Lost pieces of my soul

di Art_must_be_Beautiful
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** domandate pure e chiedete presto scriverò il cap ***
Capitolo 2: *** molti frutti dall'albero di cachi nel girdino sono stati colti... ***
Capitolo 3: *** Figli di divinità e figli di nessuno ***
Capitolo 4: *** Miele... ***
Capitolo 5: *** Mio figlio mi odia ed io pure lo ***
Capitolo 6: *** tuo fretello minore ti ama e protegge dall'alto della volta del cielo ***
Capitolo 7: *** il figlio ammira la furia della madre ***
Capitolo 8: *** Condivido il tuo stesso fiato, se fai un passo lo compio anch'io... ***



Capitolo 1
*** domandate pure e chiedete presto scriverò il cap ***


Fate pure domande care... Presto avrete il vero cap ma per ora buttatevi e chiedete chi sia chi perché il fratellino non è stato specificato ed inoltre avrei bisogno di una mano per i nomi dei piccoli, mi aiutereste per favore? Grazie per la gentile attenzione e a presto Roby

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Capitolo 2
*** molti frutti dall'albero di cachi nel girdino sono stati colti... ***


Ying e Yang Il frutto del caco era stato colto 6 volte, sotto il suo scuro tronco dove giacevano ambrate le sue foglie morte una liscia lapide in pietra bianca nella sua nettezza e liscia perfezione, unico ricordo del leader deceduto 6 anni prima dando alla luce la manifestazione in terra dell'equilibro ed armonia, il caos e il disequilibrio, due gemelli la cui esistenza era fonte di gioia immensa...

Mentre il Portatore leader del loro clan si spegneva fievolmente, quasi timido, i sacerdoti annunciavano il lieto evento il miracolo di cui erano stati graziati la nascita della divinità: Lo Yin e lo Yang.
I due gemelli erano nati da un Omega vergine in quanto non aveva ancora affrontato il Rito ed era recluso in una parte del palazzo in cui solo le sacerdotesse avevano accesso...

Un giorno l'Omega si destò le lenzuola sporcate dal sangue che colava dalla sua parte più intima ed inviolata, venne subito esaminato dai sacerdoti più anziani e fu decretato che il piccolo leader era stato ingravidato da una divinità benevola, gli vennero poste domande di ogni sorta il povero piccino tremando narrò di una presenza che ogni sera lo veniva a trovare nelle sue stanze da circa un mese, la sera prima la stessa presenza gli aveva chiesto se voleva donarsi e lui si era concesso a questo essere fatto di pura luce...

I primi mesi denotarono fin da subito una sentenza di morte per il piccolo leader, se avesse protratto la gravidanza fino allo scadere del termine ne sarebbe morto, era comunque condannato in quanto i guaritori sapevano per certo che soffrisse di un male incurabile. Il poveretto una volta saputo il suo destino rifiutò di abortire ed affrontò con gran coraggio quel terribile viaggio che lo vedeva perdente sin dall'inizio, qualsiasi scelta  avesse preso...

Il giorno del parto lo passò tra atroci tormenti nel letto 22 ore in cui patì dolori indescrivibili solo gli ultimi minuti i guaritori ne videro il volto rilassato e sereno come se la pace della morte, vicina, gli avesse giovato e in meglio, gli venne concesso come ultimo desiderio prima di morire di vedere le due piccole creature che lo avevano ucciso si trattava di uova, due uova una bianca con striature argentee più minuta e una di maggiori dimensioni nera con striature ramate, non si era mai verificato un parto simile e quindi la natura divina di quei piccoli  non venne più contestata. Il portatore toccò con mano tremante quei lisci gusci ed insisté nel tenerli a se fino alla fine,li strinse a sè portandoseli vicino al petto dovettero strappare le uova dalle sue braccia rigide e gelate in pieno rigor mortis.

La triste storia dell'Omega morto per dare alla luce i due esseri divini non venne nemmeno divulgata il giovane leader venne dimenticato e il suo corpo non fu nemmeno seppellito nella cripta di famiglia ma, sotto quel albero di cachi nella parte più isolata dei giardini reali area tanto nascosta e segreta da non essere frequentata da nessuno a parte un ombra che fuggevole veniva ogni giorno alla stessa ora passava pochi istanti a rimirare la lapide e poi  così come era venuta svaniva lasciando un dono.

Quel giorno vicino alla lapide si trovava un giglio nato in pochi istanti la cui corolla splendeva perfino sul manto bianco della neve puro come lo era un tempo l'anima del piccolo leader.




Leo camminò chino per gli infiniti corridoi del suo nuovo palazzo un piccolo di sei anni circa ne trascinava impaziente la lunga veste di seta: " Mamma... andiamo andiamo papà ha detto che la mia sorpresa mi attende in cortile! Veloce veloce" Leo sorrise e si lasciò portare dal piccino fino ai giardini interni " Rallenta mio piccolo Kèoto sei troppo svelto la tua mamma non riesce a starti appresso" " Va bene tanto siamo arrivati... Ecco papà! " di fatti ecco arrivare Raphael in sella ad un superbo destriero palomino  " Papà papà!!" il cucciolo si mise a saltellare qui e lì come una cavalletta il secondo genitore lo vide e fece impennare il cavallo proprio di fronte ai componenti della sua famiglia agilmente balzò a terra, tosto dei servitori accorsero a trattenere il destriero per le briglie " Ehi pulce come stai oggi?" Raph posò una mano sul capino del piccolo " Molto molto bene papà" " Scommetto che vuoi vedere il tuo regalo vero pulce?" " Sì papà!" " Bene allora guarda alle  mie spalle che cosa vedi?" Kèoto corse dietro al padre e fissò con sguardo attento dietro le sue spalle ma non vide nulla " Ma papà non vedo niente" si lagnò " Oh eppure mi pare che ci sia qualcosa di grosso alle mie spalle... Bah strano che tu non lo veda..." mormorò il leader pensieroso " Eppure ti dico che io non vedo niente" il piccolo vide le mani giunte del padre emise uno strillo gioioso e si impegnò ad aprirgliele " Dai papà... dammelo e basta" " Ma io ti dico che nelle mie mani non troverai nulla guarda meglio alle mie spalle" sbuffò Kèoto ma si sforzò di guardare " Vedo i due servi con il tuo cavallo per le briglie"  "Sbagliato pulce... Volevi dire i servi che tengono per le briglie il tuo cavallo Kèoto..." ridacchiò Raphael quando vide il piccino sgranare gli occhi di meraviglia e abbracciare di slancio la sue gambe, rischiando pure di farlo cadere " Okay okay sei felice... ah ah lascia andare il tuo vecchio ora e va a conoscerlo si chiama Inazuma mi hanno detto che è il più veloce del mondo" si inginocchiò Raphael per sussurrarglielo all'orecchio " Davvero?!" " Davvero" " Che meraviglia grazie papà" " Di nulla pulce ora va non ti trattengo oltre" " Sììì" il cucciolo lo lasciò andare ed allegro si diresse verso il destriero.

Raphael guardò con affetto suo figlio interagire con la splendida bestia una mano delicata gli si posò sulla spalla " Ahah mi sembra entusiasta del tuo regalo" " Già in fondo gli ho donato quanto più desiderava al mondo" Leo rise sereno Raphael amava la sua risata si girò prendendoli le mani con le sue baciandogli amorevolmente la fronte ora sempre ornata da una semplice tiara d'oro " E a me cosa regali?" chiese Leonardo l'Alpha sorrise " Oh vedrai per te ho un regalo speciale" lo attirò a se e lo baciò con passione " Ohhh chissà che mai mi hai preso" " Vedrai tesoro ti lascerà a bocca aperta" Leo lo abbracciò stringendosi ancor più al suo amore e stettero lì in piedi cinti l'uno all'altro osservando la propria creatura felice e serena ogni cosa pareva scorrere in modo pacifico e piacevole fino a quando Leonardo si incupì in viso Raphael lo notò subito e ne volle sapere la ragione...

