cosi diversi da attirarci

di FREE_AS_A_WOLF
(/viewuser.php?uid=888819)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Prologo

Cari lettori, vi ringrazio per avermi seguito in questi anni, grazie per seguirmi sempre e leggere le mie storie. Quando avevo solo diciassette anni non pensavo che un giorno avrei avuto così tanti lettori, anzi non pensavo neanche che la mia carriera sarebbe stata nella scrittura, quando mi sono avventurata in questo cammino molte persone mi hanno dato contro ma grazie a pochissime persone ( si possono contare sulle dita di una mano) sono riuscita ad andare avanti. Sempre più spesso mi vengono fatte domande tipo: Ma tu sei sposata? O Ma perché non parli mai della tua vita privata? Io a queste domande non rispondo mai, non per chi sa quale motivo ma semplicemente perché sono una persona molto introversa e non mi piace parlare di me. Ma oggi sento il bisogno, la voglia

di raccontarvela, Questo libro non sarà come gli altri ma spero che vi piaccia.

 

… Un bacio la vostra Cris

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COSI DIVERSI, DA ATTIRARCI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1

 

Tutto iniziò il primo giorno di terza superiore di tredici anni fa.

 

UNA VOCE: Cristel!!

 

Mi sveglio di colpo sentendomi chiamare, guardo l'orologio digitale che segna 03:00, cavolo sono le tre del mattina e tra poche ore inizio scuola.

Mi alzo velocemente e mi dirigo al piano di sotto, mia madre è stesa a terra ubriaca, è in condizioni pietose, i capelli sono scombinati e annodati, la maglietta è strappata e la gonna... beh ora si trova al posto della maglia.

 

Sospiro e mi avvicino a lei per cercarla di tirarla su, ma nonostante sia magrissima pesa troppo per me, quindi prendo una coperta e gliela metto sopra, e addormentata torno a letto.

 

La sveglia suona e addormentata mi alzo, ancora in pigiama scendo al piano di sotto e mia madre è ancora lì distesa per terra che dorme, non si è mossa neanche di un millimetro, ormai rassegnata sospiro e schivandola mi dirigo in cucina, la stanza e rettangolare con una finestra sopra il lavandino che da vero il vialetto di casa, gli strumenti sono nuovi, anche perché normalmente la cucina la usiamo solo per fare colazione.

 

Dopo essermi preparata colazione con un semplice caffè e dopo senza voglia mi dirigo al piano di sopra dova si trova la mia camera.

 

Essa è una semplice stanza quadrata con proprio d'avanti alla porta si trova la finestra che da sul balcone, da esse riesco a vedere la foresta e le montagne, è uno dei più bei panorami che abbia mai visto... anzi per ora è l'unico.

1In mezzo alla stanza contro il muro si trova il mio letto, è uno di quei letti enormi a due piazze.

Hai due lati si trovano due comodini dove ci sono un paio di cose e per terra ai tre lati si trovano tre tappeti bianchi , d'avanti al letto si trova un enorme cassettiera in legno di ciliegio scuro quasi nero, dove tengo i miei vestiti, la cassettiera da un senso di antico con le maniglie in ottone ed è ben lavorata ormai rovinate per colpa del tempo, sopra alla cassettiera, appeso al muro si trova un enorme specchio con cornice in ottone, il suo colore non è più dorato come una volta ma si vede il segno del tempo che passa.

Le pareti sono azzurre chiarissimo quasi bianche, mentre il pavimento e di legno scuro anche esso di ciliegio.

 

Mi avvicino alla cassettiera e la apro decidendo velocemente nel cosa mettere, alla fine decido di mettermi una canotta bianca e dei Jeans blu con delle scarpe da ginnastica anche esse blu, i capelli lunghi neri li lascio sciolti mettendo una sola pinzetta per tenere su il ciuffo, concludo mettendo delle polsiere bianche.

 

Mi giro verso il letto e guardo l'orologio posto sul mio comodino 7:18, bene sono in orario. Esco di casa e mi dirigo e molto lentamente e senza voglia mi incammino lungo la strada che mi porta a scuola.

 

Io vivo in un piccolo paese chiamato Ceres, in America più precisamente in California, nonostante abiti vicino al mare non l'ho mai visto. Il paese in qui abito e circondato dalle montagne e la mia scuola si trova praticamente subito fuori dal paese. Io non vivo nel paese ma abito subito sopra a circa un'ora di strada dal paese e circa un'ora e dieci dalla scuola, vicino a casa mia si trova un'altra casa che fin da quando mi ricordo e sempre stata abbandonata ma da circa due settimane si è trasferita una nuova famiglia, ma per ora non l'ho ancora vista.

