Pianeta Stella

di Xau
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima di leggere: nota dell'autore e unità di misura enaliche usate all'interno dello scritto ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** Parte prima ***
Capitolo 4: *** Parte seconda ***



Capitolo 1
*** Prima di leggere: nota dell'autore e unità di misura enaliche usate all'interno dello scritto ***




Nota autore

Buongiorno e vi ringrazio per l'attenzione nei confronti di questo mio romanzo, che essendo il primo ha ancora qualche segno di immaturità che colpisce uno scrittore alle prime armi.
Avevo già messo pubblico questo romanzo all'interno della mia pagina sotto il nome "Il pianeta delle fate", ma ulteriori risvolti nella trama e la necessità di migliorare la pre-stesura sotto certi minimi aspetti mi ha portato a dover cancellare la vecchia versione.
Ecco quindi Pianeta Stella.
Qualsiasi nuovo aggiornamento o revisione -non vi preoccupate- porterà all'aggiornamento di questa pubblicazione e non alla sua cancellazione a favore di una ripubblicazione nuova.
Vi auguro buona lettura e mi baso sulle vostre critiche per affinare ulteriormente questo scritto.

 
Alexandru Constantin Lipan, alias Xau.

 
Unità di misura enaliche

Tempo

1 Computo = 8 Periodi = 28 isat
1 Periodo = 4 Isat (dell'Introduzione, del Preludio, dell'Interludio, dell'Epilogo) (usato molto solo laddove si devono eseguire resoconti o narrazioni)
1 Isat = 3.200 diacicli sincronizzati
1 Diaciclo = 18 oscillanti = 27 ore terrestri
1 oscillante = 120 nillit = 1h 30m
1 nillit = 10 spri = 45 secondi
1 spri = 5 esy = 4,5 secondi
1 esy = 0,9 secondi

Un enalico vive mediamente fra i 25 e i 35 isat, ovvero da poco meno a poco più di un computoViene dichiarato maggiorenne a 4 isat.
In termini umani, vive fra i 220 e i 310 anni, con la dichiarazione di maggior età a 35 anni.

 

Spazio e lunghezza

1 parsec di Sephelir = 50 nalen (da considerare che un parsec di Sephelir è considerato la distanza alla quale l'anello abitativo della colonia -270 km diametro- sottende un secondo d'arco)
1 parsec comune = 320.000 parsec di Sephelir = 100 enlen
1 aurale = 1600 tese = 2286 metri, ovvero 90.000 pollici
1 tesa = 10 spanne = 1,43 metri
1 spanna = 8 niltra = 14,3 centimetri

 

Peso e massa

1 tonod = 125.000 tandr (usata solo per stabilire il peso di grandissimi oggetti quali navi, colonie o esploratori)
1 tandr = 5 darin = 2500 kove = 4,8 tonnellate
1 darin = 500 kove = 960 kg
1 kova (chiamato anche "alab grande") = 2 alab = 1920 grammi = 1,92 kg 
1 alab (chiamato anche "kran'neba") = 1600 dani = 960 grammi (praticamente, il litro - kilogrammo commerciale usato anche come peso nei mercati e per le vendita di mercanzia)
1 neba = 1200 dani = 720 grammi (usato solo nei bar, nei locali e dai perlustratori per la vendita di bevande, succhi e acqua)
1 dano = 0,6 grammi

 

Credito e moneta

1 Nebt = 20 Ahma
1 Ahma = 8 Isir
1 Pelper = fabbisogno per 100 dia-cicli di cibo e acqua per una persona (calcolando 1,5 litri di acqua e 2300 kcal di alimenti ogni giorno)

 

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Capitolo 2
*** Prologo ***


E' una virgola appena visibile, che si trascina aggirando l'enorme asteroide riparante la sua destinazione dal sospiro di luce della gigante blu. La colonia esplorativa, in tutta la sua interezza, appare vicina in modo rassicurante appena l'anello contenente lo spazio abitativo si distingue chiaramente dalla struttura portante attorno a cui si sviluppa.
Il tempo è per nulla ostico e l'ambita meta viene raggiunta prima che si allontani sfruttando la stella come fionda gravitazionale.
La nave entra nello spazio aereo come una freccia, facendo saettare la sua forma esile e lanceolata.
E' candida, quasi una cometa forgiata di un impeccabile metallo riflettente.
Eludendo con una velocità quasi impossibile due pattuglie dell'avamposto perlustrativo, si avvicina all'anello contenente l'habitat fatto di terre scure e città luccicanti come ragnatele di luce e scompare in mezzo ad un piccolo bosco sulla superficie interna.
Lo scafo si apre senza rumore e ne esce una figura completamente vestita in una sorta di tonaca scura formata da più falde, col viso coperto da un casco nero dalle sembianze poligonali e dotato di un singolo occhio elettronico al centro, dal colore verde luminoso. Di corsa, si avvicina ad una zona abitata, tenendo in mano un fagotto racchiudente un bimbo dalla pelle vagamente luminosa.
Si guida con rapidità, sembrando quasi dover trovare una casa ben precisa. Addentratosi attraverso svariati quartieri e correndo senza alcun segno di fatica, la figura trova la casa che per lei è quella giusta.
Abbassa leggermente la testa e sembra meditare per brevi attimi.
- Si, qui ti curerà. Riuscirà a capire e ad accettarti -, dice verso il piccolo con una voce sintetica, ma emotiva, - Sei l'ultima di noi. Sii la prima per loro -
Poggia delicatamente il fagotto a terra, poi indietreggia.
Gli dedica un ultimo sguardo attraverso la maschera.
Quasi fosse il sospiro del vento, la figura rientra nel bosco, poi risale sulla navetta, che senza alcun rumore si alza ed evade dall'atmosfera della colonia.
Il velivolo supera i muri di contenimento e si porta lungo il bordo laterale della zona abitativa, sorvolando a bassa quota le strutture di manutenzione esterna, assicurandosi la possibilità di non richiamare l'attenzione delle pattuglie ancora perlustranti l'altra parte della colonia. Quindi si gira lungo il suo asse orizzontale e illumina i suoi propulsori candidi per spingersi lontano, in direzione delle stelle simili a bambine di luce.
Nel silenzio assoluto dello spazio, dall'asse della colonia vengono deflagrati una caterva di colpi che come stelline di luce viaggiano irrefrenabili verso la navetta, ignara dell'attacco portato a suo danno.
La fuggitiva dal corpo luccicante schiocca i suoi motori per scomparire da quel posto nel momento esatto in cui viene profanata dai proiettili energetici, al suo posto lanciandosi verso la destinazione il silenzioso urlo di fuoco di una cripta metallica martoriata. Centinaia di grossi rimasugli della nave vengono sparsi dall'esplosione, a sua volta una minuscola briciola di luce in confronto all'arca esplorativa.
Il sistema di protezione della Sephelir ha fatto il suo dovere e ritira i cannoni pesanti, senza aver risvegliato nessuno e lasciando come unico testimone un perlustratore di mezza età che guarda con freddezza l'intera scena.
Il rapporto d'osservazione redatto tempo dopo dichiarerà, mentendo per volonta di un funzionario superiore:

 
"Un meteorite di massa duecentotrenta tandr stimati è penetrato nello spazio sicuro.
Dopo una sua etichettatura come oggetto numero 95894471, è stato eliminato dal sistema di protezione per evitare che portasse danni alla Sephelir e al suo prezioso popolo.
Non ha provocato complicazioni e nel caso tale oggetto racchiudeva qualsivoglia interessante contenuto, è stato più ragionevole eliminarlo, evitando la sua presenza come corpo erratico dalla velocità considerevole e pertanto possibile fautore di disatri maestralmente evitati."
 
Poco importa per gli abitanti, felici per un pericolo scampato in realtà mai esistito.
Nessuno ha visto ciò che è accaduto nella realtà.
Al di fuori di una persona.

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Capitolo 3
*** Parte prima ***




Viaggio esplorativo di mappatura primaria.
Sistema Ankhat'Lakrifa-1-Nha, posizione stabile fra dodicesima e tredicesima orbita attorno alla stella principale Lakrifa, tipo subgigante rossa.
Colonia generazionale di esplorazione Aspla Sephelir, classe Namka.
Servente del fiero Impero Enalico.
 
