10 storie per Hermione e Fred

di LadySissi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Storia del treno e del nuovo mondo ***
Capitolo 2: *** Storia dei duelli e degli specchi rivelatori ***
Capitolo 3: *** Storia delle Mappe Malandrine e dei Tiri Vispi ***
Capitolo 4: *** Storia della Coppa e della Pozione Invecchiante ***
Capitolo 5: *** Storia delle Grandi Pulizie e della Palude Portatile ***
Capitolo 6: *** Storia del Filtro d'amore e del Compleanno sfortunato ***
Capitolo 7: *** Storia dell'addio alla Tana e dell'ultima grande festa ***
Capitolo 8: *** Storia della Radio e della Battaglia ***
Capitolo 9: *** Storia del Burlone e della Studentessa di Hogwarts ***
Capitolo 10: *** Storia del Compleanno di Molly e degli Insoliti Regali ***



Capitolo 1
*** Storia del treno e del nuovo mondo ***


1 settembre 1991

 

Quella luce bianca che entrava dal soffitto era l'unica cosa che le consentiva di respirare quel giorno. Non si sarebbe mai calmata senza quei raggi di luce che entravano dalla cupola trasparente che sovrastava l'edificio. Minuscoli granelli di polvere danzavano silenziosamente sopra di lei, e – ne era sicura – si posavano sul suo naso, invariabilmente teso all'insù.

“Hermione, mi stai ascoltando?”
La voce un po' incerta e preoccupata di sua madre la riscosse improvvisamente dai suoi pensieri. Realizzò di essere stata diversi minuti appoggiata a quella balaustra scrostata, fissando il soffitto.
“Non sei in ritardo, ma sarà meglio far tutto con calma.”
Aggiunse gentilmente suo padre, spingendo il pesante carrello. Hermione decise che era inutile rimandare l'inevitabile e si costrinse a guardare giù.

In un attimo, tutta la calma che credeva di aver conquistato si dileguò. La stazione di King's Cross era un vero formicaio. Controllori in divisa scarlatta fischiavano e impartivano ordini, studenti con divisa e valigetta salivano sui treni, impazienti uomini d'affari attendevano il regionale con l'orologio in mano e signore di mezza età dall'aria simpatica e con il volto abbronzato riabbracciavano i propri cari dopo essere scese dal convoglio. Quella vista avrebbe dovuto confortarla, ma contribuiva soltanto a rendere tangibile la sua angoscia. Già, perché controllori, studenti universitari, uomini d'affari e signore in pensione erano sempre stati parte della sua vita così come la conosceva; erano stati sottofondo di quello che lei, per undici anni, fino a qualche mese prima, aveva considerato il suo mondo. Da lì ad un manciata di minuti, però, tutto sarebbe drasticamente cambiato.

 

Aveva sempre saputo di essere, almeno in parte, diversa dalla maggior parte dei suoi coetanei. Questo suo giudizio non era attribuibile soltanto al fatto che già a sei anni lei fosse la cocca di ogni maestra, avesse riletto tre volte il suo libro preferito (un impegnativo romanzo di formazione anglosassone) e scrivesse senza alcun errore ortografico. Si fosse trattato soltanto di quello, forse i suoi genitori non l'avrebbero fissata, ogni tanto, con apprensione, e nemmeno lei si sarebbe stupita di se stessa, perché si sarebbe detta che aveva fatto soltanto il proprio dovere.

C'erano giorni, però, durante i quali, proprio mentre stava facendo i compiti, si accorgeva che i fogli si muovevano senza che lei li toccasse. Le capitava di mettere una mano sopra ad un pezzo di carta e, senza nemmeno sfiorarlo, di agitare le dita. A quel punto, il foglio si muoveva, si stropicciava, a volte persino levitava dal tavolo. Una sera, invece, leggendo una favola, a suo giudizio piuttosto sciocca, in cui una strega cattiva faceva decapitare un povero nano che non aveva alcuna colpa, si era arrabbiata ed aveva scagliato il libro contro un comodino. Preoccupata, poi, che i suoi genitori si svegliassero, era scesa dal letto in punta di piedi ed aveva recuperato il tomo incriminato. Era stato allora che si era resa conto che le parole della favola erano cambiate. Non poteva essersi immaginata un finale che l'aveva fatta arrabbiare tanto! L'unica spiegazione era che, in qualche modo, fosse stata lei a cambiare le parole. Ma come era potuto succedere?

Le prime volte che questi fatti si erano verificati Hermione era stata sorpresa e quasi felice; in seguito, però, aveva iniziato a considerarli dei segreti quasi vergognosi, e si era imposta di nasconderli.

Una volta, tuttavia, non vi era proprio riuscita. Aveva dieci anni e si era recata in libreria, decisa ad acquistare un romanzo che la incuriosiva. Aveva chiesto i soldi ai suoi genitori ed aveva fatto una lunga camminata per arrivare in centro, ma, quando la commessa aveva sentito quello che lei aveva intenzione di comprare, era esplosa in una risatina incredula ed aveva detto: “Ma dai, quel libro lì per te? Sei sicura che non sia per tua madre? Scusami, ma lo trovo troppo pesante per una della tua età!”
In quel momento Hermione aveva provato una rabbia totale ed aveva fissato, frustrata, l'oggetto del suo desiderio. Quest'ultimo pareva aver avuto vita propria: si era sfilato dalla colonna di libri nel mezzo della quale era riposto ed era planato di fronte a lei, facendo crollare tutti i volumi alle spalle della commessa. La poveretta si era spaventata a morte ed aveva pensato ad un'esplosione, ed Hermione ne aveva approfittato per svignarsela. Da quel giorno era stata più attenta che mai nel controllare i propri comportamenti. C'era qualcosa di strano e non poteva più negarlo. Quando, pochi mesi dopo, era arrivata la sua lettera di ammissione ad una Scuola per la quale non aveva mai fatto richiesta, e si era trovata davanti una pergamena che la identificava come strega, tutto era stato immediatamente chiaro.

 

Ritta tra i binari 9 e 10 della stazione, con il carrello pieno di valige di fronte a lei, Hermione salutò per l'ultima volta i suoi genitori. Immaginava che sarebbe giunto questo momento, ma si sarebbe aspettata semplicemente di andare in una nuova scuola, certo non in un nuovo mondo. Le istruzioni che le avevano dato parlavano chiaro: Hermione avrebbe dovuto correre a tutta velocità contro la barriera tra i due binari, ed avrebbe avuto accesso al binario 9 ¾. Si trattava di una cosa che le pareva assurda, ma quanti avvenimenti inspiegabili, d'altra parte, le erano accaduti negli ultimi tempi?

Il muro si avvicinava sempre di più. Hermione chiuse gli occhi.

 

Li riaprì soltanto quando sentì il fischio di un treno. Qualunque cosa fosse, non sembrava troppo diverso da quello che conosceva. Fu allora che vide un lungo espresso scarlatto arrancare lungo il binario, e, intorno ad esso, una quantità impressionante di famiglie con ragazzi piccoli e grandi, che indossavano una divisa identica alla sua. Sembrava, in effetti, il primo giorno di scuola di un qualunque collegio.
Rinfrancata da quella visione, Hermione sospinse con decisione i suoi bagagli, finché non si trovò davanti alcune persone che le sbarravano la strada. Notò subito la robusta signora dai capelli rossi al centro del gruppetto: stava rimproverando con un certo calore due ragazzini, che dovevano essere i suoi figli. Questi ultimi erano alti, magri, avevano i capelli dello stesso color carota della madre e due identici sorrisi da teppista. Sul momento le parvero indistinguibili: solo una madre, in effetti, avrebbe potuto riconoscerli.

“Aprite bene le orecchie, voi due!” ruggiva la signora, con malcelata indignazione.
“Dovrete rigare dritto quest'anno! Non voglio ricevere stormi di gufi dai professori come l'anno scorso e quello prima! Ormai siete al terzo anno, dovreste responsabilizzarvi!”
Uno dei due gemelli, per nulla turbato dalla ramanzina, sorrise alla madre, e, con tono apparentemente innocente, rispose: “Responsabilizzarci? Non credi che ci toglierebbe tutto il divertimento?”
Il suo gemello lo guardò ed accompagnò il suo commento con una sonora risata. La signora parve diventare scarlatta quanto la sua capigliatura, poi, con un imperioso “Vi ho avvisato!”, prese per mano una minuscola ragazzina dai lunghi capelli rossicci e si avviò verso la barriera.
Hermione ne approfittò per allontanarsi dal convoglio sul quale erano appena saliti i gemelli.
“Beh, posso consolarmi” si disse “maghi e streghe non sembrano troppo diversi dai ragazzi che conosco di solito. Ci sono bulli e sciocchi anche qui. Meglio stare alla larga da quei due.”

 

L'Espresso partì. A bordo, un'infuriata e stanca Hermione non aveva ancora trovato posto. Non perché non ci fosse un sedile libero per una singola persona, ma perché lei non sapeva decidere quale fosse il posto migliore per lei. Alcuni scompartimenti erano pieni di studenti molto più grandi di lei, e il solo fatto di sedervisi accanto la metteva in imbarazzo; altri, invece, erano occupati da persone troppo casiniste, e lei non aveva certo tempo per loro! Doveva finire di leggere i volumi del primo anno!

Mentre passava davanti ad uno scompartimento dal quale provenivano rumori pazzeschi, improvvisamente inciampò nella sua lunga veste. Tentando di non cadere, si aggrappò alla maniglia della porta di fronte a lei, con l'unico risultato che quest'ultima si aprì di scatto.
Hermione si ritrovò appesa alla maniglia, con i piedi per aria e lo stomaco sul suo carrello, dal quale erano cadute un paio di valige. Non avrebbe mai e poi mai alzato lo sguardo, ma si costrinse a farlo. Da dentro lo scompartimento, i due gemelli di prima, un ragazzo bruno con le treccine, una bella ragazza di colore e due graziose ragazze bionde la guardavano increduli. Era evidente che stavano trattenendosi dallo scoppiare a ridere.

Non doveva stare lontana da quei due? Beh, complimenti, ci stava proprio riuscendo!

“Beh, non esagerare, ragazza!” le disse infine uno dei gemelli, guardandola. “Capisco che tu ti voglia inventare di tutto per poterti sedere vicino a me, ma non devi tentare di ucciderti!”
Tutti gli spettatori, a quel punto, non poterono più trattenersi e scoppiarono a ridere. Hermione, con gli occhi ridotti a due fessure, fissò con astio il ragazzo. Era lo stesso che aveva dato quella rispostaccia alla madre, ci avrebbe scommesso.
“Oh oh, che sguardo! Dai, non fare così!” proseguì il ragazzo con tono canzonatorio. “Dicci almeno come ti chiami! Non posso raccontare questa scena memorabile senza un nome!”
“Hermione” rispose la ragazza quasi senza pensarci, a voce bassissima.
Che le prendeva? Perché gli rispondeva?

“Beh, Hermione” rispose il ragazzo “io sono Fred Weasley, e se vuoi rivedermi non devi far altro che chiedere della Torre di Grifondoro! Oppure vieni ai miei allenamenti di Quidditch, eh!” aggiunse facendo l'occhiolino.

Hermione, consapevole di essere diventata più che rossa e desiderosa di allontanarsi al più presto, raccolse il coraggio rimasto, fissò Fred e gli rispose seccamente: “No grazie, non mi interessa!” Quindi richiuse la porta e si allontanò, incurante delle risate che continuava a sentire.

 

Lo scompartimento accanto era occupato soltanto da un ragazzino paffutello, probabilmente della sua età, che teneva in mano un grasso rospo e guardava fuori dalla finestra con leggera apprensione.

“Scusa, posso sedermi?” gli domandò educatamente.
“Oh, certo” rispose il ragazzo, che si era accorto solo in quel momento di non essere più solo.
“Io sono Hermione, sono del primo anno. Tu invece come ti chiami?” replicò lei educatamente.
“Io sono Neville” disse lui con un piccolo sorriso “ed anche io sono al primo anno.”

Neville, per fortuna, non sembrava interessato a chiacchierare per ore o a disturbarla, così Hermione, con un sospiro soddisfatto, tirò fuori uno dei suoi amati libri e ricominciò a leggerlo. Le ci volle, però, un po' di tempo per calmarsi, perché continuava a ripensare a Fred Weasley ed al suo ghigno strafottente.

Non c'era ragione di preoccuparsi, si ripeté. Aveva passato l'estate a fare una serie di test attitudinali per lo Smistamento, e, con la sua razionalità ed il suo amore per lo studio, sarebbe potuta finire soltanto a Corvonero.

Ma certo: sarebbe stata smistata tra i Corvi, non sarebbe mai dovuta entrare nella Torre di Grifondoro, non avrebbe mai più visto Fred Weasley.

Ovviamente ignorava di sbagliarsi in pieno su tutt'e tre le cose.

NOTA AUTORE: Carissimi lettori, sono tornata con una nuova storia a tema Harry Potter. Chi ha già letto qualche mia storia sa che spesso ho inserito dei Serpeverde come protagonisti; tuttavia, questa è una storia orgogliosamente Grifondoro (una volta nella vita ci vuole, no?).
Per i fan dei nostri adorati gemelli Weasley, consiglio di dare uno sguardo anche alla mia storia "Il cielo ha una porta sola" (con George protagonista) ed alla mia raccolta "I sette peccati capitali".
Sentitevi liberi di scrivere tutti i vostri pareri su questo primo capitolo, io li aspetto!! A presto :-)

 

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Capitolo 2
*** Storia dei duelli e degli specchi rivelatori ***


Novembre 1992

 

La pioggia sferzava il castello con la forza di una colata di ferro liquido. Il cielo era nero anche in pieno giorno, ed il rumore dell'acqua era così assordante da coprire i forti botti e le piccole esplosioni che provenivano dal dormitorio maschile del quarto anno.

“Che bel modo di passare il sabato” osservò cupamente George Weasley, con la fronte appiccicata alla finestra. “Avrei tanto voluto farmi un giro sulla scopa”.

“Oh, una grandiosa idea, George” ribatté sarcastico Lee Jordan, mentre, a colpi di bacchetta, tentava pigramente di trasformare la candela di fronte a lui in un fuoco d'artificio, riuscendo soltanto a spegnerla. “Se vuoi passare un mese con la polmonite, poi, è davvero l'ideale” aggiunse.

“E dai, Lee” lo interruppe Fred Weasley, intento ad esaminare il contenuto di un petardo “lascialo in pace, no? Sembri la Granger!”

Ragazzi, non vorrete giocare a Quidditch con questo brutto tempo!” disse George con una vocetta stridula, in una perfetta imitazione della ragazza quand'era arrabbiata. Tutti e tre scoppiarono a ridere.

“Ha un bel temperamento, quella ragazza” osservò Lee.

“Già, infatti Ronnino le obbedisce sempre senza fiatare” aggiunse Fred perfidamente. “Davvero non capisco come possa essere nostro fratello” ribadì George. “Ma, Fred, che stai combinando con quell'affare?”

Fred alzò gli occhi con aria colpevole. “Ne ho fregata una scatola dalla tasca di alcuni ragazzini, al villaggio dietro casa nostra. I babbani li usano per fare botti a Capodanno. Ti immagini se a questa mescolassimo un po' di polvere magica?”
“Wow, questa che è una grande idea!” commentò Lee.

Fred riabbassò gli occhi sul manufatto babbano. Era inutile, anche questa volta le era venuto in mente che cosa avrebbe detto la Granger vedendolo armeggiare con la polvere da sparo. Se lo immaginava bene, ma avrebbe tanto voluto sentirselo dire da lei.

 

Al piano di sotto, in Sala Comune, Hermione Granger, avvolta nel suo maglione con lo stemma di Grifondoro, stava finendo di scrivere un lungo rotolo di pergamena. Il secondo anno non era iniziato da molto, e lei si era posta come obiettivo un rendimento ancora migliore dell'anno precedente. Non avrebbe mai potuto deludere i suoi genitori, i professori, se stessa non essendo all'altezza del suo primo anno. Per questo motivo continuava a guardare ansiosamente l'orologio, sperando di finire il lavoro in tempo. Le sarebbe tanto piaciuto avere tutto il sabato a disposizione per terminare i compiti della settimana, ma qualcuno aveva avuto la brillante idea di inventare una cosa chiamata Club dei Duellanti, che avrebbe avuto luogo in Sala Grande di lì ad un'ora. Oh, beh, se c'era un professore da non deludere, di sicuro quello era lui. Harry e Ron non facevano che prenderla in giro, ma come avrebbero mai potuto, loro, con la loro ristretta gamma di emozioni, comprendere quanto fosse bello e affascinante ed interessante il professor Allock? Beh, di certo lei non era l'unica ragazza a pensare ripetutamente ai suoi denti bianchissimi, ai suoi riccioli biondi, ai suoi occhi verde-blu, al suo...

“Hermione, stai di nuovo pensando ad Allock?” la voce sembrò arrivarle da lontanissimo. Hermione si voltò e si accorse che Harry, uno dei suoi migliori amici, la guardava sorridendo da sopra i suoi rotondi occhiali. “Oh, no” rispose frettolosamente lei. “Stavo solo pensando a quello che ci potrebbe attendere tra poco al Club dei Duellanti.”

“Sì, anche io” si intromise impaziente Ron Weasley, il suo secondo migliore amico, sfregandosi le mani. “Non vedo l'ora di vedere Piton Schiantato a terra...”

“Ne dubito.” replicò seccamente Harry. “Non credo molto nelle abilità del professor Allock.”

“Oh, Harry, non dire così!” replicò Hermione, appassionata, mettendo via piume e pergamene.

“Sarà meglio scendere, Ron” osservò Harry con un sorrisetto “qualcuna è in febbrile attesa di vedere all'opera il suo professore preferito.”

 

La Sala Grande era già piena di studenti curiosi. In particolare, Hermione notò che si era formato un gruppo piuttosto numeroso in fondo al grande tavolo posto in centro. A giudicare dalle voci, alcuni studenti avevano già iniziato a duellare, incitati a gran voce da altri.

“Non ho parole!” disse lei a mezza voce. “Voglio proprio vedere chi è che tende sempre a mettersi in mostra. Di sicuro saranno Malfoy e le sue guardie del corpo...”

Non si trattava di Malfoy. In un angolo della pista, con due gilet che sarebbero stati identici se non avessero avuto un'iniziale differente in stoffa cucita, Fred e George si fronteggiavano ridendo.

Quando vide Hermione che camminava a passo di marcia verso di loro, Fred si fermò con un mezzo sorriso sulle labbra. “Uuh, Granger! Sei venuta a rimproverarci? Credi che faremo perdere dei preziosi punti alla Casa se i professori ci beccano?”

“Oh, ma finiscila!” replicò Hermione, punta sul vivo. “Primo: perché avete sempre questo bisogno maniacale di attirare l'attenzione? Secondo: vi potete far male sul serio. Terzo: voi fate perdere sempre punti alla Casa.”

“Oh, ma finiscila tu” rispose Fred, sedendosi di colpo sul tavolo, in modo da essere più vicino a lei. “In tutta verità... Primo: noi non attiriamo l'attenzione, sono gli altri, specie le fanciulle, ad essere attratti da noi, no?” Le fece l'occhiolino, poi proseguì imperterrito. “Secondo: credi davvero che io e George siamo tanto stupidi da farci male da soli? Chi pensi che siamo, Ron? E terzo, ultimo ma più importante: che cosa c'è di meglio che far perdere punti alla tua Casa e poi vedere te che ti affanni per recuperarli?”

Era decisamente troppo. Hermione, rimasta senza parole, si allontanò incollerita. Mentre si stava voltando, però, notò con la coda dell'occhio Fred che si alzava, ridacchiava insieme al gemello, la indicava e puntava la bacchetta nella sua direzione. Fu un attimo: si girò subito e, sfoderata a sua volta la bacchetta, pronunciò con decisione: “Expelliarmus!”

Fred ricadde seduto a terra, con la bacchetta a diversi metri da lui. Hermione si sarebbe aspettata una solenne arrabbiatura, ma, quando rialzò gli occhi su di lei, Fred stava sorridendo.

“Per questa volta non sono riuscito a prenderti alle spalle” disse scrollando le spalle “ma non temere, Granger. Ci riuscirò.”

 

Maggio 1993

 

Non aveva mai provato tanta determinazione e, allo stesso tempo, tanta paura. Quelle settimane si svegliava con un senso di oppressione al petto, ed era solo grazie alla sua volontà di difendersi risolvere la vicenda che ogni giorno si preparava ed andava a lezione come se niente fosse.

Quell'anno scolastico, alla fine, le era davvero servito, l'aveva veramente fatta crescere. La più importante lezione della quale avrebbe fatto tesoro sarebbe stata, con ogni probabilità, quella di conoscere il suo nemico.

Era inutile chiudere gli occhi davanti all'inevitabile: lei, visto il suo stato di sangue (Dio, quanto odiava quell'espressione!), avrebbe potuto essere una delle vittime del misterioso mostro della Camera dei Segreti. Lei, però, aveva un vantaggio che non era sicura avessero gli altri: forse (ne era sicura al 99%) per lei quel mostro non era più un pericolo ignoto.

Aveva letto tutto sull'argomento, ed era piuttosto sicura che si trattasse di un Basilisco, abile nell'uccidere con le zanne insanguinate ma soprattutto con gli occhi. Proprio per scongiurare questo terribile pericolo, Hermione aveva iniziato a portarsi dietro un piccolo specchio, per mezzo del quale sbirciava in tutti gli angoli. “Meglio pietrificata per qualche mese che morta stecchita” si era detta, in un eroico tentativo di scherzare.

 

Era “stranamente” in ritardo per la partita di Quidditch di Harry. Non si trattava certo della sua attività preferita, ma Harry aveva bisogno di sostegno, e Ron smaniava dalla voglia di divertirsi con un po' di sport, quindi non aveva molta scelta. Affrettò il passo, decisa ad arrivare per il fischio d'inizio. Mentre svoltava in un altro corridoio, brandì, come suo solito, lo specchietto. Di qua niente, di là nemmeno... e... un'orribile maschera grottesca la stava fissando da dietro!

