Moment of Chris

di PaperHero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Amore ***
Capitolo 2: *** 2.Blaineley ***
Capitolo 3: *** Cancellato ***
Capitolo 4: *** Chef ***
Capitolo 5: *** VI Debutto ***
Capitolo 6: *** Equilibrio su una mano ***
Capitolo 7: *** Fan ***
Capitolo 8: *** Febbre ***
Capitolo 9: *** Gemmy Awards ***
Capitolo 10: *** Honey ***
Capitolo 11: *** Innamorato ***
Capitolo 12: *** Larry ***
Capitolo 13: *** Lancio del coltello ***
Capitolo 14: *** Mamma ***
Capitolo 15: *** Maschera ***
Capitolo 16: *** Nome ***
Capitolo 17: *** Orari ***
Capitolo 18: *** Padre (1 parte) ***
Capitolo 19: *** Padre (2 parte) ***
Capitolo 20: *** Partita ***
Capitolo 21: *** Pilotare ***
Capitolo 22: *** Prigione ***
Capitolo 23: *** Quadro ***
Capitolo 24: *** Regalo ***
Capitolo 25: *** Rilasciato (1 parte) ***
Capitolo 26: *** Rilasciato (2 parte) ***
Capitolo 27: *** Rimpiazzato ***
Capitolo 28: *** Rubare ***
Capitolo 29: *** Seconda scelta ***
Capitolo 30: *** Scrafiniare ***
Capitolo 31: *** Sorella: quando lei si prende cura di te ***
Capitolo 32: *** Specchio ***
Capitolo 33: *** Studio televisivo: ballo e... (! parte) ***
Capitolo 34: *** Studio televisivo: ballo e... (2 parte) ***
Capitolo 35: *** Successo ***
Capitolo 36: *** Tesoro ***
Capitolo 37: *** Tradimento (1 parte) ***
Capitolo 38: *** Tradimento (2 parte) ***
Capitolo 39: *** Umano: la prima volta in cui piansi ***
Capitolo 40: *** Uniti: una cosa sola ***
Capitolo 41: *** Vacanza ***
Capitolo 42: *** Vendetta ***
Capitolo 43: *** Vergogna ***
Capitolo 44: *** Veterano ***
Capitolo 45: *** Visita dal passato (1 parte) ***
Capitolo 46: *** Visita dal passato (2 parte) ***
Capitolo 47: *** Zio (1 parte) ***
Capitolo 48: *** Zio (2 parte) ***



Capitolo 1
*** 1.Amore ***


Amore Amore, che sentimento stupido

Ho sempre sostenuto questa teoria fin da quando ero un ragazzo di 18 anni.                                                               
Nella mia vita, ho provato diversi tipi di amore, un sentimento che può essere bellissimo ma anche distruttivo e doloroso. E io lo so fin troppo bene...

Apparte l’amore verso la mia cara e adorata madre, in gioventù ho conosciuto Elena, una giovane ragazza alta e magra,con occhi verdi e capelli neri, me ne innamorai alla follia, venendo ricambiato. Ci mettemmo insieme e per un certo periodo le cose tra noi sembrarono perfette. Ma l’apparenza inganna...


Scoprii, con orrore e dolore, che lei mi tradiva con il mio migliore amico, con cui ruppi i rapporti. Io e lei incominciammo a litigare ed,alla fine, lei se ne andò in lacrime. Ero arrabbiato e distrutto: lei aveva continuato a inventare scuse durante tutta la discussione arrivando addirittura a mentirmi. E se c’è una cosa che odio, sono proprio i bugiardi.                                                         


Se questo era l’amore, allora ne avrei fatto volentieri a meno.                                                                              

Fu solo grazie a mia madre e ai miei amici se superai quel momento: sapendo del mio amore verso il mondo della televisione, loro mi portavano sempre in uno studio diverso e famoso per farmelo visitare e a fare anche un provino.                                                               
Da quel giorno, promisi a me stesso che non mi sarei mai più innamorato e iniziai a sedurre, con il mio fascino, altre donne senza però cercare una relazione seria e impegnativa.                                                                                                                           
 Provavo amore solo verso me stesso e non per altre persone che avrebbero potuto tradirmi e ferirmi in qualche modo.                                             

Ma al cuore non si comanda...

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Capitolo 2
*** 2.Blaineley ***


Ed eccomi lì, a osservarla da dietro le quinte dello studio televisivo.                       
Davanti a miei occhi, la donna più bella e affascinante che abbia mai incontrato...


Occhi blu…                                                                                                              
Capelli biondi…                                                                                                              
Un lungo vestito rosso…                                                                                                                                      
Carattere sadico e cinico proprio come il mio…                                                          


Insomma, la donna degna di diventare mia moglie e l’avevo a pochi metri di distanza da me..


Quando finì la trasmissione, mi avvicinai a lei e, con il mio miglior sorriso, chiesi:-Ciao, bellissima. Come ti chiami?-                                                   
Lei diventò rossa dall’imbarazzo, anche se cercava di non darlo a vedere.        
– Blaineley. Mi chiamo Blaineley, e tu?-                                                    
-Chris McLean. Sono il conduttore del programma A Tutto Reality- risposi, vantandomi                                                                                                            
 -Che bello. Perché non andiamo a bere un caffè insieme?-chiese, guardandomi con un gran sorriso che sembrava falso come se nascondesse qualcosa. Ma ora era meglio non pensarci…                                                                                                                              
-Va bene, tesoro. Andiamo- accettai, porgendole il braccio come un vero gentiluomo                                                                                                     
Lei lo prese e, insieme, uscimmo dallo studio sotto lo sguardo colpito e stupito dei nostri colleghi.


Mi ero innamorato di nuovo e il nome della fortunata era Blaineley.                                                    

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Capitolo 3
*** Cancellato ***


3.Cancellato N.A. Per prima cosa, ringrazio coloro che hanno letto la mia storia. Mi piacerebbe sapere le vostre opinioni in merito che siano positive, neutre o critiche perchè mi saranno molto d'aiuto per capire se la storia vi piace oppure no. Ma adesso vi lascio alla lettura del capitolo. Buona lettura e spero che vi piaccia


Cancellato …. Cancellato … Cancellato …

Era questa la parola che mi risuonava da almeno mezz’ora in testa, ovvero da quando avevo parlato con il produttore nel suo ufficio e mi aveva comunicato la brutta notizia …  


Stavo per iniziare la registrazione della seconda puntata di Mangia sano con Chris in cucina quando fui convocato da Jack, il produttore.                                                                          

– Buongiorno Jack. Mi hai fatto chiamare?- chiesi, bussando ed entrando nella stanza quando mi accordò il permesso.               
-Si, Chris. Accomodati-, rispose lui, indicandomi una delle due sedie di fronte alla scrivania.           
Io mi sedetti e domandai:-C’è forse qualcosa che non va? Sai, devo tornare di là e … -                                             
-Il programma è stato cancellato- m’interrupe lui, guardandomi serio                                                                                        
Mi bloccai a quella rivelazione e senti il mondo crollarmi addosso. No … non era possibile … non dopo una sola puntata …    
-Non può essere. E la seconda puntata?- balbettai, scosso                                                                                

Scosse la testa e rispose:- Mi dispiace, Chris. So quanto hai lavorato per il programma, ma la prima puntata non ha ricevuto abbastanza ascolti da poter far un seguito-.                                                             
- E adesso cosa faccio?- dissi, passandomi una mano tra i capelli  
Avevo appena ventotto anni e avevo già lavorato in due programmi televisivi ed entrambi non avevano avuto successo. Forse non ero tagliato per quel posto …                                                        
-Non lo so, Chris. Adesso, puoi andare- mi congedò lui dispiaciuto mentre mi guardava alzarmi e, a testa bassa, uscire.      

E adesso eccomi qua, nel mio ufficio, a rimuginare sulle sue parole. Ero abbattuto ma ... ehi, sono Chris McLean e lo spettacolo doveva continuare … sempre se c’era …                                                     
Sospirai e fu proprio in quel momento che senti squillare il telefono. Lo presi e risposi:- Qui Chris McLean … cosa? Vi serve un conduttore? … sì, certo che accetto. Grazie a voi, arrivederci-                                                                       
Riattaccai e sorrisi: la fortuna girava a mio favore e lo spettacolo sarebbe continuato tra pattini e concorrenti. Questa volta ero sicuro che avrebbe spaccato …

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Capitolo 4
*** Chef ***


Chef

Chef, un ottimo braccio destro e amico. Ricordo ancora il giorno in cui l’ho conosciuto e convinto ad aiutarmi nel reality show A tutto reality …

Avevo trent’anni ed ero appena uscito dall’edificio della produzione, dove avevo informato i produttori della mia idea. Fu accolta con gioia ma c’era ancora un piccolo, piccolissimo dettaglio da sistemare: dove avrei trovato un cuoco che cucinasse da schifo per ventidue ragazzi di sedici anni? Bel guaio …                                                                                                    
-Hot dog! Hot dog! Comprate un hot dog da Chef Hatchet - senti urlare dalla strada.                        
Mi riscossi dai miei pensieri e, in effetti, avevo un certo languorino. Magari a stomaco pieno, avrei pensato meglio e trovato quindi una soluzione …                                                           
M’incamminai verso la direzione della voce e, arrivato, vidi un ragazzone dalla pelle scura dietro a un chiosco, davanti alla stazione dei pullman.       
-Un hot dog, amico- dissi, appoggiandomi al bancone e sorridendo                                                                                       
-Subito, amico- rispose lui, mettendosi all’opera                                                                                                                         
Cinque minuti dopo, mi porse l’hot dog che io presi e iniziai a mangiare. Era buono ma chissà perché ero convinto che gli affari non gli andassero bene.                                                                                     
– In effetti, guadagno il minimo indispensabile per andare avanti. Ma con mio fratello minore malato non bastano mai- m’informò, quando gliel’ho domandai                                                                                              
Bene, forse avevo appena trovato la persona giusta …                                                                                                          
- E se io ti dicessi che ho la soluzione a tutti i tuoi problemi?- cercai di essere convincente e ci riuscì perché vidi il suo volto aprirsi in un sorriso                                                                                   
-Sarebbe?- chiese, curioso                                                                                                                                                              
Io sorrisi e incominciai a raccontargli del mio programma e, alla fine, domandai:-Allora, accetti?-            
-Certo che sì. Quando s’inizia?-                                                                                                                           
Il mio sorriso si allargò e risposi:-Appena avrò parlato ai produttori di te e ricevuto un contratto da farti firmare-

Quello fu l’inizio di una lunga e duratura collaborazione ma anche di un’amicizia che, tra alti e bassi, era sempre rimasta  

N.A Per prima cosa, ringrazio coloro che hanno semplicemente letto la mia storia e Heathila per le sue recensioni positive. Questo era il quarto capitolo e spero che vi sia piaciuto. A breve, pubblicherò anche il prossimo capitolo perchè quasi pronto. A presto e ancora grazie

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Capitolo 5
*** VI Debutto ***


VI Debutto Stavo per andare di nuovo in onda. Mi trovavo sul molo dell’isola di Wawanakwa, nei dintorni di Muskoka nell’Ontario. Il cuore mi batteva forte dall’emozione, anche se il sorriso che avevo sulle labbra denotava una certa tranquillità e felicità. Sono un attore professionista, dopotutto …                                                                                            
Mentre aspettavo il segnale dal cameraman davanti a me, pensai a quanto era cambiata la mia vita da quando ero solo un bambino: allora, sognavo di finire sul piccolo per poi passare sul grande schermo.                                        
Cosi fu: recitai in un film sul badminton e divenni conduttore prima in un programma sui gatti parlanti, poi di uno di cucina e in seguito fu la volta dei pattini e di concorrenti.        
E adesso eccomi qua pronto per una nuova avventura …                                                                 

-3,2,1 … In onda-urlò il cameraman                                                                                                          

Con nuova energia positiva, incominciai a presentare:- Salve! Siamo collegati in diretta dal campeggio di Wawanakwa, che si trova nei dintorni di Muskoka, nell'Ontario. Qui è il vostro, Chris McLean, al timone del reality show più caldo del palinsesto televisivo, del momento! Questa è la dinamica, ventidue campeggiatori hanno accettato di passare otto settimane in questo vecchio e scadente campo estivo. Si affronteranno in una serie di pesanti sfide, per poi essere giudicati dai loro stessi compagni d'avventura. Ogni tre giorni, una delle due squadre vincerà una ricompensa, mentre un membro della squadra avversaria camminerà sul molo della vergogna, salirà a bordo della barca del perdente … ha ha … e lascerà A Tutto Reality: L'Isola per sempre! Il loro destino si deciderà qui, durante l'avvincente cerimonia del fuoco, dove ogni settimana, tutti i campeggiatori tranne uno, mangeranno un marshmallow. Alla fine, resterà un solo concorrente, che riceverà in premio una notorietà da rotocalco! E, una piccola fortuna che, diciamocelo, svanirà in una settimana. Per sopravvivere, dovranno combattere … -


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Capitolo 6
*** Equilibrio su una mano ***


Equilibrio su una mano -Dai, McLean. Sono sicuro che non ce la farai mai- disse, convinto di sé, Erik Arai seguito dalle risate dei suoi due amici John e Matt Idip.

I tre erano i classici bulli che si trovano alle medie, ma io non avevo paura di loro. Sono molto più furbo e agile di quanto si aspettano, anche se avevo dodici anni e loro tredici.                                                                                                                                
Mi avevano sfidato a rimanere per due minuti in equilibrio su una mano sola e, nel caso non fossi riuscito a resistere, avrei dovuto dare loro il mio pranzo e i miei soldi.                                                                                                                               
Accettai, sapendo bene a cosa andavo incontro.                                                                                                       


– Né sei sicuro, Erik? Non vorrei che tu perdessi- risposi, posando la mia borsa per terra, vicino al mio armadietto.        
Intorno a noi, si era riunita l’intera scuola, curiosa di sapere come sarebbe andata a finire.        
– Non preoccuparti, McLean. Sono sicuro che non perderò- ribattè lui                                                                    
Certo che era proprio cocciuto. Sospirai e ribattei:-E va bene. L’hai voluto tu, però. William, tieni il conto del tempo-           
L’ultima frase la rivolsi al mio migliore amico che, di fianco a me, annui:-D’accordo, Chris. Appena sei pronto dimmelo-          
Presi un respiro profondo, mi misi in posizione ed esclamai:-Vai-                                                                               
William fece partire il tempo mentre sentivo i miei compagni di classe urlare il mio nome e cercavo di mantenere la concentrazione. Senza che me ne accorgessi, i due minuti passarono e il mio amico, sorridendo, mi dichiarò vincitore.                                            
– Mi dispiace, Erik. Avrai più fortuna la prossima volta- dissi, rimettendomi in posizione normale e recuperando il mio zaino da dove l’avevo lasciato. -Ricordati, noi McLean siamo sempre i migliori- aggiunsi, lasciandomi un Erik fumante di rabbia alle spalle mentre mi allontanavo con gli applausi degli altri ragazzi nelle orecchie e con un enorme sorriso soddisfatto dipinto sul volto  

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Capitolo 7
*** Fan ***


Fan Fan, che dolce parola. I fan sono le persone che più adoro e, nella mia carriera, posso dire di averne conosciuti parecchi e di tutti i tipi. Ci sono: quelli normali e troppo eccessivi; quelli che svengono non appena mi vedono e che urlano “Chris, ti amo. Sei bellissimo” oppure “Sposami, Chris” e, alla fine, quelli che chiedono autografi.                                          

Le loro urla e comportamenti, mi fanno sempre sorridere ma sono presenti anche due altre categorie che detesto con tutto me stesso: la prima è quella degli stalke... ehm, volevo dire blogger mentre l’altra riguarda i falsi fan che cercano di rubare il posto agli altri.

