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Nadia
Salvatore ha 15 anni, occhi scuri come la madre,
stessa chioma selvaggia ma il cipiglio dello sguardo e il carattere riservato è
tipico del padre.
Sente
il peso del divorzio dei suoi genitori e per quanto suo padre si impegni, non riesce a proprio a sopperire alle mancanze
materne.
Le
ha allestito una stanza molto carina e semplice nell’appartamento che ha preso
per loro due, perché Nadia ha preferito lui, e Damon non può che esserne
contento, ma allo stesso tempo sente di aver fallito come marito.
Non
è stato capace di far funzionare le cose, di tirare fuori l’istinto materno che
anche in una come Kathrine era convinto ci fosse, e ora a 45
anni, Damon ha smesso di lottare per un amore consumato troppo presto, per una
donna che non ne vuol sapere, per una felicità rattoppata.
Ma
vuole provare a trovare un po’ di serenità nel nuovo appartamento di New York
dove si è trasferito con Nadia.
Ha
iniziato il nuovo liceo, nuovi amici, nuovi volti,
nessuno che conosca la loro storia, i loro tormenti.
È
stata dura, i primi tempi, e lui non aveva voglia di socializzare un po’ come
sua figlia ma alla fine lei c’è riuscita e dopo i primi mesi di
incertezze si è fatta qualche amica e, a giudicare dal tempo che impiega
ultimamente per prepararsi prima di uscire, anche un flirt.
Non
è mai stato un padre geloso, è troppo presto per preoccuparsi di chi le
spezzerà il cuore e in ogni caso, lui interverrà spezzando qualcosa al
malcapitato.
Anche
adesso che la scruta mentre riordina la cucina e canticchia lo capisce che sta
trovando una sorta di insperata serenità, che almeno
uno di loro due ce la sta facendo.
Quando
la piccola e giovane versione della sua ex moglie esce dalla cucina, lo
raggiunge per augurargli la buona notte.
-Ah
papà ti ricordi vero…-
-Che
domani è la giornata genitori insegnanti certo tesoro-
E dopo un ampio sorriso si dirige in camera
sua.
È
agitato per questo incontro Damon, non è un tipo che ama i grandi eventi, ma
questa cosa è importante per Nadia soprattutto dato che
è nuova e desidera davvero integrarsi.
E
nell’occasione lui potrà conoscere alcune delle mamme delle sue amiche e di
quel tale -Alec- che l’ha chiamata l’altra sera e lui
senza volere ha un po' origliato.
Deve
tutelarla sua figlia, sono affari suoi anche le telefonate da lui stipendiate.
Wow,
si stupisce sempre quando pensa e parla come Stefan.
Ed
è proprio suo fratello che dovrà invitare a cena a breve, sua cognata ha già
iniziato a dare di matto da quando si sono trasferiti a New York, sono stati
tante volte a cena da loro e Nadia ha passato del tempo coi
cugini che non vedeva mai.
Un
piccolo sorriso increspa il volto niveo che pare non risentire per niente gli
anni che passano, se non fosse per l'accenno di fili argentei mescolati con la
pece dei capelli.
***
1995
New
York.
Stefan
ha invitato lei e Caroline alla festa per il suo compleanno, ed Elena non
vedeva l’ora di indossare il suo nuovo vestito a fiori per l’occasione.
Lei
e Care hanno passato l’intero pomeriggio dopo scuola a girare per negozi, hanno
15 anni e questo evento è un momento importante per la
loro vita sociale.
Chiude
la borsetta nera di vernice e si volta per controllare i capelli.
Ha
dovuto sorbirsi le lamentele di suo padre per la bolletta del telefono a causa
delle lunghe telefonate con l’amica e per poco non ci rimetteva la libera
uscita per la festa, ma i genitori non capiscono quanto sia decisivo parlare di
quello che sta succedendo nella nuova stagione di Beverly Hills per non parlare
dell’invito di Matt a prendere insieme un frappè.
Sospira
lisciandosi le pieghe dell’abito e finalmente quando il campanello suona può dirigersi alla tanto sospirata festa.
***
Presentday
È
una giornata uggiosa, di quelle di ottobre quando l’autunno litiga con gli
ultimi battiti di calore estivo per subentrare definitivamente come stagione
dominante; le prime piogge, il primo umido a tratti freddo che ti penetra le
ossa a ricordarti che è finito il tempo dell’estate.
Elena
si scrolla di dosso le gocce fastidiose adagiate sul suo trench blu e slaccia i
bottoni di metallo mentre ripone l’ombrello nell’apposito
contenitore all’ingresso.
Ogni
volta che iniziano periodi di pioggia incessante –è
una settimana ormai – pensa sempre che non può piovere per sempre e le torna la
voglia di riguardarsi uno dei suoi film dell’adolescenza.
Un
vociferio generale si staglia tra i lunghi corridoi, ritornati a lei ormai
familiari nonostantenegli
anni siano cambiati dalla prima volta che li ha varcati.
Le
squilla d’improvviso l’IPhone che cerca
frettolosamente nella sua Vuitton, regalo di suo marito per il primo
anniversario di matrimonio.
Sul
display lampeggia la faccia scocciata del maggiore dei suoi due figli,
evidentemente intento a protestare per il desiderio materno di scattargli una
foto.
-Ehi
tesoro-
-Mamma dove sei?-
-Arrivata,
non ti preoccupare-
-No non mi preoccupo solo che...ecco-
-Oh
non ti fidi proprio di tua madre!-
-Esatto-
-Ti
ho promesso che non indagherò e non lo farò-
Elena
ridacchia contro lo schermo mentre il tacco dodici dello stiletto nero di pelle
batte piccoli colpi sul pavimento liscio. Intorno a lei altri genitori si
stanno dirigendo nella palestra dove è stata allestita,
come ogni anno, la giornata genitori insegnanti di metà semestre.
Ha
promesso a suo figlio Alec di non indagare riguardo alla ragazzina con cui si
sente spesso, lo ha beccato l’altro giorno per sbaglio
mentre se ne stava tranquilla a piegare il bucato e lui credeva che non ci
fosse nessuno in casa.
Ed
è curiosa Elena, di sapere chi sia la ragazzina che ha regalato un sorriso a
suo figlio, di recente scontroso e risentito con lei.
Non
è un periodo facile per la sua famiglia e lei alle volte, la sera, si trova
stanca di fingere che vada tutto bene, che non ci siano problemi.
Che
sia tutto sereno come un tempo.
Ma
Elena ha smesso ormai di essere una ragazzina sognante che crede nel grande
amore.
Ha
40 anni e per quanto il tempo l’abbia resa ancor più
bella, con quelle piccole rughe d’espressione un po' più marcate, lo sguardo
più intenso e l’aria adulta, dentro si sente più vecchia.
Saluta
alcuni genitori, le mamme del comitato scolastico che come sempre la implorano
di tornare a farne parte, e vari professori che come lei sono diretti in
palestra.
È
sempre la stessa scuola infondo, e tutte le volte che ci torna è come riportata
agli anni della sua adolescenza, dei poster di Bon Jovi appesi nell’armadietto,
del suo cerca-persone comprato coi primi risparmi e
che le fu confiscato dal preside - tutta colpa di lui ovviamente che in poco tempo l’aveva trasformata in una
bugiarda e svogliata studentessa - e del diario condiviso da lei Care e Bonnie,
che a ruota conservavano nei rispettivi armadietti.
Adesso
sono tutte cresciute, Bonnie gira il mondo e loro due hanno messo su famiglia.
Si
toglie il trench e appoggia la borsa con sopra la giacca sugli spalti della
palestra, accanto a quelle delle sue amiche mamme.
I
figli di Caroline sono più piccoli, lei è stata la prima a sposarsi, la prima
ad avere figli, la prima ad invecchiare.
La
prima in tutto.
Anche
nel farsi spezzare il cuore.
