Che casino l'amore!

di Deppenders
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oh, mio bel principino ***
Capitolo 2: *** Buona giornata a me! ***
Capitolo 3: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 4: *** Buon anno Charlie ***



Capitolo 1
*** Oh, mio bel principino ***


Camminavo tranquilla lungo la riva, facendomi cullare dal dolce suono delle onde che s’infrangevano nella banchisa. Il lieve velo di sudore sul mio corpo risplendeva alla luce del sole, facendomi sembrare una sorta di diamante-umano. Magari se fossi stato un diamante, qualcuno mi avrebbe finalmente notato.  O magari avrebbe solo approfittato di me per rivendermi a una qualche asta cui partecipavano dei vecchi ricconi con tanto di pancia, lunghi baffi curati e orologio d’oro da taschino che avrebbero controllato continuamente per far vedere che non avevano tempo da perdere per una semplice ragazza-diamante. Insomma, mi avrebbero solo ricordato che non valgo niente. Che ingiustizia.
Mi coricai sulla sabbia, godendomi gli ultimi raggi del sole. Chiusi gli occhi. Non volevo pensare a niente. Ormai avevo perso la speranza che qualcuno si accorgesse di me. Non credevo più che il mio bel principe azzurro sarebbe arrivato in sella al suo cavallo bianco e mi avrebbe portato al suo castello. Avevo 17 anni, alle favole avevo smesso di crederci.
Uffa… perché deve essere tutto cosi difficile?- sospirai.
Aprii gli occhi, per ammirare un’ultima volta il tramonto. Fu allora che mi accorsi di quel paio di occhi che mi fissavano preoccupati. E che occhi. Non mi era mai capitato di vedere degli occhi cosi… wow. Erano di un blu particolare, con delle sfumature viola. Erano semplicemente stupendi. Con un certo sforzo spostai la mia attenzione al resto del viso cui appartenevano quelle meraviglie. Capelli corti e biondi, naso dritto, bocca carnosa, pelle perfetta e di quel colore che tutte le ragazze cercano di ottenere passando ore nei lettini solari.
-Tutto bene?-
Ah guarda, quella specie di Dio della bellezza parlava. Oddio che voce sexy. Okay Charlie, stai calma. Controllati.
-Ehm… s.. si, tutto bene, gra.. grazie- tentai di sorridere per rimediare a quella voce da cornacchia.
Mr. Perfezione sorrise, rivelando una fila di denti bianchi e perfetti. Mi mordicchiai il labbro dal nervoso. Quanto era figo… santo cielo chissà cosa starà pensando di me! Chissà che aspetto orribile che ho… con la fortuna che mi ritrovo, potrei avere un brufolo gigante proprio al centro della fronte che è sul punto di esplodere. S C H I F O
-Ti decidi ad alzarti o cosa Charlotte?- nella voce di scusasesonofigo era scomparsa ogni traccia di gentilezza. Anzi iniziava tanto a somigliare a quella di mia madre. Ehi un momento! E lui come faceva a sapere il mio nome?!
-Charlotte forza alzati!- e cosi dicendo, mi prese per un braccio e mi alzò. Hai capito Mr. Muscolo. Chissà se gli sono sembrata pesante. Avevo messo su qualche chilo in questi mesi di vacanza… dovevo ricordarmi di iniziare urgentemente una dieta. Magari potevo andare da…
-Oh insomma ti vuoi svegliare?!- il bel biondino aveva iniziato a scuotermi tenendomi per le spalle. Ma è forse questo il modo di trattare una dolce fanciulla indifesa? Alzai lo sguardo, per fissare quei suoi meravigliosi occhi e dirgli di lasciarmi andare, quando tutto divenne buio. E il mio principe azzurro sparì un’altra volta.
 
-CHAAAARLOOOOTTE- spalancai gli occhi, per ritrovarmi faccia a faccia con mia madre che strillava come una pazza. Okay, preferivo senz’altro il mio bel principino.

