50 Shades of Bellarke

di _Heide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di decisioni difficili ***
Capitolo 2: *** Di nomignoli irritanti e recite scolastiche ***
Capitolo 3: *** Di ultime merendine sugli scaffali ***



Capitolo 1
*** Di decisioni difficili ***


Di decisioni difficili 
 

Bellamy sentì il peso di uno sguardo posarsi su di lui e voltandosi incontrò degli occhi azzurri a pochi metri da lui. Clarke lo guardò intensamente per qualche secondo e lui capì: era giunto il momento.
Si spostò verso il cancello del Campo Jaha, seguito da Clarke. Raven, lì vicino li vide e gli andò incontro. Rivolse qualche parola a Clarke e uno scintillio fece capire a Bellamy che la mora aveva appena passato qualcosa di metallico e affilato alla bionda. In fondo, Raven non sapeva che era inutile darle quella lama, non poteva sapere. Forse sarebbe stato meglio se avesse saputo, o forse no, ma ormai era tardi per i ripensamenti, era tardi per prendere di nuovo quella decisione, che era già stata troppo difficile.
Con lo sguardo, Bellamy seguì Clarke attraverso la massa di Terrestri che occupavano le terre oltre il cancello dei sopravvissuti dell'Arca. Il ragazzo voleva essere lì con lei, voleva starle accanto, posarle una mano sulla schiena per incitarla ad andare avanti, per convincerla – o forse convincere sé stesso – che era la cosa giusta da fare, ma la ragazza era stata chiara: doveva farlo da sola.
Aveva detto che se fossero stati insieme non ne avrebbe avuto la forza e il coraggio, che si sarebbe resa conto che no, non era affatto giusto ciò che stavano facendo; ma Bellamy sapeva la verità. Bellamy sapeva che voleva farlo da sola per essere l'unica a sbagliare, voleva essere lei a portare il fardello, non voleva schiacciare anche Bellamy con quel peso, dunque, seppur con riluttanza, il ragazzo aveva accettatola decisione della bionda a testa bassa, assecondandola. La vide percorrere il sentiero a testa alta, in mezzo a milioni di guerrieri spietati in grado di sterminare un popolo a sangue freddo; la luna che le illuminava la chioma bionda e le fiaccole sparpagliate qua e là. Arrivata di fronte alla tenda del comandante, Indra le andò di fronte, la lancia puntata verso Clarke pronta ad uccidere chiunque minacciasse la salute e la vita di Lexa. Le due si dissero qualcosa, ma a quella distanza Bellamy non poteva sentirle e leggere le labbra era l'unica cosa che poteva fare, ma comprese ben poco. Vide la lama che si appoggiava al ventre di Clarke e lui era pronto a scattare per proteggere e salvare la sua Principessa, ma vedendo il volto impassibile di lei capì che non avrebbe dovuto intervenire o il piano sarebbe saltato.
Fortunatamente, Lexa intervenne e Bellamy intuì che le avesse detto di lasciar passare Clarke. Indra, riluttante, aveva abbassato la lancia e Clarke era entrata nella tenda. Qualche minuto dopo, che a Bellamy parvero ore, Clarke uscì, seguita a qualche metro di distanza da Lexa. Vide l'espressione di Clarke e una morsa si strinse attorno al suo stomaco: stava per farlo, sapeva che se ne sarebbe pentita, ma i sensi di colpa l'avrebbero consumata se non l'avesse fatto. Si diresse a testa alta verso il palo di legno, connficcato nel terreno, al quale avevano legato il prigioniero.
Finn.
Lo avrebbero ferito, senza ucciderlo, per tante volte quante le persone che aveva ucciso in quel villaggio, persone innocenti. Clarke abbracciò Finn e dal lieve movimento delle labbra di lei, capì che gli stava sussurrando qualcosa.
Quando la bionda si allontanò, il capo di Finn si abbassò sul proprio petto, mentre una macchia rosso scuro si espandeva sul suo stomaco e un urlo lacerava la notte.
Sul volto di Clarke, la luce delle fiaccole faceva scintillare gli occhi azzurri come il cielo di lei, che adesso sembravano mare, liquidi per via delle lacrime a stento trattenute. Clarke rientrò nel campo, mentre Raven continuava ad urlare e piangere, gridando alla notte l'odio che provava in quel momento per Clarke. La bionda intanto si era diretta all'interno della sua tenda, una delle tante riservate ai cento, nella parte più esterna del campo, separati dai sopravvissuti dell'Arca. Erano ancora prigionieri, liberi ma a distanza dagli altri, erano pur sempre dei criminali, tutti loro.
Bellamy si diresse a passo svelto fino alla tenda della ragazza, senza alzare lo sguardo per evitare di incrociare degli sguardi e chinò leggermente il capo per poter passare dall'apertura della tenda. Sul giaciglio improvvisato, vi era seduta Clarke, le ginocchia contro il petto e la testa affondata tra di esse, con le mani a coprirsi il capo, come a vergognarsi di sé stessa per quello che aveva fatto, come se non volesse farsi riconoscere. Vederla in quello stato gli fece affondare il cuore in un abisso profondo e senza luce, completamente buio e vuoto, solo lui e la sofferenza. In un attimo le fu accanto e si sedette accanto a lei, circondandola con le braccia. Non erano mai stati così vicini, non si erano mai abbracciati, se non quando Bellamy era tornato al campo con Monroe e la ragazza che avevano recuperato.
Clarke si girò verso di lui, restando sempre nella stretta salda ma delicata delle braccia di Bellamy e affondò il viso nell'incavo del suo collo mentre le lacrime di Clarke gli bagnavano la maglietta, ma non importava, non in quel momento. Avevano preso una decisione, una decisione difficile, avrebbero potuto lasciar stare, lasciare che fossero i Terrestri a porre fine alla vita di Finn secondo le loro tradizioni, ma era troppo tardi, eano in un vicolo cieco da cui non potevano più uscire. Non c'era solo Clarke in quel vicolo buio, c'erano dentro tutti e due, la decisione era stata presa da entrambi: non avrebbero fatto soffrire Finn, era stato meglio così, per quanto difficile, era giusto che così fosse e così era stato.

