Four destiny's lovers di 4Chris_Twins (/viewuser.php?uid=838479)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - La gelosia ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Sentimento e razionalità ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Una strana unione ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Il nuovo caso ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Vecchi amici ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Disorientati ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7-Convivenze forzate ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Emozioni coinvolgenti ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
e
Prologo
Seattle.
«Siamo qui davanti all’Escala di Seattle, per la
presentazione del nuovo libro di Stephen King. Già citato da famosi quotidiani
come il New York Times, che lo preannuncia come il Best Seller dell’anno.
Dirigiamoci ora nell’attico per intervistare alcuni scrittori, venuti per la
presentazione!»
Arrivati all’ultimo piano, le telecamere inquadrano la città
di Seattle, con le luci dei grattacieli che rendono magica l’atmosfera del
meeting. L’inquadratura si sofferma sulla famosa Space Needle, dalla quale si
nota una luce in movimento, con un rumore in lontananza.
«Ehi!
Aspetta un attimo, ma cosa è? Lo vedete anche voi? Robert ma che cos’è?»
«Sembra
un elicottero!»
«Sì hai
ragione è un elicottero! Aspetta, ma chi sta scendendo? È il celebre Richard
Castle, un gesto proprio nel suo stile! Andiamo subito ad intervistarlo!»
L’uomo
scende insieme alla madre e alla figlia, la quale sembra un po’ scocciata
dall’esibizionismo del padre.
«Papà?
Ma era proprio necessario? Non potevamo passare per la porta come tutti gli
esseri umani?»
«Oh
andiamo, tesoro, l’elicottero è molto più avvincente! Non credi?» risponde
sorridendo come solo un bambino come lui sa fare, esasperando la figlia che si
allontana sbuffando.
«Bene,
se non vi dispiace, mi affogo in una piscina di alcool!»
«Tesoro
me ne porti un bicchiere per favore?»
«Mah
nonna, hai bevuto una bottiglia di vino rosso prima di arrivare!»
Beatrice
si avvicina per intervistare la deliziosa famigliola appena atterrata.
«Richard
Castle, che entrata maestosa!»
«Ehi ciao Beatrice, maestosa, tu credi?» risponde cercando
di dissimulare il compiacimento.
Si avvicina ai due che conversano, la dottoressa Temperance
Brennan.
«Salve dottoressa!»
«Lo sapete che in molte culture, il mettersi in mostra come
ha fatto il signor … ehm come si chiama?»
«Richard Castle» risponde l’uomo stizzito e con una
sfumatura di ovvietà nella voce.
«Sì ecco, come ha fatto il Signor Castle, indica uno stato
di impotenza nel rapporto sessuale!»
La giornalista e lo scrittore rimangono rispettivamente
scioccati e imbarazzati dalla frase della dottoressa Brennan.
«Le posso assicurare dottoressa Brennan che non ho alcun
problema di questo tipo, non per niente sono soprannominato Mobidick.» risponde
ancora stizzito ma con un velo di maliziosità.
«Sa? È esattamente la risposta che darebbe una persona
incapace di portare a termine l’atto sessuale» risponde tranquilla la
dottoressa, con un sorriso innocente sul volto.
L’uomo rimane talmente scioccato che sembra stia per
trattenere le lacrime.
«Sa che lei è una persona davvero simpatica, penso che
potremo andare d’accordo!»
«Non capisco da dove abbia tirato fuori questa conclusione!
Ma non posso negare che la sua conformazione fisica è adatta
all’accoppiamento».
Intanto rispettivamente a New York e Washington, la
detective Beckett e l’agente speciale Booth, dalla televisione assistono
all’umiliazione velata dello scrittore da parte della dottoressa, entrambi
senza parole ma un po’ divertiti dalla strana situazione.
Spazio autrici:
Ehi! Siamo Edvi e Lullu, questo
è il prologo di questo esperimento che abbiamo deciso di fare. :D se vi è
piaciuto e volete vedere come va a finire seguiteci e fateci sapere le vostre
impressioni.
Allora, essendo questa una
storia a quattro mani, alla fine di ogni capitolo, nello spazio autrici
troverete il punto di vista di entrambe, inoltre, in ogni capitolo verrà
indicata la data di pubblicazione del capitolo successivo. Quindi sperando che
vi sia venuta la voglia di leggere, aspettiamo i vostri commenti. :D A presto.
:*
- @lulluby & TemperanceBeckett 97
Data di pubblicazione
capitolo successivo: 21 ottobre 2015
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 - La gelosia ***
h
Capitolo 1
La gelosia
New York- Beckett
“«Indica
uno stato di impotenza nel rapporto sessuale!» Oh mamma, quanto ho aspettato
questo momento! Finalmente il suo ego smisurato è stato scalfito da un’altra
persona oltre me!”
“Risi sommessamente del mio
pensiero perfido. Mi sarebbe davvero piaciuto incontrare la dottoressa
Temperance Brennan, ho come la sensazione di provare una simpatia particolare
per quella donna.”
Guardai dalla parte opposta del
marciapiede e lo vidi mentre arrivava verso di me con due caffè fumanti e un
finto sorriso stampato sul volto, sicuramente sperava che non avessi visto
l’imbarazzante intervista. Ma io l’avevo vista eccome!
«Buongiorno
Beckett!»
«Buongiorno
Mobidick dei miei stivali!» vidi la sua faccia passare da un pallido color
cadavere ad un acceso rosso peperoncino.
«Ah…
allora l’hai vista?!»
«Era
impossibile non vederla, non c’era praticamente altro alla tv ieri sera. Era su
tutti i canali, anche il tg ne ha parlato, l’ha intitolata: l’umiliazione in
diretta internazionale del famoso Richard Castle!»
Se
possibile lo vidi trasalire, come se alle mie spalle ci fosse uno zombie.
«Ok,
scusa devo andare a sotterrarmi e non ho intenzione di uscire prima di
cinquant’anni, quindi non mi chiamare!»
«Oh
andiamo Castle, potresti stringere amicizia con quella donna!» «Veramente l’ho
già fatto, è una donna veramente stupefacente, ma l’umiliazione l’ho subita lo
stesso. Il mio ego ne ha risentito fortemente.» Io mi morsi il labbro cercando
di nascondere un sorriso divertito, ma non credo di esserci riuscita molto
bene, perché lo vidi mettere il muso come un bambino a cui hanno detto che non
può averla vinta.
Il mio
telefono suonò come una furia e mi affrettai a rispondere «Beckett!»
Annuii ascoltando le
informazione fornitemi dal mio capitano sul nuovo caso e poi chiusi la
telefonata. «C’è stato uno strano omicidio in un vicolo della 146th strada...»
«Strano? Nel Bronx? Si prospetta un caso interessante!» alzai gli occhi al
cielo «Quanto sei infantile Castle!» salii in macchina e tentai invano di
zittire le sue domande per tutto il tragitto.
Arrivammo sulla scena del
crimine e trovammo Lanie con una faccia interdetta. Chiesi le solite
informazioni, ma lei rispose leggermente scocciata: «Tesoro, io non faccio le
magie.» Le domandai il motivo di quel tono e lei per tutta risposta si spostò,
permettendomi di vedere quello che una volta sarebbe dovuto essere un essere
umano. Infatti tutto ciò che era rimasto della vittima era un mucchietto di
ossa sporche e ammaccate. «Potresti comunque riuscire ad identificare la
vittima?» le chiesi speranzosa «Posso provare a lavorarci, ma non ti prometto
niente.»
Dopo svariate ore passate alla
lavagna nella vana speranza di trovare qualche prova sull’identità della
vittima o attendendo una miracolosa telefonata di Lanie, che mi informava di
aver scoperto anche il più piccolo indizio sulle ossa, sentimmo il capitano
Gates chiamarci a raccolta per darci la notizia che non essendo Lanie in grado
di identificare la vittima a causa delle condizioni dei resti, ci trovavamo
costretti a rivolgerci ad un’esperta: la dottoressa Temperance Brennan.
«Oh, Castle, la tua
umiliatrice?» proruppe Esposito, trattenendo inutilmente le risate. «Ah, allora
l’hai vista anche tu?» domandò Castle tornando ad un colorito poco naturale.
«Veramente, l’abbiamo vista anche io e Jenny, e abbiamo fatto fatica a rimanere
sul divano.» Con un colorito sempre più pallido, aggravato dalle parole che
pronunciò subito dopo la Gates: «A quale intervista vi riferite?» Esposito
afferrò il telefono e le si avvicinò «Ecco, guardi!». Provai strane emozioni,
sentendo il nome della dottoressa Brennan, non sapendo neanche il perché, uscii
dall’ufficio sbattendo la porta, dirigendomi verso il bagno. Sicuramente avevo
attirato l’attenzione di tutti, ma non importava, il sentimento che provavo era
talmente forte che prepotentemente aveva scatenato in me quella reazione.
Chiusa dentro il bagno sentii la voce di Castle che al di là della porta,
chiamava il mio nome, e il suono della sua voce mi riempiva la testa. Solo a
quel punto mi resi conto che stavo piangendo; ero gelosa.
Washington DC- Booth
Mi presentai alla porta di
Bones con le buste del ristorante cinese. Bussai con forza alla porta, e
aspettai con impazienza che si aprisse. Sentendo il rumore della catenella mi
preparai a farle la ramanzina per il suo comportamento al Meeting, ma rimasi
scioccato dal trovarla in biancheria intima. La guardai in tutto il suo
splendore, ma poi tornai in me, e mi voltai «BONES! Ma cosa...?! Perché hai
aperto la porta se eri in biancheria intima?!» Entrai con una mano sugli occhi
e andai dritto in cucina, per posare la cena. «Non capisco perché tu ti stia
lamentando, ho guardato dallo spioncino e ho visto che eri tu… E non capisco
perché fai tanto il pudico, sei tu che sei passato a casa mia senza avvisare!»
Rimanemmo per non so neanche quanto tempo a fissarci, eravamo molto vicini e
non riuscivo a farmi uscire dalla mente ciò che aveva addosso, o meglio, ciò
che non aveva addosso. Distolsi lo sguardo da ver0 gentiluomo e voltandomi
dalla parte opposta le dissi: «Puoi andare a metterti qualcosa addosso?» la
sgridai nuovamente, ignorando il suo sbuffo.
Dopo aver preparato il tavolo,
la vidi tornare con addosso soltanto una leggera vestaglina, non mi rendeva mai
le cose semplici, non riuscivo ancora a farmi passare dalla testa l’immagine di
lei mezza nuda davanti ai miei occhi e lei si presentava con poco addosso.
Sembrava a suo agio anche così, ma io mi sentivo un po’ imbarazzato e per
scacciare qualsiasi pensiero impuro, mi feci il segno della croce. Avrei dovuto
confessarmi dopo, ne ero certo.
Iniziammo a mangiare. Mettendo
in bocca gli spaghettini di soia, m’incantai sui suoi capelli, ancora bagnati
che le accarezzavano le spalle. Decidemmo di spostarci sul divano per stare più
comodi, avrei volentieri visto un film, ma Bones non amava la tv e per questo
motivo, qualche giorno prima l’aveva data in beneficenza. Accidenti, certo
avrebbe potuto regalarla a me, insomma, era uno splendido schermo piatto da
sessantadue pollici. Mi accontentai di ascoltare un vinile nel suo vecchio
giradischi.
Mentre mangiavamo, un po’ di
salsa Wasabi le sporcò il viso e scivolò sullo scollo della vestaglina.
Istintivamente mi avvicinai e con una salvietta le sfiorai il viso, era un
gesto spontaneo il mio, non ci avevo pensato, era dettato dal cuore quel
movimento, non dalla testa. Proprio mentre le passavo la salvietta sullo scollo
e ci guardavamo negli occhi, sentimmo «Oh, oh oh oh! Forse dovevo aspettare un
altro pochino prima di entrare, chissà, magari avrei visto uno spettacolo più
hard!» disse sorridendo Angela. «Ma tu che ci fai qui? Insomma, Bones! Co… come
ha fatto ad entrare?»
