Forgotten
Cause you and I
both loved
What you and I spoke of
And others just read of
Others only read of the love,
the love that
I love.
Jason Mraz – You and I both
Far muovere Hermione quella
mattina, si rivelò per Ron piuttosto problematico.
Per la prima volta da quando si
conoscevano, lui si svegliò prima di lei e anche quando uscì
dalla doccia, Ron la ritrovò come l’aveva lasciata: nuda e
dormiente.
Le orecchie di lui si arrossarono
pietosamente, mentre la copriva con il lenzuolo di tessuto pregiato.
Le si sedette accanto, accarezzandole
la testa.
«Hermione?» la
chiamò, gentile. «Hermione, faremo tardi se non ti svegli»
Lei borbottò qualcosa che
lui non capì e si girò dall’altra parte.
Ron corrucciò la fronte, perplesso. Le carezzò il braccio e il fremito che lui
percepì gli diede la prova che il suo sonno – sempre se di sonno
si trattava – era molto leggero.
Fece un sospiro, poi le si distese
accanto, attirandola a sé per la vita e poggiandole un bacio sul collo.
«Hermione so che sei
sveglia»
Ron rimase in attesa di una
qualsiasi reazione di lei. Stava quasi per convincersi di essersi sbagliato,
quando lei si girò completamente tra le sue braccia; il suo sguardo era
sveglissimo, proprio come lui aveva sospettato.
«Che succede?» le
chiese, cercando inutilmente di incontrare i suoi occhi.
Hermione fece un sospiro mesto.
«Rimaniamo qui per
oggi» bisbigliò in tono appena udibile.
Ron sgranò gli occhi,
sorpreso.
«Cosa?!
Perché?»
«Perché
no? Rimaniamo a letto per tutto il giorno»
propose, risoluta, senza alzare lo sguardo su di lui. Ron le lanciò
un’occhiataccia, cominciando a sentire il sangue confluire alle guance.
«Non se ne parla, Miss» disse, perentorio.
Hermione alzò finalmente
gli occhi su di lui, indignata.
«Perché
no? Facciamo sesso!» gli assicurò,
convinta.
Lui le scoccò
un’occhiata glaciale, mentre persino il petto si arrossava
d’imbarazzo.
«Non cercare di convincermi
promettendomi favori sessuali, Jean, odio quando lo fai!»
gracchiò, sdegnato.
«Perché ci riesco
sempre»
Hermione gli
sorrise e prese a baciargli il petto, mentre le sue mani scivolavano lungo
l’addome.
«Per la miseria!» imprecò Ron, bloccandole le mani, in
difficoltà. «Sai che ho ragione questa
volta! Ora tu ti alzi, vai a farti una doccia e poi andiamo dai tuoi genitori» e questo era quanto.
Lei rimase per un attimo
stupefatta dalla sua reazione; approfittando del suo momentaneo sbigottimento,
Ron la prese in braccio, ben intenzionato a portarla in bagno.
«RON!» squittì
lei, tentando di liberarsi dalla sua presa.
Lui grugnì, trascinandosi
dietro lenzuola, copriletto e coprimaterasso pur di riuscire a staccarla dal
letto.
«Mi costringi,
Hermione! Sei la persona…» disse, cercando non farla cadere,
«…più ostinata…» le sue mani si strinsero quasi
violente intorno a lei, cercando di placare la sua agitazione, «…che
io abbia mai conosciuto!»
«Mollami immediatamente,
Weasley!» urlò Hermione dimenandosi.
Ron raggiunse il bagno e la
poggiò malamente sul ripiano del lavandino. «Mi hai fatto male,
brutto cavernicolo!» strepitò lei, incrociando braccia e gambe,
stizzita; lui la ignorò, cominciando ad armeggiare con
l’intensità del getto della doccia.
«Se tu non fossi così
assurdamente te stessa, magari non avrei dovuto portarti in bagno di peso!»
«Lasciami stare, okay?! Sono i miei genitori, Ron, non i tuoi!»
urlò con rabbia, stringendosi il lenzuolo intorno al corpo.
Lui serrò le mascelle,
irritato.
«Non
ho passato giornate intere in un archivio puzzolente per sentire cose del
genere! Non succederà niente ai tuoi genitori!»
«Tu questo non lo puoi
sapere!»
«Ma neanche tu!» si passò una mano tra i capelli,
esasperato.
