Su un viso di donna

di _sonder
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Altri da se stessi ***
Capitolo 2: *** Fiore di pezza ***
Capitolo 3: *** Il peso della fede ***
Capitolo 4: *** Un pasto pronto ***



Capitolo 1
*** Altri da se stessi ***


Nome autore EFP:_sonder
Fandom scelto: Death Parade
Stagione: Inverno
Numero parole: 397
Rating: Verde
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico
Personaggi/Coppie: Chiyuki, altri
Note: La flash è contestualizzata nel passato di Chiyuki (per riferimenti: flashback degli episodi undici e dodici).
Haiku in epigrafe di Naitō Jōsō.
Ho preferito optare per un corsivo per la parola giapponese presente: ho notato che nelle norme redazionali delle case editrici le parole estere, non in uso corrente nel nostro vocabolario, sono trascritte in italic per favorire il passaggio da una lingua all'altra durante la lettura.
Kotatsu: telaio in legno dei tavolini bassi, sul quale è spesso applicato un futon o una coperta pesante. È integrato a un sistema di riscaldamento elettrico.
Track prompt: Moonlit Night di Yuuki Hayashi, Death Parade Digest OST.
La raccolta si è classificata terza a pari merito al contest Quattro Stagioni - Flashfic, indetto da NeuPreussen sul forum di EFP.













 

 

altri da se stessi

 altri da se stessi

Non c'è nulla –
i campi e le montagne
rubati dalla neve.
(Naitō Jōsō)

È bastata una notte, perché cielo e terra si saziassero del bianco e coprissero le loro forme. Il profilo della montagna diventa confuso, come il respiro che scalda il vetro.
Chiyuki osserva la mamma in giardino: agita le braccia per farsi notare, perché la mamma, sorridendo, sembra proprio Chavvot, la bambina della fiaba che le piace tanto. Punta gli indici agli angoli della bocca e curva le labbra all'insù: la carne scopre i denti e regala un sorriso candido. Appoggia il mento sul davanzale e guarda il cielo, sopra le linee dei tralicci, che qualche corvo si diverte a utilizzare come trespolo: dal soggiorno, sembrano le corde su cui la mamma stende il bucato. Chissà chi ha rubato le stelle e le ha nascoste, si chiede Chiyuki, col naso premuto sul vetro: proprio ora che desidera giurare loro di dire alla mamma tutto il bene che le vuole. Grugnisce e da sopra la spalla osserva il papà, seduto accanto al kotatsu: sgattaiola, finché il calore della coperta non le sfiora le mani e si rifugia lì, di fianco al papà che spiegazza il giornale e finge di non vederla. Un po' delusa, Chiyuki abbassa il viso sul tavolino e nota una tazza di cioccolata fumante, che due dita tozze le allungano, al frusciare della carta. Gli occhi le brillano e guarda prima il velo caldo che si solleva dalla ceramica, poi il papà, in attesa del permesso di berla.

L'inverno avanza senza sosta sulla ciocca bianca di Chiyuki, che ondeggia fra i ciuffi corvini: è la mano carezzevole del papà a spettinarli e a mettere in risalto quella strisciolina di neve. È l'inverno slavato dell'innocenza, che ammanta con uno scialle freddo le spalle dei monti, il dorso delle tangenziali; intorpidisce il paesaggio e lo prepara a un lungo sonno. La vita scorre nella stessa direzione: è un sogno di certezze e calore conquistato al gelo esterno.

Chiyuki apre le braccia. Come un cigno scivola e libra sul ghiaccio, mentre la musica sovrasta le lame e il modo in cui sfregiano la pista, dando l'illusione che a zampillare, durante la danza, sia qualche fiocco di neve. E la vita si stringe attorno a una piroetta e balla fra le ali distese, fra lo scroscio degli applausi e le esclamazioni di piacere. A cadere, però, si è soli e l'inverno stringe un laccio sulla gloria passata, sull'oro dei ricordi, sui colori delle stagioni trascorse.

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Capitolo 2
*** Fiore di pezza ***


Nome autore EFP:_sonder
Fandom scelto: Death Parade
Stagione: Primavera
Numero parole: 368
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste
Personaggi/Coppie: Mai Takada, Mai x Shigeru (one sided)
Note: Flashback presenti nell'episodio tre, in cui vediamo Mai sfilare dietro Shigeru, il quale è in compagnia di un suo compagno di classe. La flashfiction si riferisce al periodo in cui Mai non ha ancora subito l'operazione di chirurgia plastica facciale.
Nonostante non ci siano regole fisse per la punteggiatura (virgola, punto e virgola) che precede la congiunzione e, come afferma il sito dell'Accademia della Crusca, preferisco precisare che in questa flashfiction ne ho fatto uso per incisi o questione intonativa, poiché alcuni passaggi ne presentavano la necessità.
Haiku di Kobayashi Issa.
Foreshadowing uscito malissimo: il fiore di pezza è, appunto, Mai, che rinuncerà al suo aspetto per “sbocciare” nella donna che desidera diventare per amore di Shigeru, ovvero, Chisato.
Track prompt: Jin wa Ikuru Mono di Yuuki Hayashi, Death Parade Digest OST.










