50 Themes for Passion

di purpleblow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Feelings of guilt [01. Addio.] ***
Capitolo 2: *** 02. Interest encounter... or not? [26. Incontro] ***
Capitolo 3: *** 03. Shooting Pain [32. Dolore] ***
Capitolo 4: *** 04. Broken Doll [15. Bambola] ***
Capitolo 5: *** 05. Unusual Awakening [25. Risveglio] ***
Capitolo 6: *** 06. Irritante! [29. Attesa] ***



Capitolo 1
*** 01. Feelings of guilt [01. Addio.] ***


DIsclaimers: i personaggi non sono miei ma di Square Enix, la quale detiene tutti i diritti.

50 Themes for passion


Feelings of guilt [01. Addio]



Reno non avrebbe mai voluto pronunciare quella parola. O almeno, non in quel frangente.
Era venuto a conoscienza della morte del Presidente Rufus ShinRa poche ore prima, ma ancora non aveva realizzato la situazione.
Come poteva Rufus essere...? No. Impossibile.
Non aveva avuto neppure il tempo per dirgli addio.
Dov'era lui quando la ShinRa Tower stava crollando?
Avrebbe potuto aiutare Rufus, forse non tutto sarebbe stato perduto, se solo fosse stato lì.
Invece, dov'era?
Era al bar, come ogni sera.
Lui e Rude avevano fatto una capatina al bar a bere qualche bicchierino. Era ubriaco Reno quando aveva sentito l'esplosione, infatti nemmeno c'aveva fatto caso.
Troppo preso dalla sbronza, troppo occupato a crogliolarsi nella sua finta felicità da ubriaco.
Già, in quel momento non avrebbe avuto la minima idea di come si sarebbe sentito qualche ora dopo.
Adesso lo sapeva.
Adesso Reno era sobrio e capiva benissimo la situazione che si era creata.
Rufus era morto.
Da quando aveva avuto la triste notizia non aveva aperto bocca, era rimasto in silenzio a guardare il vuoto.
Elena piangeva, Tseng e Rude stavano fumando una sigaretta, nervosi.
L'aria lì dentro era diventata pesante.
Benchè non avesse mai avuto rapporti stretti col Presidente, Reno era attanagliato dai sensi di colpa.
Sensi di colpa verso se stesso, proprio per quel motivo.
Aveva sempre ammirato Rufus.
Quel suo essere così perfetto, il suo sguardo freddo e glaciale, il suo modo di dirigere l'azienda, l'avevano sempre colpito.
Già, Reno ne era attratto, fin da quando l'aveva visto la prima volta.
Si era sempre impegnato per portare a termine le missione nel migliore dei modi, non voleva assolutamente deludere le aspettative del capo.
Ma adesso che senso aveva?
Per chi avrebbe continuato a dare il meglio di sè?
Rufus era morto.
Non ci sarebbe più stato nessun compito da svolgere, ma soprattutto non avrebbe potuto guardare mai più quegli occhi.
Lentamente si lasciò cadere per terra, sfinito.
Le emozioni che circolavano dentro di lui lo stavano massacrando.
Tutto ciò che sentiva era il suo cuore che rimbombava nel silenzio, il suo respiro cominciò a farsi affannoso e improvvisamente sentì una sensazione fastidiosa agli occhi, come tanti spilli che lo stavano perforando.
No. Non avrebbe pianto, Rufus detestava i deboli, e lui di certo non lo era.
Però, continuava a sentirsi in colpa per quell'"addio" non pronunciato.
Se qualcuno gli avesse chiesto come si sentiva in quel momento, non avrebbe saputo cosa rispondere.
Odio. Tristezza. Sensi di colpa. Rabbia. Disperazione.
Troppi aggettivi per descrivere il suo stato d'animo, non avrebbe saputo quale scegliere.
Per un attimo pensò al suo futuro, senza du Rufus, senza qualcuno da seguire.
Cos'era lui adesso?
I Turks agivano sotto gli ordini di qualcuno, ma senza la loro colonna portante, cosa avrebbero fatto?
Niente avrebbe avuto più senso, o almeno per quanto riguardava lui.
Cercò di pensare ad altro, di riprendere il controllo della sua mente, ma più ci provava, più il volto di Rufus affiorava nella sua mente.
Adesso non aveva più niente intorno, c'era solo lui, immerso nella nebbia, non vedeva niente.
Che stesse diventando pazzo?
Non si rese conto quando due forti braccia lo sollevarono, posandolo poi su una sedia.
Non sentì la voce di Elena chiamarlo preoccupata, nè le imprecazioni che lanciava Tseng.
Non sapeva più neanche dove fosse, ma fondamentalmente non gli importava neppure.
Passarono all'incirca dieci minuti, i più lunghi della sua vita, poi tornò alla realtà, era confuso, spossato.
La mano fredda di Elena era posata sulla sua fronte e incredibilmente era quella freschezza che riusciva a dargli un po' di sollievo.
Non aveva mai visto la ragazza preoccupata per lui, avrebbe giurato che l'odiasse con tutta se stessa, ma in quel frangente era lei che cercava di dargli conforto.
O almeno, un minimo di conforto, perchè ormai l'unica cosa che lo faceva sentire vivo era scomparso.
La biondina si inginocchiò di fronte a lui.
"Beh, che ti è preso?" ecco, adesso tutto tornava, ora riconosceva il tono pungente con cui gli si rivolgeva sempre.
Lui la guardava in silenzio, non sapeva proprio cosa risponderle.
Il silenzio che si era creato era davvero opprimente, ma le parole non gli uscivano dalla bocca.
"Dovresti parlarne, se non con me, fallo con qualcuno. In momenti come questo non fa bene tenersi tutto dentro." e aveva ragione, ma come poteva dirle qualcosa se non riusciva ad esprimersi?
Il silenzio continuava a prolungarsi, così lei decise di andarsene, pensando volesse restare da solo.
Fu in quel momento che Reno inconsciamente.
"Non ho potuto dirgli addio." una frase asciutta ma che celava al suo interno tanta disperazione.
Elena allora si voltò verso di lui, comprensiva.
Adesso era lei a non saper cosa dire, aveva capito che per il ragazzo, Rufus non era solamente il capo, ma qualcosa di più.
Le donne hanno un elevato intuito, probabilmente nè Tseng, nè Rude con il quale passava più tempo, l'avrebbero capito.
Cosa poteva dire lei a quel proposito?
L'unica cosa che le venne spontaneo fare, fu abbracciarlo.
Fu strano per entrambi, da quando si conosceano non avevano fatto altro che punzecchiarsi, ma in situazioni come quella gli screzi vengono messi da parte.
Reno accettò di buon grado quella stretta amichevole che stava riuscendo a dargli un po' di sollievo, così, si lasciò andare contro al petto di lei, permettendo ad un'unica lacrima di uscire.
E di nuovo, la sua mente fu colta da un improvviso caos.
Quella maledetta parola aveva cominciato a rimbombargli in testa, come per ricordargli di non averla pronunciata per tempo.
La testa stava per scoppiargli.
Era esausto.
Lentamente chiuse gli occhi, finendo per addormentarsi, ponendo fine a quello strazio.


