Leave A Song, Take Back An Emotion di killer_joe (/viewuser.php?uid=818955)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Say Say Say ***
Capitolo 2: *** Amore che vieni, amore che vai ***
Capitolo 3: *** Lontano dagli occhi ***
Capitolo 1 *** Say Say Say ***
Salve a
te, coraggioso lettore, che hai aperto questa storia. Già
per questo, sei ringraziato. Questa è una racconta di
song-fic a pairing vario che potrà essere da te 'pilotato',
nel caso ti stuzzicasse l'idea di leggere una fiction su una canzone
che ami con il pairing che ami di più. Sempre che ti piaccia
la storia...
Non posso che augurarti buona lettura, ci vediamo a fondo pagina.
SAY SAY SAY
Sanji si asciugò quella lacrima birichina che gli era
sfuggita e ora correva sulla sua guancia. La asciugò con
rabbia, odiava
sentirsi debole. Al sicuro nel suo camerino, però, sapeva
che poteva lasciarsi
andare.
Era da tempo che non lavoravano insieme, loro due. Eppure, le canzoni
che
avevano prodotto a quattro mani erano sempre state le più
amate e vendute.
Un'altra lacrima decise di ribellarsi e bagnare il foglio appoggiato
sulla
scrivania.
Merda.
Due anni prima non erano nessuno. Due perfetti sconosciuti con una
bella voce e
tanti sogni di gloria. Poi Sanji aveva scritto una canzone, un duetto,
e il suo
amico, cuoco e manager a tempo perso, l'aveva portato da lui. Un
ragazzo dai
capelli verdi e la pelle abbronzata che ballava divinamente e cantava
ancora
meglio, con un timbro di voce intenso quanto il suo sguardo.
Sanji non ce l'aveva fatta. Non poteva farcela.
Si era innamorato.
Non si era dichiarato, e con quale coraggio? Dal loro primo incontro
quello
stronzo non aveva fatto altro che sfotterlo, con battutine sarcastiche
e
occhiate scettiche, facendogli chiaramente capire che lo considerava un
patetico idiota. E lui, da perfetto cretino qual era, aveva risposto
sempre a
tono e, più di una volta, cominciato le zuffe. Quella era la
loro relazione,
fastidio misto ad insofferenza. Beh, per Sanji in realtà era
amore disperato
misto a pazzo desiderio, il tutto mascherato da fastidio ed
insofferenza.
Ed era al limite.
L'aveva chiamato una sera, con un progetto in mente. Era stato vago, ma
le loro
collaborazioni erano così, alla 'o la va o la spacca'.
"Hey marimo.
Scrivi due strofe e due linee, come se ti stessi rivolgendo al tuo
amore."
".....hai bevuto?"
"No coglione. Per una canzone"
Si era spiegato, e Zoro aveva accettato. O meglio, aveva
sbuffato e poi grugnito un qualcosa di indistinto, ma Sanji sapeva che
aveva
accettato.
Sanji le aveva scritte, le sue strofe. Le aveva dedicate a lui. Aveva
scritto
quanto male stava e quanto male sarebbe stato. Era una muta richiesta
di soccorso.
Una muta richiesta di amore.
Era la prima volta che provavano insieme, e ci avrebbe messo tutto se
stesso
per fargli capire che era lui a cui si stava rivolgendo.
Era lui che stava
pregando.
Say say say
What you want
but don't play games
with my affection
take, take, take
what you need
but don't leave me
with no direction
Zoro guardava le sue righe. Le
strofe che aveva scritto. Era stato incredibilmente
onesto, non era da lui. Le sue canzoni erano tutte spuma e allegria,
vacue e
frivole nei testi e concentrate nel divertimento più
sfrenato. Queste linee,
invece...
