Just you and me

di Jordan Hemingway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finding Gallifrey ***
Capitolo 2: *** Stars and memories ***
Capitolo 3: *** Prova costume ***
Capitolo 4: *** Sotto le mura di Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Understanding ***



Capitolo 1
*** Finding Gallifrey ***


Scritta per l’event del gruppo Fb We are out for prompt, tutti i credits alla promptatrice (#Missy/Twelve, Il Dottore ha salvato Missy e insieme ritrovano Gallifrey)
 
“Potrei ancora riportarti in quel buco nero.” Minaccia Twelve, la fronte aggrottata e le mani salde sulle leve del Tardis.
“Non lo faresti mai.” Missy si aggiusta il rossetto utilizzando uno degli schermi come specchio. Manda un bacio alla propria immagine riflessa e rialza gli occhi. “Dottore.” E’ una constatazione un po’ ironica e un po’ seria, come Missy stessa: è sempre stata così anche quando si faceva chiamare in un altro modo e si divertiva a combattere il suo vecchio amico, quello che ancora una volta l’ha salvata.
“Se anche questa volta le coordinate sono false, lo farò davvero.”
“Non ti fidi di me?” Missy si tende verso di lui, che deglutisce.
“Mai.”
Se potesse, la Time Lady farebbe le fusa. “Quando hai finito di fissarmi come se volessi baciarmi, guarda i tuoi schermi: Gallifrey è già apparso davanti a noi, Dottore.”

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Capitolo 2
*** Stars and memories ***


Scritta per l’event del gruppo Fb We are out for prompt, tutti i credits alla promptatrice (#DW, Doctor/Master, Non vedere più le stelle)
 
Se c’è una cosa che al Dottore piace è osservare dal Tardis le stelle che si dipanano attorno al suo passaggio.
Comete, supernove, nane blu, soli che brillano pigramente in lontananza… E’ uno spettacolo che non smetterà mai di stancarlo.
A volte si chiede se un giorno sarà costretto a rinunciare a tutto ciò, alla sua vita in perenne movimento: in effetti, ci sono stati dei momenti in cui ha preso seriamente in considerazione l’idea.
Certo, c’è stata Rose, ma alla fine non è mai stata davvero un’alternativa: ha preferito lasciare che fosse la copia di se stesso a camminarle al fianco fino alla fine delle loro vite mortali.
I suoi pensieri invece vagano molto più lontano, circa al tempo in cui tutto è iniziato, quando il Tardis non era che un idea vaga per una bravata adolescenziale, quando l’Accademia stava forgiando la sua esistenza in modi che essa stessa non aveva previsto.
Il periodo in cui correva nelle distese purpuree della sua tenuta di Gallifrey, all’inseguimento di quel che è stato e, in fin dei conti, è ancora l’altra metà della sua medaglia.
“Fai pena.” Kosch si ferma ad aspettarlo, ansimando: non ammetterà mai di aver avuto bisogno di una pausa pure lui. “Corri come un Gollopode con una zampa sola.”
“Non sono io ad essermi fermato.” Gli risponde Theta, e poi lo placca con le ultime forze rimastegli.
I due ora scrutano il cielo ormai sempre più scuro, alla ricerca di costellazioni conosciute.
“Un giorno le vedrò tutte.” Proclama Theta. “Fino all’ultima stella dell’universo.”
“Dove probabilmente non ci sarà nulla di interessante.” Kosch non sembra impressionato dalla vanteria, occupato com’è a cercare una posizione più comoda per la propria testa appoggiata allo stomaco di Theta.
“C’è sempre qualcosa di interessante. E tu verrai con me.” E’ un ordine e una domanda.
L’altro sospira. “Forse. Oppure potrei avere di meglio da fare.”
“Del tipo?”
“Potrei voler aprire una fabbrica di scherzi.” Theta spera con tutto il cuore che Kosch non sia serio, dato che i suoi scherzi sarebbero potenzialmente letali per la maggior parte dell’universo. “O potrei entrare nel Governo.” Ancora peggio, addio alla pace e tranquillità per Gallifrey.
Kosh sposta lo sguardo su di lui. “Potrei non venire con te, ci hai pensato?”
Sì, Theta ci ha pensato.
E tra il non vedere più le stelle e non vedere più Kosch, sa già a cosa non può rinunciare.
Lo afferra e lo fa rotolare sotto di sé.
“Se entrerò nel settore scherzi, voglio il 60% dei profitti.”
“Al massimo il 10%, e solo se lavorerai seriamente.” Kosch sogghigna e si allunga verso il suo viso. “Puoi essere il mio segretario.”
“O tu il mio.”
E’ passato tanto tempo da allora.
Il Dottore fissa le stelle, comete, supernove, nane blu e soli dormienti, ma non le vede davvero.
Infine chiude la porta del Tardis.
 

