Benvenuta Esperanza.

di Lellaofgreengables
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ospedale ***
Capitolo 2: *** Benvenuta Esperanza ***



Capitolo 1
*** L'ospedale ***


Francisca Montenegro in persona era davanti a lui e a sua sorella Aurora e per un attimo Gonzalo pensò che l'assassina di sua madre avesse una grande faccia tosta, a presentarsi lì, mentre Maria era in travaglio, un bambino prematuro era in arrivo e tutto perché Francisca Montengro aveva voluto tirare loro l'ultimo tiro mancino per separarlo da Maria per sempre, senza prendere minimamente in considerazione il fragile stato della sua figlioccia.

Gli occhi della Montengro sembravano a Martin iniettati di fuoco, tanta era la furia della donna, che si vedeva, era realmente preoccupata per la sua figlioccia , da volerla a tutti i costi portare in ospedale .

“Disponete degli strumenti necessari per un cesario? Io penso di no.” tuonò Francisca e concluse, visto il rifiuto del ragazzo e della sorella, che la colpa della probabile morte di Maria e del bambino sarebbe ricaduta sulla coscienza dello stesso Gonzalo, che quindi l'aveva cacciata con furia dal Jaral.

Eppure le parole di Francisca lo tormentarono mentre tornava nella stanza da Maria, che era assistita da Lesmes Colmenar. Si vedeva che Aurora, nonostante cercasse in ogni modo di mostrare il contrario non era abile come la madre Pepa, della quale non aveva ancora l'esperienza accumulata in anni di professione. La sorella era totalmente dipendente da Lesmes Colmenar, il medico, che nonostante i modi garbati, poco aveva fatto per Maria. Aveva tentato di ritardare il parto con i medicinali e aveva fallito, strano per un medico così competente. Ed ora Colmenar aveva appena detto che la situazione di Maria non era cambiata e che sarebbe passata quasi sicuramente tutta la notte prima della nascita del bambino. Di sicuro Lesmes Colmenar non possedeva tutte le qualità che Gregoria Casas aveva dimostrato quando Maria stava per venire al mondo. La Casas aveva dimostrato di odiare sua madre Pepa, ma insieme a lei, era inutile negarlo, durante la nascita di Maria, diciotto anni prima, aveva salvato la vita di Emilia e della piccola. Una voce interiore diceva a Martin che Francisca purtroppo aveva ragione e che Lesmes non era Gregoria e soprattutto Aurora non era Pepa. Non poteva mettere in pericolo la vita di Maria e del bambino che stava per nascere, le due persone più importanti della sua vita.

Proprio in quel momento una voce dentro di lui lo spinse a seguire il proprio istinto, la voce che sentiva appartenere a sua madre Pepa, la levatrice.

“Segui quello che ti detta il tuo cuore, figlio mio.” le disse la voce che in quel momento gli sembrava più familiare che mai.

E gli parve che sua madre gli mandasse un segno, quando dopo che Maria aveva terminato di avere una dolorosa contrazione, nella stanza da letto entrò la zia Soledad. Martin ricordò che la zia aveva un cugino, Ramon, che abitava a Munia, e che possedeva molte automobili.

Martin abbandonò per un attimo la mano di Maria e si precipitò verso la zia Soledad, chiedendole di uscire con lui dalla stanza per un attimo.

La donna lo seguì preoccupata, chiedendogli che cosa stesse succedendo.

“Mi preoccupi, figliolo. Vuoi dirmi che cosa sta succedendo per favore? Maria sta forse peggio di quanto sembri?” domandò Soledad con uno sguardo preoccupato che non sfuggì a suo nipote.

“La sua situazione è sempre più delicata e più le ore passeranno e più lei e il bambino saranno in pericolo. Ho bisogno del vostro aiuto zia. Vostra madre mi ha fatto capire che Maria e il bambino sono in mano a due persone, mia sorella e il dottore che non sono del tutto qualificate per assisterli. In particolare Lesmes Colmenar inizia a farmi sospettare qualcosa di strano. Credo che non sia abbastanza in gamba per aiutare Maria. Non permetterò mai a Francisca Montenegro di prendere in mano la situazione e di portare Maria in ospedale ma lo farò io. Ed è per questo che ho bisogno di voi. Vorrei che telefonaste a vostro cugino Ramon e gli chiedeste in prestito la sua macchina per portare Maria in ospedale. Lì nascerà nostro figlio.” Gonzalo non era mai stato così sicuro di qualcosa come in quel momento.

“Certo, mi precipito all'emporio per fare la telefonata. E credo proprio che Ramon potrà aiutarci. Si è sempre dimostrato molto disponibile con me.” affermò Soledad mentre scendeva le scale per uscire dal Jaral e raggiungere il paese.

