Violante di Myrisias

di backfromcali
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** uno ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** uno ***


1.

 
 
‹‹Violante?››
La ragazza tirò su la tunica pesante, sbuffando per l’enorme sforzo.
‹‹Violante, lo so che sei qui, maledetta donna.›› sgranò gli occhi, quando sentì la voce minacciosa avvicinarsi sempre di più al suo nascondiglio.
‹‹Ti troverò e ti picchierò con la mia cinta fino a quando il tuo piccolo e morbido sedere non sanguinerà copiosamente tra le mie mani.››
Si appiattì contro il muro, con il cuore in gola. Si sfregò il viso con il dorso della mano: era sporca di terra. Non poteva tornare a casa. Inspirò ed espirò velocemente, cercando di recuperare forze. Il suo petto si alzava ed abbassava violentemente e il suo cuore batteva talmente forte che minacciava di uscirle dal petto. Si posò la mano destra sul cuore e chiuse gli occhi.
‹‹Violante!›› nella grande stalla entrò la figura di un uomo. Alla sola luce della luna, la sua ombra appariva terribile e la sua voce echeggiava nella grande sala. ‹‹Non ti consegnerò a tuo padre, ma esci fuori, cielo!›› sbuffò, esasperato. Con occhi attenti controllava ogni angolo, mentre avanzava tra i cavalli.
Violante si guardò intorno, alla ricerca di una via d’uscita. Più avanti, la stalla dava sul campo di grano dei suoi genitori. Era buio, ma conosceva quelle terre come la sua stessa dimora.
‹‹Venite fuori, maledetta, o vostro padre mi ucciderà e questa volta lo farà davvero.›› cambiò tono di voce. Era esasperato e la luna era alta in cielo. Avrebbe voluto essere nel letto e fare bei sogni,  non rincorrere una ragazzina indisciplinata, in pieno inverno.
Una follata di vento colpì entrambi. Prima Violante, che era nascosta appena fuori dalla stalla, e poi l’uomo, che se ne stava in piedi tra i cavalli, scrutando nell’oscurità, aspettando che la ragazza facesse un passo falso. Lei rabbrividì e lo maledisse perchè le aveva rubato il mantello. Si strinse nella tunica mentre le si rizzavano i peli sulle braccia, sotto le vesti. Pure l’uomo sentì freddo, ma colse l’occasione per far uscire la ragazza allo scoperto.
‹‹Avete freddo, Viola?» la canzonò, con un pizzico di ironia nella voce. ‹‹Venite a prendere la vostra mantella, se volete.» sorrise nel buio e Violante poté vedere quel sorriso beffardo dal suo nascondiglio. Un’altra follata di vento la colpì in viso e le mosse leggermente i capelli, che lei appiattì prontamente, per paura che lui li notasse.
‹‹Violante!›› tuonò, poi, perdendo la pazienza. ‹‹Vieni fuori, strega!››
Violante sorrise. Osservò il suo inseguitore. Anche lui era sporco di terra e fango e respirava affannosamente a causa della corsa che aveva fatto per inseguirla. La fievole luce della luna illuminava il suo bel volto. Aveva lineamenti duri, da uomo, e sopracciglia folte e scure, dello stesso colore della sua barba incolta. Era più grande di Violante, aveva ventitré anni, eppure non si stancava mai di rincorrerla tra gli edifici del castello. La ragazza ringraziava il Signore ogni giorno per non aver dato all’uomo una donna da sposare.
‹‹Tommaso!›› ridacchiò dal suo nascondiglio, decisa finalmente a terminare quel gioco che ormai divertiva solo lei.  L’uomo si alzò in fretta e scrutò l’oscurità. Sbuffò, quando si rese conto che Violante era rimasta nascosta lì tutto il tempo.  Percorse a grandi passi la distanza che li separava e quando la raggiunse le prese il braccio e la strattonò forte. Violante si ritrasse e gli lanciò un’occhiataccia.
