Back to School.

di Argetlam_Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Linda ***
Capitolo 2: *** La resistenza. ***



Capitolo 1
*** Linda ***


Capitolo Uno.

 
    Alice mi guarda dall'altalena.
Si alza, la seguo, ma non so dove sia,
è scoparsa, è scoparsa, l'han portata via.
— Dai diari di Linda Ventura.



 
Linda ripose nel baule l'ultimo album e si portò una ciocca scura dietro l'orecchio. Si guardò attorno, voleva essere sicura di aver preso tutto, in fondo non era certa che sarebbe tornata, quella missione era pericolosa, ma la ragazza era pronta a tutto. 
La famiglia Ventura era una famiglia di maghi da tempi immemori, e, nel corso dei secoli, diverse culture si erano mischiate sotto quello stesso cognome. Il padre di Linda, Carlo, era un italiano, mentre la madre, Bethany, veniva dal North Carolina. Erano passati otto anni da quando il mondo dei maghi era stato rivoluzionato. La morte di Harry Potter aveva fatto il giro del mondo, e da allora erano stati pochi quelli che avevano osato dimostrare apertamente la loro ostilità verso il signore oscuro. La famiglia Ventura si era chiusa nel silenzio, divisa, frammentata. Molti parenti erano morti, altri erano stati torturati fino a veder sparire la lucidità o interrogati con altri mezzi. Carlo e Bethany si erano trasferiti in America per motivi sconosciuti, e Linda aveva passato gli ultimi tre anni scolastici in completa solitudine. Non una parola, non una lettera, neanche uno "stiamo bene". 
Aveva, quindi, terminato la scuola di stregoneria di Volterra, un istituto femminile per l'apprendimento di giovani streghe. Era piccola, quella scuola, d'altronde, in Italia, non erano rimasti molti maghi e streghe: alcuni erano morti, altri emigrati, o altri ancora semplicemente spariti. Così l'istituto Martini, così si chiamava, si ritrovava con appena un centinaio di studentesse l'anno. La scuola le aveva dato delle basi davvero importanti e a seguito dei cambiamenti governativi non aveva subito molte variazioni, poichè talmente piccola da venire appena considerata. Il risultato era che Linda conosceva alla perfezione tre lingue (quattro, se contiamo il corso accelerato di lingua tedesca affrontato durante il suo ultimo anno), una buona base in tutte le materie magiche e, soprattutto, un grande talento per lo sport più amato: il quidditch, che, cinque anni dopo la salita al potere del signore oscuro, era stato ristabilito regolarmente, ed ogni torneo era stato riconfermato.
Linda, una volta finiti gli studi, non poteva immaginare che cosa sarebbe successo nel suo immediato futuro.