" Amore... Perché ti sei rattristato di colpo?"

" Penso..." sospiro " Penso agli altri miei piccoli... saranno così felici dove sono?"

" Leo amore io non so dove siano non so nulla... Posso solo sperare con te che stiano bene e al sicuro come il nostro piccolo Kèoto"

" E se così non fosse?!" Leo si allontanò gentilmente da lui le lacrime che già copiose colavano sulle sue guance " Scusami Raphael io...io desidererei ritirarmi se non ti spiace..."

Il primo leader sospirò lasciandolo andare ' Come posso alleviare il tuo tormento amore mio? Come posso aiutarti?! Mi spezza il cuore vederti in balia di questi sentimenti tanto negativi...'

Scesa la sera e Raphael ebbe finalmente modo di coricarsi Kèoto si era addormentato tardi forse per via delle forti emozioni provate in quel singolo giorno fattostà che fece dannare non poco il genitore che giunto a letto si fece vicino al coniuge soffiò soffici parole nel suo orecchio provocandogli un piacevole solletico lungo la colonna vertebrale " Sai ho pensato una cosa..." " Cosa?" " E se noi due andassimo a riprenderci i tuoi piccoli? Sai il nostro palzzo è grande e credo che a Kèoto potrebbe far piacere una sorellina o un fratellino con cui giocare..." "Raphie...saresti disposto ad accetare cuccioli miei ma non tuoi? " domandò timoroso Leo cercandone gli occhi nel buio " Per te amore qualsiasi cosa" ne baciò la fronte " E poi possiao sempre farne di nostri" propose con malizia l'Alpha " Nostri dici?" l'Omega stette al gioco " Nostri nostri" sussurrò Raphael appropriandosi delle labbra del suo amato " Nostri... Solo nostri" bisbigliò senza fiato per via della troppa passione che li univa Leo...

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Capitolo 3
*** Figli di divinità e figli di nessuno ***


Kodomo no kiri era oltremodo furibondo le belle vesti sanguinee compivano svolazzi sempre più ampi e sgraziati un altro giorno rinchiuso nel tempio per permettere a quegli stolti di venerarlo come un essere divino a causa della sua livrea bianco latte e degli occhi cremisi, si sedette scomposto nel suo ampio scranno d'ebano una mano svogliatamente appoggiata al mento l'altra lasciata penzolare dai braccioli l'espressione annoiata di un bambino mentre vedeva sfilare innanzi a sé personaggi tra i più disparati: Nobili, ciarlatani e cittadini si susseguivano con un flusso meccanico e controllato fino alla paranoia dai sacerdoti, gli stessi che lo tenevano rinchiuso in quel tempio così ben costruito da apparire appunto una prigione, una bella gabbia per un passerotto al quale erano state tarpate le ali...

Lui

Otto anni della sua vita passati ad ascoltare i problemi di altri senza che si pensasse ai suoi problemi i suoi diritti di bambino: Giocare, farsi ninnare da voce materna o paterna la notte quando gli incubi lo assalivano, invece ogni santa notte lui si svegliava ricoperto da un velo di sudore gelido.

La lunga fila si smaltì in poco tempo una volta che ebbe congedato l'ultimo pellegrino: Una domanda semplicissima quel fesso voleva sapere se la moglie lo tradiva con un altro, lui ben sapeva che il fatto era vero avendo parlato con l'amante stesso, ma dovette comunque dire quanto voleva sentirsi dire quella persona e cioè che la moglie non lo tradiva affatto anzi lo amava con tutta se stessa, odiava mentire lo odiava con tutto sé stesso come odiava il fatto di non sapere nulla delle proprie origini...

Nato da corpo umano e nebbia gli ribadivano ogni qual volta poneva quella domanda i sacerdoti, fosse stato uno sciocco magari avrebbe sofferto meno di solitudine ma siccome sciocco e stolto non lo era affatto il non sapere lo rattristava e conduceva mano a mano verso l'abisso di inumanità al quale tanto volevano condurlo gli abitanti del tempio e le persone che lo veneravano...

Lui era umano fatto di carne e pelle non un essere divino e da semplice vivente sperava, sperava un giorno di scoprire le proprie origini di ritrovare quella parte mortale che gli era stata strappata fin dalla nascita.

Non più Kodomo no kiri non più mio signore semplicemente lui, lui sua madre e suo padre e allora attendeva sedeva su quello scranno e attendeva che qualcuno venisse a prenderlo a riconoscerlo come figlio, fratello o perfino cugino...
Qualcuno doveva arrivare doveva esserci o ben presto sarebbe scivolato lungo una china pericolosa senza fine e ritorno.


Mani gemelle catrame e neve si unirono al buio sotto le coltri, tremavano terrorizzati i due piccoli gemelli facendosi stretti stretti in quel letto immenso e freddo, al di fuori imperversava la tempesta lampi e fulmini schiarivano il cielo ruggendo ed ululando feroci ed irrequieti, il più piccino si mise a singhiozzare pigolando arricciandosi su se stesso l'unica manina libera portata a coprirsi la testa il maggiore disperato vedendolo in quello stato cedette al pianto lui stesso finché una presenza amica si accomodò sul materasso: I piccoli riconobbero l'odore del padre e subito si fiondarono tra quelle forti braccia luminose gorgoglii felici ed entusiasti mentre il genitore rispondeva a quei richiami con secchi schiocchi della lingua e brevi ringhi anche lui gioioso di rivederli, li strinse a sé per tutta la notte vegliando i loro sogni conducendoli verso un sonno sereno e senza incubi. 

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Capitolo 4
*** Miele... ***


Il tronco scuro, e morto, del caco si abbelliva dal colore dell'oro, lisci senza difetti increspature o brutture di ogni genere quei frutti parevano avere natura divina da un giorno con l'altro l'albero, deceduto a causa del gelo si era impreziosito di quei gioielli tondi e 'grassi' inoltre altro 'oro' colava dalle increspature del legno, miele... Il caco morto produceva il miele più gustoso che papille reali avessero mai assaggiato! Gocciolava ritmicamente nelle scodelle disposte in modo ordinato per accogliere nella proprio concavità quel nettare divino e mai rallentava o diminuiva quella cascata d'ambra fusa tant'è vero che la piccola lapide si era come fossilizzata all'interno di quella sostanza, baluginavano mille riflessi da essa e la luce si suddivideva nei 7 colori di cui era composta andando a poggiarsi proprio al di sopra della salma del piccolo leader.

Il giardiniere reale quel mattino scoprì la terra smossa avvertì subito i reggenti della scomparsa del corpo dell'ex leader, si presuppose che la salma fosse stata diseppellita pulita dei gioielli cerimoniali funebri e successivamente data alle fiamme, quanto erano nel torto... Se solo il giardiniere avesse distrattamente alzato lo sguardo al cielo...
Avrebbe visto un dragone solcarlo gioioso della propria rinascita, si muoveva serpentino il lungo corpo nastriforme compiva spirali e meravigliosi giochi forando le nuvole rincorrendole assieme al proprio compagno il cui sguardo traboccava d'amore e grande speranza:  Ora nel cielo di cui erano padroni e sovrani percepiva la pesante assenza delle loro creature ma, ben presto quel vuoto si sarebbe colmato i due gemelli si sarebbero riuniti ai propri genitori e l'equilibrio in precedenza spezzato finalmente sarebbe ripreso come era giusto che fosse, tempo due stagioni e i piccoli li avrebbero raggiunti, una volta compresa la propria natura divina e non certo umana.

