Una come te

di Dreamer In Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Una come te ***
Capitolo 2: *** 2. Se chiude gli occhi vede il mare ***
Capitolo 3: *** 3. Ha una valigia per le scarpe ***
Capitolo 4: *** 4. Non si avvicina per ballare ***
Capitolo 5: *** 5. Se corre inciampa ma non cade ***
Capitolo 6: *** 6. Per una rosa può morire ***
Capitolo 7: *** 7. Mi piace da morire! ***
Capitolo 8: *** 8. La porti al cinema d'estate ***
Capitolo 9: *** 9. Sotto un temporale... ***
Capitolo 10: *** 10. Vola solo quando ha un orizzonte da inseguire ***
Capitolo 11: *** 11. Un gatto sopra il letto e un uomo nudo ad aspettare ***
Capitolo 12: *** 12. Uno come me, non la può dimenticare... ***



Capitolo 1
*** 1. Una come te ***


1.
 
[Una come te]
 

- Pronto? -
- Dove sei? -
La voce dall'altro capo del telefono era visibilmente scocciata. La ragazza spalancò gli occhi cremisi, conscia, solo in quel momento, del guaio in cui si era cacciata. Iniziò a correre nella direzione opposta cui inizialmente era diretta.
- Sto arrivando, Shade. Dammi cinque minuti. -, riattaccò non dando tempo al ragazzo di replicare. L'asfalto passava veloce sotto i suoi piedi che incontravano ripetutamente pozzanghere e rivoli d'acqua. Con la borsa stretta sotto il braccio e l'ombrello penzolante nell'altro, il suo viso era grondante di pioggia. A un tratto, la sua attenzione fu attirata da un movimento accanto al marciapiede. In una scatola di cartone, sfasciata dalle intemperie, una creaturina pelosa miagolava tutta la sua disperazione. Senza rifletterci troppo, la ragazza si fermò, accucciandosi accanto al gattino. - Chi ti ha lasciato qui tutto solo? -, cantilenò prendendolo per il ventre e portandoselo in grembo. Due enormi occhioni blu, circondati da un pelo candido incrostato dal fango, la guardavano arrabbiati. Una zampetta, armata di artigli, tentò di ferirla ma la rossa si scostò in tempo. - Sei burbero come qualcuno di mia conoscenza. -, commentò a mezza voce sorridendo tra se. Mise il micio nella borsa e ricominciò a correre.
 
Due colpi alla porta portarono il ragazzo, appena uscito dalla doccia, ad aprire l'uscio.
- Scusa il ritardo. -, cominciò lei entrando nella piccola stanza. Si fiondò nel bagno appena liberato, lasciando sul pavimento macchie di fango e sporcizia.
- Puoi almeno toglierti le scarpe? -, mugugnò il padrone di casa seguendola e afferrando un asciugamano. Iniziò a strofinarsi la zazzera cobalto, mentre osservava incuriosito, ma ancora un po' offeso, Fine. Vide la rossa sfilarsi le calzature e lanciarle con i piedi in un angolo. Poi, questa appoggiò la sua borsa sul ripiano del lavandino, tirandone fuori un batuffolo miagolante. Il ragazzo, dietro di lei, la guardava scettico dallo specchio. - Quello cosa è, Fine? -
La ragazza spalancò la bocca scandalizzata e alzò l'animale all'altezza del viso di Shade. Il piccolo stese una zampina minacciosa proprio verso il naso del cobalto.
- È un gatto, ovviamente. -, puntualizzò la rossa riabbassandolo sul lavandino. Accese l'acqua che scorrendo per qualche secondo divenne calda e poi, con il sapone, iniziò a strofinare il pelo della creatura che rizzava la coda, le orecchie e miagolava a più non posso, morsicando e graffiando la principessa. Shade scosse la testa, rassegnato, e appoggiò l'asciugamano che aveva appena usato sulla testa della rossa, tamponando l'umidità della pioggia. La giovane alzò gli occhi sullo specchio e intrecciò le sue iridi cremisi con quelle scure di Shade, per poi regalargli un dolce sorriso. - Sai come l'ho chiamato? -
- In Accademia non si possono tenere animali. -, disse l'uomo abbandonando la stoffa sulle spalle della ragazza e incrociando le braccia sul petto nudo. Fine issò il gatto, finalmente lindo, dal lavandino e lo osservò divertita. - Oh ma Eclipse è un bravo gattino. Sarà un maestro della mimetizzazione e a non farsi trovare dai cattivi. -
Il batuffolo bianco rispose con un forte miagolio e la ragazza scoppiò a ridere.
- Stai scherzando, spero! Eclipse? -, domandò scandalizzato e offeso il cobalto. La principessa fece finta di non averlo sentito e spiattello il micio sul torace del cobalto, che lo afferrò goffamente.
- Mentre voi due burberi fate amicizia, io faccio una doccia. -, annunciò e spinse il Principe della Luna fuori dal piccolo bagnetto chiudendogli la porta alle spalle.
 

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Capitolo 2
*** 2. Se chiude gli occhi vede il mare ***


Senza disturbarvi troppo, volevo dirvi che rispetto al primo capitolo ci sarà un salto temporale nel passato. Se quello precedente era una sorta di prologo, con questo entriamo nella narrazione e vi racconterò la storia di Fine e Shade, pian piano, fino all'ultimo capitolo dove sarà ripresa la scena iniziale. Oggi, vi lascio con un episodio estivo, prima dell'ultimo anno di Accademia.
Buona lettura,
Ele


2.
 
[Una come te, se chiude gli occhi vede
il mare, senza andar lontano.]