‹‹Ti ho cercata ovunque, maledetta!›› gridò ‹‹Non è più divertente, Viola. Pensavo di averti persa. Tuo padre, mio Dio, tuo padre mi avrebbe tagliato la gola!›› esclamò, strattonandola ancora. Tommaso non era violento, ma Violante era l’unica in grado di farlo arrabbiare fino a  fargli venire pensieri cattivi. ‹‹Sei una piccola peste, per Dio!›› disse ancora e le lasciò il braccio, esasperato e stanco.
Violante abbassò il capo, sentendosi in colpa. Tommaso si incamminò verso l’uscita della stalla, scuotendo la testa. Batté le mani insistentemente sui vestiti dai quali si sollevò un’enorme nube di polvere e sporcizia. L’uomo scosse il capo ancora e borbottò qualcosa.
‹‹Tommaso…›› incominciò lei, timidamente, allungando una mano per toccarlo. Lui si girò indietro, ma si ritrasse al suo tocco.
‹‹Siete tremenda, Violante.›› mormorò infine, cedendo e facendosi sfiorare il volto dalla ragazza. Si rivolgeva a lei con il “voi” solo quando voleva mantenere le distanze, spinto dalla differenza sociale che li separava. Violante si avvicinò e appoggiò il capo sul petto di Tommaso. Sentì chiaramente il cuore dell’uomo battere forte, ancora imbestialito per la corsa per le scale di pietra del castello. Lo abbracciò, non riuscendo a contenere tutta la sua figura tra le sue braccia esili.
‹‹Perdonami.›› mormorò. Tommaso sospirò e portò la mano destra sul capo di Violante. Affondò le dita sporche nella chioma indomabile di capelli di Violante e con l’altra mano le circondò la vita.
La ragazza sentì il cuore di Tommaso riprendere il suo battito normale, segno che si era calmato e che l’aveva perdonata, come ogni volta che lei lo faceva arrabbiare. Si aggrappò a lui e silenziosamente gli chiese un bacio. Lui glielo concesse, incastrando il viso di Violante tra le sue mani ruvide.
‹‹Non possiamo più giocare come facevamo da piccoli… i servi mormorano. Ti rovinerai la reputazione frequentandomi così spesso.›› le disse lui, soffiandole sulle labbra. «Tuo padre il Re mi taglierà la testa e…»
Violante gli posò una mano sulle labbra e lo zittì. Aveva i brividi, non per il freddo, ma per quell’immagine terribile che Tommaso le aveva evocato.
«Siete bellissima, mia Principessa.» disse infine, soffiandole sulla mano. Violante arrossì e abbassò gli occhi.
Tommaso le accarezzò le guance colorate e il viso le andò in fiamme. Posò le sue mani su quelle del ragazzo e lo baciò. Sentì il suo ventre contorcersi e fece aderir il suo corpo a quello di Tommaso. Sentì quanto lui la desiderava e si inginocchiò ai suoi piedi.
«Giaci con me, Tommaso.» lo implorò, osservandolo dal basso. Lui si lasciò cadere a terra e le strinse il viso tra le mani. «Ti prego.» supplicò ancora, con voce tremante.
Tommaso la guardò a lungo, mentre il suo respiro si appesantiva sempre di più e il desiderio gli offuscava la mente. Fece scivolare la mano sulla schiena di Violante, le accarezzò ogni angolo di essa, poi si fermò. Lei sussultò. Sentì l’altra mano prenderle un seno e stringerlo. Inarcò la schiena e silenziosamente gli chiese di più.
Tommaso si fermò all’improvviso e la guardò sofferente. «Non posso, Violante. Non posso farti questo.» sospirò e le lasciò un casto bacio sulla fronte.
Lei annuì e si lasciò andare sul suo petto. Arrossì ripensando alle mani di Tommaso che vagavano sul suo corpo. Sentì il respiro tranquillo del ragazzo tra i suoi capelli. Chiuse gli occhi e aspettò che il fuoco che ardeva nel suo ventre si spegnesse, prima di alzarsi in piedi.
