A constellation of Black Stars di Adhafera (/viewuser.php?uid=764588)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: New Stars are born ***
Capitolo 2: *** When a star leaves the sky ***
Capitolo 3: *** The Star and the Rose ***
Capitolo 4: *** I can see Stars in your Eyes ***
Capitolo 5: *** A Star lost in the Universe ***
Capitolo 1 *** Prologo: New Stars are born ***
Black Stars
Dicembre 1991
Natale, la maggiorparte
delle persone pensando a Natale vi assocerà sicuramente momenti
felici passati accanto ai propri cari umiliandosi rispettivamente
raccontando ai giovani aneddotti divertenti e bizzarri.
Quell' anno avrebbe dovuto
essere lo stesso, quell' anno Sirius Black si sarebbe aspettato di
passare la vigilia di Natale assieme alla moglie e al figlio nella
casa dei Potter, prendendo in giro Remus e assicurandosi che Tonks,
con il suo figlioccio Harry e suo figlio Alphard, non radesse al
suolo la casa dei due giovani coniugi e invece era lì, Grimmauld
Place numero dodici, con sua moglie Marlene che gli stringeva la mano
e suo figlio Alphard che restava indietro per cercare di ritardare il
più possibile l' ingresso in quello che era l' esempio più fedele
dell' inferno che avessero a Londra.
“Non farne un gran
dramma Sir...è solo per quest'anno!”
guardò scettico gli occhi
della moglie desiderando risponderle che se erano passati anni dall'
ultima volta nella quale aveva conversato con i suoi genitori, sua
madre per essere precisi, aveva degli ottimi motivi. Gli abusi e le
vilenze psicologiche che la sua adorata mamma gli aveva procurato non
erano un segreto per nessuno dei suoi parenti o amici, figurarsi per
sua moglie, eppure quell' anno era lì e sapeva in cuor suo che non
si sarebbe tirato indietro, stavano così di fronte al portone
aspettando di fare gli incantesimi e più il fatidico momento si
avvicinava più sentiva il sapore acre della bile farsi strada nella
sua bocca.
“Sir, ne abbiamo
parlato, i tuoi motivi per non voler essere qui sono perfettamente
legittimi...ma quelli per cui ci sei sono ancora più importanti,
comportati da grifondoro!” .
Gli occhi grigi dell' uomo
non avevano il coraggio di fissare quelli cioccolato della moglie ma
sapeva che era loro dovere in quanto esseri umani decenti presenziare
alla cena organizzata dai suoi genitori...per essere onesti c'è da
dire che l' invito arrivò da parte di suo fratello Regulus e non dei
suoi genitori per cui aveva ancora la speranza che Walburga Black
decidesse di sbatterlo fuori di casa assieme alla moglie e al figlio,
appena smistato in Grifondoro
“Mami...perché dobbiamo
venire qui?”
l' aria svogliata e
rassegnata del suo pargolo gli facevano davvero venir voglia di
lasciare tutto e andarsene, posò una mano sulla spalla di Alphard
che la scostò malamente, gli stavano impedendo di organizzare
qualche nuova arma di distruzione di mass assieme a Tonks, non li
avrebbe mai perdonati
“Perché è giusto, per
quanto ignobili siano, che tu passi almeno qualche momento assieme ai
tuoi nonni paterni...non è così Sirius?”
“Neanche per idea!”
la gomitata allo stomaco
della donna lo fece immediatamente rinsavire, doveva stare al
gioco...solo per quell' anno
“Voglio dire...io e
Regulus tempo fa decidemmo che le nostre divergenze non avrebbero
dovuto impedire a te e ai tuoi cugini di andare d'accordo, ecco
perché passate tutto questo tempo con Ninfadora e perché oggi siamo
qui”
Alphard si scostò dagli
occhi un ciuffo di capelli nerissimi, tutto suo padre quel bambino,
capelli e occhi neri come pece, alto per la sua età e un terribile e
temibile piccolo bastardo
“Io vado d' accordo con
Nashira...e mi piacciono i due mocciosetti! Non c'è alcun motivo per
il quale noi dovremmo stare qui adesso”
“Alphard basta così!
Guarda tesoro...sta arrivando tuo fratello”
suo fratello, Regulus il
piccolo re, il motivo per cui era lì e per il quale non avrebbe
passato il natale con James, anche lui aveva un' andatura lenta e
rassegnata, entrambi desideravano essere altrove. Veniva seguito dai
suoi tre figli, la primogenita Nashira aveva quasi l' età di Alphard
ed Harry, poco più piccola in realtà ma la grande capacità di
apprendimento della bambina avevano convinto Silente, sotto sentito
consiglio di Mocciosus a farla entrare ad Hogwarts assieme ai bambini
nati nell' ottanta sebbene fosse nata il ventinove febbraio dell'
ottantuno, era stata smistata in serpeverde ed era, povera
creatura, la nipote preferita di
quella squilibrata di sua cugina Bellatrix, al contrario di Tarazed
“Reda” il quale aveva più cose in comune col suo Alphard che con
le due tranquille sorelle, aveva solo sette anni ma sveglio e
originale e impiegava la sua originalità per far passare dei guai
agli altri, lui era il suo nipote preferito, Marlene sosteneva che
non avrebbe dovuto scegliere tra i tre...erano tutti bambini stupendi
ed era scorretto farne sentire alcuni più amati di altri, Lily la
pensava allo stesso modo ma lui e James speravano che finisse in
grifondoro così avrebbero avuto un trio di criminali da traviare, la
terza invece stretta stretta in braccio a suo fratello aveva appena
quattro anni, capelli biondo cenere e due enormi occhioni blu che
condivideva con la sorella maggiore ereditati da non si sa bene chi e
la pelle pallida come quella sua e del fratello Regulus, l' unica che
non aveva assolutamente preso i tratti persiani della madre, una
bambola perfetta se non fosse stato per le cicatrici, conseguenza del
vaiolo di Drago, che le sfregiavano metà volto, quella era la
piccola Alcyone, il nome lo aveva scelto sua madre Wlaburga la quale
decisamente contrariata dai nomi arabi dati ai primi due bambini il
giorno del parto e della morte di Amineh Varsani, moglie di suo
fratello, aveva sfruttato il dolore del figlio per dare alla nipote
un nome degno della famiglia Black a suo dire, eppure tutti la
conoscevano più col suo secondo nome Sadalmelik la fortuna del re,
lo aveva scelto Regulus nonappena si rese conto che quella bambina
era davvero fortunata, scampata a un parto complesso e al vaiolo di
Drago nel giro del primo mese della sua vita, la chiamava sempre la
sua Sadal e se la teneva sempre accanto.
Reda
lo raggiunse di corsa sorridento per essere poi raggiunto anche dal
resto della famigliae interrompendo il fluire di pensieri e timori
che lo avevano trattenuto sulla soglia della porta dei genitori
“Zio
Sirius! Anche voi qui?”
“Reda!
Eccoti piccolo teppista hai visto? Quest' anno vi divertirete un
sacco”
era
una bugia, una bugia terribile, normalmente suo fratello avrebbe
passato il natale a Teheran coi genitori e i fratelli della moglie,
ma quell' anno vista l' entrata a scuola di Nashira un viaggio del
genere sarebbe stato troppo impegnativo per i bambini, e il timore
che sua madre cercasse di utilizzare anche quell' occasione per
cercare di farlo risposare -per Walburga suo figlio era scapolo, non
vedovo, non aveva mai amato Amineh seppur serpeverde dal sangue
purissimo e non aveva mai digerito il matrimonio di Regulus- era oer
quel motivo che lui e Marlene si trovavano lì quel giorno, era
risaputo che Marlene Mckinnon fosse buona e altruista, e da brava
Grifondoro aveva deciso di non abbandonare i nipoti nel momento del
Bisogno...per cui eccoli lì, i due fratelli Black assurdamente uno
di fronte all' altro
“Sirius”
“Regulus”
“Grazie...di
essere venuto”
il
tono del fratello così distaccato non lasciava percepire alcuna
emozione, ma Sirius sapeva che intendeva davvero, loro madre Walburga
non gli aveva mai educati a dire “Grazie”, per lei tutto era
dovuto e nulla concesso, Sirius sospettava che fosse stata Amineh ad
insegnare a Regulus il significato di tale parola, ma non era quello
il momento di indagare...percepì i mattoncini della casa di
Grimmauld Place spostarsi riveando il lungo andito buio della casa
dove aveva a milncuore passato la sua infanzia, si udiva
distintamente lo schiamazzare vivace del resto degli ospiti, una
signora si avvicinò trotterellando allegramente verso i nuovi
arrivati, con orrore Sirius si accorse che si trattava di sua madre.
“Regulus!
Il mio Reg che bello che siete venuti...e Nashira, quanto sei
diventata alta-”
si
fermò a studiare la nipote che, Srius condivideva, era abbastanza
alta per la sua età, qualche secondo dopo però lo sguardo acquoso
della madre slittò dalla bambina verso il figlio maggiore e la sua
consorte dagli occhi marroni che implorava silenziosamente il marito
di non fare nulla di avventato
“Sirius...ma
che sorpresa, credo siano quindici anni che non ti fai vedere”
“Walburga,
i più felici anni della mia vita, posso presentarti mia moglie
Marlene Mckinnon e mio figlio Alphard”
Regulus
vide la madre sbiancare immediatamente, i Mckinnon avevano più volte
begli anni manifestato i loro sentimenti filobabbani e il fatto che
il sangue dei Black si fosse mischiato col loro la turbava
profondamente,
“Madre,
devi sapere che io e i miei figli avevamo ricevuto un invito da
Srius, voleva tanto vedere i nipoti, ma tu hai insistito così tanto
che ho pensato sarebbe stato divertente portare anche lui”
“...certo”
il
minore dei Black era perfettamente consapevole che la madre stava
verosimilmente pensando a un modo per ammazzare figlio, nuora e
nipote senza che fosse un crimine legalmente perseguibile e tirò un
sospiro di sollievo nonappena Sirus si congedò per andare a salutare
il padre, con il quale di tanto in tanto si scriveva ancora delle
lettere.
“Regulus
Arcturus cosa stai cercando di fare?”
“Nulla
madre davvero...i tuoi opsiti ti aspettano, se non ti dispiace ora
tolgo i mantelli ai bambini, ci vediamo in sala da pranzo”
una
volta che la vecchia madre si fu allontanata Regulus concentrò la
sua attenzione tutta sui figli sorridendo notando lo sguardo vispo e
divertito di Nashira, quella sua primogenita era davvero sveglia,
“Papa
credi che zio Sirius ne combinerà una delle sue?”
“Lo spero
creatura...lo spero davvero!”
mise
Sadal a terra levandole la mantellina bianca e invitando la figlia a
seguire i due fratelli maggiori per unirsi alla cena, notò alla fine
dell' andito la chioma bionda di Lucis Malfoy che risplendeva
luminosa nonostante la naturale aria tetra della casa.
“Ah
Regulus! Che sorpresa, e vedo che ti sei portato i miei nipoti”
“Lucius...e
il giovane Draco”
il
biondo bambino smise di fare quello stava facendo, ascoltare uno dei
discorsi di Rabastan Lestrange per essere precisi e si avvicinò per
salutare, educato e composto... incredibilmente uguale a Lucius pensò
il Black con ben poca sorpresa negli occhi
“Dov'è
la mia bambina serpeverde?”
la
voce inconfondibile di sua cugina Bellatrix ruppe quel silenzio quasi
imbarazzante che si era venuto a creare per stagliarsi su Nashira che
ricambiò assolutamente sincera l' entusiasmo della zia
“Quanto
siamo orgogliosi di te bambina! Devi dirmi tutto della scuola..quali
materie ti piacciono e che amici frequenti”
Bellatrix
Lestrange raramente toccava qualcuno, qualcuno che non fosse una
delle sue vittime era ovvio, ma con la nipote si sprecava in carezze
e complimenti, Nashira come lei aveva iniziato a manifestare i primi
segni di magia molto precocemente, compiuti i due mesi aveva
involontariamente fatto prendere fuoco a una delle tende del maniero
che aveva ospitato il suo nucleo familiare dopo le nozze con Amineh,
successivamente a quell' evento Bellatrix aveva predetto che sarebbe
diventata chissà quale talentuosa strega
“è
bellissimo vederti zia Bella! Mi sei mancata molto questi mesi”
“Oh
mio tesoro...dimmi ti piace la scuola?”
la
maggiore fece una piccola smorfia cercando di nascondere il suo
disappunto che però venne subito percepito dalla zia
“a
volte...il fatto è che mi annoio”
“Oh
non avevo dubbi...troppo brava per quell' ambiente e per quel sudico
mezzosangue di Silente...dovresti mandarla da me quest'estate
Regulus. Le insegnerei qualcosa che valga la pena di essere imparato”
il
padre della bambina guardava con estremo sospetto e preoccupazione
quella assurda ammirazione che la sua figlia maggiore nutriva nei
confronti della zia e sperava il più delle volte di riuscire a
rimandare o cancellare gli incontri che prevedessero una qualsiasi
frequentazione con i coniugi Lestrenge, ma Nashira era sempre così
entusiasta che mai avrebbe troncato definitivamente i rapporti, per
fortuna alla bizzarra richiesta della cara Bella aveva già una
risposta
“Li
mando in Giordania quest'estate...tutti e tre, è giusto che passino
le vacanze con i nonni materni”
prima
che Bella potesse replicare Sirius ricomparve nella sala seguito da
Marlene, con Alphard e Orion al seguito, la tensione che si alzò in
quel momento avrebbe fatto sentire a disagio perfino un sordo o un
cieco...qualcuno che non avrebbe minimamente potuto capire cosa stava
succedendo.
“Cugina
Bella! Ti trovo magnificamente, tetrale come sempre...la guerra ti fa
stranamente bene!”
“Tu
maledetto cane...che cosa ci fai qui!”
Nashira
rivolse uno sguardo divertito ad Alphard, i due speravano
probabilmente in un duello e per un momento né Regulus né gli altri
presenti avrebbero potuto escludere tale eventualità, poi per
fortuna suo padre se ne uscì con una fantastica soluzione, il
vecchio Orion Black, era un uomo burbero e con il quale era difficile
andare d'accordo ma al contrario della moglie odiava i conflitti,
almeno quelli entro le mura di casa sua
“Walby
porto Sirius e la sua famiglia di sopra, per far loro vedere la casa”
“Posso
venire anche io nonno?”
gli
occhi brillanti di Reda conquistarono immediatamente il vecchio Black
che asserì con un cenno del capo facendo segno al bambino di
seguirli, vedendo il figlio sgambettare via Regulus pensò che fosse
il caso di risparmiare quella compagnia anche alle sue due figlie
“Bambine
perché non andate anche voi?”
guidò
la piccola Sadal tenendole la mano dietro la schiena fino a che non
raggiunse Marlene che se la accoccolò tra le braccia e con uno
sguardo di rassicurazione salì le scale assieme agli altri
“Nashira
non vai con loro?”
“No papa voglio stare con zia Bella per
ora, non la vedo mai!”
“Sicura?”
“Ti
ha già dato la sua risposta Reg! Non insistere....torniamo a noi, mi
dicono che tu e Daphne Greengrass siere ottime amiche, è vero?”
Regulus
preferì non restare per scoprire come Bella avesse avuto
informazioni della vita che faceva Nashira a scuola, preferì
dirigersi lontano dagli ospiti ma non riuscì, come si aspettava a
liberarsi di sua madre
“Regulus
vuoi dirmi cosa stai facendo?”
“Non capisco di cosa tu stia
parlando madre....dico davvero”
“Non
fare il finto tonto, come ti viene in mente di far passare del tempo
ai nostri bambini con quel deviato di tuo fratello?”
il
sospiro pesante del minore dei Black irritò non poco la donna che
continuò però imperterrita a mandare avanti i suoi sospetti e le
sue paure
“Ma
non capisci? Cosa succederebbe se il piccolo Orion venisse smistato
in grifondoro come quel piccolo mostro di Alphard? Ci pensi ai tuoi
figli Regulus?”
“primo
mamma, quest non deve essere un tuo problema, sono contento che i
miei figli passino del tempo con il loro cugino” evitò
strategicamente di dirle che aveva ripreso i contatti con Andromeda,
non se ne sarebbe più liberato altrimenti
“Secondo,
di cosa ti preoccupi? Hai già nascira che è una Serpeverde, guarda
Bella! Stravede per lei, il buon nome della famiglia è assolutamente
al sicuro”
“Sai cosa intendo! Lo sai perfettamente. Abbiamo
bisogno di un maschio, certo Nashira regala molte soddisfazioni, ma
una volta sposata non porterà avanti il cognome!”
quella
strana affermazione fece tremare il giovane uomo, ecco dove voleva
arrivare sua madre, non era lui quello che puntava a far risposare,
non come primo obbiettivo almeno, per un momento ringraziò che la
donna non lo stesse guardando in faccia o la sua espressione l'
avrebbe sicuramente contrariata
“Vedi
normalmente l' ingresso a scuola dei bambini purosangue viene
accomagnato da un contratto matrimoniale...ho pensato al giovane
Nott. Ha la stessa età della nostra bambina e pensavo che-”
il
tonfo secco del bicchiere che si schianta a terra fece sobbalzare la
donna che per la prima volta lesse la rabbia negli occhi del figlio,
Regulus da parte sua era perfettamente consapevole che se non avesse
fermato sua madre adesso avrebbe dovuto affrontare guai molto più
seri dopo, se avesse lasciato campo libero a Walburga si sarebbe
trovato con un contratto matrimoniale che non sarebbe riuscito
facilmente a sciogliere
“Ascoltatemi
bene madre, Nashira ha undici anni, non ho alcuna intenzione di
parlare di matrimonio prima della fine della scuola e prima che sia
riuscita a trovarsi un lavoro e assicurarsi una carriere... e poi lei
odia Theodore Nott”
“Ma
Regulus-”
“La conversazione finisce qui”
il
monore dei Balck si allontanò immediatamente per tornare in salotto
dove, senza grande sorpresa, Alphard e Draco avevano iniziato a
menarsi accompagnati dai rimproveri di Cissy e Marlene checercavano
di fermrli mentre Lucius e Sirius, stupidamente, discutevano sul
cavallo migliore.
“Devo
ringraziarti Reg. non vedevo una rissa così babbana dai tempi della
scuola”
“Oh
lo so Bella! Adesso ti diletti con le maledizioni senza perdono dico
bene? Come hai detto che stanno i Paciock adesso?”
Regulus
non aveva mai sopportato i filobabbani, specialmente quelli tra le
famiglie purosangue che avrebbero in teoria dovuto sostenere la loro
causa, ma di certo non condivideva i metodi violenti e crudeli con i
quali Bella affrontava la cosa, non era mai stata presa per nulla di
illegale in realtà ma lui lo sapeva che segreti celassero le sue
braccia ed era proprio per quel motivo che si preoccupava tanto dell'
affetto che Nashira stava ingenuamente sviluppando nei suoi
confronti.
“Devo
chiederti una cosa Bella”
“ whoo
che tono serio improvvisamente! Che c'è mammina cara ti ha
incastrato in qualche incontro matrimoniale?”
la
leggerezza con cui la cugina affrontava l' argomento glielo faceva
sembrare quasi una sciocchezza, ma del resto lo sapeva, Bella non
aveva mai sopportato il suo matrimonio con Lestrenge e se fosse stato
per lei non si sarebbe mai sposata...del reso era una guerriera e una
famiglia le sarebbe stata solo d'intralcio per i suoi grandi sogni di
rivoluzione, per questo era l' unica reale alleata in quella
casa...forse Sirius, ma Bella aveva molta più influenza sui suoi zii
di quanta non ne avesse il fratello sui suoi genitori.
“Vuole
sottoscrivere un contratto matrimoniale per Nashira... il mese
prossimo devo recarmi in Cambogia per risolvere degli affare con una
delle tribù indipendenti che ci sono e non so quanto tempo starò
via, ho bisogno che tu la tenga d'occhio”
“Chi
sarebbe il nostro fortunato pargolo?”
“Ha
pensato al figlio di Nott...immagino che lo conoscerai”
“Sì
Nashira mi ha detto che tra lei e il piccolo Nott non scorre buon
sangue...troppo intelligente per essere sprecata con qualcuno del
genere....no hai ragione, se quel piccolo mostro di Reda si rivelerà
Grifondoro Nashira è la nostra ultima speranza, non che io non abbia
fiducia in Alcyone, ma è troppo presto per dirlo, prometto che terrò
tua madre a bada mentre sei via”
“Grazie
Bella”
“....a
una condizione”
“Che
sarebbe?”
“La
manderai più spesso da me... prometto che terrò Rodolphus alla
larga, passo così poco tempo con la mia prediletta che a volte mi
convinco che l' unico nipote che abbia sia Draco”
Regulus
fece fatica a sopprimere una risata, sapeva bene quanto Bella
disprezzasse il povero Malfoy, non gli permetteva manco di chiamarla
zia, non che lo permettese a qualcuno, manco Reda e Sadal potevano,
solo Nahira, sì si era scelto davvero un' ottima alleata.
“Ha
undici anni, può ancora migliorare e non mi sembra che vada male a
scuola”
“Sì
ma...non so Reg guardalo...è così...così Malfoy, comunque mi
aspetto di averla per capodanno, mandami anche gli altri piccoli
mostri se non puoi farne a meno”
“Epifania,
e verremo tutti lo prometto, per capodanno mi duole dirlo ma siamo
dai Greengrass e saprai ormai quanto affetto nutra Nashira per le
figlie Roland”
“Va
bene...ma non accetterò altre scuse sia chiaro, andiamo prima che
Sirius replichi il meraviglioso disastro del Natale del
1965..andiamo”
la
serata roseguì in modo stranamente tranquillo, quasi noioso, Regulus
fu stranamente colpito dal modo in cui Marlene riusciva a tenere
sotto controllo suo fratello, era stata, checché ne dicesse sua
madre, un ottimo acquisto per la famiglia.
Nashira
e Alphard stavano tranquilli mentre Alcyone e Reda stavano a guardare
gli assurdi giochi di magia che suo padre Orion aveva organizzato per
loro, finché una strana luce fredda e luminosa non fece irruzione
nella stanza, era il patronus del loro ministro della magia, uno
stambecco, le facce preoccupate degli adulti fecero intendere anche
ai bambini che doveva essere successo qualcosa di grave, Regulus e
Sirius ne ebbero la conferma non appena videro la loro cugina Bella
ghignare alla vista del fascio del fascio di luce, e ne ebbero la
conferma non appena udirono quello che l' animale aveva intenzione di
comunica....qualcuno aveva cercato di rapinare la Gringott.
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Capitolo 2 *** When a star leaves the sky ***
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“Bella!”
Regulus
Black si faceva strada furibondo tra gli anditi bui del maniero dei
Lestrange, sudava freddo ed era sicuro di aver schiantato almeno tre
elfi domestici da quando era entrato. Un seguace di Voldemort era
entrato ad Hogwarts, aveva cercato di rubare la pietra filosofale e
sebbene fosse stato sconfitto quattro studenti erano finiti in
infermeria. Se c'era qualcuno che poteva spiegargli cosa stesse
succedendo quella era sua cugina, si catapultò dentro il grande
salone trovando i coniugi intenti a consumare il loro pasto
rigorosamente il più distante possibile l'uno dall' altra, glielo
aveva raccontato Rabastan che quell' anno il rapporto tra sua cugina
e il marito si era raffredato ulteriormente...e Regulus non poteva
fare a meno di pensare che quell' ulteriore allontanamento fosse
dovuto a quello che pareva a tutti gli effetti il ritorno del Signore
Oscuro.
“Reg!
Ma che sorpresa..vuoi favorire con noi?”
“Non
fare la finta tonta con me Bella...dimmi piuttosto che diavolo sta
succedendo”
la
donna capì immediatamente dove il cugino voleva arrivare e
sorridendo si alzò facendo cenno agli elfi di portare via le sue
pietanze a mala pena toccate
“Roddie...mi
faresti il favore di lasciarmi un attimo assieme a mio cugino...pare
che abbia qualcosa di importante da dirmi”
Lestrange
fece per andarsene senza fare domande...sapeva già dove voleva
arrivare la moglie, puntò i suoi occhi verdissimi sul giovane
parente e prima di lascerselo alle spalle glu sussurò qualcosa nell'
orecchio, poche parole che fecero però tremare il minore dei
Black...è ora che tuscelga da che parte stare...quella era la
conferma che gli serviva.
Mentre
Rodolphus si allontanava lasua attenzione fu di nuovo rapita da
Bellatrix che lo osservava ancora con quel sorriso di scherno che
raramente smetteva di dipingerle il volto.
“Allora
Reg..cosa volevi dirmi? Avrai saputo della bella notizia immagino”
il
ragazzo le si avvicinò e con uno strattone liberò dalla stoffa nera
il suo braccio sinistro osservando le linee scure del marchio nero
pulsanti e rinvigorite...ora non c'erano più dubbi, il disgusto nel
volto del giovane uomo stava per tramutarsi in parole mentre la
risata cristallina di Bella colorava la stanza
“Non
c'è nulla da ridere Bellatrix...ragazzini davvero?”
“Non
ci fermeremo Reg...tutto ciò che è necessario, siamo purosangue è
un nostro diritto! Se non fosse stato per quei quattro mocciosi
pestiferi...lui sarebbe immortale ora se quell' incapace di Raptor
non si fosse fatto scoprire”
la
delusione nella voce della cugina lo fece fremere per un momento,
sapeva che era spietata, sapve che era determinata a riportare i
purosangue, la stirpe di Salazar al comando della nazione, ma mai
avrebbe ritenuto sua cugina capace di mettere a repentaglio la vita
di ragazzini che a mala pena sapevano tenere una bacchetta in mano.
“Se
è questo quello che pensi Bella, se ritieni davvero che la vita di
quei ragazzini, valga meno della vita di quel mezzosangue allora non
abbiamo più nulla da dirci”
“Non
chiamarlo così Reg, non osare. Lui è l' erede di Salazar...il più
puro tra i puri ed è per diritto il nostro padrone”
“Sarà
l' erede di Salazar ma sua madre era una maganò e suo padre uno
schifoso babbano...se è lui quello che segui Bella, se ti piace
tanto scodinzolargli dietro allora forse la purezza del sangue non è
la maggiore delle tue priorità”
la
cugina lo osservava rossa in volto e per un momento Regulus fu certo
che lo avrebbe ammazzato o quantomeno cruciato, ma non avvenne
nessuna delle due cose,
“Lui
è più forte di tutti noi, tu piccolo patetico principino non potrai
mai competere col suo potere e dovrai, presto o tardi, decidere da
che parte stare. I rami deboli vanno tagliati Reg, e se ti
dimostrerai un ramo debole mi occuperò personalmente di
reciderti”
il
Black sapeva che la cugina diceva sul serio, il mondo magico era sul
piede di guerra...e lui avrebbe dovuto d'ora innanzi fare in modo di
tenere sua figlia il più lontano possibile dalla sua famiglia
paterna, si allontanò di nuovo giù per i corridoi con la risata di
Bella ancora nelle orechie, ad attendrlo fuori ci stava Kreacher che
gli porse il mantello, appena i due si furono smaterializzati lontano
dal maniero Regulus si rivolse al servo che aveva avuto il buon gusto
di non fare alcuna domanda.
“Ho
bisogno che tu mandi questa a Theran Kreacher, i miei suoceri la
aspettavano già dalla scorsa settimana e credo che stiano perdendo
la pazienza”
porse
all' elfo un piccolo rotolo di pergamena ma facendolo non poté fare
a meno di notare lo sguardo contrariato della creatura.
