Forgotten

di CottonBatu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Forgotten

Declaimer: SPOILER! Post DH.
Luoghi e personaggi appartengono a J.K. Rowling e la storia non ha scopi di lucro.

 

Forgotten

 

 

 

 

 

 

 

In the light of the sun
Is there anyone
Oh it has begun
Oh dear you look so lost
Eyes are red
And tears are shed
The world you must
have crossed

 

                                                 Augustana – Boston

 

 

 

Hermione sbuffò per l’ennesima volta, gettando stancamente l’Annuale elenco telefonico di Sidney e dintorni Anno 97-98 sulla pila dei registri già visionati.

 

«Accidenti» imprecò, appoggiandosi contro il tronco dell’albero sotto cui era seduta da ore.

Come fosse arrivata a quel punto, proprio non riusciva a spiegarselo.

Insomma, si era sempre considerata una strega piuttosto brillante – anche un po’ sopra la media, se contiamo quei momenti sporadici in cui si abbandonava all’immodestia.

Ma quello che aveva combinato, oh!, quello le aveva dato la prova che di brillante non aveva proprio un bel niente.

 

Mandiamoli in Australia, certo!, Hermione non riusciva a credere di essere stata tanto sciocca. Non per l’idea in sé, chiariamoci, in un momento come quello si sarebbe anche tagliata una mano se quello avesse significato la salvezza e la sicurezza dei suoi genitori.

Era più che altro l’imprecisione del suo operato che le faceva rabbia.

 

L’Australia, certo.

Lontana, ricca, calda, selvatica, sicura.

Non esattamente quella che si dice un’isoletta, però.

 

Emise un grugnito indistinto, strappando nervosamente qualche filo d’erba.

Stupida, stupida Hermione.

Un errore davvero molto sciocco da parte sua, imperdonabile, ingiustificabile, inammissibile. E poco importava che lei si ripetesse in continuazione di essere giustificata dalle circostanze o che Ron con una poco elegante pacca sulla spalla le assicurasse che tutto sarebbe andato bene, il punto era che la guerra era finita da mesi, lei era sopravvissuta e si era persa i genitori chissà dove in Australia.

 

Come accidenti le era saltato in mente, per la miseria.

Di tutte le cose che avrebbe potuto far loro credere, aveva scelto la meno furba.

Magari avrebbe potuto dire “Okay, vi chiamate Wendell e Monica Wilkins, siete sposati, non avete una figlia e volete trasferivi immediatamente a Perth” – o a Melbourne. O a Brisbane. O in qualsiasi altra stramaledetta città, purché lei sapesse quale.

E invece no.

Aveva detto Australia.

Solo Australia.

 

Stupida, stupida, stupida.

Hermione sospirò pesantemente, alzandosi e ciondolando stancamente verso la Tana, unica casa che le era rimasta.

Aveva bisogno di aiuto, aveva bisogno che qualcuno si prendesse cura di lei.

Aveva bisogno di lui.

Entrò in casa e si diresse in cucina, portandosi distrattamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

 

«Qualcuno ha visto Ron?» chiese, iniziando a mettere le posate sul tavolo.

I suoi occhi erano cerchiati e rossi, l’incarnato era esangue e smagrito.

Harry alzò lo sguardo dall’Annuale elenco telefonico di Wollongong e dintorni Anno 97-98 che stava studiando già da diversi giorni e si scambiò un’occhiata con Ginny, senza dire niente.

 

«Oh, no cara è scomparso da questa mattina ora che mi ci fai pensare» rispose la Signora Weasley asciugandosi le mani bagnate con un panno consunto. Guardò il volto spento di lei, e una fitta all’altezza dello stomaco la fece sospirare dispiaciuta. «…Ancora niente, tesoro?»

Hermione smise di affaccendarsi per la stanza, scuotendo appena la testa riccioluta.

 

Molly fece per dire qualcosa, ma il rumore della porta d’ingresso che veniva aperta la distrasse.

 

«Siamo tornati!» urlò Arthur, mentre dei passi si affrettavano lungo il corridoio: la figura di Ron comparve sull’uscio, il suo volto arrossato e raggiante.

I suoi occhi viaggiarono velocemente per la stanza, fino ad incontrare il volto placido di lei; sorrise ancora più largamente, con le orecchie arrossate.

 

«Dimmi che mi adori!» disse, entrando nella stanza seguito dal padre. Hermione inarcò istintivamente le sopracciglia, con le guance colorate d’imbarazzo.

Lui le si parò davanti baciandola irruentemente sulle labbra, mentre gli occhi della Signora Weasley sembravano in procinto di uscire fuori dalle orbite tanto erano sgranati.

 

«Ronald Weasley!» strillò lei, acuta.

Ginny e Harry si scambiarono uno sguardo ridente, mentre Ron si staccava di controvoglia da Hermione, improvvisamente conscio della presenza di sua madre nella stanza.

Le sue orecchie si arrossarono, le labbra si serrarono mimando un sorriso di scusa sotto gli occhi divertiti di lei.

 

«Ho una cosa per te» mormorò, timido.

Hermione lo guardò con una dolcezza tale, che la Signora Weasley emise lo stesso piccolo miagolio indistinto e strozzato che esalò al matrimonio di Bill e Fleur o quando sorprese Harry e Ginny baciarsi per la prima volta dalla fine della guerra.

Ron strinse appena le labbra, mettendosi le mani nelle tasche. Corrucciò la fronte e prese a lottare strenuamente con i suoi indumenti per estrarre quello che poi si sarebbe rivelato essere un piccolo pezzo di carta sgualcito.

 

«Cos’è?» chiese lei, curiosa; Arthur fece un sorriso intenerito, sedendosi a tavola e ignorando di proposito gli sguardi interrogativi di sua moglie.

 

«Leggilo»

Ron la guardò, in fremente attesa.

Hermione gli rivolse un piccolo sorriso, poi dedicò la sua attenzione al foglietto che lui le aveva appena dato: con la grafia tremolante e familiare che lei avrebbe riconosciuto tra milioni, Ron aveva annotato su quel pezzetto di pergamena quello che sembrava essere un indirizzo.

 

«512 Eggleston Road, interno 3A»

Hermione alzò lo sguardo, titubante. «Dove si trova?» borbottò, evidentemente concentrata nel tentativo di ricordare un motivo valido per cui dovesse conoscere quello che lui le stava mostrando.

Un’espressione orgogliosa si dipinse sul volto arrossato di Ron.

 

«A Canberra – o beh.» si schiarì la voce, muovendosi leggermente sul posto, «In un paese vicino. Wolla-Wolla…Wango-Nolla, una cosa simile…non dovrebbe essere troppo problematico arrivarci, però»

Nella stanza calò un silenzio innaturale. Hermione sollevò appena il viso per guardarlo meglio; i suoi occhi erano sgranati, la bocca semiaperta, la mano che reggeva il pezzo di pergamena, tremante. «Al terzo piano di un edificio in stile vittoriano in fondo alla strada sulla destra, c’è lo studio dentistico di Wendell e Monica Wilkins, aperto dal Lunedì al Venerdì dalle nove alle tredici e dalle quindici alle diciotto escluso festivi. Signorina Granger, lei ha un appuntamento per il suo controllo mensile tra quarantanove ore a partire da adesso»

La stanza rimase immersa per un lungo attimo nel silenzio più assoluto.

