Sopravviverai

di Sn3ffy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio. ***
Capitolo 2: *** La dolcezza di un dolore. ***
Capitolo 3: *** Fuggire nel buio. ***
Capitolo 4: *** Mastina ***
Capitolo 5: *** L'odore del sangue. ***
Capitolo 6: *** La Porta Insanguinata. ***
Capitolo 7: *** Un'inattesa svolta. ***
Capitolo 8: *** La fine del viaggio. ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio. ***


Cap.1
"Un nuovo inizio"
"La felicità la si può
trovare anche negli
attimi più tenebrosi,
se solo uno si ricorda
di accendere la luce"
-
Harry Potter ed il prigioniero di Azkaban.
                                                                                     


POV SANSA

L'alba arrivò puntuale e fresca come sempre. I suoi occhi azzurri come il cielo che la ricopriva si aprirono lentamente e lentamente misero a fuoco il paesaggio che la circondava. Adesso, con la luce del giorno quel luogo sembrava meno pericoloso, ma Sandor l'aveva avvertita:" Non abbassare mai la guardia, uccellino. Questo posto è pieno di uomini che non tarderebbero a prenderti ed a fotterti." Il pensiero la riportò con la mente al giorno della rivolta popolare ad Approdo del Re. Anche quella volta uomini sconosciuti le si addossarono con le peggiori intenzioni, ed anche quella volta aveva trovato il Mastino a proteggerla ed a tenerla al sicuro.
Con tutta la grazia degna di una lady si alzò e si sistemò le pieghe del vestito, cercando anche di darsi una sistemata ai lunghi capelli ramati che ora le scendevano scomposti lungo le spalle.
-Buongiorno.-
La sua voce, resa ancora più flebile dal sonno, sembrò disturbare parecchio il suo compagno di viaggio, che di tutta risposta le ringhiò contro. Era ormai abituata a lui ed ad i suoi modi, e non sembravano dispiacerle più ormai. Si sedette su un tronco spezzato, poco lontano dal Mastino e cercò di trattenere i morsi della fame. Tuttavia il suono che produsse la sua pancia fu inevitabile e troppo rumoroso. Le guance della fanciulla si arrossarono talmente tanto da sembrare un tutt'uno con i suoi splendidi capelli e ciò divertì ancora di più Sandor Clegane che trasformò il suo ghigno divertito in una rauca, grossa risata.
Sansa si alzò di scatto ed, ancora rossa in viso, si avviò verso un gruppetto di alberi di mele.
-Vado a cercare del cibo per la colazione.- annunciò, poi, fermandosi al primo albero.
Aveva ancora paura di quel luogo e forse, in fondo al cuore, sperava che il Mastino la fermasse. Di tutta risposta lui non la degnò neanche di uno sguardo, e così Sansa si addentrò all'interno di quel folto boschetto. Nemmeno tutta quella distanza poteva separare il pensiero della lady sua zia. "Non appena mi riconoscerà mi tratterà come fossi sua figlia. È la sorella di mia madre, so che mi amerà come ha amato lei." Un breve fruscio di foglie alle sue spalle la distrasse da quel flusso di pensieri che le addolciva ogni giorno. Un piccola barlume di speranza che ora lasciava il posto alla paura più nera. "Pantere-ombra" pensò subito: Sandor l'aveva avvertita anche di queste creature.
Si voltò per scoprire da chi, o cosa, provenissero quei rumori, ma era troppo spaventata per capire persino da dove arrivassero esattamente. Con gli occhi sbarrati indietreggiò lentamente protendendo una mano tremante in avanti per cercare di proteggersi da quell'ignota presenza e portando l'altra all'indietro nel tentativo di appoggiarsi a qualcosa. L'unico risultato che ebbe fu quello di inciampare sulla radice di un albero, troppo grossa per poter rimanere all'interno del terreno. Ritrovatasi per terra e con un forte dolore alla gamba destra, non poté far altro che tirar su col naso ed aspettare. Una grossa figura apparve da dietro gli alberi, un po' barcollante. Sansa chiuse gli occhi.
-Non volevo spaventarti, uccelletto.-
Quel sogghigno celato dall'ombra del fogliame rese Sansa più tranquilla... "Non dovevo allontanarmi troppo. Mi aveva avvertito." Non le piaceva venire ripresa dal Mastino. Si sentiva spesso in soggezione accanto a lui ed aveva il terrore di dire sempre la cosa sbagliata. Così non disse niente: Si alzò, si sistemò il vestito ed a passi veloci raggiunse il Mastino.



Note dell'autrice: Ciaooo! Allora, so di non essere capace a scrivere ahah ma era troppo tempo che volevo provare a pubblicare qualcosa qui. Spero comunque che in qualche modo vi sia piaciuta o interessata. Ci sentiamo al prossimo capitolo.

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Capitolo 2
*** La dolcezza di un dolore. ***


Cap. 2


"La dolcezza di un dolore."


"Il desiderio nasce da quello
che osserviamo ogni giorno."