«Senti, io…-»
s’interruppe, poggiando le mani sul ripiano su cui lei era seduta. «-…scusa, se ti ho fatto male, va bene? Non
volevo farti male.» mormorò infine,
guardando in basso. «E’ solo che sei così indisponente,
Hermione, Merlino che ti prende?»
«Sono sempre stata indisponente, come dici tu, se questo
non ti va bene allora…-»
«Non ho mai detto che non mi
va bene» disse subito lui, guardandola di sottecchi. «Lo
sei. Ma questo lo so dal primo anno»
Lei gli rivolse
un’occhiataccia, ma non disse niente.
«Il punto è che
adesso non ne hai motivo» alzò la testa alla stessa altezza di
quella di lei; la guardò attentamente e lei arrossì di vergogna
sotto il suo sguardo. «Proprio nessuno» le poggiò un bacio
veloce sulla fronte, mentre il vapore inondava lento e languido la stanza.
«I cattivi hanno perso» un bacio sul naso. «I buoni fanno
tanto sesso» uno sulle labbra, interrotto dall’inattesa risatina di
lei. «E i tuoi genitori ti aspettano. Non se lo
ricordano, ma ti aspettano» le sorrise e lei
dovette sforzarsi per non sorridergli a sua volta.
«Ora devo gettarti di peso
nella doccia o pensi di riuscire a raggiungerla da sola?»
Lei gli scoccò
un’occhiata di sfida e scese, rigida, dal ripiano. Lasciò cadere
il lenzuolo ed entrò nella doccia sotto gli occhi adoranti di lui.
«Puoi chiudere la porta
uscendo, per favore?»
Ron la guardò con odio e si
sforzò a muoversi, sotto gli occhi ridenti di
lei.
*
Arrivarono allo studio di Wendell
e Monica Wilkins con una buona dose di anticipo e Hermione sembrava talmente
nervosa che Ron giurò di non averla vista in quello stato neanche per i
G.U.F.O.
«Calmati,
Jean. Puoi fare tutto. Sai fare tutto» le disse, arrivando di fronte alla porta
d’ingresso.
«Non è vero» la
sua voce era alta, acuta, impaurita. «Ma se lo dici tu»
Ron le prese la mano
intrecciandola forte con la sua.
«Siamo arrivati fin qui,
Hermione» mormorò lui, aspettando che una signora di mezza
età li sorpassasse. «E’ un attimo,
adesso. Entri, prendi mamma e papà e torniamo tutti
insieme in Inghilterra, che qui in Australia fa un po’ troppo
caldo per i miei gusti»
Le strinse forte la mano e lei
sembrò riscuotersi; prese un respiro e annuì, agitata.
Si girò verso la porta e
fece un piccolo passo avanti, sotto lo sguardo attento di lui.
«Non lasciarmi»
sussurrò, mettendo la mano libera sulla maniglia.
Ron intrecciò ulteriormente
le dita con quelle di lei, senza rispondere.
Hermione aprì la porta e
una rilassante melodia di sottofondo annunciò loro di essere appena
entrati nella sala d’aspetto.
Ron fece qualche passo
all’interno della stanza, trascinandosi lei dietro quasi con la forza.
«Stai tranquilla»
sussurrò lui, facendola sedere sull’unica sedia libera.
Lei annuì, nervosa, mentre
sentiva le labbra gentili di lui baciarle la fronte.
«Sono calma»
mentì, guardandosi intorno con circospezione. «A
che ora hai detto che avevamo l’appuntamento? Non vorrei che…-» le parole le morirono in gola, quando la porta dello
studio vero e proprio si aprì, rivelando sua madre intenta a leggere la
cartella di un paziente.
Hermione si mise una mano sulla
bocca, senza riuscire a trattenere un singhiozzo.
Il vecchio seduto accanto a lei e
una signora dall’aria stressata abbarbicata su uno sgabello poco lontano
si girarono istantaneamente, rivolgendole un’occhiata allarmata. Ron si
guardò intorno nervosamente, lanciando sguardi fintamente rilassati a
chiunque incrociasse i suoi occhi.
Le carezzò appena la testa,
strinse ulteriormente la sua mano e lei sembrò calmarsi un po’.
«Fra poco sarà tutto
finito» mormorò contro il suo orecchio, arrossendo pietosamente
sotto lo sguardo indagatore di una signora anziana seduta di fronte a loro.
