Identità rubata

di Elsira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dopo 8 anni... ***
Capitolo 2: *** Sogno nel cassetto ***
Capitolo 3: *** Crisi ***
Capitolo 4: *** Chi sono io? ***
Capitolo 5: *** L'inizio delle lezioni ***
Capitolo 6: *** Una lezione speciale ***
Capitolo 7: *** Io mi fidavo di te ***
Capitolo 8: *** Chiarimenti, parte 1 ***
Capitolo 9: *** Chiarimenti, parte 2 ***
Capitolo 10: *** Una giornata al mare ***
Capitolo 11: *** L'impossibilità di diventare Super Sayan ***
Capitolo 12: *** La tecnica che compenserà il tuo essere donna ***
Capitolo 13: *** Kin VS Vegeta ***



Capitolo 1
*** Dopo 8 anni... ***


Anno 790

Trunks arrivò a casa di Goten più tardi del solito.

Quella domenica mattina non aveva sentito la sveglia, perché la sera precedente aveva fatto davvero tardi con l'amico.

A fargli aprire gli occhi erano stati i ripetitivi colpi alla sua porta, dati con forza dalla sorella. Aveva provato a ignorarla, cacciando la testa sotto il cuscino, ma lei aveva continuando imperterrita, aggiungendo la propria voce ai colpi cosicché il giovane sayan era stato costretto ad alzarsi e andare a sentire cosa volesse.

Appena le aveva aperto la porta, non aveva fatto in tempo a dire o fare niente che una Bra in accappatoio gli aveva mollato uno schiaffo in piena guancia. Alla sua domanda di cosa diamine le prendesse, lei aveva risposto gridando: «Così impari ad intasare lo scarico del lavandino del bagno comune con i peli della tua barba!»

Lui l'aveva guardata allibito per qualche secondo poi, quando le parole avevano finalmente formato una parvenza di frase concreta nella sua mente ancora mezza addormentata, le aveva gridato contro a sua volta: «Quel lavandino è intasato per colpa dei peli delle tue gambe, che tra l’altro continui a farti utilizzando il mio rasoio, non per la mia barba!»

A quell'affermazione, Bra aveva spalancato indignata la propria bocca e gli aveva dato un altro ceffone, molto più forte del primo, per poi andandosene sbattendo i piedi.

Trunks bussò a casa Son, massaggiandosi la guancia percossa e maledicendo sotto voce la sorella. Fu Chichi ad aprirgli, con il suo bel sorriso in volto. «Buongiorno Trunks! Vieni, entra pure.» Disse, facendogli cenno con la mano. Il ragazzo entrò ringraziando con un piccolo sorriso.

«Goten si è appena svegliato e si sta vestendo, puoi aspettarlo a tavola, tanto appena uscirà da camera si fionderà sulla colazione. Tu hai mangiato?» Chiese la donna, in modo amorevole.

Trunks non fece in tempo a rispondere che il suo stomaco lo fece per lui. Ora che ci pensava, dopo la regolare litigata con la sorella si era vestito in fretta e aveva volato subito fin lì.

La donna intuì e sorrise, facendo cenno al ragazzo di seguirla.

Trunks si sedette a tavola e Chichi gli apparecchiò davanti, mentre chiacchierava: «Allora dimmi, vi siete divertiti ieri sera?»

Lui abbassò lo sguardo e arrossì lievemente; fortuna che i capelli lunghi gli coprivano in parte il volto, se visto di profilo. Ma non bastarono per nascondere il lieve rossore delle sue guance alla donna, la quale gli batté una mano sulle spalle muscolose, con un sorriso gioviale. «Avanti Trunks, non devi vergognarti. Tu e Goten siete giovani, nell'età più bella, ed è giustissimo che vi divertiate!»

Chichi si asciugò le mani al grembiule che portava in vita guardando con soddisfazione la tavola imbandita, poi si rivolse al giovane. «Bene, io vado a stendere i panni. Tu comincia pure a mangiare, Goten dovrebbe arrivare da un momento all'altro. E fate i bravi: venitemi a salutare prima di scappare ad allenarvi.» Disse dirigendosi fuori.

Trunks rispose con un sorriso e con un semplice: «Si, grazie Chichi.» Dopodiché iniziò a mangiare la gustosa colazione che aveva davanti.

Dopo nemmeno un minuto, alzò la testa e vide Goten avvicinarsi al tavolo da pranzo mentre lottava contro la maglietta, tentando di far passare la sua testa nello stretto collo ed imprecando al contempo perché non ci riusciva.

Quando finalmente poté respirare aria nuova, sentì la voce gongolante di Trunks: «Hai la testa troppo grossa amico mio, te l'ho sempre detto... Ed è piena di cretinate.» Goten rise e si sedette al proprio posto, iniziando a mangiare.

«È tanto che mi aspetti?» Chiese il più giovane, tra un boccone e l'altro.

Trunks fece cenno di no, mentre prendeva una fetta di un pane dal colore che non aveva mai visto, curioso di sentire che sapore avesse. Accidenti se era buono.

Si voltò verso l'amico, accennando ad un sorriso: «Sono arrivato da poco, anch'io ho fatto fatica ad alzarmi dal letto stamane.»

Goten gli fece l'occhiolino e Trunks sorrise malizioso. Stava per tornare a guardare avanti a sé e continuare a mangiare, quando con la coda dell'occhio vide la porta di fianco a lui aprirsi e si paralizzò, spalancando gli occhi e con la bocca leggermente aperta.

Goten alzò lo sguardo e notò l'espressione dell'amico, così si voltò interrogativo, ottenendo il risultato di star per strozzarsi con il boccone che aveva appena ingerito.

Dalla porta della camera di fianco a Trunks ne era uscita Kin, con indosso a coprirle il corpo solo un corto asciugamano legato appena a metà seno. Aveva gli occhi chiusi e le mani impegnate a tamponare con un secondo telo i lunghi capelli scuri, che le ricadevano umidi sulla spalla.

La ragazza non si era accorta di loro, a farle alzare lo sguardo fu il grido del fratello, che la richiamò con tono sconcertato del quale non comprendeva il significato. «Ma che cosa stai facendo?»

Kin guardò interrogativa i due sayan, sbattendo le lunghe ciglia e esternando così il proprio stato confusionario. «Che vuoi dire? Sono appena uscita dalla doccia, sto andando a prendere i miei vestiti fuori, dato che sono ad asciugare.» Spiegò, fermandosi al proprio posto, coi piedi nudi che al contatto con il pavimento freddo formavano degli aloni leggeri.

Goten diede una breve occhiata al suo amico: notò lo sguardo imbambolato e l'inconfondibile rossore alle guance. Ingoiò la saliva, che sembrava prodursi ininterrottamente e in quantità industriali nella sua bocca. Fece un respiro profondo e si diresse verso la sorella, spingendola dentro la camera attento come non mai a non toccarla sulle forme femminili, per evitare ulteriore imbarazzo.

«Ma che stai facendo, Goten?» Gli chiese lei, mentre le mani del ragazzo poggiate sulle sue spalle la spingevano all'interno della stanza.

Arrivato sulla soglia, la lasciò: «Te li vado a prendere io i vestiti, tu non uscire di camera finché non ti sarai cambiata.» Le ordinò brevemente, cosa che gli costò non poco autocontrollo sul tono di voce.

Lei tentò di ribattere, ma lui le chiuse la porta in faccia e bloccò la maniglia con una sedia.

Mentre si dirigeva a sguardo basso verso il giardino, si fermò un istante e si rivolse a Trunks, che era nella solita posizione di prima: «Ricordati che quella è mia sorella.» E con le guance ormai completamente di altro colore, riprese il suo breve cammino verso gli abiti di Kin.

Trunks si riscosse minimamente quando udì la sua voce, ma le parole dell'amico formarono un senso compiuto solo dopo lunghi secondi.

Il sayan arrossì ancor di più e abbassò d'istinto lo sguardo, con espressione colpevole, mentre la sua mente tentava di dar ragione alle parole di Goten e di controllare il suo corpo. Ma l'immagine provocante della ragazza apparsa pochi secondi prima davanti a lui, non riusciva a svanire dai suoi occhi color del ghiaccio. Possibile che una semplice ed ingenua bambina si potesse trasformare in una donna del genere in una manciata d'anni?

Goten tornò dopo poco con i vestiti. Era riuscito a ottenere il pieno controllo del proprio corpo, facendo tornare il proprio volto del suo normale colorito rosato; almeno finché non spostò la sedia e aprì la porta della camera della sorella.

Ella infatti, si era seduta sul letto a gambe incrociate, dando la schiena alla soglia e rivolta verso lo specchio posto sopra la testiera del letto che rifletteva la sua immagine dalla vita in su, completamente nuda, mentre era intenta a pettinarsi.

Appena udì la porta aprirsi, guardò verso la soglia attraverso il riflesso dello specchio. Si tolse il pettine che stava tenendo fin a quel momento fra le labbra, lasciando la ciocca che reggeva con la mano e si rivolse al fratello: «Finalmente, ma quanto ci hai messo?»

Lui rimase in silenzio e immobile, con in volto un'espressione scandalizzata ad occhi spalancati che lei non riusciva ancora a comprendere. Dietro di lui, vide Trunks che aveva la stessa identica espressione.

Lei continuò a rivolgersi ai due, con aria del tutto innocente e inclinando appena la testa di lato: «Ragazzi, ma state bene? Perché fate quelle facce?» Fece per scendere dal letto e girarsi verso di loro, quando Goten la fermò con un grido e chiuse di scatto la porta, chiudendosi dentro la stanza e voltandosi immediatamente, appoggiando la testa al legno con ancora la mano sulla maniglia.

Fece dei respiri profondi ad occhi chiusi, poi tendendogli il braccio con sopra i vestiti e riaquistato le facoltà mentali necessarie, le si rivolse: «Kin, rivestiti. Subito!»

La sentì avvicinarsi a lui con passo incredibilmente leggero e tirò un sospiro di sollievo quando udì il fruscio degli indumenti accarezzare il corpo della sorella.

Quando fu certo di non correre rischi, si voltò verso di lei e, poggiandole una mano sui neri capelli morbidi come seta, le chiese perplesso: «Ma si può sapere che ti è saltato in mente?»

Lei continuò a guardarlo tra l'ingenuo e l'interrogativo. «A me? Cos'è successo a te e a Trunks piuttosto. Che erano quelle facce di poco fa?»

Ci volle qualche secondo prima che lui riuscisse a trovare le parole.

«Senti sorellina, non puoi girare mezza nuda per casa, soprattutto quando c'è Trunks, capito?» Disse alla fine, strusciando la mano che le teneva sui capelli ormai asciutti, per poi portarla lungo il proprio fianco.

Lei lo guardò confusa. «Ma di che stai parlando? Perché mi dovrei vergognare di te o di Trunks? Abbiamo fatto il bagno insieme chissà quante volte da bambini, se ti ricordi. E mica eravamo vestiti.»

Lui distolse lo sguardo. «Si, ma eravamo appunto bambini...»

Lei lo continuò a guardare con negli occhi l’ingenuità tipica di una bimba, finché Goten non si voltò verso la porta, per nascondere il lieve rossore che aveva nuovamente preso possesso delle sue guance.

«Tu non farlo più e basta.» Concluse tentando di dare più autorità possibile al proprio tono, senza la minima sicurezza di esserci riuscito.

Kin lo osservò aprire la porta, uscire dalla sua stanza e chiudersela subito alle spalle.

Tirò un sospiro rassegnato, mentre tornava davanti al suo specchio per finire di sistemarsi i capelli. «Vai a capirli questi sayan...»

Le scappò un lieve sorriso rendendosi conto di ciò che aveva appena sussurrato, ricordandosi che anche lei era una sayan.

Dall'altra parte dalla porta, Goten si accasciò con la schiena al legno e si portò con melodramma la mano agli occhi, tirando un lungo sospiro sconsolato. Si tirò nuovamente in piedi e si sedette nel posto accanto all'amico, buttando la testa fra le mani unite coi gomiti poggiati sul tavolo.

Trunks aveva lo sguardo basso e fisso sulle pietanze poggiate sopra il legno del grande rettangolo, ma dal rossore del suo volto si poteva capire perfettamente che non fosse il cibo quello gli passava per la testa.

«Hei.» Lo richiamò con tono secco il moro. Gli occhi color ghiaccio si posarono su quelli neri, che si rimpicciolirono per un breve istante. «Facciamo la fusione.»

«A-adesso?» Chiese impallidendo. Trunks sapeva il perché di quella richiesta: quando erano Gotenks, ognuno leggeva i pensieri dell'altro e tra i due non vi potevano essere né segreti né tantomeno censure.

«Proprio ora.» Rispose l’altro, incalzante. Il ragazzo distolse lo sguardo, alzandosi e dirigendosi in fretta verso la porta di casa dell'amico.

Tentò di non far tremare la voce, ma non gli riuscì e inciampò un poco nelle parole: «Veramente, mentre eri dentro con tua sorella, mia madre mi ha mandato un messaggio e mi ha ordinato di tornare subito alla C.C.»

Non aveva intenzione di fare la fusione in quel momento, non poteva permetterselo: se Goten avesse avuto la certezza dei pensieri che lui non riusciva a smettere di fare su sua sorella, si sarebbe arrabbiato non poco. E avrebbe avuto anche ragione; pure lui si sarebbe infuriato a sapere che l'amico faceva pensieri non appropriati su Bra.

Ma la sua mente in quel momento non voleva collaborare e continuava a mostrargli l'immagine del corpo di Kin in maniera non consona al rapporto che vigeva tra i due.

«Aspetta un attimo tu!» Goten si alzò e fece per seguirlo, uscendo di casa ma lui si era già alzato in volo e il moro fece appena in tempo a udirne il saluto frettoloso e vedere il capelli chiari sferzargli il viso secondo l'ordine del vento.

Goten strinse il pugno nervoso, gridando poi verso la piccola figura in lontananza: «Questa me la paghi, Brief!»

Dopo aver fatto un respiro profondo per calmarsi si diresse verso il giardino di casa sua, dove sapeva esserci la madre e la sorella. Voleva chiedere loro se avevano bisogno di una mano, in attesa che tornasse Goku e potessero mettersi a tavola e pranzare.

Compì il giro dell'abitazione a capo chino riflettendo su come farla pagare a Trunks, dato che sicuramente aveva fatto pensieri inappropriati su sua sorella, altrimenti non avrebbe avuto problemi a diventare Gotenks. Si accorse di essere arrivato quando, talmente sovrapensiero, andò a sbattere contro il maestoso albero che delimitava l'inizio del retro.

Fece un passo indietro massaggiandosi la fronte dolorante, con un piccolo lamento, mentre i suoi occhi si posavano sulle sue due femmine preferite.

Chichi stava sistemando una maglietta del padre sul filo del bucato mentre Kin piegava i panni che avevano steso la sera prima, ormai asciutti, riponendoli con cura nella cesta con la quale li avrebbe poi trasportati fino alla loro esatta ubicazione in casa.

Si stavano dando la schiena per via dei rispettivi lavoretti, entrambe serene e Chichi stava ridendo, probabilmente per una battuta appena fatta della figlia.

A Goten scappò un sorriso, fu molto felice di vedere quella scena.

Dalla sera del 27° Torneo le due si erano molto unite: la mamma aveva acconsentito a far allenare Kin per almeno un paio di ore al giorno, a patto che prima la aiutasse con le faccende domestiche e che imparasse assolutamente a cucinare. L'allora bambina era stata entusiasta della proposta e aveva accettato con gioia, dato che in quel modo avrebbe potuto soddisfare entrambi i genitori e fare ciò che le piaceva. Perché a Kin essere come la madre dalla quale aveva ereditato gli occhi, non dispiaceva affatto anzi, sognava di poter essere una donna in gamba come lei un giorno; solo che avendo sangue sayan che le scorreva nelle vene, il richiamo della lotta era sempre molto forte ed estremamente difficile da sopprimere.

Da quel patto, anche l'ambiente in casa era molto più rilassato: i due genitori andavano d'amore e d'accordo come un tempo, non avevano più litigato né alzato la voce; Kin poteva essere la figlia devota che tutte le madri sognano per poi il tardo pomeriggio uscire ad allenarsi con Goku, Goten e Trunks indossando il gin, senza dover temere gli sguardi o i commenti della madre.

La stragrande maggioranza delle volte andava con suo padre ma ogni tanto non aveva disdegnato la compagnia dei due sayan più giovani, né tanto meno quella di Gotenks.

La ragazza aveva anche partecipato a tutti e due i Tornei successivi nel girone under 15, riportando sempre la vittoria a casa e tra un anno avrebbe finalmente gareggiato nel girone adulti. Goten sapeva di dover stare attento a lei, ma non aveva intenzione di lasciarle la vittoria facile e sperava ardentemente di poterla incontrare sul ring. Era vero che era migliorata tanto, ma anche lui era diventato molto più forte.

«Hei fratellone, che ci fai ancora qui?» La voce perplessa di Kin fece ridestare il ragazzo, che sbatté velocemente le palpebre come per tornare al presente e si avvicinò alle due con un sorriso in volto. «Questa mattina vacanza! Trunks è dovuto tornare alla C.C. per una chiamata di sua madre e quindi niente allenamenti.»

«Goten... Non credo che dovresti man...» Iniziò a dire la sayan al fratello, vedendolo prendere un frutto dall'albero che aveva vicino. Lui nemmeno la sentì e si rivolse alla madre per poi portarsi il frutto alle labbra: «Vi posso essere utile in qualcosa?»

Chichi non fece in tempo a rispondere che il volto del ragazzo cambiò colore, diventando rosso e perdendo fumo delle orecchie.

«Appunto...» Il sussurro strafottente di Kin accompagnò il fratello nella sua corsa verso casa, mentre cercava disperatamente del latte per affievolire il bruciore che imperversava nella bocca e nello stomaco.

Goten trovò il liquido bianco con non poca fatica e ci volle un po' prima che il suo volto iniziasse a tornare del proprio colore naturale.

Mentre ancora era appoggiato al bancone di cucina con l'affanno, sopra il quale si trovavano i quattro cartoni di latte che aveva svuotato, sentì la voce saccente della sorella provenire dalle sue spalle: «Devi smetterla di metterti in bocca tutto quello che trovi, Goten.»

Lui si voltò che ancora le spalle non avevano smesso di alzarsi e abbassarsi forte, quando Kin allontanò la propria spalla dallo stipite della porta e gli si avvicinò. «Il frutto che hai mangiato è quello dell'hikare. La mamma e io lo usiamo solo quando viene Piccolo-san a mangiare qui, perché è una pianta che Gohan ha preso su Namec e che lui adora. Il frutto è estremamente piccante, ma i fiori che l'albero produce in privamera sono semplicemente meravigliosi, per questo mamma non lo ha tolto. Somigliano ai gigli ma hanno varie colorazioni e un profumo celestiale.»

Gli era arrivato davanti e lo stava osservando con sguardo decisamente divertito: «Tu e papà siete uguali, la mamma mi ha raccontato che anche lui la prima volta che ha mangiato il frutto dell'hikare ha agito esattamente come te, correndo in casa in cerca di latte come se lei gli avesse mostrato una siringa.» Il sayan le gridò contro, risentito: «Si può sapere perché non mi hai avvertito?»

Lei rise di gusto e quando si fermò guardò con sguardo perfido il fratello. «Io ti ho avvertito, sei tu che non mi hai nemmeno ascoltato.»

Lui stava per ribattere ma Kin lo prese per il polso e lo trascinò fuori di casa. «Ma che fai?»

«Hai detto che volevi aiutare, no? Bene, vieni con me allora dobbiamo andare a pescare per questa sera. Verranno Gohan, Videl e Pan.» Rispose lei senza degnarlo di uno sguardo.

Appena attraversata la soglia, Kin si portò le mani ai lati della bocca guardando il cielo limpido e gridò: «Nuvola Speedy!»

L'amata nuvoletta gialla che aveva accompagnato il padre dei due giovani in tante avventure si avvicinò e si fermò di fronte ai due. Kin saltò su con un sorriso, per lei era sempre un piacere stare su quella nuvola, poi vedendo che suo fratello non saliva gli chiese perplessa: «Beh? Che fai lì impalato? Con la nuvola arriveremo prima la lago, dai sali forza. Dobbiamo far presto se voglio finire gli altri lavoretti e poter andare ad allenarmi con papà prima di cena.»

Goten rimase a sguardo basso per qualche secondo. Temeva che dopo le serate degli ultimi tempi passate con Trunks, la Nuvola si sarebbe aperta sotto di lui, facendogli fare una figuraccia con la sorellina, nonché alimentare non poche domande. Non voleva assolutamente fare una fine del genere né tanto meno ritrovarsi a raccontare le proprie cose a Kin o, ancora peggio, ai propri genitori.

Si trasformò in super sayan e le si rivolse con un sorriso, dicendole la prima mezza verità che gli venne in mente: «Vai avanti, io ti seguo volando. Almeno questa mattina avrò fatto qualcosa e non mi sarà sembrata del tutto persa. E poi comunque, non c'entriamo in due lì sopra, non siamo più bambini.»

Kin lo osservò perplessa per qualche secondo, poi fece spallucce e tese il braccio con un sorriso, indicando entusiasta alla Nuvola la meta da raggiungere e spronandola ad andare a massima velocità.

Lei partì e subito dopo Goten gli fu a fianco, con sua grande sorpresa, senza troppo sforzo.



 

Elsira #1

Okay l'ammetto, mi sono divertita come una pazza a scrivere il momento d’imbarazzo fra i tre giovani Sayan xD Dite che mi ci sono dilungata troppo? Non vorrei che la lettura divenisse pesante né tanto meno noiosa...
Questo, come avrete ormai intuito da voi, è un capitolo solo d’introduzione alla nuova parte della storia, ergo come contenuti è ancora povero; ho voluto provare a puntare un po’ più sul farvi uscire qualche sorriso per adesso :) La storia ci metterà un po’ ad ingranare e prendere il via, spero non me ne vogliate troppo xD
 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, come sempre, non esitate a farmeli presenti; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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Capitolo 2
*** Sogno nel cassetto ***


Anno 790

Il super sayan toccò terra per primo, poggiando i propri stivaletti sull'erbetta che circondava il lago.

Dopo pochi istanti, gli occhi videro solo buio avanti a sé e le orecchie udirono la risata della sorella e l'acqua muoversi.

«Kin?» La chiamò perplesso il ragazzo, ma lei si era già immersa.

Goten si tolse dagli occhi la veste femminile guardando avanti a sé, completamente spiazzato dalla totale mancanza di pudore di Kin.

La sayan si era tolta i vestiti restando in biancheria e si era tuffata nell'acqua saltando direttamente dalla Nuvola.

Dopo nemmeno un minuto, il mezzo busto di Kin emerse dal liquido cristallino con le braccia sopra la testa, intente a sorreggere un pesce grosso quasi quanto lei. Lo lanciò verso il fratello, che buttò a terra l'abito femminile e lo prese tra le braccia con occhi spalancati per la sorpresa.

«Avanti occhi azzurri, vieni a darmi una mano!» Gli gridò con il suo sorriso raggiante sulle labbra, per reimmergersi subito dopo.

Lui sbatté le palpebre allibito ancora per qualche istante, poi un sorriso gli prese il possesso del volto; lasciò la prima preda a terra, lontana dalla riva e vicino alla nuvola Speedy, si tolse gli stivali e la tuta rimanendo in boxer e si tuffò nelle acque gelide del lago.

Appena fu sotto, vide poco distante da lui il corpo sinuoso della sorella spostarsi elegante nell'acqua, come fosse stato il suo elemento naturale.

I lunghi capelli si muovevano come seta all'interno del liquido, sfiorandole appena la schiena e il volto se la sayan si arrestava di colpo. La coda tenuta sempre a circondarle il bacino.

Improvvisamente, si rese conto quanto Kin fosse cresciuta e di che bella donna stesse diventando. Gli scappò un sorriso pensando che ce ne fossero davvero poche in grado di reggere il confronto con lei.

L'unica cosa che le mancava, era un pizzico in più di pudore e buon senso.

Goten si rese conto di essere contento che Kin fosse ancora una bimba sotto molti aspetti. Non essendo mai uscita dall'ambiente di casa nemmeno per studiare, avendo sempre avuto insegnanti privati per richiesta dei genitori e avendo ereditato tutta l'ingenuità del padre, molte cose le erano rimaste totalmente fuori mano.

Per certi versi era sicuramente un lato negativo, ma almeno così era ancora dotata di quell'innocenza tipica dei bambini e nessuno l'avrebbe portata via di casa ancora per molto tempo, permettendo così alla sua famiglia di godersela a pieno.

Mentre era perso nei propri pensieri, con la coda dell'occhio fece appena in tempo a vedere un pesce enorme che gli passava a poca distanza. Un sorriso gli attraversò il volto, fece uno scatto in avanti e lo prese per la coda, per poi risalire e riemergere.

Si alzò in cielo di appena un paio di metri per far uscire completamente la preda dall'acqua, lo resse per la coda a capo all'ingiù e gli assestò un veloce e potente shuto, in modo da ucciderlo velocemente e senza farlo soffrire troppo.

Lo lanciò poi vicino alla Nuvola, insieme ai vestiti e all'altro pesce, poi guardò in basso e vide la sorella riemergere con un'altra enorme preda in mano.

«Sei migliorata a pescare.» Le gridò, perdendo quota e tornando in acqua. Restò con la testa fuori, di fronte alla sorella che aveva i capelli appiccicati al viso e alle spalle. I suoi invece, in quanto ancora trasformato avevano mantenuto la stessa forma di quando erano asciutti, anche se al tatto risultavano effettivamente bagnati.

Kin lanciò il pesce dove si trovavano gli altri due senza alcuno sforzo, poi guardò il fratello biondo e gli disse in un sorriso: «Sono migliorata anche nella lotta se per questo. Tra poco potrò diventare anch'io super sayan!»

Lui rimase scioccato da quella frase. Non sapeva che la sorella volesse diventare super sayan.

Stava per rivelarle una cosa che di certo non le avrebbe fatto piacere, quando lei lo precedette con un sorriso: «Avanti, dobbiamo prenderne almeno altri quattro  così! Muoviamoci che voglio andare ad allenarmi con papà stasera!»

Kin tornò sott'acqua e Goten scacciò l'idea di rivelarle quel che sapeva; prese fiato e tornò anche lui nel lago, seguendola nella pesca.

Dopo l'ultima preda presa dal fratello, Kin uscì dall'acqua tirandosi su con le mani poggiate alla riva del lago, mentre Goten uscì volando.

La ragazza, adesso in piedi, si strizzò tra le mani i lunghi capelli neri, dai quali scese una buona dose d'acqua. Se li portò dietro e si avvicinò al fratello, che stava indossando i pantaloni della tuta.

«Ehi Goten.» Gli chiese mentre prendeva un pettine d'osso regalatole dal nonno materno quand'era piccola, dalla sacchetta che si era portata dietro. Lui la guardò interrogativo; non poté fare a meno di notare la pelle chiara e bagnata della ragazza brillare al sole come fosse un diamante.

Rimase un attimo incantato a quella vista, finché la voce di lei non lo destò. «Fratellone! Terra chiama Goten! Ma mi stai ascoltando?» Chiese con voce scocciata, scuotendogli la mano davanti agli occhi.

Lui scosse la testa e la guardò interrogativo, allorché lei sospirò scocciata e con tutta franchezza gli chiese: «Di nuovo? Si può sapere cosa significa quello sguardo?»

Kin gli si avvicinò ad un palmo dal volto, scrutandolo negli occhi e riflettendo tra sé e sé a voce alta: «È lo stesso che avevate sia te che Trunks stamattina... Ma perché?»

All'avanzare del viso della sorella, quello di lui arretrava, diventando sempre più rosso e con un'espressione indecifrabile, alimentata dal magnifico profumo della pelle della ragazza.

«Eppure sono certa che...» Non poté finire la frase che Goten le dette la schiena e gli urlò semplicemente: «Vestiti che dobbiamo tornare a casa!»

Lei sbatté un paio di volte gli occhi interrogativa poi si eresse nuovamente sulla schiena e si portò le mani a strigarsi i capelli, con l'aiuto del pettine: «Aspetta, non possiamo ancora tornare. Devo asciugarmi i capelli prima, altrimenti mi becco qualcosa con il vento della Nuvola.»

Lui abbassò le spalle arreso, sospirando. Si chinò e prese il vestito della sorella, per poi voltarsi verso di lei con ancora le guance rosse e porgerglielo, pregandola per l'ennesima volta quel giorno: «Ragione in più per coprirti, avanti indossalo.»

Lei sbuffò scocciata, prese il proprio abito e lo indossò, tranquillizzando evidentemente il fratello che finì anche lui di vestirsi indossando la maglia.

«Comunque, cosa mi stavi dicendo prima?» Chiese il ragazzo sedutosi accanto a lei, tornato padrone di se stesso dopo che la ragazza si fu coperta con gli abiti.

Lei distolse un attimo lo sguardo. «Ecco io...»

Goten la osservò interrogativo. Adesso era lei ad essere arrossita, così lui cercò di farle sputare il rospo: «Avanti, spara scimmietta!»

Uno sguardo omicida attraversò lo sguardo della sayan. Se c'era una cosa che odiava, era quando il fratello la chiamava in quel modo.

Si avvicinò lentamente a lui e gli mollò un colpo alla testa, sgridandolo: «La devi smettere di chiamarmi così!»

«Ahi ahi ahi...» Goten si chinò in avanti massaggiandosi il punto colpito.

Si rialzò e puntò i propri occhi azzurri in quelli scuri della sorella, con un sorriso di scuse e la mano ancora a massaggiarsi il punto dolorante sotto la chioma bionda. «D'accordo, d'accordo...»

Allungò un braccio e le circondò le spalle per poi avvicinarla e scarruffarle i capelli in modo affettuoso, facendole l'occhiolino: «Però dai, dimmi tutto!»

«Lasciami Goten!» Riuscì a mala pena a dire lei. Lui obbedì con un sorriso divertito e Kin si portò le mani tra le gambe incrociate. Abbassò il volto e disse, fingendo un tono scocciato per gli scherzi di poco prima: «Mi chiedevo se tu... Conoscessi la lingua sayan...»

Goten la guardò interrogativo. «Perché me lo chiedi?»

«Perché la voglio imparare, che domande!» Gridò lei, alzando i pugni e rossa in volta.

Subito dopo, divenne immediatamente seria e abbassò il tono di voce fin quasi a farlo divenire un sussurro, senza che il leggero rossore le abbandonasse le guance: «Voglio imparare qualcosa sul pianeta Vegeta e il popolo sayan... Ho già chiesto a papà ma lui non mi ha saputo dire nulla di più di ciò che già sapevo. L'unico che potrebbe soddisfare questa mia curiosità probabilmente è Vegeta, ma sai com'è fatto, non oso nemmeno domandarglielo... Ho anche chiesto a Bra, ma lei non è mai stata interessata a queste cose e ne sa meno di me.»

«Vedi il fatto è che... Nemmeno io mi sono mai interessato a queste cose... La storia non è il campo. E credo che purtroppo nemmeno Gohan ne sappia granché, se devo essere sincero.» Ammise lui dispiaciuto, massaggiandosi la chioma bionda.

«Capisco...» Lo sguardo di Kin si fece terribilmente triste. A Goten si strinse il cuore dal dispiacere e perse il suo solito sorriso, finché un'idea gli balenò in testa e gliela propose con entusiasmo: «Ma Trunks potrebbe aiutarti!»

«Trunks?» Chiese Kin perplessa. Il fratello annuì, spiegando: «Da piccoli suo padre ci raccontava sempre storie sul pianeta Vegeta e le tradizioni dei sayan. Io non lo ascoltavo mai, ma Trunks era sempre interessantissimo a riguardo! Sono certo che un genio come lui, avrà certamente immagazzinato tutte quelle storie e di certo ti potrà insegnare un sacco di cose!»

Kin guardò interrogativa il fratello, chiedendosi come mai non le fosse mai venuto in mente di rivolgersi a Trunks.

Un sorriso le apparì sulle labbra, si alzò in piedi e disse euforica: «D'accordo allora! Chiederai a Trunks se può darci qualche lezione!»

Goten s'indicò perplesso ancora seduto a terra, pensando di non aver capito: «No scusa... Darci? Io dovrei chiederglielo?»

La ragazza annuì, poi disse, come fosse la cosa più scontata del mondo: «Certo. Trunks è il tuo migliore amico perciò sarà un piacere farti un favore e poi anche tu appartieni alla stirpe dei sayan, imparare qualcosa sul tuo popolo potrà farti altro che bene.»

«Ma... Ma a me veramente non importa un bel niente...» Tentò di controbattere il super sayan, ma la sorella non l'ascoltò minimamente e salì sulla nuvola Speedy, mondandosi due dei pesci sulle spalle. Si rivolse al fratello con un sorriso: «Forza, prendi gli altri quattro e andiamo a casa. Si sta facendo tardi.»

Diede il via alla Nuvola e partì con lei, mentre il fratello continuava a guardarla immobile. Prima di vederla sparire in cielo, la sentì gridare: «Muoviti che voglio allenarmi!»

Quando ormai la scia della nuvola gialla non si vedeva più, il ragazzo si mise in piedi con aria afflitta, prese i quattro pesci sulle spalle e si alzò in volo, dirigendosi verso casa mentre pensava ad un modo per evitare quelle lezioni con Trunks e la sorella.

«Ah Goten finalmente! Dai muoviti a portare dentro quei pesci, altrimenti per cena non saranno mai pronti.» Esordì Chichi appena vide il figlio atterrare davanti casa. Lui rispose con un sorriso, entrando dentro l'abitazione e posando le sue prede in cucina, a fianco dei due pesci che aveva portato la sorella.

Si guardò attorno, cercando evidentemente qualcosa, poi domandò confuso alla donna: «Ehi mamma, dov'è Kin?»

Chichi indossò il grembiule. «Dovrebbe essere fuori a prendere la legna per la stufa.» Si avvicinò ad un casssetto del mobile ed estrasse un enorme coltello, lungo quanto mezzo braccio, per poi rivolgersi al figlio in un sorriso: «Fammi un favore, va' a chiamarla. Ho bisogno di lei in cucina.» Goten annuì ed uscì dalla porta sul retro, lasciando la madre a pulire il pesce.

Giunto in giardino, la vide a sedere sulla pila delle legna, che osservava il cielo.

«Kin, la mamma ti vuole in cucina.» Esordì il sayan, sedendosi accanto a lei. La sorella si riscosse dai propri pensieri e lo guardò interrogativa un breve attimo poi annuì, sussurrando in modo distratto: «Si.. Arrivo subito...»

Tornò a guardare il cielo limpido sopra di sé, finché Goten non le chiese confuso: «Ehi sorellina, che stai facendo?»

«Mi chiedevo...» Iniziò lei, immersa nei propri pensieri. «Mi chiedevo quanto tempo mi occorrerà ancora prima di riuscire a trasformarmi.» La faccia di Goten si fece seria tutt'un tratto.

«Ma guarda che essere super sayan non è una cosa così eccezionale... Si può essere forti anche senza trasformarsi...» Disse cercando di dissuaderla da quel desiderio evidentemente forte, ma dal tono si capiva benissimo che non lo stesse pensando davvero.

Kin posò i propri occhi scuri in quelli azzurri del fratello. «Perché allora tu è più il tempo che stai super sayan che normale?»

Goten si ricordò solo allora di essere ancora sotto trasformazione. Si portò una mano dietro la testa, mentre tornava in forma normale, ridendo nervosamente e colto in fragrante: «Eh eh... È solo perché... È talmente inutile, che spesso mi dimentico di essere trasformato...»

Kin lo guardò storto. Suo fratello non era mai stato capace di mentire, non a lei perlomeno.

La ragazza scese dalla fascia delle legna con un sospiro rassegnato, dirigendosi verso la cucina per andare ad aiutare la madre. Arrivata alla soglia di casa, si voltò un'ultima volta verso il fratello, dicendogli: «Ricordati di chiedere a Trunks di quel favore.»

Goten non rispose e si lasciò cadere all'indietro scocciato, portandosi le mani dietro la testa.

Mentre osservava le nuvole camminare lente nell'azzurro, continuò a pensare ad un modo per evitare quella rottura e allo stesso tempo chiedere a Trunks di fare lezione alla sorellina.

Non ci sarebbero dovuti essere problemi, quei due erano sempre andati d'accordo, ma temeva che Trunks avrebbe trovato il modo di coinvolgerlo in quel progetto suo malgrado, perché la pensava esattamente come Kin a riguardo e anche da piccoli lo aveva sempre rimproverato per il suo scarso interesse in materia sayan.

«Ah accidenti, che rompicapo!» Esclamò il ragazzo, passandosi nervoso le mani su capelli e volto, per poi sbuffare e aprire le braccia a croce.

Il sole, proprio sopra di lui, splendeva decisamente troppo forte, perciò Goten chiuse gli occhi finendo ben presto per addormentarsi, ancora stanco delle stanchezze della notte scorsa.

Ormai al calar del sole, Kin e Chichi udirono bussare alla porta e la ragazza andò ad aprire: gli ospiti erano arrivati.

Pan e Kin si saltarono addosso l'una con l'altra con il solito entusiasmo di sempre. Avevano un ottimo rapporto, avendo due caratteri simili ed essendo le uniche donne sayan di famiglia avevano sempre fatto squadra. Da piccole era Kin quella che badava a Pan, ma man man che la bimba era cresciuta, nella coppia le decisioni era prese fifty-fifty da entrambe; così come le punizioni e le ricompense che di volta in volta si guadagnavano, soprattutto quand'erano ancora piccole.

Quando la nipote la lasciò libera per andare a salutare la nonna, Kin abbracciò suo fratello maggiore e Videl di slancio, che contraccambiarono il gesto d'affetto.

«Tieni Kin, questo è per te. Scusa il ritardo.» Disse dolce Videl, porgendole un pacco infiocchettato. La ragazza lo prese tra le mani interrogativa. «Che cos'è?»

Fu suo fratello a risponderle. «Ma come che cos'è? È il tuo regalo di compleanno.»

«Ah già... Ma non dovevate, davvero...» Sussurrò imbarazzata la ragazza ricordandosi che per il suo compleanno, il mese scorso, i due non erano potuti venire.

«Avanti aprilo, aprilo!» La esortò Pan, arrivandole da dietro e poggiandosi sulla sua schiena, con il volto raggiante tenuto sopra la spalla ad osservare il pacchetto colorato.

Kin sorrise e scartò il regalo, per poi aprire la scatola e tirarne fuori il più bel vestito che avesse mai visto. Le ricordò vagamente quello che portava da bambina, ma il tessuto di questo era pura seta.

«Wow...» Esclamò con un filo di voce Kin, alzandolo per osservarlo al meglio. «Posso indossarlo?» Chiese euforica ai due, con gli occhi che le brillavano.

Gohan gli rispose con un sorriso: «Ma certo, altrimenti che te lo avremmo regalato a fare?» Non fece in tempo a finire la frase che Kin era già corsa in camera sua.

Si cambiò velocemente e indossò il nuovo abito, per guardarsi poi al lungo specchio che teneva all'angolo della stanza. Le stava; anzi le stava che era una meraviglia.

L'abito le fasciava perfettamente il corpo snello, mettendole in risalto il seno, che di suo non era prorompente. Era rosso con dettagli dorati intorno alle brevi maniche, nonché alla rifinitura che dal corto colletto andava a ricadere lateralmente sotto la spalla destra. Inoltre, oro erano anche gli abbellimenti astratti che il vestito aveva verso il fondo, a decorare dalla vita in giù e circondare l'intero spacco, il quale si apriva sul fianco sinistro appena sopra la coscia, garantendole così più libertà nei movimenti.

«Uuurca! Che bella!» Kin si voltò verso la finestra di camera sorridente, dove vide il padre, udendone il commento d'apprezzamento.

Goku entrò e andò incontro alla figlia, che fece un giro su se stessa per sfoggiare al meglio il nuovo abito. «È meravioglioso vero? Me lo hanno regalato Gohan, Videl e Pan per il compleanno.» Disse con gli occhi scuri che le brillavano dalla gioia.

«Ti sta davvero una favola!» Esultò il sayan, osservando la bellezza della figlia, non data tanto dall'abito quanto dal suo volto raggiante.

«Senti Kin, quanto tempo abbiamo prima di cena?» Chiese Goku in un sorriso speranzoso. La ragazza lo guardò un po' triste, perché sapeva quale fosse la richiesta del padre ma ormai era tardi per realizzarla. «Purtroppo sono già arrivati tutti, la mamma chiamerà a tavola da un momento all'altro.»

Goku si portò una mano a massaggiarsi la chioma scura, sorridendo arreso. «Capisco... E va bene...»

Kin fece due passi in avanti per poterlo abbracciare, cingendogli le braccia attorno al torace. «Tranquillo papà, ci alleniamo subito dopo cena, così digeriamo meglio.» Alzò il volto per guardare gli occhi del padre, dato che anche se cresciuta gli arrivava appena al naso, per aggiungere entusiasta: «E così Pan e Gohan potrebbero unirsi a noi!»

Lui sorrise, contento della bella idea che aveva avuto sua figlia e la strinse a sé affettuoso, togliendole quasi il respiro e facendola ridere quando l'alzò da terra in preda all'entusiasmo. «Ottima idea, piccola! L'ho sempre detto io che hai preso tutta l'intelligenza di tua madre.»

«Senti papà...» Cercò di dire la ragazza dopo un po', stretta al suo petto. Lui allentò l'abbraccio e la guardò sorridente negli occhi.

«Meglio se ti vai a lavare adesso, altrimenti la mamma non ti farà cenare.» Il sayan impallidì di colpo al futuro che la figlia gli aveva giustamente predetto, sapendo che c'era una buona probabilità che si avverasse sul serio.

Si staccò da lei e passò nuovamente dalla finestra, strizzandole l'occhio un'ultima volta prima di uscire e dirigersi alla vasca.

La ragazza guardò il padre allontanarsi, si diede un'ultima occhiata alla specchio e uscì dalla propria stanza con il sorriso sulle labbra.

Fuori dalla porta trovò sua madre, suo fratello maggiore, sua cognata e sua nipote che l'aspettavano. Tutti rimasero a bocca aperta, facendole tantissimi complimenti per come le stava il nuovo vestito, finché Pan non si guardò attorno, in cerca dello zio. «Ehi, dov'è Goten?»

Chichi la guardò interrogativa, dicendo che era da quando era andato a chiamare fuori Kin che non lo vedeva. A quell'informazione, la ragazza si avviò verso il giardino sul retro, sussurrando un debole: «Non ci credo...»

Arrivata fuori, vide suo fratello sdraiato sulle legna che dormiva beato. Pan, al suo fianco, le lanciò un'occhiata inequivocabile che lei colse all'istante. Sul viso di entrambe le ragazze si disegnò un sorriso malvagio e corsero nel bagno, dove Goku si stava lavando.

Kin entrò e prese il secchio vicino la vasca, per riempirlo poi di acqua gelida sotto lo sguardo interrogativo del padre, che vedendosi entrare la figlia in bagno chiese curioso: «Ragazze, che succede?»

La sayan più grande gli si rivolse quando il secchio fu ormai pieno e porgendolo alla nipote. «Stiamo andando a svegliare Goten, non ti spaventare per le grida che sentirai.» Le due corsero fuori, lasciando Goku con un sorriso divertito in volto.

