE COSA CI FATE VOI QUI? AVETE INTERROTTO IL MIO SCONTRO, ANDATE A CERCARE QUALCUN ALTRO PER-

-ZITTO!-

Se fosse stato Happy, sicuramente gli si sarebbero abbassate le orecchie: sentire la sua Luce così arrabbiata non era sicuramente tra le esperienze più piacevoli da sperimentare.

-Me lo avevi promesso… me lo hai giurato poche ore fa, Natsu! Che saremmo stati sempre insieme, maledizione, te lo sei già dimenticato? Beh, io no! Quel “per sempre”, include anche le situazioni di pericolo.-

Aveva il volto abbassato, ma tremava di rabbia e Natsu sentiva l’odore appena accennato, ma chiaro come uno schiaffo, delle sue lacrime. Gli altri si limitavano ad ascoltare, tenendo d’occhio il nemico che, contro ogni logica, pareva incredibilmente interessato alla loro conversazione.

Natsu non aveva idea di cosa dire o fare per calmare la sua ragazza. Non aveva proprio pensato che lei potesse arrabbiarsi tanto, quando era corso incontro al pericolo, ma forse avrebbe dovuto.

Ora lei non era più solo una nakama, solo un’amica… era la sua Compagna.

La sua Luce allungò piano le mani tremanti, stringendo talmente forte il tessuto leggero della sua maglia da sbiancarsi le nocche, per poi sollevare lo sguardo e fissarlo nei suoi occhi, inchiodandolo sul posto.

Il caldo nocciola di quelle iridi in cui si era perso infinite volte ora era diventato quasi del colore dell’oro, tanto erano liquidi gli occhi della sua amata. Era una visione straziante, qualcosa che il drago e l’uomo che componevano la sua anima non potevano minimamente tollerare in alcun modo. E sapere di esserne la causa gli stava dilaniando il cuore.

-Ora ascoltami… ed ascoltami bene. Mi hai abbandonata già una volta. Per un anno… Un anno, Natsu! Un anno in cui ho dovuto rinunciare non solo alla gilda in cui, per la prima volta dopo molti anni, mi sono sentita a casa, ma anche a te, la persona che amavo perdutamente e che ora amo ancora di più. Ma sono sopravvissuta in qualche modo, facendomi coraggio giorno dopo giorno, impegnandomi nel lavoro e negli allenamenti. Sono cresciuta, sono diventata forte, anche se tu ancora non lo sai.-

Lucy prese fiato. Si rendeva conto che non era quello il momento adatto, ma per quanto ci aveva provato non era riuscita a trattenersi un secondo di più: chiarire quella cosa con Natsu per lei aveva la priorità su tutto. Quando lo aveva visto sano e salvo era stata inondata dal sollievo, ma poi la rabbia era divampata incontrollabile, e come conseguenza le parole stavano sgorgando quasi contro la sua volontà.

-Tu… mi hai promesso che staremo insieme per sempre. Ora, se tu infrangerai questa promessa ancora una volta… ti giuro, sull’amore che provo per te, che non te lo lascerò fare. Ti inseguirò, ti troverò, come ho fatto ora, ma poi al posto di salvarti il culo da una situazione pericolosa in cui ti sei cacciato di tua volontà, combatterò contro di te con tutte le mie forze… Hai capito? Giurami di nuovo che non mi lascerai più, o dovrai vedertela con me, e allora rimpiangerai i pugni di Erza!-

La sua Luce… così forte e così fragile, così indipendente e così bisognosa di lui… la donna che amava era davvero complicata, piena di contraddizioni, di coraggio, di amore…

-Te lo prometto. Non andrò più da nessuna parte senza di te. Mi dispiace, Luce.-

-Baka… vieni qui.-

Lo strinse in una morsa soffocante, ma piena del calore che si diffondeva nei loro cuori. Non si erano accorti del gelo che li aveva ghermiti da quando si erano separati, almeno fino a quel momento, quando si erano riuniti.

Un dolce bacio, impalpabile come una nuvola, e tutta la rabbia che entrambi avevano provato, per un motivo o per un altro, era evaporata in un secondo.

Ora, solo il loro amore, e la determinazione per ricominciare quella battaglia, vibravano dall’uno all’altra, passando per le loro mani ancora intrecciate.

I loro amici sorrisero, felici per come si era concluso un litigio che avrebbe potuto tranquillamente provocare un apocalisse, se mal gestito.

 

Erza però non riusciva a stare tranquilla. Perché Zeref sembrava così attento alle loro parole, come poteva stare così calmo, ad aspettare che i suoi nemici si riorganizzassero?

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Addio, alle colpe del passato ***



Addio, alle colpe del passato

 


 


 

Cosa le dava tanto coraggio?

Angie non lo sapeva. Qualcosa dentro di lei si era fieramente ribellato all’idea che sua sorella andasse da sola ad affrontare il padre, ed il suo corpo aveva preso l’iniziativa, affiancandosi ad Iris.

Era sempre stata la più debole tra le due, la più timida ed introversa, quella da proteggere da tutto e tutti, compresa se stessa. Guardava la sua gemella e non desiderava altro che essere come lei, coraggiosa e indipendente, dotata di tanta forza che aveva preso sulle sue piccole spalle la responsabilità di badare, oltre che a se stessa, anche a lei.

Ben prima di essere cacciate di casa si erano ritrovate sole al mondo; ricordavano a malapena la sensazione di avere un padre presente e affettuoso.

Il loro piccolo mondo era sempre stato composto solo da loro due: loro due e basta. Per molto tempo, questo era bastato per avere una parvenza di felicità nei loro cuori, una spalla ed un porto sicuro nelle tempestose notti che passavano sveglie, l’una a piangere di dolore e paura e l’altra a consolarla e medicarla.

La magia di Angie era sempre stata quella più instabile, quella che più spesso fuggiva al controllo della maga che l’ospitava, forse perché lei stessa ne aveva sempre avuto una paura ben più radicata rispetto alla sua gemella. Nonostante Iris fosse la più irrequieta ed attaccabrighe tra le due, per sua natura difficilmente lasciava al terrore potere sulla sua mente, e questo negli anni le aveva concesso un controllo maggiore sulla Luce. Le Ombre invece, non avevano fatto altro che inghiottirle l’anima giorno dopo giorno, provocando incidenti e problemi che erano culminati in quel terribile giorno, in cui molti giovani del loro paese erano finiti all’ospedale.

Erano nate troppo potenti: perché la loro mamma era dovuta morire? Perché erano nate con una magia del genere, che aveva portato via loro la persona che sarebbe dovuta essere la più importante della loro infanzia?

Se avessero domandato loro pochi mesi prima di cedere la loro magia, poco importava a chi, non avrebbero esitato, ne era certa.

Persino Iris, con tutto il suo orgoglio e la sua ostinazione, avrebbe dato via senza ripensamenti quel potere che aveva portato con sé un’infinità di dolore.

Eppure… no, ora non avrebbero rinunciato per nulla al mondo alla magia che era nata in loro ancora prima che aprissero gli occhi su quel mondo pieno di difetti e cattiveria, ma anche di meraviglie e sorrisi.

Forse era per quello che si sentiva tanto coraggiosa in quel momento.

Agitata, nervosa, ansiosa… ma non spaventata.

No, Angie aveva deciso che non avrebbe lasciato mai più il controllo alla paura che albergava in lei, perché aveva imparato ad amare le Ombre a cui sapeva dar vita.

L’incontro con suo padre l’aveva scossa nelle fibre più profonde del suo essere, ma a qualcosa era tornato utile: aveva avuto un lungo, sfibrante, faticoso incontro faccia a faccia con il volto della sua magia.

Se era riuscita a svegliarsi era stato merito della sua famiglia che non l’aveva abbandonata, ma si era salvata soprattutto perché aveva potuto vedere e sentire nella sua totalità la vera forma della magia che l’accompagnava da quando esisteva nel ventre di sua madre. E da quel momento, l’ultimo frammento di paura che ancora resisteva tenacemente nel suo cuore era andato in frantumi.

Sì, era pronta ad affrontare suo padre, perché ora non aveva più timore di nulla.

Una stretta di sua sorella la fece sorridere. Non c’era bisogno di parole, erano sempre state capaci di percepire i pensieri l’una dell’altra con uno sguardo o una stretta di mano.

I suoi passi si erano fatti più decisi ed i suoi sorrisi più luminosi e sinceri, e tutto questo perché a Fairy Tail era stata accolta a braccia aperte, trovando finalmente il suo posto nel mondo.

Quel mondo che prima per lei non andava oltre il volto di Iris, ora si era espanso a dismisura, inglobato nella caotica famiglia di quella gilda che aveva donato calore alla sua anima infreddolita e serenità all’animo inquieto di Iris.

Dovevano molto alla loro famiglia, ed era giunto il momento che ricambiassero.

Ancora pochi metri, e si ritrovarono di fronte alla cella che rinchiudeva da giorni quello che un tempo era stato il loro robusto padre, ma che ora sembrava solo il guscio vuoto di un piccolo e misero uomo.


 

-Perché siete qui?-

Cosa rispondere? Iris non aveva mai trovato tanto difficile riuscire a trovare le parole adatte. Inaspettatamente, fu Angie a parlare per prima. Sua sorella era davvero diventata forte…

-L’ultima volta che ci siamo visti non abbiamo avuto modo di parlare.-

-Parlare? E di cosa? Il mago oscuro Zeref mi ha dato dei poteri per rubare i vostri, questo è quanto.-

-Se noi avessimo ceduto la nostra magia… poi cosa sarebbe accaduto?-

-Stupida ragazzina, mi pare ovvio no? La magia è il male, toglie la vita alle persone, distrugge tutto e provoca sofferenza. Senza magia, il male in voi sarebbe stato estirpato. E io…-

Iris decise di aver sentito abbastanza. Se fosse stata un gatto, probabilmente avrebbe arruffato il pelo in quel momento tanto era arrabbiata.

-E tu cosa? Ci avresti fatte tornare a casa con te, magari fingendo di essere una bella famigliola felice, come se gli ultimi tredici anni non fossero mai trascorsi? Ma non prenderci in giro!-

Ormai era così vicina alle sbarre da respirarci attraverso. Anche suo padre si era avvicinato, abbandonando la sua pietosa posizione accasciata nell’angolo.

E questo non faceva altro che alimentare la furia di Iris.

-Non potremo mai dimenticare l’odio con cui ci fissavi, la noncuranza con cui ci hai trattate per anni, il tuo tono di voce spietato quando ci hai cacciate di casa! Sei tu lo stupido, se davvero credevi che avremmo accettato di tornare indietro!-

-Ragazzina, sono pur sempre tuo padre, perciò non osare parlarmi con questo tono!-

-Io non devo osare? Sei tu quello che non deve osare! In primo luogo non devi osare mai più attaccare Fairy Tail, in secondo non pensare nemmeno lontanamente di rubarci la magia, ed infine, ma non meno importante… NON OSARE MAI Più CONSIDERARTI NOSTRO PADRE!-

Se Angie non fosse stata più veloce di lei, in quel momento Iris sarebbe riuscita nell’intento di far scontrare il suo pugno con la faccia di …lui. Nemmeno nei suoi pensieri l’avrebbe più chiamato ‘padre’.

In un altro momento avrebbe concentrato i suoi pensieri sull’orgoglio che provava vedendo sua sorella così tanto più forte di appena pochi mesi prima, ma la sua mente non aveva altro spazio che il pensiero di voler sfregiare quel volto tanto odiato con una delle sue Zanne di Luce.

-Iris, calmati. Le sbarre annullano la magia, ricordi?-

Ah, giusto. L’aveva scordato.

Ma anche la sua gemella aveva qualcosa da dire, lo sentiva a pelle. Ora che si era sfogata, era arrivato il turno di Angie di buttare fuori qualche vecchio rospo amaro.


 

-Ho ascoltato ciò che avevi da dire, e ho pensato molto a quello che volevi fare. Sappi che non cederò mai la mia magia, fa parte di me, in un certo senso è la mia essenza. Non potrei mai rinunciare a ciò che fa di me quel che sono, nemmeno se in cambio riavrei indietro un padre.-

Prese un respiro profondo. Molte cose dovevano essere dette, così tante che non sapeva proprio da dove iniziare. Il rapporto, se di tale si poteva parlare, tra loro due e quell’uomo si basava esclusivamente sulla colpa.

La colpa di aver fatto morire la loro madre, di aver ferito innumerevoli persone, di aver causato problemi e sofferenza.

La colpa di aver odiato le proprie figlie, di averle abbandonate e disprezzate, incolpate della morte della moglie.

Colpe, colpe, sempre e solo colpe….

-Non credo tu potrai mai perdonarci per la morte di mamma… come noi forse non riusciremo mai a perdonare te per tutto il dolore che ci hai causato. Non mi aspetto più nulla da te. Se un giorno ti pentirai, sarò felice di sentire le tue scuse, ma per allora io ed Iris saremo andate avanti. Per la verità… siamo già andate avanti. Ci siamo lasciate te alle spalle, perché finalmente abbiamo trovato una vera famiglia. Non permetteremo a nessuno di far del male alle persone che hanno fatto tanto per noi, che ci hanno permesso di fare pace con le nostre colpe. Non a te, e nemmeno a Zeref.-

Si voltò per andarsene, con nel cuore la sensazione di aver vinto. Cosa avesse vinto esattamente non le era del tutto chiaro: forse solo una battaglia con se stessa, con quella colpa che l’avrebbe accompagnata fino alla morte, ma che ora poteva sopportare perché a portarne il peso non era più da sola.

-Sai… quella magia che mi scorre nelle vene, ormai l’ho accettata, ed ho persino iniziato ad apprezzarla. Passerò il resto della mia vita ad usarla per fare del bene, per aiutare gli altri. In questo modo, anche se la mia colpa non sarà mai cancellata, forse quando morirò la mamma non mi disprezzerà così tanto…-

Iris la aspettava sulla soglia della cella, con le braccia incrociate e l’espressione decisa. Gli occhi della sua gemella erano diventati color antrace, tanto erano cupi. Era ovvio quanto non fosse d’accordo con lei, sapeva che Iris non era ancora pronta a lasciar andare la rabbia e la sofferenza. Semplicemente la giovane Alchimista della Luce aveva deciso di lasciare indietro, in un angolo isolato e nascosto del suo cuore, tutto quello che aveva comportato essere figlie di Gerione.

Per quanto riguardava la sua gemella, lui era semplicemente un fantasma che non valeva la pena di considerare.

Angie invece aveva pensato alla storia di Lucy-nee, al suo rapporto con Jude Heartphilia, a come questo era migliorato solo quando lei aveva deciso di farsi coraggio e mettere a nudo i suoi sentimenti e la sua volontà di essere se stessa. Solo quando lei aveva deciso di essere coraggiosa, perdonando il padre.

Angie aveva preso a modello la maga degli spiriti, e aveva deciso che per essere serena doveva prima chiudere i conti con il passato.

Nonostante il difficile confronto però, la piccola Alchimista delle Ombre non si era mai sentita così forte.

-Andiamo, Iris. Qui abbiamo finito.-

-Va bene. Andiamo, gli altri saranno preoccupati per noi.-


 

Iris aveva solo un’ultima cosa da dire.

-La magia non è il male. Essa vive in noi e tutto intorno a noi, la terra la respira e dà forma al mondo. Sta nel cuore delle persone la malvagità. Tu non possiedi la magia, eppure hai fatto del male alle tue stesse figlie. E la ragazza che ti ha battuto l’altra volta, Lucy-nee, è una maga e si è presa cura di noi. È la persona più buona che conosciamo. Riflettici, tanto non avrai molto da fare qui in prigione.-

Si chiusero la porta alle spalle affiancandosi a Levy e Gajeel, certe che il loro passato non sarebbe più stato un freno, ma uno sprono a diventare maghe e persone di cui la loro numerosa famiglia avrebbe potuto essere fiera.


 


 


 


 

Note:

Ciaoooooooo a tutti!

Ehm… no, non sono morta hehe… E sì, questo capitolo è venuto un po' cortino… ma ehi le gemelle non si meritavano uno spazio tutto loro per liberarsi di diversi rosponi amari? E poi, se ci aggiungevo parte della battaglia, veniva lungo un'epopea senza fine e sarebbe stato troppo pesante… quindi con la battaglia ci vediamo al prossimo capitolo!

Sempre che gli esami non mi avranno uccisa… scherzo, non abbandonerei mai questa storia! A presto spero!

Flos Ignis

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Alleati ***



Alleati


 


 


 

-Sicuro di voler andare da solo?-

-Si baa-sama, in fondo si tratta solo di una sensazione.-

-Mi fido delle tue sensazioni, specialmente se hanno un fondamento.-

-Ti ringrazio per la fiducia. Salutami quella piccoletta di Cheria quando torna, io devo proprio andare. Gray si trova nei guai.-

-Se non torni tutto intero Lyon, ti farò girare e girare all'infinito!-

-Chiaro, chiaro. Ci vediamo presto, baa-sama!-

-E smettila di chiamarmi nonna!-


 

-Devi andare via di nuovo? Sei appena tornato!-

-Mi dispiace Yukino, avrei voluto passare un po’ di tempo con te finita la missione, ma sono preoccupato per Natsu-san e Gajeel-san.-

-Allora lasciami venire con te! Potrei esservi utile, e se a Fairy Tail sono nei guai come dite allora anche Lucy-san potrebbe essere in pericolo! Voglio aiutarla!-

-Yukino, cerca di ragionare: io sono il Master, dovrei restare sempre qui ad eccezione di casi particolari. Mi fido di ognuno dei nostri nakama, ma so che non potrei affidare Sabertooth in mani migliori di quelle della mia Compagna. Non potrei combattere in tranquillità sapendo che qui non è tutto in ordine.-

-Ma perché dovete andare solo tu e Rogue? Non potete portare con voi almeno Minerva-sama, o …?-

-Se andiamo solo noi saremo più veloci, e poi non possiamo lasciare la basa senza difese…-

Se noi morissimo, Sabertooth deve essere pronta al contrattacco. Zeref non è un avversario da sottovalutare.’

Quello però non poteva dirlo alla sua amata, era già abbastanza straziante separarsi da lei vedendola sull’orlo delle lacrime, non avrebbe sopportato di saperla in un tale stato d’ansia.

