There is a light that never goes out.

di Dreamer_imperfect
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Always. ***
Capitolo 2: *** 02. Smell like teen spirit. ***
Capitolo 3: *** 03. I see fire. ***
Capitolo 4: *** 04. Father and son. ***
Capitolo 5: *** 05. Bad day. ***
Capitolo 6: *** 06. Up&Up. ***
Capitolo 7: *** 07. Ho fatto in tempo ad avere un futuro ***



Capitolo 1
*** 01. Always. ***


La storia non è stata scritta con alcuno scopo di lucro. 



 
Alla mia famiglia,
ai miei gemelli e a tutte quelle persone
che, alla fine, sotto sotto
sono un po’ un Percy Weasley.
 
 
 
Capitolo primo.
Always, Blink 182. 
 
So here I am,
I’m trying
So here I am,
Are you ready?
 
 
 
Audrey Beckers è in ritardo, terribilmente. La sveglia babbana regalatole da suo fratello per lo scorso Natale, quella mattina, non ne ha voluto proprio sapere di suonare. Non è riuscita a farsi la doccia e non ha potuto nemmeno cibarsi di una colazione decente, stando attenta a non strappare le calze, si è vestita in fretta e furia. Pronta, sorride all’immagine dello specchio dell’ingresso del suo appartamento: i capelli sono perlomeno passabili, la camicia bianca è immacolata (sia benedetto lo smacchiante consigliato da sua madre!), la gonna nera è perfetta e le scarpe col tacco non sembrano neanche troppo scomode. Ora, può andare, sì. Percorre di fretta due rampe di scale, bussa alla porta di Olivia, la sua migliore amica, che le apre in pigiama. Le schiocca un bacio nella guancia e ‹‹ Devo andare a lavoro, fai la spesa anche per me! E passami a prendere in ufficio ››. Olivia arriva appena in tempo ad annuire e sorridere all’ombra della sua migliore amica nel pianerottolo di sotto, è troppo presto per fare qualcos’altro.
Continua a correre per le scale, con un sorriso sul volto e tanta voglia di provare, sentire, vivere. Non è proprio contenta - sfida qualcuno nel mondo magico ad esserlo dopo le ultime notizie, solo che tum tum, il suo cuore batte nel petto perché finalmente può lavorare veramente. Non che ci si annoi in ambasciata, anzi, il suo capo è uno dei suoi migliori amici e tutti gli altri sono così gentili e pronti a qualche battuta, ma era da troppo tempo che non veniva qualcosa a scombussolare, a sconvolgere, a metterli alla prova. Audrey ha un po’ paura, questo sì, ma, come ha deciso con Olivia l’altra sera di fronte a Titanic, lei non si schiererà mai dalla parte di Tu-Sai-Chi, anche se rischia di diventare matta dietro alle parole e alle lamentale dei cittadini belgi in Inghilterra, a costo di passare ore a sviscerare assieme agli Auror l’assassinio di un belga per “cause misteriose”.
Arriva al Ministero (i gabinetti sono troppo pieni a quest’ora del mattino!, si lamenta) e quasi corre per raggiungere la sala giusta. Quando arriva, si guarda attorno. Riconosce i tratti spigolosi dell’ambasciatore norvegese che stringe la mano a quello danese, accanto a loro, i loro assistenti sembrano non aspettare altro che essere presentati. Ci sono un sacco di volti, alcuni la salutano e lei ricambia con un sorriso, mentre, stringendo varie mani e salutando con un cenno al capo vari personaggi di cui sente costantemente parlare nel suo lavoro, raggiunge Stef. Audrey crede che a prima vista dia l’idea di essere troppo buono, lo si capisce dal sorriso e da quello sguardo fraterno, e un gran simpaticone, con cui proprio è impossibile litigare e siccome Audrey lo conosce bene, crede che non potrà mai esistere alcuna prima idea più giusta di questa. Stef Martins è una delle persone migliori che si possano incontrare, ne è sicura: mangia tutto, non fa mai pesare nulla, è disponibile sia per ubriacarsi dopo una giornata lavorativa pesante sia per andare a correre fra i Babbani la domenica mattina ad Hyde Park. Non esiste persona più versatile, cordiale e disponibile. Audrey deve gran parte (per non dire tutta) della sua vita di ora a lui: le ha dato fiducia quando era solo una diciottenne senza esperienze concrete lavorative, l’ha aiutata a trovare un appartamento a Londra che costasse poco e le ha fatto conoscere i suoi migliori amici, consapevole che poco dopo sarebbero diventati quelli di tutti e due.
‹‹ Sei in ritardo ›› le fa presente, con un sorriso divertito.
‹‹ Lo so, − annuisce appena mentre continua a guardarsi attorno − l’ambasciatore spagnolo Marquéz ha un nuovo braccio destro? ›› chiede poi, inclinando la testa di lato per studiare la figura accanto all’ambasciatore spagnolo, impegnato a stringere la mano ad un volto sconosciuto.
‹‹ Sì, si chiama Sofìa Lòpez, non è male: Elisabeth l’altro giorno mi ha detto che è in gamba, efficiente e precisa e - prima che tu me lo chieda - non lo ha detto pure a te, perché eri a casa, malata ›› le scompiglia un attimo i lunghi capelli mori, ricomponendosi subito dopo, non vuole che l’ambasciatore francese pensi che non sia professionale e diligente.
‹‹ Devo parlare con Elisabeth, − sbuffa − non mi piace non essere informata. Ad ogni modo, sono contenta. Finalmente qualche nuova donna: ci siamo solo io e quella francese dalla puzza sotto il naso! ›› borbotta, giocando con i capelli mossi che le solleticano il gomito sul bracciolo della sedia.
‹‹ In effetti, siamo praticamente solo uomini a girare per le ambasciate al momento. Ah, − dice poi − ti ho lasciato sulla scrivania delle pratiche da guardare, possibilmente entro dopodomani ›› cambia argomento perché nessuno può veramente voler iniziare con Audrey una discussione sui ruoli occupati dalle donne nella società odierna. Non ha proprio voglia di litigare, non con così tanta stanchezza addosso: non doveva rimanere fino a tardi in ufficio, ieri sera, non con l’incontro per le dimissioni di Caramell il giorno dopo.
‹‹ Lo faccio appena torno a casa e domani mattina te le faccio trovare sulla tua scrivania ›› risponde subito dopo. Le piace essere efficiente nel lavoro, lo fa con piacere: lo ama, non lo cambierebbe per niente al mondo. Adora fare da tramite fra l’Inghilterra e il Belgio assieme a Stef, in particolare occuparsi del progresso culturale e di quello scientifico, impara cose che altrimenti non avrebbe occasione di apprendere e, modestia a parte, sa di essere piuttosto brava in ciò che fa, ci riesce bene e ne è consapevole.
Stef non riesce a dire nient’altro, un brusio si diffonde e il Ministro Cornelius Caramell entra in sala, con le spalle ricurve e la mantella di ottima stoffa che striscia lievemente a terra, seguito da altre persone.
Audrey allunga il collo per vedere meglio qualche volto, molti li ha già visti in compagnia di Caramell, come quel rosso che cerca di darsi un’aria importante e sembra poter baciare il pavimento su cui cammina il suo superiore e quell’uomo basso di cui i bottoni della camicia bianca sembrano stare per volare via. Aspetta che prendano posto sulle poltrone di fronte a tutti loro e li scruta in silenzio, con gli occhi marroni dalle lunghe ciglia che si assottigliano.
‹‹ Grazie per essere venuti quest’oggi, − è il rosso notato poco prima che prende parola, gonfiando il petto e alzando il mento, sembra onorato di essere lì, di stare parlando ed Audrey - semplicemente - non lo sopporta già − io sono il Signor Weasley, l’assistente personale del nostro Ministro, mi sono premurato personalmente che fossero presenti solo le persone adeguate a questo ambiente, per tanto, vi chiedo di far rimanere tutto ciò che il Signor Caramell andrà a dire qui dentro, successivamente egli stesso sceglierà cosa rivelare alla stampa, la quale non deve essere assolutamente informata dei dettagli di questo incontro. Per tanto, lascio la parola al nostro Ministro ›› conclude poi con un sorriso, sedendosi.
‹‹ Tanto, anche se venisse informata, il Ministero ha pieno controllo della Gazzetta del Profeta: gli ha imposto di scrivere di un mondo pieno di serenità turbato solo da quel mascalzone di Harry Potter per un anno intero ›› sussurra Audrey all’orecchio di Stef, con una nota ironica nella voce. Ancora, semplicemente, non riesce a perdonare il Ministero per essere stato così idiota. La sola idea le fa stringere i pugni, non ci crede che questi inglesi abbiano scelto un Ministro così codardo.
‹‹ Come penso tutti sappiate, − dice schiarendosi la voce, tutta la sala si fa muta − sono qui oggi per annunciarvi con immenso rammarico le mie dimissioni. La comunità magica inglese non ha potuto ignorare i comportamenti e le decisioni che ho preso in quest’ultimo anno, non la biasimo per questo: ha ragione. Ho imparato a mie spese che bisogna prendere atto delle nostre scelte e di ciò che ci circonda, credo di aver sbagliato terribilmente a non ammettere il ritorno di Voi-Sapete-Chi, per questo non mi stupisco che la comunità magica abbia chiesto per quindici giorni di fila le mie dimissioni, non ne vado fiero, ma non si può tornare indietro. Se non fossi stato così stolto, oggi saremmo perlomeno più preparati a livello pratico contro il pericolo che incombe su tutti noi, gli Auror sarebbero più pronti e le famiglie magiche avrebbero una protezione sopra le loro case, ne sono sicuro. Ad ogni modo, nei miei ultimi giorni di carica mi sono occupato di non lasciare pratiche in corso, in modo che il nostro futuro nuovo Ministro possa dedicarsi quasi completamente al ritorno di Voi-Sapete-Chi, spero che lui possa muoversi a capo di questo Paese meglio di me e che porti avanti, come è sempre stato fatto, lo scambio culturale e scientifico e gli accordi fra i nostri Stati. − fa una breve pausa, scambiandosi un sorriso con le persone di fronte a lui − Non mi ritiro, comunque, rimarrò presente nel nostro Ministero come Consulente, confido di evitare al futuro nuovo Ministro gli errori che ho commesso io stesso. Il mio ultimo compito sarà andare ad avvisare il Primo Ministro Babbano sui pericoli ai quali siamo tutti soggetti, come i tragici eventi a cui siamo stati spettatori questa settimana*, causati probabilmente dai Mangiamorte scappati l’anno scorso da Azkaban e quelli che non siamo mai riusciti a catturare. Domani probabilmente saprete, come tutti noi, il nuovo Ministro. Vi ringrazio per l’attenzione e per il lavoro che state ancora egregiamente portando avanti anche nel nostro Paese ›› conclude in fine, mentre i presenti iniziano a battere le mani.
Audrey, che applaude con fare annoiato, si scambia un’occhiata con Stef. Non vede l’ora di lamentarsi con Olivia.
 
***
 
Olivia Lewis ha fame, mentre si domanda come dopo due anni possa ancora pensare che la sua migliore amica arrivi puntuale. È ferma alla cabina telefonica rossa da più di quindici minuti, senza cibo e senza musica, e di Audrey non c’è ancora traccia. Quando un campanile suona in lontananza, sbuffa seccata: non ha fatto la spesa né per lei né per la sua migliore amica, quell’oggi, d’altronde, nella tv Babbana che ha trasmettevano Doctor Who e lei è perfettamente convinta che non ci sia modo migliore per spendere il giorno libero di fare fondamentalmente nulla, se si esclude la lettura di un libro preso in qualche strada nascosta della sua amata Londra o rimanere sdraiata nel divano a fare zapping in tv. Non ha mangiato nulla, escludendo la colazione fatta alle due del pomeriggio dopo essersi risvegliata, ed ora ha fame, soprattutto perché il pensiero delle McNuggets che le verranno servite fra un po’ al McDonald’s vicino a casa, non la aiuta.
‹‹ Scusami, scusami! Dopo il discorso delle dimissioni di Caramell, ci sono state un sacco di domande e siamo rimasti lì altre due ore, e dopo, be’, dovevo sbrigare altro lavoro. È da molto che aspetti? ›› se Olivia non amasse la sua migliore amica, la starebbe già trascinando via da lì in fretta e furia, però è la persona più importante della sua vita e siccome ha notato le occhiaie sotto gli occhi e il sorriso stanco, le sorride.
‹‹ Abbastanza, ma io non ho fatto la spesa per nessuna delle due, direi che siamo pari quindi ›› risponde, dondolandosi sulle All Star.
‹‹ McDonald’s? ›› ride Audrey con i capelli neri che le cadono dietro le spalle.
‹‹ Lo vedi perché siamo migliori amiche? ›› scherza lei, prendendola sotto braccio ‹‹ Ad ogni modo, “dimissioni di Caramell”? È ufficiale, quindi?››.
‹‹ Già, – annuisce – quasi non ci credevo! Credo sia da un anno che non aspetto altro, ma non sappiamo ancora quale sia il nuovo Ministro, anche se Stef mi ha detto che avremmo un incontro personale con lui prossimamente, spero sia migliore di Caramell, anche se ci vuole poco! D’altr- ››.
‹‹ Signorina Beckers, giusto? ›› si aggiunge una terza voce alla conversazione, proviene da dietro e Audrey, di spalle, si gira curiosa.
‹‹ Esattamente, lei è il Signor Weasley, invece? ›› risponde incuriosita.
‹‹ Sì – accompagna la parola ad un segno affermativo col capo – e mi scusi se mi intrometto nella conversazione, ma mi volevo accertare che non rilasciasse particolari su ciò detto dal nostro Ministro, che continua ad esserlo fino a domani pomeriggio, quando si troverà un sostituto, fra l’altro, non ritengo che sia necessario diffamarlo e personalmente non capisco come si permetta ›› Olivia fa un passo indietro: ma questo da dove viene fuori? Vorrebbe andarsene rapidamente, soprattutto quando sente Audrey tendersi affianco a lei.
‹‹ Ma veramente come non si permette lei! – risponde subito, pronta – Non credo che lei sia così stupido da non riconoscere quanto sia stato sbagliato per i maghi della Gran Bretagna averlo a capo ›› non pensava fosse possibile che qualcuno avesse dei dubbi a riguardo,  ma evidentemente si sbagliava.
‹‹ Ha fatto un gran percorso nella sua carriera! Nell’ultimo anno ha solo cercato di non dare per scontate le parole di due pazzi e -››.
‹‹ “Pazzi”? Ma è serio? Lei crede davvero che Albus Silente - quell’ Albus Silente sia un pazzo? Come Harry Potter? Lei crede soltanto ciò che le hanno obbligato ad appoggiare! Anzi, scommetto che quand’era ad Hogwarts, sotto il tetto di Albus Silente, lei lo venerasse, come ora fa con Cornelius Caramell ›› incrocia le braccia al petto, seccata.
‹‹ Io ragiono con la mia testa, invece! E sono convinto che Silente sia stata un’ottima persona, ma che ora la vecchiaia inizi un po’ a farsi sentire. I miei superiori non mi costringono a credere quello che vogliono, sono semplicemente informato su ciò che pensano e hanno intenzione di fare ed io mi trovo d’accordo con loro, non crede che altrimenti non farei questo lavoro? ›› gonfia il petto, mentre parla della sua carica.
‹‹ Non farebbe questo lavoro perché una persona come Cornelius Caramell, appena si sente minacciato, scatta sulla difensiva! Se si mostrasse contro, sarebbe già disoccupato›› replica, puntandogli l’indice contro. Olivia non è più stretta a lei, ma continua a tenerle una mano sul gomito, un po’ per trattenerla, un po’ per ricordarle che è lì (sempre dalla sua parte). Percy, invece, sembra colpito, quasi ferito. Arretra di un passo, mentre le labbra si socchiudono non lasciando uscire nessun suono.
‹‹ Come può dirlo? Non mi pare che lei lavori affianco a me o conosca Cornelius Caramell come le sue tasche›› mormora infine, come un soffio. È incredibile come l’atmosfera intorno a loro sia cambiata in così poco tempo, Audrey si morde all’interno la guancia, non le sembra di aver detto niente in grado di colpirlo così tanto.
‹‹ Ha ragione, questo è vero, però non le permetto di anche solo pensare che sono stupida: non lavorerò con lei e non sono la migliore amica di Caramell, ma è un anno intero che ho a che fare con le decisioni che prende e che sono tenuta a sapere per lavoro, per tanto, penso di essere abbastanza sveglia da saper fare due più due››gli risponde, con più calma, soppesando le parole. Percy sembra essersi risvegliato da un brutto sogno quando la sente rispondergli, passa le mani sopra le pieghe delle camicia, respirando pesantemente.
‹‹ Non avevo mai pensato che sia stupida, mi scusi se le ho fatto capire ciò. Mi dà fastidio sentire si parli di certi argomenti in questi – evita di specificare quali – modi. Ora mi scusi, ma Cornelius ha invitato tutti i suoi dipendenti stretti a cena, buona serata a lei e la sua amica, Signorina Beckers ›› avrebbe ancora tanto da dire, Audrey l’ha capito. Gli rivolge un segno col capo poco prima di sentire il pop della Materializzazione, rivolge l’ennesimo sorriso stanco a Olivia - che sembra tornata a respirare solo ora, lontana da occhi estranei e giudizi affrettati, sicura di essere accolta e accettata.
‹‹ Simpatico ›› decreta infine Olivia con un po’ di sarcasmo nella voce, smorzando l’atmosfera. Conosce Audrey e sa che passerà ore a pensare a come abbia potuto offendere così tanto il Signor Weasley. Ha anche la spiacevole sensazione che non sarà l’ultima volta con cui ne avrà a che fare.
‹‹ Allora questo McDonald’s? – ride Audrey, con la mente altrove – Prima però passiamo da casa, lo sai benissimo che questi vestiti eleganti li uso unicamente per andare a lavoro!›› le prende la mano prima di Materializzarsi a casa (finalmente).
 
***
Quella notte, mentre Olivia ha uno dei soliti incubi al piano di sotto e Percy rilegge per la quarta volta la stessa frase di un libro, Audrey è nel suo appartamento a sorseggiare tè caldo. Sposta lo sguardo sui libri caduti dal tavolino, sulla lampada cinese nel comò della sala, sul telecomando nascosto dietro un cuscino nel divano, sulla macchia nel pavimento e su tutte le foto alla parete: i volti di Olivia, Ruben e Noemiè le sorridono. Sposta lo sguardo su tutto e non vede niente. Nella sua testa innumerevoli “come” e “perché?” non ricevono risposta, non riesce nemmeno a capire perché le importi così tanto. Poco più tardi, quando appoggia la tazza, piena di tea fino a poco prima, nell’acquaio, non può fare a meno di stringere con stizza i bordi del ripiano, mentre chiude gli occhi e pensa Dannato Weasley!
 






come i tragici eventi a cui siamo stati spettatori questa settimana*: Faccio riferimento a quelli riportati nel primo capitolo di Harry Potter E Il Principe Mezzosangue, ovvero il crollo del ponte di Brockdale (prima scena del sesto film), degli omicidi di Amelia Bones e Emmeline Vance e il finimondo nel West Country.



Lele's corner. 
Io non so veramente perchè sto postando questo capitolo oggi, probabilmente per ritardare i compiti ancora un pochino e per risollvermi il morale dalla verifica di matematica di questa mattina, be', ad ogni modo, sono qui e ... troppo lungo? Troppo corto? Troppo noioso? Troppo pieno? Ne sono molto insicura, a dir la verità, ho accennato ad un sacco di cose che poi si andranno a sviluppare prossimamente, come il rapporto fra Olivia e Audrey, i comportamenti di Percy, il lavoro in ambasciata e il personaggio di Stef, gli incubi di Olivia e così via, e non so quanto questo possa piacervi o meno. Abbiate pazienza :)  
Ci terrei a fare alcune precisazioni:
01. La Rowling non ci ha mai confermato l'esistenza di ambasciate nel mondo magico, ma non ci ha neanche confermato il contrario, giusto? Audrey è proprio il braccio destro di Stef: prende il suo posto quando questo si assenta, ha un ruolo più alto rispetto ad altre persone che magari incontrerete nel corso della storia e capita raramente che debba tornara nel suo paese di origine: il Belgio. 
02. Il personaggio di Audrey e tutti gli altri non presenti nella saga sono caratterizzati da me, per tanto non si accetta nessun tipo di plagio.
03. Il titolo della storia è preso dalla canzone There is a light that never goes out degli The Smiths, per il testo e per tanti altri motivi :) 
04. Il titolo del capitolo, come penso abbiate intuito dal titolo, è preso dalla canzone Always dei Blink 182 (che sono bravissimi, correte ad ascoltarli!), così come i versi che vengono riportati prima del primo paragrafo. 
Credo di non dover fare altre precisazioni che purtroppo però saranno sempre presenti in fondo al capitolo. La storia va pari passo agli avvenimenti avvenuti nei libri, anche sottigliezze o particolari che qualcuno potrebbe non ricordarsi, per questo riporterò spesso informazioni prese dai miei volumi di HP. Questo capitolo è situato poco prima al primo di HP e Il principe Mezzosangue, considerando che si apre con il discorso di Caramell al primo ministro babbano. 
Lo so, è abbastanza noioso: non si sa quasi nulla dei personaggi, vale la pena un altro capitolo? 
Spero mi farete sapere, un grazie se siete arrivati fino a qui, in particolare alla mia Olivia che mi ha scritto "Io mi fido di te, fidati anche tu" e buona settimana a tutti, 
Lele. 