“Se
hai qualcosa da chiedere chiedi Kreacher, lo sai che non ti negherei
una spiegazione”
“Kreacher
non vuole mettere in discussione le decisioni del padrone, ma non può
fare a meno di pensare che le decisioni del padron Regulus siano
piuttosto avventate”
“è
la cosa migliore mio caro amico... se sta per iniziare una guerra ho
intenzione di Tenere mia figlia Nashira il più lontano possibile da
Bellatrix, almeno per ora che è così giovane”
l'
elfo abbassò la testa e non rivolse più la parola al suo padrone,
conscio del fatto che se c'era qualcosa che Regulus Black amasse al
mondo quelli erano i suoi figli. Kreacher si smaterializzòper andare
a mandare la lettera... i nonni dei Bambini sarebbero stati felici di
vedere la loro nipote più grande prima del loro viaggio per la
Giordania.
Theran,
Iran Giugno 1992
La
villa dei Varsani era più simile a una reggia che a un maniero, l'
odore di incenso e fiori esotici si spandeva per tutto il perimetro
di quella abitazione il cui stile architettonico ricordava
enormemente l' alahambra spagnola. Ella era la sede degli alchimisti,
maghi che avevano mantenuto tradizioni magiche antichissime, legate
al culto della natura e delle stelle, magia ben più antica di quella
del continente Europeo, quasi in estinzione, tramandata segretamente
e severamente tra le ultime famiglie purosangue Persiane guidate per
l' appunto dalla famiglia Varsani, la stirpe dei Dragoni. In una
delle stanze della reggia nella periferia di Theran, i due coniugi
della linea principale di tale famiglia osservavano con disappunto
una copia della Gazzetta del Profeta arrivata qualche giorno prima
assieme a una lettera del loro genero.
Qualcuno
aveva cercato di rubare la pietra filosofale, uno dei più
incredibili artefatti di Alchimia mai creati...Nicolas era stato
incauto a lasciarlo nelle mani di Silente. Se quel Voldemort fosse
riuscito ad impadronirsi di un simile oggetto sarebbe stata una
disgrazia non solo per i mezzosangue e i nati babbani, ma pure per le
famiglie nobili, per ora il pericolo si poteva circoscrivere alla
Gran Bretagna ma Thuban e Rania Varsani sapevano che prima o poi
anche loro sarebbero stati coinvolti, e ora come ora la loro
preoccupazione maggore era tenere al sicuro il loro sangue e la loro
magia.
“Sta
guadagnando sempre più potere e consenso Thuban! Dobbiamo convocare
gli alchimisti e prendere una decisione...non possiamo permettere che
quel lurido mezzosangue infanghi ancora per molto la stirpe di
Slazar, o che metta a rischi la nostra magia...dobbiamo muoverci
Thuban, dobbiamo svegliare il drago”
Il
leader degli Alchimisti teneva lo sguardo fisso nel vuoto, le
preoccupazioni della moglie erano più che fondate...ma per quanto
vero fosse che dovevano iniziare a prepararsi per quella che
sicuramente sarebbe stata una battaglia tanto era vera che lor non
avevano Draghi...non nel loro senso della parola.
“Abbiamo
bisogno di un tre teste lo sai bene Rania...e non possiamo essere noi
a sceglierle...tre teste per tre uova, senza verremo tutti massacrati
o peggio, entreremo a far oarte delle fila di quel figlio di babbani
e maghinò...non ho nessuna intenzione di correre questo rischio”
l'
anziano si accarezzzò la barba riprendendo in mano la lettera
arrivata dal genero ghignando leggeremente mentre la mostrava alla
moglie
“C'è
cambiamento nell' aria...possiamo provare a vedere se la nostra
piccola Nashira è degna del sangue di sua madre o se quegli inglesi
usatori di bacchetta l' hanno rovinata del tutto...solo allora
potremmo incominciare a muoverci”
la
donna si tolse il velo che le avvolgeva capelli e una buona parte del
volto mostrando al marito tutto il suo disappunto
“Nashira
è purosangue ed appartiene alla nostra linea di sangue...ma per metà
è inglese, non sappiamo manco se sia in grado di stabilire contatti
con le stelle e la natura, non è un' alchimista, nessuno la
riconoscerà anche se è nostra nipote, glialchimisti non
accetteranno come loro Dragone una ragazzina educata tra le mura di
Hogwarts, che si muove tra serpi, corvi, tassi e grifoni...per quanto
il suo sangue possa essere puro”
“Oh
io non mi preoccuperei di questo... vedi pare che Regulus sia, seppur
per motivi diversi, estremamente preoccupato per la sorte della
figlia... ragion per cui, puoi leggerlo tu stessa, ha intenzione di
affidare a noi almeno per un periodo la sua educazione”
la
donna prese dalle mani del consorte la lettere sorridendo dopo aver
riconosciuto la calligrafia elegante del genero
“Allora
abbiamo carta bianca...possiamo davvero insegnarle ad essere
alchimista!”
la
conversazione dei coniugi venne intorrotta dall' ingresso di due
donne della srvitù che scortavano un baule di mogano nerissimo
decorato da incisioni in persiano che ne ricoprivano tutta la
superficie, una volta posato a terra le due donne si allontanarono
senza dire una parola e senza che un loro intervento fosse richiesto
“Hai
intenzione di portarle con noi Thuban?”
“Per
forza... se Tom Riddle ha infiltrati nella scuola di Hogwarts niente
mi garantisce che non ne abbia anche tra i nostri, non mi fido di
nessuno Rania, preferisco averle con me, la donna sollevò il
coperchio del baule rivelandone il contenuto, tre uova grandi quanto
un palmo di mano di un uomo adulto, squamate e dai colori vivaci
“Sono
bellissime... e sono la nostra unica fonte di salvezza”
l'
uomo si alzò e cinse con le mani il volto della donna osservandole
gli occhi che brillavano per la soddisfazione.
“E
non permetteremo a nessuno di portarcele via”
Hogwarts,
Giugno 1992
Nashira
Black si aggirava furtivamente tra i corridoi della scuola ben
consapevole del fatto che se si fosse fatta scoprire avrebbe
rischiato in mesi normali un mese di punizioni, ma quello era uno
degli ultimi giorni di scuola per cui aveva fiducia nel buon cuore
dei suoi inseganti, la seguiva con passo felpato la sua migliore
amica Daphne Greengrass consapevole del fatto che l' amica si sarebbe
di sicuro fatta scoprire. “Nashira...non puoi aspettare fino a
domani per vedere tuo cugino?”
“Se
hai paura Nené puoi tornare nel dormitorio...con Pansy e Theodore”
la
bionda fece una smorfia e riprese ad andare dietro all' amica, i
giovani purosangue di serpeverde erano suddivisi nella tal maniera,
da una parte c'erano Nashira e Daphne che non mancavano mai di
mettersi nei guai e per ogni punto fatto guadagnare alla casa grazie
ai loro voto alti e alla dedizione allo studio tanti altri ne
venivano tolti a causa delle punizioni che le attendevano come
conseguenza di quella curiosità che le portava a mettersi
costantemente nei guai, dall' altra parte stavano ragazzini come
Pansy e Theodore Nott preoccupati costantemente del buon nome della
casa messo a repentaglio dalle due ragazze che a detta della
parkinson si comportavano come due Grifondoro, sebbene le due più
che da coraggio e amicizia fossero mosse da un incessante necessità
di ammazzare la noia e da una pungente curiosità, le discussioni
degeneravano spesso in liti e raramente in piccoli duelli
realizzabili con gli incantesimi appresi in quel primo anno di studi,
al centro a tenere a bada i quattro guerrafondai stava il povero
Blaise Zabini, che cercava di scongiurare qualsiasi scontro fisico
che avrebbe messo nei guai i suoi amici. Draco Malfoy dal canto suo
cercava di mantenere costante la sua neutralità, talvolta
schierandosi dalla parte della cugina, talvolta schierandosi da
quella del migliore amico.
Entrarono
furtivamente nell' infermeria dove stesi su due lettini diversi
stavano due giovani Grifondoro. La storia del loro professore che
aveva cercato di rubare la pietra filosofale aveva fatto il giro
della scuola ed essendo Alphard Balck uno degli studenti che avevano
contribuito a fermarlo Nashira si sentiva obbligata, per amore verso
la conoscenza, ad interrogare il cugino sull' accaduto quando ancora
quest'ultimo, scombussolato e sotto l' effetto dei medicinali non
avrebbe potuto sottrarsi alle domande della cugina.
La
bambina si fermò accanto al lettino di Alphard Black constatando dal
respiro pesante che doveva essere profondamente addormentato.
“Alfie?”
gli
scosse piano piano la spallo sperando di attirare la sua attenzione,
ma tutto ciò che ottenne fu che il cugino si rigirò dall' altra
parte continuando a starsene beatamente nel mondo dei sogni, le due
serpeverdi s scambiarono uno sguardo d'intesa e pochi attimi dopo
Daphne aveva già la bacchetta in mano
“Aguamandi”
un
piccolo spruzzo d'acqua uscì dalla punta di quest' ultima inzuppando
inevitabilmente la faccia del Grfondoro che si alzò di scatto in
preda agli spasmi, Alphard Black dopo essersi guardato intorno
confuso puntò lo sguardo sulla cugina e sull' amica, che a
trattenevano le risate solo per essere certe che nessuno le sentisse
“Divertente
Nashira! Molto divertente”
“Non
è colpa nostra...non ti svegliavi e abbiamo pensato stessi male”
il
suono delle risate soffocate tradiva ovviamente tutta la storia messa
in piedi dalle bambine che osservavano il grifondoro ancora più
divertite di prima pronte però a farsi raccontare del loro scontro
col professor Raptor
“Allora
non ci dici nulla?”
“Cosa
dovrei dirvi?”
“Dai Alfie non farti pregare...era forte
Raptor? Qualcuno dice che ve la siate vista con Voldemort in
persona!”
“Siete
venute qui per questo? E io che ero convinto che foste sinceramente
preoccupate per le mie condizioni di salute!”
il
ragazzino si scostò un ciuffo fradicio d capelli neri dalla faccia e
iniziò a raccontare degli strani eventi che lo avevano quest'anno
coinvolto assieme ai suoi amici, ma per quanto i racconti del Balck
potessero affascinare le ragazzine sapeva che per sapere come si era
concluso lo scontro avrebbero dovuto chiedere ad Harry stesso, il
quale neanche tra le risate dei ragazzini ne voleva sapere di
svegliarsi.
Alla
fine del racconto i tre erano così esausti che neanche se fosse
entrato Albus Silente in persona per comunicargli che erano stati
espulsi per aver infranto le regole si sarebbero più mossi da quel
lettino, Alphard aveva ripreso a dormire profondamente mentre le due
Srpeverde si erano addormentate sedute con la testa appoggiata sul
lettino.
Il
giorno seguente furono i raggi di sole a destare i tre studenti, per
prima Daphne che una volta aver realizzato di trovarsi ancora nell'
infermeria si affretto a scuotere l'amica per farle presente che
avrebbero fatto meglio a far ritorno nel loro dormitorio.
“Come
abbiamo fatto ad addormentarci!”
Alphard
le osservava comodamente seduto sul suo lettino
“Qualcuno
è nei guai”
mentre
il Grifondoro le canzonava Daphne cercava di raccattare le loro cose
mentre Nashira grugniva con dosapprovazione manifestando la sua
stanchezza.
“Smettila
di lamentarti Nashira. Dobbiamo tornare ai sotterranei”
ma
proprio quando stavano per inforcare la porta accompagnate dai
risolini di Alphard si trovarono di fronte una testa biondissima,
poco più alta delle due, fasciata elegantemente in quella che era la
divisa di serpverde
“Allora
è qui che siete state tutta la notte!”
vedendo il compagno di
casa le due ragazze lasciarono andare un po' della tensione
accumulata durante il giorno
“Draco
cosa diavolo ci fai tu qui?”
il
ragazzino alzò un sopraciglio squadranto le due ch evidentemnte
avevano dormito con le divise addosso
“Potrei
farvi la stessa domanda...Nashira comunque c'è tuo padre qui, ti
stava cercando, appena ci siamo accorti che non eravate nel
dormitorio ho detto che eravate uscite presto stamattina...ma
dovresti andare” scostò lo sguardo dalle due amiche per trovarsi
gli occhi neri come pece di Alphard Black puntati contro, e si rese
conto Draco Malfoy che sebbene fosse troppo presto per girare per la
scuola di certo non era troppo presto per una sana e costruttiva lite
“Black!
Mai ridotto troppo male vedo”
“Oh
appena mi alzo di qui Mlafoy te la farò vedere...tu piccolo
tronfio-”
“Adesso basta!”
Nashira
pose fine a quel principio di guerra magica facendo presente ai due
che fuori dall' infermeria cominciava ad esserci movimento.
“Draco
dov'è mio padre adesso?”
“Credo stia parlando con
Silente...ma tu faresti meglio a raggiungerli...buona giornata Balck,
salutami Potter se mai dovesse riprendere conoscenza!”
Quella
volta Nashira mancò di mettere pace tra i due ringraziando il fatto
che essendo lei e Draco diretti fuori dall' infermeria, gli insulti
di Alfie non avrebbero potuto accompagnarli per molto.
Era se
doveva essere sincera molto più preoccupata per qualsiasi cosa che
avesse spinto suo padre a lasciare il suo ufficio al ministero per
recarsi a scuola...e sperava davvero di ricevere delle risposte.
L'
ufficio di Albus Silnte acquisiva in quelle prime ore del mattino una
colorazione dorata che lo rendeva estremamente accogliente, Reulus si
fermò ad osservare la fenice del preside che si puliva delicatamente
le penne e quando quest' ultimo gli concesse la sua attenzione si
preparò per comunicargli quello che di sicuro avrebbe sconvolto il
preside quanto la figlia
“Signor
Black, se la sua visita è dovuta ai recenti fatti che hanno
sconvolto la scuola le posso assicurare che non ha più assolutamente
nulla da temere...l' ordine è stato riportato e la scuola è
assolutamente sicura”
“Non sono qui per mettere in
discussione la sicurezza della scuola signor preside...ma per
un'altra faccenda”
sebbene
in una situazione normale anche la sicurezza del luogo dove i suoi
figli studiavano avrebbe di sicuro avuto largo spazio
“Sono
qui invece piuttosto per dirle che ho intenzione di ritirare mia
figlia Nashira da scuola...ho riflettuto molto e visto il suo
carattere e la situazione generale della nazione ho desiderio che
apprenda la magia dai nonni materni, ragion per cui ho deciso di
mandarla, per un periodo di tempo indeterminato, a Theran dai
Varsani, dove ritengo possa acquisire la preparazione di cui
necessita”
ci
furono attimi di silenzio che parvero infiniti, poi con una calma del
tutto inaspettata il preside gli fornì i documenti necessari per
rendere ufficiali il ritiro di scuola della figlia,
“Caspita...mi
aspettavo che protestasse o qualcosa del genere”
“Non mi
fraintenda signor Black, sono assolutamente contrariato dalla sua
decisione di togliere sua figlia dalla nostra protezione. Ma essendo
a me nota la vostra situazione non posso che trovarmi
d'accordo con la sua decisione di tenerla il più lontano possibile
dalla sua famiglia se sa cosa intendo” Regulus fu colpito dalle
parole del preside e, anche se mai lo avrebbe ammesso, in un certo
senso rincuorato. Odiava ammetterlo, ma era proprio dai suoi
familiari che aveva intenzione di tenerla lontana, non dai
mezzosangue, non da mortali pericoli, semplicemente ora che la sua
mente era ancora così fragile e influenzabile non la voleva sapere
troppo a contatto con Bellatrix, specialmente visti i fatti più
recenti
“Ma
segua il mio consiglio signor Black, sua figlia è una ragazzina
molto intelligente e privarla totalmente della sua esperienza ad
Hogwarts sarebbe secondo la mia modesta opinione, deleterio per la
sua formazione”
“La farò tornare signor preside, voglio solo
che stia un po' lontana, per lei recuperare non sarà assolutamente
un problema, è determinata, ma ritengo vitale che venga per ora
istruita dai miei suoceri in Iran o in Giordania”
i due
si salutarono con una stretta di mano e una volta che si fu
assicurato di essere nuovamente solo Albus Silente si rivolse al
quadro di Nigellius Black che lo osservava con tutta la contrarietà
che era possibile mostrare.
“Oh
non guardarmi così caro Nigellius...sai anche tu che questa è la
situazione migliore”
“l'
unica Black forse destinata a stare in Serpeverde...e tu dici che è
una cosa buona che lasci la scuola, dannazione Albus dillo che stai
sabotando la mia famiglia”
l'anziano
ridacchiò accarezzandosi la barba
“Suvvia,
Alphard non mi sembra un ragazzino del quale tu ti possa lamentare e
poi hai ancora altri due nipoti che devono ancora essere smistati!”
“Al
diavolo tu e i tuoi piani Albus! Terazed è più grifondoro di Sirius
nei suoi anni peggiori...e quella piccola Alcyone, non lo so ...è
troppo presto per dirne qualsiasi cosa, certe volte sono sicuro che
capiterà a serpeverde, è acculturata e curiosa...ma altre Albus...è
debole e le cicatrici sul suo volto ne sono una prova. Nashira era l'
unica che avrebbe portato avanti degnamente il nome dei Black... e
ora Regulus ha deciso di spedirla nel deserto assieme a quei beduini
dei parenti della moglie, che disgrazia!”
“D'altra parte
tenerla qui avrebbe aiutato a farla diventare instabile come
Bella...costantemente sotto il controllo degli altri. Credimi
Nigellius ho i miei motivi per permettere a Regulus di portarla via”
“Potrei
sapere quali sono questi buoni motivi?”
l' anziano si limitò a
sorridere ed allontanarsi.
“Presto
Nigellius...presto”.
Nashira
camminava spedita per i corridoi studiando tutti i volti che le si
presentavano davanti
“Draco
sicuro che fosse mio padre e non qualcun'altro?”
“Certo
che sì! Per chi mi hai preso?”
la
bambina continuava a guardarsi intorno ficnhé Daphne non la richiamò
“Nashira
guardalo è lì!”
la
bionda indicò un uomo distinto, mediamnete alto che si allontanava
dall' ufficio del preside che vedendo i tre ragazzini gli sorrise
amichevolmente facendo loro cenno di avvicinarsi
“Nashira!
Sono venuto a cercarti stamattina ma mi avevano detto che eri uscita
presto”
eppure
l' uomo comprese dalle condizioni pietose delle divise delle bambine
che probabilmente a dormire non ci erano andate affatto
“Sì,
volevo vedere Alfie. Tu piuttosto cosa ci fai qui papa?”
l'
uomo fece cenno a Draco e a Daphne di allontanars restando solo con
la figlia che cingeva possessivamente attorno alle spalle, e appena
furono da soli cominciò a raccontarle del suo incontro con Silente
“Ti
ricordi quando dicesti che le lezioni a Hogwarts erano troppo
noiose..e che avresti voluto fare qualcosa di diverso?”
la
bambina annuì prestando attenzione...frse suo padre aveva trovato il
modo di modificare perfino le lezioni di Hogwarts, ci sperava anche
se ad essere onesti sapeva che nessuno avrebbe potuto far fare a
Silente qualcosa che quest'ultimo non volesse di sua spontanea
volontà
“Dopo
averci pensato molto..ho deciso che questo ambiente non è abbastanz
astimolante per te, ragion per cui d'accordo con i tuoi nonni ho
deciso che sarebbe stato meglio per te andare a studiare magia da
loro, dagli alchimisti, qualcosa di diverso. Sono venuto qui oggi per
ritirare la tua iscrizione almeno per un periodo...cosa ne dici?”
la
bambina rimase abbastanza sconvolta dalle rivelazioni del padre, da
una parte avrebbe, contro tutte le regole comportamentalei impostele
da sua nonna Walburga, abbracciarlo e ringraziarlo di quella grande
opportunità, dall' altra le amicizie che aveva stretto quell' anno
si stavano radicando, e stavano diventando profonde, non avrebbe
voluto lasciarle per nulla al mondo, eppure l' idea di diventare
alchimista, di usare magia senza bacchetta, di utilizzare magia che
nel suo paese era considerata alla stregua della magia oscura...tutte
quelle cose la allettavano parecchio, e sapeva bene che mai avrebbe
potuto sperimentarle stando protetta tra le mura di Hogwarts.
“Io...
penso che mi piacerà, ma tu Sadal e Reda dovrete venirmi sempre a
trovare .. e dovrò minacciare Daphne e Draco di tenermi
costantemente informata...quando venite a trovarmi portate pure
Alphard?”
l'
uomo sorrise soddisfatto, la parte difficile l' aveva portata avanti
con successo.
Lestrange
Manor, Giugno 1992.
schegge
di cristallo risplendevano sul pavimento di marmo della sua
abitazione, mentre le urla della moglie riecheggiavano squillanti per
tutto il manor. Rodolphus Lestrange stava cercando di raggiugere sua
moglie incappando costantemente in oggetti frantumati e pozze di
sangue, a un certo punto abbassò lo sguardo per capire cosa avesse
rischiato di farlo inciampare e si ritrovò ai piedi il corpo
martoriato e senza vita di uno dei loro elfi domestici, raggiunse la
moglie nella loro camera da letto trovandola con le mani tremanti e
il volto cosparsi da goccie vermiglie che scendevano prepotentemente
giù per il collo e per il petto, eccola la vera Bellatrix, quella
furiosa, quella che ammazzava per il puro gusto di farlo, quella che
avrebbe massacrato anche lui in quel momento se solo avesse potuto
farla stare meglio
“Cosa
ti turba Bella”
Rodolphus
giurò di sentirla quasi ringhiare prima che lo sguardo color pece di
quella sua donna lo fece desistere dal farlo avvicinare ancora di più
“Quel
piccolo bastardo...vuole portarcela via”
Lestrange
non capì subito a cosa la donna si riferisse ma non dovette
attendere molto prima che fosse lei a chiarirgli cosa stava accadendo
“l'
unica Black in Grazia di Salazar che ancora respira...l'unica di quei
quattro dannatissimi mocciosi pestiferi che possa portare avanti il
nome della famiglia decentemente”
L'uomo
aveva appena sentito parlare della decisione di Regulus di mandare
sua figlia Nashira in Iran dagli Alchimisti, ma mai avrebbe pensato
che sua moglie avrebbe preso tanto a cuore la sua causa
“Dai
Bella... non sta sposando un babbano”
“Sarebbe
stato meglio...un babbano lo avrei potuto uccidere. Ma così lontana
dal padre, da noi...la rovineranno Rod, avrebbe dovuto unirsi
alle nostre fila e invece....ARGHH”
un
lampo verde uscì dalla punta della bacchetta della moglie, per un
momento Rod pensò che quella maledizione fosse per lui ma girandosi
si rese conto che avrebbero avuto ancora un altro domestico in meno,
pensò ingenuamente di averla scampata eppure fitte di dolore lo
trafissero lungo tutto il corpo, quella volta sì, la bacchetta della
moglie era puntata contro di lui.
“B-Bella...riflettici.
I varsani servono il sangue puro come noi, non la potranno rovinare,
pensa a tutto quello che imparerà, tutti quei segreti di questi
bastardi che ancora sono recidivi a alimentare le nostre fila,
diventerà così forte...che quando tornerà riusciremo a farla
marchiare senz'altro, ti assomiglia troppo per essere deviata”
la
vide calmarsi per un po', non aveva intenzione di accettare che
gliela stessero portando via, che Regulus fosse così codardo da non
capire cosa fosse meglio per lei
“Non
temere... quando tornerà qui sarà pronta per essere marchiata”
l'
uomo le cinse i fianchi e cominciò a ricoprirle il collo di baci,
lasciando che il sangue si impadronisse della sua lingua, e più
andava avanti più la sentiva malleabile sotto il suo tocco...almeno
in quello pareva ancora essere migliore di Lord Voldemort.
“Se
servisse Rod...se servisse ammazzare Draco e tutte quella altre
piccole bestie per tenerla qui...credimi lo farei anche subito”
“..lo
so”
nel
giro di poco Rodolphus si impadronì delle labbra gonfie di quella
sua moglie letale, permettendole di dimenticarsi per un attimo di
Nashira, di Regulus, di Voldemort...di qualunque cosa che non fosse
quell'unione carnale che si stavano accingendo a compiere.
Skye,
Scozia Giugno 1992
Dopo
la fine della scuola Nashira era contenta di essere riuscita a
godersi almeno qualche giorno nella loro residnza in Scozia, quel
luogo era quello in assoluto più amato da sua madre quando era viva,
aveva scritto ai nonni nei giorni passati descirvendo la grande gioia
che provasse nel sapere che d' ora in poi sarebbero stati gli
alchimisti a prendersi cura della sua istruziine, sottraendola a
quella prigione di quasi totale monotonia che era Hogwarts, leggeva
uono de suoi libri quando sentì un singhiozzare costante arrivare
dall' andito. Uscita dalla stanza in punta di piedi si fermò di
fronte alla stanza della sorella più piccola dalla quale veniva il
suono del pianto.
“Sadal...cos'hai?”
“Niente”
la
ragazzina sorrise all' ostinazione della minore. Chissà cosa diamine
aveva sentito.
“Posso
entrare?”
“No!.....va
bene”
ottenuto
il permesso della minore Nashira si avviò con cautela dentro la
stanza, trovando Alcyone ancora sveglia con la luce delle candele che
illuminava la cameretta e un libro abbandonato sul letto. La iù
piccola le fece spazio sul letto permettondele di sistemarsi accanto
a lei
“Cosa
stavi leggendo?”
“Un libro...hanno ucciso un drago”
e di
nuovo la bambina riniziò a piangere come una forsennzata, soffocando
i singhiozzi nella camicia da notte della sorella che prese ad
accarezzarle premurosamente i capelli biondi
“Non
trovi che sia crudele uccidere un drago? Io vorrei uccidere loro”
“Oh
mio tesoro...ma cero che è crudele. Ma è solo una storia, nella
vita reale i draghi se li mangiano quelli che vogliono ucciderli..li
mangiano così!”
fece
finta afferrarle il viso con le mani, per poi cominciare a farle il
solletico, ora nella stanza le risate di Sadal risuonavano serene, le
due si interruppero solo quando sentirono qualcuno fuori dalla porta,
allora si rimisero velocemente sotto le coperte e cercarono di
fingere di dormire, ma dietro il mogano scuro non si nascondeva né
un elfo domestico venuto a controllare né loro padre
“Sono
io scemotte!”
Reda
saltò molto poco delicatamente sul letto della più piccolalevando
il lenzuolo dalla testa delle due sorelle
“Reda!
Fai piano”
i tre
fratelli si ritrovarono stretti stretti sul letto di Alcyone, con la
più grande in mezzo alle due pesti minori.
“Perché
piangevi Sadal?”
“Hanno ucciso un Drago”
per
far capire meglio al fratello Nashira gli indicò il libro che tra il
solletico e l' arrivo di Terazed era finito malamente per terra
“Oh...non
ti preoccupare nostra sorella dai nonni imparerà un sacco sui
draghi, e sarà lei ad ammazzare quelli che li minacciano”
caddero
improvvisamente in silenzio, i fratellini non avevano preso benissimo
la notizia della sua trasferta in Iran, eppure il fatto che ci
scherzassero sopra faceva sperare Nashira che non avrebbero sofferto
troppo avendola lontana.
“Nashira...non
ti dimentichi di noi vero?”
la serpeverde abbracciò la
sorellina ma prima che potesse rassicurarla fu Reda a decidere che
quello sarebbe stato un ottimo momento per fare lo stupido
“Di
me di certo non si dimentica...di te non sono sicuro, chissà quante
bambine bionde che ci sono inn Iran”
Sadal mise subito il
broncio e si avventò sul fratello tirandogli i capelli
“Non
è vero! Non ci sono tante bambine bionde in Iran e se si dimentica
di qualcuno sarà di te antipatico”
“Buoni
buoni!”