«Un giorno voi sarete mio.» disse mentre si scrollava il mantello. Lo guardò per un secondo, poi puntò lo sguardo altrove.
«Io sono già vostro, vostra maestà.» lo sentì mormorare, fiero, mentre la seguiva a distanza.
 
 
Violante aprì gli occhi con le prime luci dell’alba. Si sedette sul letto, ancora addormentata e si stiracchiò. Si alzò, stringendosi nella sottoveste e si avvicinò al camino. Buttò un grosso pezzo di legno nel fuoco e questo prese ad ardere intensamente e lei si sentì subito meglio. Quei servi inutili non erano in grado nemmeno di tenere il fuoco del camino acceso. Sarebbe morta congelata, una notte di quelle. Finalmente sentì i muscoli rilassarsi e quando la camera si scaldò abbastanza, si spogliò della veste e permise alla sua damigella di vestirla.
‹‹Vostro padre il Re è furioso, mio Dio!›› esclamò questa, mentre le stringeva il corpetto, strattonandola, senza un briciolo di pietà.
‹‹Maddalena, mi state facendo male!›› protestò Violante, ma la serva aveva troppa paura per badare alle lamentele della ragazza.
‹‹Vostro padre vi vuole in sala subito.››
‹‹Tommaso… ›› Violante sgranò gli occhi e pensò all’uomo e alla loro conversazione della sera precedente. La serva scosse la testa convinta.
‹‹No, non sa niente di voi e di quello stalliere, ma prestate più attenzione ai vostri incontri notturni. Io vi ho sentiti la scorsa notte… »
‹‹Maddalena… voi non… ›› Violante deglutì. ‹‹Non lo direte a mio padre…››
Maddalena smise di vestirla e la guardò negli occhi per un istante brevissimo. ‹‹No, principessa, non tradirei mai Tommaso. ›› le porse il mantello in lana e la accompagnò alla porta. La aprì. ‹‹Verrà impiccato se verrà sorpreso con voi. ›› disse e abbassò il capo, in segno di saluto.
Violante colse quelle parole silenziose che Maddalena non ebbe il coraggio di pronunciare. La serva aveva scoperto dei loro incontri ancora prima che diventassero più che semplici incontri amichevoli. Non li aveva denunciati perché aveva sperato che sarebbero finiti in fretta e che quell’infatuazione sarebbe scemata; Tommaso e Violante, invece, avevano continuato a vedersi di nascosto sempre più spesso e si erano dichiarati amore.
La ragazza guardò la serva che se ne stava con la testa bassa davanti alla porta. Le venne voglia di strapparle i capelli perché non capiva quanto amore li univa, ma contò fino a dieci e sorrise.
«Tommaso non verrà sorpreso con me. » mormorò, sovrastandola in altezza e in rango. «Non è affar tuo ciò che faccio io di notte, Maddalena. » Violante le lanciò un’ultima occhiata e scivolò via tra i corridoi del castello.
Dietro di lei, Maddalena rabbrividì e la voce dura di Violante le echeggiò in testa per tutta la mattinata. Pensò a Tommaso e si diede della stupida. Era in grado di guardarsi le spalle da solo. Eppure non riusciva a levarsi di dosso quella sensazione di gelosia.
Il Re la aspettava nella grande sala da pranzo del castello.  Era seduto a capotavola e aveva le braccia incrociate al petto. Batteva nervosamente il piede destro a terra.
Violante fece un veloce inchino e poi aspettò che il padre parlasse. Questo si alzò lentamente e si avvicinò a lei. Le batteva forte il cuore. Aveva paura che lui le dicesse di aver scoperto la sua relazione con Tommaso. Immaginava le punizioni che le avrebbe inflitto. Ma temeva soprattutto per lo stalliere.
«Ebbene, Violante, hai dormito bene? »
Violante quasi si strozzò con il latte. Si nascose dietro alla tazza e annuì poco convinta.
