LetteraD'Amore
Disclaimer:
non possiedo Harry Potter nè nessun altro frutto
dell'incredibile intelligenza di J.K. Rowling, purtroppo. Mi limito a
prendere in prestito i suoi personaggi! Kait
Lettera
d'amore
Era
una una giornata di Febbraio piuttosto fredda ma assolata ed io,
Ginny Weasley, ovvero la protagonista indiscussa di questa assurda
storia, procedevo a passo spedito verso l'aula di Erbologia,
estremamente soddisfatta di me stessa: per una volta non dovevo
correre perchè ero in ritardo. Stavo giusto complimentandomi
(di nuovo) per il mio ottimo tempismo, quando tutt'a un tratto una
mano pallida sbucò fulminea da dietro un'armatura e mi ghermì
per la manica della divisa. Tentai disperatamente di divincolarmi e
aprii la bocca intenzionata a lanciare l'urlo più selvaggio
che si fosse mai sentito ad Hogwarts, ma un'altra mano me la tappò
prontamente.
A
questo punto ero già praticamente certa di essere vittima di
un rapimento da parte di un seguace di Voldemort, riuscito Merlino sa
come ad entrare nel castello, e stavo giusto meditando su come
estrarre la mia bacchetta dalla tasca della divisa... quando il
rapitore mi voltò a forza verso di lui e vidi che era mio
fratello Ronald.
“RONALD!”
gridai, nonostante i suoi ripetuti cenni di fare silenzio. “Stupido
surrogato di una creatura dotata di cervello! Ma che ti salta in
mente??”.
Insomma,
dopotutto mi aveva appena tolto dieci anni di vita per lo spavento!
Lui
si accartocciò dalla vergogna e ci mise cinque minuti buoni
prima di riuscire a spiegarmi il perchè di
quell'agguato criminale, in capo ai quali io ero in ritardo per la
lezione di Erbologia - di nuovo.
“Ginny...
senti...” cominciò lui balbettando pietosamente.
“Sì??
Cosa? Ron, sono in ritardo!”
“Lo
so, scusami! Ma è urgentissimo, davvero!”
“E
allora parla, per Circe!”
“Senti...
lo sai che domani è San Valentino, no?”
Io
sapevo, prima di quel momento, che mio fratello era uno stupido
imbranato di cui ancora non si era trovata l'utilità su questo
pianeta. Davvero, lo sapevo. Ma non mi ero resa conto che, oltre che
inutile, poteva essere anche dannatamente pericoloso.
Io
avevo sempre desiderato festeggiare San Valentino, in quanto esiste
in me (lo giuro, esiste!) una parte svenevole e romantica che adora
i mazzi di fiori, i bigliettini coi cuori rossi sopra e le
dichiarazioni appassionate, il tutto condito da cioccolatini in tale
quantità che neanche la fabbrica di Willy Wonka (l'unico libro
babbano che abbia mai letto). Purtroppo, per un crudele scherzo del
destino e nonostante mi ci fossi impegnata con dedizione quasi
mistica, ogni anno in questa data mi ritrovavo sempre senza ragazzo.
Sempre. Così, dopo tentativi su tentativi, e dopo aver
ricevuto l'ennesima conferma che Harry Potter non pensava
minimamente a me se non come sorella del suo migliore amico,
quest'anno avevo gettato la spugna.
Mi
ero arresa, insomma. Basta sognare scatole di dolcetti a forma di
cuore, basta comporre lettere d'amore immaginarie, basta tentare di
mandare avanti fino alla data fatidica rapporti che chiedevano solo
di essere interrotti. Se non era destino che passassi il San
Valentino da fidanzata, d'accordo.
