Amici di Toki_Doki (/viewuser.php?uid=139579)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un invito inaspettato ***
Capitolo 2: *** L'alba ***
Capitolo 3: *** Il mostro dagli occhi verdi ***
Capitolo 4: *** Sincerità ***
Capitolo 5: *** So cosa vorrei, ma non posso ***
Capitolo 6: *** Pancakes ***
Capitolo 7: *** Fotografie ***
Capitolo 8: *** Ritorno ***
Capitolo 9: *** La verità che non ti aspetti ***
Capitolo 10: *** Coda di paglia ***
Capitolo 11: *** Dipendenza ***
Capitolo 12: *** Insieme ***
Capitolo 13: *** Amicizia e amore ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Un invito inaspettato ***
Cap. 01 - Un invito inaspettato
Un invito inaspettato
Come al solito ero seduta al primo banco della prima fila.
Quell'aula mi piaceva perché era grande e potevo mantenere le distanze dagli
altri. Non ero una ragazza molto socievole e preferivo un buon libro a
un'uscita. Avevo una migliore amica, di un anno più grande, che non frequentava
il mio stesso college e con la quale passavo la maggior parte del tempo tramite
Skype e giochi di ruolo on line; poi c'era la mia compagna di stanza, con la
quale avevo fatto amicizia in quei primi quattro mesi di scuola, ma preferivo
non affidarmi e fidarmi troppo perché avevo l'impressione che mi stesse addosso
per arrivare a mio fratello. Di lui che posso dire? Il classico ragazzo bello e
irresistibile che tutte vorrebbero; capitano della squadra di hockey e gran
donnaiolo. Caratterialmente eravamo agli antipodi, come si può immaginare.
La campanella d'inizio lezione suonò e mi strappò dai miei
pensieri. L'ora passò in fretta, ma forse ero di parte perché amavo
profondamente la letteratura inglese.
Uscii dall'aula e mi recai al corso successivo, dove avrei
incontrato Marzia, la mia compagna di stanza. Ogni volta che ci beccavamo a
lezione, si sedeva accanto a me e iniziava a spettegolare su tutto e tutti,
anche sugli inciuci tra insegnanti. Quella ragazza sembrava ogni giorno più stupida
e superficiale, e ogni giorno mi convincevo che non sarebbe mai diventata una
vera amica per me.
Dopo avermi bombardato con le novità sulla vita sessuale
della preside, iniziò l'argomento che più mi eccitava: Brian, mio fratello. Il
sarcasmo era il mio migliore amico.
«Con
chi esce ora?»
«Ci sta
provando con le gemelle.»
«Quelle
more o quelle rosse?»
«Le
rosse gliel'hanno data un mese fa, è storia vecchia ormai. Ora è il turno delle
more.»
Sbuffò
irritata. «Secondo te ci cascano?»
La
guardai con un sopracciglio inarcato. «Me lo stai chiedendo davvero?»
«Hai
ragione.» Fece un ringhio mettendosi le mani fra i capelli mossi. «Perché non
provi a parlargli di me?»
«Voglio
restarne fuori. Lui non s'immischia nella mia vita privata, io non metto bocca
nella sua.»
«Mangiamo
con lui oggi. Tu non dovrai fare né dire niente: ci penso io.» Era davvero
cocciuta!
«Se ci
sono posti al suo tavolo.»
«Tanto
lo sanno tutti che te ne lascia sempre uno libero» cinguettò battendo le mani.
Che oca!
Lasciai
cadere il discorso aprendo il libro di storia dell'arte e immergendomi nelle
sue pagine.
Due ore
dopo, Marzia ed io ci stavamo dirigendo a mensa. Lei era su di giri perché
finalmente aveva ottenuto il golden ticket per il tavolo dei fighi, io pregavo
di non trovare quei posti.
Appena
entrati, la mia "amica" percorse a gran passi l'ampia sala piena di
tavoli e si diresse a colpo sicuro a quello di mio fratello. Salutò con un tono
smielato tutti i commensali, poi ammiccò in direzione di Brian facendogli anche
l'occhiolino. Vomitare davanti a tutti sarebbe stato inopportuno? Distolsi lo
sguardo da quella scena pietosa e i miei occhi incontrarono quelli di Jason
Cooper, migliore amico e compagno di stanza di Brian. Arrossii come al solito e
riportai l'attenzione a mio fratello. Quel ragazzo era bellissimo, così bello
che ti faceva sentire inadeguato, un comune mortale che non può avvicinarsi ad
un dio.
«Vi
sedete con noi?» chiese proprio Jason con la sua voce profonda.
«Certo!
Siamo qui per questo» civettò Marzia e occupò immediatamente il posto accanto a
Brian lasciando a me quello accanto a Jason. Non ce l'avrei fatta a passare
così l'intera pausa pranzo!
Il
ragazzo mi spostò la sedia sorridendomi e sentii le guance prendere fuoco. Quel
sorriso doveva essere vietato per legge.
«Com'è
andata la mattinata?» s'informò Brian.
«Bene.
La lezione di letteratura inglese è stata fantastica! Non credevo potessi
innamorarmi di nuovo di Wordsworth.» Sentivo gli occhi di Jason scrutarmi.
«Ti
piace la letteratura?»
Feci sì
con la testa concentrandomi sulle carote nel piatto.
«Anche
a me piace, sai?» s'intromise Marzia ottenendo l'attenzione. Per una volta le
fui grata.
«Ok, ma
non te l'ho chiesto» rispose scontroso Jason e la cosa mi sorprese perché lui
era sempre gentile, almeno per quel poco che avevo visto.
«Non si
tratta così una signorina!» la difese mio fratello lanciando una patatina
fritta al suo compagno di stanza.
«Non si
tira il cibo a un amico» ribattei io lanciandogli un cubetto di carota e
facendo ridere tutti.
«Tua
sorella è una forza!» A quel complimento di Jason arrossii di nuovo. Sembravo
una ragazzina idiota! Avevo diciannove anni appena compiuti, cavolo!
«I
Keaton sono una garanzia» gli fece l'occhietto e sorrisero complici.
Dato
che era da più di due minuti che l'attenzione non era focalizzata su di lei,
Marzia iniziò a tessere le mie lodi passando subito alle sue. Cosa si deve
pensare di una persona che si autodefinisce la migliore amica che si possa
volere?
Mio
fratello sembrava interessato, sì ma alle sue tette prorompenti che
minacciavano di strapparle la camicetta. Jason invece prese a parlare con il
resto del gruppo. Avevo notato che non sedeva spesso con la combriccola di
Brian, ma preferiva altri tipi di compagnia. I suoi amici erano i classici
sfigati che nei film definirebbero nerd. Io li guardavo e li ritenevo dei tipi
in gamba, solo che non avevo mai avuto il coraggio di avvicinarli per
socializzare.
Eravamo
già a metà Gennaio e non avevo fatto progressi dal quel punto di vista, ma la
colpa era la mia che non m'impegnavo neanche per fare amicizia con qualcuno. In
realtà c'era un motivo dietro, oltre la mia timidezza. All'inizio dell'anno
scolastico, parecchi ragazzi si erano interessati a me, chi per qualcosa di
serio, chi per portarmi a letto e basta. Quando poi Brian aveva fatto sapere
all'intero campus che ero sua sorella, si erano dileguati tutti, neanche fosse
un assassino, e ai ragazzi attratti da me si erano sostituite le ragazze che
volevano arrivare a mio fratello. Fu lì che capii che la mia vita sociale sarebbe
colata a picco ancor prima di salpare.
«Luce,
che fai stasera?» chiese Brian col boccone in bocca.
«Quello
che faccio ogni venerdì sera» borbottai sperando non volesse i dettagli.
Ammettere davanti a tutti che il venerdì era la serata "cinema"
sarebbe stato troppo deprimente.
«A
quale film tocca stavolta?»
Mi
grattai la nuca a disagio. «Non lo so ancora» mentii. Avevo scelto Dirty Dancing ma non l'avrei confessato
per nulla al mondo.
«Io e
il resto della ciurma iniziamo la maratona Supernatural»
disse Jason soddisfatto. Lo sapevo che erano forti!
Brian
s'illuminò in un sorriso e puntò i suoi occhi azzurri nei miei. «Anche a te
piace, vero?»
Feci sì
con la testa. «Partite dalla prima stagione?»
«Ovvio!
Cosa c'è di meglio delle prime cinque stagioni?»
«La penso
esattamente come te» dichiarai fiera e mangiai l'ultimo boccone di carne.
«Vuoi
unirti a noi?»
Mi
lasciò completamente di stucco. «Ehm... Non saprei.» Guardai Brian in
difficoltà.
«Sono
tutti simpatici. Ti consiglio di accettare.» Mio fratello che approvava
qualcuno per me? Credevo non ritenesse nessuno alla mia altezza!
«Beh,
quand'è così...»
«Perfetto!
Ci riuniamo tutti a casa di Ted e Bart. Hanno un appartamento non lontano da
qui ed è sempre perfetto per le nostre serate» spiegò sorridente e sembrava
sinceramente contento che avessi accettato.
«Tu
invece che fai?» la voce civettuola di Marzia tornò all'attacco.
«Esco
con te.» Mio fratello ci sapeva proprio fare. Avrei scommesso tutto ciò che
possedevo che quella sera Marzia si sarebbe ritrovata a gambe aperte nel suo
letto, al contrario di quanto diceva a me. "Alla prima uscita non la darei
neanche a Brian Keaton", sì certo...
«Mi
sembra un ottimo programma.»
«Ci
vediamo alle sei davanti al dormitorio femminile.»
«Va
benissimo.» Aveva uno sguardo liquido mentre se lo mangiava con gli occhi e la
cosa mi fece un po' ribrezzo.
«Io e
te invece ci vediamo alle quattro. Spero tu abbia finito i corsi per
quell'ora.»
«Sì, il
venerdì finisco alle tre.»
«Perfetto.
Ci vediamo davanti alla biblioteca.»
Ma
stava succedendo davvero? Stavo per trascorrere la giornata con un ragazzo che
azzerava le mie facoltà mentali e con un gruppo di persone che non conoscevo
nemmeno?
Jason
prese il vassoio e, dopo averci salutato, lasciò la mensa insieme all'intera
tavolata, fatta eccezione per Brian e Marzia.
«Sicuro
sia una buona idea? Non conosco nessuno» mi lamentai subito, già pentita di
aver accettato.
«Li
conosco io e sono certo che ti troverai bene. Sono un branco di nerd, come te!»
Roteai
gli occhi al cielo. «Se dovesse succedere qualcosa di brutto, sappi che te ne
darò la colpa.»
Ridacchiò
divertito. «Conosco Cooper da quattro anni ed è diventato uno dei miei migliori
amici. Mi fido di lui ciecamente e so che si prenderà cura di te.»
Sospirai.
«E se s'innamora di me?»
Scoppiò
a ridere e la cosa mi ferì: sarebbe stato così assurdo che un tipo perfetto come
Jason potesse interessarsi alla disadattata sociale e sorellina del suo amico?
Ok, sì.
«Sa che
non deve toccarti. Non lo farebbe mai, quindi stai tranquilla e cerca di farci
amicizia: è un tipo ok.»
Afferrai
il vassoio alzandomi. «D'accordo, ci provo.»
«Brava
la mia sorellina!» Si alzarono anche loro due e, una volta fuori, io e Marzia
ci dirigemmo nell'aula di francese per la penultima lezione.
Dopo
quell'intensa ora di regole grammaticali, finalmente potei liberare il cervello
per qualche minuto prima di finire con geografia. Percorrendo il corridoio
affollato, la mia compagna di stanza iniziò l'interrogatorio al quale credevo,
stupidamente, di essere scampata.
«Ti
rendi conto che stasera esco con Brian Keaton e tu con Jason Cooper?»
«L'unica
differenza è che tu andrai a letto con lui, io mi limiterò a guardare un
telefilm sperando che la serata finisca presto.»
«Senti,
lo so che sei un po' strana, ma Cooper non può non piacerti. Ha quell'aria da
Clark Kent che ecciterebbe anche un sasso!»
«Hai
sentito Brian, no? Ci ucciderebbe se succedesse qualcosa tra noi» mi
giustificai, come se la cosa risolvesse tutto.
«Non si
possono controllare certe cose, mia cara.» Sospirò.
«Ora
come ora ho bisogno di amici, non di
complicarmi la vita con un ragazzo.» Un ragazzo che mi era sempre piaciuto
nonostante non lo conoscessi.
Alzò le
mani. «L'importante è che tu sappia ciò che vuoi. Però... il modo in cui
arrossisci in presenza di quel ragazzo, mi fa pensare che il termine amico non si possa accostare al suo
nome.»
Sbuffai
infastidita. «Arrossisco solamente perché mi fa sentire inferiore a lui. Come
un mortale di fronte ad una divinità. Mi basterà conoscerlo e farmi conoscere
per mettere fine alla mia timidezza.»
«Se lo
dici tu!»
«Lo
dico perché è la pura e semplice verità. Ora smettila d'infastidirmi e vattene
in classe!»
Scoppiò
a ridere. «Cara la mia Luce Keaton, sei davvero divertente. E vuoi sapere
l'ultima?»
«Me la
diresti comunque.»
«Sei
nella merda fino al collo!» Accelerò il passo ed entrò in aula prima di me,
senza neanche darmi il modo di ribattere.
Non ero
nella merda. Anche perché io e quel ragazzo ci conoscevamo appena e di sicuro
non si sarebbe interessato a me. Poteva essere più semplice di così?
N.d.a.:
Salve!! Sono tornata con una
nuova storia e spero vi piaccia :) E' la prima volta che pubblico una
long (non troppo long in realtà XD) originale con coppia het.
Spero di aver raggiunto un buon livello e che le emozioni vi arrivino :)
Le vostre opinioni contano molto per me perché mi spronano a dare sempre di più e a migliorarmi, quindi grazie a grazie a chi recensirà, seguirà, ricorderà, ecc. ♥
Pace e amore a tutti ♥
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Capitolo 2 *** L'alba ***
Cap. 02 - L'alba
L'alba
Poteva essere più difficile di
così?
Io e Jason eravamo in macchina da
tre secondi e il mio cervello si era già spento. Il motivo? L'auto era intrisa del
suo profumo ed era il più buono che avessi mai sentito.
«Non devi sentirti in imbarazzo.»
«Sentirtelo dire non mi aiuta» borbottai.
Si voltò a guardarmi con i suoi occhi neri. «Scusa.» Tese le
labbra in un sorriso e mise in moto. «I miei amici ti riempiranno di domande,
più o meno imbarazzanti. Ti staranno addosso finché non li minaccerò con lo
sguardo che terrorizza tutti. E tieni conto che funziona anche su Brian.»
Mi scappò un sorriso. «Credo non ci sarà bisogno di arrivare
a tanto. Perderanno subito interesse per me.»
Scosse la testa. «Non hai idea di quanto possano essere
appiccicosi quando si tratta di una bella ragazza, figuriamoci con te.»
«Perché?» Che intendeva?
«Tu sei bellissima e, da quanto ho capito, hai gli stessi
nostri interessi. In pratica sei l'anima gemella di ognuno di loro.»
«E la tua no?» Ma che diavolo mi era uscito dalla bocca?
«Luce, mettiamo in chiaro sub-»
«No, scusa. Non ce n'è bisogno. Mi è solo uscito spontaneo
chiederlo ancor prima di aver realizzato di aver formulato la domanda.»
Sogghignò. «Va bene, ma sappi che saremo solo amici.»
Sbuffai. «Lo so e non voglio niente di più. Da nessuno.»
«Bene.»
«Bene.»
Il resto del tragitto lo passammo in silenzio: lui
concentrato sulla strada, io a guardare il paesaggio e le persone che
passeggiavano.
Quando spense il motore, slacciai la cintura e scesi dalla
macchina in fretta per ammirare meglio quel palazzo vecchio stile che si
erigeva davanti a me.
«Piace a tutti questa costruzione vittoriana.»
«È stupenda» mormorai incantata a guardare i mattoncini
rossi.
«Dai, andiamo» mi spronò e ubbidii per non fare la figura
dell'idiota.
Prendemmo l'ascensore in ferro battuto e salimmo fino al
quinto piano. Iniziavo a sentirmi agitata. Da quello che aveva detto in
macchina, non ne avrei dovuto aver motivo perché di sicuro sarei piaciuta a
tutti, ma se fossero stati loro a non piacere a me?
«Quanto durano in genere queste serate?»
Mi guardò con un sorrisetto sghembo. «Restiamo a dormire
tutti qui e tiriamo fino all'alba.»
Sgranai gli occhi. «A-anche stasera?»
Fece sì con la testa e mi venne voglia di correre via. «Tu
ed io però ce ne andiamo quando vuoi tu.»
«Non voglio rovinarti la serata!»
«Non preoccuparti. E poi scommetto che vedremo l'alba
insieme» mi fece l'occhiolino sicuro di sé e si fermò davanti ad una porta in
legno scuro, con sopra un 36 in metallo. Quando bussò, mi nascosi dietro di lui
per avere ancora un po' di tempo per prepararmi psicologicamente all'incontro.
La porta si spalancò e un ragazzo rosso, pieno di
lentiggini, si aprì in un gran sorriso e si buttò in braccio a Jason; posò la
testa sulla sua spalla e i suoi occhi puntarono nei miei.
«Tu devi essere Luce!» Scese subito da quella montagna, si
affrettò a sistemarsi la maglietta e si asciugò la mano sui jeans prima di
tendermela.
La strinsi un po' incerta e mi sforzai di sorridere. «Sono
io.»
Jason afferrò il polso del ragazzo e tirò via la sua mano.
«Ok, basta così Ted.»
«Perdonami, ma una creatura così fantastica non si è mai
presentata alla mia porta.»
Mi sentii avvampare.
«Non ti si è mai presentata, punto.»
Trattenni a stento una risata, che poi mi morì in gola
quando Jason posò la sua mano sulla schiena, troppo vicina al coccige per non
farmi arrossire.
«Spiritoso come sempre, eh?! Dai, entrate.» Sfoderò un gran
sorriso e ci lasciò accomodare dentro.
La vista del salone mi spiazzò: era tutto perfettamente in
ordine, anche la cucina a vista. Non avrei mai pensato che due giovani ragazzi
potessero tenere in modo ineccepibile un appartamento.
Continuai a guardarmi intorno, finché la libreria che
copriva un'intera parete non comparve nella mia visuale. Mi precipitai a guardare
i libri e i dvd che conteneva e pensai che non solo io potevo essere l'anima
gemella di quei ragazzi, ma anche il contrario!
«Ti piace?» Era una voce che non conoscevo.
Mi voltai e incontrai il suo sguardo. «Mi sono appena
innamorata, è diverso!»
Si aprì in un sorriso. «La maggior parte dei titoli sono
miei.»
«Complimenti, allora. In questo momento sto odiando la mia
pochette.»
«Perché?»
«Dove la metto la metà della roba che vorrei portarmi via?»
Ridacchiò divertito. «Se giuri di riportarla, ti presto ciò
che vuoi.»
«Oh, grazie.» Neanche ci conoscevamo e già si era dimostrato
così gentile.
«Comunque, piacere. Sono Bart.»
«Luce.»
«È perfetto per te questo nome.»
«G-grazie.» Ecco che la balbuzie da ragazzina imbranata
tornava.
«Ehi, Bart! Non si salutano più gli amici?» ci interruppe
Jason con tono scherzoso.
«Non mi ero neanche accorto di te» affermò spavaldo mentre
gli dava una pacca sulla spalla e gli stringeva la mano.
«Direi che non avete bisogno di presentazioni.»
«Ehm, no.» Perché dovevo sentirmi così in imbarazzo?
«La tua amica stava meditando un colpo con i fiocchi.»
«Scommetto che...»Jason fece scorrere lo sguardo sugli
scaffali immensi. «La tua prima refurtiva sarà il cofanetto blue-ray della saga
completa di Harry Potter.» Aveva
indovinato, ma non del tutto.
«Insieme al piccolo mezzobusto di Shakespeare.»
Storse il naso. «Lo trovo un po' pacchiano.»
Mi scappò una risata che si fece più grossa quando scorsi
l'espressione contrariata di Bart.
«Non offendere il piccolo William! Tra l'altro è un regalo,
quindi porta rispetto.»
«A me piace» lo rassicurai divertita.
Jason roteò gli occhi al cielo scuotendo la testa.
«Scommetto che è lì solo per farti rimorchiare.»
«Amico, questo è un colpo basso» si lamentò dandogli un
pugno sul petto.
«Volete una birra?» ci gridò Ted dalla cucina.
«Sì, ma per la piccola un succo di frutta.» Piccola?!
Lo guardai bieco. «Posso bere una birra!»
«Poi tuo fratello se la prende con me.»
«Beviamo spesso insieme, io e lui.»
«Oggi non c'è però.»
«Lasciala in pace, Jas!»
«Ha diciannove anni» lo ammonì in tono duro e probabilmente
sfoderando lo sguardo a cui aveva accennato. Dai brividi che mi erano venuti e
il piccolo passo indietro di Bart, non avevo più dubbi.
«Non è una bambina» controbatté poi. Quel ragazzo mi stava
già molto simpatico.
Ci scambiammo un sorriso d'intesa e Jason sbuffò. «E birra
sia» brontolò e si diresse in cucina.
«Siete amici da molto?» indagai curiosa.
«Ci siamo conosciuti due anni fa a una convention e ci siamo
rivisti al campus. Da allora facciamo squadra.»
Gli sorrisi. «A mensa vi vedo spesso.»
«La prossima volta unisciti a noi. Sono certo che farebbe
piacere anche a Wendy. È l'unica ragazza del gruppo e una presenza femminile
non potrà che recarle gioia.» Mi divertiva il modo in cui si esprimeva.
«Accetto volentieri l'invito.»
«Ehi, voi due! Le birre si scaldano!» ci avvertì Ted.
Raggiungemmo i due sul divano ma, quando feci per sedermi
accanto a Bart, Jason afferrò il mio polso e mi fece sedere tra lui e il
bracciolo. Lo guardai confusa cercando di capire il motivo del suo gesto. Forse
pensava che sarei stata in difficoltà a stare accanto al suo amico?
«Da qui si vede meglio la tv» mi spiegò indicando con un
cenno del capo il mio posto.
«Ah, grazie.» Era stato davvero premuroso.
«Possiamo iniziare col primo episodio?»
«Mancano ancora Patrick e Rick.»
Jason si avvicinò al mio orecchio e bisbigliò: «Sono cugini
e non riescono a tenere la bocca chiusa per più di due minuti.» Ridacchiai. «È
un'impresa vedere un film o una serie con loro!»
«Quindi sarà un disastro stasera?»
Fece no con un lieve cenno del capo e il suo profumo arrivò
ancora più distinto nelle mie narici. «Vorranno far bella figura con te, quindi
si comporteranno in maniera impeccabile.»
«Sono così disperati?»
Gli scappò un sorriso. «Non ti rendi conto di quanto tu sia
bella, vero?»
Balbettai qualcosa ma, grazie al cielo, fui salvata da Bart
che si appoggiò sul tavolinetto di fronte a me.
«Hai mai visto Supernatural?»
Feci sì con la testa sorseggiando la birra.
«Non l'avrei invitata se non fosse stata appassionata anche
lei.»
«Jas, hai avuto una giornata storta?»
Lo guardò brutto. «Zitto, coglione.»
Gli diedi una spallata giocosa. «Tutto bene?»
Sbuffò appena. «Vorrei solo iniziare la maratona, tutto qui.»
«Sii paziente.» Gli sorrisi e ricambiò.
«Da quanto vi frequentate?» chiese Bart. Perché quella sua
aria da furbastro mi diceva che quella era una domanda che nascondeva un
secondo fine?
Jason scosse la testa e sembrò capire quel significato
nascosto. «In realtà ci conosciamo appena.»
«Sono la sorella di Brian Keaton, il suo compagno di
stanza.»
«Lo so chi sei, dolcezza.» Una smorfia schifata sarebbe
stata scortese, giusto?
«Dio, Bart!» esclamò esasperato Cooper, poi agitò la
bottiglia vuota di birra alzandosi e si diresse in cucina.
«Scusami un attimo.» Mi fece l'occhiolino e seguì il suo
amico in cucina. Quasi contemporaneamente, citofonarono e immaginai fossero i
cugini logorroici.
Qualche istante più tardi, fecero la loro comparsa e
iniziarono il giro di saluti. Per non risultare maleducata, mi alzai dal divano
e li raggiunsi davanti l'entrata sperando che Jason arrivasse in fretta e fosse
lui a fare le presentazioni. Quando mi si affiancò, mi sentii meglio e tirai
mentalmente un sospiro di sollievo.
Fatte le dovute presentazioni, i padroni di casa diedero
ufficialmente inizio alla maratona e, come furie, si precipitarono tutti sul
divano per accaparrarsi i posti migliori. Neanche a dirlo, il mio era stato
occupato da Patrick, che quando incrociò lo sguardo di Jason, alzò le mani e si
sedette per terra vicino alle gambe di suo cugino.
Jason prese posto ma lasciò lo spazio necessario per far
inserire me tra lui e il bracciolo, proprio come era successo poco prima.
«Il tuo sguardo funziona davvero!»
Sogghignò soddisfatto. «Te lo avevo detto.» All'improvviso
partì l'episodio e quasi sobbalzai. «Hai già paura?»
«Non ho paura.»
«Puoi stringere il mio braccio se vuoi» si offrì divertito.
«E tu il mio.» Alzai fiera il mento.
Qualcuno ci intimò di fare silenzio, così portammo
l'attenzione al televisore e ignorai il rossore che stava imporporando le mie
guance.
Dopo i primi tre episodi, dovemmo interrompere la visione
perché era arrivata la pizza a domicilio. Ted pagò il fattorino, portò i tre
cartoni sul tavolinetto e mangiammo riprendendo col quarto episodio.
Man mano che proseguivamo, la mia voglia di continuare
aumentava, così come l'emozione nel rivedere le puntate che tanto amavo.
Passò un'infinità di tempo e non me ne resi neanche conto
perché tra una scena e l'altra, o tra un fantasma e un demone, ci lasciavamo
andare a commenti e battute. Mi sentivo davvero a mio agio con loro e fui grata
a Jason di quell'invito perché finalmente avevo trovato persone con le quali
poter fare davvero amicizia.
«Luce» bisbigliò Jason al mio orecchio dandomi un brivido.
«Vieni un attimo con me» aggiunse quando portai i miei occhi nei suoi.
Si alzò e lo seguii in silenzio verso la porta finestra
della cucina. Uscì all'aria fresca e m'invitò a fare lo stesso. Il sorriso che
mi rivolse, fece fare una capriola al mio cuore.
Appena fuori, mi affiancai a lui dando anch'io le spalle
all'appartamento e, quando rivolsi l'attenzione al cielo, spalancai la bocca
per lo stupore e la bellezza di quel momento.
«Non ci credo» sussurrai stupita. «L'alba.»
«È così bella che non sembra vera.»
Sentendo il suo sguardo addosso, mi voltai a guardarlo.
Deglutii nell'incrociare i suoi occhi profondi e intensi.
«Già...» balbettai incerta stringendomi le braccia intorno
al corpo per scaldarmi.
«Rientriamo, prima che tu prenda un raffreddore.»
Assentii con il capo e mi avviai dentro precedendolo, ma
questo non m'impedì di sentirlo sospirare.
Quel ragazzo mi piaceva, ma non potevo permettermi di
prendermi una cotta per lui: era uno dei migliori amici di mio fratello, nonché
suo compagno di stanza, e si dava parecchio da fare con le ragazze, da quello
che diceva Brian e un terzo del campus.