-Hannibal Lecter, in Il Silenzio degli Innocenti


POV SANDOR

-Quanto manca ancora?-
La voce tremante della ragazzina lupo non nascondeva tutta la vergogna che provava nel porre quella domanda. Avevano fatto colazione da poco con un paio di mele mature e si erano subito messi in cammino. "È fottutamente bella.". Sansa teneva il passo con la sua cavalla: Una piccola e delicata purosangue color nero con una chiazza bianca nella parte sinistra del muso; l'aveva rubata Sandor ad una di quelle tribù che affollavano le Montagne della Luna. Probabilmente quell'uomo che ora marciva sul terreno reso umido dalle piogge dei giorni precedenti, non era neanche il suo primo proprietario.
Sandor non rispose subito alla domanda della ragazza. Si guardò attentamente attorno: Le aveva ripetuto più volte di parlare solo se prettamente necessario; quei boschi erano pieni di uomini ed erano stati ancora fin troppo fortunati ad incontrare solo tre gruppi di barberi, troppo esigui per cercare rogna.
-Stiamo a tre giorni di cammino. Ora non parlare più, ragazzina.-
La sua voce sembrò fredda e distante... Eppure celava così tante cose...
Sansa però sembrò non accorgersene ed abbassò subito lo sguardo sulle redini della sua cavalla, visibilmente imbarazzata. Il Mastino però continuò ad osservarla, a penetrarla con quel suo sguardo di ghiaccio, freddo, duro e fragile allo stesso tempo. Le articolazioni gli dolevano molto ed una vecchia ferita alla gamba, riportata qualche giorno dopo la fuga da Approdo del Re, sembrava iniziare a riaprirsi. Dal trotto, il suo Straniero passò al galoppo e raggiunsero velocemente un piccolo spazio non ricoperto dagli alberi. Non avevano realmente bisogno di riposo, e sostare troppe volte poteva essere pericoloso, ma Sandor aveva bisogno di bere del vino e di riposare la ferita alla gamba; ormai era certo: La ferita si era riaperta.
- Come mai ci siamo fermati?-
Il tono della sua voce insicuro giunse lontana al Mastino che ora era occupato con il dolore che andava ad espandersi sempre più.
-Portami del vino.-
Fu l'unica risposta che le permise. La voce di Sandor era rauca e sofferente e ciò lo percepì persino Sansa che si affrettò a raggiungere la sacca dove il suo scompagno aveva riposto l'otre. "Dannati Dei, dov'è?". Quando Sansa arrivò e vide la ferita del Mastino posò il vino accanto al tronco dove lui era seduto e raccolse delle foglie da un albero vicino.
-Cosa stai facendo?-
La voce ostile del Mastino non sembrò turbarla particolarmente e ciò stupì un po' l'uomo che ora la osservava inumidire le foglie con il vino.
-Faccio da sol...-
La voce gli morì in gola quando percepì sulla gamba il tocco delicato della ragazza. I loro occhi per un breve attimo si incontrarono ed, in quel breve attimo, Clegane si perse. Quando la ragazza ebbe finito, il dolore sembrò dissiparsi e finalmente Sandor si alzò, lasciando la fanciulla ancora in ginocchio e, senza ringraziarla o aiutarla a rialzarsi, le voltò le spalle e raggiunse l'altra otre di vino, anche quella rubata ad un povero viandante che si era ritrovato per caso tra la loro strada. Quando girò il volto, la trovò ancora in ginocchio ad osservarlo, con un piccolo sorriso accennato sulle delicate labbra. Rosee, piccole, dolci labbra che ora sorridevano soltanto per lui. "Ma che cazzo ti metti in testa? Sei soltanto un cane per lei. Sei soltanto un cane, e basta." Eppure lui ricambiò quel piccolo sorriso con un altro, più triste, più amaro. Rivolse poi, per un attimo, il suo sguardo alla cavalla della ragazza che aveva di fronte.
-Non le hai dato ancora un nome.- annunciò infine, tornado a guardare la ragazzina Stark.


Note dell'autrice: Eccomi subito con un secondo capitolo. L'avevo annunciato: 2 capitoli al giorno; è ovvio che se la storia non piace, però, dovrò eliminarla. Come forse avrete capito ogni capitolo sarà con un POV alterno. Domandina: avete capito dove si trovano Sansa e Sandor?

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Capitolo 3
*** Fuggire nel buio. ***


Cap. 3

"Fuggire nel buio."
"Se guarderai a lungo nell'abisso,
anche l'abisso vorrà guardare in te".

-Edgard Allan Poe
 

POV SANSA

Percepì l'odore dell'erba fresca ancora prima di aprire gli occhi. Sentiva la stanchezza della cavalcata di ieri: Clegane l'aveva obbligata a continuare a camminare anche di notte, fino a quando l'aria divenne troppo fredda persino per lui. Adesso che lentamente cominciava ad osservare il mondo attorno a lei si rese conto che l'alba doveva essere passata già da un bel pezzo e che Sandor non stava seduto ad affilare la sua spada, o a strigliare Straniero, o a mangiare qualcosa.
In effetti, Clegane non c'era proprio e non c'era nemmeno Straniero. La loro assenza la preoccupò parecchio e spazzò via i residui di sonno e stanchezza che si portava dietro dalla sera precedente. Nel rialzarsi la gamba le doleva un po' e pensò allora a quanto male dovesse fare la ferita del Mastino.
