Sei vampiri per farla innamorare.

di Lady Stark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Day I : Kanato ***
Capitolo 3: *** Day II : Reiji ***
Capitolo 4: *** Day III : Subaru ***
Capitolo 5: *** Day IV : Shuu ***
Capitolo 6: *** Day V: Raito ***
Capitolo 7: *** Day VI: Ayato ***
Capitolo 8: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

Il silenzio imperava nell'arioso salotto di villa Sakamaki.

I lampadari di fine cristallo pendevano dal soffitto, riversando sulle sottostanti figure sinuose un enigmatico gioco di ombre. Ayato si accoccolò sulla poltrona e, ignorando i rimproveri di Reiji, appoggiò le scarpe contro il tavolino di legno posto lì accanto.

«Stiamo diventando noiosi, fratelli miei.» sbuffò Raito giocando con il bordo del cappello che giaceva sul suo petto. La camicia parzialmente sbottonata lasciava scoperto un lembo di pelle, lattea come la stessa carezza della luna piena. I suoi occhi smeraldo si adagiarono sui visi degli altri vampiri, notando con certo rammarico la conferma di quelle sue parole.

Ayato passò distrattamente una mano nei folti capelli chiari, cercando di aggiustare una ciocca ribelle che non voleva saperne di restare al proprio posto.

«È davvero la nostra esistenza diventata così tediosa? Possibile che nessuno di noi abbia qualcosa da proporre?» continuò Raito con voce teatrale, alzando verso il soffitto una mano e sventolando in aria il capello di feltro nero.

Shuu storse la bocca nell'udire il crescente tono della voce del fratello che, chiaramente, desiderava l'attenzione di tutti i presenti. Il vampiro biondo abbassò con flemmatica lentezza la musica che fluiva nelle sue orecchie, tanto da poter ascoltare il progredire della conversazione senza però dare alcun segno di voler partecipare attivamente.

Kanato giocava con Teddy, muovendo avanti ed indietro il suo inquietante orsacchiotto con un occhio solo.

«Non avrei mai detto che la nostra esistenza potesse essere afflitta ad un tale monotonia; vero, Teddy?»

«Smettila di muovere quell'affare, Kanato.» borbottò Subaru, appoggiandosi al muro della sala con il suo consueto fare insofferente. I capelli chiarissimi coprivano i ferali occhi di agata, senza però smorzare l'ira che perpetuamente sembrava affliggerli.

«Non osare rivolgerti a Teddy con quel tono di superiorità Subaru.» la voce di Kanato si trasformò in un sibilo agghiacciante, le iridi violette scattarono minacciose in direzione del fratello.

Le candele guizzarono, intessendo nell'aria un'ipnotica danza.

Il silenzio invadeva il salotto come una presenza materiale; tutto era immobile, fatta eccezione per un minuscolo suono ronzante che si alternava con cadenza al piano superiore. Gli sguardi cangianti dei sei vampiri si sollevarono verso il soffitto all'unisono, rincorrendo quella dolce, pulsante melodia. Il respiro pesante e regolare di Yui mormorò nelle loro orecchie, mescolandosi con il cantare lusinghiero del suo sangue caldo.

In quell'istante tanti pensieri balenarono nelle menti dei vampiri, ma solo Ayato dopo qualche istante di febbrile meditazione, osò spezzare le catene della quiete che avviluppava opprimente il soggiorno.

«Ho avuto un'idea geniale.» sorrise, sgranando entusiasmato i ferini occhi di giada.

«Se mi permetti, Ayato, la tua persona e la parola geniale non si associano di certo bene insieme.»

«Sta zitto ed ascolta, Reiji.» sputò in risposta il vampiro, sollevandosi con uno scatto dalla poltrona in cui si era mollemente abbandonato.

«Vi propongo una sfida.»

L'attenzione dei sei uomini si ridestò istantaneamente e, malgrado l'apparente indifferenza, tutti attesero impazienti che Ayato delineasse i limiti della suddetta gara.

«In sei giorni, a partire da domani, ciascuno di noi tenterà di conquistare il cuore dell'umana.» il pollice del ragazzo si rivolse verso l'alto, in direzione dell'appetitoso battito cardiaco.

«Chi di noi prima riuscirà a farla innamorare, avrà il diritto di tenerla con sé per l'eternità. A nessuno di noi sarà più permesso avvicinarsi, poiché lei solo apparterrà al vincitore.»

Un sorriso spavaldo arricciò le labbra di Ayato, quasi fosse già certo dell'esito finale.

Raito ridacchiò, adagiando sui capelli mossi il fedele cappello nero.

Le sue iridi si infiammarono di bramosia alla sola idea di poter possedere per l'eternità il dolce sangue della ragazza che qualche giorno prima era così repentinamente piombata nelle loro vite.

«Che ne dici, Teddy, partecipiamo?» Kanato sussurrò all'orecchio del proprio orsacchiotto, nascondendo un ghigno divertito.

Shuu si alzò lentamente dal divano, lanciando un'occhiata a tutti i presenti; il sapore del sangue si fece largo sulla sua lingua, destando il suo sopito interesse.

«È la cosa più interessante che abbiamo avuto modo di provare negli ultimi cent'anni.»

Sei arroganti sorrisi luccicarono pericolosamente nel buio, all'insaputa della sventurata ragazza che riposava nella sala degli ospiti.

«Che vinca il migliore, fratelli.»  

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Capitolo 2
*** Day I : Kanato ***


Day I : Kanato
 

La primavera inaugurò il proprio eclatante ingresso, vestendo l'inizio della settimana con un drappo di fiori dai colori sgargianti. Il profumo delle rose sbocciate sgusciò nella sala attraverso le minuscole intercapedini della finestra, ridestando nel più tenero dei modi la ragazza intrappolata nella fitta rete del sogno. Yui si stiracchiò con un sorriso nel suo morbido letto color porpora, le cui zampe erano ormai bagnate da liquidi rigagnoli di luce dorata.

Il cielo era una turchese tavolozza di colore, non una sola nuvola solcava la sua uniformità. La giovane sgranò gli occhi di fronte all'inatteso spettacolo; il suo cuore cominciò a palpitare veloce sulle ali di un uccellino.

Correndo verso il guardaroba indossò senza indugio la gonna nera e la camicia fresca di bucato; ogni singolo pensiero era stato fagocitato dal semplice desiderio di correre fuori e gettarsi tra le braccia spalancate del sole.

Yui amava la primavera.

Adorava il delicato calore che permeava l'atmosfera, per non parlare dell'esplosione di tutti quei colori ed aromi mescolati nel vento frizzante.

La bella stagione riusciva subito a metterla di buon umore, anche quando tutto sembrava sfuggire lontano dal suo controllo, catapultandola in un amalgamo di circostanze spaventose.

La ragazza sospirò di piacere quando la luce la accarezzò, soffiandole sul viso una manciata di materiale allegria. Un sorriso spontaneo le arricciò le labbra e, per la prima volta dopo settimane, una sincera risata le rimbombò in gola. Volteggiando su se stessa, Yui finse d'essere ancora nel piccolo giardino della sua vecchia casa; l'odore del caffè caldo, proveniente dalla cucina, la raggiunse in un'ondata amara. Suo padre, che nel frattempo si era dimenticato la caffettiera sul fornello, si affrettava con goffa velocità per impedire al liquido di imbrattare tutto.

«Secondo te perché ride da sola, Teddy?»

In un battito di ciglia, quelle parole spazzarono via tutte le dolci memorie che il profumo dei boccioli le aveva riportato alla mente. Il prato soffice della sua casa sicura scomparve, fagocitato dalla sottilissima ghiaia che introduceva alle scalinate di marmo.

Il cantare degli usignoli catapultò la ragazza nel presente, lì dove la volubile creatura dagli occhi violetti si era avvicinata senza far il minimo rumore.

«Kanato, buongiorno.»

Il vampiro inclinò di lato il capo, stringendo contro il petto l'inseparabile orsetto con la benda di cuoio sull'occhio sinistro. Il sole giocò tra le folte ciocche viola, mettendo così in risalto una serie di sfumature deliziosamente più chiare.

«Che cosa stai facendo?»

Yui deglutì a vuoto, tirando le proprie labbra in un forzato sorriso di convenienza.

Con il tempo, la ragazza aveva imparato a conoscere le basilari caratteristiche di ciascun abitante di quell'enorme dimora.

Tutti sembravano presentare un qualche punto fisso nel loro carattere, ma non Kanato.

La velocità con cui l'umore della creatura si capovolgeva metteva Yui terribilmente a disagio, rendendola incapace di relazionarsi con lui.

Spesso si era ritrovata a pensare che parlare con Kanato equivalva più o meno ad attraversare un campo di mine inesplose. Un solo passo falso sarebbe stato sufficiente a distruggere tutto, senza alcuna possibilità di rimedio.

«Mi stavo godendo questo magnifico sole!» disse, cercando di modificare con un pizzico di allegria il perenne broncio del ragazzino.

Sfortunatamente, il tentativo di Yui fallì ed il vampiro arretrò nervosamente, stringendosi addosso il pupazzo. Con diffidenza, chinò il capo per sussurrare qualcosa di incomprensibile all'orecchio di stoffa dell'orsacchiotto.

«Non ti piace la luce del sole, Kanato?»

«No, per niente.» il ragazzino osservò con indecifrabile immobilità la ragazza che, sorridendo, cercava di comprendere come procedere.

«Forse ho una soluzione, aspettami qui.» disse lei, sgusciando velocemente nel grande portone di ingresso. A passo veloce raggiunse l'ordinato guardaroba posto al lato della porta d'ingresso, discretamente incassato nell'angolo.

Cercando di non far troppa confusione nelle ordinate pile di sciarpe nere e giacche di pelle, Yui recuperò il vecchio cappello da baseball che suo padre le aveva regalato alla vittoria della sua squadra preferita.

Cercando di apparire gentile, Yui porse il berretto al vampiro che, immobile, era rimasto ad attenderla all'ombra del porticato.

«Questo potrebbe aiutarti.»

Il ragazzino fissò l'oggetto sospeso tra i loro corpi, scandagliandone i colori slavati dall'azione del sapone e dell'acqua.

«Cosa dovrei farci, scusa?»

«Indossalo. Sarebbe un peccato rimanere in casa con questa bella giornata, non trovi?»

Lo sguardo di Kanato si adagiò sul capo di Teddy, forse ascoltando le segrete parole sussurrategli dall'animaletto di peluche.

«Quel coso puzza di sudore, perché vuoi rifilarmi una schifezza simile?» in un borbottio scocciato, il vampiro si morse le labbra inacidendo il proprio sguardo. Yui si trasformò in un fascio di nervi e per non infastidirlo ulteriormente, avvicinò il cappello al proprio petto.

Kanato chinò nuovamente gli occhi, inclinando il capo verso sinistra.

«Credi che sia una buona idea, Teddy?» il suo tono si venò d'una diffidente sorpresa che un attimo dopo, si tramutò in un entusiasmo bruciante e sorridente.

Yui non osò emettere neanche il minimo suono, nel terrore che il vampiro potesse perdere nuovamente il controllo delle sue emozioni.

«Voglio farti una proposta..»

«Di che si tratta?»

«Teddy dice che dovrei farti vedere la mia stanza delle bambole. È sicuro che ti piacerà moltissimo.» Il vampiro si chinò in avanti, intrecciando con decisione le dita fredde a quelle tiepide della ragazza. Senza lasciarle molta possibilità di scelta, Kanato cominciò a camminare negli androni deserti della villa, scivolando nelle ombre con sicurezza.

Yui, dal canto suo, sentiva aghi ghiacciati pizzicarle la pelle ad ogni nuovo passo compiuto verso l'estranea stanza di giochi.

Quanti segreti ancora nascondeva quell'enorme dimora?

Kanato si fermò di colpo di fronte ad una porta a doppio battente. Dipinte sul legno chiaro, foglie nere si arricciavano a decorazione di quel fine lavoro di artigianato.

«Questo è il posto in cui passo gran parte del mio tempo quando il sole splende.» disse il vampiro con un sorrisetto entusiasmato, sbloccando con un lieve tocco della mano l'antica serratura d'ottone.

Yui socchiuse le labbra, folgorata dalla bellezza della stanza in cui lui l'aveva condotta. Il grande locale rettangolare ospitava centinaia e centinaia di pupazzi di tutte le dimensioni e le forme; ad essi si intervallavano anche bambole di porcellana le cui delicate espressioni sembravano congelate nel tempo.

