50 Themes for Passion di purpleblow (/viewuser.php?uid=63151)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Feelings of guilt [01. Addio.] ***
Capitolo 2: *** 02. Interest encounter... or not? [26. Incontro] ***
Capitolo 3: *** 03. Shooting Pain [32. Dolore] ***
Capitolo 4: *** 04. Broken Doll [15. Bambola] ***
Capitolo 5: *** 05. Unusual Awakening [25. Risveglio] ***
Capitolo 6: *** 06. Irritante! [29. Attesa] ***
Capitolo 1 *** 01. Feelings of guilt [01. Addio.] ***
DIsclaimers: i
personaggi non sono miei ma di Square Enix, la quale detiene tutti i
diritti.
50 Themes for passion
Feelings of guilt [01.
Addio]
Reno non avrebbe mai
voluto pronunciare quella parola. O almeno, non in quel frangente.
Era venuto a conoscienza
della morte del Presidente Rufus ShinRa poche ore prima, ma ancora non
aveva realizzato la situazione.
Come poteva Rufus
essere...? No. Impossibile.
Non aveva avuto neppure
il tempo per dirgli addio.
Dov'era lui quando la
ShinRa Tower stava crollando?
Avrebbe potuto aiutare
Rufus, forse non tutto sarebbe stato perduto, se solo fosse stato
lì.
Invece, dov'era?
Era al bar, come ogni
sera.
Lui e Rude avevano fatto
una capatina al bar a bere qualche bicchierino. Era ubriaco Reno quando
aveva sentito l'esplosione, infatti nemmeno c'aveva fatto caso.
Troppo preso dalla
sbronza, troppo occupato a crogliolarsi nella sua finta
felicità da ubriaco.
Già, in quel
momento non avrebbe avuto la minima idea di come si sarebbe sentito
qualche ora dopo.
Adesso lo sapeva.
Adesso Reno era sobrio e
capiva benissimo la situazione che si era creata.
Rufus era morto.
Da quando aveva avuto la
triste notizia non aveva aperto bocca, era rimasto in silenzio a
guardare il vuoto.
Elena piangeva, Tseng e
Rude stavano fumando una sigaretta, nervosi.
L'aria lì
dentro era diventata pesante.
Benchè non
avesse mai avuto rapporti stretti col Presidente, Reno era attanagliato
dai sensi di colpa.
Sensi di colpa verso se
stesso, proprio per quel motivo.
Aveva sempre ammirato
Rufus.
Quel suo essere
così perfetto, il suo sguardo freddo e glaciale, il suo modo
di dirigere l'azienda, l'avevano sempre colpito.
Già, Reno ne
era attratto, fin da quando l'aveva visto la prima volta.
Si era sempre impegnato
per portare a termine le missione nel migliore dei modi, non voleva
assolutamente deludere le aspettative del capo.
Ma adesso che senso
aveva?
Per chi avrebbe
continuato a dare il meglio di sè?
Rufus era morto.
Non ci sarebbe
più stato nessun compito da svolgere, ma soprattutto non
avrebbe potuto guardare mai più quegli occhi.
Lentamente si
lasciò cadere per terra, sfinito.
Le emozioni che
circolavano dentro di lui lo stavano massacrando.
Tutto ciò che
sentiva era il suo cuore che rimbombava nel silenzio, il suo respiro
cominciò a farsi affannoso e improvvisamente
sentì una sensazione fastidiosa agli occhi, come tanti
spilli che lo stavano perforando.
No. Non avrebbe pianto,
Rufus detestava i deboli, e lui di certo non lo era.
Però,
continuava a sentirsi in colpa per quell'"addio" non pronunciato.
Se qualcuno gli avesse
chiesto come si sentiva in quel momento, non avrebbe saputo cosa
rispondere.
Odio. Tristezza. Sensi
di colpa. Rabbia. Disperazione.
Troppi aggettivi per
descrivere il suo stato d'animo, non avrebbe saputo quale scegliere.
Per un attimo
pensò al suo futuro, senza du Rufus, senza qualcuno da
seguire.
Cos'era lui adesso?
I Turks agivano sotto
gli ordini di qualcuno, ma senza la loro colonna portante, cosa
avrebbero fatto?
Niente avrebbe avuto
più senso, o almeno per quanto riguardava lui.
Cercò di
pensare ad altro, di riprendere il controllo della sua mente, ma
più ci provava, più il volto di Rufus affiorava
nella sua mente.
Adesso non aveva
più niente intorno, c'era solo lui, immerso nella nebbia,
non vedeva niente.
Che stesse diventando
pazzo?
Non si rese conto quando
due forti braccia lo sollevarono, posandolo poi su una sedia.
Non sentì la
voce di Elena chiamarlo preoccupata, nè le imprecazioni che
lanciava Tseng.
Non sapeva
più neanche dove fosse, ma fondamentalmente non gli
importava neppure.
Passarono all'incirca
dieci minuti, i più lunghi della sua vita, poi
tornò alla realtà, era confuso, spossato.
La mano fredda di Elena
era posata sulla sua fronte e incredibilmente era quella freschezza che
riusciva a dargli un po' di sollievo.
Non aveva mai visto la
ragazza preoccupata per lui, avrebbe giurato che l'odiasse con tutta se
stessa, ma in quel frangente era lei che cercava di dargli conforto.
O almeno, un minimo di
conforto, perchè ormai l'unica cosa che lo faceva sentire
vivo era scomparso.
La biondina si
inginocchiò di fronte a lui.
"Beh, che ti
è preso?" ecco, adesso tutto tornava, ora riconosceva il
tono pungente con cui gli si rivolgeva sempre.
Lui la guardava in
silenzio, non sapeva proprio cosa risponderle.
Il silenzio che si era
creato era davvero opprimente, ma le parole non gli uscivano dalla
bocca.
"Dovresti parlarne, se
non con me, fallo con qualcuno. In momenti come questo non fa bene
tenersi tutto dentro." e aveva ragione, ma come poteva dirle qualcosa
se non riusciva ad esprimersi?
Il silenzio continuava a
prolungarsi, così lei decise di andarsene, pensando volesse
restare da solo.
Fu in quel momento che
Reno inconsciamente.
"Non ho potuto dirgli
addio." una frase asciutta ma che celava al suo interno tanta
disperazione.
Elena allora si
voltò verso di lui, comprensiva.
Adesso era lei a non
saper cosa dire, aveva capito che per il ragazzo, Rufus non era
solamente il capo, ma qualcosa di più.
Le donne hanno un
elevato intuito, probabilmente nè Tseng, nè Rude
con il quale passava più tempo, l'avrebbero capito.
Cosa poteva dire lei a
quel proposito?
L'unica cosa che le
venne spontaneo fare, fu abbracciarlo.
Fu strano per entrambi,
da quando si conosceano non avevano fatto altro che punzecchiarsi, ma
in situazioni come quella gli screzi vengono messi da parte.
Reno accettò
di buon grado quella stretta amichevole che stava riuscendo a dargli un
po' di sollievo, così, si lasciò andare contro al
petto di lei, permettendo ad un'unica lacrima di uscire.
E di nuovo, la sua mente
fu colta da un improvviso caos.