Leonardo da circa un mese vedeva innanzi agli occhi chiusi dal sonno infrenabili cascate di miele, si accoccolava uniformemente sulla superficie di un piccolo stagno incapace di contenerne il flusso perdeva i propri argini riversando quel dolce prezioso in un fiume il cui flusso terminava in un lago la cui immensa portata ancora non sembrava bastare, anch'esso cedeva e riversava quanto contenuto in un mare infinito, si estendeva ben oltre l'orizzonte di occhio umano e mortale eppure l'oro del miele lo riempiva per intero nulla sembrava bastargli, plasmò dei globi perfetti ascendendo alto e calmo al cielo, il sogno si concludeva quando due superbe paia di occhi di drago lo fissavano direttamente, Leonardo si svegliava sommerso dalla pacatezza ed armonia che gli donava quel sogno, tra le sue cosce lo stesso miele colava a rivoli rendendo dolci ed appiccicose le coltri di seta inoltre in lui cresceva forte il desiderio di unirsi al proprio Raphael, inutile dire che il suo coniuge perdeva poco tempo in parole e se lo prendeva con passione e desiderio  e prima della fine del mese Leo si scoprì gravido.

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Capitolo 5
*** Mio figlio mi odia ed io pure lo ***


Leo non comunicò la lieta novella della sua gravidanza al secondo leader, se lo avesse fatto Raphael sarebbe partito alla ricerca dei suoi cuccioli dispersi da solo lasciandolo a palazzo con Keoto e lui... Lui non tollerava la visione del suo stesso figlio: Lo feriva vederlo correre per gli androni, sentire quei piccoli piedi nudi a zonzo scalpicciare allegri in lungo ed in largo per il palazzo, le risatine gioiose rivolte a tutti meno che lui, lui sua madre colui che lo aveva mantenuto al caldo del proprio grembo mutando solo per poterlo accogliere nel migliore dei modi... No Leonardo Hamato si reputava una pessima 'madre' quasi alla stregua di una giumenta da monta che allevava i propri puledri la misera somma in giorni di un mese.

Keoto il suo Keoto questo 'male' se lo era sentito poggiare sulla pelle appena aveva visto la luce, già il suo primo quarto d'ora di vita i due si erano visti non compresi e di conseguenza allontanati a malapena si toccavano pelle con pelle, ecco spiegate le lunghe vesti di Leo che ne coprivano mani e polsi.



Quanto astio



Quanto rancore tra 'madre' e figlio.



Questa situazione progrediva e peggiorava sempre più tra lui e Keoto oramai si era insidiato un abisso di incertezze e sottili cattiverie reciproche...



No lui con il suo figlioletto a palazzo non ci sarebbe stato.



Quindi eccolo ora nelle stalle assieme al suo Alpha intento a sellare il proprio destriero, uno stallone sauro bruciato dalle punte di fiamma fiero e possente esattamente come colui che ne completava il binomio, Raphael... Sfogliando nelle immense biblioteche dei templi Leonardo ebbe modo di venire a contatto con la mitologia dei greci, miti e leggende che davano vita a creature dalle sembianze sia umane che animali, un po' come lo erano loro, e tra tali affascinanti scritti riguardanti questo bestiario inverosimile scoprì le centauromachie: Lotte spietate e sanguinarie svolte tra umani e centauri esseri dal torso umano ed il corpo equino, vedere Raphael in sella ad Aka* era come ammirare un centauro materializzatosi in quel istante dai testi e fantasie letti da lui anni prima una vera dimostrazione di potenza e virilità...

Leo si distrasse ed Ao*, il suo cavallo, un grigio dalle spettacolari punte nere, il crine nero pece e gli occhi di cielo terso da nuvole, se ne approfittò si scrollò con vigore liberandosi così la groppa dal peso, quasi nullo, dalla sofisticata sella d'avorio...



"Ao!" Il giovane puledro ignorò bellamente i rimproveri del padrone e calpestò, col chiaro intento di irritarlo, la sella e parte della bardatura "Ao Ao! Ao adesso basta ti prego! TI PREGO AO!" finché una calda voce si impose altera: "Ao! Smettila subito!" il destriero smise immediatamente di pestare gli zoccoli al terreno e prostrò l'incollatura verso il basso come segno di sottomissione, gli occhi incapaci di guardare il suo secondo padrone, colui che lo aveva domato "Bene... Adesso sta fermo e buono... Leo?" Raphael Hamato si rivolse al suo amore sensibilmente urtato dal comportamento del suo stesso cavallo, si torceva le mani tra loro e teneva lo sguardo pieno di vergogna verso il lastricato delle stalle "Leo?! Leo non fare così amore... Ao è giovane è logico che necessita di un po' più di polso" "Ne...ne...nessuno mi ascolta... Nessuno mi da retta Raphie... S...sssono un fallimento! Sono un fallimento totale!" bisbigliò convinto Leonardo gli occhi immersi da lacrime di frustrazione "Nostro figlio nemmeno mi vuole toccare! So...sono pure un pessimo genitore per lui non sono capace di vederlo felice! Io...io proprio non ci riesco Raphie e ci provo... Io ci provo a meditare ma...ma non ce la faccio!" "Leo... Leo adesso guardami..." "Nnno" "Guardami" "No" "GUARDAMI LEO!" sbottò Raphael sollevandogli il mento, non certo con prepotenza ma, con decisione "Amore mio... Sono certo che se riporteremo a casa i tuoi piccoli tu ritroverai la pace... Ne sono del tutto certo" "Raph... Giuramelo" "Te lo giuro" Leo annuì piano col capo e si distaccò gentilmente dal coniuge "Ho...ho bisogno di meditare... Sella tu Ao appena si sarà fatta sera ti raggiungerò nel cortile" "Va bene amore mio" Raphael Hamato gli dispensò un bacio sulla fronte e ne seguì la figura mentre si allontanava inoltrandosi nel palazzo.



Sospirò affranto distrutto dal comportamento melanconico di Leo, il suo Leo, credeva che liberandolo dalla schiavitù del Rito Leonardo Saki sarebbe vissuto in maniera dignitosa e splendida esattamente come si meritava ed invece il suo Omega veniva costantemente morso e ridotto a brandelli dai ricordi, lo perseguitavano se non di giorno allora la sera, incubi, attacchi di panico ed isteria da quando era nato Keoto si susseguivano un giorno coll'altro e più il loro figlioletto si faceva grande più Leo perdeva la testa...



Keoto Hamato ebbe modo di venire alla luce agli inizi di Ottobre a notte fonda: Dopo quasi sedici ore di travaglio Leo lo donò al mondo un bel piccolo maschio sano e dai polmoni forti viste le grida che emise appena gli si liberarono le vie aeree dal liquido amniotico, immediatamente le nutrici si affrettarono a mettere tra le braccia della 'madre' il nuovo nascituro ma, si trovarono a lottare una causa persa in principio: Leonardo Saki si rifiutò categoricamente di tenere il neonato al proprio petto ed ignorò testardo le urla ed i pigolii di richiamo da esso prodotti, per fortuna Raphael sapendo del lieto evento si precipitò a conoscere il piccolo la scena che si ritrovò suo malgrado ad osservare pareva assurda ed irreale, il suo Leo infagottato tra le coltri di seta un cuscino sopra alla testa a 'proteggersi' i canaletti uditivi dalle urla sue e di Keoto... Sì le urla erano sia sue che di Keoto perché per non sentire i pianti sincopati del pargolo Leonardo gridava a sua volta, o per meglio dire cantava alzando la voce ad ogni minuto trascorso scuotendo il capo come un infante bisognoso di attenzioni, a nulla servirono i tentativi del primo leader per convincere l'amato a prendere con sé il piccino, dovette lui stesso cullarlo tra le braccia ed attendere che singhiozzasse e piangesse fino a stremarsi...