 

Arrivata a scuola come ogni anno ci sono ragazze che piangono quando rincontrano le amiche e ragazzi che fanno gli spacconi, il mio liceo non è diverso dagli altri anche qui si trovano gruppi di vario genere, ma come potrete immaginare il gruppo che odio di più sono le cosi dette “REGINE”, ora pensare che questo nome sia stato dato da me, ma no se lo sono dati loro, le REGINE sono tre amiche una più stupida dell'altra: Amber è la più scema del gruppo, ancora oggi mi chiedo come faccia a non rimanere bocciata, lei è la solita bambolina, niente cervello ma è molto bella. Poi c'è Francesca detta Francy da quello che ho visto lei è molto intelligente ma preferisce non usarlo e seguire come una pecora Wendy, lei è la più odiosa, si comporta come se il liceo e l'intero paese sia di sua proprietà. Loro tre si vestono sempre uguale, oggi indossano una maglietta rosa che lascia l'ombelico scoperto e un paio di Jeans blu con degli strappi lungo tutte le gambe. Loro sono al solito posto sul muretto della scuola circondati da “pecore” che le venerano come se fossero delle sante scese dal paradiso per guidare la massa verso la luce divina... Se oggi penso al fatto che fino alla prima media reputavo Wendy una delle mie più care amiche mi fa venire la nausea.

 

Per non farmi notare entro velocemente dentro alla scuola dove un ammasso di studenti più o meno noti gironzolano per i corridoi. Senza dare nell'occhio mi dirigo verso la Segreteria dove devo ritirare il programma della settimana e anche il numero del mio armadietto.

Entro nella stanza della Segreteria che consiste in una stanza quadrata con vari archivi su tutti i lari che l'asciano spazio a dei divanetti in pelle, su una parete c'è una porta in legno scuro con scritto “PRESIDENZA”, mi dirigo verso il bancone dove una segretaria annoiata digita qualcosa al computer

 

IO: Salve mi scusi signora Caprapal ma dovrei ritirare il mio orari e anche il numero del mio armadietto

 

La signora Caprapal alza il suo vecchio sguardo verso di me, sembra quasi annoiata e irritata dalla mia voce. E con tono saccente:

 

Sing. Caprapal: Mi dica come si chiama signorina?

 

Osservo bene la segretaria e con tono secco rispondo.

 

IO:Mi chiamo Amadeo Cristel, da quest'anno frequenterò la terza superiore.

 

La sig. Caprapal senza dire niente abbassa lo sguardo e ricomincia a battere a computer.

Mentre aspettavo il mio orario la porta del preside di apre e da dentro spuntano due figure, una è un ragazzo, deve avere più o meno la mia età, è vestito in maniera elegante ma allo stesso tempo sportivo, i suoi capelli sono stranissimi, più che rossi sembrano color ruggine, è alto, un pochino di più della norma e si capisce che sotto a quella maglietta bianca nasconde un fisico mozzafiato. L'altra persona è il preside che sembra abbastanza in difficoltà con quel ragazzo tanto che prima di congedare il ragazzo da un'occhiata veloce alla stanza che nel frattempo si è riempita di studenti, ma il suo sguardo lo posa su di me e accenna un piccolo sorriso

 

PRESIDE: Salve signorina Amadeo, ha passato bene le vacanze?

 

 

Non so perché ma la voce del preside è stranamente subdola, e il ragazzo nuovo mi fissa con i suoi occhi vedi carichi di odio come se io gli avessi fatto qualcosa, ora sono io quella in difficoltà.

 

IO: Salve preside August, si ho trascorso delle belle vacanze.

 

Dopo aver risposto al preside porgo il mio sguardo sul ragazzo che continua a fissarmi, ora anche io lo fisso fin quando la segretaria non richiama la mia attenzione e dopo aver preso il mio orario e la combinazione dell'armadietto torno a guardare dove c'era il ragazzo ma lui se ne è già andato.

 

Senza darle molto importanza me ne vado e mi dirigo verso l'aula di Scrittura e Letteratura , perfetto comincio l'anno con la mi materia preferita, quando entro in aula essa è ancora vuota quindi mi metto vicino alla finestra all'ultimo banco. Il tempo passa e dopo pochi minuti la classe è piena, con mia grande sfortuna ho scoperto che le “Regine” sono in classe con me ma fortunatamente si sono sedute molto lontano infatti, tutti i posti sono occupati tranne il banco vicino a me.

 

Il professore entra e come gesto automatico ci alziamo in piedi ma lui subito con un gesto della mano ci da il permesso di sederci. Anche quest'anno avrò il professore William, lui non è come tutti i professori, è giovane e si veste alla moda, e grazie a lui che amo la scrittura e amo leggere vecchi miti. Il professore poggia la sua borsa sula cattedra e si siede su un lato della cattedra.

 

Prof. William: Molto bene ragazzi, benvenuti in terza superiore, quest'anno sarà un anno decisivo per voi, non solo dal punto di vista scolastico ma anche nella vita privata, con quest'anno arrivate nel periodo in qui deciderete chi siete veramente e cosa volete fare da grande. Ma non vi spaventate andrà tutto bene, ma ora devo presentavi un nuovo compagno.