Non si sa il tempo esatto di questo viaggio. Tutto accade in un periodo così grande che l'unità più consona per suddividere gli avvenimenti più salienti sono le generazioni.
Ventitré dall'ultimo contatto con un pianeta dell'Impero.
Dodici dall'ultima reale visione di un avamposto dotato del benché minimo costrutto di civiltà.
Il resto del viaggio, veloce e allo stesso tempo tremendamente lento, ha portato gli esuli dello spazio accanto a pianeti privi di interesse di qualsiasi genere.
Solo un puntino. Sette milioni di persone, che chiamano casa un'enorme orbitale anulare, traversato da una struttura che forma il suo asse. Lo scopo che hanno in affido è di guardare, osservare, catalogare e infine, aprire la strada alle voglie conquistatrici della Reggente Imperatrice. Ella ha tutto il tempo che gli serve anche per sopportare la lentezza creata dalla lontananza fra i diversi astri, un tempo generoso che scorre lento dentro di lei e che la fa vivere decine di volte ciò che è dedicato ad un suo suddito, dalla giovinezza fiorita alla vecchiaia insecchita.
Ishmir è un ragazzo comune, con la funzione di osservatore orbitale e perlustratore. Passeggia lento lungo le strade pulite e candide della zona 59, coperta da nuvole basse e pigre che si lasciano dietro una pioggia leggera. Il cumulonembo che domina tutto l'insieme delle nubi -l'unica di esse abbastanza burbera da osar tuonare leggermente i suoi polmoni di vento- è oltre il lago locale e sembra si allontani sotto l'azione delle correnti dell'atmosfera, cui esistenza è possibile grazie all'enorme stazza di Sephelir. I raggi del sole artificiale illuminano gradevolmente gli edifici e il paesaggio circostante: il ragazzo è quasi estasiato questo pomeriggio della luce tiepida.
- Non ti facevo presente qui, anche tu pazzo per i dolcetti al cioccolato? -
Davanti gli si materializza senza segno premonitore una ragazza dagli occhi pallidi e dai capelli altrettanto candidi, dai tratti delicati e abbigliata di un vestito floreale. L'ombrello che ha con se è solo la proiezione trasparente di un campo di forza portatile, che lei disattiva appena si ripara sotto la tettoia della piccola pasticceria.
- Ame, salve. In realtà sono per... ehm... Lo scoprirai -, Ishmir, sorpreso, non riesce a comporre una frase completa. Ciò che teneva in serbo rischia seppur vagamente di essere scoperto prematuramente.
- Va bene. Non mi dire niente -, la ragazza percepisce i messaggi nascosti negli sguardi del giovane e decide di non portargli una sensazione disagiata. Completa la frase con un ampio sorriso, volendolo calmare. Ma dentro di lui il cuore -seppur un reattore a pulsazione- batte all'impazzata.
- Aspetta -, dice lui, - Voglio darti l'invito per stasera... -
Lei porge il braccio sinistro, sul cui palmo è visibile un cerchio luminescente. Ishmir apre la mano biomeccanica e i due si stringono le dita. L'impulso viaggia rapido e impercettibile.
- Ecco... Questo è l'invito. Trovi tutte le informazioni -
Ame si connette ai dati senza darlo a vedere. La connessione neuronale porta dirette sensazioni e pseudo-ricordi nella sua mente, senza necessità di altri intermediari. Scopre la presenza di dati criptati.
- Grazie, te ne sono riconoscente. Ti posso aiutare con i dolcetti -, lei spinge delicatamente Ishmir dentro la pasticceria, con vecchi ma resistenti droidi come commessi e gestori.
La passeggiata pomeridiana appare breve e contornata di fortuna, per la felicità del ragazzo. Fondamentale é il tempo di preparazione: in un'attività che richiede di eseguire perlustrazioni a lunga distanza o solo anche briefing di essi, la suddivisione del tempo deve essere congeniale. Nei periodi più movimentati, può accadere che ognuno dei 18 oscillanti in cui è diviso un diaciclo sia calcolato al minimo dettaglio. I due giovani lo sanno, sopratutto Ame, conscia al massimo della situazione difficilmente equilibrata in quanto sovraintendente di Ishmir e di aggiuntive due squadre esplorative che gestisce di persona.
D'altro canto, per il suo sottoposto tattico Ishmir, la situazione è almeno ora leggera. La sorpresa che ha quasi pronta non è stata scoperta.
La sera si fa presente quando gli specchi polarizzanti del sole portatile, chiudendosi come un fiore attorno ad esso, donano fili trepidanti di luce scarlatta. La notte regno delle stelle e dei loro tremolii lontani viene rischiarata maggiormente dai lampioni dalla luce bianca ma non eccessiva, che si accendono nel momento esatto in cui l'anello diaciclico -struttura anulare supporto del sole artificiale- si allinea con quello abitativo, creando una conformazione simmetrica.
Ame, ritornata a casa, non riesce a capacitarsi di cosa veramente indichi l'invito. Ishmir è un ragazzo un po' criptico, che tende a usare il silenzio come protezione. Tamburella le mani sul tavolo a levitazione del piccolo salone, con funzione anche di schermo tattile e che ora scambia dati con le espansioni cerebrali della ragazza. La comunicazione senza fili fa apparire solo il benvenuto per "un'occasione speciale".
Anche se il sistema di criptaggio dei dati appare semplice e fin troppo arcaico, non si capacita di come sia la parola di sblocco. E' l'unica protezione che la separa dai dati, ma Ame rimane titubante sul corromperla basandosi sulla forza di calcolo dei computer: ha la sensazione di esserci qualcosa di particolare nel scoprire la parola di sblocco e non vuole sacrificare il piacere di scoprirlo in favore di efficienti quanto troppo rapidi calcoli.
Si rialza per la quinta volta e attraversato il piccolo appartamento gestito dall'Ufficio Decisionale Tattico di cui fa parte, si ferma sul terrazzo che offre ampia vista sull'intero habitat in quanto sommità di un piccolo complesso residenziale. Alza istintivamente lo sguardo, puntando gli occhi verso le migliaia di luci che punteggiano la maestosa curvatura dell'orbitale e della struttura dell'asse. Oltre, la quasi impercettibile falce di Nabluk, il dodicesimo pianeta, con un'orbita più interna rispetto a quella di Sephelir. La gigante rossa fulcro del sistema in cui orbitano è troppo debole, fintanto che la sua luce è quasi vicina all'infrarosso e si perde facilmente fra quella più "naturale" del sole artificiale.
Se fosse... Se quell'invito fosse per un piccolo appuntamento? Non è profondamente sicura del suo intuito, ma vuole comunque provare. Il petto le si accalda appena trapela per la sua testa lo scenario di un incontro più romantico rispetto a quello che si aspetta.
Rientra in casa, scendendo le scale vitree composte da gradini sospesi nel nulla. Compone mentalmente la password e la invia al tavolo, aspettando febbrilmente l'esito. Sgrana gli occhi lattiginosi nel vedere come la superficie traslucida si anima di ologrammi blu che indicano il riuscito accesso ai dati protetti. Li riceve come puri pensieri, e nel capire cosa contengono si mette la mano al petto, tremolante.
- Mi farà saltare il cuore -, dice fra se è se sospirando sonoramente.
Il vestito che ha addosso è una tenuta semplice, formata da sette falde. L'ampio fiore stilizzato all'altezza del cuore contiene un sistema che controlla sottili attuatori nel tessuto; ad un rapido comando, l'abbigliamento si trasforma, facendo scoprire elaborati pizzi anch'essi pieni di rosei fiori stilizzati, creati dalle pieghe complesse di falde intermedie più sottili.
Il treno a levitazione la porta alla zona 73, dove avviene l'incontro. Il punto segnato sull'invito è distante un isolato e il percorso appare deserto. L'assenza di aree commerciali e di luoghi ludici direziona gran parte della popolazione in altre aree, laddove le comuni luci urbane lasciano spazio a veri e propri caleidoscopi che rischiarano ampie porzioni di habitat. Arriva ad un parchetto cittadino, la cui parte centrale è uno stagno sovrastato da un salice piangente dal legno bianco. L'albero è l'appartenente ad una specie rara, non creata con metodi di pazienti incroci o innesti, con procedure scientifiche o con dottrine di Tecnospiritica: è un puro albero di Salice delle Lune, fra i cui rami lanterne sferiche sospese a mezz'aria emanano una luce ocreggiante e calda.
Rischiarato dalla silente luce, Ishmir è riconoscibile per i suoi capelli corti e trasparenti, simili a cristalli di vetro. Lei apre il cancelletto ed entra a passi lenti.
- Ti ricordi? -, la voce del ragazzo le arriva alle orecchie. Fra le mani tiene una scatola beige, senza alcun disegno sopra.
- Quindi è qui... -, Lei si siede a un braccio distanza da Ishmir sulla panchina dai disegni semplici.
- Questo parchetto è un luogo speciale -
- E' vero... E' molto bello -, lei lancia un lungo sguardo al giovane e alla scatola fra le sue mani.
- Non solo per questo -, lui alza il coperchio.
La scatola aperta rivela cinque piccoli dolcetti riccamente decorati; quello al centro raffigura in forma stilizzata loro due, un davanti l'altra, naso contro naso. Non sono quelli che il ragazzo ha scelto questo pomeriggio, ma più appariscenti, più... appetitosi. Come aveva fatto a nascondere questi dolci? In fondo era entrato con lui nel negozio.
Si limita a mettere le mani alla bocca per bloccare l'espressione di stupore.
- Per questo... Eri così misterioso... con me... -
Lui alza gli occhi alla volta creata dalle foglie del salice e alle lanterne.
- Questo parco è il luogo in cui ci siamo incontrati la prima volta per davvero. Ci conoscevamo già, ma qui ti detti il mio primo bacio sulla guancia. E tu... -, lui interrompe il parlato, sospirando per coprire il lieve accento di imbarazzo.
- Io in cambio ti avevo dato uno schiaffo. Non riuscivo a dirti quanto eri arrossato in quel punto -, lei inizia a ridere. Ishmir avvicina un dolcetto alla bocca di Ame e quasi inconsciamente la ragazza lo morde, gustando i diversi strati al cioccolato che sporcano le sue labbra.
- Ho pianto per quasi una decina di giorni, per paura di averti spavent-- -
Ame poggia il dito sulle labbra di Ishmir, interrompendo la frase. Termina il dolcetto, lasciando solo un pezzettino fra indice e pollice.
- Hai scelto bene. Sono buoni -, le luccicano gli occhi.
- Sì... E' il quinto isat da quando ti ho dato quel bacio... Per questo... -
Lei chiude gli occhi grandi e acquosi.
- Lo so. La password dei dati dell'invito è innocente amore. Hai faticato molto per un momento così semplice. Sei sempre serioso quando si tratta delle persone a cui tieni -
Lui gira la testa, allontanando la vista da quel viso infatuatore e nascondendo le guance leggermente purpuree.
- Questo mi è di dubbio... Non credo di sopportare responsabilità... Per questo mi preoccupo di non riuscire a proteggere nessuno, o ad essere sincero -
La ragazza prende il dolcetto raffigurante se stessa con Ishmir. Nella sua mente una sensazione di calma felicità la avvolge per qualche secondo.
- Veramente credi che non riesci a mantenere vicino a te qualcuno? -, gli domanda. Il suo sorriso dalle labbra appena rosee appare disteso, quasi etereo. Gira il manicaretto e lo osserva attentamente. Quando può, lui riesce ad avere forti legami e a proteggerli in modo quasi eroico. Conosce il ragazzo fin da quando avevano tutti e due un'età fragile, percependo ogni sua tristezza in modo empatico.
- Tu sei una compagna da molto tempo, sei familiarizzata con i miei problemi. Ma io non voglio farti vedere problemi e farti sentire così a disagio, o in colpa -
- E' nel tuo petto il sole che ti illumina. Anche un cuore artificiale può essere sinonimo di sincerità -
- Il mio cuore è... fin troppo resistente ai battiti delle emozioni -
Ame alza l'innocente pezzetto di dolce al cioccolato e lo rimette nella mano del ragazzo.
- Ecco a te -
Lui, senza cambiare espressione, prende il pezzo di dolce e lo gusta. Riesce a nascondere il nodo alla gola in modo molto modesto.
- Almeno i dolci li so scegliere... -
Lei si avvicina e si poggia contro di lui.
- Hai una propensione naturale alla dolcezza -, alza gli occhi per guardare da vicino il viso del suo sottointendente, amico e anche di più di questo, - Ora pensiamo al momento che hai atteso... Stavolta è il mio turno offrirti il miele della vita -
Sorride, per poi avvicinare le sue labbra a quelle di Ishmir. Il lungo bacio scambiato fra i due è appena percettibile. Dentro la mente del giovane, il ricordo fulmineo della stessa ragazza in infanzia, cupa e timida quanto una meritevole studiosa, si mescola sfumato alle sensazioni che ora bagnano salate la sua bocca. Quello schiaffo che ha segnato una sorta di ricostruzione del loro legame è ora solo un sospirante eco. Lei nota l'espressione cupa del giovane perso nei suoi pensieri.
- Lo sai Ishmir? Mi ricordi Sahaquiel -
- Sahaquiel? -
I due si tengono la mano, lui massaggiando le nocche un po' aspre della compagna che gli siede vicino. Dei dolcetti rimane solo quello più appariscente, quasi un pittorico quadretto di glassa la cui delicatezza non da coraggio alla coppia di mangiarlo.
- Sì. E' un angelo con una sua storia plasmata... Una piccola storia -
Lui semplicemente annuisce. Ame sa cosa vuol dire quel semplice gesto. Lo guarda dolcemente negli occhi quindi si schiarisce leggermente la voce e la mente: retaggio delle sue funzioni di consigliera di briefing.
- Sahaquiel, Messaggero delle Stelle e miglior allievo del Maestro Yeha, era un osservatore e guardiano dei popoli. I suoi occhi erano in realtà ciechi e spenti, privi di vita, vedeva attraverso lo spirito delle persone che legava a lui grazie ad un rapporto di fiducia reciproca e profonda... -
La ragazza tasta delicatamente il petto di Ishmir, sentendo la demarcazione fra gli impianti della spalla sinistra e la vera pelle. Continua a parlare, assicurandosi di non annoiare il ragazzo. Lui rallenta il respiro.
- Durante un'osservazione, il Messaggero si innamorò di una giovane donna. Yeha, vedendo il suo allievo offuscato da sentimenti proibiti e incapace di vedere in modo equilibrato l'io delle persone e quindi di pervenire alla sua importante funzione celeste, decise di punirlo. La giovane donna si sacrificò ricevendo il male al posto del messaggero, vedendo in Sahaquiel una persona da proteggere. Prima che lei spirasse, i due si dichiararono amore sincero. Yeha, colpito da questo profondo legame, fece rinascere lei come ragazza di luce, quindi di liberare l'allievo dal suo compito -
Lei distoglie lo sguardo guardando in direzione degli edifici, che attorno al parco si ammassano vicini uni agli altri creando vialetti simili a minimalistiche stradine di bassofondo. Si alza e cammina con passo meditativo, girando in mano il dolce, la cui glassa mantiene la sua interezza grazie a uno strato di zucchero caramellato simile ad uno scudo stucchevole.
- Il tuo bacio sembra segnare la fine di una cecità: riesci a provare emozioni. Dicevano che non versavi lacrime, e hai pianto. Dicevano che non avresti voluto bene, e hai abbracciato con amore. Le persone attorno a te sono il tuo maestro, ti hanno visto cambiare -
Si gira e abbassa la voce, che diventa quasi un sospiro emotivo.
- Ishmir, ti ringrazio -
- Ma io... -, lui si alza, allungando istintivamente il braccio per prenderla.
Lei poggia la mano sulla bocca del giovane, frenando la sua voce con il dito sottile come zampa di farfalla.
- Lo so. So cosa vuoi dirmi, lo leggo nei tuoi occhi -, gli risponde con una voce impercettibile.
Lui le fa fare una piroetta e nel momento giusto le cinge la vita, tenendola a se.
- Io volevo passare la notte con te... -, lui abbassa leggermente lo sguardo.
- Chi ha detto che vado? Ehi, aspetta! -, Ame viene sorpresa dal ragazzo, che la prende in braccio e la poggia sull'erba in un luogo nascosto dalle fronde del salice, quindi la sovrasta.
- Guarda, i tuoi capelli sembrano raggi di stelle... -, lui trema leggermente.
Lei gira appena la testa. La chioma di capelli si lancia in tutte le direzioni, coronando come un'aureola il suo viso.
- Ecco un angelo, Ame -
Lei sente una mano sulla spalla, percepisce le dita di Ishmir scorrere all'altezza della propria clavicola, vicino ai pizzi dell'abito, poi le sente salire sulla nuca. Il pollice scopre a tatto i legamenti e i muscoli del collo sottile con delicatezza, scendendo fino al petto. Il ragazzo percepisce i battiti del cuore di Ame e il suo palmo si poggia sulla sorgente di quel ritmo regolare dopo aver scostato appena e in modo biricchino il pizzo elaborato. Si perde ascoltando quella musica, poi si risveglia e arrossa appena si accorge dove tocca. Lei però non sembra disturbata, quanto invece accaldata e piacevolmente sorpresa.
Lui leva la mano con velocità e tremante la alza come se volesse farla levitare, poi si gira.
- Ti accompagno a casa? -
- No -, risponde lei con voce calda, - Portami in braccio, ti prego -
Lui si gira solo per voler vedere l'espressione che lei fa, ma finisce per non resistere allo sguardo sorridente che dona. La prende in braccio senza fatica e inspira leggermente per percepire l'odore unico che lei ha, impiantato come una pietra miliare nella mente del ragazzo.
- Hai sempre avuto una buona fragranza -, le dice.
Riescono a recuperare la scatola e lui esce dal parchetto, abbandonando quell'angolo di pace ritagliato nello spazio urbano. La leggerezza di Ame permette a Ishmir di portarla a casa senza fatica, anche percorrendo il tragitto a piedi. All'attraversamento del confine da una zona all'altra, lui la alza leggermente per sottolinearne l'esile corporatura.
- Visto, sei come una piuma e attraverso senza fiatone il confine fra le zone... adesso -
Quindi fa un'ampia falcata, superando la sottile linea argentata segnata da un lato e dall'altro da ideogrammi che indicano la numerazione di ognuna delle suddivisioni dell'anello abitativo.
Arrivano a casa della ragazza quando l'ultimo oscillante della giornata è sul finire.
Si salutano, promettendosi di stare insieme l'indomani. Gli ultimi sguardi scambiati sono quelli di ragazzi ingenui e liberi, non pieni dei segreti che li animano. Non appaiono come i giovani sulle cui spalle grava la funzione di occhi a lungo raggio della colonia.
 
~~~
 
L'appuntamento dell'indomani, per qualche burla macchinata da grandi coincidenze, non arriverà. Appena l'anello diaciclico apre gli specchi e fa scoprire il piccolo sole con la delicatezza di una madre, i sistemi neuronali di Ishmir ricevono dati di chiamata ad alta priorità: presenza immediata e necessaria all'accademia.
Tale accademia è un complesso posto dentro uno dei tre grossi pilastri che collegano le parti periferiche di Sephelir alla sua struttura centrale. Un dedalo di ampie stanze e delicati corridoi cerulei si presenta maestralmente ritagliato nell'enorme struttura portante, affiancando la sua funzione cruciale agli altri due pilastri, sedi a loro volta del governatorato centrale e della Gran Biblioteca multimediale.
Ishmir entra in una delle due aule magne nell'esatto momento in cui il grande tavolo virtuale al centro inizia a formare le diverse immagini olografiche. La sala è una sorta di ampio anfiteatro dove i consiglieri tattici si aggiornano sulle diverse situazioni che accorrono. Normalmente solo i trenta sovraintendenti -ognuno comandante tre squadre di perlustrazione e osservazione- hanno accesso in questa area. Oggi è un giorno speciale e i diversi membri delle squadre hanno il permesso di affiancare i loro superiori. Ishmir si accomoda dentro una delle poltrone ergonomiche che a decine formano le file di posti e prima ancora di abituarsi alla maestosità del luogo si accorge che le menti dell'accademia sono già sedute nella prima fila, formante un grande seggio orientabile a piacere.
Un uomo di età avanzata, ma ancora solido nel suo corpo ben formato, si alza e dopo un gentile inchino si avvicina al tavolo. La colta e folta treccia è formata da capelli luminescenti, che ospitano fra le ciocche dei cilindri fatti di vetro e una sottile matrice di memoria al loro interno.
- Salve e benvenuti alla settima riunione tattica dell'attuale etta-diaciclo. Vi abbiamo chiamato, sovraintendenti e un membro per ogni squadra, per stabilire un piano d'azione relativo ad un oggetto che si avvicina a noi -
Conclude l'introduzione senza giri di parole e con una voce sicura e chiara. Tira fuori dalle ciocche uno dei cilindri luminescenti e lo poggia sul tavolo. La superficie lucida e scura dell'ampio tavolo si anima attorno all'oggetto, un dispositivo di memoria, e da essa si proietta un ologramma composto da cerchi di luce esili e intenti in un balletto lento e silenzioso. L'ologramma è ruotato con un tocco e la sala s'illumina delle evanescenti rappresentazioni della colonia, poi del sistema planetario in cui si trova. Ad un secondo tocco, appare un oggetto oltre la tredicesima orbita rappresentata, non blu come gli altri corpi, ma di un appariscente arancione. Un movimento di ingrandimento modifica di nuovo la forma delle immagini tracciate nell'aria: appare in dettaglio la colonia in orbita 1 a 1 con Nabluk assieme alla gigante stessa, al tredicesimo e ultimo pianeta e alla figura di una sfera liscia e perfetta oltre quell'ultima orbita.
- Ho bisogno delle vostre idee, perché sembra che il Governante della colonia e il suo circolo di affiancatori se la stiano facendo sotto -, l'uomo spiega senza alcuna limitazione di pudore, indicando con lo sguardo le logge occupate in prima fila.
- Cosa è blu siamo noi o i corpi celesti non degni di nota, quella luce arancione è l'oggetto sconosciuto. Una sfera nera, con una massa due terzi quella della Sephelir e con un diametro di ottantanove aurali. Come vedete, la traiettoria che segue punta verso di noi con un'evidente correzione di orbita -