«Il regno di Nubernea ci ha dichiarato guerra.» sibilò, facendosi ancora più serio. Violante smise di bere il suo latte e tirò un sospiro di sollievo scoprendo che suo padre non sospettava di lei e di Tommaso. Poi però si allarmò. Corrugò la fronte e ascoltò con attenzione suo padre. «Una nostra spia ha riferito che hanno un esercito due volte più grande di quello del nostro regno, un nuovo principe e un re morente. Abbiamo mantenuto la pace per oltre vent’anni e ora l’ascesa al trono di quel bastardo… quel mezzosangue… oh, quel principe vuole anche il nostro regno.» il Re rovesciò il vassoio con la frutta in un motto d’ira.  Violante sussultò spaventata, ma si ricompose in fretta. «Padre, voi siete il Re. Saprete proteggere il regno. Il regno di Nubernea ha perso la guerra tanti anni fa e la perderà ancora.»
«Violante… io ho combattuto questa guerra, non voglio che i nostri giovani conoscano le disgrazie di un conflitto violento. Io devo proteggerti.»
«Io sono al sicuro qui con voi.» mormorò, mentre intuiva le intenzioni del padre. All’improvviso la sedia le sembrava troppo scomoda e la colazione appena consumata sembrava volerle provocare conati di vomito.
«Saresti più protetta se avessi un marito valoroso.» bisbigliò, guardandola negli occhi.
Tra i due calò il silenzio, interrotto solo dai respiri profondi di Violante che non sapeva cosa dire al padre. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare quel discorso con lui, ma sperava di riuscire ad evitarlo ancora per qualche anno. Invece si era ritrovata impreparata. Nessuna giustificazione le sembrava adatta per convincere il padre ad abbandonare quel pensiero.
«Padre…» iniziò lei, circospetta e con voce tremante. Lui la liquidò con un gesto veloce della mano.
«Conoscerai tuo marito tra due settimane esatte.»
Violante si alzò dalla sedia. Batté i pugni violentemente sul lungo tavolo di legno e guardò suo padre negli occhi. «Io non sposerò un uomo che non conosco e che non amo.» scandì bene quelle parole,  mentre il cuore le batteva forte nel petto.
Il Re la imitò e si trovarono uno di fronte all’altra, a separarli solo il tavolo da pranzo. «Io non ti perderò. Sposerai il principe del regno di Myrarnea, unendo così i nostri regni. Con il regno di Myrarnea dalla nostra parte, potremmo contrastare l’esercito di Nubernea.» concluse, senza smettere di guardarla. «E lui ti porterà nella sua fortezza, proteggendoti da questa guerra.» aggiunse, rendendosi conto di aver dimenticato quel particolare.
Violante batté ancora una volta le mani sul tavolo e poi uscì dalla sala, prima di scoppiare a piangere.
Il Re si lasciò andare sconsolato sulla sedia e si massaggiò la fronte. Una nuova guerra stava per nascere e aveva appena tradito la sua unica figlia, dandola in sposa a un uomo che non conosceva nemmeno lui. Allo stesso tempo si rendeva conto di quanto preziosa fosse quell’alleanza.
Si sentì vecchio, anche se non lo era.

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Capitolo 2
*** II ***


«Il regno di Myrisias era il più grande tra i quattro regni. Da trecento anni era il centro della vita tranquilla. Manteneva la pace tra i regni e provvedeva a far rispettare le leggi.
Il regno di Myrarnea, invece, era il più piccolo, ma era il più ricco. Dai suoi porti partivano le risorse per gli altri regni e ogni giorno migliaia di carovane arrivavano dagli stessi regni come ringraziamento.
Gli abitanti di Nubernea erano famosi per le loro doti militari. I soldati del Re venivano addestrati dall’età di dieci anni duramente e ininterrottamente per diventare impassibili e pronti a togliere la vita a chiunque.