Il giorno dopo la lite tra lui e Leonardo fu inevitabile e se i toni si mantennero quieti per non svegliare Keoto quanto si dissero ottenne lo stesso effetto di una volgare rissa da osteria: Malignità per niente filtrate o rese meno affilate dal sarcasmo, vere e proprie vigliacche pugnalate alle spalle, come se ne era pentito vedendo gli occhi del suo amato farsi via via più opachi ed inespressivi quella sera non si caricarono nello stesso giaciglio. Leo tentò perfino di abbandonare il palazzo, fortunatamente le guardie lo intercettarono e alla svelta sventarono questo tentativo di fuga non mancando di informare il primo leader del comportamento tenuto dal secondo, Raphael Hamato diede loro l'ordine di rinchiudere il coniuge in uno stanzino sorvegliato giorno e notte, Leo rimase in quel luogo per 2 settimane tentando con ogni mezzo possibile il suicidio ed andandoci molto vicino quando inghiottì i sali e le essenze da bagno; A trovarlo riverso a terra con la schiuma alla bocca un umile servetta che d'istinto allertò il medico di palazzo salvandolo così dal avvelenamento di quelle sostanze...



Il saggio sacerdote chiamato da Raphael concluse la sua teoria affermando che Leonardo Saki ora in Hamato soffrisse a causa del poco equilibrio psicofisico che gli era rimasto in sintesi il secondo leader del loro clan pativa il mal di vivere una malattia principalmente mentale e strettamente legata alla psiche che gli era stata scatenata dal ricordo latente delle nascite dei suoi cuccioli mai visti o conosciuti direttamente presi e portati via da lui quindi ora anche se libero da quel rituale non poteva non provare un profondo terrore nel cingere tra le braccia il piccino sangue del suo sangue...



"Esiste una cura Splinter-san?"



Il vecchio negò tristemente col capo "No mio Signore temo che Leonardo Saki debba affrontare i propri demoni interiori da solo potrei aiutarlo nel meditare ma per il resto dipende tutto da lui" "E Keoto?! Il nostro piccolo Keoto che ne sarà di lui?" Splinter sospirò sentendo tutto il peso dei suoi ottanta anni sulle scarne scapole "Purtroppo mio Signore non esiste un noi... Keoto al momento può dirsi solo figlio vostro..." "Oh... Quindi... Leo è ammattito?!" "No... Non ammattito accecato dalla paura fragile sia nella mente che nella carne come lo sarebbe un coniglio di fronte al lupo" mormorò il saggio sorseggiando a sguardo basso il proprio thè nero "Il Rito... Il Rito lo ha ridotto in questo stato!" Si alterò Raphael Hamato scattando in piedi furibondo la tazza di fine porcellana si schiantò al suolo impregnando le toghe in legno di scuro, il profumo della bevanda prese ad aleggiare quasi asfissiante in quel piccolo ambiente chiuso "Io giuro che se dovessi incrociare di nuovo quei vecchi che si autoproclamano saggi sacerdoti... Potrei farne strage! Il Rito è solo una barbarie inutile e meschina per giunta atto solo ai loro scopi lucrosi!" "Lo so bene questo mio signore ma al momento lei si deve occupare di Leonardo Saki e del vostro figlioletto" "Lo farò ma non senza il vostro aiuto Splinter-san" Splinter poggiò la tazza sul tavolino inclinò il capo con rispetto e disse "Sono il vostro umile servo mio signore faccia di me ciò che più desidera" "Desidero che lei Splinter-san vegli sulla famiglia reale guidandoci, consigliandoci ed indicandoci la giusta via da seguire fino alla fine dei vostri giorni" "E così sarà mio signore"



Il saggio Splinter manteneva tuttora la promessa fatta quel giorno vivendo nello stesso palazzo dei suoi signori, Raphael aveva insistito affinché gli fosse eretto un secondo palazzo accanto ma, l'anziano topo declinò gentilmente l'offerta ed ora vegliava pazientemente su di loro partecipando ad ogni occasione che vedeva riunita la piccola famigliola: Ai pasti per esempio o nelle comparse pubbliche, la famiglia reale era solo un allegra facciata perché dentro di essa si stava consumando un vero e proprio dramma fortunatamente tramite la meditazione Leonardo Saki poteva tenere a bada i suoi timori e la malinconia inoltre trovare soluzioni per convivere assieme a Keoto oramai abbastanza grandicello da saper riconoscere cosa dire per causare il peggior danno possibile...



Keoto possedeva una spiccata intelligenza, un acume piuttosto insolito per un cucciolo della sue età, acume che veniva 'impugnato' come un arma ed infilzato nel petto della 'madre' ogni qual volta si fosse presentata l'opportunità.





Rientrando a Palazzo Leonardo ebbe modo di incrociare il proprio figlioletto "Buon mezzodì Keoto" "Buon mezzodì madre... Siete pronto ad abbandonare il palazzo?" "All'imbrunire figlio" "Capisco... Chi si occuperà di me durante la vostra assenza" calcò per bene l'ultima parola sapendo di aver appena scudisciato in pieno viso il genitore "Splinter-san... Si occuperà egli della tua Istruzione" Keoto annuì "Il signor Splinter-san è sempre presente per me... Sarà piacevole trascorrere del tempo io e lui da soli" "Spero allora che tu riesca ad eseguire i calcoli con l'abaco per cui ieri hai tanto faticato..." la stilettata sta volta era stata inferta dal genitore al figlio "O devo supporre che mio figlio il futuro leader di questo clan è uno sfaticato? Un debole che si arrende alla minima difficoltà?" "La debolezza a quanto pare è un tratto di famiglia... Nevvero madre?" "Tuo padre non è mai stato un debole" "Non ho mai fatto cenno al fatto che il debole fosse mio padre..." Leo scosse il capo evitando di rispondere a quell'ennesima provocazione voltò le spalle al proprio piccolo '...insolente' Keoto invece digrignò tra i denti 'puttana...' al che il minimo contegno tenuto dal secondo leader si esaurì effimero come un fiore del deserto, corse via piangendo senza il minimo controllo visivo di dove stesse andando ritrovandosi per caso nei pressi del giardino laddove un ponticello permetteva la visuale di un lago attorno al quale si cintava l'intero palazzo, poggiò affranto i gomiti sulla balaustra fissando l'acqua sottostante, le sue lacrime ne interrompevano ritmicamente la placida superficie, istantaneo fu l'arrivo delle due carpe Nishikigoi accorse magari nella speranza che a forare l'acqua fosse stato del cibo, presero a nuotare nel loro tipico modo rilassato ed elegante attirando su di sé l'attenzione ' care carpe... care care carpe... come è stata la vostra giornata oggi?' ovviamene le carpe non emisero alcuna sentenza, rallentarono la propria danza sfacendo lo Yin e lo Yang allontanandosi disinteressate Leonardo Saki sospirò stanco passandosi rabbiosamente i palmi sul viso...

