Futuro

di Shainareth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***





CAPITOLO PRIMO




«Oh, e dài! Che cosa ti costa farmi contento?!» la implorò Beast Boy, gettandosi in ginocchio e intrecciando le dita davanti al volto in segno di supplica, mentre la fissava da sotto in su con due occhioni intrisi di speranza.
   Raven incrociò le braccia al petto, scrutandolo torva. «Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?» provò a farlo ragionare, benché l’atteggiamento esagerato di lui le avesse già fatto intuire che sarebbe stata una battaglia persa in partenza. «Non possiamo scomodare la magia per una simile sciocchezza.»
   Il giovane ebbe un moto d’orgoglio e tornò a rizzarsi sulle gambe, corrucciando lo sguardo e puntando un dito a mezz’aria con fare minaccioso. «La mia felicità non è una sciocchezza!» protestò a viva voce, rintronandole l’udito e disturbando anche quello degli altri tre ragazzi presenti nella stanza. «Come puoi anche solo pensarlo?! Credevo che fossimo amici!»
   «Andiamo, Raven…» cercò di intercedere per lui Starfire, volando al suo fianco e posandogli una mano sulla spalla nel vago tentativo di calmarlo. «Non credo ci sia nulla di male nell’aiutarlo con questa cosa…»
   «Interferire con il futuro potrebbe comportare grossi problemi», rispose lei, irremovibile. «Tu stessa lo hai già fatto, se non ricordo male.»
   «Sì, esatto», annuì l’aliena, senza perdere il sorriso. «Proprio per questo so che a volte, con un piccolo aiuto, si possono migliorare le cose», affermò quindi, strizzando un occhio.
   «E poi si tratta solo di rinforzargli i capelli, mica di cambiare il corso degli eventi», diede manforte Cyborg, non distogliendo però il contatto visivo con lo schermo su cui spiccavano le immagini del videogioco con il quale lui e Robin si stavano battagliando da un pezzo.
   «Proprio per questo mi sembra irragionevole voler ricorrere alla magia», insistette Raven. «Per dei capelli! Che assurdità!»
   Robin scattò d’istinto, lasciando perdere il joypad e salendo con le ginocchia sul divano per affacciarsi dall’altro lato della spalliera e guardare con aria di sfida la maga. «I capelli sono una cosa seria», dichiarò con una gravità che alla ragazza parve decisamente fuori luogo. Tuttavia, a giudicare dalla cura maniacale con cui lui si riempiva di gel la chioma scura, la cosa non avrebbe dovuto stupirla troppo, in effetti.
   Tornò a lanciare uno sguardo al compagno dalle orecchie a punta e ruotò le pupille al soffitto con aria rassegnata. «E va bene», cedette infine, facendo gioire sia lui che Starfire, che subito l’abbracciarono con fin troppa enfasi. Persero l’equilibrio e rischiarono di rompersi l’osso del collo in tre, fra le urla di protesta di Raven, ma grazie alla levitazione delle due ragazze riuscirono ad evitare una brutta caduta. «Vi avverto, però», riprese la maga quando se li fu scollati entrambi di dosso, per di più in malo modo. «Non mi assumo responsabilità per ciò che potrà accadere in futuro.»
   «Suvvia, cosa vuoi che accada?» replicò Beast Boy, sminuendo ogni eventuale pericolo con un’indolente alzata di spalle. «A parte rendermi felice e irresistibile, si intende», concluse da sé, passandosi una mano fra gli ispidi capelli verdi e facendo di nuovo ruotare gli occhi di Raven in segno di mal sopportazione.
   «Irresistibile vuol dire qualcosa che non resiste?» s’interessò di sapere Starfire, ancora poco avvezza a determinati vocaboli terrestri.
   «Ma no», si spazientì il giovane, mentre Cyborg e Robin ridacchiavano affettuosamente per l’ingenuità dell’aliena. «Vuol dire che diventerò bello e che tutte le donne si innamoreranno di me!»
   Facendosi pensierosa, la ragazza si portò un dito davanti alla bocca. «Però… oltre ad essere senza capelli», precisò poi, per amor del vero, «nel futuro che ho visto io eri anche basso e grassottello.»
   Beast Boy sgranò gli occhi e spalancò la bocca con orrore, mentre Raven si limitava ad inarcare le sopracciglia scure. Gli altri due Titans furono di gran lunga meno delicati e scoppiarono a ridere come matti. «Raven, mi sa che dovrai rimetterlo completamente a nuovo», infierì Cyborg, non appena fu in grado di parlare, le spalle ancora scosse dalle risa. «Sarà un luuungo lavoro di restauro!»
   «Beast Boy è ancora in fase di crescita», ribatté lei, forse per consolare l’amico che adesso se ne stava rannicchiato in un angolo, con le orecchie mosce e gli occhioni da cucciolo bastonato. «E il futuro visto da Starfire potrebbe benissimo essere solo uno dei tanti.» A quelle parole, il ragazzo alzò le iridi verdi nella sua direzione, non sapendo se osare sperare ancora o meno.
   «In che senso, scusa?» domandò Robin, sinceramente interessato a quel tipo di discorsi.
   «Partendo dal fatto che Starfire ha interagito col futuro in cui è stata, possiamo concludere che ne ha creato uno alternativo, in cui gli eventi di quello visto da lei non si sono mai verificati», prese a spiegare Raven, cercando di semplificare la questione nel miglior modo possibile. «Ne consegue che qualsiasi altro tipo di intervento al riguardo potrebbe modificare anche gli eventi di quel nuovo futuro.»
   «Ha senso», convenne Robin, intrecciando le braccia al petto. «E noi che siamo già stati messi parzialmente a conoscenza di quel dato futuro, siamo i primi a poterlo condizionare e cambiare.»
   «Anche ponendo semplicemente rimedio alla calvizie di B.B.?» stentò a crederci Cyborg, lisciandosi il mento con fare riflessivo. «In che modo?»
   Raven si strinse nelle spalle. «Se Beast Boy decidesse di impegnarsi a mantenere una forma fisica più longilinea o di ricorrere a dei rimedi per la calvizie, potrebbe veder aumentare la propria autostima perché si piacerebbe di più», suppose, lanciando una nuova occhiata all’amico che, pur continuando a rimanersene nel suo angolino, adesso sembrava attento a tutto ciò che stavano dicendo i suoi compagni. «È per questa ragione che mi hai chiesto aiuto, no?»
   «Precisamente!» rispose subito il giovane, balzando in piedi e ritrovando il proprio entusiasmo. «Se nel futuro fossi un gran fico, anziché un patetico ometto pelato con la trippa, tutto sarebbe diverso!»
   «Ma… questo avrebbe ripercussioni anche sul nostro futuro?» chiese Starfire, perplessa al riguardo.
   Di nuovo la maga fu costretta a fare spallucce. «Chi può dirlo?» disse dapprima.
   «Magari questa sua autostima potrebbe aiutarlo a diventare più sicuro di sé e, perciò, anche più efficiente nel lavoro del team», ipotizzò Cyborg, scrutando con curiosità l’amico che ora se ne stava impettito e tutto soddisfatto per la piega che avevano preso gli eventi.
   «In tal caso», intervenne Robin, ammiccando nella sua direzione, «sarebbe di gran lunga meglio aiutare B.B. a ritrovarla, questa autostima», decise per tutti. «Raven, per favore, fa’ un piccolo sforzo e accontentalo.»
   Lei inarcò un sopracciglio. «Non avevo già accettato di farlo da un pezzo?» gli fece notare, infastidita da tutta quell’enorme perdita di tempo.
   Non fece quasi in tempo a dirlo, che si sentì cingere le spalle da un braccio. «Ed è proprio per questa tua immensa generosità che noi tutti ti adoriamo», affermò Beast Boy con un sorriso da schiaffi, guadagnandosi uno sguardo tagliente da parte della maga.
   «Se hai finito di adularmi, possiamo anche iniziare», disse quella, per nulla intenzionata a perderci su troppo tempo. «Vieni con me», aggiunse poi, girando i tacchi e dirigendosi verso l’uscita della stanza.
   «Ti seguo, mia signora!» esclamò lui, trotterellandole subito dietro.
   «Awww, posso unirmi a voi?» domandò Starfire, svolazzando sulla loro scia.
   Raven si fermò sull’uscio e si voltò soltanto per farle sapere: «Sarebbe preferibile di no. Dal momento che si tratta di qualcosa che riguarda solo Beast Boy, consiglierei a voialtri di stare lontani da quello che stiamo per fare: non vorrei che ci fossero ulteriori risvolti non desiderati.» Detto ciò, sparì in corridoio.
   «Tradotto per noi comuni mortali?» chiese il giovane, grattandosi la zucca.
   «Immagino che tema eventuali interferenze da parte di qualcuno di noi», rispose Robin, approvando la scelta della compagna.
   «Intendi dire che tutto il suo lavoro potrebbe non dare gli effetti sperati se uno di noi dovesse inavvertitamente… disturbare?» azzardò Cyborg.
   «Potrebbe capitare», disse l’altro, prima di tornare a sedersi e a prendere il joypad fra le mani proprio mentre Beast Boy seguiva le orme della maga, lasciando gli altri suoi compagni alle loro quotidiane occupazioni.