 

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Capitolo 2
*** 02. Smell like teen spirit. ***


Secondo capitolo.
Smell like teen spirit, Nirvana.
 


With the lights out, it's less dangerous 
Here we are now, entertain us 
I feel stupid and contagious 
Here we are now, entertain us
 
 
 
 
Percy è sicuro che alcuni di quei libri, se fossero animati o pensanti, saprebbero riconoscere il suo tocco. Quella è la parte del Ghirigoro che preferisce di più, più isolata e appartata da tutti gli altri, ha quattro scaffali a coprirla dalla vista dei clienti. Il corridoio su cui si affacciano centinaia di libri è illuminato da una lampada antica, la luce è quanto basta per riuscire a leggere i titoli dei volumi. Percy chiude un attimo gli occhi, trascina le dita lungo i libri: sente le copertine ruvide e lucide, quelle sottili, lisce, i titoli rialzati; traccia i percorsi di quelle lettere alla cieca, con delicatezza, leggerezza, prosegue quel percorso senza sapere bene dove volere andare, per poi fermarsi. Il libro su cui sono posati i suoi polpastrelli è grande, molto vecchio a giudicare da come è rilegato, la copertina è sbiadita verso il fondo, ma guardando con attenzione Percy riesce ancora a vedere l’orlo delle vesti dell’uomo raffigurato. Si chiama “La magia ai tempi dei greci”, scritto decenni prima da Bathilda Bath e Percy, appena legge il nome dell’autrice, comincia subito il primo capitolo. Nutre una profonda stima nei confronti di quella donna, come milioni di persone crede che “Storia della magia” sia uno dei libri meglio scritti che possano esistere, tiene la sua copia, a casa, con estrema cura.
Spesso e volentieri, Percy si lamenta su come le persone tendano ad evitare la lettura di certi libri, eppure sa benissimo che se in quel corridoio ci fosse qualche persona in più, ne sarebbe altamente infastidito, anche se ovviamente, di fronte al commesso con cui si scambia spesso opinioni sui libri, non lo ammetterebbe mai (nonostante lui lo abbia già capito). Quello scaffale è un piccolo angolo di libri che sente suoi ed è troppo tempo che Percy non condivide nulla con nessun’altro.
Gli piace camminare per Diagon Alley, gli è sempre piaciuto. D’altronde, anche da piccolo ogni tanto disobbediva ai suoi genitori che gli intimavano di stare loro vicino, solo per anticipare i loro passi e vedere tutta quella magia con i suoi occhi. Percy pensa che sia impossibile scordarsi della prima volta a Diagon Alley perché si sente appartenenti a qualcosa di meraviglioso, di speciale, si capisce cosa sia veramente in grado di fare la magia. Quando passa davanti alla Gelateria Florean si rivede piccolo con la bocca sporca di Stracciatella, ci ripensa con un sorriso lieve, invisibile quando gira l’angolo e si ritrova davanti la sfarzosa vetrina dei Tiri Vispi Weasley.
Quasi come un’abitudine, si Disillude con un rapido movimento di bacchetta e si avvicina sempre di più a quell’ammasso di colori, fino a quando appoggia la fronte alla vetrina per sbirciare dentro. Ci sono come sempre tante persone, vede un gruppo di ragazze davanti ai filtri d’amore e una bambina giocare con una Puffola Pigmea, nota lo sguardo esasperato di una madre mentre rincorre il suo bambino per quegli scaffali e poi, semplicemente, li vede.
Guardano tutta la scena dall’alto, sorridendosi fra loro con aria compiaciuta, è impossibile non notare quanto siano soddisfatti per il loro piccolo grande sogno. Coi loro completi di pelle di drago sembrano più grandi, ma è un’impressione che dura giusto un attimo perché poi li vede scambiarsi lo stesso sguardo malandrino e a Percy sembrano tornati gli stessi che gli nascondevano le pergamene per spedire le lettere, ma niente è lo stesso e Percy, mentre stringe nelle tasche i pugni e cerca di mandare giù quel nodo che gli si è formato in gola, desidera solo essere ancora loro fratello.
 
 
 
***
 
 
I capelli di Olivia dondolano seguendo i suoi movimenti. Audrey, con i gomiti appoggiati alla ringhiera del piccolo balcone del suo appartamento, pensa che sia proprio bella con gli occhi chiusi e la testa che si muove seguendo la musica che risuona nella stanza.
‹‹ With the light out, it’s less dangerous … ›› Olivia canticchia, inconsapevole di avere gli occhi della sua migliore amica su di sé. Audrey si muove con leggerezza, non vuole che Olly la senta: rovinerebbe quel piccolo paradiso che la sua migliore amica riesce a trovare solo con la musica. Arriva al tavolino di fronte al divano, sul quale era bellamente accomodata fino a poco prima con Olivia, e prende la Polaroid appoggiataci sopra. Se la porta all’occhio e click.
‹‹ Ti proibisco di attaccarla alla parete, buttala subito, Aud ›› salta su Olivia. Non si ritiene particolarmente fotogenica e la sola idea che qualcuno che non sia Audrey veda un momento di così ampia intimità con se stessa la mette a disagio. Si mordicchia il labbro sperando che Audrey la ritenga una foto orrenda, ma capisce già di avere speranze vane quando la vede osservare lo scatto con le labbra inclinate in un sorriso.
‹‹ Sei troppo bella per essere buttata nella pattumiera, – dice, mentre Olivia si accascia pesantemente contro lo schienale del divano – vuoi forse privare i miei ospiti di una visione così meravigliosa? ›› attacca la fotografia alla parete con un rapido movimento di bacchetta, per poi scriverci sotto Smell like teen spirit. Olly fissa la foto: è Babbana, non si muove, ma si riescono comunque ad intuire i suoi movimenti, la luce le contorna il profilo del viso e i capelli lisci, tanto da farli sembrare una sfumatura più chiara di quel che in realtà sono. Lì, sembra quasi graziosa e spensierata.
‹‹ Ti odio ›› borbotta di rimando.
‹‹ Non è vero ››.
‹‹ Lo so. E ti odio anche per questo ›› scoppiano a ridere entrambe.
‹‹ Senti, come stai? Meglio? ›› dice Audrey, sedendosi nuovamente di fianco a lei, poco dopo. Questa volta è seria, lo si capisce da come la fissa. Con la schiena ritta e il mento alto, com’è ora, Olivia si ricorda della sua educazione da Purosangue.
‹‹ Credo di stare un po’ meglio, sì ›› dice infine, sospirando. La verità è che no, non sta per niente meglio - ed Audrey questo lo ha già capito -, ma vuole esserlo. Vuole essere una persona migliore, vuole saper affrontare tutto questo dolore e vuole reagire, ma lei non è come Audrey, che appena cade prova a rialzarsi, che percepisce il dolore senza renderlo padrone di sé. Lei è Olivia ed è sopraffatta da tutto questo male, che lacera l’anima, le strappa i capelli, le stringe i polsi e le blocca il respiro. Non riesce neanche a parlarne, quando ci ha provato, la voce ha iniziato a tremarle, si è rifugiata fra le braccia della sua migliore amica come una bambina di cinque anni. Le ci sono voluti diciassette minuti per calmarsi.
‹‹ Olly, – sospira Aud – starai meglio, te lo prometto. Dai tempo a te stessa ›› sussurra infine, mentre le stringe delicatamente il braccio: lei c’è, vuole che lo sappia. Olivia annuisce appena, con lo sguardo perso fuori dalla finestra.
‹‹ Mi sa che abbiamo bisogno di qualcosa in grado di risollevarti il morale … ›› riprende Audrey, mentre si tormenta un labbro. Non doveva andare così. Si era ripromessa di chiederlo con calma, magari introducendo prima l’argomento del solito “Come va a lavoro?”, per poi piano piano farle quella domanda. Suo padre le ha sempre ripetuto che non c’è un momento giusto, ma che siamo noi fare sì che lo sia, eppure avrebbe voluto aspettare, anche se non è mai stata brava a farlo.
‹‹ Davvero? Ti vorrei ricordare com’è finita l’ultima volta che mi hai fatta ubriacare ›› Olivia ride, smorzando l’attenzione e alleviando i sensi di colpa di Audrey.
‹‹ Non è successo nulla di così orribile … ›› inizia a dire.
‹‹ No, mica. Ho solamente detto al ragazzo che mi piaceva i miei sentimenti, per poi vomitargli sulle scarpe ››.
‹‹ Credo sia stato il momento più esilarante della mia vita, ma comu- ››.
‹‹ Non della mia, Aud, non della mia ›› borbotta Olivia.
‹‹ Ma comunque mi riferivo alla tua medicina preferita: Titanic ››Audrey, ora in piedi con il dvd in mano, guarda Olivia dall’alto in basso con un sorriso malandrino ‹‹ Credo sia passata una settimana dall’ultima volta che l’abbiamo visto, dobbiamo recuperare ››.
                                                                                                                             
***
 
 
 
 
Via Renè Magritte n°25,
Bruxelles, Belgio
Da Ruben Beckers.
 
 
Cara Audrey,
Come stai? Bene? Lo spero. La notizia del ritorno di Tu-Sai-Chi è arrivata anche qua e, se devo essere sincero, il fatto che l’ex Ministro Caramell abbia fatto il possibile per diradare certe voci, mi indigna leggermente. Il nostro Ministro, come penso il vostro attuale, ha già cercato di prendere la situazione in mano, d’altronde non penso importi quanto si è lontani: se Lui vuole, ottiene. La nonna, l’altro giorno, ha fatto talmente tanta spesa che basta per almeno due mesi perché “Sono tempi oscuri e non voglio che tu sia denutrito”, nella tragicità della cosa, sono riuscito a ridere. Noi giovani non siamo molto spaventati e Bruxelles, almeno per il momento, sembra quella di sempre, eppure non ci vuole molto ad accorgersi per strada dello sguardo terrorizzato di chi ha vissuto anche la Prima Guerra Magica, nonostante non abbiano combattuto direttamente e, probabilmente, non abbiano subito perdite di famigliari e amici, credo che si ricordino bene il terrore di quel tempo. Io, almeno per il momento, continuo la mia vita di sempre, come penso tu. A questo proposito, sorella, volevo chiederti - anche a nome della nonna e dei nostri genitori - di fare attenzione. Per quanto Tu-Sai-Chi sappia e possa arrivare a chiunque, tu, abitando a Londra, in Inghilterra, hai più rischi di pericolo di tutti noi qua. Ti conosco benissimo e so che la guerra, che con molte probabilità ci spetta, non ti spaventa a tal punto da perdere la tua lingua lunga, la tua impulsività e il tuo coraggio e anche se ti spaventa moltissimo … tu le cose le affronti, non fai finta che non esistano e fai sempre del tuo meglio in quello a cui tieni ed io ti ammiro enormemente per questo: ti ho vista rispondere a tono ai ragazzi a scuola, agli insegnanti, agli adulti, a chiunque da quando eri piccola, d’altronde sei cresciuta con me, però, ti prego, stai attenta. Non deve accaderti nulla, promettimelo. A lavoro, nel Ministero, in piazza, ovunque stai attenta a con chi parli e a ciò che dici, evita il più possibile l’argomento perché se spaventate e minacciate le persone sono in grado di fare di tutto. Sii prudente, che passerà anche questo periodo un po’ più difficile.
Qua è abbastanza caldo per le nostre abituali temperature, è estate, sì, ma non ricordo di aver patito mai così tanto caldo nella nostra Bruxelles. Londra è sempre la solita città piovosa? Spero presto di venirti a trovare, siccome non penso che tu faccia un salto prima delle solite vacanze natalizie! Come stanno i tuoi amici? E Olivia? La nonna dice che sarà felice di cucinare anche per lei a Natale, a meno che, ovviamente, non preferisca andare da sua madre. Dille comunque che è la benvenuta e che papà non vede l’ora di parlare con lei sui quei Batles? Betles? Beatles? Noemiè sta molto bene, le manchi! (Ciao Aud, torna presto!!!) E ormai la nostra convivenza procede divinamente! Non avendoti più fra i piedi, a casa, mi ero scordato di quante micromanie aveste voi donne, però non abbiamo ancora rotto la lavastoviglie e i vicini non si lamentano più del suono del mio violino alle ore improbabili. Dopo tre anni che stiamo assieme e sei mesi di convivenza, penso ancora che non sia possibile amare una persona così tanto. Il fatto che fosse tua amica, prima della mai fidanzata, mi è ritornato utile un sacco di volte e probabilmente non smetterò di ringraziarti mai abbastanza per tutti i consigli che mi hai dato, beato che vi capisce, voi donne. Ora che lei è sotto la doccia, posso scriverti senza la paura che sbirci, perché voglio sposarla. Sei mesi fa credevo fossimo prossimi alla rottura, andando a vivere insieme, invece il fatto che siamo ancora qui, insieme mi ha fatto capire un sacco di cose e voglio stare qui, insieme a lei per tutta la vita (non alzare gli occhi al cielo!). Che mi dici? Pessima idea? Secondo te, accetta? Mi sento un dannato tredicenne a farmi tutte queste paranoie mentali. So bene che non puoi capirmi, ora come ora, ma è una cosa assurda amare e essere amati. Penso di riuscire a sopportare le settimane senza carboidrati e i film strappalacrime il mercoledì sera (di Titanic non ne posso già più, vieta ad Olivia di consigliare, d’ora in poi, un qualsiasi film a Noemiè) per tutto il resto della vita.
Il lavoro mi occupa sempre di più, ma è quello che ho sempre desiderato e esserci veramente arrivato mi soddisfa talmente tanto che non riesco neanche esprimermi a parole. L’altro giorno ho dovuto operare un bambino, ero nervoso: con un bambino di cinque anni non si scherza. Credo mi tremassero un po’ le mani e mi sentivo sotto pressione come non mai, non mi stupisce che cinque anni fa il mio vecchio professore credeva non diventassi medico per questo. L’operazione è andata bene, comunque, la madre del bambino mi ha detto “Non la ringrazierò mai abbastanza” ed io sono rimasto senza parole. Penso che il problema verrà fuori poi, quando non riuscirò a salvare qualcuno, a portare a termine bene l’operazione e mi sentirò distrutto e impotente: me lo dissi tu, anni fa, in una serata d’estate come questa, con la differenza che eravamo vicini e potevo ancora stringerti durante i film dell’orrore, usando come scusa la tua paura (che non c’è mai stata).
Noemiè sta uscendo dalla doccia, quindi concludo questa lettera qui. Mi raccomando: fai attenzione.
Un abbraccio Aud,
tuo fratello.

 
 
Audrey, qualche sera dopo, quando legge la lettera poco prima di andare a letto, pensa che sia impossibile volere così tanto bene ad una persona. Ama suo fratello con ogni fibra del suo corpo, non vede l’ora di poterlo abbracciare di nuovo, sentirlo fin nelle ossa. È qualcosa che va oltre alla comprensione di molti, il fatto che nel sangue di Ruben ci sia un po’ anche il suo non è un legame da sottovalutare. C’è una parte di Audrey in quel sangue, in quegli occhi che hanno visto il mondo con lei, in quelle mani forti che ricordano ancora le sue quando se le stringevano per attraversare la strada da bambini, in quella bocca che le ha sussurrato, parlato, urlato contro e in quell’anima che ha condiviso tutto con lei. La cosa più importante è che Ruben sia al sicuro, che stia bene, il resto poi è tutta un’altra storia.
Non riesce ad addormentarsi. Sdraiata nel letto con le coperte fino a metà busto e lettere, documenti e pratiche ad occupare la parte vuota del letto, Audrey ha la mente altrove. Il suo diario è appoggiato nel comodino, il disco che Olivia le ha prestato la settimana scorsa riempie il silenzio in quella stanza. La tenda della finestra è malamente scostata, si vede la luna piena in cielo che le illumina il viso e le permette di distinguere le forme attorno a lei. È bella la luna. Sembra sorriderle, nota Audrey. Le piace come la culli di notte, quando si lascia andare a pensieri nostalgici e malinconici e riesce a trovare conforto solo nel silenzio attorno a lei e nelle parole dentro di lei. Quella scena ha un che di familiare, di rassicurante. Non scambierebbe quei momenti con niente al mondo, le sembra di avere una presenza affianco che la stringe senza fare domande: ci sta bene con se stessa, Audrey. Non che le dispiaccia la compagnia di altre persone, anzi, spesso e volentieri si concede uscite con amici e lunghe passeggiate nel caos di Londra, ma si vuole troppo bene per rinunciare ai momenti dedicati interamente a sé: ha bisogno di rigenerarsi con un bagno caldo e passare del tempo a scrivere cose che nessuno leggerà mai.
Come la luna illumini il bordo della tenda leggermente scostata e il pavimento sottosante le sembra particolarmente bello, dalla sua posizione si riesce a vedere uno scorcio di cielo, non ci sono stelle: è la luna che domina interamente la scena.
Si alza delicatamente e si dirige in salotto, poco dopo torna con la macchina fotografica che pende dal collo e si rimette nel posto di prima. Il disco di Olivia è finito, nella stanza si sente solo un click. 









Lele's corner.

Dopo tre mesi, eccomi qui. Quando ho postato il primo capitolo di questa storia non credevo che poi la mia vita sarebbe stata un tale casino, mi dispiace tantissimo di farmi sentire dopo così tanto.
Allooooorraa, per prima cosa: le parti su Percy saranno di questo tipo per un po' di tempo, ho bisogno di mettervi chiarezza sulla sua situazione prima di travolgere tutto, sono un po' lenta a partire! Anche nel capitolo successivo c'è un pezzo dedicato completamente a lui, voglio che capiate bene i suoi sentimenti riguardo il suo lavoro e la sua situazione familiare. E non scordata quel pezzo di "intimità" al Ghirigoro perchè ritornerà ;-) 
Olly/Aud un piccolo scorcio utilizzato soltanto per intrudurre la parte finale. Il personaggio di Olivia è uno di quelli che ho più pensato, non è impossibile capire cosa ha e cosa farà, anzi, ma ci vorrà molto per farlo venire fuori perchè è un personaggio fragile che vuole provare ad essere forte e chissà se ci riesce. Prima che riesca a parlare liberamente di questa cosa anche ad Audrey, che è la persona più importante della sua vita, ci vorrà abbastanza. 
L'ultima parte è solo per lasciarvi a poco a poco il personaggio di Audrey. Per Percy sapete già un sacco di cose più o meno della sua situazione, Audrey invece è un personaggio completamente nuovo, che devo scrivere da capo e mi piace pensarà che forse a fine della storia avrete un grado completo, introducendo vari personaggi nella sua vita e descrivendo piccole scene. 
Mi piacerebbe veramente tantissimo sapere cosa ne pensate, giuro che non mordo. E se avete delle critiche, fatemele! Credo che confrontarsi sia una cosa abbastanza importante e ci tengo che questa storia venga fuori il meglio possibile :)
Vi auguro un sereno weekend,
Lele. 
p.s. giuro: non mi farò resentire tra tre mesi. 

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Capitolo 3
*** 03. I see fire. ***


Terzo capitolo.
I see fire, Ed Sheeran.
 
 
Then we should burn together,
Watch the flames blind hard into the night.
 