Sanji gli faceva questo effetto. Da quando, due anni prima, era entrato
nel
piccolo bar in cui Zoro si esibiva e aveva ascoltato lo show. Quei
capelli oro,
il corpo sottile e l'atteggiamento da gentleman lo avevano stregato
subito. Ma
Zoro non era mai stato tipo da gentilezze, e con una mezza battuta si
era
bruciato ogni possibilità di essere anche solo tollerato dal
biondo. Quanto gli
faceva male... Sembrava che Sanji lo odiasse, e forse era la
verità, gli unici
momenti in cui sotterravano l'ascia di guerra erano quelli in cui
scrivevano e
cantavano insieme. Erano anche i momenti più belli che Zoro
ricordasse di tutta
la sua vita. Quando Sanji gli aveva urlato in faccia per l'ennesima
volta che
era un coglione e un incapace, non ci aveva visto più. Di
rimando, gli aveva
gridato contro che per lui poteva andare a cagare e se n'era andato.
Quella
sera di un anno prima avevano concluso la loro collaborazione per
prendere
strade diverse, diventando quello che erano ancora oggi: Sanji, il
poeta dalle
note soavi e le dolci parole, Zoro, il playboy dai suoni spericolati e
i testi
travolgenti. Cantanti solisti, amati ed omaggiati, che si dividevano il
pubblico mondiale. Quella sera era stata l'inizio del suo successo, ma
anche
della sua fine.
Aveva aspettato rannicchiato sul letto, fissando lo schermo del
cellulare,
aspettando una sua chiamata. Aveva aspettato per giorni. Aveva pianto.
Fino a
non avere più lacrime.
Ora era stupito e intimidito... Perché
l'aveva scritto nero su bianco.
Erano le sue strofe. Per lui.
All alone
I sit home by the phone
Waiting for you, baby
through the years
How can ya stand to hear
My plead for you dear
You know I'm crayin
Oh oh oh oh oh
Sanji era rimasto scioccato, tanto che non era riuscito a
reagire. Aveva sentito la porta d'ingresso sbattere e un silenzio
innaturale in
tutto l'appartamento. Non era abituato a quel silenzio. Non voleva
essere
circondato dal silenzio. Significava che era solo.
Aveva fissato i tetti di New York dal suo attico con vista
su Central Park.
Era arrivato alle stelle. Ma tutte quelle luci non gli
permettevano di vedere il cielo e le sue vere stelle.
E lui si era accorto di aver perso la stella più splendente.
Non era più tornato. Non aveva nemmeno chiesto indietro le
canzoni che avevano scritto insieme, ma Sanji gliele aveva inviate lo
stesso.
Ne avevano scritte altre negli anni, vedendosi poi di tanto in tanto
per
provare. Sempre troppo poco per Sanji. Lui avrebbe voluto averlo sempre
vicino,
e per sempre. Glielo aveva scritto. E ora doveva dirglielo, guardandolo
negli
occhi senza paura.
(now) go, go, go
where you want
but don't leave me
here forever
you, you, you, stay away
so long man, I see ya never
Zoro ci aveva provato. Aveva provato ad impressionarlo, a
stupirlo, a conquistarlo. Aveva provato ad ignorarlo, a canzonarlo, ad
irritarlo.
Era geloso, terribilmente geloso, ogni volta che Sanji approcciava una
ragazza,
fosse una collega, una dello staff, una fan. Per le donne era il dolce
Sanji,
l'amante ideale, l'uomo che ogni ragazza vorrebbe accanto.
Per lui invece era lo scontroso, irritante, giudicante stronzo. Lo
riprendeva,
lo rimbrottava, lo insultava ovunque e per ogni ragione. Certo Zoro
rispondeva
a tono... ma il suo cuore si incrinava sempre di più,
finché non si era
spezzato.
Ad ogni gentilezza verso altre, aveva pianto. Ad ogni insulto verso di
lui,
aveva pianto. Dentro.
Non era forte. Aveva solo imparato a crollare in silenzio. Fino a che
non si
era rotto.
Non ci sperava più, anzi... aveva smesso di pensarci. Aveva
avuto più storie
lui che tutta Hollywood messa insieme, con entrambi i sessi. Si era
fatto la
fama dell'amante da una notte, del bastardo dedito al puro piacere.
Eppure il cuore piangeva ancora. Sanguinava. E voleva che lui lo
sapesse.
What can I do, man
to get through to you
'cause I love ya, baby
I standing here
baptized in all my tears
baby through the years
You know I'm cryin
Oh oh oh oh oh
.
