Elemental Universe - L'Idra della Terra

di Axel_Pendragon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Brusco Risveglio ***
Capitolo 2: *** Corse e Secchioni ***
Capitolo 3: *** Billy il Bullo ***
Capitolo 4: *** Una Dolce Vittoria ***
Capitolo 5: *** Una Gita al Bosco di Tenebra ***
Capitolo 6: *** Zimbelli Della Scuola ***
Capitolo 7: *** Una Prova di Coraggio ***
Capitolo 8: *** Unione ***
Capitolo 9: *** Spostando Satelliti ***
Capitolo 10: *** Festa a Base di Verdure ***
Capitolo 11: *** Via col Vento ***
Capitolo 12: *** I Fratelli ***



Capitolo 1
*** Un Brusco Risveglio ***


ELEMENTAL UNIVERSE

L'idra della Terra

 
CAPITOLO I
Un Brusco Risveglio
 

Silenzio intorno a me.
Oscurità ovunque.
Quasi come se stessi cadendo in un burrone senza mai scorgere la fine.
Sentii una voce che mi chiamava dicendo: “Tu hai il potere, segui la luce, ti indicherà la via, è tempo di andare ora”.
Svegliati…
SVEGLIATI!
Mi svegliai di soprassalto e vidi la mia professoressa di lingue arrabbiata come sempre.
 << Hydrus è la quarta volta in questa settimana che ti addormenti sul banco, non è più possibile! Vai in presidenza >> disse, accompagnata dalle fragorose risate dei miei compagni di classe e dallo sguardo imbarazzato di Jeff, il mio compagno di banco e anche il mio migliore amico.
Ebbene sì, mi chiamo Hydrus e a quei tempi avevo sedici anni, il mio nome non è molto comune dato il fatto che non ci troviamo più nell’antica Grecia.
Questo nome mi è stato dato dai miei genitori che, facendo gli astronauti, mi diedero il nome della loro costellazione preferita, la stessa costellazione dove mio padre, mentre era in missione con mia madre, le chiese di sposarla, ossia quella dell’Idra maschio.
Fin da piccolo mi trasmisero la loro passione per l’universo, le galassie, i pianeti e tutto ciò che riguarda lo spazio, proprio per questo avrei dato tutto l’oro del mondo per andare anche solo una volta con loro.
Arrivai in segreteria e mentre aspettavo che il preside mi convocasse in presidenza mi girai i pollici preoccupato per la mia condotta scolastica.
A un tratto arrivò una chiamata sul telefono della segreteria e la segretaria mi fece cenno con la mano di entrare in presidenza dal momento che il direttore sembrava essersi appena liberato.
Entrai imbarazzato e mi sedetti sulla sedia di fronte la scrivania.
La stanza di forma quadrata non era molto grande, la scrivania si trovava proprio al centro con una sedia rivolta verso una grande finestra, il pavimento era coperto con un morbido tappeto che occupava tutta la presidenza.
Lì si trovavano molte librerie con libri di vario genere riguardanti: l’arte, la storia, le scienze e alcuni scritti sulla psicologia infantile.
Le pareti avevano un colore bianco, su di esse vi erano appesi alcuni quadri che rappresentavano quelli che dovevano essere stati i vecchi presidi e una grande bandiera americana si trovava all’angolo destro della stanza.
La sedia in un attimo si voltò e ad aspettarmi seduto dietro quella scrivania c’era il preside che mi guardò più con aria preoccupata che con severità.
Il preside, il signor Watson, era un vecchio amico di famiglia che conobbe i miei genitori a un corso sull’astronomia, era un uomo sulla cinquantina, calvo e con dei grandi occhiali tondi, molti potrebbero pensare che avesse delle preferenze nei miei confronti ma non era così, era sempre stato un preside giusto ed ha fatto sempre valere i diritti dello studente su tutti gli alunni.
<< Ciao Hydrus, allora come mai qui? Devi darmi qualche comunicazione da parte di un professore? >>
<< In verità signor preside… mi ha mandato qui l’insegnante di lingue... perché mi sono addormentato sul banco durante la lezione. >>
<< Capisco… a cosa è dovuta questa spiacevole mancanza di energie? Non dormi forse bene a casa? >>
<< Veramente no signore, ma è che sto passando un periodo difficile, sa com’è: lo stress dello studio, i miei ancora in missione nello spazio… ma non si preoccupi penso che sia un qualcosa di momentaneo, nulla di grave. >>
<< Sicuro ragazzo? Sappi che se c’è qualche problema puoi sempre venire a parlarmene, non devi farti alcun problema. >>
<< Sì certo, grazie signore ma non c’è nessun problema, gliel’ho detto, deve essere solo qualcosa di momentaneo. >>
<< Va bene allora torna pure in classe, intanto però tieni questo biglietto. >>
Sul biglietto vi era scritto “ Dottor Smith, laureato in psicologia col massimo dei voti, la mente umana è un mondo ancora da esplorare ” e sotto questa scritta vi era un numero di cellulare stampato in neretto.
<< Questo è il nuovo psicologo della scuola forse fargli una visitina non ti farebbe male ragazzo mio >> mi disse il preside tutto sorridente.
<< Grazie signore ci penserò su, magari ci andrò, ora col suo permesso tornerei in classe. >>
<< Di nulla, ora vai e non farti più sorprendere che dormi sul banco, buona giornata! >>
<< Buona giornata. >>
Uscii dalla presidenza e prima di rientrare in classe girai un po’ per i corridoi girandomi fra le mani il biglietto da visita che mi aveva lasciato il preside.
Lo guardai e dissi fra me e me “Cavolo non sono un ragazzo complessato, non ho bisogno di uno stupido psicologo solo perché è da qualche tempo che non riesco a dormire!” a quel punto al primo cestino che vidi, buttai via il biglietto da visita.
Rientrai in classe e la professoressa continuò a guardarmi male per tutto il tempo rimanente dell'ora.
Dopo circa cinque minuti suonò la campanella e tutti ci sbrigammo a mettere il materiale scolastico nello zaino per tornare a casa.
Io e Jeff, con molta fretta, ci dirigemmo velocemente all’uscita per evitare di perdere l’autobus.
<< Perché non mi hai svegliato in classe, brutto idiota? Per colpa tua la professoressa mi ha beccato un'altra volta! >>chiesi molto innervosito.
<< Ah la colpa sarebbe mia testa di cavolo che non sei altro? Guarda che ho provato a svegliarti per mezz’ora ma tu non hai aperto occhio per tutto il tempo. Sai esiste una cosa chiamata caffè, potresti iniziarla a prendere, non siamo più bambini >> mi rispose in tono sarcastico.
Jeff era un ragazzo di sedici anni anche lui, aveva la pelle scura, una corporatura magra ed era come un fratello per me, ci conoscevamo da quando eravamo bambini e frequentavamo la scuola elementare insieme.
Appena usciti dalla scuola, mi bloccai e come ogni giorno la vidi, la ragazza più bella del mondo, mentre ritornava a casa in bici, si chiama Jennifer ed era una ragazza fantastica, o almeno lo era per me, dato che ci sono molte persone che la reputavano una piccola fissata con i fumetti giapponesi ed i libri fantasy di ogni tipo, che poi sono tutte cose che piacevano anche a me ma non sono mai stato un tipo che andava a raccontare troppo in giro dei propri interessi.
Lei aveva sedici anni come me, i capelli erano castani, lisci e lunghi, aveva dei bellissimi occhi verdi nei quali ci si poteva sprofondare circondati da un paio di occhiali neri che a mio parere facevano come da cornice per gli occhi, aveva anche delle splendide labbra, un corpo magro ed io ne ero follemente innamorato dall’anno prima, quando per la prima volta, ci incontrammo al campo estivo.
Ci mettemmo a parlare per ore dei nostri interessi e delle nostre passioni e avevo scoperto che avevamo molte cose in comune.
Dal campo a ora ci sentivamo poco, dato che eravamo entrambi molto impegnati, raramente uscivamo insieme tramite amici in comune ma i risultati non erano molto positivi visto che ogni volta che provavo a parlarle di persona venivo investito da un'ondata di timidezza che quasi mi impediva di esprimermi.
Sarà arrivato il momento di fare il grande passo?
Intanto Jeff mi afferrò per un braccio trascinandomi verso il bus che era appena arrivato.
Saliti sul bus mi disse << Un' altra volta a fissare Jennifer? Se qualcuno si accorge del tuo esagerato interesse ti inizieranno a prendere per uno stalker >>.
<< Parla quello che al campo estivo andava nelle camere delle ragazze alla ricerca delle loro mutandine, maniaco! >> risposi ridendo.
<< Hey te lo ripeto lo facevo per portare fuori la mia ragazza, mi servivano dei soldi e gli altri ragazzi mi avevano pagato per rimediargliele, è stato un lavoro duro ma alla fine ho guadagnato abbastanza da regalarle una bella collana per il suo compleanno, cosa non si fa per amore! >>
<< Si si certo come no! >>
<< Almeno io la ragazza ce l’ho! Non passo certo il mio tempo sbavando dietro ad una che conosco da un anno e dato che sono un timidone, non le riesco a dire ciò che provo >> mi disse molto probabilmente per spronarmi a farmi avanti.
<< Stai zitto! >>
<< Hydrus credo che sia arrivato il momento di dirglielo, lo dico per te fratello. >>
 Purtroppo sapevo che Jeff aveva ragione poiché era da qualche periodo che appena la vedevo non riuscivo più a formulare un discorso di senso compiuto e il mio cuore batteva ad una velocità assurda, c’era solo un problema, sempre lei: la timidezza.
Arrivato alla mia fermata prima di scendere salutai Jeff con un’amichevole pacca sulla spalla.
Entrai in casa e ad aspettarmi trovai… nessuno, come al solito, i miei erano in missione nello spazio da giorni e a me toccava badare alla casa fino al loro ritorno.
I miei erano un tipo di genitori che non erano molto presenti, dato il lavoro che svolgevano ma non per questo non gli volevo bene.
La sera dopo aver finito di studiare e aver cenato mi misi a leggere il nuovo fumetto di Iron man, che finalmente ero riuscito a comprarmi.
Era fantastico come al solito, lui e lei sue armature, così pieno di avventure ma dopo non molto mi addormentai.
Iniziai a sognare.
Mi ritrovavo in una piazza illuminata dalla luce della Luna che sembrava essere abbagliante quella sera, lucente quasi come il Sole.
Dall’altra parte della piazza c'era un'ombra che mi fissava e che pian piano si avvicinava verso di me, poi accelerava il passo, infine si metteva a correre.
Tentavo di scappare ma qualcosa mi bloccava, non riuscivo a muovere le gambe.
L’ombra era davanti a me, mi disse qualcosa di incomprensibile poi mi ruggì contro.
Mi svegliai che avevo la pelle d’oca.
Un altro incubo, era da giorni che non riuscivo a dormire a causa loro!
A quel punto l’unica cosa che mi restava da fare era aspettare che mi rivenisse sonno nella speranza di dormire almeno per qualche ora ma nulla, anche se oramai per me non c’era più alcun problema, mi ci stavo abituando.

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Capitolo 2
*** Corse e Secchioni ***


CAPITOLO II
Corse e Secchioni


Appena si fece mattina, iniziai a fare colazione e come ero solito fare, prima di prepararmi per andare a scuola, feci un paio di serie di addominali… o almeno tentai di farli poiché ero talmente stanco che per alzarmi mi sarebbe servito un bulldozer.
Pensai “Per Jennifer, devo farli per Jennifer” nella speranza che aumentando un po’ la mia massa muscolare mi avrebbe preso più in considerazione.
Anche se poi guardandomi allo specchio, non credei che mi sarebbero serviti a molto poiché non avevo un fisico messo troppo male… o almeno era quello che pensavo, quindi non ci feci caso e andai a vestirmi.
Anche quel giorno mi toccò andare a scuola, più ci pensavo e più vedevo il mio letto che prendeva vita e mi diceva, con voce suadente, di non abbandonarlo.
Per un pelo non persi l’autobus.
Salito, trovai un posto libero e mi misi seduto ascoltando della musica dalle cuffiette collegate al cellulare.
Tra una canzone e l’altra mi appisolai sul sedile ma fui svegliato dal rumore di qualcosa che sembrava essere andato a sbattere.
Come volevasi dimostrare, l’autobus era andato a scontrarsi contro un’altra auto.
Vidi l’autista, rosso in viso per la rabbia, scendere dal mezzo per andare a lanciare qualche insulto all'automobilista col quale si era scontrato.
Intanto, sapendo che non potevo fare altre assenze, presi una decisione che avrebbe mandato all'aria una calma e tranquilla giornata da studente, ossia correre verso scuola.
Ero ancora molto stanco ma non mi restava nient’altro da fare.
L’ultima volta che avevo corso così tanto era stato il mese prima quando la professoressa di educazione fisica, che più che una professoressa sembrava una donna dell’età della pietra, ci aveva obbligati a partecipare ad una corsa campestre facoltativa, non so se lei sapesse quale fosse il significato della parola “facoltativa” ma speravo che un giorno, prendendo in mano un dizionario, lo avrebbe capito.
Penso sia per questo che odiavo correre.
Così iniziò la mia corsa verso scuola, cosa mai mi sarebbe potuto accadere di peggio?
In quello stesso momento sentii qualcosa di freddo e bagnato che mi colpì la testa, poi lo sentii ancora e poi ancora.
Iniziò a piovere.
Se c’è una cosa che odiavo ed odio ancora oggi, è la pioggia, specie se si sta correndo controvoglia per un'altra giornata in quell'inferno.
All'angolo della strada aumentai la velocità ma andai a sbattere contro qualcuno finendo a terra << Hey guarda dove vai brutto… >> mi bloccai all'istante rendendomi conto che la persona col quale ero andato a sbattere era Jennifer, la quale era andata anche lei a finire con il sedere a terra.
<< Scusami Jennifer non volevo, sono un completo idiota, credo di aver bisogno di un paio di occhiali scusami, scusami, scusami! >>
<< Non ti preoccupare Hydrus non è niente! Piuttosto penso che tu sia un tantino in ritardo. >>
<< Eh già… >> dissi ridendo come un ebete << aspetta un attimo e tu che ci fai qui? Non dovresti essere a scuola? >> chiesi tirando fuori l’ombrello, che mi ero scordato di avere nello zaino e usandolo per ripararci dalla pioggia.
<< Sì ma mi sono sentita male quindi adesso sto tornando a casa da sola, non sono nemmeno entrata ed i miei non riescono a venirmi a prendere. >>
<< Capisco, beh... se vuoi posso accompagnarti a casa, almeno sei coperta con un ombrello e se ti dovessi sentir male hai qualcuno che ti può aiutare. >>
<< No non ti preoccupare, non c’è bisogno, penso di riuscire ad arrivare a casa da sola. >>
Appena finì di dire questa frase, mi resi conto che una macchina stava correndo sulla strada ad alta velocità, andando con la ruota su una grande pozzanghera vicino a noi.
Feci appena in tempo ad aprire l’ombrello coprendoci dallo schizzo d’acqua, “i riflessi da videogiocatore a volte servono a qualcosa” pensai ridendo tra me e me. << Wow >> esclamò lei, stupita dalla mia mossa fulminea << grazie mille Hydrus, se mi avesse bagnata… non so proprio come ringraziarti! >>
<< Di nulla, insomma chiunque l’avrebbe fatto >> dissi arrossendo << ora devo andare, senti ti lascio il mio ombrello penso che serva più a te che a me. >>
<< Grazie mille sei il mio eroe! >> poi mi diede un bacio sulla guancia e andò per la sua strada.
A quel punto sentii il mio cuore iniziare a battere a gran velocità e la salutai con un rapido gesto della mano rimettendomi a correre, questa volta con maggiore velocità, era come se lei mi avesse ricaricato.
Arrivato a scuola bagnato, neanche mi fossi buttato in piscina con tutti i vestiti, mi diressi in fretta verso la mia classe ma non trovando nessuno mi ricordai che oggi, in prima ora, avevo educazione fisica.
Dopo tutta questa corsa pensai di chiedere alla professoressa di farmi saltare la lezione per una volta perché ero veramente troppo stanco.
Arrivato in palestra trovai la professoressa e tutta la mia classe ad attendermi con dei palloni in mano.
<< Buongiorno prof mi scusi per il ritardo, l’autobus ha fatto un incidente e per arrivare a scuola ho dovuto correre, sono stanchissimo prof non penso di riuscire a fare lezione. >>
<< Oh ma non ti preoccupare caro, è solo che i tuoi compagni avrebbero tanta voglia di giocare a palla avvelenata con te >> disse con un sorrisetto maligno che le ricopriva il viso.
Inizialmente non capii perché mi avesse detto quella frase poi, al suono del suo fischietto, venni bombardato da una serie di pallonate che mi fecero atterrare sul pavimento.
Rialzandomi la professoressa, accompagnata dalle risate dei miei compagni infami, disse << ora alzati e fammi dieci giri di corsa della palestra razza di scansa fatiche. >>
Mi misi a correre sempre più stremato e finiti i miei dieci giri di corsa suonò la campanella, suono celestiale che mi concesse il diritto di andarmene da quell'inferno.
Andai dritto in bagno e bevvi un lungo sorso d’acqua, neanche fossi un cammello.
Cambiandomi i vestiti, che erano bagnati ancora dalla pioggia e dal sudore e indossando qualcosa di fresco andai in classe per l’ora di matematica.
Quasi a metà dell’ora, mentre prendevo appunti sulla lezione, mi ritrovai un bigliettino che era appena arrivato sul mio banco con su scritto “ Tutto confermato per sabato sera? ”.
Guardai dietro di me e vidi il gruppo dei secchioni della classe che mi scrutava salutandomi con un cenno della testa.
Intanto uno di loro si soffiò il naso, l’altro stava leggendo un fumetto scrausissimo e l’altro ancora stava copiando gli appunti di matematica aggiungendo anche degli approfondimenti che lui solo conosceva.
Erano Daniel, James e Wilson, come già detto, i tre secchioni della classe.
Avevano tutti sedici anni tranne Daniel che ne aveva quindici avendo saltato un anno per la sua grande intelligenza, erano molto simili tra loro, avevano tutti dei grandi occhiali, una penna sempre a portata di mano nel taschino nella camicia e non si dividevano mai.
Si sarebbe potuto paragonare il loro fisico a quello di un insetto stecco, dato che erano tutti pelle ed ossa, erano evitati da gran parte della classe a causa delle loro fissazioni sulla scienza e su tutte le altre materie riguardanti la logica e per i loro discorsi che molte volte non si comprendevano neanche lontanamente.
 << Non capisco perché ancora li frequenti >> mi disse Jeff guardandoli male.
<< Lo faccio solo perché hanno l’attrezzatura per vedere stelle, pianeti e cose così, lo sai che amo questo genere di cose. >>
<< Ok ma non ci stare troppo o finirai per diventare anche tu una specie di incomprensibile idiota senza una vita sociale. >>
Il mio sguardo si spostò sul bigliettino e risposi loro scrivendoci sopra “Non vi preoccupate, ci sarò”.
Sabato sera saremmo andati in un bosco vicino la città perché secondo alcune voci pare che al centro di questo bosco ci si fosse andato a schiantare qualcosa di grosso.
<< Veramente credi a queste cacchiate? >> mi chiese Jeff incredulo.
<< Bhe… un po’ sì, cioè… non credo con certezza che esistano cose come alieni o simili però oggettualizzato nel bosco potrebbe anche solamente essere un sasso del tutto inutile. >>
<< Tu speri che sia qualcosa di spettacolare eh? Rispondi a questa domanda: se effettivamente questo fantomatico oggetto si sia schiantato al centro del bosco perché le autorità non lo dovrebbero già aver preso? >>
<< Non lo so, forse non gli hanno dato molta importanza, poi essendo al centro di un bosco chi vuoi che vada a controllare? >>
<< Non ti vedo molto convinto, senti io non so cosa dobbiate fare in quel bosco, né so esattamente cosa ci sia lì dentro, quindi anche se a me non interessano queste cose spaziali ti accompagnerò, non mi fido di quei tre. >>
<< Grazie Jeff, sei il migliore >> dissi con un ampio sorriso.
<< Sappi però che per me addentrarsi nel bosco sabato sera è una pessima idea. >>
Effettivamente andare da solo in un bosco, di sera e con tre persone che sembrano anche abbastanza inquietanti, non era il massimo ma ora che sapevo che con me c’era Jeff fui molto più sicuro di me stesso.
Arrivata la fine dell’ora mi avvicinai al banco dei tre secchioni che come al solito passavano la loro ricreazione a giocare a carte oppure ad ipotizzare nuove teorie in ambito scientifico.
<< Eccomi, finalmente possiamo parlare tranquillamente. >>
<< Abbassa la voce Hydrus o qualcuno potrebbe sentirti >> disse Wilson preoccupandosi di chi vi fosse nelle vicinanze poi aggiunse << Allora sabato sera ci vedremo direttamente all'entrata del bosco, mi raccomando acqua in bocca, non vogliamo che tutti vengano a sapere della nostra ricerca. >>
<< Ehm… ok, verso che ora? >>
<< Facciamo verso mezzanotte >> mi rispose James mentre preparava il materiale per l’ora successiva.
<< Credo che vada bene devo portare qualcosa? >>
<< Una torcia e uno zaino per il resto portiamo tutto noi e se ce l’hai anche il cervello sai com'è, queste uscite non sono per quelli come te, Hydrus >> disse Daniel iniziando, insieme agli altri, a ridere come idioti.
<< Sì certo >> dissi guardandoli male << penso che porterò Jeff con me, almeno avrò qualcuno su cui contare invece di tre piscia sotto. >>
<< Jeff! Stai scherzando spero! Lui non ha nulla a che fare con questa ricerca >> disse James innervosito.
<< Non me ne frega nulla lui viene, punto! >>.
I tre si guardarono l'un l'altro e si misero a borbottare fra di loro poi James disse << Mmmmmh… e va bene portalo basta che non si metta a fare lo stupido, andremo lì per un’importantissima ricerca, non è un’uscita per un campeggio fra amici. >>
Tornando al mio banco fu come se mi sentissi osservato da qualcuno, mi voltai ma vidi tutti indaffarati a ripassare per l’ora successiva, sarà stata solo una mia impressione.
Finita l’ora potei uscire e tornarmene finalmente a casa.
Che giornataccia!
Prima perdo l’autobus e mi tocca correre poi vado a urtarmi contro la ragazza che mi piace, arrivato a scuola vengo colpito ripetutamente con delle pallonate dai miei compagni, venendo anche sgridato dalla professoressa e infine mi trovo ad essere preso in giro da tre secchioni…
Arrivato a casa, nel pomeriggio, passai tutto il tempo tra lo studio, i fumetti ed i videogiochi, qualche volta andai a controllare sul cellulare o su Facebook per vedere se mi fosse arrivato qualche messaggio o qualche notifica, arrivata l’ora di cena andai a mangiare.
Mi preparai qualcosa al volo, non avevo molta fame quindi decisi di farmi un paio di panini.
Finito di mangiare andai dritto a stendermi sul divano e in televisione davano un film dell’horror, non avevo mai provato a vedere un film di quel genere da solo, magari avrei dovuto cambiare canale… ma in fondo provare solo una volta non mi avrebbe ucciso.
Dopo solo mezz'ora di film mi ritrovai avvinghiato a tre cuscini per la paura, avrei voluto tanto cambiare canale ma il telecomando non si trovava e in quelle condizioni non mi sentivo in grado di poterlo cercare.
Ad un tratto il mio cellulare squillò, andai a controllare ma non sapevo chi potesse essere a quell’ora… magari un maniaco che mi aveva puntato!
Deglutendo risposi alla chiamata << P-p-pronto. >>