«Non possiamo lasciare che venga ferito tutte quelle volte, finché Lexa non gli darà il colpo di grazia, non lo faremo soffrire così tanto.»
«Ma non possiamo nemmeno farlo scappare, Clarke! Se lui scappa, l'alleanza salta, vuoi lasciare tutti i nostri al monte, fin quando non verranno tutti appesi a testa in giù per potagli via il sangue? Oppure per trasformarli in Mietitori?» si bloccò, facendo scontrare i suoi occhi scuri contro quelle parti di cielo che erano gli occhi di lei. «È davvero questo che vuoi, eh?»
«Come potrei volerlo, Bellamy! Non lascerei mai il nostro popolo in mano a quegli psicopatici, ma non posso nemmeno lasciare che uno di noi venga torturato.» sbottò Clarke frustrata. Stavano discutendo da più di due ore, lui e Clarke in un ala in disuso di ciò che si era riuscito a salvare dell'Arca. Discutevano di cose più grandi di loro, troppo importanti, come la vita di persone a loro care, la vita della loro famiglia. Sacrificare una vita per salvarne 48, o almeno ciò che restava dei 48. Per i sopravvissuti dell'Arca, loro erano solo un numero: i 100, i 48, oppure i criminali. Non erano mai stati i ragazzi mandati sulla Terra a morire, una Terra che poteva essere radioattiva, ma che si era scoperta abitabile ma mortale.
«Come siamo finiti a decidere noi della vita di coloro che devono morire e quelli che devono vivere? Chi siamo noi per deciderlo, eh?» ringhiò la ragazza, appoggiando la schiena al muro metallico e lasciandosi scivolare lentamente per terra, mentre Bellamy continuava a guardarla, in piedi, dall'alto in basso. «Siamo dei mostri, Bellamy.»
«Clarke...» il ragazzo si era avvicinato e si era seduto vicino alla bionda, che guardava un punto fisso del pavimento davanti a lei. «Chi siamo... e chi dobbiamo essere per sopravvivere, sono due cose diverse, ricordi ?» La voce ferma e sicura, quando in realtà dentro di lui infuriava la tempesta, era esattamente come Clarke, ma doveva essere forte per lei e per riuscire a salvare la loro gente. La ragazza annuì, voltando il capo verso di lui e facendo, finalmente, incontrare i loro occhi.
«Lo stiamo facendo per il suo bene, vero?» domandò allora la ragazza, lasciando trasparire la sua tristezza, ma cercando comunque di tenerla a bada.
«Si.» rispose Bellamy, più per convincere sé stesso che lei.
La decisione era stata presa, non si tornava più indietro.