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Capitolo 2
*** Buona giornata a me! ***


-Mamma calmati, sono sveglia- biascicai stiracchiandomi assonnata.
-Datti una mossa, è tardissimo!-
Girai con un certo sforzo la testa verso la sveglia poggiata sul comodino accanto al letto. Segnava le 07:50. Cavolo se era tardi! Mi misi di scatto seduta sul letto e subito mi ritrovai a guardare la me stessa sconvolta riflessa nello specchio dall’altra parte della stanza. Dovevo ricordarmi di spostarlo di li, o uno di questi giorni mi sarebbe venuto un infarto. Sembrava che nei miei capelli una coppia di uccelli avesse deciso di crearci il nido. Mancavano solo un paio di foglie e due uova ed ero perfetta come albero. Mi precipitai fuori dal letto, ma dopo un passo caddi a terra sbattendo la faccia contro il tappeto. Si preannunciava una splendida giornata. Cercai di districarmi dal groviglio di lenzuola intorno alle mie gambe.
Quando finalmente riuscii a liberarmi mi diressi verso il bagno con passo incerto, neanche fossi una neonata che impara a camminare. Afferrai la maniglia della porta e… -CHARLIIIE non c’è tempo per farti la doccia! Lavati la faccia e vestiti dai!- e la voce di mia madre mi sfondò i timpani per la seconda volta nella giornata.
-Ma mamma non posso andare a scuola senza lavarmi! Puzzo peggio della pupù di Milù!- tentai di protestare.
-A proposito di Milù, appena torni da scuola devi cambiarle la sabbia della lettiera!-
Come?! Ma che pal…
-Sbrigati Charlotte!- gridò mia mamma dalla cucina. E subito dopo si sentì un rumore di pentole che cadono a terra. Ma che stava combinando quella pazza…
Aprii il rubinetto e mi gettai un po’ d’acqua fresca sul viso. Ok, andava già meglio. Allungai una mano per afferrare l’asciugamano che… non c’era.
 –Maaaaaaax!- mio fratello si affaccio da dietro la porta del bagno.
–Si sorellina?- disse con un sorriso malefico dipinto sul volto.
–Razza di peste, che fine hanno fatto gli asciugamani?.- dissi cercando di mantenere la calma.
-Iooo non ne so niente!- e corse via, lasciandomi li come un’ebete, con la faccia bagnata. Aahh il giorno che lo prendo…
Mi precipitai in camera e aprii l’armadio. Una valanga di asciugamani mi cadde in testa, sommergendomi. Max. giuro che me l’avrebbe pagata. E anche cara.
Mi liberai da sotto la valanga di asciugamani e mi allungai per afferrare la mia divisa nuova di zecca. La gettai sul letto e frugai in uno dei cassetti alla ricerca di slip e reggiseno. Mi tolsi il pigiama e lo gettai per terra, segnandomi mentalmente di metterlo nella cesta dei panni sporchi o mia madre mi avrebbe uccisa. Mi vestii in fretta e furia e arrivai in cucina saltellando come un canguro, cercando di infilarmi una scarpa.
-Ok fatto sono pronta!- dissi sorridendo a mia madre, orgogliosa di essere riuscita a prepararmi in fretta (per la prima volta in vita mia).