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Capitolo 3
*** Prova costume ***


Scritto per l’event del gruppo FB We are out for prompts, su prompt di Danzanelfuoco (#DW, Twelve/Missy "Speravo di piacerti almeno in questo corpo!")
 
Dopo più di novecento anni di conoscenza reciproca, Missy può dire di sapere che cosa significano tutte le espressioni facciali del Dottore. E quella che gli vede stampata negli occhi ora non promette nulla di buono.
Il che è sempre un piacere.
“Non mi dirai che non ti piace?” La Time Lady assume il suo migliore tono lamentoso, facendo fare la ruota al suo abito nuovo (stile anni ’50, la gonna è geniale) e scoprendo così le gambe.
“Vuoi davvero una risposta?” Il Dottore pare volerla incenerire, un buon segno.
“Che cos’ha che non va?” Si difende Missy. “E’ troppo lungo?”
“Forse è un po’ largo sui fianchi, ma è perfetto.” Si intromette Clara: dovrà ringraziarla, dato che questa è la classica goccia che fa traboccare il vaso del Dottore.
“Perché, PERCHE’ l’unica volta in cui siamo in missione assieme devo perdere il mio tempo in un camerino a discutere di vestiti?” Esplode lui, alzando gli occhi al cielo.
“Dici che non mi sta bene?” La donna simula una lacrima. “E io che speravo di piacerti almeno in questo corpo…”
Colpo basso, e lo sa benissimo.
Infatti ora il Dottore arrossisce (e lo fa come un bambino colto con le mani nella marmellata) e cerca di riparare: “Non ho detto questo, cercavo solo di spiegare che…”
“Dottore, sei un insensibile.” Decisamente, dovrà davvero ringraziare Clara e i suoi interventi che rigirano il dito nella piaga.  “Che cosa ti costa  ammettere che le sta benissimo?”
Il Dottore borbotta qualcosa.
“Non ho sentito.” Ghigna dolcemente Missy.
“… Sei molto bella.” Non la sta nemmeno guardando, da quanto è nell’imbarazzo. “E staresti bene anche senza quello straccio.”
Se questo non è ingoiare verme, amo e lenza tutto in un colpo, Missy non sa cos’altro può essere.
“Vi lascio soli.” Clara si allontana in direzione dei saldi con un sorriso complice. Forse dovrebbe regalarle un pianeta, alla fine dei giochi.
“No, aspetta, non intendevo… Cioè, intendevo dire che staresti bene con qualunque vestito, non… Insomma,  è tutta colpa tua! Mollami immediatamente!”
Missy ADORA quando il Dottore balbetta, soprattutto se è per causa sua.
“Coraggio Dottore…” Lo afferra per il colletto della camicia e lo trascina all’interno del camerino. “Aiutami a provare il costume da bagno.”
 