 

 

fiore di pezza

 fiore di pezza

In questo mondo
contempliamo i fiori
sotto, l'inferno.
(Kobayashi Issa)

Della vita, la primavera, ha il sonno leggero, spezzato dal canto dei tordi; ha le nuvole rosa dei ciliegi, come sbuffi di maniche e gonne; e la fitta maglia della pioggia, che scende improvvisa e scuote il cielo.

Mai raccoglie due codini ai lati del volto: li spazzola e ferma con degli elastici colorati. Allo specchio, paiono una coppia di boccioli su un prato di lentiggini e le danno un'aria fanciullesca, divisa tra il passato, in cui acconciava la chioma nella stessa maniera, e il presente, che le gonfia i pensieri di ossessioni e inadeguatezza. Gli occhi si socchiudono e un sorriso mesto va a segnarle la bocca sottile e le guance senza un filo di trucco.

Sguscia fra le strade assolate, dove la fragranza dei fiori si mescola allo smog e i pollini lasciano sbocciare allergie negli uomini. Mai avanza con la nuca scoperta, che il vento si diverte a schiacciare.
Sfiora la pelle della fronte: è alta e bastano i polpastrelli a scoprirne i particolari più sgraziati. Ritrae la mano, scoraggiata dal suo aspetto. Negli occhi tremola la schiena di Shigeru: è rassicurante che non la riconosca, che il suo sguardo sia rimasto quello capace di accogliere soltanto la bellezza, di puntare in un'altra direzione, senza più rivolgersi a lei.

Mai curva le spalle: si fa piccola di fronte alla verità e fissa il paio di mocassini tortora, un po' rovinati, che non sanno volare. Liscia di continuo le pieghe della gonna, perché il vento non le crei ulteriore imbarazzo. Il cuore si agita e martella il petto acerbo; è un capriccio sordo alla rassegnazione e gli occhi seguono il suo consiglio… cercano, ancora una volta, la schiena di Shigeru, fasciata dall'uniforme. Le palpebre si schiudono, nella brezza che tutto trasporta, per una veloce sbirciata e le differenze tra i loro corpi le infuocano il volto.

È l'amore la primavera più incerta: i suoi rami si torcono e portano ombra ai minuscoli fiori alle radici dell'albero. E le fronde, col loro peso, gravano sulle cime dei petali, negando loro un bagno di luce. Così, come un giorno di nuvole assorte, è il cuore umano; nell'aria, anche un fiore di stoffa, rappezzato da mani esperte, rabbrividisce e mostra la sua corolla sterile.

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Capitolo 3
*** Il peso della fede ***


Nome autore EFP:_sonder
Fandom scelto: Death Parade
Stagione: Estate
Numero parole: 375
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of Life
Personaggi/Coppie: Machiko, Takashi x Machiko
Note: Riferimenti sparsi ai flashback negli episodi uno-due.
Haiku di Kobayashi Issa.
Track prompt: Omoide di Yuuki Hayashi, Death Parade Digest OST.










 

 

il peso della fede

 il peso della fede

Calura:
nei miei occhi trema ancora
un viso che ride.
(Kobayashi Issa)

Il sole picchia la vita indolente: fa sua la lucertola su un sasso ormai bianco di luce; rende l'asfalto un mare, in cui luccicano i musi e i ventri delle vetture. E gli uomini emettono un sospiro, che la morte si allunga a sottrarre, con gli occhi cisposi di uno spietato agosto.

Machiko alza lo sguardo, dimentica della piega dei capelli e incontra il cielo alto del giorno: un cielo che scorre limpido, sopra le iridi estasiate di una donna pronta a diventare madre; un cielo che mostra le sue profondità e crolla nel sorriso di una novella sposa. Si domanda, mentre l'aria le gonfia la camicia e la separa dalle tracce dell'afa e dai motori che brontolano, da quanto tempo non ozia con il naso all'insù e allunga le dita verso la mano di Takashi.

