fratello e sorella

di kibachan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap 1 ***
Capitolo 2: *** cap 2 ***
Capitolo 3: *** cap 3 ***
Capitolo 4: *** cap 4 ***
Capitolo 5: *** cap 5 ***
Capitolo 6: *** cap 6 ULTIMO ***



Capitolo 1
*** cap 1 ***


“Rudi se ti prendo è la volta buona che ti ammazzo!”
“appunto Sardina! Prima devi prendermi!!”

classico inizio giornata a casa Cesaroni. Almeno da un anno e mezzo a quella parte.
Lucia alzò gli occhi al cielo sbuffando, evitando con una mezza piroetta il ragazzino che scappava e la sua “adorabile” figlia minore che lo inseguiva con lo scopettino del bagno in mano.
Da quando si erano trasferite in quella casa era sempre così tutte le mattine: Rudi che stuzzicava Alice, Alice che inseguiva Rudi per tutta la casa, e generalmente Giulio che menava Rudi, così.. ormai praticamente per inerzia.
“ragazzi avanti venite a tavola per cortesia!!” gli gridò dietro “altrimenti i cornetti se li sparano tutti gli altri!” parole magiche. In meno di dieci secondi i due litiganti erano a tavola. Ok si sgomitavano ancora. Però almeno erano seduti, e forse almeno per una volta la sfuriata mattutina di Giulio si poteva evitare.
“abbuffati pure Alice, tanto anche se sei magra Umberto non ti fila lo stesso!”
come non detto… prima sberla della giornata già piombata sulla nuca di Rudi. Non c’è niente da fare, il rituale va ripetuto in ogni sua parte.
“su sbrigatevi che sennò fate tardi..” pose fine alla disputa Lucia lanciando un’occhiataccia a Giulio.
Il miracolo poi si ripeté puntuale come ogni giorno. Alle 7 e mezza erano tutti fuori della porta.

“stamattina sei stato più velenoso degli altri giorni” si lamentò Alice mentre camminava affianco a Rudi, diretti a scuola “che c’è.. si avvicina il mio compleanno?”
“oh eddai! Come sei diventata poco spiritosa!” sbuffò il ragazzo
“si si… me lo ricorderò quando sarai innamorato pazzo di una ragazza!” lo stuzzicò lei con un ghigno sadico. “e poi ti dirò… pensavo di guardarmi un po’ in giro. Magari lo faccio ingelosire Umberto” aggiunse con aria cospirativa.
“sarebbe fattibile se gliene fregasse qualcosa di quello che fai!” esclamò Rudi ridendo già e dandosi immediatamente alla fuga con Alice alle calcagna.
Tutto il resto del percorso verso scuola lo fecero di corsa.

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“ma davvero vuoi accettare quell’invito?” esplose Jolanda per la quarta volta.
“sshhhh!! Jolanda ma che ti urli!” la zittì Alice immediatamente agitandosi. “non so.. se vuoi appendere i manifesti..” commentò guardandosi attorno con aria furtiva (soprattutto per sincerarsi che la voce della sua amica non avesse raggiunto i famosi ultimi banchi della sua classe).
Jolanda la guardò con aria di rimprovero facendole distogliere lo sguardo.
“se fai così è chiaro che anche tu pensi che sia una cavolata” la riprese.
“oh ma perché solo gli appuntamenti al buio che mandano a te so romantici??” si scaldò Alice.
“perché, un conto è un appuntamento dopo la scuola, nel parco, con tanta gente e un bel sole” la rimbeccò Jolanda “un altro conto è invece un appuntamento durante le lezioni, nel bagno del liceo! Ma che schifo è??”
Alice sbuffò leggermente
“bhè non vuole aspettare, perché gli piaccio tanto” disse senza crederci molto nemmeno lei “e nel bagno del liceo.. perché frequenta il liceo… e se mi va bene è pure più grande di Umberto!” aggiunse tutto di un fiato. Jolanda sorrise scuotendo la testa.. andava in estasi solo a pronunciare il nome del suo amato. E ora voleva uscire con un “ammiratore segreto” solo per farlo ingelosire.. ah cosa non si fa per amore!
“e tutte queste cose le avresti dedotte dal romanticissimo –sei la più bella della scola- che ti ha scritto sul biglietto?” le disse trattenendosi dal ridere.
“oh senti! Io ci vado..” sbottò Alice mettendo una mano avanti “almeno faccio un tentativo..”
“va bene..” rise Jolanda “ma se entro la quinta ora non sei tornata chiamo i RIS di Parma!”
“perché dove va? In guerra?” si intromise Rudi facendo fare a tutte e due un salto dallo spavento.
“Cesaroni vuoi ammazzarmi???” gli strillò Jolanda
“niente che ti riguarda!” urlò nello stesso momento Alice. Poi si morse immediatamente la lingua; non esiste modo migliore per far impicciare Rudi dei cavoli tuoi che dirgli che non può farlo!
“Sardina cara” disse Rudi con un sorriso disgraziato dipinto in faccia “lo sai che tutto ciò che ti fa arrabbiare così, per definizione mi riguarda!” appunto.
“RAGAZZI SEDUTI PER CARITA’!” Rudi scattò al suo posto a velocità della luce. Alice non avrebbe mai creduto che un giorno avrebbe adorato la Zuppanti!
“ne riparliamo a ricreazione..” soffio Jolanda all’orecchio dell’amica. Non era ancora del tutto convinta.

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al suonare della campanella della terza ora 20 sedie scattarono simultaneamente e decine di piedi si riversarono fuori dalla terza B modello fiume in piena.
Effetto campanella della ricreazione.
Rudi tentò di ripartire all’attacco ma Jolanda e Alice erano schizzate via dal corridoio talmente veloce da sollevare la polvere.
“oh allora? Hai scoperto cosa trama tua sorella?” gli disse Barilon comparendogli dietro.
“finiscila Lorè.. come te lo devo spiegare che non è mia sorella quella aringa in barile!” ribatté lui digrignando i denti “e poi..” ma si bloccò non appena un foglietto di carta, proprio sotto la sedia di Alice, attirò la sua attenzione.
Lo raccolse e lo aprì. C’erano scritte poche righe con una calligrafia inguardabile:

-Alice sò innamorato de te. Sei la più bella della scola! Incontriamoci al bagno del liceo alla quarta ora. Ti aspetto.-

una coppia di identici ghigni malefici si dipinse sul viso di Rudi e Lorenzo.
“la roviniamo??” si chiesero contemporaneamente le due pesti.
“perché invece non la lasciate in pace? Tanto per fare una cosa diversa!” si intromise Budino.
Ma i due lo ignorarono e si fiondarono in cortile a progettare un piano di attacco.

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Capitolo 2
*** cap 2 ***


In cortile Alice fingeva di ascoltare le raccomandazioni che Jolanda le stava facendo, soffermandosi invece a sbavare alla bellissima vista di Umberto che rideva coi suoi amici a circa 10 km di distanza da loro. Jolanda si bloccò accorgendosi di colpo dell’aria assente della sua migliore amica. Incrociò le braccia con aria canzonatoria.
“si e quindi Alice, come ti stavo dicendo, penso che Rudi sia fighissimo spogliato” buttò li con tono piatto.
“ahan.. sono d’accordo” rispose senza neanche girarsi Alice. Poi un secondo dopo si rese conto dello scambio di battute appena avvenuto “SCUSA COME HAI DETTO??”
Jolanda scoppiò a ridere
“ecco vedi? Era per provarti che non mi stavi a sentire..” le disse con  finto tono di rimprovero.
Alice assunse una aria angelica
“perdonami Jo… e che” buttò li un lungo sospiro “lui è così bello…” aggiunse trasognata.
“si ma non è possibile che per attirare la tua attenzione devo schifarti con frasi assurde su tuo fratello!” incalzò l’amica.
“hai ragione scusa… e comunque FRATELLASTRO prego!” precisò sputando quella parola come un insulto.
“ma finiscila!” la canzonò Jolanda dandole una spinta al braccio “tanto lo so che anche se fai così ti sei affezionata!” aggiunse.
“ma che stai scherzando?!” ribatté Alice “ma se mi sto guadagnando un posto in paradiso solo per sorbirmelo tutti i giorni h24!!”
Jolanda fu colta da una nuova crisi di risate.
“s-senti…” boccheggiò quando si fu ripresa “adesso spiegami meglio sta cosa della gelosia.. come intendi far sapere ad Umberto del tuo appuntamento al buio?” le chiese.
“non vedevo l’ora che me lo chiedessi!!” ammise Alice con un gridolino eccitato “dunque allora….”

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“allora tutto chiaro?” ripeté Rudi per la decima volta “quando Alice va dal suo spasimante..”
“si, si afferrato. Noi facciamo macello così la Zuppanti non ti vede..” lo interruppe Lorenzo
“e tu vai a fare le foto compromettenti” concluse il piano Budino.
“su, basta ripeterti Rudi! Che sennò… diventi noioso!” si lamentò Lorenzo. Tutte le volte che si scaldava, il suo accento del nord si evidenziava in maniera irritante.
Rudi non fece in tempo a rispondere all’amico per le rime, perché la professoressa entrò marciando in classe, con la sua solita camminata isterica, e un tonante:
“SEDUTI!!” che fece tremare i vetri.
Ciò che fece cominciare ad agitare i famosi tre dell’ultima fila, non erano però le urla della loro prof di lettere, quanto piuttosto il fatto che, a quarta ora largamente cominciata e prof in classe, Alice non fosse ancora rientrata.
“ma porc.. si vede che è andata direttamente all’appuntamento!” soffiò Lorenzo avvicinandosi ai compagni.
“niente panico… piano B!” rispose Rudi iniziando a rovistare nello zaino alla ricerca della macchinetta digitale.

“signorina Bellavista!” trillò la professoressa all’indirizzo di Jolanda “posso sapere che ne è stato dell’altra parte del duo del gatto e la volpe?? Dov’è Alice Cudicini?? Prima c’era!”
“è in bagno professoressa..” rispose la ragazza con voce angelica.
Mentre la Zuppanti si lanciava in una predica sul fatto di andare al bagno all’inizio e non alla fine della ricreazione, Rudi si gettò la digitale nella tasca dietro dei pantaloni e scattò in piedi. Doveva accelerare i tempi o sarebbe arrivato al piano del liceo a cose finite.
“Rudi Cesaroni..?” trillò la Zuppanti nel vederlo in piedi “che stai facendo di grazia??”
“eeeeee… professoressa… io devo andare in bagno!” buttò li.
“pure tu?! ma che siete collegati tu e Alice??” risatina di sottofondo. Principio di imbarazzo sul viso di Rudi. “non se ne parla.. seduto!”incalzò la donna.
“ma professoressa Alice ce l’ha mandata!” ribatté il ragazzo imperterrito.
“a voler essere precisi.. il permesso se l’è preso da sola...” puntualizzò la Zuppanti “e poi se dico no è no!! Non insistere!” aggiunse con una sempre più crescente nota di isterismo nella voce.
“prof.. o al bagno, o qui” sentenziò Rudi mettendo mano alla zip dei pantaloni facendo scoppiare a ridere mezza classe.
La donna assunse tutte le tonalità del rosso e del viola per poi urlare “PER CARITA’!! VA BENE VAI VAI!!”
Il ragazzo sorrise malefico e prese di corsa la porta mentre la Zuppanti lamentava l’avanzare del solito esaurimento nervoso.

