Scarlet Warrioress di Peanuts_e_Chocolate (/viewuser.php?uid=879623)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sweet Knight ***
Capitolo 2: *** Under the effect of alcoholics ***
Capitolo 3: *** Magnificent Boy ***
Capitolo 4: *** Mad Girls ***
Capitolo 5: *** Encounters ***
Capitolo 6: *** Revenge ***
Capitolo 1 *** Sweet Knight ***
Scarlet
Warrioress
Capitolo
1: Sweet
Knight
Un
fulmine squarciò il cielo di Heartland City coperto da
plumbee nuvole,
anticipando così l’arrivo di un tuono. Il suo
borbottare minaccioso sorprese
l’unica persona presente nell’enorme parco della
città intenta a rialzarsi
dall’erba sopra la quale doveva essersi inspiegabilmente
addormentata. Una
ragazza sbuffò sonoramente, sentendo ogni fibra del proprio
corpo urlare dal
dolore e crogiolando ancora per qualche secondo su
quell’immenso tappeto verde.
Senza pensare troppo alla fauna presente nell’humus
– già poteva avvertire un
brivido attraversarle la schiena- Summer si sollevò con
estrema lentezza,
intravedendo con grande fatica tutto ciò che la circondava.
Si passò una mano
tra i capelli, notando come già tra le sue ciocche
acquamarina erano comparsi dei
nodi. “Che diamine è successo? Cosa ci faccio
qui?” Si chiese, cercando
di sostenere il peso del proprio corpo
appoggiando le mani sulle ginocchia. La vista non dava segni di
miglioramenti,
ma la ragazza pensò bene di non allarmarsi. Sono
svenuta? O mi sono addormentata sul prato? A proposito…a
quest’ora non dovevo
essere a casa? La sua mente cercò di comprendere
appieno il senso dei suoi
continui pensieri, mentre sentiva le vertigini farsi strada in lei. I
suoi
occhi color miele si spensero improvvisamente del tutto, facendola
cadere al
suolo priva di sensi.
Quando
Summer si risvegliò per la seconda volta, era ancora nel
parco di Heartland
City. Niente di nuovo…ma questa
volta
devo essere per forza svenuta. Rispetto a prima riusciva a
vedere distintamente
ogni elemento che la circondava: l’erba rigogliosa e umida,
le panchine sparse
in qua e in là per tutto il perimetro della zona, le
differenti specie di
alberi e arbusti. Ancora intontita, copiose gocce d’acqua
caddero con maggior
frequenza sulla pelle nuda della ragazza, facendola rabbrividire di
piacere.
Quanto adorava la pioggia! Per qualche minuto rimase seduta, beandosi
di
quell’acqua che scorreva sul suo corpo, incollando i vestiti
e quelli che prima
erano i suoi gonfi capelli e che adesso erano indifese ciocche con
numerose
doppie punte, alle sue morbide curve. Socchiuse le palpebre, avvertendo
la
pioggia divenire più forte e scivolare dalle sue ciglia
lungo le guance, come
lacrime che aveva trattenuto da fin troppo tempo. Se una qualsiasi
persona,
invece di proteggersi da quell’acquazzone sotto il tetto di
un’abitazione o
sotto il tendone di un negozio, fosse passata per la zona del parco e
avesse
intravisto la figura rilassata di Summer, avrebbe sicuramente pensato
che
quella ragazza non doveva avere tutte le rotelle al loro posto.
Avvertendo
ancora la pioggia scrosciare, il proprio cuore gioì
nell’udire come l’acqua
potesse diventare alle sue orecchie una dolce melodia e una cosa sola
con lei.
Sembrava fossero passati secoli dall’ultima volta in cui
Summer si era sentita
così viva.
Avvolta
nei suoi pensieri, non si accorse di passi affrettati e ansiosi
procedere verso
di lei. Solo il Ciaf-ciaf! dei
piedi
dell’altra presenza in una pozzanghera nelle sue vicinanze la
risvegliò,
facendola girare automaticamente. Un forte vento passò sulla
sua pelle nuda,
facendola rabbrividire: i suoi capelli, per quanto fossero bagnati,
ondeggiarono lievemente. “Il
lupo perde
il pelo, ma non il vizio, vero? Vuoi forse prenderti un malanno prima
che
ricominci la scuola?” Summer si limitò a ridere,
sorpresa dal rimprovero
bonario della sua amica. “Cosa ci fai qui, Summer? Pensavo
fossi a casa con
Hana-sama!” aggiunse l’altra, proteggendosi dalla
pioggia con un ombrellino
rosso fuoco. “Come puoi vedere sono qui.
Viva…” La ragazza la guardò negli
occhi, poi sorrise teneramente, facendo sospirare l’altra.
“Beh…almeno non hai
più quella espressione da funerale. Eri
inguardabile.” Le due scoppiarono a
ridere. “Mi dispiace, Rio-nee-san.” La Kamishiro le
tese una mano, invitandola
a ripararsi sotto il suo ombrello. “Torniamo a casa e una
volta lì fatti una
doccia, altrimenti ti ammalerai e non potrai andare a
scuola.” “La cosa non mi
dispiacerebbe.” Aggiunse ironica la bluette, ricevendo una
pacca sul collo.
Rio
e Summer si conoscevano fin dalla tenera età e si erano
piaciute da subito,
tanto da chiamarsi affettuosamente nee-san
e nee-chan. La ragazza
amava
scherzare con lei, organizzare scherzi innocui e giocare
spensieratamente. Le
altre bambine, affascinate dal loro sincero rapporto e anche un
po’ gelose,
tendevano a ignorarle, anche un po’ incapaci di rapportarsi
con le due. Questo
fattore era incrementato dalla loro bellezza, attirando i maschietti
come
calamite. Con l’arrivo della primavera le due ricevevano
spesso mazzetti di
fiorellini, raccolti dal giardino della scuola, o bigliettini con
scritto Vuoi metterti con me? con
tanto di
casellina per il sì e per il no. Solitamente le due non
rispedivano indietro il
biglietto con la risposta al mittente, ma si limitavano a sorridere e a
negare
educatamente, trovando come scusa quella di non conoscersi ancora bene
e di
essere ancora piccole per cose del genere. Raggiunti i dieci anni i
loro
ammiratori pretendevano, oltre ai loro teneri sorrisi, un bacio sulla
guancia.
Sfortunatamente per loro nessuno di loro ricevette il tanto agognato
premio; i
più fortunati venivano delicatamente abbracciati solo da
Summy-chan, ma niente
di più. Circolavano voci che un solo bambino avesse ricevuto
i loro baci:
Kamishiro Ryouga, quando non era ancora conosciuto come Shark. Secondo
il
parere e le aspettative degli altri, solo lui poteva vantarsi di aver
provato
il leggero tocco delle loro labbra. Più che contento,
l’altro sembrava
infastidito dalle effusioni e
particolarmente disgustato da quelle che si permettevano di praticarle
senza il
suo consenso, cioè ogni qual volta che capitava. Come la
sorella, anche lui
aveva numerose fans: a loro piaceva il suo essere taciturno e
introverso,
dandogli quell’aria misteriosa. Inoltre sapevano che era un
genio e riusciva in
ogni cosa che tentasse e che, secondo la loro logica di basso livello,
doveva
essere un gran tenerone. La cosa migliore che riusciva a fare quando
veniva
assalito dalle sue dichiarate da sole fidanzatine
–perché sì, erano molto intraprendenti-
era di ignorarle completamente e,
qualche volta, chiedeva loro di levarsi dalle scatole, senza troppi
giri di
parole, ma solo quando la situazione era davvero critica. La piccola
Summer
ancora non comprendeva appieno il comportamento bizzarro e a volte
esagerato
nelle altre bambine: ancora non conosceva la parola gelosia.
Con
il passare del tempo i tre divennero più alti e
più belli di prima. Miracolo
dell’adolescenza! Sebbene le incomprensioni tra loro
scoppiarono e si fecero
sempre più accese, portandoli a una separazione che a tutti
e tre sembrò molto lungo,
furono in grado di voltare pagina e di ricominciare da capo. Al loro
inseparabile trio si erano aggiunti altri due membri, diventando
così un gruppo
più compatto e forte, nonché più
vivace: Yuma Tsukumo, un totale idiota, e
Kotori Mizuki, la ragazza che presto sarebbe stata conosciuta per la
sua
dolcezza e per la sua voce melodiosa.
Rio
aveva iniziato a dedicarsi a ogni tipo di sport esistente, apprendendo
in
fretta i segreti e le mosse migliori da utilizzare, in modo da
risultare
imbattibile. Se qualcuno la disturbava, insistendo per ottenere la sua
attenzione, non ci pensava due volte a fargli assaggiare la sua mossa
preferita, che chiamò Attacco
della
Regina, infallibile e adatta alla sua corporatura e
personalità. Ottenne
così il nomignolo di Regina di Ghiaccio, che le calzava a
pennello: anche se
apparentemente la freddezza non sembrava far parte del suo carattere,
aveva
assunto questo soprannome a causa del suo deck e, in particolar modo,
del suo
asso nella manica, Sylphine. Solo un giorno la Regina di Ghiaccio si
era resa
conto di non poter utilizzare la stessa mossa sulla stessa persona due
volte
–insegnamento di uno dei suoi sensei- e trovò
presto un’altra soluzione, forse
migliore della prima: chiunque l’avesse sfidata e sconfitta
in un duello,
avrebbe accettato di uscire con il vincitore. Molti si fecero avanti
con
coraggio e altrettanti si ritrovarono col culo per terra: tutti
sconfitti dalla
unica e suprema Regina. Uno,
talmente
infatuato e incosciente, osò sfidare anche suo fratello:
destino crudele si
abbatté su quel poveretto.
Se
la bellezza di Rio, crescendo, era sbocciata come una rosa, la stessa
cosa
valeva per Summer, trovandosi però meno aspiranti.
Rifiutandosi di apprendere
l’arte del duellare e inidonea per le attività
fisiche in confronto alla sua
migliore amica, veniva maggiormente pressata dai suoi accaniti fans da
impedirle un attimo di riposo alla ricreazione o all’uscita
di scuola. Solo in
presenza dei suoi amici riusciva a liberarsi di quelle sanguisughe. Al
contrario di Rio Summer non sapeva lottare corpo a corpo,
poiché era cosciente
che quella non era di certo la sua abilità innata; inoltre
un piccolo
problemino al cuore glielo impediva. Quando non era protetta dai
Kamishiro, lei
era la vittima di quelle cotte non corrisposte e, timida
com’era nei confronti
dei ragazzi, non era in grado di rifiutare e di spezzare
definitivamente i loro
cuori. La situazione degenerava di mese in mese, insieme alla sua
pazienza e
salute mentale e, come le aveva detto una volta Shark, gli altri
sarebbero
stati capaci di approfittare della sua debolezza, un giorno. Le cose
rimasero
in stallo per un buon annetto, fino a quando, compiuti i quattordici
anni, gli
altri presero una decisione per lei fatale: se l’avessero
battuta a un duello,
avrebbe dovuto accettare la loro richiesta di un appuntamento. Volevano
di
certo che la ragazza si sentisse costretta a impegnarsi in quella sfida
a unico
senso, sicuri che presto avrebbe dato forfait e che sarebbe uscita con
loro,
dando luogo a fantasie di ogni genere nelle loro menti. Udendo la
conversazione
Shark si era offerto – in realtà era stato
supplicato insistentemente dalla
ragazza, che si era tra l’altro attaccata al suo braccio come
un koala- di
farle da fratello maggiore e di proteggerla dai suoi pretendenti, ruolo
che non
aveva mai provato con la Regina di Ghiaccio. Gli sfidanti si fecero
avanti con
coraggio, alcuni consapevoli di aver già perso la sfida in
partenza. Ryouga si
dimostrò superiore a ogni escamotage e gli avversari caddero
uno dopo l’altro.
Dimostrando la sua abilità e, segretamente, il suo genio, le
fans del Kamishiro
erano aumentate notevolmente e lo esaltavano ogni quanto potevano,
ovvero
sempre.
Le
ragazze erano gelose di Summer, poiché lei era
così vicino a lui e poteva
parlarci, sapendo che lui le avrebbe sempre risposto; Summer aveva
iniziato a
essere gelosa di loro, cercando di fermare il loro tentativo di
conquistare
quello che per lei era diventato il suo unico e dolce
cavaliere. Lo stesso effetto si era scatenato
sull’altro
fronte: i ragazzi erano invidiosi della continua attenzione che, ai
loro occhi,
Shark dava alla ragazza –in realtà era
l’esatto opposto- mentre lui continuava
a ignorare bellamente le loro occhiatacce infastidite e le loro battute
poco
spiritose e molto offensive. In questo modo la ragazza si era
maggiormente
affezionata al Kamishiro e lui a lei, anche se l’effetto
ottenuto era molto
diverso: Ryouga l’aveva iniziata a considerare come la sua
migliore amica,
anche se per nessun motivo al mondo l’avrebbe mai confessato;
lei aveva
sviluppato una piccola cotta che, molto presto, venne smantellata dal
ragazzo e
fatta soffocare. Caduta nel baratro della friendzone, si era
demoralizzata
parecchio e non aveva rivolto parola a Shark per quasi un mese, ad
esclusione
del breve e rapido ringraziamento che gli dava quasi ogni giorno dopo
averle
fatto da scudo contro un aspirante indesiderato. Poi era giunto un
ragazzo,
colui che sarebbe diventato il suo primo fidanzato, che prese il posto
del
Kamishiro e che la protesse per circa un mesetto, cioè per
il tempo necessario
a lui per ribattere l’importanza che lei aveva per lui e lui
per lei,
allontanando i suoi ammiratori con la coda tra le gambe. Dopo nove
mesi, il suo
ragazzo le comunicò la notizia della sua imminente partenza:
per inseguire il
suo sogno avrebbe dovuto rinunciare a vivere e a studiare nella sua
città,
anche alla bluette. Per lui fu penoso dover rompere la loro relazione,
che aveva
trovato bella e preziosa; Summer si convinse che era solo lei quella
che
soffriva per la fine di un amoretto –come
l’aveva definito lei- e che lui si era divertito a illuderla
e, molto
probabilmente, a prenderla in giro. Magari avrebbe sofferto di meno,
lasciando
meno in pensiero i suoi amici, se avesse potuto leggere i pensieri di
quel
bravo ragazzo. I Kamishiro, che da un paio di anni abitavano con lei e
con
Hana-sama, non l’avevano mai vista così sconvolta
in tutta la sua vita il
giorno in cui i due si lasciarono: i suoi occhi erano rossi e gonfi; le
guance
erano rigate da numerose lacrime, che sembrarono non finire mai. Si
rinchiuse
nella sua camera, negandosi a chi volesse accedere per vederla e
confortarla.
La Regina di Ghiaccio provò più volte a entrare,
ma l’altra glielo impedì,
tacendo e mostrandosi eccessivamente apatica e spenta. Quanto avrebbe
voluto
che nessuno l’avesse mai vista in quello stato! Sua zia,
Arclight Hana-sama,
aveva tentato di convincere la nipote ad aprire la porta –e
ad aprire il suo
cuore per poterla aiutare- ma fu del tutto inutile. Solo il giorno
successivo,
stanca delle loro insistenze, permise a Shark di entrare. Seduto sul
suo letto,
notando come le sue parole furono vane con lei, il ragazzo la prese per
entrambe le braccia, sollevandola e costringendo a mostrargli i suoi
occhi
gonfi. “Vieni!” mormorò solamente,
facendole un cenno con la testa una volta
che riuscì a farla sedere sul letto. Summer
indugiò un paio di volte,
aspettandosi che il suo migliore amico le dicesse parole taglienti;
data la
gravità della sua situazione e non volendo farla soffrire
ancora, il Kamishiro
non aprì bocca: la strinse a sé e le
passò una mano tra i capelli, lasciando
che le lacrime bagnassero una piccola parte della sua maglietta e che i
singhiozzi
raggiungessero le sue orecchie. Fu solo grazie a lui che la ragazza
riuscì a
stare meglio con se stessa e a mangiare e lei, essendogli molto grata,
si
impegnò a tenere l’amicizia che la legava a Shark
a cuore ancora più di prima.
Avrebbe fatto di tutto per tenerlo sempre dalla sua parte, per essergli
di
supporto se mai avesse avuto bisogno di lei e per ripagarlo
dell’aiuto che le
aveva sempre dato: era grazie a lui che aveva riottenuto il suo sorriso
e la
sua serenità. Dopotutto era il suo dolce cavaliere.
“Nei
prossimi mesi avrai ancora bisogno dell’aiuto di mio
fratello, dato che sei
nuovamente disponibile?” le chiese Rio. “Mi sa di
sì.” Rispose solo dopo aver mandato
giù un groppone, ripensando a tutto quello che le era
successo nell’arco di un mese.
Infilò la chiave nella serratura della loro casa, facendola
scattare con un
rapido movimento della mano. “Siamo a casa,
nii-san!” esclamò la Regina di
Ghiaccio, spingendo l’amica verso il bagno. Il salotto era
quasi completamente
immerso nell’oscurità, fatta eccezione della
televisione accesa, che illuminava
appena la figura seduta compostamente sul divano. Con un rapido slancio
Rio si
gettò sul fratello, rischiando di farlo cadere.
“Mi sei mancato così tanto…”
sussurrò teatralmente, come per pigliarlo in giro.
“A me per niente, ma non
importa. Ciao!” aggiunse Summer, strizzandogli
l’occhio e sfilandosi le scarpe,
dirigendosi scalza verso il bagno. “Summer!” la
chiamò il Kamishiro, facendola
indietreggiare di qualche passo. Lei si girò verso di lui
con sguardo
interrogativo. Shark osservò i suoi abiti inzuppati, poi
sopraggiunse: “Avrei
messo una mano sul fuoco sapendo che saresti tornata a casa fradicia.
Sei fin
troppo prevedibile. Non voglio che ti ammali.” “Ti
preoccupi per me?” chiese
meravigliata: l’amico era riuscita a stupirla. “No.
Solo che non voglio
prendermi cura di te come l’ultima volta.”
L’altra sospirò arresa: Ryouga non
si smentiva mai. Era sempre il solito. Timidamente abbassò
lo sguardo e girò i
tacchi, non trovando una battuta per rispondergli. “Era
questo quello che mi
volevi dire?” domandò amaramente, senza voltarsi
per studiare i suoi bellissimi
occhi blu. Lo squillo di un D-Gazer attirò
l’attenzione dei tre, alleggerendo
la tensione che si era formata. “È il tuo. Non ha
fatto altro che squillare
tutto il pomeriggio.” Shark glielo passò,
accertandosi che la ragazza fosse più
a suo agio. I due Kamishiro notarono la velocità con la
quale la loro amica
leggeva tutti i messaggi che aveva ricevuto e visualizzava le chiamate.
Con il
passare di secondi i suoi lineamenti si fecero più marcati,
mentre i suoi occhi
si stringevano e le sue labbra si serravano. Alla fine Summer esplose:
lanciò
un’imprecazione e scaraventò
l’apparecchio al suolo, danneggiandolo. Il suo
respiro si fece pesante e non osò sollevare lo sguardo; in
silenzio fece
retrofront e marciò a passo spedito, allontanandosi dal
salotto e
dall’espressione inebetita dei suoi coinquilini. Il povero
D-Gazer lesse
l’ultimo messaggio che la ragazza aveva ricevuto poco prima
di spegnersi definitivamente.
Mia
cara Summer, anche qui piove. Sono appena arrivato nella mia nuova
città,
eppure so che non sarà per niente facile ambientarsi. Ogni
cosa mi fa venire in
mente te, il tuo odore, il tuo dolce sorriso e i tuoi morbidi capelli.
Lo sai che
io vorrei correre da te, abbracciarti e dirti quanto ancora siano forti
i miei
sentimenti, ma purtroppo le circostanze ci terranno ancora molto
lontani. Ci
tenevo a dirti che mi dispiace di averti fatto soffrire molto e che se
non fosse
per il mio sogno le cose tra noi sarebbero andate diversamente. Data la
nostra
separazione, farò di tutto per far avverare il mio sogno. Mi
manchi.
Rio
rimase in silenzio per qualche istante, sconcertata dalle parole del
suo ex,
spostando lo sguardo dall’apparecchio al fratello.
“Direi che la situazione è
parecchio delicata…” mormorò poi,
indecisa sul da farsi. “…Summer è stata
e sta
ancora male per lui…ma se lui continuasse a farsi vivo,
Summy-chan si
demoralizzerebbe ancora di più. O almeno per ora. Che
possiamo fare, Nii-san?” Ryouga
spense la tv e si distese sul divano, incrociando le braccia al petto e
tacendo
per qualche istante. “Comprare un nuovo D-gazer e sperare che
quel coglione non
abbia più il suo recapito telefonico.”
Chocolate-sama’s
corner:
Minna!