Sospira
legandosi i capelli gonfi per l’umido in uno chignon composto, scoprendo il
collo e i punti luce alle sue orecchie.
Cerca
con lo sguardo suo figlio che lo vede giungere da lei.
-Ehi-
-Ciao
mamma-
-Come
è andata? Vedo come sempre che hanno fatto un grande allestimento...tu hai pensato a montare?-
-Sì
il preside ci ha obbligati a collaborare-
-Beh
certe cose non cambiano mai-
Sistema
il ciuffo castano chiaro di suo figlio che si ritrae, non ama essere
tocchicciato dalla mamma in pubblico.
-Eddai mamma-
-Va
bene, va bene-
-Senti
il Prof Saltzman ti vuole parlare-
Elena
cruccia lo sguardo in segno di rimprovero.
Suo
figlio è uno studente modello, come suo padre d’altronde, che può avere
combinato? E Ric l’avrebbe chiamata se ci fossero stati problemi.
-Ok-
Lui
la saluta appena scorge il gruppetto di amici e li raggiunge.
A
quel punto Elena cerca Ric nella folla e fa per raggiungerlo mentre il telefono
vibra nella tasca dei suoi jeans.
Un
messaggio di Caroline: perdonami, perdonami, perdonami.
***
1995
-Perdonami
il ritardo fratellino, ma sai com’è sono un ragazzo
impegnato-
Chiodo
nero e sguardo indispettito, Damon da una pacca sulla spalla a suo fratello che
oggi compie 16 anni. Ha fatto le corse per arrivare in
tempo, tra la lezione, la litigata furiosa con Kathrine e la sbronza della sera
prima non era proprio in forma.
E
non impazziva nemmeno all’idea di passare un intero pomeriggio in mezzo a dei
liceali che non sanno nemmeno accendersi una sigaretta e ascoltano musica pop.
Ma per Stefan è stato disposto a
sopportare ragazzine urlanti che si scambiano audiocassette e parlano dei loro
idoli.
Butta
giù un bicchiere dell’unico alcolico presente -rubato dalla riserva paterna
dato che ci sono solo bibite analcoliche- e si dirige in sala
dove gli ospiti stanno festeggiando.
Se
ne sta lì, sullo stipite dell’arco che divide il corridoio dal soggiorno a
scrutare i presenti con fare annoiato e guarda l’orologio per decidere quanto
tempo ancora restare.
Magari
il tempo di buttare giù un altro bicchiere e così si volta per dirigersi verso
lo studio di suo padre, ma la mossa brusca non gli ha permesso di intercettare
una malcapitata ragazzina che colpisce in pieno.
***
Presentday
Nadia
fissa il cellulare.
Suo
padre è in ritardo, come al solito.
Sa
che non lo fa di proposito, ma lo fa. Si gira il telefono tra le mani e ogni
tanto sorride alle due ragazze con cui ha legato, ancora non è totalmente parte
del gruppo e finisce per assentarsi coi pensieri
quando loro si lanciano in riferimenti a fatti o persone a lei estranei.
Ma
un sorriso incontrollato esplode sul suo volto di bambola quando scorge due caldi occhi azzurri sotto una massa castana scomposta.
Alec
sta parlando coi suoi amici e il suo giovane cuore fa
le capriole quando sposta l’attenzione su di lei.
Sa
che effetto fa al ragazzo, sa di essere molto bella
Nadia.
Se
c’è una cosa di cui deve essere grata ad entrambi i
suoi genitori è di averle trasmesso tutti i loro geni migliori, non che
esteticamente ne abbiamo qualcuno fuori posto, anzi.
La
stronzaggine di sua madre è direttamente proporzionale alla sua bellezza, non
per nulla sta ancora tentando di sfondare in televisione.
Sospira
timida quando lo vede prendere la sua direzione e arrossisce al pensiero di
parlarci.
Ma
in quel momento, alle spalle del ragazzo, vede entrare due occhi meno caldi ma
altrettanto teneri.
Quelli
artici di suo padre.
***
Elena
saluta Ric ormai invecchiato e affaticato, ma sempre contento del suo compito
di insegnare storia in un liceo.
-Ehi,
Alec mi ha detto che mi cercavi-
Era
un giovane neolaureato quando entrò la prima volta in quella scuola e tra i
suoi alunni c’era proprio lei, la piccola Elena Gilbert.
È
stato quasi un padre, uno zio, un fratello maggiore anche perché molto legato a
Stefan e di conseguenza lei aveva imparato a conoscerlo anche fuori dalle mura
scolastiche.
-Sì
io ecco-
Le
sfiora gentilmente un braccio per spostarla da un gruppetto di mamme curiose e
assume quella sua faccia da "mi scordato di dirti
una cosa."
Sta
iniziando ad agitarsi, ha scritto di sfuggita a Caroline che ancora non le ha
risposto.
-Si
tratta di Alec?-
-Come? No lui è bravissimo-
-Credo
si veda con qualcun... Tu lo sai!-
Lo
sguardo azzurro si contrae in una smorfia imbarazzata.
-Dai
dimmi chi è...giuro che non gli dico che sei stato
tu... E’ lei?-
Elena
indica la ragazzina verso cui sta andando suo figlio e per un attimo ha una
sensazione di déjà-vu, assomiglia terribilmente a qualcuno.
Ma
il suo cervello non sa proprio ricondurre quel volto ad
un nome, deve essere nuova perché non l’ha mai vista prima.
-Elena-
Ric
richiama la sua attenzione.
-C’è
una cosa che non ti ho detto e-
Gli
occhi scuri lo guardano in attesa, ma d’improvviso l’attenzione di Ric vola
oltre Elena che d’istinto segue la direzione di lui
girandosi verso l’ingresso della palestra.
***
1995
-Maledizione!-
-Il mio vestito nuovo!-
Gli
occhi scuri di Elena contemplano la fredda chiazza alcolica che sta impregnando
la stoffa del suo abito, l’odore pungente che non sa distinguere le stuzzica le
narici e inumidisce gli occhi.
Vuole
piangere, letteralmente.
Alza
di scatto la testa pronta a sferzare una frase acida e piena di risentimento
sull’idiota che l’ha urtata, ma si blocca per qualche secondo quando scorge due
cieli artici imbronciati.
Una
fronte crucciata contempla con amarezza la propria maglietta.
-Dannazione
ragazzina!-
-Io..-
Elena
arrossisce perché questo ragazzo bellissimo e maldestro non solo la guarda con
una freddezza che le fa paura, ma perché è molto più grande di lei e si sente
in imbarazzo.
Poi
d’un tratto la sensazione di bagnato tocca la sua pelle quando l’abito su cui
ha investito una intera paghetta si incolla addosso e
sembra riprendersi.
-Io???E tu allora??Mi sei venuto addosso! Mi hai macchiato il
vestito!-
Chiude
le mani a pugno con le braccia rigide lungo il corpo, pronta a scattare per
morderlo.
Damon
adesso la guarda con attenzione per la prima volta.
La
piccola ragazzina ha due occhi grandi e marroni che
adesso stanno letteralmente lanciato fiamme d’ira verso di lui, le labbra piene
e messe in evidenza da un rossetto color pesca nel tentativo di farla sembrare
-inutilmente-più grande curvate in un broncio e scendendo con lo sguardo
lentamente su questo famoso abito per cui si lamenta, trova uno scollo timido
che a fatica nasconde il giovane seno pieno ed infine la stoffa umida
appicciata alla pancia.
Elena
non sa perché arrossisce di colpo, quando quegli occhi di un azzurro mai visto
la percorro e tornano su di lei. Sente le guance avvamparle non sa se per l’imbarazzo
o per la rabbia.
-Dovresti
guardare dove vai-
-Sei
tu che ti sei girato di scatto-
-E
tu dove li puntavi quegli occhioni da cerbiatto?-
-Cos…io...come ti permetti!-
E
Damon non sa come, ma sente un piccolo e sconosciuto sorriso increspargli le
labbra e questa volta non si tratta di sarcasmo, ma
...tenerezza?