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Rudi aveva fatto tutte le scale e i corridoi di corsa e, una volta arrivato davanti alla porta del bagno del liceo, si prese un attimo per tirare il fiato nel corridoio deserto.
Quindi armò la sua digitale, preparò il sorriso da schiaffi da mostrare ad Alice insieme alle foto, e si affacciò dalla feritoia della porta leggermente socchiusa.
Ciò che vide però non era neanche lontanamente quello che si aspettava. Uno spettacolo che gli fece ghiacciare il sangue nelle vene: Alice era lì, con due ragazzi di almeno due anni più grandi. Uno le teneva una mano premuta sulla bocca, e l’altra a bloccarle le braccia dietro la schiena. l’altro ragazzo le stava passando a forza le mani sotto la camicia. Alice tentava di divincolarsi ma sembrava non ce la facesse neanche ad urlare.
Rudi, incredulo, ci mise un paio di secondi a capire cosa stava succedendo. Fu quando vide il tipo davanti ad Alice infilarle le mani sotto la gonna, tra le cosce, che il cervello gli andò completamente fuori servizio, e senza neanche pensare a quello che faceva, spalancò la porta entrando a valanga nel bagno.
“OH! TOGLIETE LE MANI DI DOSSO A MIA SORELLA BRUTTI SCHIFOSI!” urlò afferrando quello di spalle  e strattonandolo via da Alice.
Colpì l’altro di sorpresa con un pugno, facendogli mollare la presa e barcollare un po’ indietro.
Alice rimase immobile. Come sotto shock a fissare i tre terrorizzata.
Il primo dei due aggressori colpì Rudi con un pugno, mentre l’altro invece si ritirava mantenendosi il naso sanguinante.
Sotto gli occhi della ragazza la rissa durò qualche istante… poi si concluse con la ritirata del liceale.
Rudi, anche se più piccolo, menava forte. Un’eredità dei geni di Giulio.

Nel bagno calò il silenzio. Interrotto a tratti dal respiro affannoso di Rudi, che voltava le spalle ad Alice e fissava la porta. Della serie provaci a rientrare e ti concio.
Il ragazzo si strofinò la mano sullo zigomo offeso dando tempo allo stress da adrenalina di scemare, e al contempo cercando il coraggio per guardare in faccia Alice dopo quello che era successo.
Ora stava ricostruendo nella testa gli ultimi minuti, in cui era stato solo accecato dalla rabbia.
Aveva inavvertitamente beccato due tizi che stavano per….. non voleva pensarlo… stavano… mettendo le mani addosso ad Alice. Alla sua Sardina. Lui era entrato, li aveva fermati, e li aveva pestati. Quasi. Bhè… si trovò a sperare di avergli fatto almeno un po’ male.
Ora il fatto di non sentire la vocetta irritante di Alice che faceva qualche commento sul suo comportamento… se si credesse, che ne so, Batman o qualcosa del genere, lo preoccupava non poco. Il suo silenzio soffocato.. lo uccideva.
Si costrinse a forza a voltarsi.
“Alice! Come stai??” le disse con tono concitato andandole incontro.
Nessuna risposta.
“Alice..” la chiamò di nuovo, sfiorandole la spalla. Cercando di risultare rassicurante.. e di ignorare il modo in cui lei tremava… e stava zitta.
Impresa a dir poco titanica per un tredicenne poco sensibile e pure un po’ imbranato.
“Alice mi rispondi?? Si può sapere che è successo??” le chiese ancora a voce più alta.. e poi senza riuscire a trattenersi sbottò “ti prego dimmi almeno che le tue mutande sono ancora al loro posto!”
lei non rispose e non si mosse.
Però l’occhio di Rudi cadde sulla sua vita. Dal bordo della gonna poteva veder spuntare l’elastico delle sue mutandine di Dolce&Gabbana, proprio come quella mattina.
Si lasciò sfuggire un impercettibile sospiro di sollievo, non volendo domandarsi cosa avrebbe fatto se la risposta alla sua domanda di prima fosse stata: no.
“senti ma si può sapere perché non hai fatto niente?” sbottò di nuovo lui che, non capiva perché, ora si stava pure arrabbiando. “cioè, insomma… mi pare che a Budino gli hai fatto mangiare la polvere l’anno scorso!” insistette “e perché adesso non ti sei difesa???” si stava ancora domandando come mai la stesse sgridando.
S’ero messo una paura cane… ecco perché. Ora capiva perché suo padre, tutte le volte che gli diceva di essersi preoccupato per lui, gli urlava addosso.
Lei tuttavia non mosse neanche un muscolo. Neanche alzò gli occhi da terra.
“senti.. vado a chiamare Stefania ok?” disse ancora lui con tono più dolce.
Fece per voltarsi, ma in quel momento Alice scattò e gli afferrò il braccio trattenendolo.
“no” disse solo con voce strozzata “ti prego no. non chiamare.. nessuno” ripeté.
Rudi si girò di nuovo di fronte a lei.. guardandola come a chiedere allora cosa doveva fare..
La ragazza alzò gli occhi a guardarlo.. e le si riempirono di lacrime.
Scoppiò a piangere sommessamente, facendo cadere la fronte sulla spalla di Rudi e abbracciandolo strettissimo intorno alla vita.
Il ragazzo era terrorizzato. Non aveva idea di come comportarsi con una Sardina in quello stato.
La sentiva singhiozzare. Le sue spalle sussultavano appena.
Non sapendo cosa fare ricambiò l’abbraccio.. un po’ timidamente.
La sentì stringersi a lui ancora di più… perciò immaginò che andasse bene, e l’abbracciò in maniera più convinta accarezzandole la testa.

“erano in due” la sentì gemere dopo un po’ “mi hanno colta di sorpresa…” gli stava spiegando cos’era successo “mi hanno afferrata talmente in fretta che non ho capito nemmeno cosa succedeva” disse ancora lei “ho avuto paura… ho avuto paura… mi dispiace..” disse infine. La risposta alla sua domanda sul perché non si fosse difesa da sola. Adesso Rudi si sentiva un vero schifo ad averle urlato poco prima.
“ti prego Rudi non lo dire a nessuno!” proruppe Alice di colpo con più vigore nella voce, ma senza staccarsi dalla sua spalla. “non lo dire a nessuno, non lo dire a nessuno di quello che è successo! Ti prego, faccio tutto quello che vuoi ma non lo dire a nessuno!!”
inconsciamente la strinse di più.
“non lo farò!” rispose in fretta per farla smettere di supplicarlo “non lo dirò a nessuno lo giuro.. e tranquilla… una volta ogni tanto te lo tengo anche gratis un segreto.” Aggiunse sperando di farla ridere…. Anche arrabbiare gli sarebbe andato bene. Ma non ottenne nessuna delle due cose.

Alice smise di piangere dopo qualche minuto. Rudi la allontanò da se di un passo, e distolse fulmineamente lo sguardo da lei quando notò che la sua camicia era completamente aperta sul davanti, i bottoni erano stati strappati dalle loro sedi.
La ragazza sembrava più tranquilla, ma nonostante ciò non pareva far caso alla situazione in cui vertevano i suoi vestiti… -altrimenti mi avrebbe già ammazzato..- si ritrovò a pensare Rudi.
Il ragazzo si spremette le meningi per qualche istante. Non potevano tornare in classe così.. e poi Alice non sembrava in grado di seguire l’ultima ora, in quelle condizioni.
“senti… vuoi che andiamo a casa?” le chiese.
Lei si limitò ad annuire.
“ok! Perfetto! fuori un ora prima! Non è splendido?” incalzò Rudi sorridendo ma non ricevendo ancora risposta. “si però… direi che non puoi andare in giro così” continuò imperterrito il suo monologo “tò… ti presto questa.. si chiama Pietro* però, chiaro?” aggiunse sfilandosi la maglietta a maniche corte che portava sopra a quella a maniche lunghe.
W la moda del vestirsi a strati e chi l’ha inventata.
Alice afferrò soprappensiero la maglietta che Rudi le porgeva, la poggiò sul lavandino, e si tolse con uno scatto la camicia rovinata. Rudi fece un balzo dalla sorpresa e si voltò di scatto
“oh sei matta! Dammi almeno il tempo di girarmi!” le disse in imbarazzo.
Lei lo ignorò deliberatamente.
Quando ebbe finito aspettò che il ragazzo di decidesse a guardarla di nuovo e poi gli rivolse un debole sorriso.. sperava di tranquillizzarlo un po’… anche se lei si sentiva tutt’altro che bene.
Tuttavia parve sufficiente a far tirare a Rudi un sospiro di sollievo.
“su andiamo..” le disse sospingendola fuori dal bagno.

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Capitolo 3
*** cap 3 ***


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Non era ancora del tutto chiaro come avessero fatto a sgattaiolare fuori scuola senza farsi sorprendere dal bidello o peggio da Stefania, fatto sta che stavano tornando a casa.
Lungo la strada Rudi ebbe l’illuminazione di mandare un messaggio a Budino e Jolanda per fargli sapere dove erano finiti –vedessi mai quella scema chiama davvero i RIS di Parma- si trovò a pensare il ragazzo scuotendo la testa tra se e se.
Alice stava ancora in silenzio, ma almeno aveva smesso di avere l’aria apatica e sotto shock… sembrava invece concentrata in pensieri molto impegnativi.

Quando Lucia sentì girare le chiavi nella toppa e aprire la porta fece un salto dal divano. Non aspettava nessuno a quell’ora e, ormai aveva imparato, che quando a casa Cesaroni arrivavano visite impreviste erano sempre guai.
“Rudi! Alice!” esclamò stupita al massimo vedendoli entrare con aria furtiva.
Il ragazzo si paralizzò sul posto cominciando a mandare il cervello a mille per partorire una scusa credibile, mentre Alice si portava per metà dietro di lui, lottando contro il desiderio di prendere le scale di corsa.
Lucia si alzò dal divano avvicinandosi
“ma che ci fate già a casa!?” chiese un filino allarmata “Rudi, per carità, che hai combinato?” aggiunse in tono esasperato.
“io??? Niente! Perché devo aver per forza fatto qualcosa io!” protestò lui istintivamente.. poi si ricordò di Alice alle sue spalle. “eeee.. è Alice che.. si è sentita male, ha vomitato! Uno schifo assurdo!” buttò li.
Lucia concentrò tutta la sua attenzione sulla figlia, accorgendosi solo in quel momento che in effetti la ragazzina non indossava la camicetta bianca con cui l’aveva vista uscire al mattino, ma bensì la magliettona celeste di Rudi.
“oh dio, ma che hai fatto?” le chiese in tono dolce e preoccupato prendendole il viso tra le mai per studiarla. Come se ciò servisse a fare una diagnosi.
“è colpa di tutte quelle schifezze che mangia di continuo!” osservò Rudi simulando un aria schifata “manco fosse un’oca all’ingrasso.. AHI!” si lamentò del pestone che gli aveva rifilato la ragazzina, condito con un: “non esagerare” masticato tra i denti. Lucia parve non farci caso, a tal punto abituata ai battibecchi tra i due.
“he si tesoro… in effetti sei pallida” commentò premurosa “ti senti ancora male?” le chiese.
“insomma….” Soffiò lei ad occhi bassi.
“ecco appunto quindi vai a stenderti ok???” si intromise di nuovo Rudi cominciando a sospingerla per le scale “e muoviti a levarti la mia maglia! Non vorrei mi ci attaccassi i germi delle femmine!” aggiunse giusto per rendersi più credibile agli occhi di Lucia.
Alice non se lo fece ripetere e scappò letteralmente su. Il ragazzo fece per seguirla ma la donna lo agguantò per il collo della maglietta.
“Rudi..” gli disse molto seria “è successo qualcos’altro?”
“no!... pe-perché, non è già abbastanza che abbia vomitato dappertutto e le abbia pure dovuto prestare la mia maglietta??” insistette lui. Se Lucia era impicciona, in quanto a cocciutaggine Rudi Cesaroni non aveva rivali. Negare anche l’evidenza fino alla morte. Questo era il suo motto.
Lucia assunse la sua solita aria da “farò finta di crederci” e aggiunse
“bhè e quindi è dovuta tornare a casa prima…. E ovviamente tu l’hai accompagnata!”
Rudi fece un sorrisetto ironico. “per pura bontà d’animo vero? Non certo per saltare l’ultima ora” continuò Lucia con tono sempre più canzonatorio.
“ma per chi mi prendi! Certo che l’ho fatto perché ero preoccupato per lei!” esclamò lui falsissimamente piccato.
La cosa fantastica era che per una volta era la pura verità! Lì per lì non aveva proprio pensato al suo tornaconto… aveva realizzato che accompagnando a casa Alice aveva saltato il test di storia, solo lungo il tragitto verso casa.
“vabbè…” sbuffò la donna “per stavolta passi dai… vado a vedere come sta Alice..”
“no!” la bloccò lui “cioè….” Balbettò davanti allo sguardo interrogativo di Lucia “vorrà dormire… lasciala stare..”
“mmm.. forse hai ragione… magari le porto una camomilla più tardi” concluse la donna dirigendosi verso la cucina.
Appena entrata però si appostò dietro la porta a spiare le mosse del ragazzino. Quello stette qualche istante a dondolarsi sui piedi nell’ingresso… poi lo vide buttare un’occhiata alla porta dietro la quale lei stava nascosta, e prendere di corsa le scale.
Aveva ragione. C’era qualcos’altro sotto. A una Liguori non la si fa!
Tuttavia decise di non intervenire momentaneamente.. avrebbe indagato nei prossimi giorni e avrebbe scoperto la verità.
Non poteva certo immaginare quanto fosse grave ciò che era realmente successo, ne che un suo tempestivo intervento in quel momento avrebbe evitato molti dei problemi dei giorni successivi.