Nonostante non le avesse riferito la gravità della situazione lei pareva comunque averla intuita, perché non accennava a lasciarlo andare. La sua Compagna era dannatamente sveglia, specialmente se si trattava di lui.

-Yukino, io…-

-Yukino-san, mi prenderò cura io di questo idiota. Ti prometto che te lo riporterò indietro, ma ora dobbiamo andare: c’è bisogno della forza dei draghi in questa battaglia. Non temere, le tigri non si lasciano abbattere tanto facilmente.-

Sting si stizzì leggermente vedendo la sua Compagna prestare tanta fede nelle parole del suo migliore amico da lasciarlo andare, pur con evidente reticenza. Gli lasciò un bacio dolcissimo come saluto, poi rientrò nel suo appartamento, lasciando scorrere le lacrime che aveva trattenuto davanti a lui.

Ogni cellula gli gridava di andare a consolarla, ma Rogue, che lo conosceva meglio di se stesso, lo afferrò al volo per la maglietta e lo trascinò di corsa fino ai confini della città.

Solo allora Sting riuscì a liberarsi, ma non smise di correre: lontano dallo straziante odore di sale e tristezza della sua Yukino, ricordava di nuovo il motivo per cui aveva deciso di rinunciare alla sua dolce compagnia. Fairy Tail era sotto attacco, e loro dovevano andare ad aiutare i loro amici.

-Perché Yukino si fida più delle tue parole che delle mie?-

-Perché anche se ti ama, è una ragazza intelligente: sa che ti ficchi nei guai più assurdi se non ti si tiene d’occhio, e io sono il fratello più saggio e maturo tra i due.-

-Più saggio e maturo? Ma andiamo, io sono di certo il migliore!-

-Certo, Sting, come dici tu…-

-E non darmi ragione!-

-Va bene.-

-Oh, quanto ti odio quando fai così!-

-Certo, Sting, hai ragione…-

-Argh!-


 

-Cinque chilometri e nord-est da qui.-

-Ottimo udito come sempre. Li raggiungo in un secondo…-

-Fermo Racer, dovremmo andare tutti insieme.-

-…-

-Midnight, vuoi svegliarti? Cielo, dorme come se fosse in letargo…-

-Dovremmo spargere amore, non violenza.-

Tutti si girarono verso il loro master, in attesa di un suo ordine. Quella era la loro occasione di portare giustizia, di chiudere definitivamente con il loro passato di dolore, violenza e tenebre. Il mago nero Zeref era uscito allo scoperto, attaccando la gilda delle fate.

Solo un cenno dal Master di Crime Sorciere e sarebbero partiti alla volta della battaglia finale.

Gerard passò ancora qualche secondo a vagare tra chissà quali pensieri, poi si incamminò nella direzione indicata da Erik, anche conosciuto come Cobra. Era arrivato il momento per l’atto finale di un lungo e difficile percorso di penitenza. Lo scopo principale della loro esistenza come gilda indipendente, ovvero la sconfitta del mago nero più potente mai esistito, era per la prima volta a portata di mano.

-Andiamo.-


 

Ignari dei preziosi alleati che stavano giungendo in loro soccorso, i maghi fuori Magnolia si trovavano in un'inaspettata situazione di quiete.

Per qualche motivo, Zeref pareva deciso a non attaccare, non nell’immediato almeno. E questo non faceva altro che renderli ancora più nervosi.

-Natsu… hai trovato una Compagna, vedo, nonchè degli alleati fedeli. Non potrei essere più felice per te.-

-Perché mai dovresti essere felice di avere più di un avversario?-

-La tua ignoranza dei fatti è comprensibile, anche se ugualmente divertente.-

Il lieve sorriso che adornò quel pallido volto fece saltare non pochi nervi al Dragon Slayer, ma la curiosità ebbe per un secondo la meglio.

-Cosa intendi dire? Cos’è che non saprei?-

-Natsu, mio caro Natsu… c'è così tanto che vorrei dirti, dopo tutto questo tempo passato separati…-

-Ma si può sapere di che diavolo parli? Se non sei venuto per combattere, levati dalle palle!-

-Nemmeno Igneel è riuscito a insegnarti le buone maniere vedo, e nemmeno a renderti meno testardo ed irruento… se possibile, sotto questo aspetto sei persino peggiorato rispetto a quando eri bambino.-

Piccoli passi decisi portavano il mago nero sempre più vicino, e più la distanza tra lui e Natsu si accorciava, più Zeref sorrideva. Un'antica malinconia aleggiava perennemente sul suo volto, ma quel sorriso in qualche modo non ne risentiva: tanta era stata la sofferenza e la solitudine patite nel corso dei secoli, tanta era la gioia di rivedere finalmente Natsu. Il motivo dietro quella gioia però, continuava ad essere avvolto nel mistero.

-Eri davvero molto piccolo quando decisi di affidarti ad Igneel, sperando che sotto la sua guida saresti diventato forte abbastanza da sopravvivere. Se fossi rimasto con me, la mia maledizione avrebbe potuto portarti via da me una seconda volta, ed io non potevo permetterlo.-

Quelle parole vorticavano in testa al Drago di Fuoco senza sosta, accentuando la lieve nostalgia che si affacciava nel suo cuore ogni colta che incontrava Zeref. Dentro di lui qualcosa gridava, ma Natsu era troppo confuso per capire del tutto le implicazioni di ciò che gli stava venendo rivelato. Si tenne la testa tra le mani, sperando di alleviare almeno in parte la pressione che gli stava facendo esplodere un mal di testa da record. Le mani fresche di Lucy sul suo viso gli diedero un po' di ristoro, ma era ancora troppo stordito per sentire le parole incoraggianti della bionda maga, o quelle preoccupate di Gray ed Erza.

L'unica voce che riusciva a raggiungerlo era quella di Zeref. Non sapeva perché, ma era convinto che qualsiasi cosa gli avesse detto avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Perchè sarebbe stata la pura e semplice verità.

-Quando sei morto da bambino, il mio mondo è andato distrutto. Dopo molti anni di ricerche riuscii a donarti nuova vita, ma la magia nera non sarebbe bastata a farti crescere più di pochi mesi, senza contare il pericolo che correvi ogni secondo che mi passavi vicino. Fu allora che incontrai Igneel: lui cercava un allievo a cui trasmettere la magia dei draghi, io un modo per farti restare in vita. Le nostre esigenze si sono incontrate, per cui ti affidai a lui. Pensammo bene: Nel tuo corpo così piccolo, la magia nera usata per riportarti in vita è sparita con il tempo, consumata dalle tue fiamme, che ancora oggi ti mantengono vivo.-

Non poteva essere vero, non voleva crederci, era tutto incredibile ed assurdo e… allora perché diamine tutto il suo essere gli diceva di credere a quella storia inverosimile?

-Sei incredibile Natsu, vederti così vivo ed energico mi riempie di gioia. Ogni minuto che vivi è un miracolo reso possibile anche dalla tua forza di volontà, fratellino mio.-


 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** E.N.D. ***


E.N.D

 

 

Intorno alla tomba di Igneel stava per scatenarsi un cataclisma cui mai il continente di Fiore aveva dovuto assistere.

Un giovane mago di Fairy Tail, circondato dall'affetto e dal sostegno incrollabili dei suoi nakama, aveva subito una ferita probabilmente insanabile, da cui chiunque altro non si sarebbe mai ripreso. No, non si trattava di un danno fisico, nulla che un incantesimo di indicibile energia o la lama affilata di una spada potessero causare, e nemmeno la collisione dei pugni del più forte combattente al mondo.

Natsu Dragneel era stato ferito a morte da una semplice frase, poche parole erano bastate a scatenargli dentro un'eruzione vulcanica di inaudita violenza. A malapena riusciva a contenere la furia della sua magia dentro il suo corpo, e l'unica cosa che gli impediva di esplodere del tutto era l'istinto del drago che protegge la sua compagna.

La sua Lucy era troppo vicina, praticamente aggrappata alle sue braccia nel tentativo disperato di attirare la sua attenzione, di consolarlo ed aiutarlo ad uscire da quel momento di dolore, non sarebbe mai riuscita a scampare alla violenza delle sue fiamme se avesse perso il controllo sul suo potere di Dragon Slayer.

Il mago Zeref lo aveva chiamato “fratellino”. Aveva raccontato con tristezza e rimpianto di quando lo aveva perduto, di quando era morto, di quando l'aveva riportato in vita, di come Igneel l'aveva salvato da una seconda, definitiva dipartita donandogli le sue fiamme.

Un'intima, profonda, incrollabile sicurezza era nata nel momento stesso in cui il loro avversario aveva pronunciato quelle parole: trombe dell'apocalisse, foriere di sventure e tragedie, come le profezie degli antichi divinatori i cui occhi vedevano attraverso le nebbie oscure del tempo.

-Natsu! Riprenditi!-

-Natsu-san!-

-Ohi, carbonella, svegliati!-

-Natsu, guardami ti prego, sono Lucy, sono qui!-

Sentiva le voci dei suoi amici, ma non poteva rispondere, non poteva assolutamente distogliere la sua attenzione dal ruggito che premeva per uscire da lui e sfogare ogni grammo della strana furia che aveva preso a bruciargli il petto, infiammandogli il respiro ed incendiando il sangue nelle sue vene.

Voleva solo bruciare.

 

Ciò che videro accadere in quel momento avrebbe tormentato il loro sonno per molto tempo a venire, causando incubi che li avrebbero lasciati senza fiato.

Vedere una persona a loro così vicina soffrire di un dolore inimmaginabile stava straziando i loro cuori, e la consapevolezza di non poter fare nulla li rese impotenti spettatori di qualcosa di inumano.

Natsu, il loro Natsu, esplose.

Qualcosa dentro di lui era scattato alle parole del mago oscuro, come attivando una bomba ad orologeria. Aveva fatto il possibile per resistere, ma le sue urla avevano scandito quell’infausto conto alla rovescia… ed ora erano arrivati allo zero.

Fu orribile: risentirono a malapena dell’onda d’urto, la piccola Wendy aveva provveduto a contrastarla con il suo vento, ad essere terribile però fu la visione del loro amico che perdeva lo strato superficiale di pelle per trasformarsi in qualcosa di spaventoso.

Fu una sanguinosa metamorfosi, al posto della pelle gli crebbero squame scure rese viscide dal sangue che perdeva per quella dolorosa mutazione, sul capo apparvero due rosse corna torte, appuntite, letali. Ma a spegnere un po’ della loro anima più di ogni altra cosa furono le lacrime di dolore tinte dal sangue che cadevano dagli occhi spalancati del loro amico, non più verde foresta ma neri come il carbone.

Lucy era accasciata a terra, con le lacrime a inondarle il viso ed i singhiozzi a renderle difficoltoso il respiro. Il suo Natsu, il suo compagno stava soffrendo e lei non poteva aiutarlo. Poteva sentire risuonare quelle grida nel suo cervello, rimbalzavano gli echi del suo ruggito nella sua mente, ma lei le percepiva solo come richieste d’aiuto.

Gray aveva creato uno scudo per proteggere se stesso dalle fiamme e soprattutto Juvia, la quale era sul punto di svenire per via dell’aria eccessivamente calda intorno al loro amico: se fosse stata attaccata in quel momento non sarebbe riuscita a trasformare il suo corpo in acqua. Cercando di mantenere il più a lungo possibile il suo Ice Shield, pensava a cosa diamine stesse accadendo: come avrebbe riportato indietro il suo amico? Che tipo di mutazione stava subendo? Era reversibile? Nemmeno per un secondo aveva pensato di dover avere paura di lui. Non sapeva ancora in che modo, ma lo avrebbe riportato com’era prima. Avrebbe lasciato a dopo le domande sul come e perché avesse perso il controllo.

Erza si equipaggiò con l’armatura dell’Imperatrice delle Fiamme, pronta a proteggere i suoi nakama: aveva l’orribile presentimento che il suo amico d’infanzia si fosse appena trasformato in un secondo nemico, più pericoloso del precedente, perché non potevano permettersi di perdere Natsu… sarebbero morti insieme a lui piuttosto.

Zeref era l’unico tra i presenti a provare un’evidente gioia: il suo fratellino era cresciuto moltissimo, ed ora aveva raggiunto la sua forma Etherious. Finalmente era giunto anche per lui il momento di morire, il più forte demone che potesse creare aveva raggiunto la sua massima potenza proprio sotto i suoi occhi… non avrebbe visto il tramonto di quel giorno.

Una sola lacrima percorse il suo pallido volto: sollievo, all’idea di ricevere una tale grazia proprio dalla persona che aveva più amato nel corso della sua intera vita. L’unico rimpianto che portava con sé nella tomba era di aver fatto tanto male alla sua preziosa fata… la sua amata Mavis. L’avrebbe mai perdonato per averla condannata a vagare in eterno?

Non l’avrebbe mai saputo, ma anche così, Zeref Dragneel si ritrovò a ringraziare con tutto se stesso neppure lui sapeva chi o cosa, perché finalmente il suo insensato vagare era giunto alla fine.

 

 

Nonostante il giorno fosse ormai iniziato, il potere che si espandeva da Natsu aveva oscurato il sole col suo bagliore, ogni cosa aveva preso sfumature rosse, tanto che il mondo pareva ricoperto di sangue e fiamme.

Un ultimo grido, ed una lunga coda apparve a completare quella metamorfosi che pareva aver cancellato il mago di Fairy Tail dalla faccia della terra. Al suo porto, un demone di fattezze semiumane, ma con corna, coda e ali a renderlo più simile ad un drago. La pelle parzialmente ricoperta di squame come se avesse attivato la Dragon Force, ma nettamente più scure e minacciose del solito: anche solo sfiorandole si aveva l’impressione di poter venire feriti. Le unghie, che si erano tanto allungate da poter essere considerate quasi degli artigli, gocciolavano sangue sul terreno già grondante. E gli occhi…

Nessuno di loro ebbe alcun dubbio a riguardo: quegli occhi color carbone non riconoscevano nessuno di loro.

E.N.D. si era mostrato infine, e con sé portava la promessa di un’apocalisse.

 

Quel potere funse da calamita per tutti coloro che per un motivo o per un altro si stavano dirigendo verso il campo di battaglia, mostrando loro un luogo preciso da raggiungere… e promettendo una battaglia infuocata e sanguinosa in caso lo si fosse raggiunto. Nessuno di loro si tirò indietro.

A breve distanza l’uno dall’altro apparvero ai margini del campo di battaglia tutti coloro che avevano scelto da che parte schierarsi, pronti a scendere in campo e dare fondo ad ogni grammo della loro energia per cacciare il male nelle profondità degli abissi più lontani da loro.

La battaglia finale per la conquista della libertà da un antico male stava per iniziare… e questa volta, tutti loro erano pronti a portare a termine la missione.

 

 

 

Note:

Vi chiedo immensamente, profondamente, umilmente perdono. Ho fatto passare un tempo vergognosamente lungo dall'ultimo aggiornamento, ma due mesi di esami e zero ispirazione sono la causa di questo dannato ritardo.

Vi supplico di perdonarmi! *si inchina profondamente per il dispiacere

Ok, ora che ho constatato che non sono morta, passo a chiedervi di portare ancora un po' di pazienza con la sottoscritta.

Non riuscirò ad aggiornare velocemente, ma non passerà più così tanto tempo, ve lo prometto! E potete stare certi che non lascerò mai e poi mai questa storia incompiuta, ci tengo troppo.

Perciò ringrazio chiunque mi accompagnerà fino alla fine, ogni lettore silenzioso che ha iniziato questa storia e dopo tutti questi mesi non si è ancora arreso per vederne la fine.

Perciò… grazie di cuore, e spero di aver ricompensato la vostra attesa.

P.S. Lo so che è cortino questo capitolo, ma dato che ci sono zero dialoghi ho pensato che una lunga prosa bastasse per ora… non uccidetemi, dal prossimo capitolo si torna a correre!

Kisu, Flos Ignis

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Promessa infranta ***



PROMESSA INFRANTA


 

 


 

-Sbrighiamoci! Voglio raggiungere Luy-nee e Natsu-nii, ho un brutto presentimento!-

-Iris ti prego, non pensare al peggio…-

-Sorellina, non posso farci niente, l’unico modo che conosco per far tacere la mia coscienza è verificare di persona di sbagliarmi.. anche se tu sai che non mi capita spesso.-

Il pallido volto di Angie sbiancò ancora di più per quelle parole: sì, sapeva quanto il sesto senso della sorella fosse affidabile, ed in quella situazione non era una buona notizia. Non con il più pericoloso tra i nemici di Fairy Tail a pochi passi dalla loro famiglia.

Veloce come mai era riuscita a correre schizzò accanto alla gemella, senza più ascoltare la voce preoccupata di Levy o il rimprovero di Gajeel, addirittura ignorando il richiamo della metà della sua anima. Tutto ciò che doveva fare era correre come il vento, lasciando i suoi lunghi ricci impazzire come i suoi pensieri in balia delle correnti.

Voleva solo arrivare dalla sua famiglia, combattere con e per loro, perché erano coloro che l’avevano accolta, protetta, istruita, amata.

Non fosse stato per ognuno di loro, né lei né Iris probabilmente sarebbero sopravvissute alla solitudine, non sarebbero mai cresciute abbastanza da affrontare la difficile prova che avevano ricercato loro stesse nelle carceri della gilda, non avrebbero mai imparato cosa significa vivere in una casa piena d’amore e calore.

Non voleva perdere ciò che le era diventato così caro in quei mesi, perciò avrebbe messo da parte tutto quello che le faceva paura, tutte le insicurezze del passato, ogni cosa che fosse di ostacolo al suo obiettivo.

Raggiungere la sua famiglia e combattere anche contro il mondo intero per difenderla.


 

Porca miseria! Proprio adesso doveva diventare coì svelta? E perché ho la brutta sensazione che d’ora in poi dovrò fare attenzione che non si ficchi nei guai di sua spontanea volontà? Quasi non sembra più la mia sorellina indifesa, terrorizzata dal mondo e dalle persone.’

Ma non era decisamente il caso di farsi distrarre dall’impressionante cambiamento di Angie: avrebbe avuto tutto il tempo del mondo, dopo quella battaglia, per riflettere sui pensieri fugaci che le suggerivano la vera natura della metamorfosi di sua sorella. In realtà la gemella non era cambiata: era semplicemente sbocciata, mostrandosi al mondo come il magnifico fiore che era diventata.

