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di justapunk_rock
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II. ***



Capitolo 1
*** I ***


I.
 

Le vacanze estive erano arrivate, si poteva sentire nell’aria la felicità degli studenti che, come me, potevano finalmente rimanere con il culo incollato al letto 26h su 24.

Ero ancora avvolta nel leggero lenzuolo del mio letto nonostante sapessi fossero passate da un po' le undici, quando qualcuno entrò in camera interrompendo il mio profondo sonno.
"Chris muoviti, alzata quel culone che hai e preparati subito." Riconubbi la voce acuta di mia mamma, poi la sentii aprire le tende della finestra facendo penetrare nella mia camera quei fiochi raggi di sole che si abbattevano su Sheffield.
"Dammi un valido motivo per cui dovrei alzarmi dal letto prima di mezzogiorno il primo giorno di vacanza." Mi portai il lenzuolo sopra la testa mentre lei si sedette al mio fianco e mi sussurrò un semplice "Tra tre ore inizia il tuo primo giorno di lavoro."
Sbarrai gli occhi e mi alzai in meno di un secondo, facendo perdere dieci anni di vita a mia mamma. Mi feci una doccia e mi preparai velocemente, ilché significa che finii a mezzogiorno e mezzo passato.
Pranzai con mia mamma assorbendomi tutte le sue raccomandazioni, su come dovevo comportarmi, su cosa non dovevo assolutamente fare, su come avrei dovuto atteggiarmi con il mio capo.. ma io avevo la testa altrove, e quando furono le due spaccate, raggiunsi la fermata del bus che mi avrebbe portata in centro e raggiunsi il negozio in cui avrei lavorato per quell'estate, o almeno speravo: il negozio di musica. Sorrisi soddisfatta ed entrai trovando il propretario alla cassa che mi sorrise vedendomi entrare.

"Addirittura in anticipo! Mia cara, ti passerà questa voglia di venire a lavoro!" Risi con lui, poi mi mostrò dove poggiare le mie cose e mi spiegò in cosa consisteva il mio lavoro: oggi sarei stata al reparto chitarre, me ne intendevo abbastanza e quindi avrei dovuto consigliare i clienti.
Il negozio era uno dei più conosciuti in città, per questo fin da subito ebbi da fare, e notai che riuscivo a cavarmela bene.

Verso le sette meno dieci ci fu un momento di pausa, così riuscii ad appoggiarmi un attimo ad uno scaffale di vecchi dischi in vinile per riprendere fiato. Poi sentii una canzone convolgente e già risentita invadermi le orecchie e iniziai a canticchiarla pur non ricordando né il titolo né il nome dell'artista, convinta provenisse dalla radio. Ma mi ricredetti quando mi spostai nella stanza delle chitarre elettriche ed un ragazzo dai capelli castani era lì, seduto su uno dei divanetti con una fender nera e bianca in mano che intonava le note della canzone. Alzò lo sguardo e ci fissammo per qualche secondo: anche se eravamo a debita distanza il suo sguardo penetrante mi paralizzò e sentii le guance andare a fuoco. Ammiccò un sorriso e posò la chitarra al suo posto. 
"Ci si vede." Mi passò accanto mentre si sistemavail ciuffo con una mano e dopo qualche secondo era scomparso fuori dalla porta. 
La sua voce roca e quel suo accento che facevano capire fosse di Sheffield mi fecero compagnia per tutto il tragitto verso casa, e non riuscivo a togliermi dalla mente l'immagine del suo volto: fottutamente perfetto in ogni suo dettaglio.

"Allora, com'è andata a lavoro?" Sbuffai appena mia mamma iniziò a riempirmi di domande, ma con calma le raccontai tutto, tralasciando soltanto l'incontro con quel ragazzo che ancora non ero riuscita a mandarmi via dalla testa.
"Domani faccio la mattina, a pranzo penso di fermarmi da qualche parte in centro, non ho assolutamente voglia di fare le corse per prendere l'autobuss." Addentai l'ultimo boccone di carne e salutai mia mamma, rifugiandomi poi in camera mia.

Mi ero trasferita da circa dieci mesi a Sheffield e l'unica persona con cui avevo stretto amicizia si chiamava Matt, ma sfortunatamente era dovuto partire per Manchester da circa un mese. E non ne potevo più di stare chiusa in casa anche il sabato sera.
Sentii il cellulare suonare e risposi senza nemmeno guardare chi fosse, sapevo già che era lui.
"Ehi Helders!"
"Christall! Ho buone notizie!" Il respiro mi si bloccò e sbarrai gli occhi dall'agitazione. 
"Stai tornando a Sheffield?" Iniziai a mangiarmi le unghie disperata.
"Non proprio, ma ho scoperto che tornerò entro la prossima settimana!" 
"OH DIO SÌ FINALMENTE MATT!" Salii in piedi sul letto iniziando a saltare mentre sentivo lui ridere dall'altro capo del telefono.
"Ma la notiziona bomba è che filamente ti farò conoscere il resto del mio gruppo!" 
"Sei serio?" 
"Serissimo!" Sorrisi elettrizzata. 
Nonostante avessimo un bel rapporto, non mi aveva mai fatto conoscere gli altri tre membri degli Arctic Monkeys, il gruppo in cui suonava la batteria da circa due anni a questa parte.

