Da mi basia mille, deinde centum...

di General_Winter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primavera ***
Capitolo 2: *** Estate ***
Capitolo 3: *** Autunno ***
Capitolo 4: *** Inverno ***



Capitolo 1
*** Primavera ***


Nome autore EFP: General_Winter
Fandom scelto: Axis Powers Hetalia
Stagione: Primavera
Numero parole: 327
Rating: Verde
Genere: Romantico, Introspettivo
Personaggi/Coppie: Russia (Ivan Braginskij): Nyo!Nord Italia (Margherita Vargas)
Note: Metto le avvertenze iniziali in questo capitolo, ma valgono ovviamente per tutta la raccolta. E se devo essere onesta con me stessa, queste storie non mi soddisfano per nulla; le leggo e mi insulto mentalmente su come non sia riuscita a trovare nulla di meglio da scrivere. Mi sembra tutto particolarmente piatto, non credo di essere riuscita a esprimere quello che volevo. Spero comunque che a qualcuno piaccia. 
Piccolo appunto sul titolo: è un verso di una delle mie poesie preferite del poeta latino Valerio Catullo, nonché, a mio modesto parere, una delle liriche d'amore più belle mai scritte, insieme a "Questo Amore" di Jacques Prévert. Letteralmente significa "Dammi mille baci, poi cento", ma immagino si fosse capito. "Cinquecentomila baci" , invito a leggerla, io la trovo meravigliosa.
 
 

PRIMAVERA


Il Russo aveva mille qualità nel suo, all’apparenza quieto, ma cavalcante immaginario di eterna sognatrice che non aveva voglia di fare i conti con la realtà.
Lui amava i fiori; lei portava il nome di uno di essi e rivedeva nell’amato Sovietico le migliori qualità che quei boccioli sapevano portare con nobile fierezza.
Ivan non era solo la maestosità del girasole che lui tanto amava, che sfidava il cielo con la sua altezza: era l'amaranto segno di vita perpetua, il profumato alloro simbolo di gloria, il tenace bucaneve che spezzava le catene dell’inverno e portava la speranza di una nuova vita.
Il mondo intero sembrava scappare intimorito, spaventato dalla sua presenza, ma per l’Italiana l’arrivo di Ivan era il principio della primavera che nasceva dalle fitte bufere di neve delle steppe siberiane.
Era ventata fredda di novità e profumo di proibito, la paura che saliva in rapidi brividi lungo la schiena e la violazione di ogni precauzione che chiunque, spaventato dall’immensa nazione, le aveva costruito attorno perché stesse in guardia contro di lui.
Russia era il mostro sanguinario che non aveva pietà per nessuno; era il sadico che si divertiva per una lenta tortura della vittima.
Così avevano detto gli altri.
Ma Margherita non ascoltava mai. Ingenua e testarda, non aveva pregiudizi contro nessuno e in un tiepido giorno di primavera, quando la neve sciolta tra le rocce aveva conosciuto il riso del disgelo, aveva distrutto ogni barriera creata per la propria sicurezza.
Era bastato un sorriso.
 
-Margherita Vargas…-
-Ivan Braginskij…-.
 
Il suo nome, così esotico, così straniero, sembrava scivolare sulle labbra come i petali che si staccavano dalle corolle in quella tenue mattina di inizio aprile. E quei suoi occhi violacei, quelle labbra sottili, quel fisico imponente, tutto di lui sembrava modellato da uno scultore egoista che voleva solo mostrare una bellezza irraggiungibile a tutto il mondo.
 
-Mi piacerebbe conoscerti meglio, Ivan Braginskij-
-Ne sarei onorato, Margherita Vargas-.
 
Ma Italia non era tutto il mondo.

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Capitolo 2
*** Estate ***


Nome autore EFP: General_Winter
Fandom scelto: Axis Powers Hetalia
Stagione: Estate
Numero parole: 447
Rating: Verde
Genere: Romantico, Fluff
Personaggi/Coppie: Russia (Ivan Braginskij); Nyo!Nord Italia (Margherita Vargas)
Note: Sì, la pubblicità è proprio quella…
 
 