Avrei etichettato Jason Cooper come amico e mi sarei tenuta a
una distanza di sicurezza ricordandomi della scritta dangerous che lampeggiava sulla sua testa.
N.d.a.:
Salve gente!! Dato che oggi
è il mio compleanno, ho deciso di farvi un regalo e pubblicare
il secondo capitolo della storia :) Spero tanto che vi stia piacendo,
anche se è un po' presto per dirlo XD
Buona lettura e grazie di cuore
a chi recensisce, segue e ricorda le mie storie ♥ Un grazie
speciale va a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti: non potrebbe
esserci gioia più grande e soddisfazione più immensa.
Baci e alla prossima :)
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Capitolo 3 *** Il mostro dagli occhi verdi ***
Cap. 03 - Il mostro dagli occhi verdi
Il mostro dagli occhi verdi
Quando misi piede in mensa, notai subito Bart sbracciarsi
per richiamare la mia attenzione; c'era decisamente riuscito, e aveva anche
quella di metà dei presenti.
Per fargli capire che l'avevo visto, lo salutai con la mano
e andai a prendermi il pranzo. Finita la fila, raggiunsi Bart e mi sedetti al
posto libero di fronte a lui. Diedi il buongiorno a tutti e cominciai a
mangiare.
«Ti sei
ripresa?»
«Ho
dormito tutto il fine settimana!»
«Ti
vedo in forma in effetti.»
«Grazie.»
Sorrisi cordiale e riportai l'attenzione alla pasta per non dare a vedere la
mia timidezza.
«Sarai
dei nostri anche questo venerdì?»
«Certo!
Sono contenta di essere ben accetta.»
«Piaci
a tutti» confessò Ted dopo aver ingurgitato due polpette.
«E voi
piacete a me.»
S'illuminarono
in un gran sorriso, così come Rick e Patrick.
Continuammo
a chiacchierare del più e del meno finché non arrivò una ragazza minuta che si
fermò accanto a Ted, mi squadrò e poi occupò la sedia libera in fondo al
tavolo.
«Ciao,
Wendy! Lei è Luce, l'amica di Jason di cui ti parlavo.»
«Se è
amica di Jas perché è qui con noi?» Mi vedeva come una minaccia? D'altronde era
l'unica ragazza, ci stava un po' di gelosia.
«Ora è
anche nostra amica» rispose fiero Rick.
«Parteciperà
alle nostre maratone.»
«E
comunque, non fare l'acidona e presentati come si deve» la rimbrottò Bart.
La
ragazza roteò gli occhi al cielo, poi si sforzò di sorridere. «Sono Wendy,
piacere.»
Mi
schiarii la voce. «Piacere.»
«Dov'è
Jason?»
«Oggi
si è seduto al tavolo vip.»
«Vip?»
chiesi non capendo.
«Ah-ha!
Chiamiamo così la tavolata di tuo fratello.»
Wendy
si sporse sul tavolo con gli occhi sgranati. «Sei tu la sorella di Keaton?»
«In
persona.»
«Deve
essere bello avere un fratello come lui.»
«Beh,
sì. È sempre molto premuroso e affettuoso nei miei confronti.»
«Scommetto
che è anche geloso.»
Tutti i
ragazzi del tavolo deglutirono e mi guardarono aspettando la risposta.
«Ammetto
che lo è, ma non si è mai immischiato nei miei affari di cuore.»
Ci fu
un sincrono di sospiri e Wendy sembrò scocciata. «Credevo che i ragazzi
dovessero prima superare il suo test.»
Scossi
la testa. «L'unica regola che abbiamo è che lui non si porta a letto le mie
migliori amiche ed io non esco con i suoi migliori amici.»
Negli
occhi le passò una luce. «E Jason?»
«Siamo
amici. Anzi, conoscenti. Niente di più.»
Trattenne
a stento un sorrisetto soddisfatto che le avrei strappato volentieri da quella
faccia di merda!
«Allora
farai meglio a non innamorarti di lui.»
«Come è
successo a te?»
«Ohooooo!»
gridò Bart agitando un pugno.
Lei
sgranò lievemente gli occhi e pugnalò un trancio di pizza innocente. «Non è
come pensi.»
«Ah
no?» Inarcai un sopracciglio per accentuare i dubbi che nutrivo.
Stava
per rispondere, quando alzò lo sguardo portandolo su qualcosa dietro di me. Mi
voltai istintivamente e vidi Jason avvicinarsi; rimase in piedi e poggiò le
mani sulle mie spalle sorridendomi.
«Salve
compagni!»
«C-ciao»
balbettò Wendy.
«Come
te la passi?» le chiese lui facendomi intuire che non si vedevano da un po'.
«Bene.
Tu?»
«Benissimo!»
Abbassò lo sguardo su di me e sorrise. «La pasta è all'altezza oggi?» Senza
neanche aspettare la risposta, allungò il braccio e ne rubò una forchettata.
«Secondo me sì.»
Feci sì
con la testa, completamente in panne al pensiero di dover usare la stessa
forchetta che aveva toccato le sue labbra ed era stata nella sua bocca.
«Vuoi
un po' del mio pollo?» chiese Wendy con un pizzico di speranza nella voce.
«No,
grazie. Sono sazio.»
«Come
mai hai pranzato con i vip anche oggi?» Risi a quella domanda di Rick.
«Avevo
voglia di stare con Brian e Jasmine.»
Quella
ragazza la conoscevo pochissimo, ma era l'unica che non apriva le gambe come si
apre una finestra in estate.
«Tanto
non ci importa più di te. Il tuo posto onorario è stato preso da Luce» scherzò
Bart.
«Io il
mio posto non lo mollo. Anzi! Se esco dal gruppo, vi soffio Luce e la tengo
tutta per me.» Per rafforzare il concetto, si piegò e mi abbracciò stringendomi
il collo e il petto. Le guance stavano per prendermi fuoco.
«La
conosci appena» borbottò Wendy.
«Sei
gelosa?» le chiese infischiandosene della delicatezza.
Gli
diedi un buffetto sulla mano. «Dovrebbe avercela con mezzo campus allora!»
Sciolse
l'abbraccio e si accucciò accanto a me, poi mi prese il mento fra due dita per
potermi guardare negli occhi. «Non vado con tutte. Non credere alle cazzate che
spara tuo fratello o a qualche ragazza arrapata, capito?» L'intensità del suo
sguardo mi stava facendo sciogliere e, in quel momento, anche i suoi occhi sembravano
liquidi.
«Lo
dici a tutte?» sputò acida Wendy, ma lui la ignorò e continuò a guardarmi, come
se stesse scrutando dentro di me. Mi sentii completamente indifesa: da quello
sguardo non si poteva scappare.
«Va
bene» mormorai infine e le sue labbra si tesero in un sorriso sollevato.
«Brava,
piccola.» Balzò in piedi e quasi sussultai. «Ci vediamo stasera.»
Non so
perché ma ci rimasi male del fatto che non avessero invitato anche me.
«Stasera?»
chiese stupito Bart.
«Venerdì
avevamo stabilito che avremmo giocato a Halo
a casa dei cugini! Ve lo siete scordato?» All'unisono fecero sì con la testa.
«Anche tu?» quasi gridò guardando me.
«Beh,
sì. Sembrava una proposta buttata lì, non un vero e proprio impegno» ammisi.
Incrociò
le braccia al petto e sbuffò sonoramente.
«Se
vuoi, possiamo fare qualcosa tu ed io» propose subito Wendy.
«Allora
io esco con Luce!» gridò repentino Bart agitando in aria il braccio.
Mi
scappò una risata. «Non hai bisogno di prenotarti.»
«Non
c'è da prendere il numeretto?»
Scossi
la testa. «No.»
«Togliti
quel sorriso compiaciuto da quella faccia di merda. Vuole uscire con te da
amica, quindi vola basso e non farti strane idee» chiarì subito Jason alterato.
«Sei la
sua guardia del corpo?»
«No, ma
ti spacco il culo se le f-»
«Ok,
ok! Fine dell'incontro. Mettiamo subito in chiaro una cosa: voglio essere
un'amica per tutti voi, quindi niente numeretto per lo sportello fidanzato, intesi?» Rivolsi un'occhiata
a tutti ignorando l'imbarazzo che stava per sopraffarmi.
«Sei
presuntuosa nel credere che ognuno di loro ti voglia.» Quella ragazza era
insopportabile!
«E tu
un'ingenua se credi davvero che venerdì non ci abbiano già provato con lei in
ogni modo possibile» rispose a tono Jason.
«Tu eri
nella lista?»
«No.
Lei è mia amica.»
Sentii
un tuffo al cuore nel sentirmi etichettare in quel modo con tanta naturalezza,
ma in fondo non potevamo essere più di quello. Sarebbe stato un casino con
Brian.
I
cugini si alzarono, seguiti da Bart. «Dobbiamo proprio andare. Ci vediamo da
noi dopo cena.»
Jason
si buttò tra le braccia di Patrick e gli frizionò la testa rasata. «Grande,
amico!»
«Se,
se...» borbottò e si allontanò insieme agli altri due, mentre Jason tornò al
tavolo ma stavolta si sedette accanto a Wendy.
«Bella bionda,
ti passo a prendere in camera per le sei. Ci mangiamo una cosa e poi andiamo a
casa Moran. Che ne dici?»
Faceva
sul serio? Stava invitando me a cena davanti a Wendy che lo aveva invitato per
prima?
«Ehm,
io, non so...» Oddio! Terra inghiottimi
ora!
«Ci
vediamo stasera» disse appena Wendy. Stava trattenendo di sicuro le lacrime.
«Perché,
vieni anche tu dai cugini?» Gli diedi un calcio da sotto il tavolo e portò lo
sguardo su di me sbigottito. «Che c'è? Lei odia Halo!»
«Che
c'entra!? Ha piacere di stare in vostra compagnia, stupido!» Come avevo fatto a
rivolgermi a lui con quel tono?
Sghignazzò
divertito. «Hai ragione.»
Wendy
si lasciò scappare un sorriso e mi concessi di credere che avrei avuto una
piccola possibilità di piacerle. «Ci vediamo là, allora.»
«Vieni
a cena con noi!» le proposi ed entrambi mi guardarono stupiti.
«D'accordo.»
«La mia
stanza è la venti. Siate puntuali» raccomandai loro mentre mi alzavo con il
vassoio vuoto in mano.
Il
cellulare squillò e la faccia buffa di mio fratello comparve sul display.
«Brian,
che c'è?» Era strano che mi chiamasse.
«Esci
di nuovo con Jas and Co.?»
«Sì, è
un problema?» Non poteva aver capito che Cooper iniziava a piacermi più di
quanto mi era lecito.
«Ci
sarò anch'io. Andiamo insieme?»
«Ho
appuntamento nella mia camera con Jason e Wendy per le sei. Ti aggreghi?»
«Mmmh...
sì, così lei è libera di provarci con Jas!»
«Le
piace?»
«L'hanno
capito tutti, persino lui.»
«Non
ricambia?»
«No,
altrimenti se la sarebbe già fatta.» Sogghignò facendomi roteare gli occhi al
cielo.
«Ci
vediamo tra un po'.» Riagganciai e tornai alla mia lettura.
Il
tempo passò così in fretta che mi resi conto dell'ora solo quando bussarono
alla porta facendomi sobbalzare. Mi precipitai ad aprire e trovai Jason. Lo
feci accomodare dentro e si sedette alla sedia della scrivania che dividevo con
Marzia. Prese in mano il libro e lo aprì dove avevo lasciato il segnalibro, poi
guardò di nuovo la copertina.
«L'ho
letto. Ti piacerà da morire.»
«Anche
se ho letto solo i primi cinque capitoli, sono già del tutto presa dalla
storia.»
«Più
avanti sarà ancora più coinvolgente. È una di quelle storie che ti entrano
dentro e te le porti per tutta la vita.»
«Possiamo
parlarne quando finirò la lettura?»
Si aprì
in un sorriso. «Certo! Sarà un piacere confrontarmi con te.»
Quello
che avevo davanti non poteva essere lo stesso Cooper dei racconti di mio
fratello. Mi rifiutavo di crederci.
«Ah!
Brian viene a cena con noi.»
Sbuffò.
«Perché invece non scappiamo subito da qui e ce ne andiamo da qualche parte tu
ed io?»
«Ma
staranno per arrivare...»
«Mancano
ancora dieci minuti alle sei. Abbiamo tutto il tempo che ci serve per
filarcela.»
«Perché
sei venuto così presto?»
Alzò le
spalle. «Allora? Accetti la mia offerta?»
Rifiutai
con un cenno del capo. «Non ti va di stare con Wendy e Brian?»
Sbuffò di
nuovo e si grattò la fronte; sembrava in difficoltà. «Non mi sento molto a mio
agio con lei» confessò come se dovesse vergognarsene.
«Credo
sia normale dato che sai... sì, insomma...»
«L'hai
già capito anche tu?»
«Ehi!
Non offendere la mia intelligenza!»
«Scusa.
Voi donne le capite al volo queste cose.»
«Comportati
come hai sempre fatto, altrimenti ci sta male. Potrebbe pensare che non tieni a
lei neanche come amica.»
Si fece
pensieroso e restò in silenzio, con lo sguardo fisso sul poster degli Immagine
Dragons, unica cosa che avevo in comune con Marzia.
All'improvviso
bussarono e sobbalzammo contemporaneamente. Scoppiammo a ridere come due
cretini, poi andai ad aprire per non far aspettare oltre la persona, o le persone,
lì fuori.
«Sorellina!»
Neanche il tempo di salutarlo che mi stritolò nel solito abbraccio, che
equivaleva a una morsa letale per una ragazza fragile come me. «Jas, sei già
qui?»
«Sono
appena arrivato.» Che bisogno c'era di mentire? Non avevamo nulla da
nascondere.
«Non
stare troppo appiccicato a mia sorella, capito?»
«Lo sai
benissimo che l'unica persona che desidero sei tu!»
«Oh,
amore!» Brian gli si avventò contro facendo ribaltare la sedia, con la
conseguenza di far cadere entrambi come pere cotte.
«Non li
capirò mai i maschi» esclamai rassegnata mentre chiudevo la porta. Non riuscii
però a farlo perché una mano la spinse verso di me.
«Sono
Wendy.»
Ci
salutammo con un impacciato e imbarazzato bacio sulla guancia, poi salutò i due
cretini che ancora se la ridevano, e uscimmo per andare a cena.
Dato
che non avevamo prenotato da nessuna parte, iniziammo a decidere dove fermarci
mentre ci avviavamo alla macchina di Jason. Ognuno di noi propose un locale
diverso, ma poi Jason si schierò dalla mia parte e, ovviamente, si lasciò
convincere anche Wendy. Mio fratello brontolò per un po', ma alla fine cedette
a patto che il dolce glielo avremmo offerto noi. Forse quell'uscita non si
sarebbe rivelata poi così disastrosa.
Cambiai
idea non appena Jas aprì la portiera del passeggero davanti per farci
accomodare me. Brian ne fece un affare di stato portando avanti la sua teoria
totalmente folle: una ragazza può sedersi davanti solo se è la fidanzata
delguidatore, sennò il posto spetta al migliore amico. Impiegammo un'eternità a
fargli capire che Jason ed io non avevamo una tresca e che voleva mi sedessi lì
solo per pura e semplice cortesia. Alla fine, Wendy ed io occupammo i sedili
posteriori per non dover sopprimere mio fratello.
Al fast-food
non fu più semplice: io e Jason ci eravamo ritrovati l'uno a fianco all'altra
in fila, così facemmo un unico ordine per non rallentare le cose ma Jas non
rivolle i soldi del menu e mi offrì la cena. Brian perse di nuovo le staffe e
tirò fuori un'altra teoria: si paga la cena a una ragazza solo se è la propria fidanzata.
«Sei
patetico» borbottai irritata.
«Io non
ho offerto la cena a Wendy.»
«Perché
sei un cafone» ribatté pronto Jason.
«E tu
un ipocrita. Non ti ho mai visto pagare qualcosa a un'amica!»
«Cristo,
Brian! Non stiamo insieme ventiquattro ore su ventiquattro! Che cazzo ne sai di
quello che faccio quando non ci sei?»
«Potreste
smetterla?» cercò di calmarli Wendy, imbarazzata quanto me poiché parecchi
clienti ci stavano fissando curiosi.
«Quando
lui la smetterà di provarci con mia sorella.»
«Sei un
fottuto psicopatico!»
«È per
questo che lo ami» buttai lì cercando di smorzare gli animi. Grazie al cielo ci
riuscii perché scoppiò a ridere seguito da Brian. «Siamo solo amici, quindi
smettila di essere paranoico e goditi il tuo hamburger» aggiunsi poi.
Morse
il suo panino e sorrise, ricordandomi la scena in cui Thor sorride con la bocca
piena mentre fa colazione.
Per il
resto della cena, nessuno si scaldò e riuscimmo a parlare tranquillamente di
test a sorpresa, film visti e nuovi gusti di gelato sperimentati nel corso
della vita.
Un'ora
più tardi eravamo sotto casa dei cugini, con una vaschetta da tre chili di
gelato. Forse avevamo esagerato, ma a noi quattro era presa una gran voglia e,
non riuscendo a decidere quali gusti comprare, avevamo fatto mettere quelli più
gettonati dalla clientela.
Una
volta in casa, mangiammo il dolce tutti insieme e poi partirono con il
videogioco. Per tutta la serata evitai di avvinarmi a Jason o di parlargli
troppo, invece Wendy fece l'esatto opposto non lasciandogli due minuti di
tregua. Guardarli insieme mi diede un po' fastidio, ma sapevo che lui non era
interessato a lei almeno quanto sapevo che quella mia gelosia era del tutto
sbagliata e fuori luogo.
Dangerous, mi ripetei come un mantra per
ricordarmi che Jason Cooper doveva restare solo un amico.
N.d.a.:
Salve lettori!! Siamo già
al terzo capitolo e spero che la storia vi stia piacendo :3 Oggi non
sono di molte parole, quindi mi limiterò ad un saluto e un
grazie. Fatene ciò che volete XD
Alla prossima ♥
P.s.: Halo è una figata e, anche se mia cugina mi ha fatto il cu*o, ci giocherei ore *-*
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Capitolo 4 *** Sincerità ***
Cap. 04 - Sincerità
Sincerità
Durante la pausa pranzo, Wendy mi aveva chiesto di
accompagnarla in un negozio del centro per acquistare alcuni dvd, così ora ero
di fronte l'entrata del parcheggio nord ad aspettarla.
Mi sentivo un po' a disagio all'idea di trascorrere del
tempo sola con lei. In fondo c'eravamo conosciute il giorno prima e aveva
dimostrato chiaramente di odiarmi, poi aveva palesemente cambiato opinione su
di me notando che io e Jason ci tenevamo alla larga l'uno dall'altra durante la
serata dai cugini.
Cosa dovevo aspettarmi da quel giro di shopping? Da una
parte ero contenta che avesse accantonato così facilmente il senso di rivalità,
ma dall'altra ero preoccupata perché a me Jason piaceva. Nonostante non lo
avrei mai ammesso e non avrei mai cercato qualcosa più dell'amicizia, mi
sentivo in colpa nei confronti di Wendy e iniziavo a chiedermi se non sarebbe
stato meglio essere sincera al cento per cento.
La valanga di pensieri fu interrotta proprio da lei, che mi
si avventò contro euforica e mi strinse in un abbraccio. Era la stessa ragazza
del giorno precedente? Cominciavo ad avere paura...
«Ehi,
come sei pimpante!»
Si
staccò e batté le mani come una bimba. «Jason mi ha invitato a cena! Ha detto
che deve parlarmi!»
Deglutii
e sentii un nodo alla gola, ma non per gelosia ma perché sapevo che lui non era
interessato e quindi il discorso che le avrebbe fatto non sarebbe stato quello
voluto da lei. Ci sarebbe rimasta malissimo.
«Che
vorrà dirti?» chiesi cercando di risultare ignara.
«Non lo
so, ma a cena da soli non ci siamo mai andati. Forse vuole dichiararsi! Magari
ha capito di essere cotto di me quanto io lo sono di lui.» Il suo sorriso si
faceva sempre più largo, il mio cuore si stringeva sempre di più.
«Ascolta,
è meglio che non ti faccia troppe illusioni.»
Aggrottò
la fronte. «Credi che non possa piacergli? Che non sia abbastanza per lui?»
«No,
ovviamente. Sei una ragazza carinissima e con lui sei dolce e tenera, ma prendi
in considerazione anche l'altra opzione. Solo per non stare troppo male se non
dovesse andare come speri.»
«Sei
una di quelle che pensa al peggio per non soffrire come un cane se le cose si
mettono male?»
In
realtà ero una piuttosto ottimista, ma dovevo mentire. «Solo se si tratta di
amore.»
Sospirò.
«Mhm... Grazie per avermi riportato con i piedi per terra.»
«Non
fare quella faccia da morta però!»
Ridacchiò
e mi prese sottobraccio. «Andiamo, ho bisogno di un sacco di dvd!»
Passeggiando
tra i negozi, decisi di chiederle ciò che m'incuriosiva dall'una di quel
pomeriggio: «Perché hai chiesto a me di accompagnarti? Insomma... credevo di
non piacerti poi molto.»
«Oh,
Luce! Tu sei una ragazza in gamba ed io mi sono comportata da stronza. Ho
capito il mio errore e voglio rimediare.»
L'afferrai
per un braccio e la feci fermare per poter avere la sua completa attenzione.
«Ascolta, se dobbiamo iniziare un'amicizia vera, ho bisogno di dirti una cosa.
Tu però non dare di matto e non saltare subito alle conclusioni, va bene?»
«È
chiaro come il sole che ti piace Jason, ed è altrettanto chiaro che non hai
intenzione di dirlo ad anima viva per paura di tuo fratello e che non ci
proverai con lui.»
Sgranai
gli occhi. «N-non è solo per Brian. Non dipendo da lui!»
«Hai
paura che quei due si uccidano se succedesse qualcosa tra te e Jas.»
«Anche.
Cioè, è il problema più grande che mi blocca ma non l'unico.»
Inarcò
un sopracciglio. «Illuminami.»
«Possiamo
parlarne sedute di fronte ad una coppa di gelato?»
«Non si
rifiuta mai una proposta del genere.»
Dieci
minuti più tardi eravamo a un tavolo nel giardino laterale della gelateria
nella quale avevamo preso le vaschette la sera precedente.
«Allora,
spara» mi esortò prima di infilarsi un cucchiaio pieno in bocca.
«Non lo
so. Mio fratello ci ucciderebbe; Jason ha una fila infinita di ragazze al seguito;
ci conosciamo appena; piace anche a te e non voglio metterti i bastoni fra le
ruote. Insomma, a conti fatti, è meglio per tutti che mi tenga alla larga da
Cooper.»
«Ed è
meglio anche per te?»
Feci
spallucce e leccai il cucchiaino. «Non voglio grane, tutto qui. Il mondo è
pieno di ragazzi, non mi dispererò solo perché non posso avere lui. Basterà non
far diventare questo mio interesse una cotta, e sono a posto.»
«Quindi
potresti anche perdere interesse?»
«Certo!
Lo conosco appena. Abbiamo trascorso insieme soltanto due giornate e non
abbiamo neanche avuto modo di parlare molto. Posso tranquillamente diventare
sua amica.» Omisi il particolare che lo guardavo di nascosto sin dal nostro
primo incontro, quando lo avevo visto per la prima volta in biblioteca la
seconda settimana di scuola.
«Lui
già ti considera tale.»
Mi
scappò un sorriso. «Lo so.»
«Luce,
non mi farò scrupoli. Diciamocelo: io e te siamo ancora lontane dall'essere
amiche e non ho intenzione di rinunciare a Jas per te, perché francamente mi
interessi poco.»
«Viva
la sincerità!»
«Preferisco
dirti subito come stanno le cose, così saprai da subito le mie intenzioni e non
ci starai male quando conquisterò Jas.»
«Sembri
piuttosto sicura di te.»
«Lo
sono e adopererò ogni mia energia per raggiungere il mio scopo.»
Perché
io non riuscivo a essere così determinata? Avevo mollato ancor prima di capire
se quel ragazzo potesse piacermi sul serio.
Finii
in silenzio la mia coppa perché non sapevo davvero che dire. Alla fine ero
riuscita a confessarle del mio interesse per Jas, ma le avevo anche detto che
mi sarei fatta da parte e non me la sentivo di rimangiarmi le parole solo
perché invidiavo la sua determinazione e il suo coraggio.
Restammo
lì un'altra mezz'oretta, poi decidemmo di tornare al campus perché lei aveva
bisogno di prepararsi per l'appuntamento, io di farmi un bagno per rilassarmi e
non pensare a niente.
Sulla
strada del ritorno, incontrammo Marzia a braccetto con mio fratello; quasi mi
caddero gli occhi dalle orbite! Quella stronza mi aveva detto che Brian se
l'era portata a letto e poi le aveva dato il ben servito, invece ora erano a
passeggiare come una coppietta. Allungai il passo e mi piantai davanti a loro
con l'espressione più incazzata che avevo in repertorio.
«Ciao.»
«Sorellina!»
Lo
incenerii con lo sguardo. «Uscite insieme?»
Marzia
roteò gli occhi al cielo. «Non esagerare! Siamo amici di letto.» Come faceva a
dirlo con tanta leggerezza e con una punta di orgoglio? Che schifo!
«Luce,
andiamo» intervenne Wendy, probabilmente per evitare che saltassi alla
giugulare di quella cagna.
«Ceniamo
insieme stasera?» Potevo dire di no agli occhioni da cucciolo di mio fratello?
«Fammi
trovare cibo cinese. Vengo da te alle sette.»
Si aprì
in un sorriso. «Perfetto!» Si avvicinò e mi diede un bacio sulla testa.
Alle
sette in punto ero di fronte la camera di mio fratello a chiedermi se Jas fosse
già uscito o se era ancora lì. Da fuori non riuscivo a sentire voci o rumori, e
in genere erano molto chiassosi quando stavano insieme.
Bussai
alla porta e aprì Jason; il fiato mi si mozzò in gola quando me lo ritrovai di
fronte a torso nudo e i jeans sbottonati che lasciavano intravedere slip grigi.
Sì: l'avevo squadrato da capo a piedi.
«Ah, ehm...
C-ciao.» Una cogliona, ecco cos'ero! Passai per tutte le tonalità di rosso
quando gli spuntò un sorrisetto compiaciuto sulla faccia.
«Ciao
bella bionda.»
«T-torno
più tardi, così puoi finire di vestirti.»
Si
scansò e m'invitò a entrare. I miei piedi si mossero senza che neanche me ne
rendessi conto. Cercai subito Brian con lo sguardo, ma non c'era.
«È
andato a prenderti la cena.»
«Lo
aspetto fuori.» Feci per uscire ma bloccò la mia via di fuga mettendosi tra me
e la porta.
«Non ce
n'è bisogno.»
Deglutii
e andai a sedermi sul letto di Brian - sperando che le lenzuola fossero pulite
- per allontanarmi il più possibile da quel fisico perfetto che gridava tastami!
«Gli
farai il cazziatone?»
«Ti ha
spifferato tutto, vero?»
S'infilò
la camicia e prese ad abbottonarla dopo essersi seduto sul suo letto, di fronte
a quello di Brian. Entrambi erano paralleli al muro, così potei appoggiare la
schiena alla parete e guardare Jas.
«Sì.
Non arrabbiarti con lui. Sai benissimo che si farebbe anche un cane!»
«Infatti
Marzia è una cagna!»
«Cosa
ti ha fatto? Ti ha rubato il ragazzo?»
