Myrah, the sorceress

di Inquisitor95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 - Nella tempesta ***
Capitolo 2: *** 02 - Lezione nella foresta ***
Capitolo 3: *** 03 - Gli Erranti ***
Capitolo 4: *** 04 - Il marchio dell'oscurità ***
Capitolo 5: *** 05 - L'inizio del viaggio ***
Capitolo 6: *** 06 - Briganti nella notte ***
Capitolo 7: *** 07 - Il cavaliere gentile ***
Capitolo 8: *** 08 - Lo stregone di Maryshar ***
Capitolo 9: *** 09 - La reliquia misteriosa ***
Capitolo 10: *** 10 - Il drago di ferro ***
Capitolo 11: *** 11 - Dissidio ***
Capitolo 12: *** 12 - Il clan della luna ***
Capitolo 13: *** 13 - L'uomo nella foresta ***
Capitolo 14: *** 14 - Allearsi ***
Capitolo 15: *** 15 - La forza elementale ***
Capitolo 16: *** 16 - Il demone nascosto ***
Capitolo 17: *** 17 - Dilemmi ***
Capitolo 18: *** 18 - Un'alleanza più forte ***
Capitolo 19: *** 19 - Nel passato ***
Capitolo 20: *** 20 - Problemi di entità maggiore ***
Capitolo 21: *** 21 - Perdere il controllo ***
Capitolo 22: *** 22 - Volontà ***
Capitolo 23: *** 23 - Speranze di vivere ***
Capitolo 24: *** 24 - Far battere il cuore ***
Capitolo 25: *** 25 - La città di pietra ***
Capitolo 26: *** 27 - Alleati della pietra ***
Capitolo 27: *** 28 - La capitale imperiale ***
Capitolo 28: *** 29 - Fiamme oscure ***
Capitolo 29: *** 30 - Rituali perduti ***
Capitolo 30: *** 31 - Ritorno alle origini ***
Capitolo 31: *** 32 - Il mio futuro ***
Capitolo 32: *** 33 - L'accordo di Inakarrias ***
Capitolo 33: *** 34 - La grande battaglia ***
Capitolo 34: *** 35 - Lottare per la vita ***
Capitolo 35: *** 36 - La fine di un ciclo? ***



Capitolo 1
*** 01 - Nella tempesta ***


1.

Nella tempesta





La tempesta infuriava violentemente, la nave traballava con tutti i suoi pezzi di legno, i suoi abitanti al momento stavano riposando beatamente, ignorando la tempesta di pioggia e i fulmini che si muovevano nel cielo come serpenti. Alcuni marinai stavano cercando di guidare la nave preoccupati per la tempesta, solo un uomo stava sotto la pioggia a bearsi di essa, tra le braccia aveva un gomitolo di coperte, dentro di esse c'era una bambina. L'uomo guardò la piccola con dolcezza, un uomo di quasi trent'anni che indossava una lunga veste nera che lo copriva dalla pioggia, sulla spalle era poggiato un lungo mantello con un cappuccio che non permetteva all'acqua di bagnargli la fronte anche se percepiva il gelido scorrere.
Ci fu un rombo che riempì il cielo e la bimba tra le coperte aprì dolcemente gli occhi, rivelando due splendidi zaffiri luminosi, si voltarono verso il padre e si acquietarono, si chiusero per lasciare che la bambina dormisse ancora.
Qualcuno dietro l'uomo avanzava, uno dei pochi svegli con la tempesta fredda. « Il capitano dice che siamo ormai vicini! » disse cercando di ripararsi dal freddo e dalla pioggia.
« Grazie mille... » non stava più nella pelle, era venuto in quel posto desolato con un solo desiderio nella mente: cercare di salvaguardare il futuro della figlia che sembrava così incerto.
In quel preciso istante l'uomo volse il suo sguardo verso l'orizzonte buio e coperto dalle nubi della tempesta, l'acqua che sbatteva con violenza contro la nave e grandi onde in lontananza, ma il suo sguardo fu catturato da giganteschi blocchi di ghiaccio che galleggiavano in mezzo al mare. Finalmente era riuscito ad approdare nel Continente Ghiacciato, una sorta di isola grande quasi quanto tutta Inakarrias, il regno da cui veniva.
C'era voluto un lungo viaggio per permettergli di arrivare lì: si era dovuto spostare verso il nord del regno per poi prendere una nave per una lunghissima navigata lungo il Mare delle croci, aveva avuto paura quando gli era stato detto dove doveva andare. La prima cosa che si era procurato? Un medaglione in oro vulcanico che valeva moltissime monete dorate, un dono.
Aveva infine detto addio alla Regione di Ryonsek passando oltre gli obelischi nel mare e si preparava ad accogliere il destino qualunque cosa gli fosse stata riservata.
La nave approdò quasi sbattendo contro i ghiacci con una strana dolcezza, i marinai si svegliarono di soprassalto e corsero tutti sul ponte, investiti dal freddo glaciale del continente cominciarono a piantare i picchetti per tenere salda la nave, calarono l'ancora e poi si fermarono definitivamente. Il mago con la bambina scese dalla nave facendo un cenno al capitano che aveva lasciato la sua cabina, non sarebbe mancato molto per il suo ritorno, quel viaggio in effetti era molto breve. Si assicurò di avere con sé il medaglione e poi si mise a camminare sul bellissimo manto bianco di neve che ricopriva il suolo.
Camminò per qualche minuto mentre nei suoi pensieri si annidava molta paura, la pioggia si era trasformata in una bufera di neve che però non lo sfiorava visto che aveva invocato uno scudo magico che lo proteggesse dalle intemperie. Non serviva solo a proteggere lui ma anche la piccola che stringeva tra le braccia naturalmente. Gli sembrava di essersi perso nella neve quando finalmente la vide, una piccola abitazione di legno, il tetto spiovente e ricoperto dalla fredda neve, le finestre sigillate per evitare che il freddo entrasse, la porta chiusa ma pronta per accoglierlo. Corse contro la piccola baracca e arrivò davanti la porta, bussò tre volte come gli era stato detto e poi si aprì da sola. Un invito a entrare chiaramente.
Era titubante, nulla lo aveva mai impaurito come in quel momento, subito avvertì un odore dolciastro di incenso, camminò nella debole luce che illuminava l'ingresso e si trovò in una piccola stanza, da un lato una piccola cucina, dall'altro un letto con delle coperte, davanti ai suoi occhi un tavolo e quattro sedie intorno ad esso. Ma ciò che lo fece rassicurare fu vedere colei che stava cercando da mesi ormai. Si schiarì la voce per parlare e per annunciarsi alla donna cercando di nascondere l'emozione e la gioia della sua voce.
« Salve, mi chiamo Amoned, sono un mago degli Erranti. » tacque per un lungo attimo e la donna continuava a non voltarsi. « Siete voi la Strega dei Ghiacci? » chiese.
Fu a quel punto che lei si voltò fissandolo con disgusto: gli scoccò un'occhiata fredda con i suoi bianchi e brillanti occhi da fantasma, i capelli argentei e bianchi fuoriuscivano dal cappuccio che indossava per coprire la nuca; Amoned si era aspettato una bella donna, davanti ai suoi occhi aveva però una vecchia raggrinzita, denutrita probabilmente visto che la veste che la copriva era molto stretta. Una veste rosso sangue e della pelliccia al suo intorno per proteggerla dal freddo.
« Come osi chiamare me strega quando anche tu possiedi il dono della magia!? » chiese offesa e parlando ad alta voce, molto strano: la voce della Strega era abbastanza giovanile anche se chiaramente si sentiva un rauco tono della sue vecchiaia, chissà quanti anni aveva quell'anziana vecchia, penso Amoned.
« Chiedo scusa. Mi hanno parlato di voi in questo modo... » chiese frustato, era sempre stato bravo con le parole e poteva convincere chiunque visto quant'era persuasivo.
« Lo so. Sono io che mi sono scelta questo nome. Ma per qualcuno della mia stessa “razza” mi chiamo Rugornah! » puntualizzò la Strega dei Ghiacci, un rapido sguardo venne puntato contro la bambina tra le fasce. « Cosa vuoi da me? »
« Ho bisogno di chiedervi una favore. Per questo vi ho anche portato un dono... » tirò fuori il medaglione e lo poggiò delicatamente sul tavolo. La donna fissò l'oggetto e poi guardò Amoned in modo interrogativo. « È molto importante! »
« Tu che mi porti dell'oro vulcanico, che viaggi fin qui da chissà dove... che cosa vieni a chiedermi? » un'altra occhiata alla bambina. « È per tua figlia? » l'uomo annuì.
« Sì, in effetti... tempo fa mi è stata lanciata una maledizione da uno stregone che ho incontrato in viaggio; mi è stato detto che alla nascita del mio terzo figlio, sarei morto e una disgrazia si sarebbe abbattuta su di egli. Purtroppo mia moglie è morta pochi mesi fa dando alla luce la nostra terza figlia... vorrei salvaguardare la mia vita, ma soprattutto salvare la piccola dalla mia maledizione... ciò che avete tra le mani è il dono di matrimonio della mia defunta moglie. » cercò di essere abbastanza serio e contenuto ma allo stesso tempo cercò di fare impressione sulla Strega. Lei sbuffò una nuvola di freddo.
« Ciò che mi chiedi è di spezzare la maledizione? » chiese semplicemente, forse per lei era un compito più che facile. « Potrebbero farlo molti maghi esperti e Primi Incantatori o Grandi Stregoni, perché ti rivolgi proprio a me? »
« Perché non sono venuto solo per questo! » ammise infine Amoned, guardò la piccola che si era appena svegliata. « Voglio proteggerla da qualunque male in futuro. Non solo la mia maledizione... lei è importante per me! »
« Se sei venuto per questo allora prendi il tuo medaglione e torna sulla terra ferma. Non sono capace di lanciare benedizioni. Chiedilo alla Chiesa che tanto ci ha dato la caccia quasi duemila anni fa! » Amoned sapeva benissimo del periodo in cui la Chiesa aveva cacciato i maghi, esattamente durante l'Era del Caos; sembrava che la Strega non gli avrebbe dato ancora le sue attenzioni.
« Ve ne prego. Siete potente... circolano leggende su di voi. Vi chiedo allora di indagare il futuro di mia figlia! Per favore... » continuò supplicante, non desisteva, quella era una caratteristica che piaceva molto alla Strega. Le scappò un ghigno.
« So cosa significa amare un figlio. Sai Amoned... non mi piaci! Ma sento che questa bambina è particolare... » era stata molto sincera. Amoned non poté però contestare, lasciò che la Strega facesse ciò che doveva fare.
La donna si scostò il cappuccio con la pelliccia mostrando meglio i suoi capelli, lunghi e mossi, malconci e per niente curati, si mosse per la stanza indossando dei guanti di velluto rosso e mettendo anche un anello dorato, si mosse indietro e indossò il medaglione che le era stato appena donato. Poi si avvicinò al letto e prese alcune cose da un piccolo mobile, andò nell'angolo della cucina e prese un grande coltellaccio. A quel punto tornò davanti al tavolo e si sedette in un capo, fece cenno ad Amoned di accomodarsi e anche l'uomo si sedette.
Poté meglio vedere gli oggetti che erano stati presi: una fiaschetta di vetro, una strana polvere dentro un sacchetto di iuta e un pipistrello morto. La donna cominciò la sua magia: squartò il pipistrello in due metà esatte e ne estrasse il cuore gettandolo dentro la fiaschetta, poi ne versò il sangue dentro e gettò via il cadavere dell'animale. Prese la polvere dentro il sacchetto e la gettò nel sangue che cominciò a tingersi di arancione, Amoned era sempre più confuso.
« Questa pozione ti sarà parecchio utile... » scuotette il liquido che parve mescolarsi e diventare liquido come acqua. « Mi serve un po' di sangue della bambina! » Amoned questo non lo poteva permettere, ma sapeva che la Strega non aveva pazienza, avvicinò la bambina alla donna e lei fece un taglietto sul braccio facendone uscire del sangue. Urla di dolore da parte della piccola che perdeva sangue ma il padre si affrettò a fare ricorso alla Magia Bianca per curarla e la ferita scomparve insieme a ogni dolore e lacrima. La Strega versò il poco sangue raccolto dentro la fiala e aspirò l'odore della pozione.
« Come si chiama la bambina? » chiese infine rivolta all'uomo. Amoned non riusciva a capire il perché della domanda.
« Myrah! » rispose digrignando i denti per ciò che la Strega aveva fatto alla figlia. In quel momento la pozione mutò ancora colore, divenne azzurra e poi diventò cristallina come l'acqua stessa, con la stessa densità e la stessa apparenza.
Avvicinò la pozione alla piccola e la versò sulla sua fronte, il liquidò parve diventare oro liquido per come brillava e scorreva per tutto il suo corpo bagnando le fasce. La pozione terminò e la bambina fece un sorriso come se stesse giocando.
« Va bene Amoned. La maledizione è stata sciolta. E per quanto riguarda il futuro della piccola... » si alzò dalla sedia e camminò senza metà per la casa. « È scritto nel destino che tu sia venuto da me, com'è anche scritto che la piccola cambierà il mondo e diventerà una maga promettente! »
« Come avete fatto? Non avete letto le carte o le rune, o consultato la sfera di cristallo? » chiese Amoned incerto, era senza dubbio sconvolto per le parole dette dalla Strega ma ancora di più lo era per la pozione versata sulla figlia, d'altronde era lui ad essere stato maledetto no? Avrebbe dovuto assumere lui la pozione anche se lei era collegata alla maledizione.
« Non ti fidi di me!? » chiese la Strega, l'uomo non seppe cosa rispondere. « Lo posso capire. Sono pochi quelli che lo fanno... è meglio che tu vada adesso! » disse cacciandolo via, con un cenno della mano aprì la porta. L'uomo dovette alzarsi, fece un mezzo inchino e tornò verso la nave con la figlia tra le braccia.
Un sorriso tra le labbra della donna gli disse di dover stare tranquillo perché non poteva fare in altro modo.





Angolo Autore:
Considero questo capitolo come una sorta di introduzione nella quale non vediamo direttamente la protagonista, un prologo se proprio vogliamo in cui vengono presentati alcuni personaggi e una misteriosa Strega dei Ghiacci. Spero che vi sia tanto piaciuto e che sarete in molti a leggere e seguire la mia storia. Mi farebbe piacere ricevere dei commenti, sia positivi che negativi. Ringrazio in anticipo i lettori. Aggiornerò presto, al prossimo capitolo ^^

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Capitolo 2
*** 02 - Lezione nella foresta ***


2.

Lezione nella foresta
 




Ricordo ancora il profumo che spirava tra gli alberi, il caldo sole che stava segnando l'inizio dell'estate. I fiori che sbocciavano e gli alberi che ci donavano dei bellissimi frutti variopinti. Mi piaceva molto stare nella foresta, da un lato era la sola cosa che conoscevo in effetti. L'accampamento dei maghi si trovava proprio al limitare di essa, era un agglomerato di tante tende in cui abitavano molte famiglie, c'erano molti bambini della mia età all'epoca. Eravamo tutti sui dieci anni più o meno, piccoli ma già pronti per essere addestrati nelle pratiche arcane. Tutti figli di maghi, tutti noi avevamo poteri magici, nessuno escluso. Capitava chissà quanti anni che un figlio di due maghi nascesse senza poteri magici, forse uno su cento.
Ricordo che il mio primo giorno di scuola avevo molta paura, cercavo un po' di conforto nella mia famiglia, mio padre però raramente era insieme a noi nelle mattine fredde, essendo il Primo Incantatore di noi Erranti, aveva da sbrigare molte faccende. Inoltre ogni sua parola rivolta nei confronti dei suoi figli era fredda: voleva che noi tre diventassimo potenti incantatori; mia madre purtroppo era morta dandomi alla luce e non ricordo nulla di lei, sapevo solo che si chiamava Leniel, un nome antico che significa “rosa dalle delicate spine”. Non l'avevo mai vista e non avevo neanche la minima idea di come fosse, non avevo un modo per vedere il suo viso. L'unica cosa che mi era rimasta era un bellissimo medaglione che pareva fatto d'argento, c'erano delle pietre incastonate, zaffiri splendenti di un blu intenso proprio come i miei stessi occhi. Era uno di quei medaglioni che si aprivano, dentro c'era un piccolissimo specchio e una frase incisa su di esso: “Con tutto l'amore del mio cuore”. Una frase di mia madre.
Avevo anche un fratello e una sorella, entrambi maggiori di otto e sei anni rispetto a me. Mio fratello Brester aveva ricevuto in dono i miei stessi occhi da nostro padre, i suoi capelli invece erano del colore dell'oro, quelli li aveva ereditati da nostra madre; un po' come mia sorella Kalesya, anche lei bionda per natura e con gli stessi occhi verdi di nostra madre: ero gelosa di lei visto che tutti le dicevano quanto le somigliasse. Penserete che io e mia sorella andassimo d'accordo, ma vi sbagliate.
Io e lei eravamo come cane e gatto, questo perché non accettava il fatto che nostra madre fosse morta, mi addossava la colpa di averla uccisa. Era sempre fredda nei miei confronti ma a me non importava poi molto, avevo Brester a tenermi compagnia; ero la sua piccola sorellina, un amore che superava qualunque altro, l'amore di un fratello maggiore. Protettivo e cercava sempre di tenermi allegra, di non farmi pensare alle cose cattive, da bambina non avevo mai paura.
Ricordo che il primo giorno di scuola mi aveva regalato un bellissimo specchio in argento, grande quanto il mio viso, diceva che era di nostra madre e che era giusto che lo avessi io. Mi sentivo più sicura: mi mossi tra le mie vesti da maga e corsi verso un angolo poco distante per entrare nella foresta Mikenna dove si trovavano gli altri miei compagni di studi. Uno in particolare mi fissava sorridendo, non potevo sapere allora di aver appena visto il mio migliore amico. L'insegnante era una vecchia maga, la più esperta forse e quando fummo tutti attorno a lei, seduti sulla morbida erba o sui ceppi d'albero, cominciò la propria lezione con argomenti abbastanza tranquilli.
« Benvenuti piccoli, prossimi, potenti maghi » disse a mo' di saluto la donna anziana. « Io sarò la vostra insegnante come avrete capito... studieremo insieme per cinque anni. Volevo iniziare qui la mia lezione, tra i bellissimi silvani della foresta Mikenna. Vi piace la natura? » chiese dolcemente con la voce rauca, tutti noi annuimmo sorridendo.
« Ottimo. » continuò lei. « Credo diventeremo ottimi amici allora. Però dobbiamo iniziare la lezione e quindi credo sia meglio metterci in marcia... » avanzammo lentamente tra gli alberi, cercando di seguire i sentieri che la natura aveva scavato.
Un odore forte aleggiava tra quelle brillanti foglie verdi, è una sensazione incredibile e il solo pensarci adesso mi fa venire nostalgia di quel tempo ormai passato. L'insegnante non si fermò un secondo ma mantenne costate il proprio passo.
« Allora piccolini... secondi i testi sacri, la magia venne data agli uomini dal Creatore, inizialmente esisteva solo la Magia Bianca, ma con il passare degli anni l'uomo riuscì a mutare quella singola esperienza. Chi mi sa dire in cosa consiste la Magia Bianca? » chiese voltandosi appena verso di noi per vedere chi aveva la mano alzata. Naturalmente sapevo la risposta visto che avevo due fratelli maggiori e il Primo Incantatore come padre. « Si? Dimmi il tuo nome. »
« Mi chiamo Myrah. La Magia Bianca consiste nello sfruttare l'energia del bene e quella sacra. Tra i suoi incanti troviamo la lumocinesi, la purificazione, la benedizione e la guarigione. » risposi alla sua domanda fiera di ciò che sapevo.
« Myrah... sei la figlia del Primo Incantatore Amoned. » affermò lei e poi annuì per la mia risposta. « Esatto. La lumocinesi, l'arte del controllare la luce per fare del bene; la purificazione per scacciare il male in qualunque forma si presenti; la benedizione per consacrare qualcuno o qualche oggetto. Sono le nostre preghiere in effetti... e infine le guarigione. Quest'ultimo è forse il più distorto: il Creatore inizialmente concesso solo l'arte di curare ferite e malattie, ma l'uomo corruppe la Magia Bianca e creò una formula per riportare in vita i morti. » un'altra pausa e proseguì. « L'uomo corruppe la magia e ne creò altre sei, ed ecco che diede vita alle Sette Arti Arcane. Chi mi sa dire le altre? » chiese rivolta a noi, voleva chiaramente sapere anche il nome di chi veniva interpellato. Il ragazzino che mi aveva sorriso alzò la mano titubante e diventando rosso in viso.
« Mi chiamo Mankel. Conosco la Magia Verde, quella che permette di controllare i quattro elementi della natura. Fuoco, terra, acqua e vento! » rispose abbassando subito la mano, provai molta simpatia per quel ragazzino e stavolta gli sorrisi.
« Mi chiamo Zeyl. A me hanno parlato della Magia Viola. Mi hanno detto che principalmente è un ampliamento della Verde. » rispose un altro ragazzino. L'insegnante non fu d'accordo.
« No, la Magia Viola è molto particolare. In un certo senso hai ragione, perché all'arte del fuoco sostituiamo il controllo sul piano reale; all'arte dell'acqua sostituiamo il controllo sul ghiaccio; a quella del vento invece facciamo riferimento all'arte di controllare l'elettricità in ogni forma e al controllo della terra sostituiamo la biocinesi, il controllo sulla materia perfetta: il ferro, la terra e la carne e molto altro. » la spiegazione dell'insegnante era stata molto più precisa delle nostre.
« Mi chiama Lye. » cominciò una ragazzina, il suo di voce mi ricordò molto quello di mia sorella maggiore, una saccente. « Io conosco due arti: la Magia Gialla capace di proteggere o rafforzare in una persona o un oggetto e conosco anche la Magia Rossa, quella dell'alchimia e del simbolismo. »
« Ottimo davvero. » l'insegnante batté la mani soddisfatta. « L'alchimia... la branchia della magia che insegna a creare pozioni e il simbolismo che ci permette di usare effigi, rune e oggetti magici con poteri incredibili. » un'altra spiegazione ben detta. « E se vi parlo di Magia Blu? Di solito la conoscono in molti... » nessuno di noi alzò le mani, neanche io l'avevo mai sentita.
« È abbastanza complesso » cominciò a dire lei socchiudendo gli occhi e con un sorriso affettuoso vista la nostra mancanza. « Si divide in due rami: la cronocinesi, l'incredibile arte del controllare lo scorrere del tempo e di viaggiare nel passato o nel futuro. Anche se è molto pericoloso visto che molti maghi sono rimasti bloccati a metà tra le due dimensioni. Infine la divinazione, la preveggenza... il vedere il futuro. Sapete... non per vantarmi ma sono la più esperta di noi Erranti nella Magia Blu! » disse soddisfatta e a tutti noi scappò un sorriso.
Il conto della Arti non tornava, sapevo benissimo quale mancava all'appello ma fu Mankel a chiedere. « Anziana Iphes, manca ancora un'arte... » si aspettava da noi la risposta e fui ancora una volta io ad alzare la mano. Si stupì nel vedermi.
« La Magia Nera. Definita così perché totalmente apposta alla Magia Bianca, la prima arte a nascere dalla corruzione della magia da parte dell'uomo. » ero sicurissima di ciò che stavo dicendo, perciò parlai fiera di saperlo. « Nella Magia Bianca si comanda la luce, in quella Nera le tenebre e il caos. Nella Prima Arte Arcana si purifica, nella Seconda si evocano spiriti e demoni. Da un lato abbiamo la benedizione mentre dall'altro la maledizione. E poi c'è l'occultismo... » tentennai un po' visto che non ne sapevo molto. L'insegnate si dimostrò lo stesso soddisfatta.
La sua espressione però non era dolce, era quasi terrorizzata. Forse non era normale che una bambina dell'età di dieci anni sapesse in cosa consisteva la Magia Nera.
« Davvero bene... come potrete immaginare, l'Era del Caos iniziò per queste scissioni della magia. Ma in particolare, la Chiesa non accettò la creazione della Seconda Arte, la Magia Nera. Ed è anche per questo che dopo secoli ci siamo resi conto noi stessi della pericolosità di quest'arte. Chi può definirsi realmente bravo? Nessuno. È pericolosa ed è per questo che non la usiamo o non la insegniamo ai nostri studenti. La Magia Nera è vietatissima a qualunque mago. Altrimenti verremmo accusati di essere eretici, la Chiesa ci darebbe la caccia per assolverci dai nostri peccati... » fu molto vaga e non potevo ancora capire cosa intendeva con l'assoluzione del peccato.
Pochi attimi di silenzio e poi Mankel parlò ancora.
« Ma perché allora siamo stati cacciati dalle città se non usiamo la Magia Nera? E verrà mai un'Era in cui la Chiesa ci accetterà? » probabilmente era la prima volta che l'Anziana Iphes si trovava in difficoltà a una domanda fattela.
« Non saprei dirvi miei piccini. Posso solo dire che, come saprete bene, le Ere vengono nominate in base alla Magia Blu, per vedere cosa il futuro riserva per noi... » prese un respiro. « Ci vuole ancora qualche secolo prima dell'Era della Speranza, e tutti noi crediamo che sarà la speranza ad alimentare la cooperazione tra Chiesa e maghi, tutto per un futuro migliore! » questo le dava parecchio dolore, non avrebbe visto il cominciare di una nuova era di pace e di collaborazione. Come nessuno di noi in effetti... saremmo morti tutti prima.
« Ma non pensiamo a queste brutte cose bambini! » disse l'anziana cercando di sollevare il morale. « Siamo comunque vivi. I maghi non sono più temuti a cacciati come secoli fa... possiamo liberamente girare nelle città di Inakarrias a patto che non usiamo in alcun modo la magia. E anche per il fatto che dobbiamo stare poco... inoltre ci sono moltissimi maghi che sono stati ingaggiati nelle corti dei nobili. Per tutti c'è un lieto fine no? » solo alcuni bambini annuirono, nessuno di loro era realmente entusiasta. « Inoltre noi Erranti siamo un gruppo unito e le nostre famiglie conoscono questa terra da decenni. Nessuno lascerebbe mai l'accampamento. » fu a quel punto che stranamente mi venne una domanda nella mente. Una cosa alla quale avevo spesso pensato e avevo ricevuto una misera risposta da mio padre, una risposta evasiva.
« Scusi, ma se ci chiamiamo Erranti, come mai stiamo stazionati qui da decenni? Non dovremmo essere simili ai nomadi o ai viaggiatori? Perché siamo fermi qui? » la mia domanda era detta con innocenza e l'Anziana Iphes restò di sasso quando la posi.
« Noi siamo i guardiani dell'antica Porta dei Dragoni. Un incredibile monumento che un tempo apparteneva alle creature. Se un simile monumento dovesse andare perso... » alluse a qualcosa di molto grave, una perdita molto importante.
« Ma cosa c'è al suo interno? » chiesi infine, dentro la mia mente c'erano centinaia di labirinti, cascate bellissime e caverne straordinarie scavate nella pietra, monumenti in oro e chissà quant'altro. In fondo erano stati i draghi a creare quella porta no? Chissà quale potenti magie potevano anche trovarsi al suo interno... quella fu la prima volta in cui ebbi sete di conoscenza e soprattutto voglia di imparare moltissimi incantesimi.
« Nessuno lo sa... » rispose con semplicità, era chiaramente preparata a una domanda del genere. « Immagino che comunque sia un segreto che possa essere tramandato tra i Primi Incantatori, tuo padre ne è a conoscenza... ma sicuramente non potrebbe dirlo. Sempre se qualcosa c'è... » stavolta fu più vaga, come se screditasse ciò che aveva detto.
« Essendo una porta può essere aperta no? Come si può scoprire cosa c'è dentro? » chiese poco distante il piccolo Mankel, l'insegnante fu nuovamente in crisi per le domande.
« Come ogni porta ha la propria chiave, ce n'erano cinque se non ricordo male... ma sono tutte andate distrutte durante l'Era dell'Eclissi, ricordiamo tutti il periodo in cui gli umani si ribellarono agli elfi, nostri tiranni durante l'Era della Prigionia... è probabile che la Porta fosse un nascondiglio o un accesso a qualche città dei draghi. » forse non era esattamente un argomento di cui avrebbe potuto parlare a nuovi studenti.
La cosa sembrava incuriosire tutti noi, nessun altro pose delle domande però e riprendemmo a camminare per la foresta fino ad un piccolo spiazzo tra gli alberi dove ci fermammo.
« Bene piccoli. Possiamo riposarci per un'oretta circa. Andate per la foresta e scoprite le vostre origini. Mi raccomando però: non andate verso ovest e non allontanatevi troppo... » ci disperdemmo tutti in pochissimi secondi, nascosti tra gli alberi come se fossimo elfi, mi addentrai in angoli luminosi della foresta Mikenna e cercavo uno spazio dal quale contemplare tutta la radura e la natura intorno a me. Quell'odore forte di natura mi stuzzicava l'olfatto come se fosse un piatto prelibato.
Improvvisamente sentii un legnetto spezzarsi alle mie spalle e mi voltai di scatto. Stava in piedi con la sua tunica azzurra e semplice visto che noi piccoli non potevamo averne di complesse, si era aggrappato a un albero per non cadere e mi fissava con i suoi occhi grandi e dorati, i capelli castano chiaro che gli cadevano lisci lungo il viso. Paffutello e poco più alto di me, un viso dolce e le guance rossastre. Mankel.
« Ciao » dissi timidamente e alzandomi dalla mia postazione. « Io mi chiamo Myrah! Ti chiami Mankel giusto? » chiesi con voce dolce, lui annuì debolmente sorridendomi.
« I miei genitori mi hanno detto chi sei. Ti va di essere amici? » chiese con innocenza, già... il rapporto con il mio migliore amico era iniziato con quella semplice frase. Annuii con forza e ci stringemmo le piccole mani, la sua era sudaticcia.
« Hai trovato qualcosa di interessante Mankel? » chiesi voltandomi intorno per la foresta, solo la debole luce solare e le alte chiome erano presenti intorno a noi. Non c'era neanche il minimo rumore di un animale nei dintorni. Solo delle voci lontane, probabilmente gli altri bambini che giocavano.
« No. Possiamo esplorare insieme? » chiese lui.
« Certo. Andiamo a ovest? Voglio vedere cosa c'è e perché l'Anziana Iphes ci ha detto di non andarci! » dissi trepidante, da sempre sono stata intrepida e curiosa, forse anche un po' ribelle visto che non eseguivo spesso gli ordini.
« Va bene andiamo! » rispose Mankel, ci spostammo velocemente, correvamo cercando di non cadere a terra viste le radice alte e abbastanza minacciose per due ragazzini.
Potemmo osservare meglio la natura intorno a noi: uno spettacolo incredibile di colori, i fiori e ogni bellezza che ci veniva donata dalla foresta; incontrammo persino un ruscello la cui acqua scorreva limpida, un piccolo corso d'acqua priva di qualunque sudiciume. Provammo a seguirlo e notammo con piacere che si addentrava nella parte ovest della foresta e quindi proprio dove dovevamo andare noi, sarebbe stato un ottimo punto di riferimento per quando saremmo dovuti tornare.
Naturalmente anche le parole non mancarono tra noi. « Myrah, tu sai qualche incantesimo? Voglio dire tuo padre è il Primo Incantatore, ti ha insegnato qualcosa? »
« No » risposi con sincerità mentre rallentavamo il passo per poter parlare. « Avrebbe però voluto visto che lui voleva il massimo per me... » istintivamente portai la mano al ciondolo argentato di mia madre. « Ma mia madre diceva che non voleva avvantaggiarmi, non voleva che fossi superiore agli altri perché siamo tutti uguali. È morta dandomi alla luce e mio padre ha voluto rispettare ogni sua volontà! » dissi tristemente.
« Mi dispiace... » questo provocò un silenzio imbarazzante tra noi, decisi di essere io stessa a spezzarlo.
« E tu Mankel? Conosci qualche incantesimo? O come me sai qualche nozione teorica della magia? » chiesi riprendendo l'argomento principale e la sua domanda.
« No. I miei genitori non hanno molto tempo per insegnarmi... li vedo poco visto che sono coinvolti nel consiglio degli Erranti. Immagino che anche tuo padre non sia spesso a casa. »
« Già. Però io ho mio fratello maggiore... lui ha completato gli studi ormai, è un mago esperto e sa molti incantesimi. Poi ho anche una sorella maggiore ma lei è perfida come una strega! » dissi, ciò provocò le sue risate e dovemmo fermarci. « E tu hai fratelli o sorelle? » continuai.
« No, sono figlio unico! » era stato abbastanza freddo, glaciale e lapidario in effetti. Potei capire quando voleva aver un fratello o una sorella, se io non avessi avuto mio fratello? I miei giorni sarebbero stati più tristi fino a quel momento.
« Posso essere io tua sorella. » gli sorrisi e gli strinsi la mano dolcemente, era ancora sudata ma non ci feci caso, forse perché ero solo una bambina di dieci anni.
Eravamo mano nella mano e non sembravamo esattamente fratello e sorella o due ragazzini che erano appena diventati amici. Sembravamo fidanzatini. Camminammo ancora a lungo e dicemmo addio al corso d'acqua visto che proseguiva verso nord, probabilmente andava e risalire per le montagne vicine alla foresta, continuammo lungo ovest e ormai eravamo convinti che non ci fosse nulla di cui aver paura o di cui essere interessati. Ma perché quella limitazione? Fu allora che vi arrivammo, uscimmo dagli alberi fitti e ci trovammo in un grande spazio illuminato dalla luce solare, forte e intensa.
Quella stessa luce non faceva brillare la terra bagnata o i silvani brillanti di verde proprio, davanti a noi c'era il versante della montagna che andava a salire fino alle nuvole in modo da impedirci di vederne la cima, ma davanti a noi non c'era solo quella roccia imponente: un gigantesco portone di metallo comparve maestro, brillava come se fosse fatto con della pietra appena lucidata, dei giganteschi cardini al lati del portone che finiva con la punta arrotondata, una serie di sigilli e catene che ne chiudevano l'ingresso. Alla base della porta c'era una gigantesco anello fatto di una pietra diversa, blu scura e opaca. Ci avvicinammo incuriositi, eravamo totalmente rapiti da quell'imponente portone, il silenzio intorno e noi e neanche più sentivamo le urla dei bambini o il suono degli uccellini o degli altri animali, una strana aura spettrale intorno a noi.
« Credo che sia la Porta dei Dragoni di cui ci ha parlato l'Anziana Iphes... è bellissima non credi? » chiesi senza voltarmi verso il mio amico, ero ammaliata e rapita da quella struttura. Dentro di me avvertivo una sensazione oscura però.
La sensazione che qualcosa era tra noi. Non eravamo soli!
« Myrah ho paura! » disse Mankel fermandosi per primo nel mezzo della radura, una strana nebbia si era alzata da terra ma io non demorsi: continuai ad avanzare contro il portone.
Fu allora che avvertii un suono, potei realizzare che si trattavano di più persone, forse stavano parlando ma i loro discorsi mi erano incomprensibili, come se parlassero a voce troppo bassa nonostante sentissi il suono forte e chiaro proprio accanto al mio orecchio. « Non la senti questa voce? » chiesi camminando lentamente sempre più vicina alla porta.
Mankel non rispose, chiaramente la potevo sentire solo io anche se non sapevo il perché, fu allora che riuscii a comprendere il significato dei suoni: mi veniva chiesto di avanzare, di osservare la porta, chiedeva di aprirla in un modo o nell'altro, magari usando qualche magia. Eppure sentivo che la presenza era esterna e non interna, dentro la Porta doveva esserci qualcosa che la presenza voleva farmi avere.
Mi avvicinai ancora di più e così potei vedere meglio la placca opaca, era un disco che si trovava sopra una fenditura da cui spirava un'aria gelida che mi fece rabbrividire, c'erano parecchi disegni sopra e c'erano cinque incavi perfettamente circolari, a ogni incavo era collegata una pietra triangolare che sembrava collegata al resto delle catene e della porta. Uno stranissimo meccanismo di cui non potevo capirne il funzionamento.
Osservai meravigliata i bellissimi disegni dei draghi, ornamenti che raffiguravano combattimenti e battaglie, fiamme e un gigantesco drago era realizzato come basso rilievo. Ero totalmente rapita da ciò che avevo trovato, ecco perché non avremmo dovuto andare verso ovest: perché là si trovava la Porta dei Dragoni. Sentii poi un urlo oltre la porta, mi spinsi indietro colma di paura. Mi voltai verso Mankel a cui tremavano le gambe e che era lo stesso rimasto con me.
« Andiamo via. Corriamo velocemente! » dissi stringendogli la mano e trascinandolo via con la forza da quel posto, non dimenticherò mai la paura che quelle urla mi misero, non potrei neanche descrivervi quanto il cuore mi batteva all'impazzata, volevo solo fare in modo di dimenticare quell'orrendo posto, perché là succedeva qualcosa, quella nebbia improvvisa ne era la prova e non volevo tenerci a scoprirlo così ritrovammo il corso d'acqua e non ci fermammo neanche un istante per riposare.
L'unico istante di pausa che avemmo fu quando finalmente tornammo dall'Anziana Iphes, subito ci chiese dov'eravamo stati e perché sembrava che avessimo visto un fantasma. Non so cosa Mankel stesse per rispondere, ma dissi automaticamente una bugia, la Porta dei Dragoni era pur sempre vietata a noi no?
« Abbiamo corso qua e là. Ci sono molti animali bellissimi! » lei fece un grande sorriso affettuoso e restammo accanto a lei, era come se entrambi avessimo paura che qualcosa poteva seguirci anche là.
Tutti gli altri bambini tornarono pochi istanti dopo e riprendemmo la lezione parlando sempre di magia e di ogni arte in particolare con eccezione della Seconda Arte, la Magia Nera.
« Cosa poteva esserci là dentro? Cosa hai sentito? » chiese Mankel quando la lezione era finita e stavamo tornando all'accampamento, il sole era quasi sul proprio tramontare.
« Non lo so. Ma non ne faremo parola con nessuno. Sarà il nostro segreto! » non c'era nulla di segreto, nulla da siglare. Ma quella cosa ci rendeva uniti e soprattutto amici.
« Va bene. Promesso! » disse lui felice, quell'amicizia sarebbe durata molto a lungo, ne ero certa e fui contenta di dirlo a Brester quando mi chiese come era andata la giornata.
Ovviamente tralasciai i minuti davanti la Porta dei Dragoni.





Angolo Autore:
Eccomi gente con un nuovo capitolo del mio racconto :) ringrazio i lettori della mia storia, spero tanto vi si sia piaciuta e che piacerà e molti altri ancora ^^ Finalmente vediamo la nostra protagonista anche se solo quando era bambina, ma che cosa accadrà per obbligarla ad andare via? Lo scopriremo presto.

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Capitolo 3
*** 03 - Gli Erranti ***


3.

Gli Erranti





Gli Erranti erano un antico clan di maghi, uno tra i più potenti in effetti, forse proprio perché erano sempre in movimento e questo li rendeva adatti a ogni situazione. Ma questa storia terminò quando mio padre, Amoned, era diventato il Primo Incantatore, la guida del clan. Anche se da quanto abbiamo studiato il nostro clan è fermo da circa un secolo nello stesso posto, la bellissima foresta Mikenna. Tra noi maghi era molto comune avere la magia, tutti noi andavamo alle lezioni, dai dieci anni fino ai quindici dovevamo seguire una formazione primaria. Fino ai diciott'anni poi avremmo appreso altri incantesimi. Mi trovavo in quel preciso istante della vita di una mago: raggiunta la maggiore età il mago doveva dimostrare il proprio valore in ogni situazione, sia di pace che in combattimento. Tutti noi lo chiamavamo “esame”, ma non venivamo realmente giudicati, o almeno gli altri ragazzi no, io sì visto che mio padre era il Primo Incantatore e si aspettava che diventassi la migliore dell'accampamento, forse perché si era fatto una promessa.
Mi trovavo nella mia tenda, era molto grande e spaziosa e c'era un comodo letto con un cuscino e delle coperte, c'era anche un piccolo mobiletto di legno nel quale potevo mettere le mie cose, una sedia su cui stavano alcuni libri di magia e la mia veste da maga stesa sopra. Mi alzai dal letto e mi trovai con una semplice veste leggerissima e quasi trasparente che usavamo per la notte.
« Myrah svegliati per il Creatore! Farai tardi alle lezioni! » una voce femminile mi diede quell'ordine fuori dalla mia tenda.
« Arrivo Kalesya! » urlai in risposta a mia sorella maggiore.
Ebbi pochi minuti per prendere lo specchio di mia madre e specchiarmici dentro, il mio viso perfetto e leggermente curvo, gli occhi azzurri tendenti al blu e delicati come i lineamenti delle labbra, passai la spazzola per i capelli cercando di dare il loro naturale volume, mi sono sempre piaciuti perché erano lunghi e arrivavano quasi sopra la vita, neri come il carbone che brucia.
Sospirai. Avevo ereditato gli occhi da mia madre mentre i capelli erano di mio padre, lui li aveva però ricci e io li avevo mossi. Avrei tanto voluto somigliare di più a mia madre.
Tutti nell'accampamento dicevano che ero una bella ragazza, che senza dubbio ero il ritratto di mia madre, eppure io non ne avevo alcun ricordo visto che era morta quando mi partorì.
Posai lo specchio e indossai la veste da maga: una bellissima veste di seta pregiata color latte con dei ricami di fiori rossi e dei veli viola che si congiungevano dalla vita fino ai polsi. Prima naturalmente tolsi la mia veste da notte e poi indossai quella da portare tutti i giorni, era nuova e i colori erano forti e vividi.
Uscii dalla mia tenda e mi trovai dentro una specie di cerchio attorno al quale stavano altre tre tende: una di mia sorella, una di mio fratello e l'altra di mio padre, già vuota visto che il suo ruolo di Primo Incantatore lo obbligava a svegliarsi molto presto. Kalesya mi scoccò un'occhiata agghiacciante, lei sì che era il ritratto di mia madre, il fisico più magro del mio, leggermente più alta, i capelli color dell'oro e gli occhi verdi e brillanti come le foglie con la rugiada, era praticamente uguale a nostra madre da giovane e ne ero gelosa. La sua veste era verde e vi erano disegnate delle rose nere tra i rovi spinati. Ogni veste da mago doveva essere adatta al nostro carattere, lei era molto spinosa se vogliamo dire così!
« Finalmente ti sei svegliata! » disse freddamente. Mi passò un piatto con qualcosa dentro, del pane e una brodaglia simile al latte, sapevo bene che quella bevanda era molto zuccherata ma non avevo fame quel giorno.
« Non ne voglio. Vedi se la vuole Brester! » il ragazzo uscì dall'altra tenda presenta, fu come se la mia giornata fosse migliorata visto che lui era il migliore della mia famiglia.
Più grande di me di otto anni e molto più alto, dei delicati muscoli allenati alle braccia e un fisico abbastanza snello. I capelli corti e spettinati, biondi come Kalesya e gli occhi azzurri e intensi come i miei. Lui indossava una veste da mago color rosso sangue e aveva anche delle placche curate alle spalle e a formare una corazza protettiva.
« Buongiorno! » disse con voce dolce stropicciandosi gli occhi. « Di nuovo il tuo misterioso infuso Kalesya? » chiese quando la ragazza gli passò la mia ciotola. La tenne con una mano e posizionò l'altra distante di qualche centimetro sotto la ciotola, delle fiamme rosse cominciarono a comparire da essa riscaldando il liquido interno. Magia! Io avrei sicuramente infiammato la ciotola visto che non avevo molto padronanza con la pirocinesi della Terza Arte Arcana.
« La prossima volta cucini tu Brester? » chiese lei con un sorriso sarcastico, una delle poche volte in cui rideva. Brester mi rivolse un'occhiata e mi fece l'occhiolino facendomi arrossire.
Sono sempre stata un disastro con i ragazzi! Gli unici con cui mi trovavo a non arrossire erano gli anziani del clan e il mio migliore amico, Mankel. Con il resto diventavo rossa come un peperoncino. La cosa mi dava molto fastidio.
« Oggi farete di nuovo pratica prima dell'esame Myrah? » chiese lui dolcemente e intingendo il pane nel liquido dolciastro.
« Già. Anche se ho un po' paura... non sono sicura in alcuni incantesimi. E nostro padre sarà presente... mi farà confondere e sbaglierò tutti gli incanti richiesti! » mancavano poche ore ormai, un giorno esattamente. Non mi sentivo pronta.
« Vedrai che andrà bene. Se vuoi posso sempre darti una mano quando finirai dalle lezioni... » continuò lui. Kalesya era ancora di ghiaccio in viso ma non ci feci caso. Annuii e alzai gli occhi il al cielo, uno splendido sole stava illuminando l'intero accampamento di noi maghi, c'erano alcune nuvole ma erano lontane e facevano presagire possibili piogge.
« Sarà meglio che vada adesso... » dissi molto vaga, rientrai nella mia tenda e misi al collo il ciondolo di mia madre, lo strinsi al mio cuore ricordandomi quando lei credesse nel Creatore, o almeno questo è quanto mi diceva mio padre.
« “Sebbene non vedrò mai il Creatore, Egli guiderà sempre la mia strada con la Sua luce, la mia magia con la Sua mano. La mia vita tramite i Suoi voleri.” » era tratto dai sacri testi.
Uscii dalla mia tenda in fretta, correndo per arrivare alle lezioni, non che fossi in ritardo ma mi piaceva molto arrivare lì tra le prime. L'accampamento di noi maghi era molto esteso, c'erano moltissime tende, un centinaio probabilmente ed era stato suddiviso in zone, c'era quella residenziale al centro, poi c'era la zona del mercato che in realtà erano tre o quattro tende. Poi c'era quella della scuola con tutti i ceppi di legno per sederci, e c'era anche quella più curata come per formare dei giardinetti. Era bello e ogni giorno che passava ero felice, certo il pensiero di essere una maga comportava alcune cose che non mi piacevano: il dover restare segregata per tutta la vita tra quelle tende. Questa era una delle cose che non mi piacevano: in quanto Erranti avevamo il dovere di viaggiare, ma questo fatto non veniva più tenuto in considerazione, eravamo ormai stabili.
E perché? Per la Porta dei Dragoni.
Io e Mankel non ci eravamo più avvicinati alla gigantesca porta, quella era stata l'unica volta che ero anche riuscita a trovarla. Ammetto che ho più volte provato a cercarla, ma non ero riuscita a trovarla, alla fine ci avevo anche rinunciato.
Sentii qualcuno dietro di me, qualcuno che mi seguiva e mi voltai per vedere chi fosse: un bel ragazzo si presentava ai miei occhi, un fisico normale come il mio, poco più alto di me e goffo, gli occhi dorati e i capelli di un castano più chiaro della corteccia dei silvani. Mankel indossava una bella veste color arancione con dei rami marroni e rinsecchiti dipinti sopra. Non ne era molto felice soprattutto perché l'arancione non gli piaceva. Ci ridevamo spesso sopra.
« Myrah, finalmente ti sei accorta che ti sto seguendo! » disse scherzando, gli tirai una pacca sul braccio che riuscì a scansare. « Allora? Hai imparato a usare qualche nuovo incantesimo? » chiese senza darmi tempo per rispondere.
« No. Non faccio progressi e lo sai benissimo. Brester si è offerto di aiutarmi però... tu invece che mi dici? » ci incamminammo insieme, ammetto che una cosa di Mankel mi dava molto imbarazzo: il fatto che da bambini ci tenevamo spesso per mano e la cosa risultava tenera, agli occhi degli adulti noi eravamo già promessi sposi certo. Ma diventando grandi... non mi andava che lui e io continuassimo a stringerci le mani.
Nonostante questo non riuscivo a impedirlo: sentii la sua mano sudaticcia attorno alla mia e la strinsi debolmente.
« No, nulla di nuovo. Mettiamola così: se entrambi non veniamo ammessi ai corsi superiori saremo ancora insieme! » lui ci scherzava sopra, io invece ero esasperata.
Sospirai tristemente mentre arrivavamo ai ceppi di legno, fu allora che potei lasciargli la mano per asciugarla sulla mia veste. « È un disastro! Mio padre mi ucciderà se non riuscirò a passare l'esame. Hai idea di che significa!? » lui rise semplicemente.
« Tutti vengono accettati alla prova. L'ultimo che non l'ha passata è stato circa tre secoli fa. » le sue parole volevano consolarmi in qualche modo ma io ero giù di morale.
A poco a poco arrivarono tutti gli altri ragazzi e le altre ragazze, tutti maghi e maghe dai poteri più avanzati dei miei. O almeno così lo credevo, una convinzione totalmente errata. Ho imparato dopo molto che la forza di un mago non si stabilisce con gli incanti che sa padroneggiare ma quanto bene riesce a metterli in atto. E io potevo realmente essere la migliore.
Un mago anziano arrivò tra i ceppi che erano disposti in cerchio, non lo avevo mai visto in giro nell'accampamento ed era una cosa strana visto che non eravamo in una città. Si schiarì la gola per poi cominciare a parlare. « Allora ragazzi, il vostro insegnante oggi non può venire perché è stato convocato dal Primo Incantatore. Ci sarò io al posto suo e vi aiuterò con gli incanti... ma se non erro prima avete una lezione teorica? » chiese rivolto a tutti noi. Annuimmo tutti e io risposi.
« Con l'Anziano Anuste dovevamo cominciare a parlare dei demoni e dell'esorcizzazione. Nulla nello specifico... solo teoria. » dissi. Tutti gli altri maghi restarono in silenzio e il mago restò un po' sconvolto, forse non si aspettava quel programma.
« Mi aveva detto che c'era qualcosa da spiegare riguardo la Magia Nera... naturalmente è solo teorica e ci credo! » a modo suo aveva fatto una battuta a cui solo lui stava ridendo.
Non lo trovai divertente, anzi mi diede sui nervi.
Ritornò serio e parlò. « Molto bene! Direi però di cominciare a spostarci, andiamo nella foresta e nel frattempo ne parliamo. Almeno arriveremo in tempo per lanciare gli incantesimi... cercherò di essere sintetico! » comunicò, a quel punto ci alzammo tutti dai nostri ceppi ed entrammo nella foresta seguendo i sentieri creati da noi tra gli alberi.
Mankel evitò di prendermi la mano mentre camminavamo tra gli alberi e di questo ne fui riconoscente visto che nonostante il sentiero fosse scavato, camminare tra gli alberi era comunque fastidioso, soprattutto perché dovemmo fare una svolta improvvisa per un sentiero più angusto e pieno di cespugli.
« Allora ragazzi: possiamo dire che la Seconda Arte sia la più tetra, la più malvagia. È per questo che la Chiesa cominciò a darci la caccia secoli fa, l'uomo divise la Magia Bianca e per prima generò la Magia Nera, in seguito creò anche le altre cinque dando infine una forma alle Sette Arti Arcane. Ma parliamo più nel dettaglio: lo spiritismo... l'arte dell'evocazione dei demoni. Sapete: esistono molti volumi che spiegano come evocare un demone. Sono come dei rituali che devono essere eseguiti in un certo modo, ma ci sono anche volumi che trattano di un modo più facile e pericoloso. Chi mi saprebbe dire qualche marchio? » nessuno di noi parlò.
Era una cosa che avevo sentito, a ogni demone era legato un simbolo, un particolare segno o marchio appunto, ma essendo ancora giovani non ne avevamo diritto a conoscenza.
« Immaginavo; disegnare il segno di un demone, ne causa l'evocazione diretta. Come se venisse chiamato. » continuò l'anziano mentre continuammo a camminare per il sentiero. « Solitamente potrebbe essere usato il sangue per fare il marchio, a quel punto il demone si materializza: dal loro piano astrale arrivano nella forma carnale qui su Gaia, tra di noi. » pendevamo tutti quanti dalle sue labbra per quanto l'argomento fosse interessante. « C'è da dire una cosa per chiunque si aspetti di seguire una ben definita arte diversa dalla Prima: un demone non può essere ucciso in alcun modo. La sua forma fisica può essere distrutta, può essere esorcizzato e scacciato, ma non esiste modo per distruggerne lo spirito. Altrimenti cosa resterebbe dei cento demoni? Vi immaginate di nominare i “sessantasette demoni”? Davvero poco tenebroso! » anche quella era una battuta molto scadente, nessuno di noi rise e non perché non avevamo senso dell'umorismo. Io personalmente ne avevo molto e non trovavo divertente nulla di quello.
« Ma se un demone non può essere ucciso, cosa si può fare? Come si fa a... » non seppi neanche io cosa dire. « Non c'è un rito o qualcosa capace di distruggerlo per sempre? » l'anziano scosse il viso negativamente. Ci fermammo nel mezzo della via buia e angusta dopo i rami si trasformavano in rovi.
« No. Non possono essere fermati in alcun modo. Certo è davvero semplice, forse, esorcizzare il demone nella sua forma fisica, scacciarlo o distruggerlo. Il problema nasce quando possiede una persona... » restò molto vago. « Se un demone possiede una qualunque persona si può ricorrere all'esorcismo per liberarla dal male, ma esiste un'altra via nel caso sia irreparabile. Lo stesso che accade se un mago evoca il demone e lo lega a sé in qualche modo, viene ucciso! »
« C'è stato qualche caso di un mago che è stato ucciso per aver evocato un demone? » chiese uno dei maghi lontani da me.
« Più di uno. Il problema sorge quando il mago o la maga crede di saper controllare il demone con le proprie forze. Già di per sé, l'aver evocato un demone merita una punizione. Ma capita sempre che il demone sia forte e non si lasci domare, si rivolta contro colui che l'ha evocato e a quel punto lo uccide. Naturalmente nel caso in cui non siano legati morirebbe anche il demone, parlando sempre di forma fisica! » puntualizzò con enfasi l'ultima frase. Stavolta fu Mankel a domandare.
« E come può un demone essere legato al mago o a chi evoca il demone? » ritornammo finalmente in un sentiero illuminato della foresta e soprattutto ben curato, poco più avanti c'era una radura nella quale avremmo potuto provare gli incanti.
« Tramite i marchi d'evocazione. Essere marchiati con il simbolo del demone crea un legame con lo spirito. Un legame che difficilmente si spezza visto che bisognerebbe esorcizzarlo e non sempre il rito funziona... nel peggiore dei casi si condanna a morte per possessione! » le sue parole erano dure ma potevo capirle, i demoni sono creature perfide e infime, non sai mai quale potrebbe essere la loro volontà.
« Solitamente a chi spetta decidere la condanna? » chiese un'altra ragazza mentre entrammo nella radura, probabilmente avremmo terminato la lezione per dare via alla pratica.
« Dipende dove si ci trova, potrebbe toccare persino a un consiglio di maghi... a un reggente o chissà! Perché questa domanda? La pena di morta è già una cosa orrenda e ci sono molti maghi o altre persone sparse per la Regione che hanno un demone in corpo. Sono eretici, assassini e malvagi. Non più umani ma servi dei demoni! » disse il mago in risposta.
« Questa sembra molto una visione della Chiesa... » commentai ad alta voce, l'anziano mi fissò con interrogazione.
« La Chiesa non ha pietà per noi maghi e per ciò che è magia. Eccetto per la Prima Arte, le altre sono a malapena tollerabili. Se si presentasse un mago dinanzi a loro per essere esorcizzato, lo ucciderebbero seduta stante! » quello era il nostro destino, la sofferenza. Ecco perché stavamo lontani da tutto!
« Anziano Mherip finalmente vi ho trovato! » disse improvvisamente un giovane mago sui ventisei anni, sbarrai gli occhi quando riconobbi mio fratello Brester avanzare. « Credo vi siate confuso. La radura è un'altra... » questo provocò le nostre risate mentre il nostro insegnante era in difficoltà.
Ci spostammo verso la radura designata per gli allenamenti, effettivamente c'era qualcosa che non andava nel passaggio che avevamo seguito ma credevo fosse una scorciatoia. Arrivammo nella nuova area e trovammo venti bastoni magici pronti ad attenderci, subito mi diressi verso il mio.
Un bellissimo bastone lungo, più alto di me ed era intrecciato, fatto con la corteccia di un albero della foresta e nella punta c'era una bellissima pietra luminosa, attorno ad essa c'erano alcuni rami che la chiudevano e la tenevano bloccata in una morsa serrata. Lo presi tra le mani e lo strinsi forte perché sentivo che non sarei riuscita ad evocare neanche una lingua di fuoco per la paura. Cercavo di concentrarmi su altri pensieri: scelsi il perché dell'usare i bastoni magici. La magia principalmente deriva dalle nostre mani, da dentro di noi, ma i bastoni magici hanno proprietà magiche capaci di amplificare i nostri poteri o di renderli più facili da evocare. Inoltre per alcuni incantesimi potrebbe servire un punto da cui far partire l'incanto, una tempesta di fulmini per esempio o un uragano! In quell'istante fui però distratta da altro. La mano sudaticcia di Mankel che strinse quella che avevo libera dal bastone, si avvicinò a me sorridendo, quando faceva così mi dava fastidio!
« Stiamo in coppia io e te? » sorrise, da tempo avevo come il sospetto che per il ragazzo non fossi più soltanto un'amica. Lo capivo da come si comportava con me, e dalla mano che voleva sempre stringermi o dal fatto che i suoi occhi erano rivolti sempre verso di me, alla mia costante ricerca e la cosa mi dava il più delle volte fastidio. Nonostante quei dettagli non volevo essere chiara visto che non avevo la certezza di cosa lui provasse per me, c'erano molte ragazze che facevano le oche pensando di piacere ad altri maghi della classe, io le odiavo! Per me lui era un amico e basta, inoltre non avevo intenzione di aver un fidanzato ancora, d'altronde avevo solo diciotto anni e avevo tutta la vita a disposizione per cercare una mago, anche se probabilmente sarei finita col crescere i figli di Mankel!
« Come scusa? » chiesi tornando bruscamente alla realtà, questo lo fece ridere e mi lasciò la mano. Ci mettemmo l'uno davanti all'altra pronti per combattere, uno scontro amichevole.
Tutti noi avevamo imparato alcuni incantesimi base della Magia Verde e della Magia Viola, inoltre ci era stato insegnato il potere di evocare una luce e l'incantesimo protettivo della Magia Gialla. Il combattimento iniziava con l'evocazione di una luce per poi evocare lo scudo mentre l'altro usava un incanto offensivo. Poi si faceva a cambio evocando sempre per prima cosa la luce, ci venne spiegato che in quel modo avremmo preparato i nostri incanti così da far risultare più semplice l'evocazione successiva anche se prima o poi avremmo dovuto farne a meno ed evocare l'incantesimo in modo diretto e più semplice, ancora eravamo inesperti fortunatamente.
« Inizio io con lo scudo. » disse Mankel, questo significava che io dovevo passare all'attacco. E ciò mi preoccupava parecchio vista la mia scarsa offensiva.
Mankel evocò a fatica una sfera luminosa che strinse nella mano, poi sbatté il bastone a terra cercando di creare un scudo per difendersi, vidi un leggero strato d'azzurro che lo ricopriva, quello scudo sarebbe stato classificato come debole dai nostri insegnanti. Cercai di riflettere su quale fosse l'incantesimo che poteva essere più leggero: aprii la mano e sentii un flusso d'acqua scorrere tra le mie vene, dei rivoli si issarono dal terreno e si intrecciarono lungo il mio braccio per generare una sfera d'acqua, la lanciai diretta contro lo scudo del mio amico e riuscii a infrangerlo bagnandogli il viso e facendolo cadere indietro.
« Mankel non ci siamo. Lo scudo dev'essere più forte, sii convinto di ciò che fai! » lo riprese l'Anziano Mherip da lontano.
Stavolta toccò a me, presi il bastone con la mano sinistra e nella destra evocai la luce, a differenza di Mankel, fu la mia mano ad illuminarsi generando molta più luce, fin qui non c'erano problemi. Spensi la mia mano e sbattei il bastone a terra generando uno scudo intorno a me, una patina violacea più tendente al blu. Mankel usò il suo incantesimo migliore, un fulmine. Mi scagliò la scarica elettrica contro lo scudo che riuscii a far reggere con mia grande sorpresa. Ero però già debole e preoccupata per i prossimi incanti.
Sia io che Mankel sapevamo padroneggiare l'evocazione del globo di luce, riuscivamo a far stare in piedi lo scudo e a evitare di fargli subire troppi danni; entrambi eravamo bravi con la sfera d'acqua. La sua specialità però era senza dubbio l'evocazione del fulmine, io invece padroneggiavo bene solo l'incantesimo di congelamento e arrancavamo nella specialità dell'altro. Il vero problema fu quando toccò all'evocazione delle fiamme, l'incantesimo base della pirocinesi, uno scoglio troppo difficile da superare per entrambi. Fummo ripresi più volte dall'anziano visto che le nostre tecniche potevano essere molto più curate. Inoltre i nostri scudi erano ormai deboli, se fossimo riusciti ad evocare dei fuochi li avremmo distrutti e ci saremmo fatti molto male. Fortunatamente ci stavamo avvicinando alla fine delle lezioni e quindi anche al pranzo, nel pomeriggio avrei cercato di ripassare e studiare quanta più teoria magica potevo sapere, inoltre mi sarei potuta anche allenare con Brester.
Toccò a me per ultima provare l'incantesimo del fuoco, dopo un fallimento totale di Mankel aggiungerei visto che era riuscito solo a produrre la scintilla di esso. Questo aveva parecchio sconcertato l'anziano che non aveva mai visto una fiamma così brutta e miserabile. Il mio amico parve triste, evocò la luce e poi lo scudo per proteggersi, un pessimo scudo in effetti.
In quell'istante cercai di concentrarmi più che potevo su di me, ignorando qualunque cosa, soprattutto il fatto che fossimo vicini alla fine della lezione o non sarei proprio riuscita a far uscire le fiamme dal bastone. Strinsi l'oggetto con due mani puntandolo contro Mankel, consistendo in una vampata di fuoco era uno degli incanti da poter evocare anche con l'ausilio del bastone magico.
Presi un respiro e poi feci partire il colpo, sentii la magia scorrere verso il bastone, ardere tra le mie braccia e concentrarsi sulla pietra incastonata, non uscii la vampata che mi aspettavo, ma un semplice spruzzo di fuoco che scoppiettava e che terminò subito dopo. Dannazione!
« Davvero pessimo. Sempre meglio di Mankel, almeno la nostro Myrah è riuscita in qualcosa più di una scintilla! » commentò l'anziano. Questo mi diede fastidio visto che mi ero impegnata e avevo creduto di farcela!
La lezione almeno era terminata.

 




Angolo Autore:
Eccomi con un altro capitolo della mia storia ^^ In questo capitolo vediamo Myrah ormai diventata una donna, preoccupata per i propri esami (un po' come noi per gli esami di maturità); grazie tante ai lettori della storia, a presto col prossimo capitolo, nella quale qualcosa cambierà il destino della strega.

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Capitolo 4
*** 04 - Il marchio dell'oscurità ***


4.

Il marchio dell'oscurità





Il grande giorno era finalmente arrivato. Non stavo più nella pelle per l'emozione ma al tempo stesso avevo paura perché non mi sentivo ancora pronta. Se mi vedo adesso, direi che sono stata stupida ad averne! Quella mattina mi svegliai molto presto, non volevo farlo ma potei vedere il sole sorgere tra gli alberi dell'accampamento dei maghi, mi piaceva moltissimo osservare la notte scura illuminarsi lentamente di arancione, purtroppo però mancava la voglia di alzarsi presto per guardare il sole. Le mille sfumature di rosso, rosa e arancione, creano ancora oggi in me una sensazione di tranquillità e sacralità che non saprei dirvi.
Mi alzai dal mio giaciglio a fatica visto che ero comunque molto stanca, mi diedi una specchiata e strofinai gli occhi, aprii i cassetti e ne estrassi una grande tovaglia bianca e morbida per asciugarmi, sarei andata al fiume per farmi un bel bagno rinfrescante prima dell'esame. Misi le mie scarpe e uscii dalla tenda, avrei fatto una veloce colazione e vidi che mio padre era già sveglio, stava leggendo una pagina piena di scritte che era sospesa in aria grazie alla sua magia, dentro una ciotola aveva anche un infuso nero e bollente che puzzava di amaro.
« Buongiorno piccola Myrah. Oggi è il giorno dell'esame: sei pronta? Spero di sì... in caso allenati un altro po' con i tuoi poteri e ricorda che io sarò insieme ai tuoi insegnanti! » disse con voce dura l'uomo, annuii in modo impercettibile chinando lo sguardo, volevo urlare a scappare via per la paura!
Ecco che la fame che avevo, la voglia di fare colazione era infine svanita. « Certo padre. Vado prima a farmi un bagno al fiume! » stavo quasi per uscire dalle nostre tende quando lui mi fermò con le sole parole.
« Ho visto che il giovane Mankel ci tiene molto a te... » non volevo parlare con lui di ragazzi. Ma essendo il Primo Incantatore aveva il dovere di salvaguardare il bene degli Erranti, questo significava anche pensare alle relazioni per nuovi maghi a cui istruire. Sospirai.
« Siamo molto amici. Ci conosciamo fin da quando siamo piccoli. Non c'è altro lo sapete! » dissi come per difendermi.
« L'amicizia può trasformarsi certamente in amore. Sia io che suoi genitori siamo d'accordo in un possibile matrimonio... » non recepii subito l'idea del matrimonio.
« Avete parlato con i suoi genitori!? » chiesi in un primo momento, poi arrivai a carpire le altre parole. « Matrimonio? » sposarsi per gli Erranti era una questione molto importante: c'era un rito molto particolare, sarebbe stato il Primo Incantatore a celebrare le nozze. Molti matrimoni venivano spesso celebrati nelle chiese, naturalmente solo da quelli che credevano nel Creatore e quelli che potevano pagare. Io mi ritenevo molto credente nonostante mio padre non lo fosse, mia madre amava il Creatore, era molto religiosa perciò fin da bambina mi ero detta di seguire l'esempio di quella donna. Una delle poche cose che mi accomunava con lei forse. Il mio sogno era di entrare in chiesa per pregare e non per sposarmici! Questo escludeva qualunque altra funzione all'esterno della struttura visto che i maghi non erano ben visti in quei luoghi.
« Non c'è nulla di male nel pensare al matrimonio. Ci vogliono ancora alcuni anni... ma contali che passano! » voleva essere spiritoso, divertente. Ma io lo trovai solo irritante e odioso! Non dissi altre parole, uscii dal nostro gruppo di tende e mi spostai correndo attraverso l'accampamento, superando la zona commerciante dove alcuni stavano montando le loro tende e gettandomi tra le braccia degli alberi della foresta Mikenna.
Arrivai al corso del fiume là vicino, il letto d'acqua era molto largo e soprattutto scendeva dalle montagne, portando quindi una bella frescura e acqua pura. Potei vedere che era profondo poco più di un metro, poggiai la tovaglia sulla riva e sopra di essa misi la mia veste da notte, rimasi con i soli indumenti intimi e mi denudai pure di quelli, restando con il corpo in balia dell'aria fresca che precedeva l'inverno. Mi immersi a poco a poco nell'acqua ghiacciata, il mio corpo avvertì sofferenza e poi pian piano si placò abituandosi alla temperatura bassa dell'acqua. Presi una boccata d'aria e mi immersi del tutto fino a immergere pure il viso e i capelli. Sbucai fuori dall'acqua ma con il solo viso, accarezzando dolcemente il mio corpo come per far scivolare via la sporcizia della pelle. Ero tranquilla e stavo bene, spensierata. Ma improvvisamente avvertii una presenza, nascosta tra gli alberi, un movimento brusco e pensai subito a un assassino. Era già capitato che qualche malintenzionato si trovasse nella foresta, l'avevamo sempre cacciato via usando la nostra potente magia, il più delle volte ci restavano morti.
Avrei potuto anch'io usare la magia per difendermi, ma non ero mai stata in un combattimento serio e non sapevo come avrei agito considerando il fatto che dovevo concentrarmi cercando di proteggere la mia vita. Feci pochi passi in direzione opposta al suono che avevo udito. Pensai che fosse stato qualche animale tra i cespugli! Restai qualche altro minuto immersa per non perdere un momento di quella quiete. Poi quando fui abbastanza rilassata uscii, il vento e l'aria fresca parvero graffiare sulla mia pelle e mi affrettai a correre verso la grande tovaglia nel quale mi immersi per coprirmi. Un altro suono fu catturato dal mio orecchio. Stavolta troppo vicino.
Feci in tempo a voltarmi verso gli alberi che subito vidi una figura avanzare lentamente contro di me, chiaramente incuriosita e guardinga, felice allo stesso tempo di aver trovato qualcuno. La figura si muoveva in modo strano, indossava una pesante veste rosso sangue coperta di pellicce del medesimo colore, dei capelli argentei cadevano in avanti fuoriuscendo dal cappuccio che la figura indossava. Si portò una mano a esso e mostrò il suo volto: un'anziana donna dalle pelle piena di rughe, gli occhi vitrei e opachi e i capelli lunghi e trascurati. Dalla linea della veste, la donna era molto magra sicuramente. Si avvicinò a me mostrando un sorriso, molto diverso da quello degli anziani: i suoi denti erano splendenti come un diamante.
« Posso aiutarvi? » chiesi tamponandomi il corpo. La donna fece un grande sorriso, in merito a una rivelazione, spaventoso.
« No, piccola Myrah! » disse infine la donna, ma come faceva a sapere il mio nome? Certo non potevo immaginare che fosse collegata al mio passato. « Mi chiamo Rugornah... »
« La Strega dei Ghiacci? » naturalmente conoscevo la fama della potente strega, si narrava che secoli fa, una maga avesse lottato contro la Chiesa per difendere i maghi, parliamo dell'Era del Caos. Da allora decise di vivere ai confini del mondo, tra i ghiacci perenni per allevare una prescelta maga. Da allora quel titolo era passato da apprendista in apprendista fino ai giorni nostri e la prescelta prendeva il nome di Rugornah, la Strega dei Ghiacci, per un breve attimo pensai a cosa volesse nella foresta Mikenna. Forse cercava apprendiste a cui insegnare.
Tuttavia i miei pensieri vennero interrotti dall'anziana.
« Anche tu come tuo padre mi dai della strega? Eppure non siamo entrambi maghi? » disse ridendo, una risata fredda e ghiacciata, qualcosa non andava in quella donna.
« Come conoscete mio padre se posso permettermi di chiedervelo? » chiesi incuriosita. Lei scosse il viso come se avesse dato una risposta alla mia domanda. No.
« Non importa. Lui lo sa benissimo... e cercavo proprio te. Ho un favore da chiederti... » un favore? Non potevo immaginare cosa mi avrebbe chiesto e come quello avrebbe influenzato il mio futuro. « Potresti tenere tu questo libro? Non posso più tenerlo io perché è l'unica copia al mondo ed è giusto che io la tramandi a qualcuno! » estrasse un piccolo libricino di circa duecento pagine, rilegato con una copertina nera e dorata.
« Che genere di libro è? » chiesi allungando una mano per prendere l'oggetto, la vecchia Rugornah lo ritrasse.
« Si tratta di Magia Nera. Promettimi che lo custodirai ma che mai ne aprirai il sigillo! » disse mostrandomi un lucchetto che bloccava le pagine, bastava premere il pulsante per aprirlo.
« Certo. Lo prometto... » definitemi una stupida, ma che male poteva mai fare un libro? Certo era Magia Nera, ma leggerlo? Non c'erano incanti in grado di essere evocati con la sola lettura della formula, o almeno lo credevo. Non conoscevo la Seconda Arte Arcana e i suoi incanti o rituali. Rugornah mi passò il libro delicatamente e potei leggerne il titolo sbiadito.
« “L'arte dell'evocazione dei cento demoni”! » improvvisamente fui colta dalla volontà di aprire il lucchetto e vedere cosa vi era scritto. « Grazie per questo... » alzai il viso e vidi che la figura era scomparsa nel nulla. Svanita come cenere nell'aria, l'anziana era scomparsa come fosse una visione.
« Myrah! » qualcuno alle mie spalle mi chiamò, era Mankel e gettai un urlo quando sentii la sua voce. Mi voltai verso di lui cercano di coprirmi meglio visto che praticamente ero nuda!
« Che ci fai qui!? » chiesi nel più totale imbarazzo, vidi che indossava un pantalone di stoffa e una veste corta sopra, il suo abbigliamento da notte. Anche lui stringeva tra le mani una tovaglia per asciugarsi. Anche lui era venuto per lavarsi.
« Non si vede? Perché hai un libro tra le mani? Ti sei fatta il bagno mentre ripassavi incantesimi? » chiese sarcasticamente, strinsi il libro a me per evitare che non ne leggesse il titolo.
« Figurati. Ormai sono rassegnata... siamo in venti e ne passeranno diciannove. Tutti tranne me! » poggiò i suoi vestiti sull'albero e si tolse la veste e il pantalone restando col solo indumento intimo che gli copriva il pube, era arrossito mentre si spogliava e io cercavo di guardare da altra parte.
« Noi due forse intendi. » mi corresse, mi nascosi tra due alberi restando sempre vicina al ragazzo mentre mettevo gli indumenti intimi per coprire le mie nudità e infine indossai la mia veste da notte leggera per poi voltarmi appena.
Sentii il rumore dell'acqua infrangersi, continuai a voltai piano piano per assicurarmi che Mankel fosse entrato in acqua e quindi non avrei rischiato di vedere qualcosa che non volevo vedere! Visti i discorsi di mio padre in quella mattina, era probabile che un giorno avrei visto Mankel nudo. Non ci tenevo particolarmente ma apparentemente non c'era via di fuga.
« Ritorno all'accampamento, va bene? » gli urlai contro e lui annuì mentre nuotava nel fiume. Misi le scarpe e mi spostai lentamente stavolta, tra le mani stringevo la tovaglia e quello stranissimo libro che morivo dalla voglia di leggere.
Arrivai infine nella mia tenda e vi entrai senza controllare che qualcuno fosse dentro le altre. Mi sedetti al centro della stanza e girai il libro tra le mani alcune volte per osservarlo meglio. Aprirlo fu molto semplice: premetti sul pulsante del lucchetto e il libro si aprì all'istante. Non c'era nulla di così pauroso, all'inizio vi era un indice che indicava le pagine a cui potevano trovarsi tutti e cento i demoni descritti nel libro. Sfogliai velocemente alcune pagine e mi soffermai sul cinquantatreesimo demone: Lamia, il demone dell'oscurità. C'era un bellissimo disegno lungo tutta la pagina che raffigurava una creatura bellissima e spaventosa, due ali scure e spiegate e un corpo muscoloso simile a quello di un leone viste le mani e i piedi. Il viso allungato e l'espressione famelica, la follia negli occhi e due grandi corna rivolte indietro.
Nelle pagine seguente c'era una descrizione del corpo del demone e della sensazione che si provava nello stargli davanti. C'era anche una specie di descrizione delle sue abitudini nel regno astrale in cui viveva, poi una pagina con un bellissimo disegno, un simbolo: uno strano cerchio tagliato da una lama, provai a seguire il simbolo con il dito senza staccarlo e ci riuscii sorridendo stupidamente. Non so perché ma volli continuare a leggere fino a che trovai qualcosa di molto interessante: Lamia aveva l'abilità di amplificare i poteri di coloro che le evocavano come dono di ringraziamento per avergli permesso l'accesso nel nostro mondo. C'era infine scritto come fare ad evocarlo.
Quel libro era pericolosissimo e nessuno avrebbe mai dovuto leggerlo, ecco perché Rugornah mi aveva fatto promettere di non aprirlo, promessa che non avevo mantenuto. Soprattutto pericoloso per qualcuno di curioso e testardo come me. Lessi velocemente la spiegazione assimilando però ogni parola, era interessante anche se avevo dei dubbi sulla veridicità delle informazioni. Quando sentii un rumore venire da fuori la mia tenda chiusi il libro e lo nascosi nel mezzo della tovaglia come se nulla fosse, facendo finta di niente.
Mi preparai per gli esami, sarei stata chiamata nel mezzo dell'esame probabilmente visto che il mio nome iniziava con la M, Mankel sarebbe venuto prima di me, se avessero promosso lui avrei passato anch'io l'esame. Eppure la testa mi esplodeva, avevo paura di fallire, avevo diciott'anni ed ero una stupida, perciò che potevo fare? Forse anche per una sorta di senso di orgoglio personale nel non voler fallire, forse per il fatto di non potermi permettere di deludere mio padre, restai pochi istanti in più nella mia tenda, nel silenzio più totale visto che mio fratello e sorella erano appena usciti. Presi il libro e lo sfogliai fino alle pagine che parlavano di Lamia, il demone dell'oscurità.
Feci la cosa più stupida del mondo, lo feci per paura di essere una delusione, o almeno fino ad oggi incolpo mio padre di quella storia quando forse dovrei essere io l'unica colpevole. Cominciai a recitare il rito evocazione, lo sussurravo lentamente e sentii un vento alzarsi attorno a me, un'aria gelida che mi fece accapponare la pelle, mi strinsi l'indice e il dito medio della mano sinistra e diventarono brillanti di una luce violacea. Mi scoprii leggermente la spalla e tracciai sulla mia pelle il simbolo del demone sempre continuando a leggere il libro; fece malissimo! Era come se mi stessero marchiando con il ferro rovente, cercai di non gridare e mi morsi le labbra per resistere al dolore, tracciai il segno d'evocazione e la luce si spense, il marchio dell'oscurità era stato tracciato. Avevo appena evocato un demone, eppure nulla si era mostrato ai miei occhi, forse era un burla! O almeno in un primo momento pensai lo fosse, il marchi non accennava a voler comparire però, mi sistemai nella mia veste bianca e notai che non traspariva nulla. Tirai un sospiro, sicuramente i maghi anziani avrebbero riconosciuto quel simbolo e se fosse stato realmente di un demone sarei finita nei guai. Uscii dalle tende e mi diressi verso l'agglomerato del consiglio degli anziani, mi allontanai di pochi metri dalle abitazione dove trovai già i miei compagni maghi. Mankel era in piedi ad attendermi, mi strinse la mano sudaticcia e provai a fare la simpatica, come se nulla fosse successo dalla nostra separazione. Dentro di me avvertii qualcosa di nuovo: una strana rabbia, una zona d'ombra celata nel mio cuore, qualcosa che scorreva nelle mie vene e non era sangue, come se fluisse forza magica, mi sentii improvvisamente potente!
-Dimmi umana, perché hai evocato me?- chiese una voce accanto a me, mi voltai spaventata, era fredda e tagliente, una voce cattiva e che potevo paragonare al freddo invernale.
« Cosa? » chiesi a chiunque ci fosse, ma non vidi nessuno con quella strana voce tagliente, Mankel mi strinse la mano ancora di più cercando di portarmi all'attenzione, gli esami erano appena cominciati con il primo dei venti.
-Che sensazione disgustosa toccare quest'umano sudato. Tu invece sei pulita... come fai a stargli accanto? Il solo odore che emana mi disgusta...- disse la voce, allora potei capire a chi apparteneva quella voce. Lamia, il demone che avevo evocato in me.
Non potrei dirvi quanta paura avessi avuto, ero terrorizzata e di quel passo non avrei fatto neanche un incanto. Perché avevo un demone, sapevo cosa sarebbe accaduto ma l'avevo fatto lo stesso. Ero posseduta da un demone! E io sapevo quanto la possessione fosse difficile da spezzare. Raramente lo era...
« Myrah che hai? Sei bianca in viso! » gli lasciai la mano bruscamente, non perché lo avesse detto il demone, o almeno credo che non fosse per quello. Non saprei dirvi quanta volontà mi era rimasta e quanto avesse preso di me in quei pochi minuti.
I maghi si susseguirono velocemente, avevamo pochi incantesimi da dimostrare, in tutto erano sei e la maggior parte dei maghi ci mise poco meno di dieci minuti. Un'attesa quasi infernale visto che non sapevo la reazione del demone a quello.
-Perché mi hai evocato?- richiese Lamia nella mia mente, stavolta il marchio bruciò, l'istinto mi costrinse a sfiorarlo come per calmarlo. -Sai cosa sono? Sai che non ti lascerò andare?- che diavolo avevo fatto!?
Cominciai quindi a parlare nella mia mente visto che Lamia stava facendo lo stesso.. -Ho bisogno del tuo aiuto. Ho bisogno che amplifichi i miei poteri magici. Devo affrontare una prova importante e...- interruppe bruscamente i miei pensieri con i suoi.
-E io cosa ottengo in cambio?- naturalmente! I demoni sono tra le creature più subdole e cattive del mondo intero. Nessuno di loro stringerebbe mai un patto con qualcuno senza avere nulla in cambio. O almeno in maggioranza. Che cosa poteva volere da me? La mia anima? Il mio corpo probabilmente.
-Non ho nulla da offrirti!- avvertii forte dissenso dentro di me, la creatura chiaramente stava riflettendo sul da farsi, non mi avrebbe aiutato se non gli avessi offerto nulla in cambio.
« Myrah, prego venga avanti! » mi sentii chiamare pochi minuti dopo, stavo sbagliando tutto, avevo troppa paura di ciò che avrebbe voluto il demone, avevo paura di ciò che sarebbe accaduto, non posso neanche dirvi quanto mi sentissi male. Perché in un modo o nell'altro, avrei dovuto soffrire.
Maledissi la Strega dei Ghiacci, lei mi aveva dato il libro ma la colpa era solamente mia, in fondo era stata lei a dirmi di non aprirlo perché avrei fatto del male? Mi spostai in avanti tra i maghi che restavano a cerchio, davanti a me c'era una grande radura vuota, il Primo Incantatore, mio padre, sedeva al centro del consiglio, sia alla sua destra che alla sua sinistra c'erano tre uomini e donne. Mi misi al centro e lui parlò.
« Prego Myrah, inizi pure la sua prova! » ovviamente in quel momento non ero sua figlia e non poteva rivolgermi un comune saluto. Era freddo e questo mi mise in difficoltà maggiormente, avrei sbagliato. Soprattutto perché non ricordavo nulla di come lanciare gli incantesimi in quel momento. Mi fu portato il mio bastone magico e lo strinsi tra le mani pregando.
Il primo incantesimo che lanciai fu la luce, la mia mano brillò intensamente, emanava una luce forte e perfetta rispetto al giorno precedente, nulla a che vedere anche con quella degli altri ragazzi che erano stati promossi fino a quel momento. Il secondo incantesimo era più difficile, evocai lo scudo e fui messa alla prova: uno dei maghi anziani mosse il proprio scettro magico ed evocò un incanto: scagliò addosso a me una grande sfera di fuoco, lo scudo non resistette e cadde distrutto in pezzi che svanirono come cenere nell'aria. Mio padre era sconvolto del mio fallimento, ogni scudo doveva resistere e io ero entrata nel caos totale visto che ero in una brutta posizione.
« Forza Myrah, mi faccia vedere l'incantesimo del fuoco. Voglio delle fiamme forti e durature! » disse con voce di ghiaccio, un'espressione cattiva stampata sul volto. Impassibile.
« Ti prego aiutami... » sussurrai sottovoce sperando che il demone dell'oscurità mi sentisse. Avevo fatto il danno e quindi ne avrei sfruttato il più possibile.
Le fiamme che uscirono dal bastone furono deboli, poche scintille uscirono a seguire dalla mia mano, sentivo le fiamme che bruciavano ma erano troppo deboli! Durarono un istante e poi svanirono in un ammasso di fumo nero che svanì subito dopo. Gli altri anziani non furono felici ma non gli diedero peso, lo vidi dai loro sguardi vacui, quello di mio padre invece non era saziato: mi avrebbe mortificata per il fallimento!
« Quelle sono fiamme in grado di bruciare? Proviamo con un altro incanto. Forza: evoca l'incantesimo di congelamento. Voglio che lo combini con un globo d'acqua però! E infine voglio che venga distrutta con un fulmine preciso e ben caricato! » una richiesta difficile se pensiamo che avevo già problemi con gli incanti più semplici, figurarsi inoltre eseguirne tre a distanza di pochissimi millesimi.
Feci come mi era stato chiesto, o almeno ci provai. Avvertii la forza dell'acqua scorrere in me, passare per le mie braccia e poi la vidi congiungersi in una sfera perfetta e limpida. La lanciai verso l'alto e subito cercai di congelarla, rivolsi la mano alla sfera e lanciai uno sbuffo di aria fredda e biancastra che ghiacciò la sfera, a quel punto mi diedi una mano con il bastone, lo alzai davanti ai miei occhi caricandolo di elettricità, il colpo però non partì mai. Sentii il ghiaccio schiantarsi contro la mia testa, la sentivo dolorante e quasi mi vennero le lacrime agli occhi per il dolore atroce che avevo subito, avevo fallito!
« Sei debole Myrah! » commentò mio padre con durezza, gli altri anziani non erano poi così tanto dispiaciuti da come avevo evocato due incanti in pochi istanti. « Sei una vergogna per i tuoi genitori, un tormento per la tua povera madre defunta. Una delusione per tutti i maghi! » proseguì infine.
A quel punto fu il demone e parlare dentro di me, ribolliva di rabbia e il marchio bruciò ancora, avvertii dei brividi lungo il corpo e sentivo improvviso calore intorno a me. -E ti lasci parlare così da quell'essere inferiore!? Hai chiesto il mio aiuto, ora avrai ciò che vuoi!- mi aspettai il peggio, che mi possedesse e uccidesse mio padre con i miei stessi poteri.
Ma accade l'inimmaginabile, più terrificante del peggio!
Sentii la spalla pulsare, il marchio prese a brillante portando tutto il consiglio all'attenzione, gettai un urlo e tutti si misero a guardare, non me ma ciò che stava lentamente comparendo, le vesti si spostarono bruciando attorno al marchio e mettendolo in piena vista, brillava di nero, bruciava e da esso stava comparendo una gigantesca creatura alata con l'espressione di un leone, due gigantesche corna che si incurvavano dietro la creatura e due braccia muscolose che tendevano gli artigli al cielo come per prenderlo con le proprie mani, a quel punto fui sbalzata via, schiacciata indietro sotto la potente aura del demone, non era più uno spirito dentro di me, mi aveva appena usata come portale sul mondo reale, Lamia appoggiò le zampe pelose a terra respirando affannosamente e ruggendo di rabbia.
Ci fu subito molto scalpore e tanta confusione: tutti correvano e urlavano, i ragazzi della mia età scappavano via, lontani dal luogo in cui il demone aveva fatto la sua comparsa. Vidi chiaramente i maghi anziani non desistere si alzarono tutti e sette dalle loro postazioni, assunsero espressioni irate e combattive, alzarono i loro scettri e lanciarono potenti incantesimi contro il demone che li respinse tutti difendendosi, avvertii la sua aura e il suo dolore, la sua fatica era la mia, cominciò a lanciare sfere e raggi di energia nera, poteri oscuri che si dispersero in fretta rendendo l'ambiente buio e inavvicinabile viste le ombre.
« Padre no! » invocai, cercavo mio padre in mezzo alle ombre, mi alzai con le sole poche forze che mi erano rimaste, il demone che continuava a combattere e a muoversi velocemente.
Dovevo cercare di distruggere il demone, o almeno la sua forma fisica, magari distrarlo per permettere agli altri la sua distruzione, cominciai ad evocare alcuni deboli fulmini, forse l'incanto più potente che avevo, i miei colpi si perdevano proprio nel punto dove stava il demone ma il fumo e l'ombra mi avvolsero e mi trovai davanti una gigantesca figura, Lamia si avvicinò a me stringendomi per il collo e graffiandomi con i suoi artigli, mi tenne sospesa a pochi metri dal terreno mentre l'aria cominciava a mancare per la stretta.
« È così che chiedi il mio aiuto!? Prima mi evochi e ora mi attacchi? Ebbene prenderò la sua mirabile anima come premio! E il tuo corpo come oggetto del patto! » disse ruggendo, fissandomi con i suoi occhi terrificanti.
Stava stringendo sempre di più e non sentivo neanche più il bastone stretto al mio pugno, cercavo solo di difendermi ma i miei incanti erano ancora più deboli vista la mancanza d'aria. Fui poi colpita da un'esplosione alle spalle e fui sbalzata via insieme al demone, cercai di strisciare via, lontana da lui prima che mi uccidesse. Cominciai a sentire il dolore straziante degli artigli, le ferite profonde dove il sangue si riversò fuori in quantità, mi trovai stesa a terra a pancia in su con le vesti macchiate e bruciate, centinaia di incantesimi mi volavano davanti gli occhi e tingevano il cielo stranamente, in quell'istante mi resi conto di cosa avevo appena fatto. Avevo condannato chissà quante persone, ci fu poi una luce, rumori assordanti di incantesimi che esplodevano e Lamia che volava via cercando di difendersi, poi si bloccò a pochi metri da me e cadde con un tonfo a terra, potei muovere la testa verso di lui per vederlo: bloccato con le braccia e le gambe aperte, l'espressione dolorante e sentii un urlo alle mie spalle. Un urlo che aveva la stessa tonalità della voce di mio padre; ci fu tanta luce e poi svenni per il troppo sangue e dolore che mi circondava la testa.
Ero cosciente che avevo fatto del male, che probabilmente il demone era stato epurato dal mio corpo e che era stato distrutto nella sua forma fisica. Ma già potevo sentire le urla di mio padre che mi sgridava. Non ricordo nient'altro, sapendo quello che accadde al mio risveglio... forse è stato per il trauma della situazione che ho dimenticato tutto!





Angolo Autore:
Oh nostra Myrah ma che cosa combini u.u Ebbene sì... è tipico di noi umani cadere nella tentazione e questo le ha creato problemi, ma quanto è grave la situazione creata dal demone Lamia? Lo scopriremo presto. Ringrazio di cuore Fantasy_Love_Aky per le recensioni bellissime agli scorsi capitoli e per aver seguito la storia, un grazie anche ai lettori, al prossimo capitolo :)

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Capitolo 5
*** 05 - L'inizio del viaggio ***


5.

L'inizio del viaggio





Aprii gli occhi alzandomi dal letto allo stesso tempo, prendendo una boccata d'aria come se fossi morta, ne sentivo la mancanza. Aspirai diverse boccate d'aria pulita, dall'odore dei boschi potei capire che ero ancora all'accampamento, soprattutto che ero ancora viva. Forse volevano comunque processarmi. Eppure qualcosa non andava: non parlo del cielo grigiastro, parlo del mio corpo, mi sentivo strana e pesante. Nulla in me era cambiato e mi sentivo ancora potente e piena di energie. Volli accertarmi di una cosa sola in particolare: scostai le coperte e le bende alla spalla: ebbi un'improvviso momento di pietrificazione vedendo che il marchio del demone Lamia era ancora presente, scuro come fosse un tatuaggio e visibile. Accanto a me qualcuno si mosse entrando nella tenda, non ero nuda ma istintivamente mi coprii con le coperte calde, forse per nascondere proprio il marchio, come se nessuno dovesse sapere ciò che ormai era a conoscenza di tutti quanti.
« Sorellina... ti sei svegliata finalmente! » disse Brester, il suo viso era totalmente stravolto: color alabastro e dalle labbra scure come se si sentisse male, le occhiaie intorno agli occhi dicevano che non aveva dormito bene, era ancora mattina. Forse aveva vegliato su di me durante il mio sonno. Ma qualcosa non mi quadrava, forse lo leggevo nell'umido dei suoi occhi.
« Che cos'è successo!? » chiesi preoccupata, mi misi seduta sul letto e quasi mi alzai, ebbi però un capogiro e Brester fece in tempo a prendermi tra le sue braccia muscolose prima che arrivassi a terra; mi tenni a lui per rimettermi in piedi.
« Non ti ricordi nulla di nulla? E il demone dell'oscurità? » purtroppo di quello me ne ricordavo benissimo. Ma non mi riferivo a quello, volevo sapere com'era andata la battaglia. E perché avevo ancora il marchio sulla spalla.
« Certo che mi ricordo il demone e mi ricordo che è apparso. Ma perché il simbolo è ancora qui? Non l'hanno scacciato? » chiesi entrando nel panico, sentendo il fiato a fatica. Brester assunse un'espressione triste, socchiuse gli occhi appena e mi fece sedere sul letto, restò in piedi.
« Myrah... il demone ha provocato molti danni e non pochi sono feriti. Ma il problema è che era troppo forte per dei comuni riti di epurazione e nessuno ha pensato in tempo di farne. Inoltre coloro che son esperti nella Magia Bianca sono pochissimi e quasi nulli qui tra gli Erranti... nostro padre... » ecco: qualcosa di terribile era accaduto allora, il mio cuore pulsava all'impazzata per la paura, temevo che le mie paure si fossero realizzate. Infine parlò. « Ha compiuto un rituale per segregarlo, per tenerlo bloccato all'interno del tuo corpo senza che ti potesse condizionare, non poteva distruggerlo del tutto ma poteva imprigionarlo in modo che non ti arrecasse danni internamente. Ti ha protetta ma non del tutto liberata dalla possessione... » questa era solo la prima parte. « Ma ha anche dovuto distruggerne la forma fisica: per compiere il rituale, ha dovuto sacrificare la sua stessa vita... nostro padre è morto! »
Non poteva essere vero, mi rifiutavo di crederci, la situazione era disastrosa: il demone era ancora dentro di me, mio padre era morto... e questo era impossibile! Scossi la testa velocemente, così tanto che sentii un dolore dietro il collo, avvertì le danne di Lamia attorno ad esso e mi toccai istintivamente sotto la nuca, scoprendo che non c'era alcuna ferita. Mio fratello probabilmente aveva usato l'incantesimo curativo per guarirmi.
« Non può essere vero. Nostro padre è il Primo Incantatore, sicuramente ci sarà qualche rito conosciuto che non prevede il suo sacrificio... » mi bastò osservare i brillanti occhi azzurri di Brester per capire che diceva la verità. Mi presi il viso tra le mani e scoppiai a piangere. Lacrime calde e che facevano male, che rigavano il mio viso tra gli scossoni che ricevevo dal corpo.
« Myrah... so che non puoi crederci perché non posso farlo neanche io! La questione però è diversa: dobbiamo pensare a te soltanto adesso... » alzai il viso, mostrandomi totalmente fradicia e debole in quell'istante. A cosa si riferiva? « Un mago posseduto va eliminato. È stato già fatto in precedenza e non permetteranno che tu stia libera tanto facilmente; devi scappare via prima di stasera, convocheranno un consiglio straordinario dopo la pira funebre a nostro padre. Devi fuggire via! »
Troppe informazioni, troppi disastri in una volta, troppi cambiamenti che non volevo affrontare. Sarei dovuta scappare dalla mia vita? Lontana dagli Erranti? Per andare dove e facendo cosa? Chiunque mi avrebbe temuta sapendo del marchio.
« Ovunque andrò mi daranno sempre la caccia. Non posso andare da nessuna parte sapendo che ho con me un demone! »
« Nessuno mai dovrà sapere del tuo marchio. Devi andare alla capitale Maryshar, ho sentito che lì vi è un potentissimo mago di nome Endelisis, magari potrebbe insegnarti qualche altra magia, sono certo che troverà del potenziale in te. » disse, la cosa era assurda! Non potevo ancora credere che avrei lasciato la foresta Mikenna, ma dovevo farlo se volevo ancora vivere, sicuramente mi avrebbero incriminata come eretica, mi avrebbero eliminata gli Erranti stessi!
« Mi sembra tutto così assurdo... non posso crederci! » sospirai agonizzante infine, la mia vita stava per cambiare, avrei detto addio alle sole persone che amavo, Mankel e Brester, chissà inoltre che reazione aveva avuto mia sorella. « Cos'ha detto Kalesya? » chiesi a mio fratello cercando di alzarmi. Le gambe continuavano a tremarmi, avevo bisogno di un bagno!
« Meglio non dirti ogni sua parola. È molto arrabbiata con te... non è qui per ora. Sta organizzando la pira funebre... ti consiglio di andare via per quell'ora! Non è necessario che ti vedano, con il calare delle ombre potrai scappare via... fa attenzione però! » naturalmente si riferiva a possibili briganti o pericoli nel bosco, ma intendeva anche a ogni cosa che mi aspettasse in futuro.
« Vado a farmi un bagno! » dissi, non volevo ancora dirgli addio, volevo rinfrescarmi nonostante spirasse un leggero venticello fresco, non volevo neanche mangiare, avevo lo stomaco chiuso. Presi la tovaglia bianca e mi strinsi ad essa, lasciai le mie vesti da maga là visto che sarei tornata, ma c'era una cosa ancora che dovevo prendere oltre gli stivali, mi mossi verso la scrivania e presi il libro, nessuno sembrava averlo spostato dalla posa in cui l'avevo lasciato, lo nascosi nell'asciugamano e andai via dalla mia tenda lasciando Brester seduto per pochi istanti ancora.
Andai verso il fiume a passo abbastanza svelto, era metà mattina e molti maghi erano già in giro nell'accampamento, i ragazzi probabilmente erano a fare lezione con gli anziani, anche Mankel doveva essere con loro. Ovunque mi voltavo c'erano persone che mi fissavano con uno sguardo spaventato, chi mi fissava con odio, chi con indifferenza, tutti in un modo o nell'altro mi guardavano.
Perché sapevano cosa avevo dentro di me. Un demone. Lamia. Un demone troppo potente.
« Buongiorno! » dissi quando passai da un'anziana signora, era sempre simpatica con me, stava con noi Erranti nonostante conoscesse un solo incantesimo: il denaro. Era una mercante molto prestigiosa e portava sempre strani oggetti interessanti, aveva anche del mangiare e delle erbe con varie proprietà.
Aveva sempre un sorriso per me, ma quel giorno quando la salutai, lei mi fissò a lungo restando immobile, ignorando persino la maga con cui stava contrattando. Non disse nulla.
Passai oltre le tende dei mercanti e immergendomi tra i silvani verdi e forti, passando per il sentiero che portava direttamente al fiume e cercando di fare attenzione a non incappare in altri maghi in esplorazione all'interno della foresta.
La prima cosa che avevo da fare era liberarmi di quel libro, dovevo cercare un punto che nessuno avrebbe mai trovato, un nascondiglio perfetto per fare in modo che nessun altro avrebbe rischiato di evocare demoni, ma chi poteva essere tanto stupido da farlo? Solo io ero la stupida! Solo mia era la colpa di ciò che era successo e di quello che mi sarebbe accaduto. Mi trovai in pochi minuti davanti al fiume, l'acqua scorreva proprio come nel giorno dell'esame, chissà quant'era passato... se mio padre non era ancora stato cremato molto poco. Un giorno o due. Trovai un albero gigantesco con un incavo che sembrava perfetto per nasconderci qualcosa, era nell'ombra e io stessa avevo faticato per arrivarci visto che era molto alto, mi aiutai a salire con i rami lasciando a terra la tovaglia, scalai la corteccia dell'albero e finalmente potei infilare il libro dei demoni nell'incavo. Sperando forse che fosse toccato a qualcun altro distruggerlo, se l'avessi portato via con me avrei fatto altri guai. Sentivo che lasciarlo lì era la cosa migliore che potessi fare. Scesi a terra di nuovo e gettai su un ramo la mia veste da notte, tolsi gli indumenti intimi e mi gettai nell'acqua gelida, raffreddando il mio corpo quando mi immersi del tutto e nuotai al centro del fiume dove l'acqua era alta quasi quanto me. Guardai il cielo, sperando che nulla di quello fosse reale, ma avevo un sensazione troppo vera di ciò che era successo. Osservai il marchio ora che era sotto la luce e in bella vista.
Brillava intensamente, specialmente per il fatto che la pelle era bagnata e i pochi raggi solari che riuscivano a filtrare tra le nuvole, lo facevano brillare ancora di più. Nuotai per un po', forse mezz'ora o un'ora. Da sola immersa nell'acqua facendo avanti e indietro, pensando a cosa fare, cercando di concentrarmi, ma l'unico pensiero era ciò che avevo fatto e quanto mi sentissi in colpa, ero stata io a uccidere mia madre e ora mi ero liberata anche di mio padre. Era giusto: dovevo scappare lontana dagli Erranti prima di fare male anche a Brester o Mankel, mi importava più di loro che di Kalesya!
Uscii dall'acqua e mi affrettai ad asciugarmi, restando a farlo per parecchi minuti, passai la tovaglia ripetutamente perché ero sovrappensiero. Poi mi venne in mente qualcosa: il demone poteva ancora parlarmi? Speravo di no, se avessi sentito la sua voce sarei entrata nel panico più totale!
« Ci sei demone dell'oscurità? Puoi sentirmi o parlarmi? » chiesi a voce normale, non ricevetti nessuna risposta, ovviamente questo non era il buon segno che cercavo. Allo stadio attuale mi serviva molto da consolazione. Mi dovevo rassegnare. E dovevo smetterla di parlargli!
Mi affrettai a vestirmi e poi tornai all'accampamento per riprendere la mia veste da maga, avrei anche dovuto preparare uno zaino per il viaggio, portarmi del mangiare e delle monete, il mio futuro veniva messo alla prova e ne avevo paura.