Dopodiché
avevo messo in atto tutta una serie di strategie di auto-ipnosi per
indurre il mio cervello a dimenticare l'esistenza del 14 Febbraio e
dell'amena festività ad esso abbinata. E dopo mesi e mesi di
Oblivium autoindotti e di fette di salumi vari posate sulle palpebre
per non vedere il mondo intorno a me che, verso i primi del mese, si
cospargeva di cuori rossi come una malattia infettiva, QUEL CRETINO
DI MIO FRATELLO RONALD, CHE NON SI E' MAI RICORDATO NEMMENO IL
COMPLEANNO DI SUA MADRE, PROPRIO LUI VIENE A FARMI PRESENTE CHE
DOMANI E' SAN VALENTINO!!
“Ti
odio, Ron...” mormorai stancamente, ma lui era tutto preso a
supplicarmi di scegliere al posto suo un regalo per Hermione, alla
quale sbavava dietro da secoli senza mai avere il coraggio di fare
nulla al riguardo.
Così
cominciò quest'assurda storia, che dura poco ma, vi assicuro,
contiene più assurdità di tutti e tre i libri de “La
Magica Tragedia” di Badante Malisperi (il noto mago poeta) messi
insieme. Non vi anticipo nulla, perchè non voglio togliervi il
piacere di un bel trauma giovanile ultimo stadio come io l'ho avuto.
Qualche
ora dopo il subdolo attacco psicologico subito da parte di mio
fratello, stavo andando a pranzo con Luna Lovegood, lamentandomi del
fatto che il Mio Piano Perfetto per dimenticare San Valentino con
tutti i suoi allegati era andato in fumo in dieci secondi netti.
“Beh,
ma perchè volevi dimenticarti che domani è San
Valentino?” chiese Luna, sinceramente perplessa come solo lei
sapeva essere.
“Luna?
Perchè San Valentino è la festa degli innamorati. E io
non sono innamorata. E quindi odio vedere gli altri che
festeggiano mentre io non posso far altro che stare in un angolo a
deprimermi!”
“Oh.”
replicò lei pensierosa.
Poi
arrivammo in Sala Grande e ognuna raggiunse il suo tavolo. Io andai a
sedermi di fianco a Hermione e di fronte a Harry e Ron, come avevo
fatto quasi ogni giorno da quando ero arrivata a Hogwarts. Fu un
pranzo piuttosto noioso e indigesto, in quanto Ron tentava
continuamente di attirare la mia attenzione per convincermi a
indagare con Hermione su che cosa le sarebbe piaciuto ricevere per
San Valentino. Era così nervoso e agitato che ad un certo
punto persino Harry smise di pensare a come uccidere Voldemort quel
tanto che bastava per chiedergli:
“Ron,
che diavolo ti prende?”
E
ponendo così fine a quella tortura. Dopodichè, passai
il resto del pranzo a fissare Harry e a domandarmi in che momento,
esattamente, avevo smesso di essere innamorata di lui come una
bambina. Forse quando mi ero resa conto che nel suo cuore proprio non
c'era abbastanza spazio per una ragazza, una ragazza seria, e che io
non ce la facevo più ad aspettare che quello spazio arrivasse.
Dopo
pranzo avevo due ore di Storia della Magia con i Corvonero, così
rividi Luna. La quale non appena mi vide disse:
“Sai,
pensavo. Non credo che San Valentino sia proprio la festa degli
innamorati.”
“Ah,
no? E che festa sarebbe, scusa? Quella degli amanti del rosso?”
risposi, leggermente infastidita dalla mia incapacità di
seguire il suo ragionamento.
“No,
no. Io credo che sia piuttosto la festa dell'amore...” continuò
lei, gli occhi spalancati e quell'aria spiritata che le si vede fin
troppo spesso.
“E
che differenza ci sarebbe, esattamente?”
In
quel momento svoltai l'angolo e finii dritta contro Draco Malfoy.
Ora,
converrete con me, svoltare un angolo così vicini al muro da
non accorgersi fino all'ultimo che dall'altra parte c'è
qualcuno, e soprattutto che tutte e due le persone in questione
facciano lo stesso identico errore nello stesso momento, è un
fenomeno completamente estraneo alla realtà delle cose, uno di
quegli espedienti mediocri usati nelle pellicole babbane di scarso
valore che mio padre tanto ama. Uno pensa: figurati se nella realtà
succede una cosa del genere!
