I am Edward Cullen di Fuffy91 (/viewuser.php?uid=28030)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Angelo...si, ma con ali di pipestrello ***
Capitolo 2: *** Padre&Figlio ***
Capitolo 3: *** Buon compleanno, Rose ***
Capitolo 4: *** "Leone!" " Grizzly!" ***
Capitolo 1 *** Angelo...si, ma con ali di pipestrello ***
Twilight- I am Edward Cullen
Le dita scorrono veloci sui tasti bianco latte del mio piano
a coda, mentre la luce rossastra con sfumatura del tramonto inonda la stanza
del salone. Chiudo gli occhi mentre mi lascio trascinare dalle note che sono
infisse nella mia memoria, ormai, centenaria.
Sento indistintamente, dopo il mio secondo si bemolle, il
leggero fruscio di una gonna di raso, che sfiora dolcemente la pelle candida di
due gambe che ondeggiano ad ogni giravolta, come il vento sottile che accarezza
la mia nuca, prodotto dalla dolce frustata dei boccoli morbidamente modellati
della persona che balla ridente dietro di me, come ad elogiare la mia musica
ristoratrice per la mia mente e i miei sensi saturi del profumo indescrivibile
della mia amata ossessione dagli occhi color cioccolato fuso.
Ed è proprio pensando a lei che intono le ultime note del
mio assolo al piano, e come ogni pianista professionista inchino la testa verso
la tastiera, ora calma dopo le frequenti vibrazioni, in omaggio alla mia Musa
ispiratrice.
Sospiro, reclinando il capo verso la spalla ricoperta da una
leggera camicia di cotone rosata, in tinta con la gonna fluttuante stretta
attorno alla vita sottile della persona che mi cinge teneramente il collo con
le sue braccia accoglienti e sinuose nelle forme; e mentre ispiro il suo
profumo di bacche selvatiche e di dolcezza, mi abbandono con un sorriso luminoso
ad un suo bacio sulla mia guancia destra, fredda e dura come il marmo più
resistente.
Adoro quella sensazione di dolcezza, calore interiore e
tenerezza, ed è con l’animo dannato lenito
da questi sentimenti benefici, che accolgo con una risatina deliziata il
complimento dell’unica persona che possa placare il mio tormento con un unico
abbraccio.
“ è bellissima, tesoro. Ti prego, suonala più spesso. Adoro
vederti suonare. Sei bravissimo.”
E riaprendo gli occhi ricolmi di compiacimento e certezza
per quell’amore così rassicurante, le rispondo ammirato e contagiato da quello
sguardo così pieno di aspettative ed orgoglio e quel sorriso più luminoso del
sole, in quei momenti dove sulla sua espressione traspariva la felicità:
“ Grazie, mamma.”
E lei, sciogliendosi con grazia dall’abbraccio e
allontanandosi di qualche passo da me e dal piano, strumento che tanto ama, non
prima di avermi scostato una ciocca di capelli dalla fronte e avervi posato un
bacio leggero, mi sussurrò con lo sguardo traboccante di amore
materno e luccicante di lacrime di gioia che non sarebbero mai potute sgorgare
liberamente, reazione che il più delle volte manifestava a quella magica e mai più
sincera e veritiera parola: mamma.
Si, perché Esme era mia madre a tutti gli effetti, senza
termini di paragone.
“ Di nulla, angelo mio.”
Sghignazzai a quell’appellativo, mentre scuotevo la testa
seguendola eclissarsi in giardino, ad occuparsi delle sue camelie in boccio.
Angelo…si, ma con ali di pipistrello.
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Capitolo 2 *** Padre&Figlio ***
Cap 2
Correvo veloce nella foresta, zigzagando tra gli alberi
dalle fronde verdeggianti e dai tronchi resi neri dal velo della notte che
ricopriva il cielo.
Adoravo sentire il vento fra i capelli, chiudere gli occhi e
ascoltare ogni suono, ogni gesto, ogni cosa provocata anche dai più piccoli
insetti, che timorosi, si nascondevano al mio più che silenzioso passaggio.