Durante il reality, avevo avuto modo di conoscerne due esempi: Sierra e Topher.                                                          

All’inizio, devo ammetterlo, mi stavano simpatici perché lodavano il mio lavoro e la mia magnifica persona. Le cose cambiarono quando lei iniziò a rivelare dettagli sul mio passato e distrusse il mio ammattissimo aereo, pagato all’astronomica cifra di sette dollari al mercatino delle pulci; mentre lui voleva sostituirmi nella conduzione del programma.
Persi la fiducia in loro (sempre se l’avevo avuta) ed eliminai entrambi dal gioco, facendogli cosi perdere la possibilità di vincere il milioncino di dollari.

In fondo, come fan non valevano niente…

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Capitolo 8
*** Febbre ***


Febbre Odio l’inverno e il freddo che ne consegue…                                                                               

In quella stagione, da piccolo, finivo sempre a letto con la febbre e il naso gocciolante.

Ricordo come mia madre, preoccupata, entrava in camera mia e, con tono molto dolce, mi chiedeva:-Come ti senti, tesoro?-.       
- Male- sussurravo io, debole per via dell’influenza e rannicchiato sotto le coperte                           
A quel punto, lei usciva dalla stanza e ritornava, pochi minuti dopo, con una tazza fumante di cioccolata calda tra le mani. Si sedeva sul letto e, con un sorriso, diceva:-Ti va una cioccolata calda? Ti aiuterà a guarire prima-                                                   
Aiutato dalla mamma, mi mettevo seduto e, dopo avermi fatto bere, mi appoggiava a sè, incurante della febbre.  Mi coccolava, accompagnandomi nel sonno con il battito del suo cuore nelle orecchie e le sue mani che mi abbracciavano e lasciavano tenere carezze.

Da quel momento, adorai la cioccolata calda…


Ora che ci penso: non che le cose siano cambiate poi cosi tanto da allora. Certo, sono un adulto adesso ma mi ammalo lo stesso quando viene il troppo freddo. Solo che in quei momenti, al posto della mamma, c’è Chef che si occupa di me: prepara la cioccolata calda mentre io lo attendo sdraiato sotto le coperte.                                                                                                         
Quando ritornava, io bevevo la bevanda e lasciavo che mi rimboccasse le coperte e raccontasse una favola, in cui io ero l’indiscusso protagonista.

In fondo, odio il freddo, ma adoro sentirmi coccolato…

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Capitolo 9
*** Gemmy Awards ***


Gemmy Awards Mi trovo davanti alla maestosa teca, posta sulla destra del mio immenso salotto. Al suo interno, sono custoditi i miei amati e luccicanti Gemmy Awards, vinti come miglior conduttore di reality.
Sono estasiato davanti alla loro brillantezza e, vagando con lo sguardo, i miei occhi si posarono sul primo Gemmy Award che avevo ricevuto, subito dopo aver terminato A Tutto Reality: L’Isola.
Con gli occhi luccicanti, lo tirai fuori e, sedendomi sul divano bianco in pelle, ritornai con i ricordi a quel giorno...                    

-Smettila di agitarti cosi, Chris. Hai già il Gemmy in tasca- disse Chef, seduto di fianco a me nella maestosa sala dell’edificio in cui si stava tenendo la premiazione.
Avevo iniziato ad aver un tic all’occhio, chiaro segno del mio nervosismo. Inoltre, battevo ritmicamente il piede per terra mentre tenevo le braccia incrociate.               
-Come faccio Chef? Questo è il giorno più importante... -  risposi, incurante del resto.                                           
-E il premio come miglior conduttore va a … - annunciò l’addetto alla consegna
- …della mia vita. Sai quanti altri conduttori ci sono…- continuai, imperterrito.
-…va a Chris McLean!- urlò il responsabile
-…in questa stanza? Che cosa ha detto?- terminai, tornando nel mondo normale.                                                    
-Che hai vinto il Gemmy, amico- esclamò Chef, sorridendo                                                                                                                  
Rimasi a bocca aperta e, con le gambe di piombo, mi recai sul palco, dove l’uomo mi consegnò il premio, con un gran sorriso. Lo presi e, con mani e voce tremanti, ringraziai tutti quelli che mi avevano aiutato a rendere possibile l’avvenimento.                                             

– Ehi, Chris. Sei pronto? Altrimenti facciamo tardi- mi riscosse la voce di Chef, proveniente dall’ingresso.                               
-Arrivo, Chef- risposi, mettendo a posto il Gemmy e dirigendomi verso l’uscita.                                                               
Mi voltai un’ultima volta verso la teca, il mio orgoglio personale, e sussurrai:-Presto avrete un nuovo fratellino tra voi, tesorini miei. A presto-

Infatti, quel giorno si sarebbe tenuta un’altra premiazione e, stavolta, sono sicuro al cento per cento di aver vinto un’altra statuetta.                                                                         

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Capitolo 10
*** Honey ***


Honey Honey, la mia dolce sorella che ha un anno in meno rispetto a me.                                                       
Adoro mia sorella ed è da molto che non la vedo, precisamente da quando ero partito per il Canada e mi trasferì lì all’età di venticinque anni.
Abbiamo passato tanti momenti insieme ed erano stati sempre magnifici.                                                     

Ho appena quindici anni e dormivo tranquillamente nel mio letto quando la porta della mia camera si apri.                          
– Chris! Chris! -, mi sento chiamare da una vocina                                                                                                 
-Ancora cinque minuti, mamma- mugugnai, girandomi dall’altra parte e continuando a dormire.                                           
– Chris!Ti prego!- ripeté quella vocina, questa volta scuotendomi.                                                                      
Forse fu il tono incrinato dalle lacrime che avevo sentito a farmi voltare dalla parte opposta, fatto sta che lo feci e, quando vidi il volto della mia sorellina rigato dalle lacrime, il sonno mi abbandonò del tutto.                                                                   
– Honey, che ci fai qui? Sono le…- mi fermai per guardare la sveglia sul comodino - …due di notte. Non dovresti essere a letto?-
-Hai ragione, fratellone. Ma ho sentito un tuono e adesso ho paura. Non è che posso dormire con te? Solo per questa notte, ti prego- spiegò lei, implorandomi con gli occhi da cucciolo che ogni tanto utilizzo io per convincere mamma. Piccola peste…                                                   

Quattordici anni e ha ancora paura dei tuoni. Ma è normale: la sera in cui è nata, pioveva e un forte tuono l’aveva spaventata, facendola piangere tutta la notte.            

– Va bene, basta che fai la brava- mi arresi, facendole spazio e guardando il suo volto illuminarsi.                          
-Grazie, fratellone- esultò lei, fiondandosi sotto le coperte e abbracciandomi.                                                
Nel giro di pochi minuti, si addormentò e lo stesso feci io dopo averla circondata con le braccia e averle augurato una buona notte.

Adesso, mia sorella ha trentacinque anni ed è una donna forte bella e coraggiosa. Ha gli occhi blu come quelli di nostra madre e i capelli come i miei e quelli di colui che chiamavo... padre.                                                                                            
Ehm, ritornando a mia sorella. Stavo dicendo che è una donna alta e magra e lavora come attrice. Al contrario di me, è felicemente sposata e ha due figli: Anita (otto anni) e Robert (sei anni).                                                                                             
Ah, quanto mi mancano lei e quelle due piccole pesti dei miei nipoti ma purtroppo devo lavorare: le Jacuzzi e altri lussi non crescono mica sugli alberi!                                                                                                                       

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Capitolo 11
*** Innamorato ***


Innamorato Innamorarsi, che parola difficile e complicata.                                                                                                                            

Io non mi sono mai innamorato in vita mia. Ok, non voglio mentire a me stesso: in verità, so cosa vuol dire essere innamorati di qualcuno. 
La prima volta che m’innamorai di una donna fu a diciott’’anni quando…                                                        

-Ragazzi da oggi avrete una nuova compagna di classe tra di voi. Entra pure- annunciò il professore d’italiano, in piedi da dietro la sua cattedra.                                                                                                                             
Sono con la testa appoggiata sulle braccia, a loro volta sul banco. Sto per addormentarmi ma i miei occhi si spalancarono quando la vidi entrare nell’aula. La ragazza più bella che abbia mai incontrato in vita mia: alta, magra, con gli occhi verdi e i capelli lunghi e neri. Ha un sorriso radioso ma allo stesso tempo imbarazzato sul volto. Porta una camicetta bianca con una gonna verde acqua e, tra le mani, regge la sua borsa di pelle.                                                                                                                               
– Benvenuta. Presentati, pure ai tuoi compagni- disse il professore, sorridendole incoraggiante.                                    
-Ciao a tutti. Mi chiamo Elena e sono felice di trascorrere quest’anno con voi. Spero di trovarmi bene e questo è tutto- mormorò quest’ultima, con la sua voce delicata e armoniosa.                                                                                                 
Mi ero imbambolato al suono della sua voce e William, seduto vicino a me, mi diede una gomitata che mi riportò sulla Terra e tra i comuni mortali.                                                                                                    
-Ahia. Ma cosa ti è preso?-esclamai, arrabbiato e massaggiandomi il punto colpito.                                                          
– A me? A me niente. Non ero io quello imbambolato a osservare la nuova arrivata- rispose lui, sorridendomi malizioso.         
-Non è affatto vero!- urlai, attirando gli sguardi dei miei compagni e del professore su di me- Scusate- aggiunsi, fulminando William
-Bene. Puoi sederti vicino a McLean, Elena- disse il professore, indicandole con la testa il banco vuoto che si trovava alla mia destra.
– D’accordo, professore- concordò lei, dirigendosi verso il posto assegnatole dal docente.          
-Mi raccomando McLean. Trattala bene- si raccomandò quest’ultimo, guardandomi serio.                 
-Certo, prof. Per chi mi ha preso? Io sono buono come un agnellino- ribattei, offeso e suscitando le risate dei miei amici e un sospiro da parte del professore.
D’accordo, avevo fatto qualche scherzo a tutte le ragazze che mi erano state affiancate ma solo perché non erano carine e intelligenti come Elena e all’altezza del sottoscritto.                  
Quando la ragazza si sedette accanto a me e sorrise, senti le guance bruciare e diventare rosse. Ho stranamente caldo e avverto delle farfalle danzarmi nello stomaco. Cosa mi sta succedendo?                                                                                     
-Non ci credo! Il nostro Chris si è innamorato!- rivelò William, ridendo divertito.                                                                               
-William!- lo ripresi, mentre Elena rideva imbarazzata.                                                            

Il resto è storia e la conoscete: ci mettemmo insieme ma, dopo appena tre mesi, ci lasciammo perché scoprii che lei mi tradiva con William, con cui ruppi ogni rapporto.                    

Ancora oggi, penso che sia stupido innamorarsi di una persona che può mentirti come se niente fosse, infischiandosene dei sentimenti altrui e lasciandoti distrutto come se ti avessero appena preso a coltellate.

Nulla può riparare un cuore infranto e distrutto ma quando incontri l’anima gemella, te ne importa assai poco…  
                                                  

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Capitolo 12
*** Larry ***


Larry Larry, un tenero e coccoloso amico                                                                                              
Ricordo bene il giorno in cui lo presi con me…                                                                                                                          

Sono in giro per la città quando vidi in un angolino isolato e abbandonato una piccola piantina. Mi avvicino e riconobbi subito a che specie apparteneva: era una Venere Acchiappamosche, una pianta carnivora.                                               
-Ciao, piccola. Ti hanno abbandonato, per caso?- chiesi, avvicinandomi con cautela.                                            
La vidi farmi un cenno affermativo con la testa e, in quel momento, mi senti simile a lei: eravamo stati entrambi abbandonati dalle persone che fingevano di amarci.
–Poverina. Sai che la mia ex ragazza mi ha abbandonato due anni fa? Siamo simili e penso che potresti venire con me. Mi prenderò cura di te e non ti abbandonerò- dissi, inginocchiandomi di fronte a lei, attento a non sporcarmi i pantaloni.       
La piantina mi saltò tra le braccia e, sorridendo, mi alzai ed esclamai:- Da oggi in poi, ti chiamerò Larry-.                 
Provai ad avvicinare una mano e, quando vidi che non faceva niente, presi ad accarezzarla sotto la testa e m’incamminai verso casa.

-Chris, cos’è quella?- chiese mia madre, quando rientrai in casa e indicando Larry                                                 
-Questa? E’ solo una pianta carnivora, mamma. Mangia le mosche- risposi, sorridendo                                                       
-Cosa? Una pianta carnivora? Non permetterò che quella cosa stia con mio figlio di appena vent’anni- esclamò, preoccupata e terrorizzata.                        
-Mamma, quella che tu chiami cosa è solo una povera e innocente piantina che è stata abbandonata a se stessa. Che ti piaccia o no, io mi prenderò cura di Larry e non sarai tu a impedirmelo. Non sono più un bambino- ribattei, dirigendomi verso la mia camera.
Avevo appena posato un piede sul primo gradino che fui fermato dalla voce di mia madre:- Hai ragione, Chris. Non sei più un bambino e mi chiedo se sei sicuro di quello che stai facendo?-.                                                                                 
-Si, mamma- risposi, convinto guardandola                                                                                                             
Lei sospirò e capitolò:-Se ne sei convinto, allora va bene. Stai attento, però-                                                                              
- Tranquilla, mamma. Non succederà niente- la rassicurai sorridendo e riprendendo a salire le scale.                         

Avevo visto giusto: Larry diventò una brava piantina e continuò a essermi fedele anche dopo che la abbandonai per tre anni su Wawanakwa e si trasformò in un mutante.                                                                                                                                                                                                                                                                                 

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Capitolo 13
*** Lancio del coltello ***


Lancio del coltello -Eccoci di nuovo faccia a faccia, McLean- disse Erik, seguito come il solito dai suoi due amici                                            
-Che vuoi, Erik? Non ti è bastata la prima volta?- chiesi, annoiato.                                                                     
Vidi la sua espressione farsi furente e sorrisi: a quanto pare, gli brucia ancora la sconfitta di tre anni fa.                             
Mi trovo al campo, dove gioco con William a tiro con l’arco e che conosciamo solo noi due. Di solito, siamo solo io e lui quindi se loro sono qui vuol dire che hanno un motivo ben preciso e forse l’ho già capito…                                               
-Bada a come parli, McLean. L’altra volta ti è andata bene ma ora andrà diversamente-ribattè Erik, tirando fuori un coltello mentre i suoi amici si dileguavano.                                                                                                                     
– Oh, mio dio. Quello è un coltello! Sei impazzito, Erik?- strillò William, nascondendosi dietro di me e tremando come una foglia dalla paura.
– Smettila di fare il fifone, William. Anche se ha un coltello in mano, non lo utilizzerà. E’ troppo codardo perché faccia una cosa del genere-, lo tranquillizzai, guardando fisso Erik.                                       
Come risposta alla mia affermazione, Erik lanciò l’oggetto nella mia direzione. Anche se spaventato, riuscì a schivarlo facendolo piantare in un albero.                                                                
-Che pessima mira- costatai, ignorando William che mi faceva dei gesti per farmi calmare                                  
-Cosa vorresti dire? Che tu hai una mira migliore della mia, McLean?- cedette lui, alla mia provocazione                           
-Esattamente e te lo posso anche dimostrare-risposi, incurante dell’espressione di pura pietà di William                              
-E come?- s’informò Erik, guardandomi curioso                                                                                                            
-Lancerò il coltello che colpirà questa mela-, iniziai, staccandone una dallo stesso albero che aveva colpito lui-E quel bersaglio laggiù, esattamente nel centro. Ah, la mela sarà posta sulla testa di William tanto per rendere la cosa più interessante- terminai, indicando il bersaglio a una ventina di metri di distanza da noi e facendo sgranare gli occhi a William.                          
-Cosa? Non ci penso nemmeno, Chris. E’ una follia! Potresti sbagliare mira e ferirmi- esclamò quest’ultimo, terrorizzato.           
-Ti fidi di me?- chiesi, con tutta la tranquillità del mondo                                                                                                
-Si, ma…-                                                                                                                                
-Allora, stai tranquillo e rilassati. Tra poco, vedrai la faccia delusa di Erik- lo tranquillizzai, mentre lo aiutavo a sistemarsi.                  