Gli occhi color ebano dell'uomo continuano a squadrare la folla di persone con incorruttibile calma.
- Sei sempre stato così acido col governo? Ti facevo più tranquillo, Honat Aseb'Alte... A proposito, perchè non sappiamo altro dell'oggetto? Siamo dotati di strumenti mobili a più spettri  -, la voce è quella di una sovraintendente in età matura, non donna ancora e non più ragazza.
- Quando ho passato metà della mia vita vicino al Governate Esplaioy, so il fatto mio, sopratutto se quella sfera nera ha la possibilità di essere una colonia Nemenide. Il tempo non è dalla nostra parte e i droidi a navigazione automatica inviati per questa ragione non mandano segnali da sette oscillanti. Voglio idee congeniali entro la fine di questo oscillante o almeno idee quantomeno sopportabili prima della pausa tè della tarda mattinata -
Al tocco di un'icona sul tavolo-schermo, Honat fa apparire le poche immagini riprese dai droidi prima della perdita di comunicazione. Le fotografie eseguite in vari spettri visivi fanno vedere l'enorme corpo sferico, lucido e silenzioso, con le sembianze di una luna di marmo.
Ishmir si alza, quasi solenne.
- Eseguirò una perlustrazione con equipaggiamento telescopio. Se Ame dichiara il suo consenso, anche adesso sono pronto ad usare un velivolo navetta -, Ishmir si alza come fosse pizzicato sul fondoschiena.
Deve prendere ad ogni costo quella missione.
- Sei a conoscenza del fatto che necessiti della compagnia di un sovraintendente per una missione perlustrativa di tale importanza? -, gli occhi dell'uomo al tavolo degli ologrammi osserva il giovane con occhi austeri, ma calmi e consenzienti.
- Si, lo so -, il ragazzo fa un lieve e gongolante sorriso. Ame si alza e si gira sorpresa, guardando il ragazzo.
Una ventina di nillit più tardi, l'ascensore li porta silenziosamente alla struttura centrale. Supera velocemente il livello dell'atmosfera e presto la mancanza di gravità fa volteggiare i due, che non si attengono dal girare come trottole.
- Quindi è così che hai conquistato un po' di tempo per noi? -, Ame fa un sorriso a trentadue denti.
- Si, non volevo stare in mezzo all'attività dell'accademia tattica -, Ishmir si perde nel viso della ragazza. Lei ride con gentilezza quando si accorge dell'espressione infatuata. Dal finestrino rinforzato l'anello dell'habitat appare sottile e fragile come un nastro di seta. Per pochi momenti, il ronzio del sistema elettromagnetico di movimento dell'elevatore riempie le orecchie di Ishmir. L'asse centrale appare indescrivibile a livello di proporzioni: l'ascensore per quanto grande sia è un granello di polvere che corre a velocità appena osservabile lungo la superficie del pilastro rigata dalle decine di binari lungo cui viaggiano gli elevatori.
Uno scossone segna l'attivazione del blocco dell'ascensore e l'apertura della doppia porta.
Superato un disimpegno sferico, usato talvolta come sala di pressurizzazione, si affacciano sul corridoio che corre senza fine, illuminato a giorno.
- Andiamo -, Ishmir prende la mano di Ame e si dirigono verso una piccola monorotaia che serve per viaggiare lungo il corridoio. Percorrono quasi tutta la struttura dell'asse nel senso della lunghezza, quest'ultima due volte il diametro dell'anello abitativo, entrando senza fatica nell'ampia area degli attracchi il cui fulcro è l'abitato a cilindro cavo avvolto da labirinti di corridoi che collegano le migliaia di baie d'aggancio.
Come da prassi, il sistema locale di gestione dell'Habitat 00 invia attraverso gli impianti neuronali dei due ragazzi la mappa e le diverse informazioni, cruciali per orientarsi qui. Per chi è novizio, le numerose pubblicità inviate insieme a dati di navigazioni più importanti possono far perdere la testa con la stessa efficienza dei numerosi bordelli presenti qui. Ma per Ishmir, basta solo un pensiero di comando per levare quest'orgia di scritte appariscenti e offerte da urlo -meglio dire da gemito- dalla sua mappa.
 Il percorso è poco promettente. Lui si era abituato a interi pianeti a luci rosse durante le sue missioni e lei a labirinti di viuzze e navigatori elettronici vecchi, ma qui la situazione è nuova.
- E' tutto completamente a zig zag... -, mormora appena il ragazzo.
- Dai -, fa lei con tono ottimista, - Qui possiamo comunque orientarci -, sottolinea con un gesto della mano la curvatura dello spazio abitato. Escono dall'ampio ingresso che forma il sistema di entrate ed uscite. L'habitat è illuminato con la stessa intensità del cielo al tramonto, ma il tutto proviene dalle innumerevoli luci che tappezzano gli isolati e che rischiarano, fra lampioni e insegne multicolori, un ambiente talmente marginato da essere terra di piaceri sfrenati e giocattoli psichici dagli attraenti effetti elettronici sulla mente enalica. Ufficialmente è un luogo di smistamento e preparazione, ma negli effetti, è più economico portare gli arrivi importanti direttamente all'anello abitativo. Lo 00, in conclusione, si è reso utile secondo un modo tutto suo.
- Non siamo invidiati. Le mie squadre si perdono sempre. Non ti racconto di quell'allievo che alla fine si era talmente disorientato da esser stato ritrovato dopo tre diacicli. Pernottava da una donna che si era ringraziata con... pagamenti in natura. -, Ame osserva l'ambiente circostante e imbocca con naturalezza una scala che da accesso ad un ponte fra due condomini fatto da negozi e appartamenti ammassati gli uni sugli altri. Con fluida intuizione, segue il percorso senza badare alla mappa dentro la sua mente.
- Non mi sorprende, qui tutto si paga in questo modo -, Ishmir butta l'occhio dentro uno dei bordelli che si affaccia sul penombroso ponte coperto, il cui ingresso illuminato troneggia vicino ad un negozio di incensi. Al bancone di ricezione, una formosa e sensuale donna dai lunghi capelli corvini fa due passi e scosta lentamente le tende, poggiando gli occhi dalle lunghe ciglia sul giovane. Lui agisce d'istinto, sorprendendo la donna con uno sguardo focoso e stranamente calmo, come se gli avesse risvegliato la briciola di una natura nascosta.
La struttura sospesa serpeggia, aggrappandosi ad altri edifici e dando origine ad annodate scale piene di disimpegni, portoni, porticine, oltre cui si celano camere e appartamenti, ammassati e tenuti insieme da rozze e grosse strutture di travi. E' un susseguirsi di gallerie, passaggi sopraelevati formati da case attaccate e altre stranezze architettoniche degne di un bassofondo.
Allontanandosi un poco da Ame, il ragazzo nota una porticina alta nemmeno due bracci, riccamente decorata. Rimane a guardarla ipnotizzato dalla ridicola grandezza, fin quando la sente aprirsi e ne esce una donna che -escludendo una gonna cortissima- è completamente nuda. Davanti al ragazzo, si gira facendo ballonzolare le sue evidenti curve, impassibile del fatto di essere vista così scoperta, e senza troppa fretta poggia un cestino per la spazzatura vicino a un cassonetto li vicino. Si gira e con falcate che rendono ulteriormente evidenti le sue dotazioni carnali, rientra impaziente e visibilmente felice di continuare a provare qualsiasi spettro di sensazioni si celi dietro quel piccolo uscio.
Sotto gli sguardi di Ame, Ishmir si limita ad alzare un sopracciglio.
- Non pensavi che la Sephelir fosse così? -
- Ad Anab trovi di peggio -, risponde lui piacevolmente scandalizzato da quella vista rimanendo comunque composto, o tentando di esserlo.
La loro prima destinazione è un locale di riparazioni elettroniche di bioimpianti di vecchia fabbricazione, un edificio a cinque piani alto e stretto connesso da svariati ponti ad altri edifici. La facciata copre la funzione di gestione delle missioni d'alto rango: nascosta nel ghetto, tutta una serie di permessi adatti solo a chi manovra ordini urgenti. Troppo semplice mandare direttamente l'ordine agli attracchi; normalmente ci sono due persone contemporaneamente, uno riceve i dati dal chiosco missioni e lo manda per via neuronale al sovraintendente attendente agli attracchi. Quindi vengono ricevuti i dati di conferma, ritornanti al chiosco che a sua volta comunica con centro tattico. Stesso metodo è usato al secondo gruppo di attracchi all'altro capo della colonia, ma si parla di altre necessità alla base del dirottamento informativo nell'altro habitat.
Lo scambio di dati è immediato. Percorsi un quarto di giro del "cilindro" per arrivare ad un ingresso, escono dal dedalo di edifici, attraversando svariate paratie automatiche che permettono di connettere il tutto attraverso corridoi circolari a due parti. Questo particolare sistema comunicante è dovuto al fatto che l'Habitat 00 ruota in modo indipendente dal resto dell'asse per assicurare una gravità artificiale.
I corridoi chiaramente etichettati rendono facilitata la navigazione dei due a gravità quasi nulla e in meno di due nillit si lasciano alle spalle tutti i quattro strati di comunicanti e atri.
Ame punta ad una delle centinaia di ampie paratie che aprono la strada agli attracchi e osserva con attenzione il piccolo quadro luminoso in mezzo al portellone che ne controlla l'apertura.
- Eccolo qui -
Mette la mano sinistra sul display. Un grosso punto sul dorso della mano si illumina di un tenue verde, indicando l'avvenuta sincronizzazione.
- Attracco 276, accesso consentito -
Il sistema idraulico muove le grosse ante solo abbastanza per permettere l'accesso ai due. Superata l'apertura, si avvicinano alla nave di perlustrazione che troneggia al centro della baia con la sua forma lanceolata.
- E' strano pensare che una colonia ha un'altra colonia dentro di se -, Ishmir sfiora la fiancata della nave.  Ad una nuova sincronizzazione, stavolta fra il velivolo e il ragazzo, il ventre della navetta si apre facendo scoprire l'abitacolo posteriore. I due si accomodano nella cabina anteriore, dove si agganciano le cinture e avviano propulsori e il dedalo di meccanismi che danno vita al velivolo.
- Eccola qui, pronta all'uso, come la conosci tu -, fa Ame mentre con uno schiocco accende le luci sulla plancia, - Comunque non è raro. Molte colonie esploratirici detengono un abitato secondario da usare in caso di evacuazione. Solo che nel nostro caso lo 00 è stato relegato a città dei divertimenti.
- Una grossa madre con uno strano figlio -, il ragazzo poggia la mano sul piccolo scermo olografico di forma semisferica presente fra i due.
- Codice: 0 0 8 1 3 3 9 3 6  nha-he-dha-nau-nau-kla-bhe-shi-dhai-ha. Inizio sgancio. Apertura portellone esterno -, pronuncia velocemente il codice di permesso.
- Motori di manovra, tutto a posto. Propulsori, tutto a posto -, Ame a sua volta sblocca il sistema di navigazione e attiva il computer di bordo.
Uno dopo l'altro, lo schermo di navigazione principale e i display secondari si accendono in un caleidoscopio di ologrammi traballanti. Lei osserva il ragazzo eseguire tutte le procedure di partenza.
- Sistema di bordo, permesso di partenza - Ishmir passa la mano sopra uno degli schermi.
- Accettazione confermata, navetta 3-Mha-907. Soggetto 378-Pek-4-Xau-6-Mha-2-90-70-12902-Ishmir-Atbe-18-Pha e soggetto 192-Mhu-9-Ehp-1-Ri-1-27-96-09067-Ame-Ak'an-39-Tau riconosciuti. Benvenuti a bordo -
- Ci potevi risparmiare i nostri codici univoci... -, Ishmir prende la doppia manetta mentre lancia alla plancia uno sguardo interrogativo.
- E' una procedura standard. E' nel mio programma dichiarare i codici univoci per una maggiore sicurezza -
- Sembra che tu provi piacere a dirceli ogni volta in modo completo  -, il ragazzo sospira sonoramente.
- Il mio piacere è quello di servirvi nella perlustrazione, Ishmir Atbe 18-Pha -
Ame inizia a ridere.
- Che c'è? -, lui ora squadra la sua sovraintendente con la stessa espressione piena di dubbi.
- Riesci a litigare con un computer di bordo... Navetta, sgancio -
Alle parole della giovane, i sistemi di aggancio sbloccano il velivolo e oltre l'ampio portellone della baia ora aperto l'oscurità dello spazio da il benvenuto ai due. I piccoli propulsori di manovra fanno indietreggiare la nave e appena fuoriuscita Ishmir la gira sul posto.
- Perlustrazione oggetto sconosciuto con strumentazione visiva a lungo raggio -, dice lei appena attiva il sistema di comunicazione.
- Confermo attività dichiarata. Seguite rotta di allontanamento 0978 per direzione 213-75-163. Gestione di volo via computer di bordo a nave 3-Mha-907, termino messaggio -
- Confermato. 213-75-163 per 0978 -, risponde alla comunicazione, poi fa un lieve gesto ad Ishmir.
Il ragazzo tira appena la doppia manetta. I due anelli laterali che formano i propulsori principali si illuminano e ruotano per aggiustare l'angolo di manovra, spingendo la nave ad allontanarsi dalla colonia. Gli attracchi ordinati ora visibili nel loro insieme non rispecchiano la sovrappopolazione dell'Habitat a cui sono collegati. Il velivolo di perlustrazione traballa per via della forza dei propulsori. Appena si spengono, il silenzio pervade la nave, che per inerzia continua la sua strada.
- Navetta, pilota automatico fino a cinquantamila dall'oggetto in osservazione -, il ragazzo lascia i comandi e il computer prontamente diventa maestro del velivolo.
- Pilota automatico attivato. Tempo arrivo: un oscillante e settantotto nillit -
Ishmir si sgancia la cintura  e rientra nell'abitacolo posteriore, dove agganciate sotto le banchine trovano posto delle casse rinforzate. Ne apre una e tira fuori delle grosse sfere vitree nere, in totale quattro e del diametro di un braccio. Dentro ognuna di esse si intravede una fotocamera ad alta risoluzione.
Appena ne sfiora una, questa si attiva e punta silenziosa il suo occhio sul ragazzo. Ne controlla l'orientamento, come si muove e come gestisce la fotocamera. Alla fine, le spegne, facendole diventare le biglie nere che erano pochi momenti prima.
- Ecco qui. Uno spazietto per noi -, Ishmir rimette le sfere nel loro contenitore. Ame volteggia fino ad uno dei piccoli finestrini laterali, da cui la colonia Sephelir si vede nella sua interezza. Il ragazzo le sfiora la guancia sentendo il tremolio della tensione.
- Ame, non ti preoccupare. Andrà tutto bene -
Il velivolo passa vicino al tredicesimo pianeta, battezzato Akplan. Si tratta di un gigante gassoso, con sette lune, di cui due abbastanza grandi da poter essere terraformate. Sa dell'esistenza di gigantesche officine, che racchiudono una luna o un pianeta e lo rinnovano. Ma quelle enormi macchine sono nelle galassie più ricche dove i governi locali trasformano decine di pianeti tempo di contare fino a cinque.
Ishmir massaggia la schiena ad Ame tenendola in un abbraccio sensuale. Per via della tensione che sentono, giustificabile in quanto si avvicinano ad un oggetto sconosciuto, non riescono a riposare o a frenare i pensieri che affiorano e riscompaiono nel dimenticatoio della loro mente. Sono perlustratori, sono sempre affiancati dalla perenne possibilità di vedere sempre qualcosa di mai visto prima.
Piuttosto per evitare di essere erosi dalle preoccupazioni che per necessità d'affetto reciproco, si ritirano in un angolo e si lasciano ad una lunga serie di baci e di effusioni. Lentamente, i due si abbandonano una all'altro ed è l'avviso automatico a ricordare loro che il tempo è finito.
- Cinquantamila aurali distanza dall'oggetto -
I due si risvegliano da uno stato di accaldata e tenebrosa trance. Se non fosse stato per quella voce sintetica, i due avrebbero finito per fare cose molto più spinte: Ame si accorge di essere senza la parte superiore della sua tuta, completamente denudata dalla vita in su, stretta al ragazzo e tenuta contro la parete; Ishmir le tiene ancora le gambe divaricate e smette solo allora di baciarla insistentemente sulla pancia.
Lui la copre con la giacchetta, mentre una sensazione fredda di incredulità gli permea le guance, affiancandosi alla sensazione di risveglio eccessivamente improvviso. Lei porta ancora la sensazione metallica della mano sinistra di Ishmir sul suo fianco nudo, una mano quella del ragazzo che così come il braccio, la spalla, parte del petto e colonna vertebrale sono fatti di sistemi meccanici che hanno preso il posto di carni martoriate.
- Io, scusami... C'è ancora quella parte di me che... -
Ame lo interrompe mentre si riveste. E' rossa più della sera prima, le sue guance sono colorate quanto due luci di emergenza. Ci sta quella parte nascosta del ragazzo che soltanto chi è legato all'amore può liberare da quella mente normalmente composta. Lei aveva appena provato questa cosa sulla sua pelle.
Il ragazzo, ancora rintronato, rientra nella cabina e attiva i sensori tattici della navetta. Anche a massimo ingrandimento, l'enorme sfera appare sgranata. I pochi spettri in infrarosso indicano un corpo freddo e immobile.
Inspira profondamente, per calmare il fuoco dentro di se, poi dichiara con voce ben scandita.
- Navetta, connessione incrociata col primo telescopio -
Ame, rimasta dietro, riapre il contenitore, acchiappa una biglia e l'attiva. Inserisce il telescopio portatile all'interno di un loculo a doppia paratia. Ad un comando neuronale, l'obiettivo elettronico viene lanciato in direzione della grossa sfera; lancia quindi un secondo telescopio, poi richiude l'anta.
I due si scambiano uno sguardo. Uno di essi è preoccupato per quel che ha fatto a lei, l'altro accaldato e solamente sorpreso.
- Ishmir, dimmi cosa abbiamo -, dice lei con voce tremula ma chiara.
Gli ologrammi che riempiono la cabina di pilotaggio cambiano disposizione e le prime immagini a quasi duemila ingrandimenti dei due telescopi portatili fanno vedere una superficie ricca di riflessi scuri, senza alcun tipo di fessura o apertura. Gli scafi dei droidi di perlustrazione mandati diacicli prima orbitano smantellati attorno alla sfera in un sottile anello di detriti.
- Ame, i perlustratori automatici mandati dall'accademia sono fatti a pezzi... Navetta, cosa concludi? -
- I droidi a pilota automatico sono stati investiti da una grande quantità di energia fisica -
- Attacco con armi? -, Ishmir vede Ame lanciare il terzo telescopio secondo le coordinate di rilascio previste.
- Negativo. La superficie d'impatto che ha danneggiato gli automi è stata molto ampia  -
- Investiti?? -
- Affermativo -
Ame arriva come un torrente e per tenersi si abbraccia al ragazzo, - Navetta, inversione, allontanati e mantieniti a sessantacinquemila! -
- Confermo comandi -
Lui non riesce a dire niente: chiederle come sta sarebbe una domanda sciocca.
- Ame, sediamoci nel caso quel coso si risv-- -
Non riesce a completare la frase. La navetta viene tirata con forza ed accelera in direzione della sfera nera.
- Manovra di allontanamento! Ora! -, Ame strilla con un voce diventata sottile.
- Impossibile eseguire manovra,  forza di natura sconosciuta  superiore alle attuali capacità di spinta -
- Cosa? Correzione, sfrutta la gravità dell'oggetto come fionda -
- Impossibile effettuare manovre, movimenti rotazionali e laterali bloccati. Attivo scudi primari -
- Dannazione, stiamo cadendo verso la sfera! -, Ame prende il ragazzo per le spalle e lo stringe. Normalmente non è così... Ishmir sa perché. Vede la ragazza sudare per quanto è tesa.
Può solo tentare una cosa: se è eccitata a causa di quei tocchi sensuali, forse la stessa cosa può anche risolvere questa eccessiva emotività.
Pensando che sia una sciocchezza inutile seppur intentata, prende la ragazza per i fianchi, scosta un poco l'abbigliamento e la bacia teneramente sulla pancia scoperta. I respiri affrettati che rompevano il silenzio ora sono spariti e al loro posto c'è un sospiro profondo e lento.
- Tutto a posto? -
Ame leva lo sguardo, tentando di tutto per non sorridere, - Si, mi sento meglio -
Lei riesce a ricomporsi e si accomodano sulle poltrone dell'abitacolo. All'esterno, una decina di sfere luminose non più grandi di una mano girano attorno alla nave.
- Principiatori di gravitoni, la navetta è bloccata dentro un guscio a gravità controllata... -, Ame osserva attentamente le sfere, - Questo spiega perché non possiamo muoverci per conto nostro -
- Gravitoni? -, Ishmir si fissa su una di quelle sfere. La prima cosa che gli viene in mente guardandola è l'immagine di... lucciole obese.
- Sensori di fase nei miei bio-impianti, queste sfere sembrano più interessate ad osservarci, i droidi sono stati distrutti perché privi di segni biologi-- -
Un impulso ad alta frequenza risuona nelle loro orecchie. E' un suono modulato, veloce e impaziente, che balla al ritmo di un messaggio binario.
Ishmir attiva i suoi sistemi di decodifica e traduce in frasi enaliche le onde emmesse dalle sfere di luce. I suoi neuroni vibrano di un'anemica voce sintetica.
Noi-- vogliamo-- capire se voi-- siete pericolo-- o meno.
- Non siamo pericolosi. Se avete ricevuto cambiamenti dalla nostra colonia, è riguardo alla nostra stessa domanda nei vostri confronti. Noi siamo della stirpe enalica. Voi chi o cosa siete? -, il giovane formula le domande verso un interlocutore inesistente.
Noi Sablin. Modellatori di mondi-- Noi di passaggio-- Per osservare vostra colonia-- ed andare verso stella Unaithas-- Unaithas-- è nostra salvezza.
- Sablin, dove ci portate? -, Ame si affaccia da una degli oblò.
Noi portiamo voi enalici nella-- nel-- la nos- tra colonia.
Ishmir si dirige verso la plancia e comunica col computer di bordo.
- Navetta, disattiva i propulsori. Manda questo messaggio: "Oggetto non pericoloso. Sono comunicativi. Motivo dell'avvicinamento, pura osservazione." -
Ame, dalla finestra, osserva l'enorme corpo nero farsi sempre più grande. Dai telescopi portatili, riceve nuovi dati: il corpo inizia lentamente a riscaldarsi.
 