Hermione, abituata ormai a vedere mostri ovunque, cacciò un urlo e tentò la fuga. Un momento, però...perché il “mostro” era vestito di rosso-oro? E perché, sotto la testa, aveva l'aspetto di un ragazzo?

Decisa ad andare a fondo del mistero, Hermione si voltò. Dietro di lei, Fred Weasley, con la divisa di Quidditch, tenendo in mano la “maschera grottesca” (un elmetto da battitore rovesciato e posto sul viso), rideva a crepapelle.

Hermione si era realmente spaventata, e, sentendosi le gambe molli, si sedette per terra, facendo profondi respiri. Fred smise all'improvviso di spassarsela e guardò Hermione di traverso.

“Beh, io ti avevo detto che prima o poi ti avrei preso di spalle, Granger. Avresti dovuto saperlo. Baston mi percuoterà con la mazza da battitore per non essere arrivato in tempo sul campo, ma ne è valsa la pena!”

“Tu...non capisci...” boccheggiò Hermione, a metà tra lo scioccato e l'esterrefatto.

“Ooh, io capisco un sacco di cose, se è per questo” rispose Fred con un sorriso meno largo, riprendendo in mano la scopa. “Capisco che è un brutto periodo per te e che stai cercando di difenderti. Ho pensato che in questo modo avrei allentato la tensione, no? Dai, dimmi che è stata una grande idea!” concluse.

Hermione non poteva crederci! Allentare la tensione? Poco ma sicuro, a Fred mancava qualche rotella. Una parte di lei avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma, guardando meglio l'espressione incoraggiante di Fred, si trattenne. Per quanto il suo tentativo di farla ridere fosse stato sciocco e quasi controproducente, non era animato da una cattiva intenzione. Fred Weasley poteva essere un perdigiorno, un irrispettoso, un casinista, ma non era uno stronzo. Si era trattato di un atto di simpatia nei suoi confronti. Sì, si ripeté. Simpatia. Ignorò ostentatamente la vocina che diceva dentro di lei: se si è accorto che con quello specchietto ti stai difendendo - cosa che non hanno notato nemmeno Harry e Ron - deve passare davvero molto tempo ad osservarti...

“Sì, Fred” concluse con un tono che sperava sarebbe suonato indifferente “era grandiosa. Ma ora vai verso il campo, è tardi! Io mi avvio verso le tribune!”

“Ai tuoi ordini, Granger!” ribatté Fred mettendosi la scopa in spalla e sparendo dietro l'angolo. Si sentiva allegro e leggero per la buona riuscita dello scherzo, e molto carico per l'imminente partita. Se soltanto si fosse trattenuto un minuto in più avrebbe fatto in tempo a sentire il tonfo causato dalla caduta a peso morto del corpo di Hermione, pietrificata dal Basilisco.

 

NOTA AUTORE: Carissimi lettori, ecco a voi il secondo capitolo della storia! Come avrete notato, mentre il primo si ispirava agli eventi di "Hp e la Pietra Filosofale", questo segue le vicende di "Hp e la Camera dei Segreti".
Grazie per le oltre 80 visualizzazioni del primo capitolo, non posso crederci! Mi piacerebbe tanto ricevere qualche piccolo commento... non siate timidi! :-P
So bene che la Fred-Hermione è una delle coppie più gettonate, e, proprio per questo, vorrei esserne all'altezza!
Spero che la storia vi stia piacendo! A presto :-)

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Capitolo 3
*** Storia delle Mappe Malandrine e dei Tiri Vispi ***


20 dicembre 1993

 

“Dai, Fred! Basta con quel pupazzo di neve! Se ci sbrighiamo riusciamo ad arrivare da Zonko prima dell'ora di punta!” disse George, chiamando il gemello.

Fred osservò scettico il pupazzo storto che aveva appena finito di costruire. “Sì, andiamo, tanto l'ho fatto da schifo.”

I due si avviarono rapidamente verso Hogsmeade, più silenziosi del solito.

“Sono curioso di scoprire che uso farà Harry della Mappa del Malandrino” esclamò Fred alla fine.

“Vero, anche io” concordò George. “D'altra parte, noi ormai la sapevamo a memoria, no? E poi, hai visto che faccia aveva all'idea di stare al castello di nuovo invece che andare ad Hogsmeade?”

“L'ho vista eccome” disse Fred ridendo. “Chissà se, ora che ha anche la Mappa, coinvolgerà in qualche avventura i suoi amici...”

“Su Ronnino io non avrei dubbi: lui seguirebbe Harry ed andrebbero a caccia di avventure...” rispose George. “Ma Hermione Granger? Bah, io, fossi Harry, non gliela mostrerei mai e poi mai! Sarebbe capace di sequestrargliela nel sonno e portarla in dono a Silente...”


 

Il villaggio di Hogsmeade era pronto a festeggiare il Natale. Non si trattava semplicemente della neve, caduta a larghe falde durante la notte, che rendeva ogni edificio simile ad un cumulo di zucchero filato. Non erano nemmeno le vetrine scintillanti, piene di oggetti che saltavano, carte regalo che piroettavano, dolci che sembravano pronti a saltare in bocca agli avventori. Forse non si sarebbe nemmeno ricordata delle splendide luci natalizie appese da un lato all'altro delle vie, che cambiavano colore in continuazione. Quello che le sarebbe rimasto nel cuore sarebbe stata la musica delle carole natalizie, e non perché, nel mondo dal quale proveniva, lei non ne avesse mai sentite, ma perché erano diverse da quelle che lei, solitamente, collegava al Natale. Hogsmeade era una delle poche comunità interamente magiche della regione, e i canti che risuonavano per le vie erano per lei del tutto nuovi.

Hermione attraversava il centro storico lentamente, insieme a Ron. Dietro di loro, Harry, nascosto dietro al Mantello dell'Invisibilità, cercava di seguirli e, al tempo stesso, di non urtare i passanti.

Ad un certo punto tirò i suoi amici per il cappotto e disse loro sottovoce, attento a non farsi sentire: “Usciamo in direzione della radura! Ho qualcosa da mostrarvi!”

Ron ed Hermione, molto curiosi, si dichiararono d'accordo.

Una volta trovato spazio su alcuni sassi sotto degli alberi che erano stati miracolosamente risparmiati dalla neve, Harry mostrò ai suoi amici il tesoro che gli avevano consegnato i gemelli Weasley.

 

...Hermione fissava attonita la pergamena. Aveva finalmente capito il segreto di quei due! Ecco il motivo per cui riuscivano sempre a cavarsela ed a non essere colti sul fatto!

“Harry, so di essere ripetitiva e che questa Mappa ti interessa molto, ma io non mi fiderei. Se non vuoi consegnarla alla McGranitt, chiudila in un cassetto e non ci pensare più.”

“Oh, Hermione, quanto la fai lunga” sbottò Ron, innervosito. “Dammi un solo motivo per cui Harry non dovrebbe fare uso di quella Mappa...”

“Beh, non sappiamo dove questa Mappa abbia il cervello, tanto per cominciare” ribatté piccata Hermione. “E che cosa ti ha detto Silente l'anno scorso? Ti ricordi quello che è accaduto con il diario di Tom Riddle? È un miracolo che io e Ginny siamo sopravvissute! Davvero, Harry, non riesco a spiegarmi come...”

“Ok, ok, adesso stop!” rispose Harry, abbracciando scherzosamente la sua migliore amica. “Hai ragione su tutto, va bene? So che sei la voce della ragione. Però, per qualche motivo, questa Mappa non mi sembra maligna. Mi sembra che questi Codaliscia, Ramoso, Felpato e Lunastorta siano solo dei vecchi studenti di Hogwarts con tanta voglia di divertirsi... che ti devo dire? È una sensazione, è così e basta! Ti prometto che appena accadrà qualcosa di insolito ti avviserò, va bene?”

“Va bene” sospirò Hermione, rassegnata.

“In definitiva” riprese Ron “qui il problema è uno solo: quei due idioti hanno nascosto per anni a me, che sono loro fratello, un segreto del genere, ed ora che hanno deciso di disfarsene lo hanno dato a te, Harry.”
 

Hermione capiva la delusione dell'amico, ma, in tutta franchezza, riteneva che se lo sarebbe dovuto aspettare. Prima dell'inizio dell'anno scolastico, aveva passato alcuni giorni con Harry e la famiglia Weasley al Paiolo Magico, ed aveva avuto occasione di notare come Fred e George si comportassero nei confronti di Ron: non erano sempre teneri con lui, si approfittavano un po' del suo carattere credulone e spesso lo rendevano un facile bersaglio dei loro scherzi. Era anche vero che questo era niente rispetto all'atteggiamento che avevano nei confronti del fratello maggiore Percy, il quale, pomposo, rigido e formale com'era, risultava essere indubbiamente la loro vittima preferita.

Forse per questo a volte erano fastidiosi anche con lei.

O meglio, non era proprio così. George la punzecchiava, faceva battute con lei così come con tutti gli altri, ma, alla fine, era anche in grado di controllarsi.
Fred invece no, sembrava divertirsi nel farla arrabbiare, non cedeva finché non la vedeva arrossire imbarazzata o, meglio, infuriarsi.

Anche se lei stessa era costretta ad ammettere che qualche volta si era divertita. Ad esempio quella volta in cui Fred aveva messo una mini divisa di Hogwarts ad un furibondo Grattastinchi...

“Hermione, sei tra noi?” disse Harry dolcemente.

“Oh, certo, certo, Harry. Perché no?”

“Perché ci sembrava che stessi ridendo da sola...”

“Oh, scusate, non era niente. Dai, rimettiti il mantello, Harry! Vi va una Burrobirra?” aggiunse Hermione, alzandosi in fretta ed incamminandosi di nuovo verso il villaggio.

Questo non era ammissibile. Lei non stava ridendo. Aveva una dignità da conservare!

 

Aprile 1994


 

Quella maledetta Giratempo l'aveva veramente stufata. Era stanca di correre da una lezione all'altra, di avere giornate che si estendevano all'infinito, di avere così tanti compiti da non riuscire a dormire e, soprattutto, di tenere celato ad Harry e Ron il suo segreto. Maledetta lei e quella sua decisione assurda di scegliere tutte le materie facoltative.

Con uno sbuffo di stanchezza, si portò più velocemente che poteva in un corridoio del secondo piano che sapeva essere quasi sempre deserto. Non vi erano quadri né porte, fatta eccezione per uno sgabuzzino delle scope sulla destra, che da quell'anno era in disuso ed aveva la porta sbarrata. Stava per prendere in mano la Giratempo quando si accorse che dietro di lei vi erano dei passi. Il corridoio era chiuso, era in trappola. Non le restava che sperare che la persona che la stava raggiungendo si trattenesse pochissimo.
 

“Ehi, come mai qui?” Nel momento in cui sentì quella voce, Hermione comprese che non se la sarebbe mai cavata in fretta. Fred Weasley le stava venendo incontro con un pacchetto dall'aria furtiva ed un sorriso rilassato.

“Ehm...ripassavo” inventò Hermione lì per lì.

“Ceeerto, come no” scosse la testa Fred. “Sai, non dovresti mentire così male. Dovresti imparare a prenderti cura dei tuoi segreti. Anche se io non sono certo un maestro. Dopotutto, tu stai per scoprire il mio.”

“Davvero? Hai un segreto?” replicò Hermione, improvvisamente incuriosita.

“Beh, io non proprio” rispose Fred. “Si tratterebbe di un segreto mio e di George, ma non credo che lui se la prenderà se ti mostro che cosa c'è davvero in questo magazzino...”

Gli occhi di Hermione saettarono in direzione della porta sbarrata. “Intendi quel magazzino? Ma è chiuso! Non è utilizzato dall'anno scorso!”

“Oh, questo è quello che siamo riusciti a far credere a Gazza... ed a tutti quanti, vedo!” ribatté il gemello con il sorriso più innocente del suo repertorio.

“Non avrete... stregato quel posto o qualcosa del genere?” chiese Hermione minacciosa, mettendosi le mani sui fianchi.

“Hermione, rilassati! È un semplice magazzino, esattamente come prima! Soltanto, ora contiene cose molto più interessanti."

Per una frazione di secondo, lei registrò nella mente che, ora che erano del tutto soli in un corridoio deserto, lui l'aveva chiamata per la prima volta Hermione. Fu spinta dall'irrazionale impulso di chiedergli perché l'avesse fatto, ma si bloccò a metà. Dopotutto, che razza di domanda era? Ormai si conoscevano meglio, e la chiamava per nome, punto.

Tornò quindi ad osservare Fred che, con un semplice incantesimo, apriva la porta davanti a lei. Si pose quindi di fianco e, indicando l'entrata, invitò Hermione: “Dopo di lei, signorina.”

 

...Se non fosse stata certa di trovarsi a Hogwarts, Hermione, entrando, si sarebbe sicuramente chiesta dove diavolo fosse finita. Era circondata da armadi e scatoloni. Alcuni di essi erano chiusi, altri, aperti, rivelavano dei curiosissimi tesori. Vi erano parecchie scatole di quelli che, a prima vista, sembravano caramelle, cioccolatini o pezzi di torrone; c'erano delle ampolle contenenti un liquido di un rosa-lilla cangiante, che Hermione non ricordava di aver mai studiato né riprodotto; vi erano, infine, moltissimi ordigni che, a prima vista, ricordavano quei fuochi d'artificio che suo zio faceva sempre esplodere a Capodanno.

Con cautela, prese in mano una scatola verde fosforescente, che aveva scritto in cima, con grosse lettere dorate, “Fontana magica”.

“Splendide quelle, vero?” si intromise Fred, che, per tutto il tempo della sua esplorazione, le era rimasto alle spalle. “Fontane magiche Weasley! Prima sono dorate, poi si spargono in tanti rivoletti verdi...”

Hermione non era certa di capire. Tuttavia, c'era una parola che aveva afferrato. “Weasley?” chiese lentamente.

“Oh sì!” andò avanti Fred imperterrito. “Laggiù ci sono le Bacchette Finte Weasley, le Mou Mollelingua Weasley, e parecchie altre scatole di Detonazioni...”

“Ok, ho capito, frena.” Hermione cominciava a capire, anche se non ci voleva credere. “Sono tutte invenzioni tue e di George?”

“Modestamente sì” rispose il ragazzo, non nascondendo un certo orgoglio.

“Non vorrete... diffonderle in giro per la scuola, vero?” chiese Hermione, improvvisamente preoccupata.

“Oh, Hermione, per chi ci hai preso? Certo che non vogliamo diffonderle. Vogliamo venderle, per Merlino! Perché darsi tanto da fare, se no?!? Le chiameremo Tiri Vispi Weasley e avranno successo, ci posso scommettere!”

Hermione non sapeva se rimproverare il gemello per l'assurda trovata o complimentarsi per lo spirito imprenditoriale. Naturalmente un sacco di ragazzini dei primi anni avrebbero voluto possedere uno dei tesori simili. Si trattava di oggetti ben fatti, in grado di competere con l'emporio degli scherzi di Zonko. Tuttavia, i gemelli non erano ancora maghi adulti, e mettere in mano simili oggetti ad altri le pareva irresponsabile...

“Oh mio Dio!” gridò infine Hermione, ricordandosi all'improvviso della sua irresponsabilità. “La lezione di Aritmanzia! Ormai me la sono persa!”

“Beh, non buttarti dalla Torre di Astronomia per questo” osservò Fred.

“Non posso perdere altre lezioni! Devo scappare! Scusa! Ciao!”

Fred rimase seduto su una sedia in un angolo del magazzino, guardando Hermione Granger che fuggiva come se fosse inseguita da mille Poltergeist.

“Eeh, cara Hermione” si disse tra sé “salvata in corner. Te ne sei andata un attimo prima che ti costringessi ad ammettere che i nostri Tiri Vispi ti piacciono.”


NOTA AUTORE: Carissimi lettori, ecco il terzo capitolo di questa storia, ambientato nel corso del terzo libro della saga, "Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban". Dalle visualizzazioni ho notato con piacere che la storia è stata letta da un bel po' di persone, quindi vi ringrazio! Fatemi sapere che cosa pensate di questa coppia e quali pensate che saranno gli sviluppi futuri... Hermione non potrà fuggire per sempre, ahah! :-P
Grazie ancora ed a presto!! :-)

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Capitolo 4
*** Storia della Coppa e della Pozione Invecchiante ***


Agosto 1994

 

“Capolinea. Si prega di scendere.”

La voce metallica dell'altoparlante annunciava la fine della corsa del treno. Hermione scese tenendo in mano una piccola valigia e si ritrovò di fronte le verdi campagne del Devon. Era stata già una volta in quei luoghi, ma ben prima di sapere che vi abitassero famiglie magiche. Era stata a lungo indecisa sul raggiungere o no i suoi amici per trascorrere con loro l'ultima parte dell'estate; i suoi genitori, infatti, le erano parsi molto felici di vederla, e non sarebbe sicuramente tornata da loro prima di Natale. Quando però Ron le aveva urlato al feletono (come lo chiamava lui) che suo padre aveva trovato i richiestissimi biglietti per la Finale della Coppa del Mondo di Quidditch, che, dopo tanti anni, avrebbe avuto luogo proprio lì in Inghilterra, si era decisa. Nonostante la sua poca passione per quello sport, si trattava di un evento unico. Per questo motivo ora si trovava a percorrere a piedi una sterrata strada di campagna, che portava alla Tana, la dimora dei Weasley.

Non era ancora stata a casa loro, anche se Harry le aveva raccontato più volte che era fantastica. Non sapeva bene che cosa aspettarsi.

Nel momento in cui, però, le apparve da lontano uno sgangherato edificio su più piani, circondato da campi ed animali, capì all'istante di essere arrivata.

Sulla porta della Tana c'era Molly, la madre di Ron, con un grembiule sui vestiti ed un sorriso entusiasta. “Hermione cara! Ben arrivata! Sei riuscita ad arrivare senza problemi?” le chiese premurosa, abbracciandola.

“Sì, grazie” rispose educatamente Hermione. Entrando, non fu sorpresa di vedere Ginny, Harry e Ron davanti al tavolo della colazione.

“Hermione, finalmente sei tornata!”

“Sei arrivata fin qui con un treno babbano?”

“E come sei abbronzata!”

Hermione cercò di rispondere alle domande dei suoi amici senza venire travolta. Pochi minuti dopo, due visi identici fecero capolino dalle scale.

“Insomma, di sopra stiamo parlando di cose importanti! Oh, Granger, sei tu! Non hai resistito alla Coppa del Mondo di Quidditch, eh?” fu la battuta di esordio di Fred mentre scendeva le scale e salutava la ragazza.

Quest'ultima, dal canto suo, rimase interdetta. Aveva salutato Fred e George due mesi prima ed ora si trovava davanti a due ragazzi molto più alti, snelli e...decisamente cresciuti. Beh, che andava a pensare? Era ovvio che lo fossero!


 

Il giorno successivo arrivò troppo presto per i gusti di Harry e Ron, da sempre dei gran dormiglioni. Dopo aver preso una Passaporta praticamente all'alba, la famiglia Weasley praticamente al completo più Harry ed Hermione si ritrovò in un'enorme tenda magica, nel bel mezzo di un accampamento di tifosi.

“Non posso credere che Ron e mio padre abbiano ordinato lenzuola e copriletti verdi in onore dell'Irlanda! Questa camera è terribile!” sbuffò Ginny, sdraiandosi sul suo letto.

“Ma come?” replicò Hermione maliziosa, sedendosi di fronte a lei. “Pensavo che ti avrebbero ricordato gli occhi di Harry...”

Nel sentire quel nome, Ginny, come suo solito, divenne rossa. “Oh, lascia perdere!” aggiunse sconsolata. “Non ho alcuna speranza!”

“Beh, io ti ho detto quello che penso” replicò Hermione dolcemente, tentando di consolare l'amica. “Harry è il mio migliore amico e gli voglio molto bene, ma tu dovresti tentare di considerarti... più libera. Per esempio, c'è Michael Corner che ti fa il filo da una vita!”

“Dici? Bah, non saprei proprio che fare. Harry mi mette in crisi da sempre! Penso che uscirò a dare un'occhiata all'accampamento.” concluse l'amica, saltando di botto sul letto ed uscendo dalla tenda.

Hermione rimase sola nella cameretta a rimuginare sulla testardaggine dell'amica. Credeva davvero che lei non sapesse che era uscita soltanto per cercare nuovamente Harry?

Ci stava ancora pensando quando un viso dipinto di bianco e di verde comparve all'improvviso dalla porta. “Ehi, belle fanciulle, volete… ah, Hermione, ci sei solo tu” disse Fred avvicinandosi a lei. La ragazza lo squadrò stupefatta: si era combinato peggio dei suoi vecchi amici, quando andavano allo stadio per una partita di calcio babbano. Aveva una sciarpa ed un enorme cappello sulle tonalità del bianco e del verde, e persino il volto era completamente dipinto. Inoltre – notò con orrore – aveva in mano un paio di barattolini di quella che sembrava pittura.

“Stai lontano da me con quelle cose!” affermò risoluta, rannicchiandosi in fondo al letto. Fred, ignorandola palesemente, si sedette accanto a lei.

“Dai, vuoi perderti questa occasione di sembrare una fan dell'Irlanda ed una vera appassionata di Quidditch?”

“Ma io...” protestò lei debolmente.

“Lo so, non sei nessuna delle due cose. Era solo un tentativo. Ehi, guarda laggiù! Ginny sta baciando Harry!”

“Coosa? Dove?” Hermione, troppo coinvolta negli affari dei suoi due amici, non si accorse di essere cascata nel trucco più vecchio del mondo. Mentre si voltava di scatto, Fred ne aveva approfittato per lasciarle una bella pennellata verde brillante sulla guancia destra.

“Oh, Cielo, Fred! Guarda che cosa mi hai fatto!” sbottò Hermione sentendo la tempera fredda sul viso.

“Oh, lo vedo, non temere” rise Fred, guardandola.

Hermione alzò lentamente gli occhi per dirgli quello che si meritava, ma si fermò. Fred la fissava con un sorriso burlone sulla faccia. I capelli erano seminascosti da quell'assurdo cappello, aveva dei pantaloni color zucca ed un cardigan vecchio stile che aveva visto tempi migliori, per tacere dello scempio che si era appena fatto sul viso. Eppure, in quel momento, Hermione sentì qualcosa, come… un brivido. Forte. Molto forte.

