Elementare, caro Watson! Holmes e le anomalie deduttive

di Chocolate_senpai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giardinaggio ***
Capitolo 2: *** L'arma del delitto ***



Capitolo 1
*** Giardinaggio ***


 

Cap 1: Giardinaggio.

 

Era una piovosa mattina di febbraio quando l’ispettore Lestrade suonò al citofono all’indirizzo 221 B di Baker Street.

Non prima di essere già stato identificato da Holmes ovviamente,  che, dalla camera da letto senza finestre, con la porta chiusa e lo sguardo immerso in un volume che insegnava le basi per l’apprensione della lingua lappone, aveva intuito, probabilmente grazie al moto dei granelli di polvere che transitavano da settimane nella stanza, che Lestrade stava per salire le scale.

Non appena l’ispettore entrò, Holmes annunciò, con un sorrisetto di soddisfazione, e il libro sui lapponi in mano, che sapeva esattamente il perché della sua visita.

Non volle spiegare il perché. Si divertiva a disorientare le persone con la sua infallibile tecnica deduttiva, per poi prenderli bellamente per i fondelli per lo scarso uso della loro intelligenza.

Holmes  ordinò a Watson di chiamare una carrozza, ovviamente l’indirizzo da riferire al conducente doveva intuirlo lui, tramite i “numerosi indizi” che nessuno  aveva ancora fornito.

Holmes raggiunse il dottore, rubandogli l’ombrello per fare il tratto di strada che congiunge gli scalini della carrozza al dentro della medesima, annunciando seccato la loro destinazione al cocchiere, mentre Watson per poco non veniva lasciato indietro dalla carrozza.

Arrivati alla villetta di campagna di una ricca signora, ormai vedova, Holmes si ricordò che avevano lasciato Lestrade nel loro appartamento, ma, essendo un particolare irrilevante, lo relegò immediatamente in uno dei numerosi scompartimenti stagno del suo cervello.

Prese la lente e si mise a cercare indizi ovunque: sotto i materassi, tra le assi del pavimento, nelle aste degli occhiali della padrona di casa, sotto il cappello di Watson …

Improvvisamente poi si fermò, alzando con un gesto teatrale la lente, che gli scivolò di mano cadendo proprio addosso a Watson.

- Watson!- Esordì, voltandosi con una piroetta verso il dottore.

- Ho bisogno che lei mi procuri alcuni oggetti, mio caro amico-

John ripose il taccuino nella tasca, insieme agli altri venti bloc-notes che creavano un anomalo rigonfiamento nel lato destro dei pantaloni, e partì alla ricerca degli oggetti richiesti da Holmes.

Avrebbe voluto scriverli, ma il detective gli strappò la penna di mano lanciandola nella cuccia del cane, dicendo che una mente deve essere sempre in allenamento.

Dunque Watson partì dal capanno degli attrezzi, dove trovò una vecchia pala e un paio di forbici.

Corse verso la piccola serra dove recuperò un veleno contro le lumache, e infine si armò di guanti da giardiniere ed estirpò un caspo di lattuga dall’orto.

Poi tornò correndo dentro casa.

Trovò Holmes intento a disquisire con la vedova dell’ex padrone, ancora steso a terra davanti alla donna con un attizzatoio infilato in fronte.

Il detective, troppo occupato ad osservare i movimenti sospetti del sopracciglio destro della donna, non fece caso ne a Watson, ne al fatto che forse avrebbe potuto interrogare la vedova altrove, piuttosto che davanti al marito morto.

Improvvisamente Holmes si riscosse dalla trance.

- Lei ha un giardiniere qui alla villa?-

La donna annuì, soffiandosi rumorosamente il naso.

- Lestrade!- Annunciò Holmes, intuendo, di nuovo, l’imminente arrivo dell’ispettore, che proprio in quel momento stava sorpassando l’uscio della casa.

- Il suo arrivo qui è stato inutile- Riprese il detective rivolgendosi all’uomo, che aveva fatto cento kilometri di strada a piedi dopo che lo stesso Holmes gli aveva scippato la carrozza.

- So bene chi è il colpevole-

Holmes indicò teatralmente la paccottiglia di oggetti che Watson teneva in mano.

- Mi dica Watson, a chi appartengono quegli oggetti?-

- Al giardiniere, suppongo … -

- E gli ha trovati nella villa?-

- No, in giardino, ma come … -

- Elementare, caro Watson!- Esordì di nuovo Holmes, puntando l’indice verso la vedova.

- è chiaro che il suo giardiniere voleva sbarazzarsene, quindi li ha nascosti!-

La donna lo guardò un po’ spaesata.

