Still waiting

di mary_92 violetta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Times Square ***
Capitolo 2: *** La festa ***
Capitolo 3: *** Blue eyes ***
Capitolo 4: *** A bottle of water ***



Capitolo 1
*** Times Square ***


Da quando vivo a New York ho  l’abitudine di andare a Times Square quando qualcosa non va,mi posiziono in un qualsiasi angolo della piazza  e osservo.
C’è una sinfonia di suoni  e un arcobaleno di colori:le locandine dei musical brillano e gli schermi con  trailer di film o con varie pubblicità spiccano con l’intento di attirare l’attenzione dei passanti.
Turisti con occhi sgranati ad ammirare la bellezza della maestosa piazza nel cuore pulsante di Manhattan,ragazzi con smartphone che si fanno foto e adulti  che come bambini  si perdono per qualche istante a guardare quel magnifico spettacolo.
Ci troviamo nello stesso luogo,ognuno con i propri pensieri,problemi e gioie e comunque per qualche secondo entriamo in connessione l’uno con l’altro per poi abbandonarci come ci siamo uniti.
Ogni volta sperimento se un po’ di allegria o spensieratezza si possa trasmettere  solo con lo sguardo.
Una  suoneria familiare mi distoglie da questi pensieri e apro la chiamata.

 

‘‘Violet’’
Quella voce mi ferisce come un pugnale in pieno petto.
''Come stai? ‘‘ continua una voce maschile dall’altro capo del cellulare.
‘‘Kellin,perché questa chiamata?’’
Potevo capire come stesse  soltanto da come pronunciava il mio nome,quel ragazzo era troppo simile a me.
Stava cercando qualcuno con cui parlare  e sfogarsi,però da  qualche mese qualcosa stava cambiando e non lo vedevo più nello stesso modo.
‘Sei fidanzata,Violet cosa stai facendo?’ ripeto fra me e me.
Faccio un profondo respiro e parlo.
'’Cosa siamo?Sai benissimo che voglio una risposta seria. Chi sono io per te?’’
‘‘Violet ti prego.’’
Lo stavo uccidendo parola dopo parola.
''Oggi non ce la faccio.’’dico  prima di chiudere la chiamata.
Delle lacrime scorrono calde  e guardo le persone intorno a me,cosa avrei dato per un po’ della loro felicità.



*angolo autrice*
Salve a tutti!
Avevo scritto tempo fa una drabble e mi ero ripromessa di creare l'inizio e la fine di quel pezzo di storia che avevo ideato così su due piedi.
Ecco come tutto iniziò,buona lettura. 


 

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Capitolo 2
*** La festa ***


“Finiamola qui,basta.’’ la mia voce è un miscuglio  di rabbia,vergogna  e paura.
“Sai cosa voglio’’ dice il ragazzo di fronte a me.
“Kellin,ti prego c’è anche Alex.’’
“Sappiamo entrambi cosa provi per lui.”
Cerco di trovare altre vie d’uscita in quella stanza ma l’unica è la porta  bloccata dal moro che non dà segno di spostarsi.
Decido di  provare l’ultima arma,quella più tagliente e crudele.
“Hai una famiglia,vuoi rovinare tutto per una cotta?”
Abbassa lo sguardo,le mani gli tremano.
“Vorresti abbandonare Katelynn?”
Quel silenzio mi fa anche più paura di una sua qualsiasi parola.
“Non è così semplice come stai cercando di farmi immaginare.Pensi che io non ti conosca? Credi di essere invulnerabile? Giura qui che io non sono nulla per te e ti lascio passare.’’
Ha centrato il punto e percepisco solo in quel momento di essere  più  fragile di quanto immaginassi.
Osservo quegli occhi verde acqua limpidi e profondi come l’oceano.
“Non posso…’’
Quelle parole escono così naturali da non riuscire nemmeno a bloccarle.
Si sposta,per qualche inspiegabile motivo e  lascia libera la porta.
Dopo qualche attimo d’esitazione come se ci sia una barriera invisibile  metto un piede davanti per prova e poi capendo che non c’è alcun trucco gli passo vicino.
Lo accarezzo delicatamente sulla guancia prima di oltrepassarlo e arrivare alle scale che conducono da quello che in teoria è il mio fidanzato.
Inizio a salire però mi volto;si sta tirando indietro i capelli lisci e nerissimi con quel gesto così naturale e allo stesso tempo seducente della mano.
Provo a riprendere il controllo di me stessa e con molta esitazione arrivo al piano dove si sta svolgendo la festa.
Le voci sono sempre più forti,emetto un profondo respiro e apro la porta.
Cerco fra la folla un ragazzo con degli stupendi capelli  blu brillante  che avrebbero fatto invidia a chiunque,la sottoscritta compresa.
Non so cosa avrei dovuto provare nel vederlo eppure appeno trovo il suo volto il battito cardiaco inizia ad accelerare e le guance si accendono ma non sono solo segni d’amore c’è dell’altro,come se lo avessi tradito pur non avendo fatto nulla.
Lui si avvicina.
Non sono degna di quel sorriso, di quelle attenzioni, di quel bacio sulla guancia che mi sta dando.
Chiudo gli occhi e per una volta dopo mesi vorrei tornare a casa,lontana da tutti quei problemi e  circondata solo dai miei libri.

