And you're tellig me this is love

di KlaineTime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just me... ***
Capitolo 2: *** The calling ***



Capitolo 1
*** Just me... ***


UN ATTIMO DI ATTENZIONE:

Salve gente, come va? bene?
Ok... forse dopo questo capitolo inizierete a sentirvi male...
Premetto che è la prima volta che pubblico in questa sezione, quindi per favore abbiate pietà di me... Mi porto dietro questo capitolo da più di un mese
 (Dio... è stato un parto...) Ero davvero indecisa, non sapevo se pubblicarlo o continuare a farmi un milione di viaggi mentali per altri due mesi. In tutto questo sono ancora fermamente convinta l'inizio non abbia senso, ma avevo bisogno di una "parte nosense" (?) per buttare giù la mia idea. Ho già metà della storia in testa, quindi scusatemi se questo capitolo è uno schifo completo, prometto che nei prossimi cambierà tutto ç--ç ma scrivo per migliorarmi, anche se so che ci sono persone molto più brave di me su Efp.
Sono ben accette recensioni negative (so che a fine capitolo probabilmente non avrete neanche voglia di lasciare una recensione) 
Ok penso di avervi già annoiati abbastanza quindi vi lascio al capitolo -Bye.



 
~

Era la prima volta in cui Blaine impiegava il suo tempo libero in qualcosa di davvero utile, non che non avesse mai fatto niente in tutti i suoi 21 anni d'età, per l'amor del cielo, aveva studiato, si era diplomato e aveva cercato lavoro in un piccolo bar di Lima, insomma, la fine che ogni adolescente rinchiuso in quel buco di città poteva fare, soprattutto se quell'adolescente era un ragazzo gay con la passione per le arti.
Blaine non odiava Lima, gli sembrava un posto tranquillo in cui vivere, piuttosto odiava la carenza di popolazione in grado di formulare una parola di senso compiuto che non fosse "finocchio" o "frocio", ma in fondo non poteva fargliene una colpa erano persone cresciute nell'ignoranza globale della propria famiglia, molto probabilmente parlavano dell'omosessualità come se fosse una rara malattia altamente contagiosa come la lebbra.

Il moro vi era ormai abituato alle frecciatine e gli sguardi disgustati per stada, niente di particolare ovviamente, al contrario degli spintoni e le granitate in piena faccia ricevuti negli anni di liceo. Non pensava che la piramide gerarchica fosse così importante al Mckinley, sapeva che li il Glee Club non era molto popolare, ma essere presi di mira dai bulli e venir denominati sfigati per il resto dell'anno scolastico, quello non poteva proprio accettarlo.

Ma ovviamente le lamentele al Mckinley non servivano a nulla, quella non era la Dalton e Blaine non studiava più li... non cantava più li.  Aveva smesso totalmente di farlo. Era come se una piccola lampadina si fosse improvvisamente spenta nella sua testa, almeno finchè la mente del moro non si perse tra gli acuti suoni che qualcuno di fronte a lui tentava di produrre. Non erano vere parole, soltanto un brusio di note e suoni muti provenienti da quelle labbra rosee appena socchiuse.
Non sapeva perchè fosse rimasto a fissare così attentamente quel ragazzo canticchiare mentre puliva uno dei banconi su cui venivano poggiate le bottiglie di alcol, forse perchè Blaine pensava di aver avuto un'allucinazione quando quella sottospecie di folletto era uscito dalla porta dello sgabuzzino con scopa e paletta.

Insomma, si aggirava per il locale come se niente fosse, non era mica colpa sua se gli occhi non facevano altro che fissarlo con aria assorta e sognante. Blaine osservò attentamente ogni suo movimento, dalla camminata al movimento delle mani che sfregavano tra di loro per il freddo, fin alle lunghe ciglia che svolazzavano su due grandi e cristalline pozze blu, quasi a volercisi tuffare dentro.  Iniziò a pensare di soffrire di seri problemi mentali, stava fissando un ragazzo come se avesse dovuto sbranarlo di li a poco... ok ... forse quella poteva essere un idea.

"Dio Blaine riprenditi!"