Scossi
la testa. «Non mi ha fatto niente, ma odio le persone che sono mie
"amiche"» mimai le virgolette «solo per arrivare a Brian. È
disgustoso!»
«Su
questo hai ragione.»
«Poi la
nostra regola è che lui non esce con le mie amiche, io con i suoi amici. Anche
se quella non è una vera e propria amica, nonostante si professi tale, resta la
mia compagna di stanza.»
Con una
mossa fulminea ma aggraziata, si alzò dal letto e si mise su di me; poggiò una
mano sul muro vicino il mio viso, l'altra accanto al mio fianco, ed un
ginocchio tra le mie gambe. Il suo sguardo era così acceso che il cuore
minacciò di uscirmi dal petto. Non sarei riuscita a gestire ancora per molto
quell'elettricità che sfrigolava tra noi.
«Se
vuoi, possiamo dargli una lezione» mormorò lasciandomi basita.
«J-Jas...
Non...»
«Che
cazzo succede?» La voce di mio fratello tuonò così forte che credetti di
svenire.
Jason
balzò in piedi ridendo e fece appena in tempo a schivare un pugno.
«Ti
sembra divertente?» gridò ancora Brian spintonandolo contro il suo letto.
«Era
uno scherzo, ok? Per fartela pagare per esserti fatto Marzia» spiegò
velocemente.
Mio
fratello voltò di scatto la testa e incrociò il mio sguardo.
«Scusa»
mi uscì con un filo di voce. Me l'ero fatta quasi addosso e non riuscivo
neanche a parlare.
«Se sta
succedendo qualcosa tra voi, ditemelo perché se lo vengo a scoprire sarà
peggio.»
«Brian,
calmo. Non succede niente.»
«Posso
finire di prepararmi ora?» chiese irritato Jas alzandosi e sistemandosi la
camicia spiegazzata.
Brian
tornò a rivolgersi a lui, ma si avvicinò e parlò a bassa voce. L'unica cosa che
capii fu la minaccia: se la tocchi, sei
morto.
Cooper
si chiuse in bagno e ne uscì qualche minuto dopo. Ci salutò a mezza bocca e si
precipitò fuori dalla stanza. Nel frattempo mio fratello ed io eravamo rimasti
a guardarci in silenzio.
«Sei
arrabbiato.»
«No.
Sono incazzato nero!»
Andai
alla scrivania e recuperai le confezioni del cibo per cercare di mangiare
qualcosa. Ne passai una anche a lui e iniziammo a spiluccare gli spaghetti alla
piastra.
«Lo
vedo come lo guardi e la cosa mi preoccupa.»
Inghiottii
a fatica e mi costrinsi a rispondere. «Non ho intenzione di piantare grane.»
«È un
ragazzo in gamba, non lo metto in dubbio, ma non è adatto a te.»
«Brian,
io...»
«Ti sto
mettendo in guardia. Non è un bastardo come me, ma anche lui ha le sue
scappatelle e non vuole complicarsi la vita con una relazione stabile.»
«Dico
anche a te quello che ho detto a Bart e agli altri: non voglio un ragazzo. A te
dico anche che non voglio creare casini, quindi Jason è fuori discussione a
prescindere. Ok?»
Masticò
l'ultimo boccone e sospirò. «Puoi metterti in testa quanto vuoi che Jas non ti
piacerà, ma la realtà è che già sei cotta però non lo ammetti per tutelarti.»
«Mi
piace come mi piacciono Ted e Rick, o Bart e Patick.»
Roteò
gli occhi al cielo. «Non insisterò oltre e m'illuderò che questa tua ingenuità
duri per sempre.»
«Come
mai sei tu a farmi il terzo grato quando sono io quella che è venuta qua
apposta per farlo a te?»
«Forse
perché ti ho trovato con Jas in quella posi-»
«Era
una domanda retorica!» Sbuffai cercando di ignorare il fuoco che stava
divampando sulle mie guance.
«È
andato a cena con Wendy, sai?»
Feci sì
con la testa e passai ad abbuffarmi di involtini primavera. «Faccio il tifo per
lei» borbottai a bocca piena. «Che intenzioni hai con Marzia?»
«Scopiamo
quando ci va.»
«Lo
dici come se fosse la cosa più naturale al mondo.»
«Il
sesso è un istinto naturale, quindi è
la cosa più naturale al mondo.»
«Quindi
posso darmi al sesso sfrenato anch'io...»
Alzò
subito lo sguardo e m'imbruttì. «Non devi neanche provarci!» Mi puntò le
bacchette contro.
«Scherzavo,
ovviamente. Ho troppo amor proprio e dignità per darla in giro.»
Scoppiò
a ridere ma era sollevato nel sentirsi dire esplicitamente che scherzavo.
«Da
quando ti sei lasciata con Mark, non ti è interessato più nessuno.»
Eravamo
stati insieme per un anno, ma l'avevo lasciato quell'estate perché non ero più
innamorata di lui. La fine sarebbe stata comunque inevitabile perché aveva
scelto un college dall'altra parte del paese.
«No.
Voglio dedicarmi solo a me stessa.»
«Ti
ricordi quando vi ho beccato mezzi nudi sul divano?» Ridacchiò divertito.
Feci
una smorfia. «Non farmici ripensare! È stato il momento peggiore della mia
vita!»
«Non
l'ho pestato solo perché stavate insieme già da quattro mesi.»
«Non è
stato lui la mia prima volta» confessai imbarazzata.
Quasi
si strozzò con la birra. «Cosa?!»
«Ti
ricordi Steve?» Annuì. «Ero stracotta di lui.»
«Ti ha trattato
bene?»
«Mi
sono sentita amata in ogni istante della nostra relazione.»
«Siete
stati insieme poco però.»
«Solo
sei mesi. Si è dovuto trasferire in Francia con la famiglia.»
«Avevate
quindici anni, vero?»
Confermai
con un cenno del capo perché il nodo alla gola m'impediva di parlare. Ci stavo
ancora male perché era stato il mio primo amore e non avrei mai voluto
lasciarlo in quel modo. E, anche se ci sentivamo ancora tramite mail, mi
mancava da morire la nostra relazione.
«Come
vanno le lezioni?» cambiò discorso e lo ingraziai mentalmente. Gli volevo un
bene dell'anima e l'ultima cosa che volevo era ferirlo o deluderlo, per questo
decisi che con Jason non sarebbe mai successo nulla.
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Capitolo 5 *** So cosa vorrei, ma non posso ***
Cap. 05 - So cosa vorrei, ma non posso
So cosa vorrei, ma non posso
Era ufficiale: odiavo Marzia. Ebbene sì! Da quando se la
faceva con Brian, la sopportavo ancor meno perché aveva cominciato a leccarmi i
piedi più di quanto non facesse in precedenza. Ed erano passati soltanto due
giorni; due miseri giorni e lei non faceva altro che sorridermi, abbracciarmi,
comprarmi il mio succo preferito a mensa, e altri favori del cavolo che da una
come lei non volevo.
Quella purtroppo non era l'unica situazione antipatica in
cui mi trovavo. Wendy aveva iniziato a rivolgermi a malapena la parola e mi
evitava come la peste: a pranzo sedeva con ragazze che non conoscevo e, se ci
incrociavamo nel corridoio, cambiava direzione o abbassava la testa per non
salutarmi. Io non le avevo fatto niente, ma era ovvio che c'entrasse Jason
perché aveva iniziato a comportarsi in quel modo dopo esser uscita a cena con
lui.
Il disagio sociale non era finito. La ciliegina sulla torta
era Cooper: mi salutava a mezza bocca e non riusciva più a guardarmi negli
occhi. Di sicuro c'entrava la piccola parentesi imbarazzante che aveva
coinvolto Brian. Se non fosse arrivato mio fratello, mi avrebbe baciato sul
serio? Non facevo che chiedermelo da quella sera ed era frustrante l'essere
consapevole che non avrei mai avuto la risposta.
Lasciai i libri e la tracolla in camera, felice che Marzia
non fosse lì, e riuscii solo con il libro che stavo leggendo. Mentre mi recavo
nel giardino del campus, incrociai Bart, che fece cenno di fermarmi.
«Oggi a
mensa non c'eri.» Tipo sveglio, eh?!
«Sono
andata in biblioteca a studiare.»
«Volevo
ricordarti l'orario della maratona.»
Deglutii.
«Saremo i soliti?»
«Wendy
non viene. A lei Supernatural non
piace.» Jason però ci sarebbe stato. «Devo scappare. Ci vediamo alle cinque da
me.» Sorrise e mi diede un bacio veloce sul naso. Ma che diavolo?!
Lo
guardai allontanarsi chiedendomi se non ci volesse provare sul serio con me. In
fondo avevo capito subito che gli piacevo, ma non aveva mai fatto nulla per
farmi cadere ai suoi piedi. O magari non me ne accorgevo io. Fatto sta che ero
stata chiara: niente ragazzi.
Trascorsi
il resto della giornata a maledirmi per non aver trovato una scusa valida a
declinare l'invito e saltare la maratona. Man mano che si avvicinavano le cinque,
sentivo l'ansia aumentare.
Presi
un bel respiro e mi decisi a spegnere l'iPod per iniziare a prepararmi.
Indossai un vestito primaverile per non dover sempre fasciare le gambe nei
jeans e lo abbinai a delle zeppe che esaltavano le mie gambe. Non dovevo farmi
bella per nessuno, ma volevo cambiare un po'.
Completai
il tutto con un filo di trucco e una spruzzata di profumo; presi la pochette e
uscii dalla stanza sbattendo contro qualcuno. Alzai lo sguardo e incrociai gli
occhi neri di Jason.
«C-ciao.»
Incredibile ma fu lui a balbettare.
«Ciao.»
«Sei
bellissima.»
Sorrisi
imbarazzata nonostante non fosse il primo complimento che mi rivolgeva.
«Grazie.»
Si
schiarì la voce. «Sono passato a prenderti per andare da Ted e Bart.»
Mi
chiusi la porta alle spalle e mi avviai in corridoio. Alcune ragazze mi
guardarono incuriosite, altre si davano di gomito. Era così da settembre, ma
ormai eravamo a fine gennaio! Possibile che ancora dovevo essere "la
sorella di Brian"? Era irritante. Sbuffai sonoramente e accelerai il passo.
Ovviamente Jas non faticava a starmi accanto.
«Sono
fastidiose» borbottai.
«Ti
capisco. Sono all'ultimo anno ma non sono solo le matricole a indicarmi, a
civettare tra loro o far finta di sbattermi contro. Dopo quattro anni resto
ancora "il nerd da sbattersi". Bella roba, eh?!»
«Almeno
con quella nomina puoi rimorchiare facilmente.»
«Non è
ciò che voglio. Sono cresciuto e cambiato.» Scrollò le spalle e aprì la
portiera della sua auto per farmi accomodare. Mi scappò una risatina. «Che
c'è?»
«Ripensavo
alle teorie assurde di Brian.»
«Non ho
davvero mai offerto niente a una ragazza» confessò lasciandomi di stucco, poi fece
il giro dell'auto e si sistemò al volante. Mise in moto e uscì dal parcheggio
immettendosi in strada. «Se non gli avessi mentito, avrebbe continuato a
prenderci di mira.»
«Perché
hai offerto tu?»
«Mi
andava. Non c'è sempre chissà quale oscuro mistero dietro le cose che faccio.»
«A
Wendy hai pagato la cena?» Oddio! Ero sembrata gelosa?
Sospirò.
«No.»
Mancava
poco ormai a destinazione quindi gli chiesi subito come fosse andata la serata sperando
si sarebbe confidato.
«Ho
fatto chiarezza. Se non le avessi detto che per me è solo un'amica, avrebbe
continuato a illudersi.»
«Ci è
rimasta male?»
«Beh,
sì. Ha trattenuto le lacrime fino all'ultimo momento e l'ho ammirata per
questo.»
«Siete
rimasti amici?»
Finì la
manovra di posteggio, poi rispose. «In teoria sì, in pratica non mi parla più.
Mi saluta ma evita di stare troppo in mia presenza. Mi sento una merda.»
«Non è
colpa tua.»
Si
voltò a guardarmi. «Per un po' ho pensato che sarebbe stato bello stare con
lei. Abbiamo gli stessi gusti, frequentiamo le stesse persone... Sarebbe potuta
essere la mia anima gemella, ma non sono attratto da lei.» I suoi occhi si
fecero più scuri. «Non sento quella scossa nelle vene; non sento la bocca
impastarsi quando la scorgo per caso nei corridoi; non arrivo in anticipo agli
appuntamenti per stare solo con lei.» Sentivo le mani tremarmi. «Non ho voglia
di baciarla e saziarmi di lei.»
Un
tonfo sul finestrino ci fece trasalire. Mi voltai e trovai Bart che ci salutava
con la mano e un sorriso da cretino stampato in faccia. Aprii lo sportello e lo
salutai borbottando un ciao.
Mentre salivamo,
spiegò che era sceso per gettare la spazzatura e aveva notato l'auto, così ci
era venuto incontro. Se non fossimo stati interrotti, mi avrebbe baciato? Era
la seconda volta che mi facevo quella domanda e per la seconda volta non avrei
trovato risposta.
Dopo i
saluti e le battute di rito, ci tuffammo subito nella visualizzazione del
telefilm. Cercai di sbrigarmi a prendere posto sul divano ma arrivai tardi,
quindi feci per sedermi a terra, vicino al bracciolo.
«Luce!
Siediti qui» propose Bart e mentre si alzava, iniziai ad avvicinarmi ma Jason
afferrò il mio braccio e mi tirò a sé facendomi sedere tra le sue gambe. Con la
schiena sbattei contro il suo petto e il cuore cominciò a corrermi
all'impazzata. Voltai leggermente il viso per guardarlo negli occhi.
«Posso
sedermi là» indicai il fondo del divano.
«Staremo
comodi anche così.» In effetti, i cuscini del divano erano grandi e quadrati,
quindi entravano bene due persone una davanti l'altra.
«Ma,
ver-» Mi zittì premendomi l'indice sulle labbra.
«Sta
iniziando.»
Mi
voltai rassegnata e incrociai le braccia al petto frustrata.
Dopo il
primo episodio, ero spalmata contro di lui nella posizione più comoda al mondo.
Come poteva un corpo così duro e tonico essere anche maledettamente comodo?
Altro che divano!
Dopo il
secondo episodio, lui si poggiò con la testa alla mia e ogni tanto mi
sussurrava commenti nell'orecchio.
Dopo il
terzo episodio, aveva stretto le braccia intorno alla mia pancia ed io ci avevo
poggiato sopra le mani.
Dopo il
quarto episodio, misero in pausa e accesero la luce, ma Jas non dava segno di
sciogliere quell'abbraccio ed io non feci nulla per liberarmene.
«Si è
fatto tardi. Cosa ordiniamo per cena?» chiese a gran voce Rick.
Jason
mi sussurrò all'orecchio: «Io so cosa mangerei, ma non posso...» Se non fossi
stata seduta, sarei caduta a terra.
«Piccioncini,
ci date un attimo retta?»
Afferrai
i polsi di Jas e aprii le sue braccia per potermi alzare. Mi allontanai da lui
e raggiunsi Bart all'altra estremità del divano.
«Io
mangio tutto.» La mia voce uscì flebile ma sperai che avessero udito.
«Io mi
rifiuto di mangiare pizza e cinese. Ne ho le palle piene!»
«Ordiniamo
dal messicano in fondo all'isolato!»
«Le
fanno le consegne a domicilio?»
«Ho il
numero. Chiamo e m'informo.»
«Prima
facciamo la lista di ciò che vogliamo.»
Ognuno
di loro fece appuntare a Ted il proprio piatto, io non avevo idea di cosa
prendere perché quella cucina non l'avevo mai provata.
«Qualcosa
che non sia piccante esiste?»
Mi
guardarono a occhi sgranati, ma parlò Bart per tutti: «Per noi messicano
equivale a peperoncino!»
«Prendile
due porzioni di fajitas al pollo senza guacamole» suggerì Jason.
«Secondo
me le basta una porzione.»
Fece no
con la testa. «Fidati. Se poi avanza» batté le mani sul suo stomaco e mi
sorrise.
«Va
bene, capo!» si lamentò Ted e aggiunse il piatto alla lista.
Chiamò
subito e per fortuna il ristorante effettuava consegne nel vicinato.
«Luce»
mi chiamò Bart. «Mi aiuteresti a prendere delle birre nella dispensa?»
«Ti
aiuto io.»
«Jas,
ho chiesto a lei» lo ammonì aggiungendo anche uno sguardo truce. Guai in vista.
«Ed io
mi sono offerto di farlo al suo posto.» Anche lui aggiunse uno sguardo: il suo sguardo, quello terrificante.
«Perché
cazzo t'impicci, eh?!»
«Ok,
ragazzi.» Mi infilai tra i due che si erano avvicinati a brutto muso. «Jason,
ce la faccio a prendere qualche birra.»
«L'hai
sentita?»
Jason ignorò
il suo amico e continuò a guardarmi, poi si spostò e ci lasciò passare.
Bart
posò una mano sulla mia schiena e mi guidò nella dispensa, che in pratica
consisteva in due scaffali infilati nella stanza adibita a lavanderia in fondo
al corridoio. Era l'ultima camera, stretta e buia. Accese la piccola lampadina
che pendeva dal soffitto, ma la luce non era abbastanza forte da farmi sentire
tranquilla.
Si
avvicinò restando a pochi centimetri da me; troppo pochi per i miei gusti.
Cercai di indietreggiare ma riuscii a fare solo un passo prima di scontrarmi
con la lavatrice.
Fece un
sorriso amaro. «Saltiamo la parte in cui ti dico che mi piaci e tu rispondi che
non ricambi, e passiamo a quella in cui proponi di restare amici?»
Sentii
le guance andare a fuoco. «S-sì.»
«Va
bene, dolcezza. Non merito neanche un bacio?» Azzerò quasi la distanza ma,
grazie al cielo, venne strattonato all'indietro.
«Le
birre» disse Jas tra i denti mentre lasciava la maglietta di Flash a Bart.
«Scusate,
torno al campus.» Cercai di farmi spazio tra i due per lasciare la stanzetta e
andare a salutare gli altri. Jas mi lasciò scappare, ma in pochi passi mi fu
dietro e mi trascinò sul balcone. L'aria fresca sulla faccia mi diede sollievo
e feci dei gran respiri per tornare in me.
Poggiai
i gomiti alla balaustra e presi il viso tra le mani. Che dovevo fare?
La
felpa calda di Jas si posò sulle mie spalle e sollevai la testa per guardarlo.
«Prenderai
freddo solo con quel vestitino.»
Mi
abbracciai d'istinto e trovai conforto nella felpa. «Grazie.»
«Tanto
io non ho freddo.»
«Non
per quello.»
Si
passò una mano fra i capelli. «Perché sei andata lì dentro con lui?»
«Per
farvi calmare.»
«È
stata una pessima idea.»
«Tu hai
fatto il tuo sguardo alla "ti uccido" e ho agito d'impulso!»
Ridacchiò.
«Mmmh... è così che descriveresti quello sguardo?»
Feci sì
con la testa. «Tutti quelli che l'hanno visto userebbero tale descrizione»
affermai fiera.
«Se
vuoi tornare al campus ti accompagno.»
«Chiamo
Brian oppure vado a piedi.»
Si
avvicinò di più e afferrò la ringhiera dietro di me incastrandomi col suo
corpo.
«Resti qui
con me o vieni via con me. Scegli tu.»
Mi
morsi un labbro. «Proviamo a rimanere?»
Diminuì
ulteriormente la distanza e mi ritrovai a poggiare le mani sul suo petto.
«Tutto
quello che vuoi.»
«Lo so
cosa vorrei, ma non posso...» mi sfuggì.
Stava
per chinarsi col viso sul mio, ma una voce ci gridò che la cena era già
arrivata. Jason si drizzò sulla schiena e rientrò a passo svelto, io mi
concessi un'ultima boccata d'aria e poi feci lo stesso.
Mi ero
ripromessa di stargli alla larga, invece ci ritrovavamo sempre più vicini. Di
quel passo sarebbe accaduto un disastro e non sapevo più se sarei stata in
grato di evitarlo.
Per
giorni mi ero impedita di ammettere la cotta che avevo per Jason e adesso le
emozioni e gli eventi mi stavano travolgendo con la forza di uno tsunami.
Dovevo far pace col cervello e capire una volta per tutte cosa volessi, senza
mezze misure. Non potevo continuare a dire che non avrei lasciato accadere
nulla tra Jas e me, per poi farmi coinvolgere in quel modo.
Appena
misi piede in cucina, Bart si avvicinò e si scusò per essere stato troppo
audace e diretto nonostante gli avessi detto che non mi piaceva. Chiarimmo le
cose e andammo a tavola; credevo di dovermi sedere accanto a lui perché si
erano già sistemati, invece Jas m'indicò col pollice il posto accanto al suo e
notai il piatto con due fajitas enormi dentro. Mi scappò un sorriso e andai a
sedermi.
«Non le
immaginavo così grosse e abbondanti» osservai studiando il ripieno.
Feci
per afferrarne una ma Jas mi bloccò il braccio e rigirò entrambe le maniche della
sua felpa fino a scoprirmi i polsi.
«Perché
non volete dirci che state insieme?» chiese Rick con tono critico.
«La
risposta è semplice: non stiamo insieme» affermò tranquillamente Jas.
Mi
guardai intorno e trovai su tutti la stessa espressione di scetticismo.
«Perché
lo pensate?» chiesi ingenuamente e Cooper mi rimproverò con uno sguardo.
«Guardarvi
è una gioia per gli occhi; siete belli da far male. Jason è di una dolcez-»
«Ok,
basta!» quasi urlò lui per non far proseguire Patrick. «Stiamo diventando
amici, niente di più.»
«Quindi
non era gelosia quella che hai mostrato poco fa...» lo provocò Bart.
Jason strinse
di più la forchetta. «No.»
Gli
occhi di Bart caddero sulla sua mano che ormai aveva le nocche bianche.
«Vedo...»
«Possiamo
goderci semplicemente la cena?»
«Ted ha
ragione. Non discutete! Dobbiamo assaporare queste bontà e riprendere la
seconda stagione mentre Rick intasa il bagno.»
«Cazzo,
stiamo mangiando!» si lamentò disgustato il preso in causa.
A me
scappò una risata e Jas mi sistemò i capelli dietro le spalle per non farli
cadere nel piatto.
«È di
questo che parlavo» brontolò Pat. Lo sguardo assassino di Jas fece di nuovo la
sua comparsa e nessuno si azzardò a metter bocca.
«Sono
buone» affermai allegra per toglierci da quell'imbarazzo.
Come
niente fosse, Jason si piegò sulla fajitas che stringevo in mano e le diede un
morso enorme, facendo anche cadere alcuni peperoni nel piatto. Dopo aver
ingoiato, diede il suo giudizio. Tutti lo stavano fissando ma lui non sembrò
curarsene. Qualcuno disse che gli sarebbe piaciuto invitare Brian alla prossima
maratona per vedere se avesse il coraggio di comportarsi in quel modo anche in
sua presenza, ma ignorò anche quel commento e non distolse neanche un secondo
l'attenzione da me. Rubò poi un altro morso e si risedette composto per
riprendere a mangiare il suo chili.
Tornai
a guardare di fronte a me e incrociai lo sguardo di Bart: mi fissava con
un'espressione indecifrabile. Si alzò da tavola portandosi dietro il suo piatto
e andò a sistemarsi sul divano. Rick, alla mia sinistra, mi diede una spallata
amichevole e mi riempì il bicchiere di birra. Ne presi un sorso e ripetei a me
stessa che sarebbe andato tutto bene.
N.d.a.:
Buongiorno a tutti!! In questi
ultimi giorni non sto tanto bene, mi sono beccata il raffreddore,
probabilmente al Romics D: Pubblicare nuovi capitoli mi distrae e mi fa
sentire meglio, come se avessi portato a termine una missione
ù.ù
Deliri a parte, vi ringrazio per
aver letto la storia e confesso che sono felice dei risultati che sto
ottenendo ♥ Grazie a tutti.
P.s.: se mi lasciate una recensione potrei guarire prima... ghghghghg!!!! ;D
P.p.s.: Ho aperto un account su wattpad ( https://www.wattpad.com/user/Toki_Doki_Q ) e mi farebbe
piacere se mi seguiste anche lì :) Presto inizierò la pubblicazione :)
Grazie.
|
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Capitolo 6 *** Pancakes ***
06 - Pancakes
Pancakes
Era sabato mattina e non mi capacitavo del perché alle nove
del mattino fossi sveglia a fissare il soffitto anziché dormire come un ghiro
in letargo. Ero rientrata dalla maratona alle cinque e mi trovavo in uno stato
semicomatoso. Quattro ore scarse di sonno non erano nulla per me.
Mi girai sull'altro fianco per riparare gli occhi dalla poca
luce che filtrava dalla finestra, ma non riuscivo comunque a dormire.
Inviai un sms a Jason pentendomene subito dopo. Perché
l'avevo fatto? La verità era che poche ore prima mi aveva riaccompagnato al
campus e mi aveva augurato la buonanotte dandomi anche un bacio in fronte,
lasciandomi così una gran voglia di abbracciarlo e restare ancora con lui.
La risposta al messaggio arrivò poco dopo: Sì, stavo dormendo. Sì mi hai svegliato e sono arrabbiato perché stavo
facendo un sogno bellissimo!
Che sogno?
Sognavo te...
Il cuore cominciò a martellarmi nel petto.
Se vieni qui posso
realizzarlo.
Non sai neanche cos'ho
sognato.
Dimmelo.
Facevamo colazione
insieme con una montagna di pancakes.
Ero indecisa se provocarlo o meno e alla fine decisi di
buttarmi e provarci: Credevo avessi
sognato qualcosa di erotico. Che delusione!
Quella non poteva essere la vera Luce Keaton!
La parte erotica l'ho
omessa...
Non è vero. Mi stai
prendendo in giro!
Non lo farei mai
Sono curiosa, ma ho
paura di sapere. Però dimmelo!
Eravamo nudi, sotto le
coperte, e avevamo appena fatto l'amore.
O. Mio. Dio! In che guaio mi ero cacciata?
Presa dal panico, decisi di non rispondere e lasciai il cellulare sul comodino
sperando che non scrivesse altro e che, quando ci saremmo visti, avrebbe fatto
finta di nulla. Dove saremmo arrivati di questo passo?
Restai venti minuti a girarmi nel letto come una trottola,
poi qualcuno bussò alla porta e schizzai in piedi per evitare che Marzia si
svegliasse. Aprii leggermente e mi ritrovai davanti Jason. Sgranai gli occhi e
deglutii a stento, ma quel disagio non era per lo scambio di sms, bensì nel
vederlo ancora spettinato, con la tuta che di sicuro gli faceva da pigiama, e a
corto di fiato.
«Non
hai risposto al messaggio.»
Distolsi lo sguardo imbarazzata. «Non l'ho sentito arrivare.»
Sbuffò.
«Ti ho messo in difficoltà.» Non era una domanda. «Prendilo come uno scherzo,
ok?»
«Secondo
te ci riuscirei?» quasi mi alterai.
«Non lo
so, ma non voglio che eviti il mio sguardo come ora.» Mi afferrò il mento tra
le mani obbligandomi a guardarlo.
«Che
stiamo combinando?»
«Non lo
so, cazzo! Brian ci fa fuori...»
Mi
adombrai. «Amici?»
«Potrei
impazzire a restarti accanto senza toccarti come vorrei, o a-»
«Ti
prego, non continuare!» Nascosi il viso tra le mani cercando di cancellare ciò
che era appena uscito dalle sue splendide labbra.