-Siete pronti, voi due? Non ho tutto il giorno- dichiarò Erik, spazientito.                                                    
-Si. Chi perde fa da schiavetto all’altro per tre giorni. Ci stai? - proposi, incrociando le braccia e stando attento al coltello che avevo in mano                                                                           
- D’accordo- concordò, stringendomi la mano – Bene. A lei l’onore, campione- aggiunse, ridendo e lasciandomi campo libero.

Presto avrebbe messo di ridere...                                                                                                             

Mi misi in posizione e, concentrandomi al massimo, tirai. Il coltello sfrecciò a tutta velocità verso un pallido e impaurito William e si conficcò prima nella mela, tagliandola in due, e poi nel bersaglio. Esattamente nel centro.                                           
Mentre il mio amico esultava, io mi rivolsi a Erik:-Bene, amico. Mi aspetto che tu mantenga la tua parola, Erik. Andiamo, William-    
Mentre mi allontanavo, senti Erik, con gli occhi ancora sbarrati dallo stupore, mormorare:- Che mira-.                              

Altra sfida vinta… sì, i McLean sono sempre i migliori e imbattibili...

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Capitolo 14
*** Mamma ***


Mamma Anche se non l’ho mai ammesso e mai lo farò, una delle donne più importanti della mia vita è mia madre.   
L’unica persona, assieme a mia sorella, a rispettarmi e ad amarmi cosi come sono. Perché anche se Chef può essere considerato il mio migliore amico, tra di noi c’è poco rispetto reciproco, soprattutto per via del mio carattere.     
Mia madre c’è sempre stata per me: quando ero piccolo, mi consolava e sosteneva in quasi tutte le avventure e disavventure in cui finivo. Crescendo, divenni indipendente e mi allontanai sempre più da lei, anche se continua a mantenere un posto speciale nel mio cuore  
Adesso che sono lontano da casa per via del lavoro, la sento tutti i giorni ma mi manca averla qui con me che mi abbraccia e mi coccola. 

Mi trovo nel mio camerino e penso a quanto vorrei che fosse qui a vedere dove sono arrivato e sapere se è orgogliosa di me, ma purtroppo non è possibile: lei abita a Terranova mentre io mi trovo in Canada ma...         
In quel momento, senti bussare alla porta e dissi:-Avanti-                                                                                                                      
Senti la porta aprirsi e una voce, che avrei riconosciuto tra mille, disse:-Ciao, tesoro-                                                   
Mi voltai e la vidi: è proprio lei… mia madre.                                                                                       
Una donna sui cinquantacinque anni ma ancora molto giovanile con i suoi lunghi capelli castani e gli occhi blu. Il fisico ancora intatto e coperto da una maglietta blu a maniche corte e un paio di pantaloni bianchi.    
Rimasi bloccato e lei, sorridendo, si avvicinò e mi lasciò una tenera carezza sul volto. Mi abbracciò ed io nascosi la faccia nei suoi capelli che profumano di miele.                                                                                                          
-Mi sei mancata tantissimo, mamma- ammisi, beandomi del suo abbraccio                                                                          

Se i concorrenti mi vedessero in questo momento, probabilmente scoppierebbero a ridere ma mia madre è l’unica persona cui non so mentire.  
Ogni volta, sembra che mi legga dentro come un libro aperto.                                                                             

– Mi sei mancato tanto anche tu, tesoro. Ma fatti vedere- esclamò mamma, allontanandosi un poco da me e posando le mani sul mio viso.                                                                                                       
Mi guardò negli occhi e disse:-Sei cresciuto tanto, Chris. Mi sembra ieri che ti tenevo tra le braccia e adesso sei un uomo. Sono molto orgogliosa di te, anche se sei un conduttore sadico, narcisista, egoista, dispettoso e torturatore. Io ti conosco e so cosa si nasconde dietro quella maschera che ti ostini a portare. Se sei diventato cosi, non è colpa tua ma di quello che hai passato. Sappi che ti voglio bene e te ne vorrò per sempre, Chris-.
Ha le lacrime agli occhi e ce l’ho anch’io mentre mormoro:-Grazie, mamma. Ti voglio bene -                                       

Come ho già detto in precedenza: mia madre è l’unica persona cui non posso mentire e che mi scopre sempre.                   

In questo momento sono felice: un sogno si è realizzato…                
                                                                                                           

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Capitolo 15
*** Maschera ***


Maschera

Tutti noi utilizziamo una maschera: lo facciamo per proteggerci o per necessità come nel mio caso.


Durante la mia carriera, ho capito che per far successo in quel mondo di vipere, bisogna essere crudeli e menefreghisti.
Nel reality, uso la maschera di un conduttore sadico, vanitoso, egoista, narcisista e d’ideatore di torture       
Per me non fu difficile indossare quella maschera d’indifferenza: dopo tutto quello che avevo passato, era il minimo  
Ci riuscì benissimo perché tutti mi conoscono per la cattiveria che ho mostrato nel reality e sono felice cosi. Non rinuncerei mai al lusso, la fama e ai soldi che ricevo con questo lavoro                                                                                                                                                       
Con il passare del tempo, quella maschera divenne la mia vera faccia.                                           
Solo poche persone conoscono il vero Chris McLean.                                                                       

Se la gente non si fermasse alla sola apparenza e scavava a fondo, poteva conoscere il vero me stesso: una persona che, dopo tutte le delusioni e le difficoltà affrontate, è riuscita ad andare avanti e a trovare il suo posto: condurre reality e torturare dei poveri ragazzi.                            

Ma questa non è una bella cosa, direste voi   

Ma, nel mondo della televisione, la prima regola è che devi fingere se vuoi ottenere qualcosa, altrimenti sei fuori dai giochi 
 L’ho imparato a mie spese: prima due programmi infruttuosi e, alla fine, sostituito il buonismo con la cattiveria, è arrivato il successo tanto atteso.

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Capitolo 16
*** Nome ***


Nome Chris McLean…                                                                                                                                  
Un nome e una garanzia…                                                                                                           

Mi sono sempre chiesto come mamma avesse scelto il mio nome e quando avevo dodici anni...                                             

-Mamma, ti posso parlare?- chiesi, entrando in salotto, dove trovai mia madre intenta a stirare                                                           
-Certo, tesoro. Dimmi pure- rispose lei, sorridendomi                                                                                          
-Sai, mi chiedevo come avessi scelto il mio nome. Mi racconti?- rivelai, sedendomi sul divano proprio di fronte a lei.                                    
-Perché questa domanda?- indagò mia madre, smettendo di stirare per un attimo e guardandomi                                                       
-Perché sono curioso e poi può darsi che un giorno il mio nome diventerà famoso in tutto il mondo. Si parlerà di me e…-                        
Mia madre sorrise e m’interruppe:-Certo, caro. Diventerai qualcuno ma adesso non volevi sapere come mai ti chiami Chris?-.                             
-Si. Racconta mamma- esclamai, mettendomi comodo e guardando mia madre sedersi di fianco a me.                                                  
-Vedi, tesoro… Prima che tu nascessi, io, tuo padre e i nonni ci riunimmo in casa per decidere il nome da dare al nuovo arrivato in famiglia. Eravamo indecisi e tuo nonno, che aveva molta fantasia, decise di riempire una vaschetta con dei biglietti, su cui erano scritti i nomi a cui avevamo pensato. Fui io a pescare e venne fuori il nome che mi piaceva e preferivo di più: Christian con il diminutivo di Chris- raccontò mamma, sorridendomi.     
-Quindi, mi stai dicendo che avete scelto il mio nome in quel modo?- domandai, spalancando gli occhi                                                                
-Si, tesoro. Che ne dici se ti preparo una bella merenda?- confermò lei, alzandosi e dirigendosi in cucina.                                                                      

Fu cosi che scopri l’origine del mio nome.                                                                                            
Devo ammettere che è stato un modo un po’ particolare ma ora non ha importanza.                                                                                            
 Il mio nome è da tutte le parti e la mia fama mi precede in ogni singolo luogo in cui vado           

In altre parole: adoro il mio nome.                  

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Capitolo 17
*** Orari ***


Orari Mia madre non mi ha mai dato un orario ben preciso per rientrare a casa. Mi lasciava abbastanza libero ma una sera…

-Hai capito, Chris? Dovete essere a casa per le dieci e mezzo. Domani, Honey ha la scuola mentre tu un provino.-.                       
-Si, mamma. Stai tranquilla, per quell’ora io e questa piccola peste saremmo a casa- la tranquillizzai, scompigliando i capelli a mia sorella.
– Io non sono una peste, fratellone. Mi hai rovinato i capelli- si lamentò lei, correndo in bagno per sistemarsi.
-Quanta tragedia per dei capelli-esclamai, roteando gli occhi al cielo 
-Disse quello che ha passato due ore in bagno solo perché aveva un capello fuori posto- ribattè mia sorella, ritornando in salotto
Mia madre sorrise e disse:-Va bene, ragazzi. Fate i bravi e vedete di ritornare per l’ora stabilita-.      
-Ok, ciao mamma. Andiamo, brontolone- salutò Honey, sorridendo e spingendomi letteralmente fuori dalla porta poiché stavo brontolando tra me e me.
– So camminare da solo, grazie-dissi, scrollandomi di dosso mia sorella in malo modo.                           

- Chris, che ti prende?-. mormorò lei, con voce dispiaciuta                                                                                                                  
Mi resi conto che mi ero comportato da stupido e cercai di rimediare:-Scusa, Honey. Sono solo nervoso. Dove vuoi andare?-  
Infatti, per quella sera avrei accompagnato mia sorella di diciotto anni a fare un giretto.                        

- Scusa accettate. Voglio andare al nuovo luna park che hanno appena inaugurato. Mi ci porti?- rispose lei, sorridendo e saltando da una parte all’altra con lo sguardo da cucciola, che aveva imparato dal sottoscritto quando era solo una bambina. 
– Tutto quello che vuoi, piccola. Stasera, puoi chiedermi qualsiasi cosa-                                                

- Grazie, fratellone. Sei il migliore- esultò lei                                                                                                        
- Lo so- concordai io, sorridendo e circondandole le spalle con un braccio                                                          
Fu una serata magnifica: scherzammo tutto il tempo, mangiando zucchero filato e salendo sulle varie attrazioni.              
Stavamo ridendo quando finimmo davanti al tiro al bersaglio.                                                                                                

- Buonasera, giovanotto. Vuoi provare a vincere il premio speciale per la ragazza?- chiese l’uomo della bancarella.      
Accettai e, pochi minuti dopo, io e mia sorella ci allontanavamo con lei che portava in mano il peluche di un koala.
–  Ehm, Chris….-iniziò mia sorella, dopo aver lanciato un’occhiata all’orologio che portavo al polso.   
- Si, Honey? Dimmi- la incitai io, sorridendole
- Sono le undici e mezzo-mi illuminò lei                                                                                                                                 

Ci guardammo negli occhi e, all’unisono, esclamammo:- Oh, cavolo….- prima di iniziare a correre verso casa.           
Quando ritornammo a casa, nostra madre, dopo averci una ramanzina con i fiocchi, ci spedi a letto e ci proibì di uscire la sera per una settimana.

Ah, quanto mi mancano quei momenti con mia sorella.

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Capitolo 18
*** Padre (1 parte) ***


Padre (1 parte) Tutti hanno un papà a cui vogliono bene e che sono ricambiati ma per me non fu cosi.
Chi chiamavo papà non era degno di essere definito tale: era freddo con me e mia sorella anche se nostra madre cercava di mostrare il contrario.

-Papà, io e Honey volevamo andare al parco giochi fuori città. Ci accompagni?-chiesi, quel giorno, a mio padre. 
-Chiedi a tua madre. Io devo lavorare- rispose lui, continuando a sistemare dei fogli nella sua ventiquattrore.
– Ma la mamma è andata dalla vicina e non ritornerà a casa prima di qualche minuto-.        
– Allora, potete scordarvi che io vi accompagni. A più tardi- salutò lui, uscendo da casa                       
-Allora, fratellone, Papà ci porta?- scese le scale mia sorella di appena otto anni e mezzo  
Io sospirai e, guardando la porta, risposi:-No, Honey. Purtroppo no-                                                                             
Mi fece male sentire i suoi singhiozzi e, per questo, mi avvicinai e la abbracciai, cercando di calmarla. A poco a poco, la senti smettere di piangere e dissi:-Ti va di aiutarmi a preparare una cioccolata calda?-.
Vidi il suo volto illuminarsi per poi sussurrare:-Grazie, fratellone.-.                                                                          

All’epoca, io e mia sorella eravamo piccoli e non capivamo la situazione. Crescendo, incominciammo a capire: l’uomo che continuavamo a chiamare papà non era quello che sembrava…
Si mostrava orgoglioso della sua famiglia ma a casa…

-Mamma, ieri sera abbiamo sentito te e papà litigare. E’ successo qualcosa?- decisi di chiedere a mia madre, quella mattina.            
                                                                                                                                                    

                  

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Capitolo 19
*** Padre (2 parte) ***


Padre (2 parte) -Mamma, ieri sera abbiamo sentito te e papà litigare. E’ successo qualcosa?- decisi di chiedere a mia madre, quella mattina.

Mio padre e Honey non c’erano e se io ero a casa, era solo perché entravo più tardi a scuola.

– Abbiamo? Intendi dire che ha sentito anche Honey?- domandò mia madre, preoccupata.                                    
-Si, ed era spaventata a morte. Lo so perché è venuta a dormire da me. Allora, mi racconti cosa succede tra te e papà? Ormai sono grande e merito di sapere la verità-.                                    
Non sono mai stato cosi determinato in vita mia e forse fu per questo che mamma cedette e sospirò:- E va bene, ti racconterò tutto. Però promettimi che non farai pazzie-                         
-Te lo prometto, mamma. Adesso raccontami- promisi, mentre ci sedevamo sul divano.                          

Mamma mi raccontò tutto: dal bere di mio padre a quello che era successo ieri sera…                                                        


- Cosa? Ha avuto il coraggio di farti questo?- urlai, fuori di me dalla rabbia-Adesso, ci penso io a quel... - aggiunsi, balzando in piedi e fiondandomi verso la porta.                                                

– Fermo, tesoro. Mi hai promesso di non fare niente- mi bloccò mamma, afferrandomi per un braccio.          
-Lo so, mamma. Ma come posso stare qui mentre quel mostro e là fuori?. Se solo penso che ti abbia messo le mani addosso, io…- non riuscì a terminare la frase da quanto ero arrabbiato e disgustato.
La mia rabbia era talmente grande che si tramutò in lacrime che trattenni. Mia madre se ne accorse e mi abbracciò, facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla.                                             

-. Tesoro, capisco come ti senti, ma non puoi fare niente- mormorò lei, accarezzandomi la schiena.
- Perché? Perché l’ha fatto?- dissi, con lo stesso tono di mia madre.                                                              

La mia domanda non ottenne risposta: in fondo, non c’era spiegazione a quello che aveva fatto.          