Si ammonì mentalmente, prima che il suo ultimo briciolo di sanità mentale si fosse dato ai falò insieme ai neuroni abbrustoliti, un perfetto barbecue di intelligenza.

Se non fissarlo era così impossibile, allora avrebbe dovuto cavarsi gli occhi, o peggio, avrebbe dovuto staccarsi la testa a forza di schiaffi, perchè  quella sottospecie di folletto adesso lo stava fissando con un espressione sconvolta e spaventata in viso.
 
"Oh cavolo" Ok di certo farsi beccare a fissarlo con aria da maniaco incallito non era una delle cose migliori che Blaine potesse fare, adesso lo avrebbe decisamente preso per un fanatico in piena crisi ormonale...forse lo era,  dopo questa dubitava anche di non esserlo.
"Perfetto Blaine, sei un genio" fece per distogliere lo sguardo continuando a sistemare le ultime sedie in sala con le guancie ancora rosse dall'imbarazzo, prima si sarebbe deciso a trovarsi un ragazzo, prima le sue crisi da adolescente sarebbero finite.
Era da più di un anno che ormai ripeteva a se stesso che avrebbe potuto cavarsela anche da solo, le relazioni sentimentali non erano mai state un problema per Blaine, certo, aveva avuto qualche cotta e aveva baciato qualche ragazzo, ma le relazioni serie non erano mai state il suo forte, nel corso degli anni, aveva ceduto semplicemente all'idea che "Blaine era fatto per stare con Blaine" un alternativa logica dopotutto... almeno per lui.
Si girò un'ultima volta verso il ragazzo prima di prendere il cappotto e ritornarsene a casa nel caldo e confortevole piumone di pile, ma quando si voltò in direzione del bancone non cera più nessuno li a sistemare le bottiglie.
"Complimenti razza di idiota che non sei altro" si assicurò di essersi dato un abbondante dose di insulti prima di uscire dal locale e dirigersi verso casa.



*
-Blaine mi spieghi dove diavolo hai messo le tazzine da caffè?
Erano le sette del mattino, ma al Puck's Cafè, (come al solito...) sembrava già scoppiata la terza guerra mondiale.
-Puck sono li davanti a te.
-Non le vedo, non ci sono qui. Dannazione Anderson, non puoi far sparire le mie tazzine da caffè.
Si alzò di scatto dallo sgabello dirigendosi velocemente al bancone dove il suo amico stava disperatamente facendo vagare gli occhi, alla ricerca delle tazzine in porcellana. Oh ma prima o poi Blaine glie le avrebbe rotte, ci avrebbe scommesso su tutto il gel che aveva nei capelli. Si avvicino ad uno dei cassetti e lo aprì distrattamente prima di girarsi con aria soddisfatta verso l'altro.
-Lo dicevo io che non c'erano sul bancone.
Blaine roteò gli occhi, prima di sbuffare e ritornare a sorseggiare il suo cappuccino lontano dalla confusione che Puck era capace di creare anche preparando del semplicissimo caffè, probabilmente in una cristalleria avrebbe fatto meno danni.
Era da più di un anno che ormai lavorava li con il barista, ovviamente non si era ancora abituato alla sfrenata vita dell'amico, preferiva starsene tranquillo sul suo amato sgabello, intervenendo solo in caso di qualche catastrofe all'angolo stoviglie... già... elefante, cristalleria... insomma, tutti sinonimi di Noah Puckerman.
Fece per alzarsi e andar a gettere il bicchiere nell'immondizia.
"Dannata raccolta differenziata"
Non aveva ancora capito il nesso logico della raccolta differenziata, che senso aveva suddividere la spazzatura se poi finiva tutto in un unico cassonetto?
-Ah giusto, devo chiederti un favore, amico.
"ci risiamo..."
-Puck non recupererò di nuovo il numero telefonico di qualche donna, finito nel cassonetto dell'immondizia... Dio, non farmi pensare, quella puzza e ... diavolo, era tremenda, è sparita dopo una settimana dai miei vestiti!
-No no amico, nessun numero, so che sei bravo in tutti quei calcoli e così...
Balbettò un po' tra se e se, evidentemente, scegliendo le parole più adatte da dire al moro, mentre quest'ultimo gli lanciava un occhiata alquanto stranita, non capendo praticamente niente di quello che l'amico voleva comunicargli con "tutti quei calcoli"... ormai aveva perso il conto delle volte in cui aveva provato a tradurre le frasi incomprensibili di Puck, dopo un anno non sapeva neanche più perchè si sforzava così tanto a decifrarne il nesso logico.
-Si tratta di semplici ripetizioni, dovevo un favore ad un amico e ... dai Blaine non puoi dirmi di no, si chiama Kurt Hummel ed è uno studente del Mckinley.
Il moro venne colpito da una leggera scossa ... Mckinley... il sol pronunciare il nome di quell'inferno metteva i brividi.
-Diavolo Puck... non dirmi che è uno di quei tipi che si atteggiano a bulli solo per essere popolari!.
Ma cosa diamine aveva al posto del cervello? segatura? probabile... come gli era saltato in mente di accettare un impegno simile senza aver chiesto neanche il permesso al futuro "insegnante". Dar ripetizioni era già un lavoraccio, se poi venivano aggiunte le parole "ragazzo" e "Mckinley" era finita. Sapeva come i ragazzi in quella piccola scuola di Lima potessero diventare pericolosi, e dar ripetizioni ad uno di loro era come stringere un all'eanza con il proprio aguzzino... inquietante, letteralmente inquietante. Tutto in quella scuola trapelava corruzione... ovviamente tutto tranne il Glee Club.
- Credimi, ti piacerà.
- Certo... e che faccia avrebbe questo "Kurt Hummel" ?
marcò le ultime due parole con una punta di disprezzo... infondo, cosa ne sapeva di questo ragazzo?. Finì distrattamente di riporre i pacchi di caffè negli appositi scatoloni, cercando di sistemarli al meglio sui vari ripiani, la confusione che si creava quando le cose non erano al loro posto era decisamente snervante.
-è il ragazzo che è venuto a dare una mano la scorsa settimana... ha sistemato perfettamente il bancone... oh guarda, è ancora lucido!
Blaine era sicuro che se fosse stato un personaggio di quei cartoni animati che adesso trasmettono in tv, di li a poco avrebbe visto la sua mascella calare di due piani...
*