Questo è
solamente il primo capitolo della mia prima (e molto probabilmente
unica) ff di
Zexal. Chissà che andamento prenderà questa mia
creazione…Lol! Se i personaggi
fossero OOC, vi prego di segnalarmelo. Spero che il capitolo sia stato
di
vostro gradimento. Lasciate una recensione (o un messaggio privato,
come
preferite) e fatemi sapere le vostre opinioni e/o aspettative. Un bacio!
|
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Capitolo 2 *** Under the effect of alcoholics ***
Capitolo
2: Under the
effect of alcoholics
Chocolate-sama’s
corner:
Minna!
Questa volta il
mio angolino si trova all’inizio del capitolo, causa
avvertenze. Le tematiche
trattate riguardano un contenuto esplicito, sebbene sia limitato.
È un
argomento che non verrà mai ripreso nei capitoli che
seguiranno, ma ciò è
dovuto a –come dice il titolo- all’alcol. Detto
ciò, spero che sia ugualmente
di vostro gradimento.
“E
poi…”
continuò Summer, rovesciando nel suo bicchierino della vodka
pura “…quel totale
idiota mi ha preso qui” e appoggiando l’oggetto
malamente a terra, davanti alle
gambe incrociate, si prese per un polso “e mi ha portato al
piano di sopra
e…hic!” la ragazza interruppe nuovamente il
racconto per fregare il bicchierino
dalle mani di Kotori e per berlo tutto, ricevendo come risposta la
protesta
dell’amica per un intero minuto, interrompendo il suo
interessante racconto.
“…e siamo andati.” Le guance della
ragazza dai capelli acquamarina si era tinte
di un rosso molto acceso, sia per l’imbarazzo nel rimembrare
quella scena sia
per tutto l’alcol bevuto in precedenza. Rio sorrise con
estrema malizia,
buttando giù un altro shot. Kotori, la cui era annebbiata da
fumi per lei del
tutto sconosciuti, sembrò dimenticarsi del bicchierino che
l’amica le aveva
scroccato e chiese con grande ingenuità: “Dove
siete andati? Eh? Dove siete
andati?” “Al piano di sopra!”
esclamò la bluette, sbattendo più volte le
palpebre. “D’accordo…ma dove siete
andati?” “Ma te l’ho già
detto! Al piano di
sopra.” “Ok…ma dove siete
andati?” “Non ricordo precisamente, ma non ti basta
sapere che era al piano di sopra della pista da ballo?”
“Ok, ok…quindi dove
siete andati?” “Ma te l’ho già
detto! Al piano di sopra!!” “Ma scusa
Summer-chan, prima mi dici che siete andati al piano di sopra, poi mi
ripeti
che siete andati. Io mi domando
dove…” La Kamishiro scoppiò a ridere,
dato che le due stavano parlando due
lingue diverse. Con passo felino la Regina di Ghiaccio si
lanciò verso la
Mizuki, attenta a non rovesciare la sua vodka sul pavimento.
“Kotori-chan,
Summy-chan intendeva dire che al piano di sopra ha…come
dire…intensamente
limonato con il suo ragazzo.” “Il ragazzo ha un
nome e si chiama idiota.”
Affermò convinta Summer, bevendo tutto d’un sorso
il suo bicchierino.
Nel
frattempo i due amici-rivali, Ryouga e Yuma, si erano lanciati in un
appassionante e feroce duello all’ultimo sangue. Armati con
un microfono e
posti davanti al televisore di casa Mizuki, i due stavano tentando di vincere un duello al
karaoke, con il solo risultato di
perdersi in banali litigate, alquanto accese a causa delle loro pietose
condizioni. “Coraggio Ryouga-kun, puoi fare peggio di
così!” esclamò un’ironica
Arclight. Il suddetto ragazzo si voltò. “Che cazzo
vuoi?” domandò Shark,
guardando molto male l’amica solo quando comprese appieno il
significato delle
sue parole e udì la sua sghignazzata. “Mi stai
deconcentrando dalla mia sfida…tanto
sto per vincere.” Detto ciò, dette le spalle alle
tre ragazze e tornò a
concentrarsi, leggendo correttamente il testo davanti a sé,
anche se lo vedeva leggermente
sfocato “…watch it bring you to your shun na na na
na na na knees knees…”
“Shark…hic…cosa hai detto? Shun
na?” chiese Yuma, scoppiando a ridere e facendo
perdere il filo della canzone all’amico.
“It’s shun na na na na na na knees,
baka!” E mentre il testo di Welcome
To
The Jungle scorreva sullo schermo, i due avevano
già ripreso a
battibeccarsi come due galline. Kotori, bevendo tutto d’un
fiato un altro
bicchierino, si ritrovò a pensare che la partita tra i due
ragazzi sarebbe
sicuramente finita con un pareggio: 0 a 0. Chissà se sarebbe
durata a lungo,
magari per tutta la notte.
Summer
prese la Kamishiro per un polso e la fece nuovamente sedere accanto a
sé,
facendole ricordare che avevano un discorso da concludere.
“Ahh giusto, ecco
cosa volevo chiederti…” disse ad alta voce la
Regina di Ghiaccio, guardando
l’amica. “…in che posizione
l’hai fatto con il tuo ex?” “Rio, non
così forte! E
ti sembrano domande da fare?” sbraitò la
proprietaria della casa, tentando di
tappare la bocca, ormai larga, della ragazza. Anche se molto curiosa di
saperlo, la Mizuki doveva mantenere un po’ di pudore, almeno
in casa sua!
Purtroppo non aveva fatto in tempo: il danno era già stato
fatto. Percepita
quella domanda i due ragazzi lasciarono cadere i microfoni e si
voltarono: Yuma
era arrossito vistosamente, guardando le tre ragazze e ripetendo se
aveva
capito davvero bene, alla cui domanda non ricevette nessuna risposta
esplicita;
Ryouga aveva un’espressione funebre in viso e fissava le due
Summer che vedeva,
una accanto all’altra e -mistero! - una la goccia
dell’altra. “Tu!” esclamò e
puntò il dito verso una delle due, indicando in
realtà lo spazio vuoto tra la
ragazza dagli occhi color miele e quella dagli occhi color nocciola,
che era
seduta dall’altra parte. “Hai fatto quello che non
dovevi fare?” “Ryouga…” si
alzò lentamente Summer, oscillando più volte sul
posto, pronta per cadere. Poi
avanzò verso di lui con un sorriso ebete e con gli occhi
socchiusi, dando un
calcio a una bottiglia vuota.
“Ryouga…perché stai
parlando… con il vuoto?”
domandò lei, allungando una mano verso la sua spalla per
sorreggersi. “Certo
che a te e a Yuma ha fatto davvero male quella birra…avete
la faccia da idioti.
Aspettate! Lo siete.” Summer rise sola alla sua battuta,
trovandosi davvero
sarcastica. “Comunque smettetela di fare gli scemi e sedetevi
con noi se volete
ottenere qualche informazione in più…”
la ragazza sorrise maliziosa,
mordicchiandosi il labbro inferiore. “Summer! Smettila di
provarci con me…sei
ubriaca!” “Mica quanto te, tesoro!” Lei
gli strizzò l’occhio e preso per mano
lo fece sedere accanto a sé, dall’altra parte
rispetto a Rio, costringendo a
questo punto il povero Tsukumo, preso dai fumi dell’alcol, a
tentare di
sedersi. Per un momento rischiò persino di dimenticarsene. E
mentre Rio e
Kotori spettegolavano stupidaggini su pecore e greggi, qualcosa che
comunque
non risultò chiara alle orecchie della bluette. Sebbene
fosse brilla, i suoi
super sensi cercavano di non farla pensare in quell’altro
senso. Purtroppo per lei non notò il rossore
acceso
presente sulle guance del Kamishiro, le cui orecchie sentivano alla
perfezione.
“Facciamo
un gioco!” gridò la Mizuki, ottenendo applausi di
approvazione dalla Regina di
ghiaccio e dal suo migliore amico, il quale batteva le mani senza aver
capito
realmente cosa avesse proferito la ragazza. La verde si levò
in piedi, prese la
bottiglia di vodka vuota, ordinò che tutti si mettessero in
cerchio e la mise
nel mezzo, ovviamente con varie difficoltà. “Si
beve ancora?” mormorò Ryouga,
credendo che quella domanda se la fosse solo posta in mente.
“Boh…che ne so
io!” rispose Kotori, facendo spallucce. “Ma
come?!” aggiunse Summer, realmente
delusa. “Certo che sì! Abbiamo altra
vodka!” “Wow!!” esclamarono
all’unisono
tutti gli altri, spingendo la ragazza a pescare un’altra
bottiglia dal suo
zainetto magico. “Et
voilà!” proferì
in un perfetto francese, sbattendola poco delicatamente sul pavimento.
“Allora…” iniziò la Mizuki
“il gioco è una via di mezzo tra quello della
bottiglia e obbligo o verità, ma a ogni giro si deve bere e
quello che
gira…mhm…questa
bottiglia…può fare una domanda. Quelle
particolarmente
imbarazzanti sono ben accette! O accettate? Chi se ne frega! Ora, dato
che sono
stata io a proporre il gioco…è il mio turno!
Giro!” Con un rapido, ma poco
preciso, movimento della mano, il collo della bottiglia
indicò Yuma. “Bene
bene!” il sorriso malizioso che comparve sul suo viso
preoccupò lievemente la
sua vittima. “Muhuhahahahah! Tsukumo Yuma-kun! Chi ti faresti
delle mie amiche?
Sei? O forse Sachi?” Summer afferrò prontamente la
bottiglia di vodka e riempì
il bicchierino, porgendolo poco raffinatamente all’amico.
L’altro ingoiò in
fretta, ma quando il suo cervello elaborò il quesito,
iniziò a tossire.
“Kotori, tu HAI delle amiche?” chiese imbarazzato,
ricevendo sulla fronte la
bottiglia utilizzata per il gioco dalla verde, la quale si era mostrata
insensibile nei confronti del suo stato d’animo.
“Yuma no baka! Rispondi
SE-RIA-MEN-TE, anche se è uno stupido gioco.” Lo
rimproverò, chinandosi in
avanti per recuperare il povero oggetto e incrociando le braccia.
Quello che
Yuma vide nel frazione di qualche secondo lo mandò in estasi
facilmente:
l’amica, che indossava una camicia da notte corta in pizzo
nero, gli stava
mostrando il suo bel balconcino, provocando in lui pensieri poco casti.
Perché
sì, lo Tsukumo era un’idiota, ma quando era
brillo, non era affatto cieco. Se
si sentiva attratto dalla Mizuki, non c’era niente di male,
no? “Penso
che…che…” Con tutta franchezza il
ragazzo continuò che non avrebbe MAI voluto farlo
con delle sue amiche, ma con lei. A quella risposta Kotori era
arrossita come
un pomodoro, ricevendo gomitate dalle sue amiche. “Ma
sentilo!” “Che
romanticone!” “Si è appena seppellito la
propria tomba. Complimenti, baka!”
pensò Ryouga, sospirando arreso.
La
bottiglia girò di nuovo, puntando questa volta la Kamishiro.
“Rio…” disse
solennemente “…hai mai fatto sogni erotici
su…” e qui tutti- ma proprio tutti
-si aspettavano che dicesse tuo fratello.
Shark aveva seriamente rischiato di farsi venire un mini
attacco di cuore,
tentando di mostrarsi ancora tranquillo. “…Tetsuo?”
Kotori spalancò gli occhi: Yuma poteva essere talmente
stupido da fare quella
domanda con una risposta sicuramente negativa e senza altri,
interessanti
dettagli? “Tetsuo? Tetsuo
chi?”
chiese lei bonariamente, portando alle labbra il proprio shot e
dichiarando di
non ricordarsi dell’amico dello Tsukumo. “Il mio
amico…quello un po’…un
po’…robusto.” “Ahhh, Takeda
Tetsuo…no, mai fatta pensieri di nessun genere su
di lui.”
“Ahah,
Ko-to-ri ~♪” Sbottò la Regina di Ghiaccio,
lanciando frecciatine all’amica.
Yuma le sollevò il bicchierino pieno e glielo fece bere,
senza che lei potesse
protestare. Non che lei non volesse, ma solitamente si sentiva male
quando
veniva costretta a ingurgitare qualsiasi
cosa. “Hai mai baciato un ragazzo?” La
verde rispose di sì con estrema
naturalezza. “Ma…con la lingua?” Lo
sguardo pieno di malizia che assunse mise
in soggezione la povera Mizuki, la quale divenne di un rosso acceso.
“Beh…io-io…”
Deglutì rumorosamente più volte, non trovando il
coraggio di
negare. “È un no, vero?”
domandò tranquillamente l’altra, facendola
imbarazzare
ancora di più. “Già.”
Mormorò di risposta, abbassando lo sguardo.
“Ko-to-ri,
presto qualcuno ti concederà un bacio più profondo,
vero Yuma?” “Yuma?” “Ma
sì, arriverà qualcuno. Prima o poi. Sempre se non
muore
prima di riuscirci.” Kotori si mostrò offesa e
irritata nei confronti dello
Tsukumo. Rio e Summer si dettero rispettivamente un facepalm, mostrando
maggiormente che l’altro non aveva affatto capito cosa la
Kamishiro intendeva
dire. Ma tanto si trattava dello Tsukumo e non c’era da
meravigliarsi se a
quella frase per loro ovvia avesse dato tutt’altro senso.
“È
il
tuo turno, Arclight Summer-chan!” L’espressione che
fece la ragazza dai capelli
acquamarina sembrò dire: E beh, mi
sembrava anche l’ora! Ora che aveva ottenuto il
permesso di bere
lecitamente il proprio alcolico, sentiva di poter rispondere a
qualsiasi
domanda, per quanto potesse essere senza peli sulla lingua.
“Kukuku…Qual è la
posizione che preferisci durante un
determinato…ehm…rapporto?” Prima che la
ragazza potesse proferire parola, udì qualcuno al suo fianco
tossicchiare
rumorosamente: pensò proprio che la saliva doveva essergli
andata di traverso.
“Mhm…nessuna in particolare, basta che sia IO a
dominare. Eheh.” “Omoshiroi
Summy-chan!” aggiunse Rio, dandole un sonoro batti cinque.
La
bottiglia girò nuovamente: toccava a Shark. Summer gli fece
un enorme sorriso,
come se volesse tranquillizzarlo e dirgli che non lo avrebbe mai
sottoposto a
una domanda a rating rosso. “Ryouga-kun…hai mai
fatto sesso?” Alla faccia del
quesito! Cosa ti è passato
per l’anticamera del cervello? Se fossi stato io a farti
quella domanda…sarei
sicuramente passato come un pervertito! “Ryouga!”
una voce interruppe i
suoi pensieri, notando lo sguardo quasi preoccupato
dell’altra, mentre gli
porgeva un shot. “Non ti senti bene? Non
vuoi…più bere?” Il Kamishiro
allungò
lentamente il braccio, prendendo il bicchierino dalla sua mano e
sfiorando le sue
dita. “Sì…va tutto bene.”
Disse solamente, bevendo tutto d’un fiato. “Se ho
mai
fatto sesso? Certo che sì! Con tutte le pollastrelle che mi
sbavano dietro a
scuola, pensi che non mi sia mai fatto un pensierino su nessuna di
queste?”
Summer sembrò soddisfatta della sua risposta, accennando un
sorriso e
spostandosi un ciuffo ribelle dalla fronte.
“Yuma…guardi
i porno?” L’altro osservò divertito
l’amico: non si aspettava di certo che gli
facesse una domanda del genere.
“Sì…almeno una volta a settimana,
quando Akari
e la vecchia non sono in casa.” Rispose quasi subito, facendo
scoppiare in una
fragorosa risata le ragazze.
“Il
tuo amichetto, da eretto, arriva a
toccarti
l’ombelico?” Costretto a ingoiare altra vodka,
Shark lanciò un’occhiata di
sfida allo Tsukumo: in quel momento il suo nomignolo gli calzava a
pennello.
Quando l’Arclight lo guardò, un po’
imbarazzata per quella domanda che doveva
essere in tutti i casi censurata, non poté che pensare di
trovarlo
assolutamente irresistibile e non ci avrebbe pensato due volte a
saltargli
addosso se non fosse stato il suo migliore amico, ignorando il fatto
che
l’avesse già condannata alla friendzone.
“Anche se fosse, il tuo non
arriverebbe di certo a metà del mio. Sono messo molto bene,
Yuma.” Rio rise
all’affermazione del fratello, facendo intendere che era
perfettamente
d’accordo con lui.
“Mizuki.”
Alle orecchie della verde, la voce del Kamishiro risuonò
come un richiamo.
“Aye?” “Hai mai fatto fantasie erotiche
sul suo
conto?” Kotori arrossì violentemente
quando gli occhi blu oceano del
ragazzo guizzarono in direzione del suo migliore amico. “Sul
conto…di chi?”
chiedeva quell’altro idiota, ripetendo ogni cinque secondi il
quesito senza che
ottenesse una risposta. La verde abbassò per la seconda
volta lo sguardo e
annuì lievemente. Era ufficialmente caduta sotto gli
attacchi dei due
Kamishiro.
“Rio-san♫---Hai
mai fatto sogni erotici su tuo fratello?” La Mizuki sorrise
malignamente,
notando la faccia rossa della Kamishiro. Peccato che non avesse capito
che
l’altra stava tentando di trattenere una forte risata.
Nell’arco di un minuto
la Regina di Ghiaccio scoppiò a ridere sguaiatamente,
contagiando anche l’Arclight.
“Summer, hai sentito? Io mi faccio sogni erotici? Su mio
fratello, poi?
Ahahahahahah.” Ryouga non sembrava della stessa opinione:
taceva, guardandosi i
pantaloncini del pigiama e provando a non pensare alla domanda della
verde. Tra
una risata e l’altra Summer si lasciò scappare un:
“E se invece fosse Ryouga a
farsi sogni erotici su sua sorella?” Sentita la domanda, la
Kamishiro rise più
forte, toccandosi la pancia con entrambe le mani. Se prima la sua
faccia era
rossa tentando di non ridere, adesso era rossa da quanto stava ridendo.
La
ragazza dai capelli color acquamarina dovette asciugarsi qualche
lacrimuccia da
quanto aveva riso, ignorando molto bene le occhiate assassine che il
suo
migliore amico le stava lanciando. “Gomen,
Ryouga-kun…” Disse, afferrando il
colletto della maglietta del ragazzo e avvicinandolo a sé
per scoccargli un
bacio sulla guancia.
“Tsukumo
Yuma!!” esclamò imperiosa la Regina di Ghiaccio,
guardando incuriosita il
ragazzo. “Dato che siamo in tema…non ti
chiederò se hai mai fatto sogni erotici
sul conto della tua migliore amica, Mizuki Kotori-chan…ma
per rendere la serata
ancora più interessante, la mia domanda sarà
questa.” Rio si schiarì la gola,
cercando di assumere l’espressione più seria che
avesse in repertorio. “Hai mai
fatto sogni erotici su mio fratello?” Come sentì
ciò lo Tsukumo impallidì
improvvisamente, guardando con occhi sbarrati la Kamishiro.
D’altro canto Shark
prese a tossire, maledicendo tra un colpo di tosse e l’altro
la sorella.
Osservando le loro reazioni, Summer bevve direttamente dalla bottiglia,
scoppiando a ridere e sfottendoli un po’. Presto Rio si
aggiunse a lei,
ottenendo da quest’ultima un bel batti cinque. “Li
hai fatti fuori in un sol
colpo!” commentò vivacemente l’Arclight.
“Peccato che non siano loro due le
uniche vittime.” La Kamishiro mosse il pollice in direzione
della proprietaria
di casa, la quale tremava ed era in procinto di scoppiare a piangere,
molto
demoralizzata. Invece di consolarla, le due si divertirono a rigirare
il
coltello nella piaga, scherzando sopra il fatto che i due avessero un
inaspettatamente diverso orientamento sessuale. “E se Ryouga
e Yuma formassero
una ship?” “Una ship?! Arriviamo davvero a
così tanto?” “Why not? Che nome
potrebbe avere la ship?” “Una Ryouga x Yuma non
basterebbe?” “Ma no,
Summy-chan! Dobbiamo puntare più in alto! Tipo Shark, che
vuol dire squalo…e
Lobster, aragosta…” “Rio-san, non
possiamo fondere Shark e Lobster…” “Hai
ragione! Dobbiamo puntare più in alto!” Le due
pensarono intensamente per
qualche istante, poi Summer ebbe l’illuminazione.
“E se fosse…tipo…morso dello
squalo?” “SharkBait…Shipping?”