 

Il prof. William fa un cenno con la mano alla porta ed essa si spalanca per poi chiudersi alle spalle del ragazzo che avevo incontrato prima, com'è facile immaginare un vocio si alza dagli studenti ma lui senza badare di posiziona vicino alla cattedra e con un suono gutturale richiama l'attenzione a se:

 

IL NUOVO: Salve a tutti, mi chiamo Miller Manuel, mi sono trasferito qui da due settimane, sono maggiorenne questo vuol dire che sono stato bocciato un anno.

 

La sua presentazione è fredda nonostante il sorriso che illumina il suo viso, mi suona come falsa ma forse sono soltanto le mie paranoie visto che gli altri sembrano non essersene accorti.

 

Prof. William: Molto bene, ci sono domande?

 

Sulla classe cala un silenzio tombale mentre tutti si guardando in giro per vedere chi alzerà la mano, io annoiata comincio a guardare fuori dalla finestra.

 

UNA VOCE: Professore io ho una domanda

 

Mi giro verso la voce e noto che si tratta di Amber e noto che le altre due stanno ridendo tra i baffi

 

Prof. William: Molto bene Amber chiedigli pure

 

Amber guarda il ragazzo che la osserva con lo sguardo di fuoco.

 

AMBER: Sei fidanzato?? E se non lo sei ti va se ti faccio conoscere i posti dove ci si diverte???

 

Tutti scoppiano in una risata pazzesca, infondo non si poteva pensare che lei facesse una domanda intelligente, ma il ragazzo non si scompone e apre molto delicatamente la bacca per rispondere quando un rumore di sedia spostata lo blocca, guardiamo vicino ad Amber e notiamo che Wendy è in piedi:

 

WENDY: Ti chiedo scusa Manuel ma vedi la mia amica è un po' stupida e non capisce quando dovrebbe stare zitta, anche se questa domanda se la stanno facendo tutte le femmine presenti, ma vedi ho una domanda molto più inteligente, ho sentito che di cognome fai Miller tu sei l'erede della famosa azienda Miller???

 

Il ragazzo fissa Wendy quasi come se volesse bruciarla viva ma per qualche secondo chiude gli occhi e quando li riapre nota tutti i ragazzi colmi di ansia nel sapere se è lui l'erede di una delle più grandi aziende in tutta America.

 

MANUEL: Per primo, non mi sembra giusto che tratti cosi male una suo amica, visto che quella domanda gliela suggerita lei, secondo, il mio cognome è Miller, e non ti interessa sapere altro terzo punto io non ti conosco e preferirei che mi chiami per cognome.

 

 

 

Nella classe cala un silenzio pazzesco, nessuno, tranne la sottoscritta a mai provato a mettersi contro Wendy e vi dico soltanto che dopo quello scontro non ho più avuto una vita sociale. Wendy, imbambolata si risiede con lo sguardo di chi non h capito cosa sia successo, lo sguardo degli studenti si posa sia su Wendy che su Manuel, lui è estremamente freddo come se niente potesse distruggerlo.

 

Prof. William: Molto bene direi che le presentazioni sono finite, ora e meglio che si vada a sedere così cominciamo la lezione.

 

Il professore osserva i banchi e dopo poco gli spunta uno strano sorriso sadico:

 

Prof. William: Signorina Amadeo?

 

Mi alzo in piedi di scatto e tutti gli sguardi sono posati su di me, noto che mi guardano con disprezzo.

 

IO: Si professore William?

 

PROF. WILLIAM: Noto che vicino a lei c'è un banco libero quindi Manuel si siederà vicino a te, so anche che avrete tutte le materie in comune quindi spero che lo aiuterai nell'ambientarsi.

 

Nella mia mente comincio a bestemmiare in tutti i modi possibili e immaginabili, perché proprio io?? credo che qualsiasi altro studente ne sarebbe stato felice. Ma non esprimo e dico quello con il professore vuole farsi sentire e anche in modo convincente.

 

IO: Certo professore ne sarei molto felice

 

 

La falsità esce da ogni pia parola, da ogni mio gesto. Mi risiedo al mio banco e dopo pochi secondi anche Manuel e vicino a me e con un gesto semplice unisce i due banchi e senza rivolgersi parola cominciamo a seguire la lezione.

 

La lezione finisce e io e Manuel non ci siamo rivolti la parola, al suono nella campanella Manuel mi passa il suo orario e lo confronto con il mio e il caso vuole che abbiamo lo stesso orario... bene addio al mio piano di passare inosservata.

 

Mi dirigo verso l'aula della seconda ora senza dire niente Manuel mi segue e passiamo per i corridoi, tutti ci guardano, passiamo davanti alle tre “REGINE” che mi fissano con sguardo pieno d'odio, io non ci faccio molto caso e ci passo oltre, anche Manuel se ne frega di tutti quegli sguardi dopo pochi minuti entriamo dentro all'aula di Storia, fortunatamente l'aula è vuota e ci sediamo all'ultima fila Manuel sposta di nuovo il banco contro il mio, ma io cerco di non guardarlo.

 

MANUEL: Potresti anche parlarmi, infondo almeno per la prima settimana saremo incollati.

 

Manuel parla con tono freddo come se in verità non volesse sapere la risposta. Io lo guardo e sospiro.