* * *

Il sole stava calando velocemente, era quasi il tramonto e cominciavo a vedere alcune stelle brillare nel cielo. Mi trovavo nella mia tenda e pensavo ancora allo scontro con mia sorella, era stato terribile e distruttivo, era arrabbiata e mi aveva urlato contro appena mi aveva vista nella mia tenda, fortuna che c'era Brester che l'aveva calmata, non avrei potuto risponderle in alcun modo visto che aveva ragione. Che cosa potevo dirle? Che sbagliava a pensarla così? Che non era colpa mia? Io sola ero la responsabile anche se continuavo a pensare che la colpa fosse della Strega dei Ghiacci e di quel dannato libro.
Avevo già riposato abbastanza, ormai il sole era vicino al tramontare e io dovevo sparire come per magia! Indossai la mia bella veste bianca da maga, la bruciatura sulla spalla mostrava chiaramente il simbolo in tutto il suo splendore oscuro, naturalmente doveva sparire! O essere nascosto in qualche modo. Indossai gli stivali e feci una lista di cose che dovevo prendere dai mercanti: un mantello o un velo, del cibo e dell'acqua. Presi uno zaino molto grande, usato da mio padre durante i suoi viaggi, e vi misi dentro una tenda portatile compressa e legai un sacco a pelo all'esterno dello zaino, sarebbero stati entrambi utile per la notte. Mi guardai intorno nella stanza cercando di prendere il più possibile: lo specchio di mia madre era giusto che rimanesse lì, avevo già il mio splendido ciondolo, lo strinsi delicatamente come se potessi romperlo, chiusi gli occhi e mi morsi le labbra cercando di trattenere le lacrime. Presi la veste da notte ancora in trance.
Ritornai in me e uscii fuori dalla mia tenda, promettendo a me stessa che quella sarebbe stata l'ultima volta che ci sarei andata, mi accertai di avere il sacchetto con le monete al mio fianco, c'erano molti pezzi d'argento e uno d'oro, me li aveva dati Brester prima di uscire, aveva detto che doveva fare una cosa che riguardava me, non avevo avuto però la forza di chiedere cosa e lo lasciai andare. Volevo dirgli ufficialmente addio, ma forse era meglio che non mi vedesse e basta.
Mi diressi verso le poche tende dei mercanti, le scorte per il viaggio erano l'unica cosa che mi servivano in particolare urgenza. Non sarei arrivata neanche al limitare della foresta senza quelli. Andai quindi verso una grande tenda nel quale vedevo la figura di un uomo dentro, un'ombra creata dal gioco delle candele all'interno. Entrai scostando il velo che mi si presentava, l'ambiente era ben pulito ma molto disordinato viste le merci che erano impilate come per creare una torre. L'uomo si avvicinò subito a me credendo che fossi una cliente, quando mi vide però rimase di pietra. Il suo sguardo divenne aggressivo.
« Buon pomeriggio Ornil. Sto cercando alcune scorte per un viaggio... mi servirebbero delle erbe e delle bacche. E qualcosa da mangiare. » chiesi normalmente, cercai di essere indifferente al suo sguardo diverso, ma lui non poteva resistere.
« Stai progettando una fuga? Non ti venderò nulla! Hai un demone dentro di te. Sei un'eretica! » urlò con tono aggressivo, socchiusi gli occhi, il fatto che mi urlasse contro mi infastidiva!
« Va bene, andrò da qualcuno che i miei soldi li vuole veramente! » feci per andarmene con tutta la serietà possibile. Lui però mi disse di aspettare e fermarmi.
« Ho qualcosa che potrebbe fare al tuo caso... » naturalmente appena gli avevo dato prova del fatto che potessi andare via, aveva migliorato i suoi toni. Era distaccato ma molto calmo. « Ci sono alcune erbe mediche. Alcune bacche piene di succo e dell'ottima carne di cervo. Quanto hai? »
« Con dieci monete d'argento che ci compro? » chiesi mettendole sul bancone, scintillavano di grigio, naturalmente non volevo spendere tutti i soldi. Avrei potuto incontrare mercanti girovaghi per poi comprare da loro altro mangiare.
Rifletté pochi minuti prima di prendere una decina di bacche, due piante di erba medica e un grosso pezzo di carne che avvolse in un panno pulito per mantenerlo tale.
Si prese i soldi e io infilzai tutto a fatica dentro lo zaino dentro il quale c'era ancora spazio nonostante la tenda, ricordai improvvisamente che non mi ero portata la mia tovaglia bianca! Non volevo però rischiare di tornare nella mia vecchia tenda, volevo fare un unico viaggio e tornare alle nostre abitazioni avrebbe significato un crollo per me. Chiusi lo zaino e poi uscii dalla tenda ringraziandolo. Mi spostai sul lato opposto dove c'era una bella tenda di stoffa pesante, un bancone fuori da essa che mostrava alcuni tappeti e alcuni tessuti per fare tende grande per abitazioni o per farne di più piccole per i viaggi.
Non feci in tempo ad entrare che la mercante uscì via dalla tenda, era una donna abbastanza giovane, probabilmente sulla trentina e passa, forse troppo marchiata dal lavoro per mostrare la sua reale età. Mi fece un sorriso abbastanza spaventato, questo perché il simbolo era perfettamente in mostra e lei sapeva cosa significava, come tutti quelli che si trovavano all'accampamento degli Erranti. Ero forse diventata una leggenda? Probabilmente sì, ma non per qualcosa di buono.
« Salve Myrah, è un piacere vederti... stavo per chiudere per la pira funebre di tuo padre... parteciperai anche tu? » chiese titubante, apprezzai lo stesso quella falsa scena di amicizia.
« No... ho bisogno di un po' d'aria fresca. Magari per andare in montagna. Una pausa per staccare dal villaggio... » una frase del genera era inaudibile per qualcuno che facesse parte del gruppo degli Erranti, nessuno se ne poteva separare così. Nessuno poteva uscire da quella cerchia di maghi. Lei non disse nulla di contrario al riguardo anche se capì che voleva dire molto per lo sguardo di disapprovazione.
« E cosa posso venderti? » marcò l'ultima parola con enfasi, forse si aspettava che le chiedessi di regalarmi qualcosa. Resistetti alla tentazione di impazzire di rabbia. Le sorrisi.
« Voglio un mantello o velo che possa coprire questo... » dissi indicando il marchio del demone. « Come potrai capire... non mi farebbe apparire ben vista! » stavo gestendo la situazione in maniera molto pessima, ma quello era il meglio che mi veniva in mente. Annuì per più di una volta.
« Certo. Capisco perfettamente... » entrò nella sua tenda e si mise a cercare qualcosa dentro, tornò fuori con una bellissima cappa simile ad un mantello, era bianca e fatta di una stoffa che non lasciava trasparire nulla, l'appoggiò sulla mia pelle e il simbolo scomparve sotto di essa, coperto alla vista di chiunque. La indossai grazie all'aiuto della donna, era abbastanza pesante, teneva molto caldo. Mi copriva tutte le spalle e arrivava fino al seno sul davanti, i lati finivano in maniera più lunga poggiando sulle braccia mentre dietro arrivava fino alla vita e aveva anche il cappuccio incluso. Notai i complessi ornamenti e i ghirigori simili alla mia veste, gli stessi fiori rossi, mi piacque subito.
« Quanto vuoi per questa cappa? » chiesi, lei ci rifletté un po', sicuramente era molto costosa, avevo però dieci monete d'argento ancora con me e una dorata.
« Quaranta monete d'argento e cinquanta di rame! » disse infine, ammetto che mi prese un colpo, dovetti ovviamente usare la moneta d'oro per pagare. Vi spiego come funziona: una moneta di rame vale davvero poco, cento di rame valgono una d'argento. Cento monete d'argento ne fanno invece una d'oro.
« Grazie per l'acquisto! » disse prendendo la moneta e dandomi il resto, misi tutto dentro il sacchetto al mio fianco e mi allontanai. Conoscevo una nuova versione di me stessa, una versione girovaga e migliore, una Myrah che sarebbe dovuta crescere più in là dei propri diciott'anni.
Avendo tutto quello che mi serviva potevo anche andarmene via, c'era però una persona che dovevo ancora vedere. Ero certa che non l'avrei trovata al funerale di mio padre, sarebbe stato da solo. Mankel mi aspettavo in qualche posto che sapeva essere nostro, ovviamente si sarebbe aspettato una mia fuga, non avrei mai accettato di morire e lui voleva salutarmi quanto lo volevo io. Dovevo dire addio al mio migliore amico. Mi spostai restando nelle ombre deboli create dal crepuscolo, come se fossi un'assassina, una leonessa che cerca di ghermire la preda.
Infine trovai Mankel, era in un angolo buio e poco distante da un fuoco grande oltre delle tende, la pira funebre era iniziata e sentivo le fiamme scoppiettare, il corpo di mio padre tramutarsi in cenere. Il ragazzo era appoggiato ad un pozzo che usavamo per raccogliere acqua, effettivamente non avevo pensato a quel bene, ma mi bastava comprare una fiala o qualcosa e poi avrei usato l'acqua pura dei fiume e dei laghi. Mi si avvicinò, non era arrabbiato e non aveva paura di me, era però molto triste nel sapere che quello era un addio.
Mi porse la mano e vidi che stringeva una fiaschetta con un tappo, dentro di essa c'era molta acqua. Sapeva che avrei dimenticato qualcosa. Lui mi conosceva troppo bene. « Dove vuoi andare senza l'acqua? E spero proprio che mi stavi cercando per salutarmi... » non risposi, mi limitai a gettarmi tra le sue braccia, mi strinse al suo corpo, accarezzai il tessuto della veste da mago che indossava. Mi squadrava con i suoi occhi dorati, cercava risposte e aveva molte domande da fare.
« Mankel so che vorresti chiedermi qualcosa, ma non ho più tempo. Devo andare via... devo fuggire o mi uccideranno! »
« Myrah io non riesco più a trattenermi: sono anni ormai che sento di provare qualcosa di più dell'amicizia per te... » non volevo credere a ciò che stava per dirmi, non poteva essere vero anche se me lo aspettavo. « Io ti amo! Voglio fuggire con te, aiutarti a scappare... » quello non andava per niente bene. Mi sforzai di essere gentile, di ricordare che prima di ogni cosa era mio amico e che non avrei mai voluto ferirlo.
« Mankel, tu sei il mio migliore amico. Tra me e te non potrebbe mai funzionare, sei come un fratello. Inoltre non posso lasciare che ti distrugga la vita per fuggire con me. Devi stare qui... e non ammetto repliche! » ero stata dolce, avevo usato dei sussurri per parlargli così da colpirlo direttamente al cuore, mi strinse la mano e ancora una volta avvertì la sua pelle umida sulla mia. Cercò di avvicinare il viso al mio, un tentativo che non avrei mai potuto sopportare, le sue labbra cercarono le mie in un istante e riuscii a spostarmi ed evitarlo.
« Farò qualunque cosa per te... » disse disperato all'idea di dirmi addio, non sarei più tornata là. Non c'era altro di cui discutere, gli avevo detto addio, e lui mi aveva detto che mi amava... probabilmente entrambi saremmo rimasti a lungo a pensarci. Era giunto il momento di andare.
Scappai via da lui, via dalle tende e via da tutto e tutti. Correvo senza fermarmi fino a che non tornai alla zone del mercato, superai quella cercando disperatamente un rifugio tra gli alberi della foresta, ormai il cielo era trapuntato di stelle e le ombre erano calate. Le torce erano accese per fare luce e all'ultimo vidi un oggetto per terra: era lungo circa due metri, un lungo bastone attorcigliato come una treccia, i rami in una punta si congiungevano mentre nell'altra estremità c'era una pietra che brillava. Presi quel bastone e potei subito dire che dal legno si trattava di un ramo di quercia lavorato. Un bastone magico lasciato da chi? Non mi ci volle molto per capirlo visto che il messaggio scritto sulla pergamena e incastonato vicino alla pietra. Era da parte di Brester, un ultimo dono per augurarmi buona fortuna. A quel punto sentii le spalle più leggere e mi permisi di scrollarle come per liberarmi.
Ero pronta a iniziare il mio viaggio. 




Angolo Autore:
Ciaooooo! Eccomi nuovamente con un capitolo della mia storia; qui vediamo la nostra Myrah nell'inizio del cambiamento, la morte del padre e la fuga forzata per difendere la propria vita. La nostra eroina è sola adesso, ma presto troverà nuovi amici (speriamo xD) PS: dolce Mankel .-. E dopo questi addii, vorrei ringraziare come sempre 
Fantasy_Love_Aky per la recensione lasciata. Grazie anche a tutti i lettori, a presto con la seconda parte del racconto (la prima si chiamava "Una maga di talento" xD) 
Ultimo PS: ecco a voi un'immagine della nostra Myrah nella foresta Mikenna dopo aver lasciato il Clan. (disegnata da me)

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Capitolo 6
*** 06 - Briganti nella notte ***


6.

Briganti nella notte





Aprii gli occhi dolcemente, ero nella mia piccola tenda, dentro il sacco a pelo e ancora presa dal dolce sonno. Se non sbaglio avevo sognato di essere ancora tra gli Erranti, mio padre che mi sgridava perché non sapevo fare i nuovi incantesimi dopo l'esame. Tutto sembrava stranamente tranquillo nel sogno, quando capii dov'ero in realtà però ne fui quasi felice. Ero scappata via da quella vita di prigionia, perché anche a me sarebbe spettato il compito di stare all'accampamento a fare figli, a diventare un'anziana probabilmente. Una vita che non mi impersonava, la vita di un'altra Myrah forse, non io.
Uscii lentamente dal sacco a pelo e dalla tenda, trovandomi in un piccolo spazio tra due grandi querce, c'erano delle pigne tutte intorno a me e delle foglie abbastanza grandi. Un suono dolce e debole, un cinguettio lontano tra gli alberi della foresta Mikenna. Era passato solo un giorno dal mio addio all'accampamento, a me sembrava essere passata un'eternità. Mi sgranchii per bene, mi strinsi nella mia leggera vesta da notte per poi vestirmi con la tunica e sistemai la cappa sulle spalle accertandomi che neanche l'ombra del marchio dell'oscurità fosse rivelata. Era giunto il momento delle mie lezioni autodidatte. Nonostante fossi distante dagli altri maghi, non significava che smettevo di esserlo. Sarei diventata una grande maga lo stesso. Dovevo cercare qualche legnetto per creare un piccolo falò da bruciare così da cucinare un po' di carne per il pranzo e per la cena magari. Mi allontanai di pochi passi dalla mia tenda, rimasi nell'area cercando alcune zone che conoscevo bene, mi ero però allontanata troppo dagli Erranti e già non riconoscevo più neanche la foresta.
Nella foresta trovai molte cose nuove, non vi parlo solo della vegetazione, ma tutto intorno a me era diverso, più spaventoso forse ma tutto ciò mi dava un'incredibile spinta, una carica di forza interiore che mi faceva sentire bene. Trovai i rametti che mi servivano e mi orientai con il sole e gli alberi che avevo passato riuscendo a tornare alla mia tenda. Posizionai i legni in un determinato modo in modo che si tenessero rivolti verso l'alto aiutandosi gli uni con gli altri. Quando fui pronta liberai l'incantesimo, a primo colpo non ebbi successo immediato.
Avevo generato una piccola fiammella, nulla di forte ma me la presi con il fatto che non avevo usato il bastone magico donatomi prima di lasciare l'accampamento. Lo presi dalla tenda e posizionai la mano sopra i legnetti sentendomi più forte, carica come un braciere. Dalla mia mano partirono delle lingue di fuoco che bruciarono i legnetti fino a farli diventare cenere.
Ritirai la mano come se avessi fatto qualcosa di male, in realtà non sarei potuta essere più felice di quant'ero. Era la prima volta forse che l'incanto delle fiamme mi riusciva con così tanta facilità, addirittura ero riuscita a carbonizzare e incenerire i legnetti. Ma riflettei attentamente: non era solo la forza del bastone magico ad avermi aiutata, ma anche la forza dentro di me, il demone dell'oscurità potenziava i miei poteri a detta del libro. Davvero assurdo che lo facesse visto che mi ero rivolta contro di lui dopo, forse non era cosciente. Era dentro di me e dormiva nella prigione eterna creata da mio padre al posto della sua vita. Fui triste in parte, ma felice che mio padre ancora una volta aveva fatto di tutto per me, io non ero mai riuscita ad apprezzarlo, mi spronava al meglio e lo capii mesi dopo.
A quanto sembrava l'idea di cucinare la carne non era più fattibile, mi dicevo di andare di nuovo a cercare dei legnetti, c'era tempo per preparare il pranzo, era invece giunto il momento di mettersi in marcia per cercare di uscire. Rimisi a posto la tenda e il sacco a pelo dentro il mio zaino cercando di fare spazio in esso fino a farlo esplodere. Lo alzai da terra e cominciai a muovermi velocemente tra gli alberi.
Ero rapita da tutta la bellezza che avevo attorno a me, grandi silvani, querce e pini, bellissimi cespugli e fiori profumati che andavano ad appassire visto che ormai stava tornando il clima freddo, ogni anno c'erano delle forti piogge e nevicate, mi preoccupava soprattutto la possibilità di non poterle rivedere. Ma nel mondo non nevicava solo in un angolo no? Ovviamente non potevo esserne certa vista che non avevo visitato nulla.
Mi feci strada lontana dai sentieri della foresta, passai per gli angoli illuminati ma anche selvaggi, facendo attenzione agli arbusti spinosi e aiutandomi con gli stivali a individuarli. Inoltre ero molto attenta ai possibili pericoli della foresta: non era la prima volta che sentivamo che i briganti e i banditi erano entrati nella foresta. Li avevamo cacciati sempre, ma adesso ero sola, sarei riuscita a battere un gruppo di cinque o dieci persone? Con la mia magia ancora inesperta non ne ero più sicura. Mi fermai su un gigantesco tronco abbattuto quando fu l'ora del pranzo, ormai ero sicura del fatto che potessi riuscire a far prendere fuoco a qualcosa, usai la mia magia per generare delle fiamme che potessero cuocere la carne che avevo, usai rami più robusti e grandi così che avrebbero impiegato più tempo per bruciare. In pochissimi minuti ebbi un grande pezzo di carne cotto e che presi con le mani. Affondai i miei denti nella tenera carne sentendo l'esplosione di sapore dentro la mia bocca, finalmente mangiavo qualcosa di solido! Il mio stomaco grugniva e finalmente potevo soddisfarlo. Mangiai buona parte della carne che avevo comprato e mi sentii in colpa per il fatto che non sapessi razionare le cose, chissà quando avrei avuto la possibilità di incontrare mercanti che vendessero cibo e io lo sfruttavo così! C'erano pur sempre gli animali della foresta... ma chi sapeva cacciare? E scuoiarli anche! Non faceva per me.
Bevvi un sorso d'acqua e mi dissi che dovevo anche cercare quella: una fonte. Il fiume doveva essere ormai parecchio distante dal punto in cui mi trovavo della foresta, riuscivo persino a vedere le montagne vicine a me e quindi ero dal lato opposto. Cercai di spostarmi più verso la valle, magari arrivando alle scogliere che davano sul mare, o vicina a un qualunque punto in cui potessi trovare dell'acqua. Avanzavo in diagonale lungo la discesa, pestando l'erba che era più morbida in quella zona, sfioravo i tronchi con le mani e mi appoggiavo ad essi per darmi una mano, la stanchezza si fece sentire verso la metà del pomeriggio quando il sole cominciò la lunga discesa mutando colore, tingendo il cielo di uno strano alone giallastro sopra l'azzurro intenso e senza nuvole. Mi misi pochi istanti a riposare, una piccola pausa prima di continuare.
Ma qualcosa mi mozzò il respiro: erano delle voci, dei passi lenti e pesanti, uomini senza dubbio. Potevano essere chiunque e non erano maghi di certo. Mi gettai a terra spostandomi di lato e restando perfettamente nascosta da un cespuglio. Potei osservare bene la scena che c'era oltre: due uomini, uno più vecchio sulla cinquantina e un ragazzo di circa trent'anni, il figlio probabilmente vista l'incredibile somiglianza. Entrambi vestivano con abiti abbastanza eleganti, borghesi? No, mercanti visti i loro grandi zaini, colmi di merce e dei borselli tintinnanti ai loro fianchi. Entrambi erano armati con archi e frecce, indispensabili per cacciare non solo ladri o altri malviventi ma soprattutto per la selvaggina. Ma cosa ci facevano dei mercanti nella foresta Mikenna? Di sicuro non facevano visita agli Erranti e questo non mi avrebbe causato problemi.
Mi dissi di essere discreta e di accertarmi che fossero ben intenzionati prima di rivelarmi e uscire allo scoperto, mi servivano pur sempre alcune provviste no?
« Dicevi che in questa foresta avremmo trovato qualcuno. Eppure non mi sembra che ci siano persone! Non c'è neanche l'ombra di elfi, Alden! » disse il padre rivolto al figlio con voce autoritaria. Il ragazzo non si dimostrò intimorito.
« Mi hanno detto che c'erano! Ne sono sicuro... » rispose. Scossi il viso cercando di trattenere una risata, l'idea degli elfi nella foresta di Mikenna mi faceva ridere, da secoli non vi abitano più. Come potevano quegli uomini non saperlo?
« Sta tramontando il sole. Dovremmo accamparci qui! » disse il padre cambiando argomento. Erano in una radura troppo esposta ai pericoli, la cosa migliore nel loro caso sarebbe stato continuare a camminare e non fermarsi. Mi sentii in obbligò di intervenire, mi spostai lentamente facendo attenzione a non urtarli troppo, avrebbero potuto scoccarmi una freccia.
« Fossi in voi camminerei più in avanti! » dissi ad alta voce, come previsto i due uomini sobbalzarono e sentii le loro frecce pronte a scoccare in una direzione errata.
« Chi sei? Rivelati! » dissero entrambi con voce tremante. Mi alzai lentamente dal mio posto mettendomi alla loro vista, le mani alzate in segno di pace. Mi videro e parvero più tranquilli.
Il fatto che avessi un bastone magico alle spalle di sicuro non li fece rasserenare del tutto. « Mi chiamo Myrah. E anche se sono una maga non voglio friggervi! » non ero per niente brava con le parole e sembrava più una minaccia. « Vi consiglio però di spostarvi. Ci sono i banditi di notte per queste foreste... e di certo non hanno buone intenzioni, loro! »
« Sei una maga? Vuole dire che c'è un clan di altri come te qui vicino? Sporchi maghi... » il figlio venne interrotto bruscamente dal padre con una gomitata al fianco che lo atterrò.
« Chiedo perdono per le parole di mio figlio! » disse l'uomo riprendendolo, avvertì la paura nella sua voce, chiaramente inquieto per il fatto che avesse davanti una maga.
« Non mi offendo... qualche problema con i maghi? » la cosa mi toccava un poco... non riuscivo a credere e a capire perché fossimo tanto odiati e temuti. Spesso avevo pensato fosse invidia, ma cosa c'è da essere invidiosi nell'aver evocato Lamia!? Non eravamo poi così innocui.
« … » il ragazzo digrignò i denti, potei sentirne la forza che vi metteva e strinse i pugni. Fu il padre a rispondere. « La sua vecchia fidanzata era una maga... ha rischiato di ucciderlo! »
« Rischiato di ucciderlo? E com'è finita la storia? » dissi sfidandolo, forse mi stavo approcciando in un modo strano. Ma ero troppo convinta che fossi nel giusto per vedere l'effettivo timore che gli altri provavano per noi maghi.
« Già! » rispose infine il ragazzo. « Sì è uccisa dopo che mi aveva quasi ucciso con dei fulmini! » la cosa mi spiazzò alquanto facendo perdere la sicurezza che avevo messo su.
« Mi dispiace... cosa ci fanno due mercanti qui nella foresta? Non ci sono città o altre persone qui! » chiaramente era sbagliato rivelare la posizione degli Erranti, dovevo tacere sull'argomento, e ovviamente evitare di parlare del demone.
« Credevamo di sì. E invece tu signorina? Una maga come te cosa ci fa in questa foresta? » chiese il mercante. Giocai d'astuzia per riuscire ad uscirne senza problemi.
« Sono in missione per conto del Grande Stregone di Maryshar. Mi aveva mandata a cercare una particolare erba ma credo mi abbia messa soltanto alla prova... » potevo anche essere credibile, l'uomo ci credette in effetti e parve incuriosito.
« Dicevi che qui ci sono banditi. Conosci la zona bene? » mi limitai ad annuire e passarono pochi secondi, si aspettava una spiegazione più lunga forse.
« Mi sono informata un po'. Pare che molti banditi si aggirino di notte in questa foresta. Come in tutte le altre probabilmente. E che avete in vendita? Cosa volevate proporre ad eventuali persone che avreste incontrato? » cambiai argomento vista la mia posizione scomoda, entrai nella radura saltando il cespuglio e avvicinandomi lentamente ai due mercanti. Mossi una mano con delicatezza e cercai di illuminare la mia mano per metterli in suggestione, essa brillò dolcemente e seppi di avere la più totale certezza che non mi avrebbero fatto del male.
« Forse potremmo avere alcune cose interessanti, magari anche notizie dai nostri viaggi da poterci scambiare. Sono certo che abbiate molta conoscenza di queste terre! » rispose il figlio al posto del padre, era più calmo ma mostrava diffidenza.
« Mi interessa della carne se ne avete... e che genere di informazioni volete o potete offrirmi voi? » dissi mettendo mano al borsello, non sapevo come funzionavano gli affari fuori dall'accampamento degli Erranti, di certo quello scambio non fu una comunissima contrattazione tra due persone.
« Purtroppo le scorte di mangiare servono anche a noi... ma avremo sicuramente qualche cosa che potrà interessarvi! » disse nuovamente il ragazzo. Riflettei bene e attentamente.
« Sono nuova di Maryshar. Voglio sapere qualcosa sulla città... » forse mi stavo esponendo troppo, le mie bugie non potevano essere ancora credibili per molto. Nonostante i miei dubbi loro risposero con tranquillità al mio quesito.
« Pare che i sovrani abbiano molti pensieri oggigiorno! Ci sono molte tensioni al castello ma non sappiamo nulla. Noi veniamo da Kaneda al sud oltre le montagne Fenandar. Voi saprete molte cose più di noi senz'altro... » in effetti no, ma non mi interessava più contrattare con loro se non potevano offrirmi altro sapere o qualunque altra merce. Acqua e cibo non erano negoziabili a quanto sembrava.
Restammo a parlare per pochi minuti ancora, poi volli congedarmi visto che non mi interessavano più, speravo di fare acquisti ma forse facevo bene a razionare anche i soldi. Proseguii da sola visto che loro restarono in quel punto nonostante i miei avvertimenti sui briganti, il sole stava tramontando e cominciavo a temere di non trovare un buon luogo dove riposare per la notte. Avrei camminato per molto.

 
* * *

Camminai a lungo nella notte, la foresta era sempre più insidiosa e spaventosa, la luce della luna non riusciva neanche a filtrare i propri raggi tra le fronde fitte dei silvani. Grandi radici sbucavano dal terreno ed erano coperte di muschio, mi muovevo delicatamente cercando appigli per non ritrovarmi con il viso schiacciato al terreno umido. Fortunatamente sapevo come usare l'incantesimo di luce, in questo modo potei benissimo illuminarmi il cammino senza bisogno del bastone. Mi muovevo sempre più in fretta, cercando di orientarmi, provando avidamente e cercare la pianura, aiutarsi con i monti era anche impossibile visto che non vedevo nulla oltre gli alberi.
Mi dicevo di essere pazza a camminare di notte, in fondo avevo dato lo stesso consiglio anche ai due mercanti no? Fermarsi in un punto coperto per la notte, di non muoversi con le ombre per via dei briganti. Non riuscivo a seguire neanche i miei consigli figuriamoci se avrei seguito il consiglio della Strega dei Ghiacci di non aprire quel dannato libro! E forse ebbi ciò che mi meritavo; spuntai in una piccola radura dove gli alberi non coprivano il cielo, un piccolo spazio illuminato dalla luce naturale, troppo sospetto e perfetto. Feci pochi passi in avanti e delle luci si accesero attorno a me, proprio sul limitare della radura, dei grandi focolari, mi voltai intorno a vidi quei bracieri fatti con delle piante prendere fuoco, delle torce che si calavano su di essi e tornavano su, degli uomini che sbucavano da là.
« Bene, bene. Guardate compari chi ci ha portato questa bella notte di luna piena! » disse uno dei tanti, ne contai dieci, tutti messi a cerchio attorno a me, avanzarono fino a chiudermi.
« Una bella ragazza... peccato che sia troppo coperta con quelle lunghe vesti! » disse un altro, uno dei più vicini a me, si fermarono a distanza di pochi metri e non avevo scampo!
« Che cosa volete da me? Sono una maga fate attenzione! » c'era troppa paura nella mia voce affinché potessero averne anche loro. Chiaramente erano titubanti. Ma essendo ladri erano anche furbi e capivano quando la loro preda tremava.
« Una maga con un bel bastone, ma che ne dici se ti do il mio? » gli altri compagni risero della battuta oscena del compare, le mani cominciarono a tremare sempre di più e non mi ero neanche accorta che avevo spento la luce nella mia mano per quanto fossi titubante.
Strinsi il bastone magico e lo puntai contro di loro, girandomi e cercando un bersaglio, al primo movimento avrei colpito con la mia magia. Solo che non riuscivo a concentrarmi!
« Prova ad avvicinarti e ti arrostirò vivo con le mie fiamme! » provai a minacciarlo, erano titubanti ma nulla li avrebbe fermati davanti a una preda così facile: non desideravano solo i miei soldi o ciò che avevo con me, volevano anche il mio corpo e usarlo come fosse un qualunque oggetto.
Risero tutti insieme, poi uno tra loro parlò. « Prendetela e legatela. Io voglio essere il primo a farmela! » era quello il segnale che la mia mente aspettava per agire.
Iniziai subito invocando dei fulmini, lasciando che l'energia del bastone scorresse lungo le mie mani, allora sentii la forza imprigionata nella mia mano e con un rapido e secco movimento feci partire un fulmine, andò dritto e due briganti ebbero appena il tempo di gettarsi a terra prima di venire folgorati. Forse potevo farcela nonostante quello fosse il mio primo combattimento, ma non era buono esaltarsi così tanto.
Estrassero le loro armi: pugnali, archi, balestre, e spade. Tutte armi con cui io non avrei potuto competere in alcun modo, mi spostai di lato visto che ero sotto tiro dai bersaglieri e gli altri si mossero verso di me, mi voltai per la mia strada invocando un soffio di ghiaccio che si scontrò contro le loro armi e le fece diventare fragili come il ghiaccio stesso, le abbandonarono a terra e corsi ancora di più, evocai poi le fiamme cercando di allontanarli e di aprirmi un varco, purtroppo però i miei poteri vennero meno con quell'incanto e feci uscire poche scintille, avrei potuto bollirci l'acqua forse! Mi trovai a scontrarmi contro due uomini e cademmo tutti e tre per terra. Non c'era tempo da perdere, dovetti rialzarmi subito perché sapevo che gli altri mi avevano quasi raggiunto, scappare o combattere? Non sapevo fare nessuna delle due cose! In un primo momento però decisi di combatterli visto che mi avrebbero inseguita.
Evocai con il bastone la forza dell'acqua, vidi che l'acqua si mosse attorno ad esso dalla punta fino alla cima per poi alzarsi e creare una grande sfera d'acqua, la lanciai contro uno dei briganti e subito evocai un fulmine, avrei potuto ucciderli tutti con una mossa del genere, ma il loro intento era quelli di stuprarmi per poi cosa? Lasciarmi a morire forse perciò avrei fatto lo stesso con loro. Feci partire il fulmine col bastone in modo che l'incanto fosse diretto, tutti si spostarono appena in tempo eccetto uno: lo colpii in pieno petto e quello cadde a terra contorcendosi per il dolore. I compari aspettarono pochi secondi mentre io restai piantata, ero pietrificata perché avevo ucciso una persona. L'incantesimo base del fulmine spesso non uccideva, ma se una persona era abbastanza debole fisicamente, o l'incantatore molto forte poteva essere letale. L'uomo smise di contorcersi e spirò. Avevo mietuto la mia prima vittima, mi sentii strana ma qualunque cosa io provassi avrei dovuto aspettare per i sensi di colpa visto che gli altri nove si voltavano verso di me con furia omicida nello sguardo.
« Ora morirai sporca puttana! » ed ecco il punto in cui mi dicevo di scappare, di correre più che potevo, non avevo più le forze necessarie per invocare degli incantesimi, provai lo stesso.
Avevo ben chiara la mia condizione fisica: ero stanca e presa dall'agitazione e nessun incanto mi sarebbe riuscito, dovevo ricorrere al bastone magico, lo puntai contro di loro pensando alle fiamme, li avrei allontanati così magari, loro si dispersero prima che potessi fare la qualunque e dal bastone uscirono nuovamente poche e deboli scintille. Eccolo il segnale definitivo: fuggire. Scappare più velocemente mi fosse possibile.
Non pensai neanche di usare l'incanto della luce per darmi una mano nella fuga, corsi solamente cercando in tutti i modi di vivere pensano che la mia vita non poteva finire così, non era ancora giunto il momento, strinsi il ciondolo di mia madre in una mano e il bastone con l'altra. Mi trovai in un grande sentiero, chiaramente creato da noi maghi all'interno della foresta, nonostante fosse piano, riuscii lo stesso a cadere per terra. Questo permise ai briganti di raggiungermi. Stavolta non avevo possibilità di scampo, non c'era modo per fuggire dalla loro morsa. Si avvicinò uno tra loro, rideva della situazione.
« Ti farò molto male... e poi ti ammazzerò! » ero strana... non sentivo di essere sul punto di morire, era ancora distante pochi metri, e qualcosa cambiò in effetti.
Una figura sbucò dal sentiero dietro di loro, tutti noi ci mettemmo a guardare l'ombra che avanzava, potei riconoscere meglio il contorno della figura visto che teneva una torcia illuminata tra le mani, era un uomo forse, un cavaliere a giudicare dalla bella armatura in ferro grigio, sotto di essa c'erano degli indumenti di stoffa ben curata; stava su un cavallo e trotterellava lentamente contro di noi. Si fermò poi di botto.
Ero certa che mi avesse vista, poggiò la torcia in un incavo della sella del cavallo e poi scese da esso, potei notare la bella spada che aveva al proprio fianco e il grande scudo che teneva sulle spalle, gli zaini erano anch'essi legati al cavallo.
« Signori... posso chiedere perché importunate questa ragazza? O forse è un caso che lei sia caduta mentre voi eravate armati? » chiese, dalla voce potei capire che era un ragazzo. Probabilmente della mia età, avrei dovuto immaginarlo anche dal fisico, sembrava muscoloso visto come calzava l'armatura.
« Sparisci pezzo di latta vivente! » quelle parole fecero scoppiare il cavaliere, estrasse la spada e tenne lo scudo nell'altra, si destreggiò tra i nove e ingaggiò battaglia contro di loro, ero ancora sconvolta dalla situazione, quel cavaliere era il mio salvatore, eppure ne avevo paura. Chi poteva mai dirmi che non fosse peggio di quei briganti? Pochi minuti e il cavaliere infilzò la lama dritta nel petto di uno dei nove, il sangue sgorgò a fiotti per terra, il corpo esanime cadde creando un lago di sangue e gli altri briganti indietreggiarono.
« Ritiriamoci! Svelti! » disse uno dei rimasti vivi, avevo sentito la sua voce già e forse era lui il capo di quel gruppo. Scapparono via come conigli, nascondendosi tra gli alberi, fuggendo per chissà quanti metri. Il cavaliere ripose lo scudo e la spada dopo averla pulita, poi prese l'elmo e se lo tolse.
« State bene? » chiese con tutta la gentilezza del mondo, una voce calda e piacevole di cui non riuscivo a fidarmi. « Spero di avervi salvata in tempo dalle loro avide mani... » continuò.
Il cavaliere aveva decisamente la mia età, ora che si avvicinava a me con la mano potevo vederlo meglio: un viso bello e mascolino, un leggero e quasi invisibile strato di barba, occhi splendenti come due smeraldi e dei capelli corti e scuri quanto i miei ma scombinati in aria e tirati indietro per lasciare la fronte libera. Mi offrii la sua mano dentro il guanto, mi alzai da sola senza ricorrere al suo aiuto. Non riuscivo a fidarmi di quel ragazzo, troppo improvvisa la sua comparsa, o forse era il Creatore ad averlo mandato per aiutarmi?
« Che ineducato. Perdonatemi, il mio nome è Raphael » si presentò ritirando la mano e facendo un inchino profondo. Era la prima volta che qualcuno lo faceva, e ammetto che un inchino fatto da un bel ragazzo faceva sempre piacere. Io non riuscivo a vedere il suo lato buono, come se dopo quella gentilezza mi avrebbe presa con la forza e fatto del male!
« Io sono Myrah. Vi ringrazio dell'aiuto gentile cavaliere ma spero che non vi aspettiate qualcosa per l'aiuto datomi? »
Lui fece una risata, un bel sorriso soprattutto. « Vorrei solo un vostro sorriso! » non riuscii proprio a dargli ciò che aveva richiesto, restai seria guardando quello strano ragazzo.
Raphael, il mio salvatore.





Angolo Autore:
Salve e buon pranzo a tutti. Eccomi qui a proporvi il sesto capitolo, nonché il primo della seconda parte della storia "Il fuoco del drago". Per un pelo la nostra Myrah è riuscita a salvarsi grazie all'aiuto del cavaliere incontrato. Ma sarà un caso? COme sempre ringrazio tutti i lettori e non manca di ringraziare 
Fantasy_Love_Aky per la recensione nello scorso capitolo ^^ A presto col prossimo capitolo.

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Capitolo 7
*** 07 - Il cavaliere gentile ***


7.

Il cavaliere gentile






« Un sorriso? No grazie. Sono appena stata attaccata e inseguita da degli assassini! Non sono in vena di ridere. » dissi con tutta la sincerità che avevo dentro di me. Lui scoppiò a ridere quasi come se la mia fosse un battuta!
« E va bene. Perdonatemi allora, Myrah. Avete un bel nome... significa qualcosa in particolare? Dal vostro bastone potrei osare dire che o siete una girovaga o una maga? » poteva essere un astuto osservatore, o forse non era così stupido come pensavo. Strinsi il bastone tra le mie mani.
« Sono una maga! » risposi infine con freddezza e paura ancora in corpo, non sapevo quale poteva essere la mossa di quel cavaliere. Qual'era il suo intento? Dovevo stare vigile.
« E posso sapere dove state andando? Da sola in questa foresta. Di notte per giunta. » era come se mi stesse rimproverando: il suo tono dolce e i suoi occhi caldi però dicevano l'opposto.
« Perdonatemi ma non vi conosco neanche. Perché dovrei rivelarvi la mia strada? Chi mi dice che non siate un bandito anche voi? » supposizioni abbastanza stupide vista la cura dell'armatura e dei suoi armamenti.
« Avete ragione. Solo che io vi ho appena salvato da dei banditi. Non avrei motivo di attaccarvi quindi... » a modo suo si stava difendendo. « Comunque se può interessarvi sono diretto verso Maryshar. Torno a casa dalla mia famiglia... » il tono con cui l'aveva detto... era stato così dolce, così triste e strano. Potei percepire ciò che provava: anch'io avrei tanto voluto tornare dalla mia famiglia, o meglio solo da mio fratello e da Mankel.
Abbassai la guardia senza dubbio. « Maryshar? Pare che le nostre strade si congiungano in uno stesso punto. » dissi infine.
« Che casualità! » disse ridendo e avvicinandosi a me con il cavallo, fece dei passi lenti, restavo pronta per una qualunque sua mossa sbagliata, l'avrei fritto con un fulmine! O almeno ci avrei provato se solo avesse osato qualcosa. « Potrei suggerire una cooperazione? Andiamo nella stessa strada e, perdonatemi, una ragazza indifesa come voi avrebbe bisogno di protezione. Io posso accompagnarvi con piacere. » era troppo gentile, troppo improvvisa come richiesta. Ed era anche troppo spinta.
« Scusate ma continuo a non fidarmi di voi. Proseguirò da sola per la mia strada... » mi voltai, davanti a me il sentiero appariva buio e minaccioso, avrei dovuto camminare tutta la notte per trovare un posto sicuro. Ciò significava non dormire.
« Anche se... » mi voltai ancora verso di lui, lo fissai negli occhi e notai che stava ancora aspettando una risposta certa. « Potremmo riposarci insieme e al mattino decideremo come agire. » mi serviva protezione per la notte. L'attacco dei briganti mi aveva anche parecchio stancata, avevo necessità di riposare.
« Va benissimo, come desiderate. » rispose lui accennando un leggero inchino. A quel punto fermò il suo cavallo e scese una grande borsa, cominciò a montare la propria tenda, più grande della mia, e io feci lo stesso con la mia, lasciai lo zaino all'interno della struttura triangolare e poi vidi che Raphael stava armeggiando con alcune pietre e dei legnetti che aveva uscito da un'altra sacca appesa al suo cavallo. Li poggiò tutti per terra e costruì in pochi istanti un falò, cercò di accendere il fuoco con le pietre ma senza alcun risultato mentre io aspettavo guardando prima lui e poi il cielo stellato per passare di nuovo su di lui.
« Potrei provare io se volete...? » chiesi appoggiando il bastone per terra e mostrandogli le mani, volevo usare la magia. Questo aveva chiaramente urtato la sua sensibilità da uomo.
« No vi prego, state tranquilla e riposatevi. » l'aveva detto con finta gentilezza a cui quindi non credetti. Allungai le mani verso il falò ed evocai le fiamme sperando di non fare cilecca davanti un estraneo, il Creatore mi volle bene.
Le fiamme spuntarono dalle mie mani in grande quantità, un soffio di fuoco che si diresse verso il falò arrostendo i legni ma non così forte da renderli subito cenere. In un istante fummo immersi nel calore e nella luce. Raphael fece un salto indietro e poi sospirò gettando le pietre sul fuoco così da mantenerlo vivo.
« Avete già cenato? » chiese gentilmente. Annuii. « Io no, se volete potrei lo stesso offrirvi qualcosa mentre cucino. » a quel punto scossi la testa. « Vi limiterete a rispondermi con dei cenni!? » chiaramente era stato sarcastico e la cosa mi fece ridere, era riuscito a strapparmi il sorriso che voleva.
« Non ho molta confidenza con coloro che non sono maghi! » mi difesi continuando a ridere. « No, grazie. Non ho fame. » risposi. Lui annuì a sua volta e cominciò a levarsi i guanti.
Si tolse anche gli stivali pesanti e tolse persino la corazza sotto i miei stessi occhi e successivamente la veste che indossava, lo vidi a petto nudo, un fisico scolpito nella roccia, pettorali e braccia ben definite. Poggiò tutti i suoi pezzi a terra accanto alla propria tenda, all'interno di essa aveva lasciato la spada mentre lo scudo l'aveva legato al dorso del cavallo. Stava per togliersi anche i gambali e il resto dell'armatura quando lo fermai allungando le mani in avanti.
« Che cosa state facendo!? Volete forse spogliarvi davanti a me? » chiesi totalmente imbarazzata dalla situazione.
« Ehm no. Sotto i gambali ho dei pantaloni state tranquilla. Non mi sarei mai spogliato davanti a voi così spudoratamente. » strano visto che era proprio quello che stava facendo. Proseguì levandosi i gambali e restando effettivamente con un pantalone ben curato di una stoffa color marrone scuro, era abbastanza largo ma molto spazio era stato occupato dai muscoli delle gambe stesse. Mise via il resto dell'armatura.
A quel punto si sistemò e prese da una delle sacche una maglietta di una seta molto particolare che indossò, prese poi una grande coscia di carne, la mise appoggiata sul fuoco, sospesa a pochi centimetri dalle fiamme e aspettammo in silenzio. Mi sedetti anch'io sull'umida terra e portai le ginocchia al mio petto rannicchiandomi su me stessa, in verità non mi sentivo molto di compagnia, sicuramente era molto tardi, mezzanotte passata. Avevo sonno ma ciò che mi incuriosiva era il perché avesse cenato a quell'ora. « Come mai cenate così tardi? E cosa ci facevate ancora nella foresta? » chiesi gentilmente per fare conversazione.
« Voi potete chiedere tutto a me e io nulla a voi? » chiese sorridendo senza distogliere lo sguardo dalla coscia di carne.
« Volevo solo conversare! » risposi freddamente.
« E lo apprezzo molto. » disse lui in risposta. « Non avevo semplicemente fame. In verità puntavo ad arrivare a un punto dove avrei potuto trovare dell'acqua da bere visto che la mia è finita! » istintivamente parve essere colpito da qualcosa. « Essendo una maga avrete il potere di controllare l'acqua no? Non potreste generarne un po' o qualcosa del genere per me? » chiese speranzoso in un sì, la cosa mi fece sbuffare.
« Mi spiace ma non posso. Conosco l'incantesimo ma non posso generare l'acqua pura così come non posso epurarla da batteri e altro. » mossi una mano delicatamente e avvertii l'acqua scorrere dal terreno fino al palmo della mano. Ero quasi riuscita a generare la sfera d'acqua quando l'incanto si spezzò e l'acqua cadde sul terreno rischiando di spegnere persino il fuoco.
« Che vi è preso? » chiese Raphael gentilmente. A quel punto dovetti dirgli la verità sul mio scarso talento magico. Addentò la coscia di carne che ormai era quasi carbonizzata.
« Non sono molto brava con la magia. Sono ancora inesperta... » quella domanda avrebbe senza dubbio portato ad un'altra: il motivo del mio viaggio verso Maryshar e non volevo ancora dirgli tutto di me visto che lo conoscevo da pochi minuti, non mi fidavo ancora di lui.
« Migliorerete sicuramente. » si limitò a dire, moriva dalla curiosità di chiedermi molto, d'altronde non era tipico incontrare maghi in giro per le strade. O almeno per quanto ne sapevo, chissà se ne aveva mai incontrati prima.
« Lo spero proprio... » strinsi il ciondolo di mia madre tra le mani e chiusi gli occhi, come se pregassi il Creatore di vegliare sul mio cammino. In fondo mi aveva concesso un aiuto, un salvatore e qualcuno che mi avrebbe accompagnata.
Raphael finì in silenzio l'intera coscia nonostante più volte mi avessi richiesto se ne volessi un pezzo, rispondevo di no con educazione, ero meno fredda ma sempre guardinga visto che non lo conoscevo ancora. Sarebbe stata la mia prima notte in cui dormivo con un estraneo dall'altro lato del fuoco. All'accampamento degli Erranti sapevo che c'erano sempre Brester o mio padre o quella serpe di Kalesya, ora che c'era Raphael ero un po' preoccupata ma cercavo di non pensarci.
« Credo che andrò a dormire adesso. Voi farete lo stesso? » chiesi alzandomi dal mio posto e avvicinandomi alla mia piccola tenda dentro al quale riposi il bastone magico.
« Farò la guardia per un po'. Fate sogni d'oro! » mi salutò muovendo la mano come se stessi andando da qualche parte. Era come se avesse salutato un'amica. La cosa mi imbarazzò.
« Non fate tardi o domani non potrete alzarvi per camminare! » dissi sempre con educazione, lui fece un sorriso mostrando i suoi denti brillanti e anch'essi curati. Ci teneva al suo corpo e questo era parecchio evidente. Entrai quindi nella mia tenda e indossai la veste da notte mettendo via quella da maga, mi distesi dentro il sacco a pelo, attorno a me c'era lo scricchiolio del fuoco a cullarmi, il respiro lento del ragazzo e poi dei suoni lontani nella foresta. In breve mi addormentai.

 
* * *

Il mattino seguente la luce filtrava violentemente dalla tenda, era quasi fastidiosa e mi dissi che avevo dormito per chissà quanto tempo. Una cosa era certa però: non dormivo così bene da quando avevo lasciato l'accampamento. Mi diedi una sistemata veloce anche per nascondere il marchio che avevo sulla spalla, quando fui certa di essere presentabile uscii dalla tenda. Potei subito assaporare l'aria della natura, la fresca aria del mattino che aleggiava per la foresta, il cielo limpido e il silenzio attorno a noi. Vidi subito che il falò si era consumato durante la notte e che Raphael era con le gambe incrociate davanti ad esso, seduto con le braccia che stringevano la spada, il viso chinato in avanti e ciondolante. Alla fine si era addormentato mentre faceva da sentinella.
Non potei non provare dolcezza per lui fin da subito, il sentimento di freddezza che avevo provato la scorsa notte era svanito di poco. Mi dicevo di essere più flessibile, e se ero ancora viva forse dovevo essergli riconoscente. Mi dissi di fare la gentile: mi avvicinai cautamente a lui, e lo chiamai per nome.
« Raphael, siete sveglio? » sfiorai appena la sua pelle, era calda e scottava al solo tatto. Era la prima volta che toccavo un ragazzo che non conoscevo, la cosa mi fece sentire parecchio strana, imbarazzata e incuriosita allo stesso modo.
« … » aprì gli occhi dolcemente e alzò il viso voltandosi verso di me, lo guardavo fissa e lui balzò in piedi cercando di nascondersi, come se avesse qualcosa che non volesse farmi vedere. « Perdonatemi non vi avevo sentita. Ehm... » era rosso in viso e non ne capivo il motivo. O almeno non subito.
Ricordo che quando avevo tredici anni, chiesi a Kalesya alcuni dettagli sui ragazzi, lei era più grande di me e io ero incredibilmente curiosa. Lei mi disse qualcosa che non potei capire fino a quel momento con Raphael.
« I maschi al mattino sono abbastanza tesi! » ricordo che mi disse con quella sua espressione da serpe, alludeva a qualcosa in particolare. « Cerca di stargli lontana in quelle poche ore dopo il risveglio perché non saresti a tuo agio e loro potrebbero avere strane idee per la mente! » come se allora potessi realmente capire a pieno il rapporto sessuale tra due persone!
« Oh Creatore! » mi girai subito anch'io appena capii cosa era preso a Raphael e perché si era alzato di scatto. « Vi prego di perdonarmi non avevo pensato a quello! » e chi ci aveva mai pensato!? Entrambi eravamo in chiaro imbarazzo e lui rientrò nella sua tenda di corsa. « E ora che fate? »
« Aspetto che questo momento passi! Non posso di certo mostrarmi a voi in queste condizioni non credete!? » non mi ero accorta che entrambi stavamo urlando. Rimasi in piedi per poco, non so quanto passò esattamente ma sentivo che entrambi aspettavamo. Poi uscì dalla sua tenda e si mise a sedere davanti a falò. Rosso in viso come fosse un lampone in piena estate.
« Tutto tranquillo? » provai a dire, mi fissò con sarcasmo. « Scusate ma non so cosa dire in una situazione del genere! » ammisi, scoppiammo a ridere entrambi subito dopo.
« Mi avete visto nel momento di massima debolezza. Vi chiedo ancora scusa, avevo intenzione di svegliarmi prima di voi. » chiaramente restare tutta la notte in quella posizione aveva fatto in modo che i muscoli fossero ancora tesi.
« Non preoccupatevi! » dissi, in fondo non era successo nulla di realmente grave anche se continuavo a sentire il rossore sulle guance. « Non ho visto nulla state tranquillo. Non è mia intenzione andare a scrutare così in basso... »
Mangiammo alcune bacche, lui non ne aveva raccolte durante il suo viaggio mentre io ne avevo alcune, inoltre avevo anche delle ottime erbe commestibili. Le divisi volentieri con lui e gli diedi parte della mia acqua anche se dovetti convincerlo a fatica. Alla fine ci trovammo sazi con poco e pronti per smontare l'accampamento. Dovevamo decidere cosa fare.
« Allora: spero abbiate avuto tempo per pensare. Vi sembro ancora un brigante o un assassino? Ribadisco che una collaborazione tra noi due sarebbe ottima. » disse lui, chiaramente speranzoso in un sì. Pensai a quelle poche ore trascorse insieme, non poteva essere cattivo.
« Va bene Raphael. Verrò volentieri con voi. Immagino che arrivati a Maryshar le nostre strade si divideranno... » la cosa era abbastanza strana visto che un po' mi dispiaceva il pensiero.
Ci mettemmo subito in viaggio. Smontammo l'accampamento e mettemmo il mio zaino legato al dorso del suo cavallo. Stava distruggendo il falò che avevamo creato la sera prima, chiaramente non voleva lasciare tracce del passaggio. Mi avvicinai al cavallo e cominciai ad accarezzargli dolcemente il muso, mi fece sorridere. « Gli avete dato un nome? » chiesi voltandomi verso il ragazzo. Lui mi guardò distrattamente.
« Dwael. Una parola elfica: significa “più veloce del vento” » la cosa mi incuriosiva moltissimo. Elfi!
« Avete conosciuto degli elfi? » chiesi, nel frattempo si avvicinò e salì in groppa all'animale. Mi tese una mano e mi aiutò a salire a mia volta. Mi misi comoda sulla sella, o almeno ci provai.
« Non io. Essendo nato a Maryshar mi è stato impossibile. Sono figlio di campagnoli e domestici. Mio nonno però conobbe molti anni fa il capo-clan di un gruppo di elfi e gli venne insegnata qualche parola. Nella nostra famiglia gli elfi sono come amici. » cominciammo a trottare velocemente per il sentiero, di questo passo avremmo raggiunto la città in pochissimi giorni.
« Scusate, ma se siete figlio di contadini, come fate ad indossare un'armatura di questa fattura? Il ferro bianco costa parecchio io so... » lui fece una risata ma non potei vederlo in viso visto che aveva gli occhi puntati davanti a sé.
« Ottima osservazione. Non ho seguito le orme dei miei genitori o dei miei zii e nonni. Fin da piccolo mi sono interessato all'arte bellica, qualche anno fa ho avuto modo di conoscere Grondel, il comandante dei Paladini della Luce »
« I Paladini della Luce? » non avevo la minima idea di cosa fossero. Questo lo fece ridere. Forse per il tono con cui l'avevo detto ma fu paziente e cominciò a spiegarmi.
« I Paladini sono un'ordine antico di guerrieri. Si pensava che molti secoli fa fossero in grado di usare la Magia Bianca. Eppure non erano dei maghi; si dice che usassero pozioni, riti magici in grado di fornire loro quella magia. Oggigiorno non ne abbiamo le prove visto che, come ben saprai, la magia è nel più delle volte ereditaria. » annuii senza rispondere. « Oggi, i Paladini sono dei guerrieri abili, sono al servizio di nessuno. Non stanno sotto dei re o dei lord proprietari di terre. Sono un ordine libero anche se molto sottovalutato! » avvertì una punta di amarezza nella sua voce. Non era poi così diverso da me.
« Sembra fantastico! » commentai, notai che aveva accelerato il passo, il cavallo andava sempre più veloce, tagliavamo il vento come fossimo una spada, vedevo la natura passare velocemente attorno a me, gli alberi che tanto mi erano familiari svanivano come per magia, non ero realmente mai stata là.
« E voi? Cosa ci fa una dolce e giovane maghetta come voi tutta sola nella foresta Mikenna? » giovane? Mi aveva definita giovane!? Quanti anni poteva avere?
« Io non sono poi così giovane. Quanti anni dovrei avere per definirmi in tal modo? » chiesi tranquillamente e lui ghignò.
« Immagino circa quindici? Non vorrei sembrare scortese! »
« Io ne ho quasi diciannove! » lo ripresi. Lui scoppiò a ridere e io non riuscii a capire cosa ci fosse di così divertente.
« Perdonatemi ma sembrate più giovane. Ci differenziamo di due anni in effetti. Spero non mi abbiate preso per un vecchio ma come avrete capito sono un tipo all'antica. »
« Ah sì? E da cosa dovrei capirlo? » chiesi cercando di fare discorso, era comunque piacevole dialogare con lui.
« Dal “voi” che vi do. Dal fatto che vi rispetto perché la vostra persona lo impone all'ordine. Noi Paladini rispettiamo molto le donne... » quello non era poi così all'antica.
« Non preoccupatevi. Siete persino più giovane dei miei fratelli. » mi bloccai improvvisamente. Ecco che sarebbe venuta fuori la domanda, già me l'aveva posta in effetti.
« Avete fratelli? » continuò a chiedere lui. « Io ne ho quattro, tre sorelline e un fratellino. Diciamo che quando posso aiuto la mia famiglia a vivere. Maryshar non è poi diversa dalle altre città. » si riferiva forse alle condizioni lavorative?
Era davvero un bravo ragazzo. « Siete una brava persona. » commentai io. « Ad ogni modo sì, ho un fratello e una sorella più grande. » forse era giunto il momento di parlare.
« E li avete lasciati di proposito? O anche voi state ritornando a casa? Non credo di avervi mai vista in città, inoltre non si vedono molti maghi in giro per le strade. » saltammo oltre un ruscello e quasi cadevo, mi strinsi alla sua schiena sfregando le mani contro le placche dell'armatura.
« In verità sto scappando da tutti loro! » dissi infine. Fu piacevole liberarsi, mi ero appena levata un peso dallo stomaco. Non ne avevo parlato con nessuno finora. « Facevo parte del clan di maghi chiamati Erranti. Li conoscete? »
« Per il Creatore! Certo. Gli Erranti sono uno dei più famosi gruppi di maghi. Avete l'insediamento nella foresta Mikenna? Sicuramente avrete viaggiato molto! » disse a raffica.
« No. In verità il nome è errato! » risposi piena di amarezza. « Siamo in questa foresta da molti anni ormai. Abbiamo il compito di proteggere queste terre... » parlare o non parlare? « In particolare un antico tempio che non ho mai trovato. Forse è solo una balla che si inventarono i Primi Incantatori antecedenti a mio padre! » il ricordo dell'uomo mi fece male e comparve un nodo alla gola. Raphael parve sempre più incuriosito da me.
« Tuo padre è il Primo Incantatore? »
« Era... » mi corressi. « Mio padre è morto il giorno prima della mia partenza. C'è stato un incidente al campo... » dovevo assolutamente restava vaga. Non potevo neanche nominare il demone Lamia o avrei dovuto dirgli realmente tutto e lo avrei terrorizzato. Essendo un Paladino della Luce probabilmente mi avrebbe anche dovuto uccidere visto il legame con la Prima Arte Arcana. « Non potevo sopportare di stare là con tutto quel dolore. Mia madre morì molti anni fa dandomi alla luce... » sicuramente me lo avrebbe chiesto perciò glielo risparmiai.
« Mi dispiace. Non avrei dovuto insistere per chiedervelo! » sembra realmente dispiaciuto. « Non saprei immaginare la mia vita senza i miei genitori. Voglio dire: sono stato reclutato quando avevo quasi dieci anni, ma potevo comunque vederli spesso se andavo a Maryshar... » la cosa si stava facendo imbarazzante visto l'argomento delicato.
« Non preoccupatevi. Cerco di farmene una ragione, mi dico che tutto questo sia accaduto per un giusto motivo. Sento di dover ricominciare a Maryshar, mio fratello Brester mi ha consigliato di parlare con il Grande Stregone di corte. Magari mi potrebbe insegnare qualche incantesimo in più rispetto a quelli che so... » magari tramite un libro di stregoneria, chissà quanto mi sarebbe costato un libro di magia! E non avevo più così tanti soldi. Da quanto avevo sentito dai mercanti, i libri di incantesimi costavano venti o più monete d'oro. Io non disponevo di tali somme di denaro!
« Cercheremo di essere veloci allora! Non vorrei farvi ritardare al vostro appuntamento a corte! » disse ridendo. « Anche se ho sentito che ci siano parecchi problemi diplomatici in città! » disse continuando.
« Che intendete dire? » chiesi spiegazioni. Problemi a corte significavano non poter chiedere udienza a nessuno che fosse oltre le mura del castello. Questo era un male.
« Non saprei dirvi di più. Spero solo che abbiate fortuna, Myrah! » disse chiudendo il discorso.

* * *

Ci volle un giorno pieno per avvicinarci al limitare della foresta, io e Rapheal ci fermammo solamente per il pranzo, erano le prime ore del pomeriggio e il sole batteva in modo debole, non era più come in estate, ormai si stava inoltrando il pieno autunno e presto non sarebbero mancate le piogge. Almeno lo speravo con tutta me stessa. Parlammo ancora, fu incuriosito dal funzionamento della magia, gli parlai delle Sette Arti Arcane, o almeno gli potei spiegare quello che sapevo. Divorava tutto quello che gli dicevo, era avido di conoscenza, questo era un chiaro segno di intelligenza. Non saprei dire cosa mi aspettassi da lui: essendo nato da contadini mi aspettavo una persona più rozza, ma forse l'essere cresciuto tra i Paladini della Luce era stato un bene per lui. Lo avevano elevato! Certo era difficile immaginare un ragazzino che a dieci anni amasse la guerra, eppure non impossibile visto che Raphael si era liberato di quei banditi in pochi istanti. Ci fermammo per la notte in un piccolo spazio tra alcuni alberi dalla corteccia grande e nera.
Faceva molto freddo nonostante fossi attaccata al falò, era una di quelle strane notti di luna piena nella foresta Mikenna. Tra noi Erranti giravano alcune dicerie: “Se nella foresta sentirai freddo, vuol dire che uno spirito ti aleggia intorno”. Naturalmente erano tutte sciocchezze per spaventare i bambini e per non farli avvicinare di notte alla foresta! La mia veste da maga era piuttosto leggera vista la seta con cui era fatta, la cappa che avevo comprato era abbastanza pesante ma nulla in grado di fermare il freddo gelido. Il vento che spirava piegava anche le fiamme e cercava ardentemente di spegnerle.
« Pare che il Creatore voglia farci morire di freddo! » disse Raphael battendo i denti, sopra le sue vesti indossava una piccola cappa fatta di un materiale simile alla lana, immaginai tenesse molto caldo. Io non avevo la forza per rispondere.
« Credete nel Creatore? » chiesi cercando di distrarmi. Ma nulla mi fece smettere di battere i denti con forza. A quel punto Raphael si alzò dal suo posto e cercò qualcosa tra le sacche appesa al suo cavallo. Prese una grande coperta rossa.
« No in verità! » rispose sinceramente. Una cosa di differenza l'avevamo, io credevo molto nel Creatore, forse perché vi credeva anche mia madre. Raphael si avvicinò a me e posò la coperta sulle mie spalle, mi trovai stupita da quell'atto.
« Grazie... » sentivo il mio corpo andare in fiamme adesso, mi strinsi nella coperta, il materiale con cui era fatta era molto particolare sicuramente, niente di paragonabile alla seta o alla lana, qualcosa di molto più caldo ed elastico allo stesso tempo, in pochi secondi stavo sentendo più caldo e mi chiesi come mai non l'avesse prese lui per coprirsi. Forse l'ordine di un Paladino gli imponeva di proteggermi perché ero una ragazza. La coperta era grande e forse due persone ci sarebbero entrate stringendosi, ma eravamo sconosciuti e lui di sicuro era un ragazzo fedele al suo giuramento. Non dissi nient'altro.
« Non c'è di che, Myrah! » rispose lui con un sorriso. Sentivo che quella poteva essere una bellissima amicizia.






Angolo Autore:
Eccomi qui con un altro capitolo ^^ Vediamo la nostra Myrah che finalmente ha trovato un amico che possa anche accompagnarla visto il suo..."immenso" talento per i disastri. xD A presto col prossimo capitolo ^^ Come sempre ringrazio tutti i lettori ma soprattutto Fantasy_Love_Aky per la recensione allo scorso capitolo.

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Capitolo 8
*** 08 - Lo stregone di Maryshar ***


8.

Lo stregone di Maryshar






Uscire dalla foresta Mikenna per me fu qualcosa di molto strano: non avevo mai visto realmente il mondo esterno, per diciott'anni ero rimasta sigillata in quella foresta come se fossi sempre stata in prigione. Finalmente potevo sentire un'aria diversa, un odore migliore. Davanti a noi si estendeva la grande piana di Cashila, solo quella ci separava da Maryshar. La città appariva distante ma sapevo che presto sarebbe venuta a noi con l'andatura che avevamo, uno o due giorni non di più. Il nostro problema principale erano le scorte di cibo però, nella pianura sarebbe stato difficile trovare animali da cacciare o bacche non velenose. Stavamo nella speranza di incontrare qualche mercante girovago. Ci spostammo perciò per il gigantesco sentiero, chiaramente scavato in modo da essere evidenziato, quella era la strada che portava direttamente a Maryshar. Una cosa mi colpiva in particolar modo di Raphael: il fatto che amasse l'avventura, il fatto che guardava il mondo intorno a sé con i miei stessi occhi. Se passavamo sotto un salice, ci fermavamo volentieri sotto le sue fronde a prenderci un po' d'ombra e a riposarci per alcuni minuti prima di tornare a cavallo. Perché sì: avevamo bisogno di riposare nonostante Dwael fosse realmente veloce come il vento, dovevamo anche concedergli qualche minuto. In lontananza potevamo osservare le bellissime montagne che fiancheggiavano la Porta dei Dragoni, potevamo scorgere la loro cima visto che non erano molto alte, o almeno non lo sembravano.
« Sapete cosa gli Erranti avevano il compito di proteggere? » chiesi improvvisamente, era tardo pomeriggio e il sole stava per giungere al calare. Il cielo si era dipinto di una luce rossastra e alternava macchie scure, nubi alte nel cielo.
Raphael scosse la testa. « Non un semplice tempio come mi avete detto? Qualche creatura antica? » provò ad indovinare.
« La chiamiamo Porta dei Dragoni. È un gigantesco portone che si trova più a ovest dell'accampamento, è scavato nella roccia, sicuramente c'è qualcosa dentro... ma nessuno di noi ha mai visto l'interno! » chiaramente l'argomento lo incuriosiva.
« Che intendete? È sigillata da una potente magia? »
« No. C'è una specie di grande serratura, ci sono cinque cerchio incavati nel quale è chiaro che sia possibile inserire qualcosa. Come dei dischi... credo che dietro ci sia un città perduta! » ammisi, era bello poter parlare con lui visto che non dovevo aver paura di ciò che pensava delle mie idee.
« Potrebbe essere... magari un'antica città dei nani. Sappiamo benissimo che ne scavarono a decine sotto terra. Ma perché proteggerla? Se nessuno può aprirla... »
« È esattamente quello che penso da... quasi dieci anni! » dissi muovendo il braccio verso di lui come per indicare ciò che aveva detto. « Immagino che se le cose fossero andate diversamente sarebbe toccato anche a me proteggere la Porta! » dissi colma di amarezza. Lui parve capirmi.
« Pensate che tornerete mai indietro? Siete fuggita, avete lasciato il gruppo. Immagino che non saranno felici in un vostro ritorno... » disse pensieroso Raphael. Scrollai le spalle perché non avevo idea di cosa rispondere, sarei mai tornata? Forse no e l'idea di non vedere più Brester o Mankel mi rattristava. Nonostante Mankel mi avesse rivelato il suo amore per me, restava sempre il mio migliore amico. Una figura che Raphael sembrava intento a sostituire anche se non lo sapeva.
Era una bellissima mattina quando finalmente potemmo scorgere Maryshar oltre una piccola altura, restai meravigliata, sconvolta, non ci sono parole sufficienti per descrivere la prima volta in cui vidi una città: non avevo mai visto altri insediamenti, quell'enorme agglomerato di persone si estendeva per chilometri credo. Maryshar non era una città come le altre, era la capitale della regione ovest, Goelinarf. Tutta Inakarrias, la mia terra, era suddivisa in quattro piccole regioni, una per ogni punto cardinale e ognuna di essa aveva una capitale. La capitale della regione del sud corrispondeva però alla capitale imperiale di Inakarrias, là abitava l'imperatore e la famiglia.
Maryshar era divisa in distretti all'epoca, la città era rinchiusa tra alcune mura abbastanza basse e subito si veniva accolti dal distretto degli agricoltori e dei contadini, una zona dove i cittadini non avevano molti soldi o nel maggiore dei casi non ne avevano affatto. Subito seguiva il bellissimo e curato distretto dei commerci, nella quale risiedevano parte dei borghesi e delle persone benestanti. C'era infine il distretto dei nobili e, accerchiato da altre mura, il grandissimo e alto castello della famiglia reale della capitale.
« Sembrate scossa... » disse Raphael commentando la mia espressione, la città ci appariva all'orizzonte e veniva tinta di una bellissima luce, era quella la mia vita. Ero una ragazza da città!
« Non avevo mai visto una città... è bellissima! » riuscivo a malapena a vedere la sua espressione e vidi che stava sorridendo della mia incredulità.
« Maryshar è una delle quattro capitali è naturale che sia così grande; non aspettatevi grandi città in giro per Inakarrias. Certo è anche vero che Almajeria è forse il triplo della città! » disse riferendosi alla capitale imperiale. A quel punto mi voltai di scatto verso di lui. Non potevo crederci!
« Avete viaggiato parecchio devo dire... credevo che i Paladini fossero stazionari come noi Erranti... » o almeno quella era l'idea che mi ero fatta da come ne parlava.
« In verità è l'opposto. Certo bisogna aver superato l'addestramento affinché mandino qualcuno nelle missioni. C'è una cosa in effetti per cui sono stato anche mandato qui... ma scusate se non credo di potervelo dire! » chinò appena il capo, in un primo momento fui colpita dalle sue parole, forse anche offesa. Pensai però che io gli avevo nascosto pure delle cose e non era giusto che lui parlasse di tutto e io no.
« Ci siamo quasi... meglio mettersi in viaggio! » cercai di essere simpatica, di non apparire fredda come mi sentivo dentro. Di sicuro ero davvero migliorata nei suoi confronti e avevo appurato che non fosse un pazzo assassino.
Ritornammo entrambi a cavallo e superammo velocemente la distanza che ci separava dai cancelli cittadini della capitale, ci muovemmo lungo la pianura e non sulla strada principale che avevamo più volte deviato. Potevamo inoltre vedere che su di essa c'erano alcune persone che lasciavano la città, altri mercanti e persino dei soldati che andavano probabilmente in ricognizione. Erano muniti di spade e archi e frecce. Chissà com'era la vita in quella città, molto movimentata vista la differenza tra quella e l'accampamento. In circa due ore arrivammo finalmente sotto il gigantesco cancello di legno e ferro, era aperto e delle guardie stavano davanti l'ingresso. Mi sentivo osservata, poi capii che era per il fatto che con me avessi una bastone magico. Lasciammo il cavallo in una delle scuderie vicine alla campagna e Raphael salutò il vecchio che gli sistemò il cavallo. Chiaramente si conoscevano vista l'infanzia trascorsa in città del ragazzo.
« Non posso credere che sia ancora vivo! Pensavo fosse morto! » disse con un gigantesco sorriso stampato sulle labbra. Questo fece venire la domanda spontanea.
« È da molto che non venite qui in città? » lui annuì e nel frattempo potemmo entrare. Sentii qualcosa di strano mentre entravo, proprio appena superai la gigantesca soglia.
« Scusate avrei dovuto dirvi che qui a Maryshar c'è una runa in grado di rendere rintracciabili i maghi. Dal momento in cui avete varcato la soglia del cancello sapranno che siete una maga! » la cosa mi dava abbastanza fastidio. Come se non fosse abbastanza visibile che lo fossi visto il bastone che tenevo! « Comunque sono passati due anni. Non è molto penserete ma per me che sono legato alla mia famiglia è molto tempo! »
Camminammo lungo il sentiero principale, attorno a noi c'erano alcune piccole abitazioni e accanto ad esse c'erano dei grandi terreni coltivati, alcuni erano nel pieno momento di coltura e c'erano parecchie persone che lavoravano nei campi. C'erano molte altre piccole vie scavate che portavano ad abitazioni più lontane e piccole, chissà dove viveva la famiglia di Raphael. Forse non intendevo realmente saperlo, da come ne parlava avevano parecchie difficoltà e questo mi aveva subito fatto pensare a una piccola catapecchia, una stanza sola nella quale tutti dormivano. Stretti e scomodi ma pieni di affetto.
« Pare che le nostre strade si separino qui... » disse Raphael, aveva atteso prima di dirci addio, mi aveva accompagnata fino all'inizio del distretto del commercio, un'enorme arcata dava il benvenuto ai visitatori. « È stato bello potervi essere amico! »
« Vi auguro ogni bene, Raphael. Siete una brava persona, soprattutto se avete sopportato una maga incapace come me! » dissi scherzando, lui scoppiò a ridere e si chinò in ginocchio. Mi prese la mano tra i suoi guanti e l'avvicinò alle sue labbra, appoggiandole appena e provocandomi uno strano brivido alla schiena. Non avevo mai ricevuto il baciamano in vita mia!
« E io ne auguro a voi, Myrah. » detto questo si mise in piedi e mi diede le spalle percorrendo a ritroso la via che avevamo passato. Muovendosi lentamente. Mi voltai nuovamente verso l'arcata perché dovevo andare avanti, ero sola di nuovo.
Avanzai lungo la città ammirando le sue bellezze, il distretto del commercio non era nulla di paragonabile a quelle piccole tende che avevamo nell'accampamento. C'erano dei giganteschi locali pieni di molte cose, alcuni vendevano armi o scudi, altri armature complesse, c'erano sarti e persino falegnami che scolpivano il legno per le frecce. C'erano dei forgiatori in un piccolo locale, dei pittori in grandi studi con un vetro spesso e coperto da tende scure. Ero ammaliata da tutto quello e specialmente quando mi trovai a passare per un negozio che vendeva pozioni e infusi benefici. Chiaramente era magia! Era la Settima Arte Arcana, la Magia Rossa. Questo mi diede l'impressione che forse per il resto del mondo l'alchimia non fosse vera magia, la cosa mi fece arrabbiare parecchio.
Camminai per tutta la città restando sulla strada principale che sviava ma era abbastanza grande da poter essere riconosciuta. Perdersi era impossibile! Superai una gigantesca fontana che stava davanti un'altra arcata, l'ingresso al distretto dei nobili. Qualcosa mi fece presagire che non tutti potevano addentrarsi in quel distretto. Entrai senza che nessuno mi fermasse soprattutto perché non c'era nessuno a guardia del grande passaggio. Continuai ammirando le case grandi dei nobili, chissà quante persone potevano entrarci là dentro! Invece ci vivevano poche famiglie mentre i poveri pativano la fame nel distretto dell'agricoltura. Senza rendermene conto superai la via principale e mi trovai di fronte alle mura che proteggevano il castello, grandissime e quasi immense con un enorme cancello chiuso a difesa di esse per impedire che chiunque potesse entrare. L'accesso sembrava bloccato persino ai nobili.
Mi trovai davanti quattro guardie che sapevo di dover convincere delle mie motivazioni, me ne stavo rendendo conto: come potevo sperare che il Grande Stregone mi ricevesse al castello? Ormai però ero nella città e dovevo provarci.
« Scusate... volevo chiedervi se fosse possibile incontrare il Grande Stregone Endelisis. » mi sentivo profondamente in imbarazzo a parlare con quelle guardie, l'uomo a cui mi ero rivolta mi fissò stranamente.
« Nessuno può essere ricevuto con così tanta facilità al castello. Ad ogni modo il Grande Stregone è in giro nel distretto del commercio, dovrebbe cercare lì signorina! » rispose con voce fredda e distaccata. Mi allontanai da loro ringraziandoli.
Avevo due possibilità: o riuscivo a trovarlo nella zona del commercio o per me era finita, non avevo alcuna possibilità di entrare al castello visto che non conoscevo nessuno. C'era Raphael ma era comunque un estraneo al castello e la sua parola contava quanto la mia probabilmente. Mi addentrai per il grande sentiero e tornai indietro lasciandomi alle spalle la fontana che stava davanti all'arcata del distretto dei nobili. In fondo quando poteva essere irriconoscibile un mago? Sicuramente aveva delle veste particolari, un lungo bastone magico con sé. Mi sentii piuttosto positiva e cominciai a girare per i negozi, passando appena per le vetrine dei commercianti e spiando rapidamente al loro interno, persi forse un'ora e mi ero ormai rassegnata quando me ne andai nella fontana a sedermi sul bordo. Era finita: sicuramente lo avevo perso, chinai il viso in avanti vedendo il mio riflesso sull'acqua, i miei capelli erano un po' scombinati ma non mi sentivo dell'umore per farmi bella. Dei passi dietro di me mi fecero distrarre dai miei pensieri, sobbalzai quanto sentii una mano calda appoggiarsi sulle mie spalle, toccando la seta della cappa proprio dove si trovava il marchio del demone delle tenebre. Mi voltai di scatto e trovai un uomo davanti ai miei occhi: capelli corti e lasciati privi di forma, argentati nonostante non si dimostrasse così vecchio, gli occhi dorati e brillanti come quelli di Mankel; quell'uomo indossava una bellissima veste argentata con dei lunghi veli di seta neri, lo stesso modello della mia veste solo che io avevo i veli violacei. Non aveva ricami sulla seta, indossava però un grande cappello che teneva legato alle spalle, nell'altra mano stringeva un lungo e bellissimo scettro fatto di ferro, c'erano moltissimi ricami e capii che si trattavano di rune magiche.
« Figliola cosa ci fai lì con quell'aria così afflitta? » disse con voce fragile, gentile e saggia allo stesso tempo. Non avevo subito capito che stavo parlando con il Grande Stregone.
« Cercavo un uomo al castello, il Grande Stregone. Speravo che potesse insegnarmi qualche incantesimo in più... o che potessi essergli utile in qualche modo. »
« E come mai cercavi un uomo del genere al castello? Voglio dire.... è chiaro che sei una maga. Le tue vesti non mentono. Inoltre sento una potentissima aura dentro di te, non sei di certo un'iniziata alla magia! » fu allora che cominciai a collegare.
« Voi siete... » l'uomo fece un grande sorriso e annuì. « Perdonatemi Endelisis, non avevo modo per riconoscervi! » dissi scattando in piedi, solo allora mi accorsi di quanto fosse alto, più di me e con un fisico normale.
« Non preoccuparti... ma continuo a chiedermi il perché della tua ricerca. » ripeté ancora una volta. Dovevo costringermi a dirgli una parte della verità? Era un Grande Stregone, un titolo che veniva assegnato ai maghi più potenti e bravi. Possibile che non avesse già riconosciuto l'essenza del demone in me?
« Sono dovuta fuggire dal mio clan di maghi. Volevo imparare da me la magia... volevo esplorare il mondo con i miei occhi per cercare di migliorarmi. Ma purtroppo non conosco molti incantesimi e non ho libri su cui studiare con me. »
Endelisis pensò attentamente tra sé e sé, probabilmente cercava il modo di potermi adoperare. Ero una maga inesperta e piena di potere ai suoi occhi, un talento che non doveva essere sprecato, ma la vita da Grande Stregone di certo non poteva essere così semplice come immaginavo e ne avrei avuto la prova anni dopo. Lo stregone cercò qualcosa nella sua veste, ne estrasse un piccolo libro di poche pagine, una rilegatura fatta di una strana pelle squamosa e le pagine ingiallite.
« Questo libro è stato realizzato da alcuni miei colleghi degli imperi a sud di Inakarrias. Come puoi vedere è scritto interamente a mano... » disse aprendo il libro in alcune pagine a caso mostrandomi l'inchiostro curato e i disegni perfetti. « Inoltre la sua rilegatura è fatta con vera pelle di drago. Questo libro vale una fortuna ed è stato realizzato sotto mia stessa commissione... » chiuse il volume e me lo porse delicatamente. No, non potevo assolutamente accettare un dono del genere.
« Io non so cosa dire... » ero senza parole. Come potevo accettare in dono quel libro? Valeva una fortuna di monete d'oro probabilmente, specialmente se era unico nel suo genere, all'epoca una cosa ovvia visto che i libri venivano ricopiati a mano e ciò costava moltissimo. Lui voleva dare quel volume a me che ero una perfetta sconosciuta?
« Non devi dire nulla. Devi semplicemente accettare questo libro. Ci sono solo alcuni incantesimi base e alcune conoscenze, voglio che tu lo legga e che provi ad imparare degli incantesimi. » parve fermarsi e poi proseguì prima che potessi dire altro. « Un talento come il tuo non dovrebbe essere sprecato. Ti consegno questo volume ma in cambio ti affido una missione... » ovviamente era normale che mi chiedesse qualcosa in cambio. Ma una missione? Che cosa mai voleva da me? Una prova!
« Sono pronta ad accettare! » non potevo farne a meno, se avessi rifiutato non mi avrebbe consegnato il libro. Lasciò il volume tra le mie mani e cominciò a spiegarmi in cosa consisteva la prova da affidarmi.
« Questa è una prova per te, per dimostrarmi quanto sai applicare i tuoi poteri magici e quanto sai sfruttare la conoscenza che ti ho consegnato... » fece una breve pausa e subito riprese con il compito che mi avrebbe affidato. « Avevo già mandato a chiamare un uomo affinché potesse compiere lui la missione. Pare però che sia in ritardo... » ancora non mi aveva detto nulla di concreto e gli misi fretta con le parole.
« Cosa devo fare quindi? » dissi stringendo il libro al mio petto, era pieno di conoscenza e chissà quanto avrei imparato da esso. E poi chissà quanto avrei potuto imparare da quel Grande Stregone! Ero emozionata e forse mi illudevo!
« Alla miniera di diamanti vicina la città è stata trovata un'interessante reliquia. Avrebbero dovuto portarla qui giorni fa ma pare che ci siano stati problemi se ancora non è in città. Vorrei che indagassi e la recuperassi per me. Allora potremo parlare del tuo apprendistato, cercherò di farti entrare a corte e diventerai una mia allieva ufficiale! »
Era una cosa fantastica. Mi aveva praticamente affidato l'oro nelle mani; se avessi recuperato quella reliquia avrei ricevuto un posto d'onore nella corte. Avrei vissuto al castello e avrei ricevuto gli insegnamenti di Endelisis. Di sicuro mio padre sarebbe stato fiero di come le cose si erano evolute per me, e mia madre sarebbe stata felice? Immaginai di sì; avrei imparato incantesimi potentissimi dal migliore dei maghi di tutta Inakarrias e forse di tutto il Regno di Ryonsek.
« Accetto volentieri. E ancora grazie... » dissi chinando appena la schiena accennando un inchino. « Non vi deluderò. Sarò qui in breve tempo... » lui si limitò a sorridere e volse il suo sguardo verso nord-est, indicò un punto oltre le mura alte della città, oltre tutti i tetti e oltre le colline lontane.
« Vai sempre in quella direzione. Non dista neanche un giorno di viaggio a piedi. Potrei consegnarti un cavallo però così che potrai fare più in fretta... » l'idea parve piacergli, il problema restava però che io non sapevo come andare a cavallo visto che non ne avevo mai avuto neanche uno. L'unico su cui ero salita era quello di Raphael. « Manderò subito un messaggio. Credo che sia giunto il momento che... » si zittì all'istante quando vidi una figura alla sua sinistra venire contro di noi, mi voltai anch'io verso la direzione e lo vidi sorridere.
« Scusate il ritardo Grande Stregone! Sono dovuto passare per forza dalla mia famiglia prima di venire qui! » disse il ragazzo avvicinandosi sempre di più a noi, erano passate poche ore da quando ci eravamo lasciati eppure lo vedevo diverso. « Salve Myrah, ho il piacere di incontrarvi nuovamente! » Raphael si chinò quasi in ginocchio davanti a me e poi si alzò nuovamente, ero totalmente confusa!
« Vedo che vi conoscete... » constatò Endelisis. Io ero ancora sconvolta da chi mi trovavo davanti: il bel ragazzo che mi aveva accompagnata stamattina era anche colui a cui era stata affidata la missione di recupero della reliquia. Ecco la misteriosa missione che era venuto a compiere a Maryshar!
« Perché non me ne avete parlato? » chiesi sentendomi offesa, lui si limitò a scrollare le spalle e a sorridermi.
« Era una missione di massima segretezza a sentire il messaggero. Non avrei mai potuto immaginare di trovarmi ancora con voi... siete la mia compagna di missione? » per lui era una cosa normalissima, il pensiero di viaggiare ancora con quel ragazzo però mi piaceva. Avevo trovato un amico in lui.
« Direi che la cosa è perfetta! » commentò Endelisis. « Una maga promettente e un Paladino della Luce... non potrei chiedere di meglio! » si voltò verso Raphael e parlò con lui. « Mi raccomando Paladino della Luce, mi aspetto che siete rapidi e che portiate presto delle ottime notizie. »
« Sarà fatto! » rispondemmo all'unisono io e Raphael. Le parole dello stregone erano più rivolte al cavaliere, mi fece un sorriso e mi disse qualcosa con gli occhi. Era un avvertimento, fai attenzione. Ma a cosa si riferiva? A Raphael? Al fatto che fosse un Paladino? Il ragazzo mi si avvicinò di pochi passi fino a che non fummo fianco a fianco ed entrambi potemmo vedere Endelisis che si allontanava da noi in direzione del castello.
« Siete pronta per andare? Sarebbe meglio muoverci ora con il favore della luce del giorno... ma se avete altro da fare in città posso accompagnarvi tranquillamente. » disse Raphael con il suo tono gentile e amichevole. Mi voltai verso di lui.
« In effetti dovrei comprare alcune provviste... » dissi pensierosa, lui fece una risata e lo guardai stranita. « Che avete da ridere? » chiesi muovendomi per il sentiero e lasciandolo indietro, mi raggiunse con passo svelto.
« Ho già pensato a tutto io e non c'è bisogno che spendiate soldi inutilmente. Che bel libro che stringete tra le mani... è un libro di magia? » chiese subito. Restai con lo sguardo fisso sulla strada ma gli risposi lo stesso felicemente.
« Sì. Me lo ha dato Endelisis. Sarà meglio che cominci a studiarlo così potrò applicare gli incanti! » fianco a fianco. Mi trovavo di nuovo con Raphael pronta per viaggiare nuovamente, stavolta però c'era in gioco di più. Si parlava del mio futuro. Lasciammo la città in fretta e viaggiammo col suo cavallo.






Angolo Autore:
Buongiorno a tutti i miei cari lettori ^^ Eccovi un altro capitolo della mia storia, i nostri due amici sono nuovamente in viaggio che delizia ^^ Ringrazio Fantasy_Love_Aki per il commento al precedente capitolo e grazie a tutti i lettori. A presto!

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Capitolo 9
*** 09 - La reliquia misteriosa ***


9.

La reliquia misteriosa






La nostra cavalcata fu veloce e ininterrotta se non per i momenti più necessari come il pranzo e la cena. Inoltre il cavallo dovette fermarmi per due orette circa dopo il primo pasto e io e Raphael ci mettemmo a parlare tranquillamente. Avevamo realizzato un piccolo campo tra alcuni grandi massi nel bel mezzo della pianura. Eravamo in parte nascosti dalle pietre e in parte dai cespugli e sopra di noi le fronde di un albero ci regalavano un po' di ombra. Dopo aver parlato del compito assegnatoci dal Grande Stregone Endelisis, avevo avuto modo di concedermi qualche secondo nella lettura del testo di magia donatomi dallo stregone; c'erano parecchi incantesimi interessanti a partire della Terza Arte Arcana, la Magia Verde. Vi era un incantesimo in grado di controllare la terra, trovai interessante l'incanto per evocare delle lame di vento; inoltre c'era uno studio approfondito sulla criocinesi e l'elettrocinesi. Quegli incantesimi erano più avanzati rispetto ai miei di sicuro. Il tomo si soffermava soprattutto sulle nozioni base della Magia Gialla, lo scudo che sapevo evocare e il campo magico capace di proteggere totalmente dalla magia. C'erano anche riti per aumentare l'attacco o potenziare armi in generale. Ero ovviamente affascinata da tutti quegli incanti che mi si presentavano. Il problema restava però che non avrei potuto impararli tutti da sola. Avevo bisogno di tempo ed Endelisis non me ne aveva dato molto. Voleva vedere quanto io fossi migliorata, come se sapesse il mio livello attuale.
« Siete parecchio assorta in quel libro di magia! » disse Raphael constatando la verità. Mi fermai dalla lettura alzando lo sguardo. Mi ero straniata da lui per diversi minuti.
« I libri mi piacciono molto. Certo questo è diverso da un comunissimo libro. Non riesco a capire come potrei imparare anche un solo di questi incantesimi... » dissi chiudendo il libro e posandolo momentaneamente sulle mie gambe.
« Non so come funziona la magia. C'è per caso qualcosa che si deve fare? Una preparazione in particolare per lanciare gli incanti? E perché usate i bastoni magici? La magia non viene da dentro di voi? » ovviamente da esterno alla magia aveva molte domande e mi sentivo di poter rispondere.
« Il nostro bastone magico amplifica i nostri poteri. Li migliora. Ovviamente non parlo di un comune bastone, ci sono bastone e spade intrinseche di rune magiche. E sì, per alcuni incantesimi è necessaria una preparazione. Tipo un balletto... » la cosa mi parve incredibilmente stupida e di fatti scoppiò a ridere, non avevo altro modo in cui spiegarglielo.
« Un balletto!? Vi prego vorrei vedere voi mentre preparate un incantesimo. Sono sicuro che siete una brava ballerina! » il suo sarcasmo mi diede fastidio ma riconobbi che era detto per ridere con me e non di me.
« Non farei mai un balletto per voi! Inoltre non ho detto che sia una danza vera e propria. Anche se da quanto ho sentito, certi rituali o benedizioni sono dei veri e propri balli! » aspettai che finisse di ridere, continuava a girarsi a terra dalle risate e ammetto che la cosa non mi dispiaceva, era comunque bello vederlo sorridere, era una piacevole compagnia.
« Perdonatemi. Quindi a cosa serve questa specie di danza? » chiese infine riprendendo fiato. Presi ancora il libro tra le mani e lo sfogliai fino alla pagina a cui ero interessata. La lama di vento si prospettava un incantesimo davvero interessante, tagliente e respingente allo stesso tempo, utile in caso di attacco. Un'ottima difesa in caso altri banditi avrebbero attentato alla mia vita e Raphael non fosse stato presente per difendermi.
Mi misi in piedi dopo aver letto due volte il testo e le sue indicazioni, mi voltai verso l'albero accanto a noi e mi misi in preparazione; mi mossi proprio com'era descritto sul libro: mossi la mano dal basso verso l'alto incanalando l'energia del vento e sentendolo tra le mie mani, circolava attorno al mio polso con velocità e forza. Poi lo rilasciai con un movimento secco e le lame di vento di scagliarono contro la corteccia dell'albero, tuttavia non lo scalfirono nemmeno di poco.
« Soddisfatto? » chiesi trionfante, era il primo incanto che imparavo da sola, sempre se escludiamo l'aver evocato il demone dell'oscurità. Raphael era incredulo.
« Voi siete incredibile! Certo non avete fatto molto danno all'albero ma... sul serio avete appreso ora quell'incanto? » chiese con certezza, non riusciva neanche a credere ai suoi occhi.
« Sì. Sono stata io e l'ho imparato ora... » E non lo credo neanche possibile! Pensai tra me e me. Non pensavo potesse essere semplice. Tuttavia mi sentivo stanca. L'incantesimo aveva richiesto parecchia energia al mio corpo perciò non andai oltre.
Nelle tarde ore del pomeriggio ci trovammo davanti una gigantesca area scavata tra le rocce, erano pietre grigie e perfettamente scavate, forse dall'uomo o forse corrose dal tempo. C'erano alcuni uomini che distavano alcuni metri dal piccolo ingresso tenuto in piedi da delle assi di legno abbastanza spesse. Eravamo giunti alla miniera ma era chiaro che qualcosa non andava. Ci avvicinammo a quegli uomini e Raphael si prese cura di legare il suo cavallo poco distante dalla miniera così da poterci avvicinare a piedi. Ci portammo dietro solo le nostre armi, io il bastone magico mentre Raphael aveva con sé la spada e lo scudo. Fummo subito notati da un uomo sporco di cenere.
L'uomo si avvicinò correndo, prima notò Raphael e poi notò me, me che ero una maga e un pericolo. « Una strega! Aiutatemi il male è venuto per finirci! » mi trovai incredibilmente seccata.
« Cosa avete detto? » chiesi per conferma. Prima che potessi friggerlo con i miei poteri Raphael si mise tra di noi.
« Non è una strega! È una maga ma gentile. Io stesso non mi sarei avvicinato se fosse stata una servitrice della Magia Nera! » questo la diceva lunga: restai di sasso ma ovviamente potevo comprenderlo, i maghi che praticavano la Magia Nera erano un pericolo, io che avevo invocato un demone ero una di loro.
« Siamo qui per conto del Grande Stregone Endelisis. Ci ha mandati per prendere la reliquia che avete trovato... e si chiedeva perché tardasse ad arrivare. » l'uomo non ebbe il coraggio di rispondermi e qualcun altro si fece avanti.
« Nella miniera si sono infiltrati alcuni goblin. Sono una o due decine, ma non abbiamo armi per combattere quelle creature. » mi rispose gentilmente, una cosa che apprezzai.
« La reliquia è ancora dentro? Ci sono ancora degli uomini? Potrebbero esse in grave pericolo! » O morti visto che è da molto che sono dentro con quelle creature. Non ne sapevo molto dei goblin.
Erano creature che si spostavano in branco, attaccavano serratamente e tutti insieme, comunemente ladruncoli e attaccabrighe, inoltre non sono pochi gli assassinii per mano loro, sono subdoli e non attaccano mai persone che stanno in più di tre. Tutto è comunque relativo al loro numero.
« Gioen e Delos, hanno loro due la reliquia e non siamo riusciti a farli uscire... » rispose l'uomo. A quel punto fu Raphael a riprenderli per l'errore commesso.
« E non avete pensato di chiedere aiuto ai sovrani di Maryshar? Avrebbero mandato una guarnigione ad aiutarvi. »
« Il castello è chiuso a chiunque da qualche mese ormai. Nessuno può entrare, neanche gli abitanti del distretto dei nobili! » rispose l'uomo, stava di fatto che avevano sbagliato.
« Possiamo sempre pensarci noi. » dissi rivolta al ragazzo, il Paladino mi fissò come se fossi impazzita. « Abbiamo la magia dalla nostra parte, e voi siete un bravo guerriero... »
Non avevamo poi molta scelta visto che il nostro compito era recuperare la reliquia, per farlo dovevamo entrare dentro la miniera e questo significava affrontare i goblin. Ci facemmo spazio tra i vari minatori davanti l'ingresso e ci avvicinammo alla cava, era buia e scura, evocai la luce e la punta del bastone si illuminò come una torcia, illuminava molto più che sulla mia mano e ci facemmo strada mettendo il primo piede sulla scivolosa pietra piena di muschio verde.
Fummo subito avvolti da un largo corridoio scavato che aveva una forma cilindrica, inoltre c'erano moltissime aperture e scavature nella roccia, mi chiesi quanto tempo ci fosse voluto per scavare tanto a lungo. C'erano delle piccole lampade a olio sospese sulle nostre teste ma la maggior parte erano spente, probabilmente dai dispettosi goblin. C'era un cattivo odore, era puzza di chiuso e di sudore. Non sono mai stata una ragazza precisa, certi odori però mi pizzicano l'olfatto e danno fastidio.
Avanzammo lungo i corridoi scavati, di certo non potevamo urlare ai due uomini che eravamo nelle miniere, avremmo attirato l'ira dei goblin su di noi ed era preferibile se fossimo riusciti ad evitarli. C'era da perdersi ma continuammo lungo il sentiero principale senza mai svoltare nelle aperture laterali proprio come ci era stato detto dagli altri minatori.
Svoltammo l'angolo dopo numerose vie e ci trovammo in uno spazio molto largo, una grande caverna piena di diamanti splendenti, brillavano e il riflesso del mio incantesimo su di loro illuminava tutta la stanza di mille sfumature di colori. Proprio nel mezzo della grotta, c'erano però alcuni goblin pronti ad aggredire chiunque fosse entrato dentro. Erano quattro in tutto e si spostarono verso di noi appena ci videro.
Erano davvero brutti: piccoli e bassi, la pelle grigiastra e gli occhi gialli, avevano il viso schiacciato e largo, il naso appiattito e largo anch'esso e delle labbra aperte e piene di denti storti, indossavano alcuni pezzi di corazze e avevano delle spade spezzate tra le mani, alcuni avevano anche asce. Uno tra loro ululò qualcosa ai propri compagni e quelli si mossero contro di noi per attaccarci, probabilmente per ucciderci! Raphael mise mano alla spada e allo scudo e andò ad attaccare i nemici gettandosi nel mezzo di loro quattro, si muoveva con grazia e velocità, difendendosi al momento opportuno e scaricando la sua ira e forza contro il nemico fino a fargli perdere il controllo della situazione e a disarmarlo. Trafisse uno dei goblin in pochi istanti, neanche me ne resi conto. Toccava a me farmi valere: presi il bastone magico tra le mani e cominciai ad evocare i miei incantesimi, primo di tutti le fiamme, uscirono dalla mia mano con facilità e strinsero nella loro morsa uno tra i goblin ancora vivi bruciandolo e facendolo urlare fino alla morte. La mia magia era davvero potente. Cercai di ragionare d'astuzia: la loro armatura non gli forniva protezione contro il fuoco e rendeva inefficace incantesimi dell'acqua o del ghiaccio.
Mossi il braccio velocemente per sfruttare l'incantesimo che avevo imparato nel pomeriggio e delle lame di vento si mossero rivolte a un altro dei goblin. Fu atterrato ma l'armatura lo protesse in parte e ne uscii con alcuni lievi tagli. Quello mi guardò con la furia negli occhi e mi lanciò la sua accetta, volò velocemente contro di me e sbattei il bastone a terra evocando così la scudo difensivo, l'accetta si bloccò a mezz'aria quando toccò la barriera e poi scivolò via. Usai il fulmine che indirizzai direttamente contro il goblin e la scarica fu così potente da paralizzarlo per pochi istanti, il tempo necessario che Raphael estrasse l'arma dall'altro goblin che aveva ucciso e gli recidesse la testa. Sospirai per la stanchezza. Era il mio primo e vero combattimento nel quale riuscivo a sopraffare il nemico. Ero soddisfatta e felice per come i miei incanti erano andati a segno.
Merito di Lamia probabilmente.
« Complimenti. Siete davvero migliorata. Quel libro vi gioca parecchio bene o voi vi siete sempre sottovalutata. » mi rimproverò Raphael, felice anche lui del mio progresso.
Le mie capacità erano davvero migliorate ed erano chiaramente visibili. Prima non avrei mai potuto fare del male con i miei incantesimi. O almeno non sarei riuscita in quello. La caverna appariva ancora luminosa visto che avevo mantenuto il controllo e l'incanto di illuminazione, ci spostammo dall'altro lato così da poter entrare nel corridoio che seguiva, scavato anch'esso e sostenuto da grande pilastri di legno, sentivo una strana aria gelida, fastidiosa al contatto con la pelle e davvero fredda. Doveva sicuramente esserci qualcosa là sotto.
« Credo che siamo vicini alla falda acquifera. » commentai sicura di quello che dicevo, questo poteva essere un problema in caso la miniera fosse crollata, ci avrebbe sepolti vivi.
« Pensate che manchi ancora molto? In effetti non abbiamo idea di dove potrebbero essersi cacciati... » Raphael fu interrotto bruscamente da un urlo lontano. Proveniva dal buio davanti a noi, chiaramente urla umane che invocavano aiuto.
Ci affrettammo a correre, non importava dove stessimo andando ma il fatto che fossimo ormai vicini, seguivamo le urla dei due uomini, andavamo quasi alla cieca e potevamo anche sentire le voci dei goblin che li inseguivano, i loro passi che echeggiavano insieme ai nostri, all'improvviso svoltammo l'angolo e fummo travolti dalla corsa dei due minatori che ci gettarono a terra visto l'urto con cui ci avevano caricati. Eravamo tutti a terra e indifesi, mi obbligai a tenere forte il bastone tra le mie mani e a sbatterne la punta a terra, evocando così lo scudo che ci protesse dai goblin che saltarono addosso a noi l'attimo seguente che avevo generato la barriera.
I goblin vennero respinti indietro e potei alzarmi per combatterli con i miei incanti. Mossi la mia mano tenendola sospesa e rivolta contro di loro, da essa partì una fiammata che li inghiotti generando il caos in prima linea, nel frattempo anche Raphael si era messo in piedi ed era già pronto a colpire, quando le lingue di fuoco cessarono poté uccidere i tre davanti ai miei occhi che avevo infiammato anche se uno di loro era già morto carbonizzato. Da lì mi era impossibile continuare ad usare la magia visto il corridoio stretto e le alte possibilità di colpire Raphael. Altri goblin ci vennero contro assalendoci: protessi i due minatori e poi il Paladino si mosse indietro per uccidere anche quei due. Dei passi dietro di me mi fecero voltare di scatto, pensavo che i due minatori stessero fuggendo ma trovai che altri goblin erano arrivati a noi e stavano trascinando via i due uomini. Evocai il fulmine su una delle creature che si paralizzò del tutto, il suo corpo fu scosso a lungo dai tremori e poi spirò. Presi il bastone con entrambe le mani e lo spostai in modo da imitare il gesto delle lame del vento, ne partirono tre che recisero nettamente in due i goblin che stavano trascinando via gli uomini.
Mi voltai nuovamente e vidi che Raphael venne spinto a terra, spiazzato e arrabbiato, potei solo allora vedere la ferita che aveva lunga la guancia, la puzza di sangue arrivò subito al mio naso ora che ne vedevo un affluire, lo stomaco mi si rivoltò su se stesso provocandomi lo stimolo del vomito. Lanciai delle sfere di ghiaccio ai piedi del goblin che lo aveva ferito con il coltello e si trovò immobile e attaccato al pavimento. Diedi un colpo con bastone direttamente sulla nuca, così forte che riuscii a spaccargli il cranio. Il goblin cessò di respirare all'istante. Gli altri due che erano fuggirono indietro saltando i cadaveri dei loro compagni. Adesso la puzza di sangue di goblin stava impestando tutta l'aria della miniera. Raphael non ebbe bisogno di aiuto per alzarsi e vidi che la ferita gli aveva riempito la guancia di sangue. Mi avvicinai a lui.
« State bene!? Oh Creatore siete ferito! » ero agitata, preoccupata perché non avevo la minima idea dei danni che avrebbe potuto fare quella ferita. Ormai consideravo Raphael un amico oltre che un compagno di viaggio.
« Non preoccupatevi. È solo un taglio insignificante. Nulla che un impiastro curativo non possa guarire! » disse estraendo un fazzoletto dall'armatura e asciugandosi il viso. Posò la spada nel fodero e mise lo scudo alle sue spalle. Ci voltammo verso i due minatori che erano completamente fradici per il sudore.
« State bene? Credo sia meglio andare via in fretta da qui. Ci sono ancora dei goblin ed è meglio tornare in superficie. » dissi ai due aiutandoli ad alzarsi, uno di loro stringeva tra le mani una statuetta in argento, rappresentava un bellissimo drago con degli zaffiri incastonati al posto degli occhi.
« Chi vi ha mandati? La famiglia reale di Maryshar? » chiese l'altro con voce tremante. Annuii, era inutile spiegare che in realtà era stato Endelisis. Parvero fidarsi. Li riportammo in superficie e tutti gli altri minatori furono felici del fatto che fossero usciti tutti vivi, restava ancora una cosa però da fare, portare la reliquia del drago al Grande Stregone.
« Porteremo noi l'oggetto a Maryshar. Si aspettano ancora un vostro messaggio e noi dobbiamo comunque tornare in città. » dissi io, le ombre della notte ormai riempivano tutto con la loro oscurità, avremmo dovuto fermarci per la notte ma né io né Raphael eravamo intenzionati a farlo.
« Ecco a voi. Grazie ancora per il preziosissimo aiuto! » dissero in ringraziamento i minatori, strinsi la statuetta tra le mani scoprendo che era abbastanza pesante.
Prendemmo così il cavallo e ci spostammo velocemente, sempre correndo in mezzo alla pianura, appariva più insidiosa con il calare della notte e illuminava di poco il nostro sentiero. A quel punto non potemmo non rivalutare la situazione.
« Credo che dovremmo fermarci obbligatoriamente! » disse Raphael fermando il proprio cavallo. Scese da esso tastando il terreno e cercando di scrutare nell'oscurità. Si avvicinò a me che stavo ancora sull'animale e mi porse le mani per aiutarmi.
Scesi con grazia e misi i piedi a terra. « Immagino di sì... » l'idea di accamparmi là non mi allettava parecchio, ma cominciavamo anche a sentire il freddo della notte, la pianura non lasciava spazio per nascondigli, purtroppo eravamo in mezzo al nulla e completamente scoperti. Costruimmo quindi l'accampamento, piazzammo le nostre tende e legammo il cavallo. Raphael creò il solito falò e io lo accesi con la mia magia, stare accanto alle fiamme era piacevole perché riscaldava. Ciononostante c'era sempre freddo e Raphael mi diede ancora una volta la coperta che mi tenne calda, quella fatta di una strana pelle elastica.
« Di cosa è fatto questo mantello? » chiesi nel nulla mentre eravamo in silenzio. Avevamo già fatto cena e ci sentivamo bene; io mi stavo concedendo alcuni minuti per leggere il tomo regalatomi per provare ad imparare nuovi incantesimi, senza dubbio l'incanto della forgia era utile per chi usava spade e altre armi, io volevo imparare magie di livello superiore ma avevo ripiegato sull'incanto della geocinesi. Raphael aveva infine trovato il momento per curarsi la ferita, aveva realizzato un impacco con il succo di alcune erbe che avevamo portato con noi durante il viaggio e si era medicato.
« Il mercante da cui la comprai mi disse che è realizzata con la camera di combustione che sta all'interno di un drago. Dove produce il fuoco, di conseguenza tiene molto caldi... » scrollò le spalle e si sistemò meglio la maglia che indossava.
« Voi sentirete più freddo di me però e... » un rumore chiarissimo e limpido nel cuore della notte. Un legnetto spezzato. Troppo chiaro per non poterlo sentire. Mi bloccai di colpo e lo stesso fu Raphael, che istintivamente prese la spada dentro la tenda, in quel breve lasso di tempo qualcosa sbucò delle ombre della notte e si gettò su di me.
Una creatura gigantesca, grossa e alta, un mostro grande che mi stava per schiacciare contro il suo peso, mi dovetti quindi scansare e quasi gettare sul falò per eviratelo, l'attimo seguente una grande ascia si trovava infilzata nel punto in cui c'ero io e potei vedere meglio la creatura: pelle verdastra, un'armatura complessa fatta di pelli di lupo e orso probabilmente, aveva delle cicatrici in quello che sembrava un viso umano calpestato da una mandria per com'era gonfio. Occhi scuri che si rivolsero contro di me. Era un orco.
« Sta' lontano da lei! » disse Raphael che era appena riemerso dalla sua tenda con solo la spada tra le mani. Era senza difese e questo poteva essergli fatale con un'ascia del genere.
L'orco e il ragazzo cominciarono a combattere mentre io riprendevo il bastone magico tra le mani, Raphael era senza dubbio più agile senza armatura ma comunque era un bersaglio più debole. Lanciai un fulmine con la mano in modo da colpire direttamente l'orco, quello venne spinto a terra vista la carica del colpo ma si rialzò a fatica, forse la sua stazza aveva dissipato la scossa elettrica che avevo lanciato. Mi avvicinai a lui insieme a Raphael, il ragazzo mirava ad ucciderlo ma l'orco si rimise lo stesso in piedi e continuò a combattere. Usai le mie lame del vento e le lanciai contro i due combattenti, non erano forti a tal punto da tagliare e menomale, presi anche Raphael in un attimo in cui i due erano a portata del mio incanto. L'orco era stato destabilizzato ma si era già rimesso in piedi e mosse l'ascia per uccidere Raphael, lo avrebbe schiacciato senza dubbio, mi gettai in avanti ed evocai lo scudo fisico a protezione di entrambi. L'urto fu così distruttivo che mi sentii quasi svenire, nonostante quello la mia barriera era rimasta salda, non cedeva e l'orco fu sempre più infuriato. Raphael diede alcuni fendenti veloci con la spada e nel frattempo potei rimettermi in piedi. Non avevo più forze per evocare incantesimi vista la giornata lunga e faticosa.
Concentrai tutte le mie energie in un singolo incantesimo del ghiaccio che scagliai direttamente nel petto dell'orco. Nonostante avesse le pelli a difesa venne colpito in pieno, il problema fu il suo riflesso: non ebbe modo di spostarsi in fretta e si vide un cristallo di ghiaccio in mezzo al braccio, aveva comunque evitato di morire. Mi gettai a terra con lo stesso movimento dell'orco il quale sangue fuoriusciva dalla ferita del ghiaccio, cercò di prendere il cristallo ma la mano gli scivolava.
« Di' le tue preghiere mostro! » disse Raphael in tono minaccioso rivolto all'orco. Stava per alzare la spada per colpire quando venne fermato delle parole dell'orco stesso.
« Aspetta umano, non voglio farvi realmente del male. Lasciatemi spiegare! » parlava chiaramente la nostra lingua, sembrava più un grugnito ma era comprensibile.
Io e Raphael ci guardammo all'unisono completamente sconvolti dalla supplica dell'orco. « Sentiamo cosa avresti da dire, orco! » disse infine il ragazzo abbassando appena la spada. Chiaramente si prospettava interessante ai miei occhi.






