Amici

di Toki_Doki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un invito inaspettato ***
Capitolo 2: *** L'alba ***
Capitolo 3: *** Il mostro dagli occhi verdi ***
Capitolo 4: *** Sincerità ***
Capitolo 5: *** So cosa vorrei, ma non posso ***
Capitolo 6: *** Pancakes ***
Capitolo 7: *** Fotografie ***
Capitolo 8: *** Ritorno ***
Capitolo 9: *** La verità che non ti aspetti ***
Capitolo 10: *** Coda di paglia ***
Capitolo 11: *** Dipendenza ***
Capitolo 12: *** Insieme ***
Capitolo 13: *** Amicizia e amore ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Un invito inaspettato ***


Cap. 01 - Un invito inaspettato Un invito inaspettato
 
 
Come al solito ero seduta al primo banco della prima fila. Quell'aula mi piaceva perché era grande e potevo mantenere le distanze dagli altri. Non ero una ragazza molto socievole e preferivo un buon libro a un'uscita. Avevo una migliore amica, di un anno più grande, che non frequentava il mio stesso college e con la quale passavo la maggior parte del tempo tramite Skype e giochi di ruolo on line; poi c'era la mia compagna di stanza, con la quale avevo fatto amicizia in quei primi quattro mesi di scuola, ma preferivo non affidarmi e fidarmi troppo perché avevo l'impressione che mi stesse addosso per arrivare a mio fratello. Di lui che posso dire? Il classico ragazzo bello e irresistibile che tutte vorrebbero; capitano della squadra di hockey e gran donnaiolo. Caratterialmente eravamo agli antipodi, come si può immaginare.
La campanella d'inizio lezione suonò e mi strappò dai miei pensieri. L'ora passò in fretta, ma forse ero di parte perché amavo profondamente la letteratura inglese.
Uscii dall'aula e mi recai al corso successivo, dove avrei incontrato Marzia, la mia compagna di stanza. Ogni volta che ci beccavamo a lezione, si sedeva accanto a me e iniziava a spettegolare su tutto e tutti, anche sugli inciuci tra insegnanti. Quella ragazza sembrava ogni giorno più stupida e superficiale, e ogni giorno mi convincevo che non sarebbe mai diventata una vera amica per me.
Dopo avermi bombardato con le novità sulla vita sessuale della preside, iniziò l'argomento che più mi eccitava: Brian, mio fratello. Il sarcasmo era il mio migliore amico.
«Con chi esce ora?»
«Ci sta provando con le gemelle.»
«Quelle more o quelle rosse?»
«Le rosse gliel'hanno data un mese fa, è storia vecchia ormai. Ora è il turno delle more.»
Sbuffò irritata. «Secondo te ci cascano?»
La guardai con un sopracciglio inarcato. «Me lo stai chiedendo davvero?»
«Hai ragione.» Fece un ringhio mettendosi le mani fra i capelli mossi. «Perché non provi a parlargli di me?»
«Voglio restarne fuori. Lui non s'immischia nella mia vita privata, io non metto bocca nella sua.»
«Mangiamo con lui oggi. Tu non dovrai fare né dire niente: ci penso io.» Era davvero cocciuta!
«Se ci sono posti al suo tavolo.»
«Tanto lo sanno tutti che te ne lascia sempre uno libero» cinguettò battendo le mani. Che oca!
Lasciai cadere il discorso aprendo il libro di storia dell'arte e immergendomi nelle sue pagine.
Due ore dopo, Marzia ed io ci stavamo dirigendo a mensa. Lei era su di giri perché finalmente aveva ottenuto il golden ticket per il tavolo dei fighi, io pregavo di non trovare quei posti.
Appena entrati, la mia "amica" percorse a gran passi l'ampia sala piena di tavoli e si diresse a colpo sicuro a quello di mio fratello. Salutò con un tono smielato tutti i commensali, poi ammiccò in direzione di Brian facendogli anche l'occhiolino. Vomitare davanti a tutti sarebbe stato inopportuno? Distolsi lo sguardo da quella scena pietosa e i miei occhi incontrarono quelli di Jason Cooper, migliore amico e compagno di stanza di Brian. Arrossii come al solito e riportai l'attenzione a mio fratello. Quel ragazzo era bellissimo, così bello che ti faceva sentire inadeguato, un comune mortale che non può avvicinarsi ad un dio.
«Vi sedete con noi?» chiese proprio Jason con la sua voce profonda.
«Certo! Siamo qui per questo» civettò Marzia e occupò immediatamente il posto accanto a Brian lasciando a me quello accanto a Jason. Non ce l'avrei fatta a passare così l'intera pausa pranzo!
Il ragazzo mi spostò la sedia sorridendomi e sentii le guance prendere fuoco. Quel sorriso doveva essere vietato per legge.
«Com'è andata la mattinata?» s'informò Brian.
«Bene. La lezione di letteratura inglese è stata fantastica! Non credevo potessi innamorarmi di nuovo di Wordsworth.» Sentivo gli occhi di Jason scrutarmi.
«Ti piace la letteratura?»
Feci sì con la testa concentrandomi sulle carote nel piatto.
«Anche a me piace, sai?» s'intromise Marzia ottenendo l'attenzione. Per una volta le fui grata.
«Ok, ma non te l'ho chiesto» rispose scontroso Jason e la cosa mi sorprese perché lui era sempre gentile, almeno per quel poco che avevo visto.
«Non si tratta così una signorina!» la difese mio fratello lanciando una patatina fritta al suo compagno di stanza.
«Non si tira il cibo a un amico» ribattei io lanciandogli un cubetto di carota e facendo ridere tutti.
«Tua sorella è una forza!» A quel complimento di Jason arrossii di nuovo. Sembravo una ragazzina idiota! Avevo diciannove anni appena compiuti, cavolo!
«I Keaton sono una garanzia» gli fece l'occhietto e sorrisero complici.
Dato che era da più di due minuti che l'attenzione non era focalizzata su di lei, Marzia iniziò a tessere le mie lodi passando subito alle sue. Cosa si deve pensare di una persona che si autodefinisce la migliore amica che si possa volere?
Mio fratello sembrava interessato, sì ma alle sue tette prorompenti che minacciavano di strapparle la camicetta. Jason invece prese a parlare con il resto del gruppo. Avevo notato che non sedeva spesso con la combriccola di Brian, ma preferiva altri tipi di compagnia. I suoi amici erano i classici sfigati che nei film definirebbero nerd. Io li guardavo e li ritenevo dei tipi in gamba, solo che non avevo mai avuto il coraggio di avvicinarli per socializzare.
Eravamo già a metà Gennaio e non avevo fatto progressi dal quel punto di vista, ma la colpa era la mia che non m'impegnavo neanche per fare amicizia con qualcuno. In realtà c'era un motivo dietro, oltre la mia timidezza. All'inizio dell'anno scolastico, parecchi ragazzi si erano interessati a me, chi per qualcosa di serio, chi per portarmi a letto e basta. Quando poi Brian aveva fatto sapere all'intero campus che ero sua sorella, si erano dileguati tutti, neanche fosse un assassino, e ai ragazzi attratti da me si erano sostituite le ragazze che volevano arrivare a mio fratello. Fu lì che capii che la mia vita sociale sarebbe colata a picco ancor prima di salpare.
«Luce, che fai stasera?» chiese Brian col boccone in bocca.
«Quello che faccio ogni venerdì sera» borbottai sperando non volesse i dettagli. Ammettere davanti a tutti che il venerdì era la serata "cinema" sarebbe stato troppo deprimente.
«A quale film tocca stavolta?»
Mi grattai la nuca a disagio. «Non lo so ancora» mentii. Avevo scelto Dirty Dancing ma non l'avrei confessato per nulla al mondo.
«Io e il resto della ciurma iniziamo la maratona Supernatural» disse Jason soddisfatto. Lo sapevo che erano forti!
Brian s'illuminò in un sorriso e puntò i suoi occhi azzurri nei miei. «Anche a te piace, vero?»
Feci sì con la testa. «Partite dalla prima stagione?»
«Ovvio! Cosa c'è di meglio delle prime cinque stagioni?»
«La penso esattamente come te» dichiarai fiera e mangiai l'ultimo boccone di carne.
«Vuoi unirti a noi?»
Mi lasciò completamente di stucco. «Ehm... Non saprei.» Guardai Brian in difficoltà.
«Sono tutti simpatici. Ti consiglio di accettare.» Mio fratello che approvava qualcuno per me? Credevo non ritenesse nessuno alla mia altezza!
«Beh, quand'è così...»
«Perfetto! Ci riuniamo tutti a casa di Ted e Bart. Hanno un appartamento non lontano da qui ed è sempre perfetto per le nostre serate» spiegò sorridente e sembrava sinceramente contento che avessi accettato.
«Tu invece che fai?» la voce civettuola di Marzia tornò all'attacco.
«Esco con te.» Mio fratello ci sapeva proprio fare. Avrei scommesso tutto ciò che possedevo che quella sera Marzia si sarebbe ritrovata a gambe aperte nel suo letto, al contrario di quanto diceva a me. "Alla prima uscita non la darei neanche a Brian Keaton", sì certo...
«Mi sembra un ottimo programma.»
«Ci vediamo alle sei davanti al dormitorio femminile.»
«Va benissimo.» Aveva uno sguardo liquido mentre se lo mangiava con gli occhi e la cosa mi fece un po' ribrezzo.
«Io e te invece ci vediamo alle quattro. Spero tu abbia finito i corsi per quell'ora.»
«Sì, il venerdì finisco alle tre.»
«Perfetto. Ci vediamo davanti alla biblioteca.»
Ma stava succedendo davvero? Stavo per trascorrere la giornata con un ragazzo che azzerava le mie facoltà mentali e con un gruppo di persone che non conoscevo nemmeno?
Jason prese il vassoio e, dopo averci salutato, lasciò la mensa insieme all'intera tavolata, fatta eccezione per Brian e Marzia.
«Sicuro sia una buona idea? Non conosco nessuno» mi lamentai subito, già pentita di aver accettato.
«Li conosco io e sono certo che ti troverai bene. Sono un branco di nerd, come te!»
Roteai gli occhi al cielo. «Se dovesse succedere qualcosa di brutto, sappi che te ne darò la colpa.»
Ridacchiò divertito. «Conosco Cooper da quattro anni ed è diventato uno dei miei migliori amici. Mi fido di lui ciecamente e so che si prenderà cura di te.»
Sospirai. «E se s'innamora di me?»
Scoppiò a ridere e la cosa mi ferì: sarebbe stato così assurdo che un tipo perfetto come Jason potesse interessarsi alla disadattata sociale e sorellina del suo amico? Ok, sì.
«Sa che non deve toccarti. Non lo farebbe mai, quindi stai tranquilla e cerca di farci amicizia: è un tipo ok.»
Afferrai il vassoio alzandomi. «D'accordo, ci provo.»
«Brava la mia sorellina!» Si alzarono anche loro due e, una volta fuori, io e Marzia ci dirigemmo nell'aula di francese per la penultima lezione.
Dopo quell'intensa ora di regole grammaticali, finalmente potei liberare il cervello per qualche minuto prima di finire con geografia. Percorrendo il corridoio affollato, la mia compagna di stanza iniziò l'interrogatorio al quale credevo, stupidamente, di essere scampata.
«Ti rendi conto che stasera esco con Brian Keaton e tu con Jason Cooper?»
«L'unica differenza è che tu andrai a letto con lui, io mi limiterò a guardare un telefilm sperando che la serata finisca presto.»
«Senti, lo so che sei un po' strana, ma Cooper non può non piacerti. Ha quell'aria da Clark Kent che ecciterebbe anche un sasso!»
«Hai sentito Brian, no? Ci ucciderebbe se succedesse qualcosa tra noi» mi giustificai, come se la cosa risolvesse tutto.
«Non si possono controllare certe cose, mia cara.» Sospirò.
«Ora come ora ho bisogno di amici, non di complicarmi la vita con un ragazzo.» Un ragazzo che mi era sempre piaciuto nonostante non lo conoscessi.
Alzò le mani. «L'importante è che tu sappia ciò che vuoi. Però... il modo in cui arrossisci in presenza di quel ragazzo, mi fa pensare che il termine amico non si possa accostare al suo nome.»
Sbuffai infastidita. «Arrossisco solamente perché mi fa sentire inferiore a lui. Come un mortale di fronte ad una divinità. Mi basterà conoscerlo e farmi conoscere per mettere fine alla mia timidezza.»
«Se lo dici tu!»
«Lo dico perché è la pura e semplice verità. Ora smettila d'infastidirmi e vattene in classe!»
Scoppiò a ridere. «Cara la mia Luce Keaton, sei davvero divertente. E vuoi sapere l'ultima?»
«Me la diresti comunque.»
«Sei nella merda fino al collo!» Accelerò il passo ed entrò in aula prima di me, senza neanche darmi il modo di ribattere.
Non ero nella merda. Anche perché io e quel ragazzo ci conoscevamo appena e di sicuro non si sarebbe interessato a me. Poteva essere più semplice di così?


N.d.a.:
Salve!! Sono tornata con una nuova storia e spero vi piaccia :) E' la prima volta che pubblico una long (non troppo long in realtà XD) originale con coppia het. Spero di aver raggiunto un buon livello e che le emozioni vi arrivino :)
Le vostre opinioni contano molto per me perché mi spronano a dare sempre di più e a migliorarmi, quindi grazie a grazie a chi recensirà, seguirà, ricorderà, ecc. ♥
Pace e amore a tutti ♥

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Capitolo 2
*** L'alba ***


Cap. 02 - L'alba L'alba
 
 
Poteva essere più difficile di così?
Io e Jason eravamo in macchina da tre secondi e il mio cervello si era già spento. Il motivo? L'auto era intrisa del suo profumo ed era il più buono che avessi mai sentito.
«Non devi sentirti in imbarazzo.»
«Sentirtelo dire non mi aiuta» borbottai.
Si voltò a guardarmi con i suoi occhi neri. «Scusa.» Tese le labbra in un sorriso e mise in moto. «I miei amici ti riempiranno di domande, più o meno imbarazzanti. Ti staranno addosso finché non li minaccerò con lo sguardo che terrorizza tutti. E tieni conto che funziona anche su Brian.»
Mi scappò un sorriso. «Credo non ci sarà bisogno di arrivare a tanto. Perderanno subito interesse per me.»
Scosse la testa. «Non hai idea di quanto possano essere appiccicosi quando si tratta di una bella ragazza, figuriamoci con te.»
«Perché?» Che intendeva?
«Tu sei bellissima e, da quanto ho capito, hai gli stessi nostri interessi. In pratica sei l'anima gemella di ognuno di loro.»
«E la tua no?» Ma che diavolo mi era uscito dalla bocca?
«Luce, mettiamo in chiaro sub-»
«No, scusa. Non ce n'è bisogno. Mi è solo uscito spontaneo chiederlo ancor prima di aver realizzato di aver formulato la domanda.»
Sogghignò. «Va bene, ma sappi che saremo solo amici.»
Sbuffai. «Lo so e non voglio niente di più. Da nessuno.»
«Bene.»
«Bene.»
Il resto del tragitto lo passammo in silenzio: lui concentrato sulla strada, io a guardare il paesaggio e le persone che passeggiavano.
Quando spense il motore, slacciai la cintura e scesi dalla macchina in fretta per ammirare meglio quel palazzo vecchio stile che si erigeva davanti a me.
«Piace a tutti questa costruzione vittoriana.»
«È stupenda» mormorai incantata a guardare i mattoncini rossi.
«Dai, andiamo» mi spronò e ubbidii per non fare la figura dell'idiota.
Prendemmo l'ascensore in ferro battuto e salimmo fino al quinto piano. Iniziavo a sentirmi agitata. Da quello che aveva detto in macchina, non ne avrei dovuto aver motivo perché di sicuro sarei piaciuta a tutti, ma se fossero stati loro a non piacere a me?
«Quanto durano in genere queste serate?»
Mi guardò con un sorrisetto sghembo. «Restiamo a dormire tutti qui e tiriamo fino all'alba.»
Sgranai gli occhi. «A-anche stasera?»
Fece sì con la testa e mi venne voglia di correre via. «Tu ed io però ce ne andiamo quando vuoi tu.»
«Non voglio rovinarti la serata!»
«Non preoccuparti. E poi scommetto che vedremo l'alba insieme» mi fece l'occhiolino sicuro di sé e si fermò davanti ad una porta in legno scuro, con sopra un 36 in metallo. Quando bussò, mi nascosi dietro di lui per avere ancora un po' di tempo per prepararmi psicologicamente all'incontro.
La porta si spalancò e un ragazzo rosso, pieno di lentiggini, si aprì in un gran sorriso e si buttò in braccio a Jason; posò la testa sulla sua spalla e i suoi occhi puntarono nei miei.
«Tu devi essere Luce!» Scese subito da quella montagna, si affrettò a sistemarsi la maglietta e si asciugò la mano sui jeans prima di tendermela.
La strinsi un po' incerta e mi sforzai di sorridere. «Sono io.»
Jason afferrò il polso del ragazzo e tirò via la sua mano. «Ok, basta così Ted.»
«Perdonami, ma una creatura così fantastica non si è mai presentata alla mia porta.»
Mi sentii avvampare.
«Non ti si è mai presentata, punto.»
Trattenni a stento una risata, che poi mi morì in gola quando Jason posò la sua mano sulla schiena, troppo vicina al coccige per non farmi arrossire.
«Spiritoso come sempre, eh?! Dai, entrate.» Sfoderò un gran sorriso e ci lasciò accomodare dentro.
La vista del salone mi spiazzò: era tutto perfettamente in ordine, anche la cucina a vista. Non avrei mai pensato che due giovani ragazzi potessero tenere in modo ineccepibile un appartamento.
Continuai a guardarmi intorno, finché la libreria che copriva un'intera parete non comparve nella mia visuale. Mi precipitai a guardare i libri e i dvd che conteneva e pensai che non solo io potevo essere l'anima gemella di quei ragazzi, ma anche il contrario!
«Ti piace?» Era una voce che non conoscevo.
Mi voltai e incontrai il suo sguardo. «Mi sono appena innamorata, è diverso!»
Si aprì in un sorriso. «La maggior parte dei titoli sono miei.»
«Complimenti, allora. In questo momento sto odiando la mia pochette.»
«Perché?»
«Dove la metto la metà della roba che vorrei portarmi via?»
Ridacchiò divertito. «Se giuri di riportarla, ti presto ciò che vuoi.»
«Oh, grazie.» Neanche ci conoscevamo e già si era dimostrato così gentile.
«Comunque, piacere. Sono Bart.»
«Luce.»
«È perfetto per te questo nome.»
«G-grazie.» Ecco che la balbuzie da ragazzina imbranata tornava.
«Ehi, Bart! Non si salutano più gli amici?» ci interruppe Jason con tono scherzoso.
«Non mi ero neanche accorto di te» affermò spavaldo mentre gli dava una pacca sulla spalla e gli stringeva la mano.
«Direi che non avete bisogno di presentazioni.»
«Ehm, no.» Perché dovevo sentirmi così in imbarazzo?
«La tua amica stava meditando un colpo con i fiocchi.»
«Scommetto che...»Jason fece scorrere lo sguardo sugli scaffali immensi. «La tua prima refurtiva sarà il cofanetto blue-ray della saga completa di Harry Potter.» Aveva indovinato, ma non del tutto.
«Insieme al piccolo mezzobusto di Shakespeare.»
Storse il naso. «Lo trovo un po' pacchiano.»
Mi scappò una risata che si fece più grossa quando scorsi l'espressione contrariata di Bart.
«Non offendere il piccolo William! Tra l'altro è un regalo, quindi porta rispetto.»
«A me piace» lo rassicurai divertita.
Jason roteò gli occhi al cielo scuotendo la testa. «Scommetto che è lì solo per farti rimorchiare.»
«Amico, questo è un colpo basso» si lamentò dandogli un pugno sul petto.
«Volete una birra?» ci gridò Ted dalla cucina.
«Sì, ma per la piccola un succo di frutta.» Piccola?!
Lo guardai bieco. «Posso bere una birra!»
«Poi tuo fratello se la prende con me.»
«Beviamo spesso insieme, io e lui.»
«Oggi non c'è però.»
«Lasciala in pace, Jas!»
«Ha diciannove anni» lo ammonì in tono duro e probabilmente sfoderando lo sguardo a cui aveva accennato. Dai brividi che mi erano venuti e il piccolo passo indietro di Bart, non avevo più dubbi.
«Non è una bambina» controbatté poi. Quel ragazzo mi stava già molto simpatico.
Ci scambiammo un sorriso d'intesa e Jason sbuffò. «E birra sia» brontolò e si diresse in cucina.
«Siete amici da molto?» indagai curiosa.
«Ci siamo conosciuti due anni fa a una convention e ci siamo rivisti al campus. Da allora facciamo squadra.»
Gli sorrisi. «A mensa vi vedo spesso.»
«La prossima volta unisciti a noi. Sono certo che farebbe piacere anche a Wendy. È l'unica ragazza del gruppo e una presenza femminile non potrà che recarle gioia.» Mi divertiva il modo in cui si esprimeva.
«Accetto volentieri l'invito.»
«Ehi, voi due! Le birre si scaldano!» ci avvertì Ted.
Raggiungemmo i due sul divano ma, quando feci per sedermi accanto a Bart, Jason afferrò il mio polso e mi fece sedere tra lui e il bracciolo. Lo guardai confusa cercando di capire il motivo del suo gesto. Forse pensava che sarei stata in difficoltà a stare accanto al suo amico?
«Da qui si vede meglio la tv» mi spiegò indicando con un cenno del capo il mio posto.
«Ah, grazie.» Era stato davvero premuroso.
«Possiamo iniziare col primo episodio?»
«Mancano ancora Patrick e Rick.»
Jason si avvicinò al mio orecchio e bisbigliò: «Sono cugini e non riescono a tenere la bocca chiusa per più di due minuti.» Ridacchiai. «È un'impresa vedere un film o una serie con loro!»
«Quindi sarà un disastro stasera?»
Fece no con un lieve cenno del capo e il suo profumo arrivò ancora più distinto nelle mie narici. «Vorranno far bella figura con te, quindi si comporteranno in maniera impeccabile.»
«Sono così disperati?»
Gli scappò un sorriso. «Non ti rendi conto di quanto tu sia bella, vero?»
Balbettai qualcosa ma, grazie al cielo, fui salvata da Bart che si appoggiò sul tavolinetto di fronte a me.
«Hai mai visto Supernatural
Feci sì con la testa sorseggiando la birra.
«Non l'avrei invitata se non fosse stata appassionata anche lei.»
«Jas, hai avuto una giornata storta?»
Lo guardò brutto. «Zitto, coglione.»
Gli diedi una spallata giocosa. «Tutto bene?»
Sbuffò appena. «Vorrei solo iniziare la maratona, tutto qui.»
«Sii paziente.» Gli sorrisi e ricambiò.
«Da quanto vi frequentate?» chiese Bart. Perché quella sua aria da furbastro mi diceva che quella era una domanda che nascondeva un secondo fine?
Jason scosse la testa e sembrò capire quel significato nascosto. «In realtà ci conosciamo appena.»
«Sono la sorella di Brian Keaton, il suo compagno di stanza.»
«Lo so chi sei, dolcezza.» Una smorfia schifata sarebbe stata scortese, giusto?
«Dio, Bart!» esclamò esasperato Cooper, poi agitò la bottiglia vuota di birra alzandosi e si diresse in cucina.
«Scusami un attimo.» Mi fece l'occhiolino e seguì il suo amico in cucina. Quasi contemporaneamente, citofonarono e immaginai fossero i cugini logorroici.
Qualche istante più tardi, fecero la loro comparsa e iniziarono il giro di saluti. Per non risultare maleducata, mi alzai dal divano e li raggiunsi davanti l'entrata sperando che Jason arrivasse in fretta e fosse lui a fare le presentazioni. Quando mi si affiancò, mi sentii meglio e tirai mentalmente un sospiro di sollievo.
Fatte le dovute presentazioni, i padroni di casa diedero ufficialmente inizio alla maratona e, come furie, si precipitarono tutti sul divano per accaparrarsi i posti migliori. Neanche a dirlo, il mio era stato occupato da Patrick, che quando incrociò lo sguardo di Jason, alzò le mani e si sedette per terra vicino alle gambe di suo cugino.
Jason prese posto ma lasciò lo spazio necessario per far inserire me tra lui e il bracciolo, proprio come era successo poco prima.
«Il tuo sguardo funziona davvero!»
Sogghignò soddisfatto. «Te lo avevo detto.» All'improvviso partì l'episodio e quasi sobbalzai. «Hai già paura?»
«Non ho paura.»
«Puoi stringere il mio braccio se vuoi» si offrì divertito.
«E tu il mio.» Alzai fiera il mento.
Qualcuno ci intimò di fare silenzio, così portammo l'attenzione al televisore e ignorai il rossore che stava imporporando le mie guance.
Dopo i primi tre episodi, dovemmo interrompere la visione perché era arrivata la pizza a domicilio. Ted pagò il fattorino, portò i tre cartoni sul tavolinetto e mangiammo riprendendo col quarto episodio.
Man mano che proseguivamo, la mia voglia di continuare aumentava, così come l'emozione nel rivedere le puntate che tanto amavo.
Passò un'infinità di tempo e non me ne resi neanche conto perché tra una scena e l'altra, o tra un fantasma e un demone, ci lasciavamo andare a commenti e battute. Mi sentivo davvero a mio agio con loro e fui grata a Jason di quell'invito perché finalmente avevo trovato persone con le quali poter fare davvero amicizia.
«Luce» bisbigliò Jason al mio orecchio dandomi un brivido. «Vieni un attimo con me» aggiunse quando portai i miei occhi nei suoi.
Si alzò e lo seguii in silenzio verso la porta finestra della cucina. Uscì all'aria fresca e m'invitò a fare lo stesso. Il sorriso che mi rivolse, fece fare una capriola al mio cuore.
Appena fuori, mi affiancai a lui dando anch'io le spalle all'appartamento e, quando rivolsi l'attenzione al cielo, spalancai la bocca per lo stupore e la bellezza di quel momento.
«Non ci credo» sussurrai stupita. «L'alba.»
«È così bella che non sembra vera.»
Sentendo il suo sguardo addosso, mi voltai a guardarlo. Deglutii nell'incrociare i suoi occhi profondi e intensi.
«Già...» balbettai incerta stringendomi le braccia intorno al corpo per scaldarmi.
«Rientriamo, prima che tu prenda un raffreddore.»
Assentii con il capo e mi avviai dentro precedendolo, ma questo non m'impedì di sentirlo sospirare.
Quel ragazzo mi piaceva, ma non potevo permettermi di prendermi una cotta per lui: era uno dei migliori amici di mio fratello, nonché suo compagno di stanza, e si dava parecchio da fare con le ragazze, da quello che diceva Brian e un terzo del campus.
Avrei etichettato Jason Cooper come amico e mi sarei tenuta a una distanza di sicurezza ricordandomi della scritta dangerous che lampeggiava sulla sua testa.