Lui non provava niente di tutto questo. Non si era
preoccupato di averlo ferito, mai. Sanji una volta aveva pianto davanti
a lui,
ma Zoro non aveva versato una lacrima.
You never ever worried
and ya never shed a tear
Sanji aveva detto di odiarlo. Che era un ingrato e un
bastardo, e che il suo cuore di pietra non avrebbe fatto che ferire gli
altri.
Che non era degno di essere amato da nessuno.
You're sayin that my love aint real
Just look at my face these tears aren't dryin!
Si guardarono negli occhi dopo aver urlato all'unisono
l'ultima strofa. Era di Zoro, ma Sanji l'aveva sentita anche sua.
Fu un secondo intenso. In quello sguardo di fuoco Sanji vide qualcosa
che non
si sarebbe mai aspettato. Lacrime che spingevano per uscire, trattenute
da uno
sforzo di volontà che solo Zoro era in grado di avere. Un
dolore profondo, che
gridava in silenzio.
Possibile che fosse stato così cieco? In questi anni si era
tenuto dentro un
segreto così grande, così importante e
così doloroso che l'aveva quasi ucciso.
Davvero aveva sopportato tutto questo solo per scoprire di essere
ricambiato?
Doveva tentare. In teoria avrebbe dovuto ripetere l'ultima strofa,
ma... Sanji
doveva sapere. In caso si fosse sbagliato, stava comunque provando una
canzone.
Anche se era abbastanza sicuro che il cuore non avrebbe retto un
rifiuto e che
sarebbe morto lì, di crepacuore, quindi non gli sarebbe
servita una scusa.
Improvvisò al momento, senza rompere il contatto visivo con
Zoro.
You, you, you
Can never say
That I'm not the one
Who really loves you
I pray, pray, pray
everyday
That you'll see things
boy like I do
Sanji aveva
cambiato la strofa. Questa era una improvvisazione sul momento,
perché? Zoro
fissò Sanji per tutto il tempo, vedendo una
miriade di emozioni passare
negli occhi cobalto. Vide uscire una lacrima. Vide uno sguardo
disperato
diretto a lui, e solo per lui.
Era una domanda. Stava facendo una domanda alla persona a cui aveva
dedicato
quella canzone. Al suo amore.
Quella canzone era per lui.
Zoro era stremato, e quella era l'ultima goccia. Tutte quelle lacrime,
tutto
quel dolore... Per scoprire solo ora quanto male si erano fatti. Uno
stupido
equivoco. Ma non avrebbero sofferto più.
La musica continuò ma loro non la sentirono.
C'erano solo le loro labbra, finalmente unite.
E, finalmente, le loro lacrime erano di gioia.
Note d'autore
Ed
eccoci alla fine del primo esperimento. Cosa ne pensate? E' la mia
primissima song-fic, sono un po' nervosa... Per cominciare o scelto il
mio paring OTP, perché oramai li conosco bene, e una canzone
che adoro, "Say Say
Say" di Paul McCartney e Micheal
Jackson.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questa idea e se avete commenti
e/o consigli su come rendere migliori le fiction. Ho provato a dare un
senso ad ogni strofa ma, essendo una shonen-ai, ho dovuto cambiare
tutti i "girl" in "boy" o "man" (diciamo licenza poetica,
và...)
Attendo con piacere le vostre
richieste di canzoni e paring, basta che mi scriviate (recensione alla
storia o messaggio privato), dicendomi la canzone, l'autore/gli autori
e il personaggio o il paring che vorreste vedere.
Alla prossima, un bacio!
killer_joe
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Capitolo 2 *** Amore che vieni, amore che vai ***
AMORE
CHE VIENI, AMORE
CHE VAI
Autore: killer_joe
Fandom: One Piece!
Genere:
Romantico, Malinconico, Introspettivo
Personaggi: Nami,
Zoro, Rufy, Sanji
Tipo di coppia: Het
Pairing: NamixZoro, NamixRufy, NamixSanji
Note: song-fic -‘Amore che vieni, amore che
vai’ di Fabrizio De Andrè.