Urlare... Solo urlare voleva in quel momento ma poi l'etichetta lo fece desistere ed allontanare a sguardo alto verso l'isolotto al centro del lago laddove meditava ogni giorno sotto un albero fatto arrivare dall'occidente apposta per la sua forma meravigliosa e semplice, un salice piangente, accarezzava con le proprie foglie il pelo dell'acqua frusciando, sussurrando ad ogni minima brezza Leo amava con tutto sé stesso quell'albero, uno dei tanti doni che Raphael provvedeva a fargli ricevere questo in particolare era stato piantato il giorno in cui si erano sposati, raccolse le lunghe vesti e si sedette proprio al di sotto di quelle fronde lacrimanti gemme e germogli chiuse gli occhi ed espirò piano molto piano infinito prima di concentrarsi sul secondo mondo che voleva raggiungere, quello astrale, di nuovo grandi spalancati occhi di drago lo accompagnarono in quel viaggio sorrise le percepì chiaramente le sue labbra tendersi ed arcuarsi ed iniziò la sua meditazione...

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Capitolo 6
*** tuo fretello minore ti ama e protegge dall'alto della volta del cielo ***


Giunta la sera: Il cielo imbrunito da folti banchi di nubi che estendevano la propria ombra nettamente sul filo dell'erba umida imperlata d'acqua Leonardo Saki ora in Hamato sfece il loto composto dalle proprie belle e flessuose gambe con lentezza finalmente in 'pace' e 'sereno' il dragone celeste gli aveva indicato la giusta via da seguire e lui, non senza alcun timore, l'avrebbe seguita fiducioso, aveva visto, sentito e percepito ogni cosa e purtroppo non tutti i piccoli avrebbero trovato di nuovo 'casa' tra le sue braccia "Sakura... Yoshiko piccole mie mi dispiace tanto quale fato crudele vi è toccato subire... Spero Tianlong possa accogliervi nel regno celeste come vi spetta" 'lacrimavano' rugiada i begli occhi del leader la stessa rugiada che colava dal cielo a causa del pianto di una creatura le cui spire si trovavano poggiate e raccolte su un nube appena formata: Tianlong piangeva vedendo il dolore di quello che un tempo aveva chiamato fratello maggiore un secondo drago gli fu subito affianco, Xuanlong avvolse il compagno col proprio corpo nastriforme intrecciandosi e legandoglisi assieme "Amore mio io ben poco comprendo il tuo dolore ma tenterò di capire se solo tu volessi parlarmene..." Tianlong prese un lungo respiro e disse in un soffio soffice " So che da essere divino quale sono non dovrei provare tanta pena e struggermi per il dolore di un mortale ma... Io un tempo quel mortale lo chiamavo fratello fu lui a trovare la mia forma più vulnerabile e a prendermi con sé" Xuanlong annuì piano "Lo so amore mio a quel tempo ero alla tua ricerca ho visto io Leonardo Saki chinarsi e raccogliere tra le proprie braccia il tuo uovo" il drago di minori dimensioni sgranò le pupille di giada "Oh... E per quale motivo lasciasti che mi prendesse con sé?" domandò all'altro il quale rispose con semplicità "Leonardo Saki è un germoglio che poche volte si è visto sbocciare sulla terra" Tianlong ridacchiò "Lo so il mio fratellone è sempre stato..." si fermò un poco a riflettere come definire il mortale in questione "Speciale?" suggerì Xuanlong sfregando il muso d'ebano nero tra il crine della sua criniera candida, una risata cristallina ne smosse il petto, scosse il capo "No amore il termine speciale paragonato a quello che è Leonardo Saki non può che essere un mero riflesso della vera essenza della sua anima" "Ora comprendo il tuo attaccamento a quel mortale dovrei forse sentirmene minacciato?" scherzò quello di maggiori dimensioni Tianlong gli si allontanò di scatto "Sciocco come potrei amare il mio stesso fratello?" sibilò schioccando la lingua biforcuta sul palato dal nervoso che gli era preso, Xuanlong rise forte rotolandosi sul dorso della nube " Ahah amore mio non prendere sul serio le mie parole mi stavo solo burlando un poco di te , so benissimo che tu mi sei sempre stato fedele ogni qual forma tu avessi assunto anche se devo essere sincero trovo che l'ultima e quella attuale siano tra le mie più apprezzate" "I nostri figli difatti hanno preso sia da me che da te... Yin e Yang" "Completezza ed armonia le nostre due essenze fuse assieme in corpi fatti di carne e spirito" "Il pensiero di averli abbandonati amore mio mi logora come ruggine..." "Solo il sogno ci può unire al mondo mortale durante il tuo riposo ho sempre tenuto una relazione onirica con i nostri piccoli" "E come crescono? Sono sani? Forti? Trattati con il giusto rispetto?" "Amore sospetto che i sacerdoti del tempio in cui sono custoditi covino la malsana idea di dividerli" Tianlong trattenne il fiato "Se mai... Se mai quegli sciocchi umani dovessero separarli l'equilibrio in terra verrebbe a mancare! Condannerebbero l'intero pianeta al collasso! Xuanlong non possiamo permettere che ciò accada! Fin dalla notte dei tempi ci siamo ripromessi di guidare i popoli che avrebbero popolato la terra e di evitare la loro autodistruzione" "Tianlong noi due assieme a Dilong siamo gli unici draghi rimasti a vegliare su questo pianeta morente il cui deterioramento è oramai, purtroppo, inevitabile... Il nostro Signore è stato chiaro quando la scintilla vitale si sarà del tutto esaurita noi dovremo abbandonare la terra e lasciare che le forze del caos ne prendano il sopravvento... Oramai la terra non emana che un debole lume di luce presto dovremo lasciarla al suo tristo destino queste sono le regole" "Per quale motivo il nostro Signore vorrebbe privarsi di una delle perle più belle della propria collana? Non ne vengo a capo" "Evidentemente il nostro Signore guardando alla propria perla un giorno non l'ha più riconosciuta" "E quindi ne desidera il suo annientamento?" "Sì..." "Oh..." Tianlong prostrò il capo ornato da lunghe corna tortili "La perla che ci era stata affidata... Xuanlong! Non posso e non voglio permetterlo il signore dei draghi si sbaglia la terra sarà sempre il 'grano' più prezioso della collana, quella luce che la avvolgeva è solo stata fagocitata nelle viscere della stessa ed attende di essere risvegliata! Noi siamo i suoi custodi so per certo che anche tu questa luce la percepisci vicina al tuo cuore, ti emoziona e ti fa scalpitare nel sapere il destino che le spetta, amore mio ora sii sincero con me... La percepisci anche tu oppure sono io l'unico illuso a volerla salvare?" Xuanlong ne evitò con cura lo sguardo preferendo osservare sotto di sé quanto accadeva "Ed io... Dovrei forse provare pietà quando mi ritrovo impotente ad osservare scene del genere?" mosse un anteriore di pece nera, ingioiellato d'oro e diamante, in un ampio gesto illustrando in quel modo la scena che gli causava un moto d'animo non indifferente: Un marito annebbiato dai fumi dell'alcool che puniva, per nessun motivo apparente, la moglie fedele intenta ad implorarlo di smetterla altrimenti avrebbe svegliato il bambino che riposava custodito nella culla affianco al loro letto matrimoniale, laddove stava avvenendo il suo pestaggio brutale "Dagli ancora un paio di anni e se la prenderà pure con il loro pargolo sempre che non ammazzi entra..." il drago si interruppe a metà sentenza: L'uomo aveva colpito con la abatjour la donna proprio al di sopra del cranio e nonostante la poveretta avesse smesso di dibattersi e respirare da un paio di minuti continuò ad accanirsi su di lei impietoso "Xuan... Xuan ti prego risparmiamelo... Ti prego!" gridò risvegliando un forte fragore di tuono nel cielo e la pioggia prese a cadere violenta così come le sue lacrime "Ora comprendi amore mio? Vedi quanto il nostro signore sia turbato dal comportamento degli abitanti del pianeta?" Tianlong ricercò il crine del proprio amato per immergervi gli occhi e non vedere l'orrore sotto di loro "Tianlong? Amore mio rispondimi... Ti supplico non racchiuderti nel tuo muto dolore e parlami, spiegami quanto vedi di bello sulla terra... Forse io... Sono cieco e questa bellezza non riesco a scorgerla" "Nulla..." il bisbiglio fu impercettibile come lo squittio di un ratto rimasto vittima della trappola ma, per Xuanlong quello squittio risultò un ruggito addolorato del compagno, una resa sofferta.