 


Okay, questa è la prima raccolta di one-shot infatti devo ancora capire una cosa ma ce la posso fare, non può essere così difficile no?
Bene, fatemi sapere cosa ne pensate, lasciate qualche recensione, spero di riuscire ad aggiornare in fretta...
Ciao ciao,
BellarkeStydia22
P.S. Ho un problema con Google Chrome e Internet Explorer invece non ne vuole sapere di farmi modificare il testo qui su EFP, intendo il formato, il colore e il carattere, quindi I'm sorry, non so quanto ci metterò a sistemare tutto ma, fino ad allora,
May we meet again.

 

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Capitolo 2
*** Di nomignoli irritanti e recite scolastiche ***


 

Di nomignoli irritanti e recite scolastiche

 

«Clarke! Tu ovviamente farai il ruolo della principessa.»

Clarke Griffin, primo anno alla Mount Weather High School. Per ottenere crediti extra si è iscritta al corso di recitazione, perché ancora non l'ha capito: insomma, lei è un'artista, una pittrice, con la passione per la medicina, non di certo una di quelle attrici da quattro soldi che ha la mania per i riflettori e il palco scenico. Clarke vuole seguire le orme di sua madre – tralasciando i problemi madre-figlia dell'adolescenza – diventare una neurologa famosa in tutta New York, fare carriera e guadagnarsi da vivere con il lavoro che ama.

Ma, si sa, dalla vita non si può avere tutto, e prima o poi anche le cose che non ti piacciono dovrai sperimentarle anche per ottenere ciò che desideri. Cosa deve sperimentare Clarke di così sgradito? Lo spettacolo – ridicolo – di fine ann0, in cui lei è la protagonista a ''causa'' della sua appena scoperta dote della recitazione. Certamente il Fato ha voluto che il co-protagonista sia la persona più odiata da Clarke fra le milioni che abitano il mondo.

Bellamy Blake, terzo anno, è uno di quei tipici ragazzi duri che spesso fanno i bulli con gli ''sfigati'' e i più deboli. Alto, moro, occhi scuri come due pozzi senza fondo, muscoloso ma non troppo. Lui e Clarke hanno avuto fin da subito un rapporto ricco di odio, frecciatine e stupidi scherzi da bambini – la maggior parte, ovviamente, opera del Blake.

«Mi scusi professoressa, ma non potrebbe scegliere un'altra ragazza per questo ruolo? Sa, ehm... non mi sento all'altezza...» improvvisò: avrebbe fatto di tutto pur di non recitare al fianco di quel troglodita con quel sorriso sghembo perennemente stampato in faccia. «Oh, ma non dica sciocchezze, signorina Griffin ! È la ragazza più brava del corso, merita questo ruolo!» se c'era una cosa che Clarke odiava più di Bellamy Blake era il tono civettuolo e squillante della professoressa Maya quando faceva la persona zuccherosa. «Già, Principessa, sei la più brava del corso. E poi, avrai l'onore di essere salvata dal bel principe ribelle, interpretato da niente meno che me, cosa vuoi di più, Principessa?».