SBAM
Il rumore ferroso degli armadietti che sbattevano l'un l'altro, il crepitare di passi, le occhiate, le sguaiate risate che rimbombavano fastidiose nella testa. Kurt sobbalzò al rumore di un altro armadietto che veniva chiuso con prepotenza, mentre recuperava velocemente i libri di biologia dall'armadietto. Era appena scattata la prima ora e la stanchezza della notte passata lo aveva assalito di soppiatto, lasciando che i nervi tesi e i muscoli indolenziti, risvegliassero quel fastidioso mal di schiena, che ormai non lo lasciava andare nemmeno un secondo, da quando il suo nuovo letto era diventato il freddo pavimento del suo minuscolo e gelido appartamento. Sussultò rumorosamente quando un giocatore di footbool gli passò accanto, ancora scosso dai suoi pensieri, e catapultato nella realtà con un forte e violento spintone contro l'armadietto ancora semi aperto. Non ci pensò neanche ad alzare lo sguardo, sapeva che il prossimo spintone sarebbe stato soltanto più doloroso. Raccolse la cartella ai suoi piedi avviandosi velocemente nel corridoio ormai vuoto. La classe distava soltando un paio di metri, ma Kurt giurò di aver sentito il pavimento cedere sotto ogni suo passo. Arrivato in classe prese posto al solito banco in fondo alla classe, Mercedes non era ancora arrivata, così si sedette, approfittando della mancanza dell'amica per ripetere gli ultimi capitoli dell'odiato libro di biologia, ignorando i muscoli doloranti al contatto con il legno scheggiato della sedia.
1...2...3 rintocchi.
TIC TOC TIC TOC ...
rumore assordante di lancette... battiti, frenetici e incontrollati che schioccano rapidamente fra le ossa, pompando il sangue fino a far salire la nausea. Tremolii, scosse e vertigini in quella stanza... eppure, agli occhi cristallini di Kurt era tutto perfettamente immobile, tutto così innaturalmente freddo. Allora perchè le lancette continuavano a tintinnare se lo scorrere del tempo pareva non aver senso?... brividi cominciarono a percorrere il corpo, come formiche invisibili, fino a stringere...fino a soffocare. Ancora voci, assordanti e indistinguibili, cercavano invano di attirare la sua attenzione.
"Tesoro, sei pallido"
La voce profonda di Mercedes, ancora un po' sfocata, raggiunse l'orecchio del soprano, scosso ancora da tremolii implacabili.
"Kurt... Kurt rispondimi, ti senti bene?... Hey"
La situazione stava degenerando velocemente. Balzò in piedi, precipitandosi fuori dalla classe, dopo secondi infiniti, raggiunse a grandi passi la porta del bagno, chiudendosela poi dietro frettolosamente. Arrancò un paio di volte cercando di non cadere, poggiando le mani sul lavandino in un vano tentativo di fermare la testa che girava vorticosamente, appannandogli la vista. Chiuse gli occhi, cercando di far scivolar via la paura, fermandosi un secondo ad ascoltare... solo silenzio... nessun rumore di passi che si avvicinavano, nessun rumore di mani che lo afferravano, nessun rumore di lui che finiva in un cassonetto... nessun urlo, nessun rumore di ossa che si spezzano, solo il suono del suo respiro affannato e tremolante.
 Alzò lentamente il viso ritrovandosi faccia a faccia con la sua immagine riflessa nello sporco specchio della scuola, due occhiaie facevano capolineo sul volto pallido e stanco. Osservò ancora la sua figura affannata, mentre il silenzio veniva improvvisamente spezzato da una risata isterica, gli occhi adesso, colmati da piccole lacrime che scorrevano sinuosamente sulle guancie.
Kurt non si accorse di star piangendo, ci fece caso soltanto quando gli occhi iniziarono a bruciare e le gambe cedere sotto il peso del corpo, le assecondò, accasciandosi lentamente sul pavimento freddo e lurido del bagno. 
Così semplicemente, lasciò che le lacrime scorressero libere, perchè ne aveva davvero abbastanza, e non importava se i singhiozzi si sarebbero uditi ovunque, quel dolore che batteva forte e rumoroso nel suo petto, sarebbe rimasto solo ed unicamente il suo, e non avrebbe permesso a nessuno di sentirlo.