Dopo pochi secondi, vide il mezzobusto di sua figlia fare capolino. «Ah e, papà, quando lo senti urlare esci, che si andrà a cena.» Detto questo, chiuse la porta e seguì la nipote fuori.

Giunte di fronte a Goten, tutte e due presero il secchio con entrambe le mani e iniziarono a contare assieme, mimando i numeri con le labbra. Al tre, rovesciarono l’acqua gelida sul volto rilassato del ragazzo, finendo per mezzarlo completamente.

Goten saltò in piedi con un urlo. Dei brividi di freddo gli percorsero l'intero corpo, paralizzandolo per qualche istante.

Quando sentì le risate delle ragazze, le fulminò entrambe con lo sguardo: «Voi due, razza di teppistelle.... Venite subito qui!»

Kin e Pan iniziarono a correre verso casa, non riuscendo a smettere di ridere, mentre Goten le rincorreva fuori di sé e ancora tremante di freddo.

Il grido arrivò alle orecchie di Goku, che sorrise e s'immerse un'ultima volta nell'acqua calda, per poi uscire, asciugarsi e vestirsi in fretta, dirigendosi finalmente verso l'agognata cena.
 


Elsira #2

Gente, ve lo dico qui e a tutti quanti nella speranza che leggiate questa mia brevissima nota: io sono una fan di Goten!!! Quindi, tutto quello che gli farò patire in questa storia, sarà sotto forma di estremo affetto perché gli voglio un bene nell'anima <3 Giusto la dose che gli vuole anche Kin :P Davvero, non lo faccio per male, ma avverto ora che a questo poveraccio gliene ho fatte di tutti i colori e non vorrei rischiare di venir falciata dalle sue fan in futuro xD
 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^

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Capitolo 3
*** Crisi ***


Anno 790

La cena proseguì in modo tranquillo. Vi fu per tutto il tempo un tono allegro, dall'inizio alla fine.

Pan raccontò della nuova scuola, appena iniziata e Gohan mise a corrente tutti dell'ottimo proseguimento delle proprie ricerche scientifiche. Anche Kin e Goten ebbero molto da condividere: raccontarono degli allenamenti e delle nuove mosse che avevano imparato o migliorato.

A fine pasto, Gohan si alzò, annunciando con non poco rammarico: «Mi dispiace, ma si è fatto tardi e noi dobbiamo tornare a casa.»

Pan guardò il genitore implorante. «Ma no, papà. È ancora presto, restiamo qualche altro minuto!»

Kin appoggiò la nipote: «Pan ha ragione Gohan, è presto!»

Videl, vedendo che il marito era incapace di contraddire le due ragazze, rispose al suo posto: «Mi dispiace Kin, ma Gohan ha ragione. Pan domani deve andare a scuola e lui deve svegliarsi presto per andare a lavoro. Ci vuole un'ora di volo da qui a casa e poi prima di essere tutti a letto, ne trascorrerà almeno un'altra.»

«Videl ha ragione. E poi sono molto stanco, vorrei dormire.» Aggiunse Gohan, ringraziando con lo sguardo la moglie per essere venuta in suo aiuto.

Goku s'intromise, a favore delle due sayan. «Beh, non vedo quale sia il problema. Tu e Videl andate pure a casa, ci penso io a riportare Pan, con il teletrasporto.»

Marito e moglie si guardarono, poi sorrisero al sayan, convinti. «Mi raccomando papà, alle undici Pan dev'essere a letto.» Goku gli fece l'occhiolino e con la mano fece cenno di okay, mentre si dondolava sulle gambe posteriori della sedia, intravedendo con la coda dell’occhio il sorrisi grati della nipote e della figlia.

Gohan e Videl si avviarono dunque alla porta, seguiti da Goten che quella notte l'avrebbe passata da Trunks e aveva deciso di andare con i due per fare un pezzo di strada in compagnia.

All'ennesima raccomandazione di Kin di chiedere a Trunks delle lezioni, lui rispose completamente arreso: «Si si d'accordo, ho capito... Ti farò sapere domattina okay?»

Quando furono usciti tutti, Kin e Pan si guardarono sorridenti. Non avevano nemmeno bisogno di comunicare a parole, gli sguardi che si scambiavano spesso erano più che sufficienti per capirsi. E quell’occhiata d'intesa era il tacito accordo per uscire e allenarsi un po' assieme, prima di doversi separare.

Si avviarono di soppiatto verso la porta sul retro, quando la voce di Chichi le fermò entrambe: «Dove pensate di andare voi due?»

Le sayan si fermarono con espressione colpevole e si voltarono verso la donna massaggiandosi la testa innocenti. «Ecco... Noi veramente...»

Chichi si rivolse alla figlia con tono severo. «Kin, ti sei dimenticata forse del nostro accordo? Prima vengono le faccende domestiche, poi tutto il resto.»

«Uffa però...» Disse sconsolata la giovane, mentre si avviava a ritirare i piatti ancora sul tavolo e portarli alla madre, in modo che quest'ultima li potesse lavare.

«Zia, vuoi una mano?» Le chiese Pan, tenendosi le mani dietro la testa, con la muta speranza che le rispondesse di no. Kin si voltò verso la nipote e tirò un sorriso, per poi dirle tranquilla: «Non importa, faccio presto. Tu va' ad aspettarmi fuori, io arrivo subito.» L'altra per tutta risposta annuì vivace e varcò la porta dell’abitazione con un sorriso raggiante.

Kin uscì di casa per scuotere la tovaglia e si accorse con un brivido che ormai era calata la notte.

Vide sua nipote seduta fuori e la chiamò, dicendole che aveva quasi finito e che tra poco sarebbe potuta uscire per combattere un po' assieme. Pan si voltò e le fece cenno di raggiungerla, solo per un attimo.

Fu così che Kin varcò appena la soglia, rimanendo nello spazio rischiarato dalla luce di casa sua dato che, anche se ormai grande, aveva ancora paura del buio.

«Avanti zia, vieni!» La esortò Pan. Kin guardò un attimo in basso, poi avanti a sé.

Vedeva la sagoma della nipote nel tenebre, illuminata dalle stelle. Si fece coraggio, dicendosi che la mancanza di luce non aveva mai ucciso nessuno e stava per fare un passo avanti per raggiungerla, quando sua madre sbucò da dietro di lei e la prese aggressiva per una spalla. «Si può sapere che pensavi di fare? Torna subito dentro Kin!» Le urlò la donna.

La ragazza cercò di ribattere, intanto Pan si era alzata e aveva raggiunto le due. «Mamma io stavo solo... Pan mi aveva chiamata e stavo andando da lei...» Tentò di giustificarsi la ragazza, non capendo il perché dello sguardo di fuoco della madre. Pan l'appoggiò, guardando interrogativa il volto infuriato della donna: «È vero nonna. Volevo far vedere a Kin le stelle, papà mi ha insegnato alcune costellazioni utili per orientarsi di notte e gliele volevo mostrare. E poi stasera c'è una magnifica la piena, volevo che l'ammirasse un po' con me.»

Chichi guardò severa entrambe le ragazze di fronte a lei, poi indicò loro l'interno dell'abitazione con il braccio teso: «È tardi, non dovreste stare fuori a quest'ora, ormai è calata la notte. E scordatevi la luna! Non è niente di che, c'è tutte le notti. Forza, dentro di filata, tutt'e due!»

«No, io voglio stare fuori! Non sono più una bambina, non posso continuare ad avere paura del buio, ho diciassette anni ormai!» Disse accigliata la sayan.

La donna prese con forza sua figlia per il polso, gridandole contro: «Fila dentro casa, ho detto! Ti abbiamo lasciato tenere la coda solo perché finora non sei mai voluta uscire di notte con la luna piena.»

Kin guardò la madre interrogativa, così come Pan: entrambe non capivano. «Cosa c'entra la mia coda con la notte e la luna?» Chiese perplessa la ragazza.

Chichi non rispose, rendendosi conto di aver detto troppo e tirò sua figlia dentro casa, seguita da una disorientata Pan.

«Lasciami andare mamma! Mi fai male!» Tentò di dire la ragazza, per via della stretta al suo polso; la mano le stava cambiando colore, perché privata dell'afflusso di sangue.

Appena furono dentro, Chichi spinse la figlia in avanti, chiuse a chiave la porta di casa e tirò le pesanti tende alle finestre. «Stasera niente allenamenti.» Disse alla fine. Kin la guardò furiosa, sbraitando: «Che cosa?»

La donna le si rivolse incrociando le braccia al petto, severa più che mai. «Oramai è buio e dentro casa tu e tuo padre rischiereste di distruggere tutto quanto, perciò per stasera saltate. Vi allenerete domani.»

«Te lo puoi scordare! I patti erano ben altri! Se ti ricordi, io potevo allenarmi dopo aver portato a termine le faccende domestiche. Bene, adesso le ho finite, quindi posso andare ad allenarmi con papà e Pan! Non è colpa mia se sono state di più e non ce l'ho fatta a concludere prima del tramonto come sempre, ma nell'accordo non c'erano limiti di tempo!» Gridò la sayan, decisa a non lasciarsi scappare quell'occasione.

Il padre le era sembrato davvero in vena prima e quand'era così significava che c'erano più possibilità che durante l'allenamento si trasformasse in super sayan, facendole agognare il momento in cui anche lei ci sarebbe riuscita ancor di più.

«Non è nemmeno colpa mia se sei stata più lenta del solito oggi, ma fatto sta che adesso tu non esci di casa! Hai voluto tenere la coda, questo è il prezzo da pagare!» Continuò a urlare Chichi, puntando i piedi.

Kin strinse i pugni nervosamente. Capì che non c'era possibilità di far ragionare la madre, perciò fece dietro front e uscì dalla cucina irritata, seguita da Pan e sbattendo la porta della stanza.

La donna tirò un sospiro, abbassò gli occhi e riprese mogia a lavare i piatti. Le dispiaceva non poter dire alla figlia tutta la verità, ma d'altronde non sarebbe servito a nulla anzi, probabilmente avrebbe solo complicato le cose.

Verosimilmente, se Kin fosse venuta a conoscenza della trasformazione, testarda e curiosa com'era avrebbe voluto diventare quello scimmione finché non fosse stata capace di controllarsi sotto quella forma. Ma quanti danni avrebbe fatto prima di avere autocontrollo? Non solo a sé, ma anche agli altri.

Un'altro sospiro rassegnato uscì dalla bocca della donna mentre, per l'ennesima volta, si chiese cosa dovesse fare con sua figlia.

La ragazza percorse a lunghi passi il corridoio, finché non fu fermata dalla voce della nipote provenire da dietro di lei: «Zia, si sta facendo tardi, io devo tornare a casa mi dispiace. Domani c'è scuola e devo svegliarmi presto.» La sua voce era davvero dispiaciuta ma, in effetti, il coprifuoco della sayan sarebbe scoccato da un momento all'altro.

Kin la guardò con un sorriso e le si avvicinò, abbracciandola. «Sta' tranquilla. Ci rivediamo presto.»

Le due si staccarono e la più giovane andò dal nonno, a pochi passi da lei, di cui Kin notò la presenza solo in quel momento. «Sarà per la prossima volta...» Pan poggiò la mano sul braccio del sayan e con l'altra salutò la zia, la quale contraccambiò con un cenno ed un sorriso, finché non vide il padre e la nipote sparire nel nulla.

Rimase a guardare il vuoto per qualche secondo, poi si voltò ed entrò nella propria stanza. Si chiuse la porta alle spalle e, con la schiena poggiata al legno, si lasciò scivolare fino a sedersi sul pavimento ghiaccio, tenendo le ginocchia alzate e poggiandoci sopra svogliatamente i gomiti.

Dopo pochi istanti, si vide apparire di fronte l'immagine del padre sorriderle, chinato sulle gambe per essere faccia a faccia con lei. «Allora? Cos'è successo stavolta, principessa?»

A sentirsi chiamare così, a Kin non poté non scappare un sorriso.

Guardò l’uomo negli occhi e gli raccontò per filo e per segno quello che era successo con la madre. Lui l'ascoltò per tutto il tempo poi, a fine racconto quando ella gli chiese aiuto, tutto ciò che disse fu un semplice: «Stavolta devo darla vinta alla mamma.»

Kin spalancò gli occhi per la sorpresa. «C-come scusa?»

Goku si alzò in piedi. «Vedi, è una cosa da sayan... Quella della coda e della luna... Capisci?»

«No, non capisco...» Rispose lei scoraggiata. Il sayan si portò una mano dietro la testa e assunse un'aria pensosa, per poi dirle: «Non importa, sei troppo piccola per saperlo. Te lo spiegherò quando sarai più grande, vedrai.»

La ragazza si sentì offesa da quella frase, tanto che saltò in piedi e gli si rivolse un poco scontrosa. «Ma ho diciassette anni papà!»

Lui le sorrise serio e le poggiò una mano sulla spalla. «Appunto, hai solo diciassette anni. Hai ancora tanto tempo avanti a te e questa è una di quelle tante informazioni che possono aspettare.»

Lei chinò la testa: non sembrava affatto convinta da quella spiegazione, anzi la scocciò ancora di più. Goku se ne accorse e le alzò il volto con un dito, sorridendole rassicurante. «Facciamo così. Per stasera saltiamo l'allenamento, ma lo recuperiamo domani mattina. Parlo io con la mamma, tranquilla. Così domani faremo doppio allenamento, che te ne pare?»

Un sorriso rassegnato attraversò le labbra della ragazza, che annuì debolmente.

«Bene! E adesso tutti a nanna, che domattina ci aspetta un bel risveglio!» L'uomo si avvicinò alla ragazza e le lasciò un tenero bacio sulla fronte. «Buonanotte principessa.»

Lei ricambiò con un sorriso e un breve abbraccio. «Buonanotte papà, a domattina.»

Goku si diresse verso la porta, rivolgendolesi poi con un sorriso: «A domattina, dormi bene tesoro mio.» Si chiuse l'uscio alle spalle, lasciando così Kin sola in camera propria.

La ragazza andò a stendersi sul letto. «Che scema...» Sussurrò alzandosi dopo un breve secondo: era ancora vestita, lei che era abituata a dormire nuda o in intimo, anche d'inverno. Le era sempre piaciuto il contatto della sua pelle con le lenzuola.

Si tolse l'abito nuovo e lo ripose con cura nell'armadio, poi tornò sotto le coperte e chiuse gli occhi.

Si rigirò più e più volte nel letto, tentando inutilmente di prendere sonno, finché dopo quella che le era sembrata un'eternità non li riaprì accigliata e uscì nuovamente dalle coperte.

Era inutile, non riusciva a chiudere occhio se non si era allenata un po’.

Aprì l'armadio e indossò il suo gin color arancio, i polsini e le ballerine. Si affacciò alla finestra, guardò a destra e a sinistra per essere certa che nessuno la vedesse, poi con un salto uscì fuori.

Un brivido le percorse la schiena, appena si trovò nel buio della notte, poi un'idea le attraversò la mente. Pan una volta le aveva detto che la luna piena splendeva con la stessa intensità del sole, illuminando tutto attorno a sé e cacciando via le tenebre. Sua madre e la nipote avevano detto che quella sera c'era la luna piena, perciò la ragazza alzò gli occhi al cielo e la cercò tra tutte quelle stelle. Pur non avendola mai vista, non le ci volle molto a trovarla perché era davvero enorme.

Quando la vide, un sorriso le illuminò il volto, ma l'istante dopo iniziò a sentirsi strana e perse completamente il controllo del proprio corpo.

«No Goku, aspetta.» Chichi si ritrasse dalla stretta del marito con un sorriso, sotto le coperte. Lui la guardò interrogativo, con il suo sorriso malizioso ancora sulle labbra. «Voglio andare a far pace con Kin prima che si addormenti, sono stata davvero dura ed incomprensibile con lei stasera.»

«Eddai Chichi, non potete chiarirvi domani?» Il tono con cui lo disse sembrava più una preghiera che una proposta, mentre le sue labbra baciavano leggere la spalla della donna, provocandole piacevoli brividi che le attraversavano la spina dorsale.

«Caro, per favore... Non riuscirei a dormire altrimenti. O a fare altro...» Disse la donna in un sorriso, contenta che il marito avesse voglia di lei ma decisa a chiarirsi prima con la figlia, in modo da poter poi concedersi completamente a lui e alle sue amorevoli cure.

Goku guardò sua moglie negli occhi e le lasciò una carezza. «E va bene... Va'. Però fate presto!» Lei rise di gusto e annuì, ringraziandolo con un breve bacio sulle labbra.

Uscì dal letto e si diresse alla camera della figlia, sapendo che anche se ci avesse messo molto, Goku non si sarebbe mai addormentato prima del suo ritorno.

«Tesoro? Sono io, sei ancora sveglia?» Sussurrò Chichi, bussando alla porta della figlia. Poggiò la mano sulla maniglia e l'abbassò, continuando a bassa voce: «So che sono stata dura prima, ma volevo tu sapessi che...» La donna s'interruppe perché appena alzato lo sguardo si accorse del letto sfatto, della stanza vuota.

Mentre si dirigeva a passo svelto e il cuore pieno di paura verso la finestra aperta, sussurrò: «No...» Vi si affacciò e cercò la figlia nel buio della notte, con una parte di lei che sperava di non trovarla.

Ma la vide: era in piedi, poco distante dalla casa, immobile con solo il petto che le si alzava e abbassava in modo anormale, sempre più veloce e gli occhi puntanti verso la luna piena, alta nel cielo.

«Kin!» Urlò Chichi in preda al panico, scavalcando la finestra e andandole incontro.

Goku sentì il grido della moglie e uscì di casa, intuendo che non stava succedendo nulla di buono. Vide la moglie abbracciata alla figlia con le lacrime agli occhi, mentre il corpo della ragazza iniziava a trasformarsi in quello di uno scimmione.

Il sayan si sbrigò ad allontanare la moglie dalla figlia, poi prese le spalle della ragazza e, nel tentativo di farla tornare in sé senza dover distruggere la luna né tanto meno tagliarle la coda, le gridò: «Kin guardami! Sono tuo padre, Goku! Devi tornare in te, so che hai la forza di bloccare la trasformazione, per favore!»

Chichi intanto era a terra sdraiata, per la spinta datale dal marito, che osservava impaurita il corpo della figlia crescere e somigliare sempre più a quello di una scimmia.

«Goku tagliale quella coda!» Gridò al marito. Lui strinse gli occhi e scosse la testa: «No! Lei può farcela senza che dobbiamo giungere a quello!» Tornò a guardare gli occhi rosso rubino della figlia, carezzandole la guancia pelosa perché il volto si era ormai trasformato nel muso di uno scimmione, ancora di relativa piccola taglia. «Kin ti prego ascoltami! So che ce la puoi fare, ferma questa dannata trasformazione!»

Il sayan non voleva in alcun modo tagliarle la coda, perché sapeva quanto la figlia tenesse a quella parte di lei e non avrebbe mai perdonato nessuno che avesse osato privargliene.

Si trasformò in super sayan, pensando che così sarebbe riuscito a far tornare in sé la ragazza. «Kin guardami! Mi sono trasformato in super sayan, se adesso fermi la trasformazione ti rivelerò il segreto per diventarlo! Torna immediatamente in te, principessa!»

Una breve scintilla attraversò gli occhi della creatura, Goku fece appena in tempo a vederla e sorridere, orgoglioso della figlia e della sua forza di volontà. Lo sapeva, quella era la strada giusta per farla tornare normale, non c'era bisogno di privarla della coda.

Chichi si voltò verso la cucina e le venne un'idea. Si alzò di corsa e prese il coltello più grande e affilato che aveva, per dirigersi in fretta verso la figlia.

«No!» Il grido disperato di Goku non riuscì a fermare la moglie, che con un colpo netto tagliò la coda alla figlia.

In pochi istanti Kin tornò normale e cadde a terra svenuta.

Anche Goku toccò nuovamente terra con i piedi, tenendo il capo basso e i pugni stretti. Chichi gli si rivolse, con tono di scuse: «Dispiace anche a me Goku, ma non c'era altra scelta...»

«C'era eccome invece!» Gridò lui, stingendo nervosamente i pugni.

Chichi ebbe paura di quel grido e abbassò gli occhi. Il sayan si avvicinò alla figlia e la prese in braccio, portandola nel suo letto e coprendola affettuosamente con il lenzuolo.

Tornato normale, le rimase a fianco tutta la notte, osservandola dormire e pensando a cosa dirle al suo risveglio.

Appena fu l'alba, Chichi entrò silenziosamente nella stanza della figlia, a testa bassa. Rimase amareggiata sulla soglia, alzando lo sguardo dopo molto tempo e vedendo il marito seduto di fianco al letto, a gambe e braccia incrociate, vegliare su Kin con sguardo concentrato.

Goku udì entrare la moglie, ma non distolse lo sguardo dalla figlia nemmeno per un istante.

La donna si avvicinò ai due, tenendo la coda della figlia mano. Non l'aveva ancora lasciata da quando gliela aveva recisa.

Giunta di fianco al marito, parlò con un tono rotto che poteva benissimo essere scambiato per un singulto: «Hai passato la notte in bianco.»

«Anche tu.» Rispose Goku, senza degnarla di uno sguardo.

Chichi voleva dire che le dispiaceva, voleva parlare al marito e chiarire con lui prima che con la figlia, ma non le fu dato il tempo perché in quel momento Kin si destò. La ragazza si alzò a sedere prima ancora di aprire gli occhi, massaggiandosi il cranio dolorante. «Accidenti che mal di testa assurdo...»

Si sentì di colpo osservata, così si voltò e vide i suoi genitori, entrambi con espressioni terribilmente serie in volto. Ancora assonnata, sbadigliò tappandosi la bocca con la mano e chiese confusa: «Che cosa è successo? Perché siete qui di prima mattina? Qualsiasi cosa sia accaduta, è colpa di Goten, io non c'entro...»

In quel momento, la ragazza vide ciò che teneva la madre stretta nella sua mano e, svegliandosi completamente in un breve istante, sgranò incredula gli occhi mentre sentì il proprio cuore fermarsi.

«Quella... Non è la mia...» Non riuscì nemmeno a completare la domanda, tanto le sembrava assurdo. Si voltò di scatto e cercò di portarsi la coda davanti, ma ormai non c'era più nulla alla base della sua schiena, se non una cicatrice.

«No... No... No!» Era tutto quello che riusciva a dire, mentre le lacrime di rabbia e disperazione le rigavano il volto, sempre più abbondanti.

Si rigirò su se stessa un'infinità di volte, tirandosi su la maglia che le aveva fatto indossare il padre per coprirla, finché la voce pacata di Goku non la fermò. «Kin, smettila. Non hai più la coda, è inutile.» Lei fissò sconvolta la sua immagine nitida, nonostante il velo delle lacrime a schermarle gli occhi scuri e sgranati.

Guardò suo padre, guardò sua madre, poi raccolse tutte le proprie energie e le urlò contro, totalmente fuori di sé. «Come hai osato tagliarmela?» Il grido fu talmente potente da far tremare le pareti.

«Mi hai costretta tu. Stanotte sei uscita con la luna piena, cosa che ti avevo esplicitamente detto di non fare. Ti avevo detto di scegliere tra la luna e la tua coda; dato che hai scelto la prima, sono stata costretta a privarti della seconda.» Le rispose pacata la donna, tentando di far calmare la figlia con il proprio tono tranquillo, ma questa s'infuriò ancora di più.

Kin non riuscì a trattenersi e in un’istante saltò addosso alla madre, in preda alla rabbia più cieca. Goku fece appena in tempo a fermarla, prima che facesse del male a Chichi, spingendola contro la scrivania.

La ragazza rimase ferma qualche istante, con le lacrime che non smettevano di scenderle dagli occhi. Alzò lo sguardo disperata verso i suoi genitori, guardandoli bene tutti e due.

Si alzò, sorreggendosi alla scrivania dietro di sé per mantenere l’equilibrio e, prima di volare via più veloce che potesse, si rivolse con odio a entrambi: «Non voglio mai più rivedervi. Mai più!»

Sparì nel nulla, utilizzando la super velocità per uscire e allontanarsi più che poté, per alzarsi poi in volo e andare ancora più lontano.

Goku ne controllò gli spostamenti percependone l'aurea, quando sentì sua moglie piangere in silenzio, raggomitolata a terra. Il sayan si chinò e la strinse dolcemente a sé, lasciando che la donna si appoggiasse al suo petto.

Chichi guardò la coda della figlia che aveva ancora in mano e la porse al marito, puntando i suoi occhi scuri, contenenti una supplichevole richiesta, in quelli di lui.

Goku prese la coda e annuì. Sfiorò le labbra della sua donna con un bacio leggero e le sussurrò: «Torneremo presto.» Si portò le dita alla fronte e nel giro di un istante svanì nel nulla.

 



Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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Capitolo 4
*** Chi sono io? ***


Anno 790

«Kin, so che sei qui, vieni fuori principessa.» Chiamò Goku, riapparso sulle rive di un lago con cascata. Non ottenne risposta, così fece un respiro profondo e si sedette sull'argine.

«Sai...» Iniziò, sapendo che la figlia lo sentiva e nella speranza che di lì a poco gli si sarebbe avvicinata. «Penso sia arrivato il tempo di dirti ciò che ti ho taciuto la scorsa notte.»

L'uomo udì un rumore tra le fronde dell'albero dietro di lui, sapeva che era Kin e ciò gli bastò per continuare. «Noi sayan nasciamo con la coda, tutti noi e possiamo intercorrere in molte trasformazioni. Possiamo diventare super sayan, super sayan di secondo livello e di terzo livello, con tutte le variazioni che vi sono in mezzo, ma c'è anche un tipo di trasformazione più accessibile, una che qualsiasi sayan dotato di coda può subire. Tale trasformazione si compie quando guardiamo una fonte di Onde Bluetz, come può essere la luna piena terrestre. Diventiamo degli enormi scimmioni dotati di una potenza che ha dell'incredibile. Questo stadio si chiama oozaru ed è una peculiarità della nostra razza. Il fatto è che, senza un adeguato allenamento alle spalle, non riusciamo a controllarci e diventiamo bestie violente e colme di rabbia, con l'unico desiderio di distruggere e uccidere tutto ciò che incontriamo sulla nostra strada.»

Goku si guardò a destra e vide sua figlia seduta poco distante, con gli occhi neri puntati su di lui.

Si permise un sorriso, contento di vederla e sollevato perché stava bene, prima di continuare. «Quando sei nata, abbiamo provato a toglierti la coda così come abbiamo fatto a Goten, così com'è stato fatto a Trunks dai suoi genitori e da Junior a Gohan, quand'era ormai un bambino. Ma non c'è stato verso, ti rigiravi continuamente e hai sempre impedito a tutti anche solo di sfiorartela, cominciando a strillare e a distruggerci letteralmente i timpani o addirittura allontanandoci da te con colpi d'aura. Sei riuscita a far arrendere persino Vegeta, sai?» Chiese con un sorriso estremamente dolce, creandone un riflesso sul volto della ragazza.

«Il fatto che tu abbia sempre avuto paura del buio e ti sia sempre rifiutata di uscire di casa appena se ne andava il sole, ci ha permesso di fidarci di te e lasciare che tu tenessi la tua coda in tutti questi anni. Pensavamo di rivelarti dei pericoli che rischiavi con la trasformazione in oozaru quando saresti stata abbastanza grande e assennata da non voler pensare di poterla utilizzare come un punto di forza.»

«Non ti sembro abbastanza grande e assennata adesso?» Chiese scontrosa a brucia pelo.

«Adesso sì, ma non fino a stamani. Sono certo, tutt'ora, che se tu avessi saputo della potenza dell'oozaru ti saresti trasformata ogni qualvolta in cielo brillava la luna piena, finché non saresti stata in grado di controllarti.»

«Ci sarei riuscita dopo una manciata di trasformazioni.» Sussurrò convinta, serrando i pugni e a voce bassa perché restasse un commento tra sé e sé, ma Goku la sentì comunque. «Ma a quante persone avresti fatto del male, intanto? E quanto te ne saresti fatta tu?»

Kin abbassò la testa, rendendosi conto d'improvviso che suo padre aveva ragione. D'improvviso si sentì una completa stupida e si portò le gambe al petto, circondandole con le braccia.

A testa china, pensò che non era ancora abbastanza grande e assennata, altrimenti sarebbe arrivata da sola a tale verità, prima di commentare dicendo l'ultima sciocchezza.

Il sayan osservò avanti a sé l'acqua che precipitava verso il basso, formando così la cascata e andare a finire nel grande lago che si trovava di fronte, il quale continuava sotterraneo per sfociare poi nel fiume che attraversava i Monti Paoz.

«Papà...» Goku si voltò verso di lei, che osservava malinconica l'acqua del lago. «Mi dici come sono andate davvero le cose?»

«Sei uscita e hai guardato la luna piena, avendo ancora la coda non c'era cosa peggiore potesse accaderti. E ti stavi trasformando in oozaru. Per impedirlo, la mamma ha avuto la prontezza di spirito di tagliarti la coda, prima che la trasformazione si completasse.» L'uomo serrò i pugni. « E prima che tu diventassi un pericolo. L'oozaru non è una trasformazione positiva, Kin: io ho ucciso nonno Gohan, quando mi sono trasformato.»

La ragazza guardò suo padre ad occhi sgranati. Goku si voltò verso di lei e aggiunse: «Ero un bambino e sono venuto a sapere di questa verità dopo molti anni. Non avevo assolutamente autocontrollo, non ricordo niente delle notti delle mie trasformazioni, così come adesso tu non rammenti nulla di ieri sera.»

Kin guardò in avanti, mentre il padre continuava a parlare con voce dolce e tranquilla, ma allo stesso tempo seria. «Ci sono solo due modi per fermare la trasformazione: distruggere la fonte delle Onde Bluetz, nel nostro caso la luna, o tagliare la coda al sayan. Tua madre non l'ha fatto con cattiveria, ha agito d'istinto. Voleva proteggerti, evitare che tu ti ferissi, è stato solo questo ad averle guidato la mano.»

«C'era forse un'altra soluzione?» Chiese lei a bassa voce, il tono tremante.

Goku rimase in silenzio qualche secondo prima di risponderle, poi decise di essere completamente sincero con lei: «Non lo so. Mi sono trasformato in super sayan, pochi secondi prima che la mamma ti tagliasse la coda e ho visto una luce brillare nei tuoi occhi. Ma non so dirti se questo mio metodo sarebbe andato a buon fine.»

Kin immerse il proprio volto nello spazio tra il petto e le ginocchia che la posizione in cui si trovava donava, continuando a versare lacrime amare. Sembrava che esse non avessero più fine.

Aveva pianto da quando si era svegliata e nonostante tutto gli occhi sembravano due argini rotti. E lei era incapace di mantenere dentro tutta la tristezza e il dolore che provava in quel momento.

Dolore dovuto, certo, alla mancanza di una parte di lei, ma soprattutto per come aveva reagito e per aver attaccato sua madre, che sicuramente non era stata felice di tagliarle la coda.

«Tieni.» Kin alzò lo sguardo, si asciugò gli occhi con l'avambraccio e guardò suo padre. Era proteso verso di lei, con il suo bel sorriso rassicurante in volto, a braccio teso e nella mano la sua coda.

Kin la prese tremante e la restò a guardare per qualche lungo secondo.

Goku non smetteva di sorridere rassicurante, finché il suo sguardo non cambiò espressione divenendo interrogativo, quando vide la figlia alzarsi e dirigersi verso il limitare degli alberi.

Stava per chiamarla e chiederle cosa avesse in mente, ma lei lo anticipò: «Sai papà, questo è il posto dove venivo ad allenarmi da piccola, prima di iniziare con te. Ogni volta che ne avevo occasione, scappavo dalla mamma e correvo qui più veloce che potevo, dove facevo ogni sorta di esercizi per migliorare. Ho sempre amato questo luogo, ogni volta che ci vengo m'infonde sicurezza e tranquillità. È come se fosse un posto solo mio, dove posso essere davvero me stessa e non dover rendere conto a nessuno che non siamo io e madre natura.»

La sayan si chinò dietro un cespuglio che pareva uguale agli altri, con suo padre al fianco.

Poggiò la coda a terra e con le mani iniziò a scavare una piccola buca. «Dietro questo cespuglio c'era il mio nascondiglio segreto, dove tenevo il primo gin che mi regalasti, quello viola del mio nono compleanno. Arrivavo, mi cambiavo, posavo qui il vestito che la mamma mi faceva indossare di mattina e iniziavo gli allenamenti, finché non sentivo i morsi della fame. Allora ripercorrevo tutti passaggi al contrario e, quando posavo con cura il gin in questo cespuglio, pensavo sempre a quanto mi mancava per raggiungere un livello degno del sangue che mi scorre nelle vene.»

buca era abbastanza profonda e Kin prese con cura la propria coda tra le mani. La osservò ancora un'ultima volta, con le lacrime che le premevano dietro gli occhi ma stavolta decisa a non farle uscire e la posò con cura nella buca, che ricoprì poi con la terra.

Diede un paio di pacche leggere alla lieve cunetta in modo da pareggiarla e si alzò lentamente in piedi. «Quando mi sono accorta che non aveva più la coda, mi sono sentita terribilmente persa. Era come se avessi perduto la mia identità. La coda mi ha sempre fatto sentire parte del mondo sayan ma adesso, io non ho più nulla che mi leghi a quel popolo. Sono una normalissima terrestre.»

«Tu non sei mai stata una normalissima terrestre.» La voce del padre gli arrivò dritta al cuore, facendoglielo tremare. Vide la sua sagoma chinarsi verso la terra smossa sotto la quale vi era la propria identità. Goku svanì per un istante, per tornare quello dopo con una manciata di pietre bagnate, che posò con cura sopra la cunetta, formandone una piccola montagna di alta quanto una mano.

Si rialzò e strinse al proprio petto la figlia. «La tua identità sayan non era in quella coda, è nel tuo sangue. Finché resterai in vita, finché il tuo sangue continuerà a scorrere nelle tue vene e il tuo cuore a battere, tu sei una sayan.»

Distanziò il proprio petto in modo da poter alzare il mento della figlia con un dito e guardarla amorevole negli occhi scuri. «Capito, principessa?»

Lei accennò ad un sorriso e annuì, per tornare subito dopo a cingere la larga schiena del padre con le braccia e tuffare il proprio volto nei suoi pettorali, assaporando appieno il senso di protezione che le dava ogni qualvolta la stringeva a sé.

Dopo quella che parve a entrambi una piacevole eternità, Kin chiese con un sussurro: «Papà, possiamo tornare a casa?» Il sayan le accarezzò i capelli con un sorriso. «Certo.»

Sentì la figlia stringersi a lui con maggior vigore e affetto, si portò le dita alla fronte e scomparve con lei.

I due riapparvero di fronte la porta di casa.

Kin osservò il legno dell'entrata, evidentemente incerta sull'entrare. Goku notò la sua insicurezza: un sorriso si materializzò sulle sue labbra e fece la cosa migliore che potesse passargli per la testa. «Chichi, siamo tornati!» Gridò euforico, aprendo la porta e guadagnandosi la faccia scandalizzata della figlia, dove poté leggere tutto il suo sgomento per quel ritorno in scena.

Il sayan avvicinò le labbra all'orecchio della figlia, che ancora non sapeva percepire le auree e le rivelò strizzandole l'occhio: «La mamma è in cucina, sola. Muoviti che sta tornando tuo fratello e c'è anche Trunks con lui.»

Lei continuò a guardarlo allibita, non capendo. Solo la mattina si era consumata una tragedia e ora lui tornava a casa come se fossero appena stati a pescare, anziché dire addio ad una parte di lei?

Quando questo pensiero si completò nella mente di Kin però, alla ragazza si formò un sorriso, realizzando la situazione e ricordandosi d'improvviso chi fosse suo padre. Entrò in casa euforica, correndo dalla madre e incontrandola sulla soglia della cucina.

La donna era distrutta, aveva gli occhi rossi e gonfi, il volto pallido e il fazzoletto di stoffa che teneva in mano era completamente bagnato.

Chichi non fece in tempo a realizzare l'immagine della figlia che le veniva incontro con il suo bel sorriso in volto, che questa la stava già abbracciando, più affettuosa che mai. La donna rimase paralizzata per qualche istante, finché non sentì la voce che aveva creduto non poter udire mai più in vita sua: «Mi dispiace mamma, mi sono comportata malissimo stamani. Non volevo darti questo dolore, mi pento tantissimo di ciò che ho detto. Ti prego, perdonami.»

Chichi strinse a sé la figlia, incapace di credere a quelle parole assurde. «Io non devo perdonarti nulla, sono io quella che deve chiederti scusa, infinite volte. Sapevo e so quanto tieni alla coda, non avrei dovuto agire così precipitosamente. Se solo io...» Si fermò, perché Kin le aveva preso il volto tra le mani.

Con un sorriso, disse sicura di sé: «Hai fatto ciò che dovevi, solo per proteggermi. Non hai niente da rimproverarti.»

La donna, per tutta risposta, la strinse forte a sé, non riuscendo a proferire parola.

«Però...» Sentì la ragazza chiederle trepidante, con il mento poggiato sulla sua spalla. «Ora che non ho più la coda, posso allenarmi anche la sera?» Il suo era un evidente tentativo di sdrammatizzare la situazione, in cui la donna riconobbe una delle qualità che più amava del suo Goku, ma allo stesso tempo era chiaro che avesse tutte le intenzioni di ricevere un sì come risposta.

A Chichi scappò una risata nell'abbraccio. «Sì, certo che potrai.» Sorrise, con le lacrime che ormai non volevano più uscire grazie alla sayan, accarezzandole la chioma corvina e stringendola a sé come da piccola, quando durante le notti di tempesta lei e Goku se la ritrovavano fare capolino tra le coperte del letto, in mezzo a loro, tremante di paura.

Goku osservava la scena con la schiena appoggiata allo stipite dell'ingresso, a braccia incrociate e rivolto verso le due, con un sorriso soddisfatto e felice sul viso. Dopo qualche secondo che le due erano immerse nel loro abbraccio, il sayan si voltò verso l'esterno: «Ah, eccoli finalmente.»

Le due si sciolsero e guardarono il sayan. «Eccoli chi, caro?» Chiese perplessa Chichi, ma a risponderle fu Kin, alla quale brillavano gli occhi dalla gioia, sia per la risposta affermativa ricevuta dalla madre, sia per sapere se il figlio del Principe avesse accettato la sua richiesta. «Trunks e Goten.»

Chichi guardò la figlia per un istante, poi l'orologio attaccato alla parete e sbiancò, portandosi le mani al volto allarmata. «Accidenti se è tardi! E non c'è nulla di pronto da mangiare!» Gridò, mentre si fiondava in cucina e iniziava a preparare il pranzo, sotto gli sguardi allibiti di marito e figlia.

I due si scambiarono uno sguardo interrogativamente complice, poi si voltarono verso i due, che erano atterrati in quel momento di fronte all'abitazione.

«Devi imparare a volare più veloce, non posso continuare ad aspettarti ogni volta.» La voce era quella di Trunks, che percorreva tranquillamente con l'amico al fianco quei pochi passi che li separavano dall'interno di casa Son.

«Oh ma dai, piantala! Sai benissimo che mi sono dovuto fermare per rispondere al telefono.» Ribatté Goten, ma l'altro lo guardò di sottecchi in modo furbo. «Ah sì, eh? E dimmi, da quando i cellulari prendono a chilometri da terra?»

I due si arrestarono appena oltrepassata la porta. Trunks incrociò le braccia al petto, mentre Goten guardò dall'altra parte con aria saputella, frapponendo un dito tra il suo volto e quello sorridente dell'amico. «La tecnologia avanza caro mio, fattene una ragione, altrimenti appena erediterai la Capsule Corporation la manderai in malora.»

Trunks si portò scoraggiato una mano alla fronte, scuotendo la testa arreso: «Non c'è proprio speranza con te...» Alzò il volto e si rivolse a tutti i presenti con il suo sorriso. «Buongiorno a tutti.»

«Buongiorno ragazzi!» Rispose con entusiasmo Kin, mentre Goku strizzò loro l'occhio. Goten stava per rispondere, finché il suo sguardo non si posò sulla sorella. «Buon... Kin!»

Le si fiondò  vicino e la spinse verso la sua camera, sotto gli occhi interrogativi di tutti.

Goku si rivolse al sayan rimasto nella stanza con lui, perplesso: «Ma che gli è preso a mio figlio?» Trunks alzò le spalle, interrogativo, poi si rivolse all'eroe con un sorriso: «L'ho detto io che non c'è speranza con Goten.»

Goku rise e si avviò al tavolo, già apparecchiato da Chichi a tempo di record, facendo cenno al giovane di seguirlo. «Avanti, racconta. Come vanno gli allenamenti?» Trunks accettò di buon grado l'invito del sayan e si andò a sedere a quello che, dopo una vita passata in quella casa con quello che ormai era suo fratello Goten, era diventato il suo posto.

Nella camera della ragazza, Goten si era chiuso la porta alle spalle e si era messo a rovistare nell'armadio della sorella. «Ma che stai facendo?» Gli chiese scocciata lei, mentre prendeva al volo gli abiti che il fratello si lanciava dietro, imprecando a denti stretti.

«Goten!» Lo richiamò lei. Il sayan guardò l'interno dell'armadio sconvolto, esclamando: «Ma possibile che tu non abbia vestiti decenti da metterti?» Lei lo fissò più interrogativa che mai, spostando di lato la testa per permettersi di vederlo, dato che le aveva svuotato completamente l'armadio e i vestiti formavano adesso una montagna davvero alta sulle sue braccia. Quando si accorse che il fratello le aveva appena regalato almeno un ora di lavoro per ripiegarsi ogni abito e riporlo al proprio posto, buttò la pila sul letto e afferrò la maglia di Goten all'altezza del petto, portando ad un millimetro il suo viso dal proprio. «Ma si può sapere che ti è saltato in mente, razza di cretino? Hai idea di quanto tempo mi ci vorrà per rimettere tutto apposto?» Gli gridò contro, logicamente arrabbiata.

Lui le urlò in faccia, altrettanto furioso: «E' colpa tua! Si può sapere perché nel tuo armadio manca un vestito che non ti faccia sembrare una sgualdrina?»

Lo sguardo di lei divenne immediatamente interrogativo, tanto che sussurrò perplessa: «Sgualdrina? Che vuol dire?»

Goten fece un respiro profondo, ricordandosi dell'ignoranza della sorella. La staccò da sé e la portò di fronte al lungo specchio c'era in camera. Le si posizionò dietro, tenendole le mani sulle spalle e cercò di dirle nel modo più tranquillo possibile: «Dimmi cosa vedi, Kin.»

Lei lo guardò interrogativa nel riflesso. «Noi due, che cos'altro dovrei vedere.»

Lui scosse la testa, spiegandosi poi meglio: «No, non intendevo questo. Concentrati sulla tua immagine riflessa e guarda quanta pelle hai scoperta. Questa cosa non va' bene, devi coprirti di più.»

Lei fece come le aveva detto il fratello, poi scoppiò a ridere ottenendo lo sguardo perplesso di lui, che le chiese: «Che hai da ridere? Guarda che io sono serio e te lo sto dicendo per il tuo bene. Non vuoi trovare un marito che ti...» Lei lo fermò, alzando il palmo della mano.

Appena smise di ridere, pochi secondi dopo, si voltò verso il fratello e lo guardò negli occhi, sorridente. «Guarda che con questa maglietta io mi ci sono svegliata stamani, non sono stata io a indossarla, deve avermela messa papà dopo che sono svenuta stanotte.»