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Capitolo 3
*** Billy il Bullo ***


CAPITOLO III
Billy il Bullo

 
<< Hey Hydrus, sono Wilson ti chiamo dal cellulare di mia madre perché ho finito il credito. >>
<< Ah… sei tu >> dissi tirando un sospiro di sollievo << dimmi. >>
<< Senti, io e gli altri ci siamo resi conto di non aver nulla col quale riprendere la fantastica scena della quale saremo partecipi sabato, in poche parole, hai una videocamera o qualcosa di simile a casa tua? >>
<< Non penso di… aspetta forse potrei averla, ti richiamo io tra qualche minuto >> e attaccai il cellulare.
Mi ricordai che da qualche parte, nell'armadio in camera mia, avevo una vecchia videocamera che non utilizzavo praticamente mai.
Richiamai Wilson e gli dissi << Hey cervellone, ho trovato una videocamera, potremmo usare questa! >>
<< Molto bene! Domani portala in classe così ti diremo se va bene. >>
Di certo loro ne capivano molto più che del sottoscritto.
La ripulii e controllai se ancora funzionasse bene, sembrava di sì quindi me ne andai a letto soddisfatto ma la mia contentezza finì subito a causa di un altro incubo.
Questa volta mi trovavo in un luogo che non riconoscevo, nel quale non ero mai stato, non facevo minimamente attenzione alle particolarità di quel posto, mi accorsi solo che davanti a me vi era l’unica persona che poteva trasformare quell'incubo in un sogno, Jennifer.
Jennifer mi porse la mano, eravamo poco distanti l’uno dall'altro ma mi accorsi che stava piangendo chiedendomi di aiutarla fra tanti singhiozzi.
Io feci uno scatto verso di lei per abbracciarla, avrei voluto tanto capire cosa stesse succedendo ma appena la sfiorai lei si dissolse in tanti frammenti di luce che si andarono a spargere come fossero lucciole.
La ragazza che tanto amavo ora non esisteva più.
Mi gettai a terra in preda al terrore, urlai il suo nome e piansi allo stesso tempo, ero terrorizzato dal luogo intorno a me che nel frattempo mi sembrò stesse sprofondando nell'oscurità.
Mi svegliai con un balzo che se mi avesse visto la mia professoressa di ginnastica credo che mi avrebbe premiato, guardai la sveglia e mi accorsi che era tardissimo.
Mi preparai alla svelta mettendo tutto il necessario nello zaino, mangiai al volo uno yogurt e, per la troppa fretta, lanciai la scatolina dello yogurt nel lavandino e il cucchiaino nel cesto della spazzatura, rendendomi conto di quel che avevo appena fatto, iniziai a pensare di avere seri problemi mentali.
Fortunatamente l’autobus arrivò subito e quel giorno non ci fu nemmeno tanto traffico.
Arrivato a scuola tirai fuori dallo zaino la videocamera e le diedi un ultimo sguardo per il verdetto dei tre secchioni, finendo di esaminarla la rimisi nello zaino ma nel farlo andai ad urtare contro l’unica persona contro la quale non avrei mai voluto scontrarmi, Billy, il bullo della scuola, sempre accompagnato da quegli idioti di Frank e Craig, altri due che come Billy pensavano di essere i padroni del mondo.
Si vestivano sempre con delle giacchette da motociclisti e indossavano gadget inquietanti: anelli con testi, catenelle che arrivavano fino al ginocchio e se la prendevano sempre con i più deboli, tutti e tre erano abbastanza alti e muscolosi, Billy più di tutti e forse era per questo che comandava lui.
Erano temuti ed evitati dalla maggior parte degli alunni, la parte rimanente invece era composta dalle povere persone che, come me, un giorno avevano avuto la sfortuna di non aver fatto attenzione a dove correvano e che ora si stavano preparando a prenderle di santa ragione, povero me!
Billy mi lanciò un'occhiataccia e insieme ai suoi cani da guardia senza cervello mi circondarono.
<< Guarda guarda chi abbiamo qui, un piccolo ritardato che non sa camminare. >>
<< Hey Billy, se il demente non sa camminare che ne dici se oggi facciamo una buona azione e glielo insegnamo noi? >> disse Craig.
<< Bell’idea Craig! Vieni sfigatello che le lezioni di camminata si tengono in bagno! >>
Mi strattonarono per tutto il tempo mentre gli altri ragazzi della scuola mi guardavano come per dire “mi dispiace amico, pregherò per te” poi finii in bagno con questi tre energumeni.
Frank mi prese lo zaino e iniziò a rovistarci dentro, non vidi cosa prese perché intanto Billy mi si parò davanti e mi disse << sai qual è il miglior modo per quelli come noi di insegnare a voi sfigati come camminare? >>
Io restai in silenzio ma non abbassai mai lo sguardo.
Billy mi girò e disse << con uno spettacolare… sparticuloooo! >>
Il dolore era lancinante e sentii tutti e tre che ridevano come iene, mi accasciai a terra mentre loro se ne andarono nella loro classe continuando a ridere fragorosamente.
Ora mi ritrovavo qui, in classe, mentre il mio sedere mi faceva ancora male dopo che i miei boxer erano stati afferrati e tirati con violenza.
Si avvicinarono i tre secchioni che ridendo, tentando di non farlo notare, mi domandarono << tutto bene Hydrus? >>
<< Vi sembra che vada tutto bene? Il mio sedere chiede vendetta! >> risposi arrabbiato.
<< Ok ok >> smisero di ridere e assunsero un’aria più seria << hai portato quello che ci serviva? >>
<< Scusate, mi hanno appena distrutto le chiappe e voi vi preoccupate solamente della videocamera? >>
<< Va be dai che sarà mai, ci siamo passati tutti. >>
<< Sì sì certo, come no, eccovi la vostra stupida... >> non trovavo più la videocamera, la cercai in tutto lo zaino ma non c’era.
Trovai solo un bigliettino con su scritto “Caro sfigatello, abbiamo preso noi la tua videocamera perché ci piaceva veramente tanto, come sta il tuo sedere?” firmato Billy & Co.
La cosa mi fece veramente arrabbiare, tanto che tirai un pugno sul banco facendomi anche male.
<< Brutti stronzi… giuro che un giorno gliela farò vedere io! >>
Vedendomi così, i tre secchioni si allontanarono lentamente lasciandomi soffrire da solo.
Suonò la campanella e usciti da scuola, Jeff mi accompagnò verso casa molto lentamente per farmi riprendere da quell'orribile esperienza.
<< Dico io, ce ne vuole per essere così coglioni! >> disse Jeff
<< Lascia stare, non puoi capire quanto faccia male. >>
<< Sai cosa sarebbe veramente figo? Che tutti gli alunni si rivoltassero contro quei tre, almeno capirebbero che non valgono un cazzo. >>
Jeff sembrava più arrabbiato di me per questa storia, come per me, era raro vederlo arrabbiato ma quando lo si faceva infuriare era meglio non essere nelle vicinanze.
Passammo il resto del tragitto in silenzio e arrivati sulla porta di casa mia mi chiese << come va lì sotto? >>
<< Ancora non tanto bene ma mi basterà riposarmi e prendere una bella quantità di ghiaccio. >>
<< Va bene, ma se hai bisogno di una mano chiamami ok? >>
<< Ok, grazie di tutto >> dissi tentando di abbozzare un sorriso.
Arrivato mi stesi sul letto e ringraziai il cielo di essere riuscito ad arrivare sano e salvo a casa.
Passarono le ore, saltai il pranzo e continuai a starmene sul letto tutto il tempo.
Ad una certa ora, andai in cucina e aprii il frigorifero per prendermi uno yogurt, stavo morendo di fame ma questo era vuoto, allora aprii anche la dispensa, mi sarei accontentato anche di una merendina ma niente, anche questa era vuota.
Andai a controllare il calendario ed effettivamente quel giorno sarebbe stata la giornata dove sarei dovuto andare a fare la spesa, così, anche se controvoglia, mi preparai per uscire e mi diressi al supermercato dove andavo sempre e dove mi conoscevano da quando ero piccolo.
Entrato presi il carrello ed iniziai a fare la spesa, lì incontrai molti commessi che, riconoscendomi, mi salutarono e mi chiesero se andasse tutto bene a casa.
Dopo averne incontrati parecchi, infilai cose nel carrello come: pasta, carne, pane ma quando girai l’angolo per lo scaffale delle uova mi accorsi che lì c’erano anche quei cretini di Billy e dei suoi amici che stavano prendendo un bel po’ di uova e nel carrello c’era anche molta carta igienica, una persona ingenua sicuramente si sarebbe chiesta cosa avrebbero dovuto farci con quella roba ma sapevo già che gli sarebbe servita per fare qualche scherzo idiota.
Mi allontanai e continuai a fare la spesa anche se ammetto che avrei tanto voluto che le uova gli esplodessero in faccia una dopo l’altra, così, giusto per essere sicuro che non mi rompessero anche al supermercato, chiesi al controllore che era appostato lì vicino di fare attenzione a quei tre.
Ad un tratto avvicinandomi allo scaffale dei cereali, vidi un pacco dei miei cereali preferiti, i Corn Space, scontati e con scritto che si era indetto un concorso con quei cereali ed il fortunato vincitore avrebbe vinto una videocamera tutta nuova.
Il vincitore si sarebbe dovuto recare, anche nei giorni festivi, alla cassa del supermercato dove era stato comprato il prodotto per ritirare il premio.
Io di solito non credo di poter vincere a questi stupidi giochini ma chissà, magari poteva essere la mia giornata fortunata, così ne comprai un pacco.
Fortunatamente il giorno seguente sarebbe stato sabato e mi sarei potuto riposare tutto il tempo alla faccia degli incubi che mi venivano ogni notte.
Tornato a casa e riempiti sia il frigo sia la dispensa mi feci una doccia e dopo andai a cenare.
Intanto mi arrivò un messaggio dai miei genitori, pare che lunedì sarebbero tornati ma solo per poco tempo e mi avrebbero portato un po’ di regali ma sicuramente non li avrei visti perché sarei stato a scuola poi sarebbero dovuti partire di nuovo per un’ altra missione nello spazio.
Dopo aver visto un po’ di televisione andai a dormire.
L’incubo della serata riguardava Billy che mi portava in giro tenendomi per i boxer e mentre tutti i miei compagni di classe ridevano, vidi Jeff in lontananza che, come Jennifer nell'incubo precedente, si smaterializzava in tanti frammenti di luce.
Anche in questo caso mi svegliai tutto spaventato, odiavo avere quei dannati incubi!

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Capitolo 4
*** Una Dolce Vittoria ***


CAPITOLO IV
 Una Dolce Vittoria

 
La giornata successiva, dopo aver passato una notte a combattere ancora con quei dannati incubi, andai a fare colazione con latte e biscotti, in seguito, preso da una strana voglia che mi veniva solo il sabato mattina, iniziai a studiare.
Presi a fare matematica, odiavo quella materia, ma il mio unico modo per alleviare quella sofferenza piena di numeri era sentire la musica.
Accesi la radio e dopo un po’ di canzoni che non avevo mai sentito, trasmisero “California gurls” di Katy Perry, iniziai a canticchiarla e a ricordarmi qualche pezzo del video, quanto avrei voluto vivere in un mondo fatto di dolci.
Mentre passavo il tempo tra la matematica e il mio amore per i dolci, mi venne in mente del concorso sulla scatola dei cereali.
Andando in cucina, ciondolando molto pigramente, iniziai a esaminare la scatola.
Sul retro vi era una pellicola che, grattandola via, avrebbe lasciato intravedere una scritta che mi avrebbe detto se avessi vinto oppure no.
Presi le chiavi di casa e iniziai a grattare via la pellicola, anche se le mie probabilità di vittoria erano veramente poche perché i Corn Space erano cereali molto famosi e distribuiti in più paesi.
Quando la pellicola si tolse del tutto, vidi cosa vi era scritto e trovai una scritta dorata che diceva
Complimenti, hai vinto!
Dovetti rifletterci qualche secondo per capire quello che era appena successo e dovetti posare il mio sguardo sulla scatola più volte poi spalancai gli occhi e pensai “Oh mio Dio… non ci credo, ho vinto!”.
Ero così su di giri che avevo messo la musica a palla alle nove di mattina , penso che il vicinato da quel momento abbia iniziato ad odiarmi ma… hey… quante volte poteva capitare di vincere una nuova videocamera in quel modo?
Iniziai anche a cantare a squarcia gola, non sono mai stato molto intonato ma in quel momento non ci feci minimamente caso.
Quando il momento di euforia si esaurì, presi la scatola per vedere quando sarei dovuto andare a ritirare il mio premio, lessi tutte le informazioni e notai che quello stesso giorno sarebbe stato l’ultimo disponibile perché poi il concorso sarebbe scaduto.
Mi resi conto che dovevo sbrigarmi, allora mi misi la prima maglietta ed il primo paio di pantaloni che trovai e me li infilai velocemente.
Chiusi a chiave casa alla svelta e con un'energia che in me si vedeva raramente arrivai senza neanche prendere il bus al supermercato.
Alla cassa c'era una cassiera che sembrava odiasse tutto il mondo, sembrava molto svogliata e stava leggendo una rivista di gossip sentendo della musica ad altissimo volume dalle cuffiette bianche che portava alle orecchie.
<< Ehm… scusi? >> non sembrò accorgersi di me quindi riprovai un po’ più forte << SCUUUSIIII! >>
La signora si prese un piccolo spavento facendo cadere qualche penna dalla cassa e mi chiese, fulminandomi con lo sguardo << Che cosa vuoi? >>
<< Mi scusi >> le dissi imbarazzato << secondo quello che c’è scritto sulla scatola, ho vinto il concorso dei cereali Corn Space. >>
La signora con un’espressione scocciata mi tolse la scatola di cereali dalle mani ed iniziò ad esaminarla.
Spalancò gli occhi ed esclamò << Ma che cul… ehm volevo dire, che fortuna sfacciata che hanno questi giovani d’oggi! >> poi mi fece cenno di seguirla.
Arrivammo in un posto che sembrava essere il magazzino del supermercato e ci fermammo davanti ad una porta << Aspettami qui ragazzino >> disse sbuffando ed entrò in quella porta.
Il magazzino era ampio e conteneva una gran quantità di oggetti che pensai si vincessero con altri concorsi a premi o, più semplicemente, con i punti della spesa.
Non era per niente illuminato, si vedeva solo qualche spiraglio di luce solare che entrava dalle finestre.
Tra i vari oggetti, quello che attirò di più la mia attenzione fu un grande poster di Dragon Ball che pensai si vincesse con qualche concorso.
“Quanto avrei voluto avere la forza di Goku” pensai tra me e me.
Dopo qualche minuto vidi uscire la commessa che odiava il mondo con la mia nuova videocamera in mano.
<< Tenta di non romperla >> mi disse sempre con lo stesso tono scocciato.
Come se non avessi mai usato un oggetto simile in vita mia, di certo questa volta nessuno me l’avrebbe portata via.
Uscendo dal supermercato con la mia solita grande sfortuna mi ritrovai davanti Billy, un’altra volta, insieme ai suoi amici.
Billy teneva in mano una lattina di birra mentre gli altri due scimmioni si stavano fumando una sigaretta ciascuno.
<< Oh ma guarda chi c’è qui, lo sfigatello della videocamera, vedo che ne hai comprata una nuova, sai, la tua si è inspiegabilmente rotta e ce ne servirebbe una nuova, me la darai senza fare tante storie oppure dobbiamo usare le maniere forti? >>
Si avvicinarono a me ed io in preda al panico, mosso dall'istinto, pestai il piede a Billy facendogli cadere la lattina di birra sulle scarpe nuove.
Mentre lui cacciò un urlo dalla sua bocca maleodorante e Frank e Craig tentavano di aiutarlo, io me la diedi a gambe.
Riprendendosi iniziò a urlare  << Idioti! Non pensate a me, prendete quel piccolo parassita! >>
Intanto io ero già salito sull'autobus e non potevano raggiungermi non avendo con loro le bici.
Arrivai a casa ancora con la paura che mi stessero inseguendo ma per fortuna mi ero salvato, il mio premio non sembrò essere stato danneggiato durante la mia fuga e così iniziai a capire come funzionasse la videocamera.
Dopo essermi studiato per bene le istruzioni e dopo aver pranzato, mi stesi sul divano, stanchissimo, in compagnia del mio portatile per vedere se mi fosse arrivata qualche notifica.
Pareva di sì, andai ad aprirla pensando che fosse qualcosa di importante o una qualche battuta che mi avrebbe potuto far divertire dopo una mattinata così movimentata.
La controllai, ma era solo un invito da parte di un mio compagno di classe a giocare a uno stupido giochino di quelli che andavano di moda.
Mentre pensavo a quanto potesse essere stupida la gente a giocare a certa roba mi arrivò un'altra notifica, questa volta era da parte di una mia amica conosciuta a scuola che mi invitava insieme a molti altri alunni nella sua casa in campagna, circondata dal verde, per festeggiare la fine di un altro anno di scuola.
Iniziai a pensare che tra gli invitati ci potesse essere anche Jennifer così controllai ed effettivamente era invitata anche lei e avrebbe partecipato.
Dopo aver fantasticato un po’ su noi due insieme mi ricordai che non avevo tempo per pensare alla festa, dovevo prepararmi per andare con Jeff e i tre secchioni nel bosco per quella ricerca, così misi in carica la videocamera e mandai un messaggio ad uno dei tre per capire a che ora ci saremmo dovuti vedere.
Ovviamente i ragazzi essendo una specie di robot super tecnologici avevano sempre il loro accessoriatissimo cellulare in mano e mi risposero subito.
Mi arrivò un messaggio sul telefono con su scritto “ci vediamo stanotte a mezzanotte nel bosco appena fuori città”.
Di tempo ce ne era tanto, allora passai tutto il mio pomeriggio a giocare ai videogiochi.
Era da qualche tempo che non mi ci mettevo sopra come si deve e per riprendere la mano mi ci volle qualche ora.
Poi sentì che gli occhi mi friggevano e notai che si erano fatte le otto di sera, il tempo era volato.
Cenai con calma poi mi sentii con Jeff per metterci d’accordo sulla serata.
Ci volle un po’ e quando guardai l’orologio, vidi che erano le 9.30 di sera quindi avevo il tempo di vedermi un po’ di televisione, da poco andava in onda un programma che parlava di alieni, mostri e altre creature fantastiche nate da chissà quali e quante menti malate, impostai la sveglia sul telefono così che alle 11 di sera potessi andarmene da casa in orario.
Iniziato a vedere questo programma notai dalla guida TV che quella era la serata dedicata agli alieni: come sono fatti, cosa vogliono da noi, se ci stanno osservando da tanto tempo e se le testimonianze date da alcuni svalvolati erano vere o se era solo frutto della loro immaginazione mandata a farsi friggere a causa di non so quante sostanze.
Il programma anche se era palesemente una buffonata sembrava interessarmi e mi attirarono le ricostruzioni di alcuni scheletri ritrovati da qualche parte nel  mondo, che però potevano essere benissimo delle ossa di esseri umani o animali con qualche malformazione e mi fecero impressione anche i video, ritoccati alla perfezione, che riprendevano strane forme di vita in movimento in luoghi come boschi o caverne.
Alla fine non mi stupì il programma in sé quanto la bravura delle persone che avevano inviato video e foto ritoccate così bene e ad un tratto, talmente preso da quei video e foto, avevo i nervi tesissimi e lanciai un brevissimo urlo di spavento quando la sveglia del mio orologio mi fece presente che era l’ora di andare, allora spensi la TV.
Già pronto e preparato mi toccò solo prendere la videocamera e chiudere casa.
Infine avviatomi sul marciapiede, mi misi su di una panchina ad aspettare che passasse un autobus.