Quella maledetta parola
aveva cominciato a rimbombargli in testa, come per ricordargli di non
averla pronunciata per tempo.
La testa stava per
scoppiargli.
Era esausto.
Lentamente chiuse gli
occhi, finendo per addormentarsi, ponendo fine a quello strazio.
Note
dell'autrice:
Questo è il primo capitolo dedicato a questa
nuova raccolta, seguendo la tabella della
Writing Community MEZZA_TABELLA.
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Capitolo 2 *** 02. Interest encounter... or not? [26. Incontro] ***
50
Themes for Passion
Interest encounter... or not? [26. Incontro]
Ancora giornate piene di
lavoro, negli ultimi tempi erano rimasti soli i Turks che lavoravano
per la ShinRa, stavano solo aspettando il momento che la grande
organizzazione si ripopolasse, ma fino ad allora dovevano svolgere il
doppio dei compiti.
Reno camminava per i
corridoi della neo-ShinRa, un palazzo non troppo grande, o almeno in
confronto al vecchio edificio.
Non ce la faceva
più a lavorare senza sosta, adesso oltre alle solite
missioni, gli toccava anche compilare i rapporti, vedere se i mezzi di
trasporto funzionavano a dovere e tante altre piccole e noiosissime
pratiche.
Non ne aveva voglia,
prima era diverso, gli piaceva il suo lavoro, adesso quasi lo detestava.
Avrebbe lasciato i Turks
se solo non ci fosse stato un piccolo particolare a trattenerlo,
trattasi del Presidente Rufus Shinra.
Non che lui vietasse ai
suoi dipendenti di licenziarsi, questo no, era Reno stesso a non
volerlo.
Rufus ormai faceva parte
dei suoi pensieri, non c'era momento in cui non pensasse ai suoi occhi,
ne era attratto morbosamente e non poteva farci niente.
Nonostante
ciò, lui non ne aveva mai dimostrato il suo interesse verso
il suo capo, aveva paura di un rifiuto da parte sua, anche se spesso
capitava che tra loro ci fossero degli scambi di sguardi che celavano
malizia.
Probabilmente anche
Rufus era attratto dal rossino, ma lui non voleva rischiare.
Entrò nel suo
ufficio e prese posto alla scrivania, cominciando a mettere in ordine i
documenti sparsi su di essa.
C'era troppo casino in
quella stanza, se Tseng, o peggio Rufus fossero entrati lì
dentro, una lavata di capo non gliel'avrebbe tolta nessuno. Era
risaputo di quanto fosse disordinato Reno, ragion per cui i controlli
si sarebbero fatti più frequenti.
Meglio prevenire,
pensava.
Cercò di
concentrarsi nel suo dovere, ma purtroppo non gli era mai stato
semplice fare attenzione a ciò che faceva.
Non era passato neppure
un quarto d'ora da quando aveva messo piede nella stanza, che
già aveva voglia di uscire per fumarsi una sigaretta.
Il suo sguardo si
posò immediatamente sul pacchetto di Chesterfield che stava
sulla scrivania, sembrava quasi lo esortasse a prenderne una e uscire a
fumarla.
Stupido errore quello di
metterle in bella vista.
Non potendo
più resistere al richiamo della nicotina decise di uscire,
sperando che nessuno lo cercasse in sua assenza.
Si alzò dalla
sedia su cui era mollemente appoggiato, prese le sigarette e
uscì dall'ufficio per dirigersi successivamente all'aperto.
"Maledetti divieti! Se
avessimo il permesso di fumare in ufficio non sarebbe un problema!"
imprecò Reno ad alta voce.
Per lui fumare era un
bisogno primario, faceva fatica a resistere anche solo un'ora.
Appena fu fuori,
estrasse la sigaretta e l'accese, inspirando il fumo a pieni polmoni,
gustando il sapore della nicotina.
Fece un altro paio di
tiri quando sentì la porta del terrazzo aprirsi, non se ne
curò, sicuramente era Rude che come lui non aveva saputo
resistere al richiamo delle sigarette.
Si voltò
immediatamente quando sentì i passi farsi più
vicini, pronto per salutarlo, quando si accorse che la persona che
aveva davanti non era Rude, bensì il Presidente.
Il sorriso che spiccava
sul suo volto si spense, dando spazio ad un'espressione preoccupata.
Sicuramente Rufus non gliel'avrebbe fatta passare liscia, per lui il
lavoro veniva prima di tutto.
Stettero per qualche
minuto in silenzio ad osservarsi, lo sguardo del Presidente era
glaciale, come al solito e questo non aiutò Reno a calmarsi.
"Reno."
Una sola parola e
già il ragazzo si stava pentendo di essersi preso quella
breve pausa.
"Si capo?"
cercò di mantenere il suo solito atteggiamento rilassato e
gioviale, ma purtroppo la voce gli uscì tremolante.
Rufus
sospirò, scuotendo la testa esasperato.
Conosceva ormai il Turk
da anni, era l'unico che faceva sempre di testa sua e questo lo portava
a prestargli particolare attenzione.
Non era la prima volta
che osservava i movimenti del rossino.
"Non dovresti essere in
ufficio a compilare documenti? Posso sapere che ci fai qui fuori?" il
suo tono era freddo, come i suoi occhi.
Com'era possibile che
Reno fosse attratto da una persona così diversa da lui?
Erano due estremi.
"Ehm, pausa sigaretta?"
tentò, accompagnando le parole con una risata nervosa.
Il Presidente gli faceva
sempre quell'effetto, ogni volta che gli si trovava vicino si agitava
inspiegabilmente.
"Non è una
buona scusa per mollare il proprio lavoro. Ti pare che Tseng, Elena o
Rude lo facciano? Pensi di essere diverso da loro?" per una volta Rufus
non poteva semplicemente lasciar perdere?
Ma soprattutto, per
quale motivo se la prendeva sempre con lui?
Questo era quello che
pensava Reno, si sentiva così maledettamente preso di mira.
"No, capo. Veramente
no." aveva abbassato lo sguardo, non reggeva più la vista di
quegli occhi.
Rufus tirò un
altro sospiro, avrebbe voluto fargli l'ennesima ramanzina, ma quella
volta c'era qualcosa che lo bloccava.
Anzi, per la
verità era da un po' di tempo che non lo puniva come avrebbe
dovuto.
C'era qualcosa in quello
sguardo sottomesso che gli impediva di rimproverarlo.
Qualcosa in quegli occhi
che lo addolcivano, per quanto potesse ammorbidirsi Rufus.
Gli piaceva
l'espressione spensierata che Reno mostrava sempre, in ogni occasione e
vederla cambiare lo faceva quasi sentire in colpa.
Reno si portò
la sigaretta alle labbra, convinto che un tiro sarebbe servito a
rilassarlo, ma prima che potesse inalare la nicotina il Presidente
gliela tolse bruscamente dalle dita, gettandola a terra per poi
calpestarla con la suola della scarpa.
Il ragazzo
sgranò gli occhi stupito, poi capì perfettamente,
era appena stato rimproverato ma nonostante ciò aveva
continuato a fare di testa sua.
"Questa merda ti
distrugge più di quanto tu pensi!" sbottò con
rabbia, lasciando senza parole Reno.