‘Come sono arrivata a tutto questo?’


*Angolo autrice* Buonasera! Solo per precisare il fidanzato di Violet è Alex Gaskarth il cantante degli All Time Low(in caso non li conosciate ascoltateli,meritano davvero e sono andati in tour in Usa con gli Sleeping with Sirens).
Per il resto ancora non si capisce molto ma non preoccupatevi fra qualche capitolo sarà tutto  più chiaro.
Aspetto vostri commenti,al prossimo capitolo.
Mary

 

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Capitolo 3
*** Blue eyes ***


10 mesi prima
 
New York 24 Agosto 
 
Non ho mai amato molto le feste ma la voce supplichevole di Alex,mio fidanzato e frontman  degli All Time Low, mi fece cambiare idea per una volta.
Non vedeva l’ora di rivedere alcuni suoi amici di altri gruppi che sarebbero stati tutti presenti per l’anniversario della casa discografica.
“Ti prometto che torniamo a casa presto’’ 
Mentre pronunciava quelle parole già sapevo che non ci credeva nemmeno lui ed era soltanto una scusa per farmi venire.
Sospirando e alzando gli occhi al cielo emisi un si svogliato.
In una caotica Manhattan il nostro van ci fermò davanti uno dei tanti grattacieli e arrivammo al ventesimo piano.
Ancora non ero abituata a quelle altezze ma sarebbe stata questione di abitudine.
Le porte dell’ascensore si aprirono e una marea di persone,musica e felicità ci inondò.
Alex cercò i suoi compagni d’avventura e scorse tra la folla Vic Fuentes e quello fu l’inizio della fine.
Iniziarono una lunghissima discussione da cui involontariamente fui esclusa.
Lasciai il mio ragazzo e provai a socializzare con le ragazze di vari batteristi,chitarristi e apparte la ragazza di Vic,quasi mia coetanea,le altre erano  troppo grandi o troppo fuori dal mio mondo dato che nessuna studiava o andava all’università quindi parlare di rossetti e vestiti mi poteva andare bene per una mezz’ora ma poi con una qualsiasi scusa fui costretta ad abbandonare il gruppetto. 
Presi un cocktail senza nemmeno chiedere cosa ci fosse dentro e mi avvia verso l’enorme terrazza dell’attico.
Mi appoggiai alla ringhiera  e alzando lo sguardo verso il  cielo stellato iniziai a perdermi nei pensieri finché ad un tratto vidi un ragazzo a pochi metri da me che guardava in basso con in mano una  bottiglia di birra.
Lo osservai per qualche secondo ma  distolsi  quasi subito lo sguardo; sicuramente non gli avrei parlato se non fosse stato lui ad iniziare.
 Infatti dopo qualche secondo sentii il suo sguardo su di me.
 ‘‘La festa è dentro ’’ disse con voce atona.
 ''Scusami,non volevo disturbarti.Pensavo che tutti stessero dentro a godersi al festa’’
Il ragazzo moro accennò un sorriso velato.
‘’Nessun problema.’’
Cadde un silenzio imbarazzante.
Di solito con Alex questo non succedeva dato che con lui il problema era riuscire a non parlare per più di qualche minuto. 
’’Scusa di nuovo ti lascio in pace.’’ dissi pronta ad  andarmene.
L’idea di tornare dentro in mezzo a quella gente semisconosciuta non era la cosa più allettante ma restare lì e continuare con quei  silenzi imbarazzanti non era proprio l’ideale.
''Ti avverto  Vic e Alex non puoi separarli molto facilmente’’
Mi voltai con uno sguardo interrogativo.
''Sei la ragazza di Alex Gaskarth giusto?’’ 
Sapevo che me ne sarei dovuta andare ma qualcosa mi spinse a restare.
‘‘Si,sono Violet, piacere! Ma tu come…?’’
‘‘Vi ho visto arrivare e poi Alex non fa altro che parlare di te. Non sai quanto possano essere pettegoli i cantanti. Io sono Kellin Quinn.’’
La mia mente cercò di collegare quel nome con una band che dopo qualche secondo arrivò.
''Sleeping with Sirens giusto? ''
Il moro annuì.
Mi accorsi solo in quel momento dei suoi incredibili occhi azzurri.
‘‘Hai sentito qualche nostra canzone?’’
‘‘Ad essere sinceri no.’’
 ''Non sei americana ’’ continuò lui.