Gli
occhi della ragazzina sono furenti e lucidi, si domanda se si metterà a
piangere.
In effetti è zuppa di bourbon e puzza più di
suo padre nei momenti peggiori.
E
non sa perché improvvisamente, per la prima vota, abbia l’istinto di prendersi
cura di qualcuno, di tentare di rimediare a un suo pasticcio.
-Andiamo-
-Cosa?-
-Vuoi
passare la festa puzzando come un barbone sbronzo?-
-Certo
che no ma come-
Damon
afferra un polso di Elena, completamente avvolto da braccialetti a cerchio di
vari colori e la tira dietro a se.
E
la ragazzina non sa perché non riesca ad opporsi a
quel tocco che le brucia la pelle.
E
il suo stomaco fa le capriole.
Si
lascia condurre lungo il corridoio finoa che non arrivano in una camera.
-Ma
non possiamo-
-E’
camera mia-
Lei
lo guarda perplessa. Che sia Damon, il fratello maggiore di Stefan?
Lui
le lascia il polso e chiude la porta alle sue spalle, Elena si trova a
trattenere il fiato quando il braccio e il corpo del ragazzo la circondano per
raggiungere la porta e chiuderla.
L’odore
amaro del liquore si mischia con quello fresco del ragazzo.
Lentamente alza gli occhi su di lui per
osservarlo meglio mentre si avvia verso l’armadio.
Lo
vede aprire gli sportelli e frugare in cerca di qualcosa, prende
due magliee si volta.
-Metti
questa-
Elena,
ancora piantata dove lui l’ha lasciata, osserva la maglia che Damon posa sul
letto, il suo letto e non sa perché la mente vola a pensieri che prima d’ora
non l’avevano mai sfiorata, le guance si imporporano,
la pelle si scalda e qualcosa dentro di lei si accende.
Gli
occhi scuri bruciano febbrili ora che lui si sfila il
giubbotto di pelle e poi la maglia.
E
un respiro mal trattenuto le strozza letteralmente la gola, mentre di contro a lui scappa un sorriso quando la becca distogliere lo
sguardo imbarazzata.
Quando
si è messo la maglia pulita afferra l’altra e si avvicina
alla ragazzina.
-Lì
c’è il bagno, vai pure a cambiarti-
Glielo
sussurra ed Elena per la prima volta fa caso al timbro roco e sommesso della
sua voce e pensa che non abbia mai sentito una voce così bella.
-Ma
è corta!-
-Perché
il tuo vestitino a fiori come lo definiresti?-
Le
lancia uno sguardo eloquente mentre una guancia viene
solcata da una fossetta impertinente e lei si trova a sbuffare risentita.
Afferra
la maglietta dalla sua mano e si dirige nel bagno.
Ed
è quando il tessuto morbido e profumato aderisce sulla pelle che Elena capisce
che questo odore non se lo scorderà mai.
***
Presentday
Damon
percorrere in fretta i corridoio della scuola dove è
cresciuto e che non rivedeva dai tempi del diploma di suo fratello, troppi anni
prima.
Ed
è dolce amaro il sapore dei ricordi di quei giorni, non ha solo quelli dei suoi
anni di liceo, ma anche di quelli di una ragazzina i cui occhi aveva relegato da qualche parte dentro di se e ora di colpo
ritornato prepotenti.
Ricorda
la loro ultima litigata, ricorda il suo schiaffo, le
sue lacrime, la sua risata.
Il
loro ballo, i loro baci.
Scuote
la testa provando a tornare il sicuro e pacato 45enne
invece del ragazzo scapestrato che era a 20 anni.
Tira
un profondo respiro e guarda l’orologio, Nadia sarà furiosa.
Arriva
nella palestra molto più moderna di quanto ricordasse e allestita per l’occasione.
Deve
respirare perché tutt'a quella gente lo rende fobico e con lo sguardo cerca le
uniche due persone che conosce, sua figlia e suo zio.
Intravede
la folta chioma di sua figlia che parla con un ragazzo, magari è quel tale Alec
non vede l’ora di fare il padre protettivo. Si sistema la giacca di stoffa, sua
figlia gli ha proibito di presentarsi col look da bad boy e di fare il padre
serio.
Con
una mano si scrolla le gocce di pioggia incastrate tra
i capelli brizzolati, se c’è una cosa che non gli mancava di New York erano i
periodi di pioggia incessante, che adesso hanno un gusto amaro.
Ma
tutta la sua sicurezza, la sua determinazione si infrangono
contro due occhi poco più dietro sua figlia.
Due
occhi che dopo vent’anni non pensava di rivedere più.
Elena.
Damon.
Elena
resta immobile, con le labbra schiuse, il respiro che non riesce a funzionare,
le gambe molli come a 15 anni in quel maledetto
pomeriggio in cui si sono conosciuti e d’un tratto non è più la donna matura
che ha fatto pace coi fantasmi del passato.
Tutte
le certezze, i passi che ha fatto, la convinzione di
aver perdonato e accettato.
Di
non odiarlo più per le mille notti in lacrime, per il senso di tradimento, per
quelle righe scritte dietro al biglietto del concerto di Madonna del '97 che le
aveva regalato per i suoi 17 anni a fine giugno.
E
Damon odiava Madonna, ma per lei si era abbassato con vergogna a comprare quei
biglietti solo per guadagnare il sorriso di lei nel
momento in cui glieli aveva dati.
Aveva
sopportato le folle urlanti di ragazzine che intonavano Vogue, aveva sopportato la fila, le fan esaltate.
Tutto
questo per rubarle un ti amo sotto la pioggia quando alla fine di tutto era
sceso il diluvio e loro due, invece di scappare come
tutti a cercare riparo, erano rimasti in mezzo al prato a baciarsi.
In
compenso era riuscito ad evitare Titanic
e lei si era limitata a guardarselo con Caroline almeno cinque volte.
Ed
Elena non ricorda un periodo più felice e pieno di quello.
Tutto
di lui è stato conservato in una scatola che Elena non apre da quando ce lo ha chiuso dentro, ma non ha mai avuto il coraggio di
buttare niente.
Neanche
la maglietta nera che le aveva prestato quel giorno e che non gli aveva più restituito.
***
1995
Elena
ha dovuto spiegare il suo bizzarro abbigliamento e non ha fatto che cercare
Damon nella folla.
Dopo
essersi cambiata lui aveva preso il suo vestitino
zuppo d’alcool con la promessa di farglielo trovare pulito prima che la festa fosse
finita.
-Non
temere ragazzina-
-Mi
chiamo Elena-
Lui aveva sorriso complice.
-Bene
Elena torna pure a divertirti ci penso io-
E
così ha atteso non sa nemmeno cosa fin quando la casa non si è svuotata e lei
non è entrata nella stanza di Damon furtivamente qualche ora dopo, trovando con
stupore il suo vestito avvolto nel telo della lavanderia.
Appeso
c’era pure un biglietto che lei non butterà mai.
"Non
ho mai fatto il bucato per nessuno, vedi di non scordarlo Elena. D"
E
dopo aver arrossito violentemente Elena si è guardata
intorno cercando un pezzetto di carta su cui scrivere la sua risposta.
"Mandami
pure il conto, non vorrei avere debiti con un Salvatore."
Lasciandogli
il suo numero del cerca-persone.
Si
morde il labbro incerta di quella mossa azzardatissima
che le avrebbe cambiato la vita.
Eppure
era solo un numero, lasciato con l’ingenua speranza di
non sapeva bene cosa.
Si
era cambiata e aveva tenuto quella maglietta senza restituirgliela mai più.
Lo
so lo so che sono indietro con l’altra mia storia, ma in una settimana non so
come ho partorito questo strano esperimento, in modo tra l’altro talmente
veloce che l’ho quasi finita per questo consterà di
pochi capitoli!!!