Perfetto!, pensò Clarke se inizia già da adesso con questo stupido nome, non voglio sapere come sarà alla fine dello spettacolo.

***

La prima dello spettacolo, davanti agli alunni e ai genitori andò piuttosto bene. In fondo lei e Bellamy erano veramente i ragazzi più bravi del corso e la rappresentazione, anche se banale, era piaciuta molto. Bellamy si era rivelato molto portato per guidare i ribelli in battaglia e Clarke era una grandiosa principessa coraggiosa che, dopo essere stata liberata dalle prigioni del re che aveva ucciso il padre della principessa e l'aveva catturata, aveva combattuto valorosamente al fianco del ribelle. Nell'epilogo i due erano felicemente sposati, re e regina che comandavano un regno che amava i loro sovrani, in cui i crimini venivano puniti con l'esilio e loro accontentavano i sudditi la maggior parte delle volte ma pur sempre facendo rispettare la loro legge.

Non era di certo uno spettacolo da liceali, più che altro una di quelle recite che fanno i bambini alle elementari ai quali i genitori fingono di andare volentieri e che fanno i complimenti ai figli alla fine, dicendo loro di essere stati fantastici sul palco scenico, ma Clarke si era divertita a prendere in giro Bellamy quando doveva fare cose non da Bellamy Blake il bad boy che voleva far credere di essere, tipo quando doveva fare il baciamano alla principessa e farle i complimenti per la sua bellezza quel giorno. D'altro canto anche il Blake non si era risparmiato in fatto di battutine stupide e scherzi altrettanto infantili, per non parlare di quando aveva prolungato e approfondito un po' troppo il bacio, durante le prove, nella scena in cui liberava la principessa dal castello.

Ma in fin dei conti il loro rapporto era così da quando si erano conosciuti, perché mai sarebbe dovuto cambiare tutto per uno stupido spettacolo? E poi, si sa, la vita è bella se è un po' complicata, il cammino spianato è semplice e monotono poi uno si annoia... solo che la gente si annoia anche se dopo anni vengono ancora presi in giro per lo stesso motivo: dopo ben quindici anni, Bellamy Blake si ostinava a chiamare Clarke Griffin con quel nomignolo irritante, Principessa.

Ma forse a Clarke non dispiaceva così tanto, non quando la portava a cena fuori e la trattava come una Principessa, non quando le aveva sussurrato all'orecchio quel «Ora saresti una regina, Principessa?» alla fine della loro cerimonia nuziale.

Già: Bellamy aveva fatto la proposta a Clarke il giorno del trentesimo compleanno della ragazza, dopo cinque anni di fidanzamento. Non “dopo cinque bellissimi anni di un meraviglioso fidanzamento rose e fiori”, i loro erano stati cinque lunghi anni trascorsi tra sorrisini sghembi, nottate intere a guardare le stelle, battute idiote, numerosi “ti amo, Principessa” e altrettanti “sei irritante, Blake. Ma ti amo anche per questo.”

Alla fine, quello spettacolo non era stato una delle piaghe d'Egitto.

Alla fine, entrambi l'avevano apprezzato.

Alla fine, lei era veramente la Principessa coraggiosa e lui il Principe Ribelle, lo erano sempre stati, dovevano solo aprire gli occhi.

 


 

Innanzitutto scusatemi per il ritardo, seconda cosa per cui dovreste scusarmi è la cosa orribile qui sopra che mi ostino a chiamare one-shot... Seriamente disgusta me e non è per fare scena o per sentirmi dire "Non è vero, è bello!". No. Avevo una bella idea in mente per questa storia, sempre con lo stesso titolo ma appena iniziata mi sono resa conto di non saper come sviluppare seriamente la storia e l'ho lasciata vivere di vita propria senza curarmene più di tanto e ne sono veramente dispiaciuta. Vorrà dire che rimedierò - o almeno ci proverò - con i prossimi capitoli e, chi lo sa, prima o poi potrei anche sistemarla o riscriverla del tutto o con qualche cambiamento. 
Spero solo di ricevere qualche commento... 