'' Italiana, sono in erasmus per un anno.’’
‘‘Cosa fai?’’
‘‘Studio medicina a Roma. Un giorno spero di diventare foniatra e curarvi tutti.’’
Ci mettemmo a ridere.
‘‘Ma sei da solo? I tuoi compagni,la tua famiglia?’’
A quelle parole si irrigidì e capii che avevo fatto la più grande cavolata del secolo.
‘‘Stasera dovevo venire per rappresentare la band.I miei compagni avevano altri imegni e mia moglia doveva stare con i bambini.’’
Alex non mi aveva detto molto di Kellin,a dire la verità non so quanto lo conoscesse.
 ‘‘Anche voi avete un nuovo album in uscita?’’
‘‘Esatto’’
Calò di nuovo un silenzio imbarazzante.
‘‘Ma tu quindi vivi in Italia?’’
Annuii.
‘‘Come vi organizzate con Alex?Nel senso c’è un oceano che vi divide.’’
‘‘Lui vive la sua vita e poi usiamo skype ma cerchiamo di vederci una volta ogni   mese o due .’’
‘‘E ti fidi?’’
Lo guardai in modo molto strano: perché venire a farmi una domanda del genere ? 
 ‘‘Ok non sono affari miei.’’
‘‘Ci organizziamo,però  ora sono qui e cerco di non pensarci.’’ risposi quasi riluttante.
Sentendo altre voci mi voltai.
 Vedendo  Jack andai verso di lui salutando Kellin ma si vedeva da un miglio che aveva bevuto.
 Diceva frasi a caso e rideva ma ad un tratto cadde a terra.
Tutti pensando che non fosse nulla lo aiutarono ad alzarsi però il problema iniziò quando ad un tratto smise di ridere e iniziò a vomitare acqua e qualcosa di rosso che purtroppo non era solo vino.
La situazione in qualche secondo cambiò e le ragazze con lui iniziarono a gridare.Mi precipitai verso di lui e chiamandolo non rispondeva.
Iniziai a chiedere se c’era un medico e  una ragazza si avvicinò dicendo di essere  un’infermiera.
Lei chiamò il 911.
Io non iniziai più a capire nulla.
''Prendigli il polso’’ mi disse.
Non volevo credere a quello che stava dicendo.
Non sentivo nulla.
Non respirava.
Iniziammo a fargli il massaggio cardiaco e non so chi mi stesse dando la forza.
Ero tesa come una corda di violino e pensai solo a spingere e insufflare l’aria finchè ad un tratto dei ragazzi con la tuta arancio mi bloccarono e fu come vedere la luce dopo anni di buio. Presero Jack e lo portarono su una barella.
La ragazza mi disse dove lo avrebbero portato.
Io la ringraziai e iniziai a cercare fra la folla qualche viso familiare e riconobbi Rian a pochi metri da me.
Gli dissi il nome dell’ospedale e nel frattempo anche Cassadee si avvicinò abbracciandomi.
 Poi vidi Alex seduto su un divanetto ma non era il solito ragazzo di sempre.
Andai verso di lui con molta cautela,aveva gli occhi persi,oltre me,oltre tutto.
Mi aveva  detto che a volte aveva degli attacchi di panico ma non avevo mai assistito ad uno di essi.
Stava tremando e sudando e dopo Jack quella sera non avrei sopportato altro;realizzai solo in quel momento di essere lontanissima da qualsiasi cosa a me familiare a  chilometri di distanza  da casa e dal mio mondo.
Ad un tratto ricomparve  Rian che si sedette vicino al compagno  e iniziò a parlargli.
Arrivò anche Zack dicendo che di solito gli passava ma in caso mi disse il nome di una medicina che doveva prendere.
Io e i restanti membri degli All Time Low  andammo via.
Alex non stava migliorando,voleva andare da Jack, sudava e vicino a lui il batterista gli diceva che era meglio se andasse a riposare.
Avrei voluto abbracciarlo ma non sapevo cosa fare e Cassedee mi sorrise quasi come incoraggiamento.
Andammo in hotel e chiesi ai tre  di scrivere quando avrebbe avuto notizie sulle condizioni di Jack.
Alex si distese sul letto e crollò.
Io invece mi sdraiai vicino a lui accarezzandolo.
Sapevo che non avrei dormito quella notte,il soffitto bianco sarebbe stato un buon amico.
Che dire,la  prima settimana negli States non poteva che finire nel migliore dei modi…
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** A bottle of water ***