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Capitolo 5
*** Una Gita al Bosco di Tenebra ***


CAPITOLO V
 Una Gita al Bosco di Tenebra

 
Stranamente non dovetti aspettare molto, l’autobus arrivò dopo dieci minuti, nel frattempo però mi ero messo le cuffie e controllavo che non mancasse nulla, giusto per essere sicuri.
Salii sul mezzo e notai che ero l’unico a bordo,  all'inizio pensai che fosse per l’orario ma guardando l’orologio mi resi conto che erano solo le 11:15 di sera ed essendo sabato ci sarebbe dovuta essere molta più vitalità in giro.
Mi misi seduto sul sedile al centro dell’autobus, non vedevo l’ora di arrivare, dopo neanche due minuti iniziai a osservare quanto fosse mal tenuto quel mezzo: scritte sue vetri, adesivi ovunque e gomme da masticare sparse anche sul soffitto.
La cosa che mi incuriosii più di tutte era il fatto che affacciandomi dal finestrino e guardando per strada non vi era proprio nessuno e mi sembrò strano, anche perché il mio quartiere era abbastanza movimentato e si vedeva sempre qualche ragazzo che usciva per andare al pub di zona o al cinema.
A un tratto l’autobus frenò dolcemente e si fermò proprio in mezzo alla strada, non ne capii il motivo e anche se dietro non c’erano macchine che suonavano per lamentarsi di questa fermata improvvisa, dal mio posto dissi al pilota << Scusi, perché ci siamo fermati? >>
Dalla cabina del pilota non vi fu alcuna risposta, così, scocciato di dover andare a litigare anche a quell'ora con un incompetente dei mezzi pubblici, mi alzai.
<< Mi scusi ma si è reso conto che… >> mi bloccai immediatamente, alla guida del mezzo vi era un uomo vestito con una lunga tunica completamente nera e il suo volto era coperto da un cappuccio che mi rendeva impossibile scorgere qualche lineamento del viso.
L’autista in nero allungò una mano verso di me e disse << Tu hai il potere, segui la luce, t'indicherà la via, è tempo di andare ora… SVEGLIATI! >>
Sobbalzai sulla panchina e mi resi conto di essermi addormentato aspettando l’autobus, mentre tentavo di riprendermi da quell'incubo che avevo fatto per la seconda volta, arrivò un autobus, questo mi sembrò più reale, già vi erano più persone dentro e l’autista era un uomo con una grande pancia sporgente che addentava un panino, altro che uomo incappucciato!
Iniziai ad interrogarmi sul perché di quell'incubo, cosa vorrà dire? Perché sogno queste cose?
Non potei interrogarmi più di tanto perché la mia attenzione si pose sull'orologio dell’autobus che segnava mezzanotte e venti, “è impossibile” pensai “fammi dare un’occhiata al cellulare”.
Effettivamente era proprio mezzanotte e venti e iniziai a pensare che sicuramente Jeff e i secchioni mi avrebbero ucciso, Jeff perché non voleva rimanere un minuto di più con quei “robot asociali”, come li definiva lui, e i secchioni perché per loro “il tempo è prezioso” e rompevano le scatole con questa frase da sempre.
Uscii dall'autobus, arrivato alla fermata del bosco di Fellington, dove i ragazzi mi stavano già aspettando, sui loro volti vidi il nervosismo più totale, più di tutti su quello di Jeff e sapevo già che mi avrebbe ucciso per aver tardato.
<< Finalmente, umanoide ritardatario! >> cominciò Wilson.
<< Finalmente, coglione! Direi più io >> aggiunse Jeff << sai che ore sono? >>
<< Sì, lo so, prenditela con l’autobus che non passava mai! >>
<< Ne abbiamo visti passare tre e tu non eri su nessuno di quelli! >>
<< Ah…ehm >> non riuscivo a trovare nessuna scusa per giustificarmi.
<< Vedrai che ti sarai addormentato sulla panchina aspettando l'autobus. >>
Non capivo come faceva ma aveva azzeccato anche questa volta, Jeff mi conosceva troppo bene ma non gli avevo ancora mai parlato di questo mio piccolo problema con gli incubi.
<< Sentite possiamo starcene qui a perdere tempo oppure potremmo anche entrare e fare la nostra accurata analisi >> disse Daniel.
<< Mi sembra una corretta affermazione >> aggiunse James << Per entrare ho avuto informazioni riguardanti una cavità nella recinzione, seguitemi. >>
Ci iniziammo ad avviare dentro il bosco, non vi era nessuno e non vi era traccia nemmeno di qualche custode.
Mi avvicinai a Jeff che sembrava ancora innervosito per il mio ritardo << scusa Jeff, non pensavo di fare così tardi cavolo, veramente mi dispiace. >>
Il suo viso parve calmarsi << Ah non è nulla su, almeno alla fine sei arrivato e… >> aggiunse sottovoce << non mi hai lasciato con questi tre dementi. >>
Ad un tratto sentimmo come un forte sibilo e ci guardammo attorno per capire se non fosse la mente che ci stava facendo qualche brutto scherzo, poi guardammo in alto e tra gli alberi anche se molto più avanti vedemmo un esplosione di luce bianca.
<< Cosa cazzo è quella roba? >> urlò Jeff
<< Cosa ti urli decerebrato? Sei impazzito per caso, vuoi farci scoprire? Sarà un riflettore che hanno appena acceso o qualcosa di simile! >> disse James.
Wilson non era molto d'accordo << Un riflettore che crea quell'onda di luce? Ritengo la tua ipotesi improbabile, potrebbe essere l’oggetto che dal cielo si era andato a schiantare qui! >>
<< La nostra ricerca non può riguardare quell'esplosione, sarebbe uno studio troppo grande anche per noi, io dico di proseguire per un'altra strada! >>
<< Benissimo siamo uno contro uno rispettabile forma d'intelligenza, Daniel tu cosa ne pensi? >>
<< Io voglio tornare a casa! >> disse Daniel piagnucolando continuamente poi la nostra attenzione si spostò sui suoi pantaloni zuppi.
Io e Jeff iniziammo a ridere come matti per la divertente scenetta dei tre, così Daniel per la vergogna e ancora spaventato, se ne tornò a casa, mentre James e Wilson dopo un po’ che litigavano come se fossero robot andati in tilt seguirono Daniel, fregandosene di noi e tornandosene a casa.
<< Fantastico, una scena così non la vedremo mai più! >> mi disse Jeff riprendendosi dalle risate.
<< Puoi dirlo forte >> aggiunsi << Allora che vogliamo fare, torniamo a casa anche noi? >>
<< Cosa? Mi hai rotto tutto questo tempo per questa ricerca, facendomi aspettare anche del tempo con quei tre idioti e ora vorresti tornare a casa? Assolutamente no! Anzi voglio proprio vedere anch'io a cosa fosse dovuta quell'esplosione. >>
Parlando del diavolo… ci fu un'altra esplosione, questa volta sembrava anche più intensa e ci avviammo verso la luce.
Mentre camminavamo quella sensazione di essere osservati, come qualche giorno prima quando avevo parlato con i secchioni in classe, ripiombò su di me e ad un tratto io e Jeff sentimmo un fruscio tra le foglie e sobbalzammo per la paura.
<< Ok, già ci sono le esplosioni di luce, ma anche gli alieni no eh! >> dissi spaventato.
<< Non penso siano alieni Hydrus. >>
<< Che cosa vuoi dire? >>
<< Sai com'è conosciuto il bosco di Fellington tra i ragazzi? Bosco di Tenebra, fratello. >>
<< Ah, bhe dai, è simpatico, ci porterei sicuramente la mia ragazza a fare un pic-nic notturno… se ce l'avessi. >>
<< Io non farei tanto il simpatico o almeno non qui, vi è una leggenda che si cela dietro quel nome. >>
<< Già che ci siamo, spara. >>
<< Molto tempo fa tre ragazzi si avventurarono in questo bosco di notte, non so cosa fossero venuti a fare, forse volevano sembrare coraggiosi agli occhi degli altri e così vennero qui. Uno di quei ragazzi aveva portato un pallone e disse ai due amici di farsi qualche passaggio per non annoiarsi. Mentre giocavano uno dei tre tirò la palla un po’ troppo forte e andò a riprenderla, intanto gli altri due tirarono fuori dalla sacca che si erano portati delle patatine, iniziarono a mangiarne qualcuna in attesa che il loro amico tornasse con la palla ma non tornò e anzi, si sentì un forte urlo che li terrorizzò. Corsero, allora, nella direzione dell’amico urlando il suo nome, ma quello non rispose e arrivati nel luogo dove si trovava, videro solo una grossa ombra che sembrava essere quella del loro amico, appiattita sul terreno, anche la palla era scomparsa e uno dei tre, inginocchiandosi, iniziò ad esaminare quell'ombra a terra, ma anche questa volta un forte urlo alle sue spalle gli fece accapponare la pelle, anche il suo secondo compagno d'avventure era scomparso lasciando a terra solo la sua ombra. Il ragazzo, allora, iniziò a correre e non si fermò mai, mentre nominò a voce alta i nomi dei suoi amici, ma nessuno rispose, il ragazzo non si rese conto di aver perso l’orientamento e tornò al punto di prima, dove erano appiattite a terra le ombre dei suoi due amici, quando ad un tratto sentì un fruscio tra le foglie e vide una cosa che lo sconvolse, la palla era tornata e si stava muovendo liberamente come se avesse preso vita, lui iniziò a indietreggiare per la paura, ma andò a sbattere contro qualcosa dietro di lui e girandosi urlò e venne avvolto nelle tenebre da una figura oscura. Ancora oggi si racconta che ci sia quel pallone che gira indisturbato tra i cespugli del bosco. >>
<< Wow… e questa storia come sarebbe stata raccontata se tutti e tre i ragazzi sono stati “avvolti nelle tenebre”? >> chiesi ironizzando.
<< Pare che con loro ci fosse il fratello di uno dei tre che vedendo tutto scappò riuscendo a trovare l'uscita. >>
<< Sai cosa penso? Penso che questa sia una delle più grandi stronzate mai raccontate prima, solo un cretino potrebbe crederci. >>
<< Sarà, ma facciamo attenzione a come ci muoviamo. >>
Nel frattempo mentre Jeff mi raccontava la leggenda, eravamo arrivati in un grande spiazzo, la cosa che mi stupì di quella parte del bosco fu che era priva di alberi e al centro vi era una grande cavità.
<< Andiamo a vedere Jeff? >>
<< Oh no, io rimango qui, sei tu lo studioso quindi divertiti. >>
<< Cacasotto >> gli dissi ma non sembrò essere colpito dal mio insulto.
Presi la videocamera che era ancora nella borsa e mi avvicinai lentamente alla grande cavità al centro dello spiazzo, vi guardai dentro e vidi una cosa che fece brillare i miei occhi da studioso, la diceria che si fosse schiantato qualcosa nel bosco era vera, in quella cavità, infatti, vi era una pietra di piccole dimensioni, grande quanto una palla che s'illuminava ad intermittenza di una luce bianca.
Presi coraggio e quando decisi di avvicinarmi per esaminarla meglio, sentii ancora quel sibilo e mi guardai attorno poi sentii una voce << tu hai il potere Hydrus, hai seguito la luce ora t'indicherò la via. >>
Non capii immediatamente da dove provenisse quella voce, poi guardai in basso ed il ritmo dell'intermittenza della pietra stava andando via via velocizzandosi.
Feci appena in tempo a spostarmi che ci fu un'altra esplosione di luce bianca << Vieni a me Hydrus! >> e, con mio grande stupore, capii che la voce che sembrava conoscermi apparteneva alla pietra, intanto quella luce che esplodendo era salita fino in cielo, a un tratto ricadde su di me e sembrò volesse catturarmi.
Iniziai a correre via, terrorizzato da quello che avevo appena visto e sentito, inseguito da una luce paranormale, Jeff mi guardò mentre gli urlai << Scappa Jeff! >>
Lui notò l'esplosione di luce alle mie spalle capì il pericolo e mi chiese << Fratello hai fatto incazzare la luce? >>
<< Ti racconterò tutto a casa ma tu ora pensa a correre! >>
Mentre correvamo, sentii ancora quel fruscio e venni travolto da un flash come di una macchina fotografica, non lo presi molto in considerazione, eravamo troppo spaventati per capire cosa fosse e trovando la strada per uscire fuori dal parco corremmo fino a casa mia, anche se sembrava che avessimo seminato quella luce non ci fermammo e continuammo ad andare avanti senza mai guardarci alle spalle.

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Capitolo 6
*** Zimbelli Della Scuola ***


CAPITOLO VI
Zimbelli Della Scuola
 

Arrivammo a casa con le gambe che ci facevano male, ancora non potevo credere a quello che avevo visto.
Jeff intanto si sdraiò sul divano << Per fortuna che avevo detto a mia madre che sarei rimasto da te a dormire, chissà che faccia avrebbe fatto se mi avesse visto tornare a casa così! >>
Presi una sedia e mi ci sedetti ancora col fiatone, avevo corso talmente tanto che la velocità del battito del mio cuore ci mise un po' a diminuire.
Quando ci fummo tranquillizzati, ci alzammo e, andando in cucina, prendemmo qualche bicchiere e li riempimmo d’acqua poi ci rimettemmo sul divano per parlare di quel che avevamo visto.
<< Allora, spiegami per filo e per segno cosa cacchio è successo in quel bosco! >> mi disse Jeff.
Io gli raccontai tutto quello che c’era da raccontare in quegli istanti nei quali sentii la pietra parlare.
Ancora non ci credevo, avevo sentito una pietra parlare, neanche ci fossero trasmettitori o chissà cos’altro, ricordai il suo brillare ad intermittenza, era così bello e riconobbi che un po’ ero attirato dall’idea di avvicinarmi ad essa.
Iniziai subito a farmi mille domande: Perché si era schiantata proprio lì? Vi era una motivazione? Perché brillava in quel modo? Perché appena ero entrato nel bosco aveva iniziato ad emettere quelle esplosioni di luce? Perché parlava? E soprattutto, come faceva a conoscermi?
 Jeff rimase allibito dal mio racconto e non poteva nemmeno dire che stessi mentendo, anche lui aveva visto quel fascio di luce.
<< Dobbiamo informare le autorità! >> dissi prendendo in mano il telefono di casa.
<< No! >> m'interruppe strappandomi il telefono dalle mani << Non possiamo dirlo a nessuno o chissà cosa ci potrebbe accadere. >>
<< Sei impazzito o cosa? Quella pietra è pericolosa, qualcun altro potrebbe andare nel bosco e se ci si avvicinasse? Potrebbe accadergli qualcosa di orribile! >>
<< Sarebbero affari suoi e poi aspetta, stai viaggiando troppo con la fantasia, non sappiamo nulla di quella pietra, non si sa se effettivamente sia un qualcosa di cattivo, magari è una strana forma aliena sotto forma di roccia che è scappata dal suo pianeta natale per chissà quale motivo, magari il suo pianeta è stato invaso da un esercito di schiacciasassi alieni che volevano distruggere la sua razza e quella pietra è l’unica superstite! >>
<< Chi è che stava viaggiando troppo con la fantasia? >> gli dissi con una leggera risatina << Quindi cosa proponi di fare, Jeff? >>
<< Io dico di fare come se non fosse successo nulla e se qualcuno dovesse chiedere, siamo stati tutta la sera da te a passare la nottata con i videogiochi. >>
<< D’accordo, silenzio più assoluto allora, adesso andiamo a dormire non voglio più saperne di rocce che parlano! >>
<< Ottima idea >> concordò Jeff.
Andammo entrambi a dormire, Jeff si sistemò nel letto che si trovava nella camera degli ospiti, non era molto grande ma era una camera che dava un bel senso di tranquillità.
Quando mi addormentai quella sera non ci furono incubi per me e lo interpretai come un segno strano, forse avendone già avuto uno aspettando l’autobus non ne avrei più avuti durante il resto della serata.
Quella sera fu l’unica serata dove riuscii a dormire come si doveva ed il giorno dopo fui felice di svegliarmi colpito dai piacevoli raggi del sole e non da un attacco di paura proveniente dal mondo onirico.
Quando mi svegliai, guardai la sveglia e vidi che era quasi l’ora di pranzo, anche Jeff stava ancora dormendo, la serata precedente ci aveva proprio distrutti, tanto che quando ci svegliammo, dovemmo decidere se passare direttamente al pranzo ma preferimmo andarci di latte, cereali e biscotti.
Fortunatamente era domenica così io e Jeff passammo la giornata a giocare ai videogiochi poi Jeff riprese il discorso su quello che avevamo visto la sera precedente.
<< Ancora non capisco cosa cavolo fosse quella roba nel bosco >> disse Jeff mentre uccideva un po’ di nemici alla console.
<< Ah non lo so e te lo ripeto, non voglio più saperne >> gli risposi freddo.
<< Pensa se lo venisse a sapere Jennifer! >>
Quel nome mi fece sbiancare e persi le staffe << Jennifer non deve sapere cosa abbiamo visto, assolutamente! >>
<< Ok, ok… tanto non ci avrebbe mai creduto>> disse tranquillizzandomi << A proposito hai intenzione di venire alla festa? >>
<< Certo e poi ci sarà anche lei ed ho intenzione di invitarla a uscire! >>
<< Wow, addirittura? Come mai questa decisione così coraggiosa? >>
<< Mi sono solamente rotto di stare in questa condizione, dovrò prendere coraggio, andare da lei, guardarla dritta negli occhi e chiederglielo senza troppi giri di parole. >>
<< Bravo ragazzo, finalmente hai capito! Hai qualche idea di dove portarla? >>
<< Sinceramente? No... sono nell'indecisione più totale >> dissi con un sospiro.
<< Se vuoi, posso darti un consiglio, hai considerato quel giardino non troppo lontano da scuola? Lì ho portato Sophie alla prima uscita e… boom! Gli ho detto quel che provavo. >>
Sophie era la ragazza di Jeff, era una ragazza molto simpatica dalla pelle olivastra ed era molto simile a Jeff, tanto che molte volte li scambiavano per fratello e sorella e questa era una cosa che a Jeff dava molto fastidio perché a volte venivano fuori battute del tipo “Come va la tresca con tua sorella?” e conoscendolo avrebbe preso un lanciafiamme e bruciato ogni singolo essere vivente che gli avesse fatto questa battuta.
Sophie ci rideva molto su questo e non so perché ma adorava quando Jeff si arrabbiava, lo trovava carino.
<< Non saprei, è che lì ci vanno tutti, vorrei portarla in un posto un po’ più… non lo so, qualcosa che non si sia già visto. >>
<< Mmmmh e se la portassi a cena fuori? >>
<< Non m'ispira tanto, mi sembra di correre troppo già alla prima uscita. >>
<< Ah, effettivamente… >>
<< Aspetta so che tra un po’ si terrà una serata al parco vicino casa dove si potranno vedere le stelle con il cannocchiale e io conosco un posticino, dove non rompe mai le scatole nessuno. >>
<< Potrebbe essere un'idea ma non pensi si potrebbe rompere? >>
<< Nhaaa, gli insegnerò il romanticismo celato tra le stelle! >> dissi con fare teatrale.
Jeff rise << Allora d’accordo mister romanticone, vai e colpisci ! >>
Quando Jeff se ne dovette tornare a casa, era quasi l'ora di cena.
Cucinai un piatto di pasta e della carne poi ad una certa ora andai a dormire.
Quella serata non fui tanto fortunato quanto la sera precedente, fui assalito da un nuovo incubo.
Mi trovavo in una gara di corsa, correvo, col fiatone, guardavo intorno a me e vedevo dei ragazzi che riconobbi, quasi subito, che frequentavano la mia scuola.
Mentre continuavo a correre vidi il traguardo e un tabellone diceva che era l’ultimo giro.
Diedi lo sprint finale ed arrivai primo, mi sentivo il re del mondo e salendo sul podio mi diedero la coppa, la gente esultava, gridava e vidi Jennifer e Jeff che mi facevano il tifo dagli spalti, ma la scena pian piano risultò andare a rallentatore fino a che il tempo non si fermò del tutto.
Ero l’unica persona che ancora riusciva a muoversi e all’improvviso dal cielo sbucò una nave gigantesca, di quelle che si vedono solo nei film di fantascienza che si fermò proprio sopra di noi.
Ad un tratto dalla nave si aprì un portellone e una luce bianca prese a tirarmi su facendomi levitare in aria, io urlavo dalla paura, non sapevo come liberarmi, salii sempre più su e a quel punto la luce divenne sempre più forte tanto che mi accecò e non riuscì a vedere più nulla.
Spalancai gli occhi tornando nel mondo reale e mi resi conto che stavo sudando, sentendo un forte calore.
Andai in bagno e mi sciacquai il viso.
“Odio questi incubi” pensai tra me e me, forse avrei dovuto davvero parlarne con qualcuno come mi aveva consigliato il preside Watson.
Ci pensai un attimo poi mi dissi “oh fan culo” e tornai a letto.
Il giorno dopo la sveglia suonò e mi preparai per il giorno più brutto di tutti, il lunedì.
Finito di preparami, presi l’autobus che oggi aveva deciso di arrivare in tempo e arrivato a scuola, appena varcai la porta sentii una strana atmosfera attorno a me.
Le persone mi fissavano e alcune ridevano sotto i baffi ma appena volgevo loro lo sguardo tornavano immediatamente seri a farsi gli affari loro.
Fu così per tutto il resto del tragitto per arrivare in classe che, anche se breve, a me parve durare ore a causa di tutte quelle persone che mi fissavano e smettevano di parlare solo quando passavo io.
Mentre salivo, m'imbattei in Billy ed i suoi due gorilla ammaestrati.
<< Hey sfigatello ti sei ripreso? >> disse Billy.
Io non risposi non capendo cosa volesse dire.
<< In ogni caso tieni, una bella doccia fredda, almeno ti tranquillizzi >> dicendolo mi versò una bottiglietta d’acqua in testa.
Non capii a cosa fosse dovuto ma comunque corsi verso la classe e andando in bagno mi asciugai il viso con la carta igienica.
Quando finì di asciugarmi entrai in classe dove vi era un silenzio di tomba, gli unici che sentivo erano i tre secchioni che singhiozzavano.
<< Siamo finiti! >> disse James.
<< Non ci prenderanno più al club di chimica! >> aggiunse Wilson.
<< Non ci prenderanno più da nessuna parte! >> terminò Daniel.
Vidi Jeff, al nostro banco, sembrava spaventato mentre leggeva una copia del giornalino della scuola e in prima pagina, lessi l'articolo.
 