Io e mia madre decidemmo, di comune accordo, di denunciarlo per poi portarlo in tribunale: quello non meritava di stare fuori un momento di più...

E se solo l’avesse fatto, avrebbe fatto i conti con me: Chris McLean non dimentica e mai lo farà...

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Capitolo 20
*** Partita ***


Partita - Ehi, Chris. Sei pronto per la partita di oggi?- chiese William, mentre ci stavamo cambiando negli spogliatoi della palestra.  
– Certo, non vedo l’ora. Anche perché c’è il nostro caro “amico” Erik-, risposi, ridendo seguito a ruota dal mio amico.
- Ce l’avrà ancora con te per la storia dello schiavetto-ricordò lui, ridendo come un matto                                               
- Può darsi. Andiamo?-- concordai, annoiato mentre finivo di allacciarmi una scarpa e mi alzavo in piedi.
-Ok.-
Io e il mio amico uscimmo e attraversammo il corridoio che ci avrebbe portato nell’immenso e ampio spazio della palestra.  

Oggi si sarebbe tenuta la solita partita di Dodgeball d’inizio anno e, come gli anni passati, a sfidarsi sono la mia squadra e quella di Erik                                                  
Il capitano della squadra vincente, avrebbe partecipato al torneo della città con dei ragazzi a sua scelta. Fino ad ora, ho sempre vinto io perché sono un mostro di bravura e di sicuro anche oggi sarei uscito trionfante dalla palestra.

- Capitani, in posizione- ci chiamò la professoressa d’educazione fisica.                                                             
Erik ed io ci ritrovammo uno di fronte all’altro e, sorridendo, dissi:- Ciao, Erik. Pronto a una nuova e bruciante sconfitta?-  
- Non sperarci, McLean. E’ tutta fortuna la tua- rispose, punto nel vivo.
- Io non credo. Che ne dici di fare come l’ultima volta?-. proposi, ghignando e incrociando le braccia al petto.
- D’accordo ma…- accettò lui
- Perfetto. E’ sempre un piacere fare affari con te, anche se, lasciatelo dire, dovresti migliore il tuo “servizio”- lo provocai, facendogli digrignare i denti.                                                                                                                       
-Calmatevi e stringetevi la mano. Voglio una partita onesta- intervenne la professoressa, vedendo che gli animi stanno diventando infuocati.                                                                                                                       
-S, prof- esclamammo Erik ed io, all’unisono                                                                                          
Ci stringemmo la mano con forza, come se volessimo romperci la mano a vicenda.                      
La partita incominciò e, da entrambe le parti, a uno a uno, tutti i membri furono eliminati finchè non rimassimo solo Erik ed io. 
Dalle tribune partirono i cori d’incoraggiamento mentre ci studiavamo per capire che intenzioni avesse l’altro.
Sia io che lui prendemmo due palle a testa e, dopo pochi minuti, fu lui il primo a lanciare. Schivai senza problemi il suo lancio e tirai. Sapevo con certezza che Erik avrebbe usato l’altra palla per respingere la mia.
E cosi fu: lanciò la palla che si scontrò con la mia ed io approfittai del momento per colpirlo.
Fui dichiarato vincitore e i miei compagni di squadra esultarono e mi portarono in trionfo mentre urlavo:- Ti aspetto a casa mia per le tre, Erik. Non ritardare-                                                                                                                        
Mentre ci allontanavamo, si poteva sentire un coro intonare:-Chris! Chris !Chris! Il migliore sei tu e nessun ti può battere! – e vedere me lanciato per aria.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        

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Capitolo 21
*** Pilotare ***


Pilotare Sto pilotando l’aereo dello staff di A Tutto Reality ed è una cosa bellissima!                                       
Ho sempre sognato di essere al comando di un velivolo e adesso lo sto facendo.                                                            

Il brivido dell’altezza, della guida di un velivolo, l’aria che ti scombina i capelli e il meraviglioso paesaggio sottostante: le capanne dei concorrenti e il percorso della sfida di oggi.  Che meraviglia! 

Adoro volare e sono anche piuttosto bravo ma…                                                                                

-Si! Ragazzi, non vedo l’ora di prendere il tanto agognato brevetto di volo- urlo, mentre i concorrenti scappano terrorizzati.  

Esatto: non ho ancora il brevetto e non mi è chiaro il perché. Ho  anche dato l’esame ma niente…  
Però Chris McLean non è uno che si arrende e che rinuncia facilmente: ritenterò e passerò a tutti i costi quel maledetto esame! Questa è una promessa e i McLean mantengono sempre la parola data!       

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Capitolo 22
*** Prigione ***


Prigione -Dichiaro l’imputato Chris McLean colpevole di aver trasformato l’isola di Wawanakwa in una discarica di rifiuti tossici e di aver causato mutamenti genetici negli abitanti dell’isola e nella signora Dakota Milton. Per questo, la condanno a un anno in prigione e in più dovrà pagare di tasca sua  le cure riservate alla ragazza e le bonifiche dell’isola. L’udienza è tolta-           

Era stata questa la sentenza di quel giudice da strapazzo quando dovetti affrontare il processo, un anno fa, appena terminata la quarta stagione di A tutto reality.
I primi tempi furono difficili per me: dovevo abituarmi alla situazione e, alla fine, diventò quasi piacevole trascorrere il tempo in quella cella, anche se preferivo notevolmente trovarmi in un altro luogo. Certo, sono impazzito per la mancanza sia di lavoro sia di compagnia ma ho tutto quello che mi serve: due scarafaggi di nome Duncan e Lightning che faccio competere tra loro; un po’ di confort e Chef due punto zero

Se penso a Chef, sento la rabbia montarmi dentro: quell’ingrato, incompetente e vile traditore…  

Calma, Chris. Arrabbiarsi fa venire le rughe e tu non vuoi che questo accada altrimenti la tua reputazione e bellezza ne risentono...

Mi calmai e tornai a dirigere la sfida tra Lightning e Duncan con un gran sorriso sul volto quando vidi un’ombra famigliare spuntare sotto i miei occhi. Alzai gli occhi e…                                               
-Bene, bene, bene. Guarda un po’ chi è venuto finalmente a trovarmi dopo un anno intero-esclamai, posando le mani prima sui fianchi per poi incrociarle al petto e mostrando tutta la mia rabbia. 
-Andiamo, hai scontato la condanna per quei rifiuti tossici- ribattè Chef, guardandomi                                           
-Chi se ne importa? Voglio restare qui dentro. Ho tutto quello che mi serve compreso Chef due punto zero. L’ho fatto con un’anacardo- spiegai, mentre gli mostravo la mia creazione.
“Ed è più fedele di te”-Che cos’è?- aggiunsi, curioso quando lui mi passò una busta dalla fessura della mia cella d’onore. In fondo, sono e rimango un vip…                                                                                             
-Il tuo contratto. I produttori pensano a un’altra stagione. Allora ci stai?- m’informò, ghignando    
-Certo che si- risposi, sorridendo e senza aspettare neanche un minuto                                                                       

Addio prigione e bentornate care e adorate libertà e carriera….

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Capitolo 23
*** Quadro ***


Quadro Cammino avanti e indietro per l’immenso salotto di casa mia in attesa di qualcosa che . in realtà, dovrebbe essere già arrivata da un pezzo.
Mi fermo e guardo l’ora sul mo orologio da polso: le nove e mezzo. Ritardo! Clamoroso ritardo!                                                          
Dovrei proprio abbassare la paga a quell’inetto di un’assistente che si era occupato della consegna. O meglio ancora licenziarlo cosi risparmio.
Sbuffo per l’ennesima volta in quella mezz’ora e mi siedo vicino a Chef, intento a leggere il giornale seduto sul mio comodo divano. Lo guardo con rabbia mentre incrocio le braccia al petto: come fa a essere cosi tranquillo? La sua calma mi da sui nervi! Idea… 
Gli prendo il giornale tra le mani e, facendone una pallina, lo getto a terra mentre lui mi guarda con odio.
– Scusa, non volevo- mi scuso, con tono fintamente dispiaciuto e sorridendo innocente.                                                    
Lui mi guardò con sguardo perplesso e poi capì:-Che c’è, Chris? Mi sembri… - 
- …agitato, nervoso e arrabbiato? Sì, lo sono. Quell’incompetente di Josh doveva essere già qua con il mio pacco e invece…-. 
In quel momento, sentiamo il campanello suonare e corsi immediatamente al citofono.                                           
– Presentatevi o libero i cani-                                                                                                                                       
- Sono Josh, signor McLean. Mi scuso per il ritardo ma c’era traffico e non volevo che il pacco si rovinasse- sento rispondere dall’altra parte.
“Ragazzo responsabile questo Josh” penso, mentre allontano la mano dal pulsante che avrebbe aperto la gabbia ai miei adorabili e affettuosi cani. Per questa volta ma solo per questa, avrei evitato di usarlo…
Apro la porta e, sorridendo, dico:-Ottimo lavoro, ragazzo. Accomodati pure-                                                                    
- Grazie, signore- risponde lui, entrando in casa e trasportando un pacco grande e sottile.                                     
Quando me lo porge, sono al settimo cielo: finalmente è arrivato ed è mio!                                                                                  
Lo presi e, con molta cura e pazienza, lo scartai: è proprio lui! Il mio bellissimo e affascinante ritratto!
Rimango impalato a osservarlo mentre Chef, alle mie spalle, sospira. Tutta invidia la sua!                                 
-Signor McLean, dovrebbe pagarmi il trasporto- dichiarò Josh, non ottenendo risposta                                      
Ma non lo vede che sono impegnato? Devo sincerarmi che l’opera non abbia subito danni altrimenti… 
-Lascialo stare, ragazzo. Starà cosi per qualche ora- intervenne Chef, pagandolo e accompagnandolo alla porta.              

-Ma come sei affascinante, amico mio. Chi è il più bello del mondo? Sì, sei proprio tu!- esclamo di fronte al dipinto e incurante del cuoco che è appena ritornato in salotto.                                               

Quest’ultimo alzò gli occhi al cielo: no, Chris McLean non sarebbe mai cambiato.

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Capitolo 24
*** Regalo ***


Regalo Questa mattina, mi svegliai di ottimo umore: è il mio compleanno e compio sedici anni.

– Buongiorno. Sapete che giorno è oggi?- chiedo, entrando in cucina con un enorme sorriso. 
Nella stanza sono presenti solo mia madre e Honey, intente a fare colazione. Papà è già uscito.    
– No, perché?- rispondono in coro mia madre e mia sorella.                                                                                                  
-Niente- dico, perdendo il sorriso                                                                                                                                                

Non è possibile… non è possibile che si siano dimenticate del mio compleanno… non ci credo…  

-Ehi, McLean. Ti va una sfida?- chiede Erik, avvicinandosi a me.                                                           
Mi trovo appoggiato a un albero del parco proprio di fronte a un laghetto. Sono da solo perché William aveva un importante impegno da sbrigare questo pomeriggio.                                                         

Ma sì, forse una sfida è quello che mi serve per risollevare il mio umore grigio.                     
                                           

– Va bene, Erik. Che cosa facciamo?-rispondo, alzandomi in piedi.                                                                            
- Chi lancia il sasso più lontano facendogli fare più salti vince. Ci stai?-                                                                                             
-Ok, ci sto-                                                                                                                                     

Inutile dire che vinse la sfida: ovviamente io ma…                                                                                             

- Che ti prende, McLean? Non mi chiedi di farti da schiavetto, come tuo solito?- domandò Erik, stupito.
- Oggi no, Erik. Non ne ho voglia… -                                                                                                                                        
- Non ne hai voglia?  McLean, è successo qualcosa?-                                                                                    

Erik che si preoccupa per me? Il mondo ha deciso di girare al contrario, a quanto pare.      
                               

- Da quando in qua, ti preoccupi per me?-                                                                                                                      
-Non farti strane idee. Sono solo curioso- disse, sedendosi vicino a me.                                                           
- Certo. Comunque, oggi è il mio compleanno e sembra che tutti se ne siano dimenticati-.                                 
- Oggi è il tuo compleanno? Auguri, McLean-                                                                            
- Grazie, Erik- lo ringrazio, sorridendo: chi l’avrebbe mai detto che saremo finiti cosi?                                                                

Quando ritornai a casa, trovai tutto spento e mi preoccupai: dov’erano finiti tutti?                                
Entro e, in quel momento, tutte le luci si accendono e sento gridare:-Tanti auguri, Chris- 
Ci sono tutti: mia madre, mia sorella e i miei amici. Tutti con un capellino da festa in testa e al soffitto è appeso uno striscione che recita: “BUON COMPLEANNO + 16”.                                                                                                  
– Ma allora non vi siete dimenticati del mio compleanno- deduco, rimanendo a bocca aperta.
– Certo che no, fratellone. Come potevamo?- disse Honey, correndo ad abbracciarmi – Questo è per te- aggiunse, separandomi da me dopo qualche minuto e porgendomi una custodia blu scuro.
– Grazie, Honey- la ringrazio, sorridendole.                                                                                                                      
-Figurati. Forza, aprila che poi iniziamo la festa- m’incita lei, rispondendo al mio sorriso.                                            
Senza farmelo ripetere due volte, la apro e vedo all’interno una collana con al centro un sacchettino a forma di ampolla.
–Ti piace? L’ho fatta io- chiede mia sorella, titubante. Davvero? Wow… 
- Certo, piccola. La porterò sempre con me- la tranquillizzai, abbracciandola e mettendomi l’oggetto al collo.
-Che la festa abbia inizio- esclamo, alzando le braccia al cielo     
                                                                                 

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Capitolo 25
*** Rilasciato (1 parte) ***


Rilasciato (1 parte) Non ci credo… rilasciato… è stato rilasciato dopo tutto quello che ha fatto.. non ho parole…                                                           

Era appena terminato il processo contro mio padre ma, al contrario delle nostre aspettative, non era andato come previsto: quest’ultimo era stato rilasciato e tutto per via delle sue conoscenze. Perché lui è un famoso avvocato e ha le mani in pasta da tutte le parti…

Io e mia mamma siamo fuori dal tribunale quando lo vediamo uscire con un sorriso enorme sul volto. Quanto m’irritano quella sua espressione di trionfo e di leggerezza e quel suo comportamento indifferente che ti fa venire voglia di prenderlo a schiaffi.    
Lo vedo avvicinarsi a noi e, senza perdere un minuto, mi metto tra lui e mia madre.                                                          
– Se provi anche solo a sfiorarla con un dito, giuro che te la vedrai con me. Sono stato chiaro?- dico, mostrando uno sguardo tremendamente serio che farebbe gelare il sangue a chiunque. Non ho paura di lui…     
--Stai calmo, ragazzo. Voglio solo dirvi che me ne andrò- risponde lui, sorridendo.                                                             
-Adesso che l’hai fatto, puoi anche andare. Io e mia madre non abbiamo più niente a che fare con te-.                             
Non sono mai stato cosi arrabbiato con qualcuno come in questo momento. Nemmeno il tradimento di William, mi ha portato al limite come invece ci sta riuscendo l’uomo che ho di fronte.
Mamma se ne accorse e, afferandomi un braccio, esclama:- Calmo, tesoro. Andiamocene, questo essere non merita la nostra attenzione-.
-Ma che brutte maniere. Adesso capisco da chi hai preso, Chris. Da quella stupida e sottomessa di tua madre. Non sai com’era contenta quando... -
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: mi liberai dalla presa di mia madre e presi l’altro per il colletto della camicia.   
– Prova anche solo a dire una parola in più e giuro su ciò che ho di più caro che ti ammazzo- ringhiai, sollevandolo e mettendo il mio viso a un centimetro dal suo.                                                                          
– Ti sto dicendo la pura e semplice verità. Ma se ti fa stare meglio, accomodati pure-.                                                        
- Con vero piacere- rispondo, incominciando a picchiarlo   

Fu necessario l’intervento della polizia per separarci dalla nostra rissa: lui è ridotto piuttosto male mentre io ho solo un occhio nero e un labbro che sanguina.                                         

Devo ammettere che mi sono sentito notevolmente meglio quando lo vidi trasportato via dall’ambulanza.       