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“Sardina sei qui?” bisbigliò Rudi affacciandosi alla porta della camera delle ragazze. Il primo posto in cui l’aveva cercata era nel bagno. È noto e risaputo che le donne quando hanno un problema vanno a piantare le tende in bagno.
Invece la trovò li. Stesa sul suo letto che gli dava le spalle. Raggomitolata su se stessa.
Rudi la guardò scuotendo la testa. L’ansia di prima gli stava risalendo. Il fatto che non gli avesse tirato contro ne oggetti ne insulti per essere entrato senza permesso non era affatto un buon segno.
“hei come stai?” le chiese sedendosi sul letto alle sue spalle.
Silenzio.
Rudi stava per scuoterla un po’ sulla spalla quando lei parlò… un attimo prima che la sfiorasse:
“sono stata una cretina” disse con voce dura. Il ragazzo la guardò sorpreso. “Jolanda aveva anche cercato di mettermi in guardia, ma io niente! Se non ci sbatto il naso contro le cose non le capisco, sono un idiota!” il suo tono era spaventosamente lucido rispetto a solo un’ora prima.
“complimenti per la scoperta! Io lo penso da secoli!” intervenne Rudi con aria scherzosa, aspettandosi un calcio, una gomitata, uno schiaffo… qualsiasi cosa. Era stufo marcio di vederla in quello stato catatonico. Ma neanche stavolta Alice gli diede soddisfazione:
“probabilmente per una volta avevi ragione” disse infatti.
Rudi sollevò gli occhi al cielo esasperato, indeciso se buttarla giù dal letto per stizza e sbattere lui la testa contro il muro. La voce “ragazza in depressione” era schizzata in cima alla sua lista delle cose più insopportabili della terra.
“non voglio neanche pensare a che sarebbe successo se non fossi arrivato tu” parlò di nuovo lei.. con voce ancora più cupa. Il ragazzo guardò la sua schiena sentendosi un tantino uno schifo, pensando al reale motivo per cui era andato a cercarla… tentò un ultimo disperato tentativo di farla arrabbiare, e in questo modo cancellarle quell’aria assente dal viso, quella fragilità che in lei trovava così detestabile.
“senti… a proposito di questo” cominciò “a dirti la verità non ero venuto perché ero preoccupato.. ma… perché volevo farti delle foto per ricattarti” buttò li attendendo reazioni.
“si, l’avevo immaginato che era qualcosa del genere.. ormai ti conosco” ribatté lei.
Rudi cominciò a considerare sul serio l’idea della testa nel muro. Ma allora non c’era davvero niente che potesse scuoterla un po’???? “non mi importa ora come ora” continuò Alice ignara dei suoi pensieri “quel che conta è che c’eri” concluse. Quindi mosse un braccio e gli cercò a tentoni la mano, senza voltarsi. L’afferrò e la tirò verso di se circondandosi la vita col suo braccio, strappandogli una esclamazione di sorpresa.
“hei hei hei! Smettila! Che dobbiamo fare? I fratelli zuccherini??” protestò lui in imbarazzo riprendendosi la mano.
Alice rotolò su se stessa girandosi dalla sua parte
“sei sociopatico lo sai?” gli disse.
“non so neanche che vuol dire!” ribatté lui riuscendo finalmente a strapparle uno sbuffo di risata.
“alleluia..” commentò il ragazzo.
“in che senso?”
“lascia stare..”

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“Giulio! Amore non fare così!” disse Lucia ad alta voce inseguendo il marito che, dopo la notizia di quello che era accaduto poco prima, era scattato su dal divano diretto alle scale. Con una faccia che non prometteva nulla di buono. “per favore… tesoro, non giungere a conclusioni affrettate come fai sempre!” insistette.
“tesoro fidati che io ho capito benissimo!” le rispose lui fermandosi solo un momento per guardarla in viso mentre parlava.
“he no! non mi pare che hai capito! Ti ho detto che Alice è stata male e che Rudi mi sembrava molto preoccupato, quasi in maniera strana! E tu te la prendi con lui!” ribatté Lucia con più veemenza. Giulio la ignorò e riprese la marcia iniziando le scale.
“Giulio!” incalzò lei cominciando ad arrabbiarsi.
“Tesoro, io Rudi lo conosco meglio de te. Quello quando comincia a fa il gentile è la volta buona che ha fatto qualcosa di grosso!” spiegò l’uomo senza fermarsi.
“e quindi che fai? Gli vuoi menare così tanto per sicurezza??” Lucia aveva preso addirittura a trattenerlo per la manica della camicia “magari parlagli invece e..”
“appunto” si intromise Giulio fermandosi di nuovo e girandosi verso di lei “vado su a fargli sputare la verità.… poi glie meno dopo!” concluse rincamminandosi.
Lucia si gettò ancora al suo inseguimento.
Ci si era praticamente attaccata addosso con tutto il suo peso quando arrivarono davanti alla camera dei ragazzi. Vuota.
Giulio si voltò (sempre con Lucia attaccata al braccio) e notò la porta semi aperta della camera delle ragazze. Dallo spiraglio i due videro i loro rispettivi figli minori intenti a parlare.
Alice stava stesa, Rudi seduto vicino a lei sul suo letto. Non si sentiva quello che si stavano dicendo ma Giulio vide la ragazzina abbozzare un sorriso di tanto in tanto. Poi Rudi strofinarle per un paio di secondi la mano sulla spalla.
La rabbia gli scemò tutta d’un colpo, rilassando i muscoli sotto il tocco di Lucia.
“ecco bravo..” gli sussurrò la donna all’orecchio.
“so carini vè?” commentò Giulio. Lucia sorrise ma non disse nulla. A dire la verità tutta questa complicità tra i due ragazzini la allarmava un tantino, ma si guardò bene dal dar voce ai suoi pensieri stavolta. Non voleva certo riscatenare il suo focoso marito.

“hai ragione amore, so sempre troppo prevenuto nei confronti di Rudi” commentò Giulio mentre riscendevano le scale “sembra proprio che non fosse una finta, s’è preoccupato davero!” aggiunse ridendo incredulo.
“te l’avevo detto!” rispose con un gran sorriso Lucia, prima di buttare uno sguardo preoccupato al piano di sopra. Forse era il caso di fare due chiacchiere con Alice più tardi!

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“senti, mo è il caso che vado” sentenziò Rudi a una certo punto “la natura chiama!” aggiunse facendo un gesto verso la porta del bagno. Aveva perso il conto di quando tempo aveva passato a parlare con Alice, tra l’altro senza neanche un insulto di mezzo.
“si bhè, puoi anche non mettermi a parte di questi tuoi spostamenti!” puntualizzò la ragazza.
Rudi ghignò e fece per andarsene, ma lei lo chiamò di nuovo “ah aspetta! Se mi da un momento ti ridò la maglietta” gli disse “così… non ti ci metto i germi..” aggiunse scherzando.
“non fa la finta tonta! Che lo sai che dicevo per scherzo!” ribatté lui “tienitela, me la ridai domani” aggiunse prima di uscire.

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Alice non si fece vedere per casa per tutto il giorno. Si incollò davanti al pc a scaricare musica e chattare su msn.. ben decisa a dimenticare a forza la brutta avventura di quella mattina. Anche se non era un impresa facile: continuava a rivedere le facce di quei due in ogni video musicale, a volte persino a riprovare la disgustosa sensazione delle loro mani addosso. Il tutto peggiorato dal dolore che sentiva salire dagli avambracci dove uno di loro l’aveva stretta. Sarebbero spuntati due bei lividi da quelle parti.
Fortunatamente l’impresa di riuscire a tranquillizzare Jolanda al telefono, che aveva dato di matto nonostante il messaggio di Rudi, le aveva tenuto la testa occupata per un bel po’.
Aveva rispiattellato anche a lei la scusa del malore inventata da Rudi. Non voleva che nessuno sapesse la verità. Quello doveva rimanere un segreto per sempre.

Lucia osservò compiaciuta il ben di dio di cena che aveva preparato. Niente di meglio per ben disporre il suo adorato maritino a qualsiasi verità stava per andare a estorcere, hem farsi confidare, da Alice.
Non fece neanche in tempo a uscire dalla cucina però, che la porta di casa si spalancò rivelando l’ingresso di Cesare, allarmatissimo, e Mimmo, piuttosto giù di tono.
“Mimmo! Tesoro che hai?” gli chiese Lucia precipitandosi da lui “cos’è quella faccetta?” aggiunse premurosa accarezzandogli la testa.
“sta male!!” esclamò Cesare facendola sobbalzare “è talmente caldo che ustiona sta povera creatura!” era indeciso se essere preoccupato o arrabbiato nero…. Come al solito. “sta mania della piscina.. non la capirò mai!.... che amarezza!” borbottò incamminandosi via.
I due lo guardarono andar via smadonnando, poi Lucia si riconcentrò sul bambino poggiandogli una mano sulla fronte.
“ho la febbre..” confermò lui con l’aria da “e che ci vuoi fare?” Lucia gli sorrise teneramente.
“su, vieni.. ora ci occupiamo io e papà di te” gli disse.
Buttò un’occhiata alle scale ricordandosi di Alice, quindi andò in soggiorno dove Giulio guardava beatamente la televisione.
“amore, Mimmo ha la febbre alta!” gli disse. Giulio fece quasi un salto dal divano precipitandosi dal piccolo “senti caro… non è che potresti pensarci tu a lui? Io dovrei..” non fece in tempo a completare la frase che la porta di casa si spalancò di nuovo con un tonfo, lasciando entrare questa volta prima Eva, e neanche due metri dopo Marco, entrambe a passo di carica.
“potresti smetterla di fare la cocciuta solo per un momento e ascoltarmi???” le gridò lui dietro seguendola per le scale.
“si Marco! Quando cresci fammi un fischio!” ribatté lei a voce ancora più alta.
“oh! Oh! OH! Che diavolo è successo???” gli chiese Giulio venendo deliberatamente ignorato dai due ragazzi.
L’uomo sbuffò alzando gli occhi al cielo masticando tra i denti un “ma perché a me?” e si apprestò a raggiungerli. “amore perdonami, puoi occuparti tu di Mimmo mentre io vedo di evitare la guerra nucleare?” le disse supplichevole “le medicine sono…”
“nel terzo ripiano della cucina” lo interruppe lei con un sorriso stanco “lo so tranquillo. Vai! Qui ci penso io!”
Giulio le rivolse un sorriso stravolto salendo le scale. Lucia sospirò. Chiacchierata rimandata a domani.


ps dell'autrice: allora vi sta piacendo?? anche le persone che mi hanno tra preferiti.. apprezzano??? vi prego abbiate pietà di un autrice insicura! ditemi che ne pensate!

ps 2: ho cercato di rendere anche i dialoghi stile cesaroni mettendo gli intercalari del mio bellissimo dialetto: il romano! spero vi piaccia ^^

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Capitolo 4
*** cap 4 ***


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La mattina seguente era cominciata rumorosa come al solito, ma stavolta era un altro il motivo del baccano: Alice che tentava di scendere le scale e Lucia che tentava di convincerla a tornare a letto.
“insomma mamma! Ti dico che sto bene! Voglio andare a scuola!” ripeté la ragazza per la centesima volta.
“scusa ma ieri sembrava stessi morendo! Sei persino tornata prima! Prenditi un giorno di riposo!” controbatté la madre. Rudi dietro di loro stava cominciando a spazientirsi di quel teatrino
“posso passare? Che ne dite?? Finiscono i cornetti!” sbottò. Ma venne deliberatamente ignorato.
“certo che è una scena paradossale..” commentò sbuffando mentre Marco li raggiungeva attirato dal trambusto “la figlia che vuole andare a scuola a tutti i costi e la madre che non vuole mandarcela!” aggiunse Rudi facendo cenno verso di loro con faccia sconvolta. Marco sbadigliò rumorosamente
“in effetti Lucì..” commentò rivolto alla donna grattandosi la nuca.
Alice approfittò del momento di distrazione della madre per fintare a destra, scartare a sinistra e passare, beffandola.
“hei torna qui!” la richiamò Lucia liberando finalmente il passaggio delle scale.
I due ragazzi la seguirono mestamente… entrambe avevano in fondo in fondo sperato che la controversia madre-figlia gli facesse saltare almeno la prima ora.