All'improvviso, starsene con da sola con lui in una tenda, su un letto, le sembrò estremamente sbagliato, se non pericoloso. “Vado a raggiungere Ginny fuori dal campo” disse velocemente, fissando il pavimento e precipitandosi all'esterno.

Non guardò nemmeno Fred: non avrebbe avuto il coraggio di voltarsi e vederlo ridere di lei, anche se il ragazzo non aveva nemmeno aperto bocca.

“Hermione, che hai fatto alla faccia?” la apostrofò Ron fuori dalla tenda, ridendo.

“Oh, Ron, lascia perdere.”


 

Settembre 1994

 

C'era qualcosa di solenne nel silenzio spettrale di quella stanza. Era vuota, buia, silenziosa. Non vi era un alito di vento, perché le finestre erano tutte sbarrate. Tuttavia, le fiamme bluastre che danzavano sopra al Calice di Fuoco sembravano avere vita propria e si muovevano con costante intensità. Era l'unico oggetto al centro della Sala, fatta eccezione per alcune panche e sedie che vi erano state disposte intorno. Intorno al monumento di pietra che sosteneva il Calice era stata tracciata, con le medesime fiamme blu, una Linea dell'Età.

Hermione richiuse il portone. Non era sicuro che le fosse permesso stare lì più del dovuto, anche se nessuno dei professori avrebbe mai potuto pensare a qualche sua cattiva intenzione. In effetti, l'ultima cosa che desiderava fare era proprio pensare ad iscriversi illegalmente al Torneo Tremaghi. In tutta franchezza, si sentiva molto più affascinata dal Calice di Fuoco, che trovava un manufatto dotato di magia straordinaria, che dallo stesso Torneo. Non aveva condiviso l'entusiasmo di molti dei compagni di Casa per quello che, dentro di lei, riteneva un inutile e pericoloso sfoggio di abilità. Se solo la scuola avesse indetto Tornei di Aritmanzia, o gare di traduzione delle Antiche Rune! Sarebbe stata velocissima nell'iscriversi, e, per la prima volta nella sua vita, avrebbe partecipato con una certa competitività.

In ogni caso, si era sentita sollevata quando Crouch – un uomo che fino a quel momento le era stato del tutto antipatico – aveva annunciato che sarebbe stato necessario avere 17 anni per partecipare al Torneo. La nuova regola aveva suscitato un'ondata di proteste come forse mai si erano sentite in Sala Grande, e più di uno studente aveva annunciato l'intenzione di ricorrere a trucchi magici per iscriversi. Harry e Ron, tuttavia, non erano tra questi, ed Hermione si era sentita immediatamente meglio.

 

Appena entrata in Sala Comune, la ragazza percepì l'atmosfera di eccitazione che si respirava da quasi una settimana, e cioè da quando l'iscrizione al Torneo era stata aperta. “Hermione, dove sei stata? Avevamo bisogno di te per i compiti di Pozioni!” la accolse Ron impaziente. Era seduto ad un tavolo accanto a Harry: entrambi erano circondati da piume e pergamene ed erano scarmigliati e stanchi.

“Ronald, possibile che tu non possa fare mai un compito di Piton da solo? Ero andata solo un attimo a studiare la Linea dell'Età ed il Calice di fuoco!”

“Hai capito, Ronnino? Almeno uno di voi tre sa quali sono le cose importanti di cui occuparsi!” fece una voce alle sue spalle. Hermione non ebbe bisogno di voltarsi per capire a chi apparteneva.

“Ah sì, Fred?” rispose Ron con tono di sfida. “Che cosa c'entreresti tu con il Calice di Fuoco?”

“Beh, te lo dico io, zucca vuota” s'intromise George, che era parso spuntare dal nulla. “Io e Fred stiamo ultimando, proprio in questo momento, la preparazione della Pozione Invecchiante! Ed indovina chi, da domani, sarà in lizza come Campione di Hogwarts?”

Per un attimo, nessuno fiatò. Hermione fissò i gemelli attonita. Avevano realmente intenzione di tentare di iscriversi? Erano per caso impazziti?

“Io non sono sicuro che funzionerà...” azzardò infine Harry cautamente.

“Harry, proprio tu che sei appena uscito vivo da uno scontro con cinquanta Dissennatori ci inviti alla prudenza? Ma dai!” ribatté George allegro.

“Io lo trovo splendido” commentò Lee Jordan, seduto in una poltrona lì dietro.

“Oh, ma certo!” esplose Hermione, incapace di trattenersi oltre “tu trovi splendido tutto quello che fanno Fred e George! Non fai che assecondarli nelle loro assurde imprese! Ma voi” proseguì, spostando lo sguardo sui gemelli “non dovreste nemmeno pensarci! Vi rendete conto che le persone muoiono in questo torneo?”

Alla sfuriata di Hermione fece seguito un nuovo silenzio. Nemmeno Fred rispose subito. Al contrario, si sedette accanto alla ragazza, mise con nonchalance i piedi sul tavolo e, con un sorriso obliquo, le disse: “Ma dai. Sei preoccupata, Granger? Non temere, mia cara. Alla fine di questa storia mi riavrai intero, e, chi lo sa, forse anche nuovo Campione del Torneo.”

Hermione lo guardò truce. Come si permetteva? Faceva dell'umorismo? E, ora che erano di nuovo circondati da persone, aveva ricominciato a chiamarla Granger con quel tono strafottente?

“Tu vaneggi” rispose a Fred con tono glaciale. “E sono solo dispiaciuta per voi, perché state andando incontro ad una figuraccia. Silente non si farà imbrogliare da due come voi.”

Dopo aver lanciato un ultimo sguardo sprezzante ai gemelli, Hermione filò verso il dormitorio. No, si ripeté: era davvero impossibile superare un incanto fatto dal Preside. Quei due erano solo degli idioti che sarebbero andati incontro ad una grossa delusione. E lei non era affatto preoccupata.

 

Non più di ventiquattr'ore dopo, Fred Weasley stava sdraiato su un letto dell'Infermeria, tastandosi, ancora stupefatto, la barba bianca che gli era cresciuta mentre tentava di superare la Linea dell'Età.

“Odio doverlo ammettere” mugolò George dal letto di fianco al suo “ma mi sa che questa volta la Granger aveva ragione.”

A Fred scappò una risata. Già, la Granger, la quale aveva mangiato poco e niente tutto il giorno, si era aggirata nervosamente l'intero pomeriggio e, a detta della compagna di dormitorio Lavanda, si era a lungo rigirata nel letto.

No, lei non era affatto preoccupata.

 

NOTA AUTORE: Carissimi lettori, ecco il quarto capitolo della storia, dedicato alle vicende di "Harry Potter ed il Calice di Fuoco". Insieme a "Hp e l'Ordine della Fenice", questo è il mio libro preferito. Lo trovo emozionante, pieno di idee creative e ricco di colpi di scena.
Come noterete, tra i nostri due protagonisti le cose iniziano a farsi un po' complicate. Hermione non ha il coraggio di ammettere che i suoi sentimenti per Fred stanno iniziando a cambiare... e lui, dal canto suo, la fa diventare matta ogni giorno! 
Grazie per le letture ed i commenti. Fatevi sentire!! :-P
A presto :-)

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Capitolo 5
*** Storia delle Grandi Pulizie e della Palude Portatile ***


Agosto 1995

 

“Questa casa è vecchia, ammuffita e grida Purosangue da ogni angolo” commentò George esasperato, spostando gli occhi dalla moquette verde-argento ai copriletti damascati dei letti.

“Hai ragione” ammise Fred “anche a me non piace molto. Almeno, però, siamo al centro dell'azione, no? Possiamo spiare quello che fa l'Ordine al piano di sotto, no?” Così dicendo, tirò fuori dalla tasca un Orecchio Oblungo e lo svolse rapidamente.

“Sì, spiare” ripeté Ginny spazientita. “Questa è l'unica cosa che possiamo fare. Se solo si potesse entrare, almeno una volta, in quella benedetta stanza! Sono stufa di lanciare Caccabombe contro la porta: non serve a nulla. Magari Tonks potrebbe riuscire a convincere mamma a farci ascoltare...”

“Tonks non può aiutarci” rispose Hermione in tono greve, rannicchiata in un angolo. “Lei è la più giovane e capisce la nostra curiosità, ma fa comunque parte dell'Ordine ed ha il compito di proteggerci.”

“Che hai, Hermione?” chiese Ginny con un sorriso. “In questi giorni mi sembri allegra quanto il vecchio Piton.”

“Penso ad Harry” ammise Hermione con semplicità. “è solo, relegato a casa dei suoi zii, tagliato fuori dal mondo magico e da noi. Sarà nero di rabbia. Odio quello che sto per dire, ma questa volta penso davvero che Silente abbia fatto la scelta sbagliata.”

“Anche a me manca, Hermione” constatò Ron, che finora era rimasto in silenzio. “Spero solo che non sia troppo ...ehm... furibondo quando finalmente potrà venire qui.”


 

Poco più tardi, a cena, Hermione rifletteva sulle chiacchiere di quel pomeriggio. Non era soltanto Harry ad impensierirla. Ben decisa a non farsi beccare, spostò cautamente lo sguardo su Fred, per quella che, quel giorno, doveva essere circa la cinquantesima volta. Non riusciva davvero a spiegarsi perché il ragazzo continuasse ad attirare la sua attenzione. Interagire con lui non le veniva spontaneo come con Ron, non era immediato come con Harry, non era nemmeno cordiale come con Neville. Ogni volta che si parlavano, però, lei avvertiva una sorta di confuso batticuore. C'erano stati dei momenti, all'inizio dell'anno scorso, in cui si era veramente convinta di aver iniziato a provare qualcosa per lui.

Poi era arrivato Viktor, con il suo fascino silenzioso, la sua corte discreta, il suo invito al ballo, ed i pochi momenti intensi che sentiva di aver vissuto con Fred erano spariti dalla sua mente. Ora che però il ragazzo bulgaro era tornato a Durmstrang lasciandole un indirizzo a cui scrivere ed un ultimo sorriso, più amichevole che seducente, Hermione si era ritrovata a pensare a Fred con sempre maggiore frequenza.

Si trattava però di un sogno ridicolo, da stroncare sul nascere. Anche e soprattutto perché il ragazzo non faceva altro che farla arrabbiare, come in quel momento.
 

La cena era quasi finita e Fred e George, afferrato un ultimo dolcetto, si stavano allontanando dal tavolo. Entrambi avevano le tasche dei pantaloni piuttosto rigonfie: sembrava che vi avessero ficcato dentro un grosso involto di carta. Hermione, però, li aveva visti trafficare poco prima con Mungundus, il quale – ne era sicura – aveva passato loro qualcosa di sospetto sotto il tavolo.

Con il pretesto di dover scrivere ai suoi genitori, Hermione si congedò e seguì i gemelli.

“Fred!” lo chiamò con tono imperioso. Se fosse diventata Prefetto (come sperava) avrebbe dovuto esercitarsi.

Il ragazzo si voltò con aria innocente e disse: “Sìììì?!?”

“Che hai nelle tasche?”

“Come ti ho già detto, non è il caso che tu faccia domande, se non vuoi sentire bugie!” rispose Fred spiccio.

Mentre si voltava, tuttavia, qualcosa gli cadde dalle tasche. Con suprema costernazione di Hermione, il ragazzo si chinò, esaminò quella che aveva tutta l'aria di essere una pelle di lucertola e se la rimise dov'era prima.

“Fred...” chiese la ragazza esterrefatta “a che vi serve quella roba? Non riguarderà ancora i Tiri Vispi?”

“Piuttosto perspicace, Prefettino” ribatté il ragazzo facendole l'occhiolino. “Ho un segreto per te, in anteprima: che tu ci creda o no, questo sarà l'anno del nostro debutto sul mercato.”

“La scuola di sicuro non vi permetterà di smerciare quelle cose!” replicò Hermione. Poi si rese conto di come Fred l'aveva chiamata. “Ed io non sono un Prefetto”.

Fred, che si stava avviando sulle scale insieme a George, si girò verso di lei con un sorrisino di scherno.

“Andiamo, Hermione. Non essere ridicola. Sappiamo entrambi che è solo una questione di tempo.”


 

La mattina dopo Hermione si svegliò di buon'ora e si diresse in cucina per fare colazione. Mentre addentava una brioche di zucca, decise che quello sarebbe stato il primo giorno della sua nuova vita.
Quel giorno non si sarebbe fatta influenzare da Fred e dalle sue scemenze.
Quel giorno avrebbe aiutato gli altri con le grandi pulizie alla casa e si sarebbe concentrata soltanto sull'unico contributo che poteva dare all'Ordine.

Quando, però, parecchie ore dopo, lei e Ginny si erano ritrovate con capelli dritti e vestiti sporchi di fronte ad una Sala da Bagno completamente rigovernata, tutto quello a cui riusciva a pensare era il suo letto.

“Chi poteva immaginare che ci fosse un vecchio Avvincino nel sifone del bagno?” commentò Ginny con un filo di voce. “Guarda ora che splendida vasca ripulita, però. Viene voglia di entrare.”

La vasca del bagno era enorme e piena di bolle ed acqua calda. Sembrava quasi una piscina. Ginny si tolse le scarpe da ginnastica, tirò su la gonna e si sedette disinvolta sullo spesso bordo, immergendo piedi e polpacci nell'acqua. Hermione la imitò con cautela, sfilando le ballerine ed arrotolando i jeans. Mentre si rilassavano, tranquille, la loro quiete venne interrotta.

“Ci riposiamo, eh?” dissero due voci identiche. Fred e George, con l'aria di chi ha bighellonato tutto il giorno, erano appena entrati dall'altra parte della stanza. Hermione, fedele al suo proposito, non rispose al saluto dei gemelli e voltò gli occhi verso Ginny, la quale rimbeccò prontamente i fratelli: “Beh, sai com'è, noi abbiamo lavorato.”

Brava, Hermione. Lascia parlare Ginny. Fred e le sue sciocchezze non esistono.

“Uh uh, come siamo permalosi” rise Fred. “Comunque, dovremo disturbarvi solo un attimo. Dobbiamo incantare le tubature. Ci piacerebbe tanto che un bel rivolo di acqua di cesso piombasse in testa a Piton, alla riunione di stasera.” Fred guardava Hermione, palesemente intenzionato a lanciare una provocazione, che la ragazza non raccolse affatto, continuando ad ignorarlo.

Continua a ripetertelo. Fred e le sue sciocchezze non esistono.

Hermione continuò a parlare sottovoce con Ginny del più e del meno. Era consapevole della voce di Fred che continuava ad alzarsi e dei rumori che faceva con George mentre armeggiava con le tubature, ma non lo ascoltava, anzi, non lo guardava nemmeno.

Fred e le sue sciocchezze non esistono. Fred e le sue sciocchezze non…. SPLASH!!!!!

Hermione, sulle prime, non seppe spiegare che cosa fosse stato quel tonfo tremendo, né perché, tutt'a un tratto, lei e Ginny si fossero ritrovate zuppe da capo a piedi. Poi si rese conto che qualcosa di piuttosto grosso e pesante si era buttato di traverso nella vasca, innaffiandole del tutto. Quando quel qualcosa riemerse sghignazzando, però, si rivelò essere Fred, del tutto vestito e con tanto di scarpe. Per niente colpito dagli sguardi scioccati delle due ragazze, si rivolse ad Hermione con un sorriso ammiccante e gli disse: “Ciao, Hermione.”

“Fred, io… cioè… ti ho visto, sai?” boccheggiò la ragazza, ancora attonita.

“Sì, vero. Ma non mi hai ancora salutato”.

Quel giorno, Hermione non iniziò la sua nuova vita.

Già, perché Fred Weasley, semplicemente, non si lasciava ignorare.


 

Aprile 1996


 

La serata era cupa, piovosa e tutt'altro che primaverile. Era perfettamente intonata con l'umore degli abitanti della Torre di Grifondoro. Le ultime braci del caminetto si stavano spegnendo, e solo tre ragazzi erano rimasti sui divanetti di fronte.

“Non so proprio come consolarvi, ragazzi” disse Lee Jordan con un tono tetro che non gli si addiceva per niente. “Avrei tanta voglia di far esplodere l'Ufficio di quella maledetta megera.”

“Anche io, Lee, stanne certo.” replicò George fissando con astio le fiamme morenti. “Che pessimo regalo di compleanno, essere squalificati dal Quidditch. E tutto per quello stronzetto dai capelli unti.”

“L'avessi almeno picchiato per davvero!” constatò Fred amaramente, sollevandosi dallo schienale. “A quest'ora, almeno, mi sentirei un po' meglio.”

Per un po' nessuno parlò. Al piano di sotto si udiva la voce leziosa della Umbridge, che impartiva ordini alla sua amata Squadra d'Inquisizione.

“Beh, io me ne vado a letto. Spero di scoprire che questa giornata è stata solo un incubo. 'Notte, ragazzi.” concluse Lee, avviandosi per le scale.

Dopo che i gemelli ebbero salutato l'amico, rimasero ancora un po' in Sala Comune. “Sai una cosa, Freddie?” disse infine George. “Io non credo di avere altri motivi per rimanere qui. Sono stufo di queste quattro mura. Abbiamo il locale, i soldi, tanta voglia di cavarcela da soli… e so che nemmeno a te importa niente dei M.A.G.O., anche perché dubito che saremmo promossi.”

“Hai ragione” disse deciso Fred. “Hai ragione” ripeté più lentamente. A parte un dettaglio, non c'era niente che gli facesse desiderare di terminare l'anno ad Hogwarts. Avrebbe soltanto dovuto sistemare una questione, e poi avrebbe potuto volare verso la tanto desiderata libertà.

 

Hermione si stava avviando verso il corridoio dov'era collocato l'Ufficio della Umbridge. A quell'ora, con ogni probabilità, Harry stava già parlando con Sirius. Personalmente riteneva che l'idea dell'amico di voler parlare a tutti i costi con il padrino di un vecchio ricordo dei suoi genitori fosse un po' azzardata, specie in un momento così delicato per la scuola. Non aveva avuto cuore, però, di consigliare ad Harry il contrario. Era comprensibile che egli cercasse con avidità ricordi dei genitori che non aveva mai conosciuto, e Sirius era l'unico legame che restava tra lui e la sua famiglia. Mentre faceva la sua ronda come Prefetto, però, non aveva potuto fare a meno di dirigere i suoi passi verso quel corridoio. Era stata in pensiero tutto l'anno per l'amico, che era stato progressivamente isolato dai pettegolezzi e dalle malelingue del Ministero, e riteneva doveroso fargli da spalla.

Nel momento in cui arrivò nel grande vestibolo che portava al corridoio con gli uffici dei professori, dovette fermarsi, del tutto meravigliata. Quello non era più un pezzo di scuola. Che diavolo era successo? C'erano lunghe liane che pendevano dai lucernari; dei grossi insetti tropicali svolazzavano indisturbati; il passo le era stato sbarrato quelli che sembravano proprio giunchi; tutto il vestibolo, umido e maleodorante, era diventato una vera e propria palude. Non era possibile. Per un folle momento, Hermione pensò alla McGranitt. Era noto l'astio della Professoressa per la Umbridge, astio che si era mescolato al rancore dopo la squalifica di Harry, Fred e George dal Quidditch. Scacciò subito quel pensiero. Via, che sciocchezza! Ma allora chi…?

“Sst, vieni con me!” Fred parve passarle davanti in un lampo. Nel momento in cui lo vide, Hermione capì tutto. Comprese il motivo delle tante chiacchierate tra i gemelli, Harry e Ron riguardo alla permanenza ad Hogwarts, e le fu improvvisamente chiaro perché, questa volta, avessero ideato uno scherzo tanto grosso. Sentendosi tutto a un tratto le gambe molli, seguì il ragazzo dietro ad uno straordinario Salice piangente. Per quanto arrabbiata ed addolorata, non poteva fare a meno di notare quanto i gemelli, del tutto privi di disciplina scolastica, fossero in grado di creare invenzioni sensazionali.
Quando Fred si fu fermato davanti a lei, Hermione rimase lì, indecisa se sedersi o no su un tronco. “Accomodati” le disse il ragazzo “è tutto perfettamente utilizzabile, sai.” Hermione si sedette, tirò un grosso sospiro e, alla fine, si decise a parlare. “Anche questo è opera vostra?”

“Beccati, sì” disse Fred accennando con la testa a George, che, dall'altra parte, stava finendo di stregare l'ultimo angolo del vestibolo.

“Che cos'è? Un'occasione che avete preso al volo per essere definitivamente additati come fuorilegge? Avete intenzione di farvi cacciare dalla scuola?” Si meravigliò di quanto la sua voce suonasse stridula. Era come se fosse un'altra persona a parlare.

“Beh, a dire il vero” ribatté Fred “sì, è esattamente questo. Diamo ad Harry un diversivo per poter fare quello che gli pare nell'Ufficio della Umbridge, e intanto… sì, insomma, se questa diventasse una scusa per farci cacciare, non piangeremmo.”

Non piangereste?” rispose Hermione, ormai sull'orlo di una crisi nervosa. “Ed ai M.A.G.O., non ci pensate? Ed al vostro futuro? E a vostra madre che ha già tante preoccupazioni? E...”

“A te?” concluse Fred per lei, sapendo che la ragazza non ne avrebbe avuto il coraggio. “Certo che ci pensiamo. O meglio: non posso garantire per George, eh. Però io sì, ci penso.”

“Tu ci pensi?” fu tutto quello che Hermione riuscì a dire. Si sentiva il cuore all'altezza della gola, di sicuro era più scarlatta del suo cravattino, le mani le sudavano tanto che non riusciva più a tenere in mano la bacchetta ed aveva una sgradevole sensazione di nausea alla bocca dello stomaco, ma niente avrebbe potuto farla desistere dall'ascoltare quello che Fred aveva da dirle.

“Sì, Hermione. Perché ripeti quello che dico in maniera tanto scandalizzata?