Mia madre mi squadrò. Che aveva adesso? Mi fissava come se sua figlia si fosse trasformata in un essere metà uomo (donna) e cavallo. –Hai intenzione di uscire cosi?- disse finalmente. La guardai male. Okay essere sinceri, ma andiamo, è mia madre! Un minimo di tatto!
-Scusa se non sono perfetta! Sono pur sempre tua figlia! Potresti essere un pochino più affettuosa!- sbottai. Se non mi trattenevo, avrei iniziato a piagnucolare. E l’ultima cosa che mi serviva era una crisi isterica.
- Ma no tesoro che dici, tu sei stupenda, sei il mio angelo amore mio- disse abbracciandomi. –Ma tesoro, non credo tu voglia uscire con i capelli in quelle condizioni-
I capelli! Oh no! Corsi in bagno. Accidenti che orrore! Presi la spazzola e iniziai a passarmela tra quei rovi castani. Okay far avere un aspetto decente ai miei capelli sarebbe stato impossibile. Mi rassegnai e presi un elastico e legai quella chioma indomabile in un’alta coda di cavallo. Diciamo che se di solito ero oscena, oggi lo ero ancora di più. Nonostante le persone non facessero altro che ripetermi che mi avrebbero volentieri rubato gli occhi (sono azzurri, ma sono pur sempre degli occhi e non sono di certo l'unica ad averli.) io non mi sentivo comunque a mio agio con il mio aspetto. Perché occhi azzurri o meno, di ragazzi nemmeno l’ombra. Esclusi quelli che io mi sognavo. Magari stavo diventando una specie di maniaca e avevo bisogno di fare qualche seduta da uno psicologo. Magari era il caso che ne parlassi con qualcuno. In effetti non era la prima volta che sognavo quel ragazzo… aveva un’aria così familiare. Eppure non riuscivo a ricordare chi fosse.
-Charlie, Oliver è giù che ti aspetta- mi disse mia madre sorridendomi affacciandosi in bagno, con la mia borsa di scuola in mano. La guardai un istante e sorrisi pensando tra me e me che avevo la madre più bella del mondo. Io invece ero una sottospecie di mostro. Portava i capelli biondi e lisci lunghi sino alle spalle. I suoi occhi azzurri trasmettevano sempre affetto, quel calore che solo le madri hanno. E il suo nasino alla francese, tempestato di lentiggini la faceva assomigliare a una bimba dispettosa. Si vestiva sempre in modo elegante, ma anche con una tuta da ginnastica sarebbe apparsa stupenda. Aveva 45 anni ma poteva averne 30. Aveva un bel fisico, un po’ la invidiavo anche. Quando andavamo in giro insieme per negozi, erano molti gli uomini che la guardavano. Ma lei ovviamente respingeva tutti con un sorriso cortese. Per lei c’era sempre stato un solo uomo nella sua vita. Mio padre. Si amavano ancora come quando avevano 14 anni. Spero di trovare anch’io un giorno un uomo con cui passare il resto della mia vita.
-Scendo subito- dissi sorridendole. Mi avvicinai e le stampai un bacio sulla guancia.
-Buona giornata tesoro- disse, assestandomi una pacca sul sedere e dandomi la borsa di scuola.
-Mamma!- la sgridai ridendo.
 