L'estate è uno sfiorarsi di mani, incapaci di congiungersi davvero: gli individui, pesci immersi nel purgatorio di una boccia sporca di mangime, tentano di comunicare e scuotono le acque con il risultato di intorbidirle di più.

Come il cuore, gonfio di pace e di rimorsi, alla prospettiva dei giorni felici che tramontano e cadono nel letto del fiume, tale è il peso della fede nuziale sull'anulare. E in un anello è racchiuso il voto nobile e chiaro dell'amore: rovente, sotto i raggi invivibili di mezzogiorno, col mattino che si affloscia e morde la coda e la pelle irrequieta per le temperature afose. Il cerchio d'oro bianco marchia la carne e traccia la propria sagoma sulla pelle abbronzata.

Machiko corre verso la spiaggia e i piedi nudi scavano impronte dai contorni fragili. Si gira festante verso Takashi e alza la voce per coprire il canto delle cicale e la colpa dell'adulterio che l'attanaglia. Dimenticherà la piatta felicità di queste ore? Se ne sbarazzerà come della salsedine, che già le appesantisce le ciocche?
Takashi solleva un velo d'acqua e le cinge la vita. Le mani diventano pugni che la attirano nella sua stretta, oppressa dal sudore che scivola sulla pelle, dall'arsura delle labbra secche, crepate come pietre. Machiko ascolta la vita che vibra calci nel suo grembo e ricambia il bacio, mentre l'abbraccio le annienta il respiro.

Più intenso è un sentimento, più sicuro il riparo offerto dalla gelosia: un miraggio d'estate prima della tempesta.

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Capitolo 4
*** Un pasto pronto ***


Nome autore EFP:_sonder
Fandom scelto: Death Parade
Stagione: Autunno
Numero parole: 368
Rating: Giallo
Genere: Introspettivo, Drammatico, Slice of Life
Personaggi/Coppie: Yumi (moglie del detective Tatsumi), Tatsumi x Yumi
Note: Death!fic, con riferimento ai flashback degli episodi otto-nove della serie.
Headcanon personale della morte di Yumi.
Haiku di Yosa Buson.
Track prompt: Memento Mori di Yuuki Hayashi, Death Parade Digest OST.










 

 

un pasto pronto

 un pasto pronto

Sera d'autunno:
la solitudine è più grande
dell'anno scorso.
(Yosa Buson)

L'autunno singhiozza sotto i passi che spezzano i rami secchi e ne scoprono la malattia segreta. L'autunno cerca rifugio nella luce fioca delle case spossate dagli impegni, dalla prima condensa nelle docce. Lo accoglie il lamento di un asciugacapelli, l'alito caldo di una cena solitaria e il palinsesto televisivo, fitto di programmi, per compensare la medesima solitudine.

Un altro pasto è conservato nella pentola del riso e attende le mani impregnate di nicotina. La signora Yumi sorride a pensare al marito sbadato che ha sposato, schiavo del fumo e del fiuto da detective. Sua madre glielo diceva: "Prendi lui e prenderai anche il suo lavoro". Volta lo sguardo e le mani stringono il grembiule da cucina, mentre osserva la porta chiusa dello studio di Tatsumi. Lì dentro si agitano le urla di tante anime strappate ai loro cari con una morte violenta. Uno spiffero di freddo le penetra la carne e gira il coltello, insinuandosi nel suo terrore di restare sola, di perdere Tatsumi sul lavoro. Per la casa rimbalza il silenzio di una famiglia senza figli e Yumi carezza il grembo gelido, la sua pelle floscia di rana, che fissa la vita scorrere da uno stagno ingrossato dalle piogge fangose. E contempla, gracidando nel solito sguardo neutro, i movimenti che agitano strade e palazzi, mentre la sua vita diventa un lumicino più indistinto, uguale a tanti altri.

Il campanello la chiama e la vince un immediato sollievo al pensiero di un abbraccio. Non nota la finestra aperta: è l'ondata di calore della menopausa, che le scalda il volto, a ingannarla. Di fronte all'uscio, si dà un contegno e sistema gonna e spalline. Dallo spioncino, il pianerottolo le rinfaccia uno sguardo di troppo, desolato e buio. Una mano estranea le soffoca il primo urlo: un pugnale le morde il fianco e i talloni scalciano e battono il pavimento in legno.

La vita è una foglia che non sa dire addio al suo ramo: e il vento, senza un perché, la stacca e vi gioca un po'. E la foglia, che conosceva solo il sussurro delle altre sorelle, impara la crudeltà della terra e cade, senza gambe che la raddrizzino; cade, mentre l'albero curva invano la chioma e ne osserva la fine.

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