E
invece successe proprio in quell'istante. Tra l'altro, con Draco
Malfoy. Nella scala delle assurdità, viene subito prima del
Ministro della Magia e di Voldemort in persona.
“Guarda
dove vai, stupida Weasley!” sibilò lui.
“Ahio...
perdona Malfoy se ho urtato la tua sacra persona...” risposi io,
neanche troppo caustica, e sorpassandolo mi avviai verso l'aula del
Professor Ruf seguita da Luna.
La
quale mi fissava con uno sguardo estremamente sospettoso e indagatore
che non le attribuireste mai a mente lucida.
“Non
l'hai insultato” iniziò.
“Eh?”
“Malfoy.
Mi aspettavo che lo azzannassi a un polpaccio fino a farlo implorare
pietà... Insomma, fino a poco fa bastava che ti guardasse e ti
accendevi come un cerino, lo insultavi ancora prima che aprisse
bocca.”
Ero
talmente stupefatta per aver sentito una frase così asettica e
ironica uscire fuori dalla bocca di Luna Lovegood che per poco non
sbattei di nuovo contro la porta dell'aula.
“Che
dici??” balbettai mentre ci sedevamo vicine.
“Secondo
me non lo odi più così tanto!” rispose lei,
sorridendo con gli occhi nuovamente spiritati.
“Cosa?
Ma sei impazzita?? Certo che odio Malfoy!”
Ma
mentivo e sapevo di mentire.
Perché
la verità effettiva e piuttosto scomoda era che io non odiavo
più Malfoy. A parte qualche occasione particolare, diciamo.
Questo
perchè dopo anni di faide e guerra sotterranea, tra lui e i
suoi scagnozzi e Harry Potter e noi, suoi fidi alleati, io ero
cambiata e non amavo più ciecamente né Harry né
la causa Grifondoro, e lui, anche lui era cambiato.
Sapevo
da voci quasi sicure che era diventato un Mangiamorte a tutti gli
effetti, eppure forse era stato proprio quello a farlo cambiare... a
farlo crescere. Non c'era più traccia, in lui, del ragazzino
spocchioso e arrogante che tiranneggiava i più deboli e
sfogava su di loro la sua crudeltà. Da alcuni mesi era
diventato incredibilmente cupo e serio, quasi sempre andava in giro
con delle occhiaie da far paura, e nemmeno si dilettava più ad
insultare Harry, Ron, Hermione e tutti noi come un tempo. C'era
qualcosa, in lui (ed io l'avevo osservato abbastanza a lungo da
accorgermene), che gridava che stava facendo qualcosa di cui non
andava fiero e che avrebbe evitato con tutta l'anima, ma non poteva.
Era qualcosa che traspariva nitidamente dai suoi lineamenti d'un
tratto più adulti... che, guarda oggi guarda domani, avevano
finito per affascinarmi.
Draco
Malfoy non avrebbe mai e poi mai potuto competere con Harry Potter
quanto a lealtà e coraggio, perchè era un codardo
riconosciuto, eppure io ero affascinata da lui. Draco Malfoy non
avrebbe mai e poi mai rischiato la propria vita per fare l'eroe e
salvare il mondo, magico o babbano che fosse; aveva l'aria di quello
che appena può fugge lontano e si fa i fatti suoi. Forse non è
onorevole, ma, beh, l'idea che noi donne amiamo gli eroi disposti a
sacrificare ogni cosa in nome del Bene superiore è da
dimenticarsi.
Quindi,
insomma. Draco Malfoy era diventato affascinante tutt'a un tratto e,
come logica conseguenza, neanch'io lo insultavo più come
prima. Ero riuscita fino a quel momento a far passare la cosa
inosservata e avrei voluto continuare, ma lo sguardo di Luna diceva
chiaramente che lei non ci sarebbe cascata.