Lui la prese per le spalle, negli occhi era evidente tutta la sua preoccupazione. «Sei svenuta stanotte? Che cosa è successo, ti sei sentita male?»

Kin rispose con un semplice sorriso, aggiungendo poi: «Diciamo di sì... Mi sono trasformata in oozaru e la mamma mi ha tagliato la coda.» Il ragazzo sgranò gli occhi incredulo, ma Kin rispose con un sorriso dolce e rassicurante. «Stai tranquillo, sto benissimo! Certo, questa mattina ero un po' scossa, ma adesso va tutto bene, davvero!»

Goten guardò il volto sorridente di sua sorella, notando nei suoi lineamenti dolci i segni della sofferenza provata nelle ultime ore. Stava per dire qualcosa per tentare di rincuorarla, quando lei si voltò sorridente verso lo specchio e gli disse entusiasta: «Comunque ho capito cosa intendi dire per il vestirmi. E ho in mente l'abito perfetto.»

Inclinò leggermente la testa, regalando al fratello uno dei suoi sorrisi più belli. Goten si rasserenò un poco, ammirando la forza della sorellina e le sorrise orgoglioso.

Kin si voltò nuovamente e poggiò le mani sul petto del fratello, spingendolo fuori dalla stanza: «Esci che mi cambio.» Lui si lasciò trascinare fuori e, prima che gli chiudesse la porta in faccia, le disse con un sorriso: «Mi raccomando!» Lei strizzò l'occhio e l'uscio.

Rimasta sola, Kin si tolse la maglia che arrivava appena a fine natiche, ritrovandosi nuda nella propria camera silenziosa. Si guardò di schiena allo specchio, osservando con un pizzico di malinconia la cicatrice alla base della sua schiena. Il suo volto si rattristò per un attimo, poi si ricordò le parole del padre: “la tua identità sayan non era in quella coda, è nel tuo sangue. Finché resterai in vita, finché il tuo sangue continuerà a scorrere nelle tue vene e il tuo cuore a battere, tu sei una sayan.”

Un sorriso sincero prese il possesso delle labbra della ragazza, che si diresse verso il mucchio di vestiti sul suo letto, alla ricerca di quello che aveva in mente.

 



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Capitolo 5
*** L'inizio delle lezioni ***


Anno 790

«Capisco...» Commentò Goten, evidentemente rammaricato. Goku aveva appena raccontato ai due sayan ciò che era successo la scorsa notte e quella mattina.

«Incredibile, io non credo sarei riuscito a essere così raggiante dopo poche ore...» Continuò il ragazzo, tenendo il capo chino.

Trunks guardò l'amico, cercando di tirarlo su con un sorriso: «Tua sorella è davvero molto forte. Non fisicamente o almeno, non solo, ma nel senso che avere la forza di sorridere come lei nonostante ciò che le è successo da nemmeno un giorno, non è da tutti e denota una grande forza d’animo.»

«Io sono sicuro che la notizia che le darete appena esce da quella stanza, le farà dimenticare tutto il dolore che ha provato fin ora.» Esclamò Goku, facendo loro l'occhiolino mentre con la mano accennava alla porta della figlia, per poi alzarsi e uscire. «Io vado ad asciugarmi, sono ancora tutto bagnato dal tuffo nel lago… Chiamatemi quando si mangia.»

«Sì, papà! » Rispose Goten, guardando poi l’amico e scambiando con lui uno dei sorrisi complici che li avevano sempre contraddistinti.

La serratura della stanza della sayan scattò e i due giovani si voltarono a guardarla. Kin apparve davanti camera sua con indosso il vestito regalatole la sera prima dal fratello maggiore e la sua famiglia, con un sorriso raggiante sul volto.

Si avvicinò al tavolo e chiese al fratello, alzando un sopracciglio: «Allora Goten, questo mi copre abbastanza?»

Lui la squadrò bene. Nonostante l'avesse già vista la sera prima indossarlo e le fosse sembrata bellissima, quello spacco adesso gli pareva davvero esagerato. «Beh, magari potresti copr...» Non riuscì a finire la frase che Trunks gli tappò la bocca con la mano, per poi rivolgersi alla sayan e dirle con un sorriso meraviglioso: «Stai benissimo Kin, sembri una Dea, davvero!»

La ragazza chinò la testa e arrossì leggermente, rispondendo con un sussurro: «Grazie...» Sentì la madre chiamarla con una richiesta d'aiuto e, facendo un cenno di breve saluto ai due, si diresse in cucina di corsa a darle una mano per finire di preparare il pranzo.

Trunks osservò la ragazza allontanarsi con un sorriso dolce, che non sfuggì a Goten. Il moro morse la mano dell'amico, in modo da levarsela da davanti la bocca e poter quindi parlare. «Ma si può sapere perché l'hai fatto?»

Trunks lo guardò di sottecchi, tenendosi la mano dolorante, dicendo semplicemente: «Sei un cretino.»

Con quell'esclamazione si guadagnò lo sguardo perplesso di Goten, al quale rispose senza cambiare espressione, poggiando il gomito sul tavolo e voltandosi completamente verso il più giovane. «Dopo tutto quello che Kin ha passato nelle ultime ore, tu hai il coraggio di rimproverarla per uno spacco del vestito? Che oltretutto le sta davvero benissimo e non è affatto esagerato per il corpo che ha.»

Goten lo fulminò con lo sguardo. «Cosa vorresti dire con "per il corpo che ha"?»

L'altro rispose senza scomporsi minimamente: in fondo, il suo era un apprezzamento più che veritiero. «Che tua sorella è uno spettacolo, oggettivamente parlando. Ed è inutile che tu continui a volerla veder vestita come una suora e tenerla rinchiusa sotto una campana di vetro per paura che se ne vada. Prima o poi se andrà da questa casa, come anche tu farai, perciò abituati a quest’idea e lasciale un po’ di respiro.»

Goten arrossì imbarazzato dal fatto che Trunks avesse centrato in pieno la situazione.

«Sai che sei davvero egoista sotto questo aspetto?» Continuò Trunks, poggiando il volto sulla propria mano.

Goten si stirò sulla sedia a capo tavola, lasciando che la testa gli ricadesse all'indietro e rispondendo mentre fissava il soffitto, a voce bassa. «Dici che è un male voler proteggere la propria sorellina dal soffrire per amore?»

Trunks guardò l'amico. Gli fu facile mettersi nei suoi panni, avendo anche lui una sorella minore, perciò gli rispose abbandonando qualsiasi ironia e aria di scherzo. «No, non è sbagliato. Ma non potremo proteggerle per sempre, prima o poi dovranno amare anche loro qualcun'altro che non siamo noi, anche se questo significherà che potrebbero soffrire in futuro.»

Goten alzò la testa e puntò i propri occhi neri in quelli chiari del sayan che considerava da sempre un fratello. «Non voglio che soffrano.»

«E per questo tuo volere sei pronto a privarle di innamorarsi? Impedirai loro anche la gioia in questo modo, lo sai.» Disse Trunks, non distogliendo lo sguardo. Entrambi avevano iniziato a parlare al plurale perché in gioco non c’era più solo Kin ma anche Bra. L’unica differenza tra le due, era che Bra seppur più piccola, aveva un vita sociale molto più attiva e spericolata della Son, che invece era sempre o chiusa in casa o agli allenamenti con il familiare di turno.

Trunks stava solo cercando di convincere il “fratello” a lasciarle conoscere gente, in modo che anche lei potesse crescere e farsi un’idea di come funzionassero le cose nel mondo.

Gli occhi neri di Goten si restrinsero per un istante, poi entrambi i sayan si voltarono verso la cucina, dalla quale Kin e Chichi stavano uscendo con la prima portata.

Kin andò a chiamare il padre, dopodiché si sedette di fronte a suo fratello, che aveva già iniziato a mangiare. Lo fissò per qualche secondo, nella speranza che lui ricambiasse lo sguardo, ma tutto ciò che Goten aveva a cuore in quel momento era il cibo che si trovava davanti e che stava divorando famelico.

La sayan finse un colpo di tosse, ma anche così non riuscì ad ottenere nessun cenno da lui.

«Kin, dovresti evitare di mangiare in fretta altrimenti continuerai a strozzarti con il cibo. Bevi un po' d’acqua.» La ragazza rise nervosamente al rimprovero affettuoso della madre, la quale aveva evidentemente travisato la sua finta tosse.

Mentre si portava il bicchiere alle labbra, Kin dette da sotto il tavolo un calcio che colpì Goten in pieno stinco, lanciandogli al contempo un'occhiataccia delle sue. Il ragazzo si chinò e si prese la gamba tra le mani, gridandole contro: «Ma si può sapere perché l'hai fatto?»

Kin posò il bicchiere sul tavolo e continuò a mangiare, ignorandolo completamente.

Appena gli sguardi degli altri tre si furono staccati da loro, la sayan fulminò nuovamente il fratello con occhi di fuoco. Sguardo che però il sayan non riuscì a comprendere finché lei non accennò all'ospite con la testa e con le labbra mimò la parola "lezioni".

Goten a quel punto capì e si rivolse all'amico al suo fianco: «Ehi Trunks, Kin vorrebbe sap...» S'interruppe al nuovo calcio che gli aveva colpito l'altra gamba.

Con le lacrime agli occhi per l'esasperazione ed il dolore, guardò nuovamente la sorella, tenendosi il punto colpito con entrambe le mani.

«Ma perché?» Chiese tra i denti, con tono disperato. Lei non rispose, se non strizzando impercettibilmente i propri occhi.

Lui afferrò il concetto e continuò verso Trunks, il quale non si era perso un solo istante e se la stava ridendo sotto i baffi come un dannato, alle spalle del povero malcapitato Son. «Noi, vorremmo chiederti se ci daresti delle lezioni sulla storia sayan. Visto che noi...» Ripeté il pronome, guardando la sorella di sottecchi. Vedendola sorridere e annuire, continuò: «Siamo molto curiosi e interessati a questo nostro lignaggio.»

Un sorriso soddisfatto da parte di Kin gli fece tirare un sospiro di sollievo mentre si massaggiava gli stinchi ancora doloranti, con un ultimo lamento strozzato.

Trunks si voltò un’istante verso la sayan e le fece l'occhiolino, accompagnato da un sorriso irresistibile. Goten gli aveva già accennato la sera precedente a quella richiesta di Kin e lui era stato più che entusiasta all’idea di insegnare ai due qualcosa sulla cultura sayan, anche se già sapeva che Goten non avrebbe ascoltato una sola parola.

Kin contraccambiò con un sorriso timido, prima che gli occhi azzurri del ragazzo si posassero sul suo amico, dicendo semplicemente: «Sarà un piacere.» Poi, tornando a guardare lei, aggiunse: «Potremmo iniziare subito dopo pranzo, che dici?»

Alla ragazza brillarono gli occhi; si voltò verso la madre, come per chiederle il permesso. Chichi annuì con un sorriso, dopo aver aggiunto: «Dopo che avrai lavato i piatti, potrete andare.»

Kin saltò in piedi dalla sedia, per abbracciare la donna e ringraziarla a ripetizione.

L'euforia della sayan di quel momento cozzava con l'espressione annoiata del fratello, il quale già sapeva che lo avrebbe atteso un lungo pomeriggio con quei due.

«Goten!» L'ennesimo richiamo di Trunks fece perdere l'equilibrio alla matita che il ragazzo stava tenendo concentrato tra il proprio labbro superiore e il naso, facendola cadere tintinnando sul lungo tavolo al quale era seduto con la sorella, per la prima lezione di storia sayan a casa Brief.

«Ma possibile che tu non abbia ascoltato una sola parola che ho detto da quando siamo arrivati?» Chiese il più grande, con quel tono saccente da professore che aveva assunto da quando erano entrati in quella stanza, che al moro non piaceva affatto: era troppo da saputello.

«Non è colpa mia se queste cose non m'interessano minimante. Io sono stato costretto a stare qui, da voi due!» Esclamò il Son, indicando prima l'amico e poi la sorella. Lei, togliendosi con uno schiaffo leggero il dito del fratello da davanti la faccia, ribatté: «Sei solo un cretino! Dovresti approfittare di quest'occasione che Trunks ci ha concesso anziché lamentarti di continuo. Sei un sayan o no? Com'è possibile che la cultura del tuo popolo non ti interessi minimante, me lo spieghi?»

Goten, per tutta risposta, appoggiò scocciato la guancia sulla mano e si voltò dall'altra parte sbuffando. «Non ci sarebbe un modo un po' più divertente per imparare queste cose?» Chiese poi perplesso. Trunks chiuse gli occhi e si portò una mano alla fronte sospirando, evidentemente scoraggiato dall'atteggiamento dell'amico. Anche se si aspettava che sarebbe finita così, non credeva sarebbe stato così faticoso per lui.

«Tipo?» Chiese, con fare arreso. Goten rispose senza guardarlo: «Mah, non so... Tipo una gita?»

«Abbiamo iniziato queste lezioni da nemmeno un'ora e tu già sei a proporre gite?» Chiese perplessa Kin, evidentemente contrariata dal fatto che il fratello avesse un atteggiamento così impossibile. Trunks però, dopo pochi secondi di riflessione schioccò le dita e si rivolse euforico ai due: «E gita sia, so già dove andare!»

I due Son lo guardarono interrogativi e curiosi, Trunks fece loro l'occhiolino, tenendo l'indice davanti al volto. «Vi porterò dove mi ha portato una volta mio padre per fare pratica contro una delle bestie più simili a quelle che erano sul pianeta Vegeta.» Poi aggiunse, con un sorriso che rispecchiava quelli di entrambi i sayan dai capelli scuri di fronte a lui: «Andate a mettervi la tuta da combattimento, ci sarà da sudare.»

Goten corse fuori dalla stanza, già sapendo dove andare a prendere il gin che teneva sempre a casa Brief per tutte le volte che i due ragazzi si allenavano nella Gravity Room, lasciando i due soli nella stanza. Dopo qualche secondo di silenzio, Trunks si alzò per andare anche lui a cambiarsi, ma la voce di Kin lo fermò che aveva ancora una mano poggiata sul tavolo: «Ehm... Scusami...» Il sayan posò i suoi occhi chiari su di lei. Le guance avevano preso un leggero rossore e la voce era timida. Kin ingoiò la saliva prima di continuare, a sguardo basso. «Io non ho il mio gin dietro...»

Trunks sorrise e le porse la mano da sopra il tavolo. «Tranquilla, sono certo che non sarà un problema trovare qualcosa per te.» La ragazza alzò gli occhi e non poté fare a meno di rispondere con un sorriso alla gentilezza dell'amico.

Il sayan portò Kin nella stanza adibita a spogliatoio che utilizzavano per cambiarsi quando entravano e uscivano dalla Gravity Room. «Aspetta un attimo qui.» Le disse con un sorriso, prima di entrare e chiudersi la porta alle spalle.

Kin ubbidì e appoggiò la schiena al muro. Non dovette attendere molto, infatti dopo pochi minuti Trunks e Goten uscirono cambiati. Il proprietario di casa porse alla sayan degli abiti arancioni, dicendole: «Prendi, è la vecchia tuta di Goten e penso possa andarti bene.»

La ragazza prese il gin tra le mani con un sorriso, mentre Trunks aggiunse, facendole l'occhiolino e indicandole lo spogliatoio: «Sta' tranquilla, la stanza è libera. Noi due ti aspettiamo qui fuori dalla porta.»

Kin rispose con un sorriso ed entrò, chiudendosi l'uscio alle spalle. Sola all'interno, si tolse subito il proprio abito e indossò velocemente il vecchio gin del fratello. Si legò i lunghi capelli in una coda alta e andò a guardarsi in uno dei tanti specchi a parete della stanza; non poté fare a meno di storgere la bocca alla vista della maglietta che le cadeva male addosso, decisamente troppo larga per lei, poi però alzò le spalle e uscì.

Goten appena la vide scoppiò a ridere, mentre Trunks storse la bocca e si portò una mano al mento, assumendo un'aria riflessiva.

Kin si avvicinò al fratello e gli diede un pugno alla testa, gridandogli conto: «Guarda che non è colpa mia se mi sta grande!»

Lui la guardò massaggiandosi la testa, nel tentativo di trattenere le risate. «E non è colpa mia se ho il petto più grande del tuo.»

Kin spalancò la bocca indignata ma la sua mano fu fermata da Trunks, prima che potesse abbattersi sul fratello. «Lasciami Trunks! Lo voglio picchiare!» Provò a dimenarsi lei, accigliata.

Lui rispose con un sorriso, riuscendo così a calmarla. «Lascia stare, non ne vale la pena. È un idiota senza speranza, lo sai anche tu.» La ragazza abbassò il braccio e Trunks le lasciò il polso, incitandola con un sorriso e un cenno del capo a seguirlo dentro lo spogliatoio.

«Penso di aver trovato la soluzione... Devo soltanto...» Disse, rufolando negli armadietti sotto lo sguardo interrogativo della sayan.

«Ah ah, eccola!» Esclamò di punto in bianco, poi si voltò verso di lei e le lanciò un pezzo di stoffa nera. «Prendi, indossalo come cintura.»

Lei seguì il consiglio dell'amico e, quando ebbe finito, si guardò di nuovo allo specchio. Stavolta sul suo volto apparve un sorriso soddisfatto, così com'era soddisfatto anche quello di Trunks.

Goten era rimasto fuori ad aspettarli e quando vide la sorella, non poté fare a meno di notare che indossando la cintura alla vita lo scollo sul suo petto si era stranamente e decisamente abbassato. Lei notò il suo sguardo e, con aria di totale indifferenza per la sua disapprovazione, si portò le mani dietro la testa e gli dette le spalle, dirigendosi verso l'uscita di casa Brief. «Così impari a dire che hai un petto migliore del mio.»

Goten la fulminò con lo sguardo, intuendo che l'avesse fatto apposta per innervosirlo, mentre Trunks se la rideva e s'incamminava anche lui verso l'uscita di casa, insieme a Kin.

Appena furono fuori, il Brief lanciò uno sguardo ai Son e intimò loro di seguirlo, aggiungendo che per arrivare alla loro meta ci sarebbe voluta una mezz’ora buona di volo. Dopo che i due ebbero annuito, si alzarono tutti e tre in cielo.

Come predetto da Trunks, dopo una trentina di minuti i tre sayan giunsero sopra una fitta foresta, del quale non si riusciva a vedere nulla se non le prime fronde degli alberi.

«Eccoci arrivati.» Disse il più grande, fermandosi proprio sopra la selva. Goten guardò interrogativo sotto di lui, per poi rivolgersi all'amico: «Che cosa dovremmo trovare qui?»

«Questa foresta ospita un paio di famiglie di Phoneutrie Fera giganti, saranno un ottimo allenamento. Anche se meno pericolose di quelle che si trovavano sul pianeta Vegeta, saranno comunque una bella sfida.» Gli rispose Trunks in un sorriso, portandosi ancora quel dannato dito davanti al volto con aria da saputello. Quando faceva così, al Son saliva l'istinto omicida.

«Di che cosa?» Chiese interrogativo Goten, ma anziché rispondergli Trunks iniziò a scendere. Il ragazzo si rivolse alla sorellina, che guardava in basso storgendo la bocca. «Sicura di voler venire? Sembra che là sotto faccia parecchio buio… Credo ti convenga aspettarci qui.»

Kin lo fulminò con lo sguardo, colpita nell’orgoglio e iniziò a scendere senza degnarlo di risposta, seguita dal fratello, che sbuffò sottovoce: «Io lo dicevo per te...»

Appena terminata la frase, fece appena in tempo ad evitare una sfera d’energia lanciatagli contro dalla sorella, prima di poggiare i piedi a terra. Le si avvicinò minaccioso, ma Trunks si frappose tra i loro per evitare che iniziassero a litigare.

Calmati i due, il sayan dagli occhi chiari iniziò a fare strada, mentre diceva: «Ricordatevi che non dobbiamo ucciderle, solo metterle KO.» Guardò l'amico di sottecchi, specificando: «E niente stadio del super sayan, sono stato chiaro?»

L'altro rispose con tono offeso. «Ma ti pare che io abbia bisogno di trasformarmi per mettere KO qualche stupidissimo...» Ad interromperlo era stata la creatura che gli si era parata davanti, la quale gli aveva fatto venire un brivido puntando quei due enormi occhi rossi nei suoi scuri. «Ragnetto?» Terminò la sorella per lui, mentre scansava con un agile salto una ragnatela proveniente dalla propria destra. «Maledizione, siamo circondati!» Costatò la ragazza, mentre Trunks aggiungeva: «Sono molti di più di quelli che affrontai con mio padre...»

«Non sai che i ragni si riproducono in fretta? » Chiese la ragazza in un soffio, mentre ne atterrava uno con una ginocchiata.

«Kin, Goten, non dovete toccarli direttamente a pelle nuda, i loro corpo è coperto di peli paralizzanti!» Gridò Trunks ai due, mentre con un calcio atterrò una creatura accanto a lui.

«Ah! Odio i ragni!» Escalmò Goten, risvegliatosi dal suo stato di trance e atterrando quello che si trovava davanti, assestandogli una gomitata sul muso, ignorando l'avvertimento di Trunks e ritrovandosi di colpo l'intero braccio destro paralizzato. «Ma che diamine?» Gridò incredulo, mentre saltava di lato per evitare un getto di ragnatela.

«Sei un'idiota! Lo vedi che succede quando non mi ascolti?» Disse Trunks, dandogli un pugno sulla testa. Goten alzò il volto, urlandogli ad un centimentro dal suo: «Ma che cavolo dici? Si può sapere quando mai mi avresti dato un accorgimento del genere?»

«Te l'ho detto che devi imparare ad ascoltarlo di più, fratellone.» Gli rispose con un sorriso Kin, atterrata un istante di fronte a loro e saltando subito dopo. Sembrava davvero si stesse divertendo come una matta. Atterrava un ragno dietro l'altro, colpendo con assoluta precisione e stendendoli spesso con un colpo solo.

I due sayan restarono ad osservarla volteggiare in aria con un'eleganza unica, finché arrivò davanti a loro e colpì con un calcio la testa del ragno che stava per attaccarli, stendendolo. «Siete lenti. E poi che avete da guardare con quelle facce a pesci lessi?» Disse, incrociando le braccia al petto, poi aggiunse, alzando un sopracciglio: «Si può sapere quanti ne avete atterrati tra tutti e due?»

Loro si guardarono negli occhi, consci che ne avevano messo fuori gioco uno a testa. Trunks dette una pacca a Goten e gli porse un senzu, dicendo raggiante per cambiare discorso: «Allora, amico mio. Meglio guarire quel braccio prima che ti vada in cancrena per le tossine del ragno, che ne dici?»

Goten rispose, condividendo a pieno il suo tentativo: «Eh già, non vorrei mai che accadesse. Eh eh...» Prese il senzu dalla mano del suo compare e in pochi secondi sentì nuovamente circolare il sangue nel proprio braccio.

Kin diede loro le spalle e si portò la mano alla fronte, scuotendo la testa e sospirando sconsolata. «Ah… Ha proprio ragione la mamma, quando dice che sui maschi sayan non si può fare affidamento...»

I due la raggiunsero e le si misero a fianco, osservando le decine dei corpi stesi a terra.

«Sicura di non averli uccisi? Voglio dire, sembrano davvero... Morti...» Disse Goten, chinandosi su un ragno.

«Fossi in te non lo toccherei di nuovo, altrimenti il senzu stavolta te lo sogni, non possiamo sprecarli così.» Esclamò la sorella, seria e risentita dalla sua mancanza di fiducia. Lui le si rivolse con un sorriso furbo e si mise le mani dietro la schiena, riavvicinandosi a lei e a Trunks.

«Ragazzi, allora? Da che parte andiamo?» Chiese Kin perplessa, dopo un sospiro e guardando le due biforcazioni che il sentiero formava davanti a loro.

«Tu che dici Goten?» Chiese il sayan dagli occhi chiari.

«Mmmh... Io direi di qua.» Rispose il giovane dagli occhi scuri, indicando alla sua destra con aria non troppo convinta.

«Sei sicuro?» Chiese l’altro. Goten annuì. Trunks si incamminò dalla parte opposta, aggiungendo tranquillamente: «Bene, allora questa è la direzione giusta.»

I due Son lo guardarono interrogativi. «Trunks...» Tentò di dire Kin, ma il ragazzo si spiegò prima che lei formulasse la sua domanda: «L'ultima volta che ho dato retta a tuo fratello è stato 12 anni fa e siamo finiti nel nido di un dinosauro.»

Kin trattenne una risata e si mise al fianco del ragazzo, mentre il sayan moro assunse un'aria scocciata e rimase fermo qualche secondo, prima di decidersi e seguirli.

«Sai Goten, dovresti imparare ad avere più buon...» La ragazza non riuscì a completare la frase che si ritrovò immobilizzata al tronco di un albero, a circa dieci passi dietro i due compagni.

Cercò di liberarsi, ma quella roba appiccicosa era terribilmente resistente e la teneva bloccata. «Ragnatela?» Sussurrò, poi si rivolse in un avvertimento verso gli altri due. «Ragazzi, state attenti!»

«Maledizione, ce ne sono degli altri?» Sbraitò Goten cercando di intravedere qualcosa nel buio degli alberi, mentre la sorella cercava di liberarsi dalla ragnatela che la costringeva alla quasi completa immobilità.

Trunks lanciò una sfera d’energia dorata verso le tenebre, in modo da far luce e poter avere un’idea di quanti fossero i loro avversari.

I due sayan spalancarono gli occhi quando videro centinaia di migliaia di magre zampe pelose ovunque e gli innumerevoli occhietti fluorescenti dei loro portatori.

Goten fissò l'amico alzando un sopracciglio, spavaldo. «La prossima volta andiamo a destra.» Trunks lo fulminò con lo sguardo.

L'istante dopo, i due saltarono da lati opposti per evitare il getto di tela appiccicosa del ragno gigante di fronte a loro.

Goten spezzò con un calcio due zampe della creatura alla sua sinistra, mentre chiedeva all'amico: «Ehi Trunks, di' un po'. Ma perché non possiamo ucciderli e farla finita una volta per tutte anziché perdere tempo in questo modo?»

Trunks gli rispose dopo aver atterrato con una ginocchiata al collo uno sei suoi avversari: «Perché quando muoiono i loro corpi rilasciano una sostanza estremamente tossica, non sopravviveremmo e probabilmente nemmeno la gente della città qui vicino resisterebbe, considerando il numero di quanti ce ne sono.»

«Che cosa? Ma in che diamine di posto ci hai portati?» Sbraitò Goten, giunto schiena a schiena con lui. L'altro lo guardò alzando un sopracciglio: «Sei tu che hai proposto di fare una gita, io ti ho solo accontentato.»

I due si divisero e atterrarono altri due avversari ciascuno, prima che Goten si potesse nuovamente rifare contro l'amico. «Non azzardarti a dare la colpa a me!»

«Ragazzi!» Il grido di Kin attirò la loro attenzione e li fece voltare verso di lei. La sayan era ancora intrappolata all'albero e un ragno le si stava avvicinando con le pedipalpi che fremevano di infilarlesi nel corpo. «Un aiutino?» Chiese perplessa con voce tremante.

I due si scambiarono un breve sguardo e si avvicinarono a lei e, mentre Trunks atterrava il ragno e quelli circostanti, Goten cercava di aiutarla nel liberarsi dalla ragnatela. «Ancora un attimo, ho quasi fatto... Ecco!» Esclamò il ragazzo, un istante prima di ritrovarsi faccia a terra, immobilizzato a sua volta da una ragnatela arrivatagli di spalle.

«Maledizione!» Ringhiò fra i denti, mentre Kin atterrava il ragno che lo aveva immobilizato. Si avvicinò poi a Trunks e si dette il cambio con lui, stendendo gli ultimi e permettendo al ragazzo di andare ad aiutare l'amico a liberarsi.

Goten si rialzò quando ormai la sorella con una ginocchiata atterrava anche l'ultima creatura. «Uff... Finalmente anche l'ultimo è andato...» Sospirò Kin, passandosi l'avambraccio sulla fronte, imperlata di sudore. Trunks le sorrise soddisfatto e lei contraccambiò.

«Dove stai andando?» Chiese la sayan perplessa al fratello, che si stava dirigendo dalla parte opposta alla meta stabilita, sbattendo i piedi per terra e con espressione evidentemente scocciata sul volto. «Me ne vado. Basta, ne ho fin sopra i capelli delle lezioni di Trunks!»

«Tutte queste storie per via di qualche ragnetto?» Chiese con tono strafottente l'amico. Goten gli lanciò un'occhiata omicida che lo fece raggelare mentre si tolse l’ultimo rimasuglio di ragnatela dai capelli corvini, poi si voltò, si trasformò e volò via senza dire altro.

I due osservarono la scia dorata che lasciava in cielo al suo passaggio, poi si guardarono negli occhi e dopo qualche secondo iniziarono a ridere a squarciagola.

«Non credo che tornerà...» Disse Kin appena riuscì a proferire parola, mentre si asciugava una lacrima scesale sulla guancia per via delle troppe risate. Trunks annuì, poi le chiese con un sorriso malizioso: «E tu? Vuoi continuare con le mie lezioni?»

Lei gli sorrise innocente, voltandosi e tendendo il braccio verso gli alberi scuri di fronte a loro: «Fammi strada, mio Principe!»

A Trunks scappò un'altra risata e si incamminò con lei al fianco, approfittando del percorso per informarla su qualche altra nozione sayan.

 

Elsira #3

Okay, ehm...
No, non so che come spiegare quel che è qui sotto, in effetti...
Eh eh... ^^'
Vabbe' diciamo, senza troppi rigiri di parole (anche perché sennò so già che se ci metto più di 2 minuti a scrivere questo messaggio, poi cancello tutto perché il mio "coraggio" se ne và a farsi benedire), che è come mi sono immaginata i personaggi, di questo capitolo in particolare u.u Se non si capisse, com'è probabile, quella in mezzo è Kin, quello alla vostra sinistra è Goten e quello alla vostra destra è Trunks...
Sì, e... Nient'altro perché sennò i due minuti scadono xD
Dopo aver lasciato questo messaggio imbarazzante, io vi do appuntamento a domenica mattina-primo pomeriggio con il nuovo capitolo u.u Sempre ammesso che non vi siate sentiti male nel vedere 'sto sgorbio o leggere questo capitolo... Oddio, spero davvero di no (!)... Soprattutto per la seconda ipotesi che vi ho posto... La prima capirei anche...

P.S. Non sono in cerca di complimenti o roba del genere, sono praticamente 13 anni che non prendo in mano le matite colorate e almeno 5 che non prendo in mano un lapis che non sia per scrivere appunti, quindi mi rendo benissimo conto delle mie non capacità illustratorie. Il fatto è che una persona che, purtroppo per me, stimo dannatamente, mi ha incoraggiata a postare 'sto schizzo, quindi nulla... Eccolo qui... (!) -.-
Sì, lo so: non esistono ombre. (Ve l'ho detto che è uno sgorbio u.u) Questo è per il semplicissimo motivo che non sono assolutamente e in alcun modo in grado di farle (!), sul serio. E' qualcosa che però sto cercando di migliorare, nel tempo libero che mi rimane... Quindi, forse, fra trent'anni sarò in grado di fare l'ombra di un'arancia u.u
Nelle recensioni commentate la STORIA, NON l'imbarazzante IMMAGINE QUI SOTTO! Grazie u.u


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Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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Capitolo 6
*** Una lezione speciale ***


Anno 790

«Bene, io vado allora!» Disse Kin, aprendo la porta e con ormai un piede fuori di casa, quando la voce di suo padre la fermò. «Ehi aspetta, dov'è che vai?»

Kin si voltò verso il genitore. «A lezione da Trunks.»

«Ma non ci sei stata ieri?» Chiese Goku alzando un sopracciglio, perplesso.

Chichi apparì dalla cucina, con in mano la colazione del marito. «Ultimamente, tu e Trunks state passando molto tempo insieme.» Disse con un sorriso malizioso, mentre il sayan si fiondava sul cibo squisito.

Kin rispose semplicemente, arretrando verso l’esterno a piccoli passi: «Sì, abbiamo intensificato l'orario delle lezioni perché c'è davvero molto che devo imparare. Mi ha proposto di vederci tutti i giorni e sono già in ritardo, quindi se...»

«Te l'ha proposto lui?» Chiese perplesso Goku, alzando appena gli occhi dal piatto per posarli su di lei e interrompendo la propria colazione.

Kin stava per rispondergli affermativamente, altrettanto perplessa, ma la voce di sua madre arrivò per prima. «Caro, mangia che si raffredda...» Esclamò la donna nel tentativo di far zittire il marito, infilandogli una pagnotta in bocca per impedirgli di parlare oltre.

Poi rivolta alla figlia, sorrise e le disse tranquilla: «Vai pure tesoro. Non sia mai che mia figlia faccia tardi a lezione!»

Kin annuì sorridente e uscì facendo un cenno di saluto con la mano, prima di voltarsi, uscire e volare verso casa Brief.

Goku finì di masticare il pezzo di pane, poi si rivolse interrogativo verso sua moglie, che osservava l'uscita con un sorriso. «Mi spieghi che succede?» Chichi lo guardò per un attimo, dopodiché si sedette nel posto accanto a lui e gli rivelò tutto, sporgendosi verso il marito e con i gomiti sul tavolo. «Sai, è qualche settimana che io e Bulma teniamo d'occhio Kin, Trunks e le loro lezioni. E pensiamo che tra quei due possa sbocciare qualcosa.»

«Cosa dovrebbe sbocciare?» Chiese il sayan, abbassando leggermente le spalle più confuso che mai mentre prendeva un’altra scodella piena i cibo e allontanava da sé quella ormai vuota. Chichi si alzò ridendo e si diresse in cucina, portando con sé i piatti che l’uomo aveva già ripulito, per iniziare a lavare.

«Chichi...» Tentò ancora di chiamarla lui. «Cosa dovrebbe sbocciare?»

La voce ridente della donna arrivò dall'altra stanza. «Vedrai, vedrai...»

Goku guardò perplesso verso la cucina, dove si trovava la moglie e dalla quale udì provenire il getto dell’acqua infrangersi sui piatti, poi verso l’esterno, dov'era appena scomparsa la figlia, infine alzò le spalle e ricominciò a gustare soddisfatto il buon cibo che aveva di fronte.

«Eccoti finalmente!» Esclamò Trunks, non appena vide Kin venirgli incontro a corsetta. L'aveva sentita arrivare in volo e appena ne aveva percepito l'aurea era subito uscito per accoglierla alla porta.

Lei gli si parò di fronte con un sorriso di scuse e un leggero affanno: «Sì, lo so, mi spiace per il ritardo.»

Il ragazzo le sorrise raggiante e affondò le mani nelle tasche dei jeans. «Ma no tranquilla... E poi, so come puoi farti perdonare.» Kin lo guardò interrogativa e curiosa, mentre lui si voltava e le faceva gesto con la mano di seguirlo, incamminandosi dentro casa.

Con grande perplessità della sayan, superarono la stanza dove erano soliti fare lezione. Kin ne osservò l'interno roteando il collo mentre proseguivano, per guardarla al più a lungo possibile, poi si voltò in avanti e chiese alla schiena del ragazzo: «Ma scusa Trunks, dove stiamo andando? Dovevi spiegarmi le regole dei caratteri narhik oggi o sbaglio?» Accelerò il passo e gli si mise di fronte, iniziando a camminare all'indietro, con evidente espressione dispiaciuta e confusa in volto, mentre continuava: «E in più dovevi dirmi che fine ha fatto il nonno di tuo padre... Ti sei fermato a metà storia ieri, eri arrivato alla lotta contro il Barkether e mi avevi promesso che oggi...» Si zittì, perché Trunks si era fermato e le aveva posizionato l'indice sulle labbra.

Mentre lei gli guardava la mano a contatto con la propria bocca, il ragazzo le mostrò uno dei suoi sorrisi infallibili: «Calmati, pelle d'alabastro.»

Kin alzò gli occhi puntandoli in quelli di lui e arrossendo lievemente, come sempre quando la chiamava così. Aveva iniziato da qualche tempo, dalla lezione sulle caste sayan, che era stata una delle prime e al contrario del soprannome che gli aveva dato sin da piccola il fratello, questo non le dispiaceva affatto, perché Trunks le aveva detto che le sayan più belle e nobili avevano la pelle esattamente come la sua.

Il giovane si chinò leggermente verso di lei, guardandola dritta negli occhi e tenendole sempre l'indice poggiato sulle labbra, con le sue ricurve verso l'alto che andavano a delineare un piccolo sorriso: «Lo so che ti avevo promesso tutte queste cose e che sei ansiosa di conoscerle, ma questa mattina ho avuto un’idea migliore su cosa fare oggi perciò questa sarà una lezione, come dire...» Alzò gli occhi al cielo, come per trovare le parole giuste, mentre si portava le mani dietro la schiena.

Dopo un breve secondo, li riabbassò fino a chiuderli e la sua bocca si allargò in un raggiante sorriso intriso di mistero: «Speciale!»

Trunks si eresse sulla schiena e premette un pulsante posto sul muro, che aprì la porta davanti la quale si trovavano conducendoli in una stanza lunga e piuttosto stretta, per quello che era lo standard di quella casa.

Il sayan entrò per primo e lei lo seguì, invitata dal suo cenno. Appena si trovarono dentro, la porta alle loro spalle si chiuse e le luci si accesero, illuminando la stanza in modo assoluto.

Kin fu costretta a socchiudere le palpebre e portarsi un braccio sugli occhi, per schermare i primi istanti di luce intensa. Appena le immagini all'interno del suo campo visivo si fecero nitide, si guardò attorno a bocca aperta, mentre il suo insegnate si gustava la meraviglia che le attraversava lo sguardo con un sorriso soddisfatto.

Ad entrambe le pareti laterali della stanza erano appese decine di battle suite di diversa taglia, colore e persino stile. Kin si avvicinò veloce a quella che le piaceva di più, ammirandola da dietro la teca, per guardare poi colma di gioia Trunks. Il ragazzo le si avvicinò con un sorriso e, prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, affermò: «Vuoi questa?»

Lei sgranò gli occhi incredula e ancora piena di meraviglia, atteggiamento che il sayan prese come una risposta affermativa.

Le prese delicatamente la mano e le fece passare il palmo a pochi millimetri di distanza dal sensore posto sulla cima del vetro che racchiudeva la battle suite. Questo s'illuminò di rosa e il vetro si aprì all'istante, facendo fuoriuscire la tuta, sostenuta da cavi di metallo e tutti gli accessori annessi.

Il sayan si diresse poi verso la parete opposta e fece lo stesso gesto con il proprio palmo sul sensore, che si illuminò di azzurro e aprendosi, lasciò al ragazzo la possibilità di prendere la propria battle suite.

Trunks si voltò verso Kin, mentre si dirigeva ad una delle porte, la sinistra, posta infondo alla stanza. «Oggi lezione di allenamento sayan, perciò indossa la tua battle suite in fretta, ci aspetta un po' di strada da fare in volo. E durante il tragitto ti racconterò la fine della lotta intrapresa dal mio bisnonno.» Aprì la porta, facendo cenno a quella alla propria destra: «Quello è lo spogliatoio femminile, quando hai finito di cambiarti sali sull'ascensore e premi il pulsate H, ti porterà sul tetto.» Le strizzò l'occhio, prima di entrare nello spogliatoio maschile e chiudere la porta alle proprie spalle: «Muoviti che ho voglia di combattere!»

Kin rimase per un istante paralizzata al proprio posto, poi tutta la gioia e l'euforia del momento le dettero una scarica di adrenalina che le fecero prendere i vestiti, entrare nello spogliatoio, cambiarsi ed entrare nell'ascensore in una breve manciata di secondi.

All'interno dell'impianto adibito al sollevamento di persone, saltellava euforica sul posto mentre si raccoglieva i capelli in una treccia e attendeva che le porte di fronte a lei si aprissero. Cosa che non dovette attendere molto, perché il tetto arrivò relativamente in fretta e appena l'ascensore ebbe terminato la propria corsa, lei si fiondò fuori e si guardò attorno alla ricerca di Trunks, che però non era ancora arrivato.

Con faccia scocciata, incrociò le braccia al petto e iniziò a battere a terra il piede nervosa, nella vana speranza di riuscire a calmarsi, oppure far passare il tempo più in fretta.

Un bip prolungato alle sue spalle la fece voltare e vedere il sayan uscire in tutta tranquillità, mentre si sistemava un guanto. Stranamente, si era lasciato i capelli sciolti, nonostante stessero andando a combattere.

Trunks alzò lo sguardo e le disse in un sorriso: «Stai benissimo, sai? Quei colori ti donano proprio.» Lei si guardò un attimo, alzandosi appena in volo e mettendosi in posizione orizzontale, in modo da vedere il proprio intero riflesso sul vetro di cui era composto quella parte di tetto, posta sopra l’osservatorio astronomico dell’abitazione.

Indossava una battle suite classica senza spalle, nera e rosa, che terminava con quelle strane ma che lei aveva sempre adorato specie di frange laterali, le quali le paravano parte della gambe. La tuta aderente sotto era formata solo dai pantaloni, lunghi e neri, che andavano a scomparire dentro agli scaldamuscoli rosa. Rosa erano anche i lunghi polsini che le coprivano l’avambraccio e parte della mano, mente gli stivaletti che facevano capolino dal tessuto ricoprente i polpacci erano neri come i pantaloni.

Kin vide apparire nel riflesso il volto sorridente di Trunks. «Non credi siano un po' troppi accessori?» Gli chiese, un po’ preoccupata che le avrebbero potuto dar fastidio durante la lotta.

Lui la guardò attraverso lo specchio, sorridendole. «Ma no, tranquilla. Sono io che sono fin troppo sobrio.»

La sayan alzò lo sguardo e lo osservò. In confronto a lei, era davvero sobrio: indossava una semplice armatura bianca e beige, senza alcun fronzolo, i cui colori erano ripresi dagli stivaletti. Sotto, una tuta completa che gli ricopriva completamente gambe e braccia e alle mani un paio di guanti bianchi.

«Non sei sobrio, stai bene. E poi quei colori si abbinano perfettamente ai tuoi occhi e al biondo di quando ti trasformi in super sayan.» Gli disse lei sbattendo gli occhi sincera. Poi aggiunse, in un sorriso e inclinando leggermente la testa: «Ma non hai caldo coi guanti e le maniche lunghe? Siamo quasi in estate ormai...»

Lui rispose con un sorriso furbo appena accennato: «No, anche perché questi sono tutti pesi. Così mi alleno di più e meglio.»

Kin gli si avvicinò, piantando i piedi per terra e accigliandosi di colpo: «Non è giusto! Sei scorretto, Trunks! Anch'io voglio i pesi!»

Lui si portò le mani in avanti, affermando con tono di scuse: «E va bene, va bene... La prossima volta sostituiremo i tuoi polsini e i tuoi scaldamuscoli con dei pesi, okay?» Non le diede il tempo di rispondere che le si avvicinò a pochi centimetri dal volto e con un sorriso irresistibile le disse: «Però ora andiamo al monte Kyriou ad allenarci, ho un sacco di mosse che voglio mostrarti.»

Lei sorrise e si alzò in volo, per giungere ad una media altezza, abbassare il volto e dirgli entusiasta: «Allora che fai sempre a terra? Vogliamo andare o no?» Lui sorrise, si alzò in cielo e, facendole cenno di seguirlo al fianco, fece strada mentre, come promesso, le raccontava la fine della storia tra suo bisnonno e il Barkether.