Abbiamo
un Damon ed Elena versione 40, adulti, maturi con
figli adolescenti, che si ritrovano dopo ben vent’anni.
Attraverso
piccoli flashback racconto alcuni momenti salienti della loro storia, di quando
erano ragazzini e di come le cose siano andate male.
Spero
che si capiscano i vari salti temporali e mi perdonerete se ho toppato su
qualche anacronismo o fatti del passato, ma nel ’95 ero piccola quindi non ho
idea di come vivessero gli adolescenti all’epoca!
Attendo
i vostri commenti e vi prometto che mi metto sull’altra mia ff
in sospeso!
Sensazioni
dolci amare, nascoste in fondo al suo cuore e credute dimenticare nel tempo.
E
invece sente come un fiume in piena, qualcosa riprendere a scorrere sotto
pelle.
20
anni bruciati da due occhi castani che pieni di stupore lo bloccano sulla
porta.
20
di pentimenti, di notti sbronze, di "e se" che con fatica aveva
superato, dimenticato.
Lui
era partito, l’aveva lasciata, aveva messo tutti gli Stati Uniti tra loro due e
da quando era sceso a Los Angeles non aveva più voluto
sapere niente di Elena Gilbert.
Stefan
aveva smesso di parlarne e lui non chiedeva e ingenuamente, quando aveva deciso
cinque mesi fa di ritrasferirsi nell’immensa New York,
non aveva pensato al rischio di incontrarla.
Perché
infondo, si accorge che invece era quello che sperava.
Cerca
di fare un passo tra la folla, di sbloccarsi, di regolarizzare
i respiri, i battiti ma quegli occhi scuri lo tormentano di nuovo e di nuovo c’è
solo lei a riempire il suo mondo.
La
voce di Ric le arriva ovattata, blatera scuse e lei non ha davvero voglia di
discutere di qualcosa accaduto 20 anni prima. Per
quanto non riesca proprio a non sentirsi la ragazzina di 18
anni tradita e abbandonata che si era presentata alla sua porta due mattine dopo
il ballo, dopo che avevano passato la notte a fare l’amore e ridere e lui per i
successivi due giorni era sparito.
Non
vorrebbe risentire quel senso di nausea, l’amarezza di quando ad aprirle la
porta era stato Stefan e i suoi occhi avevano parlato
per lui.
Damon
non sa delle notti di disperazione e di come la ragazzina che aveva fatto
disperatamente innamorare non ci sia più da tanto tempo.
Ma
lo può intuire dai lineamenti di porcellana più induriti e lo sguardo
profondamente turbato.
Lei
non sapeva che lui fosse tornato e lui non sapeva di lei.
Nonostante
abbiano le stesse persone in comune, ed Elena capisce quel messaggio di Caroline
e la faccia di Ric.
-Papà
sei arrivato-
La
voce di sua figlia lo riporta brutalmente alla realtà e tenta di addolcire lo
sguardo.
-Sì
scusa tesoro-
-C’è
anche zio Ric, ti cercava-
Appunto.
Alza
lo sguardo in direzione di Elena che è sparita dalla sua visuale mentre ora
vede Ric.
-Vado
a salutarlo...poi mi presenti il tuo amico-
Le
strizza l’occhio e lei arrossisce indispettita.
Quando
raggiunge Ric si guarda intorno, certe cose non
cambiano mai nemmeno il suo modo plateale di cercarla tra la folla.
Come
quella volta a capodanno nel ‘96 in Time Square, posto più sbagliato di sempre
per darsi appuntamento soprattutto per uno come lui
che odia la folla, ma per lei era stato disposto a tutto.
E
quando l’aveva vista ridere con Caroline e Bonnie era come se d’un tratto il mondo avesse acquisito senso e l’aveva colta
alle spalle abbracciandola e posandole un bacio tra i capelli.
E
lei si era appoggiata a lui felice come non mai.
-Ric-
-Damon...-
-Allora
zio?-
Soffia
con troppa ironia.
Anche
le sue reazioni non cambiano mai.
-Potevi
dirmelo-
-Lo
so-
-Perché
e qui-
-Perché
suo figlio frequenta questa scuola-
Lo
sa che si è rifatta una vita.
Non
ha mai indagato, ma è tornato a New York qualche Natale e una volta, Nadia avrà
avuto cinque anni, l’ha vista attraverso la vetrina di
un negozio mentre sceglieva degli abiti per il bambino che le gironzolava
intorno.
Un
biondino della stessa età di sua figlia circa.
-Dov’è
andata? Sul retro?-
-Sì-
Ric
sospira sconsolato, è inutile cercare di combattere con loro due perderebbe in partenza.
Lo
vede dirigersi verso la porta di emergenza che dà sul retro della palestra.
Quando
spinge la maniglia anti panico, l’aria umida e piovigginosa a
cui non era più abituato riempie i suoi polmoni e, voltandosi di lato,
la vede intenta a fissare la pioggia stretta nel suo spolverino blu.
Ed
è sempre più bella, più matura, più vissuta.
Lo
vede ora che è più vicina e può osservare meglio i suoi delicati lineamenti di
profilo.
Lo
sente il proprio cuore correre come quello di un ragazzino, è passato così tanto tempo dall’ultima volta che ha osato alzare i
suoi occhi su di lei.
Il
rumore incessante della pioggia riempie l’aria densa di un silenzio che parla
per entrambi; si chiude la porta alle spalle.
-Ciao-
Per
quanto lei stia fingendo indifferenza, Damon le vede le labbra piene schiudersi
e un piccolo sospiro strozzato allentare la tensione del suo collo.
E
gli brucia lo stomaco al pensiero che, nonostante sia passato così tanto tempo, lei sembri ancora la stessa.
La
sua voce non la ricordava più, tanto che quel sussurro roco le è parso quasi un
rumore estraneo, ma sa che basterà qualche parola in più perché il suo corpo
torni a rispondere a lui e alla sua presenza. Ed Elena è una donna consapevole
delle sue paure e debolezze.
Vorrebbe
frenare quell’amaro e antico dolore, vorrebbe impedirgli di farle venire la
pelle d’oca solo respirando nel suo spazio vitale.
Non
ha nemmeno il coraggio di voltarsi e ritrovare quelli occhi che da lontano le
sono sembrati meno azzurri di un tempo.
Lui
fa un passo verso di lei e può sentire la terra tremante, abbassa appena lo
sguardo prima fisso nel vuoto.
-Non
può piovere per sempre-
Ok
dopo vent’anni capisce che non sia facile trovare il
modo per iniziare la conversazione più difficile di tutta la vita.
E
trattiene un piccolo sorriso emozionato quando lui bisbiglia quelle parole che
esprimono quanto lui la conoscesse bene, un tempo.
Amava
ripetere quella frase ed essere presa in giro da lui per questo.
O
forse lui è tranquillo e pacifico e solo lei si sente la
Elena adolescente d’un colpo solo.
Respira
e si volta verso di lui provando a mantenere un contegno che ora che lo guarda
da più vicino, vede che non possiede nemmeno lui.
-Ciao-
Aveva
ragione, gli occhi di Damon sono grigi, velati di un’ombra che le stringe il
cuore.
Ed
ecco che quel desiderio di vederlo felice, di accogliere e abbracciare i suoi
demoni interiori riaffiora prepotente.
Non
credeva Elena di poter di nuovo sentire il suo cuore struggersi.
Lo
aveva così tanto indurito che solo i suoi figli
riuscivano a farla piangere.
È
ancora la pioggia a fare da colonna sonora ai loro momenti.
Il
primo bacio.
Il
primo concerto.
La
prima litigata.
La
prima volta.
Il
primo ti amo.
Non
può piovere per sempre.
-Elena-
-Cosa
fai qui Damon ?-
Il
tono è stanco, ma carico di una rabbia mai espressa.
-Mia...mia figlia…frequenta questa scuola-
Gli
occhi scuri si dilatano appena.