N.d.a.:
Salve gente!! Dato che oggi è il mio compleanno, ho deciso di farvi un regalo e pubblicare il secondo capitolo della storia :) Spero tanto che vi stia piacendo, anche se è un po' presto per dirlo XD
Buona lettura e grazie di cuore a chi recensisce, segue e ricorda le mie storie ♥ Un grazie speciale va a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti: non potrebbe esserci gioia più grande e soddisfazione più immensa.
Baci e alla prossima :)

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Capitolo 3
*** Il mostro dagli occhi verdi ***


Cap. 03 - Il mostro dagli occhi verdi Il mostro dagli occhi verdi
 
 
Quando misi piede in mensa, notai subito Bart sbracciarsi per richiamare la mia attenzione; c'era decisamente riuscito, e aveva anche quella di metà dei presenti.
Per fargli capire che l'avevo visto, lo salutai con la mano e andai a prendermi il pranzo. Finita la fila, raggiunsi Bart e mi sedetti al posto libero di fronte a lui. Diedi il buongiorno a tutti e cominciai a mangiare.
«Ti sei ripresa?»
«Ho dormito tutto il fine settimana!»
«Ti vedo in forma in effetti.»
«Grazie.» Sorrisi cordiale e riportai l'attenzione alla pasta per non dare a vedere la mia timidezza.
«Sarai dei nostri anche questo venerdì?»
«Certo! Sono contenta di essere ben accetta.»
«Piaci a tutti» confessò Ted dopo aver ingurgitato due polpette.
«E voi piacete a me.»
S'illuminarono in un gran sorriso, così come Rick e Patrick.
Continuammo a chiacchierare del più e del meno finché non arrivò una ragazza minuta che si fermò accanto a Ted, mi squadrò e poi occupò la sedia libera in fondo al tavolo.
«Ciao, Wendy! Lei è Luce, l'amica di Jason di cui ti parlavo.»
«Se è amica di Jas perché è qui con noi?» Mi vedeva come una minaccia? D'altronde era l'unica ragazza, ci stava un po' di gelosia.
«Ora è anche nostra amica» rispose fiero Rick.
«Parteciperà alle nostre maratone.»
«E comunque, non fare l'acidona e presentati come si deve» la rimbrottò Bart.
La ragazza roteò gli occhi al cielo, poi si sforzò di sorridere. «Sono Wendy, piacere.»
Mi schiarii la voce. «Piacere.»
«Dov'è Jason?»
«Oggi si è seduto al tavolo vip.»
«Vip?» chiesi non capendo.
«Ah-ha! Chiamiamo così la tavolata di tuo fratello.»
Wendy si sporse sul tavolo con gli occhi sgranati. «Sei tu la sorella di Keaton?»
«In persona.»
«Deve essere bello avere un fratello come lui.»
«Beh, sì. È sempre molto premuroso e affettuoso nei miei confronti.»
«Scommetto che è anche geloso.»
Tutti i ragazzi del tavolo deglutirono e mi guardarono aspettando la risposta.
«Ammetto che lo è, ma non si è mai immischiato nei miei affari di cuore.»
Ci fu un sincrono di sospiri e Wendy sembrò scocciata. «Credevo che i ragazzi dovessero prima superare il suo test.»
Scossi la testa. «L'unica regola che abbiamo è che lui non si porta a letto le mie migliori amiche ed io non esco con i suoi migliori amici.»
Negli occhi le passò una luce. «E Jason?»
«Siamo amici. Anzi, conoscenti. Niente di più.»
Trattenne a stento un sorrisetto soddisfatto che le avrei strappato volentieri da quella faccia di merda!
«Allora farai meglio a non innamorarti di lui.»
«Come è successo a te?»
«Ohooooo!» gridò Bart agitando un pugno.
Lei sgranò lievemente gli occhi e pugnalò un trancio di pizza innocente. «Non è come pensi.»
«Ah no?» Inarcai un sopracciglio per accentuare i dubbi che nutrivo.
Stava per rispondere, quando alzò lo sguardo portandolo su qualcosa dietro di me. Mi voltai istintivamente e vidi Jason avvicinarsi; rimase in piedi e poggiò le mani sulle mie spalle sorridendomi.
«Salve compagni!»
«C-ciao» balbettò Wendy.
«Come te la passi?» le chiese lui facendomi intuire che non si vedevano da un po'.
«Bene. Tu?»
«Benissimo!» Abbassò lo sguardo su di me e sorrise. «La pasta è all'altezza oggi?» Senza neanche aspettare la risposta, allungò il braccio e ne rubò una forchettata. «Secondo me sì.»
Feci sì con la testa, completamente in panne al pensiero di dover usare la stessa forchetta che aveva toccato le sue labbra ed era stata nella sua bocca.
«Vuoi un po' del mio pollo?» chiese Wendy con un pizzico di speranza nella voce.
«No, grazie. Sono sazio.»
«Come mai hai pranzato con i vip anche oggi?» Risi a quella domanda di Rick.
«Avevo voglia di stare con Brian e Jasmine.»
Quella ragazza la conoscevo pochissimo, ma era l'unica che non apriva le gambe come si apre una finestra in estate.
«Tanto non ci importa più di te. Il tuo posto onorario è stato preso da Luce» scherzò Bart.
«Io il mio posto non lo mollo. Anzi! Se esco dal gruppo, vi soffio Luce e la tengo tutta per me.» Per rafforzare il concetto, si piegò e mi abbracciò stringendomi il collo e il petto. Le guance stavano per prendermi fuoco.
«La conosci appena» borbottò Wendy.
«Sei gelosa?» le chiese infischiandosene della delicatezza.
Gli diedi un buffetto sulla mano. «Dovrebbe avercela con mezzo campus allora!»
Sciolse l'abbraccio e si accucciò accanto a me, poi mi prese il mento fra due dita per potermi guardare negli occhi. «Non vado con tutte. Non credere alle cazzate che spara tuo fratello o a qualche ragazza arrapata, capito?» L'intensità del suo sguardo mi stava facendo sciogliere e, in quel momento, anche i suoi occhi sembravano liquidi.
«Lo dici a tutte?» sputò acida Wendy, ma lui la ignorò e continuò a guardarmi, come se stesse scrutando dentro di me. Mi sentii completamente indifesa: da quello sguardo non si poteva scappare.
«Va bene» mormorai infine e le sue labbra si tesero in un sorriso sollevato.
«Brava, piccola.» Balzò in piedi e quasi sussultai. «Ci vediamo stasera.»
Non so perché ma ci rimasi male del fatto che non avessero invitato anche me.
«Stasera?» chiese stupito Bart.
«Venerdì avevamo stabilito che avremmo giocato a Halo a casa dei cugini! Ve lo siete scordato?» All'unisono fecero sì con la testa. «Anche tu?» quasi gridò guardando me.
«Beh, sì. Sembrava una proposta buttata lì, non un vero e proprio impegno» ammisi.
Incrociò le braccia al petto e sbuffò sonoramente.
«Se vuoi, possiamo fare qualcosa tu ed io» propose subito Wendy.
«Allora io esco con Luce!» gridò repentino Bart agitando in aria il braccio.
Mi scappò una risata. «Non hai bisogno di prenotarti.»
«Non c'è da prendere il numeretto?»
Scossi la testa. «No.»
«Togliti quel sorriso compiaciuto da quella faccia di merda. Vuole uscire con te da amica, quindi vola basso e non farti strane idee» chiarì subito Jason alterato.
«Sei la sua guardia del corpo?»
«No, ma ti spacco il culo se le f-»
«Ok, ok! Fine dell'incontro. Mettiamo subito in chiaro una cosa: voglio essere un'amica per tutti voi, quindi niente numeretto per lo sportello fidanzato, intesi?» Rivolsi un'occhiata a tutti ignorando l'imbarazzo che stava per sopraffarmi.
«Sei presuntuosa nel credere che ognuno di loro ti voglia.» Quella ragazza era insopportabile!
«E tu un'ingenua se credi davvero che venerdì non ci abbiano già provato con lei in ogni modo possibile» rispose a tono Jason.
«Tu eri nella lista?»
«No. Lei è mia amica.»
Sentii un tuffo al cuore nel sentirmi etichettare in quel modo con tanta naturalezza, ma in fondo non potevamo essere più di quello. Sarebbe stato un casino con Brian.
I cugini si alzarono, seguiti da Bart. «Dobbiamo proprio andare. Ci vediamo da noi dopo cena.»
Jason si buttò tra le braccia di Patrick e gli frizionò la testa rasata. «Grande, amico!»
«Se, se...» borbottò e si allontanò insieme agli altri due, mentre Jason tornò al tavolo ma stavolta si sedette accanto a Wendy.
«Bella bionda, ti passo a prendere in camera per le sei. Ci mangiamo una cosa e poi andiamo a casa Moran. Che ne dici?»
Faceva sul serio? Stava invitando me a cena davanti a Wendy che lo aveva invitato per prima?
«Ehm, io, non so...» Oddio! Terra inghiottimi ora!
«Ci vediamo stasera» disse appena Wendy. Stava trattenendo di sicuro le lacrime.
«Perché, vieni anche tu dai cugini?» Gli diedi un calcio da sotto il tavolo e portò lo sguardo su di me sbigottito. «Che c'è? Lei odia Halo
«Che c'entra!? Ha piacere di stare in vostra compagnia, stupido!» Come avevo fatto a rivolgermi a lui con quel tono?
Sghignazzò divertito. «Hai ragione.»
Wendy si lasciò scappare un sorriso e mi concessi di credere che avrei avuto una piccola possibilità di piacerle. «Ci vediamo là, allora.»
«Vieni a cena con noi!» le proposi ed entrambi mi guardarono stupiti.
«D'accordo.»
«La mia stanza è la venti. Siate puntuali» raccomandai loro mentre mi alzavo con il vassoio vuoto in mano.
 
Il cellulare squillò e la faccia buffa di mio fratello comparve sul display.
«Brian, che c'è?» Era strano che mi chiamasse.
«Esci di nuovo con Jas and Co.?»
«Sì, è un problema?» Non poteva aver capito che Cooper iniziava a piacermi più di quanto mi era lecito.
«Ci sarò anch'io. Andiamo insieme?»
«Ho appuntamento nella mia camera con Jason e Wendy per le sei. Ti aggreghi?»
«Mmmh... sì, così lei è libera di provarci con Jas!»
«Le piace?»
«L'hanno capito tutti, persino lui.»
«Non ricambia?»
«No, altrimenti se la sarebbe già fatta.» Sogghignò facendomi roteare gli occhi al cielo.
«Ci vediamo tra un po'.» Riagganciai e tornai alla mia lettura.
Il tempo passò così in fretta che mi resi conto dell'ora solo quando bussarono alla porta facendomi sobbalzare. Mi precipitai ad aprire e trovai Jason. Lo feci accomodare dentro e si sedette alla sedia della scrivania che dividevo con Marzia. Prese in mano il libro e lo aprì dove avevo lasciato il segnalibro, poi guardò di nuovo la copertina.
«L'ho letto. Ti piacerà da morire.»
«Anche se ho letto solo i primi cinque capitoli, sono già del tutto presa dalla storia.»
«Più avanti sarà ancora più coinvolgente. È una di quelle storie che ti entrano dentro e te le porti per tutta la vita.»
«Possiamo parlarne quando finirò la lettura?»
Si aprì in un sorriso. «Certo! Sarà un piacere confrontarmi con te.»
Quello che avevo davanti non poteva essere lo stesso Cooper dei racconti di mio fratello. Mi rifiutavo di crederci.
«Ah! Brian viene a cena con noi.»
Sbuffò. «Perché invece non scappiamo subito da qui e ce ne andiamo da qualche parte tu ed io?»
«Ma staranno per arrivare...»
«Mancano ancora dieci minuti alle sei. Abbiamo tutto il tempo che ci serve per filarcela.»
«Perché sei venuto così presto?»
Alzò le spalle. «Allora? Accetti la mia offerta?»
Rifiutai con un cenno del capo. «Non ti va di stare con Wendy e Brian?»
Sbuffò di nuovo e si grattò la fronte; sembrava in difficoltà. «Non mi sento molto a mio agio con lei» confessò come se dovesse vergognarsene.
«Credo sia normale dato che sai... sì, insomma...»
«L'hai già capito anche tu?»
«Ehi! Non offendere la mia intelligenza!»
«Scusa. Voi donne le capite al volo queste cose.»
«Comportati come hai sempre fatto, altrimenti ci sta male. Potrebbe pensare che non tieni a lei neanche come amica.»
Si fece pensieroso e restò in silenzio, con lo sguardo fisso sul poster degli Immagine Dragons, unica cosa che avevo in comune con Marzia.
All'improvviso bussarono e sobbalzammo contemporaneamente. Scoppiammo a ridere come due cretini, poi andai ad aprire per non far aspettare oltre la persona, o le persone, lì fuori.
«Sorellina!» Neanche il tempo di salutarlo che mi stritolò nel solito abbraccio, che equivaleva a una morsa letale per una ragazza fragile come me. «Jas, sei già qui?»
«Sono appena arrivato.» Che bisogno c'era di mentire? Non avevamo nulla da nascondere.
«Non stare troppo appiccicato a mia sorella, capito?»
«Lo sai benissimo che l'unica persona che desidero sei tu!»
«Oh, amore!» Brian gli si avventò contro facendo ribaltare la sedia, con la conseguenza di far cadere entrambi come pere cotte.
«Non li capirò mai i maschi» esclamai rassegnata mentre chiudevo la porta. Non riuscii però a farlo perché una mano la spinse verso di me.
«Sono Wendy.»
Ci salutammo con un impacciato e imbarazzato bacio sulla guancia, poi salutò i due cretini che ancora se la ridevano, e uscimmo per andare a cena.
Dato che non avevamo prenotato da nessuna parte, iniziammo a decidere dove fermarci mentre ci avviavamo alla macchina di Jason. Ognuno di noi propose un locale diverso, ma poi Jason si schierò dalla mia parte e, ovviamente, si lasciò convincere anche Wendy. Mio fratello brontolò per un po', ma alla fine cedette a patto che il dolce glielo avremmo offerto noi. Forse quell'uscita non si sarebbe rivelata poi così disastrosa.
Cambiai idea non appena Jas aprì la portiera del passeggero davanti per farci accomodare me. Brian ne fece un affare di stato portando avanti la sua teoria totalmente folle: una ragazza può sedersi davanti solo se è la fidanzata delguidatore, sennò il posto spetta al migliore amico. Impiegammo un'eternità a fargli capire che Jason ed io non avevamo una tresca e che voleva mi sedessi lì solo per pura e semplice cortesia. Alla fine, Wendy ed io occupammo i sedili posteriori per non dover sopprimere mio fratello.
Al fast-food non fu più semplice: io e Jason ci eravamo ritrovati l'uno a fianco all'altra in fila, così facemmo un unico ordine per non rallentare le cose ma Jas non rivolle i soldi del menu e mi offrì la cena. Brian perse di nuovo le staffe e tirò fuori un'altra teoria: si paga la cena a una ragazza solo se è la propria fidanzata.
«Sei patetico» borbottai irritata.
«Io non ho offerto la cena a Wendy.»
«Perché sei un cafone» ribatté pronto Jason.
«E tu un ipocrita. Non ti ho mai visto pagare qualcosa a un'amica!»
«Cristo, Brian! Non stiamo insieme ventiquattro ore su ventiquattro! Che cazzo ne sai di quello che faccio quando non ci sei?»
«Potreste smetterla?» cercò di calmarli Wendy, imbarazzata quanto me poiché parecchi clienti ci stavano fissando curiosi.
«Quando lui la smetterà di provarci con mia sorella.»
«Sei un fottuto psicopatico!»
«È per questo che lo ami» buttai lì cercando di smorzare gli animi. Grazie al cielo ci riuscii perché scoppiò a ridere seguito da Brian. «Siamo solo amici, quindi smettila di essere paranoico e goditi il tuo hamburger» aggiunsi poi.
Morse il suo panino e sorrise, ricordandomi la scena in cui Thor sorride con la bocca piena mentre fa colazione.
Per il resto della cena, nessuno si scaldò e riuscimmo a parlare tranquillamente di test a sorpresa, film visti e nuovi gusti di gelato sperimentati nel corso della vita.
Un'ora più tardi eravamo sotto casa dei cugini, con una vaschetta da tre chili di gelato. Forse avevamo esagerato, ma a noi quattro era presa una gran voglia e, non riuscendo a decidere quali gusti comprare, avevamo fatto mettere quelli più gettonati dalla clientela.
Una volta in casa, mangiammo il dolce tutti insieme e poi partirono con il videogioco. Per tutta la serata evitai di avvinarmi a Jason o di parlargli troppo, invece Wendy fece l'esatto opposto non lasciandogli due minuti di tregua. Guardarli insieme mi diede un po' fastidio, ma sapevo che lui non era interessato a lei almeno quanto sapevo che quella mia gelosia era del tutto sbagliata e fuori luogo.
Dangerous, mi ripetei come un mantra per ricordarmi che Jason Cooper doveva restare solo un amico.


N.d.a.:
Salve lettori!! Siamo già al terzo capitolo e spero che la storia vi stia piacendo :3 Oggi non sono di molte parole, quindi mi limiterò ad un saluto e un grazie. Fatene ciò che volete XD
Alla prossima ♥

P.s.: Halo è una figata e, anche se mia cugina mi ha fatto il cu*o, ci giocherei ore *-*

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Capitolo 4
*** Sincerità ***


Cap. 04 - Sincerità Sincerità
 
 
Durante la pausa pranzo, Wendy mi aveva chiesto di accompagnarla in un negozio del centro per acquistare alcuni dvd, così ora ero di fronte l'entrata del parcheggio nord ad aspettarla.
Mi sentivo un po' a disagio all'idea di trascorrere del tempo sola con lei. In fondo c'eravamo conosciute il giorno prima e aveva dimostrato chiaramente di odiarmi, poi aveva palesemente cambiato opinione su di me notando che io e Jason ci tenevamo alla larga l'uno dall'altra durante la serata dai cugini.
Cosa dovevo aspettarmi da quel giro di shopping? Da una parte ero contenta che avesse accantonato così facilmente il senso di rivalità, ma dall'altra ero preoccupata perché a me Jason piaceva. Nonostante non lo avrei mai ammesso e non avrei mai cercato qualcosa più dell'amicizia, mi sentivo in colpa nei confronti di Wendy e iniziavo a chiedermi se non sarebbe stato meglio essere sincera al cento per cento.
La valanga di pensieri fu interrotta proprio da lei, che mi si avventò contro euforica e mi strinse in un abbraccio. Era la stessa ragazza del giorno precedente? Cominciavo ad avere paura...
«Ehi, come sei pimpante!»
Si staccò e batté le mani come una bimba. «Jason mi ha invitato a cena! Ha detto che deve parlarmi!»
Deglutii e sentii un nodo alla gola, ma non per gelosia ma perché sapevo che lui non era interessato e quindi il discorso che le avrebbe fatto non sarebbe stato quello voluto da lei. Ci sarebbe rimasta malissimo.
«Che vorrà dirti?» chiesi cercando di risultare ignara.
«Non lo so, ma a cena da soli non ci siamo mai andati. Forse vuole dichiararsi! Magari ha capito di essere cotto di me quanto io lo sono di lui.» Il suo sorriso si faceva sempre più largo, il mio cuore si stringeva sempre di più.
«Ascolta, è meglio che non ti faccia troppe illusioni.»
Aggrottò la fronte. «Credi che non possa piacergli? Che non sia abbastanza per lui?»
«No, ovviamente. Sei una ragazza carinissima e con lui sei dolce e tenera, ma prendi in considerazione anche l'altra opzione. Solo per non stare troppo male se non dovesse andare come speri.»
«Sei una di quelle che pensa al peggio per non soffrire come un cane se le cose si mettono male?»
In realtà ero una piuttosto ottimista, ma dovevo mentire. «Solo se si tratta di amore.»
Sospirò. «Mhm... Grazie per avermi riportato con i piedi per terra.»
«Non fare quella faccia da morta però!»
Ridacchiò e mi prese sottobraccio. «Andiamo, ho bisogno di un sacco di dvd!»
Passeggiando tra i negozi, decisi di chiederle ciò che m'incuriosiva dall'una di quel pomeriggio: «Perché hai chiesto a me di accompagnarti? Insomma... credevo di non piacerti poi molto.»
«Oh, Luce! Tu sei una ragazza in gamba ed io mi sono comportata da stronza. Ho capito il mio errore e voglio rimediare.»
L'afferrai per un braccio e la feci fermare per poter avere la sua completa attenzione. «Ascolta, se dobbiamo iniziare un'amicizia vera, ho bisogno di dirti una cosa. Tu però non dare di matto e non saltare subito alle conclusioni, va bene?»
«È chiaro come il sole che ti piace Jason, ed è altrettanto chiaro che non hai intenzione di dirlo ad anima viva per paura di tuo fratello e che non ci proverai con lui.»
Sgranai gli occhi. «N-non è solo per Brian. Non dipendo da lui!»
«Hai paura che quei due si uccidano se succedesse qualcosa tra te e Jas.»
«Anche. Cioè, è il problema più grande che mi blocca ma non l'unico.»
Inarcò un sopracciglio. «Illuminami.»
«Possiamo parlarne sedute di fronte ad una coppa di gelato?»
«Non si rifiuta mai una proposta del genere.»
Dieci minuti più tardi eravamo a un tavolo nel giardino laterale della gelateria nella quale avevamo preso le vaschette la sera precedente.
«Allora, spara» mi esortò prima di infilarsi un cucchiaio pieno in bocca.
«Non lo so. Mio fratello ci ucciderebbe; Jason ha una fila infinita di ragazze al seguito; ci conosciamo appena; piace anche a te e non voglio metterti i bastoni fra le ruote. Insomma, a conti fatti, è meglio per tutti che mi tenga alla larga da Cooper.»
«Ed è meglio anche per te?»
Feci spallucce e leccai il cucchiaino. «Non voglio grane, tutto qui. Il mondo è pieno di ragazzi, non mi dispererò solo perché non posso avere lui. Basterà non far diventare questo mio interesse una cotta, e sono a posto.»
«Quindi potresti anche perdere interesse?»
«Certo! Lo conosco appena. Abbiamo trascorso insieme soltanto due giornate e non abbiamo neanche avuto modo di parlare molto. Posso tranquillamente diventare sua amica.» Omisi il particolare che lo guardavo di nascosto sin dal nostro primo incontro, quando lo avevo visto per la prima volta in biblioteca la seconda settimana di scuola.
«Lui già ti considera tale.»
Mi scappò un sorriso. «Lo so.»
«Luce, non mi farò scrupoli. Diciamocelo: io e te siamo ancora lontane dall'essere amiche e non ho intenzione di rinunciare a Jas per te, perché francamente mi interessi poco.»
«Viva la sincerità!»
«Preferisco dirti subito come stanno le cose, così saprai da subito le mie intenzioni e non ci starai male quando conquisterò Jas.»
«Sembri piuttosto sicura di te.»
«Lo sono e adopererò ogni mia energia per raggiungere il mio scopo.»
Perché io non riuscivo a essere così determinata? Avevo mollato ancor prima di capire se quel ragazzo potesse piacermi sul serio.
Finii in silenzio la mia coppa perché non sapevo davvero che dire. Alla fine ero riuscita a confessarle del mio interesse per Jas, ma le avevo anche detto che mi sarei fatta da parte e non me la sentivo di rimangiarmi le parole solo perché invidiavo la sua determinazione e il suo coraggio.
Restammo lì un'altra mezz'oretta, poi decidemmo di tornare al campus perché lei aveva bisogno di prepararsi per l'appuntamento, io di farmi un bagno per rilassarmi e non pensare a niente.
Sulla strada del ritorno, incontrammo Marzia a braccetto con mio fratello; quasi mi caddero gli occhi dalle orbite! Quella stronza mi aveva detto che Brian se l'era portata a letto e poi le aveva dato il ben servito, invece ora erano a passeggiare come una coppietta. Allungai il passo e mi piantai davanti a loro con l'espressione più incazzata che avevo in repertorio.
«Ciao.»
«Sorellina!»
Lo incenerii con lo sguardo. «Uscite insieme?»
Marzia roteò gli occhi al cielo. «Non esagerare! Siamo amici di letto.» Come faceva a dirlo con tanta leggerezza e con una punta di orgoglio? Che schifo!
«Luce, andiamo» intervenne Wendy, probabilmente per evitare che saltassi alla giugulare di quella cagna.
«Ceniamo insieme stasera?» Potevo dire di no agli occhioni da cucciolo di mio fratello?
«Fammi trovare cibo cinese. Vengo da te alle sette.»
Si aprì in un sorriso. «Perfetto!» Si avvicinò e mi diede un bacio sulla testa.
 