Note dell'autrice:
Questo è il primo capitolo dedicato a questa nuova raccolta, seguendo la tabella della
Writing Community MEZZA_TABELLA.

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Capitolo 2
*** 02. Interest encounter... or not? [26. Incontro] ***


50 Themes for Passion

Interest encounter... or not?
[
26. Incontro]



Ancora giornate piene di lavoro, negli ultimi tempi erano rimasti soli i Turks che lavoravano per la ShinRa, stavano solo aspettando il momento che la grande organizzazione si ripopolasse, ma fino ad allora dovevano svolgere il doppio dei compiti.
Reno camminava per i corridoi della neo-ShinRa, un palazzo non troppo grande, o almeno in confronto al vecchio edificio.
Non ce la faceva più a lavorare senza sosta, adesso oltre alle solite missioni, gli toccava anche compilare i rapporti, vedere se i mezzi di trasporto funzionavano a dovere e tante altre piccole e noiosissime pratiche.
Non ne aveva voglia, prima era diverso, gli piaceva il suo lavoro, adesso quasi lo detestava.
Avrebbe lasciato i Turks se solo non ci fosse stato un piccolo particolare a trattenerlo, trattasi del Presidente Rufus Shinra.
Non che lui vietasse ai suoi dipendenti di licenziarsi, questo no, era Reno stesso a non volerlo.
Rufus ormai faceva parte dei suoi pensieri, non c'era momento in cui non pensasse ai suoi occhi, ne era attratto morbosamente e non poteva farci niente.
Nonostante ciò, lui non ne aveva mai dimostrato il suo interesse verso il suo capo, aveva paura di un rifiuto da parte sua, anche se spesso capitava che tra loro ci fossero degli scambi di sguardi che celavano malizia.
Probabilmente anche Rufus era attratto dal rossino, ma lui non voleva rischiare.
Entrò nel suo ufficio e prese posto alla scrivania, cominciando a mettere in ordine i documenti sparsi su di essa.
C'era troppo casino in quella stanza, se Tseng, o peggio Rufus fossero entrati lì dentro, una lavata di capo non gliel'avrebbe tolta nessuno. Era risaputo di quanto fosse disordinato Reno, ragion per cui i controlli si sarebbero fatti più frequenti.
Meglio prevenire, pensava.
Cercò di concentrarsi nel suo dovere, ma purtroppo non gli era mai stato semplice fare attenzione a ciò che faceva.
Non era passato neppure un quarto d'ora da quando aveva messo piede nella stanza, che già aveva voglia di uscire per fumarsi una sigaretta.
Il suo sguardo si posò immediatamente sul pacchetto di Chesterfield che stava sulla scrivania, sembrava quasi lo esortasse a prenderne una e uscire a fumarla.
Stupido errore quello di metterle in bella vista.
Non potendo più resistere al richiamo della nicotina decise di uscire, sperando che nessuno lo cercasse in sua assenza.
Si alzò dalla sedia su cui era mollemente appoggiato, prese le sigarette e uscì dall'ufficio per dirigersi successivamente all'aperto.
"Maledetti divieti! Se avessimo il permesso di fumare in ufficio non sarebbe un problema!" imprecò Reno ad alta voce.
Per lui fumare era un bisogno primario, faceva fatica a resistere anche solo un'ora.
Appena fu fuori, estrasse la sigaretta e l'accese, inspirando il fumo a pieni polmoni, gustando il sapore della nicotina.
Fece un altro paio di tiri quando sentì la porta del terrazzo aprirsi, non se ne curò, sicuramente era Rude che come lui non aveva saputo resistere al richiamo delle sigarette.
Si voltò immediatamente quando sentì i passi farsi più vicini, pronto per salutarlo, quando si accorse che la persona che aveva davanti non era Rude, bensì il Presidente.
Il sorriso che spiccava sul suo volto si spense, dando spazio ad un'espressione preoccupata. Sicuramente Rufus non gliel'avrebbe fatta passare liscia, per lui il lavoro veniva prima di tutto.
Stettero per qualche minuto in silenzio ad osservarsi, lo sguardo del Presidente era glaciale, come al solito e questo non aiutò Reno a calmarsi.
"Reno."
Una sola parola e già il ragazzo si stava pentendo di essersi preso quella breve pausa.
"Si capo?" cercò di mantenere il suo solito atteggiamento rilassato e gioviale, ma purtroppo la voce gli uscì tremolante.
Rufus sospirò, scuotendo la testa esasperato.
Conosceva ormai il Turk da anni, era l'unico che faceva sempre di testa sua e questo lo portava a prestargli particolare attenzione.
Non era la prima volta che osservava i movimenti del rossino.
"Non dovresti essere in ufficio a compilare documenti? Posso sapere che ci fai qui fuori?" il suo tono era freddo, come i suoi occhi.
Com'era possibile che Reno fosse attratto da una persona così diversa da lui? Erano due estremi.
"Ehm, pausa sigaretta?" tentò, accompagnando le parole con una risata nervosa.
Il Presidente gli faceva sempre quell'effetto, ogni volta che gli si trovava vicino si agitava inspiegabilmente.
"Non è una buona scusa per mollare il proprio lavoro. Ti pare che Tseng, Elena o Rude lo facciano? Pensi di essere diverso da loro?" per una volta Rufus non poteva semplicemente lasciar perdere?
Ma soprattutto, per quale motivo se la prendeva sempre con lui?
Questo era quello che pensava Reno, si sentiva così maledettamente preso di mira.
"No, capo. Veramente no." aveva abbassato lo sguardo, non reggeva più la vista di quegli occhi.
Rufus tirò un altro sospiro, avrebbe voluto fargli l'ennesima ramanzina, ma quella volta c'era qualcosa che lo bloccava.
Anzi, per la verità era da un po' di tempo che non lo puniva come avrebbe dovuto.
C'era qualcosa in quello sguardo sottomesso che gli impediva di rimproverarlo.
Qualcosa in quegli occhi che lo addolcivano, per quanto potesse ammorbidirsi Rufus.
Gli piaceva l'espressione spensierata che Reno mostrava sempre, in ogni occasione e vederla cambiare lo faceva quasi sentire in colpa.
Reno si portò la sigaretta alle labbra, convinto che un tiro sarebbe servito a rilassarlo, ma prima che potesse inalare la nicotina il Presidente gliela tolse bruscamente dalle dita, gettandola a terra per poi calpestarla con la suola della scarpa.
Il ragazzo sgranò gli occhi stupito, poi capì perfettamente, era appena stato rimproverato ma nonostante ciò aveva continuato a fare di testa sua.
"Questa merda ti distrugge più di quanto tu pensi!" sbottò con rabbia, lasciando senza parole Reno.
Era una sua impressione o Rufus si era appena preoccupato per lui?
Quell'incontro si stava rivelando interessante, per lo meno avrebbe capito se un minimo era importante per lui. Quello che più gli faceva male era l'indifferenza, ma forse si era preoccupato inutilmente.
"Aiuta a rilassare i nervi, decisamente." esclamò Reno con fare esperto, ma non era servito.
L'unica cosa che aveva ottenuto era un'occhiata furiosa da parte dell'altro, che gli fece abbassare nuovamente lo sguardo.
"Piantala di dire stronzate Reno e fai funzionare un po' il cervello! Posso passare sopra al fatto che fai di testa tua nel lavoro, ma non accetto che lo faccia con la tua salute, idiota!" quanta rabbia in quelle parole e quanta apprensione, peccato che il rossino non si era accorto di quella sfumatura di preoccupazione.
"Non capisco..." disse, riflettendo a voce alta "perché ci tieni tanto?".
Colpito.
Adesso Rufus non sapeva cosa rispondergli, o meglio, non riusciva ad esprimersi. Gli dispiaceva vedere qualcuno che si rovinava la vita a quel modo, specie se si trattava di Reno.
Non gli piaceva l'idea dei suoi occhi che si sarebbero chiusi prematuramente, per uno stupido capriccio senza senso.
Inconsciamente, il Presidente si avvicinò al ragazzo e lo costrinse a guardarlo, alzandogli il volto con la mano.
A quel contatto Reno ebbe un brivido, adesso era confuso, quel gesto lo aveva disorientato.
Fu un attimo, non vide neppure il viso dell'altro che si avvicinava, capì che era successo solo quando sentì la pressione delle labbra sulle sue.
Istintivamente il rossino assecondò Rufus, muovendo le labbra sulle sue, così morbide e delicate, proprio come le aveva sempre immaginate.
Il Presidente gli afferrò le mani, portandosele sulle spalle e lentamente lo spinse contro la ringhiera.
I respiri si erano fatti affannosi, i battiti del cuore erano accelerati, segno che la passione stava crescendo, ma non ebbe lunga durata.
Rufus sciolse quel contatto proprio come lo aveva introdotto, non era del tutto sicuro di cosa potesse pensare Reno, che dal canto suo, stava cercando di riprendersi dalle improvvise sensazione che lo avevano coinvolto.
Il giovane Turk, accarezzò il volto del Presidente, godendo della morbidezza della sua pelle, poi si perse nel suo sguardo, non più glaciale, ma rilassato. Intravide anche una punta di soddisfazione.
Aveva appena realizzato che tutte le sue paure erano infondate e mentalmente ne gioì. Gli scappò una lieve risatina.
"Che hai da ridere, si può sapere?" aveva forzato il tono della voce, ma stavolta non era freddo come al solito.
"Se tutte le punizioni sono così..." disse guardandolo con malizia, guadagnandosi la seconda occhiataccia.
"E chi ha detto che era questa la punizione? Quella l'avrai, non me ne sono dimenticato." le speranze di Reno crollarono come un castello di carte, anche quella volta gli era andata male.
Ma non si scoraggiò, quel giorno niente lo avrebbe buttato giù dopo ciò che era accaduto.
Si complimentò con se stesso per essere uscito a fumare una sigaretta, era un bene che fosse un fumatore accanito altrimenti quell'incontro probabilmente non sarebbe avvenuto tanto presto.
Un incontro fortunato e rivelatorio.
"Comunque, tornando al discorso di prima, piantala di fumare." Reno assottigliò lo sguardo, richiesta inutile.
"Non credo proprio, capo." disse emettendo un ghigno.
"Se prima era un consiglio, adesso è un ordine." il rossino restò basito, facendosi scappare un'imprecazione.
"Questo non rientra nel lavoro." disse pestando i piedi per terra indignato.
Potevano togliergli tutto, ma non la nicotina.
Rufus lo guardò divertito, poi si voltò e cominciò ad incamminarsi verso la porta.
"Allora scordati le prossime cosiddette 'punizioni' come le chiami tu." sconsolato Reno lo seguì.
Davanti a lui si era presentata un ardua scelta: o Rufus o la nicotina.
Si rimangiò tutto. Decisamente avrebbe preferito incontrarlo in un altro frangente, per lo meno non l'avrebbe privato del suo piacere primario.