Mi
passò le braccia intorno alla testa e mi strinse forte a sé. «Proverò a esserti
amico, ma se la cosa mi sta troppo stretta, mollo tutto.»
Sentii
la tristezza invadermi al pensiero che avrei potuto perderlo. «D'accordo.»
«Ho
voglia di pancakes» dichiarò tra i miei capelli ed ebbi un fremito.
«Possiamo
andare al Jerry's. Sono i più buoni
al mondo!»
Ridacchiò.
«Va bene, piccola.» Il cuore mancò un battito.
«Mi
preparo in cinque minuti. Ci vediamo alla tua macchina?»
«Va
bene.» Il suo cellulare squillò e lo estrasse dopo essersi scusato. «Ehi,
Brian!» Trasalii ma Jason mi fece l'occhiolino. «Sono con Luce, stiamo andando
a fare colazione.» Annuì un paio di volte, si fece pensieroso, poi rispose. «Ti
aspettiamo davanti al dormitorio.» Alzò le spalle. «Ehm, devo cambiarmi ora che
ci penso. Sono uscito in pigiama.» Mi scappò una risata ma Jas si fece serio
all'improvviso. «Non abbiamo dormito insieme! Che cazzo ti passa per la testa?»
Si portò l'indice sulla tempia e la picchiettò. Sì, anch'io pensavo che Brian
fosse matto! «Le prove? Sei ridicolo! Puoi chiedere alla tua amichetta se non
ti fidi di tua sorella e del tuo migliore amico.» Si aprì in un sorriso di
vittoria ma io mi sentii vagamente in colpa. «Passo in camera a vestirmi, tu
fatti trovare pronto.» Riagganciò e mi rivolse un sorriso tirato. «Per te è un
problema se c'è anche Brian?»
Scossi
la testa. «Sarò in grado di gestire la situazione» affermai sicura di me.
Non ero
per niente in grado di gestire la situazione! Stavamo seduti in silenzio
davanti le nostre colazioni da quasi dieci minuti. Possibile che nessuno dei
tre avesse qualcosa da dire?
Spostai
lo sguardo su mio fratello, poi su Jason di fronte a me che mi rivolse
un'espressione bruttissima prima di far finta di impiccarsi. Scoppiai a ridere
e Brian portò gli occhi su di me disincantandosi dal barboncino legato fuori.
«Che mi
sono perso?»
«Questo»
rispose Jas e replicò la sua smorfia. Brian roteò gli occhi al cielo e mandò
giù una sorsata di caffè.
«Com'è
andata ieri?»
«Siamo
arrivati a metà della seconda stagione! Ah! Ho mangiato una fajitas buonissima.
Ho provato a mangiare anche la seconda, ma mi sono arresa dopo tre morsi.»
«I tuoi
morsi sono ridicoli! Io in tre l'ho finita!»
«Sono
una ragazza, non sarebbe decoroso per me abbuffarmi come te!»
Sogghignò
e rubò un po' di panna dal mio piatto. «Saresti comunque se-» s'interruppe
sgranando appena gli occhi, poi si riempì la bocca con l'ultima forchettata dei
suoi pancakes.
«Dicevi?»
chiese Brian con tono lievemente minaccioso.
«Non si
parla con la bocca piena» affermai e Jas lasciò cadere il discorso con
un'alzata di spalle.
«Siete
stati mattinieri. A che ora siete tornati?»
«Alle
cinque, più o meno.»
«Non mi
piace che tu faccia fare così tardi a mia sorella.»
«Sono
in grado di badare a me stessa!»
«Non è
più una ragazzina perciò smettila di trattarla come se lo fosse.»
«Non
sono cazzi tuoi» ringhiò mio fratello.
«Lo
sono perché esce con me.»
«Non
nel senso che intendi tu» precisai notando il rossore che si faceva largo sul
suo viso.
«Siete
stati tutta la notte insieme e vi rivedete alle nove per la colazione. Come
faccio a non intendere nel senso che intendo?»
«Sarebbe
così terribile se stessimo insieme?» Aveva per caso voglia di morire?
«Ti
spaccherei il culo!»
«Brian,
per fav-»
«No,
non difenderlo o darò sul serio di matto! Non permetterò mai-»
«Non ho
bisogno del tuo permesso per uscire con Luce!» Anche Jas alzò i toni.
«Posso
farti passare la voglia però» disse a denti stretti ma cercando di regolarsi.
«Preferiresti
che uscisse con uno come Bart?» I muscoli della mandibola gli fremevano.
«Di
gran lunga! È un ragazzo in gamba e serio. Non le farebbe del male.»
«Perché,
pensi che io possa ferirla?»
«Ragazzi,
basta» sbottai. «Non rovinate la vostra amicizia per un problema che non
esiste. Io e Jason siamo solo amici.» Poggiai una mano sul braccio di mio fratello
per tranquillizzarlo.
«Amici
è un parolone visto che ci conosciamo appena» borbottò Jas irritato e la cosa
mi ferì.
«Allora
smettiamo di uscire insieme, così Brian starà tranquillo» affermai cercando di
ignorare il nodo alla gola.
«Luce,
non intend-»
«No,
hai ragione. Lasciamo stare e basta.» Mi alzai ed uscii di fretta dal locale
per lasciarmi alle spalle quella colazione disastrosa.
Sapevo
che Jason non voleva ferirmi con quelle parole e che probabilmente le aveva
dette per sminuire il nostro legame, ma sentirle pronunciare mi aveva ferito.
Una
presa ferrea sul mio braccio mi bloccò d'improvviso e quasi trasalii, ma
voltandomi riconobbi Brian e mi calmai all'istante.
«Jason
ci aspetta in macchina.»
«Non
torno al campus. Voglio passare da un amico.»
Sospirò.
«Non devi farlo per ripicca.»
Lo
fulminai con lo sguardo. «Io non faccio le cose per ripicca» scandii bene ogni
parola mettendoci la rabbia che stavo covando.
«Ceniamo
insieme stasera?»
«No, ho
da fare.»
«Con il
tuo amico immaginario?»
Trattenni
a stento le lacrime. «Stronzo!» Girai i tacchi e presi a camminare più
velocemente cercando di non dare troppo peso alle lacrime che stavano bagnando
il mio viso.
Credevo
di essermi allontanata abbastanza, ma di nuovo fui bloccata. Mentre mi voltavo,
gridai lasciami Brian! ma quel nome
mi morì in gola quando mi trovai davanti Jason.
Quando
incrociò i miei occhi bagnati sgranò leggermente i suoi. «Piccola, non piangere»
sussurrò prendendomi il viso tra le mani. Chiusi gli occhi e mi aggrappai a
quelle mani come se in quel modo avessi potuto dissolvere ogni dubbio e paura.
«Scusami, davvero. Non penso veramente quello che ho detto.»
«Lo so,
ma non piango per quello.»
«Brian
ti ha detto qualcosa?»
Intrecciai
le nostre dita e premetti le sue mani più forte sulle mie guance. Scossi la
testa. «Non ti preoccupare.»
«Mi
preoccupo se la cosa riguarda te.»
«Jas,
lasciala.»
Aprii
di scatto gli occhi e vidi Cooper sorridermi dolcemente, poi lasciò cadere le
braccia lungo i fianchi e si voltò verso mio fratello.
«Non ci
vado più dal mio amico» decretai inghiottendo quattro quintali di saliva.
«Torniamo al campus, ok?»
Non
ottenni alcuna risposta perché continuarono a guardarsi in cagnesco. «Se
continuate così, uscirò sul serio con Bart» borbottai irritata avviandomi alla
macchina. Brian sogghignò, invece Jas urlò scordatelo
e mi si affiancò per rivolgermi il suo terribile sguardo. Gli diedi una spinta
e lo incenerii con un'occhiataccia chiedendomi se quella nostra situazione si
sarebbe trasformata in catastrofe o in gioia paradisiaca.
N.d.a.:
Salve!! Non vedevo l'ora di
pubblicare questo capitolo. Non so perché ma gli sono
particolarmente affezionata. Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Regalatemi due minuti in più del vostro tempo e recensite, va
bene?? *puppy eyes*
Comunque ringrazio tutti i lettori ♥
Alla prossima!!
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Capitolo 7 *** Fotografie ***
07 - Fotografie
Fotografie
Ero
tutta concentrata a guardare i broccoli lessi nel mio vassoio, quando un tonfo
sulla tavola mi fece trasalire e scattare gli occhi verso la fonte del rumore.
«Ciao,
Pat» salutai incerta fissando l'album bordeaux sul quale ticchettava l'indice.
«Indovina cos'è!»
Mi aprii in un sorriso. «Le hai già stampate?!»
«Certo! Sono venute così bene che ho deciso di fare un album
per ognuno di noi» spiegò raggiante lasciandomi a bocca aperta.
«Non ci credo! Grazie!»
«Questa è la tua copia.» La fece scorrere verso di me mentre
si sedeva, e non impiegai più di tre secondi a prenderla e aprirla alla prima
pagina.
L'album iniziava con tutti noi in posa sul divano. Aveva
sistemato la fotocamera sul mobiletto della tv per far entrare nell'inquadratura
l'intero gruppo. Le foto seguenti ritraevano momenti di quella serata, avvenuta
pochi giorni prima, che non avrei mai scordato. Eravamo a casa dei cugini per
la maratona- come al solito - ma quella volta Pat aveva deciso di divertirsi a
scattarci foto a iosa, anche quando non ce lo aspettavamo. Alcune erano
esilaranti, altre serie. Notai, dopo le prime cinque pagine, che la maggior
parte degli scatti ritraevano me e Jas. La cosa mi fece uno strano effetto.
Alzai gli occhi e trovai Pat a guardarmi sorridente. «Essere
il tuo soggetto principale m'inquieta.»
«Tu e Jason insieme
siete i miei soggetti preferiti. Mmmh... forse no, in effetti. Il mio preferito
è questo.» Indicò una foto in cui c'era solo Jason con l'aria di chi sta
ammirando un'opera d'arte. «È Jas che ti guarda credendo di non essere visto. In quei momenti lascia
trasparire i suoi sentimenti e diventa un soggetto perfetto.»
Se il cuore avesse continuato a battermi così forte, di
sicuro l'avrebbe sentito l'intera mensa.
Deglutii i sentimenti che m'invadevano. «A me sembra il
solito Cooper» mentii spudoratamente. Già m'immaginavo nel buio della mia
stanza ad accarezzare l'espressione dolce e serena di Jas che mi osservava.
«Perché ti ha sempre guardato in quel modo.»
«Pat, sai che...» Sospirai.
«Non una parola in più, ma c'è una foto speciale alla fine
dell'album. L'ho inserita solo nella copia tua e di Jason.»
Inarcai un sopracciglio e, sopraffatta dalla curiosità,
andai dritta all'ultima pagina. Vidi subito che conteneva una sola foto in
formato grande, al contrario delle altre pagine che ne avevano tre in formato
standard. Ma non era quello che mi sorprendeva di più, bensì la scena racchiusa
in quello scatto: io addormentata in braccio a Jason, che mi guardava
sorridente mentre mi accarezzava la testa con una mano e la gamba con l'altra,
sfiorandola appena con il pollice. Anche se era una foto, sembrava di poter
vedere il dito muoversi delicato e sentire il mio respiro leggero e quello di
Jas che si perdeva tra i miei capelli. Amavo quella foto.
«È semplicemente stupenda.»
«Voi lo siete.»
In lontananza vidi Cooper avvicinarsi al nostro tavolo e il
sorriso che mi rivolse, sembrò spegnermi il cervello. In pochi secondi fu da
noi; salutò Pat con una pacca sulla spalla e girò intorno al tavolo per
occupare il posto alla mia sinistra.
«L'ha dato anche a me» affermò gettando un'occhiata veloce
all'album.
Tesi le labbra in un sorriso. «Ti è piaciuto?»
«Sì. Anche se sembra esser diventato un nostro fan.
Inquietante, vero?»
Ridacchiai. «Sono dello stesso avviso. Però ha talento e le
foto sono bellissime.»
Fece un lieve cenno d'assenso col capo. «La mia preferita
però resta questa.» Puntò gli occhi sull'ultima foto.
«Siamo d'accordo anche su questo.»
«Ragazzi, io vi lascio. Ricerca in biblioteca.» Alzò le
spalle.
«Ci si vede.»
Lo salutai anch'io e, appena fummo soli, presi a sfogliare
l'album a ritroso.
«E questa?!» Quasi mi caddero gli occhi.
«Non ricordavi?»
Come facevo a scordarmi di Jason che mi dava un bacio sul
naso per mangiare la panna con cui lui stesso mi aveva sporcato?
«Beh, sì che ricordo, ma non mi ero accorta di essere
fotografata!»
«È un'immagine tenera.»
«M'imbarazza sapere che possono vederla tutti» borbottai a
disagio.
«Cosa?» chiese la voce di Brian alle nostre spalle e sentii
il colore abbandonare le mie guance.
«Niente di che» buttai lì chiudendo il raccoglitore, ma mio
fratello me lo tolse dalle mani e lo aprì proprio dall'ultima pagina. Avvicinò
così tanto l'album ai suoi occhi sgranati che credetti volesse entrare in
quella scena per picchiare Jason.
«Niente di che?! Mi prendi in giro?» chiese rabbioso, poi i
suoi occhi adirati saettarono in quelli di Cooper. «Perché stai così
appiccicato a mia sorella? Mi sembrava di averti avvertito!»
«Calmati. Non è successo niente.»
Sbatté l'album sul tavolo e si avvicinò a brutto muso al suo
amico. «Ti stava dormendo tra le braccia» disse a denti stretti e a pugni
serrati.
«Vuol dire che si fida di me.»
«Mi stai prendendo per il culo?! Mi hai preso per un
imbecille?»
«Brian, ascolta: non prenderla male. Siamo amici, sono cose
normali.»
Se gli sguardi potessero uccidere...
«Stai zitta» ringhiò spaventandomi.
Jason scattò in piedi costringendo Brian a indietreggiare. «Non
rivolgerti a lei in quel modo! Non osare!»
«Le parlo come voglio!»
«Oh, non fare lo stronzo o-»
«O, cosa? Lo
stronzo qui sei tu! Ti stai prendendo troppe libertà con lei.»
«Siamo amici, cazzo!»
«Avete uno strano concetto di amicizia. Se lo avessi saputo,
avrei evitato di chiederti il favore di diventare suo amico!» gli urlò in
faccia, ma quelle parole sembrarono colpire direttamente il mio cuore.
«Cosa...» uscì debolmente dalle mie labbra ma, con mia
sorpresa, Jason si voltò a guardarmi. «Cosa significa?»
«Ho chiesto io al tuo caro Jason di fare amicizia con te»
confessò quasi divertito mio fratello.
«Perché?»
«Andiamo, lo sai! Non sei riuscita a farti amici, quindi ho
pensato di chiedere a Jas di farti ent-»
«Come fossi una povera sfigata!» gridai. Jason mi si fece
più vicino ma tesi il braccio davanti a me per tenerlo a distanza. «L'hai fatto
perché ti facevo pena? Perché sono la povera sorellina disadattata di Brian?»
la mia voce si alzava sempre di più.
«Non è così!»
«Non dire cavolate! Non voglio più vederti!»
Superai quei due energumeni e scappai dalla mensa di corsa
per chiudermi in camera e piangere lontano da occhi curiosi e indiscreti.
Quante ore erano passate? Due? Tre? Non lo sapevo. Ero
rimasta a fissare il soffitto per l'intero pomeriggio, saltando persino le
lezioni. Era patetico da parte mia comportarmi come una ragazzina, ma mi
sentivo umiliata e presa in giro. Per tutto quel tempo Jason si era preso gioco
di me. Si era avvicinato solo per fare un favore al suo migliore amico e,
probabilmente, mi riteneva una sfigata. Non mi sarei mai aspettata una cosa del
genere da lui, soprattutto per il legame che ormai ci univa. Non ci
frequentavamo da molto, ma l'avevo sempre guardato da lontano chiedendomi come
sarebbe potuto essere far parte della sua vita.
Sfilai il cuscino da sotto la testa e me lo premetti sul
viso per soffocare l'urlo di sfogo. Sbattei anche i piedi come una bimba
capricciosa, facendo risuonare il materasso maltrattato nel silenzio della
camera.
Il cellulare vibrò per la quarta volta e sperai cadesse dal
comodino e si fracassasse in mille pezzi, così nessuno avrebbe più rotto le scatole!
Alla fine, irritata da quel tremolio, lo afferrai con rabbia
e controllai i messaggi in arrivo: erano tutti e quattro di Jason.
Con uno sbuffo, decisi di leggerli:
Mi dispiace davvero
tanto! Possiamo vederci alle 8? Vengo da te.
Potresti almeno degnarti
di rispondere? Immagino tu sia incazzata nera, ma dammi il modo di spiegare!
Oh, Luce! Sei una
ragazza impossibile! La cocciutaggine è proprio segno distintivo dei Keaton,
eh?!
Stavo per leggere anche l'ultimo sms, ma bussarono alla
porta. Volevo ignorare chiunque fosse, ma bussarono di nuovo e con più energia.
Mi costrinsi ad alzarmi e mi trascinai fino alla porta. Quando l'aprii, sentii
il sangue pulsarmi al cervello.
«Non
fare quella faccia! Ti avevo avvertito» affermò Jason alterato.
«No, non l'avevi fatto.»
Abbassò lo sguardo sulla mia mano che stringeva ancora il
telefonino. «Non hai letto i miei messaggi?»
«Lo stavo facendo ma una furia mi è piombata in camera.»
Gli scappò un sorriso. «Leggi l'ultimo.»
Lo feci: Sto venendo.
Se non mi apri butto giù la porta a calci. Anche i Cooper sono testardi!
Trattenni un sorriso e mi schiarii la voce. «Non ho voglia
di parlarti.»
«Posso entrare?»
«No!» quasi urlai. «Voglio che tu te ne vada e mi lasci in
pace!»
«Dobbiamo chiarire.»
«Non c'è niente da chiarire. Sei diventato mio amico per
fare un favore a Brian.»
Sbuffò esasperato. «Non è così semplice.»
«Ah, no?! E com'è allora? Mi hai ferito e al momento non ho
voglia di vederti.»
«Mi dispiace, ma non è la fine del mondo se-»
«Non dirlo neanche! Lo sai quanto mi pesa essere la sorella
di Brian, sotto questo punto di vista. È come... Mi sento come Ron Weasley che
vive all'ombra di Harry Potter! Cioè, poi al quarto capitolo della saga
sbrocca, no?!»
«Luce, tranquilla. Possiamo entrare e parlarne con calma?»
«No! Sono stanca e irritata. Davvero, ho solo bisogno di
starmene da sola...» ...e ignorare gli
occhi che bruciano.
«Non me ne vado finché non mi perdoni!»
«Allora resterai accampato qui per un bel po'!»
Roteò gli occhi al cielo. «Quanto sei esagerata! Non sai
neanche la verità!»
« La verità è che non so mai se le persone vogliono
avvicinarsi a me per Brian oppure no! Credevo mi capissi. Speravo di aver
trovato una persona sincera, invece mi hai preso in giro!» Strinsi i denti e i
pugni. «Sai quanto mi faccia male essere considerata soltanto "la sorella
di", eppure non mi hai detto nulla.»
«Non c'era nulla da dirti! Sai quante volte ti ho guardato
di nascosto, in biblioteca, senza avere il coraggio di avvicinarmi? Quante
volte mi sarei seduto accanto a te a mensa per conoscerti un po'?»
«Allora dovevi farlo!»
Si passò una mano tra i capelli sbuffando frustrato. «L'ho
fatto ora, va bene?»
«No, non va bene! Non va bene che tu debba avere il permesso
o la spinta di mio fratello per potermi parlare! Non è normale e la cosa mi fa
arrabbiare di brutto! Me ne sono sempre fregata perché sto bene anche da sola,
ma stavolta è diverso... Con te è diverso!» Sentii una lacrima bagnarmi la
guancia e la asciugai in fretta.
«So che non posso capire fino in fondo ciò che provi, ma non
era mia intenzione ferirti e anch'io avevo i miei buoni motivi.»
«Puoi dire quello che vuoi, ma non cambieresti le cose. Mi
sono sentita tradita.»
Tese una mano verso il mio viso ma girai la testa per non
farmi toccare. «Luce...»
«Finiamola qua. Sul serio, sono stanca. Voglio stare da
sola.» Feci un passo indietro e chiusi la porta ripiombando nella triste
penombra della camera.
N.d.a.:
Buonasera! Visto che il
Lunedì è il giorno più odiato da tutti, ho deciso
di pubblicare il nuovo capitolo per darvi un motivo per sorridere...
sperando che la mia pubblicazione sia motivo di gioia!! :D
Un bacione a tutti e alla prossima ♥
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Capitolo 8 *** Ritorno ***
Cap. 08 - Ritorno
Ritorno
La mattina dopo la litigata con Jason non mi sentivo affatto
bene. Avevo un po' di nausea e di mal di stomaco, dovuti di sicuro al nervoso
che non mi aveva abbandonato neanche durante la notte passata in bianco. In
parole povere mi sentivo come se avessi passato le ultime dodici ore centrifugata
dentro una lavatrice.
Per fortuna le lezioni che avevo quel giorno erano soltanto
quattro, per cinque ore totali. Finii l'ultimo sorso di succo e lasciai il bar,
poco distante dal college, per non rischiare di arrivare tardi al primo corso.
In corridoio incrociai Brian, che si precipitò all'istante
da me con un sorriso teso. «Ciao,
sorellina.»
«Ciao» ricambiai a mezza bocca.
«Ce l'hai anche con me?»
«Ovvio! Non so come ma, per colpa tua, la mia vita sociale è
uno schifo. Anzi! Lo so perché: è perché non ti fai gli affari tuoi e sei
troppo famoso.» Mimai le virgolette pronunciando l'ultima parola.
«Volevo solo darti una mano. Mi preoccupo per te.»
Sbuffai. «Ti picchierei se non sapessi che farei male alla
mia stessa mano!»
Ridacchiò divertito. «Ti voglio bene.»
«Anch'io, ma fammi un favore: non cercare più di aiutarmi.»
«Va bene...» Il suo sguardo si posò su qualcuno alle mie
spalle, a cui sorrise.
Mi voltai per vedere chi fosse e non mi stupii
nell'incontrare gli occhi neri di Jason.
«Luce» salutò.
Mi voltai di nuovo verso mio fratello e lo ignorai. «Ciao.
Ci vediamo.» Mi allungai appena sulle punte e gli lasciai un bacio sulla
guancia, poi mi diressi in fondo al corridoio per entrare nell'aula di
francese.
La mattinata passò in fretta e all'ora di pranzo non avevo
ancora deciso se andare a mensa o mangiare in un qualche fast-food di zona.
Alla fine decisi di mangiare un boccone al volo in mensa e filarmela il più
velocemente possibile.
Quando finii di abbuffarmi con polpette e pasta, uscii dal
complesso e mi diressi verso la biblioteca per prendere il libro che ci aveva
consigliato l'insegnante di inglese. Stavo attraversando il giardino che si
estendeva all'entrata del campus ma rimasi paralizzata. Tutto intorno a me si
era fermato: non sentivo più le persone ridere; non vedevo più le coppiette
camminare; non sentivo più il vento che mi accarezzava il viso. L'unica cosa
che sentivo era il cuore contro le costole e l'unica cosa che vedevo era il
sorriso smagliante del mio primo amore, in carne e ossa di fronte a me.
Strabuzzai gli occhi un paio di volte, incapace di credere ai miei occhi.
«Ciao Luce.» La sua voce mi riempì la testa.
«C-ciao... Che...?» Non sapevo neanch'io cosa dire!
«Come stai?»
«Bene, credo.»
«Avevo immaginato in modo diverso il nostro incontro.»
«I-io non so...»
«Nella mia fantasia t'immaginavo corrermi incontro e
buttarti tra le mie braccia.»
«Lo farei se riuscissi... se riuscissi a riprendere possesso
del mio corpo.»
Scoppiò nella risata cristallina che mi aveva fatto
innamorare. «È bello rivederti.»
Mi tuffai tra le sue braccia e scoppiai a piangere, come se
la consapevolezza che fosse davvero lì fosse esplosa all'improvviso. «Mi sei
mancato» piagnucolai dopo qualche minuto di sfogo.
«Anche tu. Troppo.»
Sciolsi l'abbraccio, anche se a malincuore, e mi asciugai le
lacrime con la manica della felpa. «Ti va un caffè?» Lui era un drogato di
caffè!
«In realtà sono stanchissimo. Ero passato solo per un saluto
e per chiederti quando sei libera.»
M'illuminai in un sorriso. «Possiamo vederci quando vuoi!»
«Ceniamo insieme stasera?»
Feci sì con la testa. «A che ora ci vediamo?»
«Se portassi la pizza e restassimo a mangiarla qui? Magari
in camera tua.»
«Avrò la camera libera, quindi staremo in pace.»
«Ho un sacco di novità da raccontarti!»
«Perché non mi hai detto che saresti venuto?»
«Volevo farti una sorpresa, ovviamente.»
«Ci sei riuscito alla grande.»
«È stata dura non confessarti tutto nell'ultima mail che ci
siamo scambiati.»
«Non vedo l'ora che arrivi stasera! Voglio sapere cosa ci
fai qui, se resti, se possiamo-»
«Ok, ok! Ho capito. Ti racconterò tutto, ma ora vado. Sono
sceso dall'aereo e venuto direttamente qui, quindi ho un sacco di cose da fare e
di sonno da recuperare. Il volo mi ha devastato!»
«Ti aspetto per le sei?»
«Perfetto direi.» Mi diede un bacio sulla fronte, come
faceva spesso quando stavamo insieme, e poi sparì tra la folla.
Restai imbambolata in mezzo al giardino per altri cinque minuti
buoni, poi corsi a cercare mio fratello presa da uno slancio improvviso di
entusiasmo. Riuscii a trovarlo subito perché c'era sempre qualcuno che sapeva
dove fosse. A grandi e veloci falcate, mi recai a mensa - era ancora lì a
mangiare con i suoi amici - e andai dritta spedita al suo tavolo salutando solo
con gesti rapidi chi mi salutava.
«Brian!» gridai euforica e l'intera tavolata prestò
attenzione a me. Mi sentii arrossire all'istante, soprattutto nel vedere Jas,
accanto a mio fratello, fissarmi incuriosito.
«Ehi! Che c'è?»
«È tornato!» esclamai senza neanche pensarci.
«Ma chi?!»
«Steve! È arrivato oggi e mi ha fatto una sorpresa! Si è
presentato qui una ventina di minuti fa.»
Si aprì in un sorriso. «Davvero?»
«Sì! Altrimenti non sarei così felice!» Iniziai a saltellare
e battere le mani come una ragazzina.
«Chi è questo Steve?»
Ignorai Jas ma ci pensò mio fratello a rispondere: «Il suo
primo e unico amore.»
Diedi un pugno sulla spalla a Brian e guardai storto Jason. «Non
sono affari tuoi.» Poi mi rivolsi di nuovo a Brian. «Comunque, stasera ceniamo
insieme!»
«Perché vi siete lasciati?»
«Ripeto: non sono affari tuoi» dissi minacciosa a Cooper.
«È tornato per restare?»
Alzai le spalle. «Non lo so. Mi spiegherà tutto a cena.»
«Dove ti porta di bello?»
«Resteremo qui al campus.»
«Non può mangiare alla nostra mensa. È estraneo al college»
si premurò di precisare Jason.
«Mangeremo pizza in camera mia. E poi non devo spiegarti
niente!»
«Mi raccomando, non fa-»
«Brian! Non sono una bambina.