Era una sua impressione
o Rufus si era appena preoccupato per lui?
Quell'incontro si stava
rivelando interessante, per lo meno avrebbe capito se un minimo era
importante per lui. Quello che più gli faceva male era
l'indifferenza, ma forse si era preoccupato inutilmente.
"Aiuta a rilassare i
nervi, decisamente." esclamò Reno con fare esperto, ma non
era servito.
L'unica cosa che aveva
ottenuto era un'occhiata furiosa da parte dell'altro, che gli fece
abbassare nuovamente lo sguardo.
"Piantala di dire
stronzate Reno e fai funzionare un po' il cervello! Posso passare sopra
al fatto che fai di testa tua nel lavoro, ma non accetto che lo faccia
con la tua salute, idiota!" quanta rabbia in quelle parole e quanta
apprensione, peccato che il rossino non si era accorto di quella
sfumatura di preoccupazione.
"Non capisco..." disse,
riflettendo a voce alta "perché ci tieni tanto?".
Colpito.
Adesso Rufus non sapeva
cosa rispondergli, o meglio, non riusciva ad esprimersi. Gli dispiaceva
vedere qualcuno che si rovinava la vita a quel modo, specie se si
trattava di Reno.
Non gli piaceva l'idea
dei suoi occhi che si sarebbero chiusi prematuramente, per uno stupido
capriccio senza senso.
Inconsciamente, il
Presidente si avvicinò al ragazzo e lo costrinse a
guardarlo, alzandogli il volto con la mano.
A quel contatto Reno
ebbe un brivido, adesso era confuso, quel gesto lo aveva disorientato.
Fu un attimo, non vide
neppure il viso dell'altro che si avvicinava, capì che era
successo solo quando sentì la pressione delle labbra sulle
sue.
Istintivamente il
rossino assecondò Rufus, muovendo le labbra sulle sue,
così morbide e delicate, proprio come le aveva sempre
immaginate.
Il Presidente gli
afferrò le mani, portandosele sulle spalle e lentamente lo
spinse contro la ringhiera.
I respiri si erano fatti
affannosi, i battiti del cuore erano accelerati, segno che la passione
stava crescendo, ma non ebbe lunga durata.
Rufus sciolse quel
contatto proprio come lo aveva introdotto, non era del tutto sicuro di
cosa potesse pensare Reno, che dal canto suo, stava cercando di
riprendersi dalle improvvise sensazione che lo avevano coinvolto.
Il giovane Turk,
accarezzò il volto del Presidente, godendo della morbidezza
della sua pelle, poi si perse nel suo sguardo, non più
glaciale, ma rilassato. Intravide anche una punta di soddisfazione.
Aveva appena realizzato
che tutte le sue paure erano infondate e mentalmente ne
gioì. Gli scappò una lieve risatina.
"Che hai da ridere, si
può sapere?" aveva forzato il tono della voce, ma stavolta
non era freddo come al solito.
"Se tutte le punizioni
sono così..." disse guardandolo con malizia, guadagnandosi
la seconda occhiataccia.
"E chi ha detto che era
questa la punizione? Quella l'avrai, non me ne sono dimenticato." le
speranze di Reno crollarono come un castello di carte, anche quella
volta gli era andata male.
Ma non si
scoraggiò, quel giorno niente lo avrebbe buttato
giù dopo ciò che era accaduto.
Si
complimentò con se stesso per essere uscito a fumare una
sigaretta, era un bene che fosse un fumatore accanito altrimenti
quell'incontro probabilmente non sarebbe avvenuto tanto presto.
Un incontro fortunato e
rivelatorio.
"Comunque, tornando al
discorso di prima, piantala di fumare." Reno assottigliò lo
sguardo, richiesta inutile.
"Non credo proprio,
capo." disse emettendo un ghigno.
"Se prima era un
consiglio, adesso è un ordine." il rossino restò
basito, facendosi scappare un'imprecazione.
"Questo non rientra nel
lavoro." disse pestando i piedi per terra indignato.
Potevano togliergli
tutto, ma non la nicotina.
Rufus lo
guardò divertito, poi si voltò e
cominciò ad incamminarsi verso la porta.
"Allora scordati le
prossime cosiddette 'punizioni' come le chiami tu." sconsolato Reno lo
seguì.
Davanti a lui si era
presentata un ardua scelta: o Rufus o la nicotina.
Si rimangiò
tutto. Decisamente avrebbe preferito incontrarlo in un altro frangente,
per lo meno non l'avrebbe privato del suo piacere primario.
Note
dell'autrice:
Ed ecco la seconda shot!
**
Adoro scrivere su Reno e
Rufus, ma questo l'ho già detto! XD
Beh, non c'è
molto da dire se non che mi sono divertita un sacco a scriverla,
immaginandomi un Reno messo di fronte ad una scelta! ^^
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Capitolo 3 *** 03. Shooting Pain [32. Dolore] ***
50
Themes for Passion
Shooting Pain [32. Dolore]
Se ne stava lì, immobile, sdraiato in un angolo di quella
stanza buia.
Sentiva il dolore pervadergli tutto il corpo, a causa delle percosse
ricevute in precedenza.
Non ricordava molto di ciò che era accaduto, nè
perchè si trovasse lì.
Sentì una sensazione di freddo improvviso alla tempia e
toccandosi, scoprì che era a causa del sangue.
Beh, era piuttosto scontato, dopo tutte le botte che aveva ricevuto.
Non sapeva chi fossero, probabilmente era un gruppo anti-ShinRa,
avevano colto l'occasione dato che Reno si trovava da solo, per
portarlo nel loro covo e massacrarlo.
Non ne era del tutto sicuro, ma pareva l'ipotesi più
plausibile.
Cercò di sedersi facendo forza sulle braccia, gli dolevano,
ma doveva fare un piccolo sforzo.
Quando finalmente fu seduto, cominciò a massaggiarsi i
muscoli delle braccia per alleviare un po' il fastidio.
Non era mai stato così mal ridotto, non che lui ricordasse.
Chissà quanto tempo era passato. Da quanto era lì?
Si chiedeva se i suoi compagni si fossero accorti della sua assenza.
Sicuramente.
Era un tipo abbastanza rumoroso, avrebbero notato la sua mancanza. In
senso figurato s'intende.
Forse lo avrebbero cercato, o già lo stavano facendo.
Chissà se anche Rufus l'avrebbe cercato?
No, il Presidente non si sarebbe mosso dalla ShinRa, figuriamoci!
Sospirò.
Mentre era perso nei suoi pensieri gli prese un dolore lancinante
all'altezza del ventre, causandogli un senso di nausea.
Si portò le mani sulla parte dolente, premendo con forza e
chiedendosi quale fosse l'origine del dolore.
Strinse gli occhi e soffocò un gemito, stava diventando
insopportabile, non resisteva più.
Probabilmente era una ferita che si era riaperta a causa dello sforzo
mentre si alzava in precedenza, ma francamente non gli importava,
voleva solo che la smettesse di fargli così male.
Gli venne da ridere.
Lui, un Turk ridotto in quelle condizioni.
Lui che solitamente non si faceva fregare così, ma c'erano
riusciti.