 
 
Di preciso non lo sa quello che sta facendo, eppure non c’è modo di tirarsi indietro, né di mostrare un minimo di indecisione. Si appunta mentalmente di occupare quegli insoliti cinque minuti di anticipo a lavoro per percorrere le scale con calma, anziché andare al bar per prendere un altro caffè, in futuro. Appena lo ha visto chino sul Profeta, le è venuto quasi spontaneo andargli incontro. Ha capito subito di essere stata notata, lo sguardo che le è stato riservato è bastato per far nascere in lei un pensiero di insicurezza, mascherata da un sorriso di circostanza.
‹‹ Salve, Signor Weasley ›› mormora appena mentre fa cenno alla cameriera di prepararle un caffè.
‹‹ Buongiorno, Signorina Beckers, spero stia bene ››.
‹‹ Un po’ stanca dagli ultimi avvenimenti, ultimamente passo giorno e notte a controllare pratiche e comunicare con i miei colleghi a Bruxelles ›› sbuffa appena, mescolando lo zucchero nel suo espresso.
‹‹ Posso capirla, sì, ultimamente nel Ministero c’è tanto da fare ›› secondo Audrey, non la capisce proprio per niente: lei non vede cosa ci sia di così tanto difficile nel consigliare il Ministro e mostrarsi servile a qualsiasi sua iniziativa.
‹‹ Mi piace fare il mio lavoro, comunque. Tutta la fatica che faccio viene sempre ripagata, non mi lamento più di tanto. Appena ha finito mi passi il giornale, per piacere ›› ha lo sguardo perso in quel liquido marrone che a Percy non piace proprio per niente, gira il cucchiaino con fare distratto, le sue parole la riportano a chissà quali pensieri. Percy le allunga il giornale, non sa che dire: “è sempre bello vedere lavoratori così appassionati”? “La capisco bene”? Quella ragazza ha la straordinaria capacità di farlo sentire a disagio, vanno sempre a parere in argomenti spigolosi, sente come se le loro menti appena toccate si respingessero.
Audrey gli ha sorriso, prendendo il giornale in mano e spiegandolo appena davanti a lei. Dà una delle pagine cade sul bancone un foglietto. Lo legge e gli occhi smettono sempre più di brillare, sbuffa.
 
 
 
A cura del Ministro della Magia
COME PROTEGGERE CASA E FAMIGLIA DALLE FORZE OSCURE
La comunità magica attualmente è minacciata da un’organizzazione che si fa chiamare i Mangiamorte. Osservare le seguenti semplici regole di sicurezza vi aiuterà a proteggere voi, la vostra famiglia e la vostra casa da attacchi esterni.
  1. Si consiglia di non uscire di casa da soli.
  2. Osservate la massima cautela durante le ore di buio. Se possibile, effettuate eventuali spostamenti prima del cadere della notte.
  3. Controllate tutte le misure di sicurezza attorno alla vostra casa, assicurandovi che tutti i membri della famiglia siano pratici di mezzi di emergenza come gli Incantesimi di Scudo e di Disillusione, e, nel caso di minorenni, la Materializzazione Congiunta.
  4. Concordate parole d’ordine per gli amici più stretti e i famigliari in modo da individuare i Mangiamorte che assumessero sembianze altrui tramite la Pozione Polisucco (vedi pagina 2).
  5. Se un membro della famiglia, un collega, un amico o un vicino vi sembrano comportarsi in modo inusuale, contattate immediatamente la Squadra Speciale Magica. Potrebbero trovarsi sotto l’influenza della Maledizione Imperius (vedi pagina 4).
  6. Se il Marchio Nero appare sopra un’abitazione o un altro edificio, NON ENTRATE, ma contattate immediatamente l’Ufficio Auror.
  7. Segnalazioni non confermate suggeriscono che i Mangiamorte attualmente possano servirsi di Inferi (vedi pagina 10). Qualunque avvistamento di un Inferius, o incontro con lo stesso, deve essere riferito al Ministero IMMEDIATAMENTE.* 
 
 
 
Percy lo sa che non dovrebbe farlo, ma proprio non resiste, è troppo curioso e ‹‹ Mi piacerebbe sapere cosa cambierebbe in quell’articolo, considerando che non mi pare molto contenta ›› dice in maniera tale che possa sentirlo solo lei. Audrey sussulta appena, non si aspettava un così chiaro invito a litigare, sinceramente.
‹‹ Non credo sia molto efficace, sinceramente, – fa fatica a regolare il tono di voce, non può permettere che qualcun altro la senta: le viene subito in mente la lettera di Ruben – sono tutte cose oggettivamente giuste, ma secondo me dovrebbero insegnarci a combattere, veramente però ››.
‹‹ Invitare le persone ad addestrarsi le metterebbe troppo a disagio: dobbiamo prima prendere il problema con le pinze ›› risponde, incerto. In realtà, non può dire di non comprendere l’idea di Audrey: ci ha pensato anche lui, a volte, ma sarebbe come ammettere qualcosa di troppo grosso e importante e la gente va tranquillizzata ora come ora, a sentire il Ministro.
‹‹ A me sembra come un presa in giro. Tu-Sai-Chi si potrà battere solo con una guerra, purtroppo, non è un tipo che scende a patti o esce dalla scena come se niente fosse. Avere soltanto la carriera Auror per sapere come difendersi e addestrarsi è insufficiente, dovremmo avere più opportunità di agire, di proteggere noi e le nostre famiglie ›› è “famiglie” ciò che fa sussultare Percy. Maschera subito la sua codardia e paura dietro ad un altro sorso del suo cappuccino. E la sua famiglia dov’è ora? Cosa sta facendo? Stanno tutti bene? È quella la scheggia infilata nel petto che non riesce a cavare, il suo punto debole e la sua forza.
‹‹ Per questo vengono suggeriti questi punti. È una protezione basilare che però, magari, può salvare una vita, può far ottenere qualche minuto in più per chiedere aiuto o andarsene via, mi capisce? Il Ministro stesso, aiutato da me e alcuni colleghi ha stilato questi punti. Ora non ha bisogno di farli reagire, ma di dargli una speranza fra questa paura seminata nel profondo ›› mormora appena, non riesce a tradire i suoi sentimenti: è già più indisponente.
‹‹ La sua paura quanto è profonda? ›› risponde subito Audrey, avvicinandosi appena per non farsi sentire dalla signora che l’ha affiancata al balcone. Si sfiorano appena e torna subito quella sensazione di gelo ad attanagliare il petto di Percy. Non riesce nemmeno a vedere dove finisce la sua paura.
Da qui al litigare è un battito di ciglia.
 
***
 
Armeggia ai fornelli con una maglietta bianca macchiata di cibo probabilmente e dei pantaloni della tuta sbiaditi, leggermente consumati.
È arrabbiato.
Si capisce da come contrae le sopracciglia, creando una piccola ruga fra di esse, dagli sbuffi che escono dalle labbra screpolate e martoriate dai denti bianchi a intervalli regolari.
Odia, odia essere così facilmente suscettibile e colpibile. È un sentimento che lo manda fuori di sé, non riesce a parare i suoi punti deboli: puntualmente si va a finire sempre lì, fra l’abbraccio mai accettato di una famiglia che gli è scivolata dalle mani come acqua e le mille domande e ripensamenti che gli sorgono spontanei quando va a lavorare, mentre pensa ad un modo assieme ai colleghi per rendere felici i cittadini utilizzando metodi che, ormai ne è sicuro, qualche anno fa non avrebbero fatto felice lui.
Di licenziarsi non se ne parla neanche, spera che sopprimendo i suoi dubbi riesca comunque a fare un buon lavoro, a far uscire le persone da questa guerra con meno morti possibili. Lui non si licenzia, no. Non è ancora pronto per tornare a casa umiliato a capo chino, superando gli sguardi di rimprovero iniziali per poi procedere tutti assieme facendo finta di niente. Perché è questo che fa una famiglia, cura le ferite col tempo, accogliendoti in un abbraccio che fa quasi male per quanto ti entra nelle ossa.
È così stanco e arrabbiato, privo di qualsiasi muro che potesse proteggerlo e farlo sentire a casa (ora dov’è casa?), i suoi punti di riferimento si sono sgretolati pian piano. Non che ne avesse tanti, ma si è trovato di punto in bianco senza l’accoglienza di otto persone, senza la sicurezza di un lavoro che si è guadagnato perché bravo e nient’altro, e non sa come trovarne altri. Non è mai stato una persona particolarmente estroversa o brava nei rapporti umani, anzi, soprattutto da quando ha chiuso con Penelope è rimasto completamente solo.
Non che gli manchi avere qualcuno accanto, condividere tutto, fare l’amore alle tre di notte, apparecchiare per due e vedere due spazzolini nella mensola del bagno. Non gli manca lei, gli ultimi mesi con Penelope sono stati talmente micidiali che ora con lei non vorrebbe avere niente a che fare. È che, sinceramente, nella vita che conduce adesso c’è solamente lui, manca tutto il resto.
La porzione di carne sul fuoco è bruciata.
 
***
 
‹‹ Audrey, muoviti, si congela qui fuori ›› borbotta Rick dal citofono senza neanche presentarsi. Se lo immagina già con quell’orribile berretta, leggermente curvo in avanti nel tentativo di accendersi una sigaretta riparandola dal vento che questa notte sposta le nuvole più velocemente del solito a Londra.
Se deve essere sincera, non ha molta voglia di uscire, ma il biglietto che Alex le ha recapitato via gufo è stato piuttosto chiaro: “Alle 9.oo pm al solito posto, nessuno escluso :)”.
Le fa piacere vedere i suoi migliori amici, saranno passati due mesi dall’ultima volta che sono riusciti a ricontrarsi tutti e sei. Crede abbiano talmente tante cose da raccontarsi che finirà per tornare a casa tardissimo, scortata da Rick e Pet perché “no, non te lo lascio fare, è pericolosa quella zona di notte”. In effetti, ha omesso a sua madre la fama del quartiere in cui vive, è molto frequentato a tutte le ore del giorno e della notte, essendo poco distante da Picadilly Circus, e questo può essere un fattore sia positivo che negativo. Lo ha trovato ad un prezzo veramente favorevole per essere così vicino al centro di Londra, lo ha messo a nuovo e reso accogliente, gli ha inserito qualcosa di suo ovunque.
Quando scende la accolgono un paio di braccia che la racchiudono subito in un abbraccio e uno sbuffo perché diamine, sei lentissima!. Non ci pensa neanche un secondo, se lo tiene stretto, percepisce subito l’odore di pulito, di fresco che può possedere solo Rick. Quelle braccia che spesso l’hanno stretta nei momenti di maggiore difficoltà, hanno qualcosa di tremendamente familiare e bello, le erano mancate tantissimo.
‹‹ Muoviti ›› dice poi staccandosi, stiamo parlando sempre di Rick, odia aspettare e odia ammettere che le vuole bene e che anche lui, quando la stringe, sì, si trova proprio a suo agio.
‹‹ Pet? ›› domanda poi, aggrottando leggermente le sopracciglia.
‹‹ Credi veramente che Catherine spostasse la cena coi suoi genitori ad un’altra sera? ›› non che a loro stia antipatica Catherine, se piace ad uno dei loro più cari amici avrà delle qualità che possono gradire, come per esempio il suo essere molto graziosa e gentile, ma a volte è così difficile vederle quando non fa vivere Peter. I primi tempi in cui hanno iniziato a frequentarsi, ovunque andasse lui c’era anche lei, proprio come un’ombra, anche nelle uscite di loro sei e solo loro sei, quando non sono ammessi esterni e Aud lascia Olly a casa da sola.
‹‹ Dopo riesce a scappare dalle sue grinfie o … ? ››, lascia la frase in sospeso. È più di un mese che non vede Peter, un po’ di tempo fa, invece, lui era spesso a casa sua. Il giovedì era la giornata che preferiva: lei, Rick, Olly e Pet seduti scomposti nel divano a ridere, bere birra e passarsi sigarette. Poi è successo che Olivia ha iniziato a chiudersi in casa, Pet si è fidanzato e Rick spesso deve rimanere in negozio fino a tardi per fare vari inventari, mettere a posto e fare cose a cui non si è mai tanto interessata. Adesso con Rick si incontra ogni martedì, a casa di uno o dell’altro, e ogni tanto sentono la mancanza di due risate nell’aria.
‹‹ Muoviamoci, Alex si starà chiedendo dove siamo ›› dice poi, sorride, gli prende la mano e inizia a correre, proprio come una bambina, come quando lei e Ruben avevano il permesso di andare al negozio di caramelle.
 
***
Quando entrano nel locale accogliente che gli ha ospitati varie volte, solo tre sedie sono occupate al loro solito tavolo. C’è Alex che scompiglia i capelli biondi a Layla, avvolta in una sciarpa azzurra che le risalta il colore degli occhi alzati al cielo mentre sbuffa. La mano di Layla, magra e dalle dita affusolate, perfette per suonare il piano con cui ti trasporta in un altro mondo, è appoggiata distrattamente sopra quella di Paul, che gioca con l’anello d’argento attorno all’anulare di Layla. Qualcosa suggerisce ad Audrey che la notizia di Alex non sarà l’unica della serata.
‹‹ Eccoli! Pet, come penso sappiate meglio di me, non viene subito, quindi possiamo ordinare ›› Alex si rabbuia un attimo, per poi ritornare con il suo solito sorriso.
Dalle ordinazioni al Vi ricordate quando Paul? non passa molto tempo. Stanno ritirando fuori di tutto, dalla prima epocale sbronza al viaggio a Valencia, e sembra come se fossero tornati i soliti, quelli di sempre e chissenefrega della sedia vuota, dalla sesta risata di cui di sente la mancanza, quando c’è la gioia e le braccia che si cozzano fra loro di chi c’è e ha scelto di esserci.
‹‹ Allora, credo che sia arrivato il momento di dirvi una cosa, – dice Paul, stanco di essere ancora preso un giro per un episodio risalente ad un anno fa – ci abbiamo pensato tanto, io e Layla dico, e ci vogliamo sposare ›› continua poi, dritto al punto come sempre. Le guance di Layla si tingono di rosso, mentre affonda il viso nella sciarpa, Audrey annuisce, come se sapesse già tutto, mentre accenna con il viso all’anello al dito, Alex rischia di soffocarsi con la birra Babbana e Rick, con la sua solita finezza ‹‹ Porca puttana, vi sposate! ››. Se il contesto fosse diverso probabilmente Layla lo riprenderebbe per la sua “scelta lessicale”, ma, insomma!, le parolacce sono state inventate esattamente per questo tipo di occasioni.
‹‹ Uffa, ragazzi la volevo dare io la notizia bomba stasera! Voi due mi dovete sempre rubare la scena, era così anche alle partite di Quittidch a Hogwarts ›› dice poi Alex, causando le risate generali.
‹‹ Tu cosa ci volevi dire? Hai finalmente deciso cosa fare con la tua vita? ›› lo prende in giro Layla.
‹‹ Non proprio, non so che lavoro farò o di cosa vivrò. L’altro giorno però ho litigato con mio padre e ora so dove non è il mio posto … ›› l’atmosfera cambia subito, le risate cessano subito e focalizzano tutti l’attenzione sulle sue parole: se Alex accenna a suo padre, c’è qualcosa che non va, lo hanno imparato ormai.
‹‹ Casa mia, ma credo casa di ognuno di noi, è aperta per te, lo sai ›› dice poi Audrey, interrompendolo.
‹‹ Sì, lo so, ma non ho intenzione di occuparvi casa fino a quando non so nemmeno io. Negli ultimi tempi ho fatto qualche lavoretto, lo sapete, sono riuscito a mettere da parte qualche soldo e so che il mio posto non è qui, non in Inghilterra: me ne vado in America ›› conclude poi, lasciando un leggero silenzio.
‹‹ Cosa credi? Che siamo dispiaciuti all’idea di liberarci di te per un po’? ›› interviene Rick, prendendo un po’ di birra.
‹‹ Ma infatti, io sono nove anni che aspetto questo momento ››.
‹‹ Dai smettetela, a me basta che torni per il matrimonio! ››.
‹‹ Quand’è che parti? ››. 
 
***
 
‹‹ Paul e Layla si sposano, quel cretino di Peter non si è fatto né vedere né sentire per tutta la serata, Alex parte per l’America, l’America, senza sapere dove vivere, di cosa vivere, come fare dopo i primi mesi se non trova un lavoro che gli piaccia! … ›› inizia Audrey nel salotto di casa sua, mentre Rick si accomoda nel divano.
‹‹ Audrey, lo so, ma- ›› prova ad intervenire.
‹‹ Che diamine di fine faremo noi sei? Una persona che ha dei problemi non è che scappa senza affrontarli e soprattutto non scappa oltre oceano - oltre oceano, Rick! Quanto credi che ci impiegherà a chiedere soldi a suo zio quando avrà finito i suoi risparmi? E tutti quanti che si sposano, prima mio fratello e poi Paul e Layla! Hanno tutti quanti questa fretta data dalla paura di non sopravvivere alla guerra che incombe su di noi, che in questo momento starà spingendo un Mangiamorte ad uccidere una famiglia. Non è detto che dobbiamo per forza morire, secondo te se il titolo “Il ritorno del Signore Oscuro” non fosse passato per tutti i giornali del mondo nell’ultimo mese Ruben avrebbe così tanta voglia di sposarsi? E i nostri migliori amici? E sì, possiamo anche omettere il fatto che Alex parta non solo perché qui non sa come fare, ma anche e soprattutto perché suo padre è un Mangiamorte e la sua famiglia nelle Arti Oscure c’è immersa fino al collo, ma ciò non cambia che siamo solo ragazzi, per Merlino! Alex non sa prendersi cura di se stesso, Paul è ancora un bambino, come riusciamo a pensare che possa mettere su famiglia? Layla non sa neanche dire al suo capo che carogna sia: non la paga da mesi! Come hanno intenzione di pagare il matrimonio? Poi ovviamente c’è Peter che non ha il coraggio di dire alla sua fidanzata di lasciarlo vivere, che non si fa sentire da mesi e non mi risponde alle lettere, che veramente non credevo potesse farmi così schifo alle volte. E noi due? – dice con sconforto, sedendosi sul divano, accanto a Rick – Noi due dove finiamo? ››.
‹‹ Probabilmente ancora qui, in questo divano, il martedì sera con una birra in mano e il posacenere pieno di mozziconi di sigarette ›› chissenefrega delle risate che non si sentono più e del gelo, della paura, che penetra fin dentro le ossa, di chi ha scelto di partire e mollare, di chi affronta la guerra con una fede nuziale al dito e si sente diverso, chissenefrega quando c’è l’abbraccio di chi ha scelto di restare e restare uniti.




*L'articolo è copiato in tutto e per tutto da Harry Potter e Il principe Mezzosangue, mi pare venga riportato nel primo o secondo capitolo. 

Lele's corner: 
Mi scuso per il ritardo e per questo capitolo che reputo un po' lento. Eppure, come ho detto nel capitolo precedente, i primi capitoli sono un po' lenti e - vi capisco - noiosi, non si è ancora nel vivo della guerra e Audrey e Percy ancora non riescono a non approcciarsi se non litigando, devono imparare a conoscersi e sopratutto a capirsi: sono un po' diversi l'uno dall'altroe spero che ciò emerga sempre di più. 
Nel prossimo capitolo vedrete Percy in compagnia di una persona abbastanza importante per lui  e ritornerà Stef! Intanto in questo capitolo però abbiamo molti personaggi nuovi: sono questi i migliori amici di Audrey a cui accenno nel primo capitolo, quelli che le ha fatto conoscere lo stesso Stef. Spero sia venuto fuori il rapporto tra Aud e Rick che è il più importante e forte di tutti, assieme a quello con Olivia, per lei (Pet non più, ormai, ma tornerà fuori anche lui) e con l'ultimo pezzo, l'ultimo monologo di Audrey, che è sconfusionatissimo, ho voluto proprio fare uno specchio di ciò che si sente dentro: è confusa, incerta, questi avvenimenti - completamente inaspettati - sono troppi e troppo concentrati per lei, ma ci sarà poi Stef a farla ragionare. 
Mi pare di aver detto tutto, se avete bisogno di altri chiaramenti non esitate a chiedere, poichè in effetti alcuni comportarmenti andranno a spiegarsi man mano che la storia procede. Mi piacerebbe sapere il vostro parere a riguardo, sia che sia positivo che negativo. 
Buona Pasqua a voi e alle vostre famiglie,
Lele :)

 

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Capitolo 4
*** 04. Father and son. ***


Capitolo quattro.
Father and son, Cat Stevens.
 