«Beh mi sembra chiaro, Angela
ha le chiavi di casa. In molte culture si pensa che affidare le chiavi di casa
ad un’amica sia un gesto per dimostrare la fiducia in quella persona e poi Angela
ci teneva per la mia sicurezza!» «Scusa ma anche io ci tengo alla tua
sicurezza, perché io allora non ho le chiavi del tuo appartamento? Insomma sono
un agente dell’F.B.I. non ho forse il diritto di avere le chiavi di casa tua
per proteggerti? Mi sembra un’ingiustizia!» «Se ci tieni tanto le do anche a
te, ma non capisco perché ti offendi tanto, sono quasi sempre con te per tutto
il giorno!» Bones non capiva, io dovevo proteggerla, era quello il mio
obbiettivo, non volevo controllarla, solo… proteggerla. Tornai bruscamente alla
realtà «Eh va bene, al di là di questo, cos’era quello che ho visto quando sono
arrivata? Finalmente ti sei decisa a seguire il consiglio che ti ho dato? Brava
Tesoro, sono fiera di te!» disse compiaciuta Angela, questo, mi spaventò un
po’. «Cosa? Quale consiglio?» chiesi spaventato dalla risposta, conoscevo i
consigli di Angela. «Angela pensa che io e te dovremo fare sesso! Non capisco
da cosa hai dedotto che io stia seguendo il tuo consiglio.» rispose interdetta
Bones, era adorabile quando corrugava la fronte confusa. «Ma… Te…tesoro, quando
sono entrata vi stavate mangiando con gli occhi, un altro po’ e non so cosa
avrei visto. Ma Booth, se ti va puoi spogliarti lo stesso, non mi infastidisce
vederti nudo…»
«No… io…» «Va bene Angela, come
mai sei qui?» menomale, mi aveva salvato, in quel momento avrei voluto farle
una statua. Accidenti, mi dovrò confessare veramente. «Ah sì certo, sono venuta
per avere delle delucidazioni sulla tua intervista con Richard Castle, che cosa
era?» Ora sì che mi tornava in mente cosa dovevo dire a Bones. «Si, Bones non
puoi andare in giro a dire cose così alle persone, che credevi di fare scusa?»
«Io cercavo di seguire il
consiglio di Angela, mi ha detto di socializzare al meeting e io l’ho fatto!»
la solita Bones non capiva cosa c’era di male ad essere così diretti. «Tesoro,
ho detto di socializzare, non di smontare le persone in quel modo, tra l’altro,
Richard Castle è molto sexy, avresti dovuto farlo eccitare, non afflosciare
così… e poi è un playboy dicono che sia molto bravo con le donne» «Ok… non mi
piace quel tizio, ma gli hai fatto fare una figuraccia davanti a tutti, non mi
sorprenderebbe se volesse ucciderti, magari ora è diventato davvero impotente.»
sarei dovuto andare anche io con lei e poi quello scrittore non mi piace per
niente.
«Ma guarda che lui non se l’è
presa, anzi, siamo diventati buoni amici, abbiamo chiacchierato lì al meeting!»
«COSA? Stai scherzando? Scusa perché hai… cosa intendi con: siamo diventati buoni
amici?» va bene, adesso mi sentivo svuotato, ero… ero geloso, anzi sono sempre
stato geloso di Bones, non mi piaceva proprio per niente che avesse un rapporto
di qualsiasi genere con un altro uomo.
«Non
capisco perché sei geloso!
È solo un amico e come hai detto tu l’ho umiliato davanti
a tutti e a
differenza di tutti voi lui non mi ha sgridata, si è
congratulato per la mia
sincerità!» «Tesoro… tesoro, quella non
è sincerità, quella è brutalità!»
adesso Angela aveva ragione. «Davvero? Sono stata brutale?»
«Abbastanza
tesoro!»
«Mi dispiace, io non volevo
essere crudele… io…» iniziò a piangere e istintivamente la presi tra le braccia
per tranquillizzarla, anche Angela si avvicinò e le mise una mano sulla
schiena, per consolarla. «Mi dispiace, quindi sono crudele?» «No Temperance,
non sei crudele, è solo che molte volte non ti rendi conto che dire quello che
pensi può offendere le persone.» Non sciolse l’abbraccio per parlare con
l’amica, semplicemente parlò, aveva la fronte poggiata sul mio collo e io
potevo sentire il profumo del suo bagnoschiuma. «Va bene Tesoro io devo andare,
finite pure di mangiare tranquilli… ciao Booth» mi girai per salutarla e poi
continuai a consolare la mia partner.
Spazio autrici:
Eccoci qui con il primo
capitolo. Sono veramente contenta di questo progetto ed eccitata per ciò che ne
verrà fuori. Spero apprezzerete la nostra collaborazione e mi farebbe davvero
piacere sentire i vostri pareri. Grazie per il supporto <3 - @lulluby
Ehilà! Vi ringrazio in anticipo
per aver letto e spero che continuerete. Sono super contenta di questa
collaborazione e non vedo l’ora di vedere che ne uscirà. Vorrei sapere se è
piaciuta anche a voi, quindi recensite, non vi limitate a leggere. Per quanto
riguarda il capitolo devo dire che è stato molto interessante sviluppare il
punto di vista di Beckett e Booth, credo che la parte psicologica e le
riflessioni siano particolarmente complicati da scrivere, poiché bisogna
immedesimarsi nei personaggi, entrare nei loro panni e immaginare cosa
potrebbero provare o dire. Bene allora al prossimo capitolo. Baci <3
TemperanceBeckett 97
Data di pubblicazione
capitolo successivo: 25 novembre 2015
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 - Sentimento e razionalità ***
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Capitolo 2
Sentimento e Razionalità
New York- Castle
«Ehi Beckett, che succede? Stai
bene? Ehi… puoi aprire per favore?» Dal bagno non giunse nessuna risposta,
sembrava che non ci fosse nessuno, ma ad un certo punto sentii un rumore
arrivare da oltre quella porta, era un singhiozzo. Ora un altro. «Beckett che
cosa succede? Kate? Ti prego, dimmi almeno se stai bene!» ancora nessun rumore,
poi delle parole arrivarono impetuose. «Vai via Castle! Vattene!» Rimasi di
stucco, piangeva mentre mi mandava via, ma ciò che mi aveva fatto pensare, era
che mi aveva cacciato. «Katherine… Che succede? Dimmi qualcosa!» solo
singhiozzi in arrivo da quel bagno, continuava a piangere e io non potevo fare
nulla per consolarla, lei non mi voleva lì, mi stava mandando via, ma io in
realtà non potevo e non volevo lasciarla sola.
La porta si spalancò e alla
velocità della luce lei era già nell’ascensore del dodicesimo distretto. I suoi
occhi color smeraldo erano arrossati e lucidi per il pianto e riuscii ad
intravederli, nonostante cercasse di coprirsi il viso con i lunghi capelli, per
nascondere il suo stato d’animo. Le guance erano rosse, con ancora qualche
residuo di lacrima, nere per il mascara.
«Kate!» provai a fermarla e per
un istante, prima che le porte dell’ascensore si chiudessero, i nostri sguardi
s’incontrarono. Quell’unico contatto visivo mi spronò a seguirla. Corsi per le
scale del distretto, nella speranza di essere più veloce dell’ascensore. Notai
di sfuggita che tutti ci guardavano, la Gates con Ryan ed Esposito che erano
usciti dall’ufficio per cercare di capire cosa stesse succedendo.
Ma in quel momento niente era
più importante di lei, niente m’importava se non raggiungerla. Magari tenerla
tra le mie braccia per consolarla, come era successo in altre occasioni. La
vidi fiondarsi dentro ad un classico taxi giallo, dalle finestre dell’uscita
del distretto. Mi affrettai a prendere la macchina per tentare di seguirla.
Vidi il taxi fermarsi davanti a
casa sua. Mi parcheggiai in fretta e furia e scesi; Dio quanto è veloce quella
donna, non feci in tempo ad arrivare davanti al suo portone, che lei me lo
sbattè in faccia. «Kate?». Come mi aspettavo ancora nessuna risposta, ma non
avevo intenzione di arrendermi così facilmente. Mi voltai verso il lato della
porta e raggiunsi il campanello. Suonai e risuonai non so per quante volte,
finché il tasto smise di funzionare. Non capivo com’era possibile, poi intuii
che lei lo aveva staccato. Disperato iniziai a bussare ininterrottamente,
alternando pugni e richiami. Andai avanti per circa trenta minuti, prima di
accettare il fatto che non avrebbe aperto. Avevo le mani imbrattate di sangue,
il mio. Mi sedetti sconsolato sul pianerottolo. Mi osservai le mani: le nocche
erano completamente spaccate.
Cercai di capire il motivo
della sua fuga, riportando alla mente la conversazione nell’ufficio della
Gates. Niente, non aveva senso. Pensai che magari, potesse essere collegata con
la storia del cecchino, ma non trovavo niente nel discorso che riportasse a
quel momento, o che solo vi alludesse.
Lo sbattere di una porta mi
riportò bruscamente alla realtà, era quella d’ingresso del condominio.
All’orizzonte apparve la figura di Lanie, con il volto contratto per la
preoccupazione. «Che ci fai tu qui?» dissi sospirando. «Javier mi ha informato
di tutto, sei riuscito a parlarle?» per tutta risposta le mostrai le mani.
«Capisco… Vuoi che ti controlli?» feci cenno di no con la testa, non avevo
neanche la forza di rispondere. «Meglio se vai a riposarti, provo a parlarle
io.» Non accennai neanche per un attimo ad andarmene. «Ti faccio sapere più
tardi.» Annuii e controvoglia mi alzai ed andai via.
Aprii la porta di casa e con
passo veloce mi avviai verso la mia camera. «Richard, sei tu?» «Mamma non
adesso.» «Che succede caro?» evitai di rispondere e nascosi le mani nella
giaccia, sapendo come avrebbe reagito se le avesse viste. «Papà, tutto okay?
Qualcosa non va?» In quel momento non avevo voglia di dare spiegazioni a
nessuno. Cercai di tranquillizzarle con un finto sorriso e chiusi a chiave la
porta della mia stanza.
Washington DC- Bones
Mi svegliai di soprassalto. Non
ricordavo esattamente cosa avessi sognato, ma sapevo che era stato un incubo e
che era stato questo a riportare i miei sensi alla realtà, evitando così che la
parte irrazionale di me prendesse il controllo totale del mio corpo.
Riacquistai completamente le mie facoltà visive e olfattive. Sentii il profumo
del caffè, ma non ricordavo di essere uscita a comprarlo. Poi lentamente mi
rammentai che avevo da poco acquistato una macchinetta del caffè con il timer.
Mi alzai dal divano e solo
allora mi resi conto che fino a poco prima ero supina sopra Booth, che era
ancora in piena attività onirica. Sentii del tessuto scivolare sopra la mia
pelle, provocando la chiusura dei pori e quindi la così chiamata pelle d’oca.
Adesso i ricordi tornavano meno offuscati, ricordai di aver pianto a causa
delle parole di Angela, anche se all’inizio non avevo compreso appieno il
motivo delle osservazione che i miei amici mi avevano rivolto. Ora invece
ragionandoci sopra, capii di aver sbagliato momento e persone per esporre
quelle verità.
Le persone al meeting non erano
come Hodgins o Angela oppure Booth, che sapevano capire e interpretare le mie
tesi, perché dicendo la verità, io esprimevo dei veri e propri articoli di
scienza con le mie oculate parole, ma chiaramente a pochi era dato capire la
mia brillante mente.
Probabilmente sia Angela che
Booth, capivano il mio linguaggio perché mi volevano bene. Poiché entrambi non
possiedono le mie capacità intellettive, ma al posto della razionalità,
sviluppano molto di più il lato irrazionale ed emotivo caratteristico degli
esseri umani. D'altronde Booth è il mio partner, mentre Angela la mia migliore
amica. Ovviamente anche io tenevo a loro, ma in una società come la nostra è
piuttosto normale affezionarsi ad altri individui, dopotutto, l’essere umano
tende a vivere in gruppo e sono pochissimi i soggetti che si isolano dalla
massa. Io per esempio, fino a non molto tempo fa, sarei potuta essere
considerata parte di questo scarno gruppo di persone.
Ripartendo quindi dalla
definizione di uomo come parte di una società, si può arrivare alla conclusione
che gli uomini intrecciano tra loro dei rapporti complessi, spesso accompagnati
o addirittura tenuti insieme dai sentimenti. Quindi la parte irrazionale
dell’uomo e molti di questi rapporti sono coronati dalla gelosia, un aspetto
della coscienza di cui non ho mai appreso il significato. Un esempio può essere
la gelosia di Booth nei confronti di Richard, scoppiata all’improvviso dopo
aver detto che siamo diventati amici e dopo che Angela con il suo solito
sarcasmo che a volte faccio fatica a comprendere, ha rimarcato.
A distogliermi dalle mie
riflessioni, fu il ticchettare del telefono. Era Cam. Avevano trovato dei resti
e volevano usufruire delle mie straordinarie conoscenze. Non passò molto tempo
che anche il telefono di Booth squillò, ma era caduto in un sonno talmente
profondo da non riuscire ad udire la suoneria.
«Sveglia Booth, c’è un
omicidio.» lo scossi con vigore per riabilitare nuovamente i suoi sensi. «Cosa…
chi … chi è morto?» aveva la voce ancora rauca di chi si è appena svegliato.
«Beh… dubito di riuscire a scoprirlo restando in casa, dobbiamo andare.»
arrivarono altri messaggi ad entrambi i telefoni. Dicevano di andare prima
nell’ufficio dell’F.B.I. Cam diceva che ci saremo visti tutti di là. «Oh…
questo sì che lo chiamo un brusco risveglio… grazie tante Bones».
Spazio Autrici:
Ehilà! Mi fa piacere notare che
qualcuno stia seguendo questa nostra opera. Parlando e riferendomi a questo
capitolo, le due cose sulle quali spero vi soffermerete di più sono: il nostro
modo di esprimere l’amore celato di Castle e l’estrema razionalità di Bones.
