Trap

di _fallen_in_love_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** T r a m a ***
Capitolo 2: *** 1º capitolo ***
Capitolo 3: *** 2º capitolo: ***
Capitolo 4: *** 3º capitolo ***
Capitolo 5: *** 4º capitolo: ***
Capitolo 6: *** 5º capitolo ***
Capitolo 7: *** Capitolo:7 ***



Capitolo 1
*** T r a m a ***


Quando si è vittime di prese in giro e insulti, sarebbe bene chiedersi: La loro ignoranza merita davvero tante attenzioni da parte mia?


T R A M A
la ff è stata scritta su wattpad  da me (@fallen_in_love_) e da @etiscorderaidime . E' stata pubblicata  nel mio profilo
Prese in giro, insulti, risate... Ormai era diventata un'abitudine, ogni giorno in quell'orrenda scuola, mi prendevano in giro, per cose futili, inutili, ma ci prendevano gusto, vedevano come ci stavo male, come rovinavano ogni mio sorriso, in pianti, ormai tutto ciò era all'ordine del giorno, gli altri si divertivano... ridevano, mentre io tutt'altro ci stavo male. Godevano nel rovinarmi le giornate più "felici". Se felici si potevano chiamare, più che altro erano le giornate più normali che avessi, inoltre non capivo cosa c'era di divertente, nel picchiare una persona e vederla piangere a causa tua. Prenderla in giro e farla star male al tal punto da farla chiudere in un suo piccolo mondo composto di sola musica e lacrime perché sì, l'unico momento in cui sto bene è quando sto con le cuffie impiantate nelle orecchie che m’impediscono di ascoltare le cose cattive che la gente diceva. Lacrime, urla, singhiozzi... tutto questo in silenzio, soffocato da cuscini. Spero che come nelle fiabe arrivi il principe azzurro a portarmi via da tutto questo. Volevo ridere, scherzare, divertirmi, avere degli amici, uscire con loro, innamorarmi fino a voler dare di più del corpo e dell'anima, non si spiegava il perché tutti mi prendevano in giro, volevo solo essere una semplice adolescente.

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Capitolo 2
*** 1º capitolo ***


Era quel tipo di ragazza che non credeva ai complimenti, ma a qualsiasi insulto.


1° Capitolo:
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"Scarlett, Scarlett svegliati Dio mio, farai ancora tardi a scuola" urlò mia madre come un elegante -per modo di dire- camionista, "Arrivo" urlai io a mia volta con voce ancora impastata dal sonno. 
Mi alzai con lentezza assoluta dal letto e mi stiracchiai, stropicciando i miei piccoli occhi. Andai in bagno come un morto vivente e mi bagnai la faccia con dell'acqua ghiacciata, così da farmi svegliare all'istante. Mi legai i capelli in una crocchia disordinata e mi lavai i denti facendo smorfie strane per far arrivare lo spazzolino più dietro. Iniziai a truccarmi poco con il trucco base, per poi passare dell'eyeliner nero sulla palpebra superiore e mettere del mascara.
Andai in camera vestendomi con un paio di skinny neri e una felpa con la scritta -STAY STRONG- e legai i capelli in una coda di cavallo afferrai lo zaino e collegai le cuffiette al cellulare mettendolo poi nella tasca degli skinny e uscendo di casa dirigendomi alla fermata. Appena arrivò il pullman io entrai dentro mettendomi in un posto isolato dagli altri, stando con lo sguardo basso iniziando a sentire la solita sensazione mista ad ansia e paura. Guardai fuori dal finestrino le nuvole grigie, sospirai pensando che il tempo era proprio come il mio umore, solo che il tempo cambia. Diventa anche soleggiato, io no. Io porto solo "noia", sono queste le parole che mi sento ripetere continuamente dalle persone che mi circondano, e la cosa più brutta è che sto iniziando a crederci anch’io... chiusi gli occhi e mi feci coraggio: era l'ora di scendere dal pullman e dare il via alle lezioni scolastiche. Alzai il cappuccio della felpa, aggiustai leggermente le "spalline" dello zaino, e scesi gli scalini, qualcuno mi spinse, e stavo per cadere davanti a tutti, ma un ragazzo dai capelli ricci, sorretti da una bandana rossa, mi prese, lo guardai stupita, e sorrisi ampiamente, per ringraziarlo in un certo senso, lui mi guardò con una smorfia di disgusto, lasciandomi li, impalata a fissare il vuoto chiedendomi dove avevo sbagliato ancora una volta. Tutti si divertivano, mi giravo e vedevo in ogni angolo ragazze e ragazzi della mia età che ridevano, scherzavano, altri che aspettavano i loro amici, mentre altri erano intenti a baciarsi con la propria fidanzata. Quello era il momento della giornata che più odiavo, tutti erano felici, e poi c'ero io, seduta tra gli scalini sudici della mia scuola, lontana da tutti, ero solo una spettatrice della mia vitae proprio in quel momento che mi auto convincevo che io ero diversa, che io non avrei mai potuto godere tutta la mia adolescenza, io non sarei mai stata la protagonista della mia vita, figurati di quella degli altri, come ogni pensiero, il mio fu interrotto dalla campanella che suonava, e da vari sussurri, indirizzati a me. Entrai in classe ancora a testa bassa sentendo sempre più vocii e persona guardarmi ridendo. Mi sedetti al mio posto, ovvero, l'ultimo banco all'angolino. "Ehi guardate chi è entrata in classe “disse una bionda ossigenata; la sua frase fu accompagnata dalla risata di tutta la classe. Stetti lì, seduta per sei ore, a sentire tutti fare battutine su di me, iniziai a pensare che tutte le ragazze avevano: il migliore amico, un gruppo di amici, fumavano, uscivano sempre, ridevano e avevano una persona che le amava. Poi c'ero io sola..con nessuno accanto, e tutti contro. Ero l'unica che invece di avere un tatuaggio sul braccio aveva i tagli. Ero l'unica che passava i pomeriggi chiusa in casa a suonare la chitarra. Ero l'unica che aveva paura di uscire dalla propria camera. La campanella suonò ancora facendomi alzare dalla sedia solo dopo che tutti quanti se ne andarono e uscirono. Afferrai lo zaino e lo misi in spalla iniziando a camminare ancora a testa bassa. “Ehi anoressica ci vediamo domani” urlò divertita una ragazza. A quelle parole ebbi un tuffo al cuore talmente tanto forte che corsi via dall'istituto e arrivai alla fermata, ma giustamente il pullman non arrivava e io iniziai a pensare ad una soluzione per tornare a casa più velocemente Sentivo la risata di 4 ragazzi, alzai lentamente lo sguardo notando che uno di loro era il ragazzo dalla bandana rossa di questa mattina. Riabbassai lo sguardo e poi presi il telefono chiamando mio zio. Lui era il produttore discografico più importante del paese "emh,sono Scarlett la nipote di Coleman Browns, può passarmi mio zio?" chiesi in un sussurro, non volevo farmi sentire, in quel momento i quattro ragazzi si zittirono,creando un silenzio interrotto dalle macchine che passavano di li, ma non ci feci molto caso,continuai a parlare con mi zio,pregandolo di fermare il proprio lavoro e di venirmi a prendere,visto che i miei genitori avevano precedentemente detto di no. Come sempre, non ottenni ciò che desideravo, mio zio aveva terminato la chiamata con un semplice "tesoro, scusa ma è importante ciò che sto svolgendo, ci sentiamo domani" come se io ero una cosa inutile. Attaccai sbuffando il mio cellulare di poco valore, e m’incamminai verso l'unico posto in cui mi sentivo protetta e utile, la mia casa.