Harry e Ginny si guardarono, la Signora Weasley si accasciò accanto al marito, che le strinse immediatamente la mano.

 

«Oh!» gemette Hermione all’improvviso, portandosi la mano libera alla bocca; i suoi occhi si fecero lucidi, le sue spalle presero a tremare. «Oh, Ron!» si alzò in punta di piedi e lo strinse a sé talmente forte che lui si sbilanciò tanto da rischiare di cadere, prima di ricambiare il suo abbraccio.

«I-io non posso credere…-» si interruppe, baciandogli le guance, la fronte, la tempia, le labbra, la mascella, dovunque riuscisse, incapace di contenersi.      

Molly represse a stento un piccolo sbuffo commosso, mormorando un debole ‘sarà meglio controllare lo stufato’ prima di asciugarsi gli occhi lucidi con il grembiule macchiato di sugo e alzarsi di scatto, riprendendo ad armeggiare tra i fornelli.

Il viso di Harry si illuminò con un sorriso raggiante, Ginny e Arthur presero a discutere animatamente dello stufato, mentre Ron rispondeva alle attenzioni di Hermione con l’entusiasmo che si aspettava da lui. «Ma…ma come hai fatto?! Abbiamo cercato in ogni elenco telefonico, abbiamo usato ogni mezzo magico a nostra disposizione!»

 

Il volto di lui si aprì in un sorriso carico di soddisfazione, mentre le mani di lei continuavano a carezzarlo come se fosse il gioiello più prezioso che possedesse.

«Mi sono ricordato che al Ministero tengono dei registri di tutti i maghi e i Babbani a cui è stata modificata la memoria - sai al Quartier Generale degli Obliviatori del terzo livello, no?» Hermione annuì con il sorriso sulle labbra, «- Una volta papà mi aveva detto che si deve sempre evitare di modificare la memoria a qualcuno più di un certo numero di volte, altrimenti ti si brucia tipo il cervello e vai in giro con la capacità intellettiva di un tacchino confuso» fece una risatina, aggiustando una ciocca di lei dietro l’orecchio. «Allora ho pensato che anche se eravamo in tempo di guerra e cose del genere potevano risultare scomode, sarebbe stato bene provare. In fondo hanno un piccolo conto in sospeso con noi, non ti pare? Ho chiesto a papà di darmi una mano e tutti quelli del Dipartimento sembravano piuttosto desiderosi di aiutarmi. Uno mi ha chiesto persino l’autografo, Hermione, dovevi vederlo! A me!» s’interruppe ancora, con lo sguardo fiero perso in quel ricordo e un’espressione splendente sul viso. «Ad ogni modo, potrai ben capire che l’archivio è piuttosto grande…Ci ho messo un paio di giorni a trovarli. Quando ho visto il loro nome, ho chiamato immediatamente papà e Kingsley in persona ha avvertito l’ambasciata Australiana. Ha detto che ci aspettano questa sera stessa» concluse il suo racconto con un sospiro soddisfatto, notando lo sguardo esterrefatto di Hermione.

 

«Oh, Ron sei…sei…» sembrò sforzarsi moltissimo per esprimere a parole quello che stava pensando. Poi gli prese il viso tra le mani e lo baciò con talmente tanta foga che non bastò il solito colpo di tosse di Ginny per farli staccare. «…meraviglioso» mormorò infine sulle sue labbra, con gli occhi lucidi di gratitudine e ammirazione.

Le orecchie di lui si arrossarono, sorridendole compiaciuto.

 

«Dovremo cambiare diverse linee della Metropolvere e cercare di non perdere nessuna delle Passaporte per arrivare in tempo, ma dovremmo farcela» mormorò Ron, risoluto.

Molly si girò verso di loro, stringendo pericolosamente gli occhi.

 

«Dovremmo chi, Ronald?»

Lo sguardo di lui passò dal volto arrossato di Hermione a quello improvvisamente livido di sua madre.

Deglutì, lanciando un piccolo sguardo supplichevole ad Arthur.

 

«Her-…Hermione e…io?» il suo tono era interrogativo, timoroso, allarmato.

La Signora Weasley fece schioccare rumorosamente la lingua, abbandonando lo straccio sul lavello.

 

«Non andrai in vacanza da solo con Hermione, ragazzo, sia ben chiaro!»

Ron sgranò gli occhi, stupefatto. Arthur si spalmò della marmellata su una fetta di pane, rassegnato.

 

«Non stiamo andando in vacanza, mamma, stiamo andando a riprendere i suoi genitori! Non è una gita di piacere! E poi siamo stati latitanti per quasi un anno o mi sbaglio? Sono grande abbastanza per…-»

 

«Tu non sei grande abbastanza proprio per niente!» lo interruppe acuta. «E poi prima c’era la guerra…ora non c’è più, ringraziando il cielo» temporeggiò, controllando lo stufato. «…Voi però avete bisogno comunque di qualcuno che vi protegga, non mi fido a lasciarvi partire così, da soli» l’irrazionalità della sua scusa fece corrucciare persino lei.

 

«Vuoi qualcuno che ci protegga…o qualcuno che ci controlli?» le sopracciglia di Ron s’inarcarono, le sue orecchie si arrossarono improvvisamente conscio della reale preoccupazione di sua madre.

Molly boccheggiò, sotto lo sguardo ridente di Arthur.

 

«Non ci riporteranno un nipote, insieme ai Signori Granger, cara»

Hermione avvampò, quando Arthur fece l’occhiolino a Ron. «E poi hanno vissuto nella stessa tenda per un anno intero, direi che sei arrivata un po’ tardi»

A Ginny andò di traverso il bicchiere d’acqua che stava bevendo.

 

Molly sgranò gli occhi, all'improvviso consapevole dell’innumerevole quantità di occasioni avute per concepire un nipote. Il suo sguardo dardeggiò verso Harry, che si guardò intorno, inquieto.

 

«Ma c’era Harry!» squittì lei. «Giusto Harry? C’eri anche tu, no? Certo che c’eri»

Lui non rispose, cosciente dell’inutilità della sua partecipazione al soliloquio.

 

«Lollymolly, sii ragionevole…» Arthur si alzò, Hermione e Ron si accasciarono sulle loro sedie, paonazzi e a disagio. «…sbaglio o abbiamo fatto sette figli senza spostarci di qui?»

La Signora Weasley mise il broncio, senza guardarlo negli occhi. «…sbaglio o siamo stati noi quelli che si sono sposati in segreto nel bel mezzo di una guerra?» Molly serrò le mascelle, facendosi piccola, piccola. «…sbaglio o abbiamo educato i nostri ragazzi ad essere dei gentiluomini e non una banda di animali?» lei fece un sospiro, annuendo. «…sbaglio o-…»

 

«Oh, e va bene! Ho capito. Vorrà dire che mi fiderò di mio figlio» stridé, sconfitta.

Il Signor Weasley sorrise, benevolo.

 

«Così mi piaci, tesoro»

Arthur le scioccò un bacio sulla guancia e lei arrossì come una bambina.

Poi il suo sguardo si puntò su Ron.

 

«Vedi di non fare quello che penso tu sicuramente penserai di poter pensare di fare, signorino, altrimenti poi dovrai vedertela con me e non vorrei lasciare mio nipote orfano di padre» lui deglutì, annuendo nervosamente.

Hermione lanciò uno sguardo imbarazzato a Ron, frizionandosi le gambe agitata.