Sarei molto contenta di leggere qualche vostro giudizio su tutto ciò. Grazie
per aver letto. A presto <3 - @lulluby
Ciao a tutti! Sono felice di
vedere che qualcuno segue la nostra storia, sono molto contenta degli sviluppi
e non vedo l’ora di sapere che ne pensate. Noi ci siamo divertite tantissimo a
scrivere questa storia. E quindi ad immedesimarci nei panni di Castle piuttosto
che Beckett, Bones o Booth, anche perché abbiamo immaginato le espressioni e le
reazioni dei personaggi stessi. Speriamo di avervi strappato anche qualche
sorriso durante la lettura. A Presto con il prossimo capitolo. Baci <3
TemperanceBeckett 97
Data di pubblicazione
capitolo successivo: 14 gennaio 2016
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 - Una strana unione ***
h
Capitolo 3
Una strana unione
Washington DC- Booth
Parcheggiai il mio Suv nero
davanti al nostro Royal Diner, sempre lo stesso. Feci per scendere, quando vidi
Bones eseguire il mio stesso gesto.
«Ehi ma che fai Bones?» dissi
un po’ irritato. «Vado a prendere il caffè!» mi rispose guardandomi come al
solito come se fosse una cosa ovvia. «Ma stavo già andando io, non c’è bisogno
scendere in due per prendere due caffè!» «Beh ma non capisco perché ti arrabbi
tanto!» «Non sono arrabbiato! E poi sono sempre io che vado a prendere i caffè,
è una cosa mia!» «Cosa prendere i caffè?» «Ma anche io voglio il caffè!» mi
rispose con ancora quella faccia da non sto capendo cosa sta succedendo. «Bene,
siediti in macchina, te lo porto io!» «Non sarebbe il caso che lo prenda io,
visto che tecnicamente e praticamente sono più ricca di te?» «Questo che
c’entra? Insomma due caffè non mi renderanno povero!» «Ma tu sei già povero in
confronto a me!» «Grazie Bones, questo sì che mi fa sentire meglio, ora ritorna
in macchina e aspetta che torni con due bei caffè fumanti in mano!» «Ma…io…»
«Bones! Sali in macchina!». Quella donna mi fa uscire il cervello dalle
orecchie, è impressionante quanto è testarda.
Tornai verso il Suv con i caffè
bollenti. Salii in auto, porsi in malo modo uno dei caffè alla mia partner e
partii. «Dovresti mettere giù il caffè mentre guidi» «Non capisco il perché,
sono un agente dell’F.B.I. se mi ferma la polizia mi basta solo mostrare il
tesserino!» «Non è un comportamento adeguato ad un agente dell’F.B.I.» «Senti
Bones, non sto uccidendo nessuno, adesso bevo il mio caffè mentre guido,
arriviamo in ufficio, vediamo che hanno da dirci e poi ti porto ad
indentificare qualche mucchietto di ossa va bene?» «Ma… io lo dicevo per la tua
incolumità. Ci tengo a te, sei il mio partner!» mi disse, abbassando
impercettibilmente la voce. Misi giù il caffè. «Scusa, lo so che non lo fai per
cattiveria!» quella scienziata sapeva sempre come farmi cambiare umore da un momento
all’altro. Lo faceva senza neanche rendersene conto, poi era così raro che
dicesse cose tanto dolci, che quando accadeva, non riuscivo rimanere
impassibile.
Arrivammo
al Jeffersonian e ci dirigemmo verso l’ufficio di Cam. Aprii la porta,
tenendola per permettere alla mia partner di entrare, al nostro ingresso
trovammo il mio capo, il capo del mio capo, Cam e tutta la banda dei cervelloni
riuniti.
«Bene
Chérie, ora che siete arrivati, ci siamo tutti, possiamo esporre i fatti, così
potrò tornare al più presto dalla mia piccola!» la piccola era l’adorata auto
di Caroline. «Bene, se ci siamo riuniti tutti così, insieme all’F.B.I. non può
che essere una cospirazione…» eccolo che Hodgins partiva con le sue teorie, lui
era uno divertente e cervellone allo stesso tempo. «Che succede, l’F.B.I. vuole
che mandiamo all’aria questa assurda storia che potrebbe portare il paese alla
terza guerra mondiale?» lui era sempre molto drastico quando gli venivano in
mente queste idee e aveva sempre quel sorriso a trentadue denti quando gli
sfioravano la mente. «Frena i bollenti spiriti, uomo che studia la terra» «Terra
è un nome troppo generico, ci sono diversi tipi di terreno e ognuno…» Cam lo
interruppe «Grazie dottor Hodgins, ma non siamo riuniti per discutere dei
particolati della terra, siamo qui perché c’è stato un ritrovamento!» «E allora
perché non siamo lì per raccogliere le prove? Ogni minuto è prezioso, lei
dottoressa Saroyan dovrebbe saperlo!» intervenne Bones. Come al solito sapeva
come far sentire un incompetente chiunque le capitasse a tiro. Prese la parola
il capo del mio capo e istintivamente mi misi sull’attenti. «Non vi trovate già
sulla scena del ritrovamento perché i resti sono stati rinvenuti a New York
Dottoressa Brennan!» «So bene che non sarebbe sotto la nostra giurisdizione, ma
in questo caso lo è diventato ed abbiamo constatato che sarebbe meglio
collaborare con la validissima squadra omicidi del distretto di New York, abbiamo
già preso accordi con il Capitano Victoria Gates!» concluse il mio capo,
facendomi un cenno con la testa.
«La
squadra del Jeffersonian è la migliore, non abbiamo bisogno di altro aiuto per
il caso!» intervenne la mia partner. «Andiamo Bones, potrebbe essere
divertente!» risposi cercando di evitare qualche frase che sapevo avrebbe
potuto causare disastri diplomatici e che sarebbe accaduto sicuramente. «Oh dai
tesoro, ha ragione Booth, potrebbe essere divertente e poi New York è una città
molto artistica, non vedo l’ora.» continuò Angela entusiasta sostenendomi. «Io
continuo a pensare che ci sia una cospirazione, se no perché ci avrebbero
chiesto di collaborare con qualcuno? L’F.B.I. non collabora, l’F.B.I. lavora da
sola. Non vedo l’ora che ci dicano i dettagli, magari un altro attacco a
qualche grattacielo!» Hodgins si stava emozionando sempre di più. «Va bene,
adesso basta. Dottoressa Brennan, questi sono i patti, sono certa che sarà
un’esperienza nuova per te. Signorina Montenegro, sono contenta per il tuo
entusiasmo. Dottor Hodgins, non ci sono dettagli, questo è quanto. Adesso basta
con le tue fantasiose ipotesi di cospirazione. È solamente un omicidio e noi
dobbiamo scoprire chi è il colpevole e portarlo in prigione per dare un po’ di
pace a questa vittima.» terminò Cam, richiamando la sua squadra all’ordine. «Amen
Chérie, che bel discorso, ti vedrei molto bene come avvocato!» sorrise
Caroline. «Bene, visto che non abbiamo scelta, per quale data dobbiamo essere
lì a New York?» chiese Hodgins impaziente e cercando di trattenere un sorriso,
senza successo. «Subito.»
New York- Beckett
La Gates ci ha appena informato dell’arrivo della squadra
con la quale dovremo collaborare per il nuovo caso, perciò ci riunimmo tutti
nel suo ufficio per aspettare il loro arrivo. Non si fecero attendere troppo e
li vidi entrare al seguito del Capitano. Riconobbi subito la Dottoressa
Brennan, ma la cosa che mi scioccò di più fu quella di riconoscere nell’agente dell’F.B.I.
il mio vecchio amico Seeley Booth. Lui non si accorse della mia presenza,
perciò mi feci avanti per salutarlo «Chi non muore si rivede!» si voltò verso
di me e notai dalla sua espressione che mi aveva riconosciuta «Kate! Che bello
rivederti!» nel dirlo mi abbracciò, facendomi sorridere. Notai gli sguardi di
Ryan ed Esposito su di me, perciò decisi di presentarli «Seeley, questi sono i
miei colleghi e amici: Javier e Kevin.» mi allontanai dall’abbraccio perché si
potessero presentare. Nel farlo vidi che due suoi colleghi mi stavano fissando.
Una donna molto affascinante mi guardava in modo malizioso, mentre un uomo con
dei misteriosi occhi azzurri mi sorrideva complice. Mi sentii in dovere di dare
delle spiegazioni per mettere ben in chiaro la situazione «Sapete, ci
conosciamo da quando ero ancora un semplice agente!» Seeley mi guardò di nuovo
«Oh, complimenti Detective Beckett!» la mia attenzione però fu catturata dallo
sguardo curioso della Dottoressa e mi sentii in soggezione per la sua presenza,
nonostante la ammirassi per i suoi libri e ovviamente, per aver umiliato
pubblicamente Castle. Castle…
“Sentii nuovamente i
pugni di Castle battere inutilmente contro la porta del mio appartamento.
Entrambi sapevamo che non avrei aperto. Dopo altri estenuanti minuti i colpi
cessarono. Forse si era finalmente arreso. Mi avvicinai silenziosamente allo
spioncino e in effetti non vidi nessuno. Poi però un rumore proveniente dal
pavimento mi fece capire che qualcuno era seduto dall’altra parte e capii che
era ancora lì. Tornai sui miei passi e cercai di non badare alla sua presenza
vicina ma allo stesso tempo troppo lontana. Avevo bisogno di restare da sola.
Delle
voci attirarono nuovamente la mia attenzione. Sbirciai fuori e intravidi la
sagoma di Lanie. Stava parlando con lui. Dopo un po’ a quanto pare riuscì a
convincerlo e lo vidi allontanarsi, gettando un ultimo sguardo verso di me,
come se sapesse che fossi lì, prima di sparire dalla mia vista. La mia amica si
assicurò che fosse andato via prima di suonare il campanello. Aprii la porta
gettandomi istintivamente tra le sue braccia.”
La Gates mi riportò al presente. «Devo informarvi che ci
sarà anche un altro elemento nella nostra squadra, che collabora con il
Detective Beckett da un po’ di tempo, sicuramente lo conoscerete, il Signor
Richard Castle.» Era impossibile evitare di sentirlo nominare, che mi piacesse
o no ormai faceva parte della mia vita. «Io lo conosco! Sicuramente avrete
visto, durante il meeting per il nuovo libro di Stephen King!» La ragazza
affascinante intervenne, interrompendo la dottoressa. «Oh sì tesoro, lo
sappiamo bene.» L’uomo dagli occhi azzurri tentò di trattenere le risate, ma
rinunciò quando vide le reazioni di Ryan ed Esposito e anch’io dovetti cedere
ad un sorriso. Il loro capo cercava inutilmente di nascondersi dietro la
propria mano, mentre notai che Seeley si era irrigidito. Capii che c’era
qualcosa sotto, e mi ripromisi di indagare.
Passato il momento di ilarità, la Dottoressa intervenne
nuovamente «Suppongo che il Jeffersonian si sia occupato dei nostri alloggi per
il soggiorno in questa città, vorrei conoscerne i dettagli.» Mi resi conto che
le voci su di lei erano vere, era una donna molto arguta e dai modi
sofisticati. «Per poterci permettere un albergo a quattro stelle abbiamo dovuto
rinunciare ad un po’ di privacy… Per dieci persone abbiamo a disposizione
cinque stanze.»
Spazio Autrici:
Rieccoci qua! J Sono
entusiasta di come questo progetto stia proseguendo. Grazie mille per il vostro
supporto, spero di leggere altri nuovi pareri e consigli. In questo capitolo la
cosa che ho preferito è stato l’inserimento del flashback, spero anche voi
abbiate apprezzato sia questo che gli altri dettagli. A presto,
- @lulluby
Bene! J Sono
super contenta di come sta venendo questo crossover, mi sto divertendo un sacco
a scriverlo con Lu e sono impaziente di leggere qualche parere/consiglio. In
questo capitolo le cose che ho preferito sono stati i dialoghi e i pareri dei
vari personaggi (espressi come dialoghi). È sempre interessante entrare nei
panni dei protagonisti per cercare di capire cosa avrebbero detto in quella
precisa circostanza. È stato bello, secondo il mio parere, inserire il nome
della tavola calda in cui i personaggi di Bones sono soliti fermarsi. Bene
questo è tutto da Edvi, al prossimo capitolo. Baci :* TemperanceBeckett 97
Data di pubblicazione
capitolo successivo: 17 febbraio 2016
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 - Il nuovo caso ***
j
Capitolo 4
Il nuovo caso
New York- Castle
Mi preparai in fretta e furia
per andare al distretto. Non avevo chiuso occhio per tutta la notte,
sicuramente era stato un mio gesto a farla scappare dall’ufficio, ma ancora non
avevo capito quale e la cosa mi dilaniava il cuore.
Afferrai
la giacca e mi diressi verso la porta, la spalancai e mi ritrovai difronte due
teste rosse.