~~~
 
La navetta arriva a poche tese distanza dalla sfera. E' gigantesca, fuori scala, e la superficie perfettamente lucida, come uno specchio nero aperto alla luce delle stelle. La velocità di viaggio è stata enormemente superiore rispetto alle capacità propulsive della navetta considerata da sola, Ame aveva stabilito con precisione quanto: trenta volte la velocità massima del perlustratore.
L'arrivo dei visitatore fa scattare un'attività dormiente nella sfera. Sottili fessure si formano dal nulla nella superficie perfettamente liscia e una grande porzione tringolare si stacca, facendo scoprire un'ampia galleria della stessa forma. La placca, lentamente e maestosamente, si pone dietro la navetta, pronto a richiudere lo spazio esposto appena la nave sarà entrata. Il tutto rimane in quel modo e la forza di spinta venuta dalle sfere di luce si dissolve. Quelle lucciole obese sono scomparse.
Sono da soli.
Ishmir, con premura, spinge i comandi fino alla minima velocità di avanzamento ed entra nella colonia. La zolla metallica li segue debitamente e si ricongiunge con la superficie. La galleria termina in un ampio spazio sferico, da dove partono altri pozzi.
Lo scambio rapido di sguardi precede l'agitazione che si osserva nelle tremule pupille di Ame, che s'imbruniscono di toni violetto scuro. Lui spalanca gli occhi e punta verso una direzione come tante altre. In una decina di nillit, Ishmir raggiunge la destinazione con calma e silenzio, sotto lo sguardo attonito della giovane.
Un enorme spazio sferico custodisce un mondo a se stante: appare subito essere quaslcosa simile alla Sephelir, una colonia abitata, un mondo errante a se stante. Non c'è luce diurna, ma una punteggiatura nottilucente di toni arcobaleno, che cinge terra e cielo sbrinando l'oscurità che pervade l'enorme cavità di decine di aurali diametro. Solo le nubi, succubi a queste luci primordiali che attraversano la loro adularescenza, interrompono parzialmente la tela di tremolanti punteggiature che proviene dai cristalli cubici scuri che formano la tessitura di queste terre curve.
Ishmir, con la difficoltà di concentrazione tipica di un bambino a cui è appena stato fatto un dono complicato e strambo, fa poggiare la navetta su un altopiano vetroso e crepato. L'aria meditativa che aveva prima è scomparsa nel nulla, come se si fosse interrotto un invisibile cavo di comunicazione che entrava nella sua testa.
Una sfera più grande rispetto a quelle apparse prima e tinta di una luce violetta si crea dal nulla e scende vicino la navetta, toccandola e girandoci attorno. I due la osservano tentando di capirci qualcosa finquando ogni strumento della nave cade in un silenzio elettronico completo e il portellone inferiore si apre.
- Ishmir... Vogliono farci scendere...? -, Ame, malgrado abbia una mente femminile e quindi brillantemente logica, vuole avere una conferma da chi si trova accanto a lei.
- Se ci volevano bloccare... Non avrebbero aperto l'accesso -, il ragazzo si alza e con cautela esce dall'abitacolo. L'atmosfera è respirabile e l'aria ha odore di brezza salata.
- Ishmir, tutto a posto? -, lei aguzza le orecchie, ma non riceve riposta.
- Ishmir? -, raggiunge l'esterno e punta subito gli occhi sull'altro, illuminato da un bagliore che riconosce subito.
Il vero aspetto dei Sablin viene apprezzato dagli occhi dei due ragazzi appena la palla di luce che troneggia davanti a loro sboccia come un giglio, creando sopra di esso una sorta di portale circolare.
Tre figure umanoidi a quattro braccia, plasmati della stessa materia sfuggente e luminosa, iniziano a volteggiare materializzandosi ed uscendo da quella finestra esistenziale, sovrastando gli ospiti che hanno invitato nella loro casa scura e criptica. Si ergono in tutta la loro interezza, decorati da ali ampie e ondeggianti di piume accecanti come supernove.
Angeli, senza tempo, frammenti di universo intrisi di anima.
Si lasciano dietro la sicurezza di quel grosso cerchio a mezz'aria, poggiando i piedi sulla fredda distesa di gemme, senza alcun rumore, sospiro o tremolio.
Sono maestosi, Ame ne rimane quasi sconvolta. Barcolla intimidita dalla massiccia altezza degli esseri e finendo col spingere la schiena contro il ragazzo.
Ishmir, al contrario, appare calmo e riesce a rassicurarla, che respira in modo rapido e mozzato.
- Grazie del benvenuto, viaggiatori Sablin -
Alla voce del giovane, i nuovi arrivati si girano leggermente uno verso l'altro. La figura al centro si avvicina a loro a falcate lente, facendo intravedere nell'aura di luce che l'abbraccia i lineamenti di una donna dalla gradevole carnagione opalescente, dagli occhi senza pupilla, grandi e gentilmente emotivi. Ogni pollice della sua pelle è macchiato di centinaia di punti, che lenti si trascinano in rivoli traccianti sbiadite eliche di galassie stellate e policrome. Il corpo è sottile, un'esile virgola dall'aspetto sensuale.
Ishmir, come in un profondo dialogo mentale, che supera anche i forti filtri delle espansioni neuronali, comprende ogni minimo tremolio dentro lo sguardo della donna alata. Con enorme sorpresa per Ame, lui alza la mano e la mette palmo a palmo con quella molto più grande della Sablin.
- Capisco ora -
Il ragazzo si gira verso la compagna, pronto a rispondere alla sua espressione perplessa e quasi pietrificata.
- Hanno paura, ci chiedono aiuto. Il nostro impero divora mondi e popoli con enorme ingordia. Decima promessi sorveglianti di astri e stelle, oscurando le costellazioni e le energie antiche in favore di energie nuove ma corrotte -
Ame si mette la mano al cuore, mentre Ishmir continua a spiegare con parole che non sembrano completamente sue, - Vedono tutto. Vedono come ci espandiamo e copriamo con le nostre polveri la nostra stessa casa -
Lei vede il ragazzo e la donna di luce ora come un'unica entità, che parla di situazioni enormemente grandi con una singola voce. Ishmir non può... Ishmir non può unirsi con la mente... Osserva le due mani, una della Sablin che avvolge l'altra enalica. Il suo cuore trepida e la voce ansimante delle vene le pulsa in testa.
- Lascia Ishmir, è mio! -, schiocca la sua voce mentre si avvicina con passo dritto e rompe con gelosia la stretta che tiene assieme le mani. Stringe con disperata prepotenza le dita del suo compagno e sottointendente di squadra, come a cancellare col suo calore la frescura dell'angelo che ancora sente sulla pelle di Ishmir.
La donna si limita a rispondere allo sguardo focoso della ragazza con un'espressione calma e imperturbabile, per poi indietreggiare leggermente e comunicare attraverso rapide occhiate con gli altri due esseri.
Ishmir vorrebbe crivellare la compagna con occhi di fuoco, ma non ci riesce: non è mai stato rabbioso. La sua voce però trapela cupezza emotiva e una virgola di pressante disagio.
- Lei mi comunicava, mi ha fatto vedere immagini che non abbiamo mai visto. So ora. Nin'me mi ha fatto capire tutto -
- Nin'me, la donna alata? -
- Si, la Guardiana -
- C-cosa ti ha detto?! - Ame non riesce a trattenere la preoccupazione nei confronti del ragazzo, come se l'incontro con quella donna avesse dissolto l'amore che tiene in un piccolo cerchio i due giovani.
- La nostra Reggente che distrugge tutto, trasforma pianeti in briciole. Odia con tutta se stessa le Guardiane Sablin, proprio perché vogliono fermare l'espansione del nostro impero per mantenere in equilibrio la realtà di questo universo -
- Vuol dire che ci stiamo condannando a morte? -
La risposta decisa del ragazzo è ridotta ad un solo monosillabo, - Si -
La donna alata volta di nuovo gli occhi sui due fragili enalici che ha davanti. Stavolta è Ame a catturare l'attenzione della Sablin, che si avvicina e fionda il suo sguardo di un candore quasi argenteo dentro quelli lattescenti della giovane. La sua generosa mano sovrasta la chioma pallida di quella che diventerà una messaggera.
- Non ti incordare. Ti faranno vedere tutto -
Le parole di Ishmir sono precedute dalle immagini eccessivamente nitide che la ragazza riceve nella sua mente. Vede un pianeta dai toni rosati e percepisce, come se fosse davanti ad uno schermo con una risoluzione estremamente alta, ogni essere che si aggira sulla superficie. Ci sono popoli equilibrati con quella natura autoctona. Nessuno di chi vive su quelle terre percepisce un enorme essere meccanico, silenzioso come l'ombra della morte, che avvolge il pianeta pronto a trasformarlo secondo le necessità della Reggente.
Le immagini si muovono inesorabili, facendo vedere l'infermabile gola della gigantesca ombra fatta di ingranaggi. Ame non riesce a mascherare le immagini, neppure a fermarle: ogni minimo punto di quell'immagine cela altri punti più piccoli, che a loro volta si scindono in minimi dettagli. E' in grado di provare il terrore di ognuno di quegli esseri, quelle persone che si ritrovano sotto la furia di un enorme dio artificiale
- Basta...! -
Le emozioni della Sablin risuonano in ogni anfratto della sua testa. Sono caduti, impotenti davanti alla furia dell'impero di cui lei fa parte, sconfitti e privati di cosa avevano a loro caro e imperdibile. Il forte benessere del regno che era fino a qualche momento fa il suo vanto, è costruito su morte e menzogne.
Migliaia di altre immagini entrano prepotenti nei suoi ricordi. Narrano distruzioni, eliminazioni di intere realtà, mentre la figura della Reggente, dagli austeri occhi cerulei e dalla bellezza indescrivibile, trapassa con sguardo nero l'animo della ragazza.
Il silenzio pervade quell'angolo in penombra della colonia, poi un tonfo spezza la calma meditativa.
Ame ha appena interrotto il legame che la univa alla donna alata, perdendo l'equilibrio e cadendo col sedere a terra. Il cuore batte con tale velocità che ha l'impressione voglia evadergli dal petto.
- O-ora capisco... -
Fatica a trattenere le lacrime. Si alza tremolante aiutata da Ishmir.
- Loro sono le ultime, la loro colonia è un'arca. Si dirigono verso un sistema che per loro rappresenta un'area di salvezza e un ultimo luogo di speranza -
Ame squadra incredula gli occhi del suo compagno. Sono ora pieni di una strana calma, come quella che permea l'espressione delle Sablin che si avvicinano a loro in cerchio, cingendo come premurose madri i due enalici.
Appena quelle figure serrano le mani, come ad assicurarsi di essere inseparabili, inziano a levitare portando con loro i due giovani, che si presentano al centro di una lenta danza a ritmo di musica composta da puri silenzi.
Perdendosi nel buio dell'enorme habitat, viaggiano come spiriti narratori di leggende oltre le nuvole, lasciandosi dietro il terreno e la sicurezza di poter poggiare i piedi su qualcosa di solido.
Dopo un tempo difficilmente quantificabile, le cinque presenze si trovano pressapoco al centro della colonia, la gravità è nulla e la ragazza perde rapidamente il senso di un sopra ed un sotto, girando la testa in tutte le direzioni.
Le tre Sablin si allontanano e lasciano spazio attorno ai due ragazzi per l'apparizione di tenue ricostruzioni di firmamenti e galassie, roteanti come in una girandola senza fine colorata di sanguineo rosso da una parte e da un delicato celeste dall'altro.
Nell'incombente macchia rossa che sembra quasi voler prendersi tutta per se i due ragazzi, lei riconosce l'enorme estensione del loro impero, che macchia lento, come il sangue che cola da un'animale sofferente, il resto delle policrome corde di quelle galassie miniaturali.
- Quella è... la nostra patria? -, Ame tenta di aguzzare la vista, per riconoscere i pianeti uno a uno, ma non riesce. Sono moltissimi astri, troppi sotto l'egida della Reggente.
Tutto il caleidoscopio si contrae completamente in due punti luminosi che si chiudono su loro stessi a formare due piccoli anelli. I diafani oggetti, senza minima impurità visibile sulla loro pietra candida, vengono presi dalle gentili mani delle Sablin e come imperdibili e preziosi talismani vengono donati ai due, un per ognuno.
Fatti scorrere al dito anulare, portano immediata la sensazione che nella fragilità di cui sono creati si nasconda veramente il peso assoluto di miliardi di stelle. Ishmir non sente due oggetti che cozzano freddi, ma un debole e armonico tintinnio che sale lungo tutto il braccio, come se dentro il minerale di luce fosse rinchiuso un carillon senza tempo e spazio.
Il ritorno a terra e la vista dei quegli angeli della notte che li invitano a rientrare nella navetta segna per loro il termine per questa visita, breve ma intensa. Sentono come se fossero gli unici, dopo migliaia di anime che sono passate per questa colonia, a capire veramente e a fondo.
E' una caterva di sensazioni, che non abbandona alcuno dei due perlustratori fino all'uscita dall'arca venuta da aree sconosciute.
Il velivolo viene guidato nel silenzio più assoluto attraverso gli enormi pozzi d'accesso che portano all'esterno, come una cripta di evasione. Solo quando il cielo stellato si apre avvolgendo metà del paesaggio, il perlustratore attiva i suoi sistemi di bordo senza preavviso, dichiarando un messaggio che un computer di navetta non potrebbe mai da solo proferire.
- La forza di capire è nel cuore di chi lontano sa viaggiare -
Ad una certa distanza dalla scura superficie che protegge quel mondo errante, i due ragazzi si circondano di uno strano strappo nella realtà. Ad Ame manca un battito e sente come se un piccolo pezzo del tempo che protegge la sua giovinezza fuggisse via come scandalizzato da qualcosa.
Scambia con il compagno uno sguardo sincero e preoccupato, come a predire qualcosa. I sistemi di bordo iniziano a autoverficiarsi con insistenza, dando l'impressione che quel guizzo di coscienza che serpeggia fra i diversi circuiti elettronici voglia cancellare la voce digitale che ha appena proferito la frase sentita nella cabina.
La radio emana qualche indistinguibile sillaba, quindi si agganci al più accessibile canale di comunicazione che trova.
- Navetta di perlustrazione 3-Mha-907. Questo è un messaggio a ripetizione automatica inviato dal governo della colonia Aspla Sephelir. Prego, inviateci qualche segnale che indichi un vostro segno di vita oppure una vostra attività. La vostra assenza dura da 5 diacicli -
Ishmir spalanca gli occhi, mentre le guance gli si gelano come avvolte dal ghiaccio, per via della sorpresa. Ame respira profondamente per calmarsi.
- Uno strappo temporale coi fiocchi -, il ragazzo ride leggermente per sbrinare l'incredulità.