ESTATE


Si limitò a seguire placidamente la ragazza che saltellava gioiosa sulla sabbia bagnata della battigia.
Non avrebbe mai pensato che l’arsura estiva italiana potesse raggiungere tali livelli. In Russia se lo sognava un caldo del genere.
Il sole aveva battuto sulle loro teste per tutto il pomeriggio, inondandoli di un soffocante calore durante l’intero tempo che avevano passato sotto l’ombrellone troppo piccolo per entrambi, mentre la povera Italiana abbozzava ogni pochi secondi un mesto sorriso di scuse per l’infinità di bambini che urlavano e sollevavano nuvole di sabbia correndo, mentre i genitori stanchi li rimproveravano inutilmente di non disturbare le persone. La nazione siberiana era circondata da fastidiose famiglie viaggiatrici di mete fisse e dalle scuse di Margherita che si dispiaceva in un sorriso di non aver scelto un luogo più calmo, lontano dagli schiamazzi della gente molesta e dall’imbarazzante pubblicità radiofonica di una nota marca di gelati italiana che aveva fatto ricredere Ivan sul fatto che il Bel Paese fosse davvero la patria della poesia.
Ma in quel momento era solo il rollio delle onde a riempirgli le orecchie con la tenue risacca, mentre osservava la ragazza che si era fermata a qualche metro da lui, rivolta verso il mare e il tramonto rossastro. I suoi capelli sembravano diventare ancora più ramati, una cortina di fiamme che si agitava, smossa dagli aliti di vento sottile che si divertivano a giocare con le sue ciocche. La vide allargare le braccia, come ad accogliere le folate del vento caldo e folle che scendeva dal cielo ormai cobalto, punteggiato dalle prime stelle argentate.
Tanto bella da rasentare un miraggio creato dalla mente ormai persa di un povero sventurato nel deserto; calda come il sole che sembrava esitare ad andarsene del tutto, attardandosi a renderla ancora più meravigliosa del solito.
La vide gonfiare il petto, riempirsi i polmoni di aria salmastra, con gli occhi chiusi a immaginare chissà quale lontano regno della fantasia, a un passo da lui.
Non esitò ad avvicinarsi, a ribadire con silenziosa infantilità quello che riteneva fosse proprio, passando le possenti braccia attorno alle minute e delicate spalle. Stava per sussurrarle qualcosa all'orecchio, un dolce motivo per cui non smetteva di amarla, ma in quel momento la jeep di un gruppo di giovani passò sulla spiaggia, rovinando l'attimo con la loro radio che sparava a tutto volume l'odioso spot pubblicitario del cono gelato.
Margherita si voltò a osservare l'auto che se ne andava.
Alzò il viso, mesta.
 
-Mi spiace se non è l'estate che avevi immaginato...-.
 
Scosse la testa e colmò la distanza che lo separava dalle sue sottili e morbide labbra.
Margherita sotto il sole, smossa dal vento di tramontana: quella era la sua estate italiana.

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Capitolo 3
*** Autunno ***


Nome autore EFP: General_Winter
Fandom scelto: Axis Powers Hetalia
Stagione: Autunno
Numero parole: 443
Rating: Verde
Genere: Romantico, Introspettivo, Fluff, Malinconico
Personaggi/Coppie: Russia (Ivan Braginski); Nyo!Nord Italia (Margherita Vargas)
Note: //
 

AUTUNNO


Forse quelle nuvole cariche di pioggia che minacciavano temporale  non garantivano propriamente il massimo del romanticismo e della spensieratezza. Ma doveva ammettere che  il cielo plumbeo e il rosso delle foglie creavano un piacevole contrasto che solo un esperto artista avrebbe saputo apprezzare.
Spostò un ciuffo ramato di capelli dietro l’orecchio mentre una nube si venava di lampi e scoppiava col tuono. Il cuore le sobbalzò al boato, facendole tremare le gambe: non aveva mai sopportato i temporali, ma non poteva non ammettere che creassero l’ideale atmosfera per quello che sarebbe diventato un meraviglioso ritratto paesaggistico su un blocco da disegno.
La pioggia cominciò a picchiettare con l’insistenza di un orologio contro il vetro, facendola destare dai suoi pensieri che si erano ormai dispersi in lontananza, tra i declivi prealpini colorati in rame, ormai resi sfocati dalla cortina d’acqua sempre più densa.
Sorrise malinconica mentre uno spiffero di freddo entrava dalla finestra e le colpiva la gola scoperta, intimandole di allontanarsi da quel trespolo di tristezza dove lei sembrava solo un usignolo impaurito.
La curva delle labbra prese una piega più serena non appena tornò a guardare il proprio letto, ricordandosi di cosa doveva fare, con cosa doveva imbrattare quei fogli bianchi che teneva stretti tra le sottili dita.
Ai paesaggi montani avrebbe pensato un altro giorno. Una visione più spettacolare e rara si agitava placidamente nel dormiveglia, tra le candide lenzuola.
Un lupo siberiano.
L’erede dell’inverno che l’aveva tenuta al caldo coi suoi baci non più tardi della sera prima.
La parte dell’Europa sbagliata che l’aveva protetta dal fragore del temporale tenendola stretta tra le proprie braccia, cullandola col suo respiro, ora dolce ora inquieto, dettato dal passare dei suoi incubi notturni.
Riprese a tracciare con la matita i tratti dei muscoli dell’ignaro modello che ancora riposava le membra stanche per la faticosa e passionale notte appena passata.
Una bellezza decadente, la Russia. Splendente un tempo, cercava ancora di mantenersi in piedi con i rimasugli di una precedente fama, ormai scomparsa.
Come l’Italia, quasi.
Come foglie morte che tentavano disperatemente di tenersi aggrappate  a un ramo di vita, pregando che non arrivasse una folata di vento troppo forte a farle cadere nel fango della strada, perse per sempre.
Una bellezza caduca, naufraga su un relitto di gloria conclusa.
Forse per quella somiglianza si erano cercati, si erano trovati e non si erano più lasciati andare.
Abbandonò il ritratto, spostandosi sul letto, gattonando tra le coperte fino a raggiungere il Russo. Passò l'indice sul suo volto con delicatezza, disegnando ogni tratto, ogni particolare del suo viso, riflettendo su ogni parola di veleno che il mondo sputava su di lui, tanto simile a un innocente bambino, in quel momento.
Gli baciò uno zigomo, attenta a non svegliarlo.
Potevano dire di tutto su di lui. Per Margherita, quelle parole avevano lo stesso valore delle foglie secche o di una goccia di pioggia.