“Unisci il tutto e verrà fuori il nome di una
ship meravigliosa. Sharkbaitshipping…è
semplicemente meravigliosa.” “La volete
smettere di fantasticare su una cosa così
ridicola?!” Ryouga decise di
intervenire per proteggere l’integrità della sua
immagine. “Non è affatto
ridicola. È semplicemente meravigliosa. Summer, dobbiamo
fondare un fanclub e
vedere quante persone aderirebbero alla cosa.” “In
onore di questa nuova e
bellissima ship…ci nominiamo membri onorifici di questo club
ancora top
secret.” “La volete smettere?!” Le due
smisero di confabulare tra loro,
voltandosi in direzione del Kamishiro. “Tutto ciò
non è affatto divertente.”
“Ringrazia che io e tua sorella abbiamo trovato un interesse
amoroso ancora
strano e particolare, ma di già emozionante.”
“Shipparmi con il mio rivale non
è affatto normale.” “Un giorno tutto
ciò sarà gratificante e mi ringrazierai.
In un futuro prossimo, almeno spero.” “Piantala
Summer! E staccati da quella
bottiglia…sei ubriaca.” “Io continuo a
credere che se esistesse una ship delle
genere, piacerebbe a molti e a molte.” “Peccato che
esistano gli haters…Ryouga,
pensi davvero che io possa crederti riguardo al fatto che hai fatto
sesso con
una qualsiasi ragazza?” “Se volessi perdere la
verginità, voglio essere in
lista alla cima.” “Magari in cima alla
lista.” “Quello che è. Rio-san,
ripensando alla ship di cui già non ricordo più
il nome, chi pensi che sarebbe
dominante?” “Che razza di domanda, Summy-chan!
È lo tsundere che tiene il
controllo in particolari situazioni di così grande
importanza…quindi direi mio
fratello.” Le due ragazze, che si erano passate la bottiglia
di vodka a ogni
botta e risposta, avevano superato il loro limite ed erano
definitivamente
ubriache.
“Summer-chan…ugh…”
Yuma guardò ancora la bottiglia che puntava
all’Arclight. “Ugh…Hai mai
usato…ugh…”
“Troppi ugh in una sola frase. Spara Yuma-kun!”
“…giochi erotici?”
Un enorme ghigno comparve sul volto
della ragazza. “Sei davvero sicuro di volerlo sapere,
Yuma-kun? Potrei
suggerirtene qualcuno da utilizzare…con chi vuoi tu,
insomma.” Summer si spostò
una ciocca dietro l’orecchio, guardando poi negli occhi dello
Tsukumo.
“Preparati! Dado kamasutra, il gioco dell’oca, le
manette e il frustino…ma se
vuoi considerarlo come gioco, anche della cioccolata fondente sul
corpo. Direi
che è…piuttosto eccitante.”
Proferì languidamente, scoppiando poi a ridere.
“Quanti
amichetti hai visto, oltre a quello
di
tuo fratello?” La Kamishiro rise per l’ennesima
volta in quella serata. Le fece
l’occhiolino ed entrambe ignorarono in tutti i modi gli
sguardi omicidi di
Shark. “Credo cinque o sei…non ne sono del tutto
sicura. Però solo Ryouga ce
l’ha…mhm…bello.”
“RIO!” esclamò il diretto interessato,
mentre le sue orecchie
fumavano. “Però bello non si può dire
riguardo a un pene…all’incirca sono tutti
uguali, chi ce l’ha più grande o più
piccolo, chi più o meno peloso e chi di
vari colori. Uno può dire che ha un bel viso, mica
riguardo…quell’arnese, va!” Summer,
che era ancora in possesso della bottiglia di vodka pura, fece per
bere, ma
qualcosa che lei non seppe riconoscere la ostacolò; alla
fine si dovette
arrendere, credendo che fosse tutta colpa del tappo. In
realtà Shark aveva
pensato al fegato della ragazza e tentò di strapparle di
mano la bottiglia. Il
gioco si interruppe a causa del tremendo mal di testa che
colpì sia Rio che
Summer. Le due dovettero appoggiare la schiena sulla parete e
combattere contro
il senso di nausea che si stava facendo strada in loro.
Nell’arco di pochi
minuti due enormi secchi vennero posti uno a fianco della Regina di
Ghiaccio,
l’altro vicino all’Arclight. Kotori si
affaccendò in cucina per preparare
dell’acqua calda; Shark si pose a fianco della sorella,
sostenendo il secchio
in caso la ragazza fosse presa da un conato di vomito che non riusciva
più a
trattenere. Il suo esempio venne seguito da Yuma, il quale era
più schifato
rispetto all’amico se Summer avesse rigettato. Rio gemeva
come sentiva tutta la
vodka ingerita bruciarle nello stomaco e come la testa le vorticava
rapidamente; l’altra era scoppiata a piangere, accusandosi di
essere stata una
totale idiota. “Pensi che si stia scusando riguardo alla
questione della ship o
del troppo alcol ingerito?” “No, non
credo…ad ogni modo domani non si ricorderà
più niente. Dimentichiamoci di questa storia.”
L’acqua
calda risultò magica: la Kamishiro riuscì a
liberarsi molto presto della
nausea, non riempiendo nemmeno il secchio. “Ora dovrebbe
stare meglio.” Proferì
Ryouga, passando il dorso della mano sulla fronte imperlata di sudore
della
sorella. “Summer sta proprio da cane…”
commentò lo Tsukumo, cercando di non
pensare al fatto che la bluette stesse vomitando in un secchio a pochi
centimetri da lui. “Sta rimettendo
l’anima…” aggiunse Yuma, riuscendo a
cambiare secchio in tempo. Massaggiò la schiena della
bluette, sperando che
presto si sarebbe sentita meglio. Seduta a dovuta distanza dopo aver
vuotato il
secchio, con grande orrore da parte sua, la Mizuki stava lottando per
rimanere
sveglia, le palpebre calavano con estrema facilità. Rio si
era poi addormentata
sulla spalla del fratello, il volto stava riprendendo il suo naturale
colorito
poco a poco. L’Arclight era invece molto pallida, oltre che
debole: Yuma
dovette sostenerle la testa, verificando in qualche modo che non
dovesse più
stare male. Le sue palpebre si chiusero e appena le mani dello Tsukumo
l’abbandonarono il corpo si protese in avanti, cascando poi
di lato. “Starà
bene?” domandò Yuma, avvertendo poi un flebile
gemito. “Sì…ora va’ a vedere
Kotori…credo che abbia bisogno di una spalla su cui
dormire.” Sussurrò l’altro,
rialzando Summer e ponendola vicino a sé. Lo Tsukumo si
sedette accanto alla
sua migliore amica. “Era meglio se dicevo a Summer di non
portare alcolici…se
avessi immaginato cosa sarebbe successo…” Il
ragazzo le sorrise, schioccando la
lingua e allungando un braccio lungo le spalle dell’altra.
“Kotori…dormi…è
tardi.” Disse, chiudendo gli occhi e permettendo alla Mizuki
di appoggiare la
testa sul suo petto. Un leggero grazie scappò dalle morbide
labbra della verde,
facendo sorridere Yuma. “Vi siete definite grandi fan della
coppia Kotori-Yuma,
ma non sapete cosa vi siete perse…idiote!” Essendo
rimasto l’ultimo in piedi,
il ragazzo strinse a sé la sorella, lasciando che anche
Summer, che in quel
momento gli faceva pena –o forse tenerezza, nemmeno lui se ne
rese conto-
potesse unirsi a loro due. “Shark…” il
ragazzo avvertì la voce debole della
bluette. “Dimmi.” “…ti voglio
bene.” La semplicità di quelle parole, che la
ragazza non sarebbe riuscita a dire facilmente se fosse stata sveglia,
colpirono l’altro. Sapendo che nessuno l’avrebbe
sentito e che solo la luna nel
cielo sarebbe stata la testimone di quello che era successo loro,
Ryouga fu
preso da un momento di debolezza.
“Anch’io.”
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Capitolo 3 *** Magnificent Boy ***
Capitolo
3: Magnificent boy
“Pronta
per il primo giorno di scuola?” Summer avvertì un
peso sul proprio letto,
all’altezza dei piedi. Mugugnò qualcosa di
incomprensibile: Morfeo non aveva
nessuna intenzione di lasciarla andare. E lei non gli dava torto, ma
purtroppo il
dovere la stava già chiamando. Sbadigliò un paio
di volte, comprendendo il
senso delle parole di una voce roca e respirando l’aria nella
sua stanza satura
di caffè.
“Mai…”
La ragazza si tirò su con lentezza, stampandosi una mano
sulla faccia per svegliarsi
e per incoraggiarsi per l’inizio di quella fantastica,
meravigliosa giornata.
Ignorando completamente lo stato dei suoi capelli, in parte incollati
alla
fronte e alla nuca e in parte sparati in aria, aprì un
occhio in direzione
della persona che aveva osato svegliarla. Quando udì un
sospiro arreso
provenire dalle sue labbra, non poté fare altro che
sorridere. “Buongiorno
principessina…” mormorò, sorseggiando
il liquido caldo. Se fosse stata detta da
una persona qualsiasi quelle parole potevano risuonare come un caloroso
buon
inizio di giornata, ma, dato che si trattava di un certo Kamishiro, il
risveglio era dolce come il morso di uno squalo. Letale. O quasi.
“Sfotti?”
domandò solamente, stropicciandosi gli occhi e tentando di
scendere dal letto.
“Mhm…Naah, non mi permetterei mai.”
Rispose, sfoderando uno dei suoi migliori
ghigni. “Comunque…bonjour, mon
ami!
<3” “Sfotti?” “Non mi
permetterei mai, mon
ami.” Scoppiò a ridere, contenta di
averlo trovato di buon umore.
Senza
pensare, socchiuse gli occhi, prese una scatolina appoggiata sul
comodino ed
estrasse una lamina. Fece uscire con delicatezza una compressa e la
infilò con
destrezza in bocca, acciuffando la bottiglietta d’acqua e
bevendo. “Per cosa
sono quelle? Mal di testa?” Lei sembrò bloccarsi.
La pillola le andò di
traverso. Era talmente precisa nell’eseguire
quell’azione, ormai entrata nella
sua vita quotidiana, che non aveva fatto caso di essere in compagnia
nella sua
stanza. Ormai il danno era stato fatto!
Maledicendosi
mentalmente e cercando le giuste parole da dire, gli sorrise
timidamente. Non
era facile per lei esporsi in quel modo: non che tenesse segreto
proprio tutto
a lui, ma quella cosa avrebbe di gran lunga preferito tenersela per
sé. Poteva
inventare una qualsiasi scusa, ma doveva rispettare
l’onestà, base del suo
rapporto di amicizia con Shark. E poi non era così stupido
da non capire che
quella sarebbe stata una bugia. “Queste
compresse contengono ACE-inibitori e riducono il carico di lavoro a cui
è sottoposto
il cuore.” “Cos’hai?” chiese
lui, irremovibile. “Insufficienza cardiaca.”
“E
perché non me l’hai mai detto?” la sua
voce era ancora calma, facendo in parte
tranquillizzare la ragazza. “Per due motivi: il primo
perché è inutile dare
falsi allarmi. E poi è una cosa che mi riguarda e non vado
certamente a
raccontarlo in giro. Solo Hana e Ukyo-sensei lo sanno ed è
meglio così.” Si
alzò dal letto. “È lieve,
vero?” domandò lui per l’ennesima volta.
Summer esitò
per qualche momento, poi accennò con la testa.
“Stavo
facendo un bilancio della tua insufficienza cardiaca…e ho
notato che la
malfunzione è peggiorata con l’adolescenza.
Sicuramente non sono un’esperta, ma
credo che lo stress e la fatica che hai accumulato fino a ora possano
aver
influenzato negativamente il tuo problemino.”
Summer era rimasta da sola con sua zia Hana, sua madre
adottiva e
affidataria dei Kamishiro. “Lo credo anch’io.
Può darsi che, come una malattia,
possa avanzare al suo stadio successivo. Quando ero più
piccola, era lieve…e
ora è moderato. L’ha detto anche il
dottore.” “Se fosse così, devi stare
molto
attenta. Prova a immaginare se dovesse raggiungere l’ultimo
stadio, quello
grave…” “Dovrebbero operarmi.”
“E se fosse troppo tardi? Non morirai, vero?” la
ragazza guardò con la zia con amore, colpita dalla sua
preoccupazione. Certo che no!
Si
alzò
e l’abbracciò, passandole una mano fra le sue
ciocche rosa, allo solo scopo di
tranquillizzarla. Un tempo era la donna a farglielo, ma ora Summer
sapeva che
sua zia aveva bisogno di essere supportata quando parlavano del suo
problemino
al cuore. “Ma no…” le sorrise
teneramente e le permise di finire di bere la sua
tazza di caffè. “Non c’è
bisogno di preoccuparsi. Seguirò i consigli del
dottore e vedrò di fare attenzione.”
Una
volta finita la sua colazione, la bluette si diresse verso il bagno
nell’ala
sinistra della casa, riservato solamente a lei e alla zia. I due
ospiti,
invece, avevano il loro nell’ala destra, adiacente a una
delle loro stanze.
Indossò l’uniforme, notando come la minigonna si
fosse rimpicciolita e come la
camicia bianca a mezze maniche mettesse ancora più in
evidenza i suoi seni.
Sospirò arresa quando tentò di trovare
un’acconciatura che fosse armoniosa, ma
non eccessivamente pomposa: non voleva risultare ridicola!
Dopo
aver lottato conto le ciocche ribelli, alla fine dovette optare di
lasciarli
sciolti, sistemandoseli dietro la schiena e arricciando appena con il
dito le
ciocche più corte. Quando uscì dal bagno,
afferrò la cartella e inserì il suo
D-Pad, bianco come lo smalto sulle sue unghie, una bottiglietta
d’acqua e
qualcosa da sgranocchiare durante la ricreazione. “Rio e
Ryouga ti stanno già
aspettando fuori. Oggi non posso proprio accompagnarvi,
perciò andrete a
piedi.” Proferì la zia, cacciando le mani nella
sua borsa. “Devi lasciare
un’altra volta Heartland City?” chiese la bluette,
afferrando le chiavi di casa
che la donna le lanciò.
“Sì…ma rientro in serata. Buon inizio e
non ti
affaticare troppo!” Le scoccò un rapido bacio
sulla guancia, poi uscì con
slancio e corse verso la macchina con il suo tacco 12. Come facesse era
un vero
e proprio mistero per Summer.
“Per
favore! Non parliamo di scuola, anche se ci stiamo andando!”
esclamò l’Arclight
leggermente irritata. “Vedo che questo argomento ti piace da
morire, vero
Summer-chan?” Rio sorrise maliziosa, desiderosa di provocarla
ancora. L’altra
si limitò a sbuffare, abbassando lo sguardo. Non poteva
vincere contro la
Regina di Ghiaccio. Com’è che Rio prevaleva su
ogni cosa in confronto a lei?
“Stai iniziando a prendere seriamente l’idea di
imparare a difenderti quando
verrai attaccata dai tuoi ammiratori, dato che quell’idiota
non è più al tuo
fianco?” Summer voltò lo sguardo verso di lui.
“Sì, anche se non so in che
modo…” La ragazza si grattò la nuca,
sorridendo nervosamente. “…e poi non è
giusto che io faccia affidamento su di te come ai vecchi tempi.
Devo…crescere,
almeno credo.” A quelle parole la Kamishiro le diede una
sonora pacca sulla
spalla, augurandole di fare sempre del suo meglio per raggiungere il
suo
obiettivo.
Non
passarono nemmeno dieci minuti dalla nuova decisione della ragazza
dagli occhi
color miele che un gruppo di studenti in calore aveva affiancato il
terzetto. I
loro commenti riguardante alla bellezza delle due aveva fatto
profondamente
imbarazzare Summer, proprio come ai vecchi tempi.
“Strano!” pensò la Regina di
Ghiaccio, studiando silenziosamente l’amica e ignorando le
voci dei suoi fan.
“Dovrebbe esserci abituata…eppure reagisce come se
fosse la prima volta…”
“Summer-sama!
Se ti chiedessi di uscire oggi pomeriggio, accetteresti?”
“Kamishiro-san…preferiresti
vaniglia o fragola?” La ragazza spostò lo sguardo
su due boccette. Profumo.
“Nessuno dei due.”
“Summer!
Ti va se a ricreazione ci ritroviamo alle macchinette? Ti offro un
caffè.”
“Ehm…”
“O
un
tè, un cappuccino, una cioccolata…”
“Sinceramente non saprei…non ci conosciamo
nemmeno…”
“Rio-san…ieri
hanno aperto una nuova pasticceria vicino alla scuola! E se alla fine
delle
lezioni ci facessimo un salto?”
“Gomen…oggi ho già un altro
impegno.”
Era solo
ricominciata la scuola, per Summer fu il primo giorno scolastico da
single, e
già le due non ne potevano più. La stagione
dell’amore non cadeva in primavera?
Non era quindi già passata? Vedendo che l’altra
non riusciva a proferire
parola, né a muoversi più rapidamente per
lasciarseli alle spalle, la Kamishiro
l’afferrò per il polso e con una stupida scusa
riuscirono ad allontanarsi e a
eludere altre richieste. “Fosse per te, saremmo state
seppellite vive sotto un
cumulo di vani tentativi di approccio.” La
rimproverò bonariamente la sua
nee-san, ottenendo un timido sussurro di scuse dalle labbra
dell’altra. “Tuo
fratello che fine ha fatto?” “Si è
dileguato quando i ragazzi si sono
avvicinati a noi. Non lo ammetterà mai, ma si innervosisce
facilmente con la
loro persistente presenza.” Summer sorrise, guardando
intensamente l’amica
negli occhi. “Anch’io mi irriterei se la mia
sorellina venisse continuamente
infastidita…” le disse, mentre la sua mente
formulava un altro pensiero: anche
lei avrebbe voluto che qualcuno si preoccupasse per lei allo stesso
modo di
Shark con Rio. Le due proseguirono in un religioso silenzio fino
all’ingresso dell’Accademia
di Heartland City, tentando di tenere giù le balze della
minigonna che
oscillavano a causa del vento.
Appena
l’Arclight entrò in classe, due braccia le
avvolsero il collo, mentre un corpo
femminile si schiacciava contro il suo. “Buongiorno
Sum!” Kotori aveva
affondato il viso nella sua scollatura, non intenzionata a staccarsi.
L’altra
rise, scompigliandole appena i capelli e salutandola calorosamente. Sei
e Sachi
si fecero avanti e furono trascinate dalla Mizuki in un abbraccio di
gruppo. “Altri
e tanti altri mesi insieme…credete che ce la
faremo?” La ragazza dai corti
capelli blu mormorò, studiando il loro sguardo uno a uno.
“Mhm…non credo. Penso
che morirò prima della fine del mese di
marzo…ugh…” rispose Sachi, scatenando
l’ilarità delle altre due.
Ogni
anno era sempre la solita storia: Summer sogghignava di nascosto quando
notava
la ragazza ciondolare e in seguito addormentarsi sul proprio banco
durante le
ore di matematica, mentre Kotori tentava di svegliarla, scuotendole
appena una
spalla.
“Non
credo proprio. Sai ho sentito dire che avremo un nuovo
compagno…” La castana
sembrò illuminarsi. “Davvero? Chi?”
Kotori mostrò un sorriso malizioso alle tre
e, dopo essersi assicurata che nessuno fosse di passaggio a distanza di
qualche
metro, mormorò le fatidiche parole che cambiarono
l’umore delle due compagne.
“Si tratta di un amico mio e di Yuma…si chiama
Okudaira Fuya.” Prima Sachi e
poco dopo Sei avvamparono vistosamente. “COSA??”
sbottarono all’unisono, prima
guardandosi l’una l’altra, poi la Mizuki.
“ESPer Robin?” aggiunse Summer,
tentando di ricordare il volto del ragazzo che aveva visto in una serie
televisiva qualche anno prima. La loro amica socchiuse le palpebre e
fece un
cenno con la testa.
I minuti
trascorrevano con molta lentezza mentre le quattro ragazze attendevano
l’arrivo
dell’attore, insieme a quello dello Tsukumo. Kotori aveva
spiegato che il
ragazzo, invece di recarsi con lei a scuola, era passato a prendere
Fuya, in
modo tale che non si perdesse nell’enorme edificio
scolastico. Tutte si
chiesero se fosse stata una buona idea: magari si era perso anche lui.
In
risposta la Mizuki sbottò di avere più fiducia
nelle capacità del suo migliore
amico. Summer si affacciava di tanto in tanto alla porta per scorgere
da
lontano i due –o magari Shark e Rio, giusto per augurar loro
una buona giornata
se fossero stati di passaggio- ma riceveva solo inviti a improbabili
appuntamenti con gente a lei sconosciuta.
“Ma
perché non accetti di uscire con uno di loro,
Sum?” chiese incuriosita la
ragazza dagli occhi color oliva. “Perché sta
ancora con…” Sachi venne bloccata
dalla mano della verde. La ragazza dai capelli color acquamarina
divenne scura
in volto. Anche se aveva accettato dolorosamente la fine della
relazione, detto
sinceramente meno veniva nominato il ragazzo, meglio stava.