 
Due anni prima
 
Lady, il gufo di Linda, volteggiava, annoiato, sulla testa della ragazza, mentre questa passeggiava, pensierosa, lungo le strade della città: non sapeva cosa avrebbe fatto della sua vita, la scuola era terminata, ma non aveva alcuna aspirazione, alcuna idea di come guadagnarsi da vivere. Non voleva lavorare per il governo magico e far parte di un sistema razzista e crudele, non poteva aprire una propria attività perchè non aveva denaro da investire, e soprattutto non poteva lavorare nel mondo babbano, perchè il governo l'avrebbe punita. L'unica strada che aveva sperato di percorrere, quella in cima ad una scopa su un campo da quidditch, era sfumata via quando il talent scout che doveva presentarsi a Volterra si era rifiutato di "sprecare tempo con delle femminucce", testuali parole. Erano state discriminate perchè la loro divisa prevedva l'uso di una gonna. 
Linda sospirò e svoltò a sinistra, prendendo il vicolo che dava sul motel in cui aveva affittato una stanza. Era abbastanza squallido, ma la ragazza non poteva permettersi nulla di meglio, e ringraziava il cielo di non essere finita per strada. Non appena mise piede nell'atrio si accorse che qualcosa non andava. Si fermò e con lo sguardo percorse tutta la stanza: non c'era nessuno. Perfino il banco della reception era incustodito, ed alcuni fogli ondeggiavano leggermente sotto la brezza del vento. Linda si alzò sulla punta dei piedi, cercando di vedere più lontano che potesse, si avvicinò, poi, al banco e strappò con forza la chiave della sua stanza dal portachiavi a muro, poi, si diresse verso il corridoio con passo veloce, mentre quella sensazione di stranezza si faceva sempre più pesante. Infilò subito la chiave nella toppa, guardando a destra e sinistra, e si affrettò ad entrare nella propria stanza, chiudendo immediatamente la porta dietro di sè e schiacciando la schiena contro di essa, rimanendo immobile per qualche secondo, mentre lo sguardo guizzava da una parte all'altra: era tutto tranquillo. Buttò la borsa sul letto ed aprì la finestra, in modo che Lady potesse entrare, ma il gufo che si appollaiò sul davanzale non era certo il suo gufo latteo, ma, anzi, era un uccellino nero, grande poco più della sua mano. Nel becco teneva una lettera poco più piccola di lui. Linda sospirò e, con estrema lentezza, allungò la mano per prendere la lettera, che si sfilò facilmente dal becco dell'animale. Il gufetto volò via in un secondo. La ragazza rimase interdetta, ma si decise a rivolgere il proprio sguardo alla lettera, che si stava nervosamente rigirando fra le mani: non vi era nessun mittente, ma soltanto il destinatario. Strappò cautamente la busta e ne tirò fuori un piccolo cartoncino bianco, sopra, con un corsivo perfetto, vi era stato scritto:

 
Ci vediamo dove batte il sole.
 
Linda restò di sasso. Un'unica persona aveva utilizzato quella formula con lei, e questa persona era scomparsa tre anni prima. Alice, che conosceva fin da quando aveva cinque anni, era stata la sua migliore amica per moltissimo tempo, ma un giorno era semplicemente sparita. Scomparsa. Puff. Linda, in realtà, sapeva che il governo era responsabile della sparizione della sua più cara amica, ma pensarci le faceva così male da non riuscire a respirare, quindi, con gli anni, aveva semplicemente imparato a non farlo, ma quella frase.. quella frase era la loro frase, l'avevano coniata quando, ad undici anni, Linda era rimasta incantata dallo scintillio dei bellissimi capelli di Alice sotto i raggi del sole, e da quel giorno questa era semplicemente diventata la loro frase, che significava che a mezzogiorno si sarebbero incontrate sulla torre di piazza dei Priori. "Forse", si azzardò a pensare la strega, per la prima volta dopo tre anni, "forse c'è ancora speranza".
Linda guardò l'orologio, erano le undici e quarantacinque. Agguantò la borsa da sopra il letto e uscì di corsa sulla stanza, correndo a perdifiato verso la piazza che conosceva come il palmo della sua mano. Lady la seguiva in volo e reclamava spiegazioni emettendo dei versetti striduli, ma Linda non si sarebbe fermata davanti a nessuno. Sgomitò a destra e a sinistra e, in poco tempo, raggiunse la parte più alta della torre, il cuore le scoppiava nel petto, un po' per la corsa e un po' per l'emozione. Di fronte a lei vi era una ragazza girata di schiena, un groviglio di capelli rossi risplendevano sotto la luce del sole.


 
Spazio all'autrice.

Ciao a tutti! Sono tornata su efp dopo moltissimi anni, e la passione per la scrittura è cresciuta in me sempre di più. Ho sognato questa storia due notti fa, e l'ho trovata spettacolare, così, con qualche modifica, è diventata ciò che voi state leggendo.
A presto con il prossimo capitolo! Recensite, per favoreee!
-Daphne

 

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Capitolo 2
*** La resistenza. ***


Capitolo due.
 