“I fantastici 5 (cacasotto) vengono spaventati da un coniglio".
 
L’articolo parlava di me, Jeff ed i tre secchioni che scappavamo dal bosco a causa di un coniglio, si poteva notare come nella foto su di esso riportato vi eravamo io e Jeff che scappavamo e alle nostre spalle vi era un piccolo coniglietto.
Le cose non erano andate così! Io e Jeff ricordavamo benissimo di aver visto quella luce che ci inseguiva e che però non vi era nella foto del giornale.
Portai immediatamente il giornale in presidenza e chiesi subito spiegazioni al preside << Come ha potuto far pubblicare queste cose signor Watson? >>
<< Hydrus, non so nemmeno io chi sia stato, non avevo dato la disponibilità a nessuno di usare la fotocopiatrice, la sala fotocopie era stata chiusa con il lucchetto. >>
<< E allora chi è stato a pubblicare queste cose? >> chiesi ancora arrabbiato.
<< Non lo so minimamente ragazzo mio, ma i bidelli dicono di aver visto Andrew Buster portare una grande pila di fogli a scuola. >>
<< Andrew… >> uscì dalla porta della presidenza per andarlo a cercare.
Andrew Buster era un ragazzo della mia età con il quale avevo litigato ad inizio anno, stavamo camminando e per sbaglio ci scontrammo ed il suo caffè si rovesciò sulla sua maglietta.
Non mi perdonò mai per quell’incidente ma non pensavo potesse arrivare a questo!
In quel momento capii a cosa fosse dovuta quella sensazione di essere osservato, per non parlare del flash che mi aveva colpito nel bosco.
A causa di quell'articolo io e Jeff eravamo diventati gli zimbelli della scuola e questo non potevo sopportarlo.
Mentre andavo verso la classe di Andrew, incontrai Jennifer, lei era nella sua stessa classe << Dov'è quel coglione? >> misi da parte tutta la mia timidezza per parlarle, ero troppo arrabbiato.
<< Hydrus vieni con me >> mi disse.
Ci dirigemmo verso il bagno e mi disse << Hydrus ho sentito qual è la situazione… >>
La interruppi << Ah bene l’hai sentita anche tu, bhe sappi che è una gran cavolata! >>
<< So che è una gran cavolata, per questo abbiamo espulso Andrew dal giornalino >> anche Jennifer faceva parte del giornalino << Nessuno gli aveva detto di pubblicare queste cose ed in più l’ha fatto da casa sua, quindi sappi che ho parlato con il direttore del giornalino e faremo uscire subito un altro numero per dire che quella notizia è una bufala. >>
Non so come fece ma quella volta Jennifer, con la sua dolcezza e con la sua tranquillità che trasmetteva a tutti, riuscì a calmarmi.
Più la guardavo e più continuavo a perdermi in quei bellissimi occhi verdi circondati dagli occhiali che mi davano un forte senso di pace e tranquillità, era come se mi trovassi in un grande prato, completamente libero da tutto, con una quiete nell’aria che sovrastava l’intero luogo e che mi faceva stare in armonia con il mondo.
Tirai un sospiro << Tutto ok? >> mi chiese.
<< Grazie a te ora sì >> le risposi sorridendo.
<< Ooh ecco, volevo vedere proprio quel sorrisone! >> disse facendomi l’occhiolino << Ora che sei più calmo, stai tranquillo e torna in classe, a quel deficiente ci penso io. >>
<< Ok, allora… ehm, grazie >> le dissi sorridendo ancora di più poi la timidezza tornò, diventai tutto rosso e corsi in classe mia.
La giornata continuò, le persone continuavano a guardarmi ma io avevo solo una persona alla quale pensare e non vedevo l’ora di vederla alla festa.
Terminate le ore di lezione io e Jeff uscimmo da scuola e all'uscita ci trovammo davanti una grande folla di alunni guidata da Billy il quale gridava e rideva.

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Capitolo 7
*** Una Prova di Coraggio ***


CAPITOLO VII
Una Prova di Coraggio


Compresi immediatamente quel che stava accadendo, quel bastardo di Billy aveva radunato un po’ di gente per fare casino come al solito ma quella volta lo aveva fatto per prendersela con me e Jeff.
<< Allora cari sfigati, come ci si sente a farsi spaventare da un coniglio? >> disse Billy mentre la gente intorno a lui rideva << Non posso nemmeno dirvi che siete dei conigli visto chi vi ha spaventato! >>
Provammo a evitare la folla di ragazzi intorno a noi che ostruiva il passaggio, facendoci anche perdere l’autobus.
La gente intorno continuò a ridere e Billy continuò a divertirsi con noi due finché non sentii una voce che mi fece calmare all'istante.
<< Piantatela di fare gli idioti! >> disse Jennifer facendosi strada tra la folla.
<< Awwww ma guarda chi è arrivata a salvarti Hydrus, Jennifer! >> e continuò a ridere come una iena, poi si rivolse a lei iniziandole a stare un po’ troppo vicino << Io proprio non capisco, ma come fa una ragazza carina come te a difendere una mezza sega come questo qui? >>
Jennifer stranamente era l’unica ragazza nerd alla quale Billy qualche volta prestava attenzione, lei era diversa, non era come tutte le sue amichette, non era una ragazza facile e forse era questo che a Billy piaceva di lei, il fatto che non bastasse mettere in mostra i suoi bicipiti per conquistarla un po’ lo attirava.
<< Fatti gli affari tuoi Billy io sto con chi mi pare! >> disse levandoselo da dosso poi tirò fuori dalla cartella una copia dell’autentico giornalino della scuola << tieni, invece di fare il cretino, e leggi se ne sei capace. >>
Billy iniziò a studiarsi quella copia mentre Jennifer gridò in direzione dell’uscita di scuola << Hey demente, esci fuori e porta le altre copie! >>
Dalla scuola uscì un ragazzo con un livido nero su un occhio e concentrandomi un po’ di più lo riconobbi, era Andrew che con un carrettino pieno di copie del giornalino si stava dirigendo verso di noi, aveva un’espressione avvilita.
Jennifer si avvicinò a me << Se si riazzarda a fare una cosa simile fammelo sapere >> disse facendomi l’occhiolino.
Non potevo credere che l’artefice di quell'occhio nero fosse Jennifer, giravano delle voci sul fatto che avesse iniziato un corso di autodifesa ma non pensavo che in pochi mesi fosse già in grado di fare certe cose, non pensavo assolutamente che quella ragazza che io vedevo come un fiore delicato di primavera potesse nascondere la pericolosità degna di una pianta carnivora.
Andrew iniziò a distribuire le copie dal carretto a tutti i presenti << Questo cosa vuol dire? >> chiese Billy.
<< Hai capito quel che c’è scritto? La notizia che vi è arrivata di Hydrus, Jeff e dei tre secchioni è un falso, una bufala gigantesca, quel cretino di Andrew l’ha pubblicata senza chiedere il permesso a nessuno della redazione quindi la veridicità di quest’articolo non è per niente assicurata. >>
Tutti i presenti leggendo l’articolo iniziarono a fare delle occhiatacce ad Andrew che se le sarebbe ricordate a lungo, intanto quel bugiardo se la diede a gambe, Jennifer non tentò di fermarlo perché una parte della folla si distaccò per inseguirlo.
La maggior parte delle persone però rimase ancora lì, allibite dal fatto di essere state prese in giro da un tizio qualunque, che aveva digitato delle cavolate sulla tastiera.
Quello che sembrava più arrabbiato di tutti era Billy, lo si poteva notare dallo sguardo basso che teneva sul giornale, l'espressione che aveva sul volto ed i pugni tenuti così stretti che sembrava potesse sferrare un colpo da un momento all'altro al primo che gli fosse capitato sotto tiro, poi però vidi la sua espressione cambiare, un ampio sorriso comparve sul suo volto ed iniziò a ridere.
<< Ah ho capito tutto, state tentando di farci credere con un’altra bufala che questi qui non siano così sfigati, sei veramente carina Jennifer a difendere il tuo nuovo ragazzo, solo che ci sono pesci migliori nel mare. >>
Io arrossii e per evitare che gli altri e Jennifer lo notassero abbassai lo sguardo, lei invece non si scompose e gli rispose a tono << Sicuramente è mille volte meglio di un cretino come te che non sa leggere e spara cavolate dalla mattina fino alla sera. >>
Billy iniziò ad innervosirsi ma non perché era stato appena insultato da Jennifer ma perché dietro di lui i membri della folla, che quindi si dimostrarono essere più intelligenti di lui, iniziarono a mormorare tutti dubbiosi.
Ad un tratto Billy scoppiò << Ma siete davvero così idioti? Non capite che stanno tentando di salvare questi falliti in tutti i modi possibili e immaginali? Sono sicuro che quelli siano andati nel bosco, è palese, c’è anche una foto! >>
Craig, che stava in mezzo alla folla, disse << Già, c’è anche una foto quindi ci sono andati di sicuro! >>
Qualcuno poi dalla folla disse << Ehm… Billy, non so se lo sai ma esistono dei programmi per ritoccare le foto e ai giorni nostri per come sono fatti questi programmi potremmo anche ritrovarti vestito da ballerina. >>
Tutta la folla rimanente si mise a ridere tranne Craig e Frank che videro Billy che pian piano si stava consumando dalla rabbia.
<< Oh ma guarda Billy sembra che tu non abbia più tutto questo potere sui ragazzi >> disse Jennifer con tono sarcastico.
Billy le fece un'occhiataccia ma lei non si scompose, io la guardai e rimasi stupito da quella ragazza che sapeva essere così dolce ma allo stesso modo così intraprendente ma per far vedere che non ero un piscia sotto dissi << Sì, Billy sembra che tu non abbia più tutto questo potere sui ragazzi. >>
Jennifer mi guardò perplessa << Sì… ehm… è quello che ho detto io. >>
<< Era per rafforzare il concetto >> dissi imbarazzato, ero troppo preso ad ammirarla << comunque ora cosa vorresti fare Billy? >> aggiunsi tentando di fare lo sguardo più da duro che mi potesse venire.
<< Stai zitto testa di cazzo, tanto lo so che tu ed i tuoi amichetti siete tutti dei falliti, tu sei il primo e ti fai difendere pure da una femmina >> disse Billy.
<< Lui non è una mezza sega, è un ragazzo coraggioso e te lo dimostrerà, lo dimostrerà a tutti voi, così darà la prova che la notizia era veramente una bufala! >> intervenne Jennifer.
<< Ah si? E come? >> dicemmo all'unisono io e Billy poi ci guardammo straniti.
<< Hydrus tornerà nel bosco e ci rimarrà per tutta la notte così vi farà vedere che sono altri i piscia sotto. >>
<< Eeeeh? >> dicemmo ancora all'unisono Billy ed io.
<< Bene quindi è deciso, questa notte Hydrus ci andrà! >>
Io rimasi ancora a bocca aperta e penso che sia stata l’unica volta in cui avrei voluto uccidere Jennifer, mentre Billy si ricompose e disse << Benissimo ma sappi che giocheremo con le mie regole ragazzina, non voglio che questo idiota se la dia a gambe alla prima occasione, quindi metterò dei ragazzi all'entrata del bosco e se tenterà di uscire prima del tempo verrà pestato! >>
<< Benissimo >> disse Jennifer e si strinsero la mano.
“Benissimo un cavolo, ma Jennifer da che parte sta?” pensai tra me e me, non ero arrabbiato ma guarda in che razza di situazione mi ero cacciato per un semplice coglione che non sapeva cosa fare quel giorno.
La folla fece per andarsene e anche Billy, che mi guardò con uno sguardo che mi terrorizzò, poi mi disse << a mezzanotte ti voglio trovare davanti l’entrata del bosco chiaro? >>
Io deglutii poi mi girai e mi ritrovai vicino Jennifer con i suoi occhioni che mi abbracciò e quasi in lacrime mi disse << Mi dispiace di averti dovuto far fare tutto questo ma era l’unico modo per aiutarti, mi dispiace ma non volevo più sentire quelle brutte cose che dicono su di te, mi dispiace, mi dispiace tantissimo. >>
"Chi è che avrei voluto ammazzare?" pensai.
Ritirai tutto dato che sentivo che mi sarei potuto sciogliere da un momento all'altro fra le sue braccia.
<< N-n-n-n- niente no ma non ti devi dispiacere, cioè g-g-g-grazie, nel senso wooo, sei stata fantastica, sì! >> le dissi, credevo che mi sarebbe venuto un infarto.
<< Sei sicuro? Non volevo farti sembrare un debole per colpa di Andrew e Billy ma penso di essermi lasciata un pochino andare, scusami tanto! >>
Non potevo vedere la ragazza dei miei sogni che mi chiedeva scusa in quel modo << M-m-ma no veramente, andrò nel bosco e farò questa cosa tanto è solo una notte, cosa mai potrebbe accadermi? >> dissi e poi pensai “a parte gli animali selvatici che ci potrei trovare e soprattutto una pietra proveniente dallo spazio che sembra conoscermi e che emette esplosioni di luce quando vuole”.
<< Che ragazzo coraggioso >> mi disse e poi mi stampò un bacione sulla guancia e se ne andò via correndo, "che carina che è stata, ma sta avendo un comportamento diverso con me, non è che forse... nhaaa" pensai tra me e me e mi avviai per prendere l'autobus.
Arrivato a casa poggiai lo zaino in camera e mi stesi sul letto, era stata una giornata lunghissima e ancora non era finita.
Preparai tutto il materiale che poteva occorrermi per quella che sarebbe stata una scomodissima serata tra la flora e la fauna.
Presi tutto tranne il sacco a pelo che mi ricordai trovarsi in soffitta, così mi misi proprio al centro del corridoio di casa e sopra di me si trovava una botola con attaccata una cordicella, tirai quest’ultima e la botola si aprì facendo scendere una scaletta.
Salì e mi ritrovai in soffitta, non era un posto che frequentavo molto in casa mia ed era piuttosto sporca e buia, non essendoci finestre, l’unica possibile fonte di luce era la lampada appesa al soffitto che accesi premendo un interruttore sulla mia sinistra.
Trovai il sacco a pelo ma la mia attenzione si spostò su di un tavolino lì vicino, dove su di esso si trovava un coltello ben affilato.
Mi ricordai che per un certo periodo mio padre andò a caccia, era molto rispettoso della natura e cacciava seguendo tutte le leggi.
Ripensai ai pericoli che potevo correre avventurandomi da solo nel bosco così presi quel coltello e lo portai giù, insieme al sacco a pelo, mettendo il tutto in un grande borsone ad eccezione del coltello che misi in una cinghia.
Le ore passarono e quando l'orologio segnò una certa ora uscì da casa e arrivai all’entrata del bosco.
Lì trovai due ragazzi evidentemente più grandi di me che fumavano e notandomi si avvicinarono << Sei quello della sfida nel bosco? >> chiese uno dei due.
<< Purtroppo sì, mi tocca farlo. >>
<< Pregherò per te ragazzino >> mi disse l’altro e mi lasciarono entrare nel bosco per quella che sarebbe stata la nottata che mi avrebbe cambiato la vita.