 

IO: Mi chiamo Amadeo Cristel, ed è tutto quello che devi sapere

 

Sposto lo sguardo sulla lavagna e noto che la classe si sta riempendo e di nuovo trovo le tre “Regine” sposto lo sguardo immediatamente cercando qualcosa d'interessante da guardare fuori dalla finestra.

 

UNA VOCE: Manuel? Ciao mi chiamo Francesca se vuoi puoi chiamarmi Francy, sono qui da parte di Wendy che voleva chiederti scusa per come si è comportata, spero che puoi perdonarla no?

 

 

Giro lo sguardo e vedo Manuel che non degna di uno sguardo Francesca mentre lei sorride come una babbea, dopo pochi secondi Manuel parla senza però guardarla:

 

MANUEL: Per prima cosa voglio che voi tre mi lasciate un po' in pace sono qui da due ore e già mi pressate, seconda cosa se Wendy vuole chiedermi scusa deve venire di persona.

 

Francesca fa la faccia infuriata e se ne va, io senza volerlo faccio una piccola risata e Manuel mi guarda senza emozioni.

 

MANUEL: Mi spieghi cosa c'è di così divertente?

 

IO: Ti chiedo scusa ma vedi normalmente nessuno tratta così male le tre “REGINE”.

 

MANUEL: Perché mai dovrei trattarle bene? Tra di loro si comportano male mettendo le amiche in condizioni imbarazzanti

 

Osservo Manuel e mi viene di nuovo da ridere ma cerco di trattenermi:

 

IO: Sai, il loro rapporto e strano loro sanno che Wendy è una manipolatrice e si lasciano manipolare come fanno tutti gli altri e così da quando andiamo all'asilo.

 

Manuel stava per rispondere quando la professoressa di storia entra in classe e comincia a fare lezione.

L'ora passa abbastanza velocemente, Manuel guarda la professoressa senza nessuna emozione quasi svogliatamente.

 

Dopo un paio d'ore la scuola finisce e io e Manuel ci dirigiamo verso l'uscita, una macchina nera, che non ho mai visto è parcheggiata sulla strada, Manuel, come se fosse una cosa normale si dirige verso la macchina e un signore anziano ben vestito apre la portiera della macchina. Manuel si ferma e si gira verso di me:

 

MANUEL: Tu dove abiti??? Se vuoi posso accompagnarti

 

Guardo Manuel sconvolto allora è vero che lui è il ricco.

 

IO: Io abito nella casa vicino alla tua

 

Manuel mi fissa sempre senza sentimenti e dopo pochi secondi si apre in un sorriso che sembra stranamente vero

 

MANUEL: Allora la carrozza l'aspetta... Principessa

 

Arrossisco , non so cosa mi succede ma sento il mio corpo divampare e il mio cuore inizia a battere forte, il suo sguardo verde è magmatico non riesco a non fissarlo, senza accorgermene il mio corpo comincia a muoversi ed entro dentro la macchina.

 

Anche Manuel entra e il vecchio signore chiude la portiera e dopo pochi secondi partiamo, sento il suo sguardo bruciare sulla mia pelle e divento sempre più nervosa e comincio a giocare nervosamente con le polsiere, lui abbassa lo sguardo e mi guarda i polsi:

MANUEL: Perché porti le polsiere?? Non sembrano essere nel tuo stile e poi non si metto su entrambi i polsi ma su uno solo.

 

Chiudo gli occhi e sospiro

 

IO: Li metto perché mi piace non per chi sa quale motivo

 

Mento, ma spero che ci caschi, lo guardo in faccia per far credere di più alla mia storia, ma lui alza il sopracciglio e li capisco che non ci crede neanche di striscio.

 

MANUEL: Perché menti??

 

Io lo guardo e mi scappa un sorriso

 

IO: Parli proprio tu?? La tua presentazione era molto... come posso dire fredda? Non hai rivelato niente di te tranne il come ti chiami e quanti anni hai.

 

Lui sorride, il suo sorriso e strano quasi maniaco, con un gesto mi blocca contro il sedile e si avvicina al mio orecchio e con voce roca:

 

MANUEL: Sentiamo cosa vuoi sapere di me??

 

Non capisco più niente sento il mio viso rossissimo, quasi mi brucia lui si allontanarsi ridendo, io lo aiuto da allontanarsi spingendo la mano contro il il petto.

 

IO: Sei troppo presuntuoso per i miei gusti, mi spiace ma io non sono come le altre non squaglio

alla tua vista, mi spiace ma se vuoi divertirti trova qualcun'altra.

 

 

Lui scoppia in una risata e anche io, non so perché ma mi piace parlare con lui... è quasi divertente.

 

Dopo pochi minuti che trascorriamo a ridere e scherzare la macchina si ferma e guardo fuori dal finestrino e vedo casa mia.

 

IO: Bene, allora io sono arrivata, ci vediamo domani a scuola ok?

 

Sto per aprire la portiera quando il vecchio signore la apre, io scendo e con un cenno della mano saluto Manuel:

 

MANUEL: Domani trovati qui davanti alle 7:10 ti porto io a scuola.