 
 
 
 
Linda si morse il labbro. Forse Alice si era semplicemente tinta i capelli, poteva essere lei, doveva essere lei, perchè oramai Linda aveva iniziato a sperare, e non voleva rimanerci male ancora una volta. 
La ragazza si voltò prima che Linda si potesse ridestare dalle sue considerazioni, i capelli rossi le incorniciavano un volto piuttosto pallido e lentigginoso. Sarebbe stata bellissima se non fosse stato per l'enorme sfregio che le percorreva il volto. Quella non era Alice. Era troppo adulta, troppo donna per essere lei. No, non era Alice, era..
 
«Il mio nome è Ginny. Ginny Weasley.»
 
Disse lei, guardando la giovane Linda con aria determinata. Ginny l'aveva scelta personalmente, sarebbe stata una delle tre reclute per la missione, sempre se avesse accettato, ma la rossa non tendeva a preoccuparsi più di tanto per quello: aveva visto la speranza sparire negli occhi della ragazza non appena si era voltata. Non aveva dimenticato Alice, non c'era passata sopra, il ricordo dell'amica era ancora bene impresso del suo cuore. Ginny, in quel momento, era sicura di aver fatto la scelta giusta.
 
«Seguimi.»
 
Le disse semplicemente, indicando con un dito il basso, e portandosi l'altro indice sul naso, facendole segno di fare silenzio, le spie del signore oscuro si trovavano ovunque, e Ginny, che da quasi un anno era a capo della resistenza, non poteva permettersi di mandare a monte quel piano, ma soprattutto non poteva permettere di farsi catturare come traditrice, perchè le torture a cui l'avrebbero sottoposta avrebbero finito per portarla a tradire i suoi compagni e l'ordine, rivelando i luoghi segreti e i nomi dei membri dell'opposizione.
Linda rimase interdetta, la delusione era sparita ed aveva lasciato posto alla perplessità: conosceva Ginny Weasley soltanto di nome, sapeva che si trattava della sorella del celebre Ron, compagno di Harry Potter e sfuggito alla furia ceca di Lord Voldemort. Si vociferava perfino che la ragazza avesse avuto una storia con Harry stesso, ma la famiglia Weasley era latitante ormai da anni, e viveva nascosta chissà dove per sfuggire alla vendetta di Voldemort. Per quanto Linda ne potesse sapere quella poteva anche non essere Ginny Weasley, perchè avrebbe dovuto fidarsi di lei?
 
La rossa notò l'espressione interdetta della ragazza e il suo viso, reso spigoloso dagli anni, sembrò raddolcirsi, la guerra aveva reso tutti più schivi l'uno verso l'altro ed i giovani, i quali avevano visto le loro famiglie decimate ed i loro amici sparire, avevano imparato a non fidarsi di nessuno, senza aver mai conosciuto i tempi in cui l'unica preoccupazione era un voto scolastico, le selezioni di quidditch, o qualche serpeverde troppo arrogante. Un moto di comprensione invase la gracile, ma fortissima Ginny: avrebbe preso Linda sotto la sua ala protettrice e l'avrebbe aiutata a crescere, ma prima doveva provare alla ragazza di essere una donna affidabile. La donna che faceva per lei.
 
«Incontriamoci dove batte il sole.»
 
Le disse, quindi, con tono dolce e caldo, con un sorriso lieve appena accennato sulle labbra sottili.
 
«Perchè io conosco la ragazza che conosci anche tu.»
 
Proseguì la rossa, e in quel momento Linda avrebbe potuto giurare che il suo cuore aveva smesso di battere, si era soffermata sul tempo verbale usato dalla ragazza. 
" lei conosce Alice, non conosceva". Linda chiuse gli occhi e si torturò il labbro inferiore con i denti. Alice era viva! Con questo pensiero per la testa il mondo della ragazza sembrò prendere un'altra piega, non c'era più una minaccia di fronte lei, ma soltanto una possibilità, la possibilità di rivedere la sua migliore amica.
 