“Oh,
e va bene. Non odio più Malfoy. Potrei arrivare a dire che è
quasi affascinante, ma non te ne approfittare.”
Luna
sorrise.
“Beh,
lo è... un po'.”
La
guardai esterrefatta e feci inavvertitamente cadere la mia boccetta
di inchiostro, che si frantumò per terra facendo girare tutta
la classe ma non il Professor Ruf. Del resto, era troppo preso
a spiegare il Concilio di Svento tenuto dalle istituzioni magiche nel
sedicesimo secolo.
“Vuoi
dire che anche tu lo trovi... affascinante??”
Lei
sorrise di nuovo – la odio quando sorride così tanto – e
disse:
“Beh,
visto che domani è San Valentino... potresti mandargli un
biglietto!”
Io
spalancai la bocca così tanto che avrebbe potuto entrarci
dentro un gufo.
“Un
biglietto? Per San Valentino? A DRACO MALFOY??”
“Beh,
perchè no... dopotutto, te l'ho detto, San Valentino è
la festa dell'amore, non degli innamorati.”
“Ma
io NON amo Draco Malfoy!!” esclamai, cercando di controllare il
volume della voce. Lei continuò a prendere appunti per nulla
impressionata (io non avevo neanche tirato fuori la piuma).
“Tu
cosa credi” iniziò pensierosa, come se stesse riflettendo su
una grande verità filosofica “Che tutto ciò che non è
amore sia odio o che tutto ciò che non è odio sia
amore?”.
“Eeeh?
Luna, ti senti bene??”
“Lui
ti piace, no?” domandò di punto in bianco. Avrei voluto
rispondere NO E POI NO ma temevo che il fatto che fossi arrossita
dalla testa ai piedi avrebbe giocato a mio sfavore.
“Beh,
ehm... cioè... non è che...”
“E
quindi, visto che domani si festeggia l'amore in tutte le sue forme,
credo che potresti mandargli un biglietto.”
Non
le risposi nemmeno. Ero troppo sconvolta anche solo per far uscire
l'aria dalla bocca. Che era successo alla Luna Lovegood che tutti
conoscevamo? Evidentemente l'arrivo del maledetto San Valentino aveva
fritto anche il suo cervello, oltre a quello già
notevolmente compromesso di mio fratello Ronald.
“Non
trovi strano” proseguì lei come se io non stessi per
svenirle di fronte “Che ci si mette davvero poco a dire a qualcuno
quanto ci è antipatico, ma molto di più a dirgli quanto
ci piace? Forse è a questo che serve San Valentino... a
mantenerci con un minimo di allenamento.”
Dopodiché
tornò ai suoi appunti come se nulla fosse, e tempo mezz'ora mi
stava già raccontando di come suo padre avesse avvistato pochi
giorni prima un rarissimo esemplare di Ricciocorno Schiattoso color
magenta.
Ma
io non riuscivo assolutamente a smettere di pensare a quello che mi
aveva detto. A cena mi sedetti al mio solito posto ma infilzavo le
cose con la forchetta senza vederle, e per sbaglio lanciai una patata
al forno addosso a Harry, che mi fissò stranito e poi, per la
prima volta da settimane, si fece una lunga ed entusiastica risata a
mie spese.
“Ginny
non c'è proprio con la testa stasera!” esclamò, con
un sorriso quasi luminoso. Io lo guardai e pensai a quanto tempo
aveva passato sempre serio e pensieroso e a come era basta una
stupida patata al forno sulla sua camicia perchè ridesse. O
forse non era stata la patata al forno. Forse chi parlava della magia
di San Valentino, così come la magia del Natale, non era
proprio completamente pazzo.