Mi fermai di colpo, mentre sentivo le pupille dilatarsi e le
mie iridi dorate diventare nere come la pece. Tirai un sospiro profondo,
deliziandomi di ciò che le mie narici avevano appena aspirato:
una preda.
Seguii la debole scia dolciastra che emanava quello che tra
pochi minuti sarebbe divenuto il mio pasto, fino a quando quest’ultima non si
intensificò e mi ritrovai appollaiato come un gatto selvatico su di un ramo di
faggio robusto.
Vidi il cervo bere presso una fonte, ignaro del suo
carnefice che lo stava osservando pieno del desiderio del suo sangue.
Quella notte, avevo deciso di divertirmi un po’, come molto
spesso faceva Emmett con i suoi grizzly. Così, lasciai che il giovane cervo si
dissetasse, almeno fin a quando non alzò di scatto il vellutato collo,
sbarrando gli occhioni attenti e rizzando le orecchie appuntite. Peccato, mi
aveva sentito. Pazienza, pensai pronto a scattare proprio nel momento in cui
cominciò a correre a più non posso verso la parte più angusta e segreta della
foresta.
Sghignazzai divertito. Illuso, lo avrei preso in un battito
di ciglia. Con un balzo felino atterrai aggraziato sull’erba fresca e bagnata
di brina, iniziando nuovamente la mia corsa verso la caccia più intrigante a
cui abbia partecipato.
Lasciando un illusorio vantaggio alla mia preda, balzavo da
un tronco all’altro come un leone fa tra le dune della savana, il suo regno, e
come lui, anche io consideravo la foresta della piovigginosa Forks il mio
regno.
Ridevo spensierato, deliziandomi l’olfatto sensibilissimo
con la sua fragranza che sapeva di mirtilli e bacche selvatiche, fino a quando
non arrestai la sua corsa parandomi davanti a lui, che indifeso, indietreggiava
inciampando nelle lunghe gambe robuste.
Per un attimo, il mio fascino demoniaco sembrò incantarlo,
tanto da portarlo involontariamente ad avanzare verso di me, stupendomi di quel
gesto quasi anormale. Ma subito, quando sorrisi mostrando i denti affilati come
rasoi e brillanti sotto i raggi della luna piena, oscurata da alcune nuvolette
grigie, risvegliandosi dal suo torpore, si voltò e ricominciò la sua corsa, per
sfuggire alla sua morte.
I crampi della fame si stavano facendo sentire e in bocca
sentivo già il sapore del veleno impastarmi la lingua. Ero al limite, avevo
bisogno di nutrirmi al più presto. Fu così che il gioco terminò e da amichevole
divenni lo spietato predatore, che occupava gli incubi di tutte le sue prede
innocenti, ma dal sangue deliziosamente irresistibile.
Lo vidi svoltare verso la raduna di me e Bella, che
sicuramente stava dormendo beata nel suo lettino di ragazza, ma non era certo
il momento di pensare a lei, anche se al ricordo del suo viso, sentii una fitta
d’ansia oltrepassarmi il petto e il cuore inanimato. Dopo le avrei fatto
visita, ora era tempo di caccia.
Pronto a scattare contro la mia piccola preda, mi scioccai
nel vedere il biondo dei capelli di un altro vampiro i cui denti erano già
affondati nella carne friabile di quello che doveva essere il mio pasto. Mi
indispettii e corrugai la fronte accigliato quando quest’ultimo, elegantemente,
si alzò dal suolo non provocando nemmeno un fruscio e si aggiustò, con un
sospiro beato e pacato, il risvolto della camicia immacolata, i cui primi due
bottoni slacciati lasciavano intravedere la pelle candida del petto dai muscoli
asciutti.
I raggi della luna filtrarono dal loro sipario grigiastro,
illuminando il suo viso angelico pur nella dannazione, mentre un sorriso gli
fece brillare i suoi occhi caramellati, ogni qual volta lo vedeva.
“ Cosa ti ho insegnato sempre, Edward?”