 
- Shade? -
- Mm... -, mugugnò il ragazzo sdraiato tra l'erba del prato. Si voltò alla sua destra, dove sapeva di trovare la figura di Fine. Aprì un occhio e rimase a fissare il suo viso rilassato e i capelli infuocati scompigliati dalla brezza estiva. Dopotutto, la gita in campagna non era così male. In lontananza, le voci dei loro amici arrivavano ovattate.
- Non ti sembra di essere al mare? -, disse infine la principessa con un sospiro di serenità.
Il cobalto si puntellò su un gomito per osservarla dubbioso. - Sinceramente, no. -
La giovane aprì piano gli occhi per incontrare le iridi scure del ragazzo. Gli regalò un sorriso divertito per poi riabbassare le palpebre e sistemarsi meglio sull'erba.
Il principe la imitò.
- Appoggia i palmi a terra e senti la freschezza della sabbia. -, cominciò la rossa interrompendo il silenzio.
Shade aggrottò le sopracciglia ma eseguì l'ordine. - L'erba pizzica e, comunque, la sabbia è calda solitamente. -
- Ma noi, Shade, siamo su una spiaggia tropicale al tramonto quando la sabbia è fresca e morbida. Sei d'accordo? -, ritentò la giovane non demordendo e un po' spazientita dalla pignoleria del ragazzo.
- Continua. -, disse solo il cobalto a disagio ma allo stesso tempo divertito. Nella sua mente aveva immaginato esattamente il panorama che Fine gli stava descrivendo e non gli sembrava così male.
- Senti la brezza leggera che ci accarezza il viso e il profumo di salsedine portato dalle onde. L'acqua s’infrange sugli scogli creando alti schizzi mentre i gabbiani si tuffano per agguantare le prede, gracchiando insistenti. -
Mentre parlava, la rossa prese la bottiglietta d'acqua che si era portata appresso rovesciandola sul viso rilassato di Shade. Quello, cominciò a dimenarsi e a sputacchiare il liquido trasparente, spalancando gli occhi sorpresi.
- Fine! -, ululò come rimprovero. La rossa tentò di fuggire gattonando, prima di essere presa per le gambe e trascinata sotto la figura incombente del principe armato di acqua. 
Fine provò a farlo ragionare, prigioniera delle sue braccia. - Però ammetti che sembra di essere al mare ora! -
Shade, determinato e terribile nella sua vendetta, si lasciò sfuggire un sorriso a quelle parole.
- Certo! E tu ti farai con me un bel bagnetto! -, la apostrofò infine versando inesorabile l'acqua addosso alla ragazza.
 

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Capitolo 3
*** 3. Ha una valigia per le scarpe ***


3.
 
[Una come te, ha una valigia per le
scarpe, che sembra un aeroplano.]

 
Il ragazzo entrò nella stanza con un sospiro di stanchezza.
- Ma che hai qua dentro? Un pony morto? -, domandò frustrato appoggiando la valigia sul pavimento.
La ragazza, intanto, si guardava attorno meravigliata, lanciando malamente un borsone sul materasso.
 - Mi dispiace separarmi da Rein ma le stanze per i Sempai sono fantastiche. -, commentò solo. Iniziò ad aprire cassetti e armadi, pronti a essere riempiti, fino a fermarsi davanti a un enorme mobile ad ante.
- Non ci posso credere!-, sbraitò la principessa e Shade accorse al suo fianco.
Il cobalto guardò confuso la semplice scarpiera. Era molto grande ma nulla di particolare. Fine si voltò verso di lui guardandolo sognante. Poi, si fiondò all'ingresso e cominciò a trascinare malamente la valigia sul pavimento lindo, in quella maniera goffa e imbarazzante che aveva portato il ragazzo ad avere pietà di lei quando l'aveva incontrata pochi minuti prima. Tergendosi il sudore, finalmente la Principessa del Regno Solare piazzò il contenitore davanti al mobile e lo aprì. Scarpe di tutti i tipi si sparsero sul pavimento, probabilmente compressati a forza nello scompartimento. Fine ridacchiò felice a quella vista e il cobalto si ritrovò a fissarla stranito e anche un po' spaventato.
- Sapevo che eri affetta da qualche grave patologia; non potevi essere così fuori di testa senza avere almeno un'ossessione. Certo, non m’immaginavo le scarpe, ma dopotutto tua sorella ha quella per i vestiti… -, borbottò tra se scuotendo la testa, rassegnato.
La principessa non gli diede ascolto e cominciò a cercare, in mezzo alle calzature, agitata.
- Scarpe da corsa, da tennis, da calcio per campo in erba, scarpe da trekking e da bici e... eccoli. -, elencò tra se fino a fermarsi in adorazione.
- Scarpe da calcio per campo in sabbia? -, domandò ironico Shade non aspettandosi nulla di diverso dalla ragazza.
Fine alzò fiera un paio di sandali con tacco rossi le cui rifiniture erano abbellite da piccoli diamanti. Non erano molto alti ma comunque non erano scarpe da Fine, considerando poi, l'aurea di eleganza che emanavano.
- E questi da dove vengono? -, chiese sorpreso.
 La giovane abbassò gli occhi, imbarazzata.
 - Qualche mese fa stavo andando a trovare Altezza e passeggiando verso il castello li ho notati. Siccome si avvicinava il mio compleanno, ho deciso di farmi un regalo. Che dici? Ti piacciono? -
Il cobalto passò le iridi scure dal viso speranzoso di Fine alle scarpe luccicanti.
- Sì, sono molto belle. -, proclamò infine vedendo la tensione della rossa sciogliersi in un timido e dolce sorriso. - In che occasione le indosserai? -, continuò incuriosito.
Vide la principessa fare spallucce e abbassarsi per porre le scarpe all'interno della scarpiera. Le appoggiò attentamente, quasi fossero di cristallo. Infine, alzò il viso guardando dal basso all'alto Shade.
 - Di sicuro per un evento importante, tipo il mio matrimonio. -, finì per poi riportare la sua attenzione sulle altre scarpe spaiate che ricoprivano il pavimento.
- Il tuo matrimonio? -, ripeté stupito il giovane osservando la ragazza armeggiare con la scarpiera. Questa si voltò e incrociò le sue iridi scure con un cipiglio offeso.
 - Per quanto tu possa trovarlo assurdo, alla fine toccherà anche a me, Shade, e sto prendendo in considerazione alcune... p-proposte. -, concluse imbarazzata e riprendendo a sistemare i suoi averi nella nuova stanza.
Non aveva mai rivelato a nessuno di essere, in realtà, molto ambita tra i principi dell'Accademia, primo tra tutti, Noche che ogni giorno ci teneva a ricordarle il suo eterno amore.
- Non lo trovo per niente assurdo. -, sussurrò il cobalto ancora fermo a pochi passi da lei. – Anzi, il tuo futuro marito sarà molto fortunato. -, concluse.
Fine, fingendosi concentrata e indaffarata, non si voltò nemmeno. Sentì i passi di Shade allontanarsi e, poi, il rumore attutito della porta che si chiudeva, le indicò che se ne era andato.