BRUTTO ANGOLINO DELL'AUTRICE (?) ...certo
Si... lo so... state pensando "ma é ancora qui?"
Volevo solo avvisare che l'html ha dato di matto, come potete vedere il risultato è stato pessimo...
E in fine volevo ringraziare la mia fantastica beta, che ha corretto i miei obbrobbriosi scleri e mi ha davvero tirato su di morale <3
Grazie Andy, ti voglio bene anche se rompi ogni santo giorno  x"
Detto questo... vi lascio riposare, al prossimo capitolo (o almeno spero...)  Bye ^^

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Capitolo 2
*** The calling ***


II) THE CALLING

Have a heart that never hardens, and a temper thet never tires, and a touch that never hurts.  ­  
-Charles Dickens

 
 

La piccola città, ormai scura e illuminata soltanto dai grandi lampioni era bagnata da una piccola e silenziosa pioggia. Foglie e rameti facevano capolineo ai margini delle strade, accalcandosi in piccoli cumuli quando il vento freddo iniziava a soffiare, trasportando con se gli ultimi raggi di sole che segnavano la fine dell'estate. Kurt amava la pioggia, era bello osservare come le piccole goccioline cadessero sul parabbrezza della sua auto, rincorrendosi poi in una confusa corsa.

Era tremendamente in ritardo, odiava esserlo, ma le prove al Glee Club erano durate più del previsto. Erano agli sgoccioli e mentre le regionali si facevano sempre più vicine i crolli emotivi di Rachel non facevano altro che rallentare le prove, esasperando mezzo Glee Club obbligato a fermarsi ogni qualvolta la ragazza iniziava a dare di matto per un singolo passo falso nella coreografia. Così, stanco e stremato, il soprano aveva lasciato pieno controllo alla ragazza, cedendogli la metà dei suoi assoli. 