Hermione annuì fortemente
con la testa, come a volersi convincere, ma una lacrima le sfuggì
comunque lungo una guancia, mentre spiava sua madre studiare con attenzione i
fogli che teneva in mano, assolutamente ignara che sua figlia fosse lì.
Il signore seduto lì
accanto si girò di nuovo verso di lei, turbato dalla sua disperazione.
«Si…si sente
bene?» domandò, guardingo, mettendosi le mani in tasca alla
ricerca di un fazzoletto.
Lei assentì, ma un nuovo
singhiozzo malcelato svelò la menzogna. Ron si accucciò accanto a
lei, indeciso su cosa fare. Incrociò lo sguardo inquieto del signore e
si passò una mano tra i capelli, in difficoltà.
«Sa…-»
tentò, fintamente disinvolto «…fa
sempre così! Ha paura del dent…-» Cazzo.
Era dentiere o dentista?
Merda.
Ron si guardò intorno per
un attimo, in cerca di qualsiasi cosa potesse venirgli in aiuto.
La sala asettica e illuminata dal
neon che donava a tutti un colorito livido e malaticcio, però, non aveva
poster attaccati alle pareti, o scritte sui muri, o riviste specializzate con
cui distrarsi, o qualsiasi altra cosa potesse essergli utile in quel momento.
Deglutì a fatica, iniziando
a sudare freddo sotto lo sguardo interrogativo del signore.
Hermione glielo ripeteva in
continuazione, miseriaccia.
Com’è che gli diceva?
Da piccola volevo fare la
dentiera…o era la dentista?
Cazzo.
«…ha paura del…-»
dentiere o dentista, dentiere o dentista,
dentiere o dentista? «…del…-» prese un respiro,
deciso a buttarsi. «-…del dentie-»
«Dentista.
Ho paura del dentista»
Ron sospirò, mortificato,
sotto l’occhiataccia che lei gli lanciò.
Per l’appunto.
Hermione accettò con un
sorriso triste il fazzoletto che le stava porgendo il signore, e si
asciugò gli occhi tirando su con il naso.
«Oh,
non si preoccupi. Wendell e Monica sono i migliori nel loro campo. Non potrebbe
essere in mani migliori»
Il volto di lei
s’illuminò e Ron rivolse un’occhiata distratta alla Signora
Granger, che ora stava guardando corrucciata nella loro direzione.
Era una bella donna, lui lo aveva
sempre pensato. Assomigliava molto a Hermione, soprattutto; i suoi capelli
crespi e ribelli, i suoi occhi, la bocca rosea e il temperamento stacanovista,
tutto suggeriva da che parte della famiglia Hermione avesse effettivamente
preso.
«Lei li conosce?» gli
chiese lei, a bassa voce.
Il signore annuì,
appoggiandosi meglio al bastone per guardarla in viso.
«Gran
brave persone, davvero. Ce ne fossero di più come loro al mondo»
Hermione fece per rispondere, ma
sentì Ron stringerle forte la mano; si girò e di fronte a lei
c’era la Signora Granger che li guardava sorridente.
«Signor Miller è il
suo turno, può accomodarsi» disse, aiutando il signore ad alzarsi.
Lui salutò i due con un gran sorriso e si diresse nello studio.
«Voi avete un appuntamento?» chiese lei, guardando Hermione negli
occhi. Lei boccheggiò, come se la parole le si
fossero bloccate in gola all’improvviso.
«Sì» rispose
prontamente Ron, guardandola fisso. «Granger.
Hermione Granger» lo disse forte e chiaro,
attento a scandire bene le sillabe. Lei corrucciò la fronte, sbattendo
ripetutamente le palpebre.
«Hermione…»
mormorò a bassa voce, fissando intensamente il nome di lei scritto sulla
lista dei pazienti del giorno. Lo sfiorò appena con le dita curate e un
senso improvviso di nausea la colpì in pieno stomaco. Alzò lo
sguardo su di lei, che ora la stava guardando timorosa e con gli occhi lucidi.
«…è…è davvero un bel nome»
balbettò, sembrando confusa. «Se mio marito e io avessimo avuto
una figlia l’avremmo chiamata sicuramente così.» le sorrise,
e Hermione represse a stento le lacrime. «…Come la moglie del Re
Leonte…-»
«-…nel Racconto d’Inverno» concluse
lei, con voce appena sussurrata.