Come, non lo sapeva, era sempre stato svelto a fuggire dalle situazioni
scomode.
Quella volta no.
Il sangue fuorisciva velocemente dalla ferita, di questo passo sarebbe
morto dissanguato.
No. Non voleva morire, non così.
Una morte davvero stupida per uno come lui.
Però, una parte di lui era convinta che non c'avrebbe
lasciato le penne, era ottimista, come sempre.
Lui non scoraggiava mai.
Si voltò, sdraiandosi sulla schiena, con notevole fatica,
aderendo col freddo pavimento che lo fece rabbrividire al contatto.
La testa cominciò a girargli e si sentiva gli occhi
pensanti, le palpebre minacciavano di chiudersi, ma non poteva
permettere di lasciarle vincere.
Perdere significava morire.
Preferiva soffrire come un cane piuttosto che morire.
Un sorriso si allargò sulle sue labbra.
Se solo fosse uscito da lì, si sarebbe sentito orgoglioso di
se stesso, vincendo quella battaglia contro la morte.
Non gliel'avrebbe data vinta a quella bastarda, perchè Reno
era più bastardo di lei.
I bastardi non muoiono facilmente no?
Bene, un punto a suo favore.
Pensò a coloro che aveva massacrato, che erano morti, si
erano arresi.
Deboli.
Lui non era come loro, avrebbe lottato fino alla fine.
Un'altra fitta lo distrasse da quei pensieri, si morse le labbra.
Non avrebbe gridato, non lo avrebbe mai fatto.
Si passò una mano sul viso.
I suoi movimenti erano lenti ed affaticati, ma stringeva i
denti.
Doveva escogitare un modo per uscire da lì e in fretta.
Lentamente cercò di alzarsi, il suo passo successivo era il
grande portone blindato.
Sapeva che sarebbe stata un'impresa difficile aprirla, ma per il
momento non se ne curò, dove solo riuscire a muoversi prima
di raggiungerla.
Si sforzò, ma non causò altro che l'aumento del
dolore.
Doveva davvero rassegnarsi?
Poteva permetterselo?
Beh, forse non c'era davvero niente che potesse fare.
Era solo, disarmato, ferito.
Sospirò, detestandosi, sentendosi proprio come quegli idioti
che aveva sterminato.
Inconsciamente chiuse gli occhi, cercando però di non cedere
alla stanchezza.
Ciò che la sua mente proiettò lo fece infervorare
ancora di più.
Vedeva lui.
Lo avrebbe deluso? No, forse avrebbe provato disprezzo.
Ma che gli importava, ormai era arrivato alla fine.
Però si chiedeva, perchè doveva essere proprio
Rufus il suo ultimo pensiero?
Quel bastardo, che se ne stava sempre seduto nel suo ufficio, senza
muovere un muscolo.
Dava ordini, quello gli riusciva bene, ma poi?
Niente.
E forse era proprio quello che rendeva furioso Reno, non faceva niente.
L'aveva sempre negato a se stesso, e adesso aveva compreso cosa gli
bruciava di più.
Rufus si era mai complimentato con lui per il successo di una missione?
No.
Mai.
Avrebbe dovuto importargli? No, non doveva.
Si era sempre domandato per quale motivo, ogni volta che accadeva,
provasse un senso di insoddisfazione.
Solo adesso comprendeva il perchè.
Si dette dello stupido, era davvero caduto in basso!
Il suo cuore cominciò a rallentare il ritmo, il dolore si
era fatto più intenso.
Ma quale dolore?
Fisico o psicologico?
Entrambi.
Strinse i denti, cercando di ignorare tutto quanto, ma non gli fu
possibile.
Quell'immagine si sommava al dolore.
Non lo lasciava andare, non l'avrebbe fatto fino all'ultimo.
Note
dell'autrice:
E si conclude qui il terzo capitolo della raccolta, ho provato a
immaginarmi Reno in una situazione simile, che non vuole arrendersi
fino all'ultimo, comprendo alla fine che non c'è
più nulla da fare.
Mah, sinceramente non mi piace granchè,devo lavorare bene
sul suo personaggio, devo ancora entrare nella sua testa ed
è tremendamente complicato.
Spero di migliorare e conoscerlo meglio via via che scrivo, dopotutto,
non si finisce mai di migliorare no? XD
Volevo ringrazie J3nnif3r
per la recensione, cercando di mettere in pratica i suoi
consigli. Adoro riceverli, così so cosa devo migliorare, a
cosa devo puntare.
Cercherò di impegnarmi al meglio. Sono contenta di essere
riuscita a rendere Rufus IC, cosa che non credevo di aver fatto, era
lui la mia preoccupazione principale! XD
Parlando del pairing, so che non è Canon, ma credimi io
adoro i Crack Pairing! **
Presto pubblicherò un altro capitolo, che è
già pronto, devo solo controllarlo e correggerlo.
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Capitolo 4 *** 04. Broken Doll [15. Bambola] ***
Broken
Doll
15. Bambola
Tu, una bambola fra le mie mani. Una marionetta. Un'insulso e sporco
manichino.
Non ti ribelli, non puoi farlo.
Sono il Presidente, io
ordino, tu esegui.
Il tuo sguardo esprime odio.
Io ti sarò sempre superiore e tu non puoi farci niente.
"Avvicinati."
Io ordino, tu esegui.
Così, con riluttanza ti avvicini a me, lasci che io ti
manipoli come più desidero.
La tua pelle è accaldata ed io la bacio avidamente, facendo
scorrere le dita fra i tuoi capelli, così morbidi, setosi.
Mi piace questa sensazione. A te non piace, forse?
Mi avvicino al tuo collo, affondando i denti nella carne, leccando via
il sangue.
Ho sentito i muscoli contrarsi al contatto con le mie labbra, ma non
hai protestato, semplicemente mi hai lasciato fare.
Hai provato dolore, forse.
Ma non hai lasciato che capissi, che ti leggessi dentro. Mi sposto per
guardarti negli occhi, ancora quello sguardo.
Freddo, pieno d'odio.
Restiamo così per un lungo istante, poi i tuoi occhi
cambiano direzione, si fissano sul pavimento.
No Reno, così
non va.
"Ti ho forse detto che potevi guardare da un'altra parte?"
Allora tu, rialzi lo sguardo. Non parli, aspetti che sia io a farlo, ma
hai sbagliato di nuovo.
"Rispondi quando ti faccio una domanda!"
Le mie mani nuovamente su quei morbidi capelli, ma stavolta non meriti
carezze.
Li strattono, tirandoli con violenza e stavolta ti scappa un gemito.
So che non ti perdonerai mai per questo.
"No. Non l'hai fatto."
La tua voce riecheggia nel silenzio, ma è spenta, vuota.
Un sorriso si allarga sul mio volto, è così che
dev'essere Reno e tu lo sai.
Mi avvicino al tuo corpo, spingendoti contro la parete, impossessandomi
dell tue labbra carnose.
Esiti per un istante, ma poi mi assecondi e cominci a muovere la bocca
sulla mia.
Sei fiacco Reno. Così
non va.
Stringo la tua spalla con violenza e tu capisci, ignorando il dolore.