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Capitolo 4
*** 4. Non si avvicina per ballare ***


4.
 
[Una come te, non si avvicina per ballare,
guarda da lontano.]

 
La ragazza guardava con un tenero sorriso la sorella che volteggiava sulla pista, ben avvinghiata al suo cavaliere. Il vestito da sposa cadavere s'intonava perfettamente allo smoking chiazzato di sangue di Bright. L'azzurra aveva preparato ogni minimo particolare per essere al meglio per la festa, compreso l'abito dell'ignaro fidanzato che, qualche ora prima, era stato obbligato a indossare. Eppure, l'effetto era sorprendente e tutti i presenti della sala non potevano fare altro che lanciare uno sguardo alla fortunata coppia. Rein era sempre stata la più principesca tra le due, con la sua passione per la moda e la gentilezza dei modi che la portava ad avere una buffa ma smagliante eleganza. Fine, invece, era sempre stata quella goffa e paurosa, che come testimoniava quella serata di solitudine, non aveva il coraggio di esporsi, mai. Nascosta da una semplice mascherina rossa, trangugiava accanto al buffet l'enorme torta a forma di zucca in tema Halloween. I finti denti da vampiro mordevano, inesorabili, fetta dopo fetta, lasciando interdetti i pochi disgraziati che si avvicinavano per chiederle un ballo. La scusa del cibo era diventata ormai il suo cavallo di battaglia per risolvere situazioni sconvenienti. Non che le dispiacesse assaporare un buon dolce, in realtà, ma, oltre a diventare un’ottima barriera, le serviva per affogare la sua delusione. Shade si era dileguato in fretta e furia tra la folla dopo averla salutata con un cenno. Certo, era stata una stupida ad aspettarsi altro ma in nome della loro amicizia avrebbe almeno potuto rivolgerle decentemente la parola. Dall'inizio della serata non aveva più scorto il cappello da Eclipse e si era sentita definitivamente abbandonata. Prese l'ennesimo boccone di torta con un broncio, godendosi poco il sapore amarognolo del cioccolato per via dei pensieri. 
- Pssh... -
Fine alzò il viso dal piattino su cui stava giocando con la forchetta, convinta di aver sentito un rumore. Si voltò appena e scorse una mano che le faceva cenno di avvicinarsi. Incuriosita, appoggiò il dolce sul tavolo e s’inoltrò nell'ombra della sala. Le sue iridi cremisi impiegarono qualche secondo ad abituarsi alla mancanza di luce ma quel poco bastò alla figura per afferrare la ragazza alle spalle e stringerla contro il suo petto, tappandole la bocca.
- Che cosa è questa cosa?! -
La rossa fu lasciata all'istante e scoppiò a ridere mentre il cobalto cercava di togliersi dalla mano una strana sostanza rossa.
- È gelatina. -, rispose solo la ragazza. - È perfetta per fare il sangue colante. -
Accenno con un dito ai canini insanguinati e Shade si pulì la mano nei pantaloni scuri, scuotendo la testa, rassegnato.
- Pensavo fossi troppo altolocato per degnarmi della tua presenza. -
Il cobalto fece una smorfia.
- Sono venuto a rapirti dalle grinfie della tua spaventosa sorella, -, disse accennando ai due ballerini in pista, - visto che ti obbliga a partecipare a queste feste. -
La principessa si strinse nelle spalle incrociando le braccia sul petto. - Sono contenta di farle da supporto e poi mi piacciono questi eventi, soprattutto per il cibo, ma non sapendo ballare non posso fare altro che stare a guardare. -, ammise sapendo che con Shade non sarebbe stata in grado di mentire. - Tu, però, non hai scusanti! -, lo accusò tornando a fronteggiarlo con un sorriso ironico. - Da quando sei tornato a essere il burbero e temibile Eclipse? -, concluse accennando al mantello e al cappello largo che portava.
Il principe alzò gli occhi al cielo sorridendo divertito.
- Non sono così male! Ho un fascino misterioso. -, si giustificò cantilenante.
Fine alzò scettica un sopracciglio.
 – Ora, però, sei un po' cresciuto per queste cose. -, puntualizzò accennando al mantello che non gli copriva più nemmeno le gambe.
Shade sbuffò senza rispondere.
- Allora? -, tentò ancora la rossa.
- Sto scappando da una stola di ammiratrici. Non volevo perdermi il ballo ma non potevo nemmeno farmi vedere con il rischio di essere assalito. -
La rossa gli regalò un sorriso di circostanza e abbassò lo sguardo, delusa e gelosa.
- Per questo ti ho raggiunto. Se dovevo andarmene da qui, tanto valeva che salvassi anche una principessa in difficoltà e i piedi dei poveri ragazzi con cui avrebbe accettato di ballare. -
Un pugno ben assestato raggiunse il suo bicipite.
 - Antipatico! -, lo accusò la principessa mostrandogli una linguaccia.
- Ora andiamo, vampira. Altrimenti quelle arpie mi ritroveranno. -
Si avviò verso la porta, tenendola aperta per permettere il passaggio della rossa. Questa, però, si fermò.
– Arrivo immediatamente! -
Corse verso il buffet e riafferrò il piattino che aveva abbandonato, per poi correre di nuovo incontro a Shade. Il ragazzo la guardò con fare interrogativo.
- Ora posso godermi il dolce. -, si giustificò solo la principessa regalando al cobalto un sorriso sereno. 
 

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Capitolo 5
*** 5. Se corre inciampa ma non cade ***


5.
 