Verso
il finire della cena mi concessi una lunga occhiata al tavolo
Serpeverde, dove Draco Malfoy sedeva fingendo di mangiare quello che
aveva nel piatto. Era pallido, cupo e sciupato come sempre, ma non
potevo farci niente, a me piaceva. E anche se probabilmente era un
Mangiamorte e io di sicuro sarei rimasta dalla parte dei Buoni per
tutta la vita, a me piaceva. Mi piaceva e basta, e il sentimento
sembrava perfettamente in grado di auto alimentarsi, di vivere per sé
stesso indipendente dal resto del mondo. E tenere nascosto un
sentimento così semplice e caldo mi sembrò
tutt'a un tratto una stupidaggine.
Quando
tornammo in Sala Comune presi da parte Ron e lo costrinsi a sedersi
su una poltrona mentre io troneggiavo su di lui.
“Ron”
gli dissi “tu sei mio fratello e io ti voglio bene anche se i tuoi
neuroni sono molto pochi.” Lui sembrò protestare ma lo
bloccai con un cenno. “So esattamente cosa devi regalare a Hermione
per San Valentino, domani. Vai da lei con un bel fiore, non una rosa
che è banale, e poi le dici: 'Hermione cara, tu mi piaci un
sacco. Mi piaci e vorrei passare tanto tempo con te a farti divertire
perchè non desidero altro dalla vita...' Ci ho preso con le
parole?”
Ron
mi fissò assolutamente sbalordito. Ha! Luna Lovegood insegna.
“Comunque,
tu dille questo, più o meno. E vedrai che lei sarà
felicissima e si getterà tra le tue, ehm... forti braccia e
sarete felici e contenti. E piantala di rompere le scatole!”
Ron
continuava a guardarmi come se improvvisamente mi fossero spuntati
dei tentacoli sulla fronte, poi pigolò timidamente un:
“Ma
non riuscirò mai a dirle una cosa del genere...”
Io
alzai un sopracciglio e sospirai molto teatralmente.
“L'ora
delle confidenze è già finita” dissi con un ghigno
divertito “Buonanotte Ron!”
Più
tardi, nella mia stanza, aspettai che le mie compagne fossero
addormentate e cominciai a scrivere. Una lettera, la mia prima
lettera d'amore. Scrissi su una delle vecchie pergamene avanzate
dagli esami di fine anno, un po' ingiallita e arricciata ma per
questo molto più romantica. Ero un po' incerta all'inizio,
perchè in verità non mi era mai successo di esprimere i
miei sentimenti in modo così diretto e, beh... fine a sé
stesso. Ma dopo le prime righe, le parole cominciarono magicamente
(fa ridere, lo so) a scivolare fuori dalla mia piuma senza quasi che
ci pensassi sopra...
“Caro
Malfoy. Anzi. Siccome questa è ufficialmente una lettera
d'amore, Caro Draco.
Oggi
è San Valentino e per questo motivo ti scrivo questa lettera,
perchè siccome è la festa dell'amore in tutte le sue
forme mi sembra il giorno adatto per dirti che mi piaci. Sicuramente
ti sembrerà strano che te lo venga a dire, e forse storcerai
il tuo delizioso naso aristocratico pensando: 'Per Merlino, la
Weasley!'. Però un'amica mi ha fatto riflettere giusto ieri su
quanto sia facile manifestare la propria antipatia, mentre fare il
contrario ci riesce sempre molto difficile. Il che è strano,
se pensi che in fondo stiamo parlando di un sentimento che ti fa
stare bene! A questo punto forse avrai qualcosa da obiettare, ma devi
credermi se ti dico che a me fa stare bene. Mi piace che tu mi
piaccia. E mi piace dirtelo, perchè spero che questo faccia
stare un po' meglio anche te. Dopotutto, è sempre una bella
cosa quando piaci a qualcuno. E farlo il giorno di San Valentino
magari è banale... ma non credo, sinceramente, che esista
un'occasione migliore.