Continuò ancora a cercarlo con lo sguardo mentre raggiungeva la sua cavalla. Non aveva risposto all'affermazione del suo compagno, eppure era vero: Doveva ancora darle un nome. Mentre goffamente provava a sellarla sentí, nel tetro silenzio della radura, un continuo cigolio di metalli. "Il Mastino!" La cosa la sollevò molto e riassunse un'aria più serena. Continuò a sorridere ed a guardare gli alberi per cercare di scorgere la figura alta e forte che aveva sempre cercato di proteggerla. Ma più quel cigolio si avvicinava, più nel cuore di Sansa si faceva strada un'insolita inquietudine.
"Uno, due, tre..." Al sentire quei rumori la ragazza si accorse che non appartenevano ad un solo uomo e provò a contarli. "Sette, otto... Sono... Centinaia.." Cercò di pensare in fretta a cosa dovesse fare, ma la paura, si sa, spesso offusca la mente e Sansa fu presa ancora più dal panico. Non riuscì a muoversi, non seppe cosa fare fino a quando non vide a chi appartenevano quei rumori metallici: Una vera e propria truppa di Cappe Dorate l'avevano accerchiata per tre/quarti del boschetto, lasciandole libero solo un piccolo spazio albergato da alberi ricoperti di meravigliosi fiori che Sansa notò solo in quel momento. "Sono sola. Questa volta, sono veramente sola." Un breve pensiero che attraversò per un lungo istante la mente della piccola Stark. Un breve pensiero che la spronò a reagire.
Accadde tutto in un attimo: Sansa salì in groppa alla cavalla con la sella ancora indossata solo per metà e corse; corse verso quell'unico punto di salvezza, verso ciò che non conosceva ma che la rassicurava più di ciò di cui era a conoscenza. Trovò pace in quell'ignoto ed allo stesso tempo un insensato senso di vuoto. Provò tutto questo Sansa, mentre correva lungo quella strada irta di massi, rocce ed alberi caduti. Dietro aveva centinaia di soldati, inviati della morte, pronti ad infilzarla da parte a parte con la spada, o peggio pronti a portarla alla regina Cercei ed al re bambino Joffrey. Il vento le scompigliò i lunghi capelli ramati che risaltavano nel colore celeste del suo abito; in tempi migliori probabilmente la sua lunga capiglitura e quel vestitino azzurro sarebbero stati invidiati da un gran numero di donne di corte. A guardarla ora, invece, da invidiare non era rimasto più nulla.
Galoppò a lungo e senza sosta senza voltarsi mai indietro per la paura di poterli vedere. Arrivata ad un bivio si guardò intorno: Nulla; tese le orecchie: Nessun suono, se non lo scrosciare delle foglie sugli alberi ed il canto di un uccellino lontano. Osservò, allora, attentamente le due strade che si allungavano di fronte a lei: Entrambe all'apparenza sembravano uguali, abitate da piante e fiori comuni, normali; due strade anonime, che si potrebbero trovare in uno qualunque dei Sette Regni. Tuttavia Sansa, prudente come ormai aveva imparato ad essere, continuò ad analizzare quelle due vie, e continuò ad ascoltare: La viottola di destra persisteva nell'assoluto silenzio, nessun rumore, nessun fruscio di foglie, nessun verso d'animale. Nella strada di sinistra era udibile solo un forte soffio di vento; i rami, le foglie, le piante non mostravano alcuno spostamento; sembrava fosse tutto cristallizzato. La paura metteva fretta a Sansa che però si immobilizzò ancora una volta di fronte ad una scelta. Continuò ad osservare entrambe le vie: I suoi occhi azzurri ed innocenti cercavano qualcosa. No, cercavano qualcuno. "Sandor..."
Chiuse gli occhi e si lasciò guidare dal fato; e la sorte scelse la stradina alla sua sinistra. Non appena varcò la prima pietra insieme alla sua cavalla, divenne di colpo tutto buio; il cielo era privo di stelle e di luna e per Sansa fu quasi impossibile vedere ciò che la circondava. Quando i suoi occhi si abituarono poco alla volta a quella oscurità, Sansa riuscì a percepire una seconda presenza umana: Era alta e muscolosa, una corazza ricopriva il torace e pantaloni di ferro serravano le gambe. Poco alla volta l'ombra di fronte a lei si avvicinò; l'odore che emanava era di vino e sangue. Sansa non tardò troppo a riconoscerlo. Piccole lacrime di sollievo rimasero ingabbiate intorno agli occhi, troppo felici per scendere lungo le sue candide guance. Eppure, non appena la figura le si avvicinò di più cambiò corporatura: Ora era più basso e più magro. Un fulmine improvviso illuminò il volto di quella nuova presenza. Gli occhi viscidi, le sottili labbra chiuse in un sorriso maligno, i lunghi riccioli biondi. "No, Joffrey!" La paura le impedì persino di pronunciare quel nome. Quell'incubo continuò ad avvicinarsi, con una camminata sicura, beffarda. Un secondo, più lungo fulmine, riprese il volto del re ragazzino. Sansa notò con orrore che la metà sinistra di quel perfido viso era bruciata, piena di cicatrici lasciate dalle lingue di un qualche fuoco rovente. A pochi piedi di distanza Joffrey si fermò e guardò un punto fisso dietro lei, come fosse incantato. Poco alla volta altre figure nere si mossero nell'oscurità, protendendo le braccia, lunghe e viscide, verso di lei. Il tocco delle loro dita era freddo, gelido e... Morto.
Il buio la ricoprì da capo a piedi e non riuscì più a vedere nulla, né fu capace di muoversi. Nel nero assoluto del suo nuovo mondo poté sentire qualcuno chiamarla ed, ancora più lontano, un triste ululato.
-Uccellino. Uccellino.-


