Getaways.

di Hazel_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - 2013 ***
Capitolo 2: *** Uno - Incontri e scontri. ***
Capitolo 3: *** Due - Gelosia. ***



Capitolo 1
*** Prologo - 2013 ***




Getaways
Prologo - 2013


 


Prese la bottiglia di spumante e stappò il tappo con un colpo secco e deciso, facendo scoppiare a ridere tutte le persone presenti, la sua fidanzata compresa.
Quel 2013 era iniziato alla grande per lui, perché aveva chiesto ad Alexa di sposarlo dopo quattro anni -quasi cinque- che stavano insieme.
Il grande giorno sarebbe stato l’8 febbraio del 2014 e quel 1° settembre -oltre ad essere il Labor Day- era anche il giorno del suo fidanzamento ufficiale con la sua fidanzata, Alexa, una bellissima americana con origini spagnole, di un anno più grande di lui, bionda e di bella presenza.
“Carlos, amo a mi hija y ella ama a ti. No quiero verla sufrir. – gli disse il signor Vega avvicinatosi a lui per farsi versare un po’ di spumante nel calice – No la dejes. Por ningún motivo al mundo.”
Il ragazzo annuì e “No serà mi intención. Yo amo a su hija tambien.” gli rispose per rassicurarlo: sicuramente non sarebbe stata una sua intenzione, perché Carlos Pena amava Alexa e non avrebbe mai deluso il potentissimo Baruch Vega, certo che gli avesse detto quelle frasucce per intimidirlo, e c’era anche riuscito bene.
 
 
 
 
 
“Jenny, tesoro! Guarda un po’ che tette ti sei fatta!” esclamò Maya non appena vide la sua migliore amica del liceo uscire dal gate aereoportuale con una valigia nella mano sinistra, una borsa a tracolla che per poco non la strozzava e la mano della piccola Savannah che stringeva la sua mano destra, mentre con l’altra trainava il suo trolley rosa confetto.
“Okay prima vieni a darmi una mano e ad abbracciarmi, e poi parliamo delle mie tette!” esordì Jenny facendo ridacchiare la mora di fronte a sé, che prese la sua valigia e poi le buttò le braccia al collo come se non la vedesse da chissà quanti anni, ed in effetti era proprio così.
Jenny Sky aveva vissuto a Los Angeles fino a che non si era resa conto della sua inaspettata gravidanza e per evitare scandali con il padre della figlia che l’aveva già lasciata, aveva deciso di tornare nel Kentucky -il suo stato originario- da sua madre Dee, che viveva lì da quando i suoi avevano divorziato, nove anni prima, quando lei aveva soltanto tredici anni.
Nessuno sapeva della sua partenza, eccetto suo padre Marvin, la sua matrigna Paulina e ovviamente Maya, la sua inseparabile amica del cuore, con la quale si era tenuta in contatto per tutti quei cinque anni che era rimasta a Frankfort e che era andata a trovarla spesso perché sentiva troppo la sua mancanza.
“Non sono ancora convinta che tornare qua sia stata una buona idea…” commentò Jenny mentre Maya stava allegramente accarezzando e sbaciucchiando la piccola Savannah, ancora eccitata per aver preso l’aereo per la prima volta.
Nel sentire le sue parole, Maya la fulminò immediatamente con lo sguardo, dato che il motivo principale per la quale l’aveva convinta a tornare in California era stato “dire a lui che Savannah è sua figlia”, ma Jenny sapeva che non ce l’avrebbe mai fatta; non lo rivedeva da cinque anni, Maya da uno ma sapeva che era rimasto a Los Angeles e che l’ultima volta era fidanzato.
“Sono sicura che adesso è single, povero e che vive bazzicando per le strade di LA come un mendicante!” le disse Maya quasi convincendola, ma la sua convinzione -e il suo cuore- fu distrutta in mille pezzi quando lesse la scritta a caratteri cubitali sulla prima pagina di un giornale nella vetrina del chiosco dentro all’aeroporto: “La figlia del Cancelliere Argentino Baruch Vega ha finalmente trovato l’uomo della sua vita. Parla il padre: “È un bravo ragazzo. Anzi, un uomo. Un ottimo successore.”
L’8 febbraio del nuovo anno si terrà la cerimonia nell’ambasciata locale alla quale parteciperanno vari funzionari da tutto il mondo.”
Jenny si voltò lentamente a guardare Maya, che con un’espressione sconfortata allargò le braccia e la sua migliore amica non esitò a gettarcisi dentro e piangere silenziosamente.
 
 
 
 
 
Logan aveva una cotta per la nuova ragazza che frequentava il corso di medicina, ne era più che sicuro.
Non riusciva a non pensare a lei quando non la vedeva e quando lo faceva si sentiva un imbecille perché iniziava a sudare, il cuore gli batteva all’impazzata e perdeva la voce… assurdo come non mai!
L’ultima volta che si erano visti era stato a fine giugno, durante l’ultimo esame, e lei gli aveva sorriso ed augurato buona fortuna, provocandogli un mutismo temporaneo, la mancanza d’aria e un gran subbuglio nel cervello, che però aveva comunque dato i suoi frutti perché era riuscito ad ottenere ben 29 su 30 come risultato, il più alto di tutto il corso.
“Complimenti! Non è da tutti i giorni prendere un bel 29 ad un esame così complicato!” esordì una voce alle sue spalle e fece per tirar fuori una risposta che avrebbe messo a tacere il suo interlocutore perché era ovvissimo che per Logan Henderson era da tutti i giorni prendere un 29 ad un esame, ma quando si voltò le parole gli morirono in bocca ed il suo cervello non fu in grado di formulare un’altra frase come risposta, dato che il suo sorriso lo aveva completamente mandato in tilt.
“G-Grazie.” fu tutto quello che riuscì a dire -o meglio- a sussurrare alla ragazza di fronte a sé che notò aveva tagliato i capelli corti come andava di moda in quel periodo e oltre al biondo cenere -molto probabilmente il suo colore naturale- c’erano vari colpi di sole di un biondo più chiaro che mettevano in risalto la forma dolce del suo viso ed i suoi occhi verdissimi, molto simili a quelli di uno dei suoi migliori amici, Kendall.
“Ho visto, però, che una ragazza del corso è riuscita ad ottenere il 30 pieno… Si chiama Gemma Hart, guarda!” gli disse la bionda indicando un nome sul tabellone, il che lo fece rimanere sconcertato: c’era davvero qualcuno che aveva preso un voto maggiore del suo?
Assurdo, veramente assurdo.
“Oh, wow – asserì Logan con il tono normale della voce che gli era tornata, tanto era sorpreso – vorrei tanto conoscerla per farle i complimenti allora.”
La ragazza di fronte a sé ridacchiò e “Gemma Hart, piacere di conoscerti.” gli disse facendogli sbarrare gli occhi, con un sorriso misto fra il confuso e lo stupito stampato sul viso.
Gemma allungò la mano e Logan gliela strinse prontamente, continuando a sorridere.
“Piacere mio e complimenti per davvero! Devo ammettere che nessuno è mai riuscito a prendere più di me ai test, ma come si dice, c’è sempre una prima volta!” esclamò il moro e lei annuì, pienamente d’accordo con lui.
“Adesso mi sento in colpa per non averti detto da subito che ero io, ed anche per essermi vantata del mio voto…” esordì la bionda, ma Logan tentò di dissuaderla dal sentirsi in colpa.
“Vorrei invitarti a bere un caffè, un tè, una birra o qualcosa, pagherò io comunque! Ci stai?” gli domandò e be’, fu inutile dire che la voce gli stava andando via di nuovo.
“Ci sto, ma non devi assolutamente pagarmi niente! È tutto okay, davvero!” ribatté il moro sforzandosi di parlare senza sembrare un idiota… Cosa che Gemma non pensava affatto di lui, quando cinque minuti dopo stavano seduti da Costa con due cappuccini fumanti di fronte a loro, a parlare del corso di medicina, dei test e dei rispettivi metodi di studio.
 
