Merlin missing moment

di Lady_Pendragon
(/viewuser.php?uid=742725)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You're nothing but a servant, M e r l i n . ***
Capitolo 2: *** La tua prima ferita in battaglia. ***
Capitolo 3: *** Fiducia. ***



Capitolo 1
*** You're nothing but a servant, M e r l i n . ***


❝ You're nothing but a servant, M e r l i n . ❞

https://www.youtube.com/watch?v=hVgld_O4vJ4



Merlino sapeva benissimo di non contare nulla in quella Corte, tutti non facevano altro che dargli ordini e considerarlo esclusivamente un /servo/.
Il moro non diede peso a quell'appellativo, fino a quando non fu il suo Re a definirlo tale.

« Tu sei solo un servitore, M e r l i n o . Tra di noi non potrà /mai/ esserci nulla, ti è chiaro questo? »

La voce del biondo suonava come un boato, un tuono che aveva appena squarciato il cuore del giovane mago, riducendolo a un organo dilaniato dalla sofferenza.
Quelle parole gli fecero male, ma male da morire.
Le sue iridi cristalline iniziarono a sciogliersi, mutandosi in copiose lacrime che non tardarono a bagnare i suoi zigomi pronunciati.
Le sue labbra rosee tremarono, in cerca di qualcosa da dire, ma ciò che era rimasto del suo organo vitale gli era salito in gola, bloccando ogni suono.
Ciò che più lo feriva, era esser considerato praticamente /nulla/ dall'uomo amato. 
Perché Merlino sapeva, sapeva ciò che avevan passato da soli, uno al fianco dell'altro dinnanzi ad ogni battaglia, creatura o sofferenza.
Ma ricordava anche la passione che avevano condiviso più volte, di nascosto, avvolti dal buio della notte che sigillava il loro segreto proclamandosi la loro unica spettatrice.
Lo conosceva bene, così tanto bene, da poter quasi sperare che Artù stesse parlando con la mente e non con il cuore, in quel momento.
Perché se /davvero/ il regnante stesse dicendo sul serio, allora nulla avrebbe avuto più senso.
Ogni carezza, ogni bacio, ogni abbraccio o parola dolce, avrebbero preso un retrogusto amaro e aspro, divenendo soltanto un illusione, un lontano ricordo di una passione che aveva bruciato troppo in fretta, scottando il cuore di Merlino.

« Sarò felice di essere il vostro s e r v o , fino alla fine dei miei giorni. »

Mormorò il moro, con la voce spezzata, mentre soffocava un singhiozzo imminente.
Lentamente chinò il capo, e così com'era entrato in quelle stanze improvvisamente troppo strette, se ne andò.
Nonostante l'esser reputato semplicemente un servo da parte di Artù, Merlino non l'avrebbe /mai/ abbandonato.
Anche se stargli accanto faceva male.
Non poterlo amare, non essere amato, e vederlo amare un altra persona, queste sarebbero state le cicatrici invisibili sulla pelle nivea del giovane Mago.

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La tua prima ferita in battaglia. ***


|| M e r l i n & A r t h u r || M i s s i n g - M o m e n t || 



« Merlino! Come sempre ti sei messo a giocare a nascondino, mh? O meglio, ti sei messo al riparo come una donzella in pericolo, dico bene? »

Chiese Arthur, dopo aver sconfitto anche l'ultimo dei tre banditi che li avevano attaccati di ritorno dalla battuta di caccia.

Come ogni volta, Merlino passò per quello che /ovviamente/ era stato utile solo a nascondersi, mentre invece aveva salvato per l'ennesima volta quel regale deretano che si ritrovava il biondo.
Ma non fiatò, limitandosi ad uscire dietro ad un tronco, e con una smorfia dolorante si mantenne la spalla.
Il Principe lo guardò dapprima confuso, per poi passare all'essere curioso.

« Che ti è successo, femminuccia? » Chiese indicando la spalla con un gesto della mano, avvicinandosi a passo svelto.
Il moro scosse immediatamente il capo e si morse appena il labbro inferiore, guardando altrove.
« Nulla! » Esclamò immediatamente, ma Arthur non ci credette neanche per un secondo e una volta arrivato dinnanzi al servo, gli prese la mano che copriva la sua esile spalla e la scoprì usando quel poco di forza che bastò a far cedere le difese del moro, il quale si limitò a sospirare appena.
« Questo lo chiami nulla? Idiota. » Sbottò il biondo, ammirando il taglio sanguinante ben evidente sulla spalla del servo. Senza dargli il tempo di poter replicare, Arthur si strappò un lungo lembo della propria casacca rossa e andò a fasciargli la spalla, con estrema cura e delicatezza, alle quali il moro arrossì lievemente.
In quel momento il Principe vide il proprio servo come un piccolo pulcino con l'ala spezzata, e quel tenero pensiero lo fece sorridere dolcemente, e una volta completata la fasciatura, gli posò un lieve bacio sulla spalla ferita.