 

«Signora Weasley, ma non noi…-»

 

«Ma certo che no, cara» disse velocemente Molly, dirigendosi velocemente verso il forno. «Non è di te che mi preoccupo»

Lanciò un’ultima occhiata a Ron e Ginny non poté impedirsi di fare una risatina notando la tacita minaccia che implicava quello sguardo.

 

«Infatti queste cose si fanno sempre da soli…»

 

«Zitta tu» tuonò la Signora Weasley serrando le labbra. «Non credere che non tenga d’occhio anche te»

Ginny emise un gemito allarmato, rivolgendo uno sguardo a Harry che sembrò improvvisamente interessato ad un nodo del legno particolarmente pittoresco.

 

«Mamma, lo stufato si sta bruciando!» gemette all’improvviso Ron, arreso.

Molly emise un gridolino, la sua attenzione ormai completamente rivolta ad un blando tentativo di salvare il pranzo.

Arthur si avvicinò a Ron e Hermione, poggiando le mani sulle loro spalle.

 

«Mi raccomando…-» sussurrò lui, attento che Molly non lo stesse ascoltando. «-…Badate bene a non riportarmi davvero un nipote, altrimenti chi la sente poi» scompigliò i capelli di lui e uscì dalla stanza, urlando qualcosa contro Leotordo prima che loro potessero rispondergli.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Ron rotolò su di un fianco senza preoccuparsi di coprire il suo corpo nudo, godendo della brezza serale proveniente dalla finestra aperta che lo accarezzava lasciva. Guardò il viso addormentato di lei, sorrise mentre le sue orecchie si arrossavano pietosamente.

Sollevò inconsciamente una mano e prese a toccare appena la schiena scoperta.

Era liscia, rilassata, diafana. Le sue dita indelicate lambirono la pelle fresca, indugiarono lungo l’incavo lombare, poi risalirono seguendo il solco appena visibile della spina dorsale, su fino alle scapole, sfiorando le spalle coperte dai capelli ribelli e spettinati.

Hermione si mosse appena nel sonno, fremette sotto il tocco audace e garbato di lui. Le dita di Ron presero ad accarezzarle la testa, ad intrecciarsi giocose tra i ricci, a sfiorarle la tempia; lei aprì appena gli occhi quando lui le carezzò gentile la guancia.

Sorrise.

 

«Buonasera Signorina Granger» la voce di lui era vellutata, bassa.

Il sorriso di Hermione si allargò e richiuse gli occhi, stiracchiandosi come una gatta sotto lo sguardo amante di Ron.

Si puntò appena sui gomiti, mise gli avambracci sul petto nel vano e pudico tentativo di coprirsi il seno nudo e posò un piccolo bacio sulla mano di lui ancora sollevata a mezz’aria.

 

«Buonasera Signor Weasley»

Lui le sistemò premuroso un ciuffo di capelli che le cadeva sul volto sereno, si chinò appena e le baciò le labbra, timido.

 

«Hai dormito bene?» le chiese, mentre si allungava languida su di lui. Le sue braccia esili circondarono il busto perlaceo di Ron, che la strinse forte contro di sé riprendendo a carezzare lentamente il suo fianco.

Hermione annuì con la testa cespugliosa, e i capelli solleticarono il collo di lui mentre sul suo volto aleggiava un sorriso debosciato e appena accennato.

 

«Ho dormito poco»

Hermione sentì il petto di Ron tremare a causa della risatina che si fece sfuggire.

 

«Colpa del fuso orario» disse, vispo.

Hermione emise un piccolo sbuffo divertito, la sua mano accarezzò lentamente il petto caldo di lui.

 

«Colpa tua»

La mano di lui risalì lungo il fianco di Hermione, facendola fremere appena.

 

«Non mi sembravi molto propensa a dormire mentre urlavi il mio nome, Jean» le sfiorò le costole, lentamente, lambendole con le dita e graffiandole appena con le unghie maschili.

Hermione gli diede un piccolo schiaffo sul petto, arrossendo violentemente, mentre un brivido carnale la scuoteva completamente.

 

«Non è questo il punto, Bilius» precisò, sistemandosi su di lui per guardarlo meglio in volto. «Tua madre ha ragione, mi porti sulla cattiva strada»

Lui annuì, convinto.

 

«Verissimo.» convenne Ron, risoluto. «E continuerò a farlo per molto altro tempo ancora, Miss Granger, fino a renderti una donna oscena e lussuriosa» l’espressione imbronciata di lei si sciolse in un risolino cristallino che gli riscaldò il petto.

 

«Oppure io potrei renderti una piccola e docile pecorella» le sue labbra poggiarono un piccolo bacio sul suo petto e lei lo sentì sospirare sotto di sé.

 

«Non riusciresti mai a rendermi né piccolo, né docile, Hermione» lo sguardo che le rivolse fece agitare furiosamente le farfalle nel suo stomaco.

 

«Sei indecente, Ronald» apostrofò lei, ilare.

 

«Tutto merito tuo, Miss» proclamò con orgoglio, stringendo maggiormente le braccia intorno a lei.

Hermione rise appena e lui poté vedere le sue guance colorarsi deliziosamente, mentre riappoggiava la testa sul suo petto. «Sei…sei nervosa per domani?» bisbigliò lui dopo qualche secondo.

Lei non rispose subito e Ron pensò che si fosse riaddormentata quando vide la sua testa riccioluta muoversi appena, in segno di assenso.

Fece un grosso sospiro, stringendosi ancora contro di lui.

 

«E se…-» s’interruppe, sbuffando appena. Lui non disse niente, in attesa che lei si finisse la frase. «E se avessi sbagliato qualcosa?» il suo tono era appena udibile, come una supplica. «Se qualcosa fosse andato storto?»

 

«Cosa può essere andato storto?»

Lei non rispose e Ron strinse appena le labbra, serio. «Hermione» la voce di lui era ferma, grave. «Hermione, guardami» Lei sembrò pensarci su, poi alzò riluttante la testa verso di lui; i suoi occhi erano lucidi, angosciati.

«Tu sei la strega più brillante che io abbia mai conosciuto – ho detto che mi devi guardare!» le prese il viso tra le mani e una piccola lacrima le sfuggì lungo una guancia, mentre lo sguardo ceruleo di lui s’incatenava al suo. «Tu sei la strega più brillante che io abbia mai conosciuto» ripeté, più calmo. «I tuoi genitori non potevano essere in mani migliori»

 

«Ma non avevo mai modificato la memoria a qualcuno prima! Se qualcosa non fosse andato come doveva? Se non riuscissi a sciogliere l’Incantesimo?»

 

«Hermione, hai imparato quasi tutti gli Incantesimi al primo colpo a Hogwarts. Ti ricordi? E’ Leviosa, non Leviosà!» le sorrise nel tentativo di sciogliere la tensione. «Hai imparato a smaterializzarti al primo colpo, hai preparato da sola la Pozione Polisucco e se non ci fossi stata tu, Harry e io saremmo già al cimitero da un bel pezzo»

Hermione fece un smorfia, socchiudendo gli occhi.

 

«Ron, ero sconvolta quando ho fatto quell’Incantesimo» confessò; la sua voce era tremolante, roca. «Non ho neanche pensato ad un posto preciso in cui inviarli! Ci sono più di sessanta dentisti nella sola Londra, figuriamoci in tutta l’Australia. Ti sei dovuto rinchiudere per giorni in un archivio puzzolente per ritrovarli. Se non ci fossi stato tu, io…i-io…-»

 

«Ma io sono qui, no? Siamo in Australia, insieme. Siamo qui, ora, insieme. Domani andremo dai tuoi genitori, insieme. Fidati di me»

Lei lo guardò con dolcezza, asciugandosi gli occhi.