Note dell'autrice: Salve a tutti. Ecco il nuovo capitolo; a breve caricherò il quarto. Questo è leggermente più lungo dei primi due e d'ora in poi avranno più o meno tutti la stessa lunghezza. Lo so che sono un po' brevi, ed è per questo che ne carico due al giorno. Comunque, spero che la lettura vi abbia interessato ( sarebbe troppo sperare che vi sia piaciuta ahah); ci vediamo presto al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Mastina ***


Cap. 4

"Mastina."

 
"Oh, che caratteri meschini!
Anche se amano, è come se
odiassero. Oh, come... Come
li odio tutti!"

-Delitto e Castigo, Fedor Dostoevskij


POV SANDOR

Un lieve spicchio di sole si insinuò tra le foglie dell'albero di pere che si innalzava al fianco dell'uomo, illuminandogli la parte martoriata del viso. La tenue luce persisteva su quel volto segnato dal sangue e dal fuoco. "Sole fottuto."
Nel portare il peso del suo enorme corpo su un fianco, il Mastino emise uno strano ringhio, un misto tra la stanchezza dovuta alla cavalcata della sera prima ed il dolore, dovuto alla ferita sulla gamba. Sarebbe rimasto così ancora per un bel po' se non avesse sentito degli insoliti lamenti provenire alle sue spalle. Repentinamente si sedette su quel terreno asciutto, chiazzato qua e là da fili d'erba giallognoli e si guardò attorno. Sembravano i guaiti di un lupo; sguainò la sua fedele spada, sempre attaccata al suo cinturone e lentamente, poggiando prima il ginocchio destro e facendo leva con la gamba sinistra, si alzò. Seguì quel fastidioso suono che l'aveva obbligato ad alzarsi e trovò la causa sotto un grosso pezzo di stoffa improvvisato a coperta: Sansa.
Istintivamente il Mastino si inginocchiò affianco a lei e scostò con le sue mani callose, i lunghi capelli rossi che nell'incubo della ragazza si erano appiccicati al suo viso pallido e candido. Nella mente del Mastino presero posto centinaia e centinaia di pensieri, dai più casti e puri, difficilmente affibbiabili a lui, a quelli più sporchi e lussuriosi. Pensieri che vennero messi da parte nel momento in cui la ragazza piagnucolò, nuovamente, nel sonno. Alzò una mano e la poggiò con delicatezza sulla fronte leggermente sudata della fanciulla, per controllare che non avesse preso la febbre. Ora i respiri della ragazzina Stark si fecero più lunghi e pesanti, mentre continuava ad agitarsi nel suo incubo. Esitò ad allungare il braccio per svegliarla. " Che si fotta."
Eppure non si mosse. Continuò ad osservarla con il suo lungo e penetrante sguardo. Duro e sofferente. " Cosa devo fare, fottuti Dei?" E mosso da chissà quale volontà iniziò a scuoterla, con forza ed allo stesso tempo gentilezza. Nessun risultato: Lei continuava a lamentarsi e vivere nel suo incubo.
-Uccellino. Uccellino.-
Iniziò a chiamarla, forse preoccupato. Lei intanto aveva smesso di piangere, aveva smesso con i lamenti; la sua espressione ora era serena, a dispetto del sudore che le bagnava il volto. D'un tratto i suoi occhi azzurri, contornati dal rosso delle lacrime, si aprirono ed incontrarono nuovamente quelli ghiaccio dell'uomo che l'aveva salvata, ancora una volta. Altre lacrime le inumidirono gli zigomi; questa volta gli occhi del Mastino rimasero a guardarla a lungo, pronunciando parole proibite e sussurri degni del più fedele amante. Lei sostenne il suo sguardo e ciò, nel profondo del cuore, gli fece piacere. E senza fermare quell'intimo gioco di sguardi, Sansa si sistemò in ginocchio, così come fino in quel momento era rimasto il Mastino, posizionandosi di fronte a lui. Sandor continuò a chiedersi, confuso, perché stesse ancora continuando quella presa in giro. " Non mi lascerò deridere da lei." Tuttavia, non staccò i suoi occhi di ghiaccio dai suoi; continuarono quell'abbraccio fatto di sguardi, fino a quando Sansa, lentamente ed impercettibilmente, cominciò ad avvicinarsi.
Il Mastino se ne accorse solo quando poté udire il suo respiro regolare ed, ora, leggero. "Cosa cazzo crede di fare?" Avrebbe voluto rimanere immobile, vedere fino a che punto la ragazzina lupo si sarebbe spinta. Invece, piano, piano si alzò, lasciando Sansa con le guance infiammate dalla vergogna.
Sistemò la sella del cavallo e guardò la ragazza, ancora in ginocchio e rossa dall'imbarazzo.
- Muoviti, se hai fame, mangerai sulla sella.- gli riuscì una voce più fredda e distante di quanto avrebbe voluto.
Sansa scattò in piedi e si avviò verso la sua cavalla nera.
"-Non le hai dato ancora un nome.-
-Già...-" la sua risposta lo lasciò stupito e forse anche leggermente irritato.
-Io... Io... Volevo ringraziarti.-
La voce tremolante permise al Mastino di capire quanto forzato fosse quel ringraziamento. Un ringhio fu l'unica risposta che la ragazza ricevette.
Il resto della cavalcata fu lungo, faticoso e silenzioso. Lui non la degnò di uno sguardo, ma di tanto in tanto, si sentiva gli occhietti innocui della Stark di sopra.
Verso sera l'uomo decise di accamparsi per cenare e di riprendere il cammino dopo un breve riposo; sapeva che certe decisioni non piacevano alla fanciulla, ma se volevano stare al sicuro, i viaggi notturni potevano essere utili; ormai mancava poco e sapeva che in quel punto la presenza di barbari era diminuita molto in quegli anni, ma non poteva comunque rischiare. Cenarono con un paio di bacche e frutti che Sansa era riuscita a raccogliere; intorno al piccolo focolare il boschetto sembrava ancora più tetro. La luce del fuoco abbagliava il volto della ragazza, candido, innocuo, puro. Il Mastino si chiese quanto più brutto dovesse apparire con le fiamme pronte ad illuminare il viso bruciato, creando orribili giochi di ombre con le sue spaventose cicatrici. Al pensiero sorrise; il suo solito sorriso triste, amaro e duro. Senza che lui se ne accorgesse, talmente preso dall'immaginare il suo volto deturpato, si ritrovò Sansa seduta accanto a lui a fissarlo intensamente. Si girò verso di lei, visibilmente infastidito, o semplicemente imbarazzato; spostò il suo sguardo dai suoi irresistibili occhi celesti alle sue labbra sorridenti. " Ma che cazzo le è preso?" E poi Sansa aprì leggermente la bocca
-Mastina- disse in un impercettibile sussurro.
Il Mastino la guardò confuso. " Per gli Dei, è uscita fuori di senno? Cosa sta dicendo?" Probabilmente l'espressione sperduta che aveva assunto fece sorridere ancora di più la ragazza ed una breve, dolce risata risuonò tra le orecchie di Clegane.
-Mastina- ripeté leggermente più forte. - La mia cavalla si chiamerà Mastina!-
Il volto del Mastino divenne sempre più confuso, e ciò divertì Sansa nuovamente. Non seppe se sorridere a sua volta o adirarsi chissà per quale motivo. Non ebbe il tempo di pensarlo: Tra gli alberi poco lontani giunse ad entrambi un tonfo sordo, il rumore di un corpo che cade. Si alzarono entrambi in piedi.
- Raggiungi i cavalli. Sai cosa fare se le cose dovessero mettersi male.- guardò Sansa intensamente prima di sfoderare la spada ed avvicinarsi ad uno degli alberi che li circondavano.