Note dell'autrice:
Ed ecco la seconda shot! **
Adoro scrivere su Reno e Rufus, ma questo l'ho già detto! XD
Beh, non c'è molto da dire se non che mi sono divertita un sacco a scriverla, immaginandomi un Reno messo di fronte ad una scelta! ^^

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Capitolo 3
*** 03. Shooting Pain [32. Dolore] ***


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Shooting Pain [32. Dolore]


Se ne stava lì, immobile, sdraiato in un angolo di quella stanza buia.
Sentiva il dolore pervadergli tutto il corpo, a causa delle percosse ricevute in precedenza.
Non ricordava molto di ciò che era accaduto, nè perchè si trovasse lì.
Sentì una sensazione di freddo improvviso alla tempia e toccandosi, scoprì che era a causa del sangue.
Beh, era piuttosto scontato, dopo tutte le botte che aveva ricevuto.
Non sapeva chi fossero, probabilmente era un gruppo anti-ShinRa, avevano colto l'occasione dato che Reno si trovava da solo, per portarlo nel loro covo e massacrarlo.
Non ne era del tutto sicuro, ma pareva l'ipotesi più plausibile.
Cercò di sedersi facendo forza sulle braccia, gli dolevano, ma doveva fare un piccolo sforzo.
Quando finalmente fu seduto, cominciò a massaggiarsi i muscoli delle braccia per alleviare un po' il fastidio.
Non era mai stato così mal ridotto, non che lui ricordasse.
Chissà quanto tempo era passato. Da quanto era lì?
Si chiedeva se i suoi compagni si fossero accorti della sua assenza.
Sicuramente.
Era un tipo abbastanza rumoroso, avrebbero notato la sua mancanza. In senso figurato s'intende.
Forse lo avrebbero cercato, o già lo stavano facendo.
Chissà se anche Rufus l'avrebbe cercato?
No, il Presidente non si sarebbe mosso dalla ShinRa, figuriamoci!
Sospirò.
Mentre era perso nei suoi pensieri gli prese un dolore lancinante all'altezza del ventre, causandogli un senso di nausea.
Si portò le mani sulla parte dolente, premendo con forza e chiedendosi quale fosse l'origine del dolore.
Strinse gli occhi e soffocò un gemito, stava diventando insopportabile, non resisteva più.
Probabilmente era una ferita che si era riaperta a causa dello sforzo mentre si alzava in precedenza, ma francamente non gli importava, voleva solo che la smettesse di fargli così male.
Gli venne da ridere.
Lui, un Turk ridotto in quelle condizioni.
Lui che solitamente non si faceva fregare così, ma c'erano riusciti.
Come, non lo sapeva, era sempre stato svelto a fuggire dalle situazioni scomode.
Quella volta no.
Il sangue fuorisciva velocemente dalla ferita, di questo passo sarebbe morto dissanguato.
No. Non voleva morire, non così.
Una morte davvero stupida per uno come lui.
Però, una parte di lui era convinta che non c'avrebbe lasciato le penne, era ottimista, come sempre.
Lui non scoraggiava mai.
Si voltò, sdraiandosi sulla schiena, con notevole fatica, aderendo col freddo pavimento che lo fece rabbrividire al contatto.
La testa cominciò a girargli e si sentiva gli occhi pensanti, le palpebre minacciavano di chiudersi, ma non poteva permettere di lasciarle vincere.
Perdere significava morire.
Preferiva soffrire come un cane piuttosto che morire.
Un sorriso si allargò sulle sue labbra.
Se solo fosse uscito da lì, si sarebbe sentito orgoglioso di se stesso, vincendo quella battaglia contro la morte.
Non gliel'avrebbe data vinta a quella bastarda, perchè Reno era più bastardo di lei.
I bastardi non muoiono facilmente no?
Bene, un punto a suo favore.
Pensò a coloro che aveva massacrato, che erano morti, si erano arresi.
Deboli.
Lui non era come loro, avrebbe lottato fino alla fine.
Un'altra fitta lo distrasse da quei pensieri, si morse le labbra.
Non avrebbe gridato, non lo avrebbe mai fatto.
Si passò una mano sul viso.
I suoi movimenti erano lenti ed affaticati, ma stringeva i denti.
Doveva escogitare un modo per uscire da lì e in fretta.
Lentamente cercò di alzarsi, il suo passo successivo era il grande portone blindato.
Sapeva che sarebbe stata un'impresa difficile aprirla, ma per il momento non se ne curò, dove solo riuscire a muoversi prima di raggiungerla.
Si sforzò, ma non causò altro che l'aumento del dolore.
Doveva davvero rassegnarsi?
Poteva permetterselo?
Beh, forse non c'era davvero niente che potesse fare.
Era solo, disarmato, ferito.
Sospirò, detestandosi, sentendosi proprio come quegli idioti che aveva sterminato.
Inconsciamente chiuse gli occhi, cercando però di non cedere alla stanchezza.
Ciò che la sua mente proiettò lo fece infervorare ancora di più.
Vedeva lui.
Lo avrebbe deluso? No, forse avrebbe provato disprezzo.
Ma che gli importava, ormai era arrivato alla fine.
Però si chiedeva, perchè doveva essere proprio Rufus il suo ultimo pensiero?
Quel bastardo, che se ne stava sempre seduto nel suo ufficio, senza muovere un muscolo.
Dava ordini, quello gli riusciva bene, ma poi?
Niente.
E forse era proprio quello che rendeva furioso Reno, non faceva niente.
L'aveva sempre negato a se stesso, e adesso aveva compreso cosa gli bruciava di più.
Rufus si era mai complimentato con lui per il successo di una missione?