Angolo Autore:
Eccomi quiii ^^ Pare che i guai per la nostra piccola maghetta non finiscano mai? Chi avrà inviato il misterioso orco per attentare alle loro vite? Lo scopriremo nel prossimo capitolo. Come sempre un ringraziamento va ai lettori ma anche a Fantasy_Love_Aky per la recensione. Grazie :) A presto col prossimo cap. 

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Capitolo 10
*** 10 - Il drago di ferro ***


10.

Il drago di ferro






« Prima che possiate decidere la mia sentenza, ascoltate ciò che ho da dirvi... » l'orco fece una pausa ansimando dolorosamente visto che il cristallo nel braccio gli bloccava parecchi movimenti provocandogli dolore. « Mi chiamo Morkor della tribù della Palude. Provengo dal nord di Inakarrias... sono un mercenario! » disse infine. Sapevamo entrambi cosa significava.
Il suo compito era ucciderci. Ma chi avrebbe mai potuto mandarlo? Difficilmente i mercenari uccidevano senza paga.
« Questo significa che qualcuno ti ha detto di ucciderci. Com'è possibile se siamo in viaggio da pochi giorni? » chiesi all'orco, mi rimisi in piedi e mi avvicinai di pochi passi alla creatura. Non mi spiegavo chi lo avesse mandato.
Con stupore mio e di Raphael, Morkor fece spallucce. « Non so chi sia stato. Ha parlato con un mio superiore, ho potuto vedere però che si trattava di una figura con un mantello nero che gli copriva tutto il corpo e il viso! Aveva anche un'armatura di scaglie... » nulla di tutto quello ci poteva aiutare a capire.
« Perché ci volevano morti? » chiese Raphael puntando l'arma alla gola di Morkor, parve intimorito ma pronto ad accettare la sua morte. Convinto che lo avremmo ucciso.
Riempii la distanza tra me e Raphael e gli poggiai una mano sulla sua, spingendola delicatamente via affinché abbassasse la spada. Nei suoi occhi vidi il totale stupore. « Non otterrai nulla con la forza. Direi che il ghiaccio che ha nel braccio è un buon incentivo per farlo parlare... » commentai.
Mordok non esitò un istante a rispondere. « Non mi sono stati dati molti dettagli. Sono stato pagato per la vostra eliminazione o per il rallentarvi, anche a costo della mia vita! » mi voltai di scatto verso di lui.
« Rallentarci? Per quale motivo? Per non farci tornare a Maryshar? » la domanda mi sorse spontanea e lui annuì, ebbe una fitta di dolore legata al cristallo nel braccio, allungai una mano, potendo controllare sia l'acqua che il ghiaccio potei scioglierlo facilmente ricreando una sfera d'acqua che gettai via.
La ferita era netta e pulita, il sangue fuoriuscì e l'orco fece in fretta per medicarsi con le poche cose che aveva, si legò una fascia stretta attorno al braccio da solo, non sarei mai riuscita e medicarmi da sola io. Questo mi fece venire un'idea fissa nella mente: il fatto che nella Magia Bianca c'erano incantesimi curativi. Sarebbe stato buono riuscire a impararli ma non c'erano incanti di quel tipo nel libro di Endelisis.
« Cosa farete di me quindi? » chiese Morkor infine. Restò a terra, pronto per il colpo finale o per la nostra grazia.
« Voterei per la sua eliminazione visto che non si sarebbe fermato davanti a nulla per ucciderci! » disse Raphael fissando la creatura con odio. Quello sostenne il suo sguardo.
I miei occhi puntavano contro Maryshar, invisibile alla nostra vista specialmente di notte, non ne vedevo neanche le alte mura, sapevo però che dovevamo affrettarci a tornare. « Se ci hanno rallentato vuol dire che non dovevamo tornare a Maryshar in tempo per qualcosa... questo mi fa pensare che qualcuno al castello o in città sia in pericolo. Morkor, sei disposto ad aiutarci se ti lasciamo in vita? Posso aspettarmi la stessa fiducia che ti sto dando? Perché è chiaro che sto mettendo la nostra vita nelle tue mani! » Raphael non mancò di mostrare la sua disapprovazione per la mia decisione.
« Siete forse impazzita!? Vi è saltato addosso cercando di uccidervi! » mi ricordò, annuii ma non cambiai il mio parere.
« Nel caso facesse una mossa sbagliata, potrete sempre ucciderlo no? » non era ancora convinto, tuttavia non obiettò ancora e diede una mano all'orco a rimettersi in piedi.
« Io... non so cosa dire di tanta clemenza da parte di un'umana. Mi sdebiterò di sicuro. Non lascerò che il mio debito mi tormenti per tutta la vita! » chinò appena il viso e allungai la mano per stringergli la mano e per presentarmi. « Ecco... non vorrei insultarvi ma i nomi di voi umani sono difficili da imparare! Non avrebbe senso che vi presentiate. »
« Va bene... credo sia meglio riposarsi un altro po' ancora. Domani dobbiamo muoversi in fretta! » dissi infine.

 
* * *

L'alba del giorno successivo venne in fretta, con Morkor al seguito non potevamo usare il cavallo per viaggiare visto che lo avremmo lasciato indietro. Ci spostammo tutti e tre a piedi lasciando le borse legate al cavallo, avanzavo insieme a Raphael alla punta del gruppo. Al risveglio era stato molto freddo con me, aveva evitato i miei sguardi, forse non concordava con la mia misericordia. Morkor stava invece indietro e sembrava borbottare qualcosa tra sé e sé.
« Non potete realmente fidarvi di quel tipo. Vi prego ditemi che non siete così gentile da farvi infagottare in quel modo! » erano le prime parole normali che mi diceva Raphael.
« State tranquillo, so quello che faccio. Può sempre servire come scudo portatile in un eventuale battaglia. Ho paura che qualcosa non vada a Maryshar e non saprei dirvi di cosa si tratta. » vidi Raphael girarsi indietro per controllare che l'orco fosse ancora tranquillo e ci seguisse.
« Io mi fido di voi. Ma è di lui che non posso fidarmi! » rispose alla mia affermazione. Gli diedi un sorriso per fare pace e ricambiò sospirando, non poteva essersi offeso per così poco.
Ci concedemmo una semplice pausa: il pranzo. Mangiammo in fretta e scoprimmo che anche Morkor aveva alcune provviste, soprattutto aveva con sé parecchie monete d'oro e questo mi faceva capire quanto fosse stato pagato per morire nel peggiore dei casi. La vita di un mercenario è così fluida... può scivolarti via dalle mani come l'acqua. Non toccai molto cibo, mangiai qualcosina distrattamente ma rimasi più concentrata sullo studio degli incantesimi attraverso il libro di magia di Endelisis.
L'incantesimo di controllo della roccia fu semplice da apprendere, riuscii in poco tempo a controllare e smuovere la terra e alcune piccole pietre intorno a me. Non mi sarebbe servito granché in combattimento ma poteva comunque essere utile. Ci muovemmo subito dopo e verso l'ora del tramonto riuscimmo a vedere Maryshar all'orizzonte oltre la collina, la città bellissima era diversa: c'era del fumo e persone che scappavano correndo dall'ingresso principale, le fiamme si ergevano dalle case e un gigantesco drago grigio stava seminando il panico e la distruzione. Sentivamo le urla e i rumori della battaglia, esplosioni e grida di soldati che cercavano di abbatterlo, senza risultati a quanto sembrava.
« Pare che abbiamo scoperto il motivo per cui doveva rallentarci... » cominciò Raphael. « Questo significa che qualcuno ci considera una minaccia però! » concordai con lui.
Ci muovemmo in fretta: dovevamo aiutare in città, soccorrere feriti e aiutarli, il drago era sempre più grande e gigantesco, una creatura enorme che con il suo ruggito faceva tremare persino la terra e le mura. Ci trovammo immersi nella confusione e sguainammo le armi pronti a cercare il modo di raggiungere il drago o uccidere qualunque altra cosa ci fosse dentro. Ma chi mai poteva aver mandato quel drago a Maryshar?
Per un lunghissimo momento mi trovai da sola per le strade di Maryshar, immersa nel caos e nelle fiamme generate dalle esplosioni, sapevo che Raphael era sicuramente andato dalla sua famiglia visto che il drago aveva devastato buona parte delle case del distretto dell'agricoltura, le fiamme si issavano verso il cielo insieme al fumo e sentivo l'urlo del drago. Potevo combatterlo da sola? Forse no ma anche Morkor sembrava sparito, ero sola e non ero neanche in mezzo alla folla di persone che fuggivano. Solo urla lontane e il drago che si poggiava sulle mura ruggendo. Fu allora che potei vedere bene com'era formato, aveva occhi azzurri e l'intero suo corpo era costituito di scaglie di ferro, anzi, era interamente di ferro! Quel drago era stato costruito e tenuto insieme dalla magia. Ruggì ancora una volta e scagliò qualcosa dalla sua bocca, mi spostai correndo e l'attimo seguente sentii delle esplosioni in tutta l'area. Parevano essere bombe piriche.
Svoltai gli angoli trovandomi nell'ammasso di cenere e delle case distrutte, le persone che soffrivano a terra e che avevano bruciature nel loro corpo. Mi guardavano agognanti e io non sapevo cosa fare. Arrivai a paralizzarmi, strinsi il bastone tra le mie mani, ero impotente di fronte a tutto quello.
« Myrah! » un urlò dietro di me e mi voltai trovandomi davanti sia Raphael che Morkor, sospirai e quasi gettai le braccia al suo collo per la paura che mi stava invadendo. Mantenni il contegno però visto che comunque non avevo quel rapporto.
« Non so cosa fare... » dissi impaurita, mi tremavano le gambe e lui stava lì a fissarmi, ci misi un'istante a pensare a cosa gli era capitato. « La tua famiglia!? Come stanno!? » chiesi velocemente, sentimmo un fischio acuto e fastidioso, alzammo gli occhi al cielo e fui sbalzata via nel vicolo da cui provenivo, esplosioni e fiamme che si issavano a causa delle bombe. Per quella che mi parve l'eternità fui sorda, ogni suono intorno a me era coperto da un fischio, poi lentamente scomparì e potei alzarmi a fatica, sentivo dolore in tutto il corpo ma era passeggero.
« Stanno bene. Li ho messi in salvo grazie a Morkor... » non chiesi come poteva l'orco averlo aiutato ma chiaramente quello gli era costato parecchio. « Myrah pensate di riuscire ad affrontare un drago di ferro? » mi chiese.
« Siete forse impazzito!? » lui era un Paladino, un guerriero che aveva visto il peggio ma non credetti che aveva mai affrontato un drago così grande e di ferro soprattutto. Inoltre non poteva credere che i miei poteri fossero abbastanza forti da abbattere il drago, ero una maga novellina.
« Spostiamoci da qui! » sembrava determinato ad affrontarlo, forse per il suo senso di onore e il voler proteggere gli indifesi. Ci muovemmo tramite le case diroccate e le macerie fumanti per arrivare al portone delle mura successive, il drago continuava a gettare il suo sputo di bombe e poi si issò volando nella parte interna della città. « Come si affronta? Cosa sapete dirmi di quel drago? Siete una maga ne saprete qualcosa... »
Certo che lo sapevo. Ne avevamo parlato a scuola, era un miscuglio di Arti Arcane. « Penso si tratti di un costrutto. Una creatura generata e viva grazie all'unione di due Arti Arcane, il controllo del ferro della Magia Viola e il simbolismo della Magia Gialla... è magia avanzata! »
« Che punto debole può aver quel coso se è mosso dalla magia? » chiese Raphael, cercai in tutti i modi di ricordarmi le lezioni all'accampamento. Ci muovemmo fiancheggiando le mura del distretto del commercio e ci trovammo davanti all'ingresso principale, il cancello abbattuto a terra.
« Dovrebbe avere un particolare oggetto che lo tenga unito. Un simbolo, una runa o qualcosa che faccia sì che nel ferro scorra la vita e lo muova! » risposi. Ora ricordavo ogni cosa dei costrutti ed era strano. Distruggendo il pezzo incantato avremmo eliminato il drago di ferro, questo però era difficile a farsi visto che non c'era modo di avvicinarsi a esso. Solo io potevo arrivarci visto che ero l'unica a poter lanciare gli incanti.
« Andiamo. Presto! » urlò Raphael correndo dentro l'ingresso del distretto del commercio, caricando un nemico impossibile da raggiungere per lui o per Morkor. Nonostante questo dettaglio andammo lo stesso alla carica per combattere il drago.
Ci trovammo in un grande spiazzo realizzato dalla distruzione del drago, si era praticamente seduto con tutte e quattro le sue zampe su quelle che erano abitazioni, gettava bombe con il suo sputo e mi chiesi quante ancora potesse averne, magari un incantesimo raddoppiante che non permetteva al mostro di terminarle. Raphael corse urlando contro il drago e Morkor rimase invece al mio fianco, per un brevissimo attimo fu come se il tempo si fermasse. Attorno a me il tempo rallentò, non era opera di magia però.
Poi avvertì una voce fredda e tagliente dentro di me. -Chi sei tu che tieni un demone dentro di te?- disse la voce, per un attimo avevo creduto che potesse trattarsi di Lamia stesso, invece era una voce esterna, vidi gli occhi del drago puntati contro di me.
Era la sua voce! Mi arrivava direttamente nella mente!
-Come fai a sapere che ho un demone dentro di me? Inoltre com'è possibile che tu abbia una coscienza se sei un costrutto?- sapevo benissimo che in quanto creatura costruita poteva avere un suo cervello e dei suoi impulsi, ma una coscienza no.
-Non sono altro che una creazione. La rappresentazione del nemico in una forma più grande. E tu sei d'impiccio!- disse il drago dentro di me, nella realtà però si era mosso e io non me n'ero neanche accorta. Raphael combatteva insieme ad altri soldati contro il drago di ferro che si muoveva, usava le sue grande ali per spingere indietro i soldati, addentò due persone in un sol morso e i suoi denti di metalli trafissero le loro armature e i corpi, il sangue si riversò sui suoi denti e sul terreno.
« Stai indietro! Tu sei l'unica che può colpirlo senza farsi uccidere! » disse Morkor spingendomi di un passo indietro. Lo fissai per un attimo eterno, chiaramente ero l'unica a poterlo colpire a distanza ad esclusione degli arcieri che stavano venendo in nostro soccorso. Vidi delle frecce scagliarsi contro il drago che si issò in aria, scuotendo il terreno e distruggendo la strada principale. Raphael restò attaccato alla sua coda e lo vidi issarsi in aria insieme al costrutto.
A quel punto dovevo combattere. Esclusi a priori di usare l'incanto del fulmine, sarebbe stato utilissimo contro il drago di ferro, ma avrei sicuramente colpito anche Raphael e forse sarebbe stato letale per lui. Scagliai delle lame di vento contro di lui e scalfirono appena la sua potente e indistruttibile corazza di ferro, ci riprovai puntando l'incantesimo contro le ali della creatura, erano quelli i punti più importanti da abbattere, colpii le sue ali ma non furono recise, restarono ferite ma ancora funzionanti, Raphael stava a poco a poco raggiungendo il torace della creatura e questo lo rendeva totalmente in pericolo. Piogge di frecce si abbattevano sulla creatura che si agitava e cercava di evitare ogni colpo, a quel punto si rese conto di cosa aveva vicino al cuore, e fu allora che io capii a cosa aveva pensato Raphael: il pezzo debole probabilmente era nascosto proprio dove doveva esserci il cuore! Il drago di ferro lo prese tra le mani e lo scagliò via facendolo finire sul tetto di un'abitazione, potei vedere il ragazzo rotolare sulle tegole, subito dopo però il drago stava bombardando il tetto con le sue esplosioni.
Fui subito preoccupata per Raphael visto che il colpo stava facendo crollare l'intera abitazione. Mi spostai di pochi metri rendendomi visibile al drago, allo scoperto e senza protezione da parte delle mura. Caricai un fulmine nella mia mano e lo rilasciai con forza contro la creatura, il colpo fece molto male evidentemente, il suo corpo fu pervaso da tutto il fulmine che dilagava debolmente in ogni suo arto. Il drago gettò un ruggito che stordì tutti noi, mi tenni aggrappata al bastone e per un attimo pensai che le orecchie mi sarebbero esplose, poi sentii la sua voce tagliente nella mente.
-Non puoi batterci mocciosa. Noi siamo la Gilda delle Tenebre. Oggi comincerà il regno di distruzione predetto, daremo il via all'Era dell'Oscurità che metterà un punto all'Era del Sole!- non ebbi modo di riflettere sulle sue parole, o almeno non in quel momento visto che eravamo impegnati nella battaglia, il suo ruggito terminò e si sposto in modo che non fosse raggiungibile da nessuno, neanche gli arcieri potevano arrivare a colpirlo visto la distanza a cui era da noi.
Restando a terra anch'io ero però inutile con i miei incanti. Stava volando troppo in alto e dovevo salire per poter arrivare a lui. Fu allora che ebbi l'illuminazione.
Mi spostai velocemente all'interno di una delle abitazioni, era disabitata e nella confusione fu totale, cercai le scale per il piano superiore e le presi di corsa, non mi ero ancora resa conto di cosa stavo facendo, ed era stato Raphael a darmi l'idea in effetti. Le scale non riuscivano ad arrivare al tetto spiovente, dovetti affacciarmi dalla finestra per cercare un modo per salire, era evidente: presi a scalare salendo sulla balconata e poi raggiunsi il tetto, sentivo i muscoli tirarsi per l'eccessivo sforzo, non avevo scalato spesso abitazioni in effetti! Forse una o due volte ero salita su qualche albero.
Riuscii a tirarmi su fino al tetto e cercai di reggermi per non scivolare via. Mi misi in un punto alto del tetto e mi voltai verso il drago che stava ancora sorvolando in maniera minacciosa tutti noi. Potei vedere lo spettacolo di fumo e fiamme che pervadevano la città, la creatura andò alla carica di un'abitazione sulla mia sinistra e vidi che si poggiò a terra, nuovamente debole agli attacchi di coloro che stavano sulla strada. Usai tutta l'energia che avevo in me per cercare di caricare un attacco potente e forte in grado di distruggerlo o paralizzarlo, lanciai il fulmine contro di lui e lo colpii in piena schiena, le sue ali tremarono e si alzò in volo muovendosi a scatti mentre allungava gli artigli verso tutte le direzioni, perdeva alcune placche minori della sua armatura, i miei occhi caddero verso la sua coda ormai fragile, usai l'incanto del ghiaccio per lanciare una sfera dell'elemento, feci partire il globo che si scontrò contro la coda ghiacciando tutta l'area intorno al punto che avevo colpito. Morkor mosse la sua ascia gigantesca contro il punto debole della coda e la tranciò di netto con un colpo arrivando fino a terra. Il drago riprese a urlare e potei avvertire internamente il suo dolore visto che aveva perso buona parte della sua coda. Gli avevo inflitto un colpo forte.
A quel punto era anche abbastanza vicino a me da potergli saltare in groppa, spiccai un salto direttamente contro la sua schiena e mi appesi alle placche di metallo di cui era composto, non avevo però calcolato la cosa più importante: Raphael si era gettato addosso alla creatura con un'armatura indossata, io avevo una semplice veste che rendeva ogni placca simile ad una spada pronta ad uccidermi. Strinsi le mie mani attorno a due placche e vidi del sangue colare lentamente sui miei polsi, inoltre l'urto contro la schiena del drago mi aveva fatto infilzare una placca direttamente dentro la gamba, non di molto ma faceva malissimo e quasi mi paralizzava per il dolore. Mi dissi però di non smettere di combattere, di ignorare quel dolore che sembrava infiammarmi il sangue e mi chiamai anche stupida perché non sapevo come muovermi dalla postazione in cui ero, problema a cui pensò il drago.
Sentii i suoi artigli ferrei tirarmi via e gettarmi come se fossi una carta stracciata, atterrai bruscamente in mezzo a due palazzi rotolando più volte fino a fermarmi; sentii un dolore lancinante alla gamba e mi sentivo percossa, dolorante in tutto il corpo per via degli urti che avevo ricevuto cadendo a terra. Il mio bastone era ancora accanto a me non avrei mai fatto in tempo: vidi le fauci del drago spalancarsi contro di me e il suo soffio di bombe venirmi contro, improvvisamente qualcuno si parò davanti a me, vidi solo le spalle della figura, una figura alta e snella che indossava una lunghissima veste simile a quelle dei sacerdoti, questa era però bianca e viola con dei delicatissimi ricami celesti. Aveva dei lunghi capelli lisci e tendenti al verde, sotto i riflessi del sole però apparivano di un bellissimo azzurro. Aveva le braccia allargate e una barriera circondò sia me che lei, una barriera forte e indistruttibile, uno scudo che non aveva nulla a che vedere che quello che solitamente riuscivo a fare io. Le bombe si scagliarono contro la barriera distruggendosi al contatto e facendoci immergere nella cenere e nella polvere, nonostante l'attacco potente lo scudo aveva resistito. Poi l'attacco terminò e sentii il battito d'ali del drago che svolazzava in aria nuovamente per non farsi prendere dai soldati. Un urlo di un ragazzo e dei passi che correvano contro di noi, la ragazza si voltò infine verso di me e potei vederla in viso: una bellezza inumana, la pelle chiara e due penetranti occhi verdi e dolci, due orecchie affilate che indicavano l'appartenenza alla razza elfica. Mi rivolse un sorriso e mi concesse una mano per alzarmi.
« Myrah! Per il Creatore state bene? » urlò Raphael gettandosi contro di me mentre la battaglia continuava a infuriare. Mi tenne per le braccia come se potessi diventare cenere da un momento all'altro ma ciò non accadde e vide la mia ferita.
« Sto benissimo! » mentii, in realtà non riuscivo più neanche a muovere un passo per quanto sentissi dolore.
« Devi colpire il suo punto debole! » mi disse la figura elfica, potei ascoltare la sue voce melodica, somigliava ad un canto, mi fece venire i brividi a ogni sua parola.
« Sei una maga? » fu la mia risposta. Una domanda che non c'entrava nulla visto che la battaglia contro il drago andava avanti, lei annuì e poi si rivolse nuovamente a me.
« Devi visualizzare il punto debole. Concentrarti per riuscire a vedere dove è locato, lo puoi avvertire visto il grande flusso di energia che fuoriesce da esso, solo distruggendolo potrai eliminare il drago. » disse velocemente. Raphael mi lasciò andare, davanti a me Morkor continuava a sostenere i soldati e il drago usava il suo getto facendone esplodere molti, si sosteneva a fatica visto che aveva perso la coda e in parte aveva perso equilibrio, fondamentale per poter mantenere il suo volo.
-Non potrai mai battermi, sei debole. Se hai fatto ricorso a un demone per il suo potere, allora non puoi sperare di potermi battere!- la voce del drago mi fece girare lo stomaco per la rabbia facendomi dimenticare ogni dolore che mi pervadeva. Allora chiusi gli occhi e trovai la concentrazione di cui avevo bisogno.
Sentii solo il silenzio intorno a me, focalizzai il drago nella mia mente e ascoltai le vibrazioni nell'aria, il drago si tinse di una strana luce violacea che potei focalizzare come radici che percorrevano il suo corpo, tutte erano collegate ad un singolo corno che stava sul mento del drago. Proprio sotto la mascella.
« L'ho trovato! » dissi. Presi il bastone da terra e mi concentrai sull'incantesimo da lanciare, un fulmine lo avrebbe sicuramente danneggiato o distrutto, l'elfa accanto e me si mosse appena lanciando un incantesimo, non contro il nemico ma rivolto a me e sentii i miei poteri aumentare di intensità, a quel punto fui pronta: scagliai il fulmine direttamente contro il corno che avevo figurato nella mia mente; rilasciai l'incantesimo che andò a colpire direttamente il punto che avevo figurato, esplose in pezzi lasciando il vuoto accanto al mente del drago che cominciò a dimenarsi, non per le scosse che pervadevano il corpo quanto per il dolore che aveva provocato la perdita della runa che manteneva il suo corpo integro e completo. Sofferente per la sua fine.
La voce del drago di ferro risuonò nuovamente dentro la mia mente, più forte di prima e riuscì persino a sovrastare il suo stesso urlo. Eppure capì che il messaggio non era per me ma per qualcuno di esterno. -È la fine! La Profetessa si è rivelata... non c'è più scampo per le ombre...- l'attimo dopo il suo corpo perse vita.
I pezzi caddero uno a uno sul pavimento e non riuscii più a reggermi in piedi per lo sforzo eccessivo della battaglia; caddi tra le braccia di Raphael e poi il buio prese i miei occhi.






Angolo Autore:
Buonasera ^^ eccomi con un altro e avvincente capitolo che vede una bella battaglia con un "piccolo" drago xD A cosa si riferisce il messaggio del drago? E chi è che ha mandato il mercenario orco e il drago? Lo scopriremo presto. Un grazie va come sempre ai lettori ma soprattutto alla gentile Fantasy_Love_Aky per aver lasciato una recensione.

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Capitolo 11
*** 11 - Dissidio ***


11.

Dissidio






Sentivo un ruggito lontano, era però forte e rimbombava nelle mie orecchie facendomi persino male. Quando aprii gli occhi non mi trovavo insieme a Raphael o all'elfa che mi aveva aiutata. Ero in un luogo totalmente diverso, una landa desolata e triste, terra morta e arida con strane esalazioni che fuoriuscivano poco distanti da me; feci pochi passi in avanti cercando qualcosa in quel nulla, voltandomi con gli occhi al cielo vidi le nuvole scure, sopra di me, minacciose e solo a distanza di chilometri potevo vedere una luce che fuoriusciva dal manto nero. Fu allora che sentii una voce. Tetra e simile a un ruggito che echeggiava attorno a me.
« E così tu sei l'eletta di quest'epoca? » mi voltai intorno ma non c'era nessuno. Eppure sentivo che la voce non veniva da un punto vicino, era distante da me.
« Chi sei? » chiesi stupidamente, la voce ignorò la mia domanda del tutto come se non avessi aperto bocca.
« Mi aspettavo qualcosa di diverso rispetto ai tuoi predecessori. Ma pare ovvio che tocchi a te stavolta... in quest'epoca tu sarei colei che porterà la luce! » non riuscivo proprio a capire il significato delle parole, non potevo capirlo. Non sapevo nulla di quello che era successo a quei predecessori in questione. Feci una domanda.
« Di cosa stai parlando? » mi voltai ancora una volta verso il nulla e stavolta trovai qualcosa di gigantesco, una creatura abominevole e alta, una creatura possente dotata di due ali reticolate con degli artigli alla fine di esse.
Ali spiegate i cui artigli si rivolgevano verso l'alto, grandi e costituite da gemme brillanti come diamanti, il resto delle sue scaglie brillavano dello stesso bianco e azzurro intenso, diamanti cosparsi per tutto il corpo del drago. Il suo cranio era immenso, quasi enorme e le sue fauci avrebbero potuto inghiottire una dieci persone insieme. Non potei non tremare per la paura.
Il drago non parlò ancora. Questo perché aprii gli occhi.

* * *

Mi trovavo distesa, tranquilla e in maniera supina. Il mio giaciglio era scomodo ma non mi lamentavo per quello, quanto più per il dolore che avvertivo alla gamba. I ricordi si accavallarono nella mia mente e mi sovvenne il drago di ferro nella mente. Andai alla ricerca della ferita ma trovai semplicemente la mia pelle morbida e le coperte di una lana scadente. Non avevo neanche i miei vestiti indossati, ero completamente nuda. Fui subito presa dal panico visto che chiunque poteva vedere il marchio del demone. Ma mi accorsi anche di essere sola in una casa diroccata e la luce entrava appena. Sola e con l'occasione di vestirmi.
« Dannazione! » dissi a voce normale, qualcuno accanto a me si alzò di scatto, gettai un urlo anche per il fatto stesso che avrebbe potuto vedermi nuda. Raphael era davanti ai miei occhi con l'espressione stralunata e i capelli scombinati, occhiaie attorno al viso che segnavano che non aveva dormito.
« Siete sveglia? » disse meravigliato, non perse altro tempo e si voltò immediatamente alzandosi dallo sgabello in cui era seduto. Indossava l'armatura di ferro grigio che aveva riportato alcuni danni ma nulla di grave. Non era stato ferito.
« Non vi voltate! Sono nuda! » dissi cercando subito i miei indumenti e trovandoli accanto a me. Era più la paura che mi vedesse nuda che quella che vedesse il marchio a quel punto!
« Non lo farei mai. Rispetto voi e il vostro corpo in egual modo nonostante voglia farlo! » quello non era per niente rassicurante.
Misi per primi gli indumenti intimi e poi presi la mia veste bianca e viola, la indossai a fatica perché avvertivo dei dolori in tutto il corpo, Raphael non fece neanche il minimo movimento, non si voltò, eppure sentivo che faceva molta fatica e costringersi a non voltarsi. Indossai infine la cappa in modo da coprire il marchio dell'oscurità e poi respirai lentamente, indossai gli stivali e poi mi avvicinai contro il ragazzo appoggiandogli una mano sulla spalla per chiamarlo.
« Grazie per non avermi guardata! » dissi piuttosto imbarazzata, le sue guance erano velate da un rossore, scosse il viso mentre si voltava per rispondermi.
« Non lo avrei mai fatto! » la situazione si calmò quando mi guardai intorno voltandomi per cercare il mio bastone magico. « Lo stava tenendo l'elfa che vi ha guarita. » ovviamente Magia Bianca. « Lo avrei fatto io ma ha detto che tenere un bastone magico non mio mi avrebbe trasformato in un rospo... »
Scoppiai a ridergli in faccia per l'assurdità della cosa, era ridicolo, non esistevano oggetti di quel genere. Dovevano essere maledizioni potenti e nessuno poteva trasformare l'aspetto fisico in qualcosa di permanente. « Vi siete fatto ingannare facilmente! » dissi io. Non si dimostrò offeso.
Uscimmo dalla porta principale, ci trovammo in un grande spiazzo pieno di macerie di case, c'erano molti cadaveri per terra e la cosa mi fece stare male. C'erano le guardie che cercavano di aiutare con quel poco che avevano e poi c'era l'elfa bellissima e slanciata dai capelli verde-acqua: aveva la mani allungate verso un bambino, le lunghe dita scheletriche brillavano di una luce intensa e bianca, forte come quella del sole. Il bambino aveva una ferita alla gamba, la luce dell'elfa però la fece svanire lentamente, come se si cancellasse da sola. L'elfa sembrò scossa e sapevo il perché: la magia curativa prosciugava più energia dei normali incanti, per questo far risorgere i morti era spesso letale per l'incantatore, perché bisognava mettere tanta energia quanto quella vitale del morto. Non tutti potevano farlo.
Ci avvicinammo e lei subito ci notò. Vidi che aveva il mio bastone con le rune alle spalle, me lo porse gentilmente. « “Benedetti siano i combattenti nell'oscurità, siano servi del Creatore e portatori della Sua luce” » fece una pausa e poi continuò. « Piacere. Mi chiamo Hematha... » Presi il bastone frastornata da ciò che era successo.
« Io mi chiamo Myrah... » la fissai attentamente. Nel particolare le sue vesti da sacerdotessa così simili alle nostre. « Ehm... sei una maga? » questo la fece sorridere appena.
« Non proprio maga come lo sei tu. Non posso controllare tutte le Sette Arti Arcane, conosco qualche incantesimo di Magia Bianca e qualcuno di Magia Gialla... » fu come se avesse lasciato la frase e la questione in sospeso. « Sono una sacerdotessa in effetti. Venerante del Creatore... »
Questo fu strano e non potei non contraddirla. « Ma sei un'elfa! Non dovreste avere le vostre divinità? » mi sentii abbastanza sgarbata, in fondo dovevo ringraziarla visto che mi aveva salvata e aiutata con i miei poteri per sconfiggere il drago di ferro.
« Ognuno è libero di fare e credere ciò che vuole no? Che si tratti di religione o di pensiero o di chi amare... » calò uno stranissimo silenzio tra di noi il che mi lasciò comprendere quanto l'elfa fosse liberale nei confronti della vita.
« Myrah! » Morkor si agitò poco lontano da noi, lo cercai con lo sguardo fino a vederlo incatenato, le guardie davanti a lui che lo tenevano. « Digli che sono tuo amico! »
« Che state facendo!? Quell'orco è un mio compagno! Lasciatelo immediatamente! » dissi gettandomi contro le guardie, ero pronta a prenderli a pugni ma Raphael mi prese tra le braccia e quasi mi issò da terra impedendomi di muovermi.
« Non potete fare loro del male, piccola bufera. » mi aveva chiamata “piccola bufera”!? « Sono delle guardie di Maryshar... » proseguì il ragazzo sussurrandolo al mio orecchio. Mi diedi una calmata e le due guardie mi fissarono straniti.
« Voi siete la ragazza di cui ha parlato Endelisis... vi vogliono vedere subito al castello. Ordini dei sovrani! » disse uno tra loro, non ero intenzionata a muovermi senza Morkor libero.
« Tranquilla vai pure! » disse Hematha avvicinandosi all'orco e alle guardie. La fissarono con lo stesso disgusto con il quale guardavano il mio compagno tra le catene. « Starò io con loro! » non misi in dubbio le sue doti magiche neanche per un secondo.
« Torno subito. » dissi all'orco rassicurandolo, mi voltai e feci cenno a Raphael di seguirmi, mi incamminai verso il castello per essere ricevuti dai sovrani della capitale.
Durante il nostro tragitto fino al castello potemmo osservare lo stato della città: il distretto del commercio era stato seriamente danneggiato dal drago, qualunque forma di grave danneggiamento era riuscita a non arrivare al distretto dei nobili dove i danni erano minimi, superammo la fontana e attraversammo la strada che ci separava dal castello, mi accertai di avere la reliquia con me e solo allora ricordai che era nello zaino, lo zaino lo avevo lasciato sul cavallo di Raphael. Quasi mi morsi il labbro per la rabbia ma sperai che non lo avrebbero chiesto e che avessero notato il nostro contributo. In effetti avevo distrutto un drago di ferro e salvato la città! Questo doveva pur valere qualcosa, un posto all'interno della corte magari. Ci furono aperti i cancelli e ci trovammo subito in una lunghissima stanza piena di quadri e con uno sfavillante tappeto rosso che arrivava fino ad un gigantesco trono, dietro di esso c'erano delle scale e su di esse una bellissima e gigantesca vetrata che si affacciava sul dietro del castello, raffigurava un bellissimo esemplare di tigre il cui mento era rivolto verso l'alto, il simbolo della famiglia. Sul trono mi sarei aspettata di trovare qualche uomo vecchio e anche annoiato, la moglie altrettanto anziana e più forte del marito magari. Ma sul trono non c'erano adulti, c'era una bellissima ragazza, il corpo formoso e messo in mostra da una bellissima veste blu oceano che lasciava il collo scoperto fino al seno, una lunghissima gonna con uno spacco laterale. Si alzò mostrandosi in tutta la sua altezza e il suo bel fisico sinuoso. I capelli lunghi e mossi le arrivavano fino alla vita, dorati come il sole e come i suoi stessi occhi, brillavano sulla sua pelle candida come la neve. Poteva avere l'età di mia sorella Kalesya. Non di più, era giovane per essere regina eppure sulla testa indossava una bellissima corona piena di diamanti e fatta in oro, costituita da punte rivolte verso l'interno.
Accanto a lei vi era un uomo in piedi, un anziano mago vista la veste, era Endelisis che manteneva la sua serietà.
« Benvenuti. Chiedo scusa per la segretezza con cui vi ho fatto chiamare... ma il castello non è più aperto agli esterni da un paio di mesi ormai. Nessuno in città sa che i miei genitori sono morti mesi fa e che sono io la Regina adesso! » disse la ragazza scendendo dal suo trono e avvicinandosi di pochi passi a noi. « Sono la Regina Henstia. Sovrana di Maryshar.... » Raphael per primo si inchinò alla sovrana, lui aveva ricevuto un'educazione migliore della mia in quel campo, seguii il suo esempio e lei sorrise compiaciuta per l'atto.
« Mi è stato comunicato che avete salvato voi la mia città da quel drago... » fece una breve pausa ma continuò subito. « Ebbene... mi pare chiaro che quel costrutto fosse stato inviato qui per una ragione precisa. Forse voi, che arrivate il giorno prima, sapreste dirmi il perché. » parlò in maniera abbastanza severa. Pensava che c'entrassimo qualcosa?
Mi alzai dal mio posto mettendomi al pari suo. « Non saprei dirvi Vostra Maestà. Direi però che è una fortuna che sia arrivata... un costrutto del genere è capace di distruggere città intere. Il problema è: chi lo ha mandato. » abbassai il tono di voce pensando a ciò che mi aveva detto il drago. « Il drago mi ha parlato nella mente! » almeno credevo mi avesse parlato nella mente. Questo provocò scalpore a tutti i presenti, compreso Raphael a cui non avevo avuto modo di dirlo.
« Mi ha detto che la Gilda delle Tenebre farà entrare il mondo nell'Era dell'Oscurità. » continuai io. « Non so chi siano... ma pare che il problema non sia solo vostro. Che la cosa riguardi molti altri... » le mie parole potevano sembrare sarcastiche ma erano veritiere. La Regina Henstia perse il controllo, le cedettero le gambe e cadde quasi a terra, tutte le guardie presenti si apprestarono a soccorrerla ma lei fece segno di stare fermi. Si era appoggiata al trono e si rimetteva in piedi.
Si alzò lentamente, gli occhi lucidi e impauriti. Aveva appena perso la sua finta maschera di regina forte rivelandosi per quello che era: una ragazza impaurita che aveva ereditato il trono da pochi mesi e che non era sicura di ciò che faceva. « Mi pare chiaro! » disse confermando le mie stesse parole. « Questa Gilda delle Tenebre.. potrebbe essere uno scherzo. Ma non possiamo permetterci di correre il rischio. Endelisis... sei il mio stregone di corte... aiutami a decidere cosa fare! » capì che il Grande Stregone aveva una notevole influenza sulla regina, probabilmente ogni mago a corte aveva anche il ruolo di consigliere, non ne ero certa ma era evidente che fosse così.
« Suggerirei Maestà... di chiedere aiuto al lord di Serpah. Re Ridosius sarà un ottimo alleato e non vi nascondo il notevole impatto che potrebbe avere sulle due regioni. Una potente alleanza che gioverebbe soprattutto a noi visti i tempi difficili che corrono in città da un paio di mesi! » quello fu il consiglio del Grande Stregone, la regina ci pensò su, non erano affari miei quelli politici e non potevo capire cosa pensasse.
Infine la Regina Henstia si rivolse a noi. « Vi chiedo umilmente di spostarvi verso la capitale Serpah a nord. Re Ridosius sarà sicuramente in grado di aiutarci. Voglio che andiate in veste di miei ambasciatori a chiedere un'alleanza ufficiale. » la richiesta era ragionevole. « Vi chiedo però un favore: non rivelate ancora la morte dei miei genitori, nessuno dovrà saperlo ancora... non sono pronta per rivelarlo alla mia città! » Non avevamo altra scelta che accettare, non potevamo rifiutare una richiesta personale della regina ma lo avremmo fatto con piacere, senza contare che ci avrebbe fornito un ottimo guadagno. Avremmo così viaggiato verso la lontana Serpah, capitale del regno del nord, le Colline di Angashar.

 
* * *

« Grazie molte per avermi presa con te. Sai nella mia condizione è abbastanza difficile vivere... non solo perché sono un'elfa! » disse Hematha mentre eravamo in direzione del fiume. Eravamo solo io e lei, Morkor era rimasto all'accampamento che avevamo montato mentre Raphael era andato in cerca di erbe mediche e commestibili per il viaggio aveva detto.
« Immagino. Sei una maga e la Chiesa non accetta la Magia Gialla, sei però anche una sacerdotessa e quindi credi nel Creatore. Ed essendo un'elfa sicuramente non vivrai facilmente sotto gli sguardi di noi umani... » provai ad indovinare. Lei parve sconvolta di come avevo intuito le sue preoccupazioni.
Appena eravamo tornati nella piazza, Morkor e Hematha sembravano dialogare tranquillamente, il che era molto notevole visto che l'orco per la maggior parte del tempo restava nel silenzio più totale. Era anche vero che non lo conoscevamo da molto e forse non si sentiva in grado di aprirsi. Quando le guardie seppero che eravamo ambasciatori di Sua Maestà, moderano i termini persino con noi e ci permisero di portare con noi Morkor, in un primo momento mi ero arrabbiata quando si erano rifiutati di lasciarlo andare. Hematha aveva una richiesta per me: sentiva che viaggiare con me sarebbe stata una cosa giusta. Che avrei dovuto lasciarla venire nel nostro piccolo gruppo, secondo lei era stato il Creatore a farci incontrare, aveva arriso ad entrambi, inoltre aveva anche intenzione di insegnarmi qualche incanto di Magia Bianca e magari di Magia Gialla. Io che ero abbastanza avida delle sue conoscenze non rifiutai, Raphael si dimostrò neutrale a differenza della reazione che aveva avuto con Morkor. Sempre pronto a mantenere il rispetto che aveva nei confronti di ogni donna.
« Precisamente! » disse Hematha, devo ammettere che spesso mi perdevo in ciò che diceva visto che la sua pronuncia era spesso confusa, naturale visto che aveva imparato qualcosa di diverso dall'elfico che conosceva. « Ecco, siamo arrivate. » aggiunse quando finalmente ci trovammo al fiume, era una piccola conca con accanto una collina dalla quale scendeva dell'acqua, una piccola cascata. Mi avvicinai all'acqua stringendo il mio panno per asciugarmi, la toccai con le mani e potei constatare che era fredda come il ghiaccio. Eppure avevo bisogno di un bel bagno.
« Grazie per avermi accompagnata! » dissi già tremante per il freddo, feci per levarmi la veste e lei mi diede subito le spalle, vidi un alone rosso sulle orecchie appuntite.
« Ci vediamo al campo. Non tardare, altrimenti sarai troppo stanca per apprendere l'incanto di guarigione! » si era proposta lei stessa di insegnarmelo e io volevo assolutamente apprenderlo per poter anch'io guarire.
Tolsi la veste poggiandola sulla prima cosa che mi capitava, sopra di essa misi il panno per asciugarmi e subito gettai i miei indumenti intimi restando totalmente nuda, accerchiata dal gelo notturno, mi spostai verso il dentro della conca dove l'acqua mi arrivava fino alle spalle, restai lo stesso a galla. Il mio corpo quasi soffriva per il freddo che sentiva, eppure dopo pochi minuti fu piacevole trovarsi in mezzo all'acqua, il mio corpo bagnato e pulito finalmente. Mi immersi con tutto il viso trattenendo il respiro e sentendomi finalmente libera. Emersi di poco e sentii un rumore. Sobbalzai, non avevo il bastone magico con me ma avevo una buona conoscenza di magia per difendermi da un eventuale attacco. Sentii solo lo scroscio dell'acqua e nient'altro. Mi spostai nuotando verso la cascata e notai con piacere che il terreno andava a risalire, mi trovai in piedi con il corpo bagnato totalmente dalla fredda acqua della cascata, spostai i capelli indietro voltandomi verso l'acqua che cadeva, mi sentivo davvero bene. Toccai appena il marchio dell'oscurità. Era visibilissimo, nero e impresso come un tatuaggio. Non faceva più male almeno, tracciai il percorso che faceva, il cerchio tagliato a metà da una strana lama e che poi continuava a seguire il profilo. Fu allora che sentii nuovamente il rumore, stavolta più vicino e mi misi in guardia.
« Mi ci voleva proprio! » disse qualcuno, era una voce maschile, una voce familiare e vicina ma non dissi nulla. Era Raphael senza dubbio.
Cercai l'origine della sua voce per poterla finalmente trovare, oltre alcune rocce e alcuni scogli, proprio accanto alla cascata in effetti, c'era il resto del fiume, scorreva liberamente ma qualcuno vi era immerso fino alla vita e potei vederlo.
Raphael aveva spalle larghe e un fisico davvero muscoloso, lo avevo visto solo una volta, la prima sera che avevamo dormito nella foresta Mikenna. Non ero solita a spiarlo mentre si cambiava perché mi imbarazzavo molto. Stavolta però era diverso: ero praticamente nascosta sia dalle rocce che dall'acqua che scorreva. Il ragazzo si gettò dell'acqua addosso, scuotendo i capelli neri e voltandosi appena verso di me. Mi scostai subito perché non volevo vedere altro, sentivo le guance rosse e infuocate, in parte per l'imbarazzo e in parte per qualcosa dentro di me, perché non lo nasconderò: dentro di me ero davvero curiosa di vedere qualcosa che il mio corpo richiedeva.
« Raphael? Sono Myrah! » decisi di uscire allo scoperto, di fargli sapere che c'ero anch'io nel caso uscisse e si mostrasse totalmente nudo ai miei occhi. Non seppi la sua reazione visto che non lo vedevo più, se mi fossi voltata l'avrei visto nudo.
« Myrah? Mi stavate spiando? » chiese stupidamente, mi sentii offesa per quello che aveva detto anche per in parte era vero.
« Cosa!? Voi non eravate a caccia di erbe e altro? Che ci fate qui? E poi vi sembro il tipo di ragazza che potrebbe spiarvi? » chiesi a voce normale e lui rise, una risata realmente felice e piacevole. Mi strappò un sorriso che cercavo di trattenere.
« E come pensate di risolvere la cosa? Se usciste dal vostro ingegnoso nascondiglio dietro la cascata potrei per errore vedervi e allo stesso se fossi io a uscire per primo voi mi potreste vedere! » non potevo assolutamente permettere che mi vedesse nuda, non solo per il fatto che nessuno uomo l'aveva mai fatto, ma anche perché avrebbe visto il marchio di Lamia.
« Fate il galantuomo e uscite ve ne prego! » dissi quasi supplicante e con il viso rosso d'imbarazzo. Sentii l'acqua smuoversi dal punto in cui era lui e la sua voce distante, mi girai appena per vedere se era uscito dall'acqua, potei vederlo in piedi e di spalle sulla riva, i miei occhi vagarono su di lui, dalle gambe fino ai glutei. Scostai lo sguardo e mi gettai nella pozza d'acqua nuotando fino ai miei vestiti. Mi asciugai in fretta e subito indossai gli indumenti intimi. Misi la veste da maga e subito la cappa per coprire la bruciatura della veste.
Feci un sospiro e sentii il rumore di Raphael che trascinava la sua armatura tra le mani, lo vidi spuntare con i suoi pantaloni e la maglietta che indossava solitamente sotto l'armatura « Pensavo che se mi avete visto per prima, probabilmente mi avrete anche visto nudo! » disse quasi offeso, era serio in volto e sulla sua pelle c'era anche un alone di rosso attorno alle guance.
« Cosa mi state esattamente chiedendo? » chiesi in risposta, la sua frase lasciava intendere qualcosa di troppo, la sua espressione la diceva anche lunga e scosse il viso.
« Vi prego torniamo al campo e dimentichiamo quest'imbarazzante scena di nudismo! » disse a mo' di battuta, scoppiai a ridere e mi alzai di scatto, le mie braccia si serrarono subito attorno al lui in un abbraccio e quello parve disorientarlo.
Mi resi subito conto di quello che avevo fatto e mi spostai via da lui prima che potesse ricambiare. Per un attimo l'avevo sentito come Mankel, non come quello che aveva detto di amarmi, ma come il mio vecchio migliore amico.
« Scusami... scusatemi! » dissi confusa e nell'imbarazzo più totale. Non ci furono altre parole tra noi due fino al ritorno al campo, la cosa mi fece pensare parecchio. Potevo averlo offeso?
Quando tornammo all'accampamento trovammo qualcuno di inaspettato insieme a Morkor e Hematha, le nostre quattro tende stavano attorno al fuoco così come lo erano l'orco e l'elfa. Insieme a loro c'erano però due tizi vestiti con degli stracci, ragazzi poco più grandi di noi, avevano degli zaini alle spalle e l'aria di chi aveva fatto un lungo viaggio. Vagabondi. I presenti si voltarono verso di noi, Morkor non si scompose, prestava solo attenzione ai movimenti dei due tizi. « Ecco, lei è Myrah! » disse Hematha rivolta ai due ragazzi girovaghi. « Sono maghi anche loro! » disse prima di un qualunque mio intervento. L'elfa era infastidita dalla presenza dei due arrivati, la cosa era evidente e Morkor probabilmente non li aveva spaventati.
I due sorrisero rivolti verso di me. « E di che clan fareste parte? Solitamente i maghi non girarono con delle vesti? » chiese Raphael, stando con me cominciava a capire come funzionava il mondo di noi maghi, la cosa era sospetta in effetti.
Tuttavia uno dei due ragazzi alzò la mano e una fiamma comparve tra le sue mani, la scagliò contro il falò che aveva acceso ore prima e sorrisero entrambi. « Siamo dei vostri come potete vedere. Non apparteniamo a nessun clan. Siamo fuggiti dalla nostra città quando avevamo sette anni, siamo originati di Kaneda al sud, oltre le montagne Fenandar. » rispose.
Mi avvicinai a loro sedendomi accanto al fuoco e vicinai a Hematha, Raphael restò in piedi, freddo in volto come prima quando eravamo al fiume insieme. Teneva lo sguardo puntato contro i due ragazzi. « E come mai siete in fuga? » chiese lui, naturalmente potevo immaginare la risposta. La gente che li odiava e la Chiesa contro, ma quella fu solo una parte
« Essendo maghi non siamo visti di buon occhio. Inoltre sappiamo benissimo quanto la Chiesa dia la caccia a tutti noi, come se ci volesse tenere sotto controllo, perché non creano un ordine pronto a tenerci in prigione!? » rispose l'altro mago pieno di risentimento. « Sapete che ci sono Accademie della Magia in altri imperi? Almeno Inakarrias non è ancora arrivata e realizzare quelle prigioni! » ebbi da ridire su quel particolare punto. Sapevo benissimo di cosa parlavano.
« Le Accademie della Magia non sono controllate dalla Chiesa. Anzi, i Primi Incantatori sono a capo degli istituti. Inoltre sono come delle grandi scuole per maghi. La Chiesa non c'entra nulla con quello... » dissi, i due sbuffarono alla vista del mio dissenso.
« Be' certo può essere vero. Ma non siamo fuggiti solo per come la Chiesa e il Creatore ci vedono! » l'argomento stava toccando tasti dolenti, sia io che Hematha eravamo credenti. « Il problema per molti sorge quando sanno che io e Lorkar abbiamo evocato Cooprat, il demone dei fratelli! » disse rivolto a sé e il suo amico. Tutti i presenti furono scossi. Hematha chiaramente aveva forse più esperienza con i demoni visto che sapeva esercitare la Magia Bianca, Morkor sapeva di cosa parlavano ma non commentò lo stesso. Raphael non si poté trattenere dal dire ciò che pensava.
« Evocare i demoni è sbagliato così come la Magia Nera in generale! » disse pronto a sguainare la spada per condannarli.
Subito i due maghi balzarono in piedi pronti a combattere, io ed Hematha però ci alzammo a nostra volta per interrompere un eventuale combattimento, dentro di me però stavo piangendo. Raphael avrebbe avuto la stessa reazione se avesse saputo che avevo evocato un demone, la mia paura era che quei due potessero avvertire la presenza di Lamia in me, così non fu però. La situazione era tesissima e anche Morkor era pronto ad aiutarci nella battaglia, io non avevo le forze però.
« Meglio che andiamo! Non siamo i desiderati qui. Buon viaggio, cavaliere dei poveri. » disse uno dei due rivolto a Raphael, li guardò in cagnesco mentre andavano via.
Potemmo solo rilassarci finalmente vista la tensione che si era creata in pochi istanti, non ebbi le forze per imparare incanti. Andai a dormire pensando a tutta la serata.

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Capitolo 12
*** 12 - Il clan della luna ***


12.


Il clan della luna






L'idea di apprendere incanti direttamente da Hematha mi fece totalmente scordare il fatto che avessi il libro di magia del Grande Stregone. O meglio, nella mia mente sapevo che era nello zaino e nessuno avrebbe potuto portarmelo via. La sera prima inoltre avevamo avuto quel disguido con quei maghi incontrati, Raphael era parecchio silenzioso, tuttavia quando incrociavamo i nostri sguardi non mancava di sorridermi. Una magra consolazione visto che non parlava più e questo mi faceva sentire colpevole di un crimine non mio. I miei pensieri furono distolti dalle parole dell'elfa sacerdotessa, eravamo attorno al fuoco e fermi per la notte, in linea d'area doveva aver superato la miniera di diamanti e questo significava che eravamo ancora a metà del nostro viaggio per Serpah.
« Myrah perché non sei concentrata? Che cosa ho detto? » disse l'elfa agitando la mano davanti ai miei occhi assenti. Mi scossi da sola e la fissai nei suoi bellissimi occhi verdi.
« Scusami Hematha, sono solo sovrappensiero. » dissi la verità ma non specificai di essere in pensiero per Raphael. Non ci conoscevamo da molto e forse le sembrava brutto chiederlo ma ero certa che avesse capito a chi mi riferivo.
« “Creatore lenisci le mie sofferenze affinché il mio spirito possa servirti nel migliore dei modi!” » Hematha era spesso solita a recitare passi delle sacre scritture.
« Te lo ripeterò ancora. » sospirò e mise le mani giunte sopra una pietra che aveva raccolto. « L'incantesimo di guarigione è molto particolare: bisogna congiungere la mani sopra la ferita, passare delicatamente come per sfregarla e imprimere l'energia concentrandola su un unico punto, bisogna avvertire l'energia che nelle tue vene passa direttamente nel corpo altrui, solo a quel punto potrai sanare le ferite. » terminò, vidi le sue mani diventare bianche e una luce fuoriuscì da esse, tuttavia non c'era modo per curare la pietra visto quello che era.
Era il mio turno. Poggiai le mani delicatamente poco sopra la pietra calda, probabilmente riscaldata per via del potente incanto usato da Hematra. Mi concentrai unicamente sulla roccia, figurandomi nella mente una ferita profonda, magari una ferita a una gamba che dovevo guarire. Fu allora che sentii il rilascio di energia, tramite le mie mani persi le forze, l'energia spirituale veniva risucchiata via dal mio corpo e si concentrava sulla pietra, una forte luce comparve sotto le mie mani.
Distolsi subito l'incantesimo e in maniera brusca, mi sentii quasi svenire e cercai di tenermi aggrappata a qualcosa, eravamo sedute sull'erba eppure avevo come la sensazione di cadere. « Non mi sento tanto bene! » dissi, ero debole improvvisamente, forse la Magia Bianca andava in contrasto con Lamia all'interno del mio corpo, ero certa che quella fosse la vera spiegazione.
« La Magia Bianca non è da tutti. In particolare la guarigione. » disse l'elfa in un primo momento. « Sei comunque riuscita a fare l'incantesimo a primo colpo. Non credo di aver mai visto altri maghi fenomenali come te! » disse elogiandomi.
A quello intervenne Raphael che ci aveva osservate per tutto il tempo della lezione. « Avete ragione. » disse rivolgendosi a Hematha. « È davvero una maga impressionante. All'inizio della nostra avventura non aveva così tanto talento! » il suo era un misto di sarcasmo e freddezza. Qualcosa che mi aveva fatto male dentro di me e che non passò inosservato.
« Si può sapere che problema avete con me? » chiesi fissandolo con odio direttamente nei suoi occhi. Dentro di me qualcosa gli voleva fare del male, Lamia probabilmente. Mi alzai di scatto dal mio posto e mi allontanai di pochi metri immergendomi nell'ombra della piana di Cashila.
Un metro. Cinque metri. Dieci metri. Camminai per un po' fino a fermarmi, volevo stare nel buio, illuminata solo dalla debole luce lunare che quella sera era coperta da delle nubi. Mi sentivo triste, Raphael si era davvero comportato male con me e non volevo che lo facesse, la cosa mi rattristava troppo. Sentii le lacrime rigarmi il viso per la rabbia, era l'unico che mi aveva aiutata nel momento del bisogno, eppure non ero stata forse io a volere che nessuno venisse con me? C'era stato Mankel, ma farlo fuggire con me sarebbe stato sbagliato visto cosa provava per me. Dei passi lenti e pesanti dietro di me mi fecero voltare.
Mi trovai davanti la figura di Raphael, alto e muscoloso, i capelli scombinati e uno sguardo apprensivo. Mi voltai ancora per asciugarmi gli occhi e lui poggiò le sue calde mani sulle mie braccia, come se volessi fuggire e mi stesse tenendo ferma.
« Vi chiedo umilmente scusa! » cominciò lui sussurrandolo. « Sono pronto a inchinarmi e implorare il vostro perdono. Ma vi prego di perdonarmi per come vi ho trattata nell'arco di una giornata! » dalla voce potevo realmente capire quant'era dispiaciuto. Mi voltai appena verso di lui.
« Non voglio che vi inchiniate davanti a me. Non sono una principessa, sono del vostro stesso livello. Ma non capisco come mai siete stato tanto freddo con me... quella di prima era una cattiveria ve ne rendete conto? » era la verità in effetti, ma sentirsela dire da un amico faceva molto male.
Potei lo stesso vedere che era sbiancato in viso, chiaramente aveva capito dove aveva sbagliato. « Io... avete ragione. Non ci sono scuse per come mi sono comportato. Il fatto è che... » la sua voce si spezzò a certo punto. Con gli occhi lo esortavo ad andare avanti. « Voi e io siamo amici no? »
Annuii per poi rispondergli a voce. « Certo che lo siamo. O almeno per me tu lo sei... voi! » mi corressi nuovamente, il motivo di tanti errori era che non lo sentivo più un estraneo.
« I miei amici tendono a sparire nel nulla. Fin da bambino è stato così... o dovevo dire loro addio, o morivano in battaglia! Non voglio che accada anche a voi. Voi siete realmente simpatica. » disse ironicamente. Questo mi fece sbuffare un sorriso e lo stesso fece lui.
« Io non vi abbandonerò! » dissi costringendomi ad usare la terza persona, nei suoi occhi leggevo il desiderio di qualcosa, troppo imbarazzato forse per chiederla direttamente. « Che vi prende? » chiesi, era stentato e si muoveva leggermente.
« Magari prima ve lo chiedo: potrei abbracciarvi? Mi sarebbe di vero conforto in questo momento! » disse. Scoppiai a ridere e tutto quello che era successo prima era svanito come per magia.
« Certo! » risposi. Colmò la distanza tra noi e sentii le sua braccia chiudersi attorno alla mia vita, stringermi a lui e mi nascosi nel suo petto sfiorandolo appena con le mani, il tutto era molto goffo da entrambe le parti. Eppure sentivo il piacevole suono del suo cuore che batteva fortissimo. Un ritmo che arrivava a placare la mia ansia e la tensione.
« Meglio tornare dagli altri. Non vorrei che tutte queste dolcezze mi facessero l'effetto delle cipolle sui miei poveri occhi. Sono un ragazzo forte e grande, non posso piangere. » sciolse l'abbraccio lentamente trascinando via le sue braccia muscolose, mi fece ridere e concordai che era meglio tornare.
« Va bene. E non fatemi mai più prendere di nervoso! » lui si limitò a sorridere e annuire. Mi sentivo bene ora che avevo risolto la questione con il mio amico, persino le sue parole riguardo i posseduti erano state dimenticate e sembrava quasi che non le avesse mai dette. Andammo subito a dormire tutti quanti, io e Raphael per primi, l'indomani ci aspettava una lunga camminata per arrivare alla Grande Foresta di Urgral.

 
* * *

Ci mettemmo altri due giorni per compiere buona parte del nostro viaggio, durante quel tempo ci dovemmo fermare per quasi mezza giornata, una tempesta di pioggia si era scagliata proprio nell'area dove stavamo passando noi, fortunatamente avevamo detto addio alle pianure morbide e ci trovavamo tra colline e grandi rocce alte e che fungevano da riparo per la pioggia grazie alla loro curvatura, un ottimo rifugio dove restammo fermi. L'aria era gelida e persino il fuoco del falò sembrava inutile in confronto, inoltre il vento cercava in tutti i modi di spegnere le fiamme, io riuscivo sempre ad alimentarle grazie ai miei poteri. Raphael ancora una volta mi diede il morbido mantello caldo ricavato dalla camera incendiaria del drago, riuscivo quasi a sudare per quanto teneva caldo. Lui era chiaramente infreddolito e l'armatura non gli forniva la protezione dal freddo necessaria. Evitava di battere i denti. Il freddo era tale da riuscire a rompere le gengive e farle sanguinare! Mi ero avvicinata a lui, determinata in quello che facevo. Era seduto a gambe incrociate e lasciava una conca libera, le braccia nella stessa posizione delle gambe, mi liberai del mantello lasciandomi investire dal gelo, mi sedetti proprio nello spazio creato dalle sue gambe, poggiando le spalle al suo petto quindi, e passando il mantello dietro di lui, era abbastanza grande da riuscire ad avvolgere entrambi senza problemi. Era freddissimo e pensai quasi che Raphael si fosse ghiacciato.
Hematha sembrava abituata a quel clima così freddo e piovoso, Morkor fissava me e Raphael nella nostra posizione, ci guardava stranito, in parte curioso e in parte confuso. A un qualunque occhio il mio gesto poteva sembrare qualcosa di romantico, ma per me come per Raphael non lo era. Dopo due giorni finalmente dicemmo addio alla pioggia, il sole non ci seguiva ancora però, il cielo era coperto di nubi scure e grigiastre ed entrando nella foresta potemmo anche avvertire la forte umidità che si aggirava per i rami e i tronchi degli alberi possenti, un profumo aleggiava intorno a noi.
« “Per quanto io possa camminare per il mondo, il Creatore mi indicherà sempre la via di casa quando lo chiederò.”... Fa strano tornare qui... » disse Hematha parlando tra sé e sé ma facendo in modo che tutti e tre potessimo sentirla. Mi voltai verso di lei indietreggiando appena mentre continuavamo ad avanzare tra arbusti e sentieri sporchi di terra bagnata.
« Tornare qui? Che intendi? » un alone di imbarazzo comparve sul suo viso ma si affrettò a rispondere.
« Qui abita il mio clan di elfi. Faccio parte degli Elfi della Luna... abitano in questa foresta. Spero però di non incontrarli... » incontrare gli elfi per me sarebbe stato davvero interessante, non ne avevo mai visto uno ad eccezione di Hematha, neanche al castello della Regina Henstia ne avevo visti. Il problema era: loro si sarebbero dimostrati così amichevoli con noi?
Durante l'Era della Prigionia, gli elfi erano stati i sovrani degli umani insieme ai draghi e alle sirene, una specie condannata nei mari per via della loro magia in grado di mutare la forma fisica; i nostri antenati vennero messi in schiavitù dalle creature dotate di potenti magie, per quasi mille anni quel periodo fece soffrire il genere umano, successivamente vi fu la ribellione degli schiavi, venne data inizio all'Era dell'Eclissi, il periodo dove gli umani si allearono con i giganti, con gli orchi e con le fate. La guerra durò tre secoli, ma il vero caos si ebbe quando gli umani evocarono le ombre guidate dal demone dell'Abisso. Ecco spiegato il nome dell'era, il cielo si tinse di nero e alla fine le ombre si rivoltarono contro gli umani stessi. Circolano molte leggende su chi mise fine a quella guerra, non saprei dire però quale fosse quella corretta.
Il problema era: gli elfi ci vedevano ancora male per la rivolta finita quasi duecento anni fa? Avemmo il piacere di scoprirlo.
Proprio tra quegli alberi e attraverso la nebbia debole che si era sollevata, riuscimmo a vedere l'ingresso di quello che sembrava un grande agglomerato di case costruite con gli alberi e le foglie, rami e arbusti vari. C'erano case costruite anche sugli alberi e restai meravigliata mentre avanzavamo, poi abbassai lo sguardo rivolgendomi agli elfi che ci stavano puntando le armi contro, eravamo nel loro territorio ormai, ai loro occhi eravamo intrusi, soprattutto eravamo umani!
« Tornate sui vostri passi fuori dalla foresta, yuleith! » disse il primo dei cinque elfi che si trovano a difesa dell'accampamento.
Tutti erano vestiti con la stessa armatura rinforzata con cinghie di metallo, stivali di pelle e armi varie: dagli archi alle lance alle spade. Tutti puntati contro di noi per cacciarci. Li osservai attentamente notando gli stessi tratti di Hematha, la pelle alabastro, capelli chiari e occhi scuri per la maggior parte, occhi grandi diversi da quelli degli umani, orecchie affilate verso l'alto. Fu l'elfa stessa e rivelarsi uscendo dalle ombre degli alberi.
« Jurten, remestre gh'lei can. Ni shar mirell! » non avevo capito nulla di quello che Hematha aveva detto, chiaramente aveva parlato in elfico e non potevo capirla. I cinque parvero sconvolti dal ritorno dell'elfa o forse dalle sue parole.
« Du marei nil. Aelim ni Gartenim nu vom taik! » disse in risposta una delle guardie, cominciarono ad abbassare le armi, adesso che avevano visto una loro vecchia amica. Anche se dagli sguardi che avevano non credo fossero in buoni rapporti.
« Che succede? » chiese Raphael rivolto a Hematha, lei si voltò appena verso di noi, il suo sorriso si era smorzato.
« Semplicemente non vogliono farci passare perché Gartenim avrebbe vietato il mio ritorno. Ma non credo che mi abbia del tutto bandita. » non potevo sapere per quale motivo avrebbe dovuto farlo, dentro di me avevo però immaginato qualcosa legato al culto del Creatore da parte sua.
Stavamo per parlare ancora quando dalle spalle dei cinque comparve un elfo che correva velocemente verso di noi, si fermò a parlare con uno dei cinque a difesa dell'accampamento e sussurrò qualcosa in elfico, già distinguere le parole era difficile, se poi venivano sussurrate era persino impossibile.
« Potete entrare! » disse semplicemente per poi fare una piccola pausa e continuare subito dopo. « Gartenim vuole vedervi subito! » non sapevo come funzionava la gerarchia politica degli elfi, immaginai però che quel Gartenim avesse un'importante carica all'interno del clan.
Ci fu permesso di passare e ci incamminammo per il sentiero dell'accampamento; le case erano costruite l'una vicina all'altra come per risparmiare spazio, come se così facendo ne avrebbero potute costruire di più, erano fatte con materiali naturali: pietre, legno e arbusti resistenti. Potevano consistere in una grande e semplice stanza, magari con un giaciglio e alcuni materiali per cucinare o per fare altre cose.
Ci spostammo in fretta visto che gli elfi ci fissavano con aria minacciosa, chiaramente non eravamo i benvenuti in quelle terre, stavano in piedi fissandoci, immobili come fossero statue, alzai gli occhi al cielo, le chiome erano alte e così fitte che non lasciavano trasparire neanche il minimo spiraglio di luce, potevo solo vedere l'ombra grigia del cielo. Più ci incamminavamo all'interno del villaggio più potevo sentire l'umidità che ci stava attaccando, fastidiosa per me che avevo vissuto più a sud.
« Da quanto non torni a casa? E perché non volevano che ritornavi? » chiesi a Hematha che conduceva il gruppo verso la casa di quell'elfo probabilmente.
Lei si voltò appena, sconvolta dalla domanda che avevo fatto, quasi come se non se l'aspettasse. Fece un debole sorriso. « Pensavo che non ti interessasse! » superammo quella che sembrava una statua di arbusti di qualche loro dio visto che c'erano alcuni bambini inchinati a pregare. « Semplicemente volevo andarmene io, volevo capire meglio la vostra religione perché mi affascinava da una vita... » una vita? Quanti anni poteva avere? In fondo il tempo per loro non scorreva alla stesso modo, vivevano più a lungo.
« Quanti anni dovresti avere? » chiesi e lei quasi scoppiava a ridere, l'aver incrociato degli elfi però la fece fermare. L'avevano semplicemente flagellata con lo sguardo!
Infine riuscì a rispondere dovendoci però fermare al centro del sentiero, nessuno attorno a noi eppure mi sentivo osservata da tutti quanti. « Ho quasi duecento anni. Forse per voi umani è molto... ma per noi elfi è davvero un tempo troppo breve. » rispose alla mia domanda. A quel punto la mia attenzione fu catturata da qualcosa in particolare mentre ritornavamo in marcia. Passammo da quella che sembrava un'armeria, tra le varie spade e asce, spiccava un bellissimo bastone decorato pieno di rune, brillava di una luce azzurra e tendente al giallo, non aveva una pietra sulla punta come il mio, finiva in maniera arcuata e costituito da più punte di legno. Non nascondo che mi sarebbe piaciuto averlo, ma il mio bastone magico era stato donato da Brester, era l'unico ricordo che mi restava del passato oltre il ciondolo di mia madre che tenevo al collo.
« E quindi cosa successe? » chiesi incitandola a continuare. « Sei stata cacciata dal vostro capo-clan? O da qualcuno di importante nella vostra gerarchia? » lei scosse il viso per concedermi subito una risposta.
« No. Sono stata io stessa a volermene andare in giro per Inakarrias così da comprendere meglio la vostra fede. Il problema degli altri elfi sta nel fatto che Gartenim mi ha permesso di andare via, era persino felice perché almeno avrei capito ciò che cercavo, per questo non credo che mi abbia bandita totalmente dal clan. Ma lo scopriremo a breve no? » disse lei in cerca di una conferma, annuii ma non potevo neanche saperlo con certezza visto che non conoscevo l'elfo.
Arrivammo infine davanti una capanna abbastanza grande, ci fu permesso di entrare quando Hematha bussò e davanti a noi trovammo un elfo, molto anziano viste le rughe che solcavano il suo viso, rughe profonde che ne segnavano anche la saggezza. Le sue vesti erano particolari, composte da pelli di vari animali, in particolare spiccava la pelliccia di un ghepardo che usava come mantello per coprirsi. La sua figura era alta e slanciata, magro da quello che potevo capire con le sue vesti, capelli lunghi e bianchi, liberi sul davanti e dietro raccolti in una coda, i suoi occhi erano grandi come quelli di Hematha e degli altri elfi e di un blu così intenso da rischiare di perdercisi.
« Hematha, nei mirei, oh Nersh'all ni tryw! » l'elfo si era unicamente rivolto alla nostra compagna, era stato dolce dal tono usato quindi immaginai le avesse dato il bentornato.
« Ni tryw lu aniel! » suonava molto come un ringraziamento, in fondo l'elfico era facile da capire visto il tono usato, o almeno credevo di stare riuscendo a capirlo. « Questi sono i miei amici Anziano Gartenim, lei è Myrah. Credo sia la Mirs'ehlla... »
« Che significa? » chiesi io a quel punto. Ero stanca di persone che parlavano in elfico, certo non mi aspettavo che tutti parlassero il comune, comunque sia dava fastidio non capire.
« Mirs'ehlla? » chiese Raphael, ricordai che anche lui aveva alcune nozioni di elfico visto il legame che univa la sua famiglia alle creature, un tempo erano stati amici. « Tradotto letteralmente è “colei che porrà fine al caos” » rispose. Questo chiaramente mi lasciò più confusa che altro.
« Di cosa state parlando? » chiesi a qualcuno di impreciso. Fu l'Anziano degli elfi a rispondermi finalmente parlando il comune in modo che potessi capirlo nonostante l'accento.
« Tu sei colei che ci salverà dalle Tenebre. I nostri canti parlano di qualcuno che salva il mondo dalla distruzione, questo è un ciclo: un ciclo già avvenuto in passato... ma nessuno può comprendere la codificazione del corso del tempo! » spiegò in maniera confusa, eppure cominciavo a ragionare.
« Parlate della Gilda delle Tenebre? » chiesi all'elfo, quello sgranò gli occhi spalancandoli. A quanto pare avevo toccato un tasto dolente. Lui annuì socchiudendo gli occhi.
« Non è la prima volta che la Gilda delle Tenebre opera nel tentativo di portare le ombre al mondo! » sapevo poche cose delle ombre, erano un popolo venuto da una dimensione sconosciuta, cavalieri che durante la ribellione degli umani furono evocati da questi ultimi. Il problema fu che ne persero il controllo e il mondo si trovò nel pieno dell'Era dell'Eclissi.
« Il drago di ferro... » sussurrai ricordando le sue parole. « Ha detto che la Gilda avrebbe portato Gaia nell'Era dell'Oscurità » l'elfo annuì solennemente al termine delle mie parole.
« Il loro volere è quello di far tornare le ombre per controllarle stavolta. Evocare quindi Zagaelys, il demone dell'Abisso, il luogo dove risiedono le ombre probabilmente. Il problema però sorge quando interroghiamo il futuro. È stata già predetta la venuta dell'Era dell'Oscurità... » fece una pausa. « Il male può essere fermato, ma solo momentaneamente, e tocca a te spezzare il ciclo delle ombre! » le parole di Gartenim erano per lo più confuse e prive di significato, o almeno credevo.
« Che cosa devo fare quindi? » chiesi, stranamente sentivo un peso sulle spalle, mi era stato collocato un compito che non sentivo mio, non ero più una comune maga degli Erranti, non più un'ambasciatrice diretta verso Serpah. Adesso dovevo essere colei che avrebbe protetto Gaia? La cosa era assurda.
« Nessuno di noi può dirtelo. Come gli altri prima di te, anche tu dovrai trovare la tua strada da sola... » ebbe una rivelazione e le sue labbra si piegarono in un sorriso. « Anche se qualcuno ti ha già indicato la via... la Strega dei Ghiacci! » mi si gelò il sangue nelle vene appena disse quel nome, Rugornah e il suo dannato libro mi avevano avviato a quel viaggio.
« Altri prima di me? Di chi state parlando? » chiesi dirottando verso quell'argomento. L'elfo guardò il vuoto alzando il viso, come se stesse cercando una risposta alla mia domanda.
« È già successo in passato che qualcuno avesse il compito... toccherà a te scoprire il tuo cammino! » si scosse appena ritornando a guardarci. « Non posso dirti altro, Mirs'ehlla. Posso solo augurarti buon viaggio, e dirti che sei nella strada giusta, ma di fare attenzione perché più volte siamo sottoposti alla tentazione. Che Mid'harna, dea dell'equilibrio, possa sempre vegliare sul tuo cammino.... » disse alzando una mano e dandomi come una specie di benedizione. A quanto sembrava il nostro passaggio per la foresta poteva essere completato.
Appena uscimmo dalla casa dell'Anziano, Morkor fece un singolo commento che mi fece molto pensare su lui e il suo popolo. « Perché credere in tutte questi divinità? Non siamo forse noi i vivi? Non siamo forse noi quindi a creare il nostro futuro? Noi agiamo, noi crediamo in ciò che facciamo! » questo la diceva lunga sulla religione degli orchi, atei per natura. Non seppi cosa rispondere, era tempo di passare dall'altra parte e di continuare il viaggio, dovemmo dire addio agli elfi, sapendo però che un giorno magari, sarei tornata da loro. Questa deviazione si era però rivelata utile: non sapevo cosa dovevo fare con esattezza, ma sapevo che eravamo sull'orlo di una guerra superiore a tutti noi, sapevamo chi stava agendo per il male, dovevamo solo scovarli e combatterli. E per farlo forse ci sarebbe voluto l'aiuto di tutta Inakarrias!






Angolo Autore:
Salve^^ siamo sempre più dentro il vivo della storia, la nostra Myrah ha un compito più importante di quella di messaggera. Ma qual è la verità che grava sulle sue spalle? Il suo compito? Ringrazio tutti i lettori ma in particolare Fantasy_Love_Aky per aver lasciato i commenti nei precedenti capitoli. A presto col prossimo.

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Capitolo 13
*** 13 - L'uomo nella foresta ***


13.

L'uomo nella foresta






« Guarire malattie e veleni è più difficile della normale guarigione. L'incantesimo agisce diretto su alcuni punti malati o infetti ed è difficile da controllare proprio perché bisogna sapergli dare la giusta direzione. Magari in futuro potrò insegnartelo... » disse Hematha cominciando la lezione di magia. Eravamo ancora nella foresta del clan degli Elfi della luna, quasi giunti al limitare e ormai pochi giorni ci separavano da Serpah.
« Voglio imparare qualche nozione in più di Magia Bianca... mi piacerebbe molto saper curare e aiutare; in battaglia potrebbe sempre servire e ciò che dovremo affrontare lo richiede. » poteva sempre servire una guaritrice in più tra noi, in fondo Hematha non doveva spostarsi obbligatoriamente con noi e quando voleva avrebbe potuto andare via.
« Tranquilla ne avrai tutto il tempo. Per ora voglio che ti concentri sulla Magia Gialla » disse lei sviando del tutto sull'argomento. « Aiutare i tuoi amici quando sono in difficoltà, potenziarli o proteggerli. Lo scudo che hai imparato è debole ed è l'incanto base. Vi è però una sua evoluzione, così da poterlo estendere oltre di te. Evocare l'incantesimo di difesa superiore... devi concentrarti su quello. Inoltre ti insegnerò come rendere le armi più taglienti e letali finché sotto l'incantesimo della forgia. Credo sia giusto fare una pausa dalla teoria per ora... » era quasi il calare del sole e ci eravamo già accampati, Morkor ci faceva da guardia e restava immobile a guardarci mentre parlavamo di magia. Raphael invece se ne era andato a caccia per avere mangiare e pelle da rivendere a dei mercanti per soldi.
Sbuffai al pensiero della Magia Gialla, ammetto che ero stata abbastanza stupida da tralasciare il libro di Endelisis, in fondo perché avrei dovuto imparate incantesimi basilari da un libro quando invece c'era qualcuno che li spiegava? Era mia intenzione però, riuscire ad arrivare al massimo livello degli incantesimi. Questo, il libro non avrebbe potuto darmelo.
« Va bene, facciamo a modo tuo! » dissi con fare imbronciato e quasi da bambina, in fondo ero la più piccola di tutti, Hematha poteva avere l'età di Raphael se pensiamo al fatto che gli anni elfici sono diversi da quelli umani. E Morkor... probabilmente aveva più di cinquant'anni, ma essendo un orco la sua pelle non ne mostrava segni, potevo però capire approssimativamente la sua reale età. Dovevo imparare a crescere un po' se volevo essere trattata da adulta.
Il primo sul quale lavorammo fu l'incantesimo della forgia, avemmo modo di usare l'ascia di Morkor come cavia della mia magia, era riluttante nel consegnarla per sottoporla a esperimenti magici, dopo qualche tentativo però riuscii a rendere le lame affilate e in grado di tagliare il legno più resistente vista la loro nuova, ma momentanea forza, l'incanto non durò per sempre e svanì qualche minuto dopo aver usato l'incantesimo, in parte ero soddisfatta.
Fu davvero difficile invece imparare ad usare la difesa maggiore. Anzi, fu quasi impossibile. Una barriera notevolmente più potente rispetto allo scudo che realizzavo io. Questo faceva sì che l'energia consumata fosse esponenziale! Mi sentii debole, affaticata e infastidita da come Morkor mi guardava, restando nel silenzio più totale e giudicando la mia scarsa dote magica. Restai quasi sorpresa quando finalmente ci riuscii all'ultimo tentativo. Nella mia mente era comparsa l'immagine di mio padre che mi sgridava, era il giorno dell'esame, il giorno in cui tutto era andato male, il giorno in cui Lamia era stato confinato in me, imprigionato nel mio corpo da mio padre a rischio della sua stessa vita. Avevo commesso parecchi errori, e quei giorni mi sembravano distantissimi, erano invece passate poche poche settimane in fondo, non un tempo troppo lungo. La barriera si dipinse intorno a me con una luce violacea, era potente e indistruttibile, resistente ed espansibile. Non riuscii a tenerla neanche dieci secondi vista la potenza che richiedeva. Crollai in ginocchio con il respiro affannoso, Hematha era chiaramente soddisfatta e ora le davo ragione: per oggi dovevamo smettere.
Soprattutto anche per il fatto che ormai era buio, dovevamo mangiare e subito andare a dormire per poterci svegliare l'indomani mattina, avevamo intenzione di compiere la distanza tra la foresta e la città in poco tempo, un giorno non di più.
Dopo cena eravamo tutti molto stanchi, io non facevo altro che pensare alle parole dell'Anziano elfo, a me toccava il compito di proteggere Gaia dalla Gilda delle Tenebre, tutta quella storia mi sembrava frutto di fantasia, storie di paura, fiabe per spaventare i bambini. Non poteva essere vero!
Mi alzai dal mio posto e andai diretta verso Morkor, né lui né gli altri avevano espresso la loro opinione riguardo quella storia, Hematha sapeva già di una leggenda, una sorta di profezia. Per lei non era poi così stupefacente che fossi io viste le mie doti magiche, in parte influenzate da Lamia al mio interno.
« Morkor... volevo parlarti. » dissi, lui si voltò appena verso di me, distolse l'attenzione da un punto perso nella foresta.
« Stiamo parlando no? » rispose freddamente. « Dimmi pure, Myrah! » chiaramente il suo modo di comunicare era ostile!
« Vorrei chiederti cosa ne pensi di questa storia. Le parole dell'Anziano... c'eri anche tu e vorrei sapere cosa ne pensi. » dissi in maniera diretta, non avevo da spaventarmi nel chiedere l'opinione dei miei compagni di viaggio.
Lui rifletté a lungo sulle parole da poter usare. Mi aspettavo una risposta fredda, ma in realtà fu abbastanza tranquillo. « Noi orchi non crediamo in questo genere di profezie. Come già detto, noi crediamo solo nei fatti, solo le azioni ci indicano una via. Non il vostro Creatore, non i vari dei nani o elfici... » disse infine, un chiaro punto su come la pensava. Mi aveva risposto perfettamente e non potei fare altro che annuire.
« Quindi posso salvare Gaia da questa Gilda solo tramite le mie azioni secondo la tua religione, giusto? » chiese e lui annuì. « Posso chiederti come mai sei così silenzioso? Voglio dire io dovrei essere arrabbiata con te perché hai cercato di uccidermi. Anche se in effetti ti ho perdonato ed è sbagliato rinfacciarlo... »
« Precisamente! » disse, non in riferimento al rinfacciarlo come capii subito io. « Non riesco a capire il perché l'hai fatto. Da noi orchi, se qualcuno ingaggia uno scontro con te e non è tuo conoscente e vinci, hai il diritto di porre fine alla sua vita. Noi non conosciamo pietà verso gli estranei... eppure tu ne hai dimostrata a me. Perché? » chiese innocentemente.
« Sai cosa significa avere pietà? Ti ho dato una possibilità di redimerti, ti ho perdonato. Il mio Creatore insegna così, perdonare e non odiare.... » risposi alla sua domanda. Stranamente il gioco si era invertito e lui poneva domande.
« Un collegamento al tuo Credo... ma lo fai perché lo dice il Creatore o perché tu realmente provavi misericordia? » chiese incrociando le braccia e inclinando il viso verdastro da un lato.
« Non posso giudicare nessuno per le azione commesse... » come avrei potuto farlo? In fondo avevo evocato un demone, sarei dovuto essere condannata a morte. Avrei voluto la stessa misericordia che stavo dando a Morkor.
« Tu parli per esperienza personale! » era un'affermazione e quello mi fece tremare di paura. Aveva intuito qualcosa di legato a me, certo non poteva immaginare si parlasse di un demone.
« Facciamo tutti cose di cui ci pentiamo. È giusto che ci venga concesso un perdono... se naturalmente il pentimento è sincero. » non era una risposta e forse perché avevo paura, finora sia Hematha che Raphael si erano dimostrati contrari all'uso della Magia Nera, la prima perché era una sacerdotessa, il secondo invece viveva nel bene essendo un Paladino della Luce.
« Posso farti una domanda ancora? » chiese l'orco prima di potermi congedare. A quel punto gli feci un sorriso che addolcì il suo volto e annuii. « Cosa provi per quell'umano? » chiese infine. La cosa mi fece raggelare il sangue e venire le palpitazioni nonostante parlasse di Raphael.
« È un amico. In genere gli amici si vogliono bene, si proteggono, si perdonano e stanno felici insieme. » gli spiegai senza troppe parole, a quel punto lui annuì, chiaramente non concordante su qualche punto della mia amicizia con lui.
« Se è come dici tu... io e te saremmo amici? » chiese infine.
« Non hai mai avuto amici? Gli orchi vengono dalla Palude al nord, oltre lo Stretto di Formuda se non sbaglio? » l'orco parve perdersi nei suoi pensieri, forse il lontano ricordo di casa.
« Sì, veniamo dalla Palude. No, noi orchi non siamo amici. Siamo guerrieri e combattenti, c'è spazio solo per la nostra riproduzione. Possibilmente con la persona giusta! » una mentalità molto diversa su alcuni punti rispetto a quella umana.
« Allora sì. Siamo amici! » risposi infine alla sua domanda, credo di aver visto un sorriso formarsi tra le sue labbra, poi mi voltai per tornare di nuovo davanti al falò.
Mi sedetti accanto a Raphael. Con la mente che vagava ancora tra le parole che io stessa avevo detto a Morkor. Io e il ragazzo eravamo amici. « Finalmente mi date un po' di attenzioni. Potrei essere offeso ma vi perdono, non preoccupatevi. » disse lui scherzando con me, mi ci misi attaccata al fianco.
« Credi davvero in quello che l'Anziano ha detto di me? » chiesi e ovviamente a lui non sfuggì l'uso del “tu” nei suoi confronti. Si voltò sorridendomi, guardandomi con i suoi brillanti occhi verdi. Mi voltai verso di lui con un sorriso.
« Mi avete dato del tu? » chiese come per confermarlo.
« Sì. Siamo amici, e non sei più un estraneo ormai. Ti da fastidio forse? » chiesi quasi con un sussurro leggero avvicinandomi a lui, il suo sorriso si ampliò mostrando i denti.
« No, mi fa piacere. Ma io vi darò ancora del “voi”, siete pur sempre una donna e meritate il rispetto che vi devo. Anche se... immagino abbiate ragione... » disse pensieroso, eppure il solo pensiero sembrava preoccuparlo, come se mi avrebbe mancato di rispetto. « Ti prometto che ci proverò! » disse quasi a forza e la cosa ci fece ridacchiare un po'.
« Allora? Non mi hai ancora risposto. Pensi davvero che... tocchi a me tutta questa storia? Mi sembra ridicolo. » dissi sconsolata, in fondo non era altro che una ragazzina. Lui fissò intensamente il fuoco e diventò serio.
« La Gilda delle Tenebre. » cominciò a parlare. « Non sappiamo nulla di questi loschi individui. Credo però che siate pronta per affrontare queste persone. Non siete scappata dagli Erranti proprio per cercare di migliorarvi? Questa è... la tua occasione! » disse spiegandomi il suo punto di vista. Da come ne parlava, sembrava quasi che il Creatore mi stesse mettendo alla prova. Una prova dove ero impreparata.
« Raphael, io non ho idea di cosa fare! Non ho idea di come agire, di cosa dovrei fare... non ho mai combattuto. O meglio, non con persone così pericolose! » dissi con dei sussurri. « Tu sei quello più esperto di me sul campo di battaglia. » aggiunsi subito dopo e quello lo fece riflettere ancora.
« Vi sottovalutate, ve l'ho già detto. Siete brava, un'ottima maga che in pochi giorni ha imparato molti incanti nuovi... in una sera ne avete appresi due e li sapete comandare in modo sufficiente. Non siate così cattiva con voi stessa, nessuno di noi pensa che non sappiate cosa fare. Solo che non è il momento di pensarci, abbiamo già un compito ed è molto complesso. Avete già una pista da seguire. Non preoccupatevene! » concluse tranquillamente, le sue parole potevano essere vere e mi facevano sentire strana, infiammata dentro.
« Grazie Raphael, sei davvero un amico! » dissi appoggiando la testa sulla sua spalla, coperta dal leggero strato della maglietta. Era davvero importante per me, lui mi aveva tirata fuori da quella foresta e il viaggio che stavamo seguendo ci aveva uniti di più; ricordo solo che mi addormentai in quella posa.

* * *

Il giorno seguente il sole splendeva a fatica, potevamo vederne i deboli raggi che cercavano di oltrepassare la coltre di nuvole, nonostante fossero così deboli, erano abbastanza per riscaldare l'aria facendo spirare un venticello fresco, un po' pungente ma non troppo. Smontammo l'accampamento e ci muovemmo in fretta per cercare di raggiungere il confine della foresta, saremmo potuti uscirne in fretta e arrivare a Serpah in meno di una giornata. La nostra andatura era comunque lenta vista la difficoltà nel passare tra gli alberi con il cavallo di Raphael, non ne potevamo fare a meno visto che grazie a lui potevamo portare le borse e gli zaini che avevamo riempito di provviste e tutto ciò che poteva servire. Apparentemente ero tranquilla, circondata da persone che mi stavano simpatiche, ma dentro di me c'era qualcosa che mi inquietava. Qualcosa che mi chiamava lontana nella foresta. Per l'ora di pranzo potrei dire di aver raggiunto il limite a quel sentimento così negativo, quando non sentii solo una sensazione, ma qualcosa che mi chiamava.
Era un eco debole e distante, non pensai però di dirlo ai miei compagni per paura che potesse trattarsi di qualcosa collegato al demone dell'oscurità che risiedeva in me. Non era la prima volta che ne sentivo la voce, certo non la sentivo più da quando era stato confinato dentro di me. Dovevo però indagare.
Quando mi alzai dal mio posto, sentii gli occhi di Raphael seguirmi con lo sguardo. « Dove state andando? Avete appena mangiato. Non vi fa bene muovervi subito... » disse preoccupato per la mia salute. Feci spallucce, cercando di essere naturale e senza pensieri, ma avevo paura che il tremore alla mia voce mi avrebbe tradita e liberai la mente da ogni pensiero.
« Non preoccuparti. Sto solo facendo qualche passo, non andrò troppo lontano. Ho bisogno di sgranchirmi le gambe... » Come se non avessimo camminato abbastanza! Sperai solo che nessuno mi avrebbe seguita, e nessuno parlò come volevo.
Raphael annuì sorridendomi. « Non fate tardi. Dobbiamo smontare il campo e rimetterci in marcia. » non risposi più e mi immersi nella coltre vegetazione che mi separava dall'eco.
Era una voce distorta, non capivo cosa diceva e forse non stava neanche usando parole comuni. Forse elfico o nanico, o comunque sia una lingua antica a me sconosciuta. Perché ormai ero sicura che non fosse più un eco, qualcuno mi stava chiamando, una voce che sentivo dentro di me. Aumentava di intensità, si faceva più forte. Sobbalzai quando la mia cappa si impigliò in un ramo, lo spezzai e potei andare avanti facendo più attenzione e dove passavo per non restare con la veste bloccata. I miei pensieri furono catturati delle numerose cuciture che erano state fatte, era davvero rovinata ma non avrei potuto cambiarla visto che ricordava il mio clan.
Avevo quasi rinunciato a seguire la voce quando infine mi trovai in una radura, i miei stivali non toccarono più la morbida terra, atterrarono su qualcosa di freddo e duro, un pavimento. Allora potei focalizzare meglio l'area intorno a me: sembrava una piazza circolare, delle colonne ai lati di essa e un'intricato disegno marchiato sulla pietra. La vegetazione era talmente cresciuta che quasi ricopriva tutta la pedana di pietra, liane e arbusti, rampicanti che creavano un'aura minacciosa e sacra allo stesso tempo. Al centro c'era quello che sembrava essere un altare di una diversa pietra.
Non ero mai stata in una chiesa o in un tempio, di conseguenza non avevo idea di com'era realizzato un altare anche se al campo degli Erranti c'era qualcosa di simile. Era come una statua di forma ovale, grande e larga, più alta di due metri e fatta in una pietra nera e lucida, questa pietra ovale però aveva tutti gli arbusti attorno a sé che la coprivano come fossero un mantello. La pietra al campo degli Erranti aveva un incavo circolare vuoto; questa che avevo trovato invece aveva un grande disco al centro, una sorta di cerchio con dei ricami e una piccola pietra al centro, sporca e quindi non lucente. Mi avvicinai perché sentivo che la voce veniva da là. Allungai la mano appena per poter toccare l'oggetto quando improvvisamente mi fermai, ebbi come una visione: mi trovavo al centro di una stanza, circondata da cinque persone vestite con delle tuniche nere, pregavano e usavano i loro incanti e maledizioni scagliandole contro di me; la mia prospettiva però cambiò e mi allontanai. Potei vedere che concentravano la loro magia in un unico punto, scintille partivano dal bagliore luminoso come se stessero forgiando un'arma. Poi la visione terminò e mi trovai con la mano poggiata sul fretto disco di metallo. Senza sapere come ero stata chiamata in avanti.
« Dove ti ho già visto...? » chiesi alla pietra circolare, come se ovviamente mi avrebbe potuto rispondere. Magari però la voce avrebbe potuto farlo, avrei potuto avere una visione.
Non accadde nulla. La pietra circolare restò là, alla minima mia pressione però si spostò via dall'alcova, la presi con entrambe le mani scoprendo che era leggera, fredda al tatto e pulsante. Non saprei dirvi perché me ne rimasi lì a fissare la pietra circolare tra le mie mani. Posso dirvi solo che l'avevo già vista da qualche parte, dagli Erranti stessi probabilmente visto che l'altare ovale era anche al campo. Ma dov'era finito quel disco là? Sarebbe dovuto essere nell'alcova.
Decisi di prenderlo con me, se mi aveva chiamato doveva esserci stato un motivo no? Ovviamente non potevo pensare che un oggetto così semplice poteva anche rivelare un pericolo visto che di norma gli oggetti non chiamano le persone! Feci la strada a ritrovo, sperando solo che nessuno dei miei compagni avrebbe notato l'oggetto che portavo con me. Ebbi questa fortuna: non volevo dire loro che avevo trovato una pietra strana, anche se forse qualcuno mi notò, quando posai la pietra nel mio zaino e mi voltai, vidi che Hematha aveva cambiato il suo sguardo, prima rivolto a me forse, poi concentrato sul falò.
Ero davvero stupida a nasconderla. Eppure non sapevo cosa fare. Nel tardo pomeriggio la giornata diventò notevolmente più strana quando ci imbattemmo in qualcosa di molto più curioso. I miei piedi avevano pestato qualcosa di morbido ma che non era terra, quel qualcosa aveva anche chiaramente mugugnato qualcosa per il dolore causato da me che l'avevo pestato. Sobbalzai quando focalizzai cosa avevo pestato: era una persona, la pelle rosea indicava che era un umano, il corpo glabro era sporco di terra umida, doveva essere parecchio alto, i miei occhi si spostarono dal petto verso l'ombelico, quanto capii che si trattava di un ragazzo gettai un urlò e mi gettai indietro arrivando quasi a cadere per terra se non fosse stato per Morkor che mi aveva presa letteralmente per un braccio.
« Non avete mai visto un ragazzo nudo in tutta la vostra vita? » chiese Raphael avvicinandosi al corpo nudo, prese un bastone di legno e punzecchiò il ventre dell'uomo.
« No mai! » dissi cercando di non curare il dolore provocato alla caviglia per il balzo e al braccio per la presa ferrea di Morkor. Nel momento stesso in cui risposti provai imbarazzo.
« Pare che sia vivo... » disse Hematha, estrasse il suo pugnale decorato e lo avvicinò al corpo del ragazzo. « Certo se Myrah non l'avesse schiacciato magari sarebbe sveglio. » disse scherzando, Raphael fece una debole risata mentre io e l'orco restammo seri. Io soprattutto per l'imbarazzo.
Il ragazzo a quel punto aprì appena gli occhi, Raphael ebbe l'ottima idea di coprire il bacino con una coperta che prese dallo zaino sul cavallo, potei avvicinarmi per osservarlo meglio. Aveva un viso giovane, probabilmente era più grande di noi di qualche anno, capelli cortissimi e quasi rasati di un leggero castano tendente al ramato, notai che poco distante da lui c'era un grande martello, probabilmente la sua arma. Ma perché diavolo era nudo? Aprì gli occhi di scatto, anch'essi castani come i capelli e si poggiarono per primi su di me.
« Che soave visione vedo al mio risveglio... » aveva una voce calda e profonda, mi aveva appena fatto un complimento, e nessuno me ne aveva mai fatto realmente uno. Divenni rossa in viso e mi scostai via per dare la possibilità sia a Raphael che a Hematha di aiutarlo e magari curarlo.
« Come ti chiami? E perché sei tutto nudo? » chiese Raphael al ragazzo in tono distaccato, quello lo guardò confuso e sbatté le palpebre, alzò gli occhi al cielo come per ricordare.
« Non ricordo nulla... » quello poteva essere un grande problema. « Ricordo solo... una luna piena. Poi il vuoto... »
« Come ti chiami? » ripeté Hematha in tono gentile, lui scosse il viso, completamente sconvolto nel vederci attorno a lui; quando capì di essere nudo si strinse la coperta più a sé in modo che nessuno potesse vederlo. Potevo ben capire come si sentiva: nudo nella foresta con degli estranei.
« Potrebbe aver preso una botta in testa e dimenticato tutto? Ma perché è senza vestiti? » chiesi rivolta all'elfa. Lei scrollò le spalle, poteva essergli capitato di tutto. « Hai qualche ricordo? La tua città natale? La tua famiglia? Perché sei senza vestiti? » chiesi a raffica cercando di guardarlo negli occhi con la paura che scendessero dove c'era la coperta.
La sua risposta con lo sguardo mi fece sentire strana, come se mi desiderasse. Guardava le mie labbra e i suoi occhi scendevano anche verso il resto del corpo. « Non saprei dirti... » sussurrò appena, totalmente perso nella mia vista. Cosa che non mancò di essere notata da tutti noi.
« Suggerirei di portarlo con noi. » propose Hematha. La guardai come se fosse impazzita. Per quanto ne potevamo sapere poteva essere un ladro o un assassino. Dal viso e dall'espressione afflitta sul volto non sembrava una persona cattiva anche se le apparenza ingannano.
« Cosa!? » disse Raphael prima che ne ebbi il tempo. « No, suggerirei invece di lasciarlo qua. Chiaramente potrebbe rappresentare un potenziale pericolo sessuale per Myrah! » disse, la cosa mi fece sentire... speciale forse. Raphael mi proteggeva proprio come faceva mio fratello. Mi sentivo a casa con lui.
« Credo che a Serpah potremo trovare qualcuno per curarlo e per aiutarlo. Inoltre dobbiamo dargli dei vestiti... non possiamo mica lasciarlo nudo nella foresta! E soprattutto il Creatore non permetterebbe questo! Bisogna aiutare il prossimo nel momento del bisogno... » disse l'elfa con convinzione delle sue idee.
Anche quello era vero. Entrambi si voltarono verso di me, attendendo chiaramente una risposta da parte mia visto che io ero “la capo-gruppo”. Ci pensai su ed entrambi avevano ragione, alla fine la decisione fu solo una. « Va bene. Lo portiamo con noi. Ma non voglio vederlo ancora nudo! » dissi in modo decisionale. Gli altri non dissero nulla in contrario anche se sapevo che Raphael non la pensava come me.






Angolo Autore:
Buongiorno miei cari lettori^^ Passato un bel fine settimana? Io ho lavorato xD Spero di allietare la vostra settimana con questo nuovo capitolo dove vediamo Myrah mantenere ancora segreti su segreti e l'arrivo di un misterioso componente nel gruppo. Presto saremo però nella capitale della regione a nord! Ringrazio tutti i lettori ma soprattutto Fantasy_Love_Aky per la recensione. A presto!

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Capitolo 14
*** 14 - Allearsi ***


14.