Mi chiese quasi ironico, scavalcando la carcassa esanime e
rigida del cervo che avevo rincorso tutta la notte per divertimento, più che
per fame.
Sbuffai come un bambino a cui avevano tolto il giocattolo
preferito.
“ Di non giocare mai con il cibo.”
Replicai, ancora indispettito.
Carlisle sghignazzò, divertito dal mio tono.
“ Esatto.”
Disse semplicemente, annuendo laconico.
“ Però non è giusto. Emmett lo fa sempre.”
“ Si, ma Emmett non è il giudizioso e ben educato figlio che
mi sta accanto.”
Risi con lui, unendomi al suo pensiero mentre ricordava
l’ultima battuta di caccia fatta insieme con il nostro orso di casa.
Camminammo lungo la raduna, inoltrandoci nella foresta, fino
a che non arrivammo verso una sporgenza rocciosa e ci sedemmo uno al fianco
dell’altro, osservando il sopraggiungere dell’aurora.
Mio padre mi osservò e, quasi dispiaciuto per la sua ultima
lezione di vita, soppesò se avessi ancora fame o meno.
“ No, non preoccuparti. Mi è passata. Credo di aver mangiato
troppo questa notte.”
Carlisle rise divertito e io mi unii con lui.
Mi piacevano quei momenti pacifici e di tranquillità con mio
padre. Era uno di quei momenti in cui mi sentivo davvero bene, in pace, un po’
quando stavo rilassato con Bella. Sospirai. Bella…chissà se aveva dormito bene
questa notte, in preda del mio piccolo diversivo euforico, non ero nemmeno
riuscito ad andarla a trovare.
“ Pensi a lei, vero?”
Annuii sorridendo laconico.
“ è difficile stare lontani dalla persona che si ama, ma non
impossibile.”
“ In teoria si, ma per me è differente.”
Mio padre non replicò, lasciando che mi sfogassi.
“ A volte, sembra quasi che provassi un dolore fisico nello
starle lontana.”
Mi presi le ginocchia fra le mani, abbassando lo sguardo
leggermente in imbarazzo nel confidarmi con Carlisle di quelle cose. Con Emmett
era diverso, con lui tutto era così semplice ed ironico, ma con mio padre era
tutt’altra cosa…avevo timore del suo giudizio, non perché fosse severo, ma
perché la sua sincerità, a volte, sapeva essere più tagliente e veritiera di
qualsiasi altra replica.
“ Mi sento così…indifeso e impotente in quelle circostanze,
ma proprio io non…”
Sentii la sua mano gelida toccarmi la spalla destra e subito
mi rilassai.
“ Non è una debolezza essere innamorati, Edward, anzi.
L’amore è una cosa meravigliosa, il sentimento più bello che un essere vivente
possa provare e io sono felice che tu l’abbia scoperto in Bella. E sono
orgoglioso nel modo in cui ti stai comportando nei suoi confronti, nonostante
le difficoltà che questo amore comporta. Bravo, figliolo.”
Carlisle era l’unico, oltre ad Alice, che chiamava Bella per
nome, e questo mi riempiva di felicità, perché sapevo, ora più che mai dopo
quel discorso che agognavo di sentire da settimane, che lui apprezzava, anzi,
era orgoglioso di me. E queste sono le parole che ogni figlio vorrebbe sentirsi
dire da un padre.
“ Grazie, papà.”
Gli dissi, commosso, ricambiando il suo sorriso raggiante.
“ No, non ringraziarmi, Edward. Anzi, grazie a te di rendermi
felice con la tua felicità, perché è solo questo che un padre vorrebbe vedere
riflessa negli occhi del proprio figlio. La luce della felicità.”
E detto questo, tornammo ad ammirare il sole splendente
sorgere dietro le nuvole dell’alba rosate e dorate, come i nostri occhi in quel
momento così perfetto, fra un padre e un figlio.
Angolo dell’autrice.
Ringrazio tutte coloro che hanno postato i loro commenti e
hanno messo questa mia nuova storia tra i preferiti. Spero che vi sia piaciuta
e che la apprezzerete anche nei prossimi aggiornamenti.