 

«Io mi fido di te»

 

«E io mi fido di te» ribatté lui, sorridente. «Quindi se tu ti fidi di me e io mi fido di te…se è vero che ti fidi di me, allora fidati di te stessa, dal momento che io mi fido di te e tu ti fidi di me»

La fronte di Hermione si corrucciò, confusa. «…Insomma, stai tranquilla» tagliò corto lui con un’espressione talmente serena che riuscì a farla sorridere.

«Ora vediamo…» continuò, asciugandole con cura le guance con le mani, mentre lei lo lasciava fare con ritrovata serenità. «Cosa vuoi fare, Miss? Preferisci dormire un altro po’, mangiare un boccone o mettere da parte tutte le esigenze primarie per ringraziarmi ancora molto calorosamente per la mia impresa?» un sorriso machiavellico vivacizzò ulteriormente i suoi lineamenti.

 

Hermione fece schioccare le labbra, un luccichio divertito ad illuminarle gli occhi.

Accarezzò appena il petto latteo di lui, poi si mise a cavalcioni sopra, rispondendo con una risatina all’occhiata depravata che lui le rivolse.

 

«Credo che per adesso le mie esigenze primarie possano aspettare, Mister Weasley»

 

 

 

 

 

To be continued

 

 

 

 

Bonjour! :D

Ecco uno dei tanti momenti che avrei voluto leggere scritti da zia Row per cui ho dovuto attuare la politica del fai-da-te! :3

Doveva essere una One-Shot, ma a quanto pare la bufera di neve che sta sotterrando la mia ridente e pallosa cittadina mi ha ispirata, così ho pensato di allungarla a due capitoli.

Spero che vi sia piaciuta C; la seconda parte è già in fase di lavorazione, quindi verrà postata a breve.

Prima di salutarvi, vorrei ringraziare infinitamente mica, danyan, Pervinca Potter 97, EDVIGE86, piccolafrancy89, robby, daffydebby, elettra1991, Miria, _DoMeNiCa_, cip993, BigIlly, Domina, Arkadio, la nonna Giuly Weasley e ruka88 per aver commentato la One-Shot Almost Lovers! Sono lusingata, davvero. Non mi sembra di avere mai le parole adatte per ringraziarvi come si deve, ma spero che il messaggio passi comunque.

Un altro ringraziamento particolare anche a tutti coloro che hanno inserito la fan-fiction nei preferiti, senza lasciare un commento. Grazie infinite :D

 

Ora toh! guardate che c’è qui sotto! Una scritta! **

Vuoi inserire una recensione?

Secondo me se ci clikkate sopra si apre anche OçO

Provate se non ci credere! :sese:

Baciottoss :D

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


«Non posso farlo» disse Hermione, bloccandosi davanti alla porta chiusa

Forgotten

 

 

 

 

 

 

Cause you and I both loved
What you and I spoke of
And others just read of
Others only read of the love,

the love that I love.

 

                    Jason Mraz – You and I both

 

 

 

 

Far muovere Hermione quella mattina, si rivelò per Ron piuttosto problematico.

Per la prima volta da quando si conoscevano, lui si svegliò prima di lei e anche quando uscì dalla doccia, Ron la ritrovò come l’aveva lasciata: nuda e dormiente.

 

Le orecchie di lui si arrossarono pietosamente, mentre la copriva con il lenzuolo di tessuto pregiato.

Le si sedette accanto, accarezzandole la testa.

 

«Hermione?» la chiamò, gentile. «Hermione, faremo tardi se non ti svegli»

Lei borbottò qualcosa che lui non capì e si girò dall’altra parte.

Ron corrucciò la fronte, perplesso. Le carezzò il braccio e il fremito che lui percepì gli diede la prova che il suo sonno – sempre se di sonno si trattava – era molto leggero.

Fece un sospiro, poi le si distese accanto, attirandola a sé per la vita e poggiandole un bacio sul collo.

 

«Hermione so che sei sveglia»

Ron rimase in attesa di una qualsiasi reazione di lei. Stava quasi per convincersi di essersi sbagliato, quando lei si girò completamente tra le sue braccia; il suo sguardo era sveglissimo, proprio come lui aveva sospettato.

«Che succede?» le chiese, cercando inutilmente di incontrare i suoi occhi.

 

Hermione fece un sospiro mesto.

«Rimaniamo qui per oggi» bisbigliò in tono appena udibile.

Ron sgranò gli occhi, sorpreso.

 

«Cosa?! Perché?»

 

«Perché no? Rimaniamo a letto per tutto il giorno» propose, risoluta, senza alzare lo sguardo su di lui. Ron le lanciò un’occhiataccia, cominciando a sentire il sangue confluire alle guance.

 

«Non se ne parla, Miss» disse, perentorio.

Hermione alzò finalmente gli occhi su di lui, indignata.

 

«Perché no? Facciamo sesso!» gli assicurò, convinta.

Lui le scoccò un’occhiata glaciale, mentre persino il petto si arrossava d’imbarazzo.

 

«Non cercare di convincermi promettendomi favori sessuali, Jean, odio quando lo fai!» gracchiò, sdegnato.

 

«Perché ci riesco sempre»

Hermione gli sorrise e prese a baciargli il petto, mentre le sue mani scivolavano lungo l’addome.

 

«Per la miseria!» imprecò Ron, bloccandole le mani, in difficoltà. «Sai che ho ragione questa volta! Ora tu ti alzi, vai a farti una doccia e poi andiamo dai tuoi genitori» e questo era quanto.

Lei rimase per un attimo stupefatta dalla sua reazione; approfittando del suo momentaneo sbigottimento, Ron la prese in braccio, ben intenzionato a portarla in bagno.

 

«RON!» squittì lei, tentando di liberarsi dalla sua presa.

Lui grugnì, trascinandosi dietro lenzuola, copriletto e coprimaterasso pur di riuscire a staccarla dal letto.

 

«Mi costringi, Hermione! Sei la persona…» disse, cercando non farla cadere, «…più ostinata…» le sue mani si strinsero quasi violente intorno a lei, cercando di placare la sua agitazione, «…che io abbia mai conosciuto!»

 

«Mollami immediatamente, Weasley!» urlò Hermione dimenandosi.

Ron raggiunse il bagno e la poggiò malamente sul ripiano del lavandino. «Mi hai fatto male, brutto cavernicolo!» strepitò lei, incrociando braccia e gambe, stizzita; lui la ignorò, cominciando ad armeggiare con l’intensità del getto della doccia.

 

«Se tu non fossi così assurdamente te stessa, magari non avrei dovuto portarti in bagno di peso!»

 

«Lasciami stare, okay?! Sono i miei genitori, Ron, non i tuoi!» urlò con rabbia, stringendosi il lenzuolo intorno al corpo.

Lui serrò le mascelle, irritato.

 

«Non ho passato giornate intere in un archivio puzzolente per sentire cose del genere! Non succederà niente ai tuoi genitori!»

 

«Tu questo non lo puoi sapere!»

 

«Ma neanche tu!» si passò una mano tra i capelli, esasperato.