Mi precipitai fuori di casa e corsi a chiamare l’ascensore. Non avevo intenzione di farmi 5 piani a piedi, avrei perso un sacco di tempo. Sentii qualcosa muoversi dentro la borsa. La aprii. Ah era solo il cellulare. Dovevo diminuire l’intensità della vibrazione accidenti, faceva tremare mezzo mondo ogni volta che mi arrivava un messaggio. Guardai lo schermo. Era Oliver:
Ma insomma, ci diamo una mossa tesoro? Muovi il tuo bel culetto <3
sorrisi. Oliver non si smentisce mai. Ah e non pensate male. Non era il mio ragazzo, ne qualcuno con cui stavo uscendo. Era semplicemente il mio migliore amico. E… si. Era gay. Ma non uno di quelli che non lo danno a vedere. Oh no, si capiva eccome che era gay. Ma lui non si faceva troppi problemi. Era abituato alle solite battutine da parti dei ragazzi della scuola. Soprattutto da quelli della squadra di football. I classici ragazzi fighi e popolari che si trovano in ogni liceo che si rispetti. Tutti sapevano che Oliver era omosessuale. Tutti tranne beh… i suoi genitori. Aveva troppa paura per confidarglielo. Così non ha mai detto niente. A sentirlo parlare, è molto meglio che non sappiano nulla. Dice che tra di loro ci sono già abbastanza problemi e che non c’è bisogno che sappiano anche che è gay. Non sa come reagirebbero. Pensa che lo manderebbero addirittura in collegio. E questo, non vogliamo proprio che accada. Ci mancherebbe troppo.
Digitai in fretta una risposta al mio amico:
Scusa, arrivooo <3 <3 <3
Neanche il tempo di inviare il messaggio, che ero già fuori dall’ascensore, attraversando l’atrio.
-'Giorno- salutai la signora White, una vecchietta che… mi correggo. Non vuole assolutamente essere chiamata vecchietta. Dice che lei non si sente per niente anziana e che ha ancora tanto da dare al mondo. Beh, in ogni caso, vive al primo piano e si occupa delle piante del palazzo e della posta.
-Buongiorno cara- mi rispose distrattamente la vecchiettachevecchianonè, mentre smistava la posta appena arrivata.
Aprii la porta e uscii nella fredda e trafficata mattinata di New York.
-Tesoro, ehiii- un ragazzo alto, con una divisa simile alla mia, si sbracciava poco lontano da me, appoggiato a una macchina li parcheggiata. Gli corsi incontro.
-Oliiiver- gli stampai un bacio sulla guancia mentre mi mettevo in punta di piedi per abbracciarlo.
-Non sei cresciuta vedo, sei sempre la mia nanetta- mi rispose lui alzandomi da terra e facendomi girare.
-Ehii lasciamii- tentai di dire, cercando di non soffocare tra le sue braccia
Rise poggiandomi a terra, ridacchiando
-Che simpaaatico.- mi allungai per scompigliarli i capelli. Ridacchiò. Pensai che era proprio carino quando rideva. Che ingiustizia. Perché i ragazzi gay sono sempre così carini? Che spreco. Oliver era alto, muscoloso il tanto giusto, capelli neri, occhi scuri, da cucciolo, sempre sorridente. Ci conosciamo dalle elementari e siamo subito diventati amici. Ci eravamo persino dati qualche bacino dolce e innocente, eravamo piccolini. E lui… beh lui non mostrava di certo l’interesse che ha ora per i ragazzi o per i vestiti. Insomma ci mettiamo a parlare dei culi dei giocatori della nostra squadra di football! Che, lasciatemelo dire, sono davvero un bel vedere. E fa sempre piacere parlare con un ragazzo che non stia sempre a dire ‘’oddio guarda le tette di quelle! me la porterei volentieri a letto cazzo!’’, il tutto incorniciato da un fiume di bava. DIS-GUS-TO-SO.
-Beh, principessina, il nostro primo trionfale giorno di scuola ci aspetta!- disse facendo un profondo inchino.
-Verso l’infinito e oltre!- lo presi a braccetto e ci incamminammo verso quella che era la nostra scuola da ormai 3 anni.