Ovviamente, il suo antenato aveva vinto, ma la creatura si era portata con sé negli abissi il braccio destro e l'occhio sinistro del re.

Dopo poche ore di allenamento, Trunks e Kin furono costretti a interrompere e ripararsi in una grotta lì vicino, perché aveva iniziato a piovere spaventosamente, minacciando presto lampi e tuoni.

I due arrivarono all'interno mezzi, così Trunks accese immediatamente un fuoco e iniziò a spogliarsi per evitare di ammalarsi, seguito subito da Kin.

Rimasti in biancheria, la ragazza fece una specie di attaccapanni con dei rami presi all'entrata del rifugio, dove appoggiarono gli abiti vicino al fuoco per farli asciugare, mentre loro due sedevano di fronte alle fiamme per scaldarsi.

Il tempo passava lento, mentre fuori si udiva il sempre maggiore scrosciare della pioggia.

Kin non sapeva perché, ma più passavano i secondi e più lei si sentiva a disagio. Strano, perché non le era mai capitato prima, con Trunks tanto meno, che considerava alla stregua di un fratello maggiore.

Quand'era piccola, aveva passato tantissimo tempo insieme a lui e Goten; giocavano insieme, ridevano e scherzavano. Mentre adesso tra loro due vi era un terribile silenzio fonte d'imbarazzo, che entrambi non sapevano come colmare.

La sayan si mise ad osservare, forse per la prima volta, l'ormai uomo che aveva a fianco. Era molto cambiato da quando erano bambini e non solo d'aspetto, ma anche e sopratutto di carattere.

Da piccoli, ricordava bene che Trunks fosse un vero teppista immaturo, che scherzava sempre, alle volte esagerando e con un terribile orgoglio che raramente gli faceva ammettere i propri errori.

Certo però, era vero anche che con lui non ci si poteva mai annoiare: era capace di far diventare entusiasmante anche il gioco più noioso del mondo; sapeva sempre come farla ridere e divertire, anche se la maggior parte delle volte preferiva spaventarla con i suoi scherzi o le sue storie.

E poi era anche leale, un vero amico, su di lui si poteva sempre fare affidamento; in questo era rimasto identico.

In quel momento le pareva una persona più timida, matura e responsabile, meno propensa a fare le imprudenze che lo contraddistinguevano da bambino.

Poi ovviamente, era cambiato molto fisicamente. I lineamenti dolci e teneri dell'infante si erano trasformati in quelli severi di un adulto, ma negli occhi chiari ogni tanto vi si poteva scorgere ancora quella vena di capricciosa follia di bambino, soprattutto quando era insieme a Goten e i due avevano voglia di scherzare.

I capelli erano stati lasciati crescere negli ultimi tempi e adesso gli arrivavano alle spalle; alle volte li teneva legati in una semplice coda, altre sciolti ad incorniciargli il bel volto, come in quel momento.

Kin fece scorrere lo sguardo sui muscoli del corpo del sayan, ricurvo verso il fuoco a gambe incrociate con solo i boxer a coprirgli l’intimità. Erano tutti così definiti e tirati al massimo… La ragazza si accorse troppo tardi del rossore che le stava prendendo possesso delle guance.

«Kin, che hai?» La domanda del sayan la riportò al presente, facendola destare dai propri pensieri.

«N-Nulla... Eh eh...» Cercò di farfugliare lei, con espressione colpevole e la mano dietro la testa.

Si voltò in fretta dall'altra parte, certa che ormai il suo viso avesse cambiato colore, senza comprenderne appieno il motivo, quando un fulmine si schiantò al suolo di fronte a lei e il rombo del tuono non tardò ad arrivare.

La sayan si strinse d'istinto al petto del ragazzo, colta da un brivido di paura. Lui la guardò un attimo basito, mentre il proprio cuore aumentava i battiti.

Sentiva la pelle profumata e morbida della ragazza, che faceva contrasto con la durezza dei propri muscoli e la sensazione lo lasciò impietrito qualche secondo.

Mentre stava muovendo le braccia per stringerla e poter assaporare meglio quel piacevole contatto, lei si staccò di colpo, dandogli di nuovo la schiena.

Kin si sentì d'improvviso intimidita dalla situazione; eppure quand'era piccola, non si faceva problemi a trovare conforto tra le braccia dei suoi fratelli durante i temporali e anche con Trunks era sempre stato lo stesso. Perché allora in quel momento era pervasa da quella sensazione così simile all'angoscia?

D’improvviso, le tornò in mente la discussione avuta qualche tempo prima con Goten, dove l’aveva intimava ad avere più pudore nei confronti del sayan. Quella volta non aveva capito perché, ma adesso uno strano pensiero le si stava insinuando nella mente. E se le fosse accaduto di prendersi una cotta per Trunks?

Scosse la testa, incapace anche solo ad immaginarsi in una relazione con lui: sarebbe stato troppo strano. E poi, sapeva che lui stava uscendo con una certa Soran, o almeno questo era quanto aveva intuito dalle continue telefonate che Goten faceva negli ultimi tempi per organizzare uscite a quattro; non poteva permettersi di prendere una sbandata per una persona già impegnata.

D'improvviso, le sue guance divennero rosse, reagendo al calore del corpo e dei muscoli che la stavano stringendo dolcemente da dietro, accompagnati dalle parole che le venivano sussurrate nell'orecchio con un lieve sorriso: «Non devi vergognarti o nasconderti da me, ti conosco da sempre, so benissimo che hai paura dei tuoni.»

La ragazza non seppe spiegarsi bene il perché, ma sapeva che ciò che stava accadendo era fuori luogo. Voleva uscirne immediatamente, ma allo stesso tempo desiderava che Trunks continuasse ad abbracciarla così all'infinito. Perché la realtà era che tra le sue braccia, si sentiva al sicuro.

Si udì un altro tuono e le pareti della caverna ne amplificarono il suono cupo. Un brivido percorse la schiena della ragazza, ma stavolta non per la paura: Trunks la strinse a sé più forte, premendo il suo torace caldo sulla schiena di lei e sfiorandole le forme con le mani, aprendo le gambe per meglio accogliere il corpo di Kin in una stretta che sapeva di qualcosa di diverso dalla semplice protettività fraterna. «Tranquilla, ti proteggo io.»

Dopo secondi eterni passati immobili, il sayan la guardò negli occhi, le spostò una ciocca di capelli ribelle che si era liberata dalla treccia dietro l’orecchio, facendo poi scorrere la propria mano ad accarezzarle la guancia teneramente arrossata.

Spostò lo sguardo sulle labbra dischiuse di lei, la quale probabilmente non si era nemmeno accorta di averle leggermente inumidite con la lingua, rendendole ancora più attraenti e vi avvicinò lentamente le proprie, sfiorandole il volto con la mano.

Kin riusciva già a sentire il suo respiro sulla propria bocca, quando un pensiero le attraversò la mente con la stessa velocità che ha un lampo nell'infrangersi al suolo.

Tutto stava diventando troppo assurdo e con il volto ormai completamente rosso, la sayan si costrinse di malavoglia a staccarsi e allontanarsi di qualche passo da quel bellissimo ed invitante corpo caldo, nonché dalle labbra sensuali che l’avevano quasi sfiorata.

Si alzò in piedi e gli parlò continuando a dargli la schiena, mentre sentiva lo sguardo del ragazzo su di sé: «I vestiti saranno asciutti ormai. Dovremmo coprirci, così da evitare di prendere freddo...»

Ingoiò la saliva che la sua bocca stava producendo in modo esagerato e si diresse ai proprio abiti, sorridendo nervosa nella speranza di poter far finta che non fosse successo niente, mentre con la coda dell’occhio vedeva lo sguardo basso ed il sorriso rassegnato del sayan.

«Entra un vento gelido qui dentro, ti pare?» Tentò di sdrammatizzare, mentre prendeva dall'asta di legno posta vicino al fuoco la sua tuta. La indossò in fretta; era ancora un po' umida, ma se la fece andare bene comunque. Non aveva intenzione di ritrovarsi di nuovo fra le braccia di Trunks.

La sayan rientrò appena finì di piovere, senza nemmeno passare da casa Brief a riprendere i propri abiti e declinando con il miglior sorriso che era riuscita a fare l'invito a pranzo da parte del sayan, nonostante il suo stomaco reclamasse nutrimento già da qualche ora.

Aprì la porta a capo chino e vide il padre dormire, con la testa poggiata sul tavolo da pranzo. Un sorriso le si dipinse in volto, inarrestabile a quella tenera visione.

Gli si avvicinò volando in modo da non fare rumore e non svegliarlo, si sistemò sulla sedia accanto a lui, già scostata e poggiò la propria testa alla sua spalla, avvolgendogli il braccio delicatamente con le mani.

Chiuse gli occhi rilassandosi, tranquillizzata da quel piacevole calore che il padre riusciva sempre a trasmetterle, quando sentì la mano dell'uomo posarsi sulla propria e le sue labbra sfiorarle la fronte. «Sei tornata finalmente.» Sussurrò dolce Goku con un sorriso, mentre Kin alzava le palpebre e posava i propri occhi neri nei suoi. «Mi dispiace, mi stavi aspettando?»

L'uomo fece cenno di sì con un sorriso, riacquistando il proprio tono vivace di sempre. «Certo che ti stavo aspettando! Abbiamo un allenamento pomeridiano noi due, non ricordi? Non mi dirai che le lezioni con Trunks sono diventate più importanti dei nostri allenamenti, principessa!»

Lei scosse la testa con un largo sorriso, avvolgendo il collo paterno e stampandogli un bacio leggero sulla gota, mentre lui la prendeva per i fianchi e la faceva sedere sulle proprie gambe, come quando era piccola.

«Niente sarà mai più importante dei nostri allenamenti!» Disse lei, con tono fermo, che però divenne rammaricato quando, dopo pochi secondi, aggiunse: «Ma devo dare una mano alla mamma prima di poter di nuovo uscire.»

Goku si mise l'indice sulle labbra e le fece l'occhiolino con fare furbo. «Ssh! Tua madre è andata a fare la spesa, se ci muoviamo ad uscire non saprà nemmeno che sei rientrata.» A quella notizia, alla ragazza tornò il sorriso in volto. Dopo quello che era successo nella grotta, la cosa di cui aveva più bisogno era sfogarsi e non c’era sfogo migliore che allenarsi con suo padre.

Kin si alzò dalle gambe dell’uomo in volo, si rigirò in aria e gli parlò a capo all'ingiù: «Che stiamo aspettando, allora? Muoviamoci!»

Lui approfittò di quella posizione per darle un bacio sul naso, dato che non gli era mai capitato di regalargliene uno così.

Lei, come prevedibile, storse naso e bocca, passandosi le mani sul viso mentre sbuffava e guardando poi il padre accigliata, mentre quest’ultimo rideva come un bambino. «Scusa, è stata una tentazione troppo forte!»

Kin sospirò e incrociò le braccia al petto, rivolgendoglisi con un sopracciglio alzato: «Andiamo o no?»

Lui smise di ridere, prese i senzu da dentro un cassetto e si avviò con la figlia al loro campo d'addestramento in volo.

Dopo una decina di minuti che erano già in cielo però, la sayan lo fece fermare. Goku si voltò verso di lei, interrogativo: «Che succede Kin?»

Lei si portò le mani allo stomaco brontolante e chiese, in un sussurro supplichevole: «Non è che avresti qualcosa da farmi mangiare? Sono digiuna da stamattina...»

Goku si portò rammaricato una mano dietro la testa. «No, mi spiace, non ho nulla...»

Kin si voltò appena dietro di sé, guardando con aria pensosa in quella direzione. «Forse in casa c'è ancora qualcosa da sgranocchiare...»

«Vuoi andare a vedere?» Le chiese il padre, con una mano sul fianco e la testa leggermente inclinata di lato. Kin lo guardò per un istante, poi gli sorrise: «Sì, sto davvero morendo di fame, non ce la farei a reggere un allenamento in queste condizioni.»

«D'accordo, andia...» Una mano tesa della figlia lo fermò, mentre era già in posizione di scatto verso casa. «No, vado da sola. Se venissi anche tu, ci metteremmo solo più tempo.»

Si girò verso la propria meta e si rivolse al padre con un sorriso: «Ci vediamo tra poco al campo d'allenamento. Aspettami là, farò in un attimo, promesso!»

Gli fece un breve cenno con la mano e in pochi secondi Goku non riuscì a vedere niente se non la scia che la figlia si lasciava dietro.

Il sayan si voltò e si diresse verso il campo d'allenamento, dove avrebbe aspettato l'arrivo della ragazza facendo un po' di pratica con qualche mossa più potente, che non se la sentiva di usare con lei.

Kin arrivò a tempo record davanti l’uscio, aprì la porta di casa vivace ma s’irrigidì all'istante, udendo delle voci che non conosceva provenire dalla camera del fratello.

Non avrebbe dovuto esserci nessuno, perciò s’insospettì e andò a vedere, pensando che se fosse qualche mal intenzionato, se la sarebbe vista brutta con lei.

Si avvicinò alla stanza silenziosamente, rasentando il muro con la schiena. La porta era accostata, perciò sbirciò all'interno ma riusciva a vedere solo parte del mobilio. L’aprì lentamente e si mise sull'uscio, rimanendo però paralizzata all'istante e assumendo subito un'aria scandalizzata, mentre sentiva il cuore nel petto smettere di battere.

Dentro c'erano Goten e Trunks con due ragazze in abiti decisamente succinti, che lei non aveva mai visto. Il fratello e la mora seduta sulle sue gambe erano sul letto mentre Trunks e la bionda stavano chiacchierando poco più in là, alla scrivania, sopra la quale quest'ultima era seduta.

Appena i due si rinvennero e percepirono l'aura della sayan, si voltarono di scatto verso la porta, con l'espressione di chi è stato colto in fragrante.

Goten arrossì leggermente mentre Trunks divenne bianco come un cencio.

Le due ragazze, notati dopo qualche secondo i repentini cambiamenti d'espressione dei giovani, seguirono il loro sguardo e videro Kin alla porta.

Il silenzio calò pesante, rotto dopo un'eternità dalla mora, che chiese: «E tu chi sei?»

 

Elsira #4

Chiedo scusa per la lunghezza del capitolo, maggiore del solito (a me su Drive sono venute due pagine in più...), ma non sono davvero riuscita a scrivere meno  e non potevo dividerlo a metà ^^'
A domenica, pubblicherò il seguito in mattinata ;)

 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^

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Capitolo 7
*** Io mi fidavo di te ***


Anno 790

Appena Trunks tornò a casa, vide sua madre affacciata al balcone che cercava di attirare la sua attenzione con il braccio teso. Il ragazzo alzò lo sguardo al piano superiore, sentendo finalmente la sua voce e volando verso di lei.

«Finalmente, è mezz'ora che ti chiamo...» Disse la donna, mentre il giovane poggiava i piedi con espressione evidentemente distratta sul volto. Lei lo notò e lo guardò di sottecchi, alzando un sopracciglio: «Trunks?»

Lui si riscosse, tirando un piccolo sorriso. «Sì, perdonami mamma, hai ragione, farò così.»

Bulma incrociò le braccia al petto, continuando a guardare il figlio con la stessa espressione interrogativa di prima: «Così come, scusa?»

«Ehm...» Farfugliò Trunks, portandosi una mano ai capelli e guardandosi disorientato attorno. La donna tirò un sorriso e chiese perplessa: «Dov'è Kin? Non dovevate tornare insieme? Vi avevo fatto preparare il pranzo, c'erano i suoi piatti preferiti...»

L'espressione del sayan si fece d'un tratto scura, cosa che non sfuggì alla donna, la quale gli accarezzò una guancia e chiese con tono dolce: «Trunks, è per caso successo qualcosa tra voi due?»

Il ragazzo alzò lo sguardo, fingendo un sorriso che gli costò molta fatica, così come l'espressione ridente che si sforzò di assumere. «Ma no, che dici? È tutto apposto, ci siamo semplicemente stancati troppo e ha preferito tornare a casa sua.» Si diresse verso la propria stanza, arretrando a passi sempre più svelti. «E in effetti, anch'io sono stanco perciò vado a farmi una doccia e poi mangio qualcosa.» Si voltò veloce, per evitare di poter ricevere altre domande scomode da parte della madre, ma non poté impedire alle proprie orecchie di sentire l'ultima: «E tu non l'hai riaccompagnata?»

«Ci ho provato...» Sussurrò demoralizzato il ragazzo tra sé e sé, mentre era già nel suo bagno privato che si svestiva.

«Ma lei non ha voluto...» Entrò nella doccia e accese l'acqua, facendola uscire talmente bollente da quasi ustionargli la pelle, mentre cercava di togliersi dalla mente l'immagine di Kin che si scioglieva dalla sua stretta, che gli stava lontana e che appena si era placato il temporale, ancora sotto la pioggia di fine primavera, volava verso casa propria.

Appoggiò la fronte alle piastrelle ghiacciate della doccia, tenendo l'avambraccio sinistro sopra la testa per avere maggior equilibrio, mentre l'acqua calda gli scorreva sui muscoli della schiena e delle gambe.

Chiuse gli occhi e un piacevole brivido d'eccitazione lo percorse mentre riportava a galla la sensazione del corpo di Kin stretto a lui.

Gli sembrava di sentirne ancora il profumo della pelle, la morbidezza delle carni, l’invitante sapore che era quasi riuscito a gustare delle sue labbra…

Riaprì gli occhi tornando di colpo al presente, risvegliato dalla suoneria del cellulare poggiato sul lato del lavandino, che aveva iniziato a squillare come un dannato.

Si diede un'ultima veloce sciaquata con una smorfia scocciata in volto, spense l'acqua e uscì di malavoglia dalla piacevole doccia.

Asciugò la mano bagnata all'accappatoio, agganciato al proprio cappio tra la doccia e il lavandino, fece scorrere il proprio dito sullo schermo e attivò il vivavoce.

Non fece in tempo a chiedere chi fosse, che dall'altra parte la voce di Goten arrivò chiara ed allegra: «Trunks! Finalmente, si può sapere dov'eri? È mezz'ora che provo a chiamarti!»

«Sono appena rientrato dalle lezioni con tua sorella e mi stavo facendo una doccia... Che succede?» Chiese lui, massaggiandosi la tempia leggermente irritato per quella chiamata. Stava così dannatamente bene sotto l’acqua bollente e immerso nei propri pensieri, che non sarebbe più voluto uscirne.

«Succede che il tuo compare ce l'ha finalmente fatta! E ho anche casa libera per qualche ora: mia madre è in città che sta facendo la spesa con Videl, mio padre e Kin sono ad allenarsi e rientreranno per cena... Te la faccio breve: vestiti e muoviti a venire da me, le ragazze stanno arrivando!» Continuò sempre più entusiasmato Goten.

Trunks passò obliquamente la mano sullo specchio posto sopra il lavandino, appannato per via della condensa che si era creata con il calore dell'acqua della doccia.

Guardò per un istante l'immagine riflessa del proprio volto, terribilmente seria e giù di morale. Non era in vena di feste, di birra, di altre ragazze. Lui ne voleva solo una. Ed era l’unica che evidentemente non poteva avere.

«Mi dispiace Goten, non ce la faccio a venire, sono davvero stanco e...» Il sayan dall'altro capo del telefono lo bloccò, in modo secco. «No. Non ci provare nemmeno bello mio, non azzardarti a darmi buca proprio oggi! Sono settimane che ci lavoriamo queste due, che io mi lavoro queste due per entrambi, quindi te adesso muovi il culo e vieni qui!»

Il ragazzo dai capelli chiari si passò una mano sulla testa, portandosi indietro le ciocche bagnate che gli erano ricadute sul viso. Sospirò, abbassò lo sguardo e continuò nel modo più gentile che poteva nel tentativo di declinare l'offerta. «Goten, davvero... Non sono in forma…»

Il timbro sorpreso del ragazzo moro rieccheggiò per tutta la stanza, amplificato dal vivavoce attivo: «E da quando tu non saresti in forma?»

«Il fatto è che...» Cercò di dire Trunks, fermato appena in tempo dall’altro sayan prima che potesse dirgli quello che era successo con Kin poco prima. Goten abbassò il tono di qualche decibel e continuò: «Andiamo Trunks, se proprio non vuoi, almeno vieni a farmi da spalla!»

«Da spalla dici?» Chiese perplesso il figlio del Principe, tornando a guardare il proprio riflesso. Quasi vide l’immagine dell’amico annuire, dall'altro lato del telefono, mentre rispondeva entusiasta: «Sì, solo da spalla!»

La cassa toracica di Trunks si alzò e si riabbassò, concedendo al suo diaframma di aiutarlo a compiere l'ennesimo sospiro dall'inizio di quella telefonata. Con voce arresa, acconsentì: «E va bene... Spalla sia...»

«Yoo-hoo! Sei il migliore, amico! Allora, le ragazze sono già per strada e arriveranno tra mezz’ora, perciò ti do massimo venti cinque minuti per farti bello e venire qui! A dopo!» Detto questo, Goten chiuse la chiamata, lasciando l'altro con espressione perplessa a guardare lo schermo del telefono, il cui sfondo ritraeva un’immagine di lui, Goten, Kin e Bra scattata da sua madre quando le due sayan erano poco più che bambine, durante una giornata di svago nella piscina di casa.

Lui e Goten erano in acqua con le ragazze sulle spalle, Kin sulle sue e Bra su quelle dell'amico. Si erano scambiati le sorelle per un gioco che Bra aveva proposto, perché voleva provare ad avere come fratello Goten per un giorno e che tutti e quattro avevano accettato, curiosi di vedere come sarebbe andata a finire.

Un sorriso si dipinse sulle labbra del sayan, mentre ricordava che alla sera sua sorella aveva fatto un sacco di storie per lasciare libero il ragazzo e Kin per lasciare lui.

Mentre si passava l'asciugamano sui capelli, il desiderio di tornare a quella serata e avere di nuovo Kin che non voleva allontanarsi da lui nemmeno per mangiare si fece prepotente.

Fece come richiesto dall'amico, si preparò in cinque minuti, indossò il suo giacchetto di jeans a maniche lunghe con il logo della C.C. sul petto e in meno di quindici minuti fu a casa Son.

Quando gli aprì, Goten lo guardò interrogativo: «Che cosa ci fai con il giacchetto a maniche lunghe?» Prima che Trunks potesse ribattere, l'amico glielo aveva già levato di dosso e buttato sulla sedia della propria scrivania.

«Lo sai che le ragazze vanno matte per i nostri muscoli, perciò... Non ci credo, persino la maglietta che hai sotto è a maniche lunghe?» Chiese incredulo, appena si voltò verso di lui dopo aver lanciato il giacchetto.

«Devo fare da spalla.» Provò a giustificarsi il più grande.

L’altro fece schioccare la lingua e iniziò con un sospiro a rufolare nel proprio armadio, lanciando poi una canotta nera all'amico e dicendogli, con un sorriso e strizzandogli l'occhio: «Dai mettiti questa, che sono certo che appena le vedrai ti passerà la voglia di fare solo da spalla.»

Trunks obbedì senza replicare, dato che sapeva essere completamente inutile. Appena indossò la canotta scura, i due sentirono il campanello suonare.

Goten lasciò che un sorriso malizioso gli prendesse il possesso del volto e, mentre si dirigeva ad aprire, lanciò uno sguardo d'intesa all’amico, aggiungendo in un sussurro: «Si comincia.»

Le ragazze erano davvero belle, Trunks non poteva metterlo in dubbio, ma lui non era in vena di quel divertimento.

Andarono subito in camera del Son dove il padrone di casa e la sua conquista si sedettero sul letto, mentre Trunks e la bionda si sistemarono poco più in là, alla scrivania.

La ragazza cercò di attaccare bottone in ogni modo possibile ma il sayan non la stava degnando di uno sguardo; non aveva nemmeno capito come si chiamasse. E non gli importava neppure, perché la sua mente era da tutt'altra parte.

La ragazza, ad un certo punto, si mise a sedere sulla scrivania e gli si posizionò di fronte, tenendo le gambe aperte. Lo guardò con occhi da cerbiatta e gli accarezzò sensualmente il petto, salendo e andando a finire con entrambe le mani dietro le orecchie del sayan, tra i capelli sciolti, facendolo voltare completamente verso di lei e puntando i propri occhi azzurri in quelli del ragazzo.

Trunks rimase un po' spiazzato: non gli era mai capitata una ragazza così intrapendente e la novità lo eccitò, impedendogli di far affluire il sangue al proprio cervello perché di colpo direzionato verso il basso ventre. Le poggiò le mani sulle cosce nude, accarezzandole e inserendo la punta delle proprie dita tra gli shorts e la pelle della bionda, provocando in lei un sorriso soddisfatto e la risposta di avvicinare le proprie labbra alle sue.

Erano ormai a sfiorarsi, quando il sayan si paralizzò e si voltò verso la porta, avendo percepito un'aurea sin troppo familiare.

Vide l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento, paralizzata sulla soglia, con quei suoi dolcissimi occhi neri che lo guardavano scandalizzati e lui sbiancò di colpo, sentendosi un vero verme.

«Allora? Chi sei?» Ripeté la mora, sempre più interrogativa.

Kin sentendo quella voce, che le parve molto insulsa, si riprese e si portò le mani in avanti, tirando un sorriso di scuse: «Mi... Mi dispiace... Io non credevo che ci fosse qualcuno… Tolgo immediatamente il disturbo!» Fece per arretrare, quando mise male il piede e cadde all'indietro, scivolando.

Si era già vista a terra, ma quando aprì gli occhi si ritrovò il volto di Trunks a poca distanza dal suo e la sua mano sulla schiena a sorreggerla.

«Stai bene?» Chiese apprensivo mentre la tirava su in piedi; intanto la bionda dietro di lui li fulminò entrambi.

«Trunks, mi dici chi è questa ragazza?» Chiese con evidente tono scocciato, ma fu Goten a risponderle: «È Kin, mia sorella minore.»

«Tua sorella?» Chiese perplessa la mora, per poi guardare bene la sayan e aggiungere: «Si, in effetti vi somigliate molto.»

«Io...» Cercò di dire Kin, sempre vicina al corpo del figlio del Principe tanto da sentirne il calore e con la sua mano ancora sulla schiena. «Io dovrei andare...»

Si distanziò e voltò velocemente, anche per nascondere il rossore che le aveva preso il possesso delle guance e si diresse verso l'uscita a capo chino.

Il ragazzo dagli occhi chiari la guardò allontanarsi; strinse i pugni, serrò le mascelle e le andò dietro, incurante della bionda che gridava sempre più scocciata il suo nome per richiamarlo a sé.

«Kin aspetta!» Le disse mentre la prendeva per il polso, ormai fuori di casa. Lei si arrestò di colpo, sempre a capo chino e pronunciò gelida, scandendo bene le parole: «Lasciami immediatamente la mano.»

Lui scosse la testa. «Non è come pensi tu.»

Lei ripeté, alzando la voce: «Lascia la mia mano all’istante!»

Il ragazzo la strinse un secondo, poi la liberò di malavoglia dalla propria presa. Provò nuovamente a dire, in un tono che sembrava più di scuse che altro: «Non è come pensi...»

Un sorriso tirato apparve sulle labbra della sayan, che finalmente alzò la testa, sempre dandogli le spalle. «Ah davvero? E come fai a dirlo? Di colpo leggi nel pensiero? Sai cosa, mi pare che tu e mio fratello ve la spassiate quando non dovrebbe esserci nessuno qui in casa. Senti un po', ma perché dato che hai una villa non andate a divertirvi a casa tua? Sai, penso sarebbe molto più sicuro. Con tutte le tue telecamere e le tue tecnologie, vedresti subito se si sta avvicinando qualcuno di indesiderato, ti pare? E Goten avrebbe il tempo di riallacciarsi i pantaloni.» Gli parlò con un tono che lasciava trasparire tutta la propria rabbia e la propria delusione ma anche, purtroppo per lei, tutta la propria sofferenza.

Lui cercò di nuovo di giustificarsi: «Kin, io stavo solo...» Lei non lo lasciò finire e fece per andarsene, non volendo in alcun modo conoscere i dettagli della vita intima del sayan.

Trunks la guardò allontanarsi qualche istante, poi fece uno scatto e l’abbracciò con slancio da dietro. «Kin, per favore ascoltami...» Sentiva i muscoli della sayan tesi al massimo sotto le sue mani, privi di qualsiasi tentativo di rilassamento, ma lei non disse una parola.

«Io stavo solo facendo da spalla a Goten, non m'importa assolutamente nulla di quella ragazza. Non ricordo nemmeno come si chiama! Tutto ciò che so è che quello che è importante per me è ciò che è successo questa mat...» Cercò di giustificarsi Trunks, prendendo il suo silenzio come un incito a proseguire ma lei lo fermò subito, interrompendolo a metà frase con tono deciso, severo e gelido: «Lasciami subito andare, se non vuoi ritrovarti un mio gomito a trapassarti l'addome.»

Lui, sentendo l'aurea della sayan continuare a crescere esponenzialmente e certo che in quello stato di rabbia cieca sarebbe stata davvero in grado di ferirlo a morte, lasciò amaramente la presa.

«Kin, per favore...» Tentò ancora di dire, ma lei, ancora una volta, non lo fece finire. «Senti, Trunks. Ascoltami bene perché non ho intenzione di ripetermi mai più. Devi capire che a me non importa un bel niente delle donne che vi scopate te e mio fratello, sono contenta per voi se vi divertite. Ciò che m'importa, è che non lo facciate in casa mia. Passi per oggi, ma d'ora in avanti andate a portare le vostre conquiste da un'altra parte se non volete che me la rifaccia con entrambi. E, se non fosse stato chiaro dopo questa mattina, le nostre lezioni sono concluse.» Detto questo, volò via.

Il sayan dagli occhi chiari la vide scomparire nel cielo e rimase con lo sguardo alzato finché non riuscì più a percepire la sua aurea, mentre sentiva un dolore acuto all’altezza del petto.

Guardò in basso, a pugni stretti e la mascella serrata talmente forte da fargli male, dannandosi per essere lì ed aver ceduto in modo così stupido.

Sapeva che sarebbe finita male, sapeva che sarebbe dovuto rimanere a casa propria e invece se l’era andata a cercare, guadagnandosi solo l’odio di Kin.

Questo pensiero gli fece montare un’insana rabbia contro se stesso, che sentiva di dover sfogare all’istante.

«Ehi Trunks, ma cosa...» Iniziò a chiedergli Goten, appena lo vide riapparire nella stanza.

Lui non rispose e prese il suo giacchetto di jeans, indossandolo e dirigendosi fuori. Alla domanda che gli fece il suo migliore amico, rispose con un secco: «Io me ne vado, torno a casa mia.»

«Aspetta!» Disse in maniera allegra la bionda, scendendo dalla scrivania e andandogli dietro, credendo che l’avrebbe portata con sé.

Trunks stese un braccio verso di lei e si voltò appena, per dirle severo, ormai sul punto di trasformarsi per la rabbia: «Ho detto: io.»

Tutti e tre lo guardarono andare via e spiccare poi il volo appena varcata la soglia di casa Son.

Le due ragazze si rivolsero a Goten, non riuscendo a comprendere la situazione. «Ma cosa sta succedendo? E perché tua sorella era conciata in quel modo strano?» Chiese la mora. «C’è forse qualcosa tra lei e Trunks?» Aggiunse la bionda, più scocciata che mai per il modo in cui era stata rifiutata.

Goten passò lo sguardo da una all’altra, senza aver ascoltato una sola parola di entrambe e disse, alzandosi e dirigendosi verso l’uscita: «Mi dispiace ragazze, ma il mio amico ha bisogno di me, devo andare…»

«Aspetta un attimo! E noi due cosa dovremmo fare?» Chiese sconcertata la ragazza dai capelli castani, affiancando l’amica.

«Beh, io vi consiglio di tornare ognuna a casa propria, vi richiameremo non appena sarà tutto risolto e potremo ripartire da dove siamo stati interrotti.» Disse con un sorriso malizioso lui.

Le due ragazze si scambiarono uno sguardo d’intesa e, contemporaneamente, dettero uno schiaffo al sayan, ognuna su una guancia.

«Andiamo Yumi.» Disse la bionda, estraendo dalla borsa una capsula. «Ti seguo Soran.» Fu subito d’accordo l’altra.

Prima di uscire di casa, si rivolsero entrambe a Goten, un’ultima volta: «E non provate a cercarci mai più!» Dopodiché Soran lanciò la capsula in aria e le due salirono sull’elicottero che vi era uscito, decollando subito dopo.

Goten rimase un attimo a guardare la scena, sentendo le guance dolergli e cercando di far chiarezza su cosa fosse accaduto.

Quando si riprese, aggrottò le sopracciglia e si diresse alla Capsule Corporation da Trunks, aspettandosi una spiegazione più che ottima per averlo mollato in quel modo.

«Si può sapere che diavolo ti è successo?» Esordì furioso Goten, entrando nella Gravity Room, dove Trunks si stava sfogando sul sacco da boxe a gravità 700: doveva essere davvero nervoso, anche lui.

Il sayan non lo degnò di risposta, nemmeno di uno sguardo, perciò Goten gli si avvicinò a passo svelto e lo prese per una spalla, voltandolo verso di sé e continuando imperterrito nel proprio attacco: «Mi vuoi rispondere Trunks?»

L'amico lo guardò accigliato, ma dalla sua bocca non uscì fuori nessun suono.

Quel silenzio da parte sua non fece altro che far arrabbiare ancora di più Goten, che continuò ad urlargli contro: «Sei un'idiota! Eravamo entrambi sul punto di concludere con quelle due! Tre settimane di telefonate andati a farsi benedire in meno di cinque minuti! Kin aveva capito e se ne stava andando, lasciandoci campo libero, ma tu le sei dovuto andare dietro come se...» Goten si fermò prima di concludere la frase, rendendosi conto della realtà. Le sue spalle si abbassarono sensibilmente e la sua mano scivolò via dall'amico, mentre le sue pupille si restringevano per la sorpresa.

«Tu... Tu sei innamorato di mia sorella...» Sussurrò incredulo.

L'altro non rispose, ma il fatto che distolse lo sguardo fu più che sufficiente a Goten come confessione.

Il ragazzo, svaniti i primi secondi di sorpresa, si ritrovò pieno di rabbia e si trasformò in super sayan senza nemmeno accorgersene.

Prese l'amico per il collo della maglia e lo spinse contro la parete della Gravity Room, per poi urlargli contro, completamente fuori di sé: «Tu sei innamorato di mia sorella e stavi per scoparti un'altra ragazza!»

Trunks non disse né fece nulla, continuava solo a guardare in basso.

«Da quanto va avanti questa storia, eh Trunks?» Gli gridò contro Goten, la cui ira stava superando il limite storico. «Parla!»

Silenzio.

Goten iniziò a prenderlo a pugni e, sorprendentemente, Trunks non si difese. Non si trasformò, non reagì, non provò a spiegarsi, ma lasciò che il super sayan sfogasse tutta la propria ira contro di lui, incassando un colpo dietro l'altro in silenzio.

«Io mi fidavo di te, stronzo!» Un ultimo calcio all’addome spedì Trunks contro la parete della Gravity Room, facendolo poi atterrare inerme a pancia in giù sul pavimento.

Il super sayan, ridotto in fin di vita l'altro, cadde in ginocchio a terra senza fiato. L'unica cosa che aveva salvato la vita di Trunks era stata l'alta gravità inserita nel sistema della stanza, che aveva tolto ogni energia a Goten prima del previsto.

Il sayan tornò in forma normale, respirando a fatica, in ginocchio a terra e con il sudore che creava una pozza sul pavimento intorno a lui.

Alzò lo sguardo e osservò con odio il corpo immobile di colui che aveva considerato un fratello per tutta la vita, provando solo disgusto alla sua vista e con il desiderio di ucciderlo che cresceva sempre più in lui.

Non lo stava odiando perché si era innamorato di Kin, assolutamente no. Ciò che glielo faceva odiare era il fatto che nonostante fosse innamorato di sua sorella, avesse continuato ad andare con altre donne, come se niente fosse.

Era una mancanza di rispetto verso Kin che non gli poteva in alcun modo perdonare, né tantomeno giustificare.

Goten non aveva idea da quanto tempo andasse avanti quella situazione, ma ripensando alle ultime vicende collocò l'innamoramento di Trunks durante gli ultimi mesi, con le lezioni che aveva dato a sua sorella. E probabilmente, anche Kin si era presa una cotta per lui in quel periodo.

E per tutto quel tempo il Principino se l'era spassata... In quel momento, Goten si dannò per averli lasciati soli il primo giorno; se ci fosse stato anche lui, forse non sarebbe scoccato nulla tra i due.

Non osava pensare quanto la sorella fosse stata male in tutto quel tempo, sapendo che l'uomo di cui era innamorata andava con altre donne mentre lei era lì che lo aspettava come una stupida.

Era stato questo, ad avergli fatto perdere la ragione per la rabbia e pestare a sangue Trunks.

«Mi fidavo di te...» Ripeté in un sussurro appena percettibile il più giovane, accasciandosi su se stesso, lasciando le braccia distrutte ricadere ciondolanti lungo il proprio dorso ricurvo e abbassando il capo, schiacciato da quell’assurda gravità e tentando con tutto se stesso di cacciare lontano dai propri occhi scuri le lacrime, dettate dal dolore e dall’ira che provava dentro, le quali non gli davano tregua.

Il giovane sentì di colpo la gravità diminuire e si voltò d’istinto verso l'entrata della Gravity Room.

«Hei fratellino, ti ho portato una bella bibita ghiacciata! Vedi che sorella amorevole che hai, nonostante tutti i dispetti che le fai? Mi chiedevo, non è che potresti prestarmi la tua macchina e il tuo autista stasera per...» La voce che aveva parlato era quella di Bra, la quale aveva azzerato la gravità dall'esterno in modo da poter entrare, ma s'interruppe non appena vide il corpo del fratello a terra con il volto tumefatto e immerso in una macchia sempre di maggior diametro formata dal suo stesso sangue.

La ragazza sbiancò di colpo e si portò d'istinto le mani a coprirsi la bocca, facendo così cascare il bicchiere a terra che andò in mille frantumi appena toccò il pavimento, spargendo il proprio liquido colorato intorno ai cocci di vetro.

«Trunks!» Gridò Bra in preda al panico, mentre gli andava incontro e si chinava su di lui. Gli scosse le spalle disperata, impaurita dal fatto che lui non reagisse. «Trunks svegliati! Ti prego apri gli occhi fratellone!»

«Non è morto.» Sussurrò Goten, scuotendo appena la testa e indossando l’espressione più neutra che riuscisse a fare, mentre lasciava che la rabbia che ancora provava emergesse, nel tentativo di mitigare il dolore dentro che sentiva farsi sempre più acuto.

Si mise in piedi a fatica, per poi aggiungere con un sorriso sadico, che non era assolutamente da lui: «Non ancora, almeno.»

Bra si voltò incredula verso di giovane, accorgendosi solo in quel momento della sua presenza nella stanza e gridandogli contro: «Sei stato tu a ridurlo così?»

Le lacrime bagnavano il volto sconvolto della ragazza, ma lui rimase impassibile. Ciò che aveva fatto a Trunks, era solo ciò che si era meritato. Colpa sua se quel verme non aveva nemmeno provato a difendersi.

Si diresse verso un mobile a parete che pareva uguale agli altri e aprì un cassetto con fare sicuro. Vi rovistò un po' all'interno, poi ne estrasse un sacchetto di iuta e lo lanciò alla ragazza, dicendole freddo: «Fagli mangiare un senzu e tornerà come nuovo. Appena si sarà svegliato, digli chiaramente di non farsi mai più vedere a casa mia e che se vengo a sapere che ha incontrato Kin, anche solo per caso, nemmeno tutti i fagioli di Balzar basteranno a salvargli la vita.»

Detto questo, oltrepassò la soglia della Gravity Room e si diresse verso casa propria in volo.

Bra lo osservò per qualche secondo ancora in preda al panico e alla confusione più totale, poi si diede una smossa e fece mangiare al fratello il senzu, tenendogli alta la testa con la mano.

Dopo pochi secondi lo vide aprire gli occhi e lo abbracciò di slancio, felice che stesse bene. Lui contraccambiò l'abbraccio, per quanto poté, mentre le ferite si rimarginavano e le ossa tornavano integre, ma rimase in silenzio quando la sorella gli chiese cosa fosse successo tra lui e Goten perché il sayan lo avesse ridotto in quel modo.

Trunks si tirò a sedere. Bra lo guardò preoccupata, poi gli dette il messaggio di Goten e, percependo che il fratello volesse restare solo, se ne andò dalla Gravity Room in silenzio.

Quando il sayan sentì la porta della stanza chiudersi, rimase immobile nella sua posizione.

Chinò la testa, incurvò le labbra tremanti verso il basso e lasciò che le lacrime gli rigassero il volto, senza nessuna intenzione di fermarle.

 

Elsira #5

Stavolta vi dico che... No, non vi dico proprio nulla, sono curiosa di sapere cosa ne pensate voi di Trunks e Goten :) E magari anche della reazione di Kin...
Chi ha ragione? E chi si è comportato male nei confronti dell'altro? Goten e Kin hanno esagerato? E perché Trunks si è lasciato malmenare così, senza reagire?
Io queste cose, ovviamente perché altrimenti sarebbe grave (!), le conosco e le ho già scritte nei capitoli successivi, ma sono interessata a sapere che cosa ne pensate voi.
Sono davvero curiosa di vedere da che parte vi schierate ^^
Magari poi nelle risposte alle recensioni che mi lascerete vi dirò per chi tifo io... :P
Sì, oggi vi rompo parecchio, okay? xD Sono in vena ahahah
Intanto vi do appuntamento a mercoledì per l'aggiornamento :D
Alla prossima! :*

 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^

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Capitolo 8
*** Chiarimenti, parte 1 ***


Elsira #6

Ed eccoci qua!
Allora, stavolta vi scrivo prima del capitolo per un semplice motivo: è diviso in due.
E data la mia creatività estrema, li ho divisi chiamandoli "parte 1" e "parte 2" xD
Che originalità, eh? u.u
Comunque, veniamo a noi: siccome è davvero stroncato a metà, oltre ad essere più lungo del solito come anche il prossimo (sì esatto, di nuovo, okay? Non è colpa mia se non riesco a dividerli meglio u.u), chi volesse leggerselo per bene tutto assieme, ritorni a farmi visita domani. Dico davvero, guardate che non mi offendo u.u Altrimenti non ve lo dicevo xD
Chi invece è curioso o che so io e vuole leggere anche se spezzato, si accomodi pure ^^

P.S. Scusate il ritardo d'aggiornamento: la pioggia ieri ha fatto parecchie vittime, tra cui la mia connessione... (!) >.<
 
Anno 790

«Sveglia, sveglia! Il sole è già alto da un pezzo!» Esclamò Kin, entrando in camera del fratello e avvicinandosi al suo letto.

Il ragazzo aprì svogliato un occhio, con il corpo che sembrava aver fatto a lotta con le lenzuola per tutta la notte, date le condizioni in cui erano quest’ultimi.

Kin sorrise e andò ad aprire le tende per far entrare così tutta la luce della giornata nella stanza, fino a quel momento avvolta nel buio. «Non vorrai restare a poltrire tutta la mattina vero?»