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Capitolo 8
*** Unione ***


CAPITOLO VIII
Unione

 
Entrando in quel dannato bosco mi sentii schiacciato dalla paura, quella sensazione di essere da solo in un posto simile mi rendeva difficile ogni passo in avanti che facevo.
Procedendo così lentamente, potei analizzare per bene i dettagli del bosco, cosa che nella prima visita non avevo fatto anche perché il mio unico pensiero era quello di vedere quello che ci fosse al suo interno, ma non mi sarei mai aspettato di ritrovarmi di fronte ad una roccia aliena con chissà quali intenzioni.
La radura era piena zeppa di alberi scuri, molti dei quali erano spogli di foglie, a volte presentavano delle cavità nel tronco, molto probabilmente erano dimore di alcuni animali, non ero per nulla curioso di scoprire di che genere fossero.
A terra si potevano notare una grande varietà di piante o funghi, i cespugli erano abbastanza folti, il nascondiglio ideale per gli animali che volevano preparare un agguato, il tutto però era illuminato dalla luce della luna piena che quella sera scompariva e ricompariva dietro le nuvole che passavano spinte dal vento.
Camminai lentamente facendo attenzione a non urtare nulla e più mi allontanavo dall'entrata, più quella sensazione di abbandono aumentava.
Il cellulare non prendeva molto ma ad un tratto prese a squillare, risposi subito senza nemmeno guardare chi fosse per non svegliare nessun animale con la suoneria.
<< Pronto? >> dissi a bassa voce.
<< Hey fratello! >> rispose la persona che mi aveva chiamato.
<< Chi sei? >> domandai per capire con chi stessi parlando.
<< Come chi sono? Sono io, Jeff >> rispose scocciato << Hai perso il mio numero per caso? >>
<< No no, scusa è che ora sono un po’ incasinato qui nel bosco, ho l’ansia che mi sta divorando per colpa di questi maledetti animali. >>
<< Ah immagino, allora amico mio, buona fortuna, stai attento e se ci dovesse essere altro ti chiamerò, sperando che ci sia campo, tu intanto non fare niente di stupido come al tuo solito >> disse facendosi una risatina.
<< Stasera sei proprio simpatico sai? >> dissi con ironia poi la linea del telefono cadde.
Rimisi in tasca il cellulare e continuai ad avventurarmi in quel fitto bosco e dopo un po’ gli alberi presero ad avere più foglie, si poteva osservare un gran numero di piante in più, molta più vegetazione si trovava all'interno.
Mentre osservavo questa strana particolarità, sentii di nuovo il cellulare e con una mossa fulminea lo ripresi dalla tasca, sempre senza vedere chi fosse, anche se ero certo che fosse Jeff, effettivamente sarebbe stato meglio se l’avessi messo in silenzioso.
<< Jeff basta chiamarmi, che sennò qui mi sbranano! >>
<< Non credo di assomigliare al tuo amico, Hydrus. >>
Rimasi fermo per un attimo, quella voce, infatti, mi era familiare, poi guardai e mi accorsi che era Jennifer << Oh scusa Jennifer, scusa pensavo fosse quel demente di Jeff, che prima mi aveva chiamato e così… oh lascia stare, dimmi tutto. >>
<< Volevo solo sapere come stava questo ragazzo coraggioso! >>
<< Bene bene grazie, amo fare queste passeggiate di notte nei boschi pieni di animali che non sperano altro di attaccarti da un momento all'altro >> decisi di non parlargli della pietra per nulla al mondo.
<< Cavolo, scusami, davvero, non volevo buttarti in mezzo a questa follia ma ho pensato che fosse l’unica cosa che avrebbe dimostrato che non sei uno sfigato come dice Billy. >>
<< No ma non preoccuparti >> dissi con tono rassicurante << proverò a non farmi sbranare, promesso. >>
<< Hai bisogno di qualcosa? Se vuoi posso raggiungere l’entrata e portarti qualcosa da mangiare o da bere o un fumetto o una qualsiasi cosa che ti tenga compagnia per stasera! >>
<< Ma stai scherzando? Non mi serve nulla, davvero, e poi ti pare che ti farei uscire a quest’ora per portarmi qualcosa? Sai quanti rischi potresti correre? Non ti farò correre questo pericolo per nulla al mondo! >>
<< Ma tu non sei un "nulla"! Tu sei… tu insomma… non sei uno stupido piscia sotto! >> sentii una leggera tensione nella sua voce.
<< Non ti preoccupare per questa faccenda del “piscia sotto” ci sono abituato, non importa davvero. >>
<< Ma per me non lo sei! >> disse urlando ma si accorse subito del suo tono di voce << Scusa. >>
<< Ah…. >> non capivo perché si stesse comportando così << E allora cosa dovrei essere? >>
<< Tu… >> si bloccò poi però esordì con un << Tu sei un ragazzo fantastico, coraggioso, che mi protegge dalla pioggia con l’ombrello, che mi fa sempre ridere e anche se tutte le volte che lo vedo poi scappa, lo trovo... >> ci fu un momento di silenzio che per me durò ore << ... carino. >>
In quel momento non capii più nulla, aveva detto che ero carino, quindi forse,  non ne ero convinto, ma forse un pochino le interessavo, non volevo darmi false illusioni e ritornai subito con i piedi per terra, ricordandomi con chi stessi parlando “Jennifer idiota, è Jennifer, hai chiaro il concetto di bellezza da paura che viene presa di mira anche da Billy?" e continuai "tu non vali niente in confronto e ti pare che lei viene a guardare proprio te?" e conclusi "caro Hydrus, smetti di stare con la testa fra le nuvole” pensai questo, poi però le dissi << Uh… carino eh? Bhe… >> non sapevo cosa dire << Bhe tu… sì, anche tu sei molto carina con me >> è l’unica cosa che mi venne da dire, lo so, fui un idiota poi lei iniziò a ridere.
<< Perché ridi? >> le domandai.
<< Mi ricordo di quando ti ho conosciuto al campo estivo e mi ricordo anche che tu mi bendasti la ferita quando mi ero fatta male e quando avevo fame mi passavi sempre una merendina. >>
Anch'io iniziai a ridere << Vedi? I gentiluomini si vedono da questo! >>
Tutti e due stavamo ridendo senza un motivo logico poi smettemmo dopo poco e ci fu silenzio.
<< Ora devo andare >> disse lei << stai attento, oh mio ragazzo coraggioso >> poi attaccò la chiamata.
Volevo svenire! Cosa significa quell'ultimo “mio”? Perché era sempre così carina con me? “Basta” pensai “è inutile farsi domande, alla festa le chiederò di uscire, punto!” solo che prima sarei dovuto uscire da quell'inferno di foglie, rami e animali del cavolo, per non parlare della pietra, intanto, invece di camminare, stavo saltellando come un idiota e avevo solo una persona in mente.
Qualcosa ad un tratto spezzò la mia serenità.
Una forte esplosione di luce bianca comparve più avanti, capii subito che qualche metro più in là vi era la cavità al centro del bosco ed iniziai a sudare freddo.
Quella sensazione era orribile, non riuscivo a pensare più a niente, ero bloccato dalla paura poi però sentii un fruscio tra le foglie di un cespuglio poco lontano da me e un suono strano ne fuoriuscì.
Afferrai il coltello dalla cinghia e, molto lentamente, da quel cespuglio sbucò fuori un grosso cinghiale marrone che mi stava fissando e, sempre molto lentamente, si stava avvicinando ed iniziai ad indietreggiare << No! No no no no! No no no no no no no! >> il cinghiale grugnì e corse verso di me, facendomi uscire dalla bocca un << Oh cazzo! >> e iniziai a scappare.
Corsi il più veloce possibile ma vedevo che il cinghiale mi aveva proprio preso di mira e non sembrava stancarsi, non vidi verso dove stessi correndo, dato che stavo tenendo le mani avanti per evitare che i rami degli alberi mi arrivassero in piena faccia e davanti a me si levò un’altra esplosione di luce che spaventò il cinghiale dato che lo sentii grugnire ancora e lo vidi scappare nel bosco.
Tirai un sospiro di sollievo, ma quel momento di calma venne subito interrotto dal fatto che mi accorsi di essere proprio al centro dello spiazzo del bosco e si vedeva perfettamente la cavità dove si trovava la pietra, poi la sentii di nuovo parlare << Tu hai il potere Hydrus, hai seguito la luce, ora ti indicherò la via >> ripeté questa frase in continuazione, ma non successe nulla, allora presi coraggio e, mosso dalla rabbia di essermi lasciato spaventare da uno stupido sassolino, mi avvicinai alla cavità e vidi la pietra poi, a voce alta, dissi << Senti stupido sasso spaziale, tu mi hai stancato chiaro? Che cazzo è questa storia del potere, della luce e della via da indicare? Come fai a conoscermi? >>
La pietra smise di ripetere sempre la stessa frase e disse << Oh guardiano, la scelta è stata compiuta, il potere ti attende, la tua galassia ha bisogno del suo campione, accogli gli elementi e segui la via. >>
Dalla pietra fuoriuscirono delle lingue di luce che allungandosi pian piano crescevano e sembrò come se mi porgessero la mano.
Rimasi colpito da quello che stavo vedendo, allora forse quella pietra non voleva uccidermi, non capii cosa intendesse con le parole “campione” o “potere” o “elementi” mi sentii solo stranamente tranquillo, era come se la luce sprigionata da quelle lingue mi attirasse, sentivo calore, un calore simile a quello del fuoco di un camino durante una fredda giornata d’inverno, un calore simile a quello di un abbraccio dato con affetto, un calore… unico.
Le lingue, allungandosi sempre di più, iniziarono ad avvolgersi attorno a me e mi sentivo… bene, non sapevo cosa stessi provando di preciso, ma era piacevole, rilassante, mi sentivo così anche quando guardai verso il basso e notai che mi trovavo sospeso a mezz'aria da terra, ad un altezza di circa due metri, il mio sguardo poi si posò sulla pietra, che aveva iniziato a brillare di colori differenti mentre le lingue di luce che aveva creato, ancora mi circondavano ed arrivarono ad avvolgermi anche il viso, mi sentivo in paradiso, forse stavo morendo, ma non mi interessava, non mi importava di nulla poi però la pietra parlò ancora e disse << Quando la luna sorgerà, le stelle danzeranno, quando il sole sorgerà, il tuo cuore danzerà con loro, quando le galassie si uniranno, tu farai danzare gli elementi, buona fortuna campione della Via Lattea! >>
La luce delle lingue cominciò ad aumentare e la pietra iniziò a levitare e si posò al centro del mio petto, dove al minimo contatto con esso la pietra iniziò a penetrarvi dentro, non sentii dolore, mi sentivo bene ed il calore si fece più forte fino a che le lingue di luce e la pietra non scomparvero all'interno del mio petto.
Caddi sulla faccia da quei due metri di altezza ma non mi feci male, notai che quella sensazione che avevo provato all'inizio era scomparsa e mi sembrava tutto uguale a prima, mi sembrava di aver sognato tutto, forse effettivamente non era successo nulla di quello al quale avevo assistito poi la mia attenzione si posò sulla cavità dello spiazzo, tutto normale sennonché non vi era nulla, la pietra al suo interno era scomparsa.
Il mio sguardo si spostò verso lo sterno ed iniziai a urlare << Ho un sasso nel petto, ho un sasso nel petto! >> urlai sempre la stessa cosa per un po’ di volte, mi rotolai anche nell'erba con la speranza che la pietra si sarebbe tolta da dentro il mio corpo, ma niente.
Ad un tratto vidi ancora una volta la luce, questa volta però era la luce del sole che mi ricordava che ora potevo uscire da quello stupido bosco.
<< E ora come lo spiego agli altri che mi si è ficcato un meteorite tra le costole? >> dissi sbuffando.

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Capitolo 9
*** Spostando Satelliti ***


CAPITOLO IX        
Spostando Satelliti

 
Grazie alla luce del sole, che si stava innalzando nel cielo, riuscii a trovare il sentiero per l'entrata del bosco.
Giunto lì, trovai altri due ragazzi, diversi da quelli che c’erano in precedenza, molto probabilmente si erano dati il cambio con quelli di prima, si complimentarono con me per essere riuscito a non farmela sotto poi se ne andarono come se a loro in realtà non fregasse nulla della scommessa, magari erano anche contenti di potersene tornare finalmente a casa e come lo erano loro, lo ero anch'io.
Dopo aver preso l’autobus, arrivai a casa e buttai sul pavimento lo zaino che mi ero scordato di avere sulle spalle, me lo ero tenuto addosso tutta la nottata e mi accorsi anche che non avevo per nulla dormito.
Tutto ciò però era comprensibile dopo quello che mi era capitato quella nottata, ma tentai di non pensarci, tirai fuori tutto quello che avevo messo nel borsone, anche il coltello di mio padre che estrassi dalla cinghia e che in seguito mi resi conto che non mi servì a nulla, poi andai dritto in cucina per fare colazione.
Non ero mai stato così contento di fare colazione in vita mia, mangiai veramente tanto tra: biscotti, merendine, fette di crostata e frutta, per non parlare della quantità di succo d’arancia che bevvi.
Quando fui sazio, andai a togliermi i vestiti sporchi che ancora avevo addosso e la fatica di quella serata si fece sentire, tanto che pensai che il mio naso avrebbe potuto gridare vendetta per la puzza che c’era, così andai in bagno per una doccia.
Entrato in bagno, girai la manovella dell’acqua calda e mi preparai per una rilassante doccia calda che mi fece rilassare dopo quella nottata movimentata, anche se temevo che qualcosa in me potesse essere cambiato, magari in peggio.
Uscito dalla doccia, mi ritrovai immerso in una spessa coltre di vapore e aprii la finestra.
Guardai il cielo, azzurro come sempre, con le stesse nuvole che lo solcavano seguite da piccole figure di aerei che qualche volta passavano.
Stetti molto tempo a osservare il cielo, non so il perché ma, quel giorno, l’idea di andarmene nello spazio mi attirava più del solito.
Venne l’ora di pranzo ma stavolta mi trattenni, ero ancora pieno per la colazione, e mi preparai solo un panino con prosciutto e formaggio.
Passai il pomeriggio a dormire per ore e ore ma senza avere incubi di nessun tipo, sapevo però che quella notte ne sarei stato vittima per l’ennesima volta.
Fui svegliato dalla suoneria del mio cellulare che intanto avevo collegato al caricatore, era Jeff che, notai dal registro chiamate, aveva già provato a contattarmi per quattro volte.
Quando gli risposi, la mia voce sembrava quella di un morto vivente appena uscito dalla tomba ‹‹ Proooonto ›› dissi, facendo poi un grande sbadiglio.
‹‹ Buongiorno bell’addormentato, mi dicono che sei riuscito a superare la scommessa. ››
‹‹ Chi lo dice Jeff? ›› chiesi stropicciandomi un po’ gli occhi.
‹‹ In pratica tutti, fratello, qui a scuola non si parla d’altro, hai fatto bene a non venire però, Billy è su tutte le furie, questa tua vittoria gli ha fatto fare proprio una figuraccia ›› disse Jeff ridacchiando.
Risi anch'io ‹‹ Gli sta bene a quell'idiota, mai sottovalutare Hydrus! ››
‹‹ Sentilo adesso come si sente forte! ›› rise ancora ‹‹ Vuoi che venga da te questo pomeriggio? Magari se ti serve qualcosa… ››
‹‹ No no, non ti preoccupare, penso che tornerò a dormire, ci vediamo direttamente domani. ››
‹‹ Stai pronto domani, sarai travolto da mille domande e sicuramente Billy sarà il primo a venirti contro, che bell'ultimo giorno di scuola! ››
Ultimo giorno di scuola… me ne ricordai anch'io, finalmente quell'inferno era finito e mi sarei potuto rilassare per tre mesi tranquillamente a casa mia.
‹‹ Oh bhe, almeno avrò qualcosa da raccontare, hai visto Jennifer a scuola? ››
‹‹ Uh è vero, sì, certo che l’ho vista, è venuta anche da me, mi ha chiesto dove fosse “il suo eroe”, testuali parole. ››
Sentendo quest'ultima frase, divenni subito rosso come un peperone e mi persi tra i miei pensieri.
‹‹ Secondo me hai fatto colpo, ragazzo ›› disse Jeff tutto convinto.
‹‹ Dici? ››
‹‹ Secondo me sì, quindi ora parti all'attacco! ››
Ricominciai a ridere ‹‹ Subito generale, ora devo andare, credo che schiaccerò un altro pisolino, ci sentiamo domani. ››
‹‹ Bravo soldato, a domani ›› e chiusi la chiamata.
Intanto notai che mi era arrivato anche un messaggio, era Jennifer che mi scrisse “Sei stato fantastico!”, io non risposi ma ero veramente felice e mi ricordai che tra due giorni ci sarebbe stata anche la festa in campagna con Jennifer, mi sarei dovuto organizzare su come prepararmi per la serata, ma c’era ancora tempo quindi decisi che poi ci avrei pensato.
Venne l’ora di cena e dopo aver mangiato, avendo ancora sonno mi fiondai sotto le coperte per quello che sarebbe stato il mio ultimo giorno di scuola, ma la mia felicità non durò molto, stavo andando a dormire e ciò significava che avrei dovuto subire un altro incubo ma non ci pensai molto e sperando che sarebbe  durato poco mi addormentai.
Sentii la sveglia suonare, era mattina e andai in cucina ma mentre versavo i cereali nella tazza, mi resi conto di una cosa… non avevo avuto nemmeno un incubo!
Tutto un giorno senza incubi, era un record per me, ero pieno di energie e quella sensazione di essere carico mi sembrò strana, non la provavo da parecchio tempo così mi sbrigai a prepararmi e arrivai a scuola in un batter d’occhio.
Entrai in classe con lo sguardo degli altri alunni puntati su di me con un sorriso, alcuni mi applaudivano, altri mi mostravano il pollice verso l’alto, mi sentivo un campione.
Proseguivano le ore di lezione fino a quando non suonò la campanella per informarci che anche l’ultima ora era andata, noi studenti eravamo finalmente liberi e all'uscita, lungo il corridoio dove si trovavano gli armadietti, mi ritrovai circondato da un sacco di alunni che volevano farmi domande.
‹‹ Com'è andata nel bosco, Hydrus? ›› mi chiese una ragazza che nemmeno conoscevo.
‹‹ Ehm… bene grazie, molto stancante se devo essere sincero. ››
Un altro ragazzo si avvicinò ‹‹ Sei stato grande l’altra sera, ce ne vuole di fegato per rimanere una notte nel bosco di Tenebra! ››
Ridacchiai ‹‹ Lo so ma il bosco alla fine non è nulla di che. ››
A un tratto un’altra ragazza si avvicinò e dandomi un bacio sulla guancia mi disse ‹‹ Sei stato fortissimo! ›› in quell'istante arrivò Jennifer che prendendomi per mano disse ‹‹ Lui è il MIO eroe, vattene a cercare uno tutto tuo. ››
L’altra ragazza sbuffò e infastidita se ne andò a passo spedito.
Sentii che stavo per sciogliermi dopo quelle parole ma appena vidi che altri ragazzi in massa stavano venendo verso di me per altre domande, indietreggiai.
In quel momento si parò davanti a me Jeff, che con aria molto convinta e con degli occhiali da sole sul viso disse ‹‹ Ok gente il tempo per le domande è finito, se ne avete altre, potete farle al sottoscritto poi le riporterò al signor Hydrus. ››
Uno tra i ragazzi domando ‹‹ Ah sì? E tu chi saresti? ››
‹‹ Come chi sono? Io sono... ›› e togliendosi gli occhiali, facendo l'occhiolino alla massa di ragazzi e ragazze davanti a noi, con espressione convinta proseguì ‹‹ il suo manager, quindi smammare, il signor Hydrus ha mille altri impegni oggi. ››
‹‹ Guarda guarda, hai persino bisogno di un “manager”, Hydrus? ›› riconobbi quella voce, era Billy che spuntò dal nulla, silenzioso, come fanno i serpenti.
‹‹ Che cosa vuoi Billy? Ho vinto la scommessa! ››
‹‹ Oh sì, ho notato e ti volevo fare le mie congratulazioni, qua la mano! ›› disse porgendomi la mano destra.
Inizialmente esitai poi gliela diedi a mia volta ma lui strinse forte ‹‹ Ops, forse ho esagerato, comunque complimenti ancora, sfigatello ›› disse con un sorriso maligno.
‹‹ Ora noi dobbiamo andare ›› dissi a Billy.
‹‹ Ma certo, andate andate, ci si vede alla festa. ››
Mi salutai sia con Jeff sia con Jennifer e mi sentivo ancora così pieno di energie che decisi di tornare a casa a piedi, iniziando la mia scarpinata m'incrociai ancora con Billy, apparentemente solo, che appena mi vide mi venne incontro parandosi di fronte a me.
‹‹ Pensavo fossi tornato a casa, seghetta. ››
‹‹ Ci sto tornando, se tu ti spostassi, mi faresti un favore. ››
‹‹ Ti volevo chiedere solo scusa per prima, forse mi sono comportato male, ti sei fatto valere nel bosco! ››
Quelle parole non sembravano le stesse che avrebbe detto Billy, così mantenni la guardia alta.
‹‹ Ehm… sì, ok non ti preoccupare ›› gli dissi, tentando di capire quali fossero le sue vere intenzioni.
‹‹ Volevo dirti solo questo. ››
‹‹ Ah bene, allora guarda scusa ma io devo proprio andare. ››
‹‹ Certamente, stammi bene. ››
Appena mi girai, neanche percorsi due metri che un forte colpo mi mandò a terra, la spalla mi faceva male e girandomi vidi Billy, con il suo solito ghigno sul viso che disse ‹‹ Era solo una pacca sulla spalla ›› poi se ne andò via.
Ripresi a camminare e in quel momento oltre alla spalla iniziò a farmi male anche la pancia, la testa, le orecchie, allora decisi di prendere il primo autobus che passò e quando entrai, mi ritrovai gli sguardi dei passeggeri addosso.
Alcuni, guardandomi, ridevano, altri avevano una faccia disgustata e non capivo perché, ci riflettei un attimo e il primo pensiero che mi venne in mente era che il misterioso effetto della pietra si fosse attivato e stessi subendo una qualche mutazione, quindi arrivato alla fermata vicino casa mia, iniziai a correre e giunto a destinazione, aprii la porta e mi fiondai in bagno, mi tolsi la maglietta e mi guardai allo specchio e vidi che anche se avevo quei dolori non avevo niente che non andasse poi rialzando la maglietta notai che su quest’ultima c’era del nastro adesivo e a terra vidi un foglio, lo lessi, vi era scritto “Vi lancio la mia cacca!”.
Era colpa di Billy se mi guardavano tutti male!
Dannazione quanto lo odiavo!
 Ero pure cascato nella sua falsa gentilezza, quanto avrei voluto fargliela pagare!
Tentai di calmarmi e contai fino a dieci poi tirai un sospiro e guardandomi ancora allo specchio vidi una cosa che mi lasciò a bocca aperta.
Davanti a me si stavano formando dei punti dorati che si allargavano e prendevano forme diverse, all'inizio non capii cosa stessero andando a formare poi lo riconobbi come lo avrebbe riconosciuto qualsiasi persona, era il sistema solare.
Riconobbi ogni singolo pianeta, vidi le stelle, poste alcune vicine, altre distanti l’una dall'altra e vidi anche meteoriti, fasci di asteroidi e satelliti di ogni tipo.
Rimasi scioccato da quello che stavo vedendo, all'inizio urlai per lo spavento e caddi all'indietro sbattendo il gomito sul pavimento, solo che osservando meglio quel sistema solare fatto di luci, notai che non sembrava una cosa che avrebbe potuto farmi male, le luci di cui era composto sembravano le stesse delle lingue di luce della pietra, erano rilassanti e da un certo punto di vista quasi mi attiravano.
Mi rialzai lentamente con il gomito ancora dolorante e sventolai le mani davanti a me, ma quello schema dettagliatissimo non se ne voleva andare, così tirai un pugno dritto davanti a me, ero arrabbiato, ma l’unica cosa che ci rimediai fu un forte dolore poiché il mio pugno passò attraverso quello che allora sembrava essere una specie di ologramma e colpì il vetro.
Perché tutto quel mondo paranormale mi si stava parando davanti?
Perché proprio a me?
Agitai violentemente la mano come se così facendo il dolore sarebbe scomparso poi, lamentandomi per il colpo, con lo sguardo verso terra, mi appoggiai con l'altra mano su quello che credevo essere lo specchio, in seguito alzai lo sguardo e mi resi conto che ero appoggiato proprio sull'ologramma, a quel punto tolsi rapidamente la mano.
Non capii se quella specie di super-potere mi stesse prendendo in giro, ma a quel punto tirai su l’indice e lo portai su quello schema, avvicinandomi lentamente toccai un piccolissimo satellite che era vicino l’orbita terrestre e lo feci roteare un po’, notai che potevo anche spostarlo, lo feci arrivare vicino a Marte, poi arrivai fino a Venere ma a un tratto il mio indice si staccò dall'ologramma e il satellite andò per fatti suoi ed entrò nell'orbita della terra.
Non vidi più quel satellite e iniziai a preoccuparmi “Basta” pensai “Questo non può essere reale, magari è tutto un sogno!” allora mi sciacquai il viso con dell’acqua fredda e portai in sù lo sguardo, il sistema solare che prima era posto davanti a me, era scomparso, lasciando spazio al solito vecchio specchio del bagno.
Magari avevo iniziato a dormire ad occhi aperti, non capii, fatto sta che quello al quale avevo assistito doveva essere per forza solo un sogno.
Quando si fece sera, preparai la cena e accesi la tv, iniziai a mangiare e decisi di guardare il telegiornale, ad un tratto sentii ‹‹ Notizia dell’ultima ora, nei pressi dell’oceano Atlantico è stato rinvenuto quello che sembrerebbe essere un satellite russo, non si capisce come il satellite sia potuto precipitare lì, sta di fatto che il team di ingegneri russi ammettono che già da questo pomeriggio avevano riscontrato problemi nel controllo della macchina, ma non si aspettavano questa spiacevole caduta, che se in altro luogo, avrebbe potuto causare la morte di molte persone. ››
Rimasi a bocca aperta quando sentii quella notizia.
No, non poteva essere… avevo fatto precipitare un satellite, lo stesso satellite che stavo controllando oggi, no, non era possibile, il mio era stato solo un sogno ad occhi aperti e comunque, come hanno spiegato quegli ingegneri, già stavano avendo problemi, non potevo essere io la causa di quell'incidente.
Spaventato a morte, mi alzai da tavola e spensi la televisione.
Corsi sul divano e riflettei su quello che era accaduto, iniziarono a venirmi i sensi di colpa, avrei potuto uccidere decine se non centinaia di persone e non sapevo veramente che fare poi alzai lo sguardo e la mia attenzione si spostò su di una foto di famiglia di quando ero piccolo “I miei” pensai “Se solo mio padre e mia madre fossero qui con me…”.
Mi ricordai perfettamente il giorno in cui fu scattata quella foto.
Quel giorno ero andato con i miei genitori in un parco e avevo portato con me la mia piccola palla con la quale giocavo sempre.
La palla a causa di un lancio troppo lungo di mio padre era andata a finire in mezzo ad una zona piena di cespugli ed io le corsi incontro per riprenderla, quando mi bloccai, terrorizzato.
Sentii una voce alle mie spalle che disse ‹‹ Non muoverti! ›› e poi aggiunse con tono rassicurante ‹‹ Non ti succederà nulla se rimarrai immobile. ››
Quella voce mi risultò familiare, era quella di mio padre che, preoccupato, mi aveva seguito.
Stetti fermo come lui mi disse e alzando la testa mi accorsi che sopra di me, su un ramo di un albero vicino, vi era un alveare pieno di api che gli ronzavano intorno.
Ero così spaventato che una di quelle api potesse pungermi che quasi iniziai a piangere per la paura.
Mio padre accorgendosene con molta calma mi disse ‹‹ Non ti preoccupare Hydrus, non ti faranno niente se non farai movimenti bruschi, ora piano piano vieni verso di me. ››
Seguii il suo consiglio e molto lentamente mi avvicinai a lui evitando così di essere punto da quegli insetti.
Ero molto triste quel giorno per aver perso la mia palla, ma i miei genitori mi fecero tornare il sorriso.
‹‹ Sei stato molto coraggioso Hydrus, siamo fieri di te, ma devi prometterci una cosa ›› mi dissero mentre ancora singhiozzavo per la mia palla ‹‹ Nella vita molti sono i momenti dove bisogna fermarsi e riflettere un po’ su quello che ci sta accadendo intorno, così da affrontare meglio le situazioni, quindi promettici che ti comporterai come ti sei comportato oggi con le api e prima di fare qualsiasi cosa ci penserai su due volte. ››
Io risposi ‹‹ Sì papà, lo farò ›› e un grande sorriso spuntò sul mio viso quando lui sorridendomi mi disse ‹‹ Bene allora… chi vuole un bel gelato? ››
Ricordo ancora quanto poi fui felice quella giornata, da quel momento vidi i miei genitori in un modo diverso da come li guardavo solitamente, li ammiravo.
Non dimenticherò mai quel pomeriggio, dove poi ci scattammo quella foto tutti insieme e seduto sul divano di casa mia quasi mi stava scendendo una lacrima, effettivamente mi mancavano i miei genitori, ma se c’era una cosa a cui puntavo era di diventare una brava persona e un ottimo genitore come lo sono sempre stati loro.
Dovevo essere determinato, più forte e di questo potevo darmene prova solo in un modo, con Jennifer.
Domani sarebbe stato il grande giorno, “vediamo cosa riesci a fare” pensai tra me e me e tentai di distrarmi dalla notizia del satellite, concentrandomi solo su come sarebbe andata con Jennifer, poi andai a dormire pensando che sarebbe stato l’inizio di una serie di notti dove sarei riuscito a dormire sonni tranquilli, quella sera però feci un sogno, non era né bello né un incubo, erano solo fiamme che ardevano su di un prato, il fuoco, inizialmente non capii cosa significasse, il perché lo stessi sognando, poi le fiamme formarono una scritta che diceva “EARTH”.
Non mi svegliai di soprassalto come le altre volte, ricordo che continuai a dormire, ma so per certo che fu solo l’inizio di quello che mi sarebbe accaduto in futuro.