 
It’s not time to make a change
Just relax, take it easy
You’re still young, that’s your fault
There’s so much you have to know
Find a girl, settle down
If you want, you can marry
Look at me, I’m old
But I’m happy
 
 
 
 
 
Le borse della spesa oscillano su e giù per le scale, sbattono contro le sue ginocchia provocando un fastidioso rumore. Un ascensore? Pensa Percy affaticato al quarto piano di scale, odia non aver la possibilità di usare la magia: se un Babbano uscisse dalla porta di casa, Percy rischierebbe troppo.
Bussa forte e suona il campanello per evitare che Robert non lo senti, l’ultima volta si era appisolato nel divano non udendo i suoi tentativi di entrare, facendolo estremamente preoccupare. Ha avuto paura che gli fosse successo qualcosa.
Sente un “Arrivo, arrivo!” e tira un sospiro di sollievo, dopo dieci minuti a piedi e cinque piani di scale non vede l’ora di appoggiare quelle borse.
‹‹ Sei stranamente in orario, ragazzo! ›› lo accoglie così alla porta Robert, scostandosi per farlo passare.
‹‹ Non mi dovresti lasciare così libero accesso: hai letto la Gazzetta? Dovresti accertarti della mia identità e presentarti alla porta con una bacchetta, pronto ad attaccare ›› lo rimprovera Percy, entrando in casa e dirigendosi in cucina.
‹‹ Queste parole mi confermano esattamente che sei tu ›› ride, mentre lo segue zoppicando con il suo bastone: le sopracciglia si contraggono per lo sforzo e la mano destra sbianca aggrappandosi al manico.
‹‹ Hai preso le medicine oggi? – ignora le sue parole – il medimago è passato? ›› si preoccupa subito, apprensivamente. Ripone la spesa negli scaffali giusti e si dirige in salotto per controllare se quel “certo che le ho prese” sia un bugia o meno. In salotto una coperta è caduta a terra da una poltrona lì affianco, mentre un libro è in bilico nelle braccia di questa, poco distante in un piccolo tavolino c’è ancora un piatto utilizzato da poco e un bicchiere di vino colmo fino a metà.
Sbuffa Percy quando nota che le medicine sono ancora tutte lì.
‹‹ Forza, queste sono le medicine di cui hai bisogno e che avresti dovuto prendere un’ora fa, – gliele porge guardandolo con rimprovero – inoltre perché a settantacinque anni non impari a mettere a posto i piatti? Basta un colpo di bacchetta ›› le sue parole sono seguite da un movimento del polso, le stoviglie del pranzo sono sparite mentre Percy rimette la bacchetta in tasca.
‹‹ Quando c’era la mia Elinor, non ci dovevo pensare io a certe cose: faceva tutto lei e mi rimproverava sempre, come mi manca! ›› mormora a Percy sedendosi sulla poltrone e facendogli cenno di accomodarsi in quella davanti ‹‹ Stanotte l’ho sognata, dico davvero, era bella da mozzare il fiato. Aveva addosso quel vestito blu sopra il ginocchio che le ho regalato con una parte del mio primo stipendio, come le piaceva! E come arrossiva quando la guardavo! Lo aveva addosso quando le chiesi di seguirmi in Inghilterra. Avevo paura mi dicesse di no- ››.
Percy lo ferma, oggi non ha proprio voglia di ascoltare Robert parlare della sua vita come se fosse la cosa più bella del mondo, non almeno quando la sua gli fa così schifo. Robert, al posto di offendersi e riprenderlo per averlo interrotto, lo guarda e gli sorride storto con gli occhiali spessi sulla punta del naso: ha già capito. Ogni tanto vorrebbe dirgli di svegliarsi, che a vent’anni non si può perdere tempo dietro ad un vecchio come lui, che dovrebbe farsi altri amici, ma poi si ricorda effettivamente perché Percy è lì, accanto a lui. Non gli fa pena, questo mai, gli fa rabbia e allo stesso tempo tenerezza.
‹‹ Scusami, Rob, ma oggi sono un po’ stanco ›› dice poi il rosso, passandosi una mano fra i capelli. Robert annuisce e lo osserva, ha sempre sperato di rivedere in Percy sé da giovane, all’inizio la loro amicizia è iniziata con quel pensiero, la speranza di rivivere e dopo ha capito: lui e Percy non potranno mai essere assimilati, però vanno d’accordo. Insegnano tanto l’uno all’altro, si aiutano. Come un padre e un figlio. Percy gli fa la spesa due volte a settimana e una volta ogni due controlla le sue medicine, che le abbia prese tutte, Robert, invece, lo ascolta e gli consiglia, capisce che cosa gli fa bene e gli insegna tante cose, per esempio Percy ora sa come sistemarsi una cravatta, distinguere la frutta da prendere o non prendere al supermarket infondo alla via e ammettere un po’ di più le sue colpe, sa darsi i tempi necessari. Come un padre e un figlio.
‹‹ Come va a lavoro? ›› dice, quindi.
‹‹ Al solito ››.
‹‹ Lo stesso bello schifo, eh? ››.
‹‹ Già ››.
‹‹ Andrà meglio, troverai la tua strada e la tua famiglia, che sia quella nuova o quella vecchia, capirai per cosa vale la pena lottare: vai con calma, tutto troverà il suo posto ›› Percy, in un’altra circostanza, sbufferebbe alzando gli occhi al cielo, ma è Robert che lo guarda con un piccolo sorriso di incoraggiamento e gli occhiali storti sul naso, per cui sa di potersi fidare e si concede di sperare.
‹‹ Come riesci sempre a dire - sapere ciò che voglio sentire quando la mia testa è un casino anche per me? ›› che strano effetto che fa al cuore la speranza, pensa.
‹‹ Perché ti conosco e so che hai bisogno di una guida ›› ride. Come un padre e un figlio.
 
 
***
 
Qualche ora fa hanno noleggiato un film babbano e Stef non ne era per niente contento. Quando Audrey ha trovato quel dvt – Stef crede si chiami così – è saltata in aria ed era già alla cassa, “Canteremo tutta la serata!” ha premesso ed, in effetti, lei lo ha veramente fatto. 
Dopo un’ora e cinquanta, Stef ringrazia tutti i santi a sua conoscenza perché finalmente Audrey ha smesso di cantare su Grease e il film è finito. Si promette di fermarla in tempo la prossima volta che escono assieme.
‹‹ Burrobirra? ›› sorride poi Aud.
‹‹ Lo chiedi anche? ››.
Mentre Audrey sparisce a prendere ciò richiesto, Stef curiosa un po’ le nuove foto alla parete e in generale nella stanza, pesta qualche foglio di malacopia per terra e raccoglie una penna blu caduta poco distante dal tavolo di legno su cui spesso Audrey lavora. Eppure, mentre appoggia la penna sul tavolo, non può fare a meno di notare che quelle non sono pratiche o documenti con lo stampo dell’ambasciata, ma un semplice foglio bianco nel quale in cima a destra sono annotate alcune informazioni di Audrey e sotto un “Caro Ruben,”. Nota anche, con certo stupore, che la lettera finisce lì.
‹‹ Cosa guardi? – Audrey fa il suo ritorno in sala con i piedi scalzi e i capelli mori, raccolti in una coda, che ondeggiano lievemente ad ogni suo passo – ho visto di avere anche qualche nocciolina, nel caso ne avessi voglia ››.
‹‹ No, grazie, a posto così ››.
‹‹ Va bene, allora ››.
‹‹ Aud? ››.
‹‹ Dimmi ››.
‹‹ Perché non rispondi a Ruben? ›› chiede poi, mentre entrambi si siedono nel divano.
‹‹ Quando ci provo mi vengono solamente in mente insulti e cose negative, – sbuffa – io spero solamente che non glielo abbia ancora chiesto e che ci stia pensando più attentamente ››.
‹‹ Audrey, è un matrimonio, non un suicidio. Io non l’ho mai capito questo tuo essere contraria al “sacro vincol- ››.
‹‹ Perché appunto è un vincolo, no? Io credo che due persone riescano ad essere felici e innamorate senza avere per forza bisogno di essere unite anche sotto questo punto di vista, si fa sostanzialmente ciò che si fa sempre solo che si sente quasi più oppressi, diventa tutto più complicato. Inoltre, sono disposta a mettere la mano sul fuoco, sono sicura che sia lui che quei cretini dei nostri migliori amici lo facciano per paura ›› sbuffa, appoggiando frettolosamente i calici di Burrobirra nel tavolino di fronte al divano.
‹‹ Probabilmente hai ragione, ma sono euforici, non vedono l’ora – le dice, sedendosi assieme a lei nel divano macchiato – e non credo che tu, comunque, stia reagendo nel modo giusto. Paul mi ha detto che l’altra sera non hai mostrato tanta felicità … ››.
‹‹ Voleva fingessi? Anche dopo la notizia di Alex? ››.
‹‹ Sì, Audrey, sì. So benissimo le dinamiche della vostra serata: sia Paul e Layla sia Alex sono stati troppo irruenti nelle loro notizie, nessuno di loro ti ha donato un minimo secondo per metabolizzare le loro nuove scelte ed io so benissimo che già eri sconvolta per tuo fratello, ma, Aud- ››.
‹‹ Anche se le avessi metabolizzate non sarebbe cambiato niente! Cosa devo scrivere a mio fratello? “Sono felice che la guerra ti porti addosso così tante incertezze da volere sposarti solo per cavarne una”? Oppure che ne dici di “Sarò onorata di partecipare al momento in cui due delle persone più care nella mia vita decidono di rovinarsi”? “Buona morte e figli maschi”? ›› quasi non riesce a credere a cosa voglia dirle Stef.
‹‹ E invece un “Se è davvero quello che vuoi fare, ti sosterrò”? ›› Stef quasi urla, sa benissimo che Audrey è arrabbiata, che ha dentro così tanta tristezza da poter scoppiare a piangere da un momento all’altro, ma vuole cavarle del peso, vuole che ritorni leggera. Ieri sera ha ricevuto un messaggio da Rick, con cui è legato da un filo sottile che ha le stesse fattezze di Audrey, c’era scritto in maniera frettolosa e disordinata “Emergenza Audrey”. È consapevole che la faccenda le dia più fastidio di quel che vorrebbe, ma vuole farle ammettere di essere illogica, di stare ragionando nel modo sbagliato.
‹‹ Ti va di riprendere il discorso da capo? Sì? – le si avvicina di più, mentre con una mano corre ad accarezzarle la nuca con fare paterno, il suo tono è dolce, delicato – Il matrimonio, per prima cosa, non è per forza la rovina di tutte le gioie, ok? Lo so come la vedi, so che non ti vedi per niente sposata, ma magari il matrimonio potrebbe portare solo felicità a tuo fratello, a Noèmie, a Paul e Layla, non trovi anche tu? ››.
‹‹ Non riesco a fare a meno di chiedermi se è davvero quello che vogliono. Mi sono sempre immaginata il futuro con loro sposati assieme, sono assolutamente convinta che siano delle ottime coppie, ma mi domando se mi sbagliassi, se loro si sbagliassero! Un matrimonio è una cosa seria e importante! Se loro non fossero destinati a stare assieme? Inoltre, sono assurdamente convinta del fatto che se non ci fosse la guerra, loro non si starebbero per sposare ›› gesticola animatamente, ogni tanto fa delle pause e il tono di voce accresce sempre sulle note finali.
‹‹ Non potrai mai saperlo, Aud, la Veggenza è un’arte inutile, falsa e che non ti appartiene. Non puoi cercare sempre di proteggere tutte le persone che ami da qualcosa che neanche conosci, non devi avere paura che vada tutto a rotoli nelle loro vite: potrebbe essere per loro l’inizio di una grande, enorme avventura che porterà tanta felicità nella loro vita ›› le dice, sorridendole con conforto.
‹‹ Se non andasse così, sarò pronta a dire loro “te l’avevo detto” ››.
‹‹ Aud, credi davvero che la loro vita possa essere felice con te che non li sostieni? Per non parlare del fatto che se continui a non rispondergli, tuo fratello verrà di persona a controllare che tu stia bene! – scappa un sorriso ad entrambi – Sono assolutamente convinto che, non solo gradirebbe una risposta, ma vorrebbe anche il tuo sostengo ››.
‹‹ Certo che lo ha! Insomma, sono assolutamente contraria alla sua scelta, ma è mio fratello e sì, insomma, io ho lui e lui ha me, funziona così. Come per te, Olivia o Rick, siete le persone più importanti della mia vita: nonostante vi faccia arrabbiare, sia testarda e bastarda, non dovreste dubitare del bene che vi voglio ›› lo dice come se fosse un segreto, qualcosa di prezioso e raro che non vuole diventi meno vero, suoni falso e inutile. Stef le vuole bene, la conosce, è quasi un padre per lei ed è consapevole di quanto siano veritiere le parole di Audrey, non ha mai dubitato del contrario, glielo dimostra tutti i giorni, sia coi gesti sia con le parole, è felice di avere una persona così genuina e semplice nelle sua vita. Per questo le dice solamente ‹‹ È lo stesso motivo per cui sono qui››.
‹‹ Scriverò a mio fratello e parlerò con Paul e Layla, – dice dopo qualche minuto di silenzio, mentre incrocia le braccia al petto – credo che questa settimana fumerò più sigarette di quanto abbia mai fatto ››.
‹‹ Sono felice che tu l’abbia capito. Che mi dici di Alex, invece? ››.
‹‹ Alex sa già tutto: sa benissimo che potrebbe venire da me a stare fino quando la situazione non si sistemerà, sa benissimo che sarei disposta a dargli dei soldi, oltre che vitto e alloggio, che gli troverei un posto di lavoro con tutte le mie forze e che lo accompagnerei anche a denunciare suo padre agli Auror, nel caso volesse ›› dice mentre sorseggia la sua Burrobirra.
‹‹ Ha solamente paura ›› Stef lo dice con tenerezza.
‹‹ Della sua vita di ora? Certamente, ma ha abbastanza coraggio e voglia di partire, di farsi una nuova vita ››.
‹‹ Sai meglio di chiunque altro che non è facile costruirsi una vita in una nuova città ››.
‹‹ Assolutamente. Sono contenta che abbia deciso di partire, comunque, di lasciare la sua famiglia e la sua vita, i lavori che lo sfruttano per una paga misera e anche noi, se questo lo aiuterà a ricominciare da capo, – ammette poi – l’altra sera ero solamente preoccupata che ci potesse dimenticare, chiudere la nostra pagina senza neanche lasciarci un segnalibro. Voglio troppo bene ad Alex però per rovinare tutto con il mio lato egoistico, spero che possa trovare ciò che qui ha tanto cercato ›› si stringe forte nelle spalle.
‹‹ Sei meno egoista di quel che credi ›› le dice.
‹‹ Me lo dice anche Rick, io non penso sia vero, comunque. Il problema è che l’altra sera sono tornata a casa e sono andata fuori di testa. Peter è uscito dalla mia vita senza che io me ne accorgessi, senza che potessi farci niente: non mi ero neanche preoccupata che potesse non esserci alla cena dell’altro giorno, l’ho dato per scontato, è troppo tempo che non lo sento e non lo vedo, e, per quanto io e Rick possiamo dare la colpa a Catherine, una parte è anche nostra, mi domando come sia possibile che non abbia lottato per tenerlo nella mia vita, come abbia permesso che scivolasse via come acqua dalle mani. Paul e Layla si sposano, forse sbaglio, ma sono convinta che questo cambi totalmente il rapporto all’interno del nostro gruppo, in qualche assurdo modo, e Alex va via. Sono andata fuori di testa perché ho avuto paura che noi sei crollassimo come gruppo, ma, pensandoci bene, credo che siamo già un po’ crollati. L’altra sera, dopo le loro notizie, non è stato per niente facile riprendere il discorso dopo le solite domande convenevoli. Sentivo come se fra di noi ci fosse una scomoda presenza, come se d’un tratto non fossimo più noi, è stato strano e non mi è piaciuto ›› tira un sospiro di sconforto, mentre appoggia la testa sulla spalla di Stef.
‹‹ Stai tranquilla; provaci, me lo prometti? ››.
‹‹ Solamente perché ti sei visto con me Grease! – ride poi – Cosa ti ha detto Paul, oggi pomeriggio quando vi siete visti? ›› gli chiede.
‹‹ Che, cito testualmente, è una delle cose più strafighe che gli potessero capitare da sfigato quale è ››.
‹‹ Beh, su una cosa ha ragione ››.
‹‹ Quale? ››.
‹‹ È  uno sfigato ››.
 
***
 
La radio dell’auto che si è comprata coi suoi primi stupendi e i risparmi di una vita trasmette Cat Stevens, un Babbano che adora. Olivia non si stupisce quando scopre di conoscere già la canzone, canticchia “But take your time, think a lot” fra le luci dell’autostrada verso Brighton, si scorre bene, a quell’ora della notte non c’è tanta gente. Ha appena ricevuto un Patronus a forma di aquila di Audrey che le chiedeva apprensiva come stesse procedendo il viaggio, di non dare troppa confidenza alle persone all’Autogrill. Io? Confidenza? pensa Olivia, con un po’ di rammarico.
Alza il volume della radio, mentre vede di sfuggita un cartello che la fa sorridere: “Qualcuno ti ama, guida con attenzione” recita. Le note riempiono la macchina e la sua testa, improvvisamente ci sono solo lei e la sua meta, non i giorni di ferie che il suo capo non le voleva dare, sua madre che la sgrida dicendole di stare più dritta con la schiena, Audrey che rimane sempre e con lei non si arrabbia mai, ci sono Cat Stevens, lei e Brighton. La musica le ha sempre fatto questo affetto, la trasporta via, la annulla, la fa sentire leggera. Per questo non è più in quella macchina, ma già in una delle spiagge di Brighton, per questo ride, vive, leggera e per questo non vede l’altra macchina che, superati i limiti di velocità, le si schianta addosso.
È una vampata di gelo puro, di paura che le fa tremare le mani mentre finisce fuori strada e addosso alle varie segnaletiche, della paura folle di morire che le blocca il respiro e sembra l’unica cosa ad animarla, è il suono dell’urto che le arriva chiaro e forte e le si ripete nella mente come una cantilena, come una lontana voce che provoca uccisioni e vittime.
Non capisce cosa abbia fatto di lodevole nella vita per meritarsi di essere ancora viva, ancora qui, con il polso che batte forte e le concede un sospiro di sollievo che, però, muore subito dopo: un sospiro bloccato nel nascere dopo aver visto l’altra macchina aver preso fuoco.
Corre, corre, corre, quasi alla cieca, a tentoni, verso il corpo di una persona che potrebbe vivere, che vivrebbe se non ci fosse stata lei. Non è mai stata coraggiosa, mai: Olivia non è coraggiosa, non ha un atteggiamento titanico, semplicemente Olivia è buona, gentile e ama più gli altri che se stessa, per questo non può neanche pensare al fatto che qualcuno perda la vita per colpa sua senza piangere. Il suo corpo è mosso da qualcosa di più grande di lei, deve salvare chiunque ci sia là dentro, per questo apre a fatica la portiera della macchina e tira fuori, trascinandola nell’asfalto sporco e bruciante, una figura femminile, completamente incapace di muoversi, in balia ai movimenti di Olivia. È una donna di media statura, coi capelli biondi sporchi e gli occhi azzurri, è così magra e diafana da poter sembrare una bambola a dimensioni naturale, è una donna che rivolge lo sguardo vitreo al cielo pieno di nuvole e che muore subito dopo, in silenzio, senza pronunciare una parola, un verso, senza rivolgere ad Olivia uno sguardo pieno di rammarico.
È una fila di azioni che si susseguono, Olivia crolla a terra, inanimata e priva di forza, è scossa da singhiozzi che non fanno che aumentare quando, di fronte a lei, al posto della figura della donna, le appare quella di suo padre, privo di vita, insanguinato e con lo sguardo inerte verso di lei. Non sente le persone che cercano di portarla via, che chiamano un’ambulanza, che la assistono e le chiedono con apprensione se stia bene o meno, è in un bolla nella quale sente solo il dolore, le lacrime del suo cuore, come quando ascolta la musica: si annulla il resto, rimane lei e, questa volta, il cadavere di suo padre.
‹‹ Mi dispiace, – singhiozza forte – non volevo, io non volevo! Mi dispiace, mi dispiace! Papà, rispondimi, ti prego, papà rispondi! Sono io, sono la tua Olivia, la tua bambina, rispondimi ›› urla con tutto ciò che ha in corpo, è franta dal dolore e dai sensi di colpa, come può riuscire a convivere con se stessa?
Già, Olivia, come riesci a vivere con te stessa?
 