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Capitolo 3
*** 2º capitolo: ***


L'ignoranza delle persone è tanta da non capire che non è deridendo gli altri che si diventa migliori.



2° Capitolo:

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Finalmente arrivai a casa,con un tonfo chiusi la porta di casa,e a iniziai a camminare dirigendomi verso la cucina in cerca di buon cibo,come sempre mamma e papà non c'erano, un fogliettino giallo acceso,mi attirò particolarmente, lo presi. "Scarlett sono al lavoro, ho lasciato da mangiare nel frigo" sorrisi amaramente, stracciai il foglio,e lo buttai nel cesto dell'immondizia. Mi mancava mia madre,non la vedevo molto spesso,e quelle rare volte che uscivamo o stavamo insieme non mi dimostrava tutto l'affetto che solo una mamma sa dare, e io essendo orgogliosa non dimostro quanto tutto questo mi far sta male,e mi accontento delle "coccole" di mio padre che tutte le volte che ritorna dal lavoro,puntualmente chiede,e io mi godo quell'amore Che mi viene negato, sempre. Non posso contraddire quando mi dicono che sono fredda, perchè lo sono, sono acida, stronza, e anche fredda, ma mi hanno fatto diventare così, ma sono anche molto sensibile, ed è questo quello che mi frega, ormai sono diventata talmente sensibile che anche le cose più stupide mi colpiscono, mi fanno male. Sono arrivata al punto che le poche volte che mi dicono qualcosa di positivo penso sia una presa in giro ironica. Saltellando e correndo arrivai davanti la porta della mia camera, l'aprii, e entrai buttandomi letteralmente sul letto, presi il mio amato portatile, e cominciai a girovagare tra i social, alla ricerca di cose interessanti, magari di notifiche, che non mi arrivavano mai... Diciamolo chi è che scriverebbe mai ad una come me? E io che ci credevo... Solo una parola mi descriveva: patetica. Mi maledii mentalmente, e feci per chiudere il computer, quando ad un tratto l'icona di facebook si aprì rivelando quattro richieste d'amicizia, tutto questo era impossibile. Appena aprì l'icona delle richieste d'amicizia vidi che erano quattro ragazzi..e uno di quelli era ancora quel ragazzo con la bandana rossa di oggi. Non sapevo come comportarmi,non mi era mai successo prima. Apri lentamente tutti i loro profili visualizzando ogni loro singola foto,video,post e tag. Memorizzai bene i loro nomi nella mia mente e dopo aver preso un grande sospiro,spostai la freccia su 'accetta' e quindi avevo quattro nuovi amici su Facebook. Tutto questo è strano..cioè,oggi incontro questi quattro ragazzi,che come tutti mi prendono in giro, e poi mi mandano una richiesta d'amicizia? E se vogliono prendermi in giro anche tramite computer? Non sopporterei anche questo..sarebbe troppo, decisamente troppo. O magari vogliono solo...uhm beh non so cosa vogliono credo che lo scoprirò.Un'altra lucina illuminava sta volta messanger, il panico iniziò a farsi spazio dentro me stessa, non potevano essere, non dovevano essere loro. Mi maledii mentalmente, dandomi della stupida. Altre prese in giro, altre lacrime, altri singhiozzi.
Con mano tremante cliccai l'icona. Chiusi di scatto i miei occhi, avevo paura di vedere, e di essere nuovamente delusa. Aprii incerta un occhio, e quello che vidi, mi fece spalancare gli occhi. 
"Grazie di avermi accettato la richiesta(:" un grosso sorriso so fece spazio sul mio viso, e sta volta il sorriso era vero, era luminoso, poteva addirittura far invidia. Questa volta anche gli occhi sorridevano. Mi accorsi solo in quel momento di esser con la bocca aperta per lo stupore, solo perchè la chiusi. Era uno shock per me. Però presto l'ansia prese di nuovo possesso del mio corpo, era come una morsa allo stomaco, e odiavo quella sensazione, ma ormai faceva parte della routine del giorno, ero quasi abituata. Ma la domanda che inondava la mia mente era: dovrei rispondere? Scossi leggermente la testa, a loro non interessava di me. A nessuno interessa di me, ne tanto meno a loro quattro.
Mi maledii per quella che sarà stata la centesima volta nel corso della giornata, e scesi un minuto giù dalle scale per prendere un sorso d'acqua. Alla fine decisi di rimanere sotto a vedere la tv, che poi tanto vedere non era, visto che giravo solo canali musicali. Alla fine non trovando nulla rimasi li sdraiata a fissare il vuoto, e a guardare il soffitto bianco. Stufa di questo "passa tempo" noioso presi il mio cellulare e aprii messanger "guarda che se mi rispondi non ti mangio mica eh!"
E così quella sensazione prese possesso in me ancora.
Con la mano tremante risposi cercando di farmi coraggio,pensando che magari non mi avrebbero insultata,anzi,magari sarebbe nata un'amicizia? Non scherziamo, non devo farmi film mentali,fanno male sopratutto quando capisci che è,appunto,solo la tua immaginazione. 'Ehi' risposi spaventata aspettando una risposta mentre nel mio stomaco si formò un vuoto,no era più solo una voragine di panico, ma iniziavo anche ad avere cattive sensazioni. Iniziai a pensare che magari ero io troppo pessimista e che magari volevano solo parlare. I miei ansiosi pensieri furono interrotti dall'accensione del display. Era un loro messaggio