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Capitolo 10
*** Festa a Base di Verdure ***


CAPITOLO X
Festa a Base di Verdure

 
La luce del sole entrò tra una fessura e l’altra della serranda, non completamente abbassata e sentii il solito cinguettio degli uccelli che si posavano sui rami degli alberi sul marciapiede.
Ero sveglio già da qualche minuto ma ancora sotto le coperte, non avevo proprio voglia di alzarmi e pensavo a come si sarebbe svolta la serata alla festa, se sarei riuscito a chiedere un’uscita a Jennifer, se mi sarei divertito con il mio migliore amico e se non ci sarebbe stato Billy a rovinarmi tutto.
Mi alzai e guardando la sveglia notai che erano circa le 11 del mattino quindi presi, andai a fare colazione e dopo andai a sedermi sul divano, finalmente le vacanze estive erano iniziate e accendendo la televisione capitai su di un canale dove trasmettevano un programma chiamato “EARTH”, quel programma mi fece ricordare di quella strana scritta infuocata che avevo visto la nottata precedente.
Inizialmente pensai che sarebbe stata una buona idea parlarne a qualcuno o comunque andare in cerca di risposte, magari su di un libro o su Internet, ma mentre ci pensavo, sentii il cellulare squillare, era Jeff che con voce preoccupata mi disse ‹‹ Hydrus abbiamo un mega-problema! ››
‹‹ Cosa è successo Jeff? ››
‹‹ Tu sapevi della festa in verde? ››
Corsi a prendere il computer, notai che mi era arrivata una notifica dall’organizzatrice della festa che, già da un po’ di giorni, scriveva “Ragazzi, la serata della festa sarà a tema, dovrete venire vestiti tutti di verde, so che ce la farete, altrimenti non vi faccio entrare, sappiatelo! Un bacio” seguito da uno smile.
‹‹ Oh cavolo! No Jeff non lo sapevo ed io non ho nulla di verde! ››
‹‹ Infatti neanche io! ›› disse Jeff sempre più agitato ‹‹ Senti, questo pomeriggio ci vediamo per comprare qualcosa di verde? Magari così andiamo anche insieme alla festa, ci accompagna mia madre. ››
‹‹ Ok allora come ci organizziamo? ››
‹‹ Vediamoci alle cinque, all’outlet vicino casa mia che, se non ricordo male, aveva qualcosa di verde, ok? ››
‹‹ Ottimo, a dopo allora ›› e salutandoci all’unisono chiudemmo la chiamata.
Andai a pranzare con un paio di panini, dato che non avevo proprio voglia di cucinare, poi riposai un po’ sul divano, passare un pomeriggio sul divano ad oziare invece di passarlo sui libri non mi dispiaceva nemmeno un po’, poi quando si fecero le 4.15 mi preparai, presi un po’ di soldi da quelli che mi tenevo da parte e uscii di casa.
Il bus passò quasi subito e ci volle una mezz’ora per arrivare alla fermata che mi avrebbe portato all’outlet, arrivato lì, vidi Jeff appoggiato ad una vetrina che mi salutò appena mi vide ‹‹ Bello vestirsi da vegetale eh? ›› disse con tono ironico.
‹‹ Ma che cavolata! Va be, se proprio dobbiamo… ›› risposi tentando di passarci sopra.
Entrando nel negozio ci separammo e lì iniziò la mia ricerca, non si trovavano molti vestiti di quel colore ma riuscii a trovare una camicia e dei pantaloni verdi, meglio di niente… poi raggiunsi Jeff che invece aveva trovato una polo e dei bermuda verdi.
‹‹ Ricordami perché lo stiamo facendo? ›› chiesi irritato.
‹‹ Perché altrimenti non ci fanno entrare ›› disse Jeff, ancora più irritato, non potevamo credere di doverci presentare in quel posto conciati così e arrivati a casa di Jeff venni accolto da sua madre, una signora sulla quarantina di carnagione scura, con i capelli raccolti in sottili treccine e occhi scuri, tali e quali al figlio, che stava armeggiando in cucina per preparare qualcosa che sembrava avere un buonissimo odore.
‹‹ Jeff ›› lo chiamò sua madre ‹‹ Stasera vi accompagno io, poi per il ritorno ci penserà tuo padre, ok? ››
‹‹ Si certo, grazie mamma, ora andiamo a metterci questa roba poi torniamo. ››
La madre di Jeff rise poi disse ‹‹ Voglio proprio vedere quanto siete carini! ›› prendendoci in giro.
Andammo in camera di Jeff e ci vestimmo con quello che avevamo comprato, sembravamo delle zucchine viventi e quando ritornammo da sua madre, questa si girò e guardandoci, iniziò a ridere dicendo frasi come “Dove andremo a finire” e “beata gioventù”.
Jeff, con uno sguardo innervosito disse ‹‹ Mamma, potremmo andare per favore? ››
Lei rispose, mentre stava ancora ridendo ‹‹ Sì sì, andiamo verdurine! ›› e si asciugò gli occhi dalle lacrime per l'eccessiva risata.
Scendemmo in garage e salimmo in macchina, diretti alla festa, la madre guidò con attenzione per tutto il tragitto e con un’oretta di viaggio, seguita dalle volte che ci perdemmo perché non trovavamo la strada, arrivammo alla villa di questa nostra compagna.
Scendemmo dalla macchina e Jeff si dovette sorbire le solite raccomandazioni di sua madre che gli ricordava di comportasi bene, di non fare il maleducato e di ringraziare per l’invito, tutte queste cose seguite da un suo lamentoso ‹‹ Sì maaammaaa. ››
Salutammo, alla fine, sua madre e ci avviammo verso il cancello d’entrata, suonammo al citofono e il cancello s'aprì, si sentiva la musica ad altissimo volume che proveniva dall'interno e non capimmo come abbiano fatto a sentire il citofono con tutto quel casino.
La villa era grandissima ma ancora più grande era il prato che circondava la casa.
C’era poca gente fuori, quasi tutti che si apprestavano a fumarsi qualche sigaretta, rigorosamente vestiti di verde ma la maggior parte delle persone si trovava dentro la villa, anche loro tutti vestiti quasi come se fosse la giornata di San Patrizio, la musica era assordante e dovetti urlare per dire a Jeff ‹‹ Almeno non siamo gli unici vestiti da idioti! ››, mi rispose anche lui urlando, sempre con il suo tono ironico ‹‹ Per fortuna, altrimenti sai che figo? ››
La porta era tenuta aperta, così, appena entrati, poggiammo le nostre giacche sull' attaccapanni lì vicino notammo che già solo l'ingresso era abbastanza spazioso, le pareti erano ricoperte da carta da parati rossa e sulla destra vi erano delle scale di legno che portavano al piano superiore.
Proseguendo di un paio di metri vi era la sala maggiormente occupata, il salone, era veramente ampio decorato anch'esso con della carta da parati rossa e includeva tre divani al centro della sala che davano su di un grande televisore, un pianoforte su di lato della sala, vicino al quale si trovavano due vasi, vi erano anche quattro grandi finestre, tenute spalancate per non far morire di caldo gli invitati che intanto facevano di tutto: ballavano, ridevano, mangiavano al grande tavolo del buffet posizionato al lato della stanza, bevevano, mandavano messaggi col cellulare o si scattavano selfie con ogni smorfia possibile ed immaginabile.
Riuscimmo ad avvicinarci al tavolo del buffet e iniziammo a mandare giù qualche panino e qualche bicchiere di cola.
‹‹ Sento che dovrei andare in bagno, aspetta un attimo ›› disse Jeff chiedendo poi in giro dove fossero i bagni, ma quando provò ad entrare, si accorse che erano tutti occupati e che da alcuni di questi si sentivano rumori abbastanza ambigui, per cui pensò che sarebbe stato meglio non infastidire le persone al loro interno.
Quando tornò, mi raccontò di quello che aveva sentito andando in bagno e iniziammo a ridere come matti, ad un certo punto iniziarono a ballare tutti insieme, allora ci buttammo in mezzo anche noi e mentre battevo le mani a tempo, vidi che dall’altra parte della stanza, in mezzo a tutte quelle persone, c’era Jennifer che appena mi vide, s'avvicinò e iniziò a ballare con me.
Era così bella che mentre s'avvicinava mi sembrò che i suoi movimenti andassero a rallenty, aveva questo vestito lungo e verde che si abbinava perfettamente con i suoi occhi, i suoi capelli castani ondeggiavano mentre lei muoveva il suo corpo perfetto ed il suo viso presentava un leggero trucco.
‹‹ Bella festa, vero? ›› le chiesi e sentii che di lì a poco mi sarei sciolto se mi si fosse avvicinata ulteriormente.
‹‹ Eh già ma tu quanto sei carino vestito da verdurino! ›› mi disse con una voce tenerissima.
Io risi imbarazzato ‹‹ Grazie ›› risposi sorridendo ‹‹ Tu invece sei bellissima, ma lo sei sempre ›› non capii come riuscii a dirlo senza bloccarmi ma notai che quella frase ebbe effetto perché la fece diventare tutta rossa.
‹‹ Ecco ora mi hai fatto diventare un pomodoro! ›› disse lei portandosi le sue piccole mani sul quel viso così delicato.
‹‹ Va be dai, guarda il lato positivo, qui sono tutte verdure! Un pomodoro ci starebbe bene in quest’insalata di persone. ››
Lei rise ‹‹ Hai ragione! ››
Ad un tratto la musica cambiò e le luci si abbassarono, il Dj alla console, posto vicino ad una delle due finestre, mise un lento e tutti andarono a cercarsi una compagna, Jennifer ed io ci ritrovammo l’uno davanti all’altro e ci guardammo negli occhi per un po’ prima di avvicinarci lentamente.
Le misi le mani sui fianchi e lei le mise attorno al mio collo, ci ritrovammo ad una vicinanza tale che sentii il mio cuore battere veloce e batté ancora più veloce quando lei appoggio la testa sul mio petto, lì ero io che divenni rosso.
Ballammo per un periodo che per me poteva anche continuare all’infinito e quando la canzone finì io e lei ci ritrovammo a sorridere come ebeti.
Poi il Dj ripartì con il mettere canzoni house, così anche noi ricominciammo a ballare a ritmo e ogni suo movimento mi sembrava essere la cosa più bella al mondo.
Dopo un po’ che ci agitavamo mi prese per mano e mi chiese ‹‹ Hydrus non è che potremmo andare fuori a prendere una boccata d’aria? ››
‹‹ Sì certo! ›› le risposi.
Uscimmo a gran fatica dalla casa, superando persone su persone poi sentì una voce che mi chiamava, mi girai di scatto e vidi Jeff che mi fece il segno del pollice alzato con uno sguardo soddisfatto.
Gli sorrisi e mi riavviai verso l’uscita superando anche la coltre di fumo che vi era sulla porta causata da tutti i fumatori che si erano ammassati in quel punto.
Quando mi trovai all’aperto, presi una bella boccata d’aria, Jennifer ed io iniziammo a passeggiare e chiacchierammo del più e del meno fino a che, percorrendo un sentiero sul prato, tracciato da alcune mattonelle, arrivammo su di un piccolo gazebo, munito al centro: di un tavolino, di un paio di sedie e di un divanetto.
Salimmo quei tre gradini che ci dividevano da quest’ultimo poi ci sedemmo sul divanetto potendo ammirare il panorama di fronte a noi, in effetti, quella villa era posta su di una collina abbastanza in alto rispetto alle altre ville della zona.
‹‹ Grazie mille per la bellissima serata, Hydrus ›› disse prendendomi per mano e appoggiando la testa sulla mia spalla.
“Vai così ragazzo!” mi avrebbe detto Jeff se fosse stato lì e così decisi che era arrivato il momento di chiedere a Jennifer di uscire, presi un bel respiro profondo e provai un paio di volte ad aprire bocca ma non riuscii a dir nulla poi chiusi gli occhi e mi buttai.
‹‹ Senti Jennifer… ti vorrei chiedere una cosa… ››
‹‹ Dimmi, Hydrus! ›› disse guardandomi con quei suoi due grandi occhi lucenti.
‹‹ Senti… dato che ora, bhe sì sai com’è, è finita la scuola, abbiamo molto tempo libero quindi… ti andrebbe di uscire… con me? ›› ammetto che pregai per una risposta positiva.
Lei senza troppi giri di parole rispose ‹‹ Certo! ››
‹‹ Davvero? ›› dissi stringendola per le spalle.
‹‹ Sì, perché no? ›› mi rispose sorridendo.
Ci guardammo a lungo ed il mio sguardo si posò sulle sue labbra che coperte dal lucidalabbra, rifletteva i raggi della luna e piano piano iniziai ad avvicinare il mio viso al suo, ero quasi arrivato a poggiare le mie labbra sulle sue quando… ‹‹ Ma guarda che carini che sono questi due piccioncini! ›› disse una voce dietro di noi, era Billy che insieme a Frank e Craig era venuto a rovinare uno dei momenti più belli che mi potessero capitare.
‹‹ Cosa vuoi, Billy? ›› gli chiese Jennifer guardandolo in cagnesco.
‹‹ Mi spieghi come fai a stare vicino a quello schifo, Jennifer? Io non ti capisco proprio, potresti stare con uno come me, mi sembrava di avertelo già detto.>>
‹‹ Forse sei tu lo schifo, Billy, quindi levati dalle scatole, io non starò mai con te capito? Toglitelo dalla testa! ››
‹‹ Sai che sei proprio una stronzetta del cavolo? Io ti sto offrendo la possibilità di stare insieme ad un figo come me e tu mi ripaghi così, cos’è? Le cagne adesso stanno insieme agli sfigati? ››
Jennifer si alzò di scatto e corse verso Billy dandogli uno schiaffo, lui incassò il colpo ma poi le afferrò il braccio e la strinse a se.
‹‹ Sei proprio una cattiva ragazza lo sai? Mi piaci! ›› le disse con un sorriso beffardo.
Lei con una mossa velocissima gli tirò un calcio dove non batte il sole e Billy si accasciò a terra con Frank e Craig che gli si avvicinarono.
‹‹ Tutto bene capo? ››
‹‹ Deficienti, levatevi! ››
Jennifer corse nella mia direzione e io sentii una forte rabbia dentro di me,una rabbia che non avevo mai sentito prima, una rabbia che voleva liberarsi.
‹‹ Vai via penso io a loro ›› dissi a Jennifer dandole un abbraccio.
‹‹ Sei sicuro Hydrus? ›› mi chiese all'orecchio.
‹‹ Sì, davvero, non ti preoccupare, tu però vai! ›› poi mi rivolsi a Billy che si stava rialzando ‹‹ Hey, coglione, che fai, te la prendi con le ragazze? Sei proprio una merda! ››
‹‹ Che cazzo hai detto, fallito schifoso? ›› intanto Jennifer se ne andò verso la villa.
‹‹ Bravo l’hai fatta andare via, ora ti sfasceremo un po’ il culo e poi tornerò a prendermela. ››
Quella rabbia dentro di me continuava a crescere e ringhiando, dissi a Billy ‹‹ Mi fai schifo! Sei sempre lì a prendertela con tutti, vuoi sempre mettere paura per sembrare più forte degli altri seguito da quei due idioti dei tuoi amici, ora però mi sono stancato! ››
Billy iniziò a ridere a crepapelle poi disse ‹‹ Ah sì? Quanto sei divertente Hydrus, ti sei stancato? Allora fatti sotto, tre contro uno, voglio proprio vedere che fai! ››
Non riuscii più a trattenere quella rabbia e corsi verso di lui per tirargli un pugno dritto in faccia ma Billy fu più veloce e schivando il mio pugno me ne tirò un altro che mi mandò a terra.
Quel gorilla continuò a ridere ‹‹ Quanto sei patetico ›› disse con tutto il suo disprezzo.
Mi faceva male tutto il viso che tenevo posato verso il basso sull'erba del prato.
I tre bulli continuavano a ridere e io notai una cosa che mi lasciò stupito, a pochi centimetri dalla mia testa una parte d'erba iniziò a bruciare, mi avvicinai ancora e notai che l’erba che bruciava formava una scritta, quella scritta diceva “EARTH” era la stessa scritta che avevo visto nel mio sogno, nello stesso luogo.
Mi tirai su con tutte le forze che avevo, mi misi in ginocchio mentre sentivo che Billy e gli altri due ridevano ancora e non sembravano accorgersi dell’anomalia nell’erba.
Non capivo come loro non riuscissero a vedere quella scritta ma la rabbia che sentivo prima tornò ancora, pensai a come per tutto quel tempo avevano trattato me, i miei amici, gli altri alunni e la ragazza che mi piaceva.
La mia attenzione si spostò ancora sulla scritta che continuava a bruciare a terra e spinto dall’istinto,chiudendo gli occhi, urlai e la colpii con entrambi i pugni.
Riaprendo gli occhi vidi che la scritta era svanita e sul terreno non vi era traccia di bruciature, alzando lo sguardo Billy, Frank e Craig mi fissavano con gli occhi spalancati e ripresero a ridere ‹‹ Non ci credo, è impazzito, lo sapevo che aveva dei problemi ma ora questo… ››
Mi sentii un idiota, perché lo avevo fatto? Cosa speravo di fare? Sono un debole e tale rimarrò.
Ad un tratto la terra tremò e sia io che quei tre tentammo di mantenere l’equilibrio per non cadere.
‹‹ Che cosa cazzo sta succedendo?! ›› urlò Craig.
La terra poco dopo smise di muoversi e ci fu un lungo momento di silenzio che accompagnava quella sensazione di preoccupazione che io e gli altri provavamo.
Con una velocità impressionante la terra si coprì di spaccature e da tre buchi che si erano formati fuoriuscirono quelli che sembravano essere tre lunghi e grossi serpenti ma poi vidi meglio, avevano un colorito verde e presentavano alcune foglie, erano grosse piante.
Frank gridò cascando all’indietro e le tre lunghe piante si rivolsero verso di loro e molto lentamente, aggrovigliandosi, circondarono i tre bulli.
Io guardavo la scena spaventato da quello che stava succedendo, avevo fatto uscire io quella roba dal terreno?
Una delle tre piante si avvicinò a Billy e lui gli tirò un pugno, la pianta iniziò a sibilare come fosse veramente un serpente e veloce come una frusta lo colpì violentemente facendolo sbattere contro un albero.
In seguito una delle tre si rivolse verso di me e inclinò quella che doveva essere la testa come se volesse che gli salissi sopra mentre le altre due continuavano a sovrastare Craig e Frank.
Non capivo se avesse cattive intenzioni o meno, così lentamente misi il primo piede poi il secondo e quella si alzò verso l’alto dandomi una piena visibilità di quello che stava accadendo ai tre bulli.
Da uno degli altri due serpenti erbosi partì un filo di quello che sembrava essere edera che legò i tre mentre l’altro iniziò a secernere alcuni gas, non ne riconobbi immediatamente l'odore, ci dovetti pensare un attimo per riconoscere che era l'odore di... cannabis.
Una delle piante li afferrò tutti e tre insieme, ancora con quel filo di edera che doveva essere molto resistente e li trasportò fuori dalla villa
Colsi l’occasione per chiamare la polizia e denunciare un “uso di stupefacenti”, così feci e qualche minuto dopo, arrivò una pattuglia che doveva essere di zona per essere arrivata in così poco tempo e li caricò tutti e tre sulla volante, la scena divertente fu quella di vedere, da sopra il mio destriero verde, che i due poliziotti che erano nella volante provarono a tagliare l’edera con cui erano legati i tre,ancora sotto shock per quello che avevano visto, provarono col taglierino ma non ci riuscirono, così li dovettero portare all’interno dell’auto ancora legati.
Risi di gusto poi la pianta su cui mi trovavo mi portò giù ed io scesi ‹‹ Grazie! ›› dissi alle piante ancora un po' intimidito poi però con la mano accarezzai la testa della pianta su cui mi trovavo prima e quella sembrò apprezzare sibilando sempre più forte, sembrava come un cucciolo che voleva sempre più coccole poi sembrò che ne volessero un po’ anche le altre due così le accontentai.
Quando ci staccammo i tre serpenti erbosi fecero una sorta di inchino e ondeggiando se ne tornarono nel sottosuolo.
Ero così eccitato da quello cui avevo assistito che non mi trattenni e urlai ‹‹ Ma che figata! ›› poi tornai alla festa, dove vidi Jennifer che camminava avanti e indietro e appena la chiamai mi si gettò fra le braccia.
‹‹ Pensavo ti avessero fatto qualcosa, mio dio, stai bene? ›› mi chiese tutta preoccupata.
‹‹ Sìsì, non ti preoccupare li ho sistemati io quei tre ›› poi pensai “anche se con un piccolo aiuto”.
Arrivò di corsa Jeff che, vedendoci abbracciati, disse ‹‹ Mi dispiace dovervi disturbare signori ma, Hydrus, è arrivato mio padre a prenderci. ››
‹‹ Ah ok, non ti preoccupare Jeff, tu avviati alla porta che io ti raggiungo subito. ››
Quando Jeff se ne andò, salutai Jennifer con un bacio sulla guancia, che mi chiedo ancora come mi riuscì e mentre facevo per andare, Jennifer mi chiamò dicendo ‹‹ Senti… io ti devo dire… che… che io ti aaaaaaaaa…io ti aaaaaaa…›› non si capiva cosa volesse dire poi sospirò ‹‹ ti ammiro molto come persona ›› poi pensai “cosa ti aspettavi idiota?”
‹‹ Anch'io ti ammiro molto ›› le dissi, poi mi girai e me ne andai.
Trovai Jeff appoggiato alla porta della villa.
‹‹ Com'è andata, bello? ›› chiese tutto euforico.
‹‹ Le ho chiesto di uscire! ››
‹‹ Vai cosìììì! Sei un grande! ››
‹‹ Vediamo come andrà a finire ›› conclusi, poi salimmo sulla macchina del padre dove quest’ultimo ci stava aspettando.
Il padre di Jeff era un uomo sulla cinquantina, abbastanza robusto, di colore, e portava alcuni tatuaggi sulla spalla sinistra e sul braccio presentava una scritta con una data che sembrava essere il giorno in cui si sposò con la mamma di Jeff, aveva la testa pelata sulla quale indossava sempre un cappello diverso, lui adorava i cappelli!
‹‹ Com'è andata la festa, ragazzi? ›› chiese il padre di Jeff.
‹‹ Molto bene, papà ›› rispose Jeff
‹‹ Hai rimorchiato, vecchio marpione? ›› chiese ridendo e dando una pacca sulla spalla del figlio.
‹‹ No papà sono ancora fidanzato, ricordi? ››
‹‹ Ah già, sempre con la stessa… si sta prolungando questa storia con Sophie eh? Bravo il mio ragazzo! Tutto suo padre, tu invece Hydrus, che mi dici? ››
‹‹ Direi che forse ho fatto centro, signore ››
Lui rise ‹‹ Fantastico ragazzo, va e centra il bersaglio allora. ››
‹‹ Lo farò signore, può scommetterci! ››
Dopo tutto quel viaggio, dove il padre di Jeff aveva messo gli AC/DC a palla, arrivammo finalmente a casa mia.
‹‹ Ciao Jeff, ci sentiamo domani e arrivederci, signore ›› che mi salutò con un gesto della mano ‹‹ Grazie mille per il passaggio. ››
‹‹ Di nulla ragazzo, figurati ›› disse il padre di Jeff.
‹‹ A domani, Hydrus. ››
Li vidi partire per la strada ed io entrai in casa, feci una doccia veloce e mi misi in pigiama, stavo morendo di sonno.
Mi misi nel letto e ripensai a quella serata fantastica e strana allo stesso tempo, pensai a Jennifer e a quando avrei potuto rivederla.
Mi addormentai ancora pensando a lei poi mi ritrovai ancora a sognare.
Questa volta un cielo limpido si trovava sopra di me ed un leggero vento soffiava aumentando la sua forza sempre di più, trasportando delle nuvole che, incontrandosi, andarono a formare un’altra scritta, “NEPTUNE”.