Poco dopo la donna poté informare il nipote che il cugino si era dimostrato disponibile e che stava personalmente guidando la sua automobile in direzione del Jaral per prelevare Maria e condurla all'ospedale di La Puebla.

Sembrava che le contrazioni avessero deciso di dare una tregua a Maria proprio nel momento in cui Soledad annunciò che Ramon era arrivato e che potevano trasportare Maria fuori dal Jaral.

“ Ma che cosa sta succedendo qui? Avevo espressamente detto che la paziente non poteva essere sposata da questa casa” affermò Lesmes Colmenar furioso.

“Come avevate detto che le vostre medicine avrebbero ritardato il parto ed invece sono state solamente in grado di indebolire Maria. In ogni caso questo bambino verrà alla luce in un ospedale , tra gente competente e specializzata. Ed ora abbandoni immediatamente la mia casa.” tuonò Gonzalo.

Non era mai stato scortese con nessuno in vita sua, pensò Gonzalo, eppure una voce dentro di lui, quella di sua madre, lo spingeva a considerare il medico un nemico e a mandarlo via da quella casa.

“Grazie, amore mio. Mi sentirò più sicura in un ospedale perché sento che qualcosa non sta andando come dovrebbe” mormorò una esausta Maria dal suo letto.

“Fratello, stai sbagliando. Richiama immediatamente il dottor Colmenar. Solo lui potrà aiutare Maria. E' il miglior medico che potesse capitarci.” si oppose Aurora, afferrando il fratello per un braccio.

“Sorella, sai che farei qualsiasi cosa per te ma non mettere in pericolo Maria e nostro figlio. Il mio istinto e in un certo senso nostra madre mi spingono a portare Maria lontano da Lesmes Colmenar, i suoi strumenti medici e le sue medicine. Ora posso solo chiederti se ti va di aiutarmi, e se mi darai una mano a condurre Maria fino all'ospedale. E' l'unica cosa che ora ti chiedo.” Gonzalo si rese conto di non essere mai stato così risoluto con sua sorella. Aurora rimase stupita dalla reazione del fratello, che sempre l'aveva assecondata e decise di tacere e di aiutarlo. Per una volta la giovane cedette la posizione di comando a Martin perché del resto nessuno più di lui desiderava il bene di Maria e del piccolo.

Quando Maria fu collocata dentro l'automobile di Ramon, Martin si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e sperò in cuor suo di non aver preso una decisione sbagliata seguendo il suo istinto.

“Stai tranquillo, figliolo” disse ancora la nota voce di sua madre dentro di lui“Andrà tutto bene” .

 

Fine prima puntata. 

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Capitolo 2
*** Benvenuta Esperanza ***


Cap 2 Benvenuta Esperanza.

 

Gonzalo era con Maria in una bianca e pulita stanza di ospedale. Teneva tra le sue la mano della giovane, le sussurrava parole di conforto tra una contrazione e l'altra e le asciugava il sudore dalla fronte.

Nella camera entrò il medico che dopo aver sorriso a Maria, chiese a Gonzalo di seguirlo in corridoio. Martin diede un bacio sulla fronte a Maria e uscì timoroso.

“Signor Castro, sarò franco. Non riesco a capire come mai la sua fidanzata sia entrata in travaglio così presto. Sembra quasi che il parto sia stato stimolato con qualche sostanza. Ha ingerito qualcosa nelle ultime ore?” il medico guardava serio il volto sempre più pallido di Gonzalo, che ricordò di aver afferrato prima di uscire le gocce che il dottor Colmenar aveva prescritto a Maria per ritardare il parto.

“Il medico di Puente Viejo le ha ha prescritto queste medicine” affermò il giovane preoccupato, afferrando la boccetta con le gocce, che teneva nella tasca della sua giacca.

Il medico prese la bottiglietta, l'aprì e ne annusò il contenuto.

Il cuore di Martin si fermò quando il dottore disse :”A mio avviso, signor Castro, queste medicine servivano ad indurre il travaglio, non a bloccarlo. In ogni caso analizzeremo il contenuto della boccetta per capire quali sostanze la sua fidanzata abbia ingerito. E' evidente però che il bambino dovrà nascere e che la situazione è critica. Per questo abbiamo deciso di sottoporre la signora Castaneda ad un parto cesario. Lei e il bambino sono sempre più deboli e credo che non riuscirebbero a resistere ancora per molto. Sono contrario all'uso del forcipe e di altri strumenti simili perché potrebbero nuocere al bambino. Se opereremo ora, la madre sarà ancora in grado di rimettersi dall'intervento.” Il medico era stato chiaro. A Martin sembrò che quel tipo fosse raccomandabile, a differenza di Lesmes. Anche la voce di sua madre dentro di lui, sembrava confermare quella prima impressione.

Gonzalo allora decise insieme ad Alfonso ed Emilia di acconsentire all'operazione.