 
 
 
 
“Eccoci qua, benvenute nella mia umile dimora!” esclamò Maya una volta aperta la porta della sua villetta a due piani nel centro di Los Angeles, progettata e realizzata da suo fratello Martin che di mestiere faceva l’architetto.
“Cagnolino!” fu la prima cosa che urlò Savannah non appena vide Jack, l’adorabile barboncino bianco che Maya aveva da due anni circa e di cui era esageratamente gelosa.
“Sav tesoro, stai attenta!” le disse sua madre, posando le valige a terra e rilassando le braccia.
“Tranquilla, Jack non morde, ama giocare! – la rassicurò Maya baciandole la fronte – E tu sta’ tranquilla per quella storia, il fatto che si stia per sposare non dovrà farti cambiare idea Jen, Carlos deve sapere che Savannah è sua figlia.”
Jenny sospirò sconfortata, non molto convinta di ciò che la sua migliore amica le aveva detto, ma annuì per non farla preoccupare.
“D’accordo, adesso sarà meglio che porti a letto la piccola, sai… non ha dormito molto in aereo. – spiegò Jenny alla bruna, intenta a trascinare i bagagli della sua migliore amica verso le scale – E non preoccuparti per quelli, ci penserò io più tardi. Hai già fatto abbastanza per me e Sav, non saprò mai come ringraziarti come si deve.”
A quel punto Maya le sorrise intenerita e si ritrovò ad abbracciarla: “Spero tu stia scherzando Jen, è un piacere avere te e Sav a casa mia, così mi sentirò meno sola, e anche Jack!”
Jenny ridacchiò nel sentire le sue parole e qualche secondo dopo richiamò Savannah per portarla di sopra a farle fare un riposino, e la piccola non se lo fece ripetere due volte, stranamente: era troppo stanca a causa del viaggio.
Una volta rimasta sola nel suo salotto color lavanda, Maya prese il guinzaglio di Jack e gli fece un fischietto, per fargli capire che era arrivata l'ora della solita passeggiata pomeridiana.
Indossò gli occhiali da sole firmati Quay Australia ed uscì di casa, imboccando il vialetto che le si era posto di fronte, seguita dal suo adorato barboncino.
Quando passò di fronte alla casa del suo odioso vicino, Kendall Schmidt, sbuffò sonoramente e lo fece ancora di più quando lo vide sul portico di casa mentre faceva jogging con indosso degli abiti aderenti… molto aderenti, a dirla tutta.
“Buon pomeriggio, raggio di sole!” esclamò d’un tratto il biondo non appena la vide, e mandandole un bacio volante con la mano.
“Non è mai un buon pomeriggio da quando sei diventato il mio vicino di casa sette mesi fa, Kendall.” gli rispose a tono Maya, sperando di riuscire a zittirlo.
Lui, invece, scoppiò a ridere com’era solito fare quando lei lo sfotteva o gli rispondeva male.
“Sai piccola, questa sera darò un party intimo a casa mia, giusto un centinaio di persone – disse Kendall facendole alzare gli occhi al cielo – e se vuoi, posso allungare un invito anche a te, mettendoti una volta per tutte nella lista V.I.P.”
Le fece l’occhiolino quando pronunciò l’ultima frase, per far sì che Maya capisse cos’era quella famosa lista V.I.P., ma lei non essendo affatto stupida, lo capì immediatamente.
“Davvero, Kendall? – fece la bruna, fingendosi fintamente sorpresa – Ci conosciamo dalle scuole medie e ancora non hai capito che io sono off limits per te?”
“E tu non hai ancora capito che per Kendall Schmidt non esistono limiti?” bofonchiò il biondo con aria superiore, facendole salire ancora di più la voglia di prenderlo a pugni in quel faccino odioso.
“Oh sì che esistono, e il limite di stasera è non dare quella festa cretina, perché ho una bambina di quattro anni in casa mia e sinceramente non voglio che sia svegliata durante la notte per il rumore della tua musica fin troppo alta.” esclamò Maya, illudendosi alla piccola Savannah, ma anche a Jenny, che ancora non sapeva che uno dei vicini della sua migliore amica era proprio Kendall Schmidt, l’eccentrico e vanitoso quanto bellissimo donnaiolo che frequentava il liceo insieme a loro, nonché uno dei migliori amici di Carlos.
Kendall si accigliò non appena udì le sue parole e non potè negare di essere preso dalla curiosità: “Chi è la bambina che dorme da te?”
Maya sorrise vittoriosa, sapendo di averlo in pugno e: “Non sono affari tuoi, e adesso se non vuoi che Jack la faccia nel bel mezzo delle tue preziose azalee, vado. Buon pomeriggio, Kendall.”
Richiamò Jack e riprese a camminare, sotto lo sguardo ancora più perplesso di Kendall.
 
 
 
 
 
Megan era ferma a vedere quella vetrina, di nuovo.
Tutte le volte che passava di fronte a quel negozio era inevitabile che si fermasse là davanti ad ammirare quella meraviglia di abito per chissà quanti minuti, addirittura ore, con gli occhi che le brillavano, e con la certezza che un giorno sarebbe stato suo: sicuramente, sarebbe stato suo… o magari no, dato che il motivo per cui innumerevoli dubbi le stavano sorgendo, era proprio a pochi metri da quel negozio.
“Megan – la bionda si voltò non appena si sentì chiamare, riconoscendo immediatamente quella voce – che ci fai tu qui?”
Megan sorrise cordialmente a James, che invece le rivolse uno sguardo piuttosto perplesso, quasi spaventato e be’, lei sapeva esattamente il perché.
“Ciao James. – gli disse senza far sparire quel meraviglioso sorriso dal suo viso incantevole – Sono venuta qua per chiederti una cosa.”
Il castano si guardò prima attorno, poi sospirò e: “Non potevi aspettare e dirmelo a casa?” le domandò, facendola sorridere ancora di più, e rendendolo sempre più confuso.
“Sai James, ricordo che è da quando sono piccola che cammino per queste strade fermandomi di fronte alle vetrine di Kleinfeld per ammirare l’abito che io, Jenny e Maya abbiamo sempre sognato, quello che dicevamo avremmo indossato ai nostri matrimoni, con i rispettivi principi azzurri, uomini della nostra vita o anime gemelle, come preferisci tu. – esordì d’un tratto Megan – E quando ci siamo messi insieme, a quindici anni, ho continuato a sperarci, a sognare quest’abito, certa di essere vicina a quel momento, che però è svanito un paio di settimane fa, quando ero intenta a contemplare questa vetrina e nel suo riflesso ho potuto vedere una ragazza mora che rideva e scherzava con un ragazzo, probabilmente il suo fidanzato… poi lui si è voltato e tutto quello che ho saputo riconoscere è stato il mio, di fidanzato, che baciava quella tipa.”
James socchiuse gli occhi e sospirò, passandosi successivamente una mano sul volto: “Mi dispiace Megan, lascia che ti spieghi…”
Non gli dette nemmeno il tempo di finire la frase, di spiegarle come erano andate per davvero le cose, dato che con un sorriso e con le sue parole lo fece sentire piccolo piccolo.
“Non devi James, davvero. Ho già chiamato mia madre, prendo le valigie a casa tua e in mezz’ora sono da lei, non preoccuparti.”
“Quella è anche casa tua, è casa nostra.” la corresse, con il tono di chi sta per mettersi a piangere.
Un altro sorriso da parte di Megan e: “E anche questo è il tuo anello – esclamò togliendosi l’anello dall’anulare sinistro, per poi posarglielo sul palmo della mano – o forse dovrei dire, il suo.”
Il castano spostò lo sguardo dalla bionda all’anello, poi tornò a guardare Megan.
“Ma io ti amo Megan, non puoi farmi questo!” bofonchiò alzando leggermente il tono della voce.
Megan sorrise ancora una volta, sentendo gli occhi pizzicarle.
“La prossima volta scegli delle parole che non ti facciano sembrare una vittima e anche un luogo che sai che io non frequenterò mai. – fu l’ultima cosa che gli disse, stringendo i pugni così forte da farsi venire le nocche bianche – Addio, James.”
Si voltò ed ricominciò a camminare a testa alta, col sorriso ancora stampato in faccia e le lacrime che lentamente iniziavano a scendere sulle sue guance rosee, prima che James potesse ancora riuscire a realizzare il tutto.