Alla prossima, 

BellarkeStydia22

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Capitolo 3
*** Di ultime merendine sugli scaffali ***


Bellamy odiava fare la spesa. I supermercati erano sempre pieni di gente, i bambini correvano di qua e di la urlando manco fossero al parco giochi, le vecchiette passeggiavano vicine confabulando come perfette pettegole e in più Bellamy non riusciva mai a trovare ciò che cercava.

Insomma, perché dovevano mettere il dentifricio vicino alla pasta? Fortunatamente per lui, quel giorno Octavia gli aveva chiesto di comprare solo il pane e lui voleva approfittarne per qualche snack per quando aveva il turno di notte al lavoro. Dopo aver preso qualche panino, si recò dove solitamente si trovavano le merendine.

Il moro era proprio curioso di sapere perché ci fosse soltanto un tipo di pasta e poi, cambiando corsia, una miriade di prodotti zuccherati, pieni di grassi e altra roba tutt'altro che salutare.

Impiegò almeno una decina di minuti per trovare la confezione di merendine che comprava solitamente Octavia. Come faceva a fare spese industriali e metterci meno di un quarto d'ora?

Lui era da più di mezz'ora a vagare in quel negozio per due miseri prodotti.

Arrivato difronte allo scaffale ricercato e individuata la confezione esatta, allungò la mano per prenderla nel momento esatto mentre un'altra mano dalla carnagione rosea si sporgeva ed afferrava l'estremità opposta della scatola a quella presa da Bellamy.

Il ragazzo risalì fino al volto del proprietario della mano, scoprendo il viso di una ragazza bionda con due occhioni azzurri in cui, in un'altra occasione, sarebbe sicuramente affogato.

La ragazza aveva uno sguardo di sfida e un lampo di rabbia le attraversò quelle pozze di ghiaccio non appena realizzò che la confezione di merendine fosse l'ultima.

Si voltò verso Bellamy e, con un ringhio che avrebbe fatto invidia ad una leonessa, gli intimò: «Mollala. L'ho vista per prima.»

Bellamy non si fece assolutamente problemi a risponderle a tono, nonostante fosse una ragazza. Voleva sfidarlo? Bene.

«Si da il caso che io l'abbia presa per primo, quindi è mia.»

«Non usare questo tono con me, chiunque tu sia.»

Quando ancora andava al liceo, Bellamy era popolare fra i ragazzi per la sua ironia nei momenti più inappropriati e per il modo in cui provocava tutti, in qualunque senso.

«Bellamy Blake. Piacere, Principessa.» disse mostrandole un sorriso strafottente e tendendole la mano.

«Non – Chiamarmi – Principessa.» scandì bene le parole, la bionda.

«Come mai così acida, Principessa? Sei nel tuo periodo del mese, eh?»

Se il suo intento era quello di irritarla, beh, c'era riuscito alla perfezione. La ragazza lo guardò dritto negli occhi, con tutto l'odio e l'irritazione possibile. Se uno sguardo avesse potuto incenerire, di Bellamy non sarebbe rimasto altri che un mucchietto di cenere, sul pavimento a piastrelle bianche e rosse del supermercato. «Come ti permetti di parlarmi in questo modo?! Non mi conosci nemmeno!» ringhiò frustrata. «Uh... Allora, Principessa, che ne dici di lasciare la confezione e farmene andare così che nessuno possa più disturbarti, neh?»

Se possibile, la bionda si irritò ancora di più «Ti ho detto di non chiamarmi Principessa, e io prenderò queste merendine anche a costo di finire in galera per omicidio!»

Bellamy si avvicinò alla ragazza, facendo un passo avanti. Ancora un passo e i due sarebbero stati in grado di sfiorarsi. «Omicidio?»

«Sì, omicidio! Se non mi dai quella scatola, ti ammazzo.»