«Sono tutte tue?»

«Sì, appartengono tutte alla mia personale collezione. Sai, Yui, i vestiti delle bambole sono tutti confezionati a mano.» Kanato la prese di nuovo per mano, spalancando le labbra in un allegro sorriso. Per un attimo, Yui credette d'aver assistito ad uno dei fenomeni più straordinari esistenti sulla faccia della terra; fu più o meno come osservare in diretta un tuono squarciare il cielo durante una soleggiata giornata estiva.

«Entra, vieni a vedere più da vicino.»

Coni di luce naturale scivolarono sulle pareti tramite l'ausilio di larghe, ovali finestrelle poste in alto, vicino al soffitto della stanza. Lampadari a cinque braccia pendevano nel vuoto sorreggendo nelle loro incise coppette d'ottone, affusolate candele color porpora.

Ogni bambola o pupazzo era precisamente seduto su un cuscino finemente decorato con ricami tanto complessi da lasciare Yui senza fiato.

La giovane raccolse dietro le orecchie i capelli chiari, e si chinò in ginocchio per ammirare più da vicino una deliziosa bambola dalle piccole labbra color fragola.
Il visino di ceramica era incorniciato da una cascata di vaporosi riccioli color notte. Immobili su una realtà che non comprendevano, le sue iridi violette sembrarono appuntarsi sul viso della ragazza decise a strapparle l'anima. Vinta dall'inquietudine, Yui arretrò appena rivolgendo un ultimo ed ammirato sguardo al vestito color crema che avvolgeva in una nuvola di merletto il corpo seduto.

«Ti piacciono?»

«Sono semplicemente stupende, Kanato.»

«Sai, sono tutti un regalo di mia madre.» la voce del ragazzino si abbassò di colpo, quasi come se ricordare avesse appena smorzato il suo scoppiettante entusiasmo.

Yui si voltò in direzione del vampiro, ammirando con un misto di tristezza e compassione il gioco di sentimenti che si rincorreva sul viso perennemente giovane.

«Persino Teddy è un suo regalo.» Kanato strinse al petto l'orsacchiotto, affondando il viso nella nuca morbida.

«Teddy è un bellissimo orsetto. Ed anche tutte le bambole che hai raccolto qui sono magnifiche.» cercò di consolarlo, arrischiando a sfiorare con le dita le spalle incurvate del ragazzino.

Kanato si oscurò di colpo, mostrando i denti in un ringhio gutturale, molto simile a quello di una bestia furiosa.

«Non osare rivolgerti a Teddy senza il mio permesso, Yui.» ruggì, fulminando la ragazza con il gelido sguardo ametista. Colta alla sprovvista da quel violento attacco, la ragazza incespicò indietro sfiorando per errore il piedino calzato di una bambolina dai capelli color pesca.

«Non toccarle!» tuonò in quell'istante, colpendola tanto forte alla spalla che Yui sentì la carne ammaccarsi sotto le dita del ragazzino.

Il terrore le si diffuse nello stomaco simile ad un'ondata di ferro fuso. Il sapore della paura minacciò di soffocarla mentre il ragazzino continuava ad urlare reggendo per una zampa l'orsacchiotto di peluche. Il bottone che sostituiva l'occhio di Teddy scintillò minacciosamente, quasi a supportare la rabbia del padroncino.

«Perché non hai un minimo rispetto? Perché devi essere così insensibile?!» Con un gesto nervoso colpì la testa di una bambola, scaraventando lontano il capellino che le baciava a i capelli.

Il ragazzino digrignò i denti lasciando che il silenzio calasse su di loro come una martellata.

Una lacrima di angoscia brillò nella tremula, tesa quiete che li divideva.

Yui era tanto spaventata da riuscire a malapena a respirare.

Il vampiro, forse notando il turbamento della sua ospite, sembrò riprendere il controllo sui suoi sentimenti.

In un respiro spezzato si chinò in ginocchio per prendere la mano di lei.

«Sai, Yui, uno di questi vestiti ti starebbe d'incanto. Saresti di certo la più bella delle mie bambole.»

Le labbra sorridenti del vampiro si chinarono a sfiorare le nocche pallide della sua mano, soffermandosi appena in corrispondenza della vena nascosta sottopelle.

Kanato non le diede neanche il tempo di metabolizzare quella dolce ed ambigua affermazione poiché, con fare contraddittorio, l'aiutò ad alzarsi.

«Grazie per la tua visita, Yui.»

Con quell'incisivo messaggio, il vampiro le fece comprendere che il tempo di permanenza a sua disposizione era terminato. Molteplici occhi cristallizzati sembrarono incollarsi alla schiena della ragazza mentre lei, salutando gentilmente, si avviava verso la porta.

Il suo cuore pulsava febbrilmente nella cassa toracica, troncandole il fiato nei polmoni.

Per quanto l'ultima affermazione di Kanato l'avesse toccata, Yui sapeva che c'era qualcosa di sbagliato e misterioso in quel suo comportamento.

Brividi di freddo si rincorsero sulla sua pelle, diffondendole addosso la sfuggente consapevolezza che qualcosa di pericoloso tramava alle sue spalle.

 

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Capitolo 3
*** Day II : Reiji ***


Day II : Reiji 


Yui si lasciò cadere sulla sedia, gettando in un angolo la borsa di pelle che conteneva tutti i suoi libri di testo. Con un profondo sospiro cercò di calmare l'agitazione che le attanagliava lo stomaco; le parole della professoressa le tornarono alla mente, simili ad un nugolo di api fastidiose. Yui si guardò attorno, abbracciando con lo sguardo la vastità della biblioteca in cui era corsa a rifugiarsi. Una piacevole quiete calzava l'aria come un guanto di seta, accarezzando gli altissimi scaffali di legno profumato, probabilmente risalenti alla fondazione della scuola. Tavoli lucidi spiccavano al centro del locale adibito allo studio, riportando sulle loro schiene lampade dal collo affusolato.

Yui era rimasta stregata da quel luogo sin dalla prima volta che i suoi piedi ne avevano attraversato il limite.

Libri di matematica, medicina e fisica si alternavano in modo vario ed eterogeneo ad opere antiche come il respiro del mondo.

Tutto lo scibile della scuola era racchiuso in quelle quattro mura profumate di carta ed inchiostro.

«Ci mancava solo quello stupido compito a sorpresa per rovinarmi la giornata.» borbottò tra sé la giovane, vagliando con la mente le risposte a crocette che aveva inciso timidamente sul foglio. Yui odiava la matematica, tutti quei numeri che danzavano tra parentesi quadre e graffe le davano la nausea. Inoltre, la professoressa: un metro e cinquanta di bianca cattiveria, non stimolava di certo i suoi alunni a questa difficile materia fatta di logica allo stato puro.

«Questa proprio non ci voleva. Con tutte le cose di cui mi devo preoccupare.» sussurrò, estraendo dalla borsa l'ordinato quaderno di matematica, come se riguardare all'infinito quelle formule incomprensibili avesse potuto alleviare il peso che le gravava sullo stomaco.

Yui addentò il retro del mozzicone della sua matita, rigirandola tra i denti in un'azione decisamente poco femminile.

Il sapore acre della gomma da cancellare le graffiò la lingua, ma non ci fece caso appoggiando la guancia contro il palmo della mano.

Radici, segni e parenti sembrarono coalizzarsi per renderle la vita impossibile.

«Non ci capisco niente!» in un impeto di rabbia bruciante, la ragazza colpì il quaderno che, sventolando disperatamente le sue pagine sottili, cadde sotto le zampe della sedia.

«Yui.» il rimprovero detonò nel silenzio della sala, spaventandola a morte.

In un turbinio confuso di capelli, la ragazza si voltò di scatto per incontrare lo sguardo gelido del vampiro dagli ordinati abiti color pietra.

«Reiji, mi hai fatto paura.» borbottò lei, dimenticando l'educazione a cui tanto il vampiro teneva. Le iridi distaccate scintillarono dietro il vetro pulito dei suoi occhiali, uno spasmo infastidito balenò silenzioso sul viso d'alabastro.

Eppure, forse troppo scocciata dal tiro mancino che la professoressa le aveva giocato, Yui si sentiva pronta ad affrontare bellicosamente chiunque avesse osato disturbarla.

«Non sono in vena di parlare, Reiji.»

Il vampiro sollevò un sopracciglio, incrociando le braccia sul petto ampio con un ghigno di sfida ad arricciare le labbra perfette.

«Non sei in vena di parlare, eh? Credi davvero che la tua insulsa opinione mi interessi?»

L'uomo ridacchiò tra sé e, avvicinandosi di qualche passo, si chinò per raccogliere l'accartocciato quaderno che la ragazza prima aveva scaraventato per terra.

«Spiegami cos'è successo.» la voce inflessibile del vampiro non diede alcuna possibilità di scelta alla ragazza che, sospirando per contenere il fastidio crescente, chiuse gli occhi riassumendo in poche parole i disastrosi eventi di quella mattina.

Reiji ascoltò passivamente, sfogliando con disattenzione le pagine vergate di esercizi e scarabocchi poco precisi di forme geometriche.

«Ayato e Kanato?»

La domanda colse alla sprovvista la ragazza che, indecisa, rimase timidamente in silenzio nella speranza che il vampiro tirasse da solo le proprie conclusioni.

Per quanto la sua concentrazione fosse stata assorbita dalla difficoltà del compito, la giovane non aveva resistito alla tentazione di voltarsi verso i vampiri con cui conviveva.

Ayato si era addormentato sul foglio consegnatogli dalla professoressa mentre Kanato non sembrava neanche averlo notato, indaffarato a bisbigliare qualcosa all'orecchio del suo orsacchiotto. Qualcosa le suggeriva che il fratello più anziano sarebbe andato su tutte le furie nell'udire una tale, disdicevole notizia.

«Lascia perdere. Il solo pensare all'inerzia di quei due mi fa venir voglia di vomitare.»

con un gesto nervoso delle dita, il ragazzo si sistemò gli occhiali sul naso.

«A quello che posso constatare, però, tu sei alquanto angosciata dal possibile risultato del test.» disse in un sussurro, appoggiandosi al retro della sedia con un cipiglio indecifrabile inciso sulle labbra.

Yui annuì appena, colpendo il bordo del quaderno con la matita mangiucchiata.

«Sarà un disastro. Odio la matematica.»

«Ti aiuterò io. Queste sono formule banali, anche un bambino potrebbe comprenderle senza fatica.» Reiji afferrò la sedia alla destra della ragazza, trascinandola rumorosamente sul pavimento prima di sedervisi.

Yui sgranò gli occhi di fronte all'inaspettata reazione del vampiro che, afferrando il quaderno, lo trascinò al centro del tavolo di modo che i loro occhi potessero egualmente concentrarsi sulle formule.

«Bene, cominciamo con il primo esercizio.»

«Non c'è bisogno che ti disturbi per..»

Reiji alzò gli occhi da dietro la montatura sottile, accennando ad un sorriso sarcastico.

«Ci sono già idioti a sufficienza in quella casa. Non potrei sopportare l'idea di dovermi confrontare con un altro tedioso esempio di cattiva educazione.»

Reiji colpì appena l'avambraccio della giovane per esortarla a leggere il testo del primo problema di matematica.

Non appena la flebile voce si spense, il vampiro squadrò l'umana in attesa che sciogliesse il dilemma nascosto dietro quel nugolo di numeri e parentesi.

Yui fissò il foglio bianco di fronte a sé, mordendosi le labbra per l'imbarazzo. Alla fine, cedendo alla spumeggiante frustrazione che le colpiva il cuore, affondò le dita nei folti capelli chiari.

«Non lo so! Non ci capisco niente.» esplose, cancellando le ipotesi che aveva sfiduciatamente elencato.

Reiji si passò una mano nei capelli, sollevando abbattuto la montatura degli occhiali.

«Abbiamo parecchio lavoro da sbrigare.» bisbigliò tra sé, allungando una mano per prendere la matita che pendeva inerte dalle dita fredde della ragazza.

Nel farlo, le loro pelli entrarono in contatto.

Una scintilla elettrica accarezzò Yui, regalandole un fremente brivido d'emozione. Il vampiro sembrò non far troppo caso al turbamento dell'umana, elencando sul quaderno una serie di formule che avrebbero aiutato il suo lento cervello a comprendere il segreto della danza numerica.