Quel bocciolo che le Ombre avevano quasi soffocato era sopravvissuto ad intemperie che avrebbero distrutto fiori più fragili, ma, ora che la tempesta era passata, quelle stesse ombre che l’avevano quasi soffocata ora le avevano permesso di diventare il più bel fiore notturno mai sognato.

Si concesse solo un sorriso di gioia per l’amata sorella, per poi raddoppiare gli sforzi delle gambe e raggiungerla. Ormai, erano talmente vicine da distinguere le voci dei loro amici e i bagliori della magia. Lo scontro era già in corso.

Angie, sei riuscita a crescere senza perdere il cuore buono che avevi fin da piccola, e l’hai reso forte senza perdere un briciolo della tua purezza. Sei definitivamente sbocciata.’


 


 

Quando i membri di Fairy Tail erano corsi dietro al loro nakama, tutti erano stati consapevoli di correre incontro ad una battaglia potenzialmente mortale. L’avevano accettato da tempo, per proteggere la loro città e la loro famiglia avrebbero messo in gioco tutto il loro potere ed il loro coraggio. La loro stessa vita, se necessario.

Quello che nessuno di loro avrebbe mai immaginato, era che tale combattimento sarebbe stato proprio contro il loro amico Natsu, che ora si mostrava loro con sembianze più demoniache che umane.

Cosa aveva scatenato una reazione così violenta? Zeref l’aveva chiamato E.N.D., aveva rivelato di essere suo fratello!

Dovevano credere alle parole del loro nemico, considerando la trasformazione che il loro nakama aveva subito sotto i loro occhi impotenti?

Di quei momenti Lucy non avrebbe più ricordato nulla.

Sarebbe stata Juvia, solo molto tempo dopo, a rivelarle cosa era accaduto in quei minuti in cui la sua mente era andata in black out. Non fu nemmeno cosciente delle voci di Erza e Gray che, nonostante la sofferenza di quell’incubo ad occhi aperti, avevano accolto gentilmente degli alleati che erano giunti in loro soccorso, che rimasero a loro volta scioccati da ciò che era accaduto.

Per quanto si sarebbe sforzata, non avrebbe mai ricordato i tocchi gentili della maga dell’acqua che cercava di farla rialzare dalla cenere su cui si era accasciata senza più volontà, né il tocco dolce di Wendy mentre le curava le ustioni che si era procurata cercando di restare vicina al suo amato, nemmeno i boati della battaglia che era iniziata alle sue spalle tra Zeref e tutti i maghi delle altre gilde, che si erano offerti di combattere il mago oscuro per concedere loro il tempo di cercare un modo per salvare il loro amico.

Ma Lucy vedeva solo quegli occhi di brace, sentiva solo i suoi bassi ringhi nelle orecchie e le sue insopportabili urla di dolore nella mente, percepiva solo odore di cenere e l’unico contatto che la sua pelle percepiva era quello evanescente del calore delle sue fiamme.

Fiamme di un rosso cupo come mai erano state, fiamme di sangue, fiamme che non l’avrebbero protetta o amata, fiamme che non appartenevano al suo Natsu.

Quel demone non era il suo Drago, ma allora lui dov’era?

Era divenuto polvere insieme a quella pelle bruciata che aveva accarezzato poche ore prima, soppiantata dalle squame sanguinanti di quella creatura che aveva rubato il corpo del suo nakama? Era sicura di percepire ancora la presenza del suo Drago, doveva concentrarsi solo su quella, se avesse perso anche quella piccola certezza della sua esistenza…

Ma riusciva ancora a vederlo, il suo fuoco. Quel fuoco caldo e gioioso come il Dragon Slayer che lo dominava, ma che veniva soffocato dalle fiamme dell’altro, di quel demone che aveva preso il suo posto.

Natsu…’

NO.

No, non sarebbe più successo. Se l’era giurato ogni notte di quel solitario anno, l’aveva ripetuto fino alla nausea nella fredda camera di un appartamento che non aveva mai percepito come casa, troppo distante dalla sua città, dalla sua gilda, da lui.

Non l’avrebbe più lasciata indietro, non avrebbe mai più permesso a Natsu di andare da qualche parte senza di lei. Ad allenarsi, in missione, in battaglia, persino all’inferno. Purchè non la lasciasse sola.

E lui stesso le aveva promesso che avrebbero fatto tutto insieme. Glielo aveva promesso quella notte, e poi di nuovo poco prima…

E fu in quel momento che l’ira prese il posto della disperazione nel cuore di Lucy.

Natsu stava di nuovo infrangendo la sua promessa… perciò lei avrebbe mantenuto la sua, a qualsiasi costo.

-BRUTTO CRETINO, ADESSO TI FACCIO VEDERE IO COSA SIGNIFICA TENER FEDE AD UN GIURAMENTO!-

Con un colpo di reni si alzò all’improvviso, la determinazione più pura che sgorgava a fiumi da lei insieme ad una furia che la bionda non pensava di poter provare. L’ira che nasce dalla disperazione può rivelarsi il tipo di rabbia più pericolosa che si possa provare.

Dietro di lei, a pochi passi di distanza, percepiva di nuovo la presenza dei suoi amici pronti a sostenerla ed aiutarla; non l’avevano lasciata sola in quel momento di oscuro oblio, e non avrebbero abbandonato nemmeno Natsu. Erano sollevati che almeno la loro amica pareva aver ripreso le forze e la volontà di combattere.

-‘Tu mi hai promesso che staremo insieme per sempre. Se infrangerai questa promessa ancora una volta io ti giuro, sull’amore che provo per te, che non te lo lascerò fare. Ti inseguirò, ti troverò e poi combatterò contro di te con tutte le mie forze!’ Ti ho detto così poco fa, lo ricordi? Spero tu sia pronto ad accettare le conseguenze di una promessa infranta. Ti riporterò a casa con me, ti farò fare lezione insieme alle gemelle e tutte le pulizie di casa per un anno intero per tutte le preoccupazioni che ci stai dando! E poi…-

Il fiato le venne quasi a mancare, ma era decisa a farsi ascoltare, avrebbe urlato con tutto il fiato che aveva, si sarebbe consumata la voce se questo sarebbe servito a farsi sentire nei meandri lontani in cui l’anima del suo amato era stata relegata.

-… e poi… e poi starò accanto a te, giorno e notte, al punto che forse non mi sopporterai più, ma non ti perderò mai più di vista; ti legherò a me in ogni modo che mi verrà in mente.. perché non posso pensare di vivere di nuovo un solo giorno senza di te. Perciò svegliati, stupido, e torna da me!-

I singhiozzi avevano smorzato i toni acuti con cui aveva iniziato a strillare contro Natsu, cercando un bagliore di riconoscimento nelle braci ardenti che avevano rimpiazzato i tanto amati occhi verdi, senza tuttavia trovarne.

Ma erano finiti i momenti in cui si arrendeva, ora avrebbe lottato fino all’ultimo respiro per far ritornare Natsu. Era arrivato il suo turno di salvarlo.

Uno spiraglio di dolcezza apparve sul volto annerito dalla cenere di Lucy, rendendola per un secondo luminosa come una stella. Lei nemmeno se ne accorse, ma i suoi amici sì. Cos’altro stava succedendo?

-Mi hai salvata così tante volte, ed in così tanti modi diversi… lascia che ora sia io a salvare te, Natsu. Permettimi di riportarti a casa, amore.-

Se lo era sognato, quel verde bagliore di speranza negli occhi del demone?

Una mano le si posò sulla spalla sinistra, e lunghi capelli scarlatti entrarono nella sua visuale.


 

-Lucy, ti prego di stare attenta. So che lascio Natsu in buone mani con voi, io andrò ad aiutare gli altri contro Zeref. Potrebbe diventare problematico se decidesse all’improvviso di avvicinarsi a Natsu. È positivo però che il nostro amico non ci abbia ancora attaccati: quel testone starà facendo resistenza urlando a più non posso nella testa di quel demone. Appena lo avrete riportato alla normalità, spero vi rimarranno abbastanza forze per festeggiare insieme la vittoria.-

Con un volteggio ed un rapido re-equip Titania volò dall’altra parte del campo di battaglia, non senza un peso sul cuore, ma scommettendo tutto sul legame che da sempre univa i membri della loro gilda, su quella magia che aveva da sempre protetto le fate: l’amicizia.

Natsu sarebbe tornato alla normalità, per tutti loro, e per Lucy e le gemelle n particolar modo. Il suo compito era trattenere il mago oscuro immortale, sconfiggerlo se possibile.

E accanto a lei in quella battaglia impossibile, l’alleato più prezioso di tutti.

-Erza.-

Le era mancata moltissimo la sua voce calda e roca che pronunciava il suo nome. La chiamava sempre come se stesse invocando un divinità, o carezzando con la voce qualcosa di amato e bramato, sognato e anelato, di talmente prezioso da aver timore di rovinarlo a causa della propria avventatezza.

-Gerard. Sono felice di combattere questa battaglia al tuo fianco.-

-Crime Sorciere è nata per sconfiggere Zeref, ed è alleata di Fairy Tail. E poi…- la guardò con i suoi profondi occhi blu, e come ogni volta Erza rischiò di perdersi nell’anima tormentata che a stento celavano. Quell’anima frammentata che lei avrebbe voluto guarire personalmente, cullandola e custodendola al sicuro nel suo cuore.

-…non ti avrei mai lasciata da sola in un momento come questo.-

I dorsi delle loro mani si sfiorarono appena, ma quel piccolo contatto per loro era abbastanza.

Quando quella giornata sarebbe finita, avrebbero avuto modo di parlare del loro futuro, qualunque esso fosse.

Perché se combattevano insieme, erano certi di poterne vivere uno, e sarebbe valsa sempre la pena lottare per viverlo insieme.


 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Il mio migliore amico-rivale ***


Dedico questo capitolo a Mattia e Stefano, che oggi compiono gli anni: due fratelli gemelli, che devo ammetterlo, mi ricordano sempre un po’ Natsu e Gray.
E considerando che oggi è il loro compleanno, che è Halloween e che il loro rapporto è molto simile a quello dei due maghi di Fairy Tail, ho deciso di dedicare loro i tentativi di Gray di riportare Natsu alla ragione.
Buon compleanno ragazzi!
Cinzia
 
 
 
Il mio migliore amico-rivale
 
 
-Andiamo fiammifero, svegliati! Qui c’è la tua Compagna che non vede l’ora di rivederti, le piccolette ne morirebbero a vederti in questo stato, e noi dobbiamo ancora finire la nostra sfida e vedere chi è il più forte!-

Nulla, Natsu sembrava essere diventato completamente sordo.

Gray era stato il primo ad attaccare: loro due avevano sempre comunicato facendo a botte, perciò aveva pensato che non aveva senso cominciare adesso a cambiare metodo. Ma quel caprone del suo amico pareva aver deciso di non badargli nemmeno per sbaglio, tutto quello che faceva era cercare di avanzare in direzione di Zeref.

Sembrava un bestia in preda ad un atavico istinto… Era diventato, quella bestia. Un demone, il più potente: E.N.D. Il demone che aveva giurato di uccidere per concludere la missione che gli era stata affidata da suo padre Silver in punto di morte.

Non poteva fregargliene di meno, tutto quello a cui pensava era che doveva salvare il suo migliore amico, il suo eterno rivale. Aveva richiamato il potere che suo padre gli aveva lasciato in eredità, il potere del Devil Slayer del Ghiaccio e aveva contrastato colpo su colpo il suo amico che si era scatenato con un potere dirompente.

Doveva dare il tempo a Wendy di curare le ustioni di Lucy, dopodichè avrebbero riportato indietro il loro amico. Gli costava parecchio ammetterlo, ma non credeva di farcela da solo, era una sensazione nitida e dentro di sé sapeva anche che non era compito suo.

Ciò non toglieva che poteva fare comunque qualcosa: quando si trattava di darsele, del resto, loro due erano sempre stati pronti, non c’era nulla di diverso in quel momento… certo, forse a occhi chiusi e con le orecchie tappate poteva far finta di ignorare squame, ali, corna, artigli e ringhi del suo nemico.

Accanto a lui, Juvia lo aiutava a contenere il potere dirompente di quelle fiamme così diverse dalle solite, ma era abbastanza preoccupante il fatto che servivano le loro piene forze congiunte per fermare l’avanzata del demone.

Era una situazione di irritante stallo, perciò Gray pensò di condividere un po’ della sua frustrazione col suo amico: poteva essere stato impotente contro quella metamorfosi oscura, ma non esisteva niente al mondo che riusciva meglio all’Alchimista del Ghiaccio di far andare su tutte le furie Natsu. E quando questi si arrabbiava di conseguenza si rinforzava, e se erano fortunati avrebbe ripreso coscienza di sé abbastanza da fermare i suoi attacchi.

Certo, il tentativo che stava per fare gli avrebbe fatto rischiare la vita, ma ehi, era un mago di Fairy Tail... il rischio risiedeva nel loro stesso nome, e per salvare il suo nakama questo e altro.

-La sai una cosa? Se non ti muovi a tornare, potrei decidere di prendere il tuo posto nella vita di Lucy! Che ne dici, sarei un buon compagno per lei? E le gemelle già mi adorano, sono il loro sensei, non credo farebbero problemi… perciò fammi il favore di restartene buono dove sei, innocuo come il poppante che dimostri di essere rassegnandoti!-

Un po’ fu perché se lo aspettava, un po’ perché ci sperava ed un po’ perché il suo istinto l’aveva avvisato per tempo, ma riuscì a parare contemporaneamente i colpi provenienti da ben tre direzioni diverse: il suo Iced Shield gli salvò decisamente la pelle.

Il muro di ghiaccio che aveva prontamente eretto bloccò una lancia di luce, una frustata e, cosa più importante… una bordata di fiamme. Quelle di Natsu, quelle che per anni l’avevano spronato ad allenarsi e diventare più forte per contrastarle.

Le vide solo per un attimo, ma tanto bastò per fargli sperare: il demone non aveva smesso le sue sembianze, né Natsu aveva ripreso il controllo, ma adesso  il fuoco aveva smesso quella colorazione inquietante che aveva tanto spaventato tutti loro ed E.N.D. pareva essersi immobilizzato.

Le vide solo per un attimo le fiamme del suo amico… perché subito dopo una piovra formato ragazza  gli si arpionò alla schiena, facendoli schiantare a terra e rotolare nella cenere mista a nevischio che aveva ricoperto il terreno a causa dei poteri che avevano scatenato. Poco male, di solito quando si scontravano era necessario ristampare le cartine geografiche del posto…

-GRAY-SAMA NON PUò AMARE LUCY-SAN, JUVIA NON LO PERMETTERÁ! È Juvia la donna che ama Gray-sama più di chiunque altro al mondo, è Juvia che vuole restare al tuo fianco per tutta la vita, perciò Gray-sama non può voler amare Lucy-san, perché lei ha già Natsu-san che è il suo Compagno e le piccole Iris-chan e Angie-chan di cui occuparsi. Se è perché Gray-sama vuole diventare padre, allora sarà Juvia a darti tutti i figli che vuoi, perché Juvia ti ama e vuole diventare madre di tutti i figli che vuole...e …e poi…-

Juvia stava piangendo. Non credeva che se ne fosse accorta, presa com’era dalla sua dichiarazione così spontanea e dall’evitare di risultare troppo incoerente, giostrandosi tra tutte le paranoie che le sorgevano con fin troppa frequenza per non essere considerate adorabili… almeno secondo lui.

Erano passate poche ore dall’ultima volta che l’aveva vista scoppiare in singhiozzi che gli straziavano il cuore, e si era ripromesso che non sarebbe capitato mai più, che l’avrebbe protetta dalla tristezza e dalla sofferenza: ma ora si era trovato ad essere la causa di quelle gocce di tristezza sul bel viso della sua Juvia…

Aveva messo in conto il colpo che gli sarebbe arrivato da Lucy con la sua Fleuve d’Etoile, indignata e imbarazzata per le insinuazioni che aveva fatto; aveva percepito l’arrivo di Iris ed Angie, e conoscendo bene i loro caratteri aveva immaginato che almeno una delle due avrebbe reagito male alle sue parole, probabilmente la più irruente tra le due, e così era stato; aveva sperato in una reazione violenta da parte di Natsu, anche da dentro la testa di quel demone il suo amico rimaneva pur sempre un Dragon Slayer molto territoriale con la sua Compagna, ed era proprio su quella che aveva puntato.

Quello che non aveva messo in conto, e per questo si diede del coglione, era stata la reazione di Juvia. Pensava sarebbe stata sorpresa dalle sue parole, che avrebbe tirato fuori la sua aura inquietante contro Lucy magari, ma non che lo stringesse con una tale appassionata disperazione nello sguardo.

Gli occhi blu della Donna della Pioggia resi brillanti e liquidi dalle lacrime erano una visione meravigliosa e straziante, una visione il cui centro gravitazionale era lui, era sempre stato lui. Ogni volta che lo guardava si sentiva le vertigini stringere lo stomaco, perché era inebriante essere tenuto in così grande considerazione da qualcuno che ti ama… da qualcuno che ti è più caro della tua stessa vita.

Avrebbe dovuto scrollarsela di dosso, non era certo il momento adatto per le sconclusionate dichiarazioni di lei né per stringerla a sé o baciarle via le lacrime dalla pelle di pesca delle guance come avrebbe voluto.
C’era troppo da fare, non poteva farsi distrarre, e la maga che aveva tra le braccia era sempre stata la fonte di maggior distrazione per lui. La scostò gentilmente, prendendosi un momento per cancellarle con le dita le scie umide che si erano formate sul suo viso, concedendole persino un piccolo sorriso di scuse.

-Dovevo provocare una reazione aggressiva in Natsu… ma non avrei voluto vederti triste per questo.-

-Gray-sama non vuole essere il compagno di Lucy-san?-

-Non ci penso nemmeno, è come una sorella! E poi Natsu è il suo Compagno, non gli farei mai un torto simile. Ora andiamo, che Levy e Gajeel hanno bisogno di spiegazioni ed aiuto.-

I suoi nakama erano arrivati e gli avevano dato del tempo per riprendersi, ma lui non se ne era nemmeno accorto, troppo preso dalla bella donna che aveva involontariamente fatto piangere.

