Living in a movie

di Spregias
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A new life ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2- Kiss me hard ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3- I'll carry you home ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4- Friend? ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5- AMNESIA ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6- Demons ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7- But if you close your eyes ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 Thinking out loud ***
Capitolo 9: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** A new life ***


 
 
 
Londra, 2014.
 
“Santo cielo, Matt!” urlai poco finemente quel giorno di ottobre, mentre controllavo la posta. Il mio ragazzo, questa volta non per contratto, scese le scale con espressione scocciata in viso e cercando di capire il motivo di tale entusiasmo.
 
“Che succede, Gwen?” borbottò palesemente irritato, non scoraggiando però la mia felicità.
“Non puoi capire” continuai io, sventolandogli davanti il telefono ultimo modello che mi aveva regalato lui pochi giorni prima.
 
“Uhm, dai dimmelo” sbruffò avvicinandosi a me e prendendomi tra le braccia.
Non potevo ancora credere che questo cantante bellissimo e famoso, oltre che la persona più incredibile del mondo, fosse davvero innamorato di me. Non potevo davvero crederci. A ventuno anni non pensi mai di poter trovare un amore così intenso, almeno credevo.
 
“Mi hanno proposto di fare un film, cioè dovrei fare un provino, ma mi vogliono nel film.” spiegai con la voce piena di emozione. Insomma, ero famosa, bella, piena di successo, ma facevo la modella, la fotomodella, non l’attrice.
 
“Dove?” chiese subito Matt, intuendo che il punto dolente doveva ancora arrivare. Il sorriso si spense per un attimo dalle mie labbra, così vicine alle sue.
 
“A Los Angeles.” dissi in preda a un leggero sconforto. Anche lui si rabbuiò.
 
“Penso che dovresti accettare, io ti verrò a trovare” soffiò sulle mie labbra, prima di trascinarmi sul divano, tra un risolino e l’altro.
 
 
 
 
Los Angeles, 2014.
 
 
Aprii gli occhi dando un’occhiata veloce all’orologio, che segnava poco meno delle due. Sospirai di sollievo, benedicendo, dopo un piccolo spavento, di non essere andato a letto troppo tardi la sera prima. Evidentemente però la sveglia aveva funzionato bene, perché mi restavano almeno tre ore per il provino. O meglio, io ero già stato scelto, e avrei solo dovuto presentarmi la per scegliere la mia controparte femminile. Ero divertito da questo improvvisarmi regista, perché almeno era una variante dalla solita parte dell’attore.
 
Già, attore. Un lavoro dove sei sempre sulla cresta dell’onda, per poi ritrovarti affogato, o trasportato dalla corrente, seguito da giorni di calma piatta. Piattissima. Per fortuna, era il mio turno di essere sulla cresta dell’onda, sennò non mi avrebbero mai preso in quel film e non avrei mai conosciuto lei.
 
Arrivai puntuale alle quattro e mezzo davanti agli studi cinematografici dove lavoravo, inforcando gli occhiali da sole. Ovviamente non speravo di camuffarmi. Sorrisi ai fotografi che erano sempre appostati lì davanti, prima di entrare.
“Signor Drumms, Dylan ti aspetta di là.”
La voce di Mrs. Jones, quasi un sussurro, mi indicò il luogo dove avrei dovuto esaminare le possibili attrici femminili. Se non altro, mi sarei rifatto gli occhi.
 
Entrato, Dylan il Regista, mi sorrise venendomi incontro. Era un uomo buono, ed era mio amico da tanti anni, quindi si fidava di me.
“Harry, sei pronto?” mi chiese scherzando e trascinandomi accanto a lui.
 
Fu dopo pochi minuti che la vidi, seduta con il copione in mano. L’avevo già vista su alcuni cataloghi, sui giornali e avevo sentito parlare di lei, ovviamente. Ma non ero preparato all’impatto che una creatura del genere ha sugli uomini. Quasi ci restai secco.
 
Capelli biondi lunghi che le arrivavano quasi alla vita, occhi marroni da cerbiatta circondati da eye-liner che li rendeva più lunghi. Naso alla francese, così adorabile che provai l’impulso di morderlo.
La bocca carnosa continuava a muoversi in movimenti impercettibili, cercando di ripassare le parole del copione.
 
Indossava dei pantaloncini corti di jeans, stivaletti bassi marroni e un golf grigio scuro. Pensai che avesse freddo.
 
“Sbaglio o hai avvistato qualcuna?” borbottò contento al mio orecchio Dylan, seguendo il mio sguardo ipnotizzato su di lei. Sentendosi osservata, lei alzò lo sguardo incrociando il mio da pesce lesso e quello divertito di Dylan.
 
“Gwen, cara, vieni qui!” le fece cenno Dylan, facendomi capire che la conosceva. Lei si mosse verso di noi, che gambe!, con una certa grazia, avvolgendomi con il suo profumo francese.
 
“Ciao Dylan” disse con un marcato accento inglese, stringendo la mano a Dylan. Lui la abbracciò.
 
“Cara, sono contenta che tu sia qui. Ti presento il protagonista maschile, Harry Chris Drumms”
 
Lei mi rivolse un sorriso dolcissimo, prima di stringermi la mano. “Piacere, Harry. Io sono Gwen White.”
 
Mi sentivo un mentecatto, incapace persino di dire qualcosa di intelligente per farla ridere.
 
“Beh, è un piacere conoscerti Gwen.” dissi infine non senza un certo sforzo. Tornai poi in me, dicendomi che di ragazze belle ne avevo incontrare tante. Incontri ravvicinati, diciamo.
 
“Harry, come sai, lei è la ragazza di cui ti ho parlato. E vorrei che fosse lei ad interpretare Catherine Earnshaw.”
 
Ovviamente io interpretavo Heathcliff, il rozzo uomo che ama follemente la ragazza che viveva con lui, e non sarebbe stato difficile fingere di essere ‘innamorato’ di un tale angelo.
 
“Io sarei onorata di interpretare Catherine.”
 
 
*
 
 
“Allora, Harry, che ne pensi?” mi chiese a quel punto, dopo aver visto recitare Gwen, Dylan.
 
“Non è male, Dylan. Per essere una che non ha esperienza, se la cava bene. Io direi di farla provare. Per me lei è Catherine.” dissi sicuro.
Fu così che Gwendaline White entrò nella mia vita, interpretando la bisbetica Catherine Earnshaw in Cime Tempestose.
 
*
 
#Gwen
 
“Harry, aspetta.”
 
Harry Drumms, che stava passeggiando per i corridoi degli studi usati per il film, si voltò verso di me, sorridendomi e facendomi cenno di raggiungerlo.
Sapevo benissimo chi era, l’attore del momento, molto bravo e chiaramente bello. Aveva due occhi verde acqua che si incorniciavano a capelli ramati e uno sguardo perforatore. Ma ero abituata a quel tipo di bellezza, basta pensare che mi svegliavo ogni mattina con Matt al mio fianco.
 
“Ti volevo ringraziare, per aver scelto di darmi la parte.” dissi sorridendogli e ricevendo un altro bellissimo sorriso in risposta.
 
“Non è me che devi ringraziare, Gwen. Sei brava a quanto pare.” commentò lui scrollandosi le spalle. Sorrisi timidamente.
 
“Invece voglio ringraziarti. So che è anche grazie a te” insistetti io.
 
“Aspetta a ringraziarmi, quando Dylan ti costringerà a lavorare ore e ore mi odierai” disse continuando a sorridere, per poi notare la mia espressione evidentemente confusa.
 
“Scherzo, Gwen” aggiunse poi, aprendo una bottiglietta d’acqua.
“Non mi spaventa il lavoro, Harry” precisai piccata, ripensando a cosa avevo passato per lavoro solo un anno prima. Ma non potevo lamentarmi, avevo guadagnato Matt.
 
“Sai avevo sentito tanto parlare di te, Gwen” dice improvvisamente lui, poggiandosi allo stipite di una porta e guardandomi intensamente.
 
“Beh, anche io di te, se è per questo” risposi io, cercando di non arrossire o sfuggire a quello sguardo a cui non avrei saputo dare una definizione.
 
“Ma non ti avevo mai visto” disse poi lui, quasi a se stesso, perso in qualche strana riflessione.
 
“Io sì, eri ai teen choice awards l’anno scorso” ricordai improvvisamente, dandomi della stupida per non essermelo ricordato subito.
 
Lui sorrise, evidentemente compiaciuto che mi ricordassi di lui. Questo mi lusingò, stranamente non ero così timida con i ragazzi, infatti mi arrabbia con me stessa.
“Eri la presentatrice o..?” chiese lui, ormai incuriosito da ciò che avevo detto. Ormai mi ero inoltrata in quella conversazione e non potevo fare altro che seguirla.
 
“No, avevo accompagnato il mio..ehm..” balbettai in cerca di una definizione per etichettare Matt l’anno precedente “fidanzato” conclusi dopo un attimo di riflessione.
 
Lui aggrottò la fronte, evidentemente deluso, forse voleva provarci, mi dissi. Poi sorrise, confondendomi.
“Bene, ci vediamo in giro Gwen. Domani iniziamo a girare, lo sai, vero?” disse, poi strizzandomi l’occhio si girò e sparì, lasciandomi con una sensazione di solitudine.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2- Kiss me hard ***


CAPITOLO 2
 
“Matt, è fantastico, davvero” risposi alla faccia di Matt, che mi fissava compiaciuta dall’altra parte dello schermo, dove io non potevo raggiungerlo. Il mio ragazzo mi aveva appena detto che sarebbe venuto il primo fine settimana disponibile, cioè tra nove giorni. Mi mancava già tantissimo, inoltre quel giorno avrei dovuto iniziare a girare ‘Cime tempestose’, un qualcosa letto e riletto, visto e rivisto. Il mio pensiero corse ad Harry, che avrebbe sicuramente dovuto indossare un paio di lenti a contatto scure per interpretare al meglio lo scontroso Heathcliff.
 