Nashira
separò subito i suoi fratelli prima che svelgiassero qualcuno e che
cominciassero davvero a darsele di santa ragione
“Io
non mi dimenticherò di nessuno di voi anzi! Mi mancherete tutti i
giorni, ma prometto di scrivervi sempre, e poi verrete a trovarmi, i
nonni saranno felici di avervi a casa...io ci sarò sempre per voi e
tutto quello che imparerò sarà per il vostro bene”
li
abbracciò entrambi tenendoseli stretti, i suoi due birbanti, le
sarebbero mancati più di chiunque altro...e intendeva sul serio, ciò
che voleva più di ogni altra cosa era tenerli al sicuro da chiunque
volesse fargli del male.
“Io
ci sarò sempre per voi...e nessuno potrà mai separarci, anche se
dovessi andare in Cina o in Siberia, troverei sempre il modo di
tornare da voi”.
Con
quelle parole i tre si addormentarono assieme sul letto di Sadal,
consci del fatto che quella sarebbe stata la loro ultima notte
assieme.
Angolo
Autrice
bene.
Ecco il nuovo capitolo, mi scuso in anticipo per questi primi
capitoli che saranno principalmente introduttivi, un po' per
introdurre i personaggi un po' far partire la trama. Spero che la
storia vi stia piacendo e ringrazio chi l' ha già messa tra le
seguite, se vi va e se non è chiedere troppo mi farebbe piacere che
mi faceste sapere cosa ne pensate.
Grazie
ancora e alla prossima :)
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Capitolo 3 *** The Star and the Rose ***
BLACK STARS 3 HTML
Regulus Black studiava
attentamente la sua scrivania, rimettendo in ordine le carte e
assicurandosi di aver letto e risposto a tutta la posta; messe da
parte con cura ci stavano una piccola pila di pergamene che gli
sarebbero servite per il suo nuovo viaggio in Est Europa, ora che l'
estate stava finendo sarebbe finito anche il tempo in cui avrebbe
potuto passare tutti i giorni con i suoi figli.
Stava ancora sistemando
quando all' interno del suo ufficio si aprì di colpo la porta e la
corrente che vi si creò come conseguenza contribuì a rendere
totalmente inutile il duro lavoro che aveva fino a quel momento
minuziosamente compiuto, l' uomo sbuffò senza alzare lo sguardo sul
responsabile...che poteva benissimo immaginare anche senza guardarlo
“Reda...ti ho detto
mille volte di non-”
“Mi perdoni signore ma
ha visite”
sentendo la voce del
vecchio elfo domestico il minore dei Black lasciò immediatamente
andare i pochi documenti che gli erano rimasti tra le mani e gli fece
cenno di avvicinarsi
“Perdonami
Kreacher...ero convinto fosse Terazed”
gli occhi neri dell' uomo
osservarono per un lungo istante l' elfo i cui polsi scarni erano
decorati da starni braccialetti di perline colarate...bracciali che
era sicuro di aver messo via assieme alle cose che la figlia Nashira
non aveva portato con sé in Iran dai nonni, cercò di resistere all'
impulso di mettersi a ridere per non mortificare ancora di più l'
elfo che cercafa goffamente di nascondere le mani ditro la schiena
“Kreacher ma cosa
diamine hai fatto?”
“è stato il padroncino Reda signore...la
padroncina Alcyone era triste di questi tempi e il padroncino ha
pensato che darle una nuova sorella le avrebbe tirato su il morale”
l' uomo si mostrò
veramente stupito, avrebbe ringraziato il figlio se non fosse stato
certo che quella era solo la sua ennesima trovata per infastidire la
sorella
“Ha funzinato?”
non avrebbe in realtà
neanche dovuto chiederlo e l' urlo squillante proveniente dal piano
superiore gli confermò le deduzioni avute prima.
“Torna da loro per
favore ed evita che si scannino...sei autorizzato a legarli se non ti
danno ascolto, avevi detto che c'erano visite?”
“Sì signore vostro
fratello...lo devo far entrare?”
bastò un cenno
affermativo e l' elfo sparì richiudendo la porta dietro di sé,
pochi attimi e con grande gioia notò che i suoi figli avevano smesso
di darsele di santa ragione, tornò a risitemare i suoi documenti
quando la porta si spalancò di nuovo creando di nuovo corrente che
di nuovo rese inutile il suo accurato lavoro, si sarebbe volentieri
messo ad urlare ma optò per un semplice massaggio alle
tempie...erano solo le dieci del mattino e quella giornata era stata
già più difficile di come l' aveva programmata.
“Buon giorno
principessa! Che aria stanca, ma che hai fatto?”
il sorriso smagliante del
fratello gli fece seriamente considerare l' ipotesi di assassinarlo,
essere così allegri di prima mattina avrebbe dovuto essere
illegale...sopratutto se quella allegria veniva utilizzata per
rendere la sua giornata ancora più miserabile
“Sirius...cosa ti porta
così lontano dal dipartimento degli Auror? Non hai assassini e maghi
oscuri a cui dare la caccia?”
il maggiore afferrò la
poltroncina sisemata di fronte alla scrivania di ebano del fratello
senza aspettare che fosse quest' ultimo ad invitarlo ad accomodarsi e
iniziò a guardarsi intorno studiando con disappunto i muri verdini
lascianto che le scarpe scivolassero elegantemente sul pavimento
lucido e marmoreo
“Ti ho mai detto che si
vede davvero tanto che questa stanza al contrario del maniero è
ovviamente stata arredata da te?”
“Davvero? E da cosa lo
deduci?”
“è tetro quasi quanto Grimmould Place...tua moglie
non aveva un gusto così pessimo!”
la faccia imrpovvisamente
buia di Regulus fecero desistere l' ex grifondoro dal provocarlo
ultriormente, era sempre troppo presto per parlare di Amineh anche
dopo tutti quegli anni. Si sforzò di tornare serio e di presentargli
immediatamente il motivo della sua visita.
“Sono qui perché mi
devi un favore Reg”
“Non ricordo che tu abbia fatto nulla per
me negli ultimi tempi”
“Parlo di Natale...un favore per un
favore...e avermi costretto a passare la notte più importante dell'
anno assieme a quella megera di nostra madre ti costerà parecchio!”
il padrone di casa mandò
gli occhi al cielo e si sedette anche lui, ormai conscio del fatto
che non si sarebbe liberato del fratello velocemente.
“Cosa posso fare per
te?”
“Si tratta di Emmie...è ancora distrutta. Ha lasciato
il lavoro consapevole di non riuscire più ad impegnarsi come una
volta e il fatto che quel criminale possa essere ancora vivo e a
piede libero di certo non la aiuta ad andare avanti”
l'
espressione interrogativa dipinta sul volto del minore fecero subito
capire a Sirius che il fratello non aveva capito assolutamente di chi
stesse parlando
“Emmie Reg...Emmeline
Vance”
“Temo di non sapere di
chi parli”
“Oh avanti! Aveva una relazione con
Rosier...biondina occhi marroni...ha lasciato il suo ruolo di Auror
dopo che ha scoperto che il suo uomo era tra gli uomini che hanno
ammazzato la sua migliore amica”
improvvisamente Rgeulus
capì chi era la misteriosa Emmie. Evan non ne parlava spesso, anzi
non en parlava affatto e Regulus non capì mai se lo facesse per
tenerla lontana da possibili ritorsioni contro di lei o semplicemente
perché, come sosteneva Bella, non gliene importasse granché.
“Eravamo convinti che
iniziare la sua attività privata l' avrebbe aiutata a staccare un
po'...ma non sembra stare bene, io credo che non riesca ad andare
avanti...e ho pensato che tra vedovi avreste
potuto comunicare meglio”
“Primo: Non capisco come tutto
questo abbia a che fare con me. Secondo: io e Emmeline Vance ci siamo
a malapena rivolti la parola in circa dieci anni...e lo abbiamo fatto
pressoché per motivi di lavoro, ora che ci penso dubito di aver mai
avuto una vera conversazione con chiunque dei tuoi amici. Terzo: lei
non è vedova, Evan non l' ha mai sposata, e non sono manco sicuro
che ne avesse l' intenzione. Quindi Sirius davvero non capisco cosa
tu voglia da me”
“Speravo che non so...potessi dirle
qualcosa”
“Qualcosa su cosa esattamente?”
lo sguardo
sfuggente di Sirius gli fece capire immediatamente che quello che il
fratello aveva in serbo per lui non gli sarebbe piaciuto per
nulla...si versò del Whiskey incendiaro in un bicchiere di cristallo
abbandonato sulla superficie scura della scrivania per prepararsi
meglio a qualsiasi idea assurda fosse venuta in mente al maggiore
“Sì
qualcosa di Evan! Sai quando la notizia di quanto male Alastor lo
avesse ridotto si era sparsa...ecco Emmeline non ha reagito
benissimo, ha lasciato il suo impiego da Auror e ora come ora credo
stia peggio di prima”
Regulus
dovette fare appello a tutte le sue forze di autocontrollo per non
sputare il liquido alcolico in faccia al fratello e così facendo
rischiò quasi di affogarcisi.
“Ti
senti bene Reg?”
“Ma sei fuori di testa? Tu vuoi che io passi
a un ex Auror informazioni su un assassino ricercato...con il quale,
giusto per essere chiari, non ho contatti da almeno un paio d'anni e
tu mi chiedi se sto bene? Aveva ragione nostra madre, ti sei davvero
bevuto il cervello”
“Ah ma allora è vivo!”
l'
insolita allegria del fratello per una rivelazione del genere lo
lasciarono totalmente basito...lo stava perdendo!
“Sir ti sei
perso la parte della conversazione nella quale specifico che sono
anni che non ne ho notizie? Non ho idea se sia vivo o morto, se stia
bene...non so nulla”
“Promettimi che ti farai venire in mente
qualcosa...me lo devi, verrò a tormentarti ogni giorno finché non
vedrò un miglioramento in Emmeline”
“Non sono bravo a
parlare con le perosne”
“Hai ragione fai schifo, ma se la mia
ultima spiaggia...sono anni che cerchiamo di capire cosa le passi per
la testa”
“Mi
sento sinceramente offeso dalle tue parole”
Sirius
fece finta di nulla e si avviò verso la porta e prima che ne
sorpassasse la soglia si voltò di nuovo verso il
fratello...lasciando per la prima volta intendere la sua
preoccupazione
“Se
ti sto chiedendo aiuto è perché sono davvero preoccupato per lei
Reg...io, James, Lily...nessuno riesce ad aiutarla, non parla manco
più con Marley, è stata lei a pregarmi di chiedere il tuo aiuto”
“Farò
quello che posso Sir...ma non ti garantisco nulla”
l'
uomo lasciò la stanza sorridendo al fratello che si riabbandonò
sulla superficie vellutata della sua poltrona
Ti stai cacciando in
bel guaio Reg...maledetto Natale.
Il suo
sguardo si fermò verso il ritratto della moglie...nel lato sinistro
della stanza, proprio di fronte alle finestre, perfettamente
illuminato, Emmeline Vance era stata anche una sua amica e se Sirius
avesse chiesto aiuto ad Amineh piuttosto che a lui avrebbe ottenuto
di certo molti più risultati
Che cosa devo fare
amore mio?
In un
certo senso sentì di capire la Vance e la sua necessità di
staccarsi di chi la conosceva, di restare da sola...lo aveva fatto
anche lui per un periodo e lo aveva aiutato, aveva legato di nuovo
con Andromeda e aveva preso le decisioni per i suoi figli, ed era
forse questo che li rendeva diversi, lui aveva i suoi bambini di cui
prendersi cura, ai quali non far accadere nulla...Emmeline era sola
per davvero, in un certo senso le allusioni di suo fratello per
quanto riguardava una possibilità per lei di prendere decisioni
estreme avevano un certo senso, perdere la persona amata era sempre
difficile e devastante e il modo in cui le aveva perso Evan era forse
peggio del modo in cui lui aveva perso Amineh.
Il
flusso dei suoi pensieri fu interrotto dall' ingresso di suo figlio
nell' ufficio, sudaticcio e coi capelli scarmigliati, capelli che
ormai raggiungevano le spalle e che sarebbe stato il caso di
accorciare
“Perdonami
padre, mi chiedevo se questa sera avessi davvero intenzione di
mandarci a cenare dai nonni...so che tu non potrai esserci e mi
chiedevo se magari anche noi potessimo...evitare”
la richiesta
non lo srprese affatto, per quanto lui avesse provato a tenere la
famiglia unita sapeva bene che con il carattere dei suoi genitori
sarebbe stato impossibili creare una convivenza pacifica, a parte
Nashira i due anziani coniugi Black raramente mostravano reale
affetto per i suoi figli...così come raramente ne avevano mostrato
per Sirius.
“Ci
penserò, tutto dipende da come vi comporterete mentre non ci
sono...ho saputo che non avete fatto fare vita facile a Kreacher
prima, perché tormenti tua sorella così tanto?”
Regulus si
accorse a malincuore che il tono era molto meno severo di come
avrebbe voluto che fosse, questo fece sorrdere il figlio che non
cercò neanche per un istante di evitare di prlare della cosa
“Se
Sadal è troppo occupata ad essere arrabbiata con me non avrà, anche
volendole, le energie per disperarsi della lontnaza di Nashira”
quella
risposta così semplice scaldò il cuore del Black che fu
sinceramente rassicurato dalla premura che il figlio mostrava per la
sorellina,
“Io
andre adesso...fammi sapere se prenderai in considrazione la nostra
richiesta”
“Reda
aspetta”
il
bambino si fermò sulla soglia della porta voltandosi lentamente,
Regulus sentì la necessità di dirgli qualcosa che nessuno aveva mai
detto a Sirius, ma che avrebbe in passato potuto salvare il loro
rapporto
“Cosa
c'è padre?”
“Stai...stai facendo un ottimo lavoro come
fratello maggiore...solo non tormentare troppo Kreahcer”
il
bambino uscì sorridente e Regulus si decise ad agire, era vero lui
aveva un grosso debito con Sirius...un debito che andava ben aldilà
di una cena di Natale.
La
casa in Iran dei suoi nonni materni era terribilmente e
meravigliosamente diversa dalla casa di Grimmould Place dove era
abituata a passare il tempo con Orion e Walburga Balck , nessuna
carta da parati e niente ritratti, niente arazzi per sbattere in
faccia la purezza del sangue agli altri perché, secondo suo nonno,
Il sangue è famiglia, il sangue è magia ma sopratutto il sangue
è potere tienilo segreto e sarà ad insaputa dei tuoi nemici un
potententissimo alleato.. e Nashira Black non poteva fare altro
che concordare con quel burbero uomo che se la portava sempre
appresso .
Tutta
quella meravigliosa reggia era illuminatissima dalle ampie finestre
che davano sui cortili lasciando entrare la luce del sole, di
granlunga più presente rispetto che in Inghilterra, che rendeva il
pallore d' avorio delle pareti e dei mobili intarsiati ancora più
brillante, e se le zone comuni erano caratterizzate da quel pallore
luminoso, quelle private erano rese di gran lunga più straordinarie
dalla vivacità dei mosaici possibile grazie a tasselli che andavano
dal blu al giallo, dall' arancio al verde, pareti che illuminate
dalla luce delle lampadedi vetro raccontavano un sacco di storie,
racconti che erano a metà tra la realtà e la leggenda, che
conservavano gelosamente quell' alone di mistero che avvolgeva tutte
quelle strane famiglie così diverse da quelle Inglesi.
La
piccola Black si aggirava tra lunghi anditi di quella reggia, dove l'
odore dell' incenso si mischiavaa quello dei limoni, fantasticando
proprio su quelle storie meravigliose quando il flusso di pensieri fu
improvvisamente interrotto dalla voce severa di una delle serve che
sua nonna le aveva messo alle calcagna
“Habibi
Said per favore! Non dovreste assolutamente perdere tutta la
mattinata in questo modo...andate a seguire le lezione assieme agli
altri bambini della reggia ve ne prego!”
la
bimba si girò trovando a pochi di distanza da lei la figura avvolta
in veli arancioni di un adonna che non era altri che Roxsane Hussein,
una ragazza di non più di ventisei anni molto stimata dai suoi nonni
e dal resto della comunità, eppure quella stima non impediva affatto
a Nashira di giocare a renderle la vita impossibile. La bambina
sorrise bonariamente prima correre via a piedi scalzi lungo gli
anditi bianchi della reggia che piano piano diventavano colorati
lasciando posto alle stanze private. Nashira si decise a rallentare
la sua fuga scatenata solo quando finalmente sentì i passi di
Roxsane prima più lenti, poi distanti e poi totalmente e
inesorabilmente silenziosi, sorridendo malignamente continuò ad
andare avanti per la sua strada rendendosi conto, mentre studiava le
storie raccontate dalle pareti, che quella zona di Dimora del Drago
lei non l' aveva mai visitata, teneva lo sguardo ben puntato sui
mosaici che mostravano quella che a tutti gli effetti pareva una
lotta tra fiere...più nello specifico una lotta tra creature
mitologiche, un drago cadeva a terra mentre un corvo gli cavava gli
occhi, un tasso feriva le zampe e un grifone gli squarciava la
gola...il tutto possibile grazie a un serpente che ne teneva
immobilizzate le ali, fece ancora qualche passo avanti fino a
permarsi di fronte a un' altissima porta sigillata da quello che
pareva sicuramente un serpente o un drago senza ali che mordeva la
sua stessa coda...lo aveva già visto rappresentato in molti dei
gioielli della madre.
“...si
chiama Uroboro, è una delle figure più antiche in assoluto,
presente in quasi tutte le tradizioni culturali al mondo”
Nashira
si voltò di scatto cercando di non mostrarsi insicura, dietro di lei
comparve la figura austera e composta di suo nonno Thuban, che
accarezzandosi la barba lunga faceva perfettamente intendere di non
essere affatto contento.
“Questa
ala della casa si apre solo ai membri della famiglia, chiunque è
estraneo e non condivide il nostro sangue non è ammesso al suo
interno...avresti dovuto vedere la faccia della povera Roxsane quando
mi ha raggiunto dicendo che eri sparita tra le mura di casa”
Nashira
teneva lo sguardo puntato sugli occhi del nonno sapendo che se si
fosse mostrata codarda il vecchio non ci avrebbe pensato due volte a
rispedirla da suo padre, eppure non poteva evitare di arrossire
violentemente, sperò comunque che la luce tenue delle candele
rendesse meno palese la sua vergogna.
“Hai
visto i mosaici Nashira?”
“Sì”
“E hai capito cosa
rappresentano?”
silenzio...avrebbe
più di ogni altra cosa desiderato rispondere a suo nonno, fargli
capire che sapeva...eppure non poteva, non poteva perché seppur quel
luogo fosse la culla di sua madre lei era era totalmente impreparata
per quanto riguardava la sua storia e le sue tradizioni, eppure non
vide disappunto nello sguardo del vecchio, né rabbia o
dlusione...semplicemente Thuban Varsani si sedette sul pavimento
liscio invitando la nipote a fare lo stesso
“è
la storia di una guerra...non si è combattuta qui, nelle nostre
terre ma negli antichi territori Vichinghi, anche se ormai nessuno
ricorda esattamente dove”
“Ma
allora non è una leggenda!”
“Per noi non lo è
affatto...anche se molti dimenticano...dimmi hai idea di cosa
s'ignifichi la frase sotto gli stendardi della tua scuola? Non
svegliare il Drago che dorme?”
la ragazzina scosse nuovamente
la testa invitando il vecchio ad andare avanti con la storia.
“Ci
fu un tempo, quando la tua scuola ancora non esisteva e i suoi
fondatori non erano nulla di più che giovani avventurieri, nel quale
noi Alchimisti eravamo molti di più...ma al contrario di come
viviamo oggi eravamo estremamente più divisi, in lotta tra di noi.
Nonstante ciò la nostra magia era estremamente potente...le altre
comunità di maghi e streghe se ne sentivano minacciati...e così,
approfttando della divisione dei nostri antenati, che non videro il
pericolo, uniti decisero di allontanarci e tentarono di privarci di
quella che era la nostra vera forza... i draghi, creature
estremamente intelligenti e molto amiche di noi alchimisti furono
cacciati fin quasi all' estinzione”
Nashira
conosceva quella parte della storia, sua madre parlava spesso di
quella specie specifica di Draghi che grazie alla magia era connessa
al suo popolo ...e che ormai non esisteva più.
“Quasi?”
“Le leggende dicono che ce ne siano ancora qualcuni...sparsi in
estremo oriente forse, votati a una vita da eremiti...non ci hanno
distrutti insomma”
“Ci hanno solo messi a dormire!”
“Vedo
che cominci a capire”
“Nonno...noi
abbiamo ancora qualche Drago degli Alchimisti?”
il vecchio si
alzò dal pavimento prendendo per mano la nipote, si avvicinò all'
Uroboro che sigillava la porta e le fece cenno di stare attenta,
Nashira osservò il nonno dire qualche parola in una lingua
sconosciuta per poi pungersi il dito con una spilla lasciando
scivolare qualche goccia di liquido vermiglio sulla superficie
argentea della zanna dell' Uroboro..che cominciò a girare
lentamente.
Il sangue è potere.
Una
volta che la porta si fu aperta Thuban entrò in una stanza
completamente nera aspettando che la nipote lo seguisse di sua
spontanea volontà...non dovette aspettare troppo. Si fermò di
fronte a una cassa di mogano intarsiata e, così come aveva fatto per
il sigillo della porta, fece scivolare su di essa qualche altra
goccia di sangue per poi sollevarne il coperchio rivalando un
contenuto così straordinario che Nashira si dovette tappare la bocca
con entrambe le mani per trattenersi dall' urlare.
“Noi
non abbiamo Draghi...ma abbiamo le uova”
“Quando si
schiuderanno?”
“Oggi...tra dieci anni...mai. Non possiamo
dirlo, aspettano l' alchimista giusto”
la curiosità e la
confusione che si dipinsero sul volto della piccola stella fecero
capire subito a Thuban di aver finalmente catturato l' interesse di
quella sua nipote ribelle
“Vedi
la mia speranza è che almeno una di queste si apra per te...se solo
tu ti decidessi a diventare alchimista...Nashira perché fai dannare
quella povera ragazza di Roxsane ogni giorno? E perché ti rifiuti di
seguire le lezioni?”
“Mi annoio!”
“Ti annoi? Ti
divertivi forse di più ad Hogwarts stella mia?”
“Non è
quello...qui è più interessante, ma gli altri miei compagni...non
c'è competitività, non mi sento stimolata”
Thuban
sospirò capendo finalmente quale diavolo di problema ci fosse dietro
tutto quel comportamento indisciplinato, l' Inghilterra la stava
veramente educando male
“Stella,
perché mai dovrebbero essere competitivi? Perché mai tu dovresti
essere competitiva? Non devi essere brava per lasciare indietro gli
altri...devi essere brava per te stessa! Nashira non puoi permettere
ai successi o insuccessi degli altri di essere il tuo principale
stimolo, non è così che pensiamo noi...e di certo non è così che
insegnamo...facciamo così, prenditi qualche giorno va bene? Rifletti
su cosa vuoi imparare e su come lo vuoi imparare e poi fammi sapere
se decidi di restare qui alle notre regole o tornare in Inghilterra e
seguire le tue...ti avverto che altri atti ammutinamento come quello
di oggi non saranno tollerati, chiaro?”
la bambina fece un
cenno affermativo e si allontanò assieme al vecchio non prima di
aver lanciato un ultimo sguardo alle uova solitarie che stavano al
centro della sala...lei aveva già deciso, aveva deciso che una di
quelle uova sarebbe stata per lei e se per ottenerla avrebbe dovuto
seguire le regole di suo nonno lo avrebbe fatto... almeno per qualche
tempo.
L'
amore fraterno era come un contratto...uno di quei contratti con le
clausole scritte in piccolo che uno normalmente ignora e che poi ti
fregano per tutta la vita, uno pensa di aver a che fare semplicemente
con tacito aiuto e supporto bilaterale quando in realtà la
situazione è molto più complessa, prima ci sono le bugie ai
genitori, poi si diventa automaticamente supporto post sbornia o
babysitter non a pagamento e infine, come nel presente caso di
Regulus Black, ci si ritrovava a pedinare per le strade di Londra una
povera donna che nel giro di qualche anno aveva perso migliore amica,
fidanzato e lavoro a causa di una pseudoguerra priva di senso che
aveva coinvolto direttamente tutta la sua generazione. Assorto
com'era dalle sue riflessioni non si accorse che la donna dai capelli
color miele in questione era sparita dalla sua vista.
Dannazione.
Cominciò
a guardarsi attorno convulsamente sperando in cuor che Emmeline Vance
avesse semplicemente deciso di fermarsi in una delle botteghe vicine
ma non vedendola tornare temette di dover ripetere tutta quella
meticolosa, accurata e illegale attività di pedinamento il giorno
dopo e quello dopo ancora
“Perché
mi stavi seguendo?”
l'
uomo si girò di scatto trovandosi di fronte gli occhi nocciola della
donna in questione piantati in volto, occhi che non nascondevano
affatto il sentimento accusatorio della donna
“Salve
signorina Vance...sono qui-”
“Oh smettila...sei Rgeulus Black
dico bene? Eri sposato con una delle mie amiche...non ti ho più
visto molto in giro dopo che lei è... beh... cosa posso fare per
te?”
Oh potresti garantirmi
che non hai assolutamente intenzione di suicidarti nel prossimo
futuro..cosicchè io possa tornare da mio fratello per dirgli quanto
è demente
“Mi
chiedevo se potessimo parlare”
la
donna lo studiò con iniziale sospetto per poi sbuffare, mandare gli
occhi a cielo, girarsi dall' altra parte e andare via, il minore dei
Black non perse tempo e le andò dietro ben deciso a sbarazzarsi di
quel debito entro la fine della giornata
“Aspetta..aspetta
per favore, non volevo assolutamente offenderti!”
“La
prossima volta che li vedi ti pregherei di dirgli che sto bene,
assolutamente, indiscutibilmente e amabilmente bene”
“Ma
di chi diavolo parli?”
“Lo so Black...andiamo noi non ci
siamo mai parlati in tutta la vita più o meno...e adesso tu ti
presenti qui dicendomi che vuoi parlare solo tu sai di cosa...ti ha
mandato Sirius vero? Non demorde”
l' uomo si passò le mani
nervosamente sul volto, era stato scoperto, come previsto da lui e
sottovalutato dal fratello, nel tempo record di cinque
minuti...quella Vance paragonata a certi suoi colleghi era una
davvero perspicace...una gran perdita per il dipartimento
“Sì
...sì va bene, mi ha mandato Sirius, ma ascoltami è preoccuapto per
te...e anche la McKinnon assieme a quei Potter, potresti ascoltarmi
per solo per qualche minuto per favore? Se deciderai di ignorarmi lo
capirei credimi, se fossi in te non mi ascolterei...ma mi
costringeresti a tornare domani e dopodomani ...sono gli ultimi
giorni che ho liberi dal mio impiego e vorrei passarli con i miei
figli anziché a mantenere stupide idiote promesse fatte a mio
fratello...per favore”
Emmeline si voltò un poco impietosita
dalle parole di quello che per lei era quasi un completo sconosciuto,
non aveva una gran voglia di parlare...con nessuno in realtà non
solo col Black, ma conoscendo Sirius non lo avrebbe lasciato in pace
e almeno lui che aveva una famiglia con cui stare non avrebbe dovuto
perdere il suo tempo appresso a lei, infondo avrebbe solo dovuto
dirgli quello che già aveva detto a Marlene e Lily, ai malandrini ad
Alastor e al resto dei suoi colleghi: lei stava bene.
“Dieci
minuti ok?”