Note dell'autrice: Ancora ciao! Questo capitolo ad essere sinceri mi ha convinto ancora meno degli altri: dall'atteggiamento di Sansa nei confronti di Sandor al nome della cavalla. Anzi, quest'ultimo mi ha creato un sacco di problemi! Converrete con me che il nome sia proprio da censurare, ma dovevo trovare un nome che avesse un nesso con la coppia; inizialmente volevo usare Lady, ma dubito che Sansa sceglierebbe ancora una volta questo nome, perciò, in mancanza di idee creative migliori, mi sono accontentata di Mastina. Vi prego, se vi riesce un qualcosa di migliore, scrivetemelo nei commenti! Ci sentiamo domani, ciauu!

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Capitolo 5
*** L'odore del sangue. ***


Cap. 5

"L'odore del sangue."
"Sometimes, I am brave
even when I am scared."

-Rapunzel


POV SANSA

Fece come le venne comandato e corse verso i due cavalli, spaventati da quel rumore. Vide Clegane che con cautela si allontanava da lei, raggiungendo l'interno di quel boschetto. Sparì per pochi, brevi secondi e riapparve di fronte ai suoi occhi, con la spada in pugno, non più solo.
Davanti a lui due figure enormi, ancora più alte e robuste incombevano minacciose; si avvicinarono sempre di più fino a quando Sansa riuscì a vederli in volto, abbagliati dalla luce flebile della luna e delle stelle: Il primo uomo, aveva i capelli lunghi e sporchi di sangue e portava una barba incolta, probabilmente dello stesso colore dei capelli. Il secondo era ancora più grosso, era calvo e non aveva accenni di barba. Entrambi erano vestiti con un semplice gilè di cuoio e dei pantaloni di stoffa, bucati qua e là; l'uomo barbuto possedeva una daga rubata a chissà quale cavaliere, mentre il calvo impugnava una lunga ascia bipenne, con alcune incisioni ai bordi. Il Mastino prima ancora che i due potessero fare qualcosa cominciò ad attaccare. L'uomo dai capelli lunghi era abbastanza agile, a dispetto della sua stazza e schivò con abilità ogni affondo del Mastino, mentre il secondo uomo, lento ed impacciato, sembrava persino debole nell'alzare la sua ascia.
Con un veloce, preciso fendente, il Mastino provocò uno squarcio sul pube del calvo che urlò imprecazioni, in una lingua che Sansa non riuscì a decifrare. Clegane quindi arretrò fino a quando non si trovò con i piedi in una pozzanghera nauseabonda dietro un albero del boschetto.
-Fottuti Dei!-
Sansa lo sentì imprecare a denti stretti; nel frattempo il tipo barbuto aveva raggiunto Sandor che ora aveva assunto una posizione difensiva.
Sansa cercò con lo sguardo l'uomo ferito e lo trovò intento ad urlare dietro un altro albero, ancora più grande degli altri; aveva lasciato l'ascia bipenne là dov'era stato ferito. Intenta ad osservare quell'uomo tanto grosso, Sansa si accorse in ritardo che il Mastino era arrivato spalle al muro.
La daga dell'uomo era puntata alla gola di Clegane, mentre la sua spada era conficcata sull'albero accanto a lui. Sandor stava perdendo: Una mossa falsa ed il suo compagno di viaggio sarebbe stato sgozzato. Sansa capì che doveva fare qualcosa.
Si guardò intorno; cercò di esaminare con attenzione la situazione. "In fretta, Sansa. In fretta! Cosa avrebbe fatto il Mastino?"
-Scappa!-
Un urlo straziante si levò dalla bocca di Sandor e si disperse nell'aria. La ragazza sapeva che stava parlando con lei, ma non poteva scappare. Non poteva lasciarlo in pericolo. Osservò l'ascia, fece per prenderla, ma si rese conto che sollevarla sarebbe stato impossibile per lei. "In fretta, Sansa. In fretta." Guardava con terrore Sandor che si difendeva da quella stretta sempre più forte e poi le venne in mente un'idea.
Corse verso Straniero, legato ad un albero diverso da quello di Mastina e lo liberò, portandolo abbastanza vicino per vedere la situazione del Mastino; poi gli sussurrò nell'orecchio. -Vai.-
Fu impercettibile per chiunque altro. Straniero nitrì, con forza e... Rabbia. Galoppò verso Sandor e gli si affiancò. L'uomo con la daga non badò molto alla minaccia che aveva davanti. Come fosse stata una belva affamata, Straniero si avventò contro l'assalitore e gli morse la parte del viso illuminata dalle lievi fiammelle del focolare.
Sansa chiuse gli occhi e trattenne un conato di vomito. Da lì in poi sentì solo l'odore del sangue e la risata rauca del Mastino. Quando ebbe la forza di guardare, dei due corpi erano rimaste solo le macchie di sangue. Vere e proprie pozzanghere nere sfumate di rosso.
Sembrava il vino Dorniano che la regina Cercei era solita bere e che una volta le aveva perfino offerto. Si appoggiò con la schiena all'albero per riprendere fiato e sospirò a lungo. -L'uccellino ha avuto coraggio.-
La voce rauca e sofferente del Mastino la risvegliò da quello stato di trance. Nella testa aveva mille domande da porgli:" Chi erano?" "Siamo al sicuro?" "Cosa dobbiamo fare adesso?" Ma continuò a guardarlo come stordita ed infine, disse solo:
-Dobbiamo andarcene, adesso.-
Detto questo si staccò da quell'albero e si avvicinò a Mastina. Poi si voltò verso Clegane e con occhi maliziosi si morse le labbra; si rigirò verso la cavalla e provò a sellarla veloce come il Mastino.
-Non mi hai ancora detto se il nome ti piace.- sorrise di nascosto.
Aveva ancora il sapore del vomito in bocca, ma sentiva quella piccola battaglia come un sogno, un vecchio sogno ricordato solo in quel momento.
-Già...- Stava giocando al suo stesso gioco?
" Io, però, non stavo giocando..."
-Me lo dirai domani?- salì in groppa a Mastina e raggiunse Straniero.
-Muoviamoci.-
-Quando potremo riposare?- ora la stanchezza si faceva sentire per Sansa.
-Fra tre orette potrai riposare quelle tue gambine, uccelletto.-
La luna era alta nel cielo e illuminava il loro cammino; quante volte Sansa a Grande Inverno aveva sognato di cavalcare al chiaro di luna con il suo principe. L'idea le sembrava così romantica e dolce. Adesso il principe di cui si era innamorata si era rivelato per il mostro che era e la prospettiva di lei e Sandor in una cavalcata romantica un po' la infastidiva, un po' la divertiva ed un po' le piaceva. Sentiva il suo odore, di sangue e vino. " È questo l'odore di un vero uomo?" Anche suo padre era un vero uomo " eppure il suo odore era così diverso..." Quante volte il suo pensiero si era rivolto all'uomo che aveva d'avanti, in questi ultimi mesi? La faceva sentire strana; non voleva che un uomo del genere albergasse nella sua mente... Ma forse voleva lui... Nella sua inesperienza era così insicura e spaventata. Si sentiva così quando era ancora innamorata di Joffrey?
Quattro ore dopo, alla ricerca di un punto in cui sostare, trovarono un piccolo laghetto dall'acqua limpida. Senza che il Mastino annunciasse qualcosa, Sansa scese da cavallo e lo portò ad abbeverarsi.
-Dormiremo qui.- disse decisa -Ovvero... Possiamo dormire qui?- si riprese poi.
Non fu necessaria alcuna risposta. Si sciacquò il viso in quello specchio liquido e, preso il mantello bianco del Mastino odorante ancora di sangue e paura, si avvolse all'interno e si addormentò, scivolando in un dolce, profondo sonno senza sogni.

Note dell'autrice: Buongiornooo! Eccomi qui con il nuovo capitolo. Non sono molto brava a descrivere le scene di combattimento, come penso abbiate capito, ma perdonatemi ahah Poi vorrei parlare un po' di Sansa. In questi primi capitoli mi è sembrata di averla creata un bel po'  OOC. Ho immaginato però che dopo il tempo trascorso con Sandor si fosse abiutuata a certe cose ed atteggiamenti... Aiutatemi voi! Ci sentiamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** La Porta Insanguinata. ***


Cap. 6

"La Porta Insanguinata."
"L'anima del piacere è nella ricerca del piacere stesso."
-Blaise Pascal