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Capitolo 4
*** 3º capitolo ***



Vorrei saper volare, per andarmene via lontano...lì dove nessuno mi critica, lì dove posso essere me stessa, lì dove non serve essere perfetti...


3° Capitolo:

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Ebbi il coraggio di aprire il messaggio per ora. Così mi alzai e mi diressi in cucina dove apparecchiai e misi a tavola il cibo che mia mamma mi aveva lasciato in frigo. Dopo aver mangiato misi apposto e decisi che forse era meglio leggere il messaggio che probabilmente era innocuo, così entrai in salone e mi sedetti sul divano riprendendo tra le mie piccole mani il cellulare accendendo il display e aprendo messanger. "Finalmente mi hai risposo :)"era uno dei quattro ragazzi il biondo..non quello con la bandana ma quello con il ciuffo alzato,Lucas lo chiama la professoressa ma le ragazze -che ovviamente gli sbavavano dietro-lo chiamano Luke. 
Non sapevo che scrivergli non ero abituata a parlare con qualcuno..tanto meno un ragazzo!?! Iniziai a pensare a cosa scrivergli così decisi di rispondergli con un semplice e ridicolo "Eh già". Mi rannicchiai sul divano e collegai le cuffie al cellulare facendo partire la playlist che tanto amavo. Iniziai a girovagare sui social per vedere qualcosa di interessante e ancora una volta si aprì messanger. Un'altro messaggio da parte del biondo, sta volta era una domanda importante per me..ma pur sempre una domanda a cui dovevo rispondere con una bugia. 'Come stai?' mi chiese; sapevo che non voleva saperlo per davvero,a nessuno importa,perché dovrebbe?Sono una ragazza sola i cui genitori non ci sono mai..che non ha famigliari che gli stanno vicino,che non ha amici,che non ha mai avuto un ragazzo e sono una di quelle poche ragazze che non ha mai dato il primo bacio alla mia età, a quasi diciotto anni. Sono solo uno spettatore della mia vita. Tutti dovrebbero essere i protagonisti ma io no..io sono solo uno spettatore..l'unico spettatore che sta seduto sui gradini a guardare gli altri vivere da protagonisti.
velocemente scrissi: "sto bene tu?"
e lo inviai...una cazzata,un'enorme cazzata, ma tanto a lui non gli interessava giusto?
il display si illuminò nuovamente,il che mi fece vedere il messaggio, "perchè devi dire che stai bene anche quando non è vero?" un tuffo al cuore mi venne quando lessi quella frase così corta, ma con così tanta verità, già perchè lo facevo? So che non aveva senso negare davanti all'evidenza. Si vedeva perfettamente come stavo, anche chi non mi conosce potrebbe capirlo, ho gli occhi che ormai chiedono pietà, "erosi" dalle lacrime che non cessano mai,anche quando sembra che stanno per finire,le labbra rosse e con continui taglietti provocati dal mio infantile vizio di mordermi il labbro inferiore per non urlare o singhiozzare rumorosamente,e solo l'occhio più attento, può vedere,immaginare,o capire che anche i miei polsi chiedono pietà... oramai non si capisce nemmeno se ho vene sul polso, sono talmente tagliati, che anche solo vedendoli mi viene da piangere lacrime amare. Tutti i miei segni sono ormai segnati a vita sulla mia pelle,come a ricordarmi che sono una sconfitta per questo mondo infame, che non gli interessa come stai, perchè infondo la vita è come il mare, non gliene frega se non sai nuotare.
Notai solo pochi minuti dopo che avevo gli occhi-ancora una volta-pieni di lacrime, li chiusi per far scendere quei piccoli fiumi di sentimenti rinchiusi dentro di me ormai da troppo tempo. Mi asciugai le lacrime e ripresi a guardare il display del telefono e risposi al ragazzo "Per questione di abitudine". Ed era vero,inizialmente pensavo che lo dicevo semplicemente per non ferire gli altri,cioè le persone che mi stavano accanto,che mi volevano bene,ma con il tempo mi resi conto che non avevo nessuno e che rispondevo 'bene' alla domanda 'come stai?',semplicemente perché era la risposta che gli altri volevano sentirsi dire da me,anche se in due piccole parole c'era un immensa bugia. "E come hai fatto ad abituarti?"