Allearsi






La distanza dalla foresta fino a Serpah potemmo colmarla nelle ore seguenti; avevamo da subito pensato che quel ragazzo aveva bisogno di riposo e quindi lo facemmo salire sul cavallo in modo da non camminare. Sicuramente aveva passato qualcosa di terribile, nonostante lui continuava a dire di non essere stanco e di non aver bisogno di risposo alla fine riuscii a farlo mettere in groppa. Raphael era sul punto di scoppiare forse, ammetto che era parecchio geloso, aveva avuto una reazione simile anche quando si era trattato di Morkor, anche se in effetti i due casi erano totalmente diversi. Riuscimmo a vedere la bellissima città all'orizzonte nel tardo pomeriggio. Le nuvole scure la illuminavano appena senza che la luce del sole o delle stelle che sovvenivano potessero illuminarla. Una città vastissima e piena di abitazioni alte e dai tetti spigolosi, tra le varie case si ergeva poi un grandissimo campanile, doveva essere una cattedrale probabilmente. Poi c'era il castello, spettrale con i suoi gargoyle e le sue torri alte e piene di merletti minacciosi, in particolare tra le varie torri, ne spiccava una che sembrava quasi avere gli artigli alla fine di essa. Non era molto più alta delle altre, era comunque notabile anche perché la città intera si spostava verso l'alto e il castello appariva nel mezzo come il punto più alto di tutta la città. Avanzammo lentamente.
« Questa è... Serpah? » chiese improvvisamente il ragazzo cogliendo l'attenzione di tutti noi. Mi voltai per poterlo guardare, aveva l'espressione attrita, chiaramente pensava a qualcosa, forse dei ricordi. Magari veniva da lì.
« Sì. Ti ricorda qualcosa? » chiesi, a quel punto scosse il viso continuando però a tenere lo sguardo bloccato sulla città.
« No, però ho come l'impressione che dovevo andare qui... prima di qualunque cosa mi sia accaduto nella foresta! » aggiunse con voce grave, triste in parte. A quel punto Hematha fece il suo ingresso nella discussione.
« Credo potremmo dargli un nome... visto che non ne ha uno, in fondo è parte del nostro gruppo, dovremo pur chiamarlo! » disse emozionata dall'idea, parlava come se parlasse di un animaletto da compagnia. Ovviamente Raphael ebbe da ridire anche su quello per quanto fosse innocente.
« Assolutamente no. Quando è stato deciso che può venire con noi? Non credo che tutti abbiamo deciso! » disse lui, effettivamente la mia decisione si limitava al viaggio fino alla città, ma se non avremmo ricevuto risposte? Ci sarebbe toccato portarcelo dietro anche dopo.
« Sei forse geloso? O forse è la tua virilità a sentirsi minacciata come maschio alpha? » disse l'elfa con un ragionamento simile a quello degli animali in branco. Raphael si offese subito.
« Io non mi sento minacciato in alcun modo! » stava per continuare rispondendo in qualche altro modo ma interruppi subito la discussione prima di altre storie.
« Basta, tutti e due! Hematha dagli un nome se questo ti appaga, ma non è detto che resterà nel nostro gruppo! » semplicemente potevo ritardare la questione, evitarla adesso per poi riprenderla dopo con Raphael. L'elfa parve contenta della scelta che avevo fatto.
« Ti chiameremo... Winsper. In elfico significa “viandante perduto”... non è appropriato? » il ragazzo ci pensò subito e gli piacque, un giorno magari avrebbe ritrovato la memoria e avrebbe ricordato il suo vero nome. Nel frattempo sarebbe stato semplicemente Winsper.
Varcammo le soglie di Serpah trovandoci in una gigantesca piazza, subito le strade si diramavano in maniera fitta, strade larghe dove potevano passare dei carri, strade su cui si affacciavano artigiani, mercanti e molti altri negozi o laboratori. Era totalmente diversa da Maryshar, chiaramente la gente lo mostrava: non si apriva direttamente nel distretto dell'agricoltura, bensì nel distretto residenziale che si allungava verso il castello andando sempre dritto passando per il distretto dei commerci. A detta di Morkor, lui era stato solo una volta in quella città, quando tempo fa era approdato con una nave al porto dall'altro lato della città. Non era molto convinto di poter stare là insieme a noi visto che un orco in giro per le strade era assai strano. Disse infine che ci avrebbe aspettati fuori dalla città, la cosa mi preoccupava perché significava aspettare tutta la nottata fuori al freddo mentre possibilmente noi avremmo cercato un alloggio in qualche locanda. Ero tentata di dirgli che dormivamo con lui, ma non ne ebbi la possibilità.
« Viaggiatori... è la prima volta che mettete piede in città? » disse qualcuno alle nostre spalle, una guardia vestita di un completo nero e rosso e un'armatura scura. Annuii.
« Siamo appena arrivati. Cercavamo un posto dove riposare... abbiamo alcuni affari da sbrigare in città per conto... » provavo a spiegarmi, ma la guardia non volle sentire storie.
« Il coprifuoco impostato da Lord Ridosius impone ai viaggiatori di non poter entrare in città oltre le sei di sera! » disse quasi urlando, eravamo davanti a lui, non c'era bisogno di urlare!
« Posso capirne il motivo. Ma siamo qui per incontrare il vostro Re... arriviamo da Maryshar e... » tutte scuse al suo udito, non gliene importava nulla chiaramente. A quel punto intervenne Hematha nella discussione avanzando.
« Trasportiamo un ferito con noi. L'abbiamo trovato in mezzo alla foresta e temiamo che possa stare realmente male. Non potete negargli il diritto di ricevere cure... » disse in tono autoritario lei, l'uomo notò subito Winsper e non vide ferite sul suo corpo, comunque sia era sporco di terra e la nostra storia poteva anche apparirgli vera. Era finalmente convinto.
« Lasciate che vi accompagni allora! » meglio di niente, in fondo non credevamo che a quell'ora il castello fosse aperto a chiunque nella notte, tanto meno ai viaggiatori come noi.
Ci muovemmo per le strade grazie alla guardia ed ebbi modo di segnarmi nella mente alcuni interessanti mercanti, chi vendeva carne e chi aveva anche equipaggiamenti. Noi vivevamo però con ciò che trovavamo per le strade e non avremmo potuto comprare mai armature o altre robe costose. In particolare mi preoccupava il fatto che Winsper fosse nudo, dovevamo pur dargli dei vestiti, mica poteva stare in quel modo per sempre, magari l'indomani gli avrei comprato qualcosa.
La guardia ci fece andare in un quartiere abbastanza strano, un quartiere tipico nelle grandi città probabilmente. Passammo per le strade più strette, nelle ombre dove c'erano nascoste donne insieme a uomini, dai loro gemiti potevo capire cosa stavano facendo e la cosa mi metteva a disagio. « Perché stiamo passando proprio da qui? » chiesi a Raphael, lui non sembrava dispiaciuto da ciò che aveva intorno o dai rumori.
« Non vi darà mica fastidio? In fondo il sesso è una cosa normale... anche se a detta vostra non avete mai visto un uomo nudo... questo mi fa pensare parecchio! » aveva l'aria di chi voleva prendere in giro, un ghigno stampato sul volto, divertito da ciò che avevo detto nella mattinata.
« E allora? Non ho mai visto un uomo nudo! Ma non significa... » mi bloccai subito ripensando a quella notte nel fiume, quella notte dove avevamo incontrato i due maghi, quella notte dove avevo visto Raphael senza vestiti anche se solo di schiena. « Ho visto te senza vestiti... » mi corressi e lui scoppiò a ridere, cercando di non sghignazzare visto che si sarebbe sentito per tutte le strade di Serpah a quell'ora.
« Ammetto di essere dispiaciuto nel non avervi notata prima di voi. Anche se a differenza vostra io ho già avuto incontri con il gentil sesso... » rivelò, significava che aveva visto una donna nuda? O forse più di una, e probabilmente non solo visto.
« Spero almeno tu abbia avuto la decenza di non andare con qualche meretrice! » dissi io guardando in avanti, notai che Winsper mi stava fissando, era ancora sul cavallo solo che era la guardia a trascinarlo per le redini.
« Ho avuto modo di spendere soldi... e non! » si limitò a rispondere Raphael, questo la diceva lunga su ciò che era la sua vita sessuale. La cosa mi faceva sentire strana dentro di me.
In fondo anch'io avevo sentito il bisogno di un contatto con un ragazzo, tuttavia non volevo soffermarmi troppo in quel genere di pensieri visto che mi imbarazzavano. Forse ero troppo innocente... non avevo dato neanche un bacio a qualcuno. Ero ancora una bambina da quel punto di vista.
Arrivammo finalmente in quella che sembrava una locanda, lì avremmo potuto riposare forse, ma chi si sarebbe occupato di Winsper? La guardia ci disse di non preoccuparci e che avremmo avuto entrambe le cose che chiedevano, poi ci lasciò lì a andò via. Entrammo e ci trovammo in un ambiente caldo e accogliente, un pavimento di legno scadente e impolverato, dei tavoli lunghi e circolari sparsi per la grande stanza, dall'altro lato un lungo bancone e un uomo che puliva dei boccali di birra, c'erano anche delle scale che portavano al piano superiore. Ci avvicinammo al banconista che ci fece un sorriso, aveva dei baffetti irritanti e una camicia a righe gialle e rosse.
« Buonasera bei ragazzi! » disse con voce piuttosto acuta, diversa da qualunque altro ragazzo. Vidi un movimento strano con la mano e uno sguardo malizioso rivolto sia a Raphael che Winsper, i due ragazzi presenti.
« Buonasera! » disse lo smemorato diventando rosso e coprendosi ancor di più con la coperta che gli aveva ceduto per nascondere le sue nudità e per proteggerlo dal freddo.
In breve riuscimmo a farci dare due stanze, se fosse dipeso da me avremmo potuto dormire tutti e quattro insieme, avremmo risparmiato notevolmente il denaro ma Raphael non era per niente d'accordo. La sua etica da cavaliere gli imponeva di non poter dormire nella stessa stanza con una donna, davvero strano il Codice dei Paladini in effetti; era permesso dormire con le prostitute ma non dormire con una donna? In effetti i due casi erano diversi visto che con la prima significava giacere a letto.
La sua educazione comunque gli imponeva di non poterci vedere neanche senza veli per via della nostra raffinatezza. Dovetti quindi dormire con Hematha, ebbi modo di lavarmi finalmente, una grande vasca nel bagno e acqua calda per lavare lo sporco accumulato in quei giorni, certo il problema restava comunque che non volevo dormire senza la cappa. Era quella a nascondere il marchio, nonostante pensassi che l'elfa mi avrebbe vista riuscii a passare inosservata. Mi aspettavo anche che avrebbe discusso riguardo Winsper, non fece commenti però e dopo aver recitare alcune preghiere si mise a letto e la sentii russare dolcemente dopo pochi istanti. Chiusi gli occhi anch'io, dopo giorni e giorni potevo finalmente dormire in qualcosa di morbido, un letto comodo e rilassante, crollai anch'io nel giro di pochi minuti, era così stanca da non aver sognato.

* * *

L'indomani mattina aprii gli occhi, quasi avevo l'impressione di essermi appena addormentata, invece era già passata una nottata e la luce entrava dalla finestra nella parete opposta alla porta. Una luce grigiastra che simboleggiava la presenza delle nubi a coprire il cielo, un clima che mi piaceva non poco, anche se spesso arrivavo anche a odiare le piogge. Questo accadeva quando ero nella foresta Mikenna però. Ora non ero più con gli Erranti. Prima di alzarmi dal letto mi girai a pancia in su, strinsi il pendente che apparteneva a mia madre, invocandola da qualche parte, come se avesse vegliato su di me fino a quel punto, indicandomi la strada giusta insieme al Creatore.
Fu in quel momento che sentii una specie di necessità, mi ricordai che avevamo quasi finito le provviste e che dovevamo anche fare delle compere in quella giornata. Decisi quindi di alzarmi, ancora intontita dal sonno, poggiai i piedi sul freddo pavimento di legno ed ebbi un brivido. Mi accertai che Hematha dormisse ancora e subito tolsi la cappa, presi la mia veste bianca da maga e la indossai coprendomi il corpo, presi la cappa per metterla in modo da celare il marchio, sospirai perché quel momento mi era sembrava lungo quanto l'eternità. Misi gli stivali e andai a vedere quante monete avevo nel mio zaino. Mi fece un certo effetto trovarmi tra le mani la pietra che avevo trovato nella foresta. Me n'era totalmente dimenticata. Cercai il sacchetto con le monete, più pieno rispetto a quand'ero partita e perciò uscii dalla stanza cercando di non fare rumore.
Mi mossi per il corridoio passando davanti alla camera di Raphael e Winsper, poi scesi le scale e mi trovai al piano terra dove erano presenti alcuni clienti. Molti erano al bancone a bere quella che dall'odore sembrava una scadente birra. A quest'ora del mattino? È una cosa disgustosa! Pensai tra me e me.
L'aria del mattino era gelida, girava per le vie come un mostro pronto a fare del male al primo mal capitato. Non c'era movimento per le strade in cui eravamo passati e io avevo presente solo i negozi e i mercanti che avevo visto all'inizio della città. Probabilmente adesso eravamo nel distretto del “piacere”. Avanzai a ritroso, cercando di ricordare dove avevamo svoltato e devo avevamo invece deviato, mi trovai a passare su un ponte, sotto di esso un canale pieno d'acqua e pronto a straripare; non ricordavo di essere passata per la via e questo mi fece riflettere, indietreggiai cercando di immettermi in una via stretta, possibilmente eravamo passati da lì, a un certo punto il cavallo si era dovuto fermare per quant'era stretta la via. Uscii trovandomi in una strada più grande, tuttavia non c'entrava nulla con quello che cercavo io: alla mia sinistra c'era un gigantesco edificio a due piani, finestre piccole e piene di tende che non permettevano di vedere l'interno, davanti alla soglia c'erano delle ragazze, le vesti stracciate e le movenze sensuali, parlavano con due uomini. Potei appena udire i loro discorsi.
« Andiamo! Siamo in giro da tutta la notte... fatelo gratis! » disse uno dei due, quello vestito da contadino. L'altro indossava invece abiti più pesanti e un cappotto di lana.
« Mi spiace. Non si lavora fino alle dieci! » rispose una delle prostitute, doveva essere ancora presto per quel lavoro!? I due uomini così rinunciarono alle due donne e si voltarono verso di me, fu allora che capii che avrei avuto rogne. I due fecero un largo sorriso e si avvicinarono ciondolando, chiaramente ubriachi e chiamandomi con dei nomignoli, mi spostai via dal punto in cui ero rimasta ma riuscirono lo stesso a raggiungermi. Nessuna guardia nei dintorni, sentii un fremito di paura.
« Bambolina vieni un attimo qui! Vogliamo solo giocare con te! » disse quello con il cappotto portando le sue mani verso il suo pube con fare disgustoso. La mia schiena era piena di brividi e il terrore mi paralizzava.
« Sparite se non volete che vi arrostisca! » dissi voltandomi verso di loro e alzando una mano evocando una fiammella dalle mani. I due parvero sconvolti e preoccupati allo stesso tempo.
« Avanti... puoi stare tranquilla che non ti faremo male... » disse il contadino, poi scoppiarono entrambi a ridere, non avevano più la percezione del pericolo, non capivano cosa avevo davanti. Provai un approccio diverso: chiamai a me alcune pietre e le scagliai su di loro con la magia. Quello li fece infuriare e quasi si gettarono addosso a me, ma qualcosa li fermò.
Combatteva con foga e rabbia usando il suo gigantesco martello, schiantò l'uomo col cappotto e terra e arrecandogli una ferita in viso, il contadino invece lo sbalzò via colpendolo al fianco, probabilmente avendogli rotto qualche costola. Il mio salvatore mi fissò per un lungo istante, mi trovai davanti gli occhi castani di Winsper, non era però nudo come ricordavo, aveva dei vestiti normali, un pantalone e un maglione di una lana scadente probabilmente. Sembrava però diverso visto lo sguardo di furia che aveva, gli occhi dilatati più della normale natura umana, sembrava un animale.
« Sparite vermi prima che vi riduca in purea! » disse minacciosamente Winsper ai due uomini, quelli si alzarono a fatica aiutandosi a vicenda e scappando lontani da noi.
« Be'... grazie immagino. Potevo anche farcela da sola... ma è bello vedere un volto amico! » dissi rilassandomi, lui mise il suo martello dietro le spalle, chissà quanto doveva pesare, inoltre non aveva un fisico muscoloso, doveva essere allenato nel portare oggetti pesanti con sé. Si avvicinò a me sovrastandomi.
« Non dovevi uscire da sola... siamo in un brutto quartiere. I tuoi genitori non ti hanno insegnato a fare attenzione maghetta? » domandò, sembrava totalmente un'altra persona, diversa rispetto al ragazzo silenzioso e nudo che avevamo incontrato.
« Non ne hanno avuto occasione immagino! » risposi in maniera abbastanza fredda, quella mia risposta ovviamente lo incuriosì, parve capire che qualcosa di brutto era successo.
Mentre ci dirigemmo verso i negozi per fare acquisti di erbe e carni per il viaggio ebbi modo di raccontargli alcuni dettagli della mia vita, disse della morte di mia madre e usai una versione differente dalla verità per quanto riguardava quella di mio padre. Non avrei detto neanche a lui la verità. Stava in silenzio, ascoltando avidamente qualunque cosa gli raccontassi; gli parlai della vita tra gli Erranti e del fatto che eravamo ormai diventati sedimentari, non più i nomadi di un tempo. Ci trovammo in breve tempo sulla strada del ritorno, camminando lentamente e conversando piacevolmente.
« È davvero incredibile... quando racconti della tua vita vedo una persona diversa. Qualcuno che ha sofferto... e sento di aver avuto anch'io un passato simile al tuo... » commentò Winsper. Non potevamo saperlo con certezza e alla taverna non avevamo trovato nessuno in grado di aiutarlo con la memoria.
« Non ti ricordi neanche i tuoi genitori? Il luogo d'infanzia? » chiesi. Era davvero strano e non potevo capirne la sensazione.
Scosse il viso provando a ricordare qualcosa, ma se ci provava vedeva un grande buco nero a detta sua. « Nulla. Provo ad immaginare la mia vita... ma nulla di nulla. » di sicuro era frustrante per lui, ma ero certa che avrebbe ricordato tutto.
Ritornammo alla taverna dove trovammo Hematha e Raphael pronti per andare al castello, entrambi vestiti e con le loro armi al fianco, uscimmo quindi dalla stanza dopo aver pagato ringraziando e dirigendoci subito verso il castello, non volevamo perdere tempo. Notai delle strane occhiate durante il silenzio che ci accompagnò per le strade principali e la salita: Raphael controllava furtivamente Winsper, il ragazzo invece guardava me con uno strano desiderio, una luce negli occhi che mi imbarazzava, non potevo guardare Hematha visto che si trovava dietro di me, solo che mi sentivo osservata. Dopo qualche minuto arrivammo davanti le porte del castello, una gigantesca arcata si presentava a noi sorvegliata da quattro guardie, il castello si stagliava verso il cielo nuvoloso con le sue numerose torri, i suoi gargoyle di pietra incutevano timore così come il resto delle guglie. Ci avvicinammo alle guardie e uno di loro si fece avanti. « Desiderate? » chiese, riconoscendo che eravamo viaggiatori, dovevamo dire la verità e mi fece avanti.
« Siamo qui per conto dei sovrani di Maryshar, siamo loro ambasciatori... potrebbe stare sorgendo una grande minaccia e chiedono un'alleanza con il vostro lord. » stupidamente non avevamo nulla che potesse provare la nostra verità, ma le guardie furono lo stesso convinte della storia e ci fecero entrare.
Era il secondo castello in cui entravo e notai lo stile diverso: a partire dalle decorazioni e dagli arazzi sui muri, immagini cruente e una pietra scura rivestiva le pareti, c'erano delle statue lungo tutto il grande stanzone che ci portava verso il centro del castello, un grande portone probabilmente ci avrebbe direttamente portati nella sala delle udienze.
« Aspettate qui. Re Ridosius sarà pronto a ricevervi a breve! » disse una guardia appena prima che potessimo entrare. Restammo quindi nel punto detto. Forse il suo “a breve” si riferiva a un'ora! Restammo in piedi per ben sessanta minuti.
Alla fine potemmo entrare e notammo lo stesso stile e gli stessi arazzi anche all'interno della sala, nonostante la pietra scusa però era ben illuminata, c'erano delle finestre lungo tutto il perimetro circolare della stanza, c'erano due piccole porte distanti da noi e notammo che sul grande trono c'era un uomo, riempito di vesti nobiliari con una splendente armatura in oro, un mantello rosso e con una pelliccia bianca che strisciava per terra, era abbastanza adulto, forse sulla cinquantina eppure aveva già i capelli bianchi, occhi scuri come il carbone e un sorriso fiero del ruolo che ricopriva. Non era solo però: accanto a lui c'era il figlio, identico al padre da ogni lineamento del viso, a partire dalla bocca fino agli occhi scuri e ai capelli stessi, lunghi e ricci del medesimo colore dello sguardo, dimostrava essere più grande di me, forse la stessa età di Winsper. Le sue vesti da nobile consistevano in una calzamaglia color crema, stivali scuri e una sopraveste di una tonalità più chiara della calzamaglia. Mostrava un fisico più possente del padre, pettorali ben sviluppati e anche lui aveva uno sguardo particolare: differente dal padre però, il principe aveva uno sguardo arrabbiato, le sopracciglia inarcate verso il basso, arrabbiato ma con chi? Dall'altro lato invece vi era un sacerdote dalle vesti scure, probabilmente un consigliere se non il sacerdote della cappella del castello. Come a Maryshar vi era Endelisis qui vi era un sacerdote, sicuramente non era l'unico nobile ad avere un consigliere della Chiesa, anzi, ero certa del contrario. In fondo i sovrani erano per la maggior parte fedeli al Creatore, di conseguenza legge e fede erano collegate strettamente. Il sacerdote stava in un lugubre silenzio con il cappuccio che gli nascondeva il viso, fissava il pavimento e aspettava probabilmente che fosse il Re a parlare per primo.
« Benvenuti! » disse Re Ridosius salutandoci amichevolmente. Qualcuno doveva avergli spiegato il motivo della visita. « Che onore ricevere gli ambasciatori di Maryshar... ho ricevuto un messaggio proprio dalla principessa Henstia, mi avvertiva del vostro arrivo... » disse allargando le mani verso di noi.
Principessa. Ovviamente non poteva ancora rivelare la morte dei suoi genitori e il fatto che ora fosse lei la regina. « È nostro l'onore di essere ricevuti da voi! » dissi inchinandomi quando ci trovammo a pochi metri da lui, lo stesso fecero Raphael, Hematha e Winsper che sembrava avere dimestichezza con gli affari nobiliare e l'educazione reale.
« Figurarsi. Vorrei però che mi spiegate meglio la situazione... cosa è accaduto a Maryshar per arrivare a chiedere un'alleanza? » disse incuriosito dalla situazione. Alzai lo sguardo verso di lui notando che aveva un'occhiata sadica.
Non ci avrebbe concesso l'aiuto tanto facilmente.




Angolo Autore:
Buon pomeriggio gente ^^ eccomi con un altro capitolo, un capitolo dove vediamo una nuova amicizia forse, Winsper e Myrah. Il nostro gruppo è arrivato nella città, ma il Re sarà disposto ad aiutare Maryshar? Lo scopriremo presto. Ringrazio i lettori e soprattutto Fantasy_Love_Aky per la recensione lasciata :)

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Capitolo 15
*** 15 - La forza elementale ***


15.


La forza elementale






Mi alzai dalla mia posizione mettendomi in piedi, non che me ne avesse dato il permesso, ma non mi importava molto, si stava stranamente dimostrando vile e non meritava il mio rispetto. Presi fiato, gli avrei spiegato il motivo della richiesta. « Maryshar è stata attaccata da un drago di ferro. Un costrutto molto potente animato dalla magia, ha quasi rischiato di radere al suolo la città. Inoltre... » era giunto il momento di dire che avevo sentito una voce! Davvero molto utile. « Ho sentito il drago che mi parlava. Parlava di un'organizzazione... la Gilda delle Tenebre. Pare che vogliano portare le ombre su Gaia... » dissi lentamente, una strana aura aleggiava intorno a noi, la stanza intera aveva un aspetto più lugubre vista anche la luce spettrale che entrava dalla finestre per la giornata nuvolosa.
« La Gilda delle Tenebre... sembra impossibile! » disse il figlio di Re Ridosius con voce delicata e profonda. « Parliamo di un male avvenuto durante l'Era dell'Eclissi... non può essere vero! » proseguì, era incredulo quanto il padre, come tutti noi in effetti la prima volta che ne avevamo parlato.
« Non lo sappiamo con certezza... ma è chiaro che qualcosa si sta mobilitando là fuori. Cose strane accadono per tutta Inakarrias... e forse anche fuori! » dissi pensando anche a ciò che era accaduto alla miniera di diamanti. Stranamente il Re concordò con me, il suo sguardo era totalmente stravolto: aveva gli occhi persi nel vuoto, colmi di paura, uno sguardo grave e che cercava una soluzione al problema nei suoi pensieri.
« Questa ragazza ha ragione, Eveblen... » disse Re Ridosius rivolto al proprio figlio. Quello parve non ascoltarlo. « Noi tra tutti possiamo testimoniarlo... cose strane accadono! » disse con sguardo gelido, si rivolse a me. « Cosa chiedono quindi i sovrani di Maryshar? Solo un'alleanza? Nulla in cambio? » chiese, forse avevo capito male, pretendeva qualcosa?
La cosa mi fece confondere parecchio e non trovai parole per spiegarmi. Fortunatamente intervenne Raphael al posto mio. « In verità nulla, i sovrani hanno semplicemente chiesto aiuto... non si aspettavano certo di dover dare qualcosa. »
Questo parve indispettire parecchio Re Ridosius. A quel punto ebbe un'idea che gli illuminò il viso facendogli tornare il sorriso. « Forse il Creatore mi arride, forse il Creatore opera nella giusta via... tutti questi eventi: accadono per un motivo e lo so per certo. » non riuscivo a capire di cosa parlasse, pensò quindi di spiegare la situazione. « Vedete, come Maryshar, anche Serpah ha i suoi problemi. Una chimera poco distante dalla città minaccia la sicurezza degli abitanti. Ho già mandato due guarnigioni... tutti eliminati. Forse il Creatore vi ha mandata a me per darmi aiuto... » disse rivolgendosi con rispetto a me, un tono totalmente diverso da quello che aveva prima.
« Una chimera? » chiesi strabuzzando gli occhi. Una delle creature più pericolose e forti del mondo. Una gigantesca bestia con tre teste: una da leone, una da capra e infine la testa di un drago. Una creatura fortissima talvolta refrattaria alla magia.
« Vi chiedo di eliminarla per conto mio. Ma forse vi servirà aiuto... conoscete la tribù degli Elementali? » chiese il Re. Quel nome mi disse qualcosa ma nulla che sovvenne alla memoria.
Cosa che invece accadde a Hematha che parlò. « Parlate del clan dei maghi? Dovrebbero essere molto vicini in effetti... » disse a voce normale, il Re annuì.
« Dovreste viaggiare verso di loro e chiedere aiuto su come eliminare la bestia. In fondo siete sopravvissuta a un costrutto... una chimera dovrebbe essere più facile per voi no? » dava la cosa per scontata, non ero nella posizione per rifiutare, se lo avessi fatto avrebbe rifiutato l'alleanza con Maryshar.
« Partirò oggi stesso per affrontare la creatura! » dissi infine accettando la sua missione. Ma ciò non gli bastava.
« Inoltre... » continuò il sovrano. « Come simbolo dell'alleanza tra Maryshar e Serpah... desidero che la principessa Henstia, si congiunga in matrimonio con mio figlio Eveblen! »
Silenzio. Nessuno di noi fiatò per un intero minuto, a me era sembrata passare l'eternità, voleva un matrimonio tra i due eredi al trono. Non una richiesta così impossibile in fondo... ma il principe stesso ebbe da ridire urlando al padre.
« Non mi sposerò mai con una donna che non voglio! Non mi costringerete a farlo, con il Creatore al mio fianco... » venne interrotto dalle urla del padre stesso che echeggiarono ovunque.
« Il Creatore mi ha offeso dandomi un figlio come te! Ma il suo scherzo gli si rivolta contro! Tu sposerai quella ragazza. Volente o nolente. Sono stato chiaro!? » le sue urla mi fecero raggelare il sangue, ero certa che tutto il castello lo avesse sentite, forse anche all'esterno.
Il principe Eveblen rimase al suo posto, straziato e muto. Si mise composto e mi rivolse uno sguardo, sembrava minaccioso. Ma io non avevo colpa di ciò! « Sembra che ci siano problemi... » dissi notando l'evidenza. Re Ridosius si calmò e ci scherzò sopra, una voce costituita da un'allegria finta.
« I giovani d'oggi... così spaventati dal matrimonio. Ma è per il bene della città... ciò che dev'essere fatto va fatto. Eveblen prenderà tra le mani il suo regno e quello di Maryshar. Così ho deciso e così dovrà essere! » questo era davvero un problema.
Come avrebbe Henstia potuto accettare vista la condizione della sua famiglia? Nessuno sapeva che lei era l'attuale Regina, un matrimonio avrebbe portato allo scoperto tutto. Dovemmo congedarci, dovevamo partire e anche in fretta, c'era da andare dagli Elementali come prima cosa, poi ci saremmo occupati della chimera e solo in seguito del matrimonio. Il destino la pensò diversamente dai programmi in questione. Poco prima di uscire dalla città per ricongiungerci a Morkor, un uomo si fermò davanti a noi, indossava le vesti del castello, doveva essere un emissario con un messaggio per noi.
« Il principe Eveblen chiede la vostra urgente presenza al castello per un incontro privato. Potete portare i vostri compagni... » disse l'uomo, quello era ancora più strano.
La situazione in effetti non poteva essere più paradossale di come si era presentata. Un messaggio da parte del principe. Probabilmente nel tentativo di fermarci, chiaramente non voleva sposare la “principessa”. Ci introducemmo al castello di nuovo, accompagnati dall'emissario che ci fece orientare tra i bellissimi corridoi colmi di arazzi e quadri, arrivammo in una gigantesca stanza con un tavolo immenso, un camino acceso e le fiamme che vi ardevano dentro. Il calore era piacevole vista l'aria gelida che appestava il castello. Appena visibile c'era proprio il principe: i suoi capelli neri luccicarono tra le ombre con le sue vesti. Aveva lo sguardo grave. « Sono felice che siate venuti qui... e sono davvero addolorato per il comportamento meschino di mio padre; lui pensa ai suoi interessi e crede di pensare anche a quelli miei e di mio fratello... »
Fratello? « Avete detto che avete un fratello? Perdonatemi avevo capito che eravate figlio unico non vedendolo accanto a voi » fu Hematha ad illuminarmi spiegando la cosa con le parole, per essere un'elfa ne sapeva più di tutti noi.
« Un tragico incidente. È successo sei mesi fa se non erro; il principe Leoniun, il minore, è venuto misteriosamente a mancare a causa di alcuni banditi. Re Ridosius ha organizzato un grande funerale... ero presente anch'io in qualità di sacerdotessa... » disse con volto triste, Eveblen annuì e quasi sbuffava a ridere, una risata esasperata.
« Patetico bastardo vecchio! » disse alzando gli occhi al cielo. « Fa tanto il finto credente, invoca il Creatore ma è solo una farsa... come il funerale stesso! » quello lasciò tutti molto confusi. Raphael per primo si fece avanti.
« Perdonatemi principe, ma che intendete con farsa? » la cosa appariva ovvia. Ma noi non conoscevamo la storia. Toccò a Eveblen stesso illuminarci su una parte della sua vita privata.
Il principe parve da subito in difficoltà nel raccontare. « Ecco... probabilmente la cosa vi darà fastidio, ma sono cresciuto... in modo diverso dagli altri principi. Non è... nel mio interesse corteggiare le ragazze. Al contrario sono più stimolato dai ragazzi... » disse con uno strano sguardo, questo la diceva lunga. Il principe Eveblen era omosessuale. La cosa non mi importava, non avevo mai badato a quello, ognuno era libero di pensare e di amare, protestare e concordare.
« Va bene... quindi siete attratto dai ragazzi. Questo immagino sia un problema e spiega chiaramente la situazione con la principessa Henstia e la vostra riluttanza al matrimonio... ma cos'altro c'è? » chiesi facendo il punto della situazione.
« Fin da ragazzo, parlo della mia adolescenza, ho trascorso il tempo con i ragazzi, con i pittori e avendo amanti per le strade stesse di Serpah... ma non avrei mai potuto immaginare di trovare l'amore della mia vita proprio qui al castello... » cominciavo a tremare per ciò che stava dicendo. « Proprio in mio fratello Leoniun! » la sua voce aveva preso una strana piega colma di dolore. Il mio sguardo lo esortava a continuare e tutti noi eravamo in silenzio. « È stata un'illuminazione, avevo diciott'anni e avevo visto per la prima volta il mio fratellino non più con l'amore fraterno, ma qualcosa di più speciale. E il Creatore mi ha reso felice quando... ho avuto modo di essere ricambiato da lui stesso! »
La situazione era tesa. Sentivo il peso delle parole di Eveblen sulle mie spalle, doloranti e preoccupate per il seguito. Non avevo il coraggio di guardare le reazioni dei miei compagni, specialmente dei due ragazzi. « Quindi... voi e vostro fratello siete stati amanti? » la cosa mi suonò strana da dire, impossibile. Non riuscivo a immaginare un amore con mio fratello.
Il principe Eveblen scosse il viso delicatamente e si avvicinò a noi. Era alto quanto Raphael e dai suoi occhi tristi capì che c'era stato molto di più. « Io e Leoniun ci siamo amati per cinque anni. Non come amanti, come fidanzati. Ovviamente tutto in segreto e non fuori dalla camera da letto... non era solo sesso. Era molto di più! » prese una boccata d'aria poi respirò lentamente. Dietro di me sentivo Raphael fremere. Voleva dire qualcosa ma forse non poteva. « Ma il destino ha voluto che le guardie di mio padre ci scoprissero in pieno coito! »
Sembrerà stupido ma stavo per strozzarmi con l'aria stessa. « Che cosa!? » Eveblen annuì e si voltò, fece per allontanarsi e si voltò verso il fuoco lasciandosi illuminare il viso mascolino.
« Mio padre andò su tutte le furie. Non solo il Creatore gli aveva dato due figli “eretici” a detta sua, ma li aveva persino fatti innamorare. La cosa ovviamente non è uscita dal castello o saremmo stati accusati di incesto... ma fece una cosa più elementare... » ebbi la situazione chiara e potei completare la storia al posto del principe.
« Decidere chi dei due tenere. Il maggiore ovviamente visto il suo importante legame di discendenza e fare sparire il minore... » riflettei sulle mie parole mentre le dicevo. « Ma perché non eliminarlo del tutto? Perdonate la mia schiettezza. »
« Perché l'avrei raggiunto anche dopo la morte e avrebbe perso entrambi gli eredi! » un problema in effetti se pensiamo all'importanza di avere discendenti maschi nelle famiglie reali. « Di conseguenza sei mesi fa lo fece imprigionare nelle prigioni. Nascondendolo a tutta Serpah e persino a me... sotto consiglio di quel dannato sacerdote che gli sta accanto! » la sua voce si strozzò ancora una volta, come se avesse un nodo alla gola.
« Cosa volete che facciamo allora? Avete il mio più pieno appoggio. Ma mi serve l'alleanza di vostro padre... prima devo affrontare la chimera! » dovevo essere sincera, avevo a cuore l'amore tra i due fratelli, ma l'alleanza con Serpah era di vitale importanza per Maryshar, soprattutto per combattere la Gilda delle Tenebre con più alleati possibili.
Il principe chinò il viso verso il pavimento. « Avete ragione. Grazie per avermi ascoltato. Per ora è giusto che io vi lasci andare... ma ho intenzione di agire presto, quando avrò pensato a qualcosa che soddisfi entrambi! » era il suo modo per congedarci e per lasciarci andare a completare la missione.

* * *

Raphael non mancò di dire la sua e la cosa mi fece piacere visto che avevo a cuore le idee dei miei compagni di viaggio. « Allora... è davvero brutta come situazione! » disse in riferimento a ciò che ci era stato detto da Eveblen, eravamo fermi per la notte, avevamo montato l'accampamento. Hematha e Winsper stavano conversando accanto al falò, Morkor invece se ne stava lontano a vigilare attentamente, cercando di scrutare possibili pericoli. In fondo non sapevamo se potevamo essere vicini alla chimera in questione e la cosa ci preoccupava.
« A cosa ti riferisci esattamente? Al fatto che sia lui che il principe Leoniun siano omosessuali? Avevo capito che non eri particolarmente credente... » a detta della Chiesa, due uomini non potevano giacere a letto insieme perché considerati sodomiti, eretici che andavano contro il Creatore impedendo la procreazione. Questo però non era scritto in alcun testo sacro.
« Non datemene una colpa... sono cresciuto in un ambiente abbastanza diverso dal vostro. Non so come funzionino le cose tra gli Erranti, ma tra i Paladini della Luce si viene additati ed esclusi se si pensa che possano piacere i ragazzi. C'era un ragazzo qualche anno fa... veniva deriso da molti e il più delle volte veniva anche picchiato da altri. È morto qualche mese dopo essere entrato nei nostri ranghi in una missione... » disse, l'idea che mi si parò nella mente fu abbastanza triste.
« E tu che facevi? Guardavi che lo picchiavano!? » ero abbastanza arrabbiata, se così fosse stato sarebbe stato brutto. « E non pensare che le cose tra di noi andassero meglio, dobbiamo “accoppiarci” solo con i maghi del clan per procreare, se ciò non va bene si può o cambiare o fuggire. »
Raphael chinò il viso di lato puntando gli occhi contro le ombre scure e tenebrose delle colline davanti a noi. « Non potevo agire. Nessuno di noi poteva proteggerlo. Doveva essere lui stesso a farlo secondo il nostro stesso codice. Comunque non mi riferivo al fatto che fossero entrambi omosessuali... » fece una breve pausa e poi riprese. « O meglio, per me è davvero strano capire come un ragazzo possa amarne un altro ma non mi fermo a giudicare visto che non sono un giudice. Compiono atti incestuosi... questo non vi... » non riusciva a trovare le parole. « Io non penserei mai a una sorella in quel modo! » arrivò infine a concludere.
« Neanche io potrei pensare a mio fratello in quel modo. Ammetti però che la situazione è diversa, un rapporto tra due ragazzi non si svolge esattamente come tra un ragazzo e una ragazza... » usavo parole che mi facevano sembrare esperta in argomento, in realtà neanche sapevo come funzionava un rapporto tra ragazzo e ragazzo e mi vantavo del contrario. Tuttavia Raphael fu galante e non me lo fece notare.
« Però nonostante non lo comprendiate lo accettate... » disse continuando il discorso, stranamente eravamo al punto in cui volevo arrivare nella mia mente. Gli rivolsi un sorriso.
« Ci sono cose che possiamo solo accettare. Come chi amare. Ragazzo o ragazza cosa importa? Davanti agli occhi del Creatore siamo tutti uguali... » il modo con cui mi guardò quando dissi quelle parole, quasi mi fece tremare. Non per paura, ma per qualcosa di molto diverso che non avevo mai conosciuto prima d'ora. Le sue labbra si schiusero in un sorriso.
« Direi che abbiate ragione! » così dicendo tornammo tra gli altri e ci apprestammo ad andare a dormire visto che ci aspettava una lunga camminata l'indomani mattina.
Se fosse stato possibile, il cielo era ancora più nero del giorno precedente, non ci facemmo scoraggiare però delle possibili intemperie che potevamo trovarci contro. Avanzammo lungo la direzione che ci indicava Hematha, lei sembrava sapere con certezza dove si trovassero gli Elementali perciò non potevamo fare altro che seguirla. Verso mezzogiorno vedemmo qualcosa tra le colline, un piccolo agglomerato di tende e dei movimenti, avevamo trovato il loro accampamento e così facemmo in modo di andare più veloci ma di non apparire a loro come nemici. Quando ci avvicinammo fummo avvistati e i maghi di guardia ci fissarono male, indossavano la loro veste da stregone e sopra una pettiera fatta con ferro temprato. Pensavo che ci avrebbero fermato invece non ebbero nessuno reazione. Decisi che non era il caso invadere il loro campo, portai con me Raphael ed Hematha, il mio caro amico e l'unica maga del gruppo a esclusione mia. Avanzammo fino ad arrivare al centro dell'agglomerato dove c'era un bellissimo e grande falò che brillava di una fiamma azzurra e bluastra, ero incantata da quella vista e soprattutto dal calore che emanava, un calore che si espandeva per tutte le tende dolcemente, come un mantello caldo che avvolgeva tutti. Qualcuno si avvicinò a noi in maniera abbastanza seria, sbarrai gli occhi quando vidi che si trattava di un elfo, uno in mezzo a tanti umani.
Era molto alto, persino più di Raphael, come tutti quelli della sua razza, un fisico magro nascosto dalla bellissima veste bianca e nera che indossava, ricordava molto una scacchiera per com'erano disposti i rombi. Aveva inoltre dei capelli corti fino alle spalle e rossi come il fuoco, gli occhi dorati e brillanti, mi ricordavano molto quelli di Mankel e questo mi fece stare male. Aveva un bel viso contornato dagli zigomi pronunciati, uno sguardo fiero e l'aria seria e grave puntata su di noi.
« È un piacere avere altri maghi tra noi... e mezzo! » disse puntando uno sguardo accusatorio contro Raphael. « Non percepisco un minimo di magia in te, perciò perché sei insieme a queste due potenti maghe? Sei forse il loro schiavo? »
La risposta di Raphael fu ironica e sarcastica allo stesso tempo. « Bene... da Paladino della Luce sono stato declassato a schiavo. Almeno ho una padrona come voi, Myrah! » ignorai la sua battuta e cercai di restare seria per spiegare.
« Lui è un mio amico. Viaggiamo con un piccolo gruppo ma noi tre siamo qui come... rappresentanti di qualcosa di più grande. Posso parlare con il vostro Primo Incantatore? » chiesi gentilmente. Lui incrociò le braccia massaggiandosi il mento.
« In verità il Primo Incantatore non è qui. Ma potete parlare con me, sono il suo secondo. Dite a me e vi sarà concesso... » nei suoi occhi vidi qualcosa guizzare contro di me, curiosità, malizia. Si spostò verso Hematha e vidi la stessa luce.
« Re Ridosius di Serpah ha bisogno di un favore. Lo ha chiesto a noi... ma non ritengo di essere pronta abbastanza; una chimera minaccia la città e mi ha chiesto di aiutarlo. Io mi rivolgo a voi per supportarci nella battaglia. » dissi la verità tralasciando la maggior parte dei dettagli. L'elfo parve incuriosito da tutta la situazione.
« Davvero interessante... pare che il Primo Incantatore avesse ragione riguardo al moto delle nubi. Da dove provenite? » chiese sia a me che a Hematha, non gli interessava di Raphael.
« Io vengo dal clan degli Elfi della luna. Myrah invece viene dal clan degli Erranti! » la cosa lo sorprese, eravamo forse il gruppo di maghi più famoso solo che forse non gli quadrava il perché non fossi con loro visto che nessuno poteva abbandonare con molta semplicità il gruppo. Ero fuggita chiaramente, la conclusione più ovvia.
« Molto interessante... potrei seguirvi io in quanto sono uno dei più esperti qui. E non credo che il Primo Incantatore sentirà la mia mancanza... » qualcuno però lo aveva sentito e gli si avvicinò chiamandolo per nome.
« Tarnyth non potete farlo. Il Primo Incantatore sarà furioso quando lo saprà! » disse uno degli altri maghi e l'elfo sbuffò con impazienza come se non gli importasse la cosa.
« Questo non cambierà nulla che non sia già così! » rispose quello con freddezza. « Permettetevi di accompagnarvi... inoltre potrei essere un ottimo incantatore e insegnarvi qualche piccolo nostro segreto... siamo i migliori nella Magia Verde e Viola. » con quelle semplici parole aveva catturato la mai attenzione su di lui, per questo dovevo averlo nel nostro piccolo gruppo. « Affare fatto quindi? Diamo insieme la caccia alla chimera? » chiese ancora una volta come per confermare il patto porgendomi la mano. Allungai la mano e prima di stringerla Raphael ebbe da ridire come suo solito.
« Ne siete sicura? Costui è un mago pericoloso! Inoltre il suo ruolo gli impedisce di lasciare il clan. Non vorrei che avessimo noi problemi in futuro... » disse. Questo mi fece voltare lentamente verso di lui e totalmente stranita.
« Raphael da quando pensi che noi maghi siamo pericolosi!? » chiesi con acidità tale da farlo zittire. Non disse più una parola e siglai l'accordo con Tarnyth. « Ti chiami Tarnyth credo di aver capito? Io sono Myrah. Piacere di conoscerti. » dissi sorridendo, a quel punto potemmo lasciare il loro campo. Prima di fare ciò l'elfo dovette andare a prendere il proprio bastone e un piccolo zaino per il viaggio; restai meravigliata dalla lunghezza dell'arma, sicuramente più alta di due metri e con una bellissima biforcazione alla punta, da lì partivano altri rami che ne facevano acquistare altezza. Dopo le presentazioni con il resto del gruppo Tarnyth parve trovarsi più a suo agio anche se immagino non si trovasse molto d'accordo con Raphael.
Avere Tarnyth con noi durante il viaggio di ritorno verso la capitale fu davvero interessante, come suo primo punto c'era da chiedermi quali incantesimi sapevo fare, feci quindi il breve elenco e non ne parve soddisfatto. Forse perché si aspettava qualcosa di più da una maga degli Erranti, si promise però di insegnarmi incanti più potenti e distruttivi dei primi livelli di conseguenza ci mettemmo subito all'opera e ciò fece sì che fossi solo sua per tutto il tempo in cui viaggiammo visto che mi spiegava come muovere il bastone e come trovare la concentrazione corretta per potermi insegnare gli incanti.
Lavorammo principalmente su due incantamenti visto che non avemmo tempo di fare molto altro: il primo consisteva nell'evocazione di un muro di fuoco, un potente incantesimo che evocava fiamme dal basso verso l'alto, alte e impenetrabili capaci di bruciare la qualunque. Il secondo incanto era invece riguarda l'arte del controllare l'acqua, mi insegnò come evocare a comandare un drago d'acqua, un gigantesco serpente composto solo da acqua che si schiantava sui nemici a seconda dei movimenti che gli imponevo di compiere; due magie di livello avanzato della Magia Verde, si proponeva anche di insegnarmi qualcosa della Quarta Arte Arcana, magari in futuro però, se fosse rimasto con noi ne avrebbe avuto il tempo: giocava molto su quel fatto. Non ebbi modo di sperimentare gli incanti appresi però visto che non potemmo fermarci per molto, era quasi il tramonto ma non ci apprestammo ad una pausa visto che dalla collina potemmo vedere le lontane luci di Serpah e la meravigliosa struttura del castello.
Mentre scendevamo per la collina, Tarnyth si avvicinò a me più di quanto aveva già fatto, quasi poteva farmi cadere di quant'era attaccato a me e sentivo di essere sotto l'occhio vigile non solo di Raphael ma anche sotto quello di Winsper. « Posso farti i complimenti Myrah? In mezza giornata hai appreso due incanti. Sentivo che eri una maga potente... » mi stava lusingando e ammetto che mi faceva piacere.
« Non ho appreso i due incanti. So come evocarli ma non so se potrei mai riuscirci in una battaglia e questo può essere un problema. Se dovessi indirizzare il dragone d'acqua contro i miei alleati? » lui fece una risata che trovai irritante.
« Be'... se colpirai per sbaglio Raphael non credo ci siano problemi. Giusto Paladino della Luce? » il cavaliere lo guardò trafiggendolo con lo sguardo, i suoi occhi verdi si posarono poi su di me, chiaramente in disaccordo per come stavo stringendo amicizia con l'elfo appena entrato nel gruppo.
« Non preoccuparti Raphael. Il giorno in cui farò del male a qualcuno di voi con la magia smetterò di usarla! » questo mi fece riflettere parecchio, se Lamia fosse uscito un giorno e avesse fatto del male a tutti loro? Era una possibilità rarissima visto che ormai era dormiente dentro di me, ma non era da escludere. E inoltre possibile che nessuno si accorgesse che dentro di me avevo un demone? Forse il talento che Tarnyth vedeva in me era solo merito di Lamia. Restai in silenzio per il resto della serata quando poi dovemmo fermarci e riposare.
Ero stanca e quella notte feci un incubo che dimenticai quando al mattino mi risvegliai in un bagno di sudore.






Angolo Autore: 
Eccomi qui con un altro capitolo ^^ Chiedo scusa se rallento ma sono impegnato col lavoro. Problemi su problemi per la nostra maga eh? E l'ingresso di Tarnyth risulta interessante... scopriremo presto i risvolti anche per la questione dei due principi. Ringrazio tutti i lettori e chi segue la storia ma soprattutto Fantasy_Love_Aky che ha lasciato le recensioni.

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Capitolo 16
*** 16 - Il demone nascosto ***


16.

Il demone nascosto






Il fiato era pesante, l'aria irrespirabile, non per l'aria salmastra a cui non ero abituata, si sentiva proprio che l'aria fosse carica, pervasa da qualcosa di molto più forte e pericoloso. Un'energia incredibile che pareva incutere timore lungo la costa. Gli Elementali non erano molto distanti dal luogo in cui la creatura era situata per riposarsi. Tarnyth ci spiegò alcune cose che persino a me erano nuove, per esempio il fatto che solitamente le chimere non si trovavano a Inakarrias e che le si trovava solo nelle montagne nel lontano sud; questa creatura doveva essere scesa per un buon motivo, forse qualcosa l'aveva attirata qui.
Inoltre disse che poteva anche capitare che la creatura fosse refrattaria solo ad alcuni elementi magici mentre credevo diversamente. Credevo che fosse totalmente immune alla magia, ma tutto poteva essere. Ci avvicinammo alla costa, sempre di più annidata tra le colline, si trovava una creatura all'orizzonte, sembrava una grande pietra, un meteorite forse. Avvicinandoci però potemmo cogliere i numerosi dettagli della creatura, per esempio le tre spaventose teste: la principale testa da leone privata però della criniera, la seconda testa di capra e la terza era la testa di un drago bianco con i denti aguzzi, a detta di alcuni studi è proprio quella la testa che dona l'immunità parziale o totale alle magie. Il nostro problema principale quindi poteva essere tagliare la suddetta testa che era posizionata sulla destra rispetto alla centrale del leone. Inutile dire che avevo paura, era come affrontare un gigantesco e forte quanto letale, leone.
Tarnyth mi si avvicinò delicatamente, con le sue lunghe dita mi prese il polso in una stretta fredda e leggera. « Sei in ansia? Sono certo che riuscirai a usare i nuovi incantesimi! » disse certo delle mie abilità, il potere che vedeva in me era solo dentro. Non aveva mai avuto la possibilità di vedermi all'opera ancora.
« Direi che la strategia è importante contro una belva del genere... » Raphael si spostò in avanti arrivando davanti a me, a quel punto strattonai la mano che avevo legata dalla stretta di Tarnyth e mi appoggiai con entrambe sul bastone. « Io, Morkor e Winsper dovremmo andare a combattere in prima linea. Voi, Hematha e Tarnyth dovreste stare nelle retrovie visto il vostro potere magico e l'assenza di armi taglienti » concluse.
« Parla per loro! » disse l'elfa sorridendo ed estraendo il suo pugnale dalla cinta. « Io sono letale anche con questo. » continuò provocando un mio sorriso.
« Avanzate allora! » ordinai, i due combattenti misero mani alle armi, Raphael alla spada e allo scudo, Morkor con la sua ascia e Winsper con il suo martello gigante; io e Winsper prendemmo i nostri bastoni magici e tutti insieme avanzammo.
La creatura si accorse subito della nostra presenza, si alzò sulle quattro zampe mostrando la sua mostruosità, a quel punto Hematha cominciò a muovere le mani contro me e Tarnyth per potenziare i nostri incanti con la Magia Gialla. L'elfo accanto a me si mosse in una danza macabra e alla fine alzò il bastone contro il cielo; sopra la chimera comparvero delle nubi gigantesche e da esse cominciò a piovere il fuoco, una pioggia infernale che venne giù a sassate contro la creatura che cominciò a ringhiare per il dolore, quella si gettò subito su di noi correndo, trovandosi però i guerrieri a protezione nostra.
Era il mio momento, aveva già visto che le fiamme gli avevano arrecato danno, di conseguenza mi preparai per l'usare il muro di fuoco che avevo appena imparato; mi mossi delicatamente, muovendo il bastone dal basso verso l'alto, a quel punto focalizzai e concentrai le fiamme nel punto in cui era la chimera, proprio sotto i suoi piedi e lasciai andare l'incanto: le fiamme sorsero dal nulla, alzandosi e protraendosi verso il cielo arrivando a creare un muro di fiamme impenetrabile e la creatura si gettò a terra per rotolarsi, cercando un modo disperato di liberarsi delle fiamme e allo stesso tempo di Morkor che era salito in groppa alla creatura. A quel punto cominciai ad aver paura di averlo ferito ed entrai nel panico.
La battaglia proseguiva normalmente, Raphael si era concentrato sulla testa del drago, quella che conferiva la protezione magica, mirava a reciderla e perciò attaccava il collo della creatura, vidi il martello di Winsper affondare nel cranio del drago e il sangue rossastro riversarsi su di loro e sulla terra dura, l'immagine mi provò ancora più confusione e disgusto. Quell'azione aveva fatto disperare la creatura, in un secondo preciso Morkor e Raphael riuscirono a tranciare di netto la testa del drago che cadde a terra con un tonfo e facendo fuoriuscire il rosso sangue sulle scaglie bianche della testa recisa. Qualcuno accanto a me mi scosse, era Hematha.
« Vai con gli altri incantesimi. Concentrati solo sul nemico e non sulla possibilità di prendere anche Raphael e gli altri! » urlò nel mezzo della battaglia, aveva capito la mia preoccupazione. La magia poteva essere molto letale per loro. A quel punto feci come detto da lei, usai la mia magia e cominciai un'altra danza.
Era più morbida e sinuosa, simile al movimento ondeggiante di un serpente e a quello delle onde, rilasciai l'incantesimo evocando il drago d'acqua dal vasto Mare delle Croci che bagnava l'intera costa delle Colline di Goelinarf. Tenere sotto controllo l'incantesimo fu difficile, ma ci riuscii alla perfezione.
La creatura sbucò dal mezzo del mare, era sinuosa proprio come il mio movimento, fatta interamente di acqua cristallina e splendente di riflessi azzurri e bluastri, i dettagli delle scaglie erano credibili come se fosse stata una statua e il viso era diabolico, un'espressione cattiva e arrabbiata. Lo mossi con il bastone indirizzandolo proprio addosso alla chimera, vidi i miei compagni spostarsi in tempo e la chimera (che soffriva ancora la perdita della testa) restò là cercando di alzarsi, l'attimo dopo si trovò schiacciata a terra dall'imponente mole dell'acqua, spostai il dragone e quasi consumai tutta la mia energia quando rilasciai l'incantesimo per mostrare che la creatura era fradicia e dall'incrinatura delle ossa poteva anche essere mezza morta. Raphael si gettò addosso alla creatura ancora una volta, il movimento che Tarnyth stava compiendo con il bastone mi fu subito familiare, stava evocando un fulmine per schiantarlo contro la chimera, questo però sarebbe stato letale per il mio amico, a quel punto feci la sola cosa che potevo fare: alzai il bastone magico contro Tarnyth e gliene tirai un colpo sulla gamba per atterrarlo, ma era troppo tardi, non partì solo un fulmine bensì un'intera scarica che arrivò a colpire la chimera e Raphael, ci furono dei bagliori e la creatura si trovò quasi fritta, a terra e morente mentre Raphael muoveva la spada contro il cranio della capra, infilzando la lama nel mezzo e uccidendola, Morkor e Winsper si concentrarono invece sulla testa del leone che non ebbe scampo sotto i loro colpi, era morta.
« Che diavolo ti è preso!? » dissi quando avemmo preso fiato, mi ero voltata verso Tarnyth che era ancora dolorante per il colpo che gli avevo dato, aveva sollevato la veste a scacchi mostrando una gamba magra e con una ferita insanguinata nel colpo dove l'avevo preso, ero stata tanto brutale? Avevo reagito per istinto per proteggere Raphael.
« Non avrei mai colpito il tuo amico. So controllare la mia magia molto bene... accidenti che dolore! » disse lamentandosi, Raphael con lo sguardo godeva alla vista dell'elfo soffrente, mi avvicinai verso il ferito e mi soffermai con le mani sulla ferita.
Da esse partii una luce bianca e pura, l'energia della Magia Bianca, molto simile all'incantesimo di luce in effetti, solo che sentii la mia stessa energia andare via, quasi svenivo per la sensazione che provai, la mia energia stava abbandonando il mio corpo e si concentrava sulla ferita per rimarginarla, quando la luce si fermò, la gamba era pulita e priva di ferite e sangue. Rimarginata completamente.
« Ottimo lavoro Myrah! » disse Hematha fiera di avermi insegnato quell'incantesimo. Mi sentivo piuttosto persa e mi girava la testa, nonostante quello restai però in silenzio.
« Credo che dovremo tornare da Re Ridosius... » propose Winsper, aveva perso già molto tempo per quella causa e dovevamo affrettarci a firmare l'alleanza tra Maryshar e Serpah.

* * *
 
« Quindi è finita davvero? Sono felicissimo di avere avuto il piacere di avervi nella mia corte. Sono proprio curioso di prendere la testa del drago... sarebbe un bel trofeo! » disse Re Ridosius quando ritornammo davanti a lui. Ancora una volta accanto aveva il principe Eveblen che sembrava in ansia. Dall'altro lato però c'era nuovamente il sacerdote consigliere del Re, stavolta aveva il viso scoperto; con mio stupore vidi che era un elfo, aveva occhi rossi e freddi, privo di capelli e le orecchie affilate come una spada, indossava la sua tunica sacerdotale nera e spettrale con dei decori argentati. Teneva le braccia incrociate. « Visto Damelith? Che ti avevo detto? Ho riconosciuto subito il loro potenziale, questa giovane è stata capace di abbattere un drago di ferro e una chimera! » disse il sovrano felice. Come se fosse stato suo il merito del mio talento. L'elfo mi guardò con una strana furia, come se avessi sbagliato qualcosa.
« Non ritenevo saggio affidare il regno nelle loro mani, mio lord. Tutto qui. Ma il vostro intuito è come sempre formidabile... » disse con una voce da serpente, sibilante. « Mi presento, sono Damelith il sacerdote del castello! » la cosa mi incuriosì ma non del tutto visto che anche Hematha credeva nel Creatore e quindi non dovevo stupirmi che potesse accadere.
« Sono molti gli elfi che credono nel Creatore? » chiesi a quel sacerdote che mi guardò con diffidenza.
« No. Io credo fermamente che il vostro “Creatore” sia una bella presa in giro. » disse Tarnyth accanto a me, avevo deciso di portare lui visto che era nuovo nel gruppo, Winsper si era proposto da solo e perché sentiva ancora che Serpah poteva essergli utile per qualcosa. Raphael era mio stretto amico e quindi non sarei andata da nessuna parte senza lui; Hematha era rimasta fuori dalla città per tenere compagnia a Morkor.
« Io non credo nel Creatore... » disse Winsper e a quel punto fu Raphael stesso a commentare con sarcasmo e cattiveria.
« Tu non ricordi nulla di quella che era la tua vita prima che ti trovassimo nudo in un bosco perciò come predenti di sapere in cosa credere e in cosa no!? » quella frase mise comunque un punto alla discussione quando il Re poi ci congedò e si alzò per conferire insieme al sacerdote di una questione importante.
Il principe Eveblen corse subito contro di noi, avanzando con l'ansia impressa nel volto, i suoi occhi scuri preoccupati. « Ho finalmente realizzato un piano. Dobbiamo subito andare nelle prigioni... devo liberare mio fratello e poi fuggirò con lui! » la cosa chiaramente lasciava tutti noi sconvolti, Tarnyth maggiormente visto che non sapeva ma non fece domande.
Ma lui era l'erede al trono, se fosse fuggito insieme al fratello, quindi il secondo successore, cosa sarebbe rimasto al regno? Forse ero anche egoista a pensare in quel modo, ma il regno doveva avere una successione... o qualcuno che lo governasse dopo la morte di Re Ridosius e l'uomo non aveva più da anni una regina che potesse dargli un erede di diritto e di certo non poteva portare un figlio bastardo.
« Cosa pensate che accadrà al regno, principe Eveblen? » chiesi cercando di ponderare le parole giuste da dire. Ma a lui non interessava completamente del regno, pensava al bene suo e di suo fratello, nonché al loro amore per l'altro.
« Non m'importa. Mi aiuterete o no? Vi ho già detto come funziona, con voi ci impiegherò meno tempo ma dovrò farlo! » disse infine come per concedermi un ultimatum.
Non potei fare altro che accettare e lo seguimmo per il corridoio che portava alle segrete del castello, un corridoio buio preceduto da delle scale che scendevano per molti gradini, alla fine ci trovammo nelle prigioni, lunghi corridoi si snodavano per un reticolato che probabilmente era lungo quanto l'intero castello, noi seguimmo il principe Eveblen diretto verso una porta decorata, fatta di legno di ebano e lucente. Doveva essere quella la porta dietro cui si trovava il principe Leoniun. Il maggiore dei due fratelli ci guardava, si aspettava forse che facessimo qualcosa? Io non conoscevo incanti capaci di aprire le porte, e neanche credevo ne esistessero. Winsper però si fece avanti capendo ciò che doveva fare, cercò a terra qualcosa e trovò due lunghi pezzi di ferro, li entrò entrambi nella serratura e cominciò a girare senza un senso logico.
« Non ditemi come ma so che lo so fare! » scassinare una porta? Forse Raphael aveva ragione, poteva essere realmente qualcuno di pericoloso o magari un ladro.
Sta di fatto che l'attimo seguente la porta si aprì facendoci entrare in una bellissima camera, arredata di ogni lusso, qualunque bene che un principe potesse desiderare, un salottino molto ampio con divani, soprammobili e da un lato gli attrezzi del bagno, dall'altro invece un letto a baldacchino gigantesco dove potevano entrare tre persone. Il tutto era contornato nel lusso ma era solo per nascondere la figura che stava al centro.
Il principe Leoniun aveva la mia età, si vedeva dai suoi lineamenti delicati e giovani, privo di barba e dagli occhi stessi comunicava qualcosa di forte. Forse perché erano di un intenso e spettrale dorato, in contrasto con il colorito scuro dei suoi capelli che ricadevano poco più sotto e curvi sulle spalle, magro e alto quanto me, indossava una bellissima veste nobiliare color melanzana, stava con le braccia incrociate a tenersi stretto la camicia, ci guardava sconvolti e non capiva. Poi il suo sguardo si poggiò sul fratello maggiore. Ammetto che quando i due si avvicinarono e si baciarono sulle labbra mi fece strano: erano identici, si poteva perfettamente capire il loro legame di sangue, era come vedere qualcuno baciare la propria figura allo specchio, a eccezione di alcuni dettagli come capelli e occhi.
« Che ci fai qui? » chiese Leoniun al fratello maggiore, restando abbracciati e in balia dell'amore. Una cosa che stavo invidiando dentro di me.
« Son venuto a salvarti! Dobbiamo fuggire insieme! » rispose quello, a quel punto le cose cambiarono. Lo sguardo del minore mutò e diventò triste, chinò gli occhi verso il pavimento.
« Ho aspettato per mesi... e ora che me lo poni, non voglio farlo! Voglio restare qui! » disse, era forse impazzito!? Stavo per parlare quando sentii qualcosa nel mio corpo, il marchio dell'oscurità che vibrava, una sensazione sgradevole. A quel punto avvertì anche una strana presenza, nuova e potente.
« Che stai dicendo!? Leoniun dobbiamo andare via! Non potremo mai vivere insieme; a me non interessa il regno se non ci sei tu sul trono accanto a me... » disse il fratello maggiore inginocchiandosi al fratello minore. Qualcosa andava storto.
« Smettila di dire queste sciocchezze! Ho smesso di amarti quando hai lasciato che nostro padre mi rinchiudesse qui! » disse infine, abbastanza strano visto che l'attimo prima si erano baciati. Mi feci avanti per poter parlare con lui.
« Principe Leoniun, la prego di dare retta a suo fratello. Pensa che le cose miglioreranno? Re Ridosius vuole incastrare suo fratello in un matrimonio con la principessa Henstia... » gli rivelai, la notizia lo scosse, ma cominciò a ridere. Una risata strana e glaciale, quasi come se non fosse in sé.
« Allora il problema è sempre stato mio padre... » disse come se parlasse con sé stesso. « Non posso farlo... sai che è sbagliato! » stava parlando con qualcuno di noi? No... guardava da altra parte e poi un'altra risata e i suoi occhi divennero vitrei.
« Principe Eveblen state indietro! » fu Raphael a gettarsi addosso al principe in modo da atterrarlo. Vidi Leoniun agitare la mano e una vampata di fuoco scaturì dalla sua mano contro di noi, ci gettammo di lato e mi rialzai subito dopo, il corpo del principe era sollevato in aria e si spostò velocemente uscendo dalla stanza. Non potevo credere a ciò che avevo visto!
« Vostro fratello è un mago!? » chiesi conoscendo la risposta, Eveblen non rispose ma dal suo sguardo potei capire che fosse un sì. « Credo che abbia evocato un demone allora... »
Non so perché lo dissi, forse era proprio per quel motivo che avevo sentito il marchio vibrare. Era possibile, Leoniun aveva evocato un demone che era rimasto nascosto, il problema era per il legame che avevano stretto: era come il mio? Lo aveva definitivamente posseduto? In tal caso la soluzione era la morte anche se non potevo esattamente dire di essere favorevole!
Ci spostammo a ritroso, dalle parole che aveva usato, poteva essere andato solo da una persona. E fu mentre salimmo le scale che sentimmo l'urlo dell'uomo. Arrivammo nella sala delle udienze con il fiato in gola e una luce ci investì appena aprimmo la porta principale. C'era una risata, un uomo che rideva; qualcuno che continuava a urlare per la paura e poi un altro suono; nel mezzo della sala una colonna di luce dentro la quale c'era il principe Leoniun. Il suo corpo ebbe delle scosse e poi ne uscii il demone: una donna bellissima e formosa, gli occhi affilati e cattivi, scuri e rivolti come il viso verso l'alto, alzò una mano delicatamente, solo allora notai che era nuda, spoglia di qualunque veste. La sua pelle era rosea e quasi sul rosso. Ricordo perfettamente quell'immagine, anche all'epoca lo ricordai, quando avevo sfogliato il libro di Rugornah avevo visto quella creatura: il demone della lussuria, Amiada.
« Sì... finalmente avrò l'occasione di uccidervi tutti! » urlò l'uomo che rideva, appena il fumo e la luce sparirono potemmo vedere meglio di chi si trattava. Era un elfo, stringeva una falce tra le mani e aveva la veste nera aperta in modo da lasciare libero il petto, proprio al centro stava un simbolo marchiato come quello che io avevo sulla spalla: ciò che sembrava un cuore con delle spine attorno. Riconobbi il sacerdote del castello, Damelith. « Anche tu, Profetessa! » disse poi indicando me. Non ebbi il tempo di reagire.
Il demone si gettò subito su Re Ridosius, la figura che urlava, Si mise sopra di lui e trapassò il suo petto fino a far fuoriuscire la mano dalla schiena, in essa stringeva il cuore dell'uomo. Subito si fermò un lago di sangue e Eveblen cadde indietro urlando il nome del padre e cominciando a piangere. Si liberò del corpo del sovrano senza vita e poi si scagliò con violenza contro noi per abbatterci.
Il demone della lussuria era senza dubbio fortissimo, distruttivo e letale, agile forse per la sua leggerezza. Raphael si fece avanti insieme a Winsper, andarono a combattere in prima linea sperando di distruggere almeno la forma fisica del demone, quello però evitò i colpi di spada e di scudo e quasi fece scontrare Raphael e Winsper, saltò in avanti e Tarnyth si piazzò davanti a me evocando i suoi incantesimi, evocò un incantesimo strano e occulto, un incantesimo di Magia Nera. Generò un'esplosione che fece un rumore assordante e gettò la stanza nella polvere più totale per confondere il demone che trovò però il suo collo e strinse l'elfo per soffocarlo.
Davanti ai miei occhi Tarnyth stava morendo soffocato a causa della stretta del demone, non pensai altro che a distruggerlo: evocai un fulmine e centrai in pieno il corpo del demone che fu spinto indietro, a quel punto sentii una risata provenire dal sacerdote Damelith. « Myrah giusto? Io e i miei amici ti abbiamo vista all'opera con il nostro drago di ferro... mi è dispiaciuto dover dire addio a quell'adorabile bestiola! »
Potevo dare solo una spiegazione: Damelith era alleato con la Gilda delle Tenebre anzi, doveva essere sicuramente un membro. Ma di quanti? Chi altri ne faceva parte? Aiutai Tarnyth a rialzarsi mentre il demone si allontanava da noi.
« Muore demone! » urlò Raphael infilzando la proprio spada nel petto di Amiada, rimase ferma pochi istanti per poi riprendere la battaglia, prese Raphael e lo scaraventò contro Tarnyth e me, cademmo tutti e tre a terra mentre Winsper muoveva il suo martello, centrò in pieno il viso del demone che cadde con il viso totalmente spappolato. Un'altra risata del sacerdote e il suo marchio si illuminò, ciò restituì al demone il suo pieno aspetto e la sua forza. Non capì subito il nesso.
Mi alzai spostando sia Tarnyth che Raphael, mi diedi una mano con il bastone magico e mi rimisi in piedi, a quel punto evocai un muro di fuoco proprio tra noi e il demone che ci stava caricando, le fiamme alte comparvero nell'attimo in cui il demone sorvolava il muro, ne bruciarono il corpo che si colorò di nero in breve tempo e che continuava a bruciare. A quel punto sfoderai i miei incantesimi: evocai un soffio di ghiaccio sperando di arrivare a congelare tutto il corpo del demone, come risultato ebbi però solo una piccola scintilla di ghiacciò che congelò la mano della creatura e le fiamme si spensero. Tarnyth usò alcuni incantesimi semplici come il fulmine e poi un globo di oscurità che si schiantò contro il demone bruciando la pelle con l'ombra. Ne ero certa ormai: quella era Magia Nera. Ed era proibita! Ridicolo se penso che io stessa avevo evocato un demone, ma a quel tempo ero una ragazza stupida!
Il demone soffrì molto dei nostri attacchi magici, questo diede il tempo a Winsper ti atterrarla ancora e di bloccarle la schiena con il martello gigante, Raphael si mosse velocemente e con un movimento netto della sua spada recise la testa della creatura; ci fu una luce bianca e poi il demone diventò cenere. Forse avevamo già vinto, restavo solo il confronto con Damelith, purtroppo però non era semplice.
« Qual è la vera intenzione della Gilda? » chiesi avanzando contro il sacerdote elfico. Non mi ero accorta che Eveblen si era fatto avanti per prendere il corpo di suo fratello, adesso steso a terra e dolorante, il suo intento era quello di mettersi entrambi al sicuro; accanto a loro c'era il cadavere del padre, gli occhi sbarrati per l'orrore della brutale morte.
« Le ombre... con loro potremo regnare sovrani per far entrare Gaia in una nuova epoca. » disse sognante e alzando gli occhi al cielo per invocare un potere più grande. « Ma Macdrair non è contento della tua rivelazione... » ipotizzai che quell'uomo nominato doveva essere un suo superiore.
« Sei stato tu a evocare il demone? A imprigionarlo dentro Leoniun e a farlo nutrite del suo odio? » dissi, un caso diverso dal mio: il demone non era legato al principe ma al sacerdote. « O forse l'hai convinto ad evocarlo e tu l'hai tenuto a bada dentro di lui ma lasciandolo collegato al marchio sul tuo petto... » la seconda ipotesi era più probabile.
Tarnyth si fece avanti zoppicando. « Scommetto che questo mer'klar ha chiamato qui la chimera. Immagino con l'intento di distruggere la città... » il collegamento era ovvio e ci sarei arrivata subito anch'io. Il sacerdote rise.
« Siete due maghi, sapete come funziona la possessione? Il demone perde la forma fisica... ma può essere ancora chiamato! » disse Damelith ridendo, il segno sul petto si stava nuovamente illuminato, questo avrebbe permesso al demone di tornare nuovamente e significava combattere nuovamente per un ciclo infinito; la soluzione era semplice: eliminare l'evocatore posseduto. Mossi il bastone magico per lanciare un fulmine, mancai il bersaglio vista la mia rapidità ma almeno lo bloccai.
« Pensi di potermi battere? » cominciò lui. A quel punto mosse le sue mani a casaccio senza prestare attenzione ai movimenti con la falce tra le mani. « “Potenti spiriti morti, cadaveri in putrefazione, io vi invoco per obbedire ai miei ordini, io vostro nuovo Signore. Attaccateli e uccideteli” » era la prima volta che sentivo una maledizione, un rituale di evocazione in quel caso.
Accanto a sé comparvero otto scheletri, sbucarono dal nulla come se si fossero materializzati, armati fino al collo e protetti con delle armature, i loro crani mettevano timore, ero terrorizzata, poi ci fu una potente luce alle nostre spalle: ci voltammo per vedere che qualcuno dietro di noi stava usando un incantesimo di luce, riconobbi la figura di Leoniun che si era alzato ed era sfuggito al fratello, urlò un incantesimo.
« Prisma diamantato! » echeggiò in tutta la sala e poi centinaia di cristalli comparvero in tutta la sala esplodendo e frantumatosi contro i nemici, arrivando a ferirli o distruggerli.
Era il caos più totale e la confusione regnava, feci un'unica mossa, quella che ritenevo la più saggia per finirla: mi voltai verso Damelith e corsi contro di lui, confuso e frastornato dal potente incantesimo lanciato; penserete che avrei dovuto lasciarlo in vita per interrogarlo, ma feci tutt'altro, mi fermai davanti a lui e utilizzai le lame di vento colpendolo in pieno petto e squarciandolo, separando il simbolo che aveva impresso in due perfette metà; il sacerdote cadde indietro con sguardo confuso mentre il sangue sgorgava a fiume dal petto, ormai destinato a morire, il primo della Gilda delle Tenebre che sarebbe caduto per mano mia come mio destino.






Angolo Autore:
Buonasera ^^ finalmente riesco a pubblicare anche questo capitolo. Ecco il primo a cadere... la Gilda si rivela. Il caos è il loro intento. Tipico di ogni malvagio, ma quanto sono forti? Myrah potrebbe scoprirlo ben presto! Ringrazio molto Fantasy_Love_Aky per il commento lasciato nel capitolo e grazie ai lettori, e ricordate che una recensione è sempre ben gradita u.u xD

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Capitolo 17
*** 17 - Dilemmi ***


17.

Dilemmi






C'era una cosa a cui continuavo a pensare, anche persino durante l'incontro con i due principi a seguire della morte di Damelith. Quando avevo utilizzato le lame di vento per uccidere il sacerdote, dentro di me avevo avuto una specie di visione. Incredibilmente reale aggiungerei. Avevo lasciato lo spazio intorno a me per finire in una dimensione totalmente diversa, c'era solo il caos e la distruzione, davanti ai miei occhi c'era qualcosa di enorme, solo quando mi resi conto che respirava potei capire che si trattava di una creatura.
Un immenso drago si rivelò davanti ai miei occhi, aveva le ali piene di diamanti e le scaglie del suo corpo brillavano di bianco e azzurro intenso, come se la luce lo stesse colpendo da un punto che non potevo vedere visto che attorno a me non c'era luce. Avevo già visto quel drago, tuttavia stavolta non tremai di paura, mi fissava con i suoi grandi occhi e poi aprì leggermente le mostruose fauci e parlò.
« Mi hai impressionato... forse è davvero come volevano gli Antichi. » quelle parole non avevano senso alle mie orecchie, presa di coraggio mi misi a parlare con il drago.
« Ti ho già visto una volta... dimmi chi sei. Perché riesco a vederti? Dove ci troviamo? » chiesi mantenendo un tono di voce pieno di rispetto nei confronti del drago.
« Non preoccuparti di me... non sono io il tuo nemico. » mosse una zampa gigantesca e temetti che mi schiacciasse, tuttavia mosse l'arto verso l'alto e piegandolo come se stesse sfregando le dita. Sotto di lui e davanti ai miei occhi comparvero delle figure nere, inizialmente erano delle nuvole, poi si modellarono diventando qualcosa, persone. C'erano umani, orchi, nani, elfi e una figura più grande che rappresentava un drago, molto più piccolo rispetto al dragone davanti ai miei occhi.
« Sono i membri della Gilda delle Tenebre? » contai come prima cosa le figure, erano sette e messe in ordine: davanti vi era il capo, poi altri due e infine altri quattro (tra cui il drago). Appena mossi un passo in avanti vidi una delle quattro figure lontane svanire nel nulla, capii che si trattava di Damelith.
« La strada verso la luce è ancora lunga... ma ci riuscirai Profetessa. Riuscirai nella vittoria... altrimenti periremo! » il drago ruggì forte quasi come se urlasse e senza volerlo ritornai alla realtà. Mi erano rimaste impresse quelle immagini.
E continuai a pensarci anche quando i due principi vollero parlarci. Eravamo solo in sei oltre i servitori del castello: noi quattro più i due principi che adesso stavano l'uno accanto all'altro, stringendosi per mano in simbolo del loro amore. Eveblen sapeva benissimo per quale motivo eravamo venuti, era giunto il momento di parlare di quello. Tuttavia il primo a parlare fu il principe Leoniun, lo fece con la sua voce delicata e quasi femminile, fissando tutti noi con vergogna.
« Sono terribilmente addolorato per la morte di mio padre. Damelith era riuscito durante le sue visite alla cella a connettermi al suo demone. Ciò che diceva a mio padre era che cercava di purificare l'anima da peccatore che mi trovo... » disse colmo di amarezza. « Da un lato non posso che essere felice della vostra venuta qui. Nulla sarebbe accaduto credo se nessuno avesse creduto e aiutato Eveblen... » disse voltandosi verso il fratello e guardandolo sognante.
« Siamo in debito con voi. E se non erro avevate chiesto aiuto a mio padre per supportare Maryshar, non vi chiederei nulla; dovrei darvi io un ringraziamento per ciò che avete fatto... » disse il principe Eveblen, tecnicamente era lui il nuovo re. Non Leoniun, anche se legandosi in matrimonio... era difficile!
« Non voglio nulla. Abbiamo agito nel bene dell'amore. Non c'è ricompensa per me e i miei compagni... » dissi parlando a nome di tutti, sapevo che avrei avuto l'approvazione di Raphael.
Quello che parlò fu invece Tarnyth. « Oh davvero? Non mi sarebbe dispiaciuto avere qualche libro di magia potente... » con lui dovevo assolutamente parlare. Aveva usato la Magia Nera e avrebbe dovuto spiegarmi cosa pensava di fare.
« Allora semplicemente sono in debito con voi. E farò il modo che il mio esercito sia sempre pronto per essere usato... sia in vostro favore che in favore di Maryshar. Immagino che i sovrani di Maryshar ne saranno felici... » disse Eveblen con un sorriso. Non poteva sapere che erano morti e forse avrei potuto dirlo. « Ma passando ad argomenti più rosei... »
Tutti noi restammo paralizzati. Io sentivo il cuore battere a mille per l'emozione: il principe Eveblen si voltò verso il fratello, si chinò fino a toccare il pavimento con le ginocchia e baciò la mano del fratello minore. « Davanti ai nostri salvatori, ti chiedo di concedermi la mano e di unirci in matrimonio! »
Leoniun rimase sconvolto, emozionato e felice allo stesso tempo. Dietro di me sentivo Raphael che stava per impazzire. « Immagino di sì... » rispose balbettando, i due si scambiarono un bacio; un matrimonio? Questo avrebbe significato rivelare il loro amore e la loro natura.
« Perdonatemi... ma un matrimonio tra due ragazzi... in particolare tra consanguinei... » Raphael non resistette alla tentazione di parlare, con difficoltà riuscì a esprimersi. « Non verrà accettato dal popolo, lo sapete... inoltre non è approvato dalla chiesa o dalle leggi di Inakarrias! »
Dagli sguardi che si scambiarono i due fratelli potei capire che la pensavano come Raphael. Era una situazione difficile. « Lo sappiamo! » parlò per primo Eveblen. « Il nostro matrimonio infatti resterà segreto per qualche mese o qualche anno. Prenderemo il posto di mio padre per ora e il regno vedrà quanto siamo bravi nell'amministrare Serpah e le terre. Vi chiediamo anche di mantenere il segreto con Maryshar... »
Non capivo davvero. La Regina Henstia mi aveva chiesto di non dire della morte dei suoi genitori. I futuri Re Leoniun e Eveblen chiedevano di non rivelare il loro matrimonio. Era davvero così importante lo status regale e ciò che lo circondava?
Non potei che dire sì anche stavolta e così partimmo per riunirci ai nostri amici fuori dalla città, pronti a tornare finalmente a Maryshar con buone notizie per la Regina.

 
* * *

Non mi sarei mai aspettata di starci così tanto, avevamo perso più di due settimane e la Regina attendava sicuramente nostre notizie con moltissima ansia. Quando ci toccò pianificare il viaggio di ritorno provammo a cercare strade che ci avrebbero fatto accorciare notevolmente la strada, Morkor era un esperto della geografia di Inakarrias e questo faceva davvero a gara con il talento pianificatore di Tarnyth che elaborava strade a non finire, chiaramente di intelligenza superiore a tutti noi. Decidemmo quindi di proseguire fiancheggiando il fiume fino ad arrivare al gigantesco lago, avremmo fatto il giro passando per i ponti e in poco tempo saremmo arrivati in un piccolo villaggio dove avremmo fatto scorte; a quel punto ci avrebbe separato solo la piana di Cashila da Maryshar. Ci mettemmo in viaggio subito dopo aver fatto scorte nella città grazie al denaro che i due sovrani avevano insistito a darci per il ritorno appunto. Ci mettemmo a camminare in fretta e in pochi giorni arrivammo effettivamente al lago. Ormai era però tarda sera e dovevamo quindi accamparci.
Creammo quindi il falò e piazzammo le tende per poi rilassarci un po', non ero molto esperta nella cucina ma fortunatamente c'erano Raphael ed Hematha che erano davvero portentosi. Aspettammo quindi che la cena fosse pronta. Nel frattempo ebbi modo di camminare un po' intorno al lago, prendendo un po' d'aria che veniva dal lago stesso, stranamente era calda. Mi stavo quasi avvicinando al gigantesco obelisco, alto metri e metri e costruito da qualche secolo là. Dei passi dietro di me rivelarono la presenza di Winsper che mi seguiva silenziosamente, mi voltai verso di lui appoggiandomi alla fredda parete di pietra che rappresentava la base dell'obelisco.
« Vuoi dirmi qualcosa se mi stai seguendo immagino? O stai vedendo se sono sana e salva? » chiesi scherzando. Lui aveva uno sguardo serio, il volto illuminato dalla luce della luna che cominciava a perdere quasi metà della sua forma.
« Sai perché è stato costruito quest'obelisco? » chiese iniziando un argomento, forse voleva portarmi a un altro e non sapeva come fare, sta di fatto che non me ne accorsi.
« No... immagino non per estetica allora? » e fu così che sentii la voce, una voce echeggiante che aveva già sentito. Una voce che mi fece stare sull'attenti. Non si accorse della mia reazione.
« No, infatti. » si avvicinò lentamente a me e con fare ciondolante, nel frattempo fui come richiamata dalla voce, mi spinse a camminare attorno all'obelisco con Winsper dietro. « Pare che sia un grande meccanismo in grado di drenare l'acqua. Si dice che senza di esso tutta Goelinarf cadrebbe in mare diventando una palude gigantesca com'era moltissimi millenni fa. Sembra davvero strano? » appoggiò la mano sulla parete mentre continuavamo a spostarci, sempre più attirata dal suono della voce. Era proprio dietro l'obelisco.
« Sì. Ma chi è che vorrebbe provare a muovere il meccanismo? Sarebbe un bel problema se dovesse accadere... » dissi io, svoltai l'angolo per trovarmi dall'altro lato dell'obelisco e con l'accampamento totalmente invisibile ormai.
Ci bloccammo entrambi: non riuscivo a crederci, le gambe tremavano per ciò che avevo davanti gli occhi, l'origine della voce. Una pietra ovale incastonata nel terreno, era identica a quella che avevo trovato nella Grande foresta di Urgral. La stessa pietra che si ripeteva anche qui, gli stessi disegni anche se questa era priva degli arbusti, scura di colore e con lo stesso incavo circolare dove si trovava una pietra della medesima forma. Anche quella era identica a quella già trovata: strani simboli intorno alla sua superficie, una pietra incastonata al centro e piena di polvere ma meno rovinata rispetto a quella ritrovata nella foresta. Mi mossi verso di essa, incurante di ciò che poteva accadere se l'avessi presa. Ero come in estasi e Winsper si chiedeva cosa mi stesse accadendo, presi tra le mani la pietra circolare provocandomi brividi di freddo al contatto e tenendola con una mano per la leggerezza; solo allora mi resi conto di ciò che potevo aver fatto: l'obelisco poteva essere un meccanismo? E se l'avessi spento togliendo la pietra?
« Credo sia inutile girarci attorno! » disse Winsper improvvisamente, tornai a concentrarmi su di lui stringendo la pietra al mio petto, stavolta non potevo passare inosservata. « Myrah tu mi piaci molto. Sei una ragazza bellissima e dolce, e io vorrei essere così fortunato da poterti amare... » il ragazzo in breve aveva accorciato la distanza tra me e lui, mi aveva messo una mano sul fianco e l'altra mi sfiorava la guancia.
Era forse impazzito!? Gli piacevo? Ma ci conoscevamo da così poco tempo. « Winsper io non so cosa dire... » in realtà sapevo benissimo cosa dirgli, che tutto quello era assurdo, lui era un bel ragazzo, ma io non provavo quel genere di attrazione.
« Lo so. Perciò voglio che ci pensi... non voglio continuare ad affliggerti con questo dilemma. Suggerirei di tornare al campo, sarà già pronta la cena e non vorresti che gli altri pensassero a noi due in una determinata situazione... » disse alludendo a qualcosa di malizioso. Aveva ragione, non volevo. Specialmente non volevo che Raphael lo pensasse, ci sarebbe rimasto male se non gli avessi detto una cosa così importante.
Tornammo insieme al campo, ero preoccupata per ciò che mi aveva confessato Winsper, a quello si aggiungevano anche i pensieri tormentati da quelle... visioni. Prima il drago, poi quelle voci che mi chiamavano... ero forse impazzita? Frutto della mia immaginazione? Dovevo parlarne con qualcuno che ne sapeva più di me... Tarnyth era un esperto di Magia Nera ai miei occhi, doveva saperne qualcosa.
Decisi che avevo bisogno di parlargli, urgentemente anche. Cercai di non nascondere la pietra che avevo trovato, un oggetto curioso che sicuramente venne notato da qualcuno ma erano tutti concentrati sullo stufato che i “cuochi” avevano preparato. Posai quindi la pietra e andai a prendere la mia porzione di zuppa; era bollente e il solo ingerirla mi faceva infiammare il corpo rendendomi invulnerabile all'aria adesso tiepida che spirava. Bevvi quasi tutta la zuppa con voracità e chiedendone un'altra porzione, Raphael mi sorrise e prese la mia ciotola riempiendola e poi me la porse nuovamente.
Fui forse l'unica a chiedere la terza porzione, ma era così buona che non saprei neanche descrivervi quanti sapori aveva e quando il mio stomaco la reclamava. Ero infine piena e soddisfatta e potevo anche concentrarmi su ciò che mi affliggeva, mi spostai quindi verso la tenda di Tarnyth, la più lontana dal falò e lo trovai a pulire il suo bastone magico decorato con simboli, sorrise quando avvertì la mia presenza.
« Myrah... sapevo che saresti venuta a parlarmi sai? Immagino sia per il fatto che ho usato la Magia Nera... » disse lui cominciando il discorso. Mi sedetti sul prato accanto a lui.
« In parte è così... non sono un'amante della Magia Nera... e neanche gli altri. Anche se qualcuno è più libero su questo punto... » Hematha per esempio, vedeva la Prima Arte Arcana con più leggerezza rispetto a Raphael, ed era proprio per quello che il ragazzo mi fissava intensamente mentre parlavo con Tarnyth, probabilmente aveva paura per me.
« So alcune nozioni di base. Non ne conosco a pieno i poteri... mi sono occupato solo del controllo sull'ombra e l'oscurità. Non ho nulla a che fare con i demoni... e se sei venuta per dirmi che non mi vuoi con te per questo, allora lo capirò! » disse l'elfo proseguendo, alzai la testa di scatto voltandomi verso di lui. Non avrei mai cacciato l'elfo dal gruppo!
« Cerco di non essere così puritana. La Magia Nera è sempre magia. Essendo una maga devo rispettarla e comprenderla. Ma non voglio di certo impararla! » mi affrettai a precisare e Tarnyth fece una risata, mi fissò con i suoi occhi dorati in maniera strana, quasi mi sentivo a disagio.
« Tu e io la pensiamo allo stesso modo quasi. Immagino che essendo vissuta tra gli Erranti saprai certamente l'importanza del gene magico. » adesso stava dirottando l'argomento. Voleva parlare di quello? A che pro? Lo potei scoprire subito.
« Perché dici questo? Non vedo cosa c'entri con... »
« Hai mai pensato che il tuo destino dovrebbe essere quello di legarti a un altro mago? Sei molto attraente ed è giusto che tu riconosca chi ti gira intorno e che lo scarti! » Tarnyth mi parlava di... riproduzione. Cercai di non pensare alla fine di quell'argomento, sopratutto perché io dovevo dirgli delle pietre.
« Che intendi con chi mi gira intorno? » chiesi innocentemente senza capirlo.
« Winsper per esempio... » iniziò a spiegare. « Si sente di intenerirti con la storia che ha perso la memoria. Ma posso percepire qualcosa di diverso in lui, ed è pericoloso. Poi c'è anche Raphael... » la cosa quasi mi fece scoppiare a ridere.
« Raphael non ci prova con me! Siamo solo amici sul serio! » dissi cercando di trattenermi dal ridere. Lui però rimase serio e mi fissò incuriosito. Non potevo vedere il suo punto di vista.
« Io dico di sì. La sua educazione da Paladino della Luce però gli impone che, in quanto donna e maga, tu sia superiore a lui. Quindi si rivolge a te con il “voi”. » mi voltai verso Raphael che continuava a fissarmi, per un attimo collegai le due cose.
Fui come spinta ad alzarmi e andare da lui, una forza dentro di me che voleva stargli accanto. Non mi sono mai definita civettuola, non era mia intenzione farlo impazzire in quel senso. Volevo solo stargli vicina, volevo stringerlo a me. Volevo... qualcosa di più forte rispetto a un'amicizia. E la cosa mi spaventò, soprattutto quando lo vidi scostare il viso con un alone di rosso intorno alle guance. Forse per il calore del falò?
« Non è come dici tu! » dissi più fredda sulla questione.
« Come vuoi. Non ho ancora capito se Morkor sia pure attratto da te... da come si comporta direi di no, ma è difficile non esserlo, persino io ci sono cascato! » ecco finalmente il nocciolo della questione. L'importanza dell'unione tra due maghi, vidi Tarnyth avvicinarsi al mio viso, non mi mossi minimamente perché stavo assorbendo la notizia.
« Io ti piaccio. Mi stai dicendo questo? » fece un ghigno malizioso, mosse la mano allungandola per toccarmi la guancia. Al diavolo le pietre rotonde. Ne avrei parlato un altro giorno! « Scusami ma credo sia tardi. Devo andare a dormire... » dissi alzandomi, il mio corpo cosparso dalla paura, mi strinse la mano prima che mi potessi allontanare.
« Perché no? Perché non resti con me? Non ti piacciono gli elfi? Non ti piaccio io? O hai paura che potrebbe piacerti amarmi? » scostai la mano e me ne andai senza rispondere, non sapevo che cosa pensare, la mia mente era nella confusione più totale. Volevo solo andare a dormire visto che in due quella sera mi avevano detto di essere attratti da me. Se avessi ricevuto un'altra dichiarazione sarei esplosa dalla rabbia!
La giornata seguente fu più movimenta, lasciammo il lago e ci affrettammo a scendere rivolti verso il villaggio di Simecia, un piccolo villaggio campestre dove avremmo trovato alcune scorte di cibo e altro per il viaggio. Non mi ero svegliata dell'umore giusto, la prima di tutti e la giornata migliorò non appena uscita dalla tenda: restai paralizzata alla vista del lago, l'acqua blu scura che brillava sotto i deboli raggi solari dell'alba, il cielo ancora scuro e le stelle brillanti, il bassopiano in lontananza e la città nascosta dalla nebbia, era bellissimo! Pian piano ci svegliammo a turni, ebbi modo di riprendere il libro di Endelisis, l'avevo lasciato nello zaino visti i due maghi entrati nel gruppo, volevo però riprendere a studiarlo. In poco tempo ebbi imparato nuovi incantesimi, migliorai nell'evocazione del ghiaccio, una vera e propria vampata di cristalli ghiacciati, un po' come le fiamme; l'incanto di difesa magica per proteggermi dalla magia o da attacchi legati agli elementi appartenente alla Magia Gialla, potevo imparare quell'incanto anche da Hematha ma non la disturbai visto che volevo anche essere autodidatta e usare il libro. Ebbi tempo per apprenderli alla perfezione e saperli riprodurre. Per errore infatti congelai del tutto il falò e le fiamme si spensero senza poterle riaccendere.
Quando fummo tutti pronti smontammo l'accampamento e ci spostammo fino ad arrivare in città. Il sole era già alto nel cielo ed eravamo nel pieno della giornata; Simecia si presentava come un villaggio povero, un agglomerato di una trentina di abitazioni, la maggior parte degli abitanti erano anziani ma vedemmo anche una piccola struttura dove c'erano dei bambini, doveva essere una scuola. Superammo un'altra struttura con il tetto spiovente e una grande croce sul portone, una chiesa. Furono i ragazzi ad occuparsi di fare gli acquisti, Morkor era stato coperto con le nostre coperte visto che un orco poteva spaventare qualche cittadino e io ed Hematha restammo per un po' in disparte visto che l'orco si spostava incuriosito nella piazza. Gli altri si erano dispersi e io temevo per loro.
« Sembri molto pensierosa... e cerchi di nasconderlo. Se vuoi puoi confidarti con me... ricorda che opero nel nome del Creatore. » disse improvvisamente Hematha. Aveva il viso rivolto verso l'alto, ammirando il campanile della chiesa, una struttura scadente e alto un metro in più rispetto al tetto.
« Ieri sera... » potevo parlarne con lei? Non avevo mai avuto una migliore amica, non avevo mai parlato di ragazzi con una ragazza. Mi sentivo piuttosto in imbarazzo. « Posso farti una domanda? Ma si sincera per favore. » lei annuì. « Quanta familiarità hai con i ragazzi? O elfi o umani o... » lei quasi scoppiò a ridere, forse ci avevo visto giusto.
« Nessuna in effetti. Sono molto più attratta dalle ragazze... ma perché questa domanda? Non credo c'entri con te. » disse voltandosi e fissandomi con i suoi occhi verdi.
« C'entra in parte. Essendo lesbica... come mi trovi? Cioè... sono una ragazza desiderabile? » mi sentivo un'idiota a chiederlo. Non ero io! Non mi ero mai posta il problema di piacere a qualcuno, non avevo mai pensato a quel lato. Lei rifletté sulla domanda.
« Sei molto attraente Myrah. Con questo non dico che mi piaci attenzione! » finalmente una persona a cui non piacevo! Ringraziai quasi il Creatore. « Penso che sottovaluti il tuo corpo... riesco a pensare come un ragazzo credo e... hai dei bei capelli, delle belle forme... » stava parlando del mio seno!? L'argomento era imbarazzante eppure non riuscivo a non sorridere come una stupida mentre mi faceva complimenti.
« Va bene. Grazie immagino. » dissi, notai che la sua belle chiara si era colorata di rosa intorno alle guance. « Ieri sera ho ricevuto una confessione da parte di Winsper e a seguire da parte di Tarnyth! » dissi finalmente ciò che avevo dentro.
Lei rifletté attentamente. Pensò alle mie parole come se avessi fatto un discorso lungo e interminabile. « Ti piace uno dei due? Sono entrambi due bei ragazzi. Certo ammetto che Winsper ha un bel corpo... » rifletté su quel giorno in cui lo trovammo nudo nella foresta, ebbe un brivido al pensiero di qualcosa. Probabilmente lo stesso brivido che avrei provato pensando a una ragazza in un determinato modo. « E Tarnyth è molto attraente penso. Un buon partito se pensi che sia un mago! »
Quella discussione non mi stava aiutando. Pensava che mi piacessero? Scossi il viso e lei non capì. « Non sto dicendo che mi piacciono. Solo che... » che problema c'era? Non ero mica obbligata e sentirmi attratta da loro. « Tarnyth mi ha parlato anche di Raphael... » Hematha fece un grande sorriso.
Era uno di quei sorrisi sinceri, quelli che riuscivano a trasmetterti allegria, l'elfa allungò la mano stringendo la mia. « Lo penso anch'io se vuoi saperlo. Ma non vedo dove sia il problema. Ti senti attratta da uno dei tre? Pensi che sia un problema a livello della vostra collaborazione? » chiese lei.
La fissai negli occhi scuotendo appena il viso. « Io non lo so. Non credo di amare qualcuno di loro. Sono dei bei ragazzi... oh per il Creatore non potrei mai pensare a Raphael in quel modo! È come se sostituisse mio fratello. Mi protegge, mi vuole bene. » quelle naturalmente erano le mie impressioni.
« Non ti protegge come un fratello... » disse vaga lasciando la mia mano e spostando lo sguardo su Morkor. Continuava a guardarsi incuriosito in giro. Ammirava il villaggio, forse non ne aveva mai visto uno con lo stesso occhio attento, inoltre per lui era cosa nuova visto che abitava in una palude. Orchi e umani dovevano essere differenti e parecchio.
« Cosa devo fare? » chiesi infine all'elfa. Lei fece spallucce mettendo su un'espressione seria. Continuò a non guardarmi.
« Nulla che non ti senti di fare. Credo di aver capito che non hai molta esperienza con i ragazzi. Devi fare le tue scelte... se ti senti di provare qualcosa per qualcuno devi dirglielo. O magari anche solo provarci! » disse con un sorriso e voltandosi verso di me con gli occhi pieni di approvazione. « Devi giocare le tue carte come meglio credi. Sei bella, attraente. Devi... forse sto sbagliando le parole. Forse non sono la migliore con cui parlare di questo. » disse stranamente in difficoltà. « Non è obbligatorio che tu faccia o dica qualcosa. Scruta nel tuo cuore e avrai le risposte che cerchi... solo tu puoi sapere cosa provi! » quello era un modo anche per dirmi di pensare da sola alle mie cotte amorose e che lei non poteva scegliere per me. Ammesso che volessi scegliere. A quel punto vedemmo i tre ragazzi avanzare verso di noi. Tutti e tre mi guardavano in modo diverso: Raphael faceva un sorriso semplice e tranquillo, la sua solita espressione; Tarnyth aveva più un ghigno diverso, malizioso e conquistatore che lo faceva apparire bello; Winsper invece era serio, con gli occhi voleva comunicarmi qualcosa che io rifiutavo. Lasciammo il villaggio tutti insieme, partendo alla volta di Maryshar con pochi chilometri che ci distanziavano dalla città.

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Capitolo 18
*** 18 - Un'alleanza più forte ***


18.