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Capitolo 4
*** Inverno ***


Nome autore EFP: General_Winter
Fandom scelto: Axis Powers Hetalia
Stagione: Inverno
Numero parole: 491
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Malinconico, Fluff
Personaggi/Coppie: Russia (Ivan Braginski); Nyo!Nord Italia (Margherita Vargas)
Note: //
 

INVERNO


In inverno, la notte a San Pietroburgo durava troppo.
Infinite erano le ore in cui il buio più cupo inghiottiva ogni spiraglio di luce e il vento tagliente frustava in una viscida carezza, portando nuvole cariche di neve che coprivano anche il fioco bagliore delle stelle che si sforzavano in tutti i modi di rendere quel cielo più caldo e familiare, ma invano.
Il Generale aveva iniziato a gettare i propri semi di ghiaccio nei campi già arati, dove la terra abbastanza calda avrebbe nutrito e protetto il seme fino a una nuova primavera, quando il fiore sarebbe sbocciato in tutta la sua bellezza, sfidando e sconfiggendo le impenetrabili barriere di neve e gelo che volevano soffocare la sua vita. Ma fino a quel momento, tutto restava immobile, in un vuoto silenzio.
La Neva ghiacciata, che brillava in lontananza, sembrava scorrergli nelle vene al posto del sangue. Non si stupiva più ormai del gelo che gli percorreva incessantemente il corpo. Era forse quell’incontenibile freddo che faceva tremare tutti in sua presenza, oppure il sorriso gelido che gli si cristallizzava sulle labbra in una ferma promessa di una nuova violenza perpetrata ai danni della povera vittima, che si era messa di fronte a quel treno in corsa che era effettivamente la Russia.
Dalla finestra aperta della camera da letto entrarono sbuffi di aria gelida che si infransero contro il suo ampio torace, facendo irrigidire i suoi muscoli e la sua pelle, ma quasi per nulla al mondo avrebbe tolto gli occhi da quella fiabesca visione: San Pietroburgo coperta di neve sembrava uscita dall’onirico mondo dei sogni di un bambino. Quella città era la sua più pura essenza vitale. Fanciullesca, in tutti i suoi particolari più fini ed eccelsi coperti di soffice neve e coi cristalli di ghiaccio che pendevano dai tetti e dai fili della luce, illuminati dai fari accesi che li facevano brillare come minuscole fiammelle bianche. Un mondo uscito dai racconti antichi, coniati dai suoi connazionali nella sua giovinezza.
Ma anche quelle nubi nere, quelle violente folate che sferzavano come colpi di pugnale l’intonaco degli edifici, quel buio totale che si estendeva oltre il sottile orizzonte facevano parte della sua anima. Tutto quello era la Russia: un superficiale strato di innocenza infantile, che lasciava, però, trapelare un’indole oscura e violenta, che non riusciva a controllare, che faceva scappare chiunque di fronte a un suo tentativo di stringere un qualsiasi legame.
C’era freddo e c’era buio in quella notte invernale che da secoli abitava nel suo petto.
Un improvviso calore soffice si espanse per tutta la sua schiena, mentre due braccia esili lo cinsero alla vita e un bacio si posò sulla sua scapola, tiepido quanto bastava per farlo sorridere sinceramente e per fargli distogliere lo sguardo.
 
-Prenderai freddo-
-Ci sarai tu a scaldarmi-.
 
Si voltò verso Margherita, rubandole un bacio.
La sua vita era un inverno infinito, ma il cielo gli aveva concesso un raggio di sole a scaldargli l’esistenza.

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