 

Non faccio in tempo a rispondere che la macchina riparte e io sospirando entro dentro casa.

 

Quando entro sento dei rumori provenire dalla cucina e la raggiungo:

 

IO: Ciao Diana

 

Mia madre sta cercando qualcosa nel frigo e appena senta la mia voce fa un piccolo salto

 

DIANA: AH... Ciao Cristel, per caso sai dove si trovano le uova?? Non so perché ma ho una stana voglia di uova

 

Sospiro e mi avvicino al frigo più piccolo e prendo da dentro le uova.

 

IO: Come sempre si trovano nel frigo piccolo, vai a sederti, non ti reggi neanche in piedi, ci penso io

 

Mia madre mi fissa e dopo qualche secondo la sua faccia diventa arrabbiata e comincia ad urlare:

 

DIANA: Come ti permetti!!Io sono tua madre devi avere rispetto... Sappi che sto bene e che mi reggo in piedi non sono mica una...

 

Non finisce la frase che perde l'equilibrio è finisce per terra.

 

Mi accascio su di lei e cerco di alzarla ma è troppo pesante.

 

IO: Dai mamma aiutami cerca di alzarti

 

Dopo qualche sforzo si rialza e la porto sul divano in soggiorno. La fisso per qualche secondo e poi vado in cucina a preparare da mangiare.

 

Dopo aver mangiato senza dire niente mi dirigo in camera mia e decido di cambiarmi e opto per rimettermi il pigiama che consiste in una semplice canottiera lunga. Dopo essermi cambiata mi dirigo verso il letto e sul comodino vedo un libro con un segnalibro posto all'inizio del libro, ho letto pochissime pagine, osservo la copertina, è nera con il titolo posto a metà:

“ La solitudine dei numeri primi”

Anche se ho letto poche pagine già mi immedesimo della protagonista, decisa a leggere un po', prendo il libro e mi siedo su una sedia posta sul balcone e comincio a leggere senza stancarmi, quasi come se quel libro mi avesse rapito.

 

Finito il libro alzo la testa e noto che il buio sta già calando sulle montagne, osservo le montagne e sento il mio stomaco brontolare, ero così concentrata sul libro che mi sembra che sia passata un'ora invece ne sono passate almeno quattro.

Stanca, decido di andare in cucina e prepararmi qualcosa da mangiare, appena scendo vedo mia madre che va avanti e indietro mentre si prepara per uscire.

 

IO: Diana esci anche questa sera??

 

Mia madre mi guarda come se fossi un fantasma, come se fosse la prima volta che mi vede:

 

DIANA: L'asciami stare ho rinunciato a tante cose per te non merito quest'insolenza da parte tua.

 

Odio quando mi parla così mi viene solo voglia di urlare.

 

IO: Scusa se volevo passare un po di tempo con mia madre, oggi ho avuto il primo giorno di scuola e tu neanche te ne sei ricordate!!

 

Urlo con tutta la rabbia che ho in corpo, lei mi guarda stranita come se non si aspettasse la mia reazione e mi risponde anche lei urlando:

 

DIANA: Ora basta non mi interessa niente di te puoi anche andartene ma sappi che nessuno ti vorrà... nessuno ti darà niente e sappi che devi ringraziare i tuoi nonni se sei viva se fosse stato per me io avrei abortito!!

 

Mia madre dopo quelle parole urlate se ne va sbattendo la porta e si sentono i vetri tremare, mentre io rimango lì come paralizzata... cado a terra sono sconvolta, tante volte mi aveva detto brutte cose, ma non questa, ma nonostante tutto non capisco perché infondo anche se non me l ha mai detto sapevo che lei non mi voleva.

 

Rimango lì seduta a terra ad osservare il vuoto persa nei miei pensieri quando il rimbombo nel silenzio di qualcuno che bussa alla porta mi riporta alla realtà.

 