POV SANDOR

Non ebbe nemmeno il tempo di aprire gli occhi che già Sandor Clegane, capì cosa stava accadendo intorno a lui: Sansa Stark si era svegliata alle prime luci dell'alba ed ora "Nella speranza che io non la veda" si stava facendo il bagno tra le acqua calme e cristalline del laghetto.
"Apri gli occhi, dai. Aprili!" Continuò la sua lotta interna fino a quando si decise. Con celerità aprì gli occhi e si alzò, non badando al lieve bruciore che affondava le zanne tra le carni della sua gamba. Fu alquanto facile non farsi distrarre dal corpo delicato della ragazzina; quella perfezione di semplice purezza pareva spaventarlo: Posare i suoi occhi freddi e desiderosi sulla sua bellezza nuda...Non poteva permetterlo. Con la coda dell'occhio, però, sbirciò la reazione della ragazza: Non si era ancora accorta che l'uomo si era svegliato e continuava amabilmente a giocare con gli spruzzi d'acqua.
Sellò Straniero , veloce come al solito, e tentò di aspettare che la fanciulla terminasse il suo bagno.
-Muoviti, uccelletto!-
La pazienza, non è certo la caratteristica principale dei Clegane. La ragazza, che fino a quel momento gli aveva dato le spalle, si girò con un un breve scatto, muovendo i lunghi capelli bagnati dalle acque del piccolo lago. Un breve urlo si levò nell'aria e si disperse tra le foglie.
Sansa cercò di coprirsi almeno i magri seni sodi, diventando rossa in tutto il delicato viso. "Fottuti Dei, deve ringraziare i pantaloni dell'armatura." Sandor si avvicinò alla riva del laghetto con in mano un mantello rosa, ovviamente, rubato; dalla fuga da Approdo del Re, erano riusciti ad accumulare un bel po' di cose, tra vestiario, cibo e vino, razziando qua e là: Il dolce ed innocente visino della ragazza ingannava facilmente tutti e rubare o uccidere non era mai stata un'impresa tanto dura per il Mastino. "Sicuramente sta ingannando anche me..."
Ormai arrivato alla sponda del lago più vicina alla ragazzina, Clegane voltò la testa di lato.
-Non guarderò, ma muoviti uccelletto.-
E mantenne la promessa: Non guardò, non provò nemmeno a farlo. Puntò i suoi occhi in un punto qualsiasi del folto fogliame, però poté sentire il suono dell'acqua mossa per via dei movimenti della ragazza, ed immaginò la scena: Il suo corpo nudo che poco alla volta lasciava il fresco abbraccio del liquido, azzurro come i suoi occhi; i seni sodi e bagnati, colavano gocce d'acqua dai capezzoli, che poi scivolavano lungo il ventre per rimescolarsi con il piccolo lago. Scostò i capelli ramati, che bagnati parevano leggermente più scuri, sulla spalla destra, nascondendo leggermente la parte destra del seno. Poco alla volta l'acqua abbandonò pure le gambe di Sansa, permettendo al Mastino di osservare, anzi, immaginare, la sua femminilità rossa...
Sentì toccare il mantello che aveva aperto tra le sue mani; capì che Sansa era entrata nel caldo tocco della mantella. Poi vide la fanciulla girarsi verso di lui, alzò il viso per poterlo guardare negli occhi ed arrossì, distogliendo poi lo sguardo, puntandolo nei vestiti poggiati su un fascio d'erba.
Il Mastino seppe cosa fare: Lasciò la presa sul mantello e si avviò verso un folto gruppetto d'alberi di ciliegio. "Vuole prepararsi per incontrare la lady dell'uccello alto. Puh. Fottetevi tutti; è ancora un uccelletto, buona solo a cinguettare." Perché quell'astio? " Si vergogna o ha paura di me?"
-Portami quel maiale Darryk, e non sto parlando di tua moglie!-
Una risata generale si alzò a pochi metri di distanza dal Mastino. Di scatto alzò cautamente lo sguardo per cercare eventuali arcieri. Non sembravano esserci, e, se c'erano, non si erano ancora accorti di lui. Lentamente indietreggiò: probabilmente si trattava di una tribù di barbari e non sarebbe riuscito a passar a fil di spada un gruppo troppo numeroso . Maledisse la sua armatura nel momento in cui, con un passo falso, disperse nell'aria uno stridulo rumore metallico.
-Sshh! Avete sentito?-
"Cazzo!" A passi più veloci raggiunse il laghetto dove avevano passato la notte lui e Sansa e trovò la ragazza ad aspettarlo seduta su un tronco: un vestito giallognolo, leggermente scollato sul seno, calzava a pennello sul suo corpicino esile ed i capelli raccolti da un nastro bianco le risaltavano la pelle bianca. Il capo chino sulle sue dita, che si torturavano tra loro nell'ansiosa attesa di qualcosa.
-Hai sellato i cavalli?-
La voce del Mastino forse trasparì un po' di preoccupazione, perché lo sguardo di Sansa si riempì di spavento.
-S...sì...-
-Andiamocene.-
La ragazza non disse nulla, sembrava incantata dalla strada di fronte a lei. Ciò sollevò il Mastino; quando però il silenzio si fece insopportabile anche per lui, annunciò:
-Entro sera dovremmo arrivare alla Porta Insanguinata.-
-Io ti devo ringraziare.-
-Già, forse dovresti. Tuttavia, la tua salvezza mi serve solo per il riscatto.-
La ragazza voltò il viso dall'altra parte.
-So che non è vero, Clegane.-
La voce era bassa, troppo bassa. Aveva sentito bene? "Me lo sono immaginato. È tutto frutto della mia testa di cazzo." In ogni caso, le ringhiò contro. "Chi si crede di essere? La lady del mio uccello!" Altre risate dietro di lui si estesero arrivando fino a loro. I due viandanti si guardarono negli occhi all'unisono:
-Non mi abbandonare!-
-Non lo farò.- sembravano dire.
Straniero e Mastina, insieme partirono al galoppo; sembrarono gareggiare uno contro l'altra: Era un continuo perdere e riguadagnare terreno. Alla fine, quando Sandor ritenne di averli seminati, ad avere la meglio fu il suo Straniero.
-La Porta Insanguinata...-
La meraviglia che traspariva dalla voce di Sansa non si poteva misurare. Clegane non trattenne un breve sogghigno; quel luccichio all'interno degli occhi azzurri di Sansa l'aveva incantato. Si posizionarono di fronte all'immane passaggio. Clegane alzò lo sguardo in attesa della frase che per tradizione doveva essere pronunciata dalle guardie. Silenzio. Si sentì gli occhi celesti puntati su di lui e non seppe cosa fare. Girò il cavallo; stava perdendo la pazienza.
-C'è qualcuno?- l'inutile tentativo di Sansa di chiamare qualcuno oltre quella porta portò il Mastino ad una rumorosa e rauca risata; si stava facendo sempre più buio.
-Aspetteremo qui; ci accamperemo per la notte.-

Note dell'autrice: Ecco il secondo capitolo del giorno. Spero vi sia piaciuto; noi ci sentiamo domani con i prossimi capitoli.

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Capitolo 7
*** Un'inattesa svolta. ***


Cap. 7

"Un'inattesa svolta."
"Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero."
-Le Odi di Orazio, Carpe Diem