Lo
schiacciò contro il muro del palazzo con
prepotenza, chiudendogli il passaggio con il suo stesso corpo che,
esile
com’era rispetto al suo, non avrebbe opposto alcuna
resistenza se avesse voluto
spostarla. Lui, invece, la strinse ancora più forte contro
il suo petto, unendo
le loro labbra in un gioco delicato e appassionato al tempo stesso che
la
faceva sempre impazzire. Zoro era vorace, passionale e coinvolgente. I
suoi
occhi scuri erano magnetici, riuscivano ad inchiodarla, piena di
meraviglia, e
a portarla in un vortice di emozioni mai provate, sempre nuove e
prorompenti. Mai
tanto amore, mai tanto desiderio in un unico sguardo. Furba, Nami gli
sfuggì
all’ultimo istante scappando verso il fiume, le ciocche
arancio scompigliate
dalla brezza leggera di prima primavera. Zoro non perse tempo e le
corse
dietro, rincorrendola. Giocarono ad acchiapparella, ridendo e
divertendosi come
due bimbi innocenti, e quando la raggiunse la placcò,
facendola scivolare
nell’erba verde e accompagnandola lentamente fino ad
adagiarla sul prato. Si
stese accanto a lei, prendendo fiato e godendosi il momento di pace,
circondandole la vita con un braccio. Lei si strinse a lui, chiedendo
un altro
bacio che non tardò ad arrivare. Lei domandò un
bacio ma ne avrebbe voluti
cento, mille, diecimila. Non si sarebbe mai stancata di lui, mai. Zoro
la baciò
ancora e ancora, finché lei ne aveva voglia e desiderio,
sfiorandole intanto i
ciuffi ribelli che le cadevano sulla fronte. Lei si allungò
sopra di lui,
affondando la mano nelle sue ciocche verdi e incollando nuovamente le
loro
labbra.
Lui
gliel’aveva detto, ma
senza rancore. Le aveva detto che forse quei giorni, che ormai
sembravano così
lontani, li avrebbe ricordati. Con gioia, magari, o con un
po’ di nostalgia.
Anche con malinconia. Lei invece era stata crudele, aveva riso
dicendogli che
lei di sicuro avrebbe ricordato, sì, ma con rabbia, altro
che felicità.
Non pensava che, richiamandoli alla memoria, sarebbe finita col
piangere
disperata.
Quei
giorni perduti a rincorrere il vento
a
chiederci un bacio e volerne altri cento
un
giorno qualunque li ricorderai
amore
che fuggi da me tornerai
un
giorno qualunque li ricorderai
amore
che fuggi da me tornerai
………………………………………………………………………………………………....
Sorrise,
un po’ divertita
e un po’ preoccupata, al ragazzo che le stava di fronte. Si
stava ingozzando
come fosse la sua ultima cena ma, in compenso, esprimeva una tenerezza
senza
pari, con le guance gonfie di cibo e comunque il sorriso, immancabile
sulle sue
labbra. Rufy era la quintessenza dell’allegria, pura e
semplice, ed era
innocente e candido come una colomba. Rufy non mentiva, diceva sempre
quello
che pensava e non aveva mai nulla da nascondere. Aveva un forte senso
dell’amicizia e dell’amore e odiava vedere gli
altri soffrire. Odiava
vederla
soffrire. Era chiaro, Rufy, sempre comprensibile nonostante fosse
tutt’altro
che semplice. Alla prima impressione poteva sembrare uno sciocco, ma
era
tutt’altro che idiota: era coraggioso, forte, determinato e,
nonostante tutto,
sempre gioioso e giocoso. Impetuoso, come un vento caldo che ti
trascina via
per portarti in un posto migliore. Ecco, l’aveva scoperto:
Rufy era felice di
vivere. Proprio per questo lei sapeva che tra loro non sarebbe durata.
“Nami, va tutto bene?”
La ragazza sollevò lo sguardo, per incontrare gli occhi
dall’altra parte del
tavolo. Occhi cioccolato, un colore diverso da quello a cui era
abituata in
passato. Occhi dolci, capaci di scioglierti e di farti sentire un
improvvisa
sensazione di calore e piacere. Capaci di tranquillizzarti e di farti
sentire al
sicuro. Bella emozione.