Osservo la porta e qualcuno bussa alla porta, mi alzo e piano piano apro la porta e rimango immobile d'avanti alla possente figura di Manuel, è stranamente vestito molto elegantemente con un completo nero che lo rende stupendo.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Rimango lì, fermo immobile ad osservare Manuel, anche lui mi sta fissando, per un breve attimo sento il mio viso arrossare. IO: Ehm... Ciao MANUEL: Ciao.... tutto bene IO: Si si tutto bene MANUEL: Ah.... ehm.... ti abbiamo sentito urlare IO: Si...ecco piccoli dissapori con mia madre scusate tanto MANUEL: No non ti preoccupare succede... allora io vado IO: Perché sei vestito cosi bene?? se posso sapere ovviamente Lui sorride e il suo viso s'illumina ed è semplicemente stupendo MANUEL: Ho un appuntamento con dei collaboratori di mio padre IO: Ah.... capisco allora non ti lascio MANUEL: Ok va bene se hai bisogno chiamami pure Io annuisco e lui sorride e se ne va, io lo guardo andare via. Appena Manuel scompare io rientro in casa e quel dolore se né andato, non sento più la necessità di toccarmi i polsi e di tagliare la mia carne. Prendo un bel respiro e mi sdraio sul divano e comincio a guardare la televisione. La serata passa velocemente ed arriva il tempo di andare a dormire e appena poggio la testa sul cuscino mi addormento in un profondo sonno. Il mattino arriva velocemente e la sveglia suona tagliano in due il profondo silenzio. Dopo un paio di minuti sono già vestita e mi dirigo velocemente alla cucina, per abitudine lancio un'occhiata sfuggente al salotto e noto mia madre sdraiata sul divano che russa, non ci faccio molto caso e vado in cucina. Dopo aver fatto colazione vado al piano superiore per finire di prepararmi ma sento qualcuno che bussa alla porta, sto per andare ad aprire ma mia madre arriva prima e io rimango ferma sulle scale. MIA MADRE: Salve VOCE: Salve sono venuto a prendere Cristel Quella voce è forte sicura di se anche se l'ho conosco solo da un giorno capisco chi è Manuel MIA MADRE: Mia figlia si sta preparando e sentiamo tu chi sei?? MANUEL: Mi chiamo Manuel Millle, sono il nuovo vicino di casa e sono un compagno di classe di Cristel. Nonostante mia madre abbia usato un modo brusco di parlare Manuel è rimasto impassibile la sua voce rimane è calma come se niente potesse toccarlo. Io mi fiondo giù per le scale con lo zaino e intervengo. IO: Mamma io vado a scuola ci vediamo oggi pomeriggio va bene?? Mia madre mi squadra, so cosa vuole dire ma la batto sul tempo IO: La colazione è sul tavolo e il frigo è pieno quindi non devi fare la spesa, le pulizie non sono necessarie le faremo poi nel fine settimana... Ma ora vado Dopo aver dato un bacio sulla guancia a mia madre spingo Manuel via, lui si lascia trascinare mentre mi squadra. MANUEL: Perché mi hai spinto via?? Io e tua madre stavamo solo parlando Io lo lascio andare e ci dirigiamo verso la macchina che si trova fuori dal cancello IO: Mia madre avrebbe fatto una sceneggiata e non ne avevo assolutamente voglia Manuel entra in macchina e anche io entro MANUEL: Va bene, ma mi sembra che tu abbia esagerato....comunque avete chiarito?? Io sgrano gli occhi e poi sposto lo sguardo fuori dal finestrino IO: Si si abbiamo chiarito te l ho detto classiche litigate tra madre e figlia Sorrido falsamente e lui fa finta di crederci anche se so che non ci crede. Passiamo il resto del viaggio a spettegolare sui professori e compagni. Arrivati a scuola scendiamo e tutta la gente ci fissa, noto le “Regine” sedute sul muretto della scuola, anche loro ci fissano con aria abbastanza arrabbiata ma né io né Manuel gli diamo molta corda. Anche la seconda mattinata di scuola passa veloce, Manuel ha conosciuto dei nuovi ragazzi ma continua a stare insieme a me non so forse gli faccio pena. Arriva l'ora di pranzo e ci dirigiamo verso la mensa, i tavolini sono tutti occupati e io e Manuel ci guardiamo intorno ma non vediamo nessun posto libero fin quando Manuel mi prende per un braccio e mi trascina verso un tavolo occupato da tre ragazzi lì ho già visti ma infondo credo che sia normale la scuola non è poi così grande. Manuel si siede al loro tavolo e subito cominciano a parlare tra di loro, io un po' restia mi siedo e senza dire una parola comincio a mangiare ed a osservare Manuel nonostante questo sia il secondo giorno che è qui ha già conosciuto molta gente. MANUEL: Scusa non vi ho presentati Cristel loro sono Miky, Ste e Giò frequentano il nostro corso con il professori William Ecco dove lì avevo già visti. Sollevo il viso dal vassoio e rivolgo un sorriso hai tre ragazzi IO: Ciao, come ha detto Manuel mi chiamo Cristel Amadeo I tre ragazzi si guardano e poi rivolgono di nuovo lo sguardo verso di me. Un ragazzo con i capelli neri e con gli occhiali.... prende la parola: RAGAZZO: Ciao Cristel io mi chiamo Stefano ma puoi chiamarmi anche Ste, lo invece sono Michele detto Miky e Gioele detto Giò Stefano indica i due ragazzi davanti a lui. Michele è un ragazzo abbastanza carino ha i capelli biondi, invece, Gioele