Alice afferrò un cornetto con la marmellata e se lo sistemò tra i denti, armeggiando con giacca e cartella. Nel tempo che lei terminava di prepararsi e iniziava a masticare la sua colazione Rudi era riuscito a trangugiare due cornetti, una ciambella, una tazza di latte e due manciate di cereali.
Il soprannome “idrovora” che Alice gli aveva affibbiato qualche tempo fa, gli calzava sempre più a pennello.
“dove la metterai tutta quella roba..” commentò la ragazza con aria invidiosa, cercando di gustarsi lentamente l’unica dose giornaliera di zuccheri che si era concessa con la dieta.
“che vuoi farci.. far funzionare il mio cervello richiede energia” rispose lui con aria di superiorità.
“allora è il caso che mangi di più figlio mio..” si intromise Giulio scherzando “perché ancora non ho avuto il piacere di vederlo in funzione sto cervello tuo” aggiunse facendo sogghignare tutti i commensali.
Lucia osservava il simpatico quadretto familiare stizzita, con le mani piantate sui fianchi, trovando inconcepibile che là dentro fosse l’unica a pensare che Alice dovesse restare a casa.
“bhè io vado! Rudi tu che fai?” esclamò la ragazza in quel momento dopo aver salutato Mimmo (che si era trascinato a colazione nonostante la febbre) con un bacetto sulla fronte.
“afpetta! Fto arrivando!” farfugliò Rudi a bocca piena, alzandosi e tentando di mandare giù intera la metà del terzo cornetto.
“tesoro ma sei proprio sicura sicura di non voler restare a riguardarti almeno oggi??” tentò di nuovo Lucia. In quel momento Rudi sembrò finalmente collegare la questione andare a scuola di Alice con quello che era successo il giorno prima con quei tizi, si tirò un paio di pugni allo sterno per spedire definitivamente il cornetto nello stomaco e si affiancò a Lucia.
“sai che penso Sardina?” disse “che forse… tua madre ha ragione.. Non è meglio se stati a casa oggi!?” aggiunse lanciandole una eloquente occhiata. Alice distolse lo sguardo. Lucia invece lo guardò come se avesse appena bestemmiato.
“oh, ma non è che niente niente stai male tu??” gli disse allarmata prendendogli il viso tra le mani “tu che consigli ad Alice di stare a casa mentre tu devi andare a scuola!! Hai la febbre Rudi???” il ragazzo si sottrasse al suo tocco con un brusco gesto stizzito, rimediando una leggera sberla al fianco da Giulio che gli stava seduto di lato.
“non fare lo scostumato..” lo sgridò con poca convinzione, non volendo distrarsi dal suo bombolone alla crema.
“ma lei mi sfotte!” protestò Rudi.
“sentite” si intromise Alice guardando più il suo fratellastro che sua madre “io sto bene. Voglio andare! Non mi va di perdere lezione!” sentenziò. Quindi girò i tacchi e prese la porta praticamente marciando. Rudi afferrò lo zaino e la seguì con un:
“ciao a tutti!” urlato praticamente con un piede già fuori dalla porta.

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non era passata neanche un’ora da quando i ragazzi erano usciti tutti di casa quando Lucia sentì trillare la suoneria del suo telefonino.
“pronto?..... Stefania!” cinguettò la donna nel ricevitore, contenta di sentire la voce della sua migliore amica. “aspetta… aspetta, non urlare che non mi fai capire niente…” disse meno allegra dopo qualche secondo, facendo girare Giulio a guardarla incuriosito.
“oddio.. che ha fatto…?” la sentì chiedere esasperata nel ricevitore. Ciò gli bastò per capire che la cosa lo riguardava più di quanto sperasse, e si fece più attento.
“scusa Stefania ma sei sicura che…….  No, non è che lo voglio difendere per forza è che è uscito di casa manco un’ora fa come…” Giulio alzò gli occhi al cielo. Si, riguardava lui e quella peste del suo figlio di mezzo. Come al solito.
“ah… è successo ieri..” disse ancora Lucia guardando il marito con aria colpevole. Giulio si diede uno schiaffo sulla coscia simulando di mordersi la mano.
“te l’avevo detto io” sibilò tra i denti per farsi sentire solo da Lucia.
“va bene, va bene… arriviamo subito” concluse la donna parlando nel ricevitore, e attaccò.
“E meno male che giungevo a considerazioni affrettate!” la attaccò subito Giulio furibondo. La moglie non seppe cosa controbattere. “allora? Che ha fatto stavolta?” incalzò l’uomo prendendo la giacca dalla spalliera del divano. “giuro che stavolta lo faccio pentire..” aggiunse tra se e se.
Poi notò l’espressione mesta sul viso di Lucia e si preoccupò. “oh.. ma che è successo..?” le chiese. Ok rimanerci male per… qualsiasi cosa avesse fatto Rudi…. Ma quell’aria da funerale non è era normale. In fondo quel ragazzo gliene faceva praticamente una al giorno!
“pare che abbia picchiato pesantemente due ragazzi” gli disse Lucia con un filo di voce lasciando Giulio di stucco “Stefania… dice che rischia di essere espulso..” aggiunse.

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Quando Lucia entrò nella presidenza della scuola media seguita da Giulio, che si era chiuso in un mutismo quasi inquietante, la trovò invasa di gente. Non esattamente quello che si aspettava.. pensava di trovare Stefania imbestialita dietro alla scrivania (con tanto di fumo dal naso tipo toro), e Rudi che non appena li vedeva entrare si fiondava addosso a loro cominciando a dire a ripetizione “non sono stato io, io non ho fatto niente, non sono stato io!”.
E invece l’unica cosa che combaciava con la sua descrizione mentale era Stefania, che per l’appunto sembrava una bomba pronta a detonare per quanto era livida in faccia.
Rudi invece stava seduto e insolitamente calmo, neanche si girò quando li sentì entrare. In più seduti accanto a lui c’erano due ragazzi con l’aria imbronciata. Lucia non li conosceva, ma a giudicare dal naso sicuramente rotto di uno, e del grosso livido sullo zigomo dell’altro, dovevano essere i ragazzi che Rudi aveva picchiato. In più, in piedi in un angolo, con la schiena poggiata alla parete, c’era anche Alice.
“ciao Stefania..” disse la donna con tono grave lanciando un’occhiata interrogativa alla figlia. Quella per tutta risposta distolse lo sguardo da lei incrociando le braccia al petto. “scusa che ci fa qui anche Alice?” chiese quindi all’amica.
“ah non si è capito!” esclamò Stefania senza riuscire a mascherare la voce in falsetto dalla rabbia. “le ho detto già tre volte di togliersi dai piedi ma non vuole saperne di schiodare!” quando era infuriata gli intercalari dialettali si sprecavano.
“vabbè..” tagliò corto Lucia “mi pare che non sia questo il problema principale!” aggiunse avvicinandosi e mettendo una mano sulla spalla di Rudi. Giulio invece rimase zitto e sul fondo della stanza. Alice notò che aveva un’aria davvero sconfitta. Fissava la schiena di suo figlio, e non lo aveva mai visto così triste.
“è presto detto amica mia!” incalzò di nuovo Stefania “questi due ragazzi qui, sono venuti stamattina a dirmi che Rudi Cesaroni ieri li ha presi a pugni, senza motivo!” trillò “ora… le cose sono due: o è vero, o questi due sono passati per sport sotto uno schiacciasassi!” aggiunse.
“mo, schiacciasassi…” intervenne Lucia tentando di minimizzare “per due lividi! So ragazzi!”
“HE NO LUCIA!” sbraitò Stefania sbattendo la mano sulla scrivania talmente forte da far sobbalzare persino Giulio “non sono ragazzate quando accadono nella mia scuola! Durante l’orario delle lezioni!” aggiunse sempre urlando.
“si bhè ma come fai a essere certa che è stato proprio Rudi?” insistette ancora Lucia guardando Giulio in cerca di aiuto, invano. Se possibile questa domanda fece arrabbiare Stefania ancora di più.
“quando la finirai di difenderlo, Lucia??” sbraitò “ecco come è venuto su a forza di essere difeso!!” Lucia voleva farle notare che lei faceva da mamma a Rudi solo da un anno e mezzo, e che quindi non poteva dipendere da lei come lui fosse venuto su…. Ma decise di soprassedere. Le coronarie della sua amica sembravano già messe a dura prova.
“e poi se proprio lo vuoi sapere Rudi lo ha ammesso” aggiunse Stefania indicando il ragazzino con un rapido gesto della mano.
Questa rivelazione fece ammutolire Lucia e distogliere definitivamente lo sguardo di Giulio dal figlio. Si sentiva davvero tradito. Se fosse stato suo fratello Cesare avrebbe condito il tutto con un sonoro “che amarezza!”. La cosa che lo intristiva era che fino a quella mattina era convinto di conoscere il suo ragazzo; sapeva che era una peste, sapeva che era una zucca vuota per quanto riguardava la scuola, ma non si sarebbe mai aspettato che diventasse un violento.. senza motivo poi! Almeno a sentire Stefania.
“si può sapere almeno il motivo di questo colpo di testa?” chiese Stefania a Rudi in quel momento, quasi ad interpretare i pensieri di Giulio.
Rudi rimase un attimo in silenzio, poi guardò Alice, ma lei girò gli occhi di lato, incassando la testa nelle spalle in imbarazzo.
“hei! Non guardare lei, guarda me!”  lo richiamò Stefania schioccando le dita davanti al suo viso “è inutile che cerchi suggerimenti!” aggiunse.
Il ragazzo gettò un’occhiata di puro odio ai due ragazzi seduti accanto a lui, fulminandoli. Che vigliacchi! Gli facevano proprio schifo! Poi lasciò andare un sospiro di rassegnazione
“così.. mi andava” rispose con un alzata di spalle, ma guardando Alice fisso. Nella stanza piombò il silenzio. La ragazza chiuse gli occhi. Una parte di lei avrebbe voluto urlare quello che era successo in faccia a Stefania e a quei maledetti, ma l’altra parte, quella che si vergognava della se stessa così ingenua che si era fatta ingannare, di quella debole che non si era difesa, quella parte…la tratteneva con forza, le tappava la bocca con la stessa determinazione di quello più basso dei suoi due assalitori, quello che il giorno prima l’aveva tenuta ferma, stretta al punto di farle male, terrorizzandola.
Niente non ce la faceva. Era più forte di lei.
Riaprì gli occhi. Rudi aveva smesso di guardarla e ora si fissava le mani concentrato. Sua madre e Giulio si guardavano tra loro senza sapere cosa dire. Stefania si massaggiava le tempie, stanca. I due ragazzi seduti accanto a Rudi stavano in silenzio anche loro, ma si lanciavano delle occhiate con un sorrisetto sulla faccia che Alice li avrebbe volentieri ammazzati!
“Lucia io non ho altra scelta” la preside ruppe il silenzio “lo devo espellere” sentenziò tristemente.
“no! senti Stefania per favore!!...” la pregò Lucia mentre Rudi alzava la testa di scatto a guardare la preside sconvolto. Guardò di nuovo Alice, questa volta con un chiaro messaggio di richiesta d’aiuto negli occhi, ma lei non riuscì neanche a far uscire la voce dalla gola. lo fissò triste per un attimo prima di distogliere lo sguardo da quegli occhi imploranti, incapace di sopportarne oltre la pressione.