“Sì, stavo solo pensando…”
“Nami, tu pensi sempre!” esclamò lui,
scoppiando in una contagiosa risata che
coinvolse anche lei. Sì, amava Rufy. In un modo diverso,
decisamente… ma era
amore.
“Ti amo Rufy”
“Anch’io ti amo, Nami”.
Chiaro e deciso. Verità, lui non sa mentire. Glielo dicevano
quegli occhi
cioccolato.
Lui era troppo onesto per lei, non lo meritava.
Sperava
solo di non soffrire
terribilmente un’altra volta.
e
tu che con gli occhi di un altro colore
mi
dici le stesse parole d'amore
fra
un mese fra un anno scordate le avrai
amore
che vieni da me fuggirai
fra
un mese fra un anno scordate le avrai
amore
che vieni da me fuggirai
………………………………………………………………………………………………………………….
Era
arrivato con il primo
sole estivo, di quelli caldi che cuociono la pelle e ti lasciano
boccheggiante. La
prima volta che
l’aveva visto stava passeggiando sulla spiaggia, a braccetto
con Rufy.
Gliel’avessero predetto, avrebbe riso. Si era presentato
galantemente, lui e
Rufy si conoscevano da tempo. Poi l’aveva rivisto, su quella
stessa spiaggia,
in novembre. Lei era sola, lui pure.
Lo guardò sorridendo, fissando i suoi occhi blu intenso.
Erano belli e ridenti,
quegli occhi, vivaci e sfuggenti. Due pozze d’acqua su cui
rispecchiarsi ma che
non ti rimandavano nulla se non la tua immagine riflessa. Un
po’ come Sanji, i
suoi occhi lo descrivevano alla perfezione.
Amante impeccabile, gentiluomo ineccepibile, elegante e sempre
dolcissimo. Devoto
alla sua donna, la quale era la più invidiata tra le tante.
Era lei la sua
donna, e si sentiva importante quando, assieme a lui, varcava le soglie
di
ristoranti di lusso o deliziose caffetterie, gli occhi di tutti fissi
su di
loro. I suoi capelli sembravano d’oro da tanto luccicavano
sotto le luci artificiali,
e le sue movenze erano quelle dei più capaci ballerini. La
portava a danzare,
sempre al centro della pista, e a passeggiare tra i parchi della
città. L’aveva
portata in crociera, una volta, e aveva anche noleggiato il palco di un
teatro.
Era fortunata e lo sapeva. Loro erano uguali.
Forse non sapeva, Sanji, che lei si era accorta di come quegli occhi
azzurri,
sempre guizzanti, si posassero anche sulle altre donne. Di come
flirtassero,
sempre e comunque, con amiche e sconosciute. Di come ammiccassero,
languidi,
con lei come con mille altre.
Innamorato dell’amore, o dell’idea
dell’amore. Ma non le importava più di
tanto.
Le andava bene comunque, l’aveva sempre saputo che anche lei,
in fondo in
fondo, era fatta così. Si accontentavano delle apparenze.
L’amore
viene e poi se ne
va. Non lasciandoci nulla.
venuto
dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d'estate
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai
io
t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai.
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Note d'autore
Eccoci qui con il secondo capitolo di questa raccolta! Il pairing varia
un po'... chiedo venia alle appassionate di Rufy/Nami e Sanji/Nami,
è la prima volta che tratto queste coppie (io, se non ci sta
il Marimo di mezzo...).
Ringrazio tantissimo i
love ace 30 e Mariaace,
che hanno recensito lo scorso capitolo (e anche lasciato anche una
canzone ;)), e chi ha messo la raccolta tra le seguite!
La canzone di questo capitolo è "Amore che vieni, amore che
vai" di Fabrizio De Andrè, il mito tra i cantautori
italiani.
Aspetto con piacere i vostri commenti sulla storia e, soprattutto, i
vostri suggerimenti per nuove canzoni!
Alla prossima
killer_joe
|
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Capitolo 3 *** Lontano dagli occhi ***
LONTANO DAGLI OCCHI
La via era poco
illuminata, quella sera, e spirava una
brezza leggera che le faceva ondeggiare la gonna e le scompigliava i
capelli.