L'umore di Tianlong governò la natura degli elementi scatenando un monsone...





Leonardo e Raphael pronti a lasciare il palazzo si videro costretti a rimandare la partenza per il giorno successivo, sperando nel cambio drastico delle condizioni atmosferiche, Leonardo Saki aveva tentato di fuggire approfittando della sonnolenza in cui era colto suo marito, necessitava di ritrovare i propri figli ed ara disposto ad affrontare il monsone pur di riuscirci, fortunatamente il suo spostamento repentino risvegliò Raphael che per abitudine mosse il proprio braccio destro credendo di riscontrare una presenza solida e piacevolmente calda mentre quella presenza in quel caso venne sostituita dal calore sudato delle coltri di seta, subito il primo leader fu in piedi sapendo dove cercare la propria metà, rapido si diresse alle scuderie...



"Leo..." Ringhiò appena provocando un terrore viscerale al secondo leader del loro clan "Torna subito a letto" l'ordine era imperativo, un obbligo a cui l'Omega negò cocciutamente con voce e corpo salendo in sella e spronando Ao a spezzare immediatamente al galoppo il puledro ben poco tollerò quel tallone pigiato sui suoi fianchi magri e reagì nel peggiore dei modi; impennandosi, Leonardo pur di non essere disarcionato ne artigliò la criniera irritandolo ulteriormente ed innescando nel giovane destriero comportamenti atti solo a farlo cadere "Ao" a nulla servì la voce decisa di Raphael Ao sgroppava, scalciava l'aria, balzava a piè pari da un lato all'altro dell'ingresso spalancato delle scuderie "Ao no!" finché l'animale capì che per liberarsi del peso sgradito sopra alla sua groppa avrebbe dovuto agire con maggior potenza e cattiveria: Abbassò l'incollatura e senza preavviso alcuno partì in avanti diretto proprio fuori, sotto la pioggia incessante del monsone Raphael ne intuì le intenzioni tuttavia non si spostò abbastanza in fretta e in pochi secondi il suo Leonardo ed Ao si ritrovarono all'aperto fradici correndo a rotta di collo, senza alcun controllo, alla mercé del gelo e dei forti venti non perse tempo alcuno a sellare Aka, con un balzo dettato dalla disperazione ed agitazione di quegli attimi, gli fu in groppa.



"Aka più veloce più veloce!" spronò il proprio rosso stallone mentre la cortina della pioggia gli impediva di scorgere alcun movimento ed il vento portava alle sue orecchie le grida sempre più deboli di Leo: "Fermati! Fermati ti supplico fermati fermati!" "LEO!" lo richiamò a pieni polmoni "LEO QUALUNQUE COSA FACCIA AO TU CERCA DI NON CADERE!" "RAPHAEL!" "STO ARRIVANDO NON CADERE AMORE MIO RESISTI STO ARRIVANDO!" un urlo lacerante gli fece gelare il sangue nelle vene "LEO! LEO LEO DOVE SEI?" prese a chiamarlo divorato dall'ansia "AIUTAMI RAPH NON RESISTO PIÙ!" la voce del suo amato si faceva via via più lontana e chissà per quanti metri ancora si sarebbe dilungata quella corsa folle e cieca...





Tianlong udì delle urla vagamente famigliari e incuriosito guardò al di sotto del proprio letto di nubi quello che vide lo mise in moto subito, dalle sue labbra di squama si levò un soffio di fiato che aprì come un ombrello le gocce d'acqua permettendo a Raphael di riconoscere le figure di Leonardo ed Ao.





"LEO! VENGO A PRENDERTI" Raphael si lasciò scivolare giù da Aka e sfruttando l'adrenalina residua nel suo corpo riuscì a raggiungere ed afferrare le redini del puledro disorientato e furioso "AO FERMATI! STUPIDA BESTIA FERMATI!" venne trascinato per un paio di metri infine Ao si bloccò improvvisamente sfinito dalla pioggia e dalla corsa, quell'interruzione improvvisa fece sbalzare Leo dalla sella alle, calde forti e confortevoli braccia del suo amato "Oh sia ringraziato il cielo Leo stai bene?" Leonardo negò col capo incastrato nella spalla dell'Alpha, prendeva avide boccate di quel odore in silenzio non osando alzare gli occhi per incrociare quelli delusi ed iracondi di Raphael "Leo parlami...Mi vuoi spiegare cosa diamine ti è preso? Partire nonostante il temporale sei impazzito?! Volevi forse farti ammazzare?!! RISPONDIMI ACCIDENTI!" lo aggredì il primo leader "Io... Non volevo... Non volevo davvero però... Il mio istinto mi ha fatto muovere dovevo Raphael... Dovevo" "Leo... Domani... Domani partiremo se e solo se la pioggia si sarà diradata oggi non è proprio possibile mi dispiace amore mio ma io voglio solo il tuo bene... Il bene tuo e del mio piccolo" Leo trattenne il fiato sorpreso quando il palmo aperto di Raphael si andò a poggiare sul suo ventre "Credevi... Credevi che non me ne sarei accorto amore mio?" il tono si era notevolmente addolcito e lo sguardo 'raffreddato' Leonardo Saki ritrovò quel minimo di coraggio per guardarlo in volto e vi lesse solo preoccupazione, amore e cura "Eviti con ogni mezzo possibile di giacere con me, sei teso ed agitato quando ci si avvicina al tuo ventre, ti muovi lentamente valutando con attenzione ogni più piccolo movimento, sei irritabile, particolarmente sensibile ed emotivo... Smentiscimi se sbaglio... Sei gravido" non era una domanda quella di Raphael Hamato ma, una certezza che andava confermata dalla voce soave e soffice del suo Leo il quale prese coraggio e rispose "Sì... Sì sono gravido..." Il primo leader si lasciò andare ad una risata carica di emozioni: Sorpresa, orgoglio, fierezza ma anche terrore, gelosia ed istinto di proteggere "Tu... Non potrai partire nelle tue condizioni Leo... Te lo vieto" un cratere si scavò profondo nel petto dell'Omega una vertigine impossibile da superare dentro di sé Leonardo sentì formarsi immenso l'oblio, il mai più ritorno... La sua fine.

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Capitolo 7
*** il figlio ammira la furia della madre ***


Il secondo leader meditò per sei giorni e sei notti, sotto il 'piangente' salice; occhi serrati, respiro quieto, animo in tormento 'cullato' dall'ansia pazzo di dolore ed incognite, il cuore, il cuore 'inesistente' nel petto.

Vivo ma mero 'sopravvissuto'

Ah quella sera maledetta lui aveva perduto così 'tanto' e già così 'poco' lui aveva, in verità lui non possedeva nulla a parte la sua vita, poteva chiamarsi vita se ingollava ossigeno permettendo ai suoi polmoni, e a quell' organo decentrato 'movimento'? In quel senso era vita, lui era vivente 'senziente' forse…

Sì senziente vivente e morto dentro
Putrefatto per intero

Dove era quel gioiello chiamato speranza? Glielo avevano sottratto così crudelmente, estirpato via!