-Tesoro stai bene?- corse verso di me mia madre, controllando che non avessi altre ferite
– Sì, mamma. Non ti preoccupare, sto bene- rispondo, abbracciandola e sentendo le sue lacrime bagnare la maglietta che indossavo.       
-Tu sei pazzo, Chris. Però sei stato anche coraggioso e ti ringrazio per questo- la sento mormorare tra le lacrime.

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Capitolo 26
*** Rilasciato (2 parte) ***


Rilasciato (2 parte) – Chris, cos’hai fatto?- chiese Honey, quando io e mia madre ritornammo a casa.                                                       

Dato che mia madre era ancora sotto shock, ho guidato io la macchina e non mi sono nemmeno curato dell’occhio nero e del labbro sanguinante.
Vedendoli, mia sorella corse a prendere il kit di pronto soccorso che tenevamo in bagno mentre io e mia madre ci sedevamo al tavolo della cucina.                                                                                                 

– Niente. Ho solo preso a pugni un mostro, Honey. Sto bene- risposi, mentre lei mi si avvicinava.    
- Si vede che stai bene, infatti-, ribattè, posandomi una bistecca sull’occhio con poca delicatezza 
-Ahia. Fai piano, Honey- mi lasciai fuggire dalle labbra, posando una mano sulla bistecca per tenerla ferma. 
-Scusa, fratellone. Chi hai preso a pugni?- domandò lei, mentre inzuppava un batuffolo di cotone con dell’alcol e me lo appoggiò sul labbro ferito con delicatezza.
-Ahia, brucia- urlai, allontanandomi con le lacrime agli occhi – Mamma, Honey mi fa male- aggiunsi, piagnucolando come un bambino
Sulle labbra di mia madre spuntò un sorriso e sospirai di sollievo: finalmente, era tutto il pomeriggio che la vedevo con un’espressione triste e distrutta sul volto.
-Smettila di fare il bambino, tesoro. Lasciati curare da tua sorella- mi riproverò mia madre, con tono fintamente serio. 
- Grazie, mamma. E tu stai fermo- ringraziò mia sorella, continuando la sua opera.                                          
- Non è giusto. Siete due contro uno- mormorai, sconfitto e facendo ridere mia madre e mia sorella.
Contagiato dalle loro risate, iniziai anch’io a ridere ma fui interrotto da Honey che richiese:-Però non mi hai ancora detto chi hai picchiato-.
-Nostro padre. Non ci farà mai più del male e anche se solo ci riproverà ci sarò io a difendervi. Questa è una promessa- ammisi, guardando gli occhi di mia sorella diventare lucidi e ritrovandomela tra le braccia in meno di un secondo.
-Lo dici sul serio, Chris?- sussurrò Honey, con la voce tremante per via delle lacrime                                                
-Si, Honey.- confermai, ritrovandomi per la seconda volta in quella butta giornata a consolare qualcuno.           
                                                                                                                                                                     


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Capitolo 27
*** Rimpiazzato ***


Rimpiazziato

-Aspetta un momento. Che cosa vuol dire “rimpiazzato”?- chiesi, trovandomi davanti ai produttori.            
– Esattamente quello che ti ho detto, McLean. Sarai sostituito nella conduzione del programma-.                          

Non è possibile: sono io l’unico che può farlo…                                                                                     

-State facendo uno sbaglio. Non esiste show senza di me- replicai, sorridendo e appoggiandomi allo schienale della poltrona.       
- Bè, alcuni fan non sono d’accordo con te, McLean. Pensano che tu sia completamente pazzo e lo stesso pensiamo noi. Per questo, abbiamo deciso di sostituirti con Don-.
-Don? Lo stesso Don che ha condotto A tutto reality:. Ridonculous Race e che si è rivelato un fiasco totale?- domandai, stupito e ottenendo un cenno affermativo da parte dei produttori.                                                                                                                                                 

Ma bene, volevano proprio rovinare il programma…          
                                                                         

- Ma bene, volete proprio rovinarmi lo show. Che razza di produttori siete?- inarcai un sopracciglio e incrociai le braccia al petto, mentre guardavo serio i produttori.
- Mi dispiace, McLean. Ma abbiamo già deciso e… può dire al suo amico di non guardarci con quell’aria truce e per di più con un coltello in mano?-.
Mi voltai e vidi Chef appoggiato al muro della stanza, esattamente come l’aveva descritto l’altro. 
– Calma, amico. In fondo, ci stanno solo rovinando il lavoro-, risposi, ottenendo l’effetto contrario da quello voluto.    
Chef lanciò il coltello che si conficcò nella parete e il produttore, spaventato a morte, balbettò:- Ehm, potete andare. Ormai, vi abbiamo già sostituito-
Mi alzai con tutta la calma del mondo ed esclamai:- Siete solo degli incompetenti. Se mettete quel Don, sappiate che andate incontro a un fallimento colossale. Chiamatemi quando cambiate idea e volete far ritornare il migliore- posando le mani sulla scrivania e guardandoli serio.

Uscimmo dall’ufficio piuttosto fiduciosi e pochi giorni dopo…                                                                                      

- McLean, ci abbiamo ripensato. Avevi ragione e adesso volevamo sapere se volevi ritornare-   
-Lo farò solo se mi concedete un aumento di stipendio. Prendere o lasciare-                                                             
-D’accordo, avrà il suo aumento. Adesso ritorni, la prego-                                                  
-Arrivo subito. Chef, siamo di nuovo in gioco!- riattaccai la chiamata, sorridendo                           

Tutto come previsto: in fondo, sapevo già che sarebbe finita cosi…

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Capitolo 28
*** Rubare ***


Rubare I
-Mamma!- urlai, dalla mia camera                                                                                                        

Ho diciotto anni e mi trovo nella mia ordinatis… okay, disordinatissima camera. Ho messo soqquadro l’intera camera ma niente. Non lo trovo… 

-Si, tesoro? Ehi, ma cos’è tutto questo disordine?- fece capolino mia madre.                                                
-Scusa, mamma. Ma è una catastrofe- risposi, da qualche parte della cabina armadio in cui mi trovavo e che stavo mettendo letteralmente sottosopra.
– Si può sapere cosa stai cercando?- domandò lei, entrando nella cabina.                                                                   
-Il mio gel per capelli! Stasera, devo uscire con William e altri ragazzi ma non riesco a trovarlo da nessuna parte. Aiutami, mamma-
-E’ per questo che dici che è una catastrofe?- inarcò un sopracciglio mia madre, mentre mi aiutava 
- Si! Secondo me, l’ha rubato Honey per farmi un dispetto e… -.
- Christian “Chris” McLean! Non azzardarti a dire mai più una cosa del genere su tua sorella! Mi hai capito?- urlò mia madre, facendomi saltare dallo spavento.
-S.. si- balbettai, balzando all’indietro                                                                                                                                                  
-Cosa succede qui?- intervenne mia sorella, entrando nel mobile. Sicuramente, era stata attirata dalle urla di mia madre...
– Qualcuno mi ha rubato il gel per i capelli e penso che sia opera tua- spiegai, ricevendo un’occhiataccia da mamma e una sorpresa da Honey.
- Io? Ma io sono dolce come un agnel…- incominciò a dire, ma fu interrotta da un oggetto che cadeva a terra dal cappuccio della felpa che indossava.
L’oggetto si rivelò essere la mia bottiglietta di gel che, cadendo a terra, si ruppe, spargendo il prezioso contenuto sul pavimento.
- Ops… - esclamò, prima di correre via                                                                                   
-Honey!- urlai, lanciandomi al suo inseguimento

II

-Mamma, hai per caso visto la mia piastra?- senti urlare dalla camera di mia sorella
Sorrisi: io sapevo benissimo dov’era finita…                                                                                                                  
-No, tesoro. Prova a chiedere a tuo fratello-                                                                                                                  
Senti dei passi avvicinarsi alla mia camera e poi la voce di mia sorella chiedere:-Fratellone, hai visto la mia piastra, per caso?-.
-Ehm, no. Non mi sembra, perché?- risposi, continuando a guardare la tivù al plasma che avevo in camera mentre sgranocchiavo popcorn.
– Ne sei sicuro, fratellone?- incrociò le braccia al petto, Honey.                                                                                                     
Al mio cenno affermativo, vidi i suoi occhi farsi lucidi e mormorò:- E adesso come faccio? Devo uscire con le mie amiche e non posso presentarmi in questo stato-.                                                                      
E’ sempre stato straziante per me vedere le lacrime sul suo volto e proposi:- Per questa volta, puoi usare la mia ma fai attenzione-.
 -Dici sul serio, fratellone?- s’illuminò lei                                                                                                                          
-Si, ma stai attenta a non rovinarla. L’ho pagata-                                                                                                                   
-Grazie, fratellone- mi ringraziò lei, correndo fuori dalla camera                                                                                                   
Quando fui sicuro che fosse lontana, mi alzai dal letto e apri la ma cabina armadio. Tirai fuori la piastra di mia sorella e...
-E quella cos’è, Chris?- spuntò alle mie spalle, Honey. Beccato…                                                                                                         
-Bè, ecco… guarda un ragno!- gridai, indicando un punto sul soffitto
Sapevo che Honey aveva paura dei ragni e, infatti:-Cosa? Un ragno, dove?-                                               
Ne approfittai per scappare e senti urlare un:- Chris!- per tutta la casa.                                                  
– Ops...-

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Capitolo 29
*** Seconda scelta ***


Seconda scelta Una seconda scelta, io? Ma fatemi il piacere…                                                                                  
Dove lo trovate un altro conduttore affascinante, intelligente e bellissimo che sappia condurre cosi bene i reality show come il sottoscritto?  Ma da nessun’altra parte, ovviamente 
Io sono unico e insostituibile nella conduzione del programma.
Neanche quella finta bionda di nome Mildred… ops, volevo dire Blaineley può essere in grado di rubarmi il posto.


A tutto reality è iniziato con me e terminerà con me. E’ il mio lavoro, la mia creatura e la mia meraviglia e non permetterò a nessuno di portarmela via. 


Anche se venire a sapere che Blaineley era la prima scelta, mi fa rabbrividire e vomitare dal disgusto nello stesso momento.

Lei non è in grado di condurre un programma di fama mondiale come questo e farebbe solo dei danni come: far abbassare gli ascolti da paura che ha, le presentazioni e le sfide perderebbero il loro fascino e… insomma, un fiasco totale.   
Ma per fortuna ci sono io: l’unico, l’inimitabile, bellissimo, sarcastico e chi più ne ha più ne metta Chris McLean.       
I produttori non potevano scegliere persona più adatta.

Dal vostro Chris McLean è tutto e, mi raccomando, continuate a sostenere me e il vero cast di A tutto reality.

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Capitolo 30
*** Scrafiniare ***


Scrafiniare -Chris, sei sicuro di quello che stiamo facendo? E se la mamma ci scoprisse?- chiese Honey, camminando dietro di me mentre ci dirigevamo, silenziosamente, verso la cucina.
Lei aveva nove anni mentre io dieci e mezzo.                                                                                              
– Certo, che sono sicuro. Tranquilla, non ci beccherà. Pensa ai biscotti- sussurrai, fermandomi       
- Sì, cioccolata!- urlò, tappandosi poi la bocca in tutta fretta                                                                                                   
Per fortuna, non ci aveva sentito nessuno e potemmo proseguire nella nostra operazione.                                   
– La prossima volta, parla piano- la rimproverai, sottovoce e vedendola annuire con la testa.
Riprendemmo a camminare e finalmente arrivammo in cucina.                                                                    
– Bene. Adesso dobbiamo fare gioco di squadra, Honey. Va bene?-                                                                               
- Sì, Chris-                                                                                                                                              
- Io prendo questa sedia e la metto qui- iniziai, ponendo la sedia proprio sotto il mobile dove si trovavano i biscotti – Perfetto.  Adesso, tu sali a prendere i biscotti e poi me li getti, okay?- terminai.
La vidi annuire mentre saliva sulla sedia e sorrisi: mia sorella si che è la mia degna complice apparte quando si mette a urlare nel cuore dell’operazione.
– E se cado?- domandò, con timore mentre si allungava per prendere la confezione.                          
– Non ti preoccupare. Ci sono io a prenderti nel caso succedesse-, risposi, sorridendole.                          
-Grazie, fratellone- si tranquillizzò lei, sporgendosi per poi acchiappare l’oggetto tanto desiderato – L’ho preso! L’ho preso!- aggiunse, sorridendo e mostrandomi la busta.
-Sei stata bravissima. Adesso, scendi pure da li- la lodai                                                                                       
-Subito- rispose lei, facendo prima cadere la confezione che presi al volo e posai sul tavolo. – Arrivo!- esclamò poi, lanciandosi verso di me e finendo dritta tra le mie braccia.
Ero preparato a una cosa del genere e quindi mi ero già messo in posizione per prenderla. La posai a terra e dissi:- A te l’onore, sorellina-.
Lei sorrise e apri il pacchetto, rimasto sopra al tavolo. Avevamo preso appena due biscotti che una voce ci interruppe:- E voi due cosa ci fate qui e ancora svegli?-                                        
Ci voltammo e nostra madre era proprio li, davanti a noi e appoggiata allo stipite della porta che sorrideva. 
Io e mia sorella ci scambiammo un’occhiata e poi presi la parola:- Bè ecco vedi… Io e Honey volevamo due biscotti e quindi… -. 
-Ho capito, Chris. Ma non vi sembra un po’ tardi per mangiarli?- 
-Si, ma… Solo uno, per favore- implorai, facendo gli occhi dolci e venendo sostenuto da mia sorella     
-E va bene. Ma solo uno- cedette mamma,                                                                                                                                   
-Si!- festeggiamo io e Honey, dandoci il cinque                                                                                                                      

Missione compiuta…


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Capitolo 31
*** Sorella: quando lei si prende cura di te ***


Sorella: quando lei si prende cura di te -Chris, come va?- chiese mia sorella, entrando in camera mia con cautela e trasportando un vassoio.
– Male. E’ come se un treno mi fosse passato sopra due volte-mormorai, steso al caldo sotto le coperte. 

Ero al letto febbricitante con un mal di testa pazzesco, una tosse e un raffreddore da paura.  