«Quando posso vederla?»
 
Chiese Linda, impaziente. E la rossa sorrise, un sorriso vero, e in quel momento lo sfregio sul suo volto sembrò scomparire: Linda si sarebbe unita alla resistenza.
 
 
Oggi
 
 
Linda sbuffò mentre agitava pigramente la sua bacchetta, facendo ondeggiare a mezz'aria il suo baule stracolmo di roba, i suoi ricci erano ordinatamente raccolti in una voluminosa coda, e la sua tuta, un po' troppo stretta, in effetti, le stava dando un fastidio tremendo. 
 
«Ah, maledizione, avrei dovuto indossarla più tardi!»
 
Imprecò la ragazza, che ormai aveva raggiunto i 19 anni ed eseguito due anni di allenamento per la missione. Joy rise, sembrava così diverso da quando, un anno prima, era entrato, spaesato, dalla porta principale del quartier generale della resistenza, che, a seguito di diversi avvenimenti era diventata la catapecchia sullo scoglio, nella quale, si narrava, Harry Potter avesse scoperto di essere un mago, per poi raggiungere Hogwarts insieme al mezzogigante Rubeus Hagrid. La resistenza era cosciente del fatto che scegliere dei luoghi così significativi avrebbe potuto comportare diversi problemi, ma quel luogo era assolutamente perfetto come loro sede, era semplicemete stato ampliato e ristrutturato, ed alcuni incatesimi avevano permesso la protezione di quel luogo. 
Joy era finlandese, aveva studiato ad una chissà-quale-scuola-di-magia, ma aveva sempre fatto parte della resistenza, poichè suo padre ne era un membro da diversi anni. Non era previsto che facesse parte della missione, ma una volta terminati i suoi studi Ginny ne aveva osservato le capacità, ed aveva deciso che il terzo e ultimo componente della squadra doveva essere lui. Joy era molto cresciuto nell'ultimo anno, i duri allenamenti della resistenza lo avevano messo alla prova e lo avevano reso ciò che era, perfezionando, soprattutto, i loro accenti. I tre ragazzi, Joy, Linda e Sebastian avevano, almeno per un ceppo della loro famiglia, origini anglosassoni. In questo modo una volta dato inizio al piano nessuno si sarebbe accorto che i tre ragazzi non fossero effettivamente inglesi, e che, quindi, non avrebbero dovuto frequentare la scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts, ma sarebbero potuti entrare tranquillamente fra le mura del castello, e avrebbero potuto spiare il preside e gli insegnanti per conto della resistenza. Era quello il piano, e i ragazzi non avrebbero dovuto fallire, altrimenti la loro vita sarebbe terminata, probabilmente fra incredibili sofferenze.
 