Almeno adesso sapete perché non ho ancora risposto alle vostre ultime recensioni. Chiedo venia, ma ero ispiratissima per questa nuova storia, lunga esattamente quanto Fiabe, l'altra breve long da me postata la settimana scorsa, ma di gran lunga più romantica. ♥
Premetto che non era in programma. Semplicemente, due giorni fa mi era venuta l'ispirazione per quella che credevo sarebbe stata una banale shot da inserire nella raccolta La Bestia e la Strega, e che invece alla fine si è rivelata essere una fanfiction a capitoli. Per la cronaca, anche per Fiabe era successa la stessa cosa. Va beh.
Vi chiedo di perdonare eventuali sviste, ma sono stanca da morire (anche perché metà dell'intera storia l'ho scritta solo oggi) e ho un sonno che non vi dico. Domani prometto che, oltre a rispondere a tutte le recensioni in sospeso, mi darò da fare per rivedere il presente capitolo d'apertura.
Detto ciò, mi eclisso e vi do appuntamento a venerdì per il secondo capitolo. Buonanotte a tutti! ♥
Shainareth





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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***





CAPITOLO SECONDO




Trovarsi in camera di Raven, per di più da solo con lei, gli dava una sensazione piuttosto strana. Non avrebbe saputo definirla in altro modo, poiché non ci era abituato e ancora non aveva avuto modo di farsi un’idea precisa in proposito. Certo avvertiva un vago disagio, forse causato dall’imbarazzo di essere ammesso nell’intimità di quella stanza con il suo benestare; eppure non si trattava di qualcosa di spiacevole, no davvero.
   «Vorrei anzitutto farti presente che ho poteri di postcognizione, non di precognizione», iniziò Raven, interrompendo senza saperlo il piccolo, profondo momento di introspezione del compagno.
   Seduto sul pavimento di fronte a lei, al centro della camera, Beast Boy si fece tutto orecchi, fissandola con malcelato stupore. «Hai davvero il potere di vedere nel passato?»
   «Non sempre», rispose l’altra. «Ma a volte accade e… spesso non si fanno belle scoperte», fu costretta ad ammettere, abbassando le ciglia sul viso. L’ultima volta che le era capitato era stato quando Terra era tornata alla Torre: sfiorandola, Raven aveva avuto una visione di lei e del patto che aveva fatto con Slade. Non lo aveva detto a nessuno per una sorta di scaramanzia, forse, e poi aveva continuato a tacere per rispetto nei confronti della ragazza, che, pur dopo averli traditi e manipolati a proprio piacimento, aveva infine scelto di sacrificarsi per il bene di tutti.
   «E per quel che riguarda il futuro, invece?»
   La voce di Beast Boy la riscosse da quei tristi ricordi che riguardavano lui forse più che lei stessa. «Dovremo ricorrere ad un altro mezzo, ma non so quanto potrà essere attendibile.»
   «Perché?»
   «Il futuro è mutevole», prese allora a spiegare con calma. «Come è già accaduto con l’intervento di Starfire, basta una minima, insignificante intromissione per modificarlo in modo più o meno significativo.»
   «Compreso il mio aspetto esteriore?» chiese il ragazzo, additandosi da solo.
   «Forse», rispose lei. «Prima di fare qualsiasi cosa, però, vorrei farti una domanda: sei davvero convinto di voler interferire?»
   Beast Boy abbassò gli occhi, incrociando le braccia al petto e imbronciandosi appena, senza neanche rendersene conto. «Non voglio diventare un patetico grassone che vive in gabbia.»
   La maga si concesse un sorriso. «In tal caso, direi che hai già modificato il tuo futuro.» Lo sguardo confuso che lui le lanciò la spinse a continuare. «Se hai già deciso di voler lavorare su te stesso, diventando una persona migliore, non ha senso che io faccia alcunché.»
   «Nemmeno una lozioncina-ina-ina che possa evitarmi la caduta dei capelli?» s’interessò di sapere l’altro, tanto per la cronaca.
   «Ci sono molti rimedi naturali che possono fare al caso tuo», sospirò Raven, cercando di portare pazienza. «Comunque, non capisco perché tu debba dare tanta importanza all’aspetto fisico: quello che conta realmente, in una persona, è ciò che ha dentro.»
   «Dentro sono già bellissimo», le assicurò Beast Boy, agitando una mano per aria come se quella fosse un’ovvietà inutile da ribadire a voce alta. «Se lo fossi anche esteriormente, sarebbe di gran lunga meglio, no?» insistette poi, ignorando a bella posta l’espressione contrariata della ragazza.
   «Alla faccia dei problemi di autostima…» borbottò difatti lei a mezza voce. «Ad ogni modo, se hai già deciso cosa fare per il futuro, direi che è del tutto inutile proseguire in questa follia.»
   Il giovane aggrottò la fronte. «Non è una follia», protestò. «Sono solo curioso di sapere se, prendendomi maggiormente cura di me stesso, le cose miglioreranno davvero.»
   «Rendendoti più efficace durante le missioni?»
   «E più affascinante col gentil sesso.»
   Stizzita, Raven allungò una mano per dargli una schicchera fra gli occhi. «Per Azarath…» sbuffò poi, mettendosi in piedi mentre l’altro si sfregava il punto in cui era stato colpito. «Non posso credere di dover fare davvero una cosa del genere…»
   Beast Boy seguì i suoi movimenti all’interno della stanza e la vide avvicinarsi agli scaffali traboccanti di libri, tutti grossi come mattoni e dall’aspetto decisamente antico. Sapeva che Raven era in grado di leggere diverse lingue ormai morte, per cui il mutaforma non poté fare a meno di domandarsi dove e come diamine si fosse procurata quei tomi. Solleticato dalla curiosità, per un attimo desiderò possedere lo stesso potere di postcognizione di lei, in modo da poter indagare almeno in parte nel suo passato e scoprire così qualcosa di più sul suo conto. Tra i membri dei Titans, in effetti, Raven era senza subbio la più misteriosa, anche se ormai tutti loro erano a conoscenza di ciò che era e del suo legame con Trigon, il demone interdimensionale che l’aveva messa al mondo. Quest’ultimo, Beast Boy lo aveva visto con i propri occhi e ancora si domandava come potesse, Raven, essere sua figlia: grazie al cielo, lei era l’esatto opposto di suo padre, che invece poteva benissimo essere considerato il male incarnato.
   «Eccolo», disse la maga dopo diversi istanti di silenzio, durante i quali il giovane non era riuscito a toglierle gli occhi di dosso, perdendosi in riflessioni fin troppo profonde riguardo a lei e alla sua condizione di mezzo demone. Da qualunque parte la guardasse, a dispetto delle apparenze, Beast Boy non poteva fare a meno di pensare che Raven fosse una delle persone più buone che lui avesse mai conosciuto. Si domandò anche se lei avrebbe continuato a far parte del suo futuro, in qualche modo, e scoprì che quell’interrogativo era capace di serrargli lo stomaco.
   «Credo che sia questo», stava continuando la ragazza, prendendo un libro dallo scaffale. Iniziò a sfogliarlo con una sicurezza tale da lasciar presupporre che conoscesse bene il contenuto di quel volume, come se lo avesse letto e riletto più volte. Ciò indusse Beast Boy a credere che lo stesso discorso potesse farsi anche per gli altri presenti nella stanza e a domandarsi quanto fosse grande il cervello dell’amica per memorizzare tutte quelle informazioni. Una volta di più, si sentì davvero stupido, in confronto a lei, e la cosa lo mortificò un po’.
   Raven diede segno di aver trovato ciò che le interessava, perché, con il volume ben aperto fra le mani, si spostò nei pressi della scrivania e ne aprì uno dei cassetti, dal quale prese una manciata di candele. «Verresti ad aiutarmi?»
   Il giovane obbedì all’istante, avvicinandosi a lei e prendendo in consegna tutto ciò che gli passava, compreso un sacchetto di cuoio scuro che gli mise i brividi e il cui contenuto sembrava morbido al tatto, ma quasi inconsistente. Tornarono insieme al centro della camera, dove la maga lo fece sedere di nuovo a gambe incrociate. Quindi, slacciò le estremità del nastrino che chiudeva la piccola borsetta di pelle e iniziò a vuotarne lentamente il contenuto. Beast Boy scoprì così che si trattava di una polvere grigia, che il suo naso sensibile non riuscì a identificare in alcun modo tramite l’odore. Per mezzo di essa, Raven tracciò tutt’intorno a lui un grosso cerchio, il cui perimetro venne pian piano ornato da strani simboli che a primo acchito avrebbero potuto apparire come semplici ornamenti. Le sue labbra si muovevano silenziosamente, come se stesse recitando degli antichi incantesimi che altri avrebbero fatto meglio a non udire.
   «Non c’è bisogno di essere così teso», disse la maga quand’ebbe finito, senza però distogliere lo sguardo da ciò che aveva appena fatto.
   «Non sono teso», la smentì il giovane, accorgendosi tuttavia solo in quel momento di aver davvero irrigidito ogni muscolo del corpo. «Di che si tratta?»
   Raven mise via il sacchetto e iniziò a posizionare le candele lungo il cerchio. «Di un piccolo rito che ci consentirà di ficcare il naso nel futuro che hai deciso di intraprendere d’ora in poi.»
   «Sul serio?» chiese l’altro, ritrovando l’entusiasmo tutto d’un colpo.
   «Era quello che volevi, no?» gli domandò retoricamente lei, voltandosi a guardarlo da sopra la propria spalla. «O devo credere che ci hai ripensato?»
   Beast Boy tacque per un istante, ma poi tornò a parlare. «Anche questo influenzerà gli eventi che verranno?»
   «Ovviamente», rispose con onestà Raven, aspettando il suo benestare prima di accendere l’ultima candela che ancora reggeva in mano. «Venendo a conoscenza anzitempo di ciò che ti aspetta, potresti anche solo involontariamente agire in modo da modificarlo.»
   «Non c’è modo di evitare che questo accada?»
   «Dimenticare ciò che vedrai.»
   «E come?»
   «Con un incantesimo che possa cancellare la tua memoria, almeno in parte», gli fece sapere per amor di completezza.
   Il giovane strinse le labbra con aria non troppo convinta. «Mi vengono i brividi solo a pensarci.»
   «Sei ancora in tempo per fermare tutto.»
   La curiosità era grande, ma d’altro canto Beast Boy si rendeva conto che interferire con il futuro poteva essere davvero sbagliato. E se invece quel suo futuro modificato da Starfire fosse triste proprio come lo era stato quello precedente? Che bella fregatura, dover scegliere fra il certo e l’incerto… Anzi, a ben pensarci di certo non c’era assolutamente nulla.
   Alzò gli occhi verdi sull’amica. «Tu cosa faresti, al posto mio?»
   «Non scaricare le tue decisioni su di me», ribatté Raven, accigliandosi. «Sei tu a dover scegliere. Ordina ed io eseguirò la tua volontà.»
   «Quanto darei per sentirtelo dire anche in altre occasioni…» sospirò Beast Boy, per nulla sicuro di ciò che voleva davvero fare. Solo quando gli arrivò una candela in fronte realizzò quanto fosse stata equivoca la sua ultima affermazione e quasi gli venne da ridere. «Giuro che ero in buona fede», disse con voce suadente ed un sorriso sornione tutto per l’amica.
   «Finito qui, ti farò anche un rito vudù», si ripromise lei, varcando il perimetro del cerchio per raggiungerlo e sedersi di nuovo di fronte a lui, il libro in grembo. Gli strappò di mano il sottile cero che lo aveva colpito e domandò per l’ultima volta: «Hai deciso?»
   «Sì», confermò il ragazzo, fissandola negli occhi violetti e realizzando di voler scoprire anzitutto una cosa: Raven avrebbe continuato a far parte della sua vita, in futuro? «Continua, per favore.»
   Lei allora accese lo stoppino dell’ultima candela e lo posizionò fra loro. «Chiudi gli occhi», gli raccomandò. Infine, gli prese il capo fra le mani e socchiuse anche lei le palpebre. «Azarath… Metrion… Zinthos…» cominciò a recitare, ricorrendo al proprio mantra personale, al fine di raggiungere la giusta concentrazione e dare il via al rito magico.