«Senti, io…-» s’interruppe, poggiando le mani sul ripiano su cui lei era seduta. «-…scusa, se ti ho fatto male, va bene? Non volevo farti male.» mormorò infine, guardando in basso. «E’ solo che sei così indisponente, Hermione, Merlino che ti prende?»

 

«Sono sempre stata indisponente, come dici tu, se questo non ti va bene allora…-»

 

«Non ho mai detto che non mi va bene» disse subito lui, guardandola di sottecchi. «Lo sei. Ma questo lo so dal primo anno»

Lei gli rivolse un’occhiataccia, ma non disse niente.

«Il punto è che adesso non ne hai motivo» alzò la testa alla stessa altezza di quella di lei; la guardò attentamente e lei arrossì di vergogna sotto il suo sguardo. «Proprio nessuno» le poggiò un bacio veloce sulla fronte, mentre il vapore inondava lento e languido la stanza. «I cattivi hanno perso» un bacio sul naso. «I buoni fanno tanto sesso» uno sulle labbra, interrotto dall’inattesa risatina di lei. «E i tuoi genitori ti aspettano. Non se lo ricordano, ma ti aspettano» le sorrise e lei dovette sforzarsi per non sorridergli a sua volta.

«Ora devo gettarti di peso nella doccia o pensi di riuscire a raggiungerla da sola?»

 

Lei gli scoccò un’occhiata di sfida e scese, rigida, dal ripiano. Lasciò cadere il lenzuolo ed entrò nella doccia sotto gli occhi adoranti di lui.

 

«Puoi chiudere la porta uscendo, per favore?»

 

Ron la guardò con odio e si sforzò a muoversi, sotto gli occhi ridenti di lei.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Arrivarono allo studio di Wendell e Monica Wilkins con una buona dose di anticipo e Hermione sembrava talmente nervosa che Ron giurò di non averla vista in quello stato neanche per i G.U.F.O.

 

«Calmati, Jean. Puoi fare tutto. Sai fare tutto» le disse, arrivando di fronte alla porta d’ingresso.

 

«Non è vero» la sua voce era alta, acuta, impaurita. «Ma se lo dici tu»

Ron le prese la mano intrecciandola forte con la sua.

 

«Siamo arrivati fin qui, Hermione» mormorò lui, aspettando che una signora di mezza età li sorpassasse. «E’ un attimo, adesso. Entri, prendi mamma e papà e torniamo tutti insieme in Inghilterra, che qui in Australia fa un po’ troppo caldo per i miei gusti»

Le strinse forte la mano e lei sembrò riscuotersi; prese un respiro e annuì, agitata.

Si girò verso la porta e fece un piccolo passo avanti, sotto lo sguardo attento di lui.

 

«Non lasciarmi» sussurrò, mettendo la mano libera sulla maniglia.

Ron intrecciò ulteriormente le dita con quelle di lei, senza rispondere.

 

Hermione aprì la porta e una rilassante melodia di sottofondo annunciò loro di essere appena entrati nella sala d’aspetto.

Ron fece qualche passo all’interno della stanza, trascinandosi lei dietro quasi con la forza.

 

«Stai tranquilla» sussurrò lui, facendola sedere sull’unica sedia libera.

Lei annuì, nervosa, mentre sentiva le labbra gentili di lui baciarle la fronte.

 

«Sono calma» mentì, guardandosi intorno con circospezione. «A che ora hai detto che avevamo l’appuntamento? Non vorrei che…-» le parole le morirono in gola, quando la porta dello studio vero e proprio si aprì, rivelando sua madre intenta a leggere la cartella di un paziente.

Hermione si mise una mano sulla bocca, senza riuscire a trattenere un singhiozzo.

Il vecchio seduto accanto a lei e una signora dall’aria stressata abbarbicata su uno sgabello poco lontano si girarono istantaneamente, rivolgendole un’occhiata allarmata. Ron si guardò intorno nervosamente, lanciando sguardi fintamente rilassati a chiunque incrociasse i suoi occhi.

Le carezzò appena la testa, strinse ulteriormente la sua mano e lei sembrò calmarsi un po’.

 

«Fra poco sarà tutto finito» mormorò contro il suo orecchio, arrossendo pietosamente sotto lo sguardo indagatore di una signora anziana seduta di fronte a loro.

Hermione annuì fortemente con la testa, come a volersi convincere, ma una lacrima le sfuggì comunque lungo una guancia, mentre spiava sua madre studiare con attenzione i fogli che teneva in mano, assolutamente ignara che sua figlia fosse lì.  

 

Il signore seduto lì accanto si girò di nuovo verso di lei, turbato dalla sua disperazione.

 

«Si…si sente bene?» domandò, guardingo, mettendosi le mani in tasca alla ricerca di un fazzoletto.

Lei assentì, ma un nuovo singhiozzo malcelato svelò la menzogna. Ron si accucciò accanto a lei, indeciso su cosa fare. Incrociò lo sguardo inquieto del signore e si passò una mano tra i capelli, in difficoltà.

 

«Sa…-» tentò, fintamente disinvolto «…fa sempre così! Ha paura del dent…-» Cazzo.

Era dentiere o dentista?

Merda.

Ron si guardò intorno per un attimo, in cerca di qualsiasi cosa potesse venirgli in aiuto.

La sala asettica e illuminata dal neon che donava a tutti un colorito livido e malaticcio, però, non aveva poster attaccati alle pareti, o scritte sui muri, o riviste specializzate con cui distrarsi, o qualsiasi altra cosa potesse essergli utile in quel momento.

 

Deglutì a fatica, iniziando a sudare freddo sotto lo sguardo interrogativo del signore.

Hermione glielo ripeteva in continuazione, miseriaccia.

Com’è che gli diceva? Da piccola volevo fare la dentiera…o era la dentista?

Cazzo.

 

«…ha paura del…-» dentiere o dentista, dentiere o dentista, dentiere o dentista? «…del…-» prese un respiro, deciso a buttarsi. «-…del dentie-»

 

«Dentista. Ho paura del dentista»

Ron sospirò, mortificato, sotto l’occhiataccia che lei gli lanciò.

Per l’appunto.

 

Hermione accettò con un sorriso triste il fazzoletto che le stava porgendo il signore, e si asciugò gli occhi tirando su con il naso.

 

«Oh, non si preoccupi. Wendell e Monica sono i migliori nel loro campo. Non potrebbe essere in mani migliori»

Il volto di lei s’illuminò e Ron rivolse un’occhiata distratta alla Signora Granger, che ora stava guardando corrucciata nella loro direzione.

Era una bella donna, lui lo aveva sempre pensato. Assomigliava molto a Hermione, soprattutto; i suoi capelli crespi e ribelli, i suoi occhi, la bocca rosea e il temperamento stacanovista, tutto suggeriva da che parte della famiglia Hermione avesse effettivamente preso. 

 

«Lei li conosce?» gli chiese lei, a bassa voce.

Il signore annuì, appoggiandosi meglio al bastone per guardarla in viso.

 

«Gran brave persone, davvero. Ce ne fossero di più come loro al mondo»

Hermione fece per rispondere, ma sentì Ron stringerle forte la mano; si girò e di fronte a lei c’era la Signora Granger che li guardava sorridente.

 

«Signor Miller è il suo turno, può accomodarsi» disse, aiutando il signore ad alzarsi. Lui salutò i due con un gran sorriso e si diresse nello studio. «Voi avete un appuntamento?» chiese lei, guardando Hermione negli occhi. Lei boccheggiò, come se la parole le si fossero bloccate in gola all’improvviso.