-Ghiacciolo, dopo io e te facciamo i conti!-

-Gajeel, non è il momento! Gray, spiega immediatamente cosa diavolo sta succedendo qui! E possibilmente anche il motivo per cui Natsu sembra un altro, che per inciso se proviamo ad avvicinarlo tenta di carbonizzarci.-

-Forse alla fine Salamander si è davvero carbonizzato il cervello…-

-Zitto Gajeel, ti ho già detto che non è il momento per le tue battutacce!-

‘Stare con il Ferro Vecchio sta peggiorando il carattere di Levy...’

Non perse tempo e spiegò brevemente perché si trovassero in una situazione orrenda come quella. Diede un breve sguardo al suo amico, controllando se c’erano stati miglioramenti: era ancora immobile, ma era pronto ad attaccare chiunque si sarebbe avvicinato di un passo, e gli sembrava di sentirlo ringhiare.

-Sta soffrendo.-

La piccola Angie era arrivata al suo fianco, ma teneva gli occhi fissi su colui che aveva preso il posto di un padre nelle sua vita.

-Riesco a sentire che sta combattendo, che non vuole farci del male.
Gray-sensei, cosa possiamo fare per aiutare Natsu-nii?-

A trarlo d’impaccio, poiché incapace di rispondere, fu Lucy, completamente guarita e pronta a reclamare il suo posto in quella battaglia da cui l’aveva forzatamente esclusa per via delle sue ferite.
Wendy ora si stava occupando di quei pochi ma profondi graffi che si era procurata Juvia durante il combattimento, perciò Gray potè dirsi tranquillo: lei stava bene, era solo esausta. Ora che erano arrivate anche le gemelle, Natsu sarebbe tornato presto in sé. Sarebbe andato tutto bene, lui sarebbe tornato.

Iris teneva una mano di Lucy, fissandolo storto: forse non aveva ancora digerito alcune delle cose che aveva detto…

‘Certo che le donne sono davvero delle gran fonti di preoccupazioni e problemi, anche quando sono in formato ridotto…’

-Levy, Ferraglia, voi prendete Juvia e Wendy e andate a dare una mano agli altri contro Zeref. Di Natsu ci occupiamo noi, saremo più che sufficienti.-

-Vedi di non farti ammazzare, Nudista, dobbiamo ancora saldare un conto noi due!-

Senza ascoltare le vivaci proteste della sua Compagna, il Dragon Slayer d’Acciaio la prese per la vita e si diresse verso l’altro campo di battaglia, da cui nemmeno per un minuto avevano smesso di provenire lampi di luce ed onde d’urto.

-Se dici di nuovo una stupidaggine del genere, dirò ad Erza di non avere pietà di te.-

-Sei diventata sadica, Lucy… colpa del Fiammifero?-

-Non mi sembra né il luogo né il momento… voglio solo riprendermi il mio Compagno ed andare a casa con lui.-

-Ho fatto del mio meglio per stancarlo, e poi l’ho provocato nel punto più sensibile, cioè tu. Lo sai che non ci vuole nulla a farlo arrabbiare.-

-Qualunque cosa tu abbia fatto, sembra che abbia smesso di cercare di avanzare. Sembra… in conflitto. Natsu sta lottando per riemergere, ma il demone non gliene dà la possibilità.-

-Io ho fatto del mio meglio, ma sono arrivato… al limite.- si accasciò a terra, contando solo sul suo orgoglio per rimanere cosciente almeno per un altro po’.

-GRAY!-

-Non vi preoccupate, sto bene. Sono solo esausto, non credo di avere più un solo grammo di magia in corpo... Fai attenzione Lucy, è estremamente potente. Ma so che ce la farai… tu e le gemelle ce la farete. Conto su di voi… rivoglio indietro il mio amico e rivale, mi raccomando…-

Poi il buio lo inghiottì.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Luce, Buio, Calore ***


Luce, Buio, Calore


 


 

Lucy prese per mano Iris ed Angie, assicurandosi che stessero vicino a lei.

Aveva assistito col cuore in gola al combattimento tra i due eterni amici-rivali, aveva visto il suo amico combattere con tutte le sue forze per riportare Natsu alla ragione con il supporto di Juvia.

-Wendy, qui la situazione sta per diventare pericolosa: prendi Gray e Juvia e torna alla gilda, te ne prego. Con quelle ferite non potranno combattere per un bel po’. E sono sicura che i nostri amici sono più che sufficienti per trattenere Zeref.-

Vide la piccola Dragon Slayer annuire, prima di praticare un incantesimo di velocità su di sé per correre il più velocemente possibile alla sede di Fairy Tail. In salvo con due nakama allo stremo, ma almeno fuori pericolo. Le costava molto scappare in quel modo, ma il suo ruolo di medico le imponeva di occuparsi dei feriti prima che della battaglia. Aveva deciso da tempo di intraprendere la strada della guarigione, doveva perseguire sul sentiero da lei scelto, anche se questo avrebbe comportato sopportare quell'opprimente sensazione di disagio e colpa nel lasciare il campo di battaglia.

La bionda maga degli spiriti stellari sospirò di sollievo. Adesso era solo questione di sentimenti per vincere quella battaglia, la cui posta in palio era quanto di più prezioso per lei esistesse al mondo: il cuore del suo Drago, nonché il futuro della loro famiglia.

Noi siamo una famiglia… non puoi abbandonarci.’

-Ragazze, Natsu è stato sopraffatto dal demone E.N.D., ma sta facendo del suo meglio per tornare da noi. Ho bisogno del vostro aiuto, ma tenetevi fuori dal combattimento, non voglio che vi facciate male. Soprattutto tu Angie, sei ancora convalescente.-

-Non lo farò, Lucy-nee. Siamo venute qui per aiutare, e lo faremo al meglio che possiamo!-

-Iris…-

-Lucy-nee, non temere, lo sappiamo che ci proteggerai tu se necessario, ma nemmeno in queste condizioni Natsu-nii potrebbe mai farci del male, ne sono sicura! E poi sono guarita del tutto, non ti devi preoccupare.-

-Angie…-

Sorrise oltre le lacrime Lucy, poi la determinazione tornò a regnare sovrana nel suo animo.

-Ok ragazze, riportiamo Natsu a casa!-


 


 


 

Il Demone di Fuoco aveva una missione da compiere, un desiderio così intenso da bruciare più del suo stesso fuoco, un compito che il suo creatore aveva inciso a lettere indelebili nel nucleo stesso del suo essere, tessendo il suo ordine e la sua preghiera come una ragnatela che componeva la sua stessa mente: “uccidimi”.

Chi era Zeref? Era il suo creatore, il suo obiettivo. Ma poi? Cos'altro? Era forse padre, poiché gli aveva dato la vita, o piuttosto fratello, essendo consanguineo del suo corpo ospite?

E lui chi era? Un Demone o un Drago? Poteva considerarsi vivo, o solo un essere il cui corpo aveva ripreso le funzioni vitali solo grazie alla magia, ed era dunque solo un morto che camminava?

Sentiva il ruggito del Drago sempre più ovattato, i suoi ringhi ora erano quelli del Demone, del più forte mai creato dal Mago Nero Immortale.

La coscienza stessa di… come si chiamava il corpo che aveva occupato come prigioniero fino a quel momento? Ah sì, Natsu, la sua coscienza andava svanendo sempre più, le misere fiamme che aveva comandato ora avevano perso vigore e giacevano come braci morenti intorno al loro padrone.

Ma era poi importante che lui stesse sparendo? Che lo stesse lasciando solo in quel corpo che avevano così a lungo condiviso?

Lui doveva portare a termine la sua missione, doveva uccidere Zeref. Esisteva altro al mondo di più importante di questo suo famelico bisogno?


 


 


 

Gocce di sangue cadevano nel vuoto, restando sospese nel nulla, un vuoto oscuro opprimeva ciò che restava del figlio di Igneel.

Ad occhi chiusi, nemmeno si accorgeva di piangere lacrime di dolore vermiglio, l'acuta vista di cui si era sempre fidato gli era stata tolta: non gli era concesso di vedere pezzi di sé stesso sgretolarsi ogni secondo di più, con lentezza snervante ma temibile costanza.

E.N.D. era troppo potente, troppo più forte di Natsu per consentire all'anima che l'aveva tenuto sigillato così a lungo di svegliarsi, e rischiare così di perdere il controllo su quel corpo che era stato la sua prigione e dimora.

Natsu non aveva quasi più consapevolezza di sé, i lampi di luce che oltrepassavano la barriera delle palpebre derivavano dai guizzi morenti delle sue fiamme che ancora tentavano di svegliarlo. Tutto ciò che riuscivano a mandargli erano fugaci sensazioni ed immagini di cui non capiva il significato, e più ne vedeva meno le capiva, più gli mostravano i suoi ricordi e più perdeva la memoria.

Si sentiva privo di forza, di lucidità, di pensieri, di emozioni. Era solo un guscio vuoto che delle lingue di fuoco tentavano di scaldare, ma che motivi aveva di alimentare quelle fiamme? E poi come sapeva di essere circondato da esse, se era tutto buio? Che poi, cosa significavano buio e luce? Ed il calore, perché credeva che ne esistesse uno diverso da quello emanato dalle fiamme, cosa mai poteva superare il calore del fuoco?

Perchè quelle parole gli tormentavano il cervello, impedendogli di lasciarsi completamente andare a quel vuoto che lo avvolgeva come una stretta coperta?

Percepiva un fastidioso pizzicore, terribilmente insistente, che non faceva che aumentare ogni volta che pensava a quelle parole e ciò lo faceva arrabbiare. Ma quello era ‘arrabbiarsi’? Provare rabbia dava quella strana sensazione di prurito e desiderio di muoversi… anzi no, di agitarsi?

Nemmeno quello gli sembrava giusto, però più provava a pensarci e meglio percepiva sé stesso.

Chi era? Lui era fatto di fiamme? Quei bagliori che vedeva oltre gli occhi chiusi erano parte di lui, qualcosa gli suggeriva che era per forza così. E la luce… era da esse che proveniva, dunque lui… creava il fuoco?

Perchè era così difficile capire chi era?

-Andiamo fiammifero, svegliati! Qui c’è la tua Compagna che non vede l’ora di rivederti, le piccolette ne morirebbero a vederti in questo stato, e noi dobbiamo ancora finire la nostra sfida e vedere chi è il più forte!-

Quella voce… la conosceva, sì. Aveva sentito le sue parole, ma non riusciva a comprenderne nemmeno una, ma quel particolare tono… non poteva sbagliarsi, era davvero troppo familiare perché a parlare fosse stato un estraneo.

Beh, se quella voce gli stava parlando, magari avrebbe saputo dirgli chi era, e perché diavolo non sapeva più nulla di nulla.

La sonnolenza e l'apatia di poco prima erano solo un ricordo, il fastidioso pungolo della rabbia aveva destato la sua anima prima che diventasse cenere.

Il calore era aumentato, i bagliori ora erano vere e proprie luci che lo abbagliavano, ma ancora non riusciva ad aprire gli occhi, e la sua mente si rifiutava di ricordare chi fosse, e per quale motivo continuava a cercare la verità che si nascondeva dietro quelle parole…

Luce… buio… calore…

Non si trattava delle luci che vedeva, né del buio che lo circondava, né del calore delle suo fiamme.

C'era qualcosa di molto più importante in gioco. Quelle parole, ciò che celavano, erano i pezzi della sua anima che erano stati consumati.

La rabbia diede nuovo vigore alla sua mente provata da quella logorante resistenza: quelle parole erano SUE, nessuno poteva togliergliele! Doveva assolutamente ricordarle, erano tutto per lui, e poco importava se di sé non ricordava neppure il nome, o dove si trovasse, finché ci fossero state quelle parole dentro di lui il suo fuoco non si sarebbe mai spento.

-La sai una cosa? Se non ti muovi a tornare, potrei decidere di prendere il tuo posto nella vita di Lucy! Che ne dici, sarei un buon compagno per lei? E le gemelle già mi adorano, sono il loro sensei, non credo farebbero problemi… perciò fammi il favore di restartene buono dove sei, innocuo come il poppante che dimostri di essere rassegnandoti!-

A parlare era stata la stessa voce che prima l’aveva aiutato a restare cosciente, ma questa volta aveva colto qualche parola, e tutto il resto era passato in secondo piano.

Qualsiasi cosa sarebbe sempre stata secondaria, persino recuperare le memorie di chi fosse, se in gioco c’erano quelle persone… le SUE persone più importanti.

Lucy… le gemelle… Lucy… LUCY…

Doveva vederle. Era un'urgenza a cui non poteva sottrarsi, eppure i suoi occhi si rifiutavano di aprirsi, il suo corpo non rispondeva ai suoi comandi, ma ancora una volta le sue fiamme gli vennero in soccorso, giungendo là dove i suoi sensi non potevano arrivare.

Percepì sulla pelle il calore aumentare a dismisura, le braci riprendere vita intorno a lui, il fuoco divampare alto, sempre più alto, espandere il suo territorio. Ma non bastava, non sarebbe mai bastato da solo, perché minacciose fiamme oscure lo stavano contenendo, bruciando la sua stessa magia oltre alla sua anima.

Se fosse stato chiunque altro, a quel punto sarebbe crollato. Per quanto una volontà sia forte, non esiste al mondo una mente in grado di sopportare l’attacco di un simile potere.

Eppure, il mondo intero in questo caso avrebbe sbagliato: sembrava che avessero tutti dimenticato che non esiste una gabbia tanto potente da rinchiudere un Drago… e se anche fosse esistita, neppure quella sarebbe potuta essere sufficiente a trattenere un Drago bramoso della libertà, ma soprattutto desideroso di raggiungere il suo Nord, la sua esatta metà.

Un Drago non avrebbe smesso mai di cercarla, volerla, chiamarla: avrebbe potuto smarrire la memoria, la coscienza, la vita stessa… ma ciò che sarebbe sopravvissuto a tutto questo, sarebbe stata una voce antica quanto la Terra stessa, profonda come il mare e violenta come un uragano. La voce del Drago che chiama la sua Compagna.

Si può distruggere una persona fino a lasciarne solo macerie, ed è a quel punto che ad emergere sarà la sola cosa incorruttibile dell’anima: la sua natura.

Ed ora, la natura del Drago era emersa dai frammenti spezzati dell’anima di un ragazzo che creava il fuoco ed amava pensare alla luce, al buio ed al calore. Null’altro sapeva di sé stesso, se non questo.

Quella voce aveva pronunciato un nome che aveva toccato l’ormai nuda anima selvaggia che dimorava in lui, provocando un’ondata di potere che precedentemente sarebbe stata bloccata dai freni che ogni essere umano pone al suo potere per non rimanerne lui stesso schiacciato.

Ma di umano, in quel momento, lui non possedeva nulla.

E le sue fiamme, rispondendo al suo volere, si ingrossarono e divorarono il fuoco nero e l’oppressione che esercitava, fuoriuscendo con violenza oltre i confini fisici del suo corpo.

Questo lui non poteva saperlo, ma il demone che aveva preso il suo controllo in quel momento aveva smesso di avanzare, di combattere, di fare qualsiasi cosa. Si era semplicemente immobilizzato, stupito dal potere che quel piccolo mago ancora aveva in sé, e che esso fosse sufficiente a bloccare la sua avanzata.

L’istinto del Drago aveva percepito la presenza delle SUE persone, ed anche non avendone memoria non poteva permettergli di far loro del male.

Il suo desiderio di proteggere la sua luce, la sua oscurità ed il suo calore avevano prodotto un miracolo.


 

-Natsu… Natsu sono io, sono Lucy… non mi importa se quello che ha detto Zeref è vero, non mi interessa se sei suo fratello, se sei tornato in vita grazie alla sua magia, se porti in te un demone… non mi importa di nulla, se non che tu riprenda il controllo della tua mente. Perché devi tornare a casa con me, con Angie e Iris, sono la tua Compagna e mi hai detto di amarmi, mi hai promesso che non saresti più andato da nessuna parte senza di me. Perciò, ti prego… torna a casa. Torna da noi, torna a Fairy Tail dalla tua famiglia.

Approfittando della sua immobilità, Iris ed Angie avevano afferrato le mani di Natsu, forti del fatto che lui non avrebbe mosso un dito per nuocere loro, nemmeno se ne fosse dipesa la sua vita l’avrebbe mai fatto.

Non sapevano bene cosa stavano facendo, ma sapevano che le parole del loro sensei avevano creato una breccia in cui Lucy si era insinuata, cercando a tentoni il cuore del suo Drago per riportarlo alla ragione. E mentre lei gli parlava con il cuore in mano e le lacrime agli occhi, loro avevano notato qualcosa muoversi dietro gli occhi color carbone di E.N.D.

Anche Lucy-nee doveva aver intuito qualcosa, perché aveva preso a sorridere mentre gli parlava, lo incitava a non arrendersi ed a lottare per tornare a casa, da tutti loro. E quando gli identici occhi color tempesta delle due sorelle si erano incontrati, non avevano più avuto dubbi. Come un solo essere diviso in due corpi si erano mosse, giungendo accanto a lui e prendendolo entrambe per mano. Qualcosa suggerì loro cosa fare, e forti della speranza e dell’amore che provavano per la loro famiglia si lasciarono guidare dalla voce dei loro poteri che tanto le avevano fatte penare in passato, ma che ora potevano salvare la vita del loro papà.

Perché questo era diventato Natsu per loro… un padre.

E mentre la voce di Lucy era ciò che aveva impedito all’anima del suo amato di essere completamente consumata da fiamme oscure, che l’aveva trattenuto come un’ancora di salvataggio, le mani tese delle gemelle gli diedero la spinta necessaria per tornare a prendere del tutto il controllo di sé.

Perché la luce ed il buio alleati non temono nulla, perché possono tutto insieme.

Le Ombre di Angie falciarono la gabbia oscura che tratteneva l’anima del loro nakama, mentre la Luce di Iris gli mostrò la via per tornare da loro, guidandolo al di fuori dell’angolo remoto di sé in cui era stato relegato.

Usare la magia in modo così complesso le aveva sfinite, ma prima di svenire per la stanchezza le due sorelle poterono sorridere, immensamente felici e soddisfatte di loro stesse.

Le corna e le ali si stavano ritraendo all’interno del corpo, le squame lasciavano posto alla pelle, ferita ed ustionata, ma nuovamente umana, e gli artigli sanguinanti lasciarono il posto alle dita callose che tante volte le avevano carezzate tra i capelli per consolarle o premiarle.

Quel giorno, le due sorelle avevano ottenuto una grande vittoria, e poterono addormentarsi col sorriso sulle labbra.