«Non è malvagia come idea...» Biascicò lui, rigirandosi nel letto e tappandosi gli occhi con il lenzuolo.

«Eh no, caro mio! Non provare a riaddormentarti!» Disse la sayan, togliendo con un gesto veloce le coperte dal fratello e buttandole dietro di sé. Gli si avvicinò, assumendo un'espressione da cucciolo che quand'era piccola si era sempre dimostrata infallibile. «Eddai Goten, me lo avevi promesso però...»

Il sayan riaprì lo stesso occhio di prima, alzando il sopracciglio perplesso. Kin, ostinata ad ottenere il mantenimento di quella fantomatica promessa, gli si andò a mettere a cavalcioni sulle gambe e iniziò a scuoterlo per una spalla. «Gooooteeeeeen!»

«Che cosa? Che cosa ti avevo promesso?» Chiese lui arreso, alzandosi a sedere e guardandola tra il perplesso e il disperato. Kin gli rispose con uno dei suoi sorrisi più felici: «Che ci saremmo allenati assieme prima di pranzo.»

Lui si lasciò cadere all'indietro con un verso arreso, incredulo che sua sorella mettesse davvero così tanto impegno per fargli mantenere una promessa del genere.

Lei si accigliò, per nulla arresisi e iniziò a scuoterlo ancora per le spalle, continuando a dire nel modo più pedante e odioso che riuscisse a fare: «Alzati, alzati, alzati, alzati, alzati...»

«E va bene mi alzo!» Gridò lui allo stremo, tirandosi su e facendo cadere Kin a terra. La sayan si alzò in piedi e uscì dalla camera sorridendo soddisfatta.

Goten tirò un sospiro di sollievo, ancora in piedi sul letto, ma dopo pochi secondi il mezzobusto della sorella riapparve sulla porta. «Ah e, non provare a riaddormentarti fratellone!» Esclamò con un sorriso, prima di chiudere l'uscio e fare così in modo che la scarpa che le aveva tirato Goten, preso dall'esasperazione, vi si scontrasse e cadesse sul pavimento.

Il sayan si buttò nuovamente sul materasso, in modo pesante, tanto che per un attimo pensò che le molle non avrebbero retto.

Non aveva voglia di allenarsi, si stava ancora provando a convincere che ciò che aveva fatto a Trunks giorni prima fosse giusto, ma una vocina dentro di lui continuava imperterrita a ribattere contro quest’affermazione, dicendo che era assurda e che avrebbe dovuto essere felice che l’amico e sua sorella si fossero innamorati l’uno dell’altra.

Sospirò, si portò una mano al petto e l’altra tra la testa e il cuscino, guardando il soffitto sempre più confuso, nella speranza di riuscire a trovare una risposta e mettere finalmente pace dentro di sé.

Intanto, il soffitto di un’altra camera era osservato con occhi spenti, a chilometri di distanza da casa Son.

Trunks stava infatti fissando la volta della propria camera, sdraiato sul letto con un braccio sotto la testa e l'altro al cuore. Non aveva chiuso occhio, nemmeno quella notte.

Ormai sotto l'azzurro del cielo che incorniciava le sue pupille, vi erano due occhiaie scure e profonde. Non è che non riuscisse a dormire, il fatto era che non aveva proprio sonno.

La sua porta si aprì ed entrò la madre, a chiamarlo per la colazione per poi uscire subito dopo.

Lui non si mosse, continuò a fissare il soffitto.

Aveva perso la cognizione del tempo, ma era certo di non star parlando ormai da giorni.

Stava male, si sentiva distrutto e non riusciva a darsi pace: in meno di un giorno aveva perso il suo migliore amico e la ragazza che amava.

Si voltò, mettendosi in posizione fetale sul lato sinistro. La sua mente vagava lontano, come non aveva mai fatto prima. In effetti, non gli era mai successa una cosa del genere, prima.

Chiuse gli occhi e riportò a galla le immagini di quel maledetto giorno, per l'ennesima volta. L'arrivo di Kin a casa sua, la sayan in battle suite, l'allenamento con lei, la grotta e il suo tentativo di baciarla. A quel ricordo un brivido gli attraversò la schiena.

Era incredibile, l'aveva ripercorso milioni di volte e ancora lo eccitava come la prima.

Poi però arrivarono le immagini dolorose, quelle dove Kin stava lontana da lui, dove gli impediva di toccarla, dove lo vedeva con un'altra, dove Goten lo picchiava a sangue, giustamente fuori di sé dall'ira.

Gli aveva intimato di non farsi più vedere, né da lui né dalla sorella, ma quella lontananza da loro lo stava distruggendo.

«Trunks…» Il sayan percepì un tocco delicato sulla propria spalla. Si alzò a sedere, guardando la madre senza davvero vederla.

Bulma sorrise al figlio in modo dolce, porgendogli la colazione. Il ragazzo la guardò un istante, poi al richiamo del proprio stomaco prese il piatto contenente il cibo ed il bicchiere con il succo d’arancio, finendo tutto in pochi secondi.

Si passò il polso sulle labbra, quando sentì la mano della madre mettergli dietro l’orecchio i capelli. «Trunks, ascoltami bene e dammi retta, prima che venga tuo padre a farti dare una smossa. Devi andare a chiarire con Goten.»

Il sayan guardò tra l’interrogativo e il sorpreso la madre negli occhi, identici ai suoi, prima che questa potesse rispondere alla sua tacita domanda. «Bra ci ha raccontato quello è successo la settimana scorsa nella Gravity Room. Abbiamo aspettato che tu potessi riprenderti, ma adesso muovi il culo e va ad affrontare il figlio di Goku, prima che sia tuo padre a portartici di forza.» Disse la donna dai capelli turchini, con un sorriso tutto suo, che Trunks non aveva visto fare mai a nessun’altro.

Si alzò dal letto, portando con sé il piatto ed il bicchiere vuoti e dirigendosi alla porta. Sulla soglia, poco prima di chiudersi l’uscio alle spalle, puntò un’ultima volta i propri occhi azzurri in quelli del figlio: «Trunks, se vuoi Kin allora combatti per lei. Non potrai averla senza affrontare Goten e se la ami davvero allora il piccolo Son non dovrebbe farti paura, perché niente fa paura ad un uomo innamorato.» Le labbra di Bulma si distesero in un sorriso. «Tu sei un uomo? Oppure sei ancora un ragazzino?»

Trunks guardò l’immagine della madre scomparire con il chiudersi della porta, restando ad osservare incredulo l’uscio.

Dopo qualche secondo di sconcerto, si guardò serio i palmi delle mani, mentre nella mente si ripeteva la domanda fattagli dalla donna.

Strinse i pugni, serrò la mascella e per la prima volta da giorni le sue labbra si mossero nel pronunciare qualcosa: «Non sono un ragazzino.»

Non sapendo cosa glielo facesse fare, quale parte di lui lo stesse spronando, se l’affetto per Kin o il suo orgoglio ferito, si alzò, indossò la prima cosa che gli capitò tra le mani, ovvero una canotta bianca e un paio di pantaloni di una tuta neri, aprì la finestra e uscì, azzerando l'aurea dopo poco e volando verso il luogo che gli era stato proibito.

Bulma, appena arrivò nella sala da pranzo, strizzò l’occhio al marito. Si mise seduta al tavolo, di fronte a lui e gli chiese con un sorriso soddisfatto sulle labbra, già sapendo la risposta: «Allora?»

Vegeta la guardò appena, per tornare subito dopo ad osservare il pezzo di cielo al quale la finestra della stanza gli dava accesso. Con la mente seguiva i movimenti del figlio, rispondendo alla donna con un piccolo sorriso: «È andato.»

La donna sorrise, evidentemente soddisfatta. «È proprio tuo figlio, ha i tuoi stessi punti deboli. Colpiscilo nell'onore e otterrai esattamente ciò che vuoi da lui.» Si poggiò sui gomiti e si sporse verso il sayan. «Te l’avevo detto che non c’era bisogno di trascinarlo a casa di Goku per i capelli.»

Vegeta fece una smorfia di disapprovazione. «Tsk. Se fosse davvero come dici tu, allora non si sarebbe fatto pestare dal figlio di Kakaroth. E non avrebbe aspettato una settimana e l’incoraggiamento di sua madre per darsi una mossa.»

Bulma si alzò con un sorriso, si avvicinò a lui e gli si mise dietro, chinandosi leggermente in avanti e accarezzando i muscoli del sayan. «Dai, dai… Lascia stare questi piccoli dettagli. Piuttosto, abbiamo la mattinata libera, che ne dici di impiegarla in modo costruttivo?» Gli morse il lobo dell’orecchio, ma lui s’irrigidì.

«Hai ragione, vado ad allenarmi.» Disse secco il Principe, alzandosi e allontanandosi da lei come se niente fosse.

Bulma incrociò le braccia al petto con espressione scocciata, ma d'altronde sapeva a cosa fosse dovuto quel rifiuto: Vegeta non poteva accettare che l’orgoglio fosse definito un punto debole dei sayan, perciò stava solo facendo quell'infantile ripicca. E lei era troppo testarda e, guarda caso, orgogliosa per chiedergli scusa su una cosa del genere, soprattutto dato che aveva perfettamente ragione.

Un sorriso le si dipinse in volto, all'accendersi di un’idea.

«Oh, che peccato… Ieri pomeriggio ero giusto stata a comprare una sorpresina per la camera da letto…» Disse con nonché lance ma a voce abbastanza alta in modo che il Principe potesse sentirla anche dal corridoio, mentre si alzava e si dirigeva al lavandino per posare le stoviglie sporche della colazione di Trunks.

Dopo una pausa tattica, aggiunse con enfasi: «Volevo così tanto fartela vedere…»

Non fece in tempo a girarsi, che si ritrovò le mani del marito accarezzarle sensualmente i fianchi e ne sentì l’erezione chiedere di essere liberata da jeans e boxer. Bulma allungò il collo di lato e Vegeta ne approfittò per lasciarvi dei caldi baci, mentre premeva il bacino della moglie contro il proprio basso ventre. Si staccò un attimo dalla pelle di lei, sussurrando: «Andiamo a vedere il nuovo acquisto, allora.»

Un nuovo sorriso si fece largo sulle labbra della donna: con il passare degli anni, convincere i suoi sayan a fare ciò che desiderava era diventato quasi sin troppo facile.

«Uffa... Quanto ti ci vuole a finire?» Chiese Kin al fratello, con il volto poggiato sulla mano e seduta di fronte a lui, che mangiava voracemente.

Il sayan alzò appena gli occhi, ingoiò il boccone e le chiese, scocciato: «Cos'è, hai fretta per caso?»

La mano della ragazza cadde sul tavolo in contemporanea con lo sguardo assassino che lanciò al ragazzo. «Certo che ho fretta!» Si guardò attorno circospetta, per essere certa che la madre non si trovasse nei paraggi e si sporse verso di lui, poggiando il petto sul legno. «Voglio diventare un super sayan, perciò devo allenarmi, non posso restare qui a guardare te che mangi! Non ho tempo da perdere! Quindi datti una smossa a finire e andiamo a combattere!»

Il sayan posò cupo la forchetta, mentre un'ombra gli attraversava il viso. La sorella non se ne accorse, perché appena finito di parlare si era alzata ed era andata a riempire la caraffa di succo.

Quando la vide riapparire dalla cucina, Goten fece un lungo sospiro, poi le disse con un tono tra il dolce ed il grave: «Kin, c'è una cosa che devi sapere riguardo al super sayan...»

Lei lo guardò interrogativa, mettendosi seduta al proprio posto, accanto a lui. Goten abbassò lo sguardo verso la propria ciotola, riempita di cibo ormai solo per metà. Fece un altro respiro profondo per darsi coraggio e iniziò: «Il fatto è che...» Ad interromperlo bruscamente era stato il percepire un'aura a lui fin troppo familiare, apparsa di punto in bianco.

Kin vide di colpo il volto del fratello sfigurarsi in una smorfia di rabbia e alzarsi dalla sedia, tenendo i polpastrelli appena poggiati sul tavolo. «Eppure mi sembrava di essere stato chiaro.» Ringhiò a denti stretti il ragazzo, guardando verso l’uscita di casa.

Si diresse verso la porta, assieme alla sorella che lo seguiva qualche passo indietro con sguardo interrogativo.

Goten aprì l'uscio rumorosamente e fissò accigliato il possessore di quell'aurea, chiedendogli furioso: «Che ci fai qui? Ti avevo detto di stare alla larga da casa mia.»

Kin si alzò sulle punte dei piedi, per poter vedere oltre la spalla del fratello e spalancò gli occhi sorpresa: era Trunks.

Il cuore le mancò un battito. Non sapeva se essere felice di vederlo o meno, dopo quello che era successo l'ultima volta.

Quand'era volata via da casa, non aveva avuto la forza di andare da suo padre e si era quindi andata a nascondere al lago di quand'era piccola. Poteva sembrare scontato, ma era l'unico luogo che le era venuto in mente.

Non sapeva perché, ma voleva stare da sola. Ne sentiva il bisogno.

Si era seduta sull'argine e si era portata le gambe al petto, racchiudendole poi tra le braccia. Aveva abbassato la testa e chiuso gli occhi, nel tentativo di comprendere cosa fosse quell'angoscia che provava.

Di certo era dovuta ad aver visto il fratello evidentemente impegnato, ma stranamente nei suoi occhi più che l'immagine di Goten era presente quella di Trunks e della bionda.

Quella ragazza... Sentiva di odiarla. Odiava il fatto che avesse osato toccare il sayan e che avesse osato infilare la propria mano tra i capelli di Trunks… Il suo Trunks! E odiava il fatto che lui avesse sorriso come un ebete a quel contatto disgustoso!

D’accordo, è vero, Trunks non era suo… Però se non ricordava male, era stato lui poche ore prima ad aver tentato di baciarla e che cavolo!

Quel pensiero le aveva fatto aprire gli occhi di scatto e alzare la testa, sentendosi arrossire tutto d'un colpo.

Già... Trunks aveva provato a baciarla quella mattina. Se ne era realmente resa conto solo in quel momento.

Si era portata per un’istante l'indice ed il medio a sfiorarsi le labbra, le stesse labbra che erano state così vicine a quelle del sayan che per un’istante le era parso di poter quasi saggiarne la morbidezza. In quel momento si era pentita amaramente di essersi sciolta dalla sua presa.

«Hey, principessa?» La voce di suo padre, giunta all'improvviso, l'aveva fatta ridestare e voltare verso di lui. Il sayan si era chinato sulle gambe e avevo poggiato il proprio sguardo interrogativo su di lei, per poi portarle una mano alla guancia e chiederle preoccupato: «Perché piangi?»

Piangere? Non se n'era nemmeno accorta. Si era scostata, guardando il proprio riflesso nelle acque piatte del lago, per vedere il proprio volto rigato da lacrime che non si era minimamente resa conto di star versando.

Si era portata il braccio al viso e se l'era asciutto, rispondendo alla domanda del padre con un'altra domanda: «Come hai fatto a trovarmi?»

Lui tirò un sorriso. «La tua aurea. È cresciuta parecchio qualche minuto fa e mi ha messo allerta, così ti ho raggiunta.»

Il suo sguardo si era velato, rivelando all'uomo che la figlia si era persa un’istante nei propri pensieri.

La sua aurea... Lei, non sapeva ancora come percepire le presenze delle persone.

Tornata in sé, aveva guardato il padre negli occhi e, nel modo più tranquillo e semplice che esistesse, gli aveva chiesto: «Mi insegni a percepire le auree?»

«Non ho mai detto che avrei accettato. Se tu vuoi interrompere il nostro rapporto posso anche capirlo, ma non puoi chiedermi di stare lontano da tua sorella. Io non posso più stare lontano da Kin, a meno che non sia lei a chiedermelo.»

La voce ferma di Trunks fece ridestare la  sayan, facendola tornare al presente.

La ragazza sorrise e fece per andare verso l’amico, perché si sentiva contenta a rivederlo ma fu bloccata dal braccio teso di Goten. Lo fissò confusa e lui rispose in tono duro, senza degnarla di uno sguardo.

«Kin, torna dentro casa.»

Lei lo guardò accigliata, con ancora le mani poggiate sul suo braccio e impegnate nel farvi pressione, nel vano tentativo di spostarlo. «Te lo scordi! Devo chiarire con Trunks e chiedergli di continuare a insegnarmi, ho bisogno delle sue lezioni!»

Goten si voltò lentamente verso di lei, puntando i propri occhi neri di fuoco, colmi d'ira, nei suoi. Kin fu scossa da un brivido di paura, non aveva mai visto quello sguardo.

«Ho detto che devi rientrare.» Ripeté il sayan, scandendo bene parola per parola.

«Kin.» La voce dolce di Trunks fece voltare la ragazza verso di lui, notandone inevitabilmente il sorriso e lo sguardo amorevoli e rassicuranti. «Tuo fratello ha ragione, torna dentro casa. Non devi assistere a questo scontro.»

La sayan arretrò di qualche passo, oltrepassando così la soglia. Goten le chiuse la porta in faccia, per utilizzare l'istante dopo la super velocità e ritrovarsi ad un millimetro dal volto di Trunks.

Lo guardò negli occhi accigliato, furioso,intimandogli a denti stretti, mentre l'altro non si scompose minimamente: «Non ti azzardare, mai più, a dare ordini a mia sorella.»

Si voltò e lo guardò appena di sottecchi, per dirgli con tono più tranquillo ma comunque teso: «Andiamo?»

Non attese risposta e si alzò in volo, dirigendosi verso il luogo sperduto e desolato, dove aveva intenzione di concludere quella storia una volta per tutte.

Kin, sentendo i due allontanarsi, diede nervosa un pugno alla porta d'ingresso. Atteggiamento più che ragionevole, dato che Goten e Trunks l'avevano lasciata a casa come fosse ancora una bambina, ma l'uscio non resistette al colpo infertogli dalla ragazza e la mano della sayan lo oltrepassò con estrema facilità, creando una voragine nel materiale di cui era composto.

Il rumore dell'impatto riecheggiò per tutta la casa, mentre Kin osservava il buco con gli occhi sgranati e l'espressione timorosa della reazione che avrebbe avuto la madre.

«Che cos'è stato?» Il grido di Chichi le arrivò alle orecchie e lei si voltò di scatto. Vide l'ombra della madre fare capolino dalla porta della cucina, così ché non ci pensò due secondi e uscì in fretta di casa, non curandosi di nulla se non della propria incolumità messa potenzialmente a rischio dall'ira che avrebbe presto invaso la donna.

Si andò a nascondere sopra il grande albero vicino casa, restando appollaiata lì ad osservare la scena con il timore negli occhi.

Chichi spalancò lo sguardo quando, entrando nell'ingresso, vide i frantumi del materiale di cui era composta la porta a terra e un buco che percorreva quasi da lato a lato quest'ultima.

Si rannicchiò un'istante su se stessa mentre il suo corpo veniva invaso da brividi di collera, per poi alzarsi e uscire dalla casa, guardando fuori furiosa, nel tentativo di trovare il responsabile. «Goten! Kin! Chi è stato di voi due?» Gridò a squarciagola la donna, non potendo sospettare del marito in quanto era uscito ore prima per andare ad allenarsi e sapeva sarebbe tornato solo in serata, per cena.

La sayan si tappò le orecchie, guardando con un solo occhio ed espressione colpevole l'immagine della madre aggirarsi per i dintorni della casa sempre più furiosa.

La donna rientrò dopo un tempo che le parve interminabile, sbattendo dietro di sé l'uscio tanto forte che la ragazza credette quasi di veder tremare l'intera casa.

Riaprì entrambi gli occhi e osservò con volto innocente l'abitazione, portandosi le mani tra le gambe incrociate. «Beh, non posso di certo entrare ora... Mamma potrebbe uccidermi...» Sussurrò tra sé e sé, pensando ad alta voce.

Un sorriso furbo le si formò sul volto, arrivandole fin quasi alle orecchie, facendola voltare di lato. «Tanto vale andare a vedere che combinano quei due.»

Annuì a sé stessa, soddisfatta della propria idea. Chiuse gli occhi e si concentrò: non era ancora molto brava a percepire le auree, ma trovò entrambi in fretta perché le avevano ad un livello altissimo.

Riaprì gli occhi, si alzò in piedi e utilizzando il ramo come trmpolino, volò verso di loro.

Goten si fermò quando fu abbastanza distante da casa, su una landa desolata, ricca di più o meno lievi montagne di forma cilindrica che si elevavano dal suolo roccioso.

Si voltò verso il suo avversario, atterrando sulla cima di uno di quei rilievi. Trunks posò i piedi su di un'altra montagna, poco più alta di quella dell'avversario.

Si guardarono per qualche secondo infinito, poi Goten sussurrò: «Sei pronto?»

«Fatti sotto.» Rispose Trunks, trasformandosi in super sayan e flettendo il proprio peso su entrambe le gambe, mettendosi così in posizione di difesa. Goten si trasformò a sua volta, per scaraventarsi l'istante dopo contro l'avversario, caricando un pugno.

Trunks lo evitò spostandosi leggermente di lato e sferrò a sua volta un pugno contro l'avversario, che lo parò intercettandolo con la propria mano serrata.

Parata.

Schivata.

Colpito.

Il loro era diventato uno scontro corpo a corpo che sembrava non avere più fine, mentre si alzavano nel cielo continuando ad attaccarsi, senza che nessuno dei due avesse davvero la meglio.

Ad un certo punto, Trunks iniziò a indietreggiare, per poi separarsi dall'avversario e poggiare i piedi su una parete rocciosa. L'altro gli si era avvicinato, in modo da non perderlo di vista e gli stava andando addosso caricando il pugno. Il più grande attese, schivando l'attacco all'ultimo secondo e nel tempo che la montagna ci mise a frantumarsi, lo colpì agilmente da dietro con un calcio alle spalle, scaraventandolo in avanti, dove fino a pochi istanti prima si trovava il rilievo.

Goten si riprese prima di colpire la roccia di fronte a lui e la utilizzò come rampa per alzarsi in cielo, restando fermo a lievitare a mezz'aria scrutando verso il basso, alla ricerca del super sayan che aveva azzerato la propria aurea per non farsi scoprire troppo facilmente.

Si accorse di lui appena in tempo per evitare lo shuto che altrimenti lo avrebbe colpito al lato del collo, rigirandosi a capo all'ingiù e tentando di colpirlo stendendo la gamba verso il suo volto.

Trunks evitò anche quest'attacco, volando più in alto, per ritrovarsi l'istante dopo il ginocchio di Goten a pochi centimetri dal viso, riuscendo a pararlo con l'avambraccio appena in tempo e ricominciando con lui lo scontro corpo a corpo.

Un pugno del Brief andò a segno, colpendo Goten in faccia e dando il tempo al super sayan di approfittarne e colpirlo con un calcio all'addome. Goten si portò d'istinto le braccia intorno alla vita, sgranando gli occhi per il dolore ma riuscendo a mantenere la propria posizione in volo, cosa che permise a Trunks di unire le mani e colpirlo ulteriormente, con un attacco alla base del collo che mandò il più giovane a creare una voragine sul terreno.

Trunks perse quota, non perdendo d'occhio la nuvola di polvere che si era creata nell'impatto con il suolo nemmeno per un istante, vedendone così uscire il super sayan prima ancora che questa si diradasse. 

Goten posò i piedi sulla vetta di una montagna dalla cima piatta, poco più in basso rispetto a quella dell'avversario. Aveva un poco di affanno, mentre Trunks sul volto aveva un'espressione immutabile e concentrata.

Il super sayan più giovane si passò una mano sulla bocca, per rimuovere il sangue dovuto al labbro spaccato per il pugno di poco prima e osservò truce l'avversario. Digrignò i denti e l'aura dorata lo circondò completamente. L'avversario fece lo stesso e nel medesimo istante, si scagliarono l'uno contro l'altro.

Erano nuovamente faccia a faccia, con le mani l'uno sulle spalle dell'altro. Si guardarono per un breve secondo e videro negli occhi azzurri dell'avversario la decisione di non mollare quello scontro, insieme alla consapevolezza che la vittoria sarebbe stata dura da ottenere per entrambi.

Goten interruppe lo stallo alzando il ginocchio sinistro verso il volto di Trunks, che però resistette bene e riabbassò testardo la testa, per stringere maggiormente la presa sul ragazzo e creare di conseguenza una voragine sotto i loro piedi per l'energia sprigionata.

Improvvisamente, Goten vide la distrazione negli occhi del tuo avversario, il quale si voltò dietro di sé con aria incredula. Il sayan ne approfittò, liberandosi dalla presa sulle sue spalle e muovendosi in un'istante.

Gli circondò con le gambe l'articolazione della spalla destra, stringendo tra le mani il polso e con un grido, che era più per scacciare la propria insicurezza che lo attanagliava da l'inizio di quella storia che per farsi realmente forza, tirò verso l'alto, fermandosi quando percepì il braccio farsi morbido nella propria presa.

Ben presto al grido di Goten, si unì anche quello di puro dolore Trunks, insieme al suono chiaro dell'articolazione della spalla che veniva estratta dal proprio posto, privando così il suo proprietario dell'uso dell'intero braccio.

Goten rimase fermo con le mani serrate sul polso dell'avversario ancora per qualche istante, sentendo una sensazione inquietante dentro di sé. Per scacciarla, si dette una scollata e liberò Trunks dalla propria presa, spedendolo lontano con un calcio che lo colpì sul diaframma, prima di toccare terra con i piedi.

Si portò furioso le mani alla testa, cercando di convincersi che stava andando tutto bene, distraendosi così dallo scontro per qualche istante. Fu in quegli istanti che percepì una terza aurea lì vicino. La riconobbe subito e altrettanto in breve tempo capì cos'era stato a causare la distrazione di Trunks poco prima.

Alzò lo sguardo e vide sua sorella, bianca come un fantasma in volto che lo guardava con occhi sgranati ed ebbe un brivido.

Kin si sentì di colpo privata delle forze, cadendo a terra in ginocchio e guardando la scena senza riconoscere il guerriero biondo ancora piedi.

Chi era quello? Si rifiutava con tutte le proprie forze di credere che fosse Goten.

Quello non poteva essere suo fratello. Suo fratello non avrebbe mai fatto del male a Trunks in quel modo.

Suo fratello adorava Trunks, lo aveva sempre considerato di casa. Erano sempre stati insieme, quei due. Erano fratelli, quei due.

Posò il proprio sguardo tremante sul sayan a terra, vedendo che si stava rialzando a fatica.

Qualcosa, che non aveva idea cosa fosse, la fece alzare in piedi e dirigersi da lui. Per aiutarlo a rialzarsi, per aiutarlo a fare qualsiasi cosa le avrebbe chiesto. Ma il grido di Goten la fece fermare quand'era a qualche passo dall'amico, tornato in forma normale dopo aver subito il colpo. «Sta' lontana da lui!»

Kin posò i propri occhi neri xonfusi in quelli azzurri del fratello. Assunse un'aria che non prometteva nulla di buono.

Stava per rispondergli a tono, quando la voce dolce del sayan dai capelli chiari la interruppe. «Non farlo, ti farai del male...» Sussurrò Trunks mentre si rialzava, tenendosi il braccio ferito.

Con lo sguardo puntato sul super sayan, continuò a rivolgersi dolce a lei: «Kin... Ti ricordi di quella volta, nella grotta? Cosa ti ho detto, mentre fuori imperversava il temporale...»

Kin rifletté, poi rispose senza capire: «Di non aver paura dei tuoni…»

Trunks tirò un sorriso. «Ti ho detto che ti avrei protetta… Ed è così. Non avrò mai paura di farmi del male, ti proteggerò. E proteggerò l'affetto che provo per te, a costo di lasciarci la pelle per conto del mio migliore amico.»

La guardò voltando leggermente il viso, lanciandole un sorriso ed uno sguardo terribilmente sicuri di sé. «Ti dimostrerò che lo farò.»

Tornando serio e concentrato, si voltò verso Goten, si trasformò in super sayan e con uno scatto gli andò contro, iniziando una sfida corpo a corpo, seppur con un solo braccio funzionante.

Kin aveva gli occhi puntati sui due, ma in realtà non li vedeva nemmeno. Le ultime parole di Trunks le risuonavano incessanti nella mente e nel cuore, che avevano colpito in pieno.

L'unica altra persona che le avesse mai detto che l'avrebbe sempre protetta era stato suo padre, ma era stata una situazione completamente differente. Le ragioni per le quali la proteggevano erano due tipi d'affetto completamente diversi: uno era l'amore incondizionato paterno, l'altro era quello di un sayan che lei aveva sempre considerato un fratello maggiore, con il quale era cresciuta, aveva scherzato e litigato. Ma che in realtà non aveva mai fatto parte della sua famiglia sanguigna.

Un gran mal di testa la colse e la costrinse a portarsi le mani al cranio dolorante. Si sentiva completamente confusa, non era certa di cosa fosse l'amore, quello verso un'altra persona con la quale non si ha rapporti di sangue, quello che avevano i suoi genitori tra loro.

Già, i suoi genitori... Li aveva visti litigare, li aveva visti volersi bene e appoggiarsi a vicenda. Aveva visto il marito proteggere la moglie persino contro di lei, aveva avuto l'appoggio del padre quando la madre non ne voleva sapere di darle il suo e viceversa. Li aveva visti collaborare e alle volte remarsi contro, ma alla fine restavano sempre insieme, nonostante ciò che poteva accadere.

La domanda adesso era: lei era certa di voler affrontare tutto questo con Trunks?

Se quello che c'era tra i suoi genitori era amore, allora era completamente differente da quello che aveva provato qualche giorno prima, quando era scappata da casa dopo aver visto con due sconosciute i sayan che stavano lottando in quel momento di fronte a lei.

Eppure, il sentimento di quella volta era così simile a quello che provava in quel momento e che aveva provato quando Trunks le aveva detto quelle cose, nella grotta.

Scosse la testa disperata e cadde a terra in ginocchio. Non sapeva che fare, non sapeva cosa provava.

Ma perché non le era stato insegnato ad amare dai suoi genitori anziché lottare e tenere la casa?

«Basta!» Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, senza nemmeno rendersene conto.

I due super sayan la fissarono interrogativi. Kin alzò lo sguardo con odio, poi si alzò lei stessa, tenendo i pugni chiusi lungo il corpo. Aveva tutti i muscoli in tensione e ciò che fece sorprese persino lei, ma ormai aveva deciso.

Usò la super velocità per mettersi tra i due, con il volto rivolto verso il fratello e quando fu di nuovo visibile, Goten si trovò impegnato a parare il suo calcio alto con il proprio avambraccio.

«Ma che stai facendo?» Gli chiese il giovane, non capendo.

Lei ritirò la gamba e posò i piedi a terra, rivoltagli di profilo e con in volto l'espressione più seria che i due super sayan le avessero mai visto. «Ti sei forse dimenticato? Mi avevi promesso una battaglia d'allenamento prima di pranzo. Bene, fatti sotto fratellone.» Disse Kin, mettendosi in posizione d'attacco.

Lui la guardò interrogativo, così come Trunks dietro di lei, ma non fece in tempo a ribattere che dovette alzare il ginocchio per parare un altro calcio della sorella e iniziare con lei un nuovo scontro corpo a corpo.

 



Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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Capitolo 9
*** Chiarimenti, parte 2 ***


Anno 790

Goku si arrestò di colpo, voltandosi a guardare nella direzione alle proprie spalle. Era già un po' che percepiva le aure di suo figlio e del figlio del Principe insieme; aveva comunque continuato tranquillo il proprio allenamento solitario, dato che era normale che quei due si sfidassero. Ma adesso a sostituirsi all'aurea di Trunks era entrata quella della figlia, la quale cresceva di secondo in secondo.

Strizzò un istante gli occhi, mentre riusciva a percepire che entrambi i suoi figli stessero facendo sul serio. Non attese oltre e si portò le dita alla fronte, per placare la furia della ragazza prima che si facesse del male.

L'uomo sapeva che Kin era molto forte, ma sapeva anche che non era ancora in grado di controllarsi ed era troppo debole per racchiudere tutto il proprio potere. Poteva combinare grossi guai.

Trunks rimase immobile per qualche secondo, guardando lo scontro tra i due fratelli ancora incredulo. Quando però Goten colpì Kin con uno shuto al collo, sentì la rabbia scorrergli in corpo e colmarlo di nuova energia.

Il super sayan si fiondò verso l'altro, colpendolo con un calcio al petto che Goten non riuscì a schivare e facendogli percorrere decine di metri, finché una parete di roccia non arrestò la sua corsa.

Trunks si chinò verso Kin, che si stava rialzando da terra. «Tutto bene?» Chiese con tono apprensivo, mentre le porgeva la mano per aiutarla a rialzarsi. Lei non lo degnò di uno sguardo, tenendo i propri occhi neri puntati sul fratello che respirava affannato e stava uscendo dal cumulo di pietre.

«Si può sapere perché ci hai seguiti? Comunque sia, ora lascia stare. Goten è troppo forte per te, lascia perdere e fa' combattere me o ti farai male sul serio.» Disse con tono apprensivo il ragazzo. Kin, ignorando completamente il sayan e le sue parole, si alzò e si fiondò contro il fratello.

Trunks non fece in tempo a fermarla che si voltò e vide l'immagine di Goku apparire d'improvviso in mezzo ai figli.

In meno di un battito di ciglia, il sayan bloccò il calcio del ragazzo con una mano e con l'altra la gomitata della ragazza.

I due osservarono lo sguardo serio del genitore che, tenendoli ancora fermi, sussurrò: «Allora, che sta succedendo qui?» I muscoli dei due giovani si rilassarono e Goten tornò in forma normale non appena l'eroe mollò la presa sul piede ed il gomito.

«Ecco...» Sussurrò Trunks, che si stava avvicinando tenendosi ancora il braccio, data l’evidente spalla rotta.

Goku lo guardò e gli chiese con tono confuso: «Ma che diamine ti è successo?» Non era dal ragazzo venir ridotto in quelle condizioni, lui lo sapeva, perciò si sorprese molto a vederlo così.

«Sono stato io.» Disse Goten, puntando i propri occhi neri, che cercavano di trasudare la sicurezza e la crudeltà che avrebbe voluto possedere il ragazzo in quel momento, in quelli increduli del padre.

«Perché Trunks si è innamorato di me.» Aggiunse Kin, a sguardo basso, mentre l'espressione dell'uomo si faceva sempre più confusa.

Goku chinò leggermente la testa in avanti e con una mano si grattò perplesso la chioma nera, mentre teneva l'altra al fianco. Alzò lievemente il capo e si accorse che ormai i tre giovani erano tutti davanti ai suoi occhi, che lo guardavano con tre sguardi completamente diversi: Goten tentava di trasudare sicurezza, Kin era evidentemente tesa mentre Trunks era, nonostante le ferite e il dolore che probabilmente stesse provando in quel momento, sereno, semplicemente in attesa.

L'uomo sospirò profondamente, guardandoli negli occhi uno ad uno. «Ragazzi miei, avete fatto un gran bel casino, lasciate che ve lo dica...» Disse, mentre estraeva dal sacchettino che portava al fianco due senzu. Ne diede uno intero a Trunks, poi divise l'altro e ne porse metà alla figlia e metà al figlio. I tre mangiarono la propria dose di fagiolo magico senza protestare.

Non appena ebbero finito, alzarono lo sguardo.

«Tu.» Goku indicò il figlio. «A casa, di filata. Con te parlerò dopo.»

«Che cosa?» Chiese Goten, facendo un passo avanti e accigliato. «Te lo puoi scordare! Ho ancora un conto in sospeso con Trun...» Il padre non lo lasciò finire e aumentò l'intensità del proprio sguardo e del proprio tono. «Ho detto a casa!»

Goku si portò le braccia al petto, in segno che quello fosse un ordine e ce lo avrebbe portato lui stesso se non si fosse mosso da solo. Goten si accigliò, fulminò Trunks con lo sguardo, si voltò e volò a casa.

L'uomo ne seguì per qualche secondo il percorso con la mente, poi si fissò gli altri due negli occhi. «Bene, ora passiamo a voi.»

Gli occhi di Trunks ebbero un breve tremito, mentre quelli della ragazza restarono immutati, lasciando intravedere un senso di smarrimento che aleggiava in quel nero assoluto.

Goku si rilassò, tirò un sospiro e si andò a mettere seduto su una roccia che sbucava dal terreno e aveva tutta l’aria di somigliare ad un panchetto, poco distante da lì. I due giovani si scambiarono un breve sguardo, poi seguirono l'uomo ed entrambi si sedettero per terra di fronte e lui, Kin a gambe incrociate e Trunks sui talloni.

«Allora... Spiegatemi cosa è successo qui.» Esordì Goku, puntando subito gli occhi su Trunks e aggiungendo: «Come mai mio figlio ti ha pestato in quel modo? E soprattutto, perché ti sei lasciato conciare in quel modo? Non è da te ragazzo mio.»

Trunks abbassò lo sguardo, sentendosi un verme per come aveva trattato la figlia dell'uomo che aveva di fronte. Il fatto era che nemmeno lui sapeva bene perché avesse lasciato che Goten lo picchiasse così, né quella volta né tanto meno la prima. Forse, nel suo cervello era passata l'idea che Goten avesse tutte le ragioni del mondo per essere infuriato con lui e che quindi era giusto che gli facesse del male.

«Il fatto è che…» Per la prima volta, Trunks sentì che gli mancavano davvero le parole. «Non lo so.» Abbassò ulteriormente il capo, non sapendo che altro dire.

Goku poggiò i palmi sulle proprie ginocchia, poi con faccia perplessa commentò: «Mmhhh... Beh, non posso certo dirti che va bene. Se vuoi farti uccidere, mi pare il minimo che tu sappia il motivo.» Puntò lo sguardo sulla figlia, ma prima che potesse fare qualunque domanda, la voce di Trunks lo interruppe: «L'ho fatto perché mi sono innamorato di Kin e Goten ha avuto tutto il diritto di sfogare la sua rabbia su di me per questo.»

«E perché avrebbe dovuto essere arrabbiato?» Chiese Goku, senza un tono specifico. Trunks finalmente, preso coraggio, alzò lo sguardo e puntò i propri occhi di ghiaccio in quelli del sayan. «Perché non merito tua figlia.»

Le labbra dell'uomo si stendettero in un sorriso. «Questo dovrebbe essere lei a stabilirlo, non mio figlio, ti pare?» Tornò a guardare la ragazza, che osservava invece da tutt'altra parte per evitare di incrociare lo sguardo di uno dei due, poi le chiese senza girarci troppo intorno: «E tu Kin? Anche tu sei innamorata di Trunks?»

Il volto della ragazza assunse tutte le sfumature del rosso. Si sforzò di girare il collo e guardò il padre, poi il giovane e di nuovo il padre. «Io...» Balbettò. «Io non so cosa significhi...»

Sul volto di Trunks si dipinse un sorriso dolcissimo, intenerito com'era dall'affermazione ingenua della ragazza, mentre il sayan più grande si alzò e le si avvicinò. Si chinò sulle gambe e le disse in un sorriso, ad un palmo dal volto: «Beh, in questo non ti posso essere molto d'aiuto principessa.» Le fece l'occhiolino e indicò il sayan a mezzo passo di distanza da lui: «Ma qui c'è qualcuno che può spiegartelo perfettamente.»

Entrambi i ragazzi arrossirono lievemente, mentre Goku si rimise in piedi e concluse con un sorriso rassicurante: «Bene, io vado a cercar di far ragionare quella testa calda di tuo fratello.»

Si voltò e fece per andare via, quando si fermò un attimo e guardò Trunks con occhi terribilmente severi, affermando duro: «Falle del male e dovrai vedertela con me. Sappi che se dovesse accadere, scoprirai solo allora cos'è il vero dolore. Ti tengo d'occhio ragazzo, ricordati che padroneggio alla perfezione il teletrasporto ed io e mia figlia abbiamo un legame incredibile: se lei è dall'altra parte del mondo e mi chiama, io ci metto meno di un istante ad arrivare. Sono stato chiaro?»

Trunks annuì tremante e pallido come un cadavere in volto, sapendo che il sayan non scherzava.

L'espressione di Goku tornò quella allegra di sempre e, prima di voltarsi definitivamente e volare via, fece loro un cenno della mano e li salutò gioviale: «Ci vediamo!»

I due giovani si ritrovarono così, soli, uno accanto all'altro.

Rimasero in silenzio per un po', finché Trunks non ce la fece più e aprì bocca per primo. «Mi dispiace.»

La sayan si voltò verso di lui, interrogativa. Il ragazzo si avvicinò di poco a lei, in modo da esserle di fronte. Le prese le mani nelle proprie, portandole sul proprio cuore e la guardò dritta negli occhi neri, con la voce più sincera che aveva. «Mi dispiace per quello che ti ho fatto passare. Mi dispiace di non aver riconosciuto prima i sentimenti che nutro per te. Mi dispiace di non averli accettati subito. Mi dispiace di essermi fatto ammaliare da altre donne. Mi dispiace per tutto quanto, ma più di ogni altra cosa mi dispiace averti fatto soffrire.»

La ragazza abbassò lo sguardo di lato, rossa in volto ed evidentemente colpita da quelle parole, ma anche imbarazzata. Trunks le scostò una ciocca dal volto, così come aveva fatto pochi giorni prima nella grotta e le accarezzò la guancia. Lei spostò il proprio sguardo e lasciò che incrociasse e vagasse negli occhi azzurri dell'uomo che si trovava davanti.

Lui, a voce leggermente roca ma ferma, aggiunse: «Kin... Tu sai che ormai sono innamorato, ma io non riesco a capire se anche tu...» Stavolta non lo lasciò concludere e, a bruciapelo, gli chiese con tono innocente: «Che cos'è l'amore?»

Trunks rimase un attimo basito da quella domanda. I suoi occhi vagarono in tutte le direzioni, per poi essere riposarti in quelli scuri di lei e sorridere teneramente. «L'amore è quel legame speciale che unisce due persone, nel corpo e nell'anima. È essere sempre presenti per l’altro, anche per le piccole cose. L'amore è combattere per la persona a cui tieni, proteggendola ed essendo pronti a rischiare la propria vita per lei.» Si portò le mani della sayan alle labbra, che teneva ancora delicatamente tra le sue, per baciarle e infine concludere con un sorriso ed una carezza sulla sua morbida guancia. «Ecco, che cos'è l'amore.»

Kin si ripeté quella spiegazione dentro di sé, facendosi le relative domande.

È quel legame speciale che unisce due persone: beh, lei e Trunks di certo avevano sviluppato negli ultimi tempi un forte legame. Dopo che lui l’aveva abituata a vedersi tutti i giorni, gli ultimi senza di lui erano stati atroci: giunta alla sera, sentiva sempre che le mancava qualcosa per addormentarsi serena.

Essere presente per l'altro, per ogni più piccola sciocchezza. Le potevano venire in mente un milione di esempi nei quali si erano dati una mano a vicenda, d’istinto, perché semplicemente volevano aiutarsi.

Combattere per l'altro, rischiando anche la propria vita. Trunks l'aveva senz'altro fatto più di una volta, ma quando lei aveva interrotto il combattimento tra lui e Goten, l'aveva fatto per evitare che il ragazzo venisse ucciso, perché quando questo pensiero le era passato per la testa aveva creduto di impazzire per il dolore.

Kin sorrise, portando la mano su quella che lui teneva delicatamente sulla sua guancia, avendo fatto un poco più di chiarezza su ciò che provava. «Trunks, allora, se questo è l'amore, io ti a...» Un dito sulle sue labbra la interruppe.