Il clima, secco e arido, avrebbe reso il tragitto piacevole a chiunque.
La
ragazza, però, sentiva freddo. Un gelo innaturale, non
dovuto alle condizioni
atmosferiche, il Regno di Alabastra era noto per il caldo oltremodo
soffocante.
Bibi si strinse nel mantello, un brivido a percorrerle le membra e i
capelli
che le danzavano attorno agli occhi. Alzò lo sguardo sulla
via per trovarla
innaturalmente vuota. Dov'erano finiti tutti? Ogni sera, fino a tardi,
nella
sua città, i locali erano aperti e i cittadini, dai
più giovani ai più anziani,
si riversavano per le strade. Ovunque si potevano vedere capannelli di
gente
chiacchierare, ridere davanti ad un bicchiere di buon liquore o ballare
al
ritmo di una musica improvvisata. I bambini giocavano a rincorrersi,
oppure a
lanciarsi palloni di stoffa. Dov'erano finiti i bambini? Sembrava tutto
vuoto senza
i loro gridolini gioiosi. Tutto buio e spento, come il suo cuore...
Non capiva, Bibi, tutta quella tristezza che le era presa negli ultimi
mesi.
Eppure aveva la sua famiglia, i suoi amici, il suo regno... Molti
impegni,
tante persone che contavano su di lei, il suo ruolo da mantenere. Forse
era
solo nervosa. La sua casa le piaceva, Alubarna, eppure le mancavano
così tanto.
Nonostante fosse già passato del tempo da quando si erano
divisi, Bibi ancora
rifletteva sulla sua scelta. Era sicura di quale fosse il suo posto,
era lì, ad
Alubarna, accanto a suo padre, ma quella nave chiassosa, sempre felice,
quella
ciurma di giovani dal cuore d'oro e dai grandi ideali erano un ricordo
indelebile. Sospirò.
Tornava a palazzo dopo essere uscita con i suoi amici, quelli che erano
stati i
ribelli ed i soldati reali; c'erano tutti, il gruppo di sbandati
capitanato da
Koza, di cui faceva parte la principessa stessa, Chaka e,
miracolosamente,
Pell, scampato chissà come alla morte. Con loro stava bene,
rideva, era sempre stata
felice. Ma da quando era tornata... La loro allegria era la stessa,
vivida, la
ricordava bene. Era lei ad essere cambiata. Lei aveva conosciuto un
modo
diverso di vivere la vita, con maggiore leggerezza e meno
superficialità,
strano a dirsi, sembrava un ossimoro. Ma questo a Bibi mancava troppo.
Credeva fosse solo questo,
Bibi, finché non le aprirono gli
occhi. Igaram le aveva detto che...
"Lontano dagli occhi, lontano dal cuore" aveva commentato,
riferendosi ad una vecchia vicenda della storia di Alabastra. E la
realizzazione l'aveva colpita in pieno, riempendole gli occhi di
lacrime in
meno di un secondo. Era scappata via dalla stanza, lasciando dietro di
sé un
Igaram stranito e un Chaka preoccupato. Si era chiusa nella sua stanza
e aveva
soffocato i singhiozzi sul cuscino di seta ricamata.
Perché lui era
lontano, lontano da lei.
Che
cos'è?
C'è
nell'aria qualcosa
di freddo che inverno non è
Che
cos'è?
Questa
sera i bambini
per strada non giocano più
E
non so perché
L'allegria
degli amici
di sempre, no non mi diverte più
Uno
mi ha detto che...