Osservando ipnotizzata i movimenti della grafite, Yui non riusciva a comprendere l'origine di quella così aliena ed improvvisa preoccupazione nei confronti dei suoi risultati scolastici. Reiji era sempre stato il più freddo dei sei fratelli.

Nel corso della giornata, se non era costretto da obblighi particolari, non le rivolgeva mai la parola, trattandola alla stregua di un invisibile granello di polvere.

Per quanto detestasse l'idea di ammetterlo, l'attenzione di Reiji non le dispiaceva poi così tanto. Il pensiero che non fosse invisibile agli occhi del ragazzo la faceva sentire speciale, permettendo alla sua depressa autostima di risollevarsi dal fango.

Essere al centro della preoccupazioni di qualcuno era davvero una sensazione gradevole.

«Mi faresti il piacere di concentrarti? Avrei faccende ben più importanti da sbrigare che star qui a spiegarti queste formule basilari, umana.»

Ed eccolo, l'acido tono di superiorità che perpetuamente venava le voci dei sei fratelli vampiri. Una martellata abbatté i friabili pensieri della ragazza, annientandoli con la stessa facilità con cui si distrugge un castello di carte.

«Non voglio essere di disturbo.» ribatté lei, distogliendo lo sguardo nella speranza di non lasciar trapelare tutto il nervosismo che le corrodeva lo stomaco. Reiji fissò l'umana per un paio di lunghissimi secondi, reggendo tanto forte la matita tra le dita da dare l'impressione che l'avrebbe spezzata da un momento all'altro.

«Dovresti solo applicarti un po' di più, sono convinto che tu possa riuscire a capirle.»

Reiji si alzò dalla sedia, adagiando tra le pagine il mozzicone di grafite. Poi, inaspettatamente, la sua mano si adagiò sulla spalla di Yui.

La ragazza sobbalzò, serrando istintivamente gli occhi in attesa di un'ondata di acuto dolore.

Il vampiro questa volta si adombrò, ritirando le falangi dal tessuto soffice della divisa.

«Pensavo di far preparare un po' di tè. Ti aggrada l'idea?»

La studentessa sbatté meravigliata le palpebre, quasi nella speranza di mettere a fuoco quella realtà che sembrava essersi improvvisamente trasformata nel bozzetto di uno disegnatore indeciso.

Reiji le aveva davvero chiesto se voleva del tè? Non aveva forse sentito male?

«Qui hanno delle infusioni deliziose. Oserei consigliarti il mirtillo nero, direttamente importato da una delle più rinomate industrie inglesi.»

affermò Reiji, sollevando una bianca cornetta posta all'angolo, vicino alla porta d'ingresso.

«È.. perfetto.» balbettò la ragazza, incespicando nella confusa matassa di avvenimenti ed emozioni che avevano stravolto quella mattinata.

Prima ancora che Yui potesse immaginare quale speziata fragranza avrebbe avuto il suo tè, una tazza di delicata ceramica bianca comparve sul tavolo assieme ad un contenitore ricolmo di zucchero.

Reiji appoggiò subito le labbra contro la porcellana bollente, indifferente al bollore del liquido in essa contenuto. Un invadente aroma la raggiunse, accarezzandole voluttuosamente le guance.

«Sai, la tua presenza non è poi così tediosa come immaginavo.»

La voce del vampiro raggiunse la ragazza nel silenzio, facendola sobbalzare. Incrociando le gambe con fare altezzoso, l'uomo adagiò con precisione la tazza nel rispettivo piattino.

«Non sei fastidiosa come i miei fratelli. Sei discreta, parli poco e quando apri bocca non dici stupidaggini troppo assurde.» Un sorrisetto arricciò le labbra del vampiro, dipingendogli sul viso un'intrigante sfumatura che mai Yui aveva avuto il piacere di ammirare.

«Non sei neanche totalmente stupida come credevo.»

«Dovrebbe essere un complimento questo?» borbottò Yui, circondando con le dita la tazza di ceramica dipinta. I capelli della giovane scivolarono in avanti, frusciando sulle spalle incurvate; prima che una delle ciocche potesse finire nella bevanda, Reiji la catturò tra le dita e ne respirò il profumo.

«Chiari come le stelle, profumati come miele.» il vampiro abbandonò la ciocca, carezzandole la guancia con dita leggere come ali di una farfalla.
I suoi profondi occhi violetti catturarono quelli della giovane umana, trascinandola in un vortice di sensazioni che mai avevano afflitto il suo cuore.

«Rosa come i primi petali del più bel fiore primaverile, i tuoi occhi innocenti si spalancano su un mondo indegno.» La voce di Reiji si abbassò, riducendosi ad un impercettibile bisbiglio.

«Hai degli occhi stupendi, Yui.»

Con quelle semplici parole, il vampiro si alzò senza far rumore.

«Se hai ancora problemi con le tue lezioni, cercami. Proverò ad aiutarti.» la sua mano trovò ancora una volta i capelli della giovane, in una carezza ruvida ma stranamente piacevole.

Yui si toccò il capo, osservando l'uomo allontanarsi a passo veloce. Con un gemito sussurrato, Yui affondò il viso nei palmi delle mani cercando disperatamente di far ordine nelle emozioni rocambolesche che turbinavano nel suo ignaro, piccolo cuore.

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Capitolo 4
*** Day III : Subaru ***


Day III : Subaru 
 

Yui si guardò attorno con fare guardingo, calcandosi sulla fronte il capellino che suo padre le aveva regalato tanto tempo fa. Il profumo dei ricordi le accarezzò il viso e facendo ben attenzione a non produrre alcun rumore, la ragazza sgusciò fuori dal portone della villa per raggiungere il giardino di rose bianche. Quella mattina una strana, meravigliosa quiete aveva cristallizzato il tempo, intrappolando i sei sadici vampiri in chissà quali misteriose ed interessanti occupazioni.

Con la felicità dipinta nelle iridi, Yui cominciò a correre sul terreno sdrucciolevole per raggiungere in fretta il labirintico groviglio di aiuole verdi.

Il giardino di casa Sakamaki era probabilmente una delle cose più belle che la giovane avesse mai avuto il piacere di ammirare.

Metri e metri di prato tappezzavano il suolo, sostituendosi allo ciottoloso terriccio. Aiuole alte quasi quanto la ragazza ospitavano centinaia di delicati steli vegetali, culminanti in gemme di ogni dimensione e colore.

Aromi e tinte si mescolavano in una fragranza pericolosamente dolce, donando alla giovane l'impressione d'essersi inoltrata in un idillico paradiso artificiale.

Eppure, quello spettacolo di fiori primaverili non faceva parte della rara collezione di rose di Subaru. Difficilmente, nel corso della sua permanenza nella villa, era riuscita a concedersi un minuto di pace nella stretta candida di quelle germogli.

Dalla lontana finestra della sua stanza aveva osservato l'ondeggiare impercettibile dei loro gambi ricoperti di spine, bramando di potersi avvicinare per catturarne l'odore.

Percorrendo con sicurezza il frondoso labirinto, una domanda cominciò a punzecchiare l'anticamera del cervello di Yui.

Come poteva un vampiro, rude come Subaru, interessarsi al delicato compito di curare la vita di una moltitudine così vasta di fiori?

La giovane cercò di immaginarsi il ragazzo inginocchiato nella terra con un paio di spessi guanti da giardinaggio a fasciargli le mani; potava con cura materna le foglie morte delle sue rose bianche. L'immagine si delineò nella sua fantasia con contorni sfocati ed imprecisi; l'amabile sorriso di un Subaru tramutatosi in un allegro giardiniere le balenò di fronte. Incuriosita e divertita, Yui socchiuse gli occhi nella speranza d'afferrare l'immagine sfuggente che, forse per colpa della sua pressante insistenza, si frantumò in scivolose schegge.

Quando la mente della ragazza approdò nuovamente sulle salde sponde della realtà, i suo sensi vennero catturati da un nuovo profumo.

Gli aurei cancelli del paradiso sembrarono spalancarsi di fronte agli occhi della ragazza che, colpita da uno spettacolo di così profonda bellezza, si sentì prossima alla soglia del pianto.

Un mare di petali color neve le diede il benvenuto nel giardino più bello esistente sulla faccia della terra. I rigogliosi roseti si dispiegavano in due corridoi paralleli per almeno tre metri, conducendo lo sguardo della giovane verso il fondo della strada. Lì, un'affusolata torre coperta d'edera si innalzava verso il firmamento, ferendo il ventre delle nuvole che osavano avvicinarsi agli albini capi delle rose.

Tutto era perfettamente curato: non una sola foglia presentava segni di negligenza; i petali erano gonfi ed umidi d'acqua, segno che qualcuno era passato da poco per dar loro da bere.

Yui si spose verso il primo, bellissimo esemplare che ondeggiava il proprio capo al ritmo del vento che spirava da Nord. Un'ape dalle ali trasparenti sporse il proprio capo dal pistillo, intimorita dalla presenza della ragazza umana. Con un mezzo sorriso, si allontanò per permettere all'animaletto di continuare quello che stava facendo.

La ragazza alzò il mento verso il vento, permettendo alla brezza di soffiarle in viso l'allegria della primavera. La torre, cupa e silente protettrice del parco, fissò la giovane durante tutto il corso della sua passeggiata, rovesciandole sulla schiena una manciata di brividi.

Yui non poté far a meno di chiedersi come mai la dinastia Sakamaki l'avesse costruita così lontana dal resto della struttura familiare. Mentre si chinava verso un'altra rosa, sui cui petali si rincorrevano sfumature azzurre, un ringhio furibondo frantumò il silenzio.

«Che cosa diamine stai facendo qui, umana?!» la voce roca di Subaru la raggiunse alle spalle come un pugno, facendola sobbalzare. La ragazza si girò di scatto, nella speranza di spiegare al vampiro che stava solo ammirando le rose del giardino.

Nel farlo però perse l'equilibrio, scivolando indietro verso il rigoglioso roseto.

Prima ancora che i suoi pensieri potessero elaborare cosa stesse succedendo e le sue labbra articolare anche il più fievole suono d'allarme, Subaru le afferrò il polso strattonandola in avanti. Il suo braccio destro le circondò la vita, stringendola tanto forte da sentire le dita affondare nel fianco e nella veste nera. I loro petti aderirono l'uno all'altro; il fiato caldo del vampiro si riversò sul viso della ragazza, scostandole i capelli dalla fronte.

Il cuore di Yui perse un battito, troncandole il respiro.

Le gambe cominciarono a tremare sotto la potenza delle emozioni che le mugghiavano nel cuore.

Un'ondata di rossore le invase le guance quando gli occhi rosa del vampiro si specchiarono in quelli della giovane umana.

«Possibile che tu sia così maldestra?»

Yui si morse le labbra, sperando di imbrigliare quelle emozioni devastanti. Il cuore le pulsava in gola con la stessa frequenza di un martello pneumatico; i suoi pensieri si accartocciavano su sé stessi, impedendole di formulare una minima frase coerente.

«Mi dispiace, Subaru.»

A quel punto, il vampiro le lasciò il polso senza però abbandonare la presa sulla sua schiena. La sua mano si allargò sulla sua spina dorsale, carezzando le vertebre con una calma molto simile all'indifferenza.

«E se le tue scuse non dovessero bastarmi?» la voce del vampiro si abbassò di colpo, mentre l'intensità del suo sguardo le faceva accapponare la pelle.

«Io..»

Il vampiro appoggiò dunque un dito sulle labbra della ragazza, lasciandola andare. Il profumo delle rose sembrò sommarsi a quello più virile di Subaru, martellando i sensi euforici della compagna.

«Lascia stare. È sufficiente che non ti sia fatta male.»

«Mi dispiace. Non pensavo che ti saresti arrabbiato nel trovarmi qui.»

Il vampiro si grattò il collo; poi si chinò in ginocchio, al fianco di un bocciolo particolarmente piccolo, nascosto nel protettivo abbraccio delle sue sorelle. Il sole scivolò sui suoi petali, mettendo in evidenza delle deliziosi sfumature rosee che ne contornavano i bordi esterni.

Con fare quasi paterno, l'uomo controllò le foglie per accertarsi che la sua crescita procedesse senza problemi o fastidiose complicazioni.

Yui fissò in silenzio il comportamento di Subaru, ritrovando in quel tocco la delicatezza di un uomo che accarezza la guancia della sua sposa.

Per quanto potesse apparire assurdo, le rose sembravano chinare i loro morbidi capi ogni qual volta le dita del vampiro si allungavano verso di loro.