Oltre a contare entrambe soltanto cinque capitoli, anche questa, come Fiabe, parte con comodo. La storia, comunque, entrerà davvero nel vivo già dal prossimo aggiornamento (previsto per lunedì), ma il capitolo più importante sarà senza dubbio il quarto.
E per oggi credo sia tutto, visto che ho postato anche un'altra shot nella raccolta La Bestia e la Strega. Vi do appuntamento alla prossima settimana e, ringraziando quanti hanno iniziato con me questa nuova avventura, vi auguro di passare un buon weekend. ♥
Shainareth





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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***





CAPITOLO TERZO




Quando la prima immagine comparve, Beast Boy si lasciò prendere dall’emozione e aprì di scatto gli occhi, facendola svanire così com’era venuta. «Concentrati!» lo riprese Raven, scuotendogli leggermente la testa che aveva preso fra le proprie mani.
   «Scusa», balbettò lui, spaesato. «Sono stato preso alla sprovvista…»
   «Alla sprovvista?» ripeté la ragazza, incapace di seguire il suo ragionamento. «Sai perfettamente cosa stiamo facendo, quindi non dovresti affatto meravigliarti di ciò che accadrà.»
   «Quella… era una visione del futuro?» si sentì chiedere un attimo dopo, con voce incerta.
   Annuì. «Perlomeno, del tuo», spiegò in tono più moderato di prima. «Ma hai interrotto il contatto troppo in fretta e non sono riuscita a distinguere nulla.»
   «Ehi, aspetta un momento…» tornò a tartagliare il giovane, ora visibilmente in imbarazzo. «Mi stai dicendo che anche tu vedrai quello che mi succederà?»
   «Ne farei a meno, credimi», gli garantì Raven con un sospiro desolato. «Solo che, dal momento che tu non possiedi alcun talento magico, mi tocca fare da tramite con il potere.» Pur non del tutto sicuro di aver compreso la situazione, Beast Boy piegò la linea della bocca in una smorfia di rassegnazione. «Hai altre domande, prima di riprendere?» Lui scosse il capo e di nuovo entrambi tornarono ad abbassare le palpebre. «Libera la mente da qualsiasi pensiero e concentrati soltanto sul tuo futuro.»
   Fu quello che il giovane provò a fare. Nel silenzio e nella semioscurità della stanza, tutto ciò che il suo udito sottile riusciva a sentire era il battito del proprio cuore. L’odore intenso delle candele gli arrivava alle narici, penetrante, e lo avvolgeva come un abbraccio protettivo. Sarebbe stato tutto molto semplice, ma il calore delle mani di Raven sul suo viso, sulle sue orecchie, sulla sua pelle, lo distraeva in qualche modo, inducendolo sistematicamente a pensare a lei e al fatto che fosse così vicina. Per la terza volta, nel giro di pochi minuti, si ritrovò a domandarsi cosa ne sarebbe stato anche di lei, in futuro, perché secondo il racconto di Starfire, Raven sarebbe stata condotta alla follia da quell’enorme, potentissima energia magica che scorreva nelle sue vene. Sarebbe stato decisamente più triste che perdere i capelli, eppure la ragazza non aveva dato segno di preoccuparsi della cosa quando la loro amica glielo aveva riferito.
   Anche Terra aveva finito per essere divorata dai propri poteri, cedendo alle debolezze sopite dentro di sé e rischiando di ammattire allo stesso modo; se fosse capitato anche a Raven, lui cos’avrebbe fatto? Un improvviso istinto di protezione si insinuò nel suo petto e si rafforzò così tanto che Beast Boy fu costretto a serrare i pugni che teneva posati sulle ginocchia. Poi, come un fulmine, d’un tratto nella sua mente tornò a prendere forma un’immagine che lo riscosse da quei pensieri e lo fece sussultare lievemente. Si impose di mantenere la concentrazione come gli aveva suggerito Raven e si aggrappò a quella visione con tutta la propria forza di volontà.
   Dapprima apparve una figura sfocata che pian piano divenne nitida al punto da far subito intuire che quello che stava vedendo ora era il se stesso del futuro: non già il basso ometto pelato e grassottello che gli aveva descritto Starfire, bensì un giovane aitante e, soprattutto, con una folta capigliatura verde.
   «Woh!» esclamò d’istinto. «Sarò un gran fico!»
   «Sssh!» lo rimbrottò Raven. «Mantieni la concentrazione!»
   L’immagine tremolò e quasi scomparve, ma subito Beast Boy ne riprese il controllo mentale e poté godersi il resto della visione, i cui contorni però continuavano ad essere poco precisi: il giovane dalla pelle verde se ne stava seduto in un punto imprecisato della Torre – era la Torre, quella? – con le gambe stese in avanti e i piedi appoggiati su quello che pareva essere un tavolo o comunque una superficie piana. Stava parlando di qualcosa che lui non riusciva a sentire e, curioso com’era, cercò in tutti i modi di leggerne il labiale senza tuttavia ricavarne mezza parola. A parte una, che gli fece provare un insolito brivido sulla pelle: Raven. Il Beast Boy del futuro stava parlando con lei? O forse stava parlando di lei? E con chi?
   La sua curiosità crebbe ulteriormente e impose a se stesso di cercare in ogni modo di rendere il sonoro a quella visione. Si concentrò così tanto che, come se se lo fosse aspettato, atteggiò le labbra in un sorriso trionfante quando riuscì a captare i primi suoni. Poi, la sua voce, più matura e ferma del solito, risuonò chiara nella sua stessa mente: Onestamente, ragazzi, avreste dovuto capirlo molto tempo fa. Non è ovvio? Raven si è unita ai Titans solo per conoscermi. Sono certo che fosse troppo imbarazzata per chiedermi di uscire, così ha usato i Titans come scusa.
   «Che cosa?!»
   L’esclamazione irritata di Raven interruppe ogni contatto, compreso quello fisico, rischiando al contempo di fargli prendere un infarto. Rialzò subito le palpebre e si rese conto che la ragazza era sul punto di sferrargli un pugno. «Ehi, ehi!» cercò di rabbonirla il poveretto, agitando le mani davanti a sé, un po’ per supplica un po’ per farsi da scudo nel caso lei avesse deciso di colpirlo davvero. «Sicuramente stavo scherzando!» si difese, benché non fosse assolutamente certo di ciò che aveva appena detto. Di una cosa, però, era felice: se quel bel fusto dalla pelle verde e dalle orecchie a punta era davvero lui come sembrava, ciò significava che la sua migliore amica – poiché tale era per lui Raven – faceva ancora parte della sua vita. Anzi, a quanto pareva erano ancora insieme agli altri Titans. Cosa poteva esserci di più bello?
   Il gesto stizzito con cui la maga chiuse di scatto il tomo che aveva ancora in grembo produsse un alito di vento che fece tremolare la fiamma della candela che si trovava fra loro. «Hai visto ciò che ti interessava, perciò ora togliti dai piedi, prima che ti sbatta questo libro sul naso», gli intimò seccamente lei, facendo per alzarsi.
   Beast Boy l’afferrò per le braccia prima ancora che potesse farlo, bloccandola così dov’era. «No, aspetta!» Raven gli rivolse uno sguardo d’ammonimento, ma attese di sentire cos’avesse da dirle. «È troppo poco, non sono soddisfatto», spiegò il mutaforma. «Voglio vedere qualcos’altro.»
   «Avrai i tuoi stupidi capelli e anche un fisico atletico, accontentati di sapere questo.»
   «Non mi basta!»
   «Perché?» volle sapere l’altra.
   «Ho bisogno di essere rassicurato.»
   «Riguardo a cosa?»
   Vide il giovane mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore, incerto se parlare o meno di ciò che si agitava nel suo animo. Raven avvertì l’irritazione scemare e scomparire del tutto solo quando, guardandola da sotto in su, lui pronunciò un languido: «Per favore
   Sospirando pesantemente, la ragazza cedette al lato più magnanimo del proprio essere – e dannazione, accadeva quasi sempre con Beast Boy! «Va bene», borbottò a disagio.