“Gwen, ma mi ascolti?” chiese curioso Matt, notando la mia espressione assorta, persino lontano migliaia di chilometri. Mi sentii quasi in colpa, senza neanche sapere il perché.
Sorrisi per rassicuralo e gli buttai un bacio.
“Mi manchi tanto Matt” dissi, per poi rabbuiarmi.
 
Non ero abituata a passare tanto tempo senza poterlo stringere, e ciò mi destabilizzava.
Amavo Los Angeles, ma ero sola e non conoscevo molto bene la città.
“Anche tu, Gwen, ma stai tranquilla” mi ripetè lui, cercando di confortarmi. Non era molto semplice, almeno per lui, che era così lontano.
 
Avevo bisogno di lui più di quanto fossi disposta ad ammettere, avevo bisogno dei suoi baci caldi e della sensazione di benessere che raggiungevo solo quando tra i nostri corpi non c’erano centimetri.
“In bocca al lupo per oggi, comunque!” riprese lui, cercando di sorridere, e gliene fui grata.
 
“Crepi, Matt” risposi io, cercando di sorridere a mia volta. Incrociai le braccia al petto.
“Tu, qualche nuova proposta?” chiesi, cambiando argomento. La sua espressione si fece esitante, quasi cauta, mentre rispondeva.
 
“Alcune canzoni del mio prossimo disco le inciderò con.. Anaelle, sai, la cantante..” disse con tono vago.
 
“Ah, non la conosco..è francese?” chiesi incuriosita e anche un po’ perplessa, mentre una sorda angoscia si faceva strada nel mio cuore.
 
“Sì, cercala su Google, se vuoi, ma tranquilla, nessuna può competere con te” disse alludendo ai nostri duetti sotto la doccia. Sorrido involontariamente.
 
 
La sua mano sfiora il mio fianco, mentre sento il suo respiro caldo sul collo.
“Perché tieni la musica mentre facciamo la doccia?” chiede con un sussurro, ma sa già la risposta.
“Mi piace cantare con te” rispondo in preda a nuovi brividi, non dovuti all’acqua bollente.
 
“Ah, tu lo chiami cantare quel bercio indefinito?” chiede lui, continuando a baciarmi, ma si becca un morso sulle labbra e protesta.
 
“Vorrei averti qui, io..” iniziai, mentre le lacrime arrivavano agli occhi. Fui interrotta dal suono del campanello, e sorpresa corsi ad aprire.
 
“Ciao”
 
Harry mi fissava appoggiato allo stipite della porta, con una camicia che lasciava scoperto il petto, che sembrava molto muscoloso.
Molto, molto muscoloso. I suoi occhi verdi mi scrutavano divertiti, mentre con una mano si tirava indietro i capelli.
 
“Ehm” fu tutto ciò che riuscìì a dire, prima di notare che indossavo solo dei miseri shorts e una felpa.
“Disturbo?” chiese lui senza smettere di sorridere. Mi scostai per lasciarlo entrare, facendogli strada.
“Sì, no..cioè, che ci fai qui Harry?” chiesi, irritandomi per il fatto che ero contenta di vederlo nonostante avesse interrotto una chiamata con Matt.
Al pensiero di Matt, mi girai verso il computer, ma notai un messaggio.
 
“Ti lascio ai tuoi visitatori, ci sentiamo dopo Gwen. Ti amo”
 
Sorrisi e mi voltai verso Harry, che continuava a fissarmi con ammirazione.
“Sei bella” disse con semplicità, prima di sedersi sul divano.
“Grazie?!” risposi prendendo posto accanto a lui “anche tu non sei male, ma immagino tu lo sappia”
Lui rise, una risata cristallina, di quelle che non ero abituata a sentire. Matt rideva molto di rado.
 
“Sono venuto a prenderti, andiamo in studio..dobbiamo provare una scena insieme, per vedere come funzioniamo, insomma..siamo pur sempre i due personaggi principali, no?” disse lui in tono pratico, ammiccando.
 
“Certo” risposi io agitata, andando a cambiarmi.
 
*
 
“Sei pronta?” mi chiese Harry, mentre io arrossivo imbarazzata. Avremmo dovuto baciarci! Baciarci! Non avevo mai dato baci per finta, anzi, sì, ma adesso mi sembrava quasi di tradire Matt.
Eppure era solo lavoro, quindi non avrei dovuto preoccuparmi.
 
Il Regista, Dylan, venne vicino a me e mi appoggiò una mano sulla spalla. Aveva il copione in mano.
 
“Allora, mia Catherine, tu sei già impazzita e hai chiesto di vedere Heathcliff. Lui ti raggiunge, vi baciate. È il tuo amore, l’amore che non hai mai avuto l’opportunità di vivere.
Lo ami. Sei mai stata innamorata?” mi chiese gesticolando.
 
“Lo sono” risposi di rimando, sicura. Lui annuì.
 
“Non pensare a lui in questa scena, tu lo odi e lo ami. Cerca di immedesimarti in Catherine Earnshaw. Capito? Tu Harry sai cosa fare”.
 
Piena di tensione, mi sistemai in un angolo, aspettando che Harry entrasse. Cercai di immedesimarmi in Catherine. Ma non era facile, ero tesa.
 
Mi voltai e sentìì il profumo di dopobarba alla menta e subito dopo due soffici labbra si posarono sulle mie, con foga ma altrettanto delicate.
Harry mi passò una mano sulla schiena, attirandomi a sé, fingendo un bacio disperato, carico di disperazione repressa: sapeva recitare.
Gli passai una mano sul volto, lasciandomi avvolgere dalle sue braccia forti, mentre inarcavo la schiena sotto il suo peso.
Non so quanto tempo passò, ma quando finalmente ci separammo, ci misi qualche istante per ricordarmi chi ero.
 
“Wow” disse Dylan, osservandoci compiaciuto “non avevo mai visto tanta chimica, complimenti Gwen”.
Avvampai.
“Adesso, prendi il copione. Hai cambiato umore, sei arrabbiata.. tu Harry sei devastato dal dolore e dalla passione per questa giovane donna, l’unica che tu abbia mai amato”
 
Harry mi sorrise.
“Oh, Cathy! Oh, vita mia! Come posso sopportarlo?” disse lui, con sguardo carico di dolore.
 
“Ebbene?” dissi leggendo il copione “Tu e Edgar mi avete spezzato il cuore, Heathcliff. E tutti e due venite a piangere da me per questo, come se meritaste compassione! Non ti darò compassione, no, non io. Mi hai ucciso e questo sembra averti giovato. Come sei forte! Quanti anni intendi  vivere ancora, dopo che me ne sarò andata?”
 
*
 
“Domani non lavoriamo, lo sai?” mi ripetè Harry, mentre mi riaccompagnava a casa.
Sorrisi sollevata.
“Me l’hai già detto, Harry, ma è tardi e ho sonno” mi lamentai, guardando l’orologio. Erano le due di notte e dovevo svegliarmi presto.
 
“Andiamo a prendere un caffè, conosco un McDonald famoso, qui vicino” disse lui con semplicità.
 
“E Harry Drumms va in un semplice Mc? E poi tutti i McDonald sono famosi..” ribattei brontolando, e lui rise di nuovo.
 
“Sei così carina quando ti arrabbi” disse e io arrossìì. “Sono fidanzata” mi scappò, cercando di mettere le mani avanti. Con lui mettevo sempre le mani avanti.
Dovevo giustificarmi e allontanarlo dalla mia mente. Di occhi chiari ne avevo già due.
 
“Non ti ho detto che voglio portarti a letto, Gwen. Ma sei bella lo stesso”.
 
 
Seduti al tavolino unto di un McDonald a Beverly Hills, Harry ordinò due caffè macchiati.
Parlava senza sosta, e non riuscivo a fermarlo. Mi fermaii io quando alla radio partì l’ultima canzone di Matt.
L’aveva cantata per me solo pochi  giorni prima.
 
“Mi piace come canta lui” disse Harry, alludendo a Matt. Risposi con un sorriso lacrimoso.
“Non dirlo a me. Matt è il mio fidanzato, ma lo sai no?”
 
Un’ombra passò tra i suoi occhi.  “Sì, certo.. Ha progetti adesso?” chiese, sforzandosi, si vedeva, di sembrare cortese.
 
“Conosci una cantante che si chiama Anaelle?” chiesi, ricordandomi di quel nome particolare.
 
“Sì”  sorrise e  dopo aver armeggiato con il telefono mi mostrò una foto che mi fece gelare il sangue nelle vene.
Di colpo ero preoccupata.
 
 
 
Ciaoooo!
Vi piace questa nuova storia? Lasciate una recensione! Che ne pensate di Harry?
Ho in mente dei volti per i personaggi..
 
Guardateli se volete J
 
Harry Drumms: http://www.thegoddessblogs.com/wp-content/uploads/2013/05/Matt-Bomer-ingrids-graceland-33329158-403-403.jpg
 
Matt Spencer: http://images2.wikia.nocookie.net/__cb20130408022203/smallville/images/0/09/Ian-Smoulder-halder-ian-somerhalder-32812636-500-700.jpg
(Eheheheh…)
 
Gwen White:  http://images.gazzetta.it/altre-passioni/fotogallery/LifeStyle/2012/04/BarRafaeli/00_BarRafaeli--630x365.jpg
 
Anaelle la conoscerete..non dimenticatevi di lei! 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3- I'll carry you home ***


CAPITOLO 3
 
 
 
 
 
 
“Ah” mormorai, guardando la foto di quella bellissima ragazza, che evidentemente era famosa.
E formosa.
Harry sorrise, lanciandomi uno sguardo come se lui la sapesse lunga. La mia faccia doveva essere leggibile.
“Lei..è la ragazza che inciderà il disco con il mio ragazzo?” quasi urlai, al che lui scoppiò a ridere.
 