Le mie mani adesso vagano sul tuo corpo, bramose.
Questi vestiti mi infastidiscono, ti tolgo velocemente la giacca e la
camicia, osservandoti.
Avidamente assaporo la tua pelle, di nuovo, esplorando con le mani il
tuo corpo, quel corpo che da sempre mi fa impazzire.
Ti trascino sul letto, continuando quel gioco di passione.
Come al solito tu, mi lasci fare.
Mentre continuo a toccarti, ti guardo negli occhi, lucidi.
Il tuo sguardo è inepressivo, ma il corpo non è
dello stesso avviso, stai cominciando a reagire, coinvolto anche tu
dalla stessa passione che mi avvolge.
Mi piace perdermi in questo gioco lussurioso, dove tu sei la bambola
senza vita ed io il marionettista.
Sono io che muovo i fili e tu non puoi spezzarli. E ancora a lungo
continuo a condurre il mio passatempo, desiderando di più,
ottendendo di più.
Tu non riesci a resistermi Reno, ed io ascolto la tua voce, soddisfatto.
E infine il piacere. Per me. Per te.
Ti guardo per l'ennesima volta, ammirando l'odio che sprigionano i tuoi
occhi.
Mi piace quello sguardo.
Mi muovo verso il comodino, in cerca delle sigarette. Tu mi osservi,
probabilmente stai aspettando che ti congedi e per una volta voglio
accontentarti.
"Puoi andare adesso."
Velocemente ti alzi, ti vesti e te ne vai.
Ed io sorrido, gustando il sapore della nicotina.
Domani si ripeterà ogni cosa e te ne andrai allo stesso
modo, in silenzio.
Niente impedirà questa routine. Niente.
Perchè tu sei il mio giocattolino Reno.
La mia bambola rotta.
Note
dell'autrice:
Non credevo che avrei potuto scrivere una cosa del genere, seriamente.
Però la notte mi porta ispirazione e pensando a "Bambola" mi
sono immaginata questa situazione.
Un Rufus alquanto folle, sì. sì, un
Reno piuttosto OOC, ma volevo che fosse così. Insomma, Rufus
sta usando Reno, per questo mi sono sentita di descriverlo
così, così spento.
Spero che a voi sia piaciuta! ^^
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Capitolo 5 *** 05. Unusual Awakening [25. Risveglio] ***
Unusual Awakening
25.
Risveglio
Se ne stavano
lì, entrambi, su quel letto che ormai sapeva di loro. Tante
erano le volte in cui si erano ritrovati lì, insieme,
avvolti da quelle coperte rosse, come la passione che li circondava.
Era nato tutto per
gioco, un giorno, poi si era fatto di volta in volta qualcosa di
più, fino a che il loro si era tramutato in amore. Non c'era
più la foga di un tempo, non più gesti dettati
dal piacere soltanto, adesso si era aggiunta la delicatezza
accompagnata da carezze e baci casti.
A dir la
verità, Reno non avrebbe mai immaginato di potersi
innamorare di qualcuno, lui era il tipo che si portava a letto una
donna diversa ogni sera, gli piaceva divertirsi, gli piaceva cambiare,
ma da quel giorno ciò che era mutato era lui stesso.
Era successo un giorno
di tanti mesi prima. Il Presidente lo aveva richiamato nel suo ufficio
per fargli notare cos'aveva sbagliato durante la missione, fallita per
l'appunto. Reno era piuttosto seccato da quel richiamo, lo sapeva
benissimo da solo che cos'aveva sbagliato, non aveva bisogno delle
ramanzine di Rufus, che trovava alquanto irritante il più
delle volte.
Ma poi, era successo.
Dopo la solita sgridata, al quale il rosso non aveva dato minimamente
ascolto, il Presidente aveva cominciato ad avvicinarglisi troppo e lui
non faceva niente per respingerlo.
Non poteva, se
così avesse fatto, gli pareva di scappare da qualcosa,
perciò, prendendola come una sfida era stato al gioco,
lasciando che l'altro si avvicinasse, che gli posasse le labbra sulle
sue, assecondandolo.
Una sfida alquanto
insolita, ma che in fondo non gli dispiaceva affatto e il brivido che
gli percorse la schiena lo dimostrava. Era esperto il capo, non poteva
negarlo.
Fu così che
era cominciato tutto quanto, fu così che le cose si
ripetevano ogni sera.
Solo negli ultimi tempi
però Reno aveva cominciato a guardare con attenzione Rufus,
che fosse un bell'uomo non era da discutere, ma non aveva mai osservato
con accuratezza il suo volto, così espressivo che ogni volta
lo catturava. Ogni singolo movimento meritava di essere seguito con
interesse, si muoveva con la grazia di un felino, era incredibilmente
affascinante.
Come ogni sera, era
accaduto, avevano consumato il loro amore e Rufus era crollato, come
ogni volta. Lui si addormentava e il rosso stava lì a
guardarlo per diverso tempo.
Il suo sguardo si
soffermò sulle sue mani, erano bellissime, un tempo rovinate
dalla Geostigma, ora parevano persino più belle di prima.
Impazziva per quelle mani, quando gli percorrevano delicatamente il
corpo, sfiorandolo, le osservava rapito. Lentamente fece scorrere le
dita lungo le lenzuola, intrecciandole in quelle di Rufus, sentiva il
bisogno di toccarle, di sentirle sue.
Nuovamente i suoi occhi
cambiarono obiettivo, spostandosi sul volto addormentato del giovane
Presidente, aveva un'aria così rilassata in quel momento che
lo rendeva ancor più bello. Le labbra semi aperte poggiate
sul cuscino, Reno aveva una gran voglia di baciarle, ma dovette
trattenersi per paura di svegliarlo.
Si guardò
intorno, in cerca della giacca e la vide per terra, così si
alzò e dopo averla raccolta cominciò a rovistare
nelle tasche in cerca del pacchetto di sigarette e l'accendino.
Tornò a sedersi sul materasso, accendendo la sua prima
sigaretta da quando avevano fatto sesso, una paglia dopo il piacere per
lui era d'obbligo. Si appoggiò contro la testiera di legno
del letto, inspirando la nicotina.
Improvvisamente
sentì Rufus muoversi accanto a lui, in cerca di contatto
fisico, infine Reno se l'era ritrovato sopra di lui, con la testa
appoggiata al petto e le mani che gli circondavano il corpo.
Abbassò lo
sguardo, fissando i biondi capelli dell'uomo che sfioravano
delicatamente la pelle del giovane Turk, solleticandolo appena. Per
istinto Reno allungò una mano sulla sua testa, cominciando a
giocherellare con le morbide ciocche.
Prese un lungo tiro
dalla sigaretta, quando si sentì afferrare il polso,
separandolo da quel piacere che lo stava rilassando.
Spalancò gli occhi per la sorpresa, ritrovandosi quelle
profonde iridi blu nelle sue.
"Ti ho svegliato per
caso?" chiese il rosso con un ghigno. In realtà gli
dispiaceva, ma non voleva dimostrarlo all'altro.
Rufus sciolse il
contatto col ragazzo, sedendosi di fronte a lui, senza distogliere lo
sguardo dagli occhi di Reno, continuando a tenere il suo solito sguardo
severo.