   Contento come un bambino, il giovane, che ancora le reggeva le braccia, fece scivolare le dita attorno ai suoi polsi e si portò le mani di lei di nuovo ai lati della testa. «Ricominciamo!» esclamò, con un entusiasmo infantile che quasi la portò a sorridere con tenerezza.
   Chiusero di nuovo gli occhi e questa volta Beast Boy mantenne fermo il contatto fisico, continuando a tenere le proprie mani su quelle dell’amica. Era un gesto stupido, forse, ma gli dava una sicurezza maggiore, come se assicurarsi di averla vicina potesse farlo sentire più forte. Da quanto, si chiese con vago divertimento, Raven era diventata così importante, per lui?
   Come in risposta alla sua domanda, di nuovo un’immagine balenò davanti agli occhi della loro mente. Ora la scena si era spostata in una camera che entrambi supposero essere quella di una donna, dal momento che la sagoma che poteva scorgersi sotto le coperte del letto era decisamente femminile. La ragazza, poiché tale era, aveva lunghi capelli corvini e il simbolo presente sulla sua fronte non lasciò adito a dubbi: era Raven.
   Beast Boy deglutì, temendo di aver lasciato vagare troppo la propria fantasia, dal momento che adesso si era introdotto persino nel futuro dell’amica. Quando però si rese conto che la maga non era sola, s’irrigidì da capo a piedi: appollaiato sul comodino accanto al suo letto, ritto sulle zampine sottili, se ne stava un uccello verde che la fissava insistentemente.
   ...così bella... stava dicendo il volatile, in tono sognante.
   Le mani di Raven, quella del presente, ebbero un fremito, come se lei volesse di nuovo interrompere la visione, ma quelle di Beast Boy rafforzarono la presa e la costrinsero a continuare.
   Sveglia! gridò qualcuno attraverso la porta della stanza chiusa.
   L’uccello sobbalzò. Shh! Scoprirà che la stav...
   La ragazza si svegliò davvero e quando si accorse di lui lo scrutò intontita, ma apparentemente non troppo sorpresa di vederlo lì. Perché la mia camera da letto è diventata improvvisamente così popolare? biascicò con voce impastata dal sonno, mentre la porta si apriva per lasciar entrare qualcuno di cui era impossibile scorgere la figura e lei si metteva a sedere sul letto, tirandosi su le coperte con pudore.
   Io... ehm... stavo solo assicurandomi che tu fossi... ehm... okay, si giustificò il pennuto, svolazzando lontano da lei per assumere di nuovo le proprie sembianze umane e rivelando così l’ovvio: si trattava dello stesso giovane della visione precedente, e ciò confermò che il suo nome era proprio Garfield Mark Logan, ovvero Beast Boy.
   Mi piace che vegli su di me. Mi mancava, ribatté la Raven del futuro, fra il serio ed il faceto; vale a dire esattamente al contrario di ciò che avrebbe fatto la sua controparte del presente, che a quel punto, non resistendo più, si liberò della presa del compagno e mandò in fumo la scena, facendo uggiolare di delusione il ragazzo di fronte a lei.
   «Questo era davvero…» cominciò la maga in tono concitato, non riuscendo a trovare il termine esatto per definire ciò che avevano appena visto.
   Beast Boy cercò di venirle incontro. «Romantico?»
   «…inquietante», finì lei, ignorando crudelmente il suo suggerimento. «Spero che correggerai questo tuo atteggiamento, perché se ti dovessi mai sorprendere a contemplarmi mentre dormo…!»
   «Ehi, ehi!» tornò a balbettare il giovane nel tentativo di calmarla, benché fosse intimidito dal minaccioso indice che l’amica gli stava agitando sotto al naso a mo’ di avvertimento. «Non l’ho mai fatto!»
   Raven si lasciò andare ad un cupo ruggito che le raschiò la gola, chiuse gli occhi e si portò le dita delle mani alle tempie, massaggiandole nella speranza di alleviare l’emicrania incipiente. Fra loro cadde un lungo, imbarazzato silenzio, durante il quale Beast Boy se ne rimase fermo e buono al suo posto, occhieggiando nella direzione di lei con un certo timore. Forse ciò che avevano visto non le piaceva, d’accordo, però poteva anche vedere il lato positivo della faccenda: sapendo che la cosa la disturbava fino a questo punto, lui avrebbe evitato di introdursi di nascosto in camera sua, in piena notte, e di osservarla in quel modo.
   A meno che non stia attento a non farmi scoprire… si ritrovò sorprendentemente a pensare, stupendo persino se stesso per quell’audacia. Nei confronti di Raven, per di più. Diamine… da quanto mi piace fino a questo punto? si domandò, cominciando seriamente a preoccuparsi per l’avvenire. Se le cose stavano come avevano visto, lui avrebbe finito per avere un… una cotta? Poteva chiamarsi così? Beh, in ogni caso, avrebbe iniziato a provare qualcosa per lei. O semplicemente ad esserne attratto. Non che ora mi sia del tutto indifferente, ammise con se stesso, per amor di onestà, ma non sono certo arrivato al punto da fare cose tanto imbarazzanti…
   «Ti basta, ora?» si sentì chiedere con voce tirata.
   A dirla tutta, no, non gli bastava affatto. Più andava avanti, più Beast Boy si rendeva conto di volerne scoprire di più sul rapporto che lo avrebbe legato a Raven negli anni a venire. Soprattutto perché, da quanto detto da lei nella visione, sembrava che quella non fosse la prima volta che lo sorprendeva in quel genere di discutibile passatempo. Eppure non mi pareva arrabbiata come lo è adesso… Stava forse a significare che un giorno avrebbe ricambiato quell’interesse?
   «Non… potremmo fare un ultimo tentativo?»
   La maga lo fissò dritto negli occhi, le braccia ben serrate al petto e lo sguardo visibilmente accigliato. «Te lo chiedo di nuovo: perché
   Cos’avrebbe dovuto risponderle, lui? Si strinse nelle spalle e disse: «Perché sono curioso?»
   «Beast Boy!» lo redarguì Raven, battendo i pugni sulla copertina del libro che teneva ancora in grembo.
   «Lo so, lo so! Non è una buona motivazione!» ribatté il mutaforma con uno sbuffo. «Però, rifletti: adesso sappiamo in cosa dovremo interferire per modificare gli eventi.»
   Lei lo scrutò con sospetto. «Continua.»
   «Insomma, va da sé che grazie a queste visioni eviterò di darti fastidio… no?» Spostò altrove la propria attenzione, riflettendo sull’intera faccenda. A Beast Boy non parve del tutto convinta di ciò che le aveva appena detto, per cui si sentì in diritto di aggiungere: «Solo un’altra volta. Poi ti prometto che non insisterò oltre.»
   Vide Raven schiudere le labbra, ma solo dopo alcuni attimi la sentì parlare. «E se…»
   La ragazza s’interruppe subito. «Cosa?» incalzò lui.
   L’altra esitò ancora per un momento prima di concedersi un lungo sospiro e di abbandonare le braccia lungo i fianchi. «Niente», disse solo. Tornò a guardarlo, questa volta da sotto in su. «Sei sicuro di volerlo fare?»
   Beast Boy si sporse nella sua direzione e le prese una mano, stringendola affettuosamente fra le proprie, gli occhi nei suoi. «Se i nostri destini saranno intrecciati, in qualche modo, vorrei fare di tutto per non crearti problemi», ammise con sincerità, sebbene si rendesse conto di essere dispiaciuto di dover rinunciare ad un eventuale, futuro approccio romantico con lei. Sul serio, da quanto tempo gli piaceva? Non se n’era mai accorto…
   Raven avvertì il cuore sussultarle in petto e, in lieve imbarazzo, calò le ciglia sul viso. «Va bene», gli concesse, infine, pur con voce incerta.
   «Lo farai davvero?» le domandò il giovane, tornando a sperare di poter gioire almeno delle immagini di quei momenti che non avrebbero mai vissuto. Al solo pensarci, gli si annodava lo stomaco, maledizione.
   La maga annuì.