Il regno di Anteos era una vasta, infinita  distesa di alberi e piante che nessuno degli altri regni possedeva. Riforniva loro con la legna per i lunghi inverni e per la realizzazione di mobili pregiati.
Da molti anni un equilibrio stabilito da vecchi regnanti  manteneva la pace tra i quattro regni. Myrisias controllava e approvava le leggi, Myrarnea commerciava viveri, Nubernea vendeva soldati e Anteos costruiva la maggior parte dei mobili delle loro case. La pace aveva vacillato quando Nubernea aveva preteso di poter prendere il posto di Myrisias e di poter controllare il Continente Occidentale. La guerra era finita con la sconfitta di Nubernea, dopo una lunga e sanguinosa lotta. Per anni il regno di Nubernea aveva vissuto nel caos, prima di riprendersi economicamente e moralmente dalla sconfitta. L’avidità di quel regno l’aveva portato alla distruzione e aveva tolto la vita a migliaia di valorosi uomini.»
Violante sospirò e pensò al suo futuro marito. Non aveva mai visto il principe di Myrarnea. Di lui si lodavano le doti militari e la grande umiltà, ma, come ogni giovane donna, Violante sognava un uomo forte,  valoroso e soprattutto bello.
Sospirò ancora. Dal grande salone dove prendeva lezioni private con il suo Maestro, riusciva a scorgere la stalla. Tommaso era lì. Si prendeva cura dei cavalli, li nutriva, li puliva, e nulla le sembrava più affascinante. Non voleva le ricchezze del principe di Myrarnea, del quale non conosceva nemmeno il nome, non voleva la gloria di una regina. Violante voleva solo Tommaso.
«Principessa?» La ragazza continuò a osservare lo stalliere e le si strinse il cuore.
«Vostra maestà… Principessa?»
Violante sbuffò e tornò a prestare attenzione al Maestro. Era un uomo anziano, con capelli grigi, barba incolta dello stesso colore e una grande conoscenza del mondo. Il corpo esile e ormai deteriorato dall’età tremava, mentre la sua voce era ferma. Le aveva insegnato tutto quello che sapeva e si sforzava ancora una volta di parlarle dei Regni. Non aveva mai prestato attenzione perché non le interessavano quelle storie antiche, di guerre concluse. Si era sempre sentita lontana da quel mondo, eppure adesso che lei stessa era l’unica speranza del suo regno, quelle storie le risultavano troppo pesanti, troppo dolorose, ma necessarie.
Posò gli occhi sull’anziano. «Credete che il Principe sarà buono con me?» sussurrò piano, per paura che Tommaso sentisse ogni parola, pur essendo lontano dal salone.
Il Maestro rimase interdetto, ma poi sospirò e abbandonò il libro. Si mosse lentamente verso di lei e le si sedette accanto.
«Vostra Signoria… voi siete nata per regnare. Siete la sola erede al trono di Myrisias e l’unica figlia del Re Riccardo. Il Vostro destino è quello di sposare un principe e diventare Regina.» le sfiorò il viso con una mano tremante. «Non potete e non dovete promettere il vostro amore a un uomo che non può darvi ciò di cui avete bisogno.»
Violante sgranò gli occhi e non seppe cosa dire. Il Maestro le sorrise complice e scosse il capo. «Il Principe Marcus sarà un bravo marito e un bravo compagno di vita…» lei abbassò il capo e trattenne una lacrima. Si morse un labbro per non singhiozzare. «Ciò non significa che dobbiate amarvi da subito. Vostra madre e vostro padre si sono conosciuti il giorno del loro matrimonio e hanno cominciato ad amarsi solo quando siete nata voi. L’amore non deve essere l’amore che volete voi. Quello riponetelo in un angolo del cuore e custoditelo per sempre.»
Il vecchio si alzò e lentamente lasciò la stanza, congedandosi con un inchino appena accennato.