Alle sette in punto ero di fronte la camera di mio fratello a chiedermi se Jas fosse già uscito o se era ancora lì. Da fuori non riuscivo a sentire voci o rumori, e in genere erano molto chiassosi quando stavano insieme.
Bussai alla porta e aprì Jason; il fiato mi si mozzò in gola quando me lo ritrovai di fronte a torso nudo e i jeans sbottonati che lasciavano intravedere slip grigi. Sì: l'avevo squadrato da capo a piedi.
«Ah, ehm... C-ciao.» Una cogliona, ecco cos'ero! Passai per tutte le tonalità di rosso quando gli spuntò un sorrisetto compiaciuto sulla faccia.
«Ciao bella bionda.»
«T-torno più tardi, così puoi finire di vestirti.»
Si scansò e m'invitò a entrare. I miei piedi si mossero senza che neanche me ne rendessi conto. Cercai subito Brian con lo sguardo, ma non c'era.
«È andato a prenderti la cena.»
«Lo aspetto fuori.» Feci per uscire ma bloccò la mia via di fuga mettendosi tra me e la porta.
«Non ce n'è bisogno.»
Deglutii e andai a sedermi sul letto di Brian - sperando che le lenzuola fossero pulite - per allontanarmi il più possibile da quel fisico perfetto che gridava tastami!
«Gli farai il cazziatone?»
«Ti ha spifferato tutto, vero?»
S'infilò la camicia e prese ad abbottonarla dopo essersi seduto sul suo letto, di fronte a quello di Brian. Entrambi erano paralleli al muro, così potei appoggiare la schiena alla parete e guardare Jas.
«Sì. Non arrabbiarti con lui. Sai benissimo che si farebbe anche un cane!»
«Infatti Marzia è una cagna!»
«Cosa ti ha fatto? Ti ha rubato il ragazzo?»
Scossi la testa. «Non mi ha fatto niente, ma odio le persone che sono mie "amiche"» mimai le virgolette «solo per arrivare a Brian. È disgustoso!»
«Su questo hai ragione.»
«Poi la nostra regola è che lui non esce con le mie amiche, io con i suoi amici. Anche se quella non è una vera e propria amica, nonostante si professi tale, resta la mia compagna di stanza.»
Con una mossa fulminea ma aggraziata, si alzò dal letto e si mise su di me; poggiò una mano sul muro vicino il mio viso, l'altra accanto al mio fianco, ed un ginocchio tra le mie gambe. Il suo sguardo era così acceso che il cuore minacciò di uscirmi dal petto. Non sarei riuscita a gestire ancora per molto quell'elettricità che sfrigolava tra noi.
«Se vuoi, possiamo dargli una lezione» mormorò lasciandomi basita.
«J-Jas... Non...»
«Che cazzo succede?» La voce di mio fratello tuonò così forte che credetti di svenire.
Jason balzò in piedi ridendo e fece appena in tempo a schivare un pugno.
«Ti sembra divertente?» gridò ancora Brian spintonandolo contro il suo letto.
«Era uno scherzo, ok? Per fartela pagare per esserti fatto Marzia» spiegò velocemente.
Mio fratello voltò di scatto la testa e incrociò il mio sguardo.
«Scusa» mi uscì con un filo di voce. Me l'ero fatta quasi addosso e non riuscivo neanche a parlare.
«Se sta succedendo qualcosa tra voi, ditemelo perché se lo vengo a scoprire sarà peggio.»
«Brian, calmo. Non succede niente.»
«Posso finire di prepararmi ora?» chiese irritato Jas alzandosi e sistemandosi la camicia spiegazzata.
Brian tornò a rivolgersi a lui, ma si avvicinò e parlò a bassa voce. L'unica cosa che capii fu la minaccia: se la tocchi, sei morto.
Cooper si chiuse in bagno e ne uscì qualche minuto dopo. Ci salutò a mezza bocca e si precipitò fuori dalla stanza. Nel frattempo mio fratello ed io eravamo rimasti a guardarci in silenzio.
«Sei arrabbiato.»
«No. Sono incazzato nero!»
Andai alla scrivania e recuperai le confezioni del cibo per cercare di mangiare qualcosa. Ne passai una anche a lui e iniziammo a spiluccare gli spaghetti alla piastra.
«Lo vedo come lo guardi e la cosa mi preoccupa.»
Inghiottii a fatica e mi costrinsi a rispondere. «Non ho intenzione di piantare grane.»
«È un ragazzo in gamba, non lo metto in dubbio, ma non è adatto a te.»
«Brian, io...»
«Ti sto mettendo in guardia. Non è un bastardo come me, ma anche lui ha le sue scappatelle e non vuole complicarsi la vita con una relazione stabile.»
«Dico anche a te quello che ho detto a Bart e agli altri: non voglio un ragazzo. A te dico anche che non voglio creare casini, quindi Jason è fuori discussione a prescindere. Ok?»
Masticò l'ultimo boccone e sospirò. «Puoi metterti in testa quanto vuoi che Jas non ti piacerà, ma la realtà è che già sei cotta però non lo ammetti per tutelarti.»
«Mi piace come mi piacciono Ted e Rick, o Bart e Patick.»
Roteò gli occhi al cielo. «Non insisterò oltre e m'illuderò che questa tua ingenuità duri per sempre.»
«Come mai sei tu a farmi il terzo grato quando sono io quella che è venuta qua apposta per farlo a te?»
«Forse perché ti ho trovato con Jas in quella posi-»
«Era una domanda retorica!» Sbuffai cercando di ignorare il fuoco che stava divampando sulle mie guance.
«È andato a cena con Wendy, sai?»
Feci sì con la testa e passai ad abbuffarmi di involtini primavera. «Faccio il tifo per lei» borbottai a bocca piena. «Che intenzioni hai con Marzia?»
«Scopiamo quando ci va.»
«Lo dici come se fosse la cosa più naturale al mondo.»
«Il sesso è un istinto naturale, quindi è la cosa più naturale al mondo.»
«Quindi posso darmi al sesso sfrenato anch'io...»
Alzò subito lo sguardo e m'imbruttì. «Non devi neanche provarci!» Mi puntò le bacchette contro.
«Scherzavo, ovviamente. Ho troppo amor proprio e dignità per darla in giro.»
Scoppiò a ridere ma era sollevato nel sentirsi dire esplicitamente che scherzavo.
«Da quando ti sei lasciata con Mark, non ti è interessato più nessuno.»
Eravamo stati insieme per un anno, ma l'avevo lasciato quell'estate perché non ero più innamorata di lui. La fine sarebbe stata comunque inevitabile perché aveva scelto un college dall'altra parte del paese.
«No. Voglio dedicarmi solo a me stessa.»
«Ti ricordi quando vi ho beccato mezzi nudi sul divano?» Ridacchiò divertito.
Feci una smorfia. «Non farmici ripensare! È stato il momento peggiore della mia vita!»
«Non l'ho pestato solo perché stavate insieme già da quattro mesi.»
«Non è stato lui la mia prima volta» confessai imbarazzata.
Quasi si strozzò con la birra. «Cosa?!»
«Ti ricordi Steve?» Annuì. «Ero stracotta di lui.»
«Ti ha trattato bene?»
«Mi sono sentita amata in ogni istante della nostra relazione.»
«Siete stati insieme poco però.»
«Solo sei mesi. Si è dovuto trasferire in Francia con la famiglia.»
«Avevate quindici anni, vero?»
Confermai con un cenno del capo perché il nodo alla gola m'impediva di parlare. Ci stavo ancora male perché era stato il mio primo amore e non avrei mai voluto lasciarlo in quel modo. E, anche se ci sentivamo ancora tramite mail, mi mancava da morire la nostra relazione.
«Come vanno le lezioni?» cambiò discorso e lo ingraziai mentalmente. Gli volevo un bene dell'anima e l'ultima cosa che volevo era ferirlo o deluderlo, per questo decisi che con Jason non sarebbe mai successo nulla.

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Capitolo 5
*** So cosa vorrei, ma non posso ***


Cap. 05 - So cosa vorrei, ma non posso So cosa vorrei, ma non posso
 
 
Era ufficiale: odiavo Marzia. Ebbene sì! Da quando se la faceva con Brian, la sopportavo ancor meno perché aveva cominciato a leccarmi i piedi più di quanto non facesse in precedenza. Ed erano passati soltanto due giorni; due miseri giorni e lei non faceva altro che sorridermi, abbracciarmi, comprarmi il mio succo preferito a mensa, e altri favori del cavolo che da una come lei non volevo.
Quella purtroppo non era l'unica situazione antipatica in cui mi trovavo. Wendy aveva iniziato a rivolgermi a malapena la parola e mi evitava come la peste: a pranzo sedeva con ragazze che non conoscevo e, se ci incrociavamo nel corridoio, cambiava direzione o abbassava la testa per non salutarmi. Io non le avevo fatto niente, ma era ovvio che c'entrasse Jason perché aveva iniziato a comportarsi in quel modo dopo esser uscita a cena con lui.
Il disagio sociale non era finito. La ciliegina sulla torta era Cooper: mi salutava a mezza bocca e non riusciva più a guardarmi negli occhi. Di sicuro c'entrava la piccola parentesi imbarazzante che aveva coinvolto Brian. Se non fosse arrivato mio fratello, mi avrebbe baciato sul serio? Non facevo che chiedermelo da quella sera ed era frustrante l'essere consapevole che non avrei mai avuto la risposta.
Lasciai i libri e la tracolla in camera, felice che Marzia non fosse lì, e riuscii solo con il libro che stavo leggendo. Mentre mi recavo nel giardino del campus, incrociai Bart, che fece cenno di fermarmi.
«Oggi a mensa non c'eri.» Tipo sveglio, eh?!
«Sono andata in biblioteca a studiare.»
«Volevo ricordarti l'orario della maratona.»
Deglutii. «Saremo i soliti?»
«Wendy non viene. A lei Supernatural non piace.» Jason però ci sarebbe stato. «Devo scappare. Ci vediamo alle cinque da me.» Sorrise e mi diede un bacio veloce sul naso. Ma che diavolo?!
Lo guardai allontanarsi chiedendomi se non ci volesse provare sul serio con me. In fondo avevo capito subito che gli piacevo, ma non aveva mai fatto nulla per farmi cadere ai suoi piedi. O magari non me ne accorgevo io. Fatto sta che ero stata chiara: niente ragazzi.
Trascorsi il resto della giornata a maledirmi per non aver trovato una scusa valida a declinare l'invito e saltare la maratona. Man mano che si avvicinavano le cinque, sentivo l'ansia aumentare.
Presi un bel respiro e mi decisi a spegnere l'iPod per iniziare a prepararmi. Indossai un vestito primaverile per non dover sempre fasciare le gambe nei jeans e lo abbinai a delle zeppe che esaltavano le mie gambe. Non dovevo farmi bella per nessuno, ma volevo cambiare un po'.
Completai il tutto con un filo di trucco e una spruzzata di profumo; presi la pochette e uscii dalla stanza sbattendo contro qualcuno. Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi neri di Jason.
«C-ciao.» Incredibile ma fu lui a balbettare.
«Ciao.»
«Sei bellissima.»
Sorrisi imbarazzata nonostante non fosse il primo complimento che mi rivolgeva. «Grazie.»
Si schiarì la voce. «Sono passato a prenderti per andare da Ted e Bart.»
Mi chiusi la porta alle spalle e mi avviai in corridoio. Alcune ragazze mi guardarono incuriosite, altre si davano di gomito. Era così da settembre, ma ormai eravamo a fine gennaio! Possibile che ancora dovevo essere "la sorella di Brian"? Era irritante. Sbuffai sonoramente e accelerai il passo. Ovviamente Jas non faticava a starmi accanto.
«Sono fastidiose» borbottai.
«Ti capisco. Sono all'ultimo anno ma non sono solo le matricole a indicarmi, a civettare tra loro o far finta di sbattermi contro. Dopo quattro anni resto ancora "il nerd da sbattersi". Bella roba, eh?!»
«Almeno con quella nomina puoi rimorchiare facilmente.»
«Non è ciò che voglio. Sono cresciuto e cambiato.» Scrollò le spalle e aprì la portiera della sua auto per farmi accomodare. Mi scappò una risatina. «Che c'è?»
«Ripensavo alle teorie assurde di Brian.»
«Non ho davvero mai offerto niente a una ragazza» confessò lasciandomi di stucco, poi fece il giro dell'auto e si sistemò al volante. Mise in moto e uscì dal parcheggio immettendosi in strada. «Se non gli avessi mentito, avrebbe continuato a prenderci di mira.»
«Perché hai offerto tu?»
«Mi andava. Non c'è sempre chissà quale oscuro mistero dietro le cose che faccio.»
«A Wendy hai pagato la cena?» Oddio! Ero sembrata gelosa?
Sospirò. «No.»
Mancava poco ormai a destinazione quindi gli chiesi subito come fosse andata la serata sperando si sarebbe confidato.
«Ho fatto chiarezza. Se non le avessi detto che per me è solo un'amica, avrebbe continuato a illudersi.»
«Ci è rimasta male?»
«Beh, sì. Ha trattenuto le lacrime fino all'ultimo momento e l'ho ammirata per questo.»
«Siete rimasti amici?»
Finì la manovra di posteggio, poi rispose. «In teoria sì, in pratica non mi parla più. Mi saluta ma evita di stare troppo in mia presenza. Mi sento una merda.»
«Non è colpa tua.»
Si voltò a guardarmi. «Per un po' ho pensato che sarebbe stato bello stare con lei. Abbiamo gli stessi gusti, frequentiamo le stesse persone... Sarebbe potuta essere la mia anima gemella, ma non sono attratto da lei.» I suoi occhi si fecero più scuri. «Non sento quella scossa nelle vene; non sento la bocca impastarsi quando la scorgo per caso nei corridoi; non arrivo in anticipo agli appuntamenti per stare solo con lei.» Sentivo le mani tremarmi. «Non ho voglia di baciarla e saziarmi di lei.»
Un tonfo sul finestrino ci fece trasalire. Mi voltai e trovai Bart che ci salutava con la mano e un sorriso da cretino stampato in faccia. Aprii lo sportello e lo salutai borbottando un ciao.
Mentre salivamo, spiegò che era sceso per gettare la spazzatura e aveva notato l'auto, così ci era venuto incontro. Se non fossimo stati interrotti, mi avrebbe baciato? Era la seconda volta che mi facevo quella domanda e per la seconda volta non avrei trovato risposta.
Dopo i saluti e le battute di rito, ci tuffammo subito nella visualizzazione del telefilm. Cercai di sbrigarmi a prendere posto sul divano ma arrivai tardi, quindi feci per sedermi a terra, vicino al bracciolo.
«Luce! Siediti qui» propose Bart e mentre si alzava, iniziai ad avvicinarmi ma Jason afferrò il mio braccio e mi tirò a sé facendomi sedere tra le sue gambe. Con la schiena sbattei contro il suo petto e il cuore cominciò a corrermi all'impazzata. Voltai leggermente il viso per guardarlo negli occhi.
«Posso sedermi là» indicai il fondo del divano.
«Staremo comodi anche così.» In effetti, i cuscini del divano erano grandi e quadrati, quindi entravano bene due persone una davanti l'altra.
«Ma, ver-» Mi zittì premendomi l'indice sulle labbra.
«Sta iniziando.»
Mi voltai rassegnata e incrociai le braccia al petto frustrata.
Dopo il primo episodio, ero spalmata contro di lui nella posizione più comoda al mondo. Come poteva un corpo così duro e tonico essere anche maledettamente comodo? Altro che divano!
Dopo il secondo episodio, lui si poggiò con la testa alla mia e ogni tanto mi sussurrava commenti nell'orecchio.
Dopo il terzo episodio, aveva stretto le braccia intorno alla mia pancia ed io ci avevo poggiato sopra le mani.
Dopo il quarto episodio, misero in pausa e accesero la luce, ma Jas non dava segno di sciogliere quell'abbraccio ed io non feci nulla per liberarmene.
«Si è fatto tardi. Cosa ordiniamo per cena?» chiese a gran voce Rick.
Jason mi sussurrò all'orecchio: «Io so cosa mangerei, ma non posso...» Se non fossi stata seduta, sarei caduta a terra.
«Piccioncini, ci date un attimo retta?»
Afferrai i polsi di Jas e aprii le sue braccia per potermi alzare. Mi allontanai da lui e raggiunsi Bart all'altra estremità del divano.
«Io mangio tutto.» La mia voce uscì flebile ma sperai che avessero udito.
«Io mi rifiuto di mangiare pizza e cinese. Ne ho le palle piene!»
«Ordiniamo dal messicano in fondo all'isolato!»
«Le fanno le consegne a domicilio?»
«Ho il numero. Chiamo e m'informo.»
«Prima facciamo la lista di ciò che vogliamo.»
Ognuno di loro fece appuntare a Ted il proprio piatto, io non avevo idea di cosa prendere perché quella cucina non l'avevo mai provata.
«Qualcosa che non sia piccante esiste?»
Mi guardarono a occhi sgranati, ma parlò Bart per tutti: «Per noi messicano equivale a peperoncino!»
«Prendile due porzioni di fajitas al pollo senza guacamole» suggerì Jason.
«Secondo me le basta una porzione.»
Fece no con la testa. «Fidati. Se poi avanza» batté le mani sul suo stomaco e mi sorrise.
«Va bene, capo!» si lamentò Ted e aggiunse il piatto alla lista.
Chiamò subito e per fortuna il ristorante effettuava consegne nel vicinato.
«Luce» mi chiamò Bart. «Mi aiuteresti a prendere delle birre nella dispensa?»
«Ti aiuto io.»
«Jas, ho chiesto a lei» lo ammonì aggiungendo anche uno sguardo truce. Guai in vista.
«Ed io mi sono offerto di farlo al suo posto.» Anche lui aggiunse uno sguardo: il suo sguardo, quello terrificante.
«Perché cazzo t'impicci, eh?!»
«Ok, ragazzi.» Mi infilai tra i due che si erano avvicinati a brutto muso. «Jason, ce la faccio a prendere qualche birra.»
«L'hai sentita?»
Jason ignorò il suo amico e continuò a guardarmi, poi si spostò e ci lasciò passare.
Bart posò una mano sulla mia schiena e mi guidò nella dispensa, che in pratica consisteva in due scaffali infilati nella stanza adibita a lavanderia in fondo al corridoio. Era l'ultima camera, stretta e buia. Accese la piccola lampadina che pendeva dal soffitto, ma la luce non era abbastanza forte da farmi sentire tranquilla.
Si avvicinò restando a pochi centimetri da me; troppo pochi per i miei gusti. Cercai di indietreggiare ma riuscii a fare solo un passo prima di scontrarmi con la lavatrice.
Fece un sorriso amaro. «Saltiamo la parte in cui ti dico che mi piaci e tu rispondi che non ricambi, e passiamo a quella in cui proponi di restare amici?»
Sentii le guance andare a fuoco. «S-sì.»
«Va bene, dolcezza. Non merito neanche un bacio?» Azzerò quasi la distanza ma, grazie al cielo, venne strattonato all'indietro.
«Le birre» disse Jas tra i denti mentre lasciava la maglietta di Flash a Bart.
«Scusate, torno al campus.» Cercai di farmi spazio tra i due per lasciare la stanzetta e andare a salutare gli altri. Jas mi lasciò scappare, ma in pochi passi mi fu dietro e mi trascinò sul balcone. L'aria fresca sulla faccia mi diede sollievo e feci dei gran respiri per tornare in me.
Poggiai i gomiti alla balaustra e presi il viso tra le mani. Che dovevo fare?
La felpa calda di Jas si posò sulle mie spalle e sollevai la testa per guardarlo.
«Prenderai freddo solo con quel vestitino.»
Mi abbracciai d'istinto e trovai conforto nella felpa. «Grazie.»
«Tanto io non ho freddo.»
«Non per quello.»
Si passò una mano fra i capelli. «Perché sei andata lì dentro con lui?»
«Per farvi calmare.»
«È stata una pessima idea.»
«Tu hai fatto il tuo sguardo alla "ti uccido" e ho agito d'impulso!»
Ridacchiò. «Mmmh... è così che descriveresti quello sguardo?»
Feci sì con la testa. «Tutti quelli che l'hanno visto userebbero tale descrizione» affermai fiera.
«Se vuoi tornare al campus ti accompagno.»
«Chiamo Brian oppure vado a piedi.»
Si avvicinò di più e afferrò la ringhiera dietro di me incastrandomi col suo corpo.
«Resti qui con me o vieni via con me. Scegli tu.»
Mi morsi un labbro. «Proviamo a rimanere?»
Diminuì ulteriormente la distanza e mi ritrovai a poggiare le mani sul suo petto.
«Tutto quello che vuoi.»
«Lo so cosa vorrei, ma non posso...» mi sfuggì.
Stava per chinarsi col viso sul mio, ma una voce ci gridò che la cena era già arrivata. Jason si drizzò sulla schiena e rientrò a passo svelto, io mi concessi un'ultima boccata d'aria e poi feci lo stesso.
Mi ero ripromessa di stargli alla larga, invece ci ritrovavamo sempre più vicini. Di quel passo sarebbe accaduto un disastro e non sapevo più se sarei stata in grato di evitarlo.
Per giorni mi ero impedita di ammettere la cotta che avevo per Jason e adesso le emozioni e gli eventi mi stavano travolgendo con la forza di uno tsunami. Dovevo far pace col cervello e capire una volta per tutte cosa volessi, senza mezze misure. Non potevo continuare a dire che non avrei lasciato accadere nulla tra Jas e me, per poi farmi coinvolgere in quel modo.
Appena misi piede in cucina, Bart si avvicinò e si scusò per essere stato troppo audace e diretto nonostante gli avessi detto che non mi piaceva. Chiarimmo le cose e andammo a tavola; credevo di dovermi sedere accanto a lui perché si erano già sistemati, invece Jas m'indicò col pollice il posto accanto al suo e notai il piatto con due fajitas enormi dentro. Mi scappò un sorriso e andai a sedermi.
«Non le immaginavo così grosse e abbondanti» osservai studiando il ripieno.
Feci per afferrarne una ma Jas mi bloccò il braccio e rigirò entrambe le maniche della sua felpa fino a scoprirmi i polsi.
«Perché non volete dirci che state insieme?» chiese Rick con tono critico.
«La risposta è semplice: non stiamo insieme» affermò tranquillamente Jas.
Mi guardai intorno e trovai su tutti la stessa espressione di scetticismo.
«Perché lo pensate?» chiesi ingenuamente e Cooper mi rimproverò con uno sguardo.
«Guardarvi è una gioia per gli occhi; siete belli da far male. Jason è di una dolcez-»
«Ok, basta!» quasi urlò lui per non far proseguire Patrick. «Stiamo diventando amici, niente di più.»
«Quindi non era gelosia quella che hai mostrato poco fa...» lo provocò Bart.
Jason strinse di più la forchetta. «No.»
Gli occhi di Bart caddero sulla sua mano che ormai aveva le nocche bianche. «Vedo...»
«Possiamo goderci semplicemente la cena?»
«Ted ha ragione. Non discutete! Dobbiamo assaporare queste bontà e riprendere la seconda stagione mentre Rick intasa il bagno.»
«Cazzo, stiamo mangiando!» si lamentò disgustato il preso in causa.
A me scappò una risata e Jas mi sistemò i capelli dietro le spalle per non farli cadere nel piatto.
«È di questo che parlavo» brontolò Pat. Lo sguardo assassino di Jas fece di nuovo la sua comparsa e nessuno si azzardò a metter bocca.
«Sono buone» affermai allegra per toglierci da quell'imbarazzo.
Come niente fosse, Jason si piegò sulla fajitas che stringevo in mano e le diede un morso enorme, facendo anche cadere alcuni peperoni nel piatto. Dopo aver ingoiato, diede il suo giudizio. Tutti lo stavano fissando ma lui non sembrò curarsene. Qualcuno disse che gli sarebbe piaciuto invitare Brian alla prossima maratona per vedere se avesse il coraggio di comportarsi in quel modo anche in sua presenza, ma ignorò anche quel commento e non distolse neanche un secondo l'attenzione da me. Rubò poi un altro morso e si risedette composto per riprendere a mangiare il suo chili.
Tornai a guardare di fronte a me e incrociai lo sguardo di Bart: mi fissava con un'espressione indecifrabile. Si alzò da tavola portandosi dietro il suo piatto e andò a sistemarsi sul divano. Rick, alla mia sinistra, mi diede una spallata amichevole e mi riempì il bicchiere di birra. Ne presi un sorso e ripetei a me stessa che sarebbe andato tutto bene.


N.d.a.:
Buongiorno a tutti!! In questi ultimi giorni non sto tanto bene, mi sono beccata il raffreddore, probabilmente al Romics D: Pubblicare nuovi capitoli mi distrae e mi fa sentire meglio, come se avessi portato a termine una missione ù.ù
Deliri a parte, vi ringrazio per aver letto la storia e confesso che sono felice dei risultati che sto ottenendo ♥ Grazie a tutti.

P.s.: se mi lasciate una recensione potrei guarire prima... ghghghghg!!!! ;D
P.p.s.: Ho aperto un account su wattpad ( https://www.wattpad.com/user/Toki_Doki_Q ) e mi farebbe piacere se mi seguiste anche lì :) Presto inizierò la  pubblicazione :) Grazie.

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Capitolo 6
*** Pancakes ***


06 - Pancakes Pancakes
 
 
Era sabato mattina e non mi capacitavo del perché alle nove del mattino fossi sveglia a fissare il soffitto anziché dormire come un ghiro in letargo. Ero rientrata dalla maratona alle cinque e mi trovavo in uno stato semicomatoso. Quattro ore scarse di sonno non erano nulla per me.
Mi girai sull'altro fianco per riparare gli occhi dalla poca luce che filtrava dalla finestra, ma non riuscivo comunque a dormire.
Inviai un sms a Jason pentendomene subito dopo. Perché l'avevo fatto? La verità era che poche ore prima mi aveva riaccompagnato al campus e mi aveva augurato la buonanotte dandomi anche un bacio in fronte, lasciandomi così una gran voglia di abbracciarlo e restare ancora con lui.
La risposta al messaggio arrivò poco dopo: Sì, stavo dormendo. Sì mi hai svegliato e sono arrabbiato perché stavo facendo un sogno bellissimo!
Che sogno?
Sognavo te...
Il cuore cominciò a martellarmi nel petto.
Se vieni qui posso realizzarlo.
Non sai neanche cos'ho sognato.
Dimmelo.
Facevamo colazione insieme con una montagna di pancakes.
Ero indecisa se provocarlo o meno e alla fine decisi di buttarmi e provarci: Credevo avessi sognato qualcosa di erotico. Che delusione!
Quella non poteva essere la vera Luce Keaton!
La parte erotica l'ho omessa...
Non è vero. Mi stai prendendo in giro!
Non lo farei mai
Sono curiosa, ma ho paura di sapere. Però dimmelo!
Eravamo nudi, sotto le coperte, e avevamo appena fatto l'amore.
O. Mio. Dio! In che guaio mi ero cacciata?
Presa dal panico, decisi di non rispondere e lasciai il cellulare sul comodino sperando che non scrivesse altro e che, quando ci saremmo visti, avrebbe fatto finta di nulla. Dove saremmo arrivati di questo passo?
Restai venti minuti a girarmi nel letto come una trottola, poi qualcuno bussò alla porta e schizzai in piedi per evitare che Marzia si svegliasse. Aprii leggermente e mi ritrovai davanti Jason. Sgranai gli occhi e deglutii a stento, ma quel disagio non era per lo scambio di sms, bensì nel vederlo ancora spettinato, con la tuta che di sicuro gli faceva da pigiama, e a corto di fiato.
«Non hai risposto al messaggio.»
Distolsi lo sguardo imbarazzata. «Non l'ho sentito arrivare.»
Sbuffò. «Ti ho messo in difficoltà.» Non era una domanda. «Prendilo come uno scherzo, ok?»
«Secondo te ci riuscirei?» quasi mi alterai.
«Non lo so, ma non voglio che eviti il mio sguardo come ora.» Mi afferrò il mento tra le mani obbligandomi a guardarlo.
«Che stiamo combinando?»
«Non lo so, cazzo! Brian ci fa fuori...»
Mi adombrai. «Amici?»
«Potrei impazzire a restarti accanto senza toccarti come vorrei, o a-»
«Ti prego, non continuare!» Nascosi il viso tra le mani cercando di cancellare ciò che era appena uscito dalle sue splendide labbra.
Mi passò le braccia intorno alla testa e mi strinse forte a sé. «Proverò a esserti amico, ma se la cosa mi sta troppo stretta, mollo tutto.»
Sentii la tristezza invadermi al pensiero che avrei potuto perderlo. «D'accordo.»
«Ho voglia di pancakes» dichiarò tra i miei capelli ed ebbi un fremito.
«Possiamo andare al Jerry's. Sono i più buoni al mondo!»
Ridacchiò. «Va bene, piccola.» Il cuore mancò un battito.
«Mi preparo in cinque minuti. Ci vediamo alla tua macchina?»
«Va bene.» Il suo cellulare squillò e lo estrasse dopo essersi scusato. «Ehi, Brian!» Trasalii ma Jason mi fece l'occhiolino. «Sono con Luce, stiamo andando a fare colazione.» Annuì un paio di volte, si fece pensieroso, poi rispose. «Ti aspettiamo davanti al dormitorio.» Alzò le spalle. «Ehm, devo cambiarmi ora che ci penso. Sono uscito in pigiama.» Mi scappò una risata ma Jas si fece serio all'improvviso. «Non abbiamo dormito insieme! Che cazzo ti passa per la testa?» Si portò l'indice sulla tempia e la picchiettò. Sì, anch'io pensavo che Brian fosse matto! «Le prove? Sei ridicolo! Puoi chiedere alla tua amichetta se non ti fidi di tua sorella e del tuo migliore amico.» Si aprì in un sorriso di vittoria ma io mi sentii vagamente in colpa. «Passo in camera a vestirmi, tu fatti trovare pronto.» Riagganciò e mi rivolse un sorriso tirato. «Per te è un problema se c'è anche Brian?»
Scossi la testa. «Sarò in grado di gestire la situazione» affermai sicura di me.
 