 

Lucy quasi pianse di gioia quando vide la metamorfosi del suo amato invertire il processo. Le sue bambine avevano compiuto un prodigio, avevano riportato indietro il loro Natsu…!

Eppure, qualcosa ancora non andava… erano gli occhi.

Non erano più di quel nero crudele, ma non mostravano ancora il verde che tanto l’aveva ammaliata quella notte tra le sue braccia.

Il demone se n’era andato, l’anima di Natsu era stata liberata, ma dunque ncos’altro doveva fare?

Le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento le caddero copiose ed inarrestabili. Si era lasciata tenere in piedi dalla determinazione a salvarlo, dalle gemelle che avevano bisogno di lei… ma non sapeva più cosa fare.

Voleva rivedere i suoi occhi. Si avvicinò ulteriormente, prendendogli il volto tra le mani: si sarebbe imbrattata di sangue, ma non poteva importargliene di meno.

-Natsu… ti amo. Svegliati. Fairy Tail è la mia casa, e l’ho conosciuta grazie a te. Le gemelle sono la nostra famiglia, ma non posso occuparmene da sola. Hanno tutti bisogno di te… io ho bisogno di te. Perciò vedi di tornare, o ti darò tanti di quei Lucy Kick che rimpiangerai di non aver lasciato al demone il controllo del tuo corpo…-

Gli baciò piano le labbra, ormai vicino a lasciar vincere la disperazione che premeva agli angoli della sua mente.

-Natsu… torna da me.-


 


 

Aveva sentito una voce, un bellissima voce che gli parlava, e nonostante avrebbe tanto voluto dormire un po’ dopo tutto il potere che aveva usato per diradare le fiamme nere, non aveva proprio potuto farlo. Doveva ascoltare quella voce, era un imperativo che gli urlava la sua anima… e poi continuava a sentire il suo nome: Lucy.

Doveva restare cosciente, non poteva lasciare quella voce da sola.

Poi, il suono di qualcosa che viene frantumato: l’oscurità che ancora gli impediva di muoversi era stata falciata via da un altro tipo di ombra… un’ombra per cui provava uno smisurato affetto.

L’Ombra di Agie. Le ombre di cui lei non aveva più paura, perché una notte le aveva giurato che se il buio si fosse fatto troppo intenso, ci avrebbe pensato lui a illuminare tutto con le sue fiamme.

Ed una parte della sua anima era tornata al suo posto, insieme alle memorie della sua bambina.

Ancora non poteva muoversi, ma non era stata una situazione di lunga durata. Una luce accecante era apparsa, ed anche se non l’aveva vista, essa si era fatta solida intorno a lui, avvolgendolo delicatamente, come una fune di salvataggio gli era stata lanciata ed ora doveva solo seguirla per tornare in sé.

La Luce di Iris. La luce che non proveniva dal suo fuoco, ma dal sole e dalla luna, una luce che non era violenta, ma forte e coraggiosa come l’altra sua bambina, quella che sorrideva per mostrarsi forte, perché per tutta la vita si era dovuta fingere tale per illuminare le giornate della sua amata sorella, ma che non ne avrebbe mai più avuto bisogno: sarebbe stato lui la luce che avrebbe illuminato il suo sorriso, e la forza che avrebbe sostenuto entrambe, perché è questo che fa un padre.

Percepiva nuovamente il suo corpo. Percepiva il dolore, l’aria fresca sulla pelle che gli pareva scottare come lava, il terreno sotto i piedi e l’odore di sale, cenere, neve, magia.

Poteva sentire… ma ancora non riusciva a vedere nulla, né a muovere un muscolo.

La sua anima era tornata al suo posto, e con essa le memorie delle sue bambine… poco gli importava di non sapere chi fosse, sarebbe stato felice di essere semplicemente un padre per loro… e se prima o poi gli fossero tornati i ricordi di sé, tanto meglio!

Eppure, gli pesava ancora una mancanza…

Lucy…Lucy…

Sentì allora delle parole d’amore e speranza, e poi di disperazione e sofferenza, ed infine un contatto con delle labbra.

LUCY!

Fu come respirare per la prima volta. La strinse a sé d’istinto, affinché non fossero mai più separati, e mentre i ricordi di lei portavano con loro anche i suoi, aggiustando i pezzi rimanenti del suo cuore e della sua memoria, finalmente fu in grado di vedere di nuovo il mondo.

E fu felice che il mondo che vedevano i suoi occhi verdi era composto da un paio di amati occhi nocciola, lucidi di lacrime ma contornati dal sorriso più meraviglioso che avesse mai visto.

Il Calore di Lucy. Il suo amore, che mi scalda più del fuoco di Igneel, che brilla in me e che dà forza al fuoco che mi scorre nelle vene. Quel calore che abbiamo condiviso questa notte per la prima volta, ma che è esistito in noi fin dall’inizio, che è sopravvissuto al tempo ed alla lontananza, continuando a crescere inesorabile. Il suo Calore è il nostro Amore, che le ho giurato di difendere per tutta la vita. Perché io sono Natsu Dragneel, il suo Compagno, un mago di fairy Tail. Ed io posso essere me stesso solo se c’è lei al mio fianco.





Note:
Che potrei dire, a parte chiedere in ginocchio perdono per il ritardo? Ormai temo sarete quasi abituati...
Perciò vi dico solo... Buon Natale.
Spero che un capitolo così corposo vi ripaghi dell'attesa, anche so ho dovuto usare appositamente uno stile un po' confuso, ma questo perchè Natsu stesso è confuso, e solo grazie alle tre donne della sua vita riesce a tornare tra noi.
Ancora Buon Natale, e buone feste! Ci sentiremo l'anno prossimo.
Flos Ignis
 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Donami il tuo potere ***


DONAMI IL TUO POTERE


 


 

Era finalmente felice.

Aveva compiuto il suo dovere come amica e come maga di Fairy Tail.

Natsu-nii… no, il suo papà era tornato come prima, e per una volta poteva essere orgogliosa di sé stessa, consapevole di averlo aiutato. La sua magia aveva salvato qualcuno, una vita che le era infinitamente cara era salva anche grazie a lei.

Era così felice, e così stanca… così tanto che il suo piccolo corpo era quasi collassato dopo aver compiuto quell’Unison Raid con sua sorella.

C’era ancora così tanto da fare però, non poteva proprio addormentarsi in quel momento. Per prima cosa doveva assicurarsi che anche Iris fosse cosciente, dopodichè verificare come se la stessero cavando i suoi amici contro Zeref.

Sforzò al massimo la sua mente provata per non cedere all’oblio dei sensi, ma per quanto fosse forte la sua ostinazione i limiti del suo corpo le impedivano anche solo di sollevare le palpebre.

La frustrazione diede il via libera a quelle lacrime che il suo orgoglio aveva bloccato fino a quel momento: davvero non poteva fare più nulla?

Il mago che aveva ferito così tante persone era a pochi passi da lei, e aveva attaccato nuovamente al solo scopo di prendere la sua magia. Tutti i suoi amici si stavano impegnando al massimo per sconfiggerlo, rischiando ogni cosa solo per proteggerle: doveva alzarsi subito, andare da loro ad aiutarli.

Sarebbe tutto più facile se ti arrendessi.’

Di chi era quella voce? Le faceva paura. Perché aveva un tono così suadente? Cosa stava succedendo?

Dimenticavo che sei solo una bambina: un potere così grande, per un corpo così piccino… ti sei già sforzata abbastanza, sei stata davvero brava. Ora riposati, e non pensare più a nulla. Finirà tutto in un attimo, e poi sarai libera.’

Libera da cosa? La stanchezza le pesava sulla mente come un macigno insopportabile, ma se si fosse addormentata sarebbe successo qualcosa di terribile, se lo sentiva. Parole così confortanti nascondevano certamente una trappola.

Io non mento, non hai nulla da temere. Quel potere così grande… posso liberarti da quel peso che porti dalla nascita. Lasciati andare, riposati: mio fratello ti sta allevando bene ed io non voglio causargli sofferenza, perciò non devi temere per la tua vita.’

Suo fratello…? Zeref! Perché voleva il suo potere? E perché sentiva che, nonostante le promettesse qualcosa di così pericoloso, non aveva nulla da temere? Perché… aveva percepito così tanto dolore in quell’antica voce?

Natsu ha sofferto molto a causa mia. Voglio che sia felice, ma soprattutto libero: l’unico modo per farlo è che io sparisca da questo mondo, ma per farlo ho bisogno del tuo aiuto e di quello di tua sorella. Mi serve la vostra magia, per poter finalmente morire.’

Morire… il mago immortale che aveva causato incommensurabile dolore ad un’infinità di innocenti, aveva come unico desiderio quello di morire e di lasciare suo fratello libero dal peso del loro legame. Perché quella storia le sembrava terribilmente familiare?

Non poteva dire di non capirlo, lei stessa aveva desiderato sparire per il bene di Iris, cosicchè la sua presenza non le avrebbe causato più problemi. Perché lei lo sapeva, che era stato solo per lei che la sua amata gemella era diventata così com’era: forte e indipendente, ma anche diffidente e cinica. Non aveva avuto il coraggio di andarsene dal suo fianco, era stata così egoista da imporre il peso della sua esistenza interamente su quelle esili spalle. Però… però…

Dunque tu capisci il mio dolore? Non voglio il tuo potere per distruggere, mi servirò di esso unicamente per scomparire. Ora, chiudi gli occhi: non proverai alcun male, e nessuno di voi sentirà più parlare di me.’

Le sembrava di vedere una pallida mano tesa verso di lei, ma non poteva essere: i suoi occhi erano ancora chiusi, nonostante la mente continuasse a restare vigile, in perenne stato d’allerta. Il suo inconscio aveva percepito ancor prima della ragione che si stava avvicinando sempre di più alle fauci di un predatore invincibile, pronto a divorarla, lei, ingenuo e fragile coniglietto.

Angie non era un coniglietto, esitava perché vedeva il pericolo innanzi a lei… ma quello stesso pericolo avrebbe potuto trasformarsi in salvezza.

Se gli avesse ceduto le sue Ombre molte persone sarebbero state felici, lei non avrebbe mai più dovuto soffrire, perché Zeref sarebbe sparito per sempre. Era forse giusto così? Davanti a quella cella aveva orgogliosamente dichiarato che non avrebbe mai rinunciato alla sua magia, la sua essenza, solo per riavere indietro un padre. Ne era ancora fermamente convinta.

Ma se dire addio al suo potere le avrebbe permesso di salvare la sua famiglia, tutti i suoi amici, la gilda che l’aveva accolta e tutti coloro che in quel momento erano accorsi in loro aiuto contro il Mago Nero…? Avrebbe potuto accettare un compromesso del genere?

. Se questo era ciò che avrebbe salvato tutti, l’avrebbe fatto senza esitazione.

Aveva giurato che sarebbe giunta davanti a sua madre solo dopo aver usato la sua magia per fare del bene a tutti, in modo da non essere disprezzata dalla donna che aveva dato la sua vita per mettere al mondo le sue bambine, consapevole del prezzo che avrebbe pagato.

Ma rinunciando a quella stessa magia che la componeva e che avrebbe potuto aiutare la gente, avrebbe comunque compiuto il suo giuramento. E liberando Natsu dall’ombra di quel legame di sangue che nemmeno sapeva di portare con sé, forse avrebbe in parte riscattato la colpa che da sempre tentava di incrinare il legame con Iris.

Era pronta, aveva deciso. Avrebbe ceduto la sua magia.


 

Zeref sorrise.

L’Ombra aveva ceduto alla seduzione dell’oblio.


 


 


 

Il tempo sembrò congelarsi. Ogni cosa intorno a loro assunse una sfumatura grigia e malsana, il sangue che scorreva dalle ferite pareva nera pece sotto quel sole bianco come la luna, mentre una forma di tenebra più compatta delle altre avanzava sul campo di battaglia.

Camminava lento, il mago immortale. I suoi innumerevoli anni avevano donato perizia e potere alla sua magia e calma ai suoi movimenti autorevoli ed eleganti: durante il combattimento, si era mosso con un’efficienza impeccabile nonostante i tanti avversari con cui si era dovuto scontrare.

Un passo dopo l’altro, le ferite si rimarginavano e l’aura di pericolosità che fino a quel momento era stata tenuta segregata in un angolo della sua mente tornava prepotente a circondarlo nel suo manto di morte.

Impossibilitati a muoversi, troppo feriti per spezzare quella malia che aveva reso cemento i loro muscoli e veleno l’aria che restava immobile intorno a loro, Fairy Tail e tutti i suoi alleati assistettero impotenti a quella sfilata di morte che portava il Boia davanti alla Vittima prescelta.

Quando arrestò i suoi passi, il terrore prese possesso delle loro menti, ma le loro voci rimasero intrappolate e non poterono urlare per la rabbia e la paura.

La piccola Angie, ancora stesa a terra immobile, i lunghi ricci scuri come la notte a coprirle il volto, veniva studiata in ogni dettaglio da quegli occhi di tenebra che avevano assistito al susseguirsi dei secoli.

-Davvero un corpo minuto, per tutto quel potere.-

Quasi con deferenza, si inginocchiò davanti a lei, chinando leggermente il capo.

-Grazie per il tuo sacrificio. Farò buon uso di esso, come ti ho promesso.-

Allungò la mano verso di lei, diretto a quel cuore così piccolo… ma tanto grande da aver provato compassione per il suo nemico, tanto generoso da offrirsi spontaneamente per il bene delle persone che in esso avevano inciso i loro nomi.

La Contraddizione con cui era stato maledetto lo fece esitare per un momento, donando al suo volto l’ombra di quel sorriso così triste che solo la sua amata fata aveva potuto illuminare per un poco.

-Se le cose fossero andate diversamente, avresti potuto esser mia nipote… grazie, piccola, per la felicità che hai donato al mio amato fratellino.-

Senza più esitazione, si sporse ancora. Senza poter raggiungere il suo obiettivo.

Guardò sconcertato le bruciature sul suo braccio, rendendosi conto che non guarivano velocemente come le altre. Si voltò verso quella fonte di luce, rimanendo leggermente sorpreso di ciò che vide.

-Dunque esiste ancora qualcuno in grado di usarla… la magia delle stelle. Natsu ha scelto una Compagna interessante.-

-Allontanati da lei.-

-Avere ancora tutta questa forza, nonostante tu abbia bloccato ed invertito la trasformazione del demone E.N.D., sono francamente impressionato.-

-Ti ho detto di ALLONTANARTI DALLA MIA BAMBINA!-


 


 


 

-Come riesci a muoverti, nonostante la mia magia sia così densa e pregna di particelle anti-ethernano, tanto che nessuno dei tuoi alleati riesce a muoversi…?-

-Le stelle mi proteggono: la loro luce non è così semplice da vincere.-

-Mi trovi perfettamente concorde. Tuttavia, essa non è neppure lontanamente in grado di sconfiggermi. Non nelle tue mani, non con questo tuo livello.-

-Non m’importa. Hai pestato i piedi alla gilda sbagliata: ancora non l’hai capito, che noi fate non ci arrendiamo mai? URANOMETRIA!-

Zeref schivò quell’attacco come se non lo preoccupasse minimamente, mantenendo sul volto quel mezzo sorriso che poteva significare tutto e niente, sia un atto di cortesia che una presa in giro. Lucy non lo sapeva, ma in quel momento pensava solo a come farlo allontanare dalle gemelle. Erano chiaramente loro il suo bersaglio, e le era quasi scoppiato il cuore quando aveva visto la sua piccola così vicina al perdere la sua magia… perché con essa, avrebbe perso anche la vita.

-Se vuoi perseguire il tuo scopo, dovrai prima uccidermi! Non te le lascerò sfiorare nemmeno con un dito!-

-Se la metti così, ti accontento subito-, sentì l'eco di quelle parole, mentre il nemico spariva.

-Ma cos…-

Un violentissimo colpo allo stomaco, l’impatto col terreno: Lucy non riuscì a respirare per diversi secondi, e quando tentò di rialzarsi fu certa che le avesse incrinato almeno una costola con quel pugno.

-Vorrei evitare di ucciderti, perciò resta lì e osserva insieme ai tuoi preziosi nakama il vero potenziale della magia. La Maledizione che mi impedisce di morire è detta Contraddittoria per un motivo: rende incoerenti i miei pensieri, dona vita eterna a me sottraendo la vita a chi amo e agli esseri viventi che incontro… si può dire che questa maledizione concili forzatamente gli opposti. Perciò, l’unico modo per eliminarla è utilizzare due magie complementari ed opposte, abbastanza forti e pure da contrastare il male che ha ormai messo profonde radici nella mia anima.-

-Come se mi importasse di cosa può accadermi, mentre minacci la mia famiglia! Non mi interessa capire cosa ti spinge a farlo, perché invece mi è fin troppo chiaro che il tuo gesto porterà morte e sofferenza alle persone che amo.. e questo non posso accettarlo!-

Non aveva mai usato quella magia in combattimento. Aveva detto a Natsu che non sapeva quanto fosse diventata forte durante l’anno che avevano passato separati, ma la verità era che lei stessa non era ancora riuscita a capire precisamente di quanto fosse migliorata. Si era allenata moltissimo, aveva forzato i suoi limiti e li aveva superati: tutto, al solo scopo di ricongiungersi alla sua famiglia e non lasciarla più andare.

Non poteva permettersi esitazioni o paure, non in quel momento. Avrebbe affidato ogni cosa alla sua magia.

-Secondo il contratto che ho stipulato con te, luminoso astro, donami il tuo potere! Io lo reclamo… vieni da me, Eltanin, Testa del Drago!-

La luce che la maga degli spiriti stellari evocò era quella di una stella, ed emanò un bagliore così puro da spezzare l’incanto del mago. Coloro che erano rimasti bloccati fino a quel momento tornarono finalmente a respirare, come dopo un lungo periodo di apnea.

Quasi nessuno sapeva che, tra i maghi celesti, alcuni eletti dalle stelle acquisivano il diritto di possedere una Chiave speciale, che veniva creata dallo stesso mago una volta stipulato il contratto e compiuta l’evocazione: in quel momento tra le mani di Lucy apparve una chiave bianca e rossa che pulsava di energia, la stessa che aveva avvolto la ragazza per qualche istante durante la sua lotta contro E.N.D.