No.
Mai.
Avrebbe dovuto importargli? No, non doveva.
Si era sempre domandato per quale motivo, ogni volta che accadeva, provasse un senso di insoddisfazione.
Solo adesso comprendeva il perchè.
Si dette dello stupido, era davvero caduto in basso!
Il suo cuore cominciò a rallentare il ritmo, il dolore si era fatto più intenso.
Ma quale dolore?
Fisico o psicologico?
Entrambi.
Strinse i denti, cercando di ignorare tutto quanto, ma non gli fu possibile.
Quell'immagine si sommava al dolore.
Non lo lasciava andare, non l'avrebbe fatto fino all'ultimo.



Note dell'autrice:
E si conclude qui il terzo capitolo della raccolta, ho provato a immaginarmi Reno in una situazione simile, che non vuole arrendersi fino all'ultimo, comprendo alla fine che non c'è più nulla da fare.
Mah, sinceramente non mi piace granchè,devo lavorare bene sul suo personaggio, devo ancora entrare nella sua testa ed è tremendamente complicato.
Spero di migliorare e conoscerlo meglio via via che scrivo, dopotutto, non si finisce mai di migliorare no? XD
Volevo ringrazie J3nnif3r per la recensione,  cercando di mettere in pratica i suoi consigli. Adoro riceverli, così so cosa devo migliorare, a cosa devo puntare.
Cercherò di impegnarmi al meglio. Sono contenta di essere riuscita a rendere Rufus IC, cosa che non credevo di aver fatto, era lui la mia preoccupazione principale! XD
Parlando del pairing, so che non è Canon, ma credimi io adoro i Crack Pairing! **
Presto pubblicherò un altro capitolo, che è già pronto, devo solo controllarlo e correggerlo.

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Capitolo 4
*** 04. Broken Doll [15. Bambola] ***


Broken Doll

15. Bambola


Tu, una bambola fra le mie mani. Una marionetta. Un'insulso e sporco manichino.
Non ti ribelli, non puoi farlo.
Sono il Presidente, io ordino, tu esegui.
Il tuo sguardo esprime odio.
Io ti sarò sempre superiore e tu non puoi farci niente.
"Avvicinati."
Io ordino, tu esegui.
Così, con riluttanza ti avvicini a me, lasci che io ti manipoli come più desidero.
La tua pelle è accaldata ed io la bacio avidamente, facendo scorrere le dita fra i tuoi capelli, così morbidi, setosi.
Mi piace questa sensazione. A te non piace, forse?
Mi avvicino al tuo collo, affondando i denti nella carne, leccando via il sangue.
Ho sentito i muscoli contrarsi al contatto con le mie labbra, ma non hai protestato, semplicemente mi hai lasciato fare.
Hai provato dolore, forse.
Ma non hai lasciato che capissi, che ti leggessi dentro. Mi sposto per guardarti negli occhi, ancora quello sguardo.
Freddo, pieno d'odio.
Restiamo così per un lungo istante, poi i tuoi occhi cambiano direzione, si fissano sul pavimento.
No Reno, così non va.
"Ti ho forse detto che potevi guardare da un'altra parte?"
Allora tu, rialzi lo sguardo. Non parli, aspetti che sia io a farlo, ma hai sbagliato di nuovo.
"Rispondi quando ti faccio una domanda!"
Le mie mani nuovamente su quei morbidi capelli, ma stavolta non meriti carezze.
Li strattono, tirandoli con violenza e stavolta ti scappa un gemito.
So che non ti perdonerai mai per questo.
"No. Non l'hai fatto."
La tua voce riecheggia nel silenzio, ma è spenta, vuota.
Un sorriso si allarga sul mio volto, è così che dev'essere Reno e tu lo sai.
Mi avvicino al tuo corpo, spingendoti contro la parete, impossessandomi dell tue labbra carnose.
Esiti per un istante, ma poi mi assecondi e cominci a muovere la bocca sulla mia.
Sei fiacco Reno. Così non va.
Stringo la tua spalla con violenza e tu capisci, ignorando il dolore.
Le mie mani adesso vagano sul tuo corpo, bramose.
Questi vestiti mi infastidiscono, ti tolgo velocemente la giacca e la camicia, osservandoti.
Avidamente assaporo la tua pelle, di nuovo, esplorando con le mani il tuo corpo, quel corpo che da sempre mi fa impazzire.
Ti trascino sul letto, continuando quel gioco di passione.
Come al solito tu, mi lasci fare.
Mentre continuo a toccarti, ti guardo negli occhi, lucidi.
Il tuo sguardo è inepressivo, ma il corpo non è dello stesso avviso, stai cominciando a reagire, coinvolto anche tu dalla stessa passione che mi avvolge.
Mi piace perdermi in questo gioco lussurioso, dove tu sei la bambola senza vita ed io il marionettista.
Sono io che muovo i fili e tu non puoi spezzarli. E ancora a lungo continuo a condurre il mio passatempo, desiderando di più, ottendendo di più.
Tu non riesci a resistermi Reno, ed io ascolto la tua voce, soddisfatto.
E infine il piacere. Per me. Per te.
Ti guardo per l'ennesima volta, ammirando l'odio che sprigionano i tuoi occhi.
Mi piace quello sguardo.
Mi muovo verso il comodino, in cerca delle sigarette. Tu mi osservi, probabilmente stai aspettando che ti congedi e per una volta voglio accontentarti.
"Puoi andare adesso."
Velocemente ti alzi, ti vesti e te ne vai.
Ed io sorrido, gustando il sapore della nicotina.
Domani si ripeterà ogni cosa e te ne andrai allo stesso modo, in silenzio.
Niente impedirà questa routine. Niente.
Perchè tu sei il mio giocattolino Reno.
La mia bambola rotta.