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Capitolo 4
*** Parte seconda ***




La volontà del gran Rettore dell'Accademia Tattica di avere al suo capezzale i due piloti appena ritornati è tale che se non fosse per la modestia e silenziosità dell'arrivo la navetta avrebbe avuto un degno dirottamento in direzione dell'anello abitativo, in piena zona protetta. Se fosse stato materialmente possibile, i due ragazzi sarebbero stati esortati ad atterrare direttamente nel suo ufficio a costo di mandare in frantumi l'ampia vetrata del livello nove dell'accademia.
Ma il viaggio era stato, con fortuna e una rapida preparazione, privo di fronzoli e mancante di tali schizzinosità. Honat, il calmo e freddo uomo della sala magna -secondo solo al Rettore come importanza- ha capito che i due non dovevano essere provati, evitando ogni cosa si basasse sul caso e riparandoli da occhi indiscreti, non facendoli intaccare dalla psicosi di informazioni che serpeggia senza pudore ovunque in ogni anfratto della Sephelir.
Non c'è mezzo di comunicazione, sia esso radiofonico, audiovisivo o neuronale, che non consumi i suoi segnali a parlare e discutere dei due giovani perlustratori tattici.
Come potevano scomparire ben 5 dia-cicli con l'impressione di essere in viaggio per un tempo molto minore? Quali segreti avevano ricevuto i due da una o più presenze che sono protette dalla fredda e immobile superficie nera di quella sfera marmorea? Cosa avevano mormorato i due allievi dell'accademia, dicendo parole come "pericolo", "Reggente" e "scappare"?
I giovani riescono a trovare riposo e il cruciale occultamento che li tiene al sicuro. Il susseguirsi di periodi di luce e di buio continua imperturbabile scandito dai possenti meccanismi della colonia, aggiungendo impazienza a una situazione già pressante.
E' solo alla terza notte e con i dovuti permessi che pochi occhi -fra cui Ishmir non è uno di questi- si riuniscono con Ame per ricevere risposta a tutti quei dubbi che scavano il cuore di ogni abitante.
Lei in quanto sovraintendente riceve le dovute cure, per quanto possa essere importante una ragazza che gestisce tre squadre di osservazione e ne tiene le redini. Lui parimenti dopo un'attesa che lo fa tenere fermo in accademia fino al pomeriggio successivo, riceve solo un invito ad una visita medica di routine e un gentile suggerimento di riposare a casa, ignoranza di attenzione che lo lascia sostanzialmente amareggiato e con l'impressione di non avere valore per nessuno.
Il gioco di ombre fra i due anelli che anima il tramonto artificiale lo accompagna come uno spirito lungo tutto il cammino e quando il sole ha terminato di nascondersi, rendendosi solo un ricordo fino alla mattina successiva, Ishmir penetra nel buio del suo quartiere.
A differenza dell'ampia dimora della compagna e sovraintendente, il piccolo appartamento di Ishmir è minimo ed essenziale e qualche centinaio di cubiti quadrati rendono l'idea di abitabilità di una casa che il ragazzo ha sostanzialmente comprato da solo: la vicinanza sociale ad Ame non lo ha tirato fuori da una situazione ancora disastrosa, dove il concetto di merito è applicato in un modo alquanto strano.
La zona 13 è quella che più di tutte è considerata a "reddito minimo". Anche in una pulita e ben pianificata colonia, ci sono quartieri per gente che si limita a vivere pacificamente non aspirando a valori alti, gli hesekle, "trascinatori".
I palazzi di dieci piani, squadrati, ammassati gli uni sugli altri e formati da appartamenti piccoli, nascondono locali e negozi che non si vedono spesso in altre zone: discoteche, bar notturni, zone di divertimento e secretosi dedali di stanze policrome dove regnano gementi piaceri carnali. La fama che possiede è tale da riuscire a scavalcare l'Habitat 00 sia come quantità che come qualità ed attirare una considerevole fetta della popolazione di Sephelir. Per chi non vuole tuffarsi nel torrente di gente che la notte scorre nelle strade ai livelli inferiori, ponti ombrosi saltano da un condominio all'altro, permettendo non solo una deviazione evasiva, ma anche una pratica scorciatoia.
Ishmir libera rapidamente la mente e percorre a passo da bersagliere il più alto delle passeggiate sopraelevate che rigano i claustrofobici isolati della zona, tracciando un percorso lineare fino al suo monolocale, posto a metà altezza di una grossa isola-condominio e raggiungibile solo con un vecchio ascensore a catena meccanica. Aperto l'uscio di ingresso, abbandona il borsone col marchio dell'Accademia all'ingresso, ma non seguita ad entrare, in quanto dietro di lui un tizio abbastanza corpulento lo saluta amichevolmente. E' Læsir, il vicino nonché gestore del locale che si espande per quasi tre piani sulla strada sottostante.
- Vieni, ti posso chiedere qualcosa? Ti offro un caffè. Di quello vero -
Ishmir acconsente. L'omone della porta accanto è un amico dal cuore d'oro, a prima vista lo si crede rude, ma non demorde nel sorridere. E' l'unico visto dal ragazzo non avere impianti neuronali. Perfino l'immancabile codice di riconoscimento univoco necessario come l'anima lo porta all'interno di un braccialetto disfabile a piacimento, che contiene solo un chip a radiofrequenza e un semplice orologio sincronizzato. Non è mai stato propenso a essere osservato e controllato a bacchetta: Læsir è un "fantasma", mai rintracciabile con precisione, invisibile, imprendibile.
Il giovane ricorda bene le sue parole.
"Se vogliono conoscermi, devono farlo guardandomi in faccia, non sondandomi nel culo".
Appena Ishmir entra, l'altro chiude con un gesto quasi teatrale il portone. Con prontezza porge al ragazzo una sedia mentre accende il fornello a induzione e butta giù una caffettiera a doppio filtro, ottimo per la magica polvere scura dall'odore morbido e penetrante.
- Hei, bambino -
Chiama sempre Ishmir bambino. Un nomignolo che il ragazzo ha saputo associare, sempre più paternamente, al vicino che sta vis-a-vis della sua porta.
- Ho sentito che hai avuto qualche avvenimento inaspettato nel guardare da vicino la colonia nera che ci scorta, giusto? -
Ishmir si riprende. Sa che con lui può aprirsi a parole, spesso anche meglio di quanto possa riuscire con Ame, senza pericolo di far annoiare o di lasciar scappare troppo: Læsir ha una modestia e una sincerità quasi disarmanti, retaggio della funzione che lo ha forgiato -e segnato- fino a qualche Isat fa.
- Si, non menti. Il tempo scorre in modo diverso attorno alla colonia. E' più un rifugio di segreti che una vera colonia -, Ishmir guarda fuori dall'ampia finestra che illumina la zona del salone e l'angolo cottura. La risposta del suo compagno di dialogo si riduce ad un silenzio consenziente.
- Ho visto delle donne alate, che si indicavano guardiane. Parlavano di come l'impero distrugge per espandere, cancellando mondi viventi senza pietà -
Il ragazzo ferma la spiegazione quando gli viene messa una tazza di caffè sul tavolo, davanti al suo posto. Rivoli di vapore che si alzano pigri sembrano accarezzargli il mento.
- Un messaggio, praticamente -, Læsir prende la sua di tazza e si poggia con disinvoltura sul bancale della cucina, cambiando espressione come se la bevanda nera di cui ne respira l'aroma scacciasse di colpo le sue preoccupazioni.
- Evadono da noi. Si dirigono verso una stella che considerano luogo di salvezza dalla nostra patria -
L'uomo alza appena gli occhi, senza proferire voce e lasciando continuare il ragazzo.
- Mi hanno dato questo. Sembra racchiuda una mappa -, Ishmir sfila l'anello abilmente nascosto anche al secondo dell'accademia. L'uomo tiene in palmo il piccolo oggetto e lo studia con occhi quasi meditativi.
- Più che una mappa, ho l'impressione che sia qualcosa che dona chiaroveggenza -
Ishmir è perplesso, - Cioè? -
- Si parlava un tempo di oggetti che permettono di vedere avvenimenti come se fossi li, anche quando sei a distanza di milioni di aurali. La fama di racconti su tali oggetti, con tanto di prove e immagini, era così insinuata che la Reggente ne voleva creare uno. Poi sai come è andata a finire la serie di esperimenti. La luce nera -
Ishmir si rimette l'anello al dito, osservandolo con genuina curiosità.
- Anche la tua sovraintendente Ame ne ha uno? -
Le parole di Læsir fanno alzare lo sguardo del ragazzo. L'altro continua a spiegare per evitare stati di suspance.
- Se quelle guardiane -come le chiami- vi hanno parlato dell'Impero e quindi vi hanno dato l'anello, o si tratta della più grande bufala sentita, oppure gli anelli che portate hanno potenzialità potenzialmente illimitate. Cosa racchiudono? Possono anche essere intrisi di energie sconosciute e molto potenti -
L'uomo spalanca gli occhi indicando con le pupille il dito del ragazzo abbracciato dal gioiello alieno.
- La cosa sicura ora è che devi stare attento per un po'. Hanno sete di informazioni -, conclude mentre prende un altro sorso di caffè.
Proprio all'ultima sillaba, due tocchi decisi rischiano quasi di abbattere la porta. L'uomo apre con calma la porta, ignorando la forza che ha rischiato di abbattere ingresso e muro. E' la cassiera del locale, prorompente e muscolosa, che Ishmir conosce di sguardo. Lei riconosce il ragazzo.
- Ehi, salve, come ti butta? Mi dicono che sei famoso. I giornalisti sono gente malvagia -, proferisce la donna con voce squillante, mentre si risistema la maglietta senza maniche che lascia scoperto il ventre.
- Si, sono fantastici come il budino scaduto -, risponde il ragazzo quasi sorridente.
La donna ride di cuore, poi dice una veloce frase all'uomo.
- Venti nillit, il locale è già sotto attacco dai clienti in attesa -
Si salutano a gesti. La discoteca gestita da Læsir, che frutta ogni volta una quantità difficilmente calcolabile di crediti, è la più grande all'interno dell'areale ed una fra le più gettonate. Ishmir ha accesso libero e come cliente speciale sa a menadito ogni angolo, dall'ampio atrio anteriore alle stanze silenziose dedicate a giochi focosi di ogni tipo. Prima di sdrammatizzare la sua tristezza decidendo di gustare qualche coctail serale, decide di rinfrescarsi con una doccia e quindi di riposare per breve tempo, quasi impaziente di affondare nel giaciglio che non tocca -secondo i calcoli temporali confabulati dai rettori- da ben nove dia-cicli.
Il sonno seppur ben voluto non è agevole; uno strano tintinnio continuo gli risuona in testa, scuotendo il mondo onirico in cui si è rifugiato. Si accorge che l'anello brilla e manda impulsi insistenti lungo il suo braccio biomeccanico: solo quando lo avvolge con le dita dell'altra mano l'oggetto si calma, ritornando completamente inerme.
- Meglio svuotare la mente -, dice fra se e se a bassa voce.
Scende senza fatica, prendendo l'elevatore che serve una parte dei piani inferiori -ancor più vecchio di quello usato da lui per rincasare- che lo porta in un vialetto laterale molto stretto. Malgrado sia presto, le stradine sono animate da un viavai di persone; un paio di posterule che aprono sul vialetto, presidiate da donne creatrici del piacere, servono per smaltire la calca che oggi sembra essere più del solito.
Una delle mistress guarda Ishmir come per tentare di riconoscerlo.
- Tu! -, gli fa.
- Esfla -, gli risponde il ragazzo -, tante persone, vedo -
Lei vive tre piani più in alto, ma si chiamano vicini. Uno degli appartamenti è vuoto, l'altro abitato da un turnista che lavora come smistatore di merci e viene a casa solo tre oscillanti a notte.
- Troppe, oggi, ho servito già venti clienti e non sono passati nemmeno due oscillanti. Ho visto l'ometto della porta accanto pensieroso -, dice lei alludendo a Læsir.
- Il suo locale è già pieno. Anche lui è messo male con la calca -, mente. Non vuole dire ad Esfla riguardo il vero motivo. L'uomo tiene a lui e sta presumibilmente sta tentando di capire cosa fare riguardo agli avvenimenti che Ishmir stesso ha raccontato.
Il ragazzo si avvicina alla posterula. Esfla è formosa, vestita in una tunica di seta -senza biancheria intima- che lascia immaginare anche i più piccoli dettagli. Ha lunghi capelli dalle ampie boccolature riccie, candidi e quasi iridescenti, come le pupille estremamente grandi, da bambina. Lei e Læsir erano in precedenza in un rapporto amoroso durato poco, ma estremamente movimentato. Ishmir è praticamente la sua mentore di esperienze e sentimentalismi così imprevedibili. Quando il vicino non c'è, è lei ad offrirgli il caffè.
- Ancora birbante? -, dice lei sorridendo.
- No, per ora solo spensierato. Credo che non ti dispiaccia ritornare con l'ometto -, dice Ishmir alludendo anche lui alla stessa persona.
Lei gira la testa e arrossa. Si riprende in fretta.
- Non si sa mai -, conclude lei in modo criptico.
Il ragazzo la saluta con un piccolo gesto.
Appena piega l'angolo e mette piede sulla viaria maggiore, l'enorme locale gestito dal bonario vicino appare in tutta la sua imponenza.
L'Xtas è il regno dell'assoluta libertà dell'isolato e le sue insegne dalle mille luci si aggrappano come tentacoli sui ponti superiori, coprendo con una coltre di luci artificiali appartamenti, edifici, strutture portanti: il corridoio urbano rinchiuso fra la fila di palazzi è parte del locale stesso. Læsir sa il fatto suo e quali effetti porta la nascosta fama della notte.
Minuziosi ghirigori cingono l'ingresso inferiore, sovrastato dall'enorme immagine da 5 piani d'altezza dell'insegna del locale, nientemeno che una descrizione di cosa si trova all'interno: una donna completamente nuda, troneggiante dritta su una ninfea nera cristallina e tenente una fiamma in ogni mano, una scura del piacere e l'altra chiara del sonno che segue, circondata dalla policroma chioma di capelli vaporosi e dalle sottili e annodate decorazioni orientaleggianti.
Il ragazzo butta lo sguardo lungo quel canyon fatto di edifici, ponti e luci. Compara l'Xtas col locale dove lavora Esfla: l'ultimo sembra una piccola virgola in confronto al primo.
La cacofonica atmosfera che lo avvolge appena entra non lo intacca in nessun modo e rapido evade all'ultimo piano, dove trova posto l'area più riservata e costosa. Ad uno scambio di sguardi, il buttafuori a guardia della porta apre la strada a Ishmir e quindi richiude l'accesso. Ame può avere agevolazioni tattiche superiori, ma qui la situazione è ben diversa. La sua parola qui sarebbe solo una serie di sillabe smorte senza alcun minimo effetto di comando.
Il ragazzo ha sperimentato questa situazione di impotenza svariate volte. La zona 13 ha una propria protezione e necessita di propri permessi, tanto che ogni abitate è sempre armato di una carta nera, una scheda elettronica che da accesso i numerosi bar notturni qui presenti, vagando lontano dagli occhi del governo che difficilmente attecchisce con i suoi tentacoli in questi isolati letteralmente autogestiti.