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Capitolo 3
*** Di nuovo insieme ***


Parlare con Oliver era facile, sapeva metterti a tuo agio, era divertente, mi faceva sempre ridere, lo adoravo. Non eravamo migliori amici per niente. Ma mancava ancora una persona all’appello… un’altra persona di cui non potevo fare a meno.
Oliver mi diede una gomitata –Guarda la…- mi girai a guardarlo. Mi sorrise e mi fece cenno con la testa verso un gruppetto di ragazzi appoggiati a un muretto vicino all’entrata della scuola. Fu allora che vidi…
-ALLIE!- corsi incontro alla ragazza senza di cui non potevo vivere. La mia migliore amica.
-CHARLIE! Quanto mi sei mancaaata- mi urlò nell’orecchio lei mentre ci abbracciavamo, o meglio, ci stritolavamo. Ci staccammo un attimo per poter riprendere a respirare. Mi accorsi di qualcosa che brillava a un lato del suo naso.
-ehi ma… ti sei fatta un nuovo piercing e non me lo dici?!- finsi di essere offesa e misi il broncio.
-Sorpresa! Ti piace?- dice lei sghignazzando. Girò la faccia di profilo per mettere in mostra il piccolo brillantino che risplendeva alla luce del sole.
-Ti sta benissimo!- sorrisi e annuii approvando il nuovo piercing.
-Grazie- mi rispose facendomi un sorriso a 32 denti, supersplendenti pure quelli.
Allie era la mia migliore amica dalla primo anno di liceo. All’inizio l’avevo un po’ evitata perché mi sembrava una cattiva ragazza. Non prestava mai attenzione alle lezioni, si impegnava poco a scuola, e stava sempre con un gruppetto di ragazzi che non facevano altro che bere e fumare. Insomma, non le rivolsi mai la parola fino a quando il prof di biologia non ci mise in coppia insieme per una ricerca. Avremmo dovuto passare parecchio tempo insieme, osservando il comportamento di un maledettissimo pesce che non faceva altro che morderci quando cercavamo di pulirli l’acquario. Stupido pesce. L’avevamo chiamato Schizzo, perché era proprio schizzato, fuori di testa. Comunque, io e Allie iniziammo a frequentarci. All’inizio, nonostante io fossi gentile e cortese con lei, mi trattava sempre con freddezza. Tutto cambiò quando suo padre morì. Era gravemente malato da più di un anno e lei non ne aveva parlato con nessuno. Ero l’unica persona che si avvicinava di più a un’amica in quel momento. Le stetti accanto tutto il tempo. Ero li quando piangeva, quando si prendeva le colpe della morte del padre. Si odiava. Diceva che avrebbe dovuto impegnarsi a scuola, per rendere suo padre orgoglioso di lei. Quell’anno fu davvero difficile. Poi si riprese. La convinsi a uscire con me, a fare qualcosa insieme. E tutto cambiò. Smise di ubriacarsi e di tornare tardi a casa. Iniziò ad aiutare la madre e si trovò un lavoro part-time in un supermercato. Si prese cura dei suoi due fratellini più piccoli. Insomma, si trasformò in una nuova Allie. Ed entrò anche a far parte della mia famiglia. Ora siamo migliori amiche da tre anni. Ed è come se fossimo sorelle. Anche se completamente diverse. Sua madre è scappata qua in America per fuggire dal padre. Diciamo che l’ambiente familiare non era dei migliori. Quando la madre è arrivata in America ha conosciuto il padre di Allie, ed è stato subito amore. Dopo un anno di matrimonio, è nata lei. Ed eccola qui, dopo mille difficoltà, mille dispiaceri, più forte che mai. È diventata una splendida ragazza. Alta, capelli lunghi, neri come il carbone e morbidi come seta, occhi grandi e scuri, naso a patata, labbra carnose, pelle color cioccolato che ti fa venire voglia di morsicarla per sentire che sapore ha.
-Ragazzeee, forza andiamooo- Oliver richiamò la nostra attenzione, alzando gli occhi al cielo.
-Arriviamooo-
E così ci prendemmo per braccetto e ci dirigemmo all’entrata della scuola. Un nuovo anno stava per iniziare. Di nuovo insieme. 

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Capitolo 4
*** Buon anno Charlie ***


Caos. Il più completo. Beh… Buon anno Charlie.

-Ehi amico stai attento! È il terzo che mi da una spallata!-

-HAHAHA dai Allie, è normale! Primo giorno di scuola, ricordi? Corridoi superaffollati!-

-Okay ma… insomma non dovrebbero esserci le stesse persone che ci sono durante tutto l’anno? Perché oggi dobbiamo scontrarci tutti?!-

-Mhm…-

-Siiignorinaaaa, tesoruccio, che guardii?- Oliver mi schioccò le dita davanti agli occhi.

-Oh niente stavo solo… Ehi Allie ma quella non è Megan?- dissi tentando di sviare il discorso. In realtà mi era sembrato di vedere un viso familiare… un ragazzo in fondo al corridoio…

-RAGAAAZZEEE- la voce acuta di Megan mi perforò il cervello, nonostante si trovasse una dozzina di armadietti lontano da noi.

-Ehi Meg!- la salutammo in coro.

Ci baciò uno ad uno sulla guancia. –Che mi raccontate? Qualche storia interessante questa estate?- Megan partiva ogni estate con la sua famiglia. Suo padre lavorava in tv. E… beh, per quanto potessimo essere ‘’amiche’’, le piaceva vantarsi. Era piena di soldi e tutti dovevano saperlo.

-Nah, niente di che? Tu piuttosto?- le chiese Allie giusto per farla felice. E ovviamente Meg colse la palla al balzo e si fiondò in una descrizione dettagliata del suo viaggio a Parigi e del suo flirt con un ragazzo francese, Auguste, o qualcosa del genere. Si poteva dire di tutto a Meg… ma non si poteva negare che fosse una bella ragazza. Lo era sempre stata. Capelli lunghi, castani, mossi, occhi verdi, labbra carnose, gambe lunghe, perfette, pancia piatta, braccia sottili. Poteva permettersi tutti i vestiti costosi e alla moda che voleva. Megan era il classico esempio di ragazza perfetta. Aveva il potere di far deprimere ogni ragazza sulla faccia della terra. Ma non era poi così stronza… infondo…

-Tesoro, hai delle unghie favolose. Dove sei andata? Dalla solita?- ah già. Oliver adorava Megan. Pff.