Ringrazio anche i miei lettori misteriosi, sperando che i
miei scritti vi abbiano regalato almeno qualche emozione.
Bacioni vampirosi a tutti voi, e soprattutto bacioni
vampirosissimi a:
Giunigiu95 (
grazie per averla commentata e inserita tra le preferite)
Noony ( grazie
per averla inserita tra le preferite)
Dreaming_eclipse
( grazie ancha a te, per averla inserita tra i preferita e per averla
commentata!)
Pink girl ( che
ha commentato e messo tra le preferite tutte le storie di Twilight che io ho
scritto! Grazie mille!! XD)
E, inoltre, grazie ancora alle cinque persone che l’hanno
aggiunta tre le preferite:
Rita_Cullen
NeSsIeCuLlEn
Honey Evans
Egypta
Debblovers
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Capitolo 3 *** Buon compleanno, Rose ***
Cap 3
“ Buon compleanno, Rosalie!”
Esclamò elettrizzata Alice, abbracciando e baciando la
guancia di nostra sorella, che sorrise contagiata dalla sua allegria,
trascinata dalle sue braccia, per essere portata alla sua altezza, mentre tutti
i Cullen, incluso io, ridevo a crepapelle.
“ Tieni, questo è da parte mia e Jasper!”
“ Grazie, non dovevate.”
Disse, ancora sorridente, Rose prendendo il pacchetto rosso
con nastro dorato che le porgeva saltando il nostro piccolo mostriciattolo
domestico.
“ Dai, aprilo!”
La incoraggiò, mentre sfilava lentamente il fiocco ricoperto
da un velo di brillantini.
Era una scatoletta quadrata argentea che Rosalie aprì per
mostrarci un paio di orecchini ricoperti di brillanti e di pietre di giada
vere.
“ Oh, Alice, Jasper…sono bellissimi, grazie.”
E detto questo, li abbracciò stretti e riconoscente
entrambi.
“ Lo sapevo che ti sarebbero piaciuti. Appena li ho visti,
ho capito subito che ti sarebbero stati d’incanto. Vedi, esaltano il colore dei
tuoi capelli.”
Aggiunse esperta, aiutandola ad indossarli e scotendo la
testa per farli tintinnare, mentre le mie due sorelle si abbracciavano e
ridevano contente.
“ Buon compleanno, tesoro.”
“ Grazie, mamma.”
Ringraziò sussurrando dolce Rosalie, abbracciando Esme e
mescolando le loro ciocche caramellate con quelle bionde dei loro rispettivi
capelli, tanto era stretto il loro amorevole abbraccio.
“ Oh, cara, ti ho già detto che sei bellissima, questa
sera?”
“ Più di mille volte, Esme.”
Disse ridendo.
“ Ma lei è sempre bellissima.”
Aggiunse guardandola adorante Emmett, mentre le cingeva la
vita con le sue braccia robuste e si perdevano in uno dei lo sguardi intensi ed
imbarazzanti.
“ Ehm, comunque questo è il nostro regalo per te.”
Disse, interrompendoli, Carlisle, porgendole il regalo suo e
di Esme, mentre io cercavo di ignorare i pensieri di Emmett riguardanti il
resto della serata che avrebbe passato con la sua adorata metà.
“ Un computer portatile…grazie, è magnifico. Ne avevo
proprio bisogno.”
“ è anche rosa. Proprio adatto per te.”
Aggiunse Jasper sorridente, seduto sul divano in pelle
bianca, mentre Alice, al suo fianco, gli accarezzava i capelli sulla fronte.
Rose rise del suo commento, annuendo felice. Era piacevole
vedere la mia perenne sorella imbronciata con quell’espressione allegra dipinta
in volto. La rendeva davvero bella ai miei occhi e anche più malleabile,
rispetto al resto del nostro rapporto fraterno movimentato. Era in quei momenti
che mi rendevo conto di come Emmett potesse essersi innamorato di lei. Così
diversi, eppure così simili. Si completavano, non c’erano dubbi.