Inserisce la sua carta color carbone all'interno del lettore che sovrasta un tavolino vicino ad un secondo ingresso e digita il codice di transazione a sette cifre, sbloccando privilegi dedicati a lui e ad altre due persone fra quelli che a migliaia riempiono l'Xtas ogni notte.
- Uhu... Stanotte solo tu hai il dominio della zona VIP -
Una voce femminile con un'ombra lievemente sensuale riempie la stanza completa di un piccolo bancone ed un'area di riposo a se stante. Normalmente quella stanza è luogo di chi sfoggia soldi consistenti o carte nere piene di promettenti codici di pagamento e non certo di ragazzi senza sonno, ma la donna in abito da sera che serve al bancone sa molto riguardo la vita passata di Ishmir. Anche lui, allo scambio di sguardi, riconosce il viso della giovane donna dalle pupille scarlatte.
- Solo io. Devo pur staccarmi per una notte, dopo le notizie che mi tartassano -
Il ragazzo fa un impercettibile sospiro, ma non smette di staccare gli occhi da lei, una persona che da quando lui vive in questo quartiere del divertimento, non l'ha abbandonato. I due si conoscono prima ancora che il giovane venisse a conoscenza del suo attuale vicino e amico.
- Riconosco quello sguardo -, risponde lei all'espressione del ragazzo: - Non hai mai perso il tuo vecchio io, vero Ishmir? -
Lui sorride appena, dicendo tutt'altro che la risposta.
- Un coctail alla ghiacciomenta, fatta dalla migliore della zona 13 -
Lei è lusingata da quella frase. La migliore. Non è una barwoman con i fiocchi, non è nemmeno fra le migliori, ma non vuole ribattere: il tono di quella frase del ragazzo sembrava quasi attraente e maturo.
Lo osserva con la coda dell'occhio attendere composto, mentre prepara con rapidità il coctail chiesto. E' lei la guardiana assoluta di quella zona e nessuno, nemmeno la testa dell'Xtas, può entrare senza suo esplicito permesso. Sono solo loro due, in un'oasi di silenzio che con difficoltà può essere profanata.
Il bicchiere di cristallo, contenete la bevanda leggermente granitata, è poggiato con un gesto enfatizzato sul bancone, sotto il naso di Ishmir.
- Credi che un io libertino e quasi lussurioso venga cancellato facilmente? -
Lei, alla domanda del ragazzo, arrossisce. Lussurioso. Si gira subito dall'altra parte e strizza gli occhi, pensando al divertimento avuto insieme, loro due. La differenza di età non è molto grande, lei avendo appena un quarto degli anni del ragazzo in più.
I pensieri viaggiano veloci, conosce la vita duale di Ishmir: lei è compagna della parte scura e focosa, mentre Ame -sua sovraintendente- trebisonda della parte più modesta e calma. Cadetto stipendiato, ha viaggiato con le sue uniche forze, lei vedendo quel ragazzo maturare, poi evadere con la mente e dopo le ronde tartassanti di perlustrazioni da allievo fresco d'accademia, scappare via anche col corpo.
Ishmir non è mai stato un tipo da servitù e Ame, seppur amica d'infanzia del giovane, appariva quasi un'intrusa che ha interrotto il viaggio di fuga del ragazzo, riportandolo qui. Tutt'ora vibra di un'energia che fatica ad essere tenuto dentro un solo corpo.
- Ehi... -
Quella ragazza, seppur col cuore inseparabile da quello del suo compagno carnale, non sarebbe mai riuscita a scoprire completamente la seconda intricata natura che gi permea il cuor--
- Zemla -
Una voce chiama il suo nome, interrompendole i pensieri. Si accorge solo adesso che la mente viaggiava senza freni. Si gira e vede gli occhi neri di Ishmir, come fossero di perfetto vetro, osservarla con un lieve tocco di preoccupazione, sentendo le dita sicure avvolgere la sua mano.
- Zemla, smettila di perderti. Ho per caso fatto scattare qualcosa? -
Lei sorride, nascondendo un poco la faccia coi capelli rosso scuro. Stupido lui, chiedere se ha esagerato mentre le tiene la mano.
- Tutto a posto -
Il ragazzo porta dietro la mano della donna, facendola girare e portandola a meno di un palmo distanza. Sembra quasi proteggerla, malgrado lui sia più alto di solo una mezza testa.
- Non ti credo, perché? -, lui avvicina maggiormente la donna, arrivando ad essere petto contro petto.
Lui cinge delicatamente la vita di Zemla, invitandola a guardare negli occhi neri, ora permeati della matura empatia e preoccupazione che segnano solo ed esclusivamente lo sguardo di Ishmir. Seppur nascosta, la poliedrica parte scura e calda del cuore del ragazzo non è per nulla spenta e dissolta: solo paziente e in attesa del momento giusto.
- Non ti preoccupare -
- Pensavi di nuovo a me? E' stata solo una fuga disperata, per nulla calma. Solo uno sfogo -
Lei spezza l'abbraccio, allontanandosi e invitando il giovane a sedersi dalla parte giusta del bancone.
- Non è stato uno sfogo, sono ancora triste e arrabbiata per non avermi detto niente -, lei gira lo sguardo, crivellando il ragazzo, che risponde con uno sguardo calmo e per nulla accidioso.
Ha ragione. Alla donna davanti a se deve tutto, le deve l'amicizia ora ben consolidata con Læsir, le deve i privilegi all'interno di questo locale, le deve le numerose persone che in questo isolato lo hanno aiutato, le deve la forza che lo ha portato fin qui.
Le deve la sua stessa vita.
Abbassa lo sguardo e a Zemla non sfugge.
- Si. Scusa per essere fuggito senza averti detto niente, senza averti presa con me -
Il momento di silenzio sembra dare peso ad un'ultima semplice frase.
- Grazie di tutto, Zemla -, conclude il ragazzo con una nota melanconica.
Lei inclina la testa, colpito dall'alleggerimento del ragazzo. Si gira e scompare nell'area posteriore a riprendersi dall'incontro singolare. Sente passi e si gira, vedendo che il ragazzo l'ha seguita. Nota uno sguardo calmo ma penetrante.
- Che c'è? -
Lui sospira appena.
- Ancora una volta, come in passato -, risponde breve Ishmir.
Zemla è perduta, agita leggermente la testa per l'incredulità. Il ragazzo è sull'uscio, retto e sicuro, fermo sui piedi, forte con lo sguardo. La natura più focosa del ragazzo aleggia nell'aria e lei sembra quasi percepirne le punzecchiature che la stuzzicano.
- Non proverai colpe? -, lei si sforza di non avere il respiro affannoso.
- Per stanotte, no -
Il tono dell'altro appare sincero, senza tremolii. Ha visto tante volte un Ishmir irrefrenabile, dotato della capacità di liberarsi completamente.
Viene abbracciata sensualmente dal ragazzo, mentre viene portata verso il letto che usa per riposarsi fra un turno e quello successivo. Gli ritorna in mente l'energia senza limiti del giovane di un tempo, che sembra riaccendersi e quasi se ne compiace. Ha ragione in fondo: per una notte, è bello liberarsi di tutto.
Ishmir la sovrasta, liberando le chiusure inferiori dell'abito da sera e scoprendo le gambe nude e lisce della donna. Lei incentiva ulteriormente il gioco carnale, sbloccando le chiusure pettorali del vestito e scoprendosi completamente, quindi si abbandona al piacere sfrenato e sudato.
 
~~~
 
La voce del giorno rischiara la penombra che ha dominio sul quartiere. La notte si ritira nel suo riposo di luce, mentre l'ampia finestra dell'appartamento lascia passare i raggi soffusi che con toni rosati arrivano a sfiorare il letto.
Ishmir, lento come se giocasse un anemico balletto, apre gli occhi e scosta con delicatezza le coperte che nascondono una Zemla dai capelli scompigliati e dal respiro ancora fremente.
Lei ha avuto esperienze con la libido estrema del ragazzo, ma stanotte sembrava quasi che lui volesse far l'amore fino alla morte per la sfrenatezza e l'eccesso di estasi provata.
Il ragazzo l'ha portata in braccio, di corsa, dentro il piccolo appartamento, non volendo interrompere per nessun motivo il gioco paradisiaco nemmeno dopo l'orario di chiusura del locale. Completamente priva di forze, non può -e non vuole- ribattere contro l'abbraccio che lui fa per ristorarla, calmarla e scaldarla. Zemla lo guarda brevemente con gli occhi stropicciati, sfiorandogli appena il torace che a lei sembra ben formato, ma al contempo quasi in procinto di crepare in schegge. Tocca con delicatezza il petto nudo, percependo la compenetrazione fra metallo e carne che si spinge fino allo sterno del giovane, proteggendo morbosamente il reattore energetico portatile che funge da pompa per il sangue impuro. Risale con la mano lungo la parte sinistra del torso, dove l'altra metà del torace si modella in fasci muscolari avvolti dalla pelle ancora morbida e piena di calore.
- Ehi, scusami per stanotte, sono stato troppo infrenabile -, sospira appena Ishmir. Lei non lo guarda, assorbita dal battito vagamente metallico che ascolta morbosamente poggiando l'orecchio.
- No, non è vero. M-mi hai fatto stare bene. Uh... Vale la pena aspettare... -
Lei, nata a Zhenlhar, pianeta che vive solo di locali notturni e alcolici, è stata sempre abituata, tristemente e inesorabilmente, a essere solo una schiava del piacere che poteva essere profanata a seconda di come giravano i soldi. Ma fu proprio il suo capo e protettivo amico, Læsir, allora un modesto e recalcitrante Sephelirano, a prenderla con se e ad allontanarla da quel maledetto quanto decadente posto.
"Vedo in te cosa non ho visto in nessun'altra."
- Vedo in te cosa non ho visto in nessun'altra -
La frase allora detta da chi ha spezzato quello che sembrava un destino forzato si sovrappone a quella detta dal giovane i cui occhi sono animati dalla stessa luce che ha percepito allora, isat e isat prima. Si è promessa che solo con una persona per lei speciale e unica si fosse scoperta con fiducia, con cuore e con corpo, quella persona rivelandosi Ishmir. Per lei è uno strano amante, col cuore diviso fra due ragazze.
- Oggi non ho insegnamento all'accademia, sono presi dai resoconti riguardo l'altra colonia -, parla lui spezzando il silenzio sbrinato dall'alba, come a prevedere la domanda di Zemla e ad alleggerire il suo dubbio.
Muove gli occhi ad affermare tutto, sopratutto quello che pensa la donna: si, lui ha un cuore diviso fra due ragazze, e senza una metà l'altra cade.
- Cosa è successo esattamente? -, chiede lei, stringendosi maggiormente al ragazzo come a voler sentire ogni parola da lui detta.
- Tre donne di luce, dentro la colonia. Mi hanno inviato i loro pensieri su come l'impero distrugge interi mondi seguendo le voglie della Reggente. Poi mi hanno dato un anello. Per ora, è solo un piccolo oggetto freddo e inerme -
Per non destare sospetti, fa vedere il candido oggetto davanti agli occhi di Zemla, che lo prende e lo studia. Anche per lei appare solo un silenzioso manufatto fatto di una vetrosa pietra candida, levigato alla perfezione e senza scritte.
- Angeli di Luce, che dicevano di essere Sablin -, conclude lui, mentre impercettibilmente asseconda la volontà di Zemla di rimanerle attaccata, corpo contro corpo. A lei vengono in mente dicerie su un'antica razza di guardiani eterni, esseri di luce che plasmerebbero stelle e pianeti per mantenere in equilibrio dimensionale il cosmo.
- Ben un intero diaciclo senza dover andare all'accademia, eh? -
- I doveri di perlustratore premono molto. E' anche per questo che ci vediamo di rado -, il ragazzo parla con un tono vagamente cupo.
- Ma come hai detto tu, vale la pena aspettare -, conclude, poi bacia la donna sul petto, alla base del collo, facendola tremare leggermente. Prende quindi il lenzuolo e lo scosta, lasciando il corpo nudo di Zemla in balia della frescura dispettosa.
Ishmir prepara svariate cialde che decora con sciroppo e affianca con malkar, un succo di frutti scuro e tanto dolce da dover essere versato in tazze opportunamente refrigerate per evitare che fermenti eccessivamente. La donna mangia corposamente e ben presto si ritrova più sazia di quanto anche lei stessa si aspetti.
- Dannazione... Ogni volta mi fai venire troppa fame... -, dice con un'espressione corrucciata, ma non si lamenta più di tanto. Succede ogni volta che le notti gementi avute con lui l'abbiano seccata di tutte le energie, come fosse una strana firma del ragazzo sul suo corpo.
Dopo la colazione, Ishmir decide di accompagnare Zemla a casa. La via fino a poche ore piena fino allo stremo è deserta e solo qualche drone di sorveglianza vola come ubriaco fra le gole urbane.
La strada che separa le dimore dei due copre una notevole distanza all'interno della zona e anche scegliendo le passerelle sopraelevate, che permettono il percorso più breve, si devono percorrere almeno nove isolati a piedi.
Anche i più sperduti reduci delle peggiori bevute sembrano aver ritrovato la loro strada di ritirata e non si vede anima viva. Le insegne che a decine coprono e celano la passerella su cui camminano sono spente.
La casa di Zemla è in un torrione che si alza per un paio di piani sopra il condominio soprastante, pertanto risulta molto illuminata e areata. Normalmente una casa di questo tipo avrebbe un prezzo esoso, ma quando la acquisì era ancora abituata ad una vita decadente e pertanto riuscì con successo a pagare in natura, per quell'ultima volta in cui necessitava di farlo per costruirsi un nuovo percorso di esistenza.
Ishmir conosce la costruzione senza difficoltà e sa che, seppur molto vicina alle nuvole, essa offre una sorpresa ancor più grande agli amanti del cielo.
Una passerella di ferro che parte da uno dei balconi salta due campate fra vecchie antenne e parabole macchiate dalla pioggia, arrivando ai piedi della struttura metallica e scheletrica di un ripetitore dismesso. La torre metallica si erge con una punta di lancia per oltre trenta tese, offrendo una piccola piattaforma di osservazione su cui salgono i due. Da lassù, la vista spazia tutto intorno: verso l'alto, si nota il cerchio dello spazio abitabile della colonia, tagliando la volta celeste accompagnato dall'asse della colonia; verso il basso, l'orizzonte arriva alle mura di contenimento che cingono i bordi dell'enorme anello. Ci si sente perduti nell'aria; se si alza il braccio si potrebbe sfiorare con il dito il resto della colonia, percependo le fini pieghe delle montagne, le strutture delle città, l'acqua dei laghi e dei fiumi che bagnano le valli.
Poggiati schiena contro schiena, i due non si dicono niente, perché non sentono il bisogno di parlarsi. Lui sfiora le nocche leggermente screpolate della donna, mentre non esita a fissare il pilastro sede dell'accademia, dove probabilmente Ame è sotto le incessanti domande del governatorato.
- Pensi che la tua sovraintendente sia a contemplare il cielo, come noi? -, Zemla percepisce l'immobilità di Ishmir.
- Spero solo che non venga tartassata... Lei ha molto a cuore la sensazione della brezza sulla sua pelle... Di questi ultimi tempi, è l'unica cosa che le porta pace -