-SIII ti paccionoo?- mise bene in mostra la manicure perfetta. Guardai le mie unghie. ODDIO. Smalto mangiucchiato, pellicine ovunque. Un disastro. Nascosi le mani sotto la giacca.

-Eccoci qui!- eravamo arrivati all’aula magna, pronti per il discorso di inizio anno che nessuno avrebbe ascoltato. Andammo a sederci e Megan ci lasciò per andare a salutare delle sue amiche.

-Accidenti quanto parla.- fu il commento di Allie. Al che io soffocai una risatina.

-Io la trovo di classe- commentò Oliver con il tono da ‘’sei solo invidiosa’’. Fortunatamente il preside richiese la nostra attenzione e iniziò il solito noiosissimo discorso. Lo stesso da quando frequentavo quel liceo. Dopo il suo –buongiorno ragazzi- portai la mia attenzione su chi mi circondava per vedere se trovavo volti familiari o… chissà, qualcuno di interessante. Fu allora che notai un ragazzo due file davanti a me. Ma… quello non è il ragazzo del corridoio… che stran…

-Un’altra parola e mi sparo!- sospirò Allie al mio fianco. –Cingomma?-

-Mhm no grazie, vorrei mettermi a dieta…-

-Charlie stai scherzando?! Diventerai trasparente.-

La liquidai con un gesto della mano. Dovevo dimagrire. Dovevo diventare come Megan. Magari mi sarei potuta dare una sistemata ai capelli e…

-Alleluia è finito!-

Ci avviammo verso l’uscita della sala e ci preparammo ad affrontare altri spintoni e scontri per raggiungere la nostra aula.

-Fanciulle io vi abbandono qui, ci vediamo a pranzo-

-Ciao Olli- il tempo di salutarlo che era già scomparso tra la folla.

-Beh.. a te l’onore cara- Allie fece un ampio gesto col braccio per farmi entrare per prima. La classe era già mezza piena ma riuscimmo a trovarci due posti in terza fila. Non male. Non troppo infondo da permetterci di distrarci, ne troppo avanti per non permetterci di... beh di distrarci.

Facemmo appena in tempo ad accomodarci che entrò la signorina Platt, insegnante di lettere.

-Buongiorno ragazzi- il chiasso cessò all’improvviso e l’intera classe si alzò rispettosa.

–Buongiorno prof-

-Passata una bella estate?- chiese Paul, il solito lecchino.

–Si, grazie Paul. Sedetevi pure ragazzi.- La signorina Platt prese posto dietro la cattedra e, preso in mano il registro iniziò a scorrere i nomi.

–Noto con piacere che si è aggiunto un nuovo studente alla nostra lista… Adam?-

Nella mia stessa fila si alzò quindi un ragazzo che non avevo ancora notato.

Un momento… Adam si alzò e si avviò verso la cattedra per presentarsi a tutta la classe. Però come era alto.. biondo.. spalle larghe.. ehi. Nice ass Adam!

-Salve.. io sono Adam, vengo dall’ Australia e…- la sua voce. Io lo conosco… mi concentrai sul suo volto e… MA CERTO! Il ragazzo del sogno! Ma… com’era possibile?! Insomma, un sogno è un sogno… no?.. magari un alieno mi aveva rapita e mi aveva modificato il cervello! No no no. Non essere ridicola. Ci sarà sicuramente una spiegazione logica. Gli applausi convinti della classe mi risvegliarono dai miei pensieri. Iniziai ad applaudire anch’io, un po’ spaesata.

Allie mi assestò una gomitata. –è carino eh?- disse ammiccando. Solo allora notai come tutte le ragazze fissavano il nuovo arrivato. Beh non c’era di che stupirsi.. –già è proprio carino- sorriso da ebete mode: ON.

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