Ci penso. Penso a quando sono tornato dalla punizione della Umbridge e tu non hai fatto altro che fissare la mia mano tutta la sera; penso a quando avresti potuto sequestrarmi i Pasticcetti Svenevoli ed invece, alla fine, me li hai rimessi in mano; penso a quella volta che abbiamo fatto esplodere i fuochi d'artificio ed a come ridevi quando pensavi che non ti guardassi; e penso a quei giorni a metà dell'anno in cui sei stata inspiegabilmente felice, proprio quando ho smesso di frequentare Angelina. Non sei l'unica ad osservare, sai.”

Prima che Hermione potesse rispondere, Fred si chinò su di lei e la baciò. Hermione, una volta tanto, seguì il suo primo impulso, abbracciò Fred e rispose con entusiasmo. Sentendo però i commenti stupefatti dei primi alunni che si erano avvicinati al corridoio diventato palude, si separò in fretta da lui. Non se la sentiva ancora di mettere in piazza quel… qualunque cosa fosse.
“Hermione, mi spiace, ma se non vuoi essere considerata colpevole dalla Umbridge è meglio che tu ti levi da qui. Ricordati solo che questo non è un bacio d'addio.”

Mentre Hermione si allontanava, vide che Fred sorrideva. Solo lui poteva farlo prima di essere espulso.

 

Poche ore dopo, mentre lei, Harry e Ron, insieme alla quasi totalità dei loro compagni, applaudivano Fred e George, che volavano in lontananza verso il sole, Hermione si convinse che, per quanto questa giornata fosse stata tutto tranne che ordinaria, era stata indimenticabile. Per la prima volta, aveva davvero fiducia in lui: lo avrebbe rivisto presto.


NOTA AUTORE: Cari lettori, ecco a voi il quinto capitolo, ambientato nel corso del quinto libro della Saga. Tengo molto a questo capitolo e mi sono anche divertita parecchio nello scriverlo, quindi mi piacerebbe davvero sapere che cosa ne pensate. Ringrazio comunque tutti coloro che leggono (oltre 270 visualizzazioni per il primo capitolo, grazie!) e quanti mi hanno già lasciato una o più recensioni. Spero tanto che questa storia vi stia piacendo. A presto :-)

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Capitolo 6
*** Storia del Filtro d'amore e del Compleanno sfortunato ***


Agosto 1996

 

L'ennesima nebbia di quell'estate strana aveva circondato case e persone. Nella luce del crepuscolo, era come se delle gigantesche nuvole color fuoco si fossero adagiate per terra. La cucina della Tana era in penombra e Molly stava rigovernando le stoviglie, aspettando l'arrivo del marito che, come al solito, si era trattenuto al lavoro.
Hermione poteva percepire lo stato d'ansia della donna dal modo in cui muoveva cautamente la bacchetta, mentre i piatti si insaponavano. Si era già interrotta più di una volta, fissando con apprensione l'orologio stregato sulla parete di fianco. Purtroppo quel manufatto era ormai inutile: erano mesi che tutte e nove le lancette appartenenti ai componenti della famiglia erano puntate su “pericolo mortale”. E pensare che, la prima volta che aveva visto quella scritta, due anni prima, aveva quasi pensato che fosse un po' ridicola, una cosa da madre di famiglia paranoica. In quel breve lasso di tempo, erano cambiate più cose di quante fosse ragionevole immaginare. Quel mese si respirava un'atmosfera di quiete prima della tempesta che, se possibile, l'aveva fatta star male ancora di più della tensione che aveva provato nell'Ufficio Misteri del Ministero, pochi mesi prima.

Dopo lo scontro che aveva portato alla morte di Sirius e le prime avvisaglie dell'inizio di una nuova guerra, Hermione aveva avvertito un forte desiderio di scappare, di tornare dai suoi genitori, di prendersi una pausa da una realtà che non poteva più ignorare. L'abbraccio della sua famiglia le era parso caldo e confortante, ed i primi giorni, a dispetto di quello che stava succedendo, si era sentita nuovamente al sicuro. Ben presto, però, si era resa conto che anche nel suo vecchio mondo erano presenti le avvisaglie della guerra. Un ponte era stato misteriosamente abbattuto, nel giro di una notte alcuni paesi si erano ritrovati con degli edifici spazzati via da quello che era stato dichiarato un tornado ed una gelida nebbia imperversava in pieno luglio. Si trattava dell'opera dei Mangiamorte, Hermione non aveva alcun dubbio. Il Primo Ministro babbano era più nervoso che mai in ogni sua apparizione pubblica: anch'egli, sicuramente, si era reso conto della presenza di qualcosa di sinistro dietro a tutti quegli inspiegabili eventi. Dopo che era stata divulgata la notizia dell'assassinio di quella che, ufficialmente, era una segretaria residente a Londra, ma Hermione sapeva essere in realtà un membro dell'Ordine, la ragazza non aveva avuto più dubbi: il posto dove era necessario che lei stesse era il mondo magico.

“Che giornata, Molly! ...Oh, ciao, Hermione” disse il signor Weasley entrando. “Ora che ci sei anche tu e siamo al completo” proseguì, togliendosi il cappello e mettendosi a tavola “magari possiamo fare una spedizione a Diagon Alley, comprare il vostro occorrente per la scuola e salutare Fred e George.”

Alla menzione di quei due nomi, Hermione, che si era appena rilassata dopo l'arrivo a casa del signor Weasley, si irrigidì nuovamente. Non aveva più visto Fred da quella sera dorata in cui lui e George erano volati fuori dalla finestra del Castello, a cavallo delle loro scope. A detta di Ron, il negozio che avevano appena aperto stava riscuotendo un grandissimo successo, ed entrambi erano più che soddisfatti.
Lei, dal canto suo, aveva provato più volte a scrivere a Fred, ma non aveva avuto il coraggio di dirgli come stavano veramente le cose. Dopo che lui l'aveva baciata si era sentita felicissima, ma gli eventi dei mesi successivi avevano finito con il mettere nuovamente in secondo piano i suoi sentimenti per lui. Inoltre, da un po' di tempo a questa parte, aveva la sensazione di essere più legata ad un'altra persona.

Ron era sempre stato uno dei suoi due più cari amici, ma nell'ultimo periodo Hermione si era scoperta, più di una volta, un po' troppo gelosa di lui. Aveva iniziato ad osservare il rapporto che aveva sempre avuto con lui, ed un dubbio si era fatto strada in lei, diventando di giorno in giorno più insistente. Come spiegare però a Fred che gli stava preferendo suo fratello? Non ce l'aveva fatta a scrivergli, a spiegargli tutto. Fred, forse stupito dal suo silenzio, le aveva inviato alcuni biglietti via gufo, con un contenuto che variava da “Come stai, Hermione? Perché non mi hai ancora inviato una delle tue lettere-romanzo?” a “Tutto bene? Ho fatto qualcosa che non va?” ma lei, presa dal panico, li aveva ignorati. Ora, però, che tutto il gruppo aveva intenzione di andare a Diagon Alley, di sicuro l'avrebbe rivisto.

 

“Non posso credere di essere venuto sei anni fa con Hagrid in un luogo che sembrava il Paese delle Meraviglie e di trovarmi davanti ora questo luogo grigio e trascurato” sussurrò Harry ad Hermione mentre si avviavano lungo uno dei vicoli principali. “Hai ragione” concordò l'amica.

“In effetti” si intromise Ron, che li aveva ascoltati “come possono Fred e George convivere con questo grigiore? Non è proprio da loro!”

Appena arrivarono in vista del numero 93, la domanda di Ron trovò facilmente risposta. In contrasto con il resto della via, il negozio, vivacemente pitturato in arancione e viola, con la marionetta di un Fred-George formato gigante e le sue vetrine multicolor, era quasi fastidioso per gli occhi.

L'esterno non era però nulla a confronto dell'interno, che era vivace, chiassoso e, soprattutto, brulicante di studenti di Hogwarts. Hermione vide subito Fred, anche se, per un attimo, pensò che la vista la stesse ingannando. Il ragazzo era più che chic. Si era tagliato i capelli ed indossava un completo elegante color magenta con tanto di camicia e cravatta. Una persona che non lo avesse conosciuto avrebbe stentato nel credere che quel distinto uomo d'affari ed il burlone della scuola sempre infagottato in un vecchio maglione fossero la stessa persona.

Hermione si riscosse dai suoi pensieri. George, vestito altrettanto elegantemente, stava venendo loro incontro. “Ehi, chi si rivede! Dai, venite, vi faccio fare un giro esplorativo!”

Hermione approfittò della calca per svignarsela da quella che sembrava una porta laterale. Aveva subito già troppa confusione per i suoi gusti.


 

...Non si trattava di un'uscita. La piccola porta che Hermione aveva aperto era quella di una sorta di sgabuzzino. All'improvviso le tornò in mente un episodio di tre anni prima, quando Fred le aveva mostrato, per la prima volta, quelli che sarebbero poi diventati i Tiri Vispi Weasley. Riconobbe, ancora una volta, parecchie boccette di un liquido color rosa-lilla. Possibile che in tutti quegli anni di scuola non l'avesse mai studiato? Che diavolo poteva essere?

“Filtro d'amore.” fece una voce alle sue spalle, laconica.

Hermione fece un grosso sospiro. Il momento era arrivato. Si voltò e vide Fred, appoggiato alla porta, che la fissava.

“A che cosa ti serve, Hermione? Devi darlo a qualcuno?”

“Io?... Per l'amor del Cielo, no!” rispose Hermione, stizzita. “Lo stavo solo guardando! Non l'ho mai visto!”

“Oh, bene” disse Fred, sempre troppo calmo per i suoi standard. “Guardalo pure. Studiatelo, se ti va. In fondo, non si sa mai. Potrei perfino dartene un po' io, chi lo sa.”

“Che cosa?” ribatté Hermione. “E perché mai dovresti?”

“Ah, non lo so. Dimmelo tu. Dovrei?” rispose il ragazzo con una punta di amarezza. “Che cosa devo fare, Hermione? Non mi hai mai risposto. Non ti sei più fatta sentire. Ti ho vista entrare nel negozio e tu sei fuggita. Non ho altre idee, lo sai?”

Era il momento delle spiegazioni. “Io sono stata davvero felice quando mi hai baciato, credimi” esordì la ragazza, incerta. “Poco dopo, però... ho cominciato a pensare che si tratti di uno sbaglio. Non considero te uno sbaglio, davvero! Io ti voglio molto bene. Forse, però, la mia vera felicità è con un'altra persona... oh, ti prego, non odiarmi!” concluse Hermione scuotendo la testa.

“Lo immaginavo. È Ron, non è così?” Tutte le speranze che la ragazza aveva riguardo al fatto che il nome dell'amico non saltasse fuori crollarono miseramente. Hermione notò come, per la prima volta, Fred non lo avesse chiamato Ronnino. Non stava affatto scherzando.

“Sì, è lui.” ammise infine semplicemente. “Vedi, lui ha vissuto così tante avventure con me, è la mia spalla, ha un carattere che si accorda molto meglio con il mio...”

“E per questo motivo, se proverete a stare insieme, dopo un po' vi renderete conto che siete fratello e sorella. Hermione, so bene che tu tendi a rendere tutto razionale, ma queste cose non funzionano così. Non si può decidere a tavolino il proprio compagno. Tengo molto ad entrambi e...so che sbagliereste.” la interruppe Fred.

Sbaglieremmo?” ribatté la ragazza, che si era improvvisamente irritata nel sentire quelle parole. “Tu pensi di essere un maestro? Moltissime volte ti sei comportato da cascamorto con me, ed intanto sei rimasto con Angelina fino a metà dell'anno scorso!”

Per la prima volta, Fred accennò un sorriso. “No, non sono un maestro. Tra noi due, l'insegnante perfetta sei tu, e lo sappiamo bene. Ma ora sono libero ed ho bene in mente quello che voglio. Tu che ne pensi?”

“Mi dispiace, Fred” Hermione scosse la testa, imperterrita. “La storia della prima della classe insieme al buffone funziona solo nei sogni.”

“Beh, anche noi stiamo crescendo, sai?” disse Fred. “E poi...”

“Fred, ecco dov'eri finito! E, Hermione, che fai con quella cosa in mano?” Ron, con la sua consueta delicatezza, aveva scelto il modo migliore per far sapere a tutto il negozio che aveva appena trovato il fratello e l'amica.

“Che ci fate qui?” aggiunse poi allegramente, del tutto ignaro della sua opera di interruzione.

“Oh, niente!” rispose in fretta Hermione, grata di quell'interruzione.

“Harry ha visto delle nostre vecchie conoscenze passare in fretta e furia. Ti va un giretto per Diagon Alley?” chiese Ron con un sorrisetto.

“Certo, ti seguo subito” disse Hermione, uscendo dallo sgabuzzino e poi dal negozio, evitando lo sguardo di Fred.

“Freddie, io ricorrerei davvero al Filtro d'Amore” fu l'ironico commento di George, che stava battendo uno scontrino lì accanto.


 

1 marzo 1997


 

Hermione si svegliò sentendo le compagne di sotto in Sala Comune che chiacchieravano. Di solito era la più mattiniera e la più puntuale, ma quell'anno la solita stanchezza primaverile si era fatta sentire maggiormente, ed un po' di tristezza contribuiva a non farla sempre alzare dal letto con il solito sprint, specie se era sabato, come quel giorno. Sarebbe stato proprio il caso, però, di guardare la sveglia. Allungò pigramente un braccio e la prese in mano.
 

“Cooosa?!? Le 10?!?” Non poteva crederci. Ormai mezza preziosa mattinata di studio era andata persa. Come avrebbe fatto a recuperare? Poi lanciò un'occhiata al calendario e si ricordò all'improvviso quale giorno fosse. Era il compleanno di Ron.

 

Ovviamente gli aveva comprato un regalo. Non sapeva, però, come e quando gliel'avrebbe dato. Sperava tanto che, in occasione della data, avrebbero potuto finalmente chiarirsi e fare pace. Da quando Ron aveva miseramente tradito le sue speranze mettendosi insieme a Lavanda Brown, una sua chiacchierina compagna di dormitorio, tra i due vi era stata una rottura totale.
All'inizio, Hermione aveva provato una gelosia furibonda, aveva aggredito Ron con degli incantesimi e gli aveva ordinato di stare lontana da lei. Vista la situazione, aveva evitato di raggiungere la Tana per Natale, come aveva pensato all'inizio, ed era tornata dai suoi genitori. Aveva trascorso i primi giorni delle vacanze ad inveire contro Ron e Lavanda davanti alla sua confusa madre, che si era limitata ad annuire con un sorriso comprensivo. Poi c'era stato il momento in cui aveva capito di essersi finalmente sfogata.
Era stato allora che, con la sua vecchia razionalità che temeva di aver perduto, aveva iniziato a riconsiderare l'intera vicenda. Era difficile ammettere con se stessa la verità: non era più arrabbiata, e forse aveva travisato i motivi stessi di quell'irritazione. Non era mai stata gelosa di Harry e Ginny perché si trattava della sua più cara amica. Quando però Ron si era legato ad una ragazza del tutto al di fuori del loro giro, si era sentita crollare il terreno sotto i piedi. Aveva avuto un'assurda paura che il loro Trio si sarebbe sciolto, che avrebbe perduto Harry e Ron, le sue rocce, i suoi “contatti” con il mondo magico. Come avrebbe potuto cavarsela lei, da sola, senza di loro, con una guerra alle porte? Tutto quello che realmente desiderava era avere i suoi più cari amici con sé, come quei due fratelli che non aveva mai avuto. Appena tornata a scuola, avrebbe fatto il possibile per ricucire i rapporti con lui.

Quello che non poteva prevedere, però, era che, proprio quella notte, aveva nuovamente sognato la giornata trascorsa al negozio Tiri Vispi Weasley, e Fred che le ripeteva: “vi renderete conto che siete fratello e sorella”. Si era svegliata con un groppo alla gola e la consapevolezza che il ragazzo aveva avuto assolutamente ragione. Da quel giorno aveva ricominciato a pensare a Fred ossessivamente, a chiedersi che cosa stava facendo, a ripercorrere nella mente i momenti vissuti insieme. Non sapeva dare un nome a questa fissazione, e non era nemmeno in grado di porvi rimedio.

Quel giorno, però, avrebbe sistemato definitivamente la situazione con il suo amico Ron. Prese il grosso involto arancione che conteneva il suo regalo e, dopo essersi vestita, scese in Sala Comune.

Non fu sorpresa di trovare sui divanetti proprio Lavanda, con uno sgargiante vestitino di pizzo lilla, che parlava con l'amica Calì. Tuttavia, le due avevano un tono concitato, quasi preoccupato.

“Insomma, qualcuno ha avvelenato il mio povero Ronron! Io sono scesa in Infermeria, c'era tutta la sua famiglia, ma lui dormiva, e...”

Hermione si voltò di scatto. “Cosa? Come? Ron avvelenato?” urlò quasi, interrompendo le due ragazze.

Lavanda sembrò soppesare un attimo la sua reazione, poi rispose distaccata: “Non pensavo che ti interessasse, visto che non vi parlate da mesi. Ma, comunque, qualcuno ha portato un liquore avvelenato all'interno della scuola. Lumacorno l'ha offerto a Ronron per il suo compleanno, e lui... beh, ora sta bene. Dorme. È in infermeria.”

Hermione si precipitò giù rischiando di rotolare per la scala a chiocciola.

 

Intorno al letto in cui Ron, pallido, stava finalmente riuscendo a riposare, c'era una vera e propria corte. La signora Weasley stava seduta sulla sinistra tenendo in mano un fazzoletto; Harry, appoggiato alla testiera del letto, osservava l'amico con aria pensierosa; Fred e George, a lato, si voltarono subito non appena Hermione entrò nella stanza.
Non appena la ragazza rivide Fred, si sentì come se un fulmine l'avesse colpita in pieno petto. In un momento le fu chiaro il perché della sua recente fissazione per lui, il motivo per cui aveva capito che Ron sarebbe stato sempre e solo un amico, la causa di quel batticuore che era furiosamente ricominciato. Era innamorata di lui, lo era sempre stata, ed ora, dopo il suo lungo periodo di dubbi, sarebbe stato sicuramente troppo tardi.

“Hermione, cara, che ti succede?” le disse la signora Weasley, alzandosi di scatto ed andandola a raggiungere. “Anche per me è stato uno shock terribile vedere così Ron, oh, ma Harry è stato così bravo, gli ha dato un bezoar, ha annullato gli effetti dell'avvelenamento...”

“Lasciala respirare, mamma” commentò Fred. “Credo che abbia bisogno di elaborare un attimo il trauma. Stavo per andare a prendermi una tazza di té. Mi accompagni, Hermione, per favore?”

Sarebbe stato così facile rifiutare di nuovo un confronto con lui e preferirgli Ron, Harry, persino Molly. Tuttavia, Hermione non aveva più la forza di opporsi, e moriva dalla voglia di parlargli di nuovo da sola.

“Certo” gli rispose, e lo seguì fuori dall'Infermeria.

 

Si ritrovarono in un ampio corridoio illuminato da grandi finestroni. Al di fuori, la neve si stava sciogliendo e sgocciolava dagli alberi. Fred si voltò in direzione della capanna di Hagrid ed osservò il panorama.

“Povero Ronnino, la sua vita da maggiorenne comincia davvero malissimo.”

“Vero” concordò Hermione. “Spero tanto di parlargli, quando starà meglio.”

“Siete ancora in rotta?” si sorprese Fred, voltandosi a guardarla. “Pensavo che dopo Natale avreste risolto! Non ti sei fatta vedere né sentire… nemmeno nel giorno di festa...”

C'era quasi un tono di rimprovero nella sua voce, ma Hermione cercò di allentare la tensione. “Come va al negozio?” chiese con tono casuale.

“Benone!” rispose il ragazzo, illuminandosi. “Gli affari continuano ad aumentare, e stiamo pensando di aprire una filiale qui vicino, ad Hogsmeade...”

“Quindi verrete qui in zona più spesso?” chiese Hermione, incapace di trattenersi.

“Sì, senz'altro. Probabilmente all'inizio George resterà più fisso al negozio a Diagon Alley ed io farò un po' la spola. Poi magari faremo cambio, non so. Certo, mi spiacerà non iniziare tutte le mattinate con la colazione preparata da Darcy, però...”

Hermione si voltò di scatto e lo guardò come se gli fossero spuntate le antenne. Chi diavolo era Darcy?

“Ah, sì?” rispose, con un tono stranamente cordiale che non le apparteneva. “E chi è Darcy?”

“La proprietaria della caffetteria al numero 62 di Diagon Alley” rispose Fred con un largo sorriso. “Sono un suo cliente affezionato, sai. Molto affezionato. Fa delle brioche di zucca fantastiche.”

Hermione avrebbe potuto scommettere che non erano le brioche il motivo per cui Fred era tanto affezionato a questa Darcy. Ma che altro si sarebbe potuta aspettare? Lei gli aveva dichiarato di aver scelto Ron, e lui era andato avanti, com'era giusto.

“E la frequenti spesso?” gli chiese, in un eroico tentativo di fare conversazione.

“Sì, direi di sì. Proprio ieri, alla caffetteria, abbiamo festeggiato il suo compleanno. Sai, settant'anni non si festeggiano propriamente tutti i giorni! Mi ha anche presentato suo nipote, pensa che carina.”

Hermione sentì le viscere che facevano un balzo e poi sprofondavano lentamente. Avevano parlato per tutto il tempo di una vecchietta? Maledetto Fred Weasley. L'aveva presa in giro di nuovo.

“Comunque Darcy è l'unica donna della mia vita, a parte mamma e Ginny, nel caso ti interessi” ribatté lui, con sfacciataggine unica.

Hermione guardò corrucciata fuori dalla finestra. “E che cosa ti fa pensare che ti interessi?”

“Il modo in cui sei diventata verde quando io ho fatto un nome femminile” disse lui, come se stesse spiegando un'ovvietà.

“Smettila di fare l'idiota, Fred.”

“Io la smetto se tu finisci di fingere che non ti importi. Anche oggi, tuo malgrado, hai finito per seguire me e preferirmi agli altri. Che cos'altro ti ci vuole per ammettere la verità?” disse il ragazzo, prendendola per mano e costringendola a guardarlo.
 