Domani ti farò il resoconto dettagliato!»
«Non… non ce l'hai più con me?» chiese timoroso.
«Sono troppo contenta per essere arrabbiata!»
«E con me?»
Lanciai un'occhiataccia a Jas come risposta e mi chinai a
dare un bacio a mio fratello, poi salutai il resto della compagnia con un ciao generale. Jason non si disturbò
neanche a ricambiare.
Alle sei in punto ero pronta. Restai seduta sul letto ad aspettare
che Steve bussasse alla mia porta e, in pochi minuti, sentii qualcuno
fermarcisi davanti. Non si decideva a bussare e da sotto la fessura riuscivo a
vedere l'ombra che si muoveva. Decisi di alzarmi e andare ad aprire prima di
invecchiare su quel materasso.
Rimasi di stucco nel ritrovarmi davanti Jason. «Ciao» dissi confusa.
«Il tuo ex è già arrivato?»
Feci no con la testa.
«Posso parlarti?»
«Direi proprio di no.»
Il suo sguardo si prese cinque secondi per squadrarmi e un
sorriso amaro gli spuntò sulle labbra. «Sei stupenda.»
«G-grazie.» Quello però non era il momento di svenire ai
suoi piedi. «Mi sono impegnata più del solito.»
«Non hai bisogno d'impegno per essere meravigliosa.»
Potevo saltargli in braccio e baciarlo?
«Luce» chiamò una voce incerta da dietro Jason, poi fece
capolino Steve.
«Ciao!» Istintivamente scansai Jas e presi per mano Steve
trascinandolo dentro la stanza. Feci per chiudere la porta ma Cooper la tenne
aperta sbattendoci un pugno contro.
«Possiamo parlare due minuti?»
«Non è il caso adesso.»
«Tutto bene?» s'informò Steve alle mie spalle.
«No» bofonchiò Jas irritato, ma lo ignorai.
«Tranquillo, se ne sta andando.»
«Certo, me ne vado. Divertiti con il tuo grande amore» disse
tra i denti con disprezzo.
«Puoi giurarci!»
Sbatté di nuovo il pugno sul legno chiaro, poi se ne andò
borbottando qualcosa che non compresi.
Chiusi la porta e raggiunsi Steve, che nel frattempo si era
tolto la giacca e accomodato sul letto. Non riuscivo a capire perché sentissi
il cuore così pesante nonostante la presenza del ragazzo che avevo sognato di
rivedere per anni.
«Ho preso la pizza ai peperoni. Ti piace ancora?»
«Sì.» Abbozzai un sorriso e m'imposi di calmarmi.
Aprì il cartone e ne prese una fetta. Quando deglutì il
boccone, chiese: «Era un tuo amico?»
«Più o meno. Abbiamo discusso e ora non ne voglio più sapere
di lui.»
«Non sei cambiata di una virgola! Che ti ha fatto di così
terribile?»
«È diventato mio amico solo perché glielo ha chiesto mio
fratello, che è il suo migliore amico e compagno di stanza.»
«In effetti non si è comportato bene.»
Mi accanii sul trancio di pizza e presi a masticare con
rabbia. «Come mai sei tornato negli Stati Uniti?»
Si aprì in un sorriso. «Mio padre ha aperto una filiale
della sua azienda qui, circa tre mesi fa. Ora che si è stabilizzato il lavoro,
ci ha fatto tornare tutti a casa.»
«Ma è stupendo! E la filiale francese?»
«L'ha affidata temporaneamente a mio zio. Appena mio
fratello si laurea, si trasferirà lì e ne prenderà il controllo.»
«E tu?»
«Io resterò qui. Mi iscriverò al college e farò uno stage
nell'azienda di papà.»
Stavo per piangere! «Vuol dire che non te ne andrai più?»
Mandò giù il boccone innaffiandolo con della birra. «Esatto.»
«È strano averti qui.»
«Beh, per me è strano essere qui. Sai, ritrovare i posti in
cui sono cresciuto e le persone che ho amato... Che amo.»
Mi si mozzò il respiro. «I-in fondo questa è la tua vera casa.»
Si avvicinò togliendosi il cartone di pizza dalle gambe e
abbandonandolo in un angolo del letto. «Non ho mai smesso di pensarti.»
Deglutii a stento. «Sei ancora...»
Fece un lieve cenno d'assenso con il capo e si chinò su di
me azzerando la distanza tra le nostre labbra. Il suo bacio fu dolce e
delicato, ma mi sembrava terribilmente sbagliato baciarlo.
Mi allontanai e cercai di fare mente locale. «Così non va
bene.»
«Troppo in fretta?»
«Non ho ancora realizzato che sei qui. Mi hai travolto con
questa sorpresa e ora mi baci anche. Rallenta un secondo, ok?»
«Scusami.» Tese le labbra in un sorriso. «Sono stato
travolto dai ricordi, dai miei sentimenti ancora vivi, da te... Ho aspettato
questo momento per anni.»
«Anch'io, ma le cose non sono come tre anni fa.»
«Oh» disse solo. Dopo istanti di silenzio, chiese: «Hai un
ragazzo?»
«No, niente del genere.»
«Però?»
«Non lo so! È tutto confuso e complicato. In più sei
piombato tu! Sei stato il mio primo vero amore.»
«Possiamo provare a stare insieme, di nuovo. Non siamo
cambiati molto in questi pochi anni.»
Ora però c'è Jason,
avrei voluto dirgli e capii che era per lui che non ero stata felice di quel
bacio. «Credevo di essere ancora innamorata di te, ma mi sono resa conto che
non è così. Vedi, c'è una persona che inizia a piacermi sul serio e, anche se
ho poche chance di mettermi con lui, non me la sento di riprovare con te.
Sarebbe sbagliato nei tuoi confronti e nei miei.»
«Questo ragazzo non ricambia?»
Scrollai le spalle. «Non è proprio così facile.»
«Potrebbe esserlo se ti mettessi con me. Ti amo.»
«Due ore fa non l'avrei neanche pensato, ma ora sono sicura
di non amarti più.» Misi la testa fra le mani. «Oddio, è così strano! Sembra
così crudele!»
«Luce, guardami.» Abbassai le mani e alzai lo sguardo. «Abbiamo
un sacco di bellissimi ricordi. Nessuno ci toglierà mai l'amore che abbiamo
provato l'uno per l'altra, o la nostra prima volta. Non devi farne un dramma se
quei sentimenti si sono spenti. Sei andata avanti con la tua vita, hai avuto un
ragazzo l'anno scorso e ora te ne piace un altro. È la vita.»
«Non nominarmi Mark. Quando l'ho lasciato, mi sono sentita
meglio. E se non fossi più in grado di amare?» chiesi preoccupata.
«Non dire sciocchezze! Il ragazzo che ti piace è quello che
era qui prima, vero?»
Distolsi lo sguardo. «Può darsi.»
«Stai mentendo a me?!»
«Ah, e va bene! È lui. Si chiama Jason.»
«Ti do una bella notizia: è cotto a puntino.»
«Sì, può darsi» affermai vaga. «Comunque non ci metteremo
mai insieme per colpa di Brian. E poi non voglio neanche più parlarci con lui!»
«Sei proprio ostinata, eh?!»
Mi sfuggì un sorriso. «Sì.»
«Vorrei baciarti ancora.»
«Steve» lo rimbrottai.
«Dai, il classico bacio di addio.» Si avvicinò lentamente e
scoprii di volerlo anch'io in fondo. Gli permisi di azzerare la distanza e le
nostre labbra si incastrarono perfettamente. Continuammo per un po', poi lui
volle approfondire il contatto e con la punta della lingua m'invitò a dischiudere
la bocca. Cedetti e lo lasciai fare godendomi il suo sapore dopo tanto tempo,
anche se con i peperoni non era il massimo. Iniziai a ridere come una cretina
costringendolo a fermarsi.
Mi guardò con un sopracciglio inarcato. «Cos'è successo?»
«Pensavo ai peperoni sulla pizza» confessai imbarazzata.
«Ti ha fatto schif-»
Lo zittii baciandolo di nuovo e stavolta prese anche ad
accarezzarmi la coscia. Sentivo dal suo tocco quanto desiderasse arrivare fino
in fondo, quindi mi tirai indietro prima di lasciargli intendere che lo volevo
anch'io.
«Un ultimo bacio, tutto qui» precisai.
«Sicura?»
sussurrò al mio orecchio per poi iniziare a baciarlo come sapeva mi faceva
impazzire. «Non c'è niente di male se ci lasciamo andare un po'.» Lasciò una
scia delicata di baci lungo la mia mandibola, ma lo fermai.
«Non voglio.»
Sospirò. «Scusa, mi sono lasciato sopraffare dalla voglia di
te.»
«Come saranno ora le cose tra noi?»
«Non lo so. Potremmo restare in contatto e vederci qualche
volta.»
Assentii con il capo. «Non voglio perderti.»
«Non succederà.» Mi sorrise teneramente.
«Ti va di uscire un po'? Ti mostro il campus!»
Accettò di buon grado e facemmo una passeggiata per il
college. Gli mostrai il giardino sul retro e quello principale; gli spiegai la
storia della statua che si trovava accanto alla biblioteca, poi lo condussi
verso il dormitorio maschile che era l'edificio più vecchio dell'intero
istituto. Ascoltò con interesse di quando una delle stanze era stata usata per vendere
le soluzioni di un test rubato dal pc di un insegnante; o di come avessero
quasi incendiato la stanza 21 per cucinare metanfetamina.
I miei racconti furono interrotti da una voce roca che
stanca mi salutò cogliendomi di sorpresa.
«Ciao Brian!» Mi accorsi poi che dietro di lui stava
arrivando Jason. Quando mi vide, sgranò leggermente gli occhi, poi distolse lo
sguardo.
«Oh, sei suo fratello! È un piacere vederti! Non ti avrei
mai riconosciuto!»
«Ci siamo visti solo una volta, se non sbaglio.»
«Già!»
«Che ci fate da queste parti?»
«Gli sto facendo fare il giro del campus.»
«Mi sta raccontando un sacco di storie legate alle varie
strutture.»
«Che divertimento!» borbottò sarcastico Jason.
«Beh, noi andiamo. Si è fatto tardi.» Presi istintivamente
la mano a Steve e a Jas quasi caddero gli occhi dalle orbite. Si riprese in un
secondo e mi lanciò il suo sguardo furioso.
«È stato un piacere, Brian. Vorrei poter dire lo stesso del
tuo amico...»
«Cosa, scusa?» chiese alterato il preso in causa.
«Sei un maleducato.»
Strattonai il braccio facendo finire Steve quasi dietro di
me. «Ciao ragazzi!» Mi voltai e a passo svelto mi allontanai da mio fratello e
Cooper per evitare che Steve finisse steso sulle scalinate del dormitorio.
«Non provocarlo più» lo avvertii una volta sotto il
dormitorio femminile.
«Non ho resistito. E poi hai visto che faccia ha fatto
quando mi hai preso per mano?»
Feci sì con la testa, leggermente compiaciuta. «Non
istigarlo più però.»
«D'accordo» borbottò fingendo un tenerissimo broncio. «Ora è
meglio che vada.»
«Sono felice di averti rivisto e di sapere che resterai in
città.»
«Allora ci vediamo.»
«Buona notte.»
«Anche a te, stellina.» Mi lasciò un bacio sulle labbra e si
allontanò verso il parcheggio del lato est.
Di colpo mi sentii afferrare il braccio e voltare. Quasi
urlai per lo spavento ma, per fortuna, riconobbi subito Jas.
«Siete tornati insieme?»
«No» risposi automaticamente.
Trattenne a fatica un sorriso. «Buonanotte.» Mi baciò la
guancia e se ne andò anche lui.
Che dovevo fare con quel ragazzo? L'avrei mai capito? Sempre
più abbattuta e frustrata, mi trascinai fino in camera per sprofondare nel mio
letto.
N.d.a.:
Buonasera :) Ecco il nuovo capitolo, che spero vi piaccia. Voglio ringraziare in modo speciale Hachi_23 che mi sostiene e aiuta sempre, e Amelia_
che recensisce ogni capitolo che pubblico condividendo con me il suo
entusiasmo e i suoi pensieri. Ovviamente, un grazie va anche ai lettori
silenziosi. Grazie a tutti ♥
|
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Capitolo 9 *** La verità che non ti aspetti ***
Cap. 09 - La veità che non ti aspetti
La verità che non ti aspetti
Dall'incontro con Steve erano trascorsi due giorni durante i
quali c'eravamo scambiati sms. Ero contenta di averlo di nuovo vicino e di
sapere che avrei potuto contare su di lui per ogni cosa, come mi aveva scritto
la sera precedente. Quella contentezza però non riusciva a contrastare ciò che
provavo per il litigio con Jason. Erano passati tre giorni interi da quando
avevamo litigato e mi preparavo psicologicamente ad affrontare il quarto.
Ebbene sì: necessitavo di una preparazione mentale. Non stavo diventando matta,
almeno non del tutto, ma l'idea di vedere Jason parlare con mio fratello a
mensa, o sorridere e divertirsi con i suoi amici, mi feriva. La colpa era solo
mia e del mio stupido e inutile orgoglio.
Quando il giorno precedente aveva riprovato a parlami, mi
ero liberata di lui correndo via, letteralmente. E il motivo non era solo il
battibecco ma anche la paura che mi facesse il terzo grado su Steve. Dopo quel
tentativo non ne fece altri ed io mi tenevo alla larga da lui e dai posti che
sapevo frequentava.
A mensa era inevitabile non beccarlo, ma mangiavo in fretta
e lasciavo la sala a testa bassa per non dover parlare con nessuno.
Anche ora ero seduta a spiluccare i miei tristissimi
cetrioli non riuscendo a non gettare, di tanto in tanto, occhiate a quello
splendido ragazzo che avevo perso. Alla fine era così importante che si fosse
avvicinato solo perché glielo aveva chiesto Brian? Dovevo forse rassegnarmi che
quella sarebbe stata sempre la storia della mia vita? Con la mia testardaggine
e il mio orgoglio, non era affatto facile mandar giù la consapevolezza che chi
si avvicinava o allontanava da me veniva stabilito da Brian. Volere una vita
mia e avere libero arbitrio era forse chiedere troppo?
«Che ti
hanno fatto quei poveri cetrioli?»
Alzai
lo sguardo svogliatamente. «Ciao, Bart» borbottai.
Si
lasciò cadere sulla sedia e poggiò il mento sulla mano restando a squadrarmi
per un tempo che sembrò infinito. «Dovete far pace.»
«Non sono affari tuoi.»
«Lo sono eccome visto che se la prende con me!»
Inarcai un sopracciglio. «Perché?»
Sospirò scuotendo la testa. «Quando gli rode il culo si
sfoga su di me, ma solo perché io glielo lascio fare. Non è bravo a confidarsi
con le parole, quindi lo fa con insulti e pugni.»
«Si comporta da ragazzino...»
«Non è il solo!» Mi rivolse un sorriso divertito che mi urtò
i nervi.
«Dovevo aspettarmelo che stai dalla sua parte» borbottai
risentita e addentai una rondella di cetriolo.
«Non sto dalla parte di nessuno perché entrambi avete le
vostre colpe. Lui ha di sicuro sbagliato a tenerti nascosto il favore che gli
ha chiesto Brian, ma come faceva a dirtelo senza che ci rimanessi male? Ci
tiene sul serio a te.»
«Lo so, ma...» Sbuffai e diedi un'occhiata veloce al suo
tavolo. Lo sorpresi a guardarmi con aria torva.
«Tu sbagli nel tenergli il muso... Anzi, a ignorarlo
completamente. Ci sta male, sai?»
Infilzai una foglia di lattuga più e più volte. «Non voglio
parlargli mai più.» Stavo male solo all'idea ma non sarei tornata sui miei
passi.
«Siete due scemi!»
«Se hai finito con gli insulti, finirei di mangiare.»
«Oggi c'è la maratona...»
Lo fulminai con lo sguardo. «Non contate sulla mia presenza.»
«È la stessa cosa che ha detto Jason.» Fece un ampio sorriso
mentre si alzava. «Ci vediamo alle cinque da Pat e Rick.» S'incamminò verso
l'uscita.
«Bart, non scherzare! Non ci vengo!»
Senza neanche voltarsi, mi salutò con un gesto della mano.
Ero di fronte il palazzo in cui vivevano i cugini. La
macchina di Jas non c'era nel parcheggio e, dato che erano già le cinque e un
quarto, dedussi che davvero non si sarebbe presentato. Gli avevo rovinato la
tradizione delle maratone del venerdì, e mi sentivo una merda per questo.
Mi trascinai lentamente nell'atrio e percorsi le rampe di
scale a velocità bradipo. Quando fui davanti alla porta dell'appartamento,
quella dell'ascensore si aprì e ne uscì Jason. Si tolse gli occhiali da sole e
mi guardò sbigottito. Quell'espressione ebete non si levò neanche mentre mi
raggiungeva a passi indecisi.
«Credevo non venissi» mormorò.
La sua voce mi era mancata. Patetico, vero?
«Sono stata indecisa fino all'ultimo.»
«Vuoi che...» Indicò col pollice l'ascensore dietro di lui.
Feci no con la testa. «Non devi perderti la serata con i
tuoi amici per colpa mia. Bart sa che non sarei venuta, quindi non ci rimarrà
male quando non mi vedrà.» Tesi le labbra in un sorriso debole.
«Non devi andartene.»
«Jason, ne abbiamo già parlato.»
«No, invece! È questo il punto: tu hai dato di matto e non
mi hai lasciato chiarire.»
«Non voglio sentire le tue scuse.»
«Sei un'idiota!» sbottò.
«Come ti permetti?»
La porta dell'appartamento si spalancò rivelando il viso
furente di Pat. «Se avete finito di litigare, entrate. E senza fiatare! Siamo
in ritardo sulla tabella di marcia, quindi muovete il culo e posatelo sul
divano. Nel tuo caso» i suoi occhi incrociarono i miei «sulle gambe di Jason.»
E sparì dentro lasciando accostato.
«Non mi siederò in braccio a te.»
«E chi ti ci vuole?»
Ci fulminammo con lo sguardo ed eseguimmo gli ordini di Pat
che, tra parentesi, non avevo mai visto arrabbiato.
Io e Jas andammo dritti verso il divano e, quando capii che
aveva puntato il posto accanto a Bart, accelerai il passo per poterlo occupare
io. Mi afferrò per un braccio a pochi passi dalla meta e sfoderò il suo sguardo
assassino.
«Mi ci metto io lì.»
«Se non mi avessi bloccata, sarei arrivata prima!»
«Mettiti accanto a Rick.»
«Perché? Voglio stare lì. O forse devo prima chiedere il consenso
a Brian?»
I suoi occhi lampeggiarono furenti. «Non dire cazzate.»
«E tu non dirmi cosa fare!»
Avvicinò il viso in collera al mio e parlò piano, stavolta. «Non
voglio che tu stia vicino a Bart.»
Sbattei le palpebre velocemente, come se servisse a capire
ciò che aveva detto. «Perché? E poi che me ne importa di ciò che vuoi tu?»
«Avete finito?» ci gridò Pat sempre più alterato. «Per
l'amor di Dio, falla sedere dove cazzo vuole!»
Mi liberai della sua stretta e mi accomodai per terra, tra
le gambe di Rick e quelle di Ted.
«Ti ci voleva tanto?» borbottò Jas mentre mi passa davanti e
si sedeva accanto a me.
Mi voltai a guardarlo. Perché gli sguardi non potevano
uccidere? «Non volevi stare vicino al tuo amichetto Bart?»
Un calcio di Pat mi colpì l'osso sacro e rantolai
massaggiandomi. Jas gli sferrò un pugno sul ginocchio facendolo imprecare.
«Non toccarla» lo minacciò con tanto di famoso sguardo.
Quella sua premura nei miei confronti faceva sempre accelerare il battito del
mio cuore.
«Grazie» gli sussurrai e sorrisi appena.
Si avvicinò così tanto al mio orecchio che le sue labbra lo
sfioravano. «Ci tengo a te.»
Qualcuno si schiarì la voce facendoci capire di dover
tacere, così Jas si voltò verso la televisione e non disse più niente nelle
successive due ore.
Finimmo la visione all'ora di cena per poter mangiare la
lasagna surgelata che Rick, con gran entusiasmo, si era proposto di scaldare
amorevolmente. Lo accompagnai in cucina e restai a guardarlo leggere le
istruzioni sul fondo della scatola.
«Non credo tu abbia bisogno di istruzioni. È più semplice di
quanto pensi.»
Mi guardò imbronciato. «Riesco a malapena ad aprire la
confezione!»
Gli tolsi di mano il pasto e lo poggiai sul marmo nero del
ripiano. «Scalda un po' il forno. Quando la fiamma si sarà abbassata, le
infornerai.»
«Non
prenderà fuoco la vaschetta in plastica?»
Risi ma
dalla sua espressione corrucciata, capii che non era una battuta. «Devi
metterla prima in una teglia. Quelle confezioni sono adatte solo al microonde.»
«Saprò cosa regalarmi per Natale...» bofonchiò mentre
infilava la testa in una credenza.
«Ti do una mano» mi offrii quando iniziò a sbuffare perché
non sapeva come passare la pasta nella teglia senza fare un disastro. «Devi
solo avere pazienza. E mani ferme. Ah! Gesti sicuri, altrimenti ogni sforzo
sarà vano.»
Gli spuntò un sorriso sulle labbra. «Consigli preziosi.»
«Ecco fatto» dichiarai soddisfatta. «Controlla il forno.»
Restò a guardarmi con un'espressione strana. «Che c'è?»
Sospirò e si abbassò a guardare dal vetro. «La fiamma sembra
ok.»
«Ma tu no!» affermai ridacchiando.
«Sono semplicemente contento che tu sia qui.»
Un sorriso spontaneo nacque sulle mie labbra. «Anch'io. Ora
forza: inforna le lasagne e imposta il time.»
«Agli ordini!» Ubbidì come un bravo bambino e rimase a fissare
il time che aveva iniziato il suo conto alla rovescia.
«Affascinante, vero?» chiesi divertita.
«Tu hai questa bellezza accanto e perdi tempo a guardare il
forno?» gli chiese Bart spuntando dalle mie spalle. Mi cinse la vita in un
goffo abbraccio che mi stava mettendo a disagio.
«Non rompere» si difese Rick senza togliere gli occhi dalla
sua amata cena.
«Torni di là? Volevo farti vedere un video» mormorò al mio
orecchio cercando di risultare sensuale.
«Preferisco restare qui per aiutare.»
«Deve solo scaldare del-»
«Bart, l'hai sentita. Togliti dai piedi!» si spazientì Rick
che stavolta volse il suo sguardo verso di noi.
Udii il rumore di una bottiglia sbattuta sulla penisola e mi
girai d'istinto.
«Quanto manca?» s'informò Jason, ma si vedeva che tratteneva
la rabbia.
«Non molto» risposi mentre mi liberavo della presa di Bart e
mi allontanavo un po'.
«Allora non servono tre chef in cucina» dichiarò. Mi prese
per mano e mi trascinò verso il balcone. Appena fummo fuori, prese un bel
respiro di aria fresca e puntò lo sguardo sul cielo scuro ma puntellato di
stelle. Le sue dita erano ancora intrecciate alle mie e, quando me ne resi
conto, lasciai scivolare la mano e incrociai le braccia al petto.
«Ti ricordi l'alba di quella mattina?»
«Certo» risposi non riuscendo a impedirmi di sorridere.
«Mi sentivo felice in quel momento.»
Mi avvicinai leggermente. «E adesso?»
Abbassò il mento per guardarmi. «Mi sento arrabbiato.»
Mi morsi le labbra. «Con me?» Che domanda stupida!
«Con Bart.» Si voltò e si perse con lo sguardo tra i palazzi
di fronte. «Non voglio si approfitti del fatto che io e te...» Si grattò la
testa senza finire la frase.
«Siamo solo amici e lui lo sa. Sono stata più che chiara.»
«Però non ha perso tempo ad attaccartisi addosso!»
«Non lo fa con malizia.»
«Non dire cose delle quali tu stessa non sei convinta.»
Mi scappò un sorriso. «Hai ragione.»
«Il profumo delle lasagne arriva fin qui» constatò.
«Rick ce l'ha messa tutta. Ho già l'acquolina!»
«Ti ho davvero ferito così tanto?» chiese con l'aria di un
cucciolo abbandonato.
«Non lo so... Sono arrabbiata e delusa.»
«Tu mi sei sempre piaciuta. Forse non ti ricordi il nostro
primo incontro, ma io sì.»
Sentii il cuore precipitarmi. «Eravamo in biblioteca»
affermai incerta.
Scosse la testa sorridendo. «Brian era tornato a casa per la
festa del Ringraziamento, con me al seguito. Io non ero rimasto a pranzo perché
dovevo stare con i miei, ma Brian aveva insistito affinché conoscessi almeno la
sua famiglia, anche solo cinque minuti. Mi presentò prima i tuoi, intenti a
finire il tacchino e la salsa. Mentre raccontavano della partita del Super
Bowl, tu entrasti in cucina con la tua solita aria intimidita. Eri solo una
ragazzina, ma eri davvero bella e negli occhi ti brillava una luce che non
saprei ancora descrivere. Avevi i capelli sciolti e provai subito l'impulso di
passarci le dita in mezzo. Brian ci presentò e mentre ci stringevamo la mano,
tu arrossisti ancor di più. Fu una sensazione stranissima quella che m'invase.»
«Quando è stato?»
«Tre anni fa.» Tese le labbra in un sorriso.
«Io non ricordavo...» Abbassai lo sguardo imbarazzata. «Ricordo
di quando ci siamo visti al college. Ho sempre pensato fosse quello il nostro
primo incontro.»
«Invece è stato il secondo. Ho creduto di morire quando ti
ho visto lì in biblioteca, con quel vestitino e l'aria smarrita. Ti ho trovato
così cambiata, così donna che per un attimo mi si è bloccato il respiro.»
Potevo anche morire nel sentirmi raccontare quelle cose. «Sapevi
che avrei frequentato questa scuola?»
«Brian me lo aveva ripetuto cento volte. Era così entusiasta
che mi ha offerto persino da bere la sera che ha saputo della tua iscrizione.
Ero felice per lui ma sentivo che in fondo lo ero anche un po' per me.»
«Volevi rivedermi?»
«Ero curioso. Sai, dai racconti di tuo fratello sei sempre
apparsa una ragazza perfetta e volevo verificare di persona come eri diventata.»
«Perché non mi hai mai parlato?»
«Brian e i suoi discorsi minacciosi sono una ragione valida.
Non volevo rovinare la nostra amicizia, quindi decisi di farmi gli affari miei.»
«Alla fine viene fuori che Brian il favore l'ha fatto a te
quando ti ha chiesto di diventare mio amico! Assurdo...»
«Almeno
ora sai la verità.» Fece per rientrare ma non gli diedi modo di muovere neanche
un passo perché lo bloccai.
«Sono stata una scema.»
«Non del tutto.»
Ci scappò una risata.
«Mi perdoni?» chiese poi.
«Sì, ma non tenermi nascosto più niente. Non voglio che ogni
aspetto della mia vita sia condizionato da Brian.»
«Hai ragione. Mi dispiace da morire.»
«Non pensiamoci più.»
«Comunque ho fatto il cazziatone a tuo fratello. Gliene ho
dette di tutti i colori. Mi ha mandato in bestia il fatto che abbiamo litigato
per colpa sua!»
«Così almeno so la verità.» Il cuore mi si bloccò nel
ripensare alle sue parole sul nostro primo incontro.