L’aspetto di Lucy non era cambiato di una virgola, ma per gli occhi esperti di Zeref nulla in lei era rimasto uguale: le sue ferite si erano rimarginate grazie all’energia prestatale dalla stella, lo spirito indomito si era cristallizzato in una determinazione adamantina, ed il suo potere era vertiginosamente aumentato.

Sorrise, per nulla impensierito.

-Mi devo complimentare con te. Hai sciolto la mia magia e hai evocato un potere che ben pochi nella storia sono stati in grado anche solo di comprendere. Inoltre, trovo interessante la scelta stessa della stella con cui hai firmato il contratto. Non sono un esperto di questo ramo della magia, ma in questo modo dovresti esserti garantita una grande fonte di potere, oltre che una vita leggermente più lunga, mi sbaglio?-

-Tutto corretto. Se riconosci il potere che ho tra le mani, allora saprai che al momento mi trovo in vantaggio. La luce delle stelle ha un vantaggio naturale sulla tua magia di tenebra e morte.-

-Oh, non lo metto in dubbio. Ma sai, per quanto tu sia forte… io lo sarò sempre più di te, e di chiunque altro.-

Si lanciarono contemporaneamente all’attacco. Lucy era veloce e precisa, non era mai stata brava negli scontri corpo a corpo, ma per effettuare quel tipo di contratto si era allenata ad essere flessibile nello stile di lotta. E per quanto ora avesse liberato i suoi nakama, erano tutti o troppo feriti o svenuti per poterle dare supporto, quindi stavolta era lei a doverli difendere tutti quanti.

Ma per quanto Lucy fosse migliorata… non era ancora al livello del più grande mago mai esistito.


 


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Insieme ***


INSIEME




A Manto, perché anche se non abbiamo lo stesso corredo genetico, condividiamo la stessa anima. Iris ed Angie...siamo noi.



 

Era un gioco per Zeref neutralizzare gli attacchi della maga degli spiriti stellari.

Il miglioramento di lei era stato senza dubbio notevole, ma era ancora così acerbo il suo potere! Avrebbe dovuto allenarsi ancora per centinaia di anni per essere in grado di sconfiggerlo.

Nonostante ciò, si era meritata il suo rispetto, e per diversi motivi: non solo era stata in grado di risvegliare un potere raro e potenzialmente pericoloso per lui, ma aveva anche conquistato il cuore del suo fratellino.

Non aveva intenzione di ucciderla, non ne avrebbe ricavato nulla, tuttavia lo stava testardamente intralciando, e non intendeva aspettare un minuto di più per concludere la sua vita. Non voleva vedere un altro tramonto, scagliare un nuovo incantesimo… spegnere altre vite.

Quel giorno sarebbero morti in tre, e poi mai più nessuno a causa sua e della sua maledizione. Gli servivano i poteri di quelle bambine, e poi, finalmente, avrebbe ottenuto la pace eterna.

 


-Ehi, stai bene? Forza, svegliati! Devo portarti subito via da qui.-

Iris aprì faticosamente gli occhi, ancora distrutta dalla fatica per quell’incantesimo così complesso. Non le ci volle molto tuttavia, anche nella sua condizione semicosciente, per capire che intorno a lei si stava svolgendo uno scontro furioso. Percepiva sulla pelle la sensazione della magia che addensava l’aria, oltre alle estese onde d’urto provocate da sinistri scoppi.

-Brava, così. Lo sapevo che sei una ragazza forte.-

La piccola Alchimista della Luce conosceva quella voce gentile: era la stessa che l’aveva consolata nell’infermeria della gilda senza neppure conoscere il suo nome, e conosceva quegli occhi di brace che la stavano scrutando preoccupati a pochi centimetri di distanza… Troppo pochi.

L’istinto la fece scattare violentemente, ma la presa di quel ragazzo era ben salda e la tenne stretta a sé mentre correva per il campo di battaglia, proteggendo con il suo corpo il prezioso carico che stava trasportando.

-Tu…tu sei…-

-Mi chiamo Rogue, non credo di essermi presentato l’altro giorno. Ti chiedo scusa per la rudezza, ma dobbiamo fare in fretta, perciò tieniti ben stretta.-

-In fretta…? Dove mi stai portando?-

-Userò le mie ombre per portare te e tua sorella alla vostra gilda, dove potrete essere curate e protette. Zeref mira a voi due, dobbiamo andarcene al più presto, Lucy non potrà trattenerlo ancora a lungo.-

-Ma cosa dici? Nonostante la stanchezza, lei continua a combattere! Non puoi sapere come andrà a finire, e io non me ne andrò di certo prima che questa storia finisca, in un modo o nell’altro!-

-Ragiona, non sei nelle condizioni per…-

-Non mi interessa! Non abbandono la mia famiglia nascondendomi come una vigliacca!-

-Se resti, morirai!-

-Non mi importa! Devo…-

Un’esplosione a distanza ravvicinata li fece volare a centinaia di metri di distanza: a fermarli fu solo l’impatto contro i primi alberi del bosco che costeggiava Magnolia.

-Ti sei fatta male?-

-No, sto bene, ma tu…-

Iris sgranò gli occhioni grigi per l’orrore, vedendo tutto quel sangue macchiare il mantello del suo soccorritore. Non se n’era accorta subito, ed ora che riusciva a riflettere più lucidamente si diede della sciocca: un volo del genere avrebbe dovuto quanto meno ferirla, eppure non risentiva di dolori ulteriori rispetto alla stanchezza che ancora le intorpidiva i muscoli per aver aiutato Natsu.

Rogue l’aveva protetta con il suo corpo.

-Non dovevi… perché l’hai fatto?-

Non poteva mettersi a piangere, non voleva…

Le piaceva quel ragazzo, era stato così gentile con lei, non doveva farsi male a causa sua… non anche lui. Non anche quel giovane drago che aveva gli stessi occhi malinconici di Angie, il suo stesso cuore fragile e l’animo di un guerriero che ha conquistato ogni briciola della sua nobiltà, strappandola dalle grinfie subdole del male che alberga in ogni essere umano. Non conosceva nulla di lui, ma il suo infallibile istinto le aveva suggerito dal primo istante che poteva fidarsi, ed i suoi occhi lo stavano verificando anche in quel momento: avrebbe potuto scappare, salvarsi la vita, ma la stava mettendo in gioco per lei, per portarla lontano da chi voleva farle del male.

Lei, una piccola sconosciuta a cui non doveva assolutamente nulla. Rischiava ogni cosa…solo per lei.

-Davvero, sono solo graffi, non c’è da preoccuparsi. Ascoltami: tu sei esausta, e finchè resterai qui Zeref non se ne andrà. Nessuno di noi vuole vedere te o la tua gemella cadere nelle sue mani, perciò permettimi di aiutarti. Non voglio ti accada nulla, perciò ti prego… vieni con me.-

Alzandosi torreggiava su di lei, già piccola di statura, come un gigante, ma non le incuteva alcun timore: l’oscurità che dimorava in quel ragazzo era molto simile a quella con cui era nata Angie, e per tanto lei la conosceva bene, sapeva che non le avrebbe fatto alcun male. Il suo sorriso poi, era rassicurante come poche altre cose al mondo. Quando le porse una mano per alzarsi, come un gentiluomo d’altri tempi, per un secondo si sentì arrossire, ma poi scosse la testa.

Cosa le stava accadendo? Era stata solo una sua impressione, o quando rubino e argento si fondevano insieme il suo cuore accelerava i battiti?

Ma non era quello il momento per pensarci. Afferrò quella mano tesa, decisa a fare la cosa giusta.

-Non me ne vado. Sono una maga di Fairy Tail, non abbandono i miei nakama, non scappo mentre le persone che amo restano a combattere! Mi dispiace, Rogue-san, ti ringrazio per la premura… ma non scapperò mai.-

-Sei una piccola testarda, non è vero? È da quando ti ho vista la prima volta che penso tu assomigli molto a Sting, il mio migliore amico. Ci chiamano i Draghi Gemelli, infatti per me è più simile ad un fratello che ad un amico. Lui avrebbe risposto la stessa cosa. E lo capisco, TI capisco davvero, ma se non sono mai riuscito a far ragionare lui, almeno ci dovevo provare con te. Non trovi?-

Ormai riusciva a reggersi perfettamente in piedi senza sforzo, perciò si staccò dal braccio che ancora la sosteneva, ponendosi faccia a faccia con quel premuroso mago che aveva faticato tanto solo per lei.

Sorrise, perché anche se la situazione era rimasta invariabilmente a loro sfavore, ora lei, per il solo fatto di aver scoperto altre persone che l’avevano a cuore, si sentiva invincibile.

-Ti chiedo molto, Rogue-san, ma potresti aiutarmi a recuperare Natsu-nii e mia sorella? C’è bisogno anche di loro per sconfiggere Zeref.-

-D’accordo, andrò a cercarli. Tu però aspettami qui, chiaro?-


 

-Non serviva che mi mandassi a chiamare, sono qui sorellina.-

Angie apparve da dietro un albero, il volto pallido e triste ricordava quello che mostrava fino a pochi mesi prima, ma per il momento Iris ci passò sopra, troppo felice di vederla viva e relativamente in salute.

-Angie! Meno male che stai bene, ero così preoccupata per te! Da quanto eri lì? Ho appena chiesto a Rogue-san di venire a cercare te e Natsu-nii… a proposito, hai visto che ce l’abbiamo fatta? Questo prova che insieme possiamo fare qualunque cosa!-

-Iris… non mi sento in vena di festeggiamenti. Scusa.-

Il sorriso che fino a quel momento aveva illuminato il volto della gemella della luce si spense, sostituito da un’espressione preoccupata: era certa di vedere qualcosa di sospetto nel cuore di sua sorella, qualcosa che la spaventava molto…

-Cosa è successo? Dove sono Natsu-nii e Lucy-nee?-

-Stanno ancora combattendo, ma fino a poco fa stavano bene. Quando mi sono svegliata, Lucy-nee mi sembrava in difficoltà, quindi ho svegliato Natsu-nii e lui mi ha mandata a cercarti. Lui ovviamente si è precipitato immediatamente in mezzo alla mischia, e subito dopo anche altri li hanno raggiunti. Hanno detto che guadagneranno abbastanza tempo per permetterci di andarcene, mentre loro finiscono il combattimento.-

Felice che i suoi ‘genitori’ non stessero combattendo da soli, Iris si permise di rilassarsi un po’, ma lo strano comportamento della sorella ancora restava senza spiegazione. Perché aveva di nuovo gli occhi così tristi? Perché le mostravano di nuovo un’anima tormentata, come ormai non accadeva più da tempo?

-C’è dell’altro, vero? Avanti, parla, o non potrò aiutarti!-

Angie esitò ancora per un istante, ma poi le sue emozioni presero il sopravvento su di lei.

Si accasciò a terra, in preda alle lacrime, ma non ruppe mai il contatto visivo con Iris: era troppo importante ciò che aveva da dirle, doveva essere certa che lei capisse le sue ragioni… e non la odiasse per quello che aveva deciso di fare.

-Zeref ha parlato con me, mentre ero svenuta… ha detto che i nostri poteri gli servono per… morire. Capisci? Non vuole più fare del male a nessuno, vuole solo smettere di portare morte e sofferenza ovunque vada. Ha passato centinaia di anni preda di una maledizione orribile… qualunque siano stati i suoi crimini, qualunque peccato abbia commesso, io penso che abbia sofferto abbastanza.-

Angie distolse solo per un attimo lo sguardo, ed in quella frazione di movimento vide le intenzioni della sua gemella.
-Sorellina… tu vorresti… dargli la tua magia?-

-Sì. Ma io da sola non potrò fare molto… L’hai detto anche tu prima, no? Che insieme possiamo fare grandi cose. E solo dandogli entrambe la nostra magia potremo porre fine a tutto questo.-

Quanto le era costato dirle tutto quello? Oh, la sua amata sorellina, quanta pena doveva aver patito anche solo per decidere di parlargliene…

-Ho capito Angie, non temere.-

Le prese il volto tra le mani, sorridendole dolcemente mentre le asciugava le lacrime. Era come tornare indietro nel tempo, ma questa volta il motivo di quelle stille salate non era la paura o l’orrore per se stessa, bensì la colpa per averle chiesto qualcosa di così terribile… e l’amore che l’aveva portata a parlargliene.

-Io avrei fatto lo stesso, sorellina.-

Questo parve sollevare un macigno dall’animo sensibile dell’Alchimista delle Ombre.

Era vero: se fosse stata lei a parlare con Zeref, avrebbe preso la stessa decisione. Per entrambe la parte più dura non era decidere di sacrificare se stesse e la propria magia… bensì chiedere all’altra metà della loro anima di fare lo stesso, poiché da sole il loro potere non era abbastanza.

Tuttavia…

Tuttavia, proprio considerando tutto ciò che avevano passato, non potevano sperare di cavarsela l’una senza l’altra. Erano nate in due corpi distinti ed autonomi pur avendo una stessa anima, e questa loro unione era ciò che davvero serviva al mago Zeref: non due semplici poteri complementari, bensì due poteri complementari insieme.

Erano nate e cresciute insieme, avevano imparato a parlare, camminare e fare magie insieme, avevano pianto, riso, sofferto e gioito insieme… era il loro destino, morire insieme. Il solo pensiero di vivere l’una senza l’altra era qualcosa di insopportabile, un’indicibile storpiatura di un’opera altrimenti perfetta, tale solo in quanto composta da due metà.
Alla fine, era solo di quello che si trattava: era toccata ad Angie questa decisione, ma era stato solo un caso, poteva benissimo essere Iris a dover scegliere. Il risultato, comunque, non sarebbe cambiato.

Nessuna delle due avrebbe sopportato di vivere o morire senza avere al proprio fianco la gemella.
 

Iris prese per mano sua sorella per l’ultima volta, con più forza di quanta ne avesse mai usata, al solo scopo di nascondere la sua paura e calmare quella dell’altra, proprio come avevano sempre fatto. Si incamminarono verso la fonte di quei boati che risuonavano nell’aria, portando con sé refoli di magie tanto diverse tra loro, unite al solo scopo di sconfiggere il male.

Ma quale male stavano combattendo? Il mago… no, loro due non avrebbero affrontato il mago, bensì la sua maledizione. Ormai decise, uscirono dal loro riparo, trovandosi dinanzi ad uno spettacolo che fece stringere i loro piccoli cuori. La loro famiglia, tutti i loro amici… erano tutti a terra, sfiniti.

-ZEREF!- urlarono insieme, come una persona sola.

Non c’era più tempo per l’indecisione. Avevano degli amici da salvare, e un nemico da aiutare.


 



Note:
Salve a tutti, spero vivamente di non avervi fatto aspettare troppo… anche se dubito, purtroppo… ahimè, sono terribilmente spiacente… di nuovo.
Comunque, sappiate che ho messo cuore e lacrime in questo capitolo, perché gente… io non sapevo cosa sarebbe accaduto in questo capitolo fino a cinque minuti fa, quando ho messo il punto ed ho riletto ciò che ho scritto di getto, per puro istinto.
Spero non me ne vogliate per come si sta dipanando la trama… dico solo che ho un paio di assi nella manica per… deviare la situazione.
Ancora un po’ di pazienza… ci siamo quasi. Il traguardo è vicino.
Hope you like it!
Flos Ignis

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Un unico cuore ***


Un unico cuore




-Dunque avete deciso di venire con me spontaneamente?-

Le gemelle annuirono, in perfetto sincrono, stringendosi convulsamente le piccole mani: Iris tremava, Angie era sull’orlo delle lacrime, ma nessuna delle due aveva intenzione di cambiare idea.

Tornare indietro, non si poteva: sarebbero sopravvissute, ma Zeref avrebbe continuato a cercarle, non si sarebbe fermato fino a quando non avrebbe ottenuto il potere di morire e chiunque l’avrebbe ostacolato avrebbe sofferto.

Andare avanti, era l’unica soluzione: sarebbero morte e Zeref subito dopo di loro, ma i secoli di dolore che aveva provato e diffuso ovunque andasse sarebbero finiti per sempre.

Sentivano la paura che galoppava furiosa nelle vene al ritmo impazzito del cuore, potevano percepire le pulsazioni l’una dell’altra tramite la stretta spasmodica delle loro dita intrecciate: ed era solo grazie a quel minuscolo contatto che riuscivano ancora a camminare, seppur lentamente, incontro al destino che avevano scelto.

Ma c’era chi non era disposto a tollerare un sacrificio di tale portata.

-NO!-

 


Lucy era stata magnifica. Aveva combattuto con una grinta ed un coraggio che l’avevano resa più bella e fiera che mai ai suoi occhi e Natsu si era innamorato ancora una volta della sua Compagna.

Era stata la sfida più dura della sua vita, aveva avuto paura di perdere, ma aveva raccolto tutta la sua magia e la sua forza e aveva lottato fino allo stremo con tutta sé stessa.

Quando era caduta e non si era più rialzata, il cuore del Dragon Slayer di fuoco si era fermato per un istante, dopodiché la sua anima aveva ruggito e l’istinto aveva vinto le resistenze del corpo: ignorando le ferite doloranti causate dalla metamorfosi che aveva subito, si era sforzato di raggiungerla, temendo per la sua vita.

Lei teneva gli occhi chiusi, era pallida il rosso del sangue che sgorgava dalle ferite, ma respirava regolarmente: era solamente svenuta per fortuna. Una colata di miele sul cuore sanò le sue paure sentendo il battito di Lucy, e Natsu rilassò appena i muscoli tesi.

Zeref, suo fratello, era l’unico rimasto in piedi.

Era una situazione disperata, ma lui non avrebbe mai mollato, doveva rialzarsi e affrontarlo: era compito suo sconfiggerlo, sentiva che doveva batterlo ad ogni costo. Nonostante fosse sangue del suo sangue, stava facendo soffrire la sua gilda, la sua famiglia e minacciava la vita della sua Compagna e delle sue bambine.

Lui e Zeref si stavano fissando, ma qualcosa interruppe quel contatto prima che potessero intuire i pensieri l’uno dell’altro.

Iris e Angie erano apparse, mano nella mano, quando le credeva al sicuro grazie a Rogue, che gli aveva giurato di proteggerle e portarle via, al sicuro.

Cosa ci facevano lì? Perché erano tornate indietro?

-Dunque avete deciso di venire con me, spontaneamente?- pareva quasi sorpreso mentre poneva quel quesito che avrebbe cambiato ogni cosa.