Magari quel gioiello non gli era mai partenuto, lo vedeva chiaro, lucente negli occhi degli altri; in quelli di ( nome) era tizzone ardente, focolare 'profumato' 
per l'anziano sacerdote, brillio di ciottoli in riva al fiume per servi e persone comuni, non in quelli di Keoto, suo figlio possedeva il gioiello nella sua forma più grezza e 'impura' il 'fuoco' era 'neonato', deforme, 'nero' sporcato da un agglomero altrettanto informe, quel 'cancro' era lui, la sua presenza ammazzava la speranza di Keoto…

Eppure lui gli voleva 'bene'

In un modo distorto e malato lui gli voleva bene!

Voleva stringerlo tra le braccia, fino a prendersi il suo 'respiro' e il 'gioiello' nero e il suo 'tutto'!

fagocitarlo in sé, divorarlo assimilandolo di nuovo e di nuovo e di nuovo, ciclicamente con costanza, sempre. 

Suo era suo, non del mondo, suo!

La prima 'cosa' sua che gli era stata concessa tenere 'vicino'

L'unica!

Tianlong percepì un dolore acuto nella cassa toracica, le sue membra vennero 'mangiate' da quella 'malattia' che appestava l'anima del fratello

"Xianlong! Aiuto! Mi sento morire!"

Gli artigli a scavarsi nel petto per sradicare 'quell'orrore' e fiori di sangue che sbocciavano dalla ferita autoinflitta, le nubi si tinsero di rosa ma, non al tramonto, calò un'aria pestilenziale dal cielo, toccò terra e non ebbe pietà per nulla: raccolti, bestiame e persone perirono tutti al di sotto di quella cappa 'rosata' come i sogni più 'belli'.

Un futuro roseo ti arride, meglio dire… Uccide.

Dunque in questo futuro un 'futuro' cessa, cessa di esistere.

O semplicemente non si chiama futuro.

Il dragone celeste sopravvisse al 'morbo malvagio' sterminando una città intera.

Contro il 'flagello' qualcosa andava fatto onde evitare ulteriori stragi; la connessione che lo vedeva unito con Leonardo Hamato andava interrotta, come suggeriva il suo compagno Xian, o ripristinata, come sperava Tian.

"Amore mio, mia metà, mia completezza non posso certo stare muto quando il germoglio che prediligi ti sta inesorabilmente 'spegnendo', devi potarlo! Devi potarlo per il tuo bene, per il bene tuo soltanto" ne cercò gli occhi offuscati di lacrime "Lo poterei io stesso ma, il germoglio è tuo solo tuo, su di esso non ho alcun diritto… dunque lascia che io ti consigli una rapida ed, indolore, potatura del 'male' in questione" sussurrò cauto ad un suo orecchio di 'perla' al che Tianlong gli si rivoltò contro, colmo d'ira e del 'male' di suo fratello, il dragone nero attese che il corpo del compagno impattasse col proprio, lo cinse strettamente ed in quel esatto istante la 'luna' oscurò il 'sole' ogni 'cosa' si fece 'buio' ed 'oblio'.

Leonardo scattò in piedi: "Fratello! Fratello ti sento dove sei?!" barcollò vistosamente e nessuno venne a sorreggerlo; cadde, la ghiaia di cui era composto il vialetto gli si infilò sottopelle, palmi, gomiti e ginocchia 'contenevano' il resto.

Piccole stille di dolore che in quel istante non furono minimamente registrate, (nome) comandò al corpo spossato di alzarsi e dirigersi alle proprie stanze, lì si disfò dalle vesti 'sporche' ed indossò una nube di fumo, il suo abito più bello e pregiato; c'erano voluti più di 100 giorni per tessere le maniche, toccavano il terreno perfino quando il giovane leader si ergeva, altero sugli zoccoli più alti in suo possesso, un dono dei sudditi che vedendolo arrancare durante le uscite della famiglia reale si erano prodigati a farglieli giungere a palazzo: Erano unici, alti più di due spanne la pelle di bestia che li completava tinta di rosso, cinte di filo d'oro alle caviglie, costringevano i suoi piedi ad un angolo alquanto innaturale dannoso per la sua schiena ma, poco importava, le dita erano già state spezzate ripetutamente dagli anziani del suo vecchio clan ed i talloni meticolosamente 'livellati'.

Aveva piedi piccoli il secondo Leader minuziosamente piccoli, per nulla adatti alla corsa o all'equilibrio e quel 'lento lavorio' era cominciato dopo la sua rinuncia alle 'armi' ricordava due anziani che lo trattenevano ed un terzo occupato col martelletto 'd'argento pieno' se chiudeva gli occhi percepiva ancora il 'ticchettio dell'orologio' lo straccio zuppo di saliva e sangue e le lacrime scendere sulle guance ritmicamente beffarde mentre toccavano terra Tack Tack Tack tre volte tre Tack Tack Tack tre volte tre per giorni settimane mesi Tack Tack Tack…

Oh
Che piedi piccoli che aveva
Erano proprio graziosi 
i 'suoi' piedi.

Lui era un'oggettino tanto grazioso, tutto minuto e giustamente fragile, un vaso Ming da poggiare sul tavolo di mogano accanto al bonsai di un ciliegio giapponese in casa del ricco mercante di seta….

Ma quel 'vaso' bianco e blu si era spezzato, il fodero delle katana riccamente lavorato ben stretto alla vita, una tanto e kunai incastrati nelle 'grigie' maniche, trucco pesante ad orlargli gli occhi burrascosi, labbra vermiglie di 'furia', lasciò le nobili stanze pronto per la 'guerra'.

Sellò il Rosso non degnando il Blu di un solo sguardo e lo accompagnò fuori dalle stalle passando nel giardino interno, quello segreto costruito apposta per meditare e cercare 'pace'.
La quiete tuttavia non lo attendeva; Keoto il suo 'bene male' si trovava lì, un loto in attesa di quiete alla penombra delle fronde di un modesto acero.

"Madre a cosa devo l'interruzione della mia calma così faticosamente guadagnata?" "A nulla Keoto, prosegui pure nella tua meditazione ed ignora la mia esistenza, come ti viene sempre facile fare…" la stilettata era stata diretta con superficialità dal secondo leader, ottenne di fatti l'effetto contrario, il figlio aprì gli occhi attenti notandolo mentre affiancato al muro conduceva Aka verso le porte "Ma non mi dire madre ora che siete di nuovo gravido volete abbandonare mio padre e fuggire lontano da vero codardo quale sie…" terminò la frase col volto rivolto di lato, reggendosi la guancia offesa, gli occhi sgranati ed increduli…

"Come osi puttana!" pestò i piedi preso dall'isteria "Come osi!" ululava furioso e fu gelato sul posto "Io sono tua madre piccolo insolente ed ancor prima di esserlo ero il leader, un guerriero che per un insolenza simile avrebbe preteso la tua testa su un palo, ho tollerato anche fin troppo questo tuo comportamento ed é finalmente giunto il mio limite" Keoto Hamato indietreggiò lasciando passare un leader la cui aura imponeva solo reverenza, venne 'schiacciato' prostrato al suolo da quel guerriero che era Leonardo Hamato

E lo 'guardò'

Per la prima volta in vita sua, con timore e rispetto, lo guardò come un figlio 'ammira' la madre mentre lo rimprovera per i vetri rotti o i brutti voti, osservò con attenzione le labbra muoversi, come non farlo?!

Erano così vermiglie ,furibonde e deluse, il volto contorto dalla 'rabbia' un leggero rossore sulle gote…

Erano bollenti quelle guance si domandò, volendo toccarle, sfiorarle delicatamente poiché quella 'furia' era bella oltre ogni misura.

E la vide
e la 'riconobbe' era…

"Mamma?"

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Capitolo 8
*** Condivido il tuo stesso fiato, se fai un passo lo compio anch'io... ***


Così Leonardo Saki si mise in viaggio: il primo luogo che avrebbe visitato sarebbe stata la lapide delle sue piccole Sakura e Sashiko.