All'improvviso mi strinse tra le braccia e lasciò un bacio
delicato sulla mia testa. «Stai meglio sola?»
«Da quando esco con te e gli altri, no. Decisamente no!»
Sospirò. «Meno male.»
L'occhio mi cadde sulla portafinestra aperta e scorsi due
sagome nascoste dietro la tenda. Scoppiai a ridere.
«La volete finire di spiarci?» domandai ancora ridendo.
Ted e Rick uscirono allo scoperto e si precipitarono su di
noi unendosi all'abbraccio. «Ci vogliamo tanto bene!»
«Sì, sì, ma ora toglietevi» ringhiò Jas.
Sciogliemmo quello strano ma affettuoso abbraccio e tornammo
dentro per gustarci la meravigliosa lasagna di Rick che fumava al centro della
tavola.
N.d.a.:
Ciao gente! Finalmente riesco a trovare cinque minuti per aggiornare! Spero che l'attesa sia ripagata dal nuovo capitolo :)
Grazie a tutti voi che continuate a seguirmi ♥
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Capitolo 10 *** Coda di paglia ***
Cap. 10 - Coda di paglia
Coda di paglia
Era già trascorso un mese e le cose andavano alla grande:
pranzavo quasi tutti i giorni con Jason e i suoi amici; Wendy faceva le sue
comparse di rado ma era tornata a parlarmi, anche se lo faceva quando stavo
lontano da Jas (il che era raro); Bart non ci aveva più provato con me e si
stava dimostrando un buon amico, così come i cugini e Ted; ero uscita una sera
con Steve e avevamo percorso il viale dei ricordi, niente più baci ed effusioni
visto che stavolta anche lui aveva il cuore occupato: colpo di fulmine per la
sua nuova vicina di casa; il mio rapporto con Jason si era rafforzato e ci
stavamo comportando da bravi bambini mettendo da parte l'attrazione che provavamo.
Anche se delle volte era davvero difficile e frustrante, né io né Jason avremmo
mai confessato una cosa del genere, soprattutto perché la nostra amicizia
sembrava funzionare nonostante le più nere aspettative dei primi giorni.
Persino Brian si era calmato e aveva preso bene il fatto che avessimo fatto
pace e passassimo così tanto tempo insieme.
Lasciai l'aula di filosofia e mi avviai al dormitorio per
prepararmi a uscire con Rick e Ted. Il corridoio era deserto, ma sentivo uno
strano vociferare. Mi guardai meglio intorno e scorsi Wendy di spalle che
parlava con Jason, poco più avanti di me. Non li avevo notati perché erano semi
nascosti da una porta aperta. Il tono di voce di lei si alzò e lui iniziò ad
agitarsi: lo capii perché quando era nervoso o in difficoltà, gesticolava o
cambiava in continuazione posizione.
Forse dovevo interromperli per aiutarlo, ma non sapevo se
fosse giusto nei confronti di Wendy che finalmente aveva trovato il coraggio e
il modo di parlargli. Restai in ascolto, senza capire realmente cosa dicessero
visto che mi arrivavano solo brusii, e quando capii che la cosa si stava
mettendo male, decisi di porre fine al suicidio di Wendy.
Feci qualche passo verso di loro e li salutai allegra. Lei
si voltò di scatto verso di me e mi fulminò con un'occhiataccia, invece Cooper
si rilassò visibilmente.
«Avete
finito le lezioni?» esordii.
«Sì,
già da un bel po'» rispose acida.
«Io ho
appena fatto l'ultima. Ora vado altrimenti faccio tardi.»
«Hai un
appuntamento?» s'informò lui.
«Esco
con Rick e Ted. Andiamo al bowling e poi a mangiare giapponese.»
Inarcò
un sopracciglio. «Perché non sono stato invitato?»
«Beh,
ne stavamo parlando mentre tu non c'eri e non abbiamo pensato di invitare anche
gli altri.»
«Io non
sono gli altri» affermò a denti stretti. Deglutii a stento.
«Piantala,
idiota! Lasciala in pace» mi difese Wendy e ci lasciò entrambi di stucco.
Jason mi
lanciò il suo solito sguardo alla "ti uccido" e se ne andò a gambe
levate. Wendy gli corse dietro senza neanche salutarmi e rimasi da sola come
una cretina a chiedermi cos'avessi fatto di male.
Per la mezz'ora successiva non feci altro che pensare alla
delusione e alla rabbia che aveva Jason negli occhi. Odiavo quando si
arrabbiava con me perché ci stavo male e mi sentivo tremendamente in colpa,
anche se alla fine non avevo mai nessuna colpa reale. Il problema, lo sapevo,
era la sua gelosia e possessività. Non ci voleva un genio a capirlo, ma non
avevo mai avuto il coraggio di affrontare con lui l'argomento: un discorso alla
"non hai il diritto di comportarti così" l'avrebbe mandato in
escandescenza e volevo evitarlo, soprattutto perché era un ragazzo che si
legava tutto al dito ed era capace di tenere il muso per giorni. L'avevo
imparato quando aveva tolto la parola a Brian dopo la colazione al Jerry's:
cinque giorni di mutismo e sguardi truci era tutto ciò che gli aveva riservato.
E tutto perché Brian mi aveva fatto piangere.
Avevo ancora dieci minuti prima di dover uscire e
raggiungere i ragazzi al bowling, perciò gli inviai un sms:
Non volevo farti
arrabbiare. Mi perdoni?
Non voglio che esci
con loro senza di me!
Non ti fidi dei tuoi
amici?!?
Il punto non è questo.
Lascia stare.
E allora qual è? Sei
geloso?
Certo che lo sono,
cazzo!
La cosa ti farà
infuriare ancora di più, ma te lo dirò lo stesso: non puoi essere geloso.
Vaffanculo
Sentii un nodo alla gola.
Jas, per favore!
Possiamo almeno parlarne? Sto male sapendoti arrabbiato con me.
Vaffanculo
Ero felice di poter
passare un pomeriggio con i miei amici, ora invece sono in lacrime nel mio
letto senza neanche la forza di alzarmi. Grazie.
Spensi il telefonino e mi voltai verso il muro asciugandomi
le lacrime, ma non volevano saperne di smettere di scendere. Perché ci stavo
così male? Lo sapevo che sarebbe andata a finire così, almeno quanto sapevo che
quei messaggi li aveva scritti spinti dalla rabbia, eppure faceva male.
Quando mi ripresi, ricordai dell'appuntamento e che avrei
dovuto avvertire Rick e Ted che non sarei andata più. Mi urtava davvero molto
il fatto di dover rinunciare per colpa di Jas, ma non me la sentivo di andarci,
anche perché non sarei stata di compagnia.
Lasciai il letto una decina di minuti dopo aver inviato loro
un sms e andai a farmi una doccia per rilassarmi. Mentre aprivo il getto,
sentii la voce di Marzia. Sperai con tutto il cuore che non fosse con Brian,
perché significava doverle lasciare la stanza libera e in quel momento non ne
avevo alcuna intenzione.
Dopo aver asciugato alla bell'e meglio i capelli, uscii dal
bagno sicura di non trovare nessuno in stanza dato che era avvolta nel silenzio
e, quando vidi Jason seduto sul mio letto, quasi mi caddero gli occhi dalle
orbite. Istintivamente, mi precipitai verso di lui mentre lui scattava in piedi
e mi veniva incontro. Gli buttai le braccia al collo e mi abbracciò così forte
che credetti di svenire.
«Mi
dispiace da morire.»
«Lo so,
Jas. Non litighiamo più per favore.»
«Mi
impegnerò a non fare lo stronzo geloso, ok?»
Avrei
voluto dirgli che la gelosia non era inclusa nel pacchetto amici che vorrebbero stare insieme ma non possono, ma avrei
rischiato di farlo arrabbiare di nuovo e di farmi mollare.
«Va
bene» borbottai solo, alla fine.
«A che
ora devi uscire?»
«Un'oretta
fa.»
«Sono
una merda.» Sciolse l'abbraccio e mi fissò dritto negli occhi. «Chiamali, così
puoi raggiungerli. Ti accompagno io con la macchina.»
«Resti
anche tu?»
Scosse
la testa. «Ti porto solo.»
«Ti
stavo invitando, non mi stavo accertando che tu te ne andassi!»
Sorrise
appena. «Non è giusto ciò che ho fatto, quindi va' e divertiti.»
Finsi
il broncio. «Solo se questo non mi farà di nuovo litigare con te.»
«Oggi è
stata una giornata pesante e me la sono presa con te ingiustamente. Mi dispiace
e ti chiederò scusa all'infinito, ora però chiama quei due.»
Mi
gettai di nuovo fra le sue braccia e lo strinsi forte. «Grazie.»
«Sì,
ok. Adesso lasciami o ti sfilo l'asciugamano di dosso e bacio ogni centimetro
della tua pelle.»
Scattai
all'indietro e sentii il corpo prendermi fuoco. «E-esci, così mi vesto»
balbettai totalmente a disagio.
Piegò
la testa di lato e si avvicinò per darmi un bacio sul collo. «Ti aspetto in
macchina.»
«V-va
bene.» Sembravo una ragazzina imbranata. Anzi: lo ero!
Indossai
al volo uno dei miei vestiti, le solite zeppe e chiamai Rick. Rispose al
secondo squillo.
«Dove
siete?»
«Ancora
al bowling. Ci raggiungi?»
«Se mi
volete...»
«Scema
che sei! Ti aspettiamo.»
Lo
immaginai fare l'occhiolino.
Riagganciai
e mi precipitai al parcheggio il più in fretta possibile, ma quando vidi in
lontananza Wendy lanciarsi verso Jason e baciarlo, m'impietrii e sentii la
rabbia divampare in me. Presi un bel respiro e ripresi a camminare con passo
svelto, mentre Jas se la scrollava di dosso.
«Non ti
permettere mai più!» le gridò contro.
«Volevo
tentare il tutto per tutto.»
«Non
sono un giocattolo, cazzo! Come ti è saltato in mente di farlo?»
«Ti
scopi chiunque e ora ti scandalizzi per un bacio?»
Si mise
una mano fra i capelli. «Non sono più così e lo sai bene. E il problema non è
il bacio, sei tu! Ti ritenevo una delle mie migliori amiche, invece hai
rovinato tutto!» Era davvero ferito.
«Non è
colpa mia se mi sono innamorata di te» si difese lei iniziando a piangere.
Restai
in disparte approfittando del fatto che non mi avessero ancora visto, però mi
sentivo a disagio e in colpa a origliare.
«Wendy,
ascolta: ti vedrò sempre come un'amica e sono disposto a lasciare tutto alle
spalle se vorrai ricominciare da capo e cerc-»
«Non
posso essere amica di una persona che mi piace così tanto, e dovresti capirmi
tu più di tutti.» Sentii uno strano peso allo stomaco.
«Non
voglio che tu soffra, quindi se vuoi che esca dalla tua vita devi solo dirlo.»
«Ho
bisogno di tempo per accettare la situazione. Quando me la sentirò, tornerò nel
gruppo sperando non sia troppo tardi.»
«Ti
aspetteremo sempre.»
Si
abbracciarono per qualche istante, poi si salutarono e lei si allontanò
avviandosi al campus. Uscii dal mio rifugio e mi affiancai alla macchina;
quando Jas si voltò, quasi sobbalzò dallo spavento.
«Ciao.»
Gli
scappò un sorriso. «Ciao. Andiamo?»
Feci sì
con la testa e aspettai che aprisse lo sportello al posto mio come era solito
fare. Ci sistemammo entrambi sui sedili, allacciammo le cinture e mentre lui
metteva in moto io accendevo la radio.
Fremevo
dalla voglia di chiedergli di Wendy, ma non volevo apparire come una curiosona
o, peggio ancora, gelosa.
«Mi ha
baciato lei, all'improvviso. Ho avuto a malapena il tempo di capire che era
dietro di me. Ha chiamato il mio nome e appena girato me la sono ritrovata
appiccicata alla bocca.»
«Non
devi giustificarti.»
«Lo so,
ma voglio farlo. Non devi pensare che bacio chiunque.»
«Non lo
penso.»
«Ci hai
ascoltato?»
Deglutii.
«Ti fa star male essere mio amico?»
«Starei
peggio a non esserlo.»
«Possiamo
prenderci del tempo.»
«A me
non serve, ma se non mi vuoi tra i piedi, basta dirlo.» Fermò di colpo l'auto
e, guardando fuori dal finestrino, mi resi conto che eravamo davanti al
bowling.
«Non
travisare le mie parole. Devi capire che ho solo paura che tu possa stancarti
di questa situazione e decidere di chiudere il nostro rapporto.»
«Sarebbe
la cazzata più grossa della mia vita.»
«Lo
sarebbe anche star male fino allo sfinimento. Non voglio che diventi frustrato
o inizi a odiare me, o Brian.»
«Non
succederà.» I suoi occhi sinceri mi tranquillizzarono un po'. «Se diventa
insopportabile, te lo faccio sapere.» Tese le labbra in un sorriso e si sporse
a darmi un bacio sulla fronte indugiando più del solito.
«Resta
con me» proposi sentendo il bisogno di averlo ancora accanto.
Sospirò.
«Vorrei ma-»
«Allora
fallo e basta. O hai un altro impegno?»
«Nessun
impegno, ma vorrei dimostrarti che puoi uscire con loro senza aver paura di
discutere con me.»
«Lo
dimostrerai la prossima volta. Oggi ho bisogno di te.» Rimasi sorpresa delle
mie stesse parole.
«E io
di te.» Il suo sguardo era così intenso da far male. E se fossi stata io quella
che non avrebbe retto la situazione?
«S-se
non ci sbrighiamo facciamo tardi.»
Scendemmo
dalla macchina e raggiungemmo i ragazzi in completo silenzio. Quando li
avvistammo alla pista cinque, accelerammo il passo per non farli aspettare
oltre.
Rimasero
sorpresi nel vedermi insieme a Jas e iniziarono a riempirci di domande sul
perché fosse con me; se fosse lui il motivo della mia iniziale buca; ecc., ecc.
Messi
da parte i convenevoli, terminarono la partita in corso e decisero che era
arrivata l'ora di mangiare. In effetti avevo fame anch'io e dato che erano già
le sette, ci avviammo al ristorante giapponese lì vicino. Lasciammo le macchine
al parcheggio del bowling e percorremmo quei pochi metri a piedi.
Una
volta dentro, ci accolse un cameriere con la divisa rossa e ci fece accomodare a
un tavolo; lasciò i menu e si dileguò per servire altri clienti.
Jason,
accanto a me, sbirciò dal mio menu e iniziò ad annuire con la testa. La cosa mi
fece scappare una risatina e mi guardò storto per farmi smettere, invece
ottenne il contrario.
«Sei
buffo a volte.»
Alzò le
spalle. «Non ridere di me però!»
«In
genere le donne sbavano davanti a lui, non ridono» spiegò divertito Rick.
«Solo
perché non lo conoscono bene» affermai impertinente.
«A proposito:
stai uscendo con qualcuna?» chiese curioso Ted.
«No.»
«È da
un po' che non ti si vede in giro con una bella pollastra. La cosa è strana...»
«Smettila»
lo minacciò con tanto di sguardo assassino.
«Ormai
ha occhi solo per una ragazza.»
«Basta»
insistette. Sia Ted sia Rick lasciarono cadere il discorso e io non azzardai
neanche un'occhiata a Jason per paura di incontrare i suoi occhi in collera.
Poco
dopo arrivò il cameriere e prese le nostre ordinazioni. Io mi chiedevo ancora
come avremmo fatto a mangiare tutto quel cibo solo noi quattro, ma quando
arrivarono i piatti, capii che non era un'impresa impossibile: i ragazzi
avevano iniziato a ingurgitare di tutto come non mangiassero da giorni.
«Siete
in presenza di una signorina, dovreste contenervi!» mi lamentai.
Si
interruppero dal masticare e mi guardarono tutti e tre con le guance gonfie.
«Non
abbiamo più bisogno di fare bella figura con te ormai» spiegò Ted come se fosse
una cosa normale.
«Vedila
come una cosa positiva: ora si fidano di te, ti ritengono un'amica e quindi non
hanno bisogno di colpirti per farti restare nel gruppo.»
«Ok,
Jas, ma non ne avevano bisogno neanche prima. Siete tutti in gamba e vi voglio
bene.»
Sorrisero
all'unisono e Rick aggiunse: «Non fare come Wendy però».
«N-non
capisco cosa intendi» tartagliai imbarazzata.
«Dovete
lasciarci in pace! Tutti a invischiarvi negli affari nostri. Siamo amici, quin-»
«Vi
state sforzando di essere amici, è
diverso.»
Roteai
gli occhi al cielo. «Sinceramente, e lo dico col cuore, avete davvero stufato
con questi discorsi. È da un mese che ci studiate neanche fossimo cavie da
laboratorio! Jason non è libero di sorridermi perché altrimenti cominciate a
dire che è cotto a puntino; io non posso abbracciarlo perché sennò iniziate a
sghignazzare. Non vi sopportiamo più» dissi tutto di un fiato senza farmi
scrupoli.
«Siete
riusciti a far arrabbiare addirittura Luce. Siete pessimi.»
Sbuffarono
e si scusarono contemporaneamente. «Non lo facciamo più.»
«Ve ne
sarei davvero grata.»
«Lo
mangi quello?» chiese Jas indicando nel mio piatto. Feci no con la testa e
afferrò il maki con le bacchette. «Mhmm, grazie piccola» bofonchiò a bocca
piena facendomi sorridere.
Ted e
Rick sospirarono quasi scocciati e mi venne voglia di riempirli di pugni. Forse
ci sarei anche riuscita: non davano l'aria di essere molto forti!
«Vi va
il dolce?»
«Io
sono piena.»
«Dici
sempre così poi puntualmente mangi metà del mio» si lamentò Jas e mi sentii
arrossire.
«Prendo
una porzione di torta al tè verde, allora.»
«Brava.»
Sorrise come un bimbo dispettoso e capii che stava architettando qualcosa.
Quando
arrivò il cameriere per toglierci i piatti e chiedere se avessimo bisogno
d'altro, scoprii il suo giochetto: non ordinò il dolce per mangiare una parte
del mio.
«Sei
tremendo!»
«Quando
abbiamo finito qui, vi va di venire da me?» propose Ted. «Ho in programma di
vedere Star Wars.»
«Non
l'ho mai visto, quindi ci sto» risposi allegra e gli occhi dei miei amici
puntarono sgranati su di me. «Che c'è?»
«Non
l'hai mai visto? Sul serio?»
Feci sì
con la testa.
«Vorrà
dire che te lo faremo conoscere noi» dichiarò Jason guardandomi con uno sguardo
strano.
Lasciammo
il ristorante poco dopo e ci recammo tutti da Ted. Una volta in casa, trovammo
Bart e mio fratello impegnati in uno scontro a Dead or Alive. Tutti restammo sorpresi nel trovarlo lì.
Quando
li salutammo, Brian rivolse uno sguardo di fuoco a Jason ed ebbi paura per lui;
distolsi lo sguardo da mio fratello e lo portai su Jas, che si grattava la nuca
in completo disagio.
«Che ci
fai qui?» chiesi io infine.
«Alle
nove dovevo uscire con quel coglione accanto a te!»
«E lo
cerchi qua?»
«Tanto
state sempre tutti qui. Ho provato ha chiamarti ma non hai risposto.»
«Scusa!
Non so come l'ho scordato, mi dispiace.»
«Non ti
è mai successo. Sono profondamente offeso.»
«Ragazzi,
non ricominciate! È stata colpa mia e di Ted che l'abbiamo convinto a restare a
cena con noi. Ora siamo tutti qui, perciò tu e lui potete uscire
tranquillamente.»
«Rick
ha ragione. Non prendertela con lui, va bene?»
«Lo
difendete sempre a spada tratta» borbottò risentito Brian mentre lasciava il
joystick sul divano e si alzava. «Se ci sbrighiamo, siamo ancora in tempo.»
Jason
puntò il suo sguardo su di me e pregai che non mi chiedesse il permesso per
andare. Tornò a guardare Brian. «Non possiamo rimandare? Preferirei restare per
vedere Star Wars.»
«No
bello mio. Tu preferiresti restare con Luce, che è diverso!»
«Ho
un'idea!» quasi urlai e ottenni l'attenzione dei presenti. «Usciamo tutti
insieme! Oggi facciamo baldoria!»
«Il Dragon vi sta bene?»
«Non ci
siamo mai stati ma ne parlano bene.»
«È
frequentato da tutto il campus! Ma dove vivete?»
«Non
per rovinarvi la festa, ma Luce non può entrare» ricordò Bart.
«Secondo
te perché vanno tutti lì? Fanno entrare chiunque ma chiedono i documenti prima
di servire da bere. Anche se la maggior parte delle volte se ne fregano.» Alzò
le spalle.
«Non mi
piace l'idea che Luce entri in quel posto» affermò Jas dimostrandosi
contrariato.
«Sta a
lei decidere.»
A quel
punto non potevo tirarmi indietro, anche se lo sguardo supplichevole di Jason
mi stava facendo cambiare idea. «Andiamo. Sono curiosa.»
I suoi
occhi si fecero severi. «Io non ci vengo» disse a denti stretti.
«Jas,
n-»
«Quel
posto è pieno di gente, anche ragazzi ubriachi e molesti. Non ti voglio là
dentro!»
«Con o
senza di te ci vado lo stesso.»
«Finirà
male.»
Gli
poggiai una mano sul bicipite. «Ti starò appiccicata tutto il tempo.»
Roteò
gli occhi al cielo. «D'accordo. Ma non lasciarmi bere più di una birra, ok?»
Mi
scappò una risatina. «Va bene.»
«Se
avete finito, direi di avviarci.»
«Brian,
sei troppo burbero con quei due!» lo rimproverò Rick guadagnandosi uno sguardo
di fuoco.
La
serata non si prospettava delle migliori.
N.d.a.:
Buonasera a
tutti!! Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto :) Sono davvero
contenta del numero di persone che seguono la storia o che la
preferiscono, quindi grazie davvero di cuore ♥
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Capitolo 11 *** Dipendenza ***
Cap. 11 - Dipendenza
Dipendenza
Il Dragon era
abbastanza lontano da casa di Ted e Bart, così ci dividemmo in due macchine:
Patrick, Rick e Jas nella sua; Brian, i coinquilini ed io nella macchina di mio
fratello. All'inizio avevo provato ad imbucarmi in quella di Jas, ma Brian era
stato più che eloquente col suo sguardo intimidatorio, quindi avevo lasciato
perdere con una sbuffata e mi ero infilata nei sedili posteriori affiancata poi
da Bart. Anche se tra me e lui si era risolto tutto e non c'erano imbarazzo né
tensione, Jason non abbassava mai la guardia quando ero in sua compagnia e,
ogni tanto, mi abbracciava o mi dava dei baci sulla guancia mentre parlavo con
Bart solo per ribadire il concetto "lei è mia, sciò". La cosa mi
mandava in bestia perché non ero proprietà di nessuno, ma sia io che Bart
lasciavamo correre per poi prenderlo in giro quando restavamo da soli.
«Hai
visto che faccia ha fatto Jas?» chiese proprio lui avvicinandosi al mio
orecchio.
«Non
riesce proprio a contenersi.»
«Quel
ragazzo è un libro aperto!»
Ridacchiai
divertita. «Mi dispiace però che la prenda così a cuore.»
«È
normale quando si è cotti di qualcuno.» Quelle parole mi colpirono perché
nessuno aveva mai detto una cosa del genere in modo così diretto.
«M-ma,
non credo che...» Lo guardai in difficoltà e mi arruffò i capelli.
«Non
dirò più niente.» I suoi occhi si posarono per un attimo sulle mie labbra e
temetti che azzerasse quella poca distanza fra noi, ma l'arrivo di un sms
spezzò quella strana atmosfera.
Sono dietro di voi e mi sono
rotto il cazzo di vederti appiccicata a quello!
Mi
voltai e notai che la sua macchina non era molto distante dalla nostra e
anch'io potevo vedere bene all'interno.
Concentrati sulla guida,
cretino! È pericoloso usare il cell al volante.
Se non si allontana e toglie il
braccio dal poggiatesta, vi tampono.
Mi
voltai ancora per guardarlo e capire dalla sua espressione se scherzasse, ma la
sua fronte corrucciata diceva chiaramente che l'avrebbe fatto sul serio.
«Bart,
ti dispiacerebbe sederti un po' più in là e togliere il braccio?» chiesi con
non poca vergogna.
«Luce,
tutto ok?» s'informò mio fratello guardandomi dallo specchietto retrovisore.
Sbuffai.
«Sì, tranquillo.»
«Se
allunghi le mani su mia sorella, ti castro!» Ma come, non gli piaceva Bart?
«Lascialo
in pace. Ho già un amico psicopatico, non ho bisogno anche di un fratello
iperprotettivo.»
Bart
sembrò avere un'illuminazione. «Non dirmi che il messaggio era di Jason!? Ti ha
detto lui di...?» Indicò la distanza fra noi.
Controllai
che Brian non mi guardasse e feci sì con la testa, poi portai l'indice alle
labbra per fargli cenno di non dire nulla. Scosse la testa con espressione
contrariata e severa.
«Ha
avuto una giornata difficile» sussurrai in sua difesa.
«È un
comportamento ingiustificabile e non capisco come tu non sia stufa di stare
dietro questi giochetti e gesti inaccettabili. Non sei un oggetto di sua
proprietà, per la miseria!»
«Non
alzare la voce!»
«Che
succede?» chiese di nuovo Brian.
«Chiedilo
al tuo amichetto del cuore» affermò con disprezzo Bart e mi sentii gelare il
sangue nelle vene.
«Ti ha
fatto qualcosa?»
«No,
Brian. Pensa a guidare.»
Strinse
di più le mani sul volante e iniziò a cercare parcheggio. Due minuti dopo
eravamo fuori dall'auto ad aspettare il resto del gruppo, che ci raggiunse in
poco tempo. Subito Jason mi si fece vicino e mi sorrise, come se fosse contento
di vedermi dopo tanto tempo. Mi diede una spallata giocosa, poi si chinò sul
mio orecchio. «Scusa per quel messaggio da coglione possessivo. Oggi non sto
bene, non mi sento neanche più io.»
«Non è
una giustificazione.»
Rimase
sorpreso. «Sei arrabbiata?»
Non lo
ero, ma dovevo farglielo credere per fargli entrare in testa che non doveva comportarsi
a quel modo. «Sì.»
I suoi
occhi si fecero più scuri. «Perdonami.»
Incrociai
le braccia e mi allontanai da lui per affiancarmi a Bart e Brian, che mi posò
un braccio sulle spalle e si avviò all'interno del locale.
Una
volta dentro, rimasi sbigottita: non era come immaginavo. Era un posto tetro
che metteva i brividi! Le pareti erano bordeaux e tavoli e sedie bianchi e
neri; il soffitto era molto alto, ma c'erano numerosi lampadari di cristallo
che vi pendevano facendo sembrare tutto molto soffocante. Come faceva la gente
a rintanarsi in quella gabbia opprimente? Almeno quella sera non era affollato,
forse perché in mezzo alla settimana non uscivano in molti.
Un paio
di ragazzi mi scrutarono e, d'istinto, presi per mano il primo che mi era
capitato a tiro per non avere guai. In un secondo strinsero il mio polso così
forte che lasciai la mano afferrata. Mi voltai di scatto e trovai un Jason
furioso che cercava di incenerirmi e un Bart confuso che mi guardava ad occhi
sgranati. Cavolo!
Avvicinai
il viso all'orecchio di Jas per sovrastare la musica. «Non sapevo fosse lui. Ho
afferrato la prima mano che mi è capitata a tiro.»