"non voglio ferire gli atri semplicemente"
chiusi gli occhi e presi un profondo respiro, dovevo calmarmi. Andai nella mia cameretta, aprii le ante rovinate dal tempo, del mio armadio e presi una di quelle mega felpe, quella era di mio fratello, era la mia felpa preferita sopratutto per legame affettivo...era tutta nera e aveva l'odore più buono del mondo, quello appunto di mio fratello e questo mi rilassava, guardai con tristezza, la presi e la indossai, godendomi per pochi attimi quell'odore pieno di nostalgia, stringendomi alla felpa quel poco che basta per sentire le sue braccia che mi circondano il mio esile corpo..
Si erano fatta ormai tarda sera così decisi di mettermi sotto le coperte con il telefono,che non accendevo ormai da una mezz'oretta. Mi feci piccola nel letto sotto le coperte e sotto il profumo protettivo di lui..Mi mancava tremendamente tanto, lui era tutto per me e da quando se né andato così velocemente sono sola..come un cucciolo di cane abbandonato in mezzo alla strada,con un cuore spezzato in piccoli pezzi,come un vaso di vetro gettato a terra. Decisi di accendere il telefono magari mi avevano risposto.
nessuna risposta,niente di niente...mi ritrovai di nuovo sola con i miei pensieri, di nuovo da sola con il solito pensiero fisso:lui. Lui che ha deciso di lasciarmi da sola,facendo avverare la mia più grande paura:essere giudicata.Lui non doveva andarsene,lui è stato costretto ad andarsene, e la cosa più imperdonabile è che non me ne sono mai accorta, altrimenti lo avrei potuto salvare,il mio fratellone...l'ultime parole scambiate sono state solo "vado a scuola, a dopo" ma quel dopo non è mai avvenuto. Quando ero rientrata avevo solo trovato una lettera
"Hey sorellina, so che non mi perdonerai mai per quello che sto facendo, e ho fatto. Ormai è più forte di me, è tutta mia la colpa,lo so,non ci sono giustificazioni. Tutto questo è così stupido,ma voglio darti un ultimo addio,fatto per bene.
Non ci sarò quando avrai dato il tuo primo bacio,non ci sarò quando avrai la tua prima delusione in amore, non ci sarò quando ti sposerai, e questo sarà il mio errore più grande che mai mi perdonerò.
Inseparabili, ma separati, e questo fa male.
Voglio che dopo questo non sarai triste per il resto della tua vita, non voglio che tu perda il tuo bel sorriso che amo tanto, so che sarà difficile,e mi dispiace, ma devi superarlo,per me.
Sono in cielo che ti proteggo, da tutti. A pensarci già mi manchi, ma questa è la vita, ed è una, e io non sono riuscito a sfruttarla per il meglio e me ne pento, ma ormai il danno è fatto.
immagino già quell'improvviso desiderio di abbracciarti,di volerti subito,senza tempo in mezzo,sarai la mia mancanza. Se è vero che in paradiso ci sia un'altra vita,sono sicuro che mi tormenterà il pensiero di averti lontana. 
L'ultima cosa, so che il dolore sarà forte ma non mi raggiungere, non ci pensare, non lo meriti, il destino non ha preveduto questo per te, per me si. 
ti amo sorellina mia,
E sappi che ti amerò per sempre, ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci separa, 
il,tuo e solo tuo,fratellone"
con la sua lettera stretta al cuore e il suo maglione che mi avvolgeva, mi lasciai cullare dalle braccia di morfeo.

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Capitolo 5
*** 4º capitolo: ***


Poi la gente si lamenta mentre aspetta un pullman in ritardo,pur sapendo che arriverà, mentre c'è gente che sta in silenzio ad aspettare in eterno qualcosa o qualcuno che non arriverà mai a salvarlo