Un'alleanza più forte






Era l'ultima notte prima di arrivare a Maryshar, avevamo intenzione di andare al castello in pieno giorno così da poterci subito mettere in marcia. La Regina Henstia sicuramente aveva altro da chiederci, un'altra missione, ci sarebbe potuto toccare di andare verso la Luna di Darghefor (la regione dell'ovest) o verso il sud alla Regione Imperiale. L'idea di un viaggio verso il sud mi emozionava molto, anche se sapevo che sarei dovuta passare molto vicina alla foresta Mikenna a meno che non avremmo dovuto camminare per tutte le montagne. Non era il caso di viaggiare troppo avanti con la fantasia perciò mi concentrai sul presente. Eravamo nell'accampamento e vedevo che Morkor mi fissava con i suoi occhi scuri, stava pensando a qualcosa, forse una domanda, mi guardava sempre in quel modo quando ne aveva da porre. Così andai da lui, mi avvicinai all'orco.
« Avevo una curiosità nella mente... mi chiedevo se tu potevi rispondermi! Non ho molta familiarità con i movimenti di voi umani... » disse lui a voce bassa.
« Puoi chiedermi la qualunque. Anche se pensavo che da mercenario, tu fossi sempre a contatto con molti umani. » lui scosse la testa e potevo anche capirne il motivo vista la domanda che mi avrebbe proposto.
« Ho notato... un comportamento diverso da parte degli altri tre ragazzi! » parlava dei miei due spasimanti? Nel mezzo era stato messo anche Raphael, allora lo pensavano tutti? « Notando le loro attenzioni verso di te. Mi chiedevo quindi: hai intenzione di fare qualcosa per loro? » la domanda mi aveva molto traumatizzata. Che intendeva con “fare qualcosa per loro”? Adesso ero io quella ad avere le domande.
« Che intendi? » chiesi.
Si affrettò a rispondere. « Nella nostra comunità, se un orco tenta un approccio con una donna, quella è obbligata e rispondere. Ma nel caso di donne guerriere o viandanti è diverso visto che il loro spirito e l'amore vanno prima di tutto alla loro arma o al loro obiettivo. Quindi la domanda è: vuoi corrispondere le loro attenzioni? »
Adesso avevo capito di cosa parlava, un concetto complesso in effetti per me che non avevo neanche molta esperienza con le relazioni amorose tra umani. « Mi stai dicendo che essendo una viandante guerriera non posso relazionarmi con loro in quel modo? » lui annuì con forza, avevo pienamente centrato. « Non lo so... è difficile; noi umani abbiamo la possibilità di scegliere di accettare l'amore o rifiutarlo. »
Non sembrava ancora convinto delle mie parole. « Il tuo unico amore dovrebbe essere il viaggio. La missione. Ogni altra cosa potrebbe distrarti, renderti debole; la Gilda delle Tenebre... potrebbe ritorcerti contro il bene più grande che hai. A quel punto cosa potresti fare? Uccideresti mai il tuo amore? » chiese, forse era questo il vero nocciolo della questione. Abbassai lo sguardo di traverso, cercando una risposta adatta, che potevo rispondere? Non era mica una scelta facile.
« Certe scelte non le possiamo fare senza provare realmente la sensazione. Non credo di saperti rispondere alla domanda... » lui annuì lentamente assorbendo la mia risposta. A quel punto si voltò e tornò a fissare il nulla come spesso faceva al campo.
Il giorno seguente arrivammo alle mura della città nelle prime ore di sole, eravamo davvero in perfetto orario ed ero allegra. Le guardie ci fecero passare tranquillamente anche se guardarono male Morkor; avanzammo tranquilli lungo la via del distretto dell'agricoltura, ammirando come in pochi giorni alcune case erano state riedificate. Certo l'attacco del drago aveva lasciato parecchi vuoti, non solo tra le case o nei terreni ma anche crepe nelle mura e case ancora abbattute nel distretto del commercio. Prima di poter entrare però nella zona della città Raphael si fermò in mezzo alla via, me ne accorsi e lo vidi pensante.
Mi avvicinai a lui. « Raphael che ti è preso? Ti senti male? » chiesi preoccupata, lui alzò lo sguardo, fece un sorriso e mi fissò con i suoi dolci e bei occhi verdi.
« Stavo semplicemente pensando alla mia famiglia, voglio vedere se sono riusciti a tornare. Se stanno bene. Voi andate pure al castello, vi raggiungo subito... » disse velocemente, con un movimento si girò verso la strada e lo sentii sfuggirmi, misi un piedi in avanti allungando il braccio per prendergli la mano.
Il guanto era freddo vista l'aria invernale che stava girando, lui si voltò a guardarmi stranito da quella mossa. « Vengo con te. Voglio conoscere la tua famiglia... » era una cosa abbastanza strana, volevo però essergli vicina. Anche se allo stesso tempo pensavo che magari voleva restare solo con loro.
« Myrah... è da un po' che non mi davate così tante attenzioni! » notò Raphael e la cosa mi fece raggelare il sangue. Era da tanto in effetti che non avevamo occasione di parlare da soli o di stare tranquilli come all'inizio del viaggio.
« Lo so. E credo sia stata colpa mia se ti ho un po' trascurato in queste settimane. » o forse era la presenza di Tarnyth e Winsper che ci aveva separato. I due ragazzi parevano parecchio gelosi del mio amico; amico... davvero riduttiva come parola.
« Se volete venire siete la benvenuta. Non vi aspettate grandi lussi però... sempre se li troveremo! » aggiunse gravemente. Mi voltai e con un cenno dissi agli altri di proseguire.
La strada che portava alla casa della famiglia di Raphael era abbastanza lunga, dovemmo abbandonare la via principale per entrare in alcuni piccole vie scavate tra le case o che passavano accanto a bellissimi campi, adesso spogli di qualunque cosa per l'eccezione di alcuni vegetali in crescita. Di una cosa non mi ero accorta: per tutto il viaggio ero rimasta mano nella mano con Raphael, aveva stretto la mia con dolcezza e delicatezza, mi sentivo accudita stringendo la sua mano e gli rimasi accanto.
« Strano... pensavo che anche tu mi avresti fatto un discorso sull'amore e sul fatto che in molti ci provano con me! » dissi prendendomi di coraggio, ero imbarazzata nel parlarne con lui, non riuscii a guardarlo anche se potevo sentire la sua espressione aggravata riguardo l'argomento serio.
« Io sono un Paladino della Luce. Non posso chiedervi nulla riguardo la vostra vita amorosa. È contro i principi e poco rispettoso soprattutto! » rispose lui evadendo l'argomento.
« Pare che voi Paladini siate molto limitati... » dissi, a quel punto lui si voltò fissandomi come fossi impazzita, chiaramente aveva frainteso. « Intendo dire nel comportamento. È una cosa che piace, ma io e te siamo amici, se hai da chiedere puoi farlo! » dissi continuando a spiegandomi. Non se lo fece ripetere.
« Va bene, allora vi chiederò solo una cosa: provate attrazione per Tarnyth o per Winsper? » diretto e letale, quasi come fosse un pugnale, ci dovemmo fermare nella strada, mi lasciò la mano e così cercai di sviare la domanda, non sapevo neanche io cosa provavo per i due ragazzi, attrazione... sì; in fondo erano due bei ragazzi, ma lui si riferiva a quello o a qualcosa di più forte?
« Sei per caso geloso di loro due? » chiesi sorridendo, aggiungendo forse un tocco di malizia involontario. Rimase di pietra in viso, serio e immobile su di me.
« Sì! » rispose. A quel punto la discussione dovette morire, lo fissai sconvolta, la cosa mi confondeva totalmente. Perché mai doveva essere geloso? Perché gli piacevo? No... Raphael e io eravamo solo amici. Non c'era nulla di più e nulla poteva esserci. Non ebbi modo di ribattere visto che fummo interrotti.
« Fratellone! » era stata una voce dolce e piccola a parlare, ci voltammo e vidi una bambina, poteva avere otto anni, che correva contro Raphael, l'espressione felice.
Il cavaliere mise su un sorriso e si chinò per prendere la sorellina, gli stessi capelli scuri e occhi del fratello maggiore. La fece girare con leggerezza vista la sua forza e anche il fisico mingherlino della bambina. « Erlen! Che bello vedere la mia piccolina! » disse Raphael stringendo la piccola a sé.
Un'immagine che mi fece tremare il cuore, feci un sorriso e sentii gli occhi pesanti per l'attimo di dolcezza. Erano umidi. « Chi è questa bella signorina? » disse un ragazzino lontano, anche lui si avvicinò correndo, aveva i capelli e gli occhi castani, ma era il ritratto di Raphael, avrei potuto dire che era suo figlio anziché suo fratello per come si somigliavano. Mi stava fissando.
« Ryel, quella bella signorina si chiama Myrah. Ma attento... è una strega molto brava! » disse Raphael sottovoce indicandomi, il ragazzino fu intimorito da me, mi chinai però verso di lui allungando una mano ed evocando l'incanto della luce.
La mano mi brillò intensamente di bianco illuminando il suo viso, provò a toccare la luce, a imbrigliarla tra le mani, a sfiorare la mano e restò meravigliato nel vedere che non faceva male ma deluso del fatto che non potesse prenderla. Erlen e Ryel erano due dei quattro fratellini di Raphael, lei aveva otto anni mentre lui ne aveva dieci; quando arrivammo alla diroccata casa che avevano costruito, potei conoscere le altre due sorelline del cavaliere; Fensia di dieci anni e Aleza di sei. Entrambe felicissime alla vista del fratello maggiore. Ero stranita, non mi aspettavo che fossero tutti e quattro molto piccoli, i più grandi si distanziavano di dieci anni da Raphael.
La casa era davvero piccola, era costituita da un'unica grande stanza nel quale c'era la cucina, il letto dei genitori e un piccolissimo spazio che doveva rappresentare il salotto, c'era poi un'altra camera dove probabilmente avrei trovato i lettini dei fratelli. Restai però in piedi, immobile ed estranea in quel momento familiare tra Raphael e i piccoli.
« Myrah che avete? Siete strana e avete gli occhi lucidi... » disse Raphael sorridendomi, era come se la discussione accaduta prima non fosse mai avvenuta, mi guardava con il suo solito sguardo sorridente, felice e allegro mentre giocava. A quel punto la porta si era aperta e i genitori del ragazzo erano entrati nella stanza. Non ricordo molto di quand'ero piccola, ma sono quasi certa di non aver mai visto un momento familiare del genere: Raphael abbracciò entrambi i genitori, magri e scheletrici quasi, attorno a loro si misero anche i piccoli. E io mi sentivo così... sola! La mia famiglia era molto diversa, o almeno ciò che restava della mia famiglia...
« E chi è questa bella giovane? Non dirmi che mi hai portato finalmente una ragazza... » disse la madre con gli occhi lucidi dopo che ebbero finito di parlare, si erano accorti di me.
« No madre, lei è una carissima amica. Viaggiamo insieme per conto dei nostri lord. Sono passato pochi minuti visto che dobbiamo andare al castello adesso... » rispose Raphael, il padre mi fissava, come se mi stesse analizzando, come se fossi adatta a suo figlio, di certo meritava una donna perfetta. Ma le idee di un contadino erano diverse, voleva una moglie che avrebbe fatto di tutto per il figlio, una casalinga che avrebbe dato molti figli. Ma io non pensavo a nessuna delle cose, figli... non ero pronta di certo. Ma soprattutto.... non ero io la donna adatta per Raphael. O almeno questo era quello che pensavo, io e lui eravamo solo amici. Me lo ripetevo sempre. Raphael dovette poi salutare tutti quanti, aveva davvero fatto in fretta ma io non mi sentivo di strapparlo ancora alla sua famiglia in quel modo.
« Se vuoi restare ancora per me va benissimo... » dissi sussurrando quando lui si avvicinò a me per uscire dalla casetta, mi spingeva con la mano appoggiata alla schiena.
Scosse il viso con l'espressione tranquilla e gli occhi chiusi. « State tranquilla. Le mie visite non sono mai state molto lunghe quando avevo missioni da compiere. Lo stesso vale adesso. » dopo quelle parole ci affrettammo a ritornare sulla via che andava verso il castello cercando di ricongiungerci ai nostri.
Eppure qualcosa non mi quadrava ancora, nella mia mente c'erano raffigurati quei bei momenti in cui Raphael era stato molto vicino alla sua famiglia, da sempre sapevo che lui li adorava ma non li immaginavo così. « Sei davvero un bravo ragazzo Raphael, e potrei dire che sei anche bravo con i piccoli... » chiaramente era un riferimento a ipotetici figli che avrebbe avuto in un futuro. Magari con la donna giusta per lui.
« Sapete, mi piace l'idea della famiglia numerosa. Voglio cinque figli intorno a me! Ma il fatto che io viaggi molto non mi aiuta a trovare la donna giusta per me... » e il discorso che avevamo fatto prima quindi? Tutto dimenticato?
« Immagino di no. È difficile essere nomadi... tra i Paladini della Luce non ci sono donne? » chiesi infine, lui parve pensare alla risposta, forse scosse il viso per negazione.
« No. Siamo tutti ragazzi, uomini sopra i quaranta o anche qualche anziano c'è. Siamo un gruppo fondato sulla forza... e mentre noi siamo in guerra le nostre mogli dovrebbero restare al sicuro a casa a badare ai piccoli! » disse con strana amarezza, in parte perché per lui non doveva essere bello stare solo in mezzo ai ragazzi. In parte si riferiva anche al pensiero riguardo le donne, un'ideale che la Chiesa predicava e non condividevo.
« Non credo che potrei mai occuparmi dei figli senza fare nulla. Voglio dire... noi maghi abbiamo una vita diversa, restando nel clan non hai molto da fare; forse qualche viaggio occasionale per particolari beni che non si trovano all'accampamento » dissi, proprio in quel momento riuscimmo a raggiungere i nostri compagni.
La discussione fu chiusa lì e per un attimo sembrava di essere tornata a quando concordavo su ogni cosa con Raphael, probabilmente prima dell'ingresso di Morkor, quando non ci conoscevamo bene, era anche giusto avere le nostre diversità.
La giornata sembrava migliorare col passare del tempo. Attraversammo la città in fretta, lasciando in breve tempo il distretto del commercio ed entrando nella zona riservata ai nobili della città, potei vedere con stupore che la chiesa stava ospitando alcuni contadini, era una bella scena e non pensavo che potesse accadere ancora che qualcuno avesse bontà nel proprio cuore. Fummo subito riconosciuti davanti al cancello principale del castello e ci fecero passare tutti e sei, eravamo aumentati di numero rispetto al viaggio iniziale, fummo subito ricevuti nella bellissima sala delle udienze, la sala dove stava il trono e dove la Regina Henstia sedeva tranquilla, o apparentemente tranquilla, ci fissò con i suoi occhi dorati, scostò i capelli dello stesso colore dal viso e si alzò per darci il bentornato, spostando le sue belle vesti blu che le disegnavano una linea sottile del corpo e trascinando lo strascico argenteo.
« Ecco i miei ambasciatori di ritorno... e vedo che il gruppo si è fatto numeroso! » disse lei con gli occhi abbastanza sbarrati, non sembrava preoccupata per noi, ma aveva paura che parlassimo del suo titolo.
« Non preoccupatevi Vostra Maestà, nessuno di noi ha intenzione di dire ad altri della vostra nuova carica! » dissi io accennando un inchino e i miei compagni subito con me.
Alle spalle avevo Tarnyth e potei chiaramente sentire il commento rivolto verso Winsper. « Accidenti e questa chi la sapeva! » poi il suo tono cambiò. « Ma cosa vengo a raccontarti che non ricordi neanche il tuo vero nome! » tornai a concentrarmi sulla Regina che avanzava contro di me e feci lo stesso per colmare la distanza, eravamo l'una davanti l'altra.
« Voglio sapere i dettagli. Ci avete messo un bel po' e immagino ci siano state complicazioni... » probabilmente la regina sapeva già cos'era accaduto, le notizie circolavano veloci.
« Re Ridosius non sembrava essere molto d'accordo con l'alleanza. In un primo momento ci ha chiesto di eliminare una chimera, probabilmente per confermare la nostra devozione a lui. Successivamente chiedeva però un matrimonio tra voi e il principe Eveblen... purtroppo però le cose sono andate diversamente! » purtroppo... forse non era il termine migliore visto il futuro che si prospettava ai due fratelli. « Un certo Damelith, sacerdote del castello di Serpah ha evocato un demone che ha ucciso il sovrano! » quella notizia lasciò la sovrana sconvolta, si portò le mani davanti le labbra.
« Oh Creatore! Che cosa è successo? » chiese, gli risparmiai i dettagli della battaglia, e soprattutto non dissi nulla riguardo la relazione amorosa tra Eveblen e Leoniun.
« Abbiamo affrontato il demone e ho ucciso personalmente l'uomo, dopo che ha rivelato la sua appartenenza alla Gilda delle Tenebre! Sono in sei credo... ho avuto una visione... » non potevo basarmi sulla semplice visione che avevo avuto. Ma era un ottimo punto di partenza. La ragazza annuì lentamente.
« Sono tra noi... dobbiamo fare attenzione. Dobbiamo localizzare questa Gilda e la sua sede per estirpare questo male. » chiaramente non potevo che essere d'accordo. « Il problema è che siamo pochi... avranno un loro esercito? » scrollai le spalle visto che non avevo avuto un contatto diretto con la Gilda.
« Non saprei. So che hanno un capo e immagino che sì, avranno un loro esercito specialmente sapendo che ne stiamo radunando uno. Ci servono molte più persone e altri alleati... » dissi. Tarnyth si spostò in avanti per poter parlare con la Regina stessa, forse aveva un'idea.
« Chiedo scusa, io sono il vice del clan di maghi degli Elementali. Sono certo che potremo supportare un'eventuale battaglia... forse dovremmo rivolgerci ad altri clan, o perché no... gli elfi e i nani. So che ci sono clan elfici, una città dei nani al sud... oltre il radunare l'esercito di Inakarrias! » la sua idea era molto buona, avremmo avuto un potentissimo aiuto insieme ai maghi e ai nani, ma gli elfi? Non erano di certo in buoni rapporti con noi umani visto com'era finita l'Era dell'Eclissi, loro erano nostri schiavi. Non ci avrebbero aiutati se non avessero avuto l'assoluta certezza di essere coinvolti.
« Immagino sia una buona idea... » disse la Regina Henstia pensierosa. « Un'ottima idea in effetti! Tuttavia mi sono sentita in obbligo di contattare gli altri due regni; ho ricevuto notizie da parte di Astesia e del loro sovrano, cose strane stanno accadendo e temo che sia coinvolta la Gilda... vorrei inviarvi là! » disse infine. Un viaggio molto lontano in effetti, avremmo impiegato più di qualche giorno.
« Credo che vada bene. La città imperiale invece cosa dice? » quasi mi diedi la risposta da sola visto che l'attimo seguente qualcuno entrò nella sala delle udienze.
Era una bella ragazza, un fisico formoso messo in risalto da un completo in pelle di coccodrillo e con alcuni pezzi d'armatura, dietro di sé aveva una faretra piena di frecce e un arco; la ragazza era più grande di me ed aveva due bellissimi occhi rossi e intensi, capelli corvini corti e una lunga treccia che le cadeva sul seno in modo delicato. « La città imperiale mi ha mandata qui per controllare la situazione! » si sfregò le mani con indosso i guanti e fissava tutti noi. Ci stava giudicando. « Inoltre l'Imperatore ha mandato un messaggio allo Stato della Chiesa, per fare in modo che anche il Vicario fosse a conoscenza di ciò che Inakarrias sta passando, una crisi forse! » disse con voce fredda, sicura di sé quasi da intimorire.
« Mi aspettavo un ufficiale... avevo chiesto all'Imperatore un ambasciatore ufficiale... » persino la regina era sconvolta dalla donna, soprattutto perché le sue vesti erano provocanti!
La donna si mise subito sull'attenti portando la mano destra alla fronte e guardando un punto nel nulla. « Sono Glaremy, comandante dell'esercito personale dell'Imperatore! » una carica importante di cui non poteva importarmi. Che ci faceva quella donna lì? Poi ebbi modo di comprendere.
« Ho come il sentore che tu sia stata inviata per viaggiare con noi... » dissi rivolgendomi a lei con del tu. Fece un sorriso, un bellissimo sorriso spavaldo e sentii i ragazzi fremere accanto a me. Lei annuii leggermente alla mia affermazione.
« Precisamente. La Regina Henstia ha chiesto un rappresentante. Sarò io la vostra rappresentante... sono un ottimo comandante e credo di essere la migliore guerriera tra voi! » dopo quella frase Raphael smise di comportarsi da stupido e saltò sull'attenti.
« Io sono un Paladino della Luce, perdonatemi ma sono certo delle mie capacità belliche e sono forse migliore di voi! » disse in modo accattivante, stranamente mi piacque che stesse dalla mia parte offendendo quella Glaremy.
« I Paladini della Luce eh? » era molto più interessata a Raphael adesso e lo lessi nei suoi occhi e in come gli rivolgeva sguardi. « Ho sentito storie su di voi. Valorosi cavalieri... mi sarebbe piaciuto entrare nei vostri ranghi. Messer? » gli chiedeva il nome, potevamo benissimo saltare le presentazioni!
« Raphael! » fece una cosa che mi fece moltissima rabbia, si avvicinò alla ragazza prendendole la mano, facendole un baciamano che mi infiammò di rabbia, forse gelosia.
« E voi dovreste essere... Myrah? La portentosa maga che ha sconfitto il drago di ferro? » chiese Glaremy spostandosi subito davanti ai miei occhi e stringendomi la mano. « Ho sempre trovato i maghi interessanti e ammirevoli! » questo mi lasciava di stucco e le faceva guadagnare punti simpatia.
« Grazie, sì sono io Myrah. Così viaggerai con noi? Immagino avremo più tardi il tempo per conoscerci meglio... » ovviamente mi riferivo al viaggio verso Astesia, era un lungo viaggio e ne avevamo tutto il tempo, però non potevo non esserne gelosa.
« Bene... direi che avete un compito ancora una volta. » cominciò la Regina Henstia, ci voltammo tutti verso di lei che era tornata a sedersi sul trono. « Spero di ricevere presto vostre notizie, miei ambasciatori. Sono certa nella vostra riuscita. Dobbiamo mirare a rendere Inakarrias unita contro questo pericolo... » continuò.
Il mio timore era che così non potesse essere. Stavamo radunando nobili finora, eserciti forti sì, ma umani. La Gilda aveva un elfo dalla loro parte, se fossero arrivati a loro prima di noi? Tarnyth ed Hematha avrebbero combattuto contro la loro stessa razza in guerra? Non potevo pensarci. Dovevamo muoverci! Partimmo subito dopo aver preso il denaro dalla regina e aver preso provviste, lasciammo ancora una volta Maryshar pronti per il viaggio.






Angolo Autore:
Buonasera ^^ eccomi qui con un nuovo capitolo, vediamo che la missione continua... e il gruppo si fa sempre più numeroso. Ma cosa sta succedendo tra tutti loro? Un'esplosione di ormoni! xD Ringrazio la gentilissima Fantasy_Love_Aky per la recensione lasciata e tutti i lettori e coloro che hanno messo la storia tra le seguite :)

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Capitolo 19
*** 19 - Nel passato ***


19.

Nel passato

 





Se ripenso a quel lungo viaggio mi viene da ridere visto quante cose erano andate storte e quante bene. Però credo di dirmi soddisfatta se vedo il quadro generale. All'epoca ero una ragazza comune, una maga che insisteva nell'apprendere più magie e incanti, Hematha mi stava insegnando gli incantesimi per curare i veleni e incanti per potenziare le armi, il primo della Magia Bianca mentre i secondi erano della Magia Gialla, serviva per dare un fuoco magico alla armi o per renderle di ghiaccio. Appresi subito quest'ultimi visto che ebbi la possibilità di infiammare o congelare le armi dei miei amici. In un primo momento imposi le mani e solo il mio bastone venne infiammato visto che era il più vicino a me. Facendo numerose prove però potei espandere le fiamme e il ghiaccio alle altre armi. Un effetto che non durava molto ma che faceva danni. Naturalmente tutti erano soddisfatti di quell'incredibile progresso e di quante magie avevo appreso, eravamo però ancora a metà del viaggio verso Astesia, due settimane addietro avevamo lasciato Maryshar insieme a Glaremy. Purtroppo non volevo esserle amica nonostante lei ci provasse.
Glaremy era perfetta, un corpo che invidiavo per le sue forme, un viso bellissimo e delicato, movimenti sensuali che se avessi imitato mi sarei rotta un'anca! Era bella e forte soprattutto e le attenzioni dei ragazzi sembravano sparse un po' tra me e un po' tra lei, Tarnyth era più un donnaiolo, Winsper era meno sfacciato e più serio, ancora non aveva ricordato nulla e spesso si soffermava a guardare la luna crescente con uno sguardo strano, assorto come nei ricordi. Forse non diceva tutto. Persino Raphael era chiaramente attratto dalla comandante e io ero pure gelosa, specie visto che Glaremy era solita piazzare la sua tenda dietro quella di Raphael quando ci fermavamo per la notte.
« Sai penso che Raphael siamo molto attratto da quella ragazza. Voglio dire... io stessa la trovo incredibilmente attraente! » disse Hematha una notte, eravamo fermi attorno al falò per la notte, il cielo era pulito come se fosse tornata l'estate e la luna era a metà del suo ciclo nascente, bianca come l'avorio.
« Hematha ti ci metti pure tu!? » Glaremy era praticamente a favore di qualunque cosa facessero i maghi così come l'Imperatore di Inakarrias era di larga veduta riguardo i maghi nell'esercito, erano ammessi e accetti, senza parlare del fatto che erano settimane che cercava un Grande Stregone per la corte.
« Sì vede da cento metri che non ti piace. Che ti sta antipatica ma non vorrei che fosse perché adesso condividi le attenzioni dei maschietti. Non hai nulla da invidiarle... »
« A parte un fisico da urlo, una bellezza incredibile e il fatto che sia una comandante! » in verità dell'ultima non mi interessava, ma si sa che ogni cosa fa brodo.
« Anche tu hai delle belle forme! » disse l'elfa difendendomi. « Solo che con tutti quei vestiti il tuo corpo non viene risaltato! » poteva anche essere vero; sia la tunica che la cappa non erano di certo progettate per essere attillate o per rendere giustizia al corpo, erano vesti da maga e dovevano solo essere comode. Per quanto riguardava la veste da notte la indossavo solo per dormire visto quant'era leggera.
Inoltre come potevo levare la cappa sapendo che sotto c'era il marchio di Lamia? Decisamente era da escludere la qualunque.
« Non credo tu mi abbia mai detto di come hai scoperto di essere lesbica... » cambiai argomento, ero davvero affascinata e soprattutto Hematha era una mia amica e mi interessava il suo passato. Lei sorrise e guardò altrove.
« Non c'è molto da dire in effetti... semplicemente non mi piacevano gli altri elfi. Sono cresciuta con il clan degli Elfi della luna come sai; i miei genitori non avevano cariche importanti e io ero un'elfa come tutte le altre. » cominciò ricordando qualcosa, lontana nel tempo di chissà quanti anni. « Spesso ho avuto... occasioni con le altre elfe, circa cento anni fa ho anche avuto una relazione con un'umana, ero in viaggio per comprendere la religione... ero felice! » i suoi grandi occhi verdi si tinsero di un bagliore che riconobbi come lacrime. « Quando lo dissi ai miei genitori dissero: “Onduli ma'aeri!” che tradotto significa “Segui il tuo cuore”. Penso di essere stata molto fortunata nella mia vita... qui a Inakarrias non ci sono molti problemi riguardo l'omosessualità, a parte la religione... »
« No è vero, ma resta il fatto che venite spesso visti con un occhio diverso. » aggiunsi alle parole. « Mi chiedo se siano tutti a pensarla così... voglio dire anche all'esterno di Inakarrias! »
Hematha non ci mise molto a rispondere. « So che nella regione di Melkasen verso ovest sono persino approvati i matrimoni. Questo mi fa molto pensare ai principi Eveblen e Leoniun... » e lo stesso facevo io.
« Già... » si volevano unire in matrimonio, essendo loro i nuovi sovrani potevano modificare la legge nella loro città e rendere il matrimonio valido, ma chi lo avrebbe consacrato? E la gente avrebbe accettato due fratelli sul trono come sposi? « La loro situazione è difficile visto il legame sanguigno! »
Vidi che il gruppo attorno a Glaremy si era sciolto, lei si era alzata e stava avanzando contro di me, pensai subito a cosa volesse e si fermò in piedi davanti a me. « Vorrei tanto parlarti Myrah. Non ne abbiamo avuto piena occasione... Hematha ti dispiace? » la stava cacciando via, l'elfa scosse il viso e mi diede un ultimo sguardo di incoraggiamento. Mi alzai e vidi i tre ragazzi con gli occhi fissi su di noi, solo Raphael però guardava più me che la comandante. Ci allontanammo di alcuni metri dall'accampamento fino a restare nelle ombre, a quel punto evocai la luce nel palmo della mia mano per illuminare.
« Di cosa volevi parlarmi Glarymy? » chiesi direttamente, forse un po' troppo fredda ma non potevo farci niente. Per quanto ci provassi, non potevo farmela piacere. E la nostra collaborazione sembrava spingersi ancora a lungo nel tempo.
« Conversare piacevolmente » mi guardò con i suoi begli occhi rossi e un sorriso. « In fondo non ne abbiamo avuto modo come ti ho detto. Mi è stato detto che sei degli Erranti... » ovviamente le cose sul mio passato venivano fuori.
« Sì. Ho lasciato il mio clan per cercare di essere presa sotto l'ala del Grande Stregone Endelisis di Maryshar; a quanto pare però il mio destino è stato un altro... » commentai con sarcasmo e lei si mise a ridere come se trovasse la cosa divertente.
« Hai fatto un grande passo e da sola. Io non ci sarei riuscita... ricordo che quando fui presa nell'esercito piangevo ogni notte perché mi mancavano i miei genitori. Ed eravamo tutti nella capitale imperiale comunque! » non volevo conoscerla, non volevo sapere quelle stupidaggini sul suo passato. Non volevo essere sua amica!
« Immagino che la vita nell'esercito sia stata difficile per una ragazza soprattutto... » non sapevi che altro dire per conversare.
Lei cambiò espressione, quasi trattenne un ghigno malizioso ma senza poterci riuscire. « Vedi... il segreto è di non cedere ai complimenti. Prendi i tuoi tre compagni... » ci voltammo entrambe verso il falò, si riferiva ai tre spasimanti, il fatto che Raphael fosse incluso mi faceva davvero male. « Sono dei bei ragazzi... ma hanno in mente una cosa sola: il sesso. Cosa che potrei dare volentieri a Raphael... il piccolo Paladino, chissà che grande spada nascondere tra le gambe! » non saprei descrivervi la mia reazione perché credo di aver avuto la mente annebbiata.
Ogni singola fibra del mio corpo mi chiedeva di prenderla a pugni, di prenderla a fuoco con la mia magia, soprattutto per ogni cosa che diceva non solo per la sua presenza. Sapendo che voleva andare a letto con Raphael... e sapendo che insinuazioni faceva su di lui, ero gelosa e non potei trattenermi.
« Come puoi pensare a quello!? » sbottai quasi urlando, cercando di restare lucida per contenere la mia ira. Lei parve stranita dalla mia reazione.
« Pensare al sesso è una cosa normale. E con Raphael ne farei volentieri tanto... hai visto che fisico? Non lo pensi anche tu? » disse lei, mi stava forse provocando? Stava cercando di farsi dare un pugno da me? Non ero una rissosa, ma stava superando ogni limite della mia pazienza.
« No, Raphael è mio amico e non mi piace che ne parli così! È un ragazzo speciale, una persona fantastica e con la testa sulle spalle, un uomo di valore! Un uomo dedito alla famiglia e... »
Mi interrompette impedendomi di continuare, soprattutto perché mi aveva mozzato il fiato. « Da come ne parli sembra che tu ne sia innamorata, Myrah... » lo aveva detto per scherzare, però la cosa mi aveva zittita e poteva fraintendere.
« Siamo solo amici... » a quel punto spensi la luce nella mano visto che non riuscivo più a stare concentrata sull'incantesimo. Quasi mi mordevo le mani per la rabbia che stava attraversando il mio corpo, era una questione di principio. E se Raphael avesse ceduto agli istinti e fosse andato a letto con lei... allora non era la persona che si era dimostrato fino a quel punto, non sarebbe stato sincero anche se la “colpa” sarebbe stata di lei.
Poi però la mente rifletté, i miei pensieri si misero a fuoco in pochi istanti dalla frase che avevo detto: stavamo parlando di Raphael, quel ragazzo dolce e sensibile che si rifiutava di dare del “tu” alle ragazze, quel ragazzo cresciuto con la migliore educazione e che rispettava le donne. Una cosa che però entrava in contraddizione se pensavo al fatto che mi aveva detto che aveva avuto delle avventure di una notte. Poi sorrisi... erano cose differenti, quelle erano prostitute, noi no. Eravamo donne di alto livello, ma nella mia mente ero curiosa di saperlo da lui.
« Non c'è bisogno di alterarsi, stavamo parlando da ragazza a ragazza no? » pensavo che avesse dei valori da comandante, in realtà era civettuola e stupida come molte ragazze.
« Giusto... » dissi a fatica.
« Parlando di altro... » cominciò un nuovo discorso, forse non aveva inteso che non volevo essere sua amica o confidente! « O meglio tornando all'argomento d'inizio; ti rispetto molto per la tua natura da maga. Con tutti i pregiudizi che ci sono... anche per la Magia Nera e i demoni! » aveva ritrovato la mia attenzione parlando di demoni e la Seconda Arte Arcana.
« Anche tu in disaccordo con chi usa la Magia Nera immagino? Sai che Tarnyth ne ha alcune conoscenze basilari? » forse gli stavo facendo cattiva pubblicità e me ne pentii subito.
« Ho uno zio che fa pratica di Magia Nera. Si trova nella regione Fran'heder; là le pratiche oscure sono studiate nelle Accademie della Magia. Sono piuttosto affascinata dalla Magia Nera in verità... forse sono di parte visto che mio zio ne fa uso. È il fratello di mio padre... » ecco che aveva acquistato punti. In fondo non avevo io stessa usato la Magia Nera? Ero anch'io diventata una minaccia nel momento in cui avevo evocato Lamia, ero diventata pericolosa e da eliminare. Un abominio visto che un demone risiedeva in me!
« Io mi sono sempre detta contraria... gli Erranti mi hanno insegnato che la Seconda Arte Arcana era proibita. Nessuno doveva contraddire. Ma non posso più dirlo o... » O sarei un'ipocrita falsa visto che io stessa ho evocato un demone! Riflettei ma non continuai la frase. Lei si voltò, probabilmente guardando Tarnyth in lontananza e la sentì sogghignare.
« Tarnyth ha conoscenze di Magia Nera...? La cosa si fa parecchio interessante! Mi piacerà stare con voi... adesso è meglio che vada, ti lasciò riposare! » stava parlando come se fossi una vecchia che doveva andare a letto. Non potei dormire per tutta la notte visto che non ero tranquilla.
Un'altra settimana passò molto in fretta, eravamo quasi arrivati anche se ancora c'era strada da fare, ciò che preoccupava tutti noi era sopratutto la mancanza di provviste, fortunatamente c'erano alcuni mercanti in giro attorno alla città e potemmo fare provviste per poter continuare ad andare avanti. Purtroppo però dovemmo fare un'importante fermata per via della notte: al tramonto eravamo arrivanti davanti le rovine di una città grandissima, costituita da rovine e case distrutte, vie piccole che si ricongiungevano tutte ad una via principale che separava in due la città, scavata nella terra e costruita interamente con quello che sembrava rame mischiato a un intruglio di argilla, l'intera città brillava di quel rosso sporco, eppure non c'era anima viva, potevo persino sentire un'eco lontano, desolato e mortifero. Le voci degli abitanti morti lì.
« Siamo arrivati in un grande cimitero? » chiese Glamery guardando disgustata la bellezza della città, poteva sembrare in cimitero ma era troppo elaborata come architettura. Persino da non sembra neanche umana...
« Porta rispetto! Siamo davanti le rovine dell'antica capitale degli elfi, Ash'Aegal » disse Hematha rispondendo alla domanda della comandante, tutti noi restammo in silenzio e mi voltai appena verso i due elfi. Entrambi con guardo chino e desolato.
« Rovine? Parliamo di un'antica capitale... al tempo dell'Era dell'Eclissi? » chiese Winsper, doveva essere così; anticamente era una città degli elfi, in seguito alla ribellione degli umani però era stata distrutta e spazzata via. L'intera città mostrava i segni della battaglia, ecco perché quella sensazione sgradevole e fredda. Non eravamo i benvenuti dagli spiriti!
Eccoci quindi ad attraversare quella lunghissima via, da essa potevamo ammirare la bellezza dell'architettura elfica, una città imponente con palazzi alti e spaventosi, statue ovunque realizzate con minerali a me sconosciuti, era strano trovarsi in quella città fantasma, soprattutto era spaventoso trovarsi sopra quel ponte, perfettamente integro e funzionale.
« È strano che la via principale non abbia ricevuto danni... sarebbe stato utile distruggere il ponte per impedire la fuga visto che la città è scavata nella terra... » disse Winsper dopo cena, la notte era totalmente calata e con mia meraviglia, la città si era illuminata: la luce lunare veniva riflessa tra i palazzi grazie alla natura dei loro materiali, c'era un alone di azzurro tutto intorno a noi che dava alla città un aspetto spettrale.
La frase di Winsper era stata poco delicata soprattutto vista la situazione e la presenza di due elfi. Quando se ne rese conto si alzò e si allontanò di pochi metri infiltrandosi in una via secondaria. Mi dissi che non era affar mio, nonostante tutto però mi alzai per potergli parlare. « Non sei stato molto delicato... » dissi quando arrivai a lui, era davanti un gigantesco tempio, probabilmente in onore di una divinità elfica.
« Lo so... ma credo di aver ricordato una parte essenziale della mia vita! » accidenti quello sì che era inaspettato. Tuttavia non sembrava essere un bel ricordo e quindi una buona cosa. « Credo che i miei fossero dei reali. Magari dei nobili... ricordo che degli elfi avevano attaccato la nostra casa, anzi, erano i nostri servitori... hanno ucciso i miei genitori! »
Sembrava molto sicuro di ciò che aveva detto, non potevo dirgli quanto mi dispiaceva, le mie parole non avrebbero giovato a lui. « Posso immaginare il tuo dolore, ma non tutti gli elfi sono uguali... Hematha e Tarnyth sono... » mi fermò.
« Vada per Hematha! Lei è davvero simpatica e adora il Creatore. Ma Tarnyth... lui non è una brava persona! Dovresti fare attenzione perché sai che ti vuole ed è subdolo! » aveva evitato il mio sguardo per tutto il tempo fino ad ora.
« Ti ricordi la tua famiglia? Magari la tua città? Che altro ti viene in mente pensando al passato? » erano domande a raffica che non potei trattenere, era importante che stesse recuperando la memoria o almeno una parte di essa.
« Ho dei bei ricordi... » guardò il cielo privo di nuvole, scuro e spettrale, la luna immensa nel cielo e vicini all'essere piena. « Mia madre... era bellissima! Mi cantava una ninna nanna nella culla... ricordo un giardino attorno a me. Una campagna grandissima e io che giocavo da solo... » fece una pausa e notai che stava sorridendo. « Eravamo nelle campagne della città Marpedy, vicino Maryshar... era bellissimo! » abbassò lo sguardo per guardare me. Chiaramente soffriva. « E poi è successo il disastro, avevo sedici anni però... dopo ricordo qualcosa di spaventoso. Niente nello specifico! » continuò. Erano davvero bei ricordi, ero felice che avesse recuperato parte della memoria.
« Se avessi bisogno di parlare sentiti libero di farlo con me. Non ti parlo da fidanzata... » misi quell'importante paletto vista la strana luce che si era messo su. « Ma come amica! Per ora! » quella puntualizzazione era errata, gli davo una speranza.
Winsper si voltò nuovamente verso il tempio e fu allora che sentii nuovamente quella voce: quella presenza che mi chiamava, che mi trascinava e invocava dall'interno del tempio, distintamente potevo sentire il mio nome.
« Non lo senti anche tu? Sono realmente solo io a sentire questa voce!? » chiesi forse ad alta voce, Winsper mi guardò stranito. Si voltò in giro ma non sentiva nulla. Non poteva. Solo io potevo sentirlo perché solo io ero la diretta interessata.
Mi spostai dal mio posto in piedi, salì le scale che portavano all'interno del tempio e illuminai la mia mano con l'incantesimo, forse bilanciato in mal modo visto che feci una luce accecante e brillante, illuminai tutto il tempio, era davvero spaventoso, inquietante anche per il fatto che sentivo presenze negative attorno a me, fortunatamente però Winsper era entrato con me. Mi mossi verso l'altare per trovare ancora una volta quella strana pietra ovale, piantata nel pavimento, brillava alla luce della mia mano e in particolare risaltavano le rune sulla sua superficie. Anche questa pietra aveva un incavo con quella pietra circolare, perfetta e brillante con una pietra sopra.
« Perché mi chiamano? Perché sono io a trovare queste pietre? » dissi al nulla, forse stavo interrogando la voce ma non ricevetti più risposta. Il silenziò dilagò, solo il leggero ronzio delle voci degli altri echeggiava fino a lì.
« Myrah... dovremmo andare via da qui! Non mi sento ben accolto... e non solo per ciò che ho detto riguardo gli elfi! » disse lui, nonostante la sua voce fosse venata di paura mi seguì fino ad arrivare alla pietra. « Un momento... ma non ne avevi già trovato un doppione? » chiese infine, certo. Lui era presente quando avevo trovato quella nell'obelisco. Mi aveva detto che gli piacevo quella sera; la prima era nella stessa foresta in cui era svenuto lui e il giorno seguente l'avevamo trovato...
« Potrei pensare che sia colpa tua visto che quando ne trovo una ci sei sempre tu di mezzo! » dissi con spontanea sincerità, questo lo incuriosì, dipingendogli soprattutto un bellissimo sorriso in pieno volto. « Che a proposito è la terza... »
Winsper si avvicinò piano alla pietra per poi sfiorarla, con lui venne via con facilità come sempre successo a me. La prese tra le mani ed ebbe un brivido, immagino per il contatto freddo. « E gli altri che ne hanno detto? » a questo non risposi.
« Che mi dicevi riguardo la tua famiglia? » dissi prendendo tra le mani la pietra, lui sbarrò gli occhi, incredulo visto che non poteva credere a ciò che stavo facendo.
« Stai nascondendo le pietre agli altri!? Ma ti rendi conto che potrebbero essere pericolose? Magari Magia Nera, forse contengono maledizioni... se si trovano in una città degli elfi forse sono proprio ideate da loro. Potrebbero contenere demoni e... » a quel punto fui io ad interromperlo per la stupidità della cosa. Adesso era realmente ossessionato dall'odio per gli elfi?
« Non credo ci siano demoni al loro interno! E se la cosa ti fa stare meglio lo dirò agli altri... » e che dire riguardo al fatto che le avevo nascoste? Avevo paura della vostra reazioni?
Più io nascondevo loro il demone, più sapevo che quando lo avrebbero scoperto sarebbe stato doloroso per tutti. Winsper sembrava felice della mia scelta, adesso il suo sorriso mi irritava parecchio così uscì dal tempio con la pietra in mano e avanzando velocemente per la via fino all'accampamento.
Il primo ad accorgersi della pietra fu Raphael che ascoltava passivamente la discussione di Glaremy visto che era girata d'altra parte. « Myrah che cosa avete tra le mani? »
Non volli rispondere, prima mi avvicinai al mio zaino e presi le altre due pietre, era tutte leggere nonostante il materiale fosse sicuramente pesante; potei tranquillamente tenerle tra le mani per mostrarle agli altri che adesso riponevano la loro attenzione di su me anziché sulla comandante.
« Che cosa sono? » chiese Morkor mostrandosi improvvisamente interessato alle tre pietre circolari. Era proprio quello che mi chiedevo anch'io e speravo in una risposta.
« Non lo so. So che le ho trovate io, che mi hanno chiamato e che solo io sentivo la voce. Non so perché sia toccato a me, so che sono familiari... null'altro! » risposi alla domanda. Tarnyth ed Hematha furono subito incuriositi e presero le pietre. Nel mentre che le esaminavano, Raphael si avvicinò a me.
« Perché le avete tenute nascoste? Potevano essere pericolose... non vi hanno insegnato che certi oggetti possono essere maledetti? » mi chiese dolcemente, mi aspettavo di essere sgridata e invece mi fissava con i suoi begli occhi verdi, caldi e allegri, aveva ragione, poteva essere pericoloso.
« Non sono pericolosi... o almeno credo. Avrei sentito se ci fossero stati demoni o spiriti intrappolati! » dissi facendo spallucce, mi concesse un sorriso. Ma avrei davvero sentito la presenza di demoni o altro? Forse no, Lamia non mi aveva aiutato sotto quel punto di vista.
Tornai con le mie attenzioni ai due elfi, sembravano riuscire a leggere quei simboli anche se a fatica. « Queste pietre sono davvero antiche... si tratta di elfico ancestrale, o per meglio dire elfico molto molto antico! » disse Hematha per prima.
A quel punto prese la parole Tarnyth. « Ti sbagli! » scuoteva il viso. « Questo è elfico sì... ma da alcuni ideogrammi sembrerebbe più un manufatto fatato, appartenente alle fate o ai fauni. » dette quelle parole ripresa il discorso Hematha.
« Non mi intendo di questo genere di materiale elfico, sembra far parte di un marchingegno forse... » azzardò lei.
« Come fai a dirlo? » sul dietro le pietre non avevano nulla, o almeno apparentemente. Riuscivano a leggere quei simboli?
Tarnyth ebbe l'occasione di mostrare tutto il suo sapere. « Ho letto parecchi libri antichi; questa è una chiave! » disse con semplicità tenendo attentamente una delle pietre circolari. « Ma non saprei dirti cosa possono aprire... » chiavi? Di cosa?
« Quindi sono innocue... buono a sapersi no? » chiese Glaremy, ovviamente lei non poteva capire visto che era estranea alla magia. Se erano innocue non potevamo dirlo con certezza. Non ancora.
« Se noi abbiamo tre chiavi quante c'è ne saranno? » chiese Raphael, ma la domanda più giusta fu quella che feci dopo.
« Se le chiavi non sono nella loro serratura, cosa staranno cercando di tenere chiuso? » tremai al solo pensiero di quale creatura si annidasse da qualche parte nel mondo.
Non ero più certa di voler tenere le chiavi.

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Capitolo 20
*** 20 - Problemi di entità maggiore ***


20.

Problemi di entità maggiore






Astesia era una delle più importanti città commerciali in assoluto, non era molto diversa dalle altre capitali in effetti; era molto grande, c'erano vari distretti tra cui quelli residenziali, c'era il castello gigantesco e pieno di torri costruito interamente in pietra, tuttavia la sua posizione quasi al centro di Inakarrias la rendeva la città perfetta dove mercanti e viandanti potevano fermarsi per fare rifornimenti o per guadagnare denaro. In quei giorni in oltre c'era aria di grandi cambiamenti, il principe erede al trono si stava sposando con una giovane nobile di Cardojima, un impero lontano a nord-est. L'intera città era completamente in festa per la notizia, arrivammo quasi verso la mezzanotte e la città era ancora movimentata, piena di luci per le strade e gente di ogni genere che festeggiava correndo e ballando ovunque, musiche allegre risuonavano nell'aria grazie a dei bardi, donne e uomini che cantavano allegramente. Astesia si presentava davvero bene vista l'allegria e il calore che emanava. Tuttavia non potevamo concederci in festeggiamenti, il nostro obiettivo era quello di parlare con i sovrani. O meglio l'attuale principe Rustin erede al trono. Ci guardammo in giro appena varcate le soglie della città e trovandoci subito nel distretto residenziale. Dalle vesti dei cittadini avrei detto che quelli erano nobili. Ma la cura dei loro abiti poteva ingannarmi visto le grandi produzioni tessili e metallurgiche nella città. Un altro dei suoi aspetti.
« Rischio di essere scontata, ma dobbiamo trovare una locanda. Immagino che il castello non accolga nessun ambasciatore di notte... » propose Glaremy, sì in effetti era ovvia la cosa ma aveva ragione.
« Credo che potremmo sfruttare la cosa in nostro favore. In fondo le locande avranno ridotto i prezzi vista la bella notizia del matrimonio... » disse Winsper e mi trovai d'accordo con lui.
Una cosa però mi assillava particolarmente: Morkor era davvero difficile da occultare, potevamo riempirlo di coperte per coprirlo ma restava comunque grande e grosso e possente. La cosa bella dei festeggiamenti però era l'eccessivo consumo di alcol e nessuno ebbe modo di notarlo.
« Cerchiamo una locanda disposta ad accoglierci allora! » dissi, ci spostammo subito in avanti cercando di superare la folla in balia ai festeggiamenti.
Grandi banconi pieni di boccali e persone che si ubriacavano di chissà quale scadente birra, in vita mia non avevo mai toccato alcol, non sapevo neanche che odore avesse, era raro trovare un mercante che distillasse liquori tra gli Erranti. Quella puzza... era davvero disgustosa e mi andava alla testa disgustandomi. La locanda che trovammo era anche peggio: c'erano molte persone sui tavoli, bardi che cantavano ballate anche qui, sembrava che non ci fosse neanche posto per sedersi, magari però avevano stanze libere. Era la nostra unica speranza! Eravamo sette e ciò significa prendere almeno tre stanze e chissà quanto avrebbero chiesto di denaro. Incrociai le dita che avessimo abbastanza.
« Saremo costretti a sederci nella mischia... » notò Hematha, poi vidi la sua mano indicare qualcosa in mezzo alla folla. Un lungo tavolo che apparentemente era vuoto, ci avvicinammo subito prima che qualcuno lo prendesse e fu allora che vedemmo chi c'era già. Una donna bassa e piena di muscoli, un corpo ristretto e un viso rotondo, capelli rossi e infiammati che formavano due code intrecciate, i suoi occhi castani erano puntati sul boccale di birra che teneva tra le mani e sorseggiava. Notai subito che alle spalle aveva un'ascia, inoltre la sua armatura in ferro e con piume di pavone la diceva lunga: era una nana combattente.
« Scusi... possiamo sederci? » chiesi avvicinandomi a lei, alzò subito lo sguardo e mi fissò con occhi lucenti e allegri.
Fece un sorriso con mio stupore. « Prego bambolina! » io ero quella piccola? Non mi sentii di controbattere visto che a detta di Brester, i nani erano suscettibili per l'altezza.
« Che cosa vi porto cari? Oggi tutto gratuito. Offre la casa per la bella notizia... » chiese subito una cameriera avvicinandosi al nostro tavolo. Io non sapevo che dire!
In breve tutti si misero a parlare di quale potente liquore volevano prendere vista l'occasione. La nana continuò a sorseggiare la sua birra osservandomi. A giro i miei compagni dissero una bevanda: Winsper ed Hematha presero una birra (anche se quest'ultima voleva rifiutare di bere), Glaremy prese un liquore al caffé per sé stessa, Tarnyth e Morkor presero qualcosa di più pesante e dall'odore pungente. A quel punto restammo Raphael e io, il ragazzo rifletté pochi istanti su cosa prendersi e poi parlò finalmente.
« Un cocktail di liquori alla frutta! » disse e gli altri fecero una risatina, al mio turno ero nel più totale imbarazzo e non sapevo cosa dire. L'unica cosa che mi venne in mente?
« Per due! » avrei preso la stessa bevanda di Raphael e gli altri mi fissarono straniti, in particolare Glaremy che aveva gli occhi totalmente di fuori per l'incredulità, forse avevo sbagliato?
« Bambolina... ti rendi conto che un cocktail del genere è super alcolico e ti farà girare la testina? Sono certa che tu non hai neanche mai toccato alcol in vita tua! » disse la nana rivolta e me e terminando la birra in un sorso.
« Magari riesco a sopportarlo bene... » poteva essere. Non avevo idea di come agisse l'alcol sul mio corpo e sulla mia mente. Potevo solo immaginare molta stanchezza e confusione.
« Convinta tu. Comunque io sono Yvossa, e come avrai capito sono una nana! » a turno ci presentammo dicendo il nostro nome e quando arrivò il mio lei parve incuriosita. « Che strano gruppetto che siete... siete stranieri di qua, eppure viaggiate per qualcosa in particolare... » si soffermò poi sul qualcosa in mezzo al mio seno e la cosa mi fece arrossire, solo dopo capii cosa guardava. « Quell'amuleto? »
« Era di mia madre. Un prezioso cimelio di famiglia... » risposi con tranquillità, vidi la cameriera tornare da noi e a turno distribuirci le nostre bevande, davanti a me e a Raphael posizionò due boccali pieni di colori brillanti.
« Direi che sia argento... poco valore. Ma immagino che dal lato affettivo valga una fortuna! » si voltò verso la donna che ci aveva serviti. « Un'altra birra! » le comunicò infine.
« Non sapevo che i nani fossero orafi... immagino tu abbia esperienza nelle miniere o coi minerali in generale? » cercai di indovinare, presi il boccale di vetro tra le mani e lo portai leggermente vicino al mio viso.
« No. Sono una ladra. Nel mio lavoro si vedono moltissime robe strane, so riconoscere quando vale la pena di rubare qualcosa... » rispose con sincerità tale da farmi preoccupare.
Una ladra!? Il furto era reato per legge! Non ero mai stata in una città dei nani ma sicuramente anche là c'era quella legge in vigore. « Davvero impressionante... e che ci fai qui? »
A quel punto bevvi dei sorsi della bevanda. Non sapendo però il suo sapore e la sua consistenza, la bevvi come se fosse acqua; in un primo momento mi venne a mancare l'udito per la confusione nella mia mente, subito furono attaccati gli occhi e cominciai a sdoppiare le figure davanti a me, l'alcol arrivò subito al cervello e mi infiammò il corpo come se bruciassi. Lo sentivo scorrere dentro di me e farmi del male, il mio corpo era totalmente in balia dell'alcol e della confusione. Poggiai il boccale sul tavolo avendolo svuotato per metà e prendendo un respiro, era come se mi avessero accoltellato lo stomaco!
« Un po' di pausa. Ho bisogno di viaggiare... sono stanca di stare rintanata a Sigdel, sapete che i nani costruiscono solo città nelle montagne? Avevo bisogno di vedere la luce del sole... » con quella frase potei capire quanto profonda fosse Yvossa, non di certo una ladra comune. « E voi? » si rivolse a tutti noi.
Non avemmo problemi nel dire la verità, eravamo ambasciatori in viaggio da Maryshar per poter parlare con l'erede al trono. La situazione mondiale e la Gilda delle Tenebre, mi chiesi se ci avesse creduto ma pensai di sì; dal momento in cui terminai tutto il boccale del liquore cominciai a impazzire; cercavo di stringere le dita ma le vedevo intorpidite, immobili e impossibili di spostare, come se le avessi pietrificate in qualche modo e non riuscissi a disincantarle.
« Credo che sia meglio che io vada a letto... » dissi spostandomi verso Raphael e cadendogli addosso, non riuscivo per niente a stare in equilibrio neanche da seduta.
« Vi accompagno io. Non vorrei perdervi tra le scale... » disse a mo' di scherzo. Diedi la buonanotte agli altri, non pensai subito alla cattiva figura che avevo fatto con l'alcol.
Dannata me. Non potevo ordinare qualcosa di più leggero? Ero infiammata, stavo bruciando viva. Non riuscivo più a restare lucida, il sonno mi prendeva a schiaffi. O almeno sentivo qualcuno che mi prendeva a schiaffi per tutto il tragitto fino alla camera. Raphael mi stava accompagnando, stretto a me e una sua mano poggiata attorno al mio fianco. Quando arrivammo mi gettai per morta sul letto. Sfilandomi gli stivali e tirandoli via, restando con la veste e la cappa nonostante sentissi caldo!
« Io ritornerei di sotto adesso. Buonanotte Myrah! » disse lui avvicinandosi alla porta per riaprirla e per andare via.
Non potevo permetterglielo! Non volevo che andasse via, e non era solo perché ero ubriaca, volevo averlo accanto a me, dormire insieme al mio amico. « Aspetta... resta con me. Dormi con me stanotte... » la sua mano si fermò prima di toccare il pomello e si voltò verso di me con sguardo normale.
« Cosa avete detto? » chiese come se le sue orecchie lo avessero ingannato, immaginai che le mie parole potevano essere fraintese perciò mi affrettai a spiegarmi.
« Resta con me, non voglio stare da sola... voglio stare con il mio migliore amico! » migliore amico... Raphael non lo era di certo. Era un amico speciale... e forse di più.
« Myrah... sapete benissimo che per il mio codice non posso dormire con voi. Potrei dormire solo con la mia fidanzata o la mia sposa... ho rispetto nei vostri confronti! » disse lui a malincuore, vidi sofferenza nei suoi occhi per aver detto di no.
« Ti prego... non voglio stare sola! » continuai a dire, avevo realmente il bisogno di sentirlo accanto a me, di dormire accanto a lui, ne avevo bisogno come se fosse acqua.
Ci rifletté pochi istanti. Poi si avvicinò al letto con un sorriso largo in volto, scostando appena le coperte e infilandosi nel letto accanto a me. « Va bene Myrah. Pian piano state minando ogni angolo del mio Credo... » mi misi anch'io sotto le coperte e mi spostai accanto a lui, eravamo nel buio più totale della stanza, la luce esterna entrava dalla finestra e mi sentivo protetta dalle sue braccia che si stringevano attorno a me, che mi portavano alla sua armatura. « Resto però con l'armatura! »
Mi lasciai scappare una risata in quello che forse era un attimo di totale lucidità. Stavo per dormire con un ragazzo, una cosa che non era mai successa. Eppure non avevo paura di lui. Non mi avrebbe mai fatto del male o abusato di me. « Grazie Raphael... sei davvero un amico! » mi accucciai tra le sue braccia, affondando il viso sulla sua armatura fredda, inebriata dal suo odore. Perché sì: Raphael aveva un buonissimo odore; non so se lui crollò per primo, il suo respiro cambiò dopo un po', fu più profondo e alzai appena il viso per poter vedere che dormiva.
Sereno. Tranquillo. Sognante. Felice. In quel preciso istante, realizzai qualcosa che cominciò a spaventarmi: Raphael non era più un amico, era qualcosa di più speciale, era energia pura che faceva battere il mio cuore. Era un'ipotesi ormai certa.
Mi stavo innamorando lentamente di Raphael.

 
* * *

I raggi del sole entravano debolmente dalla finestra, mi fecero capire che era ancora presto. Mi trovavo stesa su un fianco, una mano che mi cingeva lo stomaco, mi trovavo stretta a qualcuno, un ragazzo. Ero letteralmente tra le braccia di Raphael, ciò fece si che il mio cuore cominciasse a pulsare, mi mossi appena eppure lui percepì i miei spostamenti, lo vidi aprire gli occhi lentamente. Con molta più velocità si affrettò a lasciare il letto, si mise prima seduto e restai ad ammirarlo di spalle, poi si mise in piedi e si diresse verso il bagno. Era la situazione più strana del mondo: nella mia mente non ci eravamo addormentati, nella mia mente stavo immaginando me e lui abbracciati a fare l'amore. La cosa mi mise in imbarazzo.
Mi sistemai in fretta assicurandomi che quando fosse tornato fossi stata presentabile, sistemai le mie vesti e mi affacciai alla finestra. Le strade erano ancora piene di persone che festeggiavano, non riuscivo a credere ai miei occhi!
Per quanto ancora festeggeranno? Non possono essere rimasti svegli tutta la notte! Riflettei. Almeno la musica però non si sentiva. Forse per rispetto a coloro che volevano dormire.
Raphael tornò nuovamente nella stanza, il viso arrossato dal contatto con l'acqua fredda e gli occhi ancora mezzi chiusi. Fece un sospiro e si avvicinò a me sorridendo.
« Non vorrei... essere scortese, ma sapete che gli altri parleranno molto di questo? Voglio dire... un ragazzo e una ragazza che dormono insieme... » lasciò intendere ciò che io immaginavo nei miei sogni.
« Stai tranquillo. Non abbiamo fatto nulla di male... » forse ero troppo ubriaca! Non so se ne avrei mai avuto il coraggio, non a mente lucida. « Dovremmo invece vedere se sono svegli... dobbiamo andare subito a parlare con il principe! » con quella frase entrambi fummo di nuovo tranquilli.
Superato l'imbarazzo iniziale andai anch'io in bagno per potermi dare una sistemata migliore anche allo specchio. Nel frattempo Raphael si era alzato di nuovo i capelli neri, schiacciati contro il cuscino. Ci accertammo di avere tutto con noi e lasciammo la stanza per andare al piano di sotto. Non avevamo idea di dove fossero gli altri, fortunatamente al piano inferiore trovammo Glaremy ed Hematha, insieme a loro c'era anche Morkor e stavano parlando.
Ci avvicinammo e mi sedetti accanto all'elfa, intorno gli occhi verdi aveva un'ombra di nero, sembrava assonnata. « Non hai dormito bene? » chiesi amichevolmente, lei scosse il viso.
« Glaremy ha russato tutta la notte. Tu invece... » l'attenzione si era già spostata su di me? « Hai dormito bene? » quella domanda era chiaramente maliziosa, chiusi gli occhi.
« Sì. Abbiamo dormito. » cercai di essere il più lapidaria possibile visto che non volevo parlarne ancora. Morkor mi fissava con uno strano sorriso nascosto tra i veli intorno al volto. Forse per lui la cosa era normale, forse non lo era.
Aspettammo anche Winsper e Tarnyth che si svegliarono poco dopo che fummo scesi. A quel punto fecero colazione, tutto il nostro gruppo rimase in silenzio, c'era una strana tensione e sentivo che tutto era collegato a me, i due ragazzi e Glaremy mi fissavano come per chiedere una spiegazione. Io semplicemente guardavo d'altra parte, mi ricordavo che c'era una nana di nome Yvossa. Era stata simpatica, eppure ora non era presente. O era un'allucinazione?
Ci affrettammo a lasciare la taverna prima che il caos dilagasse anche lì, per strada i festeggiamenti erano realmente durati tutta la notte. In fondo non avevo mai visto una festa come quella, o meglio, mai visto una festa fuori dall'accampamento degli Erranti, il mondo per me era totalmente diverso da come lo avevo immaginato. Era migliore! Gilda delle Tenebre a parte...
Attraversammo tutta la città a piedi, superando edifici residenziali, campi di grano, piccoli ruscelli e chiese. Arrivammo finalmente davanti il grande portone di pietra del castello, una struttura di forma conica con le torri, un terreno gigantesco su un fianco a alcuni mulini che giravano velocemente grazie al vento che stava spirando. Fummo fatti ricevere subito quando Glaremy si fece avanti mostrando alcune lettere con il sigillo dell'Imperatore e la sua firma. Ci fecero subito passare a accomodare in un antro illuminato dalle candele e delle grandi finestre ai lati. Mi chiesi in un primo momento perché le candele fossero accese, immaginai che dovevano essere ancora spente o forse erano incantate.
A noi si avvicinò una donna dall'altro lato della sala, uscì da una stanza luminosa e si chiuse la porta dietro. Si avvicinò a noi a braccia aperte, man mano che si avvicinava potei vederne i dettagli: aveva un fisico magro, alta quanto me o poco più grazie ai tacchi, indossava un bellissimo vestito con gonna ampia di colore rosa e bianco, un abito brillante grazie ai diamanti sul corpetto. Il colore perfetto vista la sua pelle rosea e i suoi capelli ricci e lunghi, colorati di nocciola così come gli occhi. Dimostrava di essere parecchio giovane e allegra.
« Che bello! Vi aspettavamo da molto! » disse arrivando davanti a noi e stringendomi la mano, aveva la stretta di un ragazzo! « Sono la principessa Angelin De Mustar di Cardojima. È un piacere conoscervi... ho sentito molte storie d'avventura sul vostro conto! »
Istintivamente tutti noi ci inchinammo alla futura regina di Astesia. Storie? « Immagino. Non mi vanto però delle nostre imprese... » forse era una cosa stupida da pensare, ma in fondo avevo ucciso un drago di ferro e una chimera.
« Che sciocchina che siete. Da noi questi sono atti davvero valorosi. Ma immagino che non siate qui per parlare con me... il mio futuro marito ci attende nella sala delle udienze. Vi ci porto subito... » mi aveva detto “sciocchina”. Per un attimo avevo pensato che fosse una ragazza normale, invece mi sbagliavo.
Ci spostammo seguendo la principessa Angelin, aprì una porta ed entrammo in una bellissima sala piena di specchi, lampadari giganteschi che illuminavano tutta la stanza con i riflessi del sole, grandi finestre si affacciavano su un giardino immenso e pieno di cespugli di rose. In città non erano i soli a festeggiare, questa stanza era piena di nobili e persone che festeggiavano, al centro ballavano persino, chi in coppia chi no. Tutti erano felici e facevano fracasso. Probabilmente quella notte nessuno aveva dormito in città!
Eppure per quanto pensassi fosse assurdo, mi piaceva tutta quella confusione e quell'agitazione. I nobili salutarono la loro prossima regina e ci rivolsero un cenno, non ci fermammo però a parlare con loro, molti alzarono il naso quando ci videro passare. Forse per le nostre vesti semplici e i nostri aspetti trasandati. Seguimmo Angelin oltre la sala da ballo ed entrammo in una stanza dove c'era un giovane in piedi, abiti neri stavano sotto una bellissima armatura fatta di quelle che sembravano ossa di drago, non c'era prezzo per qualcosa di così bello e affascinante! Il ragazzo poteva avere trent'anni, un viso strano e quasi deforme, occhi azzurri come lo sono i miei, capelli argentei e corti con una frangia sulla fronte. Un fisico muscoloso che faceva a pugni con il viso. Angelin corse verso l'amato e gli diede un bacio sulle labbra, un sorriso stampato in volto e sugli occhi che mi fece parecchia invidia. Era bello sapere che c'era ancora tanto amore e che non si ci soffermava sull'apparenza. Era bello vedere quei due ragazzi insieme.
« Vi aspettavo... finalmente possiamo parlare. » cominciò a parlare il principe Rustin. Ci avvicinammo tutti quanti restando però a pochi metri di distacco dai due nobili.
« Avete già ricevuto notizie da Maryshar deduco. Immagino saprete anche che cosa siamo venuti a chiedervi! » era meglio passare direttamente al motivo per cui eravamo arrivati.
Lui annuì lentamente. « Sì. Ho letto dell'alleanza tra Maryshar e Serpah grazie a voi. E pare che vogliate anche il mio regno nell'alleanza... sono ben disposto a unirmi nella battaglia... sono parecchio preoccupato: cosa sappiamo di questa Gilda? »
Nel suo volto stava chiaramente pensando a qualcosa, prima che potessi parlare io fu Glaremy a precedermi. Fece un saluto militare. « Posso rispondere io: sono in sei ancora. Non sappiamo nulla di loro se non che vogliono far tornare le ombre su Gaia. Immagino con lo scopo di evocare il Demone degli Abissi... » a quelle parole i due giovani tremarono.
Angelin si separò dal fidanzato portandosi le mani davanti le labbra. « Ma è terribile! » disse con un accento strano, probabilmente originario di Cardojima. « Cosa possiamo fare? »
Fu il principe Rustin stesse a proporre una soluzione. Ovviamente dovevamo fare qualcosa. « Recentemente abbiamo avuto problemi con degli attacchi da parte di un gruppo di orchi... » la cosa ci fece restare col fiato sospeso. Morkor come si sentiva in quel momento? Non potevo saperlo. « Crediamo che operino con la Gilda delle Tenebre... hanno attaccato alcune campagne vicino al villaggio di Xlamerfa. Dista meno di un giorno da qui... vorrei chiedere il vostro aiuto; gli orchi non ci hanno mai attaccati... e la venuta di questa Gilda... è tutto troppo improvviso per essere una coincidenza! »
Dovevamo controllare la situazione. Gli attacchi si erano quindi ripetuti con uno schema preciso. Ma che interessa poteva avere la Gilda nell'attaccare un villaggio? Perché non realizzare un costrutto come il drago di ferro contro Maryshar? Probabilmente sapevano come ci muovevamo, un costrutto era troppo debole visto che sapevamo come ucciderlo adesso.
« Va bene. Controlleremo noi stessi. Non ci staremo molto, ve lo assicuro Vostra Maestà! » dissi chinando il capo per rispetto e inchinandomi allo stesso tempo.
« Mi raccomando: fate in fretta... tra una settimana ci saranno le ufficiali nozze tra me e Angelin e qui al castello terremo un ballo; voglio che siate presenti... mi farebbe parecchio piacere che ci foste! » disse il principe Rustin prima che ce ne andassimo. Accettammo volentieri l'invito.
Facemmo la strada a ritroso grazie ad alcuni servi elfi che ci scortarono fuori dal palazzo reale, ovviamente Hematha e Tarnyth cambiarono d'umore diventando parecchio seri. Non avemmo bisogno di fare particolari rifornimenti visto che potevamo trovare alcune cose anche a Xlamerfa. Ci dirigemmo direttamente verso l'uscita della città quando qualcuno davanti a noi ci impedì di passare, una nana dalle treccine rosse.
« Yvossa. Che piacere rivederti! » dissi salutandola amichevolmente. Lei sembrava offesa con noi per qualcosa.
« Vorrai dire vedermi da sobria! » disse con la sua voce profonda. Mi sentii in imbarazzo. « Sono rimasta parecchio incuriosita dal tuo gruppetto... vorrei esserci anch'io a salvare il mondo! » era forse impazzita? Rischiava la vita con noi.
« Yvossa... è molto pericoloso venire con noi e tu... »
« Pensi che non sia una brava combattente? Dammi un'occasione e ti stupirò bambolina! Sono forse la miglior combattente che tu possa trovare a Inakarrias! » disse Yvossa sicura delle sue abilità. Ci pensai pochi istanti ancora.
« D'accordo. Preparati perché partiamo subito. »






Angolo Autore:
Eccomi nuovamente con un capitolo, ma che cosa sta succedendo alla nostra Myrah? Cosa prova realmente per Raphael? Diciamo che c'è molta confusione anche sul lato sentimentale! Vedremo presto come si risolverà la situazione con la Gilda e la questione degli orchi; a presto col prossimo capitolo ^^ E ovviamente un grazie come sempre ai lettori e a Fantasy_Love_Aky per la recensione.

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Capitolo 21
*** 21 - Perdere il controllo ***


21.

Perdere il controllo






Yvossa era davvero interessante se ascoltata. Poteva sembrare una tipa strana, forse anche minacciosa visto che non si preoccupava di dire in giro che era una ladra. Era una personalità ricca di emozioni che nel giro di poche ore dalla nostra partenza ci fece ridere. Una cosa di lei però non mi dava pace: il fatto che mi chiamasse bambolina; mi irritava parecchio ma non volevo fare la scontrosa così restai in silenzio.
« E poi c'è stata quella volta quando... » quando diceva quella frase cominciava uno dei suoi aneddoti migliori. Davvero difficile dire che non ce ne fossero visto che tutte erano imprese esilaranti o grandi per quello che faceva.
Era una ladra molto conosciuta a Sigdel, la città dei nani qui a Inakarrias, era nota per la sua bravura e per la sua scaltrezza, più veloce della luce e allo stesso tempo invisibile come un'ombra. La maggior parte dei suoi servigi erano contro le casate nobili della città. Tutti noi non potevamo fare altro che ascoltarla, distraendoci appena dalla strada mentre parlava.
« Non ci hai detto nulla di te però! » disse Raphael rivolto alla nana, la cosa mi suonò parecchio strana: non diceva di riferirsi alle donne con il “voi”? O ciò valeva solo per gli umani e gli elfi? Forse era stato educato in quel modo dai Paladini della Luce, non potevo sapere se fosse il codice avesse restrizioni.
« Di me? Ho parlato fin troppo di me, musino nero! » ebbene sì: come io ero chiamata bambolina, il soprannome per Raphael fu musino nero visto il filo di barba che aveva sul mento.
« Credo parlasse della tua famiglia! » provò a indovinare Winsper, lei si mise con le braccia incrociate e si finse offesa.
« Parliamo della tua famiglia, smemorato! » disse in tono abbastanza freddo e distaccato, parve pentirsi subito di ciò che aveva detto. « Sono nata nella casata Jurghenem. Praticamente siamo tra i parenti più prossimi del nostro re! »
Quella rivelazione incuriosì tutti noi. « Ma allora perché rubi? Voglio dire... la tua casata sarà ricca di doni e oro! » chiese Glaremy, l'unica a rispondere prima della nana fu Hematha.
« Lo trovo un ideale davvero nobile. Rubi ai ricchi donando ai poveri. A quanto dici nei tuoi racconti è così, no? »
Yvossa rimase incredibilmente stupita dal ragionamento dell'elfa. « Per tutti gli dei! La ragazza ha perfettamente centrato! » disse con un piccolo applauso. « Però è strano se ci pensi, se molti nobili la pensassero come me donerebbero le loro cose, non ci sarebbero più distinzioni! »
A quel punto fu Morkor a dover intervenire nel discorso. « Ci saranno sempre distinzioni. A partire dalla razza. Mentre voi nani vi ubriacate nelle taverne, gli altri vi guardano disgustati. » le sue parole erano cattive ma era vero, o meglio, gli unici a far distinzioni erano gli umani, di conseguenza le altre razza ci guardavano male. Era tutto un circolo vizioso.
L'argomento andò a sfumare col passare delle ore, dovemmo fermarci nel bel mezzo della notte viste che un forte vento aveva cominciato a spirare, era parecchio fastidioso e ci impediva di continuare. Piazzammo con difficoltà le tende per costruire il campo e io accesi il falò con le mie fiamme. Il vento però cercava di fare di tutto per spegnerlo, quasi che aumentasse d'intensità con l'obiettivo di farci sentire freddo. Quella sera fu molto strana: prima di andare a cenare Tarnyth mi chiese se poteva insegnarmi qualche incantesimo; solitamente non mi chiedeva il permesso, diceva qualcosa del tipo “È ora di lezioni nuove!” o frasi del genere. Mi aveva chiesto il permesso e non riuscivo a percepire nulla di ciò che stava per arrivare.
« Oggi voglio insegnarti incantesimi più forti del fulmine e della terra. Ci servi al massimo delle tue capacità in questa battaglia e sappiamo che sei dotata... » eravamo poco distanti dal falò, Glaremy e Yvossa erano comunque molto incuriositi dalle lezione di magia.
« Perché non insegnarmele oggi? » chiesi.
Lui si limitò a scuotere la testa senza darmi una spiegazione ben precisa. « Incanti più forti richiedono più energia. Tutto a suo tempo mia allieva... » fece un sorriso, vidi brillare i suoi occhi dorati di una strana luce e cercai di ricambiare.
Gli incanti che mi insegnò furono come al solito solo due: l'incantesimo per evocare una trappola di rovi di pietra con la capacità di evocare delle piante spinate dal terreno, usarle per imprigionare l'avversario in una morsa che lo avrebbe danneggiato, la sua “danza” era molto sinuosa e allo stesso tempo rievocava il concetto della pietra. Il secondo incanto fu la scossa fulminea; la sua danza era molto simile a quella dell'incantesimo del fuoco visto che consisteva nell'evocazione di una scarica di fulmini che agivano in forma conica, un po' come il soffio freddo che avevo appreso dal libro di Endelisis. Gli incanti erano notevolmente più potenti, Hematha evocò una barriera magica attorno a Tarnyth in modo che potesse essere difeso. Si sottopose al supplizio dei miei incantesimi, entrambi riuscii a evocarli alla prima volta e i nostri spettatori ne rimasero affascinati, ero molto felice e vidi Hematha in grande difficoltà quando finalmente avemmo finito l'allenamento.
« Ti senti bene? » chiesi mentre eravamo a cena, mi ero seduta tra lei e Tarnyth, tutti eravamo poi a giro accanto al falò per gustare dell'ottima carne cucinata, Raphael era davvero un cuoco eccellente e nessuno poteva metterlo in dubbio!
« Sì... un po' spossata dai tuoi incanti. Sei parecchio migliorata Myrah, sei distruttiva! » disse con fatica e addentando la carne. Io ne avevo preso solo un pezzo, non mi sentivo di aver fame.
« È vero! » poté confermare Tarnyth. « Fa passi da gigante. Credo sia la miglior allieva che abbia mai avuto. Mi chiedo però chissà quali segreti avresti imparato restando con gli Erranti... »
Quello per me era un tastato davvero dolente. Non riuscivo a darmi pace per quello che era successo a mio padre, ormai erano passati più di due mesi e avrei anche dovuto farmene una ragione. Tutto sembrava incredibilmente ridicolo se pensavo che ero stata io, la colpa era tutta del demone. A quel punto accadde qualcosa che non potei fermare: sentivo lo sguardo dell'elfo addosso a me, mi voltai quindi verso di lui, si spostò i capelli rossicci via dal viso e compì un'azione veloce: la distanza tra noi due diminuì velocemente mentre lui avvicinava il viso al mio, non ebbi il tempo di riflettere su cosa accadesse che già sentii la sue labbra fredde e dure sulle mie; il suo viso premuto a me e legati da un bacio che sembrava durare un'infinità di tempo, fece un movimento realizzato per poter entrare nelle mie labbra, solo che il mio cervello aveva già preso ossigeno e reagiva: mi staccai con forza dal bacio e gli piantai un ceffone sulla guancia.
Attorno a noi si scatenò il caos: Winsper si alzò dal suo posto e si gettò addosso all'elfo prendendolo a pugni, tutti gli altri si alzarono insieme a lui e cercarono di separarli, alla fine fu grazie all'intervento di Morkor che si due si separarono.
« Bastardo non osare toccarla ancora! » disse Winsper in mia difesa, sapevo perché l'aveva fatto, eppure mi aspettavo qualcosa del genere da Raphael non da lui, ma il ragazzo era sparito, colse la mia attenzione quando lo vidi camminare a pochi metri da noi verso un boschetto. Cercammo di ricomporci e io mi rendevo conto di ciò che era successo: avevo ricevuto il mio primo bacio!
Ero emozionata all'idea, felice persino. Eppure non era quello il momento giusto, e tanto meno la persona giusta. Prima di andare verso Raphael misi una mano sulla spalla di Winsper, lo ringraziai sussurrandolo all'orecchio e poi corsi via.
« Raphael... » ero ormai vicina a lui, si bloccò improvvisamente e mi diede occasione di avvicinarmi. Restò di spalle, mi sentivo tremendamente in colpa. Come se lo avessi tradito. « Non è stata colpa mia! È stato lui a baciarmi! »
A quel punto si voltò e potei vedere la sua espressione arrabbiata, gli occhi lucidi; rimasi distrutta da quell'immagine. « Non importa. Non siamo mica fidanzati... voi dovete amare chi volete; sono solo gelosie da amico... » disse scherzando un po' ma restando lo stesso col viso in tensione.
No, non era semplice gelosia da amico. Forse me la immaginavo io così, ma Raphael mi nascondeva i suoi veri sentimenti. E io non potevo sopportarlo. « Io non amo Tarnyth! » dissi avvicinandomi ancora di più a lui, mi prese istintivamente la mani, indossava i guanti e mi riscaldarono.
Tutta quella situazione era difficile. « Ne siete sicura? In fondo è un bel ragazzo, gli elfi sono affascinanti lo ammetto. I loro occhi grandi... potete dirmelo... » si corresse subito. « Anzi no, non sono tenuto a sapere i vostri segreti, scusatemi ancora! » quasi si comportava come se fosse lui nel torto, ma era solo un malinteso, qualcosa che lui stava creando nella sua mente.
« Sbagli se pensi questo! Siamo amici, io voglio dirti tutto quello che mi riguarda! » E di Lamia? Quello non potrei mai... « Non amo Tarnyth. È stato lui a baciarmi e non avrei mai voluto che il mio primo bacio fosse così... » davanti a tutti per esempio, come se fosse stato dato tra due bambini durante la ricreazione.
Il suo viso a quel punto si rilassò, restò però ancora triste nonostante cercasse in tutti i modi di sorridermi. Raphael ci era rimasto davvero male, ma per farmi felice non lo disse. « Va bene Myrah non preoccupatevi di darmi spiegazioni... » continuò a ripetere, mi lasciò andare la mani. « Sappiate però che la prossima volta che ci prova senza il vostro permesso, non esiterò a trapassarlo con la spada! » eravamo intesi.
Annuì e tornammo insieme al campo dagli altri dove le acque erano ancora agitate e l'aria tesa come un filo di trappola.

* * *

Xlamerfa era un villaggio piccolo che si affacciava direttamente sul mare, più grande se messo a confronto con gli altri villaggi nella zona, anche parecchio abitato; soprattutto vi era molto commercio per quanto riguardava il grano e la pesca vista la spiaggia e le belle scogliere che brillavano sotto la luce del sole al tramonto. Al nostro arrivo ci trovammo di fronte quello spettacolo, le case piccole e le persone impegnate a fare qualcosa. Dall'altro lato i grandi campi in coltivazione. Ci spostammo verso l'interno superando alcune rovine, un tempo dovevano essere parte di castelli a mansioni nobiliari, quel villaggio infatti era nato da pochi secoli. Superammo una grande arcata e ci facemmo strada lentamente, quando arrivammo al centro del villaggio potemmo vedere i risultati degli attacchi degli orchi: c'erano dieci feriti in condizioni critiche, avevano garze e bende insanguinate lungo tutto il corpo. Hematha si sentiva in dovere di aiutare quei poveretti con la magia bianca.
« Occhioni, quella gente non ha più speranza, l'unico motivo per cui continuano a lottare è per morire! » disse Yvossa quando Hematha chiese di poterci fermare ad aiutare.
Non aveva senso, continuare a vivere per morire... non mi trovavo d'accordo con Yvossa tuttavia non potevamo perdere troppo tempo: il sole era quasi sul suo tramontare e brillava vicino alla linea dell'orizzonte, la notte era quasi scesa portando con sé una luna gigantesca, forse piena quella notte; dovevamo parlare con il capo villaggio della situazione.
« La situazione di Xlamerfa è difficile. Stiamo pensando di abbandonarla... » disse l'uomo quando lo trovammo, era nell'unica abitazione grande nel villaggio.
Quell'uomo era afflitto, nonostante dalla voce potei capire che fosse giovane, il suo aspetto diceva tutt'altro. « Ma abbandonare il villaggio significherebbe darla vinta agli orchi! » gli feci notare ma le mie parole non servirono granché.
« Perché Astesia non manda un piccolo esercito a difendervi? » chiese Raphael, era una domanda ovvia in effetti e l'uomo non seppe cosa rispondere. Parlò Glaremy al suo posto.
« Perché altrimenti non avrebbe mandato noi. Sono nobili... hanno sempre un secondo fine nel concedere aiuto! »
Come potevo essere stata così stupida? Era proprio come con il lord di Serpah, ci aveva chiesto di uccidere una chimera; il principe Rustin ci stava chiedendo di placare questi attacchi degli orchi. Qualcuno però doveva comunque agire dietro loro...
« Vogliamo lo stesso aiutarvi. Il prossimo attacco era per stanotte credo di aver capito? » lui annuì alle parole che aveva detto prima. « Possiamo ergere delle difese... » mi voltai verso i miei compagni. « Dobbiamo dividerci. Un gruppo resterà qui in città mentre gli altri combatteranno sul fronte principale! »
L'idea non era per niente male ma il capo villaggio era molto desolato e cercava di convincerci ad andare via. « Ignorate il triste fato di Xlamerfa. Gli orchi vogliono la città? Se la prendano. E se c'è anche una misteriosa gilda dietro... » non ebbe parole per terminare il discorso.
« Noi restiamo a combattere! » dissi infine, anche perché se avessimo lasciato la città agli orchi, il principe Rustin ci avrebbe potuto negare l'aiuto o chissà cosa!
Io avrei combattuto decisamente in prima linea, insieme a me volevo persone dalle forti qualità d'assalto, dovevamo essere noi a fermare gli orchi prima dell'arrivo nel villaggio. Scelsi di portare con me Raphael vista la sua istruzione da Paladino, optai anche per Glaremy in quanto comandante e arciera, infine presi con me Winsper, col suo martello avrebbe fatto danni; non conoscevo le abilità di Yvossa ma ritenevo che sarebbe stato un ottimo supporto insieme a Morkor agli altri due maghi. In poco tempo la luna salì sempre più nel cielo, nascondendosi in un primo momento dietro una gigantesca nuvola, fu allora che da una nebbia fitta apparsero in fila gelandomi il sangue.
Un ruggito provenne dalle creature che subito si mossero contro di noi con violenza pronti per combattere e per arrivare a saccheggiare il villaggio; i miei tre amici si mossero in avanti a mo' di barriera insieme ai pochi volontari del villaggio che avevamo radunato per combattere, erano superiori a noi, più di venti orchi corazzati correvano contro il villaggio con gli occhi famelici del nostro sangue. Una pioggia di frecce infuocate improvvisamente si scagliò oltre di noi e mi fece credere che ce ne fossero altri oltre la prima linea. Lo scontro iniziava.
Non rimasi ferma nel mio punto e in un primo momento supportai Glaremy, si muoveva con grazia e velocità inumana, scagliava le frecce col suo arco e centrava gli occhi, uno di essi stava per calare la sua ascia su di lei quando evocai la barriera per separarli e il colpo andò perso, subito eseguii una scarica di fulmini che lo investì in pieno uccidendolo sul colpo per la forte scossa elettrica ricevuta. Mi voltai appena in tempo per evitare il colpo di una frusta spinata, mossi le mani dal basso verso l'alto e sotto la creatura comparve un alto muro di fiamme che lo bruciò letteralmente vivo, gli altri furono persino feriti e due orchi caddero sotto le potenti frecce di Glaremy, in particolare scagliò una freccia con la punta bombata, quando entrò a contatto con l'armatura di un orco, quella esplose trascinandosi con sé anche la creatura ormai in pezzi.
« Complimenti! » le urlai quando ci trovammo schiena contro schiena, avevo il fiatone eppure ero piena di energie!
« Grazie, anche tu non scherzi mica con le tue magie! » vidi che eravamo circondate da cinque orchi, tutti con lo sguardo accattivante, gli occhi insanguinati e desiderosi della nostra vita.
Fui io a rompere la posizione di stallo.
Evocai delle lame di vento che si scagliarono con forza contro i nemici, ne ferii alcuni ma non li danneggiai più di tanto, a quel punto si gettarono su di noi e ne imposi la mano in avanti creando un cono di ghiaccio che cristallizzò almeno due dei nemici. Glaremy era saltata via e stava abbattendo un nemico con le sue frecce, utilizzai un fulmine diretto contro le statue di ghiaccio che avevo creato e le distrussi in pezzi. Evocai altre fiamme in modo da proteggermi e attaccare allo stesso tempo concedendomi pochi istanti per pensare alla mossa successiva; gli incantesimi di acqua erano del tutto inutili, non potevo perdere tempo ad evocare il serpentone dal mare! Usai dei rovi di pietra per bloccare l'ultimo orco che mi trovavo intorno, lo strinsi in una morsa che gli fece perdere sangue e che gli spezzò il collo con un colpo secco. Rilasciai l'incanto e mi volta ancora una volta verso la nebbia, gli arcieri avevano infine preso il via alla loro marcia e dietro di loro c'erano delle figure: uno in particolare stava avanzando in avanti, due dietro di lui e altre due ancora più indietro. Tutti e cinque i presenti erano incappucciati e indossavano vesti diverse, ne mancava uno, il drago da quanto ricordavo, non riuscivo a credere di vedere la Gilda delle Tenebre al completo.
« Ottimo lavoro piccola Profetessa. Certo è davvero triste che tu debba morire visto l'enorme potenziale che possiedi... » era stato l'uomo a capo della coda a parlare, era muscoloso e alto, indossava una tunica nera e delle placche sparse per le braccia e per il busto, erano scaglie di drago!
L'uomo si tolse il cappuccio rivelando un bel volto, occhi scuri come il carbone, pelle candida e capelli argentei con striature di viola, lunghi fino a sotto le scapole. Alle sue spalle teneva un gigantesco spadone per combattere, eppure vidi che nella sua mano si stava generando un incantesimo. Era il loro capo! Lo sentivo dentro di me, e soprattutto era un mago!
« Pensavo che non avrei mai avuto il piacere di incontrarvi! » pensai che con il muro di fuoco avrei potuto ucciderli in un colpo solo, ma il mago evocò un potente scudo magico che scagliò via il mio incantesimo, aveva cambiato incanto in un secondo! Quanto talento poteva avere allora?
« Basta così! Uccideteli! » era un ordine ai suoi orchi? Erano allora alleati? Certo... in fondo Morkor aveva ricevuto l'ordine di uccidermi o rallentarmi per conto loro no?
Non ebbi modo di concentrarmi ancora su di loro, vidi che una figura si spostò in mezzo alla battaglia per combattere contro di noi, forse per il piacere di spargere sangue. Fui però scaraventata nel mezzo della battaglia nuovamente e in modo brusco: un orco pieno di armi mi diede un colpo di mazza spinata in pieno petto! Pensavo di essere morta per il dolore, eppure vidi che non perdevo molto sangue, avevo delle ferite ma non perforanti, anche se il fiato mi si era mozzato; perdevo comunque sangue e mi alzai di nuovo a fatica.
Con un fulmine lo immobilizzai del tutto, dietro di lui comparve poi Raphael con un colpo diretto gli recise la testa e l'orco cadde. Si avvicinò a me con lo scudo levato aria e pronto per difendersi dal colpo che stava per ricevere, scagliai le fiamme contro l'orco bruciandolo vivo come se avessi usato un soffio di drago. Il ragazzo mi raggiunse finalmente e mi sentii incredibilmente sollevata, sensazione che svanì subito quando vidi che aveva una freccia conficcata in mezzo alla spalla e che aveva una larga ferita al polpaccio da cui perdeva sangue.
« Myrah che bello vedervi sana e salva! » disse appoggiandosi alle mie spalle, non riusciva a camminare bene e mi fece prendere il panico, attimo che terminò quasi subito.
« Raphael non preoccuparti! » come prima cosa presi a fuco la lama della sua spada in modo che bruciasse tra fiamme magiche, avrebbe danneggiato maggiormente i nemici. Mi chinai poi in ginocchio davanti a lui e fermandomi proprio sulla ferita, allungai le mani e le spinsi contro di essa rabbrividendo.
Potei sentire nuovamente quella sensazione sgradevole, una grande forza dentro di me che si spingeva verso le mie mani che brillavano di luce, assorbivo la ferita e restituivo la sua originale forma, l'incantesimo finì e non c'era più neanche l'ombra del taglio o del sangue. Raphael mi diede una mano ad alzarmi ma ero senza forze, l'incantesimo mi aveva levato troppe energie.
« Vi proteggerò io! State dietro di me! Non arriveranno a voi a costo della mia stessa vita! » la situazione era davvero difficile e gli orchi erano troppi, probabilmente erano arrivati dentro il villaggio e noi contavamo tante perdite.
Altri orchi si gettarono addosso al mio protettore, a ogni suo colpo alternava la protezione con lo scudo in avanti, poi subito si scagliava in una serie di attacchi letali con la spada infiammata, due orchi caddero in pochi istanti davanti a lui, infilzò la spada nel petto di un terzo e subito recise la testa a un quarto, tornò vicino a me; a quel punto cercai di evocare incantesimi per aiutarlo: il migliore era senza dubbio il muro di fuoco, bruciavo i nemici e ne bloccavo ad altri il passaggio, poi cercai di darmi da fare con delle scariche fulminee in modo da atterrare nemici, fortunatamente anche le frecce di Glaremy ci diedero man forte contro le creature.
« È inutile che continui a combattere, Profetessa! » disse una voce dietro di me, mi voltai per vedere che Winsper era molto vicino a me e abbatteva un orco spappolandogli il cranio.
La voce però non era stata la sua, apparteneva a un nano che si avvicinava a me, indossava un'armatura in quello che doveva essere oro vulcanico e si tolse il cappuccio mostrando un volto deforme, un naso grande e occhi verdi, capelli biondi con barba ispida che cadeva sul petto. Tra le mani stringeva una frusta spinata, ne scoccò un colpo e feci appena in tempo a proteggermi con lo scudo, distrusse la mia difesa e sentii un bruciore alla spalla, doveva essere riuscito a colpirmi pensai.
« Perché continuate a chiamarmi Profetessa? Di cosa diavolo state parlando? » avevo il bastone magico portato in avanti, non sentivo più la protezione di Raphael dietro di me, stava combattendo a pochi metri e il più vicino era Winsper.
« Non ti servirà a nulla saperlo visto che stai per morire per mano del grande Groel, il combattente più forte della Gilda delle Tenebre! » disse alzando la frusta e preparandosi a schioccarla. Potevo ancora difendermi.
Ma qualcosa accadde e mi distrassi perdendo totalmente ogni difesa, un evento che determinò l'inizio degli orrori di quella notte: la luce lunare investì per la prima volta il campo di battaglia, Winsper si voltò urlando verso la luna, temevo fosse stato colpito e la mia attenzione venne reclamata totalmente da lui, potevo difenderlo lanciando lo scudo su di lui come mi era stato insegnato, ma quello che gli stava accadendo non era paragonabile a nessuna ferita: il suo corpo si stava gonfiando, le sue braccia esplodevano e si riempivano di peli, distrusse totalmente l'armatura che aveva intorno a sé, perse dalle mani il martello, questo perché quelle stavano mutando come il resto del corpo, diventavano zampe con lunghe zanne bianche. Il viso di Winsper si allungò e un mostro comparve al posto del mio amico, allora compresi il legame con ciò che stava succedendo: la luna alta e piena nel cielo, Winsper si era appena trasformato in un lupo mannaro! Era una maledizione, era Magia Nera.
« Winsper... » gridai istintivamente ma nulla del mio amico era rimasto dentro quella creatura che cominciò ad attaccare indistintamente chiunque si trovasse sotto tiro.
Sentii una morsa stretta alla mia gamba e gettai una urlo per il dolore, era come se la carne venisse strappata via, solo allora vidi la frusta che tornava tra le mani di Groel, caddi a terra mentre lui si avvicinava. Non c'era più nessuno che mi avrebbe aiutata, la situazione era totalmente a nostro a sfavore, e quando pensavo che il peggio era accaduto... mi sbagliavo!
Il bruciore alla spalla aumento, nel punto esatto in cui c'era il marchio delle tenebre. Spalancai gli occhi per l'orrore quando vidi che una luce brillava segnando il contorno del simbolo, era già accaduto una volta, non potevo permetterlo di nuovo.
« Pronta per morire, Profetessa? » disse Groel in tono minaccioso trovandosi ormai davanti a me.
Furono quelle le parole che fecero esplodere il caos, sentii una forza risalire dentro di me, una forza che avevo già provato una volta, le lacrime cominciarono a scendere e il bruciore cessò dopo il mio urlo. Non riuscivo a controllarlo, Lamia stava tornando una seconda volta nella sua forma fisica, cominciai a tremare di paura.






Angolo Autore:
Buon pomeriggio miei fan ^^ chiedo scusa per la lunga attesa e il silenzo in questi giorni, diciamo che mi sono preso una lunga pausa di ferie xD Vediamo vediamo... quanti casini! Tarnyth... il rapporto tra Raphael e Myrah sempre più complesso... e ora che sta succendo? Come finirà la battaglia? Al prossimo capitolo ^^ Un grazie come sempre a tutti i miei lettori e a Fantasy_Love_Aky per la recensione ^^

 

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Capitolo 22
*** 22 - Volontà ***


22.


Volontà






Il tremore che scosse il mio corpo terminò con l'apparizione di una luce ancora più forte dalla mia spalla, il simbolo brillava intensamente e non riusciva più a essere contenuto dalle vesti sopra di esso. Sentivo il marchio bruciare, come se lo stessero imprimendo con il metallo, intorno a me c'era solo luce, non riuscivo più a vedere i miei compagni, Winsper si era trasformato, ma Glaremy e Raphael potevano benissimo vedere cosa mi stava capitando, la menzogna veniva infine a galla.
Il marchio apparve in pochi istanti mentre cercavo di coprirlo con le mani, scottava come se fosse fuoco. Vidi la cappa bruciarsi e lo squarcio nelle mie vesti da maga ampliarsi di più, la mia carne nuda e il marchio scuro comparvero in aria. Poi avvertii nuovamente il dolore e non riuscii a trattenere un urlo, gridai come se la carne mi si stesse aprendo, poi terminò tutto insieme alla luce e fui sbalzata indietro da una potentissima forza, strisciai per terra vista la violenza con cui Lamia era uscito dal mio corpo, alzai appena il viso cercando Raphael ma vidi soltanto Groel con gli occhi spalancati verso l'alto, l'espressione di stupore: una bestia muscolosa e dalla pelle scura stava in alto a pochi metri da terra, l'espressione famelica come i suoi occhi, le corna ricurve verso il dietro e due grandi ali aperte che lo tenevano sospeso nel nulla. Le mani imposte verso l'alto come per pregare la luna di essere finalmente salvo e libero.
« Finalmente libero dalla mia prigione di carne e ossa! » questo fu il grido di liberazione di Lamia, soddisfatto di essere nuovamente tornato alla sua forma fisica, nonostante questo restava ancora legato a me e alla mia vita.
In quel preciso istante arrivarono i nostri compagni che erano in piazza, Hematha capitanava il gruppo seguita da Tarnyth che aveva il bastone magico tra le mani, insieme a loro c'erano anche Morkor e Yvossa. Tutti quanti eravamo come rapiti dalla vista di Lamia, gli sguardi poi si posarono su di me, il primo che cercai con gli occhi fu Raphael, bianco in volto come se fosse morto, i suoi occhi verdi posati su di me, non sapevo cosa dire, le lacrime scorsero dai miei occhi in fretta.
« Mi dispiace... » sussurrai come se potesse sentirlo, la battaglia era appena entrata nella sua massima devastazione visto che avevamo più del semplice problema degli orchi.
Lamia cominciò a invocare potenti incantesimi che avrebbero distrutto tutta l'area intorno a noi, Glaremy per prima agì in modo da fermarlo, lanciò tutte le frecce esplosive che possedeva ma il demone non ne fu minimamente scalfito. Raphael si gettò insieme a Morkor su Winsper, cercando un modo per fermarlo visto che stava divorando non solo gli orchi ma anche i soldati del villaggio che ci aiutavano. Yvossa si spostò con l'ascia bipenne posta davanti agli occhi e si mise al fianco della comandante. I due maghi si portarono in fretta verso di me.
« Myrah che cosa hai fatto? Hai evocato un demone!? » chiese Hematha dandomi una mano ad alzarmi, la veste quasi mi cadeva lasciando l'intimo del seno scoperto.
Tarnyth non prestò attenzione a quel particolare e rispose lui al mio posto come se l'avesse sempre saputo. « No, il demone c'era già prima. Avvertivo qualcosa di forte in lei ma credevo fosse la sua aura, dovevo saperlo che era un demone! » si stava dando la colpa di non aver previsto quell'evento?
« Perché non lo hai detto prima!? Hai un demone dentro di te che... » Hematha non riusciva a trovare le parole per sgridarmi, io però ero troppo rapita dagli incanti che Lamia usava non solo sugli orchi ma che usava per colpire anche i miei amici e Groel insieme ad essi, mi voltai indietro per cercare la Gilda delle Tenebre ma c'era solo fumo attorno a me. Erano fuggiti.
« Scusami Hematha ma non mi sembra il caso di parlarne ora! » urlai contro l'elfa e lei aggrottò l'espressione annuendo. « Cosa possiamo fare? » le lacrime ripresero a scorrere mentre osservavo il campo da battaglia e il demone lottare.
« Possiamo esorcizzarlo... ma non possiamo eliminarlo per sempre, non ho conoscenze in quel campo... » cominciò Tarnyth, era Hematha l'esperta di Magia Bianca.
L'elfa rifletté attentamente su qualcosa, un rituale forse e parve trovare la situazione visto che continuava ad annuire. « Sì può fare... ma ho bisogno che nessuno mi distragga. »
Tarnyth prese così possesso della situazione cercando di comandare e pensare con calma nonostante arrivassero ad urlare visto il fragore della battaglia troppo vicina a noi. « Myrah tu vai a sostenere i nostri. Io proteggerò Hematha mentre lei compirà il rituale per esiliarlo! Hai capito? » continuò urlando lui, annuii circa dieci volte prima di capire che dovevo già muovermi, abbandonai i due maghi ma prima di andare via Hematha prese il coltello e mi fermò.
« Ho bisogno del tuo sangue! »
« Prendine quanto vuoi ma ferma quella cosa. Ti prego! » dissi supplicandola e restando forte, mi ero ripresa dalle lacrime e dall'attimo di disperazione. Le porsi il braccio e incise una linea dritta bagnando il coltello di rosso. Fece molto male ma non mi preoccupai di farmi richiudere la ferita, andai dai miei amici per combattere nonostante non avessi le forze e fossi dolorante dove i colpi ricevuti.
Lamia era atterrato e stava combattendo contro Yvossa e Glaremy, il demone era veloce e letale, i suoi colpi arrivavano a terra distruggendo il terreno, la nana era scaltra e veloce, assestava dei colpi distruttivi e ben mirati, davvero faceva onore alla sua carica di ladra. Glaremy spesso distraeva il demone che sembrava essere in difficoltà ma che sentivo avesse la situazione sotto controllo. Groel però era più furbo di tutti noi: indietreggiava lentamente con l'intento di scappare, evocai un muro di fuoco alle sue spalle e si costrinse a restare nella battaglia. Mi avvicinai a lui col bastone pronto.
« Non scapperai da nessuna parte! » dissi audace evocando delle lame di vento, spiccò un salto laterale ed evitò il mio incantesimo rotolando via. A quel punto utilizzai i miei incanti migliori per distruggerlo o ferirlo.
Il soffio di ghiaccio lo prese in pieno rallentando i suoi movimenti, quasi come se l'avessi fatto diventare di ghiaccio, tuttavia l'armatura lo protesse dal mio incanto, riflettei sulla possibilità che fosse incantata per diminuire gli effetti magici. Lanciai dei fulmini e in un attimo di mia ripresa mi caricò per attaccarmi, feci in tempo a difendermi con una barriera e mi spinse indietro. Mantenni l'equilibrio ma qualcosa dietro di me stava arrivando: mi voltai appena in tempo e mi gettai di lato visto che l'enorme lupo mannaro che aveva sostituito Winsper mi stava caricando; su di lui c'era Raphael che cercava di distrarlo e di ferirlo, il lupo cadde inciampando e trascinandosi per terra. Nel frattempo Lamia aveva appena evocato un potente incanto del fulmine, una tempesta si era appena generata addosso a noi e Morkor si gettò su di me per difendermi da un fulmine, cadde a terra quasi paralizzato e col fiato mozzato. Stavo perdendo la situazione dalle mie stesse mani e non potevo permettermelo; dovevo proteggere i miei amici! Mi trovai stranamente accanto a Raphael, la sua armatura totalmente danneggiata e lo scudo graffiato, aveva una profonda ferita sul ginocchio e in fronte e poi teneva la mano in una posizione strana, notai il sangue e i segni di un morso. Non sapevo più dove dividermi.
Winsper era in un attimo di rabbia contro Groel e lo stava attaccando, due dei tre problemi erano apparentemente sotto controllo, mi voltai verso di Morkor e cercai di spingere con le mani sul cuore, non sapevo cosa fare e Raphael mi spinse quasi via senza troppa forza, mise le mani sopra il cuore dell'orco e spinse con violenza finché quello non batté le ciglia.
« Raphael... devo spiegarti! » dissi a fatica, il nodo alla gola mi stava strozzando e non riuscivo a respirare più, il ragazzo si era però alzato e cercava di non evitarmi.
« Myrah non è il momento! Abbiamo problemi maggiori di cui preoccuparci adesso! » sentivo che era arrabbiato con me, che mi odiava per quel tradimento. Sentivo che soffrivo ed ero arrabbiata, ecco un'altra cosa che avevo rovinato a causa di un mio errore... non c'erano altri responsabili e non potevo fingere che non fossi io il problema. Un bagliore comparve vicino a noi, ci voltammo per vedere che Hematha stava compiendo ancora la sua danza esiliante e un cerchio comparve attorno a lei, il mio marchio brillò insieme al corpo di Lamia che pareva incredibilmente distratto dalla battaglia.
Tarnyth ebbe la pensata di non preoccuparsi di Hematha visto che i tre nemici erano distratti, alzò il bastone al cielo ed evocò un potentissimo incantesimo che causò una tempesta di fuoco, sfere infiammate caddero dal cielo e cercò di contenerle nell'area intorno a noi, avevo già visto quell'incantesimo ed era stato davvero distruttivo contro la chimera. Le sfere infuocate si abbatterono addosso a Winsper e Groel, Raphael e Morkor le evitarono abilmente e si divisero, il primo andò a combattere contro Lamia che sembrava non essere scalfito dalla magia.
Mi concentrai ancora una volta su Groel che stava scappando via, era stato gravemente ferito ed era persino zoppo, ignorai i dolori del mio corpo e corsi contro di lui, alzai una mano in sua direzione per lanciargli una scarica e di fulmini che lo centrò in pieno, si voltò dandomi un colpo di frusta che mi prese in pieno viso, sentivo il sangue scorrere con forza e pressione, caddi a terra e mi rialzai subito grazie all'aiuto del bastone, mi difesi con la barriera mentre lui continuava a dare colpi di frusta e poi rilasciai la mia difesa contro di lui creando un urto, a quel punto evocai intorno a lui le forze del ghiaccio, una tempesta di forma cilindrica che si concentrò su di lui, cominciò ad urlare mentre neve e ghiaccio si formavano intorno a lui, non sapevo che cosa stavo facendo ma sapevo di esserci riuscita: il suo corpo si trasformò in una statua bloccata nel ghiaccio, mi bastò una scarica elettrica per distruggerlo e farlo arrivare a terra, ancora però resisteva nonostante i vari tagli e le ferite che lo immobilizzavano perché ghiacciate.
« Per te è finita! » gli urlai contro, provò a difendersi con dei colpi di frusta che finirono persi nell'aria, usai delle lame di vento che lo presero in pieno petto facendolo cadere indietro.
Non comparvero tagli sulla sua armatura, ne sangue che potesse segnare una ferita mortale, semplicemente i suoi occhi erano persi nel nulla, il suo sguardo si spegneva, probabilmente ero riuscita ad arrivare al cuore, un attacco più letale di quanto pensassi, ma in effetti cose parecchio strane erano successe in quella notte come l'evocazione di un incanto superiore a me sconosciuto. La battaglia però non era ancora finita.
Benché gli orchi fossero stati tutti sconfitti, il problema continuava a restare Winsper nella sua forma da lupo mannaro e Lamia che era sempre più in difficoltà, certo è anche vero che i miei compagni erano ormai sul punto di essere quasi uccisi dal demone visto il pessimo stato in cui erano.
« Morkor... » era il più vicino a me e mi veniva meglio controllare la situazione con lui per primo. Era affaticato, c'era di buono però che il lupo mannaro era finalmente caduto a terra, svenuto probabilmente anche se aveva una profonda ferita all'occhio e tra le costole, i chiari segni del combattimento contro la spada di Raphael, mi voltai infine verso i miei amici.
Lamia li aveva gettati tutti e terra, si era voltato verso di me e chiaramente aveva visto che Hematha stava compiendo un rituale per esiliarlo dentro di me, Tarnyth stava cercando di contrattaccare con tutti gli incanti che conosceva, corsi automaticamente per dargli supporto, anche se mi aveva baciata il giorno prima sentivo che tutta la rabbia era svanita.
« Pensi di potermi battere ragazzina...? » chiese Lamia quando affiancai Tarnyth, c'era stato un attimo di quiete ed Hematha aveva quasi completato il rituale, lo sentivo!
« Non sei tu a controllare me... » cercai di rispondere, in realtà c'era riuscito di nuovo, pensavo di essere riuscita a controllarlo del tutto ma avevo fallito nuovamente.
Lamia guardò attentamente Hematha che terminava il rituale, il corpo del demone brillò di bianco e cominciò a trasformarsi in cenere, cenere che aleggiava intorno a me rientrando dentro il simbolo. « Puoi anche mentire a me... ma riuscirò prima o poi a prendere la tua anima, vanificando qualunque rituale stupido che tuo padre fece a costo della sua vita! » quella era la rivelazione che non avrei mai voluto dire, la verità sulla morte di mio padre, di conseguenza il motivo della mia fuga.
« Non mi avrai mai! » gli urlai, Tarnyth sostenne Hematha che quasi svenne per l'eccessivo sforzo del rituale. Lamia era ormai trasformato in cenere ma la sua voce echeggiava nell'aria della notte carica di detriti e polveri, odorosa di morte e sangue.
« Ti sbagli! Prenderò il tuo corpo quando ti sentirai sola e debole... non ti libererai mai di me! » con quelle ultime parole ci fu il silenzio, la battaglia era finalmente conclusa.
Io ero sotto gli sguardi di tutti, o meglio di quei pochi che erano ancora coscienti, tra quelli c'era Raphael che strisciava per terra cercando di alzarsi, dolorante a causa delle ferite. Non riuscii più a tenermi in piedi, il buio prese i miei occhi ancora prima che potessi toccare il terreno, svenuta e fragile.