ha i capelli rossi è ha un neo proprio in mezzo alla fronte. IO: Piacere di conoscervi Il resto del pranzo lo passiamo a chiacchierare, in realtà sono gli altri che parlano io me ne resto un po' sulle mie limitandomi a sorridere e a risponde quando mi fanno delle domane. La campanella suona e io e Manuel ci alziamo, ora dobbiamo andare a lezione di scrittura e letteratura con il professor. William e sono molto felice. MICHELE: Cristel posso farti una domanda un po indiscreta? IO: Certo dimmi pure MICHELE: Ecco vedi mio padre è il capo della polizia di questa zona e anche mio fratello è un poliziotto e tutti in paese sanno di una donna che abita sulla collina che beh ecco non so come chiederlo.... In quel momento il mondo si sgretola, vedo Manuel che mi guarda con un'espressione accigliata e vedo degli altri gli occhi di chi giudica, vorrei scappare, correre il più lontano possibile da quell'umiliazione. Invece l'unica cosa che riesco a fare è sorridere: IO:Vuoi sapere se quella donna che si prostituisce e si droga è mia madre??? Si lei è mia madre ci sono problemi?? Mentre parlo guardo dritto negli occhi di Michele e poi guardo gli altri sconvolti da quello che ho detto l'unica cosa che riesco fare e abbassare il viso come sconfitta e poi mi dirigo verso l'aula senza fiatare. Dopo poco che sono arrivata in aula vedo Manuel, Stefano, Michele e Gioele entrano in classe e mi guardano, io faccio finta di niente e comincio a scrivere. Solo quando il professore è entrato noto che Manuel si è seduto alla mia sinistra mentre Stefano è alla mia destra e noto che Michele è davanti a me e Gioele dietro. Non faccio molto caso alla lezione, mi concentro solo su quello che sto scrivendo è il tempo passa velocissimo. Quando sento la campanella suonare senza farlo apposta tiro un respiro di solivo. Prendo velocemente le mie cose e mi dirigo verso la porta dove tutti si stanno ammassando per uscire. PROFESSORE WILLIAM: Signorina Amadeo può farmi vedere quello che ha fatto durante la lezione?? Mi giro verso il professore e lo fisso scrutando il suo viso, non sembra arrabbiato, quindi decido di consegnarli il foglio, in classe siamo rimasti solo io Manuel, Stefano, Michele e Gioele. Il professore prendo il foglio in mano e dopo un colpo di tosse comincia a leggere ad alta voce: “Chiudo gli occhi e come per magia mi ritrovo in un posto tutto bianco, il terreno è coperto di bellissime rose bianche, anche io sono bianca osservo le mie ali bianche distese lungo l'aria, mi sento in pace, qui nessuno mi giudica, nessuno sa chi sono, questo perché qui ci sono solo io, in questo magnifico prato bianco ci sono solo io. Cammino lungo le rose bianche fin quando una figura nera compare è lontana da me ma senta la sua aura malvagia, mi giro per andarmene ma ecco lì che ne compare un'altra, mi giro in ogni direzione ma ormai sono circondata da quelle figure nere. Sento una goccia cadere sul mio viso, mi porto una mano al viso per asciugarmi ma noto che quella non è acqua, quello è sangue, prima che me né accorga comincia piovere sangue, quelle bellissime rose bianche diventano rosse e anche io divento rossa la disperazione invade il mio corpo, mi accascio al suolo e cerco di coprirmi ma ormai la mia pelle è rossa, le miei ali sono del color del sangue e una nuova consapevolezza invade il mio corpo, io non sono e non sarò mai bianca il mio colore è il rosso. Mi alzo e con passo deciso cammino lungo il prato si sangue... Io da oggi vivrò. Storia di un angelo maledetto” Il silenzio cala sulla stanza, (di certo quando ho scritto questo breve racconto non pensavo che ne sarebbe diventato uno dei libri più famosi), nessuno muove un dito fin quando il professore alza lo sguardo su di me. PROF.WILLIAM: Cristel che cos'è questo?? Guardo il professore e non so cosa rispondere non so neanche se quello che ho scritto sia almeno decente l'unica cosa che faccio e alzare le spalle e osservare il professore. Dopo qualche secondo il professore prende la sua agenda e sfoglia le pagine per poi fermarsi e osservare bene la pagina. PROF.WILLIAM: Molto bene Cristel dalla prossima settimana tu avrai con compito in più, scrivere dei racconti centrati con quello che hai scritto qui. Il professore mi guarda con aria famelica, dove vuole arrivare?? Non vorrà mica che scriva un libro? Io non sono brava a scrivere, scrivo soltanto quando mi sento giù di morale o felicissima, sono cose mie personali. IO: Ma professore io non so scrivere bene e poi scrivo soltanto quando ho voglia non riesco a farlo per forza. PROF.WILLIAM: Appunto per questo ti do l'intera settimana puoi portarmelo quando vuoi anche la domenica mattina a casa mia... per me non c'è problema IO: Tanto con lei non posso discutere vero??? Il professore mi guarda con aria divertita e io prendo il foglio e me ne vado sbuffando. Arrivata al cortile vedo che ormai non c'è nessuno tutti sono andati a casa tranne Manuel e gli altri tre. MICHELE: Cristel.... scusa mi sono comportato da vero cretino e che mi hai spiazzato con