Hermione non avrebbe saputo dire con esattezza che cosa successe subito dopo. Non si rese nemmeno conto di aver mollato la mano di Fred e di avergli buttato le braccia al collo. Riuscì a comprendere soltanto che, pochi secondi dopo, si stavano di nuovo baciando con trasporto. Questa volta sarebbero potuti passare loro davanti Silente, la McGranitt e mezza Corte plenaria del Ministero, ma Hermione non si sarebbe mai separata da lui. Lui era l'unico tanto furbo da mettere in crisi la sua intelligenza, tanto allegro da sconvolgere la sua perenne serietà, tanto attento da comprendere la sua sensibilità, tanto semplice da amare le sue complessità, tanto stravagante da accettare tutte le sue diversità. Si amavano, e da quel giorno in avanti le sarebbe stato sempre chiaro.
 

“Andiamo, va'” le disse Fred molti minuti dopo. “Non vorrai perderti le lamentele del tuo cognatino Ronron.”


NOTA AUTORE: Cari lettori, ecco a voi il sesto capitolo di questa fanfiction, ambientato nel corso del sesto libro della Saga. Hermione, in seguito ad un lungo percorso, ha finalmente affrontato i suoi dubbi ed ha capito la differenza tra il sentimento che la lega a Ron ed Harry e quello che la lega a Fred. Pareri su questa coppia? Che cosa vi aspettate dai prossimi capitoli?
Ringrazio di cuore tutti i lettori, quanti hanno aggiunto la storia alle preferite/seguite/ricordate e tutti coloro che hanno recensito.
Vi ricordo che, se vi piace come scrivo, potete dare un'occhiata anche a "Il cielo ha una porta sola", la mia long con George protagonista, alla raccolta "I sette peccati capitali" ed alla one-shot "Soldier side". Sono tutte storie a tema Harry Potter. Volendo, poi, ci sono anche le mie storie originali!
Grazie ancora ed a presto :-)

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Capitolo 7
*** Storia dell'addio alla Tana e dell'ultima grande festa ***


25 luglio 1997

 

In tutti gli anni che aveva trascorso, con tutte le avventure che gli era capitato di vivere, non aveva mai avuto tanta paura. Non c'era niente che l'avesse paralizzato dal terrore maggiormente che vedere il suo gemello George, che, più di un fratello, considerava una parte di sé, sdraiato sul divano e con il volto per metà coperto di sangue. La ferita all'orecchio, ad un primo sguardo, era talmente orrenda che Fred si era chiesto se, per caso, la Maledizione non gli fosse arrivata al cervello. Fortunatamente, i suoi peggiori timori non avevano avuto riscontro. Molly aveva ripulito le ferite di George, e, per quanto il foro che faceva bella mostra di sé dove prima c'era l'orecchio destro fosse impressionante, e per quanto la fasciatura sulla testa facesse sembrare preoccupante il suo infortunio, non c'erano state altre conseguenze. Ora il suo gemello, dopo aver bevuto una Pozione Rilassante, dormiva beatamente in uno dei due letti di quella che, un tempo, era stata la loro vecchia camera.

Da quando avevano lasciato la scuola, loro due vivevano soli, nell'appartamento sopra il negozio, ma per quella settimana avevano dovuto chiudere, per via della concomitanza di due impegni: l'operazione dell'Ordine della Fenice che si era conclusa quella notte ed il matrimonio del loro fratello più grande, Bill, che sarebbe stato celebrato di lì a pochi giorni. Era così che tutta la famiglia Weasley (tranne Percy) si era nuovamente riunita sotto lo stesso tetto, proprio come ai vecchi tempi. Fred provò ad immaginare come sarebbe stato un simile momento in tempo di pace.

Di sicuro nemmeno un plotone di Mangiamorte avrebbe fatto desistere sua madre Molly dall'organizzare un matrimonio in piena regola, anche con una guerra in corso. Tuttavia, ogni più piccolo preparativo, dalla scelta degli abiti alle prove del catering fino alla scelta della band, era stato fatto in fretta, con la paura di essere scoperti in ogni momento e quasi una sorta di vergogna. Se ci fosse stata la pace, lui e George si sarebbero dati da fare molto di più per mettere i bastoni tra le ruote ad una instancabile Molly ed a una nevrastenica Fleur. Le presenti circostanze, invece, li avevano spinti ad unirsi in una sorta di abbraccio metaforico, come se tutti quanti fossero consapevoli che ben presto, tra di loro, ci sarebbero state delle separazioni.


Quanto a lui, non aveva dubbi su quale addio- arrivederci, doveva pensare arrivederci - avrebbe dovuto affrontare. Hermione gli aveva spiegato tutto, subito dopo il funerale di Silente. In quel giorno, uno dei più tristi della vita di entrambi, nel corso del quale avevano dovuto dire addio all'amatissimo Preside, che da molti degli studenti era considerato un punto di riferimento, lei gli aveva rivelato che Harry era stato investito da Silente di alcuni compiti importantissimi, che avrebbe potuto svolgere soltanto nella più assoluta clandestinità, per non farsi trovare da Voldemort. Aveva anche aggiunto – e lì il cuore di Fred si era fermato per un attimo – che lei e Ron, da sempre fidate spalle di Harry, non avrebbero mai voluto né potuto partire soli. Anche nel dolore, nella rabbia e nella confusione che avevano fatto seguito a questa confessione, Fred aveva compreso la scelta di Hermione. Loro erano, di fatto, tre fratelli, e come tali avrebbero continuato a comportarsi, fino alla fine di quella maledetta guerra, e, se fosse stato loro consentito, anche oltre.
 

Non riuscendo a dormire, il ragazzo si mise a ripensare ai molti momenti della sua relazione con Hermione, che, per quanto breve, era diventata subito molto intensa. Rigirandosi tra le mani quello che sembrava un comune galeone, fantasticò a lungo sui momenti passati con lei durante l'estate alla Tana. Il resto della famiglia Weasley aveva intuito il loro legame e, senza particolari domande, lo aveva accettato. Solo Molly, che aveva avvertito la tensione tra Hermione e Ron durante l'anno precedente, era rimasta inizialmente un po' interdetta, ma ben presto aveva cambiato idea e, in contrasto con il suo atteggiamento solitamente un po' invadente, aveva lasciato ai due la loro privacy.
Fred conosceva il perché di quell'atteggiamento: sua madre sperava che lui sarebbe stato la chiave tramite la quale Hermione (e quindi anche Harry e Ron) avrebbe deciso di non lasciare la Tana. Molte volte anche lui si era illuso in tal senso, ma conosceva troppo bene Hermione per sperare che avrebbe cambiato idea.
 

D'un tratto, il galeone che teneva tra le mani, stregato dall'Incanto Proteus, si illuminò. La scritta sul bordo riportava: “Se non dormi, scendi un attimo in cucina, per favore.” Fred sorrise.

 

Hermione era seduta a piedi incrociati su una sedia, in pigiama, reggendo tra le mani quella che sembrava una tisana calda, non proprio adeguata alla stagione.

“Anche tu sei ancora scosso per stasera, vero?” furono le sue prime parole.

“Già. Mi dispiace molto per Malocchio...e mi sono spaventato da morire per George. Ho davvero creduto che le sue ferite fossero molto peggiori.”

“Non ho mai avuto un fratello” rispose Hermione scuotendo la testa “ma il pensiero che possa succedere qualcosa ad Harry o a Ron… anche se temo sia inevitabile” continuò, guardando il pavimento.

“Ehi, Hermione! Guardami.” ribatté Fred con sollecitudine. “Non vi succederà niente. Siete forti, siete i più bravi. Harry è eccezionale, due anni fa mi ha insegnato tutti i principali incantesimi di Difesa, ti ricordi? Ron non è sempre il più brillante del gruppo, ma è un amico leale, ed ha coraggio. E tu… beh, hai salvato la pelle ad entrambi in più di un'occasione. E poi, stai con me. Quindi sei la migliore, no?” concluse ridendo.

“Come puoi essere sempre così...leggero? La vostra famiglia è in costante pericolo!” “Già. Però è anche vero che essere sempre preoccupata ed agitata non ti salverà da quello di brutto che sta per succedere. Sai come sono fatto, no? Bisogna ridere anche nei momenti peggiori!”

“Non so come farei senza di te” concluse Hermione gettandogli le braccia al collo.

“Sì, sì, lo so, sono indispensabile.”

“Ma la smetti? Sempre così modesto, eh!” esclamò la ragazza, scoppiando a ridere. Fred l'aveva fatto di nuovo: l'aveva fatta sorridere nel momento meno indicato.

 

31 luglio 1997

 

“Hermione, che cosa stai facendo? Sembra che in camera tua sia appena passato un tornado! Non è da te essere così disordinata” fu il commento di Ron, che si buttò a peso morto sul letto della ragazza, come se si fosse appena cimentato in una fatica improba.
“Io oggi non ho proprio voglia di far nulla che non sia evitare mia madre e la futura sposa...sono una peggio dell'altra!”

“Già, a chi lo dici” fece una voce alle loro spalle.
Dietro a Ron ed Hermione, Harry, il festeggiato del giorno, sorrideva, anche se la ragazza riusciva a vedere i suoi occhi tristi. Hermione sapeva che, fosse dipeso da Harry, lui sarebbe partito l'indomani, al termine del suo compleanno. Era ormai maggiorenne ed avrebbe potuto farlo. Tuttavia, la famiglia Weasley (Molly in particolare) sarebbe rimasta molto male se avesse disertato il matrimonio, ed il ragazzo aveva dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
“Comunque, anche a me piacerebbe molto sapere quello che stai facendo, Hermione. Non hai ancora trovato il vestito per domani?” disse ridacchiando.
 

“Quella borsetta è minuscola” buttò lì Ron, indicando una candida pochette di perline. “Come fate voi ragazze ad usare accessori tanto scomodi?”

“Se sei invidioso e vuoi sfoggiarla tu, accomodati, Ronald” ribatté Hermione divertita. “Dai, ragazzi, lasciatemi un po' di tempo! Un quarto d'ora e sarò fuori in giardino con voi, promesso!”

Harry e Ron, pensando di disturbare qualche delicata faccenda femminile, salutarono l'amica ed uscirono dalla stanza.

Hermione aspettò che i due se ne fossero andati e sospirò. Era la donna del Trio, sapeva che, presto o tardi, avrebbe dovuto occuparsi lei dei bagagli. L'idea le era venuta ripensando ad una cena in famiglia della scorsa estate. La compagna di suo cugino stava per partorire, e, durante quella serata, la madre di Hermione le aveva ripetuto più volte: “Sai, Cynthia, dovresti proprio iniziare a preparare la borsa per l'ospedale! Il momento può capitare all'improvviso! Non si può mai sapere!”
 

Era ripensando a quelle parole che Hermione si era resa conto che no, non si poteva mai sapere. Harry e Ron pensavano semplicemente di partire in un giorno prestabilito come se avessero dovuto prendere l'Espresso per Hogwarts, ma i Mangiamorte avrebbero potuto venirli a cercare in qualsiasi momento, e loro tre, per non mettere in pericolo tutti gli altri, sarebbero dovuti sparire.
 

Prese in mano la pochette di perline, sulla quale aveva effettuato un potente incantesimo. All'interno, miniaturizzati, c'erano libri, viveri, indumenti per tre e la tenda da campeggio che avevano utilizzato per andare a vedere la Coppa del Mondo. Fortunatamente vi era ancora molto spazio. Hermione si mise a rovistare tra i cassetti, alla ricerca di qualsiasi cosa le sarebbe potuta essere utile. Mentre apriva il terzo cassetto, si trovò davanti a qualcosa che non lo apparteneva. Accatastati alla rinfusa, c'erano Pasticche Vomitose, Pasticcetti Svenevoli, Fondenti Febbricitanti ed un'altra grande quantità di Merendine Marinare e di Tiri Vispi Weasley non meglio identificati.
 

La prima reazione della ragazza fu di esasperazione. “Fred lascia sempre in giro la sua roba, persino in camera mia!” si disse sconsolata. Poi, come in preda ad un impulso che non riusciva a controllare, iniziò a disporre tutto, ordinatamente, nella pochette. Pasticche, pasticcetti, fondenti, mou, bacchette finte e filtri d'amore volarono dal cassetto alla borsetta, accompagnati da tanti colpi di bacchetta regolari. Hermione non si rese conto, sulle prime, del tremito della sua mano, né dei suoi occhi lucidi, ma, pochi minuti dopo, esplose in un pianto incontrollato.

Non riusciva più a trattenere dentro di sé tutti i sentimenti che provava. Piangeva per Fred, ovviamente, perché non sapeva se e quando l'avrebbe rivisto. Piangeva perché, per proteggere i suoi genitori, aveva dovuto spedirli in Australia. In quel momento, però, stava versando lacrime soprattutto per se stessa, perché quei piccoli oggetti le ricordavano un universo ormai perduto, un mondo fatato e confortevole in cui l'unica preoccupazione erano compiti e punizioni scolastiche.
In pochi mesi, la vita adulta l'aveva investita con tutta la sua crudeltà, ed ogni mattino si svegliava chiedendosi che cos'altro le avrebbe potuto riservare il destino.

 

1 agosto 1997

 

“George! Non ti distrarre! Non mollare quel tendone!” esclamò Arthur Weasley dall'altra parte del campo. George Weasley, tenendo in alto con la bacchetta un'estremità di quello che sembrava essere un grande tendone bianco da campeggio, avrebbe di gran lunga preferito ritrovarsi ancora a letto, ma obbedì alla richiesta del padre e finì di aiutarlo a montare. Non appena ebbe finito, fece l'occhiolino a Fred, che, all'interno del tendone, stava iniziando a disporre le sedie.

“Ti pare possibile tutto questo lavoro per un semplice matrimonio?!?” disse Fred, interpretando i pensieri di entrambi.

“Ah, non me lo dire” replicò George. “Dipendesse da me, io prenderei per mano la mia futura moglie così com'è, bloccherei un prete per strada e gli direi: amico, dammi la benedizione, che ho un centinaio di amici che mi aspettano per la festa!”

I due risero.

“Ancora a perdere tempo, voi due?” li rimbrottò Molly Weasley, tutta pizzi e volant, già con un fazzolettino in mano.

“Maaaamma” si lamentò Fred. “Sgobbiamo da più di un'ora!” Le parole, però, gli morirono in gola.
In lontananza, infatti, aveva scorto la sua ragazza, che era vestita in modo completamente diverso rispetto alle sue tenute abituali. L'abito pervinca le scendeva, aderente, fino al ginocchio; la giacchetta bianca era abbinata alla borsetta ed alle scarpe con il tacco; i suoi capelli, raccolti di lato in un'acconciatura elegante, avevano perso (probabilmente per poche ore) l'abituale tendenza al crespo.

Hermione camminò sui tacchi fino ad arrivare di fronte ai gemelli e, rivoltasi a Fred, disse: “Sei stato bravissimo! È davvero il luogo ideale per un ricevimento.”

“Oh, grazie” rispose il gemello stringendosi nelle spalle. “Sai… sei davvero splendida vestita e pettinata così.”

“Grazie” rispose Hermione arrossendo violentemente. “Beh...anche tu!”

“Ma se io ho riciclato uno dei vestiti che uso al negozio!”

“Appunto” rise Hermione. “Ultimamente sei sempre così elegante!”

“Herr-mioni” disse una voce stupefatta alle loro spalle “sei proprio tu?”
 

I due ragazzi si voltarono e si trovarono davanti Viktor Krum, Cercatore di Quidditch di fama mondiale e vecchia fiamma di Hermione.

“Viktor!” esclamò la ragazza, sinceramente contenta di rivederlo. “Da quanto non ci sentiamo! Come stai?!?”

“Bene, molto bene. Tu? Come stare tu?” rispose Krum.
Fred, rimasto dietro ad Hermione, notò con un certo, involontario fastidio come il ragazzo stesse tranquillamente radiografando la sua fidanzata.
“Oh, io bene” rispose lei, ed iniziò a raccontarle tutte le novità.

Fred si rimise a sistemare le sedie, pensieroso. Non era proprio il caso di fare la parte del fidanzato geloso, si disse. Non era da lui, e non voleva affatto rendersi ridicolo. Ad un certo punto, però, una frase di Krum attirò la sua attenzione. “Herr-mioni, non sei accompagnata? Vuoi prendere posto vicino a me?”

Fred alzò di scatto lo sguardo, solo per vedere il bulgaro che aveva messo una mano sulla spalla della sua ragazza e le sorrideva allusivo. Questo era decisamente troppo! Che diavolo pensava di fare, quel campione sportivo seduttore di fanciulle?

Si avvicinò ai due a passo di marcia e, prima che Hermione potesse rispondere, si intromise tendendo la mano a Krum, come se fosse passato di lì per caso solo in quel momento: “Ciao, io non mi sono presentato, sono Fred, il ragazzo di Hermione!”
A giudicare dalla faccia delusa che il bulgaro aveva tentato di dissimulare, il suo intervento era stato necessario.
“Herr-mioni!” si voltò infatti verso la ragazza, con un tono di falsa (e frustrata) allegria. “Non sapevo che fossi impegnata” aggiunse.

“Ehm...già” disse Hermione, scrutando Fred un po' preoccupata, come temendo un'insolita sfuriata. “Lui è il mio ragazzo. Puoi comunque sederti vicino a noi, se sei solo.”

“Oh, non ti preoccupare, vado un attimo a salutare lo sposo” rispose Krum, e, con un ultimo saluto, si avviò in direzione di Bill, che era appena entrato.

Hermione guardò Fred e scoppiò a ridere. “Che c'è di così divertente?” chiese il ragazzo con un tono stizzito che non gli apparteneva.

“Uh uh! Qualcuno è geloso!” lo sbeffeggiò Hermione.

“Ti fa ridere?!? E poi, dei due, sarei sempre io quello che ride senza motivo, eh??” replicò Fred, tornando nuovamente a sorridere.

“Ti dirò” gli disse la ragazza “oggi mi sento insolitamente… leggera.

 

Parecchie ore dopo, Hermione non poteva far altro che meravigliarsi, ancora una volta, dell'incredibile sensazione di spensieratezza che l'aveva accompagnata tutto il giorno. Al termine di una lunga celebrazione, Bill e Fleur si erano dichiarati amore eterno, con grande commozione da parte dei genitori ed un'ovazione degli amici. Aveva fatto seguito un lunghissimo pranzo e, ora che erano calate le luci della sera e la torta era stata tagliata, una festa danzante. Di ora in ora, invece che calare, i festeggiamenti erano sembrati quasi aumentare.
 

Seduta al suo tavolo, accanto a Ginny, che chiacchierava con Luna riguardo a qualche stramba creatura vista nel giardino, aveva un'ottima visuale di quasi tutti i partecipanti.

In un tavolo nell'angolo, Charlie Weasley, il secondogenito di famiglia e testimone dello sposo, con una camicia azzurra slacciata e macchiata di quella che sembrava Burrobirra, stava intonando con Hagrid una vecchia canzone. Entrambi erano molto rossi e ridevano troppo.

In un altro tavolo più vicino, George, Ron ed il signor Weasley stavano parlando con un uomo dall'aria stravagante che riconobbe come il padre di Luna.

Viktor Krum stava danzando con una ragazza bionda molto graziosa (forse una parente di Fleur), e Molly aveva accettato l'invito a ballare del padre di Fleur. Al centro della pista, i due sposi seguitavano la loro danza.

L'unico che non sembrava divertirsi era Harry, che, in incognito (trasfigurato nell'aspetto di un anonimo cugino dai capelli rossi), parlava in un angolo con un anziano signore.

Hermione capì, d'un tratto, guardando l'amico, il perché di quella voglia di festa che pervadeva tutti quanti, lei compresa. Si era ormai in guerra, e quello che stavano vivendo aveva tutta l'aria di essere l'ultimo giorno felice prima di un lungo calvario. Harry, però, che si sentiva l'ago della bilancia di questo tremendo conflitto, probabilmente non stava facendo altro che guardare gli invitati e chiedersi quanti, di lì a breve, sarebbero morti per lui.

Cercando di scacciare quel pensiero cupo, Hermione tentò nuovamente di individuare Fred. Era sparito, con la scusa di prendere da bere, da un po' troppo tempo.
 

Tutt'a un tratto, però, il galeone incantato che teneva in una piccola tasca del vestito si illuminò. Hermione lo prese in mano. La scritta a lato recitava: “Vieni nella parte del giardino dov'è il gazebo”.

La ragazza salutò le amiche e si incamminò, dubbiosa, verso il luogo che Fred le aveva indicato. Perché mai si era allontanato?

Quando arrivò in vista del gazebo di legno bianco circondato da fiori che delimitava il confine meridionale della Tana, non si meravigliò di non vedere il ragazzo. “Di sicuro si sarà nascosto da qualche parte per farmi uno scherzo” si disse.

All'improvviso, però, quella che sembrava una stella cadente tracciò una linea nel cielo. Invece di arrestarsi, esplose con un secco BUM. Fu allora che Hermione riconobbe una delle leggendarie Fontane Weasley, seguita a ruota da una serie di altri fuochi d'artificio. Hermione sentiva, in lontananza, le esclamazioni di stupore degli invitati, i quali di certo stavano pensando ad una sorpresa per gli sposi; era sicura che c'entrasse Fred, ma… dov'era?

Ad un certo punto la ragazza vide quello che aveva tutta l'aria di essere un petardo puntare dritto verso la sua pancia. Stava per estrarre la sua bacchetta, quando esso si fermò di fronte a lei, scoppiando e formando la scritta rossa: “Torna presto, Hermione”. La ragazza, stupefatta, vide, dietro la scritta, Fred, che era appena uscito dal suo nascondiglio.

“Ma… questo cos'era?” chiese, incerta.

“Come, cos'era? Un addio scoppiettante, no? Che altro ti saresti aspettata da me?” rispose il ragazzo, con un tono fintamente offeso.

“Oh Dio, Fred, grazie” rispose Hermione abbracciandolo. Per quanto la trovata del ragazzo fosse stata meravigliosa e l'avesse fatta ridere, in quel momento avrebbe solo voluto piangere.

“Ti amo, Hermione” disse Fred semplicemente.

“Anche io ti amo, Fred. E ti prometto che tornerò presto.”