Bellamy scoppiò in una fragorosa risata, alquanto divertito dall'affermazione della ragazza e dal tono sicuro e deciso con cui aveva pronunciato quelle parole.

«Ah, Principessa Coraggiosa...» sospirò. Fece un altro passo e la ragazza si ritrovò incastrata fra il corpo del ragazzo e lo scaffale. Lui aveva un piano, se ne era accorta, non era stupida. Voleva giocare sporco? Perfetto, avrebbe giocato sporco anche lei. La bionda alzò il viso, guardando Bellamy dritto negli occhi, come a leggergli dentro, prese un respiro e dopo essersi passata la lingua sulle labbra si avvicinò alle sue, sporgendosi sulle punte dei piedi. Bellamy rimase visibilmente sorpreso per una decina di secondi ma, dopo essersi ripreso dallo stupore iniziale, si sporse verso di lei per eliminare la distanza fra le loro bocche. Le loro labbra non ebbero quasi nemmeno il tempo di sfiorarsi che un gemito di dolore uscì da quelle di Bellamy. Il dolore provocato dalla ginocchiata ben assestata della ragazza, fece perdere la presa a Bellamy sulla confezione di merendine, che la bionda afferrò, prontamente, al volo.

«A corte di ringraziano.» gli disse prima di dirigersi con un sorriso sulle labbra verso le casse per pagare.

Mai mettersi contro le principesse coraggiose se non le si conoscono... potrebbero essere delle guerriere.


Quel giorno, quando Bellamy tornò a casa, camminando con le gambe larghe per il dolore e a mani vuote, si trovò la sorella ad aprirle la porta che, appena lo vide, si mise a ridere come se avesse visto la cosa più divertente del mondo.

«Allora.... Clarke... aveva ragione!» disse fra una risata e l'altra, Octavia.

«Uh?» le domandò il fratello, la fronte corrugata in un'espressione confusa.

In tutta risposta, Octavia si spostò per far passare il fratello, liberandogli anche la visuale sul salotto di casa Blake. Sulla poltrona, che mangiava una merendina, c'era la ragazza bionda del supermercato che sghignazzava divertita.

«Ciao Bellamy.» gli disse semplicemente, la bionda. «Bell, ti presento Clarke. È una mia amica del college, rimarrà qui da noi per un po' perché devono fare dei lavori in casa sua e non sa dove andare.»

Bellamy rimase sulla soglia di casa per una decina di minuti mentre guardava la ragazza, tranquilla, che continuava a mangiare mentre la sorella cadeva a terra ridendo tenendosi la pancia.


 



Sono tornata, per vostra (s)fortuna! 
Come va? 
Devo dire che questa è quella che mi piace di più fra le altre due che ho pubblicato, voi cosa ne pensate? 
Credo che questa one-shot sia una delle più "comiche" che abbia mai scritto anche perché non sono in grado di scriverle, no seriamente a volte faccio delle battute che come reazione hanno il silenzio di tomba, quindi probabilmente a voi farà schifo... Pazienza, mi accontento anche delle critiche, l'importante per me sarebbe avere una qualche recensione, così da poter migliorare un po' se non vi piace il mio stile, se ci sono degli errori ditemelo che li correggerò, ma non ho avuto il tempo di rileggerla quindi se mi avvisate mi fate anche un favore enorme, eh !

Intanto vi lascio QUI il link della mia pagina autrice su Facebook,  dove potete contattarmi tranquillamente e QUI il mio profilo personale, potete chiedermi qualunque cosa, avere spoiler su qualunque mia storia e tutto ciò che vi pare, come anche chiedermi di scrivere qualcosa per voi a vostro rischio e pericolo ! 
Spero solo che la one-shot vi piaccia e che mi lasciate un commento! 
Scusatemi per la nota chilometrica, vi prometto che la prossima volta non vi annoio così tanto. 

Un bacio a tutti quanti !
BellarkeStydia22 

 

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