Note dell'autrice:
Non credevo che avrei potuto scrivere una cosa del genere, seriamente.
Però la notte mi porta ispirazione e pensando a "Bambola" mi sono immaginata questa situazione.
Un Rufus alquanto folle, sì.  sì, un Reno piuttosto OOC, ma volevo che fosse così. Insomma, Rufus sta usando Reno, per questo mi sono sentita di descriverlo così, così spento.
Spero che a voi sia piaciuta! ^^

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Capitolo 5
*** 05. Unusual Awakening [25. Risveglio] ***


Unusual Awakening


25. Risveglio


Se ne stavano lì, entrambi, su quel letto che ormai sapeva di loro. Tante erano le volte in cui si erano ritrovati lì, insieme, avvolti da quelle coperte rosse, come la passione che li circondava.
Era nato tutto per gioco, un giorno, poi si era fatto di volta in volta qualcosa di più, fino a che il loro si era tramutato in amore. Non c'era più la foga di un tempo, non più gesti dettati dal piacere soltanto, adesso si era aggiunta la delicatezza accompagnata da carezze e baci casti.
A dir la verità, Reno non avrebbe mai immaginato di potersi innamorare di qualcuno, lui era il tipo che si portava a letto una donna diversa ogni sera, gli piaceva divertirsi, gli piaceva cambiare, ma da quel giorno ciò che era mutato era lui stesso.
Era successo un giorno di tanti mesi prima. Il Presidente lo aveva richiamato nel suo ufficio per fargli notare cos'aveva sbagliato durante la missione, fallita per l'appunto. Reno era piuttosto seccato da quel richiamo, lo sapeva benissimo da solo che cos'aveva sbagliato, non aveva bisogno delle ramanzine di Rufus, che trovava alquanto irritante il più delle volte.
Ma poi, era successo. Dopo la solita sgridata, al quale il rosso non aveva dato minimamente ascolto, il Presidente aveva cominciato ad avvicinarglisi troppo e lui non faceva niente per respingerlo.
Non poteva, se così avesse fatto, gli pareva di scappare da qualcosa, perciò, prendendola come una sfida era stato al gioco, lasciando che l'altro si avvicinasse, che gli posasse le labbra sulle sue, assecondandolo.
Una sfida alquanto insolita, ma che in fondo non gli dispiaceva affatto e il brivido che gli percorse la schiena lo dimostrava. Era esperto il capo, non poteva negarlo.
Fu così che era cominciato tutto quanto, fu così che le cose si ripetevano ogni sera.
Solo negli ultimi tempi però Reno aveva cominciato a guardare con attenzione Rufus, che fosse un bell'uomo non era da discutere, ma non aveva mai osservato con accuratezza il suo volto, così espressivo che ogni volta lo catturava. Ogni singolo movimento meritava di essere seguito con interesse, si muoveva con la grazia di un felino, era incredibilmente affascinante.
Come ogni sera, era accaduto, avevano consumato il loro amore e Rufus era crollato, come ogni volta. Lui si addormentava e il rosso stava lì a guardarlo per diverso tempo.
Il suo sguardo si soffermò sulle sue mani, erano bellissime, un tempo rovinate dalla Geostigma, ora parevano persino più belle di prima. Impazziva per quelle mani, quando gli percorrevano delicatamente il corpo, sfiorandolo, le osservava rapito. Lentamente fece scorrere le dita lungo le lenzuola, intrecciandole in quelle di Rufus, sentiva il bisogno di toccarle, di sentirle sue.
Nuovamente i suoi occhi cambiarono obiettivo, spostandosi sul volto addormentato del giovane Presidente, aveva un'aria così rilassata in quel momento che lo rendeva ancor più bello. Le labbra semi aperte poggiate sul cuscino, Reno aveva una gran voglia di baciarle, ma dovette trattenersi per paura di svegliarlo.
Si guardò intorno, in cerca della giacca e la vide per terra, così si alzò e dopo averla raccolta cominciò a rovistare nelle tasche in cerca del pacchetto di sigarette e l'accendino. Tornò a sedersi sul materasso, accendendo la sua prima sigaretta da quando avevano fatto sesso, una paglia dopo il piacere per lui era d'obbligo. Si appoggiò contro la testiera di legno del letto, inspirando la nicotina.
Improvvisamente sentì Rufus muoversi accanto a lui, in cerca di contatto fisico, infine Reno se l'era ritrovato sopra di lui, con la testa appoggiata al petto e le mani che gli circondavano il corpo.
Abbassò lo sguardo, fissando i biondi capelli dell'uomo che sfioravano delicatamente la pelle del giovane Turk, solleticandolo appena. Per istinto Reno allungò una mano sulla sua testa, cominciando a giocherellare con le morbide ciocche.
Prese un lungo tiro dalla sigaretta, quando si sentì afferrare il polso, separandolo da quel piacere che lo stava rilassando. Spalancò gli occhi per la sorpresa, ritrovandosi quelle profonde iridi blu nelle sue.
"Ti ho svegliato per caso?" chiese il rosso con un ghigno. In realtà gli dispiaceva, ma non voleva dimostrarlo all'altro.
Rufus sciolse il contatto col ragazzo, sedendosi di fronte a lui, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Reno, continuando a tenere il suo solito sguardo severo.
"Sì, quella roba mi da noia." esclamò fissando il fumo grigiastro che usciva dalla cicca, scatenando una risata da parte del rosso.
"Ma se fumi anche tu!" Rufus si accigliò ancor di più e con un gesto veloce strappò la paglia di mano al ragazzo e la spense nel vicino posacenere, sotto lo sguardo inorridito dell'altro. "C-Cosa? Ma che diamine!" fu tutto quello che riuscì a dire. Reno odiava lasciare a metà una sigaretta e detestava ancor di più vedersela spegnere sotto al naso.
"Sì, fumo, questo lo so anche io, ma non quando dormo. Hai idea di quanto sia irritante svegliarsi inspirando quella merda?!" disse secco il Presidente.
Reno ripensò mentalmente al volto rilassato di Rufus mentre dormiva, decisamente lo preferiva in quel caso. Da sveglio come al solito lo riempiva di pretese e Reno detestava quando questo accadeva. Già doveva sorbirsele a lavoro e come se non bastasse anche in momenti di intimità come quello. Di certo però non stava zitto, non erano più Presidente e sottoposto, non lo erano più da qualche ora ormai.
"Sei noioso, lo sai?" sbottò Reno innervosito dal comportamento del compagno, l'avrebbe volentieri preso a botte. Sapeva che avesse ragione, non l'avrebbe mai ammesso davanti a lui, ma lo sapeva. Però a dargli fastidio non era quella stupida sigaretta, era il comportamento da superiore che continuava a tenere con lui.