“Affare fatto...sarai autorizzata a cacciarmi
allo scadere del tempo”
Ma le
cose non andarono esattamente come previsto, un po' perché i dieci
minuti avevano iniziato a contare solo quando si erano ritrovati
seduti in un buio pub londinese, un po' perché avevano deciso di
ingannare il tempo per arrivare nel suddetto con storie e ricordi che
venivano da un tempo che pareva ormai assolutamente lontano, il tempo
della scuola in cui lui, Amicus ed Evan, che aveva strategicamente
evitato di nominare erano ancora migliori amici e in cui le uniche
interazioni che vi erano tra Emmeline e Amineh erano quelle che
includevano insulti, duelli improvvisati e punizioni comuni...ora che
ci pnesava la Vance non era mai stata tranquilla come Lily.
“Allora
Black sei venuto solo per parlare di scuola e altre cose simili o c'è
qualcosa sotto?”
la voce leggermente brilla della donna
incoraggiarono Regulus ad andare avanti con la sua vera missione, una
mente Vance indebolita dall' alcol è sempre meglio di una sobria,
vigile e in grado di intendere e di volere.
“Ero
venuto in realtà perché Srius mi aveva chiesto di parlarti di
...Evan”
la
vide mentre serrava la presa attorno l'ennesimo bicchiere di Fire
Whiskey, il sorriso era scomparso dal suo volto ora deformato da una
smorfia che Regulus non sapeva esattamente come interpretare.
“per
cui è questo il motivo per cui ti ha mandato da me dico bene?”
Black la osservò mentre cercava di nascondere gli occhi lucidi
svuotando in un sorso solo tutto quel che restava nel bicchiere...se
era già in lacrime solamente perché suo cugino era stato nominato
non stava davvero bene
“Voi
tutti voi...con che cazzo di diritto vi permettete di intromettervi
nella mia per dirmi come dovrei o non dovrei stare o come dovrei
reagire? Avevo ragione all' inizio..noi non ci conosciamo ma sei
arrogante quanto tuo fratello se pensi di poterti permettere di
pensare qualcosa di me...io sto bene, chiaro? Voglio solo essere
lasciata in pace va bene?”
gli occhi furiosi della donna
continuavano a combattere caparbiamente contro le lacrime avendo per
un certo tempo la meglio, Regulus dovette riconoscerle di essere
parecchio determinata.
“Che
cosa speravano di ottenere? Credevano che sentendo le tue storie
strappalacrime di come è difficile andare avanti dopo aver perso la
persona, io decidessi di lasciar perdere tutto...di dimenticare e di
tornare a vivere la mia vita come se niente fosse?”
il mago si
rese subito conto che non era una domanda retorica, sebbene la
precisione con la quale aveva azzeccato le intenzioni del fratello lo
commosse quasi...non era l'unico a pensare che quella fosse un'idea
imbecille; cercò di organizzarsi un discorso pesando le parole,
evidentemente anche lui aveva fatto male i conti...malissimo.
Emmeline
Vance era ubriaca ma non troppo.
“A
volte, Emmeline, lasciarsi il passato alle spalle ci aiuta a
ricominicare...nessuno dice che tu debba perdonare tutti , ma
accettare che certe cose fanno effettivamente parte della vita”
“Oh ma sentiti ti prego! Non si può neanche nominare Amineh
che ancora un po'uccideresti qualcuno, prima di pretendere di curare
le ferite aperte degli altri pensa alle tue Black...noi non siamo
uguali, io non devo andare avanti e superare la morte del mio amato o
cazzate del genere...perché lo so, lui è ancora la fuori vero? A
volte penso che sarebbe stato più facile se Alastor fosse
semplicemente riuscito a ucciderlo, avrei ricominciato, mi sarei
fatta una famiglia con qualcun' altro e avrei ricominciato la mia
vita. Sai perché è così difficile? Perchè io ho la certezza
assoluta che anche se cercassi di andare avanti..anche se trovassi un
altro, nonappena lui dovesse ricomparire non esiterei a cascarci di
nuovo, lo prenderei di nuovo...lui e tutta quella sua oscurità,
nonstante Dorcas o i Pachock... nonostante tuo fratello e
Marley...rifarei tutto da capo”
quella
ammissione lo lasciò totalmente spiazzato per la sua crudele verità,
purtroppo lei aveva fottutamente ragione, lui non era andato avanti
da Amineh perché avrebbe dovuto pretendere un comportamento diverso
da quella donna in una situazione tanto simile?
Passò
qualche secondo mentre lui cercava di metabolizzare lo stato d'animo
della sua interlocutrice, la donna non gli schiodò gli occhi di
torno..finché le lacrime non le imposero di nuovo la loro
presenza...nonappena la Vance le sentì scorrere sulle guance si
voltò di scatto e uscì dal pub lasciandosi Regulus alle spalle,
basito e senza parole.
Sirius mi ucciderà.
“Vi
rendete conto della gravità della cosa?”
Alphard
Black era sicuro che diventando amico di Harry Potter e Ronald
Weasley non avrebbe potuto fare a meno di cacciarsi in una marea di
guai...eppure in quel preciso momento il suo problema principale non
era affatto il rischio di espulsione...o il rischio che il padre di
uno dei suoi due migliori amici stesse per essere licenziato, o che
Harry fosse di nuovo incappato misteriosamente in un guaio che li
aveva inevitabilmente messi in pericolo di vita, neanche che una loro
azione irresponsabile avesse messo a rischio la segretezza del loro
mondo o che preso un'associazione che si batte per i diritti delle
piante li avrebbe di certo trovati e scuoiati vivi per aver
irrimediabilmente attentato all' esistenza del Platano picchiatore
che a non sentire il loro professore di pozione, anch'egli
stranamente più provato per i danni subiti dall' albero che da tutto
il resto, era vecchio di circa...beh molto vecchi. No, il suo
problema era sua madre...Marlene McKinnon, che di certo lo avrebbe
chiuso in casa fino ai suoi diciassette anni nonappena avesse
ricevuto la notizia di quello che lui assieme ai suoi amici aveva
fatto quella mattina.
“Ron...sei sicuro di
sapere quello che stai facendo?”
il rosso aveva le mani sudate,
tremava e aveva la faccia di chi aveva appena visto qualcuno
morire...come facevano i babbani a reggere lo stress di guidare ogni
giorno una di quelle dannate automobili?
“Per cui
Harry..spiegaci un po' meglio...un elfo domestico si smaterializza in
casa tua e tu non fai nulla?”
il ragazzo dagli occhi
verdi si girò di scatto verso l' amico..parlavano ormai di quello
strano fatto ormai da ore...come diavolo era possibile che la domanda
di Alphard Black fosse sempre la stessa?
“E cosa avrei dovuto
fare? Sentite si è semplicemente presentato in casa mia a dirmi che
non dovevo andare ad Hogwarts quest'anno...che io e Neville saremo
stati in pericolo per non so bene quale motivo...non me lo ha voluto
dire e poi è semplicemente sparito”
Ron cercava con tutte le
sue forze di concentrarsi sulla conversazione e di non sbandare fuori
dalle rotaie del treno.
“Continuo a pensare
che sia assurdo...nessuna delle nostre famiglie ha elfi domestici, se
si esclude zio Regulus è ovvio, ma se fosse stato lui a mandarlo l'
elfo non sarebbe di sicuo venuto da te, anzi non sarebbe venuto
affatto perché mio zio serebbe venuto da mio padre di persona che si
sarebbe catapultato a casa Potter...questa storia è strana”
“Ascoltate ragazzi! È
il suono del treno dovremmo essere vicini!”
Il
ricordo di quello che accadde dopo era ancora vivido, Harry che
rischia di cadere dalla macchina, Ron che rompe la bacchetta e lui
che cercava di tenere disperatamente le mani su quell' aggeggio
volante...e ultimo ma non per importanza ovviamente, l' attentato
alla vita del Platano.
“Voi
non sarete espulsi...ma dovremo scrivere alle vostre famiglie per
informarle di quello che avete fatto”
eccola la sua sentenza,
già immaginava la faccia della madre e ringraziò Godrick di essere
a distanza di sicurezza da lei.
I tre
furono dismessi e trovarono Hermione che anocra li aspettava seduta
in sala grande fissandoli con disappunto
“La
scuola non è ancora riniziata e voi già rischiate l'
espulsione....siete fuori di testa?”
i tre
si avventarono sul banchetto cercando di non badare all'evidente
disgusto che si era dipinto sul volto di Hermione e Ginny che
cercavano di non prestare attenzione al massacro di pollo che stavano
commettendo senza ritegno. Cercarono di raccontarle brevemente quello
che era successo quella mattina...senza tralasciare l' elfo che aveva
visitato Harry durante l' estate sperando che quella che si era
dimostrata la più ingegnosa tra loro riuscisse a studiare qualcosa
per arrivare in fondo a quella storia ma di tutto quello che aveva
ascoltato la riccia registrò più di ogni altra cosa la parola elfo
e domestico e schiavitù
“Io
non posso crederci!”
“Lo so Herm, quando Ron ed Harry hanno-”
“Elfi domestici? È davvero una cosa legale?”
i tre non
sapevano davvero come spiegarle la cosa perché per tutti loro era
una cosa abbastanza normale, Alphard era cresciuto con le storie di
suo padre sugli scherzi maligni che riservava a Kreacher, uno degli
elfi di casa Black, elfo che nonostante gli anni ancora gli serbava
rancore, Harry e Ron non avevano alcun elfo di proprietà delle loro
famiglie ma la maggior parte dei loro amici sì...per cui il
disappunto di Hermione era una cosa tutta nuova per loro.
“Queste
sono pratiche barbariche...è assurdo che nel ventesimo secolo esista
ancora la schiavitù, qualcuno dovrebbe fare qualcosa!”
“Io
non capisco cosa tu ci veda di così sbagliato Herm...insomma alcune
famiglie li trattano parecchio bene ...altre meno ma dammi retta,
loro sono contenti di fare quello che fanno!”
Harry e
Ron furono davvero contenti di non trovarsi al posto di Alphard in
quel momento soprattutto nonappena si resero conto che Hermione non
aveva affatto intenzione di ribattere ma di punire il loro amico per
le numerose uscite infelici che aveva fatto dall' inizio del
banchetto, fu un attimo e il succo di zucca che Alphard stava bevendo
gli si rovesciò misteriosamente addosso scatenando l' ilarità nel
tavolo dei grifono, Harry e Ron inclusi che dovettere inghiottire
accuse quali vermi doppiogiochisti, traditori, e finti malandrini
che di certo era l' insulto peggiore che potesse uscire dalla
bocca del Black.
“Ora...tornando
a quello che vi è capitato, se fossi in voi scriverei a Nashira,
Alfie tu e tua cugina siete parecchio amici...magari lei sa a chi può
appartenere l' elfo. Per quanto riguarda noi cerchiamo di tenere gli
occhi aperti, di sicuro succederà qualcosa se davvero voleva
impedirti di tornare...oh guardate il professor Allock sta per essere
presentato!”
l' attenzione di Hermione e delle altre
studentesse della tavola fu subito rapita dalla figura gagliarda ed
elegante del loro nuovo insegnante di difesa contro le arti oscure e
tra sospiri e complimenti riusicrono finalmente ad arrivare alla fine
di quella assurda giornata.
Questa è l' ultima
volta che faccio qualcosa per Sirius...davvero l' ultima.
Quella
notte autunnale era particolarmente buia di suo, senza bisogno di
aggiungere il panorama spettrale che prendeva confusamente forma di
fronte a Regulus Black nascosto dalla notte.
Faceva
piano e attenzione a mentre si muoveva tra i cipressi cercando di
individuare nell' oscurità l' abitazione di qualcuno che ormai non
vedeva da diversi anni e che probabilmente non aveva per nulla
sentito la sua mancanza, rallentò istintivamente i passi resosi
conto di essere giunto di fronte a quella che era ormai solo l' ombra
di una casa...una piccola capanna di legno che cadeva ormai a pezzi.
Bussò
piano sperando che il suo ospite fosse di buon umore ma mentre
attendeva che la porta si aprisse notò con sorpresa che da lì
dentro non proveniva assolutamente alcun rumore.
“Ma
guarda chi si vede! Il cuginetto depresso...come stai Rge?”
il
Balck si voltò ritrovandosi la punta di una bacchetta puntata contro
il collo, bacchetta che apparteneva ad un uomo incappucciato i cui
occhi brillavano nell' oscurità trsti e maligni...quantomeno eta
riuscito a trovarlo. Suo cugino Evan Rosier viveva da circa due anni
come un latitante...cosa che effettivamente era, uno scontro contro
Alastor Moody gli era costato un pezzo di schiena ed era costato all'
auror un occhio, dopo che Evan era stato sconfitto e ridotto in fin
di vita, i misteriosi omicidi e scontri che insaguinavano il paese
avevano iniziato a fermarsi, Bella stessa depressa com'era dopo la
sconfitta di uno dei mangiamorte più forti assieme a lei aveva
rinuciato alle sue uscite assieme al marito e aveva iniziato
ad agire più prudentemente.
“Sei
qui per dire al quel cane di tuo fratello che mi avete finalmente
trovato?”
“Parli come se fossi uno di quelli che hanno
cercato di ammazzarti Evan...no io sono qui per parlare”
“Tu
sei come quelli che hanno cercato di ammazzarmi Balck...o avresti
come tua cugina il Marchio Nero, non c'è che dire, a parte la povera
Bella della vostra famiglia non si salva nessuno... che Salazar l'
aiuti a sopportarvi!”
Regulus
fece appello a tutte le sue forze pur di non saltargli addosso e
prenderlo a botte, primo perché era una cosa tremendamente babbana e
volgare che se avesse raggiunto le orecchie di sua madre avrebbe
causato la scomparsa dall' arazzo anche della sua di faccia, secondo
perchè Evan Rosier nonostante gli anni di latitanza si era tenuto,
notava sorpreso, estremamente in forma, il mantello nero disegnava
perfettamente le spalle larghe e muscolose dell' uomo. Si concesse
qualche minuto di pausa per capire cosa fare quando notò con
sorpresa che il cugino ghignando aveva ritirato la bacchetta
sorridendogli tristemente... era buio ma Regulus fu sicuro di leggere
anche dello scherno nel volto del mangiamorte non ebbe comunque tempo
di indagare perché questo lo superò aprendo la porticina della
catapecchia in cui si nascondeva facendogli cenno di entrare e
accomodarsi.
“Ti
offrirei di sederti su una poltrona... se ne avessi una”
Evan
Rosier si levò il mantello nero gettandolo a terra liberando una
folta chioma rossa scura umidiccia di pioggia, Black constatò che
doveva essere passata un' eternità dal suo ultimo bagno decente.
“Allora
cosa volevi dirmi? Se sei venuto a cercarmi dopo quattro anni...sono
quattro vero?...immagino che tu debba avere una vera urgenza!”
Ragulus riempì i polmoni di ossigeno preparandosi per quella
assurda riunione che faceva apparire la conversazione di quella
mattina con la Vance una piacevole chiaccherata. Finse di perdere
tempo a guardare in giro finché non fu sicuro che Evan avesse messo
tra sé stesso e la propria bacchetta una distanza tale che, preso da
attacchi d'ira che di certo sarebbero arrivati, non avrebbe avuto la
possibilità di farlo fuori.
“Premetto
che non sono qui di mia iniziativa... sono qui perché Sirius è
convinto che una sua amica sia in grave pericolo e che tu possa
essere in qualche modo coinvolto”
il
Black si fermò studiando la reazione della rosa ma tutto quello che
ottenne fu lo sguardo leggermente stranito dell' uomo e una smorfia
che lentamente si mutò in risata, il gene di follia presente nella
famiglia Black era stato sicuramente portato dai Rosier, e quella
scena non faceva altro che rafforzare quella che prima era rimasta
solo una sua teoria campata per aria...questo spiegava tante cose, in
primis la follia omicida di Bella che aveva in comune molto più con
Evan piuttosto che con i cugini o le sorelle.
“Cos'è
sei qui per prendere le parti di una delle amichette sanguesporco di
tuo fratello? Beh ti comunico che non ho fatto nulla negli ultimi
anni...sai ero troppo impegnato a cercare di far guarire la schiena,
le ultime vittime con le quali ho avuto a che fare sono stati i
Paciock”
“Ecco veramente non si tratta di qualcuno che hai
ucciso o che potresti avere intenzione di uccidere...e neanche di un
sanguesporco se devo essere sincero”
la
curiosità cominciò a farsi strada tra le emozioni contrastanti di
Rosier e Regulus capì che avrebbe dovuto fare in fretta prima di
fargli perdere la pazienza senza neanche iniziare.
“Ti
ricorderai di certo di Emmeline Vance”
un'
altra pausa, pausa durante la uale Evan rimase come congelato,
immobile, Regulus cercò di interpretare la sua reazione ma gli occhi
dell' uomo erano nascosti da alcuni ciuffi ribelli che ne celavano lo
sguardo...non sapeva se fosse infuriato o piuttosto preoccupato, ma
vedendo che il cugino non mostrava l' intenzione di parlare continuò
lui.
“Questa
mattina mio fratello si è presentato da me chiedendomi aiuto, a
quanto pare dopo che tu...beh...hai fatto quello che hai fatto la
ragazza non ha reagito molto bene, ha lasciato gli Auror e non parla
quasi più con nessuno dei suoi amici, così Sirius mi ha invitato a
parlare con lei, sperando che la storia della mia vicenda con Amineh
l' avrebbero aiutata ad andare avanti”
“Che idea idiota...io
non sono morto e di certo non sono Amineh Varsani”
“ È
esattamente quello che ha detto lei-”
“Allora
l' hai vista davvero?”
“Sì
ci siamo ubriacati assieme proprio oggi pomeriggio”
la sua
affermazione così serena mise Evan leggermente a disagio, ancora una
volta Regulus non seppe come interpretare le reazioni del cugino,
sembrava infastidito dalle sue parole ma una vocina ottimista nella
sua testa gli suggeriva che forse, se la fortuna era dalla sua parte,
poteva davvero trattarsi di apprensione.
“E
se devo essere sincero credo che abbia ragione Sirius...Evan lei non
sta affatto bene, è sola non ha una famiglia, la sua migliore amica
è stata uccisa dai mangiamorte di cui fa parte anche l'uomo che
ama...e lei non può affrontare questa cosa da sola ma non vuole
aiuto, ha allontanato tutti, il suo lavoro e le amiche di sempre,
Marlene ha detto che non ricorda quando è stata l' ultima volta che
hanno avuto una conversazione per più di quindici minuti e Sirius è
sicuro che possa tentare di fare qualcosa di estremo...e onestamente
ne sono convinto un po' anche io. Io credo, dopo averci parlato...che
possa seriamente decidere di mettersi in pericolo”
Rosier
non tradì alcuna emozione, non che lo avesse mai fatto quando si
trattava Emmeline...aveva sicuramente fatto praticha durante gli
anni, ma quella faccia ghiacciata e assolutamente inespressiva lo
preoccupò abbastanza
“Per
cui sei venuto qui convinto che me ne importasse qualcosa no?”
“Evan-”
“Ascoltami Rgeulus...io non ho alcuna
intenzione di mettermi in mezzo ai casini tuoi e di tuo
fratello...sono stato bene con Emmeline fin quando è durato...ora
sono andato avanti, ora la guerra è la mia priorità e non mi
fermerò finché tutti questi schifosi babbanofili non saranno
estirpati...compresa Emmie”
Regulus
si rese conto che le parole del cugino lo turbarono più del
previsto...ma del resto lo aveva capito, lui era come Bella...non
sapeva manco perché fosse andato a cercarlo, avrebbe dovuto ignorare
la richiesta di Sirius per principio e non immischiarsi in cose che
non lo riguarvano e che non gli avevano comunque fatto ottenere
nulla, guardò il cugino sconsolato un' ultima volta prima di girarsi
verso l' uscita della catapecchia.
“Stai
facendo uno sbaglio Evan...lo dico da uomo che ha perso l'amore della
sua vita”
“Vai fuori Black e cerca di non farti più vedere”
uscì
come gli era stato intimato di fare, percorse sonsolato qualche passo
in mezzo alla prima neve dell' anno...precoce in quell' angolo
sperduto della scozia dove il cugino aveva trovato rifugio, per poi
udire il suono distino e sordo di qualcosa che si frantumava seguito
da un urlo quasi animalesco...si girò un ultima volta verso la casa
di Rosier sorridendo compiaciuto.
Forse non tutto è
perduto.
Si
smaterializzo direttamente dentro il suo maniero trovando soddisfatto
i suoi figli sdraiati tranquillamente sul tappeto rapiti da qualche
storia assurda e meravigliosa che stava uscendo dalle labbra
ipnotiche di Ninfadora Tonks...sua nipote.
Quel
termine suonava ancora stranissimo, aveva passato gran parte della
sua vita fingendo che Andromeda fosse morta, così come la sua
famiglia si aspettava che facesse, eppure dopo la morte di Amineh era
stata tra i primi ad aoffrirgli supporto...prima di Narcissa
sicuramente e prima di Sirius, così mentre i suoi figli prendevano
confidenza con la cugina perduta lui aveva imparato a conoscere
quella sua nipote, bizzarra, indipendente e determinata giovane donna
che amava passare il tempo con i suoi cugini. Appena i tre si resero
conto del suo arrivo si alzarono immediatamente per andargli incontro
“Papi
lo sai che Tonks ci ha raccontato un sacco di sotrie su Merlin oggi?”
Sadal pretese subito di essere presa in braccio mentre Reda lo
salutò, sorridendo, semplicemente con un cenno.
“è
andato tutto bene Dora?”
la ragazza odiaca essere chiamata
Ninfadora ma lui odiava chiamarla per cognome, un po' perché era
assolutamente innaturale, un po' perché ancora, dopo tutti quegli
anni, il fatto che Dromeda avesse deciso di sposarsi con nato babbano
gli bruciava ancora, la ragazza capiva e cercava di non darci troppo
peso per sua fortuna.
“Sì!
Siamo andati tutti molto d'accordo...abbiamo esplorato il giardino e
Reda ha perfino trovato un serpente!”
“Incredibile! Lo avete
preso?”
il
bambino fece una smorfia delusa
“Sì...e
se non fosse stato per Sadal te lo avrei fatto vedere!”
“Gli
stavi facendo male!”
“No invece!”
“Sì invece!”
“Ok va bene... non vorrete farvi vedere litigare da vostra
cugina vero?”
la ragazza sorrise e salutò i cugini che vennero
portati da Kreacher nelle loro camerette...se fosse andato tutto bene
avrebbero preso sonno nel giro di qualche decina di minuti.
“Grazie...per
quello che fai”
“Mi piace passare il tempo con loro...non lo
farei altrimenti, gli manca la sorella”
purtroppo se ne era
reso conto anche lui, la lontanaza di Nashira aveva accentuato le
liti tra i due, ma il suo personale punto di vista era che fosse fi
gran lunga meglio vderli litigare piuttosto che vderli ignorarsi
completamente come era stato per lui e Sirius per tanti anni.
“Ho
saputo che hai intenzione di provare a diventare Auror,
congratulazioni!”
“Devo ancora passare test, ed esami e prove
pratiche...mi piacerebbe ma non è affatto detto che ci riesca...so
che non accettano reclute nuove da un sacco di anni”
“Accetteranno
te...sarebbero degli idioti a non farlo!”
la donna sorrise allo
zio che sapeva, con molta difficoltà, sapersi mostrare molto più
affettuoso e incoraggiante di come era stato fino a ualche anno
prima, dover tirare su tre figli da solo lo aveva profondamente
cambiato.
“Grazie...bene!
Se dovessi avere bisogno di altro aiuto con le due pesti d isopra non
esitare a farmelo sapere...avrò un mucchio di tempo libero tra
Ottobre e Novembre”
la
ragazza uscì dal maniero per dirigersi verso casa sua mentre lui
rimase a fissare il soffitto della sala principale...quella
stressantissima giornata era finalmente giunta al termine, aveva
deciso di ritirarsi anche lui nelle sue stanze quando la figura
piccina e a piedi nudi della sua figlia minore non catturò subito la
sua attenzione.
“Alcyone...dovresti
già essere a letto!”
la
bambina fece una smorfietta infastidita e si avvicinò dal padre
“Non
posso dormire...Reda è furioso con me per la storia del serpente,
cercherà di farmi qualche scherzo...ma io te lo giuro papi, stava
soffrendo così tanto, stava quasi per piangere!”
l' uomo
ridacchiò un po' a quella curiosa affermazione della
figlia...certamente aveva sentito tante cose sui serpenti ma non che
piangessero, se la tirò vicina accarezzando la guancia devastata
dalle cicatrici...quanto era buona, quanto era forte quella sua bimba
piccola, la sua fortuna.
“Sono
sicuro che tuo fratello non farà nulla del genere...ma se può farti
sentire meglio resterò in camera tua finché non sarò sicuro che
vada tutto bene”
la bimba sorrise e trascinò il padre su per
le scale...quel criminale di suo fratello non avrebbe potuto farle
assolutamente nulla...sarebbe stato meglio avere Nashira dalla sua
parte, ma in assenza della sorella Regulus Black sarebbe andato
benissimo.
“Posso
entrare?”
Nashira
Black levò lo sguardo sulla porta della sua stanza, lasciando andare
le immagini colorate che la sua lampada di vetro riproduceva sui muri
colorati di Dimora del Drago.
Di
fronte a lei stava un' anziana donna sorridente coi capelli nascosti
sotto un velo arancione
“Nonna!”
“Sono arrivate queste per te oggi...te le avrei portate prima
ma mi sembravi assorta nello studio e ho preferito non interferire”
Rania
Varsani le porse un piccolo mazzo di lettere legate tra loro da una
sottile cordicella...Nashira notò incuriosita che su quella in cima
stava riportato il nome di Alphard e la curisità l'assalì
immediatamente... lei e suo cugino avevano stabilito un numero
massimo di una lettera ogni due settimane che avevano giurato di
rispettare tassativamente eppure quel lasso di tempo dall' ultima
lettera non era ancora passato, la bambina capì che il cugino doveva
aver di sicuro combinato qualcosa nei suoi primi giorni di scuola e
impaziente di leggerne il contenuto rischiò di fare a pezzi le
altre, una di Nené Greengrass e una sorprendentemente di Theo Nott.
“Tu
e tuo cugino Alphard siete molto amici vero?”
“Sì, lo
adoro... è un grifondoro un po' vivace ma è straordinario quando ci
si mette, sa fare scherzi davvero divertenti!”
la donna sorrise
e si sedette accanto alla nipote, felice di poter finalmente avere
con lei una conversazione che non riguardasse le lezioni a Dimora del
Drago o la sua continua necessità di infrangere le regole
“E
dei tuoi zii che mi dici?”
“Oh io adoro tantissimo zia
Bella... anche se non le piace tanto essere chiamata zia”
Rania
la osservò un po' contrariata, Nashira fu sicura di leggere della
preoccupazione sul suo volto ma non se ne curò più di tanto...
sapeva che tra i parenti di sua madre e i parenti di suo padre non
scorreva buon sangue...e la conversazione avuta con il nonno quel
giorno le aveva chiarito un po' il perché
“è così forte... e
si fa rispettare da tutti, quando sarò una donna vorrei essere come
lei!”