Alice rise allegra alla mia espressione compiaciuta e io
ricambiai con un sogghigno ironico.
“ Amore è bellissima, grazie.”
Disse ad Emmett, baciandola appassionatamente sulle labbra.
Il suo modo per ringraziarlo di una collana molto semplice, con un ciondolo a
forma di stella, ricoperto di piccoli diamanti originali e splendenti e una
catenina d’oro bianco puro.
Fortunatamente, si staccarono più velocemente di quanto
immaginassi, e subito Alice non perse tempo nel ricordarmi:
“ Ora tocca ad Edward darti il suo regalo.”
“ Perché, me lo ha fatto?”
Chiese ironica, sciogliendosi dall’abbraccio di Emmett, che
scoppiò a ridere a quella battuta, nonostante i rimproveri di Esme.
“ Suvvia, Rose, tesoro…”
Non voleva che litigassimo anche il giorno del suo
compleanno, e io la rassicurai dicendole.
“ Tranquilla, mamma. Rosalie diventa sempre più spiritosa.”
Emmett sogghignò e Rosalie lo guardò truce, mentre lui
continuava a sorridere in segno di scuse.
“ Buon compleanno, Rose.”
Le dissi, dandole il mio regalo. Una scatolina nera con un
fiocco blu ad adornarla.
La aprì scettica e sbarrò di poco gli occhi nel vederne il
contenuto.
Lo prese e lo mostrò agli altri curiosi, tranne ovviamente
Alice che sorrideva deliziata.
Ben fatto, fratellino.
Pensò annuendo soddisfatta, sorridendomi.
Rose, intanto, sempre più confusa, mi guardò come a chiedere
una spiegazione.
“ è una chiave.”
Le dissi, sottolineando l’ovvietà dei fatti.
“ Lo vedo, ma per cosa?”
Mi chiese, con un velo di irritazione nella voce. Non le
piacevano gli enigmi.
“ Per il tuo regalo, ovviamente.”
Sbuffando spazientita, mi chiese, cercando di conservare un
tono pacifico, ma solo per promessa a nostra madre.
“ E si può sapere, cosa sarebbe?”
Ed io, senza scompormi e sorridendo sghembo, le risposi,
mentre Emmett era sempre più divertito:
“ Indovina.”
“ No, dimmelo tu.”
Ordinò perentoria, incrociando le braccia.
“ Edward, tesoro, per favore…”
…non farla
innervosire. Sii gentile, è il suo compleanno.
Terminò mia madre, guardandomi in bilico tra lo sconforto e
la preghiera.
“ Va bene, te lo dico.”
Rispondendo a mia madre e soffocando sul nascere il suo
tentativo di ridarmi la chiave, sicuro del fatto che dopo se ne sarebbe
pentita.
“ è in garage, nascosta sotto un lenzuolo bianco con un bel
fiocco rosso attaccato sopra.”
Non mi fece finire nemmeno di parlare, che subito si fiondò
nel luogo che le avevo appena citato, seguita dagli altri, mentre Alice mi
prendeva per mano e insieme ridevamo contenti.
Arrivammo mentre si era creato un semicerchio intorno alla
festeggiata, che sedeva soddisfatta e con un mezzo sorriso sul sedile del
guidatore di una BMW fiammeggiante. Non aveva tolto nemmeno il fiocco che le
avevo messo, attaccato al parabrezza. Scossi la testa. Che impaziente.
“ Forse è meglio se vi lasciamo soli. Lo sai che odia gli
spettatori. E per favore, sii gentiluomo e non essere ironico.”
Annuii convinto:
“ Promesso.”
Alice sorrise, mi liberò la mano e la incatenò a quella di
Jasper, che trascinò via dal garage insieme agli altri membri della famiglia,
che li raggiunsero in salotto.
Rimanemmo solo io e Rose che, senza incrociare il mio
sguardo divertito, scese aggraziata dalla sua auto e mi raggiunse lentamente,
quasi intimidita, davanti a me, mordendosi un labbro e portandosi una ciocca di
capelli dietro l’orecchio. Era arrivato il momento dei ringraziamenti.