Chi ha letto il comics della DC (quello non ispirato alla serie animata) o chi, come me, ha l'abitudine di cercare immagini, fanart e notiziole varie in tema BBRae, sicuramente avrà avuto una sorta di déjà vu nel leggere delle due visioni qui descritte. Ebbene sì, sono due piccoli estratti dei comics, che mi sono presa la briga di tradurre dall'inglese (la prima l'ho leggermente modificata, anche, perché pare che Raven abbia creato i Titans, non che ci si sia semplicemente unita). Vi linko entrambe le scene qui:
1. http://vignette1.wikia.nocookie.net/teen-titans-go/images/0/09/Beast_Boy_claims_Raven_has_a_crush_on_him.jpg/revision/latest?cb=20150403011553
2. http://vignette2.wikia.nocookie.net/teen-titans-go/images/f/f0/9b5eab1eae5831d13702713acaebf9f4.jpg/revision/latest?cb=20141030213410
Insomma, adesso sapete cosa mi ha dato l'idea per questa storia: alcune delle vignette presenti nel comics originale, che nella presente fanfiction mi andava di spacciare come frammenti del futuro dei nostri due eroi. Non so se come trovata possa risultare interessante, però mi divertiva pensare che potesse accadere davvero. Anche perché nei comics i nostri beniamini sembrano appunto un pelino più cresciutelli rispetto a quelli della serie animata, per cui... Viva la fantasia. ♥
Vi saluto e vi do appuntamento a mercoledì con questa storia, con il capitolo più importante dell'intera vicenda. Tra oggi e domani, comunque, dovrei riuscire ad aggiornare anche La Bestia e la Strega.
Buona giornata a tutti! ♥
Shainareth





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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***