«Oh,
Richard caro, stavamo giusto arrivando per darti il buongiorno» «È per questo
allora che avevate le orecchie appiccicate alla porta della mia camera?» mi
sforzai di fare un sorriso. «Papà, è che eravamo un po’ preoccupate, ieri sei
arrivato e sei fuggito in camera tua. Non avevi proprio un aspetto felice…» «Alexis,
è tardi, penso che tu debba andare altrimenti arriverai a lezione finita.»
notai che mia madre aveva addocchiato le mie mani scorticate, non tentai
neanche di nasconderle, sapevo che non avrei potuto evitare un interrogatorio
da parte sua. «Ma nonna io…» «Tesoro non ti preoccupare, ha messo i pantaloni,
indica che sta bene.»
«Sì
forse hai ragione nonna, ciao papà, ci vediamo più tardi.» «Ciao zucca!»
risposi posandole un bacio sulla guancia.
Una
volta uscita Alexis, mia madre non si trattenne più. «Va bene caro, adesso mi
puoi dire che cosa è successo e perché hai le mani in quelle condizioni?»
«Mamma, ora sono in ritardo, ne parliamo stasera.» «Richard, non mi sembra il
caso che tu ti presenti con le mani in quello stato, adesso vieni con me, le
medichiamo e poi potrai correre al dodicesimo!» Il suo era un tono che non
ammetteva obiezioni, perciò mi lasciai trascinare davanti al bancone della
cucina. Prese il kit e quando ebbe finito, non avevo più neanche un centimetro
di pelle libera dalla fasciatura che aveva voluto mettermi a tutti i costi.
Dopo
aver recuperato i caffè dal solito bar, arrivai al distretto con la speranza di
vederla sorridente. «Buongiorno Castle» si rivolse a me Esposito, Ryan invece
si limitò ad un cenno con la testa. Lo imitai contraccambiando i saluti. Poggiai
il caffè sulla scrivania di Beckett, andando a sedermi nella sedia lì accanto. «Signor Castle? Potrebbe raggiungermi in
ufficio grazie?» “Oh mamma e adesso che cosa avevo combinato?” mi alzai e mi si
disegnò sul volto una faccia tra lo spaventato e l’esasperato, vidi anche
Javier e Kevin ridere sotto i baffi per la mia espressione. Mi alzai e nello
spiraglio di porta che era rimasto aperto scorsi i suoi capelli, allora
afferrai il caffè dalla scrivania e mi diressi verso l’ufficio della Gates. Al
mio ingresso, vidi tante facce nuove, notandone anche una conosciuta. «Temperance!
Che piacere rivederti!» «Richard, posso dire che il piacere è anche mio!» mi
avvicinai per abbracciarla e mi ricordai solo in quel momento di avere ancora
in mano il caffè di Beckett. Mi voltai per guardare la mia musa negli occhi, ma
lei non mi stava degnando neanche di uno sguardo; mi avvicinai e le porsi il
suo caffè, lo prese continuando ad evitare i miei occhi.
«Bene
signor Castle, ecco la squadra che collaborerà a questo caso con noi. Conosce
già la dottoressa Brennan. Il medico legale, la dottoressa Camille Saroyan.» «Piacere
di conoscerla!» sorrisi educato. «L’esperta
di ricostruzione dei volti, la signorina Montenegro.» «Incantato!» «L’entomologo
e minerarologo, il dottor Jack Hodgins» «Ehi come va?! Ma Jack come il famoso
pirata?» «Sì esatto, finalmente qualcuno che se ne intende.» subito dopo il
dottor Hodgins, che avevo trovato da subito molto simpatico, mi ritrovai
davanti ad un uomo enorme, con un corpo scolpito e una simpatica cintura. «Signor
Castle, lui è l’agente speciale Seeley Booth dell’F.B.I.» «Oh, piacere… felice…
di conoscerla. Oh caspita, che stretta di mano.» «Allora agente Booth, come mai
l’F.B.I. ha deciso di collaborare? Non è che per caso c’è in gioco qualche
cospirazione per avere il potere del mondo e magari stringere un’alleanza con
un popolo alieno che colonizzerà il nostro pianeta?» «Hodgins, è un tuo
parente?» chiese l’agente al dottore che avevo conosciuto poco prima e che ora
aveva gli occhi illuminati dalla stessa luce che caratterizzava anche me,
quando avevo un caso eccitante. «Vedete che non sono l’unico a credere che sia
in atto una cospirazione?!»
New York- Bones
Rendendomi conto che i miei
nuovi colleghi mi stavano quasi imponendo i loro metodi per spiegarmi come
svolgere il mio lavoro, decisi di prendere in mano la situazione e mi intromisi
nel discorso interrompendo Booth. «Perdonatemi, ma penso di essere molto più
qualificata di voi anche in questo campo, anzi soprattutto in questo
determinato settore lavorativo. Non posso svolgere con diligenza e allo stesso
tempo con celerità il mio compito senza l’aiuto fondamentale dei miei
tirocinanti. Visto che nessuno di voi ha colto questo importante dettaglio, ho
deciso di occuparmene io stessa. Dovrebbero arrivare a minuti, a dir la verità
dovrebbero già essere qui… Comunque devono conoscere il caso quanto ognuno di
noi. È fondamentale.» Con soddisfazione mi resi conto di aver lasciato tutti
senza parole, come sempre d’altronde. «Ehm, si Bones.» anche gli altri
annuirono nella mia direzione. «Come vi ho accennato, ecco la mia squadra!» appena
terminai di parlare il signor Vaziri bussò alla porta, seguito da Daisy, dal
signor Bray e dal signor Fisher. Intravidi anche Sweets, ma la sua presenza non
era stata una mia pensata; trovavo il suo lavoro quasi del tutto inutile e
irrilevante, ma conoscendo le menti che mi circondavano tenni questo pensiero
per me. «Anch’io mi sono permesso di contattare un altro membro della nostra
squadra» disse Booth «Il nostro psicologo e profiler, il dottor Sweets.» Quando
tutti presero posto, mi premette nella testa un nuovo interrogativo. «Cam, ti
dispiacerebbe farci conoscere il modo in cui siamo stati suddivisi per le
stanze alberghiere?» Mi guardò in un modo assai strano, ma rispose «Allora,
queste sono le coppie per le cinque camere: il dottor Hodgins e Booth, il
signor Vaziri e il dottor Sweets, il signor Bray e il signor Fisher, la
dottoressa Brennan e la signorina Montenegro, e per terminare… la sottoscritta
e la signorina Wick.» Annuii abbastanza soddisfatta della sistemazione,
nonostante avrei preferito poter scegliere io la mia coinquilina o avere un
alloggio riservato solo alla mia persona. Il Capitano Gates si schiarì la gola,
un chiaro modo, poco elegante, per richiamare l’attenzione su sé stessa e ci
invitò a rivolgere i nostri sguardi alla lavagna dov’erano appese delle foto.
«Questa è la situazione: il 12 novembre sono stati ritrovati questi resti»
disse indicando la prima foto «Chiaramente sono stati rilevati anche dei campioni
di terra e sono state catalogate le diverse prove rinvenute» «Mi scusi, ma per
quale motivo avete mosso i resti e inquinato la mia scena del crimine? Inoltre
senza ottenere alcun risultato!» Ero indignata dalla poca professionalità che
avevano dimostrato con le loro azioni. «Dottoressa Brennan, le posso assicurare
che nulla è stato tralasciato o compromesso, inoltre era prevista una tempesta
di neve alla quale sicuramente le prove non avrebbero resistito.» Le sue scuse
non mi convincevano affatto, ma prima che potessi ribattere, Cam si frappose
tra noi «Mi perdoni Capitano, tutto quello che la dottoressa voleva dire è che
sarà necessario per la mia squadra poter rianalizzare la scena del crimine e
tutti i reperti, oltre i resti ovviamente.» Riuscimmo ad accordarci su questo
dettaglio, e passammo alla seconda foto: le varie prove. Fu la terza e ultima foto
però, ad attirare la mia curiosità. Era un ingrandimento dello sterno della
vittima. Notai che presentava un particolare e mi avvicinai per poter osservare
meglio l’immagine. «Questa sembra un’incisione esterna, innaturale» affermai,
indicando il punto centrale dell’osso «Ma non posso affermarlo con certezza
senza prima analizzare i resti di persona.» «Anche il nostro medico legale l’ha
riconosciuta come tale.» Confermò il detective Beckett. «Questo è tutto ciò su
cui possiamo lavorare finora…» disse il detective Esposito «…perciò direi che
possiamo metterci a lavoro!» concluse il suo collega, il detective Ryan.
Angela mi afferrò il braccio e
per un attimo, probabilmente a causa del mio subconscio, la scambiai per Booth.
«Tesoro potrei perdere molto tempo a parlare di me e dei miei impulsi, non so
se hai notato i due gentilissimi e disponibilissimi detective con i quali
stiamo collaborando… ma so che devo essere altruista e pensare solo a Jack,
perciò parliamo di te.» «Ti riferisci ai loro corpi e visi simmetrici, vero?
Che chiaramente esprimono una predisposizione all’atto…» «Sì sì, hai capito
benissimo, ma magari sarebbe meglio tenere per noi questi piccoli dettagli.»
«Oh okay, dimmi.» «Possibile che tu non ti sia resa conto del comportamento di
Booth? Tesoro, è successo qualcosa tra di voi che non mi hai detto?» Il mio
sguardo si posò casualmente sulle spalle della persona chiamata in causa da
Angela. «No, non è successo nulla.» «Ne sei sicura? Non è che è successo
qualcosa e tu non te ne sei neanche resa conto? Insomma, non vorrei impicciarmi
ma mi sembra che stia parecchio lontano da te e parecchio vicino alla
bellissima detective…» Analizzai la situazione, ma non trovavo nulla di strano.
«Sono amici, è un atteggiamento comune.» «Oh tesoro, sei così innocente! Ma il
vero problema è che mi sono resa conto che questo vostro distacco non fa altro
che aumentare la vostra tensione sessuale. Non che questo debba essere un
problema, intendiamoci.» «Angela, pensi costantemente a me e Booth mentre
facciamo sesso, credo dovresti concentrarti un po’ più su te ed Hodgins.»
«Cara, stai tranquilla, sono concentratissima su quello.» La vidi fare
l’occhiolino al suo quasi marito. «Solo, pensaci okay? Sono preoccupata, per
te… per voi. Questo non può far bene al vostro rapporto, né amichevole, né
sessuale, né professionale.» Annuii, capendo che lo faceva perché teneva ad
entrambi. «Bene, ora ti lascio al tuo lavoro, mi raccomando tenta di parlarci.»
Ripensai al comportamento del
mio partner. Forse Angela non si sbagliava. I miei ricordi tornarono a quella
mattina e alla sera prima. Le due scene erano dissonanti, mi confondeva il suo
cambiamento emotivo repentino. Non potevo basarmi su quarantotto ore scarse.
Decisi di analizzare attentamente il modo in cui avrebbe interagito con me
nelle successive dodici ore. Solo dopo quest’osservazione avrei potuto
decretare se Angela avesse ragione o torto.
Spazio Autrici:
Hey :) sono molto happy di
poter essere ancora qui con voi!! In questo capitolo (non riesco davvero a
credere che siamo già al quarto!) ho adorato il POV di Bones, posso assicurarvi
che scriverlo è stato oltre che interessante e costruttivo come sempre, anche
molto divertente. Quest’idea del crossover mi convince sempre di più,
analizzare i singoli personaggi è un’esperienza molto coinvolgente, soprattutto
perché sono tra i miei preferiti. Spero siate eccitati quanto me per questo
lavoro e quelli successivi. Baci, a presto,
- @lulluby
Ciao a tuttiJ,
eccoci qua con il quarto capitolo. Spero vi sia piaciuto, ovviamente è inutile
dire che mi sono divertita da morire a scrivere questo capitolo, mi ha
divertito soprattutto il discorso Angela/Bones, è stato fantastico e in
perfetto stile Angela. Allora, volevo dire che ovviamente in questo capitolo
c’è stata molta malinconia e un po’ di tristezza, ma non si poteva fare
altrimenti, poiché è normale essere gelosi quando si è innamorati e i nostri
personaggi lo sono, lo sappiamo tutti/e da tanto tempo ormai. Bene spero siate
in suspance, ci vuole. Allora sotto troverete la data della prossima
pubblicazione, attendiamo con ansia i vostri pareri. Baci a presto. :*
TemperanceBeckett 97
Data di pubblicazione
capitolo successivo: 23 marzo 2016
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 - Vecchi amici ***
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Capitolo 5 - Vecchi amici
New York - Booth
«Quanto
dista esattamente, in termini di chilometri l'albergo dal
distretto?» chiese Bones, cercando di intavolare una
conversazione. «Molto Bones, ti basti sapere che se volessi
andare a piedi, ci impiegheresti una giornata intera, ok?»
«Avevo detto in termini di chilometri, non di ore!»