[Una come te, se corre inciampa ma non
cade, chiede la tua mano.]

 
Fine si terse il sudore dalla fronte. Il sole era alto, nel cielo del primo pomeriggio, ma il calore dei suoi raggi non riusciva a contrastare l’aria fredda che annunciava un Natale rigido e, magari, con la neve. La giovane sorrise tra sé. Stava già pregustando il cenone in famiglia e il clima di gioia delle feste. Poi, delle urla la riportarono alla realtà. Sugli spalti i tifosi gridavano i nomi delle squadre e dei giocatori più forti; non per niente il suo era stato sulla bocca di tutti; ma non in quel momento, no; ora, la palla era tra i piedi di Shade e il pubblico era in visibilio. Gli occhi cremisi cercarono sul campo la figura del suo nemico. Lo intercettò sulla linea di mezzo. Il ragazzo si muoveva veloce tra gli avversari, scartando ogni difesa. La palla si avvicinava sempre di più alla loro porta e Fine prese un sospiro. Si passò le mani sudate tra i pantaloncini della divisa rossa e si spostò la frangetta dagli occhi.
- Lione! –
La voce di Rein risuonò nella piccola arena in sabbia. – Pressalo! –
La giovane dai capelli di carota annuì all’amica e si precipitò verso il ragazzo. La rossa si voltò appena verso la porta, dove sua sorella, concentrata, seguiva ogni movimento della palla e dava ordini a destra e a manca.
– Non vuoi proprio perderla questa scommessa. –, la canzonò Fine con un ghigno divertito.
- Non voglio rendergli il gioco troppo facile! -, borbottò quella.
- Grazie Rein. -, sussurrò quasi a se stessa mentre la vedeva grugnire al solo pensiero di perdere. La sorella scosse la testa divertita e cominciò a correre in direzione del cobalto che aveva appena scansato la Principessa del Regno di MeraMera. Il cobalto alzò appena lo sguardo e notò la presenza di Fine. Ghignò apertamente.
 – Ti stavo aspettando. –
La rossa gli concesse un occhiolino.
 – Non vincerai stavolta. Rein non è intenzionata a perdere. –, e accompagnò quelle parole con un affondo del piede.
- Ma tu lo speri. -, la punzecchiò Shade, scostando agilmente la palla.
La Principessa del Regno Solare arrossì ma non ebbe tempo per ponderare quelle parole. Il piede mancò lo sterrato portando la giovane a stendersi a terra; non prima di aver afferrato la mano del cobalto. La palla sparì sotto di lui mentre con le braccia attutiva la caduta prima di finire sul corpo di Fine. Shade sentiva le forme della giovane sotto di se mentre i loro visi erano a pochi centimetri. Le iridi cobalto cercarono ansiose quelle cremisi con un espressione ironica ma tenera.
- Sei goffa. –
Gli occhi della ragazza si allargarono stupiti mentre una risata divertita le apriva le labbra sorridenti. Shade si trovò a inarcare le sue in una dolce espressione, godendo alla bellezza di Fine. Poi, un boato riportò la loro attenzione sul gioco. Nei pressi della porta delle ragazze, Tio guardava stralunato e incredulo Rein che, a sua volta, contemplava stravolta la sfera bianca e nera catturata dalla rete. Il cobalto si alzò in piedi, porgendo una mano alla ragazza sotto di se per rialzarsi.
- Tio ha fatto gol? -, domandò entusiasta.
Shade osservava il suo compagno di squadra farsi travolgere da una massa blu che lo strattonava e lodava contenta della vittoria. Il Principe della Luna si voltò verso la giovane. – Ho vinto. -, annunciò estasiato.
Fine si strinse nelle spalle, imbarazzata ma felice.
- Rein non ne sarà contenta. –
La loro attenzione venne, infatti, attirata da una figura nera che attraversava il campo a passo di marcia. L’azzurra si fermò davanti a Shade e lo scrutò dal basso all’alto con un cipiglio frustrato. Tra i due si percepiva un’aria pesante e carica di tensione.
– Va bene. -, esordì questa incrociando le braccia al petto. – Puoi uscire con Fine ma sappi che se mai dovesse versare una singola lacrima per colpa tua io lo verrò a sapere e la mia anima ti tormenterà fino alla fine dei tuoi giorni. –
Girò i tacchi e si avviò verso gli spogliatoi insieme alle sue compagne di squadra demoralizzate.
Shade si voltò verso la rossa che gli stava sorridendo dolcemente.
– L’ha presa bene. -, commentò solo questa per poi seguire la sorella. Una voce la chiamò, facendola fermare, senza girarsi, per qualche secondo.
- Passo a prenderti stasera alle otto. –
Fine, scosse appena la testa, nascondendo un felice sorriso e continuando per la sua strada.
 
 

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Capitolo 6
*** 6. Per una rosa può morire ***


 
6.
 
[Una come te, per una rosa può morire,
solo perché ancora non sa
togliere le spine.]