4° Capitolo
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Ifastidioso rumore della sveglia mi fece aprire gli occhi con malavoglia. Mi rannicchiai poco per poi stiracchiarmi,allungai la mano per fermare quell'oggetto infernale. Lo spensi per poi scendere dal letto e con passo lento e da zombie scendere in cucina a bere un bicchiere di latte. Mi misi in punta di piedi per arrivare al cassetto troppo in alto per me, lo afferrai e mi avvicinai al frigorifero da dove presi il latte che subito dopo versai nel bicchiere. Rimisi il latte al tuo posto e misi il bicchiere di latte nel microonde per riscaldarlo. Pensai che non era ancora finita la settimana. Non vedo l'ora che finisca la scuola almeno posso fare quello che più mi piace,ascoltare la musica e stare su tumblr. I miei pensieri furono interrotti dal 'Bip' del microonde che indicava lo scadere del tempo di riscaldamento del latte. Aprì il fornetto e presi il bicchiere posandolo sul tavolo ,difronte a me. Iniziai a bere il latte e 5 minuti dopo ero già in camera mia con le robe in mano pronta ad andarmi a fare una doccia fredda per svegliarmi del tutto. Camminai in bagno e tolsi le robe mettendole nel cestino delle robe sporche. Rimasi nuda sotto il getto d'acqua fredda che scorreva su tutto il mio corpo; mi rilassava, forse era la sensazione di pulizia o forse perché era l'unico momento in cui non dovevo pensare a niente e a nessuno.
Iniziai a canticchiare 'Daylight' dei Maroon 5 e qualche minuto dopo uscì dalla doccia avvolgendomi un piccolo asciugamano bianco attorno al corpo. Mi legai i capelli in una crocchia disordinata e iniziai a truccarmi come sempre: mascara e un filo di eyeliner. Mi asciugai e indossai l'intimo e successivamente dei jeans stretti chiari, le mie amate air force bianche e una maglia nera con la scritta in grassetto bianco 'Smile'.Sciolsi i capelli e andai in camera pere prendere il mio zaino e le cuffie; collegai quest'ultime al telefono e iniziai ad ascoltare la mia playlist preferita uscendo di casa dirigendomi verso la fermata dove sarebbe passato presto-si spera- il pullman.Camminai a passo lento verso la fermata, gustandomi a pieno il senso di libertà che provo quando cammino verso le stradine isolate, con le cuffie all'orecchie, e per un breve istante me ne frego di tutto e di tutti.Guardavo fissa le mie scarpe mentre camminavo a testa bassa,cosa che facevo sempre, cosa troppo sbagliata. Camminare a testa bassa lo fa chi si sente incolpa, chi ha qualcosa da nascondere. Camminavo e pensavo a tutto, viaggiavo con la mente. E intanto ascoltavo le mie canzoni preferite, quelle dei Green Day. Amavo quella band, l'amore verso loro, l'ho ereditato da mio zio e da mio padre, che parole loro: sono la vera musica.

Intanto canticchiavo boulevard of broken dreams, e camminavo. "Sai, non ti facevo ragazza che ascoltava i Green Day." Per lo spavento mi girai, ero letteralmente saltata, e sicuramente avrò avuto un viso con bocca e occhi spalancati, infatti il presunto ragazzo che mi stava parlando scoppiò in una risata. Di fronte alle mie nike, vidi un paio di all star totalmente nere. Dubbiosa alzai lo sguardo, e quello che mi trovai davanti mi fece abbastanza andare in imbarazzo, era quel "Hemmings" mi pare. Mi guardava fisso negli occhi sotto le sue ciglia chiare, e quegli occhi erano qualcosa di fantastico. Azzurri, blu e verdi. Sembravano un mare in tempesta, ma allo stesso tempo un cielo sereno. Erano qualcosa di stupendo. "Scarlett giusto?" Chiese sorridendomi. "Umh, si...tu sei Lucas?" "Si ma chiamami Luke, Lucas mi sa da vecchio." Disse sorridendomi. Era un sorriso bellissimo, infatti lui, sorrideva anche con gli occhi, e dava un senso di perfezione che rendeva quel gesto meccanico che,che tutte le persone, al di fuori di me, facevano, e rendeva il suo sorriso bellissimo e di verso da quello degli altri.

"Okay Luke"gli sorrisi il meglio che potevo e tornai a guardare le mie nike. "Allora Scarlett, come va?" sospirai e pensai bene di continuare con il dire che sto bene. "Niente male, tu?"alzai leggermente lo sguardo per guardarlo. "Anche" disse non appena arrivò il pullman. "Bhe allora ci si vede" dissi sforzando un sorriso. Il mio solito sorriso. "Dove vai?Non entri nel pullman?" annuì leggermente. "Certo ma devo..ripetere"trovai rapidamente una scusa per non passare altro tempo con lui. Mi sentivo ansiosa e allora preferivo restarmene in disparte come sempre. Ci ero abituata. "Ohw okay. Allora ci si vede" mi fece un cenno con il capo allontanandosi. Iniziai a camminare verso il pullman,salì il primo gradino ma fui spinta a terra e caddi di sedere. Presi un grosso respiro. Nessuno mi aiutò. Il pullman partì e io mi ritrovai sola sul marciapiede,così iniziai a correre più veloce che potevo. -Come faccio, non voglio arrivare in ritardo, tutta la classe mi fisserà, peggio del solito e rideranno di me. Ancora.- pensai continuando a correre. Arrivai davanti alla scuola fortunatamente solo 5 minuti dopo della campanella,quindi non ero ancora in ritardo,non proprio. Ansimai per la corsa e cercai di riprendere il fiato iniziando a camminare lentamente verso la classe a sguardo basso. Sentì le risate degli altri, i loro vocii. Cos'ho che non va? Non credo di essere così orribile, come tutti mi trattano. Entrai in classe e spensi il telefono mettendolo nella tasca inferiore dello zaino. Raggiunsi l'ultimo banco e poggiai lo zaino di lato al piede del banco;allungai la sedia sedendomi sopra per poi aggiustare il banco in modo da trovarsi sopra le mie gambe. Alzai piano lo sguardo e vidi tutta la classe che parlava tra di loro, alcune ragazze girate verso il mio banco a guardarmi e parlottare tra di loro. Come potevano essere cosi meschine?