 
Alza il busto di scatto, stringe con rabbia i margini del lenzuolo giallo che fino a poco fa la ricoprivano. Ansima agitata, il petto le si muove furiosamente, “respira Olivia” le parole
che Audrey le rivolge sempre nelle sue crisi la riportano man mano alla realtà. Sei viva, sei qui, respira. È difficile calmarsi, provare a stare bene quando si è cavato il sorriso del proprio padre, è difficile convivere con se stessi quando ogni volta che ci si vede allo specchio la parola “assassina” le sale alla bocca senza poterla fermare. Impiega vari minuti per calmarsi, per regolarizzare il respiro, per alzarsi e andare a prendere un bicchiere d’acqua. Era solo un sogno, uno dei soliti incubi che la assilla tutte notti, nonostante ciò però trema tutta e scoppia a piangere come una bambina, una bambina che non ha più un padre.






Lele's corner:
Il capitolo non lo avevo programmato così, ve lo assicuro. Si è praticamente scritto da solo.
Sono molto felice di avervi presentato Robert: in questo capitolo non è venuto fuori del tutto, ma avrà particolare importanza nella vita di Percy, che manca di un sacco di figure. Robert è un padre, un amico, una figura di riferimento, una porta sicura. Ed io non vedo l'ora di dirvi di più su di lui! Ma essendo ancora i primi capitoli e volendo fornirvi di un quadro generale prima di sconvolgere completamente Audrey e Percy le cose vanno un po' a rilento, soprattutto non riuscirò a fornirvi in ogni capitolo di ogni personaggio. Ho introdotto gli incubi di Olivia perchè ho realizzato che fino a quando non avreste saputo ciò, ovvero la morte del padre, non avreste capito i suoi comportamenti e, siccome nello scorso capitolo ho dato molto spazio agli altri amici di Aud e in questo anche molto a Stef (che è un cuore grandissimo <3), ho deciso di buttarvi lì qualcosa per farla tornare un po' in prima linea, dato che arriverà un punto in cui Olly sarà fondamentali.
Spero che la parte Aud/Stef vi abbia fatto un po' di chiarezza, attualmente la mente di Audrey è abbastanza complicata e inizialmente io stessa non sapevo da cosa partire, considerando quanto è suscettibile Audrey. Nel prossimo capitolo ci sarà la lettera a Ruben ed intanto vi chiedo di non scordarvi le parole utilizzate da lei in questo dialogo! Così come il suo Patronus: un'aquila
(L’aquila è il simbolo di una forza d’animo superiore, della capacità di riuscire a vedere il senso più alto di ogni cosa. L’alto volo di questo animale è associato alla capacità di saper vedere le cose nel loro insieme, di percepire l’essenza della vita nella sua complessità e vastità, e di saperla accettare sia nei momenti positivi che in quelli negativi. L’aquila vede oltre e sembra essere l’animale che più fra tutti si avvicina alla sfera divina, per questo la sua forza d’animo è incrollabile e così la sua fiducia nel disegno celeste, che le permette di fronteggiare con fermezza anche le situazioni più difficili e complesse. Almeno secondo randeinvernodoc.altervista.org/sapienziale/simbologiaanimale.php). 
Vorrei ringraziare di cuore chi legge (anche queste note chilometriche), spero che mi farete sapere e di pubbicare presto il prossimo capitolo.
Un bacio, 
Lele.

 

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Capitolo 5
*** 05. Bad day. ***


Capitolo cinque
Bad day, Daniel Powter

 
 
 
Sometimes the system goes on the blink 
And the whole thing it turns out wrong 
You might not make it back and you know 
That you could be well oh that strong 
Well I'm not wrong 
 
 
 
 
Swallow Street n°14,
Londra, Inghilterra
Da Audrey Beckers
 
Caro Ruben,
Ti chiedo scusa per risponderti con così tanto ritardo, ma il lavoro occupa le mie giornate e anche qualche pensiero di troppo. Attualmente sto abbastanza bene, finalmente mezza sdraiata nel divano dopo una giornata lavorativa piuttosto intensa, mentre sorseggio dell’ottimo tè inglese.
Il tuo messaggio mi ha lasciato un attimo allibita, di’ alla nonna di stare tranquilla! E soprattutto stai tranquillo tu! Sono matura e vaccinata: so benissimo come condurre la mia vita, a prescindere dal fatto che non conosco abbastanza persone - eventualmente - per riuscire a combattere fra le prima file contro Voldemort (si chiama così, è inutile che ci giriamo tanto attorno). Per quello che mi hai scritto, comunque, e per le persone a cui tengo non credo cercherò ad ogni modo di infilarmi. Non ti posso promettere però di scappare al riparo se finissi accidentalmente in una situazione di pericolo, in quel caso sfodererei la bacchetta. Difatti, il Ministero ogni giorno pubblica sempre più leggi che sono sempre più inutili, inconsistenti e alle quali io sono contraria. Ci vogliono rinchiudere in un castello di carta, un mondo disegnato da parole scelte appositamente da loro (anche letteralmente, la Gazzetta del Profeta è in mano loro), non ci insegnano a combattere, ci insegnano a sopravvivere ad una guerra, a far morire innocenti solamente perché più lenti di noi a correre. Ci rassicurano che andrà tutto bene, ma non si sa niente del modo in cui vogliono garantirlo, ci trattano come bambole di porcellana che si crepano ad ogni minima brutta notizia. Capisco che l’obiettivo di uno stato consista anche nel tranquillizzare la popolazione laddove ci sia un problema, ma allo stesso tempo non fa nulla per cercare di reclutare qualcuno disposto a combattere: ho visto i loro Auror, per quanto siano preparati rimangono comunque numericamente inferiori a qualsiasi altra schiera. Mi preparo questi punti da esporre al Ministro quando avrò modo di parlargli, intanto io faccio la brava, al riparo dai guai: preferirei dare ragione al Ministro che mettervi in pericolo.
A quasi ventitre anni secondo me, detto sinceramente, a sposarti sei un idiota. E ho cercato per circa una settimana le parole più adatte da dirti, ma alla fine sono sempre giunta alla conclusione che “sei un idiota” era il modo più completo e rappresentativo per dirti come mi sento a riguardo, perciò sì, sei un idiota. Sai benissimo che io sono contraria al matrimonio, perlopiù a questa età! Si vogliono sposare anche Paul e Layla e non sono stati molto contenti dell’atteggiamento che ho tenuto dopo il loro annuncio, contribuito dalla notizia che Alex parte per l’America (Pet non si è fatto vivo, fra l’altro). Sono assurdamente convinta che se non ci fosse una guerra non sentireste questo assoluto bisogno di sposarvi, per non parlare del fatto che essere legati per la vita a questa età non è per niente facile. Ma. Ma grazie a Stef – che non ho ancora ben capito come faccia a volermi così tanto bene! – ho pensato a tante cose, per esempio che tu non ti devi preoccupare perché stiamo sempre parlando di me e te e raramente andiamo d’accordo, ma io sono comunque dalla tua parte – purtroppo. Perciò, ho deciso di aiutarti e sostenerti, così come farò per Paul e Layla, ma questo non implica il fatto che per me non sei più un idiota, chiariamoci. Ti sposi con una delle mie più care amiche (che manca anche a me – sì, Noemiè, lo ammetto), per Merlino!
Mi ricordo quando eravate due imbranati l’uno con l’altro ed io passavo i miei pomeriggi a ridere di voi assieme alla nonna, mi sembra passato un sacco di tempo, fra l’altro.
È bello sentirti soddisfatto del tuo mestiere, sono orgogliosa di te! E non ti preoccupare: col tempo imparerai a tenere il sangue freddo in ogni circostanza.
Devo concludere la lettera un po’ di fretta, ma mi è appena arrivato un gufo dall’ufficio; spero di vederti presto.
Con affetto,
Aud.

 
***
 
Le scoppia la testa, ma sente la voce di Stef che le dice “Avanti, manca poco” rimbombarle nelle orecchie.
Lucas Adam, cittadino della comunità magica Belga, lavoratore presso C&C, pub nella periferia di Bruges, è stato trovato morto dopo un recente viaggio in Inghilterra. La moglie ne denuncia la morte alla prime ore della mattinata. Non sono stati trovati i segni di nessuna violenza fisica, né parti della sala fuoriposto o oggetti che riportano stranamente anomalie. Gli Auror Belgi stanno già lavorando nell’attesa di scoprire maggiori indizi e …bla bla bla.
Lucas Adam può aspettare anche domani, pensa Audrey portandosi le mani alle tempie. Alle 8:04 p.m., dopo dieci intense ore lavorative, si concede di staccarsi da quella scrivania e recarsi a casa, spera che Olivia abbia preparato più cibo di quanto realmente ne vuole: non ha assolutamente voglia di cucinare.
Passa per Diagon Alley e nota con un sorriso che a quell’ora il cielo di un agosto caldo perfino per l’Inghilterra si è tinto di rosa. Cammina guardandosi intorno, osserva le vetrine dei negozi e, intento a pagare al Ghirigoro, non può fare a meno di notare Percy Weasley.
Le parole veloci e sussurrate a bassa voce dell’ultima volta le tornano alla mente con un getto d’acqua fredda.
 
“La sua paura quanto è profonda?”
“Come si permette?”
 
Ha la cravatta leggermente allentata, delle profonde occhiaie, crede che abbia passato una notte insonne. Le piacerebbe tanto sapere perché.
È più forte di lei, è stata curiosa nei confronti del Signor Weasley dal primo momento in cui l’ha visto, quell’atteggiamento che lo ha fatto valutare come insopportabile ha solleticato fin dal principio una parte della sua attenzione.
 
“Mi dica che crede che grazie a questi consigli la guerra finirà”
“Da cosa si dovrebbe partire, altrimenti?”
“Mi risponda, mi dica che ci crede davvero”
 
Non riesce a capirlo e ciò le dà tremendamente fastidio. Percy Weasley è un enigma con cui sa a malapena come iniziare, sembra sempre avere una brutta giornata e nessuno con cui condividerla, massimo qualcuno sui cui scaricarla addosso con rabbia e senza motivo.
 
“Non volevo turbarla con la mia lingua lunga, Signor Weasley, ma non nego che la ritengo troppo intelligente per accontentarsi di questo”
“Evidentemente mi sopravvaluta, capita a tutti di sbagliarsi”
“Non a me, non in certe occasioni”

È convinta che ci sia qualcosa sotto, qualcosa che con due misere chiacchierate – litigate – non è ancora riuscita a comprendere, a conoscere. Percy le sembra tutto tranne che una persona irrazionale, ritiene sia influenzato da cause precise, motivate e assolutamente pensate. Non può fare a meno di domandarsi però come funzioni la sua mente.
 
“Non è uno scemo, Signor Weasley, ha solo paura: è umano”
“Perché allora non  lo dice anche a me di cosa ho paura?” rovescia con stizza la sua tazza del tea appena terminato, il gesto sorprende Audrey che sussulta.
“Ancora mi sfugge, appena ne sarò consapevole, mi premurerò di farglielo sapere”

C’è dell’altro, c’è dell'altro oltre a quell’atteggiamento scorbutico ed a quello sguardo che sembra prendere vita, bruciare solo quando parla con lei. Il Signor Weasley è più di quei completi eleganti che indossa, è più dei sospiri di stanchezza che lasciava mentre dialogavano, come se fosse provato da tutto ciò che lo circonda, più delle parole cattive che vogliono graffiarla, quando colpiscono solo e solo lui.
 
“Se dico forza, attacca o si difende?” *
“Siamo tornati ancora qui?”
“La smetta di evitare le mie domande, credo possano essere utili soprattutto a lei”
“So benissimo da solo cosa è utile a me stesso, grazie”
“Ho capito: si difende”

 
Perché quelle barriere? Perché? È qualcosa che la divora da dentro, Percy ha il potere di farla arrabbiare per ogni minima sciocchezza, le porta via tutta la sua pazienza con un battito di ciglia. Non che lei non gli faccia lo stesso effetto: si sono parlati due volte ed ogni volta è stata una gara a chi ha la lama più affilata. Ha vinto sempre Audrey, come se Percy avesse paura di uscire dal suo equilibrio, di affilare la lingua per dire ciò che pensa realmente.
 
“Si arrende, Signorina Beckers?”
“Non facilmente”
“Non è sempre un pregio”
“Spreca le sue parole”
 
Audrey, mentre prosegue la sua strada verso casa e il rosa abbandona quasi del tutto il cielo, decide di non arrendersi neanche questa volta. Chissà come andrà a finire, pensa.
 
 
You kick up the leaves and the magic is lost
 
 
***
 
‹‹ … E quindi Audrey non puoi non amarli, insomma ›› conclude tutto il suo discorso Olivia.
‹‹ Già ›› mormora Audrey in risposta. Ama Olivia con tutto il cuore, ma non si sente troppo in colpa per non starla minimamente ascoltando. Si è persa a metà del lunghissimo monologo di Olivia su quanto fossero bravi i Beatles, è arrivata fino a quando Olivia l’ha invitata ad un raduno di loro fans nel negozio di CDs e dischi in cui lavora, il suo capo parlerà per ore davanti ad un gruppo di persone della loro storia e carriera. E per quanto Olivia sappia che Audrey non è minimamente interessata ai Beatles non ha potuto farle a meno di chiederle di – per favore – accompagnarla, con tanto di motivi allegati per indurla a risponderle con un fatidico “sì”.
‹‹ Poi, boh, io gli ho suggerito anche di parlare di Yoko Ono, in modo tale da anticipare le domande dei partecipanti, secondo te ho fatto bene? Ben non ha problemi ad accettare consigli o suggerimenti, però, be’, spero che non abbia pensato che non mi piace il suo lavoro, che lo trovi poco approfondito dopo che sono mesi che si ferma oltre il suo orario a guardare i miei libri su di loro, sotto la mia supervisione e … ›› Audrey semplicemente annuisce, mentre quasi meccanicamente passa con le sguardo l’immensa libreria che le sta di fronte e occupa tutta una parete del suo salotto. Non tutti gli scaffali sono occupati da libri, ci sono accessori per la casa che le sono stati regalati dai suoi parenti al momento del trasferimento e anche album fotografici che sfoglia quando si sente particolarmente nostalgica. Non sente molto la mancanza dei suoi genitori, è sempre stata abituata a non averli in casa: al di là del fatto che Audrey e Ruben hanno sempre speso la maggior parte dell’anno l’una a Beauxbatons e l’altro a Durmstrang, il lavoro dei Beckers gli ha spinti fin da principio a viaggiare assieme per lungo tempo, gestiscono alcune relazioni internazionali fra privati di certa importanza, guadagnano abbastanza soldi da poter permettersi ogni comfort per loro stessi e per i loro figli, che amano con tutto il cuore. Al contrario di quanto si possa pensare, non sono mai mancati a niente di importante nella loro vita e si sono sempre tenuti in contatto tramite lettere. L’estate Audrey e suo fratello la passavano a casa loro con la nonna, Lucy, per essere poi raggiunti più volte possibili da Océane e Olivier. Lucy Aert invece le manca abbastanza, assieme a suo fratello Ruben. Non è colpa sua se sua nonna è una forza della natura: Audrey non ha mai conosciuto nessuno di così interessante, divertente e buono. Si è sempre spesa per i suoi nipoti, gli ha sempre sostenuti, coccolati, curati e amati, non ha mai alzato neanche un dito su di loro, sebbene a volte se lo meritassero veramente con tutti quei capricci idioti che solo a quindici anni si possono fare. Ha fatto fare loro le dovute esperienze, si è messa anche in ombra talvolta nella loro vita ed ha sempre saputo se avessero bisogno di parlare o meno, di aiuto o se potevano riuscirci anche da soli. Non si è mai permessa di avanzare pretese nelle loro vita, nonostante ne avesse avuto tutto il diritto dopo averli tirati su con amore e costanza, e neanche di mettere in discussione le loro decisioni, una volta divenuti adulti. Ogni qualvolta Audrey ne sente necessità si figura sua nonna alle 03.30 a.m. aspettarli dopo una serata passata in qualche locale. “Mi sono messa a cucire ed ho perso il senso del tempo, mica vi stavo aspettando, che credete”. Non c’è niente di meglio di tornare a casa e sentirsi a casa, trovare qualcuno ad aspettarti.
‹‹ E poi faremo apparire degli elefanti con la magia per animare la festa ›› dice Olivia guardandola con un sorriso sulle labbra.
‹‹ Credo sia un’ottima idea ›› mugugna Audrey, osservando i suoi libri con occhio critico.
‹‹ Dici? Io avevo proposto degli unicorni, oppure la mia collega − quella bionda, magra, talloni sempre incollati ad un paio di tacchi e unghie magnificamente smaltate, ce l’hai presente, no? – ha pensato che fossero meglio delle banalissime carrozze coi cavalli per portarci tutte dal nostro principe azzurro, mentre gli uomini intanto si sfideranno con la spada per la nostra mano ››.
‹‹ Sicuramente è un’ idea originale e- no, aspetta, che cosa? ›› domanda Audrey leggermente confusa.
‹‹ Non credevo che ci volessero le fiabe Babbane per attirare la tua attenzione, altrimenti ci avrei provato prima, altro che elefanti ›› ride Olivia con i capelli scuri che le solleticano il viso e l’aria divertita di chi sta prendendo qualcuno in giro senza cattiveria.
‹‹ Oh, scusami, Olly, è che sinceramente a me dei Beatles non interessa moltissimo ››.
‹‹ Questo l’avevo capito, ma potevi farmi evitare di parlare a vuoto, lo avrei preferito ›› si mette più comoda nel divano, cercando di adattare meglio il cuscino alla sua schiena.
‹‹ Lo so, hai ragione, ma è inutile che ignori il mio sguardo: non riusciresti ad essere arrabbiata – perlomeno non con me, non per queste cose – per più di due minuti ››.
‹‹ A cosa pensavi? ›› chiede Olivia con un sorriso arrendevole.
‹‹ Prima voglio sapere questa storia Babbana ›› dice Audrey prima di abbandonarsi nel divano con poca grazia.
‹‹ Ma è solo un insieme di clichè da fiabe Babbane, l’uomo che si batte per la donna- ››.
‹‹ Come se la donna non avesse un minimo di volontà per decidere ››.
‹‹ E un amore che nasce fra qualche carrozza e scarpetta destinato a durare fino a per sempre ››.
‹‹ Io comunque non le conosco bene queste fiabe Babbane- ›› comincia Audrey.
‹‹ Non ne avevo dubbi, Signora Purosangue ›› scherza Olivia beccandosi una cuscinata nel petto.
‹‹ Ma non è che mi sembrino granché ›› continua.
‹‹ Sei stata cresciuta con le fiabe di Beda Il Bardo, è normale, queste sono abbastanza diverse dall’idea tipica di fiaba Babbana, nonostante entrambe siano per bambini. Le fiabe Babbane ti fanno credere nel “per sempre”, nel “e vissero tutti felici e contenti” ›› Olivia ha lo sguardo perso altrove, forse nei ricordi della sua infanzia.
‹‹ Davvero? E funzionano? ›› Audrey ha un sopracciglio inarcato e la bocca leggermente socchiusa, non riesce minimamente a capire come sia possibile ed Olivia è quasi tentata di accarezzarle una guancia con fare affettuoso come coi suoi cugini piccoli.
‹‹ Sì, generalmente sì. Poi è logico che non sono tutte uguali, ma la storia si conclude con pace e serenità, come le vostre, no? ››.
‹‹ Come le nostre, sì, ma allo stesso tempo è diverso: noi maghi siamo assolutamente consapevoli che ritorneranno problemi, la magia non può mai essere controllata totalmente. Nelle nostre storie gli eroi dopo qualche colpo di bacchetta risolvono la situazione, ma c’è sempre un’aggiunta che dice che non ritenterà mai più una cosa del genere, ne starà alla larga, poiché ha imparato la lezione. È implicito il fatto che questo sia perché una seconda volta potrebbe non essere così bravo da cavarsela ››.
‹‹ Quelle Babbane, più che d’imprese eroiche o calderoni, parlano d’amore. Mia mamma me le raccontava la sera prima di andare a letto, quando mio padre passava a lasciare un bacio fra i capelli sia a me che a lei. Sono cresciuta con il loro amore, era il “felici e contenti” delle fiabe per me vedendoli ogni giorno così ››.
‹‹ Forse dovrei leggermene qualcuna ››.
‹‹ Per quanto le abbia amate, alla mia età non riuscirebbero a conquistarmi: illudono che il “per sempre” esista quando so benissimo che non è così ››.
‹‹ Alcuni esistono, ne sono convinta ›› annuisce Audrey come a completare un cerchio logico nella sua testa.
‹‹ Perché sai amare ed hai un cuore buono, perché ti sei messi in testa l’idea di darmi speranza ad ogni costo, anche quando io non ci credo, quando non ti vengo per niente incontro ›› la stringe a sé come per ringraziarla per un tacito sostegno.
‹‹ Olly, comunque sì ›› non è ancora pronta per parlare liberamente di se stessa, le dà alcuni segnali e per il momento questo sembra bastare, Audrey continua a stare affianco ad Olivia anche se deve costruire e mettere insieme nuovi pezzi ogni volta, sempre più difficili. Non è ancora pronta, non le dà fretta, va tutto bene così.
‹‹ Ci vengo a quella noiosissima conferenza sui Beatles, intendo ›› chiarisce dopo, mentre Olivia non può fare a meno di alzare gli occhi al cielo e farsi scappare un sorriso. 