 
- Dove lo lascio questo? -
La voce della ragazza portò Shade a voltarsi verso di lei. Le sue iridi scure incontrarono un vaso di media grandezza sormontato da una cespugliosa pianta e dotato di gambe sottili. Si perse qualche attimo in un sorriso divertito e si alzò dalla posizione accucciata per aiutare a sistemare il vegetale. Prese la ceramica tra le braccia e finalmente potè scorgere tra le fronde il viso, paonazzo dalla fatica, di Fine.
- Da quando fai la facchina? -, chiese con ironia mentre poneva l'oggetto in un angolo della serra. La rossa, intanto, si era avvicinata al rubinetto dell'acqua per dissetarsi e sciacquarsi il viso.
- Stavo venendo a cercarti e ho incontrato il giardiniere in difficoltà con la pianta. Così gli ho dato una mano. -
Il cobalto si avvicinò a lei, porgendole uno straccio per asciugarsi. La rossa prese la pezza e si sfregò il volto, mentre ringraziava il ragazzo.
- Hai fatto bene a venire. Voglio mostrarti una cosa. -
Intrecciò le sue dita con quelle della giovane che al contatto arrossì vistosamente. Era ormai da qualche settimana che uscivano insieme e, nonostante sapesse cosa provava il ragazzo e di essere ricambiata, non si sarebbe mai abituata all'intimità che stava nascendo tra loro. Non si sentiva mai all'altezza di quel sentimento bello e terribile che incombeva sul suo cuore. Shade, notando il suo imbarazzo, seguì le iridi cremisi concentrate sulle loro mani. Si ritrovò a sorridere dolcemente.
- Dovrai farci l'abitudine. -
Fine divenne ancora più paonazza e sobbalzò stupita. Il cobalto scoppiò a ridere e trascinò la sua timida compagna oltre un telo cerato che isolava una piccola parte della serra. Accese, poi, una lampadina che iniziò a sfavillare sopra le loro teste.
- Oh! Shade... -, sussurrò appena la rossa chinandosi a terra. In un intricato cespuglio di rovi, una piccola rosa rossa splendeva alla luce precaria. Era circondata da una piccola ampolla che gli permetteva di stare al calduccio dal rigido gennaio di quell'anno. Il gambo esile saliva verso l'alto circondato da piccole e temerarie spine e si apriva in una gonfia armonia di petali.
- È sbocciata qualche giorno fa. Anche se la pianta è qui nella serra, è una rarità che sia riuscita a crescere. Sai, è stato grazie a questo miracolo della natura che ho deciso di chiederti di uscire. -
Fine riportò l'attenzione al ragazzo, guardandolo dal basso verso l'alto.
- Come? -, sibilò appena, anche se sapeva di essere ben udita nel silenzio della serra.
Il cobalto si passò nervoso una mano tra i capelli, scompigliandoli.
- Ho notato il bocciolo e, d’istinto, ho pensato a te e a quanto ti sarebbe piaciuto vederlo. -
Il principe si chinò accanto alla ragazza e tolse l'involucro che circondava il fiore. Afferrò delicatamente lo stelo e prese dalla cintola una delle forbici che utilizzava nel giardinaggio. Tagliò alla radice del gambo, quando questo si allontana dalla pianta. Sentì Fine, che aveva seguito i suoi movimenti, sussultare al tac secco della lama.
- No... -, protestò appena.
Shade pose la rosa davanti agli occhi cremisi.
- E ho deciso, -, continuò convinto, - che l'avrei coltivata per te, per regalartela. -
Le iridi della principessa incontrarono quelle scure di Shade.
- Per me? -, domandò stupita mentre un sorriso sereno le aleggiava sulla bocca. Afferrò il fiore senza distogliere lo sguardo da quello del ragazzo. Questo si avvicinò piano a lei mentre i suoi occhi erano incantati dalle carnose e rosee labbra di Fine. La rossa sentì il respiro del ragazzo sul suo viso e chiuse gli occhi, imbarazzata ma desiderosa di approfondire quella vicinanza.
- Ahi! - esclamò, invece, facendo sobbalzare entrambi.
Shade la guardò preoccupato.
- Che è successo? -
La rossa si portò il dito dolorante davanti al naso per scorgere una piccola spina nella pelle. Agitata, aveva stretto troppo il fiore tra le mani.
Shade scosse la testa, rassegnato, lasciandosi andare in un sorriso divertito.

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Capitolo 7
*** 7. Mi piace da morire! ***


7.
 
[Una come te, mi
piace da morire!]

 
Le palpebre di Shade erano leggermente allargate mentre le pupille delle sue iridi cobalto ridotte a due fessure. Non era la prima volta che gli capitava… ma non era mai stato così!
Non riusciva a spiegarsi come una creatura tanto minuta e fragile potesse trangugiare tanto cibo. Non era fisicamente possibile eppure stava avvenendo proprio sotto i suoi occhi. Aveva dato appuntamento a Fine dopo l’allenamento di calcio, pallavolo e ginnastica che la ragazza aveva avuto nel pomeriggio. Immaginava avesse fame e si era persino dato disposto a offrire ma la quantità di piatti che la rossa stava accumulando sul tavolo faceva impallidire lui e, soprattutto, il suo portafoglio.
Il coltello e la forchetta che Shade aveva impugnato per tagliare l’unico filetto che aveva ordinato erano ancora paralizzate a mezz’aria mentre la bocca era leggermente dischiusa in una smorfia tra il disgusto e lo stupore. Si trovava in quella posizione da dieci minuti, ormai, mentre i camerieri facevano agilmente avanti e indietro dal loro tavolo.
L’arrivo di una lasagna lo riportò alla realtà mentre Fine ringraziava entusiasta la gentilezza dell’uomo vestito da pinguino. Questo sorrise sornione e si allontanò elegantemente, pregustando già i guadagni di quella serata.
- Fine posso farti una domanda? -, interruppe Shade il suo strafogarsi.
La giovane si portò docilmente il tovagliolo alla bocca per pulirla dal sugo della nuova pietanza.
- Certo, Shade! -, esclamò, innocente, in un leggero acuto.
- Come fa tutta quella roba a stare nel tuo stomaco? –, la sua voce si era incrinata all’ultima parola, timorosa di sapere la verità.
La principessa aggrottò le sopracciglia, dubbiosa.
- Non ne ho idea. So solo che ho tanta fame. -, ammise alzando noncurante le spalle.
Fece un cenno al disgraziato cameriere per ordinare l’ennesimo piatto. Mentre quello si avvicinava, la ragazza si voltò verso Shade, curiosa.
- Quello non lo mangi? -, domandò indicando con un dito il filetto di Shade.
Il cobalto abbassò lo sguardo sulla sua carne ancora intatta.
- Certo! Perché? –
Fine arricciò le labbra.
– Altrimenti l’avrei mangiato io! –
Di nuovo, le palpebre di Shade si spalancarono mentre le iridi diventavano minuscole. Poi, scoppiò a ridere, rumoroso e asmatico, mentre calde lacrime di divertimento solcarono agli angoli degli occhi.
La Principessa lo guardò un po’ scandalizzata, non riuscendo a capire il motivo di tanta allegria e sentendosi esclusa.
- Che c’è da ridere? -, sussurrò titubante, sospettando di essere presa in giro.
Il ragazzo si riscosse dai singulti e guardò con occhi lucidi Fine.
 – Ti amo sai? -, proclamò per poi prendere il viso della rossa tra le mani e azzerare la distanza con un bacio.
 