Puntò uno sguardo confuso su di lui, che rispose subito al suo interrogativo: «Non dire parole troppo pesanti di significato. Siamo entrambi ancora troppo giovani per poter pronunciarle, un semplice ti voglio bene può bastare per adesso. Il fatto è…» Distolse lo sguardo per un breve istante, per poi tornare a puntarlo negli occhi di lei: «Non voglio rischiare che la prima volta che ti sento dire quelle due parole, sia anche l'ultima.»

Kin non era certa di aver davvero capito stavolta, però acconsentì alla richiesta del ragazzo. Si spostò delicatamente il suo dito dalle labbra e gli sorrise gioviale. «Ti voglio bene.»

Lui ricambiò il sorriso. Le prese il volto tra le mani e lo avvicinò lentamente al suo.

Un turbinio di emozioni lo colse quand'era ancora a pochi millimentri dalle sue labbra: sentiva i muscoli fremergli, i brividi percorrergli la schiena e, incredibilmente, il cavallo dei pantaloni già farsi strinto. Era incredibile, quella ragazza gli faceva un effetto assurdo: non gli era mai capitato di sentirsi così, non prima di un semplice bacio.

Ma forse, non gli era nemmeno mai capitato di essere così innamorato.

«Ti voglio bene anch'io.» Sussurrò, quando ormai era sul far finalmente sue quelle labbra che aveva tanto desiderato.

Si sfiorarono appena, che un rumore molesto ruppe l'atmosfera creatasi, facendoli arrestare entrambi.

Il suono proveniva dallo stomaco di Kin, la quale vi portò lentamente le mani, mentre il suo volto era oramai diventato color del fuoco.

Trunks non riuscì a trattenere una risata, mentre lei stava a sguardo basso, troppo imbarazzata anche solo per chiedergli scusa.

Il sayan le stampò un bacio sui capelli e si alzò, porgendole la mano con un sorriso radioso: «Andiamo a riempire il tuo povero stomaco. Ormai è tardi, sono le due passate: ha tutto il diritto di lamentarsi per non aver ancora ricevuto il proprio pranzo. E poi, ad essere sincero ho anch'io parecchia fame.»

Kin alzò lo sguardo, ancora rossa in volto, ma appena vide il volto sorridente e rassicurante del sayan, la vergogna svanì all'istante e un sentimento positivo al quale non riuscì a dare un nome la fece sorridere, prendere la mano che le veniva offerta e alzarsi.

«Andiamo a casa mia, vorrei evitare di trovare tuo padre e tuo fratello in pieno scontro...» Propose Trunks. Lei lo guardò con un sorriso e annuì, perfettamente d’accordo.

I due si alzarono quindi in volo e si diressero verso casa Brief e, soprattutto, verso il loro pranzo.

Goku raggiunse, con sua sorpresa, il figlio ancor prima che questi arrivasse a casa. Vide che aveva un braccio sul volto, perciò si avvicinò interrogativo a lui. Gli arrivò al fianco e vide che aveva gli occhi coperti dall'avambraccio.

Sgranò gli occhi quando si accorse del volto rigato del ragazzo: stava piangendo. Le lacrime gli stavano bagnando la pelle, dall'angolo dell'occhio per andare a percorrere il tratto che le portava fin sopra l'orecchio, per via del vento che sferzava la faccia a quelle velocità.

Rimase in silenzio e abbassò la propria aurea, in modo di essere certo che non si accorgesse ancora di lui finché non si fosse rilassato un po'.

Non dovette attendere molto. Dopo pochi secondi infatti, Goten allontanò con rabbia il proprio braccio dagli occhi, puntandoli avanti a sé.

Con la coda dell'occhio, vide la sagoma del padre e si arrestò a mezz'aria di colpo, guardandolo sorpreso.

Goku si fermò pochi istanti dopo, ritrovandosi a due braccia dal ragazzo.

«Che cosa ci...» Goten non fece in tempo a terminare la domanda che il padre gli diede la schiena e lo guardò da sopra la spalla, lanciandogli un sorriso rassicurante e proponendo: «Parliamo un po', ti va?»

Non gli diede il tempo di rispondere che atterrò nello spazio sotto di loro. Goten tirò su col naso, si asciugò le ultime traccie di lacrime dal volto e lo seguì.

Goku era sulla sponda di un fiume, lo stesso che tra qualche chilometro passava vicino casa loro e nel quale andavano spesso a pescare.

Il ragazzo si mise a sedere accanto a lui, incrociando le gambe e lasciando cadere svogliatamente le braccia al loro interno, mentre guardava a testa china l'acqua del lago.

Restarono in silenzio per un'eternità, che fu spezzato dal rumore di un pesce che saltava fuori dall'acqua e poi dalla voce del padre, sdraiato a pancia in su con le mani dietro la testa. «Allora, Kin e Trunks mi hanno accennato a quello che è successo...»

Lo sguardo di Goten iniziò a farsi duro, facendo si che le sopracciglia del ragazzo si avvicinassero tra loro e che la sua bocca si storgesse in un ghigno. Goku si voltò verso di lui e con voce tranquilla, disse: «Non capisco perché questa cosa ti faccia arrabbiare così tanto. Dovresti essere felice che tua sorella e il tuo migliore amico stiano insieme, o sbaglio? Non sono forse le due persone a cui vuoi più bene?»

«Come puoi dire una cosa del genere!» Lo aggredì Goten, voltandosi di scatto verso il padre con il pugno di fronte a sé, all'altezza del petto e guardandolo con ira pura negli occhi.

Goku si tirò su, poggiando il proprio peso sulle mano che teneva a terra, mentre poggiava l'altra sul ginocchio alzato. «Vedi di darti una calmata.» Disse serio.

Il giovane sayan non l’ascoltò, batté la mano sul terreno, sporgendosi verso il padre e continuando il suo attacco: «Si può sapere come potrei calmarmi? Tu non hai idea di come sia Trunks con le ragazze, di quanto sia volubile, di quanto poco gli basti per fargli perdere il controllo e farsi la prima che passa! Non va bene per Kin! Lei merita decisamente di più! Merita qualcuno di fedele, che sappia controllare il proprio istinto e che non salti addosso alla prima che lo guarda vogliosa!»

Goku non cambiò espressione, continuò a fissare dritto negli occhi il figlio con fare serio. Il giovane continuò, sempre più fuori di sé, alzandosi in piedi perché troppo nervoso per starsene seduto. «Sono mesi che è cotto di Kin! E non si è fatto nessuno scrupolo a scoparsi altre ragazze nel mentre, completamente incurante di quanto mia sorella soffrisse! Perché lei lo sapeva, non è stupida, ha sempre saputo delle troie di Trunks e lo ha persino visto, scoprendolo in flagrante! E adesso lui sarebbe cambiato di colpo e sarebbe diventato il principe azzurro? No, mi spiace ma lo conosco troppo bene per credere ad un'idiozia del genere! Maledizione papà, si può sapere come fai a startene così tranquillo? Stiamo parlando di tua figlia, non te ne frega davvero niente?»

Dopo qualche secondo, Goku gli chiese con voce ferma: «Hai finito?»

Le spalle del ragazzo si abbassarono accompagnando il movimento di rilassamento delle braccia, la schiena si drizzò, lo sguardo e l'espressione del volto si fecero confusi e interrogativi. «Che cosa?»

Goku si alzò e gli si parò di fronte, non staccando i propri occhi da quelli del figlio nemmeno per un istante. «Tu sei il fratello di Kin. In quanto tale, non ti è permesso interferire con la sua vita sentimentale. E nemmeno a me è permesso, nonostante sia vostro padre. Capisco il tuo desiderio di proteggerla, lo comprendo benissimo. Ma per quanto possa essere forte questo tuo sentimento, devi lasciare che scelga la vita che vuole fare. Da sola.»

Poggiò la mano sulla spalla del ragazzo e gli strizzò l'occhio. «E se poi Trunks dovesse combinare qualche casino, potremo fargliela pagare senza alcuna pietà!»

Goten si voltò e scostò lo sguardo lateralmente, serrando i pugni. Il padre lo sentì irrigidirsi e poggiò anche l'altra mano sulla spalla del figlio. «Goten, guardami.»

Il ragazzo chiuse gli occhi, muovendo il volto solo dopo qualche secondo con evidente sforzo e puntò il proprio sguardo negli occhi neri del padre. Lui sorrise, aggiungendo con tono che voleva essere rincuorante: «Dobbiamo fidarci di Kin e Trunks. Devi fidarti di loro. E stai certo che tua sorella non è una stupida, saprà ammaestrare Trunks alla perfezione. E nel caso il ragazzo sgarrasse, dovrà pagarne le amare conseguenze. Prima con Kin, poi con me, con te, con tua madre e probabilmente anche con Gohan, Pan e Videl.»

Sorrise raggiante, chiudendo gli occhi. «Sono certo che si comporterà benissimo!» Li riaprì e continuò con il tono tra il sereno ed il serio che aveva posseduto per tutto il tempo. «Ma adesso hanno bisogno della nostra fiducia. In particolar modo della tua, entrambi.»

«Non credo di potermi fidare di loro.» Disse Goten, ad occhi chiusi e scostando le mani del padre dalle proprie spalle, prendendogli i polsi e liberandolo subito dopo.

Si allontanò di qualche passo, dandogli la schiena e parlando a capo chino, con voce colma del dolore che si era portato dentro fino a quel giorno. «Loro non si fidano di me, non mi hanno detto nulla dei loro sentimenti. Né l'uno né l'altro.» Goku gli si avvicinò, mentre la voce del ragazzo iniziava a tremare. «Posso in parte capire Kin, ma Tunks no, non posso perdonarlo. Non mi ha detto nulla di ciò che provava per mia sorella, nonostante il rapporto che ci ha sempre legati. Io... Non posso perdonarlo!»

Arrivatogli alle spalle, Goku chiese: «Chi è che ti ha ferito di più? Verso chi è rivolta la tua gelosia, figliolo? Kin? Oppure Trunks?»

Goten si voltò di scatto, con il velo delle lacrime sugli occhi sgranati per la sorpresa. Suo padre continuò, serio. «Pensaci bene.»

Dopo qualche secondo, tirò un respiro profondo, si stirò portandosi le braccia dietro la schiena e iniziò a fare un po' di stretching, rilassando così l’atmosfera, sotto lo sguardo confuso del ragazzo, per poi alzarsi e sorridergli con le mani ai fianchi. «Beh, io vado! Piccolo mi sta aspettando da un sacco, ormai... Avevamo appuntamento a mezzogiorno per gli allenamenti, eh eh... Ci vediamo stasera a casa!»

Si voltò e si diresse verso la propria meta in volo, per arrestarsi a pochi metri da terra e rivolgersi un'ultima volta al figlio: «Ah già, quasi dimenticavo... Kin e Trunks sono andati a casa Brief, se ti sei calmato, va’ a parlare con loro e chiaritevi una volta per tutte, senza uccidervi. A stasera!» Si voltò un'ultima volta e usò il teletrasporto, in modo da arrivare prima da Piccolo.

Goten guardò confuso il terreno. Quella chiaccherata con il padre gli aveva disordinato ancor di più i pensieri.

Scosse la testa e si alzò in volo.

I due giovani arrivarono a casa del sayan abbastanza in fretta, dato che avevano volato davvero veloci perché entrambi stavano morendo di fame.

Appena toccarono terra, Kin si sentì presa per mano e trascinata verso l'interno dell'abitazione.

Si guardò confusa l’estremo dell’arto, stretto nella mano del sayan, poi alzò lo sguardo verso il suo volto e ne vide l'espressione felice. Quel sorriso la contagiò, facendo in modo che un altro si dipingesse sulle proprie labbra, mentre stringeva a sua volta la mano di Trunks, intrecciando le proprie dita con le sue.

Mentre attraversavano il corridoio, Kin fece un paio di passi più veloci per poter arrivare al fianco del sayan e appoggiare la testa sul suo braccio. Lui la guardò teneramente per un istante, si portò la sua mano alle labbra e vi lasciò un delicato bacio sul dorso, facendo attraversare il volto della ragazza da un leggero alone color rosso.

Arrivarono nell'enorme sala da pranzo e Trunks la lasciò, per andare a scostarle la sedia al tavolo. Lei lo raggiunse con un sorriso e vi si sedette, evidentemente imbarazzata, cosa che fece intenerire il sayan ancor di più.

«Che cosa vuoi da mangiare?» Le chiese, mentre si dirigeva verso il frigo e lo apriva, rivelando un intero altro mondo al suo interno, fatto di cibo delizioso e ricercato. Non fece in tempo a voltarsi che la sayan aveva già usato la super velocità per prendere una decina di pietanze e stava iniziando ad sminuzzare un ortaggio simile ad una rapa bianca lunga, che emanava però un profumo stranamente agrodolce.

«Hey hey, che stai facendo?» Le chiese Trunks, avvicinandosi a lei da dietro e poggiandole delicatamente le proprie dita sulla mano che teneva il coltello.

«Da mangiare, ti preparo una...» Iniziò a dire lei entusiasta, voltandosi verso di lui, ma non riuscendo a finire perché subito smarritasi negli occhi azzurri del sayan.

Il cuore iniziò a battere forte, mentre sentiva che il volto le stava per prendere fuoco e il contatto con il corpo muscoloso del ragazzo le metteva in circolo una dose impressionante di endorfine e chissà quali altri ormoni, facendola sentire piacevolmente stordita.

Lasciò il coltello, chiuse gli occhi, lasciò che le sue dita si intrecciassero a quelle di lui e dischiuse le labbra, mentre Trunks le sfiorava il fianco con la mano libera e avvicinava lentamente il proprio volto al suo.

Non riuscirono nemmeno a sentire il respiro dell'altro sulla propria pelle, che il grido entusiasta di Bra li interruppe, facendoli voltare verso la porta d'ingresso della stanza. Trunks fulminò la sorella con lo sguardo, mentre Kin andò incontro all'amica con un sorriso stampato in faccia.

Le due si salutarono con un caloroso abbraccio, stringendosi fin quasi a farsi male, seppur non fosse tanto che non si vedevano.

Da quando Kin aveva iniziato le lezioni con Trunks infatti, aveva stretto molto con Bra e ogni volta a fine lezioni s'intratteneva con lei per ore.

Da piccole non si vedevano quasi mai, perché erano sempre i due fratelli a muoversi da una casa all'altra, ma non avevano mai litigato anzi, quando si incontravano erano sempre state contente di stare assieme, nonostante i caratteri opposti.

«Sono così felice di vederti!» Esclamò Kin, sciogliendo l'abbraccio e tenendole le mani con il sorriso che le percorreva entusiasta il volto, mentre guardava negli occhi azzurri l'amica. Bra le fece l'occhiolino, assumendo la sua aria furbetta: «E io sono contenta che tu e mio fratello vi siate finalmente messi insieme! Era davvero l'ora!»

Kin rise arresa mentre Trunks si avvicinò ad entrambe, alzando nervosamente un sopracciglio e sorridendole teso: «Già... E proprio per questo, non credi che sarebbe meglio lasciarci un po' di privacy?»

Lei lo guardò di sottecchi, incrociando le braccia al petto. «Oh, quante storie! Non è mica che ancora non vi siete mai baciati.»

Bra notò lo sguardo imbarazzato dell'amica, ancor prima di quello assassino del fratello, per poi spalancare gli occhi sorpresa. «Non me lo dire... Voi non... Non avete ancora...»

La mano dietro la testa di Kin e la sua risata nervosa le bastarono come conferma. Bra si portò le mani alla bocca, come se così potesse fermare il grido che le era uscito poco prima, in modo da non interrompere il momento magico.

Si sporse poi verso l'amica e con occhi imploranti le chiese scusa infinite volte.

«Mi tolgo dai piedi! Scusami, Kin!» Disse alla fine, uscendo veloce dalla stanza. Trunks la guardò andare via, sussurrando: «Incredibile... A me niente scuse?»

Kin rise e si strinse al suo petto, per dirgli con voce dolce: «Lascia perdere Trunks...»

Lui sorrise e le alzò il volto con un dito, puntando i suoi occhi azzurri in quelli di lei. «Hai ragione... Allora, dove eravamo rimasti?» Kin sorrise e chiuse gli occhi, sentendo il proprio cuore esploderle nel petto, certa che stavolta niente li avrebbe potuti interrompere.

«Che cosa state facendo?» Trunks si interruppe, mordendosi la lingua nervoso, pensando che non fosse possibile, che non stesse accadendo davvero. Forse qualcuno lassù lo odiava e aveva fatto una congiura contro di lui.

«Vegeta!» La voce della madre, che riprendeva il marito, arrivò chiara alle sue orecchie, così come anche a quelle di Kin. La ragazza si voltò guardando dietro di sé, verso la porta, dove vide Bulma spingere il Principe per i pettorali, fuori dalla loro vista. Prima di sparire anche lei, si rivolse ai due con un sorriso di scuse: «Mi spiace ragazzi, continuate pure, noi ce ne andiamo!»

«Col cavolo che ce ne andiamo!» La voce del Principe sovrastò quella della donna, che lo fulminò con lo sguardo, inutilmente. Vegeta infatti si era già diretto dai due e stava guardando il figlio dritto negli occhi, severo: «Ti mando ad affrontare Goten per ristabilire il tuo onore e tu torni con sua sorella? Che diavolo significa, Trunks?»

Kin si rintanò dietro il sayan, temendo la furia del Principe. Quell'uomo le aveva sempre messo addosso ansia.

«Io non dovevo riacquistare proprio nulla. Sono tornato con lei perc...» Provò a dire Trunks, ma la voce della madre, avvicinatasi a loro e arrivata a fianco di Vegeta, lo sovrastò: «Piantala! E lasciamoli soli. Sono innamorati da mesi e finalmente si sono messi insieme, lasciali frequentarsi in pace.»

Il Principe fulminò con lo sguardo Kin, ringhiandole contro: «Non finisce qui!» Detto questo, se ne andò nervoso.

Bulma lo seguì con lo sguardo, per poi rivolgersi a due giovani con un sorriso: «State tranquilli, parlerò io con lui.» Si voltò e uscì dalla stanza, facendo loro un cenno con la mano. «Scusate ancora l'interruzione.»

Trunks e Kin si guardarono negli occhi, ancora confusi per qualche secondo. Poi il sayan propose con un sorriso: «Che ne dici di mangiare?»

Lei contraccambiò il sorriso, annuendo e accettando la muta richiesta di uscire da quella casa per scambiarsi quel bacio.

Si distanziò da lui e si diresse ai fornelli. Trunks stavolta non la fermò, mettendosi invece seduto all'isola della cucina e ammirandola preparare da mangiare con il volto sul palmo della mano, mentre un piacevole ed invitante profumo di cibo saporito inebriava la stanza.

Goten si fermò in volo sopra l'abitazione, pensando ancora se atterrare o girare i tacchi e tornarsene indietro.

Prima che potesse decidersi, sentì la voce di Bulma chiamarlo. Abbassò lo sguardo e vide il volto della donna sorridergli, mentre con la mano gli faceva cenno di scendere.

Toccò terra con il capo chino, mentre il sorriso raggiante di lei lo metteva ancor più sotto pressione anziché sollevargli il morale. Bulma se ne accorse e, senza dire niente, lo prese per mano e lo trascinò dentro.

«Ma… Che stai facenchiese confuso il ragazzo. Lei rispose senza guardarlo: «Sistemo il casino incredibile che avete fatto, tra tutti e tre.»

I due incrociarono Bra nel corridoio, che li guardò interrogativa. La madre le strizzò l'occhio e le fece cenno di seguirla, cosicché lei ubbidì senza chiedere informazioni, sapendo che non sarebbe servito a nulla: al contrario di Goten, la sayan conosceva sin troppo bene quel sorriso della madre.

Arrivati vicino alla sala da pranzo, Bulma scrutò all'interno e, vedendo che i due interessati non erano coinvolti in nessun atto che avrebbe potuto far innervosire il sayan che aveva trascinato fin lì, entrò con lui e la figlia, esclamando: «Trunks, Kin, venite qui forza.»

La donna si fermò in mezzo alla stanza e attese che anche gli altri due la raggiungessero. Guardò Kin e la figlia con un sorriso, dicendo loro con tono tranquillo ma dal quale si capiva benissimo che il suo fosse un ordine e non una richiesta. «Lasciateci soli ragazze.»

Le due si guardarono un attimo perplesse, entrambe temendo la rabbia di Goten.

Kin osservò il fratello e, non sapendo bene come né perché, prese la mano dell'amica e si diresse con lei fuori dalla stanza, sotto lo sguardo tranquillo di Bulma.

Quando furono uscite, la donna si rivolse ai due ragazzi che si trovava di fronte, i quali non si erano ancora scambiati nemmeno uno sguardo.

Sbuffò, aspettandosi un lavoro davvero duro, poi indicò ad entrambi con il braccio il divano e ordinò loro: «Seduti, forza.»

Entrambi si diressero verso il sofà senza protestare né alzare lo sguardo, aspettandosi che la donna li seguisse. Lei invece, si diresse alla porta e la chiuse, lasciandoli soli ed interdetti.

Il primo a parlare, dopo minuti di silenzio, fu Goten. «Quindi... Adesso tu e mia sorella siete una coppia?»

Trunks alzò gli occhi ed incrociò, quasi senza volerlo, lo sguardo dell'altro. «Beh... Sì, insomma... Ci stiamo provando...»

Un sorriso canzonatorio apparve sul volto del moro. «Che vorrebbe dire questo? Non dirmi che ti son sorti dei problemi proprio adesso, Brief!»

Le labbra dell'altro si distesero, per poi muoversi nel rispondergli per le rime, pronunciando il pronome con sguardo furbo: «Col cavolo! Sono in formissima, come sempre! Io... Mio caro Son.»

Il sorriso di Goten si allargò, mentre Trunks aggiunse: «Solo che fin ora siamo sempre stati interrotti e non siamo riusciti a baciarci.»

Il moro si lasciò sfuggire una risata, buttandosi all'indietro sullo schienale del divano. «Ho capito, ci dovrò pensare io...»

L'altro gli si avvicinò, andadosi a sedere accanto a lui. Gli circondò il collo con il braccio e gli scarruffò i capelli con la mano, dicendogli in un sorriso: «Cos'è che vorresti fare te? Non provarci nemmeno bello mio, il momento con Kin arriverà e sarà solo merito mio e suo.»

«Okay, okay, starò buono buono stavolta!» Rispose l'altro ridendo, tentando di bloccare la mano dell'amico sopra la sua testa. Trunks lo liberò e i due si sedettero uno accanto all'altro, stendendosi entrambi sullo schienale e poggiando i piedi sul tavolino da caffé di fronte a loro.

Dopo qualche secondo di silenzio, Trunks si fece coraggio e disse serio: «Mi dispiace non averti detto nulla di ciò che provo per tua sorella.» Goten si voltò verso di lui, restando immobile con il resto del corpo.

«Il fatto è che... Non so, è tutto così dannatamente strano...» Proseguì titubante lui, portandosi la mano ai capelli.

«Avevi paura che mi arrabbiassi?» Chiese il moro, nel tentativo di aiutarlo a trovare le parole giuste. Trunks si voltò e osservò l'amico, tirando un sorriso: «E farmi più male di quel che mi hai fatto oggi e la settimana scorsa? Stai scherzando? Non credo avresti potuto nemmeno a volerlo, Son.»

«Non sottovalutarmi, Brief. So essere spietato e crudele se voglio.» Controbatté Goten, alzando un sopracciglio e facendo ridere l'altro, per poi aggiungere serio: «Mi spiace... Per tutto quello che ti ho fatto. Come sta il tuo braccio?»

Trunks gli sorrise rassicurante. «Benissimo, il senzu funziona alla meraviglia, come sempre. E poi…» Tornò a guardare avanti a sé, con occhi persi. «Ad essere sincero, più dei dolori fisici quello che mi ha fatto più male è stato stare lontano da te e da Kin.»

«Mi dispiace...» Ripeté Goten, sinceramente pentito. Si alzò in piedi e si posizionò di fronte all'amico. «Fratelli come prima?» Disse, stendendo il braccio verso di lui, con la mano aperta.

Trunks si alzò e strinse la mano dell'amico con vigore, per guardarlo negli occhi e rispondergli sincero: «Fratelli come prima.»

Entrambi sorrisero e dopo qualche istante, si strinsero in un abbraccio.

Ancora con l'amico stretto a lui, Goten gli sussurro: «Mi sei mancato, secchione strafottente.»

«Sei mancato anche tu a me, razza d'idiota cocciuto.» Rispose l'altro in un sorriso. Si staccarono e si diressero fuori dalla stanza.

Trunks posò la mano sul pomello della porta, con gli occhi ancora puntati sull'amico che gli si rivolse: «Ma azzardati a far del male a Kin e stavolta t'ammazzo per davvero, chiaro?»

Trunks aprì la porta, rispondendogli con un sorriso: «Cristallino.»

I due ragazzi uscirono, dirigendosi verso le sorelle che sapevano essere in terrazza; ne sentivano le auree.

 

Elsira #7

L'ho fatto! È successo! Li ho fatti mettere insieme!! 🎉🎉🎉
Ahhh gente offendetemi così li faccio lasciare, non ce la faccio a vederli insieme come coppia 😂 C'è troppa differenza d'età...
Credo di essere la prima autrice che non tifa per la felicità del suo personaggio ahahahah
Ma Kin sarebbe felice anche senza Trunks, no? u.u
Però... Alla fine l'ho fatto perché, diciamocelo chiaro e tondo, la bimba ha bisogno di una bella svegliata (!) Che cavolo, ha diciassette anni e l'ingenuità di quando ne aveva cinque! Sono certa che Trunks sarà più che perfetto per "mostrarle" il mondo degli adulti u.u
Perché proprio lui? Beh, volevo che stesse con un sayan, per forza, quindi le alternative erano Trunks e Bra, ma siccome non mi sento ancora pronta per una storia yuri, mi restava solo il Principino e quindi ecco saltata fuori la storia KinxTrunks :3
A meno che non la facessi mettere con uno dei suoi fratelli o Vegeta, o ancora peggio Goku. (Se non ci foste arrivati da soli a leggere l'ironia di quest'ultima frase, ve la spiego io: SCORDATEVELO!!!)
Un'ultima cosa e chiudo: la storia non diverrà sdolcinata.
Certo, qualche parte da far cariare i denti forse ci sarà, (ho detto forse!) ma saranno ristrette al minimo perché, semplicemente, non è il mio genere :P
Sono più tipo da massacri di massa ahahah
Bene, come promesso chiudo qui :)
Al prossimo capitolo, baci baci! ^^ (E vedremo cosa saranno in grado di farmi scrivere questi due 😎)

 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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Capitolo 10
*** Una giornata al mare ***


Inizio Estate,  Anno 790

Appena li videro arrivare, le due sayan alzarono un braccio per richiamare la loro attenzione. Kin si alzò e andò con un sorriso entusiasta verso i due giovani, proponendo loro euforica l'idea che avevano avuto lei e l'amica: «Che ne dite di andare al mare?»

Bra le saltò sulla schiena e si rivolse al fratello e all'amico strizzando loro l'occhio. «Che modo migliore ci sarebbe per festeggiare la riappacificazione di tutti voi, in una bella giornata come questa?»

I due giovani si scambiarono uno sguardo ed un sorriso, per poi tornare a guardare le ragazze e annuire. Gli occhi delle due s'illuminarono di gioia.

Bra scese dalla schiena di Kin e la prese per mano, portandola dentro casa. Goten le guardò allontanarsi, chiedendo loro quasi in un grido: «Ma per i costumi come facciamo?»

A rispondere fu sua sorella, che si voltò appena mentre ancora veniva trascinata per un polso dall'amica: «Prendi in prestito un costume da Trunks, io lo prendo da Bra!»

Prima di entrare dentro casa e sparire, la più giovane dei quattro gridò ai due sayan: «Tra quindici minuti all'entrata di casa! Trunks prendiamo l'aereo, pensaci te! Mi raccomando, puntuali!»

I due giovani si guardarono un attimo sbattendo le palpebre evidentemente perplessi, poi Trunks poggiò una mano sulla schiena dell'amico e disse con un semplice sorriso dei suoi: «Avanti, andiamo a prepararci. Ti do un mio costume...»

«Tanto con quindici minuti di tempo potremmo anche andare a comprarlo in negozio...» Scherzò Goten, seguendo l'amico dentro casa e ricevendo la sua risata.

Dopo più di mezz’ora, le due ragazze arrivarono finalmente al punto di ritrovo, guadagnandosi uno sbuffo da entrambi i giovani.

«Ma perché ci avete messo così tanto?» Chiese Trunks, alzando un sopracciglio. Sua sorella gli rispose con un sorriso furbo: «Dovevamo trovare gli abiti adatti per Kin e una borsa abbastanza capiente da metterci tutto.»

«Tutto?» Osò chiedere perplesso Goten, guadagnandosi così la rivelazione dettagliata della lista infinita che Bra non perse tempo a fargli.

Trunks, nel mentre, si voltò a guardare la sorella dell’amico e, solo in quel momento, notò il prendisole: semplice, che le stava divinamente. Era un vestito lungo con le spalline, che si allargava appena sotto il seno e di colore bianco, abbastanza trasparente da lasciar intravedere il bikini nero.

A Trunks scappò un sorriso, mentre la vedeva salire sull'aereo ai posti dietro, accanto a Bra, mentre Goten era già al posto passeggero davanti che si massaggiava la tempia, pentendosi amaramente di aver scatenato la parlantina di Brief.

Quando furono tutti pronti, salì anche lui al posto guida, chiuse il portello e decollò, dirigendosi verso il mare.

Arrivarono dopo circa un'ora di volo; i quattro atterrarono di fronte ad uno stabilimento balneare dove i due Brief andavano spesso da piccoli. Scesero tutti, Trunks ridusse il mezzo in capsula e si rivolse alle ragazze: «Io e Goten andiamo alla direzione a prendere l'ombrellone, aspettateci al bar.»

Bra annuì al fratello e prese per mano l'amica, la quale non era mai stata in quel posto, dirigendosi con lei al punto di ristoro mentre i due ragazzi andavano dalla parte opposta, verso la direzione.

«Allora, hai capito tutto?» Chiese Bra, guardando l'amica e portando le labbra alla cannuccia immersa nella bibita colorata.

Kin storse un attimo la bocca con aria perplessa, poi chiese titubante, in modo da essere certa di aver compreso bene: «Quindi... Fare l'amore è un modo per dire "tu mi appartieni"?»

Bra alzò un sopracciglio, un po' sorpresa da quella deduzione. «Beh... Su per giù... È un po' più profondo di così. Per esempio...» S'interruppe, notando l'espressione interrogativa e scoraggiata di Kin, così le sorrise dolce e decise che sarebbero tornate sul discorso in futuro. «Te lo spiegherò un'altra volta. Per oggi le nozioni possono bastare, che dici?»

Kin si stese all'indietro sulla sedia, come faceva sempre suo fratello e si portò le mani alla fronte, per poi dire con tono esausto: «Sì, sarà meglio... Per oggi ne ho davvero abbastanza!»

Bra sorrise arresa, quando una voce che non conosceva la fece voltare di lato. «Buongiorno belle signorine, possiamo offrirvi qualcosa da bere?» A parlare era stato un ragazzo, dagli occhi azzurri e i corti capelli mori. Insieme a lui c'era un altro ragazzo, che sorrideva malizioso a Kin, un poco più basso del moro, con occhi e capelli scuri.

Fosse stata da sola, la Brief avrebbe anche potuto fare un pensierino sui due, ma con Kin lì era meglio evitare possibili futuri guai con Trunks e andarsene.

«Abbiamo già da bere, come potete vedere. Grazie comunque!» Disse Bra in un sorriso, alzando appena il bicchiere mezzo pieno quasi a mostrarlo meglio al ragazzo.

«Però potremmo prendere qualcosa da mangiare!» Disse Kin entusiasta, guadagnandosi un'espressione incredula dall'amica e delle sommesse risate dai due.

«Oh, vedo che abbiamo una ragazza d'appetito. Ottimo!» Commentò il ragazzo più basso, mentre l'altro schioccò le dita un paio di volte, facendo sì che la cameriera scendesse dal balcone rialzato del bar per dirigersi verso di loro.

Bra approfittò della distrazione dei due ragazzi, impegnati ad ordinare, per prendere l'amica per un braccio e parlarle in un sussurro, schermandosi le labbra con l'altra mano. «Ma si può sapere che stai facendo?»

«Perché? Quei due ci hanno offerto qualcosa e...» Provò a dire lei, ma l'altra non la lasciò finire: «Ma ti rendi conto che questi ci stanno provando con noi?»

«Ma io ho fame...» Sussurrò lei, con tono innocente e gli occhi scoraggiati, mentre già s'immaginava cosa l'amica avrebbe detto.

«Adesso noi ci alziamo e ce ne torniamo da Trunks e Goten, capito?» Disse con un tono sicuro e autoritario, degno di sua madre.

Nonostante lo stomaco che iniziava a brontolare, Kin annuì all'amica e si alzò di soppiatto con lei.

«Hey bellezze, dove andate?» Chiese quello con gli occhi chiari, vedendo le due allontanarsi. Le ragazze si arrestarono immediatamente.

Si voltarono e risero nervosamente, mentre i due si avvicinavano loro e le facevano arretrare fino a che non ebbero le spalle al muro delle cabine. «Noi ecco... Stavamo solo...»

«Abbiamo ordinato da mangiare, come ci avete chiesto.» Disse il primo, poggiando una mano alla parete all'altezza del viso di Bra, mentre l'altro prendeva il volto di Kin da sotto il mento e glielo alzava leggermente. «Non vorrete mica lasciarc...» Non riuscì a finire la frase, perché venne scaraventato all'indietro da una forza invisibile, fino a sbattere contro il muro del bar e crearvici delle crepe, sotto gli occhi spalancati del compare e di tutti i clienti del punto di ristoro.

«Non azzardarti mai più a sfiorare la mia ragazza.» La voce severa di Trunks e il suo sguardo truce apparvero di fronte al ragazzo dagli occhi scuri, tremante sotto di lui. Il sayan unì il pugno al palmo dell'altra mano all'altezza del petto, schioccando le dita minaccioso, mentre lo osservava accigliato negli occhi impauriti.

«Fossi in te mi allontanerei anche da lei.» Aggiunse Goten, con la schiena ed il piede poggiati alla parete d'angolo delle cabine. Alzò gli occhi, si voltò leggermente e guardò con un sorriso sicuro il ragazzo dagli occhi azzurri. Quest'ultimo arretrò di qualche passo tremante e corse via, seguito dal compagno barcollante, entrambi troppo impauriti anche solo per parlare.

«Trunks?» Chiese perplessa Kin, avvicinatagli e arrivatagli alle spalle. Lui fece un respiro profondo per calmarsi definitivamente, si voltò e la strinse tra le proprie braccia.

«Stai bene?» Chiese dopo molti secondi di silenzio. La sentì annuire sul proprio petto, mentre gli cingeva a sua volta la schiena.

Il sayan chiuse gli occhi, assaporando il piacere di quell’abbraccio e tranquilizzandosi del tutto.

Forse aveva esagerato prima, ma era stato più forte di lui. Quella sayan era sua e di nessun’altro, nessuno doveva osare sfiorarla. Solo all’idea, gli pareva di impazzire di gelosia.

«Ehi piccioncini, che ne dite di andare al nostro ombrellone?» La voce gioviale di Bra li fece staccare dal loro abbraccio e dirigersi con lei e Goten al posto appena noleggiato.

Appena giunti e spogliatisi, i due ragazzi si diressero a corsa verso l’acqua del mare, cominciando a schizzarsi e giocare come bambini, mentre le ragazze piegavano i vestiti che i due si erano lasciati alle spalle con davvero poca cura e sistemavano le proprie cose.

Kin, privatasi del coprisole e spalmatasi la protezione, stese l'asciugamano accanto a quello dell'amica. Vi si sdraiò a pancia in giù e chiuse gli occhi, potendo così godere appieno dei raggi del sole che le accarezzavano la schiena con il loro calore.

Era sul punto di addormentarsi, quando sentì del gelo sulla propria pelle. Non fece in tempo a realizzare nulla, che delle labbra bagnate le morsero delicatamente il lobo dell'orecchio e una voce terribilmente sensuale le sussurrò nell'organo sensoriale uditivo: «Sveglia, sveglia, pelle d'alabastro… Non sai che non ci si addormenta sotto il sole?»

«Trunks...» Disse lei con un sussurro tremante, mentre brividi di freddo e di altra natura le invadevano il corpo. «Sì?» Continuò lui con quella voce maliziosa.

«Staccati immediatamente, mi fai venire un freddo cane!» Gridò lei, guadagnandosi le risate dei tre sayan. Il ragazzo si alzò e si mise seduto sul lato dell'asciugamano, allungando il braccio e prendendo il proprio dalla borsa della sorella.

Kin intanto si era alzata a sedere e stava battendo i denti mentre si strusciava le mani sulle braccia, in modo da placare i brividi, quando di punto in bianco sentì la morbidezza dell'asciugamano coprirle le spalle come una coperta.

Si voltò di lato e vide Trunks che la guardava amorevole, allorché non riuscì a trattenere un sorriso.

Bra estrasse dalla propria borsa una capsula, che aprì e dalla quale uscirono delle racchette e una pallina. Sorrise ai tre e propose: «Vi va una partita a racchettoni?»

Kin annuì entusiasta, alzandosi e prendendo la racchetta porsa dall'amica, per guardare poi il fratello e l'amato con sguardo interrogativo, dato che erano rimasti immobili sugli asciugamani: «Voi non venite?»

«No, andate pure voi.» Le rispose Goten. L'altro aggiunse con un sorriso: «Noi restiamo ad ammirarvi da qui.»

Bra si alzò e si diresse con l'amica sul bagnoasciuga, dove iniziarono a giocare.

I due sayan le guardavano divertiti, principalmente perché a Kin ci volle un po' per calibrare la propria forza e i primi tiri che faceva erano decisamente esagerati, per non parlare delle espressioni e delle riprese di Bra, le quali era davvero comiche viste dall’esterno.

Quando il gioco divenne equilibrato e di conseguenza più tranquillo, i due si sdraiarono.

Goten ruppe il silenzio, aprendo gli occhi e guardando il cielo. «Ehi Trunks?»

«Dimmi...» Rispose l'amico, lasciando le palpebre chiuse.

«Me la spieghi una cosa?» Continuò l'altro, con tono curioso. Trunks aprì gli occhi e si voltò verso l'amico.

Goten tolse lo sguardo dal cielo e lo intrecciò in un azzurro altrettanto intenso, quello che circondava due pupille scure come i propri occhi. Si bagnò le labbra e chiese curioso: «Si può sapere cos'è che ti ha attratto tanto di mia sorella? Voglio dire, Kin è completamente diversa dalle ragazze che entrambi abbiamo frequentato fin ora... Posso capire il perché a lei piaci tu, ma non riesco davvero a comprendere il contrario... Come fai a vederla un giorno come una seconda sorellina e il giorno dopo accorgerti che ne sei innamorato?»

Trunks si lasciò sfuggire una breve risata, per poi alzare lo sguardo verso le nuvole e rispondergli sincero, mentre le osservava danzare lente e leggere nel cielo. «È buffo... Potrei dirti che non ne ho idea, così come stare a snocciolarti per ore una lista di ragioni...»

Goten si tirò su con la schiena e si poggiò sull'avambraccio destro, voltandosi così completamente verso l'amico e esortandolo entusiasta: «Avanti, parti con la lista!»

Trunks si tirò a sedere, poggiando gli avambracci sulle ginocchia alzate e rispose, guardando un poco perplesso la sabbia. «Beh... Tua sorella mi piace perché... È unica.»

L'espressione di Goten si fece delusa. «Bella roba, questo potevo dirtelo anch'io...»

«E lasciami trovare le parole, guarda che non è mica semplice!» Lo fulminò Trunks con lo sguardo, per poi tirare un sospiro e guardare la ragazza giocare a racchettoni. «È simpatica, dolce, ingenua, intelligente, curiosa, atletica, testarda, orgogliosa, bellissima, ironica, forte, coraggiosa, intraprendente...»

Goten lo interruppe, ondeggiando la propria mano in segno che poteva bastare: «Sì va bene... Ho capito.» Il ragazzo si voltò verso di lui e il moro gli fece l'occhiolino, aggiungendo con tono furbo: «Sei cotto, Brief.»

Trunks abbassò lo sguardo sorridendo timidamente, poi lo rialzò posando nuovamente con gioia i propri occhi sulla sayan.

«Già... Sono davvero cotto...» Disse in un sussurro appena udibile.

Goten osservò lo sguardo dell'amico: aveva detto il vero prima, nemmeno lui lo aveva mai visto così preso da qualcuna.

Si voltò in avanti e iniziò a seguire anche lui la partita, per poi interrompere ancora il silenzio con un sorriso perplesso sulle labbra, per via dell'idea che gli aveva attraversato la mente: «Pensavo... Sai che cosa strana se vi lasciaste e tu ti mettessi poi insieme a Pan?»

Trunks lo fulminò all'istante con lo sguardo, chiededogli poi con evidente tono scocciato: «Ma che diavolo stai dicendo? Non stiamo insieme da nemmeno 24 ore, non siamo ancora riusciti a scambiarci un bacio e tu già fai ipotesi per quando ci lasceremo? Ma lo sai che sei proprio un uccello del malaugurio? E poi scusa, ma perché dovremmo lasciarci?»

Il Son sentì il tono del compare e gli rispose in un tono di scuse tanto quanto di ovvietà, parandosi con le mani davanti al petto: «Non prendertela... È solo che, prendendo d'esempio il passato, tu sei oggettivamente incapace di tenerti una ragazza. Se non sbaglio il tuo record a riguardo è appena sette o otto mesi.»

Trunks abbassò i pugni, rilassò le spalle e i lineamenti del volto, abbassando poi gli occhi e parlando piano: «Sì, hai ragione. Ma vedi... Stavolta è completamente diverso...» Anche Goten abbassò le mani, guardando serio l'amico, il quale osservava la sabbia. «Con Kin sento che potrei andare avanti anche per tutta la vita, senza mai stancarmi di lei. Svegliarmi la mattina e trovarla che si stringe alle mie braccia, prepararle la colazione e portargliela a letto un giorno qualsiasi, solo perché mi va. Farle trovare la casa piena di rose e lo champagne in tavola semplicemente perché ho voglia di vederla sorridere. Raccontarle della giornata e ascoltare con interesse la sua, per poi andare a sfogarci nella Gravity Room con un bel allenamento di quelli che ti spaccano le ossa...»

Trunks alzò lo sguardo e incrociò i propri occhi azzurri con quelli scuri del ragazzo, assumendo un tono deciso e sincero. «Vedi, il fatto è che... Non mi sono mai sentito così legato ad una ragazza. E allo stesso tempo così libero.»

L'espressione di Goten si fece un attimo perplessa. «Com'è possibile che le due cose coincidino?»

Gli occhi azzurri del ragazzo si andarono a posare sulla sayan, mentre sentiva il cuore iniziare a battere più forte nel petto. «È possibile perché con Kin non devo nascondere nulla di me. Posso essere Trunks così come posso essere il figlio del Principe dei Sayan. Non ho bisogno di nasconderle nessuna parte della mia identità e lei non ne ha bisogno con me. Siamo sayan, siamo terrestri, entrambi siamo parte di due mondi e due stirpi che non si erano mai mescolate tra loro e ne siamo orgogliosi. Con qualsiasi altra terrestre, non posso rivelare la mia parte sayan, non posso trasformarmi, non posso volare... Non posso essere davvero me stesso. Forse è per questo che non ha mai funzionato con nessuna sul lungo periodo, prima.»