CAPITOLO QUARTO




Dapprima, come sempre, l’immagine apparve sfuocata. Poi, quando Beast Boy posò di nuovo le proprie mani su quelle malferme di Raven, che era tornata a toccargli la testa, tutto si fece più chiaro. Si trovavano all’aperto, da qualche parte in città. Ancora una volta erano insieme. Era l’alba? Il crepuscolo? O forse i colori della visione risultavano falsati? Raven, comunque, indossava il proprio mantello blu, il cappuccio sul capo. Stavano parlando, l’uno di fronte all’altra, ma le loro controparti del presente non riuscivano a sentire nulla, almeno fino a che la maga del futuro non mise una mano sulla spalla del compagno.
   Garfield, fermati. Basta ascoltare…
   …il mio cuore? completò lui, serio in volto. Ho capito, affermò poi, avvicinandosi a lei e sporgendo le labbra in fuori per baciarla, mentre lei lo fissava con stupore.
   Fu a quel punto che quell’ultima visione subì una brusca interruzione.
   Beast Boy aprì gli occhi di scatto, tentando istintivamente di riacciuffare fra le proprie le mani che Raven aveva di nuovo sottratto alla sua presa. «Aspetta! Perché hai fermato tutto?!»
   «E me lo chiedi?!» ribatté la ragazza, incredula per essersi sentita rivolgersi una domanda tanto stupida. Anche alla fioca luce delle candele si notava l’intenso rossore che le coloriva il viso a causa dell’imbarazzo.
   «La cosa si stava facendo interessante!» ebbe la faccia tosta di protestare l’altro.
   Questa lei non la mandò giù. «Se permetti, riguardava anche il mio, di futuro, e non ho alcuna intenzione di rovinarmelo!»
   Il giovane le rivolse uno sguardo sorpreso. «Intendi dire che vuoi vivere quel magico momento come se fosse la prima volta?» Gli occhi violetti di Raven assunsero una preoccupante sfumatura scarlatta, ma lui parve non curarsene. «Possiamo sempre portarci avanti con il lavoro», scherzò, protendendosi in avanti per imitare il suo alter ego della visione. Il rumore di un sonoro ceffone riecheggiò fra le pareti della stanza. «Ahio!»
   «Almeno così la pianterai di fare l’idiota», ringhiò la ragazza, sempre più indispettita.
   Malgrado ciò, Beast Boy non si perse d’animo e, pur massaggiandosi la guancia arrossata e dolorante, le fece dono di un sorriso malizioso. «Però un giorno quest’idiota ti piacerà.»
   «Non essere assurdo», tagliò corto la sua amica. «Nella visione non c’era alcun segno che io volessi ricambiare il tuo bacio.»
   «Solo perché l’hai fatta svanire prima che accadesse», obiettò il mutaforma, ferito nell’orgoglio. Da quel poco che erano riusciti a vedere, difatti, a lui pareva che la Raven del futuro lo trattasse con un certo affetto, nonostante tutto. E poi, insomma, si conosceva bene e, per quanto potesse essere sfacciato, non si sarebbe mai sognato di stuzzicarla in quel modo se non avesse avuto anche solo il minimo sospetto di piacerle; in caso contrario, avrebbe messo a rischio una delle cose a cui teneva maggiormente al mondo, e cioè la loro amicizia. E di certo a quella non avrebbe mai rinunciato.
   «E se invece fosse finita proprio com’è finita adesso?» lo smentì lei, insinuandogli per un attimo il tarlo del dubbio e sventolandogli sotto al naso un lungo tentacolo di nera energia magica.
   Beast Boy aggrottò la fronte, mostrando così tutta la propria contrarietà al riguardo. «No, dico… Mi hai visto? Sarò un gran fico!»
   «Ma non mi pare che anche il tuo cervello subirà netti miglioramenti», sentenziò Raven, intrecciando le braccia al petto con aria di superiorità.
   L’altro fu costretto a mettere il broncio come un moccioso. «Sarai così simpatica anche in futuro?»
   Il sorriso a mezza bocca che lei gli rivolse fu la ciliegina sulla torta. «Spero proprio di sì.» Detto ciò, la ragazza soffiò sulla candela che si trovava fra loro e si rimise in piedi per varcare il cerchio, rompendo definitivamente l’incanto. Beast Boy la seguì con lo sguardo. «Ora, che tu sia soddisfatto o meno, quella è la porta», si sentì dire con fare spiccio.
   Per un brevissimo istante si domandò cosa diamine ci trovasse in lei di così affascinante, ma quando la vide avvicinarsi di nuovo alla libreria e le pieghe del mantello le si aprirono attorno alle gambe in modo più che appetibile, rivelando anche il ventre piatto e i piccoli seni pieni e all’insù, dovette cedere il passo al proprio istinto maschile. «Va bene, ho capito», borbottò risentito, alzandosi anche lui. «Quindi… non c’è altro?»
   «No, direi di no», rispose Raven, dandogli le spalle. «Nulla che io sia disposta a condividere ancora con te, perlomeno», preferì correggersi poi, stizzendolo ulteriormente. L’altro si lasciò andare ad un verso infastidito, ma non aggiunse alcunché e si diresse verso la porta. Quando l’aprì, tuttavia, si sentì richiamare indietro. Si volse nella direzione di lei e i loro occhi si incrociarono un’ultima volta. «Dal momento che ciò che abbiamo visto non si avvererà, suppongo sia inutile farne parola ad anima viva.»
   «Non sono così cretino da volermi far ridere in faccia dagli altri per il tuo secco rifiuto», ritorse caustico, avvertendo le budella contorcersi dolorosamente. «Grazie lo stesso.»
   Raven fece per parlare di nuovo, pentita di averlo ferito in quel modo, ma lui s’affrettò a sparire dalla sua vista e la porta si richiuse sull’uscio, creando un’ulteriore barriera fra loro. La maga tornò allora a volgere la propria attenzione al libro che ancora reggeva fra le mani e il cuore le si strinse in petto: non si era aspettata un simile risvolto, proprio no. E come poteva anche solo immaginare che Beast Boy nutrisse quel genere di sentimenti nei suoi confronti? Sapeva che lui le voleva molto bene e che ci teneva particolarmente, a lei, ma da qui a pensare che…
   Sono un’idiota, si rimproverò, furiosa con se stessa per com’erano andate a finire le cose. Serrò la presa attorno al tomo e prese la sua decisione. Tornò ad avanzare nella camera e raggiunse nuovamente il cerchio magico, che scavalcò per ricollocarsi al suo interno. Quindi, sedendo a gambe incrociate proprio come prima, accese la candela e chiuse gli occhi.
   A differenza di quanto era successo per Beast Boy, a lei non occorse molto tempo per focalizzare l’immagine che le si materializzò nella mente: era di nuovo insieme a lui, al chiuso di un luogo che le creava un certo disagio, e il giovane le dava la schiena. All’altezza delle spalle, la sua tuta era strappata e attraverso lo squarcio era possibile notare dei grossi segni d’artigli, ferite che si era probabilmente procurato durante un combattimento.
   La Raven della visione gli si avvicinò, pronta ad usare la propria magia per alleviargli il dolore, ma lui si volse e le fermò la mano. Potrei essere in grado di guarirla, gli fece sapere nella speranza di convincerlo a farsi medicare.
   Lascia stare. Il giovane sembrava contrariato per qualcosa. Deluso, rammaricato, arrabbiato. Cos’era successo per abbatterlo in quel modo?
   Io… La maga s’interruppe, abbassando sulle spalle il cappuccio che le aveva messo in ombra il volto fino a quel momento. A differenza di quella vista prima, questa Raven aveva i capelli corti, persino più di quelli da lei portati nel presente. Voglio solo che tu stia bene.
   Così sarà, le garantì Beast Boy. Si fissarono in silenzio per diversi istanti, troppo vicini per non capire come sarebbe andata a finire. Cosa? mormorò comunque lui, un attimo prima che la ragazza si sporgesse nella sua direzione per baciarlo. Questa volta accadde davvero e il giovane ricambiò subito il gesto con intenso trasporto.
   Raven, quella del presente, riaprì le palpebre e si accorse solo in quel momento di avere le ciglia bagnate di lacrime. L’inconscio giocava davvero degli scherzi crudeli. Si sentì stupida una volta di più e, issando le ginocchia al petto, vi nascose contro il viso, maledicendosi per l’essere inutilmente orgogliosa e scostante. La sua unica giustificazione, se proprio doveva trovarne una, era il non essere abituata a quel genere di sentimenti. Nessuno glieli aveva mai insegnati e adesso che li provava tanto profondamente, al punto da sentirsi squassare il cuore, aveva l’impressione di essere del tutto indifesa. Inadeguata, per di più, perché ancora una volta la parte demoniaca presente nel suo animo aveva dovuto cedere il passo alla sua metà umana. E lei, più di chiunque altro, anelava ad essere soltanto quello: una persona come tutte le altre.
   Beast Boy… lui era il solo che riusciva a donarle sempre un sorriso, che non la faceva mai sentire fuori luogo anche quando l’accusava di essere tetra o insensibile. Il solo che, se solo lei glielo avesse concesso, non le avrebbe mai negato un abbraccio. O un bacio, si ritrovò a riflettere Raven, confermando a se stessa di essere stata tremendamente ingiusta nei suoi confronti.
   Senza perdere altro istante, si rimise in piedi e, non curandosi di prendere il libro o di spegnere le candele, si diresse a passo spedito verso la porta. Uscì in corridoio, trovandolo vuoto proprio come si era aspettata, e si avvicinò alla camera che si trovava di fianco alla sua. Bussò con fare sicuro, ma non ottenne alcuna risposta. «Beast Boy», chiamò. Nulla. Eppure lui era lì, lo sapeva, lo sentiva. Alla mente le tornò l’ultima visione che aveva condiviso con il compagno: in quella, lo aveva chiamato con il suo vero nome, cosa che non aveva mai fatto fino a quel momento se non per prenderlo in giro. Era ciò che lui desiderava? Che lei gli si rivolgesse in quel modo?
   «Garfield?» azzardò, pur con voce malferma. Quella parola suonò strana e rassicurante al tempo stesso, dandole l’inaspettata sensazione di possederla nel profondo.
   Qualcosa si mosse al di là della porta. «Che vuoi?» si sentì chiedere in tono seccato.
   «Sono venuta a chiederti scusa.»
   «Per avermi trattato per l’ennesima volta a pesci in faccia?»
   Poteva davvero biasimarlo per quell’accusa? No, affatto. «In realtà…» cominciò, cercando di trovare dentro di sé il coraggio per continuare a parlare. Sospirò, affranta. «Non sono stata sincera.»
   A risponderle, stavolta, fu di nuovo il silenzio. Poi, dopo una manciata di secondi, l’uscio si schiuse e apparve Beast Boy che la scrutò dubbioso. «Riguardo a cosa?»
   «Posso entrare?» Dopo un’ultima esitazione, il giovane si fece da parte, lasciandole lo spazio per varcare la soglia della stanza. Era sottosopra come al solito, eppure, per quanto lei glielo rimproverasse di continuo, in quel momento quel dettaglio rassicurò Raven, dandole la forza per vuotare il sacco. «Io…» iniziò incerta, «non ti ho detto la verità riguardo al rito che abbiamo fatto.»
   Vide le sopracciglia dell’amico corrucciarsi, conferendogli un’espressione assai perplessa. «In che senso?»
   «Non… era un rito per vedere il futuro», confessò lei, d’un soffio, nascondendo il volto fra le mani per la vergogna. «Serve solo a vedere il futuro che noi vorremmo vivere.» Beast Boy rimase zitto, forse intento ad immagazzinare a dovere quell’informazione. La maga sbirciò nella sua direzione attraverso le fessure delle dita, temendo una sua più che giustificabile sfuriata. Che però lì per lì non arrivò. Anzi, lui sembrava più che altro fissarla con occhi vacui. Inspirando a fondo, Raven lasciò ricadere le braccia ai lati del corpo. «A mia discolpa posso dirti solo che volevo rassicurarti riguardo al tuo aspetto, senza per questo dover indagare nel futuro vero. Interferire con eventi che non si sono ancora verificati potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Ciò nonostante…» La sua voce ebbe un fremito, che servì al giovane per tornare in sé e prestarle maggior attenzione. «Mi vergogno per ciò che ho fatto, ma… non avevo idea che tu serbassi quel genere di… desideri per il tuo… nostro… futuro», si corresse la ragazza, abbassando il tono e lo sguardo con aria mortificata. «Scusami. Non era mia intenzione essere tanto invadente.»
   Lo aveva fatto per lui, dunque, per rassicurarlo e, al tempo stesso, dargli una lezione. Beast Boy poteva davvero ritenersi in diritto di essere arrabbiato con lei, per quanto accaduto? Probabilmente sì, almeno in parte. Eppure, l’emozione più prepotente che avvertì dopo quella confessione fu un meraviglioso senso di sollievo: quello che avevano visto era il futuro che lui avrebbe voluto veder realizzato, non quello autentico, e ciò stava a significare che non si sarebbe dovuto sforzare di cambiare un bel niente, negli eventi a venire, né avrebbe dovuto imporre a se stesso di mettere a tacere i propri sentimenti per Raven. Non era da escludere, infatti, che lei avesse reagito in modo scortese anzitutto perché era stata colta alla sprovvista da quelle fantasie romantiche, proprio come lei stessa gli aveva appena garantito. Ciò non stava forse a significare anche che non tutto era perduto?
   «Se può consolarti…» riprese a parlare la ragazza, torcendosi le dita delle mani all’altezza del ventre, «poco fa ho provato a guardare anche nel mio futuro ideale e…» Tentennò trattenendo il fiato, che poi lasciò andare rumorosamente, arrossendo in un modo che a Beast Boy parve delizioso. «Non era affatto dissimile dal tuo.»
   Quell’ultima confessione ebbe un effetto imprevisto: lo fece ridere. Di gioia e di sollievo, benché quella risata suonò abbastanza isterica alle orecchie della povera maga. Quest’ultima avvertì un soffocante dolore al petto, temendo che quello del compagno non fosse altro che il preludio di un brusco rifiuto; tuttavia, l’istante successivo si trovò stretta in un abbraccio così carico d’amore che si sentì sciogliere come neve al sole e fu costretta ad aggrapparsi alle spalle di lui con tutte le proprie forze. Senza che potesse farne a meno, scoppiò in singhiozzi, disperati, lasciando così andare via tutta la tensione che aveva accumulato fino a quel momento, mentre l’amico le passava delle rassicuranti carezze lungo la schiena e scivolava in ginocchio sul pavimento insieme a lei.