Ron guardò prima Hermione e
poi la Signora Granger, non avendo la minima idea di quello di cui stessero
parlando.
«Le piace
Shakespeare?» la donna sembrò piacevolmente sorpresa e un
luccichio particolare – lo stesso che Ron riconosceva negli occhi di
Hermione quando parlava di qualcosa che la appassionava particolarmente –
le illuminò lo sguardo, rendendolo brillante, accattivante.
«M-mia
madre…lo adora.» bisbigliò, con un piccolo sorriso sulle
labbra.
«Io e sua madre andremmo
davvero molto d’accordo, allora!» fece una risatina, portandosi
dietro l’orecchio un ciuffo di capelli crespi sfuggito dalla crocchia in
cui li aveva costretti.
La porta dello
studiò si riaprì, rivelando un sorridente Signor Miller.
«Ha già finito, Albert?» chiese la Signora Granger sorpresa.
Il vecchio annuì, il suo
faccione giocondo rosso di contentezza.
«Avevo solo bisogno di una
ricetta» disse, facendo una piccola riverenza in segno di saluto in
direzione di Hermione, che gli sorrise appena.
«Beh, direi che oggi
è il suo giorno fortunato, cara» disse lei, lanciando
un’ultima occhiata alla cartella che aveva in mano. «E’ il
suo turno»
Hermione balzò in piedi,
stringendo violentemente la mano di Ron, che emise un piccolo miagolio
addolorato.
Si diressero tremanti
verso la porta, seguendo la Signora Granger che faceva loro strada.
Hermione fece capolino nello
studio, vide suo padre girato di spalle controllare alcune carte. Fecero per
entrare, ma lei li bloccò.
«Lei non può
entrare» disse, rivolta a Ron. Hermione lo
guardò negli occhi, impietrita. «E’ per il segreto
professionale, noi dobbiamo garantire…-»
«Lo faccia entrare, per favore»
gemette lei, supplichevole, stringendo la mano di Ron con entrambe le sue. La
Signora Granger tentennò, mordendosi il labbro inferiore.
«Lo farei, cara, ma il
ragazzo deve almeno essere un tuo congiunto, altrimenti proprio non…-»
«Sono il marito»
buttò lì Ron, resosi conto troppo tardi di quello che aveva
detto.
Lo sguardo di entrambe si
puntò su di lui, e Hermione lo guardò con un’espressione
talmente stupefatta che lui temette che lo avrebbe preso a
schiaffi da un momento all’altro.
«Il marito?» la
Signora Granger sembrò genuinamente colpita. «Mi sembrate
così giovani, io non…-»
«Oh, ma lo siamo» Ron
fece una risatina, cercando di ignorare l’impagabile e apparentemente
immutabile espressione di Hermione. «Solo che in Inghilterra ci si sposa
presto, sa…»
«Lo so, ho vissuto per tanti
anni lì, solo che…- oh, non ha importanza, entrate»
tagliò corto lei, apparendo incomprensibilmente turbata.
Ron trattenne Hermione per un
braccio finché la Signora Granger non fu entrata, poi le si
avvicinò all’orecchio, con il collo arrossato.
«Pronta, Jean?»
Hermione annuì forte con la testa cercando di scacciare le ultime parole
di lui dalla testa, le dita già avvolte intorno alla bacchetta.
«Appena chiudo la porta» disse lui, dandole un bacio veloce sulle
labbra e spingendola gentilmente nella stanza.
Hermione attese di sentire il
rumore legnoso della porta che si chiudeva, poi prese un respiro e alzò
la bacchetta, sotto lo sguardo stupefatto dei suoi genitori.
«Finite Incantatem!» fu un attimo: la stanza venne inondata da
un fascio di luce bianca e i Signori Granger crollarono a terra, come se
fossero stati schiantati. Ron cacciò un urletto,
mentre Hermione li guardava, pietrificata.
«Com’è che
dicevi?! Niente
può andare storto, eh?»
strillò lei, correndo dai suoi genitori ancora privi di sensi. Ron si
mise le mani nei capelli, allarmato.
«Papà?! Papà, svegliati! Papà?»
«Hermione, stai ca…-»
«Non
dirmi di stare calma, Ronald Weasley! Non
osare!» lo sguardo di lei lo
terrorizzò.