- Ma … veramente … -

- Voleva uccidere suo marito in quanto non gli bastava la paga, e aveva nascosto gli strumenti fingendo di aver bisogno di soldi per comprarne altri!-

- Ma io … -

- Dov’è l’uomo?-

- è il suo giorno libero … -

- Lestrade!-

Holmes si allontanò velocemente dalla stanza, facendo un cenno a Watson che era intento a scrivere tutto, con in mano la lattuga, la pala, le forbici e il veleno per lumache.

- Arresti quell’uomo, il caso è chiuso-

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Capitolo 2
*** L'arma del delitto ***



Cap 2: L'arma del delitto


Erano già passati un paio di giorni da quando in città si era sparsa la voce di un terribile avvenimento. Un uomo era stato trovato morto sulla porta d’ingresso della sua abitazione, in un lago di sangue.

Da due giorni Holmes girava in tondo nello stesso punto della stanza, dove oramai si era formata una buca, fumando una pipa al minuto. Di tanto in tanto deviava dal suo abituale percorso fino al cassetto della scrivania, si tirava su una manica della giacca e faceva … bè … quello che tutti possono immaginare.

Anche quella mattina chiamò la signora Hudson una decina di volte, ogni volta come se stesse per morire, solo per avvertirla di non preparare la cena per lui.

All’undicesima chiamata, la padrona di casa si fece dare un calmante da Watson per la tachicardia.

Il terzo giorno dal delitto, un Holmes piuttosto deperito, con la barba incolta e i capelli scompigliati, entrò nella stanza di Watson spalancando la porta, che sbatté contro un mobiletto facendo cadere la bacinella dell’acqua per la toeletta mattutina.

- Watson! Si sbrighi!- Disse solo, ed uscì calpestando la pozzanghera che si era formata a terra.

Per il dottore non fu difficile individuare la posizione di Holmes, seguendo le orme umidicce che passavano dal pavimento sulla spalliera del divano, sulla ringhiera delle scale e sul soprabito dello stesso Watson, che era, sfortunatamente, caduto a terra.

Il dottore, che dalla fretta aveva afferrato solo la giacca e le scarpe, e aveva indossato il tutto sopra il pigiama a righe regalatogli da sua moglie, il tutto abbinato in maniera veramente molto virile, prese al volo la carrozza prenotata da Holmes, buttandosi addosso alla vettura in corsa.

 

Dopo cinque minuti erano arrivati sulla scena del crimine. Holmes scese elegantemente dalla carrozza, mentre Watson si sistemò meglio il pigiama  cercando di renderlo il più presentabile possibile, dato che il soprabito gli era volato via durante la corsa.

Holmes entrò nella casa come una furia, intravedendo Lestrade che lo salutava dalla soglia della porta e sorpassandolo con incredibile abilità, lanciandogli addosso il cappello ed il soprabito.

- Lestrade!- Annunciò con aria solenne, alzando un dito al cielo.

- Avete già spostato il cadavere?-

- Beh, certo, ma … -

- Ah!- Esclamò Holmes, puntando il sopracitato dito contro l’ispettore.

- Avete commesso un errore – Concluse, ignorando il fatto che fossero passati tre giorni dal delitto e che sarebbe stato un problema lasciare un corpo in putrefazione sui gradini di una villetta a schiera.

- Ma, signor Holmes … -

- Dov’è l’arma del delitto?-

- Non c’è nessuna arma, l’uomo ha sbattuto il capo sui gradini … -

- Eccellente!- Esclamò lui di nuovo, facendo una piroetta per poi puntare i suoi occhi su Watson, guardandolo con uno sguardo un po’ folle, per la verità.

- Watson!-

- Mi dica Hol … -

- è evidente che l’arma è stata rubata!-

- Ma le ho detto che … -

- Chi è stato il primo a trovare il cadavere?-

- L’agente Smith … -

- Lestrade!-

L’ispettore si mise sull’attenti di scatto, rendendosi conto in seguito che, in effetti, era lui quello che doveva comandare lì.

- Dov’è ora l’agente Smitd?-

- Veramente è Smith, comunque suppongo sia incentrale-

All’improvviso Holmes afferrò il soprabito e il cappello, che l’ispettore aveva consegnato a Watson, ancora in pigiama, ed uscì di scatto dalla porta, incitando il dottore a darsi una mossa.

- Vada immediatamente dall’agente Shimd e lo arresti!-

- Ma come … -

- Elementare, caro Watson! È evidente che è stato Smitty ad occultare l’arma del delitto –

- Le ho detto che si chiama … -

- Non mi interessa come si chiama – Concluse Holmes, prendendo la carrozza e spronando Watson a salire con un agile scatto della sua gamba ferita.

- è lui il colpevole. Il caso è chiuso –

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