Non ero per niente in grado di gestire la situazione! Stavamo seduti in silenzio davanti le nostre colazioni da quasi dieci minuti. Possibile che nessuno dei tre avesse qualcosa da dire?
Spostai lo sguardo su mio fratello, poi su Jason di fronte a me che mi rivolse un'espressione bruttissima prima di far finta di impiccarsi. Scoppiai a ridere e Brian portò gli occhi su di me disincantandosi dal barboncino legato fuori.
«Che mi sono perso?»
«Questo» rispose Jas e replicò la sua smorfia. Brian roteò gli occhi al cielo e mandò giù una sorsata di caffè.
«Com'è andata ieri?»
«Siamo arrivati a metà della seconda stagione! Ah! Ho mangiato una fajitas buonissima. Ho provato a mangiare anche la seconda, ma mi sono arresa dopo tre morsi.»
«I tuoi morsi sono ridicoli! Io in tre l'ho finita!»
«Sono una ragazza, non sarebbe decoroso per me abbuffarmi come te!»
Sogghignò e rubò un po' di panna dal mio piatto. «Saresti comunque se-» s'interruppe sgranando appena gli occhi, poi si riempì la bocca con l'ultima forchettata dei suoi pancakes.
«Dicevi?» chiese Brian con tono lievemente minaccioso.
«Non si parla con la bocca piena» affermai e Jas lasciò cadere il discorso con un'alzata di spalle.
«Siete stati mattinieri. A che ora siete tornati?»
«Alle cinque, più o meno.»
«Non mi piace che tu faccia fare così tardi a mia sorella.»
«Sono in grado di badare a me stessa!»
«Non è più una ragazzina perciò smettila di trattarla come se lo fosse.»
«Non sono cazzi tuoi» ringhiò mio fratello.
«Lo sono perché esce con me.»
«Non nel senso che intendi tu» precisai notando il rossore che si faceva largo sul suo viso.
«Siete stati tutta la notte insieme e vi rivedete alle nove per la colazione. Come faccio a non intendere nel senso che intendo?»
«Sarebbe così terribile se stessimo insieme?» Aveva per caso voglia di morire?
«Ti spaccherei il culo!»
«Brian, per fav-»
«No, non difenderlo o darò sul serio di matto! Non permetterò mai-»
«Non ho bisogno del tuo permesso per uscire con Luce!» Anche Jas alzò i toni.
«Posso farti passare la voglia però» disse a denti stretti ma cercando di regolarsi.
«Preferiresti che uscisse con uno come Bart?» I muscoli della mandibola gli fremevano.
«Di gran lunga! È un ragazzo in gamba e serio. Non le farebbe del male.»
«Perché, pensi che io possa ferirla?»
«Ragazzi, basta» sbottai. «Non rovinate la vostra amicizia per un problema che non esiste. Io e Jason siamo solo amici.» Poggiai una mano sul braccio di mio fratello per tranquillizzarlo.
«Amici è un parolone visto che ci conosciamo appena» borbottò Jas irritato e la cosa mi ferì.
«Allora smettiamo di uscire insieme, così Brian starà tranquillo» affermai cercando di ignorare il nodo alla gola.
«Luce, non intend-»
«No, hai ragione. Lasciamo stare e basta.» Mi alzai ed uscii di fretta dal locale per lasciarmi alle spalle quella colazione disastrosa.
Sapevo che Jason non voleva ferirmi con quelle parole e che probabilmente le aveva dette per sminuire il nostro legame, ma sentirle pronunciare mi aveva ferito.
Una presa ferrea sul mio braccio mi bloccò d'improvviso e quasi trasalii, ma voltandomi riconobbi Brian e mi calmai all'istante.
«Jason ci aspetta in macchina.»
«Non torno al campus. Voglio passare da un amico.»
Sospirò. «Non devi farlo per ripicca.»
Lo fulminai con lo sguardo. «Io non faccio le cose per ripicca» scandii bene ogni parola mettendoci la rabbia che stavo covando.
«Ceniamo insieme stasera?»
«No, ho da fare.»
«Con il tuo amico immaginario?»
Trattenni a stento le lacrime. «Stronzo!» Girai i tacchi e presi a camminare più velocemente cercando di non dare troppo peso alle lacrime che stavano bagnando il mio viso.
Credevo di essermi allontanata abbastanza, ma di nuovo fui bloccata. Mentre mi voltavo, gridai lasciami Brian! ma quel nome mi morì in gola quando mi trovai davanti Jason.
Quando incrociò i miei occhi bagnati sgranò leggermente i suoi. «Piccola, non piangere» sussurrò prendendomi il viso tra le mani. Chiusi gli occhi e mi aggrappai a quelle mani come se in quel modo avessi potuto dissolvere ogni dubbio e paura. «Scusami, davvero. Non penso veramente quello che ho detto.»
«Lo so, ma non piango per quello.»
«Brian ti ha detto qualcosa?»
Intrecciai le nostre dita e premetti le sue mani più forte sulle mie guance. Scossi la testa. «Non ti preoccupare.»
«Mi preoccupo se la cosa riguarda te.»
«Jas, lasciala.»
Aprii di scatto gli occhi e vidi Cooper sorridermi dolcemente, poi lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e si voltò verso mio fratello.
«Non ci vado più dal mio amico» decretai inghiottendo quattro quintali di saliva. «Torniamo al campus, ok?»
Non ottenni alcuna risposta perché continuarono a guardarsi in cagnesco. «Se continuate così, uscirò sul serio con Bart» borbottai irritata avviandomi alla macchina. Brian sogghignò, invece Jas urlò scordatelo e mi si affiancò per rivolgermi il suo terribile sguardo. Gli diedi una spinta e lo incenerii con un'occhiataccia chiedendomi se quella nostra situazione si sarebbe trasformata in catastrofe o in gioia paradisiaca.


N.d.a.:
Salve!! Non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo. Non so perché ma gli sono particolarmente affezionata. Fatemi sapere cosa ne pensate :) Regalatemi due minuti in più del vostro tempo e recensite, va bene?? *puppy eyes*
Comunque ringrazio tutti i lettori ♥
Alla prossima!!

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Capitolo 7
*** Fotografie ***


07 - Fotografie Fotografie
 
 
Ero tutta concentrata a guardare i broccoli lessi nel mio vassoio, quando un tonfo sulla tavola mi fece trasalire e scattare gli occhi verso la fonte del rumore.
«Ciao, Pat» salutai incerta fissando l'album bordeaux sul quale ticchettava l'indice.
«Indovina cos'è!»
Mi aprii in un sorriso. «Le hai già stampate?!»
«Certo! Sono venute così bene che ho deciso di fare un album per ognuno di noi» spiegò raggiante lasciandomi a bocca aperta.
«Non ci credo! Grazie!»
«Questa è la tua copia.» La fece scorrere verso di me mentre si sedeva, e non impiegai più di tre secondi a prenderla e aprirla alla prima pagina.
L'album iniziava con tutti noi in posa sul divano. Aveva sistemato la fotocamera sul mobiletto della tv per far entrare nell'inquadratura l'intero gruppo. Le foto seguenti ritraevano momenti di quella serata, avvenuta pochi giorni prima, che non avrei mai scordato. Eravamo a casa dei cugini per la maratona- come al solito - ma quella volta Pat aveva deciso di divertirsi a scattarci foto a iosa, anche quando non ce lo aspettavamo. Alcune erano esilaranti, altre serie. Notai, dopo le prime cinque pagine, che la maggior parte degli scatti ritraevano me e Jas. La cosa mi fece uno strano effetto.
Alzai gli occhi e trovai Pat a guardarmi sorridente. «Essere il tuo soggetto principale m'inquieta.»
«Tu e Jason insieme siete i miei soggetti preferiti. Mmmh... forse no, in effetti. Il mio preferito è questo.» Indicò una foto in cui c'era solo Jason con l'aria di chi sta ammirando un'opera d'arte. «È Jas che ti guarda credendo di non essere visto. In quei momenti lascia trasparire i suoi sentimenti e diventa un soggetto perfetto.»
Se il cuore avesse continuato a battermi così forte, di sicuro l'avrebbe sentito l'intera mensa.
Deglutii i sentimenti che m'invadevano. «A me sembra il solito Cooper» mentii spudoratamente. Già m'immaginavo nel buio della mia stanza ad accarezzare l'espressione dolce e serena di Jas che mi osservava.
«Perché ti ha sempre guardato in quel modo.»
«Pat, sai che...» Sospirai.
«Non una parola in più, ma c'è una foto speciale alla fine dell'album. L'ho inserita solo nella copia tua e di Jason.»
Inarcai un sopracciglio e, sopraffatta dalla curiosità, andai dritta all'ultima pagina. Vidi subito che conteneva una sola foto in formato grande, al contrario delle altre pagine che ne avevano tre in formato standard. Ma non era quello che mi sorprendeva di più, bensì la scena racchiusa in quello scatto: io addormentata in braccio a Jason, che mi guardava sorridente mentre mi accarezzava la testa con una mano e la gamba con l'altra, sfiorandola appena con il pollice. Anche se era una foto, sembrava di poter vedere il dito muoversi delicato e sentire il mio respiro leggero e quello di Jas che si perdeva tra i miei capelli. Amavo quella foto.
«È semplicemente stupenda.»
«Voi lo siete.»
In lontananza vidi Cooper avvicinarsi al nostro tavolo e il sorriso che mi rivolse, sembrò spegnermi il cervello. In pochi secondi fu da noi; salutò Pat con una pacca sulla spalla e girò intorno al tavolo per occupare il posto alla mia sinistra.
«L'ha dato anche a me» affermò gettando un'occhiata veloce all'album.
Tesi le labbra in un sorriso. «Ti è piaciuto?»
«Sì. Anche se sembra esser diventato un nostro fan. Inquietante, vero?»
Ridacchiai. «Sono dello stesso avviso. Però ha talento e le foto sono bellissime.»
Fece un lieve cenno d'assenso col capo. «La mia preferita però resta questa.» Puntò gli occhi sull'ultima foto.
«Siamo d'accordo anche su questo.»
«Ragazzi, io vi lascio. Ricerca in biblioteca.» Alzò le spalle.
«Ci si vede.»
Lo salutai anch'io e, appena fummo soli, presi a sfogliare l'album a ritroso.
«E questa?!» Quasi mi caddero gli occhi.
«Non ricordavi?»
Come facevo a scordarmi di Jason che mi dava un bacio sul naso per mangiare la panna con cui lui stesso mi aveva sporcato?
«Beh, sì che ricordo, ma non mi ero accorta di essere fotografata!»
«È un'immagine tenera.»
«M'imbarazza sapere che possono vederla tutti» borbottai a disagio.
«Cosa?» chiese la voce di Brian alle nostre spalle e sentii il colore abbandonare le mie guance.
«Niente di che» buttai lì chiudendo il raccoglitore, ma mio fratello me lo tolse dalle mani e lo aprì proprio dall'ultima pagina. Avvicinò così tanto l'album ai suoi occhi sgranati che credetti volesse entrare in quella scena per picchiare Jason.
«Niente di che?! Mi prendi in giro?» chiese rabbioso, poi i suoi occhi adirati saettarono in quelli di Cooper. «Perché stai così appiccicato a mia sorella? Mi sembrava di averti avvertito!»
«Calmati. Non è successo niente.»
Sbatté l'album sul tavolo e si avvicinò a brutto muso al suo amico. «Ti stava dormendo tra le braccia» disse a denti stretti e a pugni serrati.
«Vuol dire che si fida di me.»
«Mi stai prendendo per il culo?! Mi hai preso per un imbecille?»
«Brian, ascolta: non prenderla male. Siamo amici, sono cose normali.»
Se gli sguardi potessero uccidere...
«Stai zitta» ringhiò spaventandomi.
Jason scattò in piedi costringendo Brian a indietreggiare. «Non rivolgerti a lei in quel modo! Non osare!»
«Le parlo come voglio!»
«Oh, non fare lo stronzo o-»
«O, cosa? Lo stronzo qui sei tu! Ti stai prendendo troppe libertà con lei.»
«Siamo amici, cazzo!»
«Avete uno strano concetto di amicizia. Se lo avessi saputo, avrei evitato di chiederti il favore di diventare suo amico!» gli urlò in faccia, ma quelle parole sembrarono colpire direttamente il mio cuore.
«Cosa...» uscì debolmente dalle mie labbra ma, con mia sorpresa, Jason si voltò a guardarmi. «Cosa significa?»
«Ho chiesto io al tuo caro Jason di fare amicizia con te» confessò quasi divertito mio fratello.
«Perché?»
«Andiamo, lo sai! Non sei riuscita a farti amici, quindi ho pensato di chiedere a Jas di farti ent-»
«Come fossi una povera sfigata!» gridai. Jason mi si fece più vicino ma tesi il braccio davanti a me per tenerlo a distanza. «L'hai fatto perché ti facevo pena? Perché sono la povera sorellina disadattata di Brian?» la mia voce si alzava sempre di più.
«Non è così!»
«Non dire cavolate! Non voglio più vederti!»
Superai quei due energumeni e scappai dalla mensa di corsa per chiudermi in camera e piangere lontano da occhi curiosi e indiscreti.
 
Quante ore erano passate? Due? Tre? Non lo sapevo. Ero rimasta a fissare il soffitto per l'intero pomeriggio, saltando persino le lezioni. Era patetico da parte mia comportarmi come una ragazzina, ma mi sentivo umiliata e presa in giro. Per tutto quel tempo Jason si era preso gioco di me. Si era avvicinato solo per fare un favore al suo migliore amico e, probabilmente, mi riteneva una sfigata. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da lui, soprattutto per il legame che ormai ci univa. Non ci frequentavamo da molto, ma l'avevo sempre guardato da lontano chiedendomi come sarebbe potuto essere far parte della sua vita.
Sfilai il cuscino da sotto la testa e me lo premetti sul viso per soffocare l'urlo di sfogo. Sbattei anche i piedi come una bimba capricciosa, facendo risuonare il materasso maltrattato nel silenzio della camera.
Il cellulare vibrò per la quarta volta e sperai cadesse dal comodino e si fracassasse in mille pezzi, così nessuno avrebbe più rotto le scatole!
Alla fine, irritata da quel tremolio, lo afferrai con rabbia e controllai i messaggi in arrivo: erano tutti e quattro di Jason.
Con uno sbuffo, decisi di leggerli:
Mi dispiace davvero tanto! Possiamo vederci alle 8? Vengo da te.
Potresti almeno degnarti di rispondere? Immagino tu sia incazzata nera, ma dammi il modo di spiegare!
Oh, Luce! Sei una ragazza impossibile! La cocciutaggine è proprio segno distintivo dei Keaton, eh?!
Stavo per leggere anche l'ultimo sms, ma bussarono alla porta. Volevo ignorare chiunque fosse, ma bussarono di nuovo e con più energia. Mi costrinsi ad alzarmi e mi trascinai fino alla porta. Quando l'aprii, sentii il sangue pulsarmi al cervello.
«Non fare quella faccia! Ti avevo avvertito» affermò Jason alterato.
«No, non l'avevi fatto.»
Abbassò lo sguardo sulla mia mano che stringeva ancora il telefonino. «Non hai letto i miei messaggi?»
«Lo stavo facendo ma una furia mi è piombata in camera.»
Gli scappò un sorriso. «Leggi l'ultimo.»
Lo feci: Sto venendo. Se non mi apri butto giù la porta a calci. Anche i Cooper sono testardi!
Trattenni un sorriso e mi schiarii la voce. «Non ho voglia di parlarti.»
«Posso entrare?»
«No!» quasi urlai. «Voglio che tu te ne vada e mi lasci in pace!»
«Dobbiamo chiarire.»
«Non c'è niente da chiarire. Sei diventato mio amico per fare un favore a Brian.»
Sbuffò esasperato. «Non è così semplice.»
«Ah, no?! E com'è allora? Mi hai ferito e al momento non ho voglia di vederti.»
«Mi dispiace, ma non è la fine del mondo se-»
«Non dirlo neanche! Lo sai quanto mi pesa essere la sorella di Brian, sotto questo punto di vista. È come... Mi sento come Ron Weasley che vive all'ombra di Harry Potter! Cioè, poi al quarto capitolo della saga sbrocca, no?!»
«Luce, tranquilla. Possiamo entrare e parlarne con calma?»
«No! Sono stanca e irritata. Davvero, ho solo bisogno di starmene da sola...» ...e ignorare gli occhi che bruciano.
«Non me ne vado finché non mi perdoni!»
«Allora resterai accampato qui per un bel po'!»
Roteò gli occhi al cielo. «Quanto sei esagerata! Non sai neanche la verità!»
« La verità è che non so mai se le persone vogliono avvicinarsi a me per Brian oppure no! Credevo mi capissi. Speravo di aver trovato una persona sincera, invece mi hai preso in giro!» Strinsi i denti e i pugni. «Sai quanto mi faccia male essere considerata soltanto "la sorella di", eppure non mi hai detto nulla.»
«Non c'era nulla da dirti! Sai quante volte ti ho guardato di nascosto, in biblioteca, senza avere il coraggio di avvicinarmi? Quante volte mi sarei seduto accanto a te a mensa per conoscerti un po'?»
«Allora dovevi farlo!»
Si passò una mano tra i capelli sbuffando frustrato. «L'ho fatto ora, va bene?»
«No, non va bene! Non va bene che tu debba avere il permesso o la spinta di mio fratello per potermi parlare! Non è normale e la cosa mi fa arrabbiare di brutto! Me ne sono sempre fregata perché sto bene anche da sola, ma stavolta è diverso... Con te è diverso!» Sentii una lacrima bagnarmi la guancia e la asciugai in fretta.
«So che non posso capire fino in fondo ciò che provi, ma non era mia intenzione ferirti e anch'io avevo i miei buoni motivi.»
«Puoi dire quello che vuoi, ma non cambieresti le cose. Mi sono sentita tradita.»
Tese una mano verso il mio viso ma girai la testa per non farmi toccare. «Luce...»
«Finiamola qua. Sul serio, sono stanca. Voglio stare da sola.» Feci un passo indietro e chiusi la porta ripiombando nella triste penombra della camera.


N.d.a.:
Buonasera! Visto che il Lunedì è il giorno più odiato da tutti, ho deciso di pubblicare il nuovo capitolo per darvi un motivo per sorridere... sperando che la mia pubblicazione sia motivo di gioia!! :D
Un bacione a tutti e alla prossima ♥

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Capitolo 8
*** Ritorno ***


Cap. 08 - Ritorno Ritorno
 
 
La mattina dopo la litigata con Jason non mi sentivo affatto bene. Avevo un po' di nausea e di mal di stomaco, dovuti di sicuro al nervoso che non mi aveva abbandonato neanche durante la notte passata in bianco. In parole povere mi sentivo come se avessi passato le ultime dodici ore centrifugata dentro una lavatrice.
Per fortuna le lezioni che avevo quel giorno erano soltanto quattro, per cinque ore totali. Finii l'ultimo sorso di succo e lasciai il bar, poco distante dal college, per non rischiare di arrivare tardi al primo corso.
In corridoio incrociai Brian, che si precipitò all'istante da me con un sorriso teso. «Ciao, sorellina.»
«Ciao» ricambiai a mezza bocca.
«Ce l'hai anche con me?»
«Ovvio! Non so come ma, per colpa tua, la mia vita sociale è uno schifo. Anzi! Lo so perché: è perché non ti fai gli affari tuoi e sei troppo famoso.» Mimai le virgolette pronunciando l'ultima parola.
«Volevo solo darti una mano. Mi preoccupo per te.»
Sbuffai. «Ti picchierei se non sapessi che farei male alla mia stessa mano!»
Ridacchiò divertito. «Ti voglio bene.»
«Anch'io, ma fammi un favore: non cercare più di aiutarmi.»
«Va bene...» Il suo sguardo si posò su qualcuno alle mie spalle, a cui sorrise.
Mi voltai per vedere chi fosse e non mi stupii nell'incontrare gli occhi neri di Jason.
«Luce» salutò.
Mi voltai di nuovo verso mio fratello e lo ignorai. «Ciao. Ci vediamo.» Mi allungai appena sulle punte e gli lasciai un bacio sulla guancia, poi mi diressi in fondo al corridoio per entrare nell'aula di francese.
La mattinata passò in fretta e all'ora di pranzo non avevo ancora deciso se andare a mensa o mangiare in un qualche fast-food di zona. Alla fine decisi di mangiare un boccone al volo in mensa e filarmela il più velocemente possibile.
Quando finii di abbuffarmi con polpette e pasta, uscii dal complesso e mi diressi verso la biblioteca per prendere il libro che ci aveva consigliato l'insegnante di inglese. Stavo attraversando il giardino che si estendeva all'entrata del campus ma rimasi paralizzata. Tutto intorno a me si era fermato: non sentivo più le persone ridere; non vedevo più le coppiette camminare; non sentivo più il vento che mi accarezzava il viso. L'unica cosa che sentivo era il cuore contro le costole e l'unica cosa che vedevo era il sorriso smagliante del mio primo amore, in carne e ossa di fronte a me. Strabuzzai gli occhi un paio di volte, incapace di credere ai miei occhi.
«Ciao Luce.» La sua voce mi riempì la testa.
«C-ciao... Che...?» Non sapevo neanch'io cosa dire!
«Come stai?»
«Bene, credo.»
«Avevo immaginato in modo diverso il nostro incontro.»
«I-io non so...»
«Nella mia fantasia t'immaginavo corrermi incontro e buttarti tra le mie braccia.»
«Lo farei se riuscissi... se riuscissi a riprendere possesso del mio corpo.»
Scoppiò nella risata cristallina che mi aveva fatto innamorare. «È bello rivederti.»
Mi tuffai tra le sue braccia e scoppiai a piangere, come se la consapevolezza che fosse davvero lì fosse esplosa all'improvviso. «Mi sei mancato» piagnucolai dopo qualche minuto di sfogo.
«Anche tu. Troppo.»
Sciolsi l'abbraccio, anche se a malincuore, e mi asciugai le lacrime con la manica della felpa. «Ti va un caffè?» Lui era un drogato di caffè!
«In realtà sono stanchissimo. Ero passato solo per un saluto e per chiederti quando sei libera.»
M'illuminai in un sorriso. «Possiamo vederci quando vuoi!»
«Ceniamo insieme stasera?»
Feci sì con la testa. «A che ora ci vediamo?»
«Se portassi la pizza e restassimo a mangiarla qui? Magari in camera tua.»
«Avrò la camera libera, quindi staremo in pace.»
«Ho un sacco di novità da raccontarti!»
«Perché non mi hai detto che saresti venuto?»
«Volevo farti una sorpresa, ovviamente.»
«Ci sei riuscito alla grande.»
«È stata dura non confessarti tutto nell'ultima mail che ci siamo scambiati.»
«Non vedo l'ora che arrivi stasera! Voglio sapere cosa ci fai qui, se resti, se possiamo-»
«Ok, ok! Ho capito. Ti racconterò tutto, ma ora vado. Sono sceso dall'aereo e venuto direttamente qui, quindi ho un sacco di cose da fare e di sonno da recuperare. Il volo mi ha devastato!»
«Ti aspetto per le sei?»
«Perfetto direi.» Mi diede un bacio sulla fronte, come faceva spesso quando stavamo insieme, e poi sparì tra la folla.
Restai imbambolata in mezzo al giardino per altri cinque minuti buoni, poi corsi a cercare mio fratello presa da uno slancio improvviso di entusiasmo. Riuscii a trovarlo subito perché c'era sempre qualcuno che sapeva dove fosse. A grandi e veloci falcate, mi recai a mensa - era ancora lì a mangiare con i suoi amici - e andai dritta spedita al suo tavolo salutando solo con gesti rapidi chi mi salutava.
«Brian!» gridai euforica e l'intera tavolata prestò attenzione a me. Mi sentii arrossire all'istante, soprattutto nel vedere Jas, accanto a mio fratello, fissarmi incuriosito.
«Ehi! Che c'è?»
«È tornato!» esclamai senza neanche pensarci.
«Ma chi?!»
«Steve! È arrivato oggi e mi ha fatto una sorpresa! Si è presentato qui una ventina di minuti fa.»
Si aprì in un sorriso. «Davvero?»
«Sì! Altrimenti non sarei così felice!» Iniziai a saltellare e battere le mani come una ragazzina.
«Chi è questo Steve?»
Ignorai Jas ma ci pensò mio fratello a rispondere: «Il suo primo e unico amore.»
Diedi un pugno sulla spalla a Brian e guardai storto Jason. «Non sono affari tuoi.» Poi mi rivolsi di nuovo a Brian. «Comunque, stasera ceniamo insieme!»
«Perché vi siete lasciati?»
«Ripeto: non sono affari tuoi» dissi minacciosa a Cooper.
«È tornato per restare?»
Alzai le spalle. «Non lo so. Mi spiegherà tutto a cena.»
«Dove ti porta di bello?»
«Resteremo qui al campus.»
«Non può mangiare alla nostra mensa. È estraneo al college» si premurò di precisare Jason.
«Mangeremo pizza in camera mia. E poi non devo spiegarti niente!»
«Mi raccomando, non fa-»
«Brian! Non sono una bambina. Domani ti farò il resoconto dettagliato!»
«Non… non ce l'hai più con me?» chiese timoroso.
«Sono troppo contenta per essere arrabbiata!»
«E con me?»
Lanciai un'occhiataccia a Jas come risposta e mi chinai a dare un bacio a mio fratello, poi salutai il resto della compagnia con un ciao generale. Jason non si disturbò neanche a ricambiare.
 