 

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Capitolo 8
*** 8. La porti al cinema d'estate ***


8.

[Una come te, la porti al cinema d’estate,
dorme sul finale.]

 
Shade si lanciò sul divanetto foderato di rosso e infilò bibita e popcorn nel portavivande. Alzò lo sguardo sulla ragazza che, ancora in piedi, attendeva che il cobalto le prestasse attenzione. Stava sfoderando uno dei suoi adorabili bronci di protesta mentre gli occhioni cremisi erano lucidi dalla frustrazione.
- Che cosa c’è? -, domandò fingendosi noncurante, conoscendo già le lamentele della rossa.
Fine tirò su con il naso, arricciando ulteriormente le rosee labbra. Shade trattenne a stento una risata: adorava stuzzicarla.
- Non mi piace questo film! -, cantilenò stringendo le dita sottili in un pugno e incrociando le braccia al petto.
Il cobalto le rispose con un sorriso sghembo che fece trasalire la ragazza: picchiarlo per la sua arroganza o gongolare della sua bellezza? Optò, infine, per una via di mezzo, accasciandosi sul sedile e mantenendo l’adorabile broncio.
Shade si sporse verso di lei cercando contatto visivo.
- E dai! Non te la prendere! Settimana scorsa hai scelto tu, oggi tocca a me! –
Le iridi della rossa cercarono il soffitto per non cedere.
- La differenza sta nel fatto che grazie a me abbiamo visto un capolavoro della cinematografia mentre tu proponi un thriller splatter come se non ti avessi mai detto che li odio! -, borbottò mentre sul grande schermo cominciavano a comparire le immagini dei trailer.
Il cobalto alzò sorpreso un sopracciglio.
– Non pensavo tu sapessi pronunciare la parola ‘cinematografia’ . - 
La ragazza spalancò le labbra, scandalizzata e offesa.
- E comunque, -, continuò Shade, - Frozen è un banale film d’animazione. –
La bocca della giovane si spalancò ulteriormente mentre le iridi si rimpicciolivano per lo stupore.
- Questo è un insulto! E’ un capolavoro! Uno di quei film che non smetteresti mai di guardare! –
Il cobalto piegò gli angoli della bocca verso l’alto, tra sè, divertito dalla determinazione della sua ragazza.
- So che hai scaricato tutte le canzoni… -, commentò mentre iniziava a frugare nella tasca interna della giacca.
Fine annuì eccitata.
– Olaf è dolcissimo! –
Poi, la giovane si rabbuiò, voltandosi di nuovo verso il fidanzato.
- Comunque, tu hai scelto uno stupido horror! E dire che è pure S. Valentino… -
Davanti agli occhi, però, si trovò un tenero peluche bianco a forma di pupazzo di neve. Intanto, dalle casse della sala iniziavano le prime note di una melodia invernale. La rossa strabuzzò un paio di volte gli occhi.
- E’ Frozen! -, esordì, afferrando entusiasta il peluche e stringendolo al petto.
Il cobalto sfoderò un dolce sorriso avvicinando il viso a quello della rossa.
- Buon S. Valentino, amore mio. –

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Capitolo 9
*** 9. Sotto un temporale... ***


9.
 
[Una come te, sotto a un temporale…]
 
I piedi si alternavano veloci sui gradini. Shade non era mai stato in quella parte della scuola ma Rein era stata generosa di particolari e si sentiva abbastanza sicuro della direzione. Arrivato alla fine delle scale, spinse il maniglione anti-panico e la luce ovattata di un cielo nuvoloso gli fece strizzare gli occhi. Impiegò qualche secondo per orientarsi, anche perché la pioggia non gli permetteva di vedere chiaramente davanti a sé. Un fulmine abbagliante s’infranse nel cielo. Era totalmente bagnato ma non si sarebbe fermato davanti a nulla: doveva trovarla.
Qualche passo avanti sul terrazzo, gli rivelarono una piccola figura accucciata contro il muro, a qualche metro di distanza dall’uscita. Trovò un sasso e lo mise nell’intercapedine della porta per non rimanere chiuso fuori e si avvicinò.
La ragazza, minuta e schiacciata dagli abiti bagnati, teneva nascosto il viso tra le ginocchia mentre i rossi capelli grondavano di pioggia. Il cobalto aprì la bocca per parlare ma la richiuse dopo qualche istante. Aveva combinato un casino e non aveva scuse. Era stato stupido, avventato, e aveva fatto soffrire l’unica persona che teneva davvero a lui e che amava. Scosse appena la testa, cercando di scacciare quei pensieri negativi e si passò una mano sul volto.
Si piegò, con la schiena al muro, accanto a Fine. Quel debole contatto gli scaldò le membra indolenzite dal freddo. Voleva solo stringerla a sé ma non avrebbe sopportato un rifiuto.
- Che ci fai qui? -, la debole voce della principessa giunse ovattata alle sue orecchie; non era nemmeno sicuro di averla sentita davvero per via del rumore della pioggia.
- Io… -, cominciò il cobalto strofinandosi, nervoso, una mano tra i capelli e spettinandoli ulteriormente.
La giovane alzò il viso. Gli occhi cremisi, segnati dal pianto, erano circondati da un viso scavato e pallido. Le labbra carnose risaltavano nel candore della pelle e Shade desiderò, solo, baciarla: mettere da parte per qualche attimo il cervello e lasciare che fossero i loro cuori a parlare. Eppure, l’espressione della fidanzata non ammetteva repliche e, intimorito dalle parole che da lì a poco sarebbero uscite dalla bocca che tanto voleva assaggiare, abbassò gli occhi.
- Mi dispiace. -, sussurrò cercando di rimediare all’irreparabile.
- Non è a me che devi chiedere scusa. Io sono solo… -, soppesò le parole da dire, che sapeva avrebbero ferito profondamente il ragazzo. – … delusa, da te e da me stessa. –
I pozzi cobalto di adombrarono di rabbia e frustrazione.
- Perché devi sempre assumerti la responsabilità di ciò che non hai fatto? -, sbottò spazientito Shade dal comportamento della rossa. – Sei buona, Fine. Ho solo io la colpa, non tu. –
La giovane scosse la testa, risentita, mentre le lacrime tornavano a solcare il suo viso, insieme alla pioggia.
- Ho sbagliato nel dare tutta quella confidenza a Noche, nel permettergli di prendermi in giro. E ho sbagliato con te perché se non fossi uscita con lui, ascoltandoti, tutto questo non sarebbe successo. ­–
Shade prese la ragazza per le spalle, scuotendola.
- Oh dai! Ma è assurdo! Sono geloso e lo sarò sempre ma non significa che non puoi avere legami con altri. Hai fatto bene ad andare… mi sono solo lasciato prendere dalla situazione. –
- Hai esagerato. -, commentò la principessa segretamente soddisfatta dall’ammissione di Shade. Il ragazzo era geloso.
Il cobalto scosse la testa, in un gesto di stizza.
– Lui non doveva inginocchiarsi. –
Sul viso di Fine nacque un dolce sorriso.
- Stavamo scherzando. –
- Certo, mentre eravamo in infermeria, mi ha spiegato la situazione ma ammetti che era un po’ ambiguo, soprattutto, sapendo quanto è innamorato di te. -, e si massaggiò le nocche della mano destra, dove il suo pugno aveva colpito lo zigomo di Noche.
La rossa alzò gli occhi al cielo, ridacchiando.
- Quindi mi perdoni? -, domandò Shade con un sorriso sornione, approfittando del buonumore della rossa.
Fine scosse la testa rassegnata, per poi sussurrare un tenero ‘si’.
- Per fortuna! -, commentò il cobalto con un sorriso. – Anche perché è da quando ti ho visto che voglio fare una cosa. –
Prese il viso della ragazza tra le mani e lo avvicinò al proprio, facendo combaciare le loro labbra. Si allontanò da lei dopo qualche attimo.
- Sei bellissima anche bagnata come un pulcino. –