La porta era aperta, e dietro questa vidi Luke guardare intensamente tutto quello che stava capitando,spostò lo sguardo da me a loro, le quali iniziarono a ridacchiare. Ebbi un fremito, che mi partì dal collo, fino a poi trasformarsi in un brivido che percorse tutta la colonna vertebrale. Stava per succedere qualcosa, me lo sentivo. Appena ebbi questo pensiero, Luke entrò dentro la classe, e in quel momento pensai che aveva qualche super potere, e mi avesse letto nel pensiero. Le ragazze, invece, iniziarono a ridacchiare più forte trasformando, le loro risate da presa in giro, in risate maliziose. SCHIFO, provavo solamente una sensazione di disgusto, verso quelle ragazze, e potei giurarci di aver visto alcune di loro aggiungere trucco ai loro occhi, rendendoli più pesanti, e volgari e aumentarono solo il senso di schifo sopratutto quando aggiunsero del rossetto rosso fuoco, con il quale furono solamente ridicole. Erano un insulto a quelle donne che hanno combattuto per essere quello che erano, per acquistare un po' di importanza e potere nella vecchia società che le giudicavano inferiori e senza cervello, rispetto agli uomini. "Può uscire un minuto Scarlett? Chiese facendomi boccheggiare, ma non ero l'unica infatti le altre avevano la bocca spalancata in cerca d'aria e in quel momento iniziai a mandare dei sguardi di fuoco a quelle ragazze le quali ricambiavano con

sguardi di ghiaccio. Loro però non si perdevano d'animo e mandavano frecciatine a Luke il quale si trovava a a sbuffare ogni due secondi e questo mi fece ridere rumorosamente, e le galline  che venivano chiamate ragazze, mi guardavano con odio, e io non potei ricambiare sorridendogli con amore, solo per dargli più fastidio, e infatti loro mi trucidavano sempre più con il loro sguardo da pesce morto. Mi alzai velocemente, forse troppo, ricevendo uno sguardo dubbioso dal prof, io sorrisi imbarazzata e andai da Luke il quale, mi mise un braccio intorno alle spalle, e mi fece sorridere vittoriosa a quelle oche che chiamavo normalmente compagne di classe, le quali se potevano uccidermi con lo sguardo ero già morta. Una volta uscita dalla classe mi disse "poi mi ringrazierai" mi sussurrò all'orecchio per poi andarsene lasciandomi da sola in mezzo al corridoio silenzioso.

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Capitolo 6
*** 5º capitolo ***


 

Mi prendevano per il culo perché usavo le borchie e ora le usano loro. Non gli andava il mio smalto Nero e ora lo adorano. Insultavano i miei vestiti non di marca e ora fanno i moralisti dicendo che le marche non servono. Dicevano “sei un cesso, quattr'occhi” e ora stanno con persone simili fisicamente a come ero io in quel periodo. Mi deridevano con ogni minimo insulto e ora postano cose contro il bullismo. Sono diventati tutti dei falliti e io bene o male nel mio piccolo sto bene.. quindi i pezzi di merda che vi insultano, picchiano o altro non hanno idea di cosa diventerete tra qualche anno e di cosa si perderanno. Loro vivranno in mezzo alla merda, voi li guarderete dall'alto.”


5° Capitolo:
la ff è stata scritta su wattpad  da me (@fallen_in_love_) e da @etiscorderaidime . E' stata pubblicata  nel mio profilo
 