Un'ora dopo il ragazzo era davanti alla sala d'attesa, nervoso. Non riusciva a fermarsi. Sua sorella e i suoi suoceri cercavano di calmarlo ma tutti i tentativi sembravano senza esito. Sembrò essere passata un'eternità quando giunse un'infermiera con un fagottino rosa tra le braccia. “Le presento la sua bambina” disse la donna con un sorriso, posizionando la piccola tra le braccia tremanti di Gonzalo. Era così piccola che lui temeva quasi di romperla, mentre la stringeva contro il suo petto, stando attento alla sua piccola e fragile testolina, sulla quale spuntava un ciuffo nero.

“E' prematura ma sta benissimo” affermò il medico che seguiva l'infermiera. Mentre i suoi suoceri e la sorella festeggiavano la piccolina, Martin chiese all'uomo come stesse Maria. Sapeva infatti che quando la sua fidanzata era nata dopo un cesario, diciotto anni prima, sua madre Emilia non si era risvegliata immediatamente dall'anestesia ed era stata alcuni giorni in coma.

“La signora Castaneda sta benissimo. Molto meglio di quanto potessimo sperare. Tra poco si risveglierà dall'anestesia e potrà stringere tra le sue braccia la piccolina.” Il medico sorrise e anche il volto di Martin si rilassò in un sorriso, mentre chinava il volto per osservare il visetto di sua figlia, che dormiva teneramente tra le sue braccia, con la sua rosea e minuscola boccuccia sorridente. L'avrebbe sempre difesa contro tutto e contro tutti e non avrebbe permesso a nessuno di farle del male.

Quel dolce e fragile fagottino rosa era la loro speranza. Martin dentro di sé sentì che anche sua madre gioiva per la sua felicità. In quel momento seppe che quella piccolina era sua figlia e non apparteneva certamente alla stirpe dei Mesia. Fu però sua sorella Aurora a dargliene la certezza, quando tutta emozionata mostrò al fratello i tre nei che la neonata aveva sulla gamba: tre nei identici a quelli di suo padre Gonzalo e di sua nonna Pepa. “E' mia figlia e nessuno, nemmeno quella pettegola di Dolores Miranar potrà metterlo in dubbio” gli occhi di Martin erano più luminosi che mai.

In quel momento giunse un'infermiera che informò tutti quanti che Maria si era appena svegliata dall'anestesia e che non vedeva l'ora di stringere sua figlia tra le braccia.

Qualche istante dopo Gonzalo con in braccio la piccola aprì la porta della stanza di Maria che faticava a tenere gli occhi aperti. Quando però la ragazza vide sua figlia in braccio al padre, con cautela si mise seduta appoggiandosi su alcuni cuscini, che l'infermiera gli stava sistemando. La donna dopo aver aiutato la partoriente, lasciò i due neogenitori da soli con la loro piccolina.

Maria tese le braccia per ricevere la neonata che subito riconobbe il calore che emanava il corpo materno, mettendosi tranquilla.

“E' meravigliosa e perfetta” sussurrò Maria “E' la bambina più bella che io abbia mai visto” cinguettò la neomamma.

Gonzalo sorrise confermando le parole di Maria, per poi chiederle: “Come stai, vita mia?”

“Non preoccuparti per me. Ora sto bene. Piuttosto dimmi come sta il nostro tesoro. Il medico ha detto che non devo preoccuparmi ma è realmente così?” domandò Maria mentre sua figlia afferrava il suo dito e lo stringeva nel suo minuscolo pugnetto.

“Sta benissimo. I suoi organi sono piuttosto completi e non ha alcun problema. Dovremo solo darle qualche attenzione in più. E non ci crederai, ma sulla sua gambina ci sono i miei nei.” sussurrò Martin felice, baciando le labbra di Maria.

“L'ho sempre saputo che era tua figlia e che Fernando mi aveva mentito. Non avrei mai pensato di poter essere così felice come in questo momento. Finalmente siamo insieme e con noi c'è anche il nostro tesoro. Non mi importa di quello che diranno gli altri. Per voi affronterei anche mille Dolores Miranar. A proposito come chiameremo la nostra principessa? “Domandò la ragazza guardando gli occhi neri di sua figlia.

“Esperanza. Non abbiamo mai perso la speranza e ora siamo insieme” propose il neopapà mirando incantato le sue due donne.

“Esperanza Castro Castaneda” sussurrò Maria. “Benvenuta al mondo piccola mia.” proseguì la ragazza con un sorriso.

Martin si rese conto che sua madre Pepa in quel momento, in qualsiasi posto fosse, era felice. Sapeva che in quelle ore difficili lei lo aveva guidato e forse era proprio grazie ai taciti consigli che gli aveva inviato che Maria ed Esperanza erano ancora con lui.

“Grazie mamma” pensò.

Intanto Esperanza Castro Castaneda viveva le sue prime ore in questo mondo.

 

 

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