Avevo
pensato di scrivere una lunga lettera, ma mi rendo conto che per
dirti quello che voglio bastano due parole, oppure nemmeno un
milione. Allego un cioccolatino al peperoncino, perchè
presagisco che quelli normali li troveresti troppo dolci... Se non ti
fidi e pensi che sia avvelenato, portamelo e sarò felice di
assaggiarlo per te. Oppure dallo a Tiger o a Goyle, ritengo che siano
sacrificabili per una giusta causa. In realtà mi sarebbe
piaciuto darti anche un bacio a sorpresa insieme a questa lettera. Ma
poi ho pensato che per arrivare alla tua guancia mi serviva una
scala, e a quel punto la sorpresa sarebbe andata a farsi... beh, hai
capito!
Buon
San Valentino,
Ginny
Weasley”
Finii
la mia lettera di botto, senza ripensamenti, poi arrotolai la
pergamena e sgusciai fuori dalla mia stanza verso la Guferia. Chiamai
il gufo di Ron e lo incaricai solennemente della consegna, dopodiché
me ne tornai a letto. E, cosa incredibile, dormii anche.
La
mattina dopo era il famigerato San Valentino, e si vedeva. Cuori
rossi appesi al soffitto della Sala Grande come tante bombe
minacciose in attesa di cadere. Gente che si lanciava sguardi
infuocati o sorrisi svenevoli da un posto all'altro. Ron e Hermione,
stranamente, non erano ancora scesi per colazione... anche se io
avevo un'idea piuttosto precisa del perchè. Eravamo io e
Harry, che però era impegnato a parlare con Neville di
qualcosa che io non stavo ascoltando, perchè troppo occupata a
occhieggiare il tavolo di Serpeverde. Draco Malfoy era lì
seduto, al solito posto, che faceva finta di mangiare come tutte le
altre volte. Chissà se aveva già ricevuto la lettera?
Nonostante non fossi per niente pentita di avergliela scritta, al
solo pensiero mi sentivo un fascio di nervi.
Poi,
d'un tratto, vidi come al rallentatore il gufo di Ron che planava
verso di lui con una pergamena arrotolata nelle zampe. Pregai tutti i
pronipoti di Merlino che Ron non entrasse in quel momento e non
vedesse il suo gufo che portava qualcosa a Draco Malfoy, perchè
avrebbe potuto compiere un gesto sconsiderato...
Il
gufo atterrò vicino al succo di zucca di Malfoy, che lo guardò
estremamente perplesso. Poi, lentamente, estrasse la pergamena e
iniziò a leggerla. La richiuse dopo cinque secondi, con
un'espressione in viso che non gli avevo mai visto e che purtroppo
non potrei mai descrivervi nei dettagli. Immaginate di vedere Silente
in maglietta a righe che balla un appassionato twist con la
professoressa Sprite e probabilmente vi verrà la stessa
espressione. Però non alzò lo sguardo verso di me,
quindi forse non aveva ancora capito chi ero. Si alzò in piedi
e uscì dalla Sala con la pergamena in mano.
Avrei
– lo giuro - venduto l'anima a Voldemort pur di sapere se Malfoy
stava leggendo la mia lettera e cosa ne pensava e che faccia aveva
fatto quando aveva capito che ero io e...
Mi
imposi di calmarmi e di continuare a mangiare. Poco dopo comparvero
miracolosamente Ron e Hermione, lanciandosi certi sguardi che
lasciavano intendere a tutta la Sala Grande quanto fossero felici. Il
che significava che per una volta mio fratello ne aveva combinata una
giusta! Esultai in silenzio e ricambiai il sorriso soddisfatto che
Ron mi rivolse, e sperai che, in quel momento, un sorriso fosse
arrivato anche sulla bocca aristocratica e perennemente sprezzante di
Draco Malfoy.