 
POV SANSA

Le risate risuonarono nella notte nera e buia; il Mastino aveva bevuto troppo ed ora il suo russare si confondeva tra il canto degli uccelli notturni, l'ululato di qualche lupo ed il riso fragoroso ed inquietante di un numeroso gruppo di uomini. "Un altro incubo!" Quelle risate lontane le rimbombavano nella testa più del vicino e rumoroso respiro di Clegane.
Una volta, quando era ancora a Grande Inverno ed anche i sogni erano caldi come la sua stanza, risvegliatasi da un tormentoso incubo, aveva trovato la lady sua madre seduta affianco a lei nel suo lettone; quella notte le aveva detto che per svegliarsi da un incubo, bastava solo darsi un piccolo pizzicotto.
"-Tienilo a mente quando avrai un altro incubo.-"
La voce melodiosa di sua madre per un breve, dolcissimo istante, ricoprì le rumorose risate sempre più vicine. Il pizzicotto che si diede sull'avambraccio destro non fu molto doloroso, ma lasciò un bel segno color porpora. Comunque non si svegliò da quell'incubo. Le risate adesso erano accompagnate da battute sconce che Sansa fu in grado di udire facilmente. Si guardò attorno: Perfetto, il Mastino ancora era lì, con lei.
Si alzò e, vergognandosi del suo comportamento, gattonò verso l'uomo che ancora russava. Con tutta la forza che il sonno gli permetteva, scosse Sandor e sussurrò parole nel tentativo di svegliarlo.
-Svegliatevi. Muovetevi. Dobbiamo muoverci!-
Dalla bocca del Mastino provennero strani gorgoglii, ai quali Sansa non prestò più attenzione del dovuto. Finalmente aprì gli occhi e la ragazzina tirò un sospiro di sollievo.
-Un altro fottuto incubo?- la voce del Mastino parve a Sansa dolce e comprensiva.
-Ssh, ascoltate!-
Le risa non tardarono ad arrivare a Clegane, e lo sguardo che lanciò alla piccola Stark ne fu la prova. Raccolse le poche cose che aveva lasciato a terra e si alzò; prese per un braccio la ragazza e la trascinò, con assoluta delicatezza, verso i cavalli. Lo osservava mentre liberava gli animali e cominciò a chiedersi dove sarebbero fuggiti adesso. Poi il Mastino strinse la presa forte e morbida della sua mano callosa e graffiata attorno al braccio di Sansa e se la portò tanto vicina che l'odore emanato da lui aveva penetrato fino in fondo nelle sue narici.
I loro occhi, i loro nasi, le loro bocce erano così vicini. "Mi vuole baciare?" Il ricordo confuso della notte durante la Battaglia delle Acque Nere si fece vivido nella mente di lei. "Quel bacio... C'è mai stato?" Quante volte durante quel loro viaggio avrebbe voluto chiederlo, ma non era da lady; ed anche se lo fosse stato, non avrebbe mai avuto il coraggio.
Per tutto questo tempo, Sansa era rimasta con gli occhi chiusi, in un'attesa che sembrava interminabile. Poi, accadde tutto in un secondo, un secondo che alla ragazza parve un'eternità: Il Mastino ridusse ancora più quella distanza, fino a quando le sue ruvide labbra toccarono dolcemente l'orecchio di Sansa.
-Proprio non riesci a guardami, uccelletto?-
Il tono della voce era basso, ma all'interno di quella pacatezza ed apparente calma, urlavano forti la sofferenza e la rassegnazione. Poi continuò a parlarle, a tessere i fili di un piano in grado di farli passare vivi e vegeti dall'altra parte.
-E poi ho detto: Non sono mica tua madre!-
Un'ennesima fragorosa risata generale arrivò dalla destra di Sansa.
-Eccoli.- il sussurro di Clegane le inebriò una seconda volta le narici.
-Capo, guarda questi cavalli.- la voce era rauca e bassa.
-Darryk, ti sei sognato anche questi?- la seconda voce doveva appartenere ad un uomo più anziano.
Un'altra risata.
-Guarda! Maestro della Cittadella dei miei stivali!- riprese la prima.
-Silenzio!- ruggì una terza imponente voce. Sansa non lo vide, ma poté sentire il suono dei suoi tacchetti sulle foglie secche; si stava avvicinando ai cavalli.
-Sono ottimi cavalli... Questo...- le parole vennero sopraffatte dal rumore di alcune ruote. "Un carro!" Da lì in poi, Sansa poté udire solo alcune frasi senza senso.
-Non è detto... Ed anche se... Dobbiamo prendere una decisione...- anche le voci erano diventate un'unica entità alle orecchie della ragazza; poi, di colpo, il rumore si arrestò. " Il carro! Si è fermato!" Il respiro della giovane diveniva via via più pesante, non sapeva cosa fare ed il piano del Mastino non risultava molto sicuro. Tuttavia lei si fidava. Adesso il gruppetto di persone dalle risate facili si trovava di fronte alla Porta Insanguinata, a pochi piedi di distanza, ed erano rientrati nella visuale di Sansa; poteva vederli adesso: Erano 7 uomini; 5 erano a piedi avanti al carro, tra questi c'erano un Maestro della Cittadella, più o meno della stessa età di Maestro Luwin, accanto a lui c'era un uomo alto e muscoloso, al pari del Mastino, dai capelli corti e la barba lunga fin sotto le ginocchia, di fronte a loro si trovava quello che Sansa riconobbe come il loro capo: Un uomo di mezza età, calvo, con brevi accenni di barbetta, una lunga cicatrice gli percorreva il torace nudo, la pelle olivastra, alla luce della luna prendeva strane sfumature, gli occhi erano due piccole fessure. Gli altri avevano volti anonimi; i 2 uomini che trainavano il carro in groppa a due cavalli erano interamente nascosti da un mantello nero.
-Dove sono i cavalli?-
Un flebile sussurro rivolto al Mastino.
-Li avranno attaccati al carro.-
Poi, silenzio; Sansa vide l'uomo calvo frugare all'interno di una sacca di cuoio e tessuto e ne uscì un lungo corno, probabilmente fatto di legno; ne seguì una lunga, pesante, cacofonia di note.
-Possiamo entrare nella Valle?- era la voce del Maestro.
-Chi siete?- Sansa non capì da dove provenisse quella voce.
-Oh, andiamo, Mork! Chi altro vuoi che usi il corno?- questa volta a parlare fu l'uomo barbuto, sicuramente, il più ubriaco di tutti.
-Avviciniamoci.- un altro sussurro del Mastino; riprese il braccio alla ragazzina Stark e la avvicinò a quello strano gruppetto.
Cercarono di fare il meno rumore possibile e riuscirono ad avanzare verso la prima fila di alberi.
-In nome di Robert Arryn, Lord del Nido dell'Aquila, Difensore della Valle, Vero Protettore dell'Est, vi consento di entrare liberamente, e vi...-
-E vi risparmierò tutta la rottura del vostro nobile uccello.-
Altre risate scatenate dalla battuta dell'uomo barbuto. La stretta al braccio che le preservò il Mastino fu il segnale.


Note dell'autrice: Buonasera, scusate se negli ultimi giorni sono stata assente, ma la scuola alla fine ha avuto la meglio. Spero entro stasera di pubblicare il secondo capitolo! Mi auguro che vi sia piaciuto, o che vi abbia interessato; detto questo, ci sentiamo dopo ( spero). Ciauuu!

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Capitolo 8
*** La fine del viaggio. ***


Cap. 8

"La fine del viaggio."
 