Quando fu sola, Violante liberò le lacrime che aveva trattenuto in quei giorni. Pianse, singhiozzò e ripensò alle parole del suo Maestro. Le aveva detto di non dimenticare Tommaso, di custodirlo per sempre, mentre la sua vita andava avanti. Ma avrebbe sopportato di non vedere, toccare o parlare con Tommaso? Di avere un altro uomo nel suo letto?
Sospirò sconsolata e si abbandonò sul tavolo, coprendosi la testa con le braccia e pianse ancora. Versò lacrime disperate per un tempo interminabile, poi, quando esse finirono e i suoi occhi furono così gonfi da non riuscire a tenerli aperti, si alzò e decise cosa avrebbe fatto.


Tommaso sgranò gli occhi e rimase in silenzio per un tempo interminabile. Violante fu costretta a ripetere la domanda. «Scappiamo via, Tommaso?»
Tommaso cambiò posizione e si appoggiò alla porta della stalla. Si guardò in giro, come sempre per accertarsi che nessuno li guardasse più del solito.
«Ecco. Se scappiamo non sarai più costretto a guardarti in giro. Potremmo tenerci per mano e baciarci, fare l’amore… amarci, Tommaso, amarci!» si tese in avanti e gli sfiorò la mano. Lui la strinse e poi la lasciò subito andare con un sospiro.
«Tu sei una principessa, Violante. Le principesse non scappano. Hai un regno da governare, dannazione!»
Violante si sentì offesa e le lacrime le impedirono di vedere il volto contratto di Tommaso.
Le asciugò velocemente con una mano, poi,  senza guardarlo, gli parlò con voce tremante.
«Mio padre mi ha dato in sposa al principe di Myrarnea. Lo conoscerò ufficialmente tra cinque giorni.» non aggiunse altro. Continuò a guardare un punto alla sua sinistra, ma sentì lo sguardo di fuoco di Tommaso. Poi lui abbassò lo sguardo e si passò una mano sul viso.
«Perché?» domandò soltanto.
La ragazza si agitò sul posto e si impose di non abbracciarlo. Voleva consolarlo e dirgli che andava tutto bene e che non lo avrebbe sposato.
«Mio padre vuole creare un’alleanza con il regno di Myrarnea per contrastare l’attacco del regno di Nubernea. Non abbiamo abbastanza uomini.»
Violante voleva rimanere impassibile per non destare sospetti, ma la voce e il volto sofferente la tradivano a tal punto che dovette nascondere il viso nel cappuccio del mantello. Faceva freddo intorno a loro, ma lei sentiva solo lo sguardo di Tommaso che le scaldava il cuore e alo stesso tempo le faceva male.
«Violante…» bisbigliò. «Lo sapevamo entrambi che sarebbe arrivato questo momento…» disse ancora.
Lei sussultò e le sue parole le fecero male ancora una volta. «Già, perché tu sei solo uno stalliere.» le parole le uscirono di bocca senza rendersene conto. Sussultò e si mise la mano sulle labbra. Era arrabbiata perché lui non appoggiava la sua scelta di fuggire, perché aveva uno stupido titolo nobiliare che le impediva di condurre una vita normale. «Io… Tommaso, non intendevo dire…»
Tommaso annuì e la zittì con un gesto veloce della mano. «Mi dispiace di non essere un nobile. Mi dispiace di non essere ricco e mi dispiace se sono terrorizzato che ci scoprano insieme. Tu verresti perdonata, io verrei condotto al patibolo. Mi dispiace, Violante.» gli tremò la voce. Aspettò che lei ribattesse, ma quando si rese conto di aver detto troppo se ne andò in fretta, senza guardare Violante, per paura di incontrare i suoi occhi lucidi.


Sua madre le diceva sempre che nessun uomo aveva il diritto di decidere della sua vita. Una volta l’aveva presa per le spalle e strattonata forte perché Violante aveva solo sei anni e non le interessava ciò che sua madre andava blaterando. Voleva solo giocare con i sassi insieme a suo fratello. Insisteva affinché Violante crescesse pensando di essere una donna forte e sicura di se. Le aveva insegnato a tenere sempre la testa alta e a non piegarsi al volere di nessuno. Ed era cresciuta così. Quando aveva tredici anni e sua madre morì, si rese conto di quanto i suoi insegnamenti le sarebbero serviti in un mondo dove era rimasta da sola.