“Ti lascio alle tue lettere ora...mi raccomando non
andare a dormire troppo tardi”
L
abimba sorrise e aspettò che la donna fosse fuori prima di
concentrarsi sulla posta, prese una busta a caso, tanto avrebbe
dovuto e leggerle tutte ma voleva lasciarsi quella di suo cugino per
ultima ...a quanto pare era toccato a Nott che fondamentalmente
parlava delle lezioni e di quanta poca soddisfazione desse tormentare
Daphne da sola anche se i siparietti che l' amica e Blaise Zabini
mettevano su ogni volta erano un vero spasso, una frase la colpì
particolarmente in mezzo a tutto il contenuto ...mi manca in un
certo senso la mia nemica amica, spero che questa lettera ti trovi
bene, quando tornerai sarò dispostissimo a darti ripetizioni di vera
magia, non voglio che Piton ci tolga dei punti per la tua
incapacità...
non
sapeva onestamente se ridere o arrabbiarsi...ma in un certo senso era
già una gran cosa che Nott avesse deciso di scriverle di sua
spontanea volontà. Fu poi il turno di Daphne, il contenuto della
lettera dell' amica non era poi tanto diverso da quella di Theo era
solo molto più onesta in alcuni punti, ad esempio la portata reale
delle punizioni, ma per il resto essendo compagni di casa né Daphne
né Theo avevano granché da raccontare...ecco forse l' unico punto
interessante era quello di un nuovo professore di difesa contro le
arti oscure che a sentire Daphne era un vero mito mentre secondo Theo
era un vero incapace, arrivò finalmente il momento della lettera che
aveva agognato più di tutte, quella di Alfie che come previsto era
la più densa e ricca di particolari...a partire da un misterioso
elfo domestico, e un pericoloso viaggio in macchina fino ad arrivare
alla punizione del professor Piton giunto in difesa del Platano
picchiatore...non c'era che dire suo cugino e i suoi amici sapevano
come divertirsi, ma il sorriso le si spense leggermente quando arrivò
alla fine della lettera, il cui contenuto la preoccupò un po'.
...ed è per questo
cara cugina che temiamo che qualcosa possa succedere di nuovo nella
nostra amata scuola, non avrei infranto la nostra regola se non fossi
sinceramente preoccupato per Harry e Neville, se tu dovessi conoscere
una famiglia con un elfo domestico di nome Dobby ti prego ti farmelo
sapere al più presto. Spero che vada tutto bene a Dimora del Drago e
spero anche di poterti vedere presto.
Alfie.
Il
fatto che Alphard fosse così preoccupato la scaraventava in uno
stato di ansia che la tenne sveglia per quasi tutta la notte, non
aveva idea di qualcuno che potesse avere un elfo di nome Dobby non
perché non conoscesse l' elfo ma perché nelle sue visite di altre
casate purosangue mai si sarebbe sognata di andare a chiedere il nome
degli domestici che la servivano e mai le sarebbe neppure
interessato...eppure in quel momento pareva una cosa importante e si
sentiva totalmente impotente mentre uno dei suoi adorati cugini stava
fosse correndo dei rischi, sentiva di doverne parlare con il padre ma
se Alfie non lo aveva detto ancora ai suoi zii aveva sicuramente un
buon motivo e le sue mosse azzardate avrebbero potuto metterlo ancora
più in pericolo...sperò vivamente che il cugino riuscisse a
resistere almeno fino alle vacanze di Natale, fino ad allora l' unica
cosa di utile che avrebbe potuto fare sarebbe stata prepararsi ad
aiutare suo cugino nell' unico modo che le era possibile nel suo
immadiato futuro. Appena iniziò ad albeggiare la bambina uscì dalla
stanza percorrendo tutti gli alloggi di Dimora del Drago fino ad
arrivare a uno dei giardini interni...uno dei suoi luoghi preferiti
di tutta la reggia dove suo nonno passava sempre le prime ore della
giornata: i Giardini d'Acqua, Thuban le aveva detto, in quel breve
lasso di tempo che avevano passato assieme in quel luogo meraviglioso
che l' acqua era un' elemento fondamentale per gli alchimisti, l'
acqua perfezionava la vista e connetteva il mondo, era l' elemento
che più stimolava lo spirito di adattamento forse per questo motivo
da quando era arrivata ci aveva passato così tanto tempo. Gli
alchimisti veneravano gli elementi e li sfruttavano a loro favore e
ogni maniero, casa o catapecchia che fosse aveva luoghi che
richiamavano a tutti e quattro, nel caso dei varsani questi luoghi
erano i Giardini d' Acqua, la Voliera, la Gabbia di Fuoco e l' Oasi
dei Limoni. Arrivata a destinazione la bambina notò senza troppa
sorpresa che il nonno era già dentro, si fece coraggio e toltasi le
scarpe immerse i piedi nell' acqua cristallina che le arrivava fino
alle caviglie, attorno a lei le fontane spruzzavano piccoli e ritmici
gesti d'acqua che riflettevano la luce del sole formando una miriade
di piccoli arcobaleni, raggiunse il nonno inginocchiato con la veste
fradicia e l' acqua che gli scorreva lungo la testa, il vecchio si
voltò verso la bambina sorridendole gentilmente
“Sei
già sveglia stella mia?”
“Nonno sono qui per dirti che ho
deciso di diventare un' Alchimista...sono pronta a seguire le tue
regole”
il
vecchio sorrise soddisfatto, non sapeva cosa avesse fatto cambiare
attitudine alla nipote così velocemente...ma fu grato a qualsiasi
cosa le fosse successa quella notte.
Era
passata un' altra giornata finalmente...un' altra giornata senza
Dorcas e senza uno scopo, un' altra giornata senza i suoi genitori e
suoi amici, ma andava bene così. L' incontro con Regulus Black di
quel pomeriggio l' aveva turbata più di quanto non avrebbe voluto
ammettere, ma era passata e lei era ancora lì. Aprì la porta del
suo appartamento togliendosi immediatamente le scarpe scaraventandole
in un angolo...in quel momento i suoi piedi congelati entrarono a
contatto con qualcosa di caldo e morbido, Emmeline Vance sorrise
riconoscendo le fusa rilassanti della sua gatta che reclamava
sicuramente qualcosa da mangiare.
“Adesso..adesso
Maityssa non ti agitare”
ma la gatta non la smetteva di
miagolare fino ad arrivare al punto di graffiarle mano per andare a
nascondersi sotto uno dei mobili
“Piccola
stronza ma che cavolo-”
ma
prima che potesse finire di imprecare contro il felino fifone i suoi
sensi così come quelli della gatta furono messi tutti in allerta, la
ragazza si guardò intorno spaesata tirando fuori la bacchetta...le
finestre di casa erano tutte chiuse e già questo era strano...lei
lasciava sempre le finestre aperte quando un' uscita non le prendeva
troppo tempo, si guardò intorno senza notare nulla di strano nella
penombra
“Chi
c'è?”
nessuna
risposta e nessun rumore sospetto...eppure quella sua assurda
convinzione di essere osservata da qualcuno che non fosse Maityssa
non la abbandonava
“Lumos”
il
piccolo getto di luce della sua bacchetta disegnò con più
precisione le zone della casa non troppo meglio di come le aveva
setacciate lei con gli occhi, appena si convinse di essere solo
troppo solo superstiziosa fece per abbasare la bacchetta ma il rumore
di passi provenienti da poco più dietro di lei la portarono voltarsi
di scatto rivelando di fronte a lei una figura incappucciata, cercò
di non farsi prendere dal panico e lanciò contro l' intruso il primo
incantesimo che le venne in mente...incantesimo che il suo ospite
schivò con nessuna difficoltà...dannato il giorno in cui aveva
deciso che lasciare le finestre aperte fosse una buona idea, con sua
grande sorpresa l' uomo, o chiunque ne avesse la stazza, non rispose
al suo attacco ma accorciò la distanza tra loro finquando la punta
della bacchetta della Vance non scomparve sotto il cappuccio,
probabilmente in contatto col collo, appena fu abbastanza vicino
Emmeline poté chiaramente scorgere due occhi blu..quasi violacei
fissarla con insistenza, sui quali ricadeva un ribelle ciuffo
rosso...
“...non
può essere, che diavolo fa qui dopo tutti questi anni?”
“Vuoi
ucciderti Emmie? Non sarebbe molto meglio meglio uccidere me?”
la
voce roca dell' uomo, che lei conosceva fin troppo bene,
risvegliarono una vita di ricordi che aveva cercato di seppellire
negli ultimi quattro anni...abbastanza inutilmente visto che erano
bastate quelle poche parole per farle inumidire gli occhi...ma lei
non avrebbe pianto, non di fronte ad Evan Rosier.
“Avanti!
Fallo Emmie dannazione!”
nonostante la rabbia, il tono della
voce era rimasto un sussurro...e lei sentiva ma non ascoltava troppo
impegnata a studiare quegli occhi in tempesta che avevano la stessa
furia, la stessa tempesta e la stessa passione di quattro anni
prima...si domandò ingenuamente se quel misto di emozione così ben
ritmate tra loro fosse per lei o per il crimine che lui desiderava
che lei compiesse
“Io
ti ho rovinato la vita”
io ti ho dimenticato...perché tutto
di nuovo?
“Io
sono un torturatore che trae piacere dalle sofferenze degli altri”
io non posso farlo
“Sono
un assassino”
lui è davvero di nuovo
qui...la mia rosa
“Sono
una bestia...fallo Emmie cazzo uccidimi e vai avanti una volta per
tutte!”
“Io ti amo”
le
vedeva chiaramente le lacrime di rabbia scorrere sulle guance ruvide
dell' uomo ed erano per lei la cosa più bella del mondo, avrebbe
potuto farlo, avrebbe potuto ucciderlo ed andare avanti con la sua
vita lasciandosi quegli anni di tormento e angoscia alle
spalle...avrebbe potuto, ma non voleva.
Lasciò
semplicemente andare alla bacchetta riducendo ancora di più la
distanza che li separava
“Maledetta
donna”
fu
tutto quello che Rosier riuscì a dire prima che Emmeline si
impadronisse delle sue labbra con violenza mentre l'uomo dopo una
resistenza iniziale spostò le mani dalle sue spalle per ripercorrere
quel corpo che gli era mancato per quattro anni, voleva le sue
labbra, voleva i suoi capelli e il suo seno ...le sue gambe e quello
che proteggevano...stava andando tutto nel modo sbalgiato.
Emmeline
si fece sollevare da terra con facilità serrando le gambe attorno al
bacino dell' uomo, inspiegabilmente ricomicniò a piangere mentre ai
i morsi e le carezze di Rosier si faceva strada i ricordo dei Pachock
quando li avevano ritrovati e del corpo freddo di Dorcas quando le
avevano chiesto di riconoscerla...e lei si vergognava...si vergognava
non perché sentiva di tradirli ma perché era egoisticamente
contenta che in quelle condizioni avessero trovato loro e non l' uomo
che adesso la stava posando sul letto facendosi strada dentro di
lei....
ora che posso, ora che è reale...mi riprendo la sua anima e la
sua oscurità, il suo corpo e i suoi crimini tutto.
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Capitolo 4 *** I can see Stars in your Eyes ***
BLACK STARS 4
Per la prima volta da
molto tempo Emmeline Vance si sentiva finalmente appagata, quello era
sicuramente il termine più adatto, non era serena di certo, da
quando si svegliava di nuovo con Evan accanto la serenità se la
poteva scordare.
Le tende di casa sua
rimanevano sigillate per tutto il tempo che il mangiamorte decideva
di stare con lei, se fosse stata scoperta da uno dei suoi ex colleghi
o da qualcuno dei suoi amici niente le avrebbe risparmiato Azkaban.
Prima di alzarsi e
privarsi del calore del letto si concesse di osservare il corpo del
suo amante, le cicatrici che gli ricoprivano tutta la schiena
riportarono alla luce ricordi dolorosi, lei era lì la notte che
Alastor lo aveva ridotto in quel modo anche con la sua
collaborazione, la caccia sfrenata ad Evan Rosier era stato l' ultimo
suo caso come Auror e come membro dell' Ordine della Fenice e giurò
a se stessa che non ce ne sarebbero stati altri. Fece per scendere
dal letto ma nel momento esatto in cui i suoi piedi toccarono terra
sentì la presa ferrea della mano di Evan attanagliarle il braccio,
sbuffo un po' infastidita cercando di liberarsi, se c' era una cosa
che la infastidiva del suo compagno era quel suo disperato tentativo
di avere il controllo su tutto anche su di lei.
“Evan... sai che non
posso continuare a stare chiusa in casa senza farmi vedere in giro”
“Da quanto ho sentito ormai i tuoi amici sono abituati a non
averti intorno e hai lasciato il tuo lavoro”
si girò verso di lui
costringendolo a guardarla in faccia ma la sua intenzione di apparire
irremovibile andò allegramente a farsi benedire quando il ghigno
dell' uomo gli colorò il viso contagiandole un sorriso che diedero
immediatamente all' uomo l' impressione di aver vinto
“I miei amici saranno
anche abituati a non avermi intorno, ma i miei vicini non sono
abituati a vedermi scomparire per settimane-” “non sei scomparsa
per settimane solo una diecina di giorni”
“dicevo...non sono
abituati a vedermi scomparire e sopratutto non sono abituati a vedere
le mie finestre perennemente buie e oscurate, se non mi faccio vedere
in giro penseranno davvero che ho deciso di ammazzarmi”
lo sentì irrigidirsi alla
sua affermazione, sbuffò di nuovo pensando a come diamine avevano
potuto i suoi amici e lui seriamente pensare che lei volesse fare una
cosa del genere
“Ti volevi ammazzare
Emmie?”
si accoccolò sul petto del mangiamorte che prese ad
accarezzarle i capelli in attesa di quella doveva essere uno straccio
di spiegazione soddisfacente
“Ero a pezzi dopo quello
che è successo Evan, non negherò di esserlo ancora, non riuscivo
più ad andare a lavoro per paura di ritrovare te e non riuscivo a
tornare a casa perchè era quella che stavo affittando con Dorcas
e...era semplicemente troppo. Così nel giro di qualche mese ho
lasciato il lavoro e il mio vecchio appartamento, anche avere Marley
e Lily attorno stava diventando pesante non perché non sentissi il
bisogno di parlare con loro o di averle vicine ma perché ero
consapevole che qualsiasi cosa avessi detto loro era come dirla
direttamente a Sir o a James, per cui anche l' allontanamento da loro
è stato pressoché inevitabile... ma no Evan non mi volevo
ammazzare, anche se mi rendo conto che ho dato un' idea parecchio
confusa di quella che fosse la mia reale intenzione”
“Non nasconderò di
essere contento di sapere che hai smesso di andartene in giro a
scodinzolare con Black e Potter-”
“Wao sono davvero lieta che
il mio essere stata sola come un cane nell' ultimo anno ti sollevi”
“Ma vorrei sapere cosa,
se non avevi intenzione di ammazzarti, ti accingevi a fare della tua
vita”
la ragazza si mise a
sedere e il fatto che vesse improvvisamente iniziato ad evitare il
suo sguardo fece capire a Rosier che quello che stava per sentire gli
sarebbe piaciuto ancora meno dell' idea di suicidio.
“Ho provato diversi
lavori mentre aspettavo di trovare qualcosa che mi appagasse davvero,
ma più provavo cose nuove più mi rendevo conto che l' unica cosa
nella quale ero davvero brava era fare l' Auror” “Non avrai mica
intenzione di tornare al ministero spero”
“Assolutamente no,
per i motivi che ti ho già detto e perché non ho nessuna intenzione
di rimettere in discussione le decisioni che ho preso, lavorare al
ministero non fa per me”
Ma Evan non pareva convinto, un po'
perché Emmeline evitava ancora di guardarlo in faccia e un po' perché
era comunque decisa ad uscire di casa per andare nel suddetto posto
“Quindi perché stai
andando al ministero?”
“Primo voglio ringraziare Regulus-”
“A proposito del caro vecchio Reg, questa cosa ceh vi ubriacate
assieme è un' abitutdine, un passatempo o qualcos' altro?”
la ragazza sorrise notando
quella punta di fastidio farsi strada totrurando lentamente il
sorriso sicuro e beffardo del rosso...Evan era geloso e la cosa le
faceva piacere.
“Lascialo in pace, credo dovesse un favore a
Sirius, comunque ho intenzione di ringraziare lui, trovare Marley e
farle sapere che sono ancora viva e presentare i documenti per
iniziare la mia nuova attività in santa pace senza dover incappare
in futuro in noiosi problemi burocratici”
“La tua nuova
attività che sarebbe...”
“Cacciatrice di taglie non
ufficialmente, investigatrice privata ufficialmente”
“Cacciatrice
di cosa? Per Salzar Emmie! Menomle che non avevi intenzione di farti
ammazzare”
adesso ad essere schizzato fuori dal letto era stato
lui e ad Emmeline Vance ci volle tutto il suo autocontrollo per non
urlargli contro, afferrandolo per il braccio lo costrinse a sedersi
di nuovo
“Primo, evita di urlare
perché come ti ho detto ho dei vicini. Secondo, non ho mai detto di
non avere intenzione di farmi ammazzare solo che non volevo
suicidarmi e giusto per farti stare tranquillo solo perché ho smesso
di lavorare con gli Auror non vuo dire che io abbia smesso di
praticare la magia o di cercare di migliorarmi o di dare la caccia ai
tuoi compagni di scampagnate oscure, sto solo andando a rendere la
cosa ufficiale”
“Sai benissimo che il punto non-”
“Terzo,
tu non puoi ripiombare qui e fare come se non te ne fossi mai andato
o come se io ti dovesse delle spiegazioni su come impiego il mio
tempo”
“Posso se ritengo che le
tue decisione oltre che avventate e stupide siano anche pericolose
per te, già non mi andava bene quando te ne andavi in giro a fare la
giustiziera della notte assieme a quei dementi dei tuoi amici
grifondoro... ora non solo continuerai a fare quello che facevi ma lo
farai anche da sola!”
La ragazza se ne infischiò
bellamente della sincera preoccupazione che poteva leggere negli
occhi di quello che in quel litigio stava lentamente ridiventando il
suo uomo
“Scusa? Non ti andava bene? Devo ripetere la parte in
cui ti spiego che non deve interessarti quello che faccio per i
motivi che ti ho già elencato? E poi se non ci foste voi ad andare
in giro ad ammazare la gente io non avrei bisogno di fare, com' è
che mi hai chiamata? la giustiziera della notte”
Emmeline
mise subito un po' di distanza tra di loro prima che Evan potesse
anche solo provare a evitare di concludere quella conversazione con
decisamente inappropriate effusioni, gli studiò il volto a mascella
serrata e si disse che era il momento di mettere un punto e virgola a
quella conversazione.
“Io
ho sempre provato a mettermi nei tuoi panni Evan, ti ho scelto a
discapito dei miei amici, della mia famiglia ma non ti sceglierò
anche a discapito di me stessa, sai cosa ne penso di quello che sta
succedendo e se c'è qualcosa che posso fare per evitare il
peggio...allora la devo fare, ora se mi vuoi scusare ho delle cose da
fare”
si voltò imponendosi di non tornare indietro camminando
dritta verso la porta di casa sua, quando uscì sentì il suono sordo
della smaterializzazione provenire da dentro la casa e non ebbe più
dubbi... lui se ne era andato.
***
Oliver
Baston era più che mai deciso a vincere il torneo di Quidditch
quell' anno, ragion per cui tutti i membri della squadra di
Grifondoro tra cui Harry e da quell' anno anche Alphard venivano
sottoposti ad allenaenti durissimi durante tutta la durata della
settimana,
“Ci
alleneremo prima, più a lungo e più intensamente sono stato
chiaro?”
“Oliver e le lezioni?”
“Al diavolo le
lezioni e...oh non ci posso credere!”
il discorso del giovane
Grifondoro fu interrotto dall' inappropriato e inaspettato arrivo
della squadra di Serpeverde, consci del fatto che sarebbe successo
qualcosa Harry e Alphard avanzarono immediatamente posizionandosi di
fianco a Oliver scrutando sospettosi il ghigno storto di Flint il
quale aveva l' aria di uno ansioso di dare spiegazioni
“Questa
settimana il campo è dei Grifondoro cosa diamine ci fate qui!”
“Rilassati Baston, ho una lettera del professor Piton che
autorizza i serpeverde ad usare il campo”
Harry cercò di
sbirciare il pezzo di carta con scarso successo, nel frattempo si Ron
che Hermione si erano avvicinati per capire cosa stesse succedendo e
Alphard non poté fare a meno di notare una certa sorpresa nello
sguardo del loro capitano
“Quindi
avete un nuovo cercatore? E chi sarebbe?”
dalla
squadra di serpeverde emerse perfetto e composto nella sua divisa da
giocatore Draco Malfoy, Hermione e Ron non riuscirono a non mostrarsi
sorpresi e lo stesso fecero Harry e gli altri giocatori di Grifondoro
poi l' attenzione di Ron si spostò immediatamente da Draco all'
equipaggiamento di tutta la squadra tra cui spiccavano nuove e
bellissime le nimbus 2001, Malfoy dal canto suo notando la sorpresa
negli occhi di chi lo circondava non perse occasione di farsi notare
e con fare arrogante e saccente si pose immediatamente di fronte a
Ron alimentando una certa ansia tra i presenti
“Al
contrario di qualcuno mio padre può permettersi il meglio”
Ron
non seppe cosa ribattere ma gli bastò il supporto emotivo dei suoi
amici che lo implorarono di lasciar perdere, chi non colse quei
velati segnali fu però Hermione che già non ne poteva più della
famiglia Malfoy da quando quell' autunno prima della scuola Lucius
aveva fatto mostra pubblicamente del suo essere cafone, cosa
tramandata evidentemente al figlio e che doveva essere assieme al
sangue puro parte del patrimonio genetico di quella famiglia
“Almeno
in Grifondoro nessuno si è dovuto comprare il posto...loro sono
stati scelti tutti per il loro talento”
i
Grifondoro sogghignarono e Ron ringraziò mentalmente la sua amica,
seppur vere però le parole di Hermione non fecero morire quel ghigno
maligno che dipingeva costantemente il volto del coetaneo di
serpeverde
“Nessuno
ha chiesto il tuo parere...sporca mezzosangue”
a
quell' affermazione né sepreverde né grifondoro seppero cosa dire,
Ron, Harry e Alphard tirarono immediatamente fuori le bacchette
mentre Hermione rimase attonita cercando ancora di assimilare
la portata dell' insulto che le era stato rivolto dal membro della
casa avversaria, sapeva che Malfoy era malgno ma lo aveva sempre
visto gentile e ecortese nei confronti di Nashira, unica capace di
tenere a bada i bollenti spiriti dei cugini, e non si capacitava come
mai una ragazzina sveglia come lei di cui sia Alphard che Sirius
avevano una più che alta considerazione potesse circondarsi di gente
del genere e ancora meno capiva come Malfoy riusciva a passare da
essere un completo idiota ad essere un cugino premuroso, la verità
era che per qualche strano motivo quell' insulto la ferì più di
quanto avrebbe voluto.
“Questa
la paghi Malfoy, mangi alumache!”
fu riscossa dai suoi pensieri
dall' incantesimo di Ron che gli rimbalzò contro per via dei danni
della sua bacchetta, si affrettò immediatamente ad affiancare il suo
amico e a tirarlo su aiutata da Harry senza notare che Alphard nel
frattempo era partito in quarta ed era rimasto da solo a fronteggiare
un ancora sghignazzante Draco
“Sei
un viscido Malfoy, come tuo padre e come il resto della tua schifosa
famiglia”
“Alfie
lascia stare”
ma le suppliche di Hermione non servirono a
granché, perché chi non aveva intenzione di lasciar perdere era
Draco
“La
mia schifosa famiglia? Ti devo ricordare che la mia schifosa famiglia
è la stessa tua Black?”
“Non serve grazie, ma adesso capisco
perché mio padre se ne è andato abbandonando i genitori... non
osare mai più insultare Hermione o nessuno dei miei amici”
“Insultare?
Io non ho insultato nessuno Black, la mia era una semplice
constatazione o forse negherai che la tua amica è una lurida
mezzosan-”
e
Alphard non sentì più ragioni, fu un attimo e si lanciò addosso a
Draco senza dargli il tempo di realizzare cosa stava succedendo, lui
e Draco erano arrivati spesso alle mani per cui dopo essere riuscito
a sorprenderlo e ad assestare il primo colpo dovette prepararsi a
difendersi da quelle botte che sapeva sarebbero arrivate eppure la
vista del sangue che sgorgava dal naso del sepreverde gli diedero una
curiosa sensazione di soddisfazione che, ne era certo, avrebbe
coperto il dolore dei lividi con la soddisfazione per un bel pezzo, i
due furono separati dai rispettivi capitani che li trattennero per
quel che poterono per i cappucci delle divise ignorando bellamente le
proteste dei due
“Draco
calmati, questa la pagate Baston”
“Prima che i miei compagni
qui presenti decidano di prendere esempio da Black vi consiglio di
fare come dice il professor Piton e di andare ad allenare il vostro
nuovo cercatore”
appena
i Serpeverde si allontanarono l' attenzine tornò a concentrarsi su
Ron il quale non aveva smesso di vomitare lumache per tutta la durata
della lite
“Credo
sia meglio se lo portiamo da Hagrid ragazzi e Alfie, grazie per
avermi difesa”
“Quando
vuoi Hermione!”
il piccolo maghetto si sentì riscaldato dall'
affermazione della compagna e conscio di aver fatto qualcosa di buono
affiancò Harry ed Hermione mentre sorreggevano Ron conducendolo
verso la casa del loro amico guardiacaccia.
***
Emmeline
Vance si muoveva sicura e noncurante tra i corridoi del ministero
della magia dove non erano poche le occhiate che le venivano rivolte,
molte di quelle persone erano persone con le quali aveva lavorato che
erano probabilmente a conoscenza del periodo che aveva attraversato,
ascoltava i commenti di compatimento e curiosità che accompagnavano
quella sua visita così inaspettata in quel luogo dove ormai aveva
smesso di metter piede da parecchio tempo, si guardava attorno
cercando di concentrarsi solo sul nome Regulus Black che però non
riusciva a scorgere su nessuna delle targhe che vedeva
“Emmie?”
si voltò lentamente mettendo su un sorriso che potesse essere
almeno convincente e con sua grande sorpresa si trovò di fronte
proprio il fratello della persona che cercava.
Sirius
aveva il viso illuminato e più la osservava più finalmente si
rendeva conto che forse non aveva più nulla da temere, Emmeline
Vance stava lì di fronte a lui ed era più luminosa di quanto non
fosse stata negli ultimi mesi
“è
bello vederti Sir!”
“Ti
trovo molto bene, Marley sarà felice di sapere che torni a lavoro!”
ma l' espressione interrogativa e un po' mortificata della
giovane fecero immediatamente capire all' Auror che no, lei non aveva
nessuna intenzione di tornare a lavoro
“Scusa,
sono stato inappropriato...ma sai averti vista qui dopo tutto questo
tempo, mi ha dato speranza”
“Mi dispiace Sir, ma devo stare
ancora un po' da sola... anche se effettivamente ero venuta per
parlare sia con te che con Marley e Lily e James per ringraziarvi, mi
dispiace di essere sparita ma sapevo che avervi attorno mi avrebbe
impedito di andare avanti, comunque sono tornata, almeno nel senso
sociale del termine”
la ragazza sorrise e Sirius si sentì
subito molto rassicurato non tanto perché poteva riaggiungere Emmie
alla lista degli invitati per le cene del finesettimana ma perché
sapeva che se lei era lì doveva essere per qualcosa detta da suo
fratello che in quell' occasione si era dimostrato affidabile e degno
di fiducia, un altro piccolo passo avanti era stato fatto per
recuperare il loro rapporto.
“Marley
è con Alastor... stanno seguendo una pista per cui non la puoi
vedere e James non è di servizio oggi ma Lily la trovi di sicuro, è
venuta per dare una mano ad Arthur con degli oggetti babbani se vuoi
possiamo andare subito da lei”
“In realtà, c'è un' altra
persona con la quale vorrei parlare”
Emmeline
studiò l' espressione di Sirius diventare sempre più pungente e
curiosa, avrebbe dovuto pesare bene le parole o Black le avrebe
sicuramente travisate e nterpretate come più gli avrebbe fatto
comodo
“Vorrei
parlare con tuo fratello”
“Con mio...fratello?”
“Non
sei stato tu a mandarlo da me per parlare?”