«Capisco quello che dici, anch' i... Oh-oh...» A far interrompere la frase a Goten era stata la vista di due persone a loro familiari che si stavano avvicinando. Trunks seguì lo sguardo del moro e sgranò per un istante gli occhi, sussurrando: «Oh no...»

Goten fece appena in tempo a portarsi la mano al volto scoraggiato, mentre la voce civettuola della ragazza mora arrivava alle sue orecchie. «Ma guarda chi si vede, ciao ragazzi.»

I due sayan guardarono le due ragazze di fronte a loro, le quali altre non erano che Soran e Yumi, le due con le quali Kin li aveva sorpresi in camera del fratello.

La bionda andò subito a sedersi accanto a Trunks, facendosi posto sull'asciugamano del ragazzo e chiedendogli con voce maliziosa, avvicinando il proprio volto al suo: «Allora, come ve la passate?»

«Ehm...» Trunks si tirò leggermente indietro col corpo: non aveva la minima intenzione di finire come l'ultima volta.

«Hey Kin, di’ un po’, sai mica chi sono quelle due?» Chiese Bra all'amica, indicando verso il loro ombrellone dopo aver recuperato la pallina finita in mare dopo l’ultimo lancio di Kin.

La sayan più grande si voltò e riconobbe all'istante la bionda. Senza nemmeno accorgersene, aveva già spezzato la racchetta, colta da un irrefrenabile ira nel vedere quella ragazza dannatamente vicina al suo Trunks. Perché ormai adesso era ufficiale: Trunks era suo e le apparteneva, anche se non avevano ancora fatto l’amore.

Guardò i due pezzi di fiberglass nelle proprie mani, si osservò un attimo attorno e si diresse verso una gruppo di persone che stava giocando a volley, sotto lo sguardo interrogativo di Bra.

«Scusa, potresti prestarmi la palla per un istante solo?» Chiese con un sorriso gentile al ragazzo che stava per battere. Lui annuì interrogativo e le porse il pallone.

Kin lo ringraziò con il solito sorriso di prima, per posare nuovamente i propri occhi, tornati di fuoco, sui due interessati. Lanciò la palla per aria, senza distogliere lo sguardo dal proprio bersaglio e schiacciò con tutta la forza che aveva.

«Vedi Soran, il fatto è che io sono imp...» Il sayan non riuscì a completare la frase, perché zittito dal pallone che gli era arrivato in piena faccia.

Quando la palla placò il proprio moto rotatorio, il ragazzo aprì dolorante gli occhi e guardò alzando un sopracciglio irritato verso la direzione dalla quale era arrivato il colpo. Tornò subito serio, vedendo Kin e il suo sguardo.

La sayan si diresse verso le cabine, evidentemente furiosa, lui si alzò e la seguì, deciso a chiarire subito con lei.

«Kin... Aspetta, fermati.» Disse Trunks, prendendola con delicatezza per una mano. Lei si arrestò, restando a capo chino. «Lasciami andare.»

Lui, anziché mollare la presa, si avvicinò a lei e l'abbracciò da dietro, sussurrandole sicuro in un orecchio: «No, non stavolta. Non ti lascerò mai più andare via da me.»

La sayan alzò il viso e si voltò leggermente, quel poco che bastava per vedere lo specchio davanti al quale si trovavano riflettere le loro immagini.

«Io sono solo tuo, Kin. Di nessun'altra, mettitelo bene in testa.» Continuò lui, con voce leggermente roca e ferma. La sayan si girò nella stretta, gli prese il volto tra le mani e lo guardò intensamente negli occhi azzurri.

Trunks sentiva il petto della sayan alzarsi e abbassarsi ad ogni battito, come se il suo cuore stesse tentando di uscire e unirsi al proprio, che stava facendo lo stesso.

Le mani della ragazza scivolarono sul collo di lui, accarezzando poi le larghe spalle, mentre quelle di lei si abbassavano, rilassandosi. Kin sentì la testa girarle piacevolmente, mentre sfiorava i muscoli definiti del ragazzo e i propri occhi si andavano a posare sulle sue sensuali labbra. Davano l'idea di essere davvero morbide e lei moriva dalla voglia di assaggiarle.

Non dovette attendere a lungo per veder esaudito il proprio desiderio, perché Trunks le accarezzò teneramente una guancia e in breve unì quelle labbra alle sue, realizzando la voglia di entrambi.

Appena sfiorò le labbra della ragazza, Trunks sentì i brividi percorrergli per intero il corpo, facendo in modo che la sua intimità si svegliasse del tutto. Non riuscendo a trattenersi, dischiuse le labbra e rese il bacio più intenso, lasciando che la mano che non si trovava sul volto della sayan le scendesse lungo i fianchi e le andasse a palpare i glutei.

Colto dagli ormoni che gli invadevano il corpo e gli facevano sentire la testa una piuma, fece qualche piccolo passo in avanti, facendo andare la ragazza spalle al muro, per premerla poi contro di esso e facendole sentire la propria eccitazione attraverso il costume.

Appena la propria intimità sfiorò quella del figlio del Principe attraverso la stoffa, Kin si sentì cedere le gambe, la testa leggera come non mai, il corpo muoversi da solo come impossessato. Percepiva la mano del sayan palparle il gluteo e il suo respiro farsi leggermente più pesante ogni volta che lo stringeva, così come ogni volta lei sentiva una sensazione magnifica e mai provata prima percorrerla, simile ad una scarica elettrica.

Cominciò a muovere il bacino in modo che la propria intimità strusciasse sensualmente su quella di lui, sentendo che quei costumi erano solo d'intralcio e con il desiderio di toglierli immediatamente.

«Non puoi farmi questo, però…» Le sussurrò sulle labbra, staccandosi dal bacio di passione in cui erano stati coinvolti fin ad un istante prima e guardandola negli occhi scuri. Stava impazzendo: il cuore stava battendo come non mai, il proprio membro non riusciva a starsene buono e lo pregava di farlo uscire fuori e introdurlo tra quelle labbra, troppo morbide per essere reali.

Forse niente di tutto ciò che stava accadendo in quel momento era reale. Forse era tutto frutto della sua immaginazione e da un momento all'altro si sarebbe svegliato, ritrovandosi sulla spiaggia sdraiato sull’asciugamano tra Kin e Goten.

«Anch’io sono solo tua, prendimi Trunks.» Gli disse sottovoce, passandogli una mano tra i capelli chiari per poi poggiare le sue labbra sul collo del sayan, lasciando dietro di sé una scia di sensuali e bollenti baci.

No, non poteva essere vero. Doveva per forza essere un sogno, un sogno meraviglioso. Sul serio quella era la stessa sayan che la mattina gli aveva chiesto cosa fosse l’amore?

Aveva appena scoperto quel lato nuovo di lei che non si sarebbe mai aspettato, che forse nemmeno lei sapeva di possedere e incredibilmente eccitante per lui.

Incapace di pensare razionalmente e con le gambe della sayan a circondargli il bacino, Trunks fece scendere la mano che le teneva sul volto ai seni.

Quando pensò di essere arrivato al limite del proprio autocontrollo mentale, per sua fortuna, o sfortuna, percepì l'aurea dell'amico e della sorella avvicinarsi alle cabine, perciò spostò le proprie mani sui fianchi di lei, sfiorandola nel modo più casto di cui era capace.

Kin lo fissò negli occhi, evidentemente interrogativa e credendo di aver sbagliato qualcosa, con il desiderio del sayan in lei ancora più forte. Lui unì le loro fronti, guardandola negli occhi e sussurrandole rassicurante: «Concentrati, si stanno avvicinando Bra e Goten. Non potevamo farci trovare così da loro, ti pare?»

Lei distolse lo sguardo dispiaciuta, annuendo debolmente mentre tornava lentamente lucida e riusciva così a percepire le presenze dei due sayan avvicinarsi. Si trovò le labbra del suo innamorato sfiorare le proprie, per poi sentirsi dire con un sorriso: «Avremo un'occasione davvero nostra, dove nessuno potrà trattenerci o impedirci di amarci.»

«Quando?» Chiese trepidante lei in un sussurro, posando i propri occhi neri in quelli chiari del sayan. Lui sorrise, non distogliendo lo sguardo nemmeno per un istante. «Presto, te lo prometto.»

Le baciò dolcemente le labbra, dischiudendole appena e lasciando che le loro lingue si accarezzassero, quando sentì le voce dell'amico nelle orecchie: «Vacci piano Brief! Non divorarmi la sorella, altrimenti papà mi ammazza!»

I due innamorati si sorrisero furbi e si staccarono. Si scambiarono un breve ma intenso sguardo, prima che Trunks le circondasse i fianchi con un braccio, voltandosi verso i due e lei poggiasse la propria testa sulla sua spalla, accoccolandosi un po' a lui.

Bra fece loro l'occhiolino, sorridendo: «Fortuna che avete fatto pace in fretta stavolta!»

I due ricambiarono con un sorriso furbo, mentre Goten aggiungeva, rivolto all'amico: «Quelle due non ci dovrebbero più venire tra i piedi, ho detto loro di lasciarci in pace una volta per tutte.»

Bra trattenne una risata. In realtà, da quello che aveva potuto vedere lei, erano state le due ragazze a mollare loro, dato che dopo che il fratello se n’era andato dietro a Kin avevano iniziato a sbraitare come due galline, dicendo che non si meritavano un trattamento del genere e che entrambi i sayan erano due stronzi maschilisti. Bra era andata dall’amico per difendere l’onore sayan, ma avvicinandosi aveva forse peggiorato la situazione, dato che appena l’aveva vista la mora aveva rovesciato la propria bibita sui capelli di Goten, per andarsene poi in malo modo e offendendo pure lei.

«Per fortuna, ne sono contento...» Disse Trunks, con un sospiro evidentemente sollevato.

«Che ne dite di rientrare? Si sta facendo tardi e tra un po' è l'ora di cena.» Propose Goten, con il suo sorriso entusiasta stampato in volto. Gli altri tre annuirono semplicemente.

Bra estrasse dalla propria borsa i vestiti di tutti e quattro e insieme si diressero all'uscita. Mentre camminavano, Kin chiese perplessa al fratello, al suo fianco: «Goten, come mai sai di aranciata?»

«Ehm...» Gli occhi neri del ragazzo vagarono per qualche istante da tutte le parti, nel tentativo di trovare una spiegazione che non gli facesse perdere la faccia. «Perché l'ho bevuta!» Disse infine, portandosi una mano alla chioma nera ancora appiccicosa.

Le sopracciglia della sorella si avvicinarono perplesse. «Ma tu odi l'aranciata...»

Il ragazzo iniziò ad annaspare, ma per sua fortuna la sayan dai capelli turchini accanto a lui attivò in quell’istante la capsula, facendone uscire l'aereo ed esclamò: «Coraggio, tutti a bordo che ci aspetta la cena!»

Kin lasciò perdere i dubbi sul fratello e salì a bordo nel posto davanti, seguita da Trunks che si mise alla guida. Goten, prima di salire, mimò con le labbra un grazie a Bra, che gli rispose con un sorriso e strizzandogli l'occhio, un attimo prima che il coperchio si chiudesse sopra di loro e l'aereo decollasse.

 
 

Elsira #8

Penso di non aver mai cambiato così tante volte il rating a una storia... Anzi, ne sono sicura!
Giallo... Arancione... Rosso... Ora di nuovo arancio... Comunque, basta! Ho deciso che rimane arancione!! u.u Perciò a "trasferito" la parte limite alla OS di rating rosso che pubblicherò alla conclusione di questa storia u.u
Alla prossima! ^^

 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^

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Capitolo 11
*** L'impossibilità di diventare Super Sayan ***


Inizio autunno, Anno 790

Trunks atterrò davanti casa Son.

Bussò alla porta e sentendosi esortare dall'interno, entrò. Salutò con un sorriso Chichi, la quale stava prendendo una tazza di tè caldo al tavolo della sala da pranzo, avendo fatto una pausa dalle faccende domestiche. La donna ricambiò con un sorriso dolce, per poi dirgli: «Kin è in camera sua che legge, va pure da lei.»

Trunks annuì sorridente, anche se un po' sorpreso per quella novità: non l'aveva mai trovata a leggere. Bussò alla sua porta, aprendola piano e sussurrando con tono dolce: «Si può?»

La vide sul letto, con le gambe che le facevano da leggio e gli occhi immersi nella lettura. Non l'aveva nemmeno sentito entrare.

Si avvicinò a lei, arrivandole di fianco e, curioso, diede una sbirciatina alla pagina del libro che la ragazza stava letteralmente divorando.

Sangue versato, servi alla mia penna.
Anima ingannata, servi al mio diletto.
Occhio spaccato, servi al mio stupore.
Città distrutta, servi alla mia gloria.
Ma, gloria, a cosa servi tu?

Sgranò gli occhi: ma cosa diamine stava leggendo?

«Kin?» Chiese perplesso e un po' preoccupato. La ragazza scostò un istante gli occhi dall'inchiostro nero stampato e li posò su di lui, per poi tornare immediatamente a leggere. Tempo un secondo, che tornò a guardare il sayan ed esclamò entusiasta: «Trunks!»

Lui rispose con un semplice sorriso. Si avvicinò a lei per darle un bacio, ma la ragazza lo scansò, tornando con gli occhi sulle pagine, alzandosi dal letto e dirigersi verso la scrivania. «Aspetta un attimo... Fammi solo… Arrivare al punto...» Disse con tono decrescente, man mano che la sua mente si riemergeva nella lettura.

Trunks la osservò allibito camminare su e già per la stanza con il libro in mano, non riuscendo a credere a ciò che vedeva e che aveva sentito. Preferiva leggere che baciare lui? Ma chi era questa?

Si buttò sul letto in modo pesante, portandosi le braccia dietro la testa e chiudendo gli occhi, in attesa.

La sayan chiuse il libro quando fu arrivata a fine capitolo, poggiandolo poi con estrema cura sulla scrivania, restando qualche secondo ad ammirare la copertina e immaginandosi come sarebbe andata a finire la storia.

Un respiro profondo non suo la fece destare dai propri pensieri e voltarsi verso il sayan. Accidenti, si era completamente dimenticata che fosse lì.

Gli si avvicinò facendo degli occhi da cucciolo, certa che l'avrebbe sicuramente perdonata per l'attesa grazie a quello sguardo, quando si accorse che si era addormentato. Le scappò un sorriso dolce, vedendo il suo volto così sereno.

Il sayan si girò su un lato, respirando profondamente e facendole scappare una risata.

Kin gli si sdraiò al fianco, restando ad osservarne i lineamenti rilassati per qualche secondo, dopodiché gli liberò il lato del collo dai capelli e decise di svegliarlo come meglio poteva. Gli poggiò delicata le proprie labbra sul collo, iniziando a baciarglielo dolcemente e salendo verso l'orecchio.

Lo sentì mugolare e le scappò un altro sorriso, mentre gli mordicchiava il lobo.

Negli ultimi tempi, aveva scoperto molti punti deboli del sayan e si divertiva come una matta a torturarlo, nonché a izzarlo senza poi dargli soddisfazione.

Anche se, alla fine, lui la sua soddisfazione riusciva sempre ad ottenerla in un modo o nell'altro. Ma se la doveva sudare.

«Kin...» Mugolò il sayan, svegliandosi ma restando ad occhi chiusi per godersi al meglio i baci. Lei si staccò di un millimetro dalla pelle della mandibola, per poter rispondere con un lieve sussurro e riprendere subito dopo il suo gioco: «Sì?»

Trunks fece un respiro profondo, in modo da svegliarsi del tutto, poi mosse il volto e unì le proprie labbra a quelle che avevano passato gli ultimi minuti a torturarlo, saggiandone appieno la morbidezza.

Si staccò piano, guardandola negli occhi e dicendo con voce sensuale: «Che ne dici di andare da qualche parte e stare un po' da soli?»

A lei scappò una risata cristallina. «E dove vorresti condurmi, sentiamo.» Disse, portando le braccia al suo collo e guardandolo maliziosa, con un sorriso furbo.

«Mah... Non saprei…» Iniziò lui, avvicinando di nuovo la propria bocca a quella di lei. «Magari al lago... È sempre così perfettamente deserto...»

Lei accettò il bacio, non riuscendo in alcun modo a smettere di sorridere.

La danza delle loro lingue continuò a lungo, finché Kin non decise di staccarsi e alzarsi in piedi, all’improvviso ricordo di quanto accaduto giorni prima.

«Che succede?» Chiese perplesso il sayan. Lei incrociò le braccia al petto, alzò un sopracciglio e disse seria: «Non ci provare neanche, bello mio. Guarda che io e te avevamo un patto, se non ricordo male. Stabilito proprio dopo la bravata della settimana scorsa.»

«Di quale brav...» Iniziò a chiedere lui, confuso, per poi ricordarsela di colpo e sussurrare tra sé e sé, massaggiandosi la testa: «Oh, già...»

Alzò lo sguardo insieme al corpo, si avvicinò a lei, le accarezzò i fianchi e le lasciò baci roventi tra la spalla ed il collo, parlando quei pochi istanti che si staccava dalla sua morbida pelle: «Avanti... Lo so che... Anche tu... Hai voglia... Posso provare... A fare... In fretta... Per stavolta...»

Le braccia della sayan cedettero, cadendole lungo i fianchi e lei chiuse gli occhi, godendosi quelle labbra sulla propria pelle.

Ma sì, in fondo, che ci poteva essere di male a lasciarsi andare ancora un po' con lui? Come se non le piacesse, ciò che le faceva. In fondo... Chissene importava… Della trasf... No.

Aprì di scatto gli occhi e lo allontanò da sé, poggiandogli le mani sul petto e guardandolo accigliata dritta in quei perplessi occhi azzurri. «Te lo scordi. Voglio il mio allenamento speciale, adesso!»

Trunks sospirò, storgendo la bocca arreso. Peccato, si era già immaginato la scena e non gli era affatto dispiaciuta. Si portò una mano alla testa, parlando con quella ragazza terribilmente testarda e orgogliosa nel tentativo di accontentarla: «E va bene... Che allenamento speciale sia.»

Si avviò alla porta, facendole cenno di seguirlo. Non le propose di cambiarsi, tanto le avrebbe fatto indossare la battle suite: la stessa che aveva indossato la prima volta, la quale era ormai diventata sua e rimasta invariata, non fosse stato per l'aggiunta dei pesi a polsini e scaldamuscoli.

La ragazza fece dei passi veloci per raggiungerlo, si alzò qualche centimetro da terra per far arrivare facilmente le proprie labbra al suo orecchio e maliziosa gli sussurrò: «Dopo l’allenamento, il lago ci aspetta.»

L'angolo della bocca di Trunks si alzò, mostrando un sorriso che denominare furbo sarebbe stato poco. Si voltò leggermente verso di lei, continuando a camminare, ormai giunti fuori di casa. Con occhi maliziosi, le sussurrò: «Allora vediamo di fare in fretta, non vedo l'ora di poterti togliere la battle suite di dosso...»

Lei sorrise, altrettanto intraprendente, poi prese quota, seguita da lui e insieme si diressero verso la casa del Brief e la Gravity Room.

Quasi arrivati, Trunks chiese di punto in bianco alla ragazza: «Senti un po', cos'era quel libro che leggevi prima?»

Lei lo guardò un attimo innocente, poi gli rivolse un bel sorriso: «È un libro che mi ha portato Gohan. Ha detto che i protagonisti potrebbero farmi immaginare meglio com'erano i sayan.»

«Per tuo fratello, i sayan erano dei mostri assetati di sangue?» Le chiese, rigirandosi in cielo e volando rivolto con la schiena verso la meta.

La guardò serio negli occhi, cosicché anche lei si fermasse e si rendesse conto di ciò che stava dicendo.

I sayan non erano degli assassini senza cuore, dei malati di mente che uccidevano senza distinzioni. C'erano state persone tra loro a cui non importava combattere e che si erano dedicate ad altri lavori, come istruire i giovani e studiare per far avanzare il proprio popolo. C'erano state delle madri che avevano pianto come ogni altra donna di qualsiasi galassia, alla notizia che il proprio figlio era morto in battaglia. C'erano stati atti di vera amicizia, fratellanza ed onore tra sayan che si odiavano a morte, per proteggere una persona cara o la propria gente.

Glielo aveva detto durante le lezioni, aveva fatto di tutto perché non vedesse i sayan come una stirpe di puri assassini e guerrafondai: non poteva credere a ciò che stesse sentendo in quel momento.

Kin si arrestò e lo osservò qualche istante negli occhi. Capendo cosa gli passasse per la mente, gli si avvicinò piano e lo abbracciò all'altezza della vita. «Mi dispiace, devo essermi spiegata male.»

«Davvero mi consideri un mostro?» Chiese Trunks con voce tremante. Ciò che temeva più di ogni altra cosa, era che la ragazza potesse considerarlo una persona senza scrupoli, capace di annientare un pianeta per puro divertimento.

La sentì fare cenno negativo con il capo, per poi vederla alzare il volto e puntare i suoi occhi neri nei propri. «Non considero la stirpe sayan come mostri, né tanto meno tu. Se leggessi quel libro, capiresti molte cose: quei personaggi non sono mostri. Certo, forse hanno un lato un po' crudo, ma sono creature meravigliose ed estremamente affascinanti, proprio per questo loro lato oscuro che si contrappone alla perfezione con la dolcezza e la fratellanza che dimostrano in moltissime occasioni.»

Kin gli lasciò un bacio leggero sulle labbra ancora serrate per poi poggiarsi di nuovo al suo petto. «Non volevo offendere nessuno, tantomeno la nostra stirpe.»

Chiuse gli occhi. Lo sentiva rigido, doveva averlo davvero ferito nel profondo stavolta.

Perciò decise di usare l'arma segreta, per farsi perdonare. Anche se le costò ingoiare tutto il proprio orgoglio, nonostante fosse una cosa giusta e non esagerata. «Davvero, mio Principe.»

I muscoli del sayan si rilassarono all'istante e in breve la ragazza fu circondata dalle sue braccia. Quando gli si rivolgeva con quell'appellativo, voleva dire che era veramente dispiaciuta; era troppo orgogliosa per chiamarlo così a cose normali.

L'angolo delle labbra del figlio del Principe si alzò, mostrando un sorriso soddisfatto. Gli portò un dito al mento e glielo alzò, guardandola con un sopracciglio alzato sopra gli occhi maliziosi e il sorriso furbo sulle labbra. «Non credere sia così facile, devi farti perdonare ora.»

Lei sorrise e alzò gli occhi al cielo, percependo la mano del sayan scenderle lungo la schiena. Sospirò, facendo finta che ciò a cui lui alludeva non le interessasse minimamente e le costasse sacrificio: «E come posso farmi perdonare, sentiamo.»

«Oh, ma lo sai benissimo...» Rispose Trunks, avvicinandosi alle sue labbra. Lei si preparò a ricevere il bacio, inumidendosi le proprie e dischiudendole.

Appena riuscì a sentire il respiro del sayan su di lei però, questi si allontanò utilizzando la super velocità.

Kin aprì gli occhi e guardò interrogativa a terra. Trunks stava ridendo, divertito come un bambino. «Avanti, vatti a cambiare! Io ti aspetto nella Gravity Room!» Disse prima di entrare nella GR, alle sue spalle.

Kin rimase ad osservarlo per qualche istante, ancora confusa. Non era possibile: gliel'aveva fatta! Non era mai successo, era sempre stata lei a vincere quei giochetti. Non poteva permettere che vincesse lui, anche in una cosa stupida come quella: il suo orgoglio glielo impediva.

Storse la bocca e aggrottò le sopracciglia, mentre perdeva quota e si dirigeva a corsa verso lo spogliatoio. «Glielo faccio vedere io, così impara a mollarmi nel bel mezzo di...» Interruppe i propri pensieri ad alta voce, vedendo Vegeta con le braccia incrociate e la schiena poggiata alla porta dello spogliatoio. Sul volto, il solito sguardo serio.

Kin aveva l'impressione di non essere mai andata a genio a quell'uomo, soprattutto da quando lei e Trunks si erano messi insieme. Quando aveva provato a parlarne in famiglia, aveva ricevuto dei sorrisi come risposta e delle frasi del tipo "Ma no, non preoccuparti di Vegeta, non è il tipo che sorride al primo che passa". Certo, questo lo sapeva anche lei, ma d'altra parte non le sembrava nemmeno di poter essere paragonata alla prima che passava.

Si avvicinò camminando e con la testa china. Lei doveva cambiarsi e andare ad allenarsi, che Vegeta fosse lì o meno.

Arrivata alla soglia, dato che lui non si muoveva, gli chiese a testa bassa: «Posso entrare?» Provò ad assumere un tono sicuro, ma non ci riuscì e la voce le uscì tremante. Cavolo, aveva davvero paura di lui, una dannatissima paura insana e insensata.

Vegeta le puntò gli occhi addosso. Per quanto possibile, aggrottò ancor di più le sopracciglia, restando immobile con il reso del corpo e le disse autoritario. «Alza la testa quando parli a qualcuno e guardalo negli occhi, ragazzina! Sei una sayan, almeno per metà, perciò vedi di dimostrare un minimo del coraggio del tuo sangue.»

Kin ingoiò il nulla, sforzandosi con tutta se stessa di ubbidire, mentre dei brividi le attraversavano la schiena.

Puntò i propri occhi in quelli del Principe e un impulso che non fu affatto facile reprimere le consigliò di scappare immediatamente da lì, fare a meno della battle suite e andare ad allenarsi con Trunks vestita così. O anche in biancheria, tanto non si sarebbe vergognata con lui.

Sarebbero comunque stati soli nella Gravity Room e qualunque cosa potesse accadere, la stanza era completamente isolata dal resto del mondo, soprattutto in quanto a suoni.

Quel pensiero prese piede nella sua mente molto in fretta, finché il corpo non iniziò a muoversi da solo, iniziando a voltarsi quando la voce di Vegeta la fermò. «Che stai facendo? Non volevi entrare per indossare la tua battle suite e andare ad allenarti con mio figlio?»

Kin non rispose. Vegeta si staccò dal muro, le si avvicinò e le prese il volto tra l'indice e il pollice, avvicinandolo al proprio. Le parlò mentre sorrideva strafottente, godendo dello sguardo impaurito che si trovava di fronte. «Senti un po', ma com'è che voi due vi allenate così spesso nella Gravity Room?»

«Lasciami Vegeta... Mi fai male...» Disse lei con non poca fatica, chiudendo un occhio per il dolore. Non riusciva a muovere un muscolo, tanto era impaurita da quell'uomo. Si sentiva completamente paralizzata e la cosa non le piaceva affatto.

La presa sulla propria mascella si fece più salda, cominciando a fargliela schioccare e facendole uscire dalle labbra un lieve verso di dolore, trattenuto a stento dai denti stretti.

«Qual'è il tuo scopo, ragazzina?» Chiese serio lui, stringendo ulteriormente la presa. Ad occhi serrati e con il dolore che le stava perforando il cervello, rispose tutto d'un fiato, nella speranza che la lasciasse andare. «Voglio diventare super sayan!»

Vegeta spalancò sorpreso gli occhi e mollò la presa. La ragazza si portò entrambe le mani alla mascella, massaggiandosela e lieta che fosse finalmente libera dalla stretta d'acciaio dell'uomo, allontanandosi da lui di qualche passo.

Una risata profonda che provenì dal Principe le fece alzare lo sguardo perplessa. Vegeta rideva come un dannato, tirando la testa indietro e con una mano alla fronte, mentre l'altra gli stava poggiata al fianco.

Quando finalmente smise, la guardò sorridendo più strafottente che mai. Si trasformò in super sayan e le disse con quell'odioso sorriso in volto: «Tu non potrai mai diventare super sayan, ragazzina!»

Tutta la paura di colpo svanì nel nulla, facendola sentire semplicemente infuriata con l'uomo che aveva davanti. Ma come si permetteva di dire una cosa del genere?

«Che vorresti dire? Perché mai non potrei?» Gli gridò contro. Lui si portò le braccia al petto, incrociandole e le rispose inclinando la testa di lato: «Perché sei una donna.»

Lo sguardo di lei si fece terribilmente serio, mentre i muscoli iniziavano a tremare, ma non per la paura quanto per la rabbia. Vegeta continuò, con il solito sorriso e tono: «Tu sei una donna. In quanto tale non hai le capacità di trasformarti in super saiyan, perché la tua potenza non potrà mai essere paragonata a quella di un sayan uomo dato che, in quanto donna, sei fisicamente più fragile e debole. Il tuo fisico, per quanto allenato, non potrebbe mai reggere la potenza del super sayan. Inoltre, come femmina non sei capace di provare abbastanza rabbia per far attivare la trasformazione.»

Non era capace? Forse lui non si rendeva conto dell'ira che stava provando in quel momento, della voglia di ucciderlo che aveva in quel momento.

Il Principe lasciò che la testa gli ricadesse leggermente in avanti, squadrando così la sayan dalla testa ai piedi. «Se tu avessi ancora la coda, ci potrebbe forse essere una minima e remota speranza, ma dato che ti è stata tagliata perché sei stata troppo impulsiva, ti sei giocata anche questa possibilità.»

Il biondo si allontanò, facendo un breve cenno con la mano e pronunciando ancora un'ultima volta, prima di scoppiare di nuovo a ridere e tornare in forma normale: «Togliti dalla testa quest'assurdità! Non potrai mai trasformarti in super sayan, ragazzina.»

Kin rimase lì, ferma immobile al proprio posto, incapace di muoversi dall'ira che provava. Non si era mai sentita così offesa e arrabbiata prima. Mai.

Pensò che forse, poteva usare quell’ira per la trasformazione, perciò cercò di alimentarla ancor di più pensando a tutte le cose che le erano successe durante la sua vita che la facevano arrabbiare.

Ma non accadde nulla.

C'era solo la frustrazione che cresceva sempre di più dentro di lei e che la stava divorando.

Si dimenticò completamente di Trunks e volò velocemente verso un posto isolato dove potersi sfogare, dove poter provare ad arrabbiarsi ancora di più e far scattare quella maledetta trasformazione.

Non vedendola ancora arrivare, Trunks aveva iniziato a preoccuparsi. Sentimento che crebbe quando percepì l'aura della sayan crescere in modo spaventoso e poi allontanarsi da casa sua.

Fece per uscire e andarle dietro, per capire cosa fosse successo, ma quando aprì la porta si trovò suo padre di fronte.

Rimase paralizzato un istante da quegli occhi, non capendo perché avesse l'aura azzerata. Fu la sua voce a riscuoterlo: «Dove pensavi di andare, Trunks? Da Kin?»

«Che cosa le hai fatto?» Gli chiese spaventato, mentre l'altro entrava nella Gravity Room e si chiudeva la porta alle spalle, posizionandosi tra l'uscio e il figlio, sotto il suo sguardo incredulo.

«Le ho detto la verità, quella che voi idioti non le avete evidentemente voluto rivelare in tutti questi anni, lasciando che si illudesse di potersi trasformare in super sayan.» Gli disse, prima di sferrargli un pugno, che venne parato con l'avambraccio.

Vegeta sorrise, mentre Trunks stava digrignando i denti. Doveva andare da lei, doveva tranquillizzarla, doveva fermarla prima che facesse qualche sciocchezza.

«Beh che succede, Trunks? Non eri venuto qui dentro per allenarti?» Gli disse con un sorriso il padre. Lui posò i propri occhi azzurri in quelli del genitore, non riuscendo a comprendere perché si stesse comportando così.

Continuò a parare i suoi colpi, indietreggiando e finendo ben presto in mezzo alla stanza. Attaccò il genitore con un calcio, che l'altro parò senza difficoltà. Ancora in equilibrio su una gamba, gli chiese il motivo del suo comportamento.

Vegeta allontanò il piede del ragazzo con una manata, sorridendogli in quel modo tutto suo: «Da quel che conosco Kin, è una ragazza molto orgogliosa e terribilmente testarda. Somiglia molto a Kakaroth ma potrebbe diventare una vera sayan se lo volesse. Però, quando le ho rivelato la verità che l’avrebbe dovuta spingere a sfidarmi, anche solo per aver insinuato che il suo più grande desiderio non può realizzarsi, ha cominciato a tremare di paura come una foglia, pregandomi invece di lasciarla perché le stavo facendo male alla mascella.»

«Tu l'hai toccata? Le hai fatto del male?» Sussurrò Trunks furioso, mentre si trasformava in super sayan e si fiondava in un corpo a corpo contro di lui. Mentre gli si avvicinava, Vegeta sorrise e si trasformò a sua volta: «Sì, è quello lo sguardo che volevo vederti...»

Parò i colpi del ragazzo e, prima di iniziare il contrattacco, gli disse divenendo terribilmente serio: «Ti fa tanto arrabbiare il fatto che io abbia detto la verità che voi non avete mai avuto il coraggio di farle affrontare? L'avete viziata troppo, sempre, tutti quanti. E avete permesso che una ragazza che poteva essere una vera sayan diventasse una bambina piagnucolosa. Sono io l'unico che ha il diritto di essere arrabbiato qui!»

«Maledizione!» Gridò Kin, sul colmo dell'esasperazione. Diede un calcio al primo albero che si trovava vicino, facendolo cadere di lato.

Non poteva e non voleva credere a quello che le aveva detto Vegeta. Se avesse iniziato a crederci, allora sarebbe stata davvero la fine e avrebbe potuto dire addio a tutti gli sforzi fatti fino a quel momento.

La ragazza si portò le mani al viso rivolgendolo verso il cielo.

«Ehi ehi, che succede qui?»

La sayan si voltò riconoscendo all’istante il proprietario della voce e, rilassando le spalle e i lineamenti del volto perché tranquillizzatasi senza volerlo alla sua sola vista, sussurrò con un dolce sorriso: «Papà...»

 

Elsira #9

Ehm ehm...
Probabilmente dopo questo capitolo mi arriveranno accidenti e maledizioni di ogni tipo, soprattutto dalle ragazze... Ma io mi sono rifatta a ciò che disse Toriyama tempo fa, ovvero che non riusciva ad immaginarsi una ragazza super sayan! E da quella frase è partito tutto...
E dopo questa inutile scusante, dico che io accetto tutti i moccoli che mi manderete, perché se fossi stata una lettrice probabilmente mi sarei rivoltata anch'io, però vi prego comunque di essere clementi xD
Giuro che nel prossimo mi rifaccio :P Se così non dovesse sembrarvi, allora potete lasciare libero sfogo nelle recensioni xD
Vi dirò, accetto persino quasi volentieri la bandierina rossa u.u
Alla prossima! (Se non vengo eliminata prima dalla kamehameha di qualcuno... Eh eh...)

 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^

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Capitolo 12
*** La tecnica che compenserà il tuo essere donna ***


Inizio autunno, Anno 790

Goku stava tenendo con un braccio alzato l'albero che la figlia aveva colpito pochi istanti prima. Lo guardò con aria tranquilla e disse: «Che stai facendo? Non ti sembra un po' presto per l'albero di Natale?»

Kin non riuscì a trattenere un sorriso. Goku lasciò andare il tronco flettendo il braccio e lasciando che gli caddesse alle spalle, per poi avvicinarsi alla figlia.

Appena le fu di fronte, lei fece un passo avanti e lo abbracciò, circondando con le braccia la larga schiena del padre.

Mentre ancora la sentiva crogiolarsi nella propria stretta affettuosa, le chiese: «Allora, che è successo? Tu e Trunks avete litigato?»

Lei fece cenno di no con la testa, restando ad occhi chiusi e con il volto poggiato ai pettorali.

Avrebbe voluto restare così con lui ancora per molto tempo, ma Goku distanziò il torace e le alzò il volto prendendola delicatamente sotto il mento, per poter puntare i propri occhi scuri nei suoi. «E allora cos'è che ti ha fatta arrabbiare così tanto?»

«Vegeta...» Fu un sospiro più che una risposta vera e propria, data svogliatamente scostandosi dall'abbraccio.

Goku tirò un piccolo sorriso e inarcò un sopracciglio. Chissà perché, se l'aspettava.

Si sedette sull'erba, battendo con la mano sul terreno accanto a lui per incitare la figlia, che obbedì subito.

Lei si sedette portando le ginocchia vicino al petto e poggiando il mento su di esse, guardando in avanti con sguardo perso e triste.

Goku la osservò per qualche secondo, poi esordì, con un sorriso dei suoi: «Mi dici cosa ha fatto Vegeta stavolta oppure devo andare a chiederglielo io stesso?»

La possibilità di mandare il padre a prendere a calci il Principe era un'idea che l'allettava parecchio, ma decise comunque di optare per la prima opzione e raccontare la vicenda al genitore.

Gli disse quindi cos'era successo quel pomeriggio, concludendo infine con un breve riepilogo: «Vegeta mi ha detto che non potrò mai diventare super sayan perché sono una donna e in quanto tale non ho il potere di risvegliare il gene del super sayan che ci potrebbe essere in me.»

Guardò suo padre negli occhi, che l'aveva ascoltata attentamente per tutto il tempo, nella speranza di sentirgli dire che il Principe si era sbagliato e che adesso lui sarebbe andato a fargliela pagare per aver osato insinuare che l'essere femmina potesse impedirle di trasformarsi. Ma Goku non disse nulla.

Continuava solo a guardarla coi suoi occhi neri come la notte, finché un dubbio le attraversò la mente e, nuovamente sul punto di infuriarsi, gli chiese in un sibilo: «Tu lo sapevi?»

Il guerriero distolse lo sguardo un istante. «Beh... In effetti, quando sei nata Vegeta mi aveva accennato a questa cosa per la prima volta... Ma non pensavo che avr...»

«Tu lo sapevi e non mi hai mai detto niente!» Gli sputò contro lei, disgustata dal comportamento paterno, senza lasciarlo finire.

«Aspetta un attimo signorina...» Iniziò lui, al quale il tono della figlia non piacque affatto, guardandola accigliato. Ma Kin era in preda alla rabbia e non lo sentì nemmeno, continuando ad attaccarlo, alzandosi in piedi. «Tu lo sapevi e non mi hai mai detto nulla! Hai visto tutti gli allenamenti nei quali mi sono mezza ammazzata e non mi hai mai detto una sola parola! Per cosa credevi che mi allenassi se non per diventare un super sayan, me lo spieghi?»

Goku si alzò e tentò di fermare l’ira della figlia mettendole le mani sulle spalle, ma lei si disarcionò dalla presa e lo guardò con odio puro negli occhi.

Prima di poter dire qualcosa di cui si sarebbe sicuramente pentita in un secondo momento, ebbe la lucidità di alzarsi in volo e andarsene.

Il sayan, conscio che la figlia avrebbe potuto commettere qualsiasi scemenza in preda a quello stato d'ira, potendo anche farsi potenzialmente molto male, le andò dietro.

Era molto più veloce di lei, perciò pararlesi davanti fu un gioco da ragazzi.

Kin si bloccò all'istante, digrignando i denti e con gli occhi spalancati dall'ira. «Lasciami passare, papà.»

Tentò di superarlo ma lui le bloccò la strada con un braccio, continuando a guardarla serio.

Il corpo della ragazza iniziò ad essere scosso dai brividi, mentre dal cielo iniziavano a scendere le prime gocce di pioggia. «Lasciami passare ho detto.»

«Mi sembra chiaro che la mia risposta sia no.» Disse lui con tono fermo, guardandola dritta negli occhi. Lei sostenne lo sguardo, poi un'ondata d'ira le mosse il corpo senza che se ne rendesse davvero conto.

«Devi lasciarmi andare!» Urlò Kin, dando un pugno al sayan in pieno volto. Questi lo parò con la mano senza alcun problema, continuando a guardarla severo. «Calmati Kin, sei fuori di te non te ne rendi conto?»

La ragazza non rispose e provò a dargli una ginocchiata all'addome ma il genitore parò anche questo colpo senza battere ciglio, bloccandogli la gamba con l'altra mano.

«Adesso basta Kin, prima che sia io a doverti far calmare.»

Lei lo fissò negli occhi seri con i suoi lucidi e colmi di rabbia.

«Adesso scendiamo a terra e tu ti calmi, sono stato chiaro?» Continuò l'uomo, con una voce che non ammetteva prediche.

«Lasciami andare papà! Io ti...» Abbassò la testa, scuotendola un paio di volte nel tentativo di trattenersi, ma non ce la fece e gli gridò contro, con tutta la voce che aveva: «Ti odio!»

L’urlo fu dotato di talmente tanta voce che le ultime sillabe scontrarono contro le pareti rocciose dei monti che circondavano la vallata, per poi tornare indietro più volte sotto forma di eco.

Goku non cambiò espressione. Sapeva che non fosse sua figlia a parlare, ma la rabbia che provava in quel momento.

In seguito a qualche secondo, dopo che il corpo della ragazza si era ormai arreso al pianto, lasciò la presa sul suo pugno e il suo ginocchio, per stringerla in un abbraccio, alzandola quei pochi centimetri per permettergli di portare le proprie labbra al suo orecchio.

Con il mento che le sfiorava appena la spalla, mentre le accarezzava teneramente i capelli, le sussurrò dolce all'orecchio: «Io invece ti voglio un bene nell'anima.»

Kin si stava stringendo il labbro inferiore tra i denti con quanta più forza avesse, per tentare di fermare il pianto, nel tentativo di far arrestare le lacrime miste a pioggia che le bagnavano il volto.

«E so che tu non mi odi.» Disse tranquillo Goku, rafforzando istintivamente la presa, facendola sfogare sulla propria spalla.

Kin non aveva nemmeno la forza di restare alzata in cielo, perciò si lasciò completamente al padre che la riportò a terra lentamente, continuando a stringerla tra le sue forti braccia e sussurrandole all'orecchio che sarebbe andato tutto bene.

Goten arrivò a casa Brief e dopo aver chiesto a Bra dove fossero Trunks e Kin, si diresse verso la Gravity Room.

Voleva sgranchirsi un po' con l'amico e la sorella, nonché fare la fusione con lui per essere certo che andasse tutto bene, grazie all'unione delle loro menti. Ormai, si era addirittura abituato a venire a conoscenza di tutto sui due piccioncini, anche se Trunks riusciva a controllarsi davvero bene, sapendo alla perfezione dove fermare i propri ricordi e di questo il Son gli era molto grato.

Entrò nella Gravity Room e si sorprese di vedere l'amico trasformato combattere contro il padre. Sempre sulla soglia, i due super sayan si voltarono verso di lui e Goten chiese perplesso: «Dov'è Kin?»

Uno sguardo dell'amico di fronte a lui, che gli stava dando la schiena, gli bastò per capire che aveva bisogno del suo aiuto. Entrò quindi nella stanza, trasformandosi in super sayan e attaccando di slancio Vegeta con un pugno.

L'adulto parò il colpo e per un pelo riuscì a parare anche quello del figlio, il quale aveva mirato al suo addome.

Con un po' più di fatica rispetto a prima, riuscì a reggere il confronto con entrambi i ragazzi senza dover incassare troppi colpi.

Ad un certo punto però, i due lo attaccarono in contemporanea con dei pugni, che riuscì a bloccare, ma che gli impedirono di pararsi delle ginocchiate che gli colpirono l'addome subito dopo e lo fecero andare a sbattere contro la parete della stanza. Era incredibile come quei due riuscissero a combattere assieme anche da divisi.