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Capitolo 11
*** Via col Vento ***


CAPITOLO XI
Via col Vento

 
Al termine di quello strano sogno, fui svegliato dal clacson di una macchina che non voleva smettere di suonare.
Vidi l'orologio, erano le sette e mezza, i miei piani di dormire fino all'ora di pranzo per godermi la fine della scuola erano andati in fumo.
Mi girai e rigirai nel letto, tentando, ma invano, di ignorare quel dannato autista rompiscatole che non sembrava voler smettere di fare quel suo concerto di prima mattina.
Decisi allora di alzarmi per fare colazione ma, aprendo il frigo, notai che il mio amato latte era finito, mi toccò quindi vestirmi per scendere al bar più vicino a casa per fare una colazione come si deve.
Mi preparai, uscendo di casa e portandomi qualche moneta appresso, notai che la strada era meno affollata del solito, con la fine della scuola e le ferie prese da alcuni adulti, l'ambiente si era fatto più tranquillo e devo ammettere che la cosa non mi dispiaceva.
L'unica cosa che mi diede un po' fastidio, fu il rendermi conto che a quanto pare nella nottata aveva piovuto, date le grandi pozzanghere che si trovavano sul marciapiede, in una delle quali affondai il piede non avendola vista, il cielo era ancora tutto nuvolo.
‹‹ Questa giornata sta cominciando proprio bene! ›› dissi con tono ironico scuotendo il piede zuppo, continuai poi con l'avviarmi verso il bar.
Mentre proseguivo sul marciapiede, mi mise di buon umore il fattore di aver visto molti bambini che giocavano all'aria aperta con: palle, corde e frisbee, ridendo di gusto e godendosi il periodo di svago tanto atteso per tutto l'anno.
Arrivato finalmente al bar, notai una lunga fila di persone, non pensavo che così tanta gente avesse finito il latte!
Molti sicuramente si volevano semplicemente godere una colazione come si deve senza il dover mangiare e bere in fretta e furia per evitare di arrivare in ritardo a lavoro o a scuola.
Il posto faceva molto anni 80 con delle sedie in pelle, rosse, c'erano molte foto di persone famose che vi erano entrate, il bancone era molto lungo e, poste dietro a quest'ultimo, vi erano lunghe mensole sulle quali si trovavano  molte bottiglie di alcolici di tutti i generi.
Quando fu il mio turno, mi ritrovai davanti il barista, un ragazzo snello ed alto che portava una barba curata e dei capelli con la cresta che mi chiese ‹‹ Cosa desideri, ragazzo? ››
‹‹ Salve, guardi un cappuccino e un cornetto al cioccolato, grazie. ››
Il barista me lo preparò in pochissimo tempo e nel cappuccino, aggiunse un disegno con la cioccolata, era una stella.
Lo guardai sorridendo e ricambiò il sorriso poi portò il cornetto ed io pagai lasciando anche una moneta in più di mancia.
Presi posto nell'unico tavolo vuoto che riuscii a trovare, non credevo ce ne fosse uno libero per tutte le persone presenti in quel bar, allora mi sedei e iniziai ad addentare il cornetto proseguendo con un sorso del mio cappuccino ma la mia tranquillità fu disturbata da tre figure che mi si pararono davanti, inizialmente pensai a Billy e a quegli altri due poi sentii una voce che disse ‹‹ Saluti, forma di vita a base di carbonio! ››
Alzai lo sguardo e riconobbi i tre secchioni della mia classe ‹‹ Ah... ciao ragazzi, Daniel, James, Wilson, cosa ci fate voi in questo posto? ›› chiesi incuriosito continuando la mia colazione.
‹‹ Ah niente, ce ne stavamo andando ›› disse Wilson ‹‹ questo posto non fa per noi e per la nostra colazione ›› aggiunse Daniel.
‹‹ Capisco... beh, allora buona giornata ›› dissi educatamente.
‹‹ Ti volevamo chiedere come avessi fatto nel bosco ›› disse James ‹‹ corretto, le probabilità di rimanerci secchi erano molto alte! ›› continuò Daniel.
‹‹ Ancora? ›› domandai ‹‹ me ne hanno fatte fin troppe di questo genere di domande, ragazzi! ››
‹‹ Hai ragione ›› ammise Wilson ‹‹ allora ci congratuleremo semplicemente con te per il coraggio. ››
‹‹ Grazie! ›› dissi finendo anche l'ultimo pezzo di cornetto ‹‹ Ora scusate ma devo proprio andare, è stato un piacere. ››
‹‹ Anche per noi ›› dissero all'unisono, quei ragazzi erano veramente molto inquietanti il più delle volte.
Mentre uscivo dal bar, ancora inquietato dai tre secchioni, guardai l'orologio, si erano fatte le otto e mezza, il cielo non aveva accennato a schiarirsi e decisi di puntare dritto a casa con l'intenzione di stare un po' per gli affari miei.
Arrivato a casa dopo tutta una camminata, decisi di mettermi a leggere, guardai tra i libri della libreria di famiglia e ne notai uno che ancora presentava la plastica di protezione.
Lo tirai fuori e notai che con mia grande sorpresa i miei genitori, quando erano passati, me lo avevano lasciato, lo potei dedurre dal post-it che si trovava sulla plastica, sul quale vi era scritto "Un piccolo regalo per te, ti vogliamo bene" firmato mamma e papà.
Solitamente i miei genitori erano di quelli che se ti compravano un libro, sapevano che ti sarebbe piaciuto, così tolsi la plastica per cercare, oltre che la trama, anche il nome dell'autore.
Il libro era stato scritto da un tale Thomas Shuttle, il quale era molto sconosciuto anche su internet, lasciai stare la ricerca dello scrittore misterioso e passai a leggere la trama.
La storia si apriva in una città futuristica di un altro pianeta, Caelum, questo il nome del corpo celeste dove si apriva la nostra storia, un pianeta non comune, invisibile a tutti gli esseri dell'universo, invisibile ad ogni sorta di strumento di navigazione interplanetario, invisibile ad ogni astronave che solcasse lo spazio più profondo, lo stesso pianeta da dove tutto ebbe inizio, la dimora del Dio, creatore di tutto e tutti.
Da quel che si poteva leggere, dopo la creazione, il divino dispose a suo seguito dieci dei suoi figli, dieci vigilanti cosmici i quali avevano il compito di vagare attraverso le galassie con le loro ali per mantenere l'ordine che lui stesso aveva posto rimuovendo il Caos iniziale che sovrastava l'universo intero.
Tuttavia ce n'era uno, tra i suoi figli, tra questi vigilanti, che si era mostrato sempre più aggressivo e violento nello svolgere le sue mansioni, il suo nome era Lucifer, il più potente fra tutti i vigilanti, il ragazzo aveva distolto gli occhi dalla luce per abbracciare l'oscurità del Caos primordiale e nelle sue missioni aveva ottenuto tanto potere da essere quasi al pari di suo padre così un giorno lo sfidò per il controllo del tutto.
Ovviamente il Dio vinse ma non illeso, Lucifer, infatti, aveva usato le sue ultime forze per disegnare intorno al padre un pentagramma demoniaco che lo avrebbe legato per sempre a tutta la sua creazione e se il Dio avesse oltrepassato quel simbolo, sarebbe stata la fine per tutto e tutti.
Lucifer fu rilegato in esilio su Inferus, un pianeta di una galassia molto lontana.
Incapace di andarsene, perché dallo scontro con il padre perse un'ala, il caduto da allora vive ancora lì, tramando vendetta contro suo padre e tutto quello che comprendeva ciò che aveva generato.
I vigilanti cosmici da allora divennero nove e col tempo se ne succedettero diverse generazioni, iniziarono ad usare dei nomi in codice per tutelare se stessi e le persone che avevano accanto e a volte erano accompagnati da alcuni assistenti, questo il caso del protagonista, il primo tra i vigilanti, l'agente 000 e di quella che sarà la sua assistente, che prenderà il nome di agente raga00ina.
Il libro mi sembrava contenesse una bella storia o almeno dalla trama sembrava essere interessante.
Lo riposi nella libreria e mi ricordai dei maledetti compiti di matematica che la professoressa ci aveva lasciato per farci godere a pieno le vacanze estive.
Andai in cucina e sul tavolo, preparai tutto il necessario per svolgere quei dannati esercizi dei quali io non ne riuscii a fare nemmeno uno, m'iniziai ad innervosire, come facevo ad essere così scarso?
Gli esercizi che non mi venivano, decisi di saltarli e proseguire, li avrei svolti un'altra volta ma andando sempre più avanti le operazioni si facevano sempre più difficili e preso dalla rabbia dovuta al non riuscire, sbattei un pugno sul tavolo.
Mi diressi in camera mia e spalancai la finestra, posta al lato della scrivania, per prendere una boccata d'aria e mi misi a fissare il cielo, ad un tratto, mentre pensavo ancora a quanto fossi scarso in quella materia, la mia attenzione si spostò sulle nuvole che sembrava si stessero spostando in una maniera del tutto particolare.
Mucchi di nuvole si andarono ad unire come se dovessero formare una nuvola più grande, carica di pioggia, poco dopo notai che si stavano modellando l'una con l'altra e con mio grande stupore un'altra scritta apparve, lassù in alto nel cielo, "NEPTUNE".
Tirai su il braccio come se volessi arrivare a toccare quella scritta ma appena raggiunsi il limite dell'estensione del mio braccio, l'iscrizione nel cielo scomparve, le nuvole si diradarono e tutto tornò alla normalità.
Tutto meno che una leggera brezza che si alzò intorno al sottoscritto poi quella brezza iniziò a farsi più forte cominciando a turbinare attorno al mio corpo molto più vorticosamente.
Il tornado che si era formato non mi permetteva di vedere ad un palmo dal naso, letteralmente, sentii solo un grande fracasso alle mie spalle e caddi a terra molto probabilmente scivolando su qualcosa.
In preda al panico e non sapendo che fare mossi violentemente le braccia come per lanciare un fendente che lacerasse l'intero turbine e urlai ‹‹ Basta! ›› in quel momento tutta l'aria concentrata nel tornado si diradò e potei osservare l'ambiente intorno a me, la mia stanza era completamente sottosopra: libri ovunque, ante dell'armadio aperte, lenzuola del letto che erano andate a finire sulla scrivania per non parlare di tutti i fogli presenti che si trovavano sparsi dappertutto.
‹‹ Come cavolo... ›› corsi fuori di casa e mi guardai intorno, ansimando, avevo un'espressione tipica di chi cerca aiuto ovunque ma non lo trova, mi misi seduto sulla panchina dove solitamente aspettavo l'autobus davanti casa mia e mi misi le mani tra i capelli tentando di trovare una risposta logica a quello che era appena accaduto.
"Prima quelle piante alla festa, ora quel dannato tornado, che mi sta succedendo?" pensai ma non trovai risposta e decisi che era meglio tranquillizzarmi con una bella camminata.
Mi alzai dalla panchina e feci per mettere avanti il piede ma al primo passo, feci uno scatto in avanti di parecchi metri.
‹‹ Wooooo ›› feci un altro passo e la cosa si ripeté, continuò così parecchie volte ad ogni passo che facevo, quella che doveva essere una tranquilla camminata verso la gelateria si trasformò in una corsa alla velocità del vento senza freni, sotto le suole delle mie scarpe si trovavano due piccoli turbini che facevano come da propulsore ai miei piedi ‹‹ come ci si fermaaaaa?! ›› urlai, continuai a correre per diversi minuti, riuscivo a superare tranquillamente anche le macchine che mi si trovavano vicino e tutte le persone che superavo non si rendevano nemmeno conto del mio passaggio.
Dopo un po' che continuavo a correre, mi fermai, sentivo i piedi che andavano a fuoco e le scarpe erano completamente andate, fortuna vuole che fossero vecchie e mi accorsi di non essere troppo lontano da casa ma, essendo troppo stanco per camminare, decisi di aspettare l'autobus alla fermata lì vicino, quando finalmente arrivò e ci salii sopra mi misi seduto aspettando la mia fermata.
Giunto a destinazione, vidi che davanti alla porta d'entrata della staccionata che circondava casa mia, vi era una macchina parcheggiata completamente in divieto di sosta.
I miei genitori avevano messo un cartello gigante per quel motivo, per evitare che certi geni parcheggiassero lì, mi avvicinai alla macchina e notai che era la stessa automobile che in mattinata aveva iniziato a suonare ininterrottamente col clacson, una Carrera S, sembrava essere una macchina che costava, non mi sono mai interessato al mondo automobilistico, poi mi ricordai che fosse di proprietà  del vicino rompiscatole con il quale anche i miei avevano avuto da discutere.
Essendo mosso dal desiderio di spostare quella macchina e fargliela pagare a quell'idiota che aveva interrotto il mio sonno, decisi di testare un'altro po' quel mio nuovo potere.
Neanche il tempo di pensarci due volte che attorno alle mie braccia si formarono altri due piccoli turbini ‹‹ Spettacolare, certo che da un certo punto di vista è proprio figo quello che riesco a fare questi giorni ›› dissi mentre mi guardavo quei due tornado che avevo al posto delle braccia, poi spostai la mia attenzione sulla macchina.
La mia intenzione era solamente quella di spostarla ma, con uno slancio del braccio verso l'alto, successe dell'incredibile, sotto la macchina, ad una velocità assurda, si formò un altro turbine che fece volare via l'automobile la quale si andò a schiantare dall'altro lato della strada.
Rimasi a bocca aperta per il risultato ‹‹ Ommioddio! ›› esclamai stupito, in seguito rientrai in casa di corsa pregando che nessuno mi avesse visto.
Dentro casa mi sentii al sicuro... o erano gli altri che si dovevano sentire più sicuri?
Tentai di calmarmi in ogni modo e alcune volte mi affacciavo alla finestra per vedere se fosse arrivato qualcuno ma il pomeriggio proseguì tranquillo, mentre ancora tentavo di calmarmi mi arrivò una telefonata, era Jeff.
‹‹ Hey fratello, pare che domani sarà una giornata abbastanza ventosa, che ne dici di andare a provare il vecchio aquilone che ho ritrovato in cantina? ››
‹‹ Neanche morto! ›› risposi ‹‹ non voglio avere più nulla a che fare col vento! ›› e attaccai immediatamente.
Non ce la facevo più a sentire la parola "vento", tentai di distarmi in tutti i modi possibili, per tutto il pomeriggio me ne stetti attaccato al televisore a godermi ciò che trasmettevano, fino a che non arrivarono quei dannati metereologi per dare le previsioni del tempo ‹‹ Domani si prospetterà essere una giornata con forti venti sull... ›› non lasciai finire di parlare il metereologo e spensi la televisione.
‹‹ Cos'è? Una presa in giro? ›› iniziai ‹‹ Guarda te che scassa palle! ›› continuando a borbottare.
Arrivata l'ora di cena mi preparai un bel piatto di carne e sazio, me ne stetti in salone sul divano per tutta la serata con il mio computer, fino a quando non mi arrivò l'invito ad un evento su Facebook.
"Partecipa anche tu alla festa del Vento che si terrà domani nella nostra città!".
Chiusi violentemente il computer ringhiando e i due vortici che partivano dalle braccia si riattivarono da soli, completamente a caso, facendomi volare via dalle mani il computer che sì andò a schiantare sulla parete.
Senza più parole e tentando di mantenere il più possibile la calma, decisi di andarmene al letto ignorando totalmente le urla di un pazzo, fuori di casa, che imprecava qualcosa per la sua macchina... la gente è proprio fuori!
Fortunatamente mi addormentai dopo poco e... "non c'è due senza tre", ancora una volta feci un sogno del tutto particolare.
Questa volta riconobbi dov'ero, mi trovavo in salone mentre leggevo il libro che mi avevano regalato i miei, quando ad un certo punto iniziai a sentire delle voci, due in particolare, che si alternavano.
Inizialmente furono solo fastidiose, poi iniziarono a martellarmi la testa, erano insopportabili e non capivo da dove provenissero, mi buttai in ginocchio sul pavimento e notai un'altra scritta posta su di un libro che era appena caduto a terra, diceva "MARS".