 

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Capitolo 10
*** 10. Vola solo quando ha un orizzonte da inseguire ***


10.
 
[Una come te, come una rondine d’aprile
vola solo quando ha un
orizzonte da inseguire].



- Fine! –
Il ragazzo sbraitò tutta la sua frustrazione. La principessa si voltò con un sorriso ebete, incapace di percepire il tono furioso del cobalto. Quando Shade si era dato disponibile a fare ripetizioni a Fine, per gli esami finali, non aveva immaginato di faticare tanto. Sospirò rumorosamente, rigirandosi la penna tra le dita.
- Dimmi Shade. -, sussurrò dolcemente la rossa poggiando il viso alla mano e puntando le due adoranti iridi cremisi su di lui.
Il principe si ritrovò ad alzare esasperato un sopracciglio.
-Ti devi concentrare. Ti devo ricordare cosa c’è in ballo? –
Le labbra della giovane s’incresparono in una smorfia mentre stringeva protettiva al petto la mano sinistra.
- Che antipatico che sei! Sono solo felice… -
- Pure io ma voglio anche che la persona che starà al mio fianco per tutta la vita sia un minimo intelligente. -, affermò il ragazzo incrociando le braccia.
- Io sono intelligente. –
Fine si rigirò una ciocca rossa tra le dita, arrabbiata per il commento di Shade. Il cobalto si passò esasperato una mano sul volto e si chinò sul tavolo, avvicinando i loro visi.
- Sono d’accordo ma, per sposarci, serve che tu superi brillantemente tutti gli esami. Il preside è stato chiaro: rischi di ripetere l’anno. Quindi, l’anello che porti al dito non vale nulla finché non esci dall’Accademia. –
Gli occhi di Fine si riempirono di enormi goccioloni salati, frustrata che il ragazzo le avesse ricordato così duramente le condizioni del loro fidanzamento. Poi, sul viso del cobalto si aprì un sorriso dolce mentre una mano andava ad accarezzarle una guancia.
- Se ti fiderai di me, impegnandoti e studiando come si deve, riusciremo a realizzare il nostro sogno. –
La principessa del Regno Solare guardò ancora per qualche istante il sottile metallo che portava al dito. Era d’argento e un brillante zaffiro era incastonato all’interno di una luna: il simbolo dei Moon.
Infine, annuì determinata.
- Mi fido di te. -, e affondò la testa nel libro di matematica.
 


Note:
Mancano solo due capitoli alla fine.
A domenica prossima e buon inizio della scuola
Ele

 

 

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Capitolo 11
*** 11. Un gatto sopra il letto e un uomo nudo ad aspettare ***


11.
 
[Una come te, un gatto sopra il letto
e un uomo nudo ad aspettare.]