Le gemelle annuirono.

Disperazione, era tutto quello che provava.

Per le sue bambine, che avevano deciso di sacrificarsi.

Per la vita che non avrebbero vissuto, per l’amore che non avrebbero provato, per le avventure che non avrebbero vissuto, per gli amici che non avrebbero incontrato.

Non ci stava. No, no, no…

-NO!-

Non lo avrebbe mai permesso.

Il fuoco che si era momentaneamente sopito dentro di lui si riaccese, brillante come mille soli, e crebbe, crebbe, crebbe fino ad esplodere ed ogni sua cellula si infiammò di paura, rabbia, amore.

Una volta il master gli aveva detto che le sue fiamme venivano alimentate dai sentimenti: in ogni situazione rischiosa in cui si era trovato aveva sempre avuto un motivo in più per continuare a lottare, una fonte in più da cui attingere forza.

Ed è proprio ciò che accadde in quel momento.

Le sue bambine si stavano avvicinando sempre più a Zeref, avevano accelerato il passo quando lo avevano visto prendere fuoco, nuovamente preoccupate per lui.

Si diede una spinta, ignorando muscoli ed ossa che gridavano oltraggiati, partendo a razzo per arrivare prima di loro a fronteggiare il mago immortale. Probabilmente aveva lasciato un solco sul terreno dato il suo impeto, ma non poteva fregargliene di meno in quel momento.

Un attimo prima osservava da lontano le loro vite accorciarsi man mano che avanzavano incontro al destino che avevano scelto, mentre ora stava a pochi centimetri di distanza da un paio di occhi neri che lo guardavano con interesse; ora che la malinconica sensazione che provava dentro di sé ogni volta che lo incontrava aveva trovato una spiegazione, non c’era più nulla a trattenerlo inconsciamente.

Il suo fuoco si espanse, impetuoso e quasi incontrollabile, bruciando l’aura di magia nera che avvolgeva il suo nemico, costringendolo ad arretrare precipitosamente.

Ma se da una parte Zeref veniva ferito da quelle fiamme calde come il sole, dall’altra Iris e Angie vennero piacevolmente accolte in quello scudo caldo come il cuore del loro papà e dopo di loro anche Lucy, Erza, Levy, Gajeel, tutti i loro amici accorsi dalle rispettive gilde… e anche se in quel momento non potevano saperlo, tutti i loro nakama rimasti ad aspettarli alla gilda furono avvolti da quello stesso fuoco.

I loro cuori divennero uno solo, le loro anime urlavano a gran voce l’incondizionato e totale sostegno e l’incrollabile fiducia in loro, nella loro promessa di proteggersi tutti a vicenda e di tornare a casa a festeggiare la vittoria.

Natsu li percepiva tutti, sentiva tutte le loro voci alimentare il fuoco che lo circondava sempre più selvaggio, espandendosi mano a mano che un altro cuore si univa al canto del loro inno alla vittoria.

C’era Ji-chan, il vecchio Makarov, che amava la sua gilda come una famiglia, e tutti loro come fossero suoi figli.

C’erano Mirajane, Elfman e Lisanna, che erano giunti da loro cercando un luogo in cui, nonostante l’aspetto, nessuno li avrebbe mai considerati demoni malvagi.

C’erano Laxus e il suo team, che avevano perduto la ragione per un po’, ma poi si erano pentiti ed ora si ergevano orgogliosi come prima linea di difesa quando si trattava di proteggere la città di Magnolia.

C’era Gildarts, che era il suo idolo, il suo mentore e l’avversario che avrebbe determinato quanto sarebbe diventato davvero forte.

C’era Romeo che lo ammirava e voleva diventare come lui.

C’era la piccola Wendy, che aveva già perso una casa e non meritava di vederla nuovamente sparire sotto i suoi occhi.

C’era Gajeel, che era una Testa di Bullone insopportabile, ma era un fratello drago ed un prezioso nakama che aveva appena trovato la sua Compagna, Levy, con cui era cresciuto insieme ed era l’insegnante delle sue bambine, nonché la migliore amica della sua Compagna.

C’erano Gray ed Erza, il fratello e la sorella che la vita gli aveva mandato in dono, con cui aveva fatto a botte ogni giorno per più di dieci anni, ma se aveva avuto bisogno di aiuto era a loro che si era sempre rivolto, volta dopo volta, finchè affidare a loro la sua stessa vita era diventato naturale come respirare. Si era ripromesso che, non appena quella storia fosse stata definitivamente risolta, sarebbe toccato a lui questa volta aiutare loro, perché nonostante quello che pensavano in molti stupido non era, e aveva visto i loro cuori sofferenti per amore: era tempo che questo cambiasse.

Ed infine, ultime ma non ultime, c’erano Lucy e le sue bambine.

Lucy che era stata sua amica, ed ora era l’amore della sua vita: lei che gli aveva insegnato il lavoro di squadra, che aveva allontanato i suoi incubi e che gli aveva insegnato ad amare… lei che con il suo sorriso, la sua luce aveva risvegliato l’uomo dentro il demone, salvandolo dalla metamorfosi che avrebbe ucciso il suo spirito, se lasciato a se stesso.

Iris ed Angie, che erano entrate nella sua vita quasi per caso, donandogli una gioia senza precedenti. Avevano reso lui e Lucy una vera famiglia, ed era soprattutto per loro che in quel momento aveva raccolto ogni grammo di magia che gli era rimasto, dal profondo di sé e dai cuori dei suoi amici.

Un paio di occhi smeraldini dai riflessi infuocati e un paio neri come pozzi di disperazione senza fondo si incontrarono nuovamente, ma fu l’ultima volta che accadde su questa terra.

I pensieri, i sogni, le speranze e i sentimenti di ognuno di loro alimentarono le fiamme di Natsu, e lui le usò per porre fine alla battaglia.

Avrei voluto conoscerti, fratello. Addio. Spero tu possa trovare pace.

Era stato un pensiero quasi affettuoso, ma in fondo, nonostante tutto ciò che aveva fatto durante il suo infinito peregrinare, restava suo fratello, colui che gli aveva restituito la vita.

La sua magia aveva ormai avvolto il mago nero, che improvvisamente smise di muoversi, di lottare, di cercare di scappare.


 

La Maledizione Contraddittoria impediva a Zeref di morire, sottraendo la vita a chi gli stava intorno: a quanto pareva, rubare la magia di Luce e Ombra delle piccole Alchimiste non era l’unico modo per spezzarla…non avrebbe mai pensato che sarebbe finita in quel modo, ma era giusto così.

La vita che aveva donato a Natsu era stata l’eccezione in quei quattrocento anni costellati di morte: come era andato contro se stesso per amore del suo fratellino, ora il sangue del suo sangue gli restituiva il favore, ponendo fine a secoli di solitudine e dolore. Nessun altro aveva il potere di fermarlo, neppure lui stesso: solo lui, solo Natsu aveva la forza e la determinazione necessarie. Non sarebbero state sufficienti da sole, ma la vita che gli aveva donato da bambino gli aveva fornito anche la possibilità.

Avvertiva un che di poetico in ciò che gli stava accadendo: la sua fine aveva il sapore di un antico equilibrio spezzato che finalmente veniva ripristinato.

Ora Zeref lo poteva comprendere: non sarebbe potuto essere nessun altro, perché nessun altro aveva costituito l’eccezione alla sua Maledizione.

Era una strana sensazione sentire un’intera eternità fluire via da sé, ma l’aveva così a lungo desiderata che ebbe l’impulso di piangere dal sollievo; insieme ad essa se ne stavano andando anche i peccati e le voci che avevano affollato la sua mente distorta, e la pace che aveva atteso e bramato come un assetato nel deserto era finalmente giunta a fermare il suo nero cuore.

-Ora possiamo andare.-

Mavis, la sua fata, era lì, proprio di fronte a lui… si trattava solo di una visione?

No…con la fine della sua vita, cessava anche la maledizione che aveva imprigionato la sua amata in quella condizione miserabile da fantasma immortale.

Si presero per mano, e finalmente i loro sorrisi nacquero grazie a sentimenti puri, genuini come solo la gioia di essere con la persona che più si ama al mondo può essere.

Se ne andarono in silenzio da questo mondo, lasciando ai sopravvissuti il compito di sanare le ferite e guarire i cuori.
Avevano fede in loro, perché avevano imparato una lezione importante: quando si trattava di proteggere i propri cari, Fairy Tail diventava imbattibile.

Perché i legami che si creano in una famiglia sono vincoli indistruttibili, e la gilda che portava con orgoglio il marchio delle fate era la famiglia più casinista, coraggiosa e amorevole che si potesse incontrare.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Epilogo ***


Epilogo
                  
 

A Manto, che ha amato questa storia quanto me, che ha dato l’ispirazione per le gemelle ed il loro magnifico legame: siamo noi, sorella mia, lo saremo sempre.
A Ori_Hime, un’anima romantica che apprezzerà sicuramente l’amore che verrà mostrato in questo capitolo finale.
A tutti gli amici che mi circondano: i miei nakama, i miei preziosi legami.

 
 
Furono necessari molti giorni per sanare le ferite di quella battaglia.
La sede della Gilda di FairyTail divenne un ospedale improvvisato, amici e alleati venivano momentaneamente ospitati da loro.
Il master Makarov era stato per giorni in lacrima-conferenza con i membri del consiglio, rassicurandoli sul fatto che sì, stavolta era sicuro, il mago Zeref era definitivamente morto e tutta la magia che aveva disseminato nel continente era scomparsa insieme a lui: non ci sarebbero stati altri demoni, manufatti o sette di alcun genere che avrebbero portato il marchio del più grande mago nero mai esistito.
Erano stati acclamati come dei grandi eroi… per circa cinque minuti: poi era stata affrontata la questione dei danni alla periferia della città, delle spese per la ricostruzione, dei permessi per l’ambulatorio improvvisato, della riabilitazione pubblica dei membri della gilda indipendente Crime Sorciere…
Paradossalmente, il buon vecchio Terzo Master aveva ricevuto più critiche sulla gestione del pericolo in quella situazione che nell’ultimo anno.
Ci aveva guadagnato un mal di testa da record.
Makarov aveva scaricato le conseguenze addosso a tutti i suoi figli, spaccando timpani e mobilio tramite la trasformazione in gigante; molti di loro avevano accelerato la guarigione con metodi più o meno ortodossi pur di sfuggire a un tale concentrato di furia.
Le acque si erano calmate solo dopo molte urla e diverse ore di meditazione, imposte tramite l’ordine medico di una Porlyusika sbraitante all’urlo di: -Hai quasi novant’anni, stai fermo o ti cede il cuore, stupido!-
 
 
-Ho sentito bene?-
-Non è da te fare proprio questa domanda, Cobra!-
-È amore!-
-Potrò correre per il mondo veloce come il vento e libero come l’aria!-
-…-
Gerard Fernandez fu l’unico a non esprimere soddisfazione o incredulità per la sentenza appena emessa dalla principessa Hisui sui membri della sua gilda.
Assoluzione completa.
Secondo la legge erano maghi liberi; ma lui si chiese se fosse quella la redenzione che aveva sempre cercato, la fine di quella spirale infinita di colpe e dolore che l’aveva infettato da molti anni e che, come un morbo velenoso, si era diffusa a chi aveva avuto accanto.
Avrebbe mai perdonato sé stesso?
-Quindi ora Crime Sorciere è stata riconosciuta come gilda legale. Sono felice per te, Gerard.-
Il sole scarlatto che aveva squarciato la sua oscurità era di fronte a lui, splendida nonostante le bende bianche che ancora le fasciavano entrambe le braccia. I suoi capelli sembravano fili di seta rossa, e l’indistruttibile destino che li aveva legati fin dall’infanzia lui l’aveva sempre visto nella chioma scarlatta della custode del suo cuore.
-Ti ringrazio, Erza. Mi hanno anche nominato custode temporaneo di alcuni ex maghi detenuti per la loro riabilitazione e per il reinserimento nella società. Mi chiedo il motivo per cui la principessa abbia dato fiducia proprio a noi…-
-Non c’è nessuno più adatto a salvare qualcuno dall’oscurità di chi  in passato ne è stato vittima, uscendone vincitore.-
Titania gli rivolse il più fiducioso dei sorrisi e una volta di più lui si sentì un povero, piccolo e insignificante essere umano di fronte allo sguardo della dea cui aveva votato la vita.
Quella stessa vita che ora gli era stata restituita, senza più ombre concrete a minacciarla… una vita che non apparteneva solo a lui.
-Esci con me, Erza.-
Tutti i suoi compagni tacquero all’improvviso, Meldy ridacchiò sorpresa, ma nessun altro suono ruppe quell’istante infinito in cui gli occhi della sua Fata si erano inumiditi di commozione.
Le tese la mano, pronto ad afferrare lei, l’amore ed ogni cosa che potesse nascere da quel momento in poi tra loro.
Lei la afferrò con la solita sicurezza in volto, ma con dita tremanti: era l’attimo in cui i migliaia di frammenti delle loro vite finalmente non solo si riconoscevano e accettavano, ma iniziavano a fondersi insieme per creare l’armonia di una vita.
-Era ora che me lo chiedessi.-
-È quello che pensavamo anche noi, Master!- e tutti i suoi nakama scoppiarono a ridere, provocando un violento imbarazzo in entrambi.
Se Gerard si limitò a nascondere il rossore abbassando lo sguardo, Erza tirò fuori le sue fidate spade e iniziò a rincorrerli per tutto il piazzale della città.
Lui sorrise a quella scena, finalmente sereno.
 
 
-Perché Gray-sama è fuggito dall’infermeria?-
Il mago del ghiaccio fece una smorfia di disappunto a quella scelta lessicale, ma rispose comunque: -Era diventato insopportabile restare bloccato insieme a tutta quella gente! Siamo diventati un ricovero per pazzi da legare, perciò il permesso di uscita me lo sono preso di nascosto.-
-Ma le tue ferite…?-
-Sono guarito ormai, mi mancavano solo gli ultimi controlli. Piuttosto, devo parlare con te.-
Juvia era venuta a trovarlo a casa non appena era stata informata della sua fuga di quella notte, e ora si trovavano insieme davanti ad una tazza di thè caldo.
Alla pesca, il preferito della donna seduta di fronte a lui.
-Le tue ferite sono guarite?-
-Gray-sama è preoccupato per Juvia?- per un momento, lui non riuscì a rispondere: lo sguardo dolce e profondo di quegli occhi oltremare doveva essere dichiarato illegale.
-Avevamo lasciato una conversazione in sospeso, prima dell’arrivo di Zeref stavi cercando di confidarti...- si grattò la testa, un po’ a disagio: non era pratico di conversazioni a cuore aperto, specialmente con una ragazza.
-Gray-sama ha ragione, ma Juvia ha capito che era solo stanca di vedere i suoi amici soffrire. Juvia vorrebbe andare in vacanza per qualche giorno per rilassare la mente e ripristinare le energie, così che al ritorno sia pronta per ricominciare come sempre.-
Gray aveva effettivamente avuto la sensazione che si comportasse in modo diverso dal solito, ma erano stati cambiamenti talmente impercettibili che nessuno se ne era accorto, nemmeno lei stessa: quando Levy e Gajeel erano stati salvati dai loro amici di Sabertooth, erano semplicemente esplose tutta la stanchezza e la preoccupazione che si erano accumulate in lei nel corso del tempo.
Probabilmente una piccola pausa era davvero ciò di cui necessitava.
-Conosco un vecchio capitano di marina che vive sulla costa, una volta gli salvai la vita da un tritone arrabbiato: alla fine della missione mi offrì a un prezzo ridicolo una casa a pochi passi dal lago Fiordaliso. A tempo perso l’ho sistemata, dato che aveva bisogno di alcuni lavoretti, ma è troppo lontana per abitarci stabilmente. Ti andrebbe di venire a vederla?-
Lei batté le palpebre, emozionata e confusa, prima di saltargli addosso e strizzarlo in un abbraccio che sembrava più che altro un placcaggio spaccaossa.
A occhio e croce, l’idea le era piaciuta abbastanza.
-Gray-sama vuole portare Juvia in vacanza! Gray-sama vuole sposare Juvia e andare a vivere in quella casa dove faremo nascere i nostri figli!-
Gray si era infilato in un gigantesco, pericoloso e terrificante guaio.
E la cosa più spaventosa di tutte era proprio che ci era finito per una sua precisa volontà, e non ne era minimamente pentito.
-Beh… magari iniziamo con una semplice settimana di vacanza, che ne dici?-
 
 
-Nonno? Posso entrare?-
Il Master di FairyTail alzò lo sguardo dai documenti che stava analizzando, vedendo suo nipote sulla porta, con le nocche ancora alzate per bussare e un’espressione seria in volto che non presagiva di certo una tranquilla chiacchierata.
-Laxus, ragazzo mio. Entra pure.-
Egli quasi piegò la testa per passare sotto l’arco di legno, facendo sorridere l’anziano seduto alla scrivania.
-I feriti come stanno?- strano, non era da suo nipote temporeggiare: doveva essere qualcosa che gli stava particolarmente a cuore, quella che voleva discutere con lui.
-I bambini stanno migliorando a vista d’occhio, ormai sono quasi del tutto guariti, e in pochi giorni gli ultimi ospiti se ne andranno. Ma non sei venuto per chiedermi questo, vero?-
-Esatto. Hai iniziato ad addestrarmi come tuo successore, anche se probabilmente non accadrà ancora per molti anni. Però ho già cominciato a studiare alcuni documenti: per i membri di FairyTail ancora minorenni hai dovuto chiedere la custodia, prima di inserirli ufficialmente in Gilda, dico bene? Legalmente, sei il loro tutore.-
Makarov lo fissò stranito, senza capire il motivo per cui all’improvviso Laxus se ne uscisse con certe considerazioni, seppur giuste.
-Tutto questo è vero, ma perché hai tirato fuori l’argomento?-
Laxus rimase in silenzio per un intero minuto: aveva irrigidito i lineamenti, così che nessuno potesse leggergli l’espressione, ma già questo rivelava l’agitazione che il suo burbero nipote nascondeva malamente nel suo grande cuore.
Il dragon Slayer dei fulmini respirò profondamente, per poi domandargli qualcosa che gli fece perdere diversi battiti. Se il cuore non gli cedette sul momento fu probabilmente un miracolo.
-Voglio chiederti il permesso di frequentare Mirajane Strauss, in quanto suo padre adottivo gradirei avere il tuo consenso.-
 