«Posso chiederti una cosa?» la richiesta le sfuggì dalle labbra prima che il cervello potesse frenare l'azione sconsiderata della lingua.

Subaru alzò il capo, facendo un cenno indifferente con le spalle fasciate dalla maglietta sdrucita.

«Fai come vuoi.»

«Cosa ti lega così intensamente a questo giardino?»

Il vampiro a quel punto si alzò, appoggiando una mano sul fianco snello. Le sue sopracciglia erano aggrottate e disegnavano una piccola ruga sul viso eternamente giovane.

Yui credette d'averlo fatto arrabbiare e, per un attimo, tremò.

«Cosa ti fa credere che degli stupidi fiori possano interessarmi?»

«È un giardino decisamente curato. E fino a prova contraria voi non avete un giardiniere.»

Subaru alzò nuovamente le spalle, puntando il proprio sguardo lontano sull'affusolata fisionomia della torre.

«Non mi importa niente di questi fiori. Sono banali.»

«Perché devi mentire, Subaru? Credi forse che potrei prendermi gioco di te?» gli occhi del vampiro le si appuntarono addosso, pungendole la pelle come una spilla. Eppure, malgrado il disagio le stesse serpeggiando lungo la schiena, la giovane umana fronteggiò con decisione lo sguardo dell'uomo.

Un lungo momento di stallo si frappose tra i due interlocutori, lasciando che fosse solo il soffio del vento a fratturare il silenzio.

«No, non tu.» un abbozzato sorriso osò affacciarsi sulle labbra perennemente corrucciate, disegnando sulle sue gote due adorabili fossette.

«Tu non faresti mai una cosa tanto abbietta. Sei delicata come le rose sbocciate in primavera.»

Subaru si avvicinò al roseto, tuffando una mano nella foresta di spine e petali.

Yui trattenne il fiato nell'udire il fragile rumore di uno stelo che si spezzava, accompagnato dal frusciare impercettibile delle foglie.

Un bocciolo ormai del tutto fiorito emerse da quel pericoloso agglomerato di spine, prostrando il proprio capo in direzione della ragazza.

«Subaru..»

«Queste rose sono l'ultimo ricordo che mi lega a mia madre, Yui. L'unica, evanescente linea che mi permette di rammentare il suono della sua voce, lo sfavillio triste nei suoi occhi imprigionati.» la voce di Subaru sorpassò quella della giovane umana mentre, avvicinandosi, sbriciolava le pericolose spine costellanti il gambo affusolato.

«Ciascuna di queste rose mi permette di ricordare, giorno per giorno, che lei esistette nella mia vita. A differenza dei miei fratelli, io voglio che mia madre permanga nei miei pensieri assieme all'unico insegnamento da lei veicolatomi.»
Subaru catturò la mano di Yui, avvicinandola al nudo stelo della rosa che ora li divideva.

«E qual'era questo insegnamento?» il cuore della ragazza tornò a pulsare nel momento in cui gli occhi di Subaru si tuffarono nei suoi. La mano del vampiro si chiuse con più forza attorno a quella della ragazza, serrando di conseguenza anche le sue dita sul gambo.

Un pizzicore diffuso invase la mano di dell'umana, accompagnato dal rimbombare freddo delle sue parole.

«Lei mi insegnò che l'amore è come una rosa» Subaru si avvicinò di un altro passo, riducendo la distanza che separava i loro corpi.

« I suoi petali inebriano i sensi, stordiscono un uomo sino a fargli perdere il senno. In questo alone di confusione, inevitabile è stringere più forte il frutto del proprio desiderio.» Il braccio di Subaru catturò nuovamente la vita di Yui, trascinandola ad un centimetro dal suo corpo.

«Ed in quel momento, le spine infide dell'amore penetrano nella carne dello stolto che ha osato troppo.» Il vampiro percorse con un dito la sua flessuosa spina dorsale prima di allontanarsi ed incastonare tra i suoi capelli il prezioso fiore.

«L'amore viene meramente attribuito all'affetto. Ma nessuno ricorda mai che l'amore può farci sanguinare.»

Una goccia scarlatta scivolò lungo il polso della ragazza, tracciandone il profilo con lenta, suadente bellezza. 

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Capitolo 5
*** Day IV : Shuu ***


Day IV : Shuu 

La sfera infuocata del sole cominciò lentamente a scomparire dietro la morbida curva delle colline in lontananza, sfumando il cielo d'azzurro scuro. Le rabbiose, scarlatte dita del tramonto si allungarono sulle poche nuvole che fluttuavano in cielo, quasi a volerle rendere partecipi del suo doloroso assopimento. Yui osservava quello spettacolo dal letto della sua camera, attraverso l'ariosa finestra che si spalancava nel muro sulla sua destra; le cortine porpora non facevano altro che enfatizzare quell'esplosione mozzafiato di colori.

Sembra che il cielo stia piangendo sangue.” pensò con inquietudine, osservando i contorni delle nubi e le cime degli alberi ondeggianti. Le foglie sembravano appesantite da quella ferrosa, densa sostanza che poi scendeva, ruscellando, lungo le scanalature del tronco.

«Che cosa significa? Perché Yui ha il permesso di non partecipare alle lezioni?»

La voce ringhiante di Ayato sfondò il ligneo strato della porta chiusa, raschiando i timpani della ragazza raggomitolata sotto le coperte.

«Perché così è stato deciso, Ayato. Ed ora va a prepararti, la macchina partirà tra pochi minuti.» il tono inflessibile di Reiji stizzì il vampiro che, con una mezza imprecazione stretta tra i canini, si allontanò nel corridoio sbattendo i piedi.

Dopo qualche minuto d'immobile quiete, Yui si azzardò a tirare un sospiro di sollievo. La sua mano si accostò titubante ai gonfi segni che aveva sul collo, ricordo dell'ultima visita di Kanato.

La sera precedente, il ragazzino era sgusciato segretamente nella sua stanza, affondandole i canini nella curva del collo prima ancora che Yui potesse tentare d'opporsi. Il vampiro aveva bevuto il suo sangue con tanta avidità da farle perdere i sensi e, una volta rinvenuta, la ragazza non aveva neanche trovato la forza di alzarsi dal letto in cui lui l'aveva abbandonata.

Reiji, disgustato dal pallore mortifero della sua pelle, le aveva impedito di presentarsi in quelle misere condizioni nella rinomata scuola di vampiri in cui tutta la famiglia Sakamaki approfondiva le proprie conoscenze. Mano a mano che i raggi del sole si spegnevano dietro le erbose gobbe delle colline, le ombre si fecero più profonde ed i colori più intensi.

Il cielo si spogliò delle chiare vesti diurne, indossando al loro posto l'elegante abito da sera trapuntato di sfavillanti frammenti di stella.

Gli occhi della giovane si soffermarono sull'appannato spettacolo che le si dispiegava davanti e, inevitabilmente, sullo sfondo di quel cielo color carbone tanti ricordi tornarono a ripresentarsi, stringendole il cuore. Yui non ricordava con precisione quante notti lei e suo padre avessero passato a studiare il cielo, confrontando le costellazioni offuscate dall'inquinamento con quelle riportate sulle cartine stellari. Probabilmente, se lui fosse stato lì, lo sfavillio degli astri avrebbe suscitato la meraviglia della giovane, permettendole d'apprezzare la magnifica visuale.

Eppure, nell'ostile solitudine, persino le stelle sembravano essersi trasformate in gelidi pezzi di ghiaccio.

Il loro continuo ammiccare non riusciva a rassicurarla, rovesciandole addosso un inesplicabile senso di disagio.

Un freddo improvviso si impossessò della sua pelle malgrado fosse interamente coperta dallo spessore soffice della trapunta. Rabbrividì nel setoso pigiama, sfregandosi le mani contro le braccia nella speranza di scacciare quella formicolante sensazione.

Ho bisogno di rilassarmi un po'. Un bel bagno potrebbe farmi bene.” pensò, scalciando via le coperte. Attraversando la stanza, Yui raccolse dal mobiletto tutto il necessario per il bagno, selezionando con particolar cura i prodotti che avrebbe usato per togliersi di dosso quell'angoscia morbosa. Il coraggio le venne a mancare nel momento in cui, spalancando la porta della sua stanza ben illuminata, si ritrovò di fronte ad un oceano di scure ombre dai contorni frastagliati. La casa era vuota, ovviamente, e la famiglia Sakamaki sembrava non essersi preoccupata della loro inquilina umana. Chiudendo gli occhi, la ragazza camminò a testa bassa nel corridoio scuro mantenendosi il più possibile vicino alle finestre; la luce lunare, unica fonte d'illuminazione, scivolava sul pavimento, permettendo alla ragazza di non inciampare nelle numerose pieghe del tappeto.

Il bagno non era poi tanto distante dalla sua camera, ma il corridoio attraverso il quale doveva passare era, forse, uno dei luoghi più agghiaccianti della villa.

Le alte pareti erano costellate da centinaia di quadri di piccole o medie dimensioni, tutti riportanti sorrisi di creature mefistofeliche; i loro occhi di brace sembravano seguire Yui mentre camminava spedita lungo il corridoio, bramosi di legare la sua anima ad un girone infernale. L'ultima volta che si era soffermata ad ammirare una di quelle tele ad olio, aveva avuto l'impressione che una delle creature mostruose si fosse mossa in un sibilante contorcersi di spire. Da quel giorno, Yui non aveva più osato sollevare lo sguardo, mantenendo gli occhi rigorosamente incollati alla punta delle sue scarpe. Una volta che la porta del bagno si richiuse, la giovane donna premette ambo le mani sul cuore martellante, tirando un sospiro di sollievo. La luce era già accesa e le piastrelle bianche che decoravano il muro l'avvolsero in un abbraccio rassicurante.

Il bagno, esattamente come il resto della casa, era arredato secondo il più fine senso del gusto che, a partire dalla raffinatezza della maiolica, si estendeva ai mobili di legno di ciliegio e al marmo dei servizi igenici. Sulla destra, al fianco di una toeletta straripante dei più svariati prodotti e profumi maschili, vi era un panciuto vaso antico. Dal bordo arrotondato spuntava un mazzo di freschissime rose bianche e rosse; il loro profumo era inebriante e Yui resistette con difficoltà alla tentazione di sfiorare le corolle con le dita.

Sulla sinistra invece, sopra il lavandino, spiccava un gigantesco specchio dalla cornice dorata, molto simile a quelli utilizzati nelle antiche corti vittoriane.

Piccole gocce di condensa scivolavano lungo la superficie appannata, distorcendo il riflesso della ragazza. Yui corrugò attonita le sopracciglia, toccandosi il viso con dita titubanti.

Com'era possibile che l'aria fosse già così calda ed umida? Qualcuno aveva forse dimenticato il flusso dell'acqua calda acceso?

D'improvviso, un orrido presentimento le attanagliò il cervello, congelandola al suo posto.

Era davvero sicura che tutti i membri della famiglia fossero usciti per dirigersi all'istituto scolastico?

La ragazza si girò fulminea verso la porta, ma prima ancora che potesse fare un passo avanti, una voce pericolosamente familiare la catturò nella sua rete.

«Si può sapere cosa ci fai tu, qui? Non dovresti essere a scuola con gli altri?»

Yui si girò lentamente, cercando di cancellarsi dal viso il timore che sentiva scolpito nella cartilagine. Quando si girò però, tutti i suoi pensieri vennero spazzati via dalla figura statuaria del vampiro di fronte a lei.

Shuu era in piedi al fianco della vasca di marmo, situata a qualche metro dall'ingresso e addossata alla parete sinistra del locale. I folti capelli color sabbia si erano incollati alla sua fronte e alla nuca a causa dell'umidità; piccoli diamanti liquidi sfavillavano tra le crine.

Goccioline d'acqua rigavano l'affascinante viso immortale, ruscellando lungo la curva della sua mascella per poi staccarsi e piombare nel vuoto. Il vampiro indossava unicamente un paio di stinti pantaloni neri e nella mano destra reggeva un umido panno di tessuto bianco.

Yui cercò di distogliere il più velocemente possibile lo sguardo dai muscoli scultorei del suo petto, cercando di focalizzare la propria attenzione su qualcosa di diverso; qualcosa che non fosse il suo ventre tonico o le spalle definite.

«Ti ho fatto una domanda.»

«Non mi sono sentita bene..perciò..» Yui biascicò la risposta con difficoltà, mordicchiandosi le labbra nell'attesa che lui la cacciasse malamente dal bagno.