«Beh, io te l'ho espresso così, qui non sono io il genio,
sbaglio?!» «Va bene, le dodici ore non sono trascorse, ma
è chiaro dal tuo comportamento che c'è qualcosa che non
va. Probabilmente ho fatto qualcosa che ti ha irritato, ma non riesco a
comprendere quale sia l'evento!» «No Bones, non è
successo niente, nessun evento strano da decifrare, niente di
niente!» eravamo quasi arrivati, secondo le indicazioni di Cam
l'albergo doveva trovarsi vicino alla East New York Station di
Brooklyn. Quindi dovevamo essere vicini.
Vidi
dei taxi fuori dall'albergo e confrontandolo con la foto sul cellulare,
capii che eravamo arrivati. Dai taxi davanti a noi scesero Cam, Hodgins
e Angela. Una volta parcheggiato, entrammo e ritirammo le chiavi delle
stanze. «Caspita, per essere un quattro stelle è
abbastanza lussuoso!» Hodgins si stava guardando intorno.
«Bones non penso sia dello stesso parere!» sorrisi a quel
pensiero poi la domanda arrivò così... a bruciapelo
«Ehi Booth ma che diamine è successo tra te e Brennan?
Avete litigato?» «Co...cosa? No che dici, non abbiamo
litigato, io... mi sa che vado a fare una doccia, per sciogliere i
muscoli... eh... ok.» «Ok, scusa se mi sono intromesso, ma
ti ho visto un po' giù all'arrivo. Comunque, sarebbe bello avere
qui Angela, tutta la tensione...» «Oh ok Hodgins, ho
afferrato. Grazie, non aggiungere altro. Io vado in doccia.» lo
vidi sorridere e iniziare a sistemarsi.
L'acqua
calda mi liberò dai pensieri negativi, almeno per un momento.
Poi tornò chiara nella mia mente lei! Accidenti, quella donna mi
farà uscire pazzo. Poi adesso anche quel maledetto scrittore che
le ronza intorno. Terminata la doccia, presi l'asciugamano, me lo
avvolsi alla vita ed uscii.
«Oh,
Camille, ma che cosa... Hodgins, non mi avevi detto di aver organizzato
un party!» «No amico, è che le stavo chiedendo se
era possibile cambiarci di camera, così che io e Angela
potessimo stare insieme.» «Dottor Hodgins, non è
fattibile, se concedo a te di scambiare stanza, dovrò concederlo
anche agli altri e sarebbe un delirio!» «Aspetta e io con
chi risulterei in camera se si facesse questo scambio?»
«Beh ovviamente con Brennan!» mi si irrigidirono tutti i
muscoli e per poco non mi scoppiò il cuore nel petto, sarei
potuto capitare in camera con lei. Tornai alla realtà,
rendendomi conto che Cam e Jack mi stavano guardando. «Non si
può Hodgins e questa è la mia decisione finale,
chiaro?» Camille uscì con ancora in faccia l'espressione
da: sono io il capo e questo è il mio volere.
Eravamo
nel letto matrimoniale della camera, avevamo diviso le porzioni con i
cuscini e adesso sembrava un campo di battaglia. «Ehi scusa
amico, non volevo cambiare camera perché non mi trovo bene con
te, ma perché mi manca Angela» «Non ti preoccupare
uomo degl'insetti, lo capisco.» «Grazie!» la sua voce
era sincera, mi era davvero grato per aver capito il suo bisogno.
«Posso chiederti una cosa?» sondai il terreno per capire
quanto in là potevo spingermi con quel discorso. «Certo,
spara... cioè non nel vero senso della parola... insomma volevo
dire...» «Hodgins ho capito! Volevo chiederti se tu sei
geloso di Angela.» «Sì sono troppo geloso di Angela,
come mai questa domanda?» «Cosa provi quando la vedi
sorridere e scherzare con un altro uomo?» «Beh io... ogni
volta che lei sorride a qualcuno che non sono io mi viene voglia di
torturare quella persona finché non mi implora pietà, ma
in realtà, lo infilerei in una teca piena di Solenopsis Invicta
e lo guarderei soffrire a morte.» «Che diavolo sono le
solnovi incinta?» «Solenopsis Invicta, sono conosciute come
formiche di fuoco e quando pungono infliggono dolore, un bel modo per
torturare qualcuno... ma perché mi fai queste domande?»
«Perché io... io...» «Che succede?
Brennan?» «Ma tu cosa ne sai?» «Beh non ci
vuole un genio per intuirlo e poi le conferme quando stai con Angela
sono assicurate, come in questo caso! Comunque dicevi?»
«Insomma, io sono geloso, quando parla con qualcuno, soprattutto
con altri uomini, io... mi viene voglia di estrarre la pistola e
ucciderli, soprattutto quando si avvicinano troppo o se capiscono che
lei non vuole che stiano così vicini, non lo so... riesco a
stento a trattenermi in quei casi!» «Tu l'ami?»
«Sì, con tutto me stesso, ma non penso che lei voglia
stare con me... lei potrebbe avere tutti gli uomini che vuole,
perché dovrebbe scegliere me?» «E perché sei
così sicuro che lei non ti ami?» «Beh io non sono
intelligente come voi!» «Sì è probabile, ma
tu riesci a capirla, sai esattamente di cosa ha bisogno prima ancora
che lei lo pensi...» «Sì è vero, ma non penso
che basti solo questo!» «Hai provato a
chiederglielo?» «Stiamo parlando della stessa persona?
Bones non capisce un sentimento a menochè non glielo spieghi con
un'equazione o qualsiasi cosa usiate voi per capirvi!»
«Beh, ma probabilmente lei ti ama proprio perché sei
diverso da tutti quanti. E poi amico tu sei un cecchino, se non trovi
una ragazza tu, il mondo va proprio male e allora sì che si
parla di cospirazione!» ridemmo e automaticamente gli diedi un
affettuoso pugno sulla spalla, non lo diede a vedere, ma avevo capito
che il colpo era troppo forte, sorrisi nuovamente e poi mi voltai per
cercare di dormire.
New York- Beckett
Non
appena il capo ci congedò raggiunsi la mia scrivania. Mi ero
resa conto durante tutta la mattina che nonostante tentasse di non
assillarmi Castle non aveva intenzione di far finta di nulla e ignorare
l'accaduto. Presi tutte le carte sul caso e i vari appunti e corsi
verso l'ascensore per riuscire ad infilarmi tra le ante che si
chiudevano. Avevo lasciato il caffè sulla scrivania e prima che
le porte dell'ascensore mi bloccassero la visuale, avevo visto Castle
avvicinarsi alla mia postazione e poggiarsi sconfortato sul tavolo. Mi
sentii un po' in colpa, ma non durò molto: lui aveva sbagliato,
non io. In realtà forse non avevo il diritto di considerarlo in
errore, anche se fosse stato interessato alla dottoressa, ma stavo male
per lui, perciò la colpa era sua. Sentii qualcuno schiarirsi la
gola e riconobbi Esposito «È tutto apposto?» annuii
e basta. «Stai andando da Lanie?» «Si, ho bisogno di
parlarle... del caso.» Annuì e mi seguì fermandosi
fuori dall'obitorio. «Non vieni?» «No, io... ehm,
diciamo che non le devo parlare del caso.» ridacchiai e annuii
prima di chiudermi le porte metalliche alle spalle. «Ehi!»
la voce della mia amica mi scosse e ricambiai il saluto «Non ho
niente di nuovo, mi dispiace. Spero che quelli di Washington siano
davvero bravi come si dice...» «Da quel che ho visto lo
sono, e saranno qui tra non molto per poter vedere il posto e dare
un'occhiata a quello che abbiamo. Il vero lavoro comincia domani, ma
non sono qui per questo.» «Mh, dimmi tutto.»
«Non so come comportarmi, non pensavo sarebbe stato così
complicato in ufficio e le sue mani... Dio.» I singhiozzi mi
fecero tremare e sentii le braccia di Lanie stringermi in un abbraccio
rassicurante. Ripensai al giorno prima, era sempre presente quando
avevo bisogno di lei.
"Vidi
Lanie attraverso lo spioncino e la feci entrare. Mi seguii in salotto e
ci sedemmo vicine sul divano. Aspettò con calma tutto il tempo
che impiegai per calmarmi abbastanza da riuscire a parlare.
«Io... Io credo di essere gelosa di Castle.» mi bloccai,
realizzando solo in quel momento quanto fossero vere quelle parole.
Altre lacrime calde mi solcarono il viso. «No Lanie, non
può succedere... non ce la faccio, sto male.» Passai ore a
piangere, mentre lei tentava di consolarmi, finché non mi
addormentai."
Delle
voci in corridoio mi riportarono al presente. «Devono essere i
colleghi del Jeffersonian» mi indicò la porta sul retro e
così riuscii ad andarmene in tempo. Prima di tornare alla
scrivania andai in bagno per aggiustarmi la faccia. Quando uscii trovai
Castle lì fuori. «Hai intenzione di far finta di niente
ancora per molto?» sospirai spostandomi, dato che ero quasi
spalle al muro. «Castle, per favore.» «No, per favore
tu!» il suo tono mi fece preoccupare e i miei occhi andarono
inevitabilmente sulle sue mani «Senti, posso capire che tu sia
confuso ma stai esagerando. Ho bisogno di stare da sola e tu hai
bisogno di imparare a farti i fatti tuoi!» «Ma...»
«Niente ma, non tutta la mia vita ti riguarda e siamo a lavoro,
comportiamoci come si deve.» «Neanche il fatto che hai
pianto è affar mio?» scossi la testa e feci per andarmene
«Va bene, scusami... Comportiamoci come dovremmo in un ambiente
lavorativo, perciò smettila di ignorarmi e trattami come un
collega qualsiasi. Farò così anch'io, okay?»
«Okay.»
Mi
allontanai da Castle e finii per sbattere contro Esposito
«Scus...» non mi diede il tempo di parlare e mi
portò nella sala caffè «Devo chiederti una
cosa.» Ryan ci raggiunse. «Amico, sbaglio o sei un po'
troppo su di giri?» risi perché avevo colto l'allusione a
Lanie. «Dimmi» «Dicci!» mi corresse Ryan.
«Okay. Ho chiesto a Lanie di uscire!» Wow, gli sorrisi
mentre Ryan gli batté il cinque «E lei?» il suo
entusiasmo si ridimensionò ma senza spegnersi del tutto.
«Beh ha detto che... che ci deve pensare, ma io sono sicuro che
fosse un sì! Non avete visto la sua espressione e non avete
sentito il tono che ha usato!» Ero davvero felice per lui e
conoscendo la donna in questione aveva ragione a considerarlo un
risultato «Complimenti Javier!» lo incoraggiai e lo
abbracciai soddisfatta da come si stava evolvendo la situazione tra
quei due.
Spazio Autrici:
Here
we are! Sono sempre contenta quando scrivo questi spazi autrice,
perché sono davvero orgogliosa del nostro lavoro e altrettanto
onorata della vostra collaborazione e approvazione. Questo capitolo
è abbastanza triste, ma di molta importanza per la comprensione
e la trama in sé. Spero vi piaccia quanto è piaciuto a
noi metterci nei panni di questi amati personaggi. Grazie come sempre
per essere qui a leggere le nostre pazzie. A presto, baci
- @lulluby
Data di pubblicazione: 28 settembre 2016
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 - Disorientati ***
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Capitolo 6
Disorientati
Castle - New York
Intravidi il suo sorriso
attraverso le tapparelle della sala caffè. Mi rincuorò. Nonostante fossi ancora
incerto su ciò che mi aveva appena detto, la conoscevo abbastanza da sapere che
il suo lavoro era importante e non lo avrebbe messo a repentaglio ignorandomi e
non tenendo conto del mio parere professionale. Presi un respiro profondo e mi
avvicinai ai miei colleghi esclusivamente per parlare del caso. «Ehilà!» Dissi,
cercando di utilizzare il tono più gioioso possibile. «Ciao Castle!» Ricambiò
Ryan, andando verso la sua scrivania «‘Giorno» Si limitò a rispondere Esposito,
prendendo posto accanto all’amico. Dal tono capii che si era accorto della
tensione tra me e Beckett, ma sapevo che la sua era solo preoccupazione.
«Allora» prese la parola lei «Cos’abbiamo?» Mi voltai verso i due interpellati,
dato che io ancora non avevo trovato il tempo di riflettere seriamente sul
nuovo caso. «Ho controllato i tabulati delle due cabine telefoniche più vicine
al luogo del ritrovamento, ma per l’ipotetica ora del delitto non ho trovato
nessun riscontro.» Ammise infastidito Ryan. «Io ho parlato con i colleghi della
scientifica, ma anche da loro niente.» Aggiunse Esposito, guardando sconfortato
la lavagna completamente vuota, se non per quelle due foto del corpo. «Ragazzi,
avete fatto il possibile. Senza un’identificazione certa della vittima non
possiamo andare molto avanti, dobbiamo…» mi aggiunsi alla discussione «Dobbiamo
affidarci ai colleghi di Washington.» Beckett annuì. Il fatto che nonostante i
nostri problemi continuassimo a capirci così semplicemente permise ai miei
nervi di rilassarsi leggermente. «Castle ha ragione.» Si voltò a guardarmi e
non saprei esprimere a parole ciò che quello sguardo posato su di me mi fece
provare. «Vai a parlare con la Dottoressa Brennan, vedi se hanno qualcosa da
darci su cui basare l’indagine.»