“Certo e sono
contento di aver ottenuto il risultato sperato”
Certo... se speravi di
rimettermi nel letto di Evan sei riuscito in pieno
Emmeline
fu grata in quel momento del suo essere un' ottima occlumante e del
fatto che Sirius fosse un pessimo Legilimens perché se così non
fosse stato quella strana espressione che lui stava chiaramente
interpretando come imbarazzo ammicando nella sua direzione come il
peggiore degli adolescenti, sarebbe stata l' ennesima palese prova
che lei stava nascondendo qualcosa, più precisamente qualcuno e l'
ultima cosa con la quale voleva avere a che fare era un esercito di
amici auror nel suo appartamento per arrestare il suo fidanzato,
decise per cui di lasciargli credere che sì, tra lei e Regulus
poteva esserci del tenero.
“Ma
certo, ma certo vieni, ti accompagno nel suo ufficio.
Per
tutto il tragitto seguente Emmeline osservò Sirius sogghignare
compiaciuto, se solo avesse saputo la vertà avrebbe ammazzato sia
lei che il fratello, ma per ora per fortuna era troppo preso dalle
sue elucubrazione per cercare di fare due più due anche perché da
quanto aveva sentito stava ancora cercando di incriminare quella
sociopatica di sua cugina per quello che era successo ai Paciock e ai
Prewett per cui almeno per il momento lei poteva stare tranquilla, si
fermarono di fronte a una porta socchiusa dal cui spiraglio Emmeline
riconobbe un pezzo della sagoma composta e severa di Regulus Black
che neanche in solitudine si lasciava andare, smise subito di
studiarlo nel momento in cui il suo amico bussò allegramente
distogliendolo immediatamente dalle carte che stava firmando
“Reg,
posso entrare? C'è qualcuno che vorrebbe vederti”
“Avanti”
lo
sguardo ancora un po' cupo del minore dei Black si fece subito meno
astioso nonappena riconobbe la figura che avanzava sorridente assieme
a suo fratello, Emmeline Vance era ancora viva per cui lui era
ufficialmente libero da qualsiasi assurdo contratto non scritto post
natale che lo legava a suo fratello, quella era improvvisamente una
bellissima giornata.
“Ciao
Sir, salve signorina Vance”
“Suvvia Reg quanta formalità!
Emmie è venuta per parlare con te mentre io devo tornare da Alastor
e da Marley, ci vediamo più tardi ragazzi!”
Regulus osservò
confuso il curioso atteggiamento del fratello e ma aspettò ad essere
sicuro che non fosse dietro la porta prima di rivolgesi ad Emmeline
per avere delle spiegazioni
“ma
che diamine gli prende?”
“Io credo che possa in qualche modo
pensare che si stia creando, come dire, del teneo tra di noi”
l'uomo
fissava sconvolto l' ex Auror che non pareva troppo sorpresa dalla
situazione
“Non
importa non ci voglio pensare, tu piuttosto... ti trovo bene, sei
venuta a dirmi qualcosa in particolare?”
“In realtà sono
venuta a ringraziarti Regulus”
“Figurati, la prossima volta
che vuoi ubriacarti fammelo sapere”
“Non parlavo di quello, è
stato il peggior discorso che mi sia mai stato fatto, però devo
spezzare una lancia a tuo favore, non era stata una tua idea per cui
farò finta di niente. Io parlavo di lui, è venuto da me
qualche giorno fa, immagino che sia stato tu a trovarlo”
quando
Regulus Black capì a chi si riferisse la donna non poté fare a meno
che mostrarsi leggermente preoccupato, tirò fuori la bacchetta e
pronunciò gli incantesimi necessari per tenere l' ufficio sigillato,
se uqlacuno li avesse sentiti niente gli avrebbe risparmiato un
interrogatorio e sebbene fosse certo di avere Srius dalla sua parte
era altrettanto sicuro che Alastor Moody sarebbe stato disposto a
torturarlo pur di estorcergli informazioni sulla rosa dei Mangiamorte
“Per
cui è venuto?” si rilassò subito dopo aver visto la ragazza fare
un cenno affermativo con la testa ma ancora non poteva sentirsi al
sicuro
“Emmeline
sai che io non ti giudico, insomma sono l' ultima persona del pianeta
che potrebbe ma sai anche, spero, che quello che stai facendo è
pericoloso e che Evan è mio cugino e nonostante tutto gli voglio bene
per cui devo chiedertelo, che intenzioni hai?”
“Non lo so, di
certo non lo voglio riconsegnare agli Auror, credo di aver ampiamente
dimostrato di non esserne capace ma non voglio neanche smettere di
combattere la mia battaglia, sono qui perché intendo ufficializzare
la mia attività... stai tranquillo Reg, qualunque cosa accada non ti
coinvolgerò”
“Credo sia un po' tardi per quello, comunque-”
l' uomo scarabocchiò qualcosa su un pezzo di pergamena porgendolo
poi ad Emmeline che leggeva incuriosita quelli che avevano tutta l'
aria di essere degli indirizzi
“Sono
gli indirizzi di alcune delle proprietà dei Rosier ancora non sotto
sequestro, immagino che lui stia da te per ora... spero che tu ti
renda conto che la cosa non può assolutamente andare avanti per
molto”
“Se lo porto in uno di questi posto gli Auror verranno
a cercarlo Reg”
“sei una donna intelligente, trova un modo...
depistali, se lo trovano in casa tua siete finiti tutti e due e non
credo che sia quello che Evan vorrebbe, parlatene assieme e se ci
sarà qualcosa che potrò fare ti aiuterò ma stai attenta ti prego”
“Nessun Auror lo troverà stai tranquillo” Regulus la osservò
un po' sconsolato, perché purtroppo era certo che ci fossero cose
ben peggiori degli Auror che attendevano suo cugino se si fosse
sparsa la voce che era tornato a londra
“...non
sono gli Auror che mi preoccupano Emmeline”
la
bionda colse immediatamente il significato delle sue parole e in cuor
suo sperò davvero che dopo essersi smaterializzato dal suo
appartamento quella mattina Evan avesse avuto il buon senso di essere
prudente, lo sperava con tutta sé stessa, il suo sguardo fu poi
catturato da una fotografia che ritraeva proprio il minore dei Black
assieme alla sua amica, lui era composto in tutto fuorché nel
sorriso sincero e prigioniero degli occhi di lei, Emmeline aveva
sempre trovato Amineh una donna bellissima non solo fisicamente ma
anche spiritualmente, era sagace e brillante ma molto discreta, non
amava dare confidenza agli estranei ma non negava mai una mano d'
aiuto, si sorprese quando due persone così solitarie come Regulus e
la persiana riuscirono a creare un legame così profondo, si dice
spesso che gli opposti si attraggono eppure lei non aveva mai visto due
anime più affini e la mano d' aiuto che Regulus le aveva offerto non
faceva altro che ricordargliela
“Posso
chiederi una cosa?”
“Certo”
“Come sapevi che era
lei?”
l' uomo capì dove voleva andare a parare quando il dito
della ex grifondoro aveva iniziato ad accarezzare la fotografia,
pallida imitazione di un ricordo della sua passata felcità, lo
sguardo dell' uomo si perse leggermente ma cominciò a brillare come
mai più luminoso Emmeline lo avesse mai visto, in quel momento gli
occhi del più piccolo dei Black sembravano davvero due stelle
“Io
non lo so Emmeline, credo che non sia una cosa che si può spiegare a
parole. È successo per caso e improvvisamente non sono più riuscito
ad immaginare la mia vita senza di lei...ma penso che tu questo lo
possa capire meglio di chiunque altro”
“Non
credo che il casino che sta succedendo tra me ed evan possa dirsi
simile”
“Credimi tu ed Evan siete quanto di più simile a me
e ad Amineh io abbia mai visto nella mia vita”
si sorrisero
assieme e mai prima di quel momento Emmeline si sentì vicino all'
anima di quell' uomo così solitario e così diverso dal suo amico
“Sai
Reg, se ti andasse di parlarne qualche volta, magari in un pub come
nella nostra ultima uscita...a me farebbe piacere”
“Anche a
me”
si
sorpresero entrambi delle parole pronunciate ma nessuno dei due era
pentito, Regulus Black era sicuro di aver, in quel complicato mondo
di Mangiamorte e Fenici, trovato un' amica.
***
Harry
Potter non era mai stato più felice di terminare qualcosa quanto lo
era in quel momento dopo aver finito di aiutare il suo professore di
difesa contro le arti oscure a firmare i suoi autografi, il grosso
problema non era tanto il compiere l' azione in sé quanto il
compierla in compagnia del suddetto professore che non perdeva mai
occasione per parlare di sé. Credeva ingenuamente di essere ormai
libero di dedicarsi a non pensare a nulla almeno per il tragitto che
lo separava dall torre di Grifondoro, ma proprio quando era quasi
convinto di potercela fare sentì uno strano sibilare riempirgli la
testa e istintivamente si portò le mani alle orecchie, piano piano
il serpeggiante rumore si trasformava in parole comprensibili dalle
quali Harry Potter fu terrorizzato
Sangue
Vi squarterò
“Harry!”
il giovane sobbalzò udendo la voce della sua migliore amica che
lo riportò immediatamente sul pianeta terra e così come erano
arrivati i sibilii scomparvero
“Harry
va tutto bene? Quando non ti abbaimo visto arrivare per cena ci siamo
preoccupati”
non ci provò neanche a mentire, non dopo quello
che era successo all' inizio dell' anno, cercò di raccontare in
breve la storia delle voci e più vedeva i suoi amici preoccuparsi
più sapeva che c' era qualcosa che non andava.
“Ne
hai parlato con i tuoi, hai scritto a qualcuno? A Silente magari”
“No Hermione e non credo che sia una buona idea farlo”
Sia
Alphard che Ron lo guardarono scetticamente, quel susseguirsi di
strani eventi lasciava presagire che anche il loro secondo anno ad
Hogwarts non sarebbe stato per nulla tranquillo
“Dovresti
Harry, sentire voci non è esattamente considerato un buon presagio”
“Lo so Alpharda ma cosa dovrei fare insomma!”
prima
che chiunque potesse ribattere il quartetto si ritrovò di fronte a
una scena raccapricciante, Hermione si portò una mano alla bocca
mentre Harry pallido in volto si avvcinò al muro imbrattato di
sangue per leggerne le parole
La Camera dei Segreti è
stata aperta, nemici dell' Erede temete
“Cosa
diamine vuol dire?”
“Oh no”
“Ron cosa c'è?”
i
tre seguirono la mano del rosso amico che indicava sconsolato un
felino che penzolava immobile appeso a uno dei candelabri
“è
Mrs. Purr”
“Cosa facciamo?”
ma
prima che Harry potesse rispondere i quattro furono circondati dai
mormorii chiassosi dei compagni di ogni casa che facevano ritorno
alla sala grande, si guardarono intorno sentendo gli sguardi dei
membri delle varie case addosso, pienamente consapevoli di che tipo
di idea avessero dato facendosi trovare come al solito nel posto
sbagliato al momento sbagliato.
“Nemici
dell' Erede tremate, i prossimi sarete voi mezzosangue”
Alphard
era molto tentato di ripetere una scena come quella della mattina
precedente ma nonappena vide Gazza avvicinarsi con fare minaccioso ad
Harry dopo aver visto la gatta appesa in quel modo si dimentcò di
Malfoy e cercò di dare una mano all' amico che cercava inutilmente
di difendersi
“La
mia gatta”
“...signore
io...”
“TU hai ucciso la mia gatta”
“No, lo giuriamo
noi non c' entriamo nulla”
“Io
ti uccido!”
“Signor Gazza! Lasci andare lo studente”
Harry
sentì il colletto della camicia finalmente libero e si accorse che
la situazione era stata salvata dal corpo insegnanti, Silente, Piton,
la McGranitt e la professoressa Sprite si erano fatti largo tra gli
studenti osservando sconvolti tanto quanto loro le scritte sul muro.
“Che
tutti i prefetti riportino gli studenti nei propri dormitori”
ma
quando anche il quartetto fece per andarsene la voce del preside li
frmò
“Tutti
tranne voi quattro”
Nei
minuti successivi i quattro dovettero difendersi sia dalle accuse di
Gazza che dai sospetti di Piton, come se essere stati testimoni di
quella scena inquietante non fosse già abbastanza e come se le
parole di Mlafoy non gli avessero già dato motivo di preoccursi,
aspettarono il via libera degli insegnanti prima di tornare al
dormitorio, arrivati trovarono la sala comune già deserta e
sedendosi di fronte al camino convennero che era il caso di parlare
di ciò che era appena successo
“Cos'è
la camera dei segreti? E chi è l' erede...erede di cosa poi”
“Di
Serpeverde”
Harry,
Ron ed Hermione si voltarono subito verso Alphard che teneva lo
sguardo fisso tra le fiamme del camino
“Chiedo
scusa, cosa?”
“C'è una leggenda, si dice che Salazar
Serpeverde non contento di come i suoi tre amici avessero deciso di
guidare la scuola, ovvero permettendo sia ai figli di maghi che ai
figli di babbani di apprendere la magia, creò una camera dei segreti
dove nascose un mostro che avrebbe risposto solo agli ordini del suo
erede”
“Oh andiamo Alfie, tu non crederai che sia vera questa
storia? E poi scusa credi davvero che l' erede di unmago vissuto
mille anni fa potrebbe essere qui tra noi adesso?”
“Non lo
so, non ne ho davvero idea ma credo che dovremmo cercare tra i figli
delle famiglie purosangue... potrebbero sapere qualcosa”
“Aspetta,
quindi per quel che ne sappiamo potreste essere pure tu...o Ronald”
i due si guardarono schifati, amareggiati quasi dalla curiosa
affermazione della loro migliore amica
“Non
credo proprio, primo perché Ron era a cena e gli sarebbe stato
impossibile scrivere quella roba nel muro e i Weasley hanno una lunga
tradizione di maghi a grifondoro”
“Ma i Black no”
“I
Black no è vero ma nella casa nel mio nonno paterno che ho visto l'
anno scorso c'è una parete con affrescati tutti i matrimoni e le unioni
fatte dalla famiglia nel corso dei secoli...e credetemi se vi dico
che se avessimo condiviso anche solo una goccia del sangue con Slazar
Serpeverde adesso non staremmo qui a chiederci chi possa essere il
suo erede”
“Nashira ti ha risposto... per l' elfo dico,
magari lei sa qualcosa di più”
“Ne dubito, metà della
famiglia di Shira è Black mentre l' altra metà ha evitato per
secoli di avere a che fare con gli europei preferendo il loro
isolamento alla condivisione dei loro segreti, sono perfino più
rigidi di noi per quanto riguarda i matrimoni, lo stesso tra zio Reg
e Amineh Varsani era stato visto malissimo”
“Per cui cosa
facciamo?”
“Aspettiamo, a questo punto direi che non dovrebbe
mancare troppo prima che succeda qualcosa”
gli altri tre lo
guardarono esterrefatti e un po' preoccupati
“Non
crederai che abbia ragione Malfoy? Che davvero i figli di babbani
siano in pericolo”
“Non lo so Herm, davvero non ne ho idea”
***
Tom
Riddle teneva gli occhi socchiusi, andava tutto secondo i piani, il
suo prezioso diario era tornato ad Hogwarts e se tutto fosse andato
come aveva programmato quell' anno avrebbe scoperto chi diamine era
il moccioso nato alla fine di Luglio che avrebbe osato sfidarlo e che
avrebbe rischiato di mandare all' aria quello per cui aveva lavorato
negli ultimi trent' anni della sua vita, il Basilisco era sveglio, lo
poteva sentire...si sarebbe affidato a lui per togliere di mezzo
questa non minaccia ancora prima che diventasse tale, la perdita
della pietra filosofale dell' anno precedente aveva messo un freno al
suo mantenimento dell' immortalità ma quando sarebbe riuscito a
mettere le mani sul ragazzino tutto sarebbe andato secondo i piani.
“Mio
signore, se posso-”
“Cosa c'è Lucius”
“Ora che il
vostro ordine è stato eseguito quale sarà la prossima mossa”
Riddle
continuava a tenere lo sguardo altrove, dovette fare appello a tutto
il suo autocontrollo per non togliere di mezzo anche quel patetico
omuncolo, gli dava la nausea averlo attorno e gli dava la nausea che
osasse di nuovo mettere in dubbio il suo elaborato, se sapesse
il caro Lucius che il motivo per il quale era entrato tra le sue fila
era esclusivamente sua moglie, quella con il vero potenziale magico
tra i due e con una mente così ben protetta che neanche a lui era
concesso profanarla con la legilimanzia, singolare quasi quanto la
sua letale sorella, non c'era alcun dubbio, le vere streghe in
famiglia Black erano senz' altro le donne, pure e oscure come
pochissimi altri.
“Non
temere Lucius, a tempo debito il mio disegno ti apparirà chiaro, per
ora dovremo attendere, tutti fuori adesso...lasciatemi”
osservò
i mangiamorte strisciare via velocemente spaventati dalla sola idea di
irritarlo, poi la vide muoversi sicura tra i suoi compagni, Bellatrix
più oscura epiù forte, più fedele e più letale, la sua allieva...
la sua fine.
“Tutti
tranne Bellatrix”
la donna gli sorrise sadica evitando di
guardare suo marito che ormai, si era rassegnato a quel rapporto di
complicità che legava sua moglie a quello che era il loro maestro e
padrone, anche se non sapesse dire fino a che punto, sopratutto
perché quando si parlava del loro maestro Bellatrix diventava ancora
più sprezzante e scostante di quanto già non fosse di suo ogni
giorno.
“Mio
Signore”
l' ultima cosa che Rodolphus vide prima che la porta
si richiudesse dietro di lui furono le labbra di Bella che sfioravano
la mano di quell' uomo che più passava il tempo meno sembrava umano,
e meno smebrava umano più Belltarix ne era attratta, se ne andò per
primo Rodolphus ignorando l' invito di Narcissa di restare ancora un
po', lo sguardo consapevole dell' altra sorella Black gli ricordava
che il suo matrimonio era sempre e solo stato una farsa.
“Mio
Signore”
Voldemort
la osservava, sapeva che c' era qualcosa che la donna voleva
chiedergli disperatamente, sin da quando aveva affidato il suo primo
Horcrux nelle mani del cognato.
“Dimmi
Bellatrix, cosa vuoi chiedermi”
“Mio Signore, siete stato voi
a dirmelo, io sono la migliore”
“Non te l' ho mai nascosto,
ti ho istruita io è naturale che tu lo sia... se la mia creatura”
“E allora perché... perché avete affidato a Lucius una
missione che a dire vostro è di vitale importanza”
non aveva
paura di guardarlo negli occhi, lo rispettava, lo adorava, lo
seguiva, gli era fedele ma non lo temeva, non lo aveva mai fatto poco
importava quanto brutali fossero gli allenamenti alla quale la
sottoponeva.
“Perché
Bella, come hai detto tu, sei la migliore. I tuoi sensi sono
sensibili alla magia oscura più di quanto quelli di Lucius Malfoy
saranno mai, se ti avessi messo in mano quello che ho dato a Lucius
ti saresti rifiutata di portare a termine la missione... credimi
quando ti dico che è così”
la donna non sapeva se sentirsi
lusingata o umiliata dalle parole che aveva appena udito, come poteva
ora il suo potere essere un limite al suo compito, come poteva Lui
che spaeva tutto del suo spirito e della sua devozione pensare che
lei avrebbe potuto mettere in discussione una direttiva che
dirattemente dal suo maestro le sarebbe stata data.
“Lascia
che ti mostri una cosa Bella”
la donna chinò il capo appena il
il Lord si alzò per poi afferrare un oggetto, una coppa, e
pergerglielo fissandola dritto in faccia. La magia oscura che quell'
oggetto emanava era così travolgente e inebriante da sembrare quasi
viva, Bellatrix allungò la mano esitante ma appena ricevette un
gesto di assenso accarezzò l'oggetto senza nessuna esitazione,
lasciando che quelle scosse così elettriche e oscure le
percorressero anima e corpo, sentì le mani del suo maestro prendere
le sue mentre la invitava a sorreggere l' ogetto per lui
“Lo
senti Bellatrix? Hai idea di cosa sia?”
la domanda era
retorica, Voldemort sapeva che Bella non poteva conoscere il reale
significato di quello che stava provando ma sapeva anche non le
sarebbe servito molto per capirlo, non le mise fretta continuando a
sorreggerle le mani mentre la osservava assaporare quell' oscurità
di cui lei sola, a parte Nagini, era stata messa al corrente...
L'unica...la preferita...la più forte...la più oscura...la
migliore.
Ad un
tratto la strega sobbalzò e anziché lasciare andare l' oggetto lo
strinze ancora più avidamente e osservò terrorizzata quegli occhi
rossi che la fissavano compiaciuti
“Mio
signore, siete voi...la coppa...siete voi”
“Sono
contento che tu te ne sia accorta Bella, sì per così dire una parte
di me è legata per sempre a quell' oggetto... con il diario che ho
dato a Lucius è lo stesso”
“Ma
come lo stesso...voi volete dire...un pezzo di voi...”
“Avevo
bisogno che tornasse ad Hogwarts, avevo bisogno che stesse lì per
trovare una risposta a questa dannata profezia che rischia di
rovinare tutto”
Bellatrix
non disse nulla, ma capì perché il suo signore avesse affidato tale
compito a Lucius e non a lei, se come con la coppa avesse anche solo
sospettato che un pezzo del suo signore riposava nel suo diario di
certo non lo avrebbe aiutato a mandarlo inquella maledetta scuola
alla mercé di Silente e del suo ridicolo ordine
“ma
basta parlare di me adesso, parlami di tuo cugino, sarà dei nostri?”
“Reg ha usato la scusa della fine del suo matrimonio per
isolarsi e stare da solo...mio Signore voi mi avete chiesto se
considerassi il coinvolgerlo una buona idea e devo dirvelo, non credo
che lo sia e mi vergogno profondamente per questo”
l' Oscuro
Signore non smise di osservarla, di nuovo così prostrata al suo
volere, ma con un astrana luce negli occhi
“Cosa
suggerisci di fare dunque, eliminarlo?”
“No mio signore,
sarebbe controproducente, si potrebbe certo ma in futuro. Mio cugino
ha mostrato tutta la sua debolezza ma la sua progenie no, una in
particolare”
“Sì, Lucius mi ha parlato della tua nipotina ma
Bella per quanto dotata ti renderai conto che dare il marchio a una
undicenne sarebbe azzardato e anche abbastanza derisorio, un bambino
non può sostituire un mago cresciuto e in grado di combattere e
servirmi appieno”
“Aspetteremo, la magia scorre forte tra le
vene di Nashira molto più che in tanti suoi coetanei purosangue,
aspettatela signore e vi giuro che non ve ne pentirete”
a
sentire Bellatrix e altri legati ai Black la dolce Nashira era l'
ennesima dimostrazione dello straordinario potere delle streghe
Black, senza contare che averla tra i suoi gli avrebbe dato un tale
potere sugli alchimisti che mai si sarebbe sognato di ottenere senza
la violenza
“Molto
bene Bellatrix, la aspetteremo... confido che tu possa esercitare su
di lei l' influenza necessaria quando la riavremo in Inghilterra, nel
frattempo-” le porse la coppa di nuovo, ignorando il suo sussulto e
la sua sorpresa
“Ho
bisogno che tu la tenga al sicuro, non lo dovrà sapere nessuno, non
tuo marito, non tua sorella...nessuno”
“Contate
su di me”
le
osservò gli occhi neri, soddisfatti e brillanti, battaglieri come il
suo nome, due stelle oscure. Era fortissima, oscura e pura, pura come
mai lui sarebbe stato, agognava il suo sangue più di qualsiasi altra
cosa... ma questo lei non lo avrebbe mai dovuto sapere.
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Capitolo 5 *** A Star lost in the Universe ***
Black stars 5
A star lost in the
Universe.
Reza
sentiva tutta la superfice della sua pelle bruciare con un' intensità
che fino ad allora non avrebbe mai pensato di sperimentare .
Camminava
tra le fiamme ad occhi aperti senza badare al dolore, un dlore fitto
ed intenso che lo stava uccidendo, gli occhi vedevano solo il fuoco,
le orecchie sentivano distintamente il canto di Rania Varsani che
accompagnava la sua camminata, e più dolore sentiva più sapeva di
esserci, più dolere sentiva più sentiva anche il suo orgoglio
crescere.
Il più giovane
Sarebbe stato il più
giovane
La
cerimonia di Eunsur era l'ultimo tassello che gli mancava per essere
a tutti gli effetti riconosciuto come Alchimista nonostante avesse
appena compiuto quattordici anni, e lui voleva superarla, doveva
superarla perché ai figli di traditori non è mai concesso prendere
parte ad Eunsur, la cerimonia del proprio elemento, mai in nessun
caso, per far sì che i germogli di una pianta malata vengano recisi
all'istante, ma a lui è stato concesso, non solo perché è
sicuramente il più brillante giovane mago che la Persia abbia mai
visto, e lui questo lo sa perché Thuban Varsani in persona non fa
altro che ricordarglielo, ma anche perché quando suo padre aveva
preso la decisione di tradire era stato lui a prendere la decisione
di voltargli le spalle e la sua decisione aveva salvato la vita di
Merhzad l'unico giovane uomo al mondo di cui Thuban Varsani si
fidasse senza riserve, il preferito, il dono del sole come diceva il
suo nome, era lui il motivo per il quale perfino al figlio di un
traditore era stato concesso di prendere parte sia ad Eunsur che alla
cerimonia del nome e lui li avrebbe completati assieme, e avere il
corpo completamente dilaniato dal fuoco sembrava un buon prezzo da
pagare per avere il posto che gli spettava di diritto nella cerchia
della congrega, una volta dentro Thuban si sarebbe fidato anche di
lui, una volta dentro avrebbe potuto aspirare a diventare il prossimo
reggente alla morte di Varsani, questo perché per l'appunto lui era
il più giovane, il più talentuoso e dato l'elemento che lo
rappresentava aveva ottime probabilità di essere anche il più
forte.
Eppure
una volta uscito da quell' inferno di fuoco che lo sovrastava si era
anche ricordato del perché nonostante tutte le sue doti, che lo
rendevano il candidato perfetto a guidare gli Alchimisti in quel
periodo così oscuro poteva esserci un' altra evoluzione che gli
eventi potevano prendere, una calamità naturale che avrebbe potuto
colpirlo e che adesso che era uscito dal sentiero di fuoco lo
guardava con una smorfia irritata in volto, smorfia che Reza Aghajari
non si fece nessun problema a ricambiare, nessuno sembrò dare peso
al suo cambio di espressione nonappena venne visto dall'intera
congrega uscire illeso dal mare di fiamme, quella faccia contratta e
sprezzante poteva essere benissimo dovuta al dolore della prova,
c'era una persona che tuttavia lui non poteva ingannare e quella
persona era Mehrzad, che lo guardava severamente, ammonendolo dal
fare qualsiasi cosa stupida, il ragazzino si focalizzò di nuovo
sulla voce del canto di Rania che si fermò definitivamente solo dopo
un'altra diecina di minuti, nel silenzio della stanza del fuoco di
dimora del Drago Thuban Varsani avanzò verso di lui con quel suo
atteggiamento severo e distaccato che lo contraddistingueva tra i
suoi simili, gli si fermò a pochi passi di distanza facendogli cenno
di inginocchiarsi.
“Reza,
figlio di Daryoush, erede di Aghajari, nato dalle terre di Cyrus,
scelto dal fuoco, sei qui oggi dopo aver sostenuto Eunsur, la
cerimonia dell'elemento perché, con la testimonianza di Mehrzad hai
ricevuto il tuo nome in sogno da Khorshid, il sole, dicci allora come
da oggi dovrai essere chiamato”
prende
un respiro profondo, pronto a riavere il suo vero nome, quello
datogli dalla magia non più quello scelto dagli uomini, sono
pochissimi gli Alchimisti che nel corso della loro vita apprendono il
loro nome, la maggior parte come succede in quasi tutte le società
magiche del mondo tengono il nome che gli viene dato dai genitori, ma
lui no, lui ha visto il suo vero nome, come fece Mehrzad diversi anni
prima, come fece Thuban a soli sei anni.