Sebastian chiamò gli altri due ragazzi nell'aula che avevano adibito a cucina, sul lungo bancone in marmo Ginny stava sistemando gli ultimi fogli, passò ad ognuno dei ragazzi i documenti che avrebbero utilizzato per fingersi qualcun altro, con un altro nome, un'altra nazionalità, un'altra famiglia. Linda guardò la cartellina che aveva in mano, spostò uno sgabello e ci si sedette sopra, iniziando a studiare il suo fascicolo. La sua nuova famiglia sarebbe stata costituita soltanto da lei e da sua madre, una vedova portoricana. Linda sarebbe subentrata ad Hogwarts al quarto anno, e avrebbe detto di aver passato i primi tre al Colegio de La Borinqueña de Magia y Hechicería, in questo modo avrebbe potuto sfruttare anche le sue conoscenze di lingua spagnola. La ragazza avrebbe giustificato il suo trasferimento dicendo che voleva allontanarsi dalla cultura Portoricana per avvicinarsi a quella del suo defunto padre, che, anni addietro, aveva frequentato l'istituto di Hogwarts. La ragazza si morse il labbro nel tentativo di ricordare tutte quelle informazioni. Non era la prima volta che le leggeva, lei e gli altri le avevano più o meno elaborate insieme nel corso degli anni, ma queste erano molto più particolareggiate e dettagliate, e Linda era terrorizzata dal fatto che, anche solo per un secondo, avesse potuto dimenticare la sua nuova identità. Sospirò ed alzò lo sguardo sull'angolo destro del foglio, il suo nuovo nome era scritto lì, nero su bianco, Isabèl De Paz. Completamente diverso dal suo nome, dalle sue origini, completamente diverso da lei.
Linda alzò lo sguardo sui suoi compagni: Sebastian era diligentemente chino sul suo fascicolo, con la fronte aggrottata per la concentrazione, mentre Joy, si grattava il capo, cercando di metabolizzare ciò che quello che stava per fare avrebbe significato per lui. Sebastian incrociò lo sguardo in quello di Linda, e la ragazza riuscì a percepire che qualcosa non andava, ma decise di non indagare. Ginny li guardò uno per uno con lo sguardo di una madre che deve lasciare andare i propri piccoli, poi si costrinse a ridarsi un contegno.
 
«Vi lascio riflettere, ragazzi, abbamo ancora qualche minuto.. se avete anche un solo dubbio su quello che state per fare, allora non fatelo, perchè una volta iniziata la missione non potrete mai più tornare indietro.»
 
Disse, colei che per anni era stata la loro mentore, lasciandoli poi a parlare da soli. Non appena la porta si fu richiusa i tre ragazzi cominciarono a parlare contemporaneamente, ma non appena si resero conto di star parlando l'uno sull'altro si zittirono tutti e, nella stanza, calò un silenzio imbarazzante, che nessuno aveva intenzione di riempire.
Olly, una loro coetana, entrò dopo qualche minuto nella stanza, erano tutti in silenzio, chini sui loro fascicoli, ma nessuno di loro stava realmente leggendo, solo che non volevano guardarsi l'un l'altro negli occhi, altrimenti avrebbero trovato nello sguardo dei compagni la loro stessa paura, e si sarebbero tirati indietro.
 
«Ragazzi.»
 
inizò Olly, schiarendosi la voce e poggiando mille oggetti sul tavolo, comprese delle ampolline colorate.
 
«Queste sono le vostre pozioni. Pensateci bene prima di prenderle, okay?»
 
Disse, indicando i contenitori sparsi per il tavolo, mentre i ragazzi restavano muti. Olly sospirò, accanto a lei ci sarebbe dovuta essere Ginny, ma la donna non ce l'avrebbe fatta a guardare i suoi allievi fare un altro passo verso la tana del lupo.
 
«Vado di là, prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno.»
 
Proseguì, per poi raccogliere le mille ciangrusaglie dal tavolo, lasciando solo le ampolle, e si affrettò verso l'uscita. Saggia idea. I tre rimasero immobili per qualche secondo, ma, alla fine, Linda afferrò un'ampolla e la aprì. Guardò gli altri due, Joy aveva appena preso la pozione in mano e la stava guardando come se fosse aliena. La ragazza deglutì lentamente, senza fare caso allo sguardo addolorato di Sebastian. Scosse la testa e, in pochi secondi, mando giù il liquido rosato, proprio mentre la voce di Sebastian riempiva la stanza.
 
«Non prenderò quella pozione.»
 
Linda perse i sensi.
 


Angolo dell'autrice.
Ciao ragazzi! Ecco qui il secondo capitolo che spero non deluderà le vostre aspettative, sopratutto quelle di chi ha commentato il primo capitolo o messo la storia fra le preferite (prima erano tre persone e ora sono due persone, ma non fa nulla perchè sono contentissima già così!).
Ringrazio chi mi sta seguendo e vi chiedo di lasciarmi i vostri pareri in una recensione.
Un grande bacio, 
— Daphne

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