Lucia si accostò a Stefania, che si era alzata e aveva raggiunto la finestra.
“Stefy, ti prego..” le sussurrò “qualsiasi altra cosa ma l’espulsione no..”
“amica io ho le mani legate!” le disse la donna a voce bassa, guardandola in viso “le madri di quei ragazzi mi stanno col fiato sul collo! Vogliono una punizione esemplare!” riportò lo sguardo dalla finestra “se almeno ci fosse una ragione, anche stupida, tipo che è stato provocato o qualcosa del genere!” aggiunse dopo qualche istante “potrei salvarmi in corner sospendendoli tutti e tre! Ma niente! Dice che lo ha fatto così per sport!” Lucia non seppe che rispondere.
Guardò Giulio, lo video scuotere la testa e uscire sbattendo la porta, quindi vide Rudi nascondere il viso nel palmo della mano. Si accorse che, qualsiasi cosa avesse fatto, non sopportava di vedere così suo marito e quello che già considerava abbondantemente suo figlio.
“Stefania senti..” sussurrò all’orecchio dell’amica “lo so che dici che lo difendo troppo, però.. non lo so.. a me pare proprio strano che Rudi abbia picchiato quei ragazzi senza motivo” la donna sospirò guardandola
“ok. Se devo essere sincera sincera… me pare strano pure a me” ammise rabbonita. Lucia sorrise.
“ti propongo una cosa.” Le disse “tu dici alle madri di quei ragazzi che lo hai espulso, però aspetti diciamo… tre giorni.. a ufficializzare la pratica” Stefania la guardò di sottecchi “eee io in questi tre giorni provo a cavargli fuori la verità” continuò Lucia “che ne dici?” chiese con un gran sorriso.
La preside sembrò pensarci per un lungo momento, fissandola negli occhi come se volesse incenerirla.
“DUE giorni” sentenziò “oggi e domani. Altrimenti nel week end metto tutto su carta” Lucia si trattenne dal buttarle le braccia al collo e urlare di gioia
“grazie” sillabò quasi senza sonoro.
“bhè adesso levatevi tutti dai piedi!” disse Stefania ad alta voce dopo aver lanciato un’ultima eloquente occhiata all’amica “anche voi due! Sciò! Non voglio più vedere le vostre facce!” aggiunse rivolta ai due ragazzi del liceo, che non se lo fecero ripetere due volte e schizzarono fuori dalla presidenza facendo risatine all’indirizzo di Rudi.
Lui, in una situazione normale, si sarebbe alzato e li avrebbe presi a calci fino ad essere stanco, ma in quel momento riusciva solo a pensare all’espressione amareggiata sul viso di suo padre. Credeva che avrebbe urlato furibondo, che lo avrebbe menato li direttamente in presidenza.. e invece non aveva fatto niente.
Lo aveva guardato con la stessa espressione che aveva rivolto a Marco e ad Eva dopo l’infarto che gli avevano fatto prendere con la loro relazione clandestina. Lo aveva guardato deluso.. da lui, e questo gli faceva molto più male di qualsiasi sberla avrebbe potuto dargli.
Lucia lo guardò, convinta a dissimulare il suo sollievo per la proroga concessa da Stefania. Gli avrebbe fatto credere di essere stato espulso davvero. Gli sarebbe servito di lezione, e magari lo avrebbe convinto a vuotare il sacco… anche se sapeva che non sarebbe stata un’impresa facile estorcere qualcosa dalla testa di Rudi. Aveva la pessima abitudine di chiudersi stile riccio quando soffriva.
“coraggio Rudi” gli disse fredda “andiamo a casa” aggiunse sorpassandolo. In quel momento le si avvicinò Alice
“mamma… posso venire a casa anche io? Per favore” disse piano guardando tristemente il fratellastro. La donna gettò un’occhiata a Stefania che le fece un cenno d’assenso.
“va bene.. sbrigatevi vi aspettiamo fuori” le disse.
Non sapeva perché ma era convinta che Alice c’entrasse qualcosa, non sapeva ancora bene cosa, ma estranea ai fatti non era di sicuro. Giulio si era concentrato su Rudi, ma il ragazzo non era il solo ad essere tornato strano da scuola il giorno prima, e ad essersi comportato in maniera ancora più strana per tutto il resto del giorno. Alice non era stata affatto da meno. E lei avrebbe scoperto perché.

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Capitolo 5
*** cap 5 ***


Il percorso in auto verso casa fu molto silenzioso. Ogni tanto Lucia chiedeva qualcosa ad Alice, e lei le rispondeva con monosillabi o poco più. I due maschi vertevano nel silenzio più assoluto. Rudi guardava fuori dal finestrino, immaginando il suo futuro in bottiglieria con suo padre (che molto probabilmente non gli avrebbe più rivolto la parola) e suo zio Cesare.
Giulio invece si interrogava mestamente su dove avesse sbagliato con lui, su cosa aveva fatto con Marco, e stava facendo con Mimmo, che certamente si era dimenticato di fare con Rudi. Si colpevolizzava.
Alice si sentiva davvero uno schifo. La regina indiscussa dei vigliacchi. Aveva lasciato che Rudi si prendesse la colpa senza dire una parola. Aveva lasciato che venisse espulso senza neanche protestare. Davvero una pessima sorella. E pensare che tutto questo era successo perché lui aveva deciso di tener fede a quella promessa infantile che lei gli aveva estorto il giorno prima  piangendo, la promessa di non rivelare mai, ad anima viva, cosa le era successo in quel bagno. E se il motivo per cui aveva picchiato quei due era stato difenderla, non aveva potuto spiegare il perché del suo gesto a Stefania senza raccontargli tutta la storia. Senza contare che quelli avrebbero negato, sarebbero state pretese prove legittime, e per lei sarebbe stato terribile.
Non era certa che Rudi si fosse reso conto di tutto questo, ma il punto era che non aveva parlato, non aveva rotto la promessa con lei.
E lei come lo aveva ripagato? Standosene zitta a guardare. Non lo aveva difeso come aveva fatto lui il giorno prima con lei.
Si. Decisamente si sentiva uno schifo.

Fu solo quando entrarono in casa che Rudi trovò il coraggio di rivolgere la parola a suo padre:
“papà… senti io” iniziò, ma fu interrotto quasi subito
“Rudi per favore abbia pazienza ma sono molto stanco” lo zittì Giulio, e si allontanò su per le scale, masticando tra i denti un “che delusione..” che, nonostante il basso tono di voce, raggiunse le orecchie di Rudi come una pugnalata.
Alice gli si fece vicino, guardandolo colpevole. Ma non appena lo toccò sul braccio lui si ritrasse e le piantò gli occhi scuri in faccia, incenerendola come faceva sempre quando era furioso. La ragazza credeva che gli avrebbe urlato addosso o che l’avrebbe minacciata di morte (anche quello succedeva spesso) e invece lo sentì sospirare e distogliere lo sguardo da lei.
“lasciami in pace va..” disse mogio, poi si trascinò in camera sua e si chiuse a chiave dentro nonostante le proteste di Lucia.

“Rudi per favore tesoro… mi apri? Voglio solo parlare..” provò per l’ennesima volta con voce dolce. Niente. Da dentro non emerse neanche una risposta. “uff! tanto prima o poi dovrai aprire!” aggiunse un po’ più stizzita “mica pretenderai che Marco e Mimmo dormano in giardino!”
“mamma però! Non essere insensibile!” la riprese Alice da dietro di lei “Giulio gli ha detto che per lui è una delusione.. è ovvio che sia sconvolto!” aggiunse a voce bassa, per non farsi sentire da Rudi. Lucia si voltò verso di lei per meglio fulminarla con lo sguardo
“senti da che pulpito viene la predica!” le urlò “non fare la santa con me Alice, so benissimo che te centri qualcosa in tutta questa storia!” aggiunse con il classico sguardo da pazza che le veniva quando voleva essere minacciosa.
Alice spalancò gli occhi dalla sorpresa facendo quasi un salto indietro, poi, spaventata dalla piega che quella conversazione poteva prendere, scappò letteralmente nella sua camera e si chiuse  a chiave sbattendo la porta.
Lucia si lasciò andare a una quasi imprecazione ad alta voce, esasperata. “ahhh ma allora è un vizio in questa casa sto fatto di chiudersi a chiave!!” urlò forte nel tentativo di sfogarsi. In realtà mentalmente si stava mandando al diavolo per come aveva aggredito Alice: ottima tecnica per convincerla a confidarsi.. non c’è che dire!
Prese indignata le scale, praticamente travolgendo Marco e Walter che stavano salendo.
“hemm… tutto ok?” azzardò il ragazzo moro, non senza una certa paura: Lucia era terrificante arrabbiata.
“oh splendidamente!” disse lei con tono isterico “tuo fratello si è fatto espellere, tuo padre penso tenterà il suicidio prima di cena e mia figlia mi nasconde qualcosa!” aveva detto l’ultima cosa come se fosse la più grave di tutte, ma a giudicare dalle facce sconvolte dei due ragazzi non dovevano pensarla allo stesso modo della donna.
“papà ha detto che vuole suicidarsi?” chiese Marco allarmato
“chi è stato espulso? Mimmo o Rudi??” gli fece eco Walter.
Lucia e Marco lo guardarono come se fosse cretino.
“bhè, io me ne vado di sotto in attesa del prossimo cataclisma” disse a quel punto la donna, di fatto non rispondendo a nessuna delle domande “se riuscite a cavare Rudi o Alice dalle stanze fatemi un fischio!” e marciò verso il salotto rimuginando. Forse la fuga improvvisa di Alice non era stata del tutto una sfortuna, almeno era la prova lampante che c’era una qualche verità tutt’ora nascosta da far emergere, una verità che forse avrebbe potuto salvare quel testone di Rudi.
I due ragazzi rimasero fermi sulle scale ad osservare Lucia finché non sparì dalla visuale.
“me sa che è il caso che me ne vado… non trovi?” disse Walter a Marco, che stava ancora cercando di digerire la mole di cattive notizie che Lucia gli aveva vomitato addosso.
“me sa pure a me..” disse solo in risposta.