Ron serrò le labbra, obbediente. Andò velocemente a soccorrere la madre di
Hermione, senza fiatare.
«Si-Signora Granger?»
chiamò, titubante, dandole dei piccoli colpetti sulla spalla.
«Signora Granger, come sta?...Si-Signora..- Mamma?» la sua voce era stridula,
acuta; avvampò sotto lo sguardo corrucciato di Hermione.
«Magari se si sente chiamare
così le si rielettrizzano i neuroni, che ne sai!» si
giustificò lui con gli occhi sgranati dall’imbarazzo.
Lei emise un
singhiozzò frustrato.
«Ho ammazzato i miei
genitori!» gemette, accasciandosi accanto a suo padre.
«Macché
ammazzato, non ci pensare nemmeno! Sono solo un po’…un po’
debolucci» prese un braccio della Signora
Granger e iniziò ad agitarlo con circospezione, per controllare se
reagisse in qualche modo.
«Gli ho fritto i neuroni,
Ron!» Hermione si mise le mani sulla faccia, disperata. «Adesso avranno la capacità intellettiva di
tacchino! Un tacchino!» precisò lei, isterica. «Avrei
potuto mandarli in Irlanda dalla mia prozia e invece no! Mandiamoli in Australia! Tra canguri, koala e vombati –
oh, Ron, come hai potuto farmi fare una cosa del genere, dovevi dirmi che era
una sciocchezza, io…-»
«Hermione?»
Lo sguardo di Ron e Hermione
dardeggiò sul Signor Granger, che ora stava guardando la figlia con
occhi sgranati.
Lei emise un suonò
strozzato, mettendosi le mani sul petto.
«P-papà?»
Hermione vide suo padre sbattere
ripetutamente le palpebre, respirare affannosamente e mettersi faticosamente a
sedere; il Signor Granger si portò una mano alla testa, ancora confuso.
Poi lei vide la sua espressione
cambiare improvvisamente, sul volto la chiarezza subitanea di chi ricorda
qualcosa di molto importante.
Lui guardò il viso di sua
figlia come se lo stesse vedendo per la prima volta.
«Hermione» la sua voce
era spezzata, roca, emozionata.
Lei si lasciò sfuggire un singhiozzo, mentre la mano paterna di lui le sfiorava la
guancia scarna e vedeva i suoi occhi farsi lucidi e colpevoli.
«Piccola
mia» mormorò; l’altra mano a coprirsi la bocca,
mentre l’amara consapevolezza della dimenticanza di faceva strada nel
petto. «C-come ho potuto…-»
«Non importa» lo
interruppe lei, accarezzandogli la mano ancora poggiata sulla sua guancia.
«Non fa niente» lui chiuse gli occhi per un attimo, poi
attirò la figlia a sé, stringendola come se non dovesse
più lasciarla.
Ron abbassò lo sguardo,
sentendo la sua presenza assolutamente fuori luogo.
Decise di dedicare la sua
attenzione alla Signora Granger, ancora priva di sensi e ancora senza
l’apparente minima intenzione di alterare il suo stato per molto altro
tempo.
Si schiarì la voce e
riprese a dare goffi buffetti al braccio di lei.
«Signora Granger?»
esortò, avvicinandosi al volto di lei. «…Su si svegli...c’è Hermione!»
A sentire quel nome, Ron vide le
pupille di lei muoversi improvvisamente sotto le sue palpebre abbassate. Un
sorriso vittorioso illuminò il suo volto coperto di efelidi. «Sì, Signora! Hermione è proprio qui!
Hermione. Sa, sua figlia Hermione, come la figlia
di Re Leone nella Fiaba
d’Autunno!»
Lui sentì un risolino
improvviso provenire da poco lontano.
Alzò lo sguardo e
incontrò quello ridente e piangente insieme di lei.
«Leonte, Ronald.» lo corresse Hermione sistemandosi tra le
braccia di suo padre per guardarlo in volto «…del Racconto d’Inverno»
Lui arricciò in maniera
buffa le labbra e le sue orecchie si accesero, pietose.
«Sii buona con lui,
tesoro» le disse il Signor Granger, senza riuscire a smettere di
sorriderle. «Ti ha accompagnato fino a qui, in fondo»
Ron annuì, soddisfatto del
suo appoggio e godé di quel momento come unico nel suo genere.