Dall'altra parte della colonia, Ame ha finalmente un momento di tregua dopo che per sei incessanti oscillanti ha dovuto spiegare ogni minimo dettaglio di cosa ha visto nella colonia.
Non avendo cipiglio, forza e tempo per riordinare i pensieri durante la seduta per prepararsi anche minimamente alla domanda successiva, ha risposto meccanicamente a tutto, parlando anche del candido anello che si è ostinato a rimanere immobile e freddo anche sotto le più ardue verifiche degli scienziati ritiratisi nei laboratori dell'accademia.
Il sonno di stanotte non l'ha nemmeno rimessa in sesto, così come nei giorni precedenti. I permessi di ritorno a casa in un momento così delicato sono zelanti e non di rado concedono solo pochi oscillanti per il riposo.
Col fiatone per la stanchezza dialogativa e per lo stress che la avvolge come filo spinato, sente il bisogno di stare un po' alla luce del giorno, intiepidendosi l'anima. Arriva al primo luogo panoramico di ristoro che trova lungo i corridoi, buttandosi di peso sulla panchina vicino all'ampia vetrata. Alza gli occhi a guardare la zona 13, che da quella distanza appare come un reticolo ordinato di palazzi squadrati che occupano quasi tutta la larghezza della fascia abitabile dell'anello, coprendo il relativo spicchio che la zona occupa con una brunastra colorazione rigata da passeggiate sopraelevate.
La zona dei fantasmi e di chi cerca fuoco notturno. Veramente Ishmir è un hesekle fra gli hesekle? Oppure il suo sottoposto è un cuore più luminoso, finalmente cambiato dopo quella fuga disperata?
Allora, lei era triste ed è vero: anche lei era fuggita in fretta e furia per rincorrerlo. Si ricorda ancora come piangeva continuamente mentre guidava la navetta, sempre così lontana nel non riuscire a recuperare il giovane, sempre così vicina nel vedergli un sorriso, o gli occhi tremendamente preoccupati.
- Coordinatrice Ak'an Tau, vi sentite bene? -
Al tono cupo di un membro della seconda quadra che lei controlla, Zaphin, si accorge che piange silenziosamente. Si asciuga velocemente le lacrime che rigano le sue guance e annacquano gli occhi enormi e lattescenti.
- S-si. Tutto a posto, è solo la tensione dell'interrogatorio -
Ame risponde con voce anemica, riuscendo a liquidare con gentilezza il ragazzo. Poggia il palmo contro uno dei distributori automatici nella piazzola panoramica, inviando attraverso grazie agli impianti un silenzioso comando per la preparazione di una bevanda calda. Sotto, il tessuto cittadino che circonda il pilastro è parzialmente nascosto da rivoli di nebbia mossi dal vento lieve e costante. Dalla parte opposta dell'habitat, sopra la sua testa ed oltre i piccoli batuffoli di nube, nota come grosse e lampeggianti nuvole coprano la superficie interna del sottile arco d'anello con scuri e burberi temporali, strisciando in direzione della zona dove ha dimora Ishmir.
Ah... Voleva fare qualcosa, affinché lui non viva più in quella zona. Aveva sottoscritto cinquantatre volte la richiesta per una nuova casa e cinquantatre volte le è stata respinta.
Mentre beve il tè appena preparato, sfregando col dito sottile il margine vetroso del bicchierino, pensa a quanto pesante sarà l'ottavo e ultimo interrogatorio, il più lungo.
Ogni persona dell'accademia deve essere dotato di una forte e resistente salute mentale, il motto dell'accademia conferma questa necessità con semplice carisma.
Il nostro occhio sano guarda per voi lontano.
Un occhio che deve essere mantenuto sveglio, perché non c'è miglior persona sulla Sephelir se non quella che osserva e mappa nuovi spazi galattici, una funzione che non deve dare errori.
La colonia è stata creata proprio per questo.
Lei si sottoporrà fra poco proprio al dialogo che proverà che è ancora logica di pensiero e che niente sia stato solo una semplice macchinazione della sua mente. Possono interrogare pure il suo compagno Ishmir, ma non è abbastanza importante: dei 7 livelli di classificazione, il giovane appartiene al livello bianco, il più basso. Lei è sostanzialmente più vicina come livello di importanza al gran rettore che a quelli che non rare persone chiamano suoi "schiavetti", in fondo una mezza verità, che accentua come le tre squadre che ha sotto le sue redini siano in tutto e per tutto sue estensioni sensoriali.
Ogni tanto, aveva rimorsi sul fatto di essere al livello giallo.
- Signorina Ame Ak'an 39-Tau, ho notizie per lei -, si presenta nella piazzola una donna in uniforme modesta ed elegante, che schiocca un piccolo colpo di tosse per assicurarsi che la ragazza l'ascolti
- L'ultima sessione dell'interrogatorio è stata annullata. Le abbiamo dato la possibilità di riposarsi per tre dia-cicli, prima di ricominciare la sua funzione di sovraintendente tattico. La vostra squadra numero uno, unico membro Ishmir Atbe 18-Pha, è stata dichiarata temporaneamente non adatta a funzioni accademiche -
Alle parole della messaggera, Ame gira la testa. Una squadra temporaneamente non adatta può anche essere irradiata dall'accademia a priori. Ishmir è sul punto di essere exmatricolato. L'altra non è intaccata minimamente dallo sguardo dubbioso che la martella e continua con indifferenza.
- La vostra squadra numero due, composta dai membri Ezos Esem 73-Huj, Eper Zaphin 06-Hne e Oji Nake 98-Ji è attualmente sotto comando del sovraintendente Klensir. La vostra squadra numero tre, composta dai membri Lifraya Ezina 52-Khu e Jonfla Esloy 02-A'a, è sotto la sovraintendenza diretta di Honat -
La donna interrompe  per qualche momento la sua parlata, prima di concludere con un saluto e allontanarsi non prestando minimamente attenzione ad un'eventuale risposta della giovane.
- Buona giornata -
Ame è incredula. Se non fosse per la sua diplomazia, si sarebbe buttata addosso a quella donna che come un essere astrale nefasto aveva dettato la caterva di brutte notizie tutte in una volta. Ma non può prendersela con una semplice addetta. La situazione è oltre le sue capacità gestionali, tra l'altro ora sospese.
L'anello che rinchiude segreti donati a lei sono sotto le mani della squadra di ricerca, che ha ricevuto l'ordine di stabilire il contenuto delle informazioni anche a costo di dover distruggere l'innocente oggetto.
Non può fare altro che attendere, decidendo di uscire. La situazione è completamente esaurita, come una torcia dalle pile oramai scariche e si nota anche con i più basilari permessi. Solita chiamare i mezzi di trasporto con un rapido tocco di anulare, basandosi sulla maestria della comunicazione delle sue neuro-estensioni, stavolta l'impeccabile gesto è rovinato dalla scadenza voluta dei permessi all'interno del pilastro: deve confermare la chiamata di un semplice ascensore ben cinque volte, arrivando ad attenderlo mettendosi seduta vicina alle porte scorrevoli.
- Ame -
Nel momento esatto in cui le porte si aprono, la ragazza è chiamata da Honat. Riconosce immediatamente lo sguardo freddo e immobile, che caratterizza un viso macchiato dall'età ma forte nei lineamenti.
- Vieni -
Cosa non rara ma che la sorprende sempre, lui allunga la mano ed Ame arrossa quasi per questo gesto. Uomo bonario e gentile, lei rappresenta per esso praticamente una figlia, come una figlia è solo lei per Honat. Gli altri sovraintendenti, forse perché -escludendo un paio di strateghi- poco brillanti e poco rispettosi delle loro squadre, non sono mai stati a genio di chi coordina le operazioni di ogni persona che si presenta ogni mattina qui.
Non ha fatto trasparire niente di quello che tiene nel suo animo: il valore della sua giovane discepola come "figlia" di accademia, la dedizione che le ha riservato, un rispetto per lei che forse nemmeno Ame stessa può immaginare.
Ma sopratutto, non può far trasparire la storia su come lei è arrivata all'improvviso. Sarebbe, se trasposta a parole stampate, una storia degna di un romanzo di fantascienza.
Un secondo ascensore, più spazioso, si apre esattamente quando lui è davanti alla porta. Una volta i due all'interno, Honat fa salire l'elevatore e arrivano in poco tempo nella zona di ricerca.
I corridoi sono cerulei e a dare il benvenuto è un droide sferico completamente bianco, che levita senza minimo rumore scrutando il viso dell'uomo in modo sommario, poi quello della giovane in modo più insistente.
- Klafnè sho, Azmàl es'nhe da -, sillabe squadrate dette da Honat calmano l'automa, che si ritira a debita distanza. Ame riconosce il parlato aulico che solo scienziati, politici e tecnospiritici conoscono. Il droide è programmato per non dialogare con la gente comune.
- Ame Ak'n Sebl-Hoth-Tau, azòlne kron'l-lè sha -
Con un comando di permesso per la ragazza, Honat allontana il droide, che prontamente autorizza all'apertura del portone di sicurezza che da accesso ai laboratori. Gli ambienti asettici, minimalistici e sterili dell'ambiente di ricerca circondano i due fino all'arrivo della stanza in cui è presente l'anello.
Ame non vede nessuno, come se fossero tutti scappati. O scomparsi nel nulla.
- I ricercatori? Dove sono? -
- Lo scoprirai, devi conservare ciò che ti darò dal laboratorio, cioè l'anello e la matrice di memoria con i resoconti. Non lasciarli a nessun altro per nessun motivo -
Il sovraintendente modifica i registri elettronici con pochi tocchi, prendendo l'anello e poi il dispositivo di memoria da uno slot del tavolo pieno di ologrammi.
- Questi sono tuoi. Dobbiamo evitare che la Reggente debba sapere qualcosa, non è una persona molto consenziente con chi non le da ciò che desidera -
- Cosa sta succedendo? -
L'uomo sospira, - Sembra che l'anello abbia qualcosa di potente dentro di se. Credo che solo tu puoi gestirlo -
Ame ha lo sguardo preoccupato mentre scendono con l'ascensore al piano più basso del complesso.
- Honat, cosa farai? -
- Cancellerò i registri neuronali che ti riguardano, che riguardano i vostri oggetti. Sembra che il Rettore voglia parlare con la Reggente ed evitare che la voce si sparga -
- Aspetta... Cosa?! -
Honat si limita ad annuire. Indica il pilastro 1, sede del governo.
- E' un anello bramato quello che hai, Ame. L'Impero ci manderà tutti alla deriva -
Escono dall'ascensore direttamente a livello terra. Lui si congeda rapidamente, ma non prima di rispondere all'ultima domanda di Ame.
- La Reggente sarebbe in grado anche di eliminarci? -
- Ci eliminerà. Non porlo come una domanda. Una volta avuti gli anelli, ci manderà tutti al sonno senza fine. Vai nella zona 13, so che li abita il tuo sottoposto Ishmir. In quella zona non ti possono rintracciare. Parla di questo con modestia e solo a pochi -
Manda Ame a ritirarsi, prima di dirigersi a passo sicuro verso il pilastro 1, sede anche della Guardiana Mnemonica. Ame è colpita dalla preoccupazione del secondo dell'accademia.
Sale nel più accessibile treno a levitazione e decide di ritornare a casa per riprendersi. Almeno incontra Ishmir e riceve anche lei qualche chiarezza, anche se con tutta probabilità il giovane ne sa quanto lei adesso. Gira fra le mani l'anello, che rimette al dito, sentendo un tepore provenire dal piccolo monile.
Fissa poi la sua attenzione sul piccolo dispositivo prismatico di cui fra poco saprà solo lei: accedere alla Guardiana permette praticamente di controllare la memoria di chiunque nella colonia detenga impianti di espansione cerebrale.
Quasi correndo, entra in casa con tale foga che una volta superato l'uscio cade a terra distesa. Tremante e col fiatone per la fretta, collega subito il dispositivo al proprio tavolo olografico e attende la lettura della matrice di memoria.
Resoconto #79-31795, Anello Sablin.
La ragazza tocca l'icona di riproduzione, facendo avviare il video.
Nella piccola finestra, vede come un dispositivo di eccitazione invia un impulso luminoso all'anello incastonato in un supporto sperimentale, facendo apparire l'eterea mappa di centinaia di galassie. Nota le stesse immagini che ha percepito dalle donne alate dentro la colonia, poi sente una voce disperata urlare il suo nome. Nel video, l'anello sembra quasi piangere, chiamando insistentemente la giovane con una voce di spirito che assorda tutti i presenti, fino a quando il video comincia ad essere sgranato a causa delle perturbazioni che colpiscono la telecamera. Appena i disturbi scompaiono e il video ritorna nitido e chiaro, la ragazza sgrana gli occhi.
- L'anello... -
Non riesce a dire altro, mentre i fotogrammi scorrono animando l'ologramma di riproduzione. Dal candido oggetto donato dalle Sablin si sprigiona una grossa sagoma di luce, che con velocità prende e abbraccia tutte persone, assorbendone l'essenza vitale come avesse invisibili e saettanti tentacoli. Gli ultimi attimi di video fanno vedere come i corpi inermi, cadendo, si riducono in fine polvere che prende posto della carne e dei vestiti, mentre l'essere di luce riscompare di nuovo nell'anello e lascia spazio ad un silenzio surreale.
E' questo che lei tiene in mano? Un fautore di morte?
Stringe l'anello, lanciandolo lontano. Vuole disfarsene, ma non può andare contro le parole di Honat.
L'unica soluzione è--
I pensieri della ragazza vengono interrotti da un improvviso senso di appesantimento. Sente come i suoi impianti si spengono, mentre nella casa ogni oggetto elettronico cade uno dopo l'altro all'assenza di energia. Il tavolo, senza più sostentatori a levitazione operativi, cade con un tonfo secco per terra.
A terra, l'anello inizia a levitare e una grossa sagoma di luce, simile a quella vista nella registrazione, punta verso la ragazza immobile dal terrore.
Gli occhi tremanti vedono la mano dell'essere di luce avvicinarsi alla sua testa... e carezzarla.
Ame sente la mano sfiorarle la fronte e percepisce un tocco amichevole. Quelle dita di energia scendono lungo il collo, poi si poggiano sul petto della ragazza, all'altezza del cuore.
Una voce eterea risuona dall'anello, prendendo dominio dell'aria.
- Non mi lasciare... Non mi lasciare alla paura... -
La sagoma scompare e la ragazza solo allora si rende conto della tristezza nella voce dell'anello. Le necessita di oltre un paio di nillit per ripiombare nella realtà e si accorge di centinaia di voci concitate provenire dall'esterno, come scandalizzate. Uscita sul terrazzo, riesce a richiamare l'attenzione di un vicino affacciatosi anch'esso e chiede spiegazioni.
- Cosa sta succedendo? -
- Parlano di un blackout. Ho appena contattato i servizi col comunicatore di emergenza. Dicono che almeno un paio di isolati sono al buio e ogni sistema elettronico spento o distrutto -
Ame si gira d'istinto e rientra in casa, prendendo il dispositivo di memorizzazione e mettendoselo in tasca. Con mano tremula recupera anche l'anello, caldo, luminoso ed ancora permeato da una lieve elettricità statica.
 