Continuavo a gridare e piangere, in una casa vuota.

La bottiglia d’acqua poggiata sul tavolo della cucina doveva essere un promemoria per ricordarmi di bere, ma stavo trascurando tante cose fra cui i pasti e forse l’acqua era il minimo. Quelle lacrime di rabbia  erano il risultato di anni di frustrazioni  per arrivare a vivere una vita che non si stava rivelando come quella che avevo atteso. Non era la bellezza e l’amore che sognavo ma un accenno di qualcosa che potrebbe essere stato. Continuando  a sentirmi una seconda scelta dopo musica ed interviste. Dovendo arrivare a programmare in agenda una serata insieme ad Alex, cosa che pensavo sarebbe stato qualcosa di scontato.
Mi odiavo e detestavo ancora di più questa situazione. Dall’altra parte del mondo, in una nazione che avevo sempre desiderato e alla fine tutto tornava negli stessi circuiti che vivevo in Italia, se non peggio. Avevo scelto tutto inseguendo un sogno e ora ad un passo dal mio ragazzo dovevo sottostare ad orari,  prove e il tempo era sempre contato, insieme ai mille cambi di programma all’ultimo per le nuove stesure del disco. Stavo iniziando a perdere interesse su tutti gli aggiornamenti che c’erano riguardo cori, voci e chitarre. Tremando dentro ogni volta che Alex aggiungeva date in giro per l’America e più lui era esaltato più io non riuscivo ad essere felice, vedendo i giorni che non avrei passato con lui.

Proprio quella sera iniziò tutto in una maniera così innocente che poteva sembrare quasi una sciocchezza.

Presi il cellulare e composi un breve messaggio.
“Kellin, ciao ti disturbo? Sto da schifo e mi chiedevo se magari fossi disponibile per….”
La voce del ragazzo mi pervase dopo qualche secondo con quel ‘ciao’ e non riuscì più a trattenermi. Scoppiando di nuovo a piangere e vomitando tutto quello che avevo pensato da mesi.
“Non è la vita che voglio, non è il ragazzo che ho immaginato e sono sola anche qui. Sono stata stupida a pensare che tutto si sarebbe risolto e…”
Continuavo a dire frasi a caso finchè Kellin iniziò a parlare.
“Violet, non posso darti una risposta ma questa è la prova più difficile per vedere se davvero tieni ad Alex. Non è la prima volta che ti sento dire questo. Tu sei innamorata del tuo ragazzo o dell’idea che ti sei fatta di lui?”

Mi paralizzai.

Alex  era così e non sarebbe cambiato ma ero io che dovevo capire se accettare questa sua natura e anche l’idea di vivere mesi interi senza vedersi.
Sarei riuscita?
Strano come questa  relazione avesse creato un insolito pensiero di sicurezza, che sarebbe potuto crollare da un momento all’altro se mi fossi lasciata. Sapevo che non erano considerazioni sane, ma non potevo fare a meno di pensarci.
Tantissime domande iniziarono ad arrivare: “Cos’era l’amore? Cosa stavo facendo?”
Morivo dalla voglia di stare sempre insieme al mio ragazzo dai capelli colorati e alla fine non potevo comunque vederlo: questo era il punto che mi distruggeva più di ogni altra cosa.
Questo desiderio sarebbe cambiato o no?

La voce di Kellin ormai era diventata un sottofondo e continuavo a fissare quella bottiglia ancora piena, che doveva ricordarmi di bere. 

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