Non era del tutto certo che una
volta che il padre di Hermione avesse scoperto che lui era diventato il ragazzo
della sua bella figliola incorrotta e studiosa, lui sarebbe rimasto ancora
nelle grazie del suo ipotetico suocero.
«Oh, papà»
disse Hermione con un sorriso sibillino sulle labbra, «Lo tratto fin
troppo bene, fidati di me»
Il Signor Granger non capì.
Ma Ron arrossì fino alla
punta delle orecchie, tornando a concentrarsi sulla madre di lei.
Incorrotta…tzè.
*
La Signora Granger riprese
conoscenza poco dopo, e con lei, lacrime, abbracci, baci e ringraziamenti
ripresero, interminabili.
«Caro, sei stato davvero
gentile ad accompagnare Hermione fino in Australia» ripeté lei per
la quarta volta da quando si era svegliata.
Avevano appena mandato un
messaggio a Kingsley e ai Weasley direttamente dall’Ambasciata, ritirato
i biglietti aerei Babbani che aveva pagato il Ministero della Magia e ora erano
diretti a casa Wilkins per prendere qualche effetto personale di prima necessità
per affrontare un ritorno in Inghilterra così immediato.
Ron si passò una mano tra i
capelli, arrossendo come sarebbe arrossito con sua figlia.
«Oh, non è nulla,
davvero…» fece una risatina, abbassando lo sguardo imbarazzato.
«E’ stato lui a trovarvi»
s’intromise Hermione rivolgendogli uno sguardo pieno di gratitudine e orgoglio
che sembrò far diventare Ron ancora più alto di quanto già
non fosse. «E’ tutto merito suo»
La Signora Granger si strinse a
suo marito, rivolgendogli lo sguardo di chi la sa lunga.
«E’
stato chiuso per giorni e giorni in un archivio e…- e io non ci avevo
pensato, mamma, è stato grandioso! E Harry e Ginny mi hanno aiutato
così tanto con gli elenchi telefonici, ma Ron, oh Ron è
stato…-»
«Meraviglioso?»
suggerì la Signora Granger, inarcando le sopracciglia, ridente.
«Esattamente!»
trillò Hermione, entusiasta.
Senza pensarci intrecciò le
sue dita con quelle di Ron, scatenando l’interesse del Signor Granger,
rimasto fino a quel momento all’oscuro di quel che sua moglie aveva
capito già da qualche ora.
«Hermione esagera»
mormorò lui, a disagio, non del tutto conscio del motivo per cui il
padre di lei gli avesse rivolto uno sguardo improvvisamente glaciale. «Vi
avrebbe trovato anche senza di me»
«Non sminuirti così,
caro» lo rimproverò bonariamente la Signora Granger, ormai giunti di fronte la porta di casa. «Quello che è
giusto è giusto»
Entrarono, e gli occhi dei Signori
Granger si puntarono sulle loro mani ancora inconsapevolmente intrecciate.
Il padre di Hermione fece per dire
qualcosa, ma sua moglie gli diede una gomitata nelle costole che provvide a
zittirlo per un periodo di tempo abbastanza lungo da permetterle di prendere in
mano la conversazione.
«Noi andiamo di sopra,
tesoro, voi rilassatevi in salotto, non dovremmo metterci tanto»
«Vi aiutiamo!» disse
Hermione, risoluta.
Sua madre le fece una carezza,
sorridente.
«Non
preoccuparti, ci metteremo pochi minuti. Potete preparare qualcosa da mangiare
se vi và, il frigo è pieno»
Questo fu abbastanza per convincere Ron, che si preoccupò di spingere
Hermione in cucina, mentre la Signora Granger faceva lo stesso con suo marito
su per le scale.
«Hai
visto? Tutto è andato per il meglio!»
disse, contento, mentre metteva la testa nel frigorifero per raggiungere del gelato
incastrato tra gli avanzi della sera prima e un cartone di latte. «Uh! Fa fresco qui dentro!»
Hermione fece una risatina,
accomodandosi su uno degli sgabelli della cucina.
Riemerse qualche istante dopo brandendo
la vaschetta, vittorioso.
«Sai…» iniziò,
sospirando pesantemente, «…avevi ragione» mormorò lei,
con gli occhi bassi.
Ron interruppe la ricerca di un
cucchiaino e le rivolse un’occhiata, con le sopracciglia inarcate dallo
stupore.