“Non capisco di cosa ti preoccupi, Gwen” disse lui, carezzando il mio nome con la sua voce, e guardandomi negli occhi.
Distolsi lo sguardo a disagio.
“Non è ovvio?” risposi, senza riuscire a sostenere quello sguardo. Mi ricordava troppo Matt, e la sua mancanza si faceva sentire.
“Sinceramente no, non dici che è innamorato di te?” disse lui, come se fosse una cosa scontata.
In effetti, avrei dovuto fidarmi di lui, eppure sentivo che poteva essere pericoloso: Matt era sensibile al fascino delle donne.
“Sì” risposi comunque “ma ciò non toglie il fatto che io sia..cioè, a nessuno farebbe piacere..” balbettai.
 
“Se io avessi te, non guarderei nessun’altra, forse tu non ti rendi conto di quanto sei bella, Gwen” disse con noncuranza, senza rendersi conto che ero arrossita, né che il mio cuore aveva fatto un balzo inopportuno. Altro che di questa Anaelle, dovevo preoccuparmi di me e dell’affascinante oratore davanti a me.
Mi spostai una ciocca di capelli, sorseggiando il mio cappuccino.
“Adesso esageri” dissi subito, nascondendo la faccia nel foulard grigio che avevo al collo.
Lui sorrise, ma non disse niente.
 
“Li conosco quelli come te, sai?” sbottai poi ad un certo punto, non riuscendo a trattenere i pensieri “blandite le donne con le parole, ma in realtà..volete solo una cosa!”
 
Harry continuò a sorridere.
“Pensi che il tuo caro ragazzo non sia così?” disse con un sarcasmo che non riuscì a nascondere.
“No, penso che lui sia esattamente così, però con me in effetti non ha mai usato niente, anzi mi trattava anche male” dissi e mi scappò un sorriso.
Lui mi aveva fatto innamorare e basta.
 
“Pensi che io sia così? Mi conosci da una settimana e mezzo, non puoi pensare di conoscermi.. e io non posso pensare di conoscere te, ma penso tu sia..diversa dalle altre vuote ragazze che ho incontrato” disse posando una mano sulla mia, che io ritrassi.
 
Era troppo: stavo lasciando spazio a qualcuno che non ne avrebbe trovato. Ero piena, neanche un angolino per lui. Matt aveva l’esclusiva, ora e sempre.
 
“Harry, basta, per favore. Non rendere le cose difficili” dissi a disagio, alzandomi. Frugai nella borsa e gli lanciai cinque dollari, mentre lui mi fissava con sguardo indecifrabile.
 
“Ci vediamo, Harry” dissi qualche secondo dopo, uscendo nella notte.
 
*
 
 
“Non mi avevi detto che era così carina” sbuffai con tono infantile, appallottolata sul divano, mentre, vestita con la tuta e una canottiera, parlavo al telefono con Matt.
 
“Non ti ho chiamato per parlare della mia socia, lo sai che sono tutte più carine di te” disse ridendo, e io gli dissi una parola decisamente non carina, al che lui rise ancora più forte. Non rideva spesso, ed era così bello sentirlo ridere.
 
“Allora, si può sapere che cosa volevi, solo tediarmi?” ripresi, curiosa di sapere perché mi aveva chiamato così presto di mattina. Con il fuso orario e tutto..
 
“Niente, solo che dovresti parcheggiarla meglio la macchina..” disse con uno strano tono.
 
Mi alzai, lasciando cadere il quaderno aperto sulle mie gambe. Il cuore in gola e gli occhi lucidi.
 
“Che ne sai?” chiesi, non riuscendo a credere a ciò che stava per dire.
 
“Apri la porta”
 
Non gli diedi neanche il tempo di finire che ero già tra le sue braccia e lo toccavo, non sicura che fosse realtà e non illusione.
Toccavo la sua faccia, sentendo la sua sottile barbetta, e i suoi occhi azzurri mi trafiggevano, mentre lo baciavo con tutto l’amore che avevo.
 
“Che..ci fai qui?” dissi dopo lunghi minuti, guardandolo. Era bellissimo, tutto mio. Ero super felice.
“Ti amo” rispose lui, baciandomi il collo. Lo abbracciai forte, percependo tutto ciò che lui rappresentava per me: famiglia.
 
“Matt..” dissi con voce flebile, mentre gli saltavo di nuovo in collo, con lui che mi trascinava sul divano “sono felice che tu sia qui” dissi come se non fosse scontato.
 
“Sono felice di essere qui” rispose lui sorridendo. Lo strinsi ancora più forte a me.
 
“Ah..ti amo anche io”.
 
*
 
 
“Quanto rimarrai qui?” gli chiesi qualche ora dopo, mentre passeggiavamo per Sunset Boulevard.
Avevo indossato dei jeans chiari, all star e un golf blu, mentre Matt aveva i suoi amati jeans strappati e una felpa rossa, che gli avevo regalato io.
Camminavo mano nella mano con lui, cercando di sentire tutto il suo calore.
“Qualche giorno” mormorò lui, distogliendo lo sguardo: si capiva che l’argomento non gli piaceva.
Non volevo che tornasse a Londra.
“Tra un mese è natale” dissi guardandolo “pensi che potresti venire qui? O vengo io a Londra..”
“Ti devo dire una cosa..” iniziò lui, lo guardai seria e preoccupata “volevo dirti che ho iniziato la collaborazione con Anaelle, perché lei vive a Los Angeles e forse potrei starti vicino questi mesi..finchè non potremo tornare a casa”
Lo guardai con gli occhi lucidi.
Mi voltai verso di lui, prendendogli il volto tra le mani.
 
“Mi sei mancato così tanto” mormorai, con la fronte sulla sua “e ti amo così tanto” sussurrai, lasciandogli un lieve bacio sulle labbra.
Lui mi passò una mano sulla schiena e mi attirò a sé.
Non disse niente, ma sorrise.
 
Continuammo a camminare, passando davanti ad un edicola. Gettai lo sguardo, vedendo il volto di Harry.
Mi bloccai, osservando i titoli.
 
Harry Drumms ha una nuova fiamma, si dice che abbia perso la testa per un’attrice, partner nel set dell’ultimo film, uscito solo poche settimane fa. Lei è nientemeno che Angela Taylor, la bella venticinquenne protagonista di molte pellicole di successo”
 
Provai una sorta di puro fastidio, che relegai negli angoli remoti della mia mente. Non dovevo far caso a queste cose, Harry era solo il mio collega e chiaramente l’unica cosa che mi turbava era il suo atteggiamento.
 
“Perché siamo qui?” chiesi girandomi verso Matt, ma lo vidi parlare con un uomo poco più in la.
 
C’era pochissima gente per essere in mezzo a Los Angeles, e vidi Matt che mi osservava, quando una musica dolcissima si diffusa per l’aria.
Non riuscivo a capire da dove proveniva.
 
Matt mi prese una mano e mi fece volteggiare, come se ballassimo un valzer.
 
A song for your heart, but when it is quiet, 
I know what it means and I'll carry you home
I'll carry you home.
(Carry you home)
 
 
Lo guardai  senza capire cosa stava facendo, finchè pochi minuti dopo lo vidi fermarsi e guardarmi con occhi luccicanti, mentre respirava con fatica, come se stesse per essere condotto al patibolo.
 
“Matt, mi vuoi spiegare cosa stai facendo?” chiesi, e lui non rispose, smise di farmi volteggiare.
“Gwen, in queste due settimane, ho capito che la mia vita senza di te non ha più senso, prima di te ero vuoto e solo grazie a te io adesso sto vivendo” mi prese la mano tra le sue “e so che se non sarai mia per sempre, sarai di qualcun altro..perchè sei talmente speciale e bella e perfetta che chiunque ti vuole..”
 
“Ma tu hai scelto me, chissà perché..” mi poggiò una mano sulla guancia, così vicino a me che poteva sentire il mio cuore battere e i miei occhi farsi lucidi, con una lacrima che cadeva sul golf.
 
“E io scelgo te, ora e per sempre, perché io voglio amarti per tutta la mia vita”.
 
Si inginocchiò, porgendomi una scatolina di velluto blu. La aprì, mentre le mani gli tremavano.
 
“Mi vuoi sposare, Gwen?”
 
Mi inginocchiai, per arrivare al suo livello, con le lacrime che scorrevano, gli occhi appannati ma il cuore così pieno di gioia che mi sembrava di scoppiare.
 
“Ti ho scelto nell’esatto momento che ho varcato la porta dell’ufficio di Vincent, due anni fa, quindi..” dissi “sì, Matt”
 
Mi infilò l’anello al dito e io gli gettai le braccia al collo.
 
 
 
 
CIAOOO!
Avete visto che amore Matt? È dolcissimo, però..è solo l’inizio, e ancora qualcosa deve succedere..
Che ne pensate?
Fatemi sapere, intanto vi ringrazio J

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Capitolo 4
*** Capitolo 4- Friend? ***


CAPITOLO 4- Friend?

Arrivai al lavoro trafelata, i capelli biondi arruffati, poco trucco e un paio di jeans e una banale felpa.
Potevo sentire Vincent nella mia mente :"sei una modella! Ti sembra il modo di andare a giro?"
Sorrisi al pensiero, gettando un'occhiata al bellissimo solitario al mio dito, ripensando a Matt e alla sua proposta.