 

«Sì» rispose prontamente Ron, guardandola fisso. «Granger. Hermione Granger» lo disse forte e chiaro, attento a scandire bene le sillabe. Lei corrucciò la fronte, sbattendo ripetutamente le palpebre.

 

«Hermione…» mormorò a bassa voce, fissando intensamente il nome di lei scritto sulla lista dei pazienti del giorno. Lo sfiorò appena con le dita curate e un senso improvviso di nausea la colpì in pieno stomaco. Alzò lo sguardo su di lei, che ora la stava guardando timorosa e con gli occhi lucidi. «…è…è davvero un bel nome» balbettò, sembrando confusa. «Se mio marito e io avessimo avuto una figlia l’avremmo chiamata sicuramente così.» le sorrise, e Hermione represse a stento le lacrime. «…Come la moglie del Re Leonte…-»

 

«-…nel Racconto d’Inverno» concluse lei, con voce appena sussurrata.

Ron guardò prima Hermione e poi la Signora Granger, non avendo la minima idea di quello di cui stessero parlando.

 

«Le piace Shakespeare?» la donna sembrò piacevolmente sorpresa e un luccichio particolare – lo stesso che Ron riconosceva negli occhi di Hermione quando parlava di qualcosa che la appassionava particolarmente – le illuminò lo sguardo, rendendolo brillante, accattivante.

 

«M-mia madre…lo adora.» bisbigliò, con un piccolo sorriso sulle labbra.

 

«Io e sua madre andremmo davvero molto d’accordo, allora!» fece una risatina, portandosi dietro l’orecchio un ciuffo di capelli crespi sfuggito dalla crocchia in cui li aveva costretti.

La porta dello studiò si riaprì, rivelando un sorridente Signor Miller.

 

«Ha già finito, Albert?» chiese la Signora Granger sorpresa.

Il vecchio annuì, il suo faccione giocondo rosso di contentezza.

 

«Avevo solo bisogno di una ricetta» disse, facendo una piccola riverenza in segno di saluto in direzione di Hermione, che gli sorrise appena.

 

«Beh, direi che oggi è il suo giorno fortunato, cara» disse lei, lanciando un’ultima occhiata alla cartella che aveva in mano. «E’ il suo turno»

Hermione balzò in piedi, stringendo violentemente la mano di Ron, che emise un piccolo miagolio addolorato.

Si diressero tremanti verso la porta, seguendo la Signora Granger che faceva loro strada.

 

Hermione fece capolino nello studio, vide suo padre girato di spalle controllare alcune carte. Fecero per entrare, ma lei li bloccò.

 

«Lei non può entrare» disse, rivolta a Ron. Hermione lo guardò negli occhi, impietrita. «E’ per il segreto professionale, noi dobbiamo garantire…-»

 

«Lo faccia entrare, per favore» gemette lei, supplichevole, stringendo la mano di Ron con entrambe le sue. La Signora Granger tentennò, mordendosi il labbro inferiore.

 

«Lo farei, cara, ma il ragazzo deve almeno essere un tuo congiunto, altrimenti proprio non…-»

 

«Sono il marito» buttò lì Ron, resosi conto troppo tardi di quello che aveva detto.

Lo sguardo di entrambe si puntò su di lui, e Hermione lo guardò con un’espressione talmente stupefatta che lui temette che lo avrebbe preso a schiaffi da un momento all’altro.

 

«Il marito?» la Signora Granger sembrò genuinamente colpita. «Mi sembrate così giovani, io non…-»

 

«Oh, ma lo siamo» Ron fece una risatina, cercando di ignorare l’impagabile e apparentemente immutabile espressione di Hermione. «Solo che in Inghilterra ci si sposa presto, sa…»

 

«Lo so, ho vissuto per tanti anni lì, solo che…- oh, non ha importanza, entrate» tagliò corto lei, apparendo incomprensibilmente turbata.

Ron trattenne Hermione per un braccio finché la Signora Granger non fu entrata, poi le si avvicinò all’orecchio, con il collo arrossato.

 

«Pronta, Jean?» Hermione annuì forte con la testa cercando di scacciare le ultime parole di lui dalla testa, le dita già avvolte intorno alla bacchetta. «Appena chiudo la porta» disse lui, dandole un bacio veloce sulle labbra e spingendola gentilmente nella stanza.

 

Hermione attese di sentire il rumore legnoso della porta che si chiudeva, poi prese un respiro e alzò la bacchetta, sotto lo sguardo stupefatto dei suoi genitori.

 

«Finite Incantatem!» fu un attimo: la stanza venne inondata da un fascio di luce bianca e i Signori Granger crollarono a terra, come se fossero stati schiantati. Ron cacciò un urletto, mentre Hermione li guardava, pietrificata.

 

«Com’è che dicevi?! Niente può andare storto, eh?» strillò lei, correndo dai suoi genitori ancora privi di sensi. Ron si mise le mani nei capelli, allarmato.

«Papà?! Papà, svegliati! Papà?»

 

«Hermione, stai ca…-»

 

«Non dirmi di stare calma, Ronald Weasley! Non osare!» lo sguardo di lei lo terrorizzò.

Ron serrò le labbra, obbediente. Andò velocemente a soccorrere la madre di Hermione, senza fiatare.

 

«Si-Signora Granger?» chiamò, titubante, dandole dei piccoli colpetti sulla spalla. «Signora Granger, come sta?...Si-Signora..- Mamma?» la sua voce era stridula, acuta; avvampò sotto lo sguardo corrucciato di Hermione.

«Magari se si sente chiamare così le si rielettrizzano i neuroni, che ne sai!» si giustificò lui con gli occhi sgranati dall’imbarazzo.

Lei emise un singhiozzò frustrato.

 

«Ho ammazzato i miei genitori!» gemette, accasciandosi accanto a suo padre.

 

«Macché ammazzato, non ci pensare nemmeno! Sono solo un po’…un po’ debolucci» prese un braccio della Signora Granger e iniziò ad agitarlo con circospezione, per controllare se reagisse in qualche modo.

 

«Gli ho fritto i neuroni, Ron!» Hermione si mise le mani sulla faccia, disperata. «Adesso avranno la capacità intellettiva di tacchino! Un tacchino!» precisò lei, isterica. «Avrei potuto mandarli in Irlanda dalla mia prozia e invece no! Mandiamoli in Australia! Tra canguri, koala e vombati – oh, Ron, come hai potuto farmi fare una cosa del genere, dovevi dirmi che era una sciocchezza, io…-»

 

«Hermione?»

Lo sguardo di Ron e Hermione dardeggiò sul Signor Granger, che ora stava guardando la figlia con occhi sgranati.

Lei emise un suonò strozzato, mettendosi le mani sul petto.

 

«P-papà

Hermione vide suo padre sbattere ripetutamente le palpebre, respirare affannosamente e mettersi faticosamente a sedere; il Signor Granger si portò una mano alla testa, ancora confuso.

Poi lei vide la sua espressione cambiare improvvisamente, sul volto la chiarezza subitanea di chi ricorda qualcosa di molto importante.

Lui guardò il viso di sua figlia come se lo stesse vedendo per la prima volta.

 

«Hermione» la sua voce era spezzata, roca, emozionata.