 

Quell'ultimo giorno di festa stava per concludersi. Non più di un'ora dopo, infatti, il Ministero sarebbe caduto e Voldemort sarebbe salito al potere.
 

NOTA AUTORE: Carissimi lettori, ecco a voi il settimo capitolo, ispirato alle vicende della prima parte del settimo libro. Questa volta ho voluto dare un po' più spazio all'introspezione: il sentimento tra i due protagonisti è cresciuto ed essi sono alla vigilia di una guerra e di una separazione. Inoltre, ho voluto rendere giustizia a Fred, il cui attaccamento per George viene messo alla prova, e ad Hermione, che sta per affrontare un importantissimo cambiamento e tanti gravi pericoli, e, per questo motivo, si sente in balìa del destino. Il matrimonio di Bill e Fleur è un momento che mi è piaciuto anche nel libro, proprio perché è l'ultimo giorno di serenità prima della guerra, così ho voluto inserirlo.
Le vostre recensioni sono sempre più belle e piene di complimenti che mi commuovono, quindi grazie, grazie, grazie! Se non avete ancora espresso un vostro parere sulla storia, non è mai troppo tardi per farsi avanti! A presto :-)

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Capitolo 8
*** Storia della Radio e della Battaglia ***


Ottobre 1997

 

I colori degli alberi della foresta digradavano dolcemente dal giallo al rosso al marrone. Le foglie secche formavano un tappeto che scricchiolava sotto i piedi. L'autunno inglese era piuttosto impietoso, ed un vento freddo faceva piangere gli occhi, l'unica parte del viso che non era possibile riparare con sciarpe e cappelli.

Ron, di guardia fuori dalla tenda, stava inutilmente tentando di scaldarsi le mani dietro ad un piccolo fuoco. Il suo vecchio berretto dei Chudley Cannons era rovinato, il logoro cappotto di seconda mano copriva diversi strati di maglioni e la pelle del viso era arrossata. Ron non osava immaginare quanto sarebbe stato crudele e difficile l'inverno. Sentì dei passi leggeri dietro di lui, e per un attimo ebbe paura, ma si trattava solo di Hermione che era giunta a dargli il cambio.

“Come sta Harry?” chiese premuroso alla ragazza.

“Sta cercando di riposare” rispose lei stringendosi nelle spalle. “Il peso dell'Horcrux è pesante da sopportare.”

“Già, a chi lo dici” concordò l'amico.

“Vai dentro, ora” lo esortò Hermione. “Hai patito fin troppo freddo.”

 

Una volta assicuratasi che l'amico fosse al caldo, la ragazza tirò fuori un libro e, tenendo la bacchetta sulle ginocchia, iniziò a leggere. Sperava, in quel modo, di poter lenire il suo piccolo dramma personale. Harry e Ron, per quanto le volessero bene, non avrebbero capito.
Gli amici erano fondamentali per lei, ma, tra i tre, lei era l'unica che aveva vissuto la rinuncia all'ultimo anno di Hogwarts come una privazione. Per molti anni della sua vita (molto prima della sua scoperta di essere una strega) la sua vita era stata rigidamente regolata dai ritmi dello studio. Sapeva che si trattava di una sua grande passione, ma non si era resa conto di quanto effettivamente le riempisse la vita, fino al momento in cui le circostanze l'avevano costretta a smettere di botto. Quello che era forzata a vivere ogni giorno era come una sorta di strano sogno, nel quale, senza più una struttura che la sostenesse, ogni giorno era costretta a cavarsela con le sue forze. La nostalgia, non solo dello studio, bensì della vita precedente e della persona che era stata, si presentava di continuo, pungente ed inesorabile. Tentava di porvi rimedio dedicandosi alle letture più svariate, anche formative (coltivava sempre, dentro di sé, la speranza che un giorno avrebbe potuto conseguire i M.A.G.O.), ma non sempre questo le bastava.

Per una parte di lei che avrebbe solo voluto tornare ad Hogwarts e rinchiudersi dentro le mura della scuola, però, ce n'era un'altra che riconosceva nei suoi pensieri un desiderio che, almeno per il momento, non aveva più senso di esistere. E non era solo perché, con Voldemort al potere, le persone come lei (di origine non-magica) vivevano ormai tutte in clandestinità, per evitare i rastrellamenti e le persecuzioni ad opera dei Mangiamorte. Era anche perché comprendeva che era giunto il momento di farlo, di misurarsi con le sue forze, di vivere una vita in cui mettere finalmente in gioco quello che aveva studiato. Se lei, Ron ed Harry avessero aspettato ad agire, il potere di Voldemort sarebbe potuto crescere di giorno in giorno.

E poco importava se l'anno scorso, a quest'ora, la sua unica tangibile preoccupazione era la festa di Halloween di Lumacorno, mentre in quel momento non era nemmeno sicura di sapere quale giorno della settimana fosse.

Era ancora immersa in quei pensieri quando sentì uno scalpiccio di passi dietro di lei. Sorpresa, trovò Ron ed Harry, tutti infagottati, che si avviavano cautamente verso la sua direzione, tenendo in mano qualcosa che assomigliava alla radiolina con cui suo padre ascoltava le partite in estate.

“Ragazzi! Che fate?!? Non è il caso che torniate dentro? La temperatura è davvero tremenda!”

“Shh! Hermione, dai! Ho appena trovato la parola d'ordine!” rispose Ron con aria furtiva.

“Parola d'ordine? A cosa ti riferisci?” replicò la ragazza, confusa.

“Hermione, ascolta!” rispose Harry.

La radiolina sembrò emettere un confuso borbottio, che ben presto si trasformò in una voce ben distinta.
 

“Buonasera – o dovrei dire buonanotte? - cari ascoltatori! Benvenuti alla nuova puntata di Radio Potter!”

“Lee Jordan!” esclamò Hermione, piacevolmente sorpresa nel sentire la voce del miglior amico di Fred e George. Quel ragazzo aveva sempre avuto una passione per la radio, ma durante gli anni di scuola si era limitato alla telecronaca delle partite di Quidditch. Era però riuscito nell'impresa di conquistarsi il suo piccolo spazio proprio in un periodo così difficile.

“Niente di nuovo, ragazzi, purtroppo” andò avanti Lee con la sua solita voce allegra e disinvolta. “Abbiamo avuto diverse segnalazioni della presenza di Voi-Sapete-Chi, ma si sono rivelate essere dei falsi allarmi. Invitiamo tutti quanti alla prudenza, non è vero, Mordente?”

“Senza dubbio” rispose una voce fin troppo nota alla ragazza. “Anche se qualcuno dei nostri ascoltatori si stupirebbe nel sentirmi consigliare questo...”

Hermione sussultò. “Fred!” esclamò. Risentire la sua voce dal vivo, dopo oltre due mesi, le fece sentire le gambe di gelatina.

“Insomma, cari ascoltatori, state attenti. Rispettate le indicazioni che vi abbiamo dato l'ultima volta riguardo alle norme di sicurezza contro i Mangiamorte. Mi raccomando, sempre fedeli a Potter!”

“E un saluto speciale ad una delle mie vittime preferite ed alla ragazza che non si preoccupa mai” aggiunse Fred con leggerezza.
 

Il respiro di Hermione si fermò per un attimo. Lei e Ron erano ufficialmente usciti di scena, e nessuno doveva sospettare dove fossero. Molly aveva sparso la voce che Ron avesse un morbo contagioso, e, quanto a lei, molti probabilmente la credevano nascosta in qualche luogo lontano insieme ai suoi genitori. Con questo genere di “saluto”, però, soltanto i destinatari avrebbero potuto capire che Fred si stava rivolgendo a loro. Hermione sentì il cuore che le si stringeva e realizzò quanto il ragazzo le mancasse. Non sapeva per quanto tempo ancora avrebbe resistito senza il suo sorriso furbo, le sue interruzioni irriverenti ed i suoi piccoli e continui dispetti.
 

Si fece forza per l'ennesima volta e si ripeté che presto sarebbe tornata da lui, come gli aveva promesso in quella calda sera di molte settimane prima.

Non appena il collegamento si fu interrotto, Harry e Ron tornarono dentro la tenda, augurando la buonanotte ad Hermione. Lei, premuratasi di essere rimasta sola, tirò fuori il galeone che utilizzava per comunicare con Fred e lo incantò.
 

Complimenti per la radio, scrisse.

La risposta non tardò ad arrivare.

Ci hai sentito???

Già! Replicò Hermione. Perché non me l'hai detto? Aggiunse poi.

Ti saresti preoccupata fu la replica.

Ma io sono la ragazza che non si preoccupa mai! Disse la ragazza. Quanto avrebbe voluto scherzare con lui di persona.

Sì, vero! Comunque stai attenta!

Stai attento anche tu.

Tranquilla, non siamo mai fermi!

Non erano mai fermi. Proprio come lei, Harry e Ron.
 

Hermione era sempre stata piuttosto pessimista, e si era spesso lamentata di chi cedeva a facili ottimismi. In quel momento, però, anche se né lei né i suoi amici avevano un piano, male e terrore sembravano essere ovunque, i giusti erano costretti a nascondersi ed i coraggiosi guardavano ogni alba come se fosse l'ultima, sentì, con tutte le sue forze, di voler sperare. La guerra sarebbe finita e lei, la sua famiglia, i suoi amici e Fred sarebbero stati felici.

 

2 maggio 1998

 

Le pareti del Castello, buie e spoglie, non bastavano più a proteggerli. Piton era appena fuggito, come un pipistrello, dalle enormi finestre della Sala Grande, e Voldemort aveva chiesto di consegnare Harry. Quest'ultimo, in preda ai sensi di colpa, aveva cercato di fare il possibile perché nessuno morisse per lui, ma la McGranitt si era offerta di guidare la Resistenza della scuola e gli aveva ordinato di fare quello per cui era venuto al Castello, ovvero cercare l'Horcrux legato a Corvonero. Il Prescelto aveva eseguito gli ordini di quella che un tempo era la Direttrice della sua Casa ed era corso via in cerca di qualunque indizio gli potesse essere utile.

In un angolo della Sala Grande, Hermione, Luna, Neville, la famiglia Weasley al gran completo (persino Percy si era appena presentato, con grande stupore di tutti) ed alcuni membri dell'Ordine della Fenice stavano sull'attenti, pronti all'imminente combattimento. La tensione era palpabile ed il silenzio quasi insopportabile.

Hermione, che teneva lo sguardo basso, si sentì tirare all'improvviso per un braccio. Alzò gli occhi e vide Fred, con un'espressione insolitamente dura e risoluta. “Vieni con me” le disse. “Ti prego, solo un attimo, vieni con me.”

La ragazza non sapeva che cosa avesse in mente il suo ragazzo, né perché la stesse allontanando dagli altri in un momento così cruciale e tremendamente pericoloso. Tuttavia, non aveva mai visto Fred così serio in tanti anni, e sospettava che avesse qualcosa di estremamente importante da dirle. Per questo motivo, lo seguì senza fiatare.

 

Camminavano ormai da diversi minuti. Fred l'aveva presa per mano e poi non aveva più detto una parola. I corridoi di Hogwarts erano estremamente silenziosi, perché tutti gli studenti minorenni erano stati evacuati, mentre i maggiorenni, insieme all'Ordine ed ai Professori, si erano riuniti in Sala Grande in attesa dell'inizio dei combattimenti.
Hermione non sapeva ancora come sarebbe stata la battaglia, ma, in quel momento, avrebbe potuto tranquillamente affermare che quel gelido silenzio la spaventava più di ogni altra cosa. Un tempo in quei corridoi c'era stata la vita: erano risuonate allegre risate, si erano uditi gli scoppi degli incantesimi riusciti male, si erano sentiti i passi degli studenti in ritardo per le lezioni. Ora invece qualsiasi angolo del Castello era pervaso da un sinistro senso di morte.

Hermione rallentò quando si accorse in quale corridoio l'aveva portata Fred. Le ritornò tutto in mente: l'ES, la Umbridge, il Ministero. Era successo soltanto due anni prima, eppure sembrava un'eternità.

La porta della Stanza delle Necessità si aprì di fronte a loro, ed Hermione si ritrovò davanti a quello che sembrava l'enorme negozio di un rigattiere. Le venne quasi da ridere al pensiero che, durante la sua storia con Fred, quasi tutti gli avvenimenti importanti erano accaduti in qualche sgabuzzino.

Il ragazzo la condusse con sicurezza verso alcune mensole che sembravano semivuote, di fronte ad un grande armadio.

Si mise di fronte a lei e, finalmente, parlò.

“Hermione, ascoltami bene. Se uno di noi muore stanotte...”

“Oh, Fred, ti prego!” disse la ragazza, incapace di tacere. Non riusciva ancora a sopportare la terrificante realtà.

“Hermione, per favore, ascoltami. Devo dirti proprio io di essere razionale? Sai bene che questa notte è ad altissimo rischio per entrambi. Stavo dicendo, se uno di noi due muore, l'altro, alla fine della battaglia, verrà qui e terrà con sé per tutta la vita le cose che ora lasceremo.”

“E...che cosa vogliamo lasciare qui?” chiese la ragazza, che iniziava a capire l'idea di Fred.

“Qualcosa che ci ricordi l'altra persona, no? In questo modo, chi di noi sopravvive conserverà sempre un ricordo di noi. E poi, quando si sarà dato pace, potrà metterlo in un cassetto ed andare avanti con la sua vita.”

A sentirlo parlare così, Hermione avrebbe voluto soltanto piangere disperatamente ed abbracciarlo. Era anche però consapevole dell'importanza del momento, quindi cercò di ricacciare indietro le lacrime e di pensare ad un oggetto che avrebbe voluto lasciare nella Sala delle Necessità. In un attimo, però, lo seppe.

 

Da tempo la sciarpa di Grifondoro che indossava non era sua, ma di Fred. Ricordava il giorno in cui lui gliel'aveva regalata. Era stato poco tempo dopo che si erano messi insieme, durante l'ultima gita ad Hogsmeade del sesto anno. Lui l'aveva raggiunta e gliel'aveva portata, affermando che a lui non serviva più e che invece, ad una super studentessa di Hogwarts come lei, di sicuro ne sarebbe servita più di una. In quel momento, entrambi ignoravano ancora che Hermione avrebbe dovuto lasciare la scuola prima del previsto.

“Io scelgo questa” disse Hermione togliendosi la sciarpa.

Per la prima volta quella sera, Fred sfoderò il sorriso malandrino che la ragazza tanto amava. “Oh certo, certo, mi ricordo” disse. “Io invece penso proprio che conserverò questo.”

Hermione guardò tra le mani del ragazzo e riconobbe una coccarda dell'Irlanda che aveva al tempo della Coppa del Mondo di Quidditch e che pensava di aver perso.
“Ce l'avevi tu...!” esclamò con tono di rimprovero. Possibile che riuscisse ad arrabbiarsi con lui anche in un momento del genere?!?
“Non me ne sarei mai accorta!” aggiunse.

“Già” replicò Fred, con un tono che sembrava pensieroso. “Era un periodo in cui non ti accorgevi di un po' di cose, no?!?”

“Non posso darti torto” concordò Hermione. “Ma... se entrambi morissimo questa notte?”

“Beh, devo supporre che questi oggetti resteranno qui per sempre, a differenza di noi e delle nostre vite” rispose Fred. “Ma tu sopravviverai, ne sono certo.”

Hermione scosse la testa. Era questo il suo problema: aveva sempre avuto troppa fiducia in lei.

Fu in quel momento che il Castello sembrò venire scosso fin dalle fondamenta. La battaglia era iniziata.

“Sarà meglio che raggiunga George. Ha detto che avrebbe occupato il lato Ovest del Castello.” disse Fred, di nuovo teso.

“Va bene, vai. Io vado ad aiutare Ron, è rimasto solo.”

Hermione non avrebbe mai voluto lasciare Fred, ma si costrinse a camminare. Usciti dalla Stanza delle Necessità, corsero entrambi in direzioni opposte.


 

“Un Horcrux in meno, eh, 'Mione?” furono le prime parole di Ron, appena usciti dalla Camera dei Segreti. Entrambi avevano appena distrutto la Coppa di Tassorosso, ed stavano risalendo per andare in cerca di Harry.

Hermione, con un sorriso di incoraggiamento all'amico, uscì dai bagni dove avevano trascorso tanto tempo durante il secondo anno. Non appena ebbe gettato uno sguardo fuori, però, le gambe iniziarono a tremarle. Quella era Hogwarts?!?

Rimaneva solo lo scheletro di quella che era stata la sua amata scuola. Polvere e calcinacci erano ovunque, tavoli e sedie erano rovesciati, le macerie ingombravano il pavimento e in ogni angolo si sentivano risuonare anatemi.

In quel momento, Hermione si sentì pervadere da un sentimento che non pensava l'avrebbe mai raggiunta: una rabbia cieca ed incontrollata. Non sarebbe stata a guardare impotente la distruzione della sua seconda casa, del luogo che, tra tutti, aveva più amato. Non avrebbe permesso a nessuno di distruggere il pezzo di vita felice che aveva trascorso lì.

Con Ron alle calcagna, più sconvolto di lei, iniziò a correre disperatamente in direzione della Sala Grande, sperando che lì vi avrebbe trovato Harry o Fred. Saltava tra le assi divelte cadute dal soffitto, attraversava cumuli di polvere e sentiva i calcinacci che, cadendo, le graffiavano la faccia, ma il desiderio di difendersi e di sopravvivere le impedivano di cadere a terra, sopraffatta dalla stanchezza.

Ad un certo punto, Ron, raggiuntala, la tirò via dal centro del corridoio. “Hermione, stai attenta! Lì dietro stanno duellando!”

Hermione si nascose insieme all'amico dietro una colonna e riconobbe Percy che duellava contro Pius O' Tusoe, il Ministro messo al potere da Voldemort. Dietro di lui, vide, con suo sommo terrore, Fred, che si difendeva dagli Anatemi di un altro Mangiamorte.

In quel momento, si udì un terribile botto. La parete davanti alla quale stavano Percy e Fred esplose e crollò. Hermione sentì se stessa emettere un orribile grido, poi fu tutto buio.

 

NOTA AUTORE: Fermi! Giù quella padella! Sono ancora giovane!
A parte gli scherzi, LO SO che ho interrotto sul più bello. Abbiate pazienza, prometto che non ritarderò con l'aggiornamento!
Personalmente è stata una forte emozione per me scrivere questo capitolo, sia la prima parte che la seconda. Spero di aver reso bene i pensieri e le considerazioni di Hermione, l'angoscia della battaglia e l'amore che lega i due protagonisti.
Piccola confessione: l'idea della "rabbia" di Hermione è un po' autobiografica. Non so voi, ma quando ho visto al cinema l'ultimo film mi sono immedesimata moltissimo e mi sono sentita male al pensiero che Hogwarts crollasse e bruciasse a quel modo.
Come sempre grazie per le vostre belle parole, ed anche per le visualizzazioni, che crescono sempre più! A prestissimo... promesso!! :-)

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Capitolo 9
*** Storia del Burlone e della Studentessa di Hogwarts ***


Luglio 1998


 

“Buongiorno, Hermione” la salutò l'addetta all'accettazione del piano terra. La ragazza ricambiò con cortesia il saluto, e, raccogliendosi i capelli, più crespi del solito, si avviò in direzione dell'ascensore. Raggiunse il piano desiderato, quindi uscì e si diresse lungo il corridoio. Quel posto aveva sempre un aspetto così freddo ed asettico! Fosse stata lei a lavorarvi, l'avrebbe sicuramente reso un po' più allegro.

Era arrivata nella stanza giusta. La colpì subito la splendida luce estiva che entrava dai finestroni e si ritrovò a sospirare. Se soltanto lui avesse potuto vedere tutto questo!

“Sei arrivata più tardi, oggi.” fece una voce accanto a lei.

Hermione si riscosse dalla sua stanchezza. “Come ti senti, Fred?”

“Beh, a giudicare dalla tua voce stanca, molto meglio di te, direi.”

 

Se si fermava a pensare, Hermione riusciva ancora a rievocare l'orrore sordo e cieco che l'aveva investita nel momento in cui si era resa conto che Percy e Fred erano finiti sotto una parete. Pochi minuti più tardi, si era ritrovata sdraiata sul pavimento, con Ron che tentava di farla rinvenire, ed aveva capito di essere svenuta. Si era rialzata più velocemente che poteva, in tempo per vedere Bill e Ginny che sorreggevano con un incantesimo due barelle sulle quali vi erano Percy e Fred, irriconoscibili ma ancora in grado di respirare. Una parte di lei avrebbe voluto urlare e dare di stomaco, ma, reggendosi sulle gambe malferme, aiutata da Ron, aveva seguito il corteo. Lungo il lato sinistro della Sala Grande Madama Chips, l'infermiera della Scuola, aveva già allestito un'Infermeria d'emergenza. Nel momento in cui si era vista arrivare le due barelle, si era subito chinata sui corpi, ripulendoli dalla polvere. Percy e Fred erano pieni di ferite ovunque, ed entrambi avevano perso i sensi in seguito allo schianto. Madama Chips aveva effettuato un incantesimo, avvolgendo entrambe le barelle in quella che sembrava una grande bolla azzurra, quindi si era rivolta alla famiglia Weasley, in ascolto: “Questo è un Incantesimo Curativo Intensivo. Per ora non sciolgo la prognosi, ma, se non accade niente, potrebbero cavarsela.”
 

Hermione aveva ricominciato lentamente a respirare. Si era voltata alla sua destra ed aveva visto altre barelle, coperte pietosamente con un velo. Aveva allontanato immediatamente lo sguardo. Non era ancora pronta a scoprire chi avesse perso la vita.
 

Era stato Ron a riscuoterla dai suoi pensieri. “Hermione... Harry! Dobbiamo andarlo a cercare. Dobbiamo avere coraggio. Loro staranno bene.”
 

La ragazza aveva ringraziato il temperamento impaziente dell'amico e si era allontanata insieme a lui, dopo aver lanciato un ultimo sguardo a Fred.

 

Era stato poche ore dopo, quando ormai tutto era finito e di Voldemort non era rimasto nulla, che Molly le era venuta incontro e, con gioia incontenibile, le aveva rivelato: “Sono fuori pericolo! Li stanno trasportando al San Mungo in questo momento!”