E
il pensiero Damon- figlia corre subito a lei,
alla causa di tutto il suo male e torna lo stomaco a bruciare di quella gelosia
mai consumata che corrode.
C’è
anche lei allora? Perché in questo esatto istante sarebbe troppo da sopportare.
Gli
occhi di Elena corrono istintivamente alle mani di Damon infilate nelle tasche
dei pantaloni in cerca di risposte.
Che
te ne importa?
Sei
sposata
Deglutisce
la fiele amara e scoglie le braccia incrociate.
-Pare
che allora ci rivedremo-
Sfugge
lo sguardo ferito e a punta verso di lui per superarlo
e rientrare.
È
costretta a trovarsi vicino a lui e questo la disorienta.
Damon
d’istinto le blocca un braccio con la mano.
Quanto
tempo è stato passato dall’ultima volta che l’ha sfiorata? Che il suo profumo lo ha stordito?
È
invecchiata la sua Elena, ma è sempre bella da far male.
Gli
occhi neri si conficcano nei suoi.
E
per la prima volta Damon scappa dal suo sguardo troppo diretto.
-Mi
dispiace, per tutto-
C’è
troppo Damon intorno a lei, troppo del suo respiro, del suo odore, troppo
dolore.
Alle
volte la realtà è semplicemente troppa e non riusciamo
a sostenerla.
Ed
Elena dopo anni, si ritrova incapace di sostenere lui.
Libera
la presa e rientra in palestra prima di scoppiare in una crisi di pianto o
rabbia.
Ancora
non ha deciso quale forma dare alla tempesta scatenatasi in lei.
Sa
solo che ha un disperato bisogno di respirare e lui le sta togliendo ogni
grammo di aria.
Si
chiude la porta alle spalle bisognosa di una tregua.
Dannata
pioggia.
***
1995
Damon
ha sempre cercato di essere presente nella vita di suo fratello più di quanto
facciano i loro genitori. Si era promesso di non mancare alla finale di basket
e così è stato. È tornato nella scuola dove ha
trascorso l’adolescenza invogliato anche dalla presenza di una cheerleader che
da qualche tempo tormenta i suoi pensieri.
Elena
non gli sta rispondendo ai messaggi che lui le lascia sul cerca-persone da due
giorni e vuole sapere perché.
Non
è ancora successo niente tra loro due, neppure un
bacio e per lui è abbastanza sconvolgente non averci provato ancora.
Non
sa che le sia successo ed è lì per scoprirlo, oltre che per suo fratello.
Si
gode volentieri lo spettacolo di apertura delle cheerleader,
ma gradisce meno la sua occhiata scocciata.
Solo
a fine partita, quando i corvi della Mystic High hanno vinto e i ragazzi
corrono negli spogliatoi dopo i festeggiamenti post fischio dell’arbitro, che
la vede sbucare con il completino rosso e blu, zaino in
spalla, intenta a chiudere la lampo della felpa.
La
palestra è quasi deserta, fuori ha iniziato a piovere e si sente solo lo
scroscio dell’acqua contro i vetri della scuola.
Si
alza dagli spalti su cui è rimasto seduto in attesa che si svuotassero e che
lei uscisse. Andrà a festeggiare con la squadra e probabilmente si sta
dirigendo dalle altre ragazze.
-Bel
completino-
Elena
scatta spaventata e si volta verso gli spalti.
Il
ragazzo la raggiunge a passo svelto e nota lo sguardo velatamente turbato.
-Damon-
-Mi
stai evitando ragazzina?-
Per
quanto Elena provi a fare la risoluta, la presenza di
Damon le fa tremare le gambe e vorrebbe davvero non arrossire per il modo in
cui la guarda.
-Perché
lo pensi?-
-Perché
non rispondi?-
-Non
tutto ruota intorno a te Damon-
Stizzita
e arrabbiata – e lui non sa perché- fa per andarsene.
Ma lui la blocca per un braccio.
-Elena,
posso sapere che ti ho fatto?-
Gli
occhi cerulei la fissano attenti rubandole l’ultimo grammo di
intimità che possiede.
-Non
sono tenuta a dirti nulla non sono la tua ragazza-
Lui
cruccia lo sguardo perplesso, e questa cosa da dove esce?
-Non
ti seguo-
-Beh
non è con me che dovresti passare il tuo sabato
pomeriggio-
Era
quello che le aveva chiesto due giorni fa, di passare il pomeriggio a prendere
in giro Stefan e la sua squadra e dopo l’avrebbe portata in qualche disgustoso
posto romantico per rubarle un dannato bacio.
-Hai
battuto la testa per caso? Ti ho fatto un invito potevi rispondere-
Lei
gonfia la faccia e si libera della sua presa, ma Damon
le sbarra la strada e così Elena si dirige all’uscita di servizio seguita da
lui.
-Se
non vuoi uscire con me basta dirlo sai-
La
segue fuori e per poco non la prende piena quando lei inchioda sotto la piccola
tettoia.
Sta
diluviando.
-Dannata
pioggia-
-Non
ti preoccupare…non può piovere per sempre-
Glielo
sussurra abbassandosi al suo orecchio ed Elena si volta trattenendo un respiro
quando se lo trova a un palmo di naso.
Solo
una volta si è trovata così a stretto contato con lui e il panico la coglie per
un istante.
-Io...senti io non sono quel tipo di ragazza!-
Lui
agita le mani, confuso.
-Cioè...non esci con i ragazzi?-
-Non
con quelli già impegnati-
Le
iridi azzurre si crucciano perplesse e dopo una smorfia che le fa intuire di
avere ragione -e sì la verità fa proprio male- lui
rotea gli occhi.
-Ah
bene ora mi deridi-
-Elena
chi ti ha detto che sono fidanzato? Perché non ricordo di avere avuto con te
questa conversazione-
La
ragazza arrossisce.
In effetti tutto era cominciato proprio due
pomeriggi precedenti quando Stefan aveva fatto una affermazione su una tale
Kathrine e di come fosse la più bella tra le tante donne di Damon.
Ed
Elena non ci aveva visto più.
Ora
realizza a mente fredda che Stefan non ha mai detto che stessero ancora
insieme, ma la gelosia l’aveva mandata fuori di testa.
Si
morde un labbro scappando imbarazzata dai suoi occhi.
-Ecco
io-
-Non
c’è nessuna fidanzata Elena...-
La
vede alzare timidamente quelle lunghe ciglia che un giorno o l’altro gli rovineranno l’esistenza.
C’è
lo scroscio della pioggia, l’umido che appiccica i capelli, le ossa appena infreddolite ma nessuno dei due sente tutto questo.
-Beh
c’era, veramente, una sfacciata e impertinente cheerleader
a cui avevo chiesto un appuntamento ma-
Lei
lo colpisce sul petto con un pugno strappandogli un sorriso.
-Idiota-
-Ehi!
Direi che mi merito delle scuse-
Lo
fissa imbarazzata provando a sopprimere quel bruciore che le sta incendiando la
pelle.
-Beh
…potrei essermi sbagliata-
Lui
alza gli occhi al cielo ridacchiando.
-Allora
posso fare questo-
Non
ha il tempo di ribattere che le labbra di Damon si sono posate sulle sue, le
mani intorno al collo lasciato scoperto dalla coda alta e il cuore che si
scioglie come neve al sole.
***
PresentDay
È
il ricordo che riaffiora prepotente nella mente di Elena mentre fissa quella dannata porta da cui è rientrata, più che la pioggia scende
Il
flusso di vecchi ricordi è interrotto da Skyler, una
delle mamme single che ha già puntato Damon nel momento esatto in cui ha
varcato la soglia della palestra.
Elena
lo realizza appena le parole "barbecue
di benvenuto" e "l’affascinante
padre di Nadia -ecco il nome di sua figlia- non accompagnato dalla moglie"
finiscono nella stessa frase.
Ed
esattamente come vent’anni prima un senso di nausea e fastidio la assalgono.
"Certo che verrò domenica a casa tua"
sarà la sua cordiale risposta.