Alle sei in punto ero pronta. Restai seduta sul letto ad aspettare che Steve bussasse alla mia porta e, in pochi minuti, sentii qualcuno fermarcisi davanti. Non si decideva a bussare e da sotto la fessura riuscivo a vedere l'ombra che si muoveva. Decisi di alzarmi e andare ad aprire prima di invecchiare su quel materasso.
Rimasi di stucco nel ritrovarmi davanti Jason. «Ciao» dissi confusa.
«Il tuo ex è già arrivato?»
Feci no con la testa.
«Posso parlarti?»
«Direi proprio di no.»
Il suo sguardo si prese cinque secondi per squadrarmi e un sorriso amaro gli spuntò sulle labbra. «Sei stupenda.»
«G-grazie.» Quello però non era il momento di svenire ai suoi piedi. «Mi sono impegnata più del solito.»
«Non hai bisogno d'impegno per essere meravigliosa.»
Potevo saltargli in braccio e baciarlo?
«Luce» chiamò una voce incerta da dietro Jason, poi fece capolino Steve.
«Ciao!» Istintivamente scansai Jas e presi per mano Steve trascinandolo dentro la stanza. Feci per chiudere la porta ma Cooper la tenne aperta sbattendoci un pugno contro.
«Possiamo parlare due minuti?»
«Non è il caso adesso.»
«Tutto bene?» s'informò Steve alle mie spalle.
«No» bofonchiò Jas irritato, ma lo ignorai.
«Tranquillo, se ne sta andando.»
«Certo, me ne vado. Divertiti con il tuo grande amore» disse tra i denti con disprezzo.
«Puoi giurarci!»
Sbatté di nuovo il pugno sul legno chiaro, poi se ne andò borbottando qualcosa che non compresi.
Chiusi la porta e raggiunsi Steve, che nel frattempo si era tolto la giacca e accomodato sul letto. Non riuscivo a capire perché sentissi il cuore così pesante nonostante la presenza del ragazzo che avevo sognato di rivedere per anni.
«Ho preso la pizza ai peperoni. Ti piace ancora?»
«Sì.» Abbozzai un sorriso e m'imposi di calmarmi.
Aprì il cartone e ne prese una fetta. Quando deglutì il boccone, chiese: «Era un tuo amico?»
«Più o meno. Abbiamo discusso e ora non ne voglio più sapere di lui.»
«Non sei cambiata di una virgola! Che ti ha fatto di così terribile?»
«È diventato mio amico solo perché glielo ha chiesto mio fratello, che è il suo migliore amico e compagno di stanza.»
«In effetti non si è comportato bene.»
Mi accanii sul trancio di pizza e presi a masticare con rabbia. «Come mai sei tornato negli Stati Uniti?»
Si aprì in un sorriso. «Mio padre ha aperto una filiale della sua azienda qui, circa tre mesi fa. Ora che si è stabilizzato il lavoro, ci ha fatto tornare tutti a casa.»
«Ma è stupendo! E la filiale francese?»
«L'ha affidata temporaneamente a mio zio. Appena mio fratello si laurea, si trasferirà lì e ne prenderà il controllo.»
«E tu?»
«Io resterò qui. Mi iscriverò al college e farò uno stage nell'azienda di papà.»
Stavo per piangere! «Vuol dire che non te ne andrai più?»
Mandò giù il boccone innaffiandolo con della birra. «Esatto.»
«È strano averti qui.»
«Beh, per me è strano essere qui. Sai, ritrovare i posti in cui sono cresciuto e le persone che ho amato... Che amo.»
Mi si mozzò il respiro. «I-in fondo questa è la tua vera casa.»
Si avvicinò togliendosi il cartone di pizza dalle gambe e abbandonandolo in un angolo del letto. «Non ho mai smesso di pensarti.»
Deglutii a stento. «Sei ancora...»
Fece un lieve cenno d'assenso con il capo e si chinò su di me azzerando la distanza tra le nostre labbra. Il suo bacio fu dolce e delicato, ma mi sembrava terribilmente sbagliato baciarlo.
Mi allontanai e cercai di fare mente locale. «Così non va bene.»
«Troppo in fretta?»
«Non ho ancora realizzato che sei qui. Mi hai travolto con questa sorpresa e ora mi baci anche. Rallenta un secondo, ok?»
«Scusami.» Tese le labbra in un sorriso. «Sono stato travolto dai ricordi, dai miei sentimenti ancora vivi, da te... Ho aspettato questo momento per anni.»
«Anch'io, ma le cose non sono come tre anni fa.»
«Oh» disse solo. Dopo istanti di silenzio, chiese: «Hai un ragazzo?»
«No, niente del genere.»
«Però?»
«Non lo so! È tutto confuso e complicato. In più sei piombato tu! Sei stato il mio primo vero amore.»
«Possiamo provare a stare insieme, di nuovo. Non siamo cambiati molto in questi pochi anni.»
Ora però c'è Jason, avrei voluto dirgli e capii che era per lui che non ero stata felice di quel bacio. «Credevo di essere ancora innamorata di te, ma mi sono resa conto che non è così. Vedi, c'è una persona che inizia a piacermi sul serio e, anche se ho poche chance di mettermi con lui, non me la sento di riprovare con te. Sarebbe sbagliato nei tuoi confronti e nei miei.»
«Questo ragazzo non ricambia?»
Scrollai le spalle. «Non è proprio così facile.»
«Potrebbe esserlo se ti mettessi con me. Ti amo.»
«Due ore fa non l'avrei neanche pensato, ma ora sono sicura di non amarti più.» Misi la testa fra le mani. «Oddio, è così strano! Sembra così crudele!»
«Luce, guardami.» Abbassai le mani e alzai lo sguardo. «Abbiamo un sacco di bellissimi ricordi. Nessuno ci toglierà mai l'amore che abbiamo provato l'uno per l'altra, o la nostra prima volta. Non devi farne un dramma se quei sentimenti si sono spenti. Sei andata avanti con la tua vita, hai avuto un ragazzo l'anno scorso e ora te ne piace un altro. È la vita.»
«Non nominarmi Mark. Quando l'ho lasciato, mi sono sentita meglio. E se non fossi più in grado di amare?» chiesi preoccupata.
«Non dire sciocchezze! Il ragazzo che ti piace è quello che era qui prima, vero?»
Distolsi lo sguardo. «Può darsi.»
«Stai mentendo a me?!»
«Ah, e va bene! È lui. Si chiama Jason.»
«Ti do una bella notizia: è cotto a puntino.»
«Sì, può darsi» affermai vaga. «Comunque non ci metteremo mai insieme per colpa di Brian. E poi non voglio neanche più parlarci con lui!»
«Sei proprio ostinata, eh?!»
Mi sfuggì un sorriso. «Sì.»
«Vorrei baciarti ancora.»
«Steve» lo rimbrottai.
«Dai, il classico bacio di addio.» Si avvicinò lentamente e scoprii di volerlo anch'io in fondo. Gli permisi di azzerare la distanza e le nostre labbra si incastrarono perfettamente. Continuammo per un po', poi lui volle approfondire il contatto e con la punta della lingua m'invitò a dischiudere la bocca. Cedetti e lo lasciai fare godendomi il suo sapore dopo tanto tempo, anche se con i peperoni non era il massimo. Iniziai a ridere come una cretina costringendolo a fermarsi.
Mi guardò con un sopracciglio inarcato. «Cos'è successo?»
«Pensavo ai peperoni sulla pizza» confessai imbarazzata.
«Ti ha fatto schif-»
Lo zittii baciandolo di nuovo e stavolta prese anche ad accarezzarmi la coscia. Sentivo dal suo tocco quanto desiderasse arrivare fino in fondo, quindi mi tirai indietro prima di lasciargli intendere che lo volevo anch'io.
«Un ultimo bacio, tutto qui» precisai.
«Sicura?» sussurrò al mio orecchio per poi iniziare a baciarlo come sapeva mi faceva impazzire. «Non c'è niente di male se ci lasciamo andare un po'.» Lasciò una scia delicata di baci lungo la mia mandibola, ma lo fermai.
«Non voglio.»
Sospirò. «Scusa, mi sono lasciato sopraffare dalla voglia di te.»
«Come saranno ora le cose tra noi?»
«Non lo so. Potremmo restare in contatto e vederci qualche volta.»
Assentii con il capo. «Non voglio perderti.»
«Non succederà.» Mi sorrise teneramente.
«Ti va di uscire un po'? Ti mostro il campus!»
Accettò di buon grado e facemmo una passeggiata per il college. Gli mostrai il giardino sul retro e quello principale; gli spiegai la storia della statua che si trovava accanto alla biblioteca, poi lo condussi verso il dormitorio maschile che era l'edificio più vecchio dell'intero istituto. Ascoltò con interesse di quando una delle stanze era stata usata per vendere le soluzioni di un test rubato dal pc di un insegnante; o di come avessero quasi incendiato la stanza 21 per cucinare metanfetamina.
I miei racconti furono interrotti da una voce roca che stanca mi salutò cogliendomi di sorpresa.
«Ciao Brian!» Mi accorsi poi che dietro di lui stava arrivando Jason. Quando mi vide, sgranò leggermente gli occhi, poi distolse lo sguardo.
«Oh, sei suo fratello! È un piacere vederti! Non ti avrei mai riconosciuto!»
«Ci siamo visti solo una volta, se non sbaglio.»
«Già!»
«Che ci fate da queste parti?»
«Gli sto facendo fare il giro del campus.»
«Mi sta raccontando un sacco di storie legate alle varie strutture.»
«Che divertimento!» borbottò sarcastico Jason.
«Beh, noi andiamo. Si è fatto tardi.» Presi istintivamente la mano a Steve e a Jas quasi caddero gli occhi dalle orbite. Si riprese in un secondo e mi lanciò il suo sguardo furioso.
«È stato un piacere, Brian. Vorrei poter dire lo stesso del tuo amico...»
«Cosa, scusa?» chiese alterato il preso in causa.
«Sei un maleducato.»
Strattonai il braccio facendo finire Steve quasi dietro di me. «Ciao ragazzi!» Mi voltai e a passo svelto mi allontanai da mio fratello e Cooper per evitare che Steve finisse steso sulle scalinate del dormitorio.
«Non provocarlo più» lo avvertii una volta sotto il dormitorio femminile.
«Non ho resistito. E poi hai visto che faccia ha fatto quando mi hai preso per mano?»
Feci sì con la testa, leggermente compiaciuta. «Non istigarlo più però.»
«D'accordo» borbottò fingendo un tenerissimo broncio. «Ora è meglio che vada.»
«Sono felice di averti rivisto e di sapere che resterai in città.»
«Allora ci vediamo.»
«Buona notte.»
«Anche a te, stellina.» Mi lasciò un bacio sulle labbra e si allontanò verso il parcheggio del lato est.
Di colpo mi sentii afferrare il braccio e voltare. Quasi urlai per lo spavento ma, per fortuna, riconobbi subito Jas.
«Siete tornati insieme?»
«No» risposi automaticamente.
Trattenne a fatica un sorriso. «Buonanotte.» Mi baciò la guancia e se ne andò anche lui.
Che dovevo fare con quel ragazzo? L'avrei mai capito? Sempre più abbattuta e frustrata, mi trascinai fino in camera per sprofondare nel mio letto.


N.d.a.:
Buonasera :) Ecco il nuovo capitolo, che spero vi piaccia. Voglio ringraziare in modo speciale Hachi_23 che mi sostiene e aiuta sempre, e Amelia_ che recensisce ogni capitolo che pubblico condividendo con me il suo entusiasmo e i suoi pensieri. Ovviamente, un grazie va anche ai lettori silenziosi. Grazie a tutti ♥

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Capitolo 9
*** La verità che non ti aspetti ***


Cap. 09 - La veità che non ti aspetti La verità che non ti aspetti
 
 
Dall'incontro con Steve erano trascorsi due giorni durante i quali c'eravamo scambiati sms. Ero contenta di averlo di nuovo vicino e di sapere che avrei potuto contare su di lui per ogni cosa, come mi aveva scritto la sera precedente. Quella contentezza però non riusciva a contrastare ciò che provavo per il litigio con Jason. Erano passati tre giorni interi da quando avevamo litigato e mi preparavo psicologicamente ad affrontare il quarto. Ebbene sì: necessitavo di una preparazione mentale. Non stavo diventando matta, almeno non del tutto, ma l'idea di vedere Jason parlare con mio fratello a mensa, o sorridere e divertirsi con i suoi amici, mi feriva. La colpa era solo mia e del mio stupido e inutile orgoglio.
Quando il giorno precedente aveva riprovato a parlami, mi ero liberata di lui correndo via, letteralmente. E il motivo non era solo il battibecco ma anche la paura che mi facesse il terzo grado su Steve. Dopo quel tentativo non ne fece altri ed io mi tenevo alla larga da lui e dai posti che sapevo frequentava.
A mensa era inevitabile non beccarlo, ma mangiavo in fretta e lasciavo la sala a testa bassa per non dover parlare con nessuno.
Anche ora ero seduta a spiluccare i miei tristissimi cetrioli non riuscendo a non gettare, di tanto in tanto, occhiate a quello splendido ragazzo che avevo perso. Alla fine era così importante che si fosse avvicinato solo perché glielo aveva chiesto Brian? Dovevo forse rassegnarmi che quella sarebbe stata sempre la storia della mia vita? Con la mia testardaggine e il mio orgoglio, non era affatto facile mandar giù la consapevolezza che chi si avvicinava o allontanava da me veniva stabilito da Brian. Volere una vita mia e avere libero arbitrio era forse chiedere troppo?
«Che ti hanno fatto quei poveri cetrioli?»
Alzai lo sguardo svogliatamente. «Ciao, Bart» borbottai.
Si lasciò cadere sulla sedia e poggiò il mento sulla mano restando a squadrarmi per un tempo che sembrò infinito. «Dovete far pace.»
«Non sono affari tuoi.»
«Lo sono eccome visto che se la prende con me!»
Inarcai un sopracciglio. «Perché?»
Sospirò scuotendo la testa. «Quando gli rode il culo si sfoga su di me, ma solo perché io glielo lascio fare. Non è bravo a confidarsi con le parole, quindi lo fa con insulti e pugni.»
«Si comporta da ragazzino...»
«Non è il solo!» Mi rivolse un sorriso divertito che mi urtò i nervi.
«Dovevo aspettarmelo che stai dalla sua parte» borbottai risentita e addentai una rondella di cetriolo.
«Non sto dalla parte di nessuno perché entrambi avete le vostre colpe. Lui ha di sicuro sbagliato a tenerti nascosto il favore che gli ha chiesto Brian, ma come faceva a dirtelo senza che ci rimanessi male? Ci tiene sul serio a te.»
«Lo so, ma...» Sbuffai e diedi un'occhiata veloce al suo tavolo. Lo sorpresi a guardarmi con aria torva.
«Tu sbagli nel tenergli il muso... Anzi, a ignorarlo completamente. Ci sta male, sai?»
Infilzai una foglia di lattuga più e più volte. «Non voglio parlargli mai più.» Stavo male solo all'idea ma non sarei tornata sui miei passi.
«Siete due scemi!»
«Se hai finito con gli insulti, finirei di mangiare.»
«Oggi c'è la maratona...»
Lo fulminai con lo sguardo. «Non contate sulla mia presenza.»
«È la stessa cosa che ha detto Jason.» Fece un ampio sorriso mentre si alzava. «Ci vediamo alle cinque da Pat e Rick.» S'incamminò verso l'uscita.
«Bart, non scherzare! Non ci vengo!»
Senza neanche voltarsi, mi salutò con un gesto della mano.
 
Ero di fronte il palazzo in cui vivevano i cugini. La macchina di Jas non c'era nel parcheggio e, dato che erano già le cinque e un quarto, dedussi che davvero non si sarebbe presentato. Gli avevo rovinato la tradizione delle maratone del venerdì, e mi sentivo una merda per questo.
Mi trascinai lentamente nell'atrio e percorsi le rampe di scale a velocità bradipo. Quando fui davanti alla porta dell'appartamento, quella dell'ascensore si aprì e ne uscì Jason. Si tolse gli occhiali da sole e mi guardò sbigottito. Quell'espressione ebete non si levò neanche mentre mi raggiungeva a passi indecisi.
«Credevo non venissi» mormorò.
La sua voce mi era mancata. Patetico, vero?
«Sono stata indecisa fino all'ultimo.»
«Vuoi che...» Indicò col pollice l'ascensore dietro di lui.
Feci no con la testa. «Non devi perderti la serata con i tuoi amici per colpa mia. Bart sa che non sarei venuta, quindi non ci rimarrà male quando non mi vedrà.» Tesi le labbra in un sorriso debole.
«Non devi andartene.»
«Jason, ne abbiamo già parlato.»
«No, invece! È questo il punto: tu hai dato di matto e non mi hai lasciato chiarire.»
«Non voglio sentire le tue scuse.»
«Sei un'idiota!» sbottò.
«Come ti permetti?»
La porta dell'appartamento si spalancò rivelando il viso furente di Pat. «Se avete finito di litigare, entrate. E senza fiatare! Siamo in ritardo sulla tabella di marcia, quindi muovete il culo e posatelo sul divano. Nel tuo caso» i suoi occhi incrociarono i miei «sulle gambe di Jason.» E sparì dentro lasciando accostato.
«Non mi siederò in braccio a te.»
«E chi ti ci vuole?»
Ci fulminammo con lo sguardo ed eseguimmo gli ordini di Pat che, tra parentesi, non avevo mai visto arrabbiato.
Io e Jas andammo dritti verso il divano e, quando capii che aveva puntato il posto accanto a Bart, accelerai il passo per poterlo occupare io. Mi afferrò per un braccio a pochi passi dalla meta e sfoderò il suo sguardo assassino.
«Mi ci metto io lì.»
«Se non mi avessi bloccata, sarei arrivata prima!»
«Mettiti accanto a Rick.»
«Perché? Voglio stare lì. O forse devo prima chiedere il consenso a Brian?»
I suoi occhi lampeggiarono furenti. «Non dire cazzate.»
«E tu non dirmi cosa fare!»
Avvicinò il viso in collera al mio e parlò piano, stavolta. «Non voglio che tu stia vicino a Bart.»
Sbattei le palpebre velocemente, come se servisse a capire ciò che aveva detto. «Perché? E poi che me ne importa di ciò che vuoi tu?»
«Avete finito?» ci gridò Pat sempre più alterato. «Per l'amor di Dio, falla sedere dove cazzo vuole!»
Mi liberai della sua stretta e mi accomodai per terra, tra le gambe di Rick e quelle di Ted.
«Ti ci voleva tanto?» borbottò Jas mentre mi passa davanti e si sedeva accanto a me.
Mi voltai a guardarlo. Perché gli sguardi non potevano uccidere? «Non volevi stare vicino al tuo amichetto Bart?»
Un calcio di Pat mi colpì l'osso sacro e rantolai massaggiandomi. Jas gli sferrò un pugno sul ginocchio facendolo imprecare.
«Non toccarla» lo minacciò con tanto di famoso sguardo. Quella sua premura nei miei confronti faceva sempre accelerare il battito del mio cuore.
«Grazie» gli sussurrai e sorrisi appena.
Si avvicinò così tanto al mio orecchio che le sue labbra lo sfioravano. «Ci tengo a te.»
Qualcuno si schiarì la voce facendoci capire di dover tacere, così Jas si voltò verso la televisione e non disse più niente nelle successive due ore.
Finimmo la visione all'ora di cena per poter mangiare la lasagna surgelata che Rick, con gran entusiasmo, si era proposto di scaldare amorevolmente. Lo accompagnai in cucina e restai a guardarlo leggere le istruzioni sul fondo della scatola.
«Non credo tu abbia bisogno di istruzioni. È più semplice di quanto pensi.»
Mi guardò imbronciato. «Riesco a malapena ad aprire la confezione!»
Gli tolsi di mano il pasto e lo poggiai sul marmo nero del ripiano. «Scalda un po' il forno. Quando la fiamma si sarà abbassata, le infornerai.»
«Non prenderà fuoco la vaschetta in plastica?»
Risi ma dalla sua espressione corrucciata, capii che non era una battuta. «Devi metterla prima in una teglia. Quelle confezioni sono adatte solo al microonde.»
«Saprò cosa regalarmi per Natale...» bofonchiò mentre infilava la testa in una credenza.
«Ti do una mano» mi offrii quando iniziò a sbuffare perché non sapeva come passare la pasta nella teglia senza fare un disastro. «Devi solo avere pazienza. E mani ferme. Ah! Gesti sicuri, altrimenti ogni sforzo sarà vano.»
Gli spuntò un sorriso sulle labbra. «Consigli preziosi.»
«Ecco fatto» dichiarai soddisfatta. «Controlla il forno.» Restò a guardarmi con un'espressione strana. «Che c'è?»
Sospirò e si abbassò a guardare dal vetro. «La fiamma sembra ok.»
«Ma tu no!» affermai ridacchiando.
«Sono semplicemente contento che tu sia qui.»
Un sorriso spontaneo nacque sulle mie labbra. «Anch'io. Ora forza: inforna le lasagne e imposta il time.»
«Agli ordini!» Ubbidì come un bravo bambino e rimase a fissare il time che aveva iniziato il suo conto alla rovescia.
«Affascinante, vero?» chiesi divertita.
«Tu hai questa bellezza accanto e perdi tempo a guardare il forno?» gli chiese Bart spuntando dalle mie spalle. Mi cinse la vita in un goffo abbraccio che mi stava mettendo a disagio.
«Non rompere» si difese Rick senza togliere gli occhi dalla sua amata cena.
«Torni di là? Volevo farti vedere un video» mormorò al mio orecchio cercando di risultare sensuale.
«Preferisco restare qui per aiutare.»
«Deve solo scaldare del-»
«Bart, l'hai sentita. Togliti dai piedi!» si spazientì Rick che stavolta volse il suo sguardo verso di noi.
Udii il rumore di una bottiglia sbattuta sulla penisola e mi girai d'istinto.
«Quanto manca?» s'informò Jason, ma si vedeva che tratteneva la rabbia.
«Non molto» risposi mentre mi liberavo della presa di Bart e mi allontanavo un po'.
«Allora non servono tre chef in cucina» dichiarò. Mi prese per mano e mi trascinò verso il balcone. Appena fummo fuori, prese un bel respiro di aria fresca e puntò lo sguardo sul cielo scuro ma puntellato di stelle. Le sue dita erano ancora intrecciate alle mie e, quando me ne resi conto, lasciai scivolare la mano e incrociai le braccia al petto.
«Ti ricordi l'alba di quella mattina?»
«Certo» risposi non riuscendo a impedirmi di sorridere.
«Mi sentivo felice in quel momento.»
Mi avvicinai leggermente. «E adesso?»
Abbassò il mento per guardarmi. «Mi sento arrabbiato.»
Mi morsi le labbra. «Con me?» Che domanda stupida!
«Con Bart.» Si voltò e si perse con lo sguardo tra i palazzi di fronte. «Non voglio si approfitti del fatto che io e te...» Si grattò la testa senza finire la frase.
«Siamo solo amici e lui lo sa. Sono stata più che chiara.»
«Però non ha perso tempo ad attaccartisi addosso!»
«Non lo fa con malizia.»
«Non dire cose delle quali tu stessa non sei convinta.»
Mi scappò un sorriso. «Hai ragione.»
«Il profumo delle lasagne arriva fin qui» constatò.
«Rick ce l'ha messa tutta. Ho già l'acquolina!»
«Ti ho davvero ferito così tanto?» chiese con l'aria di un cucciolo abbandonato.
«Non lo so... Sono arrabbiata e delusa.»
«Tu mi sei sempre piaciuta. Forse non ti ricordi il nostro primo incontro, ma io sì.»
Sentii il cuore precipitarmi. «Eravamo in biblioteca» affermai incerta.
Scosse la testa sorridendo. «Brian era tornato a casa per la festa del Ringraziamento, con me al seguito. Io non ero rimasto a pranzo perché dovevo stare con i miei, ma Brian aveva insistito affinché conoscessi almeno la sua famiglia, anche solo cinque minuti. Mi presentò prima i tuoi, intenti a finire il tacchino e la salsa. Mentre raccontavano della partita del Super Bowl, tu entrasti in cucina con la tua solita aria intimidita. Eri solo una ragazzina, ma eri davvero bella e negli occhi ti brillava una luce che non saprei ancora descrivere. Avevi i capelli sciolti e provai subito l'impulso di passarci le dita in mezzo. Brian ci presentò e mentre ci stringevamo la mano, tu arrossisti ancor di più. Fu una sensazione stranissima quella che m'invase.»
«Quando è stato?»
«Tre anni fa.» Tese le labbra in un sorriso.
«Io non ricordavo...» Abbassai lo sguardo imbarazzata. «Ricordo di quando ci siamo visti al college. Ho sempre pensato fosse quello il nostro primo incontro.»
«Invece è stato il secondo. Ho creduto di morire quando ti ho visto lì in biblioteca, con quel vestitino e l'aria smarrita. Ti ho trovato così cambiata, così donna che per un attimo mi si è bloccato il respiro.»
Potevo anche morire nel sentirmi raccontare quelle cose. «Sapevi che avrei frequentato questa scuola?»
«Brian me lo aveva ripetuto cento volte. Era così entusiasta che mi ha offerto persino da bere la sera che ha saputo della tua iscrizione. Ero felice per lui ma sentivo che in fondo lo ero anche un po' per me.»
«Volevi rivedermi?»
«Ero curioso. Sai, dai racconti di tuo fratello sei sempre apparsa una ragazza perfetta e volevo verificare di persona come eri diventata.»
«Perché non mi hai mai parlato?»
«Brian e i suoi discorsi minacciosi sono una ragione valida. Non volevo rovinare la nostra amicizia, quindi decisi di farmi gli affari miei.»
«Alla fine viene fuori che Brian il favore l'ha fatto a te quando ti ha chiesto di diventare mio amico! Assurdo...»
«Almeno ora sai la verità.» Fece per rientrare ma non gli diedi modo di muovere neanche un passo perché lo bloccai.
«Sono stata una scema.»
«Non del tutto.»
Ci scappò una risata.
«Mi perdoni?» chiese poi.
«Sì, ma non tenermi nascosto più niente. Non voglio che ogni aspetto della mia vita sia condizionato da Brian.»
«Hai ragione. Mi dispiace da morire.»
«Non pensiamoci più.»
«Comunque ho fatto il cazziatone a tuo fratello. Gliene ho dette di tutti i colori. Mi ha mandato in bestia il fatto che abbiamo litigato per colpa sua!»
«Così almeno so la verità.» Il cuore mi si bloccò nel ripensare alle sue parole sul nostro primo incontro.
All'improvviso mi strinse tra le braccia e lasciò un bacio delicato sulla mia testa. «Stai meglio sola?»
«Da quando esco con te e gli altri, no. Decisamente no!»
Sospirò. «Meno male.»
L'occhio mi cadde sulla portafinestra aperta e scorsi due sagome nascoste dietro la tenda. Scoppiai a ridere.
«La volete finire di spiarci?» domandai ancora ridendo.
Ted e Rick uscirono allo scoperto e si precipitarono su di noi unendosi all'abbraccio. «Ci vogliamo tanto bene!»
«Sì, sì, ma ora toglietevi» ringhiò Jas.
Sciogliemmo quello strano ma affettuoso abbraccio e tornammo dentro per gustarci la meravigliosa lasagna di Rick che fumava al centro della tavola.