Aspettai paziente che mi riferisse il fatidico “ grazie”,
come del resto capitava nella rare e poche volte della nostra esistenza
immortale, ma ogni volta era difficile per lei e per me, trattenermi dal
ridere.
“ è bella la macchina.”
“ Si, è molto bella e anche veloce. È l’ultimo modello,
sai?”
Le dissi per stroncarla un tantino da quello strano
imbarazzo.
Lei annui, dandomene atto.
Attesi ancora qualche minuto e poi finalmente, Rosalie alzò
gli occhi e mi sussurrò calma.
“ Grazie, è un bel regalo.”
Scrollai le spalle, sorridendole. In fondo, era pur sempre
mia sorella.
“ Di nulla. Sono contento che ti piaccia.”
Feci per tornare dagli altri, ma lei mi trattenne per un
braccio.
“ Aspetta.”
La guardai interrogativa. Strano, nella visione di Alice
questa interruzione non c’era…a meno che quella piccola peste non me l’avesse
nascosta. Che diavoletto dispettoso.
Rose fece un bel sospiro, si alzò in punta di piedi e mi
diede un leggero bacio sulla guancia.
“ Edward, sul serio, grazie.”
Rimasi stupito da quel gesto…così fraterno e le sorrisi
felice e chinandomi sulla sua guancia, le ricambiai il bacio affettuoso.
“ Sul serio, di nulla Rose.”
Lei rise contenta e io le scompigliai delicatamente, per non
farla arrabbiare, i capelli lunghi e perfettamente in ordine. Lei mi diede una
gomitata scherzosa e sorridenti rientrammo nella nostra casa.
Quello fu il giorno in cui capii perché volessi bene a Rose,
e fui felice, davvero, di essere suo fratello.
Angolo dell’autrice.
Voilà, un altro capitolo eccolo qua!!! Spero vi sia piaciuto
anche questo e prossimamente, Emmett ed Edward, fratelli irresistibili ed
incorreggibili, con un legame speciale ad unirli.
Bacioni vampirosi, Fuffy91!!!!! ^____________________________^
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Capitolo 4 *** "Leone!" " Grizzly!" ***
Capitolo4
“ No, no, no, no!! Si, si, si, si!!! Ah, no, no!”
“ Insomma, Emmett deciditi. O è no o è si!”
Dissi, ghignando, dandogli uno spintone per farlo
deconcentrare, ma che ebbe solo l’effetto di irritarlo. Ma in compenso, con un
ghigno malizioso, il mio caro fraterno eterno Peter Pan, ricambiò la mia
leggera gomitata con uno spintone che mi portò a cadere sul suolo pavimentato
di bianco, come la larga camicia che aveva indossato quel giorno su richiesta
di Alice.
Non passò molto tempo, prima che le fragorose risate di
Emmett echeggiassero per tutta la casa, coinvolgendo anche Esme che era di
sopra a dipingere un vaso di fiori.
“ Ah, si?! Ora ti faccio vedere io!”
Dissi, illuminandolo con il sorriso sghembo più preoccupante
di tutto il mio repertorio, tanto che ebbe la capacità di eclissare il suo, che
deglutì preoccupato, ma sempre ghignando.
In meno di un secondo,
fui sul divano in pelle candida, spalla a spalla con il mio fratello
preferito, che ora guardava davanti a sé più concentrato che mai, guardandomi
di tanto in tanto con sospetto, stupore e a volte dispiacere.
“ Oh, andiamo Edward!”
Lo sentii esclamare ad una mia nuova mossa, tra lo stupore e
la supplica. Io risposi con una risatina e una negazione sottolineata da un
movimento deciso del capo.
Un’altra sferzata, un’altra mossa fluida e sconvolgente,
tanto che lo portò a guardarmi colpito ed ammirato.
“ Lasciatelo dire, fratello:sei un vero mostro!”
Ringhiai in modo cavernoso verso di lui, anche se il mio
sguardo irale, in quel momento, tradiva il mio stato d’animo più scherzoso e
gioviale che mai.