 
Buonasera!
Non è la prima volta che scrivo nel fandom, ma mi presento comunque: mi chiamo Virginia, sono una rusher da un paio d'anni sebbene conosca questi ragazzi dal 2010, amo scrivere e niente, tutto qua ahahah come presentazione è pessima, lo so, ma la storia è su di loro e non su di me!!

Siccome amo le storie 4/4 ho deciso di scriverne anch'io una su questi ragazzi, che ho in mente da tipo fine maggio/inizio giugno e che però sono riuscita a pubblicare soltanto adesso, a causa della mia insicurezza lol
Come prologo è abbastanza corto, in genere scrivo capitoli di 3000 parole e passa, ma come ho detto è soltanto il prologo, una specie di introduzione, e spero che sia piaciuto almeno a qualcuno :)

La storia di per sè non è molto originale, credo uhm, però cercherò di renderla più carina possibile, ve lo prometto!
Come avete visto, ogni personaggio, coppia, diciamo, ha una storia da raccontare: partiamo da Carlos, che dopo aver perso la sua amata Jenny, rimasta incinta di lui a solo diciotto anni, ha trovato l'amore nella figlia del cancelliere argentino, Alexa (io amo i Carlexa alla follia, non ho niente contro Alexa, ma ho voluto variare un po' la storia, spero non dispiaccia a qualcuno ;)); poi abbiamo appunto Jenny, volata nel Kentucky a diciotto anni e tornata ad LA cinque anni dopo, con Savannah (che io amo alla follia) ed ospite di Maya, la sua storica bff con un bel caratterino e con un odio incondizionato verso Kendall, il donnaiolo della situazione che pare volersela solo portare a letto eheheh; poi abbiamo un Logan innamorato perso di Gemma, la ragazza nuova inglese che frequenta il suo stesso corso di medicina e che ha saputo batterlo in un test; infine James e Megan (ho usato la bellissima Halston Sage come prestavolto perché io amavo i Jalston insieme, per questo nella mia mente malata stanno ancora insieme ahahah), che hanno una relazione non molto stabile, anzi, direi per niente, dato che la bella Megan si ritrova a prendere una decisione davvero durissima, ovvero lasciare il bel fusto, che la tradisce da un po' con un'altra tipa, quando questo aveva già chiesto la sua mano.
Alcune cose, fatti e riferimenti ai personaggi, ai luoghi e ad altro presente nella storia varieranno, anche perché la mia fantasia mette lo zampino su tutto ed io non posso farci niente ahahah
E nada, spero che a qualcuno sia piaciuta e che abbia la voglia di lasciarmi una recensione, motivandomi ancora di più a continuare ;)
Siccome vado ancora a scuola, non so quando potrò aggiornare, anche se spero prossima settimana, onde evitare ritardi pallosi ahahah
Vi lascio in fondo le foto delle protagoniste, in ordine: Gemma (Elizabeth Olsen), Maya (Lucy Hale), Jenny (Sarah Hyland) e Megan (Halston Sage); e nell'intro c'è anche il trailer della storia, spero che vi piaccia, l'ho fatto io! :3
Bacioni e grazie per ora,
Hazel.




 
   






Trailer.

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Capitolo 2
*** Uno - Incontri e scontri. ***




Getaways
Uno - Incontri e scontri




 
Annalise Gold era la copia spiccicata di sua figlia Megan: stessi occhi verdi tendenti al color nocciola, stessa carnagione similare a quella di una bambola di porcellana, stessa statura ma i capelli di un biondo più scuro rispetto ai suoi, tenuti sempre lunghi, ondulati e ben curati, così come le sue mani.
“Sapevo che andare a vivere con il proprio ragazzo del liceo ed interrompere gli studi universitari per sposarsi e costruirsi un futuro a questa età non sarebbe stata una buona idea.” commentò Annalise sorseggiando un po' del suo té alla cannella e nascondendo una smorfia di disgusto dentro alla tazza lilla con dei particolari decorati sopra.
Megan sospirò, convinta che al mondo non potesse esistere una persona più ingrata e dura di sua madre, dato che dopo un anno le faceva ancora pesare quell'episodio che l'aveva tanto scossa, ossia l'aver abbandonato la facoltà di legge; per questo neppure lei sapeva perché era tornata a vivere a casa dei suoi dopo l'imminente rottura con James, sperando di doverci restare soltanto per pochi giorni, al massimo un mese.
“Ma non ci siamo lasciati definitivamente, mamma. – disse forse più a se stessa che a sua madre – Semplicemente abbiamo voluto prenderci un periodo di pausa dai nostri sentimenti e stare quindi un po' distanti l'uno dall'altra, per vedere se siamo pronti a fare questo grande passo o meno.”
Lo disse con le mani che tremavano, per questo fu costretta a posare la tazza di tè verde sul tavolino di vetro di fronte a sè, per evitare che le si rovesciasse ogni cosa addosso e soprattutto, che sua madre scoprisse tutto.
“Farò finta di crederti. – bofonchiò Annalise, pulendosi la bocca con un tovagliolino, con fare elegante – Ma ricorda che gli scandali non mi piacciono, quindi se ha un'altra o non ti ama più, farai meglio a dirgli addio per sempre.”
Megan sbarrò gli occhi, iniziando a tremare nuovamente: per sempre era davvero un sacco di tempo.
“Non posso accettare che mia figlia venga etichettata come una ragazza carina e graziosa che sa portare bene le corna. – continuò Annalise, e quasi quasi Megan sorrise nel sentire le parole di sua madre, perché in fondo (molto in fondo) quella frase poteva risultare carina – Quindi niente drammi o commedie teatrali, ci siamo capite Meg?”
La bionda guardò negli occhi sua madre ed annuì, sapendo di non avere altra scelta, e che magari sarebbe stato il suo papino William a salvarla dalle grinfie di Annalise.
“Bene, allora adesso va' a portare di sopra le valigie, dato che Agatha per una volta ha svolto bene il suo lavoro e cielo, ha pure il coraggio di lamentarsi perché la paghiamo poco! – esordì nuovamente Annalise, riferendosi alla governante che era al servizio della famiglia Gold da quando Megan ed i suoi fratelli, Keegan e Charlotte, erano bambini – La cena come al solito è alle otto, non metterci troppo a disfare i bagagli, mi raccomando.”
Le picchiettò una mano tiepida sulla guancia e successivamente le baciò la fronte, liquidandola subito dopo per andare a farsi un Martini, con la scusa di avere già il mal di testa.
“Quanto potrò mai sopportarla?” si domandò Megan, con il viso nascosto tra le mani a causa della sensazione di disperazione che provava in quel momento.
 