Harry era già arrivato. Stava armeggiando con la macchina del caffè . "Stupido! Rendimi i miei cazzo di soldi!" stava urlando, e sorrisi alla scena. Mi avvicinai a lui, che non si era accorto di me.
"Harry, se vuoi te ne offro uno io" dissi sorridendo. Lui si voltó sorridendo verso di me. 
Era bellissimo, e mi sentii in colpa per quel pensiero. Eppure non potevo evitare di pensare al verde dei suoi occhi.
"Accetto, andiamo al bar qui vicino?" propose subito lui, prendendomi a braccetto.
Non mi ribellai, continuando a camminare a contatto con il suo corpo.
"Che hai fatto in questi giorni?" mi chiese lui, sorridendo ed evidentemente interessato. Scossi le spalle, perché improvvisamente non avevo voglia di dirgli che avevo accettato di sposare Matt.
Lui però non era stupido come forse speravo.
"E l'anello al tuo dito?" chiese con tono non molto amichevole. Arrossii, abbassando lo sguardo.
"È un regalo di Matt" spiegai, come se dovessi giustificarmi. Lui sembró intuire i miei pensieri.
Scosse la testa, però non riuscì a nascondere un sorriso.
"Gwen, perché ti stai giustificando con me? E perché non mi dici la verità?" chiese lui, e io, in tutta risposta, mi strinsi ancora di più contro il suo braccio.
Entrammo nello Starbucks più vicino, e ci accomodammo.
"Perché..." iniziai, ma non riuscivo a trovare le parole.
Lo fece lui al posto mio.
"Pensi che siccome ti reputo bellissima, affascinante e perché mi piaci come persona tu non possa essere mia amica? Gwen..." 
Mi lasció a pensare alle sue parole
Tornô pochi minuti dopo, con il mio cappuccino.
"Scusa... Sono presuntosa" dissi ma poi risi, sollevata.
"Voglio una foto di questo momento. Gwen White mi chiede scusa".
Prese il telefono, e io mi accostai a lui, cercando di sorridere.
Harry sorrise, stringendomi a sè e dandomi improvvisamente un bacio sulla guancia. 
"Ehi!" protestai, indignata, ma in fondo ero divertita.
Lui rideva.
"La metto su instagram o Twitter?" chiese serio, facendomi scoppiare a ridere.
"Tutti e due! Mi chiamo gwenwhite su entrambi" dissi, così vicina a lui da sentire il suo profumo.
"Fatto" mi informó qualche secondo dopo "così ti sposi eh..." la buttó li lui, che non si era bevuto la storia del regalo.
"Già..." risposi, senza però l'entusiasmo che ci avrei messo il giorno prima.
Stare con harry mi aveva in qualche modo ricordato che avevo ventuno anni e che forse, nonostante amassi Matt, ancora non ero pronta. Il fatto che provassi quell'attrazione, perché era questo che era, per Harry, il fatto che mi sentissi un'adolescente, me lo provava. Non ero matura abbastanza.
Harry si accorse forse dei miei pensieri, e cominció a guardare il cellulare.
"Qui dicono che siamo una coppia perfetta" mi disse poco dopo, sorridendo.
Io mi nascosi nel mio cappuccino.
"Sai cosa, Gwen?" 
Io annuì.
"È tardi. Dobbiamo andare a provare" mi alzai percependo che la conversazione stava andando verso una zona pericolosa.
Lui mi prese la mano.
"No, è che lo penso anche io."

***

"Dai forza, Gwen"
Il regista continuava a ripetermi le stesse cose, ma ero stanca. erano ore che ripetevo questa scena ma la mia testa era altrove: Matt.
Mi mancava ma allo stesso tempo non avevo voglia di vederlo e fargli vedere quanto poco fossi entusiasta di diventare sua moglie. Allora, solo la parola mi metteva i brividi. Non ci avevo pensato abbastanza...
"Gwen!" 
Alzai la testa.
"Cinque minuti" dissi allontanandomi e Harry mi seguì
Non avevo voglia neanche di parlare con lui, non avevo voglia di parlare con nessuno.
Mi afferró la mano e sbattei contro il suo petto.
Non ne potevo più di fingere e sentivo che con lui potevo essere me stessa.
Scoppia a piangere mentre lui mi accarezzava i capelli, cercando di tranquillizzarmi.
"Gwen" la sua voce era dolce e carezzevole "che succede?" 
Non riusciì a guardarlo in faccia.
"Io..." iniziai "non mi sento davvero pronta a sposarmi" dissi. Dirlo ad alta voce mi fece capire quanto non ero pronta.
"Lo ami?" mi chiese, anche se sapeva la risposta.
"Si ma..." Scossi la testa e sorrisi "grazie"
Lui sorrise e mi diede un bacio sua fronte, dolcemente e senza malizia, per una volta.
"Ti porto in un posto" mi disse, mentre io, da brava ragazzina stupida che sa già che si pentirà, spensi il telefono.



Ciao! Ho deciso di provare ad andare avanti con questa storia... Vi prego di farmi sapere le vostre opinioni! Avevo in mente una cosa, ma so già che la odierete. Io ho creato Harry perché è perfetto per Gwen, al contrario di Matt. Per voi, chi è meglio per lei??? Lo so che direte Matt ma pensateci bene e fatemi sapere :) grazie mille

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5- AMNESIA ***


CAPITOLO 5- AMNESIA






Harry guidava con una mano sul volante, mentre con l'altra cercava di impostare il navigatore.
Io sbuffai, girandomi verso il finestrino.
"Dove andiamo?" chiesi, cercando di non scoppiare a ridere. Lui mi guardò male.
"In un posto segreto, sentiti onorata..." rispose lui, guardandomi, aprendosi poi in un sorriso,
uno di quei sorrisi che ti fa sentire...bene.
"Se è segreto dovresti sapere la strada!" esclamai io, scoppiando a ridere "comunque lascia fare
a me, o andremo a picchiare" 
Lui a malincuore decise di rinunciare a inserire l'indirizzo.
"Vabbè, tanto so la strada" disse Harry con un'alzata di spalle. Lo osservai, osservai il suo profilo
diritto, il naso piccolo, la bocca sensuale, che scopriva dei denti curati. Gli occhi erano verdi, profondi
e soprattutto cristallini.
Harry mi spaventava, ma mi piaceva. Mi piaceva perchè era come se fosse stato fatto su misura per me: era solare,
allegro, sincero e buono. Il mio alter ego. E quando ero con lui non pensavo a niente, se non al fatto che ero
felice e leggera. Matt scompariva completamente dalla mia mente, come se non ci fosse mai stato, come se tutto
l'amore che provavo per lui fosse una leggera infautazione.
Harry si accorse del mio sguardo, perchè si girò e mi sorrise. Io accesi la radio, sentendomi in imbarazzo davanti
a lui.
La voce di Matt riempì l'abitacolo della macchina, lasciandomi per un attimo senza fiato, perchè quella canzone, quelle
parole, lui le aveva scritte per me soltanto, perchè Matt mi amava così tanto da aver aperto il suo cuore di granito
a me.
La sua voce mi riportò sulla terra, lontano dal mondo che mi ero creata con Harry.
"No, Harry..." mormorai, impaurita. Lui mi guardò e capì, facendomi sentire ancora peggio, perchè il sorriso scomparve
dal suo volto.
"Vuoi che..." iniziò, la voce ridotta ad un sussurro "ti riporti a casa?" 
Io annuì, anche se avevo voglia di scappare e piangere. Come avevo potuto pensare anche solo di tradire Matt? 
Io ero innamorata di lui, lo ero sempre stata e anche se non ero pronta a sposarmi, lui avrebbe capito.
Faceva tutto per me. 
Tra me e Harry scese un silenzio imbarazzato, pieno di parole non dette, ma in quel momento non mi importava.
Accostò davanti alla mia villetta, spegnendo il motore.
"Siamo arrivati" disse per riempire quel silenzio. Io annuì, aprendo lo sportello.
"Grazie, Harry. Ci vediamo domani" lo salutai io, ma lui mi afferrò il polso, deciso evidentemente a non lasciarmi
andare.
"Gwen, io..." tentò di dire, ma forse non trovò le parole "a domani" si limitò poi a sussurrare, lasciandomi andare.



Aprìì la porta di casa, trovandomi Matt in piedi, che mi spaventò.
"Oddio!" esclamai, facendo cadere le chiavi a terra.
Mi guardò spaventato, poi venne verso di me e mi abbracciò, stringendomi tra le sue braccia, e io mi aggrappai
a lui, come a convincere me stessa che erano quelle le braccia che avevo sempre voluto. Ed era davvero così.
"Scusa, mi si era scaricato il cellulare..." mentiì. Non volevo che Matt mi facesse delle domande a cui in quel
momento non potevo rispondere.
"Gwen, ti ho cercato anche al lavoro!" mi rimproverò lui, cominciando ad arrabbiarsi. 
"Scusa, Matt, mi dispiace tanto" mormorai, stringendomi al suo petto. Lui abbassò lo sguardo su di me, poi scosse
la testa, sorridendo.
"Mi farai impazzire" mormorò, prima di poggiare le sue labbra sulle mie. Gli passai la mano dietro l'orecchio, tra i
suoi capelli, stringendomi a lui.
Le sue labbra, lui aveva un sapore che mi era sempre piaciuto, e che mi sarebbe piaciuto per sempre.
La mia mano scese verso il colletto della sua camicia, e sorrisi contro le sue labbra.
"Matt Spencer che ha una camicia, mmm" mormorai, facendo ridere anche lui.
"Come mai sei così elegante?" gli chiesi.
Lui si allontanò un po' da me.
"Ho una riunione con Anaelle e la casa discografica" mormorò serio "vorrei che tu mi accompagnassi" propose,
squadrandomi.
Io annuì.
"Allora mi sa che non hai i vestiti adatti" disse lui, prendendomi in braccio e trascinandomi in bagno, dove
mi gettò delicatamente nella vasca che aveva già preparato.
"MATT!" urlai arrabbiata, ma poi scoppiai a ridere.
Ero stata una stupida solo a pensare di poter stare senza di lui, mi dissi. 
La sua risata mi riempì il cuore, e non avrei potuto dare altra definizione di amore se non Matt. Lui era il mio
primo vero amore e non avrei più avuto momenti di debolezza.
"Scusa, amore" mi bisbigliò lui in un orecchio, baciandomi il collo. 
"Ti stai bagnando" gli feci notare, carezzandogli una guancia senza barba.
"Allora mi sa che dovrò togliermi questi vestiti" mormorò e la mia risposta si perse tra tutti
i baci che vennero dopo.