 
* * *
 
Aprii gli occhi a fatica, mi aspettavo di essere chissà dove ma mi trovai nella mia tenda, stesa e con le mie vesti danneggiate. Per un brevissimo attimo avevo sperato che si fosse trattato di un terribile sogno, purtroppo invece era tutto vero. Lamia era realmente uscito dal mio corpo e Winsper si era realmente trasformato in un grande lupo mannaro. Ma gli altri dov'erano? Uscii dalla mia tenda e vidi che eravamo lontani da Xlamerfa, intorno a noi c'era l'oscurità e l'ombra del bosco di notte. C'era un falò acceso e i miei compagni di squadra erano attorno a esso. Tutti e sette che mi fissavano, Winsper era quello che pareva capirmi meglio visto che anche lui aveva un segreto.
Ero abbastanza sveglia da comprendere che l'aria era tesa per un motivo preciso, ci toccava parlarne? Pensavo di sì. Spostai il mio sguardo e lo tenni fisso su ogni componente del gruppo; Tarnyth mostrava indifferenza e un sorriso, Glaremy sembrava scossa ma mi rivolse un occhiolino che avrebbe dovuto ispirarmi fiducia in quello che stavo per affrontare. La verità.
Winsper aveva l'espressione bastonata, avevano già parlato con lui? Vidi che non aveva bende o ferite sul corpo, merito di Hematha, doveva aver curato anche me visto che mi sentivo bene e ricordavo chiaramente le numerose ferite che avevo.
L'elfa era di pietra in volto, non sapeva cosa pensare e io già cercavo di capire ciò che pensava: la Chiesa vietava e condannava i posseduti dai demoni, i sacerdoti potevano anche provare ad esorcizzare il demone ma solitamente non c'era nulla di fare, non potevo neanche dire che non era colpa mia! Morkor non era molto espressivo ma quello non era diverso dal solito; Yvossa invece guardava con chiara disapprovazione, forse ne sapeva qualcosa di Magia Nera; infine c'era Raphael, il cui giudizio mi spaventava più di tutti gli altri messi insieme, nonostante fosse sempre molto espressivo e chiaro su ciò che provava, stavolta non seppi dire cosa pensava. Sembrava tranquillo ma anche in agitazione per la situazione.
« Immagino che ormai non abbia più senso nascondersi... » dissi avvicinandomi a loro, accanto a me c'era Winsper e dall'altro lato avevo Glaremy, entrambi mi restarono vicini.
« Non credo si debba parlare di questo come del fatto che io sia un lupo mannaro! Sono stato maledetto nella culla va bene!? Una gitana passò al nostro castello e mi maledisse... » ammise Winsper urlando, la sua voce echeggiò intorno a noi.
« Allora ricordi tutto del tuo passato? Il tuo nome? » quel commento era venuto proprio da Raphael che nonostante parlasse con lui teneva lo sguardo fisso su di me.
« Kervlin Langhenom... anche se ammetto di preferire molto di più Winsper... almeno quello non mi ricorda la maledizione! » rispose il ragazzo e a quel punto intervenne Glaremy.
« Le maledizioni possono essere rotte no? » chiese rivolta a noi tre maghi, in particolare si era rivolta a Tarnyth. « Così come la possessione demoniaca... » adesso si riferiva a me.
Il marchio dell'oscurità era visibile a tutti, scuro come fosse stato marchiato da poco e brillante sotto la luce del fuoco. « Non è così semplice... spezzare una maledizione potente come quella è difficile quanto esorcizzare un demone. Sono pochissimi i testi magici che permettono di apprendere tali riti di Magia Bianca! » rispose Hematha guardando verso il nulla.
« Ma dev'esserci lo stesso un modo... »
« Ciò non cambia il fatto che una maledizione non è volontaria quando l'evocazione di un demone. Non è vero Myrah? » mi chiese Yvossa restando immobile e con l'espressione dura.
Cominciai in quel momento a sentire un'opprimente sensazione al petto, come se qualcosa mi schiacciasse, non era Lamia, non era quel genere di forza. Era come se mi mancasse il respiro e il cuore smettesse di battere, la gola si annodava; aveva ragione, un demone era una cosa che il più delle volte portava a morte certa, non esistevano casi di persone vissute cento anni con un demone dentro il corpo. Prima o poi lo spirito li divorava, ciò accadeva sempre dopo cinque o dieci anni.
Avrei subito lo stesso destino. Non avevo scampo dalla morte, non avevo possibilità di sopravvivenza, era stata una stupida pensando di risolvere tutto semplicemente fuggendo via dagli Erranti, non sarei mai stata libera!
« Non mi pare sia il caso di creare un processo! » disse Winsper, ovviamente lui c'era dentro quanto me in quella questione, detto da lui però risultava appunto quasi inutile.
« Io ritengo che la cosa fosse ovvia... ha mostrato fin da subito un potere eccezionale, o almeno da quando la conosco io! » cominciò Tarnyth riflettendo attentamente. « Sentivo un enorme potere in lei e basta che riesca a controllarlo... »
Non c'era possibilità di farlo, avevo sperato di riuscirci ma ciò che era accaduto la notte prima era una prova evidente del mio fallimento, subito dopo di lui parlò Glaremy. « A me non importa nulla, ho parenti che usano la Magia Nera come fosse una qualunque delle Arti Arcane! » persino Glaremy si era dimostrata amichevole nei miei confronti, la cosa era sbagliata visto quello che avevo fatto, ero stata io stessa ad evocarlo.
Inoltre mi resi conto di come il nocciolo della questione era principalmente concentrato di su me, d'altronde la trasformazione di Winsper dipendeva dalla presenza della luna piena, mancando in cielo lui era tranquillo. Io invece ero imprevedibile, pericolosa e letale per chiunque, dovevo stare sola, lontana da tutti in modo da non poter nuocere a qualcuno.
Nell'istante in cui Glaremy aveva terminato di parlare, Yvossa sbuffò mostrando chiaramente quanto lei fosse contraria alla Magia Nera, cosa voleva proporre? La mia esecuzione istantanea? Forse era meglio, almeno sarei stata realmente libera.
« E tu che ne pensi Hematha? » chiesi rivolgendomi per la prima volta a qualcuno dei presenti, l'elfa mi guardò con i suoi occhi verdi, lo stesso sguardo che mi rivolgeva sempre.
Mi resi conto che la mia voce era uscita distorta, storpiata dal nodo alla gola che si era formato, stavo trattenendo le lacrime visto che Raphael continuava a stare in silenzio. « “Ama il tuo prossimo indipendentemente dal male che arreca. Poiché io ho un solo giudice, e Egli è grande e perdona, tu farai lo stesso!” » aveva recitato un passo delle sacre scritture. « Il Creatore ci insegna a perdonare i malvagi, di non punirli ma di far capire loro dove sbagliano, inoltre dice anche che solo Lui è il nostro giudice, per quanto a me non possa piacere la Magia Nera... sei sempre mia amica! » a quel punto trattenere la lacrime stava diventando quasi impossibile, le gambe mi tremavano e avevo voglia di scappare via, soprattutto dopo che Morkor aveva semplicemente scrollato le spalle come se non sapesse cosa dire; guardai Raphael direttamente nei suoi occhi, lui fissava i miei come per chiedermi cosa volessi che dicesse, non ressi però il confronto e dovetti correre via.
Mi alzai di scatto prima che potesse parlare e corsi con tutto il fiato che avevo in corpo, soprattutto potei finalmente esplodere in lacrime per la tensione che avevo accumulato, le lacrime erano calde e scorrevano lungo il mio viso, i rami degli alberi sfregavano contro di me facendomi male ma senza arrestarmi, improvvisamente uscii dalla boscaglia trovandomi in una piccola radura, non ebbi la prontezza di vedere dove mettevo i piedi e andai a finire direttamente tra le acqua basse di un piccolo lago immergendomi fino alla vita e fermandomi solo allora per un dolore alla caviglia.
Alzai gli occhi al cielo e la luce della luna mi investì, continuando a piangere e senza volerlo urlai al Creatore. « Perché mi hai lasciato vivere!? Perché non mi uccidi? Perché hai permesso a mio padre di morire per salvarmi!? » la gola cominciò a bruciare per la forza con il quale avevo urlato, sbattei la mani contro l'acqua e qualcuno arrivò dietro di me correndo arrivando fino alla riva a pochi metri da me.
Mi voltai improvvisamente trovando una figura con armatura in ferro grigio, Raphael aveva l'espressione preoccupata, gli occhi sollevati dal vedermi ancora salva. « Pensavo che stavate per fare qualcosa di avventato... » cos'era venuto a dirmi?
Si avvicinò di alcuni passi verso di me e allungai le mani creando una barriera tra noi in modo che non potesse raggiungermi, non per proteggermi da lui ma per proteggere lui. « Non voglio farti del male... non posso controllare il demone! »
La sua reazione fu totalmente inaspettata. « Ci sono vari modi per liberarvi dal demone, inoltre so che siete fortissima. Voi avete molta volontà e il demone non vi avrà mai! » si avvicinò al velo dello scudo toccandolo con il guanto.
« Non avrò mai la libertà dal demone! » sbottai urlando con disperazione, lui parve paralizzato ma ne approfittò, si avvicinò ancora di più a me visto che avevo abbassato lo scudo.
Ripresi in mano l'incantesimo alzando la mano e posizionando lo scudo a una palmo da essa, Raphael poggiò la mano proprio in corrispondenza della mia. « Prima di ieri credevo che la Magia Nera fosse sbagliata e che tutti coloro che ne facessero uso dovessero morire, come Tarnyth! » fece una pausa. « Ma da ieri sera, sapendo che anche voi avete utilizzato la Magia Nera, io non riesco più a capire cosa penso... perché non mi importa cosa facciate di sbagliato, non mi importa quanto vi crediate pericolosa perché so che se foste voi a farmene sarei felice! » forse era un sogno, forse avevo tanto sperato in quelle parole da parte di Raphael che le stavo sognando da sveglia.
« Raphael... io non sono una brava persona! Non sono quella che vi ho fatto credere, ho evocato consapevolmente il demone! » dissi rilasciando lo scudo che avevo intorno a me.
Scosse il viso, chiuse gli occhi e si incamminò nell'acqua insieme a me, la sua armatura totalmente bagnata fino alle gambe, il suo corpo vicino al mio, mise la mano col guanto sul mio viso e mi sorrise. « Non mi importa! Io vi amo Myrah! Potreste aver anche ucciso ma questo non cambierà mai! Vi amo più della mia stessa vita... e vorrei che voi passaste la vostra non solo come amici o compagni di viaggio, ma come mia sposa in futuro... perché non mi stancherò mai di dirvi quanto io possa amarvi! » ero totalmente in balia delle sue parole, non gli importava del demone, ma soprattutto mi amava.
« Raphael... io non posso prometterti quella vita! » stavo andando contro il mio stesso cuore e mi stavo odiando. Lui rimase paralizzato per la risposta che gli avevo dato. Lo stavo rifiutando e forse si aspettava che ricambiassi. « Il demone prenderà prima o poi la mia vita, passeranno cinque o dieci anni prima di quel momento e io non posso costringermi ad uccidermi quando accadrà. Non posso neanche permettere che faccia del male ai nostri figli... perché ne vorremo e non potrei mai vivere sapendo che Lamia potrebbe fare loro del male! »
Stavo andando contro tutto ciò che volevo e non potevo evitare di piangere per questo, lui scosse il viso come se non volesse capire le mie parole. « Myrah... riusciremo a liberarci del demone. Insieme, vi proteggerò anche da Lamia... resterò per sempre accanto a voi! » continuò a ripetere.
« Non posso farlo... scappa finché sei in tempo, dimenticati di me prima che io possa farti del male... » la mia voce si spezzò e la frase rimase sospesa in aria. « Anch'io ti amo, ma non posso permettere che ti faccia del male! » infine lo avevo detto.
Raphael non si scompose, passò le sue braccia muscolose e coperte dall'armatura attorno alla mia vita, poggiai una mano sul suo petto e l'altra andò a salire delicatamente lungo il suo fianco fino al viso, il contatto con la sua pelle mi infiammò; il suo viso vicino al mio, i suoi occhi chiusi e la distanza tra noi due che si accorciava, fu lui a chiuderci in un bacio, uno di quelli che avevo sempre immaginato con il ragazzo perfetto, le sue labbra erano calde e morbide, delicate e forti allo stesso tempo, il suo sapore era inebriante così come tutto ciò di lui, mosse il viso lentamente come se danzasse in quel bacio e io immobile a seguirlo, il cuore fermo e la felicità dentro di me.
Tuttavia quel momento non durò a lungo quanto volevo. Si separò da me lasciandomi insoddisfatta, una sensazione diversa dal bacio che Tarnyth mi aveva dato pochi giorni prima.
« Farò qualunque cosa per voi. E se mi chiederete davvero di dimenticare questo bacio allora lo farò... solo pensateci! » mi stava offrendo forse la chiave della felicità e io rifiutavo.
Se ne indietreggiò, lasciandomi da sola in mezzo all'acqua ma seguendomi fino all'ultimo con lo sguardo, era questo che il Creatore voleva da me? Ma d'altronde chi sono io per conoscere i Suoi piani... ritornai sui miei passi per l'accampamento.






Angolo Autore:
Buonaseraaaa ^^ eccomi con un capitolo pieno di... awwwww! Quante cose quante cose! E quanto amore <3 Grazie a tutti i lettori e alle persone che mi seguono, in particolare Fantasy_Love_Aky. A presto col prossimo capitolo!

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Capitolo 23
*** 23 - Speranze di vivere ***


23.

Speranza di vivere






Era quella la vita che volevo? Mi stavo realmente distruggendo l'esistenza con le mie mani, anche se per alcuni versi era stato un bene l'evocazione del demone, non avrei mai conosciuto Raphael se così non fosse stato, non me ne sarei mai innamorata. Quando tornai all'accampamento era come se tra me e Raphael non ci fosse stato nulla, si comportava sempre al solito modo, gentile e sorridente come sempre, forse Tarnyth aveva sempre avuto ragione su di lui, chissà da quanto pensava di amarmi... ne ero incredibilmente curiosa. Persino la situazione con gli altri sembrava letteralmente cambiata ai miei occhi e non sentivo più i miei amici tanto ostili nei miei confronti. Però il problema fu la speranza, quella che non credevo ancora di avere, sia per me che per Winsper.
« Dobbiamo fare qualcosa... sempre che voi due vogliate! » disse Hematha, molto diversa da prima quando era seria, adesso era la solita elfa allegra e tranquilla. « Non lontano da qui c'è un vecchio maniero abbandonato, anticamente era usato da noi elfi come residenza estiva per i nobili, ma poi gli umani lo presero durante la rivolta dell'Era dell'Eclissi. So per certo che vi è presente una biblioteca elfica piena di tomi antichi, sono certa che potremo trovare qualcosa per la possessione dei demoni e per spezzare le maledizioni! » era quello il problema.
La speranza. Mi ero rassegnata a quelle vita in pochi istanti, Raphael mi diede alcune occhiate piene di significato, era come se mi stesse dicendo qualcosa, la prospettiva di un futuro dove eravamo insieme e io ero libera dal demone finalmente.
« Ho sentito parlare di quel castello! » disse Yvossa con il naso parecchio storto e tremante per la paura. « Ci sono gli spiriti degli elfi là! Non si è ben accetti e ci sono casi di sparizioni! » ebbe un brivido.
Raphael fu quasi obbligato a risponderle. « Ma per favore! Non esistono i fantasmi. Esistono demoni pazzi e assetati di potere e anime di innocenti fanciulle! » la sua voleva essere una battuta nei miei confronti, riuscii a farmi ridere.
« Quanto dista questo maniero? » chiesi rivolta a Hematha, non potevamo di certo fare troppo tardi visto che tra cinque giorni c'era il matrimonio reale tra il principe Rustin e la principessa Angelin di Cardojima. Eravamo stati invitati e non potevamo assentarci, inoltre doveva riferire che la Gilda era stata aiutata da una banda di orchi.
Era ovvio che avevano cercato alleati e ne avevano trovati negli orchi, ma cosa gli avevano promesso e cosa poteva simboleggiare tutto quello? Ritornai bruscamente alla realtà.
« Circa due giorni. Se ci sbrighiamo anche meno... non è esattamente di strada ma è necessaria la deviazione! » rispose Tarnyth, era necessario per aiutare me e Winsper.
Eppure non ero tranquilla per ciò che mi si prospettava, era troppo bello e Raphael si accorse subito dei miei pensieri. Si avvicinò a me lentamente, immaginai che non voleva far sapere agli altri di qualunque cosa ci fosse tra noi. In effetti non interessava neanche a me, non volevo di certo sapere i loro fatti personali e le loro relazioni, eccetto per Hematha ma con lei eravamo amiche, le avrei detto prima o poi di quel bacio.
« Volete provarci? Non ha senso fare questo viaggio se voi non siete convinta di ciò che vogliamo fare... lo facciamo per aiutare voi! » disse tenendomi le mani tra le sue, erano riscaldate dai guanti, cercavo di non pensare a quel bacio ma ero confusa.
« A me non ci pensa nessuno? Il magico tomo serve anche a me! Myrah per favore... non voglio passare la mia vita a trasformarmi ogni luna piena in un pazzo sanguinolento! » dovevo pensare anche a Winsper, non avrei mai potuto negargli la speranza, mai avrei potuto rifiutarlo.
« Va bene... partiremo domani mattina presto però. Non voglio perdere troppo tempo e voglio che torniamo ad Astesia il più presto possibile! » a quel punto il nostro piano per i prossimi giorni era stato stabilito, avremmo trovato quel tomo.
O almeno questo era quello che speravo.
Dopo la discussione vidi che Morkor mi si avvicinò prendendo il posto di Raphael, uno sguardo stranito; non era solito fare molte espressioni eppure quello sguardo era strano per lui. « Posso parlarti in privato pochi istanti? » pensai unicamente a qualcosa di male, ormai avevo paura delle notizie in privato!
« Certamente! » ci allontanammo pochi metri dall'accampamento e poi capì di cosa voleva parlare. « Vuoi parlare degli orchi che abbiamo combattuto? » avevo centrato l'argomento e lo disse annuendo per poi parlare.
« Voglio che tu sappia che non mi pento di aver combattuto al tuo fianco. In fondo ti sono debitore, la mia vita è nelle tue mani. Mi chiedo però perché lo abbiano fatto! »
« Che intendi? » chiesi senza capire di cosa parlasse.
« Perché gli orchi avrebbero combattuto accanto a loro. Siamo mercenari per lo più ma non attacchiamo spesso i villaggi degli umani o gli altri vostri insediamenti... mi chiedo cosa abbia la Gilda promesso al mio popolo. E non faccio altro che chiedermi se al termine di questa guerra resterà qualcosa di esso... » era davvero importante e io purtroppo non sapevo cosa dire. Era quella la realtà? Certo, prima o poi saremmo entrati in guerra, la Gilda stava radunando il proprio esercito, noi stavamo chiamando il nostro alleando i nobili di Inakarrias.
« Non posso darti una risposta purtroppo. Non so cosa accadrà e ho paura di saperlo. Quello che so per certo è che la Gilda dovrà morire! » non era molto consolatorio.
« Corre una diceria tra noi orchi, è più una specie di ballata; parla di una principessa che avrebbe combattuto il male delle ombre. Credo che abbiano sbagliato visto che tu sei una maga... » feci spallucce non riuscendo a capire dove volesse arrivare e poi chinò il viso per ringraziarmi della parlata. A quel punto tornammo insieme al campo e io mi sedetti davanti al falò sperando che il sonno mi prendesse presto ma non accadde.
Tutti noi eravamo troppo esaltati per riuscire a dormire, il viaggio ci aveva stancati sì e gli eventi col demone ci avevano parecchio lasciati scossi e feriti ma non tanto da poter dormire, quella notte restammo io, Raphael, Hematha e Winsper tra quelli svegli, troppo in pensiero per poter dormire.
Il sole non era neanche sorto quando ci mettemmo in viaggio verso il “castello misterioso” come lo definiva Yvossa, sembrava che fosse tutto tornato normale, potevo liberamente stare senza la cappa ormai, non avevo più problemi nel mostrare il marchio ai miei amici però il problema restava con le altre persone. Dopo due giorni di viaggio arrivammo finalmente alla misteriosa abitazione, una villa costituita da due piani fuori terra, un giardino vasto e le mura rovinate e logore per via del tempo e degli arbusti che intaccavano con forza. Pensavo che mi sarei spaventata e che avrei percepito un pericolo ma non sentì nulla inizialmente, appena varcammo però la soglia dell'abitazione percepì l'eco dei morti, le voci di coloro che avevano sofferto là; c'erano chiari segni di un incendio fin dall'atrio gigantesco che si apriva in tre direzioni per andare nelle altre camere, tutte in fila una dopo l'altra e socchiuse da parte fatto in ebano. Quelle voci e le sensazioni erano parecchie forti, forse gli spiriti mi stavano facendo un brutto scherzo, ma sembravo l'unica e riuscire a sentire quelle presenze, persino i due elfi non le avvertivano.
« Come fate a non sentire quelle voci? Sono disperate e piene di rancore... non voglio che stiamo qui... » dissi io mentre entravo insieme a Raphael, davanti a noi c'erano Hematha e Tarnyth, gli altri erano rimasti fuori per assicurarsi che la situazione fosse tranquilla e non ci fossero problemi.
« Io non sento nulla, che sensazione avvertite? » chiese Raphael, ovviamente lui non poteva visto che era umano pensai, ma neanche gli altri due lo avvertivano.
La cosa mi fece riflettere parecchio mentre ci spostammo attraverso un gigantesco salotto, superammo i divani e degli scheletri, quasi tremai per la paura vista l'aria che stavo respirando, pesante e avversa. Non dovevo stare là! Poi però riflettei, proprio quando arrivammo nella biblioteca, là l'incendio non sembrava per niente esserci stato. Era tutto impolverato e pieno di cenere sì ma i tomi erano tutti integri.
« Merito della magia, di qualche benedizione sicuramente! » rispose Hematha a una domanda che tutti ci ponemmo. E fu proprio quello a farmi scaturire il pensiero di ciò che udivo.
« Non riesco più a stare qui dentro! » ma non erano voci nella casa, erano direttamente nella mia mente. Era già successo solo tre volte; la prima nella foresta degli Elfi della luna. La seconda volta eravamo davanti l'obelisco sul lago. Infine e più recentemente nell'antica Ash'Agel; allora compresi cosa le voci volevano realmente da me, scattai in giro per la casa e Raphael mi corse dietro chiamando il mio nome.
« Myrah che vi prende!? Dove state andando!? » urlava preoccupato, forse ormai si aspettava che il demone prendesse possesso del mio corpo ogni due o tre minuti. Ma io sapevo cosa stavo facendo: sapevo che le voci mi stavano chiamando da dentro la chiave, ero sicura che ce ne fosse una anche in quel maniero, ecco perché dicevano fosse infestato forse. Allora non ero l'unica che le aveva sentite? Girai a vuoto per le cucine e per altre stanze, aprendo le porte che incontravo e lasciandomi infine raggiungere da Raphael che era preoccupato.
« Myrah? Rispondetemi! » mi voltai verso di lui improvvisamente con gli occhi spalancati, e il pensiero non fu solo quello di rispondergli. Eravamo soli in quei pochi istanti.
« Credo ci sia un'altra chiave qui da qualche parte... » tornai sui miei passi, se fossi restata ancora immobile insieme a lui probabilmente avrei rischiato di baciarlo ancora!
Arrivai infine davanti una porta con delle scale, scendevano di pochi gradini, era là, proprio dietro quella porta. Ne ero certa. Scesi quei pochi scalini e misi la mano sulla maniglia, ero tranquilla sapendo che avevo Raphael dietro di me a proteggermi da qualunque cosa avrei potuto trovare là sotto.
Infine aprii la porta per trovarmi in una piccolissima stanza costruita in pietra, e proprio al centro vi era quella struttura ovale ormai così familiare proprio come il disco di pietra con il diamante al centro nell'alcova circolare. Avevo trovato una quarta chiave, ma quante ancora ne dovevo trovare? E com'era possibile che mi imbattessi in loro? Forse il destino.
« Ne avete trovata una quarta... » e decisamente non era mia intenzione visto ciò che poteva contenere la porta che veniva aperta con quei meccanismi. Anche se ero curiosa di saperlo.
Presi il disco di pietra tra le mani e le voci si spensero di botto, come se qualcuno le avesse zittite. Il disco leggero tra le mia mani era freddo come tutti gli altri e Raphael si avvicinò sfiorandolo delicatamente con le dita.
Eravamo vicinissimi, a stretto contatto tramite il nostro sguardo, lui che mi sorrideva per la speranza che forse eravamo riusciti a trovare, io sorridevo perché lo amavo e non volevo che soffrisse; stavamo per avvicinare i nostri volti quando una voce lontana ci chiamò, un urlo di Hematha che gioiva.
« Myrah, Raphael! Abbiamo trovato il tomo! » a quel punto il mio cuore ricevette una scossa per l'incredulità della cosa.
Sentimmo dei passi correre per il pavimento della casa, dei passi che ci cercavano, salimmo nuovamente i gradini e quasi si scontrammo contro i due elfi. Il maschio tra le mani stringeva un libro dalla copertina rilegata con ossa di color avorio. « Siamo sicuri che sia questo? » non volevo illudermi ancora.
« Sono certa! L'Anziano me ne aveva parlato tempo addietro. Questo libro è strettamente legato alla Magia Bianca. Tuttavia noi Elfi della luna non ci siamo mai interessanti all'averlo dalla nostra parte visto che solitamente la Prima Arte Arcana viene associata al Creatore... » questo naturalmente non valeva per Hematha visto quanto era devota.
Ci incamminammo verso l'uscita seguendo i vari corridoi e le varie porte che avevo aperto per cercare la chiave, Tarnyth si occorse dell'oggetto che stringevo tra le mani. « Un'altra chiave? Sono già quattro. Mi chiedo quante siano... » mise su un'espressione pensante e poi cambiò ancora. « Anzi mi chiedo perché tu sola possa sentirlo; se fossero collegati agli spiriti elfici dovremmo percepirle anche noi.... »
« Non ci sono demoni o spiriti dentro questo è certo! » disse Hematha tranquillamente. Forse dentro di sé sapeva riconoscere una persona posseduta visto che aveva me come paragone.
Uscimmo quindi dalla casa e vidi che Winsper era seduto sulla balaustra del porticato, appena avevamo aperto la porta si era subito voltato verso di noi, vedendo il libro tra le nostre mani non poté fare un grande sorriso per la gioia e la possibilità.
« Non riesco a crederci... » disse a fatica, a quel punto ci mettemmo insieme agli altri tre del gruppo, Hematha raggiunse il cavallo di Raphael e mise il tomo nel suo zaino.
« Credo sia meglio aspettare prima di esultare ma sappiamo che potrà aiutare entrambi! » in realtà non ero più così emozionata all'idea, avevo ancora la speranza ma era fievole.
Forse perché dovevo semplicemente accettare la mia morte imminente! D'altronde la mia vita era già piena di disastri e minacciata in ogni modo possibile. Non volevo però parlarne con nessuno del gruppo, non volevo che si preoccupassero non solo del fatto che avessi un demone ma anche del fatto che fossi potenzialmente impazzita a desiderare il riposo del Creatore.

 
* * *
 
Eravamo ormai sulla strada principale che collegava Astesia e Xlamerfa, pochi giorni e saremmo arrivati nuovamente nella capitale, perfettamente in orario per l'incontro con il futuro re della città. Chissà come sarebbe stato assistere a un matrimonio reale, inoltre mi preoccupavo molto di cosa indossare, ma essendo una viaggiatrice combattente non me ne importava più di tanto, quelle vesti rovinate erano il mio simbolo. Dopo cena avevo preso il mio zaino, l'aria fredda spirava grazie a un forte vento, Raphael aveva però usato il mantello del drago per coprirmi e praticamente arrivai a sudare. Tra le mani avevo preso le quattro chiavi, erano perfettamente identiche se non per alcune diversità nei simboli sul lato opposto a quello della pietra brillante. Dovevano essere incastonate ovviamente ma dove? In un primo momento provai a spiegarmelo dicendo che potevano esserci dei doppioni sparsi per il mondo, sbagliavo.
Qualcuno vicino me si mosse, Yvossa era uscita dalla sua tenda che stava messa dietro quella di Hematha, si era avvicinata a me e adesso stava in piedi guardando anche lei le quattro chiavi. Sembrava intenzionata a dirmi qualcosa ma non l'avrebbe fatto a meno che non sarei stata io a chiederlo. Sospirai e passai una delle chiavi tra le sua mani tozze e sporche.
« Hai idea di cosa possano essere? Magari a Sigdel ne ha già vista una o... » stavo per chiederle di un eventuale porta sigillata tra le montagne quando lei mise su un'espressione basita.
« Per tutti gli Dei! Certo che ho visto una cosa di questo genere. Identica potrei dire! » a quel punto mi si illuminarono gli occhi, certo un'altra chiave significava che potevano essercene ancora dieci! « Però non credo sia accessibile a tutti... »
« Perché dove si trova? Dovrebbe trovarsi in una pietra ovale... » con mia sorpresa lei scosse il viso socchiudendo gli occhi. Fece un sospiro e rispose.
« Mi dispiace ma quella che ho visto io non stava su una pietra. Si trova incastonata nella corona del nostro Imperatore! » era finita, se la chiave era in mano a un sovrano era impossibile che ci fosse consegnata, eppure qualcosa mi puzzava, la pietra ovale stava anche nel campo degli Erranti, ma l'incavo era vuoto.
« Sai per caso dove potrebbe essere riuscito a rinvenirla? »
Ci rifletté pochi istanti e poi parve pensare a qualcosa. « Se non erro risale a due discendenze passate. Il nonno dell'attuale sovrano aveva viaggiato per Inakarrias alla ricerca di preziosi doni da portare alla città, voleva farsi forgiare una corona che simboleggiasse la sua sovranità assoluta! Mi pare... » continuò a pensare e io aspettavo solo che dicesse quelle parole. « Dovrebbe averla trovata nella foresta Mikenna! »
Le mie illusioni erano fondate, i miei ricordi erano corretti, gli Erranti proteggevano quella chiave, ma l'Imperatore dei nani com'era riuscito a mettervi le mani sopra?
« Pensi che ci sia la possibilità di potergliela rubare? Quello non è un comune ornamento. È una chiave che serve ad aprire qualcosa... questi quattro dischi sono chiavi! Non sappiamo cosa aprano e speravo anche che tu avessi una risposta... »
Lei rifletté attentamente su quello che poteva sapere. In quell'istante vidi Hematha parlare insieme a Tarnyth, entrambi stavano leggendo e sfogliando attentamente il tomo che avevamo trovato quella mattina stessa. « Sai bambolina... non sono arrabbiata con te perché hai un demone dentro di te. So però quanto i demoni possano fare promesse e poi non mantenerle... tu che cosa hai chiesto? »
Non potevo dirle la verità, avevo chiesto aiuto al demone per aver più potere e più forza. E in effetti lui mi aveva dato ciò che volevo, ricavavo forza delle tenebre. « Solo fortuna potrei dirti... anche se credo di non essermi resa conto quanto il demone potesse arrivare a essere forte e incontrollabile... »
« Sei una maga, sai benissimo a cosa andavi contro e nonostante questo l'hai evocato lo stesso! Non capisco questo... » disse Yvossa con voce un po' arrabbiata. « D'altronde non sono affari miei. Io e te non ci conosciamo da molto ed è giusto che tu abbia delle spiegazioni che non merito. E Lamia ti ha dato ciò che volevi? » sembrava saperla molto lunga.
« Sì. Ma questo immagino non mi basti come scusante... » a quel punto lei scoppiò a ridere scuotendo il viso. « Parli dei demoni come se li conoscessi bene... » lei annuì.
« Mio fratello. Era un nano esploratore, ma per errore era incappato in un rituale demoniaco, senza volerlo aveva intrappolato un demone dentro di sé diventandone la prigione carnale. Passarono cinque giorni, il demone allora ne prese il controllo e distrusse la sua anima, dovemmo giustiziarlo... toccò a me farlo! » vidi i suoi occhi castani diventare lucidi.
Non c'era sofferenza più grande immaginai, non solo dovergli dire addio ma essere proprio lei a ucciderlo. Ecco perché era tanto risentita nei confronti dei demoni. « Può capitare che il demone possegga il corpo dell'ospitante. Solitamente ci sta anni prima di prenderlo del tutto... dipende dalla volontà della persona. Con me ancora non ha fatto nulla anche se è riuscito a evocarsi nella realtà con un corpo fisico... » arrivai a sussurrare, non mi sentivo bene a parlare dei demoni.
« Perdonami ma il tuo fato è sempre quello finché non sarai libera dalla sua possessione! Prima o poi... la sai meglio di tutti noi! » era stata una frase dura e aveva fatto male, proprio perché era vera quanto il sole che sorgeva. Quella notte andai a dormire tranquilla ma nella mia mente feci un viaggio.
Mi trovavo nel vuoto più totale, una terra infinita e sperduta, distruzione e panico intorno a me, ceneri che si disperdevano nell'aria. Era quasi soffocante eppure riuscivo a riconoscere quella landa desolata e piena di morte... davanti ai miei occhi come per magia comparve l'enorme drago che avevo già visto nei miei sogni, la sua enorme possanza bianca e il viso rivolto verso l'alto, non faceva più tanta paura, lo sentivo alleato ormai.
« Cos'è questo posto? » fu la mia prima domanda al drago, sentivo di conoscerlo e non mi piaceva come sensazione. Il drago si voltò con le sue enormi fauci verso di me.
« Finalmente riesci a capire? Questo è un luogo non lontano dal tuo presenze. Questo è il futuro di Inakarrias... » era come se mi avessero dato un pugno in pieno petto: il cuore mi si era fermato. Non potevo credere alle sue parole per quanto fossero vere, non potevo accettarle come molte altre cose.
« Non può essere vero... » dissi scuotendo il viso.
« Non puoi negartelo. L'ignoranza genera altra ignoranza... questa sarà la fine di Inakarrias se la Gilda delle Tenebre riuscirà a compiere il rituale di evocazione... » a quel punto delle figure comparvero ai suoi piedi, figure scure come ombre.
Erano in tutto cinque, il capo doveva essere quell'uomo dai capelli argentei e violacei, quel Macdrair; dietro di lui due figure sconosciute e poi un'altra figura dall'aspetto umano che accanto a sé aveva un drago. Erano però solo delle ombre.
« Ho già ucciso due dei sette membri della Gilda. Non può essere che il futuro sia addirittura peggiorato... » non volevo accettare quel fatto, non potevo crederci. Le ombre avrebbero distrutto l'intera Gaia se non fossimo riusciti a fermarli?
« Hai fatto tanto Profetessa ma il tuo compito non è ancora finito! Lo sai bene quanto me... e attenta e non distaccarti troppo dal cammino che stai percorrendo. Ciò che potresti trovare alla fine potrebbe non piacerti... » disse il drago con un ruggito, si riferiva alle chiavi che avevo trovato? Erano una deviazione sull'effettivo mio viaggio. O forse parlava di Raphael e del fatto che mi fossi innamorata di lui?
« Parli delle chiavi? » il drago però non rispose, si voltò nuovamente a fissare il cielo e con un balzò prese il volo facendo immergere nel caos delle ceneri.
Provai a urlare perché volevo che mi rispondesse, volevo che mi dicesse dove potevo usare le chiavi, ma anche se lo avesse saputo non me lo avrebbe detto; cosa c'era quindi alla fine di quel viaggio? Cosa avrei trovato oltre la porta protetta dalle chiavi? Non potevo saperlo, e pensandoci ora avrei dovuto dare retta al drago delle mie visioni, dovevo lasciar perdere.
Il sogno finì e aprii gli occhi trovandomi nella mia tenda, il profumo dell'aria gelida del mattino, ero sveglia e nella realtà con un nuovo obiettivo: Inakarrias non sarebbe stata distrutta!

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Capitolo 24
*** 24 - Far battere il cuore ***


24.

Far battere il cuore






Il viaggio per Astesia terminò piacevolmente, il freddo continuava imperterrito a spirare con un vento forte e fastidioso ma almeno le giornate lungo la costa erano piacevoli e soleggiate. Nonostante il sole non riscaldasse c'era comunque calore; ci fermavamo regolarmente per pranzo e cena per poi riprendere o dormire. Arrivammo in città abbastanza stanchi, nel frattempo Hematha e Tarnyth avevano avuto modo di leggere alcuni capitoli del tomo ma senza nulla di utile per noi. Stavano intanto cercando una soluzione per la mia possessione ma erano più vicini allo scoprire come spezzare la maledizione di Winsper, comunque era un notevole miglioramento.
Entrammo in città e ci facemmo strada per le case e per i negozi, la festa si era decisamente placata rispetto a una settimana prima, c'erano meno persone per le strade che festeggiavano; era curioso che prima avessero festeggiato loro e poi toccasse al castello con il matrimonio. Noi eravamo appena arrivati in tempo visto che l'indomani ci sarebbe stato il lieto evento. A palazzo le danze si erano placate e la sala con le grandi finestre era vuota, c'erano solo i servitori che stavano preparando per l'indomani, tutti erano elfi e di questo ne risentii persino io, sfruttare gli elfi non ci faceva di certo conquistare alleati e in quella guerra dovevamo essere uniti.
Arrivammo al cospetto del principe Rustin e della principessa Angelin quando entrammo nella sala delle udienze, entrambi erano seduti sui loro troni, non ancora loro visto che non vi era stato ancora il matrimonio; quando ci videro entrambi sbarrarono gli occhi e un'espressione di piacevole soddisfazione si dipinse sui loro volti con un sorriso. Il principe mi guardava con i suoi occhi azzurri, l'espressione deforme dalla nascita.
« Sono felice di aver ricevuto notizie della difesa forte data a Xlamerfa. Le notizie viaggiano in fretta e voi da soli siete stati in credo di proteggere una città dagli orchi... » nessuno commento al fatto che Morkor fosse con noi, non se ne preoccupò.
« È stato difficile. Ora però abbiamo la certezza che gli orchi siano implicati con la Gilda delle Tenebre. Cinque di loro resistono ancora... » parve incuriosito da quel fatto.
A parlare e a rompere il successivo silenzio fu Angelin. « Cosa dobbiamo fare ora? » sembrava essersi trasformata, non solo per i capelli che adesso teneva raccolti verso l'alto. Era seria. « Cardojima potrebbe portarci supporto... » sembrava un'idea ottima, avevamo potenti alleati ma Rustin scosse il viso.
« L'esercito ci impiegherebbe troppo tempo per arrivare a piedi. Non possedete navi che partono dal Formuda e incapperebbero nella Cresta della Tempesta... il fattore tempo è essenziale ormai! » immaginai avesse ragione, ero molto brava nella geografia ma certe cose mi sfuggivano visto il modo in cui i miei studi erano stati interrotti, il bene era che gli altri ne sapevano più di me.
« Dovremmo parlarne con l'Imperatore credo... » proposi, tutti quanti erano d'accordo e annuimmo nella sala, Rustin era però pensieroso. « Credete che non gli interessi il bene di Inakarrias? » parve ritornare in sé e scosse il viso, avevo frainteso la sua espressione.
« Non pensavo a quello perdonatemi. La Chiesa... » lo Stato della Chiesa stava probabilmente ancora aspettando l'emissario con la lettera della Regina Henstia. Distava molti chilometri ed era circondato dalle montagne per la sua centralità nel Regno di Ryonsek. Un punto perfetto per la religione del regno.
« Credete forse che non accoglierebbero la nostra richiesta? » chiese istintivamente Hematha, mi voltai verso di lei, ovviamente proteggeva il suo ideale e la sua fede.
« Precisamente... » stavolta fu il turno di Glaremy parlare, essendo una comandante lei poteva benissimo parlare col principe rispetto a Hematha.
« La Chiesa ha il compito di proteggere i suoi fedeli. Perdonatemi principe ma se non credete nell'incarnazione di Madre chiesa allora come possiamo ancora sperare... » sentire parlare Glaremy in quel modo mi faceva strano, non ero abituata ad averla con espressioni così serie. Il principe semplicemente mi guardò negli occhi.
« Voi cosa credete che dovremo fare? Siete a capo del vostro gruppo... tre dei quattro regni sono già alleati e l'Imperatore vuole vedervi il più presto per siglare questo patto! » siglare un patto con l'Imperatore? Mi sentivo tremendamente in imbarazzo, non ero nessuno per avere l'onore di vedere la famiglia reale di Inakarrias. Ma avevamo ancora da fare.
« I nani... » Yvossa mosse le orecchie e improvvisamente si interessò alla discussione. « Potrebbero essere ottimi alleati. Abitano a Sigdel tra le Montagne delle fiamme, Inakarrias è anche la loro casa e potrà sempre essere di strada per la capitale... » mi voltai verso la nana. « Tu che ne pensi? »
Pareva incerta e non del tutto convinta. « Dista molto tempo... quasi un mese di viaggio e forse di più. Ci sono le montagne centrali da superare e solo gli Dei sanno quanto ci vuole! » eppure non aveva ancora detto di no. Questo significava che l'idea poteva essere fattibile. « Immagino che sia un altro motivo per andare a Sigdel... » si riferiva alla chiave di cui avevamo parlato.
« Allora è deciso, cavalieri. Ma non parliamo ancora di guerra... questi sono giorni di festa... ed è giusto che siate miei ospiti qui al castello finché non deciderete di partire! »
Non ero molto felice dell'idea così come non lo era Winsper. Raphael pensava che magari potevamo prolungare un po' il nostro riposo ma parlando con me capì il mio pensiero e forse cambiò idea solo per l'amore che provava per me. Non volevo abusare della loro ospitalità così come non lo volevano altri di noi. Gli elfi in particolare. Dovemmo però lo stesso restare visto che il sovrano sembrava parecchio indisposto a farci lasciare il castello; a ognuno di noi fu consegnato un abito nuovo e pulito da poter usare nel giorno del matrimonio fino alla fine delle danze e del ricevimento. Il mio era di un magnifico blu scuro che s'intonava ai miei occhi, aveva una gonna ampia piena di balze e il corpetto era stretto, mi feci aiutare da Hematha, lei indossava un vestito più semplice color verde smeraldo come i suoi occhi; mi aiutò persino a farmi i capelli, era davvero abile con quelle cose, li avevo appena lavati come il resto del corpo e li trattò con maestria: da che erano mossi divennero un complesso chignon, un gomitolo composto da intrecciatura, come sempre indossai il ciondolo in argento di mia madre mettendolo al collo. Misi le scarpe col tacco e poi uscimmo dalla stanza che mi era stata concessa.
Gli altri erano vestiti più o meno elegantemente, il migliore in assoluto era però Raphael; indossava un pantalone con le braghe bianche, una camicia argentea e sopra una bellissima giacca blu scura come il mio vestito, alle spalle teneva delle bellissime piume di quello che doveva essere un corvo un tempo. Aveva l'aria principesca con quella giacca formale, cercai di tenermi composta quando lo trovai davanti ai miei occhi. I suoi erano sbarrati, era paralizzato. Si avvicinò a me e allungo una mano coperta da un guanto di velluto argentato prendendomi la mano e baciandola con leggerezza provocandomi un brivido alla schiena. Si rimise composto e mise il mio braccio attorno al suo.
La cerimonia fu bellissima, o almeno per me che ero abituata ai tristi matrimoni degli Erranti, la sala della cattedrale era addobbata di migliaia di fiori, il principe aveva fatto in modo di riservarci dei posti su delle panche molto vicine all'altare dove i due sovrani si trovavano. Lui era vestito con un abito nero mentre la principessa con un bellissimo abito color avorio che brillava come un lampadario. Erano entrambi felici ma cercavano di mostrare contegno, stavano unendo due potenti nazioni e non era solo questione di essere felici. Al termine della funzione ero invidiosa: come la principessa anch'io volevo il mio “per sempre felici finché morte non ci separi”.Tuttavia il mio legame col demone minava la mia felicità e il mio futuro, ma Hematha e Tarnyth si stavano impegnando molto per quello, eppure nessuno dei due sapeva di farlo.
Non avevo detto neanche ad Hematha del bacio con Raphael, in quel matrimonio io ci vedevo tutta la mia vita, me accanto a Raphael, magari in una piccola casa; la prospettiva però di diventare casalinga non mi piaceva, pensandoci bene neanche l'idea di avere figli mi stava bene! E se lui ne voleva? Poi pensai che eravamo solo ragazzi e non potevamo ancora sentire il bisogno di una famiglia come di un matrimonio.
In effetti non eravamo neanche fidanzati. Raphael mi scosse quando tutti si alzarono, andammo via dalla cattedrale accanto al castello e passando per i giardini ci avviammo verso la grande sala da ballo dove si sarebbero tenute le danze e il ricevimento.
La musica venne intonata da quattro musicisti muniti di violini e altri strumenti, al centro di loro ci stava un bardo, canticchiava una canzone malinconica e movimentata allo stesso tempo; i nobili ballarono, mangiarono lungo i tavoli che erano stati messi davanti agli specchi e si divertivano come tutti noi. Mentre le danze venivano intonate c'era anche dei giullari e de gli arlecchini che facevano giochi di prestigio e divertivano molto i nobili presenti nella sala. Notai che i miei compagni non erano molto felici della musica, o almeno, Morkor e Yvossa stavano in disparte; Tarnyth e Hematha sembravano in perfetta combinazione, era stata lei però a insistere per ballare insieme, Winsper invece aveva trovato molto piacevole l'invitare Glaremy e vedersi accettato l'invito, dopo che fosse venuto da me e che gli avessi detto che non mi andava di ballare perché non sapevo cosa fare, un modo gentile per rifiutarlo nonostante fosse la verità. Restavo semplicemente in disparte, Raphael sembrava essersi perso e finalmente lo vidi in mezzo alla folla che non ballava, avanzava verso di me.
« Vorreste ballare con me? Non mi piace vedervi là mentre non vi divertire. E io avrei piacere nel ballare con voi... » mi chiese porgendomi la mano e prendendo la mia, aveva una stretta calda e piacevole, io però non ne sapevo nulla di ballo.
« Non mi sgridare se non so muovere i piedi! » dissi scherzando e lui scoppiò a ridere mentre ci mischiavamo tra le persone in quella danza lenta e movimentata. Forse un valzer.
Mi spinse a sé, mise una mano attorno alla vita e l'altra presa la mia, io mi poggiai al suo petto, una mano stringeva la sua e l'altra poggiava sulla spalla, ero in imbarazzo vista la stretta vicinanza tra i nostri corpi, non ero mai stata così a contatto con Raphael, eppure mi faceva piacere, lui era il ragazzo che amavo e che volevo. Il primo in assoluto che avevo desiderato.
« È una bella musica non trovate? Certo nulla è paragonabile a voi... e mi chiedo se abbiate pensato a noi due! » mi lasciò semplicemente scivolare con la schiena indietro, ero in equilibrio sulla sua mano vista la mia posa.
« Raphael io ti amo. Ma come posso prometterti una vita felice? Se dovessi perdere la mia anima il giorno seguente a... » al fidanzamento? Al matrimonio?
« Se non ti piaccio puoi dirmelo... » rizzai le orecchie: aveva usato il “tu” con me? Quasi non ci potevo credere.
« Raphael mi stupisci... mi fa piacere che tu stia cominciando a parlarmi come fossi una persona normale. Potresti aver guadagnato punti fiducia... » dissi scherzando con lui, ridendo perché ero davvero felice a stare con lui.
« Non credo accadrà spesso... mi piacete troppo. Voi siete superiore a me in quanto donna, e maga eccezionale posseduta soprattutto... » Raphael era l'uomo adatto a me, e io non volevo rischiare di rovinare tutto a causa del demone, forse dovevo lasciarmi andare, fare in modo che il cuore battesse per lui.

 
* * *

Viaggiammo fin dalle prime ore solari, il viaggio verso Sigdel era parecchio lungo e sembrava avverso. Ci avremmo messo più di un mese forse e dovemmo quindi prepararci con alcune scorte che come sempre mettevamo sugli zaini che poi venivano messi ai fianchi del cavallo di Raphael; avremo sicuramente finito spesso le scorte ma speravamo di incontrare mercanti nella strada che si poneva tra noi e la città dei nani. In quel mese ero certa che Hematha e Tarnyth avrebbero anche finito il libro in modo da capire come risolvere i miei problemi e quelli di Winsper. Tuttavia avevo imparato in una notte che era giusto concentrarsi sul presente, i miei pensieri infatti erano direzionati verso un'unica figura e sentivo che volevo parlarne con la mia unica amica, mi avvicinai ad Hematha mentre eravamo in viaggio attraverso le grandi valli verdi e grige.
« Sai... non parliamo da molto tempo. Mi chiedevo se potevo ancora raccontarti le mie cose... » lei si voltò meravigliata verso di me, incredula delle stupide parole che avevo detto.
« Ma certo che puoi! Siamo amiche. E se pensavi che il demone cambiasse ciò... » forse in un primo momento non si era esattamente dimostrata favorevole. « Parlami di ciò che vuoi! » disse infine, annuì e cercai di respirare, trovai coraggio di parlare guardando le spalle di Raphael, il suo pensiero mi dava forza.
« Io e Raphael ci siamo baciati. La notte dopo che il demone è uscito dal mio corpo... » dissi senza giri di parole, lei non fece alcuna espressione, lo aveva capito probabilmente.
« Immaginavo da come i vostri occhi si cercano, da come i suoi movimenti sono indirizzati verso di te in modo costante quasi come se dipendesse da te. » era una cosa strana, non pensavo potesse vedersi tanto. Non ero mai stata innamorata e non riuscivo a sapere com'ero all'esterno. Molto ovvia!
« Cosa ne pensi di me e lui? Voglio dire... » non potevo spiegarmi, ma ormai dovevo dire tranquillamente la verità. « Tu sei un'esperta più di me di demoni; ho paura che il demone possa riuscire a prendere la mia anima... se dovesse fargli del male non me lo potrei perdonare. Non ho garanzia di quanto tempo mi resta e se dovessi essere posseduta lui dovrebbe uccidermi... e se non potesse farlo vedendo la mia forma? » i miei pensieri si concentravano unicamente sulla sua felicità, io volevo essere felice, ma per esserlo dovevo mettere Raphael in un grosso rischio, la mia vita tra le sue mani.
« Stiamo studiando il tomo proprio per questo! » mi corresse Hematha con un sorriso per cercare di tirarmi su di morale.
« Sì lo so. Ma se non fosse possibile? I tomi sull'esorcismo totale sono pochi, pochissimi sono i casi di riuscita. Mi sbaglio forse? Perché io dovrei essere diversa? » chiesi senza potermi dare pace su ciò che mi accadeva, lei socchiuse gli occhi.
« Tu sei forte, Myrah. Non ti parlo della forza dei tuoi incanti. Tu non puoi percepirla, ma tu hai realmente un'aura potente. Io riesco a sentirla... oltre quella del demone, i tuoi poteri dipendono dalla tua volontà e ne hai molta! »
Nonostante le sue parole fossero sincere e semplici non riuscivo a capirla. « Mio padre è morto per proteggermi. Non posso permettere che Raphael faccia lo stesso... perché so cosa Lamia può promettere, lo lessi in un libro... » il tomo degli spiriti che mi era stato dato da Rugornah. Gli spiriti potevano persistere in un corpo ma nutrirsi di un altro contemporaneamente senza possederlo, bastava un legame forte con quell'individuo, nel mio caso erano i sentimenti dell'amore.
« Myrah! Per il Creatore cerco di dirti di non preoccuparti ma tu metti dei pali per fare in modo che il demone si nutra di paura. Diventa forte se fai così e in questo modo non puoi scacciarlo! » disse piena di disapprovazione, non era stata cattiva, le sue parole erano veritiere e me ne rendevo conto per giunta senza poterci fare nulla.
La discussione con Hematha giungeva al termine, non potevo non darle ragione e la cosa mi infastidiva. Nel pomeriggio arrivammo a un piccolo laghetto, ne approfittammo per fare una pausa visto che avevamo acqua pulita e dolce da poter consumare. Nonostante fosse fredda era comunque piacevole al tocco con le labbra, scendeva per la gola rigenerandomi internamente come se fossi una foglia secca. Mentre Yvossa raccontava i suoi divertenti aneddoti di vita io e Raphael ci scambiavamo sguardi, nei suoi occhi leggevo un desiderio, quello di volermi baciare, di stringermi a sé contro ogni onore da Paladino della Luce, una guerra interna. E lui cosa vedeva nei miei occhi? Passione? Voglia di baciarlo? Forse un sentimento più grande, il desiderio di qualche attenzione proibita.
« Ho visto come guardi l'umano di nome Raphael! » mi disse Morkor improvvisamente, ero andata al lago a fare rifornimento di acqua mentre gli altri smontavano il campo. L'orco era scivolato dietro di me e guardava fisso l'orizzonte.
Negare tutto aveva l'importanza assoluta. « Ma che dici... com'è che lo starei guardando? » dissi scherzando un po', sembrava quasi credibile ma lui restò fermo sul suo pensiero.
« Come noi orchi quanto corteggiamo una donna. E ho notato anche che lui ti guarda come se fossi nuda. Ti sei accorta che il suo sguardo si sofferma spesso sul tuo seno? » la cosa mi mise incredibilmente in imbarazzo e quasi scoppiai e ridere.
« Scusa per le risate, Raphael non mi guarda il seno... » o meglio sì che lo faceva ma cercava di non farsene accorgere per via del suo onore, il fatto che desiderasse il mio corpo... scatenava in me una passione diversa dall'amore, qualcosa di più forte e selvaggio, una voglia che non avevo mai provato!
« Come ti pare... » stava per andare via quando qualcosa mi venne in mente, non avevamo molto del fatto che avesse combattuto contro gli orchi, probabilmente suoi amici.
« Morkor aspetta. Sei sempre silenzioso... quando abbiamo combattuto contro gli orchi non ho avuto modo di chiedere come ti sentissi. Immagino non bene... ma se vuoi puoi parlarne! » lui si voltò lentamente fissandomi con i suoi scuri come il carbone, fece un sorriso e la sua pelle verde divenne pallida stranamente, immaginai fosse il suo imbarazzo.
« Myrah sei una ragazza davvero speciale. Un'umana senza eguali. La persona migliore che abbia mai incontrato. Ma non è necessario che ti interessi alla mia vita... » mi rispose.
Che fosse un modo per evadere la domanda? Scossi il viso. « Tranquillo, non è un problema. Mi interesso alla vita dei miei amici; non certo perché sono una ficcanaso ma perché ci tengo che il mio gruppo stia bene... » era la prima volta che parlavo come una leader, mi sentivo forte facendolo.
Morkor rimase in silenzio per qualche istante e poi fece un grosso sospiro. « Non erano solo miei vecchi compagni. Gli orchi della Palude raramente si lasciano coinvolgere in gruppo numeroso. Nonostante siamo mercenari sappiamo riconoscere i limiti... » rifletté attentamente su qualcosa. « Dal loro colore scuro di pelle verdastra... potrei dire che era presente pure un clan sui Fenandar, posso immaginare cosa abbiano chiesto in cambio... » lasciò in sospeso la frase.
« Gloria per i tempi passati dopo la rivoluzione dell'Era dell'Eclissi? Gli orchi non hanno ottenuto alcun riconoscimento da parte di noi umani... » l'orco annuì, pensavamo lo stesso.
« Sai... a me non importa se hai un demone. Io stavo per ucciderti ma tu mi hai risparmiato, perché non avrei dovuto fare lo stesso con te? Mi hai insegnato la misericordia. È strano come funziona... la trovo ridicola ma quando ci pensi ti senti sollevato di ciò che hai fatto, della gentilezza mostrata. » scrollai le spalle, a quel punto voltò sui tacchi per tornare dagli altri, terminai di riempire le borracce e lo seguii anch'io.
Ci fermammo nuovamente quando riuscimmo a vedere il profilo delle montagne lontanissime, la notte era ormai calata e proseguire in quelle valli piene di banditi poteva essere pericoloso, eravamo attorniati da alcuni alberi e a circa venti metri avevamo il continuo del fiume che arrivava fino al lago di quel pomeriggio, ci accampammo nuovamente per aspettare la notte, dopo cena avevo intenzione di lavarmi, non ero sporca ma volevo semplicemente darmi una rinfrescata. Quando però mi spostai mi accorsi di essere seguita attraverso gli alberi, avevo notato che Raphael mi seguisse. Arrivai al fiume e buttai a terra il telo di lana che usavo per asciugarmi, mi volai lentamente trovandolo davanti ai miei occhi; alto, bello e con gli occhi brillanti. Sorrideva e non riuscivo a non essere felice, mai lo ero stata come in quel momento, specie perché sapevo ciò che volevo. Mi avvicinai a lui accarezzandogli il viso e avvicinando le labbra alle sue, unendoci in un bacio semplice che lui trasformò in qualcosa di passionale, mi aspettavo un rifiuto ma non sembrava per niente intenzionato a fermarmi, dall'interno del mio corpo sentivo il desiderio di spingermi oltre, il desiderio!
« Raphael... cosa stiamo facendo? Cosa siamo io e te? Non comuni amici ormai immagino... » dissi molto vaga sapendo benissimo cosa facevamo, non eravamo amanti... o quasi.
« Io vi amo. Voi mi amate... non credete che la cosa sia molto semplice? Possiamo essere felici entrambi, insieme. Chi se ne importa di quello che pensano gli altri... o forse non mi volete? » disse continuando a scherzare, lasciando intendere la serietà.
Cosa volevo? Io volevo amarlo, chi se ne importava degli altri... era corretto. Non dovevo più farmi condizionare dal demone, non più ora che conoscevo il lato dolce della vita. Ora che sapevo di amare di Raphael e che sapevo che lui corrispondeva. Volevo essere felice.
Continuai a baciarlo, chiusi gli occhi e cercai di affrontare quella danza tra le nostre labbra dove lui conduceva benissimo, era più esperto di me e io mi sentivo totalmente perduta. Lasciai che le mie mani si muovessero da sole, una restava sul suo volto mentre l'altra richiedeva qualcosa di più, scendeva lungo i pettorali accarezzando delicatamente la maglia che indossava, non mi fermò in alcun modo e mi lasciò fare.
« Myrah... siete sicura di volervi intromettere in angoli così proibiti? » disse facendomi frenare la mano. No che non ero sicura, ma sentivo di volerlo nonostante avessi paura.
« Io voglio amarti in ogni modo che posso. » risposi. Vide il vero nei miei occhi e si tolse via la maglietta gettandola via, levandosi gli stivali e gettando anche quelli, cominciò a spogliarmi lentamente, slegò la mia veste e le sue mani arrivarono a toccare la mia pelle calda, fremevo al solo contatto.
« Hai paura? Stai tremando... » sussurrò delicatamente mentre mi accarezzava la schiena, ero protetta dalle sue braccia mentre la veste scivolava via dal mio corpo, eravamo quasi nudi. Avevo paura e cercai di annuire mentre le mie guance esplodevano come fossero vulcani. « Non preoccuparti... » continuò con voce dolce e alternando dei baci alle parole. « Non ti farò del male. Non potrei mai fartene! » a quel punto lasciai che fosse lui a continuare quella danza proibita.
Stavo facendo un passo importantissimo della mia vita e non pensavo neanche che gli altri potessero scoprirci, non mi importava di nulla ormai visto come la mia mente stava viaggiando. Volevo solo essere felice con Raphael, mi lasciai cullare dalle sue braccia mentre mi deponeva sul terreno, si spostò sopra di me e aprii le gambe, chiusi gli occhi.
Quella era la nostra notte, la nostra prima notte.






Angolo Autore:
Awwwww *-* la nostra piccola coppietta di innamorati, quanto amore che c'è nell'aria. E quanti problemi all'orizzonte pronti come la tempesta. Ringrazio Fantasy_Love_Aky per il commento lasciato e un grazie a tutti quelli che seguono e leggono la storia. Al prossimo capitolo ^^

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Capitolo 25
*** 25 - La città di pietra ***


25.

La città di pietra






Ricordo ogni dettaglio di quella notte come se fosse accaduto proprio ieri, quel momento in cui potemmo stare in intimità accanto all'acqua fredda del fiume. Senza paura che gli altri potessero scoprirci, senza pensieri di qualunque natura.
Sento ancora le sensazioni che provai la prima volta che feci l'amore, il corpo caldo di Raphael che strisciava la mia pelle, i nostri indumenti intimi gettati via come fossero spazzatura, Raphael che mi baciava il corpo, la sua parte più intima più dura rispetto alla mia carne debole e fragile, la paura che avevo di quanto potessi soffrire. Pensavo che la mia prima volta mi avrebbe cambiato, che sarebbe stata bellissima. Ma le cose furono diverse nonostante il risultato fu quello che immaginavo.
Cercava di essere delicato, ma ogni suo minimo spostamento mi provocava dolore e automaticamente mi arrecava paura. Raphael era però gentile e mi diceva di stare tranquilla, mi baciava e mi diceva di non preoccuparmi, che il dolore sarebbe passato, che bastava chiudere gli occhi. Effettivamente fu così: il dolore divenne presto qualcosa di diverso che si trasformò lentamente in piacere regalandomi emozioni che non avevo mai sentito, persino il fastidio iniziale svanì e la passione mi andò direttamente al cervello, facendomi dipendere da quell'emozione, sentivo che ne avevo fame, ero famelica del contatto con Raphael; a detta di Hematha restammo via per diversi minuti ma a me era sembrato molto meno. Certo il problema giunse anche quando terminammo di fare l'amore, non potevo certo aspettarmi di trovarmi in un bagno di sangue.
« Tranquilla Myrah! Non stai per morire! È naturalissimo che ti stia uscendo sangue... tranquilla! Ci penso io a te! » quelle parole mi davano forza ma ero troppo spaventata alla vista del sangue che avevo perso dalle gambe, non sapevo nulla di come funzionava e non mi aspettavo quello: ecco la natura del dolore.
Raphael mi prese tra le braccia e insieme entrammo nell'acqua fredda che raffreddò la nostra passione e ci fece stare tranquilli e rilassati, Raphael si preoccupò di pulirmi di nuovo, mi abbracciava e mi baciava dicendomi che ero stata brava.
« Che significa che sono stata brava? » chiesi il giorno seguente, mi ero ripresa subito dallo shock del mio sangue e nonostante inizialmente avessi paura di poterlo rifare con Raphael, pian piano dentro di me sentivo il desiderio crescere.
« Non pensare al fatto che mi sia piaciuto non parlavo mica di quello! Ma so che molte ragazze si sentono male la prima volta proprio per ciò che è successo a te... » spiegò attentamente con un sussurro, mi limitai ad annuire e basta.
Da quella sera però qualcosa tra me e Raphael era cambiato, fare l'amore aveva segnato un legame indelebile tra di noi, non eravamo amanti, eravamo fidanzati. Anche se non ufficialmente ma per noi era così per entrambi ci amavamo. Nascondere la cosa fu difficile soprattutto per il fatto che gli altri sei avvertirono i cambiamenti nell'aria tra me e Raphael, inoltre in quei pochi momenti di intimità con Raphael sembrava che gli imprimessi il mio odore cosa che qualcuno notava. Ufficialmente non dicemmo agli altri cosa accadeva tra noi anche se tutti lo avevano capito e cercavano di non parlarne. I più erano contenti del nostro “gioco”. Tarnyth e Glaremy erano chiaramente in disapprovazione e non mi risolsero la parola durante tutto il viaggio verso Sigdel; Winsper chiaramente soffriva, forse lui riusciva ad amarmi quanto Raphael.
In un mese di viaggio facemmo molti progressi su tutti gli aspetti legati alla magia: per quanto riguardava la maledizione di Winsper eravamo riusciti a scoprire di un particolare rituale con alcuni pietre runiche, si trovavano unicamente tra le Montagne del fuoco perciò andare a Sigdel cadeva a pennello. Riguardo il mio legame col demone invece la cosa era più delicata: il tomo sembrava non essere utile al nostro caso, forse sarebbe stato meglio rivolgerci direttamente agli elfi o magari chiedere a qualche Grande Stregone un aiuto; io viaggiavo con la mente soprattutto al libro di Rugornah, che ci fosse una soluzione lì? Forse mi sbagliavo e anche se fosse stato non potevo di certo tornare nella foresta Mikenna, non volevo rischiare di incontrare gli Erranti erano passati tre mesi dal disastro e loro ricordavano.
Ebbi modo di affinare le mie conoscenze arcane, già durante la battaglia contro gli orchi ero stata capace di evocare una tempesta di neve, un incanto che non mi avevano insegnato e che non sapevo come evocare, sfogliai il libro di Endelisis e non trovai nozioni sull'incantesimo che avevo migliorato. Non riuscivo a spiegarmi come lo avevo assimilato allora.
Decisi di studiare grazie a Hematha, lei sembrava parecchio interessata a come studiavo e anche Winsper si legò parecchio a noi, stava tra me e l'elfa nonostante il suo disprezzo per la razza, con lei però era un'altra storia e me lo aveva già detto. Riuscii ad apprendere una potentissima magia del fuoco legata all'evocazione distruttiva di fiamme; appresi anche l'incantesimo d'acqua in grado di generare un'onda anomala, una magia legata all'acqua che però non avevo modo di sfruttare se non con le grandi masse d'acqua vicine a me. I miei studi sulla Magia Verde potevano anche essere finiti visto che non mi interessavano le magie della geocinesi e l'aerocinesi. Come ultimo e potente incantesimo appresi l'evocazione di una tempesta di fulmini, per ovvi motivi distruttiva e letale se saputa controllare; Hematha invece aveva cominciato a dire che non studiavo più la Magia Gialla o quella Bianca perciò volle riparare alla mancanza.
Eravamo ormai quasi arrivati, avevamo superato il passo di Dhom superando in pochi giorni le Fenandar, superammo il villaggio di Kaneda dove facemmo scorte e proseguimmo contro le alte montagne prive di neve costeggiando le alte scogliere fino ad arrivare alle prime valli dove ci accampammo. In pochi giorni saremmo arrivati a Sigdel dopo quattro settimane; Hematha e Winsper si sedettero nuovamente con me, lui per assistere alla lezione che Hematha mi fece sugli incanti: cercò di insegnarmi il rituale della resurrezione. Quella era una magia che non avrei mai dovuto usare perché ci avrei potuto rimettere la mia vita durante l'incantesimo; non nascondo che mi sarebbe piaciuto apprendere di più sulla lumocinesi ma non avevo nessuno che mi insegnasse. Hematha fu anche felice di insegnarmi l'incanto di una protezione superiore, l'ultimo del ramo protettivo della Magia Gialla, uno scudo potente capace di proteggere da attacchi fisici e magici, uno scudo modellabile e incrollabile se la mia volontà era abbastanza forte.
I miei studi erano ormai quasi al completo, in pochi mesi avevo imparato ciò che avrei imparato in forse cinque anni ancora tra gli Erranti, ero una maga potente ed Hematha era convinta del fatto che la mia forza non dipendesse solo dalla presenza di Lamia, io ero potente. Ero forte e piena di energia. Io potevo benissimo riuscire a sconfiggere la Gilda delle Tenebre.
« Certo non è un'impresa da poco... da sola sei forte ma hai bisogno comunque di qualcuno che ti guardi le spalle! » disse Winsper, i suoi occhi castani si erano posati su di me con tristezza, gli rivolsi un sorriso cercando di ignorare il perché mi guardasse in quel modo visto che lo sapevo bene.
« A proposito di spalle... » disse Hematha, si accertò che attorno a noi non ci fosse qualcuno in particolare e poi continuò. « Come vanno le cose con Raphael? Dai movimenti che fate certe notti nella tenda... posso capire che vada bene? »
Quasi mi stavo strozzando con la saliva. Avevamo già detto che non era necessario parlarne con gli altri, la cosa però sembrava essere troppo evidente da nascondere. « Hematha ti stai sbagliando! » vidi che Winsper strinse il pugno e i denti. Cercava di ignorare le immagini di me e Raphael insieme, mi dispiacque per lui, essere sua amica non poteva essere sufficiente ma non potevo offrire altro.
« Myrah guarda che lo sappiamo che state insieme. Tutti ormai lo sanno, se ne accorgono non solo da come lui ti guarda... ma da come tu guardi lui! » disse Winsper guardandomi ancora negli occhi, forse guardavo Raphael come lui stava facendo ora.
« Per non parlare degli strani ansimi che si sentono certe notti... o meglio tante notti! » disse Hematha continuando a scherzare, rideva tranquillamente del mio imbarazzo ma chiaramente non lo faceva per male, era strano che una sacerdotessa parlasse di quello!
« Non so cosa dirti, mi spiace! » negare era la soluzione migliore anche se mi scappò un sorriso che confermò le loro teorie. « Quindi Winsper... tra un po' spezzeremo la maledizione... questo mese non mi pare sia andata male no? » in effetti ogni mese lui aveva il problema della luna piena, quel mese il cielo era perfettamente pulito durante quella notte e la trasformazione fu inevitabile; tra alcune pagine del tomo però Tarnyth trovò un infuso potente capace di farlo dormire per tutto il giorno in modo che non si trasformasse, l'idea sembrava stupida ma aveva funzionato, sempre meglio che chiudersi in una lugubre caverna o impazzire in mezzo alle persone!
« Già... questa storia finirà finalmente! » disse sospirando e felice di aver cambiato argomento. « Magari potrò concentrarmi di più sulle mie relazioni con le persone... » una frecciatina nei miei confronti forse? D'altronde io non mi facevo più problemi a mostrare il marchio delle tenebre, in molti erano ignoranti e non potevano conoscerne il significato. Ero più libera.
« Lo stesso vorrei poter dire io, ma viaggiare in questo gruppo ci porta via molto tempo e non ho modo di trovare una ragazza giusta per me... » disse Hematha guardando il terreno pietroso con assenza. « Forse non voglio neanche pensarci al momento! Essendo una sacerdotessa mi dico di amare solo il Creatore... » Winsper la guardò come se fosse impazzita.
A quel punto vidi il ritorno del ragazzo. « Cosa!? Io pagherei monete d'oro per avere una ragazza a letto ogni notte! Anche se stessimo viaggiando tutti insieme... » la cosa mi fece ridere.
Non era invidioso di me, o meglio era geloso di me. Dentro di sé sperava di essere lui al posto di Raphael, anche se non era vero che facevamo l'amore ogni sera! « Troverai la ragazza giusta per te Winsper... sei una brava persona, maledizione esclusa! » dissi cercando di fare una battuta per tirargli su il morale.
« Hai ragione. Magari potrei cercare di conquistare Glaremy... » non mi parlava più e mi stava benissimo, ma conoscevo bene il tipo visto che avevamo parecchio parlato e non era una ragazza adatta per lui senza contare il grado di lei nell'esercito.
« Glaremy è davvero molto attraente! » commentò Hematha. « Certo non ha il fisico femminile di Myrah e preferisco le ragazze più femminili... ma non mi dispiace! »
La domanda di Winsper fu parecchio inopportuna. « Sei tu quindi che stai sopra? Insomma che fai l'uomo? » tutte e due ci voltammo verso di lui scioccate e lei gli piantò un ceffone per scherzare, se avesse voluto dargliene uno forte lo avrebbe fatto.
« A me non sembra una ragazza sana. Non oso immaginare quanto delle sue grandi avventure sessuali nell'esercito siano corrette... » era anche vero che di fronte a re e regine si era comportata con il massimo rispetto della gerarchia. Conosceva bene certi valori ma altri erano per lei sconosciuti.
« Magari le vivesse con me certe avventure... » disse Winsper sussurrando quasi al nulla per evitare che altri sentissero. « Almeno potrei dimenticare che ti amo! » disse poi guardando me. La cosa mi fece sentire strana e cademmo in silenzio.
La discussione finiva definitivamente là.

 
* * *

Sigdel apparve a noi al tramonto del giorno seguente quando continuammo la scalata sulle montagne, ci trovammo davanti una specie di grande piazza dove si trovava una guarnigione di nani, era strano vederli vista la loro scarsa altezza ma erano comunque serrati; proteggevano il grande portone che permetteva l'accesso alla loro città, sembravano piuttosto irrequieti ma alla vista di Yvossa parvero più tranquilli. Nonostante la nana avesse parlato con le guardie assicurando loro che non eravamo un pericolo, decidemmo che non saremmo entrati tutti vista la gentilezza dei nani. Con me portai per ovvi motivi Yvossa, era un'ottima conoscenza nella città, presi anche Raphael e infine cercai l'appoggio di Glaremy, parve piuttosto annoiata e insoddisfatta del fatto che l'avessi chiamata, questo ovviamente per l'evidente relazione tra me e il Paladino.
Le grandi porte furono aperte, mi aspettavo di trovarmi in un passaggio oscuro e pieno di polvere, ciò che trovammo invece fu un lungo antro costruito in pietra e pieno di torce alle pareti che illuminavano tutta a sala, un gigantesco lampadario era sospeso al centro della stanza con altre torce per illuminare, restammo a bocca aperta mentre avanzavamo in quella meravigliosa civiltà, a pochi metri dall'ingresso stava un ultimo portone che sembrava sigillato da un complesso meccanismo interno, la porta alle nostre spalle si chiuse e quella davanti a noi si aprì nello stesso tempo dandoci la possibilità di varcarla.
« Questa è Sigdel...? » chiese senza parole Raphael quando vide ciò che avevamo intorno, Glaremy non riuscì neanche a parlare per la meraviglia; io sentii il cuore pulsare e l'emozione salire.
« Ebbene sì... e questa è una delle città più brutte dicono! » commentò Yvossa ridendo della sua battuta. Io non potevo credere alla meraviglia a cui avevo modo di assistere.
Una città immensa si ergeva davanti a noi, una lunga scalinata ci portava verso la parte della città inferiore, una città costruita su una gigantesca valle dentro la montagna stessa; palazzi alti dagli ingressi grandi e alti quanto noi probabilmente, finestre piccole e circolari, poi si saliva verso il centro dove si ergevano edifici più imponenti e grandi, probabilmente abitazioni delle casate più importanti come quella di Yvossa stessa. L'intera città sembrava costruita su livelli collegati da lunghe scalinate che sembravano partire dal piano inferiore, arrivavano a giro per tutta la parete rocciosa e si collegavano. All'occhio mi saltò subito il palazzo reale, un imponente edificio dorato, dubitai per qualche istante che fosse fatto d'oro, l'intera città nonostante fosse costruita con la pietra brillava proprio come il sole. Infine in cima potei vedere un gigantesco cratere circolare e oltre esso vi era il cielo. Ero estasiata da tutto quello!
« Io la trovo fantastica e incredibile! » mi avvicinai alla balaustra della scala e la toccai, persino la consistenza era quella della pietra. « Come fa a brillare tutto come fosse oro? »
Yvossa scrollò le spalle. « Ricordati che io appartengo a una casata anche se sono una ladra! Per gli abbellimenti ci pensano i decoratori nel palazzo del consiglio... » disse indicando un edificio ai piani di sopra.
« Come avete fatto a costruirla? » chiese Glaremy voltando la testa a destra e sinistra per carpire ogni dettaglio. « Questo doveva essere un vulcano in origine... ma si parla di migliaia di anni fa credo se i nani vi anno edificato dentro! » il suo ragionamento non faceva una piega, doveva essere così.
« Sì credo fosse un vulcano... adesso basta fare i turisti! Abbiamo un compito e non vorrei tanto restare qua in città... quest'aria mi puzza di piscio di cane! » rispose Yvossa in maniera abbastanza fredda e sarcastica. Raphael lo trovò divertente ma io non riuscivo a capire perché quell'avversione nei confronti di quella meravigliosa città.
Immaginai però che fosse come la foresta Mikenna per me, anche se in verità mi mancava moltissimo, erano le persone che non volevo assolutamente vedere. Ci spostammo subito lungo la prima scalinata in modo da scendere, il primo piano doveva essere sicuramente quello un po' più povero, c'era una locanda e una taverna dove i nani cantavano quello che sembrava un inno allegro, in lontananza potei anche vedere un edificio con alcune elfe sulle porta e dei nani che stavano dialogando con loro, o meglio, le ragazze dialogavano e i nani le palpavano.
« Quello è un bordello.... ma ci sono delle elfe? Voglio dire mi aspetterei semplicemente delle nane. È permesso a chiunque di prostituirsi in questa città? » chiesi, le mie parole potevano essere anche cattive ma la nana la prese a ridere.
« Già è un vero schifo! Anche tu bambolina, se vuoi, potresti andarci. Pagherebbero con mattoni d'oro. Ma immagino che il tuo fidanzato col musino nero non lo permetterebbe! » disse indicando Raphael mentre superavamo la strada.
Ecco che dovevamo partire con la nostra difesa. « Io e Myrah non siamo fidanzati. E non ho il mento nero... ho semplicemente una barbetta che molte donne considerano sensuale. Ma voi nane non siete abituate alle barbe ispide dei nani!? » chiese lui sarcasmo, sia io che Yvossa ridemmo.
« Infatti non ho detto che non mi piaccia! Sei molto sexy ragazzo. Non mi dispiacerebbe essere al posto di Myrah e fare follie la notte con te... » disse lei in risposta e la cosa mi imbarazzava al quanto, Raphael non volle ripetere.
Superammo le prime scalinate e successivamente i due piani, in quelli abitava la popolazione che viveva normalmente e con alcuni agi in più, là c'era persino un ospedale e alcune infrastrutture utili, nel piano successivo poi abitavano le casate dei nani e c'era anche una cattedrale per i loro dei, il palazzo del consiglio e altri edifici pubblici importanti. Arrivammo al palazzo reale dopo quasi mezz'ora per salire, la luce del sole era ormai svanita lasciando spazio alle ombre della notte, il cielo viola e nuvoloso. Il castello sembrava brillare maggiormente ora che ci trovavamo di fronte alle sue porte, una guarnigione anche lì ovviamente ma che grazie alla presenza di Yvossa ci fecero passare. Potemmo quindi avanzare lungo l'atrio.
Mi sentivo ancora strana in mezzo a quelle persone così basse, rispetto a me non erano molto bassi ma era comunque strano. Inoltre i loro visi erano parecchio strani, gonfi e la maggior parte degli uomini avevano lunghe barbe fastidiose. Senza dubbio però indossavano armature costruite con materiali di primo ordine come l'oro vulcanico annerito. Fummo infine introdotti nella stanza che stava prima della sala del trono; Yvossa si sistemò le sua armatura e le piume di pavone che aveva sparse per essa, lo stesso feci io; non mi ero preoccupata di coprire il marchio delle tenebre ma probabilmente i nani non ne conoscevano il significato o l'origine. O almeno lo speravo.
« Dobbiamo comportarci in qualche modo particolare? » dissi rivolgendomi alla nana. « Voglio dire, com'è il vostro re? Cattivo? Freddo? Divertente? » dovevo trovare il modo giusto di approcciarmi a lui in modo da convincerlo. Lei era tentennante.
« Vedi... Re Kyndol è un nano abbastanza particolare, se gli stai simpatica non esiterà un istante a dimostrartelo. Ma bada molto alla prima impressione perciò siate pronti e presentabili! » le sue parole di certo non mi erano in alcun modo di aiuto.
Le porte si aprirono grazie a due nani corazzati che ci permisero di entrare, ci trovammo nella sala del trono, una stanza piuttosto spoglia rispetto a com'era addobbato il resto del castello, c'erano parecchi arazzi ai muri che riportavano alcune scene di battaglia, avanzammo piano verso il trono sul quale stava seduto il nano; i suoi occhi furono la prima cosa che notai: di un viola intenso e acceso, aveva i capelli scuri come il carbone, sopra era pelato e intorno gli cadevano fino a unirsi alla barba che era intrecciata. Indossava una possente armatura fatta probabilmente con delle ossa di drago e alle spalle aveva un mantello con il simbolo di Sigdel, un vulcano.
« Benvenuti umani! È un piacere vedervi nella mia città... è bello rivedere anche te, Yvossa! » ci stava chiaramente studiando, in particolare si era soffermato su di me e probabilmente sul marchio.
« Re Ryndol è un piacere rivedervi. Questa è Myrah! È lei che mi ha ispirato a ritornare... o non sarei mai tornata in questa vecchia catapecchia! » disse piuttosto acida. Accennai un inchino rispettoso e poi alzai nuovamente lo sguardo.
« Grazie per averci ricevuti. Sono Myrah, provengo dal clan dei maghi chiamati Erranti! » mi sembrava una bella presentazione. Lui mi fece un sorriso incuriosito.
« Maghi eh? Mi ha sempre incuriosito la magia. Purtroppo tra noi nani sono in pochi ad avere quei talenti, quei pochi che nascono con il dono della magia vengono subito portati via dalle città... ma parliamo di nani contabili su una mano! » disse pieno di amarezza verso la situazione. Pensavo che i nani fossero totalmente esclusi dalla magia vista la conformazione diversa così come gli orchi. Ma poteva capitare.
« Immagino sappiate perché siamo qui... » fino ad allora non avevo avuto modo di vedere la corona, un nano entrò nella stanza portandola direttamente verso il re e fu allora che vidi la pietra circolare, era la stessa chiave e ne sentivo la voce.
« Un'alleanza contro la Gilda delle Tenebre? Noi nani abbiamo occhi e orecchie ovunque fuori da Sigdel! » disse indovinando il nocciolo della situazione. Annuii ma non era tutto, volevo anche la chiave che aveva!
« Desidererei anche un'altra cosa e non sono certo che vogliate concedermela. L'oggetto che tenete nella corona... è una... » mi interrompette prima che potessi dire la qualunque.
« Provenendo dagli Erranti posso immaginare cosa... la chiave? » disse indicando con un dito l'oggetto. Quasi temevo di annuire ma alla fine lo feci. « Potrei scegliere di concedervelo... ma purtroppo recentemente ho avuto un problema, e la vostra presenza qui si lega perfettamente a ciò che mi serve... » la cosa cominciava a darmi fastidio, perché tutti quelli cui cercavamo aiuto volevano qualcosa in cambio?
« Di che si tratta? » chiesi infine, cercai di mostrarmi ancora simpatica ma non potei evitare di essere fredda.
Il re prese un respiro. « Mio figlio, Alcaliry, è stato rapito da un uomo in nero. Un membro della Gilda da quanto diceva il messaggio! » mi si mozzò il fiato. « Non credete che le cose possano essere connesse strettamente? Salvate mio figlio da quel bastardo e giuro che vi darò tutto l'esercito di Sigdel, più la vostra amata chiave. Vi sta bene? » non era una richiesta vera e propria, ci avrebbe dato l'esercito lo stesso, ci stava dando la possibilità di causare altri problemi alla Gilda e di liberarci di uno di loro allo stesso tempo; non potemmo rifiutare visto quanto fosse succulenta l'offerta.


 

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Capitolo 26
*** 27 - Alleati della pietra ***


27.

Alleati della pietra






« Allora principe Alcaliry, come vi hanno trascinati fuori da Sigdel? Non mi pare che la città mancasse di protezione e non vedo la possibilità di fuggire con una persona con facilità... » dissi parlando col principe dagli occhi violacei, eravamo fermi e riuscivamo a vedere le porte di Sigdel incassate nella roccia del vecchio vulcano spento. Era ancora mattina e il sole brillava debolmente oltre uno strato di nubi leggere.
Essendo svenuta per le ferite e per la stanchezza, Raphael era preoccupatissimo, l'aiuto della Magia Bianca di Hematha era stato prezioso per il mio stato ma poche ore di riposo mi avevano già rimesso in sesto e mi sentivo potente. Le scenate di preoccupazione di Raphael però avevano chiarito ogni minimo dubbio sula nostra relazione, ecco perché sembrava quasi evitare di guardarmi, cercava di sviarmi e arrossiva.
In fondo era meglio così. Gli altri lo sapevano e ci eravamo già posti il problema senza bisogno di preoccuparci. « Probabilmente riderete... sono interessato alle Arte Arcane di voi maghi; così come mio padre... sono immischiato in una ricerca che potrebbe cambiare il volto della storia nanica! » disse con voce giovanile, probabilmente aveva molti anni ma corrispondevano a una diversa età rispetto a noi umani. « Sono stato ingannato con alcune false notizie e mi sono avventurato tra le montagne da solo per cercare ciò che serviva! »
« Che genere di ricerca? So che voi nani non potete nascere con le doti magiche. Tranne rare eccezioni... » riportai ciò che sapevo e lui lo confermò annuendo con forza.
« Precisamente. Ma qual è la natura di queste eccezioni? Sto cercando di trovare un modo per riprodurre la magia. Il problema però è che spesso la soluzione sta nel sangue... non è una cosa che si può apprendere a basta! Temo ci vorranno decine di anni prima che io riesca a ultimare gli studi, la mia paura però è di non riuscire a vederne la fine... » si preoccupava per il suo popolo, avere maghi nani era una caso eccezionale. In tutta Inakarrias forse non ne esistevano.
« Credo che dovreste cercare una soluzione all'esterno del nostro regno. Dovreste chiedere alle Accademie della magia fuori da Inakarrias, la magia viene insegnata a chi possiede doti magiche e forse qualche mago anziano potrà rispondere ai vostri quesiti o magari interessarsi alla vostra causa... » era una possibilità da non escludere. Il problema però era che lui era il principe ereditario, figlio unico di Re Kyndol, l'unica cosa che poteva fare era trovare persone disposte a studiare per lui.
Quando ci mettemmo in viaggio ero con la testa totalmente in un altro luogo, riflettevo soprattutto sulla chiave che il re aveva nella corona. Pensavo a dove potessero essere usate, forse fuori Inakarrias e chissà quante altre chiavi ancora erano presenti per il mondo. La mia mente veniva però distratta allo stesso tempo da Winsper, sembrava diverso ma nel frattempo non era cambiato nulla di lui, aveva ancora il suo bel fisico, la sua armatura. Nulla di lui era realmente cambiato.
« Sembri diverso sai? Forse è perché so che la maledizione è stata spezzata, avverto chiaramente che qualcosa in te è mutato rispetto a quando ti ho visto la prima volta... » dissi cercando di fare un discorso amichevole con lui. Non volevo perderlo come amico, era simpatico e dolce e ci teneva a me quando Raphael.
Si voltò verso di me con sguardo assente e pensieroso. « Davvero? Io non sento nulla di diverso... ma mi sollevano le tue parole! » cademmo in un silenzio imbarazzante mentre continuavamo a camminare verso la porta. « Sono felice per te! »
Le sue parole cambiavano decisamente il nostro discorso, si era forse spostato su me e Raphael? « Io e Raphael siamo felici. Non pensavo che mi sarei mai potuta innamorare di lui la prima volta che lo vidi, immagino che il destino mi abbia arriso facendomi fuggire dagli Erranti... » non sapevo cosa dire, qualunque mia parola poteva ferirlo come se gli tirassi un coltello in mezzo al cuore. Dovevo fare attenzione.
« Sì vede che state bene. E sono sicuro che avrete dei bellissimi figli... però ti prego... » fece una pausa e temevo mi volesse dire qualcosa di male. « Se mi dici che stai per avere un bambino giuro che mi ammazzo! » la cosa mi fece scoppiare a ridere e gli altri si voltarono, quasi mi ressi sul bastone.
« No tranquillo! Ti prometto però che sarai il primo a saperlo... » dissi infine cercando di trattenere le risate. Avere un figlio non era ancora contemplabile, amavo Raphael più della mia vita forse, lui mi amava quasi come fossi la ragione della sua di vita. Ma non volevo di certo fare figli a diciott'anni! Ero ancora giovane e con il caos che la Gilda delle Tenebre stava generando decisamente non era il caso di fare figli.
Ritornammo in città e quindi tornammo nuovamente in quella meravigliosa città che sembrava costruita con l'oro, le porte si chiusero dietro di noi e salimmo le scalinate che portavano all'ultimo piano dove si trovava il castello reale. Quando le guardie davanti la porta ci videro subito aprirono per fare entrare il loro principe, quello continuava a dire che stava bene e che voleva solo tornare da suo padre. Fummo così scortati tutti quanti direttamente nella sala delle udienze dove il re era stato già chiamato e ci stava attendendo con la sua armatura e la corona sulla testa.
« Figlio mio finalmente sei tornato! Sano e salvo! Sembra che tu manchi da casa da anni! » il padre corse contro il figlio e lo strinse, fu piacevole vedere come padre e figlio si volessero bene. Entrambi si commossero. Il re si rivolse subito a noi mandando il figlio dove poteva riposarsi e dove poteva mangiare in quantità tutto ciò che voleva. « Io non ho davvero parole che possano esprimere a sufficienza la mia gratitudine! Sono davvero... » rimase con la bocca aperta e piana di gioia.
« Non è un problema. Abbiamo dovuto farlo, risolviamo i problemi! Sta quasi diventando un'abitudine... » dissi in maniera sarcastica, cosa che fu apprezzata dal sovrano.
« Posso immaginarlo certo... » tornò subito serio e prese la propria corona tra le mani, con una di esse strinse la pietra circolare e la tolse come forse appoggiata. La passò verso di me e la presi tra le mani, nell'attimo in cui stavo per udire le voci quelle tacquero subito. « Mantengo sempre le promesse. Avete la chiave e avrete senza dubbio il mio esercito... mi piacerà vedere l'imperatore di Inakarrias con i miei occhi. »
« Immagino che sia la nostra prossima tappa. L'Imperatore probabilmente vorrà vederci e sapere da noi cosa stiamo affrontando... » dissi rigirandomi la chiave tra le mani. « Questa chiave è stata presa dai vostri avi dagli Erranti... mi potreste dire se ne sapete qualcosa? Magari il Primo Incantatore dell'epoca disse qualcosa sulla natura della porta... »
Re Kyndol non sembrava sapere nulla di quella che era la vera natura delle chiavi. Nonostante quello però mi spiegò come la chiave era entrata nel loro regno. Era stata donata ai vecchi sovrano, ci disse che era incastonata in una pietra ovale e la Prima Incantatrice l'aveva consegnata direttamente di spontanea volontà. Diceva che la pietra lì non era al sicuro e che probabilmente qualcuno l'avrebbe reclamata per aprire la porta e per scaturire paura e chissà quali pericoli.
« Grazie per le risposte... » non mi aveva detto nulla di particolarmente utile in verità ma era comunque giusto visto che ci aveva dato la chiave e l'esercito.
« Figuratevi! Anzi... mi aspetto che restiate per il pranzo! Siete miei ospiti d'onore al castello e non accetto rifiuti! » non avevamo nulla da obiettare visto che sentivamo la mancanza di qualcosa che non fosse la minestra di Raphael o la carne di Hematha. Restammo quindi al castello per tutto il pomeriggi: potei anche vedere il “laboratorio” del principe nanico, una stanza piena di appunti e libri sulla magia, ogni sua annotazione però era piena di dubbi visto che non poteva direttamente sperimentare le sue teorie. Ero dispiaciuta ma non poteva di certo usare il sangue dei maghi per le sue ricerche.
* * *

Attorno a me vedevo solo una grande landa di distruzione, la terra era bruciata e riuscivo ad avvertire un odore che mi suonava diverso per quel luogo, era un profumo di rose ma non riuscivo a vederne cespugli. Attorno a me c'erano solo fiamme ed esalazioni violacee, il cielo oscurato che segnava la fine di ciò che era stata Inakarrias. Mi trovavo ancora in quel posto stranissimo, il futuro che sognavo, il futuro in cui il drago mi parlava; ed eccolo ancora una volta: stavolta arrivò in volo da lontano, atterrò di peso sulla landa distrutta dissolvendo parte della nebbia e delle ceneri generate dai fuochi e che viaggiavano nell'aria. Aveva l'aria malconcia, respirava a fatica.
« Che cosa vi è successo? » dissi preoccupata rivolgendomi in maniera rispettosa nei confronti del dragone. Le sue scaglie bianche erano macchiate del suo sangue scuro.
« Non pensare a me, Profetessa... il mio tempo ormai sta scadendo e non mi resta che indicare la via a te... sperando che non ci sia più necessità del mio aiuto! » ruggì il drago, non riuscivo a capire, ero arrabbiata perché chiunque gli avesse fatto del male la doveva pagare. « Mancano ormai solo quattro membri della Gilda... sei quasi a metà dell'opera... non demordere! » vidi che i suoi respiri erano sempre più faticosi, i suoi occhi diventavano vuoti e si spegnavano a tratti della luce della vita. Cominciai a correre verso il drago arrivando a scontrarmi contro il suo gigantesco mento.
« Ho bisogno di sapere se ci sono altre chiavi; ho bisogno di sapere dove metterle... sento che potrebbero aiutarmi nello scontro. Vi prego rispondetemi... » il drago parve tornare per pochi istanti in vita, come se stesse lottando.
Vedevo contraddizione e negazione, non voleva rivelarmi il luogo dove potessi usare le chiavi. Alla fine forse si stava rassegnando però. « Hai tutte le chiavi Profetessa... il problema è che sai pure dove usarle! » disse il drago.
Quelle parole mi lasciavano sconcertata. Improvvisamente il luogo attorno a noi cambiò, una nuova dimensione fu generata e sentì il profumo degli alberi, un odore che riuscivo a distinguere unicamente come la foresta Mikenna. Non ero però nel mezzo della foresta. Ero in uno spiazzo dove aleggiava una strana nebbia, un'aria fredda che proveniva dal nulla e un gigantesco portone scuro davanti ai miei occhi. La Porta dei Dragoni! Fu allora che avevo collegato ogni cosa. Ecco dove avevo già visto quello strano metallo, era la serratura della porta dove stavano i cinque stampi delle chiavi.
Volevo ringraziare il drago, ma ancora una volta la dimensione era mutata attorno a me, mi trovavo sola e del drago non c'era neanche l'ombra. Sentivo solo la sua presenza come fosse uno spirito. Una forza imponente che cercava di proteggermi. Non riuscendo più a vedere attorno a me cominciai ad agitarmi fino a svegliarmi: finalmente sapevo dove usare le chiavi!
Quando mi svegliai vidi che ero in un bagno di sudore, non per il caldo che aveva fatto durante la notte ma per il fatto che sentivo un corpo nudo stretto a me, il corpo bollente e muscoloso di Raphael che mi stringeva, non sembrava essersi svegliato a causa del mio costante agitarmi; cercai di ricompormi scoprendomi senza vestiti ovviamente. Provai a sciogliermi delicatamente da quell'abbraccio quando potei sentire la voce di Raphael e il suo respiro sull'orecchio.
« Non hai dormito bene? Spero non sia per quello che abbiamo fatto stanotte... » disse con un tocco di malizia che raramente Raphael faceva vedere. Mi strappò un sorriso.
« No, mi è piaciuto stanotte. Ma ho fatto un sogno... » ecco che ricollegavo il sogno alla realtà. « Credo di sapere dove possano essere usate le chiavi! » mi misi con le gambe incrociate e seduta.
Raphael si spinse verso di me cingendomi tra le sue gambe e sfregando il suo corpo contro il mio.
« È grandioso. Ma sei certa di voler controllare cosa nascondano? Voglio dire... non è meglio lasciarle? Che sia il prossimo a controllare cosa c'è! Magari ci sono dei demoni all'interno... le ombre forse! » ogni pensiero di Raphael poteva essere veritiero, non avevamo modo di saperlo.
« Si tratta della Porta dei Dragoni. Si trova nella foresta Mikenna, è vicina al mio clan! » gli dissi, mostrò visibile stupore sbarrando gli occhi. « Se sono vicini al pericolo... devo saperlo! Devo salvarli... » che cosa gli stavo chiedendo in realtà non lo sapevo neanche io ma lui riuscì a percepire lo stesso qualcosa.
« Vuoi che ti porti dagli Erranti? Una normale visita di cortesia magari... ma riconosci che non è di strada! » era una deviazione troppo lunga e non avevamo ancora deciso cosa fare. Inoltre c'era da sistemare la questione con l'Imperatore che probabilmente ardeva per conoscerci. Inoltre altri alleati si erano figurati nella mia mente più di una volta, gli elfi.
« Vorrei chiedere aiuto agli elfi! » non parlavo di un clan specifico ma nella mia mente pensavo di parlare col clan degli Elfi della luna di Hematha. In fondo per quanto ne sapevo erano gli unici in giro per Inakarrias. Raphael mi strinse a sé, poggiò le labbra alle mie cominciando un bacio passionale.
« Sono con te fino alla fine e oltre! » era una frase abbastanza lugubre se pensavo al fatto che in quella guerra rischiavamo di morire contro la Gilda. Più di una volta avevo sfiorato il volto della morte e ne ero sempre uscita ferita ma viva.
Mi rivestì, indossai la mia veste da notte e poi usci dalla tenda lasciando Raphael al suo interno, nel frattempo potevo vedere che Tarnyth era già sveglio, aveva acceso un fuoco e i suoi capelli rossi brillavano dello stesso colore del sangue sotto la luce, mi fissò con occhi colmi di risentimento ma rassegnati. Non mi andava di parlargli perciò mi limitai a salutarlo e restammo in silenzio, pian piano tutti gli altri uscirono e si svegliarono. La mattina era fredda e una nebbia saliva lungo la valle pianeggiante che ci separava dalla capitale imperiale.
Dovevamo decidere cosa fare e dovevamo farlo tutti insieme. Molti dei miei compagni si rimettevano totalmente nelle mie mani e nelle mie idee ma io volevo sapere cosa ne pensavano. « L'Imperatore vorrà sicuramente vederci. Sapere la situazione e la sua gravità; dobbiamo parlare con lui al più presto! »
« Concordo! » disse Glaremy, era raro che ci trovassimo concorde nello stesso punto. « Dovrei fare rapporto per le alleanze strette. Nel frattempo potremo vedere se l'Imperatore ha finalmente ricevuto la Sacra Crociata... » a quella frase mi voltai stranita verso di lei non sapendo di cosa parlava.
« La Sacra Crociata? Di che stai parlando? » chiesi, tutti sembravano a conoscenza di quell'argomento e fu proprio Hematha a chiarire i miei dubbi al riguardo.
« Si tratta dell'esercito dello Stato della Chiesa. Le Guerre Sante combattute contro i maghi e gli eretici... centinaia di innocenti mandati al rogo solo per “merito” loro. È strano che tu non ne abbia mai sentito parlare... » nella sua voce nascondeva una velo di tristezza, lei credeva nel Creatore quanto nella Sua santa sede: la chiesa. Era difficile persino per lei da accettare però la caccia ai maghi.
« L'Imperatore crede che la Chiesa ci aiuterà? Mi sembra sempre più assurdo il pensiero... » disse Raphael con tono amaro. « Il Creatore ci ha abbandonati secoli fa. Quando sono cominciate le Guerre Sante... ormai non c'è nulla di buono in questo mondo per cui che senso ha continuare a credervi!? » era davvero infuriato, io non la pensavo esattamente come lui: credevo nel Creatore, ma il suo ragionamento non faceva una piega. Eravamo davvero stati abbandonati?
« A ogni modo... siamo tutti d'accordo sul fatto di andare a parlare con l'Imperatore no? » ora che lo dicevo sentivo di nuovo una certa ansia, non tutti potevano avere il piacere di vederlo nell'arco della loro vita. Metteva soggezione.
Tutti quanti annuirono.
« C'è un'altra cosa a cui pensavo... » dissi chinando appena il volto come per nasconderlo. « Vorrei chiedere un'alleanza agli elfi! » le mie parole quasi fecero scoppiare il pandemonio.
« Nessuno clan si alleerà con gli umani! » furono le fredde parole di Tarnyth, lo stesso significato avevano le parole di Hematha che furono dette con dolcezza e tatto.
« Gli elfi non si fideranno di noi. Sono passati pochi anni da quanto è finita la rivolta contro di loro e sono ancora colmi d'amarezza! » quello fu il pensiero di Winsper il cui risentimento verso gli elfi era piuttosto chiaro.
« Credo sia una buona idea invece. Myrah è il nostro comandante e noi tutti dovremmo ascoltarla. Volenti o nolenti dovremmo seguirla e appoggiare le sue idee! » Morkor era un mondo totalmente diverso; immaginai che tra gli orchi non si ammettessero repliche agli ordini di qualche superiore.
« Sai bambolina, ammetto che hai davvero le palle di cambiare questo mondo di merda e farne qualcosa di buono! » commentò Yvossa ridendo delle sue parole. « Se tu ci riuscissi, giuro che ti offrirò da bere per il resto della mia vita! » non era il momento adatto per quelle battute ma comunque trovammo un buon accordo.
Saremmo andati prima dall'Imperatore, anche il suo consenso era utile per chiedere aiuto agli elfi, successivamente saremmo stati da loro per poi tornare dagli Erranti dove però volevo stare sola con Raphael visto che era il mio fidanzato.
Quando la riunione terminò smontammo l'accampamento, finii in fretta di smontare la mia tenda e subito andai da Tarnyth, era ridicolo continuare a trattarci in maniera così fredda. Lui non si risparmiò in futili parole e andammo al sodo. « Sono geloso e non posso farci nulla! Ti odio perché hai scelto lui e non me... » quelle parole mi ferirono, nessuno mi aveva mai odiata, a parte mia sorella. Ma quello non faceva male quanto adesso visto che Tarnyth era mio amico.
« Mi odi perché ho scelto Raphael? Per quale motivo avrei dovuto scegliere te al suo posto? Perché siamo maghi entrambi? Ti rendi conto che l'idea è stupida!? » a quel punto non c'era nulla che potevo fare per tenerlo amico.
Gettò di lato la sua tenda e mantenne un tono tranquillo anche se dentro di sé voleva urlare. « Io ti amo! E lo farò per sempre... ma ti prego di dirmelo: che cos'ha lui di diverso? É muscoloso non lo metto in dubbio. Bello, va bene... ma non sei una di quelle ragazze che si sofferma sull'aspetto esteriore... »
Mi stava chiedendo una spiegazione inutile. Sapevo che qualunque mia risposta lo avrebbe ferito. Era inutile tentare di dire quella che avrebbe fatto meno male. Dovevo dire le cose come stavano e nella più totale sincerità.
« Raphael e io ci conosciamo da più tempo, ma non sono i giorni a fare la differenza! » cominciai in primo punto. « Il modo in cui si è sempre approcciato a me... il fatto che mi sono fidata di lui a poco a poco, il fatto che mi sono innamorata di lui a poco a poco... non posso spiegartelo; è così e basta... e dovresti accettarlo ed essermi amico! » a quel punto cominciò ad alzare la voce facendo girare chi era più vicino a noi.
« Esserti amico!? No, non voglio essere una spalla su cui piangere le futilità; non voglio accontentarmi... non sono Winsper che si vede che ti sbava dietro e che non riesce a lasciarti andare! Io voglio tutto di te... » l'ultima frase l'aveva urlata facendo girare tutti, sia Winsper che Raphael erano neri in viso, il secondo si avvicinò con la spada sguainata, mi misi tra loro perché non potevo permettere che accadesse.
« Non ti azzardare mai più ad alzare la voce alla mia fidanzata hai capito bastardo!? » potei vedere l'odio negli occhi di Raphael, mi avvicinai a lui mentre gli altri accorrevano a separarli prima che scoppiasse il peggio.
« Stai tranquillo, non mi intrometterò tra voi! Ma non ti aspettare che io continui a guardarti le spalle, Raphael! » quello mi fece scattare di rabbia e urlai contro entrambi.
« Smettetela subito di litigare! » a quel punto calò il silenzio nell'intera montagne ed ebbi modo di prendere fiato e calibrare il mio tono di voce. « Tarnyth, se non possiamo fidarci di te, se non possiamo essere certi che tu sia pronto a difenderci, allora non posso permetterti di restare con noi! » quelle parole lasciavano tutti di stucco, lo stavo cacciando via.
« Cosa intendi dire? » disse lui balbettante, l'elfo era praticamente senza parole, incredulo per ciò che dicevo.
« Non voglio essere costretta a cacciarti via! » dissi infine stringendo i denti, Raphael abbassò subito la spada. « Se non ti sta bene proteggerci, allora vattene via! Questo non è il tuo posto... pensaci bene! Non voglio che accada di nuovo... »
Ero stata dura, fredda e cattiva. Mai quella parte di me era riuscita a scaturire dal mio interno, la guerra e il tempo mi stavano cambiando? Forse stavo finalmente crescendo. Tarnyth non disse una parola, chinò semplicemente il viso e raccolse le sue cose, temevo realmente che andasse via ma restò insieme a noi, semplicemente in disparte e da solo. Lo avevo perso.
« Immagino tu sia arrabbiata con me... ma nessuno ti farà del male. Te l'ho promesso quando abbiamo deciso di avere una relazione! » disse Raphael venendomi accanto e strisciando appena le braccia, gli strinsi la mano appena la trovai.
Non per fargli male, ma perché non mi ero mai sentita così protetta, così amata ed era come se lui potesse scivolare via. « Non sono arrabbiata con te. Ti amo e nulla potrà mai cambiarlo... » senza pensarci gli diedi un bacio sulle labbra.
Non sentii commenti al riguardo e lui fece un sorriso. « Ciò non cambia il fatto che ho perso il controllo... che tu mi fai perdere il controllo! Non riesco a stare lucido... e mi piace! »
Non potei non sogghignare e mi ci strinsi al braccio, accerchiando la fredda armatura con le braccia. « Mi piace questo lato di te, romantico e aggressivo allo stesso tempo... »
« Io sono molto romantico. E troverò il modo di mostrartelo sempre... » ci guardammo negli occhi e poi continuammo per la nostra strada, il viaggio verso la capitale imperiale era lungo.

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Capitolo 27
*** 28 - La capitale imperiale ***


28.

La capitale imperiale






Nonostante le forti tensioni nel nostro gruppo, la situazione parve inspiegabilmente più tranquilla. Tarnyth era sempre distante da me, non riusciva più neanche a guardarmi. Questo mi fece dubitare spesso del suo posto insieme a noi, se lui non era disposto ad aiutarmi, come potevo essere certa che nel momento del bisogno mi avrebbe aiutata? Soprattutto, perché restava ancora con noi? Perché il dolore gli piaceva? Perché sperava in un mio ripensamento? Era impossibile.
Mi ero trasformata in un'arpia forse! Una creatura cattiva che ingannava gli uomini, gli avevo mai dato motivo di credermi coinvolta nei suoi sentimenti? No, fu lo stesso Winsper a confermarmelo, l'unico per cui realmente mi dispiaceva. Lui continuava ad amarmi in silenzio e io cercavo di essergli quanto più amica possibile, almeno quello glielo dovevo. La sera prima di arrivare alla grande capitale eravamo parecchio stanchi, vi era stata una lunga giornata di pioggia e il cielo era ancora annuvolato, la temperatura bassa e l'aria ghiacciata da far male alla pelle. Raphael mi aveva però ceduto il mantello del drago che mi scaldava piuttosto bene e mi dava sollievo. Mentre mettevamo su l'accampamento avemmo modo di incrociare qualcuno per la nostra strada; si trattava di due uomini, uno che guidava un cavallo dal suo carro mentre l'altro cercava qualcosa. Chiaramente erano mercanti. Quando ci videro si fermarono.
« Che piacere trovare dei viandanti come noi! » l'intero approccio già mi puzzava. « Permettetemi di presentarmi, mi chiamo Andelao, il mio compare qui si chiama Deni! »
« Siete mercanti? » chiese Raphael avvicinandosi per pochi istanti a loro, nel frattempo ebbi modo di incendiare il falò così da fare luce, i due parvero sconvolti dalla mia magia.
« Si siamo mercanti... » rispose il secondo. « Se vi interessa qualcosa tra i nostri oggetti magari... » l'uomo fu subito interrotto da Tarnyth in maniera scontrosa.
« Non ci servono cianfrusaglie! Domani saremo alla capitale e faremo direttamente là rifornimenti! » disse freddo e rapido, un po' troppo indelicato ma aveva ragione. I due non parvero offendersi. Mi voltai verso di loro infine.
« Grazie ma non ci serve nulla! » dissi io.
« Figurarsi... fate attenzione però, in questi giorni l'Avvoltoio è parecchio irritato e la guarnigione è severa! » disse il primo mercante, non riuscii a comprendere a cosa si riferiva.
« L'Avvoltoio? Cosa è... non credo sia semplicemente un animale! » dissi più tardi durante la cena quando avevamo già abbandonato i due mercanti, Raphael aveva cucinato qualcosa di diverso dalla sua minestra dolciastra, era una strana zuppa che sapeva di carne e verdure, molto speziata!
Fu Glaremy e rispondere alla mia domanda. « No, non si tratta di un animale. Molte persone sono solite chiamare l'Imperatore con l'appellativo “Avvoltoio”... »
« Fergrant l'Avvoltoio! » commentò Raphael usando il nome dell'Imperatore di Inakarrias. « Si dice che beva il sangue dei nemici dello stato! Ho sentito dire anche che beve il sangue degli elfi servitori... » a quelle parole la mia attenzione fu totalmente catturata. Era una cosa orribile! Tuttavia qualcuno dissentì quello che Raphael aveva appena detto.
« Io so notizie diverse... e credo siano pure vere! » cominciò a parlare Morkor. « È afflitto da una grave malattia che gli fa costantemente sanguinare lo stomaco, l'odore del sangue risale da esso infettandogli l'alito... ecco perché l'Avvoltoio! »
Glaremy era quella che poteva averne maggiore contatti e stava annuendo con forza a ciò che era appena stato detto. « È esattamente così. Conosco personalmente l'Imperatore, è la persona più gentile di questo mondo! Bere il sangue... che assurdità! » non sapevo che immagine farmi dell'Imperatore, era possibile che avesse una malattia così grave? Probabilmente non avrebbe potuto vivere a lungo con costanti perdite di sangue nello stomaco, immaginai però la sua sofferenza e l'orrore nel sentire il costante sapore del sangue sulla lingua. Mi fece pena.