Così
si conclude la mia assurda storia. So che vi aspettavate
qualcos'altro, ad esempio che Draco Malfoy entrasse in Sala Grande a
passo di marcia e venisse dritto da me a chiedermi spiegazioni del
mio insano gesto, o, ancora meglio, che mi bloccasse dietro
un'armatura mentre andavo a Pozioni e mi baciasse appassionatamente
dicendomi che anche lui provava la stessa cosa per me. Ma a volte le
cose finiscono in maniera diversa da quello che ci aspettavamo... A
volte la risposta che otteniamo dopo aver espresso i nostri
sentimenti come nemmeno lo stesso Badante Malisperi (di nuovo, il
famoso mago poeta) avrebbe mai saputo fare è... nessuna.
Terribilmente anti-romanzesco... Eppure io sono felice di aver
scritto quella lettera d'amore a Draco Malfoy, e mi cullo
nell'illusione che lui sia riuscito per un attimo a superare tutti i
suoi numerosi pregiudizi e ad essere contento. O almeno, se nemmeno
quello ha saputo fare, spero che abbia fatto assaggiare il
cioccolatino a Tiger e Goyle e che questi siano allergici al
peperoncino, così mi toglierò l'immensa soddisfazione
di...
“Weasley”
disse una voce.
Ginny
Weasley fece un balzo tale che rischiò di far cadere un intero
scaffale di libri della biblioteca.
“Malfoy?”
esalò con un filo di voce, stupefatta.
Draco
Malfoy era di fronte a lei con un'espressione piuttosto accigliata e
dubbiosa, strisciando nervosamente un piede sul pavimento.
“Hai
scritto tu questa?” le chiese, allungandole la lettera. Ginny non
la prese.
“Beh,
sì. C'è la mia firma.” rispose.
Lui
parve sorpreso dalla risposta diretta e apparentemente tranquilla di
lei. Quindi si decise a smettere di rovistare a vuoto nella tasca,
come stava facendo, e ne estrasse un cioccolatino. Che le porse.
Ginny
lo guardò perplessa.
“Metti
che sia avvelenato, Weasley” disse Draco “E non posso sacrificare
Tiger e Goyle, altrimenti le loro madri potrebbero attentare alla mia
salute.”
Lei
rise, rilassò i muscoli, e con fare civettuolo prese il
cioccolatino dalla sua mano, lo scartò e lo portò alla
bocca. Poi si fermò.
“Metti
che l'abbia avvelenato tu, Malfoy...” esclamò, ma non
sembrava arrabbiata o impaurita. Lo posò sul tavolo, accanto
alle pergamene su cui stava scrivendo, e concluse: “Meglio che
lasciamo perdere la roba da mangiare. Ti auguro ufficialmente buon
San Valentino, Malfoy. Spero che la mia lettera ti abbia reso almeno
un po'... felice... Perché insomma, in questo periodo mi
sembravi, beh, decisamente abbattuto.”
Lui
s'incupì e guardò da un'altra parte. Ma Ginny continuò.
“Qualsiasi
cosa tu stia facendo, spero... che starai un po' meglio, ora.
Auguri...”
Draco
Malfoy sembrava del tutto incapace di fare qualsiasi cosa che non
fosse fissare di qua e di là con aria nervosa, ma
all'improvviso alzò la testa verso Ginny Weasley, atteggiò
per un istante le sue labbra al ghigno che tutti conoscevano (e che
non si vedeva da tanto tempo), e disse:
“A
te, Weasley...”
Poi
si voltò e uscì dalla biblioteca, con la lettera in
mano.
Ginny
Weasley e Draco Malfoy non furono mai insieme, poiché dopo la
guerra (che sarebbe scoppiata di lì a pochi mesi) lei sposò
un rinato Harry Potter e lui una delle tante streghe purosangue che
frequentavano la buona società, e nessuno dei due si pentì
della scelta fatta. Ma nessuno dei due si dimenticò mai di
quello che era successo in quel famoso San Valentino, e la moglie di
Draco Malfoy, la mattina del suo primo 14 Febbraio da sposata, si
ritrovò appoggiata sul cuscino una breve ma terribilmente
appassionata lettera d'amore...
Fine.
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