**


Scesi di macchina davanti allo studio discografico con Matt ancora con il sorriso stampato in volto.
"Ti sta benissimo" disse, riferendosi al vestito turchese che avevo indossato, cercando di fare l'elegante,
come diceva lui.
Mi prese la mano, camminando al mio fianco, finchè non arrivammo nello studio del 'capo'.
Il famoso produttore, di cui non ricordavo il nome, mi tese la mano, facendoci accomodare.
"Lei è molto famosa da queste parti, signorina White" disse l'uomo, facendomi quasi arrossire.
Mi strinsi nelle spalle.
"Spero di esserlo in positivo" mormorai, e lui sorrise, annuendo.
Il telefono squillò, e lui rispose.
"Anaelle sta arrivando" mormorò poi l'uomo, in tono più formale, verso Matt, che annuì.
Avevo voglia di vederla, di incontrarla, dato che ero anche terribilmente preoccupata.
E Anaelle arrivò.
Gambe chilometriche, abbronzate e rigorosamente scoperte. Tacchi vertiginosi, neri, in tono con i suoi 
lunghissimi capelli. Occhiali da sole che riveralono un paio di occhi scuri, ciglia lunghe, bocca sensuale.
Naso alla francese, viso piccolo e tondo, collo lungo, seno prosperoso, un vestito striminzito.
E il lungo sguardo che rivolse a Matt: quello di un cacciatore alla sua preda.
MI sentii male, al solo pensiero di quell'animale vicino a Matt. Non avevo molto diritto di parola, nell'ultimo
giorno avevo fatto brutte cose, ma...insomma.


Anaelle si rivolse verso di me con il sorriso più finto che potesse trovare.
"Piacere, Gwen" disse, con voce smielosa, poi, senza aspettare neanche la mia risposta, si sedette
accanto a Matt, sorridendogli.
"Sei in ritardo come al solito" scherzò lui, picchiettandosi sull'orologio.
Questo suo atteggiamento mi sconvolgeva. Matt non scherzava con le persone, se non con me e pochi altri.
Cercai di non mettere il broncio.
"Mi dispiace, signorina" disse l'uomo, stupendomi "lei non può stare qui"
Io guardai Matt, ma lui si limitò a scuotere la testa.
"Scusa" sussurrò, mentre io me ne andavo, lasciandomi dietro solo un'amarezza che non riuscivo
a mandare giù.

*


Giocherellai al telefono, per non so quanto tempo. Twitter non diceva niente di nuovo, io non dicevo niente
di nuovo.
Passai ad Instagram, cercando di ignorare le mail che mi arrivavano in continuazione.
La foto mia e di Harry mi strappò un sorriso, anche se i commenti e le persone che mi volevano con lui
si sprecavano.
'Siete fantastici...'
'Ma perchè vi conoscete?'
'Harry ti amo'
'Sposatevi'
'Ma lei chi è???'
'La ragazza di Spencer @gwenwhite'
'Oddio tutti a lei...invidia!!
'

Con rabbia, cercai il profilo di Anaelle, sicura che ne avesse uno: figurarsi se avrebbe perso tempo a non mettersi
in mostra.
Lo trovai e con ancora più orrore vidi l'ultima foto appena postata, sua e di quel fedifrago del mio fidanzato.
Non ci potevo credere, mi aveva cacciato per farsi le foto con lei?
Le lacrime di rabbia cominciarono a minacciare di uscire ma le ricacciai con rabbia indietro.
Sentiì il profumo di Matt che saliva in macchina, dove lo avevo aspettato per più di un'ora.
"Allora?" lo aggredìi quasi, ma lui non ci fece caso. Sembrava preoccupato.
"Senti, Gwen, devo parlarti" iniziò, con tono serio, facendomi tacere. Mi interessava sapere cosa diceva.
"Il produttore sostiene che io e Anaelle dovremmo far finta di star..." 
No.
Questo non avrei mai potuto sopportarlo. Quella era la mia storia, lui era il mio futuro marito e il modo in cui lo avevo
fatto innamorare di me, il contratto...era troppo.
Lo sfidai con lo sguardo a contraddirmi.
"Gwen capisci che non potevo dire subito di no" iniziò, con voce incerta.
Il mio cuore si spezzò. Non importava se mi piaceva Harry, io amavo lui e me ne ero resa conto subito.
Lui aveva appena varcato quel confine invalicabile.
"Gwen" disse lui, preoccupato.
"Non hai rifiutato..." constatai, con la voce proveniente dall'oltretomba "non...non ci posso credere" 
non lo lasciai continuare "Matt! Io e te ci siamo conosciuti per un contratto!" urlai, fuori di me "mi hai chiesto
di sposarti" le lacrime di delusione arrivarono.
"Gwen non ho intenzione di accettare!" si inalberò lui, ma teneva gli occhi bassi.
"Oh, invece si!" urlai, fuori di me "perchè per te la musica è tutto!" 
"NO!" urlò lui, venendomi vicino "Gwen solo che è importante e..." 
Non lo lasciai finire.
"Vaffanculo, Matt" 
Me ne andai con un taxi, lasciandolo con le mani nei capelli. Aveva rovinato tutto, come sempre.
Non avrei permesso a lui di distruggermi di nuovo. Non così. Sapevo che avrebbe accettato perchè per lui
il lavoro era tutto. Ma io non potevo essere la scelta seconda di nessuno, soprattutto dell'uomo che mi aveva appena
chiesto in moglie.
Lo odiavo per il male che riusciva ancora a farmi. Lo odiavo davvero. Eppure lo amavo, come lo avevo amato quando
mi aveva calpestata, umiliata, ferita.
Lo avevo amato sempre, ma non potevo accettare che facesse con un'altra ciò che aveva fatto con me. Quella era l'umiliazione
che non potevo perdonare.
Mentre le lacrime scendevano, con rabbia mi sfilai il suo anello dal dito, dove lasciò un segno bianco.




A VOI I PENSIERI! SECONDO VOI NEL PROSSIMO CAPITOLO MATT RIUSCIRà A FARSI PERDONARE?
SECONDO VOI HARRY NE APPROFITTERA'? FATEMI SAPERE

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Capitolo 6
*** Capitolo 6- Demons ***






When your dreams all fail
and the ones we hail
and the worst of all
And the blood's run stale




Ero seduta su una poltrona, seduta a bere un tè caldo, cercando di non lasciare che la rabbia
mi offuscasse le idee, cercando di non pensare per niente.
Controllai che il cellulare fosse ancora spento, ma non riuscivo a staccare davvero.
Ero arrabbiata, furiosa, ferita. Come aveva potuto Matt anche solo pensare che avrei accettato il solo
pensiero di lui e lei per finta insieme. Il fatto che quello, un contratto, fosse il nostro incontro,
avrebbe dovuto farlo ragionare: non l'avrei mai accettato.
Il campanello mi riscosse, e andai ad aprire preparandomi a ciò che avrebbe detto per convincermi.
Matt aveva i capelli scompigliati a l'aria di chi non ha dormito. 
Lo fissai arrabbiata, non invitandolo neanche ad entrare.
"Gwen" mormorò, spostandomi ed entrando, prima di voltarsi verso di me "ti prego" mi implorò,
ma io gli voltai le spalle.
"Stavo uscendo" disse seria, cercando di non scoppiare a piangere.
Lui mi guardò: indossavo i jeans e gli ugg, e sopra un golf grinzoso, tuttavia non replicò.
Io presi la borsa, inforcando gli occhiali da sole. Non volevo rovinarmi il trucco per lui.
L'avevo fatto troppe volte.
"Gwen, perchè fai così?" mi chiese, alzando la voce "ascoltami!" 
Il suo sguardo cadde al mio dito dove non c'era più il suo anello. Assunse un'espressione da cucciolo
ferito. Alzai la mano davanti al suo viso.
"Fa male?" chiesi, ferita e desiderosa di vendetta "tu vuoi fare con lei ciò che hai fatto con me.
Io ti sto dicendo che se lo fai, mi perdi per sempre"
Lui fece per replicare, ma non gli diedi il tempo. 
Usciì di casa, tanto lui aveva le chiavi e poteva restare quanto voleva. Io non sarei tornata per un po'.