 

I due ragazzi erano rimasti a lungo incoscienti nel Reparto per Gravi Lesioni dell'ospedale. Il pericolo di vita era scongiurato, ma i medici non avevano il coraggio di pronunciarsi sulle conseguenze. Molte notti Hermione era rimasta al capezzale di Fred, senza sapere quando si sarebbe svegliato e se l'avrebbe riconosciuta. Molte volte George le aveva fatto compagnia, molte altre erano stati Harry, Ron o Ginny farlo. Dopo più di due settimane, Percy aveva aperto gli occhi, in presenza di Molly e George, e, guardandoli entrambi, aveva detto con voce malferma: “Sono stato un tale idiota.”

“Oh, Perce!” aveva esclamato la signora Weasley, già in lacrime.
“Pietoso!” aveva commentato George, sull'orlo delle lacrime. “è tutto quello che ci sai dire dopo anni di sparizione?!?”
E poi, i due fratelli, che non erano mai riusciti ad andare d'accordo, si erano abbracciati come forse non avevano mai fatto.
 

La convalescenza di Percy era stata molto meno romantica. La sua gamba destra era in condizioni serie, ed aveva avuto bisogno di una lunga riabilitazione. I medimagi avevano fatto il possibile, ma l'articolazione non era più tornata a posto, ed erano certi che il ragazzo avrebbe zoppicato per il resto della sua vita.

 

Per Fred ci volle ancora qualche giorno prima di svegliarsi. Quando era accaduto, di fianco a lui c'era Hermione. La ragazza aveva notato subito che qualcosa non andava: il ragazzo si era alzato di scatto, e faceva roteare gli occhi intorno a sé, come instupidito. Terrorizzata dall'idea che avesse subito un danno cerebrale, lo aveva preso per mano e lo aveva chiamato: “Fred”.

Il ragazzo si era voltato di scatto verso la sua direzione, ma sembrava confuso. “Hermione!” aveva esclamato senza fissarla.

“Che ti prende, Fred?” aveva chiesto la ragazza, mentre un dubbio iniziava a farsi strada in lei.

“Hermione, io... non credo di poterti vedere.

 

L'operazione agli occhi di Fred era stata effettuata quasi subito ed era durata diverse ore. Per Hermione, che si era sentita rinascere quando aveva visto il ragazzo risvegliarsi, era stato come rivivere un calvario.

Alla fine, il Guaritore Capo era uscito dalla Sala Operatoria ed aveva confermato di essere riuscito a far recuperare l'occhio destro, ma di non avere potuto fare nulla per il sinistro, con il quale il ragazzo avrebbe visto sempre e solo ombre confuse. Fred non sarebbe rimasto cieco, ma sarebbe stato un ipovedente.

 

In quel luminoso tardo pomeriggio d'estate, Fred stava aspettando con impazienza che arrivasse il Guaritore Capo per togliergli le bende che, ormai inutili, impedivano la vista anche all'occhio sano.

“Sei stata a Hogwarts, non è così?” riprese a parlare il ragazzo.

“Sì, come tutti i giorni di questa settimana, ma oggi, per la prima volta, abbiamo affrontato il Piano Terra, ed è stato parecchio faticoso. Mi sento la polvere persino nelle mutande.”

In seguito alla Battaglia Finale, i lavori per il restauro e la ricostruzione della Scuola erano partiti quasi subito, ma la McGranitt, nuova Preside in carica, aveva compreso quasi subito che si trattava di un incarico troppo gravoso per un ristretto gruppo di Maghi e Streghe del mestiere. Aveva così mandato lettere in tutta l'Inghilterra magica richiedendo volontari. Hermione era stata una delle prime ad aderire, insieme ad Harry e Ron, ma si era meravigliata di quante persone avessero prontamente risposto all'appello. Aveva riconosciuto maghi adulti amici dell'Ordine, impiegati e giurati molto importanti del Ministero, ex-studenti più grandi di lei di qualche anno che non vedeva da qualche tempo e, con sua grande sorpresa, parecchi Serpeverde. Pansy Parkinson, accompagnata dai suoi amici Daphne Greengrass e Blaise Zabini (che aveva scoperto essere una coppia storica), era stata presente quasi tutti i giorni. Dopo qualche giorno, perfino un contrito Draco Malfoy aveva fatto la sua comparsa, accompagnato da una ragazzina spaurita, che si era rivelata essere la sorella minore di Daphne, Astoria.

“Wow, che bella immagine! Non vedo l'ora che mi tolgano le bende per poter vedere le tue belle mutandine!” rispose Fred ridendo.

“Scordatelo!” ribatté Hermione piccata. “Non permetterò che il tuo entusiasmo di oggi rovini mesi e mesi di mie fatiche nel mettere sempre l'intimo coordinato...”

 

Qualche ora dopo, le bende di Fred vennero rimosse, in presenza di Hermione, Ron, George e Molly.

Hermione si era chiesta molte volte come Fred avrebbe vissuto questa sua menomazione. Aveva paura che essa avrebbe costituito un ostacolo troppo grande per lui, che, nella vita come nel Quidditch, era abituato ad essere sempre all'erta. E se convivere con quell'occhio lo avesse privato della voglia di scherzare?

Fred si guardò intorno sorridendo, come rinato, quindi fissò Hermione.

“Sai” iniziò lentamente “Mi avevano raccontato di molti uomini che per un periodo non avevano potuto usare la vista. Mi avevano detto che quando essi avevano rivisto per la prima volta la loro ragazza, l'avevano creduta bellissima, molto più bella del solito.”
Hermione era perplessa. Fred stava facendo il romantico?
“Purtroppo non è il nostro caso, tesoro. Hai un aspetto orribile. E ti serve una doccia.”

Hermione tirò un sospiro di sollievo. Quanto erano state sciocche le sue paure?!? Era sempre il solito Fred.

Senza aspettare risposta, il ragazzo si era rivolto a Molly: “Mamma, sono stato un vero burlone, ancora una volta. Dovresti sgridarmi, sai.”

La signora Weasley lo guardò interdetta. “Io... sgridare te? Ma perché...”

“Perché, mamma” riprese Fred “ho fatto un bruttissimo scherzo a Percy. Ho pensato bene di mettermi sotto la traiettoria di un masso vagante. Lui ci è cascato come uno scemo, è saltato sopra di me ed ha messo le sue gambe sopra ai miei organi vitali.”

Davanti a questa dichiarazione, Molly scoppiò in un ennesimo pianto e corse ad abbracciare il figlio.


 

Dicembre 1998


 

Diagon Alley sotto Natale era pervasa dalla solita, estrema confusione. Mancavano solo tre giorni alla fatidica notte della Vigilia, e le persone, in preda alla frenesia per gli ultimi acquisti, si urtavano sulle porte dei negozi e si disponevano in lunghe code davanti alle casse.
Senza dubbio, il locale più frequentato era stato quello dei Tiri Vispi Weasley, i cui scaffali erano stati presi d'assalto fin dalle prime ore del mattino da studenti di Hogwarts al loro primo giorno di vacanza. Ai clienti più giovani, inoltre, se ne erano aggiunti molti più in là con gli anni, desiderosi di trovare un regalo natalizio originale per il piccoletto di casa.
 

L'orario di chiusura era passato da poco e George, seduto su una comoda poltrona di velluto dietro la cassa, si era slacciato la cravatta e si teneva la testa tra le mani, esausto. “Dimmi che non dobbiamo tenere aperto anche domani, ti prego” disse rivolto a Fred, che, a colpi di bacchetta, stava chiudendo le vetrine. “Mi dispiace, Georgie, ma abbiamo messo un avviso che saremmo stati aperti fino al 22. Temo che ci tocchi.”

“Beh, pazienza. Almeno da stasera saremo in compagnia.”

Fred non poté trattenersi dal ridacchiare.
“Che hai, Freddie?” gli chiese George incuriosito.
“Sei davvero pronto a rivelare a tutti, e soprattutto a mamma, il tuo grande segreto?” gli rispose il gemello.

“Beh... a dir la verità, no, per niente. Ma siamo sopravvissuti ad una guerra o sbaglio? La reazione di mamma Weasley non può certo essere peggio!”

Fred si strinse nelle spalle. Non ne era mica tanto sicuro.


 

Al numero 62 di Diagon Alley, Hermione stava sorseggiando un té caldo accompagnato da una fetta di torta di mele. Di fronte al suo tavolino, in fondo al locale, c'era uno specchio, e ne approfittò per guardarsi rapidamente. La camicetta color pesca e la gonna a tubino nera le erano sembrati perfetti quella mattina, ma ora temeva che sarebbero risultati troppo eleganti.

“E dai, Hermione, sei fantastica” fu l'esasperato commento di Lavanda Brown, che stava disponendo dei tortini al cioccolato al banco della pasticceria. Hermione osservò il sorriso spontaneo dell'amica e pensò che, in soli sette mesi, aveva fatto dei passi da gigante. Lavanda, infatti, era fuggita la notte stessa della Battaglia di Hogwarts, dopo essere stata aggredita da Greyback. Per sua somma disgrazia, pochi giorni dopo c'era stata Luna Piena, ed i suoi peggiori timori avevano avuto luogo: era diventata un Lupo Mannaro.
Per settimane si era data alla macchia, finché qualcosa non l'aveva riportata a casa, e quel qualcosa era stato Ron. Il suo amico era stato veramente straordinario: aveva cercato Lavanda, l'aveva trovata, l'aveva convinta a riprendere una vita normale. Ben presto, grazie all'uso della Pozione Antilupo, Lavanda si era convinta, anche se i graffi che aveva sul viso erano per lei ancora motivo di tormento. La ragazza aveva rilevato l'attività dell'anziana Darcy, ormai andata in pensione, e, insieme all'ex-Tassorosso Hannah Abbott, che ora stava distribuendo caffè al banco del bar, aveva aperto il miglior bar-pasticceria della zona, che aveva riscosso immediato successo.
I più fedeli clienti del posto, manco a dirlo, erano Harry e Ron. Sarebbero arrivati presto dal congedo natalizio dell'Accademia Auror e si sarebbero seduti al tavolo di fianco al bancone, rimpinzandosi di pasticcini. Ron avrebbe probabilmente finto ancora una volta di essere lì solo per il cibo (non che dovesse sforzarsi tanto, eh), ma Hermione – e tutti gli altri – avevano capito che da tempo il suo legame con Lavanda era andato nuovamente al di là dell'amicizia.
 

Immersa in queste riflessioni, Hermione si stupì, alzando lo sguardo, di trovarsi davanti una sagoma a lei ormai ben nota. Pansy Parkinson le stava davanti, tormentando la chiusura di una pochette con le unghie smaltate di blu. Indossava un grazioso cappotto celeste ed i lunghi capelli neri le ricadevano sulle spalle.

“Cos'è quella faccia, Granger?” disse la ragazza, sedendosi di fronte a lei. “Hannah, il mio solito caffè senza latte, per favore.” chiese poi alla barista, che annuì con un sorriso.

“Ehm... Pansy” iniziò Hermione, tentando di essere gentile “mi fa davvero piacere fare merenda con te, ma, ehm, io tra poco me ne devo andare...”

“Lo so” rispose Pansy con la sua espressione impassibile “ho un'idea molto precisa di dove stai andando. Ci devo andare anche io.”

“Sicura?” disse l'altra sbalordita. “Perché io devo andare ai Tiri Vispi Weasley a recuperare il mio ragazzo prima di passare con lui le vacanze di Natale...”

Esatto, Hermione” annuì l'altra vigorosamente. “Anche io”.

Hermione restò un attimo interdetta, poi la verità le esplose davanti con la chiarezza di una Fontana Magica in una notte serena. George.

 

“Ma... ma...” balbettò “cioè, George ci aveva accennato qualcosa, una volta, anni fa. Però pensavamo che stesse scherzando.”

“Dai, proprio tu mi dici così?” replicò Pansy, incapace di trattenere una risata. “Ormai dovresti sapere che per un gemello Weasley lo scherzo è d'obbligo per qualsiasi cosa tranne che questa.

“Hai ragione” concordò Hermione. Più ci pensava, in quel momento, più tutto era chiaro: il fatto che George fosse sempre stato molto misterioso sulla sua vita sentimentale, le notti alla Tana in cui l'aveva beccato a scrivere furtivamente delle lettere, la cravatta verde che spesso sfoggiava durante le feste... come aveva potuto essere così cieca?!? Forse era stata troppo presa dall'altro gemello, ecco tutto.
 

“Fammi capire, Pansy” disse sorridendo alla ragazza “ora che è scoppiata la pace, avete pensato di uscire allo scoperto?”

“Beh, io come al solito tentennavo” rispose l'altra, con un'espressione limpida che Hermione non si sarebbe mai aspettata da lei. “Ma George ha tanto insistito. E così... finirò nel bel mezzo del Natale della famiglia Weasley, proprio come te.”

“Ti divertirai, vedrai” replicò la ragazza, tentando di essere rassicurante.

“Oh, non saprei. Al momento riesco solo a pensare che Molly mi fa paura.”

 

“Cos'è questa storia? Non vogliamo né brillanti studentesse di Hogwarts né aspiranti editrici qua dentro!” fu la frase di accoglienza di Fred quando le due ragazze varcarono la soglia del negozio.

“Pansyna! Vieni qui che ti devo far vedere le novità che abbiamo preparato per Natale!” disse George, prendendo per mano la ragazza e trascinandola via.
 

Hermione scoppiò a ridere. “Pansyna?” disse a Fred con aria complice.

“Sì, beh” rispose quello con una scrollata di spalle. “Non è una novità. George si è sempre rifiutato di dirmi come lei lo chiami quando sono soli, però.”

“Probabilmente dannato idiota ” replicò Hermione divertita. “Ma tu sapevi?” chiese poi, certa di conoscere già la risposta.

“Niente domande retoriche, mia cara. Vieni al piano di sopra con me, vorrei farti vedere una cosa.”


 

“Wow, state... rifacendo da capo l'appartamento?” commentò Hermione, fissando le pareti non ancora imbiancate. L'arredamento, al momento, era composto soltanto da parecchi scatoloni ed un materasso che giaceva solitario al centro di una stanza.

“Sì, esatto” replicò il ragazzo. “Vivevamo qui anche prima della Guerra, come ricordi, ma bivaccavamo come due adolescenti. Adesso abbiamo deciso che siamo diventati adulti...”

“Sì, come no” sbuffò Hermione.

“Beh, più adulti di prima, e così, visto che il palazzo era già stato in parte distrutto, abbiamo trasformato questo grande spazio in due appartamenti. Per ognuno di noi... e per te, se lo vuoi.”

Il cuore di Hermione saltò un battito. Forse aveva capito male.

“Mi stai chiedendo di andare a vivere con te?”

Il sorriso di Fred non lasciava dubbi in proposito.

“Beh, dopo giugno. Dopo che avrai preso i tuoi amati M.A.G.O. Sempre che ti faccia piacere vivere con George e Pansyna nell'appartamento accanto, ovvio.”

“Oh, Fred!” esclamò la ragazza, gettandogli le braccia al collo. “è un'idea bellissima! Non vedo l'ora! Non so come esprimere la mia felicità...” Dannazione, le veniva quasi da piangere.

“...beh, collaudiamo il materasso?!?”

“Sempre il solito, Fred Weasley.”


NOTA AUTORE: Carissimi lettori, ecco a voi il nono capitolo! Dal momento che esso è completamente "fanon" e da epilogo alternativo, mi sento in dovere di fare due precisazioni.

1) Diciamolo chiaramente, la morte di Fred non è piaciuta praticamente a nessuno, e nemmeno a me. Ma anche questa idea che la Rowling abbia diviso in modo netto i "salvati" dai "sommersi" non mi è propriamente piaciuta. Nei libri, Bill resta quasi illeso dopo i morsi di Greyback, mentre si ignora il destino di Lavanda, al punto che nei film la si mostra morta. Le ferite di chi sopravvive alla Battaglia Finale sono superficiali, mentre per alcuni valorosi non c'è speranza. Ebbene, per me la vita non è così: tra bianco e nero ci sono molte sfumature. Così NON ho apprezzato il binomio "Percy illeso-Fred morto", ed ho inventato questo nuovo finale: le ferite e le menomazioni dei due ragazzi resteranno per sempre, ma, nonostante questo, essi potranno costruirsi una nuova vita.

2) Pansy e George (coppia strana, lo so!) provengono da "Il cielo ha una porta sola", un'altra mia fanfiction. Nel caso voleste dare un'occhiata, fate pure! Ho voluto regalare una sorta di continuazione all'altra storia inserendo i personaggi in questa. Siete liberi di shipparli o no :-)

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo! Sarà una sorta di epilogo, molto allegro e forse anche un po' zuccheroso!
Mi raccomando, fatemi avere una recensione, anche piccola piccola! Anche solo un commento a caldo su questa evoluzione della storia! Grazie mille del supporto. A presto :-)

 

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Capitolo 10
*** Storia del Compleanno di Molly e degli Insoliti Regali ***


4 settembre 1999, Diagon Alley, 93, appartamento B, ore 8.40


 

Pansy Parkinson, a differenza di quel dormiglione del suo fidanzato, tendeva ad essere una persona molto attiva durante le ore mattutine.
 

Quel giorno, però, era ben consapevole che, nonostante fosse sabato, la attendeva una giornata – e, ahimé, una serata - piuttosto difficile. Per questo motivo, visto l'orario sulla sveglia, aveva deciso di rigirarsi ancora un po' nel letto. Era stata però grande la sua sorpresa nel rendersi conto che il lato di George era vuoto.
 

In quei primi mesi di burrascosa convivenza, le certezze di Pansy erano state fatte a pezzi l'una dopo l'altra, travolte dall'entusiasmo, dal disordine e dalle continue sorprese di George. Su una cosa, però, la ragazza era convinta che non si sarebbe mai sbagliata: di sabato, il suo ragazzo non si sarebbe mai alzato dal letto, se non su suo “gentile” invito. Che cosa stava mai succedendo?
 

Girovagando a piedi nudi nel suo pigiama blu, la ragazza passò in rapida rassegna l'appartamento. Come si aspettava, George non aveva lasciato biglietti – l'aveva mai fatto? -, ma il segno del suo passaggio era testimoniato dall'inequivocabile macchia di caffè sul manoscritto che Pansy aveva incautamente lasciato sul tavolo della cucina la sera prima. Non avrebbe dovuto portarsi a casa il lavoro, pensò sconsolata. Il capo della casa editrice dove lavorava le aveva chiesto di correggere le bozze di quello che si preannunciava essere il fenomeno di letteratura erotica dell'anno, e Pansy, trovandolo noioso da morire, aveva pensato di utilizzarlo per addormentarsi.
“Se stai con George Weasley, persino l'erotismo tradizionale finisce per annoiarti” pensò reprimendo una risata.
 

Fu in quel momento che udì la serratura scattare e la voce di George esclamare “Sono tornato!” con un tono, come sempre, un po' troppo alto per i suoi gusti.

“Shh! Che bisogno c'è di urlare? Vuoi farti sentire anche da Fred ed Hermione di là?”

“Ma figurati” rispose George scrollando le spalle “Fred non si sveglierebbe nemmeno con una Caccabomba in testa, ed Hermione sarà già sveglia da due ore. E comunque, Pansyna, dovresti ringraziarmi. Ti ho portato la colazione e qualcosa di davvero fondamentale per stasera.”

Al suono della magica parola colazione, Pansy si mise a sbirciare tra i sacchetti di carta che George aveva posato sul tavolo. Tra ciambelle al cioccolato e brioche di zucca, però, trovò una scatoletta di qualcosa che non si sarebbe aspettato.

“Una Pozione Rilassante? Sei sicuro che ti serva, George?” Pansy ne dubitava. Il suo fidanzato tendeva a ronfare come un sasso tre secondi dopo aver sfiorato il letto.

“Ma quella non è per me” rispose George come se si trattasse di una cosa ovvia “è per te! Ho pensato che ti sarebbe servito un aiuto extra per stasera...”

Già, quella sera che Pansy aveva tanto temuto era purtroppo arrivata. Da quando lei e George avevano passato il Natale alla Tana, ella aveva cercato di ridurre al minimo i contatti con la famiglia di lui. Non che Molly, Arthur o qualcun altro fossero stati meno che gentili con lei; era lei, semplicemente, a sentirsi sempre un po' fuori posto.
Quella sera, però, per il compleanno di Molly, si sarebbe ritrovata davanti la famiglia Weasley al gran completo, corredata di fidanzati ed amici. Non era sicura che avrebbe retto.
In più, ogni tanto si sentiva addosso lo sguardo della suocera. Sperava davvero che il vestito nero con un disegno di margherite bianche che aveva scelto per quella sera – un abito davvero da brava ragazza – le sarebbe piaciuto.

“Dai, Pansyna” disse George, consapevole dei pensieri della sua ragazza. “Sai che mamma ti vuole bene. Un po' come a Fleur all'inizio. Scherzavo! Posa quella teiera, scherzavo!”


 

4 settembre 1999, Diagon Alley, 62, ore 10.30

 

“Tesoro, è torta di mele, quella?”

Lavanda sbuffò prima ancora di alzare lo sguardo. Ron aveva lei come cuoca e pasticcera personale ogni singolo giorno, e, ciò nonostante, nel weekend continuava a fare capatine nel suo bar solo per abbuffarsi.

“Sì, Ron. Torta di mele, proprio come quella che fa tua mamma.”

“Miseriaccia! Mamma!” si riscosse Ron come se avesse ricordato qualcosa all'improvviso. “La sua torta di compleanno di stasera! Papà aveva chiesto se potevamo pensarci noi!”

“Non ti preoccupare” rispose Lavanda rassicurante “Io e Hannah l'abbiamo ultimata stamattina”.
Una torta di dimensioni ciclopiche, ornata da panna montata e glassa rossa, stava infatti riposando in quel momento in frigorifero.

“Adesso siediti pure al tuo solito tavolo” aggiunse la ragazza con un sorriso. “Io vado un attimo dietro in cucina a sistemare.”

“Ti aiuto, Lavanda” disse Ron con quella che sembrava solo sollecitudine.
Lavanda trasalì. Non sarebbe tornato sull'argomento proprio in quel momento, di sabato, con il bar pieno di gente ed una riunione di famiglia alle porte?