James si sentì un po' più sollevato non appena vide il suo migliore amico andargli incontro, sempre in tenuta elegante, quindi suppose che la sua festicciola di fidanzamento fosse finita da poco.
“Hey amico, scusa se ti ho fatto aspettare un po', ma ho fatto più in fretta che ho potuto. – gli spiegò il latino abbracciandolo e sedendosi di fronte a lui subito dopo – Che cosa è successo?”
Il castano gli rivolse uno sguardo dispiaciuto, sospirò e: “Megan mi ha lasciato, Carlos.” gli spiegò, facendolo rimanere non male, di più.
“Oh mio Dio, ma è terribile! – esclamò il moro spalancando gli occhi scuri – Ma com'è potuto succedere?”
“Io non... non lo so, Carlos. É successo un paio d'ore fa, l'ho trovata di fronte a Kleinfeld quando sono uscito dalla palestra e ha detto di volermi parlare, così mi ha rivelato di avermi visto baciare un'altra un paio di settimane fa, poi mi ha restituito l'anello e se n'è andata... in tutti i sensi, ha fatto le valige ed è tornata a casa dei suoi.” gli spiegò James col cuore in gola.
“Scusa, tu hai baciato un'altra ragazza dopo aver chiesto a Megan di sposarti?” gli domandò il latino, alzando leggermente il tono della voce, per enfatizzare e anche per farlo sentire in colpa, il che serviva per farlo confessare.
James sbuffò sonoramente e: “C'era questa Khloe in palestra che da un mesetto circa mi faceva il filo, mi offriva caffè, bevande energetiche e altro. Così un giorno, ad allenamento appena finito, mi seguì all'uscita della palestra e cominciò a fare battutine divertenti, a ridere e cose così... poi mi baciò e francamente io non ne capii il motivo, le avevo sempre fatto capire di non essere interessato e poi andiamo, indossavo un anello di fidanzamento! – raccontò il castano ancora una volta – E quando mi allontanai qualche secondo dopo mi ringraziò, dicendo che l'aveva fatta pagare al suo ragazzo così mi arrabbiai di brutto, le dissi quanto fosse stata stupida a mettermi nel mezzo a questa continua guerra insieme a quel tipo, che scoprii essere l'allenatore di kick boxing quando venne verso di me e mi spintonò per terra, intimandomi di andarmene e così feci, ma non ho mai detto niente a Megan perché volevo dimenticare questa storia, io non l'ho tradita, Los!”
Il latino lo guardò dritto negli occhi e non potè fare a meno di scoppiare a ridere nel vedere la serietà nei suoi occhi da piccolo cerbiatto, poi scosse la testa e: “Mi dispiace dirtelo Jamie, ma il Karma ti si è proprio rivoltato contro!” esordì il moro.
“Già, non dirmelo.” bofonchiò James sorseggiando un po' della sua birra al limone.
“In ogni caso, se puta caso piombi a casa dei genitori di Megan e te ne esci con questa storiella per scusarti, lei ti riderà in faccia e la crederà una scusa, per quanto vera possa essere. – asserì Carlos, assumendo un'espressione pensierosa – Quindi propongo di far passare un po' di giorni e di far placare le acque, poi le comprerai un mega regalo, ti scuserai e infine tornerete ad essere felici come un tempo!”
In effetti il suo ragionamento non faceva una piega, quello James doveva ammetterlo.
“Sono d'accordo, ma non ha voluto ascoltarmi quando ho provato a dirle tutto prima che mi lasciasse, come faccio a farmi ascoltare fra qualche giorno? – gli domandò il castano esasperato – Credi che le passerà?”
Il latino fece per rispondergli, quando ad un certo punto alzò lo sguardo ed i suoi occhi scuri finirono dritti dentro ad un altro paio di occhi più chiari, e che di certo non avrebbe mai dimenticato, per nessuna ragione al mondo.
 



Jenny odiava fare la fila nei bar per prendere due misere bevande calde, letteralmente; ma la piccola Savannah si era addormentata da poco, crollata totalmente dopo il lungo e stancante viaggio, quindi Maya le aveva proposto di andare a prendere una cioccolata calda per entrambe, ma la castana aveva rifiutato, dicendole che sarebbe andata lei stessa per respirare la vecchia aria di Los Angeles.
Sbuffò scostandosi i lunghi capelli castano-biondo dalla faccia e portandoli tutti su una spalla, poi puntò casualmente lo sguardo verso la sua destra e fu quando incontrò i suoi occhi scuri -in quel preciso istante- che rimpianse di non aver lasciato Maya andare a prendere quelle maledette cioccolate calde che -per giunta- non era ancora riuscita ad ordinare.
Ingoiò quell'enorme e fastidioso groppo che aveva in gola e represse quella sensazione di piangere che la perseguitava da cinque anni ormai e tornò a guardare di fronte a sè quando il moro in questione si alzò dal tavolo al quale sedeva e la raggiunse al bancone.
“Jen? – disse fiebilmente Carlos, costringendola a stringere forte gli occhi per impedire alle lacrime di scenderle sulle guance e poi ad alzare nuovamente lo sguardo su di lui – Sei proprio tu?”
La ragazza gli sorrise debolmente e: “Ciao Carlos. Sono proprio io, la vecchia Jenny Sky.” gli rispose, pentendosene un secondo dopo, perché forse l'essersi definita la vecchia Jenny aveva fatto pensare ad entrambi ai tempi in cui erano fidanzati.
“Wow è... è passato davvero molto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti.” constatò il latino passandosi una mano fra i capelli neri cortissimi.
La castana fece per rispondergli, quando fu finalmente il suo turno e riuscì ad ordinare due cioccolate calde alla giovane barista di fronte a sé.
Be' sai, sono tornata per dirti che Savannah è tua figlia.
“Dopo cinque anni passati nel Kentucky con mia madre era giusto tornare dalla persona con cui ho vissuto per più tempo.” gli rispose Jenny, alludendosi a suo padre.
“Oh giusto, Marvin. – mormorò il moro – Non l'ho più rivisto da quando, sai...”
Jenny sbarrò gli occhi ed avvampò quando capì che Carlos intendeva dire che non aveva più rivisto suo padre da quando si erano lasciati, mentre lei non lo rivedeva da quando aveva lasciato la grande metropoli occidentale per tornare in Kentucky da sua madre.
“Ecco le sue due cioccolate, signorina. – esclamò la barista di poco prima, porgendo a Jenny i due bicchieri di carta fumanti – Sono 3 dollari e 60 centesimi.”
“Ecco a lei, grazie mille.” esordì la castana dopo aver pagato le due bevande, e la giovane barista le rivolse un sorriso di cortesia, seguito da un “Grazie a lei.”
“Be' adesso dovrei andare Carlos, Maya mi sta aspettando a casa e...” la castana non fece in tempo a finire la frase dato che Carlos la interruppe.
“Maya? – le domandò il latino sbarrando gli occhi – Vivi con quella Maya? Maya Young?”
Jenny ridacchiò appena nel sentire tutte quelle domande e: “Già, proprio con quella Maya. Perché mio padre ancora non sa che sono tornata e non volevo fargli questa bella sorpresina, piombando subito a casa sua.” gli spiegò con tutta la calma del mondo, e il latino annuì.
“Capisco, uhm... allora va' pure Jenny, scusa se ti sto trattenendo. – le disse Carlos, gesticolando con le mani – È stato davvero un piacere rivederti, spero che capiti un'altra occasione come questa per rincontrarci di nuovo.”
Ci manca solo che s'inchini e mi baci la mano, pensò Jenny.
“Senz'altro, Carlos. – gli rispose Jenny con un sorriso timido – Ci vediamo, a presto.”
“A presto, ciao.”
E fu quando si voltò per uscire dal locale che sentì la voglia di piangere per l'ennesima volta in quella giornata, che sembrava non voler smettere di farle delle soprese.
 



“Hey Gemma, sono Logan. Ovvio che sono Logan, insomma lo sai, ci siamo scambiati i numeri oggi e dannazione... lasciamo perdere. Volevo dirti che stasera il mio migliore amico da una festa a casa sua e se ti fa piacere possiamo andarci insieme, così capirai che le feste a LA sono molto meglio di quelle in Inghilterra! Scherzo, lol. Comunque se per te va bene passo a prenderti alle 21.30, spero che sia okay! Fammi sapere xoxo
P.S. Dopo aver scritto questo poema come messaggio, ti chiedo nel caso accettassi di venire con me alla festa... qual è il tuo indirizzo di casa?”