*Frase presa dal brano "Un raggio di sole" del mio amato Lorenzo Jovanotti Cherubini. L'ho leggermente modificata, poichè in realtà sarebbe "Se dico forza attacchi o ti difendi?". 



Lele's corner:
Ammettelo che non vi aspettevate un capitolo così presto! Sinceramente neanche io, ma il mio obiettivo era quello di farvi quello di maggio il prima possibile per poi concentrarmi su questa scuola che, se Dio vuole, fra un mesetto è finita. Anche perché questo capitolo dopo la parte sulle riflessioni di Audrey non mi è risultato particolarmente impegnativo, come d'altro canto è giusto che sia! Però la parte di Audrey è importante (spero si sia capito che le parti in corsivo sono pezzi della litigata che non vi ho di proposito raccontato nel capitolo III): poichè è l'inizio di ciò che verrà, è un'ammissione implicita che tutto ciò che andrà ad esserci sarà per un motivo, l'inizio di qualcosa che per il momento non si può neanche considerare come qualcosa - lo so, sono lenta, ma nei prossimi capitoli ci sarà una svolta, dovete pazientare ancora un pochino.
Vorrei ringrazirvi per avere inserito questa storia fra le seguite/ricordate/preferite, spero che questo capitolo vi sia piaicuto e che mi farete sapere! Ho la netta impressione che il prossimo capitolo mi farà un po' penare, posso solo dirvi che vedrete -se tutto procede secondo i piani- Rufus Scrimgeour :-)). Un abbraccio particolare alla mia Olly, anche se tutto va male, tutto troverà un motivo. 
Un bacio grande, 
Lele.  

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Capitolo 6
*** 06. Up&Up. ***


Lele's corner: non pubblico da mesi, lo so, ma il capitolo non era pronto per giugno come vi avevo detto, mi ha richiesto molto più tempo e inoltre l'estate, tranne in alcune occasioni che si possono contare sulle dita di una mano, non ho internet nel PC, di conseguenza non ho la possibilità di pubblicare. Non mi sono scordata di questa storia, però, ho camminato per Edimburgo chiedendomi se a Percy e Audrey piacesse, sono stata al mare immaginandomi questi due litigare e ho passato serate su una pachina a raccontare di questa storiella ad un'amica che di Harry Potter non sa niente. Per quanto io faccia fatica a continuare questi capitoli, a trovare una giusta misura dal dire troppo al poco, presto mi divertirò di più a scrivere cosa accadrà (!!) e spero che voi lo siate anche per me. Con questo capitolo ho un rapporto di amore e odio: mi soddisfa e allo stesso tempo mi fa schifo, ma me lo immagino così, nel bene o nel male. Spero che vi piaccia e che mi facciate piacere. 
Un bacio grande,
Lele 
P.s. oggi, 31 ottobre, Audrey costringerebbe Percy ad uscire e a guardare il lato positivo: anni fa la guerra è finita. Percy riderebbe delle foto di Audrey con affianco le zucche e farebbe finta di non pensare a Lily e James Potter che si sono sacrificati. A voi buon Halloween!


 

Capitolo sei
Up&Up, Coldplay
 
And you can say what is, or fight for it
Close your mind or take a risk
You can say it’s mine and cleanch your fist
Or see each sunrise as a gift
 
 
 
 
Suo fratello è leggermente arrabbiato: la lettera che le è arrivata ieri sera è tutta piena di “è la mia vita!” oppure “Sei tu l’idiota!” che le hanno dato fastidio, Ruben non sembra accettare che lei stia dalla sua parte solo in qualità di sorella e lei non ha la minima intenzione di abbandonare i suoi principi perché lui si senta a posto, completo, nel chiedere a Noemié di sposarlo. Gli ha scritto una lettera in risposta spiegando bene le sue motivazioni e dicendo chiaramente che per lei sarebbe quasi come tradire se stessa ammettere che vada tutto bene, ha ribadito, però, che lei è dalla sua parte, che è suo fratello, per Morgana!, e se ora la gente per strada la vede arrabbiata e quasi triste è solo colpa di Ruben perché non riesce neanche a pensare ad un mondo in cui loro due non litighino per fare pace due secondi dopo. È colpa sua quindi se quella mattina si è alzata con il piede sbagliato, se si è rovesciata il caffè sulla camicetta nuova con tanto di imprecazioni e se sente un impellente bisogno di parlare con Stef. Stef che, fra l’altro, è proprio un bastardo – pensa contrariata –, perché diamine non le risponde ai gufi?
Bussa alla porta di casa con abbastanza forza da far girare la vecchietta dall’altro lato della strada intenta ad annaffiare i fiori del suo giardino colorato, accompagna il gesto a qualche scampanellata, perché oggi è proprio una giornata orribile e dover aspettare alla porta le dà ancora più fastidio. Stef le apre dopo qualche minuto e un “Arrivo” urlato dalle scale. Sorride, il bastardo.
‹‹ Perché non mi rispondi al gufo? ›› entra senza aspettare un invito verbale.
‹‹ Perché sapevo che entro le 9.30 di mattina ti avrei trovata qui ››.
‹‹ Sei comunque un bastardo ››.
‹‹ Allora? Cosa mi dici? ›› Stef quella mattina non ha molta voce, tossisce per lo sforzo appena compiuto, mentre fa accomodare Audrey nel divano.
‹‹ Hai mal di gola? Perché il tuo naso è così rosso? ›› Audrey sembra accorgersi solo ora delle condizioni di Stef. La tuta grigia chiara gli arriva fin sotto i calzini e la canottiera è lisa in alcuni punti e sporca di caffè, i capelli non sono minimamente pettinati, sembra un bambino che ha bisogno di cure e che va rimproverato per girare senza ciabatte per casa.
‹‹ Ieri sera sono andato a correre, credo di aver preso freddo e sono tornato a casa fradicio perché siamo in Inghilterra e qui piove sempre››.
‹‹ Siediti nel divano, prenditi una coperta e cava quella pratiche dal tavolo: ci sto già pensando io all’assassinio di Adam − pronuncia l’incantesimo seguito da un movimento di polso e prega che qualcosa sia andato storto – Non puoi avere 39° di febbre! Non oggi! ›› quasi urla, mentre si siede nel divano ripetendo l’incantesimo*.
‹‹ Dai, stai tranquilla, adesso prendo una pozione, mi pettino, mi rendo decente e poi usciamo a lavoro ›› fa per alzarsi quando Audrey con le mani sul suo petto lo fa risedere.
‹‹ Non ci pensare neanche, adesso stai qui, mentre io vado a prepararti un tè caldo e sento Elisabeth per sapere se si può spostare l’appuntamento ››.
‹‹ Aud, stai esagerando. Mi basta una pozione e una tazza di perfetto tè inglese, dopo passiamo dal mio medimago di fiducia e prendo le dovute pozioni ›› tenta di frenarla, invano.
‹‹ Stef, senti, io ti voglio bene, ma tua madre è una delle persone che mi fanno più paura a questo mondo e siccome mi adora, non vorrei che scoprisse che ti ho fatto uscire in queste pietose condizioni ›› gli urla dalla cucina, mentre armeggia tra gli scaffali per trovare la bustina del tè. Karen Martens è una Donna con la D maiuscola, Audrey ha una profonda stima nei suoi confronti, fin da principio ha avuto l’impressione che sia nata per avere successo, in qualunque campo si parli, per questo la intimorisce un po’: si sente nulla in confronto a quel misto di eleganza, leggiadria, intelligenza e umorismo. Si è domandata più di una volta come lei potesse piacerle così tanto, Audrey non crede neanche di meritare due minuti del suo tempo, nonostante Karen le abbia dimostrato più volte quanto le piaccia, ricordandosi anche solo di semplici dettagli, come il suo vino elfico preferito e il giorno del suo compleanno per inviarle a casa un mazzo di splendide pervinche che occupano un posto d’onore sul mobile della sala. Stef le assomiglia molto, lo rivede nei modi di fare, nella risata ilare e nei gesti gentili per fare sentire chiunque a proprio agio, ha preso la sua natura pacata e buona, il sapere in ogni circostanza cosa dire, come dirlo e quando dirlo che fa sempre sentire Audrey come una bambina, poiché si sente così piccola fra le accoglienti braccia di Stef, che la rincuora e le vuole bene.
‹‹ Alle volte credo che tu mi voglia accompagnare nella mia tenuta estiva in Scozia solo per vedere mia madre e non me, questa tua frase mi ha appena dato una conferma. Non posso mancare all’appuntamento di oggi e non si può spostare, allo stesso tempo, non posso presentarmi in queste - tanto per citarti, pietose condizioni. Quindi credo tu debba trovare un modo per mettermi a nuovo ›› Stef è appoggiato allo stipite della cucina, mentre Audrey con le labbra sulla sua fronte cerca di riverificare la sua temperatura corporea. Non vuole credere che Stef si sia ammalato proprio quel giorno.
‹‹ Stef lasciatelo dire: sei ridotto uno straccio. Non puoi, purtroppo, pensare di lavorare così! Quindi adesso tu ti sdrai nel divano, guardi un po’ di televisione Babbana, mentre sorseggi il tuo tè ed io mi dirigo all’incontro con il Ministro. Fra tre ore massimo sarò di ritorno con una scorpacciata di DVD d’azione con persone che si inseguono per metà film, fanno fini atroci e hanno armi che superano la nostra fantasia e un po’ di pozioni che Rick mi porterà venendomi a prendere al Ministero ›› lo guida come un bambino fino al divano.
‹‹ So che ce la farai anche da sola, non ne dubito, ma tieni a freno la lingua e invia un gufo a Elizabeth - cosa che avevi già detto avresti fatto ››.
Audrey lo fa stendere nel divano e gli stende sopra una coperta di lana scozzese, con un colpo di bacchetta la tazza di tè appare nel tavolino poco distante. Stef scoppia a ridere come un bambino a quella scena.
‹‹ Cosa ridi? ›› chiede con le sopracciglia aggrottate, intenta a recuperare il suo giubbotto.
‹‹ Mi fa ridere che, nonostante sia tu quella ad occuparsi di me - il che è parecchio strano -, sia sempre io a doverti ricordare la borsa e gli appunti di lavoro! Ruben deve averti veramente fatto arrabbiare: non ti avevo mai vista così su un altro pianeta ›› risponde continuando a ridere, mentre Audrey che è già sulla porta del salotto che la separa dall’ingresso e dalle strade trafficate di Londra gli fa una linguaccia e “Chissà, magari in quest’altro pianeta tu sei anche simpatico”.
 