quella frase solitamente uno tende a nascondere certe cose quando riguardano la famiglia. IO: Tranquillo non sono arrabbiata con te, scusa se me ne sono andata così di corsa e che le lezioni del prof. William, come credo abbiate notato, mi piacciono molto. GABRIELE: Si abbiamo notato e direi che scrivi molto bene come fai? Io sorrido sentendomi fare un complimento, nella mia vita non ne ricevo molti. IO: Non so le parole mi vengono automatiche sulla carta riesco ad esprimere quello che a parole non riesco. Passiamo qualche minuto a ridere e scherzare, anche se lì ho appena conosciuti mi è piaciuto stare con loro e parlare. Dopo aver salutato “GLI ALTRI TRE” , Manuel mi riaccompagna a casa in macchina, credo che mi abiterò presto a questo nostro rituale. Arrivati d'avanti al portone di casa mia scendo dalla macchina salutando Manuel e mi dirigo a casa con un senso di felicità che però sparisce appena entro in casa, degli uomini e delle donne girano nudi o semi nudi per casa mia, sono tutti ubriachi e quasi sicuramente anche drogati. Mi muovo per il salotto cercando mia madre e la vedo sdraiata sul divano che si sta per farsi, io mi metto d'avanti a lei e gli prendo la siringa. MAMMA: Brutta troia che non sei altro ridamela sei una bambina non puoi giocare con quella roba Mia madre urla facendo girare tutti quanti che ci guardano con quei sguardi vuoti e completamente fatti. IO: L' ho avevi promesso che non avresti mai portato questa roba o i tuoi amici qui a casa. Lo hai promesso a me e ai tuoi genitori Non so perché ma mi vengono le lacrime agli occhi e vorrei urlare ma cerco di tenere il tono più composto possibile MAMMA: Stai zitta brutta troia e ridamela non me ne frega niente di te e e insegno una cosa le persone mentono soprattutto quando si vedono portare via tutto da un essere che ti sta rovinando la vita e ti dico una cosa per me quell'essere sei tu. Nella mia mente mi ripeto che non è mia madre che sta parlando ma la droga... no lei non può odiarmi veramente..... Ma il quel preciso istante un pensiero invade la mia testa, mi dice che sono io la stupida che mi illudo che lei mi possa volere anche un minimo bene e in quel momento le immagini si fanno più sfocate e mi sento bagnata sul volto... sto piangendo.... come da lontano sento una voce che mi prende in giro e tutti che scoppiano a ridere, io, invece, continuo a piangere e con un gesto involontario lancio la siringa nel camino acceso dietro di me. Tutti i presenti compresa mia madre si buttano a terra vicino al camino e cominciano a insultarmi. Io corro su per le scale e mi chiudo in camera mia, chiusa a chiave mi accascio per terra contro la porta e comincio a piangere senza fermarmi fin che qualcosa non cattura la mia attenzione.... le forbici... Le forbici che i trovano sopra alla cassettiera sembra che mi chiamino e io singhiozzando mi alzo e le raggiungo. Osservo bene le forbici e passo un dito sulla lama, la prendo in mano e senza tagliarmi la passo sul polso e una sensazione eccitata vibra nel mio corpo, mi accascio a terra e ora la passo sul polso tagliandomi, osservo il sangue uscire e de come se tutti i miei problemi se ne vanno. Dopo poco prendo una garza e comincio a bloccare l'emorragia che dopo poco si blocca. Osservo la ferita sporca poi passo lo sguardo sulle forbirci sporche di sangue, la mia mente è vuota. Dopo minuti, ore che per me sembrano secondi mi alzo e mi dirigo verso il bagno , prendo le garze per poi coprire la ferita, mi osservo allo specchio e l'unica cosa che vedo è solo un essere dai capelli neri che è nata per rovinare la vita alla gente. Si infondo mia madre ha ragione io non sono nessuno e mai nessuno mi vorrà. Una sensazione invade il mio corpo è come un bisogno, corro in camera prendendo il cellulare e scrivo un messaggio: DA: Cristel Per: Manuel Testo: Ciao.... Mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi aspettando la risposta che dopo poco arriva : DA: Manuel Per: Criestel Testo: Cos'è successo? Stai bene? Sorrido, non so perché ma mi piace sentirmi così non so ma lui mi fa sentire così DA: Cristel Per: Manuel Testo: Voglio uscire di casa tu sei libero? DA: Manuel Per: Cristel Testo: Io sono in città ma se riesci a resistere arrivo tra meno di un'ora, Scusa DA: Cristel Per: Manuel Testo: Si non ti preoccupare, scusa se ti ho disturbato DA: Manuel Per: Cristel Testo: Non rompere i coglioni Cristel, tra mezz'ora sarò lì Sorrido e lancio il cellulare nel letto e io rimango lì osservare il soffitto fin quando non sento lo squillare di un clacson e capisco che è Manuel, mi metto una maglietta a maniche lunghe nera per coprire la garza e scendo giù di corsa, prima di uscire guardo il soggiorno e vede che mia madre e i suoi amici sono ancora lì alcuni dormi mentre altri beh... sono troppo impegnati per accorgersi di me, quindi ancora più convinta esco di casa e mi dirigo verso la macchina nera. Manuel è lì appoggiato alla macchina è vestito straordinariamente bene.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3279606