 



Erano passate un bel po' di ore da quando Jenny era tornata a casa con quelle due cioccolate fumanti, le avevano bevute e le aveva raccontato in lacrime del suo incontro con Carlos, che l'aveva sconvolta totalmente; erano passate altrettante ore da quando ognuna delle due era andata a dormire nel proprio letto, ma Jenny -a differenza di Maya- si era addormentata dopo pochi minuti, stanca esattamente come la piccola Savannah per il lungo viaggio, ma anche spossata dopo aver pianto troppo, nel ricordo di Carlos e dei vecchi tempi passati insieme a lui, mentre invece la mora in questione aveva contato circa diecimila pecore: e di chi era la colpa?
Ovviamente di Kendall Schmidt e della sua dannata musica che proveniva dalla sua casa, nella quale aveva dato quel party cretino dove anche Maya era stata invitata.
E più ci pensava, più le faceva rabbia quel biondo idiota, perché invece che darle ascolto e rimandare la sua festa dopo che Maya gli aveva espressamente chiesto di non farla, dato che non voleva che una bambina di quattro anni avesse il sonno disturbato a causa di quella musica orribile che proveniva da casa sua, aveva completamente ignorato le sue parole: tipico di Kendall Schmidt, in ogni caso.
Ma siccome alla fin fine, Savannah e Jenny erano riuscite benissimo ad addormentarsi, mentre era Maya l'unica a non averlo ancora fatto, si alzò dal letto gettando le coperte ai piedi di esso, indossò i suoi amati UGG grigi, la felpa nera e prese le chiavi di casa, uscendo subito dopo per andare a rovinare la festa idiota di quel pallone gonfiato di Kendall Schmidt.
 



“Allora, ti stai divertendo?” domandò Logan alla bionda al suo fianco, alzando un po' il volume della voce per sovrastare quello della musica.
“Devo dire di sì, a mio sfavore! – gli rispose praticamente gridandogli in un orecchio mentre sorseggiava il suo Cuba Libre, facendo ridacchiare Logan – Potrei perfino ammettere che in America le feste sono migliori di quelle in Inghilterra, ma non ti darò anche questo vantaggio!”
Logan continuò a ridacchiare e: “Allora dovrò sorprendenti!” esordì il moro, voltandosi subito dopo verso la porta di casa, da dove era appena entrata Maya Young in calzoncini corti leopardati, felpa nera e UGG ai piedi, quindi pensò che fosse un abbigliamento un po' insolito per una festa.
“Hey, Maya!” la richiamò vedendola vagare con lo sguardo da una parte all'altra della stanza.
La mora si voltò immediatamente e camminò nella sua direzione, sotto lo sguardo confuso degli altri presenti e quello curioso ma allo stesso tempo divertito di Gemma.
“Ciao Logan – lo salutò stringendosi nella felpa che indossava – Hai per caso visto Kendall?”
Il moro di fronte a lei la guardò sbarrando gli occhi confuso e: “Ehm, non proprio... l'ultima volta che l'ho visto è stato circa un'or... ma che stai facendo, Maya?” le domandò vedendola correre verso lo stereo gigante dal quale usciva una canzone remixata degli One Direction e di cui non ricordava il titolo, per spegnerlo, e di conseguenza sentendo dei lamenti diffondersi per tutta la stanza.
“Adesso va meglio! – constatò la mora, con un sorriso soddisfatto e quasi sadico stampato sul volto – Comunque, dicevi Logan?”
“Be' ecco, dicevo che l'ho visto per l'ultima volta un'oretta fa circa, mentre flirtava allegramente e tranquillamente con un paio di ragazze.” gli rispose Logan, vedendo chiaramente la gelosia negli occhi di Maya, che non lo avrebbe mai ammesso.
“Okay grazie Logie, se adesso mi aiuteresti a far placare questa massa di gente e poi mandarla fuori da questa casa saresti ancora di più un angelo!” esclamò la mora, rendendo ancora più confuso Logan, e divertita e curiosa Gemma.
“Ma cos... d'accordo Maya, meglio non fare altre domande.” bofonchiò il moro in risposta, grattandosi la testa non molto convinto di ciò che gli aveva chiesto di fare la mora.
“E adesso dove stai andando?” le domandò successivamente, vedendola avvicinarsi verso le scale.
Maya sorrise con fare furbo e: “Oh, adesso lo vedrai.” rispose prima di scappare di sopra.
 




“Perché la musica si è spenta? – esclamò Kendall, allontanando da sé quella biondina che gli stava addosso da quando erano saliti in camera sua – Sarà meglio che vada a controllare!”
Fece per alzarsi dal letto, quando ad un certo punto la bionda -che aveva capito si chiamasse Fiona- si aggrappò letteralmente alle sue spalle e lo tirò verso di sé.
“Sono sicura che non sta succedendo niente! Adesso torna qua da me.” disse accarezzandogli i capelli, per poi avvicinarsi cosí tanto alle sue labbra tanto da sfiorarle e...
Ah-ha! – esclamò la mora una volta aperta la porta della camera – Sapevo che ti avrei trovato quassù con una bionda!”
“Maya! Che ci fai tu qui? – esclamò il biondo praticamente balzando fuori dal letto, riuscendo finalmente a scrollarsi di dosso quella Fiona – Non è come s-sembra, te lo giuro.”
La mora lo guardò abbastanza confusa e: “Non m'importa di te e delle tue sveltine, non sono qua per questo.” precisò incrociando le braccia sul seno.
“Come scusa? Chi sarebbe la sveltina?” esclamò la bambola bionda praticamente gridando.
Ma prima che Maya potesse risponderle per le rime, Kendall la anticipò.
“Fay, potresti per favore lasciarci da soli?” domandò lei con un sorriso che avrebbe fatto svenire chiunque.
“Il mio nome è Fiona!” esclamò la bionda urlando e lasciando la stanza subito dopo, sbattendo la porta.
“Come mai sei qua? Vestita così?” le domandò il biondo, squadrandola da capo a piedi.
“Ti avevo chiesto di non dare questa stupida festa e non per me, ma per la bambina che sto ospitando a casa mia, e tu invece non mi hai dato ascolto!” gli rispose gesticolando con le mani.
“E... e tu non avevi comunque il diritto di irrompere in casa mia, tra l'altro in pigiama e rovinare tutto!” le disse Kendall, urlando anche lui e facendole salire la rabbia ai massimi livelli.
“Oddio Kendall, ma ti rendi conto di quanto sei idiota in questo momento?” bofonchiò Maya trattenendosi a stento dal prenderlo a sberle su quel faccino così odioso.
“E tu ti rendi conto di quanto mi fai im-” si bloccò prima di dire qualcosa che avrebbe peggiorato ancora di più il loro rapporto.
“Che cosa?” fece lei, quasi con le lacrime agli occhi, stringendo le mani chiuse a pugno talmente forte da farsi venire le nocche bianche.
Kendall sospirò pesantemente e: “Per favore Maya, lasciami da solo.” le disse con tutta la calma del mondo, frenando per poco l'istinto di fare quel qualcosa che avrebbe voluto fare da anni.
La mora non disse nulla, ma si limitò a fare ciò che il ragazzo le aveva chiesto, lasciandolo seduto sul letto con la testa fra le mani, a pensare a quel sentimento che gli opprimeva il petto da chissà quanto tempo e di cui si era reso conto dell'esistenza soltanto sette mesi prima.