“Meno male che fino
alla fine del mese scolastico non c’è nella nostra
classe, non credete? Sapete,
è andato a studiare in un’altra città,
dato che sta inseguendo il sogno di
divenire un duellante di alto livello.” “Ah, ecco
perché ******** non era più
segnato nell’elenco della nostra classe.” Concluse
Sei, circondando le spalle
dell’Arclight e mormorandole poche ma intense parole
confortanti.
“Minna!”
una voce fece capolino alle loro spalle. Lo Tsukumo rilasciò
una cristallina
risata, passandosi un dito sotto il naso. “Ma dove sono
tutti?” domandò,
realmente stupito di trovare la sua classe vuota. “Ti sei
dimenticato che oggi
c’è il discorso di inizio settembre del preside,
vero?” Kotori aveva già
iniziato a rimproverare Yuma, tanto per cambiare. A dire il vero, anche
Summer
se n’era completamente dimenticata.
“Dov’è Okudaira-sama,
piccioncini?”
proferì, ignorando le noiose liti in stile marito e moglie
tra i due, i quali,
udendo l’ultima parola, si fermarono e arrossirono
lievemente. “Ukyo-sensei ci
ha fermati subito all’ingresso e si è offerto di
fargli girare la scuola.”
“Quindi vuol dire che quest’anno scolastico non
terrà il discorso come l’anno
precedente?”
“A quanto pare no Sacchan.” I cinque lasciarono le
proprie cartelle sui loro
banchi e si diressero in fretta verso il luogo della riunione. Se
quest’anno
fosse stato il preside a tenere il celeberrimo discorso, il loro
ritardo non
sarebbe stato facilmente perdonato.
Correndo
come degli affannati, con grande fatica da parte di Summer, i ragazzi
si
fiondarono nell’enorme sala che raccoglieva gli studenti di
tutti gli anni poco
prima che l’uomo più potente
dell’Accademia –il preside- facesse il suo
ingresso e si dirigesse verso un palchetto con tanto di microfono e
sorriso
tirato. Furono costretti a dividersi: se si fossero mossi in gruppetto,
sarebbero stati scovati presto. E se lo faceva quel simpaticissimo
uomo, la
cosa era ancora più umiliante.
Una mano
le afferrò il polso e la costrinse a sedersi su un posto
–per sua fortuna-
vuoto. “Si può sapere cosa ci fai ancora in
giro?” Summer sorrise nell’udire
quel sussurro. Era finita in buone mani. “Lo sai
com’è fatto il preside…se ti
avesse trovata in piedi, ti avrebbe fatto una bella lavata di
capo.” “Mi fa
piacere che ti preoccupi per me, Ryouga…” lei gli
accarezzò appena la guancia,
come per lodarlo del buon lavoro che aveva svolto. Salvare una persona
in
difficoltà non era uno dei doveri dell’amico?
“Non fare queste cose in
pubblico…” “Ma non le faccio nemmeno in
privato, dato che ti infastidisce così
tanto…” “Mi volevi provocare?”
“Un pochino…” la ragazza rise
leggermente
“Comunque…io, Kotori, Sacchan e Secchan stavamo
aspettando Yuma e il nuovo
arrivato…che non ho ancora avuto modo di
conoscerlo.”
**
Il
discorso si era rivelato più lungo di quanto in
realtà Summer si fosse
aspettata, rimpiangendo quello incalzante e motivante di Ukyo-sensei,
uno dei
pochi insegnanti più amati di tutta l’accademia,
dell’anno precedente. La
ragazza si guardò attorno, sperando che quella tortura
finisse presto. I suoi
occhi caddero su due figure dall’altra parte della sala: Yuma
dormiva
beatamente sulla spalla di una ciondolante Kotori. “Poverina!
Sta morendo di
sonno anche lei!” pensò tra uno sbadiglio e
l’altro, scostando lo sguardo verso
la sua destra, al di là della figura maschile seduta accanto
a lei. Rio si
stava limando le unghie, cinguettando soavemente e verificando che le
sue mani
fossero perfette come sempre. “Sarà meglio non
disturbarla…” Osservando le mani
curatissime della Kamishiro, Summer abbassò lo sguardo,
posandolo sulle sue
unghie: lo smalto c’era, ma l’Arclight sapeva che
prima o poi sarebbe saltato;
inoltre le sue unghie non avevano una forma regolare, ma non erano
mangiucchiate; in confronto a quelle della Kamishiro facevano
ugualmente pena.
“Smettila
di guardartele…” “Ti do
fastidio?” domandò automaticamente: per evitare
che un
certo squalo si irritasse, la prima domanda da porre era sempre quella.
Ad ogni
modo, se avesse davvero capito bene, cercava di comprendere il motivo
per cui
Shark aveva volontariamente omesso l’oggetto del suo cruccio.
Ricevette solo un
grugnito seccato e fu solo allora che sorrise a trentadue denti: per
quanto
fosse orgoglioso, il ragazzo era riuscito a leggere i suoi pensieri e
aveva
provato a salvarla da una serie di filmini mentali che
l’avrebbe sicuramente
tormentata per una buona mezz’ora. Che tenero!
“Ora
a
cosa stai pensando?” questa volta i loro sguardi si
incrociarono e Summer si
sentì improvvisamente a suo agio. Solitamente Shark era
molto freddo e
distaccato quando erano a scuola, e non solo: ma quando cercava di
tirarla su
di morale senza utilizzare battute scontate e con il solo uso dello
sguardo,
sentiva di poter fidarsi ciecamente di lui e di potergli dire tutto
quello che
le passava per la testa, senza che lui tirasse fuori uno dei suoi
commenti poco
carini. La bluette ebbe un tuffo al cuore. “In questo preciso
momento a quanto
sarebbe fantastico se ogni volta tu fossi così con
me…” lui si voltò e la
guardò male “Non fraintendere. Non voglio che tu
cambi. Per me vai benissimo
così come sei, sennò non saresti tu. Tu
invece?” La sua espressione facciale
cambiò rapidamente e sul suo viso comparve un sorriso di
sfida. “In questo
preciso momento a quanto tu sia idiota nel preoccuparti per una minima
stronzata…in generale al nuovo ragazzo che dovresti
conoscere oggi, Okudaira
Fuya…il suo nome mi è familiare, in qualche
modo.” “Dev’essere l’attore che
ha
interpretato ESper Robin…”
Ryouga
roteò gli occhi. “Non mi dire che è il
protagonista di quella serie televisiva
che mi sono dovuto sorbire ogni qual volta che venivo a casa
tua?” Lei accennò
più volte con la testa. “Lo sapevi che facevano le
repliche la sera? Anche se
potevo vedere lo stesso episodio a distanza di qualche ora, era
divertente
vederlo con te. I tuoi commenti mi facevano tanto ridere…un
po’ quei momenti mi
mancano. Non ti chiedo se la cosa è ricambiata
perché già conosco la risposta.”
“A me quella serie non mi manca affatto…era una
fortuna che non le rivedessi in
orfanotrofio…” All’ultima parola da lui
proferita, il tenero sorriso di Summer
divenne mesto, sentendo un certo odio per quella parola che alle sue
orecchie
suonava come un luogo cupo, solitario e immensamente triste.
“…era una vera
tortura.” Lei chinò lo sguardo: di certo non
avrebbe mai voluto che l’amico
vivesse quei pomeriggi insieme come una punizione.
E mentre
il preside introduceva un video sull’importanza dello
“studente modello” –era
una fissazione che aveva da ormai molti anni- e nella stanza calava
l’oscurità,
lei circondò il suo braccio sinistro con le sue, passando
lentamente e
delicatamente una mano lungo tutto l’arto, affondando la
testa sulla spalla e
sospirando rumorosamente. “Mi dispiace.” Il suo
tono di voce era fragile e
sottile e Shark sembrava abbastanza innervosito. Il passato
è passato e quel
che è stato fatto è fatto. Pazienza se aveva
visto almeno tre stagioni di
quella serie tv! Le diede un deciso colpetto sulla testa, assicurandosi
che
l’Arclight alzasse lo sguardo verso di lui. “Ti ho
detto di non fare queste
cose in pubblico!”
Dopo una
decina di minuti i ragazzi furono sguinzagliati e ognuno fece ritorno
nella
propria classe, ringraziando il cielo che fosse finito. Summer
aspettò al di
fuori dell’enorme sala le sue amiche e si incamminarono
insieme tra cristalline
e civettuole risate, raggiungendo presto l’aula, dove un
sorridente Ukyo-sensei
attendeva i suoi studenti in compagnia del nuovo arrivato.
Una
volta che tutti si sedettero, il professore si alzò dalla
sua cattedra e fece
un rapido segno a Fuya, chiedendogli di avvicinarsi a lui, ovvero
davanti alla
sua postazione, e di presentarsi. “Buongiorno a t-tutti! Mi
chiamo O-Okudaira
Fuya e ho 17 anni…è un vero piacere
conoscervi.” Il ragazzo si inchinò, accolto
da una serie di sguardi sognatori e sospiri amorosi delle sue fan.
“Prego Fuya,
puoi evitare di sentirti ancora a disagio qui, di fronte a tutti.
Siediti…mhm…accanto a quella
ragazza…” I suoi occhi verdi studiarono curiosi i
morbidi capelli color acquamarina della studentessa che sarebbe
diventata la
sua compagna di banco. Quando lei sollevò lo sguardo verso
di lui, gli rivolse
un solare e sincero sorriso, facendolo appena arrossire. Una volta che
il
ragazzo si mosse verso di lei e si sedette al suo fianco, il loro
sensei iniziò
la sua lezione soft mentre lei lo guardò nuovamente
negli occhi.
Summer
non poté negare di rimanere attratta
dall’intensità e dal magnetismo di quello
sguardo; allo stesso modo Fuya rimase affascinato dal loro color miele,
segno
della sua dolcezza e mitezza. Entrambi constatarono come fosse strano
avere una
sorta di imprinting pur non essendosi mai visti e incontrati prima
d’ora.
“Okudaira-sama…è un piacere conoscerti.
Io sono Arclight Summer.”
Chocolate-sama’s
corner:
Minna!
Rispetto al capitolo precedente, è stato molto
più
tranquillo e- personalmente- più facile da scrivere. Per la
mia gioia è stato
bello poter introdurre –anche se non ha avuto molto spazio-
Okudaira Fuya-kun.
Chissà se questo personaggio avrà un ruolo
centrale nella vita di Summer-chan…
Lascio
spazio alla vostra immaginazione e…preparatevi al
peggio per il prossimo capitolo.
La
vostra Chocolate-sama.
|
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Capitolo 4 *** Mad Girls ***
Capitolo
4: Mad girls
Erano
ormai passate due settimane dall’inizio della scuola e i
battibecchi tra Yuma e
Kotori erano ritornati a far parte della vita quotidiana scolastica,
cosa che
in parte era mancata a tutti. Anche la presenza del giovane attore non
provocava più nessuno stupore all’interno della
sua classe, facendolo
finalmente sentire un ragazzo normale. Gli studenti delle altre sezioni
non si
erano ancora abituati ed erano affascinati dalla sua calma ed enorme
pazienza,
approfittandosene per farsi dare un suo autografo o solamente per
vantarsi di
aver scambiato qualche parola con lui. Ciò significava che
quei pochi momenti
in cui avrebbe voluto rilassarsi doveva dedicarli alle sue fangirls,
ogni
giorno più mielose, sfacciate e inevitabilmente infatuate.
Come
Summer aveva trovato un sicuro rifugio nella figura di Shark negli
scorsi anni
scolastici, così Fuya tendeva a passare molto tempo con lei,
proteggendosi a
vicenda da ospiti indesiderati. Ciò garantiva a un certo
squaletto tanti
sospiri di sollievo.
Quel
lunedì i due avevano deciso di trascorrere un pomeriggio
insieme, dedicandosi
allo studio e, in qualche modo, a conoscersi ancora
meglio. Dopo aver divorato qualcosa, entrambi avevano
afferrato il D-pad e avevano iniziato a studiare, interrompendosi solo
per
scambiarsi rapide battutine o per stiracchiarsi e ammirare il panorama
di
Heartland City dalla terrazza della scuola, situato sopra
l’ultimo piano
dell’edificio.
“Cosa
ti
piace fare nel tempo libero, Summer?” aveva sbottato
improvvisamente il
ragazzo, costringendola ad abbandonare l’oggetto tra le sue
gambe e alzare gli
occhi verso di lui. “Sicuramente leggere. Quando sono in
compagnia mi piacere
dedicare del tempo al mondo dei videogames…”
L’Okudaira sorrise alla sua
affermazione. “E quindi ti piace anche duellare?”
“In che senso?”
“Duel…Monster?” Lei negò con
convinzione: non era assolutamente portata a
questo tipo di intrattenimento e poi tutti i suoi spasimanti volevano a
tutti i
costi batterla per uscire con lei, per questo motivo non aveva
sviluppato nessun
interesse. “Ma è così
divertente…Yuma dice spesso che un modo per capire il
vero cuore dell’avversario anche senza l’utilizzo
delle parole.” “Mi domando
come ciò possa essere sempre
possibile…” “…Magari i tuoi
fans si tireranno un
po’ indietro dopo che ne avrai sconfitti una decina,
lasciandoti più tempo per
riflettere da sola. Non credi?” L’ultima parte del
suo discorso attirò la sua
attenzione, facendola cambiare idea. “Dici davvero? Non avevo
mai avuto modo di
vedere la cosa in un’altra prospettiva. Allora, dato che me
l’hai detto tu,
diventerai tu il mio mentore e sarai tu a insegnarmi tutti i trucchi
per
diventare più abile in poco tempo?” “Che
ne dici se iniziamo subito?”
Fuya le
aveva subito presentato i vari tipi di carte, da quelle trappola a
quelle
magia, senza saltare quelle mostro: gli occhi della ragazza presero a
brillare
alla sola vista di Beast- Warrior Puma e di Esper Star Sparrow, dato
che li
aveva preferiti sin dalla loro prima comparsa nella serie. Le aveva
spiegato
come posizionarle o attivarle e, infine, per quanto riguardava le
strategie, il
giovane attore rivelò che tutto dipende dalla conoscenza del
deck utilizzato e
dalla capacità di prevedere le mosse
dell’avversario. Non era facile, ma con un
po’ d’esperienza e buona volontà Fuya
era convinto che anche l’Arclight sarebbe
stata capace di diventare forte. Leggermente imbarazzata la sua
compagna di
banco lo ringraziò di avere grande aspettative su di lei e,
alzandosi, gli
chiese se gli andasse da prendere qualcosa da bere. Da bravo cavaliere
qual
era, si era offerto di andare al posto suo, ma lei aveva gentilmente
rifiutato,
incaricandolo di controllare le loro cose. Aveva promesso che sarebbe
ritornata
subito.
Summer
stava attraversando il cortile che divideva le due ali della scuola,
tentando
di non bruciarsi le dita con il liquido bollente all’interno
del misero
bicchierino di plastica, quando una voce aggressiva e graffiante la
chiamò.
“Sei tu Summer?” Una ragazza albina, accompagnata
da altre quattro compagne, si
fece avanti, ponendosi di fronte all’Arclight.
“Sì, perché?” chiese
innocentemente “Ti va se scambiamo due
chiacchiere?” “Proprio in questo
momento? Sarei impegnata…” proferì con
tutta franchezza, ignorando la presenza
di una mano che, a pochi centimetri dalla sua, avrebbe poco dopo
colpito il
bicchiere, rovesciando tutto il contenuto sull’erba.
“Ma che…” La ragazza dalla
chioma acquamarina non finì la frase che la più
robusta del gruppetto, di cui
notò subito i corti capelli corvini, le si gettò
addosso, facendola crollare a
terra e schiacciandola sotto il suo peso.
Ad
eccezione del dolore alla colonna vertebrale, che percepì a
causa della caduta,
Summer si rese conto di sentire tutti gli arti paralizzati: che fosse a
causa
della sorpresa? O dell’incapacità di resistere
alla minima sofferenza? Non ebbe
comunque molto tempo per pensarci: l’altra si
avventò sul suo viso,
graffiandola con le unghie e tirandole una serie di ceffoni. Ogni tanto
le
tirava i capelli, facendola urlare, per riempirla nuovamente di
schiaffi. “Tu
stupida, piccola troia!” le ripeteva spesso, mentre
l’altra tentava di
difendersi come meglio poteva, ordinandole di levarsi di dosso.
Ciò non
provocava nella corvina che irritazione.
“Maialina,
non vorrai avere tutto il divertimento per te?”
domandò la sua compagna albina,
sorridendo malignamente. “Oh no! Ma ora spetta a me
malmenarla. Ne ho il
diritto!” Malmenarla? Cosa
intendeva
dire? E perché? “Il tuo diritto vale
meno del mio. Tu hai un solo motivo,
che concerne il nostro bell’attore, ma io ne ho ben
più di due. Se non ti
vorrai levare da lì entro cinque secondi, non mi
risparmierò nel picchiare
anche te. Uno…due…tre…”
“Tch! E va bene, Viper.” Vipera?
La vittima guardò negli occhi quella che sembrava
essere il
capo della combriccola. In effetti la sua
aggressività è letale come il
veleno…mi fa un po’ paura… “Bloccatela!
Voi
due, una gamba ciascuna! Tu e Maialina, le braccia. Sono stata
chiara?” La
bluette non ebbe il tempo di muoversi che subito tutti e quattro gli
arti
vennero catturati. “Cosa fate? Lasciatemi andare
subito!” Le sue parole, accese
come il fuoco, furono accompagnate da tentativi inutili di liberarsi
dalla loro
presa. “Non così presto,
Summer-chan…” Gli occhi gialli
dell’albina guizzarono
malvagi, mentre un pugno si fece spazio sul ventre
dell’altra, il cui corpo
tremò e si contorse dal dolore.
“Vuoi
sapere che cosa mi dà il diritto di farti questo?”
Prima di darle una risposta
si assicurò che Summer percepisse un forte dolore invadere
ogni membra del suo
corpo, mentre dava sfogo ai suoi feroci attacchi. Una volta che la
ragazza
dagli occhi color miele rimase senza respiro, Viper riprese la parola:
“Il tuo
rapporto con Okudaira-sama. Vi conoscete da nemmeno un mese e
già passate la
maggior parte del vostro tempo insieme. Sembrate due fidanzatini. La
cosa mi
disgusta e mi irrita allo stesso tempo. Ma non è solo
questo!” Sotto un altro
colpo, la ragazza fu costretta a chiudere gli occhi e a mordersi il
labbro
inferiore. Era ben chiaro che non volesse darle la soddisfazione di
urlare, per
quanto grande fosse la sua sofferenza. “Ma non è
solo questo. Ci sono altri
motivi per cui desidero che tu sia inferiore a me, né alla
pari né superiore.”
Questa volta colpì energicamente la guancia;
l’Arclight rantolò, dimenando
ancora una volta sia le braccia che le gambe. “È
dall’ultimo anno delle medie
che provo un forte odio nei tuoi confronti. Quando ho tentato di fare
amicizia
con Rio-san, al solo scopo di raggiungere chi-sappiamo-noi, tu hai
fatto di
tutto per rendermi insopportabile alla sua vista.”
L’albina aveva drasticamente
alzato la voce, stordendo le orecchie già ovattate
dell’altra.
“È
assurdo, poi, come una sempliciotta possa ancora dialogare con
Ryouga-kun. È
vero che nel nostro primo incontro hai avuto la meglio su di
me…” Summer la
guardò confusa. “D-di…che
cosa…stai parlando?” “Nessuno si
è mai dimenticato di
questa faccia! Ci siamo affrontate a suon di parole davanti al
<>…non
potrò mai scordare il modo in cui hai riportato Shark a quello di un tempo. Non ho mai capito
come tu lo abbia fatto
tornare sui suoi passi, mentre io non sono stata capace di trattenerlo.
Perché?” Tutta la sua ira espressa dalle sue
labbra si era riversata nei suoi
pugni e nella sua nuova arma –i calci- che dava sullo stomaco
e sulle gambe,
formando enormi macchie violacee. Non ce
la faccio…il mio corpo non reagisce, si limita a tremare e a
chiedere
insistentemente di essere lasciato libero dalle morse di queste arpie!
Basta!
Voglio che tutto questo finisca ora e subito. Un urlo
–il suo- pose fine ai
suoi pensieri, stanca di aver sopportato i suoi attacchi e desiderosa
che
qualcuno intervenisse in suo aiuto, dato che lei non era stata in grado
di
disfarsi da sola del quintetto. Una risata sguaiata raggiunse le sue
orecchie.
“Non sai quanto ho desiderato ridurti in queste
condizioni…ma di sicuro non mi
aspettavo di volerti solamente picchiare. Voglio umiliarti. E lo
farò davanti a
tutti.”