Ed è così che dopo una lunga giornata si ritrovava a sfrecciare per vicoli e stradine strette, cercando di non distruggere l'auto o almeno... di non ammazzarsi. Svoltò ancora un paio di volte prima di ritrovarsi di fronte al piccolo condominio in cui viveva. Parcheggiò nello stretto viale, procedendo poi a passo svelto verso il piccolo cancelletto in ferro, estresse un mazzo di chiavi dalla tasca della tracolla e sfilò la piccola chiave verde infilandola poi nella toppa. Dopo aver aperto il cancello, si avviò su per le scale non riuscendo a bloccare l'ansia che cresceva pian piano nel suo stomaco, creando un grosso e fastidioso groppo alla gola. Salito l'ultimo gradino, rimase li sul pianerottolo lasciando che gli occhi fissassero con insistenza la scura porta in legno. Rimase fermo ancora qualche secondo, prima di spingere la maniglia ed entrare finalmente in casa.

La stanza era avvolta da una calda oscurià, spezzata di tanto in tanto dal bagliore dei lampioni in strada che si accendevano e spegnevano ad intermittenza. Sul tavolino da caffè vi erano abbandonate varie bottiglie di birra, mentre alcuni cocci giacevano ancora sul pavimento. 

Kurt raccolse attentamente tutte le bottiglie, gettandole poi nell'immondizia, rischiando quasi di tagliarsi per un piccolo pezzetto di vetro sfuggito alla pattumiera. Dopo aver raccolto tutto si diresse in corridoio, raggiungendo poi la soglia della sua camera. Vi entrò subito dentro, posando la tracolla sul vecchio tappeto ai piedi del letto. Si guardò un po' intorno, godendo del silenzio che alloggiava ancora in casa. Lo zio Emmet non era ancora tornato, e per poco non aveva rischiato un infarto sapendo di aver saltato il coprifuoco. Il vecchio zio Emmet aveva una sfrenata passione per gli alcolici che il soprano aveva davvero provato a fargli passare... la situazione era degenerata velocemente, ed in una manciata di giorni si erano ritrovati in un minuscolo appartamento nelle periferie di Lima.

La pioggia che sbatteva contro la finestra riportò Kurt fra le strette mura della sua stanza, distraendolo immediatamente dai troppi pensieri che iniziavano a vorticare nella sua testa. 

Aveva iniziato poi a scavare nel suo zaino, estraendone in fine un' agendina rossa. Ed era rimasto li, a fissare la paginetta bianca per minuti interminabili, lasciando poi che le parole prendessero forma, riempendo i piccoli spazzi vuoti.

25/09/15   19:30 

Sono passate più di due settimane da quando la paura ha attanagliato la mia vita. Con estrema lentezza, il piccolo mondo in cui vivevo, si è pericolosamente incrinato verso l'inizio di un baratro... di cui non riesco a scorgerne la fine. Sembra stupido...  io lo sembro... forse lo sono davvero, ma sento che la situazione peggiora di giorno in giorno, mentre sento il terreno sotto i miei piedi  sgretolarsi del tutto...    -Kurt Hummel.

Kurt rilesse le ultime righe del suo diario, giocherellando distrattamente con il tappo ormai martoriato e masticato della penna. 

Si era ritrovato a scrivere, in un perfetto stato di trans, sulla piccola agendina rossa, abbandonata già da tempo su uno dei tanti scaffali, fra le vecchie riviste di Vouge. 

Così, aveva deciso semplicemente di farne un diario, appuntando di volta in volta qualche momento particolarmente bello della giornata... peccato che ormai non ve ne fossero più di così entusiasmanti.

Era come se tutta la paura si fosse concentrata in un unico punto, diventando poi una sorta di bomba ad olorogeria. Avrebbe potuto scoppiare da un momento all'altro... in effetti lo fece, perchè quello fu solo l'inizio di una lunga serie di piccoli, catastrofici eventi. 

Ma ritorniamo al dunque...  la scrittura non lo aveva mai attratto e poche volte si era dedicato alla stesura di temi chilometrici, ovviamente era una noia scriverli, soprattutto se l'argomento in questione era uno dei soliti romanzi ottocenteschi che la professoressa rifilava alla classe durante le ore di lezione, approfittando della situazione di "tregua momentania" per pavoneggiarsi con il nuovo supplente di educazione fisica, con quei suoi ridicoli vestitini, usciti probabilmente dal film de la fabbrica del cioccolato di Willy Wonka. 