 
Salve!
Alors, innanzitutto mi scuso per il terribile ed immenso ritardo, ma veramente non ho mai tempo, la scuola mi soffoca e le storie (nonostante ci tenga come non mai) sono le ultime cose a cui riesco a pensare, purtroppo çwç
Sei recensioni al prologo????? So che non è molto ma oddio, voi mi volete morta!!!!!
Poi sono contentissima perchè molte di voi hanno già trovato una ship in Kendall e Maya, che io chiamo Kaya per fare prima ahahah e be', mica avete tutti i torti, io li amo insieme, ma i miei preferiti sono in assoluto i Jenlos (JennyxCarlos) dghujidmf *^*
Poi, possiamo dire che da questo capitolo si entra nel "merito" della vera storia, dove abbiamo Megan con la terribile mamma Annalise che fa molto la mamma di Rose in Titanic (cosa di cui mi rendo conto soltanto adesso lol), Carlos che incontra James per consolarlo e farsi spiegare un po' come sono andate le cose (visto che alla fine il piccolo Jamie era innocente? AHAHAH) e alla fine finisce per incontrare la sua amata Jenny (ship alle stelle), Gemma e Logan che escono insieme e vanno alla festa a casa di Kendall (li amo perchè sono così tanto awkward insieme), che poi viene rovinata da Maya per pura vendetta e gelosia, omg cosa non si fa per amore!!!!!!
Però sappiate bene che lei ancora non ha ammesso niente, neanche il fatto di essere gelosa marcia ma vbb, ve lo dico io e si vede benissimo; mentre invece il nostro bel Kendall comincia a sentirsi confuso, anzi, lo è da 7 mesi (pensate bene a questa data ygdhjf se non capite c'è un indizio nel prologo!), quindi taaante cose belle!! *-*
Okay, adesso scappo perchè devo studiare, ma prima rispondo alle vostre recensioni così dgudj :3
Tanti bacioni grandi e grazie per tutto, alla prossima! (Vi lascio con questi faigons sotto ewe)
Hazel.




 




 

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Capitolo 3
*** Due - Gelosia. ***




Getaways
Due - Gelosia






Uscì di casa sbuffando e chiuse la porta tentando di non fare il minimo rumore, onde evitare di svegliare Jenny e Savannah che avevano dormito tutte quelle ore di fila, mentre lei era riuscita a chiudere occhio sì e no per un paio d'ore, ancora colpita e curiosa per le parole che Kendall le aveva rivolto qualche ora prima a quella festa che -autocongratulazioni a parte- era riuscita a rovinare divinamente.
E anche se i segni erano più che visibili sul suo volto dolce, menomale che qualcuno qualche anno prima aveva avuto la brillante idea di inventare gli occhiali da sole, che in quel momento coprivano benissimo le sue occhiaie abbastanza marcate; inoltre Jack e la sua impertinenza nel fare pipì non l'avevano aiutata molto, per questo era stata costretta a portare il suo adorabile barboncino in giro per qualche vialetto, prima che potesse tranquillamente farla sul parquet di casa Young, e sarebbe stata una scocciatura totale mettersi a pulire l'urina del proprio cane dopo aver passato la notte insonne, no?
Ma dopo aver sbadigliato sonoramente, Maya dovette ammettere che c'era una cosa peggiore di quella, ovvero vedere Kendall Schmidt dopo avergli inveito contro alla sua festa rovinata, mentre portava allegramente a spasso la sua piccola e dolce Sissy.
Panico.
Tanto panico.
Totale panico.
Cercando di non farsi vedere, fece per indietreggiare e tornare verso casa sua, ma il biondo in questione fu più veloce di lei -nonostante neppure lui avesse dormito granché la notte precedente- così riuscì a raggiungerla e la fermò, con l'intenzione di parlarci seriamente.
“Hai intenzione di lasciarmi passare oppure vogliamo giocare alle belle statuine tutto il giorno?” gli domandò la mora, chiaramente con un tono freddissimo.
“E dai Maya ti prego, devo parlarti!” esordì Kendall in risposta, abbastanza stanco di tutte quelle battutine e commenti sarcastici che erano di routine nel loro rapporto e nelle loro conversazioni.
“Per caso hai dormito poco anche tu, caro Kendall? – gli chiese ancora Maya con un tono sarcastico – Perché non sono sicura che il tuo cervello abbia scelto la frase giusta da dire!”
Eh no adesso basta, stava davvero esagerando.
“Ti ho detto che devo parlarti!” esordì Kendall prendendola per un braccio prima che potesse nuovamente provare a scappare e -senza sapere come- finirono per ritrovarsi con poco più di dieci centimetri di distanza l'uno dall'altra, il che fece automaticamente aumentare i battiti del cuore di Maya e che avrebbe tranquillamente evitato di incrociare i suoi occhi verdi in quelli altrettanto chiari di Kendall, dal suo scarso -e dolce- metro e cinquantasette, contro il metro e ottanta del ragazzo.
“Quello che intendevo dire ieri sera, è che tu mi fai incazzare ogni santissima volta Maya, perché tutte, e dico tutte le santissime volte, hai da ridire su qualcosa che faccio o dico.”
Non poteva crederci, non poteva davvero credere alle sue orecchie: era lei che ogni volta aveva da ridire sul suo comportamento?
“Tu stai scherzando, spero.” bofonchiò la mora, sentendo il sangue ribollirle nelle vene.
Kendall sospirò e: “Che bisogno c'era di piombare in casa mia e rovinare la festa?” le domandò, ignorando praticamente le sue parole e a quel punto sì, che Maya non ci vide più dalla rabbia: in meno di due secondi, Kendall si ritrovò con cinque dita stampate sulla sua guancia sinistra ed un'espressione piuttosto scioccata sul viso.
“Sei una persona davvero spregevole Kendall, non so come tu faccia ad avere degli amici e tutte quelle ragazze ai tuoi piedi. Sei il ragazzo più arrogante, egoista e presuntuoso che esista sulla faccia della Terra.” gli disse la mora con le lacrime agli occhi causate dalla forte rabbia che provava in quel momento, mentre il biondo ancora non riusciva a credere alle parole che lei gli aveva rivolto: faceva davvero male perché sì, Maya aveva ragione e anche Kendall lo sapeva benissimo.
 
 
 
 
 