Arrivai quasi di corsa sul set, negli studi televisivi non mi aspettavano e furono sorpresi
di vedermi.
"Gwen!" 
Mi voltai verso chi mi aveva chiamato e riconobbi Paul, il ragazzo che faceva Linton, anche lui
sorpreso di vedermi.
Gli fece un cenno con una mano, mentre lui mi raggiungeva sorridendo.
"Che ci fai qui?" mi chiese, forse un po' turbato dalla mia espressione.
Io mi strinsi nelle spalle.
"Ti prego, non fare domande. Anzi, offrimi un caffè" lo pregai, seguendolo verso la macchinetta
che il giorno prima aveva dato tanti problemi a Harry.
Presi la tazza di caffè che Paul mi porgeva, ringraziandolo.
"Allora, mia mogliettina" disse, facendomi scoppiare a ridere.
"Mi dispiace doverti tradire, amore mio" risposi, facendo il gioco.
"Ah già, il tuo amante è a fare una scena con Leila" disse lui, parlando della ragazza che faceva la parte
di Nelly.
In quei giorni avevo scambiato qualche parola con lei, forse poteva nascere qualche amicizia.
Amicizia...avevo così tanta voglia di parlare con Ali.
"Ehhm...adesso che ci penso, devo fare una telefonata, aspettami qui" dissi, alzandomi e prendendo
il telefono.
Digitai il numero di telefono, sperando che rispondesse.
Stavo quasi per riattaccare dopo un po' di squilli, quando la sua voce irritata arrivò.
"Sono le sette di mattina!" mi urlò, facendomi sentire in colpa.
"Scusa" mormorai, ma lei scoppiò a ridere, urlando che era super contenta che l'avessi chiamata.
Quando si dice lunatica...
"Come stai?" chiesi, sentendo la nostalgia delle nostre chiacchierate.
"Bene! Tu?" mi chiese, tuttavia, senza aspettare risposta "ho letto qualcosa su tu e Matt, che vi
sposate. Spero che non sia vero, Gwen!" disse lei, facendomi rimanere un po' male.
"Perchè?" chiesi, mordendomi subito la lingua.
"Oddio. Oddio, è vero?!" mi aggredì "non me l'hai detto? Ma che...Gwen!" 
Io mi sentii un po' in colpa.
"E' che...è un casino, Ali" dissi, mentre mi si incrinava la voce "lui è qui, ma abbiamo
litigato di brutto e io..." cercai di non scoppiare a piangere, e senza volere, camminando
mi ritrovai vicino alla sala di registrazione.
Harry era seduto al tavolino nella vecchia casa mia, cioè di Catherine, insieme ad Isabella, la sua 
giovane sposa. C'era anche Leila, alias Nelly. Non ricordavo che scena era.
Harry era bravissimo a recitare.
"...ok? GWEN!" mi richiamò Ali al telefono. 
Mi riscossi.
"Solo che mi manchi. Mi manchi tu, mi manca la mia famiglia...qui sono sola" ammisi a lei e anche a me
stessa.
La sentiì sospirare.
"Potrei venirti a trovare presto" mormorò, e io mi sentiì in debito con lei "ma non hai conosciuto nessuno?
Al lavoro come sono?"
Presi tempo per rispondere.
"Sì, ho conosciuto qualcuno. E..." guardai Harry, e mi avvicinai fino a sentire cosa diceva.
Anche lui mi vide.
"...da dirmi se Catherine soffrirebbe molto perdendolo" sentivo che voleva farmi capire che avrebbe sostituito
il mio nome a quello di Catherine, e non sarebbe cambiato niente. Era Harry, non il personaggio che interpretava,
a parlare.
"Il timore che lei potrebbe soffrirne mi trattiene, e in questo puoi vedere la differenza tra i nostri sentimenti.
Se lui fosse stato al mio posto e io al suo..." 
Il mio cuore aveva improvvisamente preso a battere più velocemente.
Le mie guance erano in fiamme e un sorriso a trentadue denti, nonostante cercassi di impedirlo, si faceva
strada sul mio volto.

**


Erano le sei del pomeriggio, avevo passato tutto il pomeriggio sul set, quasi incosapevolmente
aspettando che Harry finisse di recitare per poter stare con lui, per cercare di non pensare
all'espressione ferita di Matt, che, nonostante tutto, mi faceva male al cuore.
E lui aveva finito, venendomi incontro e chiedendomi per quale motivo ero lì, contento
di vedermi.
Mi faceva bene stare con lui, sentirmi così amata.
"Gwen" mi chiamò, mentre eravamo seduti ad un tavolino, in attesa di ordinare "cosa succede?"
Si era accorto che qualcosa non andava.
"Harry" lo interruppi, presa da un'incontenibile voglia di farmi del male "cosa provi per me?"
Non mi pentiì di quella domanda, eppure forse avrei dovuto.
Lui non abbassò lo sguardo, rimase solo leggermente sorpreso. Ma lo squillo del telefono
gli impedì di rispondere.
Risposi alla chiamata, leggermente scombussolata.
"Dove sei?" la voce di Matt era ferita, eppure non era ancora dura come quella di un tempo.
"Sono fuori" risposi, decisa a non mentire, ma omettendo parte della verità.
Mi mancava Matt, ma non ero decisa a cedere. Mi aspettavo delle scuse, scuse che lui non
mi aveva ancora fatto.
"Tra venti minuti prendo il taxi. Torno a Londra" 
Il mio cuore perse un battito, mentre con la mano mi aggrappavo al tavolo davanti a me.
Scappava?
Un minuto dopo, correvo a perdifiato verso l'aeroporto.

Il LAX era affollato, molto affollato, eppure ero decisa a trovare Matt.
Ad aspettarlo davanti all'ingresso per il suo volo.
Nonostante il dolore, la rabbia, il desiderio di vendetta, l'infatuazione adolescenziale
per Harry, a cui non davo importanza, sapevo bene che ero innamorata di Matt e che avrei 
combattuto sempre per lui, nonostante tutto.
Lo vidi arrivare, mentre la voglia di baciarlo e amarlo cancellava di colpo la rabbia.
Anche lui mi vide, perchè cambiò espressione, si fece più rilassato, meno teso. 

"Stai scappando?" gli chiesi, combattendo la voglia di stringerlo a me.
Lui scosse la testa, carezzandomi i capelli.
"Ho rifiutato la proposta. Io e Anaelle ritorneremo a Londra, qui non ci hanno
trattenuto, dopo il nostro rifiuto..." disse lui, e il mio cuore fece un salto
di gioia. Anche se...
"Tuttavia, sento il bisogno di allonarmi da te" 
Lo guardai ferita.
"Matt...io..." possibile che trovasse sempre il modo di farmi sentire colpevole?
Aveva fatto la cazzo di cosa corretta!
"Mi dispiace, Gwen...questo tuo comportamento..." iniziò, ma lo bloccai, fuori
di me.
"Questo mio comportamento? Il tuo, allora? Sei un cazzo di bambino!
Lo sai che ti amo e lo sai che sei tutto ciò che conta, eppure ti diverti a vedermi
soffrire! Sai che non posso venire a Londra, sai che  verrei se potessi eppure..."
Lui mi baciò sulla fronte, senza dire niente.
"Mi mancherai, Gwen. Se vieni a Londra, ti aspetterò a casa"
Se ne andò così, mentre io, pietrificata, mi chiedevo dove avevo sbagliato.
Non potevo innamorarmi di una persona normale?
Perchè Matt non lo era, eppure lo amavo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7- But if you close your eyes ***


CAPITOLO 7- BUT IF YOU CLOSE YOUR EYES
 
Harry era seduto nervosamente all’interno del locale dove avremmo dovuto incontrarci, e mi aspettava. Non era facile guardarlo soffrire così, nervoso, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre controllava nervosamente il cellulare, in attesa che io varcassi la soglia che avevo così paura di attraversare. Lo guardavo e il mio stomaco si attorcigliava sempre di più, mentre osservavo i suoi occhi chiari, i suoi capelli nei quali avrei voluto passare le mie mani.
Forse avevo sbagliato tutto, forse avrei solo dovuto andarmene via. Dopotutto che ci facevo qui? Era tutto completamente sbagliato.
Stavo per andarmene quando lui alzò lo sguardo verso la porta e mi vide, e i suoi occhi si illuminarono per un istante prima di tornare nervosamente a guardare il telefono. Un po’ di delusione si fece strada in me, ma ormai ero in trappola.
Entrai nel bar, camminando nervosamente fino al tavolo dove era seduto lui. Non riuscivo a sostenere il modo in cui mi guardava. Non ci riuscivo e basta, perché mi mandava semplicemente in tilt il cervello.
“Ciao” mormorò lui con voce roca quando mi sedetti davanti a lui “ti ho ordinato un cappuccino, dovrebbe arrivare a momenti”
Io annuii, felice mio malgrado che lui si ricordasse che amavo il cappuccino alle sei di pomeriggio. Ma al tempo stesso tutto ciò mi fece profondamente male.
“Perché volevi vedermi?” chiesi di nuovo, perché quando glielo avevo chiesto la mattina non avevo ottenuto nessuna risposta. Lui sorseggiò un po’ di caffè, prima di rispondermi.
“Non ti vedo da giorni. Hai spostato tutte le scene da fare con me. A che gioco stai giocando, Gwen?” riprese lui, facendomi arrossire. Ero stata una vigliacca.
“Avevo bisogno di stare sola a pensare. Matt è tornato a Londra” mormorai, mentre la cameriera se ne andò con uno sguardo troppo eloquente a Harry, quasi versandomi il cappuccino addosso. Harry era bello come sempre e il suo profumo mi mandava completamente in tilt. Ecco perché volevo allontanarmi da lui. Era sbagliato. Io amavo Matt, l’avevo amato per tutto quel tempo che lui mi aveva spezzato il cuore e avrei continuato ad amarlo. E non potevo pensare giorno e notte agli occhi di Harry, perché io non ero quel genere di ragazza.
Harry mi guardò, prendendomi la mano che avevo poggiato sopra il tavolo e io sentii un brivido percorrermi la schiena.
“Ho letto. Ho un giornalaio sotto casa” disse sorridendo, strappando una risatina nervosa anche a me.
“C’è ancora qualcuno che compra i giornali?” mormorai io, immaginandolo come un serio intellettuale. Proprio non ce lo vedevo.
Lui lasciò la mia mano e si portò le mani dietro la testa, sorridendo con me. Aspettavo che aggiungesse qualcos’altro ma non potevo più sopportare che mi guardasse in quel modo, perché sapevo che non avrei potuto resistere.
“Tu pensi troppo, Gwen” considerò, mentre io sorseggiavo il cappuccino. Era caldo, caldo come Harry.
Matt invece era freddo. Freddo come il ghiaccio e anche se mi diceva che io ero come il sole, evidentemente non ero riuscita a scioglierlo. Ma gli occhi si erano già riempiti di lacrime.
Harry se ne accorse e si alzò, porgendomi la mano. Avevo così voglia di affidarmi a qualcuno che la presi al volo. Gli sorrisi e mi lasciai trascinare via.
 