N.d.a.:
Ciao gente! Finalmente riesco a trovare cinque minuti per aggiornare! Spero che l'attesa sia ripagata dal nuovo capitolo :)
Grazie a tutti voi che continuate a seguirmi ♥

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Capitolo 10
*** Coda di paglia ***


Cap. 10 - Coda di paglia Coda di paglia
 
 
Era già trascorso un mese e le cose andavano alla grande: pranzavo quasi tutti i giorni con Jason e i suoi amici; Wendy faceva le sue comparse di rado ma era tornata a parlarmi, anche se lo faceva quando stavo lontano da Jas (il che era raro); Bart non ci aveva più provato con me e si stava dimostrando un buon amico, così come i cugini e Ted; ero uscita una sera con Steve e avevamo percorso il viale dei ricordi, niente più baci ed effusioni visto che stavolta anche lui aveva il cuore occupato: colpo di fulmine per la sua nuova vicina di casa; il mio rapporto con Jason si era rafforzato e ci stavamo comportando da bravi bambini mettendo da parte l'attrazione che provavamo. Anche se delle volte era davvero difficile e frustrante, né io né Jason avremmo mai confessato una cosa del genere, soprattutto perché la nostra amicizia sembrava funzionare nonostante le più nere aspettative dei primi giorni. Persino Brian si era calmato e aveva preso bene il fatto che avessimo fatto pace e passassimo così tanto tempo insieme.
Lasciai l'aula di filosofia e mi avviai al dormitorio per prepararmi a uscire con Rick e Ted. Il corridoio era deserto, ma sentivo uno strano vociferare. Mi guardai meglio intorno e scorsi Wendy di spalle che parlava con Jason, poco più avanti di me. Non li avevo notati perché erano semi nascosti da una porta aperta. Il tono di voce di lei si alzò e lui iniziò ad agitarsi: lo capii perché quando era nervoso o in difficoltà, gesticolava o cambiava in continuazione posizione.
Forse dovevo interromperli per aiutarlo, ma non sapevo se fosse giusto nei confronti di Wendy che finalmente aveva trovato il coraggio e il modo di parlargli. Restai in ascolto, senza capire realmente cosa dicessero visto che mi arrivavano solo brusii, e quando capii che la cosa si stava mettendo male, decisi di porre fine al suicidio di Wendy.
Feci qualche passo verso di loro e li salutai allegra. Lei si voltò di scatto verso di me e mi fulminò con un'occhiataccia, invece Cooper si rilassò visibilmente.
«Avete finito le lezioni?» esordii.
«Sì, già da un bel po'» rispose acida.
«Io ho appena fatto l'ultima. Ora vado altrimenti faccio tardi.»
«Hai un appuntamento?» s'informò lui.
«Esco con Rick e Ted. Andiamo al bowling e poi a mangiare giapponese.»
Inarcò un sopracciglio. «Perché non sono stato invitato?»
«Beh, ne stavamo parlando mentre tu non c'eri e non abbiamo pensato di invitare anche gli altri.»
«Io non sono gli altri» affermò a denti stretti. Deglutii a stento.
«Piantala, idiota! Lasciala in pace» mi difese Wendy e ci lasciò entrambi di stucco.
Jason mi lanciò il suo solito sguardo alla "ti uccido" e se ne andò a gambe levate. Wendy gli corse dietro senza neanche salutarmi e rimasi da sola come una cretina a chiedermi cos'avessi fatto di male.
Per la mezz'ora successiva non feci altro che pensare alla delusione e alla rabbia che aveva Jason negli occhi. Odiavo quando si arrabbiava con me perché ci stavo male e mi sentivo tremendamente in colpa, anche se alla fine non avevo mai nessuna colpa reale. Il problema, lo sapevo, era la sua gelosia e possessività. Non ci voleva un genio a capirlo, ma non avevo mai avuto il coraggio di affrontare con lui l'argomento: un discorso alla "non hai il diritto di comportarti così" l'avrebbe mandato in escandescenza e volevo evitarlo, soprattutto perché era un ragazzo che si legava tutto al dito ed era capace di tenere il muso per giorni. L'avevo imparato quando aveva tolto la parola a Brian dopo la colazione al Jerry's: cinque giorni di mutismo e sguardi truci era tutto ciò che gli aveva riservato. E tutto perché Brian mi aveva fatto piangere.
Avevo ancora dieci minuti prima di dover uscire e raggiungere i ragazzi al bowling, perciò gli inviai un sms:
 Non volevo farti arrabbiare. Mi perdoni?
 Non voglio che esci con loro senza di me!
 Non ti fidi dei tuoi amici?!?
 Il punto non è questo. Lascia stare.
 E allora qual è? Sei geloso?
 Certo che lo sono, cazzo!
 La cosa ti farà infuriare ancora di più, ma te lo dirò lo stesso: non puoi essere geloso.
 Vaffanculo
Sentii un nodo alla gola.
 Jas, per favore! Possiamo almeno parlarne? Sto male sapendoti arrabbiato con me.
 Vaffanculo
 Ero felice di poter passare un pomeriggio con i miei amici, ora invece sono in lacrime nel mio letto senza neanche la forza di alzarmi. Grazie.
Spensi il telefonino e mi voltai verso il muro asciugandomi le lacrime, ma non volevano saperne di smettere di scendere. Perché ci stavo così male? Lo sapevo che sarebbe andata a finire così, almeno quanto sapevo che quei messaggi li aveva scritti spinti dalla rabbia, eppure faceva male.
Quando mi ripresi, ricordai dell'appuntamento e che avrei dovuto avvertire Rick e Ted che non sarei andata più. Mi urtava davvero molto il fatto di dover rinunciare per colpa di Jas, ma non me la sentivo di andarci, anche perché non sarei stata di compagnia.
Lasciai il letto una decina di minuti dopo aver inviato loro un sms e andai a farmi una doccia per rilassarmi. Mentre aprivo il getto, sentii la voce di Marzia. Sperai con tutto il cuore che non fosse con Brian, perché significava doverle lasciare la stanza libera e in quel momento non ne avevo alcuna intenzione.
Dopo aver asciugato alla bell'e meglio i capelli, uscii dal bagno sicura di non trovare nessuno in stanza dato che era avvolta nel silenzio e, quando vidi Jason seduto sul mio letto, quasi mi caddero gli occhi dalle orbite. Istintivamente, mi precipitai verso di lui mentre lui scattava in piedi e mi veniva incontro. Gli buttai le braccia al collo e mi abbracciò così forte che credetti di svenire.
«Mi dispiace da morire.»
«Lo so, Jas. Non litighiamo più per favore.»
«Mi impegnerò a non fare lo stronzo geloso, ok?»
Avrei voluto dirgli che la gelosia non era inclusa nel pacchetto amici che vorrebbero stare insieme ma non possono, ma avrei rischiato di farlo arrabbiare di nuovo e di farmi mollare.
«Va bene» borbottai solo, alla fine.
«A che ora devi uscire?»
«Un'oretta fa.»
«Sono una merda.» Sciolse l'abbraccio e mi fissò dritto negli occhi. «Chiamali, così puoi raggiungerli. Ti accompagno io con la macchina.»
«Resti anche tu?»
Scosse la testa. «Ti porto solo.»
«Ti stavo invitando, non mi stavo accertando che tu te ne andassi!»
Sorrise appena. «Non è giusto ciò che ho fatto, quindi va' e divertiti.»
Finsi il broncio. «Solo se questo non mi farà di nuovo litigare con te.»
«Oggi è stata una giornata pesante e me la sono presa con te ingiustamente. Mi dispiace e ti chiederò scusa all'infinito, ora però chiama quei due.»
Mi gettai di nuovo fra le sue braccia e lo strinsi forte. «Grazie.»
«Sì, ok. Adesso lasciami o ti sfilo l'asciugamano di dosso e bacio ogni centimetro della tua pelle.»
Scattai all'indietro e sentii il corpo prendermi fuoco. «E-esci, così mi vesto» balbettai totalmente a disagio.
Piegò la testa di lato e si avvicinò per darmi un bacio sul collo. «Ti aspetto in macchina.»
«V-va bene.» Sembravo una ragazzina imbranata. Anzi: lo ero!
Indossai al volo uno dei miei vestiti, le solite zeppe e chiamai Rick. Rispose al secondo squillo.
«Dove siete?»
«Ancora al bowling. Ci raggiungi?»
«Se mi volete...»
«Scema che sei! Ti aspettiamo.»
Lo immaginai fare l'occhiolino.
Riagganciai e mi precipitai al parcheggio il più in fretta possibile, ma quando vidi in lontananza Wendy lanciarsi verso Jason e baciarlo, m'impietrii e sentii la rabbia divampare in me. Presi un bel respiro e ripresi a camminare con passo svelto, mentre Jas se la scrollava di dosso.
«Non ti permettere mai più!» le gridò contro.
«Volevo tentare il tutto per tutto.»
«Non sono un giocattolo, cazzo! Come ti è saltato in mente di farlo?»
«Ti scopi chiunque e ora ti scandalizzi per un bacio?»
Si mise una mano fra i capelli. «Non sono più così e lo sai bene. E il problema non è il bacio, sei tu! Ti ritenevo una delle mie migliori amiche, invece hai rovinato tutto!» Era davvero ferito.
«Non è colpa mia se mi sono innamorata di te» si difese lei iniziando a piangere.
Restai in disparte approfittando del fatto che non mi avessero ancora visto, però mi sentivo a disagio e in colpa a origliare.
«Wendy, ascolta: ti vedrò sempre come un'amica e sono disposto a lasciare tutto alle spalle se vorrai ricominciare da capo e cerc-»
«Non posso essere amica di una persona che mi piace così tanto, e dovresti capirmi tu più di tutti.» Sentii uno strano peso allo stomaco.
«Non voglio che tu soffra, quindi se vuoi che esca dalla tua vita devi solo dirlo.»
«Ho bisogno di tempo per accettare la situazione. Quando me la sentirò, tornerò nel gruppo sperando non sia troppo tardi.»
«Ti aspetteremo sempre.»
Si abbracciarono per qualche istante, poi si salutarono e lei si allontanò avviandosi al campus. Uscii dal mio rifugio e mi affiancai alla macchina; quando Jas si voltò, quasi sobbalzò dallo spavento.
«Ciao.»
Gli scappò un sorriso. «Ciao. Andiamo?»
Feci sì con la testa e aspettai che aprisse lo sportello al posto mio come era solito fare. Ci sistemammo entrambi sui sedili, allacciammo le cinture e mentre lui metteva in moto io accendevo la radio.
Fremevo dalla voglia di chiedergli di Wendy, ma non volevo apparire come una curiosona o, peggio ancora, gelosa.
«Mi ha baciato lei, all'improvviso. Ho avuto a malapena il tempo di capire che era dietro di me. Ha chiamato il mio nome e appena girato me la sono ritrovata appiccicata alla bocca.»
«Non devi giustificarti.»
«Lo so, ma voglio farlo. Non devi pensare che bacio chiunque.»
«Non lo penso.»
«Ci hai ascoltato?»
Deglutii. «Ti fa star male essere mio amico?»
«Starei peggio a non esserlo.»
«Possiamo prenderci del tempo.»
«A me non serve, ma se non mi vuoi tra i piedi, basta dirlo.» Fermò di colpo l'auto e, guardando fuori dal finestrino, mi resi conto che eravamo davanti al bowling.
«Non travisare le mie parole. Devi capire che ho solo paura che tu possa stancarti di questa situazione e decidere di chiudere il nostro rapporto.»
«Sarebbe la cazzata più grossa della mia vita.»
«Lo sarebbe anche star male fino allo sfinimento. Non voglio che diventi frustrato o inizi a odiare me, o Brian.»
«Non succederà.» I suoi occhi sinceri mi tranquillizzarono un po'. «Se diventa insopportabile, te lo faccio sapere.» Tese le labbra in un sorriso e si sporse a darmi un bacio sulla fronte indugiando più del solito.
«Resta con me» proposi sentendo il bisogno di averlo ancora accanto.
Sospirò. «Vorrei ma-»
«Allora fallo e basta. O hai un altro impegno?»
«Nessun impegno, ma vorrei dimostrarti che puoi uscire con loro senza aver paura di discutere con me.»
«Lo dimostrerai la prossima volta. Oggi ho bisogno di te.» Rimasi sorpresa delle mie stesse parole.
«E io di te.» Il suo sguardo era così intenso da far male. E se fossi stata io quella che non avrebbe retto la situazione?
«S-se non ci sbrighiamo facciamo tardi.»
Scendemmo dalla macchina e raggiungemmo i ragazzi in completo silenzio. Quando li avvistammo alla pista cinque, accelerammo il passo per non farli aspettare oltre.
Rimasero sorpresi nel vedermi insieme a Jas e iniziarono a riempirci di domande sul perché fosse con me; se fosse lui il motivo della mia iniziale buca; ecc., ecc.
Messi da parte i convenevoli, terminarono la partita in corso e decisero che era arrivata l'ora di mangiare. In effetti avevo fame anch'io e dato che erano già le sette, ci avviammo al ristorante giapponese lì vicino. Lasciammo le macchine al parcheggio del bowling e percorremmo quei pochi metri a piedi.
Una volta dentro, ci accolse un cameriere con la divisa rossa e ci fece accomodare a un tavolo; lasciò i menu e si dileguò per servire altri clienti.
Jason, accanto a me, sbirciò dal mio menu e iniziò ad annuire con la testa. La cosa mi fece scappare una risatina e mi guardò storto per farmi smettere, invece ottenne il contrario.
«Sei buffo a volte.»
Alzò le spalle. «Non ridere di me però!»
«In genere le donne sbavano davanti a lui, non ridono» spiegò divertito Rick.
«Solo perché non lo conoscono bene» affermai impertinente.
«A proposito: stai uscendo con qualcuna?» chiese curioso Ted.
«No.»
«È da un po' che non ti si vede in giro con una bella pollastra. La cosa è strana...»
«Smettila» lo minacciò con tanto di sguardo assassino.
«Ormai ha occhi solo per una ragazza.»
«Basta» insistette. Sia Ted sia Rick lasciarono cadere il discorso e io non azzardai neanche un'occhiata a Jason per paura di incontrare i suoi occhi in collera.
Poco dopo arrivò il cameriere e prese le nostre ordinazioni. Io mi chiedevo ancora come avremmo fatto a mangiare tutto quel cibo solo noi quattro, ma quando arrivarono i piatti, capii che non era un'impresa impossibile: i ragazzi avevano iniziato a ingurgitare di tutto come non mangiassero da giorni.
«Siete in presenza di una signorina, dovreste contenervi!» mi lamentai.
Si interruppero dal masticare e mi guardarono tutti e tre con le guance gonfie.
«Non abbiamo più bisogno di fare bella figura con te ormai» spiegò Ted come se fosse una cosa normale.
«Vedila come una cosa positiva: ora si fidano di te, ti ritengono un'amica e quindi non hanno bisogno di colpirti per farti restare nel gruppo.»
«Ok, Jas, ma non ne avevano bisogno neanche prima. Siete tutti in gamba e vi voglio bene.»
Sorrisero all'unisono e Rick aggiunse: «Non fare come Wendy però».
«N-non capisco cosa intendi» tartagliai imbarazzata.
«Dovete lasciarci in pace! Tutti a invischiarvi negli affari nostri. Siamo amici, quin-»
«Vi state sforzando di essere amici, è diverso.»
Roteai gli occhi al cielo. «Sinceramente, e lo dico col cuore, avete davvero stufato con questi discorsi. È da un mese che ci studiate neanche fossimo cavie da laboratorio! Jason non è libero di sorridermi perché altrimenti cominciate a dire che è cotto a puntino; io non posso abbracciarlo perché sennò iniziate a sghignazzare. Non vi sopportiamo più» dissi tutto di un fiato senza farmi scrupoli.
«Siete riusciti a far arrabbiare addirittura Luce. Siete pessimi.»
Sbuffarono e si scusarono contemporaneamente. «Non lo facciamo più.»
«Ve ne sarei davvero grata.»
«Lo mangi quello?» chiese Jas indicando nel mio piatto. Feci no con la testa e afferrò il maki con le bacchette. «Mhmm, grazie piccola» bofonchiò a bocca piena facendomi sorridere.
Ted e Rick sospirarono quasi scocciati e mi venne voglia di riempirli di pugni. Forse ci sarei anche riuscita: non davano l'aria di essere molto forti!
«Vi va il dolce?»
«Io sono piena.»
«Dici sempre così poi puntualmente mangi metà del mio» si lamentò Jas e mi sentii arrossire.
«Prendo una porzione di torta al tè verde, allora.»
«Brava.» Sorrise come un bimbo dispettoso e capii che stava architettando qualcosa.
Quando arrivò il cameriere per toglierci i piatti e chiedere se avessimo bisogno d'altro, scoprii il suo giochetto: non ordinò il dolce per mangiare una parte del mio.
«Sei tremendo!»
«Quando abbiamo finito qui, vi va di venire da me?» propose Ted. «Ho in programma di vedere Star Wars
«Non l'ho mai visto, quindi ci sto» risposi allegra e gli occhi dei miei amici puntarono sgranati su di me. «Che c'è?»
«Non l'hai mai visto? Sul serio?»
Feci sì con la testa.
«Vorrà dire che te lo faremo conoscere noi» dichiarò Jason guardandomi con uno sguardo strano.
Lasciammo il ristorante poco dopo e ci recammo tutti da Ted. Una volta in casa, trovammo Bart e mio fratello impegnati in uno scontro a Dead or Alive. Tutti restammo sorpresi nel trovarlo lì.
Quando li salutammo, Brian rivolse uno sguardo di fuoco a Jason ed ebbi paura per lui; distolsi lo sguardo da mio fratello e lo portai su Jas, che si grattava la nuca in completo disagio.
«Che ci fai qui?» chiesi io infine.
«Alle nove dovevo uscire con quel coglione accanto a te!»
«E lo cerchi qua?»
«Tanto state sempre tutti qui. Ho provato ha chiamarti ma non hai risposto.»
«Scusa! Non so come l'ho scordato, mi dispiace.»
«Non ti è mai successo. Sono profondamente offeso.»
«Ragazzi, non ricominciate! È stata colpa mia e di Ted che l'abbiamo convinto a restare a cena con noi. Ora siamo tutti qui, perciò tu e lui potete uscire tranquillamente.»
«Rick ha ragione. Non prendertela con lui, va bene?»
«Lo difendete sempre a spada tratta» borbottò risentito Brian mentre lasciava il joystick sul divano e si alzava. «Se ci sbrighiamo, siamo ancora in tempo.»
Jason puntò il suo sguardo su di me e pregai che non mi chiedesse il permesso per andare. Tornò a guardare Brian. «Non possiamo rimandare? Preferirei restare per vedere Star Wars
«No bello mio. Tu preferiresti restare con Luce, che è diverso!»
«Ho un'idea!» quasi urlai e ottenni l'attenzione dei presenti. «Usciamo tutti insieme! Oggi facciamo baldoria!»
«Il Dragon vi sta bene?»
«Non ci siamo mai stati ma ne parlano bene.»
«È frequentato da tutto il campus! Ma dove vivete?»
«Non per rovinarvi la festa, ma Luce non può entrare» ricordò Bart.
«Secondo te perché vanno tutti lì? Fanno entrare chiunque ma chiedono i documenti prima di servire da bere. Anche se la maggior parte delle volte se ne fregano.» Alzò le spalle.
«Non mi piace l'idea che Luce entri in quel posto» affermò Jas dimostrandosi contrariato.
«Sta a lei decidere.»
A quel punto non potevo tirarmi indietro, anche se lo sguardo supplichevole di Jason mi stava facendo cambiare idea. «Andiamo. Sono curiosa.»
I suoi occhi si fecero severi. «Io non ci vengo» disse a denti stretti.
«Jas, n-»
«Quel posto è pieno di gente, anche ragazzi ubriachi e molesti. Non ti voglio là dentro!»
«Con o senza di te ci vado lo stesso.»
«Finirà male.»
Gli poggiai una mano sul bicipite. «Ti starò appiccicata tutto il tempo.»
Roteò gli occhi al cielo. «D'accordo. Ma non lasciarmi bere più di una birra, ok?»
Mi scappò una risatina. «Va bene.»
«Se avete finito, direi di avviarci.»
«Brian, sei troppo burbero con quei due!» lo rimproverò Rick guadagnandosi uno sguardo di fuoco.
La serata non si prospettava delle migliori.


N.d.a.:
Buonasera a tutti!! Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto :) Sono davvero contenta del numero di persone che seguono la storia o che la preferiscono, quindi grazie davvero di cuore ♥ 

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Capitolo 11
*** Dipendenza ***