 
* * *

Il giorno seguente ci mettemmo in marcia di buon mattino e quando il sole fu abbastanza in alto nel cielo arrivammo davanti le grandi e possenti mura di pietra della città. Ero meravigliata!
Erano alte e imponenti, piene di balconate colme di guardie pronte ad attaccare al minimo segnale, le porte furono spalancate al nostro arrivo senza che ci fosse chiesta cosa, ci addentrammo lungo le bellissime vie e in particolare restammo pochi istanti nella gigantesca piazza alberata che si presentava ai nostri occhi; una fontana gigantesca colma d'acqua, ragazzi e ragazze ovunque che sembravano felici, il panettiere che stava appena mettendo sul bancone le sue pagnotte, il fabbro che stava cominciando a martellare all'aria aperta sopra l'incudine. Le persone che si salutavano allegramente e si soffermavano a parlare con l'anziana erborista che stava ricamando qualcosa con delle lana. Sembravano tutti felici e quella probabilmente era la parte bassa della popolazione, non immaginavo in che stato di benessere era la nobiltà. Sembravo essere l'unica meravigliata.
« Questa città è magnifica. È gigantesca ed è... viva! » mi faceva sentire così, mi sentivo viva e piena di forze, neanche sembrava che Inakarrias e tutto il regno fossero minacciate dalla Gilda. Lì il tempo si era fermato mesi prima.
« Non sei mai stata qui ad Almajeria? » chiese Raphael stringendosi a me. Scossi il viso lentamente ed Hematha parve sconvolta per qualcosa. Mi prese per la mano e mi trascinò via.
« Dove mi stai portando? » chiesi stranita dal suo attimo di follia insensata. Fui seguita pure da Raphael e insieme a noi si mosse anche Winsper, Hematha mi stava portando lungo una via gigantesca e piena di persone.
« Chiunque abbia fede nel Creatore e venga qui per la prima volta deve assolutamente entrare nella Santa Cattedrale! » disse in risposta, a quel punto aveva attirato la mia attenzione.
La Santa Cattedrale di Almajeria era stata costruita secoli fa ai tempi della caccia ai maghi e alle maghe durante l'Era del Caos. Inizialmente la grande chiesa era stata costruita come sede principale per le riunioni della Sacra Crociata; oggigiorno era però una grande meta di pellegrinaggio e chiunque mettesse piede per la prima volta nella città era tenuto ad andare a pregare nella cattedrale. Non riesco neanche a descrivere la sensazione che ebbi quando mi trovai di fronte l'enorme struttura: era imponente e alta, il campanile era alto quanto le grandi mura e una campana suonava una melodia familiare, una canzone liturgica probabilmente. Era familiare, come se l'avessi sentita spesso cantata da una voce, la voce di mio fratello.
« Hai mai sentito “Grazia del Creatore”? » ecco il titolo della canzone che mi veniva cantata, sì l'avevo sentita spesso. Brester me la cantava sempre con la sua voce rozza dicendo però che nostra madre la cantava come un angelo. Mi immaginavo sempre come sarebbe stata se fosse stata lei a cantarla per me.
« Sì... l'ho sentita! » risposi, ci avvicinammo poi verso le porte bianche della cattedrale e allora cominciai ad avvertire qualcosa di negativo in tutto quello, qualcosa che non mi rassicurava.
Salimmo le scale tutti e quattro insieme, la porta era spalancata e potevo benissimo vedere la meraviglia che stava dentro: arcate dipinte o realizzate in oro, mosaici bellissimi che rappresentavano il Creatore, reliquie sacre ovunque e fedeli che pregavano, suore e preti che parlavano di qualcosa sussurrando per non disturbare coloro che pregavano. Sentivo però che c'era qualcosa di sbagliato, tutto quello era sbagliato, lo sentivo bruciare dentro di me, lo sentivo pulsare nel marchio delle tenebre. Era come un avvertimento, mi diceva di stare lontana e non era più una semplice sensazione. Lo sentivo in me.
E infine fu troppo tardi per agire: appena il mio intero corpo si fu spostato all'interno della chiesa, avvertii subito dolore in tutto il corpo, era come se stessi andando intemeratamente a fuoco, improvviso quanto i colpi di mille spade. Non potei automaticamente gettare un urlo facendo voltare tutti i presenti, caddi persino a terra perché le ginocchia non riuscivano più a tenermi in piedi, il tutto era inspiegabile ed Hematha non capì.
« Che sta succedendo!? » disse lei nel panico mentre io continuavo a contorcermi per il dolore, cercavo di trattenere le urla stringendo i denti e sentendo il sapore del sangue.
« Forse ho capito! » sentii la voce di Raphael, mi prese di peso interamente tra le braccia e mi spinse fuori dall'arcata della chiesa tornato sotto la luce del sole e allontanandoci dalle scale. Le fiamme si erano finalmente placate ma il dolore restava come un lontano ricordo. Eppure il mio corpo era illeso.
« Non capisco... che cosa è successo? » chiese Winsper raggiungendomi subito insieme a Hematha, Raphael mi fece sedere per terra e mi prese il viso tra le mani, vedevo la paura nei suoi occhi verdi, una paura che non mi piaceva. Eppure mi sentivo già molto meglio, ma non capivo.
« Non ci ho pensato prima! È tutta colpa mia! Perdonami... » Raphael parlava con me, continuavo però a non capire. « Si tratta del demone... essendo vincolato in lei, non può varcare la soglia di una chiesa... i demoni sono proibiti sul suolo sacro! »
Non era colpa di Raphael, lui non c'entrava nulla, era colpa mia ancora una volta: io ero la responsabile delle mie azioni e della mia condanna; lo sapevo benissimo, i demoni non varcano la soglia della chiesa, i demoni non possono toccare oggetti sacri o protetti dalla benedizione divina. Ciò vale anche per il corpo che abitano. In quell'attimo sentii che la mia vita doveva finire. Ero uno strumento del demone.
« Non voglio più continuare così... non posso farcela! » sussurrai, Raphael si voltò nuovamente verso di me. « Non è questa la vita che voglio! E sapevo che sarebbe accaduto... che alla fine avrei ferito anche te! » la mia morte significava la sua sofferenza, perciò non potevo lasciare che la morte mi prendesse e basta, troppi si aspettavano qualcosa da me.
« Smettila di dire queste cose! Hematha troverà la soluzione per liberarti dal demone... » si voltò ancora verso di lei alzandosi davanti ai miei occhi. « Quando ci vuole per trovare la soluzione al demone? Sono settimane che studiate quel dannato libro! »
Mi amava, mi proteggeva, ma io non meritavo qualcuno che mi amasse e difendesse in quel modo. Gli stavo lentamente rovinando la vita, così come mi stavo distruggendo. « Non sono certa di aver trovato la soluzione. Non sono sicura di riuscire a compiere il rito... volevo aspettare di andare al prossimo clan di elfi. Abbiamo deciso di andarci no? »
La mia vita non significava più nulla. Ma se c'era ancora qualcosa che potevo fare, era riuscire a salvare Inakarrias prima che il demone avesse totalmente divorato la mia anima. « Basta così! Non ha senso continuare a parlarne... » cercai di farmi forza alzandomi anche grazie all'aiuto di Raphael. « Siamo venuti qui nella capitale per conferire con l'Imperatore. Non perdiamo altro tempo visto che non sappiamo quanto ne resta... » mi riferivo alla Gilda delle Tenebre e al tempo che restava prima della loro prossima mossa, ma tutti e tre capirono che mi riferivo a me in realtà. Nonostante questo nessuno disse una parole e tornammo dagli altri quattro, Raphael mi stringeva la mano per darmi supporto e io cercavo di concentrarmi sul presente e su quanto lo amassi, il resto mi deprimeva.
Non volevo pensare al demone nonostante continuasse però ad assillare i miei pensieri. Riempiva di ombra ciò che c'era di buono nella mia vita, e ciò faceva anche vacillare la mia fede: era una punizione del Creatore? Non ero mai stata in una chiesa, e questo beneficio mi era stato tolto definitivamente. Avevo voglia di urlare e piangere ma la situazione non sarebbe cambiata con le mie lacrime, dovetti farmi forza. Gli altri non fecero parola di ciò che era successo ma molti di loro probabilmente sapevano cosa poteva essere accaduto, Tarnyth ovviamente lo capì, lui era un esperto di Magia Nera e sapeva benissimo che i demoni non si potevano avvicinare alla soglia di una chiesa. Ci facemmo strada in silenzio e non potei più godermi a pieno la meravigliosa Almajeria con tutta la sua allegria; davanti a noi c'erano ragazzini che giocavano, che si rincorrevano ed erano spensierati. Li invidiavo. La strada principale ci portò direttamente al grande fossato colmo d'acqua che separava la città in due, il fiume arrivava attorno ai bastioni del distretto più importante, torri alte e possenti. Fummo subito ricevuti grazie alle guardie e alla presenza di Glaremy al castello, ci fecero entrare nella sala delle udienze, per la prima volta la confrontai con qualunque altro stanza nei castelli che avessi già visto durante il viaggio.
Era lunga più di venti metri, forse era il doppio delle altre. Larga e colma di tende e statue lungo tutto il suo perimetro, porte di legno nero portavano chissà dove e alla fine della stanza vi erano due troni colmi d'oro e di altre meraviglie. Successivamente vidi il resto delle persone presenti nella sala, nobili di chissà quali angoli di Inakarrias, persone vestite con strani abiti stretti, quelli delle dame erano davvero i più strani, c'erano però molti colori e questo mi dava una strana sensazione di allegria. Seguiti dal nostro arrivo, sentimmo uno squillare di trombe ai lati dei due troni, comparve poi il ciambellano e strillò qualcosa che echeggiò nella sala.
« Fa il suo ingresso in sala, la famiglia reale: l'Imperatore Fergrant di Almajeria, l'Imperatrice Dalién di Korxavo e i piccoli Juster e Ornex! » a quel punto sentimmo un coro e una musica, non potei vedere da dove veniva visto che i nobili si misero davanti a noi coprendoci la visuale.
Cercavo di sporgermi in qualche modo ma non riuscivo proprio a vedere, a quel punto sentii una stretta ai fianchi e il pavimento venir meno ai miei piedi, fui sollevata di pochi centimetri in aria da Raphael e mi tenne in equilibrio. Potei vedere chiaramente la famiglia reale che faceva il suo ingresso a passo di musica con l'inno di Inakarrias, non lo conoscevo purtroppo, non mi era stato insegnato ma riuscivo a capire che le parole erano un inno alle terre prosperose e gentili, le fortezze potenti e l'armata imperiale. Era più un inno di guerra forse. I miei occhi restarono meravigliati vedendo i quattro membri della famiglia imperiale: tutti e quattro biondi e dagli occhi vivi e di diversi colori eccetto per i due gemelli, perfettamente uguali come fossero messi allo specchio. I due imperatori si sedettero e la nobiltà si inchinò, a quel punto Raphael mi mise giù e si inchinò, seguii il suo stesso esempio facendo toccare il tappeto alle mie ginocchia per poi rialzarci quando l'inno terminò.
« Buongiorno nobili di Inakarrias. Siate come sempre i benvenuti... » salutò l'imperatore con voce calda e saggia, sentii qualcuno strattonarmi per la veste e vidi la mano di Glaremy che mi faceva segno di avanzare. Ci facemmo largo tra i nobili, superammo infine gli ultimi nobili e restammo a distanza di pochi metri dai due sovrani. Entrambi stavano già puntando lo sguardo su me, stavano indagando su ogni centimetro del mio corpo, dal mio aspetto trasandato fino al marchio. L'Imperatore era chiaramente colpito soprattutto dal fatto che fossi una maga.
« Imperatori, sono fiera di presentarvi Myrah degli Erranti, colei che ha già più volte sventato i piani della Gilda delle Tenebre! » disse Glaremy annunciandomi, la sua voce era tornata rispettosa come ogni volta in cui parlava con dei reali.
« Grazie comandante... » commentò l'Imperatore; era un uomo alto e dalle braccia muscolose, gli occhi dorati e brillanti proprio come i suoi capelli sfavillanti, corti e con una barba accennata. Un uomo incredibilmente attraente a mio parere, indossava degli abiti piuttosto semplici ma di complessa fattura con alcuni pezzi di armatura di chissà quale pregiato materiale. L'Imperatrice aveva invece occhi di ghiaccio, una bellezza immonda e la pelle candida come la neve. Un vestito rosso come l'abito del marito; entrambi indossavano due corone tra loro diverse con un grande diamante in comune però.
« È un onore essere in vostra presenza. E sono addolorata di dovervi portare notizie di guerra... » ero ancora scossa da quanto era accaduto nell'ingresso della chiesa.
L'imperatore alzò una mano. Un sorriso si dipinse sul suo volto compiaciuto. « Il piacere è mio; ho sentito grandi cose riguardo te... un drago di ferro. Una chimera. Hai salvato un villaggio dagli orchi e hai ucciso dei giganti sulle Montagne di fuoco... » le vicende con i nani erano già arrivate alle sue orecchie.
« Sono semplicità! Ho fatto solo il mio compito! » dissi in parte compiaciuta di avere il rispetto dell'imperatore. Lui si fece scappare un sorriso che lo rese ancor più bello.
« Non sottovalutarti... » il suo tono di voce poi cambiò. « Sono sempre stato interessato all'avere un mago a corte ma nessuno si è mai rivelato sufficientemente bravo. Mi chiedevo... se magari qualcuno di portentoso come te fosse interessato a unirsi alla mia corte... magari quando questa storia sarà finita! »
Non riuscivo a crederci, il respiro mi si era bloccato, i polmoni smettevano di arieggiare. L'Imperatore mi aveva appena offerto un posto nella sua corte come Grande Strega, sarei stata al pari del famoso Endelisis. « Io non so cosa dire... non mi ritengo così brava, io... » scosse il viso con forza.
« Riconosco che non è una scelta facile. Inoltre vi è ancora da sistemare una grave situazione che sta affliggendo tutta Inakarrias. Questa misteriosa Gilda delle Tenebre... » sì, era meglio non parlare al momento di quell'occasione. Eravamo là per parlare della guerra e del nemico.
« La situazione sembra tranquilla. Restano ancora quattro membri di questa misteriosa organizzazione ma sappiamo bene che hanno alleati nei clan di orchi e di giganti. Temo che stiano radunando un esercito forte per sferrare un attacco preciso! »
« Qui al castello!? » chiese l'Imperatrice con evidente stupore. « Almajeria è costruita come una possente fortezza. È inespugnabile e solo dei folli tenterebbero di conquistarla. »
« Il problema è che abbiamo a che fare con persone potenti e pericolose che non si preoccupavano di creare caos. Il loro fine ultimo è l'evocazione delle ombre e di chissà quale demone... » disse Glaremy in risposta alla sovrana, a quel punto la parola tornò nuovamente all'Imperatore.
« La situazione è critica. Voglio essere però certo che i nostri alleati siano consolidati, voglio indire una riunione con i nostri alleati per decidere la prossima mossa... non credo di saper gestire la situazione nel dettaglio! » voleva convocare i sovrani delle tre regioni; la Regina Henstia, i due sovrani di Serpah, Leoniun ed Eveblen e il neo re Rustin. Il suo invito però non si sarebbe fermato a loro. Avrebbe chiamato anche il re dei nani.
« Mi chiedevo... » non sapevo come esporre esattamente la situazione. « Il nostro esercito è già molto potente e numeroso, ci sono guerrieri e maghi... ma penso sarebbe una buona idea rivolgersi anche agli elfi. Sono i migliori riguardo la conoscenza magica e credo che dovremmo renderli partecipi... »
Quelle parole suscitarono un certo scalpore nei nobili presenti, non avevo tenuto conto del fatto che non fossimo soli e che molti stavano già vociferando. L'Imperatore però non sembrava aver preso male la mia proposta.
« Credo che nelle tue parole ci sia il vero. Qui vicino c'è una foresta con un clan... potresti parlare con loro e ovviamente invitarli alla riunione... sarà fatta alle antiche rovine di Dhom, là sono stati siglati numerosi patti e numerose riappacificazioni. È giusto che ci si incontri tutti là... il problema a questo punto rimane il flusso temporale! » non avevo idea di quanto ci sarebbe voluto ma era ovvio che bisognava agire il più in fretta possibile. Bisognava tenere conto di quanto ci stessero le notizie a viaggiare e gli eserciti ad arrivare, noi dovevamo andare a parlare con quel clan di elfi e io volevo tornare dagli Erranti.
« Ho un'ulteriore richiesta. Da questo potremo senza dubbio decidere l'esatta data... vorrei tornare nella foresta Mikenna. Credo di aver trovato dei dispositivi in grado di rivelare qualcosa che sono certa potrebbe aiutarci nella battaglia finale! » in verità non ne ero così sicura, non potevo però mostrarmi dubbiosa.
« La foresta Mikenna è molto distante da Almajeria, ci vorranno dei giorni per portarvi oltre le Fenandar! » disse l'Imperatore. A quel punto era giunto il momento di sfruttare i miei pensieri.
« A piedi. Non ho intenzione di portare però tutto il mio gruppo. Spostarsi insieme richiederebbe il doppio del tempo » mi voltai verso Raphael. « Il mio cavaliere ha un cavallo, potremmo starci meno di una settimana... è davvero urgente! » la cosa probabilmente non era ammissibile. Sarei stata separata dai miei amici dopo la visita al clan degli elfi, era però giusto così: loro si sarebbero preparati e riposati per lo scontro finale. Io e Raphael nel frattempo saremmo andati dagli Erranti.
L'Imperatore non sembrava molto contento, ma ci sarebbe comunque voluto moltissimo tempo prima che tutti gli eserciti fossero arrivati a destinazione, forse avremmo dovuto aspettare un mese ancora se non di più. Volendo potevamo anche andare tutti quanti e avere il tempo di tornare, ma era comunque meglio che fossimo solo io e Raphael. Nessuno altro doveva sapere la locazione degli Erranti. Di Raphael mi potevo fidare non solo perché ci amavamo, lui avrebbe mantenuto il silenzio.
« Va bene Myrah, come desideri. Andate dagli elfi allora, i vostri compagni saranno ben accetti qui al castello nel tempo in cui sarete via. Ti auguro di tornare il più in fretta possibile... »
« La situazione non è delle più felici e in un qualunque momento la Gilda potrebbe attaccare la città. Dobbiamo essere certi che tutto sia pronto. Anche gli altri dovranno sbrigarsi ad arrivare... » disse l'Imperatrice. Aveva ragione, i più lontani in effetti erano i due fratelli di Serpah. Chissà quanti scandali avrebbe portato a galla quell'incontro.
« Allora è meglio che ci mettiamo subito in marcia! » dissi, rivolta allo stesso tempo ai due imperatori e ai miei stessi compagni. Dovevamo essere il più celeri possibili.






Angolo Autore:
Buon pomeriggio ^^ Sto nuovamente rallentando nella produzione dei capitoli e mi dispiace ma sono impegnati con i seguiti di questa storia xD Missioni missioni missioni e il grande consiglio tra tutti quelli che sono stati radunati. Uniti contro la Gilda! Speriamo che non accada nulla di male... Grazie a Fantasy_Love_Aky per aver lasciato commenti, ringraziarti non è sufficiente ma non saprei dire a parole la mia gratitudine per essere arrivata a un passo dalla fine. ^^ 

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Capitolo 28
*** 29 - Fiamme oscure ***


29.

Fiamme oscure






« Sei davvero convinta che sia la soluzione migliore? Il clan in questione è quello degli Elfi del sole, non saranno felici dell'offerta che stai dando loro! » quelle parole venne in maniera inaspettata da parte di Tarnyth, eravamo in viaggio per la landa desolata, la terra bruciata dal sole e leggermente illuminata dai deboli raggi che filtravano oltre lo strato di nubi.
« Come? Adesso mi rivolgi la parola? Pensavo che non ci tenessi più alla mia amicizia o a qualunque rapporto con me. In effetti mi chiedo realmente perché tu sia ancora qui... » ero stata fredda e distaccata, cattiva. Ma si trattava di una questione di principio, non riuscii a comprenderne le ragione.
Tarnyth sbuffò, si portò indietro una ciocca di capelli rossi e continuò a fissarmi con durezza. « Non approvo le tue azioni. Il simpatizzare con un Paladino della Luce... per anni quell'ordine ha dato la caccia anche agli elfi lo sapevi? » non potevo vederne il vero nelle parole visto che non lo sapevo.
« Raphael è diverso. Non ha mai dato motivo di odiare te o Hematha così come per gli altri elfi! » lo difesi e l'elfo si preparò per controbattere ancora una volta.
« Non ci sono molti maghi tra i Paladini so... questo è perché cacciavano anche loro! Si racconta anche che brindassero con il loro sangue e ne traessero poteri magici! » mi sembrava parecchio assurdo anche se non credevo mentisse sulla storia.
« Non voglio parlare di questo con te! Ho già detto che se non ti sta bene puoi andartene via... » meglio chiedere l'argomento; la sua espressione fu indecifrabile, era ferito e amareggiato. La cosa mi dispiaceva relativamente, non potevo essere triste della sua gelosia, della ma felicità con Raphael.
« Il clan degli Elfi del sole sono tra i più testardi. I più numerosi forse e senza dubbio coloro che persero di più. Hanno perso il controllo della loro antica capitale e gli umani la distrussero grazie al potere del Bastone della Virago.... sai di cosa sto parlando? » chiese continuando e vedendo la mia espressione parecchio confusa.
« Non credo di saperlo... » ammisi.
Non parve arrabbiarsi. « Durante l'Era dell'Eclissi, durante la ribellione, gli umani forgiarono tre armi divine: la Spada Ammazza-draghi, la Falce del Destino e il Bastone della Virago. Oggetti che distrussero i loro nemici... » fece una breve pausa per continuare. « Non si fideranno di te. Potranno aiutarti col demone forse... ma solo se ne avranno voglia e so che non lo faranno. A ogni modo... scusami se ti ho disturbata! » e dopo quelle parole si allontanò di alcuni passi.
Le sue parole mi diedero molto da pensare, ero preoccupata: principalmente per me stessa, per il demone e forse vi sembrerò cattiva o egoista ma volevo che aiutassero da me in primo punto: la mia vita col demone sarebbe presto finita, strappata a Raphael e a quella realtà, per sempre prigioniera di Lamia. Non potevo permettere che andasse così, l'incontro con gli elfi era per un interesse personale prima di tutto. Il pomeriggio seguente era una giornata tetra, il cielo era scuro e coperto di nubi minacciose e fitte, il sole non traspariva e l'aria gelida intorpidiva i nostri movimenti, eravamo nel pieno dell'inverno e sapevamo benissimo che presto sarebbe scoppiata una tempesta, a quel punto avremmo avuto difficoltà nei nostri compiti ma ciò non doveva di certo fermarci.
La foresta si presentò a noi in maniera insidiosa, fitta e diabolica. Era quasi come se fosse viva e cercasse di minacciarci per tenerci lontani, non ci lasciammo intimidire ovviamente. All'apparenza la foresta faceva quell'effetto molto inquietante, quando ci trovammo dentro la sensazione che avevo internamente parve amplificarsi fino a che non ci trovammo in angoli un po' più angusti. Alberi dalla corteccia scura simili a pini con aghi al posto delle foglie, grandi querce possenti e piene di voglie strane per non parlare della varietà dei colori dei frutti e dei fiori che trovammo in giro. Yvossa stava per allungare la mano contro un cespuglio per raccogliere dei fiori.
« Ferma! Non ti azzardare a toccare quelli! » Hematha aveva quasi strillato e tutti noi ci eravamo immobilizzati. Yvossa ritrasse la mano. « Sono velenosissimi e carnivori. Ti attirano con i loro colori e quando li tocchi salta fuori la pianta principale per addentarti; sei fortunata se muori dissanguata piuttosto che per il veleno! » era la flora degli elfi, lei era un'esperta più di tutti gli altri. Tarnyth sembrava non saperne quanto lei, forse per la sua provenienza da un clan di maghi.
« Va bene scusa... » fu impareggiabile il viso di Yvossa, improvvisamente bianca come un cadavere e spaventata. Lo trovai divertente ma in effetti non c'era da ridere.
« Fate attenzione! Ogni cosa qui è pericolosa per voi e per tutti coloro che ne sono ignari. Certi fiori spruzzano anche del polline che è capace di fermare il cuore degli umani! » continuò lei a fare strada visto che ci avvertiva prima dei pericolosi che potevamo avere intorno a noi. Andammo avanti a lungo per qualche ora fino a che non riuscimmo a vedere due grandi e alte colonne di pietra. Erano costruite a mo' di ingresso e davanti a esse c'erano alcuni elfi pieni di armi come spade e archi. Avevano l'aria minacciosa e chiaramente non si fidavano dei nuovi arrivati. Hematha si fece avanti insieme a Tarnyth.
« Ni ver kai pec! » disse l'elfa alzando le mani in segno di amicizia. Non potevo capire l'elfico e quasi me ne dispiacevo.
Contai gli elfi. Un totale di dieci pronti a ucciderci al minimo contatto con loro. Un nostro errore ci avrebbe sicuramente portati alla morte. Tarnyth fu più loquace.
« Ley Mirs'ehlla gailei lhar. Ley ruquana elner ni sol rintoler. Ni geriu xand'hil. » non l'avevo mai sentito parlare in elfico e stranamente la sua voce era mutata, era più dolce e sensuale. Alle parole di Tarnyth gli elfi abbassarono le armi, si scambiarono un cenno e uno di loro partì dentro la foresta.
« Vrin Mirs'ehlla nee! » stranamente compresi che voleva qualcosa da me e che voleva che mi avvicinassi. Avevano già usato il termine “Mirs'ehlla”, era come una messaggera di pace, una profetessa... qualcosa che mi veniva continuamente detto.
« Vuole che ti avvicini... » disse Tarnyth, a quel punto avanzai contro gli elfi, tutti mi guardarono sbalorditi, come se non potessero credere ai loro occhi, probabilmente per via del marchio. L'elfa che aveva parlato continuatamente mi guardava disgustata, forse dalla mia natura umana o dal marchio.
« Umana. Sporca di demone! » disse a malapena e con uno stranissimo accento, quasi non riuscii a comprenderla. Mi allontanai di botto, percepiva il demone in me.
Trovai le braccia di Raphael dietro di me che mi strinsero nella sua morsa, mi sentii protetta dalle parole dell'elfa quando qualcuno ritornò dal villaggio probabilmente.
« L'Anziana vuole parlare con Mirs'ehlla! » disse l'elfo che era appena tornato di corsa, il suo accento era migliore di quello della ragazza. « Tuttavia non potrete entrare tutti... » era anche giusto. Non potevamo praticamente assediarli, scelsi di portare Hematha e Tarnyth per la loro natura elfica, avrebbero potuto tradurre eventuali frase. Portai anche Morkor con me, non volevo che Raphael si trovasse in pericolo, la sua natura protettiva nei miei confronti rappresentava un pericolo.
Ci facemmo strada all'interno del villaggio, era molto diverso dal clan degli Elfi della luna. Il clan di Hematha sembrava straordinariamente indietro rispetto a questo nonostante condividessero molti punti in comune, le case erano costruite sugli alberi e dello stesso legno quasi ma queste sembrava poter resistere a un attacco umano. Inoltre c'erano molte armi costruite con metalli e un intero campo di addestramento in lontananza tra gli alberi. Molti di loro mi guardavano incuriositi e non me ne spiegavo il motivo, soprattutto le donne e i bambini, c'erano però anche molti cacciatori feriti tra i curiosi ma nessuno si azzardò ad avvicinarsi a me.
« Perché mi guardano? » chiesi dopo un po', non avevo rivolto la domanda a nessuno in particolare ma ricevetti due risposte.
La prima fu quella di Hematha. « Sentono il marchio delle tenebre. Avvertono un potente potere dentro di te e non si spiegano cosa sia esattamente... »
« Hanno paura del tuo potere. Sei una maga e ci sono clan dopo la magia è disprezzata. Questo è uno dei pochi ad aver creato un impero e ad aver resistito senza la magia... il Bastone della Virago però distrusse molto più degli incantesimi... » fu invece la versione di Tarnyth, infine ricevetti una terza risposta dalle spalle.
« Nessuna delle due in effetti! » era una voce anziana, una voce femminile e ci voltammo per trovarci davanti gli occhi un'elfa vestita diversamente da tutti gli altri. Un'armatura di pelle di serpente che si annodava per tutto il corpo. Un aspetto fiero e i capelli platinati che le cadevano fino alla vita. Due occhi neri e grandi che mi squadravano. « Si chiedono com'è possibile che la Profetessa sia un'umana e si sia rivelata ora. Ma soprattutto sono incuriositi dal fatto che una maga riesca a tenere un demone dentro di sé... io invece mi indago sulla natura della vostra venuta qui! » era vacillante su toni arrabbiati.
Meglio essere assolutamente sinceri. « Siamo qui come ambasciatori... c'è una guerra in corso. Una certa Gilda delle Tenebre... » fui subito interrotta dall'Anziana del clan.
« Vogliono la distruzione e riportare le ombre su Gaia. Lo sappiamo... è per questo che ci sono i Profeti. Affinché scongiurino il male nel mondo delle ombre e curino questa malattia che troppo spesso ha minacciato la tranquillità! »
« Sapete cosa voglio allora... » cercai di essere il più rispettosa possibile. « La vostro alleanza è molto importante. Siete i più esperti di magia e il nemico non siamo noi umani... è la Gilda. Insieme a loro ci sono orchi e giganti... i nostri eserciti sono deboli e i nani si sono persino schierati per la pace! »
Lei parve offesa dalle mie parole. Non voleva starmi a sentire ancora. « E che mi dici del demone che hai in te? È legato alla tua forma umana... vive dentro di te libero però. Sento il suo ribollire... il suo odio in crescita e il desiderio di possederti! »
« Sono qui anche per questo... vorrei chiedervi aiuto non solo in guerra. Vorrei anche chiedervi di liberarmi da questo demone.. voi elfi siete più esperti di magia... »
« Ma non gli Elfi del sole! » disse interrompendomi nuovamente. Sempre con tono autoritario e distaccato continuò. « Noi non facciamo uso di magia. Non siamo a conoscenza di rituali di esorcismo... inoltre anche se avessimo una soluzione al tuo problema non... » a quel punto il silenzio divagò tra tutti noi per qualcosa che si avvicinava.
Un silenzio che fu interrotto da un suono, un corno che cantava un allarme, gli elfi in fermento e preoccupati. Guardavano tutti l'Anziana come se aspettassero qualunque sua parola sul da farsi, che cosa stava succedendo? « Gur'hu ma veili! » urlò l'Anziana a tutti coloro che erano intorno a lei, si mosse velocemente tra le case e continuava a parlare in elfico. Non riuscivo a capire cosa dicesse e mi voltai verso i due elfi che avevo con me per chiedere loro.
« Sta arrivando qualcosa di grosso! » commentò Morkor prima che qualcuno mi rispondesse. Riusciva ad avvertirlo? Fu allora che sentimmo un fischio acuto e fastidioso che graffiava il mio udito, a quel punto ci fu un'esplosione poco lontana e delle fiamme nere si alzarono in un punto della foresta e fu subito il panico più totale tra gli elfi.
Ci spostammo in fretta restando un gruppo compatto, eravamo tre maghi ed estraemmo i nostri bastoni magici, Hematha per prima invocò un potente scudo in modo da difenderci tutti quanti, Morkor prese tra le mani la sua grande ascia ma ancora non riuscivamo a vedere il bersaglio, all'improvviso poi lo vedemmo volare sopra le nostre teste e delle fiamme nere caderci addosso. Le sentivo bruciare sopra la barriera, erano forti e distruttive ed Hematha ne soffriva visibilmente. Tra le urla degli elfi cercavo di arrivare a Raphael, gli altri quattro sicuramente erano entrati cercando di aiutare come potevano. Ma da cosa dovevamo difenderci? Fu allora che si aprii uno squarcio tra gli alberi e qualcosa si appollaiò su di essi, una creatura gigantesca con due ali possenti, il corpo scuro come il carbone e zampe piene di scaglie nere. Un volto mostruoso e arrabbiato, occhi rosso come il sangue che venivano puntati su di me. Era un grande drago e di sicuro era a noi nemico!
-E così sei tu la Profetessa? Sono certa che Macdrair sarà felicissimo quando gli dirò che ho distrutto gli elfi e ucciso te!- era una voce femminile che si era contrapposta al ruggito del drago. Era come quando il drago di ferro mi aveva parlato.
-Come fate a entrare nella mia mente? Perché posso sentire la voce nel vostro ruggito?- questa era la mia principale preoccupazione. Il che la diceva lunga sulla confusione che avevo nella mente. Quel gigantesco drago era un membro della Gilda delle Tenebre e il suo intento era uccidermi!
-Non siamo noi a essere nella tua mente! Nel tuo sangue scorre una benedizione molto potente... non lo sai!?- il drago ruggì ancora e poi continuò a sputare fuoco mentre attorno a noi il tempo continuava a passare normalmente.
« Myrah che ti prende? Dobbiamo combattere! » fu Tarnyth a scuotermi e a farmi tornare nella mia mente. Le parole del drago mi avevano però confusa. Vedevo gli elfi scagliare frecce verso l'alto ma il drago continuava a lanciare le sue fiammate oscure, le case bruciavano insieme agli alberi e noi correvamo a destra e sinistra senza alcun risultato. Non potevamo attaccarlo normalmente e usare la magia era pericoloso visto che il mio campo d'azione era ristretto, inoltre le magie del fuoco erano proibite visto che ci trovavamo in una foresta e avrei distrutto tutto ciò che avevo intorno a me. Vidi una pioggia di frecce incendiarie partire contro il drago ma con una virata veloce le evitò ed ebbe persino la possibilità di usare il suo fuoco.
Una gigantesca sfera che si scontrò contro il suolo accanto a me, le fiamme mi mancarono ma balzarono sulla mia gamba, bruciarono parte della stoffa e arrivarono a scottarmi, fu grazie alla mia prontezza che evocai una sfera d'acqua e me la spinsi addosso. Le fiamme avevano corroso la pelle.
« Myrah! » era la voce di Raphael, finalmente la sentivo in mezzo al caos e alle urla ma non riuscivo a raggiungerla. Mi voltai senza neanche più trovare i miei compagni. Ero in mezzo agli elfi, disorientati e con problemi per colpire il drago.
-È divertente vedere come questi conigli cercano di colpirmi. Ma dimmi... come pensi di abbattermi? E come pensi di abbattere gli altri draghi? Siamo più forti e vi spazzeremo via... insieme alla capitale imperiale. A quel punto conquisteremo Inakarrias e la Gilda riuscirà a evocare le ombre... a liberarle!- il drago continuò a ruggire e io ne comprendevo le parole.
-Non ci riuscirete! Vi sconfiggerò anche a costo della mia stessa vita...- mentre pensavo quelle parole mi spostai al coperto, mi avvicinai ad alcuni elfi che erano stati feriti, avevano ustioni ovunque e soffrivano. Non potevo colpire il nemico ma potevo permettere ad altri di continuare a lottare. Imposi le mie mani sopra le bruciature di un elfo, poteva avere la mia età, o meglio fisicamente aveva la mia età. Non avrei permesso la sua morte. Una luce bianca ricoprì le sue ferite, quella stessa si tinse di nero e pian piano le bruciature scomparirono.
L'elfo si alzò e mi ringraziò mentre io cercai di riprendermi. -Il tuo destino era di morire anni fa. Quando quell'idiota di tuo padre ti portò dalla Strega dei Ghiacci per sciogliere una maledizione...- che storia era quella? Mentiva ovviamente.
Mi spostai verso altri elfi bisognosi di cure e mi gettai quasi addosso a loro, misi le mani in avanti e usa l'incanto curativo, le loro ferite sparivano ma io mi sentivo sempre più debole. Questo non era un bene di certo, poi ci fu il colpo più distruttivo: una breccia tra gli alberi e il volto del drago che compariva da essi, le fiamme oscure che si originavano dentro le sue fauci e avanzavano contro di me, feci appena in tempo d evocare la difesa magica per cercare di proteggere non solo me ma tutti i feriti che avevo intorno. Agii però troppo tardi: le fiamme colpirono il mio scudo spingendomi via con la loro forza, a quel punto gli elfi perirono sotto le atroci sofferenze del fuoco. Cercavo invano di aiutarli evocando l'acqua ma il calore e il fuoco erano ormai troppo caldi per poterli spegnere con l'acqua. Non potei fare nulla mentre gli elfi morivano.
-Maledizione? Di cosa stai parlando?- pensai ancora.
-Un maledizione che ti avrebbe fatta morire in poco tempo. Avrebbe ucciso tuo padre per primo e poi te... Ma la Strega dei Ghiacci sciolse la maledizione e ti concesse un grande dono, una cosa comune tra voi Profeti. La maledizione di Macdrair era stata sciolta.- lo diceva con rabbia e questo mi fece pensare al vero nelle sue parole.
Ma allora perché Rugornah mi aveva dato il libro dei demoni? Lei aveva detto di non aprirlo e leggerlo e io l'avevo fatto, la colpa era stata mia. Ma era stato grazie a quello che il mio viaggio aveva avuto inizio... forse era così che doveva andare.
« Myrah aiutami! » una voce mi chiamava, cercai velocemente l'origine della voce e fu allora che vidi Winsper sotto un gigantesco tronco, un ramo infilzato nello stomaco e del sangue che gli colava dalle labbra. Cercava di liberarsi.
Cominciai a correre contro di lui, non mi importava di essere allo scoperto, ormai il villaggio era per più di metà distrutto o in preda alle fiamme e l'area intorno a me era una gigantesca arena infernale. Mi gettai sotto l'albero cercando di arrivare a Winsper.
« Non mollare hai capito!? Possiamo salvarti e farò di tutto per proteggerti capito!? » cercavo di allungare le braccia verso di lui ma senza riuscire a toccarlo. Mi spostai e mi misi in piedi.
Dietro di me una gigantesca presenza fece la sua comparsa, le ali si muovevano velocemente e spegnevano parecchie fiamme. Fu allora che mi trovai davanti il grande drago pronto a sputare le sue fiamme contro di me. Non potevo abbandonare il mio amico, sarei rimasta per proteggerlo in qualche modo.
« Inydara! Questa è la tua fine! » urlai a squarciagola prendendo il bastone con entrambe le mani ed eseguendo l'evocazione di un incantesimo, la bufera di neve, che scagliai contro il drago.
Inizialmente ci fu una quiete strana, poi ci fu l'esplosione e la bufera cominciò accerchiando il drago, le fiamme si spensero per il forte freddo e molte di esse di trasformarono in lunghe spine di ghiaccio, numerosi alberi mutarono trasformandosi in grandi blocchi, affilatissimi artigli spuntarono dal terreno davanti a me creando un muro di ghiaccio che mi protesse dal drago che subito patì gli effetti del mio incantesimo, le sue scaglie si trasformarono in placche di ghiaccio e i suoi movimenti diventarono difficoltosi, le sue fiamme poi si spensero e ruggì per la rabbia ancora una volta.
-Pensi di potermi battere ragazzina?- quelle furono parte delle parole confuse del drago. Tornò a osservarmi ancora una volta e cominciai a lanciare ogni genere di incantesimo offensivo che conoscevo, evocai per ultimo l'incantesimo del fuoco, le fiamme avvolsero il drago bruciandone le scaglie che sembravano non essere neanche scalfite, gigantesche sfere di fuoco caddero addosso alla bestia facendola finire per terra, a quel punto con un battito d'ali mi spinse via e caddi oltre l'albero, la creatura si alzò nuovamente in volo tornando a distruggere l'intera foresta. Non era intenzionata a mollare era certo.
« Aspetta che ti do una mano! » disse Yvossa, la trovai improvvisamente accanto a me e mi fece alzare, ci spostammo contro l'albero e provammo ad alzarlo. Il ramo però restava incastrato dentro Winsper ed era pericoloso. « Non possiamo ancora salvarlo! Se proviamo a spostarlo lo ammazziamo di sicuro! » continuò la nana. Effettivamente aveva ragione.
« Dove sono gli altri? » chiesi in ansia, lei mi indicò una via tra gli alberi che sembrava portare all'entrata del villaggio, il drago continuava a sorvolare la foresta e poi parve atterrare in quel punto. « Ti prego resta con Winsper e tienilo vivo! »
Parve capire la mia ansia, i miei sentimenti e annuì. Rivolsi un ultimo sguardo a Winsper e poi corsi verso l'ingresso del villaggio trovando una scena orrenda: c'erano elfi carbonizzati ovunque, le loro armature continuavano a prendere fuoco e molte erano pure liquefatte per la forte temperatura, arrivai in breve alle due colonne che segnavano l'ingresso del villaggio e vidi il drago in mezzo alla radura creata, i miei amici sotto di esso, Raphael che era riuscito a scalarlo e cercava di tagliare un'ala per fargli più male. Corsi contro di loro trovando Morkor che lottava contro la coda del drago, lanciai delle lame di vento contro l'arto mettendoci tutta la forza che avevo, riuscii a fargli saltare le scaglie e fu preda per l'orco: infilzò l'ascia fino in profondità e il sangue cominciò a riversarsi fuori. Ciò fece cadere il drago sulle sue zampe e si rotolò a terra, vidi Raphael che saltava ma non vidi se era riuscito a salvarsi.
Il drago si trovava davanti a me, impotente e dolorante, non riuscivo a capire cosa ruggisse ma compresi che stava soffrendo molto. Una strana sensazione mi pervase, era già successo in passato, era la stessa sensazione che avevo provato contro Lamia, una forza possente che mi comandava e mi sussurrava qualcosa, un incantesimo. Spostai in avanti le mia mani e concentrai la mia attenzione su torace del drago, proprio dove doveva trovarsi il cuore della creatura. A quel punto dalle mie mani partì un raggio violento costituito da luce pura, si andò a schiantare contro il torace del drago che si trovò spiazzato nella sua sofferenza. Provò a spostarsi ma non vi riuscii visto che altri lo stavano attaccando, a quel punto un'onda d'urto si spostò lungo il corpo della creatura e vidi il sangue fuoriuscire dalla ferita che gli stavo provocando, gli occhi di Inydara si voltarono diventando scuri; nell'attimo in cui l'incanto terminò il drago esalò un respiro faticoso, cadde a terra definitivamente senza più vita e con una voragine dove si trovava il cuore. Morta.






Angolo Autore:
Chiedo perdono se ultimamente non aggiorno con frequenza, è un periodo no. Spero che lo scontro col draghetto vi sia piaciuto, siamo sempre più vicini alla fine e allo stanare la Gilda. Ringrazio Fantasy_Love_Aky per la pazienza che ogni volta ha nel commentare i miei capitoli, grazie di cuore! E ringrazio ovviamente tutti i lettori e coloro che seguono la mia storia. A presto.

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Capitolo 29
*** 30 - Rituali perduti ***


30.

Rituali perduti






Hematha aveva fatto un ottimo lavoro con la ferita di Winsper. In realtà aveva fatto un lavoro migliore del mio con ogni elfo curato, sembrava perfettamente a suo agio mentre curava i feriti, non dava segno di debolezza o di affaticamento e questo lo invidiavo molto. Lei però stranamente l'aveva capito.
« “Beati coloro che fanno affidamento alla Magia Bianca, le loro azioni saranno sempre rivolte al bene del prossimo per opera del Creatore!” Io studio da anni la Magia Bianca... non prendertela a male! » disse lei scherzando un po' mentre passava le mani sullo stomaco del nostro amico.
Aveva un'espressione dolorante, il sangue macchiava ogni centimetro del suo corpo, il viso era completamente zuppo e persino i suoi capelli nocciola era diventati rossastri.
« Sto bene... non guardarmi come se stessi per morire! » disse lui sorridendo rivolto a me. Provai a sorridere, sembrava felice del fatto che mi stessi preoccupando per lui.
« Lo so che stai bene. Ma mi preoccupo per i miei amici... » non riuscii più a restare, mi spostai verso il cadavere del drago nero, Inydara, membro ufficiale della Gilda.
Qualcuno dietro di me si mosse a passi pesanti, riconobbi l'odore di Raphael e mi strinse tra le sue braccia. « Sei stata grandiosa... i tuoi colleghi maghi tra gli Erranti ne sarebbero invidiosi. » disse con quel tono che mi faceva impazzire.
Non mi sentivo però soddisfatta. Sentivo che potevo migliorare, che potevo fare altro e qualcuno ci raggiunse. Era Morkor, l'espressione fiera e seria, avanzò contro di noi come se avesse qualcosa da dirci e infine parlò. « Myrah devo farti le mie congratulazioni. Non credo che tutti i maghi riescano ad abbattere un drago. La loro pelle di scaglie è resistente alla magia e tu sei riuscita a trapassarla. Ho rispetto per te! » disse con voce rauca e bassa, chinai il chino per ringraziarlo.
« Abbiamo dato alla Gilda un motivo in più per temerti. Non hanno idea del reale potere che possiedi ragazzina! » disse Yvossa avvicinandosi a tutti noi, il suo esempio fu seguito pure da Glaremy che sembrava invidiarmi ancora.
« Il tuo potere è indiscutibile. Solo uno sciocco non lo capirebbe. La Gilda non prenderà bene la morte del loro drago e sono certa che presto ne sentiremo parlare... forse lanceranno l'offensiva finale! Non sarebbe tanto anormale... » disse lei.
« Vogliono liberarsi di noi in un colpo veloce e potente. Hanno alleati forti come orchi, draghi e giganti. Noi stiamo arrancando e lo sanno... » convenni io, non eravamo al loro livello e non sapevamo soprattutto i loro numeri.
« Dobbiamo tenerci pronti. Ciò significa che non abbiamo più tempo per temporeggiare... » rispose Glaremy. Concordavo pienamente. A quel punto vedemmo Tarnyth avanzare verso di noi, il viso pensieroso su qualcosa di grave.
« L'Anziana vuole parlare con te, Myrah. Riguardo i motivi della nostra visita di cortesia agli elfi... » chiaramente non avrebbe parlato con tutto il mio gruppo dietro le mie spalle.
Seguii Tarnyth restando dietro di lui, ci spostammo attraverso il grande spiazzo dove stava il cadavere del drago. Mentre camminavamo davanti a esso il mio sguardo parve fermarsi.
Gli elfi che erano in grado di riprendere i lavori si stavano occupando della grande carcassa del drago, ne stavano strappando le scaglie e le stavano raccogliendo, ne prendevano le zanne e gli artigli, immaginai che le armi e le armature realizzate con quel drago sarebbero state di fattura ottima ma trovavo la cosa piuttosto barbara, mostruosa e deprimente. Non mi piaceva infierire nei cadaveri dei nemici, non era corretto mutilarne il cadavere per il proprio interesse, tuttavia non potevo essere nella posizione adatta per fermarli.
« So che la cosa può sembrarvi mostruosa... eppure è giusto che sia così! » era come se l'Anziana mi avesse letto nella mente. Cercai di negare ma tra le sue labbra si dipinse un sorriso. « Avete ragione nel crederlo. Ma cerchiamo in ogni modo di migliorarci... » non avevo voglia di discutere, ero stanca e reduce da una battaglia che mi aveva lasciata piuttosto confusa.
« Non è un problema! » dissi cercando di sembrare il più possibile sincera e decisa. « Sarei più interessata a cosa volevate dirmi... » dal suo viso potei confermare che le mie idee erano confermate: aveva rivalutato la situazione e la mia proposta.
« Non ci sono dubbi sul fatto che il mio clan sia debitore nei vostri confronti. Vi dobbiamo più della vita, senza il vostro intervento probabilmente saremmo stati distrutti. Essendovi debitori, credo che il miglior modo per estinguere questo problema sia alleandoci insieme a voi... »
« Il vostro clan è stato attaccato » le fece notare Tarnyth. « Non è una questione che riguardo solo gli umani; la famiglia reale dei nani è stata direttamente colpita, il vostro clan quasi spazzato dalla furia della Gilda... siete dentro la situazione! » erano tutte parole vere e di fatti l'Anziana non poté negarle.
Annuiva silenziosamente osservando ciò che restava della foresta, erano ancora in molti a restare in piedi e molti di loro erano guerrieri o cacciatori. Potevano combattere con noi.
« Per essere un elfo straniero sai essere davvero persuasivo. Sì, vi aiuteremo senz'altro. Forniremo ogni mezzo bellico e manderò il mio esercito ovunque mi diciate di colpire... » disse infine l'Anziana con voce solenne, cercai di non saltare per la gioia visto che avevamo stretto un'alleanza di guerra, non era il caso di comportarsi come la ragazzina che ero.
« Sarà un piacere avervi con noi. L'Imperatore di Inakarrias vuole che tutti siano presenti a un incontro presso le rovine di Dhom tra poche settimane. Una grande riunione per decidere come coordinarsi in caso di attacco... dobbiamo essere pronti! » su quello chiunque sarebbe stato d'accordo con me.
L'Anziana era senza dubbio convinta di ogni mia parola, forse mi vedeva diversamente rispetto a poche ore prima, non ero più una straniera, adesso rappresentavo la salvezza. « C'è ancora una cosa in so che potrei esservi d'aiuto... » in verità non ci pensavo più, era come se ogni mio problema fosse sparito con l'aver ottenuto quell'alleanza che sembrava impossibile.
« Il demone dell'oscurità... » disse sottovoce Tarnyth, ed ecco che tornavo dentro il mio corpo con i miei problemi, il demone era una minaccia molto forte alla mia vita.
« Esiste un modo per esorcizzarlo del tutto? » l'Anziana sembrava desolata, dalla sua espressione potei immaginare che non ci fosse nulla da fare per me. Tuttavia aveva detto che poteva essere d'aiuto. « Allora cosa proponete? »
« Ci sarebbe un modo per imprigionarlo per sempre. Il demone vivrebbe in te fino alla tua morte ma non eserciterebbe alcun controllo su di te. Influenzerebbe la tua magia come sempre. Si tratta di un rituale di prigionia. Non molto difficile né pericoloso. Tuttavia non c'è via di ritorno da questo... »
« Che intendete dire? » chiesi con voce tremante per la paura. Si stava parlando della mia vita e ne avevo il diritto.
L'Anziana fece un sospiro e prese aria per parlare. « Con il rito che potremo eseguire il demone sarà confinato per sempre dentro di te senza nuocerti. Ma tu non potrai nuocere a lui o arrivare a sfiorarlo in alcun modo. Nessun rito potrà scacciarlo da dentro di te. Dovresti pensarci bene... » continuò, la sua voce si era trasformata, era apprensiva e preoccupata.
Il mio unico pensiero era quello di vivere tutta la mia vita insieme a Raphael e in un futuro insieme ai nostri figli. Non potevo chiedere altro, preservare il mio futuro mentre ne ero ancora in grado di farlo. « Sigillare per sempre il demone in me. Mi spaventa di più cosa potrebbe accadere quando porterò un bambino in grembo... » era meglio essere sinceri.
Tarnyth strabuzzò gli occhi incredulo della mia domanda, neanche io ero molto felice all'idea di avere figli. Ma un giorno sarebbe accaduto, sarei stata insieme all'amore della mia vita e gli avrei donato tutti i figli che voleva. L'Anziana rifletté sulla mia domanda. « Il demone non potrà intaccare né te né i tuoi figli. Non avrà modo di spostarsi in essi anche se... » subito saltai sull'attenti. Stava per iniziare qualcosa di spiacevole.
« Cosa intendete dire? Potrebbe fare qualcosa ai miei figli!? » lei scrollò le spalle quasi esasperata. Tarnyth cercò di restare di ghiaccio ma non ci riuscì e parlò.
« I tuoi figli potrebbero aver un contatto con il demone. Nessuno può sapere come la genetica possa evolversi e come il demone potrebbe influire su di essa. Questo rito forse viene compiuto una volta ogni cento anni per quanto è raro... »
« Non posso permettere che quel demone faccia del male ai miei figli! Non glielo permetterò! » dissi impuntandomi, non mi stavo rendendo conto di aver alzato il tono di voce e molti elfi si erano già girati. Era meglio evitare di strillare.
« Non c'è altra soluzione... potresti chiedere ai sacerdoti. So bene cosa si prova nell'amare dei figli. Se tu lo vorrai, il demone non potrà neanche sfiorarli con un dito, dipende sempre dalla nostra volontà e dalla nostra forza... » senza dubbio era qualcosa su cui mi stava facendo riflettere. Non potevo chiedere aiuto a dei sacerdoti, spesso la possessione era punita ed era raro trovare qualcuno che sapesse esorcizzare totalmente il demone. Non avevo altra scelta che provare con gli elfi.
« Va bene. Procediamo subito se è possibile. Non voglio temporeggiare ancora... più il tempo passa più lui si nutre di me! » con quelle mie parole aveva dato inizio al rituale.
In realtà non ricordo nulla del rito vero e proprio. L'Anziana aveva chiamato due elfi vecchi, probabilmente servivano per presenziare il rituale, Tarnyth era un mago e il suo aiuto era quasi d'obbligo nella situazione. Ricordo solo che venne fatto un disegno sul terreno, era una sfera tagliata da una lama, il simbolo di Lamia. Poi c'era una luce e delle parole sussurrare, una forza che non faceva male ma che sentivo opprimente, l'eco intorno a me, ero in piedi e al centro di quei quattro elfi.
A un certo punto poi avevo perso coscienza. Non avevo resistito e alla fine ero svenuta per terra. Tarnyth mi disse che il rituale doveva andare così ma che non poteva svelarmi i dettagli di esso, mi tranquillizzò dicendo che il demone era imprigionato dentro di me per sempre! Non molto confortante in effetti. Mi sentivo effettivamente diversa, ero libera da uno strano peso ma avvertivo in me la presenza di una forza demoniaca. La mia anima era salva e Lamia non sarebbe mai arrivato a me, gli anni seguenti ne furono la prova, ma questa è una storia ambientata in quegli anni bui e non dopo di essi. Posso dirvi che in generale mi sentivo la stessa, tuttavia mi sentivo anche meglio allo stesso tempo; l'unico che avvertì un cambiamento in me fu Morkor, sentiva chiaramente una mutazione ma non riusciva a descrivermi cosa sentiva, alla fine mi diedi pace pensando al bellissimo futuro che mi potevo costruire. L'unica cosa che si contrapponeva tra me e quel futuro era la Gilda delle Tenebre.

 
* * *

Ancora una volta ci trovammo tutti e otto attorno al falò del campo che avevamo montato poco dopo essere usciti dalla foresta degli elfi. Le ombre della notte erano calate in fretta e non era il caso di proseguire nella notte; in ogni caso eravamo perfettamente nei tempi che avevamo ragionato. Adesso era il momento di mettersi d'accordo su come muoversi. Nessuno sembrava voler parlare, io mi alzai dal mio posto per parlare per prima visto che era compito mio. Tutti parvero subito spostare la loro attenzione su di me.
« È giunto il momento di decidere. In verità non ci sarebbe nulla di cui discutere ma voglio assicurarmi che tutto sia chiaro per tutti. » feci una paura per prendere il respiro. « Ho intenzione di tornare dagli Erranti. Sono certa che le chiavi aprano la Porta dei Dragoni e voglio accertarmi di cosa ci sia al suo interno! » poteva essere pericoloso e per quel motivo il drago bianco dei miei sogni mi teneva lontana da essa.
« Non sai cosa potrebbe esserci dietro. L'abbiamo sempre detto, sei sicura di voler aprire quelle porte? » chiese Hematha, era una delle poche volte in cui era in disaccordo con me.
Annuii lentamente e al mio posto rispose Raphael. Colui che mi avrebbe accompagnata. « Ci sarò io con lei. Non posso proteggerla da demoni o draghi forse, ma siamo entrambi forti e sappiamo che Myrah è la più potente di noi! » le sue parole mi incoraggiavano ma non ero certa della veridicità.
« E con la scusa vi allontanerete insieme. Ho come il sospetto che sia un piano organizzato... forse per una fuga romantica! » ci accusò Tarnyth, dagli sguardi di Glaremy e Yvossa potei capire che non era il solo a pensarla così. Era assurdo! Non avrei mai lasciato Inakarrias soccombere sotto le forze della Gilda.
« Non è mia intenzione e credo di averlo sempre dimostrato. Tornerò alle rovine di Dhom quando avremo finito. E voglio che voi ci aspettiate lì... » Hematha a quel punto intervenne nuovamente in mio favore.
« È inutile spostarsi tutti quanti. Ciò che proponi quindi è di aspettarvi alle rovine di Dhom insieme alle forze dell'Imperatore. Dico bene? » annuii per confermare. « Credo che sia giusto. » questo fu il suo unico parere.
Anche gli altri si convinsero, non che avessero scelta. Io e Raphael ci saremmo spostati l'indomani col cavallo, in due ci avremmo messo pochissimo tempo per arrivare fino alla foresta Mikenna e poi a ritornare. Mi chiesi quanto sarebbe cambiato nel frattempo, e soprattutto quanto era cambiato negli Erranti, probabilmente non erano felici di rivedermi ma andavo lì solo per le chiavi e la Porta, inoltre avrei ripreso il libro dei demoni che mi era stato donato dalla Strega dei Ghiacci.
« Credo abbiamo finito di discuterne allora. Mi raccomando, fate tutto ciò che potete per sostenere l'Imperatore. Faremo il più in fretta possibile... vi raggiungeremo presto! » cercai di essere quanto più sincera possibile ma non potevo sapere nulla visto che non potevo sapere di eventuali imprevisti.
« Credo sia meglio andare a dormire presto. Domani sarà una lunga giornata per tutti quanti... » fu il commento di Hematha, Morkor sembrava interessato di più a quella storia.
Quando gli altri si dispersero lui si avvicinò a me per poter parlare ancora di quella discussione. « La Porta dei Dragoni esiste da molti anni, ho sentito dei racconti sulla sua natura e dalle leggende di noi orchi pare che sia l'ingresso a una città perduta. Ma se ci fosse qualcosa di più pericoloso o qualche demone? E se ci fossero annidate le ombre? Sappiamo che furono imprigionate ma nessuno ormai può raccontare con certezza dove sia locata la loro tomba... » le sue parole mi facevano riflettere e mi incutevano timore allo stesso tempo.
« Quand'ero bambina per errore sono incappata in quel luogo. Ricordo chiaramente che c'erano delle presenze ostili, qualcosa che ci diceva che dovevo allontanarmi dalla Porta. Ma non penso fossero le ombre... ho sempre pensato che qualcosa di mostruoso si nascondesse dietro il metallo, ma adesso la vedo diversamente. Prima di aprire le porte ovviamente intendo chiedere al consiglio del mio clan... » ero determinata nei miei ideali. Sentivo che era giusto aprire quelle porte, avremmo trovato la soluzione al nostro problema. Un modo per scongiurare le ombre e per fermare la Gilda.
« Quindi sei certa di ciò che pensi... e se dovesse portarti alla rovina? Sei scampata a un demone, egli è prigioniero in te ma ciò non ti ferma. Avanzi tra le ombre e giochi con le fiamme... potresti scottarti, Myrah! » era un avvertimento, che Morkor potesse sapere cosa realmente conteneva la Porta dei Dragoni?
Quel dubbio si insidiò in me e non mi abbandonò. « Morkor tu cosa pensi ci sia dietro quelle porte? Voglio però il tuo pensiero, immagino che ti sarai fatto un'idea precisa... » sembrava dubbioso nell'esprimermi il suo reale pensiero.
« Credo sia un passaggio vuoto. Un passaggio scavato dai nani per raggiungere la profondità ma mai completato. È scavato nelle montagne... ma è vuoto! »
« Allora perché sigillare le porte? Forse per nascondere qualcosa... e soprattutto perché chiamarla Porta dei Dragoni? » le mie domande erano in parte rivolte a me stessa e in parte rivolte a lui, non potevo avere spiegazioni e mi basavo sul nulla.
Morkor scrollò le spalle. « Evidentemente non è come pensiamo noi, cerca di fare attenzione! Se dovessi liberare le ombre sarebbe un bel guaio! » capii che era sarcastico solo quando si era già allontanato da me. Mi scappò una risata leggera ma restai comunque tesa.
La serata non era ancora finita però: vidi Raphael che si toglieva l'armatura per lasciare il corpo a riposo, stavo per avvicinarmi a lui per potergli parlare, tra noi però si mise di mezzo Yvossa, la nana dai capelli rossi mi guardò in segno di sfida e mi fermai. « Ti devo strappare pochi minuti al fidanzatino, bambolina. Ti dispiace concedermi pochi attimi del tuo tempo? »
Feci un cenno col viso e Yvossa mi fece indietreggiare di pochi metri, arrivammo ad uscire dal campo e le ombre della notte ci avvolsero. « Ne sei davvero convinta? Parlo di separarsi. Il gruppo è solido e insieme siamo inarrestabili. Credi che separarsi sia la cosa migliore da fare in questo caso? » mi aspettavo una domanda diversa e mi ero preparata, adesso ero alla sprovvista però.
« No, so per certo che non è una buona idea separarsi. Ma viaggiare insieme ci rallenterà moltissimo visto che potremo usare i nostri soli piedi. Io e Raphael invece possiamo benissimo usare il cavallo e potremo starci una settimana o poco di meno. Questo mi fa ricredere sui miei dubbi... » risposi alla sua domanda e ne parve stranamente meravigliata.
« Ascolta: non do spesso modo di mostrare i miei sentimenti. Siete le cose più vicine a degli amici per me, mi infastidirebbe parecchio se vi capitasse qualcosa di spiacevole! » quel lato di Yvossa mi sorprendeva e piaceva allo stesso tempo.
« Vale anche per me... ti considerò una persona importante nella mia vita e tranquilla: farò in tempo per l'appuntamento con l'Imperatore. » fu allora che l'argomento virò sulla Porta.
« Non credo sia saggio per te andare là. Ci sono luoghi angusti in questo mondo, persino a noi nani. Caverne oscure e vicoli spaventosi dove nessuno si addentrerebbe mai! » quello escludeva decisamente i nani dai possibili costruttori della Porta. Escludeva l'idea di Morkor anche se non ero certa. Dovevo chiedere al consiglio del clan, loro avevano tramandato cosa nascondesse quella porta. Ecco perché l'avevano cercata a lungo e alla fine si erano stabiliti là. Per proteggerla.
« Non posso sapere cosa c'è dietro quella porta. Credo però che potrà aiutarci in qualche modo, più di questo non so cosa dirti Yvossa. Voglio controllare con i miei occhi! » sembrò convinta del mio ardimento e scrollò le spalle stanca.
« Va bene bambolina, se ci rimetti la testa però farò in modo di farti male anche da morta! » suonava piuttosto affettuoso anche se strano detto dalla nana. Tornammo di nuovo al campo e potei finalmente andare a parlare con Raphael.
Aveva già tolto l'armatura di mezzo, indossava il pantalone e la maglia che indossava solitamente sotto l'armatura, non sembrava prestare attenzione al freddo che c'era intorno a noi grazie al mantello di drago. Con un cenno mi invitò a stare accanto a lui, mi spostai e mi sedetti davanti al fuoco e mi avvolse con il mantello tra le sue braccia.
« Domani sarà l'inizio di un bel viaggio! Spero non ti sentirai a disagio stando sola con me... » disse piuttosto imbarazzato.
« A disagio col mio fidanzato? » l'idea era assurda e stupida e Raphael non aveva mai un comportamento così. « A cosa stai pensando realmente? Non credo che a nessuno di noi due dispiacerà stare solo con l'altra... » fece un sospiro.
« Ecco magari stando da soli avremo molto tempo per noi due, magari per trascorrere qualche momenti di intimità senza la paura di essere scoperti da altri... » ecco svelato il motivo!
Mi scappò una risatina che cercai di ridurre ad un sussurro. « Mi piacerà stare sola con te, credo! » non ero solita a quelle battute maliziose, ma con Raphael sentivo di volerle fare. « Hai proprio ragione... ci aspetteranno molti momenti intimi! » sorrise anche lui vedendomi concorde con ciò che pensava.
« Ottimo! » disse infine. « Stavo pensando a una cosa: l'Imperatore ti ha offerto un posto come Grande Strega al palazzo imperiale... credo di accettare? » non avevo considerato l'idea da quanto mi era stata proposta. A che scopo però Raphael mi poneva quel quesito? Si preoccupava del nostro rapporto ovviamente. E io non sapevo cosa rispondere.
« Mi piacerebbe credo... vorrei accettare. Ma questo potrebbe allontanarmi da te. Sei nei ranghi dei Paladini della Luce, non permetterò che tu abbia problemi! » scosse il viso con forza, era in disaccordo con me e me ne stupii.
« Ascolta: essere un Paladino della Luce per me era tutto un tempo, poi ho incontrato te e ho dovuto ridimensionare i miei sogni e desideri. Voglio vivere per sempre con te e non potrei farlo sapendo di aver distrutto il tuo futuro. Dovresti accettare, io vedrò di fare qualcosa nella capitale imperiale... »
« E io potrei vivere sapendo di averti allontanato dai Paladini? » il discorso era lo stesso, il problema era che qualcuno doveva rinunciare al proprio futuro. E lui sembrava favorevole.
« Io ti amo, e se il Creatore vorrà ti sposerò un giorno, presto. Avremo una famiglia felice e tu sarai il fulcro familiare. Voglio che tu sia felice... perché se lo sei tu lo sono anch'io! » le sue parole riuscirono come sempre a farmi venire i brividi.
Gli presi il viso tra le mani e lo baciai sulle labbra, un bacio dolce e morbido, gustoso e passionale. « Ti amo anch'io. E ora che sono libera dal demone potremo essere realmente felici... ma forse conviene aspettare la fine della battaglia per decidere questo non credi? » ovviamente mi riferivo al mio posto al castello imperiale. Lui non era molto convinto ma accettò quella resa, pochi minuti dopo andammo a dormire. 

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Capitolo 30
*** 31 - Ritorno alle origini ***


31.

Ritorno alle origini






Il freddo graffiava la mia pelle, soprattutto per quanto l'acqua del fiume fosse fredda. Avevo però bisogno di un bel bagno, anche a costo di sentire freddo, lasciavo scivolare le mia braccia e le mie mani come fossero i problemi della mia vita, pesanti e lenti.
Ero immersa nell'acqua e mi piaceva nuotare, poche bracciate in avanti e poi indietro. Riflettei attentamente a quei giorni passati, io e Raphael ci eravamo svegliati all'alba, prima di tutti gli altri, avevamo smontato le nostre tende. Avevamo preso alcune provviste e ci eravamo accertati che tutti ciò che era nostro fosse con noi, il mantello del drago per esempio. Le chiavi e mi accertai anche che dentro vi fosse il libro di Endelisis, un volume da cui ormai sentivo di aver appreso tutto.
Lasciammo gli zaini degli altri accanto alle loro tende e poi prendemmo il cavallo, ci allontanammo lentamente per non svegliare i nostri compagni, passata una settimana o poco più saremmo tornati. Quando fummo lontani di parecchi metri salimmo entrambi a cavallo e galoppammo per tutto il giorno.
Di sicuro il nostro viaggio non sarebbe durato poco visto che ci impiegammo tre giorni per arrivare al passo di montagna, una galleria che era stata scavata secoli fa dai nani per rendere l'attraversamento delle Fenandar più semplice e meno rischioso. Ci mettemmo altri due giorni per arrivare a vedere all'orizzonte lo splendente verde delle chiome degli alberi della foresta.
In quei giorni vidi Raphael abbastanza circospetto, sentivo perfettamente cosa stava pensando e per cosa era preoccupato: i Paladini della Luce dovevano trovarsi molto vicini all'area che stavamo attraversando e questo mi diede molto da pensare. Se avessi accettato il posto di Grande Strega avrei sicuramente distrutto il suo sogno di stare con i Paladini.
Che diritto ne avevo io? Volevo assolutamente costruire il mio futuro dov'era lui, e se dovevo rinunciare a qualcosa l'avrei fatto.
Non avemmo la “sfortuna” di incontrare i Paladini così potemmo avvicinarci al fiume, sapevo per certo che quello scorreva fino a noi dalla foresta, mi ero fatta moltissime volte il bagno in quelle acque e adesso ero di nuovo immersa nell'acqua.
Improvvisamente sentii qualcosa muoversi nell'acqua, mi voltai verso la riva e alzai una mano per illuminare l'area, Raphael stava entrando in acqua completamente nudo, aveva un sorriso in volto. Si avvicinò a me e mi avvolse tra le sue braccia legandomi con un bacio a sé. Gli accarezzai il volto.
« Come fai a farti il bagno qui? L'acqua è freddissima... » disse rabbrividendo leggermente, chinai il volto per baciargli il collo.
« Ci sono abituata... questo fiume scorre direttamente vicino al campo degli Erranti. Facevo sempre il bagno qui... o meglio in queste acque e spesso l'acqua era molto più fredda! » risposi, mi spostai alle sue spalle e cominciai a passare l'acqua per esse, massaggiando dolcemente la sua pelle con le mani.
Restava inerme sotto il mio tocco, spostai il mio tocco verso l'alto, accarezzandogli i capelli morbidi e asciutti, si voltò poi verso di me legandosi in vita, le sue mani scesero voracemente fin sotto la vita e mi strinsero appena sotto la schiena, mi sollevò e mi legai con le gambe a lui e con le braccia che gli accarezzavano il petto muscoloso.
Avvertì delle scosse di piacere lungo la schiena, era l'unico caso in cui non riuscivo più a controllare i miei pensieri, mi faceva sentire vorace!
« Non credo sia saggio farlo qui... l'acqua è molto fredda... potrebbe farci molto male! » disse lui scherzando, lo sussurrò appena e il suo respiro mi inebriò. Ricambiai con la stessa moneta. Avremmo fatto il suo gioco.
« Forse è meglio andare a dormire allora... non credi? È stata una giornata stancante e domani probabilmente saremo dagli Erranti, dobbiamo farci trovare riposati. » slegai le gambe dalla sua vita e non mi lasciò andare. Era bello scherzare in quel modo con lui, erano rari momenti così spensierati.
« Non ero assolutamente serio! » mi diede un bacio sulle labbra, lasciandole schiudere appena per qualcosa di più passionale. Lasciavo che fosse lui a muovere quel gioco, che fosse lui a comandare perché mi piaceva che lo facesse.
Raphael era abbastanza sorprendente sotto quel punto di vista. Sembrava sicuro di ciò che faceva e di come si muoveva ma potevo chiaramente avvertire quanto in realtà avesse paura di farmi male, potevo però anche sentire quanto fosse felice tra le mie braccia e io non chiedevo altro che quello.
« Vuoi che ci fermiamo anche stavolta a quel punto? » chiese continuando quella danza tra sospiri e gemiti. Non capivo cosa mi stesse esattamente chiedendo. Ci fermammo appena per parlare.
Mi bastò guardarlo nel verde dei suoi splendenti occhi per capire a cosa si riferisse, in parte mi sentivo in colpa visto che spesso dovevamo stroncare quegli attimi di piacere. Non volevo correre di certo il rischio di restare incinta, eravamo ancora giovani e io non sapevo neanche occuparmi di me figurarsi di un'altra vita umana più fragile di me.
Però anch'io avvertivo quella mancanza, magari in maniera diversa da lui ma l'avvertivo anch'io. Non esitai più di un secondo a rispondere.
« Non preoccupiamoci di questo... » dissi a fatica e sempre sospirandolo. « Lasciamo che il Creatore si preoccupi di quello. » un bacio e continuai. « Sei d'accordo? » chiesi per conferma.
Ovviamente lo era. Sorrise ma non disse nulla perciò continuammo quella danza deliziosa, fu forse uno dei momenti più belli della mia vita un po' come la mia prima volta. Infine andammo a dormire nella tenda e ci stringemmo dolcemente, continuava a tenere la mano sul mio ventre come se fosse certo di quello che sarebbe potuto accadere. Io speravo invece in altro, ma come dissi a lui, se ne sarebbe occupato il Creatore.

 
* * *

Sbucammo in una grande radura, a quel punto fui investita dai ricordi della mia infanzia.
Di quando correvo tra gli alberi insieme a Mankel, di quante volte mia sorella mi gridava e di quante altre ancora Brester mi stringeva dicendomi che mi voleva bene e che dovevo ignorarla. Ricordi su ricordi si accavallavano in maniera confusa, automaticamente strinsi la mano di Raphael con forza e l'altra strinse il ciondolo che avevo al collo un tempo appartenuto a mia madre.
Respirai lentamente e in maniera calma mentre osservavo le prime tende, erano quelle dei mercanti e c'erano già alcuni maghi in giro. Compravano cose, parlavano amichevolmente. Nessuno si era finora accorto della mia presenza. Qualche sguardo ma nessuno si era soffermato su di me. Riconoscevano una maga tra loro.
« Myrah... sei tu? » ci eravamo spostati in avanti verso le altre tende, il nostro obiettivo era parlare con gli anziani e magari col Primo Incantatore che era stato nominato dopo quasi cinque mesi di assenza di mio padre. La voce apparteneva a un ragazzo.
« Mankel... è bello rivederti! » Raphael era ancora al mio fianco, scintillante nella sua armatura e bello come il sole. Io mi stringevo nella mia veste bianca ormai logora.
Davanti a me c'era il mio vecchio amico, mutato in tutto ormai: i suoi occhi dorati erano rimasti, i suoi lineamenti sembravano più marcati di come li ricordavo, più mascolini. I capelli castani erano ribelli, selvaggi e lunghi. Indossava ancora la veste arancione con i rami secchi dipinti sulla seta, alle spalle aveva un bastone magico; era sempre più alto di me e il suo fisico era immutato. Corsi automaticamente ad abbracciarlo, gli gettai le braccia attorno al collo senza curarmi di ciò che succedeva intorno a noi.
Molti maghi mi avevano infine riconosciuta, nessuno però parlo, semplicemente si limitavano a scoccarmi occhiate fredde e cattive. Ancora ricordavano del demone. Non potevano sapere però che l'avevo imprigionato dentro di me per sempre.
« Che ci fai qui? Non mi aspettavo di vederti ancora... » dalla luce nei suoi occhi potei capire cosa provava per me, il sentimento di amore non era cambiato. Guardò Raphael e forse intuii qualcosa sulla nostra relazione.
« Sono venuta per parlare con il consiglio. O il Primo Incantatore se ne avete eletto un altro... » non era buono spiegare tutto ciò che dovevo fare lì. Neanche Markel avrebbe capito le mie intenzioni e mi avrebbe fermata.
« Non sono presenti mi spiace... sia il consiglio che mio padre sono fuori dal campo. Non so che cosa stiano combinando ma sono stati interpellati insieme ad alcuni maghi... anche Brester è partito con loro. Più o meno un mese fa... » spiegò. Questo mi lasciava senza parole, il consiglio non poteva lasciare il clan!
« Cosa c'entra tuo padre? » chiesi unicamente. Poi riflettei sul fatto che neanche mio fratello fosse presente. « E dove sono andati? Perché Brester è con loro? » fece spallucce.
« Non ne ho idea. Mio padre è il nuovo Primo Incantatore. Non mi ha svelato dove fosse diretto però, ha detto qualcosa di importante... una situazione che minacciava Inakarrias. Ha preso quindi alcuni tra i maghi più grandi ed è partito... » una situazione che minacciava Inakarrias. Che si trattasse della Gilda? Non potevo saperlo e la cosa mi faceva asfissiare.
« Capisco... grazie lo stesso per l'aiuto. » mi stavo automaticamente congedando da lui, uno scambio di sguardi con Raphael mi fece capire che pensavamo la stessa cosa: avremmo fatto a meno del parere del consiglio dei maghi e avremmo aperto la porta pregando di non fare disastri.
« Aspetta; già te ne vai!? Sono mesi che non ci vediamo... ti credevo morta in verità. Che cosa... » non potevo rispondere alle sue domande, non avevo tempo per restare a parlare.
« Mankel vorrei tanto parlare con te, spiegarti tutto ciò che è successo... ma sono venuta qui con una missione più grande di noi. Non posso spiegarti ogni cosa... ma cerca di capire! » ovviamente mi aspettavo che mi lasciasse andare, ma fu allora che vidi il cambiamento reale di Mankel. Era in disaccordo.
« Non puoi venire qui come se nulla fosse e fare finta che tu non ci sia. Non posso lasciarti andare in questo modo... un tempo eravamo amici o te lo sei dimenticato? » con quelle parole mi strinse il polso con la sua mano sudata per fermarmi, c'era molto di Mankel in quel ragazzo, non era come lo ricordavo io però, era cambiato.
Raphael saltò subito sull'attenti e si avvicinò al ragazzo spostando con violenza il polso del ragazzo e divorandolo con lo sguardo. « Non mi sembra sia il caso di mettere le mani addosso a Myrah o dovrai vedertela con me. Intesi? » c'era stata tensione nell'aria tra i due, mi sentivo tesa per paura di come potesse finire. A quel punto però il mago aveva capito tutto ciò che vi era tra me e Raphael e si era fatto da parte.
Il Paladino fece un sospiro e si mise nuovamente al mio fianco. « Mi dispiace, ma se ti fanno del male divento un drago! » disse serio in volto e ancora agitato. Mi appoggiai a lui per farmi forza e per sostenermi. « Stai bene? Non direi visto il pallore... » disse osservandomi il volto, scossi il viso e respirai come se avessi trattenuto il fiato fino a quel momento.
Osservai Mankel allontanarsi velocemente, lontano da me e già mi sentivo in colpa per cos'era successo. Magari dopo l'avrei rivisto e ci avrei riparlato, o almeno lo speravo. « Andiamo alla Porta dei Dragoni. Conosco la direzione... o almeno lo credo! » non ero mai riuscita a ritrovarla ma ero certa che ci fosse e sentivo che stavolta sarei riuscita a trovarmici davanti.
Ci incamminammo nella foresta nella via da cui eravamo venuti, fu strano come per la mente mi cominciarono a passare i ricordi: l'ultima volta che avevo percorso quella strada stavo fuggendo e Brester mi aveva lasciato il bastone magico, non lo potevo sapere con certezza ma ero sicura che fosse stato lui che vegliava su di me in ogni suo modo possibile.
Molti altri ricordi mi invasero e mi sentii come un fantasma, senza uno scopo imprigionata tra gli alberi. Avvertii la calda mano di Raphael stringermi, era come bollente e questo mi fece capire che le mie mani era gelide, forse mi stavo sentendo male! Sapevo dove dovevo andare: la maestra ci aveva portato in una piccola radura quel giorno, non poteva essere così difficile ritrovarla.
Quando comparsi in quel piccolo spazio mi fermai di botto, accarezzai l'erba per terra, profumava di casa. Nonostante l'inverno freddo in cui eravamo immersi non c'erano state ancora nevicate, lo potevo sapere grazie al fatto che le foglie erano ancora verde smeraldo. Solitamente perdevano un po' di quel colore, o forse mi ricordavo male io. Ero stata troppo tempo via da casa.
« Myrah tutto bene? So che sei sconvolta per il tuo amico. Forse faremmo meglio a tornare domani... magari usciamo dalla foresta! » Raphael cercava di essere comprensivo ma io non volevo apparire debole o esserlo. Dovevo resistere e mi aggrappai all'unica cosa felice che mi veniva in mente.
« È stato qui che ci siamo incontrati... » dissi sussurrandolo appena. Non intendevo proprio in quella radura ovviamente. « O meglio, in questa foresta. Non potrò mai dimenticarlo... e non posso pentirmi di come le cose siano andate. Se non fossi stata esiliata non ti avrei mai conosciuto... ma ho nostalgia di casa e mi fa dubitare di tutto questo... » dissi senza fissarlo in volto. Non potei dire che espressione aveva ma era tranquillo.
« Immagino che sia normale che tu lo pensi... hai dovuto rinunciare a molto col tuo esilio. Anche a me manca spesso la mia famiglia... la mia città; se ben ricordi sono anche stato da loro a Maryshar! » disse dolcemente, non avvertii la sua presenza vicina a me, se ne stava lontano, forse non sapeva neanche lui cosa voleva dirmi. Solo mi sentivo male a pensare quelle cose, ad avere rimpianti!
« Credo che dovremmo continuare... voglio trovare in fretta la Porta dei Dragoni! Se non erro ero andata da quella parte... » indicai una via nel bosco come se improvvisamente avessi ricordato tutto. A quel punto ritornò al mio fianco e ci incamminammo nuovamente alla ricerca della Porta.
Eravamo in un sentiero non curato, totalmente lasciato andare alla selvaggia natura, arbusti ribelli ovunque, alberi con radici gigantesche e sporgenti, più volte dovemmo salire su di esse per scavalcarle e ogni volta Raphael andava per primo in modo da potermi dare una mano a scendere subito dopo.
Fortuna che avevamo lasciato il cavallo all'ingresso della foresta o non avremmo potuto proseguire lungo quella via.
Altri ricordi si insidiarono nella mia mente, correvo insieme a Mankel in una via molto simile, stavamo semplicemente giocando e parlavamo, poi camminavamo tranquillamente come se fossimo amici da tempo. Infine ci eravamo arrivati, ma davanti a noi non c'era ancora nulla, nessuno spiazzo misterioso, le montagne diventavano sempre più vicine e quindi anche la Porta doveva esserlo, arrivammo in una nuova area, almeno rispetto al resto della foresta, sembrava di trovarsi in un luogo completamente diverso e avvertii quelle sensazioni fredde.
La luce solare illuminava l'erba attorno alla porta, gli alberi splendevano di un verde brillante ma spento allo stesso tempo, così come i tronchi sembravano consumati da qualcosa. Ci trovavamo davanti al versante delle montagne e non riuscimmo a vedere la vetta, l'unica cosa che colpì tutti e due fu il gigantesco portone in metallo, un metallo scuro e lucido, catene e meccanismi circondavano la gigantesca porta come se la tenessero chiusa in quel modo.
In un angolo c'era un anello di pietra blu, vi erano cinque incavi circolari dove poteva essere inserito qualcosa, ovviamente era là che le chiavi andavano posizionate. Ci avvicinammo al grande portone con lo stesso passo e potei avvertire nuovamente quelle sensazioni sgradevoli, la nebbia si alzò in maniera strana e improvvisa, un'aura minacciosa echeggiava intorno a noi e neanche Raphael sembrava tranquillo nel trovarsi in quel luogo.
« Sento qualcosa di molto potente... accidenti è la prima volta che mi sento in questo modo! » commentò Raphael mantenendo un tono di voce basso, percepivamo qualcosa intorno a noi, una presenza viva e invincibile, irata.
« Cosa senti esattamente? » Mankel non era riuscito ad avvertire nessuna voce, e solo io ogni volta avvertivo le voci che provenivano dalle chiavi quando le avevo trovate.
« Una fonte di magia incredibile! Potentissima e spaventosa. Avverto che nessuno di noi due è il benvenuto... ma qualcosa reclama il tuo zaino credo... » naturalmente le chiavi erano là e quel qualcosa era riuscito ad avvertirle.
Quella presenza aveva capito che potevo aprire la porta, ero la sua salvezza. Mi parlava con degli echi quasi impercettibili. Arrivammo infine davanti al meccanismo circolare, le catene partivano da quel punto fino alla grande serratura della porta a cui erano legate le altre catene. Un meccanismo incredibile di cui non si sapeva nulla. Neanche chi fosse stato a costruirla.
Quanto antica poteva essere? L'avrei scoperto aprendola.
« Tienimi lo zaino per favore! » dissi rivolta a Raphael, gli passai l'oggetto e ne slegai i lacci in modo da poter prendere liberamente le chiavi. Tra le mani sentii il metallo leggero della prima. La tenni in una mano e mi avvicinai alla Porta dei Dragoni titubante e invitata allo stesso tempo.
Quella presenza potente mi invitava a inserire le cinque chiavi in modo da poter aprire la porta. Non potevo fare altro che assecondarla; mi avvicinai al congegno e misi la prima chiave, avvertii chiaramente un meccanismo spostarsi ma nulla parve essere cambiato realmente.
Presi altre due chiavi tra le mani e le inserii una per una nei loro incavi, presi ancora due chiavi e le misi negli spazi vuoti che erano rimasti prima di essere seguite dal rumore dei meccanismi che si muovevano. A quel punto tutte le chiavi erano inserite: in un primo momento non accadde nulla, poi le catene cominciarono velocemente a scivolare via nello stesso tempo in cui la porta si apriva verso l'interno, era come se si qualcuno sciogliesse quel nodo intricato tirando le due estremità del laccio.
Le porte rivelarono qualcosa di buio, un passaggio lungo in pietra, non potemmo vedere altro visto che la luce non arrivava fino alla fine. Ci scambiammo un'occhiata e insieme entrammo all'interno della porta. La presenza negativa chiaramente era mutata, sembrava essersi appacificata, rilassata e meno violenta. Non sentivo più neanche i sussurri e le urla. Ebbi un solo motivo di spaventarmi: quando mettemmo i piedi dentro il corridoio in pietra delle fiamme si alzarono improvvisamente ai lati di quel passaggio, fiamme blu che nascevano da enormi bracieri che illuminarono tutto il corridoio, si trovavano sul bordo e oltre di esso vi era il vuoto, l'oscurità più totale per poi incontrarsi con le pareti.
Ci concentrammo sul corridoio di pietra e lo seguimmo, non c'era possibilità di perdersi o di sbagliare, era dritto e terminava ad alcune decine di metri più in avanti. Vi era qualcosa ma non riuscivamo a distinguere cosa fosse, dovemmo avanzare.
Il corridoio sembrava non finire mai, era quasi eterno e potemmo guardarci intorno tranquillamente, oltre le fiamme c'erano le pareti con bellissimi disegni di draghi, battaglie incredibili e poi veniva la violenza. Non riuscivo però a spiegarmi come fosse stato possibile creare quel posto, quanto tempo ci era voluto per realizzare la struttura nella montagna? C'erano iscrizioni ovunque ma non potevamo leggere vista l'eccessiva distanza, cercai di capirci qualcosa ma capii che si trattava di una descrizione di ciò che le immagini raffiguravano.
La fine del corridoio era ormai vicina, e poi lo vedemmo, oltre di esso non c'era null'altro. Un piedistallo elegante e intagliato, realizzato probabilmente con lo stesso metallo del portone. Sopra di esso vi era una spada che mi lasciò a bocca aperta per la meraviglia della fattura.
Non saprei dirvi di quale prestigioso materiale era composta, un minerale blu e molto simile all'ossidiana, brillava di una luce fievole e violacea, una lama dettagliata di disegni che finiva affilava come un dente di drago, l'elsa sembrava creata con quelle che dovevano essere scaglie di drago nero, permetteva di prendere l'arma con due mani e aveva la forma di un rettile, un drago realizzato con oro vulcanico nero.
Non so dirvi esattamente cosa sentii, ma avevo la risposta alla mia domanda.
« Non può essere vero... non ci credo! » dissi balbettando, Raphael non riusciva a capire e si era avvicinato alla spada, aveva allungato la mano per prendere l'elsa. « Questa è la Spada Ammazza-draghi! » a quel punto Raphael si bloccò a mezz'aria.
« Cosa!? » riuscì a dire lui sconvolto da quella rivelazione.
Non poteva essere vero, o meglio poteva esserlo ma avevo sempre creduto che si trattasse di una leggenda, una favola a cui nessuno avrebbe mai potuto credere. La Spada Ammazza-draghi era stata la rovina dei draghi durante la ribellione degli umani nell'Era dell'Eclissi; ed ecco davanti a noi il suo luogo di sepoltura, il luogo in cui era stata nascosta. A Inakarrias.
« Andiamo via! » dissi sputandolo via come se mi opprimesse, mi piegai in due e cominciai a tossire, non riuscivo a capire cosa mi stesse accadendo, sentivo solo che quell'arma era pericolosa e che sarebbe stato meglio lasciarla là. Nessuno era in grado di saperla controllare e aveva ucciso migliaia di draghi forse.
« Myrah non possiamo lasciarla qui... sai quanto ci sarebbe utile contro i draghi della Gilda? » Raphael mi fece riflettere, aveva dannatamente ragione, un'arma del genere ci avrebbe assicurato la vittoria. Ma continuavo a non sentirmi tranquilla al riguardo, era come un male nel cuore.
« Raphael... » non c'era nulla che potevo dire, aveva ragione. Come ne aveva su molte cose in effetti. Mi rimisi in piedi mentre con lo sguardo continuava a fissarmi stranito, cercava una spiegazione. Alla fine non riuscii a darmene.
Mi avvicinai alla Spada Ammazza-draghi e la presi per l'elsa scoprendo quanto fosse leggera e maneggevole. Non c'era manico o modo per conservarla perciò la tenni tra le mani.
« Andiamo via da questo luogo! E sarà meglio chiudere la porta... penseremo alle chiavi dopo tutta questa storia! » le avremmo consegnate a qualche Accademia della Magia magari, era giusto che qualcuno potesse studiare quelle rovine. Ma nessuno doveva sapere cosa avevamo trovato al loro interno, ma come potevamo far studiare le rovine senza rivelare cosa conservavano?






Angolo Autore:
Buon pomeriggio a tutti ^^ Chiedo scusa per l'assenza, sono stato molto impegnato col lavoro e non ho trovato un attimo per pubblicare il capitolo; qui vediamo il ritorno di Myrah dal proprio clan, la reazione di Mankel di gelosia e ciò che si nascondeva dietro la Porta dei Dragoni, un oggetto potentissimo. Ormai non resta che tornare indietro. Ringrazio tutti i lettori ma soprattutto Fantasy_Love_Aky per i commenti gentilmente lasciati. A presto col prossimo cap. ^^

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Capitolo 31
*** 32 - Il mio futuro ***


32.

Il mio futuro






Gli echi e le voci sembravano finalmente finiti, una sensazione intorno a me cercava di distogliermi però dalla realtà. Ero impassibile mentre la Porta dei Dragoni si richiudeva, appena togliemmo una delle cinque chiavi il meccanismo cominciò a girare a ritroso, le catene risalirono e si tesero di nuovo restando ferme in modo da bloccare la porta che ormai era sigillata.
Tra le mani stringevo ancora l'elsa della Spada Ammazza-draghi, non riuscivo a credere che fosse successo proprio a me di trovarla e forse era per questo che mi sentivo in una specie di stasi temporale. Adesso riuscivo anche a capire il perché il dragone bianco dei miei sogni mi indicava il percorso che stavo tracciando come una via pericolosa. Avevo trovato l'arma che durante la ribellione degli umani aveva quasi sterminato i draghi.
Ma perché era toccato proprio a me trovarla? Perché solo io avevo sentito quelle voci? Forse avevo la risposta: era lo stesso motivo per cui tutti continuavano a chiamarmi Profetessa, lo stesso motivo quindi per cui mi trovavo a combattere la Gilda delle Tenebre.
Il mio futuro era incerto ma era scritto che riuscissi a fare grandi cose, e più ci pensavo più credevo di starmi immaginando tutto. Il tonfo delle porte chiuse mi fece però risvegliare. Raphael teneva il mio zaino con una mano e vi rimise le chiavi, lo chiuse e se lo mise alle spalle.
« Credo che tu abbia bisogno di renderti conto di cosa hai tra le mani... e credo che dovresti tenerla. È una bella arma non trovi? » Raphael cercava di alleggerire la situazione ma io mi sentivo strana, avevo la testa leggerissima.
« Non so se voglio tenerla... avremmo dovuto lasciarla là! » continuavo a ripetermi, ma sapevo benissimo quando quell'arma avrebbe potuto aiutarci in battaglia.
« Io credo che sia giusto che l'abbia tu. Forse è stato il Creatore a mandarti qui, non può essere una coincidenza tutta questa storia no? » mi fece notare lui, anche quello era vero.
A quel punto presi la Spada e cercai di legarla alla mia cintura in modo da non perderla per strada. Sentivo l'immenso potere che conteneva, riuscivo a percepirlo scorrere nelle mie vene, era potente e capace di grandi cose, abbattere draghi era solo la minima cosa, quella lama nascondeva qualcosa di più. Ci incamminammo indietro, con la mente non riuscivo più ad orientarmi, temevo che ci saremmo persi nuovamente ma in realtà non potevamo essere tanto distanti dall'accampamento dei maghi e non avrei mai voluto entrarvi con la Spada penzolante al mio fianco.
Naturalmente accadde proprio così!
Rientrammo nell'accampamento degli Erranti e la cosa fu abbastanza brutta, con la scusa avevamo però l'opportunità di orientarci nuovamente. La strada poteva essere molto semplice se seguivamo il sentiero, davanti a noi si era però radunato quello che doveva essere il comitato d'accoglienza, o meglio, dei maghi infuriati che probabilmente non volevano che io mi avvicinassi nuovamente al campo.
Era stato deciso tempo fa, dovevo essere condannata perché il demone mi avrebbe divorato l'anima, l'averlo evocato mi aveva condannata. Con mio stupore al loro vertice c'era Mankel che avanzava con l'arma sguainata. Non seppi riconoscere subito se avesse il pensiero di cacciarmi o di punirmi. Di certo non potevo aspettarmi quel tradimento da quello che un tempo era il mio migliore amico.
Per un breve istante rimasi paralizzata quando vidi che poco dietro di lui c'era pure Kalesya.
« Non preoccupatevi stavamo giusto per andare via... » disse Raphael in tono aggressivo, estrasse la sua spada e lo scudo, era ovvio che trovandosi qualcuno di ostile lo facesse.
« Con te trasporti una posseduta. Un'anima che ha ceduto il suo posto a un demone di spontanea volontà... dev'essere eliminata! » disse uno degli altri maghi, feci un rapido conto: dieci. Riuscivano tutti ad avvertire ancora il demone in me.
« Posso assicurarvi che non era mia intenzione tornare qui da voi... avevo solo bisogno di controllare una cosa. Ora che ho potuto farlo andrò via... » cercai di essere il più pacata possibile, era inutile iniziare uno scontro contro i maghi.
« Che cosa siete venuti a fare allora? » chiese Kalesya con lo stesso tono che si usava con le spie. Con i traditori, mi aveva forse disconosciuta come sorella. Un rapido scambiò di occhiate con Raphael mi fece sentire di dir la verità.
« Eravamo qui per questa... » presi la Spada Ammazza-draghi e la mostrai a loro, mostrando l'elsa in pietra e la scintillante lama fatta di scaglie, l'alone bluastro circondò la mia mano. Non riuscivano però a capire di cosa si trattasse. Per loro era una comunissima spada, solo io ero arrivata a cosa potesse essere.
« Dove avete trovato quell'arma? Gettala subito e costituisciti alle forza di noi maghi! » dissi qualcuno tra quei dieci, non riuscivo a capire chi fosse perché la Spada mi mostrava il grande potere che aveva dentro di sé. Decisi di agire, era tempo di andare via dagli Erranti e non potevamo perdere altri minuti.
Diedi un semplice fendente nell'aria, un colpo rapido che non prese nessuno, tuttavia al suo passaggio la lama rilasciò un'incredibile energia che fece indietreggiare tutti e dieci i maghi fino a farli quasi cadere. Avevamo guadagnato pochi secondi e ne approfittammo per immergerci nuovamente nella foresta.
Non ci fermammo neanche per un momento, non guardammo indietro per paura di trovarci i maghi all'inseguimento. Con la loro magia avrebbero potuto rallentarci in qualche modo, non si rendevano conto però di quanto fossi migliorata, i numerosi incantesimi che avevo imparato mi sarebbe tornati utili in qualunque caso.
Per prevenzione tenevo lo scudo magico in modo da proteggerci da qualunque incanto, infine arrivammo al cavallo nero di Raphael, salimmo in groppa di corsa e subito corremmo, galoppando quando più lontano possibile da quella foresta, lontana dal mio passato e da tutto quello che avevo un tempo amato. Mi chiesi per un breve istante se avessi mai incontrato Mankel nuovamente, magari in circostante amichevoli, non ci sperai troppo però. Il tempo passato aveva lacerato il nostro affetto, inoltre l'amore che provava per me entrava in contrasto alla presenza di Raphael.

 
* * *

« Credo che finalmente possiamo rilassarci... di certo non è stata la giornata migliore della nostra vita. Ammetto però che è stato divertente scappare dai maghi... » Raphael cercava in ogni modo di tirarmi su di morale ma non ci riusciva molto. I miei occhi continuavano a restare fissi sulla lama di scaglie della Spada, senza dubbio era un'arma bellissima e incantevole. Provai per pochi istanti a poggiarla sulle fiamme del falò.
Rimasi di stucco ma ovviamente sapevo che non sarebbe successo nulla alla lama, le fiamme si tinsero di azzurro intorno alla Spada e si spostarono, un'arma del genere creata con la magia delle fate era indistruttibile, inattaccabile da qualunque cosa che la volesse ferire. Quando la tolsi le fiamme tornarono normali, toccai appena la lama avvertendo un leggero calore.
Nulla di più, la lama era ancora perfetta.
« La Spada Ammazza-draghi. » nominai ancora una volta come per cercare una conferma. Distolsi il mio sguardo rivolgendolo alle chiavi. « Cosa dobbiamo farci? Non possiamo rivelare l'esistenza delle rovine senza dire cosa ci fosse dentro... »
« Senza dubbio la Spada sarebbe causa di molti guai. Volevi dare le chiavi ai maghi credo di aver capito. Ma pensi che poi saremo al sicuro? Voglio dire... al castello di Almajeria avremo già... » subito presi coscienza di ciò che stava per dire.
Lo bloccai. « Aspetta: non ho detto ancora che avrei accettato il posto di Grande Strega dell'Imperatore! » puntualizzai.
Fece un sospiro con mia sorpresa. « Myrah devi accettare. Lascerò i Paladini della Luce e magari entrerò nell'esercito imperiale. Sono bravo con le armi e posso darne valore. Dopo questa guerra tu sarai una leggenda. Non posso essere io a frenarti e ad impedirti di diventare più grande... »
« Non puoi fare questo ma io posso essere quella che ha distrutto il tuo più grande desiderio!? Colei che ti ha fatto rinunciare ai Paladini? » la discussione stava prendendo una piega abbastanza negativa. « No! » dissi infine.
« Per amore del Creatore pensaci bene! » disse quasi esasperato, mi accorsi che entrambi stavamo alzando il tono di voce. « A me non importa più nulla dei Paladini, non se tu non sei con me e questo non potrà accadere visto che i maghi non sono ben visti. Lo sai bene! Non rinuncio a te! » continuò a dire.
« Al castello avremo una vita che non ci piacerà lo sai bene. Inoltre avremo un problema maggiore con la Spada visto che saremo sotto gli occhi di tutti e tutta Inakarrias se non Ryonsek intera sarà a conoscenza del fatto che la possediamo noi! » dissi alzando la voce, ormai stavamo urlando.
Quello era il nostro primo litigio.
« Tanto meglio allora! Sapendo dell'esistenza della Spada potremo far studiare le rovine proprio come vuoi tu! » nonostante Raphael avesse alzato la voce non sentivo la stesa aggressività che avevo io nei suoi confronti.
« Sei forse impazzito!? La Spada verrà pretesa da molti. Arriveranno a darci persino la caccia pur di averla; dai Paladini le cose saranno diverse potremo vivere... » mi interruppe bruscamente e ciò diede fastidio, cominciai a mordermi le labbra con rabbia strappando il leggero strato di pelle.
« I Paladini odiano i maghi! Per questo non ce ne sono nei ranghi. Sapendo che tu sei una maga posseduta ti uccideranno e non potrei mai permetterlo! La mia vita senza di te non avrebbe più senso lo capisci questo!? » le nostre urla echeggiavano nel mezzo delle colline poco più in basso della foresta.
A quello non seppi più rispondere. La situazione era contro di me: i Paladini non volevano i maghi e Raphael non mi avrebbe mai lasciata per loro. Al castello la situazione sarebbe stata invece perfetta, io come Grande Strega, lui nel castello con me e i nostri figli che crescevano tranquilli.
« Quello che non capisci è che sono disposto ad entrare nel regno delle ombre per te... capisco che tu non voglia che io rinunci a qualcosa. Ma lo farò visto che è quello che voglio! » il suo tono era notevolmente più tranquillo.
« Io voglio solamente che tu sia felice e non credo che tu possa riuscirci se io ti impedisco di restare con i Paladini della Luce! » continuai a dire difendendo la mia tesi.
Lui scosse il viso e sospirò allo stesso tempo. « Nessuno dei due vuole che l'altro rinunci a qualcosa. Io ti amo e lo farò per sempre, anche dopo la morte. Ma non mi sentirei un buon fidanzato sapendo di aver reso la mia futura moglie una condannata nascosta a vita. » calò un lungo silenzio tra noi.
Non riuscivo più a sopportare quella discussione. Il litigio era stato acceso e adesso mi sentivo stanca e col morale a terra. « Credo sia meglio fermarci qui... » avrei aggiunto “per stasera” visto che avremmo ripreso l'argomento. Lui però accettò quella resa e si dimostrò il Raphael di sempre, io invece mi sentivo fredda nei suoi confronti e questo lo rendeva migliore di me.
« Ti amo... » disse quando ci mettemmo entrambi nella tenda, stressi e abbracciati in modo automatico. Anche se la situazione era strana, riusciva a rendere quelle parole calde.
« Lo so. Ti amo anch'io... » dissi in risposta stringendomi a lui; la quiete che seguì segnò la fine di quella lunga giornata.
I giorni a seguire furono senza dubbio silenziosi! Né io né Raphael ci sentivamo pronti per riprendere l'argomento. Eppure era di vitale importanza parlarne visto l'imminente futuro, a seguito della battaglia contro la Gilda avrei dovuto scegliere se accettare o no l'offerta dell'Imperatore. Ero tentata di rifiutare, restavo fedele a ciò che pensavo e a ciò che volevo e nulla era in grado di farmi cambiare idea. Quando ci pensavo mi arrabbiavo, non potevo però dare la colpa a Raphael nonostante lo facessi.
Lui sembrava incurante di tutto, viaggiavamo in maniera statica, quasi come se lo facessimo automaticamente. Probabilmente stava allo stesso tempo pensando a cosa sarebbe stato meglio, o forse anche lui come me era ferreo sui suoi pensieri.
Potevo capirlo bene, e riuscivo quasi a capire le sue ragioni. In fondo non erano molto diverse dalle mie, solo che le due strade portavano in futuri diversi dove io e lui non saremmo stati felici, non ci sarebbe stato neanche un compromesso visto che non era possibile e questo mi lasciava sempre più confusa.
« Hai bisogno di mangiare... » disse lui durante il pranzo, era una giornata in cui il sole non filtrava e l'aria si era fatta gelida. Ogni respiro era contornato da una nuvola bianca.
« Non ho molta fame... grazie lo stesso! » cercai di non essere fredda e di non apparirgli avversa ma il fatto che la mia attenzione fosse catturata dalla Spada non diede il concetto.
Il piatto di carne rimase sospeso nella sua mano finché non demorse e ritirò l'oggetto. Smise di mangiare anche lui.
Di sicuro così non saremmo andati da nessuna parte, avevo paura di ciò che poteva accadere continuando a non parlarci. Passavamo quasi tutti i giorni di viaggio senza dirci una parola, lo sentivo estraneo e questo mi faceva molto male.
Soffrivo e piangevo internamente, lo stesso immaginai per lui. Ma una sera qualcosa doveva accadere, improvvisamente. Dire che ci fossimo lasciati cogliere di sorpresa non è corretto, avevamo percepito qualcuno intorno a noi, erano più di due e soprattutto non erano animali, non potevamo sapere se fossero ostili o no ma di sicuro erano armati. Infine vennero vicini a noi ma io e Raphael restammo seduti ai nostri posti facendo finta di nulla.
« Buonasera viaggiatori! Abbiamo visto questo bel falò... potremmo unirci a voi? » chiese una voce maschile, ci voltammo verso i nuovi arrivati pensando che fossero banditi.
Decisamente non lo erano. La fattura della loro armatura era eccellente, una bellissima e complessa armatura di quello che sembrava ferro grigio, sotto di esse delle vesti curate e di una stoffa molto particolare e scintillante. Erano in un'unica tinta e ognuno ne aveva un colore diverso così come le armi ai loro fianchi. Avevano la stessa armatura e tutti avevano impressa una stella brillante sull'avambraccio dell'armatura o sul gambale o sulla schiena o sul petto. Colui che aveva parlato aveva lo stemma sull'elmo che si tolse appena vide Raphael.
« Joster? Che cosa ci fai qui!? » chiese il mio fidanzato alzandosi in piedi e avvicinandosi al ragazzo in armatura. Si scambiarono un abbraccio a mo' di saluto. Fece un cenno ai quattro che stavano dietro di loro come se li conoscesse.
« Tu fai questa domanda a me? Dovrei essere io a chiederlo! I nostri superiori ti hanno cercato ovunque... pensavamo che fossi morto! Perché non sei tornato? » chiese il ragazzo di nome Joster, era bello e spavaldo, i capelli color miele così come per gli occhi e la barba spinosa sul viso.
« Ho avuto parecchio da fare e sono ancora nel bel mezzo di qualcosa di molto grande! » rispose Raphael, si voltò poi verso di me e mi porse la mano, la presi delicatamente e mi avvicinò a sé. « Ti presento Myrah. » era come in imbarazzo.
Strinsi il guanto del ragazzo facendo un sorriso. Fu allora che mi venne in mente chi quelle persone potevano essere. « Siete Paladini della Luce? » azzardai. Joster fece un sorriso.
« Raphael... chi è la bella signorina qui davanti a noi? » chiese facendomi il baciamano, si portò in avanti e mi lasciò un delicatissimo bacio. « Sì, Myrah. Siamo Paladini della Luce, siete voi che ci avete portato via il piccolo Raphael? » era abitudine dei Paladini chiamare le donne con il “voi”. Ricordai subito quanto tempo ci era voluto prima che Raphael non lo facesse.
« Piantala! È la mia ragazza... » ammise scocciato Raphael, allontanò l'amico con una spinta leggera e risero insieme. A quel punto i convenevoli furono saltati. « Sedetevi pure e mangiate con noi! » li invitò e i cinque accettarono di buon grado.
Raphael e Joster sembravano molto uniti, forse erano migliori amici. Non potevo saperlo visto che non avevo alcuna informazione riguardo le persone con cui Raphael stava, non amava molto parlare di quello e per me erano tutti sconosciuti.
Altri due erano impegnati a mangiare la minestra che Raphael aveva preparato, uno accanto a me invece stava punzecchiando col bastone il fuoco per ravvivarlo. Era un ragazzino, forse di sedici anni e aveva l'aria triste, cercai quindi di avvicinarlo a me.
« Sei parecchio giovane per essere nei Paladini della Luce no? Com'è successo? » cercai di essere neutrale ma soprattutto gentile. Il ragazzo mi fissò con i suoi occhi marroni e mi fece un segno sulle sue labbra. Come una stupida non riuscii a capire.
« Gli è stata tagliata la lingua qualche anno fa. L'abbiamo trovato in mezzo alla strada che stava per morire dissanguato... per questo l'abbiamo reclutato tra i Paladini. Volevamo salvarlo ma ha ottime capacità come spia... » mi rispose il ragazzo più in avanti, aveva una voce diversa da un ragazzo qualunque, una voce eterea e piuttosto femminile. Sotto certi aspetti e movimenti mi ricordava il Principe Leoniun.
« Mi dispiace... » dissi rivolta al muto. Lui scrollò le spalle mi fece un sorriso con i denti stretti, incredibilmente bianchi e puliti. « Non dev'essere facile per te... » a quel punto annuì.
« Joster quando ci rimettiamo in marcia!? Non ne posso più! » disse il ragazzo dai movimenti femminili rivolto all'amico di Raphael. I due sembravano impegnati a ridere, a raccontarsi cos'era accaduto in quei cinque mesi in cui erano stati separati per via delle missioni e molto altro. « Joster! » urlò infine.
Ottenne la sua attenzione e tutti noi cademmo nel silenzio. « Danyl smettila di fare così! Raphael è un nostro compagno e... » Joster fu subito interrotto nuovamente da quel Danyl.
« Non riesco più a sopportarlo! » disse alzandosi in piedi. « Mi urla nella testa e mi sta facendo sentire male! Andiamocene via ti prego! » proseguì il ragazzo. Non riuscivo a capire di cosa parlasse, si voltò verso verso di me sprizzante di rabbia.
Fu Joster a darmi una risposta per quell'occhiata. « Danyl ha particolari doti con il quale pare riuscire a percepire la magia, a parer suo è come se infilassero una spada rovente nel corpo! » quindi si trattava di quello, della magia. Considerata un male.
« Problemi con la magia allora? » domandai improvvisamente inacidita. « Non c'è nulla di male nella magia se si riesce a controllarla. E si da il caso che io possa farlo... » escludendo ovviamente l'evocazione di un demone dentro di me!
« Non mi importa nulla! Voi maghi dovreste essere sterminati. Per questo esistono i Paladini, avevamo il compito di uccidere i maghi lo sapevi? Un ordine fondato per epurare il mondo da tutta la magia che non fosse la Prima Arte Arcana! » disse sprezzante di disgusto il ragazzo. Tarnyth mi aveva già accennato qualcosa di simile, riguardo certi rituali con il quale i Paladini ottenevano potere. Non avevo però idea che l'ordine fosse stato fondato per uccidere i maghi. Ero perplessa.
« Che bella situazione che si è creata... credo sia meglio andare! » furono le parole di Joster, i sei Paladini della Luce si alzarono lasciandomi l'unica seduta, si scambiarono dei saluti imbarazzati e piuttosto silenziosi.
Mi sentivo stranamente confusa. Disperata anche. Raphael si era spesso soffermato sul fatto che tra i Paladini non vi fossero maghi, aveva anche insistito affinché la mia presenza nel loro campo non sarebbe stata vista di buon occhio. Adesso ne riuscivo a capire il perché anche se lo rifiutavo.
« Bene Raphael... spero davvero di rivederti al campo. Immagino però che dovrei consegnare a Grondel le tue dimissioni? O forse è meglio aspettare... » si riferiva al comandante dei Paladini della Luce. Raphael mi guardò per un breve istante prima di rispondere e poi sospirò.
« Non dirgli nulla per ora. Sono certo che in futuro verrò io stesso qualunque sia la mia decisione... per ora non ne sono sicuro e sappiamo cosa comporta abbandonare l'ordine! » rispose Raphael in tono grave, salutò l'amico e poi vidi i cavalieri splendenti di grigio abbandonarci per scomparire tra le ombre della notte. Il ragazzo fece un sospiro che mi fece concentrare su di lui e su ciò che stava per dire.
« Ecco perché non voglio portarti con me al campo. Ecco perché sono pronto ad abbandonare tutto per te... perché i Paladini della Luce sono nati come cacciatori di maghi durante l'Era del Caos. E io mi sono innamorato di una maga... » l'ultima frase la disse con tono grave ma sofferente allo stesso tempo.
« Perché non potevi semplicemente dirmelo? La verità era troppo dura da accettare per me? Credi che sia così debole? » gli chiesi ancora scossa e in parte arrabbiata.
« Non penso che tu sia debole. Ma cosa penseresti se ti dicessi che oggigiorno certi Paladini danno ancora ordini di uccidere i maghi? E se io ne avessi ucciso qualcuno? » mi voltai di scatto verso di lui vedendo la realtà e l'orrore. Ma Raphael non era così, sapevo che non avrebbe ucciso mai un mago. Forse non in questa realtà, in un'altra dimensione lui mi avrebbe uccisa nella foresta, o avrebbe lasciato che i banditi mi avesse stuprata e uccisa. Non si sarebbe mai innamorato di me.
« Tu sei diverso! » riuscii a dire a fatica. Tra di noi calò un silenzio che parve eterno. Non sapevo cosa dire.
« Lo sappiamo entrambi che sono diverso. Ma non posso permettere che qualcuno attenti alla tua vita, non posso portarti con me e sperare che nessuno noti il fatto che sei una maga, perciò rinuncio a tutto pur di tenerti stretta a me e al sicuro. Perché ti amo... e per amore si fanno sacrifici! » aveva ragione, stavo sbagliando tutto e mi arrabbiavo. Ero nel torto e non avevo modo di scusarmi.
« Scusami... » riuscii a dire a denti stretti, a quel punto corse verso di me falciando l'aria e stringendomi tra le sue braccia, richiedendo le mie labbra solo per sé, legandoci in un bacio forte e combattuto, dolce allo stesso tempo.
Forse non era il modo migliore per fare pace, ma facemmo l'amore, un modo per mettere in pausa qualunque discussione.