Feci come mi disse ed entrai nell’ascensore
per raggiungere il piano dell’obitorio, dov’ero certo di trovare Temperance.
«Io sono la responsabile di questa squadra!» «E io sono la più grande…» vidi la
Dottoressa Saroyan uscire dal laboratorio come una furia bloccando la risposta
di Brennan con altre urla. «Oh per favore risparmiamelo, lo so bene!» Non
appena si accorse della mia presenza si irrigidì immediatamente. Si sistemò in
modo esemplare capelli e abiti prima di venirmi incontro. Decisi di fare il
gentiluomo e fingere di non aver assistito alla scenata. «Mi scusi, stavo
cercando Temperance.» Mi sorrise tranquillamente, come se non sembrasse
un’arpia sino a due secondi prima. «La seconda porta a destra Signor Castle.»
«Richard, la prego, e grazie…» attesi la sua risposta «Camille.» Annuii e
sorridendo un’ultima volta raggiunsi la mia amica. «Temperance, che piacere
rivederti! Tutto bene?» Non alzò la testa dal suo lavoro rimanendo concentrata.
«Oh ciao Richard, tralasciando il fatto che questo posto, nonostante sia stato
recentemente modificato per poter ospitare i nostri macchinari, non è adatto
quanto il Jeffersonian, sto fisicamente bene. Tu?» Mi trattenni dal ridere,
conoscendo il suo modo di fare. «Non appena finirai con le tue osservazioni e
potrai ascoltarmi ti dirò.» Non so perché lo dissi, ma sentivo di potermi
fidare di lei. Dopo una decina di minuti si rialzò dal tavolo e capii che era
arrivato il momento di raccontare. «Non far giri di parole, ti conosco e so che
sei diretta, inoltre visto che ormai ho deciso di parlartene sarebbe inutile.»
Mi interruppe. «Tecnicamente è quello che stai facendo adesso.» Sottolineò
mentre un sorriso le spuntava sul volto. Sorriso che non durò a lungo. «Oh,
scusa. Non volevo essere offensiva, mi dicono sempre che devo smettere di
correggere ed interrompere le persone. Mi dispiace Richard.» Rimasi sconcertato
nello scoprire questo nuovo lato di Temperance. La vidi estremamente debole.
«Hey ma scherzi? Puoi correggermi tutte le volte che ti pare, ne hai tutto il
diritto considerando la tua intelligenza e poi chi ti apprezza lo fa anche per
questi tuoi piccoli dettagli.» Notai quanto la mia ultima frase l’avesse
spiazzata. Era in difficoltà, perciò decisi di spostare nuovamente l’attenzione
su di me. «E adesso basta giri di parole. Sono innamorato di Beckett.» La cosa
non sembrò turbarla molto. «Non mi stupisce, è una donna molto bella e
attraente, ho potuto constatare che la fama del suo intuito infallibile non è
solo leggenda e che sia anche discretamente intelligente. Suppongo che ci sia
molto altro in lei, dato che la conosco solo da ventiquattro ore.» Questo suo
giudizio mi fece sentire orgoglioso della mia collega. «Ti ringrazio
Temperance, apprezzo il tuo sostegno. Qualche consiglio?» Chiesi
sarcasticamente. «Di queste faccende si occupa Angela di solito, sono sicura
che le farebbe piacere aiutarti.» Risi, nonostante la sua frase mi fece pensare
a quanto una donna così dotata e caparbia come lei si sottovalutasse. «Devo
andare, ma prima dimmi, hai scoperto qualcosa che ci può essere utile?» Fissò
il corpo. «Forse, ma per ora sono solo teorie. Tra qualche ora potrò
aggiornarvi con più sicurezza.» Annuii e
la salutai, poco prima che il suo assistente la raggiungesse.
«Castle.» la sua voce mi fermò.
«Beckett.» Notai quanto le costasse il fatto di essere venuta a cercarmi. «Mi
spiace per la poca professionalità, non si ripeterà.» Annuii «Ma tu, tu devi
imparare a rispettare i miei spazi. Ho bisogno di stare anche da sola, dovresti
saperlo e capirmi. Chiaro?» Annuii nuovamente, come un deficiente e prima che
potesse andarsene la abbracciai. «Grazie Katherine.»
Bones - New York
Mi trovavo nella mia camera
d’albergo con Angela, che continuava a chiedermi di essere un po’ più
accomodante con Cam, non comprendevo il perché avrei dovuto farlo, io ero e
sono tutt’ora l’antropologa forense più rinomata in tutto il paese; non vedevo
assolutamente la necessità di assecondare tutte le decisioni della dottoressa
Saroyan. «Tesoro, devi capire che lei si è ritrovata a gestire una squadra già
formata, ovvero noi, in cui c’è un colosso della scienza come te! Adesso, se tu
fossi come dire un pochino più disposta a scendere a compromessi con Cam,
sarebbe più facile per tutti lavorare ed intrattenere rapporti con voi due
nella stessa stanza!» «Cosa intendi Angela? Credo di non aver capito bene il
punto!» «Tesoro, dovresti semplicemente fare meno la dispotica!» «Ma io non
credo di essere dispotica, mi baso semplicemente sui fatti e se i fatti dicono
una cosa e qualcuno afferma un’altra cosa, sbagliando, è mio dovere
correggerlo!» «Brennan, a volte, o meglio, in certe situazioni non è
necessario, adesso promettimi che ci proverai!» «Va bene Angela, se ti fa
sentire meglio, ci proverò!» «Grazie tesoro, a proposito, hai risolto con
Booth?» «No, ma c’è stato uno svolgimento dei fatti!» «Ah sì? E quale?» Angela
aveva un’espressione che avrei potuto definire speranzosa ed impaziente. «Beh,
ho avuto la conferma che c’è qualcosa che non va! La posizione del suo corpo
esprimeva sicuramente rabbia, frustrazione e qualcosa che non saprei ben
definire, nonostante il mio dizionario forbito!» «Oh cielo, ci rinuncio,
possibile che non sei stata capace di tirarlo verso di te … cioè insomma… cercare
di parlargli?» «Sto avendo serie difficoltà a seguire il tuo discorso, hai
utilizzato troppe frasi in sospeso!» «Tesoro, intendo dire che avresti dovuto
dare libero sfogo all’arte femminile… insomma… avresti dovuto baciarlo!» Non
avevo intenzione di baciarlo, soprattutto contro la sua volontà. «Angela, non
penso che avrebbe gradito un contatto fisico di questo tipo.» «Tesoro, Booth
vorrebbe sicuramente qualcosa di più di un pudico bacio, ma siccome lui è
l’ultimo dei cavalieri, non farà mai il primo passo, aspetterà che tu sia
pronta. Comunque quello che non sei riuscita a capire è che lui è pazzamente
geloso di Castle, pensa che ti voglia portare via da lui, ma quello scrittore è
troppo innamorato della sua bella detective per provarci con te!» Come al solito
Angela aveva capito tutto, ma probabilmente Richard non era andato a chiedere
per vergogna. «Ma neanche io vorrei stare con Richard, cioè si è fisicamente
dotato e sarebbe un buon maschio per l’accoppiamento, ma siamo solo amici!» «Sì
ma Booth non la pensa allo stesso modo…» Fummo interrotte da un rumore alla
porta, Angela si diresse ad aprire e nella stanza entrò Cam. «Ehi ragazze,
scusate se vi ho disturbato, ma volevo scusarmi con te Brennan per la scenata
in laboratorio, non avrei dovuto alzare la voce contro di te!» «Sì, Cam,
accetto le scuse… e a mia volta vorrei porgerti le mie, ammetto che il mio
comportamento non è … stato … impeccabile… quindi siamo pari!» «Bene allora è
tutto ok, menomale, avevo un groppo in gola e sicuramente con Daisy non avrei
potuto parlarne, visto che ha un piccolo problema ad ascoltare… ho praticamente
passato la notte a sentirla parlare, passando da un argomento ad un altro!» «Ah
Cam credimi ti capisco! Ma sai che potresti evitarlo?» «Davvero? Come? Ti
prego, farei qualsiasi cosa pur di evitare un’altra notte simile…» Cam aveva il
volto contratto, i suoi muscoli facciali erano sicuramente tesi e questo lo
avrebbe potuto notare chiunque, sapevo che Daisy, a volte tendeva ad
abbandonarsi nei suoi discorsi, spesso sconnessi, e perdeva il contatto con le
persone che la circondavano.
«Cam è molto semplice, cambia
la disposizione delle camere, essere il capo servirà pur a qualcosa!» «E come
dovrei modificarle… illuminami!» «Beh allora io ed Hodgins, Brennan con Booth,
Daisy con Lance e tu con Arastoo, non credo assolutamente che ti dispiaccia,
condividere qualcosa con Arastoo…» Cam cambiò colorito ed intuii che si sentiva
un pochino in imbarazzo. «Ma… io… voi lo…» «Cam penso che non ti debba spiegare
del mio infallibile intuito e penso che non occorra un genio per capire che vi
volete bene… anzi più che...» «Ok Angela, hai reso l’idea, mi sento un pochino
ricattata, ma acconsento, non posso riuscire un altro giorno senza dormire.»
«Bene, penso che siamo tutti d’accordo.» Mi resi conto solo in quel momento che
Angela aveva colto l’occasione per mettermi in camera con Booth, ma in fondo me
lo aspettavo, insomma è piuttosto ragionevole mettere due persone insieme se
hanno delle cose da chiarire! «Bene, allora adesso convoco tutti nella hall
dell’hotel per dare la nuova disposizione.» «Bene, ci vediamo tra cinque
minuti!»
Spazio Autrici:
Siamo tornate finalmenteeeeeee
Vi prego, non uccideteci :’
Ormai conoscete bene le cause
che ci hanno impedito di pubblicare prima, ma ci tengo a scusarmi per l’enorme
ritardo.
Tralasciando le formalità, sono
molto entusiasta anche di questo nuovo capitolo. Mi sono occupata della prima
parte – il POV di Castle – e ho adorato approfondire non solo la sua relazione
con Beckett ma anche la sua nuova amicizia con Bones. Inoltre, non posso che
essere orgogliosa della mia amica di penna, soprattutto per il suo finale
carico di suspance (che vi posso assicurare riprenderemo molto volentieri).
Detto questo vi lascio, a
presto
- @ lulluby
Come già la mia cara amica di
penna vi ha detto, ci dispiace veramente tanto per questo colossale ritardo
nella pubblicazione, in futuro faremo l’impossibile per pubblicare in tempo.
Ovvero per rispettare la data di pubblicazione del capitolo successivo che
indichiamo alla fine di ogni capitolo.
Per tornare a questo nuovo capitolo,
spero sia stato di vostro gradimento, ovviamente non uccidetemi per il finale
in sospeso, ma ci voleva J naturalmente non è
facile realizzare il POV di Bones, spero di essere riuscita in modo decente
nell’intento. Attendiamo vostri commenti… baci a tutti e a presto :*
-
@TemperanceBeckett 97
Data di
pubblicazione: 26 ottobre 2016
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Capitolo 8 *** Capitolo 7-Convivenze forzate ***
cap 7 storia con lu
Capitolo 7
Convivenze forzate
New York – Booth
Lo squillo del mio cellulare mi
ridestò dal leggero sonno in cui ero caduto. Mi allungai sul comodino e tastai
la superficie del legno finché la mia mano incespicò nell’oggetto che stavo
cercando. Sbloccai lo schermo annoiato e lessi il messaggio che avevo appena
ricevuto: “Riunione nella hall tra 5 minuti.” Sbuffai rigirandomi dall’altro
lato e lanciando via il telefono. «Auh!» Mi tirai su velocemente «Oh. Oh scusa
Hodgins.» Non ero abituato a condividere la camera con qualcuno. «Riunione
nella hall…» «Fra 5 minuti. Si, ho letto!» Concluse al posto mio con tono
perentorio agitando il telefono. «Quanto sei delicato, ho detto scusa.» Alzò
gli occhi al cielo allacciandosi le scarpe «Proprio un verso da vero uomo eh…
Auh!» Mi tirò una delle scarpe tentando di colpirmi a sua volta, ma lo
precedetti e chiusi la porta del bagno scoppiando a ridere.
Arrivammo per ultimi e ci sedemmo
intorno al tavolo della hall che avevano scelto gli altri. «Bene.» Prese parola
Cam. «Ora che ci siamo tutti possiamo iniziare la riunione d’emergenza.»