Un 'certo vento' sollevava le zampe possenti di Aka dal selciato, lo stallone sembrava galoppare senza fatica e peso.

Complice forse il fatto che a malapena era mezzogiorno pochi occhi assistettero al loro passaggio sinonimo solo di potenza e regalità; l'incollatura di Aka ben raccolta, il crine e la coda svettavano come fiamme e scintille dalla condensa, libratasi dai campi arati di fresco, la veste di seta, fumosa, del secondo leader fusa 'perfettamente' con la linea dell'orizzonte...

Ponendo un minimo di attenzione si sarebbero notate due sagome a nastro affiancare cavalcatura e cavaliere, a sguardo 'ignorante' sarebbero parse un banco di nubi dalla forma di serpe mentre a sguardo 'educato' beh... Quelle sagome nastriformi erano segnale di una presenza divina; due esseri divini avrebbero vegliato sul viaggio di Leonardo Saki.

Tianlong insieme al compagno Xuanlong discese dalla volta celeste per seguire suo fratello mortale, in un primo momento Xuan si era opposto alla cosa tentando in ogni modo di far desistere Tian dal compiere una simile azione, per certi versi sconsiderata e proibita ma il legame fraterno era troppo inciso nella pelle di squama di Tianlong e dopo numerosi temporali, scatenati dalle loro liti, riuscì a convincersi: "Il Grande Drago non ne sarà affatto contento... " "Xuan amore mio saprò farmi perdonare e poi il Grande Drago è tanto un pettegolo, ricordi quella volta in cui sparse in giro la voce di avermi intravisto 'intrecciato' a Dilong?" "Eccome se me lo ricordo, venne a comunicarmelo a me per primo..." "Ora tu sai bene che tra me e Dilong il rapporto non è certo idilliaco... Anzi" "Ricordo ancora il primo pianeta a noi affidato eh eh certe battaglie tra voi due per arrivare al cuore del sottoscritto lo hanno quasi portato al collasso" il drago di minori dimensioni si fece roseo sulle guance laminate d'avorio "Ancora eravamo giovani Xuanlong... Giovani e sciocchi non sapevamo certo che le nostre azioni avrebbero provocato delle ripercussioni sul pianeta affidatoci" l'altro dragone ridacchiò con leggerezza "Ricordo a quei tempi il tuo crine ed il tuo corpo parevano argento fuso... Così perfetto, oh mia futura metà" Tianlong scosse il capo ornato da lunghe corna, ingioiellate da perle d'ambra quel giorno "Non mi sembravi così convinto Xuan visto che non hai subito reso chiara la tua decisione..." " Ero giovane e sciocco anch'io amore" ribattè serafico il Drago Nero.

Restarono silenti 'respirando' il fiato di Aka ed accompagnando i suoi zoccoli a fendere l'aria, loro che sinuosi la foravano 'nuotandovi' attraverso...

*Il cavallo è stanco Leo, Aka è stanco fermati e risparmia le sue e le tue energie per domani* in un alito di vento Tianlong alle orecchie del fratello fingendosi suo buon senso e ragione tuttavia suo fratello 'maggiore' sempre si era distinto per seguire solo all'ultimo la propria 'coscienza' troppo abituato a vedersi riporre decisioni e destino nelle 'mani' di altri, non accennava a rallentare la loro corsa sfrenata e disperata che doveva portarli il più lontano possibile dal palazzo reale...

Finalmente chiese ad Aka una transizione al trotto, le sue forze, tutte le sue forze, andavano al piccino e quelle ore in sella si fecero sentire prepotenti, aggravate anche dalla nube scura che le sapienti dita d'artiglio di Xuanlong gli avevan cucito indosso, sulle spalle, presto si vide costretto a fermarsi e cercare una camera per passare la notte. Smontò dallo stallone premiandolo con tre zollette di zucchero per il suo esserglisi asservito senza alcun segno di colpi di testa, Aka accettò di buon grado quel dono prelevandolo con delicatezza dai palmi aperti del secondo leader per poi suggerlo con calma e flemma "Grazie Aka spero di poter trovare una buona stalla per te" ne toccò il collo schiumoso di sudore bianco "Hai un tale bisogno di essere deterso... " Lo stallone sauro si scosse, la pelle tremava sulle ossa in spasmi sempre più violenti allora Leonardo Saki tagliò con la katana la propria lunga veste ricavandone una coperta di seta preziosa per l'animale "Ecco a te Aka così non patirai troppo il freddo" gliela pose in groppa assicurandola alla bell e meglio coi lacci dei suoi sandali, era uso camminare a piedi scalzi su quel tipo di terreno quindi privarsene non fu certo un disturbo anzi... Un fresco piacere 'selvatico' di libertà, il primo
'assaggio' dopo 'lungo tempo'...

Il debole lume delle lanterne appese a ciondolare fuori dalle umili case fece loro capire di essere giunti nel villaggio più vicino alla loro 'meta'.

'Armandosi' del suo miglior sorriso Leonardo batté alla porta della prima abitazione che riteneva abbastanza 'grande' per poterli accogliere, inutile dire che nonappena il capofamiglia intravide il 'taglio dei suoi occhi' si rifiutò categoricamente di offrirgli asilo.

"La prego buon uomo sono disposto anche a dormire nella stalla col mio cavallo, me la offra per questa notte  soltanto prometto che alle prime luci del mattino mi sarò già dileguato e le giuro che verrà lautamente ricompensato per la sua generosità" supplicò, la 'forza' della disperazione gli fece 'sanguinare' i palmi su quelle assi in legno 'duro', l'umile contadino con un fil di voce spiegò le proprie motivazioni: "Mio signore voi dovreste essere a palazzo e non in mezzo a questa povera gente, per quale motivo siete fuggito? Il primo leader sarà oltremodo furioso sapendovi si distante da casa, che potrebbe mai fare ad un miserabile come me se dovesse venire a conoscenza del fatto che ho ospitato il suo compagno in fuga?! Nulla di buono le dico, quindi la supplico in ginocchio faccia rientro al palazzo mio signore, fuggire non serve a nulla, parli col proprio sposo e risolva le incertitudini che le attanagliano tanto l'anima da farle abbandonare il luogo dove vive coi propri affetti e famigliari, tutto si risolve con una buona discussione, in fondo il suo sposo si è distinto nell'essere clemente e prono al perdono ed è sempre stato un buon marito e padre con lei e suo figlio mio signore, il clan non è mai stato tanto prospero da quando Il primo leader Raphael  Hamato vi ha preso il comando e sono orgoglioso di farne parte, mio signore sarò sincero con lei... sono fedele ai miei due leader, giuro! Ma... Son più fedele e devoto al primo di questi... Insisto dunque nel farla desistere ad intraprendere un viaggio che porterà solo dolore e sofferenza a lei ed al primo leader Raphael Hamato, torni a casa Leonardo Saki torni a casa qui nessuno vuole perdere la testa per una sua..." Leonardo si affrettò ad 'interromperlo' "Buon uomo nessuno verrà privato del proprio capo se lei mi ospitasse, lo stesso non potrei dire se lei rifiutandomi ospitalità mettesse a rischio la vita del futuro erede del clan Hamato che ora 'trova dimora' nel ventre di questo secondo leader... In quel caso il primo leader potrebbe reagire nel peggiore dei modi e massacrare lei insieme a tutta la sua famiglia senza né pietà né rimorso" il contadino lo guardò con uno sguardo colmo di pena sospirò "Mio signore nella stalla troverà mio figlio, lui si occuperà del vostro cavallo e... di prepararle un giaciglio"


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