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Nonostante la buona volontà ci vollero diverse ore e svariate tattiche di convincimento per permettere anche agli altri figli di entrare nelle rispettive stanze (Marco aveva minacciato di buttare giù la porta a calci, e successivamente di distruggere la serratura col trapano. Eva invece di lanciare nella finestra i calzini post allenamento di Marco).
Inoltre questo non fu sufficiente a permettere anche un incursione di Lucia. La cosa la indignava non poco, in primo luogo per il nobile motivo di voler far scampare a Rudi l’espulsione, e in secondo luogo, ma non molto meno importante, perché ciò le impediva di soddisfare la sua curiosità rasente il patologico.
Stava ancora escogitando un piano per aggirare il problema porta sbarrata (che so.. calarsi dalla finestra..) quando entrò in camera da letto per la notte. Giulio la stava aspettando con la gazzetta dello sport aperta davanti al naso. Comportamento insolito.
“cosa fai tesoro?” gli chiese Lucia titubante.
“volevo vedere le pagelle della partita di ieri..” fu la caustica risposta. La donna storse la bocca, quella affermazione era un pessimo segno, soprattutto considerando il fatto che la Roma aveva saltato l’ultimo turno infrasettimanale.
Lucia si tolse la vestaglia ed entrò con circospetta calma sotto le coperte.
Seguirono diversi ed interminabili minuti di silenzio.
“a che pensi..” lasciò cadere la donna dopo un po’.  Giulio si voltò a guardarla, come a dire di non fare domande superflue. Poi sospirò lasciando cadere il giornale di lato
“come padre sono stato un disastro…” disse “e non cercare di negare..” aggiunse prima ancora che lei facesse in tempo ad aprire bocca. “è stato un crescendo con quel ragazzo: una nota, due, tre, una sospensione…. E ora questo. E io non ho fatto niente per cambiare le cose quando si poteva. La strada è spianata verso il riformatorio e il carcere e io non ho fatto niente.”
Lucia si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Tipico di Giulio drammatizzare fino a livelli estremi.
“non fare così!” gli disse interrompendo la sua auto-flagellazione verbale “tu sei un ottimo padre! Il migliore!” Giulio distolse lo sguardo scuotendo la testa. “senti” lo chiamò Lucia a quel punto con voce più perentoria, lui la guardò di nuovo “pensaci un attimo... conosci Rudi… davvero picchierebbe qualcuno senza nessuna ragione?” l’uomo rimase in silenzio non sapendo cosa dire.
Certo che ci aveva pensato… ma non era arrivato da nessun parte.
“e scusa perché non l’avrebbe detto se c’era una ragione?” ribatté infine “che è scemo? Ha un modo per salvarsi la pelle e non lo usa?”
“appunto!” esclamò Lucia “è proprio questo che non mi quadra! Almeno inventarsi una bugia! No. non dice niente… non è strano?” incalzò.
Si era strano. Ci aveva pensato anche lui. “perché non tenti di parlarci un po’…” disse ancora la donna “per una volta… fai come ti dico! Dagli un minimo di fiducia..”
Si, lui ci aveva pensato che la cosa era strana. Ma era anche vero che era stanco di illudersi. Anche a ripensarci, tutte le volte che aveva provato a fare come diceva Lucia, era finita che Rudi gli aveva dimostrato che invece aveva ragione lui, che non cambiava mai, che era sempre la solita peste con la coscienza perennemente in sciopero, e che lui avrebbe fatto meglio a prenderlo a sberle come faceva sempre che se non altro lo avrebbero tenuto buono per le successive due ore.
Quindi perché stavolta, stavolta che era così grave, doveva essere diverso? Ci era già rimasto sufficientemente di schifo, non aveva voglia di illudersi per poi rimanere di nuovo deluso.
“scusa Lucia…” disse con un sospiro “ma sono stanco. Veramente stanco di combatterci” e detto questo le voltò le spalle, spense la luce e si sdraiò sul fianco senza più aprire bocca.
Lucia lo guardò triste… vederlo così le faceva davvero male.

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Alice in principio era stata molto orgogliosa di se stessa. Il modo con cui quella mattina aveva evitato sua madre, riuscendo persino a trafugare un cornetto da tavola, era stato da manuale del perfetto evasore fiscale (perché era quasi meglio una tassa sul numero di borsette firmate a una chiacchierata con sua madre di quei tempi).
Ma la soddisfazione aveva preso a scemare molto rapidamente: a cominciare da quando Rudi uscendo dal bagno non l’aveva degnata della minima attenzione e si era richiuso in camera (con annesso corollario di imprecazioni da parte di Marco rimasto sul pianerottolo in mutande), per proseguire con la noia mortale che era stata andare a scuola a piedi da sola senza il suo caro fratellino tra i piedi, e per finire alla depressione cosmica che le era venuta a contemplare il suo banco vuoto sei file dietro al proprio.
Assistere alla lezione filare liscia come l’olio lungo le ore della mattinata, senza una battuta volgare, ne uno scherzo o un interruzione; vedere Lorenzo e Budino mogi come mai in penultima fila; tutto ciò era assolutamente più di quanto Alice poteva sopportare. Soprattutto considerato il fatto che tutto questo era colpa della sua abissale codardia.
-ma non prendiamoci in giro- pensò tra se –dillo che non è neanche il senso di colpa,dillo che ti manca Rudi e basta-. Su questo aveva voluto essere sincera almeno con se stessa. Era incredibile eppure era così, aveva passato tutto il suo tempo a desiderare che Rudi Cesaroni non centrasse nulla con lei e la sua vita, e ora che non c’era le mancava da morire!! Assurdo. Eppure vero. I suoi scherzi che la facevano stare perennemente vigile e in tensione, la sua faccia da schiaffi che faceva tutte le volte che la guardava, i loro battibecchi che, non era un mistero, la divertivano da matti, erano diventati talmente parte della sua vita e della sua routine che ora non poteva neanche pensare di poterne fare a meno!
E poi anche il senso di colpa faceva la sua parte. La timidezza con cui l’aveva stretta quel maledetto giorno nel bagno, il momento in cui le aveva promesso che non avrebbe mai raccontato nulla a nessuno, e lo sguardo supplichevole che le aveva rivolto in presidenza il giorno prima… quello che lei aveva ignorato, non riusciva a levarseli dalla testa.

Camminava nel corridoio pieno di gente durante la ricreazione, immersa nella denigrazione del suo comportamento vigliacco; per un attimo le venne in mente Jolanda, e si chiese come stesse andando con quel ragazzo dagli occhi blu con cui l’aveva lasciata un attimo prima (incredibile ma Eva aveva ragione: quando meno te lo aspetti il tipo ideale piove dal cielo) quando si sentì affiancare ai due lati e riattivò il cervello. Le venne quasi un colpo quando si rese conto che i due ragazzi che le camminavano affianco erano i suoi assalitori del bagno, che la guardavano con aria canzonatoria.
“allora Alice Cudicini..” le soffiò nell’orecchio il più alto dei due “dicci come sta quel fesso di Cesaroni?”
“si diverte a casa?” si intromise l’altro facendo sghignazzare il suo compagno. Alice accelerò il passo ben decisa ad ignorarli, ma quelli fecero altrettanto.
“mi sono stupito di  vederti venire a scuola lo stesso..” riprese il primo ragazzo “credevo che avresti avuto paura di incontrarci senza la guardia del corpo” la ragazza si bloccò nel corridoio, si stava decisamente arrabbiando, sentiva l’ira montarle addosso come un’onda.
L’altro ragazzo si accostò all’amico per dirgli all’orecchio: “vedi di non esagerare però… non vorrei le venisse in mente di denunciarci”
“ma figurati… non le crederebbe nessuno! Lo sanno tutti che è una troietta che la da a tutti!” ribatté lui facendo in modo di farsi sentire, poi si avvicinò a lei e si accostò al suo orecchio “magari alla fine ti è pure piaciuto he?” le disse accostandole una mano al fianco. Ma non appena la sfiorò Alice si mosse fulmineamente: gli afferrò la mano con forza, e con una mossa velocissima delle sue amate arti marziali gli torse il braccio dietro la schiena, strappandogli un urletto, e schiacciandolo contro il muro.
“Non. Ti. Azzardare. Mai. Più. A. Toccarmi.” Gli sillabò Alice nell’orecchio, coperta dal fragore delle risate dei ragazzi che avevano assistito alla scena di una maschio di 15 anni sbatacchiato da una ragazzina delle medie. “se ti avvicini ancora a me ti faccio pentire di essere nato. Sono stata abbastanza chiara?” aggiunse con tono freddo e fermo.
Il ragazzo, sbalordito, annuì lasciandosi sfuggire un altro lamento, sotto gli occhi terrorizzati del suo amico.
Alice gli torse il polso ancora per un momento, prima di lasciarlo andare bruscamente, fulminare l’altro ragazzo con lo sguardo (che si diede alla fuga) e continuare per la sua strada seguita dai fischi e dalle risate degli occupanti del corridoio.

Raggiunta la sua classe si poggiò al muro e lasciò andare un sospiro di sollievo, chiudendo gli occhi e sorridendo. Si sentiva così estremamente potente in quel momento, felice come non mai di essersi ripresa la sua libertà, orgogliosa di non dover più tenere lo sguardo basso e intimidito.
Lo sguardo le cadde sul banco vuoto di Rudi. Si rese conto che nessuna vergogna poteva competere con l’infelicità che le dava quel vuoto e l’espressione triste che il ragazzo aveva dipinta sul viso dal giorno prima.

%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%

Lucia era in cucina che si apprestava a infornare la teglia coi biscotti insieme a Mimmo, quando Alice piombò in casa dopo la scuola con il passo felpato di un mammuth.
“mamma devo parlarti!” esordì tutto d’un fiato.
“dimmi tesoro..” rispose tranquillamente Lucia senza distogliere lo sguardo dai biscotti, per un attimo dimentica della situazione
“MAMMA!” sbraitò Alice facendole alzare gli occhi su di lei, poi iniziò a fare gesti eloquenti con gli occhi e le dita ad indicare le scale “devo. Par-lar-ti” scandì “capito?? Devo..” in quel momento Lucia realizzò e strabuzzò gli occhi lanciando praticamente in aria la teglia (recuperata da Mimmo al volo con una mossa degna di matrix)
“SI! ANDIAMO! CERTO!”  esclamò a voce esageratamente alta afferrando la figlia per il gomito e trascinandola su per le scale. E quando le ricapitava una fortuna simile??? Alice che vuotava il sacco di sua sponte!!!

Entrarono nella camera del lettone praticamente di corsa, Lucia si sedette sul letto e, mentre Alice chiudeva la porta a chiave, tentò di calmarsi per mettere la figlia a suo agio, di modo che non ci ripensasse nel vederla troppo ansiosa di conoscere la verità.
Non ce ne fu alcun bisogno. Alice la investì con un fiume di parole
“mamma! devi dire a Stefania di riammettere Rudi a scuola ti prego ti prego!! Lui.. lui non”
“tesoro cerca di calmarti e di spiegarmi tutto per bene!” la interruppe Lucia bloccandola per le spalle “altrimenti non capisco nulla!” aggiunse senza riuscire a nascondere un sorriso. Non immaginava che avrebbe iniziato il suo discorso con un arringa difensiva del ragazzo!
“innanzi tutto, dimmi..” le chiese “è stato davvero Rudi a picchiare quei ragazzi?” volle sapere conoscendo le capacità della figlia nelle arti marziali.
“si….” Fu l’inaspettata risposta di Alice “ma… lo ha fatto per difendere me” aggiunse.
Lucia si allarmò leggermente
“quei ragazzi ti prendevano in giro?” lei scosse la testa “ti… trattavano male?” provò ancora la donna, sentendo salire l’angoscia quando vide la figlia scuotere la testa di nuovo.
Alice prese un lungo sospiro, tentando di mandar giù il fastidioso groppo di lacrime che le si era bloccato alla base dello stomaco al pensiero di dover dire ad alta voce quella parola.
“loro…” cominciò a voce bassa “mi hanno dato un finto appuntamento nel bagno” Lucia sgranò gli occhi non osando dar credito al suo pensiero sul seguito di quella frase. Tuttavia Alice glielo confermò poco dopo: “volevano.. violentarmi”
 la ragazza lasciò andare il respiro. Quella parola era stata un parto, che aveva fatto scendere il gelo nella stanza e addosso a Lucia, eppure ora che l’aveva detta il percorso le sembrava stranamente in discesa. Tuttavia, constatando l’espressione della madre, preferì non soffermarsi sui dettagli, anche se avrebbe voluto per sfogarsi, e corse subito alla parte bella della vicenda: “però…. Rudi mi aveva seguita, per farmi uno scherzo a dire la verità, li ha visti ed è intervenuto…………. E li ha picchiati di fatto…” ammise “ma per difendermi!” ripeté di nuovo. In quel momento le interessava solo scagionare lui.
Lucia però non sembrava dello stesso parere. Scattò in piedi e abbracciò la figlia di getto, indecisa se scoppiare a piangere o andare nella stanza di fronte a coprire Rudi di baci per aver salvato la sua piccolina.
“mamma…?” la chiamò Alice dopo qualche istante.
“zitta!” la ammonì la donna “zitta che sono arrabbiata! Come ti viene in mente di andare ad un appuntamento al buio! Come si sono permessi quei ragazzi anche solo di pensare di toccarti! Perché diavolo non mi hai detto niente fino ad ora!” sbraitò quasi tra le lacrime contro la sua spalla. Sembrava indecisa su con chi era meglio prendersela, su chi sfogare la sua rabbia. Anche se in realtà era se stessa quella che avrebbe voluto rimproverare severamente. Ripensò al viso pallido con cui Alice era rientrata a casa due giorni prima, aveva addosso la maglietta di Rudi… non era sicura di voler sapere nei dettagli perché; ripensò al comportamento premuroso, e quanto mai insolito, di Rudi nei confronti di sua figlia. Campanelli d’allarme a valanghe… e invece lei, se il ragazzo non fosse stato espulso il giorno dopo, probabilmente non avrebbe mai saputo che la sua secondogenita aveva rischiato di essere stuprata nel bagno della scuola. Aveva criticato tanto Giulio, perché giudicava sempre superficialmente Rudi, ma alla fine lei aveva fatto lo stesso.
Si staccò da Alice strofinandosi gli occhi con la mano e sorridendole
“perdonami per non essermi accorta di nulla…” le disse a bassa voce.
“mamma, sto bene, oggi gli ho reso la cortesia a quei due deficienti!” rispose la ragazza concitata continuando a tenere le braccia della madre strette tra le mani “voglio solo che Rudi torni a scuola! Te l’ho detto per questo!” insistette.
“ma certo!” rispose Lucia tentando di riacquistare lentamente l’autocontrollo “chiamo Stefania immediatamente!” Alice sorrise felice.