Ed eccoci qua. Ve lo avevo detto che sarebbe stata di gran lunga più romantica di Fiabe. :3
Anche per questo capitolo ho preso spunto dal comics (quello non ispirato alla serie animata) e per la precisione mi sono rifatta a queste scene:
1. Quella della prima visione è questa: https://instagram.com/p/7ys0GvibY3/ In realtà credo che le due vignette non siano consequenziali, ma mi piaceva il modo in cui sono state assemblate qui e allora mi sono divertita a mettere in imbarazzo Raven anche nella mia storia.
2. Quella della seconda visione, invece, la visione che ha soltanto Raven, intendo, l'ho presa da una pagina vera e propria: http://41.media.tumblr.com/be4a105e81e003848d15628fb0e389ec/tumblr_nla1zfHTnT1uq0o3ko1_1280.jpg
Avrei potuto prendere in esame anche altre scene del comics, riguardo loro due come coppia, ma credo che queste fossero le più adatte a spiegare l'evoluzione del loro rapporto, dando appunto l'impressione che si trattasse di un unico futuro, un futuro vero (cosa che poi è stata smentita da Raven nel finale di questo capitolo). Spero che l'idea non sia troppo banale o... stupida.
Mi fermo qua e vi do appuntamento a venerdì con l'ultimo capitolo di questa storia. Grazie a tutti i lettori, a chi ha la gentilezza di lasciarmi la propria opinione e chi inserisce questa fanfiction fra le preferite/ricordate/seguite.
Buona giornata a tutti! ♥
Shainareth





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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***