Continuai a parlargli per un po' e raccontai anche a lui della mia prima giornata di lavoro, ma gli dissi anche dell'incontro con quel ragazzo misterioso.
"Ohoh la mia Chris fa conquiste! Era un bel ragazzo?" Sospirai ripensando al suo volto.
"Bello? Era perfetto cazzo." Mi buttai sul letto con aria sognante e Matt rise.
"Non puoi prenderti una cotta in due minuti di un chitarrista a caso! Avvisami se lo incontri di nuovo, magari quel suo "Ci si vede" è una specie di appuntamento!"
"Se tu fossi qui ti avrei tirato un cazzotto nello stomaco." Rise di nuovo.
"La solita idiota.. adesso vado, ci si sente Chris." 
"Ciao Matt." Riattaccai la chiamata e notai di esserci stata un'ora e un quarto e sorrisi divertita.
Mi cambiai e misi il pigiama, per poi infilarmi sotto al lenzuolo e prepararmi ad affrontare un'altra giornata di lavoro. E chissà, magari anche ad un nuovo incontro con il fatidico chitarrista.


 

Eyo!
Questo è il primo capitolo della mia storia, spero vi interessi! Se così fosse, continuerò a pubblicarla, anche se non sono sicura del fatto che riuscirò sempre ad aggiornare lo stesso giorno, ma comunque penso che lo farò sempre il fine settimana, poi vedremo come si evolvono le cose!
Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima :)


Martina x
 

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Capitolo 2
*** II. ***


II.
 

Arrivai a lavoro alle nove precise e già la gente entrava ed usciva alla velocità della luce. Ma nonostante ciò la mattinata volò via velocemente.

"Senti Christall, mia figlia purtroppo ha avuto un contrattempo, non è che potresti sostituirla stasera? Ovviamente ti pagherò anche quelle ore." Sbuffai silenziosamente mentre prendevo la mia borsa, poi misi sù un finto sorriso voltandomi verso Rob, il proprietario.
"Oh tranquillo, nessun problema!"
"Perfetto! Dalle cinque alle sette e mezzo. Tranquilla, stasera non dovrebbe esserci molta confusione." Mi sorrise ed uscii, alla ricerca di un bar poco caotico dove poter fare un pranzo decente.
Ne trovai uno poco distante, carino e poco affollato, così entrai e mi sedetti ad un tavolino da sola.
"Vuole ordinare qualcosa?" Annuii alla cameriera bionda platino che attendeva parlassi annoiata.
"Prendo un'insalata con pomodoro." Scrisse l'ordinazione sulla comanda e si allontanò, mentre io mi voltai a guardare fuori dalla grande vetrata: le strade di Sheffield mi sono sempre piaciute, non so nemmeno come mai, ma mi ipnotizzavano sempre. Ma stavolta fu qualcos'altro ad ipnotizzarmi, o meglio, qualcun'altro. Per poco non mi strozzai con la saliva: il ragazzo del giorno prima era appena uscito da un portone difronte al bar in cui ero e si stava avvicinando all'entrata con degli occhiali da sole che gli coprivano gli occhi scuri. Probabilmente li teneva per non rischiare di ipnotizzare chiunque incontrasse per strada.

Mi persi in pensieri di quel genere senza accorgermi che il mio pranzo era arrivato e che il chitarrista era al bancone del bar, non molto lontano dal mio tavolino. Mi voltai verso di lui e mi paralizzai quando notai che si era tolto gli occhiali e mi stava già guardando. Abbassai lentamente lo sguardo cercando di mangiare. Fortunatamente gli davo le spalle e potei respirare profondamente per riprendermi completamente.
Finii in circa venti minuti, così mi avvicinai svelta alla cassa per pagare.
"Hanno già pagato per lei, mi spiace, mi ha costretto." Rimasi senza parole a fissare la ragazza. Mi prende per il culo?
"Mi scusi, chi avrebbe pagato per me?" La commessa indicò verso la porta di vetro che si stava aprendo e chi poteva esserci lì se non lui? Era girato verso di noi, si rimise gli occhiali da sole e accennò un sorriso nella mia direzione.
È dannatamente sexy.
Ma non può essere tutto così rosa e fiori, di sicuro è un puttaniere di prima classe, starà andando in altri 10 bar a fare la stessa cosa a povere ragazze abbandonate e disperate che gli cadono ai piedi in un battito di ciglia. 
Scossi la testa maledicendomi per non esserci arrivata prima ed uscii.