Ripose l'agenda sul solito scaffale prima di gettarsi di peso sul letto, rilassando i nervi tesi sulla piccola brandina della sua stanza, lasciando che la stanchezza lo travolgesse lentamente e ripensando poi ai prossimi spartiti da ripassare con Mercedes. 

DRIIN DRIIN... DRINN DRINN...

Una sequenza di trilli meccanici raggiunse l'orecchio del soprano, che con scatto felino si era subito sporto per agguantare il suo cellulare abbandonato precedentemente sul tavolino in vimini della sua stanza. Riconobbe subito la voce dall'altro capo del telefono, sorridendo fra se e se, felice di sentire l'amico.

- Puckerman, qual buon vento ti porta? 

Scherzò, sapendo che l'altro si sarebbe sicuramente infastidito, infondo era da molto che non si sentivano. Nell'ultimo mese le visite al Puck's Caffee erano state sempre meno frequenti per via dei vari impegni al Club ed il lavoro al bar era davvero troppo, sarebbe stato un vero suicidio andare a lavorare li dopo scuola.

- Hey porcellana non scherzare, dobbiamo parlare di cose serie qui. Ho saputo che rischi di non passare l'esame... cos'è successo la Silvester ti ha fatto il culo e adesso non puoi più sederti a studiare? 

- Ha ha ha ... molto divertente Puck, vedo che hai affinato il tuo senso dell'umorismo, hai chiamato solo per questo?

La voce ferma e decisa dall'altro capo del telefono non prometteva niente di buono. Dopo tutti questi anni il soprano faticava ancora a capire come l'amico facesse ad essere informato su tutto, certo... sapeva delle sue fonti sparpagliare un po' ovunque, ma questo non spiegava come facesse a sapere anche della sua situazione scolastica.

- No, ti ho chiamato per dirti che le lezioni iniziano domani.

- C-cosa?... lezioni? Puck cosa hai fumato prima di digitare il mio numero su quel vecchio catorcio di cellulare che ti ritrovi?

- Domani, alle 17:00 in punto e ricorda che non ammetto ritardatari nel mio bar, Porecellana.

- Puck no, aspetta... 

La chiamata si interruppe subito dopo, seguita da un sospiro frustrato del soprano. Sapeva che Puck era irremovibile sulle sue decisioni, provare a ribbattere sarebbe stata solo un inutile perdita di fiato e Kurt era davvero troppo stanco per richiamare l'amico, dando poi libero sfogo a tutta la rabbia che pian piano saliva, attorcigliandogli lo stomaco.

Decise di ributtarsi a letto, fantasticando soltanto un po'... su quei due occhi che aveva beccato un paio di settimane prima, studiarlo attentamente dalla propria postazione e che aveva potuto ammirare soltanto per pochi secondi, prima che questi distogliessero lo sguardo... quasi impauriti di aver osato troppo. E fu così che Kurt non si accorse di star scivolando lentamente nel sonno, troppo impegnato ad immergersi nel ricordo di quelle due pozze color miele intente a scrutarlo da lontano.


BRUTTO ANGOLINO DELL'AUTRICE

Salve gente, rieccomi con il secondo capitolo... (ovviamente è stato un parto anche questo)
Allora... volevo chiarire alcune cose ( cose come il fatto che questo è un altro capitolo senza senso?... esatto!)
Ma la cosa positiva è che questo è un altro capitolo passeggero e vi prometto che il prossimo avrà senso... (dio speriamo)
In tutto questo ho dimenticato cosa dovevo dirvi... e bhe, se mi verrà in mente l'aggiungerò in questo mio brutto angolino.
Volevo ringraziare come sempre la mia beta, che questa volta non si è disperata e ha deciso di correggermi solo qualche virgola. xD Scusa per i miei scleri Andy
E volevo ringraziare tutte le persone che hanno messo questa storia nelle seguite (grazie davvero siete state un supporto morale)
E le tre persone che hanno messo la storia fra le preferite pur sapendo che siamo solo all'inizio. Con questo vi lascio Bye Bye  -KlaineTime



 

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