CAPITOLO QUINTO




«Finalmente avete finito!» iniziò Starfire non appena li vide entrare nella stanza, mentre era intenta a rimescolare chissà quale pietanza di dubbio gusto all’interno di un enorme pentolone traboccante. «Com’è andato l’esperimento?»
   Beast Boy si fermò quasi all’ingresso e le rivolse un sorriso che era tutto un programma. «A quanto pare il futuro si prospetta piuttosto interessante», si limitò a dire, mantenendo un contegno che Raven faticò ad associare a lui. A differenza sua, comunque, la ragazza proseguì verso il divano, dove Cyborg era ancora stravaccato, questa volta insieme a Silkie, per guardare la televisione. Più in fondo, Robin stava armeggiando con il proprio comunicatore, ma anche lui alzò il capo quando si accorse dell’arrivo dei compagni.
   «Quindi avrai ancora i capelli?» s’interessò di sapere, rivolgendosi direttamente a Beast Boy.
   Questi si strinse nelle spalle. «In quello che ho visto io sì», garantì, senza tuttavia scendere nei particolari.
   «E la pancia?» lo prese in giro Cyborg, mentre Raven si accomodava da un lato del divano e gli rubava svogliatamente il telecomando.
   «Avresti dovuto vedere che addominali!» fu la pronta ed orgogliosa risposta che ricevette.
   «E sarai ancora bassino?»
   La domanda di Starfire non nascondeva alcuna canzonatura, eppure per Beast Boy fu come uno schiaffo: se avesse avuto cura del proprio aspetto forse sarebbe davvero riuscito a salvare la propria chioma e di sicuro non avrebbe messo su ciccia, ma come avrebbe potuto porre rimedio alla sua statura mediocre?
   «Come ho già detto prima di tutta questa storia», prese inaspettatamente parola Raven, facendo zapping con fare distratto, «Beast Boy è ancora in fase di crescita. Anche se non dovesse diventare un gigante, non è affatto da escludere che possa comunque superarmi in altezza.» Non lo disse soltanto per consolarlo, ma anche e soprattutto perché, a onor del vero, anche lei non era affatto una spilungona.
   «Bella soddisfazione diventare più alto di un tappetto di sughero», sghignazzò difatti Cyborg, ritrovandosi un attimo dopo Silkie infilato per metà giù per la cavità orale, nonostante la maga, pur sfoggiando un certo sorrisetto trionfante, non si fosse mossa di un millimetro.
   Robin e Beast Boy scoppiarono a ridere all’istante. «Il mio piccolo Bumgorf!» strillò invece Starfire, lanciandosi immediatamente in suo soccorso e afferrandolo per le zampine scalpitanti al fine di tirarlo fuori dalla bocca del compagno. «Cyborg, sputalo subito fuori!»
   Dopo un’estenuante lotta per la libertà, Silkie fu tratto in salvo e Cyborg per poco non sboccò a causa di un conato che gli mise sottosopra lo stomaco. «Raven, sei impazzita?!» gridò quando si fu ripreso dallo shock, ignorando Starfire che stringeva la grossa larva a sé e la cullava con amore proprio come avrebbe fatto con un neonato.
   «Non credo sia molto furbo mettersi contro un mezzo demone», lo informò con indolenza lei, senza neanche prendersi il disturbo di degnarlo di uno sguardo.
   Beast Boy li raggiunse, scavalcò lo schienale del divano e si accomodò fra loro, rivolgendo un’occhiata divertita al suo migliore amico. «Come vedi, ho un’alleata molto potente. Non ti conviene prendermi troppo in giro.»
   «Voi due state sempre a bisticciare, ma quando si tratta di prendere parte a scherzi o giochi in cui ci sono anch’io, subito vi spalleggiate a vicenda», borbottò risentito l’altro, continuando a fare smorfie a causa del pessimo sapore che si ritrovava ancora sulla lingua per via del viscidume lasciatogli da Silkie.
   A quelle parole, sia il mutaforma che la maga sussultarono, rendendosi conto per la prima volta che ciò che diceva Cyborg era vero: avevano sempre avuto una spudorata preferenza l’uno per l’altra e non se n’erano mai accorti. «A proposito», propose Beast Boy, sorridendo felice per quell’ennesima, rassicurante scoperta. «Prima di cena vi va una sfida a palla puzzolente?»
   «E, fammi indovinare», replicò il giovane, lanciando loro uno sguardo seccato, «voi due vi schiererete come al solito contro di me?»
   «Che c’è? Il bestione di metallo ha paura di perdere contro due tappetti di sughero?» lo provocò a quel punto Raven, rimirandosi distrattamente le unghie di una mano. Colpito nell’orgoglio, Cyborg scattò in piedi e tirò fuori da un punto imprecisato del proprio corpo un’enorme matassa di calzini fetidi, facendole arricciare il naso per il disgusto. «Mai pensato di usare un deodorante per auto, dentro la corazza?»
   «Poche chiacchiere e iniziate a correre, perché stavolta sarò spietato!» li avvisò lui, invaso dallo spirito combattivo e bruciando dalla voglia di fargliela pagare cara. Un istante dopo, però, entrambi i suoi compagni di giochi erano già spariti alla sua vista e lui dovette ruotare su se stesso più volte prima di avvistare un topolino verde sulla spalla di Robin, ancora intento a sistemare il proprio comunicatore. Cyborg lanciò la palla, che manco a dirlo non prese il vero bersaglio e beccò invece l’altro ragazzo, che crollò a terra non solo per la potenza del tiro, ma principalmente a causa della puzza. Il topolino saettò via nei pressi dell’angolo cottura, dove trovò riparo nel cappuccio blu della maga che, insieme a Starfire, non poté fare a meno di scoppiare a ridere per quanto appena accaduto.
   «Cyborg!» urlò Robin, scattando nuovamente in piedi. Pronto a fargliela pagare, gli scaraventò contro i calzini sporchi.
   «Oh, porc…!» L’altro sfuggì a quella spietata vendetta, sia pure all’ultimo secondo, ma in ogni caso, in barba all’eccellente mira del leader dei Titans, il lancio risultò troppo lungo e volò fino alla cucina, dove centrò in pieno il pentolone in cui ribolliva l’inquietante manicaretto di Starfire. Quello schizzò dappertutto e poco mancò che ustionasse chi si trovava nelle immediate vicinanze.
   «No!» esclamò l’aliena, portandosi le mani nei capelli con fare disperato. «Quella era la cena!»
   «Ricetta di Tamaran?» chiese poco disinteressatamente Beast Boy, saltando giù dalle spalle di Raven e riprendendo sembianze umane.
   Starfire annuì. «Allora non è una grande perdita», fu il crudele commento della maga, che, pur suscitando la stizza dell’amica, trovò tutti gli altri più che d’accordo.
   «Chi vuole una pizza?» domandò Robin, pentito solo per metà di aver fatto un torto alla propria bella.
   «Per me una vegetariana!»
   «La mia con tanta carne, invece!»
   E mentre iniziavano tutti a dirigersi verso l’uscita della Torre, Beast Boy si voltò indietro, scorgendo Raven ancora ferma lì dove l’aveva lasciata. «Non vieni?»
   «Anche se tu non dovessi diventare come il Garfield delle nostre visioni», disse inaspettatamente lei, senza distogliere gli occhi dai suoi, «non mi importerebbe affatto.»
   Stava dunque a significare che lui avrebbe continuato a piacerle anche se in futuro fosse diventato davvero un ometto basso, pelato e cicciottello, come aveva detto Starfire? Per la prima volta quella prospettiva non spaventò affatto il giovane. Dopotutto, perché mai avrebbe dovuto, se al suo fianco sarebbe rimasta la più fedele delle compagne?
   «Grazie», disse allora, sorridendole con riconoscenza. «Ma ti assicuro che sarai orgogliosa dell’uomo che sposerai.»
   Raven arrossì così violentemente da dare l’impressione di aver appena preso fuoco. «Beast Boy!» annaspò, agitandosi tutta e causando un involontario guizzo di magia che fece quasi esplodere la pentola dal contenuto ributtante, mentre l’altro scoppiava a riderle in faccia.
   La lontana, forte voce di Cyborg li richiamò all’appello. «Voi due, sbrigatevi o vi lasciamo qui!»
   «Arriviamo!» rispose allegro Beast Boy, affrettandosi a raggiungere gli altri prima di subire chissà quale dispettosa vendetta.
   Quanto a Raven, invece, esitò per qualche altro istante, cercando di recuperare un minimo di lucidità mentale. Infine, avvertendo il viso scottare ancora per l’imbarazzo, si tirò il cappuccio del mantello sulla testa e seguì il giovane con un nuovo, piacevolissimo calore nel petto.












Purtroppo non sono molto brava con i finali, abbiate pazienza... Oh, tanto per intenderci, quella di Beast Boy sul futuro marito era solo una battuta. :'D
In realtà stavo ponderando sulla possibilità di scrivere una breve shot ambientata fra il quarto e quinto capitolo, ma al momento resta solo un'idea troppo vaga e non so quanto sarei capace di renderla nero su bianco.
Bon, e anche per questa volta è tutto, spero solo di non aver deluso troppo le vostre aspettative. Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa storia e che hanno avuto la gentilezza di darmi la loro opinione e/o di aggiungere la presente fra le fanfiction preferite/ricordate/seguite.
Alla prossima, buon fine settimana a tutti! ♥
Shainareth





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