L’ora successiva scorse a una velocità sorprendente, almeno per il parere di Alice.
Stefania, dopo la telefonata di Lucia, aveva impiegato all’incirca trenta secondi ad arrivare dalla sua cucina alla stanza dove loro si erano chiuse a parlare. Aveva chiesto ad Alice di raccontarle di nuovo tutta la storia, e lei lo aveva fatto, stavolta con dovizia di particolari, accorgendosi, con sua sorpresa, che più ne parlava più prendeva le distanze dall’argomento, più lo descriveva più ad acquistare importanza erano stati i momenti con Rudi subito dopo, e a perderla gli attimi di paura che aveva trascorso sola con i due liceali, soprattutto ora che la loro immagine imponente, forte e spaventosa di quel giorno veniva sostituita con quella ridicola e tremante a cui li aveva ridotti quella mattina.
“quindi Stefania..” concluse il suo discorso Alice “ti ripeto che se Rudi ha fatto quello che ha fatto è stato per difendermi in quel momento, e non ha detto niente dopo perché ero stata io a chiederglielo perché mi vergognavo dell’accaduto” ammise in imbarazzo.
Stefania rimase per lunghi istanti zitta. Poi buttò fuori aria dal naso con uno sbuffo. La sua espressione nel corso del racconto era passata da incredula/sconcertata (con tanto di bocca aperta a pesce) a rigida e molto seria.
“quindi…” iniziò dopo un po’ “vorresti farmi credere che Rudi, quel Rudi Cesaroni che conosco io, si sarebbe fatto espellere…. Solo per non svergognare te, mi stai dicendo questo!”
“STEFANIA!” esclamò Lucia stupitissima “non starai insinuando che Alice si è inventata una cosa del genere! Ma come ti permetti!” si stava scaldando di nuovo.
“amica non fare così!” la interruppe lei “sono costretta a chiederglielo! Ti rendi conto che sta muovendo delle accuse estremamente pesanti contro quei ragazzi? Io devo cercare di tutelare un po’ tutti!” si difese, tornando a guardare Alice con sguardo complice per non farla sentire aggredita “insomma, devo essere sicura al cento per cento che non lo stai dicendo solo per salvare le chiappe a Rudi! Mi capisci!?” Lucia si mise a riempirla di improperi e le due iniziarono a litigare.
Alice a dire la verità capiva la scomoda posizione di Stefania, ma la infastidiva ugualmente che non le credesse sulla parola.
“vuoi le prove?” esclamò con voce squillante attirando l’attenzione delle due donne di nuovo su di se, quella vigile di Stefania e quella sempre più sconvolta di sua madre “eccole… ce le ho..” continuò stizzita mentre aveva già iniziato a slacciarsi la camicia
“no.. Alice senti.. non” anche Stefania ora si era resa conto che non ci teneva granché a vedere le prove, ma la ragazza non la ascoltò e si tolse la camicia dalle spalle con uno scatto nervoso.
“ecco!” esclamò mettendo gli avambracci a un centimetro dal naso della donna. Su di essi facevano bella mostra di loro i lividi a chiara forma di dita che le marchiavano la pelle, laddove come nel racconto fatto, uno dei due l’aveva stretta per tenerla ferma.
Stefania era ammutolita.
“e devo ringraziare Rudi se non ho prove più valide in tribunale da mostrarti..” aggiunse la ragazza rivestendosi e andandosi a sedere accanto alla madre in cerca di un abbraccio, che arrivò prontamente.

Stefania si riprese completamente solo dopo essere stata per una buona mezz’ora a sbraitare contro tutti i maniaci del mondo, utilizzando vocaboli non esattamente consoni al vocabolario di una preside di scuola. A tratti riuscì persino a far sorridere Lucia e Alice.
Quindi si buttò in una mole di telefonate per prendere i provvedimenti necessari.

“mamma?” chiamò Alice mentre Stefania di sottofondo mandava a quel paese un paio di persone al telefono, Lucia la guardò amorevole “niente più appuntamenti al buio.. promesso” la donna le sorrise abbracciandola.
“sarà meglio va…” le disse “senti…” aggiunse poi “stavo pensando.. ma Rudi.. lo hai ringraziato almeno?” Alice la fissò zitta per qualche istante
“……..no….” ammise scioccata con se stessa alla fine. Lucia sgranò gli occhi guardandola con finta aria da rimprovero
“no scusa fammi capire…” le disse “Rudi ha picchiato due ragazzi per difenderti, si è fatto espellere per te… ti ha prestato persino la sua maglietta!” aggiunse ridacchiando “e tu non gli dici nemmeno grazie???”
-oh cazzo ha ragione maledizione…- si trovò a pensare Alice senza riuscire a dire niente.
“vai! Vai!” la spinse la madre facendo aria con la mano “fila! Hai capito? Fila! Altrimenti ti disconosco sa?” le disse perentoria ma ridendo.
Alice uscì dalla stanza sorridendo e attraversò il corridoio, ma si fermò un attimo prima di bussare.
No. ripensandoci le era venuta un’idea migliore.

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Capitolo 6
*** cap 6 ULTIMO ***


“Rudi..?” chiamò Alice bussando per la terza volta alla porta della camera dei ragazzi. Mentre attendeva risposta rigirò tra le mani la busta per lettere che teneva in mano. Ci aveva impiegato un po’ per ottenere un prodotto finito che la soddisfacesse a pieno, aveva voluto scrivere quello che sentiva e che pensava, senza però essere troppo zuccherosa (sapeva che lui lo detestava) aveva voluto creare qualcosa che lui avrebbe potuto conservare in quella scatola di latta malridotta che teneva seppellita dentro l’armadio, quella dove teneva tutti i ricordi più sentimentali che aveva e che voleva tenere a tutti i costi solo per se (ad essere sinceri lei neanche avrebbe dovuto sapere dell’esistenza di quella scatola, era stato un puro caso), e non era stato facile scrivere qualcosa di simile, però alla fine ce l’aveva fatta abbastanza.
Tuttavia, nonostante l’attesa, continuava a non sentire alcun rumore provenire dall’interno.
“Rudi! Sono Alice! Devo dirti una cosa ti prego apri solo un attimo!” provò di nuovo pazientemente, prima di poggiare l’orecchio sulla porta.
Finalmente da dentro udì il rumore delle molle del materasso cigolare, e poi rumore di passi in avvicinamento. Si scostò di un passo e si lisciò i capelli un po’ nervosa.
Un istante dopo, la chiave girò nella toppa e il ragazzo sporse la testa fuori dalla stanza.
Alice lo guardò sforzandosi di sorridergli, aveva gli occhi arrossati, doveva aver pianto, i capelli terribilmente arruffati che sembravano sfidare la gravità più del solito, e a giudicare dall’odore di sudore che emanava non doveva neanche essersi avvicinato alla doccia quel giorno.
“bhè..?” le chiese lui dopo qualche istante che stava a fissarla attendendo qualche segno di vita.
“io… volevo solo darti questo..” si riscosse Alice mettendogli in mano la busta accuratamente chiusa.
“tutto qui?” chiese ancora lui guardando l’oggetto con scarso interesse.
“già… non voglio disturbarti oltre…” rispose lei.
Rudi sospirò scuotendo un po’ la testa, come a dire che non lo disturbava poi questo granché
“vuoi entrare?” le disse aprendo di più la porta, forse rendendosi conto di essere stato un tantino ostile.
“no… non preoccuparti… vado” rispose prontamente lei facendo cenno alla sua stanza e cominciando ad indietreggiare. Sai che imbarazzo a stare li mentre leggeva la sua “lettera”?
fece per voltarsi quando lui la chiamò di nuovo
“come.. come è andata oggi? Stai bene?” aggiunse riferendosi chiaramente ai due tizi con cui suo malgrado aveva avuto a che fare nei giorni precedenti. Alice gli sorrise apertamente
“bene” una risposta sincera, e decisa… sperò che lui lo cogliesse che era vero. Quindi si voltò e sparì in camera sua.
Rudi richiuse la porta dietro di se e si diresse di nuovo verso il letto sul quale praticamente aveva messo radici da due giorni.
Buttò un occhio alla piccola busta che stringeva nella mano, e fece un’alzata di spalle sdraiandosi sul letto e aprendola. Non era granché curioso di sapere cosa fosse, ma non aveva altro da fare…. Non sospettava minimamente che fosse un messaggio di Alice, forse per questo si stupì così tanto di vedere l’intero foglio all’interno pieno della sua calligrafia ordinata.
Sollevò un sopracciglio, di colpo incuriosito, e inizio a leggere:

- caro Rudi,
ridi pure quanto vuoi per il fatto che ti ho scritto una lettera, ma parlare di certe cose tra di noi mi sembrava troppo strano, quindi…
Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me in questi giorni, dirti almeno cento volte grazie, perciò gira il foglio  -

il ragazzo girò la lettera nella mano e si lasciò sfuggire un leggero sbuffo di risata a vedere il retro del foglio coperto da una fittissima maglia di “GRAZIE” scritti con la calligrafia tonda di Alice.
Riprese a leggere la lettera, già un pochino più su di morale:

- volevo anche dirti…. Che sono stata davvero felice quando mi hai definito “tua sorella” davanti a quelli –

l’ho detto? Si stava chiedendo Rudi perplesso. Ripassò nella mente gli avvenimenti di due giorni prima e subito gli si palesò nella memoria lui che entrava nel bagno urlando “togliete le mani di dosso a MIA SORELLA brutti schifosi!” si, l’aveva detto. Accidenti, gli era uscito talmente naturale che non se era nemmeno reso conto. Arrossì un tantino al ricordo..
la lettera continuava ancora:

-sono stata felice perché anche per me tu sei un fratello e come tale ti voglio bene, sia in momenti come questo, in cui ti sento così vicino, sia quando vorrei ammazzarti, allo stesso livello.-

sul viso del ragazzo stava comparendo un sorriso.

-non sapevo realmente come ringraziarti-

scriveva ancora Alice

-quindi ho fatto quello che avrei dovuto fare da subito, sperando che basti a rimediare. Ho raccontato tutta la verità a mamma e a Stefania, e la tua espulsione è stata ufficialmente revocata.
Scusa se ieri non me la sono sentita..
Ti voglio bene davvero.
La tua Sardina.-


Man mano che leggeva le ultime righe Rudi era passato da sdraiato a seduto e teso, e i suoi occhi si erano spalancati sempre di più. Aveva letto bene?? Espulsione…. Revocata???
Rilesse tutta la seconda parte due volte, soffermandosi solo per un secondo a notare che Alice si era autodefinita “Sardina” nella firma, poi fu un tutt’uno saltare via dal letto e proiettarsi fuori della stanza a valanga.