"Sì, quella
roba mi da noia." esclamò fissando il fumo grigiastro che
usciva dalla cicca, scatenando una risata da parte del rosso.
"Ma se fumi anche tu!"
Rufus si accigliò ancor di più e con un gesto
veloce strappò la paglia di mano al ragazzo e la spense nel
vicino posacenere, sotto lo sguardo inorridito dell'altro. "C-Cosa? Ma
che diamine!" fu tutto quello che riuscì a dire. Reno odiava
lasciare a metà una sigaretta e detestava ancor di
più vedersela spegnere sotto al naso.
"Sì, fumo,
questo lo so anche io, ma non quando dormo. Hai idea di quanto sia
irritante svegliarsi inspirando quella merda?!" disse secco il
Presidente.
Reno ripensò
mentalmente al volto rilassato di Rufus mentre dormiva, decisamente lo
preferiva in quel caso. Da sveglio come al solito lo riempiva di
pretese e Reno detestava quando questo accadeva. Già doveva
sorbirsele a lavoro e come se non bastasse anche in momenti di
intimità come quello. Di certo però non stava
zitto, non erano più Presidente e sottoposto, non lo erano
più da qualche ora ormai.
"Sei noioso, lo sai?"
sbottò Reno innervosito dal comportamento del compagno,
l'avrebbe volentieri preso a botte. Sapeva che avesse ragione, non
l'avrebbe mai ammesso davanti a lui, ma lo sapeva. Però a
dargli fastidio non era quella stupida sigaretta, era il comportamento
da superiore che continuava a tenere con lui.
"Ti stai comportando
come un bambino Reno. Piantala. Era solo una sigaretta." e detestava
anche quando non capiva il punto della situazione, possibile che non ci
arrivasse?
"Come al solito non
capisci un cazzo Rufus!" il biondo lo guardava mentre Reno gli dava le
spalle, estraendo un'altra sigaretta dal pacchetto e accendendola come
se niente fosse, ma stavolta lasciò correre.
"Cosa c'è da
capire Reno? C'è che sei un borioso ragazzino che fa le cose
per ripicca." disse calmo il Presidente, osservando il codino che
ondeggiava sulla schiena del Turk, che si trattenne dal voltarsi e
sputargli in faccia. Prese a respirare lentamente, si morse le labbra,
cercando di calmarsi, ma il risultato non fu quello sperato.
"C'è che tu
vedi solo quello che ti pare, capo." quest'ultima parola la
marcò volutamente, sperando che gli venisse un lampo di
genio e improvvisamente concepisse la rabbia che gli aveva scatenato.
"Smettila, in questo
momento non siamo-" ma venne interrotto prima che finisse la frase.
"Allora c'arrivi anche
da solo. Bene, complimenti." ghignò il rosso, battendogli le
mani con fare derisorio e palesemente irritato. Rufus però
ancora non comprendeva tutta la rabbia e cos'avesse detto per scatenare
i capricci di Reno.
"Guarda che ancora non
ti seguo, vorresti gentilmente spiegarlo anche a me? O vuoi andare
avanti tutta la notte?" il rosso si accigliò, adesso si
sentiva addirittura preso per il culo, andiamo bene.
Si portò il
filtro alla bocca e nervosamente inspirò il fumo, sputandolo
in faccia a Rufus, che non fece una piega, si limitò
solamente a ventilare l'aria con la mano, continuando a guardare quegli
occhi verdi pieni di rabbia.
"Sei dannatamente
viziato, ecco cosa sei. Fanculo." il biondo contorse le labbra in una
smorfia di disappunto, quella sera Reno era piuttosto suscettibile e
proprio non aveva idea di cosa l'avesse irritato a tal punto. Proprio
un bel risveglio non c'è che dire, se proprio aveva da
lamentarsi avrebbe preferito starlo ad ascoltare la mattina dopo. Ma
perché diamine si era svegliato?
"Così non
risolvi niente, sono allo stesso punto di prima." per poco il ragazzo
non ingoiò la sigaretta, decisamente Rufus lo stava
prendendo per il culo, non poteva essere così imbecille da
non capire. E poi non aveva la minima voglia di dargli spiegazioni.
"Arrivaci da solo signor
Presidente." sbottò spegnendo la sigaretta con stizza,
voltandosi poi a guardarlo negli occhi.
Rufus
sospirò, decidendo di ottenere una risposta in un altro
modo, con Reno non serviva discutere perché diventava
ostinato e quand'era così, il discorso finiva per non
arrivare da nessuna parte.
Perciò, si
avvicinò al ragazzo e lo attirò a sé,
prendendolo per le spalle. Inizialmente il rosso cercò di
respingerlo, poi si lasciò andare sul corpo dell'altro,
senza però abbandonare l'espressione rabbiosa.
"Avanti Reno, vuoi darmi
una spiegazione? Per favore cazzo." beh, Rufus non era il tipo da
supplicare la gente di solito. Ordinava e basta. Stavolta
però era arrivato al limite e non aveva altre
opportunità. Sperò che Reno si decidesse a
collaborare, almeno per quella volta.
Tutto ciò che
uscì dalle sue labbra era un grugnito, poi guardando
l'espressione smarrita del compagno si decise a parlare, ma solo
perché lo riteneva un deficiente cronico che ancora non
aveva capito la gravità della situazione.
"Vuoi saperlo? Ebbene ti
accontento. Sai cosa non sopporto di te? Quando cominci a pretendere,
pretendere e solo pretendere! Te lo puoi permettere quando siamo a
lavoro, tu sei il presidente, ma non ora. Ora non sono un fottuto Turk
ai tuoi ordini, non lo sopporto. Ti è chiaro il concetto?"
aveva cominciato il discorso controllando il tono, ma poi senza
accorgersene aveva finito col gridare.
Rufus alzò
gli occhi al soffitto, forse aveva ragione, no, ce l'aveva da quel
punto di vista, però poteva farglielo notare prima. Insomma,
lui non se ne rendeva neppure conto di come si poneva, come poteva
starci attento?
"Sei un idiota Reno."
disse pacatamente, sotto lo sguardo esterrefatto dell'altro che da un
momento all'altro sarebbe esploso "Perché non me l'hai detto
prima? Vedi che non me ne accorgo, fammelo presente, no?" aggiunse poi,
con tutta la calma del mondo.
Reno non era per niente
soddisfatto di quello che aveva appena detto Rufus, non ci trovava
nient'altro che una scusa per tenerlo buono, ma non era riuscito a
persuaderlo con quelle semplici parole.
"Volevo vedere se lo
capivi da solo, ma ho sprecato solo tempo." si sdraiò sul
letto, con lo sguardo rivolto al soffitto e un'espressione seccata e
delusa allo stesso tempo. In fondo, gli dispiaceva per la piega che
aveva preso la discussione.
"Senti, ti ripeto, se me
lo dicevi sarebbe andata diversamente. Adesso lo so. Punto. Fine della
discussione. E adesso per favore ce la fai a toglierti
quell'espressione scocciata dalla faccia?" disse il biondo
avvicinandosi al volto dell'altro, che però si
voltò dalla parte opposta, ignorandolo.