Lei si lasciò sfuggire un singhiozzo, mentre la mano paterna di lui le sfiorava la guancia scarna e vedeva i suoi occhi farsi lucidi e colpevoli.

«Piccola mia» mormorò; l’altra mano a coprirsi la bocca, mentre l’amara consapevolezza della dimenticanza di faceva strada nel petto. «C-come ho potuto…-»

 

«Non importa» lo interruppe lei, accarezzandogli la mano ancora poggiata sulla sua guancia. «Non fa niente» lui chiuse gli occhi per un attimo, poi attirò la figlia a sé, stringendola come se non dovesse più lasciarla.

 

Ron abbassò lo sguardo, sentendo la sua presenza assolutamente fuori luogo.

Decise di dedicare la sua attenzione alla Signora Granger, ancora priva di sensi e ancora senza l’apparente minima intenzione di alterare il suo stato per molto altro tempo.

Si schiarì la voce e riprese a dare goffi buffetti al braccio di lei.

 

«Signora Granger?» esortò, avvicinandosi al volto di lei. «…Su si svegli...c’è Hermione!»

A sentire quel nome, Ron vide le pupille di lei muoversi improvvisamente sotto le sue palpebre abbassate. Un sorriso vittorioso illuminò il suo volto coperto di efelidi. «Sì, Signora! Hermione è proprio qui! Hermione. Sa, sua figlia Hermione, come la figlia di Re Leone nella Fiaba d’Autunno!»

Lui sentì un risolino improvviso provenire da poco lontano.

Alzò lo sguardo e incontrò quello ridente e piangente insieme di lei.

 

«Leonte, Ronald.» lo corresse Hermione sistemandosi tra le braccia di suo padre per guardarlo in volto «…del Racconto d’Inverno»

Lui arricciò in maniera buffa le labbra e le sue orecchie si accesero, pietose.

 

«Sii buona con lui, tesoro» le disse il Signor Granger, senza riuscire a smettere di sorriderle. «Ti ha accompagnato fino a qui, in fondo»

Ron annuì, soddisfatto del suo appoggio e godé di quel momento come unico nel suo genere.

Non era del tutto certo che una volta che il padre di Hermione avesse scoperto che lui era diventato il ragazzo della sua bella figliola incorrotta e studiosa, lui sarebbe rimasto ancora nelle grazie del suo ipotetico suocero. 

 

«Oh, papà» disse Hermione con un sorriso sibillino sulle labbra, «Lo tratto fin troppo bene, fidati di me»

Il Signor Granger non capì.

Ma Ron arrossì fino alla punta delle orecchie, tornando a concentrarsi sulla madre di lei.

 

Incorrotta…tzè.

 

 

 

*

 

 

 

 

La Signora Granger riprese conoscenza poco dopo, e con lei, lacrime, abbracci, baci e ringraziamenti ripresero, interminabili. 

 

«Caro, sei stato davvero gentile ad accompagnare Hermione fino in Australia» ripeté lei per la quarta volta da quando si era svegliata.

Avevano appena mandato un messaggio a Kingsley e ai Weasley direttamente dall’Ambasciata, ritirato i biglietti aerei Babbani che aveva pagato il Ministero della Magia e ora erano diretti a casa Wilkins per prendere qualche effetto personale di prima necessità per affrontare un ritorno in Inghilterra così immediato.

 

Ron si passò una mano tra i capelli, arrossendo come sarebbe arrossito con sua figlia.

«Oh, non è nulla, davvero…» fece una risatina, abbassando lo sguardo imbarazzato.

 

«E’ stato lui a trovarvi» s’intromise Hermione rivolgendogli uno sguardo pieno di gratitudine e orgoglio che sembrò far diventare Ron ancora più alto di quanto già non fosse. «E’ tutto merito suo»

La Signora Granger si strinse a suo marito, rivolgendogli lo sguardo di chi la sa lunga.

«E’ stato chiuso per giorni e giorni in un archivio e…- e io non ci avevo pensato, mamma, è stato grandioso! E Harry e Ginny mi hanno aiutato così tanto con gli elenchi telefonici, ma Ron, oh Ron è stato…-»

 

«Meraviglioso?» suggerì la Signora Granger, inarcando le sopracciglia, ridente.

 

«Esattamente!» trillò Hermione, entusiasta. 

Senza pensarci intrecciò le sue dita con quelle di Ron, scatenando l’interesse del Signor Granger, rimasto fino a quel momento all’oscuro di quel che sua moglie aveva capito già da qualche ora.

 

«Hermione esagera» mormorò lui, a disagio, non del tutto conscio del motivo per cui il padre di lei gli avesse rivolto uno sguardo improvvisamente glaciale. «Vi avrebbe trovato anche senza di me»

 

«Non sminuirti così, caro» lo rimproverò bonariamente la Signora Granger, ormai giunti di fronte la porta di casa. «Quello che è giusto è giusto»

Entrarono, e gli occhi dei Signori Granger si puntarono sulle loro mani ancora inconsapevolmente intrecciate.

Il padre di Hermione fece per dire qualcosa, ma sua moglie gli diede una gomitata nelle costole che provvide a zittirlo per un periodo di tempo abbastanza lungo da permetterle di prendere in mano la conversazione.

 

«Noi andiamo di sopra, tesoro, voi rilassatevi in salotto, non dovremmo metterci tanto»

 

«Vi aiutiamo!» disse Hermione, risoluta.

Sua madre le fece una carezza, sorridente.

 

«Non preoccuparti, ci metteremo pochi minuti. Potete preparare qualcosa da mangiare se vi và, il frigo è pieno»

Questo fu abbastanza per convincere Ron, che si preoccupò di spingere Hermione in cucina, mentre la Signora Granger faceva lo stesso con suo marito su per le scale.

 

«Hai visto? Tutto è andato per il meglio!» disse, contento, mentre metteva la testa nel frigorifero per raggiungere del gelato incastrato tra gli avanzi della sera prima e un cartone di latte. «Uh! Fa fresco qui dentro!»

Hermione fece una risatina, accomodandosi su uno degli sgabelli della cucina.

Riemerse qualche istante dopo brandendo la vaschetta, vittorioso.

 

«Sai…» iniziò, sospirando pesantemente, «…avevi ragione» mormorò lei, con gli occhi bassi.

Ron interruppe la ricerca di un cucchiaino e le rivolse un’occhiata, con le sopracciglia inarcate dallo stupore.

 

«Chi sei tu? Cosa ne hai fatto di Hermione Granger?»

Lei lo guardò con divertita sufficienza, mentre rideva da solo soddisfatto del suo spirito.

 

«Puoi essere serio per un momento?»

 

«Io sono serio. Miss Granger non me la darebbe mai vinta così facilmente»

 

«Evidentemente mi porti sulla cattiva strada» si appoggiò al tavolo, guardandolo attentamente.

Ron le rivolse un sorriso, pago.

 

«Certo, Miss» estrasse un cucchiaino dal cassetto delle posate; gli occhi brillanti di soddisfazione. «Ma non temere. Finché non inizierai a sbagliare i congiuntivi, sei ancora al sicuro»

Le schioccò un bacio veloce sulle labbra, sedendole accanto.

 

«Tu non sbagli i congiuntivi» lo consolò lei, accarezzandogli il braccio mentre cominciava a sbocconcellare il gelato.

 

«Solo perché quando ci sei tu nei paraggi mi impegno particolarmente»

Lei gli rivolse un sorriso che lo fece arrossire.