 
***
 
Audrey, nonostante gli articoli pubblicati dalla Gazzetta del profeta sotto ordine del Ministero, è piuttosto fiduciosa nei confronti di Rufus Scrimgeour. Ovviamente prima di attendere alla porta bianca del suo ufficio vigilato dai migliori Auror ha fatto delle ricerche: profilo impeccabile, ex capo del dipartimento Auror e definito “audace” da qualsiasi suo vecchio superiore. Non vede l’ora di vederlo in azione, sono passate solo poche settimane dalla sua nomina e lei e Stef esattamente quella mattina devono vederlo per accordarsi su varie questioni che dovranno esattamente essere riferite al Ministro della Magia belga, Florian Simons. Si ripete mentalmente la scaletta di Stef, gli argomenti da trattare e i compromessi a cui non è disposta scendere, quando una chioma rossa le appare davanti. Non può fare a meno di darsi della stupida per non avere realizzato che lo avrebbe sicuramente visto, con i completi eleganti che risaltano la sua figura e la cravatta nera annodata con difficoltà, le viene da sorridere a pensare a cosa la aspetterà: non riesce a fare a meno di desiderare che le lancette dell’orologio blu elettrico appeso alla parete si muovano più velocemente.
« Signorina Beckers » la saluta con un cenno al capo e l’imbarazzo che inizia a farsi sentire nell’aria.
« Signor Weasley, che piacere rivederla » sorride con cordialità e un’espressione affabile, l’idea di vederlo in un lavoro in cui si sente così al sicuro solletica la sua curiosità. Percy si domanda se lo stia o meno prendendo in giro, i rapporti tra lui e la Signorina Beckers non sono tra i migliori, quindi non riesce a capire come possa sorridergli così. Percy non ha ancora ben capito che Audrey è fatta così, ha un sorriso e una buona parola per tutti.
« Il Signor Martens non c’è? » domanda, cercando di scacciare dalla sua testa le domande che gli sorgono. È a lavoro e non può permettersi di risultare inefficiente, non tanto per il Ministro, che lo conosce bene, ma per lei che sa benissimo avere idee abbastanza diverse dalle sue.
« No, purtroppo. St- il Signor Martens questa mattina non si sente affatto bene e per quanto avesse voluto essere presente non era minimamente nelle condizioni. Me lo diceva l’altro giorno, Elisabeth, la segretaria, che circola l’influenza in giro e il figlio si è ammalato a scuola » dice con una naturalezza che stupisce sempre di più Percy. Audrey ha la grandissima capacità di essere sempre se stessa, non ha mai timore di dire qualcosa di più o qualcosa di meno, neanche in un ambiente così formale, e questo non può fare mai che far sorridere Percy.
« Il Ministro, comunque, l’attende all’interno dell’ufficio. Come al solito, le si ricorda di mantenere i fatti e le notizie affrontati in questo incontro tra coloro che devono esserne al corrente, come il Signor Martens o la vostra segretaria » le dice, ricordandosi che fu proprio una frase del genere ad averli fatti scontrare qualche settimana prima.
« Stia tranquillo, Signor Weasley, la mia amica non è mai al corrente di ciò che circola tra le ambasciate, anche perché non è il suo campo lavorativo e non capirebbe » Audrey non si sente minimamente in imbarazzo a cogliere il riferimento e accennare ad Olivia. Percy comunque non si deve sentire così a suo agio perché non continua la conversazione e si limita ad aprirle la porta e farla entrare.
« Buongiorno, Signorina Beckers! È un piacere per me incontrarla » Rufus Scrimegeour è due spanne più alto di Audrey, le foto della Gazzetta non lo facevano sembrare così alto, realizza Audrey, che non deve fare altro che sorridere e porgergli la mano.
« Piacere, Ministro. Mi auguro che stia bene » regola numero uno: mai iniziare a parlare subito di lavoro, se non hai voglia di discutere. Sua madre la ripete a suo padre ogni qual volta i contatti del loro capo vengono nello studio di casa loro per contrattare.
« In maniera ottima! Questi giorni sono stati abbastanza pesanti, come sa ho dovuto incontrare tutti gli ambasciatori europei e delle maggiori potenze magiche economiche, come quello del Nord America, ieri abbiamo perso un’ora a contrattare con lui. Non è vero, Percy? » il Presidente conosce bene le regole della contrattazione, perché sembra rispettare la volontà di Audrey di decidere quando iniziare.
« In effetti, è stata una giornata piuttosto impegnativa » dice Percy, contento di essere stato interpellato.
« Mi dica lei, Signorina Beckers, tutto bene in Belgio? » riprende il Ministro.
« A gonfie vele, direbbero i Babbani. In questi ultimi giorni i gufi circolano un po’ troppo frequentemente tra il Belgio e la nostra Ambasciata, vicino a Trafalgar Square. Siamo un po’ stanchi, ma è necessario » risponde Audrey, accostando la sua borsa da lavoro vicino alla sedia in cui è seduta.
« Ogni volta mi stupisco quando sento un Purosangue citare con estrema padronanza e nonchalance i proverbi o detti Babbani. Mi dica, Signorina Beckers, come li ha imparati così bene? » regola numero due: non lasciarsi sfuggire neanche una minima parola. Dichiarando il suo stato di sangue,  Scrimegeour ha appena ammesso di aver compiuto ricerche su di lei e questa è un’informazione chiave: vuol dire che tiene all’avere il Belgio dalla sua parte, non si sarebbe minimamente preoccupato o scomodato a cercare informazioni se non fosse stato un paese importante o se avesse dato per scontato che avrebbero accettato tutte le sue condizioni. Ovviamente non si fa scappare nulla, per questo, come le ha insegnato sua madre, con un sorriso si limita a rispondere.
« Una mente aperta, pratica e un po’ di curiosità » sorride.
« Mi dica, Signorina Beckers, vuole qualcosa? Un bicchiere d’acqua, forse? Intanto che Percy prende i documenti necessari » le domanda.
« No, grazie, non c’è bisogno! » aspetta che sia lui ad esortare ad iniziare a lavorare. Regola numero tre: far iniziare i giochi sempre al padrone di casa, cercare di fregargli il dado solo dopo.
« Credo sia arrivato il momento di iniziare a lavorare, – prevedibile, pensa Aud – a malincuore, dato che non sono così tante le volte con cui ho l’opportunità di parlare con una così bella ragazza » ride Scrimegeour. A dispetto della labbra di Audrey che si incurvano all’in su, il suo sguardo sembra farsi più determinato.
« Sono convinta che possa trovare altre soddisfazioni nel governare il Paese. No, Signor Weasley? » sorride affabile a vedere Percy sussultare al fatto che l’abbia interpellato lei. Vuole dimostrare al Ministro che ha fatto un passo falso, facendoglielo notare anche dal suo braccio destro. Regola numero quattro: mai andare troppo avanti coi convenevoli, mai superare il limite, mai cercare di lusingare e mettere in imbarazzo chi sta dall’altro lato della scrivania. Scrimgeour sta cercando di conoscere Audrey per sapere con quale carta avanzare per prima e su quali punti può cercare di non avere nessuna discussione, ma non ha fatto i conti con Audrey stessa, che non è per niente disposta a rendere la situazione facile.
« Governare il paese sa essere molto gratificante » dice Percy che ha colto la sfida negli occhi di Audrey.
« Se sai come farlo, aggiungerei » risponde Audrey, continuando ad avere lo sguardo puntato su di lui. Non è il momento, né il luogo, ma spera che a Percy arrivi il “Non per Caramell” a cui Audrey non può fare a meno di pensare.
« Concordo anche io con lei, Signor Ministro, credo sia il momento di iniziare! – ed evitare di provocare Percy Weasley davanti a lei, aggiunge nella sua mente – Da dove vuole cominciare? » chiede.
« Per prima cosa, mi auguro che le informazioni sullo sviluppo scientifico e culturale continuino » dice, aspettandosi di essere interrotto.
« Chiaramente. Il Regno Unito e il Belgio sono fra le migliori potenze, se mancassero le comunicazioni fra questi due paesi tutta l’Europa ne risentirebbe ».
« E mi sento in pieno diritto di dirle che gli ospedali sparsi per tutta la Gran Bretagna sono assolutamente aperti ad ogni cittadino belga, a costo del nostro stato ».
« Come i nostri per voi » sorride.
« Per quanto riguarda la nuova situazione contro Tu-Sai-Chi, siamo perfettamente in grado di dire che arriva dove vuole, quindi consiglio di prendere provvedimenti anche nel suo paese ».
« Provvedimenti anche nel suo paese? Interessante, direi, dato che non capisco l’anche. Mi scusi, ma credo di essermi fatta sfuggire quali provvedimenti abbiate preso, oltre a qualche volantino nel giornale » lo provoca Audrey. Li provoca. Percy Weasley si è appena seduto vicino al Ministro e le sue spalle sono più rigide di qualche minuto prima. Audrey, a dispetto delle loro espressioni, sorride.
« Ci stiamo lavorando » ammette con un po’ di stizza nella voce Scrimgeour. Tutti lo definiscono un uomo d’azione, questo Audrey lo sa, per questo non ha potuto fare a meno di fargli notare che d’azione non ha ancora fatto niente.
« A proposito di questo, il mio Paese vuole essere informato su qualsiasi operazione decisa che si andrà ad effettuare. Ovviamente, vuole saperlo prima che questo si realizzi in modo tale da poter prendere i dovuti provvedimenti ed avvisare le dovute persone » dice, spuntando questa voce nello schema che si è fatta in testa.
« Non credo che questo sia possibile, sono affari interni al Paese e non possono venire divulgati nelle mani sbagliate » dice pratico il Ministro.
« Non si può permettere di giudicare se siano “mani sbagliate” quelle scelte dal mio Paese, è stato alquanto maleducato supporre ciò, Ministro – sorride, mentre lo vede diventare rosso in volto – e per quanto riguarda il suo personale, sono più che convinta abbia persone fidate accanto. Di conseguenza, non posso vedere perché dovrebbero finire nelle mani sbagliate» Audrey non ha potuto fare a meno di rispondere in questo modo. Non ha potuto neanche sceglierlo.
« Siamo tutti convinti della professionalità mia e dei miei colleghi » dice Percy Weasley, mentre si meraviglia come riesca a dire qualsiasi cosa, senza mostrare il ben che minimo imbarazzo o contegno. Sorride, perché quell’Audrey è una delle persone più intriganti che abbia mai incontrato.
« Io non ne dubito, Signor Weasley, per questo non capisco come il Ministro possa pensare ad eventuali pericoli nel divulgare i suoi piani a me e al Signor Martens ».
« Non era mia intenzione insinuare inefficienza da parte vostra, è la precauzione ad avermi spinto a parlare » dice Scrimgeour, cercando di correggersi.
« Precauzione quasi immotivata, Ministro. Non ha detto prima che i rapporti tra i nostri stati sono ancora, ovviamente, aperti? – non si aspetta una risposta – Crediamo sia nostro diritto per poter essere efficienti nei confronti del nostro Paese e dei cittadini Belgi in Gran Bretagna. I Babbani dicono “meglio prevenire che curare”, posso dire, in veste del Belgio, che noi vogliamo aiutarla a curare la situazione che c’è già ed a prevenire eventuali nuovi fallimenti ».
« Come mai è così certa che potrebbero esserci nuovi fallimenti? » chiede Percy, non riuscendo a trattenersi.
« Vedendo come stanno le cose, non posso evitare di ammettere che sono presenti problemi in questo sistema operativo e che se si continua così, Tu-Sai-Chi – si trattiene con tutte le sue forze per non dire Voldemort – prenderà sempre più potere, causando sempre più problemi ».
« E come fa a sapere che noi vogliamo continuare così? » è sempre Percy a fare questa domanda. Non si sente a disagio, non si sente inadatto a continuare questo tipo di conversazione. Una parte di lui non può fare a meno di pensare che è perché c’è Audrey, lì davanti.
« Non posso saperlo con certezza dato che né io né il Signor Martens siamo stati informati sui vostri piani, ma in mancanza di prove contrarie, dato che la Gazzetta del Profeta continua ad arginare il problema, non posso fare a meno di essere di questa idea » risponde prontamente.
« Come si comporterebbe lei? Se posso chiedere » domanda Rufus Scrimegeour con aria pensierosa. Audrey, dopo questa domanda, sa di stare conducendo i giochi.
« In maniera più concreta » dice.
« Non vuole scendere di più nei dettagli? ».
« Non davanti a lei, Signor Ministro. Sono sicura che non spetta a me consigliarle su come governare il paese. L’ hanno scelta per la sua fama di uomo d’azione, per cercare di riparare a quella di Caramell, che ha deluso le aspettative. Se ritenessi che sia tardo di comprensorio, Signor Ministro, non avrei speso tutto questo tempo per cercare di farle capire come migliorare, su cosa puntare per un futuro sereno del Paese » dice Audrey, lasciando che il silenzio cada tra loro. Percy Weasley è sorpreso dal rispetto che Audrey dimostra per la carica del presidente e da come si è comportata, anche se il fatto che non abbia dato consigli lo lascia leggermente spiazzato.
« Va bene, Signorina Audrey. – parla in fine Scrimgeour – Sarete informati su qualsiasi nostro piano, mi ha convinto. Sono quasi certo ora che riuscirete a prendere le determinate precauzioni » Audrey sorride, vittoriosa: non ne aveva dubbi.
« Mi piacerebbe affrontare un altro punto, ora che questo è sistemato » dice Audrey.
« Mi dica » Scrimegeour aveva sottovalutato la sua determinazione, la sua capacità di sapere persuadere solamente con l’utilizzo della parola. Capisce perché l’abbiano scelta come braccio destro dell’ambasciatore con un solo stage in Ambasciata alle spalle: è nata per essere esattamente lì, per svolgere quel lavoro, con la determinazione negli occhi e i modi cordiali e rispettosi di chi sa di volere qualcosa, di poterci arrivare e di arrivarci. E questo lo capisce anche Percy, quasi ipnotizzato dai sorrisi eleganti e dall’impegno che mette per arrivare dove vuole.
« Se ci sono delle emergenze, il Belgio è disposto a mandare degli Auror, che in base al suo consenso o meno saranno selezionati da me, in qualsiasi momento, se richiesti. Solamente non tutti, o perlomeno, non immediatamente saranno presenti a decine dato che alcuni devono rimanere in ufficio nel caso venissero avvisati per andare a controllare una situazione all’interno del nostro paese e non sono autorizzati ad abbandonare l’ufficio tranne in un codice rosso nelle vicinanze » dice Audrey.
« Terrò a mente la sua proposta, Signorina Audrey, la quale è molto allettante e generosa. Il nostro Paese non si dimenticherà mai di ciò » Scrimegeour si appunta ciò che Audrey ha appena esposto in una quaderno rilegato in pelle. Audrey è curiosissima: sa benissimo che il futuro del Regno Unito è in quell’agenda.
« Se la situazione diverrà più profonda e pericolosa, siamo disposti a mandare quattro Auror fissi, qui a Londra fino al termine di questa situazione. E posso assicurarle che saranno tutti e quattro impeccabili in condotta e bravura. L’addestramento degli Auror belgi si limita a due anni, ma è più concentrato, di conseguenza anche i più giovani sono pronti a questo tipo di lavoro » continua a spiegare. Stef è stato molto chiaro su questo punto: non possono permettersi che vengano a mancare Auror in Regno Unito perché questo vuol dire che sarà ancora più facile per Tu-Sai-Chi prendere potere e fare razzia anche nella società magica Belga che è aperta a tutto e le famiglie Purosangue che tentano di conservarsi sono veramente poche.
« Lo terrò bene a mente. Dopo ciò che è stato detto prima, eviterei questo punto, ma purtroppo non devo guardare solo a me, ma anche ai cittadini. Per questo chiedo a lei e al Signor Martens di stare attenti e avere il profilo di ogni persona che entra ed esce dall’Ambasciata o con cui abbiate rapporti lavorativi. Tu-Sai-Chi si infila ovunque, stiamo per avviare immagini all’interno anche del Ministero, in cui tutte le persone dovrebbero essere particolarmente corrette » dice Scrimgeour.
« Ovviamente le riporteremo i nomi delle persone che incontriamo in Ambasciata solo se strettamente necessario. Teniamo molto alla privacy e alla tranquillità di qualsiasi cittadino Belga in territorio straniero e le posso assicurare che i rapporti stanno così anche con gli altri paesi. – dice Audrey – Le volevo porre un attimo attenzione sul San Mungo » dice infine, inserendo subito un nuovo argomento poiché non sono disposti a transigere su quello.
« Certamente » la incita a continuare.
« Sappiamo tutti qua dentro che, in quanto ospedale della capitale del mondo magico, è anche quello più importante. Io e i miei collaboratori ci stavamo domandando che preparazione dovesse avere un Medimago per poter lavorare lì ».
« Assolutamente valida ed efficiente, Signorina Beckers » le risponde Percy con le sopraciglia corrucciate.
« Ne sono certa, ma il punto in cui voglio andare a parare è: disponete di test, prove, per verificare la validità e la sanità mentale di un Medimago? Per sapere se è una persona corretta? Capite anche voi che se ci dovessero essere degli infiltrati all’interno del San Mungo sarebbe un grosso problema, dato che possono scegliere se ridare la vita o far incontrare la morte a qualsiasi paziente » continua Audrey.
« Vuole insinuare di fare controlli anche al San Mungo? » dice Percy.
« Abbiamo stabilito prima che i nostri ospedali sono aperti gli uni agli altri e che le cure sono ovviamente a carico dello stato, ma nel caso un cittadino Belga dovesse morire per cause misteriose all’interno di un ospedale inglese. Ci basterà un semplice sospetto per prendere provvedimenti » dice Audrey, né confermando, né smentendo la domanda di Percy.
« Suona quasi come una minaccia» dice il Ministro, in attesa che lei continui.
« O non una minaccia, Signor Ministro, siamo abbastanza maturi per non ricorrere a queste cose: è semplicemente un dato di fatto. È il nostro lavoro mantenere incolumi i nostri cittadini » dice Audrey, sorridendo quasi con falsità. Sa benissimo di muoversi con abilità tra questi affari.
« Mi dica come vanno le ricerche su Lucas Adam? » dice il Ministro per farle perdere il sorriso. Ovviamente non ci riesce. È leggermente infastidito da ciò che Audrey ha appena detto.
« Direi abbastanza bene. Siamo sulla buona strada, considerando che siamo riusciti a ricostruire tutto il tempo che Lucas ha passato qua, dato che scriveva spesso con la moglie. I nostri Auror stanno collaborando tra loro e con noi per riuscire a poter parlare con le persone con cui ha interagito. Il che è piuttosto semplice, dato che la Gazzetta del Profeta non si è minimamente preoccupata di denunciare il fatto per diffondere panico tra i cittadini – e questo è colpa loro – quindi sono ancora tutte nei paraggi ».
Bussano alla porta e dopo un “Sì” del Ministro entra la loro segretaria.
« Salve, Signorina Beckers, scusate per il disturbo. Volevo informare il ministro che sono quasi le 11.30 a.m. e che è richiesto in un’altra sede ».
« Per Merlino, Signorina Beckers il tempo è volato! Le chiedo scusa per questa fine precipitosa del nostro incontro e se non ho potuto dare voce ad altri punti che si era prefissata » dice il Ministro.
« Si figuri, le questioni più importanti le abbiamo affrontate. Per il momento non credo ci sia bisogno di dire altro, è stato un piacere parlare con lei e il Signor Weasley » stringe la mano ad entrambi.
 
***
« Mi ha stupito, sa? » gli dice Audrey mentre intanto si preparano ad uscire nell’affollata via Londinese.
« Scusi? ».
« Mi ha aspettavo questo incontro molto più difficile » spiega Audrey, mentre cerca qualcosa nella borsa che le pesa sulla spalla.
« Noi esattamente così » ribatte Percy, non potendo trattenere un sorriso.
« Mi avrebbe risposto in questa maniera qualsiasi cosa io avessi detto » Audrey ha un sorriso di chi la sa lunga che fa innervosire Percy, entrambi proseguono di qualche passo, mentre Audrey ha finalmente trovato ciò che cercava e ora ha una sigaretta alle labbra e tenta di accendersela a discapito del vento.
« Come fa ad esserne così sicura? » chiede Percy, ne è sinceramente colpito.
« Una brava strega non rivela mai i suoi segreti! – ride Audrey, mentre il fumo le esce tra le labbra – Le posso solamente dire che più volte, durante questa mattinata, mi avete fatto capire quanto il Belgio sia importante nei vostri piani ».
« Lo sapevo che certe cose non le potevano sfuggire » risponde Percy, quasi parlando con se stesso.
« Lo prenderò come un compimento, Weasley » dice Audrey, tenendola come una piccola vittoria.
« Come mai non ha osato di più? » domanda Percy dopo qualche minuto di camminata. È rimasto indeciso per tutto il breve tragitto che hanno condiviso se chiederglielo oppure no.
« In che parte dell’incontro? » chiede Audrey in risposta. Sa benissimo che il suo atteggiamento di quella mattina ha destato qualche domanda a Percy, come è normale che sia: l’ha vista in situazioni completamente diverse da quella in cui si è ritrovata quel giorno.
« A parlare degli Auror. Mi aspettavo maggiori tentativi di convincerlo » ammette Percy, mentre Audrey sorride.
« So di essere stata convincente, credo di poter dire che Scrimgeour mi contatterà in futuro per questo » lascia questa mezza risposta che a Percy non sembra bastare.
« Come fa ad esserne sicura? ».
« Perché so che, se continuate così, avrete bisogno di aiuto » dice Audrey, buttando il mozzicone a terra e pestandolo con la suola.
« Come mai oggi non ha accennato alla nostra inefficienza? Come lei si ostina a pensarla ».
« Non è compito mio amministrare questo paese, io mi limito alla protezione dei cittadini Belgi, per quanto a volte non mi basti ».
« In che senso “non mi basti”? ».
« So bene di voler fare troppo alle volte, non mi limito a pensare al bene dei miei concittadini, ma a quello comune perché implica anche il loro » dice Audrey.
« A volte, come quando parla con me, sembra abbastanza indirizzata a cambiare le cose, perché oggi che ne aveva la possibilità non ne ha adoperato? » domanda ancora Percy.
« Perché ho abbastanza stima di Scrimgeour. Non lo ritengo stupido, non so se si muova in maniera pulita – ma credo di sì, insomma, è un ministro! Ma sa dove vuole arrivare. Sta cercando piano piano di distogliere l’attenzione dalla guerra, costringendo la Gazzetta del Profeta ad omettere tutto ciò che la riguarda, ad accezione della pubblicazione di un volantino, e solo quando le persone saranno più tranquille inizierà ad operare – prima vogliamo vedere dove lo porta il suo istinto, dopo mi permetterò di iniziare a dare suggerimenti, solamente quando ha messo le fondamenta su cui costruire qualcosa » dice Audrey, più esauriente.
« Ha accennato alla Gazzetta del Profeta anche all’incontro, come mai le sta così a cuore che la gente sappia? » domanda Percy. Audrey subito questa domanda si ferma nel marciapiede in cui stavano tranquillamente camminando, il suo sguardo è già più duro.
« Come può dirlo? Tra questa “gente” c’è anche lei» è sconvolta.
« So che i Babbani dicono “occhio non vede, cuore non duole”. Hanno bisogno di un po’ di sicurezza ora, non sono pronti a tutto ciò, Beckers » ribatte Percy con ovvietà.
«Sa cosa duole? » domanda Audrey.
« Io n-».
« Il corpo di Lucas Adam – lo interrompe subito – che chiede giustizia, come la famiglia che ha bisogno di capire perché lo stanno piangendo, perché il suo cuore non batte più. Fa male anche a quella signora, a quello lì, a quel bambino dall’altro lato della strada, perché sono cittadini di questo mondo e non devono ignorare il loro futuro. Soffrono i parenti, i compagni degli Auror mandati in missione per non si sa dove e non si sa cosa, dato che non ne sono informati. Fanno male la lacrime amare di una bambina che sta facendo il primo anno ad Hogwarts e non capisce perché i suoi compagni di classe la chiamino “Sanguesporco” quando lei con la magia c’è nata e non l’ha rubata a nessuno-» le guance le stanno già diventando rosse dal fiume di parole che escono dalle sue labbra.
« Forse sta esagerand-» dice Percy.
« Esagerando? Chi si crede di essere lei per poter screditare così il dolore delle persone? » ribatte lei.
« Non mi parli di dolore come se non lo conoscessi, Signorina Beckers, non continui questo discorso » dice Percy, mentre stringe le dita.
« Altrimenti? Lo conosce il dolore, Signor Weasley? Ai miei occhi sembra che si stia impegnando per risultare più stupido di quello che in realtà non è. Non ci voglio crede che lei sia così insensibile » dice Audrey, arrabbiata.
« Non sono insensibile al dolore, non lo sono mai. So che fa male tornare a casa e non trovare più nessuno e non sai perché, ma non è questo il momento. Che differenza fa che tu sappia il motivo quando il risultato non cambia? – non le dà il tempo di rispondere – Conosce lo scrittore Babbano Bradbury? ».
« Certo, è l’autore di Fahrenheit 451 » Audrey è stupita da quella domanda, si domanda cosa centri con il discorso di prima.
« Ecco, proprio in quel libro, l’autore dice che colui che si chiede il perché di tutte le cose si condanna ad un’infelicità perenne » dice Percy, cercando di controllare il tono di voce. Non vuole dare spettacolo in strada.
« Meglio essere infelici, che spezzati! Meglio essere curiosi, che ignoranti. Ciò che fa la differenza è il sapere: avere qualcosa da condannare, contro cui combattere, contro cui schierarsi. Le persone meritano di avere l’opportunità di andare più a fondo in ciò che per loro importante! ».
« Perché è così convinta che loro siano così curiosi? » domanda Percy dopo qualche secondo di silenzio.
« Per una persona come me, il sapere non ha prezzo: per me sta tutto lì. Fin da piccola ho sempre desiderato avere un bagaglio culturale immenso, non per vanità o sfoggio, solamente per interesse personale, per me stessa e la mia vita. Mi sono sempre ritenuta fortunata di essere nata in un’epoca che mi permettesse di avere varie fonti: scuola, libri, giornali. Dopo anni e anni, sono arrivata alla conclusione che il miglior modo per sconfiggere qualcosa sia conoscerlo ».
« Mi trovo d’accordo con lei » mormora Percy dopo un po’. Negli occhi di Audrey non c’è traccia di cattiveria mentre parla con lui, solo una fiamma che non si spegne. Ciò che dice le sta particolarmente a cuore, forse per questo, per la sincerità disarmante che le legge negli occhi, non gli ha dato così tanto fastidio fare quella piccola ammissione.
« Sono felice di essere finalmente riuscita a farle capire il mio punto di vista, Signor Weasley. Posso farle una domanda? ».
« Sentiamola » le concede in fine lui con i nervi un po’ tesi, aspettando quella domanda con l’ansia di chi ha più di qualcosa da nascondere.
« Perché non prova a reagire? Mi spiego meglio: perché non prova a dire ciò che pensa al Ministro? Lui si fida di lei, l’ho visto stamattina, perché non prova a fare la sua parte? ».
« Perché per quanto lei abbia ragione, Signorina Beckers, non è così facile e non lo sarà mai, per me. Certe cose non si possono decidere, purtroppo, sono date da una successione di eventi di cui non conosci  neanche bene le cause, ma li accetti perché non c’è altro che puoi fare, ti vincono. Probabilmente le starò sembrando il codardo della situazione, ma non ho più poteri di quel che sembra riguardo tutto questo. Il mio compito è pensare al meglio del paese, non al meglio di quelle poche persone come lei che sono abbastanza forti da poter sopportare tutto questo, per questo si andrà avanti adoperando questa politica » risponde lui con voce calma e qualcosa di più profondo che Audrey non riesce a capire, ma che vorrebbe davvero. L’ammissione di Percy è quasi abbastanza forte da lasciarla senza parole. Quasi.
« Mi fido del Ministro – dice infine – e finchè le cose staranno così non posso pretendere più di questo, ma non si arrenda Signor Weasley ».
Percy vorrebbe tanto domandarle arrendersi per cosa, da cosa? ma lo sguardo di Audrey è talmente intenso che per una volta non si sente solo, si sente un po’ più leggero per quegli occhi scuri che non lasciano i suoi azzurri.
« Tutto bene, qui? » domanda un ragazzo più o meno della loro età che si è fermato davanti a loro. Non crede di averlo mai visto, ma da come fa scivolare il suo sguardo da lui alla Signorina Beckers sembra conoscerlo lei. Ne ha la conferma quella attimo dopo.
« Sì, certo, Rick – dice Audrey con un sorriso tutto rivolto verso il nuovo arrivato – Signor Weasley, lui è Richard Evans. Rick, il Signor Percy Weasley » si stringono la mano e Percy si sente sotto esame. Ci mancava un fidanzato geloso a completare la mattinata, pensa, non può sapere che mai nessuna opinione fu più sbagliata di questa.
« Signorina Beckers, ora la devo lasciare poiché proseguo per di qua, indica alla sua sinistra, arrivederci. Signor Evans, è stata un piacere » dice poi, affrettandosi dopo aver aspettato una risposta.
« Tutto bene, allora? » ripete Rick, perché lo sguardo di Audrey non gli è sfuggito e non può fare a meno di provare curiosità nei confronti di quello strano personaggio incontrato poco prima.
« Sì, sì, tranquillo. Io e il Signor Weasley ci siamo incontrati solo tre volte incluso oggi ed ogni volta ci scontriamo, ma oggi è finita meglio del solito » risponde.
« Perché vi scontrate? » domanda mentre si tira fuori una sigaretta.
« La pensiamo diversamente su molte cose. Sai, è tipo l’assistente del Ministro o qualcosa del genere e ama Cornelius Caramel. Secondo me nasconde qualcosa ».
« Intendi come Mangiamorte? » Rick ha un sopracciglio inarcato.
« No, vedere Percy in quelle vesti è assurdo! ».
« In che senso allora? ».
« Nel senso che secondo me è una persona molto intelligente, non capisco perché si deve piegare alla volontà d’altri. Ci ho parlato e mi è sembrato che si comportasse così solamente perché lo implica il suo lavoro, nient’altro » spiega poi Audrey.
« Allora non è molto intelligente se lo fa solo per lavoro » sottolinea lui come al solito.
« Sì, ma c’è dell’altro. Sotto questi suoi modi diffidenti e scontrosi nasconde qualcosa ».
« Cosa te lo fa dire? » domanda Rick con lo sguardo attento rivolto alla sua migliore amica.
« Intuito, credo » risponde semplicemente, alzando le spalle. Rick dà in un sorriso divertito, Audrey non sembra notarlo.
« Mi ha portato quello che ti avevo chiesto? » domanda Audrey. Rick non risponde, le allunga semplicemente le borse, mentre Audrey lo ringrazia implicitamente.
Camminano fianco a fianco per le vie di Londra, ridendo assieme a vedere persone particolarmente bizzarre per la città o gruppi di famiglie che si mettono in pose improponibili pur di entrare riuscire ad essere tutti presenti nella foto con quell’edificio dietro da inviare ai parenti in un altro stato la sera in hotel. Rick ride sotto i bassi di quella ragazza che sta piangendo e dicendone di ogni ad un’altra persona dall’altro lato del telefono, mentre Audrey gli dà un colpo sul braccio di rimprovero per poi non riuscire neanche lei a trattenersi dopo le parole fatali della ragazza “Non farti più vedere”. Quando arrivano davanti a casa di Stef hanno tre birre in più rispetto a quando erano all’inizio del loro tragitto e le loro risate completamente immotivate vengono aumentate dalla vista di Stef dall’alto del suo pigiama. I pantaloni gli arrivano quasi a metà polpaccio, seguiti da dei calzini bianchi arrotolati, mentre la maglia macchiata in più punti gli cade sulle spalle dimostrando di essere di qualche taglia più grande e le maniche sono malamente arrotolate ai polsi.
« Siete proprio dei bastardi » dice Stef dopo essersi soffiato il naso.
« Il pigiama a chi l’hai rubato? » ride forte Rick lasciandoli una pacca sulla spalla.
« Quei pantaloni risalgono ai tuoi quindici anni? » aggiunge Audrey lasciandoli un bacio sulla guancia tra le risate.
« Bastardi e pure poco realistici: a quindici anni te lo sognavi un amico come me » ribatte Stef pronto chiudendosi alle spalle la porta di casa.
« Allora – dice Audrey ripresasi dall’attacco di risa – qua ci sono tutte le pozioni necessarie: devi prendere un sorso di ciascuna dopo ogni pasto per almeno una settimana, per espellere del tutto l’influenza, ma già da domani ti sentirai meglio, quindi nel caso tu voglia puoi tornare a lavorare già da dopodomani. Qui invece ci sono i DVD che ti ha procurato Ricky – e qui Stef gli rivolge un cenno di ringraziamento – io so solo che centrano delle guerre Babbane e cose così, in cui alla fine i protagonisti muoiono sempre. Domani mattina ti farò recapitare dalla dolce e cara Elisabeth il resoconto dell’incontro con Scrimgeour, che è veramente altissimo ».
« Incontri il Ministro della magia  e l’unica cosa che mi sai dire è che è alto? » domanda Stef con un sopraciglio inarcato.
« Un gigante, direi » ribadisce quindi Audrey scuotendo i capelli come una bambina.
« Quindi Stef stasera non ci sei per occupare casa di Audrey? » si intromette Rick.
« Ehi! Prima dovreste chiedermelo! » dice Audrey sorridendo come da copione per poi venire ignorata come da copione.
« No, Rich, è tutto il giorno che non mi cala la febbre, non me la sento. Chi sarete? ».
« Noi due, molto probabilmente » dice Audrey.
« Sì, infatti, non credo che Olivia abbia voglia di venire, – aspetta un cenno di consenso di Audrey – Layla e Paul sono a dare la bella notizia ai genitori della sposa e Alex aveva la sua ultima serata di lavoro in quel locale vicino a Candem Town, tra qualche giorno parte » conferma Rick.
Pet non lo ha neanche nominato. Audrey comunque non può fare a meno di annuire e scompigliare i capelli a Stef che si è ancora soffiato il naso con un sorriso che nasconde fastidio. È un fastidio che dura poco, però, Stef li invita a rimanere con lui a guardare un film e ai titoli di coda non sa neanche quale sia l’argomento, ma ha i Popcorn nei capelli, Ricky ha la maglietta bagnata dalla birra e Stef, nonostante malato, si trova come soggetto principale di una battaglia all’ultimo sangue. Prima di chiudere gli occhi e addormentarsi contro la spalla spigolosa di Rick – che sarà così magnanimo da farla arrivare dormiente sul letto di casa, si dice che non va tutto così male. Sorride. 