Rimasi ferma in mezzo al corridoio per qualche minuto. Perché mi ha aiutata? Nessuno lo ha mai fatto prima. E se vuole solo prendermi in giro anche lui? Se vuole solo illudermi? Spezzarmi il cuore?Presi un grande sospiro e abbassai lo sguardo per poi camminare verso la porta della mia classe e aprire la porta che subito dopo richiusi alle mie spalle. Camminai fino al mio banco mentre continuavo a sentire quei vocii insopportabili anche mentre il professore spiegava. Mi sedetti e ascoltai il resto della lezione come se nulla fosse successo. Finalmente suonò la campanella segno che la prima ora era finita. Il professore assegnò i compiti per la prossima volta che avremmo avuto lezione e poi andò via lasciandoci da soli in attesa che la professoressa facesse il suo ingresso. Intanto sentì il rumore dei tacchi farsi sempre più vicini a me, alzai lentamente lo sguardo e mi ritrovai le 'ragazze' che prima ridevano, davanti a me con un ghigno cattivo sul viso. Le guardai per qualche secondo fino a quando una di loro aprì la sua bocca rosso fuoco e iniziò a parlare. 'Uhm e quindi conosci Hemmings?' Sorrise quella che definivano "ragazza". 'Si, cioè più o meno, per-' non feci in tempo a continuare a parlare che lei scoppiò in una fragorosa risata, malefica? Cattiva? Non la sapevo distinguere, ma probabilmente non portava nulla di buono. Rimasi a fissarla, interdetta su cosa dire, o fare, mentre lei faceva finta di asciugarsi delle finte lacrime ai lati degli occhi pesantemente truccati di blu, poi continuò 'ti prego, dimmi che non ti stai illudendo che tu sia importante per lui?' E continuò a ridere, io d'altro canto, non seppi come rispondere, e non volendo istigare qualcosa di più di una semplice "chiacchierata" con una mia possibile risposta sbagliata, mi alzai e con la cartella camminai, tra i corridoi della scuola, scivolando sul pavimento liscissimo, ma sporco, guardando, ovviamente come sempre, le punte delle mie scarpe perfettamente pulite. Cercai di schiarirmi le idee, quella ragazza aveva messo molti interrogativi nella mia mente. Perchè non poteva importargli di me? Era un ragazzo pericoloso? Scossi leggermente la testa, come per riprendermi da tutto e tutti, e andai alla macchinetta delle merende. Arrivata mi sentii guardata da qualcuno, mi girai, e proprio al ciglio della porta si trovavano due occhi profondamente scuri, fissarmi accigliati, io profondamente a disagio e intimidita continuai a camminare verso la mia meta, misi le monete e aspettai che la mia barretta/merenda sarebbe scesa da quell'aggeggio, ma così non fece, sbuffai, e scossi leggermente quella macchina senza successo, poi un tonfo, quel ragazzo diede qualche calcio a quest'ultima e mi porse la barretta e con un cenno di testa se ne andò. Lo riconobbi come uno degli amici di Luke. Una cosa era sicura, non erano persone normali.
Guardai la figura del ragazzo andare via. Aveva le mani nelle tasche dei pantaloni neri. Lo guardai fino a quando non sparì dalla mia vista. Io non capisco..come mai questi ragazzi non mi prendono in giro come gli altri? Perché Luke mi ha aiutata ad uscire dalla classe mente tutti ridevano di me? Perché il ragazzo dagli occhi scuri mi aveva aiutato poco fa? Perché? Fino ad ora nessuo mi aveva mai aiutata, o rivolto la parola in modo quasi gentile. 
Iniziai a camminare con la barretta in mano, continuavo a guardare le mie scarpe e non appena uscì dalle mura dell'edificio mi se detti su un piccolo muretto. Mi tolsi la cartella dalle esili spalle e la poggiai a terra sotto le gambe. Apri la carta e feci uscire di poco la barretta avvicinandola alle labbra per poi morderla e iniziare a mangiare. Mi sentii chiudere gli occhi con due palmi della mano congelati. Rabbrividii. Poi delle labbra vicino al mio orecchio. Quasi a sfiorarlo. 'Indovina chi sono?' Poi scoppiò a ridere. Una risata a dir poco stupenda. 'Uhm, fammi pensare...sei forse Luke?' Chiesi, facendo la finta poco convinta. 'Ma che brava!' Gridò lui. E ritornammo nei corridoi. Scoppiai a ridere, e lui mi guardò sorridendo, facendo spuntare una fossetta. Aw era dolcissima!  'Luke abbassa la voce! Non gridare siamo comunque a scuola!' Lo ripresi sorridendo. 'Allora, piccola Scarlett, che vuoi fare?' Chiese ovviamente sorridendo come sempre. 'Dovremmo andare a lezione non credi?' Dissi guardandolo attentamente. 'Ma..non è divertente!' E fece un labbruccio, facendo sporgere di più il cerchietto nero. 'E sentiamo...cosa vorresti fare?' Dissi io, guardandolo in modo scettico. 'Vieni con me?' E mi porse la mano. 'Luke, cosa hai intenzione di fare?' Dissi spaventata, ma molto curiosa. 'Ti fidi di me?' Mi guardò seriamente questa volta, fissandomi con i suoi occhi trasparenti come ghiaccio. 'Ti conosco da un giorno...' Lo guardai ridendo. 'Beh fidati ugualmente' così iniziò a correre per i corridoi, trasportandomi a destra e sinistra, facendomi scivolare tante volte, ma la sua presa era forte, e non cascai mai. 'Hai diciotto anni giusto?' Chiese lui. Annuii 'allora si può fare' 'domani dovrai giustificare però!' Sorrise. Per tutto il tempo non avevo alzato gli occhi, e ora, guardando meglio, vidi di trovarmi fuori dalla scuola. 'Ma cos-... No okay, cosa facciamo ora?' Chiesi. 'Quello che vuoi. ' sussurrò lui.

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Capitolo 7
*** Capitolo:7 ***


«Siamo la società in cui se sei su autobus e ci sono due posti,uno isolato e uno affianco ad un'altra persona,ti metti in quello da solo,con due cuffie  nelle orecchie. La società in cui contano di più i "mi piace" su Facebook,  che le relazioni vere. La società in cui l'affetto che provi per una persona è dimostrato in base a come l'hai salvata in rubrica, o da quanti cuori mandi nei messaggi. La società in cui basta che uno sia diverso, per essere attaccato e deriso. La società in cui più sei stronzo, più sei figo. La società dei falsi moralisti, dei ruffiani, delle foto e delle amicizie-flash. La società che urla aiuto, ma si zittisce da sola con le proprie azioni. La società che discrimina quelli che non la pensano come te, e che poi ricordano che siamo liberi. La società in cui se insulti sei il meglio. Quella delle bestemmie, delle false promesse, e dei "ti amo" lasciati al vento. Quella dei ragazzi che dicono che le ragazze siano più belle acqua e sapone, ma poi le preferiscono con 3kg di trucco. Di chi cerca la ragazza seria e poi va con la prima che passa. Che ama per gioco, per noia. La società dei messaggi da far venire il diabete, tra persone che si vomitano le peggio cattiverie alle spalle. Delle doppie facce e dei lunatici. Dell'autolesionismo e dell'alcool. Dei tredicenni che fumano e dei sedicenni che muoiono per overdose. La società che dice di distinguersi dalla massa, e che ha individui tutti uguali. Dove parliamo tanto e agiamo poco. Dove la gente parla per dar fiato alla bocca e non sa. La società che tutto sommato ignora la realtà. Siamo la società più avanzata, che sta arretrando sempre più. La società che si dispera per uno schermo del cellulare rotto, e che quando distrugge il prossimo nemmeno se ne accorge.»