"Ti stai comportando come un bambino Reno. Piantala. Era solo una sigaretta." e detestava anche quando non capiva il punto della situazione, possibile che non ci arrivasse?
"Come al solito non capisci un cazzo Rufus!" il biondo lo guardava mentre Reno gli dava le spalle, estraendo un'altra sigaretta dal pacchetto e accendendola come se niente fosse, ma stavolta lasciò correre.
"Cosa c'è da capire Reno? C'è che sei un borioso ragazzino che fa le cose per ripicca." disse calmo il Presidente, osservando il codino che ondeggiava sulla schiena del Turk, che si trattenne dal voltarsi e sputargli in faccia. Prese a respirare lentamente, si morse le labbra, cercando di calmarsi, ma il risultato non fu quello sperato.
"C'è che tu vedi solo quello che ti pare, capo." quest'ultima parola la marcò volutamente, sperando che gli venisse un lampo di genio e improvvisamente concepisse la rabbia che gli aveva scatenato.
"Smettila, in questo momento non siamo-" ma venne interrotto prima che finisse la frase.
"Allora c'arrivi anche da solo. Bene, complimenti." ghignò il rosso, battendogli le mani con fare derisorio e palesemente irritato. Rufus però ancora non comprendeva tutta la rabbia e cos'avesse detto per scatenare i capricci di Reno.
"Guarda che ancora non ti seguo, vorresti gentilmente spiegarlo anche a me? O vuoi andare avanti tutta la notte?" il rosso si accigliò, adesso si sentiva addirittura preso per il culo, andiamo bene.
Si portò il filtro alla bocca e nervosamente inspirò il fumo, sputandolo in faccia a Rufus, che non fece una piega, si limitò solamente a ventilare l'aria con la mano, continuando a guardare quegli occhi verdi pieni di rabbia.
"Sei dannatamente viziato, ecco cosa sei. Fanculo." il biondo contorse le labbra in una smorfia di disappunto, quella sera Reno era piuttosto suscettibile e proprio non aveva idea di cosa l'avesse irritato a tal punto. Proprio un bel risveglio non c'è che dire, se proprio aveva da lamentarsi avrebbe preferito starlo ad ascoltare la mattina dopo. Ma perché diamine si era svegliato?
"Così non risolvi niente, sono allo stesso punto di prima." per poco il ragazzo non ingoiò la sigaretta, decisamente Rufus lo stava prendendo per il culo, non poteva essere così imbecille da non capire. E poi non aveva la minima voglia di dargli spiegazioni.
"Arrivaci da solo signor Presidente." sbottò spegnendo la sigaretta con stizza, voltandosi poi a guardarlo negli occhi.
Rufus sospirò, decidendo di ottenere una risposta in un altro modo, con Reno non serviva discutere perché diventava ostinato e quand'era così, il discorso finiva per non arrivare da nessuna parte.
Perciò, si avvicinò al ragazzo e lo attirò a sé, prendendolo per le spalle. Inizialmente il rosso cercò di respingerlo, poi si lasciò andare sul corpo dell'altro, senza però abbandonare l'espressione rabbiosa.
"Avanti Reno, vuoi darmi una spiegazione? Per favore cazzo." beh, Rufus non era il tipo da supplicare la gente di solito. Ordinava e basta. Stavolta però era arrivato al limite e non aveva altre opportunità. Sperò che Reno si decidesse a collaborare, almeno per quella volta.
Tutto ciò che uscì dalle sue labbra era un grugnito, poi guardando l'espressione smarrita del compagno si decise a parlare, ma solo perché lo riteneva un deficiente cronico che ancora non aveva capito la gravità della situazione.
"Vuoi saperlo? Ebbene ti accontento. Sai cosa non sopporto di te? Quando cominci a pretendere, pretendere e solo pretendere! Te lo puoi permettere quando siamo a lavoro, tu sei il presidente, ma non ora. Ora non sono un fottuto Turk ai tuoi ordini, non lo sopporto. Ti è chiaro il concetto?" aveva cominciato il discorso controllando il tono, ma poi senza accorgersene aveva finito col gridare.
Rufus alzò gli occhi al soffitto, forse aveva ragione, no, ce l'aveva da quel punto di vista, però poteva farglielo notare prima. Insomma, lui non se ne rendeva neppure conto di come si poneva, come poteva starci attento?
"Sei un idiota Reno." disse pacatamente, sotto lo sguardo esterrefatto dell'altro che da un momento all'altro sarebbe esploso "Perché non me l'hai detto prima? Vedi che non me ne accorgo, fammelo presente, no?" aggiunse poi, con tutta la calma del mondo.
Reno non era per niente soddisfatto di quello che aveva appena detto Rufus, non ci trovava nient'altro che una scusa per tenerlo buono, ma non era riuscito a persuaderlo con quelle semplici parole.
"Volevo vedere se lo capivi da solo, ma ho sprecato solo tempo." si sdraiò sul letto, con lo sguardo rivolto al soffitto e un'espressione seccata e delusa allo stesso tempo. In fondo, gli dispiaceva per la piega che aveva preso la discussione.
"Senti, ti ripeto, se me lo dicevi sarebbe andata diversamente. Adesso lo so. Punto. Fine della discussione. E adesso per favore ce la fai a toglierti quell'espressione scocciata dalla faccia?" disse il biondo avvicinandosi al volto dell'altro, che però si voltò dalla parte opposta, ignorandolo.
"E va bene, mi dispiace ok? Era questo ciò che volevi, bene. Sei riuscito a farmelo uscire di bocca." Reno si limitò a sospirare, in fondo Rufus era un po' come lui, non riusciva a dire un semplice 'scusa', lo faceva sentire dannatamente sottomesso.
"Ok." sbuffò il rosso senza aggiungere altro, lasciando stavolta che il biondo lo baciasse sulle labbra.
"Adesso però piantala di fare l'incazzato." gli sussurrò, mordicchiandogli il collo e facendogli scappare una risatina, della quale il presidente fu soddisfatto. Gli accarezzò delicatamente una guancia, sorridendogli con quel fare sensuale che solo a Rufus riusciva.
"D'accordo. Spero solo che tu mi abbia ascoltato bene, non so come potrei prenderla la prossima volta, Presidente." ghignò il rosso assumendo anche lui un sorrisetto malizioso. Rufus annuì semplicemente, tornando a baciarlo mentre con le dita giochicchiava col codino di Reno.
Forse come inizio il suo risveglio non era stato dei migliori, ma adesso stava prendendo decisamente un'altra piega che lo stuzzicava abbastanza. Non era male come risveglio, avrebbe evitato il litigio, ma quello che venne dopo lo lasciò soddisfatto.