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Capitolo 12
*** I Fratelli ***


CAPITOLO XII
I Fratelli

 
Un'altra mattinata, un'altra bella dormita!
Nessun rumore che potesse disturbarmi, nessun idiota che dovesse scassare di prima mattina ed il cielo sembrava limpido e tranquillo, non c'era un filo d'aria all'esterno, " Per fortuna che doveva essere una giornata molto ventosa " pensai tra me e me poi andai a fare colazione.
Spesi un po' della mia mattinata a ripulire tutto il macello che il tornado del giorno precedente aveva causato in giro per la casa e trovai molte cose che avevo perso e che non trovavo più come: alcuni miei vecchi disegni, testi di canzoni che mi ero appuntato su dei fogli, vecchi portafortuna e chi più ne ha più ne metta.
Alla fine non era stato tanto male quello stupido turbine!
Dopo aver pranzato decisi di farmi una sana camminata, in fondo era una bella giornata, non potevo sprecarla a stare in casa tutto il giorno.
Uscii di casa e, chiusa la porta, notai una volante della polizia con due agenti che stavano recintando una zona dove vi era una macchina cappottata, mi ricordai di quello che era successo il giorno precedente, quindi con passo spedito e sguardo basso me ne andai subito.
" Spero non mi scoprano " pensai, ma riflettendoci su, chi mai avrebbe incolpato un ragazzino di sedici anni?
Presi le cuffiette dalla tasca dei pantaloni, le attaccai al cellulare per sentirmi un po' di musica e iniziai a farmi quella bella passeggiata.
Camminai veramente tanto, fino ad arrivare al quartiere periferico, questo era famoso per la grande quantità di graffiti sulle pareti dei palazzi e la zona doveva essere frequentata spesso da un gruppo chiamato " gli artisti del sobborgo " viste le firme che vi erano vicino a ogni opera di street-art.
I graffiti mi erano sempre piaciuti tanto, specie se erano un qualcosa di particolare e non il solito tag che si vede in giro per le vie del centro, così iniziai ad osservarli e ad alcuni scattavo anche una foto.
Camminai ancora e poi ancora fino a che il cellulare iniziò a dare qualche problema, la musica non si riusciva più a sentire, sembrava come se il segnale fosse sparito totalmente.
Mi tolsi le cuffiette e inizia a sentire una voce, mi sembrava familiare ma non capivo da dove venisse, era una voce calma e cantilenante che diceva ‹‹ Hyyydruuuuus vieeeniii ›› e mentre mi guardavo intorno, tentando di capirne la provenienza, questa continuò.
Ripresi a camminare andando sempre dritto e a un tratto la voce si fece più forte, come se mi stessi avvicinando sempre di più a chi mi chiamava ‹‹ Qui Hyydrus, vieniii ›› disse la voce che sembrò provenire da un vicolo illuminato dalla luce del sole con delle grandi pareti ai lati, ricoperte anche queste da grandi graffiti che rappresentavano la Via Lattea e dei secchi per la spazzatura verso il fondo.
Più mi avvicinavo più la voce sembrava essere vicina, era come se mi attirasse, così ne seguii il suono fino alla fine del vicolo poi ci fu il silenzio.
Mi guardai attorno, poi fissai il cellulare ma sembrava che il segnale mancasse ancora e infine, girandomi, spalancai gli occhi e rimasi talmente tanto sbalordito da quello che vidi che feci cadere il cellulare a terra.
‹‹ Ce l'hai fatta ad arrivare, campione! ›› disse la figura che mi si parò davanti.
A pochi metri di distanza da me si trovava un uomo incappucciato con una lunga tunica nera, lo stesso uomo incappucciato che avevo sognato qualche sera prima aspettando l'autobus per la ricerca nel bosco.
‹‹ Il gatto ti ha mangiato la lingua? Che ti succede? Sembra che tu abbia visto un fantasma! ›› disse con lo stesso tono tranquillo della voce di prima.
‹‹ Allora eri tu che mi stavi chiamando! ›› dissi impaurito.
‹‹ Proprio così ragazzo, non è stato troppo difficile trovarti, fai più fracasso tu con quei poteri che una mandria di bufali in corsa. ››
‹‹ I miei poteri? Allora tu sai cosa mi sta accadendo in questi giorni! ›› poi aggiunsi ‹‹ aspetta un attimo però... tu come fai a sapere che ho questi "poteri"? Mi stai forse seguendo?››
‹‹ Ancora una volta risposta corretta, campione. ››
‹‹ Basta con questa storia del campione ›› sbottai ‹‹ tu e quella maledetta pietra che mi è entrata nel petto! Che cosa significa tutto questo? Che cosa mi sta succedendo? ›› chiesi nervosamente.
‹‹ Ogni cosa a suo tempo, Hydrus, piuttosto noto con piacere che hai sbloccato le abilità del Vine Whip e del Tornado, mi congratulo con te! Purtroppo però non credo che potrò lasciarti andare via tanto facilmente ora che ti ho davanti ›› nel dire queste ultime parole, dalle mani dell'uomo incappucciato si materializzò una lunga spada affilata che doveva essere molto pesante, ma l'individuo misterioso la maneggiava con molta facilità e solo con un piccolo movimento dell'arma, quest'ultima prese fuoco, la particolarità stava nelle fiamme che erano di un acceso colore verde.
‹‹ Il Consiglio Galattico ti ha convocato, giovane terrestre, e sappi che se dovessi rifiutarti di venire passerò alle maniere forti ›› dicendo questo, si mise in posizione di guardia.
Mi sentii minacciato, avevo veramente molta paura e sinceramente non sapevo neanche di cosa stesse parlando quel tizio.
Alla fine presi coraggio ‹‹ Io non vengo proprio da nessuna parte! ›› urlai.
‹‹ Dicono sempre tutti così ›› affermò sospirando l'incappucciato, poi scattò in avanti e istintivamente m'inginocchiai con le mani a terra, dalla strada sbucarono due serpenti erbosi, gli stessi che avevo visto il giorno della festa in campagna.
‹‹ Questo sarebbe il tuo modo di difenderti? Le tue piante sono ancora troppo deboli per me. ›› L'uomo misterioso saltò in alto e con un fendente tagliò il primo serpente, il secondo tentò di colpirlo mentre era ancora in aria, ma l'uomo incappucciato schivò il colpo del serpente, che s'incastrò tra i muri della palazzina abbandonata a fianco, ed ebbe tutto il tempo di tagliarlo a metà.
Dopo aver stravinto il combattimento, l'uomo in nero si voltò verso di me e disse ‹‹ Vuoi evocarne altri oppure possiamo finirla qui? ››
Preso da una rabbia maggiore e sempre guidato dall'istinto mossi le braccia in avanti e si crearono, un'altra volta, due tornado che andarono a colpire l'uomo.
Avendo incrociato i flussi dei due turbini non vedevo nulla al di fuori di un gigantesco ammasso d'aria ma ad un tratto una mano trapassò quel cumulo di gas e per difendermi misi le braccia di fronte al viso, urlando ‹‹ NO! ›› nel farlo chiusi gli occhi e quando li riaprii notai che i turbini erano spariti e l'uomo incappucciato si stava rialzando da terra, come se qualcosa lo avesse scaraventato via.
Nel rialzarsi disse ‹‹ Eccoli, li senti? ››
‹‹ Che cosa dovrei sentire? ›› chiesi rabbioso.
‹‹ Ascolta attentamente, quei due si stanno risvegliando! ››
Inizialmente non capii di che cosa stesse parlando ma ad un tratto lo sentii, era un forte rumore come di un esercito in marcia, sentivo i tamburi di guerra, il nitrito dei cavalli e i cori che i soldati avrebbero dovuto intonare, la testa cominciò a farmi male, era come se da un momento all'altro mi sarebbe dovuto fuoriuscire un intero esercito dalle orecchie.
‹‹ So che fa male, loro due sono duri da sopportare ›› mi disse l'uomo misterioso ‹‹ proviamo a testare l'attacco, forza ragazzo prova a darmi un pugno! ››
‹‹ Io non do un pugno proprio a nessuno! ›› dissi tenendomi la testa tra le braccia.
‹‹ Bene, allora faremo che mi attaccherai per costrizione! ›› L'uomo scattò ancora avanti e alzò la spada sopra la mia testa, ma con un rapido movimento involontario gli centrai in pieno la faccia e questo lo fece arretrare all'indietro, non so come riuscii ad essere così veloce, ma ne fui in grado.
‹‹ Bel pugno, campione ›› disse facendo smaterializzare la sua spada infuocata poi aggiunse ‹‹ per oggi hai superato il test, ci vedremo domani per continuare, ora va a casa, con l'arrivo di quei due dovrai essere preparato ›› concluse in questo modo poi con un salto raggiunse l'ultimo piano di una palazzina e se ne andò.
" Col cavolo che continueremo, maledetto pazzo! " pensai, poi corsi il più veloce possibile verso casa, fortunatamente i turbini ai piedi si rigenerarono e feci in fretta, ma il dolore alla testa stava aumentando e anche il rumore che sentivo.
Aprii la porta e mi buttai sul divano iniziando a sentire due voci distinte che parlavano l'una sull'altra e che mi stavano martellando il cervello.
Mi buttai a terra e notai che era caduto un libro dalla libreria, tentando di rialzarmi notai che sulla copertina vi era scritto " MARS ", persi l'equilibrio e vi caddi sopra, al minimo contatto con il libro sia le voci che il rumore assordante svanirono e scomparve anche il dolore alla testa.
Rialzandomi mi misi seduto sul divano e strinsi le mani intorno alla testa, iniziai a pensare di poter passare un momento di tranquillità e tirai un sospiro di sollievo, dopo qualche secondo sentii un forte rumore provenire dalla soffitta e mi presi uno spavento.
" Che cosa poteva essere quel rumore? Magari un semplice topo, ma se fosse stato qualcosa di più grosso? " dopo averci pensato su, sentii lo stesso rumore ma più forte di prima.
Andai in cucina e mi munii di coltello e arrivando nel corridoio sottostante alla soffitta, presi coraggio e abbassai la scala per salire.
Con molta cautela raggiunsi la soffitta, sempre molto buia ed illuminata solamente da uno spiraglio di luce proveniente dall'unica finestra presente.
C'era un silenzio che mi metteva i brividi, l'unico suono che si poteva sentire era lo scricchiolio del legno sotto i miei piedi.
Mi guardai attorno ma non vidi nessuno, a un tratto sentii il suon di un colpo ben assestato sul pavimento, continuai a tentare di capire da dove potesse provenire, ma improvvisamente prese forma un'alta ombra alle mie spalle, con molta cautela tentai di voltarmi ma l'ombra mi assalì, io persi il coltello e mi ritrovai a terra con una persona che mi minacciava, armata di una lama affilata.
‹‹ Non mi uccidere, non mi uccidere, non mi uccidere ›› continuai a ripetere come se fossi una ragazzina isterica e coprendomi il viso.
‹‹ Per Ares, ragazzo non pensavo di dover essere affidato a una mammoletta come te! ››
‹‹ Affidato? Ma di cosa stai parlando? ›› chiesi dopo essermi tolto le mani dal viso.
‹‹ A dopo le domande, ora dobbiamo andare a raccattare quell'altro. ››
‹‹ Altro? Quale altro? Di chi parli? ›› fatta questa domanda sentii un forte rumore proveniente dalla cantina.
‹‹ Quello che hai appena sentito, ora se non ti dispiace, potresti fare luce o qualcosa di simile? Non si vede praticamente nulla! ›› chiese la figura misteriosa lasciandomi andare.
‹‹ Oh sì... me ne ero scordato, che idiota... ›› accesi la luce e di fronte a me si presentò un uomo dal fisico slanciato, sembrava provenire dall'antica Grecia per com'era vestito.
Indossava un elmo sul capo con un vistoso pennacchio rosso, una corazza sul petto e un paio di gambali, il tutto era fatto in bronzo, il fianco che era stretto da una cintura, presentava dei fori appositi per le due corte spade che teneva in mano e sulla schiena si poteva notare una lunga e tagliente alabarda.
Rimasi allibito dal vedermi davanti un autentico oplita greco e quando si accorse del mio stupore, m'incitò a scendere verso la cantina.
Arrivati sulla porta, mi accorsi di essermi dimenticato la chiave ma il soldato mi tranquillizzò ‹‹ non preoccuparti ragazzo, ci penso io! ›› estrasse le spade corte dai foderi e urlando ‹‹ Gloria ad Ares! ›› sfondò la porta con un potente fendente.
‹‹ Mi spieghi perché lo hai fatto? Potevo tranquillamente salire a prendere la chiave! ››
‹‹ Non c'è tempo da perdere, mio fratello è qui dentro da qualche parte! ›› disse l'oplita.
‹‹ Siete in due? ›› chiesi sconvolto.
‹‹ Proprio così, ragazzo ›› neanche il tempo di proseguire che un potente colpo si andò a schiantare sul soldato che lo parò con la spada di sinistra in tutta tranquillità.
‹‹ Fratello, sei tu? ›› domandò una voce dalla penombra.
‹‹ Sono io, Deimos, vieni fuori ›› io intanto accesi la luce e potei vedere la figura di un secondo soldato, questo era più robusto del primo, indossava un' armatura di colore azzurro che rifletteva la luce della lampadina, sembrava fatta di diamante, stessa cosa per i gambali e per l'elmo sul quale si poteva notare un pennacchio blu, inoltre imbracciava due grandi scudi, anch'essi di diamante, con due spuntoni che partivano dal centro di ognuno.
‹‹ Vedo che hai trovato il campione ›› disse il soldato.
‹‹ Beh, in realtà è lui che ha trovato me, ma fa lo stesso ›› disse per poi iniziare con una fragorosa risata.
‹‹ Tutto molto divertente ›› lo interruppi io ‹‹ ma qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo? ›› dissi quasi isterico.
‹‹ Giustamente, non ci siamo presentati ›› disse il primo oplita.
‹‹ Io sono Phobos e questo è mio fratello, Deimos, siamo coloro che combattevano a fianco del signore della guerra, distruttore di uomini, il brutale Ares, dio delle battaglie sanguinose e figlio del sommo Zeus e di Era.
Io rimasi allibito per poi andare a dare qualche testata al muro ripetendo ‹‹ Ma io che cosa ho fatto di male? ››
‹‹ Noi, ragazzo ›› continuò Deimos ‹‹ siamo i rappresentati del potere di Marte e ti assisteremo potenziando il tuo attacco o la tua difesa, a tua scelta ovviamente. ››
‹‹ Aspetta un attimo ›› dissi smettendo di tirare capocciate al muro ‹‹ ma allora voi sapete che cos' è tutta questa faccenda del campione, dei poteri e di tutto quello che mi sta capitando questi giorni! ››
‹‹ Certo che lo sappiamo, ma sarà il messaggero a doverti dare spiegazioni, noi siamo solo i tuoi compagni di battaglia ›› detto questo da parte di Phobos, i due presero forma di due piccole sfere che iniziarono ad orbitare intorno a me, rispettivamente Phobos in una sfera rossa, mentre suo fratello in una sfera azzurra.
‹‹ Vuoi provare un po' della mia forza? ›› mi chiese Phobos ‹‹ o forse preferisci la mia difesa? ›› domandò Deimos.
‹‹ Preferisco andare a dormire! ›› dissi, ma neanche fatto un passo che la sfera rossa mi si piantò nella schiena, era come se volesse entrare nel mio corpo come aveva fatto la pietra nel bosco, non penetrò completamente e non seppi spiegarmi come non andò a fracassarmi la colonna vertebrale, mi sentii semplicemente più forte, molto più forte, avevo solo una gran voglia di tirare un pugno al muro, lo feci e si creò un gigantesco buco sulla parete.
Il lampadario sul soffitto si staccò per il forte colpo, mi sarebbe quasi crollato tutto sulla testa, fatto sta che in nemmeno un secondo, ci fu un cambio di sfere e intorno a me si creò una sorta di campo magnetico che faceva da scudo.
Io non vidi cosa successe essendo andata via la luce, ma sentii solamente un forte colpo, come se qualcosa fosse stata scaraventata via con gran forza, mi resi conto che l'unica fonte d'illuminazione era quello scudo che emetteva una strana luce azzurra e facendo qualche passo notai che su di una parete si era andato a conficcare il lampadario, completamente distrutto.
Corsi su, in salone, e le due sfere ripresero forma umana.
‹‹ Divertito, ragazzo? ›› mi chiese Deimos.
‹‹ Assolutamente no! ›› risposi sempre più sorpreso.
‹‹ Un giorno capirai il fascino della devastazione, campione, per il momento ti lasciamo ma quando avrai bisogno, concentrati sul nostro potere ed evocaci. ››
Detto questo, svanirono nel nulla, lasciandomi a bocca aperta.
Mi ritrovavo con la cantina distrutta e un forte dolore alla schiena, andai in bagno e cercai una qualsiasi crema che mi potesse aiutare.
Mosso da curiosità, presi poi il computer ed iniziai a fare una ricerca su quei due soldati.
Innanzitutto notai che Phobos e Deimos erano i due satelliti del pianeta Marte, nella visione mitologica invece erano veramente i figli del dio Ares e della dea Afrodite e rispettivamente rappresentavano la divinizzazione della paura e del terrore che suscita la guerra, insomma non erano proprio delle persone da inimicarsi.
Passai il resto della giornata a pulire tutto ciò che i due fratelli avevano distrutto e per il muro sulla parete dovetti attaccarci momentaneamente del cartone e la cosa non mi fece granché piacere.
Si fece sera e dopo essermi fatto una bella cena, crollai sul letto in men che non si dica.
Iniziai nuovamente a sognare, questa volta mi trovavo in quello che doveva essere un bar nel quale non ero mai entrato prima, la cosa che mi fece stranire era il fatto che fossi in compagnia dell'uomo incappucciato.
Ad un tratto sentii un forte dolore allo stomaco, così forte che era come se avessi mangiato un'intera scorta di uova andate a male.
Mi alzai per andare nel bagno del bar, l'uomo incappucciato se ne stava ancora seduto mentre continuava a fissarmi, io entrai nel bagno e fu allora che sulla parete vidi un'altra scritta "Venus".

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