"E va bene, mi dispiace
ok? Era questo ciò che volevi, bene. Sei riuscito a farmelo
uscire di bocca." Reno si limitò a sospirare, in fondo Rufus
era un po' come lui, non riusciva a dire un semplice 'scusa', lo faceva
sentire dannatamente sottomesso.
"Ok." sbuffò
il rosso senza aggiungere altro, lasciando stavolta che il biondo lo
baciasse sulle labbra.
"Adesso però
piantala di fare l'incazzato." gli sussurrò,
mordicchiandogli il collo e facendogli scappare una risatina, della
quale il presidente fu soddisfatto. Gli accarezzò
delicatamente una guancia, sorridendogli con quel fare sensuale che
solo a Rufus riusciva.
"D'accordo. Spero solo
che tu mi abbia ascoltato bene, non so come potrei prenderla la
prossima volta, Presidente." ghignò il rosso assumendo anche
lui un sorrisetto malizioso. Rufus annuì semplicemente,
tornando a baciarlo mentre con le dita giochicchiava col codino di Reno.
Forse come inizio il suo
risveglio non era stato dei migliori, ma adesso stava prendendo
decisamente un'altra piega che lo stuzzicava abbastanza. Non era male
come risveglio, avrebbe evitato il litigio, ma quello che venne dopo lo
lasciò soddisfatto.
Note
dell'autrice:
Ecco un'altra RufusReno
da aggiungere alla raccolta! ^O^
Ormai mi è
presa la fissa di scrivere ogni notte, come ho già detto mi
porta ispirazione e la cosa mi esalta.
Lo so, forse ho reso
Reno dannatamente OOC, uffa! Ma è tremendamente difficile
trattare quel benedetto ragazzo. Se così fosse mi dispiace.
Perchè il mio
personaggio preferito finisco per ridurlo così pietosamente?
Spero di non essere
andata TROPPO OOC, altrimenti mi picchio da sola, giuro. Io odio lo OOC
e guarda caso sono io stessa a rendere i personaggi così.
Vi chiedo di perdonarmi,
ma devo ancora lavorarci su e parecchio. Ho ancora 45 oneshot da
scrivere, ho ancora 45 oneshot per migliorare, io non mi arrendo.
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Capitolo 6 *** 06. Irritante! [29. Attesa] ***
Irritante!
29. Attesa
Ed eccolo lì Reno, fuori dalla porta di quel maledetto
ufficio. Gli era stato intimato di attendere lì fuori,
mentre Rufus finiva di firmare alcuni documenti.
Era sempre così, lui commetteva qualche errore di poco conto
in missione e subito veniva richiamato dal presidente in persona, che
gli faceva notare i suoi insignificanti errori.
La solita solfa, ormai capitava spesso, ormai si sentiva dire sempre le
stesse cose e Reno comincia ad essere stufo per questi continui
richiami. Trovava la cosa dannatamente fastidiosa. Sapeva anche da solo
di essere un tipo impulsivo, che non rifletteva a lungo sulla
situazione e si buttava a capofitto, ma non ne poteva più di
sentir ribattere su quell'argomento.
Che senso aveva continuare a ripeterglielo? Ne era consapevole. Se
continuava a sbagliare non era certo perché non aveva capito
il punto, tutt'altro, semplicemente continuava a fare di testa sua.
Non era una buona scusa, ma Cristo santo, lo sapeva!
Sentire poi la voce altezzosa di quel bastardo di Rufus gli faceva
salire il nervoso, ma dato che era routine e doveva sopportarlo ancora
una volta, beh, che uscisse da quel fottuto ufficio e gli facesse la
consueta ramanzina.
Ciò che più detestava Reno era aspettare e
accidenti se il Presidente si faceva attendere. Ecco un'altra cosa da
aggiungere alla lista dei difetti del capo.
Non che lo odiasse, dopotutto erano anni che lo conosceva,
però era così maledettamente irritante che
vederlo era ciò che avrebbe voluto evitare. Peccato che Reno
non poteva tralasciare i richiami del Presidente, doveva solo ubbidire
e sperare che quella tortura durasse il meno possibile.
"Se proprio devo aspettare, lo farò in dolce compagnia."
sbuffò, estraendo una sigaretta dal pacchetto. Lui fumava in
diverse occasioni, quando era nervoso, quando voleva rilassarsi e
quando non aveva niente da fare. Quindi, sempre.
Si sedette sul pavimento, con la schiena appoggiata alla parete,
osservando con sguardo torvo la porta che era ovviamente chiusa,
aspettando con ansia che si aprisse. Se presto non sarebbe accaduto, se
ne sarebbe andato.
Dopo aver pensato tale assurdità, si rimangiò
quel pensiero, in ogni caso sarebbe stato chiamato nuovamente e si
sarebbe raddoppiata la sfuriata. Meglio attendere ancora, piuttosto che
sentire le lamentele del capo.
"Mi chiedo cosa diavolo abbia da fare di così urgente! Non
lo sopporto." farfugliò, nella speranza che Rufus lo
sentisse. Peccato che la porta fosse sigillata, era impossibile che
quell'imprecazione fosse arrivata alle orecchie raffinate dell'uomo.
Distrattamente scrollò la cenere per terra, affondandosi una
mano fra i capelli, in preda a una crisi di nervi.
"E poi si lamenta che rallento il lavoro... per forza! Se solo lui si
sbrigasse eviterei di farlo." con stizza si alzò dalla
posizione ormai scomoda per dirigersi verso la finestra vicina.
L'aprì e si appoggiò al piccolo balcone,
guardando fuori, cercando qualsiasi forma di distrazione, ma com'era
ovvio non trovò nulla di interessante.
Allora, esasperato tornò davanti alla porta e decise di
richiamare nuovamente l'attenzione del Presidente, forse si era
dimenticato che fosse lì da ormai venti minuti, se non di
più. Bussò alla porta e aprendola si
affacciò, notando Rufus intento a firmare varie carte,
troppe per i suoi gusti. Per un attimo pensò che se fosse
stato al suo posto avrebbe dato fuoco a tutto quanto.
"Non ti ho forse detto di aspettare fuori?" eccolo lì,
quell'odioso tono di superiorità che si conviene ad un
personaggio importante e al di sopra di tutta la merda che ha intorno.
Reno si trattenne dallo spegnergli la sigaretta in fronte e sbuffando
espresse il suo disappunto.
"Sono venti minuti che aspetto, capo." trattenersi era servito a poco
dato che l'irritazione era stata ben mostrata dal tono seccato della
voce del Turk, che non era sfuggito alle orecchie acute del biondo, che
gli regalò uno sguardo perforante.
"Credimi non mi sto divertendo, sto cercando di sistemare il casino che
hai combinato l'altro giorno." adesso capiva, doveva sempre trovare un
modo per attaccarlo. Doveva proprio piacergli punzecchiare il rosso.
"Ah davvero?" puntualmente Reno, non riusciva a tapparsi la bocca,
sparando frasi che straripavano di sarcasmo.
"Sì idiota. Se proprio non hai la pazienza di aspettare, non
stare sulla porta. Entra e togliti dalla bocca quel sarcasmo." colpito
in pieno. Le vene sulla fronte del Turk avevano cominciato a pulsare
senza controllo, ma almeno stavolta Reno si impose di stare zitto.