Cap. 11 - Dipendenza Dipendenza
 
 
Il Dragon era abbastanza lontano da casa di Ted e Bart, così ci dividemmo in due macchine: Patrick, Rick e Jas nella sua; Brian, i coinquilini ed io nella macchina di mio fratello. All'inizio avevo provato ad imbucarmi in quella di Jas, ma Brian era stato più che eloquente col suo sguardo intimidatorio, quindi avevo lasciato perdere con una sbuffata e mi ero infilata nei sedili posteriori affiancata poi da Bart. Anche se tra me e lui si era risolto tutto e non c'erano imbarazzo né tensione, Jason non abbassava mai la guardia quando ero in sua compagnia e, ogni tanto, mi abbracciava o mi dava dei baci sulla guancia mentre parlavo con Bart solo per ribadire il concetto "lei è mia, sciò". La cosa mi mandava in bestia perché non ero proprietà di nessuno, ma sia io che Bart lasciavamo correre per poi prenderlo in giro quando restavamo da soli.
«Hai visto che faccia ha fatto Jas?» chiese proprio lui avvicinandosi al mio orecchio.
«Non riesce proprio a contenersi.»
«Quel ragazzo è un libro aperto!»
Ridacchiai divertita. «Mi dispiace però che la prenda così a cuore.»
«È normale quando si è cotti di qualcuno.» Quelle parole mi colpirono perché nessuno aveva mai detto una cosa del genere in modo così diretto.
«M-ma, non credo che...» Lo guardai in difficoltà e mi arruffò i capelli.
«Non dirò più niente.» I suoi occhi si posarono per un attimo sulle mie labbra e temetti che azzerasse quella poca distanza fra noi, ma l'arrivo di un sms spezzò quella strana atmosfera.
Sono dietro di voi e mi sono rotto il cazzo di vederti appiccicata a quello!
Mi voltai e notai che la sua macchina non era molto distante dalla nostra e anch'io potevo vedere bene all'interno.
Concentrati sulla guida, cretino! È pericoloso usare il cell al volante.
Se non si allontana e toglie il braccio dal poggiatesta, vi tampono.
Mi voltai ancora per guardarlo e capire dalla sua espressione se scherzasse, ma la sua fronte corrucciata diceva chiaramente che l'avrebbe fatto sul serio.
«Bart, ti dispiacerebbe sederti un po' più in là e togliere il braccio?» chiesi con non poca vergogna.
«Luce, tutto ok?» s'informò mio fratello guardandomi dallo specchietto retrovisore.
Sbuffai. «Sì, tranquillo.»
«Se allunghi le mani su mia sorella, ti castro!» Ma come, non gli piaceva Bart?
«Lascialo in pace. Ho già un amico psicopatico, non ho bisogno anche di un fratello iperprotettivo.»
Bart sembrò avere un'illuminazione. «Non dirmi che il messaggio era di Jason!? Ti ha detto lui di...?» Indicò la distanza fra noi.
Controllai che Brian non mi guardasse e feci sì con la testa, poi portai l'indice alle labbra per fargli cenno di non dire nulla. Scosse la testa con espressione contrariata e severa.
«Ha avuto una giornata difficile» sussurrai in sua difesa.
«È un comportamento ingiustificabile e non capisco come tu non sia stufa di stare dietro questi giochetti e gesti inaccettabili. Non sei un oggetto di sua proprietà, per la miseria!»
«Non alzare la voce!»
«Che succede?» chiese di nuovo Brian.
«Chiedilo al tuo amichetto del cuore» affermò con disprezzo Bart e mi sentii gelare il sangue nelle vene.
«Ti ha fatto qualcosa?»
«No, Brian. Pensa a guidare.»
Strinse di più le mani sul volante e iniziò a cercare parcheggio. Due minuti dopo eravamo fuori dall'auto ad aspettare il resto del gruppo, che ci raggiunse in poco tempo. Subito Jason mi si fece vicino e mi sorrise, come se fosse contento di vedermi dopo tanto tempo. Mi diede una spallata giocosa, poi si chinò sul mio orecchio. «Scusa per quel messaggio da coglione possessivo. Oggi non sto bene, non mi sento neanche più io.»
«Non è una giustificazione.»
Rimase sorpreso. «Sei arrabbiata?»
Non lo ero, ma dovevo farglielo credere per fargli entrare in testa che non doveva comportarsi a quel modo. «Sì.»
I suoi occhi si fecero più scuri. «Perdonami.»
Incrociai le braccia e mi allontanai da lui per affiancarmi a Bart e Brian, che mi posò un braccio sulle spalle e si avviò all'interno del locale.
Una volta dentro, rimasi sbigottita: non era come immaginavo. Era un posto tetro che metteva i brividi! Le pareti erano bordeaux e tavoli e sedie bianchi e neri; il soffitto era molto alto, ma c'erano numerosi lampadari di cristallo che vi pendevano facendo sembrare tutto molto soffocante. Come faceva la gente a rintanarsi in quella gabbia opprimente? Almeno quella sera non era affollato, forse perché in mezzo alla settimana non uscivano in molti.
Un paio di ragazzi mi scrutarono e, d'istinto, presi per mano il primo che mi era capitato a tiro per non avere guai. In un secondo strinsero il mio polso così forte che lasciai la mano afferrata. Mi voltai di scatto e trovai un Jason furioso che cercava di incenerirmi e un Bart confuso che mi guardava ad occhi sgranati. Cavolo!
Avvicinai il viso all'orecchio di Jas per sovrastare la musica. «Non sapevo fosse lui. Ho afferrato la prima mano che mi è capitata a tiro.»
«Odio le ripicche.»
«Ti giuro che l'ho fatto senza pensarci! Non gli avrei mai preso la mano!»
La sua presa si fece più dolce. «Quindi non era per farmela pagare?»
«Non sono così io» dissi risentita.
Si voltò appena per incrociare i miei occhi e le nostre labbra si sfiorarono.
«Lo so» affermò come ipnotizzato.
«Posso tenere la tua mano, se vuoi.»
Fece scorrere delicatamente le dita dal polso e le intrecciò alle mie. Il cuore stava per esplodermi.
«Vorrei...» Chiuse gli occhi e sospirò. «Andiamo.»
Raggiungemmo gli altri, che si erano accomodati a un tavolo lontano dal bancone per evitare la poca ressa che si accumulava in quel punto del locale. Notai subito l'assenza di mio fratello e mi spiegarono che aveva avvistato Marzia e che stavano prendendo da bere per tutti. Ci mancava solo dover passare la serata con lei! E, come se non bastasse, c'era solo una sedia libera oltre a quella che doveva essere di Brian. Jason prese posto e tirò il mio braccio fino a farmi sedere sulle sue gambe, poi intrecciò le mani sul mio ventre e posai le mie sulle sue. Tutti ci guardarono stralunati, ma non capii il motivo dato che ormai lo facevamo spesso.
«Dovreste essere abituati!»
«Brian vi sgozza!»
Roteai gli occhi al cielo. «Vado a prendere una sedia da un tavolo libero.»
Jason sbuffò e lasciò cadere le braccia per permettermi di alzarmi. Puntai dritta al tavolo dietro di noi e rubai una sedia, che sistemai accanto a Jas.
Poco dopo tornò mio fratello con cagna al seguito, che gli si sedette in braccio. M'innervosii perché io non avevo potuto farlo con Jas e mi preoccupavo ancora di ciò che avrebbe provato Brian se fossi diventata la ragazza di Cooper. Sarebbe stato così tremendo per lui? Non c'era la possibilità che eravamo esagerati nell'ipotizzare una catastrofe? Ripercorsi con la mente tutte le scenate di Brian e ogni barlume di speranza svanì.
«Ciao Luce!» Ricambiai con un cenno il saluto della mia compagna di stanza, poi lei si rivolse a Jas. «Ciao bel fusto.» Ogni volta che apriva bocca, avevo voglia di vomitare.
«Ciao. Eri qui da sola?»
«No. Vuoi che ti presenti le mie amiche?»
Jas fece una smorfia. «Per carità!»
«I tuoi standard si sono elevati parecchio» affermò, poi guardò me.
«Forse cominciano a piacergli le ragazze che lo accolgono a braccia aperte anziché a gambe aperte» dissi fingendomi disinteressata.
Ridacchiarono tutti tranne lei.
«Stai dicendo che le mie amiche sono zoccole?»
Alzai le spalle e bevvi un sorso di birra. «Non mi permetterei mai, ma vorrei farti notare che tu stessa hai affermato che i suoi standard si sono elevati.»
Marzia corrucciò la fronte e fu quasi possibile sentire i suoi neuroni faticare per elaborare una risposta alla mia provocazione.
«Andiamo a ballare?» mi propose Jas indicando il centro del locale.
«Non sono capace e non mi piace.»
«L'importante è lasciarsi andare al ritmo.» Mi fece l'occhiolino, si alzò e mi trascinò via.
Scelse un punto libero della pista e iniziò a muoversi a tempo con la musica, cercando di coinvolgermi.
«Segui me» urlò e si attaccò a me facendo sentire al mio corpo ogni movimento del suo.
«Mi sento impacciata» mormorai nel suo orecchio.
Portò le mie braccia sulle sue spalle. «Lasciati andare.» Chiusi gli occhi e assecondai le sue mosse. «Brava, rilassati.»
«Non è poi così difficile» osservai divertita.
«È come fare l'amore.» I suoi occhi sembravano fiammeggiare ed io non riuscivo neanche più a respirare.
«Jason...»
«Lo so, scusa.» Sospirò e si allontanò. Prese la mia mano e mi condusse di nuovo al tavolo. Era nervoso, lo sentivo dal modo in cui mi stringeva.
Riprendemmo posto alle nostre sedie e tutti tacquero per qualche istante. Non eravamo mica appestati!
«Che c'è?»
Scossero tutti la testa, tranne Marzia che rispose. «Discutevamo di una vostra probabile relazione.»
Sgranarono gli occhi all'unisono non aspettandosi che qualcuno l'avrebbe detto.
«Vi diverte o appaga in qualche modo?»
«No, Jason. Affatto. Ho anche spiegato loro che tra voi non succederà mai niente» sottolineò mio fratello ostentando una calma zen da brivido.
«Perché ne sei così certo?» Perché quella cagna continuava ad abbaiare?
Scrollò le spalle ma rispose Jas al suo posto: «Possiamo non parlare dei cazzi miei, per favore? Piuttosto: a qualcuno di voi serve un lavoro part-time?»
«Non mi farebbe schifo guadagnare qualcosa» disse Bart, dando corda al cambio di argomento.
«Sai che faccio ripetizioni, no?» Fece sì con la testa. «Beh, la madre di uno dei ragazzini avrebbe bisogno di un dog- sitter.»
Storse il naso. «Quanti cani?»
«Solo un carlino. Si tratta di fargli fare una passeggiata nel pomeriggio e giocare nel parco per un'oretta e mezza. Dal lunedì al venerdì. Venti dollari al giorno.»
«Paga bene! Se a Bart non va, proverei io!» esclamai euforica.
«Sei sicura sorellina? Hai ucciso ogni animale domestico ch-»
«Taci! Avevo a malapena cinque anni.» M'imbronciai e Jas mi diede un pizzicotto sulla guancia.
«Domani vado a casa loro alle cinque. Vieni con me, così ti presento a Laura.»
«Ehi! Non ho detto che non accetto!» si lamentò Bart.
Jas roteò gli occhi al cielo. «Troppo tardi.» Finì in un fiato la sua bottiglia vuota per tre quarti e mi rivolse il suo sorriso.
«Tu lavori già in quella videoteca. Lascia l'opportunità a Luce» mi difese Patrick.
Bart borbottò qualcosa che non sentii e Pat gli diede un ceffone sulla nuca facendoci ridere.
Passammo il tempo successivo a parlare dei test, dei crediti extra, e di quali supereroi avrebbe avuto bisogno il nostro paese. La serata fu molto piacevole e verso mezzanotte decidemmo di andarcene chi al campus, chi a casa, per poterci svegliare presto l'indomani.
Il ritorno fu una gioia: dato che Brian voleva riportare Marzia al dormitorio, io mi ero precipitata in macchina con Jason con la scusa di non stare scomodi in cinque nell'auto di mio fratello.
Jas mi aveva fatto lasciare il posto davanti e per tutto il tragitto aveva parlato di com'era la famiglia Groovie, dove sperava sarei diventata la dog-sitter. I suoi racconti sul cagnolino mi fecero morire dalle risate e cominciai a sentirmi impaziente di conoscere quella strana ma dolce famiglia.
 
Il giorno successivo, come d'accordo, mi feci trovare davanti alla biblioteca alle quattro e trenta. Jason aveva bisogno di prendere in prestito dei libri che gli sarebbero serviti per aiutare il bambino nella relazione che dovevano fare. Fu una sorpresa per me il fatto che un ragazzino di dodici anni avesse bisogno di testi così complicati per adempiere ai suoi compiti, ma Jas mi spiegò che le cose all'interno dell'istruzione pubblica stavano cambiando perché ritenevano giusto che si studiasse in modo approfondito sin da subito.
Non impiegò molto a scegliere i testi e in poco tempo raggiungemmo la sua macchina e ci avviammo a casa Groovie.
Quando arrivammo, rimasi allibita dallo sfarzo che quella villa trasmetteva anche solo dalle facciate esterne. Aveva un portico stupendo e le colonne bianche in marmo davano un senso d'impotenza a quei comuni mortali che ci si affiancavano. Se non avessi saputo che ci vivevano, avrei pensato fosse un museo.
«Dentro è anche meglio» mi avvisò divertito Jason, che continuava a guardarmi in modo tenero.
«A-allora sbrighiamoci a suonare il campanello!» Schiacciai il piccolo bottone e una melodia si espanse fino a fuori. Sgranai gli occhi pensando che quello fosse il campanello più bello al mondo!
In poco tempo fummo accolti da una ragazza che sembrava avere non più di vent'anni. Come un'allocca, rimasi a scrutare il suo viso dalla bellezza surreale: aveva dei boccoli definiti che le incorniciavano il viso e due grandi occhi verdi che brillavano; le labbra sembravano così delicate da potersi dissolvere ad un solo tocco e, quando si tesero in un sorriso, mi sentii arrossire. Ma che cavolo...?!
«Ciao Annette.»
La ragazza si allungò a dargli un bacio sulla guancia. «Ciao Jas.»
«Lei è Luce Keaton.»
Mi tese la mano, bianca e piccina, e la strinsi con poca convinzione. «Piacere di conoscerti. Sei qui per il posto di dog-sitter?»
«S-sì.»
«Su, entrate.» Ci fece passare e quasi mi prese un colpo nel ritrovarmi in quel lusso: lampadari di cristallo; statue sistemate agli angoli della sala; scale di marmo lucido che portavano al piano superiore... che ci facevo là dentro io? Buttai un occhio su Jason e vederlo così a suo agio a chiacchierare con l'angelo sceso in terra, mi mise un senso di tristezza.
«Sei sicuro sia affidabile?» gli chiese lei a bassa voce, ma la sentii comunque. Stavo facendo la figura della cretina!
«In genere non è così. È solo un po' spaesata.»
Mi schiarii la voce. «Scusami, ma avete una casa meravigliosa e sono rimasta incantata.» Sorrisi cercando di risultare il più cortese possibile.
«Grazie mille. Accomodatevi pure sul divano, io vado a chiamare Joe e Rowdie.»
Quando fummo soli, lasciai andare un gran sospiro e misi la testa fra le mani.
«Piccola, che ti succede?» La sua mano si posò sui miei capelli e mi fece una carezza.
«Non sono all'altezza.»
Sorrise. «Certo che lo sei. Un cane è pur sempre un cane!»
Lo guardai scettica. «Se lo dici tu...»
All'improvviso un cagnolino corse verso di me e poggiò le due zampette anteriori sulle mie gambe, non smettendo neanche un secondo di scodinzolare. Gli accarezzai la testa pensando che saremmo andati d'accordo.
«Visto? Gli piaci!»
Sorrisi davvero felice.
«Chi è questa bella ragazza?» s'interrogò una voce maschile.
«Sono Luce, piacere.»
«Joe. E complimenti alla mamma. Sei uno schianto» affermò impertinente fissandomi le gambe. Quel ragazzino era già in piena fase ormonale!
«Dacci un taglio, moccioso.» Jas si alzò e gli lanciò un'occhiataccia. «Hai portato giù tutto?»
«Sì» borbottò imbronciato.
«Bene, allora direi che Luce può portare fuori Rowdie mentre noi studiamo» propose Annette. Anche lei partecipava alle ripetizioni?
«Ottima idea» l'appoggiò Jas. Cos'era quello strano senso di abbandono che mi cresceva nel petto?
Il ragazzino lasciò il salone, mentre Annette si sedette al tavolo in vetro, accanto a Jas. Un po' troppo vicino a lui per i miei gusti.
«Tieni il guinzaglio.» Joe riportò i miei pensieri alla realtà.
Lo afferrai e, dopo aver ascoltato le sue raccomandazioni e aver visto Jas e l'angelo ridacchiare complici chissà per cosa, lasciai la casa con il carlino.
Per l'intera ora successiva non feci altro che pensare a quei due. Si vedevano spesso e passavano un sacco di tempo a contatto stretto. A migliorare la situazione, ricordai dei racconti delle mie vecchie amiche che si infatuavano sempre del ragazzo delle ripetizioni. Jason poi era perfetto, quasi ti chiedevi se fosse reale o solo un miraggio. In pratica, lui e Annette erano fatti della stessa sostanza dei sogni, per citare Shakespeare.
Dopo i bisognini e una sana corsa al parco, io e il mio nuovo amico tornammo a casa. Ci aprì la porta Joe ma, prima che potessi raggiungere Jas in salone, mi bloccò il passaggio.
«Aspetta» bisbigliò. «Lasciamoli soli un attimo.»
«Perché?»
«Come perché? Si vede lontano un miglio che mia sorella è cotta di lui, e Jason non sembra disprezzare.» Mi diede di gomito.
Abbassai lo sguardo e ignorai l'impulso di gettarmi a terra e dimenarmi come una bimba.
«Quanti anni ha Annette?»
«Ventitré.» Lei era una donna, io una ragazza. Addio Jason.
«Si conoscono da molto?»
«Da novembre, quando Jason ha iniziato ad aiutarmi a studiare. Hanno trovato subito una bella intesa.» Ma non era troppo piccolo per capire certe cose?
«Luce!» la voce allegra di Cooper mi colpì in pieno petto. «Ehi, la stai molestando? È roba mia, quindi alla larga!» Cinse la mia vita e mi guardò come se gli fossi mancata. «Com'è andata la prima passeggiata con Row?»
Gli posai le mani sul petto e il mio battito accelerò ulteriormente sentendo il suo alterato. «Bene. Ci siamo divertiti. E tu?»
«Tutto bene, ma mi sei mancata.» Qualcuno spenga il fuoco sulle mie guance!
«Guarda che ti paghiamo per farmi studiare, non per civettare con la tua ragazza!»
Jas si voltò a guardarlo e scoppiò a ridere. «Non devi essere invidioso! Troverai anche tu una bella ragazza prima o poi. Anche se non sarà all'altezza di Luce.» Fece un ghigno divertito e tornò in salone trascinando Joe per la manica della felpa.
Ero roba sua. Cioè, lui mi riteneva roba sua. La cosa doveva lusingarmi o infastidirmi? Avevamo già stabilito che non ci saremmo messi insieme, ma si comportava come fossi la sua ragazza.
Presi un bel respiro e li raggiunsi tutti in salone. Annette gli stava quasi in braccio per quanto gli era vicino, usando di sicuro la scusa di dover leggere dallo stesso libro.
«Se disturbo, posso andare.»
«Forse è meglio» cinguettò lei senza alcun problema.
«Tra venti minuti abbiamo terminato. Siediti qui.» Indicò la sedia di fronte a lui.
In silenzio presi posto e non riuscii a fare a meno di fissarlo mentre spiegava concentrato e serio l'ultima parte della relazione. Mi stava venendo il batticuore! Poggiai la guancia sulla mano e continuai a gustarmi la scena.
«Direi che per oggi possa bastare» dichiarò Jas poco dopo.
«Va bene prof.»
Ridacchiammo, poi Annette si rivolse a me. «Se per te va bene, puoi venire tutti i giorni alle cinque. Ti pagheremo giornalmente.»
Sorrisi. «Va più che bene!»
«Con te invece ci vediamo lunedì.» Guardò Jas in modo così intenso da farmi imbarazzare.
Mi alzai di scatto e recuperai la borsetta che avevo lasciato sul divano.
I due fratelli ci accompagnarono alla porta e lei salutò di nuovo Jason dandogli anche un sonoro bacio sulla guancia. La gelosia che mi ribolliva dentro era del tutto sbagliata. Se lui non doveva essere geloso di me, io non dovevo esserlo di lui. Eravamo amici e non potevo impedirgli di avere una ragazza se gli piaceva qualcuno. Quella situazione iniziava a starmi stretta.
Durante il tragitto non proferii parola, ma restai tutto il tempo a fissare fuori dal finestrino chiedendomi se non avessi dovuto metter fine a quell'amicizia. D'un tratto imboccò una via che conduceva al mare anziché al college.
«Dove vai?»
«Andiamo a rilassarci sulla spiaggia.»
«Ma è tardi! Sono le sette passate.»
«E con questo? Fa ancora abbastanza caldo e il sole è ancora a splendere nel cielo.»
«Posso scendere qui e proseguire da sola.»
«Lo sto facendo per stare un po' con te. Devo proprio spiegarti tutto?»
«Potresti almeno chiedere se va anche a me, no?» domandai polemica.
«Ti va di andare a sdraiarci sulla spiaggia e goderci il rumore del mare?»
«No.»
Accostò di colpo e quasi trasalii. «Qual è il problema?»
«Potrei aver freddo.»
«Siamo a Marzo! Qui le temperature non scendono mai sotto i venti gradi!»
Sbuffai. «Voglio tornarmene in camera mia a farmi gli affari miei, contento?»
«Non ci siamo visti per niente oggi. Neanche a pranzo.»
«E quindi?» borbottai. Perché ero così acida?
«Ok, ho capito. Non vuoi stare con me, ricevuto.» Controllò che non arrivassero auto e si immise in carreggiata, poi fece inversione di marcia appena gli fu possibile e tornò verso il campus.
«Non dobbiamo stare insieme per forza tutti i giorni» mi difesi poi essendomi sentita attaccata.
«Ti scoccia avermi tra i piedi in continuazione, ho capito.» Alzò il volume dello stereo lasciando intendere che non aveva intenzione di proseguire il discorso.
«Mi fa paura il tuo bisogno di me» confessai senza neanche rendermene conto.
Spense la radio ma restò in silenzio per qualche minuto. «Mi manchi quando non stiamo almeno un po' insieme e non posso farci nulla.»
«Potresti abituarti.»
«D'accordo, va bene. Tornerò a essere indipendente. Tanto sto bene anche senza di te. Anzi!»
«Me ne sono accorta! Quando sono tornata con Rowdie mi sei corso incontro come se fossi tu il cagnolino! Ti sono mancata persino ieri sera, durante il tragitto da casa di Bart al Dragon
«Non dire cazzate!» quasi gridò.
«Guarda che certe cose le sento e le capisco dai tuoi occhi. Non sono una scema.»
«Che vuoi che ne capisca una ragazzina?»
Strinsi i denti e incrociai le braccia al petto, totalmente delusa dalle sue parole. «Hai ragione. Io sono una ragazzina. Magari Annette ne capisce di più...» Perché l'avevo tirata in ballo? Sentii gli occhi bruciarmi.
Diede un pugno sul volante. «È sempre stato questo il problema! Sei gelosa marcia ma non hai le palle di dirlo!»
«Perché non ne ho il diritto!» urlai. «Non sei il mio ragazzo, Jas! Con quale faccia posso dirti che non voglio che ti lasci baciare sulla guancia da lei? O che devi allontanarla quando ti si butta addosso con la scusa di leggere? Non potevo certo confessarti la voglia che avevo di prenderla a pugni, o della paura che ti porti via da me!» Avevo sputato tutto fuori, ma non mi sentivo meglio. Per niente.
Accostò di nuovo e stavolta spense il motore. «Non possiamo più essere amici.»
Scoppiai a piangere e nascosi il viso tra le mani, con il cuore che mi martellava in petto e gridava ti prego, non farlo!

N.d.a.:
Saaalve!!!! Questo forse, e sottolineo forse, è il mio capitolo preferito. Non vedevo l'ora di pubblicarlo ♥ Spero vi sia piaciuto :3

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Capitolo 12
*** Insieme ***


Cap. 12- Insieme Insieme
 
 
Non riuscivo a calmarmi nonostante Jason mi stesse abbracciando e cullando dolcemente.
«Luce, ascolta: non è giusto rinunciare a noi. Non ci abbiamo neanche provato.»
«Che intendi?»
«Voglio stare con te. Uscire come una coppia; baciarci come una coppia; fare l'amore come una coppia.»
«I-io, non...» non sapevo che dire. Il cuore stava per uscirmi dal petto.
«L'unico ostacolo è stato sempre e solo Brian, giusto?» Feci sì con la testa. «Allora, per il momento, terremo per noi la nostra relazione.»
Presi un bel respiro e sciolsi l'abbraccio. Mi asciugai gli occhi. «Dici di metterci insieme e tenerlo nascosto?»
Prese il mio viso tra le mani. «Quando sarai pronta, lo diremo a Brian.»
Un singhiozzo mi scosse. «Non accetterà mai la situazione.»
«Se ne farà una ragione.»
«Non voglio farlo star male.»
«Quindi preferisci far del male a te stessa e a me?»
Sospirai. «No.»
Col pollice asciugò le ultime lacrime che ancora bagnavano le mie guance. «Vuoi metterti con me?» Mi morsi il labbro. «Non resteremo amici, quindi ti prego: dim-» Lo zittii azzerando la distanza e baciandolo con la disperazione di non volerlo perdere.
Mi prese il viso tra le mani e approfondì il bacio invitandomi a dischiudere le labbra. La sua lingua cercò la mia e si unirono in una danza che seguiva il ritmo dei nostri cuori.
Si allontanò dalla mia bocca solo quando fummo a corto di fiato. Restò con la fronte poggiata alla mia mentre mi accarezzava le guance con i pollici.
«Jas, cosa succederà adesso?»

«Non lo so, ma viviamoci giorno per giorno. Senza paure.»
Gli sorrisi cercando di convincermi che sarebbe andato tutto bene. «Non voglio mentire a Brian.»
«Tecnicamente è omettere.»
Sbuffai. «Ci ucciderà.»
«Se dobbiamo iniziare una storia, dobbiamo essere sicuri entrambi al cento per cento di volerla. Dobbiamo avere la forza di superare gli ostacoli che incontreremo. È così per tutti, solo che noi partiamo svantaggiati.»
Mi scappò un sorriso. «M'impegnerò al massimo.»
«Andrà tutto bene, vedrai!» Le sue labbra si posarono sulle mie dolcemente. «Mi è venuta fame. Ci fermiamo al fast-food a cena?»
Feci sì con la testa e rimise in moto, mentre io ripensavo alle sue labbra morbide sulle mie sentendone già la mancanza.
 