Tra
l’altro Aaron è partito quella mattina per un seminario di una settimana a Yale
e lei pensa che il destino sia davvero crudele.
Non
potrà usare suo marito per parare i colpi.
Wow
gran pensiero poi ci credo che le cose tra voi vanno male.
Si
maledice e appena è possibile prende Alec e vanno via.
Ha
bisogno di una tregua fino a Domenica.
Ecco
qua il secondo capitolo!
Continuano
i flashback e scopriamo alcuni momenti tra loro due adolescenti ma la parte più
importante riguarda senza dubbio il loro incontro dopo così tanto
tempo!
Nonostante
siano andati avanti con le loro vite c’è sempre tanta
tensione, spero degna del Delena che conosciamo!
La
frase “non può piovere per sempre” è ovviamente nota a tutti dire, nel caso
correte subito a guardarvi il bellissimo “Il Corvo” del 1994, film che amo da
cui deriva la celeberrima frase!
E’
una bella giornata di domenica, le mamme sono tutte nel giardino della piccola
villetta a schiera di Skyler Finn, avvolte nei loro stivaletti e gli ampi
cardigan di lana per ripararsi dall’aria autunnale.
Elena
sta sorseggiando il suo vin brûlé, scelta curiosa per
un barbecue; Alec sta parlando con gli amici di classe mentre le mamme
spettegolano e i pochi padri presenti parlano di quotazioni in borsa.
E
lei non ne può più di sentire i farneticamenti di Skyler, su come abbia
indagato e scoperto che Damon vive solo con la figlia - dov’è Kathrine? Si sono
lasciati?- e di come sia più che intenzionata a farsi spiegare il sesso secondo
un californiano.
Che
poi cosa vorrà mai dire, lei sa benissimo che Damon...
Ok.
Deve fermare quei ricordi di ragazzina prima che la sovrastino come è accaduto il pomeriggio a scuola.
Ora
che sa, che lo ha affrontato, gestirà meglio la
situazione. Certo dopo aver evitato di parlare con Caroline che le ha chiesto
perdono e spiegato come lei e Stefan non ritenessero
rilevante darle quell’informazione che le è quasi costata un attacco cardiaco.
Butta
giù l’ultimo sorso e vede arrivare nella sua direzione Paul, appena fresco di
divorzio che presenzia al posto della ex moglie.
L’uomo
più viscido della terra.
-Elena...posso?-
Le
prende il bicchiere vuoto per riempirle, dalla teglia di rame bollente, un
altro bicchiere; lei lo guarda sospetta.
-Grazie-
-Allora...dove lo hai lasciato Aaron?-
-A
un seminario a Yale-
-Mm...e quando rientra?-
Lei
vorrebbe gelarlo con lo sguardo, ma si trattiene continuando a stringere il
cardigan e a farsi riscaldare la mano dal bicchiere bollente.
Tira
un sorriso e fa per rispondergli quando il respiro si blocca in gola come sente
una mano posarsi alla base della sua schiena e un odore d’estati passate
bruciarle le narici.
-Eccoti
qua, ti stavo cercando-
La
voce di Damon le sfiora appena l’orecchio pungendola con mille spilli.
Deglutisce e prova a voltarsi appena col terrore della sua eccessiva vicinanza.
-Oh
mi scusi, non mi sono presentato, sono -
-Quello
nuovo, molto piacere-
L’uomo
infastidito da quell’interruzione sforza un sorriso di cortesia e intuisce che
la sua presenza non è più gradita.
-Se
volete scusarmi-
Damon
lo osserva allontanarsi.
Appena
è arrivato, dopo aver salutato un po’ di persone ha
subito cercato lei, l’unico volto davvero conosciuto e l’ha vista vagare
agitata; ci ha pensato su un po’ prima di decidersi a raggiungerla, ma la sua
faccia mentre parlava con quell’uomo lo ha fatto muovere d’istinto.
Non
è la prima volta che la salva da soggetti inopportuni e ancora adesso è
incredibilmente infastidito dal genere maschile che le
ronza intorno, eppure lei non è più sua.
-Grazie-
-Ti
ho vista in difficoltà-
-Oh
sì è un personaggio fastidioso, ma so gestirlo-
Lei
si ritrae scottata da quel contatto che lui non accenna ad
interrompere e si volta appena, e la sua terra torna a tremare dopo tanto
tempo.
Sembrano
entrambi meno tesi ma in realtà tutte le domande senza risposta sono lì a
ribollire dentro Elena, nel vano tentativo di non sentire riaffiorare tutto il
dolore e il tradimento.
-Io
invece mi sto nascondendo dalla padrona di casa-
Prova
a smorzare i toni nel tentativo di alleggerire la tensione.
-Già
è quasi peggio di Paul…-
Indica
il tipo, ormai distante, che la stava importunando prima.
-Cosa
bevi?-
-Oh...vin brûlé...molto buono-
Dall’occhio
brillo deduce che quello sia almeno il terzo bicchiere.
-Di
un po’ Gilbert...sei sempre la solita incapace a
reggere l’alcool?-
Elena
sbarra gli occhi. Si ne ha bevuti troppi ed è leggermente accaldata ora, non sa
se per il vino o per lui.
-Non
ho più 15 anni Damon...sono una donna-
Lui
alza le mani in segno di resa.
-Chiedo
perdono-
E
succede che i suoi occhi finiscono li, all’anulare sinistro libero. Una strana
sensazione si fa spazio nel suo stomaco, indescrivibile miscuglio di amarezza,
sollievo e turbamento.
Si
sono lasciati, o lui semplicemente non ama portare anelli? E si odia per questi
pensieri che non dovrebbero interessarle visto che al
suo dito spiccano una fede e un brillante piuttosto eloquenti.
D’istinto
vorrebbe nascondere la mano dentro la maglia.
-Perché
sei tornato Damon-
Poco
più in là Alec si avanti timido appena intravede tra la folla Nadia.
-Ehi-
-Ehi-
E’
tutto un “ehi” imbarazzato quando hai quindici anni e scopri che il tuo cuore
può battere a un ritmo tutto particolare, quando non sai come mai ti sudino le
mani davanti a una determinata persona, quando ti senti incapace nel metter e
insieme semplici frasi e ti tremano le gambe.
-Allora…sei
da sola?-
-No
con un affascinante uomo dai capelli scuri-
Lui
cruccia lo sguardo amareggiato e non capisce come mai lei invece stia
ridacchiando divertita dalla sua reazione, poi fa un cenno con la testa in
direzione di una persona di spalle.
-Mio
padre-
-Oh…davvero
spiritosa-
Alec
arrossisce di colpo un po’ infastidito di essere caduto così facilmente nella
piccola trappola che lei gli ha astutamente teso.
-Scusa
ma dovevi vedere la tua faccia, cosa pensavi?-
-Così
è quello tuo padre?-
Lui
prova a cambiare argomento, continuando ad aumentare le risate
di lei.
-Si
quello che parla con quella bella signora-
-E’
mia madre-
Lei
allarga lo sguardo.
-Davvero???-
-Sì…chissà
di cosa parlano-
-Spero
non dei loro figli…-
Lui
torna con lo sguardo su Nadia che lo guarda eloquente.
-In
effetti è un po’ presto…bè evitiamo che possano
presentarci, che dici?-
Le
prende la mano quasi di nascosto e la trascina più lontana possibile dai loro
genitori, non è il caso che facciano presentazioni
ufficiali e imbarazzanti e sua madre potrebbe davvero metterlo in imbarazzo
davanti a Nadia.
I
loro genitori, in realtà, non stanno assolutamente parlando dei figli o di
altre questioni da adulti, ma sono piuttosto presi dalle loro dinamiche da
ragazzini cresciuti tanto che ad Elena sfugge incontrollata quella richiesta “Perché sei tornato Damon” che sembra più
malinconica che risentita.
Il
piccolo sorriso accennato sulle labbra di lui muore.