*
And the walls kept tumbling down 
In the city that we love 
Grey clouds roll over the hills 
Bringing darkness from above 



Pioveva a Los Angeles, pioveva e a me non me ne poteva fregare di meno. Sentivo ogni goccia e sembrava che ognuna di esse potesse lavarmi via di dosso il dolore, il rimpianto, la paura di non essere abbastanza. Paura che non ero mai riuscita a togliermi di dosso. Paura che adesso scivolava via come per magia, mentre sentivo il sorriso di Harry mentre mi guardava.
Accanto a noi, dei musicisti suonavano una canzone che mi immergeva completamente nella situazione. Mi accorsi solo dopo che tenevo ancora la mano a Harry.
Harry era bellissimo, con i capelli bagnati, il sorriso più lucente che io avessi mai visto.
“Dovremmo ripararci, da qualche parte…” mormorai, preoccupata di prendermi qualche accidente. Harry mi guardò malissimo, prima di scoppiare a ridere.
“Ma quanti anni hai?” chiese, a presa di giro. Assunsi la faccia più offesa che potessi fare. Ma lui non ci cascò, perché mi trascinò ancora di più sotto la pioggia.
“Non dirmi che non hai mai vissuto la pioggia qui. In effetti non piove mai…” riflettè, guardandomi con un mezzo sorriso. Gli sorrisi a mia volta, alzando lo sguardo verso il cielo.
“Hai mai provato a bere la pioggia?” lo sfidai, consapevole di apparire come una bambina di tre anni. Lui infatti mi guardò come se fossi impazzita.
“Ho ventisette anni, Gwen” mi riprese, mentre io ridevo.
“Che importa? Io ne ho ventuno e nessuno mi ha mai detto niente” ribattei, cercando di assaggiare una goccia d’acqua. Il mio vestito era completamente bagnato fradicio.
Harry mi guardò scettico.
“Questo perché sei bellissima” mi ripetè lui, facendomi un po’ perdere il sorriso.
Matt non mi diceva mai che ero bella. Harry me lo ripeteva continuamente e io non potevo che comparare i due. Sì certo, amavo Matt, ma io meritavo più di un vecchio brontolone, scorbutico e stronzo. Matt non mi amava nel modo in cui lo amavo io e adesso avevo intenzione di vivere a pieno i miei ventuno anni. Ero giovane, bella, ricca e famosa. E avevo accanto a me un ragazzo bello ricco famoso e chiaramente attratto da me. E non avevo nessuna intenzione di continuare a far decidere a Matt della mia vita.
Mi voltai verso Harry, che mi stava guardando.
“Chiudi gli occhi” mi sussurrò, avvicinandosi a me. E io gli occhi li chiusi, mentre i capelli bagnati si appiccicavano alla mia faccia e il trucco colava.
But if you close your eyes,
does it almost feel like nothing
changed at all?
 
Sentii la mano di Harry carezzarmi la guancia, prima che il suo profumo e le sue labbra si scontrassero con le mie. Erano morbide come le avevo immaginate, Harry sapeva di buono, di miele.
Mentre le sue mani passavano tra i miei capelli, io risposi al bacio con tutta la passione che provavo per quel ragazzo. Il suo corpo era fatto alla perfezione per il mio, e le mie mani cercavano le sue, mentre la sua lingua si scontrava con la mia. Il suo respiro sulla mia pelle si faceva incandescente, bruciava, ma mentre il mio corpo era freddo a causa della pioggia, il mio animo si incendiava.
I nostri nasi si scontravano, mentre il bacio si faceva sempre più passionale.
 
But if you close your eyes,
does it almost feel like nothing
changed at all?
 
Tutto era cambiato. Ero cambiata io. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 Thinking out loud ***


CAPITOLO 8
 
 
Mi svegliai con un leggero mal di testa, dovuto forse a tutto il tempo in cui ero rimasta con i capelli bagnati il giorno prima. Un sorriso spuntò sulle mie labbra quando mi ricordai del bacio, anzi, dei numerosi baci, che io e Harry ci eravamo dati, qualche ora prima.
 
Era la prima mattina che mi svegliavo senza pensare a Matt, e fui intimamente grata a Harry. Harry. Era sempre più spesso presente nella mia mente, e più lui ci entrava, più Matt ne scompariva. E ciò mi elettrizzava e mi faceva paura al tempo stesso. Avevo più di ventuno anni, ma ero stata innamorata di Matt per un decimo della mia breve vita. E amare Matt era un certezza che avevo difficoltà a lasciare andare. Ci avevo messo così tanto ad entrare nel suo cuore. Tutta me stessa. Eppure non avevo avuto molto successo: alla prima difficoltà, lui continuava a scappare. Da me. L’unica persona in questo mondo ad andare oltre il suo orribile carattere, ad amarlo con tutta me stessa.
 
Misi con calma il caffè sul fuoco, aspettando che il suo sapore si diffondesse nell’aria e magari mi aiutasse a calmarmi.
Accesi il pc, per controllare la posta elettronica, accendendo contemporaneamente anche il cellulare.
Rimasi un po’ sorpresa di vedere la lettera di mia sorella Candice. Io e lei non eravamo diventate nemiche, ma non eravamo neanche tornate amiche. La sua amicizia con Matt mi faceva sentire esclusa e gelosa, gelosa come d’altronde lo ero sempre stata di lei.
Lessi così un po’ sorpresa la mail che mi aveva inviato la sera prima.
 
“Gwen,
so che io non ti scrivo mai. Non scrivo mai mail, né altro. Soprattutto a te. L’ultima volta che ci siamo sentite stavi partendo per LA.
Ma voglio scriverti adesso. Ci ho pensato tanto. Ho dovuto scegliere tra te e il mio più caro amico e ho scelto te. Perché nonostante tutto tu sei mia sorella. Ero a Londra e ho incontrato Matt. Era a pezzi, così gli ho offerto un caffè. Mi ha detto che vi siete lasciati. Anzi, in realtà ha detto che non eravate più insieme. Che ufficialmente siete ancora una coppia, ma che da giorni non vi sentite più. Non voglio sapere cosa è successo. Inizialmente avevo pensato che tu gli avessi spezzato il cuore. Ma so che tu non lo avresti mai lasciato per mancanza di amore, ma perché finalmente ti sei resa conto che lui è una testa di cazzo. Comunque se la passava male. So che hai tutte le ragioni di odiarlo. So che vuoi dimenticarlo. Lo immagino. Ma lui ti ama e gli manchi.
Candice”
 
Gettai distrattamente uno sguardo al telefono. Matt mancava anche a me. Ma dovevo togliermelo dalla testa. Anche perché a breve sarei dovuta andare a lavoro e al lavoro c’era il Regista e c’era Harry. E lui non meritava niente di male.
*
 
Dopo qualche ora passata a prepararmi, ero pronta a entrare nei panni di Catherine, il cui conflitto interiore rispecchiava me e la mia situazione negli ultimi giorni.
Il vestito ottocentesco mi soffocava quel giorno, eppure mi soffocava di più la lettera di mia sorella.
Vidi Harry seduto in un angolo, e mi sorrise, alzandosi, appena mi vide.
“Ciao, mia Cathy” disse scherzosamente, facendomi sorridere. Lui mi faceva sorridere, non piangere.
Non feci in tempo a rispondere, che il Regista ci introdusse nella scena, facendoci smettere di parlare.
 
 
Harry si rivolse a me, ma non era più Harry. Era il suo personaggio e lo faceva maledettamente bene.
 
“Cathy, sei occupata questo pomeriggio?” mi chiese, guardandomi speranzoso “Vai da qualche parte?
 
Lo guardai con la coda dell’occhio.
“No, sta piovendo” risposi.
“Allora oggi non lavorerò più, starò con te” mi disse lui, sorridendomi. Io assunsi un’espressione imbarazzata.
“Oh, ma Joseph farà la spia” protestai “faresti meglio ad andartene!”
Harry scosse la testa, sedendosi vicino al finto caminetto.
“Edgar ed Isabella parlavano di venire oggi pomeriggio…” buttai là “ma piove, quindi non penso che verranno”.
“Dì a loro che sei impegnata! Guarda l’almanacco sulla parete: le croci indicano le sere che hai passato con i Linton, i puntini quelle che hai trascorso con me…Vedi? Ho segnato ogni giorno.”
 
*
 
Guardai l’ora sull’orologio da polso ultimo modello che segnava le 20.35. Alle dieci sarebbe partito il volo per Londra e io ancora non ero arrivata all’aeroporto.
Lo sguardo che Harry mi aveva lanciato mentre stavamo recitando mi aveva ricordato il modo in cui di solito io guardavo Matt. E ciò mi aveva spinto a correre in aeroporto e raggiungere quello che in un certo si poteva ancora considerare l’amore della mia vita. O almeno, era così che io lo definivo, così che lo avevo definito nei mesi passati.
 
Non pensavo che le cose fossero cambiate, non pensavo di essere innamorata di Harry, nonostante sicuramente amassi la me che ero con lui. Finalmente assomigliavo ad una bella modella famosa di ventuno anni. Eppure l’amore che provavo per Matt superava ogni cosa ed ero sicura che quando avessi guardato i suoi occhi blu avrei dimenticato ogni cosa…
 