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Capitolo 4
*** Sotto le mura di Hogwarts ***


Scritta per l’event del gruppo FB We are out for prompt, credit del prompt alla promptatrice (# Doctor Who. Doctor/Master: HP!AU. Qualsiasi cosa tu voglia scrivere su di loro, purché sia (molto) angst)
 
Sarebbe dovuta finire in modo diverso, la loro storia.
Le mura di Hogwarts lampeggiano per gli incantesimi lanciati a ripetizione dai due schieramenti: il verde delle Maledizioni Senza Perdono affronta il bianco degli Schiantesimi, illuminando la notte.
Sarebbe dovuta finire con due ragazzi che si diplomano e affrontano il mondo al di là delle mura assieme, indivisibili nonostante le differenze di Casa e carattere, uniti in un legame indissolubile.
“Kosch.” Quello di Theta è un sussurro, niente di più.
Il corpo di Koschei è a terra, la sua bacchetta (quella bacchetta dalla quale non si separava mai, mai) giace in un angolo, rotta.
Sarebbe dovuta finire con una bevuta epica, una risata e un gomito piantato nelle costole.
Theta si avvicina, allunga la mano per sfiorarlo e poi per scuoterlo sempre più forte, ma è inutile: gli occhi di Koschei restano immobili, vitrei, morti.
Sarebbe dovuta finire con l’accordo di non lasciarsi andare, con una vita pronta a essere vissuta.
Invece, la storia è finita con una promessa infranta da un Avada Kedabra e un vuoto impossibile da colmare.
 

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Capitolo 5
*** Understanding ***


Scritta per l'event del gruppo FB We are out for prompts, su prompts di Macy: (#DW, Doctor/Master, Qualcosa ispirato a "Understanding" degli Evanescence-le parti in corsivo appartengono alle lyrics della suddetta canzone)
 
We’re supposed to try and be real.
And I feel alone, and we’re not together.
And that is real.

 
Quante vite sono trascorse da quando hanno entrambi lasciato l’Accademia?
Il Dottore a volte se lo domanda, nel silenzio del Tardis, quando anche l’ultimo dei suoi compagni è tornato alla vita da cui lo ha tolto.
*
“Un giorno ruberò un Tardis.” Theta Sigma sorride di fronte allo scetticismo del suo migliore amico. “Ruberò un Tardis e allora potrò vedere tutto l’universo.” Dichiara convinto, lasciandosi cadere nell’erba rossa accanto a lui. Sopra di loro, i soli splendono su Gallifrey, come sempre.
Koschei sbuffa. “Tu non sei in grado nemmeno di rubare un dolce dalle cucine, figuriamoci un Tardis.”
“Vuol dire che mi aiuterai.” Theta si puntella sui gomiti per girarsi verso l’altro. “E allora potrai venire con me.”
“Grazie tante.” Commenta ironico Koschei, ma Theta nota che la piccola increspatura sulla sua fronte si è rilassata.
“Che cosa credevi, che ti avrei lasciato indietro?”
*
Era stata una menzogna, dopotutto.
Il Maestro si chiede se il Dottore già sapesse che non avrebbe potuto mantenere la sua promessa.
Forse sì, sussurrano i tamburi nella sua testa. Forse ti ha mentito fin da allora.
*
“I tamburi.” Koschei emette un unico, debole lamento. “La mia testa sta per spaccarsi.”
E’ notte, e solo loro due sono svegli nel dormitorio.
Silenziosamente Theta scivola nel letto di Koschei e lo scuote. “Sono qui. Non ascoltare i tamburi, ascolta me.” E inizia a sussurrare all’orecchio dell’altro, stringendolo forte per calmarne il tremito.
“Non sei solo, Kosch.” Ripete, quella notte e tante altre notti.
Senza di lui, Koschei non avrebbe mai potuto farcela.
*
Lo ha abbandonato, questo è il pensiero che tormenta il Dottore nelle lunghe notti solitarie del Tardis.
E non si è voltato indietro nemmeno una volta.
E’ passato troppo tempo da quando entrambi non erano che Theta e Kosch, troppe vite si sono spente nella guerra che si sono dichiarati tanto tempo prima.
Il Dottore ricaccia indietro i ricordi che ha imparato a temere: è un’altra forma di autodifesa, l’oblio.
 
But the imprint is always there. Nothing is ever really forgotten.

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