Nonostante il velato rimprovero non mi intromisi, curioso di sapere lo scopo di
questa chiamata urgente. «Ecco… Devo ammettere che si tratta di un tema un po’
delicato…» «Oh, dottoressa Saroyan, non si deve preoccupare, sappiamo tutti che
questo caso la sta mettendo a dura prova e…» «Taci Daisy!» L’ammonì Angela.
«Okay, la farò breve.» Tutti spostarono l’attenzione su di lei grazie a quest’affermazione,
ignorando l’inutile intervento di Daisy, eccetto Bones. Non che la cosa mi stupisse
poi tanto. «Il punto è che dobbiamo fare dei cambi nella disposizione delle
camere.» Nel giro di pochi secondi si creò lo scompiglio tra Cam, Daisy, Lance
e Hodgins. Riuscii a captare giusto qualche esclamazione e qualche rimprovero,
prima che Angela riportasse tutti al silenzio. «Sentite, onestamente non me ne
frega niente di cosa volete o di cosa vi piacerebbe, Cam è il capo e ha deciso
per le nuove disposizioni.» L’argomento non mi toccava molto. «Beh io… Insomma,
come Angela ben sa, basandomi sulle lamentele di qualche membro della squadra
che rimarrà ovviamente anonimo, ho optato per decidere le nuove disposizioni affidandole
alla sorte!» Ascoltai abbastanza scetticamente le sue parole, ma dato che la
cosa si stava facendo interessante, rimasi nuovamente zitto e la lasciai
parlare. «Questi sono stati i risultati: il dottor Sweets e la signorina Wick,
il signor Bray e il signor Fisher, io e il signor Vaziri, Angela e Hodgins…» ci
fu un momento di pausa e uno scambio di sguardi imbarazzanti, ma sinceramente
non ci feci troppo caso, ero più concentrato sul fatto che mancassero solo due
nomi all’appello, e che sapessi esattamente quali fossero. «…e per finire Booth
e Brennan.» Cazzo.
«Ehm okay… Prego, prima le
signore!» Aprii la porta della nostra camera, oddio, suonava così bene “nostra”.
Dovevo mantenere la calma. “Concentrati Seeley”. «Dove vuoi che metta queste
borse? La valigia?» Indicò svogliata alcuni angoli della camera e feci come
desiderava, lasciando lì le sue cose. «Beh, non preoccuparti per il letto,
mettiti pure comoda, io mi arrangerò in qualche modo!» Alzò il suo sguardo
curioso su di me. «Cosa intendi?» Poggiai le spalle al muro, pensando a
qualcosa di giusto per i suoi canoni, prima di risponderle. «Posso prendere un
materasso gonfiabile e utilizzare le lenzuola di scorta dall’armadio…» Corrugò
la fronte interdetta. Adoravo vedere la piccola ruga che si formava tra le sue
sopracciglia. «Ma Booth, non ha senso. Primo, materassino gonfiabile? Non siamo
a Los Angeles. Secondo, il letto è abbastanza grande per entrambi. Terzo, non
capisco proprio il senso generale del discorso, è inutile, guarda questa
stanza, non c’è da preoccuparsi di nulla!» La mia “preoccupazione” non la
definirei “nulla”. «Ehm, è meglio se vado in bagno per… ehm… liberare
l’armadietto… gli asciugami, insomma quello.» Annuì incerta, ma non mi
soffermai troppo sulla sua espressione. Io. Lei. Letto. Sarei rimasto barricato
in bagno per un po’.
New York – Beckett
La mia scrivania era troppo
piccola per ospitare così tante persone, così Javier e Kevin unirono le loro,
per dare la possibilità ai nuovi colleghi di avere uno spazio. Notai con la
coda dell’occhio che la sedia di Castle era occupata, ma non dal suo
proprietario. Booth notando la mia espressione si rivolse a me sottovoce. «Kate
tutto a posto? Se vuoi mi posso spostare…» «No assolutamente, tranquillo
Seeley!» «Bene!» Esordii alzando leggermente la voce. «Manca solo… Castle…
iniziamo! Dottoressa Brennan, potrebbe gentilmente illustrarci ciò che ha
scoperto osservando i resti?» «Molto volentieri, allora osservando la superfice
dello sterno con l’ausilio di una potente lente d’ingrandimento, ho notato
un’incisione – più precisamente è un disegno – realizzato direttamente sulla
superfice ossea, rappresenta un’Achillea…» «Eh che cosa significa?» Chiese un
po’ disorientato Esposito. «L’achillea significa Guerra, l’assassino si sta
preparando ad uno scontro – intellettualmente parlando. – Adesso rimane solo da
capire a chi è diretto il messaggio…» Avrei riconosciuto quella voce tra mille,
anche senza guardarlo. Castle infatti fece il suo ingresso, con un sorriso a
mio parere molto finto.
«Esattamente Richard, è una
dichiarazione di guerra e purtroppo penso di sapere chi abbia mandato il
messaggio.» La dottoressa indirizzò il suo sguardo verso i componenti della sua
squadra ed io l’imitai, soffermandomi sulle diverse reazioni dei suoi colleghi:
l’irritazione di Seeley, la paura nel volto della bella artista di cui facevo
fatica a ricordare il nome, e un misto di emozioni dipingersi sul volto della
stessa dottoressa, che non sembrava per niente preoccupata del fatto che noi
non potevamo sapere a che conoscenza si riferisse.
«Volete sapere chi è? Si chiama
Christopher Pelant, è un pazzo squilibrato, che ha cambiato nome in Bassam
Alfayat per sfuggire all’arresto. È un genio informatico, il che associato al
fatto che sia psicopatico, lo rende estremamente pericoloso; ha un continuo
bisogno di mettere alla prova Brennan perché la ritiene intelligente quanto lui
e quindi l’unica in grado di poterci competere, vi posso assicurare che questa
volta non mi scapperà e state pur certi che se lo avrò nuovamente tra le mani
non lo consegnerò alla polizia, si è avvicinato troppo a mia moglie e a mio
figlio e non ho alcuna intenzione di permetterglielo di nuovo.» Il dottor
Hodgins nel suo racconto aveva espresso tutti i sentimenti che provava verso
quell’assassino, che a quanto pare conoscevano molto bene. Per tutto il tempo
la dottoressa Brennan e Seeley si erano fissati, era una specie di
conversazione silenziosa la loro. Hodgins aveva alzato gradualmente il tono
della voce, fino ad urlare nell’ultima parte del discorso.
Vedendo che tutto il gruppo era
impegnato in un’accesa discussione, ne approfittai. «Seeley, perdonami, posso
parlarti un secondo in privato?» Chiesi sottovoce. «Certo! Dove
possiamo...Parlare?» Notai il suo tono brusco e poco amichevole, feci finta di
nulla e mi allontanai insieme all’agente speciale. Arrivammo alla fine di un
corridoio che non utilizzava mai nessuno da quando Castle aveva regalato al
distretto la macchietta del caffè, infatti la macchinetta automatica che si
trovava nel fondo giaceva inutilizzata. «Seeley, ti devo chiedere la massima
sincerità, cosa succede esattamente?» «Kate succede che adesso Bones è
nuovamente in grave pericolo, ma non la posso proteggere, lei non me lo
permetterà mai e poi…» vidi l’ombra di un dolore profondo che ci accomunava: lui
l’amava. «Senti ma se tu l’ami così tanto perché non glielo dici?» Mi guardò e
rise di gusto. «Che c’è? Ho detto qualcosa di strano?» «No… è solo che si nota
il fatto che tu non la conosca e poi… non potrei comunque dichiararmi…» «Perchè
no? Da ciò che ho visto anche lei è molto interessata a te, ma non farà mai il
primo passo! È una donna particolare, sembra che per paura di soffrire si sia
chiusa dentro un guscio fatto di scienza, in modo da evitare di entrare in
contatto con i sentimenti!» Lo vidi farsi malinconico. «Voi due avete molto in
comune sai?»«Oh andiamo Seeley, questo è un colpo basso!»«Ecco, vedi? Fai
esattamente come lei, eviti le cose che pensi possano farti soffrire, ma io ti
conosco da tanto tempo, ricordo la tua storia e ricordo quanto tu abbia
sofferto per la scomparsa di tua madre, so che continui a cercare il suo
assassino e sai una cosa? Penso che ci riuscirai! E comunque non credere di
poter fare il cupido disinteressato, credo che anche tu ultimamente stia
affrontando una situazione simile alla mia!» Non capii subito a cosa si
riferisse, ma ci pensò lui a togliermi qualsiasi dubbio. «Lo scrittore, te ne
sei innamorata vero?» «Sì, io lo amo, ma credo che lui non sia molto
interessato!» «Cosa te lo fa pensare?» «Non lo so, forse il fatto che non ha
bisogno di complicarsi la vita con una come me quando può avere tutte quelle che
vuole!» Qualche lacrima mi sfuggì e Seeley le asciugò con le dita, dopo quel
gesto tentai di trattenermi, ma non riuscì a non abbracciare uno dei miei
migliori amici. «Siamo nella stessa situazione! Solo che io non posso
dichiararmi perché se lo faccio Pelant farà del male a lei e ai nostri amici ed
è una cosa che non posso permettere, è uno dei suoi ricatti, lui vuole Bones
tutta per se, ma io non gli permetterò mai di farle del male o di farle fare
qualcosa che non vuole…» Era bello abbracciare un amico come Seeley, lui mi
dava la forza per non mollare, per abbattere il muro che mi ero costruita, era
straordinario come lui amasse la dottoressa Brennan, era un amore particolare.
«Seeley! Ti prometto che lo prenderemo!» Ci staccammo dall’abbraccio e gli sorrisi.
Era una persona fantastica ed io ero felice di avere un amico come lui. «Grazie
Katherine!» «Mi sa che ci conviene tornare dagli altri, altrimenti si fanno
strane idee!» «Davvero? Allora aspettiamo un attimo prima di andare!»
Spazio Autrici:
Eccoci qui :)È sempre un piacere
pubblicare qualcosa di nuovo!!
Questa volta io mi sono occupata
della prima parte e devo ammettere di aver trovato estremamente divertente
poter entrare nella testa di Booth e descrivere i sentimenti e le reazioni che
gli provoca Bones, soprattutto perché ho potuto evitare tutti i limiti
espressivi che, ammettiamolo, solitamente caratterizzano il comportamento del
nostro caro agente dell’FBI. Spero di aver reso in maniera quantomeno passabile
questo punto che mi intriga particolarmente e non vedo l’ora di sapere i vostri
pareri. A presto,
- @lulluby
Allora eccoci alla fine di un
nuovo capitolo, sorpresa delle sorprese abbiamo il cattivo della situazione
“Pelant”. Ma quello che mi ha affascinato tanto è stato il fatto di mettere in
evidenza l’amicizia speciale tra Beckett e Booth, è stato persino emozionante
scrivere quella parte.
Spero come sempre che il capitolo
vi sia piaciuto e spero ci farete sapere le vostre impressioni, emozioni e
quant’altro. Per il momento è tutto alla prossima pubblicazione.
A presto.
-
@TemperanceBeckett 97
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 - Emozioni coinvolgenti ***
capitolo 8 per efp
Capitolo 8
Emozioni coinvolgenti
New York-Bones
Ci
trovavamo nella camera d’albergo, Booth fissava la parete di
fronte a se, ma
non avevo ancora trovato l’oggetto della sua curiosità,
anche perché la parete
era spoglia.Ancora non avevamo sostenuto alcuna conversazione, pareva
che si
trovasse a disagio, ma non ne potevo essere certa, non intendendomi di
quella
branca della scienza che prende il nome di psicologia – pur non
credendo in ciò
come più di una volta mi è capitato di affermare al
dottor Sweets. «Sei
preoccupato Booth?» domandai. «Sì Bones sono
preoccupato, perché tu non lo
sei?» «Sono preoccupata che Pelant possa fare del male ai
miei amici,
antropologicamente parlando…» «No Bones, non
c’è niente di antropologico da
analizzare in questa situazione, tu sei più in pericolo di tutti
in questa storia
e lo sai bene, io ti devo proteggere, lo capisci?» «Mi
dispiace Booth che tu
sia così preoccupato, ma sono dell’opinione che non ci sia
alcun bisogno, mi so
difendere da sola!» «No Bones, tu non hai capito, lui ti
vuole per se, sei il
suo giocattolo, non si fermerà, lui ti vuole dalla sua parte,
per lui sei
l’unica che possa ammirarlo e io non permetterò per nulla
al mondo che si
avvicini così tanto a te! E poi adesso quello scrittore che ci
prova con te,
non mi piace.» Terminò la frase quasi urlando e non so
descrivere esattamente
come o perché ma mi sentivo un po’ lusingata, ma anche
triste e arrabbiata, non
avrei creduto possibile per me provare così tante emozioni
insieme. «Questo
significa che tu non possiedi un minimo di fiducia in me! Pensi davvero
che
potrei stare dalla parte di Pelant? Lo sai che lui è un
criminale ed una
persona fuori fase, benché bisogna ammetterlo, il suo quoziente
intellettivo
potrebbe essere vicino al mio! E poi in questo discorso non
c’è niente che
colleghi il mio amico, quindi non capisco perché tu ti stia
comportando così a
causa sua.» Lo vidi storcere il naso quando dissi che Richard
è mio amico. «No!