«Odio
le ripicche.»
«Ti
giuro che l'ho fatto senza pensarci! Non gli avrei mai preso la mano!»
La sua
presa si fece più dolce. «Quindi non era per farmela pagare?»
«Non
sono così io» dissi risentita.
Si
voltò appena per incrociare i miei occhi e le nostre labbra si sfiorarono.
«Lo so»
affermò come ipnotizzato.
«Posso
tenere la tua mano, se vuoi.»
Fece
scorrere delicatamente le dita dal polso e le intrecciò alle mie. Il cuore
stava per esplodermi.
«Vorrei...»
Chiuse gli occhi e sospirò. «Andiamo.»
Raggiungemmo
gli altri, che si erano accomodati a un tavolo lontano dal bancone per evitare
la poca ressa che si accumulava in quel punto del locale. Notai subito
l'assenza di mio fratello e mi spiegarono che aveva avvistato Marzia e che
stavano prendendo da bere per tutti. Ci mancava solo dover passare la serata
con lei! E, come se non bastasse, c'era solo una sedia libera oltre a quella che
doveva essere di Brian. Jason prese posto e tirò il mio braccio fino a farmi
sedere sulle sue gambe, poi intrecciò le mani sul mio ventre e posai le mie
sulle sue. Tutti ci guardarono stralunati, ma non capii il motivo dato che
ormai lo facevamo spesso.
«Dovreste
essere abituati!»
«Brian
vi sgozza!»
Roteai
gli occhi al cielo. «Vado a prendere una sedia da un tavolo libero.»
Jason
sbuffò e lasciò cadere le braccia per permettermi di alzarmi. Puntai dritta al
tavolo dietro di noi e rubai una sedia, che sistemai accanto a Jas.
Poco
dopo tornò mio fratello con cagna al seguito, che gli si sedette in braccio.
M'innervosii perché io non avevo potuto farlo con Jas e mi preoccupavo ancora
di ciò che avrebbe provato Brian se fossi diventata la ragazza di Cooper. Sarebbe
stato così tremendo per lui? Non c'era la possibilità che eravamo esagerati
nell'ipotizzare una catastrofe? Ripercorsi con la mente tutte le scenate di
Brian e ogni barlume di speranza svanì.
«Ciao
Luce!» Ricambiai con un cenno il saluto della mia compagna di stanza, poi lei
si rivolse a Jas. «Ciao bel fusto.» Ogni volta che apriva bocca, avevo voglia
di vomitare.
«Ciao.
Eri qui da sola?»
«No.
Vuoi che ti presenti le mie amiche?»
Jas
fece una smorfia. «Per carità!»
«I tuoi
standard si sono elevati parecchio» affermò, poi guardò me.
«Forse
cominciano a piacergli le ragazze che lo accolgono a braccia aperte anziché a gambe aperte» dissi fingendomi
disinteressata.
Ridacchiarono
tutti tranne lei.
«Stai
dicendo che le mie amiche sono zoccole?»
Alzai
le spalle e bevvi un sorso di birra. «Non mi permetterei mai, ma vorrei farti
notare che tu stessa hai affermato che i suoi standard si sono elevati.»
Marzia
corrucciò la fronte e fu quasi possibile sentire i suoi neuroni faticare per
elaborare una risposta alla mia provocazione.
«Andiamo
a ballare?» mi propose Jas indicando il centro del locale.
«Non
sono capace e non mi piace.»
«L'importante
è lasciarsi andare al ritmo.» Mi fece l'occhiolino, si alzò e mi trascinò via.
Scelse
un punto libero della pista e iniziò a muoversi a tempo con la musica, cercando
di coinvolgermi.
«Segui
me» urlò e si attaccò a me facendo sentire al mio corpo ogni movimento del suo.
«Mi
sento impacciata» mormorai nel suo orecchio.
Portò
le mie braccia sulle sue spalle. «Lasciati andare.» Chiusi gli occhi e
assecondai le sue mosse. «Brava, rilassati.»
«Non è
poi così difficile» osservai divertita.
«È come
fare l'amore.» I suoi occhi sembravano fiammeggiare ed io non riuscivo neanche
più a respirare.
«Jason...»
«Lo so,
scusa.» Sospirò e si allontanò. Prese la mia mano e mi condusse di nuovo al
tavolo. Era nervoso, lo sentivo dal modo in cui mi stringeva.
Riprendemmo
posto alle nostre sedie e tutti tacquero per qualche istante. Non eravamo mica
appestati!
«Che
c'è?»
Scossero
tutti la testa, tranne Marzia che rispose. «Discutevamo di una vostra probabile
relazione.»
Sgranarono
gli occhi all'unisono non aspettandosi che qualcuno l'avrebbe detto.
«Vi
diverte o appaga in qualche modo?»
«No,
Jason. Affatto. Ho anche spiegato loro che tra voi non succederà mai niente»
sottolineò mio fratello ostentando una calma zen da brivido.
«Perché
ne sei così certo?» Perché quella cagna continuava ad abbaiare?
Scrollò
le spalle ma rispose Jas al suo posto: «Possiamo non parlare dei cazzi miei,
per favore? Piuttosto: a qualcuno di voi serve un lavoro part-time?»
«Non mi
farebbe schifo guadagnare qualcosa» disse Bart, dando corda al cambio di
argomento.
«Sai
che faccio ripetizioni, no?» Fece sì con la testa. «Beh, la madre di uno dei
ragazzini avrebbe bisogno di un dog- sitter.»
Storse
il naso. «Quanti cani?»
«Solo
un carlino. Si tratta di fargli fare una passeggiata nel pomeriggio e giocare
nel parco per un'oretta e mezza. Dal lunedì al venerdì. Venti dollari al
giorno.»
«Paga
bene! Se a Bart non va, proverei io!» esclamai euforica.
«Sei
sicura sorellina? Hai ucciso ogni animale domestico ch-»
«Taci!
Avevo a malapena cinque anni.» M'imbronciai e Jas mi diede un pizzicotto sulla
guancia.
«Domani
vado a casa loro alle cinque. Vieni con me, così ti presento a Laura.»
«Ehi!
Non ho detto che non accetto!» si lamentò Bart.
Jas
roteò gli occhi al cielo. «Troppo tardi.» Finì in un fiato la sua bottiglia
vuota per tre quarti e mi rivolse il suo sorriso.
«Tu
lavori già in quella videoteca. Lascia l'opportunità a Luce» mi difese Patrick.
Bart
borbottò qualcosa che non sentii e Pat gli diede un ceffone sulla nuca
facendoci ridere.
Passammo
il tempo successivo a parlare dei test, dei crediti extra, e di quali supereroi
avrebbe avuto bisogno il nostro paese. La serata fu molto piacevole e verso
mezzanotte decidemmo di andarcene chi al campus, chi a casa, per poterci
svegliare presto l'indomani.
Il
ritorno fu una gioia: dato che Brian voleva riportare Marzia al dormitorio, io
mi ero precipitata in macchina con Jason con la scusa di non stare scomodi in
cinque nell'auto di mio fratello.
Jas mi
aveva fatto lasciare il posto davanti e per tutto il tragitto aveva parlato di
com'era la famiglia Groovie, dove sperava sarei diventata la dog-sitter. I suoi
racconti sul cagnolino mi fecero morire dalle risate e cominciai a sentirmi
impaziente di conoscere quella strana ma dolce famiglia.
Il
giorno successivo, come d'accordo, mi feci trovare davanti alla biblioteca alle
quattro e trenta. Jason aveva bisogno di prendere in prestito dei libri che gli
sarebbero serviti per aiutare il bambino nella relazione che dovevano fare. Fu
una sorpresa per me il fatto che un ragazzino di dodici anni avesse bisogno di
testi così complicati per adempiere ai suoi compiti, ma Jas mi spiegò che le
cose all'interno dell'istruzione pubblica stavano cambiando perché ritenevano
giusto che si studiasse in modo approfondito sin da subito.
Non
impiegò molto a scegliere i testi e in poco tempo raggiungemmo la sua macchina
e ci avviammo a casa Groovie.
Quando
arrivammo, rimasi allibita dallo sfarzo che quella villa trasmetteva anche solo
dalle facciate esterne. Aveva un portico stupendo e le colonne bianche in marmo
davano un senso d'impotenza a quei comuni mortali che ci si affiancavano. Se
non avessi saputo che ci vivevano, avrei pensato fosse un museo.
«Dentro
è anche meglio» mi avvisò divertito Jason, che continuava a guardarmi in modo
tenero.
«A-allora
sbrighiamoci a suonare il campanello!» Schiacciai il piccolo bottone e una
melodia si espanse fino a fuori. Sgranai gli occhi pensando che quello fosse il
campanello più bello al mondo!
In poco
tempo fummo accolti da una ragazza che sembrava avere non più di vent'anni.
Come un'allocca, rimasi a scrutare il suo viso dalla bellezza surreale: aveva
dei boccoli definiti che le incorniciavano il viso e due grandi occhi verdi che
brillavano; le labbra sembravano così delicate da potersi dissolvere ad un solo
tocco e, quando si tesero in un sorriso, mi sentii arrossire. Ma che
cavolo...?!
«Ciao
Annette.»
La
ragazza si allungò a dargli un bacio sulla guancia. «Ciao Jas.»
«Lei è
Luce Keaton.»
Mi tese
la mano, bianca e piccina, e la strinsi con poca convinzione. «Piacere di
conoscerti. Sei qui per il posto di dog-sitter?»
«S-sì.»
«Su,
entrate.» Ci fece passare e quasi mi prese un colpo nel ritrovarmi in quel
lusso: lampadari di cristallo; statue sistemate agli angoli della sala; scale
di marmo lucido che portavano al piano superiore... che ci facevo là dentro io?
Buttai un occhio su Jason e vederlo così a suo agio a chiacchierare con
l'angelo sceso in terra, mi mise un senso di tristezza.
«Sei
sicuro sia affidabile?» gli chiese lei a bassa voce, ma la sentii comunque.
Stavo facendo la figura della cretina!
«In
genere non è così. È solo un po' spaesata.»
Mi
schiarii la voce. «Scusami, ma avete una casa meravigliosa e sono rimasta
incantata.» Sorrisi cercando di risultare il più cortese possibile.
«Grazie
mille. Accomodatevi pure sul divano, io vado a chiamare Joe e Rowdie.»
Quando
fummo soli, lasciai andare un gran sospiro e misi la testa fra le mani.
«Piccola,
che ti succede?» La sua mano si posò sui miei capelli e mi fece una carezza.
«Non
sono all'altezza.»
Sorrise.
«Certo che lo sei. Un cane è pur sempre un cane!»
Lo
guardai scettica. «Se lo dici tu...»
All'improvviso
un cagnolino corse verso di me e poggiò le due zampette anteriori sulle mie
gambe, non smettendo neanche un secondo di scodinzolare. Gli accarezzai la
testa pensando che saremmo andati d'accordo.
«Visto?
Gli piaci!»
Sorrisi
davvero felice.
«Chi è
questa bella ragazza?» s'interrogò una voce maschile.
«Sono
Luce, piacere.»
«Joe. E
complimenti alla mamma. Sei uno schianto» affermò impertinente fissandomi le
gambe. Quel ragazzino era già in piena fase ormonale!
«Dacci
un taglio, moccioso.» Jas si alzò e gli lanciò un'occhiataccia. «Hai portato
giù tutto?»
«Sì»
borbottò imbronciato.
«Bene,
allora direi che Luce può portare fuori Rowdie mentre noi studiamo» propose
Annette. Anche lei partecipava alle ripetizioni?
«Ottima
idea» l'appoggiò Jas. Cos'era quello strano senso di abbandono che mi cresceva
nel petto?
Il
ragazzino lasciò il salone, mentre Annette si sedette al tavolo in vetro,
accanto a Jas. Un po' troppo vicino a lui per i miei gusti.
«Tieni
il guinzaglio.» Joe riportò i miei pensieri alla realtà.
Lo
afferrai e, dopo aver ascoltato le sue raccomandazioni e aver visto Jas e
l'angelo ridacchiare complici chissà per cosa, lasciai la casa con il carlino.
Per
l'intera ora successiva non feci altro che pensare a quei due. Si vedevano
spesso e passavano un sacco di tempo a contatto stretto. A migliorare la
situazione, ricordai dei racconti delle mie vecchie amiche che si infatuavano
sempre del ragazzo delle ripetizioni. Jason poi era perfetto, quasi ti chiedevi
se fosse reale o solo un miraggio. In pratica, lui e Annette erano fatti della
stessa sostanza dei sogni, per citare Shakespeare.
Dopo i
bisognini e una sana corsa al parco, io e il mio nuovo amico tornammo a casa.
Ci aprì la porta Joe ma, prima che potessi raggiungere Jas in salone, mi bloccò
il passaggio.
«Aspetta»
bisbigliò. «Lasciamoli soli un attimo.»
«Perché?»
«Come perché? Si vede lontano un miglio che
mia sorella è cotta di lui, e Jason non sembra disprezzare.» Mi diede di gomito.
Abbassai
lo sguardo e ignorai l'impulso di gettarmi a terra e dimenarmi come una bimba.
«Quanti
anni ha Annette?»
«Ventitré.»
Lei era una donna, io una ragazza. Addio Jason.
«Si
conoscono da molto?»
«Da novembre,
quando Jason ha iniziato ad aiutarmi a studiare. Hanno trovato subito una bella
intesa.» Ma non era troppo piccolo per capire certe cose?
«Luce!»
la voce allegra di Cooper mi colpì in pieno petto. «Ehi, la stai molestando? È
roba mia, quindi alla larga!» Cinse la mia vita e mi guardò come se gli fossi
mancata. «Com'è andata la prima passeggiata con Row?»
Gli
posai le mani sul petto e il mio battito accelerò ulteriormente sentendo il suo
alterato. «Bene. Ci siamo divertiti. E tu?»
«Tutto
bene, ma mi sei mancata.» Qualcuno spenga
il fuoco sulle mie guance!
«Guarda
che ti paghiamo per farmi studiare, non per civettare con la tua ragazza!»
Jas si
voltò a guardarlo e scoppiò a ridere. «Non devi essere invidioso! Troverai
anche tu una bella ragazza prima o poi. Anche se non sarà all'altezza di Luce.»
Fece un ghigno divertito e tornò in salone trascinando Joe per la manica della
felpa.
Ero
roba sua. Cioè, lui mi riteneva roba sua. La cosa doveva lusingarmi o
infastidirmi? Avevamo già stabilito che non ci saremmo messi insieme, ma si
comportava come fossi la sua ragazza.
Presi
un bel respiro e li raggiunsi tutti in salone. Annette gli stava quasi in
braccio per quanto gli era vicino, usando di sicuro la scusa di dover leggere
dallo stesso libro.
«Se
disturbo, posso andare.»
«Forse
è meglio» cinguettò lei senza alcun problema.
«Tra
venti minuti abbiamo terminato. Siediti qui.» Indicò la sedia di fronte a lui.
In
silenzio presi posto e non riuscii a fare a meno di fissarlo mentre spiegava
concentrato e serio l'ultima parte della relazione. Mi stava venendo il
batticuore! Poggiai la guancia sulla mano e continuai a gustarmi la scena.
«Direi
che per oggi possa bastare» dichiarò Jas poco dopo.
«Va
bene prof.»
Ridacchiammo,
poi Annette si rivolse a me. «Se per te va bene, puoi venire tutti i giorni alle
cinque. Ti pagheremo giornalmente.»
Sorrisi.
«Va più che bene!»
«Con te
invece ci vediamo lunedì.» Guardò Jas in modo così intenso da farmi
imbarazzare.
Mi
alzai di scatto e recuperai la borsetta che avevo lasciato sul divano.
I due
fratelli ci accompagnarono alla porta e lei salutò di nuovo Jason dandogli
anche un sonoro bacio sulla guancia. La gelosia che mi ribolliva dentro era del
tutto sbagliata. Se lui non doveva essere geloso di me, io non dovevo esserlo
di lui. Eravamo amici e non potevo impedirgli di avere una ragazza se gli
piaceva qualcuno. Quella situazione iniziava a starmi stretta.
Durante
il tragitto non proferii parola, ma restai tutto il tempo a fissare fuori dal
finestrino chiedendomi se non avessi dovuto metter fine a quell'amicizia. D'un
tratto imboccò una via che conduceva al mare anziché al college.
«Dove
vai?»
«Andiamo
a rilassarci sulla spiaggia.»
«Ma è
tardi! Sono le sette passate.»
«E con
questo? Fa ancora abbastanza caldo e il sole è ancora a splendere nel cielo.»
«Posso
scendere qui e proseguire da sola.»
«Lo sto
facendo per stare un po' con te. Devo proprio spiegarti tutto?»
«Potresti
almeno chiedere se va anche a me, no?» domandai polemica.
«Ti va
di andare a sdraiarci sulla spiaggia e goderci il rumore del mare?»
«No.»
Accostò
di colpo e quasi trasalii. «Qual è il problema?»
«Potrei
aver freddo.»
«Siamo
a Marzo! Qui le temperature non scendono mai sotto i venti gradi!»
Sbuffai.
«Voglio tornarmene in camera mia a farmi gli affari miei, contento?»
«Non ci
siamo visti per niente oggi. Neanche a pranzo.»
«E
quindi?» borbottai. Perché ero così acida?
«Ok, ho
capito. Non vuoi stare con me, ricevuto.» Controllò che non arrivassero auto e
si immise in carreggiata, poi fece inversione di marcia appena gli fu possibile
e tornò verso il campus.
«Non
dobbiamo stare insieme per forza tutti i giorni» mi difesi poi essendomi
sentita attaccata.
«Ti
scoccia avermi tra i piedi in continuazione, ho capito.» Alzò il volume dello
stereo lasciando intendere che non aveva intenzione di proseguire il discorso.
«Mi fa
paura il tuo bisogno di me» confessai senza neanche rendermene conto.
Spense
la radio ma restò in silenzio per qualche minuto. «Mi manchi quando non stiamo
almeno un po' insieme e non posso farci nulla.»
«Potresti
abituarti.»
«D'accordo,
va bene. Tornerò a essere indipendente. Tanto sto bene anche senza di te.
Anzi!»
«Me ne
sono accorta! Quando sono tornata con Rowdie mi sei corso incontro come se
fossi tu il cagnolino! Ti sono mancata persino ieri sera, durante il tragitto
da casa di Bart al Dragon.»
«Non
dire cazzate!» quasi gridò.
«Guarda
che certe cose le sento e le capisco dai tuoi occhi. Non sono una scema.»
«Che
vuoi che ne capisca una ragazzina?»
Strinsi
i denti e incrociai le braccia al petto, totalmente delusa dalle sue parole.
«Hai ragione. Io sono una ragazzina. Magari Annette ne capisce di più...»
Perché l'avevo tirata in ballo? Sentii gli occhi bruciarmi.
Diede
un pugno sul volante. «È sempre stato questo il problema! Sei gelosa marcia ma
non hai le palle di dirlo!»
«Perché
non ne ho il diritto!» urlai. «Non sei il mio ragazzo, Jas! Con quale faccia
posso dirti che non voglio che ti lasci baciare sulla guancia da lei? O che
devi allontanarla quando ti si butta addosso con la scusa di leggere? Non
potevo certo confessarti la voglia che avevo di prenderla a pugni, o della
paura che ti porti via da me!» Avevo sputato tutto fuori, ma non mi sentivo
meglio. Per niente.
Accostò
di nuovo e stavolta spense il motore. «Non possiamo più essere amici.»
Scoppiai
a piangere e nascosi il viso tra le mani, con il cuore che mi martellava in
petto e gridava ti prego, non farlo!
N.d.a.:
Saaalve!!!! Questo forse, e
sottolineo forse, è il mio capitolo preferito. Non vedevo l'ora
di pubblicarlo ♥ Spero vi sia piaciuto :3
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Capitolo 12 *** Insieme ***
Cap. 12- Insieme
Insieme
Non riuscivo a calmarmi nonostante Jason mi stesse
abbracciando e cullando dolcemente.
«Luce,
ascolta: non è giusto rinunciare a noi. Non ci abbiamo neanche provato.»
«Che
intendi?»
«Voglio
stare con te. Uscire come una coppia; baciarci come una coppia; fare l'amore
come una coppia.»
«I-io,
non...» non sapevo che dire. Il cuore stava per uscirmi dal petto.
«L'unico
ostacolo è stato sempre e solo Brian, giusto?» Feci sì con la testa. «Allora,
per il momento, terremo per noi la nostra relazione.»
Presi
un bel respiro e sciolsi l'abbraccio. Mi asciugai gli occhi. «Dici di metterci
insieme e tenerlo nascosto?»
Prese
il mio viso tra le mani. «Quando sarai pronta, lo diremo a Brian.»
Un
singhiozzo mi scosse. «Non accetterà mai la situazione.»
«Se ne
farà una ragione.»
«Non
voglio farlo star male.»
«Quindi
preferisci far del male a te stessa e a me?»
Sospirai.
«No.»
Col
pollice asciugò le ultime lacrime che ancora bagnavano le mie guance. «Vuoi
metterti con me?» Mi morsi il labbro. «Non resteremo amici, quindi ti prego:
dim-» Lo zittii azzerando la distanza e baciandolo con la disperazione di non
volerlo perdere.
Mi prese
il viso tra le mani e approfondì il bacio invitandomi a dischiudere le labbra. La
sua lingua cercò la mia e si unirono in una danza che seguiva il ritmo dei
nostri cuori.
Si allontanò
dalla mia bocca solo quando fummo a corto di fiato. Restò con la fronte
poggiata alla mia mentre mi accarezzava le guance con i pollici.
«Jas,
cosa succederà adesso?»
«Non lo
so, ma viviamoci giorno per giorno. Senza paure.»
Gli
sorrisi cercando di convincermi che sarebbe andato tutto bene. «Non voglio
mentire a Brian.»
«Tecnicamente
è omettere.»
Sbuffai.
«Ci ucciderà.»
«Se
dobbiamo iniziare una storia, dobbiamo essere sicuri entrambi al cento per
cento di volerla. Dobbiamo avere la forza di superare gli ostacoli che
incontreremo. È così per tutti, solo che noi partiamo svantaggiati.»
Mi
scappò un sorriso. «M'impegnerò al massimo.»
«Andrà
tutto bene, vedrai!» Le sue labbra si posarono sulle mie dolcemente. «Mi è
venuta fame. Ci fermiamo al fast-food a cena?»
Feci sì
con la testa e rimise in moto, mentre io ripensavo alle sue labbra morbide
sulle mie sentendone già la mancanza.
Stavamo
insieme già da una settimana; un'intera settimana e nessuno sospettava niente
perché, diciamocelo: avevamo gli stessi atteggiamenti di sempre, solo che di
nascosto ci baciavamo. Mi sembrava di essere tornata una dodicenne che nasconde
il suo primo fidanzatino perché si vergogna. Però, sinceramente, era
divertente. Jason sapeva rendere tutto un gioco spassoso. Probabilmente se si
fosse trattato di qualcun altro, avrei dato di matto, ma con lui era diventata
una gara a chi si sarebbe fatto scoprire per prima.
Era il
quindici Marzo ed eravamo a casa dei cugini per festeggiare il compleanno di
Patrick. Dato che era un ragazzo che non amava le feste, aveva deciso di
offrirci la pizza e continuare con la maratona di Supernatural, quasi giunta al termine. In pratica era come un normale
venerdì sera, ma con più schifezze da mangiare, regali da aprire, e una torta
con candeline da spegnere a fine serata.
Come
sempre, ero seduta in braccio a Jason che approfittava di quella posizione per
accarezzarmi il ventre e sfiorarmi col naso l'orecchio con la scusa di
sussurrarmi qualcosa.
«Ti
piace Sam vestito di bianco, eh?!»
Ridacchiai.
«Sam!Lucifero ha il suo fascino e non si discute.»
«Sono
più bello io.» Mi mordicchiò il lobo.
«Certo»
dichiarai schiaffeggiandogli la mano che stava facendo scorrere sulla coscia
avvicinandosi sempre di più al bordo della minigonna di jeans.
«Non
muore nessuno se ti accarezzo la gamba.»
«Una
ragazza seria non si lascia infilare le mani sotto la gonna da un amico.»
Sbuffò
sonoramente. «Giusto» borbottò irritato. «Tu sei una ragazza seria?»
Gli
diedi una gomitata. «Sarai tu a farci scoprire.»
«La
smettete di ciarlare? Siete fastidiosi» ci rimproverò Bart seduto accanto a
noi.
«Scusa!»
L'episodio
finì poco dopo e optammo per interrompere la visione e aspettare la pizza
giocando a Dungeons & Dragons
perché Wendy era stufa di vedere un telefilm del quale non le importava nulla e
voleva a tutti i costi dimostrare al gruppo le sue doti di Master. Ebbene sì:
c'era anche lei. Pat l'aveva invitata e pregata di esserci perché ci teneva
davvero a poter passare la serata col gruppo di nuovo al completo. Non aveva
accettato subito, ma alla fine aveva desistito facendo contento il festeggiato.
Quando era arrivata, mi aveva salutato a mezza bocca, così come a Jason; non
doveva essere facile per lei trovarsi in quella situazione, quindi avevo
cercato di non stare troppo appiccicata a Jas per non ferirla, ma lui aveva
iniziato a sbuffare capendo le mie intenzioni e quindi, per non farlo uscire
pazzo, avevo ripreso a comportarmi come avrei fatto normalmente.
Ci
sedemmo intorno al tavolo e presi posto accanto a Jas; poggiai la testa alla
sua spalla per stare più comoda, anche se ogni volta che avrebbe lanciato i
dadi, mi avrebbe scossa. Di fronte avevo Wendy e Bart; a destra Pat e a
capotavola Ted e Rick.
Quando loro giocavano, io guardavo perché non
mi sentivo in grado di partecipare a quel gioco di ruolo, quindi passavo le ore
seduta vicino a Jason, che quando poteva mi spiegava ciò che non capivo. Anche
quella sera stava andando così.
«Dovresti
provare anche tu, Luce!»
«Non
sono pronta.»
«Ma se
mai provi, mai lo sarai.»
«Pat ha
ragione! Prepara un personaggio insieme a Jason e fatti aiutare con le regole.»
Scossi
la testa e arricciai il naso. «Per ora preferisco guardare.»
«Piccola,
è solo un gioco!»
«Oh,
non è vero e lo sai bene! Lo vedo quanto siete presi e prendete a cuore ogni
piccolo dettaglio.»
Si
sporse a darmi un bacio sulla guancia, sfiorandomi l'angolo della bocca. «Ci
conosci bene ormai...» Fece un sorriso così bello e luminoso che temetti di
cadere dalla sedia.
«Possiamo
riprendere per favore?»
«Agli
ordini capo!» rispose Jas mettendosi sull'attenti come un perfetto militare.
Continuarono
a giocare per circa mezz'ora, durante la quale Wendy non aveva mai staccato gli
occhi da Jas. Però non lo guardava con amore o desiderio, bensì con sguardo
scrutatore, come se stesse studiando le sue mosse per poi sferrare un attacco.
La cosa iniziava ad agitarmi.
«Perché
lanci i dadi con la sinistra?» chiese lei all'improvviso indicando la mano di
Jason.
«Che?»
«I
primi turni hai usato la destra, poi hai cambiato mano. Perché?» Chi era,
Sherlock Holmes?
«Non
c'è un motivo!» si difese. Non poteva certo dirle che con la mano destra teneva
la mia.
Wendy
inarcò un sopracciglio. «Non sono scema.»
Sospirai.
«Usa la sinistra perché altrimenti darebbe fastidio a me che gli sono poggiata
sulla spalla» dichiarai sperando di metter fine alla discussione.