Insomma, peggio di cosi non poteva andare…                                                                         

- Poverino. Ti ho preparato una minestra calda. Vedrai che ti sentirai subito meglio- disse lei, avvicinandosi al letto.
Ma non aveva fatto i conti con il tappeto e inciampò su un pezzo rimasto rialzato. Lasciò andare il vassoio con sopra una tazza che mi si rovesciò tutta addosso.                                                                            

Perfetto, adesso, oltre che malato, ero anche zuppo…                                                                                       

-Scusa, fratellone. Te ne preparo subito un'altra- si scusò lei, prendendo la tazza con il vassoio e uscendo dalla stanza.
Sospirando, mi alzai, provando dolore da tutte le parti, e, ormai consapevole che per quel giorno mi sarei scordato il letto, andai a farmi una doccia. Ritornato, recuperai una coperta e mi stesi sul divano proprio in tempo per vedere mia sorella rientrare con una nuova tazza tra le mani.
– Non dovevi alzarti dal letto, Chris- mi rimproverò lei, avvicinandosi stando attenta a dove metteva i piedi. – Cosi hai solo peggiorato la situazione-
-Hai ragione, sorella. Adesso, mi sembra che morirò tra poco- confermai, tossendo.                                 
-Esagerato. Però è colpa tua. Dovevi proprio ubriacarti e fare il bagno nudo nella fontana del parco?- domandò lei, con tono arrabbiato.
Colpito nel segno, mi girai dall’altra parte e rimasi zitto. Poco dopo, senti una mano posarmi sulla spalla e, ebbi appena il tempo di voltarmi, che mia sorella mi mise il termometro in bocca. La guardai arrabbiato: mi aveva fatto male!
Fece una faccia dispiaciuta e si sedette sul divano, proprio dove avevo la testa. Di fianco, sul comodino, la tazza che aveva preparato e una pasticca.                                          
Rimanemmo in silenzio e, quando il termometro suonò, me lo tolse di bocca e, sospirando, esclamò:- Trentotto e mezzo. Stai certamente male, Chris-
-Dimmi qualcosa che non so-, ribattei, soffiandomi il naso.                                                                                    
– Ho una medicina che può farti star meglio, ma devi prenderla dopo aver mangiato. Te la senti?-

In quel momento, l’ultima cosa che volevo era mangiare ma…                                                                                 

Annui e, dopo essermi messo seduto con l’aiuto di mia sorella, mangiai e presi la medicina. Ovviamente aiutato da lei perché non ne avevo le forze. 
Appoggiai la testa sulle sue ginocchia e Honey, accarrezzandomi i capelli, disse:- Adesso, devi riposare. Sei sicuro che mi vuoi qui?- 
-Mmm…- mugugnai, ormai vicino all’addormentarmi                                                                                                         
Sentire la mano di Honey tra i miei capelli mi fece rilassare e mormorai un:- Grazie, Honey- prima di addormentarmi.

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Capitolo 32
*** Specchio ***


Specchio -Tanti auguri, Chris!- urlarono in coro, mia madre e mia sorella.                                                                    

Infatti, quel giorno era il mio compleanno e avrei compiuto dieci anni.                                                      

– Grazie- le ringraziai, sorridendo radioso e guardandomi intorno ma non vidi niente.                                          
– Che cosa cerchi, tesoro?- chiese mamma, osservandomi.                                                              
- I miei regali. Dove sono?- risposi, girando la testa a destra e a sinistra.
Mia mamma sorrise e tirò fuori due pacchetti: uno sottile e stretto e l’altro un pochino più alto ma piccolo lo stesso.
– Questi, sono da parte mia e di Honey. Più tardi, arriverà anche William con il suo- spiegò lei, porgendomi i due regali. 
Per prima cosa, mi fiondai su quello sottile e lo scartai: era un abbonamento per la pista di go kart della mia città. 
Lo posai sul tavolo di fronte a me e presi l’altro pacchetto. L’apri e, all’interno, trovai un piccolo specchio blu con inciso sopra il mio nome.
– Grazie, mamma! Grazie, Honey!- ringraziai entrambe, abbracciandole e baciandole con un gran sorriso sulle labbra.
– Di niente, piccolo- disse mamma, schioccandomi un bacetto sulla guancia.                                                      
In quel momento, sentimmo suonare il campanello ed esclamai:- Questo è William!- prima di correre ad aprire. 
Proprio di fronte a me, si trovava il mio migliore amico e, tra le mani, reggeva un grande pacco. Il suo volto s’illuminò quando mi vide e mi salutò:- Ciao, Chris. Tanti auguri!-
-Grazie, William. Accomodati-, l’invitai a entrare, facendogli spazio per farlo passare.                                          
Mi ringraziò ed entrò, dirigendosi poi verso la cucina, dove lo senti salutare mia madre e mia sorella.
– Chris, ho qualcosa per te- disse William, quando mi vide ritornare e porgendomi il suo regalo. 
– Grazie, amico-                                                                                                                                    
Afferrai il pacchetto e l’apri, rivelandone il contenuto: una magnifica videocamera nuova di zecca.  
-Una videocamera. Grazie!- esclamai, felice -Andiamo a provarla- aggiunsi, afferrando anche lo specchietto e andando in camera mia con William.
Arrivati, entrammo e mentre io mi disponevo al centro della stanza, William accese la videocamera e domandò:- Sei pronto, Chris?- -Si, amico. Dai il via- risposi, aprendo lo specchietto.                                                                                                      
– Ok, al mio tre. Uno… due… tre!-                                                                                                                  
Io mi misi davanti allo specchietto e dissi:- Specchio, specchio delle mie brame! Chi è il futuro conduttore più bello e affascinante del mondo?- feci una pausa -Ma certo, sono proprio io!- terminai, facendo un gran sorriso. 
-Magnifico come sempre, Chris. Sei bravissimo!- commentò William, fermando la registrazione. 
– Grazie- ringraziai, guardando lo specchietto con aria soddisfatta.                                                                              

Ancora oggi, a distanza di anni, conservo ancora quello specchietto e quei video. E devo ammetterlo: ero bellissimo e bravissimo anche allora che ero solo un bambino.

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Capitolo 33
*** Studio televisivo: ballo e... (! parte) ***


Studio televisivo: ballo e... (1 parte) E’ appena terminata una giornata di lavoro e, insieme a Chef, siamo gli unici nell’ufficio. Uscendo mi dirigo verso la sala, dove montano il tutto e, entrato nella stanza, trovai…                                              
-Blaineley? Cosa ci fai ancora qua?- chiedo, sorpreso                                                                                   
-La stessa cosa che ci fai tu qui- ribattè lei, indicandomi dei cd di fianco a lei e che sta rivedendo.
Abbasso lo sguardo e noto che, in effetti, anch’io ho dei cd tra le mani. A vederli, mi viene in mente un’idea geniale per passare meglio il tempo…
Mi avvicino a un altro computer e inserisco un disco con delle musiche. Do il via alla canzone e Blaineley si gira verso di me, stupita e con un sopracciglio incarnato.
-Vuole concedermi questo ballo, milady?- chiedo, con il mio migliore sorriso da seduttore e porgendole una mano. 
Lei la guarda dubbiosa e poi esclama:- Non ci penso nemmeno a ballare con te! Sei un… -                                   
Mi avvicino a lei e sorrido, vedendola cambiare espressione: non mi sembra più cosi arrabbiata
– Allora, cosa sono io?- chiedo, porgendole di nuovo la mano.                                                                                    
Lei si alza di scatto e afferra la mia mano. In poco tempo, ci troviamo in posizione di ballo: io che le circondo la vita con un braccio mentre le tengo l’altra mano tra la mia; lei, invece, ha una mano sulla mia spalla e l’altra intrecciata nella mia.
Incominciammo a ballare ed io decido di riprendere il discorso di prima, osservandola nei suoi occhi blu. 
– Dov’eravamo rimasti? Ah, si… stavamo dicendo cosa sono io per te-.                                                      
- Sei veramente sicuro di volerlo sapere?-                                                                                       
- Sì, avanti- rispondo, mentre le faccio fare una giravolta.   
                                                               
                                                 

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Capitolo 34
*** Studio televisivo: ballo e... (2 parte) ***


Studio televisivo: ballo e... (2 parte) - Sì, avanti- rispondo, mentre le faccio fare una giravolta.                                                                   
– Va bene. Penso che tu sia un manipolatore, viscido, narcisista, dispotico, egoista…-.                                                  
- Piano con i complimenti o mi farai arrossire- l’interruppi, sorridendole                                                                                        
-Non eri te quello che voleva sapere cosa pensavo? Perché adesso non mi dici te quello che pensi di me? Avanti- replicò lei, lanciandomi saette con gli occhi.
- Va bene, non agitarti. Penso che tu sia avida, finta come i tuoi capelli, sadica…- iniziai con un ghigno sul volto. 
Lei si separa da me, mi molla uno schiaffo e urla:- Tu sei solo un brutto, uno s…-.                                        
-…ma sei anche bellissima. Ed io non posso resistere al tuo fascino-, la fermo, avvicinandomi a lei e soffiandogli la frase nell’orecchio.
La sua faccia diventa rosso e riprendemmo a ballare, come se niente fosse e guardandoci negli occhi 
Niente sembra avere più senso tranne noi due e lei, dopo il primo imbarazzo, dice:-La verità è che anche tu sei bellissimo, Chris. Ma resti comunque uno ******* -                                                 
Sorrido e commento:- Lo so, ma è proprio per questo che mi ami. Ho notato come mi guardi, Blaineley. Dietro ai tuoi occhi carichi d’odio, ci sono anche desiderio e amore-.                                                    
Colpita nel vivo, lei arrossi e si difese:- Non è per niente vero, io…-.                                                           
La baciai, non dandogli tempo di finire la frase. La sento irrigidirsi ma poi si rilassò e la senti rispondere con piacere. I nostri corpi furono percorsi da brividi e…                                                  
-Ehi, Chris… ops, scusate- irruppe Chef nella stanza. Guastafeste… .                                                                                     
Lo guardo male e lui richiude subito la porta, andandosene e lasciandoci soli. Io e lei ci guardammo e…
-Allora… ehm, dov’eravamo rimasti?-

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Capitolo 35
*** Successo ***


Successo Successo…                                                                                                                          

Che dolce e meravigliosa parola…                                                                                                         
Una parola che sa di vittoria e di conquista…                                                                               

Successo…                                                                                                            

Finalmente, è arrivato: è da una vita che lo sogno e adesso eccomi qua...                                                          
Un famoso e noto conduttore di reality…                                                                                                         

Successo…                                                                                                                         

Una cosa desiderata e agognata da tutti e che io avevo appena raggiunto…                

Successo..                 

Potrei piangere dalla gioia ma mi limito a fare dei salti di gioia perché se lo facessi veramente addio reputazione e nome appena conquistato con il sudore della fronte.    

Successo…                            

Dopo tre programmi e un film infruttuosi, ecco finalmente la svolta grazie a “A tutto reality”…         

Successo…                                                                                                                                            

Sono diventato una celebrità grazie a quel programma ed è unico sentirsi chiamare cosi dagli altri.

Successo…                                                                                                                                                              

Mia madre e mia sorella sarebbero felicissime per me: sanno quanto ho dovuto lottare per arrivare fino a qui.

Successo…                                                                                                                                                                      

Ho tutto quello che mi serve: stipendio da favola, fama, tutte le donne che desidero, ville...
Non mi manca niente e sono felice cosi. Non cambierei proprio nulla… o forse si?                 

Successo…                                                                                                                                                                               

Bah, basta con questi pensieri cosi poco alla McLean e godiamoci questo momento: da adesso in poi sarà sempre in salita e mai in discesa.


Ma Chris McLean è davvero cosi felice come fa apparire? Sì e no…

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Capitolo 36
*** Tesoro ***


Tesoro -Allora, quanto ci mettete? Sono soltanto sei ore consecutive che lavorate e ancora non avete trovato niente? Siete degli ingrati scansafatiche!- urlai, rivolto ai miei assistenti che stavano scavando alla ricerca di qualcosa.
-Mi spieghi cosa ci facciamo qui, Chris?- chiese Chef, porgendomi un frullato e sedendosi sullo sdraio accanto alla mia, dove ero intento a prendere il sole.
– Vedi, ho saputo da fonte certa che un tempo dei pirati hanno nascosto un tesoro, proprio qui su Wawanakwa. Non vedo l’ora di metterci le mani sopra e... - iniziai a spiegare, sorseggiando la bibita.                                                                                           
-Capo, abbiamo trovato qualcosa!- fui interrotto dalla voce di qualcuno                                     
-Bah, sarà la solita scusa per non lavorare. Figuriamoci, se hanno trovato qualcosa e…- commentai, continuando a bere.
-Sembra un grosso baule e ha uno stemma di pirata sopra!- mi fermò la stessa voce di prima 

Cosa? Un baule? Ma certo! Il tesoro!                                                                                                                            

Mi alzai di scatto e andai a vedere la situazione: due uomini stavano tirando fuori un grosso baule che fu preso da altri due. Quest’ultimi due posarono l’oggetto davanti a me e rimasi a bocca aperta.
-Si, è proprio lui! Lo scrigno dei pirati!- esultai, chinandomi a terra e aprendo lo scrigno.                                                        
Avevo appena sollevato il coperchio che notai i miei assistenti circondarmi con facce curiose e vogliose. 
– Cosa ci fate ancora qui, voi? Andatevene o vi licenzierò senza nemmeno darvi una lira!- esclamai, vedendoli rattristirsi e allontanarsi senza dire una parola.
Con un sorriso enorme sul volto, pensai “Bene, se ne sono andati. Tanto non avrebbero visto comunque un centesimo. E ora pensiamo allo scrigno".
Con mani tremanti, lo apri e ne rivelai il contenuto: monete, corone, gioielli e oro!                  
I miei occhi luccicarono davanti a tutta questa meraviglia d’oro e, mettendomi una corona regale sulla testa, sorrisi: sapevo bene come avrei impiegato quelle splendide monete.                                  

E fu cosi che trovai il tesoro di Wawanakwa e comprai l’isola, dove stabili il mio cottage estivo.

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Capitolo 37
*** Tradimento (1 parte) ***


Tradimento (1 parte) Nella mia vita, ho provato anche l’emozione di chi è stato tradito dal proprio migliore amico e non fu certo piacevole…

-Amore, sono tornato!- urlai, entrando in casa sua con in mano dei cioccolatini e dei fiori.      
I suoi genitori erano in viaggio di lavoro ed io mi ero quasi trasferito lì per non lasciarla da sola in quella grande casa su due piani.
– Elena, dove sei?- urlai ancora, cercandola da tutte le parti ma non la trovai.                                         
“Dove si è cacciata?” pensai, salendo le scale a chiocciola e in legno.                                                                                           
Avvicinandomi alla sua camera, senti dei rumori strani come se ci fosse qualcuno lì con lei. Senza pensarci due volte, apri la porta e mi bloccai. Di certo, non mi aspettavo una scena simile: William ed Elena si stavano baciando, coperti solo da un lenzuolo. I vestiti sparsi sul pavimento non lasciavano alcun dubbio…
Lasciai cadere i cioccolatini e i fiori a terra, attirando la loro attenzione.                                                                    
-Chris, non è come sembra…- mormorò Elena, guardandomi dispiaciuta.                                                                                 

Io non provavo niente: era come se ogni emozione mi avesse abbandonato nello stesso momento in cui avevo scoperto quei due insieme… il mio migliore amico e la mia ragazza…
Però alla frase di Elena, qualcosa nel mio animo si accese e provai rabbia mista a dolore.                            