Cosa? Che
cosa vuole dire? Viper si
alzò, dandole
momentaneamente le spalle. “Minna!”
esclamò, trattenendo a stento una diabolica
risata “La vedete questa povera creatura? Fino ad ora mi sono
limitata a menare
la vostra Summer-san…ma il divertimento non è
certamente finito qui. Scommetto
che molti ragazzi qui presenti siano rimasti affascinati da lei e che
molte
ragazze siano state invidiose della sua bellezza. Non è
così? Non si può negare
che Summer-chan sia un bel bocconcino…perciò ho
deciso di fare un piccolo fanservice
a tutti voi…” L’albina si
abbassò all’altezza delle sue cosce e
infilò una mano
sotto la minigonna della sua uniforme. Le sue dita afferrarono un lembo
dei
suoi slip, tirandoli verso il basso. “NO!”
urlò la ragazza, tentando di
chiudere le gambe per impedire che Viper gliele sfilasse completamente.
“Sta
ferma!” le urlarono le due arpie, guardandola con aria
seccata e trattenendola.
Le grida
della vittima risultarono prive di suono nelle orecchie degli
spettatori di
quell’atto di puro bullismo: nessuno era capace di fermare
quell’orribile e
crudele spettacolo, nessuno fiatava. I loro occhi puntavano
l’intero corpo
dell’Arclight e nemmeno le lacrime che colavano
giù dalle sue guance servirono
per smuoverli. Tra una risata e l’altra delle bullette, gli
studenti
dell’Accademia che avevano lezione il lunedì
pomeriggio assistettero inermi
alla sottrazione dei suoi slip, mentre Summer piangeva sempre
più forte.
“Guardate!”
L’albina sventolò vittoriosa l’intimo
nella mano. “Guardate il suo enorme assorbente!
È interamente macchiato e impregnato di sangue
mestruale!” Seguì un’altra
risata, mentre le altre sistemarono la ragazza dalla chioma acquamarina
in
ginocchio. Le sue parti intime erano ancora nascoste dalla pieghe della
minigonna, ma tutti notarono altro sangue, sia sotto forma di gocce che
di
grumi, scivolare lungo l’interno coscia e macchiare
rapidamente l’erba che
sottostava al suo corpo. “Che ne dite se le leviamo anche il
reggiseno? Intimo
per intimo…” Viper si disfece delle sue mutande e
pose immediatamente le mani
sulla camicia bianca; con un rapido movimento fece saltare i bottoni e
gliela
sfilò.
Un
normale reggiseno color carne fasciava il suo balconcino, seminascosto
anche
dalla presenza delle ciocche di Summer. “È un bel
seno, non lo posso negare!
Minna-san!! Facciamo una votazione: credete che Summer-chan porti una
seconda o
una terza?” “Secondo me è una seconda
abbondante.” Proferì con voce da ochetta
una delle bulle. “È senza dubbio una
terza.” Dissero altre due, mostrando una
targhetta con tanto di taglia. “Sarà, ma secondo
me è tutto push-up. Voleva
fare il seno più grande di quanto lo fosse in
realtà. Scommetto che era per
attirare l’attenzione di Fuya-san!” aggiunse la
cosiddetta Maialina, grugnendo.
“O di Shark-sama…”
E mentre
le lacrime si mescolavano al sangue e al suo desiderio di seppellirsi
viva da
qualche parte e di non fare mai più ritorno sulla Terra,
l’ancora della
salvezza giunse in suo soccorso. “Che cazzo state
facendo?” la voce di un uomo
interruppe il rituale, aprendosi un varco tra gli studenti e
costringendo il
quintetto ad allontanarsi appena dalla ragazza.
“Summer-chan!!” Fuya si staccò
dall’insegnante e si gettò vicino alla ragazza.
“Summer…” Lei non rispose per
la seconda volta, continuando a guardare in basso e a piangere.
“Summer, per
favore, rispondimi. Alza la testa e guardami. Per
favore…” La sua mano si posò
sulla guancia tiepida, raccogliendo le sue lacrime, ma non
servì per
convincerla a guardare lui, solo lui. “Mi spiegate cosa sta
succedendo? Perché
lei non ha più la sua camicia? Perché
è piena di lividi? Perché è sporca di
sangue? Perché sta piangendo?” Ukyo-sensei pose
quelle domande a raffica, senza
ottenere nessuna risposta. Il suo volto era arrossato e i suoi occhi
sembravano
braci da quanto ardevano: com’era possibile che a un atto di
bullismo non si
fosse opposto nessuno? “È inaccettabile. Chi
è stato, o meglio, chi sono i rei
di questo gesto?” Un silenzio pieno di tensione
regnò nel cortile. Si abbassò
poi all’altezza dell’Arclight, chiedendole
gentilmente come si sentiva e se
fosse gravemente ferita. Non ottenendo altra risposta che dei gemiti
incontrollati, prese la sua camicia e l’aiutò a
rimettersela, senza purtroppo
chiuderla a causa dell’assenza dei bottoni. La prese in
collo, assicurandosi che
nessuno vedesse la sua essenza intima e ritornò
all’interno dell’edificio, non
senza aver rivolto al pubblico una minaccia generale.
L’Okudaira si curò di
raccogliere i suoi slip e affiancò il professore, guardando
in cagnesco
chiunque gli rivolgesse lo sguardo. “Dovreste
vergognarvi.”
Non
avendo né slip femminili né assorbenti di
ricambio, Ukyo-sensei la fece sedere
su un gabinetto. La situazione era davvero delicata: la minigonna della
ragazza
era completamente ricoperta di sangue e stava continuando a perderne.
Il suo
avambraccio e la sua mano erano state macchiate, ma con un
po’ d’acqua era
riuscito a ripulirsi in poco tempo. Lui non dette molta importanza a
ciò, dato
che qualcuno aveva passato un momento peggiore. Per un po’
rimase in silenzio,
attendendo che l’Arclight smettesse di piangere.
“Te
la
senti di dirmi che cosa è successo?” le chiese,
chinandosi alla sua altezza.
Summer tentò di nascondere il proprio reggiseno con la
camicia e la bloccò
incrociando le braccia al petto. L’uomo le sorrise
teneramente, si inginocchiò
per poterla guardare negli occhi, sfilò la propria giacca e
l’appoggiò sulle
spalle della ragazza. Non era molto –questo lo sapeva anche
lui- ma per il
momento non aveva molte idee. Non era la prima volta che assisteva ad
atti di
bullismo, sia come studente che come insegnante, ma non aveva mai avuto
un
approccio con una studentessa picchiata, per di più durante
le mestruazioni.
Lei sollevò la testa, mostrando la pelle graffiata, le
guance gonfie e
piuttosto arrossate e gli occhi ancora umidi, e accennò.
“Sei
coraggiosa, Summer. Ti aiuto a fare ordine nella tua mente.
Sarà un po’
doloroso e traumatico, ma una volta finito, ti assicuro che la vicenda
non
passerà inosservata e che quelle ragazze verranno punite per
il loro
atteggiamento. Iniziamo?”
Summer
si rese conto di non essere capace di esporre un discorso uniforme e
razionale.
Si interrompeva spesso, mentre la sua mente rievocava il dolore e
l’umiliazione, facendola stare parecchio male. Il professore
si era dimostrato
calmo e paziente e la incoraggiava a proseguire con un buffetto sulla
testa o
massaggiandole una spalla. Ci volle una buona mezz’ora per
raccogliere tutti i
dati necessari e riordinare tutti i frammenti. “Brava Summer.
Sono orgogliosa
di te sia come persona che come insegnante. Ora sarà meglio
che torni a casa e
ti riposi un po’. Farò presente la vicenda al
preside e chiamerò Hana-sama. Ti
lascio in buone mani, va bene?” Lei rispose affermativamente,
ma con poca
convinzione. “Sensei! La vostra giacca…”
La bluette fece per levarsela, ma
l’uomo glielo sconsigliò, aggiungendo che gliela
avrebbe restituita dopo. Lei
sorrise appena per la sua gentilezza e socchiuse gli occhi, appoggiando
la
testa sulle piastrelle.
“Summer-chan…”
sentì una mano stringere lievemente la sua. Le sue guance si
tinsero di un
lieve rossore quando, spalancando le palpebre, incontrò lo
sguardo
dell’Okudaira. Non riuscì a sostenerlo e fece per
abbassarlo, ma le sue dita le
presero il mento e gli occhi verdi del ragazzo si persero nei suoi
gentili e
docili color miele. “Stai bene?” Il compagno
trasudava preoccupazione da tutti
i pori. Lei gli rivolse un sorriso mesto. “Sento un
po’ male ovunque, ma sto
bene. Non ti preoccupare troppo, Fuya.” “Non avrei
dovuto lasciarti andare da
sola…” “Come facevi a saperlo?! Non
potevi di certo prevedere questo…come non
ho potuto prevederlo io.” “Le conoscevi? Ti avevano
già minacciato?” “No…Viper,
la ragazza che mi ha lasciato più lividi, è
cambiata molto, non sapevo nemmeno
che frequentasse la nostra stessa scuola. Non l’avevo affatto
riconosciuta! È
stata proprio lei a farmi ricordare del nostro incontro anni
addietro.” “Che
cosa era successo?”
“Non
capisci che queste persone
hanno intenzione di sfruttare il tuo talento solo per soldi?”
“Summer, fatti
semplicemente gli affari tuoi. Non credo più alle tue
stronzate. Non voglio più
avere niente a che fare con te. Potrai ancora avere
l’amicizia di mia sorella,
ma solo una volta che si risveglierà dal coma. Io con te ho
chiuso.”
Trattenendo a stento le lacrime, la ragazza lo afferrò per
la manica della
giacca, facendolo girare verso di lei. “Ma che diavolo dici?
Guardami negli
occhi quando ti parlo, Ryouga.” “Sei proprio
patetica, Summer. Sono stufo di te
e delle tue parole.” Il suo cuore ricevette una stilettata.
Il suo corpo
tremava da quanto era arrabbiata: sebbene le sue parole la ferissero,
decise
che prima gliela avrebbe fatta scontare. Poi avrebbe pianto come una
fontana,
ma in un secondo momento e da sola.
“Non
ti credo. Qui quello
patetico sei tu. Sei tu quello che si è infognato in questo
girone dell’inferno.
Davvero vuoi sprofondare qui e non ritornare mai più quello
che eri? Preferisci
che siano i tuoi veri amici a supportarti quando ne hai bisogno o
quelli che
fingono di interessarsi a te solo per un profitto personale, senza
curarsi in
realtà di te? Davvero, io non ti riconosco
più.”
“Le
persone possono cambiare
radicalmente. Fattene una ragione.” Summer spostò
lo sguardo dietro le spalle
del Kamishiro, intravedendo una figura femminile. “Non penso
che siano affari
che ti riguardino.” “Stai tentando di convincere
Shark-sama ad abbandonarci?”
“Il mio amico ha un cervello e voglio che lo utilizzi
bene.” “Amico? Davvero mi
consideri tuo amico? Io non ti ho mai considerata tale. Per anni ho
giocato con
te a fare il buon amico…non te ne sei mai accorta? Dovresti
utilizzare di più
il tuo cervello. Io la mia strada l’ho scelta. Tu devi
continuare a perseverare
nella tua.” Finalmente il Kamishiro la guardò
negli occhi.
L’Arclight
non era riuscita a
trattenere le lacrime, ma continuava a mantenere la sua aria fiera.
“H-hai
detto che la nostra amicizia è sempre stata un gioco per
te?” “L’ho detto. È
stato un gioco futile ed estremamente noioso…”
Summer non ci vide più dalla
rabbia: caricò il braccio e lo allungò verso di
lui, infierendogli un sonoro
schiaffo. Il corpo della bluette continuava a tremare, come se non
avesse
ancora dato sfogo alla sua ira. Sulla guancia del ragazzo rimase il
segno della
sua mano, rossa e in bella mostra. “Come hai osato fare
questo a Shark-sama?”
Viper tentò di prenderle il polso, ma venne bloccata dal
ragazzo. Summer non se
ne accorse, poiché aveva già dato loro le spalle.
“Andate a vaffanculo.
Entrambi.”
“Davvero
il Kamishiro ti ha trattato così?”
“È solo l’inizio
dell’adolescenza. Il corpo
e la mente cambiano, pongono nuovi problemi e non è facile
scegliere la strada
giusta. È un periodo pieno di confusione, di inutili
gelosie. Sia per me che
per Ryouga è stato difficile ritornare sul proprio cammino.
Io ero diventata
estremamente egoista e vedevo solo le mie ragioni. Sarà
stato anche per questo
che Shark avrà visto una persona diversa in me e si
sarà sentito profondamente
solo. Però sono contenta della strada che io, lui, Rio,
Kotori e Yuma abbiamo
deciso di intraprendere insieme, o almeno per ora…purtroppo
ho come
l’impressione che potremmo separarci non appena finiremo le
superiori.” “Ma
per come stanno le cose ora, la vostra
amicizia è solida, no?”
“Sì…”
mormorò “…ma temo di non poter reggere
i forti legami che ho con loro.”
“Summer, non dire così! Loro sono i tuoi amici,
andiamo…li conosci da anni e lo
sai che non ti abbandoneranno.” Summer abbassò lo
sguardo. “Se episodi del
genere si dovessero verificare di nuovo…non penso di essere
in grado di
sopportarli. In particolar modo se Shark sarà nuovamente
coinvolto. Viper ha
alzato le mani anche perché l’ho allontanato da
lei. Temo che questa ragazza
non sarebbe l’unica a farlo. Come per la tua situazione,
anche lui ha molte
fans e molto spesso mi sento a disagio. Mi guardano come se fosse colpa
mia
l’atteggiamento freddo del mio migliore amico. Io non lo
influenzo, è lui che è
fatto così. Io non posso far altro che accettarlo per quello
che è.”
Non
appena l’Okudaira notò le lacrime fuoriuscire
dagli occhi della ragazza, la
strinse forte a sé, passandole delicatamente una mano fra i
suoi capelli.
L’Arclight tacque, avvertendo il calore del suo abbraccio.
“Ne hai mai parlato
con lui?” Lei negò appena con la testa.
“Immaginandomi il tipo di ragazzo,
magari ti direbbe di non girargli intorno, giusto?”
“G-già.” “Non ti
preoccupare Summer. Ci sarò sempre io con te quando ne avrai
bisogno. Anche
quando sarò a lavarmi, correrò da te anche con un
solo asciugamano addosso,
fradicio e con la schiuma ovunque.” A quelle parole la
bluette accennò una
risata, immaginandosi la scena. Sentì Fuya rigirarsi nel suo
abbraccio, in modo
da poterla guardare negli occhi. “Non ti demoralizzare. Per
una ragazza carina
come te, piangere dovrebbe essere un reato.” Sul volto
arrossato si dipinse un
lieve sorriso.
“Arigatou,
Fuya-kun.”
Chocolate-sama’s
corner:
Minna!
Mi rendo conto della “crudeltà” di
questo capitolo,
ma se la cosa vi fa stare meglio, è il capitolo che rileggo
di meno. Magari non
è così crudele ed è pessimo, ma
è una situazione che, anche se mi accadesse di
vedere, mi farebbe stare male, molto male.
Ciò
è servito per introdurre un breve momento fluffoso tra
Summer-chan e Fuya-kun… Oh my god, come sono carini!
Beh,
siamo giunti al quarto capitolo e…non vi è sorto
un
dubbio come: perché questa banalissima fic
si chiama Scarlet Warrioress?
Eheh…questo
lo scopriremo presto!
Un
grande abbraccio,
La
vostra tenera (mhp…*ride per la sua ironia*)
Chocolate-sama.
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Capitolo 5 *** Encounters ***
Capitolo
5: Encounters
Peanuts-senpai’s
corner:
Salve
a tutti, per la
prima volta vi scrive la seconda autrice, ovvero Peanuts! Per questa
volta
introduco io questo nuovo capitolo che –a parer mio-
è veramente interessante!
Mi raccomando di seguire tutta la fic e di recensire i capitoli della
mia
Chocolate, che si impegna davvero tanto!
Summer
ha subito il
meraviglioso Fanservice di Viper…questo episodio
avrà una forte impatto
psicologico su di lei?
Il
nuovo capitolo vi
aspetta qua sotto e sono quasi certa che vi piacerà.
Baci e buona lettura.
Un urlo
si levò per tutta la casa, facendo sobbalzare Hana, che con
rammarico lasciò
per l’ennesima volta il letto e si diresse con passo
affrettato verso la camera
della nipote.
“Summer-chan!
Ancora con questi incubi?” domandò preoccupata,
accostandosi alla figura
distesa nel letto. “Cos’hai ancora?
Perché non riesci a dormire serenamente?”
Era la seconda notte che la povera ragazza faceva brutti sogni,
svegliando sua
zia e facendola accorrere nella sua stanza con il cuore in gola.
“Ci sono qua
io…non ti preoccupare, Summer. La zia non ti ha lasciato
sola.” Aggiunse
dolcemente, asciugandole con il dorso della mano la fronte imperlata di
sudore.
La donna le prese poi la mano, tenendogliela tra le sue e domandandosi
che cosa
facesse stare così male la nipote tanto da non potersi
svegliare dai suoi
incubi.
“Potrebbe
trattarsi dello stemma, ma…ma come hanno avuto modo di
farglielo contrarre? E
poi senza il mio consenso? Quei quattro mi sentiranno molto presto se
si tratta
di quello che penso io…” pensò,
prendendo una sedia nelle vicinanze e sedendosi
al fianco della ragazza, non senza abbandonare la sua ormai pallida
mano. Poco
a poco il respiro della bluette si fece più pesante e
faticoso e, prima che
Hana potesse udirlo con le proprie orecchie, ebbe modo di constatarlo
da come
il suo petto si alzasse e si abbassasse rapidamente. Ciò
scatenò una forte preoccupazione
nella donna: cosa sarebbe successo se il suo cuore ne avesse risentito?
La zia
attese qualche secondo, sperando in cuor suo che la situazione si
placasse così
come era cominciata la sera precedente.
I suoi
occhi verdi si velarono di piccole lacrime che presto scivolarono lungo
il
volto provato dalla stanchezza quando notò il corpo della
nipote contorcersi e
tremare quasi febbrilmente. La chiamò più volte,
attenta a non urlare troppo
forte per evitare di svegliare i due Kamishiro che riposavano
nell’altra ala
della casa. Solo quando le toccò una spalla, come per
assicurarsi che le sue
parole avessero avuto effetto sull’altra, le labbra morbide
della ragazza si
aprirono, facendo uscire suoni incomprensibili. “Che la
situazione stia
peggiorando?” pensò nuovamente la donna,
osservando come Summer inarcasse la
schiena e muovesse la testa prima da una parte e poi
dall’altra. “No…no! Ti
prego…non…non f-farlo…”
Quando le sue parole cominciarono ad avere un senso
alle orecchie dell’altra, l’Arclight strinse
maggiormente la mano che sua zia
le aveva offerto qualche minuto prima.
“NO!”
Cacciò in un grido angoscioso la ragazza dai capelli
acquamarina, facendo
spaventare la donna per la seconda volta nell’arco di nemmeno
dieci minuti. Una
sorta di ruggito invase la stanza: sull’occhio destro di Hana
comparve una
strana figura, che ben presto prese a brillare. La donna
tentò di reprimere
vanamente un gemito, che prolungò quando varie rune bluastre
marchiarono la
pelle del viso e del collo come fuoco. “Non
ora…non ORA!” Si disse mentalmente,
imponendosi per far ritirare quell’ospite indesiderato.
“Ho detto NON ORA!” Con
una grande forza di volontà lo stemma venne momentaneamente
debellato,
lasciandola respirare faticosamente. “Ogni volta che mi
preoccupo devo sempre
controllare questa bestia…Tron, un giorno me la pagherai per
avermi fatto
questo…” Sentendosi molto debole fece per alzarsi,
ma crollò al suolo.
Ancora
semicosciente la zia udì una porta aprirsi e dei rapidi
passi attraversare il
salotto, giungendo poco dopo sulla soglia della stanza di Summer.
“Hana-san?”
Sebbene Rio avesse molto sonno, ebbe la forza di alzarsi e di vedere
come stava
l’amica, trovando la sua affidataria distesa supina. Con uno
scatto l’aiutò a
rialzarsi, permettendole di risistemarsi sulla sedia. “Cosa
ci fai qui, Rio? Tu
che puoi farlo, torna a dormire…sei molto stanca.”
Proferì la donna,
guardandola negli occhi. La Regina di Ghiaccio si sedette sul letto a
due
piazze dell’amica, allungando una mano per scostare le
ciocche che si erano
incollate sulla fronte dell’Arclight. “Non ci
riesco. Sapendo che
Summer-nee-chan sta soffrendo, vorrei restare al suo fianco, come lei
ha fatto
con me tempo addietro.” Hana sorrise amabilmente, passando
una mano sulla
schiena della Kamishiro. “Per te Summer l’ha fatto
volentieri…conoscendola, so
che lo rifarebbe di nuovo. Ti vuole molto bene.”