«Non
l'ho chiesto a te.»
«Wendy,
non cominciare» la rimproverò Ted.
«Non vi
importa niente se ci stanno prendendo per il culo?» Sgranai gli occhi.
«A chi
sta lanciare?» domandò Pat per spegnere la discussione.
«A me»
rispose pronto Rick alzando persino la mano.
Il
tintinnio dei dadi sul tavolo attirò l'attenzione di tutti, ma non riuscivo
ancora a riprendere il controllo sulla mia ansia: lei aveva ragione; aveva
ragione nel dire che li stavamo prendendo in giro e non lo meritavano perché ci
avevano sempre spinto a metterci insieme.
«Jas»
sussurrai verso di lui e quando portò i suoi occhi nei miei, proseguii: «Dobbiamo
dirglielo.»
«Sei
sicura? Non è che poi ti senti in colpa verso Brian?»
«Potremmo
dirlo anche a lui...» feci, poco convinta. Sentivo il cuore rimbombare nelle
orecchie.
Tese le
labbra in un sorriso ma nello sguardo c'era preoccupazione. «Posso annunciarlo
io ai nostri amici?» Nostri. Suonava
così maledettamente bene che sentii le farfalle nello stomaco.
«Va
bene.»
Sfiorò
la punta del mio naso con la sua, poi guardò Bart che a sua volta guardava noi.
«Ragazzi, fermi un attimo.» Tutti si bloccarono e zittirono e gli diedero
completa attenzione. «Io e Luce stiamo insieme. Scusate se non ve lo abbiamo
detto prima, ma la situazione non è semplice e avevamo bisogno di tempo.»
Sospirò, di sicuro pensando a mio fratello.
«Quando
è successo?»
«La
settimana scorsa.»
«Bell'amico
che sei!» borbottò accigliato Pat.
«È
colpa mia» lo difesi abbassando lo sguardo. «Non ho il coraggio di dirlo a
Brian, quindi abbiamo deciso di nasconderlo. Perdonate almeno Jason.»
«Non
dobbiamo perdonare nessuno, vero Pat?» chiese in tono minaccioso Rick facendomi
scappare un sorriso.
«Vero.
Però d'ora in poi fidati di noi. Puoi esser certa che non uscirà nulla dalle
nostre bocche.» Chiuse le labbra con una zip immaginaria.
«Grazie.»
Gli sorrisi grata, poi azzardai uno sguardo a Wendy e Bart: sembravano delusi.
Lei
alzò gli occhi incontrando i miei e mi si formò un nodo in gola nel vederli
lucidi.
«La
pizza sarà consegnata a momenti. Ci conviene continuare e portarci avanti nel
gioco» suggerì Ted prima di soffiare sul dado e lanciarlo facendo diciotto.
«Ho
bisogno di una boccata d'aria» annunciò Wendy alzandosi e dirigendosi in
balcone seguita da Bart.
«Sono
un mostro» borbottai col viso nascosto tra le mani.
«Non è
colpa tua se sono cotto di te.»
Mi
sentii arrossire e uscii dal mio nascondiglio. «Sento di averli traditi.»
«Ma non
è così, quindi tranquilla. Passerà a entrambi.» Sorrise comprensivo e mi diede
un leggero bacio sulle labbra.
«Spero
che non si sfaldi il gruppo.»
«Wendy
probabilmente eviterà di uscire con noi, come ha fatto finora. Per Bart non mi
preoccuperei: una volta Ted gli ha soffiato la ragazza, ma dopo una scazzottata
hanno fatto pace e tutto è tornato come prima.»
«Tu non
ci farai a pugni, vero?»
«Non
assumere quell'espressione spaventata! La situazione stavolta è diversa.»
Feci un
lieve cenno di assenso. «Ok» borbottai non molto convinta.
«Quando
lo diciamo a Brian?»
«Ehi,
chiamatemi quando glielo confessate, così vi spio. Non voglio perdermi la rissa
del secolo!»
«Cazzo,
Rick! Così la spaventi! Piccola, non...» s'interruppe. «Mi uccidi se fai quegli
occhioni da cerbiatto di fronte ai fari di un'auto!»
«Stavo
scherzando. Tuo fratello non toccherà Jas.»
«Brian
è una testa calda! Non si limiterà a toccarlo: lo farà fuori e poi chiuderà me
in un convento!» ribattei indignata.
«Non
esagerare.»
«Tu non
lo conosci» rispondemmo in coro io e il mio spacciato ragazzo.
«Non
puoi saperlo finché non glielo dirai. Tuo fratello ti ama, è palese, e quando
capirà che sei felice, se ne farà una ragione e accetterà la vostra storia.»
«Oppure...»
aggiunse Ted. «Non ditegli nulla e aspettate che la vostra relazione sia ben
consolidata.»
«Stai
dicendo che Jason potrebbe lasciarmi tra una settimana?»
Scosse
la testa. «Dico solo che sarebbe meglio vedere come va e se va, lo dite a
Brian.»
«Che
discorsi del cavolo sono?!» si alterò Jas. «Anche se tra noi dovesse finire
presto, ma non prendo neanche in considerazione l'ipotesi, voglio che Brian lo
sappia. Per correttezza e rispetto alla nostra amicizia, sarò sincero con lui.»
Gli
altri sospirarono e scossero la testa all'unisono. Stavo imparando che erano
stati fatti con lo stampino!
Poco
dopo rientrarono Bart e Wendy, ma lei andò dritta in bagno. Bart riprese posto
e mi fissò per qualche istante; tesi le labbra in un sorriso e ricambiò un po'
a disagio.
Sillabai
con le labbra amici? e lui rispose
con un cenno affermativo del capo.
«Come
sta?» chiese diretto Jas a Bart.
Alzò le
spalle. «Si è sfogata, tutto qui. Sta bene ed era pronta a quest'eventualità.»
«Lo so,
ma ritrovarsi di fronte alla realtà fa comunque male.»
Strinsi
di più la mano di Jas e mi diede un bacio sulla tempia.
Quando
anche Wendy si unì di nuovo a noi, il campanello suonò annunciando l'arrivo
della pizza. Mi sentii sollevata e sperai che il resto della serata andasse
bene e nessuno soffrisse.
N.d.a.:
Scusatemi tanto!! Ho pubblicato
il capitolo dopo quasi una settimana dal precedente >.< Mi
dispiace davvero non esserci riuscita prima, ma sono stata quattro
giorni fuori casa e tra una cosa e l'altra ho trovato tempo solo ora.
Spero comunque che l'attesa sia
valsa e vi sia piaciuto il capitolo. Siamo quasi giunti alla fine della
storia e sento già che mi mancherà pubblicarne gli
aggiornamenti :(
Un bacio e un grazie a tutti ♥
|
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Capitolo 13 *** Amicizia e amore ***
Cap. 13 - Amicizia e amore
Amicizia e amore
Ero al parco con Ted, Bart, Jason e mio fratello. Avevamo
deciso di fare un bel pic-nic per goderci il sole e la natura, cosa che
accadeva sempre più raramente a causa della mole di studio.
Appena
finito di mangiare l'ultimo tramezzino, mi sfilai la maglietta restando in
costume per prendere un po' di colorito dato che sembravo un cadavere! Brian
non fu molto contento della mia scelta, soprattutto perché Jas mi stava
appiccicato e divideva con me la coperta sulla quale ero stesa.
«Non fa
ancora così caldo da poter starsene in costume!» borbottò Brian.
«Invece sì! Oggi fa un caldo che si muore.»
«Luce, rimettiti la maglietta per favore!»
«Non insistere!»
Jason sbuffò. «Lasciala in pace. Non è mica nuda!»
«Ti piacerebbe che lo fosse, eh?!» scherzò quell'idiota di
Ted. Quando si rese conto della cazzata che aveva fatto, abbassò lo sguardo
sulla sua lattina di coca.
«Tanto non ce la vedrà mai!»
«E se invece fosse già successo?»
Sgranai gli occhi così tanto che li sentii pizzicare. «Jason!»
urlai con voce acuta. Mi ero innervosita così tanto perché, effettivamente, era
successo sul serio. Avevamo fatto l'amore, per la prima volta, proprio il
giorno precedente. Era stato romantico e meraviglioso, ma ricordarlo in quel
momento fu una mossa falsa.
«Perché sei diventata così rossa?» chiese Brian che ormai si
tratteneva a stento.
«Perché è imbarazzante! Anche se non è vero...» aggiunsi
subito.
«Ragazzi» intervenne Bart. «Non c'è motivo di scaldarsi.
Abbiamo passato una bella mattinata, non roviniamo tutto proprio ora,
d'accordo?»
«Vorrei soltanto che la smettesse di provocarmi» affermò
risentito mio fratello.
«Io invece vorrei che la smettessi di ritenermi il male
peggiore che potrebbe capitare a Luce!»
«Ma lo sei!»
Serrò le mascelle e strinse i pugni fino a far diventare
bianche le nocche. «Perché?»
«Ne abbiamo già parlato.» Gli occhi di entrambi
fiammeggiavano.
Ted si schiarì la voce. «Io e Bart dobbiamo andare. Sapete,
sistemare l'appartamento richiede tempo e-»
«Dai, andiamo» lo interruppe il suo coinquilino e se la
diedero a gambe. Credevano forse di farci un favore?
Avrei desiderato essere inghiottita dalla terra piuttosto
che continuare a guardare quella sfida di occhiatacce.
«Brian, ascolta» intervenni pacata. «Non devi avere questi
pregiudizi su Jason. È il tuo migliore amico...» le parole mi morirono in gola
quando i suoi occhi infuriati si posarono nei miei, ma ormai doveva sapere la
verità. Presi coraggio e mi affrettai a dire: «Stiamo insieme.»
Brian scattò in avanti e gli si buttò addosso preparando un
pugno, ma gli afferrai il polso e cercai di bloccarlo con tutta la forza che
avevo.
«Con che diritto stai con lei?»
«Smettila!» gridai così forte che alcuni ragazzi si
voltarono a guardarci.
«Mi piace davvero» confessò Jas e il suo sguardo assunse
un'intensità che mi fece venire le palpitazioni.
«Puoi metterti con chiunque! Lasciala subito!»
Gli diedi un pugno sulla spalla e ottenni la completa
attenzione di Brian. «No! Sei tu che non hai il diritto di imporci con chi stare
o non stare! Ci piacciamo e stiamo bene insieme. Che tu lo voglia o no, la
situazione è questa.»
«Questa
tua risolutezza non servirà a un bel niente! Non voglio che stiate insieme,
cazzo! È così difficile da capire?»
«Sì!»
urlammo in coro io e Jas con il risultato di far alterare ancora di più Brian.
Jason
si tolse di dosso il suo amico, che non fece resistenza e tornò a sedersi di
fronte a noi. Stavolta però non ci guardava neanche più in faccia.
«Non è
stato carino avertelo detto in questo modo, ma non ce la faccio più a vedervi
litigare. Lo fate persino per telefono ormai!»
Brian
si prese la testa fra le mani e borbottò qualcosa, poi più chiaramente chiese:
«Da quanto state insieme?»
«Un
mese» rispose tranquillamente Jas.
«Mi
avete preso per il culo tutto questo tempo?»
«Non
fare la vittima! Sapevi che sarebbe successo prima o poi.»
«Speravo
di avervi fatto entrare in quelle teste vuote che è una pessima idea!»
«Perché
ti ostini a venirci contro?» chiesi. Ero quasi sul punto di piangere.
«Sei la
mia sorellina, e lui il mio migliore amico. Che faccio se ti fa soffrire? Se vi
lasciate? Mi troverei nel mezzo e sarei costretto...» lasciò la frase in
sospeso e sbuffò frustrato.
«Non
siamo dei bambini e non ti metteremo in mezzo alle nostre cose. Puoi stare tranquillo.»
«Come
quando stavi con Stephanie?»
Jason
aprì la bocca ma non proferì parola.
«Chi
era?» chiesi.
«Eravamo
un trio affiatato, poi lei e Jason si sono messi insieme. Due mesi bellissimi,
a sentir loro, poi tutto si è guastato perché lui l'ha tradita.»
«Brian,
basta» lo intimò Jas.
«No,
voglio sapere.»
«L'ha
tradita con la sua compagna di stanza. Steph li ha scoperti e da quel giorno mi
sono ritrovato tra due fuochi e ho dovuto scegliere tra la mia migliore amica e
il mio migliore amico.» Il suo sguardo si spostò sul mio ragazzo. «Quella volta
ho scelto te, ma stavolta ci metterei zero a dartele di santa ragione.»
Jason
era davvero uno che andava a letto con chiunque? Non aveva resistito più di due
mesi... sembrò crollarmi il mondo addosso.
«Quanto
tempo fa è successo?» In fondo Jas mi aveva confidato di essere cambiato; di
non essere più un playboy.
«L'anno
scorso.»
Deglutii
e distolsi lo sguardo puntandolo sul prato sotto i miei sandali.
«Con
Luce è diverso. Anch'io sono diverso. Stai raccontando una parte di me che non
esiste più.»
«Vi
conoscete appena.»
«Mi è
sempre piaciuta.»
«Cosa,
scusa?!» gridò Brian e, quando portai lo sguardo su di lui, trovai ancora gli
occhi sbarrati.
«Hai
capito benissimo. Anche se non te l'ho mai detto; anche se non l'ho mai dato a
vedere; anche se non ho mai fatto niente per avvicinarmi a lei prima che me lo
chiedessi, io ero cotto di lei. Nel profondo sapevo che qualcosa dentro di me
cercava lei. Sempre.»
«Jason,
basta» disse tra i denti.
«Vivevo
di lei dai tuoi racconti; dalle foto che a volte mi mostravi; dai regali che
sceglievi e le spedivi; dai messaggi che ti inviava.»
«Basta»
lo minacciò di nuovo livido in volto. Io invece ero totalmente rapita da quelle
parole.
«Mi
sento legato a Luce dal primo momento in cui l'ho vista.»
«È
assurdo» mormorò Brian con un sorriso che trasmetteva disprezzo.
Volevo
intervenire, dire la mia e difendere Jason, ma non sapevo davvero cosa dire.
«No,
non è assurdo. È amore.»
Il mio
cuore smise di battere e le vene del collo di Brian si gonfiarono da far
spavento. Istintivamente mi avvicinai a Jas, quasi coprendolo.
«Brian,
pensaci un po' su. Cerca di riflettere su quello che ti ha detto Jason e-»
«Tu
cosa mi dici invece?»
«I-io...
A me piace. Voglio starci insieme.»
«Non
hai parole sdolcinate da rifilarmi, tu?»
Deglutii
e mi sentii in imbarazzo. Abbassai lo sguardo e decisi di confessare: «Mi piace
da quando l'ho incontrato la prima volta nella biblioteca del college. Non ho
mai avuto il coraggio di avvicinarlo perché... beh, per te. E perché sembrava
troppo bello per essere vero». Che vergogna!
A Brian
sfuggì una risata nervosa. «Incredibile» mormorò quasi a se stesso. Si alzò di
slancio e si sgranchì le gambe senza dire una parola.
Alzai
lievemente lo sguardo e lo trovai a fissarci con i muscoli del viso contratti.
«Brian» balbettai appena.
«Non
voglio sentire altro.»
«Non
fare il coglione!»
Diedi
una gomitata a Jas e gli rivolsi uno sguardo ammonitore prima di rivolgermi a
mio fratello. «Sei arrabbiato?»
«No...
sono incazzato nero! Non credevo potesse succedere sul serio!»
«Non è
la fine del mondo» dichiarai impettita. «Lo fai sembrare una catastrofe!»
«Perché
lo è! La vita non è come nei libri che tanto ami!»
«Questo
è certo! Ron non ha fatto il testa di cazzo quando Harry si è messo con sua
sorella Ginny!»
Restò
di sasso. «Che diavolo...?»
«Harry
Potter» spiegò Jason e sembrava divertito.
«Oh
cielo!» esclamò Brian roteando gli occhi. «Sei un caso disperato. E Jason lo è
ancora di più visto che legge e guarda quelle tue stesse merde!»
«Come
osi?!» lo ammonimmo in contemporanea, sentendoci punti nel vivo.
Contro
ogni aspettativa, Brian scoppiò a ridere. E di cuore anche! Era la sua bella e
sincera risata, quella che gli nasceva dal cuore.
«Sarà
uno strazio uscire con voi due» si lamentò mentre si teneva ancora la pancia.
Guardai
Jas per accertarmi che avesse davvero pronunciato quella frase. Mi sorrise e mi
fece l'occhiolino.
«Beh,
io me ne torno al dormitorio. Per oggi ne ho abbastanza di voi due. Quasi quasi
chiamo Marzia...» sembrò pensarci su. «Sì, un po' di sesso è quello che mi
serve» dichiarò, poi ci salutò con un ci
si vede e si diresse al parcheggio per tornare al campus.
«Ehi,
ci lasci a piedi?» gridò Cooper.
Brian
si voltò sogghignando. «Non è poi così lontano!»
Jason
gli mostrò corrucciato il dito medio, ma Brian ricambiò con un sorriso e ci
lasciò lì davvero.
Restammo
nel più totale silenzio a guardare la sua figura allontanarsi, poi i nostri
occhi si incrociarono contemporaneamente e ci scappò un sorriso.
«Non è
andata poi così male no?!»
«Beh...
Calcolando che avrebbe voluto ucciderti...»
«Però
non l'ha fatto.»
«Jas,
sono felice. Sento che si arrenderà subito.»
«Anch'io.
Ci vuole troppo bene per tenerci il muso o remarci contro!»
Annuii
con un cenno della testa. «Jas...» quasi bisbigliai. «Le cose che hai detto a Brian
sul fatto che vivevi di me attraverso lui.. Sì, insomma è stato bellissimo sentirtele
dire. Sono lusingata e felice.»
Si aprì
in un sorriso e mi baciò dolcemente. «Non volevo più tenermi dentro la verità.»
«Hai
fatto bene.»
«Quindi
ti sono sempre piaciuto?» chiese con uno sguardo furbetto.
Feci un
lieve cenno di assenso con il capo e mi baciò di nuovo, questa volta più a
lungo e più intensamente.
Quando
ci staccammo, lo guardai negli occhi e raccolsi tutto il mio coraggio
per dire: «Hai detto "è amore" prima, a Brian».
Si
morse il labbro con espressione colpevole. «Non avrei dovuto confessarlo a lui prima
che a te, ma mi è scappato.» I suoi occhi si fecero più scuri. «Mi sono
innamorato di te.»
«Anch'io.»
Il
bacio che seguì fu il più dolce che avessi mai ricevuto e che avessi mai dato,
ma ero certa che non sarebbe stato l'ultimo. Ero certa che la nostra sarebbe
stata una lunga e meravigliosa storia.
N.d.a.:
Ecco qui il nuovo e ultimo
capitolo. Ebbene sì: il prossimo aggiornamento sarà
l'epilogo e forse vi sorprenderà. Non dico niente, però :P
Grazie a tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a qui e mi hanno supportato ♥
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Capitolo 14 *** Epilogo ***
Cap. 14 - Epilogo
Epilogo
Un lieve raggio di luna filtrava dalla tenda appena
accostata e illuminava il suo viso. Il dolce e bellissimo volto della mia Luce.
Mi sollevai su un gomito e poggiai la guancia alla mano per poter osservare
meglio quella splendida creatura che dormiva serenamente accanto a me.
Seguii con lo sguardo il suo profilo; i suoi capelli sparsi
sul cuscino che solleticavano il mio braccio; le sue piccole dita intrecciate
alle mie. Sentii il cuore accelerare per un attimo. Stavamo insieme da quattro
anni e da uno convivevamo, eppure quella ragazza bella come l'alba mi faceva
ancora venire il batticuore e fermare il respiro in gola.
Le sfiorai il collo con il naso e mi beai del suo delicato
profumo. Ricordava un prato in piena primavera; un prato sul quale avrei corso
per sempre.
I giorni passavano ed io mi sentivo sempre più innamorato,
come se quel mio sentimento inseguisse l'infinito.
I mesi passavano, ma mi sentivo sempre il ventenne che
l'aveva vista apparire in cucina il Giorno del Ringraziamento.
Gli anni passavano e mi sembrava ieri che l'avevo rivista
nella biblioteca del college. Ricordavo quel giorno come un prezioso tesoro…
…Aveva le guance
arrossate e i capelli scompigliati ma, alla luce del sole, quel biondo sembrava
brillare ancora di più. Era lei. Era Luce, la sorellina di Brian, la ragazzina
che mi aveva stregato senza saperlo. Senza che neanche io lo sapessi con
consapevolezza. La ragazzina che avevo rivisto dopo tre anni e che ai miei
occhi era diventata una donna. Occhi che la seguivano in corridoio e la
osservavano da lontano, e che avevano colto la sua intelligenza, dolcezza, e la
timidezza di una persona fragile e sola.
Luce prese a
raccogliere le sue cose in fretta e, mentre si dimenava, il suo profumo dolce
riempiva l'aria inebriandomi. Per non fare la figura del coglione, mi chinai e
afferrai le penne cadute dal suo astuccio e che erano rotolate vicino ai miei
piedi.
«Tieni» mormorai per non
disturbare gli altri lettori della biblioteca.
«Oh, grazie.» Tese le
labbra in un sorriso timido e si rimpossessò delle penne.
«Stai bene?»
Sbatté gli occhioni
azzurri come per riprendersi. «Ehm, sì. Scusa se ti sono venuta addosso.»
«Mi sono bloccato
all'improvviso, quindi ho la mia parte di colpa.» Le feci l'occhiolino e le sue
guance presero ancora più colore.
Sorrise impacciata.
«Devo andare.» Fece un lieve cenno del capo e lasciò la stanza.
Mentre la guardavo
correre fuori dalla biblioteca, mi chiesi se si ricordava di me e del nostro
incontro a casa sua. Io non l'avevo dimenticato; l'avevo marchiato a fuoco
nella mente. Rivedevo ancora la sua timidezza nel tendermi la mano piccina.
In quegli anni mi ero
chiesto spesso cosa avrei provato nel rivederla, ma non potevo. Non potevo
tradire il mio migliore amico uscendo con sua sorella. Era fuori questione.
Misi da parte quei
pensieri e andai alla ricerca dei libri che dovevo prendere in prestito. Restai
in biblioteca un'oretta, poi mi recai nella mia stanza. Nel corridoio fui
fermato da varie persone; ragazze più che altro. Frequentavo l'ultimo anno di
college ed ero popolare per la mia bellezza fuori dal comune (secondo quello
che dicevano) e il fascino del nerd. Che poi ormai andava di moda etichettare
una persona come "nerd". Amavo i fumetti, i videogiochi, il Signore
degli Anelli, collezionavo action- figures dei supereroi Marvel, e allora? Io
mi sentivo semplicemente Jason, senza etichette.
Quando arrivai davanti
alla mia camera, la cravatta rossa di Brian sulla maniglia attirò subito la mia
attenzione. Indicava la presenza di una ragazza e non volevo rischiare di
vedere scene di sesso selvaggio. Mi risultava ancora difficile credere che
quell'animale potesse essere il fratello di un angelo.
Mi sedetti a terra,
con la schiena contro il muro, e presi a leggere uno dei libri appena scelti
sperando che le cose là dentro non andassero troppo per lunghe.
Grazie al Cielo, dopo
una quindicina di minuti, la soglia si aprì e ne uscirono le gemelle more che
facevano biologia con noi. Mi rivolsero un saluto, un po' sorprese di trovarmi
lì, e sculettarono via lasciandosi dietro una scia di profumo che sembrava
costoso. Arricciai il naso infastidito e andai dritto al mio letto, sul quale
mi gettai.
«Jason!» urlò Brian facendo la
sua comparsa completamente nudo e con i capelli ancora bagnati per la doccia.
«È andata bene, eh? Finalmente
hanno ceduto.»
«Non immagini neanche
cos'abbiamo combinato in queste due ore» ghignò prendendo un paio di boxer dal
cassettone.
Feci una smorfia disgustato sia
dalle sue parole che dalla vista del suo culo. «Buon per te.» Fingendo
indifferenza, accennai a sua sorella: «Ho incontrato Luce».
«Era sola?»
«Sì. Eravamo in biblioteca. Mi è
venuta addosso mentre se ne andava e abbiamo scambiato a malapena due parole.»
Perché avevo così fretta di giustificarmi?
«Sono preoccupato per lei.
Rimane sempre chiusa nel campus a studiare e non ha amiche.»
«Tu sei sempre circondato di
gente. Presentale qualcuno con cui possa socializzare.» Magari me…
«I miei amici sono un branco di
idioti e le poche ragazze che conosco uscirebbero con lei solo per arrivare a
me.» Si voltò di colpo verso di me assumendo l'aria che aveva di sicuro Einstein
quando formulò la teoria della relatività. «Tu!» Mi puntò l'indice contro. «Tu
e i tuoi amici sareste perfetti!»
Scossi la testa per fingermi
contrariato. «Scordatelo! Non farò da baby-sitter a tua sorella!»
«Devi solo parlare un po' con
lei e invitarla di tanto in tanto a quelle maratone del cazzo che fate il
venerdì sera.»
«Guarda che non vivo in un
episodio di Big Bang Theory! Nella vita vera, le Penny non escono con i
Leonard.»
«Non so cosa tu stia dicendo, ma
a Luce piace la stessa merda che piace a te.»
Roteai gli occhi al cielo
trattenendo uno stupido sorriso. «Non chiamarla merda.»
«Siedi con lei a mensa, almeno
una volta. Ok?»
«Fallo tu.»
«Sono suo fratello! Deve
trovarsi degli amici.»
«Non hai paura che si innamori
di me?» indagai cauto.
«Sa che deve stare alla larga
dai miei amici perché ucciderei l'amico in questione. Anzi, ti avverto: giù le
mani da Luce. Devi solo esserle amico.»
«Ho già abbastanza da fare con
lo studio e il lavoro part-time. Una ragazza è l'ultima cosa che voglio.» Non
credevo fosse così facile recitare!
«Come si chiama quella che ti
fai adesso?»
«Marika, ma non la vedo da ormai
quattro mesi.»
Alzò le spalle. «Allora, me lo
fai o no questo favore?»
«D'accordo.»
«Luce è una forza. Ti piacerà»
dichiarò allegro.
«Lo spero» dissi sospirando. In
cuor mio sentivo già che sarebbe stato un disastro perché quella ragazza già mi
piaceva…
«Amore,
tutto bene?» chiese Luce con la voce impastata dal sonno, interrompendo i miei
ricordi.
«Sì.»
Si
stropicciò gli occhi e mi sorrise. «Cos'è che ti tiene sveglio?»
«La tua
bellezza» dichiarai prima di baciarla e stringerla a me.
«Buona
notte, Jas» sussurrò con un sorrisetto.
«Buona notte, amore mio.»
N.d.a.:
Ed eccoci arrivati alla fine di
questa storia. Ringrazio tutti coloro che l'hanno amata e si sono
affezionati a Jason e Luce. Grazie ♥
Ultima cosa: non sono brava nei
finali e, in questo caso, con il finale del finale XD Fatemi sapere se
vi è piaciuto e va bene così o se ci sono cose che
cambiereste. La vostra opinione è fondamentale, soprattutto
quando mi sento insicura su un capitolo (come in questo caso).
Non ringrazierò mai abbastanza mia cugina che, durante la mia
solita "crisi da Epilogo", mi ha ricordato di avere un capitolo
pronto di Jason e che avrei potuto usarlo come epilogo anziché
come capitolo extra. Grazie Zai per l'illuminazione ♥
Detto questo, vi ringrazio di nuovo e spero di ritrovarvi tutti per una prossima storia :)
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