– Ah, si? Allora, spiegami perché proprio non capisco-, ribattei, incrociando  le braccia al petto – Anzi, non dire niente. Tu ed io faremo i conti dopo. Adesso, voglio parlare con William- aggiunsi, guardandolo.

Ci ritrovammo in salotto e l’aria tra noi era carica di tensione. Era la prima volta in sedici anni di amicizia che ci ritrovavamo in questa situazione.                                                                             

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Capitolo 38
*** Tradimento (2 parte) ***


Tradimento (2 parte) Ci ritrovammo in salotto e l’aria tra noi era carica di tensione. Era la prima volta in sedici anni di amicizia che ci ritrovavamo in questa situazione.

– Allora, mi spieghi cosa stavi facendo con Elena?- ruppi il silenzio.                                                                          
– Niente, gli stavo solo facendo compagnia. Era sola e…-                                                                                             
-E cosi hai pensato bene di fargli compagnia portandotela a letto, vero? Ti vorrei ricordare che quella è la mia ragazza!-.
-Lo so. Ma, Chris… -                                                                                                                             
-Niente “ma Chris”. Sai da quant’è che io e lei stiamo insieme? Da tre mesi! I tre mesi più belli della mia vita! Ma scommetto che a te non importi niente della cosa, vero? Rispondimi sinceramente: da quant’è che va avanti questa storia?- gridai, arrabbiato e incrociando le braccia al petto mentre lo guardavo colpevole.                                                                                     
-Da tre mesi…- sussurrò William, abbassando lo sguardo                                                                        

Non ci credo… non è possibile…                                                                                                                           


-Capisco. Pensavo che fossimo amici ma a quanto pare mi sbagliavo- replicai, sottovoce e abbassando lo sguardo. 

Sentivo le lacrime pungermi negli occhi ma non avrei pianto…  non ora almeno…                                                                            

-Chris, io…- incominciò lui, avvicinandosi a me                                                                                       
-No, William. Sei stato come un fratello per me ma adesso…-.                                                                             
-Scusa, Chris. Perché non ci mettiamo una pietra sopra e…-.                                                                                                              
- Ma ti ascolti quando parli? Metterci una pietra sopra? Dopo che tu mi tradisci con la mia ragazza? Io non mi sarei mai permesso di fare una cosa del genere soprattutto se ci va di mezzo il mio migliore amico! Mi dispiace, William ma la nostra amicizia finisce qui!- urlai, guardandolo con occhi che lanciavano saette per poi girarmi dall’altra parte.
-Chris, fratello…- William provò a posarmi una mano sulla spalla ma io mi scansai.                            

Dopo tutto quello che aveva fatto, aveva anche il coraggio di chiamarmi fratello e di toccarmi?    

-Non chiamarmi mai più in quel modo e vedi di starmi lontano. Quello che è deciso è deciso- proclamai, allontanandomi e sentendo il suo sguardo sulle spalle. 

Adesso, veniva la parte più difficile…

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Capitolo 39
*** Umano: la prima volta in cui piansi ***


Umano: la prima volta in cui piansi Corro verso casa senza guardarmi indietro. Sono appena uscito dalla casa di Elena, dove avevo prima parlato con William e poi con Elena. Era stata dura, anzi durissima, e ne sono uscito completamente devastato…

Sono completamente senza fiato quando entro in casa, sbattendo la porta alle mie spalle. Non badando a mia madre e a mia sorella, attirate sicuramente dal rumore, salgo le scale e raggiungo la mia camera.
Entrato, mi siedo sul letto con le mani a coprirmi il volto. Nella mia mente, risuonano ancora forti le parole che avevo pronunciato e i loro sguardi afflitti e colpevoli. Mi vengono le lacrime agli occhi e…
-Fratellone, è successo qualcosa?- chiede Honey, entrando nella camera                                                                                
Scuoto la testa e lei, non convinta, si avvicina e si abbassa alla mia altezza. Con dolcezza, mi toglie le mani dagli occhi, mostrando cosi le mie lacrime.                                                                                    
– Fratellone, dev’essere successo qualcosa di grave se sei qui con le lacrime agli occhi. Vuoi raccontarmi? Non ti ho mai visto in questo stato-

Ed è la verità: mi sono sempre dimostrato forte e sicuro di fronte a loro due ma adesso…                         
                          

-No... - sussurro come risposta                                                                                                                    
Lei mi abbraccia ed io la circondo con le braccia, posando la testa sulla sua spalla.                                                    
– Va bene, Chris. Se non vuoi parlare, non farlo. Nessuno ti costringe ma sai che ti farebbe bene- dice mia sorella, accarezzandomi la schiena.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto e poi io decido di romperlo.                                          
– Elena mi ha tradito- rivelo, con le lacrime che incominciano a scendere.                                                                                 
-Cosa?- esclama lei, sorpresa- .                                                                                                                                                       
– Sì e…- incomincio a raccontare tutto, senza ometter nulla.                                         
Man mano che vado avanti, sento il mio cuore alleggerirsi e la stretta di mia sorella diventare più forte. Alla fine, mi sento notevolmente più leggero e, staccandomi leggermente da mia sorella, potei notare i suoi occhi lucidi esattamente come i miei.
– Mi dispiace tanto, Chris. So quanto tenevi a quei due ma, lasciatelo dire, si sono comportati proprio da traditori per non dire di peggio- commenta Honey.
-Lo so, Honey- concordo, asciugandole le lacrime – Adesso, non piangere per loro due. Non ne vale la pena- aggiungo, guardandola negli occhi.
-In verità, sto piangendo per te ma hai comunque ragione. Lo stesso vale anche per te, però. Sai che le lacrime stonano sul tuo bel viso?- replica lei, asciugandomi gli occhi ancora lucidi -Ecco, cosi va meglio. Adesso si che sei il mio splendido e affascinante fratellone-
Le sue parole, mi fanno sorridere e, abbracciandola di nuovo, dico:- Grazie, Honey. Come farei senza la mia adorata sorellina?-.
-Saresti perso, mio caro fratellone- conferma lei, sorridendo   

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Capitolo 40
*** Uniti: una cosa sola ***


Uniti: una cosa sola  -Hai capito quello che ti ho detto, Chef?- chiesi rivolto a Chef, forse per la milionesima volta in quella giornata.
Quest’ultimo sbuffò e, roteando gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto, rispose. -Si, Chris. Non ti devo né cercare né disturbare fino a quando non ti farai vivo te-
-Bravo e vedi di ricordartelo. Non vorrei finire come l’ultima volta- replicai, alludendo alla sera in cui io e Blaineley eravamo stati interrotti – Come sto?- aggiunsi, finendo di sistemarmi il papillon e facendo una giravolta su me stesso.
– Sei un figurino, Chris- rispose Chef, sorridendo.                                                                               
- Grazie, amico- ringraziai, sorridendo                                                                                   
Indossavo un elegante completo nero con camicia bianca e un papillon rosso. Sì, avrei fatto un’ottima figura…  

– Blaineley, sei pronta?- chiesi, bussando alla porta del suo camerino. 

Quella sera, l’avrei portata a cena fuori e…                                        


-E tu cosa ci fai qui, idiota?- mi salutò lei, aprendo la porta e facendo sbucare solo la testa.
– Ma tesoro… Non ti ricordi che stasera avevamo in programma una serata romantica?-.la illuminai, sorridendo.
Lei sorrise e, spalancando la porta, rivelò com’era vestita. Era bellissima: un lungo abito azzurro le fasciava il corpo e risaltava il colore dei suoi occhi. Ai piedi, portava dei tacchi vertiginosi e un paio di orecchini faceva bella mostra di se. 
– Dalla tua reazione, si direbbe che ti piaccio vestita cosi, vero?-chiese lei, davanti alla mia espressione stupita.
– Sei una donna tremenda. Lo sai, vero?Comunque, andiamo- replicai, porgendole il braccio come un vero gentiluomo. 
-Certo che sì. Invece, tu sei veramente pessimo nel vestirti- ribattè lei, attaccandosi al mio braccio. 
Scuotei la testa e, sorridendo, ci diressimo verso il ristorante più lussuoso ed elegante della città. Mangiammo caviale e bevemmo champagne e, una volta pagato, uscimmo dall’edificio, Durante il tragitto, ridemmo e scherzammo come non mai ma solo perché eravamo entrambi leggermente ubriachi.
Arrivati di fronte all’albergo, entrammo e raggiungemmo la nostra camera. Avevo richiesto la suite più lussuosa del posto ma, in quel momento, ero troppo attirato da altro per notare i particolari.
 Intanto Blaineley si era messa comoda sul letto ma, appena chiusi la porta della stanza e mi tolsi la giacca, si alzò e mi saltò letteralmente addosso, baciandomi.                                                                                                                                               

–Wow! Dovrei farti ubriacare più spesso se questo è il risultato-, commentai, leccandomi le labbra malizioso.
Vidi il suo corpo rabbrividire dal piacere e, questa volta, fui io a prendere l’iniziativa: la baciai e avverti subito gli effetti di quel contatto.
Continuammo a baciarci, immersi nel nostro mondo, Ci sdraiammo sul letto e, mentre io gli toglievo il vestito, lei si occupò della mia camicia.
-Ti amo- sussurrò lei, a pochi centimetri dalla mia bocca                                                                                                  
- Anch’io- rivelai nello stesso modo di lei, per poi riprendere a baciarla.                                               

 
Quella sera, Blaineley ed io ci amammo e diventammo una cosa sola.                    

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Capitolo 41
*** Vacanza ***


Vacanza E’ appena terminata la stagione di “A Tutto Reality - L'isola di Pahkitew” ed io e Chef ci troviamo all’aeroporto, pronti per andare in vacanza. A spese della produzione, ovviamente.                                                                                                                       
– Non vedo l’ora di partire. Mi merito proprio una lunga vacanza a tutto relax-esclamo, felice come un bambino.
Dietro di me, Chef ghigna. Sapevo che anche lui voleva andare in vacanza e rilassarsi.                                     
– Il volo YYYX-MIA diretto a Miami sta per partire. Tutti i passeggeri sono pregati di presentarsi all’imbarco. Ripeto, tutti i passeggeri sono pregati di presentarsi all’imbarco- sentiamo annunciare dall’altoparlante.
– Sbrighiamoci, Chris o perderemo il volo-.                                                                                                               
-Tranquillo, amico. L’aereo non può partire senza di noi. Siamo delle celebrità- rispondo, mentre controllo che i miei capelli siano perfetti. E lo sono come sempre, d’altronde…                         
Chiusi lo specchietto e ci dirigiamo verso l’aereo. Arrivati, saliamo e due assistenti donne sui vent’anni, probabilmente sorelle, esclamano:-Ma lei non è Chris McLean? Il noto conduttore di A tutto reality?- 
Scoperto – Sì, sono proprio io. Che cosa posso fare per voi, mie simpatiche signorine?- confermo, togliendomi gli occhiali da sole per pulirli per poi rimettermeli e fare il mio sorriso migliore.
– Può autografarci questo libretto, per favore? Noi siamo sue grandissime fan- domandano in coro, porgendomi un libretto con occhi speranzosi.
– Ma certamente, mie care- rispondo, tirando fuori una penna e facendo l’autografo, suscitando le risate allegre delle due.  
– Grazie, signor McLean- mi ringraziano, sorridendo con gli occhi luccicanti.                                                       
-Figuratevi, è sempre un piacere incontrare due bellissime fan come voi. A dopo- le saluto, allontanandomi 
Io e Chef raggiungiamo la prima classe e, sotto gli sguardi colpiti ed emozionati degli altri passeggeri e dell’hostess, occupiamo i nostri posti. Una volta seduti, con tono supplichevole e congiungendo le mani, chiedo:-Chef, l’hai portato? Dimmi di sì, per favore-
-Intendi l’oggetto x? Certamente- afferma lui, tirando su una borsa.
-Grande. Tiralo fuori, forza- esclamo contento                                                                                                                
Pochi minuti dopo, indosso un cappello di paglia sulla testa e un paio di baffoni. Bene, cosi gli altri non mi avrebbero riconosciuto. Adoro i fan ma non quando sono in vacanza!                                                                 
Il viaggio fu tranquillo e, arrivati a destinazione, scendiamo dal velivolo e urlo:-Benvenuti a Miami, signori e signori-.
Mi attirai gli sguardi dei presenti addosso e balbettai uno – Scusate- mentre mi allontanavo con Chef.
-Ti devi sempre far riconoscere, eh?- mormora Chef, mentre camminiamo.                                                                      


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Capitolo 42
*** Vendetta ***


Vendetta Sono passati giorni da quando scoprii del tradimento di William con la mia ragazza. Durante questo periodo, entrambi hanno cercato di cucire i rapporti tra di noi ma senza successo. Io evito loro e ho incominciato a frequentare Erik e i suoi amici. Devo ammettere che tra me e il mio rivale si è instaurata una bella amicizia, nata forse grazie alla nostra stessa rivalità.   

Sto chiacchierando con Erik quando sento una voce familiare chiamarmi – Ehi, Chris!- E’ William.
Probabilmente, vuole fare un altro tentativo ma lo ignoro e continuo per la mia strada.                
– McLean, sono giorni che mister-io-sono-tuo-amico ti segue. Non hai intenzione di risolvere la questione?- domanda Erik, stupito dalla mia noncuranza. 
-Veramente, ho già in mente qualcosa di speciale per lui- rispondo, ghignando
-Riconosco quel sorriso. Cos’hai in mente?-                                                                                                              
-Lo vedrai- affermo, sfregandomi le mani eccitato come non mai.                                                                                               

Siamo nella sala conferenze quando…                                                                                                                           
-Ragazzi e ragazze, ho un annuncio importante da farvi. Anzi, a dir la verità, devo farvi vedere questo video- annuncio, di fronte a tutta la scuola e trovandomi seduto sopra un tavolo.
Sono stato eletto rappresentate d’istituto e adesso sto tenendo la classica assemblea scolastica. Tra la folla, ho già individuato William e sorrido: ci sarebbe stata una bella sorpresa per lui…
Faccio partire il filmato e sento il classico coro di “oh” sollevarsi tra gli studenti. Vedo il viso di William diventare rosso e stupito al tempo stesso e, dentro di me, gongolai. La mia idea ha funzionato alla grande: il video, cui avevo dato il via, mostrava Elena e William intenti in atteggiamenti poco casti. La scuola sapeva solo che lei era la mia ragazza ma non del tradimento e adesso questo era stato appena reso pubblico...

– Come hai potuto farlo?- urla William, avvicinandosi a me dopo che fummo usciti dalla sala.
-Cosa c’è? Non ti è piaciuto il mio scherzetto, per caso?- rispondo, sorridendo seguito a ruota da Erik e dagli altri.
-Per niente! Pensavo che tu ed io fossimo amici!- ebbe il coraggio di dire, William.                                               
Il mio sguardo divenne improvvisamente serio e, avvicinandomi a lui, gli sussurro:-Notizia dell’ultima ora. Tu ed io non siamo più amici o forse l’hai dimenticato?-.
-No- mormora lui, abbassando lo sguardo                                                                                                                     
-Bene. Adesso, se vuoi scusarmi…- esclamo, dandogli una spallata e allontanandomi con Erik e compagnia al seguito.

– Sei stato grande e geniale, McLean!- dice Erik, sorridendo e di fianco a me.                                                           
-Lo so Erik. Nessuno può tradire un McLean senza pagarne le conseguenze, ricordatelo-.