-Elena-
-No
io….ti vedrò spesso e...non ti vedevo da vent’anni e
ora di colpo...io ho bisogno di saperlo-
Gli
occhi marroni si accendono di un coraggio andato
perduto, bisognoso di risposte.
E
lui vorrebbe dargliele solo che non sa da quale parte cominciare.
La
fissa intensamente, rincorrendo i mille ricordi passati, mettere insieme i
pezzi e riordinare i pensieri.
Vorrebbe
dirle tutto.
-Io...non so da dove cominciare-
-Ad
esempio...dal perché te ne sei andato-
Eccoci
al dunque.
Non
ha resistito, non ha saputo davvero tenerlo dentro di sé.
-Oh
no aspetta quello lo so, perché sei stato un codardo
che ha messo incinta la sua ex e non ha avuto le palle di dirmelo così ha
preferito scappare-
-E’
complicato-
Adesso
anche lui si sta scaldando.
-Sai
cosa non era complicato? Dirmelo...non me lo meritavo
Damon-
E
gli occhi carichi di dolore della donna che torna ad
essere la ragazzina ferita di tanti anni prima gli stringono il cuore, perché è
questo il motivo per cui lui non avrebbe mai voluto affrontarla. Per non vedere
questo dolore.
-Non
posso cambiare il passato-
-Certo...ovviamente questa è la classica risposta da te!-
-Cosa
vuoi che ti dica che mi dispiace? L’ho fatto, ma cosa
cambia?-
-No
voglio che tu mi dica perché-
I
toni si stanno scaldando troppo, parlano fitti abassa voce, ma iniziano a percepire
sguardi curiosi intorno a loro e il livello di alcool nel sangue di Elena non
le consentirà di reggere la calma ancora a lungo.
-Non
è il momento-
Lei
trattiene una risatina nervosa.
-Naturalmente,
dopo 20 anni non è il momento…-
-Voglio
dire...che vorrei parlare con te, davvero, ma non qui-
La
puntella con quei pezzi di ghiaccio intenti a trafiggerle la carne e lei non è
mai stata capace di scogliere il gelo dentro di lui, altrimenti non se ne
sarebbe mai andato.
-La
scelta è tua Elena…-
Quanto
è stronzo, ancora oggi.
Lei
fa una smorfia infastidita e poi infila la mano dentro al
giubbotto di lui prendendolo in contro piede.
Tiene
il cellulare nella tasca interna, proprio dove teneva
il cerca persone e spippola sullo schermo.
-Domani
sera sono sola a casa, passa da me-
***
1996
-Allora….-
Elena
fa scorrere un dito lungo la linea scolpita delle clavicole di Damon, le trova
bellissime e inspiegabilmente sexy.
Lo
sta stuzzicando, un po’ per vendicarsi di tutte le volte che lui lo fa con lei,
un po’ perché vuole il brivido del comando, di saperlo dipendente da lei.
-Domani
sera...sono sola a casa-
Ma
è pur sempre la timida Elena Gilbert che fa le proposte e poi si imbarazza da sola arrossendo, cosa che porta Damon a
sentire premere parti del suo corpo contro i jeans e il sangue bollire nelle
vene.
Si
abbassa a mordicchiarle il lobo dell’orecchio mente la sente sospirare appena.
Tutta
colpa di queste dannate divise da cheerleader che gli
concedono un contatto diretto con la pelle esposta di lei, è passato a
prenderla dopo gli allenamenti senza preavviso beccandosi pure un’infamata
perché lei non si riteneva presentabile e lui le ha promesso di non portarla in
posti pubblici.
E
così sono finiti sul pontiletto del lago appena prima
del bosco ad assaporare l’aria primaverile che colora il paesaggio circostante.
-Mm...stai per caso invitando il lupo a casa, cappuccetto
rosso?-
-Tu
saresti il lupo?-
Lo
fissa divertita.
-Certo ragazzina, chi dovrei essere-
-Non
sei così minaccioso-
-Ah
no?-
Lui
cruccia lo sguardo offeso.
-Il lupo fa paura...dovrei avere paura
di te?-
Lei
di contro addolcisce quel suo proverbiale sguardo da bambi, irresistibile per
Damon.
E
capisce quanto Elena gli sia entrata troppo sotto
pelle per non sciogliersi per lei.
-No,
sono io ad averne di te Elena-
Il
mondo si ferma per l’intensità con cui lui ora la sta guardando, capisce
perfettamente cosa intenda e questo la fa tremare appena.
Perché
Elena si sta irrimediabilmente innamorando di lui senza poter controllare il
bisogno crescente che ha dentro di sé e Damon non è uno che dà garanzie o
certezze, si sente così libera con lui ma allo stesso tempo potrebbe scivolare
via dalle sue mani in un istante.
E
sa che ne morirebbe.
L’unica
cosa che può fare per calmare i suoi demoni è alzarsi in punta di piedi e
posare le sue labbra su quelle di Damon.
Ciao
a tutte!!!
Intanto
grazie per le ragazze che hanno lasciato un piccolo commento, molto ben
apprezzato!
Venendo
alla storia, questo capitolo so che è breve ma dovevo interromperlo qui!
Damon
ed Elena si ritrovano al famoso barbecue e parlano, lei cerca risposte sul passato convinta che solo sapendo tutta la verità potrà
finalmente mettersi il cuore in pace.
Così
decide di incontrarsi con lui in un momento privato, lontano da occhi
indiscreti…vedremo cosa ne verrà fuori.
Intanto
i due giovani Nadia e Alec continuano a conoscersi e piacersi, questo creerà
problemi tra i genitori? Lo scopriremo!
Alec è partito -e quindi anche Nadia - per una gita di tre giorni con la
scuola mentre il figlio minore di Elena, James, rimane a dormire da un amico
perché stanno lavorando insieme a un progetto per il concorso di scienze e la
consegna è vicina. Il padre di Mike è chimico e si è offerto di seguirli, da
una settimana lavorano incessantemente agli ultimi ritocchi.
E così Elena si trova ad essere completamente sola
per una sera, cosa assai rara per lei da quando è madre e moglie.
La pioggia non si è calmata, tutt’altro, e spera vivamente che Damon arrivi
senza problemi. Non si sono dati un orario, si è limitata a rispondere alla sua
chiamata verso pranzo in cui gli comunicava che dalle sei sarebbe stata
disponibile e le ha tremata la mano mentre salvava il
suo numero in rubrica.
Non ha mai avuto il suo numero di telefono.
Non ha nemmeno fame e si chiede se lui arriverà per cena, se nel caso gli
dovrà preparare qualcosa e sta già entrando nella modalità
madre-moglie apprensiva, troppo abituata ormai a mettere a tavola chiunque tra
amici dei suoi figli e colleghi di Aaron.
La bravissima Signora Withmore, sempre elegante, gentile e accogliente.
Un brivido le corre lungo la colonna vertebrale, è
vent’anni che è la Signora Withmore, ma adesso che le lancette scorrono e un
ospite particolare sta per arrivare, torna ad essere la piccola Elena Gilbert.
Decide di farsi un bagno caldo appena rincasata, tanto lui non sarà mai
puntuale e lei deve sciogliere le ossa infreddolite.
E mentre si asciuga con l’accappatoio intenta a
scegliere cosa mettersi, proprio con la stessa tensione addosso della prima
volta che seriamente lui la portò a cena fuori, i suoi occhi vagano sulla
scatola di tessuto blu che sbuca dalla mensola in alto interna all’armadio,
nascosta da alcune borse.
Prende una sedia dopo un attimo di esitazione e si decide a tirarla fuori.
Si siede sul letto, ancora con l’accappatoio addosso e i capelli, raccolti
in una crocchia, appena inumiditi sulle punte che si incollano
al collo e alla fronte.
Il suo cuore accelera un po’ mentre si accinge ad aprile la scatola in
questione e riscoprirne, con un accenno di sorriso nostalgico, il contenuto.