Bones, io ho paura proprio di questo, tu ammiri il fatto che lui sia
intelligente…» «E tu credi che questo possa
distogliermi dalla mia razionalità?
O che possa tradire i miei amici ed il mio partner?»«No!
Bones, io non
intendevo…» «In effetti pare che tu intendessi
proprio questo!» «Bones io non
intendevo questo, mi dispiace, non voglio che tu pensi che non mi fido
di te,
perché questo non è vero, insomma tu sei la mia
partner… quello che voglio dire
è… che…» «Booth, è così,
tu non ti fidi o non avresti detto ciò che hai detto,
anche la psicologia lo dice!» Ero così arrabbiata con lui,
dopo tutto quello
che avevamo passato insieme... «Ma tu non credi alla
psicologia!» «E quindi?
Non vuol dire che alcune affermazioni o concetti non siano corretti,
cioè non è
una scienza perfetta, ma è comunque una scienza e io sono una
scienziata.» «La
stai solo usando a tuo vantaggio per vincere in questa
discussione!» «Questo
non è vero, io non voglio vincere a tutti i costi, io ho
ragione, come la
maggior parte delle volte, lo sai che io ho un quoziente intellettivo
molto elevato
e tu ti senti intimidito da questo fatto…» «Questo
adesso cosa centra? Non puoi
andare in giro a dire alla gente che è stupida solamente
perché tu hai
un’intelligenza superiore alla media!» Booth sembrava
arrabbiato quanto me.
«Certo che posso, è la realtà, sono i fatti e
comunque io non volevo essere
scortese, ma tu non riesci a capire che io non sto realmente rischiando
la vita
ok?» «Certo che la stai rischiando, Pelant è uno
psicopatico e tu
potresti…potresti…» Sembrava che avesse voglia di
spaccare qualcosa, se fosse
diventato violento non posso sapere cosa avrei fatto, io non potevo
immaginare che
Booth picchiasse qualcuno. «Ok, Senti Bones se tu non riesci a
capire il
pericolo a cui sei esposta, potresti farti male o farne fare ai tuoi
cervelloni!»
Pronunciò l’ultima parola come se fosse un dispregiativo e
probabilmente in
quel momento lo era. Qualcuno bussò alla porta, feci per andare
ad aprire ma il
mio compagno di stanza mi precedette, spalancò la porta e notai
che sulla
soglia c’erano tutti i nostri colleghi. «Ragazzi ma che
succede? Vi si sente
dall’altra parte del corridoio, state bene?»«Scusa Cam, era solo uno scambio di
opinioni, giusto Bones?» Lo fulminai con lo sguardo, ma lui sostenne i miei
occhi in maniera spavalda. «Si abbiamo sentito tutti il vostro scambio di
opinioni!» Cam appariva logicamente un tantino preoccupata. «Non mi
chiamareBones!» «Oh andiamo sono anni che ti chiamo così…» «Non importa, non mi
chiamare Bones!» «Bene ragazzi, vedo che non possiamo fare nulla e ritengo che la
nostra presenza non sia necessaria.» Cam fece disperdere la squadra, quasi
immediatamente Booth sbattè la porta e si voltò nuovamente verso di me.
«Adesso basta, io non voglio
imprigionarti, voglio proteggerti!» «Lo so Booth, ma non è necessario, mi so
difendere tranquillamente da sola e tu questo lo sai.» «Non ti puoi proteggere
da ciò che ti attrae, io voglio coprirti le spalle capisci? Sei la mia partner,
non voglio che ti accada nulla, io… ho bisogno di saperti al sicuro.» Ero molto
intenerita dalle sue affermazioni, ma non poteva capire che così facendo, lui
sarebbe stato più in pericolo di me, si stava mettendo tra Pelant e ciò che lui
voleva, ovvero me. Non potevo permettergli di fare l’eroe in quella maniera.
Non volevo certo dargliela vinta, ma non mi allettava l’idea di vederlo morire
davanti ai miei occhi. Come la sera del karaoke, quando quella donna aveva
tentato di spararmi e lui si era messo proprio sulla traiettoria della
pallottola. Vederlo cadere e perdere i sensi mi aveva fatto sentire debole e
indifesa, mi aveva fatto sentire sola, come se l’unica cosa che mi tenesse
attaccata al suolo non fosse la gravità. Era una cosa totalmente irrazionale e
non da me, naturalmente sapevo che si trattava di un sentimento umano, ma non
sono mai stata brava con questa parte della scienza, non è fisica o chimica: è
quello che Angela cerca di spiegarmi da tanto, ma che io non riesco a
comprendere. «Booth, mi dispiace, ma non ti permetto di farmi da guardia del
corpo.»«Permettimi di essere il tuo partner, non tagliarmi fuori, per favore…»
Così dicendo si avvicinò a me e io feci fatica a ragionare, anche se
naturalmente non potevo accettarlo, la realtà era che mi attraeva molto la sua
conformazione fisica e il suo carattere; riusciva a comprendere il comportamento
umano molto meglio di me alcune volte. Ecco mi attraeva la sua empatia.«Mi
dispiace di averti insultato, lo sai che ti ammiro per come riesci a capire le
persone.»Mi sorrise. «Lo so Bones, mi dispiace di averti urlato contro!» «Non è
importante, eri arrabbiato. Ti ho fatto arrabbiare io!» I nostri visi erano
molto vicini, poteva essere una cosa molto erotica, ma ci stavamo scambiando
solo delle scuse. «No Bones, è Pelant che mi fa arrabbiare, perché lui è
intelligente e può stuzzicare la tua curiosità, mentre io non capisco il codice
che usate voi cervelloni… Io vorrei poter essere in grado di capirti senza
troppe difficoltà.» Questa volta non c’era disprezzo nella sua voce nello
pronunciare la parola “cervelloni”. «Ma Booth, io non apprezzo Pelant, è uno
psicopatico! Io ti ammiro e tanto, perché nonostante tu faccia fatica a
comprendere il nostro linguaggio, riesci a capirci, comprendi una parte
dell’essere umano che a me sfugge, per questo mi piace lavorare con te, tu mi
insegni tanto ogni giorno, anche se tu impari molte più cose da me, questo è
logico… Io ti ammiro davvero tanto!»Lo vidi sorridere, non riuscii a
controllare i miei arti superiori e lo abbracciai. «Grazie Bones!» «Grazie
Booth!» «Va bene Bones, che ne dici se andiamo a letto, è tardi e noi domani ci
dobbiamo alzare presto!» «Sì penso sia una cosa sensata, allora buonanotte!»
dissi allontanandomi con un pizzico di riluttanza «Buonanotte Bones!»
New York – Castle
Arrivai al distretto di polizia
con i miei soliti cinque minuti di ritardo e con tre caffè ancora caldi. Non
appena misi piede in ufficio mi diressi automaticamente verso la scrivania di
Beckett per lasciarle il suo caffè nero. Stranamente non era già a lavoro nella
sua postazione; feci scorrere lo sguardo intorno a me per tutta la stanza,
finché non la individuai. Di una bellezza dolorosa che mi colpì come fece il
primo giorno che la vidi, era impegnata in una conversazione con quel suo
vecchio amico, Booth. Tentai di non farmi irritare da quella visione e di concentrarmi
su altro, pensando a quale soprannome potevo dare a quel nuovo… “collega”. Ero
indeciso se basarmi sul suo fisico da giocatore di football in pensione, le sue
fibbie alternative, i calzini improponibili o l’atteggiamento da sbruffone.
Proprio non riuscivo a comprendere cosa potesse trovarci la mia Katherine in un
tipo del genere. Una voce familiare mi riportò alla realtà «Buongiorno
Richard!» Mi voltai e sorrisi con naturalezza alla stupefacente dottoressa Brennan
che mi stava davanti. «Buongiorno a te Temperance!» Le risposi con un tono più
alto del necessario, sperando così di poter attirare l’attenzione di Beckett e,
soprattutto, che questa scena provocasse in lei gli stessi sentimenti che aveva
scatenato in me il vederla con quel cecchino. «Ti ho portato il caffè!»
Continuai, porgendole l’unico caffè rimasto. «Oh grazie Richard! Noto con
piacere che nonostante l’età avanzata sei dotato di un’ottima memoria, ti sei
ricordato come prendo il caffè.» Non potei fare a meno che sorridere per quel
suo tentativo maldestro di complimentarsi per una cosa così semplice. «Volevo
parlarti di una questione riguardante il caso.» Aggiunse, indicandomi una
scrivania lì vicino e facendomi cenno di sedermi accanto a lei. Notai che da
quella postazione mi era possibile tenere sotto controllo quei due e vidi che
entrambi, come avevo sperato, erano concentrati sulla conversazione in atto tra
me e Temperance. «Dimmi pure mia cara!» Affermai sempre ad alta voce, sfiorando
la spalla della dottoressa accanto a me. Non potei fare a meno di avvertire una
certa tensione nel suo corpo non appena la sfiorai; in effetti nonostante i
suoi modi di fare spavaldi mi ero reso conto di quanto fosse segretamente
riservata e solitaria. «Speravo che potessi essermi d’aiuto per studiare il
criminale in questione. È un lavoro che solitamente rientra tra le mansioni di
Sweets, ma lui ha già stilato diversi profili psicologici al riguardo e per
quanto sappia quanto si sia impegnato in questo caso, nessuno di essi coglie
pienamente la vera natura contorta di Pelant. D’altronde non è necessario
biasimare Sweets, l’oggetto del suo studio è molto più complesso di quanto lui
possa capire. Quindi, vorrei provare a sfruttare le tue capacità di scrittore,
per quanto neanche esse possano essere razionalmente affidabili, perché abbiamo
un bisogno impellente di inquadrare quest’uomo e capire le sue prossime mosse.»
Come al solito non potei non ammirare la sua eloquenza, aveva fatto il discorso
senza battere ciglio, le veniva naturale. Sorrisi nuovamente e annuii. «Ma
certo Temperance, sarà davvero un piacere per me, cosa aspettiamo? Mettiamoci
subito al lavoro!» Detto questo mi misi in piedi e prendendole la mano la feci
alzare. Sentivo lo sguardo di quei due bruciare ancora sulle nostre figure e
allora decisi di oltrepassare i limiti, cingendo con il braccio le spalle della
dottoressa. Immediatamente il suo corpo reagì per respingermi. Mi avvicinai al
suo orecchio per tentare di sussurrarle quale fossero le mie intenzioni ma lei
tentò di allontanarmi e spingermi via, formulando per la prima volta da quando
l’avevo conosciuta una frase con poco senso logico. Fu in quel momento, mentre
cercavo invano di decifrare cosa avesse detto e di spiegarmi, che sentii delle
mani forti afferrarmi le spalle. Senza poterlo evitare mi ritrovai a dare le
spalle a Temperance, liberandola dalla mia presa e feci giusto in tempo ad
intravedere il viso di Booth prima di sentire un rumore di ossa che si
schiantano, seguito da un dolore allucinante che mi obbligò a portare entrambe
le mani al viso e mi fece perdere l’equilibrio. Per qualche secondo vidi tutto
buio, poi lentamente iniziai a riacquisire la vista e a individuare delle
sagome attorno a me.
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Spazio Autrici:
Bene eccoci qua, come al solito
in ritardo. Ci scusiamo per l’enorme attesa, speriamo vivamente che questo non
vi faccia smettere di seguirci.
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Allora, questo capitolo, è molto intenso, piena
di emozioni che vengono a galla, personalmente mi piace tanto, tutte le varie
faccende sono molto coinvolgenti. Inutile negare che sono stata contenta di
aver scritto il punto di vista di Bones e di aver sottolineato la dolcezza che
secondo me è in Booth ogni qualvolta voglia proteggere Bones. Lei è una
personalità molto particolare come sapete:D ma è un personaggio bellissimo a
mio parere, mi è piaciuta la parte in cui la gelosia di Booth per Castle ha
sfogo, spero veramente che piaccia anche a voi e speriamo di non farvi
aspettare troppo per il prossimo. Attendo le vostre opinioni, anche critiche,
purché costruttive. A presto. J@TemperanceBeckett
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Hey gente! Sfrutto questo spazio autrice per un
messaggio che reputo davvero importante. Ci tengo a chiedervi scusa per gli
ingenti ritardi che ogni capitolo reca con sé. So quanto possa essere frustante
quando non vengono rispettati gli impegni presi ed io sono la prima ad esserne
infastidita perché, come la mia amica e co scrittrice, tengo molto ad essere
giusta e puntuale. Non voglio usare questo spazio per giustificarmi elencandovi
le ragioni di questi problemi di organizzazione, voglio solo scusarmi e
impegnarmi ad essere il più diligente possibile in futuro. Non potete
immaginare quanto sia importante per me questa fan fiction e quanto mi emozioni
ogni singolo commento, perciò vi ringrazio e vi chiedo ancora scusa. A presto,
@lulluby
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