«Chi
sei tu? Cosa ne hai fatto di Hermione Granger?»
Lei lo guardò con divertita
sufficienza, mentre rideva da solo soddisfatto del suo spirito.
«Puoi essere serio per un
momento?»
«Io
sono serio. Miss Granger non me la
darebbe mai vinta così facilmente»
«Evidentemente mi porti
sulla cattiva strada» si appoggiò al tavolo, guardandolo
attentamente.
Ron le rivolse un sorriso, pago.
«Certo, Miss» estrasse
un cucchiaino dal cassetto delle posate; gli occhi brillanti di soddisfazione. «Ma non temere. Finché non inizierai a
sbagliare i congiuntivi, sei ancora al sicuro»
Le schioccò un bacio veloce
sulle labbra, sedendole accanto.
«Tu non sbagli i
congiuntivi» lo consolò lei, accarezzandogli il braccio mentre
cominciava a sbocconcellare il gelato.
«Solo perché quando
ci sei tu nei paraggi mi impegno particolarmente»
Lei gli rivolse un sorriso che lo
fece arrossire.
«Hermione?» chiese,
appena riuscì a ingoiare la titanica cucchiaiata di gelato che aveva
ingurgitato.
«Mh?»
«Tuo padre mi odia?»
Lei corrucciò la fronte,
presa alla sprovvista.
«Perché dovrebbe odiarti?»
«Perché ti
insidio» rispose, con una sincerità disarmante.
Hermione fece un
risatina, si alzò e gli circondò la vita con le braccia,
accoccolandosi contro di lui.
«Ma questo lui non lo
sa»
«Mi hai preso la mano
davanti ai tuoi genitori, prima» le fece notare, ragionevole. «E sospetto
che tua madre creda davvero che ci siamo sposati»
«Non essere ridicolo,
Ronald!» fece un risolino imbarazzato, «Non abbiamo neanche gli
anelli alle dita»
Arrossì, rendendosi conto
dell’argomento di cui stavano parlando.
«E
come fanno a sapere che nel mondo dei maghi si usano gli anelli come per i
Babbani? Per quanto ne sanno loro ci si potrebbe scambiare anche un fagiano come pegno di amore eterno!»
«Chi è che si scambia
un fagiano come pegno d’amore?» gli chiese, corrucciata.
«…Oh, e io che ti do anche retta» agitò una mano in
aria, come per scacciare un cattivo pensiero, rendendosi conto troppo tardi del
suo sarcasmo. «Senti, tu piaci ai miei genitori,
okay? Mio padre ti trova molto simpatico e sei sempre stato il preferito di mia
madre, se proprio lo vuoi sapere»
Ron s’illuminò.
«Davvero?!»
«Certo!
Ti ha sempre trovato molto carino»
«Più di Harry?»
le chiese, timoroso.
Lei alzò gli occhi al
cielo, con un sorriso che le aleggiava agli angoli della bocca.
«Più
di Harry. Molto di più, Ron»
Lui gongolò.
«Beh, anche tu sei sempre
stata la preferita di mia madre» le disse, girandosi sullo sgabello per
guardarla in faccia.
«Cosa?!»
Lui annuì, con un sorriso enigmatico
sulle labbra.
«Ha sempre sperato che io ti
piacessi – se non altro per zittirmi, parlavo di te in
continuazione» Hermione rise, arrossendo.
«E’ stata un fortuna allora» soffiò, contro le sue
labbra.
Lui annuì annullando la
distanza tra di loro, irruente.
Ron sentì le braccia di lei
stringersi immediatamente intorno al suo collo, lui allacciò le mani
alla sua vita, incontenibile.
«Ragazzi siamo pronti,
possiamo anda…- Oh»
I Signori Granger si bloccarono
sulla soglia della cucina, irrigiditi; Hermione si slacciò
immediatamente dall’abbraccio di Ron, avvampando.
«Sì.
A-andiamo!» si
rassettò i capelli con una mano, imbarazzata.
La Signora Granger rivolse un gran
sorriso a Ron; il padre di lei ridusse gli occhi a due fessure, meditando
vendetta nei suoi confronti.
Lui e Hermione si scambiarono
un’occhiata, poi Ron si precipitò sulla valigia della madre di
lei, cercando di recuperare un po’ di contegno ed ignorare come meglio
poteva lo sguardo cupo del Signor Granger.