“Lo so…Lei non ha mai
abbandonato mio fratello quando ne aveva bisogno, vero?”
“Quando sei stata in
coma ci sono state molte divergenze tra lei e
Ryouga-kun…però lei non ha mai
abbandonato te.”
“Divergenze?
Di che genere?” “Non lo so, non ne ha mai voluto
parlare. Però in quel periodo
l’ho sempre vista molto pensierosa. Ora dai retta a me. Vai a
letto. Tra
qualche ora dovrai andare a scuola E necessiti di
riposo.” Rio tacque,
non trovando il coraggio di alzarsi e di voltarle le spalle.
“Che cos’ha
Summer-nee-chan?” domandò la Kamishiro.
“È così pallida…”
“Non ne sono certa,
ma è come se fosse intrappolata nei suoi incubi. Ho provato
a svegliarla,
cercando di placare la paura e l’angoscia che sembrano
divorarla…ma
vanamente.”
“Come
sta?” le due si voltarono in direzione della porta, dove
videro l’unico ragazzo
della casa fare la sua entrata. “Onii-san?!” Rio
rimase sorpresa dall’arrivo
del fratello, il quale si sedette dietro di lei e le
appoggiò una mano sulla
spalla. “Se devo dire la verità, la situazione
peggiora: Summer non smette di
urlare e poco fa ha iniziato a piangere nel
sonno…” spiegò Hana, passandosi una
mano sulla nuca. I tre rimasero in silenzio, poi Shark
invitò la persona più
importante della sua vita ad andare a dormire.
“Perché?” chiese lei, gonfiando
le guance come quando era una bambina. “Perché hai
certe occhiaie che potrebbe
far morire d’infarto i tuoi ammiratori.”
“E chi rimane con Summy-chan?” Ryouga
fece per indicare se stesso, ma una voce lo interruppe: “Io!
E ora filate a
letto, tutt’e due!” La donna li fissò
con finta aria irritata: voleva essere
molto convincente, ma la stanchezza le impediva di mostrarsi come
desiderava.
Così i due non si spostarono di un solo centimetro e
ciò fece sospirare arresa
la povera Hana.
Improvvisamente
la loro attenzione cadde sulla figura dell’Arclight, i cui
gemiti risuonavano
più dolorosi alle loro orecchie. I tre rimasero come
congelati nelle loro postazioni,
incapaci di proferire una sola parola o di muoversi. La sua pelle
iniziò a
riempirsi di strane macchie nere, che poco a poco si estesero, unendosi
tra
loro e iniziando a nascondere vari tratti della ragazza. Hana
abbandonò di
scatto la mano, notando come il suo palmo bruciasse.
“Maledizione! Lo sapevo…”
rimuginò la zia, cercando di ignorare la bruciatura.
Le
macchie scivolarono anche i suoi capelli, camuffando ai loro occhi il
pacato
colore che caratterizzava Summer. Una ciocca alla volta si
levò, oscillando
lentamente in aria. “Che cosa?” sbottò
Rio, indietreggiando e finendo con la
schiena attaccata al petto del fratello. Lingue di un forte arancione
fosforescente comparvero sul suo corpo, creando una serie disordinata
di rune.
“Lo sapevo! Lo sapevo! Maledetto…” Hana
interruppe i suoi pensieri e guardò
disgustata i segni che si stringevano e che marchiavano il corpo della
nipote,
facendola gemere e contorcere dal dolore.
Come si
era verificato con lo stemma di Hana, lo stesso ruggito proruppe nella
camera,
scuotendo con maggiore intensità le ciocche che stavano
battendo la forza di
gravità. A un suo grido una figura bianca, ai loro occhi
indefinita, si formò
sulla palpebra sinistra; come le sue mani strinsero i lembi del
lenzuolo, le
rune arancioni brillarono, iniziando a scorrere sulla superficie
nerastra,
fondendosi con quello che la donna riconobbe come lo stemma, che stava
nascendo
e che avrebbe segnato un cambiamento nella vita della vittima che era
stata
scelta per quella sorta di sacrificio-esperimento. Sacrificio
perché provocava
la caduta dai suoi sensi e
la sofferenza nella
persona che
era stata minuziosamente designata; esperimento perché, da
quello che sapeva
Hana, era un potere che probabilmente non apparteneva a questo mondo e
che
inevitabilmente si legava all’anima di colui che
l’ospitava, portandolo a un
profondo coma in casi che la donna ignorava completamente.
“Maledetto!
Hai designato Summer per…” Taci
donna! Nella
sua mente risuonarono quelle parole, facendola tremare convulsamente
per il
terrore che lo stesso essere che le aveva pronunciate le stava facendo
vivere.
Hana cadde per la seconda volta sul pavimento, dove perse presto i
sensi.
“Hana!!” esclamarono all’unisono i due
Kamishiro, i quali subito dopo udirono
una risata maligna.
“Brava
Summer-chan. Ti ci è voluto un bel po’ di tempo
prima che riuscissi a
sprigionarlo, eh? Il dolore che ora stai vivendo sarà presto
utile…ma se sarai
la mia fedele serva, ti darò un grande
potere…” Dalla parete che stava di
fronte ai due ragazzi comparve la figura evanescente di un inquietante
bambino,
il cui volto era per metà nascosto da una strana maschera.
Allungò la mano
guantata verso il volto dell’Arclight, ma venne interrotto
dalla voce del
Kamishiro. “Chi diamine sei?” L’altro
scoppiò a ridere sommessamente, senza
dargli una risposta. Appoggiò una mano sulla fronte della
sua vittima e quando
la sua treccia bionda si alzò delle catene violacee, simili
a dei filamenti di
DNA, uscirono dalla sua mano, legando la gemente e impedendone i
movimenti:
alcune si insinuarono nella sua mente, passando attraverso le tempie;
altre
invece penetrarono nel petto, colpendo l’organo sensibile.
“Cosa
le
stai facendo?” Ignorando la domanda minacciosa che gli era
stata posta, Tron si
rivolse direttamente a un’incosciente Summer.
“Ricordo il problema del tuo
cuore, ma quando farai uso del mio potere, eviterai di farti male
inutilmente.
Sarai un mio burattino fino a quando lo desidero e quando mi
stuferò di te,
sarò io a mangiare il tuo cuore.” Così
come era comparso il bambino svanì,
abbandonando i due con molte domande nella testa.
Abbandonata
dagli incubi la bluette riprese a respirare con regolarità;
il suo volto, fino
a quel momento contratto dall’agonia, si rilassò,
tornando al suo naturale
colore. “Aiutami a rialzare Hana…chissà
che cosa le è successo poco prima
dell’arrivo di quel…quella strana cosa.”
sussurrò Rio, sollevando la donna che
stava riprendendo conoscenza. “Stai bene?” Hana
fece un cenno con la testa e si
rilassò quando vide la nipote dormire serenamente. Poteva
solo immaginare
quello che era successo e anche se era curiosa di saperlo, decise di
tacere.
“Summer
è come entrata in coma.” constatò sua
zia quando si presentò nella sua stanza
qualche ora dopo. “Sarà meglio lasciarla riposare
in pace e sperare che entro
domani mattina si svegli.” La donna chiamò i due
ragazzi e li fece entrare
nella sua jeep, accompagnandoli a scuola. Tra uno sbadiglio e
l’altro i
Kamishiro, con i volti segnati da profonde occhiaie, riuscirono a farsi
strada
nell’Accademia.
Come se
fossero stati colpiti da una maledizione, i due non furono mai lasciati
un
attimo da soli e furono tartassati di domande che principalmente
riguardavano
la salute della loro migliore amica, non senza alcune battute spiritose
sulla
loro improvvisa e provvisoria apatia, dovuta alla mancanza di sonno.
In
quella mattina Hana, invece di recarsi al lavoro come avrebbe fatto
tutti i
giorni, si presentò sulla soglia di una specie di castello,
che spiccava nei
pressi di un lago dalle acque limpide e fresche. “Spero che
tu sia contento del
grande e magnifico lavoro che hai fatto, Tron.”
Rivelò velenosa la donna. “Zia
Hana…vuoi un po’ di tè?” un
ragazzo dai morbidi capelli rosa e dagli occhi
smeraldo si appropinquò, porgendole una tazzina con un
liquido caldo ambrato.
“No, Michael, ti ringrazio, ma sono troppo nervosa per
poterlo gustare come si
deve…” III si sedette silenziosamente sul divano
di pelle, accanto alla
torreggiante figura di Christopher, il quale socchiuse il libro che
stava
leggendo e guardò sua zia.
“Tron
ha
concluso il lavoro che aveva iniziato…”
“Lavoro? Quale lavoro?” Hana fissò suo
nipote. “Quello che aveva iniziato più di due
settimane fa…” “Summer non è
mai
rimasta sola…come ha potuto incontrare Tron?”
“Errato. Conosci per caso il suo
insensato amore per i temporali? Ogni qual volta che piove, deve stare
fuori a
bagnarsi, rischiando più volte di ammalarsi. Beh, Tron
l’ha trovata da sola in
uno dei parchi di Heartland City, prima che iniziasse a piovere. E ha
fatto
quello che doveva fare.” “Ha fatto quello che
doveva fare? Capisco il vostro
tentativo di salvare vostro padre, ma perché avete coinvolto
anche Summer-chan?
Tempo addietro tu stesso, Chris, hai detto che lei doveva starne
fuori.”
“Summer
è un’Arclight…che faccia anche lei il
suo dovere!” Hana si girò alla sua
sinistra, vedendo l’ultimo dei suoi nipoti scendere con aria
di superiorità le
scale. “Thomas! Come puoi dire una cosa del genere?
È tua sorella e lo sai che
soffre di insufficienza cardiaca. Non riuscirà a sopportare
lo stemma, a
differenza mia e vostra.” “Si chiamerà
anche Summer Arclight, ma non è più mia
sorella da quando ha deciso di non rivolgermi più la parola.
Ovvero quando ho
ingannato e fatto squalificare il suo carissimo migliore
amico.” IV sfoderò il
suo delizioso ghigno, irritando maggiormente la donna.
“Chissà come se la
prenderà quando scoprirà che la sua affidataria
non è che in realtà la zia del
noto Asian Champion o, peggio ancora, che Summer gli ha sempre nascosto
la
verità sul mio conto…posso solo immaginare come
piangerà la poveretta quando…”
Hana caricò il braccio e gli dette un sonoro schiaffo,
facendolo tacere. “Sono
sempre tua zia, Thomas, e mi devi portare rispetto. Inoltre in mia
presenza non
parlare in questi termini di tua sorella, intesi?” La donna
aveva il volto
rosso per la rabbia, per metà invaso da lingue blu. Lo
stemma stava facendo
effetto su di lei.
“IV,
Hana è pur sempre tua zia e devi rispettarla…se
dovessi ancora sentirvi
litigare, mi arrabbierò molto…” Tron
fece la sua comparsa, raggiungendo tutti
gli altri al piano terra. “Ti ho sentito dal piano di sopra,
Hana…immagino che tu
sia venuta a chiedere spiegazioni. Sì, comunque sono molto
soddisfatto di
quello che ho fatto. Non ti preoccupare: Summer sta reagendo
bene.” “Direi che
entrare in stato comatoso non è un modo di reagire bene,
Tron.” “Si risveglierà
presto, non ti allarmare. Tu e Summer mi servite.”
“Avevi promesso che in
questa vicenda Summer ne sarebbe rimasta fuori e al sicuro
perché mi sono
offerta io al suo posto. Mi hai solo ingannato?”
“All’inizio ho apprezzato il
gesto di una zia che si sacrifica in cambio della vita della nipote. Ma
tu non
mi darai gli stessi mezzi che lei mi darebbe, è per questo
che l’ho fatto.
Inoltre infondendo lo stemma su di lei, mi aiuterà a
ottenere ciò di cui ho
bisogno anche attraverso te. Avere una marionetta a disposizione in
più non è
comodo?” “Summer non è abbastanza forte
per sopportarlo…se tu pretendi troppo
da lei, potrebbe morire e tu lo sai. Non ti importa davvero niente di
lei?” “Un
burattino. È solo il mio burattino. È usa e
getta. Se dovesse morire, mi
dispiacerebbe solo rallentare i miei piani. Ma non si fermerebbero,
questo è
chiaro.” Detto ciò, rise malignamente,
costringendo Hana ad allontanarsi di
fretta da quella famiglia che ritenne maledetta.
**
“Summer-chan non
si è ancora
svegliata…Possiamo dormire con lei, vero
Hana-san?” chiese con tono
supplichevole la Regina di Ghiaccio, cercando di convincere la donna
con una
nuova tecnica: gli occhi del cucciolo bastonato. Le labbra della donna
assunsero un lieve sorriso, cercando in tutti i modi di non pensare a
quello
che le sue orecchie avevano sentito ore prima. “Non ho niente
in contrario se
questo vi permette di addormentarvi immediatamente. Sembrate due
cadaveri. Ma
non vi siete riposati nel pomeriggio?” “Abbiamo
dovuto fare i compiti…” replicò
Ryouga, rilasciando infine uno sbadiglio e credendo di poter dormire
nel suo
letto, nella sua stanza. Non aveva affatto capito perché sua
sorella gli stesse
sorridendo sornionamente. Hana augurò loro la buonanotte e
si recò nella sua
camera, cadendo a peso morto sul suo letto.
Shark
fece per allontanarsi, ma sua sorella lo prese per il polso.
“Rio?” “Che hai
capito, Onii-san! Dormiamo con Summy-chan!” A causa della
stanchezza al ragazzo
servirono più di cinque secondi per comprendere appieno le
parole della
sorella. “Che cosa? Mi rifiuto!” Sbottò
lui, cercando vanamente di liberarsi
dalla morsa della Regina di Ghiaccio. “Immagino che
ciò ti imbarazzi, ma…vedi
il lato positivo, Ryouga! Non abbiamo mai dormito insieme a Summy-chan.
Inoltre
zia Hana ha dato il permesso a un ragazzo di dormire nel suo stesso
letto. Sei
il primo e dovresti esserne fiero.” Rispose lei, infilandolo
nella piazza
libera del lettone della bluette, per poi inserirsi
dall’altra parte,
stringendosi all’amica. Con un rapido
“Yay” affondò la propria testa nella
scollatura generosa. “Non sai cosa ti perdi,
onii-san!” esclamò con
soddisfazione, ghignando al fratello. Sapendo a cosa Rio faceva
riferimento e
leggermente imbarazzato, socchiuse gli occhi. “E comunque non
sono il primo a
infilarmi nel suo letto.” Disse, pronto ad abbandonarsi tra
le braccia di
Morfeo. “Fossi in te non ne sarei così sicuro.
******** non si è spinto fino a
questa zona della casa.” “Ma se
hanno…” “Niente ma! Lui non è
stato qui. Fine
del discorso.” Lui grugnì, volgendo lo sguardo in
direzione della sorella.
“Buonanotte onii-san…e guai a te se domani mattina
non ti trovo qui.” Lui la
guardò come per dire: “Dove vuoi che vada?! Sto
morendo di sonno.”
Quando
Rio aprì gli occhi, notò i raggi del sole
illuminare la stanza. “Che ore sono?”
si domandò, sbadigliando e allungando un braccio verso il
comodino. La sua mano
si posò su un post-it e lo trascinò verso di
sé: in un primo momento dovette
ammettere di non riuscire a leggerlo, ancora mezza addormentata.
“Kami! La
scuola!!” al solo pensiero la ragazza sobbalzò e
fece per chiamare il fratello
ma si fermò all’ultimo momento. Un ampio sorriso
si formò sul suo volto quando
lesse il contenuto del bigliettino: Hana aveva concesso loro un giorno
di
vacanza perché, secondo lei, necessitavano ancora di riposo,
augurandosi che
grazie a loro la ragazza potesse risvegliarsi presto.
“Yay!
Oggi niente scuola.” Disse lievemente, posando lo sguardo su
Shark. Il suo
sorriso si trasformò presto in un ghigno. “Bravo
Ryouga. Stiamo migliorando!”
Rio trattenne a stento una risatina, uscendo dal letto senza curarsi di
infilare né le ciabatte, né la delicata vestaglia
color ghiaccio. “Ora sta
fermo e non ti muovere! Nemmeno tu, Summer-chan, intese?” La
Regina di Ghiaccio
sgattaiolò nella sua stanza e nell’arco di qualche
secondo ritornò in quella
dell’amica. Si avvicinò ai due, attenta a non fare
nessun rumore, allungò il
braccio con il D-Gazer e…Click! La ragazza levò
un braccio al cielo, contenta
di aver immortalato i due per l’eternità.
“Ora vi posso ricattare! Così siete
troppo carini, perché non…” Rio venne
interrotta da un mugugno proveniente dal fratello,
il quale, totalmente incosciente del suo gesto, strinse maggiormente a
sé la
sua migliore amica, la cui testa riposava serena sul suo petto.
“Ohoh!
Questa è proprio bella…se ne faccio
un’altra, mica casca il mondo, no? Gambaru,
nii-san!” Un’altra foto non le bastò:
presa dall’eccezionalità di
quell’evento,
ne fece quante ne sono necessarie per un set fotografico, sfruttando un
po’
tutte le angolazioni. “Kukuku!” La ragazza fece per
inviare una delle foto
compromettenti al fratello, ma cambiò presto idea.
“Meglio che entrambi
rimangano all’oscuro di ciò. Rovinerebbero il
magico momento…e anche il mio
tentativo di match-making.”
“Buongiorno
nii-san! Buongiorno Summer-nee-chan! Vedo che ti sei finalmente
svegliata.”
esclamò Rio, vedendo i due ragazzi entrare in cucina e
ricambiare
distrattamente il suo saluto. Summer si sentiva parecchio confusa: gli
incubi
che l’avevano tormentata erano svaniti nel nulla, lasciando
spazio a una voce
maschile che, al solo ripensarci, la ragazza trovò molto
sexy e che si curò di
spiegarle perché avesse rivissuto l’atto di
bullismo di Viper e delle altre
arpie. Le parlò anche brevemente dello stemma di Tron,
omettendo molte
informazioni, ma che confusero maggiormente la bluette.
L’Arclight non seppe
dire se tutto ciò si trattasse di uno strano sogno in cui la
sua mente si era
inventata tutto oppure era davvero successo quello che aveva sentito
dalla voce
nel sogno. Una prima conferma l’ebbe quando la bluette
guardò il calendario
elettronico del suo D-pad, che era appoggiato al tavolo. Aveva davvero
dormito
più di un giorno? Come fosse possibile ciò?
Il
silenzio si fece teso nella cucina, così la bella
addormentata pensò bene di
rompere il ghiaccio. “Caffè?”
Domandò tentando di mostrarsi tranquilla e
spensierata, dando loro le spalle e iniziando a preparare la
caffettiera dopo
aver ricevuto da entrambi una risposta affermativa. Una volta che la
mise sul
fuoco si girò verso i due, incrociando le braccia sotto il
seno. “Hai dormito
bene Summy-chan?” le chiese Rio, volgendole un sorriso
malizioso. “In un primo
momento non molto, poi sì. Non mi posso
lamentare.” Le sue guance si tinsero di
un lieve rosso, cercando di scampare allo sguardo della Regina di
Ghiaccio. “Ti
senti ancora dolorante?”
“Sì…mi fanno ancora un po’
male le gambe, ma dovrebbe
passare presto.” “E tu, onii-san?” Prima
di risponderle il ragazzo cercò di
capire se Rio stesse tramando contro di lui e se stesse tessendo una
trappola
dove farlo cadere e immobilizzare. “Sì.”
“Eheh,
sì?” Il suo tono di voce bloccò sia
Shark che Summer: pensando che Rio li
avesse visti, il primo si vergognò nel ripensare a come
aveva stretto l’amica
tra le sue braccia; l’altra rimuginò su come il
suo risveglio fosse stato
dolce, ascoltando il battito cardiaco dell’altro e le sue
mani avvolgerla in
una delicatezza che apparentemente non gli sarebbe mai appartenuta.
“Sembra che
siano passati secoli dall’ultima volta in cui mi sono sentita
così.” Meditò tra
sé e sé, accorgendosi di uno strano calore
invaderle il petto e, in seguito, scorrere
in tutte le fibre del suo corpo come lava eruttata da un vulcano.