«Capisco.» la voce pacata di Shuu si affievolì, sostituita dal ritmo cadenzato dei suoi passi sul pavimento piastrellato.

Yui trattenne il fiato, impartendosi di non indietreggiare.

Il sangue prese a rombarle nelle orecchie, sospinto dal timore e da un sentimento strano, che la stessa ragazza non riuscì bene ad identificare.

Brividi freddi si rincorsero sulla sua pelle accaldata, confondendo i pensieri che le vorticavano in mente. Shuu fece un altro passo avanti, portandosi ancora più vicino, ed in quel momento Yui perse la presa sulle redini del proprio coraggio. Arretrò, cercando di mantenere una certa distanza di sicurezza tra lei ed il vampiro ma, nel farlo, urtò la schiena contro la porta chiusa.

«Tu, invece? Non sei andato con gli altri?» osò chiedere, cercando di sostenere lo sguardo magnetico del vampiro di fronte a sé. Shuu sembrò colpito dalla domanda e si chinò in avanti, finché i loro occhi non furono alla medesima altezza. I loro visi erano così vicini da permettere alla ragazza d'avvertire il soffio del respiro di lui sulle guance.

«Io sono libero di fare ciò che voglio. Quella scuola mi annoia.»

Yui abbassò lo sguardo, cercando di comprendere quanto fosse distante la maniglia della porta dalle sue mani, schiacciate contro il legno.

«Mi.. mi dispiace di averti disturbato. Tolgo immediatamente il disturbo.» balbettò la ragazza dopo un lungo istante di silenzio. Le sue dita si chiusero attorno alla maniglia ma il vampiro distese un braccio, appoggiando tutto il suo peso contro la porta.

«Chi ti ha dato il permesso di andartene?»

Lo stomaco della ragazza si contrasse nervosamente, impedendole di proferire risposta.

«Le tue scuse non sono sufficienti.» Il secondo braccio del vampiro scivolò avanti, posizionandosi a destra del viso di Yui. La ragazza si ritrovò dunque imprigionata tra le braccia del ragazzo, a diretto confronto con il suo sguardo magnetico; l'oceano sembrò sommergerla, annegandola.

Non ottenendo risposta, Shuu si chinò in avanti socchiudendo appena le labbra.

I canini scintillarono dietro l'invitante promessa delle labbra, simili a diaboliche e letali lame d'avorio.

Proprio in quel momento, il cervello di Yui sembrò tornare a funzionare.

La ragazza emise un lento gemito d'agonia, premendo le dita contro i gonfi segni nascosti dai capelli chiari; al solo toccarli, il suo viso si contrasse per il dolore.

Shuu si bloccò istantaneamente, rimanendo immobile come la statua di marmo di un predatore.

«Che cosa c'è?» il suo tono era tanto basso che, per un attimo, la giovane credette d'averlo immaginato. Distolse lo sguardo ed inglobò con il palmo della mano le slabbrate ferite, quasi vergognandosi d'esporle agli occhi dell'altro vampiro.

«Nulla.»

Shuu afferrò con innaturale delicatezza il polso della giovane scostando la sua mano senza la minima difficoltà. Il ricordo del morso di Kanato spiccò in tutta la sua macabra bellezza nelle tonalità del violaceo e del blu. Il versamento si era ulteriormente espanso e lambiva un centimetro di pelle attorno al foro, cicatrizzatosi grazie ad una particolare medicina datale da Reiji.

«Quanta violenza.» commentò pacatamente, sfiorando con la punta del dito la superficie scabrosa, tesa. Yui intercettò immediatamente la sua mano, intrappolando le dita affusolate e pallide tra le sue. «Il gattino sfodera le unghie.» un mezzo sorriso arricciò le labbra di Shuu, disperdendo sul suo viso una spruzzata di divertimento.

«Non toccarmi.»

«Io potrei far svanire il dolore di quei morsi, Yui.» la voce di Shuu vibrò nel pronunciare il nome della ragazza che, attonita, rimase immobile mentre lui la conduceva verso il bordo della vasca colma di acqua bollente. Sulla superficie, galleggiavano nuvolette di schiuma profumata e per un attimo, la giovane fu tentata di sprofondare in quel cristallino stagno d'acqua.

«Solleva i capelli.» ordinò il vampiro, spingendola appena per le spalle di modo che lei si mettesse seduta sul bordo.

«Cosa hai intenzione di fare?»

«Fidati di me.» gli occhi del ragazzo vennero attraversati da un lampo e, per quanto titubante, la ragazza non trovò il coraggio d'opporsi al suo comando. Con un rapido gesto, Yui raccolse i capelli tra le mani scoprendo così la curva delicata del collo ed i macabri sfregi che ne distruggevano la grazia. Il vampiro osservò per un altro istante la brutta ferita e, nel frattempo, l'umana serrò gli occhi. Shuu passò la mano nell'acqua calda per poi adagiare le proprie dita attorno al collo di Yui; il dolore fu fulminante, quasi come se una lama di fuoco le si fosse conficcata nel collo.

Dopo qualche istante però, l'effetto dell'acqua calda sembrò lenire la sofferenza ed il vampiro, accortosi del cambiamento sul suo viso, si chinò piano in avanti, depositando sulle ferite un leggerissimo bacio.

«Non c'è un vero rimedio per il gonfiore dei morsi, ma l'acqua calda permette alla pelle di rilassarsi.» rivelò, scoccandole un'occhiata indecifrabile dal basso.

Yui sentì il proprio fiato mancare nel momento in cui, le labbra dell'uomo scivolarono di nuovo sulla sua pelle catturando una tiepida stilla d'acqua.

«Kanato è stato davvero irruento.»

«Non ti ho detto che..»

«Ormai riconosco le tracce lasciate dai miei fratelli. Ognuno di noi ha una sorta di..firma

Shuu abbassò nuovamente il viso, scrutando famelico il collo della giovane.

«La mia non ti avrebbe mai sfigurata così.»

Il braccio dell'uomo scivolò dietro alla sua schiena, tirandola più vicino a sé.

«Hai un profumo delizioso, piccola Yui.»

Il cuore della ragazza cominciò a galoppare, rinchiuso nella gabbia formata dalle sue costole. Il sangue sembrava essersi trasformato in lava, ed il respiro non era altro che un fievole rantolo.

La ragazza desiderava disperatamente fuggire, ma dall'altra un qualcosa la tratteneva dal respingere l'abbraccio dell'uomo.

Il suo odore era squisito; l'immortale bellezza l'aveva stregata.

Yui si sentì come una farfalla invischiata nella filamentosa tela di un ragno.

Più cercava di liberarsi da quella sensazione, più questa le affondava gli artigli nel petto.

«Hai paura? Essere qui con me, tutta sola..» il naso del ragazzo le sfiorò la pelle ma Yui non riuscì ad articolare parola.

Tutto il suo essere fremeva sotto al leggerissimo tocco del vampiro.

«Lì dove il silenzio impera, è il tuo corpo a parlare.» mormorò, affondando le dita nel fianco della giovane.

«Shuu..»

«Il tuo sangue canta per me, scorre veloce nelle tue vene come il suadente richiamo di una sirena.» Il vampiro le afferrò il mento sollevandolo, di modo che i loro sguardi si intrecciassero ancora una volta e lui potesse stregarle l'anima.

«Non ho mai sentito melodia più bella, piccola Yui.»

La giovane perse d'improvviso l'equilibrio, scivolando nella vasca da bagno.

Quelle parole mormorate si persero nello sciabordio dell'acqua.

La ragazza tossicchiò un po' di sapone, alzando lo sguardo.

Shuu era svanito.

Yui si strinse le braccia attorno al corpo, domandandosi se il vampiro avesse davvero pronunciato quell'ultima, dolcissima frase.

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Capitolo 6
*** Day V: Raito ***


Day V : Raito.

Era tutto così dannatamente confuso.

Yui serrò gli occhi, perdendosi nella quiete del crepuscolo; il sole aveva cominciato la sua discesa, lasciando spazio alla notte e ai predatori che vi si muovevano.

Cacciatori i cui denti scintillavano come pugnali d'avorio.

Lo sguardo della giovane vagò tra i cespugli rosei del giardino domandosi come fosse giunta a quel punto. In grembo, la bianca lettera speditale dal padre recava informazioni sulle condizioni problematiche degli affari e la conseguente posticipazione del suo ritorno in Giappone. Yui sapeva benissimo che lui stava lavorando duramente per assicurarle un futuro migliore ma, malgrado ciò, non riusciva a smettere di pensare al fatto che l'avesse abbandonata. Questi investimenti erano davvero più importanti della sua persona?

Durante quegli asfissianti mesi passati nel timore, Yui aveva partorito un vasto catalogo di idee catastrofiste che nettamente stridevano con la tenerezza sempre dimostratale da suo padre.

L'aveva forse venduta per soldi? Ora era davvero in viaggio d'affari o stava trascorrendo il resto della propria vita su una spiaggia di fine sabbia bianca?

L'aveva lasciata per rincorrere la fragile promessa di successo e fama?

Yui chiuse le dita attorno alla carta, accartocciandola.

Scuotendo la testa, disperse quei venefici pensieri, rifiutandosi di cedere alla sua cupa fantasia.

Suo padre l'aveva accudita, cresciuta e l'amava più di ogni altra cosa al mondo.

Non poteva davvero aver distrutto tutti i ricordi che avevano condiviso. Tutte le risate, i battibecchi e le complici occhiate non potevano essere stata mera finzione.

Yui avvertì la tristezza premere contro le palpebre ma si sforzò di ricacciarla indietro. Si era stufata di piangere dopo tutti quei giorni passati nella ferrea gabbia della disperazione e della solitudine. Era giunto il momento d'essere forti, ma con tutto ciò che avveniva attorno a lei, qualsiasi briciolo di determinazione sembrava aver abbandonato le sue membra.

Come se non bastasse, a complicare la situazione c'era lo strano comportamento dei fratelli Sakamaki. In quella settimana, sembravano aver maturato una sorta di strambo rispetto nei suoi confronti.

L'avevano forse accettata come parte integrante della famiglia?

L'idea si sollevò nella mente della ragazza, bella come un pezzo di vetro ma altrettanto fragile ed ingannevole. C'era qualcosa che la turbava e non si riferiva solo agli atteggiamenti dei vampiri, ma all'ammasso caotico di sensazioni stipate nel suo stomaco.

Oltre al timore, il suo cuore era stato nuovamente travolto da un aggrovigliato amalgamo di emozioni. Il caos esterno aveva, infine, avvelenato gli stessi pensieri di Yui.

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli con fare pensoso.

Prima o poi, andando avanti di quel passo, sarebbe diventata pazza.

«Che cosa devo fare?» mormorò, rivolgendo il capo alla silenziosa falce di luna che galleggiava nel cielo.

«Seguirmi nelle scure ombre della perdizione.» un sibilo sorridente le sfiorò il lobo dell'orecchio, facendola sobbalzare con tanta violenza da farla cadere dalla sedia. Trattenendo tra le labbra un mezzo grido d'allarme, la ragazza strisciò fino a colpire con le scapole la ringhiera di pietra lavorata.

L'edera le sfiorò la pelle, liberando il suo aroma fragrante.

Raito le sorrise, afferrando tra l'indice e il pollice il bordo del suo inseparabile cappello.

Gli occhi color smeraldo luccicavano nella penombra, simili a quelli di un felino.

Per quanto fossero spaventosi, Yui trovò che quelle iridi esercitassero un fascino irresistibile.

«Che cosa ci fai tutta sola in terrazzo, gattina?»

«Niente di particolare.»

Il vampiro atteggiò la bocca in una smorfia divertita, facendo qualche aggraziato passo avanti; prima che la giovane potesse rendersene conto, se lo ritrovò di fronte.

«Permettimi di aiutarti.» disse chinando un ginocchio a terra ed intrappolando la mano della ragazza nella propria.

Volteggiando, Yui si ritrovò tra le braccia forti di Raito, ad un soffio dal suo viso ridente.

Il fiato rifuggì le labbra della ragazza nel momento in cui la mano del vampiro scivolò attorno ai suoi fianchi, fasciati dalla divisa.

«Mi permette questo ballo, signorina?»

«Non c'è musica.» Yui cercò di mettere un po' di distanza tra i loro corpi, senza alcun successo. La forza di Raito era granitica e, di certo, lei non avrebbe potuto sperare di contrapporglisi.