7° Capitolo.
La ff è stata scritta su wattpad da me (@fallen_in_love_) e da @etiscorderaidime. E' stata pubblicata nel mio prodilo
Notai solamente ora quanto il suo tono si era abbassato di tanto, la voce roca e provocante, il viso talmente vicino al mio, che neanche un foglio sarebbe passato per i nostri visi. Il mio viso era a fuoco, e non so il perché, ma notai una certa malizia nel tono della sua voce, mi spostai, girando il capo e abbassando lo sguardo, sussurrando un flebile non lo so. Dire che ero rossa era un eufemismo, stavo letteralmente prendendo fuoco, e lui lo sapeva, e ci rise su, era tutto a suo favore. Ero talmente debole, e lui talmente forte, che poteva abbindolarmi e costringermi a fare di tutto, ero creta, e lui era quello che la modellava. Era una cosa negativa, lo so. Ma mi piaceva quasi. Scossi la testa. Ero malata, ero strana. Non potevo esser felice del fatto che poteva far di me qualsiasi cosa. "Oh si potremmo no?" Lo guardai interrogativa. "Cosa.." Sussurrai insicura. "Scarlett? Ci sei? Dicevo...possiamo andare a mangiare qualcosa e a fare un giro no?" "Uh come vuoi, cioè si mi va bene" stupida stupida stupida. Balbettavo anche. Sorrisi leggermente, e lui mi fissò. "Sei bellissima" sussurrò sta volta lui. Sbiancai. "Cosa?" Sussurrai esterrefatta. "Dicevo, sei bellissima Scarlett." Mi diede un insignificante bacio sulla guancia, il suo piercing freddo toccò la mia pelle calda, lo guardai stupita, ma lui, prendendomi la mano iniziò a camminare. Mai fu un silenzio, così tanto imbarazzante. "Oh beh, Scarlett, parlami di te" "cosa vorresti sapere?" "Per esempio, parlami del tuo passato"disse guardandomi ma io non essendo in grado di ricambiare il suo sguardo chinai il capo verso il pavimento. Non ero per niente pronta a parlargli del mio passato, non ne parlavo mai con nessuno- non che qualcuno mai me l'abbia chiesto- e lui lo conoscevo da troppo poco  per aprirmi con lui. "In realtà non voglio parlare di questo" mormorai per poi mordicchiarmi appena il labbro inferiore "Scusa" dissi ancora con un filo di voce. Sentì il biondo schiarirsi la voce "Okay, beh allora parlami della tua famiglia. Come sono i tuoi genitori?" mi chiese e presi un grosso respiro per poi alzare lo sguardo verso di lui "In realtà.." non feci a tempo a continuare la frase che iniziò a parlare lui "Scommetto che non vuoi parlare neanche di questo" chiese ridacchiando appena e sussurrai un "Già". Si mordicchio l'anellino di ferro che gli forava perfettamente il labbro inferiore "Te la senti almeno di dirmi cosa ti va di mangiare?" chiese e io sorrisi. "Un'insalata semplice e tu?" risposi mentre lui mi guardò come per dire "Ma stai scherzando?" "Solo?!? Voglio dire con l'insalata non ti sazi mica. Ti ci vuole un panino con carne, patatine, salse e una foglia d'insalata" e scossi la testa ridacchiando."Vieni con me dai" disse e subito afferrò la mia mano iniziando a camminare verso una meta a me sconosciuta. Quasi mi veniva da sorridere, quasi. Continuammo a camminare per cinque minuti, fin quando arrivammo davanti ad un pub. Lui aprì la porta che fece chiudere subito dopo il nostro ingresso nel locale. "Allora piccola Scarlett" mi guardò con superiorità facendomi spuntare un sorriso. "Ora ti insegno come mangiare per bene" e mi fece un occhiolino. Mi prese per il braccio e mi trascino in un tavolo, prese un menù rosso, coperto da una plastica ingiallita dal tempo e leggermente sporca. Rabbrividii. Mi guardò: "oggi, scordati la tua insalata. Oggi mangerai come una vera ragazza!" O forse come un ragazzo..pensai io. Chiamò con un cenno di testa la cameriera a cui brillavano gli occhi mentre lo guardava, mentre a lui brillavano gli occhi guardando il menù, e non potei che non ridere per quella scena. "Portami due extra hamburger, ehm, si, si con bacon croccante e formaggio, poi mettici tutte le salse, insalata e pomodoro, ehm in più due mega porzioni di patatine fritte, e altre salse a parte ovviamente, due bicchieri, ah quelli più grandi di coca cola-va bene la coca cola vero Scarlett?- e per dolce due fette di...ehm di.. Cheesecake, ovviamente al cioccolato" e chiuse con fare soddisfatto e con un sorriso da ebete il menù sporco del locale. La ragazza scrisse tutto, e ovviamente si vedeva che moriva dalla voglia di parlare con il biondo davanti a me. Quando vide che non aveva nessuna attenzione sbuffò e fece per girarsi, ma lui la bloccò richiamandola e lei sembrò felicissima ma "ah e ovviamente esagera con ogni tipo di cosa. Vogliamo ingrassarci entrambi oggi" e scoppiò in una risata. Lo guardai scuotendo la testa: "Luke..sei pessimo" e lui ammiccò facendomi l'occhiolino. Una cosa era certa, non ne sarei uscita viva da quel pub.
CI SENTITE URLARE? SENTITE I CORI ANGELICI? E BENE SI! È TUTTO VERO! ABBIAMO AGGIORNATO, E DIREI CHE IL RISULTATO È CARINO DAI! Okay basta scrivere in stampatello maiuscolo. Sono entusiasta del risultato del capitolo. Mi piace molto. Spero piaccia anche a voi;) Un bacio da me, e da Etiscorderaidime

 
 

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