 
“No mami, he sido al salón. – disse Alexa una volta rientrata in casa, e Carlos pensò che molto probabilmente stava al telefono con sua madre – Ahora estoy a casa.”
La bionda si avvicinò per dare un bacio al suo futuro marito, seduto sul divano a vedere una partita di rugby in tv.
“Claro que si, hasta la mañana mamà, te quiero.” fu l'ultima cosa che disse, prima di riagganciare e sedersi sul divano accanto a Carlos.
“Ciao a te, mujer.” esordì il moro dopo che Alexa gli ebbe lasciato un altro bacio a stampo.
“Stavo pensando ad una cosa, prima.” fece la bionda spegnendo la tv del salotto, per far sì che Carlos le prestasse tutta la sua attenzione.
“A cosa?” le domandò a quel punto il latino, accarezzandole i capelli.
“Be' vedi, stiamo insieme da tanto tempo, fra pochi mesi ci sposeremo... quindi avrei pensato di fare anche il passo successivo... – gli rispose Alexa e vedendo il suo fidanzato confuso non esitò a chiarirsi – Carlos, vorrei che facessimo un bambino!”
Nel sentire le sue parole, il moro per poco non si strozzò con la sua stessa saliva: un bambino? E questa come le era venuta in mente?
“Wow amore è... è davvero un bellissimo pensiero! – constatò il latino grattandosi il mento – Però suppongo che dovremmo aspettare almeno un paio d'anni dopo il matrimonio, no?”
Alexa lo guardò scrollando le spalle e: “Non so Los, mi sembrava un'idea carina.” mormorò con un tono leggermente offeso e Carlos odiava quando si comportava in quel modo; per lei era certamente un'idea carina, ma per una volta, si era mai presa la briga di fermarsi a pensare cosa potesse sembrare alle persone che stavano attorno a lei? E soprattutto, Carlos la pensava davvero in quella maniera?
“Ho bisogno d'aria. – strepitò il moro sotto allo sguardo confuso della sua fidanzata – Volevo dire, devo uscire.”
Si alzò frettolosamente dal divano passandosi le mani fra i capelli e: “Mi sono appena ricordato di avere un impegno, non so a che ora tornerò!” la informò, prendendo le chiavi dell'auto.
“Tesoro, sei sicuro di stare bene? È per quello che ho detto?” gli domandò Alexa con premura.
Ovvio che sí.
“No no davvero, sto alla grande, mai stato meglio! – esclamò il latino, indossando successivamente gli occhiali da sole – Allora io vado eh, ci vediamo più tardi!”
Non riuscì neanche a sentire la risposta di Alexa, dal momento in cui si era già catapultato fuori da quell'enorme casa che in quel momento lo faceva sentire soffocato, oppresso da tutto e da tutti, e non pensò minimamente che l'unica ragione potesse essere la persona dalla quale stava andando.
Guidò per un po' senza una meta precisa, ma improvvisamente s'illuminò e ricordò dove gli aveva detto che abitava: a casa di Maya Young.
Fece manovra ed in meno di cinque minuti raggiunse quell'isolato, quella via piena di villette a schiera tutte dello stesso colore, tutte con lo stesso giardino che le ornava, e fu una fortuna ricordarsi dove abitava Kendall Schmidt, uno dei suoi migliori amici al quale avrebbe probabilmente fatto visita dopo la figura da perfetto idiota che avrebbe fatto con lei.
Parcheggiò di fronte alla villetta di Kendall e scese dall'auto, diretto verso la casa più avanti, perché se non ricordava male, era proprio lì che abitava Maya Young: al 10957 di Westwood.
Sospirò pesantemente e prima che tutto il coraggio che aveva in corpo potesse sparire, si decise a suonare il campanello, fortunatamente non dovendo aspettare molto, perché qualche secondo dopo fu proprio Jenny che andò ad aprirgli.
“C-Carlos, hey.” fece la ragazza, arrossendo un poco.
“Ciao.” le disse il moro, alzando di poco la mano in segno di saluto.
“Vuoi, uhm... vuoi entrare?” gli domandò la castana timidamente, sistemandosi con fare impacciato gli occhiali da vista sul ponte del naso.
“Oh ma certo, ti ringrazio.” rispose Carlos per poi farsi avanti ed ammirare la casa.
“Maya non è ancora tornata. – mormorò la castana dopo quale imbarazzantissimo secondo di silenzio – È uscita per fare la spesa e non so quand-”
Carlos non la fece finire di parlare, perché subito la interruppe per specificare una cosa.
“Ti ringrazio ma io non sono qua per Maya, sono qua per te.” le spiegò il latino con un sorriso che le fece quasi mancare l'aria, il che non l'aiutò proprio per niente.
“Mamma, ma chi è?”
Entrambi si voltarono immediatamente quando sentirono una vocina dolce ed innocente alle loro spalle: Savannah; e no dannazione, non ci voleva proprio per niente!
Mamma? – fece Carlos con fare confuso, rivolto verso Jenny che avrebbe letteralmente voluto scomparire dalla faccia della Terra, ma ormai non poteva più tirarsi indietro – Tu hai una figlia, Jenny?”
“Sì, Carlos. – ed è anche tua figlia – Savannah è la mia bambina.”
“Wow io... io non sapevo niente, davvero.” mormorò il latino, grattandosi la nuca con fare impacciato, a causa dell'imbarazzo dovuto a quella rivelazione.
“Be' sai, gli unici ad esserne a conoscenza erano Maya, mia madre ed i miei nonni materni del Kentucky...” gli spiegò la castana.
“Quindi è per questo che tu, insomma... è per questo che hai lasciato Los Angeles dopo il liceo?” le domandò nuovamente Carlos, ancora incapace di formulare una frase di senso compiuto.
“È proprio così.” gli rispose Jenny, sentendosi meglio dentro di sè perché finalmente metà del peso che si portava dietro da cinque buoni anni era sparito; pregò mentalmente affinché Carlos non le facesse domande su chi fosse il padre di Savannah, perché non avrebbe saputo tirarsi fuori da quella situazione, se non dicendogli la verità.
“Ho bisogno d'aria. – disse il moro d'un tratto – C-Cioè, ho bisogno di andare...Scusa di nuovo se sono piombato così all'improvviso.”
Era palese quanto fosse sconvolto e quello non fece sentire meglio Jenny, anzi: servì soltanto a peggiorare le cose.
“Sei sicuro di stare bene, Carlos? – gli chiese la ragazza con premura – Non vuoi sederti e bere un bicchiere d'acqua?”
“No, no no no, ti ringrazio davvero tanto Jenny ma devo proprio andare.” fece il latino dirigendosi verso la porta d'ingresso e inciampando quasi su Jack, che dormiva beatamente vicino al divano.
“È stato davvero un piacere passare a trovarti, ci vediamo!” continuò il moro, aprendo la porta.
“Anche per me, a presto Carlos.” gli disse Jenny sorridendo.
“A-A presto.” fu l'ultima cosa che disse, prima di uscire da casa Young e sbattere la porta alle sue spalle. “Era un tuo amico quello mamma?” domandò Savannah a Jenny, che stava ancora fissando il punto dove pochi secondi prima c'era Carlos.
“Diciamo di sì.” le rispose la castana accarezzandole i capelli.
“E allora perché sei diventata tutta rossa quando lui è arrivato?” le chiese nuovamente la bambina, facendo ridacchiare sua madre, che successivamente la abbracciò, stringendola a sè tanto forte.
 
 
 
 
 
 
“Hey York, lo so che la sbronza di ieri sera non ti è ancora passata!” esclamò Logan tentando di imitare l'accento inglese di Gemma al suo fianco, che scoppiò a ridere come non mai.
“Non male devo dire, ma ti manca ancora un altro po' per essere scambiato per uno che cerca di imparare l'accento inglese!” asserì la bionda sarcasticamente, sotto lo sguardo fintamente offeso di Logan.
“Quanto credi che durerà ancora questa sfida fra il partito di Logan Henderson, l'americano per eccellenza e quello di Gemma Hart, la ragazza con l'accento impronunciabile?” le chiese il moro, scatenando nuovamente delle risate da parte della ragazza.
“Fino a quando non riuscirai a pronunciare il mio nome come lo pronuncerebbe mia madre, coraggio Logie!” gli rispose sfacciatamente Gemma.
Il moro la guardò torvo dopo che lei lo aveva chiamato con il soprannome che gli aveva appioppato sua madre da piccolo e: “A quanto vedo hai una buona memoria per le cose che mi riguardano!” esclamò facendola ridacchiare. “Sei tu che non riesci a tenere la bocca chiusa, Logie.” gli disse nuovamente la bionda, per provocarlo.
“Chiamami di nuovo così e giuro che...” fece lui a quel punto, con fare scherzoso, e non terminando la frase.
“Cosa Logie? Cosa farai, Logie? Come non devo chiamarti? Per caso non devo chiamarti Logie? Uhm, Logie?” disse a raffica Gemma, con un tono divertente e Logan non potè più trattenersi: anche il suo modo di pronunciare quel soprannome orribile lo faceva andare fuori di testa, ma com'era possibile?
Per quel motivo, si avvicinò di scatto a Gemma e -prendendole la testa fra le mani- la baciò, senza pensarci su due volte; la sentì sorridere sulle sue labbra, segno che non l'aveva presa male, e a confermarglielo fu il fatto che approfondì il bacio, rendendolo più passionale.
“Wow. – mormorò con le labbra che le pulsavano ancora, una volta che si furono allontanati – Se ogni volta che ti chiamo Logie tu reagisci in questo modo, allora credo che lo farò più spesso!”
Logan ridacchiò nel sentire le sue parole e le lasciò un altro piccolo bacio sulle labbra.
“Non ti ha dato fastidio?” le chiese poi, stringendole la mano.
“Perché avrebbe dovuto darmi fastidio?” domandò Gemma a sua volta, senza smettere di sorridere.
Anche Logan sorrise e: “Mi faccio troppe seghe mentali!” esordì facendola scoppiare nuovamente a ridere.
“È probabile, ma devi stare tranquillo, a me fa solo piacere!” esclamò la bionda, facendogli l'occhiolino e Logan si ritrovò a sorridere come un ebete: come poteva non perdere la testa per una come Gemma Hart?
 