«Ascolta bene, Yui.» mormorò a fior di labbra, cominciando a muoversi all'indietro per trascinarla con sé in un ripetersi basilare di passi di valzer.

Yui odiava ballare e, goffamente, cercò di assecondare al meglio la liquida leggiadria del vampiro. Più di una volta, il piede della ragazza pestò quello del ballerino che, preso dalla segreta melodia della notte, non sembrò neanche farci caso.

«La luna canta per noi, piccola. Non la senti?» Raito sospirò, socchiudendo estaticamente gli occhi per poi rivolgere il proprio volto al latteo bagliore, sempre più forte nella notte calante.

Le dita evanescenti della sera scivolarono nei folti capelli dell'uomo, simile a quella di un'amante segreta. Le ramate sfumature risaltarono in quell'atmosfera irreale, così simili a quelle del fratello maggiore.

Raito la fece volteggiare ancora una volta, cingendole la vita con un braccio per far sì che i loro corpi aderissero perfettamente l'uno all'altro.

«Lasciami andare..»

«Perché dovrei?»

«Non so ballare, quindi non c'è ragione per continuare a..»

Raito scoppiò a ridere, rovesciando il capo all'indietro.

Il suono si diffuse nella quiete notturna, spaventando un piccolo gruppetto di merli. Questi si alzarono in volo accompagnati da un rapidissimo frullo d'ali, gracchiando la propria irritazione. Yui abbassò gli occhi ma le dita del vampiro le catturarono il mento, sfiorandole delicatamente l'angolo destro delle labbra.

«Credi davvero che io sia interessato a ballare con te, Yui?»

Un sorriso ferino si disegnò sul suo viso mentre, con un lento gesto del pollice, il vampiro accarezzò la guancia accaldata della ragazza.

Yui spinse le proprie mani contro il petto del ragazzo, sperando di scostarsi quel tanto che bastava per fuggire. Il suo cuore pulsava frenetico, i suoi muscoli erano in fibrillazione, ma nessuno dei suoi tentativi funzionò. Il ragazzo, stuzzicato da quella resistenza, si chinò su di lei catturando con le labbra il lobo dell'orecchio.

L'odore emanato dalla sua pelle era fresco, simile a quello di un raro fiore velenoso che sboccia unicamente nelle notti di luna piena.

«Non vorrai andar via così presto e togliermi tutto il divertimento vero, dolcezza?»

«Raito.. smettila!» la pelliccia che bordava il cappello del vampiro le sfiorò le dita, facendole il solletico. La paura scatenatale dalla vicinanza dell'uomo si stava mescolando, per l'ennesima volta, al desiderio rischioso di sfiorare quei lineamenti perfetti, quasi per constatare la loro veridicità.

D'improvviso, il vampiro la lasciò andare facendo una mezza piroetta indietro. Con naturalezza si sedette sullo scranno di vimini che sino a qualche momento prima aveva occupato la ragazza. Yui aveva il fiato corto ma, malgrado ciò, cercò di nascondere al meglio la l'uragano emotivo che le mugghiava dentro.

«D'accordo, d'accordo. Ti lascerò in pace. In cambio però, tu dovrai passare questa serata con me.» Raito sorrise, appoggiando le dita contro la guancia.

La luce della luna aveva disegnato attorno alla sedia una pozza candida, simile all'occhio di bue che viene puntato sull'attore di punta dello spettacolo.

Seduto in quella posizione statica, Raito sembrava la raffinata statua di una divinità immortale.

«Che cosa intendi dire?»

«Non allarmarti. Nelle mie parole non c'è traccia di malizia, posso garantirtelo.» il divertimento sfavillò nelle sue iridi, spingendo Yui a dubitare delle sue parole.

Come poteva fidarsi del serpente che l'aveva sempre morsa a tradimento?

«La compagnia dei miei fratelli è così noiosa, a volte. La tua invece..» il tono della sua voce s'abbassò di colpo, facendola rabbrividire segretamente.

«è decisamente più.. interessante.»

La ragazza, facendo finta di niente, spostò lo sguardo verso la porta per verificare quanti metri di distanza la separassero da essa in caso di necessità.

Quel suo gesto era stato dettato dall'abitudine, in quanto sapeva benissimo che se il vampiro avesse deciso d'attaccarla, niente e nessuno glielo avrebbe impedito.

Lei era lenta e goffa nella sua scorza umana, mentre lui possedeva le doti del più spietato cacciatore. Eppure, qualcosa le diceva che quella notte Raito non desiderava il suo sangue.

Il suo fine era un altro, per quanto ambiguo ed indecifrabile fosse.

«Ho ritrovato un vecchio abito di mia madre, qualche giorno fa. È così delizioso che credevo fosse un peccato gettarlo via.» Yui sbatté confusa le palpebre mentre osservava il vampiro alzarsi dallo scranno e sistemarsi con eleganza il capello sul capo.

«Credo che tua madre ne sarebbe contenta.» balbettò Yui, indecisa su cosa dirgli.

Raito sembrò totalmente ignorare la sua affermazione. «Pensavo di regalarlo a te.»

Prima che potesse riaversi dallo stupore, il vampiro le afferrò il polso trascinandola dentro casa, verso il labirintico susseguirsi di corridoi.

Dopo un paio di minuti, i due giunsero di fronte ad una porta di massiccio legno di quercia.

Al fianco dell'ingresso spiccavano due torce mangiucchiate dal tempo e dal fuoco.

Raito girò con sicurezza il pomello della porta, introducendola in un'ariosa stanza dal soffitto vertiginosamente alto.

La giovane alzò il viso, cercando di cogliere i disegni che adornavano la volta. Il buio però era vischioso, e la guizzante luce delle candele non riusciva a dissiparlo.

Yui credette di individuare, tra le forme confuse, la coda squamosa di una sirena e l'abbraccio delicato di due amanti immersi in un oceano di fronde verdi.

«Dove siamo?» chiese la ragazza, sfiorando con dita leggere la silhouette di una toeletta dimenticata, invasa dalla polvere.

Lo specchio era sommerso di ragnatele ed un ragno grosso quanto una noce stava aggiungendo un nuovo dettaglio alla sua tela. Yui storse la bocca in una smorfia di disgusto, allontanandosi dalla pelosa creatura per dedicarsi all'analisi della stanza.

Alle tre pareti erano stati addossati immensi armadi di legno scuro.

Tutte quelle ante, quei cassetti e quelle mensole avrebbero potuto ospitare il corredo di un re o di una regina appartenuta ai tempi andati.

«Questa stanza era dedicata solo a tua madre?!»

Raito appoggiò una mano sul fianco, atteggiando la bocca in un sorriso malinconico.

«Cordelia amava i vestiti e le scarpe più dei suoi stessi figli.» Yui si voltò verso il vampiro, ma l'amarezza che aveva percepito in quelle parole non era presente nei tratti del ragazzo.

Al contrario, un'espressione sorniona dominava il suo volto.

Senza aggiungere altro, il vampiro si diresse verso il fondo della stanza, spalancando con cerimoniosa lentezza un paio di ante finemente cesellate. Il motivo floreale si dischiuse senza il minimo rumore, rivelando uno degli abiti più belli mai prodotti da sarto umano.

Era lungo fino a terra e nero come la pece; la parte superiore dell'abito era composta da un aderente corpetto ricamato. Il pizzo riportava squisiti fregi di rosa, in un intricato amalgamo di spine e di foglie succose. La gonna scendeva in pieghe morbide lungo le gambe; in corrispondenza della coscia destra, uno spacco vertiginoso apriva leggermente i due veli di tessuto. I bianchi ricami scendevano ad abbracciare la vita del vestito, scivolando sino al principio dello spacco in un trionfo di riccioli e ghirigori astratti.

Raito lo prelevò dal manichino, carezzandolo con le mani.

Yui rimase letteralmente a bocca aperta nell'accorgersi del luccichio prezioso del tessuto, intarsiato di minuscoli diamanti.

«Non è di certo il più bel vestito del corredo, ma purtroppo è il solo rimasto.» l'uomo scrutò con criticità il vestito, poi allungò le braccia in avanti di modo che Yui potesse percepirne la morbidezza.

«Ti starà d'incanto.»

«Raito, io non posso.. accettarlo.» pigolò imbarazzata di fronte alla magnificenza del regalo che il vampiro desiderava farle. Non aveva mai indossato niente di tanto prezioso; inoltre, sapere che lo stesso abito era prima stato indossato da una donna morta, non la metteva di certo a suo agio. Lo sguardo del vampiro si adombrò improvvisamente, cozzando contro l'inaspettato rifiuto della ragazza.

«Non ti piace?»

«No, non è questo. È l'abito più bello che abbia mai visto ma..»

Il tessuto le scivolò tra le sue dita, mentre Raito la spingeva verso il paravento cinese situato in un angolo della sala.

«Se ti piace, non fare tante storie ed indossalo.» ordinò, squadrandola in attesa. La giovane trasse un lungo respiro prima di nascondersi dietro lo schermo ed osservare con maggiore attenzione la foggia del vestito. Il tempo non l'aveva minimamente usurato; inoltre, per quanto cercasse, non c'era traccia della sua precedente indossatrice, sembrava nuovo di zecca.

La curiosità di sentire sulla pelle la morbidezza della seta la spinse ad assecondare il desiderio del vampiro.

«Se non ti muovi, verrò io a darti una mano.» tubò Raito dall'altro capo della stanza, dove si era ritirato per concedere alla ragazza maggior tranquillità.

Yui si affrettò il più possibile, mantenendo al tempo stesso una ferrea attenzione sui propri movimenti.

La sua goffaggine sapeva essere disastrosa nei momenti meno opportuni.

Il vestito le scivolò addosso con la stessa facilità di un guanto, adattandosi perfettamente alle curve del suo corpo. L'unica pecca era la gonna, troppo lunga per la sua minuta figura.

Con un gemito, la ragazza ripiegò il braccio dietro la schiena nella speranza di catturare la zip che lo chiudeva e completare così la vestizione. Prima che potesse raggiungerla però, una mano estranea si sostituì alla sua, soffermandosi sul morbido avvallamento creato dalla sua spina dorsale. Yui avvertì il ghiaccio carezzarle la pelle mentre Raito, sussurrandole all'orecchio, sollevava con delicatezza la cerniera.

«Lascia fare a me, dolcezza. Sono un asso in queste cose.»

Yui si girò di scatto, non appena il ragazzo la lasciò andare, coprendosi il petto con le braccia.

«Chi ti ha dato il permesso di avvicinarti?» ringhiò imbarazzata, dimenticandosi per un momento dell'abito che le frusciava attorno.

Raito rimase immobile, divorandola con gli occhi.

«Sei bellissima, Yui. Esattamente come mi ero immaginato.»

Il vampiro annullò la distanza che li separava, artigliandole i polsi con entrambe le mani.

I suoi occhi emanavano una folle, famelica luce smeraldo.

Raito la spinse contro il muro, bloccandole le braccia sopra la testa. La ragazza ansimò in cerca d'aria, cercando disperatamente di liberare le mani per spingere via il ragazzo e scappare il più lontano possibile.

«Di fronte a una tale, squisita visione com'è possibile resistere alla bruciante tentazione?» Raito si chinò su di lei, premendo le labbra contro la curva del collo. Tutto il corpo di Yui sembrò accendersi sotto quel morbido richiamo, fatale come una lama ma dolce come il miele.

Il vampiro seguì con le labbra la curva della sua clavicola, sfiorando poi con il naso il nastro blu che serpeggiava nell'incavo della gola.

«Oh, dolce, crudele desiderio, che struggi il mio cuore ed incateni la mia anima..» Raito sollevò la testa, allacciando il proprio sguardo a quello della ragazza.

«Verrà un giorno in cui la tua brama, forse, verrà placata.» mormorò, percorrendo con la punta dell'indice la curva del mento di Yui.

Le sue labbra si arricciarono in un sorriso ferino, carico di silenziose, sensuali promesse.

 

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Capitolo 7
*** Day VI: Ayato ***


Day VI: Ayato


Quella sera la famiglia Sakamaki la lasciò sola per cena.

Accadeva spesso che i fratelli rifiutassero la compagnia reciproca durante l'ora del pasto serale. Ogni membro della famiglia preferiva dedicarsi ai propri interessi, mantenendosi il più lontano possibile dagli altri. Per quanto la ragazza apprezzasse la tranquillità regalatale dalla solitudine, odiava ritrovarsi di fronte alla sala vuota. Nessuno riteneva opportuno informarla di eventuali cambi di programma, e di conseguenza, la ragazza si ritrovava ad osservare il fantasma della propria cena dileguarsi.