"Mamma, stasera torno a lavoro." Uscì lei con occhi spalancati dalla cucina.
"Dimmi che scherzi."
"No, come mai?" Afferrai un pacchetto di patatine dalla credenza della cucina e mi sedetti su una sedia mentre lei mi guardava con sguardo assassino.
"Stasera dobbiamo andare al concerto del figlio di Drew. Te ne sei dimenticata?" Mi maledii mentalmente per non essermene ricordata.

Drew era il compagno di mia mamma e suo figlio Joe suonava la batteria in un gruppo che non era malissimo, ed era circa un mese che ci aveva invitato a questo concerto.

"Mamma ce la faccio, finisco alle sette e mezzo, non ti preoccupare!" Mi sorrise e salii in camera a riposarmi prima di dover ripartire.
Mandai un messaggio a Matt raccontandogli dell'incontro con il tizio al bar e poi mi feci una doccia veloce per poi ripartire, con direzione il numero 505 di Mill Road: il negozio di musica.

Appena arrivata salutai Rob e mi misi a sistemare alcuni modelli di Ibanez appena arrivate, quando sentii il campanellino della porta trillare e una voce roca e già risentita salutare cortesemente Rob, che gli disse qualcosa riguardo una chitarra.
Li sentii avvicinarsi, così poggiai l'ultima chitarra e mi voltai verso la loro direzione. No, non poteva essere.
"Chris, potresti andare in magazzino a prendere la Fender che è poggiata sulla mia scrivania? Ha una custodia blu notte." Annuii continuando a fissare il ragazzo. Sempre lui. Ovunque andassi lui era lì. Sembrava leggermente sorpreso, ma non abbandonava quel suo sorrisetto sicuro di sé. Mi voltai per andare in magazzino, quando il tizio parlò.
"Oh, trattamela bene." Roteai gli occhi al cielo continuando a dargli le spalle.
"Lo farò."

Raggiunsi la scrivania in legno e vidi la custodia blu della Fender, sopra era piena di scritte, frasi di canzone fu la prima cosa a cui pensai. Ne lessi alcune, ma non ne riconobbi nessuna. Forse erano canzoni inventate da lui.
Non persi altro tempo e l'afferrai, stando attenta a non far danno e la portai nella stanza in cui mi aspettavano i due.
"Eccola qua! Ho aggiustato la tastiera e le corde che si erano rotte! Se vuoi provarla.." Rob gli indicò l'amplificatore accanto a noi, lo stesso dove il giorno prima lo avevo trovato a suonare per la prima volta.
Non se lo fece ripetere due volte e attaccò la Fender, iniziando a provare vari accordi e note per esser sicuro che funzionasse tutto alla perfezione. Iniziò a suonare la canzone del giorno prima e la riconobbi quasi subito, mentre lui ad intervalli irregolari alzava lo sguardo su di me.
"È perfetta, come sempre. Grazie Rob!" Rimise la chitarra apposto, pagò e si avvicinò alla porta per uscire, ma si bloccò.
"Ah Chris, non c'è di che per stamani." Mi fece occhiolino e poi uscì definitivamente dal negozio.
"Perché ci sono ragazzi così montati al giro per il mondo?" Rob sbuffò divertito alla mia affermazione e iniziò a spegnere le luci del negozio.
"Alex è fatto così: è un bel ragazzo, e purtroppo lo sa!"
Alex. Persino il suo nome era dannatamente bello. 
"Oh mi sono anche scordato di dirgli in bocca al lupo per stasera... domani gli chiederò com'è andata." Parlava Rob fra sé e sé mentre mi faceva uscire e chiudeva tutti i lucchetti della porta.
"Ma viene tutti i giorni a suonare in negozio?" Chiesi senza pensarci su.
"Da un mese a questa parte sì, da quel che ho capito i suoi vicini lo hanno minacciato spesso a causa del volume troppo alto e il suo migliore amico è partito per... non mi ricordo nemmeno dove, ma so che aveva una stanza tutta insonorizzata dove facevano le prove della loro band. Sono in gamba!" Aspettai che finisse di chiudere anche la grata e lo salutai avviandomi verso la fermata dell'autobus.

Quindi il ragazzo si chiamava Alex, ed era un playboy numero uno, suonava la chitarra in una band e stasera avrebbe avuto uno spettacolo, è l'unica spiegazione valida all'affermazione di Rob. Ci mancava solo che suonasse con il figlio di Drew!

 



Dopo mesi, anni, decenni, secoli e roba varia, faccio il mio grande ritorno su efp!

Mi manca tantissimo questo sito, solo che dovendolo usare dal pc mi rimane molto più scomodo, ma comunque, voglio riuscire a portare la mia storia anche qui, dato che lo ritengo un sito molto più serio e bello rispetto a wattapad.
Quindi, se deciderete di voler seguire la mia storia, nonostante io sia abbastanza lenta ad aggiornare, ecco a voi anche il secondo capitolo! 
Buona lettura :)

PS: su twitter sono @scimmiartica 

Martina.x

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