Alice stava riordinando i libri sparsi sulla sua scrivania quando il rumore della porta che si apriva con un tonfo la fece sobbalzare dalla paura e voltarsi, in tempo giusto per vedersi arrivare Rudi praticamente addosso e alzare istintivamente le mani a protezione del busto…. da quello che alla fine risultò essere un abbraccio….. solo che ci mise talmente tanto slancio che quasi la sdraiò sulla scrivania strappandole un urletto strozzato.
“Rudi! Oddio se impazzito!?” gli chiese ridacchiando frastornata, quello non gli rispose, si allontanò da lei appena, trattenendola ancora per le spalle e cominciò a ripetere
“è vero? Sono stato davvero riammesso?? Non è una presa in giro vero? Vero??” era a dir poco al colmo della felicità.
“ma certo che è vero!! Ti pare che scherzo su cose simili!” gli rispose lei ridendo.
“ah! Grazie grazie grazie grazie grazie!” esclamò lui abbracciandola di nuovo, tanto stretta da farle mancare l’aria, Alice rise del suo entusiasmo e abbassò le braccia allacciandole intorno alla sua vita.
Rudi si staccò da lei un istante dopo, con un sorriso da un orecchio all’altro mettendosi a saltellare per la stanza.
“ahhh! Non sono mai stato così contento all’idea di poter andare a scuola!” ammise facendola ridere di nuovo.
I due ragazzi si guardarono sorridendosi. Rudi fu tentato dal dirle qualcosa anche per tutto il resto che c’era scritto nella lettera, ringraziarla forse, o magari riuscirle a dirle che anche lui, in fondo in fondo, le voleva bene.
Alice cercava il coraggio di dirgli che senza di lui a scuola era stato uno schifo….
Entrambe in fondo speravano che tutto quello che stavano pensando potesse arrivare all’altro grazie a quei sorrisi complici che si scambiano ogni tanto. In quel momento la porta si spalancò rumorosamente, rivelando la figura di Giulio. Istintivamente Rudi fece un passo indietro allontanandosi dalla ragazza. Padre e figlio si guardarono per un istante, e Alice notò subito che Giulio non aveva più l’espressione affranta del giorno prima, capì che le notizie in casa Cesaroni, come al solito, volano.
“hem…” esordì “io… devo.. andare… a fare… quella cosa! Si Rudi quella cosa… che ti avevo detto” Giulio le sorrise “perciò…. Ecco… vado.. si vado..” aggiunse puntando la porta. Rudi, che invece ancora non aveva capito niente, la guardò male tentando di afferrarla per un braccio, non volendo rimanere solo con suo padre, ma Alice lo evitò e corse fuori dalla stanza.
Giulio rivolse uno sguardo intenerito alla schiena della ragazza che si chiudeva la porta alle spalle e poi tornò a dare attenzione a suo figlio, squadrandolo da sotto in su lungo tutto il suo metro e settanta, e ridacchiando un po’ sotto i baffi della sua aria terrorizzata.
Rudi dondolava da un piede all’altro non avendo il coraggio di guardare suo padre per più di qualche istante di sottecchi, da un lato voleva scusarsi, spiegargli… magari dirgli anche che era stato riammesso a scuola, ma dall’altro gli sguardi delusi che lui gli aveva rivolto in quei due giorni lo bloccavano. Stava ancora valutando se gli convenisse dire qualcosa o continuare a stare zitto quando Giulio si mosse improvvisamente verso di lui, gli arrivò a meno di un passo e sollevò una mano, Rudi si ritrasse istintivamente chiudendo gli occhi, aspettandosi una sberla o simili, sperava solo una, e invece sentì la mano di suo padre poggiarglisi con rude dolcezza sulla testa in una energica carezza. Aprì gli occhi di scatto guardandolo un po’ stralunato, Giulio sorrise sfregandogli  ancora la mano sulla nuca
“Lucia mi ha raccontato come sono andate le cose” disse in risposta allo sguardo interrogativo del figlio “sei stato bravo….” Aggiunse strappandogli un sorriso e un lungo sospiro di sollievo.
“papà mi dispiace se..”
“no Rudi a me dispiace..” lo interruppe subito nel suo tentativo di scuse “per non aver creduto in te, e a come sei fatto…” il ragazzo abbozzò un sorriso e un alzata di spalle
“papà, non mi sarei creduto nemmeno io!” ammise facendolo ridere per un attimo, prima di incupirsi un po’
“he non è lo stesso…” gli disse “perché io sono tuo padre, avrei dovuto stare dalla tua parte e cercare di capirti invece di darti addosso, questa situazione non era come le bravate che fai di solito… avrei dovuto capire che c’era qualcosa sotto e invece ho pensato solo a me…. E mi dispiace..” concluse in maniera sentita.
Rudi era un po’ in difficoltà davanti a queste scuse un tantino inedite nei suoi confronti e arrossì d’imbarazzo
“ma no papà… tu… se io non ti dico niente… è normale che…” balbettò
“no, non cercare di difendermi io….. come padre mi merito davvero un rimandato a settembre” insistette ancora Giulio. A quel punto Rudi scosse la testa sogghignando
“ah papà… eddai! Ti devo proprio dire che sei bravo?? Me lo devi proprio far dire chiaramente? Va bene! Sei bravo! Non ti cambierei con nessuno! Contento?” gli disse riacquistando tutta la sua spavalderia, Giulio alzò gli occhi dalla sua camicia a quadretti e gli sorrise sornione, provando un moto di affetto più forte del solito nei confronti del suo ragazzaccio.
“viè qui..” gli disse facendogli cenno con le mani di avvicinarsi, quello fece un passo in avanti e lui lo afferrò per le spalle e lo abbracciò con forza, premendogli la testa contro il suo petto “bello de papà…” sospirò accarezzandogli la nuca. Rudi si rilassò tra le sue braccia e lo strinse a sua volta felice. Giulio pensava che aveva quasi finito per dimenticare quale fosse il lato di Rudi che gli piaceva di più: la delicatezza con cui trattava le faccende veramente importanti, che faceva a pugni con la sua caratteristica peculiare di essere tremendo, pestifero e incosciente, ma che era un particolare fondamentale del suo modo di essere, anche se lo teneva ben nascosto dietro un muro di rudezza che doveva farlo sembrare più uomo.
“sono contento che hai difeso Alice” gli disse “ti rendi conto che questo ti rende molto più uomo di quei due disgraziati che volevano farsi grandi facendole una cosa orribile… vero?” aggiunse a mo’ di pistolotto morale che ci sta sempre bene. Rudi si separò da lui guardandolo
“io non ho mai pensato che fare del male a una ragazza potesse far sentire più maschi…” osservò sollevando le spalle, come a dire che anzi, la considerava proprio una gran cavolata.
Giulio sorrise accarezzandogli una guancia un po’ rozzamente
“sono fiero di te..” gli disse. E questo rese Rudi molto più felice di qualsiasi altro gesto o parola avrebbe potuto dirgli.

%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%

Il giorno dopo, il ritorno a scuola di Rudi aveva suscitato un bel po’ di movimento nella terza B: la Zuppanti era crollata in una nuova crisi depressiva (ci aveva quasi sperato di essersi liberata di quel disgraziato di Cesaroni), Budino invece aveva quasi rischiato di scoppiare in lacrime di commozione, e già cominciavano a volare leggende di come fosse stato possibile che quel diavoletto fosse riuscito ad evitare persino l’espulsione.
Lui era stato molto felice di lasciar diventare il suo nome leggenda, e con chi glielo aveva chiesto aveva risposto vagamente che evidentemente Stefania non poteva fare a meno di lui per divertirsi.
Alice gli era estremamente grata di non aver detto nulla, così come era grata a Stefania di aver espulso i suoi due aggressori, dicendo però a tutta la scuola che era perché con le loro bugie avevano causato l’espulsione di un altro ragazzo… e non il vero motivo.
Entrambe l’avevano messa a riparo da chiacchiere e occhiate indiscrete e di questo non poteva che essere felice.
Il fermento comunque si spense nel giro di una mattinata, così già dalla ricreazione tutto sembrava tornato come prima…. o quasi: Alice e Rudi non si lanciavano frecciatine da un tempo quasi preoccupante ormai!
                  

Non appena la campanella della ricreazione iniziò ad annunciare ai ragazzi il loro quarto d’ora di pausa, Rudi si alzò e salì seduto sul banco dandosi la spinta con una mano.
“era ora.. non ce la facevo più a chiacchierare a bassa voce..” gli disse Lorenzo fingendo di asciugarsi il sudore dalla fronte. Il ragazzo ghignò lanciando un’occhiatina alla Zuppanti che usciva  a passo di carica brandendo il suo pacchetto di sigarette.
“che facciamo oggi pomeriggio? Venite da me?” disse agli amici
“non so.. dipende che fa Jolanda.. se va da Alice.. stiamocene fuori…” ribatté Budino convinto.
In quel momento proprio le due ragazze rientrarono in classe e marciarono dritte verso di loro, Alice brandiva due bicchieri colmi di aranciata che attirarono l’attenzione dei ragazzi.
“ciao!” salutò Jolanda un attimo prima di addentare la fetta di torta al cioccolato che teneva con un fazzolettino.
“ciao ragazze… dove avete preso queste cose?” gli chiese Lorenzo interpretando appieno gli sguardi di Budino, che si erano tatuati sulla torta e non sembravano intenzionati a dedicarsi a nient’altro.
“hum… Francesco di terza C fa il compleanno e ha portato un po’ di cose per festeggiare” rispose Alice sedendosi accanto a Rudi sul banco, come se fosse la cosa più normale del mondo “sta offrendo un po’ a tutti” aggiunse. Budino sgranò gli occhi e volò fuori dalla classe infrangendo il record dei 100m ostacoli (saltò i banchi), facendo scoppiare a ridere gli altri: incorreggibile!
Alice si ricompose tossicchiando, poi prese un sorso dal suo bicchiere
“ah! ci voleva proprio un’aranciata!” commentò, poi allungò l’altro bicchiere a Rudi “tieni, ne ho preso uno pure per te” aggiunse sorridendogli.
“grazie!” rispose Rudi sorridendole a sua volta, sotto lo sguardo esterrefatto di Jolanda e Lorenzo: ma che cavolo prendeva ai loro amici???
“sai so proprio contento che non dovrò più vedere le facce di quei due” disse Rudi, ignorando meravigliosamente le espressioni da pesci scioccati sulle facce dei loro amici.
“dillo a me!!” esclamò Alice in risposta guardandolo in maniera allusiva. Il ragazzo sghignazzò e le poggiò un braccio sulle spalle intorno al collo, bevendo un lungo sorso di aranciata.
Lorenzo e Jolanda si scoccarono a vicenda un’occhiata tra lo sconvolto e il perplesso, domandandosi se per caso non fosse in arrivo la fine del mondo.
Alice nel vederli fece un sorrisetto ironico e si accostò a Rudi per parlargli nell’orecchio
“senti…” gli disse “tu hai salvato me, e io ho salvato te… che dici.. possiamo dire che siamo pari adesso?” chiese
“si… si direi di si…” rispose Rudi a volume di voce normale
“e quindi possiamo lasciarci questa storia alle spalle e tornare alla normalità” insistette lei. Il ragazzo annuì bevendo.
Alice a quel punto sorrise, con una luce birichina negli occhi “molto bene…” disse solo….. quindi scese dal banco e a sorpresa rovesciò d’un solo colpo il contenuto del suo bicchiere in testa al fratellastro. Lui chiuse gli occhi istintivamente sentendosi il liquido ghiacciato e appiccicoso colargli dalle tempie.
Attimi di silenzio.
Poi Jolanda, Lorenzo e i pochi altri ragazzi che erano rimasti in classe scoppiarono in fragorose risate e fischi d’apprezzamento.
Rudi ringhiò sommessamente fulminando Alice con lo sguardo, mentre Jolanda praticamente si aggrappava addosso a Lorenzo per non cascare per terra dalle risate.
“Sardina… se ti prendo questa è la volta buona che ti ammazzo!” ringhiò Rudi cercando di asciugarsi con la manica della maglietta, mentre Alice ridendo guadagnava indietreggiando qualche metro di vantaggio
“appunto Rudi! Prima dei prendermi!!”

FINE


allora??????? che ve ne è parso? piaciuta? ^^
questo è il capitolo conclusivo della fic, spero che vi abbia divertito come ha divertito me mentre la scrivevo.
Dato che è giunta alla fine posso chiedere un parere anche a chi l'ha messa tra preferiti?? vi è piaciuta? ha soddisfatto le vostre aspettative o alla fine vi  ha deluso? fatemi sapere!!
una grazie grande a chi ha recensito capitolo per capitolo e anche a chi ha solo letto.
un bacio
kibachan

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