"
Lontano dagli
occhi... Lontano dal cuore... E tu sei lontano, lontano, da
me”
Quella sera Bibi aveva
pianto fino ad esaurire le lacrime e
ad addormentarsi sul cuscino, piombo dal suo pianto. La mattina dopo si
era
risvegliata sotto alle coperte leggere con la testa appoggiata alla
spalla
forte di suo padre. Cobra non aveva voluto sapere niente, non l'aveva
sottoposta ad interrogatorio, si era limitato a stringerla forte quando
la
vedeva tremare e a sorreggerla quando la vedeva inciampare. Grazie al
Re e ai
suoi amici le cose erano migliorate, e Bibi riusciva addirittura a
credere alla
sua promessa, quella di tornare per lei dopo aver raggiunto il suo
sogno. Ci
credeva, Bibi, al suo sogno. E credeva al loro amore. Stringeva il
ciondolo che
le aveva regalato tra le dita, saggiando la forma e la freddezza della
pietra,
e poi lo guardava, quell'intensità del colore che le
ricordava tanto i suoi
occhi. Le aveva detto di averglielo regalato perché si
sposava bene con colore
della sua pelle e dei suoi capelli, ma Bibi ci aveva visto le sue iridi
in quel
topazio. Per questo l'amava così tanto.
La sua speranza e la sua felicità si erano infrante quando
l'aveva scoperto.
Un'altra donna, no, quella donna,
si
era unita alla ciurma di Rufy dal cappello di paglia. Nico Robin, alias
Miss
All Sunday, che aveva ridotto Alabastra in ginocchio assieme a
Crocodile, ora
poteva bearsi dell'atmosfera della ciurma, della sua leggerezza, della
sua
allegria. Poteva immaginarseli, Bibi, i suoi compagni e le loro
reazioni,
quando Rufy l'aveva accettata nella ciurma (perché era
sicura che il capitano
avesse fatto di testa sua, come sempre del resto): la faccia
terrorizzata di
Usopp, scandalizzata di Nami, priva-di-ogni-speranza di Zoro, ingenua
di
Chopper... E Sanji. Non c'erano dubbi su come avesse reagito Sanji.
Sarebbe stato comico se non fosse stato tragico.
L'avrebbe dimenticata? Sicuro era che, per un istante o anche di
più, non
avesse visto che il nuovo acquisto della ciurma. Bibi era sicura che
flirtasse
continuamente; questa, Nami l'aveva avvertita, era la sfortuna di
innamorarsi
di un Casanova senza speranze. Per un attimo Bibi invidiò
profondamente la sua
amica dai capelli rossi, lei viveva nella stessa nave con il suo amore,
lo
guardava massacrarsi di allenamenti tutti i giorni e si addormentava
abbracciata a lui la sera. Senza contare che Zoro e il flirting erano
su due
galassie diverse... Nami non riusciva a capire la sua fortuna!
Ma la domanda che si faceva Bibi aveva una portata ben diversa...
L'avrebbe
dimenticata? Sarebbe stata messa da parte per una donna più
matura, più bella,
più misteriosa, più affascinante, più
intelligente? Le premesse c'erano tutte,
Nico Robin era migliore di lei in tutti i campi, a parte la
coscienza... Non ci
voleva pensare. Non ci doveva pensare.
Per
uno che torna... E
ti porta una rosa... Mille si sono, scordati, di te...
Lontano
dagli occhi...
Lontano dal cuore... E tu sei lontano, lontano, da me
Non le piaceva, ma le
mancava. Non lo sopportava, ma lo
rivoleva sulle labbra, quel sapore acre di nicotina che era
onnipresente nella
bocca del cuoco dei Mugiwara. All'inizio lo odiava... Era amaro e
fastidioso, e
Sanji se lo portava dietro ovunque, anche se Nami lo redarguiva ogni
volta
dicendogli che non era carino che tentasse di intossicarle. Era l'unica
cosa
che Nami gli chiedeva e a cui Sanji non obbediva, lui che si faceva un
vanto di
mettere le donne e le loro esigenze sempre al primo posto.
Bibi capì che aveva perso quando, invece che infastidirla,
l'odore di sigaretta
le provocava un brivido di aspettativa. Significava la presenza di
Sanji, era
il suo profumo perenne, il segnale che era lì, che la
osservava, magari da
lontano, e che era pronto a proteggerla da tutto e tutti.
Adesso, invece, l'odore di fumo era solo un ricordo, che si attenuava
sempre di
più con il passare del tempo. Bibi, per rinnovare il
pensiero, era arrivata a
fumarla una sigaretta, di nascosto, sulla torre più alta del
palazzo reale.