Stavamo insieme già da una settimana; un'intera settimana e nessuno sospettava niente perché, diciamocelo: avevamo gli stessi atteggiamenti di sempre, solo che di nascosto ci baciavamo. Mi sembrava di essere tornata una dodicenne che nasconde il suo primo fidanzatino perché si vergogna. Però, sinceramente, era divertente. Jason sapeva rendere tutto un gioco spassoso. Probabilmente se si fosse trattato di qualcun altro, avrei dato di matto, ma con lui era diventata una gara a chi si sarebbe fatto scoprire per prima.
Era il quindici Marzo ed eravamo a casa dei cugini per festeggiare il compleanno di Patrick. Dato che era un ragazzo che non amava le feste, aveva deciso di offrirci la pizza e continuare con la maratona di Supernatural, quasi giunta al termine. In pratica era come un normale venerdì sera, ma con più schifezze da mangiare, regali da aprire, e una torta con candeline da spegnere a fine serata.
Come sempre, ero seduta in braccio a Jason che approfittava di quella posizione per accarezzarmi il ventre e sfiorarmi col naso l'orecchio con la scusa di sussurrarmi qualcosa.
«Ti piace Sam vestito di bianco, eh?!»
Ridacchiai. «Sam!Lucifero ha il suo fascino e non si discute.»
«Sono più bello io.» Mi mordicchiò il lobo.
«Certo» dichiarai schiaffeggiandogli la mano che stava facendo scorrere sulla coscia avvicinandosi sempre di più al bordo della minigonna di jeans.
«Non muore nessuno se ti accarezzo la gamba.»
«Una ragazza seria non si lascia infilare le mani sotto la gonna da un amico.»
Sbuffò sonoramente. «Giusto» borbottò irritato. «Tu sei una ragazza seria?»
Gli diedi una gomitata. «Sarai tu a farci scoprire.»
«La smettete di ciarlare? Siete fastidiosi» ci rimproverò Bart seduto accanto a noi.
«Scusa!»
L'episodio finì poco dopo e optammo per interrompere la visione e aspettare la pizza giocando a Dungeons & Dragons perché Wendy era stufa di vedere un telefilm del quale non le importava nulla e voleva a tutti i costi dimostrare al gruppo le sue doti di Master. Ebbene sì: c'era anche lei. Pat l'aveva invitata e pregata di esserci perché ci teneva davvero a poter passare la serata col gruppo di nuovo al completo. Non aveva accettato subito, ma alla fine aveva desistito facendo contento il festeggiato. Quando era arrivata, mi aveva salutato a mezza bocca, così come a Jason; non doveva essere facile per lei trovarsi in quella situazione, quindi avevo cercato di non stare troppo appiccicata a Jas per non ferirla, ma lui aveva iniziato a sbuffare capendo le mie intenzioni e quindi, per non farlo uscire pazzo, avevo ripreso a comportarmi come avrei fatto normalmente.
Ci sedemmo intorno al tavolo e presi posto accanto a Jas; poggiai la testa alla sua spalla per stare più comoda, anche se ogni volta che avrebbe lanciato i dadi, mi avrebbe scossa. Di fronte avevo Wendy e Bart; a destra Pat e a capotavola Ted e Rick.
 Quando loro giocavano, io guardavo perché non mi sentivo in grado di partecipare a quel gioco di ruolo, quindi passavo le ore seduta vicino a Jason, che quando poteva mi spiegava ciò che non capivo. Anche quella sera stava andando così.
«Dovresti provare anche tu, Luce!»
«Non sono pronta.»
«Ma se mai provi, mai lo sarai.»
«Pat ha ragione! Prepara un personaggio insieme a Jason e fatti aiutare con le regole.»
Scossi la testa e arricciai il naso. «Per ora preferisco guardare.»
«Piccola, è solo un gioco!»
«Oh, non è vero e lo sai bene! Lo vedo quanto siete presi e prendete a cuore ogni piccolo dettaglio.»
Si sporse a darmi un bacio sulla guancia, sfiorandomi l'angolo della bocca. «Ci conosci bene ormai...» Fece un sorriso così bello e luminoso che temetti di cadere dalla sedia.
«Possiamo riprendere per favore?»
«Agli ordini capo!» rispose Jas mettendosi sull'attenti come un perfetto militare.
Continuarono a giocare per circa mezz'ora, durante la quale Wendy non aveva mai staccato gli occhi da Jas. Però non lo guardava con amore o desiderio, bensì con sguardo scrutatore, come se stesse studiando le sue mosse per poi sferrare un attacco. La cosa iniziava ad agitarmi.
«Perché lanci i dadi con la sinistra?» chiese lei all'improvviso indicando la mano di Jason.
«Che?»
«I primi turni hai usato la destra, poi hai cambiato mano. Perché?» Chi era, Sherlock Holmes?
«Non c'è un motivo!» si difese. Non poteva certo dirle che con la mano destra teneva la mia.
Wendy inarcò un sopracciglio. «Non sono scema.»
Sospirai. «Usa la sinistra perché altrimenti darebbe fastidio a me che gli sono poggiata sulla spalla» dichiarai sperando di metter fine alla discussione.
«Non l'ho chiesto a te.»
«Wendy, non cominciare» la rimproverò Ted.
«Non vi importa niente se ci stanno prendendo per il culo?» Sgranai gli occhi.
«A chi sta lanciare?» domandò Pat per spegnere la discussione.
«A me» rispose pronto Rick alzando persino la mano.
Il tintinnio dei dadi sul tavolo attirò l'attenzione di tutti, ma non riuscivo ancora a riprendere il controllo sulla mia ansia: lei aveva ragione; aveva ragione nel dire che li stavamo prendendo in giro e non lo meritavano perché ci avevano sempre spinto a metterci insieme.
«Jas» sussurrai verso di lui e quando portò i suoi occhi nei miei, proseguii: «Dobbiamo dirglielo.»
«Sei sicura? Non è che poi ti senti in colpa verso Brian?»
«Potremmo dirlo anche a lui...» feci, poco convinta. Sentivo il cuore rimbombare nelle orecchie.
Tese le labbra in un sorriso ma nello sguardo c'era preoccupazione. «Posso annunciarlo io ai nostri amici?» Nostri. Suonava così maledettamente bene che sentii le farfalle nello stomaco.
«Va bene.»
Sfiorò la punta del mio naso con la sua, poi guardò Bart che a sua volta guardava noi. «Ragazzi, fermi un attimo.» Tutti si bloccarono e zittirono e gli diedero completa attenzione. «Io e Luce stiamo insieme. Scusate se non ve lo abbiamo detto prima, ma la situazione non è semplice e avevamo bisogno di tempo.» Sospirò, di sicuro pensando a mio fratello.
«Quando è successo?»
«La settimana scorsa.»
«Bell'amico che sei!» borbottò accigliato Pat.
«È colpa mia» lo difesi abbassando lo sguardo. «Non ho il coraggio di dirlo a Brian, quindi abbiamo deciso di nasconderlo. Perdonate almeno Jason.»
«Non dobbiamo perdonare nessuno, vero Pat?» chiese in tono minaccioso Rick facendomi scappare un sorriso.
«Vero. Però d'ora in poi fidati di noi. Puoi esser certa che non uscirà nulla dalle nostre bocche.» Chiuse le labbra con una zip immaginaria.
«Grazie.» Gli sorrisi grata, poi azzardai uno sguardo a Wendy e Bart: sembravano delusi.
Lei alzò gli occhi incontrando i miei e mi si formò un nodo in gola nel vederli lucidi.
«La pizza sarà consegnata a momenti. Ci conviene continuare e portarci avanti nel gioco» suggerì Ted prima di soffiare sul dado e lanciarlo facendo diciotto.
«Ho bisogno di una boccata d'aria» annunciò Wendy alzandosi e dirigendosi in balcone seguita da Bart.
«Sono un mostro» borbottai col viso nascosto tra le mani.
«Non è colpa tua se sono cotto di te.»
Mi sentii arrossire e uscii dal mio nascondiglio. «Sento di averli traditi.»
«Ma non è così, quindi tranquilla. Passerà a entrambi.» Sorrise comprensivo e mi diede un leggero bacio sulle labbra.
«Spero che non si sfaldi il gruppo.»
«Wendy probabilmente eviterà di uscire con noi, come ha fatto finora. Per Bart non mi preoccuperei: una volta Ted gli ha soffiato la ragazza, ma dopo una scazzottata hanno fatto pace e tutto è tornato come prima.»
«Tu non ci farai a pugni, vero?»
«Non assumere quell'espressione spaventata! La situazione stavolta è diversa.»
Feci un lieve cenno di assenso. «Ok» borbottai non molto convinta.
«Quando lo diciamo a Brian?»
«Ehi, chiamatemi quando glielo confessate, così vi spio. Non voglio perdermi la rissa del secolo!»
«Cazzo, Rick! Così la spaventi! Piccola, non...» s'interruppe. «Mi uccidi se fai quegli occhioni da cerbiatto di fronte ai fari di un'auto!»
«Stavo scherzando. Tuo fratello non toccherà Jas.»
«Brian è una testa calda! Non si limiterà a toccarlo: lo farà fuori e poi chiuderà me in un convento!» ribattei indignata.
«Non esagerare.»
«Tu non lo conosci» rispondemmo in coro io e il mio spacciato ragazzo.
«Non puoi saperlo finché non glielo dirai. Tuo fratello ti ama, è palese, e quando capirà che sei felice, se ne farà una ragione e accetterà la vostra storia.»
«Oppure...» aggiunse Ted. «Non ditegli nulla e aspettate che la vostra relazione sia ben consolidata.»
«Stai dicendo che Jason potrebbe lasciarmi tra una settimana?»
Scosse la testa. «Dico solo che sarebbe meglio vedere come va e se va, lo dite a Brian.»
«Che discorsi del cavolo sono?!» si alterò Jas. «Anche se tra noi dovesse finire presto, ma non prendo neanche in considerazione l'ipotesi, voglio che Brian lo sappia. Per correttezza e rispetto alla nostra amicizia, sarò sincero con lui.»
Gli altri sospirarono e scossero la testa all'unisono. Stavo imparando che erano stati fatti con lo stampino!
Poco dopo rientrarono Bart e Wendy, ma lei andò dritta in bagno. Bart riprese posto e mi fissò per qualche istante; tesi le labbra in un sorriso e ricambiò un po' a disagio.
Sillabai con le labbra amici? e lui rispose con un cenno affermativo del capo.
«Come sta?» chiese diretto Jas a Bart.
Alzò le spalle. «Si è sfogata, tutto qui. Sta bene ed era pronta a quest'eventualità.»
«Lo so, ma ritrovarsi di fronte alla realtà fa comunque male.»
Strinsi di più la mano di Jas e mi diede un bacio sulla tempia.
Quando anche Wendy si unì di nuovo a noi, il campanello suonò annunciando l'arrivo della pizza. Mi sentii sollevata e sperai che il resto della serata andasse bene e nessuno soffrisse.


N.d.a.:
Scusatemi tanto!! Ho pubblicato il capitolo dopo quasi una settimana dal precedente >.< Mi dispiace davvero non esserci riuscita prima, ma sono stata quattro giorni fuori casa e tra una cosa e l'altra ho trovato tempo solo ora.
Spero comunque che l'attesa sia valsa e vi sia piaciuto il capitolo. Siamo quasi giunti alla fine della storia e sento già che mi mancherà pubblicarne gli aggiornamenti :(
Un bacio e un grazie a tutti ♥

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Capitolo 13
*** Amicizia e amore ***


Cap. 13 - Amicizia e amore Amicizia e amore
 
 
 
Ero al parco con Ted, Bart, Jason e mio fratello. Avevamo deciso di fare un bel pic-nic per goderci il sole e la natura, cosa che accadeva sempre più raramente a causa della mole di studio.
Appena finito di mangiare l'ultimo tramezzino, mi sfilai la maglietta restando in costume per prendere un po' di colorito dato che sembravo un cadavere! Brian non fu molto contento della mia scelta, soprattutto perché Jas mi stava appiccicato e divideva con me la coperta sulla quale ero stesa.
«Non fa ancora così caldo da poter starsene in costume!» borbottò Brian.
«Invece sì! Oggi fa un caldo che si muore.»
«Luce, rimettiti la maglietta per favore!»
«Non insistere!»
Jason sbuffò. «Lasciala in pace. Non è mica nuda!»
«Ti piacerebbe che lo fosse, eh?!» scherzò quell'idiota di Ted. Quando si rese conto della cazzata che aveva fatto, abbassò lo sguardo sulla sua lattina di coca.
«Tanto non ce la vedrà mai!»
«E se invece fosse già successo?»
Sgranai gli occhi così tanto che li sentii pizzicare. «Jason!» urlai con voce acuta. Mi ero innervosita così tanto perché, effettivamente, era successo sul serio. Avevamo fatto l'amore, per la prima volta, proprio il giorno precedente. Era stato romantico e meraviglioso, ma ricordarlo in quel momento fu una mossa falsa.
«Perché sei diventata così rossa?» chiese Brian che ormai si tratteneva a stento.
«Perché è imbarazzante! Anche se non è vero...» aggiunsi subito.
«Ragazzi» intervenne Bart. «Non c'è motivo di scaldarsi. Abbiamo passato una bella mattinata, non roviniamo tutto proprio ora, d'accordo?»
«Vorrei soltanto che la smettesse di provocarmi» affermò risentito mio fratello.
«Io invece vorrei che la smettessi di ritenermi il male peggiore che potrebbe capitare a Luce!»
«Ma lo sei!»
Serrò le mascelle e strinse i pugni fino a far diventare bianche le nocche. «Perché?»
«Ne abbiamo già parlato.» Gli occhi di entrambi fiammeggiavano.
Ted si schiarì la voce. «Io e Bart dobbiamo andare. Sapete, sistemare l'appartamento richiede tempo e-»
«Dai, andiamo» lo interruppe il suo coinquilino e se la diedero a gambe. Credevano forse di farci un favore?
Avrei desiderato essere inghiottita dalla terra piuttosto che continuare a guardare quella sfida di occhiatacce.
«Brian, ascolta» intervenni pacata. «Non devi avere questi pregiudizi su Jason. È il tuo migliore amico...» le parole mi morirono in gola quando i suoi occhi infuriati si posarono nei miei, ma ormai doveva sapere la verità. Presi coraggio e mi affrettai a dire: «Stiamo insieme.»
Brian scattò in avanti e gli si buttò addosso preparando un pugno, ma gli afferrai il polso e cercai di bloccarlo con tutta la forza che avevo.
«Con che diritto stai con lei?»
«Smettila!» gridai così forte che alcuni ragazzi si voltarono a guardarci.
«Mi piace davvero» confessò Jas e il suo sguardo assunse un'intensità che mi fece venire le palpitazioni.
«Puoi metterti con chiunque! Lasciala subito!»
Gli diedi un pugno sulla spalla e ottenni la completa attenzione di Brian. «No! Sei tu che non hai il diritto di imporci con chi stare o non stare! Ci piacciamo e stiamo bene insieme. Che tu lo voglia o no, la situazione è questa.»
«Questa tua risolutezza non servirà a un bel niente! Non voglio che stiate insieme, cazzo! È così difficile da capire?»
«Sì!» urlammo in coro io e Jas con il risultato di far alterare ancora di più Brian.
Jason si tolse di dosso il suo amico, che non fece resistenza e tornò a sedersi di fronte a noi. Stavolta però non ci guardava neanche più in faccia.
«Non è stato carino avertelo detto in questo modo, ma non ce la faccio più a vedervi litigare. Lo fate persino per telefono ormai!»
Brian si prese la testa fra le mani e borbottò qualcosa, poi più chiaramente chiese: «Da quanto state insieme?»
«Un mese» rispose tranquillamente Jas.
«Mi avete preso per il culo tutto questo tempo?»
«Non fare la vittima! Sapevi che sarebbe successo prima o poi.»
«Speravo di avervi fatto entrare in quelle teste vuote che è una pessima idea!»
«Perché ti ostini a venirci contro?» chiesi. Ero quasi sul punto di piangere.
«Sei la mia sorellina, e lui il mio migliore amico. Che faccio se ti fa soffrire? Se vi lasciate? Mi troverei nel mezzo e sarei costretto...» lasciò la frase in sospeso e sbuffò frustrato.
«Non siamo dei bambini e non ti metteremo in mezzo alle nostre cose. Puoi stare tranquillo.»
«Come quando stavi con Stephanie?»
Jason aprì la bocca ma non proferì parola.
«Chi era?» chiesi.
«Eravamo un trio affiatato, poi lei e Jason si sono messi insieme. Due mesi bellissimi, a sentir loro, poi tutto si è guastato perché lui l'ha tradita.»
«Brian, basta» lo intimò Jas.
«No, voglio sapere.»
«L'ha tradita con la sua compagna di stanza. Steph li ha scoperti e da quel giorno mi sono ritrovato tra due fuochi e ho dovuto scegliere tra la mia migliore amica e il mio migliore amico.» Il suo sguardo si spostò sul mio ragazzo. «Quella volta ho scelto te, ma stavolta ci metterei zero a dartele di santa ragione.»
Jason era davvero uno che andava a letto con chiunque? Non aveva resistito più di due mesi... sembrò crollarmi il mondo addosso.
«Quanto tempo fa è successo?» In fondo Jas mi aveva confidato di essere cambiato; di non essere più un playboy.
«L'anno scorso.»
Deglutii e distolsi lo sguardo puntandolo sul prato sotto i miei sandali.
«Con Luce è diverso. Anch'io sono diverso. Stai raccontando una parte di me che non esiste più.»
«Vi conoscete appena.»
«Mi è sempre piaciuta.»
«Cosa, scusa?!» gridò Brian e, quando portai lo sguardo su di lui, trovai ancora gli occhi sbarrati.
«Hai capito benissimo. Anche se non te l'ho mai detto; anche se non l'ho mai dato a vedere; anche se non ho mai fatto niente per avvicinarmi a lei prima che me lo chiedessi, io ero cotto di lei. Nel profondo sapevo che qualcosa dentro di me cercava lei. Sempre.»
«Jason, basta» disse tra i denti.
«Vivevo di lei dai tuoi racconti; dalle foto che a volte mi mostravi; dai regali che sceglievi e le spedivi; dai messaggi che ti inviava.»
«Basta» lo minacciò di nuovo livido in volto. Io invece ero totalmente rapita da quelle parole.
«Mi sento legato a Luce dal primo momento in cui l'ho vista.»
«È assurdo» mormorò Brian con un sorriso che trasmetteva disprezzo.
Volevo intervenire, dire la mia e difendere Jason, ma non sapevo davvero cosa dire.
«No, non è assurdo. È amore.»
Il mio cuore smise di battere e le vene del collo di Brian si gonfiarono da far spavento. Istintivamente mi avvicinai a Jas, quasi coprendolo.
«Brian, pensaci un po' su. Cerca di riflettere su quello che ti ha detto Jason e-»
«Tu cosa mi dici invece?»
«I-io... A me piace. Voglio starci insieme.»
«Non hai parole sdolcinate da rifilarmi, tu?»
Deglutii e mi sentii in imbarazzo. Abbassai lo sguardo e decisi di confessare: «Mi piace da quando l'ho incontrato la prima volta nella biblioteca del college. Non ho mai avuto il coraggio di avvicinarlo perché... beh, per te. E perché sembrava troppo bello per essere vero». Che vergogna!
A Brian sfuggì una risata nervosa. «Incredibile» mormorò quasi a se stesso. Si alzò di slancio e si sgranchì le gambe senza dire una parola.
Alzai lievemente lo sguardo e lo trovai a fissarci con i muscoli del viso contratti. «Brian» balbettai appena.
«Non voglio sentire altro.»
«Non fare il coglione!»
Diedi una gomitata a Jas e gli rivolsi uno sguardo ammonitore prima di rivolgermi a mio fratello. «Sei arrabbiato?»
«No... sono incazzato nero! Non credevo potesse succedere sul serio!»
«Non è la fine del mondo» dichiarai impettita. «Lo fai sembrare una catastrofe!»
«Perché lo è! La vita non è come nei libri che tanto ami!»
«Questo è certo! Ron non ha fatto il testa di cazzo quando Harry si è messo con sua sorella Ginny!»
Restò di sasso. «Che diavolo...?»
«Harry Potter» spiegò Jason e sembrava divertito.
«Oh cielo!» esclamò Brian roteando gli occhi. «Sei un caso disperato. E Jason lo è ancora di più visto che legge e guarda quelle tue stesse merde!»
«Come osi?!» lo ammonimmo in contemporanea, sentendoci punti nel vivo.
Contro ogni aspettativa, Brian scoppiò a ridere. E di cuore anche! Era la sua bella e sincera risata, quella che gli nasceva dal cuore.
«Sarà uno strazio uscire con voi due» si lamentò mentre si teneva ancora la pancia.
Guardai Jas per accertarmi che avesse davvero pronunciato quella frase. Mi sorrise e mi fece l'occhiolino.
«Beh, io me ne torno al dormitorio. Per oggi ne ho abbastanza di voi due. Quasi quasi chiamo Marzia...» sembrò pensarci su. «Sì, un po' di sesso è quello che mi serve» dichiarò, poi ci salutò con un ci si vede e si diresse al parcheggio per tornare al campus.
«Ehi, ci lasci a piedi?» gridò Cooper.
Brian si voltò sogghignando. «Non è poi così lontano!»
Jason gli mostrò corrucciato il dito medio, ma Brian ricambiò con un sorriso e ci lasciò lì davvero.
Restammo nel più totale silenzio a guardare la sua figura allontanarsi, poi i nostri occhi si incrociarono contemporaneamente e ci scappò un sorriso.
«Non è andata poi così male no?!»
«Beh... Calcolando che avrebbe voluto ucciderti...»
«Però non l'ha fatto.»
«Jas, sono felice. Sento che si arrenderà subito.»
«Anch'io. Ci vuole troppo bene per tenerci il muso o remarci contro!»
Annuii con un cenno della testa. «Jas...» quasi bisbigliai. «Le cose che hai detto a Brian sul fatto che vivevi di me attraverso lui.. Sì, insomma è stato bellissimo sentirtele dire. Sono lusingata e felice.»
Si aprì in un sorriso e mi baciò dolcemente. «Non volevo più tenermi dentro la verità.»
«Hai fatto bene.»
«Quindi ti sono sempre piaciuto?» chiese con uno sguardo furbetto.
Feci un lieve cenno di assenso con il capo e mi baciò di nuovo, questa volta più a lungo e più intensamente.
Quando ci staccammo, lo guardai negli occhi e raccolsi tutto il mio coraggio per dire: «Hai detto "è amore" prima, a Brian».
Si morse il labbro con espressione colpevole. «Non avrei dovuto confessarlo a lui prima che a te, ma mi è scappato.» I suoi occhi si fecero più scuri. «Mi sono innamorato di te.»
«Anch'io.»
Il bacio che seguì fu il più dolce che avessi mai ricevuto e che avessi mai dato, ma ero certa che non sarebbe stato l'ultimo. Ero certa che la nostra sarebbe stata una lunga e meravigliosa storia.


N.d.a.:
Ecco qui il nuovo e ultimo capitolo. Ebbene sì: il prossimo aggiornamento sarà l'epilogo e forse vi sorprenderà. Non dico niente, però :P
Grazie a tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a qui e mi hanno supportato ♥

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


Cap. 14 - Epilogo Epilogo
 
 
Un lieve raggio di luna filtrava dalla tenda appena accostata e illuminava il suo viso. Il dolce e bellissimo volto della mia Luce. Mi sollevai su un gomito e poggiai la guancia alla mano per poter osservare meglio quella splendida creatura che dormiva serenamente accanto a me.
Seguii con lo sguardo il suo profilo; i suoi capelli sparsi sul cuscino che solleticavano il mio braccio; le sue piccole dita intrecciate alle mie. Sentii il cuore accelerare per un attimo. Stavamo insieme da quattro anni e da uno convivevamo, eppure quella ragazza bella come l'alba mi faceva ancora venire il batticuore e fermare il respiro in gola.
Le sfiorai il collo con il naso e mi beai del suo delicato profumo. Ricordava un prato in piena primavera; un prato sul quale avrei corso per sempre.
I giorni passavano ed io mi sentivo sempre più innamorato, come se quel mio sentimento inseguisse l'infinito.
I mesi passavano, ma mi sentivo sempre il ventenne che l'aveva vista apparire in cucina il Giorno del Ringraziamento.
Gli anni passavano e mi sembrava ieri che l'avevo rivista nella biblioteca del college. Ricordavo quel giorno come un prezioso tesoro…
…Aveva le guance arrossate e i capelli scompigliati ma, alla luce del sole, quel biondo sembrava brillare ancora di più. Era lei. Era Luce, la sorellina di Brian, la ragazzina che mi aveva stregato senza saperlo. Senza che neanche io lo sapessi con consapevolezza. La ragazzina che avevo rivisto dopo tre anni e che ai miei occhi era diventata una donna. Occhi che la seguivano in corridoio e la osservavano da lontano, e che avevano colto la sua intelligenza, dolcezza, e la timidezza di una persona fragile e sola.
Luce prese a raccogliere le sue cose in fretta e, mentre si dimenava, il suo profumo dolce riempiva l'aria inebriandomi. Per non fare la figura del coglione, mi chinai e afferrai le penne cadute dal suo astuccio e che erano rotolate vicino ai miei piedi.
«Tieni» mormorai per non disturbare gli altri lettori della biblioteca.
«Oh, grazie.» Tese le labbra in un sorriso timido e si rimpossessò delle penne.
«Stai bene?»
Sbatté gli occhioni azzurri come per riprendersi. «Ehm, sì. Scusa se ti sono venuta addosso.»
«Mi sono bloccato all'improvviso, quindi ho la mia parte di colpa.» Le feci l'occhiolino e le sue guance presero ancora più colore.
Sorrise impacciata. «Devo andare.» Fece un lieve cenno del capo e lasciò la stanza.
Mentre la guardavo correre fuori dalla biblioteca, mi chiesi se si ricordava di me e del nostro incontro a casa sua. Io non l'avevo dimenticato; l'avevo marchiato a fuoco nella mente. Rivedevo ancora la sua timidezza nel tendermi la mano piccina.
In quegli anni mi ero chiesto spesso cosa avrei provato nel rivederla, ma non potevo. Non potevo tradire il mio migliore amico uscendo con sua sorella. Era fuori questione.
Misi da parte quei pensieri e andai alla ricerca dei libri che dovevo prendere in prestito. Restai in biblioteca un'oretta, poi mi recai nella mia stanza. Nel corridoio fui fermato da varie persone; ragazze più che altro. Frequentavo l'ultimo anno di college ed ero popolare per la mia bellezza fuori dal comune (secondo quello che dicevano) e il fascino del nerd. Che poi ormai andava di moda etichettare una persona come "nerd". Amavo i fumetti, i videogiochi, il Signore degli Anelli, collezionavo action- figures dei supereroi Marvel, e allora? Io mi sentivo semplicemente Jason, senza etichette.
Quando arrivai davanti alla mia camera, la cravatta rossa di Brian sulla maniglia attirò subito la mia attenzione. Indicava la presenza di una ragazza e non volevo rischiare di vedere scene di sesso selvaggio. Mi risultava ancora difficile credere che quell'animale potesse essere il fratello di un angelo.
Mi sedetti a terra, con la schiena contro il muro, e presi a leggere uno dei libri appena scelti sperando che le cose là dentro non andassero troppo per lunghe.
Grazie al Cielo, dopo una quindicina di minuti, la soglia si aprì e ne uscirono le gemelle more che facevano biologia con noi. Mi rivolsero un saluto, un po' sorprese di trovarmi lì, e sculettarono via lasciandosi dietro una scia di profumo che sembrava costoso. Arricciai il naso infastidito e andai dritto al mio letto, sul quale mi gettai.
«Jason!» urlò Brian facendo la sua comparsa completamente nudo e con i capelli ancora bagnati per la doccia.
«È andata bene, eh? Finalmente hanno ceduto.»
«Non immagini neanche cos'abbiamo combinato in queste due ore» ghignò prendendo un paio di boxer dal cassettone.
Feci una smorfia disgustato sia dalle sue parole che dalla vista del suo culo. «Buon per te.» Fingendo indifferenza, accennai a sua sorella: «Ho incontrato Luce».
«Era sola?»
«Sì. Eravamo in biblioteca. Mi è venuta addosso mentre se ne andava e abbiamo scambiato a malapena due parole.» Perché avevo così fretta di giustificarmi?
«Sono preoccupato per lei. Rimane sempre chiusa nel campus a studiare e non ha amiche.»
«Tu sei sempre circondato di gente. Presentale qualcuno con cui possa socializzare.» Magari me…
«I miei amici sono un branco di idioti e le poche ragazze che conosco uscirebbero con lei solo per arrivare a me.» Si voltò di colpo verso di me assumendo l'aria che aveva di sicuro Einstein quando formulò la teoria della relatività. «Tu!» Mi puntò l'indice contro. «Tu e i tuoi amici sareste perfetti!»
Scossi la testa per fingermi contrariato. «Scordatelo! Non farò da baby-sitter a tua sorella!»
«Devi solo parlare un po' con lei e invitarla di tanto in tanto a quelle maratone del cazzo che fate il venerdì sera.»
«Guarda che non vivo in un episodio di Big Bang Theory! Nella vita vera, le Penny non escono con i Leonard.»
«Non so cosa tu stia dicendo, ma a Luce piace la stessa merda che piace a te.»
Roteai gli occhi al cielo trattenendo uno stupido sorriso. «Non chiamarla merda.»
«Siedi con lei a mensa, almeno una volta. Ok?»
«Fallo tu.»
«Sono suo fratello! Deve trovarsi degli amici.»
«Non hai paura che si innamori di me?» indagai cauto.
«Sa che deve stare alla larga dai miei amici perché ucciderei l'amico in questione. Anzi, ti avverto: giù le mani da Luce. Devi solo esserle amico.»
«Ho già abbastanza da fare con lo studio e il lavoro part-time. Una ragazza è l'ultima cosa che voglio.» Non credevo fosse così facile recitare!
«Come si chiama quella che ti fai adesso?»
«Marika, ma non la vedo da ormai quattro mesi.»
Alzò le spalle. «Allora, me lo fai o no questo favore?»
«D'accordo.»
«Luce è una forza. Ti piacerà» dichiarò allegro.
«Lo spero» dissi sospirando. In cuor mio sentivo già che sarebbe stato un disastro perché quella ragazza già mi piaceva…
«Amore, tutto bene?» chiese Luce con la voce impastata dal sonno, interrompendo i miei ricordi.
«Sì.»
Si stropicciò gli occhi e mi sorrise. «Cos'è che ti tiene sveglio?»
«La tua bellezza» dichiarai prima di baciarla e stringerla a me.
«Buona notte, Jas» sussurrò con un sorrisetto.
«Buona notte, amore mio.»


N.d.a.:
Ed eccoci arrivati alla fine di questa storia. Ringrazio tutti coloro che l'hanno amata e si sono affezionati a Jason e Luce. Grazie ♥
Ultima cosa: non sono brava nei finali e, in questo caso, con il finale del finale XD Fatemi sapere se vi è piaciuto e va bene così o se ci sono cose che cambiereste. La vostra opinione è fondamentale, soprattutto quando mi sento insicura su un capitolo (come in questo caso).
Non ringrazierò mai abbastanza mia cugina che, durante la mia solita "crisi da Epilogo", mi ha ricordato di avere un capitolo pronto di Jason e che avrei potuto usarlo come epilogo anziché come capitolo extra. Grazie Zai per l'illuminazione ♥

Detto questo, vi ringrazio di nuovo e spero di ritrovarvi tutti per una prossima storia :)

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