Emmett rise di gusto, spingendomi, con meno decisione di
prima, da parte, per poi riaffancarsi nuovamente a me, incrociando i miei occhi
per un attimo, per poi riguardare avanti insieme, quasi all’unisono, e ridere
di nuovo.
“ Eh dai, Edward! Un vantaggio, solo uno piccolo!”
Scossi la testa di nuovo, veloce, per poi scoccare la lingua
deciso e pronto a concludere la nostra piccola sfida…ovviamente con una mia
vittoria.
“ Sei tremendo! E va bene…ora ti faccio vedere io.”
Emmett abbandonò per un momento il sorriso gioioso,
dipingendosi il volto con un’espressione decisa, che metteva in evidenza la sua
concentrazione.
Fu una battaglia agli ultimi colpi, spintoni, sfottò e
trovate inventive per cercare di barare. Era divertente vederlo sforzarsi per
cercare di pensare a nuove mosse per battermi ma, allo stesso tempo, non farlo,
per evitare che io lo prevedessi. Ma in questo genere di cose, a malincuore,
dovevo ammettere che quella che surclassava tutti era Alice, che si divertiva a
ridere di noi, davanti al computer ultimo modello, alla ricerca di nuove
creazioni per la sua personale linea di moda.
Era il momento fatidico, mancavano solo pochi secondi:
dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro tre…due…uno… WINNER!
“ Si, ho vinto!”
Dissi, esultando con il braccio destro alzato, con ancora uno
dei comandi della play-station stretto nella mia mano d’acciaio.
Emmett buttò il suo verso il televisore, sperando che non lo
rompesse, mentre guardava sconfortato, immerso nei cuscini del divano, ed
imbronciato, con entrambi le mani a sostenersi la testa riccioluta, mentre il
suo guardo dorato era ancora puntato verso la mia auto rossa fuoco, versione
digitale, coperta dalla scritta che aveva segnato la mia vittoria indiscussa,
con sotto la sua, blu metallizzata, fermatasi a pochi centimetri dal traguardo.
Rimanemmo così per un bel po’, fino a che Emmett non si alzò
con un movimento fulmineo ed aggraziato, in ossimoro con la sua stazza da
grizzly, si stiracchiò e si sgranchì le gambe. Dopo un sospiro profondo, si
voltò verso di me, ancora seduto che lo guardavo confuso ed immobile,
nonostante avessi già spento il televisore, fermando il gioco, attendendo una
sua mossa, che non tardò ad arrivare. Infatti, dopo un attimo di
imperturbabilità, il sorriso luminoso di Emmett mi accecò, e le fossette tanto
amate da mia sorella Rosesi si fecero notare in modo marcato, vanitose.
Ridemmo di un riso strano ed assurdo, ma tanto, tanto
appagante.
“ Che dici, gita nel bosco?”
Mi chiese lui, ammiccando verso la porta finestra.
“ Perché no.”
Dissi, alzandomi di scatto, incamminandomi fianco a fianco
con lui.
“ Chi arriva per ultimo alla gip è un vampiro senza zanne!”
Esclamò, scaraventandomi verso il tavolino di cristallo,
minacciandolo con il mio corpo di marmo, che diligentemente, non lo sfiorò
neppure.
“ Non vale, stai barando!”
Gli urlai, balzando dalla balaustra del portico.
“ Non lamentarti Edward, corri, se non vuoi catalogarti come
una femminuccia!”
“ Non sono una femminuccia!”
“ Si, invece!”
“ Non è vero!”
“ Leone!”
“ Grizzly!”
Angolo dell’autrice.
Perdonate il ritardo madornale, ma avevo in programmazione
altre storie!!! Spero vi sia piaciuto l’aggiornamento e ringrazio tutte coloro
che leggono questa storia e che hanno recensito!!! Grazie ancora e a presto!!!
Nel prossimo capitolo, Edward metterà in risalto il suo rapporto con… beh, lo
scoprirete nel prossimo capitolo, naturalmente!!! Baci baci, Fuffy91!!!
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