Il suo ragazzo, però, com'era noto, non era mai stato un campione di tempismo. Così, mentre finiva di ripulire il banco della cucina e Lavanda tirava fuori dei muffin dal forno, le chiese: “Hai deciso se almeno penserai a quello che abbiamo detto ieri sera?”

Lavanda si bloccò con la placca da forno tra le mani. La verità era che ci aveva pensato per buona parte della notte.
In un primo momento aveva scacciato l'idea, quasi, nelle sue condizioni, si trattasse di un sogno impossibile. Quando quella mattina si era svegliata, però, aveva iniziato a considerare la proposta da un altro punto di vista.
Si sarebbe trattato di una fantastica avventura, anche se aveva ancora troppa paura di se stessa.

“Sai che non ci sarebbero problemi” continuò Ron cauto, vedendo che Lavanda aveva poggiato i muffin senza voltarsi.
“Ormai conviviamo da quando io e Harry abbiamo finito l'Accademia e lavoriamo in Dipartimento Auror. Siamo una coppia a tutti gli effetti.”

“Ma non pensi che io possa essere un pericolo, Ron?” chiese Lavanda sull'orlo delle lacrime.
“Che cosa potrebbe succedere se io mi legassi così tanto ad un'altra persona? Sono un pericolo per me stessa e per gli altri!”

“Sai che non è così” disse Ron carezzandole la guancia. “Tutti i Medimagi sono stati d'accordo nel dire che la Pozione Antilupo funziona benissimo, ricordi? E poi, so che è quello che desideri di più. E anche io.”

“Ma la tua famiglia...” protestò Lavanda debolmente.

“La mia famiglia si è già allargata moltissimo. Una persona in più non farà differenza.”

“Lo immaginavo, Ron. Ma adottare un orfano di guerra...”

“è l'unico modo per esaudire il nostro desiderio di essere genitori e per farti stare serena allo stesso tempo. Tu giustamente non vuoi rischiare una gravidanza, ed hai visto quanti piccoli stanno riempiendo gli Istituti.”

Lavanda lo sapeva bene. Erano mesi che il pensiero di quei visini dolci e speranzosi la tormentava. Almeno quanto l'aveva straziata la consapevolezza che non avrebbe mai potuto – o voluto – portare in grembo il bambino che lei e Ron desideravano tanto.

“Settimana prossima andiamo a parlare con il Direttore dell'Istituto e chiediamo come si possano avviare le pratiche.”
La voce le era uscita da sola. Nel momento in cui pronunciò quelle parole, capì che era quello che desiderava. Voleva una famiglia, e la possibilità di una vita normale, al di là della terribile maledizione che l'aveva colpita.

Ron la stritolò in un abbraccio. “Andrà tutto bene, vedrai.”


 

4 settembre 1999, Holyhead Harpies' stadium, ore 13

 

 

“Giornata dura, eh, Gin?” fu il commento con cui l'accolse il gestore del ristorante.

“Il nostro nuovo allenatore è un pazzo!” boccheggiò Ginny, senza più fiato. Posò il borsone sulla sedia di fianco alla sua, sfilò la felpa e si sedette al tavolo apparecchiato per due. La breve distanza dallo stadio al ristorante dove spesso pranzava le era sembrata lunghissima da coprire quel giorno.
“Farci allenare di sabato mattina, ed a quel modo! Davvero non riesco a capire che cosa...”

“...gli sia saltato in testa?” terminò per lei una voce conosciuta. “Un po' come me stamattina, quando ho risposto alla telefonata della tua cara mamma?”

Ginny si voltò verso Harry, d'un tratto raggiante. “Qual è il problema della festeggiata?”

“Prova ad indovinare” rispose il ragazzo, sedendosi di fronte a lei.
“Non ho fatto nemmeno in tempo ad augurarle buon compleanno, e lei è partita in quarta chiedendomi di ripensarci, di non avere fretta, di aspettare l'arrivo dell'estate. Ha detto che avrebbe costretto tuo padre a piantare Girasoli incantati e che le foto sarebbero venute meglio con la luce calda.”

“Tipico di mamma” replicò Ginny. “Mai una volta che non decida di dire la sua...”

Questa volta, tuttavia, il desiderio di Molly non sarebbe stato esaudito. Ginny si era innamorata di un abito avorio con scollo e manicotti di finta pelliccia, e la Capitana della sua Squadra le aveva mostrato un negozio in cui fabbricavano splendide sculture e decorazioni in ghiaccio. Anche Harry non aveva avuto nulla in contrario, perché le estati gli richiamavano alla mente le settimane di prigionia presso i Dursley, mentre aveva solo meravigliosi ricordi delle feste invernali a casa Weasley. Per questo motivo Ginny ed Harry si sarebbero sposati la Vigilia di Natale.

“Almeno stasera non se la prenderà con noi, comunque. Avrà altri componenti della famiglia Weasley con cui sfogarsi” rispose Harry prendendo in mano un boccale di Burrobirra.

“Ti riferisci a Charlie, che è tornato dalla Romania da single per l'ennesima volta?” chiese Ginny maliziosa.

“In verità, no. Mi riferisco al nostro Percy, che, a quanto pare, arriverà accompagnato da qualcuno.

Ginny per un attimo non si strozzò con la sua bibita. “Ne sei certo?”

“Beh, Ron lo era. Non so quanto possa essere affidabile, ma credo proprio che stasera avremo una grossa sorpresa.”


 

4 settembre 1999, Il Paiolo Magico, ore 15


 

“Ecco la tua ricevuta, cara” disse Tom, il barista, allungando uno scontrino alla bionda ragazza dall'altra parte del bancone.

“Grazie, Tom. Dovresti proprio spostare la cassa un po' più a destra, sai? Vedo una colonia di Nargilli che si sta avvicinando da sinistra.”

E, voltatasi su se stessa, la ragazza uscì dal locale, lasciando un attonito barista e parecchi avventori a chiedersi che diavolo fossero mai i Nargilli.

Mentre osservava una vetrina, lei si ritrovò a riflettere sul fatto che, forse, nessun'altra ragazza avrebbe aspettato il pomeriggio stesso prima di una sera di festa per comprarsi un abito adatto.
Ma lei era Luna Lovegood, non era certamente una ragazza qualunque e, soprattutto, non era stata colpa sua se suo padre aveva lasciato con noncuranza un frammento di Ricciocorno sulla sedia dove lei aveva appoggiato il suo abito da sera preferito. Esso era ovviamente esploso e del vestito era rimasta solo la cenere. Mentre si avviava verso una vetrina dai toni particolarmente sgargianti, si sentì chiamare.

“Luna! Ehi, Luna!”

Dietro di lei, reggendo quello che sembrava un involucro per un abito da cerimonia, Neville la salutava sorridente.

“Ciao!” disse la ragazza, ricambiando l'amico con entusiasmo.
“Non hai per niente una bella cera, sai?” aggiunse poi, con la sua solita propensione per la verità.

“Speravo che non si notasse” disse Neville mesto, stropicciandosi le occhiaie. “Ed è solo la prima settimana di scuola! Come potrò tirare giugno?”
Il passaggio del ragazzo dall'altra parte della cattedra era stata per lui una botta fortissima. Sentirsi chiamare Professore, dover gestire delle lezioni ed insegnare la sua passione di una vita, l'Erbologia, lo aveva eccitato e reso felice come forse mai nella sua vita, ma lo aveva anche posto dinnanzi a nuove responsabilità, e non si sentiva ancora del tutto sicuro della fiducia che gli era stata accordata.

“Sono certa che ce la farai, Neville” disse Luna con la sua usuale serenità. “Se non sei portato tu per l'insegnamento, chi potrebbe esserlo, allora?”

Neville sorrise riconoscente alla ragazza. Conoscendola, era proprio quello che pensava. Decisamente ci sarebbero volute più persone come lei al mondo.

“Tu, invece? Il tuo grande romanzo va avanti, amica scrittrice?” le chiese poi, curioso.

“Oh, va piuttosto bene, sai” rispose la ragazza, sognante. “Il mio editore era felice dei primi capitoli. Dice che potremmo superare il successo dei miei racconti. Oggi però è un giorno di pausa. Mi preparo per la festa.”

“Già, la festa. Ho qui il vestito. In effetti ora devo andare a fare... a preparare...a vedere...” balbettò il ragazzo, tentennando.

“Neville” disse Luna, con voce insolitamente ferma. “Ti devi incontrare con una ragazza? La porterai alla festa?”

“Ehm, ne parliamo stasera” rispose l'amico, nervoso. “Scusa, ci vediamo dopo!”

Luna rimase ad osservare pensosa Neville che si infilava nel bar pasticceria del numero 62 di Diagon Alley. Aveva un'idea piuttosto precisa sulla ragazza che l'amico avrebbe dovuto incontrare.

D'un tratto, qualcosa nella vetrina attirò la sua attenzione. Oh, quello sì che era un abito adatto a lei!


 

4 settembre 1999, La Tana, ore 20

 

“Ginny, il trucco è perfetto! Non credo che dovresti ritoccarlo” osservò Hermione, fissando lei e l'amica nello specchio.

“Mah, non ne sono sicura” rispose l'altra, intenta a frugare in una pochette. “Non vuoi un altro po' di blush sulle guance?”

“No, per carità” rispose Hermione, facendosi aria con una mano. “Sono già abbastanza rossa. È un Settembre tremendamente caldo. Tu, piuttosto, sei splendida! Fai già le prove generali per il matrimonio?”

Hermione non si sbagliava. Ginny, con una splendida tunica pantalone scollata e candida, dal tessuto morbido e leggero, sembrava già una sposa.

“Oh, ma figurati! Tu, piuttosto, dovresti indossare l'acquamarina più spesso!”

Hermione si strinse nelle spalle. Era stata la madre a suggerirle quel vestito, e lei non ne era stata così convinta, perché le sembrava troppo elegante e caro per i suoi standard. Nel momento in cui se l'era provato, però, aveva capito che non avrebbe potuto separarsene.

“Come va al lavoro?” riprese Ginny.

Dopo aver conseguito i M.A.G.O., Hermione aveva iniziato a lavorare al Ministero, occupandosi dei diritti delle creature magiche, in modo particolare degli Elfi. Le era sembrato strano non partire per Hogwarts a Settembre, ma il lavoro, per quanto difficile, le stava piacendo.

“Bene” rispose all'amica “a parte i giorni in cui sono del tutto isterica! Per fortuna che Fred non è al lavoro con me, altrimenti mi manderebbe al diavolo!”

“Beh, il mio ragazzo è il mio capo” s'intromise una voce alla loro destra “e devo dire che mandarlo al diavolo fa parte della nostra routine amorosa, ormai.”

A parlare era stata una ragazza che si stava ripassando il mascara. Aveva un caschetto di lisci capelli castani, penetranti occhi azzurri, un abito grigio perla e, probabilmente, qualche anno in più di loro. Hermione e Ginny non avevano fatto caso a lei, dal momento che sapevano che Bill e Charlie si erano presi la libertà di invitare degli amici alla festa. Ora che la stava guardando meglio, però, ad Hermione parve di riconoscere una delle segretarie del Primo Piano del Ministero.

“Tu sei qui con il tuo ragazzo?” domandò gentilmente alla ragazza.

“Oh, sì. O meglio, lo spero. Mi ha scaricato qui dicendo che gli si era formata un'inaccettabile piega sui pantaloni e che sarebbe andato ad Evocare un ferro da stiro. Ma dico io...” concluse ridendo.

“Un tipo precisino, il tuo ragazzo” osservò Hermione con un sorriso.

“Beh, non che non me lo aspettassi” proseguì la ragazza. “In fondo, ci siamo conosciuti perché gli si sono rotti gli occhiali ed è andato a cercare frammenti di vetro fin sotto la mia scrivania. Così, alla cieca!

“Scusa se te lo dico” disse Ginny con il solito tatto “ma non hai l'impressione che a volte il tuo ragazzo sia un po'... esagerato? Io lo avrei preso in giro mille volte!”

“Sono sicura che l'hai fatto” replicò la ragazza senza scomporsi. “Io sono Audrey, comunque. La ragazza di Percy.”

 

Qualche ora dopo, il tardo pomeriggio di Settembre aveva lasciato posto ad una calda sera, e molte piccole luci erano state accese intorno al giardino della Tana. Ai tavoli, gli ospiti, sazi e soddisfatti, chiacchieravano piacevolmente. Molly, la festeggiata, aveva appena spento le candeline ed aperto i regali.
Hermione, sorseggiando – in via del tutto eccezionale – una piccola Acquaviola, si ritrovava, come la sera del matrimonio di Bill e Fleur, ad osservare gli invitati. Quante cose erano cambiate da quella sera lontana! Ora gli ex-sposini avevano con sé una piccola culla, nella quale avevano deposto la figlioletta, Victoire, che dormiva incurante della confusione.

I loro cari amici Remus e Tonks li avevano lasciati per sempre, e, al loro posto, il piccolo Teddy, di un anno e mezzo, saltellava sulle ginocchia della nonna Andromeda, come sempre composta ed elegante. Harry, a fianco, tirava per scherzo i piedini del figlioccio, ridendo.

Percy zoppicava ancora, aiutandosi con il bastone, e lo avrebbe sempre fatto. Fred aveva incontrato molte difficoltà, all'inizio, nel vivere praticamente con un occhio solo, ma si stava abituando.

Molly aveva accolto con garbo Audrey, ed aveva cercato in tutti i modi di essere gentile con Pansy, che tendeva a tenerla un po' a distanza. Tuttavia, non aveva proprio potuto mascherare il suo stupore alla vista dell'abito di Luna, interamente fatto di paillettes, con una composizione di colori che andava dal giallo uovo al fuxia e che la faceva sembrare un tramonto umano.

Nessuno si era stupito, invece, di vedere Neville accompagnato da un'intimidita Hannah Abbott, che si lisciava nervosamente le pieghe della camicetta e della gonna. I due avevano cercato il più possibile di essere discreti, ma, loro malgrado, la macchina del gossip si era avviata.

 

Alcune cose, comunque, non sarebbero cambiate mai.

Come la sua amicizia con Harry e Ron – entrambi felici sia del loro lavoro che con le loro compagne -, che sarebbe rimasta eterna.

E come il suo amore per Fred, che anche quella sera le era accanto, dopo mesi di convivenza che erano andati meglio di quanto Hermione avrebbe mai osato sperare.

“Che ti prende, Hermione?” le chiese il ragazzo, facendole l'occhiolino. “Sei un po' stanca? Vuoi andare a casa?”

“Ma no, Fred” rispose lei. “Aspettiamo la fine della festa. Penso solo che sono felice.”

 

5 settembre 1999, Diagon Alley, 93, appartamento A, ore 2.30

 

“Ammettilo, Hermione. Sei diventata un animale notturno. Avevi detto che avresti bevuto solo una Acquaviola! Dammi le chiavi, per favore. Sei un po' imbarazzante in questo momento.” Fred prese le chiavi ad una ridacchiante Hermione, le infilò nella serratura ed aprì il loro appartamento.

“Oh, andiamo!” rispose la ragazza, scalciando via le scarpe col tacco.
“Lavoro soltanto da due settimane, è il primo sabato di festa... ed ho quasi vent'anni, so badare a me stessa!” aggiunse, inciampando sul tappeto e finendo carponi.

“Sì, lo vedo, Caposcuola Granger” replicò Fred, aiutandola a sollevarsi.

“Forse un po' la testa mi gira” ammise infine la ragazza. “Dai, andiamo a letto.”

I due attraversarono, stanchi ed un po' brilli, il loro appartamento. Esso aveva un aspetto un po' stravagante, a causa dell'ordine perfetto di Hermione che contrastava con il caos totale di Fred, e la stranezza raggiungeva il suo culmine nella loro camera da letto, suddivisa nella classica “metà ordinata” e “metà disordinata”.

Nel momento in cui Hermione vide il letto, però, la sbornia le passò immediatamente. Su di esso troneggiava un grosso pacco, con la scritta “per Hermione”.

“Pensavo che il compleanno fosse di Molly! Che cos'è, Fred? Un regalo per me?”

“Apri, apri!” disse il ragazzo col migliore dei suoi sorrisi malandrini.

Hermione, conoscendo Fred, temeva che il pacco le sarebbe esploso in faccia, ma decise di fidarsi: si sedette sul letto, tolse il fiocco, svolse la carta, aprì la scatola e si ritrovò davanti... due Caccabombe, una scatola più piccola ed un biglietto bianco. Aprì quest'ultimo, confusa, e lesse: Tieni conto che ci saranno molte di queste...

“Non capisco, Fred” disse in direzione del ragazzo. Che poteva significare?

“Certo che non capisci, è solo l'inizio! Su, apri la scatola!”

Hermione aprì nuovamente e vide tre Torroni Sanguinolenti, una scatola ancora più piccola ed un biglietto che recitava Sicuramente a volte ci saranno anche questi....

Capendo il gioco, la ragazza tolse il coperchio anche alla terza scatola. Per poco non fece un salto: vi era dentro il petardo di un Fuoco Forsennato Weasley! Fortunatamente era spento. Il consueto biglietto, accanto all'ennesima scatola, riportava scritto: Sì, rassegnati, ci saranno anche questi...

La scatola rimasta era piuttosto piccola, ed Hermione sperava sarebbe stata l'ultima. Si sbagliava. All'interno vi era una minuscola scatolina ed uno dei soliti biglietti. La scritta era molto strana, sembrava tronca: Ma, nonostante tutto ciò...

“...Nonostante tutto ciò?!?” Hermione alzò lo sguardo verso Fred.

“Non ho proprio intenzione di dirtelo” disse quest'ultimo, che sembrava parecchio divertito. “Devi scoprirlo da sola. Dai, apri l'ultima scatola.”

Certo che il suo ragazzo architettava scherzi sempre più complicati!

Hermione, senza più esitazioni, guardò all'interno dell'ultima scatolina. Non c'erano strambi oggetti. E nemmeno un bigliettino bianco. C'era un cartoncino rosso cupo, con una scritta fosforescente. Per un attimo, la ragazza pensò di aver letto male. Ma no, non c'era modo di sbagliarsi: era chiaramente riportato Mi vuoi sposare?

 

Nessuno dei due rideva più.

“Non...non è uno scherzo, vero, Fred?” chiese Hermione cautamente.

“Io non scherzo mai, Hermione, dovresti saperlo Mai con te, insomma” aggiunse poi osservando l'espressione della ragazza.
“Allora, Granger, che ne dici? È una proposta abbastanza avventurosa per il tuo cuore impavido?!?”

“Vuoi sapere che ti rispondo, Weasley?” rispose Hermione, con un sorriso che si allargava sempre più. “Che avrei dovuto dirti di sì già il giorno in cui sono inciampata davanti a te sull'Espresso per Hogwarts!”


 

FINE




NOTA AUTORE: sigh sigh... che tristezza! Non vorrei mai mettere la parola "fine" ad una storia, ma prima o poi...  si arriva al dunque!
In questo epilogo ho voluto inserire molti più personaggi, presentando, in un solo giorno, le loro situazioni post-guerra. Spero tanto che l'idea vi sia piaciuta! Che ne pensate del finale riservato a Fred ed Hermione? Come vedete, l'happy ending ha prevalso!
Fatemi sapere anche che cosa ne pensate di quello che ho immaginato per gli altri personaggi, dalle situazioni più canon (come quella di Harry e Ginny) a quelle inventate (come la storia di Lavanda e Ron). Soprattutto, ditemi se questa storia ha contribuito a "convertirvi" alla Fred-Hermione, coppia che io, personalmente, adoro!!

Giunti alla fine, non posso che RINGRAZIARE, ad uno ad uno, tutti voi!!
- Grazie a tutti i lettori silenziosi: è una gioia vedere le visualizzazioni che aumentano sempre più! Ricordatevi che siete sempre in tempo a lasciare un commento!!
- Grazie ai recensori: le vostre parole sono bellissime e mi danno la forza di andare avanti a pubblicare. Siete stati fin troppo generosi con i complimenti, mi avete sorpreso!! Spero tanto di risentirvi presto!
- Grazie a chi ha aggiunto la storia tra le preferite:
AlexisVictorie
ClaryWeasley
fredisalive
Kicchan7
MyPatronusisStitch
Nynev
piccola folletta
_apefrizzola_
- Grazie a chi ha aggiunto la storia tra le ricordate:
ariablack
Dany_skywalker
Eleehdb
LetiziaWeasley
Madame_Padfoot93
my_life_are_book
- Grazie a chi ha aggiunto la storia tra le seguite:
AceDPortogas
alegrifondorosini
Aleswim
Alyssa Malfoy
aspire89
Bianchina07
Bridget92
CaptainSwan_05
crivevale
Dany_skywalker
Dram3Frem
Eli_99
Ester greevclaw
harpiano18
luciaasc
Mary Evans
Notteinfinita
Rosenrot Osbourne
Roxy_HP
Sam12
SiverRose
vivi120
Weasley_
_lesbianquinn

Spero che ci risentiremo presto! Ho in cantiere un paio di one-shot a tema Harry Potter, ma, per ora, nulla di più. Temo che sarò un po' occupata, principalmente perché sto lavorando come insegnante precaria (più stressata di Neville) e l'autunno è (per fortuna!) un momento in cui si riesce a lavorare. Comunque cercherò di tornare prestissimo!! Nel frattempo faccio un po' di pubblicità ad altre mie storie:

HARRY POTTER:
- Il cielo ha una porta sola (per chi vuole saperne di più su George e Pansy)
- Soldier side (One-shot su Narcissa Black Malfoy)
- I sette peccati capitali (Raccolta riguardante diversi personaggi)

ALTRO:
- Tutte le storie portano scritto: più in là (le mie poesie)
- Because Taylor inspires life (racconti su amicizia, amore, famiglia ispirati ai testi delle canzoni di Taylor Swift)
- Io ricomincerei (one-shot a tema amicizia)
- Storyline (la storia di Taylor Swift tramite gli occhi di un amico e collega)

Credo che questo sia tutto! Grazie ancora ed a presto! :-)
Anche Fred ed Hermione vi salutano. <3


 

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