Goten e Trunks si scambiarono uno sguardo d'intesa e con una velocità impressionante si unirono, per dar vita a Gotenks. Il risultato della fusione, senza alcuna esitazione, si trasformò in super sayan di terzo livello e partì all'attacco contro il Principe.

Quando cessò di piovere, Kin aveva smesso di piangere e se ne stava accoccolata al petto del padre con il suo braccio che le circondava protettivo le spalle, come non faceva da tempo.

Era piacevole quella posizione. Era piacevole il calore che il sayan riusciva sempre a trasmetterle e lei era conscia che quel senso di protezione così gradevole non sarebbe riuscita a provarlo mai con nessun'altro, nemmeno con Trunks.

Lo sguardo di Kin venne catturato da un nido di uccellini poco lontano da lei: i piccoli stavano pigolando in attesa di cibo, stretti l'uno all'altro, tutti gonfi come piccole palline colorate di piume per via della pioggia appena caduta che li aveva probabilmente infreddoliti. Erano semplicemente dolcissimi.

Dopo qualche secondo i loro genitori riapparvero insieme e i tre piccoli poterono finalmente placare la loro fame.

Kin non seppe spiegarsi il perché, ma quando vide arrivare i due uccellini, uno chiaro e l'altro nero, le venne in mente Trunks e l'idea che un giorno forse anche loro due avrebbero avuto dei piccoli da accudire.

Non aveva mai pensato ad un futuro con il ragazzo, in quei mesi aveva sempre vissuto la storia con lui giorno per giorno, conscia che alla loro età le separazioni erano quasi la regola, ma qualcosa alla vista di quelle creaturine le fece scattare questo strano pensiero, lasciando che un sorriso di speranza le illuminasse il volto.

«Sai, mi è venuta un'idea.» La voce del padre la fece destare dal suo sogno ad occhi aperti. Si voltò verso di lui e vide che gli stava mostrando il suo sorriso unico. «Cioè?» Chiese curiosa.

«Eh eh... Ti insegnerò una tecnica fantastica, che non conosce nessun'altro. E sono certo che dopo che l'avrai imparata ad usare non ti importerà più nulla della trasformazione.»

Kin lo guardò interrogativa. Non aveva idea di quale fosse la tecnica in questione, ma la sua presentazione l'aveva entusiasmata, anche se era certa che niente le avrebbe potuto far togliere dalla mente il desiderio di diventare super sayan.

«E cioè? Avanti papà, spara! Di che tecnica parli?» Lo esortò, curiosa come non mai.

Lui sorrise un istante, poi si fece terribilmente serio. «Mi devi giurare che non la insegnerai mai e poi mai a nessuno. Qualsiasi cosa accada. E la userai solo ed esclusivamente quando non avrai altra possibilità e un fisico allenato.»

Lei, senza pensarci due secondi, annuì.

«Sono serissimo, Kin. È importante.» Il sayan avvicinò il suo volto a quello della figlia, porgendole la mano. «Mai a nessuno. E solo quando ne avrai realmente bisogno.» Disse serio, scandendo bene le parole.

Quel preludio mise addosso un po' d'inquietudine alla ragazza, ma la eccitò anche in modo smisurato. Rifletté bene qualche secondo, poi strinse la mano del padre con fare sicuro, mentre lo guardava dritto negli occhi e diceva sollenemente: «Te lo giuro.»

Goku sorrise fiero, si alzò e cominciò a camminare. Lei lo imitò, trotterellandogli accanto e guardandolo con la curiosità che la stava divorando. «Allora? Qual'è la mossa in questione? Dai papà, non tenermi ancora sulle spine!»

Lui si portò i pollici alla fascia in vita, senza guardarla e rispose con un sorriso serio: «Il teletrasporto.»

Kin si paralizzò. «Dici... Dici sul serio, papà?» Chiese con un soffio.

Non avrebbe mai pensato che il padre potesse insegnare proprio a lei, anzi, che potesse insegnare a chiunque sulla faccia della Terra e non, la tecnica del teletrasporto.

Quando da bambini lei e Goten avevano tentato a estorcergli qualche informazione per poterla imparare, lui aveva sempre fatto finta di non sentire. Avevano provato letteralmente in tutti i modi, tentando anche di corromperlo con il cibo, finché alla fine non si erano arresi, mettendosi il cuore in pace.

Ed ora lui, le aveva proposto di insegnargliela di sua totale e spontanea iniziativa. Ancora non riusciva a crederci. Di colpo le attraversarono la mente tutti i modi in cui avrebbe potuto sfruttare la trasmissione istantanea nei combattimenti e sentì le endorfine percorrerle tutto il corpo ad una velocità inaudita.

Non era mai stata così felice in vita sua.

Goku si fermò e le fece cenno con la testa di continuare a seguirlo: «Sempre che tu voglia davvero imparare il teletrasporto.» Lei non se lo fece ripetere due volte e in un istante fu nuovamente al suo fianco, con un sorriso che le attraversava il volto da parte a parte.

Dopo un arduo scontro, Vegeta venne stordito da un colpo del super sayan di terzo livello, lasciandolo così libero di lasciare la stanza.

Dopo essersi allontanato in fretta dalla Gravity Room, Gotenks tornò normale, individuò la sorella del Son e volò verso di lei.

Durante il tragitto, il tempo della fusione terminò e i due si separarono.

«Ehi Trunks, datti una calmata.» Disse Goten in un sorriso. Aveva appreso ciò che era accaduto durante la fusione e comprendeva lo stato d’animo dell’amico, ma entrambi avevano riconosciuto l'aura di Goku insieme a quella di Kin, perciò lui sapeva che potevano star tranquilli.

Trunks scosse la testa. «Non ci riesco... Nemmeno se so che vostro padre è lì con lei… Se solo penso che è stato quell'idiota di mio padre a dirle tutto, mi...»

«Ehi, ascoltami.» Lo interruppe Goten. «Ad essere sinceri, anch'io sono stato sul punto di rivelarle tutto un paio di volte, ma siamo sempre stati interrotti. Comunque credo che tuo padre abbia avuto ragione a fare ciò che ha fatto.» Gli rivelò il Son, guadagnandosi lo sguardo allibito dell'amico.

«Ma stai scherzando!» Gli gridò contro. Lui lo fissò negli occhi azzurri e rispose tranquillo: «No, sto dicendo il vero. Secondo me abbiamo sbagliato a non dirglielo sin da subito. Magari questo caos si sarebbe potuto evitare, come si sarebbe potuto evitare anche il tagliarle la coda e il casino che si è creato tra noi tre all'inizio della vostra storia d'amore.»

Puntò il proprio sguardo avanti a sé, continuando a parlare serio. «Credo che dovremmo imparare a parlare di più, almeno tra noi di famiglia e smetterla di trattare Kin come una bambina. Non lo è più e continuando di questo passo, penso che stiamo facendo l’opposto che proteggerla.»

Trunks abbassò lo sguardo per qualche secondo, riflettendo su ciò che gli aveva detto l'amico. In effetti, non aveva tutti i torti. Rialzò gli occhi in avanti e si trasformò in super sayan, così come anche Goten e aumentarono la velocità per dirigersi verso Kin, preoccupati perché l'aura della ragazza stava svanendo.

«Bene, per prima cosa, devi riuscire a liberare la tua mente.» Disse Goku, seduto di fronte alla figlia. Lei annuì e incrociò le gambe, unì le mani, chinò leggermente la testa in avanti e chiuse gli occhi, per fare ciò che gli aveva detto il padre.

Dopo pochi secondi, Goku la riprese con un sorriso divertito: «Kin...» La ragazza aprì un occhio.

«Tu non stai liberando la mente, stai semplicemente non pensando...» Aggiunse lui con un sorriso, ricordandosi che da bambino aveva avuto la stessa difficoltà quando si era allenato al Palazzo del Supremo con Popo.

«E come dovrei fare allora, scusa?» Disse lei, aprendo anche l'altro occhio e guardandolo con espressione arresa. «Sicuro non ci sia un altro modo per imparare il teletrasporto, papà?» Gli chiese.

Lui la guardò dolcemente. E sì, era proprio come lui, stesse difficoltà.

«Ma davvero tu lo hai imparato così?» Chiese ancora perplessa, riportando al presente la mente paterna. Goku la guardò interrogativo, allorché lei si spiegò meglio: «Non ti ci vedo proprio a fare tutto questo sforzo mentale per imparare una tecnica, sei più uno da sforzi fisici, come me..»

Goku sorrise. Si alzò e le andò di fianco, per poi poggiarle una mano sulla spalla e guardarla dritta negli occhi neri: «Sì, ho dovuto faticare parecchio. Ma sapevo che questa tecnica mi sarebbe stata utilissima in svariate occasioni e che l'avrei potuta utilizzare anche per salvare il mio Pianeta e le persone a cui voglio bene, perciò mi sono impegnato e l'ho imparata.»

«E te l'hanno insegnata come ora tu la stai insegnando a me?» Gli chiese lei, non distogliendo lo sguardo dal padre e vedendolo annuire. «Il teletrasporto è una tecnica mentale, molto più che fisica. Chiunque potrebbe impararla, se riesce a percepire le auree.»

Kin abbassò lo sguardo, un poco arresa. Non è che lei fosse granché a percepire le presenze.

Fu risollevata un poco dal tono rassicurante che il sayan adottò per darle il nuovo compito: «Riduci al minimo la tua aura.»

Lei lo guardò interrogativa. Goku le sorrise in quel suo modo unico, per chiederle poi: «Ti fidi di me, principessa?»

Kin sorrise, ritrovato lo spirito giusto, annuì e fece come gli aveva detto.

«La prima cosa che dobbiamo fare, è riuscire a farti avere un perfetto controllo sulle auree, in primo piano la tua.» Le rivelò il padre, prima di iniziare ad ordinarle di far salire e scendere l'aura ai livelli più disparati, in modo da capire quanto sapesse controllarsi. Fu piacevolmente sorpreso nel realizzare che era davvero in gamba nel controllare il proprio ki.

«Mi ha insegnato Trunks...» Ammise lei, facendo una piccola linguaccia in modo colpevole. Goku si lasciò scappare una risata e le scarruffò leggermente i capelli, prima di proseguire con la lezione. «Bene, adesso, vediamo come te la cavi a distinguere i vari livelli.»

Detto questo, abbassò la propria aura e le chiese di digli il livello preciso a cui si trovava in quel momento.

Notò che stavolta la ragazza si trovava più in difficoltà: sapeva che era più basso del normale ma non era in grado di dirgli a quanto fosse.

«Mmm... Questo potrebbe essere un problema... Il teletrasporto si basa sul sapere percepire le auree altrui e introppolarle nella propria mente, in modo da arrivare in quel luogo in un istante. La presenza sulla quale ci si concentra diviene una specie di ancora... Perciò bisogna avere perfetta padronanza di quest'abilità.» Gli disse, portandosi una mano al mento e guardando verso il cielo per pensare al modo migliore di allenare la figlia.

Kin percepì le auree di Goten e Trunks avvicinarsi ed un sorriso le prese il possesso del volto. «So io come posso migliorare.» Si alzò in piedi e prese quota, per farsi meglio vedere dai due, i quali sarebbero arrivati da un momento all’altro.

Goku la seguì in cielo perplesso e curioso di sapere cosa si fosse inventata la figlia.

Quando le fu accanto, lei gli spiegò la propria idea: «Trunks e Goten sono bravi a misurare le auree, quasi quanto te. Con più sayan che riescono a controllare la propria, posso allenarmi in modo più veloce, ne sono certa.»

«Sicura di non fare poi confusione tra le auree di tutti e tre?» Chiese un po' preoccupato dalla base di quell'idea.

«Ti fidi di me, papà?» Gli chiese con un sorriso, puntando i propri occhi neri furbi in quelli di lui. Goku sorrise e annuì.

Stava per dirle qualcosa, ma lei lo precedette, come leggendogli nel pensiero. «Tranquillo, non dirò loro nulla del teletrasporto. Sarà semplicemente un nuovo allenamento per diventare più forte.» Disse con un sorriso, prima di prendere la fascia che l'uomo portava in vita.

La indossò come benda, poi sorrise al genitore e gli disse con tono euforico: «Così non potrò vedere e sarà più semplice concentrarmi solo sulle auree.»

«Davvero un’ottima idea, principessa.» Gli disse orgoglioso lui e, dato che non poteva vederlo e scansarsi, le si avvicinò dandole un piccolo bacio sulla punta del naso.

Kin fece la sua solita smorfia che lui amava tanto, prima di passarsi la mano sul volto e borbottare: «Non vedo l'ora di riuscire a padroneggiare il teletrasporto, così non sarò più costretta a questo...»

 




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Capitolo 13
*** Kin VS Vegeta ***


Inverno, Anno 790

«Sei pronta?» Chiese Goku alla figlia, che si trovava in posizione d'attacco di fronte a lui.

Era molto orgoglioso di lei, aveva imparato la tecnica del teletrasporto con una velocità impressionante, impiegando solo pochi mesi. Quel giorno, avevano deciso di sgranchirsi un po' in un allenamento alla vecchia maniera, introducendolo per la prima volta.

Kin distribuì il proprio peso sulle gambe leggermente piegate e guardò fissa il padre, sussurrando appena: «Pronta.»

Un breve sorriso comparve sulle labbra del sayan, che si fiondò su di lei con un pugno l'istante dopo, con espressione concentrata. La ragazza rimase immobile fino all'ultimo istante, chiudendo gli occhi e concentrandosi solo sul punto dove voleva riapparire.

Goku colpì e la ragazza fu lanciata contro un albero a terra.

«Kin!» La chiamò allarmato, andandole incontro. La sayan si passò la mano sul naso, asciugandosi il sangue che ne stava fuoriuscendo abbondante, imprecando a denti stretti.

Suo padre l'aiutò a rialzarsi, sorreggendola per le braccia. «Stai bene? Fammi vedere...» Le disse con dolcezza, tentando di scostarle la mano dal volto. «Maledizione, ti ho rotto il naso...» Constatò alla fine, con una smorfia rammaricata.

«Perché non ti sei portata le dita alla fronte?» Le chiese, mentre si toglieva la maglietta azzurra che portava sotto il gin color arancio.

«Perché voglio riuscire a teletrasportarmi senza, almeno sulle brevi distanze… Le dita servono solo a concentrarsi meglio, ma devo imparare a farne a meno perché  potrei non averle sempre libere quando voglio teletrasportarmi.» Gli rispose lei, a sguardo basso.

Goku le tamponò il naso con quanta più delicatezza possedesse, incurante delle smorfie di disapprovazione di lei.

«Dai papà, lascia perdere e torniamo ad allenarci.» Tentò di dire un'ultima volta, prima di ritrovarsi la stoffa ad occluderle la ferita. Con la mano, il padre le sfiorò per errore il naso rotto e una smorfia involontaria di dolore le prese il possesso del volto.

«Avanti, ti riporto a casa...» Disse Goku dopo qualche minuto, dato che il sangue non smetteva di fuoriuscire. Lei lo guardò sbarrando gli occhi: «Sei forse impazzito, papà? Lo sai che abbiamo finito i senzu e se mamma mi vede in queste condizioni ci uccide entrambi!»

Il sayan la guardò dritta negli occhi: «Stai tranquilla, mi prenderò tutta la colpa, dato che è effettivamente tutta colpa mia: non sei ancora in grado di teletrasportarti bene, dovevamo aspettare ancora. Mamma non ti farà nulla, anche perché a quest’ora dovrebbe già essere con Goten a casa di Bulma.»

Lei lo fissò severa: «Te lo scordi!» Prese la maglietta dalle mani del genitore e se la legò attorno al volto in modo che le tappasse il naso, annodandosela dietro la nuca, mentre borbottava: «Sono stufa di aspettare!»

Si alzò in piedi e lo guardò accigliata, mettendosi in posizione d'attacco, con la stoffa che le copriva in parte anche la base degli occhi. «Avanti papà, fatti sotto!»

Goku la osservò bene negli occhi. Avrebbe voluto provare ancora a dissuaderla, ma sapeva sarebbe stato del tutto inutile. Sua figlia non si sarebbe mossa da lì finché non fosse riuscita ad evitare un suo colpo con il teletrasporto.

Si alzò in piedi, parandosi di fronte a lei e si mise in posizione d’attacco.

«Uffa...» Sospirò Trunks, mentre era sdraiato sul materassino che galleggiava sull'acqua della piscina di casa sua. Goten, che era su di un altro gonfiabile a fianco a lui, si voltò per guardarlo attraverso le lenti scure degli occhiali e gli chiese: «Che cos'hai?»

Trunks rispose senza guardarlo: «Quando arrivano tua sorella e tuo padre?»

Goten si lasciò scappare un sorriso, dato che sapeva benissimo che l'amico fosse interessato solo ad una dei due, tornando a guardare il cielo e lasciare che il sole gli baciasse la pelle.

Erano vestiti perché era freddo, ma il sole scaldava in modo molto piacevole e perciò i due avevano deciso di sdraiarsi sui materassini. Goten l'aveva proposto perché era una cosa che aveva sempre rilassato l'amico, il quale era tutta la mattina che faceva su e giù come un'anima in pena in attesa di vedere la sayan.

«E datti una calmata, Brief. Kin è con papà, si staranno probabilmente allenando. Vedrai che quando verrà loro fame torneranno.» Gli disse senza guardarlo. Trunks tirò un respiro profondo, si portò le mani al volto e mugolò. Il Son lo guardò di sottecchi, mentre l'altro si alzava e volava fin al bordo piscina. «Dove vai?» Gli chiese.

Il sayan più grande gli rispose senza guardarlo: «A distrarmi nella G. R.»

«Vuoi che venga con te?» Gli chiese alzandosi a sedere e spostandosi gli occhiali sopra la testa. Lo vide fermarsi che gli dava ancora le spalle, fare un respiro profondo e voltarsi appena, con sguardo supplichevole: «Sì... Ti prego...»

Goten sorrise e volò fuori dall'acqua, atterrando al suo fianco e incamminandosi con lui verso la Gravity Room con un sorriso che gli illuminava il volto e la mano poggiata sulla sua schiena.

«Ancora!» Gridò Kin al padre, rialzandosi con il fiatone e ancora con la schiena piegata in avanti. Goku provò a ribattere, ma lo sguardo della ragazza lo zittì e lo fece mettere in posizione d'attacco.

Kin chiuse gli occhi, concentrandosi più che poteva sul punto in cui voleva riapparire, dietro il padre. Ce l'avrebbe fatta, stavolta era certa di farcela.

Goku attaccò e il suo pugno colpì il vuoto. Sbatté sorpreso le palpebre un paio di volte, poi si girò e si ritrovò sua figlia che volava a testa in giù, con il volto di fronte al suo. Prima che potesse rendersene conto, la ragazza gli stampò un bacio sulla punta del naso e cominciò a volare in giro ridendo, gridando dalla gioia, mentre lui la osservava orgoglioso.

Mentre ancora rideva, poggiò nuovamente i piedi a terra di fronte a lui. Fu allora che Goku la prese per la vita e l'alzò, dicendole con un sorriso raggiante sulle labbra: «Sono molto orgoglioso di te!»

Il sorriso della ragazza si allargò ancor di più, per quanto questo fosse possibile. Goku la rimise a terra e le disse con un sorriso, sfiorandole la maglietta che ormai da azzurra era diventata quasi completamente rossa: «Adesso però, possiamo andare a curarti questo naso?»

La vide annuire. «Trunks ha ancora qualche senzu nella G. R., possiamo andare a prenderne uno, non credo ne avrà a male. E comunque glielo dirò appena lo vedo.»

«E G. R. sia, allora!» Esclamò sorridente Goku, poggiando la mano sulla spalla della figlia e portandosi indice e medio alla fronte, per teletrasportarsi.

Goten attaccò con un calcio alto l'amico, mirando al collo, che il ragazzo evitò spostandosi all'indietro e che colpì in pieno volto la sorella, la quale era appena apparsa con il padre, spedendola verso la parete della Gravity Room.

Tutti e tre rimasero immobili e in silenzio per secondi eterni, finché il grido furioso di Kin non invase l'intera stanza, rimbombando sulle pareti: «Goteeen!»

La ragazza era rannicchiata su se stessa e si teneva il naso con le mani, non sapendo come fare per mitigare il dolore che la pervadeva. Goten la guardò immobile sempre su una gamba, non riuscendo ancora a capire come avesse fatto a colpirla, mentre Goku andava a prendere i fagioli magici dal cassetto della Gravity Room e Trunks le si posizionò a fianco per vedere come stesse.

«Vieni Kin, prendi.» Le disse il padre, porgendole il senzu. Lei aprì un occhio e lo prese in fretta, buttandolo giù senza nemmeno masticarlo.

Dopo pochi istanti, il prodigioso piccolo fagiolo fece il suo miracolo e il dolore iniziò finalmente a placarsi.

Quando svanì completamente, Kin si tolse la maglietta dal volto e si diresse verso il fratello. Lui arretrò, istintivamente, tentando di discolparsi: «Io... Mi dispiace... Non volevo... Non potevo sapere che saresti apparsa nella traiettoria del calcio…»

Kin gli arrivò di fronte quando il ragazzo era spalle al muro e la guardava veramente dispiaciuto. Avrebbe voluto spaccargli la faccia, ma d'altro canto sapeva che non era colpa sua. Che non era colpa di nessuno.

Chiuse gli occhi, respirò pronfondamente e si diede una calmata. Si voltò e si diresse all'uscita della Gravity Room. Sulla soglia, disse gelida rivolta al fratello, incapace di perdonarlo del tutto: «Scordati la colazione a letto domani, anche se è il tuo compleanno. Anzi, scordatela proprio.»

Goten sgranò gli occhi disperato. Le andò dietro, tentando di convincerla a cambiare idea, a riempirlo di botte piuttosto che fargli saltare un pasto, ma l'altra non lo guardò nemmeno.

Intanto, nella Gravity Room, Trunks e Goku osservavano i due allontanarsi. Si scambiarono uno sguardo reciprocamente confuso, poi Goku tirò un sorriso e spezzò il silenzio: «Sarà meglio che vada a lavarmi la maglietta dal sangue di Kin, altrimenti non andrà più via...»

Trunks sgranò gli occhi, indicando l'indumento appena raccolto da terra dal sayan. «Vuoi dire che quella... È la tua maglietta azzurra?»

«Sì. Vedi, stamattina ho rotto il naso a Kin per sbaglio e lei pur di continuare ad allenarsi, dato che non smetteva di buttare sangue, si è legata la maglia al viso.» Spiegò l'uomo. Trunks rimase immobile qualche istante, poi sorrise e propose al sayan di dare a lui la maglia. «Tanto devo andare a mettere a lavare la mia tuta.»

Goku gliela porse, contento di non dover andare da Chichi o Bulma a farsi spiegare per l'ennesima volta come far andare la lavatrice. «Vado a convincere Kin a non togliere la colazione a Goten, ci vediamo in terrazza.»

Trunks annuì ed entrambi si diressero verso la propria destinazione.

«Combatti contro di me.» Disse Kin, rivolta a Vegeta, che era di fronte a lei e al fratello. Goku si avvicinò al figlio e gli chiese il motivo della tensione che si era creata nell'aria. «Siamo arrivati in terrazza che Vegeta era già qui. Lui e Kin hanno ripreso il discorso della trasformazione e Vegeta ha detto che Kin non è degna di farsi chiamare sayan e di stare con Trunks.»

Goten si voltò nuovamente verso i due contendenti e aggiunse: «Così lei lo ha sfidato.»

Goku sorrise arreso, per seguire poi lo sguardo del figlio e osservare con lui in disparte la scena.

«Combatti contro di me.» Ripeté Kin in un sussurro appena percettibile. Il sayan la guardò con una macabra luce negli occhi. «Come?»

«Combatti contro di me, Principe. E vediamo se sei davvero così in gamba come credi di essere.» Kin alzò la sguardo, puntando i propri occhi neri dritti in quelli dell'uomo di fronte a lei, il quale la prese in giro con una risata canzonatoria.

«Non ho tempo da perdere con te ragazzina, torna a giocare con le bambole che è meglio. E sta' lontana da mio figlio.» Le disse, voltandole le spalle e dirigendosi verso casa.

Un sorriso si dipinse sulle labbra della ragazza, che gli si rivolse irrispettosa: «Cos'è? Hai per caso paura, Principe dei Sayan?» Aveva pensato che, se era un minimo simile a Trunks, allora colpirlo nell'orgoglio era la mossa giusta per irritarlo abbastanza e guadagnasi ciò che voleva: un incontro senza riserve.

«Cosa hai osato dire?» Ringhiò il Principe, voltandosi lentamente verso di lei a muscoli tesi e scandendo ogni parola.

Bingo.

Un sorriso soddisfatto le apparve in volto. Lui continuò, con le vene che già erano visibili sulla sua fronte: «Ti do dieci secondi per rimangiarti quello che hai detto, ragazzina.»

Lei gli sorrise saccente. Allungò una mano di fronte a sé e con il palmo aperto gli lanciò contro una sfera d'energia.

Naturalmente il sayan la bloccò con il proprio palmo senza il minimo sforzo. Kin non si era affatto aspettata che potesse andare altrimenti: il suo scopo era ben altro. Voleva combattere contro di lui e, avendo ereditato la testardaggine dei suoi genitori, adesso il suo unico pensiero era quell'incontro. E non aveva paura di cosa ciò potesse comportare.

«Te la sei cercata, ragazzina.» Disse cupo il sayan, chiudendo a pugno la mano e facendo esplodere la sfera argentata come fosse stata un semplice palloncino. «Adesso non piangere quando ti farò male. Avanti, seguimi.» Si voltò e poco prima di alzarsi in volo, le rivolse un'ultima provocazione: «Sempre che tu riesca a starmi dietro.»

«Okay, sono pronto. Possiam...» Trunks si guardò attorno perplesso, poi osservò i due Son, i quali erano intenti a osservare il cielo. Cercò la sayan con lo sguardo e non vedendo né lei né il Principe, si rivolse ai due serio: «Dove sono Kin e mio padre?»

I Son spostarono i loro occhi neri dall'azzurro del cielo a quello che incorniciava le pupille del sayan. Fu Goku a rispondergli, sereno: «Sono andati a combattere.»

Trunks sgranò gli occhi preoccupato, mentre l'uomo gli spiegava con un sorriso tranquillo ciò che era successo durante la sua assenza.

«Avanti, ragazzina. Attaccami, fammi vedere quel che sai fare.» Disse con un sorriso irrisorio Vegeta, fermatosi in volo sopra una valle desolata, ancor prima di voltarsi verso di lei. Kin si arrestò, si mise in posizione d'attacco con sguardo serio e concentrato.

Vegeta si voltò verso di lei e la guardò con l'angolo della bocca alzato e le labbra appena dischiuse che lasciavano spazio al suo sorriso più strafottente. Si portò l'indice vicino al volto e lo piegò verso di sé, sussurrando: «Fatti sotto.»

L'istante dopo, si trovò a parare il pugno della ragazza, serrandole il polso e arrestandole così il braccio a pochi millimetri di distanza dal proprio volto. «Sei veloce...» Sogghignò, prima di aggiungere: «Ma non abbastanza.» Con la mano libera le serrò un colpo all'addome, ma il pugno colpì l'aria.

Sgranò gli occhi per la sorpresa e venne colpito da dietro al collo con una gomitata che gli fece perdere qualche metro di quota.

Vegeta si voltò verso la ragazza sorridendo soddisfatto. «Ma guarda... E così Kakaroth ha deciso di insegnare il teletrasporto a qualcuno, alla fine.»

Restando concentrata, Kin si lasciò scappare un lieve sorriso: «Già. E come puoi vedere me la cavo bene, ti pare?»

«Davvero niente male, sei decisamente diventata più forte. Ti faccio i miei complimenti.» Disse il Principe con un sorriso.

«Ma?» Chiese lei, seria e storgendo la bocca in una smorfia, immaginando già cosa avrebbe detto per completare la frase lasciata volontariamente in sospeso.

«Ma non sei minimamente vicina al divenire un super sayan.» Rispose, sorridendo malvagio e saccente. «Nemmeno fossi un uomo.»

Il corpo le fu invaso da brividi somiglianti a scariche elettriche, che le fecero tendere ogni singola fascia muscolare con un ghigno d'ira a caratterizzarle il volto.

Vegeta si accorse delle scariche che circondavano il corpo dell'avversaria e la sua aura crescere esponenzialmente, pensando che adesso le cose si sarebbero fatte divertenti.

Le lasciò qualche secondo, poi usò la super velocità e le si parò di fronte. «Bu.» Le sussurrò appena, godendo per un istante appena dell'espressione sorpresa di lei e colpendola con un pugno che la spedì a terra.

Non poté fare a meno di pensare che in quanto a velocità forza la ragazza era in gamba, ma doveva migliorare ancora molto sotto il profilo della concentrazione: si distraeva troppo facilmente.

«Dobbiamo fermarli!» Gridò Trunks ai due sayan vicino a lui. «Altrimenti Kin morirà per me!»

Padre e figlio si scambiarono un curioso sguardo d'intesa che durò un attimo.

Goten non ce la fece a trattenersi e scoppiò a ridere all’affermazione dell’amico. «Tu sei pazzo se credi davvero che mia sorella stia combattendo per amor tuo!»

Trunks lo guardò accigliato e, senza nemmeno rendersene conto, gli andò contro e lo attaccò al muro per le spalle. «Che cosa vorresti insinuare?»

«Calmati Trunks.» La voce pacata di Goku arrivò fin alle sue orecchie e stranamente ebbe un effetto rilassante.

Lasciò andare l’amico, che gli sorrideva ancora beffardo e si rivolse al sayan più anziano con tono più calmo, reprimendo la propria rabbia per ciò che Goten aveva insinuato pochi istanti prima. «Come fate voi due ad essere così tranquilli? Conoscete sia Kin che mio padre, sapete fino a che livello di testardaggine possono arrivare, possibile che non siate preoccupati per lei?»

Goku lo fissò con sguardo incredibilmente tranquillo, rispondendo con tutta la serenità del mondo: «Tu devi imparare a fidarti di mia figlia, se vuoi stare con lei.»

«Mio padre ha ragione Trunks.» Disse Goten poggiandogli una mano sulla spalla, per nulla risentito dall'attacco di poco prima. «Kin sa quello che fa. È terribilmente testarda, questo te lo concedo, ma è figlia di Son Goku e come tale adora le sfide. In questo momento le si è presentata l’occasione di sfidare Vegeta, con il premio di poter avere te senza riserve. E mia sorella non potrebbe desiderare premio migliore. Ma devi capire che al momento ciò che l'ha spinta a sfidare tuo padre, più che il desiderio di stare insieme a te, è la vendetta per aver insinuato che non può diventare super sayan.»

«Sì, ma si farà ammazzare in questo modo.» Ribatté il ragazzo dagli occhi chiari, non sentendosi affatto rassicurato dalle parole dei Son.

«No, non accadrà. Certo, riceverà una bella batosta, ma niente che un senzu non possa guarire o lei non possa sopportare.» Gli rispose Goku, guardando verso il cielo nella direzione dove erano scomparsi i due.

Trunks abbassò lo sguardo e strinse i pugni. No, loro due non capivano. Non sapevano fino a che livello di spietatezza era in grado di arrivare suo padre se veniva irritato come stava facendo Kin. E lei non poteva nemmeno trasformarsi in super sayan per resistergli. Era spacciata.

Il ragazzo chiuse gli occhi, prese una decisione e si alzò in volo.

«Ti conviene non farti scoprire, altrimenti poi sarai tu quello che ne toccherà.» Gli disse Goku, a occhi chiusi e con un mezzo sorriso sulle labbra, fermandolo per un istante a mezz’aria.

Trunks rifletté un attimo ma poi si decise e si diresse da suo padre e Kin, trasformandosi in super sayan per far prima.

«Quei due non dureranno se non imparano a fidarsi l’uno dell’altra…» Entrambi i Son si voltarono e videro Bulma guardare verso la direzione dov’era sparito suo figlio, con la spalla poggiata allo stipite della porta finestra che dava sul terrazzo.

La donna guardò l’amico di vecchia data negli occhi, per poi dire con un sorriso: «Ho ragione, Goku?»

«Sì, hai proprio ragione.» Rispose semplicemente lui, contraccambiando il sorriso della moglie, apparsa accanto all’amica. «Noi conosciamo i nostri polli.»

Le due donne si voltarono rientrando e fecero un cenno ai sayan per invitarli dentro casa a mangiare. Invito molto gradito da entrambi, che non si fecero chiamare una seconda volta.

Vegeta colpì Kin con un calcio e la spedì contro una montagna, facendogliela perforare con la schiena.

Appena arrivata dall'altra parte, la sayan si riprese e si fiondò contro il suo avversario, attraversando il monte dal quale era passata e mandandolo interamente in frantumi. Caricò il pugno di un’aurea rossa, ma Vegeta la evitò, sapendo che se l'avesse colpito gli avrebbe sottratto energia per donarla alla sayan e l’attaccò con un pugno allo stomaco.

La ragazza non ebbe il tempo di riprendersi dal colpo, che il Principe con una gomitata al lato del collo la mise in posizione orizzontale, per poi colpirla al fianco con una ginocchiata.

Fermò il suo volo verso l'alto afferrandole una caviglia e, con mezzo giro, scaraventarla contro un'altra montagna.

Kin si riprese durante il volo e anziché sbattere ancora la schiena contro la roccia, si rigirò e vi fece aderire i piedi, preparando l'onda energetica.

Non fece in tempo a lanciarla, che Vegeta le fu davanti, così lei interruppe il colpo e lo colpì con un pugno al petto, ormai priva di energie anche per una semplice kamehameha.

Il sayan sentì appena formicolargli i pettorali e osservò truce la ragazza affannata, coperta di sangue e ferite di fronte a lui. «Te l'avevo detto che non dovevi metterti contro di me, ragazzina.»

Kin, ancora con il pugno sul petto dell'avversario, alzò lo sguardo e vide quei buchi neri. Si accorse di star tremando dalla paura, di non essere neanche alla lontana al suo livello. E non si era nemmeno mai trasformato in super sayan durante l'intero scontro.

Il Principe, con un movimento repentino del braccio che lei non riuscì a vedere, la prese per la gola e l'alzò leggermente. «Io non sono tuo padre, quando combatto lo faccio sempre al cento per cento. Non mi risparmio solo perché sei una ragazza.»

La consapevolezza di essere spacciata la colse ma stranamente sul volto, anziché pura sofferenza, le apparve un sorriso rassegnato.

Vegeta, a vedere quell'espressione stranamente pacifica e udire quella risata appena percettibile fuoriuscire strozzata dalle labbra della giovane, non poté fare a meno di pensare a Kakaroth e a quanto quella ragazza gli somigliasse in realtà.

Mentre era assorto nei propri pensieri, fu costretto a mollare la presa perché un potente calcio al collo lo colse alla sprovvista, spingendolo di lato fino a che non raggiunse una parete di roccia, che lo fermò.

La ragazza cadde svenuta nel vuoto per pochi metri, prima che un paio di braccia le arrestassero la discesa.

«Kin... Kin apri gli occhi avanti...»

La sayan aprì lo sguardo e si ritrovò a fissarla un paio di occhi azzurri come il cielo, portati da un uomo biondo con un sorriso affettuosamente preoccupato sulle labbra. «Per fortuna stai bene...» La voce con cui le parlava era gentile e premurosa, la conosceva bene ma per colpa della batosta ricevuta dal Principe le ci volle qualche secondo buono per riconoscere Trunks.

Quando la situazione nella quale si trovava le tornò in mente, aggrottò le sopracciglia e dette un pugno in piena faccia al super sayan che la teneva in braccio, per poi liberarsi dalla sua amorevole presa e pararglisi davanti, urlandogli contro piena di rabbia: «Si può sapere che diavolo ci fai tu qui?»

Lui la guardò allibito sbattendo gli occhi, mentre si massaggiava la guancia dolorante. Quando riuscì a parlare, intravide suo padre dietro la sayan. «Ma che accidenti stai dicendo? Sono venuto per evitare che mio padre ti uccidesse!»

Il Principe puntò i suoi occhi neri in quelli del figlio, appoggiando la ragazza appena avanti a lui: «Ma si può sapere chi ti ha detto che avevo intenzione di ucciderla?»

«Stavamo soltanto facendo un'incontro senza riserve, come volevo io e che né da mio padre né da te o Goten riesco mai ad ottenere perché siete sempre troppo teneri ed affettuosi con me!» Aggiunse Kin, sempre più arrabbiata.

Trunks fece passare il proprio sguardo allibito e confuso dal genitore alla sayan. L'unica cosa di cui era certo era che non ci stava capendo più nulla.

Indicò incerto la ragazza. «Ma... Ma tu eri svenuta e lui ti stava strozzando...» Poi aggiunse, fuori di sé dalla rabbia dovuta al non capire cosa stesse accadendo: «Se non fossi arrivato io, saresti morta!»

«Razza di cretino che non sei altro, secondo te potrei uccidere la migliore pretendente che mio figlio potrà mai avere?» Gli gridò contro il padre.

Il cuore di Kin ebbe un sussulto a sentire quella frase, tant'è che si voltò verso di lui guardandolo con occhi sgranati, così come Trunks.

Vegeta incrociò le braccia al petto e, riacquistato il proprio tono e guardando la sayan dritta negli occhi, disse: «Non potrei mai farti del male, per davvero. Se avessi percepito la tua aura star per scomparire in qualsiasi momento della lotta, mi sarei fermato e ti avrei portato di filata a casa, per darti un senzu. Ma la tua aura è stata sopra la media durante tutto lo scontro, anche quando sei svenuta, perciò ho continuato a colpirti senza riserve come volevamo entrambi.»

«Perché non ti sei mai trasformato?» Gli chiese perplessa Kin, di punto in bianco. Era una domanda che si era fatta parecchie volte durante l'incontro.

L'angolo della bocca del Principe si alzò. «Perché quella tra noi era una lotta tra sayan, non super sayan. Se mi fossi trasformato non ci sarebbe stata storia e tu saresti morta dopo un paio di colpi.»

Stranamente, anziché prendersela per quell'affermazione, Kin tirò un sorriso arreso degno del padre.

Il Principe continuò, rivolgendolesi serio: «Il motivo per cui mi sono sempre comportato così duramente con te è che in te vedo le potenzialità per essere una vera sayan. Ciò che mi ha fatto infuriare è che ti hanno sempre protetta da tutto ciò che per te poteva essere un pericolo o una brutta notizia. Non potevo più sopportare che il tuo potenziale sayan fosse represso in quel modo, era intollerabile. Ho provato a spingerti al limite, a farti infuriare, rubarti il sogno più prezioso che avevi. Ma non è servito a niente, solo a farti provare della rabbia completamente inutile. Ciò mi fa pensare che non riuscirai davvero a diventare mai un super sayan. Non perché sei una donna, ma perché non sei ancora in grado di arrabbiarti abbastanza: forse non lo desideri davvero. O semplicemente non sei ancora abbastanza forte.»

«Com'è possibile? Goten e Trunks sono stati in grado di trasformarsi sin da bambini! E non erano certi più forti di quanto io sia adesso!» Gli rispose lei, confusa e offesa per quanto appena insinuato dall’uomo. Non solo in quanto alla sua forza, ma anche e soprattutto perché aveva detto che non lo voleva abbastanza. In tutta la sua vita, era certa di non aver mai desiderato così tanto qualcosa come diventare un super sayan.

«Loro non si sono trasformati grazie alla forza, ma alla rabbia e alla sofferenza. Goten ha sofferto molto per la mancanza di suo padre, anche se non se ne rendeva conto perché troppo piccolo. E per quanto riguarda Trunks…» L’angolo sinistro della bocca gli si alzò in un sorriso che sapeva di sadico, mentre lanciava un’occhiata al ragazzo. «Beh, diciamo solo che a lui ci ho pensato io.»

Vegeta si diresse completamente verso il proprio figlio, portandosi le braccia lungo i fianchi e rivolgendoglisi autoritario. «Trunks, vedi di darti una smossa e fai felice questa sayan. Se la farai soffrire, poi dovrai vedertela non solo con Kakaroth ma anche con me. Ti ho avvisato.» Detto questo, si voltò e volò via, lasciando i due giovani ad osservare la sua scia nel cielo disorientati.

Il silenzio fu rotto dalla risata gioviale di Kin, che non ce la fece più a trattenersi e si guadagnò uno sguardo interrogativo del super sayan.

La ragazza smise di ridere pian piano e con il sorriso ancora sulle labbra si lasciò cadere a terra, completamente priva di energie. Trunks fece appena in tempo ad accorgersene che le andò incontro e la prese nuovamente tra le braccia, impedendo così che cadesse sul suolo roccioso distante decine di metri.

Kin si accoccolò con gli occhi chiusi e un sorriso al suo petto, facendolo arrossire appena.

«Tutto apposto?» Chiese lui. Lei annuì semplicemente, godendosi il calore che emanava il corpo dell'uomo.

«Non mi darai un altro pugno, vero?» Scherzò con tono un po' preoccupato Trunks. La sayan rise. «No tranquillo... Non ti colpirò più. Sto troppo bene tra le tue braccia per tentare ancora di andarmene. E poi...» Lasciò la frase sospesa; socchiuse gli occhi scuri e portò una mano al petto del ragazzo, poggiando la testa alla sua spalla.

«E poi?» Chiese lui curioso, non smettendo per un solo istante di osservarla.

Lei pensò un attimo a come poter finire la frase. Molte opzioni le passarono per la mente: sono soddisfatta dell'incontro con tuo padre, lo stadio del super sayan emana davvero molto calore, sei terribilmente comodo, il tuo cuore sta battendo talmente forte che sembra voglia uscirti dal petto, vorrei stare così in eterno, dato che evidentemente per adesso non posso trasformarmi papà mi ha insegnato il teletrasporto e mi va benissimo così, ti rendi conto che sono riuscita a colpire decentemente tuo padre solo una volta in tutto lo scontro?

«Sono felice.» Disse semplicemente alla fine, puntando i suoi occhi neri in quelli chiari del giovane. Lui sorrise dolce.

Kin alzò il braccio interno alla posizione in cui erano e gli portò la mano ai capelli biondi, accarezzandoglieli e avvicinando il volto del super sayan al suo, mentre sentiva il cuore nel petto di lui aumentare i battiti, così come il proprio.

Trunks si trovò con la fronte poggiata a quella della sayan e dopo averle rivolto uno dei suoi sorrisi più belli, lei chiuse gli occhi e lui azzerrò la distanza che c'era tra le loro labbra, baciandola con estrema dolcezza.

 

Elsira #10

Ed ecco concludersi anche questa storia! Spero vi sia piaciuta :3
Pubblicherò la OS rossa venerdì (la quale, ve lo dico già da ora, vi consiglio di non leggere) mentre per la proseguimento vero e proprio della serie, ci vorrà ancora un po'... Devo sistemare parecchie cose che mi faranno stare un po' assente da EFP, devo ritrovare l'ispirazione giusta (in effetti, non tanto per quanto riguarda le idee, quanto il modo in cui scriverle) e tante altre boiate che non sto qui a propinarvi xD
Ad ogni modo, per i più coraggiosi ed imprudenti, ci sentiamo venerdì, mentre i più saggi e sani di mente, ci sentiamo in un momento ancora indefinito del futuro :D
Un bacio ed un grazie a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di seguirmi, recensendo o anche solo leggendo.
Alla prossima!

 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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