«L-le
porto la valigia» borbottò, e uscì velocemente fuori di
casa, senza assicurarsi di venir seguito.
Rimasta sola con i suoi genitori,
Hermione fece per dire qualcosa, ma sua madre la interruppe, raggiante.
«Lo sapevo!» squittì, radiosa. «Vedi che avevo
ragione?» disse, rivolta al marito, «Hai visto?!
Era lampante!» esclamò, vittoriosa.
«Tesoro, mi devi raccontare
tutto» le disse, passandole un braccio intorno alle spalle e conducendola
fuori di casa.
Hermione arrossì,
guardandola a disagio.
«Voglio recuperare l’anno perduto» le baciò la tempia e la Signora
Granger la sentì rilassarsi tra le sue braccia.
«Io vorrei parlare un
po’ con quel Ronald…» s’intromise il Signor Granger,
torvo.
«Ci vorrà molto
tempo» le disse Hermione, ignorando suo padre.
«Abbiamo ventidue ore di
volo che ci aspettano!» rispose la Signora Granger, con gli occhi
luminosi di contentezza.
«Io vorrei sedermi vicino al
ragazzo, se è possibile» continuò lui, turbato.
«Sai, tuo padre e io
volevamo adottare un koala, sono così contenta che non lo abbiamo fatto
alla fine!» raccontò la Signora Granger, entusiasta.
«Proprio
non mi convince, sapete? Quei capelli, poi…così rossi» il
Signor Granger si mise le mani in tasca, sospirando truce.
«Davvero?
Si possono adottare i koala, qui?»
Hermione sembrò
genuinamente impressionata.
«E
avete visto, com’è alto? Siamo sicuri che sia un tipo a posto?»
«Certamente,
tesoro! C’è una riserva poco lontano da qui – potremmo
passarci se non è troppo tardi»
«La
trovo un’idea fantastica. Così io potrò parlare un
po’ con Ron da solo»
Le donne Granger si scambiarono
un’occhiata, compunte.
Hermione guardò allarmata a
suo padre, poi incontrò lo sguardo di Ron che li attendeva, teso, nel
vialetto.
Le sorrise, ancora
ignaro del destino che lo attendeva.
Lei sospirò, arrossendo.
Avrebbe dovuto impegnarsi
particolarmente, questa volta, per farsi perdonare.
fine.
WOHA! Un capitolo da Telethon.
Bonjour à tout le monde! :D
Finalmente
riesco a postare l’ultimo capitolo di questa mini long-fic!
E’ stato piuttosto problematico, credetemi xD
Volevo
postarlo prima del mio compleanno, ma non ci sono riuscita. Poi volevo postarlo
il giorno del mio compleanno, ma non ci sono riuscita lo stesso. Allora ho
pensato che l’1 Marzo, perchè essendo il
compleanno di Ron sarebbe stato appropriato, ma non sono riuscita a finirlo neanche
in quel caso. Però alla fine eccolo qui!
Ragazzi,
ho sudato. xD
Spero
comunque che vi sia piaciuta, i genitori di Hermione sono sempre stati due
personaggi che mi hanno incuriosito molto, ho sempre
desiderato leggere di più di loro e del loro modo di vedere
l’intera faccenda del mondo magico. Spero che chi ha
avuto, come me, questo desiderio, sia rimasto contento di quello che ha
letto qui C:
Intanto
faccio un enorme ringraziamento a Nonna Giuly Weasley, robby, _BellaBlack_, BigIlly, pk82, Sif, ste89, Arkadio, Lill, mica, sissy88, SiJay, eli weasley,
mem e Saty per aver commentato il primo capitolo e le
altre shot. OMMIODDIO
un abbraccio enorme ai veterani come me che ho scoperto con piacere non sono
scappati dal sito *_*
Non
avete idea della felicità che ho provato nel risentirvi – o rileggervi, più propriamente xD! <3 Mi
siete mancati.
Beh,
che altro dire, la mia vena creativa è piuttosto attiva ultimamente e
già qualcosa di nuovo sta macchinando nel mio piccì. Nonostante
questo il vecchio, ricordate, non verrà abbandonato, ve lo giuro.
Ora
che ne dite di lasciarmi un commentino? ** Daidaidai :D
A
prestissimo :3
Baciottossss