quasi urla, mentre si siede nel divano ripetendo l’incantesimo*: non so minimamente come i maghi si misurino la febbre, ma un termometro mi sembrava alquanto banale. Questa è una mia licenza, non confermata nel mondo di JK Rowling. Le pozioni come medicine sono confermate dai libri di Harry Potter, invece.
Conosce lo scrittore Babbano Bradbury? » « Certo, è l’autore di Fahrenheit 451 »* : Fahrenheit 451, Bradbury.  Scritto nel 1953 e edito in Italia nella collana Oscar Mondadori nel 1999, con traduzione di Giorgio Monicelli. (N.d.a. Bello, bellissimo libro) 

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Capitolo 7
*** 07. Ho fatto in tempo ad avere un futuro ***


Lele's corner: di tempo ne è passato, non vi starò a elencare tutti i problemi, neanche a chiedervi troppe scuse. Mi dispiace, ma sono successe tante cose dall'ultimo aggiornamento, alcune brutte, altre belle e importanti. Il capitolo è cortino e incentrato su un unico argomento, ma glielo dovevo e non poteva essere diversamente! Sembra anche inutile, ma alla fine (se ci arriveremo prima che io sia decripita) capirete che è un puzzle in cui tutto trova il suo perché, anche Alex, quindi. Domani parto dall'Italia e sono agitata- agitatissima, c'è un po' di me stessa qui dentro, spero che capiate e appreziate. Non so come saranno gli aggiornamenti dei prossimi mesi, però ci saranno, il che è già qualcosa. Un bacio e buona estate, godetevene la magia. 
Lele
 
Capitolo sette
Ho fatto in tempo ad avere un futuro, Ligabue
 
Si trova sempre una ragione per restare
O continuare o ricominciare
O scivolare sugli stessi sbagli
Al limite dei sogni, al limite dei sogni

Ho fatto in tempo a dire “che palle!”
Quello che un tempo era meglio che mai
Porta pazienza, se faccio di peggio
Ma è solo stasera, mi passa vedrai
Ho fatto in tempo ad avere un futuro
Che fosse molto più grande di me
Magari ne merito un altro di nuovo
Dove comunque ci sei anche te

 
Si sveglia sulla spalla spigolosa di Rick, mentre riconosce le coperte azzurre della sua camera da letto. È una giornata in cui non vuole minimamente alzarsi dal letto e questo lei lo ha capito anche prima di aprire gli occhi. Settembre porta sempre con sé una buona dose di cambiamento che solo la fine dell’estate può dare, i ragazzi ad Hogwarts stanno già affrontando le loro lezioni animati ancora dalle ore di ozio e riposo che rivedranno a luglio e gli adulti, chi più e chi meno, si sforzano di far combaciare la loro vita.
È così che Audrey Beckers, mentre scuote insistentemente la spalla di Rick e scruta il suo profilo, affronta la giornata: con il pensiero di far combaciare una vita che non è la sua. Oggi infatti Alex parte e Aud ha già notato il gufo dall’amico alla finestra, vorrebbe ignorarlo: perché fare finta che qualcosa non esista è sempre più facile e quindi, ancora per qualche decina di minuti, per Audrey non esiste il biglietto di Alex che – ne è sicura – la prega di andare ad aiutarlo. Ciò le fa sembrare che il momento di quella Smaterializzazione sia più lontano, distante e non che uno dei suoi migliori amici se ne stia effettivamente andando. Si dà della codarda da sola, ma sa già che tutto ciò non la fa sembrare più vigliacca, solamente più umana: è sempre Alex quello che sta partendo, portando a 5264 chilometri di distanza anche un pezzo del suo cuore.
Rick, che segue il suo sguardo fino al gufo al di là del retro, le accarezza amorevolmente la testa e va in cucina, preparando il caffè per tutti e due, dato che crede che sia possibile anche solo pensare a quella giornata senza una buona dose di caffè a scorrere dentro il loro corpo. Era da un po’ di tempo che non condivideva la colazione con Audrey tra le mura gialle delle cucina di casa dell’amica, l’ultima volta risale a quando lui le ha portato dei cornetti caldi trovandola ancora che dormiva qualche mese fa e si ricorda anche le imprecazioni che lei gli aveva rivolto. Manca poco all’inizio del suo turno di lavoro, per questo si muove giusto un po’ più veloce tra gli scomparti disordinati dell’amica.
«Hai intenzione di andare a lavorare proprio oggi? » conosce abbastanza bene la voce di Audrey per percepire la leggera nota di disappunto e incredulità che sembra accusarlo e Aud non fa fatica a nota le braccia di Rick, che le dà le spalle, tendersi sotto la stoffa leggera della maglietta, non ha bisogno di una sua risposta per riprendere a parlare « oltre a essere sabato, oggi è l’ultimo giorno in Gran Bretagna di Alex! Sai il nostro migliore amico? Quello che va Boston? Te lo ricordi o ti è dato di volta il cervello? ».
« Certo che me lo ricordo – si gira verso di lei, mentre le si avvicina di qualche passo ignorando il sarcasmo nella sua voce – e oggi devo lavorare, esattamente tre 43 minuti dovrei stare già dietro il balcone. L’ho già salutato ieri, io » vede gli occhi di Audrey spalancarsi terribilmente e acquistare una sfumatura più scura e l’unica cosa che Rick pensa è che tutto ciò è veramente molto prevedibile.
« Cosa? E perché non me lo hai detto? Ma quando? Io-».
« Ieri, prima che passassi a prenderti per andare da Stef. Non te l’ho detto subito perché, punto numero 1, dovevamo andare da Stef. Numero 2, eri soddisfatta, molto soddisfatta dalla giornata di ieri, non volevo incupire il tuo buon umore e numero 3, non sarebbe cambiato niente e questo tu non puoi negarlo » mentre prosegue le sue argomentazioni alza nella mano sinistra un altro dito e sotto quegli occhi che la fissano attento sa bene di non poter obiettare più di tanto.
« Ok, hai ragione, ma – non può fare a meno di aggiungerlo – sarebbe stato comunque carino che tu lo me dicessi, bastardo … come stava? » chiede.
« Era un po’ agitato e be’, quando ci sia salutati davvero mi ha fatto un po’ impressione: nel senso, Alex parte. Questo qui non sa neanche distinguere una Corona babbana da una Heineken, babbana anche questa, e se ne va a Boston e, perdona il francesismo, ci sta fottendo tutti. Quindi, sì, è strano- stranissimo, ma io sono un uomo, bambina – ora vuole farla ridere e sviare l’argomento – non andrò avanti a parlare dei miei sentimenti ».
« Hai ragione, macho man – d’altronde è Rick e, ovviamente, riesce a farla ridere – sia mai che un uomo si tolga di dosso tutti gli stereotipi sbagliati che ha sulla propria testa ».
Fanno colazione assieme e non toccano più l’argomento, si prendono in giro e Rick, dall’alto dei suoi ventitré anni, si rovescia il caffè addosso e Audrey ovviamente lo prende in giro perché è questo che fanno i migliori amici, come non manca di sottolineargli. Lui la saluta con un bacio frettoloso in fronte, rimarcando i centimetri di altezza che ha in più: non che Audrey sia bassa, ma Rick è davvero alto.
Si prepara con calma, coprendo le occhiaie violacee come meglio più e acconciandosi i capelli lunghi e rovinati in una coda bassa, si infila in tasca il biglietto di Alex, che la prega di venire da lui ad aiutarlo con le valigie. Armata di tutto il coraggio possibile, con un grande respiro, si Smaterializza davanti a casa di Alex.
΅΅΅
A Audrey casa di Alex è sempre piaciuta, certo c’è sempre puzza di sigarette Babbane e di chiuso, ma sa di Alex: a partire dalla maglietta spiegazzata nel bel mezzo del pavimento fino al quadro che ritrae un pittore all’opera e che, detto sinceramente, è orribile.
Lui le sorride che lei lo deve ancora vedere, come al solito, mentre le si avvicina veloce e gioioso stringendola in un abbraccio che stona perché sa già un po’ di addio e questo pensiero la rattrista un attimo. 
«Allora, questa valigia?» dice poi, mentre Alex le indica un cumolo di vestiti appoggiati nel letto del suo bilocale. Lui le racconta del più e del meno, di Paul che, per salutarlo, lo ha abbracciato e gli ha detto di non farsi crescere i baffi perché ha ventidue anni e perché ormi sono fuori moda anche per lui e di Layla che gli ha ripetuto che, se non viene al matrimonio, non glielo perdonerà mai e poi mai, mentre gli intimava di ricordarsi di mangiare e mettere la testa a posto. In tutta risposta lui le ha fatto una battuta, davvero patetica, ma che comunque, mentre gliela racconta concitato, la fa comunque sorridere perché Alex la testa a posto la ha già messa, ma non si ricorda in quale posto.
«Invece, tu come stai?» le chiede poi interessato. Una delle tante capacità di Alex è che cambia argomento con estrema naturalezza e così Audrey si trova a essere il soggetto della conversazione quando fino a poco fa si parlava del cane della vicina che non lo ha fatto dormire neanche stanotte.
Audrey allora gli racconta di Rick che si è sbrodolato addosso il caffè, del naso rosso di Stef, che Ruben non le ha ancora risposto alla lettera e non sa minimamente se abbia chiesto qualcosa a Noemiè. Di se stessa invece dice, che non vorrebbe, ma che è davvero preoccupata per Olivia perché non si vedono da più di 48 ore e crede che questa sera guarderanno La febbre del sabato sera assieme senza che Olly ne sia informata prima, dice che deve spedire un pacco postale per sua nonna, ma non ne ha davvero voglia. Parla del vestito nero che le starebbe davvero benissimo, ma costa più di quanto si possa e voglia permettere per un vestito e che quindi lo guarderà unicamente dalla vetrina. Prima però che se ne renda conto, piegando con stizza l’ultima t-shirt rimasta, dice anche che ha guardato una cartina e ha visto che tra Londra e Boston ci sono 5264 chilometri e che loro sono così piccoli rispetto a tutta quella distanza.
Alex la stringe veloce allora, perché lui davvero con le parole non ci sa fare e glielo ripete anche adesso. Vorrebbe dirle che li ha contati anche lui ieri sera, che sa bene che di sei sono rimasti in quattro e mezzo (quel mezzo sarebbe Pet che se l’è cavata scrivendogli una lettera per salutarlo), che ha una paura da morire e le vuole fare a Natale un regalo costoso per ripagarla di tutte quelle volte che gli ha dato vitto e alloggio gratuitamente, ma inspiegabilmente sa anche che con Audrey non serve esprimersi così.
Loro sei hanno un rapporto molto delicato tra di loro, le dinamiche sembrano un po’ difficile da capire a occhio esterno, ma sono importanti. Alex e Audrey non escono magari tanto da soli, ma poi a tavola si siedono vicini e lui le accarezza i capelli con fare fraterno e le dice che è diventata ancora più bella, mentre lei alza gli occhi al cielo e sbuffa perché non ci crede. È che, per Alex, Audrey è un po’ il porto sicuro: la casa da cui si rifugia senza essere invitato e un aiuto perenne, costante che coglie sempre al volo e con piacere. D’altronde, lontana da casa, da tutti, Aud si è fatta una vita da sola contando solo sulle sue forze e il suo sorriso delicato, ma sempre azzeccato. È ciò che dovrà fare anche Alex, d’ora in avanti, camminare da solo, capire di essere forte e nonostante sappia anche lui che prima o poi ci riuscirà, è normale esserne spaventati, sentirsi piccoli e in preda alla paura davanti ad un passo così grande.
«Vai via bambino e torni uomo» glielo dice Audrey mentre si ordina – controllo! – di non bagnargli la maglietta con le lacrime.
«Stai tranquilla: so che ti piace un po’ di barba negli uomini, quando mi rivedi non resisterai più al mio charme, perché, diamine Audrey, ci conosciamo da anni e non mi hai mai voluta dare nemmeno una possibilità» riesce così a far ridere entrambi.
«Sogna, caro – dice lei, mentre sta al gioco – Ah! A proposito di questo, guai a te se ti innamori di una americana che ti spezza il cuori, di un’ipotetica gemella della ragazza di Pet o di una donna che assomigli vagamente a mia madre-».
«Tu, piuttosto, non ti innamorare e basta, che questo sì che sarebbe un colpo al cuore per me e Rick, e forse anche un po’ Paul, e ovviamente per il malcapitato» tace solo quando Audrey gli dà una botta nella spalla che non lo ha minimamente sfiorato, mentre chiude quell’ultima dannata valigia.
«Sei sicuro che non ti accompagni nel luogo in cui ti hanno autorizzato a Smaterializzarti per il trasloco?».
«Sì – annuisce – è una cosa che voglio fare da solo, sai un passo da uomo e poi non voglio che tu mi veda in quelle condizioni, in preda all’ansia e annessi e connessi» ora l’aria intorno non può che suonare d’addio e Audrey sente già il respiro farsi pesante, sconnesso perché gli addii le hanno sempre fatto schifo e chissà quando, diamine, lo rivede.
«Aud, io faccio schifo in queste cose però, insomma, siamo sempre io e te, capito? Non vi sbronzate al pub senza di me e non fare colpi di testa, metti in sesto tutta la carreggiata come sai fare e non perdere te stessa, facendoti carico di qualcun altro e sì, be’, 5264 chilometri sono niente in confronto a quello di cui sei capace tu» lo dice a fatica e si mangia qualche parola, è di fretta, vorrebbe che questo momento finisse subito, mentre Audrey che non finisse mai. Le labbra carnose, le sopracciglia corrucciate, i capelli che ricadono sulla fronte e le spalle larghe tese: cerca di ricordarsi tutto di quel momento perché Alex sta partendo e lei, davvero, non vuole proprio piangere davanti a lui.
«Niente a confronto di quello che sei capace di fare tu. Non sono solo io in grado di tenere insieme i pezzi, sai? Per quanto tu senta che a te manchino dei pezzi di te, a incollare gli altri sei sempre stato bravo: le tue risate e parole gentili si insinuano ad ammorbidire gli spigoli con naturalezza. E stai attento tu, piuttosto – respira forte -, per Merlino, ascoltami una volta sola perché non mi voglio ripetere: stai attento a chi ti fidi, sii gentile e positivo, non dire troppe parolacce e ricordati di fare la spesa! Ricordati che non sei solo, che 5264 chilometri sono nulla e che, anche se devi ancora capirlo, tu sei forte e soprattutto sei giusto. Andrà tutto bene, ok? Se non va bene, non è la fine. Ripetitelo quando sei triste» triste adesso lo è lei, perché il momento è arrivato ed è sempre difficile lasciare andare qualcuno a cui si vuole così tanto bene.
«Mentre trovi te stesso, lì fuori, capisci la tua strada, pensami solo ogni tanto – non può fare a meno di chiederglielo, mentre gli lascia un bacio sulla guancia – ti voglio bene» ha avuto paura che la voce le si incrinasse nell’ultimo pezzo, chiude gli occhi e lascia un respiro profondo.
«Ti voglio bene anche io, anche se sei così sentimentale» dice ovviamente. La verità è che chi ha gli occhi lucidi adesso non è più Audrey.
Prima che lui si Smaterializzi con tutte le sue valigie e che le lasci un dolce bacio sulla tempia, Aud ovviamente non può fare a meno di dargli dello scemo.
΅΅΅
Torna a casa solo dopo che si è infradiciata per le vie di Camden Town, si cava le scarpe e prima di scendere di sotto da Olivia, perché ha bisogno di lei, nota il sorriso di Alex attaccato alla parete del salotto. Sembra destinata proprio a lei. Sbuffa, sorride e in bocca al lupo.
 
 
 

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