Solitamente non ci riusciva, non gli piaceva starsene a subire senza
ribattere, ma con Rufus era meglio farlo, per quanto si sentisse
soffocare.
Con Tseng era già diverso, nonostante fosse anch'esso suo
superiore, riusciva comunque ad imporre le sue ragioni, senza
guadagnarsi ramanzine varie o peggio, punizioni, in quel momento
avrebbe tanto voluto essere al suo cospetto.
"Sai vero quanto fosse importante per noi quella missione?" Reno si
morse le labbra, annuendo in silenzio con un cenno del capo. Avrebbe
tanto voluto urlargli contro, dirgli che tutti sbagliano e che non
c'è bisogno di fare tanto macello per un errore, di lasciar
correre una volta tanto.
"Bene. E tu te lo sei lasciato scappare, ovviamente!" il Turk, strinse
le mani a pugno, le nocche si tinsero di bianco per la forte pressione,
ma non poté far altro che annuire nuovamente, attendendo
un'altra frase sprezzante da parte del suo interlocutore.
"Hai idea di cos'hai causato?" Reno stavolta non sapeva cosa
rispondere, se avesse dato retta alla sua impulsività
avrebbe risposto scrollando le spalle e dicendo che secondo lui non era
così grave, ma se così avesse fatto probabilmente
il Presidente non avrebbe aspettato due secondi prima di lanciargli
contro qualcosa.
"No, a quanto pare non lo sai, se così idiota da non capire
la gravità della situazione..." sbuffò lui
apparentemente esasperato.
Il ragazzo però stavolta non si trattenne, possibile che
quell'uomo non parlasse mai chiaro? Se proprio doveva infierire che lo
facesse per bene, completando il discorso.
"Beh spiegamelo tu allora visto che sono così idiota da non
arrivarci!" Rufus si stiracchiò, puntando i suoi occhi di
ghiaccio contro quelli di Reno, mostrando rabbia mista a noia. Si era
stancato di spiegargli sempre le stesse cose.
"Allora, vediamo se lo capisci. Quante volte ti ho detto che le nostre
azioni segrete devono restare tali? Qualora una spia si infiltri
nell'edificio e riesca a fuggire con delle informazioni che non possono
e non devono uscire da qui, voi dovete sbarazzarvi di loro, dovete
farli fuori! Non lasciarli scappare. Non possiamo permetterci che le
squadre anti-ShinRa scoprano informazioni importanti, lo sai meglio di
me Reno." il Turk sapeva benissimo quanta ragione avesse Rufus, ma non
sopportava di dover essere trattato così, se la spia gli era
sfuggita era per una distrazione, potevano capitare benissimo anche a
lui. Per quanto potesse sembrare perfetto, nemmeno lui lo era.
"E i Soldier allora? Non mi pare abbiano fatto un ottimo lavoro
lasciandolo entrare, no? Ah, ma qui sono io quello che si prende sempre
dell'idiota. Loro poverini, non hanno alcuna colpa!" per difendersi,
attaccava, con il Presidente era sempre stato così.
"Hanno avuto pure loro ciò che si meritano. Tu vedi di
pensare a te stesso." gli rispose, tornando poi con gli occhi sui
documenti, lasciati a metà poco prima. Questo per Reno era
un umiliazione, non era più degno nemmeno di essere guardato
in faccia, a quanto sembrava.
"Posso andare adesso?" chiese con stizza, dando le spalle all'uomo in
attesa di una risposta, che non tardò molto ad arrivare,
irritandolo ancor di più essendo negativa.
"No. Non puoi, non ho finito." ottima notizia. Cos'altro aveva quel
bastardo da sputargli addosso?
Reno afferrò nuovamente il suo pacchetto di sigarette e con
foga ne accese un'altra. Era agitato, lo si poteva vedere dal tremore
delle mani, che avevano trovato difficoltà con l'accendino.
Si appoggiò alla parete, in attesa che Rufus parlasse di
nuovo, quella era decisamente una delle giornate peggiori che il Turk
avesse vissuto, non vedeva l'ora che quello strazio finisse e potersi
finalmente godere un po' di relax, lontano dalla fonte del suo
nervosismo.
Il biondo alzò lo sguardo, sentendo l'odore della nicotina.
Solitamente gli avrebbe ordinato di spegnere la sigaretta, ma quella
volta lo lasciò fumare, notando il tremore che pervadeva il
corpo del ragazzo.
"Veniamo al dunque, in realtà ti ho chiamato qui per un
altro motivo." il rosso spalancò gli occhi, non ci voleva
credere, non solo lo aveva sottoposto a quella tortura, adesso
insinuava che era lì per un altro motivo. Quindi la
ramanzina non era compresa, forse. Non volle ribattere però,
aveva già esternato abbastanza i suoi pensieri.
Rufus si alzò dalla sedia e andò a sedersi sul
bordo della scrivania, guardando negli occhi l'altro.
"Ho una missione da darti. Siccome Tseng ed Elena hanno scoperto dove
si trova il tizio che ti hai lasciato scappare, è tuo dovere
fare irruzione in quel luogo e ammazzare chiunque sia con lui,
ovviamente non sarai da solo." trovava giusta la missione affidatagli,
sperava solo di non commettere nessun altro errore, altrimenti
l'avrebbe sentito! Annuì, sospirando poco dopo, per fortuna
il tono del boss era ora calmo, sembrava avesse esaurito la sua dose di
acidità per quel giorno.
"Non voglio errori stavolta, sia chiaro, Reno!" aggiunse poi,
facendogli cenno di avvicinarsi a lui.
Il Turk si diresse verso il biondo, arrivandogli a pochi passi di
distanza. Rufus lo afferrò per i lembi della giacca e lo
attirò a sè, lasciando solo pochi centimetri dai
loro visi. Lo guardava dritto negli occhi, osservando lo stupore di
Reno in essi, poi gli posò con violenza le labbra sulle sue.
Durò un attimo, che bastò a far restare il rosso
senza parole. Che significava quel gesto?
"Ci siamo capiti. Ora puoi andare." disse spingendolo via e tornando
alla sua postazione iniziale, osservando Reno che usciva lentamente
dalla stanza, ancora incredulo, in cerca di una motivazione logica.
Ovviamente non aveva capito, così come non era mai successo.
Rufus sorrise tra sè e sè, sperando che un giorno
quel Turk esuberante capisse che le sue non volevano essere
provocazioni, ma soltanto un modo per spronarlo a dare il meglio di
sè, sempre. Il Presidente aveva molta fiducia in lui, ma non
voleva farglielo sapere, non voleva che Reno si montasse la testa.
Sapeva benissimo quanto il ragazzo se la prendesse per quei richiami,
mettendoci però tutta l'energia necessaria durante le
missioni successive. Forse un giorno l'avrebbe capito. Forse.
Note
dell'autrice:
Fatta anche la sesta! Woh, non credevo di farcela! ^^
Beh, che dire, un po' strano questo capitolo. Si capisce solo alla fine
il perchè di tanta asprezza ha Rufus nei confronti di Reno.
E mi piace così!
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