Sbattendo la porta, Yui si diresse a grandi passi in direzione della fornita cucina della villa, nella speranza di trovare qualcosa di commestibile nascosto negli scaffali.

I vampiri difficilmente sopportavano il cibo umano e, di conseguenza, altrettanto rare erano le occasioni in cui se ne cibavano.

Yui aveva ormai perso il conto delle volte in cui, spalancando il frigo, si era ritrovata di fronte alla desolante assenza dei più basilari alimenti.

Quella volta la fortuna decise di regalarle una piccola soddisfazione. Sistemati ordinatamente sulle fredde mensole del frigorifero c'erano ben due cartoni di latte, una vaschetta di quello che sembrava formaggio spalmabile e della frutta fresca. Mezza forma di pane era stata deposta in un cestino di plastica sul piano cucina, assieme ad un pacchetto di farina e della cioccolata. Zucchero ed uova erano state dimenticate in una bustina di carta sull'isola di marmo nero che spuntava come un fungo al centro della stanza.

Non erano certo alimenti con cui preparare una cena soddisfacente ma, per quella sera, Yui si sarebbe accontentata anche di un semplice toast bruciacchiato.

La fame la stava divorando e tutto ciò che desiderava era mettere qualcosa di solido sotto i denti.

Le ultime due ore di attività fisica l'avevano distrutta, per non parlare dei continui scherzetti che Ayato le aveva somministrato nel corso della giornata. Per causa sua si era anche presa una acre sgridata dal professore di latino, il quale aveva riscontrato nei suoi modi di fare una “maleducazione tipicamente umana”. Yui si era sentita umiliata ed il suo compagno vampiro aveva sghignazzato senza ritegno per tutto il corso dell'ora successiva.

Nel momento in cui il ricordo balenò nella sua mente, il coltello che reggeva tra le dita affondò brutalmente nella forma del pane, staccandone un pezzo asimmetrico e spesso un paio di centimetri.

Sibilando di stizza, la ragazza lo addentò, masticandolo con rabbia quasi fosse stato lui la causa di tutte le sue sofferenze.

Il suo stomaco emise un rauco, sgraziato brontolio di ringraziamento quando il cibo lo raggiunse.

«Tutta questa maleducazione umana ferisce le mie orecchie.» rise una voce alle sue spalle, cogliendola di sorpresa. Yui non si voltò neanche, ignorando il commento imbarazzante del vampiro. Malgrado la rabbia le ruggisse dentro, la ragazza si impose la calma.

Ayato desiderava stuzzicarla, ma lei non avrebbe partecipato a quel sottile gioco psicologico.

«Il commento del professore è stato fantastico. Dovessi vedere come ti guardavano tutti.»

Il vampiro le si affiancò, appoggiando i palmi delle mani contro il bancone per spiare cosa stesse facendo. Con un'occhiata fugace, Yui si accorse che la divisa era scomparsa, sostituita da un comodo maglione nero ed un paio di chiari pantaloni sdruciti.

I capelli scarmigliati ricadevano sulla sua fronte, sfiorandogli le ciglia lunghissime.

«Se la cosa può interessarti, i tuoi commenti non mi toccano minimamente.» mentì la ragazza, dandogli le spalle per afferrare la maniglia del frigorifero e spalancarlo.

Ayato captò il sapore della menzogna, appoggiando i gomiti al piano della cucina per osservare l'attento lavoro culinario della donna.

Lo sguardo appiccicoso di Ayato non impiegò molto ad infastidirla.

La sua pazienza si dissolse come vapore nel vento, facendole perdere quel ferreo controllo che riusciva a mantenere sulle sue emozioni.

«Che cosa c'è?!» sbottò, girandosi di scatto verso il vampiro. La fetta di pane scivolò sul bancone, precipitando nel vuoto ai suoi piedi. Una macchia di crema salata si disperse sul pavimento, imbrattandole l'angolo della scarpa.

Ayato sollevò incuriosito le sopracciglia, rialzandosi da quella posizione acquattata per fronteggiarla. La ragazza si pentì immediatamente d'aver alzato la voce, ma ormai il danno era compiuto e non c'era alcun modo di tornare indietro.

Inghiottendo il proprio timore, Yui alzò sfacciatamente il mento.

«Mi stavi fissando..»

«Sì. È ammirevole osservare con quanta precisione ti dedichi alla cucina.» Ayato si inginocchiò e raccolse con la punta dei polpastrelli ciò che era caduto.

Il suo viso fu attraversato da un moto di disgusto e, per sbarazzarsene il più velocemente possibile, Ayato gettò l'alimento nel lavandino, spargendo ovunque la crema salata rimasta.

«Il cibo umano sa essere così ripugnante.»

«Se sapessi cucinare ti stupiresti del contrario.»

Ayato rimase in silenzio, elaborando l'affermazione della ragazza.

I suoi occhi caddero nuovamente sulla fetta scempiata, dimenticata sul fondo del lavandino e, con un sorriso, tornò a rivolgersi a Yui.

«Perfetto. Insegnami a cucinare.»

«Come, scusa?» la ragazza credeva d'aver sentito male, poi il vampiro ripeté in tutta serietà la ciò che aveva appena detto.

Appoggiando le mani affusolate contro il bancone, l'uomo squadrò con insolita curiosità il pacchetto gonfio della farina e le uova, racchiuse nel loro involucro di cartone.

«Non sarà poi così complicato.»

«Ayato non credo sia una buona..» prima che la ragazza potesse finire la frase però, il giovane stava già arrampicandosi sul piano cucina per raggiungere i pesanti ricettari stipati in alto, sulle mensole di legno. Con un pesante tonfo sordo, un mattone di ingiallite pagine di cucina le cadde davanti mentre Ayato, pulendosi le mani sui pantaloni, sbuffava per la fatica.

«Voglio provare a cucinare uno di quei dolci che piacciono tanto a voi umani.» decise, dandole un colpetto alla schiena per esortarla a sfogliare la guida. Svogliatamente, la ragazza cominciò a vagliare le possibili ricette alla ricerca di qualcosa che non implicasse un vertiginoso numero di ingredienti.

La polvere le attaccò le narici, facendola starnutire.

Yui stava per girare l'ennesima pagina quando Ayato la bloccò, inglobandola tra le sue braccia.

La ragazza trattenne il respiro quando la schiena di lui la sfiorò e la sua voce le risuonò entusiasta nell'orecchio.

«Questa. La foto sembra promettente.»

Il cervello della ragazza era in totale subbuglio; le mani del vampiro erano appoggiate al bancone ed il suo dito indice indicava una semplicissima torta al cioccolato.

La foto era sbiadita a causa del tempo ma ciò non aveva contribuito a stemperare la golosità degli ingredienti e del risultato finale.

Il respiro di Ayato le scompigliò i capelli, il calore del suo maglione le sfiorava le spalle, facendole girare la testa.

«Bene! Cominciamo!» esclamò, tirandosi su le maniche del maglione di lana, per poi scoccare un'occhiata impaziente alla compagna, ancora immobile a fissare la pagina.

Ayato non aveva mai toccato una pentola in vita sua.

La ragazza se ne rese immediatamente conto, grazie all'imbranata incapacità del vampiro di compiere anche i compiti più basilari affidategli. Nel tentativo di aprire il pacco della farina, aveva rischiato di rovesciarselo tutto sui piedi.

«Lascia, faccio io. Tu nel frattempo rompi due uova in quella ciotola.» ordinò la ragazza, indicandogli una ciotola di plastica al lato del tavolo.

Yui cominciò a distribuire omogeneamente la farina sul piano cucina per preparare l'impasto della torta e a metà dell'azione, una delle uova emise un disperato gemito di dolore.

«Ma che schifo..?!» la voce del vampiro si alzò di due ottave mentre l'albume vischioso gli scivolava tra le dita ed i pezzetti di guscio precipitavano nel vuoto picchiettando sul pavimento.

Yui soffocò una risata quando lo sguardo sconvolto del ragazzo si appuntò su di lei.

«È orribile.»

«Povero uovo.. non si meritava quella fine.» Yui ridacchiò, pulendo con uno straccetto umido il disastro causato dal vampiro maldestro.

La giovane non aveva mai visto Ayato in quella veste così innocente e doveva confessare che le piaceva. Spogliato della solita arroganza, il suo magnetismo risaltava come lo scintillio di un diamante grezzo.

«Ti faccio vedere come si fa.»

Yui si posizionò di fronte alla ciotola e prese dalla confezione uno dei guscio ovali. Facendo ben attenzione a non esercitare troppa forza, lo ruppe e rovesciò il contenuto nella ciotola.

«Fammelo rivedere.» sussurrò il vampiro, socchiudendo gli occhi per esaminare l'azione con meticolosa attenzione. Yui afferrò un altro uovo ma prima che potesse spezzarne il suo guscio, Ayato le avvolse i fianchi con le mani, accarezzandole la nuca con la punta del naso.

Un brivido di sorpresa le scosse le dita, lasciando piombare nel vuoto l'alimento. Il guscio esplose in mille pezzi, proiettando sul mobilio un ventaglio di viscose chiazze giallastre.

«Come sei sbadata, cara maestra.» Ayato ghignò, squadrando con soddisfazione il disastro appena provocato. Quella gratificazione derivava, ovviamente, dalla consapevolezza di non dover pulire una volta concluso il lavoro.

La ragazza, cercando di non pestare il composto, si spostò di lato per procedere nella disastrosa preparazione di quella torta.

Lentamente Ayato sembrò entrare nella parte. Pian piano, analizzando con attenzione le spiegazioni, il vampiro riuscì a riprodurre maldestramente i movimenti che la ragazza gli aveva mostrato.

«Ci siamo!» Yui informò la torta, facendo ben attenzione alla torrida temperatura del forno. Ayato sorrise trionfante, brandendo nella mano sporca di farina una morbida presina.

«Dobbiamo ancora pensare alle decorazioni.» sussurrò la ragazza. Subito, centinaia di possibilità le sfilarono in mente ma, alla fine, optò per una semplice crema al cioccolato.

«Ayato, prendi la cioccolata per piacere.» ordinò la giovane, indicando il ripiano su cui le tavolozze erano state precedentemente preparate.

Il fuoco azzurro della fiammella danzò ancora una volta tra le braccia di plastica dura del fornello, lambendo il fondo della casseruola che Yui vi aveva posizionato.

A contatto diretto con il calore vivo, il cioccolato cominciò a sfrigolare.

«L'odore sembra promettente.» sussurrò Ayato, arricciando il naso di fronte al forno.

L'aroma dello zucchero aveva permeato la stanza, amalgamandosi con quello corposo del cioccolato fondente.

La doratura dell'impasto era perfetta. Nel giro di qualche minuto avrebbero finalmente potuto sfornarlo.

«Sì.» cinguettò la giovane. Con la punta del cucchiaio, colpì un pezzetto di cioccolato che, sprofondando, si perse nella mousse.

Yui spense il fornello e, con un sorriso, affondò il dito nella pentola per poi accostarlo golosamente alle labbra.

«Yui, che stai facendo?»

Ayato comparve di colpo alle sue spalle, facendola sobbalzare.

La punta del polpastrello colpì il labbro superiore, disegnandole poi un piccolo sfregio sulla guancia.

Il vampiro la guardò per un minuto poi, il suo viso si contrasse nella caratteristica espressione di chi tenta di contenere una risata sguaiata.

«Guarda cosa mi hai fatto fare..» bisbigliò imbarazzata, voltandogli le spalle per cercare un fazzoletto con il quale ripulire quello disastro. Prima che potesse muovere un solo passo avanti però, Ayato le catturò il polso voltandola verso di sé.

Le braccia del vampiro la imprigionarono, stringendola in un abbraccio infuocato.

«Aya..to?»

Le iridi smeraldo del vampiro si erano tramutate in due ardenti fornaci.

Un'indisciplinata passione ruggiva nelle sue pupille, lambendo la minuscola Yui che vi si rifletteva. Tutto il suo essere fremeva; i polpastrelli, aggrappati alla sua schiena tremavano appena, diffondendo quel palpito lungo i suoi muscoli d'acciaio.

«Shh..» mormorò, scostandole dalla guancia i capelli macchiati di cioccolato.