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Capitolo 43
*** Vergogna ***


Vergogna Sono passati due giorni da quando ho trasmesso quel video e ormai William è evitato da tutti tranne che da Elena, rimasta anche lei stupita del mio gesto.                                                                        

Mi fate soffrire? Bene, questa è quello che meritate! Dovevate pensarci su due volte prima di farlo!

Tutto procede per il meglio e…                                                                                                                            

-Cosa? Vuoi tenere un’assemblea? Ma se ne ho tenuta una due giorni fa!- esclamo perplesso, di fronte alla strana richiesta di William.
-Si, ma sono venuti fuori altri problemi e mi è stata richiesta urgentemente- risponde William, guardandomi 
-Va bene. Concessa- dichiaro, firmandogli la domanda.                                                                                            
Sono dubbioso ma stiamo a vedere…                                                                                                                  

-Ragazzi e ragazze, ho richiesto quest’assemblea per parlarvi dei vari problemi della scuola. Ma prima, vorrei farvi vedere una cosa- inizia William, seduto nello stesso punto in cui mi ero seduto io due giorni prima.
“Sarà il solito video scemo” penso, seduto sulle gradinate insieme con gli altri.                                       
Lancio uno sguardo al video e divento rosso dalla vergogna. Sarei voluto sparire seduta stante…
- Che cos’è quello?- urlo, spaventato                                                                                                                 
Il video, infatti, mostrava me da piccolo mentre facevo il bagnetto, mentre dormivo succhiandomi il pollice e persino quando fui costretto a indossare una parrucca per via di mia sorella. 
Sento gli sguardi degli altri addosso per poi scoppiare a ridere.                                                                             

– Che vergogna- mormoro, uscendo di corsa dalla sala.                                                                              
- McLean!- sento urlare Erik ma lo ignoro.                                                                                                               

Mi siedo su una sedia e, quando gli altri escono, vedo William allontanarsi con un ghigno sul volto.
-Pensavo che fossimo amici!- grido, rivolto nella sua direzione                                                               
-Notizia dell’ultima ora. Tu ed io non siamo più amici o te lo sei dimenticato?- risponde lui, diventando serio – Ah, ringrazia tua madre da parte mia!- aggiunge, ridendo e sparendo.
Ringhio: ha usato le stesse parole che avevo usato io due giorni fa! Poi, il fatto che abbia coinvolto mia madre nel suo tiro…
Voleva la guerra? E guerra avrebbe avuto!
- McLean, cos’hai in mente di fare?- chiede Erik, fermandosi dietro di me
-Preparati Erik, perché è appena iniziata la battaglia più fantastica che tu abbia mai visto- dichiaro, ghignando.  
                                                                                              

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Capitolo 44
*** Veterano ***


Veterano - Posso togliermi questa benda, adesso?- chiedo, mentre mi faccio guidare da Chef.
– Non ancora, abbi pazienza- risponde lui, alle mie spalle.                                                                            
- Sbrigati, non ho tutto il giorno. Alle cinque, ho la manicure- mi lamento, sentendo Chef sbuffare.
-Siamo arrivati- esclama, fermandosi e aprendo quella che, dal rumore, sembra essere una porta.                                      
– Auguri, Chris!- finalmente mi toglie la benda dagli occhi e sorrido.                                                                                         
Davanti a me ci sono proprio tutti i miei amici e anche i produttori. Sono tutti qui per festeggiare i miei otto anni in televisione: ormai, sono un veterano del settore…
-Ecco il festeggiato!- mi annuncia Chef agli altri -Propongo di fare un brindisi- aggiunge, prendendo due bicchieri di spumante dal tavolo, che era stato adibito a buffet. Sopra al tavolo, sono presenti un sacco di bevande e anche una montagna di cibo.
Afferro il bicchiere che mi porge il cuoco e quest’ultimo alzò il suo in aria e dice:- A Chris!-.
-A Chris!- urlano gli altri in coro, iniziando a far tintinnare i bicchieri tra loro.
Nel giro di pochi minuti, mi ritrovo a ballare con Blaineley, comparsa da chissà dove.
– Pensavo che fossi rimasta nel tuo camerino a piangere- commento, ghignando.
- E invece eccomi qua. Non ti volevo dare questa soddisfazione, conduttore da strapazzo- ribatte lei, sorridendo – Comunque, dovresti imparare a ballare. Sei uno scandalo-
-Io? Io sono un ballerino professionista, mia cara. Sei te che continui a pestarmi i piedi. E i tuoi sono veramente enormi- replico, facendogli fare una giravolta.
-Che cosa vorresti dire? Che i miei piedi sono grandi? Dovresti vedere i tuoi, allora-
-Calmati o ti verranno le rughe-, cerco di calmarla e vedo il suo volto arrabbiato distendersi.
- Per una volta hai ragione. Però questo non cambia le cose tra di noi. Ti odio lo stesso- concorda lei
- Anch’io ti odio ma…- inizio, facendole fare un caschet -... so che infondo mi ami come nessun altro. Ed è normale visto che sono bellissimo e so che le donne non possono resistere al mio fascino-.
-Di sicuro, sei vanitoso come pochi. Comunque, hai ragione-
-Lo so- confermo, rialzandola e facendo incontrare le nostre labbra.
Sentiamo partire il classico coro di oh e gli applausi dei presenti.
– Complimenti ai due piccioncini. A quando il matrimonio?- chiede Chef, applaudendo e ghignando.
– Chef!- lo richiamiamo io e Blaineley, staccandoci rossi in volto mentre gli altri ridono a crepapelle. 
                                                              

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Capitolo 45
*** Visita dal passato (1 parte) ***


Visite dal passato(1 parte) Mi trovo nel mio studio e sto scrivendo le nuove idee per A tutto reality quando sento bussare alla porta.
– Avanti - dico, senza distogliere lo sguardo dai fogli pieni di annotazioni.                                                                               
- Ciao, Chris- riconosco questo tono di voce. E’…                                                                                                  
-William! Che cosa ci fai tu qui?- domando, alzando lo sguardo e vedendo colui che era stato il mio migliore amico fino a diciotto anni fa.

E’ cambiato molto da quando eravamo due giovani ragazzi: si è alzato di almeno dieci centimetri arrivando sul metro e settanta, i suoi capelli neri si sono allungati fino alle spalle e sul suo volto è presente una barba ben curata. Gli occhi sono castani come allora solo che adesso porta un paio di occhiali quadrati, simili a quelli che indossano gli studiosi.         

Il mio tono è gelido e avrebbe fatto scappare chiunque ma non lui…                                                              
-Sono solo venuto a congratularmi con te. Sono anni che non ci vediamo ma Elena ed io abbiamo continuato a ricevere tue notizie attraverso i giornali- spiega lui, sedendosi alla mia scrivania.
– Grazie. Adesso che l’hai fatto, puoi anche andare. Non voglio avere più niente a che fare con te- ritorno sui miei fogli e attendo che l’altro esca dalla stanza.
Lo sento alzarsi e dirigersi verso la porta. Ma non arriva il classico suono di una porta che si apre. Alzo lo sguardo e noto che William è ancora qui, con una mano appoggiata alla maniglia e il volto dispiaciuto. Il suo tono è afflitto quando mormora:- Che cosa è successo, Chris? Un tempo, non eravamo cosi-
- I tempi sono cambiati, mio caro. Adesso, io sono un noto conduttore e tu uno sfigato- rispondo, sorridendo – E poi, vorrei ricordarti che la colpa non è mia se i rapporti tra di noi si sono ehm… raffreddati per cosi dire-aggiungo, ritornando serio e al mio lavoro.
-Già, hai ragione. Ancora, mi pento di quello che ti ho fatto anni fa. Non avrei mai dovuto farlo ma…- ammette William, amareggiato e abbassando lo sguardo.
– Ma l’hai fatto, invece. Mi hai ferito come nessun altro aveva mai fatto, apparte mio padre. Proprio te che eri il mio migliore amico. Ancora non capisco perché…-
- Per invidia! L’ho fatto per invidia, capisci?- confessa William, alzando la voce.                           
- Che cosa intendi dire?- domando, stupito e curioso         
                                                                              

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Capitolo 46
*** Visita dal passato (2 parte) ***


Visite dal passato (2 parte) - Per invidia! L’ho fatto per invidia, capisci?- confessa William, alzando la voce.                           
- Che cosa intendi dire?- domando, stupito e curioso                                                                                        

-Pensi che sia stato facile per me essere tuo amico? Tu eri Chris McLean, il ragazzo più amato e desiderato della scuola! Tutte le ragazze ti correvano dietro e tu non facevi altro che vantarti della cosa con me. Ho dovuto sopportare tutti gli elogi che rivolgevi a te stesso e non al tuo migliore amico. Eri talmente concentrato su di te che non ti sei accorto del fatto che stavo soffrendo per la situazione. Pensi che fossi felice quando vedevo le ragazze evitarmi e gli altri che mi scansavano? Perché se ero considerato da loro, era solo perché c’eri anche tu!- si sfoga William, guardandomi serio.
-Quindi è per questo che sei andato con Elena!- capii, ricambiando il suo sguardo.                    
-Si. Dato che uscivo con voi alcune volte, ho notato che lei non mi evitava come le altre e mi sono innamorato-.
– Perché non me ne hai parlato prima?- chiedo, inarcando un sopracciglio.
– Non volevo rovinare la tua felicità. Conoscendo la situazione difficile che avevi a casa tua, non volevo mettermi tra di voi quando ti vedevo cosi felice insieme con lei.-                                           
-Non volevi ma, alla fine, l’hai fatto comunque e nel modo peggiore che esista-
-Lo so e mi dispiace tanto, Chris.- si scusa lui, con gli occhi lucidi -Non sai quanto volte mi sono pentito della mia scelta. Se solo potessi ritornare indietro, non rifarei mai lo stesso errore. Questo te lo posso giurare- aggiunge, con le lacrime che scendono.
Stetti in silenzio e lui prosegui:- Io sono davvero dispiaciuto e capisco se non mi vuoi perdere. Mi sono comportato veramente come un verme e un vigliacco con te ma se hai un cuore, e so che ce l’hai, perdonami oppure puoi concedermi una seconda possibilità. Mi accontento di poco-
Rimango in silenzio a riflettere sulle sue parole e William, vedendo che non muovo un muscolo, mi saluta e sta per uscire quando…
-Fermo lì, dove sei- esclamo, facendolo fermare e alzandomi dalla comoda poltrona – Hai ragione quando dici che ti sei comportato come un verme e un vigliacco con me. Ma, nonostante mi hai ridotto il cuore in mille pezzi, voglio comunque concederti una seconda possibilità. Se mi deluderai anche questa volta, allora sarà finita veramente tra di noi- aggiungo, vedendo il suo volto illuminarsi dalla gioia.
– Grazie Chris. Prometto che non ti deluderò anzi ho un regalo per te in macchina-.                                                                     
-Un regalo per me? Che cosa aspetti? Corri a prenderlo- dico, contento                                                                                              
-Corro!- grida William e si fionda fuori dalla porta
Pochi minuti dopo, lo vedo ritornare con un pacchetto tra le man. Sorridendo, me lo lancia e, dopo che l’ebbi preso al volo, iniziai a scartarlo. Appena vedo il contenuto, sorrido e, felice come un bambino il giorno di Natale, ringrazio William.

Dentro il pacchetto, si trovava uno specchietto tutto d’oro.

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Capitolo 47
*** Zio (1 parte) ***


Zio ( 1 parte) -Zio! Zio!- sento urlare una vocina da lontano
Il tempo di girarmi che un piccolo scricciolo dai capelli biondi mi salta tra le braccia, facendomi cadere a terra.
Sorrido: questo scricciolo è la mia dolce nipotina Anita, di otto anni. Ha i capelli biondi, ereditati dal padre, e gli occhi blu come mia sorella. Indossa un vestitino rosa e bianco e un fiocco rosa sulla testa.
– Mi sei mancato tantissimo, zio- dice lei, staccando la faccia dal mio petto e rivolgendomi un sorriso radioso.
– Anche tu mi sei mancata, piccola- dissi, accarezzandole la testa e sorridendo.                                                                    
Poco lontano, vedo avvicinarsi di corsa l’altro mio nipote Robert, di sei anni.                                                                  
– Zio!- lo sento urlare prima di fiondarsi su di me come aveva fatto in precedenza sua sorella.
– Fate piano, ragazzi. Lo zio sta diventando vecchio- scherza mia sorella, avvicinandosi a noi e sorridendo.
-A chi hai dato del vecchio, mia cara? Io sono ancora giovane e bellissimo- ribatto, mentre Anita correva verso sua madre.
Il piccolo Robert, invece, rimase attaccato al mio collo, proprio come una piovra. Lui, al contrario della sorella, ha gli occhi e i capelli neri, tipici dei McLean. Veste una tutina bianca e verde con un capellino blu. Tra i due, è quello più attaccato a me forse perché anche a lui piace il reality nonostante sua madre gli impedisce di vederlo. Ma, nelle sue vene, scorre anche il mio sangue ed è abituato a disubbidire, ricevendo i rimproveri della madre.
– Hai ragione, Chris. Sei sempre bellissimo- sorride mia sorella, baciandomi su una guancia siccome ho Robert tra le braccia. 
– Zio, mi fai vedere una puntata del reality? Per favoreee- chiede quest’ultimo, facendomi gli occhioni e congiungendo le mani.
– Robert! Quante volte ti ho detto che non devi guardare quel programma? Sei troppo piccolo- lo rimprovera lei, spegnendo il suo entusiasmo
– Va bene, mamma- mormora, posando la testolina sulla mia spalla.
– Zio, io ho sete- esclama Anita, tirandomi i pantaloni.                                                                                                                          

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Capitolo 48
*** Zio (2 parte) ***


Zio (2 parte) -D’accordo. Potete accomodarvi in casa e servirvi. Tanto Honey conosce la strada, vero?-                                               
-Si. Dove vai?- conferma lei, guardandomi con un sopracciglio alzato.                                                                         
– Oh, Robert ed io andiamo a fare una passeggiata- rispondo, incamminandomi e destando la curiosità di mio nipote – Eh, no. Non puoi venire con noi, Anita. Nel posto in cui andiamo, ci sono dei grossi e orrendi ragni- aggiungo, facendo spaventare mia nipote.
-Ragni? No grazie. Io rimango qua con mamma- mormora, spaventata.                                                                      
“Tutta la sua mamma” penso, allontanandomi.                                                                                                          

-Dove stiamo andando veramente, zio?- domanda Robert, curioso                                                                                                  
-Lo vedrai, Robert - gli rispondo, ghignando                                                                                                          
Raggiungiamo una tenda ed entriamo. All’interno, si trovano due poltroncine, sistemate di fronte a un megaschermo, collegato a un videoregistratore. Quest’ultimo è posto sopra a un mobiletto, a cui mi avvicino dopo aver posato Robert a terra.
– Quale stagione vuoi?- domando, mostrando a mio nipote la mia collezione di dvd e vedendo il suo volto illuminarsi.         

– Dove siete stati voi due? E’ da due ore che vi stiamo aspettando- ci rimprovera Honey, quando rientriamo.
-Oh, niente. Solo una passeggiata zio-nipote - rispondo, scambiando un’occhiata con Robert.
-Già. Mamma, lo sai che lo zio è il migliore del mondo?-. aggiunge mio nipote
-Lo so. Voi non me la contate giusta, però- ribatte Honey, incrociando le braccia.                                                                    

Di certo, non poteva sapere che avevamo appena visto cinque puntate di A tutto reality: L’isola...

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