Ma ora non capiva come avrebbe potuto rifiutare di sposare il Principe Marcus e deludere suo padre. Era l’unica erede  rimasta, dopo che suo fratello aveva rinunciato al trono. Non avrebbe mai potuto deludere il suo popolo. Ma allo stesso tempo pensava a se stessa. Era pronta a sacrificare tutto? Inevitabilmente il suo pensiero andò a Tommaso e quello che le aveva detto. Violante aveva creduto che l’amore di Tommaso sarebbe stato così forte da accettare di scappare insieme a lei. Eppure era un codardo, troppo spaventato dalla morte per compiere quel passo insieme a lei.
Sentì la rabbia insinuarsi tra i suoi pensieri e sbuffò forte, mentre Maddalena le lavava la schiena.
«Dicono che il Principe Marcus sia un bell’uomo.»
Violante la guardò senza risponderle.
«Sarete una grande regina.» continuò Maddalena. Le massaggiò il collo e le spalle, poi passò ai capelli e li lisciò con le dita più volte. Di solito Violante si rilassava quando la serva la aiutava a fare  il bagno così tanto da chiudere gli occhi e assopirsi. Quel giorno invece non riusciva nemmeno a distendere le gambe nella grande vasca. Era così tesa che le facevano male i muscoli. Non dormiva bene la notte, aveva gli incubi: sognava di sposare un uomo cattivo e di aspetto terribile.
«Dovete accettare il vostro destino, come vostra madre ha fatto prima di voi, Altezza.»
Violante batté i pugni sul bordo della vasca e schizzò con l’acqua la serva. Maddalena si asciugò il viso, spaventata. «Non siate così cordiale con me. Amiamo entrambe lo stesso uomo, Maddalena. Ma lui ne ama una sola. E non siete voi.»
Maddalena rimase di stucco, con le mani a mezz’aria, lo sguardo incredulo e nessuna parola da dire. Mentre si guardavano a vicenda, Violante si rese conto di aver esagerato e di aver ferito la ragazza. Si sentiva tradita da Tommaso, ma non avrebbe mai dato la soddisfazione alla sua rivale di vederla triste.
«Finisco io, puoi andare.» le ordinò, freddamente, mentre il senso di colpa si insinuava tra i suoi già fragili sentimenti.
Maddalena si asciugò le lacrime e scappò via, umiliata e spaventata. Violante, invece, umiliata a sua volta dalla scelta di Tommaso, rimase immersa nella vasca a lungo. Quando le estremità del corpo cominciarono a provocarle dolore, si alzò e si preparò per la notte.
Si lasciò cadere sul letto con un sospiro. Sarebbe scappata senza Tommaso? Ce l’avrebbe fatta senza di lui?
«Cosa hai fatto a Maddalena, Violante?»
Lei si spaventò e si alzò di colpo dal letto. Quando scorse nel buio la figura di Tommaso si rilassò e si mise a sedere di nuovo. Non gli rispose. Non lo guardò nemmeno.
L’uomo avanzò, scavalcando la finestra. «Non dare la colpa a lei per quello che succede a te.» continuò. Le si sedette accanto.
«Lei ti ama.» sussurrò Violante, puntando i suoi occhi in quelli del ragazzo.
«Te l’ha detto lei?»
«Me lo dicono i suoi occhi ogni giorno. Mi accusa di mettere in pericolo la tua vita continuando a starti accanto. Mi guarda come se volesse uccidermi, Dio! Mi ha detto che sarò una brava moglie, Tommaso. Una brava moglie e una brava regina!» alzò la voce e Tommaso la zittì subito. Guardarono entrambi la porta, ma non entrò nessuna guardia, quindi la ragazza continuò. «Io non voglio essere una brava moglie. Non voglio essere nemmeno una regina!» si agitò sul posto. Le batteva forte il cuore. Dentro al suo cuore sperava ardentemente che Tommaso fosse tornato per comunicarle la sua decisione di scappare insieme. Ma sapeva anche se che  fosse stato così glielo avrebbe detto subito.