~~~
 
Ishmir si alza d'improvviso, spezzando il fuggevole sonno pomeridiano che lo aveva silenziato appena rincasato dall'incontro con Zemla. Camminando in tondo per il saloncino, si riprende e diluisce completamente il torpore mentale che lascia spazio ad un'altra sensazione, ben più pressante.
Ha una strana sensazione di perdimento, come se qualcuno avesse scaricato su di lui tutte le preoccupazioni. Si tocca velocemente la mano, assicurandosi che il piccolo monile sia ben avvolto attorno alla falange metallica del suo anulare.
Anche con respiri profondi, non riesce a placare la pressione che lo punge e gli comprime ogni emozione.
E' forse successo qualcosa ad Ame?
Proprio quando sta per uscire, sente battere alla porta. In un primo momento pensa sia Læsir o la commessa del piano terra dell'Xtas, che ogni volta rischiano di sfondare la porta nel bussare, ma si deve ricredere quando sente una voce sottile chiamare disperata.
Appena apre la porta, viene preso in pieno da un corpo fragile che lo butta a terra.
- A-ame! -
- Ishmir, aiutami! -, lei alza lo sguardo stanco dalla corsa terminata contro il ragazzo.
Lui l'aiuta ad alzarsi e la accomoda sul letto, ma lei non riesce a calmarsi.
- Ehi, smettila di tremare, sembri una foglia -
- V-va bene... -, Ame si copre la faccia, sperando che il ragazzo la accarezzi, ma lui la abbraccia rilassandola oltre ciò che lei stessa attende. Ishmir si accorge che è fredda e i tremolii arrivano anche per via della febbre.
- Ti è successo qualcosa...? Non hai mai avuto la febbre. Cosa ti hanno fatto? -
- Non loro, è l'anello. Il mio anello contiene un essere di luce, che nel venire fuori ha provocato una caduta di elettricità nella mia zona... -
Lui rimane abbracciato, per tentare di mantenere calda la ragazza.
- Un blackout? -
- S-si, anche i miei impianti sono caduti... Honat mi ha detto di ritirarmi qui... Questa è veramente una zona a sviluppo nullo... -
Lui rimane pensieroso. Qualsiasi cosa accada, qui si può guadagnare tempo. In una colonia, dove lo spazio vitale è limitato, si necessita di rinnovare e mantenere funzionale ogni minimo spazio, ma sulla Sephelir hanno fatto un'eccezione, la zona 13 è una zona in più, come l'abitat 04, non ha reale necessità. E' più un quartiere parco giochi, dove è quasi fondamentale avere zone labirintiche in cui regna l'effimera calma diurna e la sfrenatezza notturna.
Si alza e porge ad Ame un asciugamano e una maglia bianca, l'unica biancheria che lui ha e che considera accettabile per la ragazza. Lei conferma la preoccupazione del ragazzo di non avere cambi.
- Per ora vai a fare la doccia e riscaldati. Il sistema termico ci mette un po' ad avviarsi, quindi non buttarti immediatamente sotto l'acqua -
Ishmir deve confermare le parole di Ame. Appena lei si ritira nel piccolo bagno, prende un cubo nero dalla superficie gommata, cui un lato è occupato da un altoparlante e l'altro da alcuni pulsanti e un piccolo display. E' un dispositivo semplice ma potente e utile, un predettore, in grado di ascoltare e decodificare qualsiasi comunicazione su qualsiasi frequenza, sia essa criptata o meno. Questa fa di questa multifunzionale radiolina una risorsa di ascolto tale che oramai dispositivi come questo sono difficili da trovare per la loro capacità di ricezione.
Proprio con cosa tiene in mano, durante la fuga dalla colonia Ishmir ha sentito ogni mossa delle squadre di perlustrazione che lo cercavano e ha predetto con largo anticipo ogni loro decisione.
Talmente efficiente, che per recuperare il suo sottoposto Ame ha dovuto dichiarare silenzio radio, riuscendo solo allora a sorprenderlo e catturarlo su una vecchia stazione con habitat a cilindro.
Comanda il predettore sintonizzandolo su un'emittente radio locale e ascolta il notiziario.
- Per chi si fosse collegato ora con la nostra emittente, ripetiamo la notizia dell'ultimo oscillante. La zona 28 è stata colpita da un blackout che ha portato al disturbo di ogni sistema elettrico degli isolati più ad oriente. La situazione è ancora critica, in quanto le infrastrutture più sensibili sono state danneggiate da quello che per la prima ed unica attuale ipotesi, sembra essere stato un impulso elettromagnetico. La fonte di tale impulso è ancora ignota, ma correlazioni fra l'incidente e la presenza della colonia che si trova nei pressi della Sephelir sono state smentite. Grazie alla prontezza delle autorità, non si riporta alcuna vittima. Passiamo ora alla seguente notizia-- -
Il ragazzo spegne l'apparecchio. Ame non mente, ha l'assoluta conferma di ciò che è accaduto. Un piccolo anello è stato in grado di fare tutto quel baccano? Cosa porta al dito?
E' un'arma? E' un protettore?
Se è un'arma, contro chi è?
Se invece ha fatto quello per difesa, ha protetto Ame?
Non si accorge, immerso nei pensieri, che la ragazza ha terminato la doccia e che con timidezza si è avvolta nell'asciugamano, non avendo biancheria di ricambio.
- Ame, cosa è successo con l'anello esattamente? -
- Una sagoma di luce, che mi ha detto di non abbandonarla alla paura -
Ishmir perde per un attimo lo sguardo, poi nota il corpo della ragazza coperta esclusivamente dall'asciugamano celestino. Sorride appena, mentre l'altra arrossa.
- E-ehi, basta guardarmi -, dice lei con voce tremula mentre si ritira nel bagno. Si raccoglie i capelli leggermente ondulati in un unico fascio e si copre la parte alta del petto. Ishmir capisce il disagio della ragazza e si ritira nell'angolo cottura.
- Preparo del tè, ne vuoi una tazza? -, domanda prontamente. Lei rimane ancora sull'uscio del bagno, affacciandosi timidamente oltre l'angolo e squadrando il ragazzo di spalle.
- S-si, ma dammela chiudendo gli occhi, non mi guardare... -
Lui preferisce non confrontare la ragazza ora timida con le immagini mentali di loro due nella nave, durante il viaggio verso l'arca nera venuta dal nulla. Riesce a frenare i pensieri mugolando una canzoncina pubblicitaria.
- Dimmi... Quanto vuoi stare qui? -
- Fino a quando la situazione si calma... -
- Risposta strana -, Ishmir annuisce appena mentre tiene d'occhio il termostato della teiera elettrica.
- Come sarebbe a dire che è una risposta strana? -
- Beh, considera che non hai nemmeno vestiti di ricambio, hai messo le gambe in moto e sei scappata... Se vuoi li vado a prendere io -
Ame non dice niente. Rimane in attesa mentre riceve la bevanda e si rinchiude in bagno. Lui si poggia contro la porta ascoltando il respiro pesante della ragazza.
- Ame, vuoi che ti riattivi gli impianti? Percepisco la tua fatica -
- Sono a posto, li riattivo dopo. Per ora sto qui -
- Fino a quando? Dammi almeno come posso accedere alla tua abitazione, almeno ti porto i cambi. Non voglio vederti così -
Uno spazietto si ritaglia fra uscio e anta, una mano tremolante stringe la sua biomeccanica.
- Nella mia zona residenziale, le porte hanno anche un sistema di blocco meccanico. Combina sul regolatore meccanico Bha Lhe 9 4 1 e attendi che l'arco carichi le serrature. Il regolatore si trova alla base della porta, a sinistra -
- Bha Lhe 9 4 1, capito -
Lei stacca la mano e la porta si richiude con foga, separando di nuovo i due.
- Vado e torno -, il ragazzo attende qualche risposta da lei, ma riceve solo silenzio. Con passo leggero esce e si dirige verso l'ascensore.
Nella casa ora vuota, risuona una frase dalla voce sottile e debole per la timidezza proveniente dal bagno.
- Ishmir... Ritorna veloce... Mi sei mancato durante questi interrogatori e voglio stare con te un po'... -
L'arrivo nella zona residenziale dove abita Ame è veloce e senza intoppi, anche se la situazione è ancora irrisolta. Le piccole monorotaie che servono i pendii terrazzati degli ampi complessi residenziali sono spente e senza alcun elevatore funzionante il ragazzo fronteggia la scalinata che serpeggia con classe fra piccoli giardini prensili e cafè dedicati agli inquilini.
Apre un piccolo portello vicino all'ingresso di casa, riuscendo a sbloccare il sistema meccanico ed aprire la porta. L'ampio appartamento è avvolto in un silenzio innaturale.
Riesce a trovare l'armadio dei vestiti ed una busta e con logica e velocità, a mettere circa una decina di cambi fra intimo, vestiti per l'aperto e abbigliamento per il coperto.
Ancor più veloce è il tragitto dalla casa alla più vicina stazione di treno: difficilmente sopporta la situazione in cui deve far aspettare qualcuno. Durante l'attesa, nota come diversi droidi guardiani -con funzione di poliziotto- si spengano e si riattivino tutti assieme, come se avessero deciso di riprogrammarli tutti assieme. Un messaggio arriva neuronalmente.
Honat ha dato l'ordine di rimanere per almeno una decina di diacicli nella zona 13, stando al sicuro e divertendosi fin quando la situazione sarà completa.
Arriva come il vento.
- Ame, ci sei? Ho ricevuto un messaggio da Honat, ci dice di rimanere qui. Ho visto i droidi moderatori resettarsi.
- Vuol dire che sta iniziando il filtraggio mnemonico, per proteggerci -
- Dalla Reggente? -
- Non solo. L'accademia è un leccasedere di quella despota, non credo i grandi della Sepehlir ci difendano nel caso succeda qualcosa -
La ragazza, ricevuta la busta, si veste ed esce dal bagno indossando un leggero vestito candido che la avvolge a spirale in modo semplice e modesto.
- Meglio? -
- Più coperta -, risponde lei con un lieve sorriso.
- Bene, allora rivitalizziamo i tuoi impianti. Non resisteresti ancora -
Lei, dubbiosa, segue Ishmir che bussa alla porta davanti alla loro. Læsir si presenta sull'uscio con il tipico atteggiamento disinvolto.
- Salve, piccioncini -, saluta con tono scherzoso dando una delicata pacca sulla spalla di Ame.
- Guarda quanto è carina la tua sovraintendente, bambino -, conclude con una risata bonaria. La ragazza sorride alleggerita, - A proposito, sembra che ti abbiano investito con un treno a levitazione -
- La situazione riguardo ai monili si è un po' complicata... -
Læsir si limita ad annuire, - Nel caso succeda qualcosa, sapete che ho sempre qualche asso nella manica... -
Si avvicina all'orecchio del ragazzo e sospira appena, per evitare che la ragazza senta le parole successive, - ...inoltre Zemla è ancora colpita dal fuoco che hai avuto stanotte e per questo ti ha donato altre risorse in caso di eventi complessi -
Si rimette dritto con la schiena e fermo sulle gambe e continua ad osservare il ragazzo.
- Giovanotto, sento che hai da chiedermi qualcosa -
- Si, lei ha bisogno di una rivitalizzazione -, Ishmir poggia la mano sul fianco di Ame, ma lei non sembra sgradire la cosa. Tiene ferma la mano con la propria, come per assicurarsi della presenza del giovane vicino a se.
- Bene, seguitemi -
Læsir taglia corto e invita i due a seguirlo. Superato un cancelletto che apre sul pianerottolo, i due continuano lungo uno stretto corridoio malamente illuminato da lampadine economiche fino ad un elevatore molto piccolo, che corre all'esterno dell'isola condominio su cui si trovano. A fatica centrano tutti e tre.
- Scusate, è la mia pancia -, ribatte sorridente l'uomo.
- Secondo me è l'ascensore che è dimagrito -, Ishmir risponde con una faccia inespressiva ma guardando con occhi biricchini gli altri due.
Saliti di una decina di piani fin quasi vicino la superficie formata di tetti dell'isolato, si affacciano lungo un corridoio più sottile di quello per l'accesso all'elevatore -in passato un canale di servizio per cavi- che corre fin dove l'occhio vede sotto il livello di una delle passeggiate prensili, dando via di accesso a decine e decine di cancelli e porte di ferro. Ame si disorienta facilmente e non si immagina che ci fosse un tale labirinto in questa zona.
E' logico, pensa lei, anche perché fino ad adesso questa zona l'ha vista solo da lontano, apparendole come un regolare reticolo di grossi edifici.
Dopo aver attraversato da parte a parte tre isole condominio, Læsir si gira davanti ad una porta di ferro e bussa quattro volte con tale forza che Ishmir, per l'ennesima volta, pensa che l'uomo sia in procinto di demolire tutta la parete.
- Avanti -
Una voce femminile incita i tre ad entrare. In una stanza elaborata, ma ben pulita, si presenta una ragazza vestita con una larga fascia copriseno e pantaloni dalla stoffa scura e resistente. Ha capelli corti, blu elettrico ed occhi neri a mandorla, con tratti facciali rotondosi e leggermente carnosi.
Le labbra rosa scuro si inarcano in un sorriso e lei saluta per prima l'uomo.
- Ciao ragazzi -, volge la sua voce squillante ai due ragazzi.
- Il mio nome è Khefhla -
Rimane al centro della stanza, fittamente decorata da disegni, cavi, poster e luci di ogni tipo e collegata alla stanza superiore, più ampia, da una scala. Anche questa è riccamente decorata e illuminata da una larga vetrata che ne forma una delle pareti lunghe. In un angolo, si presenta una poltrona imbottita, circondata da cavi e da elettrodi adesivi molto larghi, oltre che da connettori di svariati tipi.
- Chi dobbiamo rivitalizzare? -, domanda la ragazza.
Læsir indica con modestia Ame e la guida verso la poltrona.
- Non preoccuparti, non farà male. Se la risonanza è impostata bene, non sentirai niente -
La tensione della giovane è sbrinata dalle mani dell'uomo, che per assicurarla e calmarla la massaggiano lentamente sulle spalle. Una volta accomodata, Ishmir viene allontanato e Læsir indietreggia dando il via libera. Per effettuare la risonanza, il corpo della persona da rivitalizzare deve essere nudo, per evitare interferenze con gli elettrodi. La situazione è oramai sotto controllo quando Khefhla, apparsa da dietro la tenda che nasconde da tutto Ame e la poltrona, si accomoda davanti ad una plancia olografica già animata da una manciata di grafici.
All'inserimento di un breve codice, impulsi elettrici viaggiano verso il corpo di Ame.
- Uh, ha una frequenza di sincronismo alta... Quasi milleseicento oscillazioni a esy... Ci vorrà un po' di tempo per raggiungere la situazione ottimale, ma è tutto a posto -
Appena inizia ad accordare il grafico, si deve subito ricredere, e scandalizzarsi preme sulla tastiera codici senza fine. Una delle schermate si illumina in rosso.
- Siete sicuri che il neuroasse della ragazza sia veramente spento? -
Ishmir sgrana gli occhi, mentre Læsir si avvicina alla ragazza che controlla il computer.
- Come sarebbe a dire? -
- Guarda, le armoniche si stanno alzando... -
- L'anello! Togliete l'anello! -, Ishmir inizia ad agitarsi, intuendo qualcosa.
Khefla si alza e gira di scatto la testa, lanciandosi verso la ragazza. Nel tentare di togliere l'anello, si brucia i polpastrelli e deve ritirare la mano. Appena apre il palmo, la pelle appare rossa e profondamente irritata.
- N-non ci riesco. E' bollente. Sta emanando una gran quantità di ener-- -
Ishmir non riesce ad ascoltare tutto il dialogo: un ronzio straziante gli affoga la testa e non riesce più a tenersi in piedi. La preoccupazione maggiore proviene da una serie di flash che traspaiono da dietro la tenda.
- No... Non pensate a me... Ame, vedete lei! -
Una luce accecante illumina tutto, mentre nel silenzio più totale, il giovane non sa se mentale o reale, vede la ragazza infusa di una luce brillante volteggiare a mezz'aria. Khefhla si ritira impaurita in un angolo, mentre Læsir d'istinto si butta sul ragazzo a proteggerlo.
La ragazza in volo ha il corpo nudo completamente bianco e luminoso e presenta ampie ali fatte di cristallina pietra bianca e superfici trasparenti di energia. Osserva per qualche attimo Ishmir, prima di accelerare di colpo verso l'alto, sventrando diversi piani prima di scomparire oltre i cornicioni e lasciare danni all'edificio. Ishmir si avvicina disperato alla tenda, scoprendo con i proprio occhi la poltrona danneggiata e il vestito a brandelli. Guardando verso l'alto, scopre che la ragazza non ha sventrato il palazzo di forza: il buco che lascia il salon in balia alla visione delle nuvole è perfettamente circolare, come sezionato da un campo di protezione.
Il ragazzo, Khefhla e Læsir si scambiano uno sguardo preoccupato.
Ishmir non riesce a dire una parola, mentre l'anello che indossa è bollente e rosso fuoco, quasi pronto anch'esso a sprigionare la sua energia.

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