Il
vero nome di un alchimista corrisponde alla sua vera natura, Thuban è
la testa del drago, Mehrzad è il dono del sole e lui non è più
Reza ma
“Keyvan...
il mio nome è Keyvan”
Universo
E per
un momento Keyvan vide l'rgoglio negli occhi Mherzad, per un momento
vide l'orgoglio negli occhi Thuban. Voltò lo sguardo verso Nashira
Black, l'intrusa inglese che non aveva ancora cancellato la smorfia
da quella sua faccia di mocciosa, il suo protettore era fiero di lui,
suo nonno era fiero di lui e lui aveva dimostrato di essere il
migliore...e lei non avrebbe potuto farci niente.
***
Nashira
attende seduta con le gambe incrociate che Reza-egocentrismo-
Aghajari venga fuori da quella tempesta di fuoco dalla quale tutti
sono affascinati, pochi hanno superato con successo la prova del
fuoco durante Eunsur, uno di questi era stato suo nonno il giorno del
compimento dei suoi sedici anni, e non solo quel ragazzino
insopportabile e molesto si era permesso di avere qualcosa in comune
con il vecchio Varsani, che sembrava già così fiero da dove lo
osservava lei, ma aveva anche affrontato la sua prova ben due anni
prima rispetto a quando lo aveva fatto suo nonno, sin da quando era
arrivata a Dimora del Drago Nashira aveva dovuto fare i conti con le
voci che giravano su di lei e anche sul giovane protetto della sua
famiglia.
Lei
era considerata indisciplinata e inadeguata tra le altre cose e
l'avere un padre inglese e l'essere cresciuta in Inghilterra per
tutti quegli anni non l'aiutava di certo ad integrarsi, dall'altra
parte c'era Reza, talentuoso, leale, ambizioso, stimato e favorito
dalla sua stessa famiglia, era già scontato per molti che sarebbe
stato lui il prossimo reggente di dimora del drago, perché lei e i
suoi fratelli a quanto pareva non erano degni abbastanza, in più
l'atteggiamento di sufficienza con cui Reza tendeva a trattare tutti
coloro che lo circondavano di certo non lo rendevano una persona
simpatica, e la parte più odiosa di ciò era che poteva permettersi
di comportarsi così perché era vero e innegabile che fosse lui il
migliore, il più bravo.
Si
rese conto di aver iniziato a sbuffare quando Mherzad Bahari, seduto
accanto a lei le fece cenno di tacere o quantomeno di usare un
linguaggio adatto alla solennità della situazione.
Eunsur
era il rito dell' elemento, il momento in cui si manifesta l'affinità
di ogni alchimista con acqua o aria o terra o fuoco e l'elemento
prepara una prova, se la prova viene superata si entra di diritto tra
le schiere degli alchimisti adulti e si inizia una preparazione con
magia molto più avanzata di quella che stava affrontando lei.
Quando
Reza uscì fuori da quel mare di fuoco in corpo non aveva manco un
graffio, niente, era impeccabile come sempre e l'orgoglio negli occhi
di tutti non poteva che darle fastidio, non solo era più giovane di
Thuban stesso al superamento di Eunsur ma aveva anche sostenuto una
prova pressoché perfetta, e la stava guardando, con quell'aria
strafottente perché lo sa Reza di averla superata come si deve, lei
non sarebbe mai riuscita a sostenere una prova a quei livelli e non
lo avrebbe fatto neanche a quell'età.
Quando
Thuban gli permette di alzarsi e lo presenta con il suo nuovo nome,
perché Ovviamente il figlio perfetto degli alchimisti non
solo ha scoperto il suo elemento in circostanze straordinarie ma
anche il suo nome.
Aveva
scoperto il suo elemento circa un anno prima quando aveva affronato
da solo un Ifrit per salvare Mherzad e la notte stessa Khorshid, il
sole, gli era apparso in sogno per rivelargli il suo nuovo nome
“KEYVAN”
Universo
un
nome che si portava dietro tutto l'ego già smisurato di quel
ragazzo, e lei lo detestava, perché era un bel nome, un nome
importante che lasciava intendere tutta la grandezza che quel
moscerino fastidioso si sarebbe portato con sé, non riusciva a
capacitarsi di come Khorshid avesse potuto suggerire un nome che
amplificasse ancora di più l'incredibile e già smisurata
considerazione che Keyvan aveva di sé, poteva sentire gli
sguardi degli altri memebri della congrega che si posavano prima su
di lui e poi su sé stessa, e ne percepiva tutta la disapprovazione,
sapeva che ora suo nonno avrebbe dovuto occuparsi degli ospiti
arrivati da tutta l'Asia centrale e dal resto del caucaso, così
decise di allontanarsi da sola prima di doversi complimentare per
forza con quel talentuosissimo problema.
Quasi
fuori dalla portata visiva di Mherzad, ora troppo preso a occuparsi
del suo pupillo, Nashira si sentì imporvvisamente afferrare dal
braccio, lo stupore iniziale lasciò spazio alla sorpresa e al
sorriso quando si rese conto che le sue due nuove amiche, anch'esse
sorridenti e allegre, l'avevano intercettata prima che potesse darsi
alla fuga.
“Dove
pensi di andare?”
“Hai
visto che roba?”
Nashira
si alzava la mattina e ringraziava sempre di aver trovato, in una
reggia fatta di Keyvan e Mherzad e Roxsane, ovvero tutte persone che
volevano controllarla o deriderla, anche persone come Khamisa
Shoneyin, dodici anni, nigeriana, alta, con due occhi verdi e
trasparenti che risaltavano come smeraldi nella sua pelle scura, e
con dei turbanti colorati e leggeri che le davano un'aria molto più
adulta degli altri allievi della reggia e Laleh Kiarostami, dodici
anni, persiana, che proprio come il nome che portava non sembrava
avere intenzione di impressionare nessuno, Laleh era un tulipano, e i
tulipani per definizione vivono dei loro infiniti colori senza
curarsi troppo di ciò che gli altri fiori del giardino pensano della
loro specie, consci del fatto che al mondo c'è spazio per tutti, a
quanto pare anche per gli invasori inglesi.
“Non
trovate anche voi che il suo nome sia davvero bello?”
Laleh
aveva quell'aria sognante tipica di chi passava il suo tempo a
fantasticare, e su Keyvan lei aveva fantasticato già parecchio, la
sua amica nutriva per quel mortale nemico una ammirazione genuina e
giustificata che rendevano agli occhi di Nashira il personaggio di
Aghajari ancora più odioso, perché se un tulipano come Laleh aveva
deciso che sì c'era spazio per tutti i fiori ma che c'era anche un
fiore che meritasse totale ammirazione allora voleva dire che davvero
lui era più un'insopportabile e inarrivabile entità che un
ragazzino della dimora come tutti gli altri.
“Ho
sentito dire che Keyvan oltre che Universo vul dire anche Pianeta
Terra, è molto poetico”
Khamisa
sa tutto, sempre senza eccezzioni, se fossero state ad Hogwarts
sarebbe stata di sicuro una corvonero, ma utilizzava la sua
conoscenza prettamente come arma di scherno nei confronti degli
altri, una cosa molto da serpeverde
“Credo
che adesso che ha trovato il suo vero significato Keyvan comincerà a
esercitare, come del resto il pianeta terra stesso, una forza di
gravità data la massa smisurata della propria autoconsiderazione”
E
Nashira non può che iniziare a ridere, di gusto, perché almeno ha
nella Nigeriana una valida alleata per detestare quell' individuo che
mina al suo ruolo nella congrega.
Le due
decidono però di darci un taglio quando la faccia in allerta di
Laleh suggerisce che qualcuno si sta avvicinando rompendo la loro
piccola pausa di riflessione, qualcuno che non dovrebbe sentire le
parole canzonatorie che avevano riservato per il protagonista del
giorno.
“Stella
mia”
“Nonno!”
simulando
un sorriso le ragazzine si presentarono come conveniva agli
accompagnatori di Thuban Varsani, Nashira ruppe la promessa fatta a
sé stessa giusto una diecina di secondi prima, quando aveva visto
avvicinarsi assieme al nonno anche ovviamente Keyvan, il quale
evidentemente doveva avere dei problemi a dissimulare le espressioni
perché osava tenere quell'atteggiamento di sufficienza anche in
compagnia di suo nonno.
Il
vecchio incurante dell'atteggiamento dei quattro incoraggiò i
giovani ad allontanarsi assieme per rimanere assieme ai suoi ospiti a
discutere di faccende riguardanti la congrega e il disappunto con cui
Keyvan aveva accolto l'incoraggiante ordine del vecchio aveva
rincuorato invece Nashira
forse non era ancora
tutto perduto.
***
Io amo il mio lavoro
Io amo il mio lavoro
per davvero
Regulus
Black in que particolare momento della sua vita odiava il suo lavoro,
la Confederazione Magica Internazionale dei Commerci era in crisi, e
chi altri poteva risolvere questa crisi se non lui, che era non solo
a capo dell' Ufficio del Commercio Internazionale del Ministero ma
anche già esperto delle terre soggette al suddetto problema.
Nel
mercato Internazionale c'era stato recentemente un aumento
sporpositato della quantità di argento disponibile, e nel suo mondo
un aumento di argento voleva dire quasi sicuramente bracconaggio di
Occamy che per la fortuna della comunità magica internazionale erano
nella lista delle creature fantastiche ed erano di conseguenza
protette.
La sua
prima reazione quando il Ministero aveva di punto in bianco deciso di
spedirlo in Vietnam per una missione investigativa a soli quattro
mesi di distanza col suo ultimo incarico nel Laos era stata
ovviamente quella di chiedere come mai mandare un uomo che si era
sempre occupato esclusivamente dei rapporti internazionali tra le
varie comunità magiche anziché a contrattare con le popolazioni
interessate a dare la caccia a un gruppo di pavoni giganti scomparsi.
Poi
gli venne in mente che il suo scetticismo poteva essere scambiato per
paura e che qualcuno avrebbe potuto decidere di affidargli anche una
scorta di Auror e che tra gli Auror ci sarebbe potuto essere suo
fratello o peggio, qualcuno dei suoi amici e con la situazione
imbarazzante che si era creata tra lui, la Vance e Rosier, sostenere
lo sguardo inquisitore di Grifondoro curiosi e apprensivi era
l'ultimo dei suoi desideri, purtroppo per lui aveva fatto un'altra
proposta, ovvero essere accompagnato da un Magizoologo, che si
intendesse di più delle creature che stavano cercando e che fosse
pronto a dargli il sostegno necessario nel caso in cui la situazione
fosse diventata pericolosa.
Purtroppo
per lui alla presenza degli inviati del Ministero a cui aveva fatto
tale richiesta era presente anche un membro del Wizengamot del quale
non nutriva troppa stima.
Purtroppo
per lui tale membro del Wizengamot conosceva un Magizoologo
eccezionale, prepaprato nella miglior scuola di magia del mondo.
Purtroppo
per lui tutti gli altri con un minimo di potere decisionale in quella
stanza nutrivano per tale mago una sconsiderata stima.
Purtroppo
per lui quel mago era Albus Silente.
Quindi
si trovava così, nel bel mezzo della giungla Vietnamita, assalito da
zanzare, solo, con dei bracconieri di Occamy da trovare, uno ruolo da
difendere e con Newt Scamander che non faceva altro che esternare la
sua eccitazione per quella missione incredibile.
“Gli
Occamy sono creature straordinarie, piene di affetto e di eleganza e
senso della famiglia, le ho già detto signor Black di quella volta
in cui io smarrii a New York proprio un Occamy ritrovarlo fu davvero
difficile ma con l'aiuto della mia cara Tina, di sua sorella e del
nostro amico Jacob tutto si risolse per...”
parlava,
quel novantenne come se negli ultimi quarant'anni fosse stato sempre
in silenzio, parlava e parlava e parlava, la loro guida il signor
Choi Nguyen, un giovanotto di diciassette anni memebro di una
famiglia di maghi del paese era sul punto di usare le pozioni che
avevano portato per stordire qualsiasi minaccia avesse provato a
fermarli sul suddetto magizoologo e Regulus non avrebbe potuto
proprio dargli torto.
C'era
qualcosa di terribilmente anormale in quella situazione, perché un
novantenne avrebbe dovuto desiderare alla sua età di trovarsi in una
terra così angusta in sua compagnia? E perché c'erano così tante
zanzare in quel maledetto paese.
Regulus
normalmente amava il suo lavoro ma in quel momento cominciava a
rimpiangere la compagnia molesta di suo fratello.
“E
lei signor Black?”
sentendosi
chiamato in causa l'erede dei Black decise che forse era il caso di
rispondere almeno sentir parlare sé stesso gli avrebbe dato il tempo
di riprendersi dalla voce fin troppo squillante di Newt Scamander.
“Io-
mi scusi potrebbe ripetere la domanda?”
“Come
ha scelto la sua occupazione?”
per un
momento Regulus si soffermò sul volto del vecchio, stava cercando di
capire se fosse davvero interessato o se stesse semplicemente
cercando di farlo parlare per riprendere fiato e tornare di nuovo a
parlare della prima guerra magica, ovviamente il viso sorridente del
vecchio che faceva trasudare curiosità doveva sicuramente essere una
trappola, una qualche manovra sociale sconosciuta all'ex serpeverde,
però quando vide il sorriso sbiadire leggermente e la curiosità
mutare in dubbio comprese subito che il vecchio, visto il tempo che
impiegava a rispondere doveva sicuramente averlo scambiato per un
idiota, e lui era Regulus Black e non lo poteva assolutamente
permettere.
“Mi
ci sono trovato per caso, all'epoca volevo lavorare e avevo una
relazione a distanza per cui scelsi l'unica occupazione dignitosa del
ministero che mi permettesse di viaggiare nel paese della mia
fidanzata... avvicinandoci un po'”
“Cosa
non si fa per amore!”
quell'
ultima affermazione vide mutare il volto del magizoologo rivelandoni
occhi tremendamente tristi e Regulus non poté fare a meno che
sentirsi leggermente a disagio, cercò di mascherare la sua curiosità
nonappena il signor Scamander riprese a scrutarlo con interesse
“Lo
avete tutti”
“Tutti chi? E cos'è che avrei?”
si
ritrovò l'indice del vecchio puntato contro gli occhi e fu costretto
a fare un passo indietro per evitare che gli venisse cavato via un
occhio
“Quello
sguardo da vita sprecata, lo aveva anche Leta quando eravamo giovani,
ah voi delle sacre ventotto siete delle persone davvero
particolari... oh non mi guardi con quella faccia signor Black”
E
Regulus iniziò a chiedersi a quel punto con che razza di faccia
avesse iniziato a guardarlo, perché ora la faccia del vecchio era
dipinta esclusivamente da una profonda commiserazione...come se ci
fosse passato anche lui, pur non sapendo cosa era successo tra lui ed
Amineh.
“Quando
dice Leta intende Miss Lestrange per caso? Chiedo perché ho visto
delle sue foto al maniero di mia cugina, è morta molto giovane”
“Sì intendo proprio lei, mi chiedo perché voi purosangue
abbiate questa tendenza a vivere la vostra vita come una punizione
signor Black”
“Chiedo scusa cosa?”
“Beh
ha detto di aver iniziato questo lavoro per una fidanzata, ma dubito
che sia ancora così, glielo si legge in faccia, odia me, odia questo
lavoro e anche questo posto” l'ex serpeverde sogghignò
leggermente, doveva essersela guardata proprio bene Miss Lestrange se
solo dal suo volto aveva già realizzato un catalogo di tutte le
persone appartenenti alle famiglie purosangue Inglesi
“Ha
ragione quando dice che non sono felice di questo incarico ma le
assicuro che il mio lavoro mi piace, e con mia moglie le cose non
sono andate male per colpa dei cattive decisioni ma del vaiolo di
drago, è morta qualche anno fa. In effetti il mio unico rimpianto è
di non aver scelto di diventare Medimago”
Scamander
non gli levava gli occhi di dosso sembrava avere un non so che di
soddisfatto negli occhi, lo guardava come se avesse appena fatto pace
col cervello
“Mi
scusi per la poca discrezione allora, ma mi permetta un'ultima
domanda, se lei non voleva questo incarico perché lo ha richiesto? E
perché ha richiesto me?”
confusione,
ecco cosa provava Regulus Black, perché ovviamente a lui non sarebbe
mai saltato in testa di richiedere un incarico di quella portata e
che sopratutto richiedeva avere a che fare con bestie e non con
persole
“Guardi
che io non ho richiesto proprio nulla, mi hanno praticamente
costretto a venire qui, nonostante avessi appena terminato il mio
precedente incarico, per quanto riguarda lei, io avevo chiesto un
magizoologo qualsiasi, è stato Silente a insistere perché portassi
lei”
“Silente ha proposto me? Ne è sicuro? Assoltamente
certo?”
“Assolutamente certo...perché? Signor Scamander?”
Newt
conosceva fin troppo bene Silente per escludere a priori che magari
Silente li aveva messi assieme per qualche ragione eppure le uova che
cominciava a notare sul terreno di quello strano bosco uniti
all'odore di un sangue molto particolare non gli regalavano un
disegno positivo di questa situazione.
“Mi
dica signor Black, lei è stato altre volte nel sud est asiatico dico
bene?”
“Sì
parecchie volte”
“Nota qualcosa di strano in questa
particolare foresta?”
Regulus iniziò a guardarsi attorno, ed
era effettivamente da quando avevano preso la passaporta da Bangkok
che avrebbe dovuto portarli in Vietnam che aveva notato sostanziali
differerenze nelle piante e nella fauna ma aveva continuato a
ripetersi che non poteva essere una cosa così grave, potevano
semplicemente essere differenze dovute alla complicata storia del
paese sapeva quanto deleterie fossero state le armi usate dai babbani
solamente quindici anni prima, eppure la faccia di Scamander gli fece
comprendere che sì, forse era stato troppo ottimista.
“Choi,
Choi sei sicuro di aver usato la passpaorta giusta?”
il
Vietnamita si voltò verso i due uomini con aria tremendamente persa
e confusa
“La
foresta è questa Signor Black, siamo arrivati, mi è stato detto di
portarla qui”
“Signor Black, tiri fuori la bacchetta”
Improvvisamente il vecchio aveva abbandonata quell'aria da
Novantenne spaurito e tra i due sembrava l'unico a capire cosa stesse
succedendo
“Immagino
signor Scamander che lei abbia capito cosa sta succedendo”
“Non
ho idea di cosa stia succedendo, ma ho idea di dove siamo, e le
garantisco che non sta per succederci niente di buono”
Regulus
Black iniziò a comprendere ciò che diceva il vecchio quando
numerosi sibilii li circondarono, improvvisamente accanto alle uova
sul terreno comparvero anche coloro che le avevano deposte
Runespoor
“Signor
Scamander io spero di sbagliarmi, ma una quantità così concentrata
di Roonspoor è alquanto innaturale in qualsiasi luogo del pianeta,
eppure l'unico paese dove sarebbe possibile averne una tale
concentrazione è-”
“Il Burkina Faso signor Black, vedo che
ha letto il mio libro, mi congratulo, si ricordi che la testa di
destra è velenosa... mortalmente velenosa”
“Dovremmo
smaterializzarci”
Regulus prese il Braccio del vecchio sicuro
di poterlo eppure nonappena provò a mettere in atto la magia si rese
conto con orrore che, come nella scuola di Hogwarts o come nel
Ministero non era possibile smaterializzarsi dall'interno di quella
foresta, nel frattempo Choi che doveva essere stato evidentemente
colpito da una maledizione Imperius era caduto a terra tre dei
Runespoor che si trovavano in quel luogo lo avevano morso.
“Lo
lasci lì signor Black, non ci pensi neanche ad avvicinarsi, è
troppo tardi, davvero troppo tardi, se fosse stato un solo morso
forse , ma con tre sarà morto tra pochi minuti”
“è
lei il magizoologo, dica lei cosa dire, posso lanciare schiantesimi e
maledizioni ma sono davvero troppi”
“Non si azzardi, i
Runespoor sono creature protette ed estremamente rare e delicate, non
dobbiamo fargli del male”
Il
vecchio era impazzito, era questo che pensava Black mentre cercava
una soluzione a quella spiacevole situazione nella quale si
trovavano, improvvisamente Scamander tirò fuori una strana boccetta
dal suo mantello, una volta stappata l'odore che ne uscì nauseò non
solo l'uomo ma anche le creature che iniziarono a indietreggiare,
Scamander si muoveva lentamente tra un serpente e l'altro e Regulus
premendosi una mano di fronte alla faccia fece lo stesso, cercando di
fare attenzione a non calpestare i rettili che si ritiravano
lentamente, l'occhio gli cadde su un guscio di uovo ed ebbe un'idea.
Le uova di Runespoor avevano un odore molto particolare al loro
interno il ché rendeva facile la loro identificazione, raccolse il
guscio facendo attenzione a non farsi mordere e se lo mise in tasca
iniziando poi a seguire di nuovo Scamander il quale avanzava
lentamente ma sicuro di sé
“Devo
ammetterlo, in tutti i miei anni di viaggi non ho mai visto una
concentrazione così vasta di Runespoor, deve esserci davvero
qualcuno che la odia da morire signor Black, dico davvero”
“Non
immagina neanche quanti signor Scamander...davvero non lo immagina,
senta potrebbe fermarsi un attimo? Vorrei provare a fare qualcosa per
farci trovare”
“E
di grazia farci trovare da chi signor Black?”
Regulus
ci rifletté un po' su e dovette ammettere che non aveva molte
alternative, Srius era sicuramente in ufficio o di ronda, ma non
voleva comunicare con il ministero, non fino a quando non avesse
capito chi si nascondeva dietro quella che a tutti gli effetti
sembrava una trappola.
Con
Sirius fuori gioco l'unica persona a cui avrebbe potuto chiedere
aiuto era Evan stesso, che gli doveva ben più di un favore e che
ormai doveva essere abbastanza riposato da venirgli incontro, ma per
quanto ne sapeva lui Vance poteva anche non essere stata prudente, il
nome della ragazza gli fece ricordare un dettaglio fondamentale della
sua vita, si frugò le tasche trovando un piccolo biglietto da visita
che non era nient'altro che il biglietto della nuova sede di lavoro
di Emmeline Vance, una struttura privata, dove sicuramente l'avrebbe
trovata.
“Avrebbe
una piuma e dell'inchistro signor Scamander?”
il
vecchio incredibilmente aveva dentro il mantello ciò che l'uomo
chiedeva, ciò gli permise di scarabocchiare all'interno del guscio
d'uovo una serie di cose.
Aiuto
R.A.B
Stava
per intingere di nuovo la piuma nel piccolo calamaio quando sentì un
rumore distinto e poco rassicurante venire verso la loro direzione
“Spero
che lei abbia finito Regulus”
l'uomo
puntò la bacchetta contro il guscio che si vaporizzò in pochi
secondi.
“Possiamo
andare”
Regulus
si affiancò al magizoologo e insieme riniziarono a camminare,
l'unica cosa in cui sperare adesso era nell' arrivo a destinazione
del messaggio, prima che venissero assassinati o mangiati da
qualcosa.
“Signor
Scamander quante possibilità ci sono che una persona che ha studiato
dal suo libro e che nel corso di cura delle creature magiche ad
hogwarts aveva diciamo una O possa trovarci qui intuendo dall' uovo
dove ci troviamo?”
massaggiandosi
la testa Newt fece segno al mago di seguirlo e di velocizzare il
passo
“Si
sbrighi signor Black, le possibilità ci sono e sono abbastanza alte,
ma questa persona avrà senz'altro bisogno di tempo”
***
Non
riuscivano a crederci, qualunque cosa fosse uscita fuori dalla Camera
dei Segreti aveva iniziato ad attaccare i figli dei nati babbani,
erano state pietrificate già diverse persone e per quanto ne
sapevano i giovani Grifondoro quell'incubo era solo all'inizio.
Lucius
Malfoy era passato diverse volte nella scuola e sembrava che non
aspettasse altro che la situazione peggiorasse.
Il
Bagno delle ragazze era diventato il loro ritrovo e ora che Hermione
aveva terminato di preparare la pozione polisucco potevano finalmente
cercare di scoprire qualcosa di più riguardo al misterioso erede di
Slazar.
“Allora
ricordatevi avremo solo un'ra, avete portato i capelli?”
Alphard,
Harry e Ron mostrarono le lor ciocche e i quattro si diressero ognuno
dentro un bagno.
Bevuta
la pozione iniziarono a sentire il proprio corpo cambiare, deformarsi
e riassemblarsi di nuovo, quella non era stata solo un'idea avventata
ma anche dolorosa.
“Noi
ci siamo!”
Alphard
sentì le voci di Tiger e Goyle venire fuori dalla porta del bagno,
questo significava che anche Harry e Ron avevano terminato con la
pozione, si lisciò la divisa che aveva rubato dalla lavanderia e si
decise ad uscire
“Allora
siam-”
istintivamente
si portò una mano davanti alla bocca, perché evidentemente qualcosa
era andato storto, davvero storto, incredibilmente storto altrimenti
la voce che avrebbe emesso sarebbe stata quella di Theodore Nott e
non quella di
“Astoria
Greengrass Alphie? Davvero?”
Ronald
si stava per piegare in due dalle risate e mentre Harry cercava di
mantere un margine di decenza lui cercava di accettare quello che gli
stava succedendo, era nel corpo di una mocciosa di undici anni e non
una mocciosa qualsiasi ma della sorella di chi aveva passato una vita
intera a tormentarlo.
“Dai
magari ci va bene, magari Daphne non è nella sala comune”
“In
tutto ciò dov'è Hermione?”
la
Grifondoro non accennava ad uscire e i suoi amicizi cominciavano ad
dubitare sulla riuscita di quel piano.
“Dovete
andare senza di me!”
“Hermione
che succede?”
e la
risposta, pelosa e felina, gli venne nonappena aprirono la porta del
bagno, ossarvandola Alphard decretò che a lei era andata male,
malissimo, condividevano quasi lo stesso male, perché ovviamente lui
avrebbe pagato oro per ritrovarsi la faccia di un gatto con coda e
tutto il resto piuttosto che rischiare di essere beccato da Daphne
Greengrass con le sembianze della sua dolce sorella minore al primo
anno
“Devo
andare da Madama Chips subito, voi però dovete sbrigarvi, dovete
trovare Malfoy”
“Starai
bene?”
ottenuto
un cenno affermativo da parte della ragazza i tre si avviarono fuori
dal bagno e verso le scale, dovevano raggiungere i sotterranei in
fretta pregando che Astoria e Daphne fossero ben lontane.
Fermi
di fronte all'entrata di Serpeverde si prepararono a pronunciare la
parola d'ordine
“Tiger
Goyle! Che fine avevate fatto?”
Mlafoy
era dietro di loro, fu lui a pronunciare la parola i tre entrarono
nella sala grande seguendoli, osservarono con attenzione il luogo che
li circondava, la sala comune di serpeverde era al di sotto del
livello del lago, non aveva un soffitto ma solo unaspessa lastra di
vetro che mostrava tutta la profondità dell'acqua e dei suoi
abitanti e Alphard cominciò a comprendere in parte gli occhi di
Nashira che si illuminavano quando ne parlava.