Si rattristì e si ricompose, rimanendo in silenzio. Tommaso le prese la mano tra le sue e la strinse. La ragazza la sfilò e la mise in grembo. Sentì ancora le lacrime oscurargli la vista, ma non voleva mostrarsi debole per l’ennesima volta davanti all’uomo che non la amava abbastanza.
«Violante…» lui cercò ancora la sua mano. Violante non oppose più resistenza. Sospirò e si arrese alle carezze di quell’uomo per il quale era disposta a sacrificare tutta la sua vita.
«Tu non mi ami abbastanza e io ti amo troppo.» fece spallucce «Sono così egoista che sacrificherei il mio popolo per stare con te…» le tremò la voce e dovette smettere di parlare. Singhiozzò. «Accetterò di sposare il Principe e sarò regina. Gli darò dei figli, invecchierò insieme a lui e morirò in una terra che non mi appartiene. Sarò lontana da te… forse ti dimenticherò.»
«Tu non sai quello che dici…» Tommaso scosse la testa e si alzò dal letto. Passeggiò avanti  indietro per la camera buia, indeciso su cosa fare. Si massaggiava le tempie, mentre scuoteva la testa sconsolato.
«Perché sei qui, Tommaso?» disse, infine, Violante, non sopportando più quel silenzio.
Lui si fermò di colpo e la guardò come se lo avesse insultato. Si inginocchiò davanti a lei. «Perché ti amo!» esclamò, prendendole il volto tra le mani.
Lei appoggiò le sue mani su quelle di Tommaso. «Allora fuggi con me.»
Si guardarono negli occhi e Tommaso fu il primo a distogliere lo sguardo.
«Mi chiedi di aiutarti a scappare. Mi chiedi di nasconderci per sempre, di fingere di essere altre persone. Mi chiedi di metterti contro il tuo stesso popolo.» il ragazzo sospirò e si coprì il volto tra le mani.
Di colpo Violante capì. Capì che Tommaso si incolpava perché lo amava, perché preferiva andare via con lui, piuttosto che fermare in tempo una guerra imminente. Sorrise e lo abbracciò. Si inginocchiò anche lei e furono faccia a faccia.
«Ti ricordi  il nostro primo bacio? Io ti obbligai a farlo. Io… desideravo così tanto un tuo bacio che ti minacciai di raccontare a mio padre che mi avevi aggredito. Io ti ho baciato per la prima volta. Tu sei stato costretto ad assecondare una stupida principessa diciassettenne viziata.»
Tommaso la abbracciò a sua volta, cingendole i fianchi con le sue braccia. Incastrò il suo viso nell’incavo del collo e si lasciò riempire le narici del dolce profumo di Violante.
«Una volta partiti, Viola, non potremo più tornare indietro… saremo io e te contro tuo padre e contro i Quattro Regni. Il popolo ti odierà,  sarai accusata di tradimento, adulterio e Dio sa cos’altro. Io sarò accusato di tradimento e di rapimento della principessa Violante, anche se tutto il mondo saprà che non ti ho rapita. Sarò condannato a morte e ricercato fino alla fine dei miei giorni. Tu, probabilmente, sarai perdonata dai Regni, io mai. Devi essere consapevole di ciò che ci aspetta. Non sarai più la Principessa Violante. Sarai Viola e basta. Saremo Viola e Tommaso. Sei disposta a rinunciare a tutto per essere Viola?»
Violante aveva la pelle d’oca. Era terrorizzata dalle immagini che Tommaso le proponeva, ma non esitò nemmeno un momento.
«Sì.»
Tommaso annuì piano, gli occhi spalancati nel buio. «Allora così sia, Viola»

 

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