Tutto, avrebbe fatto di tutto pur di riavere quell'amaro sulle
labbra... Ma non
era la stessa cosa.
Era lontano, sempre
più lontano. La ciurma guidata dal
capitano più pazzo della Grand Line si avvicinava, isola
dopo isola, verso il
Nuovo Mondo. Lei rimaneva indietro, conoscendo solo attraverso le
notizie,
sempre troppo poche, che riportavano i giornali. Aveva appreso della
folle
dichiarazione di guerra al Governo mondiale, avevano per caso perso
ogni
briciolo di ragione (se lo chiedeva di Nami, più che altro,
con tutti gli altri
si era ormai rassegnata)? Poi aveva visto i nuovi avvisi di taglia e la
povera
approssimazione del volto di Sanji: era rimasta indecisa se indignarsi
o
sbellicarsi dalle risate, ma vinse la seconda opzione e rise talmente
tanto da
avere le lacrime agli occhi e i crampi alla pancia. Povero il suo
amore...
Doveva essere stato un colpo al cuore, per uno che ci tiene
così tanto allo
stile.
Qualcosa le mancava. Era
sempre più preoccupata perché ormai
i ricordi si facevano sempre più rari, ma il suo cervello le
faceva dei brutti
scherzi: ricordava ogni cosa del capitano, Rufy, della cara Nami, del
piccolo
Chopper, di Usopp il bugiardo, del rude Zoro... Ogni smorfia, risata,
sguardo
di sottecchi, espressione di determinazione, ogni sorriso. Di Sanji,
invece,
non riusciva a ricordare il sorriso. E non riusciva nemmeno ad immaginare il suo sorriso e i suoi occhi
ridenti. Non senza di lei.
Ora
so
Che
cos'è questo amaro
sapore che resta di te
Quando
tu... Sei
lontano e non so dove sei, cosa fai dove vai
E
non so perché
Non
so più immaginare
il sorriso che c'è, negli occhi tuoi
Quando
non sei con me
Le arrivò una
lettera. Era stata spedita un po' di tempo
prima, secondo la data prima ancora dell'arcipelago Sabaody e della
disfatta
della ciurma. Non diceva poi molto, solo "Non
ti ho dimenticata. Ma non posso essere sicuro di ritornare".
La lettera diceva molte
altre cose. Raccontava di posto
sconosciuti, di splendide avventure, di popoli lontani e
città misteriose.
Parlava di scoperte sensazionali, dell'esistenza di un’isola
nel cielo e di una
isola-nave popolata di zombie. Parlava di due nuovi compagni, del
fratello di
Rufy nei guai, di una nuova arma del governo che aveva messo in
difficoltà Zoro
e di molto altro. Ma Bibi riusciva a vedere solo quelle due frasi,
minuscole e
insignificanti nell'oceano di tutte le parole che le aveva scritto.
Frasi fondamentali
per lei.
Sanji non aveva
specificato se si era reso conto che
l'avventura che stava vivendo era più pericolosa di quanto
immaginasse o se
aveva scoperto che al mondo esistevano donne migliori di lei. Bibi
capiva
entrambe le ragioni.
Doveva imparare a non
vivere nell'attesa. Doveva vivere e
basta.
"Lontano
dagli occhi... Lontano dal cuore... E tu sei lontano, lontano, da me"
Buonasera (-notte ^.^")! Eccomi qui ad aggiornare questa
raccolta (a cui tengo un sacco, nonostante sembri averla messa in
naftalina assieme al resto delle mie long...)
Non divaghiamo! Sarò breve...
Se avete delle canzoni che vi piacciono, e che abbinereste bene ad un
pairing, e che vi piacerebbe venissero trasformate in fiction...
Scrivetemi!
(I love Ace 30, non temere, non mi sono dimenticata della tua
richiesta... arriverà con calma, ma sarà lunga e
bellissima (spero))!
La canzone di questa fiction è "Lontano dagli occhi" di
Luigi Tenco, nella versione cantata dalla Nannini (ve la consiglio,
è meravigliosa :D)
Alla prossima e grazie a chiunque leggerà ed
apprezzerà!
killer_joe
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