 
 
 
 
 
Megan salì in camera sua subito dopo aver cenato, anche se a dirla tutta non aveva mangiato un granché, ancora troppo pensierosa per via di James, che le mancava da morire.
Si sdraiò sul letto dopo essersi tolta le scarpe e socchiuse gli occhi, cercando di non pensare a niente; ma la sua meditazione fu interrotta dalla suoneria del suo cellulare, che stava sul comodino, così sbuffò e si avvicinò per prenderlo, sobbalzando quando lesse il nome “James” sullo schermo e subito dopo premette il tasto verde per rispondere.
“P-Pronto?” disse balbettando.
“Hey, ciao. – fece James dall'altro capo del telefono – Come stai?”
Domanda di riserva?
“Sto bene, diciamo... e tu?” gli rispose la ragazza, arrotolandosi una ciocca di capelli biondi sul dito.
“Sì sto bene, cioè stiamo bene. – disse il castano, molto probabilmente riferendosi al piccolo Fox – É che gli manchi moltissimo.”
“A Fox?” gli domandò Megan, sentendo i battiti del cuore aumentarle sempre di più.
E anche a me dannazione, avrebbe voluto dirle.
“Già, dovresti vederlo... sta sempre a fissare la porta dell'ingresso come se tu dovessi tornare da un momento all'altro. E si chiede di continuo perché non lo fai, proprio come me...” continuò James, facendola sospirare.
“Senti James, io non...” non riuscì a terminare la frase, dal momento in cui sentì la porta di camera sua aprirsi e vide sua madre entrare dentro.
“Mamma, ma non ti hanno insegnato a bussare, per caso?” le domandò con fare scocciato, coprendo il telefono con la mano per far sì che James non sentisse niente.
“Riaggancia subito, Megan.” fu tutto quello che le disse Annalise, con un tono autoritario.
“E perchè dovrei? – fece la bionda – Ma che ti prende, mamma?”
La donna sospirò chiaramente scocciata e le prese l'iPhone dalle mani, riagganciando la chiamata al posto suo. “Ma sei impazzita?” gridò a quel punto Megan, alzandosi di scatto dal letto.
“Megan ne abbiamo già parlato ieri, non voglio più che tu frequenti James, è ora che tu te ne faccia una ragione!” esclamò sua madre, porgendole il telefono.
“Che? – fece con fare confuso – Smetti di trattarmi come una bambina, mamma, ormai sono un'adulta!”
Sua madre la guardò e: “Oh, ma davvero? Se tu fossi stata un'adulta non avresti risposto alla sua dannata chiamata!” le disse, acida più che mai.
Nel sentire le sue parole, Megan non potè fare a meno di rimanerci male e scoppiare a piangere, non le importava se sua madre era ancora davanti a lei.
“Vattene mamma, lasciami da sola!” esclamò tra un singhiozzo e l'altro, trattenendo con chissà quale forza la voglia di gettare quel mostro di sua madre giù dalle scale.
Lei amava James e sebbene ci fossero state delle incomprensioni fra di loro, se la loro storia sarebbe dovuta finire, non sarebbe stato per volere di Annalise, ma solo per il loro.
 
 
 
 
 
 
Temporeggiò un po' prima di decidere se suonare o meno, e alla fine lo fece.
Sospirò con fare nervoso e neppure lui sapeva perché si sentiva in quella maniera, non gli era mai successo: e forse era ancora in tempo per lasciar perdere ogni cosa ed andarsene, ma dopo che la porta si aprì, non potette più tirarsi indietro.
“Kendall?” gli chiese quella voce femminile, che però non apparteneva a Maya, bensì a...
“Jenny? Jenny Sky? – esordì il biondo con un tono di stupore nella voce – Sei proprio tu?”
“Così pare!” gli rispose la castana ridacchiando e contagiando pure lui.
“Quando sei tornata a Los Angeles?” le domandò a quel punto il biondo.
“Un paio di giorni fa e credimi, sono riuscita ad incontrare tutti meno che mio padre! – esclamò la castana in risposta, facendolo ridacchiare di nuovo – Comunque sono sicura che non sei venuto qua per me, ma per Maya.” “È così evidente?” le chiese Kendall, facendola sorridere.
“È soltanto un po' logico, niente di che! – rispose Jenny facendogli l'occhiolino – In ogni caso Maya è uscita, mi dispiace deluderti.”
Kendall sospirò, preso però dalla curiosità e: “E dov'è andata?” le domandò nuovamente a quel punto.
“Ha contattato un suo ex compagno di università, un certo Ashton... mi ha detto che sono andati in quel nuovo locale che hanno aperto sabato scorso, il...”
New Americana. – disse il biondo per concludere la sua frase – Uhm, ti ringrazio Jenny, è stato un piacere rivederti!”
Kendall si avvicinò alla ragazza e la abbracciò calorosamente.
“Figurati, è stato un piacere anche per me!” gli disse Jenny, chiudendo subito dopo la porta di casa.
“A noi due, Ashton.” fece a quel punto il biondo, dando voce ai suoi pensieri, che chiaramente esprimevano quel sentimento che saltava fuori ogni volta che c'era di mezzo Maya: la gelosia.




 
Bon après-midi à tous le monde!
Okay, sorvolando sul mio mostruoso ritardo di quasi due mesi, ma sappiamo benissimo tutti che è colpa della scuola ew.

Cooomunque, spero in ogni caso che chi seguiva questa storia non l'abbia messa nel dimenticatoio, fatelo per la povera e piccola me!!
Dai, però a parte tutto mi sembra di avervi dato un ottimo capitolo, compreso il dialogo in spagnolo tutto tradotto da moi, eheheh mi faccio i complimenti da sola :')
E insomma, Carlos sta sentendo sempre di più le pressioni di Alexa, che già vuole un bambino, così lui si rifugia dalla piccola Jenny e scopre anche dell'esistenza di Savannah *stappa lo spumante*, Kendall è un totale cretino e riesce a farsi scappare ancora di più Maya dalle mani ( e a proposito di questi cucciolotti, ho già scritto la one shot del passato che dovrebbe farvi capire taaante cosine maa, devo aspettare il momento giusto per pubblicarla :p), la mamma di Megan è sempre più strega e lo manifesta quando Megan risponde alla chiamata di un James stra dolce che usa Fox per dirle che le manca fjsdjjsdks e poi i miei tanto amati Logan e Gemma, che si danno giusto un paio di bacetti dopo essersi sfottuti un po', il che è stfgusdhjw e vi chiedo scusa perchè nelle loro parti non riesco mai a scrivere quanto le altre coppie ma credetemi, loro due sono i più difficili, e James e Megan li seguono ewe
In tal caso ci tengo a ringraziare chi segue e recensisce sempre la storia, siete dei soli ed io vi adoro!!!
Adesso scappo, prometto che non vi farò aspettare due mesi per il prossimo capitolo, tanto l'ho già iniziato a scrivere ;)
Un beeeso,
Hazel.



 




 
 
Trailer.
 

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