Note dell'autrice:
Ecco un'altra RufusReno da aggiungere alla raccolta! ^O^
Ormai mi è presa la fissa di scrivere ogni notte, come ho già detto mi porta ispirazione e la cosa mi esalta.
Lo so, forse ho reso Reno dannatamente OOC, uffa! Ma è tremendamente difficile trattare quel benedetto ragazzo. Se così fosse mi dispiace.
Perchè il mio personaggio preferito finisco per ridurlo così pietosamente?
Spero di non essere andata TROPPO OOC, altrimenti mi picchio da sola, giuro. Io odio lo OOC e guarda caso sono io stessa a rendere i personaggi così.
Vi chiedo di perdonarmi, ma devo ancora lavorarci su e parecchio. Ho ancora 45 oneshot da scrivere, ho ancora 45 oneshot per migliorare, io non mi arrendo.

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Capitolo 6
*** 06. Irritante! [29. Attesa] ***


Irritante!

29. Attesa



Ed eccolo lì Reno, fuori dalla porta di quel maledetto ufficio. Gli era stato intimato di attendere lì fuori, mentre Rufus finiva di firmare alcuni documenti.
Era sempre così, lui commetteva qualche errore di poco conto in missione e subito veniva richiamato dal presidente in persona, che gli faceva notare i suoi insignificanti errori.
La solita solfa, ormai capitava spesso, ormai si sentiva dire sempre le stesse cose e Reno comincia ad essere stufo per questi continui richiami. Trovava la cosa dannatamente fastidiosa. Sapeva anche da solo di essere un tipo impulsivo, che non rifletteva a lungo sulla situazione e si buttava a capofitto, ma non ne poteva più di sentir ribattere su quell'argomento.
Che senso aveva continuare a ripeterglielo? Ne era consapevole. Se continuava a sbagliare non era certo perché non aveva capito il punto, tutt'altro, semplicemente continuava a fare di testa sua.
Non era una buona scusa, ma Cristo santo, lo sapeva!
Sentire poi la voce altezzosa di quel bastardo di Rufus gli faceva salire il nervoso, ma dato che era routine e doveva sopportarlo ancora una volta, beh, che uscisse da quel fottuto ufficio e gli facesse la consueta ramanzina.
Ciò che più detestava Reno era aspettare e accidenti se il Presidente si faceva attendere. Ecco un'altra cosa da aggiungere alla lista dei difetti del capo.
Non che lo odiasse, dopotutto erano anni che lo conosceva, però era così maledettamente irritante che vederlo era ciò che avrebbe voluto evitare. Peccato che Reno non poteva tralasciare i richiami del Presidente, doveva solo ubbidire e sperare che quella tortura durasse il meno possibile.
"Se proprio devo aspettare, lo farò in dolce compagnia." sbuffò, estraendo una sigaretta dal pacchetto. Lui fumava in diverse occasioni, quando era nervoso, quando voleva rilassarsi e quando non aveva niente da fare. Quindi, sempre.
Si sedette sul pavimento, con la schiena appoggiata alla parete, osservando con sguardo torvo la porta che era ovviamente chiusa, aspettando con ansia che si aprisse. Se presto non sarebbe accaduto, se ne sarebbe andato.
Dopo aver pensato tale assurdità, si rimangiò quel pensiero, in ogni caso sarebbe stato chiamato nuovamente e si sarebbe raddoppiata la sfuriata. Meglio attendere ancora, piuttosto che sentire le lamentele del capo.
"Mi chiedo cosa diavolo abbia da fare di così urgente! Non lo sopporto." farfugliò, nella speranza che Rufus lo sentisse. Peccato che la porta fosse sigillata, era impossibile che quell'imprecazione fosse arrivata alle orecchie raffinate dell'uomo.
Distrattamente scrollò la cenere per terra, affondandosi una mano fra i capelli, in preda a una crisi di nervi.
"E poi si lamenta che rallento il lavoro... per forza! Se solo lui si sbrigasse eviterei di farlo." con stizza si alzò dalla posizione ormai scomoda per dirigersi verso la finestra vicina. L'aprì e si appoggiò al piccolo balcone, guardando fuori, cercando qualsiasi forma di distrazione, ma com'era ovvio non trovò nulla di interessante.
Allora, esasperato tornò davanti alla porta e decise di richiamare nuovamente l'attenzione del Presidente, forse si era dimenticato che fosse lì da ormai venti minuti, se non di più. Bussò alla porta e aprendola si affacciò, notando Rufus intento a firmare varie carte, troppe per i suoi gusti. Per un attimo pensò che se fosse stato al suo posto avrebbe dato fuoco a tutto quanto.
"Non ti ho forse detto di aspettare fuori?" eccolo lì, quell'odioso tono di superiorità che si conviene ad un personaggio importante e al di sopra di tutta la merda che ha intorno. Reno si trattenne dallo spegnergli la sigaretta in fronte e sbuffando espresse il suo disappunto.
"Sono venti minuti che aspetto, capo." trattenersi era servito a poco dato che l'irritazione era stata ben mostrata dal tono seccato della voce del Turk, che non era sfuggito alle orecchie acute del biondo, che gli regalò uno sguardo perforante.
"Credimi non mi sto divertendo, sto cercando di sistemare il casino che hai combinato l'altro giorno." adesso capiva, doveva sempre trovare un modo per attaccarlo. Doveva proprio piacergli punzecchiare il rosso.
"Ah davvero?" puntualmente Reno, non riusciva a tapparsi la bocca, sparando frasi che straripavano di sarcasmo.
"Sì idiota. Se proprio non hai la pazienza di aspettare, non stare sulla porta. Entra e togliti dalla bocca quel sarcasmo." colpito in pieno. Le vene sulla fronte del Turk avevano cominciato a pulsare senza controllo, ma almeno stavolta Reno si impose di stare zitto. Solitamente non ci riusciva, non gli piaceva starsene a subire senza ribattere, ma con Rufus era meglio farlo, per quanto si sentisse soffocare.
Con Tseng era già diverso, nonostante fosse anch'esso suo superiore, riusciva comunque ad imporre le sue ragioni, senza guadagnarsi ramanzine varie o peggio, punizioni, in quel momento avrebbe tanto voluto essere al suo cospetto.
"Sai vero quanto fosse importante per noi quella missione?" Reno si morse le labbra, annuendo in silenzio con un cenno del capo. Avrebbe tanto voluto urlargli contro, dirgli che tutti sbagliano e che non c'è bisogno di fare tanto macello per un errore, di lasciar correre una volta tanto.