"Tu brilli in ogni lacrima che piango."
-William Shakespeare


POV SANDOR

Erano riusciti ad entrare nel carro: Era più stretto di quanto si fossero aspettati; era pieno di vasi e botti, ricoperti da enormi teli impolverati. "Commercianti? Un Maestro, un Dothraki pelato ed un barbaro?" Un ghigno gli ricoprì il viso.
Erano illuminati dalla poca luce lunare che filtrava tra le sbarre di ferro improvvisate a finestra. Al chiarore tenue della luce, il viso di Sansa era ancora più bello, se possibile, e risaltava il suo sguardo spaventato. Guardava intensamente il Mastino, che solo apparentemente sembrava irritato da quegli occhi azzurri come l'acqua.
Alla fine, il piano di Clegane aveva funzionato: Non appena il dothtraki pelato aveva ricominciato la camminata, i due si portarono dietro al carro, con il favore delle tenebre dalla loro parte. La serratura non fu affatto difficile da rompere per le mani del Mastino; prese sulla spalla la ragazzina e poggiò il piede destro sull'appoggio del mezzo. In quel preciso istante i due uomini incappucciati avanzarono con i cavalli; per un brevissimo secondo l'equilibrio di Sandor fu messo a dura prova; sentì lo sforzo di Sansa per non piangere.
-Lanny, il carro va alle Porte della Luna?- il fragoroso tono di voce dell'uomo barbuto giunse persino all'interno delle mura di legno.
La risposta fu troppo debole affinché i due clandestini potessero sentirla.
-Ed ora cosa facciamo?- gli occhi sgranati di Sansa si fiondarono su di lui.
Clegane ricambiò il suo sguardo e si scambiarono una fugace occhiata. "Non lo so."
-Aspettiamo.-
La strada era ripida e montuosa, il carro traballava e spesso Sansa scivolò nonostante fosse seduta. Il Mastino trovava tutto ciò molto umoristico; non sembrava per nulla spaventato dalla loro situazione o da quello che gli sarebbe potuto capitare; non sembrava pensare alle conseguenze del loro viaggio. Forse perché realmente non ci pensava; per Sandor, in quel momento come in tanti altri, c'erano soltanto lui e lei. Due pupazzi racchiusi in una palla di cristallo, destinati a stare sempre così vicini eppure troppo lontani.
Seduto dall'altra parte del carro, così si vedeva Clegane; la gamba sinistra lasciata distesa lungo il pavimento in legno.
Era stanco: Era stanco del viaggio, stanco di sé stesso, stanco della sua vita, stanco della decisione di riaccompagnarla dalla lady di Nido dell'Aquila. Avrebbe voluto lasciare tutto ed andare via. "Cane che non sei altro, non fuggirai un'altra volta!" Un pensiero che lo rinvigorì tutto d'un tratto. Stavano ormai arrivando le prime luci dell'alba, quando il carro si fermò. "Per i sette fottuti inferi!" Entrambi attesero nel silenzio di quelle pareti di legno che qualcuno aprisse la porta del carretto e li scoprisse. I secondi sembravano minuti ed i minuti sembravano ore.
Voci indistinte e parole sconnesse ruppero quell'atmosfera tetra e silenziosa. Poi, di colpo, così come si era fermato, il carro ripartì; continuò seguendo una strada dritta e questo portò il Mastino a capire che non si stavano dirigendo verso Porte della Luna.
-Ci porteranno a Nido dell'Aquila, probabilmente.-
Il volto della fanciulla, al bagliore delle prime luci, si fece più sereno; "Sbagli a tranquillizzarti." Non c'era giorno in cui Sandor non pensava al loro addio; lei, sicuramente non provava lo stesso. Sansa ora aveva chiuso gli occhi e provava a dormire: Non c'era nulla da fare e Clegane non era certo un buon compagno con cui iniziare un discorso.
Ogni volta che Sandor poteva, la guardava dormire; era così bella ed innocente; "Se la Vergine dovesse mai scendere sui fottuti Sette Regni, sarebbe questo il suo aspetto." Si vergognava dei suoi pensieri, ma d'altronde erano i suoi e di nessun altro.
Per due giorni continuarono a vivere in quel carro, tutti e due, insieme; si cibarono della frutta proveniente, probabilmente, da Dorne e bevvero il vino rosso aspro che gli capitava di fronte agli occhi; i viveri all'interno di quelle quattro mura ricompensavano lo spazio angusto. Tuttavia, sembrava anche che quella loro vicinanza non facesse altro che allontanarli. L'alba di un nuovo giorno si presentò alle porte del loro mondo, portando speranze e promesse. Il Mastino quel giorno decise di svegliarsi con un pessimo umore: Ringhiò o ignorò completamente contro i tentativi di Sansa di creare un punto d'incontro. Sapeva che da lì a poco tempo, sarebbero giunti a destinazione; non gli piaceva l'idea di incontrare nuovamente lord e lady.
Attesero tutta la mattinata, senza nemmeno toccare cibo: Una era troppo in ansia, emozionata ed eccitata dalla fine del viaggio e l'inizio di una nuova vita, l'altro era nervoso, stanco ed adirato per motivi poco chiari persino a sé stesso. Lui bevve, e bevve molto, per tutta la durata dell'ultimo tratto di strada.
Ed alla fine, anche lui, cedette allo stritolante abbraccio di Morfeo.
Si ritrovò in un enorme sala allestita al ballo, completamente dorata; era vuota, esclusi qualche quadro raffigurante alcuni tra i castelli e le roccaforti più grandi ed importanti. Sandor ne riconobbe alcuni: Grande Inverno, Castel Granito, Harrenal, Nido dell'Aquila. Clegane girò attorno a lungo, analizzando ogni parete di quella stanza; si sentiva stranamente a disagio ed in trappola. "Dove sono?" Non aveva mai visto quel luogo, così silenzioso e cupo.
Tutto d'un tratto sentì una banda: Trombe, clarinetti, tamburi, arpe; e da una porta inesistente vide entrare suo fratello, la Montagna. La testa di Sandor vorticò a lungo e di colpo si ritrovò nella tenuta dei Clegane: Di fronte a lui, suo fratello ragazzo sedeva accanto ad un braciere. Il Mastino non tardò a riconoscere la scena: Avanzò a passi veloci e sicuri verso quel ragazzino che parve non udirlo, nonostante il rumoroso baccano metallico che produceva la sua armatura. Si trovò bloccato da una morsa invisibile che affondava le sue mani tra le gambe ed il torace di Sandor. Vide suo fratello alzarsi, aprire una porta alla sua destra e tendere la mano ad una meravigliosa ragazza, con gli occhi azzurri ed i capelli ramati tanto lunghi e sinuosi che scendevano sciolti lungo i fianchi; i due ragazzi si posizionarono di fronte al caminetto. Un tonfo al cuore, un profondo dolore che si insinuò tra il petto del Mastino. Suo fratello poggiò una mano sulla spalla di Sansa e la avvicinò, piano piano e con dolcezza al fuoco; il resto divenne presto un miscuglio di odore di carne bruciata e stridule, insopportabili urla.
-Eccoci!-


Note dell'autrice: Sono riuscita a caricare il secondo capitolo! Yee! Anche se mi ha causato un po' di ritardo ahah inizialmente pensavo di finire la FF qui, con la fine del viaggio, lasciando al lettore l'immaginazione del dopo. Successivamente, mi son detta che tanto non avendo altre storie da scrivere, avrei potuto continuarla... Spero che fino a questo punto vi abbia suscitato un qualche tipo di interesse... Dai prossimi capitoli vedremo anche nuovi persoanggi, tra i quali un paio puramente inventati da me xD Ci sntiamo domani nella speranza di potervi portare un nuovo capitolo.

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