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Capitolo 32
*** 33 - L'accordo di Inakarrias ***


33.

L'accordo di Inakarrias

 

 

 

Aprii gli occhi lentamente, continuavo a respirare affannosamente per la stanchezza che seguiva l'atto sessuale. Mi trovai senza vestiti ma non infreddolita: il corpo di Raphael fungeva quasi come il mantello creato con la camera incendiaria di drago, mi riscaldava col suo corpo, i suoi occhi verdi e intensi fissi sui miei mentre gli accarezzavo i capelli. Ero felice! Certo la discussione era ancora viva ma quasi dimenticata visto come avevamo passato quella notte. Deglutii e cercai di respirare più lentamente ignorando la fatica o il sudore che scendeva per il corpo nonostante ci fossero pochi gradi. Almeno non spirava vento e il freddo era secco e non umido.

« Direi che oggi abbiamo esagerato... » si riferiva alla discussione probabilmente. E anche al fatto che per appacificarci avevamo fatto l'amore. Un atto più intenso.

La mia mano scese lungo il suo viso accarezzando lo strato appena esistente di barba scura. « Non voglio parlarne adesso... non è il caso. Forse sarebbe meglio dormire o dimenticarcene... » anche se in effetti non c'era più nulla di cui discutere. Lui aveva ragione e io non potevo andare dai Paladini della Luce, anticamente fondati per cacciare i maghi, adesso le cose erano diverse e combattevano per la pace, ma qualcuno con le basi dell'ordine era ancora presente e non sarebbe mai finita.

Raphael si spostò dolcemente via da me, lasciandomi con un sospiro finale e poi si mise accanto a me con le braccia e le gambe spalancate, mi girai su un fianco rivolta verso di lui e accarezzandogli i pettorali. « Se tu vuoi parlarne lo voglio anch'io. Non voglio mai più litigare con te! »

I suoi occhi incrociarono ancora una volta i miei e mi lasciò senza fiato: fece un sorriso bellissimo, dolce e attraente. « No, non voglio parlarne neanche io... » sapeva che avrei ceduto, alla fine avremmo fatto a modo suo, sarei diventata Grande Strega imperiale, famosa in tutta Inakarrias probabilmente.

« Allora potremmo ricominciare per festeggiare... » erano poche le volte in cui facevo quel genere di battute spinte o allusioni. Non se lo fece ripetere due volte e fui nuovamente felice insieme a lui.

* * *

Davanti a noi si ergevano delle colonne bellissime, scolpite in quello che credevo potesse essere marmo per il suo colorito. Alcune di essere erano stese per terra, distrutte dalle guerre passate o divorate dal tempo e della vegetazione che cresceva tutta intorno alle rovine del tempio di Dhom. C'erano moltissimi soldati in giro, stava a significare che gli eserciti erano arrivati, mi chiesi se stavano aspettando solo noi. Probabilmente sì. Erano passate ben due settimane da quanto era stato convocato l'incontro e finalmente avremmo deciso per la battaglia finale, o almeno speravamo che fosse l'ultima.

Avanzammo lentamente, la mia veste ormai rovinata si muoveva insieme al mio corpo, al mio fianco avevo legata la Spada Ammazza-draghi, la sua lama brillava come un diamante nonostante non ne avessi cura, non sapevo come usare una spada ma Raphael aveva chiaramente detto che ero io colei che doveva usarla. In fondo era leggera quanto il mio bastone magico e non sarebbe stato così difficile. Lui avanzava accanto a me nella sua splendente armatura di ferro grigio, ci sentivamo gli occhi puntati addosso anche se ovviamente non era così.

Avanzammo tranquillamente, forse la sensazione che provavo era legata alla spada che tenevo al mio fianco. Tutti guardano quella, un'arma piuttosto singolare visto che era costruita quasi interamente di scaglie di drago. La sua potenza era inoltre innegabile e chiunque riusciva a sentirla probabilmente. Superammo un piccolo avamposto dove vidi a distanza i miei amici, volevo tanto salutarli, chiedere loro com'erano andate le cose in quei giorni in cui io e Raphael eravamo stati assenti. Lui mi aveva però fermata dicendo che prima era più importante partecipare alla riunione e così avanzammo lungo il sentiero che portava al tempio vero e proprio.

L'intera area era coperta da una vegetazione fitta, gli alberi erano verdi come smeraldi e le foglie brillavano come le stesse pietre grazie alla rugiada su di esse. Aveva piovuto durante la notte. Mi avvicinai da sola alla grande pietra che si trovava al centro, un tempo doveva essere un altare cerimoniale, Raphael era stato fatto restare indietro visto che io rappresentavo già il mio gruppo. Non tutti potevano avere l'accesso a quella riunione. Vidi i loro occhi puntati su di me in modo interrogativo come se volessero carpire qualcosa: iniziai a indagare su di loro indugiando appena con gli occhi.

I primi che saltarono all'occhio furono Eveblen e Leoniun, i due fratelli amanti, stavano vicini come partner ed era strano vedere la loro immensa somiglianza. Seguiva la Regina Henstia, bellissima nel suo abito scintillante e sul suo mantello; subito accanto vi era il sovrano dei nani, Re Kyndol Induktali. Dall'altro lato del tavolo cerimoniale c'erano invece due figure alte che ricordavo appena, una era l'Anziana del clan degli Elfi del sole, l'altro invece era Gartenim, l'Anziano del clan di Hematha, anche lui presente a quella riunione e quindi alla guerra. Potei mettere a confronto il loro colorito di pelle diverso, i secondi era di un verde brillante nonostante fosse chiaro. C'erano poi i nuovi sovrani di Astesia, Rustin di Darghefor e Angelin di Cardojima. Infine davanti ai miei occhi c'era l'Imperatore Fergrant “l'Avvoltoio” di Inakarrias.

« Sappiamo tutti quanti perché siamo qui oggi... » disse l'Imperatore iniziando a parlare, mi misi accanto al tavolo fino quasi ad appoggiarmi sulla pietra fredda col muschio. « Sappiamo bene chi dobbiamo affrontare. Questa Gilda delle Tenebre... » fece una pausa. « Credo che Myrah sia la migliore a poterci dire cosa stiamo realmente affrontando! »

Stava lasciando la parola a me. Mi schiarii la gola per parlare. « Si tratta di un gruppo di fanatici, probabilmente qualcosa cominciato secoli fa. Queste persone vogliono riportare le ombre sull'intera nazione, probabilmente servire Zagaelyes, il Demone dell'Abisso e e fare del Regno di Ryonsek, il suo! » feci anch'io una pausa pensando alle parole esatte da dire. « Credo che la loro prossima mossa sia attaccare la capitale imperiale. È scontata come mossa ma noi siamo un passo in avanti attualmente. Inoltre sanno che io sto con voi... sanno che abbiamo riunito un esercito. Una nostra sconfitta dichiarerebbe la loro vittoria e la fine della pace nell'impero... »

« E come sappiamo che voglio attaccare Almajeria? Potrebbero concentrare le loro forze su un'altra città... una delle nostre. O anche Sigdel tra le montagne! » disse in tono preoccupato la Regina Henstia, cercava di farsi forza. Non sembrava essere a suo agio, come tutti in fondo visto che Inakarrias aveva nuovi sovrani e tutti con età giovane.

« Non lo sappiamo con certezza. Non credo che abbiate portato al completo i vostri eserciti... o sbaglio? » disse l'Imperatore appoggiando la mia tesi. Nessuno obiettò.

« Noi nani andiamo dove c'è la guerra. Se si tratta di salvare anche Inakarrias allora abbiamo una ragione per lottare. » disse Re Kyndol, ricordai che i nani erano rimasti neutrali al tempo della rivolta degli umani, le sue parole non erano del tutto vere.

« Non stiamo parlando di andare dove c'è guerra! » disse intromettendosi Re Eveblen. « Le nostre città sono forti e resistenti, abbiamo condotto qui metà esercito ma concentrarsi su una città sarà realmente un bene? »

« Attaccheranno Almajeria con un intero esercito e la raderanno al suolo. Segneranno la sconfitta dell'Imperatore e avranno Inakarrias in pugno. » disse con voce lugubre l'Anziano degli Elfi della luna. Tutti noi restammo in silenzio. « Questo accadrà se non combatteremo qui... » aveva forse visto il futuro?

Restammo in silenzio. Non c'era nulla da discutere. L'incontro poteva anche considerarsi concluso. Il problema era che i sovrani forse non volevano partecipare a quella guerra per la paura di una sconfitta. Le loro città sarebbero cadute come carte con metà dell'esercito. Ripresi io la parola.

« Ascoltatemi: siamo certi della loro marcia su Almajeria. Attaccare l'Imperatore e vincerlo è come se Inakarrias fosse sconfitta. Contano sulla sua morte. Li fermeremo e l'avremo vinta... restano solo tre membri della Gilda. Con la loro morte tutto tornerà in pace e con questa alleanza avremo Inakarrias più unita e inarrestabile che mai. Ma dobbiamo essere noi a volerlo... essere noi a siglare oggi questo patto... » neanche mi riconoscevo dalle parole che stavo dicendo, erano le parole di un condottiero pieno di valore. « Chi è con noi? » in quel noi in realtà non c'era nessuno eccetto l'Imperatore.

Dopo il mio discorso però tutti sembravano convinti, chi più e chi meno, siglammo quell'alleanza. Un patto che racchiudeva tutta Inakarrias e tutti i suoi abitanti, nessuno escluso. Nessuna distinzione, umani, nani ed elfi uniti nella battaglia.

Poco più tardi mi trovavo ad osservare il sole tramontare, il cielo era velato di una bellissima luce violacea, causa tra il blu della notte e l'arancione del tramonto, non riuscivo a vedere il sole all'orizzonte anche per via della foresta e della vegetazione intorno a noi. Vedevo le stelle e il firmamento brillare sopra di noi. Sentii qualcuno avvicinarsi a me e mi trovai accanto un elfo, indossava la tunica da mago a scacchi, i capelli rossi e i suoi occhi dorati rivolti al cielo. Tarnyth aveva un'espressione serena.

« Sai voglio chiederti scusa per come mi sono comportato in queste settimane. » cominciò arrivando subito al punto. « Il fatto è che sono innamorato di te. Non riesco a vederti con un altro... il fatto che con Raphael tu sia felice mi solleva... »

Per un breve attimo pensai alla discussione tra me e Raphael, non ne volevo parlare con nessuno, specie con Tarnyth. « Posso capirti. E ti ringrazio per essere rimasto... per me sei un amico. Sei importante... » cercai di dire senza dare troppe emozioni.

Lui fece una risata e si voltò indietro, seguii il suo movimento, i soldati stavano smontando i campi, dovevamo partire tutti verso la città. Era giunto il momento di mettersi in marcia. « Sono rimasto veramente impressionato da te. Dalle tue capacità... »

Non riuscii subito a capir a cosa si riferisse. « Le mie capacità? Di cosa stai parlando? Delle mie doti magiche? » scosse il viso senza distogliere lo sguardo.

« Due clan di elfi si sono alleati alla nostra causa. Sai che gli elfi odiano gli umani dopo la rivolta? E tu sei riuscita a renderli alleati, probabilmente molti saranno in disaccordo ma tu ci sei riuscita... hai realizzato una pace che potrà essere d'ispirazione per molti che verranno in futuro... »

Non mi sentivo di aver fatto qualcosa di così grande. Tenni gli occhi fissi su una scena singolare: due combattenti elfici stavano aiutando due soldati umani e smontare la tenda. Non sembravano servare rancore per l'altra razza. « Forse è come dici tu... ma ho pensato solo al bene della mia nazione. Non credevo in quello... è venuto da solo! » ammisi con sincerità.

« Quando parleranno di Myrah la Strega della Salvezza, non potranno scrivere che hai fatto tutto per caso lo sai!? » disse scherzando un po'. Eppure mi fece riflettere: avrebbero parlato di me? La storia vantava di molti salvatori, re e regine che avevano combattuto interi eserciti. Comandanti gloriosi. Il mio nome avrebbe affiancato i loro? Non ci potevo credere.

« Sarà meglio che io vada adesso. Vado a cercare gli altri... » mi fece un cenno con un sorriso e mi allontanai senza più toccare quell'argomento, volevo parlare con i miei amici.

La prima con la quale mi trovai a parlare fu Hematha, l'elfa era concentrata sul salutare alcuni elfi dalla pelle alabastro, lo stesso clan a cui apparteneva lei. Sembravano amici, forse alcuni di quelli che avevano approvato la scelta di seguire il suo credo differente nel Creatore. Mi guardò distrattamente per un istante e poi tornò a voltarsi verso di me, uno sguardo più serio e si distaccò dai suoi amici per venire incontro a me. L'aria grave e rattristata. « Hai l'aria triste... » disse lei.

« Potrei dire lo stesso di te... » dissi con scherzo, mi sentivo realmente abbattuta però. Forse per l'imminente battaglia. « Sai che sono stata dagli Erranti... ho potuto vedere che le cose non sono cambiate. Eppure io le sento totalmente diverse da come le ricordavo. La cosa mi fa... sentire distante anni luce da loro! » cercai di parlare in totale sincerità. Lei parve capire. « È come se non bastasse credo di aver definitivamente perso il mio migliore amico. Ormai mi vede come una minaccia per via di Lamia... non ho potuto neanche vedere mio fratello... »

« Come mai? » chiese incuriosita e mettendosi al mio fianco mentre camminavamo verso il sentiero. Osservando gli elfi dei due clan coesistere armoniosamente come fossero una grande famiglia felice. Ne sentivo il bisogno, la mancanza forse.

« È partito con i maghi del consiglio... credo cercassero una soluzione alla Gilda. Forse volevano studiarla meglio. Trovare risposte altrove... » mi sentii colma di malinconia, era ovvio che sentissi la mancanza del mio passato e della mia famiglia, chissà se qualcosa sarebbe mai cambiato. La mia vita a corte avrebbe segnato un punto col passato? Non potevo saperlo.

« Sai ti capisco bene. Rivedere il mio clan dopo mesi...è strano come ogni volta. Eppure mai più di ora mi sono sentita a casa. Mi manca la foresta e mi manca l'Anziano, mi manca casa. » fece una pausa che parve durare un'eternità. « Sai Myrah, non ti ho mai ringraziato per l'opportunità di poterti seguire. La mia vita sarebbe continuata in modo monotono, invece ho avuto l'opportunità di incontrarti e vederti glorificare... » le sue parole erano belle ma sentivo che non potevo indossarle.

« Hey bambolina vieni un po' qui! » disse una voce femminile e rozza, ci voltammo entrambe verso la voce che mi aveva chiamata, trovai Yvossa che stava rifacendo le sue treccine e i suoi occhi castani erano puntati su di me, Hematha mi salutò con un cenno e si allontanò. A quel punto rimasi con la nana.

« Yvossa sai che non mi piace che mi chiami bambolina. O almeno non urlarlo... » dissi in parte seccata e esasperata. L'altro lato però ormai si era abituato a quel nomignolo e lei mi ignorò.

« Ho una domanda per te! » finì di sistemarsi i capelli e si concentrò totalmente su di me. « La Porta dei Dragoni... cosa vi hai trovato dentro? Erano rovine naniche vero? »

Sembrava aver dato la cosa per scontata. Ci avevo pensato ma poi avevo escluso l'idea. Sapendo cosa avevo trovato e cosa portavo con me anche in quel momento era impossibile non pensare all'origine di quella caverna. « Ecco... » dovevo mentire? Con Raphael non eravamo giunti a una conclusione. Volevo far studiare quelle rovine ma senza svelare al mondo della Spada era impossibile. Alla fine tutto veniva rimesso sulle mie mani. « Nulla di utile come mi aspettavo. C'era solo un grande corridoio. Nulla di più... e questo mi rende delusa da me stessa. Forse mi aspettavo troppo... » non ero certa che la mia menzogna fosse riuscita bene, Yvossa aveva avuto per pochi istanti uno sguardo paralizzato, sconvolta e poi si riprese continuando a indagare.

« Sei certa? Forse solo un nano poteva rivelarne i poteri. Una caverna antica come quella non potrebbe non contenere nulla. Sei assolutamente certa di aver cercato bene? » continuava a insistere, non potevo tornare indietro ed era la cosa migliore per me e per Raphael. Avrei condotto delle ricerche io stessa, nessun altro sarebbe dovuto venire a conoscenza della Spada Ammazza-draghi, l'avrei protetta fino alla morte se necessario.

« Mi spiace Yvossa ma ne sono certa. Quelle rovine... quel tunnel non apparteneva ai nani. Ho visto la vostra architettura e lì non c'era traccia... » chiaramente apparve immensamente delusa. Non riusciva a crederci! Abbassò lo sguardo e cercai a quel punto di nascondere la Spada, se l'avesse notata l'avrebbe studiata capendo l'origine antica e fatata.

« Capisco... » si voltò verso il cielo, superandomi appena e fermandosi. Non se ne dava pace. « Credevo di poter rendere onore ai nani. Sai non mi importa delle casate nobili. Non voglio riscattare il mio onore... voglio solo... »

« Capisco le tue intenzioni e sono nobili. » mi dispiacque moltissimo. Nessuno però poteva sapere che possedevo la Spada. Il fatto che la portassi in giro con me era un pericolo. « Credo però che tu abbia fatto del tuo meglio. Nessuno può negarlo. » cercai tra i miei pensieri un modo per allontanarmi da lei. « Sai è meglio che io vada dagli altri prima che sia impossibile parlare con loro. Saremo tutti agitati... » non disse una parola per salutarmi e mi allontanai facendo un grande sospiro di sollievo. Quasi mi scontravo con Glaremy, davanti a lei c'erano alcuni soldati, erano messi in piedi e in posizione perfettamente eretta, tutti sembravano quasi statue di cera per com'era immobili ad ascoltare la loro comandante.

« Questa guerra è iniziata senza che ce ne rendessimo conto. Finirà con l'attacco finale ad Almajeria. Voglio che continuiate a lottare anche se doveste essere in punto di morte! » i soldati risposero con un urlo di approvazione. « Voglio vedere il sudore solcare le vostre fronti. Voglio vedere la rabbia e la voglia di combattere. Voglio che ne usciamo tutti vincitori e non vinti... » continuò il suo discorso, i soldati batterono i piedi e approvarono ancora una volta, ognuno di loro aveva un'armatura di cuoio o di ferro scadente, spade o archi, balestre e scudi e mazze chiodate. Armi di ogni tipo. Di certo non c'erano molti maghi nei ranghi. « Myrah? » Glaremy mi risvegliò dal mio sogno ad occhi aperti. Mi voltai verso di lei.

« Scusa non intendevo disturbarti. Ero ammaliata dal modo in cui comandi l'esercito... neanche sembri la stessa persona che ho conosciuto al campo! » lei non disse una parola in risposta. Ci fu un lungo e imbarazzante silenzio tra noi due, alla fine sospirai. « Forse è meglio che vada via. Ti lascio ai tuoi uomini... » feci per allontanarmi ma le sue parole mi fermarono.

« La guerra è pericolosa. Si rischia la vita. E non c'è nulla che possa portarti indietro... la magia non può sempre salvarci dalla morte. Dico bene? » notai una vena di terrore nel suo tono.

Cercai di scrutare i suoi occhi rossi come il fuoco. La nostra magia curativa era limitata. Pochi erano i maghi che rischiavano per riportare in vita i morti, si rischiava la stessa sorte. E non sempre le cure potevano ripristinare la salute. « È vero. La magia è utile e potente, ma non possiamo sottrarre qualcuno alla morte se non ne siamo in grado... » quella fu l'ultima frase della discussione. Si voltò e tornò a parlare con i suoi soldati. Mi sentivo vuota e debole adesso. Quel giro tra i miei amici non mi stava facendo bene per niente. Ero quasi arrivata alla fine del campo, riconoscevo la strada che io e Raphael avevamo percorso per arrivare al tempio di Dhom (o meglio ciò che ne restava). Morkor era nella più totale solitudine, stava scrutando il cielo, distratto da qualcosa e udiva un rumore. L'orco sembrava avere un aspetto tenebroso, in realtà era semplicemente molto silenzioso. Amava osservare anziché parlare. O forse era nella natura degli orchi quel comportamento. « Niente da riferire? » chiesi affiancandolo.

Non si disturbò a voltarsi verso di me. « No. Mi sto semplicemente preparando alla battaglia... non manca molto non credi? » annuii appena. « Credo che il nostro esercito sia forte. Ma la Gilda ha risorse migliori; orchi, draghi e giganti. Sono più forti di noi non credi? » era vero. Non potevamo affidarci al numero visto che uno di loro eguagliava dieci dei nostri probabilmente. La cosa però non mi preoccupava.

« Eppure credi ancora nelle nostre abilità. Come fai? »

Era una domanda strana. Stupida. Stavo per rispondere ma qualcun altro la fece al posto mio. Un ragazzo che si avvicinava, un'armatura indossata e un martello alle spalle. Winsper. « Perché è tipico di Myrah credere in tutti noi. Come noi crediamo in lei e in ciò che fa. Altrimenti non l'avremmo seguita... » per Morkor però non era stato così.

« Io avevo il compito di ucciderla o rallentarla. Sono stato assoldato dalla Gilda. Lei ha solo dimostrato pietà nel darmi una seconda possibilità! » la frase che dissi mi venne dal nulla.

« È perché ho voluto credere in te e nelle tue abilità. Nella tua redenzione! » questo lo lasciò scosso. A quel punto mi allontanai insieme a Winsper lasciando l'orco ai suoi pensieri.

Il ragazzo sembrava turbato per qualcosa, non potei non notarlo e perciò domandai che cosa avesse per essere così silenzioso. « Che ti prende? Non ti vedo da poco e sembri totalmente cambiato! » i suoi occhi e capelli non erano più di quel vispo castano, erano schiariti, sembravano fragili.

« Non lo so. Mi sento molto stanco e... come se fossi malato. Credo di essermi preso un'influenza! » la cosa era parecchio grave. La domanda mi sorse spontanea.

« Stai prendendo delle erbe medicinali? Dovresti stare al caldo o peggiorerà! » annuì distrattamente fermandosi di botto. Lo sguardo puntato contro il nulla in avanti. « Winsper? » lo chiamai. Lui non sembrò accorgersi di me. Poi improvvisamente ritornò al nostro discorso. Fece un sorriso accennato.

« Sto bene, Myrah. Non è necessario che io prenda medicine. Sarà qualcosa di passeggerò lo sappiamo bene come sono queste cose... » non riuscivo a capire le sue parole. Improvvisamente poi si allontanò, il suo posto fu preso da un ragazzo che mi strinse alle spalle, un odore piacevole che riconobbi subito come quello di Raphael. Mi baciò il collo.

« Vai a salutare tutti eccetto me? » chiese sussurrandolo e con una risatina. Mi voltai lentamente cercando di essere serena.

« Ti volevo lasciare per ultimo... » avvicinai le mie labbra alle sue e le unii in un bacio. Dovevamo metterci in marcia, ormai mancava poco alla grande battaglia e mi sentivo forte e debole allo stesso tempo. Avrei contato sui miei amici e la loro forza!

Ero pronta per la battaglia finale.




Angolo Autore:
Buon pomeriggio a tutti ^^ Ci siamo quasi finalmente: la battaglia conclusiva, qui si decide la sorte della nazione come del mondo intero. Ringrazio come sempre tutti i miei lettori e tutti coloro che mi seguono, volevo chiedere una cosa: vi piace questo stile di scrittura? Intendo il lasciare lo spazio tra due paragrafi? Vi pregherei di rispondermi magari tramite messaggio privato se non volete lasciare una recensione. Ritengo che spezzi notevolmente il racconto e renda scorrevole la lettura, però vorrei sapere cosa ne pensate voi. A presto, un bacio.

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Capitolo 33
*** 34 - La grande battaglia ***


34.

La grande battaglia

 


 

L'orizzonte brillava di una strana luce dorata, il sole era un gigantesco globo in fiamme e il silenzio regnava ovunque. Il cielo andava sempre di più all'imbrunire, diventava scuro e le nubi che si erano formate impedivano la visione delle stelle. Un'aura mistica si era levata dal terreno fino alla nostra posizione, dietro di me di pochi metri c'erano Hematha e Tarnyth, quasi sentivo di poter cadere dal ciglio del bastione. Avevamo scelto una postazione nella città alta, eravamo vicini al castello e potevo benissimo vedere l'intera città sotto i miei piedi. La cattedrale brillava di una luce oscura così come lo scintillio delle armi dell'esercito nemico all'orizzonte.

Potevo vedere l'esercito di orchi che andava contro il nostro, erano numerosi e agguerriti e si scagliarono contro le mura della città quasi come fossero demoni famelici. Dietro di loro di pochi metri vi erano i giganti, alti intorno ai sei metri e corazzati fino al collo, sarebbero morti molti nel tentativo di abbatterne uno. L'obiettivo nemico era entrare in città. E quello era il mio compito. Impedire che Almajeria fosse presa d'assedio.

Il nostro ritorno nella città non era stato tanto festivo, alcuni gruppi di soldati in ricognizione avevano visto un potente esercito scendere dalle montagne centrali di Inakarrias. Probabilmente era là la sede della Gilda. Avevamo dovuto correre per preparare un piano di difesa e contrattacco e infine avevamo scelto il migliore. Il primo passo era stato compiuto.

« Myrah... è il momento di lanciare la barriera! » mi richiamò Hematha ad alta voce, le urla della battaglia erano giunte fino a noi. Là in mezzo a quel caos c'era Raphael, insieme a lui vi era anche Morkor ma pensavo solo al bene del mio fidanzato.

« L'esercito ha già ingaggiato battaglia. Non è andata esattamente come volevamo noi... » disse in tono preoccupato Tarnyth. In effetti sì, il piano comprendeva di proteggere l'intero nostro esercito mentre scagliavano le frecce.

« Facciamolo... » mi voltai e mi avvicinai ai due compagni, insieme a noi c'erano alcuni Elfi della luna con le facoltà magiche, c'era poi una piccola parte dell'esercito di umani.

I maghi presenti alzarono le braccia o i bastoni volgendoli a me, le loro mani brillarono intensamente e poi dei raggi evanescenti mi brillarono contro e mi investirono coprendomi di quell'aura pura e benevola. Sentivo i miei poteri rafforzarsi, diventare superiori alla norma, stavo assorbendo la magia di tutti quei maghi per generare la più grande barriera creata.

Mi voltai con difficoltà nei movimenti, rivolsi il mio bastone contro l'esercito in combattimento e pensai attentamente all'incanto che dovevo eseguire. Abbattei il bastone facendolo penetrare nella roccia e allora il potere si liberò con violenza tale quasi da scagliarmi via se non fossi rimasta appesa al bastone.

Diverse volte avevo evocato la barriera per difendermi, ma si era sempre materializzata esterna al bastone, quella che stavo creando invece nasceva dal centro di esso e si espanse con rapidità inghiottendo tutte le vie della città, i palazzi alti e le campagne più lontane a ovest. Inghiottì la cattedrale e finalmente arrivò alle mura spingendo oltre i soldati, scacciando via i nemici e facendoli arretrare, dentro rimasero solo i nostri soldati e i numerosi cadaveri che si erano già fatti. L'esercito nemico era tagliato fuori e in lontananza vidi qualcuno che lanciava un'ordine. Probabilmente distruggere la barriera.

Fu allora che vidi i draghi comparire dallo strato di nubi, scesero dal cielo con forza e velocità, non erano in molti, forse una decina. Tuttavia tutti e dieci si gettarono contro la barriera e fui io stessa a risentirne come se avessero colpito me. Lo scontro con la magia fece un rombo che echeggiò in ogni angolo della città e sul campo di battaglia. Subito si fiondarono nuovamente nel tentativo di distruzione, infine potei sentire le loro fiammate distruttive colpire ripetutamente l'incanto. Non riuscivo a resistere ancora a lungo ma cercai di metterci tutte le forze e la mia concentrazione.

« Concentrati Myrah! Puoi riuscire a respingerli se ti concentri sul punto esatto al momento esatto... » mi incoraggiò Tarnyth, accanto a me sentì qualcuno che mi teneva in piedi.

Yvossa voleva che stessimo insieme, si era sentita in grado di poter combattere con noi. Era naturale che i nemici ci avrebbero raggiunti e lei aveva portato sui bastioni pure un gruppetto di nani. « So che puoi farcela! »

Feci come mi dicevano. O almeno ci provai. Feci appello a tutte le forze che avevo in corpo, non che me ne restassero visto che ormai avevo esaurito le energie, lanciare la barriera non si era dimostrato così facile come avevo ipotizzato. E la cosa peggiore era che ero stata io a proporre l'idea. Lentamente la barriera risucchiava energia, la cosa positiva era l'assalto che i nostri soldati potevano permettersi con archi e frecce, i pochi maghi elfici che stavano tra loro potenziavano l'esercito o distruggevano il nemico. Dovevo trarre ispirazione da loro. Mi misi in piedi aggrappandomi al bastone mentre i draghi continuavano a picchiare la barriera. Era come una gigantesca cupola di vetro, cominciavano le crepature su di essa. Segno che la barriera stava cedendo. Mi concentrai attentamente e riuscii a respingere l'assalto di tre draghi, ma ciò non impedì agli altri sette di attaccare diversi punti, causando il crollo della barriera.

Mille crepe si generarono in vari punti, all'improvvisò non sentii più la morsa magica attorno al bastone e la barriera si frantumò spargendo i suoi pezzi ovunque, crollando in città e polverizzandosi a contatto con qualunque cosa. A quel punto i due eserciti entrarono nuovamente in battaglia e draghi si lanciarono all'interno della città, in particolare uno venne verso di noi per attaccarci lanciando la sua fiammata, non avevo più forze per proteggermi ma alla barriera pensarono altri maghi. Hematha corse verso di me con un intruglio magico. Me lo fece bere e sentii l'energia tornare in parte. Pronta per una nuova battaglia. Vidi attentamente che sul drago davanti a noi c'era una figura vestita di stracci neri, una veste da mago. Un cappello ampio con una punta e un bastone ramificato alle spalle. La strega scese dal dorso del drago rivelando la sua natura umana, capelli rossi e infiammati, legati in una treccia ampia. Occhi quasi normali, troppo umani per poter essere cattivi. Quella ragazza poteva avere la mia età se non di meno. E già era alleata con la Gilda della Tenebre. Quando vi si era unita?

Altri draghi vennero contro di noi quasi distruggendo il bastione e creando una scossa. Eravamo attorniati da tre di quelle lucertole e la strega avanzava verso di me, uno sguardo misto con odio e divertimento. Forse la divertiva lo scontro?

« Speravo di poter misurare i miei poteri con i tuoi... quasi lo credevo impossibile. Invece qualcuno nel cielo mi ha fatto questa grazia! » disse fredda, lei doveva essere Xingir, colei che aveva contatti con i draghi? Posai per un attimo il bastone alle mie spalle e presi la Spada Ammazza-draghi che avevo al fianco.

La lama quasi tremò alla presenza dei tre draghi e brillò di luce tenue facendo ringhiare le creature, sentivano l'essenza della Spada e la sua vera forza. Mi sarebbe servita parecchio se i suoi poteri erano davvero così forti tali da far estinguere i draghi durante l'Era dell'Eclissi e la rivolta.

Lo scontro cominciò senza altri giri di parole. La strega agitò il proprio bastone e lanciò una bufera di neve in tutta l'area in modo da confonderci, i gruppi che avevamo con noi fecero lo stesso e ingaggiarono battaglia contro i due draghi, io mi lanciai verso la strega che saltò in groppa al drago e combatté da quel punto. Vidi che Yvossa mi fiancheggiava con la sua grande ascia, distanti di pochi metri c'erano Hematha e Tarnyth che lanciavano incantesimi offensivi e di protezione. La mia Spada si riempì di fiamme rosse che divennero subito bianche, forse l'effetto che la magia aveva sull'arma. Il dragone cominciò il combattimento con una fiammata che scampammo per un pelo, non vidi che effetto ebbe sui due maghi ma mi lanciai subito contro di esso, bastò un colpo della mia arma per quasi recidergli una zampa, avvertii il potere della lama e del colpo, una sensazione forte che dal drago passava direttamente a me. Come se ne avessi assorbito l'impatto. Il drago ruggì, urlando in maniera stridula quasi a perforare il timpano, Yvossa cominciò ad aggrapparsi sul drago e colpì ripetutamente la sua corazza di scaglie. La zampa che avevo ferito si mosse, il drago cercava vendetta e tentò di prendermi, forse per un fortuito caso scivolai sul sangue che si era riversato sul pavimento e mi mancò per un soffio. Ciò non significò che ero salva.

Mi girai velocemente riempiendo la mia veste di rosso liquido, il drago fece partire le sue fauci cercando di addentarmi ma mi mancò. A quel punto evocai un incantesimo per fulminarlo, la scossa colpì in pieno il cranio della creatura che non parve subirne effetto. Mi voltai subito verso la strega, ovviamente lei proteggeva la creatura con la sua magia.

« Non puoi sconfiggere un drago. Inydara è stata sconfitta da voi e da un intero clan elfico. Tu da sola non puoi nulla! » la strega scoppiò in una risata che mi fece innervosire. Ovviamente era una provocazione. « Sarò felice di consegnare la tua testa a Michalis... ormai dovrebbe essere entrato in città insieme agli orchi! » continuò Xingir. Michalis doveva essere l'ultimo del gruppo, escludendo Macdrair che era il comandante.

« Pensi che io sia così debole? Forse mesi fa lo ero. » mi fermai a riflettere pochi istanti mentre il drago si agitava, un colpo di coda sbalzò Yvossa lontana di alcuni metri fino al ciglio del bastione. Per un attimo temetti che cadesse via per la spinta.

Poi il suo corpo si fermò e si rialzò incolume. Non potei tirare un sospiro di sollievo visto che vidi delle fiamme venirmi contro, lanciai subito una barriera magica in modo da difendermi su ogni lato, non fui toccata dalla fiammata e mi vidi circondata da quel fuoco. Dopo ci fu solo fumo e le fauci di un altro drago che aveva carbonizzato alcuni dei nostri soldati, distava parecchi metri eppure mi aveva raggiunto.

Ritornai a concentrarmi, sfuggì ancora una volta alla presa del drago sulla quale stava Xingir, stavolta però ebbi il tempo di difendermi a dovere: sferrai un fendente quasi a caso e lo mancai, il drago si avvicinò voracemente a me e tentò di schiacciarmi con una zampata, non riflettei sul da farmi: temevo di essere schiacciata e alzai la Spada con l'intento di frenare il colpo, la lama magica penetrò la corazza di scaglie e spezzò l'osso della zampa facendo cadere il drago su stesso, strappai di botto l'arma e vidi volare un pezzo di carne, l'odore del sangue a quel punto mi dava il voltastomaco ma cercai di non vomitare e di contenermi. Il drago aveva ceduto su un fianco e lingue di fuoco lo stavano accerchiando, merito della magia di Tarnyth, l'elfo non appariva però alla mia vista. Mi spostai fiancheggiata da Yvossa che mi aveva lanciato un'occhiata incuriosita, si domanda dove potessi aver preso quella spada tanto potente. Non so se capì di cosa si trattava, non me lo chiese mai e mai mi sentii in obbligo di darle una spiegazione. Ci trovammo insieme a difenderci dalla fiammata del drago, evocai una barriera in modo da difendere me e la nana e poi il drago si alzò a fatica, cercando di non scaricare troppo peso sulle zampe ormai doloranti e martoriate. In groppa non aveva più nessuno.

Xingir era impegnata in una battaglia contro un elfo, un mago dagli indumenti a scacchi, la Magia Nera era più forte dell'incanto che Tarnyth aveva lanciato per difendersi.

Ebbi paura. Fui presa dal panico e poi crollai su me stessa.

Tutto si era svolto nel giro di pochi istanti e non avevo avuto modo di impedire che accadesse: il drago si era gettato ancora una volta su di me, stavolta grazie a Yvossa che lo aveva ferito nel taglio che avevo già fatto io, probabilmente arrivando a spezzare l'osso del braccio. Sentivo il suo peso e le sue scaglie schiacciarmi, ferirmi e tenermi bloccata, il respiro mozzato. Volevo evocare un incanto per proteggere Tarnyth ma non riuscivo a concentrarmi, soprattutto perché un braccio era completamente bloccato da qualcosa, allungai una mano ma invano; il potente raggio oscuro stava spingendo Tarnyth con forza, ormai era quasi giunto al ciglio. Xingir rideva della sua sconfitta, faceva dei passi a fatica ma ciò le faceva prendere terreno, urlai il suo nome, urlai il nome di Hematha ma nessuno poté supportare Tarnyth che ormai si trovava sul ciglio. Poi accade: cedette e l'energia oscura lo fece balzare nel vuoto, il suo corpo cadde via volando, scomparve poi alla mia vista.

Incredula. Spezzata. Distrutta per non aver potuto fare nulla. I bastioni erano altissimi, non c'era possibilità di uscire vivi da una caduta neanche con la magia. Tarnyth era morto...

Reagii con rabbia, il drago si sollevò ancora una volta, appena il necessario per farmi sgattaiolare fuori, il suo cranio era posizionato vicino a me e stava per alzarsi, mi aggrappai subito alle sue ali, facendomi quindi salire in groppa a lui, anche lì sentivo le scaglie graffiarmi la pelle ma non me ne curavo. Cercai di stare in equilibrio sulla creatura e vi camminai sopra fino a trovarmi sulla sua gigantesca testa. Ruggì ma non lo sentivo per la rabbia, affondai la Spada direttamente dove doveva esserci il suo cervello, spezzando lo strato di corazza e l'ossatura pesante della creatura, arrivando infine a toccare qualcosa di molliccio e meno duro. Il ruggito si spense sul nascere e la creatura cadde dopo pochi istanti, l'intera lama dell'arma era infilzata nella testa, tenni forte l'elsa ed estrassi la Spada facendo riversare quantità di sangue con forza e pressione saltai giù dalla creatura ormai morta.

« Un peccato per l'amico elfo vero? Lo raggiungerai a breve... » una voce alle mie spalle, troppo vicina per non sentirla in mezzo alla battaglia. Mi voltai di scatto incrociando la lama col bastone magico del nemico.

Mi trovai davanti la ragazzina, in chiara difficoltà. Non avevo mai brandito una spada e ne avevo molta difficoltà, potevo capire come si sentiva nel fronteggiarmi, ma non mi ritenevo così forte e abile da riuscire a metterla in crisi. « Non la passerai liscia! » misi più forza facendo scivolare via la lama e facendo indietreggiare Xingir che quasi inciampava sulle scaglie.

Lanciai una scarica fulminea e si trovò circondata da fulmini, cercò in tutti i modi di difendersi magicamente andando ad evocare un raggio nero, Magia Nera ancora una volta. Tuttavia feci un balzo, provai ad avvicinarmi ma inciampai in una cavità del testa del drago e le fui addosso annullando sia il mio che il suo incantesimo. Mi trovai a rotolare via dal dorso del drago, lei si trovava accanto a me, presi la Spada e la strinsi tra le mie mani, mi piazzai sopra di lei e in un battito di ciglia le recisi la testa spezzandole le ossa. Il sangue schizzò in quantità e in poco tempo si allargò una pozza rossastra disgustosa. La battaglia contro i due draghi sembrava essere giunta in nostro favore visto che erano riusciti ad abbatterne un altro. Sui bastioni il mio lavoro era finito. I sette draghi stavano distruggendo la città ed era ormai chiaro che le mura fossero state violate, gli orchi e i giganti erano penetrati all'interno della città.

« Myrah devi andare! Io e Yvossa possiamo supportare da qui... » era la voce di Hematha, ma ero immobile, guardai il ciglio del bastione, nessuna traccia del corpo di Tarnyth, solo un punto rosso ai piedi della struttura. Dentro di me piansi.

« Va bene...! » non sapevo che altro dire, volevo scoppiare a piangere e magari l'avrei fatto per le vie della città. Dovetti quindi scendere da sola per i bastioni, sperai solo che non ci fossero altri amici a cadere o non l'avrei retto.

Infine scesi la scalinata del bastione di corsa senza pensare a nulla, o meglio, pensavo solo all'odio che provassi. Al mio compito verso Inakarrias, fermare la Gilda. Mi chiesi anche come fosse possibile far tornare le ombre, non ne volli conoscere alcuna risposta però per paura. Mi trovai infine ai piedi del bastione, le urla della battaglia echeggiavano in ogni angolo, in ogni strada vi erano corpi mutilati dal combattimento, case andavano a fuoco e le persone fuggivano dove potevano. Un gruppo di tre orchi correva inseguendo una famiglia, erano rinchiusi in un angolo per via di un crollo. Corsi con tutto il fiato che avevo in gola e presi il bastone magico, lo puntai contro il gruppo ed evocai l'incantesimo del fuoco più forte che potessi generare con le mie forze, le fiamme caddero dal cielo schiantandosi contro le tre creature che si voltarono verso di me in preda alle fiamme agonizzanti. L'attimo dopo erano morti e la famiglia mi rivolse un cenno di ringraziamento.

Mi spostai velocemente cercando di non soffermarmi troppo per riposare e fermandomi ad aiutare appena fosse possibile. Non so per quanti metri corsi, ad un certo punto mi trovai in una piazza con quella che un tempo era una fontana. C'erano dei soldati (non saprei dire di che esercito fossero) che lottavano contro un gigante e un gruppo numeroso di orchi. Poco più avanti vidi le fiamme di ghiaccio di un drago. Dovevo combattere e aiutare i miei alleati. Restai in disparte in modo da realizzare quanti più incantesimi possibili: una tempesta venne evocata dal mio bastone e si scagliò contro il gigante che fu ricoperto da fulmini e saette che lo ferirono e lo paralizzarono permettendo ai nostri di potergli colpire i piedi e farlo cadere su se stesso. La tempesta però non terminò lì: colpì anche gli orchi e cercai di concentrare più energia possibile nel cercare di ucciderli anziché paralizzarli. Mossi il bastone facendolo ruotare in aria e i fulmini seguirono la mia volontà uccidendo parte degli aggressori, l'attimo seguente anche il gigante era morto.

Stavo per avvicinarmi ai miei alleati quando un muro dall'altro lato della pizza esplose in pezzi, un palazzo crollò su se stesso e da esso ne uscì un ragazzo con un martello. Winsper!

« Myrah! » urlò il mio nome e corse verso di me, dietro di lui notai che vi era la testa mozzata di un drago, poco distante e in avvicinamento c'era Morkor con i suoi vestiti completamente insanguinati. Avevano l'aria sconvolta ed ebbi paura.

« Che è successo qui? » chiesi ricongiungendomi con loro. Morkor doveva essere con Raphael. Ma dov'era il ragazzo?

« La situazione è grave. Sono entrati in città ormai... » Winsper faticò a continuare a parlare. « Glaremy è morta e Raphael è ferito gravemente! » a quel punto il mio cuore si fermò per l'orrore che stavo subendo.

« Cosa...? » non riuscivo più a pensare. Ero in confusione totale. Mi sentivo di cadere nonostante avessi i piedi saldi a terra. Glaremy era morta? « Com'è possibile che sia morta!? » chiesi quasi urlando con la voce stridula. « E dov'è Raphael? »

Volevo avere delle risposte. Volevo che quella guerra finisse. Erano passate poche ore probabilmente visto che il cielo era mutato appena e le nubi non permettevano di vedere. Le risposte mi arrivarono dell'orco. « Abbiamo visto Glaremy combattere contro un drago... l'ha divorata interamente! » fu come essere trafitti. Per quanto potessimo odiarci rimaneva sempre una del mio gruppo. E anche lei come Tarnyth era morta. Non volevo piangere davanti a tutti ma le lacrime e i singhiozzi iniziarono da soli, calde lacrime come le fiamme attorno alla piazza. Ci furono delle esplosioni lontane.

« Raphael è andato a combattere dall'altro lato della città. Lo abbiamo visto prendere la strada principale per il castello... » disse Winsper sapendo cosa avrei anche chiesto. Il mio compito non era seguire i miei compagni, mi chiesi automaticamente il perché si stesse dirigendo proprio verso il castello.

« Perché va là? Non c'è nessuno nel palazzo reale! » dissi ad alta voce, improvvisamente udii un rumore che istintivamente mi fece portare le mani alle orecchie per coprirmi. Dietro di noi sentii dei passi, qualcuno che camminava con passo pesante.

Mi voltai per trovare a pochi passi un orco, indossava un'armatura complessa, probabilmente in quella che era pietra temprata, un materiale pesante se non lavorato correttamente. L'orco sembrava trovarsi bene in quell'ammasso di piastre, in una mano stringeva un oggetto circolare, l'origine di quel suono. Nell'altra invece aveva un martello simile a quello di Winsper. Lui era Michalis, il penultimo ancora in vita della Gilda. Preparai il bastone magico, non avevo idea di che genere di combattimento sarebbe stato. Sentivo però che era pericoloso.

« Non è il luogo giusto per combattere questo... » disse con la sua voce pesante, rauca. L'oggetto circolare brillò intensamente di una strana luce giallastra, chiusi gli occhi per riaprirli quasi subito visto che la luce aveva smesso di accecarmi.

« Dove siamo? » chiesi osservando attentamente l'area intorno a me. Il nulla e l'oscurità ricopriva quel luogo. Mi trovavo su un terreno solido ma sentivo di poter scivolare via in qualunque momento. I passi pesanti echeggiarono dietro di me e vidi l'orco in mezzo alla cortina d'ombra. Preparò il martello per combattere. Eravamo solo io e lui e non ero certa di poter vincere in uno scontro magico, posai il bastone alle mie spalle e presi la Spada dal mio fianco per sicurezza.

« Questa è la dimensione delle ombre... » nell'attimo in cui rispose potei sentire centinaia di voci nella mia testa, urla e gemiti di dolore. Parole indistinte e incomprensibili. « Ti ho portata qui per poterti combattere meglio... »

« Che razza di magia è questa!? » chiesi minacciosamente alzando la Spada pronta per combattere. L'orco si avvicinò appena a me, colmando il vuoto di pochi metri e spostandosi via dalla cortina di fumo nera.

« Magia molto avanzata. Rituali e incantamenti di cui una miserabile maga come te non potrà mai conoscere. È stata Xingir ha creare quest'oggetto per poterti trovare... » mi voltai intorno cercando una via di fuga, in quell'attimo di distrazione l'orco mi saltò addosso con l'intento di attaccarmi. Schivai il suo colpo di martello gettandomi di lato ed evocando un muro di fiamme, il fuoco sorse dal terreno separando me e il nemico.

« È questo il mondo delle ombre? L'Abisso? » chiesi puntando la Spada in direzione del mio nemico, le fiamme poterono facilmente essere aggirate da lui, mi tenevo a distanza sufficiente per lanciare un altro incantesimo.

Ancora una volta provò a saltare per colpirmi con il martello, stavolta evocai la barriera difensiva e parai i suoi colpi resistendo, subito rilasciai il mio scudo per lanciare un soffio di neve che lo congelasse, la magia uscii dalla mia mano confondendolo e facendolo agitare. A quel punto evocai un incantesimo più potente: le fiamme dal cielo avrebbero senza dubbio creato a lui più guai di me, tuttavia il congelamento non durò abbastanza, si liberò dalla presa della neve e sferrò un colpo di martello che mi prese in pieno facendomi volare via, sentivo il fiato mozzato, respiravo male e probabilmente mi aveva spezzato alcune costole. Non sentivo dolore, o forse la mia mente si rifiutava di avvertire il dolore del colpo.

« Sì. Questo è l'Abisso. Il regno delle ombre e del Lord delle Tenebre, Zagaelys. Ti ho portata in questa dimensione affinché tu vedessi con i tuoi occhi la fine del mondo. Lo rimodelleremo come nuovo e perfetto nel caos... » tentai di fare una magia per impedirgli di avanzare ma non ci riuscii, ebbi un conato di vomito e mi accorsi di aver sputato del sangue.

« Conti sul fatto che io mi lasci battere da te con facilità... » dissi con sarcasmo, l'orco non prestò attenzione al mio commento e si fermò a pochi metri da me a pensare.

« Perdonami. Ti ho sottovalutata Profetessa. In effetti sì... conto sulla tua morte. Da questo viaggio solo uno di noi due potrà tornare indietro... e vorrei essere io! » la sua falsa gentilezza quasi mi diede sui nervi. Eppure lo faceva per provocarmi e non dovevo cedere.

Mi alzai a fatica asciugandomi le labbra e scoprendo che non potetti totalmente alzarmi, restai con la schiena piegata in avanti perché sentivo le costole dolere. « Quindi uno di noi deve morire qui... » azzardai a indovinare. Non mi diede risposta.

Semplicemente agì. Corse contro di me e per un breve attimo pensai al da farsi, non potevo lasciare che mi sconfiggesse. Evocai una scarica di fulmini e si gettò di lato per evitarla, a quel punto ritornò alla carica e si scontrò nuovamente contro di me. Stavolta però mossi la Spada, un semplice fendente neanche ben mirato col quale riuscii a spezzargli il martello. Si trovò l'arma tra le mani e rimase confuso. Mi mossi appena arrivando ad urlare per il dolore, non potevo combattere da ferma, evocai lo stesso i miei incantesimi però e fu costretto a ritirarsi, il martello era ormai ingestibile e non poteva combattermi a mani nude.

« Com'è possibile!? » chiese stranito, non erano molte le spade che riuscivano a spezzare il metallo di cui era fatta la sua arma probabilmente anche se non lo conoscevo.

« La Spada Ammazza-draghi... » dissi mostrandogli l'arma in tutta la sua bellezza, l'elsa brillò come se si sentisse chiamata. La lama di scaglie parve diventare di un nero più acceso. « Ogni membro della Gilda ha sempre pensato che non fossi capace di nulla. Che mi lasciassi sconfiggere. Perché? Perché sono una ragazzina? Perché sono una maga che credete inesperta? » dissi.

In quell'attimo le voci che avevo sentito nella mia mente sembravano essere tornate, stavolta erano un sibilo, un suono spaventato e pieno di terrore. Il nulla intorno a noi, era buio ma alla presenza della Spada sembrava mutare, ci fu un eco lontano ma nessuno dei due parve dargli importanza.

Michalis era sconvolto. Senza parole e ne approfittai per usare la Magia Bianca, mi curai, sentii le costole rimettersi al loro posto, ogni ferita interna guarire. Mi sentivo meglio ma più stanca. « Hai molto onore... e c'è il vero nelle tue parole! » disse l'orco gettando via l'arma. Si avvicinò lentamente a me e, con mia grande sorpresa, fece un inchino. La testa china come per chiedere perdono di una colpa. « Non è necessario che io continui a lottare per sapere chi è migliore. Uccidimi e tornerai nella dimensione reale... » si stava arrendendo?

« Perché arrendersi? A che scopo? » non riuscivo a fidarmi ma nonostante questo mi avvicinai a lui con la lama pronta a colpirlo in qualunque caso. Continuava a stare chino.

« Macdrair è andato al castello. Vuole eseguire là il sito di evocazione. Libererà le ombre perché vuole il caos e sarà capace di evocare Zagaelys dentro di sé. Riuscirai a fermarlo, Profetessa. Ne sono certo ormai... » alzò il viso si tolse l'elmo mostrando dei capelli corvini e due brillanti occhi azzurri, freddi come il ghiaccio stesso. Redenzione!

Non avevo bisogno di domandare il perché. « Che il Creatore possa vegliare su di te! » mossi la Spada e chiuse gli occhi. L'attimo seguente infilzai la lama dritta nella sua testa.

Il nulla intorno a me sembrò colmarsi di colori. La cortina di nebbia scomparve e le ombre si dissolsero, il terreno si trasformò in roccia, il pavimento della città di Almajeria. Infine comparvero le case distrutte, le fiamme e i cadaveri e il rumore delle esplosioni e le urla di disperazione. Ero ritornata alla realtà. Davanti a me c'era ancora Michalis in piedi col martello in mano e l'oggetto magico nell'altra. L'elmo ancora indossato come prima del combattimento, l'orco si afflosciò al pavimento. Morto. Aveva ragione, ero tornata al presente.

« Che è successo? » chiese Winsper dietro di me. Quasi sobbalzai sentendo la sua voce. Il tempo nella dimensione reale doveva essersi fermato. Non avevo tempo di spiegazioni!

« Dobbiamo andare al castello. Macdrair è andato là e vuole evocare le ombre! Adesso so cosa stava cercando Raphael... » Morkor mi guardò negli occhi leggendo il vero in me oltre la preoccupazione per il mio cavaliere.

« Allora seguiamo te! » disse l'orco.

Prima di andare al castello però avevo bisogno di trovare Yvossa ed Hematha, avevo bisogno di tutto l'aiuto possibile. Mi voltai verso il castello, lontano oltre i bastioni della città, oltre il fumo e le fiamme che si alzavano dai tetti, era là che avremmo concluso quella storia. Avrei fermato la Gilda delle Tenebre!

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Capitolo 34
*** 35 - Lottare per la vita ***


35.

Lottare per la vita

 

 

 

Il castello comparve davanti ai nostri occhi in modo imponente, era diverso: risplendeva di un'aura nera, minacciosa e opprimente. Come se l'aria fosse carica di qualcosa, era pura magia, probabilmente la Seconda Arte Arcana visto che l'evocazione delle ombre era magia proibita. Dietro di me c'erano i miei compagni: Winsper e Morkor da un lato, Hematha e Yvossa dall'altro. Avevamo fatto in modo di contattarle in modo che ci raggiungessero subito. Davanti a quella porta imponente non c'erano guardie, solo i loro cadaveri e i segni di una battaglia. Qualcuno all'interno stava combattendo, non sapevo con certezza se fosse Raphael, per quel che ne sapevo poteva essere anche morto e il solo pensiero mi straziava. Dovevo agire comunque.

« Entriamo... ora o mai più! » dissi ad alta voce, la battaglia continuava nel peggiore dei modi: i giganti stavano distruggendo parte della città, i due eserciti ormai si trovavano all'interno a combattere tra le vie. I draghi solcavano ancora i cieli oscurandoli con le loro tetre e potenti fiamme elementali.

A quel punto non avevamo motivo di attendere oltre. Spalancammo le porte del castello e ci facemmo strada nella sala principale. Oscurata in tutto, candele spente. Cavalieri giacenti a terra privi di vita. Potevo avvertire il flusso magico che investiva quella sala a ogni mio passo in avanti. Davanti a noi c'era una grande luce e poco a poco riuscimmo a vedere il resto.

Un grande anello violaceo, fatto di quella che sembrava luce pura, era sospeso a mezz'aria, all'interno vi era una luce diversa, scura ma che straordinariamente brillava di bianco. Quasi come fosse uno specchio che assorbiva e rifletteva la luce da un punto. Davanti ad esso c'erano dei combattenti, alcuni orchi che lottavano contro i soldati, probabilmente cavalieri di Almajeria o guardie stesse del castello. C'era anche Raphael, il combattente che sembrava più agguerrito, insieme a lui vi era una figura vestita di abiti scuri, un'armatura pesante costituita da quelle che sembravano scaglie di chissà quale animale. Un uomo inquietante, dai capelli argentei e violacei e dagli occhi scuri e impenetrabili come la superficie dello specchio.

Il nostro intervento fu inevitabile e prendemmo parte allo scontro. Ognuno di noi scelse un bersaglio diverso, il mio fu lo stesso di Raphael e corsi contro i due guerrieri fermandomi ad alcuni metri di distanza, presi il bastone e lo strinsi.

Le fiamme avvolsero l'arma di Raphael che incrociò il grande spadone di Macdrair, entrambi non furono colti di sorpresa, nessuno distolse lo sguardo dall'avversario. Stavo preparando un altro incantesimo quando notai la ferita di Raphael, era profonda e incava nello stomaco, era come una voragine che non aveva mai fine. Il sangue era fuoriuscito copiosamente e questo spiegava il colorito biancastro del ragazzo, nonostante quella ferita però continuava a lottare con tutte le sue forze.

« Macdrair! I tuoi servi sono morti. Impedirò a te o a chiunque altro di far tornare le ombre! » urlai carica di rabbia, rilasciai i fulmini che andarono verso il bersaglio quasi come fossero artigli che volevano ghermire la preda.

Si liberò della morsa della spada di Raphael e spiccò un salto appena in tempo per evitare i miei fulmini, a quel punto allungò una mano verso di me e ne uscì un soffio di ghiaccio, feci appena in tempo a evocare la barriera contro le magie, fui avvolta da quel campo protettivo ma avvertii il freddo gelarmi le ossa, il sangue diventava sempre più freddo e con un sospiro riuscii a far uscire una nuvola di fumo. Era incredibilmente potente e non riuscivo a liberarmi di quell'incantesimo.

« Allora Profetessa, dimmi un po': ti vanti tanto di aver sconfitto i miei alleati. Ma due dei tuoi oggi son caduti se non erro? » disse con la sua voce fredda come l'incanto che mi circondava. Qualcuno probabilmente lo aveva distratto visto che ero riuscita a liberarmi dalla morsa di ghiaccio. Raphael mi stava proteggendo ancora una volta. « Ma che ne dici se cadesse un terzo dei tuoi amici? » a quelle parole balzai in aria.

Non ebbi tempo di lanciare o preparare incantesimi vista la rapidità dei movimenti di Macdrair: un colpo ben impostato riuscì a disarmare Raphael facendogli volare via la spada, il secondo colpo era stato magico e lo aveva lasciato senza più difese, si avvicinò rapidamente e piantò lo spadone nel mezzo dello stomaco del ragazzo. Si piegò in due ed emise un debole urlo soffocato dal sangue che si riversava via dalle labbra.

Il capo della Gilda estrasse la spada con violenza gettando il corpo di Raphael lontano e concentrandosi poi su di me. Urlai per la rabbia, quasi come se l'urlo potesse potenziare i miei incantesimi, ne evocai quanti più possibili, a tal punto che sentivo il bastone tremare con violenza e quasi esplodere. Sulla sala si abbatterono contemporaneamente una tempesta di neve e di fulmini e il fuoco cadde dal soffitto, concentrai i tre incanti verso il membro della Gilda che cercava di balzare nel tentativo di difendersi, la bufera di neve stava lasciando in tutta l'area dei cristalli, le pareti e il pavimento si trasformarono in una lastra di ghiaccio spessa, i fulmini caddero per tutta la stanza e non potei controllarli, rischiavo di uccidere qualcuno dei miei ma indirizzai la mia energia ai colpi dell'incantesimo del fuoco. Meteore che potevo controllare e che furono deviate in parte da Macdrair, andarono a scontrarsi contro le pareti del castello, vari piani caddero sul tetto, le colonne cedettero e le finestre esplosero per la forte pressione magica all'interno della sala. Il mio obiettivo era ucciderlo come lui aveva fatto con Raphael! Non potevo sapere le condizioni del mio amato ma ero certa che fosse morto. A quel pensiero pensi il controllo sugli incanti che persero la loro potenza diventando quasi nulli.

Macdrair non si fece di certo sfuggire l'occasione. Sfruttò i suoi poteri oscuri e mi trovai a dover fronteggiare un raggio di pura oscurità, sentivo il male nella sua magia, mai prima di allora avevo avvertito quell'aura pericolosa. Eppure nonostante fossi stanca e distrutta riuscii a fronteggiarlo, evocai un raggio di luce come avevo fatto nella foresta degli elfi e mi trovai in uno scontro magico, l'aria intorno a noi continuava a tremare pericolosamente e l'anello era ormai diventato scuro come la superficie dello specchio che rifletteva una dimensione a me familiare. Il capo della Gilda trovava la situazione divertente, mi vedeva in difficoltà ma non dovevo cedere. Le lacrime tinsero i miei occhi e rigarono il mio viso. Sentivo un dolore al cuore, come se fosse stato squarciato.

Sfruttai quella rabbia, quell'odio per mettere in quell'incanto tutta la mia essenza, tutta la magia che possedevo, riuscii infine a respingerlo: il raggio di luce avanzò, lo dirottai non contro Macdrair ma contro lo specchio stesso, l'anello fu colpito dai nostri due raggi e vi fu un'esplosione che mi sbalzò via con forza, ci fu un fragore e ricordo che non sentivo più nulla, solo un acuto suono, come se qualcuno graffiasse i vetri. La mia vista però funzionava ancora: tra il fumo e i detriti del castello che crollavano dall'alto, vidi l'anello spezzato e in dissolvenza, lo specchio era stato frantumato e stava già scomparendo mentre Macdrair agitava le mani convulsamente. Disperato all'idea che l'evocazione delle ombre era fallita. Avevo distrutto il portale.

« Piccola bastarda! » a poco a poco ritornai ad avvertire la realtà e i suoni intorno a me e l'uomo era furibondo. « Giuro che ti ucciderò! » stava letteralmente dando di matto, poi corse via senza neanche guardarmi. « Stavolta hai vinto. Ma ti prometto che la tua vita sarà un inferno continuo e vivrai nella paura! » correva via, mentre il castello continuava a crollare, quelle parole mi fecero riflettere e nell'attimo in cui scelsi come agire qualcuno mi fermò e avvertii una mano sulla spalla.

« Myrah basta combattere! Lascialo fuggire... quando tornerà lo uccideremo insieme... » era la voce di Hematha, gli altri erano chiaramente d'accordo. Non volevo crederci! Il mio sguardo vagò inizialmente in giro per la sala, poi si posò su Raphael. « Non c'è nulla che si possa fare ormai... è morto! » continuò lei con la voce tremante. Anche lei voleva piangere per i caduti.

Non avevo più parole. Finiva così la guerra. La mia battaglia. L'amore della mia vita era morto. Tutto quel dolore e quelle sensazioni terribili durarono pochi istanti, il tempo che annuissi e che i quattro si allontanassero credendo di avermi dietro di loro. Agii con velocità: evocai un muro di fiamme che dal terreno si elevò quasi fino al tetto, sentivo energia fluire dalle mie mani al bastone, i miei compagni che urlavano perché non potevano raggiungermi e fermarmi. Le fiamme che avevo generato bruciarono pure le colonne e fecero crollare parte del tetto. A quel punto rimasi nel più totale silenzio e in preda all'angoscia. Ogni passo che facevo verso il corpo di Raphael era una ferita in ogni angolo del mio cuore. La sua armatura squarciata e lui in un lago di sangue, la neve bagnata di rosso e la sua espressione ormai stanca, gli occhi chiusi.

Mi lasciai cadere quasi sul suo corpo, strisciai per l'ultimo metro fino ad arrivare al suo corpo. Volevo urlare per la rabbia, per il dolore ma avevo ancora speranza e volevo attingerne e spingermi oltre ogni limite. Cacciai le lacrime dentro di me, ogni forma di dolore, sia mentale che fisico, imposi le mani sulla ferita di Raphael e chiusi gli occhi, l'oscurità davanti a me.

Hematha mi aveva insegnato gli incantesimi di Magia Bianca per curare le persone, la magia curativa però era inutile in questo caso. L'unica incanto curativo che potesse fare al caso mio, era quello di resurrezione. Una magia tanto potente quanto pericolosa, in grado di strappare un'anima dalla morte se presa in tempo necessario. La magia non sempre poteva salvare dalla morte, ma coloro che provavano ad ingannarla non erano stupidi, conoscevano il rischio e sapevano che potevano perdere la vita durante l'esecuzione dell'incantesimo. Non me ne curai, la mia vita non aveva senso senza Raphael al mio fianco.

« Ti seguirò fino al confini della vita e oltre... » sussurrai a me stessa raccogliendo tutte le energie che mi erano rimaste. Sperai solo di non soffrire in caso di fallimento, poi sperai di avere successo, infine le mie mani si tinsero di una luce bianca e intensa che quasi mi accecava, spostai la mia attenzione all'area del cuore e allora vi posai le mani delicatamente eseguendo la magia di Resurrezione. « Ti riporterò da me... »

Avvertì non solo la mia magia, anche la mia stessa anima fluire via dal mio corpo, non saprei descrivervi come mi sentissi: ero stata privata di botto di qualunque forma di energia, mi sentivo morta, moribonda. Stanca e prosciugata. Era come se la magia attingesse alla mia stessa carne, al mio sangue. Doveva trovare una fonte di potere, la mia stessa vita. Poi però accadde qualcosa: la luce bianca divenne azzurra, vi era un qualcosa di angelico e mi accorsi di respirare ancora. A quel punto la ferita di Raphael stava ritrovando la sua giusta strada, si richiudeva e la pelle tornava a essere rosea, sentivo la vita scorrere dalle mie vene alle sue, il cuore stimolato nel riprendere a pulsare e avevo acciuffato la sua anima. La sentivo tra le mani, forte e potente ma cullata del fatto che ci fossi io, o forse del fatto che lo stessi riportando alla vita. Infine la sentii sfuggire dentro il suo corpo. Un semplice movimento doveva concludere il rito magico.

Alzai le mani tenendole sempre giunte e le battei con forza sul petto, proprio all'altezza del cuore, scontrandomi col ferro. A quel punto la luce si spense e avvertii l'incanto terminato, un leggero pulsare, due cuori battevano nella sala e uno non era il mio. Vidi il brillante verde vivo negli occhi di Raphael, nuovamente aperti e strabuzzati per la nuova vita.

« Myrah... » fu la sua prima parola. A quel punto non potei più resistere e scoppiai in lacrime per la gioia. Gli strinsi la mano mentre l'altra gli accarezzava il viso dolcemente.

« Son qui con te! Per sempre! » riuscii a dire tra i singhiozzi. Un terremoto lontano spezzò qualunque momento di dolcezza e mi riportò alla realtà. « Raphael... dobbiamo continuare a lottare. Macdrair è fuggito... non posso lasciarlo andare via! » lo guardai negli occhi sperando che fosse con me, nel caso non lo fosse stato avrei dovuto combattere da sola contro il capo della Gilda. Ma stavo parlando con uno appena tornato in vita.

Si alzò a fatica, prima si mise seduto, rannicchiò le gambe, stirò le braccia, si guardò intorno cercando di cogliere la realtà, quasi come se non credesse che tutto quello era possibile. Che lui era realmente vivo. Bastò guardarmi negli occhi per capirlo.

« Immagino che la battaglia non sia finita... fammi strada e combatterò con te! » risposta ovvia da parte di Raphael, appoggiarmi in qualunque cosa, fino alla fine avremmo lottato insieme. Gli diedi un bacio fugace, troppo breve e debole. Ci rialzammo dal posto insieme, lo aiutai a prendere la spada e lo scudo e ci voltammo verso la sala delle udienze, Mcdrair non poteva essere fuggito lontano. Era nostro compito andarlo a prendere e chiudere quella storia una volta per tutte. Senza scambiarci altre parole, cominciammo a correre anche se Raphael era più lento di me viste le funzioni vitali appena riassunte. Insieme però avremmo vinto.

Come avevo immaginato, Macdrair non si era allontanato molto da noi. Era riuscito a distruggere la sala delle udienze creandosi un varco per poter fuggire con più tranquillità. Così si era però rallentato. Stava utilizzando la sua magia per distruggere ciò che gli stava tra i piedi nella sua fuga, c'erano decine di abitazioni ormai ridotti in rovine, distavamo di alcuni metri e poté sentirci arrivare alle sue spalle. Si voltò lentamente con lo sguardo truce e spaventato, notai solo allora i suoi occhi scuri mutati da pochi minuti primi, fece un sorriso e si voltò completamente mostrandoci che aveva uno squarcio nelle vesti e nell'armatura. Aveva il petto totalmente libero e privo di qualunque stoffa, la pelle biancastra era marchiata con un complesso simbolo, era un intrico di linee simili a un labirinto. Capii subito di cosa si trattava visto che io stessa potevo avvertire un potere simile.

« Si è lasciato possedere da un demone! » urlai a Raphael a mo' di avvertimento. Stringemmo le armi mentre Macdrair rideva, la sua voce però era chiaramente distorta. Era sotto il controllo del demone, qualunque avesse evocato.

« Io sono Zagaelys! Signore degli Abissi più oscuri. Creatore delle ombre. Dinnanzi a voi avete la vostra unica vera divinità... ora Profetessa preparati alla morte! » un'altra risata tra gli echi di quelle parole, una voce agghiacciante.

« Non ti permetterò di farlo! Non puoi vincere contro di noi... per quanto tu sia potente, i tuoi poteri sono limitati finché non assumerai forma carnale... » non potevo conoscere la salute di Macdrair, ero però certa che di lui restasse ancora qualcosa, ciò le rendeva un comune mortale e potevamo ucciderlo.

Significava inoltre che Zagaelys, o meglio il guscio in cui era evocato, poteva morire e svanire per sempre. Tenni il bastone sospeso e lanciai dei fulmini nella direzione del demone. Parve essere colpito dall'incanto ma non ne subì alcun danno e si alzò con tranquillità e seguendo una risata diabolica. A quel punto impugnò il suo spadone e corse contro di noi per lottare.

Nella mia mente giravano centinaia di pensieri, uno in particolare mi diceva però che essendo in due potevamo prevalere. Ovviamente mi sbagliavo come su molte cose. Macdrair si lanciò per primo su di me colpendomi ripetutamente con la sua lama, il viso contorto dall'odio e forse dalla possessione. Tuttavia il mio scudo reggeva forte nonostante fossi rimasta senza energie. Non so da dove vi stessi facendo appello, forse era merito di Lamia in quella battaglia.

Alle sue spalle Raphael andò a caricare, colpendo quasi il nemico che aveva evocato delle fiamme intorno a sé così da non farsi prendere, si voltò in fretta colpendo lo scudo del cavaliere, cercai di prevalere io ma ancora una volta il posseduto si seppe difendere: utilizzò l'elettricità per contrastarmi mentre l'altra mano combatteva contro Raphael, come se fosse diviso in due. Fui spinta via e quasi caddi a terra, mi ripresi in fretta ed evocai un soffio di ghiaccio nella speranza di congelarlo, riuscì però a balzare alle mie spalle e quasi mi uccideva, mi voltai appena in tempo e mi spostai leggermente facendomi colpire a un fianco. Sentii la sua lama trapassare la mia veste e la carne, urlai di dolore e mi piegai in due mentre il sangue si riversava fuori lentamente. Macdrair alzò ancora una volta l'arma per colpirmi ma si trovò contro l'arma di Raphael che aveva corso per difendermi dal colpo nemico. Gli stavo alle spalle e vedevo i suoi arti tremare per lo sforzo di restare in piedi.

Allungai una mano facendo prendere fuoco all'arma di Raphael, un potenziamento che poteva essere vano ma che avrebbe fatto più male. Raphael cercò di resistere mentre cominciai a invocare l'incanto per affilargli l'arma. Vidi io stessa la mutazione della lama che divenne più spessa e affilata come un dente di drago e sperai che fosse altrettanto letale.

Ci volle concentrazione ma Raphael riuscì a respingere l'assalto nemico e a sferrare un colpo che fu ben evitato con un balzo rivolto indietro. Lanciai altri fulmini cercando di paralizzarlo, nonostante avessi preso il demone in pieno non subì gli effetti che avevo sperato e sembrava semplicemente intorpidito pronto però per combattere ancora.

« Dimmi la verità Profetessa. Pensi davvero che un giorno i demoni non devasteranno questa terra? Pensi che le tue visioni del Guardiano drago siano riferite a questa dimensione? » le parole di Zagaelys sembravano confuse, parlava in maniera strana e sentivo di poterlo capire solo io. Nel frattempo il combattimento non cessava, Raphael fece la sua mossa.

Si scontrò con forza contro il demone, incrociarono le loro lame e combatterono violentemente, per pochi istanti fui incapace di agire visto che i due si muovevano con troppa velocità, era impossibile per me definire chi fosse il demone e chi il mio alleato, Si muovevano con straordinaria velocità.

« Fermerò il tuo piano per tornare in vita e Inakarrias non verrà mai distrutta! Il Guardiano drago mi ha mostrato la giusta via... oggi questa storia finirà! » dissi, alla fine riuscii a localizzare Raphael, evocai le fiamme dal pavimento che misero un confine tra i due combattenti e direzionai un tornado di fuoco contro Macdrair, le fiamme caddero dal cielo e girarono velocemente con intensità, si unirono e infine crearono un cono che si scontrò contro il pavimento mentre il demone cercava di spostarsi velocemente per evitare le fiamme, senza rendermene conto vidi che si era spostato davanti ai miei occhi.

Stavo per pararmi col bastone, incapace ormai di utilizzare una magia per difendermi. Fu allora che il suo spadone colpì il centro del bastone spezzandolo in due metà perfette. Il cristallo perse la sua luce e sentii come un colpo al cuore, come se avesse distrutto una parte di me. Una ferita che non sapevo se sarebbe rimarginata, un vuoto incolmabile. Quel bastone era il ricordo di mio fratello, e adesso era perso per sempre, la cosa mi fece stare male ma non potei fermarmi visto il punto della battaglia in cui eravamo arrivati. Erano le battute finali. Lasciai scivolare le due metà del bastone magico ed evocai un serpente d'acqua, si innalzarono nell'aria ben cinque flussi di acqua, era sporca e contaminata dal sangue, probabilmente c'erano stati dei morti in una battaglia sul fiume, tuttavia venne sotto il mio controllo al richiamo dell'incantesimo e ne generai una creatura diversa dal serpente marino che avevo imparato a fare. Una creatura alata e dalla forma draconiana e possente.

« Pensi di potermi fermare con un trucchetto magico del genere? » a quel punto seguì una risata e il demone si trovò a combattere contro la creatura d'acqua. Raphael era al mio fianco, ferito anche lui senza che avessi visto come.

Le mie mani si muovevano a scatti per controllare il drago, non potevo però riuscire a tenerlo a lungo visto quanta energia consumasse quell'attacco. Infine lasciai la presa e il demone si trovò investito da tutta l'acqua che avevo evocato. Raphael sfruttò quell'occasione per avanzare e colpire con la sua spada in fiamme, urlò in carica e sferrò dei colpi diretti contro il nemico che era ancora confuso, infine Raphael riuscì a perforare il petto del demone. Il suo corpo era ancora umano, poi urlò e mutò: al posto delle mani gli comparvero degli artigli, il viso divenne mostruoso e insanguinato mantenendo i lineamenti di Macdrair, era così che agiva un demone? Possedeva il corpo e lo rendeva un mostro? Infine comparvero le ali e diede un pugno ben mirato contro il viso di Raphael che cadde indietro col naso distrutto, cercò di rialzarsi ma il dolore doveva essere più forte, fiotti di sangue gli scendevano dal naso lungo le labbra e sull'armatura in ferro ma non urlò di dolore.

« È un ciclo che non avrà mai fine. Se mi uccidi oggi, domani tornerò. Se mi uccidono domani... tornerò ancora. I sacerdoti e i maghi l'hanno predetto... » il demone si allontanò di pochi passi aggirando Raphael ma con lo sguardo fisso su di lui.

Presi la Spada Ammazza-draghi tra le mani e mi tenni pronta per creare una barriera che difendesse Raphael, era lui il più vulnerabile in quell'istante. « “Con l'Era del Sole, la stella brilla nel cielo e il mondo vivrà in una falsa pace. Un'illusione che verrà resa nera dall'Era dell'Oscurità. Con essa le ombre torneranno seminando il panico. Allora né i maghi, né la Chiesa né altri potranno fermarmi. E le ombre resteranno per cinque secoli fino alla distruzione di una delle fazioni!”... » era chiaramente tratto da un testo. Probabilmente qualcosa a cui Macdrair aveva avuto accesso, nessuno conosceva le predizioni sul futuro, solo dei presagi o piccole informazioni. Il nome della prossima epoca per esempio. Strinsi la spada per la rabbia.

« Non ti lascerò vivere. Distruggerò qualunque tua forma... finché avrò fiato in corpo.. le ombre non passeranno il portale! » era una promessa che stringevo a me, una promessa invisibile, un patto che non necessitava di essere mantenuto. Soprattutto visto che avrei messo il punto a quella storia. Raphael era ancora chino su se stesso, lanciai la barriera intorno a lui così da proteggerlo e poi mi fiondai sul nemico che si trovò di stucco: con le sue armi si era scontrato contro di me, la sua magia invece mirava a bruciare Raphael. Le fiamme ardevano però la mia barriera che non cedeva. Non diedi segno di vacillamento e riuscii a sostenere lo scontro tra le due armi.

« La Spada Ammazza-draghi? Come ha fatto una patetica essere umana a prenderla? Era perduta da secoli. Nascosta ai confini del mondo! » Zagaelys chiaramente era sconvolto. Stupito di fronte alla forza dell'arma e al fatto che io fossi riuscita a trovarla nonostante fosse stata dichiarata persa.

« Non così lontana in effetti! Era qui a Inakarrias. E con questa lama giuro che ti ucciderò! » per un attimo fui carica di energie, pensai addirittura di riuscire a sopraffarlo. Poi però ebbe la meglio e mi respinse lanciando un incantesimo col braccio. Ancora una volta dovetti reagire.

Utilizzai tutta l'energia che mi restava in corpo ed evocai dei fendenti fatti d'aria, la magia andò con violenza contro il suo braccio recidendolo di netto. L'arto cadde a terra diventando subito cenere mentre l'urlo di Macdrair avveniva nella realtà. Era ancora padrone del suo corpo!

« Nessuno uomo può uccidermi! Io sono Zagaelys! » urlò, una voce che veniva dal profondo della sua gola. Un miscuglio tra la voce demoniaca e quella dell'ospitante. Ritrovai l'equilibrio e mi feci avanti, senza alcuna magia. Semplicemente affondai la mia lama dritta nel cuore del demone, spezzando in due metà il marchio dell'Abisso, le scaglie della lama si illuminarono.

Tutto intorno a noi parve esplodere, confondersi con l'ombra e con la luce che proveniva da me. Una battaglia spirituale che stavo vincendo visto che anche dentro di me risiedeva un demone. « Allora è una fortuna che io sia una donna! »

Macdrair parve rinsavire, i suoi occhi tornarono di un nero più chiaro e umano. Il suo sguardo si spense improvvisamente e il suo corpo tornò normale ma con un arto mancante. Infine il segno dell'Abisso svanì. L'ospitante era morto di conseguenza il demone non poteva continuare a possedere il corpo umano.

L'ultimo membro della Gilda era finalmente morto. Mi sentivo libera ma carica di odio, estrassi la Spada con violenza tale che pensai di avergli rotto la gabbia toracica. Il suo corpo cadde a terra e divenne cenere in pochi istanti, finalmente la battaglia era finita. Non restava che cacciare l'esercito nemico.

Mi voltai verso Raphael che si era alzato, non perdeva più sangue dal naso ma il suo viso era una maschera rossa. Lo sfiorai appena prima di svenire tra le sue braccia, adesso riuscivo ad avvertire tutta la stanchezza della battaglia, il mio corpo era sotto stress. Pensai che quello fosse il mio ultimo respiro, la fine della mia vita. Chiusi gli occhi dimenticandomi di essere viva.

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Capitolo 35
*** 36 - La fine di un ciclo? ***


36.

La fine di un ciclo?

 


 

I miei passi erano lenti, spaventati e dubbiosi. Ero certa di essere svenuta e che tutto quello che avevo intorno a me era un sogno: mi trovavo in una terra diversa, una landa vuota, un prato con l'erba alta e i fiori, nuvole verdastre riempivano il cielo. C'era un piacevole vento che mi sfiorava la pelle. Improvvisamente davanti a me comparve una figura, una creatura alata e possente, riconobbi subito Lamia che si presentava al mio cospetto, cercai di estrarre il bastone poi ricordai che era andato distrutto. Il problema era che anche la Spada Ammazza-draghi non era al mio fianco e non sapevo dove fosse. Lamia tuttavia non dimostrò di volermi attaccare.

« Dimmi Myrah, perché mi disprezzi tanto? Ti ho concesso potere quando mi hai evocato. Mi hai fatto relegare dentro di te... mi hai imprigionato successivamente. Tuttavia quando hai combattuto Zagaelys non hai esitato a chiedermi aiuto... » se lo avevo fatto, non potevo averlo fatto con coscienza. Restai in guardia, quello doveva essere un sogno nel mio interno.

« Ho commesso l'errore di evocarti per la mia brama di potere. Per la mia debolezza... ma quando non ne ho voluto più, avresti dovuto lasciarmi. Spezzare la possessione... o vuoi dirmi che voi demoni non potete lasciare le vostre vittime? » cercai di rivolgermi a lui in maniera tranquilla ma mi tremavano le mani.

« Non ha molta importanza ormai, sono incatenato a te finché avrai vita nelle tue ossa. Allora troverò finalmente il mio riposo e cercherò altre vittime... » fece un lungo attimo di pausa postando il suo sguardo freddo poco più in basso rispetto al mio viso. « Oppure potresti cedermi ciò che ti cresce dentro! »

Inizialmente non compresi le sue parole: nella mia mente non riuscii a capire subito a cosa potesse riferirsi, il mio corpo però sapeva bene a quanto pare. Le mie mani si giunsero nello stesso momento sopra il mio ventre, appena sotto l'ombelico, a quella reazione Lamia fece un sorriso. Non era possibile! O meglio non volevo credere che fosse realmente successo.

« Sono incinta? » d'altronde con Raphael non ci eravamo più posti il problema da settimane. Era quasi inevitabile ormai.

« Precisamente! L'embrione che cresce in te è forte. Percepisco la sua forza e la sua aura nonostante sia ancora di pochi giorni. Sarà un combattente... e col mio aiuto diventerà invincibile! E tu sarai libera dalla mia maledizione... » era un patto pericoloso.

Non avrei mai lasciato che Lamia prendesse uno dei miei figli, in quell'istante ero appena diventata madre. Avrei partorito. Avrei avuto un figlio e la mia vita sarebbe totalmente mutata. Ero solo una ragazza di quasi diciannove anni e non mi sentivo ancora in grado di occuparmi di un'altra vita, tuttavia sentivo una carica dentro di me, qualcosa che mi faceva sperare.

« Non ti permetterò mai di fare del male ai miei figli. Preferirei farmi consumare l'anima... » Lamia non mutò la sua espressione, certamente era un demone intelligente e non poteva pensare che avrei ceduto alla sua richiesta consegnandogli mio figlio.

« E sia, Myrah. Riposerò per sempre dentro di te... un giorno però farai i conti con ciò che hai fatto. A quel punto dovrai scegliere nuovamente e io sarò pronto per la tua decisione! » quelle furono le ultime parole del demone. Dopodiché si voltò e svanì insieme a quel mondo sereno e riportandomi alla realtà.

* * *

La sala in cui ci trovavamo era ben arredata, vi erano arazzi colorati su tutte le pareti, anche davanti alle finestre per poter nascondere i vetri distrutti. Molte cose erano state distrutte compreso l'altare cerimoniale che era stato spostato per restaurazione, due sedie eleganti sostituivano i troni regali. Il castello non era agibile visto il suo stato di conseguenza l'Imperatore aveva proposti di effettuare i festeggiamenti in una tenuta poco fuori dalla città. Era visibile il fatto che avesse subito anch'essa dei danni ma in maniera minore rispetto alla città stessa. A quella festa erano stati invitati i capi degli eserciti che erano scesi in battaglia, e alcuni nobili, i soldati erano esclusi dai festeggiamenti nella residenza. Poi c'ero io insieme al mio gruppo che eravamo gli ospiti d'onore.

« In questo giorno di festa sono felice di annunciarvi che le restaurazioni della città procedono bene... ma non siamo qui per questo! » l'Imperatore fece una pausa e prese fiato. « Oggi siamo riuniti per festeggiare: una settimana fa Almajeria veniva attaccata, una battaglia che decideva le sorti della nostra nazione... e ne siamo usciti tutti vincitori! La Gilda finalmente sconfitta! » gli invitati che erano presenti alzarono i calici festeggiando. Fuori dalla tenuta gli eserciti erano stipati e anche loro erano in festa probabilmente.

L'Imperatrice si alzò e si mise al fianco del marito stringendo le mani ai figli. « In questo giorno proclamiamo Inakarrias come nazione forte e unita. Tutti dovrebbero prendere esempio da noi: non c'è distinzione tra umani, nani, elfi. Tra ricchi e poveri, tra maghi e soldati! » la donna abbassò i suoi occhi splendenti e colmi di trucco su di me. « Oggi siamo vivi per grazia di una maga, il suo intervento in questa guerra ha permesso che tutti fossimo uniti. Ha fatto in modo di evitare catastrofe e gliene saremo per sempre grati! » ci fu un battito di mani e senza sapere come mi trovai al centro della sala con tutti quanti che mi fissavano e applaudivano.

Diedi una rapida occhiata intorno a me girando su me stessa e poggiando la mia attenzione su chi conoscevo: la Regina Henstia indossava un abito cerimoniale simile a quello di una sposa, bianco e con un velo davanti al viso. Subito dopo c'erano i Principi Eveblen, a cui mancava un orecchio e Leoniun, il primo aveva sicuramente partecipato alla battaglia. Seguivano Rustin che indossava una maschera per coprire il viso deforme e Angelin la nuova moglie, vestiti entrambi con abiti scuri e reali. Poi vi erano Re Kyndol con un'armatura nanica e i due Anziani elfici. A seguire c'erano i miei amici, vestiti di abiti splendenti ed eleganti di ottima fattura, cuciti per l'occasione; Raphael indossava una bellissima giacca principesca con delle piume bianche alle spalle. Io avevo un abito elegante con gonna ampia a balze, fatto interamente di un velluto scuro come l'oceano e brillante come le stelle del cielo. I miei capelli profumavano di lavanda. Quella era la vita che mi si sarebbe presentata per molti anni ancora vista la mia futura posizione a corte.

« Ma i nostri ringraziamenti non si limitano alle parole! » continuò l'Imperatore senza esitazioni. « Vogliamo offrire a questa giovane donna, il posto di Grande Strega Imperiale, che il suo titolo e il suo nome sia conosciuto in tutta Ryonsek! » ci furono altri applausi e poi pochi istanti di silenzio. « Sempre che lei voglia restare qui a corte con tutti noi? »

Era già stato deciso. O almeno io avevo dovuto decidere. « Certamente Vostra Maestà. Sarà per me un onore servire l'impero e Inakarrias stessa! » dissi accennando un inchino. Ovviamente tutti sorrisero e furono felici di quella mia scelta.

« Sono fiero anche di annunciare che dopo una lunga discussione dell'esercito, ho finalmente scelto il successore della Comandante Glaremy al comando; il suo posto verrà preso dal Paladino della Luce Raphael, futuro marito della Grande Strega! » altri applausi e stavolta non dissi nulla. Ero certamente felice di come le cose si erano evolute, Raphael sembrava nato per il comando. Sarebbe stato difficile forse ma lui era un cavaliere migliore di molti e forse più di Glaremy stessa. In caso di guerra ero certa che avrebbe saputo condurci alla vittoria.

« Grazie infinitamente per l'occasione. » disse il ragazzo avvicinandosi a me. « Per me è un'onore servire gli imperatori. Ma sarà bello soprattutto grazie alla presenza della mia futura sposa... » mi abbracciò quasi timidamente, eravamo sotto gli occhi degli invitati. Avrei voluto baciarlo per la gioia ma non me la sentivo davanti agli occhi di tutti. Le sue mani scesero delicatamente lungo la mia schiena e tornammo all'attenzione.

« Credo che prima di adagiarci troppo a corte avremo bisogno di risolvere alcune cose lasciate in sospeso... » dissi io stringendomi a Raphael, l'Imperatore fu chiaramente incuriosito dalle mie parole, aveva il diritto di sapere la verità in quanto adesso lavoravo per la sua corte. Tuttavia non era il momento viste quante persone erano presenti e potevano udire.

Fortunatamente capì che la cosa era riservata. « Così sia allora... attendo con ansia il vostro ritorno a corte. Ad Almajeria serve sia il suo Comandante che la sua Grande Strega... » facemmo un ulteriore inchino e a quel punto potemmo andare contro i nostri amici per poter parlare con loro. Gli altri si riunirono in cerchio e mi fissavano, sentivo che stavano parlando di me e aspettavano con ansia di potermi parlare. D'altronde ero io colei che aveva salvato Inakarrias dalla distruzione, soprattutto quando raccontammo che Macdrair si era lasciato possedere dal demone dell'Abisso.

« Sarà strano tornare a casa adesso... dopo tanto tempo! » cominciò Hematha stringendosi nel suo vestito, la gonna le arrivava fin sotto i piedi con un piccolo strascico al seguito. « Sento che però è arrivato il momento di tornare... ma non temete. Vi verrò spesso a trovare... gli elfi apprezzeranno che qualcuno faccia da tramite tra loro e l'impero. » disse lei sorridendo, Morkor e Yvossa fecero una risata forzata mentre Winsper sorrise più ampiamente. Contento del fatto che fossi felice e che fosse uscito vivo dalla battaglia.

« Già... magari potremo cominciare a pensare di averne uno! » commentò Raphael, era totalmente all'oscuro che fossi incinta. Non volevo ancora dirglielo visto che non mi fidava a pieno delle parole di Lamia. Non aveva motivo di mentirmi ma non volevo rischiare. In un breve attimo le mie mani scesero per sfiorarmi il ventre protetto dal corpetto, ero quasi sicura che una nuova vita si stesse generando dentro di me. Tuvvia Raphael continuò a parlare. « Voi altri che farete? »

« Io tornerò dal mio clan nella Palude. » disse Morkor mantenendo la sua serietà e freddezza. « Ero qui solo per il volere di Myrah, dovevo espiare la mia penitenza e l'ho fatto. Non ho motivo per restare ancora... inoltre credo sia meglio sistemare le cose che i miei compagni hanno danneggiato. Mi riferisco soprattutto al rispetto che avevano verso di noi... sicuramente non potremo farci vedere sulla terra ferma per un po' di tempo... » avrei voluto dire qualcosa in contrario, era pur sempre mio amico ma non ne ebbi il coraggio e rimasi in silenzio limitandomi ad annuire.

« Io voglio viaggiare! Forse mi godrò un po' la birra delle taverne vicine finché non mi stancherò e tornerò! Certo mi aspettavo forse di cambiare le cose... di rendere migliori i nani. Ma credo che la situazione non cambierà... » commentò Yvossa ma il suo intervento passò subito in secondo piano con le parole che disse Winsper a seguire.

« Resterò qui ad Almajeria per dare una mano nella restaurazione. Servono persone volenterose e sento di doverlo fare! » la discussione divenne silenziosa improvvisamente. Probabilmente tutti ci domandavamo che cosa avrebbero fatto Tarnyth e Glaremy se fossero stati ancora tra di noi. La comandante avrebbe ancora avuto il suo posto nell'esercito, l'elfo probabilmente sarebbe rimasto con gli Elementali.

« Propongo un brindisi ai caduti! » dissi alzando il mio calice pieno di una bevanda frizzante e pallida. Gli altri cinque seguirono il mio esempio e poi bevemmo tutti quanti dalle nostre cappe; ero spensierata e felice che il peggio fosse passato dopo mesi di ansia e paura.

 

 

 


Epilogo

 

L'aria era frizzante, dalla mia balconata potevo vedere la bellezza di Almajeria, la capitale imperiale era diventata un simbolo: era risorta dalle sue ceneri. Da lontano vedevo dei monumenti costruiti in onore dei caduti della guerra, in particolare spiccavano le statue di un elfo e di un'arciera, Tarnyth e Glaremy, che potevo benissimo vedere vista l'altezza della torre. La stanza era immersa nella luce delle candele, c'era una grande letto, tappeti pregiati e mobili di prima scelta, l'Imperatore aveva fatto in modo di lasciare l'intera torre a nostra disposizione, mia e della mia famiglia.

Vedere il tramonto mi fece riflettere attentamente sulla mia vita prima di tutto quello, la vita negli Erranti. Il fatto che non avessi più visto Brester o Mankel. Facevano parte di un passato pieno di bei ricordi ma anche colmi d'angoscia. Mi voltai verso la camera socchiudendo appena le finestre dalla quale avvertivo l'umidità estiva cominciare ad entrare. Mi avvicinai allo scrittoio e presi la lettera che stava lì, il sigillo spezzato con una cera di natura elfica. Sapevo benissimo a chi apparteneva.

Tra le mani stringevo una lettera da parte di Hematha, aveva molto apprezzato le ultime notizie che le avevo riportato sulla situazione degli elfi: erano ormai entrati nelle nostre città, erano stati costruiti dei distretti per loro chiamate “enclavi”. Anche ai nani era stata offerta la possibilità di vivere insieme a noi, ma Re Kyndol aveva rifiutato gentilmente la proposta, dicendo che si trovavano meglio nella roccia. Amici ma non del tutto.

In quella lettera mi aveva scritto della sua nomina come succeditrice all'Anziano del suo clan, parlava anche di un'elfa con la quale aveva intrattenuto una relazione amorosa. Ero felice per lei anche se avrei preferito ricevere la notizia dal vivo viste le numerose visite che solitamente faceva a palazzo. Sia a Raphael che ai bambini faceva piacere parlarle. Presi quindi una penna e la intinsi nell'inchiostro nero, cominciai a scrivere velocemente con elegante grafia. Non ebbi molto da raccontarle, la notizia più importante fu che fossi nuovamente incinta di circa sette mesi! Quasi sorrisi pensando che quindici anni prima avevo avuto un maschio... dopo cinque anni avevamo avuto due gemelli, una maschietto e una femminuccia. E dopo dieci anni stavo per avere un altro figlio di cui non potevo ancora conoscere il sesso.

Per un breve istante pensai all'idea di scriverle della Spada Ammazza-draghi, avevo tenuto il segreto per anni anche se la notizia era stata divulgata in qualche modo, né io né Raphael avevamo fatto parole riguardo l'argomento, l'oggetto comunque sia era già sparito da molto tempo visto che le ricerche compiute sulla Porta dei Dragoni non avevano dato frutti. Io e Raphael avevamo nascosto la Spada in un luogo che nessuno potesse trovare, un luogo accessibile a me e a lui soltanto. Era giusto che restasse nascosta. I miei pensieri furono interrotti da qualcuno che bussò alla porta. Un cavaliere del castello.

« Grande Strega Myrah! » fece un inchino a poi parlò. « L'Imperatore Fergrant vorrebbe parlarle... della situazione di Serpah! Immagino che abbia saputo... » naturalmente sì. In qualità di Grande Strega, era mio compito essere preparata a tutto, qualcosa che ormai sapevo fare da quindici anni. Dovevo essere un passo avanti a tutti così da giostrare ogni situazione in modo da rivolgerla sempre a mio favore.

« L'Imperatore è già a conoscenza delle mie teorie... » mi alzai dallo scrittoio e guardai l'elmo del cavaliere che era rimasto sulla porta. « I due sovrani sono stati assassinati dal popolo per la loro relazione quanto per il loro legame di sangue. Ho già avanzato l'ipotesi di lasciare che Serpah rivolvi i suoi problemi da sola! Hanno tradito i loro stessi sovrani... che si guidino da soli. » era davvero infuriata. Era già passata una settimana dal loro misterioso decesso. Sentivo una morsa allo stomaco ogni volta che se ne parlava col consiglio.

« Saprete anche che il Consigliere degli elfi e quello dei nani non sono d'accordo con voi! » fece un inchino per congedarsi. Sapevo anche quello vista la lite che avevo avuto con i due. In momenti come quello avrei voluto che accanto a me ci fosse un amico sincero come Winsper visto che Raphael, in qualità di mio marito era sempre dalla mia parte; purtroppo il ragazzo era dovuto fuggire dalla città dopo pochi mesi dal completo restauro, solo anni dopo scoprii che la maledizione albergava ancora in lui e ogni luna piena era la solita storia.

Ancora una volta la porta si aprì, un uomo con una pesante corazza si trascinò all'interno della stanza. Raphael era da anni il comandante dell'esercito imperiale, di certo avrebbe preferito le sue mansioni da Paladino della Luce, il problema era che ormai non vi avrebbe potuto fare ritorno visto che gli avevano tolto il rango. Si sedette pesantemente sul letto con le spalle curve in avanti e il viso spossato, mi avvicinai a lui accarezzandogli la barba che aveva in viso, ancora una volta i suoi occhi verdi si posarono su di me in maniera stanca.

« Com'è andata oggi? Non sembri essere molto in forma... » dichiarai apertamente e lui rise sarcasticamente. Mi diede una bacio sulle labbra e ricambiai dolcemente.

« Oggi abbiamo trovato altri corpi di orchi... non vorrei allarmarti ma credo che tra di essi ci fosse anche Morkor... » la cosa mi fece preoccupare e ghiacciare il sangue nelle vene. Il mio amico per un periodo era tornato dal suo clan, poi si era trovato con Yvossa a Sigdel e insieme avevano guidato una specie di gruppo contro i residui dei gruppi fedeli alla Gilda delle Tenebre, avevo perso i contatti con loro da parecchi anni. Mi costrinsi a rispondere alle parole di Raphael.

« Avrei dovuto immaginare l'eventualità della sua morte. E Yvossa? Non credo di essere nella migliore condizione per poter chiedere di lei... » naturalmente, quando la notizia della Spada Ammazza-draghi si era dilagata, lei aveva chiuso i contatti con me. Si era sentita tradita. Forse aveva ragione.

Raphael mi accarezzò il viso dolcemente facendomi socchiudere gli occhi, gli presi la mano che accarezzai col velluto del guanto. « Dovremmo farci un giro nei giardini... so quanto il profumo dei fiori ti faccia rilassare! » effettivamente sì, essere la Grande Strega mi faceva spesso stare preoccupata: era iniziata con la crisi del grano di Astesia, successivamente vi era stata la guerra civile a Maryshar, la causa era stato il buonismo che la Regina Henstia aveva nei confronti dei maghi. Lo Stato della Chiesa aveva quasi minacciato di inviare la Sacra Crociata per debellare la ribellione, la situazione era stata però risolta dall'Imperatore sotto mio esclusivo consiglio. Infine vi era l'assassinio di Re Eveblen e Re Leoniun.

« Grazie, ma non mi va molto di camminare stasera! » dissi accarezzando dolcemente il pancione. Raphael vi poggiò una mano insieme alla mia, credo che entrambi potemmo sentire qualcosa scalciare al suo interno. Sorridemmo insieme.

« Hai ragione! Ti amo. » la discussione parve finire là, in tranquillità. Nel silenzio della nostra camera da letto mentre il cielo si tingeva di nero e brillava pieno di stelle. Nonostante le cose negative che accadevano a Inakarrias, potevo dire di essere felice insieme a mio marito e ai miei figli.



 

Fine.





Angolo Autore:
Buon pomeriggio a tutti ^^ Eccoci finalmente giunti alla fine di questa lunghissima storia, vediamo finalmente il trionfo del bene sul male e la pace viene instaurata. Ma per quanto questo ciclo resterà in pace? Questo lo scopriremo presto ^^ (sto lavorando a un secondo volume di questa storia.) Molte cose sono ancora in sospeso e pian piano avremo chiarimenti. Non posso fare altro che ringraziare tutti i lettori e i fan e in particolare Fantasy_Love_Aky che ha commentato più e più volte la storia ^^ Un grazie veramente di cuore. A presto con la prossima storia.

 

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