 
Poco distante, nell’appartamento in cui aveva preso dimora il Drago d’Acciaio, si stava svolgendo un trasloco.
Levy aveva deciso di lasciare il dormitorio femminile per andare ad abitare con Gajeel dopo che questi gliel’aveva chiesto, seppur a modo suo, e come c’era da aspettarsi lei si era portata dietro più libri che vestiti.
Erano due giorni che stavano vivendo nel caos più completo, tra tubi di ferro, spade e romanzi d’avventura: Lily si era occupato di raccattare le armi, Gajeel di spostare i mobili e Lily di sistemare gli oggetti più piccoli, ma erano ancora in alto mare.
-Lily, mi serve una mano: queste mensole vanno tolte per mettere il nuovo armadio.-
L’exceed si avvicinò a Levy nella sua forma cresciuta portando il mobile nella stanza, mentre Gajeel schiodava e mangiava le parti in ferro… di nuovo.
-Kurogane, smettila di mangiare tutti i chiodi che trovi o dovremo comprarne altri!-
Lui fece per rispondere, ma senza più viti le mensole caddero in testa a tutti insieme ai ninnoli ed ai libri che sostenevano. Caddero l’uno addosso all’altro, mentre Lily rimpicciolì con uno sbuffo di fumo.
-Ahi ahi…-
Levy si passò la mano sulla testa, massaggiandosi i bernoccoli.
-Gamberetto, sei un peso piuma, ma se non ti sposti non posso alzarmi… né garantire per la tua incolumità.- terminò lui con ben più di un pizzico di malizia malcelata.
Solo allora lei si accorse di essere stesa sul suo compagno, completamente spalmata addosso a lui. L’elettricità tra loro nacque dal nulla, come ogni volta in cui si toccavano, e fu così improvvisa e violenta che non videro il loro piccolo amico sgattaiolare via per lasciarli soli.
-La casa sarà più piccola con te qui dentro, anche se non occupi molto spazio piccola come sei…-
-Buzzurro insolente!-
-…in compenso i tuoi libri sono così tanti da restringere di parecchio lo spazio vitale!-
-Che antipatico! Se non ti vado bene posso anche andarmene...-
Occhi tristi, che il suo compagno non poteva sopportare in alcun modo, lo spinsero a concludere il concetto che voleva passasse in quella testolina blu che tanto adorava e che spesso l’aveva mandato in confusione.
-Ovvio che non voglio te ne vada, ti ho chiesto io di trasferirti qui.-
-E allora perché…-
-Se c’è meno spazio, sei costretta a starmi più vicina.-
Lei arrossì deliziosamente, tanto che Gajeel iniziò a divorarla. E lei, piccola com’era, non ebbe certo la forza o la volontà per opporsi…
 
 
Alle porte della città, cinque figure stavano svolgendo i saluti di rito prima di una lunga separazione.
-Dunque state partendo?-
-Siete sicuri di stare bene?-
Angie aveva quasi le lacrime agli occhi, ma sapeva che quel giorno sarebbe arrivato presto: avrebbe solo voluto un po’ più di tempo per conoscere quei ragazzi così speciali, e poi chissà quando li avrebbero rivisti!
Anche Iris era dispiaciuta, ma lo dimostrava certamente di meno. Si era divertita come non mai in quei giorni, tutti i loro amici si erano fatti in quattro per farle distrarre dalla tragedia evitata per un soffio e ce l’avevano fatta.
Anche gli alleati che non avevano ancora avuto occasione di conoscere erano stati incredibilmente gentili con loro, scambiando chiacchiere leggere e battute mordaci tra loro e i membri di Fairy Tail che conoscevano meglio.
Anche a distanza di giorni, le gemelle ridevano come pazze al ricordo delle assurde gare di Natsu e Sting, o le battute insinuanti di Lyon a Gray-sensei sulla sua imminente vacanza in compagnia.
-La sede di Lamia Scale non è molto distante, sono solo poche ore di treno: verrò a trovarvi quanto prima, soprattutto perché ora che il mio caro fratellino si è finalmente dato una mossa con la bella Juvia, qualcuno dovrà pur darsi da fare per impedirgli di mandare tutto a monte! Anche se ammetto che il mio cuore ha subito un brutto colpo per questo smacco…-
-Lyon-san, sono certa che Gray-sensei avrà molta cura di Juvia-san: non devi temere per lei.- Angie era leggermente in soggezione, quegli occhi neri la mandavano in confusione, ma ci teneva a scambiare qualche ultima parola con lui prima di salutarlo.
-Ti ringrazio piccola, sei molto gentile e posata per la tua età, ma soprattutto sei davvero troppo dolce per farti traviare da qualcuno: stai attenta, che sei circondata da ragazzi che potrebbero traviarti!-
Prima che lei trovasse una risposta adatta, ci pensò sua sorella Iris a rispondergli, distraendosi un momento dal suo commiato con i Draghi Gemelli. In particolare da Rogue, il mago dagli occhi malinconici che aveva tentato di salvarle…
-Non preoccuparti per lei, è perfettamente al sicuro! La difendo io, e se pensi che ‘i ragazzi che potrebbero traviarla’ siano Natsu o Gray-sensei allora sei davvero uno stupido! Loro le vogliono bene, tutto qui. Cosa c’è di male?-
-Iris, non parlare così!-
-Non preoccuparti piccola Angie, non saranno le parole di una bambina a risentirmi… Hai ragione piccola peste, non c’è nulla di male nel volerle bene, anzi è davvero facile affezionarsi. Le stavo appunto facendo l’augurio che questo non cambi.-
Il Mago del Ghiaccio fece un sorrisetto ghignante a Iris ed uno più dolce ad Angie, prima di voltarsi e intraprendere la strada di casa.
Lanciando un ultimo saluto che fece battere forte un piccolo cuore coraggioso.
-La prossima volta che ci vedremo, piccola Angie, sarai diventata una bella signorina! Sono ansioso di rivederti! E tu bada a lei, sorella pestifera!-
-Puoi giurarci, brutto Iceberg dai capelli a punta!-
Angie non rispose a voce, ma impresse a fuoco quelle tenere parole che l’avevano scaldata piacevolmente. Consapevole che per lui erano state appena frasi amichevoli, ma finalmente sicura che per lei avessero un significato particolare.
Il tempo avrebbe visto il futuro che avrebbero percorso.
-Iris, io vado ad aiutare Lucy-nee a cucinare. Tu finisci pure con calma i tuoi saluti, ci vediamo a casa più tardi!-
Fece un piccolo occhiolino alla gemella, salutò un ultima volta i Draghi Gemelli e prese a costeggiare il fiume per tornare a casa.
Rimasero in tre.
-Dobbiamo ripartire anche noi. È stato davvero un piacere conoscerti, Iris-chan!-
Sting la strinse in un amichevole abbraccio che lei ricambiò di cuore: erano diventati buoni amici in quei pochi giorni, si erano scoperti molto simili ed era stato facile come respirare scoprirsi a ridere insieme.
Le sarebbe mancato, senza dubbio alcuno, ma mai quanto l’altro ragazzo che, ora che lo guardava bene, sembrava un po’ teso.
Si staccò da Sting per avvicinarsi a lui , che si era notevolmente rilassato nel momento in cui aveva visto i due separarsi. Sting si allontanò un po’, lasciando agli ultimi due rimasti di salutarsi con un minimo di privacy: gliene fu decisamente grata.
-Io ancora credo di doverti ringraziare, Rogue: hai rischiato la tua vita per salvarmi, per andare a cercare Angie…-
-Non devi ringraziarmi, l’ho fatto volentieri: non potevo permettere che Zeref vi facesse del male, e comunque alla fine il mio aiuto non è servito a molto.-
-Ma non è certo stata colpa tua se noi abbiamo deciso di sacrificarci! Non fraintendermi, sono contenta di essere viva, ma se Natsu non fosse riuscito a sconfiggerlo, se noi fossimo riuscite ad arrivare fino in fondo, io comunque non avrei rimpianti. So di aver fatto del mio meglio per proteggere Fairy Tail e questo mi basta.-
-Sei una ragazzina davvero coraggiosa… e spericolata. Sei davvero forte, Iris, e molto matura.-
-Non sono sicura di essere così brava come dici:non ho il coraggio di perdonare che ha Angie, infatti ancora sono in collera con nostro… beh, con quello che ci ha messo al mondo, e non ho nemmeno la forza necessaria a salvare me stessa e mia sorella… saremmo morte, se non fosse stato per i nostri nakama e tutti voi che siete corsi in nostro soccorso.-
Rogue la fissò in silenzio per qualche istante, scrutando i lineamenti tesi, quasi mortificati della bambina cresciuta troppo in fretta che lo fissava con una muta sfida nello sguardo.
Si avvicinò piano, abbracciandola con delicatezza. Soppresse violentemente l’impulso di partire a razzo e portarla via con sé, facendo prevalere l’Uomo al Drago che avrebbe solo voluto marcare il territorio.
Ma Iris era solo una bambina, era ancora troppo piccola e lui la amava già abbastanza da volere il suo bene: per il momento il bene di lei era stargli lontana, almeno fisicamente, finchè non fosse cresciuta abbastanza per capire i sentimenti e ciò che comportavano.
-Nessuno pretende che tu sia sempre imbattibile, ora non sei più solo tu che proteggi la tua gemella, ora è tutta la Gilda che protegge entrambe. Hai tutto il tempo del mondo per diventare forte, ora che Zeref non rappresenta più una minaccia alle vostre vite. Per quel che vale, io sono felice che tu sia viva.-
Le vennero le lacrime agli occhi, ma non pianse. Ciò su cui non aveva controllo invece erano le emozioni che avevano scatenato quella sua reazione commossa: calore, affetto e protezione.
Nulla di male le sarebbe accaduto tra quelle braccia, ne aveva avuto la conferma durante la battaglia del resto: l’avevano protetta e l’istinto le diceva che l’avrebbero fatto sempre.
Non era abituata ad essere lei quella protetta, solo da pochi mesi aveva ricominciato a sentirsi quasi bambina, quando ancora l’innocenza ti portava ad affidarti alle persone più grandi perché ti sostenessero.
Ma aveva comunque quasi tredici anni ormai, perciò l’infanzia era un’età passata, e tutto ciò che aveva passato l’aveva resa più matura della sua età.
Ora che si trovava avvolta in quell’abbraccio, si sentì bambina e ragazza al contempo, e l’unica cosa sensata che riuscì a fare fu ricambiare saldamente, aggrappandosi come per non annaspare nel turbine di sentimenti che le albergavano nell’animo.
-Ti voglio bene, Rogue. Mi mancherai.-
Ciò che le era uscito con un filo di voce contro la sua volontà era assolutamente reale, ma Iris lo percepiva come incompleto per qualche ragione. Tuttavia, le risultava difficile ragionare in quella situazione, per cui lasciò perdere e si staccò, pur malvolentieri.
Lui sorrise appena, evidenziando il rossore contenuto delle guance, ma gli occhi cremisi ardevano di gioia quasi selvaggia: il grigio tempesta di lei quasi si perse nuovamente in quei rubini caldi e solitamente dolci che ora parevano brillare come gemme.
-Anche io, Iris. Sono sicuro che ci rivedremo molto presto. Fino ad allora, tieni questo per me: è un amuleto, ti proteggerà al posto mio.-
Il Drago d’Ombra le prese una mano e vi depositò qualcosa, chiudendole poi le dita sul misterioso talismano. Fece a malapena in tempo a ringraziarlo nuovamente che lui sparì, inghiottito dalle sue ombre.
Triste per quella separazione, aprì il piccolo pugno per osservare ammirata il piccolo ciondolo che pendeva da un laccio in cuoio: due draghi, uno bianco e uno nero, intrecciati saldamente tra loro a formare un perfetto cerchio, ammiccavano con due piccole pietre al posto degli occhi.
Non era un’amante dei gioielli, ma quella collana le parve un tesoro meraviglioso e la indossò immediatamente.
Da quel momento, il ciondolo non avrebbe più lasciato il suo collo.
 
 
-Le bambine dormono?-
-Sì, erano stanche dopo la festa d’addio che abbiamo celebrato tutto il giorno , e tristi per gli ultimi saluti.-
-Hanno unito i letti per dormire insieme…-
-Stai tranquillo Natsu, non credo sia di nuovo per gli incubi. Sono solo loro, che si vogliono bene e hanno voglia di dormire vicine.-
Chiusero piano la porta della stanza per non rischiare di svegliare le gemelle, per poi scendere le scale e sedersi insieme su un divano. Si presero per mano, fissandosi silenziosamente. A volte, le parole non erano necessarie.
Lucy baciò il suo Compagno lentamente, assaporando ogni momento, godendosi finalmente un attimo solo per loro per la prima volta da troppi giorni.
C’era stato troppo da fare, troppe ferite da sanare e troppi commiati per concedersi un po’ di intimità, ma ciò non significava che non si fossero mancati.
-Luce…-
Natsu le prese il volto tra le mani, fissandola con uno sguardo così adorante che le ginocchia divennero gelatina, ma per fortuna erano entrambi seduti.
-Ti devo la vita, Lucy: a te, Iris e Angie , che mi avete risvegliato l’anima e la coscienza, oltre ai ricordi. Grazie.-
-Non potevo permettere ad un demone di portarti via da me, da questa famiglia. Non che tu non abbia tentato di lasciarci indietro per fare tutto da solo…-
-Ti chiedo scusa per questo, ti prometto un’altra volta che non accadrà mai più.-
-Spero sia l’ultima volta che abbiamo bisogno di fare questa conversazione…-
-In realtà è proprio di questo che volevo parlarti. Le parole probabilmente non basteranno più, perciò voglio dimostrarti con i fatti che non andrò da nessuna parte senza di te, mia Luce.-
Le sollevò dall’abbraccio in cui erano immersi, per poi baciarla nuovamente, stavolta con passione crescente, ma era come se le stesse parlando sulle labbra, come se le volesse comunicare qualcosa di importante il più vicino possibile al suo cuore.
Quando si separarono, lei aveva il fiato corto per l’emozione. Avrebbe mai smesso di tremare così dopo un solo bacio del suo amato? Sperava di no.
Intrecciarono occhi e mani, mentre Natsu scivolava in ginocchio davanti a lei, ancora seduta sul divano.
Determinato come poche altre volte era stato in vita sua, Natsu le chiese qualcosa di straordinario, promettendole in cambio qualcosa che solo lui poteva donarle, qualcosa che lei già custodiva: il suo cuore.
-Tu sei la mia Compagna, e insieme ci prendiamo cura delle bambine. È come se fossimo già una famiglia, ma manca ancora qualcosa. Vorrei che tu sapessi, mia Luce, in ogni istante della vita che intendo passare con te che non esisterà luogo in cielo o in terra in cui noi saremo separati. Ti chiedo di passare insieme il resto delle nostre vite, di fidarti di me abbastanza da affidarmi per sempre il tuo prezioso cuore. Il mio, tu lo avrai sempre, in ogni caso, qualsiasi sia la tua risposta… vuoi sposarmi?-
Lucy pianse di gioia, senza fiato e senz’anima… quelle poche, romantiche frasi glieli avevano strappati via, ma se erano il prezzo per sentirsi così felici, allora lei non li rivoleva indietro.
-Sì!-
Riuscì appena a sussurrarlo prima di baciare il suo fidanzato, acconsentendo a qualcosa che era già accaduto: il suo cuore apparteneva a lui da molto tempo e non aveva la minima intenzione di riprenderselo.
Una nuova pagina della loro vita stava per cominciare, piena di nuove, emozionanti avventure da dividere in due… in quattro… o forse, anche se ancora nessuno di loro poteva saperlo, in cinque.
 
 
 

Note finali:
Non mi sembra vero: è davvero finita?
Quest’avventura durata così tanti mesi, che ancora prima di venir messa per iscritta era nata nel mio cuore, ora è finita.
Come ogni volta che si conclude qualcosa, mi sento triste. Normale, perché scrivere Light’s & Shadow’s Maker mi ha fatto compagnia, consolata, rallegrata, commossa.
Ma al tempo stesso, era ora di mettere un punto fermo, perché le mie adorate gemelle ora sono pronte a volare da sole in questo mondo che io ho preso in prestito dal mitico Mashima, arricchendolo di due piccole maghe che mi hanno riempito il cuore.
Spero che chiunque sia giunto e giungerà fin qui possa aver apprezzato la loro storia: quest’ultimo capitolo è dedicato un po’ a tutti i personaggi, ho voluto dare un piccolo spazio a ciascuna coppia, più o meno dichiarata, perché volevo che tutti voi poteste vedere tutti questi tipi di amore come li vedo io, anche solo per un attimo.
Perché l’amore è magico, sfida le leggi naturali: quando viene condiviso, invece di diminuire esso si moltiplica, si espande di cuore in cuore e divampa senza controllo.
Durante il periodo in cui ho scritto questa storia, sono stata innamorata: per la prima volta in vita mia, ho completamente perso la testa per qualcuno che non mi ricambiava, ma a suo modo mi ha fatta sentire speciale. Ora che tutto è finito, mi sembra quasi poetico che anche la mia storia debba concludersi, ma nonostante le mie pene di cuore ho voluto mantenere il lieto fine che avevo in mente fin dall’inizio.
Sapete perché? Il motivo è che queste storie servono a dare speranza a cuori spezzati come il mio, perciò ho un messaggio per tutti coloro che amano, ameranno, hanno amato: ne vale la pena.
Qualsiasi epilogo attende l’amore di ognuno di noi, vale sempre la pena di costruirne la storia.
Ora che ho finito con l’angolo introspettivo, passo a ringraziare tutti coloro che hanno letto, seguito, ricordato, preferito e recensito questa storia. Non ce l’avrei fatta senza tutti voi!
Forse un giorno tornerò a scrivere di due gemelle molto speciali, sarebbe meraviglioso farlo… voi che ne pensate? Vi piacerebbe leggere le loro future avventure?
Fino ad allora, Iris ed Angie resteranno nel mio cuore e in quello di mia sorella, la mia cara Manto, da cui sono state originate; ma resteranno anche dentro ognuno di voi, se almeno un po’ le avete amate.
Ora è davvero finita. Grazie a tutti per aver condiviso con me questa splendida avventura!
Flos Ignis

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3271272