Ayato chinò il viso, respirando freneticamente.

Il suo odore le riempì i sensi, facendole tremare il cuore.

Le forze sembrarono abbandonarla di colpo e, per non scivolare a terra, si appoggiò al vampiro. Nel farlo, le sue unghie graffiarono appena la pelle nuda sopra la sua clavicola.

Un sorriso vittorioso si dipinse sulle labbra del ragazzo mentre la tirava a sé con veemenza, quasi a rivendicare il possesso della ragazza.

«Sei mia, Yui.» le sue dita carezzarono per qualche istante la guancia macchiata, eliminando la traccia viscida. Il ragazzo la spinse contro il piano cucina e nel momento in cui la schiena di lei urtò con la superficie fredda, il suo cervello sembrò riacquistare un po' della lucidità perduta.

Ayato era ancora chinato verso di lei, solo un respiro divideva i loro visi.

Se solo avesse voluto, Yui avrebbe potuto elencare tutte le più piccole sfumature che intessevano quegli occhi di giada.

Il cuore della ragazza rombava; la corsa furiosa del sangue aveva abbattuto ogni barriera razionale rimastale.

Era alla mercé dei sensi.

I desideri più oscuri e nascosti di Yui si librarono dal suo subconscio, lusingandola con le loro venefiche promesse.

Sarebbe stato così semplice abbandonarsi a quel tocco irruento, alla bollente carezza del suo profumo maschile.

Sarebbe stato estremamente facile, ma ciò l'avrebbe portata verso la firma della sua condanna.

Proprio in quel momento di stallo, il forno decise di salvarla.

Il trillo stridulo del contaminuti infranse l'atmosfera creatasi tra i due, spezzando le catene che vincolavano il corpo di Yui a quello di Ayato.

«La torta è...» prima che potesse finire la frase, le sue parole le vennero rubate.

Le labbra di Ayato sfiorarono le sue in un delicato bacio al sapore di cioccolato.

«Ricordati di questo momento, Yui.» mormorò, prima di allontanarsi e svanire.

Yui scivolò lentamente lungo il piano cucina, toccando incredula le proprie labbra.

Mentre tutto svaniva in un inferno di sentimenti confusi, un acre odore di bruciato serpeggiò nella devastata cucina della villa Sakamaki. 

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Capitolo 8
*** Epilogo. ***


 

Epilogo
 

«È giunto il momento di decidere.» una voce, sottile come la lama di un coltello incise il silenzio.

Risate sommesse si ersero nelle tenebre, simili a sbiaditi fantasmi.

«La settimana è trascorsa; tutti hanno avuto la propria occasione, come deciso.» la voce continuò, ed una sfumatura di cinica soddisfazione ne screziò la cadenza.

Il silenzio calò come un martello su quei misteriosi sussurri quando il cigolare di una porta frantumò l'armonia notturna.

Il guizzo di una candela rischiarò di colpo l'oscurità, danzando sulla cima di uno stoppino.

«C'è nessuno?»

Yui fece un lento passo avanti, entrando nel salotto.

Non appena si ritrovò di fronte a quel mare di catrame, si bloccò trattenendo il respiro. Il sostegno d'ottone che sorreggeva la candela venne scosso da un tremito; la fiamma cominciò a danzare, scuotendo a destra e sinistra la propria chioma arancione.

Inutilmente, la luce cercò di farsi largo tra le fitte trame dell'oscurità.

Nella dimora vampiresca erano sempre le tenebre ad imperare sulla luce.

Non c'era spazio per il chiarore in quel mondo di predatori.

Yui spinse avanti il braccio nella speranza di allargare il proprio spettro visivo; le dita evanescenti della candela si insinuarono timorose nel buio, solo per venir poi fagocitate dal mostro che vi si nascondeva.

Improvvisamente, dopo un minuto di stallo, una mano artigliò il suo polso sottile strattonandola avanti.

La ragazza gridò, inciampando nel folto tappeto disteso sul pavimento di marmo. Il sostegno d'ottone le volò via di mano, perdendosi nell'oscurità assieme ad un sordo clangore metallico.

La candela, allo stesso modo, rotolò a terra e si spense.

Yui si girò di colpo verso la porta, ancora spalancata sul corridoio.

Come un ultimo baluardo di salvezza, il chiarore la chiamò, esortandola a mettersi in salvo. Prima che potesse sollevarsi, però, il battente si chiuse con un tonfo lasciandola sola, nelle tenebre. Il suo cuore cominciò a correre, battendole impazzito nel petto.

«Non avere paura, piccola.» sussurrò una voce sottile, affilata come il filo di una spada.

D'improvviso, un fulgore sconcertante invase la stanza con la stessa, materiale potenza di un'onda. Yui gemette per il fastidio, schermandosi gli occhi con una mano e battendo contemporaneamente le palpebre per adattare le pupille allo sbalzo.

Non appena la ragazza sollevò il mento, sei paia di iridi ferine l'accerchiarono.

I fratelli Sakamaki erano tutti raggruppati attorno ai tre elegantissimi divani che componevano il fulcro del salone.

Ayato era abbandonato sul divano di fronte alla porta, il suo sorriso illuminò arrogantemente la confusa figura della giovane.

Raito era appoggiato di schiena alla spalliera del sofà, il suo sguardo smeraldo lampeggiava, accompagnato da un sorriso vittorioso. Shuu era sdraiato su una nuvola di cuscini come suo solito, gli occhi chiusi ed il viso inespressivo non lasciavano trapelare il benché minimo pensiero.

«Che cosa.. succede?» pigolò Yui, arretrando appena per allontanarsi da quelle iridi fameliche.

Reiji fece un paio di passi avanti, stringendo tra le lunghissime dita la costola scarlatta di un libro. «Comprenderai tra poco. Sii paziente.»

Subaru sbuffò, alzando gli occhi al cielo mentre Kanato, accoccolato sul terzo divano, rideva sotto i baffi, ondeggiando le braccia pelose di Teddy.

C'era qualcosa che l'inquietava.

L'aria sembrava essersi trasformata in un pesante mattone che le gravava sul petto, togliendole il fiato.

«Chi di noi ha conquistato il tuo cuore, umana?» la voce di Reiji si fece severa, pressante.

Yui inarcò le sopracciglia, intontita dalla richiesta.

«Co..cosa?»

«Di chi sei innamorata, Yui? Non fare la sciocca e rispondi.»

Ayato digrignò i denti per l'impazienza, il più piccolo dei fratelli cominciò a mugolare stringendosi al petto l'orsacchiotto.

Il viso della ragazza avvampò nel momento in cui le parole del vampiro fecero breccia nel suo cervello confuso.

«Innamorata? Di uno di voi?»

«Non è questo il nome di quello stolto sentimento che vi lega indissolubilmente ad un'altra creatura?» fu Raito a prendere la parola, colpendo con un buffetto il cappello nero calcato sui capelli ramati. Subaru la osservò con intensità, quasi a voler ricercare nella sua anima la risposta a quel quesito irrisolto.

«Io.. io non sono innamorata di nessuno di voi.» pigolò Yui di rimando, arretrando impaurita di fronte allo sguardo infuocato rivoltole da Reiji.

Il vampiro chiuse di scatto il libro che teneva tra le mani, squadrandola da dietro le lenti quadrate dei suoi occhiali.

«Come sarebbe a dire?»

«Che cos'è questa storia? Voglio sapere cosa sta succedendo!»

Ayato si alzò di colpo, corrugando le sopracciglia.

Con un calcio furioso rovesciò il tavolino di legno su cui era collocato un raffinato piatto d'argento, colmo di cioccolatini e biscottini friabili.

Questi rotolarono per terra, disperdendo sul tappeto un ventaglio di zucchero a velo.

«Vuoi dirmi che la nostra scommessa non è servita a nulla?»

«Scommessa?»

Inaspettatamente, questa volta fu Shuu a rispondere; i suoi occhi color oceano si socchiusero appena fissandosi sulla china figura della ragazza.

«Per contrastare la noia, abbiamo fatto una scommessa. Chi fosse riuscito a conquistare il tuo cuore, al fine della settimana, avrebbe potuto averti per l'eternità.»

Il cuore di Yui si paralizzò, intrappolato nella rete dell'incredulità e della paura.

«Un intrattenimento davvero delizioso, non c'è che dire.. Ma se affermi di non essere innamorata di nessuno di noi, la cosa si complica spiacevolmente.» La voce di Raito si abbassò di colpo, colta da un'inestinguibile traccia di fastidio.

Fuoco liquido animò le pupille dei sei fratelli che, ringhiando, si scrutarono in cagnesco forse considerando la possibilità di affondare i denti nel collo dell'umana e rivendicare così la loro proprietà.

«Come pensavate che potessi davvero..» la voce le morì in gola non appena Ayato si inginocchiò di fronte a lei, carezzando con la punta dei polpastrelli la curva del suo collo per poi soffermarsi sulla punta del suo mento.

«Voi umani siete creature volubili, Yui. Le vostre emozioni sono delicate come un fiore: un giorno ci sono e quello seguente sono svanite. L'amore non fa eccezione a questa regola.»

Yui si allontanò dal vampiro, stringendo tra le dita il bavero della giacca quasi a voler coprire il proprio collo indifeso.

«Voi non sapete nulla delle emozioni umane.. Non sapete niente dell'amore.» sussurrò, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. I suoi pensieri virarono inevitabilmente sulle gentili parole che i vampiri le avevano rivolto e sui loro gesti garbati.

Avevano mentito.

Avevano finto di provare qualcosa per lei per poter vincere una scommessa.

Seppur non provasse davvero un sentimento d'amore per nessuno di loro, il suo cuore si frantumò in tante piccole briciole.

Le carezze, i baci, le parole gentili si tramutarono in macchie venefiche nei suoi vividi ricordi.

Il ricordo del bacio che Ayato le aveva rubato fu il colpo più doloroso da incassare.

«Non conoscete l'amore.» una lacrima indisciplinata le solcò la guancia.

I vampiri l'osservarono in silenzio, forse colpiti dalla reazione della ragazza.

«No, hai ragione. Noi non conosciamo quelle stupide sensazioni umane.» mormorò di rimando Subaru, incrociando le braccia sul petto.

«Dunque? Il termini della scommessa sono crollati.»

«Al diavolo la sfida! Lei è mia.» Ayato le afferrò il polso, tirandola bruscamente in piedi.

Le sue braccia la circondarono, simili ad una catena d'acciaio.

«Il solito egoista.» sospirò Raito, scrollando le spalle avvolte dalla felpa bordata di pelliccia.

Kanato fece un passo avanti, inumidendosi le labbra con la lingua.

«Non puoi tenerla tutta per te, Ayato. Non hai vinto.»

Ayato imprecò tra i denti, stringendo ancora più forte la vita della ragazza che, gemendo per il dolore, cercò di districarsi dal suo abbraccio.

«Devi essere più generoso con i tuoi fratelli, Ayato. I beni della famiglia devono essere condivisi. Queste sono le regole.» Reiji scoccò un'occhiata di fuoco al vampiro.

Il ragazzo scoprì con violenza il collo dell'umana, mordicchiandole il collo.

«Generoso.. quanta futilità in una sola parola.»

Quando i denti del predatore le scalfirono superficialmente la pelle, Yui cercò disperatamente di liberarsi.

«Ayato.. ti prego, lasciami andare..»

Il vampiro, le affondò le dita nel fianco, scostandole il mento con la mano libera. Alla vista della chiara carnagione, cinque paia di occhi si appuntarono famelici su quella dolce, pulsante curvatura.

«Noi siamo cacciatori, Yui. Non siamo fatti per sciocche emozioni come la dolcezza, la pietà o l'amore.»

Il suo naso percorse la morbida linea della clavicola della giovane, facendola rabbrividire.

«A volte sei così ingenua, Yui.» Ayato le sfiorò l'orecchio con le labbra prima di affondare i denti nella carne sensibile della sua spalla.

Nello stesso momento, Raito le accarezzò il viso con dita delicate come petali di rosa.

Kanato catturò la sua mano, premendo il naso contro l'incavo del polso; un sorriso macabro ad gli arricciò le labbra.

Yui chiuse gli occhi, liberando le lacrime che le bruciavano in gola.

Nel suo animo, una parte dell'umanità che ancora le restava scivolò via, mescolandosi con il sangue ferroso.

Era stata davvero una stupida.
 

Non ci sarebbe mai stato spazio per la dolcezza in un mondo popolato di cacciatori.

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