 
L’aereo atterrò dolcemente a Heathrow, e io gettai uno sguardo alla città, la mia, che mi stava accogliendo. Londra mi mancava terribilmente, mi mancava la mia famiglia, le mie abitudini…
Uscita dal gate vidi subito il sorriso di mia madre che venne ad abbracciarmi stretta.
“Mi sei mancata molto” disse, e a me venne da piangere. Come avrei fatto a tornare a Los Angeles?
“Anche tu, mamma” risposi io “non sai quanto. Los Angeles è bellissima ma neanche lontanamente quanto Londra!”
Lei sorrise, prendendomi la valigia. La seguì fino alla macchina, mentre un silenzio improvviso era sceso tra di noi. Avrei tanto voluto raccontarle di Matt, ma neanche io sapevo cosa dire.
“Ho letto i giornali” disse lei, quasi con timore “sembra che Matt e tu…”  non continuò, lasciandomi intendere che voleva una spiegazione, seppur minima.
“Dopo che mi ha chiesto di sposarci, abbiamo litigato. Lui…” iniziai, mentre la tremenda voglia di tenermi tutto dentro se ne andava “lui voleva ottenere un contratto con una casa discografica di LA, ma per farlo avrebbe dovuto fingere una relazione con Anaelle, una cantante. Ho dato di matto, mamma, quello è il modo in cui ci siamo conosciuti, il modo in cui mi sono innamorata di lui!” esclamai, mentre mia mamma mi lasciava continuare.
“Lui ha rifiutato, ma mi ha accusato e se n’è andato. E io sono rimasta a Los Angeles” conclusi.
Lei mi lanciò un’occhiata. “Sei rimasta a Los Angeles da sola? O con Harry?” chiese.
“Harry è il mio partner sul set” risposi, mentre mi domandavo se lui sapesse che ero scappata, se sapeva…
“Lo so” risponde lei “ma io ti sto chiedendo chi è per te”.
“Non lo so. Con Harry sono felice, sorridente, spensierata, mi sento bella. Ma io amo Matt, mamma. È con Matt che mi sento viva, che mi sento completa. Lo volevo sposare, mamma” mormorai mentre la voce si spezzava e gli occhi si riempivano di lacrime. Lei mi posò una mano sulle gambe, e non risponse.
*
Dopo una breve doccia nella casa dei miei genitori, indossai un paio di pantaloni di jeans e un golf grigio, poi uscìì di casa.
Sapevo che forse avrei avuto la peggiore sorpresa di tutte ad aspettarmi, ma io non ce la facevo più ad andare avanti così. Matt mi mancava da morire, e ciò che provavo per Harry sembrava non essere mai esistito.
Scesi dal taxi davanti alla casa di Matt, e mi diressi con il cuore che minacciava di uscire dal petto.
Pochi istanti, o forse ore dopo, Matt aprì la porta di casa e non dimenticherò mai la faccia che fece quando mi vide.
Neanche l’abbraccio con cui mi strinse. Io risposi al suo abbraccio con tutta la forza che avevo, mentre sentivo il cuore scoppiare. Amavo Matt e lo avrei amato per sempre, e anche il più piccolo dei dubbi volò via quando abbracciandolo sentìì il suo profumo e capìì di essere a casa.
“Ti amo” mormorai, sperando che non fosse troppo tardi “ti amo e niente potrà mai cambiare questo. Ti amo perché sei uno stronzo ma non posso vivere senza di te. Non posso neanche provare a cancellarti, neanche ad amare qualcun altro. Non funziona Matt. L’ho saputo da sempre, ma l’ho capito prima, mentre ero a Los Angeles e stavo recitando Catherine” terminai il discorso mentre Matt mi guardava confuso così continuai.
“Il mio amore per Linton è come il fogliame dei boschi; il tempo lo muterà, lo so bene, come l’inverno muta gli alberi. Il mio amore per Heathcliff è simile alle rocce eterne ai piedi degli alberi. Fonti di poca gioia visibile, ma necessarie. Nelly, io sono Heathcliff” recitai, posandogli una mano sul cuore “e tu sei il mio Heathcliff”
Lui non aveva ancora detto una parola, ma io non lo lasciai continuare, perché se mi fossi fermata non avrei più ripreso.
Estrassi una scatolina dalla borsa e gliela porsi, mentre le mani tremavano così tanto che rischiai di farla cadere.
“Ti prego rimettilo dove appartiene, se ancora lo vuoi. Io sì, con tutta me stessa…”
E Matt lo prese, mentre mi diede un bacio che valeva più di mille parole.
*
Ragazzi scusate se non ho postato per mesi, il problema è che non ho ispirazione né tempo e ora mi chiedo se qualcuno ancora segue queste storia. Se è così, grazie per la pazienza. Il prossimo capitolo sarà l’epilogo! Ciao e grazie, ma non sarò mai capace di eguagliare An honest liar! J

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Capitolo 9
*** EPILOGO ***


Ciao ragazze, vi sarete dimenticate di Matt e Gwen, e lo capisco. Non ho più scritto da molto tempo e se l’ho fatto probabilmente vi ho abbastanza deluso (soprattutto con questa seconda storia). Ma ho detto che avrei postato l’epilogo e lo farò, per voi che avete seguito “An honest liar” e “Living in a movie”. Lo devo a voi e a Matt e Gwen perché, insomma, anche loro hanno diritto ad un lieto fine.
Ciao e grazie, se vi ritroverete a leggere la fine di questa storia. J
 
EPILOGO
 
Quel mattino aprìì gli occhi consapevole che probabilmente quello sarebbe stato il giorno più bello della mia vita, il giorno che aspettavo da quando Matt si era inginocchiato a Los Angeles e mi aveva proposto di passare il resto della mia vita con lui.
Inoltre, era il 7 settembre ed era il giorno del mio ventiduesimo compleanno. Matt, in uno dei pochi istanti di dolcezza della sua vita, aveva proposto così ed io non avevo potuto fare altro che accettare.
Mia madre Marie entrò nella mia camera con una tazza di caffè, sorridente.
“Buon compleanno e buongiorno, tesoro. Come ti senti?” chiese dolcemente, mentre io mi alzavo.
Le sorrisi, il cuore in subbuglio. Come mi sentivo? Meravigliosamente bene.
“Sono felice, mamma” risposi, sincera e spensierata. Matt era l’uomo della mia vita, ed era mio.
“Bene, Gwen. Sistemati che giù c’è la parrucchiera e la truccatrice. Inoltre ci sono un paio di paparazzi” disse mia madre, facendo una smorfia. Scossi la testa.
“Non ci daranno pace, oggi!” risi e fui pronta a sottopormi alla tortura.
 
Mi guardai un’ultima volta allo specchio prima di uscire di casa e salire sulla macchina che mio fratello Dan avrebbe guidato per portarmi all’altare. Sapevo di essere bella. Lo sapevo e basta, perché quando passi la vita a sentirtelo ripetere, quando essere bella è ciò che ti fa lavorare, quando milioni di persone te lo ripetono, alla fine ci credi. Ma non mi ero mai sentita così bella come quel giorno. Il mio abito lungo bianco era bellissimo. Il corpetto mi stringeva e si trasformava in una lunga gonna di raso bianco e tulle, i miei lunghi capeli biondi erano acconciati benissimo, e il trucco mi illuminava quasi quanto i miei occhi. E il sorriso era pure felicità. Io ero pura felicità.
“Dan, grazie” mormorai scendendo dall’auto davanti alla chiesa. Per tutto il tragitto mi ero chiusa in uno straordinario mutismo e davanti al sagrato, avevo davvero paura. Mi sentivo di gelatina.
“Di niente, sis” sorrise lui, facendomi strada verso mio padre, che mi aspettava emozionato.
Presi il braccio a mio padre. Stava davvero succedendo, stavo davvero diventando la moglie di Matt.
La marcia nuziale mi accompagnava e finalmente vidi l’altare e l’uomo che mi aspettava lì.
Matt era bellissimo, più bello di qualsiasi altra persona al mondo. I suoi occhi blu non mi lasciavano mai andare ed io non l’avevo mai visto così sfacciatamente felice.
Quando presi la sua mano, tremavo e stavo per scoppiare a piangere.
“Siamo qui riuniti oggi per celebrare il matrimonio di due persone straordinarie: Matt e Gwen” disse il sacerdote, che mi aveva visto crescere. Non c’erano molti invitati. Mia madre e mio padre, mio fratello Dan e mia sorella Candice che ci facevano da testimoni. Vincent, il mio manager, con la mia migliore amica Allison, in dolce attesa. Alan, il manager di Matt, con la sua famiglia. La sorella di Matt, con cui aveva riallacciato i rapporti. Qualche amico, e il cast del mio film, quello che avevo girato a LA. Era uscito bene. Harry era lì.
“Io, Matt Spencer, prendo te, Gwendaline White, come mia legittima sposa, e prometto di esserti fedele sempre, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, nella buona e nella cattiva sorte e di amarti ed onorarti ogni giorno della mia vita” pronunciò i propri voti senza staccare gli occhi dai miei, e il mio cuore stava volando. Era possibile essere così schifosamente felici?
“Io Gwendaline White prendo te, Matt Spencer, come mio legittimo sposo , e prometto di esserti fedele sempre, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, nella buona e nella cattiva sorte e di amarti ed onorarti ogni giorno della mia vita” dissi, mettendogli l’anello al dito.
“Vi dichiaro marito e moglie, lo sposo può baciare la sposa”
E Matt mi baciò.
*
Cinque anni dopo…
 
Stavo stringendo mia figlia tra le braccia. Mia figlia. Sophia, così l’avevamo chiamata, aprì i suoi occhi e io non potei che sorridere. Era identici a quelli di Matt, blu, bellissimi. Gli occhi di mio marito che era andato a casa per qualche ora a vestirsi. Mi avrebbe sicuramente raggiunto qui in ospedale dopo poco. Avevo appena partorito Sophia ed era un continuo ricevere visite.
“Gwen! Eccomi!” disse Allison, entrando proprio in quel momento. Aveva tra le braccia sua figlia Nicole, di cinque anni. La lasciò libera e venne ad abbracciarmi.
“Vincent si scusa, dice che viene a trovarti dopo. Sono contentissima di vederti” sorrise. Le strinsi la mano. Si trattenne per qualche minuto poi se ne andò. Subito a ruota apparve mia sorella Candice. Candice stava frequentando un avvocato e avevano intenzioni serie. Con lei c’erano i miei genitori. Dan viveva a Boston da due anni ormai e lo vedevo di rado.
Ero contenta di vederli.
Matt arrivò proprio in quel momento, con in braccio il nostro primogenito, Liam, di tre anni. Liam assomigliava invece a me. Mia madre stava cullando Sophia e mio padre portò Liam a vedere i giochi.
“Finalmente soli, Mrs Spencer” mormorò Matt, baciandomi. Mio marito.
“Davvero, Matt. Ti vedo ogni giorno eppure mi manchi” misi il broncio. Lui rise, dandomi un bacio sulla fronte.
“A me no” disse, cercando di apparire serio. Ma ormai lo conoscevo così bene che non mi facevo ingannare.
“Non mi freghi più” gli dissi, attirandolo verso di me.
“Questo perché è da molto tempo che non ne ho più intenzione, amore” sussurrò prima di poggiare le sue labbra sulle mie.
 
THE END

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