« E' la tua prima ferita in battaglia questa! » Disse ridendo, cercando di contagiare anche Merlino il quale soffriva in silenzio da svariati minuti, ma grazie a quel dolce gesto riuscì a dimenticarsi quasi di quell'accaduto.
Timidamente alzò lo sguardo sul Principe e gli sorrise con la stessa dolcezza; non era da Arthur essere così affettuoso, quasi melenso, erano rare le occasioni in cui nel loro rapporto si lasciava andare così, nonostante nel suo modo fosse sempre tanto premuroso nei confronti del suo servo, o meglio del suo amante, il quale faceva tesoro di ognuno di questi momenti.
« Grazie.... Testa di fagiolo! Comunque non mi stavo nascondendo! » Si riprese il servo, facendo sospirare l'altro, il quale andò a prendergli la nuca con la mano donandogli una carezza.
« Eccolo, ci risiamo. Su, torniamo a Camelot, che è meglio. » Concluse Arthur, soffocando a stento quale risata.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Fiducia. ***




Ennesima litigata, ennesime urla, ed ennesime lacrime.
Il Principe di Camelot era ancora diffidente nei confronti del suo servo, nonostante egli gli avesse dimostrato in tutte le salse che di lui, avrebbe potuto fidarsi anche ad occhi chiusi.
Merlino aveva rischiato la propria vita per salvare quella dell'altro molteplici volte, e non si era mai tirato indietro dinnanzi a qualsiasi situazione, anche quella più rischiosa.
Avrebbe messo a repentaglio l'intera Camelot per provargli che aveva sempre detto in vero, in ogni circostanza.
Ma allora perché il biondo continuava ad andargli contro con parole in grado di ferire più di qualsiasi altra cosa?

Merlino si era sempre chiesto se stesse sbagliando qualcosa con Arthur, ma poi si rendeva conto di averlo sempre messo al primo posto e davvero, non riusciva a capire il motivo di tutto quello scetticismo.
Era sempre stato lì, accanto a lui, e non solo da servo, ma soprattutto da amico.
Aveva provato a farlo ragionare con la sua testa quando gli altri avrebbero voluto che assecondasse gli ordini del padre, aveva cercato di incoraggiarlo ad essere un uomo migliore di Uther e cosa più importante aveva imparato a conoscerlo, fino a riporre in lui la sua più completa fiducia, dicendogli più volte che sarebbe divenuto il più grande Re di tutti i tempi.

❝ La prossima volta, fa ciò che ti riesce meglio, n u l l a . ❞
❝ Sta zitto, Merlin. ❞
❝ Sei solo un servo, vattene dalla mia stanza. ❞

Eppure erano queste le frasi che ancora albeggiavano nella mente del giovane Mago, e che fuoriuscivano dalle labbra del biondo ogni qual volta il moro cercasse di parlargli, suonando con una tale rabbia in grado di far fremere l'altro come una foglia in autunno.

« Io vorrei solamente che Arthur si fidasse di me. » Aveva confessato un giorno il giovane Mago al medico di corte, che ormai considerava quasi come un padre.
« La cosa divertente è che non capisce nemmeno come mi faccia sentire ogni giorno. » Aveva aggiunto poco dopo, lasciando che una piccola lacrima evadesse da quello strato lucido che si era creato dinnanzi alle proprie iridi cristalline, rendendole simili a due limpide gocce d'acqua.
Già, perché Merlino era più che sicuro che Arthur non potesse minimamente immaginare il dolore che egli provava ogni volta che gli venivano rivolte parole del genere, dimostrazioni di una tale mancanza di fiducia che egli non riservava neanche al peggiore dei cavalieri.

Si sentiva inutile, insulso, quasi vuoto, ogni volta che non riusciva a dimostrare ciò che contasse davvero il biondo per lui.
Se ogni volta era pronto a correre dei rischi per lui, se ogni volta donava tutto sé stesso per aiutarlo e salvarlo da qualsiasi situazione, un motivo c'era.
E tutto ciò che l'avrebbe fatto sentire meglio, non era una ricompensa o un riconoscimento, ma semplicemente la fiducia di Arthur.
Merlino non chiedeva altro, e non desiderava niente se non essa, per essere felice.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3280743