«Hermione?» chiese, appena riuscì a ingoiare la titanica cucchiaiata di gelato che aveva ingurgitato.

 

«Mh

 

«Tuo padre mi odia?»

Lei corrucciò la fronte, presa alla sprovvista.

 

«Perché dovrebbe odiarti?»

 

«Perché ti insidio» rispose, con una sincerità disarmante.

Hermione fece un risatina, si alzò e gli circondò la vita con le braccia, accoccolandosi contro di lui.

 

«Ma questo lui non lo sa»

 

«Mi hai preso la mano davanti ai tuoi genitori, prima» le fece notare, ragionevole. «E sospetto che tua madre creda davvero che ci siamo sposati»

 

«Non essere ridicolo, Ronald!» fece un risolino imbarazzato, «Non abbiamo neanche gli anelli alle dita»

Arrossì, rendendosi conto dell’argomento di cui stavano parlando.

 

«E come fanno a sapere che nel mondo dei maghi si usano gli anelli come per i Babbani? Per quanto ne sanno loro ci si potrebbe scambiare anche un fagiano come pegno di amore eterno!»

 

«Chi è che si scambia un fagiano come pegno d’amore?» gli chiese, corrucciata. «…Oh, e io che ti do anche retta» agitò una mano in aria, come per scacciare un cattivo pensiero, rendendosi conto troppo tardi del suo sarcasmo. «Senti, tu piaci ai miei genitori, okay? Mio padre ti trova molto simpatico e sei sempre stato il preferito di mia madre, se proprio lo vuoi sapere»

 

Ron s’illuminò.

«Davvero?!»

 

«Certo! Ti ha sempre trovato molto carino»

 

«Più di Harry?» le chiese, timoroso.

Lei alzò gli occhi al cielo, con un sorriso che le aleggiava agli angoli della bocca.

 

«Più di Harry. Molto di più, Ron»

Lui gongolò.

 

«Beh, anche tu sei sempre stata la preferita di mia madre» le disse, girandosi sullo sgabello per guardarla in faccia.

 

«Cosa?!»

Lui annuì, con un sorriso enigmatico sulle labbra.

 

«Ha sempre sperato che io ti piacessi – se non altro per zittirmi, parlavo di te in continuazione» Hermione rise, arrossendo.

 

«E’ stata un fortuna allora» soffiò, contro le sue labbra.

Lui annuì annullando la distanza tra di loro, irruente.

Ron sentì le braccia di lei stringersi immediatamente intorno al suo collo, lui allacciò le mani alla sua vita, incontenibile.

 

«Ragazzi siamo pronti, possiamo anda…- Oh»

I Signori Granger si bloccarono sulla soglia della cucina, irrigiditi; Hermione si slacciò immediatamente dall’abbraccio di Ron, avvampando.

 

«Sì. A-andiamo!» si rassettò i capelli con una mano, imbarazzata.

La Signora Granger rivolse un gran sorriso a Ron; il padre di lei ridusse gli occhi a due fessure, meditando vendetta nei suoi confronti.

 

Lui e Hermione si scambiarono un’occhiata, poi Ron si precipitò sulla valigia della madre di lei, cercando di recuperare un po’ di contegno ed ignorare come meglio poteva lo sguardo cupo del Signor Granger.

 

«L-le porto la valigia» borbottò, e uscì velocemente fuori di casa, senza assicurarsi di venir seguito.

Rimasta sola con i suoi genitori, Hermione fece per dire qualcosa, ma sua madre la interruppe, raggiante.

 

«Lo sapevo!» squittì, radiosa. «Vedi che avevo ragione?» disse, rivolta al marito, «Hai visto?! Era lampante!» esclamò, vittoriosa.

«Tesoro, mi devi raccontare tutto» le disse, passandole un braccio intorno alle spalle e conducendola fuori di casa.

Hermione arrossì, guardandola a disagio.

«Voglio recuperare l’anno perduto» le baciò la tempia e la Signora Granger la sentì rilassarsi tra le sue braccia.

 

«Io vorrei parlare un po’ con quel Ronald…» s’intromise il Signor Granger, torvo.

 

«Ci vorrà molto tempo» le disse Hermione, ignorando suo padre.

 

«Abbiamo ventidue ore di volo che ci aspettano!» rispose la Signora Granger, con gli occhi luminosi di contentezza.

 

«Io vorrei sedermi vicino al ragazzo, se è possibile» continuò lui, turbato.

 

«Sai, tuo padre e io volevamo adottare un koala, sono così contenta che non lo abbiamo fatto alla fine!» raccontò la Signora Granger, entusiasta.

 

«Proprio non mi convince, sapete? Quei capelli, poi…così rossi» il Signor Granger si mise le mani in tasca, sospirando truce.

 

«Davvero? Si possono adottare i koala, qui?»

Hermione sembrò genuinamente impressionata.

 

«E avete visto, com’è alto? Siamo sicuri che sia un tipo a posto?»

 

«Certamente, tesoro! C’è una riserva poco lontano da qui – potremmo passarci se non è troppo tardi»

 

«La trovo un’idea fantastica. Così io potrò parlare un po’ con Ron da solo»

Le donne Granger si scambiarono un’occhiata, compunte.

 

Hermione guardò allarmata a suo padre, poi incontrò lo sguardo di Ron che li attendeva, teso, nel vialetto.

Le sorrise, ancora ignaro del destino che lo attendeva.

 

Lei sospirò, arrossendo.

Avrebbe dovuto impegnarsi particolarmente, questa volta, per farsi perdonare.

 

 

 

 

 

 

 

fine.

 

WOHA! Un capitolo da Telethon.

Bonjour à tout le monde! :D

Finalmente riesco a postare l’ultimo capitolo di questa mini long-fic! E’ stato piuttosto problematico, credetemi xD

Volevo postarlo prima del mio compleanno, ma non ci sono riuscita. Poi volevo postarlo il giorno del mio compleanno, ma non ci sono riuscita lo stesso. Allora ho pensato che l’1 Marzo, perchè essendo il compleanno di Ron sarebbe stato appropriato, ma non sono riuscita a finirlo neanche in quel caso. Però alla fine eccolo qui!

Ragazzi, ho sudato. xD

Spero comunque che vi sia piaciuta, i genitori di Hermione sono sempre stati due personaggi che mi hanno incuriosito molto, ho sempre desiderato leggere di più di loro e del loro modo di vedere l’intera faccenda del mondo magico. Spero che chi ha avuto, come me, questo desiderio, sia rimasto contento di quello che ha letto qui C:

Intanto faccio un enorme ringraziamento a Nonna Giuly Weasley, robby, _BellaBlack_, BigIlly, pk82, Sif, ste89, Arkadio, Lill, mica, sissy88, SiJay, eli weasley, mem e Saty per aver commentato il primo capitolo e le altre shot. OMMIODDIO un abbraccio enorme ai veterani come me che ho scoperto con piacere non sono scappati dal sito *_*

Non avete idea della felicità che ho provato nel risentirvi – o rileggervi, più propriamente xD! <3 Mi siete mancati.

Beh, che altro dire, la mia vena creativa è piuttosto attiva ultimamente e già qualcosa di nuovo sta macchinando nel mio piccì. Nonostante questo il vecchio, ricordate, non verrà abbandonato, ve lo giuro.

Ora che ne dite di lasciarmi un commentino? ** Daidaidai :D

A prestissimo :3

Baciottossss

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