Versò
il
liquido caldo in tre tazzine e aggiunse lo zucchero quanto bastava per
ciascuno. Attenta a non bruciarsi, pose la prima tazzina davanti
all’amica, la
quale la ringraziò calorosamente. Fece per passare
l’altra al Kamishiro, ma il
suo volto divenne più roseo quando intravide la sua mano
allungarsi,
imbattendosi nella sua e ponendo un contatto. Imbarazzata, fece per
ritirarla,
ma rischiò di rovesciare il contenuto. “Stai
attenta.” Summer non riuscì a
capire se il ragazzo lo avesse detto con tono severo e quasi
infastidito; ad
ogni modo il suo cuore perse un battito. “Scusami, sono solo
un po’ distratta…”
si scusò lei, mentre l’altro prese il suo
caffè con entrambe le mani, notando
un diverso atteggiamento in lei.
L’Arclight
si sedette poi davanti a Rio, evitando di far incrociare il suo sguardo
con
quello del ragazzo. Ovviamente la ragazza se ne accorse e, come se
fosse in
grado di leggere i suoi pensieri, le prese la mano e le
mormorò di
tranquillizzarsi, rivelandole che aveva davvero dormito per
più di un giorno e
che doveva essere stata parecchio male durante la notte del giorno
prima.
Non
negò
che sia lei che suo fratello erano stati in pensiero per lei. Shark
tentò di
omettere questo dettaglio, ma quando la Regina di Ghiaccio si
impuntava, era
impossibile batterla. “Mi dispiace.” Disse appena,
immaginandosi come
l’avessero vista durante i suoi incubi.
“È per questo che avete dormito con me
stanotte?” “Già. Oggi passeremo tutto il
giorno insieme. Hana ci ha regalato un
giorno di riposo e molto probabilmente tornerà in tarda
serata. Che ne dite se
oggi, invece di restare a casa a fare la muffa, facessimo un bel giro
per
Heartland City?”
**
I suoi
occhi color miele brillarono per qualche secondo alla vista
dell’insegna di una
pasticceria sul lunghissimo viale che portava alla Heartland Tower.
“Ho sentito
ottime opinioni su questo locale. Che ne dite se entriamo?”
Propose Rio “Qui?
Al Dorian’s
extravaganza?” Chiese
Summer, senza distogliere lo sguardo dal ritratto di un giovane che
doveva
essere il protagonista del capolavoro di Oscar Wilde inserito tra le
due
parole. “Ancora non siamo entrati e già sembra
piacerti.” Aggiunse Ryouga,
cercando di stuzzicare l’amica. “Lo sai come sono
fatta. Speriamo che non sia
solo l’insegna a conquistarmi.” La Kamishiro
sorrise ai due, afferrò la
maniglia e spinse delicatamente la porta.
Come i
tre videro già dall’esterno, le pareti e i
divanetti erano di un bel rosso
acceso, mentre i tavolini bassi, posti davanti ai divanetti, erano di
legno
scuro, forse ebano. Lungo le pareti c’erano appesi i ritratti
degli attori che
avevano interpretato i personaggi più importanti a partire
dalla prima
edizione. Un ragazzo si avvicinò a loro, li
salutò cortesemente e li condusse
in un grande salone, non senza fare mentalmente degli apprezzamenti
sulle
ragazze. “Prego, potete accomodarvi su un qualsiasi divanetto
a vostra scelta.
Appena vorrete ordinare, fatemelo sapere.” Il cameriere porse
loro i menù e si
congedò da loro con un rapido inchino.
La
bluette studiò attentamente ogni dettaglio presente nella
stanza,
meravigliandosi della candidezza con cui erano ridisegnati i volti
degli attori
che avevano interpretato Dorian. Il suo sguardo si posò
sull’unico divanetto
occupato oltre il suo: due ragazzi sedevano compostamente e bevevano in
tranquillità del tè. Uno dei due aveva grandi
occhi verde smeraldo e morbidi
capelli rosa: ora che Summer lo osservava meglio, poté
notare come alcuni
tratti del suo viso o alcune espressioni assomigliassero tanto a quelle
di
Hana. L’altro, invece, aveva i capelli molto lunghi color
argento con alcune
ciocche della frangia di un viola leggero, mentre al centro dominava
una color
verde chiaro.
La
forchettina dell’Arclight rimase a mezz’aria quando
scrutò i suoi occhi
azzurri. Li trovò magnetizzanti: sebbene fossero dello
stesso colore di quelli
di Shark, nelle iridi di quel ragazzo lesse una profondità
velata dalla
malinconia. Come se avesse perso qualcosa e potesse riviverlo solo nel
ricordo.
Era strana come sensazione e se quello ai suoi occhi era uno
sconosciuto, il
suo cuore constatava che doveva già averlo incontrato da
qualche parte.
Ma dove?
E perché non si ricordava di lui? L’occhio
sinistro prese a bruciarle, sentendo
come una forza che voleva fuoriuscire da lei. La testa prese a girarle
forte,
costringendola a chiudere entrambe le palpebre. Summer sentì
il proprio cuore
iniziare a battere sempre più forte, come se volesse
scappare dal suo corpo. Il
suo respiro divenne faticoso e la ragazza ebbe difficoltà a
controllarlo.
Doveva calmarsi. Se si agitava, la situazione poteva solo peggiorare.
“Summer?
Ti senti bene?” Ryouga la richiamò con aria
preoccupata, risvegliandola dai
suoi pensieri. Fece per dire che sì, era tutto apposto, ma
quando si rese conto
di sudare freddo e che dalla sua bocca non usciva nessun suono, non
riuscì a
tranquillizzarsi. Con estrema lentezza posò il piattino con
la sua fetta di
torta Foresta Nera e si alzò, mormorando con fatica un:
“Arrivo subito.” Si
diresse verso il corridoio attraverso il quale aveva accesso al salone,
ma
appena mise piede, perse i sensi e crollò al suolo.
“Summer!!” Rio scattò
subito verso di lei, seguita dal fratello. A quel nome le due figure
maschili
si irrigidirono.
“Hanno
detto Summer?” il più giovane dei due, il ragazzo
dai capelli rosa, posò la sua
tazza vuota sul tavolino e guardò negli occhi il fratello.
“Sì. Hana aveva
ragione quando ieri ha detto che Summer non può essere in
grado di controllare
appieno lo stemma di Tron. Se le diamo un piccolo aiuto, lei non
starà troppo
male e prima potremmo riavere indietro la nostra famiglia.”
“Allora entriamo in
azione.” I due si alzarono e fu il ragazzo più
alto ad avanzare per primo verso
i Kamishiro, dove ebbe modo di studiare il volto contratto della
ragazza dai
capelli acquamarina, distesa a terra e ansimante. Piccole macchie color
pece si
formarono sulla sua pelle, accompagnate da rune arancioni che
ricoprirono buona
parte del volto. “Non di nuovo…”
mormorò l’altro, chinandosi al suo fianco.
Fece per toccare con due dita la palpebra sinistra, dove lo stemma,
identico a
quello che aveva visto per la prima volta, era comparso e brillava
intensamente.
“Fossi
in te non lo toccherei.” Christopher si inginocchio
dall’altro lato, ottenendo
l’attenzione del Kamishiro. “Devi saperne
qualcosa.” V non rispose alla sua
affermazione, mise la mano sotto la testa della sorella, mentre con
l’altra l’alzò
appena dalla schiena. Summer rilasciò qualche gemito, mentre
il pollice del
ragazzo scorreva con tenerezza sulla sua guancia.
“Ehi!” proruppe Ryouga,
infastidito dall’atteggiamento a lui fin troppo intimo dello
sconosciuto. “Ora
fate quello che vi dico, se non volete che stia ancora
male…” “Non ho
intenzione di prendere ordini da…” quando
incontrò il suo sguardo, il Kamishiro
sentì il proprio animo vacillare, la mente vinta dal potere
misterioso che il
ragazzo emanava. “Va’ a prendere un bicchiere
d’acqua…e tu!” V guardò Rio e
la
sottopose allo stesso trattamento del fratello “Chiedi al
cameriere di portare
un panno inumidito o una borsa del ghiaccio.”
I due
non opposero resistenza, incoscienti dei loro movimenti, e si diressero
verso
il bancone.
“III!”
“Sì, onii-sama.” Il ragazzo dai capelli
rosa si inginocchiò, trovandosi di
fronte al fratello. “Summer ci stava guardando ed
è molto probabile che la sua
volontà subconscia stia lottando contro lo stemma. Dobbiamo
verificare che i
suoi ricordi che ci concernono siano bloccati nella sua mente e che in
nessun
modo si rimembri di suo padre e di noi.” “Ho
capito. Solo che…speravo che
potesse riconoscermi. Mi manca.” Christopher sorrise mesto a
Michael,
appoggiandogli una mano sulla spalla. “Un giorno si
ricorderà di noi. Dopo che
avremo compiuto il nostro dovere, il momento in cui la ritroveremo
sarà più
vicino.” III fissò il volto ormai nero della
sorella. “Nee-san…spero che le
cose torneranno presto com’erano. Non solo con noi, ma anche
con IV.” La mano
sinistra di III venne avvolta da un fascio di luce verdastra, che
posò sopra lo
stemma arancione di Summer, mentre Christopher verificò che
i suoi ricordi
sopra la sua vera famiglia fossero ancora ben coperti e fece in modo
che il
potere di Tron fosse più facile da dominare.
L’Arclight lanciò un urlo come la
luce sulla mano di III perforò il suo occhio, tremando
convulsamente
sull’avambraccio di V.
“Summer…resisti!” sussurrò il
più piccolo degli
Arclight, gemendo appena.
Come
comparve, così lo stemma svanì e la ragazza dai
capelli acquamarina riprese
conoscenza poco a poco. “Vedo che ti sei ripresa…i
tuoi amici sono andati a
prendere qualcosa per farti stare meglio.” Summer non seppe
cosa dire. Provò un
grande imbarazzo nell’osservare i due ragazzi che poco prima
stava fissando
intensamente. “Cosa è successo?”
domandò timidamente. “Hai perso i
sensi…”
Intervenne il ragazzo che assomigliava molto a sua zia Hana, passandole
una
mano sulla fronte e asciugandogliela dal sudore.
“…ma come puoi vedere, ora
stai bene.” Sorrise, contagiando la sorella. “Beh,
non so come ringraziarvi
per…per avermi assistito. Comunque…è
possibile che vi abbia già incontrato
prima di oggi? La sua voce…” La ragazza
indicò Christopher “…mi sembra
familiare…ho già avuto modo di
sentirla.” “È
possibile…Heartland è grande, ma
non è come il mondo. Non ho idea però dove tu
possa avermi visto o sentito.”
“Spero di non essere passata come una ragazza
strana…” “No…niente
affatto.” Le
mise una mano sopra la testa, facendole un tenero buffetto e
scompigliandole
appena i capelli.
I due si
alzarono come videro arrivare i Kamishiro con ciò che V
aveva loro chiesto; con
uno schiocco delle dita Christopher li liberò dal giogo del
suo potere. “Ora
metti la borsa del ghiaccio sull’occhio e bevi un
po’ d’acqua. Ti sentirai
riavere molto presto.” Poi rivolgendosi all’altro:
“Andiamo.” Summer, ancora un
po’ stordita, attese qualche secondo prima di richiamare
l’attenzione dei due
giovani. “Aspettate! Posso almeno…sapere i vostri
nomi?” “La prossima volta che
ci rincontreremo, non ti negherò questo piacere,
Summer-sama.” Rispose Michael,
dandole definitivamente le spalle. Come
conosce il mio nome?
|
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Capitolo 6 *** Revenge ***
Chocolate-sama’s
corner:
Noto
con piacere che nel capitolo precedente abbiamo raggiunto ben 4
recensioni! Che record!
Sono
molto entusiasta che abbiate lasciato le vostre opinioni e vi prego di
continuare così. Devo dire che l'angolino della mia collega
nonché miglior consigliera del mondo Peanuts-senpai ha avuto
un notevole successo! Vuol dire che glielo dovrò far fare
più spesso.
Non
vi faccio anticipazioni di nessun genere, vi lascio alla lettura e
spero che possa essere di vostro gradimento.
Capitolo
6: Revenge
Summer
era sdraiata sul suo letto, beandosi del silenzio che aleggiava in
tutta la
casa. I Kamishiro erano rimasti a scuola per concludere i corsi della
giornata:
normalmente sarebbe rimasta a scuola ad aspettarli, magari passando
un’oretta a
studiare o a leggere qualcosa in biblioteca, ma dato che erano passati
otto
giorni da quell’avvenimento ancora non se la sentiva di
rimanere
nell’Accademia.
Solo
quella mattina l’Arclight aveva avuto il coraggio di tornare
a frequentare le
lezioni, sotto lo sguardo rammaricato di qualche studente. La ragazza
aveva
persino avuto l’onore di parlare con il presidente del
comitato studentesco,
Jinguji Mamoru, che teatralmente si era inchinato, scusandosi con lei
per
quello che le era successo in sua assenza. “Se quel giorno
fossi rimasto a
scuola, invece di tornare a casa a studiare, sarei intervenuto per
difenderla…”
Aveva spiegato, mostrando una notevole espressione corrucciata.
“Non si
angosci, Presidente. Ormai è una cosa passata e mi auguro
che non accada a
nessun’altra un’umiliazione del genere.”
Rispose con maturità la bluette
“Suvvia, Arclight-sama, mi conosce fin dall’anno
scorso e mi chiama ancora
presidente?!” “È vero, ma come la dovrei
chiamare? Comunque Arclight-sama è un
po’ troppo formale, che ne dice di chiamarmi semplicemente
Summer?” “Solo se
avrò il piacere di essere chiamato Mamoru-kun.”
aveva dichiarato, facendole
l’occhiolino. Le altre ragazze sarebbero state colte dalla
sindrome di Stendhal
per un atteggiamento così raro di Mamoru, ma la ragazza
dagli occhi color miele
si limitò a sorridergli e ad augurargli buona giornata,
sperando in cuor suo
che la sua sarebbe finita presto.
I suoi
occhi vagarono per la camera, fissando spesso il deck appoggiato sul
comodino.
Fino a qualche minuto prima era rimasto nella cartella e in tutta la
mattinata
scolastica era stato mostrato solo a Fuya, con il quale aveva pranzato
e
passato insieme le due ore di buca, facendosi dare vari consigli che la
ragazza
aveva ritenuto preziosi.
Il
ricordo di quello che le era successo poco più di una
settimana fa era ancora
vivo nella sua mente. Nuove lacrime si formarono quando
sentì le sue stesse
grida, mischiate alle risatine maligne di Viper e delle altre arpie. A
tratti
credette di non potersi muovere, credendo di avere la stretta presa di
quelle
ragazze.
“Sono
davvero pronta a guardarla negli occhi senza che perda l’uso
della ragione per
la rabbia? Sono davvero pronta a utilizzare la mia intelligenza per
umiliarla?
Sono davvero pronta ad affrontare la mia paura di fallire? Quando
l’affronterò,
so che non sarò sola. Fuya-kun mi ha promesso che sarebbe
venuto ad assistermi
e a supportarmi se avessi avuto bisogno…So che in una lotta
corpo a corpo non
avrei nessuna speranza, allora perché mi sono appesa
all’idea di sconfiggerla
in un Duel Monster? Se era amica di Shark, doveva essere molto brava
nei
duelli. Dovrei quindi tirarmi indietro e aspettare?” La
risata dell’albina, che
riecheggiava da tempo nella sua mente, vennero interrotti da una
chiamata sul
suo D-Gazer. “Summer?” proferì lui
appena udì la voce della ragazza. “Volevo
avvisarti che sto uscendo ora di casa e che sto andando a prendere la
moto che
è in garage. Dammi le coordinate e passo a prenderti. So che
non sei molto
lontano da dove abito io, quindi dovrei arrivare nell’arco di
5-10 minuti
massimo.” L’Arclight fece come le era stato detto,
chiuse poi la telefonata e
prese tutte le sue cose. Il momento era giunto. Tirarsi indietro non
era più
presente tra le sue opzioni.
L’Okudaira
si levò il casco, osservando l’intermittenza delle
luci del
<> presente in quel vicolo.
“Sicura che la troverai qui,
Summer-chan?” “Le probabilità sono alte,
Fuya-kun.” La ragazza pose il suo
casco tra le mani dell’amico, scendendo dalla moto. Le gambe
le tremavano un
po’ dalla paura e il nervosismo la fece diventare tesa come
la corda di un
violino. “Stai tranquilla. Io ho fiducia in te e so che se
con mente lucida
ricorderai i consigli che ti ho dato questa mattina, sarai in grado di
sconfiggerla. È il tuo primo duello e se perdi, non te la
prendere troppo. Ad
ogni modo, farò tacere Viper se proverà a
mortificarti. Dimostrati forte come i
mostri che possiedi, Guerriera.”
Lei
sorrise a Fuya: se avesse potuto, l’avrebbe abbracciato e gli
avrebbe
dimostrato come le sue parole avessero avuto effetto su di lei.
L’Okudaira
l’anticipò, facendola imbarazzare: le sue braccia
la strinsero a sé, facendole
avvertire il suo petto scolpito e passandole una mano tra i capelli.
“Se Yuma
fosse qui con noi, ti direbbe Kattobingu
da ore! Fai del tuo meglio, Summer-chan, e non avere
paura.” Le prese
dolcemente la mano, di cui Summer ricambiò lievemente la
stretta, ed entrambi
si diressero verso l’ingresso del
<>.
L’odore
acre del fumo e il sinistro rumore di bottiglie di vetro sbattere una
contro
l’altra attirò l’attenzione dei due
ragazzi. L’atrio era oscuro, di più
rispetto al vicolo nel quale Fuya aveva parcheggiato la sua moto, ma
non c’era
nessuno. Summer guardò confusa il compagno e, quando
l’altro le fece un cenno
con la testa, si schiarì la voce. “Viper! Vieni
fuori. Voglio affrontarti in un
duello.” Per una manciata di secondi la ragazza dai capelli
acquamarina udì
solamente la sua voce riecheggiare, per poi perdersi nel silenzio. Poco
dopo i
due udirono una risata sguaiata. La schiena dell’Arclight
venne attraversata da
un brivido: era lei!
Una
serie di passi rimbombarono a lungo, facendola agitare prima che
potesse vedere
l’albina e i suoi occhi gialli guizzare verso di lei
divertita. “Non mi sarei
mai aspettata che ti saresti fatta viva, cara la mia Summer. Ti vedo
fresca
come una rosa: mi domando se forse una settimana fa sono stata fin
troppo
gentile con te.” La ragazza rise, facendo deglutire
rumorosamente l’altra.
“Cosa sei venuta a fare qui, nel mio regno? Oggi non ho tempo
per giocare con
te, Summer-chan. Ho già un impegno. Non ci crederai mai, ma
Ryouga mi ha
chiesto di incontrarlo tra circa venti minuti. Si presenterà
qui e non voglio
averti tra i piedi. Devo farmi bella per lui, capisci?”
Intimorita dalla sua
figura e dalle sue parole Summer riuscì a prendere coraggio
a due mani,
fissandola negli occhi. “Ho un conto in sospeso con te. Se
sarai brava,
possiamo farlo in meno di venti minuti, forse anche solo in dieci.
Accetti?” Viper
la guardò, scoppiando a ridere. L’Arclight
trasalì, rendendosi conto che
l’altra non l’aveva presa abbastanza sul serio.
“Te
l’ho
già detto, Summer-chan. Giocherò con te
un’altra volta e quando ciò avverrà,
avremo tutto il tempo che vorremo. Ti insegnerò la lezione
che non hai imparato
la scorsa volta. E sarà molto crudele.” Il volto
di Summer divenne scuro come
udì ciò, mentre sulla palpebra comparve lo stemma
di Tron. Tempismo perfetto!
L’Okudaira attirò l’attenzione della
ragazza, notando come le braccia e le
gambe, oltre al viso e al collo, stessero diventando via via nere.
“Summer…che
cosa ti sta succedendo?” L’Arclight tacque per
qualche secondo, nel quale
decise di accettare, ma non di abbandonarsi del tutto, al potere di
quello
strano stemma. Non sapeva se poteva essere chiamato così
né si ricordava il
nome di chi glielo aveva fatto contrarre, ma si rese conto che quello
non era
che un escamotage per debellare quella timidezza e paura che la
ridicolizzava
agli occhi della vipera.
“Fuya-kun,
non è necessario preoccuparsi…sono molto
concentrata perché aspiro a dare IO
una lezione alla cara Viper. Non sei d’accordo?”
“Tch…”
“Allora…accetti la mia
proposta o preferisci ritirarti con la coda tra le gambe? Sappi che non
faresti
una bella figura con Ryouga-kun…”
L’albina nascose alla perfezione la sua
meraviglia: da quando quella smorfiosa aveva tutto quel coraggio?