“Astoria?”
il
breve momento di magia fubruscamente interrotto quando il Grifondoro
si ricordò con orrore che si trovava nel covo dei serpeverde e che
di conseguenza qualche disgrazia doveva capitare per forza, e in quel
momento la calamità naturale che si stava abbattendo su di lui e sui
suoi amici aveva capelli biondi e occhi verdissimi e lo osservava dal
fondo delle scale di quello che doveva essere il dormitorio femminile
“Astoria
ti sto aspettando da almeno venti minuti! Forza vieni”
lo
sguardo di Daphne vagò dalla sorella agli altri tre presenti e con
sommo rammarico di Harry, Ron e Alphard iniziò a guardare Draco in
cagnesco, avevano dunque scelto un giorno di litigi tra serpeverde
per intruflarsi nella loro sala comune...grandioso
Alphard
decise di seguire la minacciosa migliore amica di sua cugina
lanciando uno sguardo disperato verso Harry e Ron che avevano
iniziato a sghignazzare.
La
stanza del dormitorio di Daphne era pulita e ordinatissima, i
riflessi dell'acqua donavano a quella stanza una strana aria di pace
e silenzo e Alphard non poteva fare a meno di pensare che sarebbe
stato quasi poetico morire ammazzato in quel luogo così silenzioso.
“Allora
cosa non avevi capito di Trasfigurazione?”
Alphard
provò a riflettere sulle lezioni che si dovevano seguire al primo
anno in modo tale da dare una scusa soddisfacente anche se
effettivamente lui a trasfigurazione non aveva mai prestato troppa
attenzione.
Si
guardava attorno disperato in cerca di qualche indizio, ma quella era
la staza di Daphne non di Astoria, ergo non ci avrebbe trovato
assolutamente nulla, si soffermò leggermente sul comodino della
ragazza notando una pila di lettere e una calligrafia inconfondibile
ed ebbe un tuffo al cuore
“Sono
le lettere di Nashira quelle?”
“Già!
Sai che finalmente sta riuscendo ad ambientarsi? Per fortuna perché
sarebbe stata una grossa disgrazia altrimenti, ha fatto amicizia con
due ragazze della congrega e ha trovato perfino un rivale mortale per
sostituire Theo”
lo
disse sorridendo serenza e senza dispiacere, Alphard fu
improvvisamente attanagliato da quella che era sicuro essere gelosia,
perché la sua pila di lettere con la cugina non era neanche
lontanamente così alta, perché ultimamente le lettere erano
diminuite e perché Nashira non si sarebbe mai aperta con lui come si
apriva con Daphne.
“Stavo
pensando di andare da lei questa estate, visto che sta prendendo le
tradizioni della sua famiglia tanto sul serio dubito che tornerà
presto in Inghilterra”
un'altra
pugnalata, Nash non era tornata manco a Natale quell'anno, erano
andati suo padre e i suoi fratelli da lei e Reda e Sadal non facevano
altro che dire quanto fosse contenta, se la immaginò un momento con
la pelle leggermente più scura per il sole e un bel sorriso stampato
in faccia, non la vedeva dallo scorso Giugno e sembrava essere
l'unico a sentire il peso della lontananza.
“Non
pensi mai che potrebbe decidere di rifarsi una vita lì senza te e
senza Alphard?”
il suo
nome gli uscì di getto e lasciò Daphne davvero perplessa
“Certo
che ci penso, ma insomma anche io sto legando anche con altre
persone...è normale”
lo
osservò di nuovo brevemente, cercando di carpire dal suo volto
informazioni e isnicurezze e Alphard sapeva di non dover lasciar
trasparire nulla perché Astoria Greengrass non aveva motivo di
provare del risentimento nei confrontidi Nashira
“E
poi il fatto che si stacchi da Alphard può essere solo una cosa
buona, insomma lei è già abbastanza spericolata di suo, non ha di
certo bisogno che quell'idiota allenti ancora di più i suoi freni
inibitori”
“Alphard non è un idiota!”
la
gelosia lasciò improvvisamente posto all'indignazione, i suoi
neuroni gridavano all'unisono di schiaffeggiare Daphne Greengrass ma
lui era un gentiluomo e non lo avrebbe mai fatto, tutto si può dire
di Alphard Black ma non di certo che picchia le ragazze... neanche le
Banshee come Daphne.
“Certo
che lo è, altrimenti perché avrebbe smesso di scriverle? Odio
davvero quando le causa certi dispiaceri, è un idiota, un
irresponsabile e anche un maledetto distratto senza concezione del
tempo”
“Certo
che te lo sei studiato proprio bene sorellina”
Daphne
sorrise, ma non divertita e manco affettuosa, in generale non era il
tipo di sorriso che Daphne Greengrass avrebbe rivolto alla sua
adorata sorella.
“Certo
che me lo sono studiata in effetti, per quasi un'ora”
e
Alphard Black fu congelato dalla consapevolezza...lei lo sapeva
“Davvero
e quando?”
Daphne fu fulminea nel puntargli la bacchetta contro
e il sorriso divenne improvvisamente una smorfia contratta, lo
avrebbe uscciso, fatto a pezzi e sacrificato al mostro di Salazar.
“Ti
do un secondo di vantaggio Black! La prossima volta che usi la
polisucco assicurati di avere abbastanza tempo, mia sorella ha gli
occhi verdi come i miei non neri e io e lei leggiamo le lettere di
Nash sempre assieme”
stava
iniziando svanire l'effetto della pozione, Alphard scattò in piedi
seguito dallo schiocco di un incantesimo che era, come suggerito dal
bruciore alle gambe, una fattura urticante, il suo spirito di
autoconservazione era l'unica che gli dava la forza di andare avanti
seguito dalle grida e dagli insulti della Serpeverde, doveva essere
lei l'erede di Salazar, di sicuro, nessuna creatura del pianeta era
subdola e maligna quanto Daphne Greengrass era con lui, eppure si
girò verso di lei per un brevissimo istante
“Davvero
Nashira prova del risentimento nei miei confronti?”
“Tu
scrivile e chiediglielo pezzo di imbecille!”
Un'altra
fattura e per fortuna questa non andò a segno, si infilò nelle
scale e scatto verso la sala comune dove Harry si stavano
allontanando sotto lo sguardo perplesso di Malfoy
“Cosa
diavolo ti è successo?”
“Daphne
ha cercato di uccidermi!”
I tre
si allontanarono di corsa lasciando la sala comune dei loro nemici
giurati, se ci fosse stata Hermione con loro metà dei problemi non
sarebbero manco sorti.
Si
avviarono di nuovo verso il bagno delle ragazze ma con loro sorpresa
Hermione doveva già essere andata in infermeria, il piano d'altra
parte era completamente allagato e si sentivano i lamenti di Mirtilla
provenire dalla finestra vicina al soffitto.
“Cosa
è successo?”
i tre
si aggirarono in cerca di indizi quando Harry si chinò sul pavimento
per raccogliere quello che sembrava a tutti gli effetti un diario
fradicio di acqua.
“Harry
di chi è?”
“Non
lo so...non c'è scritto niente”
***
Emmeline
Vance stava per chiudere le porte del suo ufficio quando notò una
piccola fiammella verde comparire dentro il camino, si avvicinò con
cautela conscia del fatto che poteva essere stato chiunque incluso un
mangiamorte a far materializzare qualunque cosa fosse comparsa lì.
Eppure
ciò che trovò nel fuoco era un piccolo pezzo di guscio d'uovo e ciò
che vi era scritto all'interno le infuse una tale felocità delle
gambe che pochi secondi dopo era già fuori dal suo ufficio.
Si
smaterializzò vicino allingresso per visitatori del ministero della
magia, ecco cosa succedeva quando lei decideva di prendersi cura di
sé stessa, di stare con l'uomo che amava e di farsi degli amici
nuovi: il fdanzato si trasformava in un sadico assassino, scompariva
e ricompariva a piacimento e l'amico veniva attaccato Godric solo
sapeva per quale motivo da un Runespoor andandosi a cacciare chissà
dove nel mondo.
Andò
dritta alla sede della Confederazione dei Commerci, l'ufficio di
Regulus era prevedibilmente chiuso, tentò qualche incantesimo di
apertura e al quarto o al quinto tentativo scassinò la serratura del
suo ufficio.
“Vediamo
dove diamine sei”
gli
appunti di viaggio di Regulus Black erano riposti stranamente in
ordine e Emmeline non potè fare davvero a meno di notare le grandi
differenze che separavano lui e il fratello.
Le
carte e gli appunti suggerivano che gli ultimi viaggi di Regulus
Black erano stati tutti nel sud est asiatico eppure questo non
spiegava l'uovo di Runespoor, perché chiedere il suo aiuto per farla
andare in Asia dentro l'uovo di un animale che si trovava in Africa?
“Vance!”
“Black!”
la
ragazza fece un salto nonappena si trovò di fronte a Srius Black e
James Potter...quando si dice il tempismo
“Giuro
che non è come sembra”
“Beh
lo spero, da qui sembra che tu abbia scassinato la porta dell'ufficio
di mio fratello e che stia facendo dello spionaggio industriale”
la
ragazza fece una smorfia comprendendo che i due avevano deciso di
prenderla in giro, perché può passare acqua sotto i ponti, può
finire la scuola e iniziare una guerra e quei due potranno anche aver
avuto dei figli ma se c'era una cosa al mondo su cui non esistevano
dubbi era sulla natura eternamente Malandrina dei suoi amici
“Sai
dov'è andato Regulus nel suo ultimo viaggio?”
“In Vietnam, i
due ragazzini sono a casa nostra infatti, perché?”
“Perché
gli è capitato qualcosa, qualcosa di brutto”
Sirius
sbiancò immediatamente, eppure Emmeline comprese che non aveva
afferrato appieno la gravità della situazione quando, mostrandogli
il guscio d'uovo, non lesse nel suo sguardo né apprensione né
fretta
“Ti
avrebbe mandato una richiesta di aiuto in un guscio di uovo di pollo”
e poi
si ricordò Emmeline che l'unica verifica di cura delle creature
magiche in cui Srius Black e James Potter presero più di Accettabile
era quella sui lupi mannari e animagus
“è
un uovo di Runespoor, hai presente? Serpente? Tre teste? Veleno
mortale?”
Avrebbe
dovuto fare la magizoologa anche lei se non ci fosse stata una guerra
in corso
“Quindi
cosa vuoi fare? Andare in Vietnam a setacciare boschi per trovare
Reg?”
“Io vado a setacciare boschi, voi andate a capire chi è
stato ad affidargli il lavoro”
“Noi
veniamo con te! Sarà grandioso, come ai vecchi tempi!”
la
ragazza fissava i suoi due amici sconcertata e palesemente irrititata
“Voi
non andate con nessuno, avete appena scambiato un uovo di Runespoor
per un uovo di pollo! E poi se ci succede qualcosa dovrete venire a
salvarci”
inconsciamente
aveva incluso Evan Rosier nella sua frase e appena si rese conto che
i due la osservavano straniti e incuriositi decise di inventarsi una
scusa
“Me
e Regulus ovviamente, perché io non ho alcuna intenzione di
lasciarci le penne per colpa sua”
“Aspetta
Emmie!”
Sirius
Black si tirò fuori dalla tasca un piccolo pezzo di specchio elo
porse alla giovane ghignando soddisfatto, la stava davvero prendendo
come una missione dei Malandrini.
“Tu
chiami noi arriviamo in Vietnam ok?”
“Grazie Sir, ma se è
come penso temo che tuo fratello sia da qualche parte in Burkina Faso
non ne sono ancora sicura, ma...io credo che qualcuno qui dentro odi
davvero tuo fratello, tanto da volerlo fare fuori”
“E
allora a maggior ragione non dovresti andare da sola”
“Non
dovete preoccuparvi per me”
C'era
qualcosa di strano in quella situazione, in lei che riusciva di nuovo
a lavorare con i suoi amici, che non aveva paura di partire da sola,
ma il senso di gratitudine e affinità che provava per Regulus era un
sentimento che credeva di aver perduto per sempre con la morte di
Dorcas, eppure era lì pronta a procurarsi una passaporta per il
Marocco e da lì proseguire per il Brukina Faso, sorrise leggermente
e trattenne una risatina quando si rese conto di essere ancora
osservata.
“Lo
sai vero che non c'è niente di divertente in mio fratello che viene
sbranato dai serpenti?”
“Non credo che i serpenti sbranino
qualcuno Sir, e comunque sono certo che il caro vecchio Reg riuscirà
a cavarsela”
“Io invece sono sicura di dovermi muovere se non
lo vorrò ritrovare a pezzi, e sono anche sicura che se sapesse che
tu James lo chiami caro vecchio Reg verrebbe direttamente dal Burkina
Faso a farti fuori”
Emmeline
sorrise di nuovo, sì lasciò i due uomini a confabulare dietro di
lei, una volta fuori dal ministero si smaterializzò nel maniero
scozzese che i Rosier avevano vicino a Stirling, era la posizione
perfetta per Evan, era isolato ma allo stesso tempo vicino all'isola
di Skye dove abitava Regulus, se uno dei due avesse avuto bisogno
dell'altro erano geograficamente in grado di aiutarsi, percorse il
sentiero ciottolato che attraversava un vastissimo giardino per poi
arrivare di fronte alla porta principale, fece un respiro profondo e
sbatté il pugno ripetutamente contro il legno della porta, se Evan
non fosse arrivato ad aprirle l'avrebbe sicuramente buttata giù.
Bastarono
cinque secondi di rumori selvaggi per far comparire Evan da dietro
alla porta di nocciolo, Emmeline si fiondò dentro guardandosi
attorno, non era la prima volta che andava in quel luogo e doveva
trovare qualcosa.
“Ma
fai pure come se fossi a casa tua Vance, ne deduco che non sei più
arrabbiata con me?”
“Dov'era la stanza delle passaporte al
secondo o al terzo piano?”
Evan Rosier aveva nel giro di pochi
minuti subito una violazione di domicilio e adesso pure un furto,
osservava la donna guardarsi attorno indaffarata e assolutamente poco
incline a dare una spiegazione.
“Perché
ti serve una passaporta?”
“Sto andando in Burkina Faso”
“In
Burkina Faso...e cosa esattamente dovresti farci in Burkina Faso?”
“Vado a salvare il culo di tuo cugino, è stato rapito credo,
doveva essere in Vietnam ma non c'è e ha mandato una richiesta
d'aiuto”
Rosier osservava con evidente scetticismo il guscio
d'uovo che Emmeline teneva alto come un trofeo.
“Ti
ha scritto di essere in Burkina Faso e di essere in pericolo dentro
un guscio di uovo di pollo?”
la ragazza mandò gli occhi al
cielo optando poi per passargli direttamente la prova del SOS di
Regulus Black, appena Evan la ebbe a portata di narici comprese
immediatamente perché la giovane aveva pensato al Burkina Faso come
meta del disperato salvataggio.
“Vado
a mettermi una camicia, le passaporte sono al secondo piano”
la
contrarietà dipinta nel volto della donna fecero comprendere ad Evan
che non solo aveva inteso benissimo le sue irresponsabili e avventate
intenzioni, ma che non le condivideva appieno.
“Tu
non verrai in Burkina Faso con me!”
“Mie le passaporte mie le
regole, o vengo anche io o Rregulus verrà ammazzato da qualsiasi
cosa trovarà nella sua strada”
“Hai
anche tu scambiato l'uovo di Ruenspoor per un uovo di pollo Evan, e
poi non mi fido del tuo senso del giudizio”
“Se vuoi parlare
di senso del giudizio Vance dovresti farti un esame di coscienza
visto che tieni il tuo fidanzato criminale nascosto in una villa in
Scozia, e poi- allargò le braccia ghignando in un modo inquietante,
era il tipo di espressione che Evan faceva quando le proponeva cose
che non si potevano rifiutare e questo sfortunatamente per lei era
capitato diverse volte nel corso della sua esistenza- chi di noi due
al suo quarto anno ad Hogwarts ha introdotto proprio quattro
Runespoor all'interno della sala comune di Grifondoro?”
“Brutto
bastardo allora sei stato tu!”
“Andiamo Vance, sai quante
foreste ci sono nel paese dove stai andando? Sai qual'è la località
più indicata per muoversi con una passaporta? Sai quale luogo ha la
più alta concentrazione di Runespoor? Sai quale luogo accomuna
tutte queste categorie?”
La
risposta era no, lei non lo sapeva e non lo sapeva perché non aveva
scritto in fronte esperta di flora e fauna del Burkina Faso
“Va
bene Mister Sabotiamo le sale comuni di domenica mattina alle
cinque vieni con me...che palle”
l'uomo
la superò diretto al piano superiore, Emmeline cercò di godersi
quegli ultimi minuti di solitudine cercando di tenere a mente il
perché era arrabbiata con lui, in maniera tale da non permettergli
di sfruttare quella situazione per farla cedere di nuovo, si aggrappò
allo scrigno intarsiato di legno di Damasco che li avrebbe portati in
Marocco e da lì avrebbero proseguito verso la messa in atto del più
improvvisato soccorso mai studiato dell'intera storia della magia.
***
Il
Giardino d'Acqua era, assieme alle zone accessibili solo ai Varsani
l'unico luogo dove Nashira riusciva a trovare un o' di solitudine, ci
andava spesso a bagnare i piedi la notte perché era certa di non
trovare nessuno.
Il
senso di vuoto e di inadeguatezza che le aveva lasciato la cerimonia
di Eunsur di Keyvan bruciava ancora e sapeva che l'avrebbe continuata
a tormentare per molto tempo ancora.
Non
aveva difficoltà ad ammettere a sé stessa di essere profondamente
gelosa del protetto della sua famiglia, Keyvan Aghajari era stat fino
a quel momento l'unico essere umano capace di farla sentire un
fallimento.
“Tutta
sola Inglesina? Dove sono le tue amiche”
E
ovviamente la solitudine doveva dimenticarsela, perché lei era una
stella e figuriamoci se l'Universo non poteva di certo evitare di
andare a farle visita impedendole di trovare un po' di pace, Keyvan
non aveva fatto altro che lanciarle frecciatine moleste per tutta la
durata dei festeggiamente e la verità era che lei a Keyvan non
piaceva proprio, manco per finta, manco per pubblica decenza di
fronte a suo nonno,
“Sono
venuta qui per stare da sola”
“Anche
io”
il
ragazzino si immerse in acqua fino alle spalle e iniziò a nuotare
per conto suo, lanciandole di tanto in tanto occhiate curiose.
Se
Nashira nn fosse stata Ingkese e imparentata con Thuban e Rania
Varsani Keyvan non avrebbe avuto assolutamente nulla contro di lei,
certo aveva sentito la gente parlare, aveva talento ma non era
costante negli studi, in poche parole una persona restia a mantenere
gli impegni presi, difficilmente si relazionava con gli altri, fatta
eccezione per Laleh e Khamisa eppure l'unica cosa che le tre
sembravano avere in comune era il nulla più assoluto, faceva
disperare Roxsane e fingeva di dimenticarsi che Mherzad era uno dei
suoi maestri e non il suo babysitter, non conosceva né Farsi né
Arabo e stava faticando ad imparare e ntrambi e si estraniava dal
resto della Dimora per leggere costantemente lettere
dall'Inghilterra, rendendo palese il suo attaccamento verso una terra
che era percepita quasi come un nemico, eppure non smebrava una
cattiva ragazzina, purtroppo per lei era stata presa in
considerazione per guidare la congrega degli Alchimisti e ciò voleva
dire che era ufficialmente sua rivale.
La
osservò ancora un poco prima di decidere che essere ignorato, per
uno che si chiama Universo, non è davvero una cosa tollerabile
“âb”
pronunciata
in farsi la magia dell'acqua prese forma in uno spruzzo leggero
andando ad investire in pieno la bambina, lì per lì Nashira non
sapeva se essere profondamente irritata o infuriata, così decise di
essere tutte e due le cose assieme.
“Dimmi
un po' si può sapere cosa ti ho fatto? È così impensabile che io
voglia stare da sola? Oppure la cosa impensabile è che non riverisca
come fa il resto della congrega?”
il
rossore delle guance della strega mostravano chiaramente tutti quei
sentimenti che aveva deciso di tenersi per sé durante le ore
passate, ma ora che era stata apertamente provocata trovava difficile
sopportare il carattere del ragazzo.
Keyvan
era educato quasi con tutti, alla maggior parte delle persone
mostrava solo il suo disinteresse, tranne che per Mherzad che
sembrava essere l'unico essere umano sul pianeta degno del suo
affetto, quindi non poteva fare a meno di chiedersi perché anche lei
non poteva gioire della sua indifferenza.
“Io
sono così stanca di te, credi di essere tanto perfetto e di meritare
chissà cosa, beh ho una novità. Io non sono mio nonno, non sono
Mherzad, ergo non mi importa niente di te!”
il
persiano rimase leggermente interdetto dalle parole della ragazzina
ma la fragorosa risata che gli stava esplodendo nel petto lui davvero
non riusciva a tenersela
“Non
ci credo...ahahahahah...tu sei gelosa, sei completamente e
irrimediabilmente gelosa di me”
“Questo non è affatto vero!”
“Non ti preoccupare, è perfettamente comprensibile, anzi
guarda ti ringrazio tanto ma non devi davvero, tu sei Nashira, sei
una stella, parente di Varsani. Non hai motivo di esserlo davvero,
dico bene?”
“Perché me lo devi fare per forza?”
“Io
ti starei facendo qualcosa?”
“Mi
fai sentire indesiderata e di troppo, ma questa è casa mia, quindi
dimmi perché lo fai”
Lui lui
che faceva sentire indesiderata lei,questo
era davvero il colmo, adesso pretendeva di passare pure come vittima.
“Guarda
che è lo stesso trattamento che tu riservi a me mocciosa non
credere”
“Questo
non è affatto vero!”
“è la seconda volta in meno di cinque
minuti che dici quella frase eppure mi pare che non la sappia
argomentare come si deve”
attimi
di silenzio si susseguirono durante i quali entrambi non accennavano
a volersi scusare. Improvvisamente Nashira gli lesse nello sgaurdo la
stessa solutidine che leggeva negli sguardi di Laleh e Khamisa, la
stessa solitudine che c'era nei suoi di occhi.
“Dove
vivevi prima di venire a Dimora del Drago?”
“...perché
ti interessa saperlo?”
non
c'era un vero motivo, era pura curiosità, la stessa curiosità che
l'aveva spinta a chiedere a Khamisa cosa ci facesse una Nigeriana
così lontana da casa o a Laleh come mai si trovasse lì e non a
Masuleh con il resto dei Kiarostami.
La
verità era che erano tutti ragazzini tremendamente soli in un luogo
che non conoscevano appieno e Keyvan non faceva differenza.
“Da
Qashm...ma non ci torno da molti anni, non posso”
Nashira
comprese immediatamete che doveva riferirisi al tradimento di suo
padre, la famiglia Aghajari era potente ed ambiziosa ed anche se
l'intento di Daryoush era fallito suo nonno non poteva permettersi di
prendere sotto gamba la minaccia che il resto del Clan portava con
sé.
Il
resto degli Aghajari aveva perso il proprio territorio, i propri
grimori e coloro che erano sopravvissuti vivevano esiliati chissà
dove...Kayvan era l'ultimo rimasto, della sua famiglia gli restava
solo il suo cognome.
“Odi
mio nonno?”
“Io non odio nessuno”
“Odi me però”
“Per odiare davvero qualcuno bisogna averlo amato prima Nashira
Black...e francamente dubito di averti mai voluto bene... provo astio
nei tuoi confronti questo sì. È ingiusto che una straniera, una
'ajnabi, possa essere tenuta in
considerazione per la successione, non biasimarmi”
E
non lo biasimava infatti, 'ajnabi, straniera, era una parola che le
avevano detto spessissimo da quando era arrivata, doveva più
attenzione degli altri perché era una 'ajnabi, doveva mangiare più
composta, vestirsi più pulita, stare più ordinata, usare un
linguaggio più forbito erché ogni sua piccola mancanzasarebbe stata
ricondotta sempre al suo essere straniera non al suo essere bambina,
non biasimava Keyvan perché anche lei provava astio nei suoi
confronti, provava ingiusto che il figlio di un traditore che aveva
cercato di uccidere suo nonno potesse essere preso in considerazione
per la successione, perché se lei non fosse stata una 'ajnabi ciò
non sarebbe mai successo, il figlio di un assassino non avrebbe mai
messo pieda a dimora del drago, ma evidentemente il suo essere
straniera era più grave dell'essere figlio di un traditore di Keyvan
Però lui ha salvato
Mehrzad, ha sconfitto un Ifrit da solo
Cercava
di far tacere la vocina nella sua testa che non mancava mai di
ricordarle che lei anche se non fosse stata straniera gli sarebbe
stata inferiore, se loro due fossero nati in situazioni diverse, se
lei fosse stata persiana a tutti gli effetti e se Keyvan non fosse
stato figlio di un traditore si sarebbero trovati comunque lì, nel
giardino d'acqua a provare astio l'uno nei confronti dell'altra.
“Com'è
stato?”
“Cosa
camminare in mezzo ad un fiume di fuoco per tre ore?”
“No...cambiare nome”
“Strano,
sono passate meno di ventiquattro ore e quando la gente chiamarmi
Keyvan fatico a ricordarmi di voltarmi, ma è il mio nome...non
poteva andarmi meglio”
“Non credo che mi piacerebbe...adoro
il mio nome, Nashira, la fortunata, il campo. È un nome che mi dà
possibilità di scelta e sicurezza”
“è
egoista quello che dici, davvero tanto”
“Perché
mai?”
“Il nome che ricevi da Khorshid non è solo la tua vera
natura, è il tuo dovere verso il mondo. La maggiorparte delle
persone non lo apprende mai vagando senza sosta alla ricerca di un
significato alla propria esistenza, ma quelli di noi che lo ricevono,
comprendono immediatamente il loro posto nel mondo, Reza si sarebbe
adeguato alle scelte del padre ma Keyvan no, Azad avrebbe vagato
all'infinito per il mondo ma Thuban aveva degli obbighi nei confronti
della congrega, è così che tuo nonno è rimasto e Farjad sarebbe
stato un sapiente ma non Mherzad, lui è il dono del sole, porta luce
e salvezza, è grazie a lui se molti si sono salvati durante la
ribellione di mio padre, ed è grazie se si è salvato lui,
l'Universo protegge sempre i suoi figli. Quindi devi deciddere
Nashira, se vuoi vivere della fortuna e delle scelte libere che il
tuo nome ti dona o se vuoi compiere un atto di disinteressato
altruismo e realizzare il tuo dovere verso il mondo...pensaci su”
la
quantità di cose che Keyvan conosceva sulle loro tradizioni erano
smisurate e più lui parlava più lei il suo essere una Black nelle
sue parole imboccando la strada dei Varsani, con Keyvan era un
continuo smarrirsi e ritrovare la strada, per questo lo temeva tanto
come rivale, perché era saggio, perché sapeva e perché apparteneva
a quel luogo, cosa di cui lei non era ancora certa.
“Se
io ti chiedessi di aiutarmi ad ambientarmi e a comprendere
meglio...mi aiuteresti?”
E il
sorriso che il coreateneo le rivolse era era il più dolce e il più
sincero del mondo.
“Sono
l'universo io, curo tutte le mie stelle, certo che ti aiuterei... ma
dovrai ammettere di aver bisogno d'aiuto prima”
le
parole non volevano saperne di uscire, perché lei era una Black
ancora e al diavolo l'altruistico dovere verso il mondo lei non
voleva chiedere aiuto, non era ancora abbastanza persiana per quello,
si sarebbe strappata la lingua prima di ammettere ad alta voce di
avere bisogno di aiuto.
“Io...credo
che me ne andrò a dormire”
si
allontanò lasciando il compagno dietro di lei, dopo qualche secondo
la risata di Keyvan le colorò le guance di rosso, di rabbia
ovviamente perché lei era una Black e dell'imbarazzo non conosceva
manco l'esistenza.
Mi sono persa in mezzo
all'Universo.
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