"Bene. E tu te lo sei lasciato scappare, ovviamente!" il Turk, strinse le mani a pugno, le nocche si tinsero di bianco per la forte pressione, ma non poté far altro che annuire nuovamente, attendendo un'altra frase sprezzante da parte del suo interlocutore.
"Hai idea di cos'hai causato?" Reno stavolta non sapeva cosa rispondere, se avesse dato retta alla sua impulsività avrebbe risposto scrollando le spalle e dicendo che secondo lui non era così grave, ma se così avesse fatto probabilmente il Presidente non avrebbe aspettato due secondi prima di lanciargli contro qualcosa.
"No, a quanto pare non lo sai, se così idiota da non capire la gravità della situazione..." sbuffò lui apparentemente esasperato.
Il ragazzo però stavolta non si trattenne, possibile che quell'uomo non parlasse mai chiaro? Se proprio doveva infierire che lo facesse per bene, completando il discorso.
"Beh spiegamelo tu allora visto che sono così idiota da non arrivarci!" Rufus si stiracchiò, puntando i suoi occhi di ghiaccio contro quelli di Reno, mostrando rabbia mista a noia. Si era stancato di spiegargli sempre le stesse cose.
"Allora, vediamo se lo capisci. Quante volte ti ho detto che le nostre azioni segrete devono restare tali? Qualora una spia si infiltri nell'edificio e riesca a fuggire con delle informazioni che non possono e non devono uscire da qui, voi dovete sbarazzarvi di loro, dovete farli fuori! Non lasciarli scappare. Non possiamo permetterci che le squadre anti-ShinRa scoprano informazioni importanti, lo sai meglio di me Reno." il Turk sapeva benissimo quanta ragione avesse Rufus, ma non sopportava di dover essere trattato così, se la spia gli era sfuggita era per una distrazione, potevano capitare benissimo anche a lui. Per quanto potesse sembrare perfetto, nemmeno lui lo era.
"E i Soldier allora? Non mi pare abbiano fatto un ottimo lavoro lasciandolo entrare, no? Ah, ma qui sono io quello che si prende sempre dell'idiota. Loro poverini, non hanno alcuna colpa!" per difendersi, attaccava, con il Presidente era sempre stato così.
"Hanno avuto pure loro ciò che si meritano. Tu vedi di pensare a te stesso." gli rispose, tornando poi con gli occhi sui documenti, lasciati a metà poco prima. Questo per Reno era un umiliazione, non era più degno nemmeno di essere guardato in faccia, a quanto sembrava.
"Posso andare adesso?" chiese con stizza, dando le spalle all'uomo in attesa di una risposta, che non tardò molto ad arrivare, irritandolo ancor di più essendo negativa.
"No. Non puoi, non ho finito." ottima notizia. Cos'altro aveva quel bastardo da sputargli addosso?
Reno afferrò nuovamente il suo pacchetto di sigarette e con foga ne accese un'altra. Era agitato, lo si poteva vedere dal tremore delle mani, che avevano trovato difficoltà con l'accendino.
Si appoggiò alla parete, in attesa che Rufus parlasse di nuovo, quella era decisamente una delle giornate peggiori che il Turk avesse vissuto, non vedeva l'ora che quello strazio finisse e potersi finalmente godere un po' di relax, lontano dalla fonte del suo nervosismo.
Il biondo alzò lo sguardo, sentendo l'odore della nicotina. Solitamente gli avrebbe ordinato di spegnere la sigaretta, ma quella volta lo lasciò fumare, notando il tremore che pervadeva il corpo del ragazzo.
"Veniamo al dunque, in realtà ti ho chiamato qui per un altro motivo." il rosso spalancò gli occhi, non ci voleva credere, non solo lo aveva sottoposto a quella tortura, adesso insinuava che era lì per un altro motivo. Quindi la ramanzina non era compresa, forse. Non volle ribattere però, aveva già esternato abbastanza i suoi pensieri.
Rufus si alzò dalla sedia e andò a sedersi sul bordo della scrivania, guardando negli occhi l'altro.
"Ho una missione da darti. Siccome Tseng ed Elena hanno scoperto dove si trova il tizio che ti hai lasciato scappare, è tuo dovere fare irruzione in quel luogo e ammazzare chiunque sia con lui, ovviamente non sarai da solo." trovava giusta la missione affidatagli, sperava solo di non commettere nessun altro errore, altrimenti l'avrebbe sentito! Annuì, sospirando poco dopo, per fortuna il tono del boss era ora calmo, sembrava avesse esaurito la sua dose di acidità per quel giorno.
"Non voglio errori stavolta, sia chiaro, Reno!" aggiunse poi, facendogli cenno di avvicinarsi a lui.
Il Turk si diresse verso il biondo, arrivandogli a pochi passi di distanza. Rufus lo afferrò per i lembi della giacca e lo attirò a sè, lasciando solo pochi centimetri dai loro visi. Lo guardava dritto negli occhi, osservando lo stupore di Reno in essi, poi gli posò con violenza le labbra sulle sue. Durò un attimo, che bastò a far restare il rosso senza parole. Che significava quel gesto?
"Ci siamo capiti. Ora puoi andare." disse spingendolo via e tornando alla sua postazione iniziale, osservando Reno che usciva lentamente dalla stanza, ancora incredulo, in cerca di una motivazione logica. Ovviamente non aveva capito, così come non era mai successo.
Rufus sorrise tra sè e sè, sperando che un giorno quel Turk esuberante capisse che le sue non volevano essere provocazioni, ma soltanto un modo per spronarlo a dare il meglio di sè, sempre. Il Presidente aveva molta fiducia in lui, ma non voleva farglielo sapere, non voleva che Reno si montasse la testa.
Sapeva benissimo quanto il ragazzo se la prendesse per quei richiami, mettendoci però tutta l'energia necessaria durante le missioni successive. Forse un giorno l'avrebbe capito. Forse.



Note dell'autrice:
Fatta anche la sesta! Woh, non credevo di farcela! ^^
Beh, che dire, un po' strano questo capitolo. Si capisce solo alla fine il perchè di tanta asprezza ha Rufus nei confronti di Reno. E mi piace così! 

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