Eclipse si leccava agilmente la zampina candida. Alzò lo sguardo e gli occhioni blu incontrarono il volto annoiato di Shade. Lo studiò per qualche istante, accertandosi di non essere minacciato da quello strano essere umano, poi, sfoderò le unghiette e, soddisfatto, iniziò a grattare sul copriletto.
- Eh no! Stupida palla di pelo! -, inveì il giovane, avendo notato gli atti vandalici del gattino.
Prese il micio da sotto la pancia e lo buttò giù dal letto, accasciandosi, infine, sui cuscini, dove stava attendendo paziente che la sua fidanzata uscisse dal bagno. Quel temporale estivo proprio non ci voleva. I fiori della felicità non sarebbero sbocciati in tempo per il loro matrimonio. Doveva trovare una soluzione al più presto. Non voleva che Fine rimanesse delusa. Si meritava il matrimonio perfetto e Shade avrebbe fatto di tutto per dargli ciò che desiderava.
Uno strano rumore lo ridestò dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo e gli occhi cobalto incontrarono il volto colpevole di Eclipse. Questo, infatti, si era arrampicato sulle tende della finestra. Il peso, ovviamente, aveva fatto cascare la struttura e, ora, il micio si dimenava incastrato tra gli strati di tessuto, alla ricerca di una via di fuga.
Il principe della Luna sospirò rumorosamente. Si alzò dal suo comodo giaciglio e si accovaccio al pavimento, dove il crimine era stato compiuto.
- Sono quasi tentato di lasciarti lì ma Fine mi lincerebbe per maltrattamento di animali. -, borbottò sovrappensiero.
Liberò la creatura, rimpossessandosi del suo arredamento e sistemando la tenda. Intanto, mentre trafficava, sentì uno strano sibilo alle sue spalle.
Si voltò con un sopracciglio scettico alzato e, in cima al letto, trovò il gatto che mostrava cattivo i dentini.
- Credi di intimorirmi? Sono io che comando qui dento, sai? -, lo canzonò il ragazzo, sentendosi un po’ stupido a parlare con un’animale.
Sospirò annoiato e si avvicinò al micio. Lo prese per il coppino, alzandolo malamente. Eclipse si dimenava, miagolava, graffiava ma la forza del suo nemico era sovrastante.
- Hai un bel caratterino, però. Mi piaci, gatto. -, ammise tra sé, concordando che effettivamente il nome che Fine aveva affibbiato alla palla di pelo gli calzava a pennello.
Lo portò al petto, ancora nudo dopo la doccia, accarezzandolo dolcemente.
- Su, nessuno ti farà del male ma smettila di distruggere la mia stanza. -, lo sgridò sommessamente, dubitando che le sue preghiere sarebbero state ascoltate.
Il piccolo miagolò contrariato, lasciandosi però coccolare dal quel gigante buono e un po’ burbero.
- Ehi! Ho trovato! -, lo alzò all’altezza del viso per guardare quella creatura diffidente e miagolante. – Costruirò una piccola serra sull'aiuola in modo che i fiori rimangano al caldo. Mi servirà l’aiuto di tutti. –
Poi, posò il micino a terra, prese il cellulare e mandò un messaggio a Bright.
- Dopo questa idea geniale, direi che mi farò un’altra doccia calda, ma, stavolta, in compagnia. -
E spalancò la porta del bagno, richiudendosela alle spalle, mentre le lamentele di una certa ragazza giungevano attutite alle orecchie di Eclipse.
Questo, si raggomitolò sulla calda coltre e, sfoderati gli artigli, iniziò, soddisfatto, a grattare il copriletto.


Note:
Vi ricordate l'inizio della storia, con Fine che torva l'adorabile gattino Eclipse. ora riprendiamo da dove li avevamo lasciati.
A domenica prossima per l'ultimo capitolo.
Ele

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Capitolo 12
*** 12. Uno come me, non la può dimenticare... ***


12.
 
[Uno come me, non la può dimenticare…
Una come te!]



Quando Shade aveva visto la sua futura moglie all’inizio del tappeto bianco il suo cuore si era fermato. Si era reso conto di essere inesorabilmente innamorato di quella folle principessa che, ora, volteggiava serena e decisamente troppo allegra tra le sue braccia.
Fine sorseggiava avidamente dal bicchiere lo champagne, mentre cercava di seguire, incespicando, i passi del marito. Non era certo la principessa più principesca dell’universo, questo Shade lo sapeva fin troppo bene, ma non poteva fare a meno di sentirsi fortunato nello stringere una creatura così bella e meravigliosa tra le sue braccia. In più, continuava a pensare alle calde coltri del letto matrimoniale che li attendeva a fine serata; dopotutto aveva continuamente sotto gli occhi le gambe sottili di Fine, perché la principessa aveva deciso di indossare un elegante abito corto, per essere più agile nei movimenti. Quando, poi, il cobalto, aveva visto gli alti tacchi rossi, aveva ridacchiato estasiato, ricordandosi della discussione avuta nella stanza della ragazza qualche mese prima, grazie alla quale aveva capito che avrebbe dovuto sbrigarsi per averla tutta per sé.
- A cosa stai pensando? -, chiese Fine al neo-marito, curiosa delle smorfie dell’uomo.
Il cobalto si riscosse dai suoi pensieri.
- Sono solo… felice. -, ammise il giovane avvicinando il viso a quello della Principessa.
Le posò un dolce bacio sulla guancia e scorse le gote della rossa, imporporarsi.
- È effetto dei fiori della felicità. -, rispose la ragazza facendo vagare lo sguardo sulla distesa di boccioli che li circondava. – Sono davvero bellissimi. Grazie Shade. –
Sul viso del cobalto nacque un tenero sorriso.
- No, amore mio. Non è merito dei fiori. Sono le scelte che abbiam fatto ogni giorno ad averci portato fino a qui. –
- Io ho scelto te, nient’altro. -, la giovane arricciò le dita dietro la nuca del marito per avvicinarlo a sé.
- E non lo dimenticherò. -, promise Shade, suggellando quella promessa con un bacio.



Note dell'autrice
Eccoci all'ultimo capitolo di questa breve storia. Non è nulla di che, non ha una trama strutturata o avvincenti avvenimenti; sono solo piccoli estratti di vita quotidiana di come una giovane coppia innamorata. Nonostante non mi aspettassi grandi cose ne da me stessa, ne dalla storia, siete state in tante a seguirmi e alcune si sono prese anche la briga di lasciarmi un commentino, per questo vi ringrazio davvero tantissimo! Spero che il finale sia di vostro gradimento. Non ho voluto strafare con banchetti, lustrini e sfarzo ma raccontare un piccolo episodio della loro serata in cui Fine e Shade sono gli assoluti protagonisti. Questa è una delle ultime storie che pubblicherò in questa sezione per cui è l'ennesimo tentativo di lasciare una piccola traccia del mio passaggio e spero di esserci riuscita.
Vi ringrazio ancora per tutto e, mi raccomando, fatemi sapere la vostra opinione!
Un bacione
Ele
P.S. per chi segue The Rebel, ci vediamo settimana prossima con il prossimo capitolo (su cui continuo a rimuginare insoddisfatta, ma sarò lo stesso puntuale)!

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