“Come se lui
ti preferisse…” La bluette rise. “Vedo
che sei molto sicura, ma mi diverte di
più l’idea di dirti che io e lui siamo migliori
amici. Mi scuso, ma che
rapporto aveva con te? Dato che ti devi giustamente
far bella per lui, immagino che eravate molto di
più, allora…”
Quando
l’oscurità coprì persino la sua
uniforme e le punte dei capelli, la ragazza dai
capelli acquamarina sollevò il braccio, mostrando piccole
rune intrecciarsi tra
loro e diventare sempre più spesse. Con un rapido movimento
lo abbassò e
l’albina sentì il proprio polso avvolto in una
calda morsa. “Duel…anchor?!”
proferì quasi schifata, osservando la liana rossa che le
univa. “Risposta
giusta. Solo dopo il nostro duello potrai liberartene.”
Summer prese il suo
Duel Disk bianco e lo fece azionare, aggiungendo poi il suo deck. Non
ebbe il
tempo di afferrare il D-Gazer che un velo blu avvolse la palpebra
dell’occhio
sinistro, assumendo poi la forma di un fulmine. L’iride
divenne di un bel verde
smeraldo, senza nascondere lo stemma di Tron, che era inscritto al suo
interno.
“Duel
anchor e D-tatoo…Come può una sfigata come te
possederli?” Fuya fece per
ribattere, ma Summer fu più svelta di lui nel risponderle.
Avvolto come in una
fiamma, Summer avvertiva lontanamente il suo corpo affaticato. Cosa
poteva
significare ciò? “Per ottenerli sto pagando un
prezzo alto, ma se ciò mi
permetterà di essere superiore a te, allora ne è
valsa la pena.” Lo stemma
parlò al suo posto, mentre lei si sistemò,
levando gli occhi e posandoli sulla
sua avversaria.
L’attore
rimase stupefatto dall’atteggiamento diverso
dell’amica: che fosse dovuto a
quelle macchie color petrolio che ormai la coprivano interamente?
“Ma se ti
dichiarassi inferiore a me e mi permettessi di schiacciare la tua
dignità, ne
sarebbe valsa la pena lo stesso. Non voglio obbligarti a farlo. Voglio
sentirtelo dire dalle tue labbra, con un tono di supplica. Sarebbe
l’ideale.”
Fuya constatò che quelle parole non appartenevano affatto
alla sua amica.
“Summer-chan…non credi di star esagerando? Se vuoi
essere superiore a lei, lo
dimostri battendola. L’umiliazione non è un modo
per far crollare una persona
sulle proprie ginocchia.” L’Arclight si
voltò verso di lui, rivolgendogli, per
la prima volta, un’occhiata innervosita. “Stai
zitto! Tu non puoi capire come
mi sono sentita io…la vergogna che ho
provato…voglio farle provare la paura e
il dolore che io ho vissuto. Ha sminuito il mio essere, credendosi
superiore a
me…voglio schiacciarla come uno scarafaggio.”
Tornò a fissare Viper, la quale,
con un enorme ghigno, accettò la sua sfida, dichiarando che
le avrebbe
nuovamente mostrato la strada del vergogna.
DUEL!
“Se
permetti inizio io.” L’albina sorrise malignamente,
aggiungendo una carta tra
le cinque presenti nella sua mano. “Essendo il mio terreno
vuoto ed essendo il
primo turno di gioco, evoco Dendroaspis Polylepis in posizione di
attacco.”
“Dendro-che?” si chiese la ragazza dai capelli
acquamarina, osservando il
mostro schierarsi sul campo di Viper e spalancare la bocca, mostrando
l’interno
nero. “Immagino che non ne sai proprio niente di serpenti.
Sarò così
gentile da spiegartelo: Dendroaspis
Polylepis è conosciuto come mamba nero, ma di certo
preferisco il suo
soprannome, che è ombra di morte.
Essendo presente Dendroaspis Polylepis sul mio terreno, posso evocare
specialmente Notechis scutatus, ignorando le condizioni di evocazione.
Notechis
scutatus è anche noto come serpente tigre ed è di
una bellezza rara che una
sciocca come te non può certo comprendere e apprezzare.
Attivo l’effetto
speciale di Notechis scutatus: abbassando i suoi punti attacco da 1200
a 0, mi
dà la possibilità di infliggere al mio avversario
i suoi punti originali.” Il
mostro di Viper balzò verso Summer, colpendole
l’addome con la coda. I Life Points
dell’Arclight crollarono a 2800 mentre la ragazza
riuscì a rimanere in piedi,
indietreggiando però di qualche metro. “Bel colpo,
non credi? Purtroppo per te
il mio turno non è ancora finito. Sovrappongo Notechis
scutatus e Dendroaspis
Polylepis di livello 6 e con questi due mostri costruisco la rete di
sovrapposizione. Xyz shōkan! Serpente fiero, mostrati a noi nella tua
forma
umana e inietta il veleno del terrore, Ma’am Oxyuranus
Microlepidotus.” Il
mostro xyz di quella vipera aveva le sembianze di una donna molto
pallida: metà
del viso era ricoperto da scaglie marrone scuro, evidenziando le iridi
nere,
che avevano ben poco di umano. Le braccia nude era avvolte da due
serpenti che
si intrecciavano fra loro, che erano due esemplari di Taipan
dell’interno,
mostrando la cavità orale alla loro preda, cioè
Summer. “Utilizzando una
Overlay Unit, attivo l’effetto di Oxyuranus. Una volta per
turno, alla fine
della Battle Phase, il mio mostro può aggiungere ai suoi
punti di attacco
quelli di un mostro utilizzato come materiale per
l’evocazione. Ai suoi 1800
punti aggiungerò…” Viper
osservò con un ghigno il mostro che aveva levato dal
suo asso della manica. “…i punti originali di
Notechis scutatus, raggiungendo
così i 3000 punti di attacco. Poison Charge Up! Posiziono
due carte coperte e
termino il mio turno.”
Summer
guardò le sei carte nella sua mano. “Ho due
mostri, due magia e due trappola.
Reverse Destiny, la prima carta trappola, posso posizionarla alla fine
del mio
turno. Last Rescue, l’altra, mi permette di difendere il mio
mostro e di
dimezzare il danno che potrei ricevere da Viper. Scommetto che
quest’ultima
vuole utilizzare la sua ultima Overlay Unit e dovrò quindi
aspettare che lo
faccia. Ma se sarà abbastanza furba, sarà capace
di mettermi con le spalle al
muro prima che utilizzi per la seconda volta il potere di
Ma’am Oxyuranus.
D’accordo…Reflection Shield, la carta magia, mi
sarà utile per il contrattacco.
Per evocare il mio mostro xyz ho bisogno di due mostri di livello
8…ce li ho!
Però…Bloody Ocean, l’ultima carta
magia, non può essere utilizzata al mio primo
turno di gioco.” Persa nel suo ragionamento Summer non si era
accorta
dell’espressione preoccupata comparsa sul volto
dell’Okudaira, il quale credeva
che la ragazza fosse entrata nel panico, ma dovette staccare gli occhi
a causa
delle parole canzonatorie della sua avversaria. “Che
c’è, Summer-chan? Prima ti
dimostri tutta altezzosa, non vedevi l’ora di prendere la tua
vendetta su di me
e poi hai paura? Poverina…” L’effetto
che Viper desiderava si verificò: la
bluette digrignò nuovamente, permettendo ad altre rune di
comparire e di rigare
il suo viso nero. L’occhio smeraldo, così come il
fulmine che divideva la
palpebra in due parti, brillò; Viper rilasciò un
gemito quando avvertì la presa
del Duel Anchor sul suo polso stringersi ancora di più.
“Quando il mio terreno
è vuoto e in quello del mio avversario è presente
un mostro xyz, posso evocare
Infernal Armour Warrioress.” Una guerriera, il cui corpo era
avvolto da lingue
nere di fuoco, mostrò le sue iridi bianche, sfoderando una
katana. “Posiziono
due carte coperte. Il mio turno finisce qui.”
“Con
quel fenomeno da baraccone non potrai certamente difenderti da
Ma’am Oxyuranus.
In che modo i suoi 1500 punti potranno abbattere i 3000 del mio mostro?
Voglio
proprio vedere come farai…” Sicura di poter
gestire il duello a modo suo, Viper
rise malignamente. “Draw! Ma’am Oxyuranus, attacca
Infernal Armour Warrioress.”
Il mostro posizionato sul terreno di Summer venne facilmente eliminato
dal
mostro xyz dell’albina, infliggendole la differenza dei loro
punti d’attacco.
Summer sbatté la schiena contro il muro del vicolo, mentre i
suoi LF calarono a
1300. “Il tuo mostro si trova ora nel cimitero e non saranno
le due carte
coperte a proteggerti. Ma’am Oxyuranus, direct attack!
Sayonara, Summer-chan.”
“Attivo il potere speciale di Infernal Armour Warrioress.
Quando questo mostro
viene distrutto e sto per ricevere un attacco diretto, ritorna sul mio
terreno
e forza il mostro avversario a battersi con lei.” Viper rise.
“La matematica
non è il tuo forte, Summer-chan. Poco importa: la tua mossa
non ti ha
certamente salvato.” Sul volto nero dell’Arclight
comparve un ghigno. “Trap
card, open! Last rescue! Questa carta mi permette di proteggere il mio
mostro
dalla distruzione e dimezza il danno che dovrei ricevere. I calcoli li
ho fatti
bene.” L’albina si mostrò irritata, ma
sorrise vittoriosa alla vista dei LF
dell’avversaria scendere a 550. “Non potrai fare
niente per sconfiggere me.
Quando verrà il mio prossimo turno, sarai definitivamente
sconfitta. Attivo
l’effetto di Oxyuranus: una volta, al termine della Battle
Phase, il mio mostro
può aggiungere ai suoi punti di attacco quelli di un mostro
utilizzato come
materiale per l’evocazione. Utilizzo l’ultima
Overlay Unit in modo da alzare i
3000 punti d’attacco del mio mostro a 5000. Termino qui il
mio turno.”
Fuya
aveva osservato il duello con aria preoccupata: il potere speciale di
Ma’am
Oxyuranus Microlepidotus era molto interessante e Viper era consapevole
di
vincere con quel mostro senza dover usare una particolare combo.
“Summer-chan…posso sentire che i 5000 punti di
attacco ti spaventano e che
forse non hai niente che ti possa difendere dal suo attacco diretto.
È il tuo
primo duello e si è presentato ostile fin dal primo momento,
non solo
psicologicamente. Un vortice di sentimenti si muove dentro di te: sei
stata
spinta ad affrontarla a causa del tuo orgoglio e della tua rabbia.
L’umiliazione di essere stata trattata in quel modo ti ha
dato la forza di
farti avanti e di provare a ottenere la rivincita contro di lei. Anche
se
perderai, sappi che sono orgoglioso di te e che ti stimo per il tuo
coraggio.”
Fuya
abbassò la testa per poi rialzarla quando avvertì
il rumore di una moto
fermarsi nel vicolo posto dall’altra parte della piazzetta
dinanzi al
<>, giusto accanto al suo mezzo.
“Dev’essere lui. Si è
presentato per l’appuntamento con Viper in anticipo.
Avrà modo di vedere la
sconfitta di Summer. Come può il ragazzo che lei ha definito
il suo migliore
amico incontrare una ragazza così cattiva come Viper? Non si
rende conto che
farà soffrire maggiormente Summer?”
Pensò l’Okudaira senza staccare lo sguardo
dal nuovo arrivato, che lentamente sfilò il casco, mostrando
nella penombra i
suoi occhi blu. Non disse una sola parola, ma avanzò verso
la piazzetta,
riconoscendo più tardi la figura dell’Arclight,
nera e marchiata con strane
rune arancioni –proprio come quella
notte-
e quella di Viper, il cui sorriso sprezzante caratterizzava il volto
crudele.
“Summer?!
Che diavolo ci fai qui?” Sbottò sorpreso,
aspettandosi che la ragazza si
voltasse verso di lui. Con voce spenta la bluette gli si rivolse, senza
guardarlo
negli occhi: “Ryouga…sei arrivato al
<> con largo anticipo.
Ritorna fra una decina di minuti, magari troverai Viper meno
impegnata.”
L’albina scoppiò a ridere. “Shark,
davvero questa sfigata è la tua migliore
amica? Perché invece non rimani qui ad assistere alla sua
umiliante sconfitta?
Sarà molto interessante ed eccitante umiliarla
più di prima…peccato che
succederà senza un pubblico che la guardi e la
deridi.” Il Kamishiro avvertì un
moto di rabbia farsi strada in lui, ma preferì mostrarsi
ancora tranquillo.
Avrebbe fatto i conti con lei, ma più tardi e senza che Fuya
o Summer stessero
a guardare.
L’Arclight,
udite le parole di Viper, si arrabbiò ancora di
più: iniziò a tremare
convulsamente come le rune avvolsero il suo corpo completamente. La
scena di
quel pomeriggio si ripropose nella sua mente: le sue urla divennero
più forti,
così come le risate della ragazza che ancora le stava
dinzanzi. Digrignò
nuovamente i denti, mentre i suoi occhi ardevano a causa
dell’ira. “Non ti
lascerò in nessun modo umiliarmi di nuovo! È il
mio turno!!” Le rune
brillarono, dando a Summer un aspetto quasi demoniaco. Fuya
indietreggiò,
spaventato dalla sua modalità Berserk.
“Attivo
la carta magia Bloody Ocean. Mi permette di evocare un mostro di
livello 7 o superiore
ignorando le condizioni di evocazione. Vieni a me, Celestial Armour
Warrioress.
È giunto il momento del contrattacco!
Sovrappongo…” Il suo corpo iniziò a
brillare, facendola zittire per manciata di secondi. Lo stemma di Tron
ruggì,
facendo tremare il terreno. “…Infernal Armour
Warrioress e Celestial Armour
Warrioress di livello 8. Con questi due mostri costruisco la rete di
sovrapposizione! Xyz shōkan!” I suoi vestiti sparirono per
essere sostituiti da
fascia bianca, che proteggeva il suo petto, collegato a due nastri che
si
fermavano dietro il collo della ragazza, e da una minigonna dello
stesso
colore, dotata di spacchi laterali, che oscillò a causa
dell’esplosione
avvenuta vicino ai suoi piedi. Lungo le sue braccia nude comparvero dei
guanti
di un metallo, simile all’acciaio, che avvolsero le sue dita
e si fermarono ai
gomiti. Le sue scarpe vennero rimpiazzate da un paio di alti calzari
che si
annodarono all’altezza di metà coscia. Una
guerriera balzò dal buco nero,
facendo roteare agilmente la sua ascia dorata e ondeggiando la sua
lunga chioma
bionda. Fatta eccezione per l’arma, il mostro xyz
assomigliava molto a Summer.
“Giudice
dal potere paranormale, muovi la tua ascia e fa precipitare le anime
nella
dannazione! Combatti al mio fianco, Warrioress of Presage, Destined
Choise.”
Fuya sgranò gli occhi: Summer non si era arresa, non aveva
accettato la
possibilità di essere sconfitta. Summer si era rialzata e
avrebbe lottato fino
alla fine, fino alla vera fine. “Sto arrivando Viper! Attivo
il potere speciale
di Destined Choise. Utilizzando una Overlay Unit, il mio mostro xyz
dimezza
l’attacco del mostro avversario e lo distrugge. Ike, Destined
Choise!
Predestined Dance…”
“Come
se
potessi distruggere Oxyuranus! Trap card, open! Poisoned Overlay Unit.
Quando
un mostro xyz avversario utilizza una Overlay Unit e dichiara un
attacco,
questa trappola blocca il suo attacco e impedisce
l’attivazione del suo effetto
per tutta la durata del duello.” L’albina
scoppiò a ridere sguaiatamente. “Che
cosa farai, Summer? Arrenditi, non c’è alcuna
speranza per te di vincere.”
L’Arclight sollevò fieramente lo sguardo, facendo
tacere l’avversaria. “Dalla
mia mano attivo la carta equipaggiamento Reflection Shield: grazie al
suo
effetto un mostro xyz di tipo guerriera può aggiungere ai
suoi punti di attacco
quelli del suo avversario. Ai suoi punti di attacco, 2000, si
sommeranno quelli
di Oxyuranus, cioè 5000. La matematica non è
un’opinione, Viper! Destined
Choise, Brave Charge Up!” Il mostro xyz di Summer venne
avvolto da un’aura
luminosa, mentre i suoi punti di attacco salirono a 7000.
“Eh?
Nani? 7000?” Si lasciò scappare
l’albina, notando come la guerriera della
preveggenza nel terreno avversario fosse diventata più
grande. Alzò la sua
ascia d’oro e distrusse Ma’am Oxyuranus
Microlepidotus, facendo crollare a
terra la ragazza. “Pagando 400 LF e distruggendo questa carta
equipaggiamento,
posso effettuare un secondo attacco. Destined Choise, distruggi la
superbia di
Viper. Direct Attack!” Come la guerriera
l’attaccò nuovamente, Viper venne
scaraventata violentemente contro la parete del
<>, mentre i
suoi LF crollarono a 0.
Summer
tirò un sospiro di sollievo, incontrando lo sguardo di
Destined Choise e
sorridendole poco prima che quest’ultima sparisse. Con fatica
si incamminò
verso la ragazza che poco più di una settimana prima
l’aveva umiliata davanti a
quasi tutta la scuola. Il suo cuore era gonfio di odio, la rabbia non
era
ancora svanita del tutto, ma era contenta di aver dimostrato a lei e a
se
stessa cosa fosse in grado di fare. “Hai intenzione di
mettermi le mani
addosso?” mormorò flebilmente l’albina.
Summer, ancora avvolta nella sua
armatura, non diede troppo peso alle sue parole. “Non penso
sarò mai capace di
perdonarti.” L’Arclight la prese per il collo,
senza stringerglielo, e la
sollevò, schiacciandola al muro. “Non mi hai mai
chiesto scusa, né tu, né le
altre idiote tue amiche. La mia vendetta si è compiuta oggi,
battendoti nel mio
primo duello. Se mai avessi intenzione di farti viva per malmenarmi,
vedrò di
sapermi difendere anche con le cattive maniere. Sono stata abbastanza
chiara?”
Le sue parole era uscite dalla sua bocca impregnate di odio, il suo
sguardo
determinato e imperioso riuscì a metterla in soggezione,
facendola tremare. Il
suo viso era ancora nero e marchiato da varie rune arancioni, gli occhi
brillavano di una strana luce.
“Chi
sono io?” domandò l’Arclight,
costringendo l’altra a guardarla negli occhi.
Viper sgranò gli occhi, terrorizzata.
“S-Summer…” “Mancano un bel
po’ di cose,
non credi, Viper?” Summer avrebbe presto ringraziato la
modalità Berserk dovuto
allo stemma. Non si accorse che le sue iridi si tinsero di un brillante
rosso
sangue.
“A-Arclight…Summer-sama…”
“Vedo che un minimo di educazione ce l’hai.
Ma sai che non basta. Devi anche dire che io, Arclight Summer-sama,
sono
nettamente superiore a un verme viscido come te, che si fa chiamare
Viper. Hai
troppa paura per farlo, neh?” I due ragazzi, che si erano
fermati alle sue
spalle, rimasero paralizzati dal suo modo di fare: non era affatto la
dolce e
tenera Summer che entrambi conoscevano; era una ragazza aggressiva con
le
sembianze dell’Arclight.
“Hai
intenzione di dirlo o dovrò arrabbiarmi ancora di
più?” La sua voce era
minacciosa e come non sentì niente provenire dalle labbra di
Viper, la
schiacciò maggiormente al muro. “Ripeti, cara la
mia indifesa Viper, ripeti…”
L’albina dovette chiudere gli occhi, ormai completamente
spaventata dalla
presenza di quella che prima era diventata la sua preda.
“A-A-Arclight
Sum-Summer-sama è…è netta-nettamente
su-su-superiore a…a un verme viscido
come…come…come…”
“Dillo, Viper…dov’è ora tutta
la tua superbia e temerarietà?
Hai per caso paura? Non volevi così tanto
umiliarmi?” Chiese con voce
derisoria, sorridendo malignamente.
“Come…me…” Summer rise
maliziosamente,
mollando la presa sull’albina e lasciandola cadere al suolo.
“Vedo che forse
hai imparato la lezione…Spero di non vederti mai
più in tutta la mia vita.”
Detto ciò la ragazza fece retrofront e incontrò
gli sguardi dei due ragazzi. I
tratti del viso tornarono docili, gli occhi erano di nuovo color miele,
i
capelli color acquamarina sciolti in modo naturale. Fuya aveva sudato
freddo
tutto il tempo, ma decise di sorridere alla ragazza, proponendole di
accompagnarla a casa e sperando che non diventasse mai perfida nei suoi
confronti.
Summer,
ricordandosi di quello che le aveva detto Viper a proposito di Ryouga,
guardò
l’amico con aria ferita. “Mi hai
tradito…” pensò, distogliendo gli occhi
e
incamminandosi verso la moto dell’Okudaira.
“Summer…quella
eri veramente tu o eri controllata da quella forza che hai sprigionato
la notte
in cui venne a trovarti quel bambino inquietante?”
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