Dai mille biglietti di concerti, cinema, quaderni pieni di “Damon&Elena4ever”, un’audio cassetta
con l’etichetta “per soli intenditori”
che gli aveva fatto lui per educarla alla vera musica, la maglietta famosa che
le aveva prestato.
I vari scatti tra polaroid, rullini mai sviluppati, fototessere con le
facce scocciate di lui; la collana che gli aveva regalato presa a quel
mercatino nell’East River per cui aveva scalpitato le
ore. Ed insieme altri oggetti di quel periodo, dal
cerca persone ai vari diari segreti.
E si perde per un tempo indefinito nel dolce viale dei ricordi, sfogliando
le pagine colme di buffi racconti tra amiche, di lamentele su “Damon è stronzo, sono follemente innamorata
di lui, ho pianto tutto il giorno”. I commenti di Care come sempre i più
belli: “se non rubano biciclette non ti piacciono, i
bravi ragazzi sono fuori moda eh”.
Perché sì un pomeriggio che voleva portarla in giro per Central Park avevano pure rubato una bici.
Sospira profondamente quando sbuca lui, il biglietto incriminato portole da
Stefan quel fatidico pomeriggio.
***
1998
Bussa ripetutamente alla
porta dell’appartamento dei Salvatore, Elena si
ritiene una persona paziente e discreta, ma quando il tuo ragazzo sparisce per
due giorni inizi seriamente a preoccuparti. Soprattutto se non avete litigato,
se avete passato il ballo di fine anno stretti e poi a
fare l’amore, se alla cerimonia dei diplomi ancora ti sorrideva anche se un po’
ti sembrava strano e una vocina nella tua testa imputava la sua faccia al fatto
che stai crescendo, al futuro che vi attende.
E invece, invece la
faccia contrita di Stefan che la osserva sulla porta come un’anima in pena fa
esplodere quel magone lì, al centro del suo stomaco.
Insieme ad ogni fantasia sul loro futuro.
Una lettera, tre anni
insieme e solo una misera lettera.
“Elena, spero solo che
un giorno mi perdonerai.”
E il resto lo ha fatto Stefan.
“Kathrine è incinta”
“Los Angeles” “Ha litigato con nostro padre” “Non so se tornerà mai più” e una
fila infinita di mi dispiace incapaci di arrestare il suo pianto e la sua ira.
E da quel giorno Elena è
cambiata.
Si è indurita, incupita.
E quando ha conosciuto
Aaron al college non ha avuto la forza di passare un
altro calvario e ha ceduto alla sua troppo precoce richiesta di matrimonio, il
giorno della laurea.
***
Presente day
Il suono del campanello la risveglia e realizza con orrore di essere ancora
in accappatoio.
Dannazione.
Fuori sta diluviando non può lasciarlo lì tre ore, così si
infila almeno la biancheria intima e getta l’accappatoio umido sul bordo
del lavandino.
Grandioso Elena.
Si precipita al piano di sotto per aprire e calcolando il tempo che
impiegherà a salire con l’ascensore fa in tempo a rimuovere il mascara da sotto
gli occhi, mettere una canottiera, afferrare il cardigan grigio di lana, quello
senza bottoni che usa per stare in casa, e per poco non ammazzarsi sulle scale
mentre infila un paio di patetici pantaloni della tuta.
È solo quando apre la porta a Damon che realizza di essere, oltre che
tragicamente struccata, pure scalza.
***
Ha corso come un pazzo per arrivare da lei verso le sei e mezzo, vuole
tutto il tempo possibile a disposizione per parlarle.
Ha spostato appuntamenti, è partito con largo anticipo e se non fosse stato
per questa pioggia incessante, sarebbe arrivato in orario.
Quando suona alla porta di Elena, con i capelli umidi e gocce fredde che
scivolano lungo il volto, un brivido gli percorre la schiena.
È teso Damon e ha paura di rovinare quel poco che ci può essere ancora da
salvare.
Il tratto in ascensore è interminabile e si domanda se anche lei sia
agitata quanto lui.
Si domanda Damon come mai abbia voluto vederlo proprio a casa sua, dove sia
suo marito, se stiano ancora insieme.
La fede al dito gli ha confermato di sì, ma perché allora lo ha invitato da lei?
Quando arriva davanti all’interno 6D deve prendere un profondo respiro e si accinge a suonare
sentendo un trambusto provenire dall’interno.
Elena apre la porta e dalla sua faccia deduce che si stesse cambiando. Ha
il volto arrossato, gli occhi puliti come piacciono a lui senza niente a
renderli finti, i capelli appena umidi alle punte,
raccolti e uno sguardo affannato.
Ed è scalza.
-Ciao-
Si raddrizza aggiustandosi il cardigan, ricordandosi che sotto ha solo una
semplice canottiera bianca che mette in evidenza il
suo seno e lo fa entrare.
Lui si guarda attorno circospetto accolto dal calore dell’ampio
appartamento dai toni caldi e familiari, così da lei.
-Vai pure a finire di sistemarti-
Le fa un occhiolino e gli scappa un sorriso quando lei arrossisce e si
defila rapida su per le scale.
-Metti pure la giacca lì, arrivo subito-
Certe cose non cambiano mai, anche il fatto che non sia mai pronta quando
arriva lui.
Appende il giubbotto all’attaccapanni e nota una giacca da uomo.
Sulla mensola vicino all’ingresso nello svuota tasche ci sono alcuni
spiccioli, vari mazzi di chiavi e una forte presenza maschile aleggia nell’aria soffocandolo, terribilmente a disagio
dentro la vita di un altro che non sia lui.
Resta lì mentre la sente muoversi al piano di sopra e finalmente scendere.
Indossa le ciabatte, si è sciolta i capelli sistemandoli un po' anche se sono mossi e tiene in mano un asciugamano.
E lui non può non pensare che sia terribilmente bella.
Gli porge l’asciugamano e lui la guarda enigmatico.
-Hai i capelli umidi, ti ammalerai-
-Ehi, non sono mica un bambino-
Elena alza gli occhi scocciata, non ha ancora intenzione di litigare e così
brucia le distanze tra loro aprendo il telo e portandolo sulla testa di Damon.
Con un tocco materno gli tampona la testa frizionando con l’asciugamano e
lui resta lì a lasciare che per un attimo il tempo si fermi e loro due siano
ancora loro.
Per un istante soltanto è la stessa ragazzina che si prendeva cura di lui
tanti anni prima quando tutto era diverso.
E deve farsi della violenza per resistere all’impulso di alzare una sola
mano e sfiorare la sua pelle, tornare ad assaggiarne la consistenza.
Ma Elena è di un altro e
lui ha perso ogni privilegio, ogni possibilità di tenerla ancora tra le sue
braccia.
-Ora va meglio-
Toglie l’asciugamano e scappa da lui perché sa quanto pericolosi siano i
suoi occhi azzurri, un po’ più vibranti dell’ultima volta.
-Ti va un tè?-
-Se corretto con del bourbon-
Trattiene un sorriso anche se lui non può vederla
perché lei gli da le spalle mentre si dirigono verso la cucina; inizia a
mettere su l’acqua e tira fuori le tazze.
Lui si appoggia contro l’isola osservandola muoversi nel suo ambiente e si
domanda che effetto debba fare essere il marito di Elena Gilbert.
Già perché a scuola la chiamano tutti la Signora Withmore, o Elena la mamma
di qualcuno, ma per lui lei sarà sempre Elena Gilbert.
-Allora-
Si volta posando la scatola con le mille varietà di tè accanto a lui per
fargli scegliere.
-Che prendi?-
-Non lo so....non sono tipo da tè-
Lei lo guarda di sfuggita.
-Lo so-
E afferra una bustina scegliendo per lui.
Dieci minuti più tardi sono l’uno di fronte all’altro,
il grande orologio a pendolo del soggiorno che batte le sette e una tensione
strana aleggia in cucina.
-Hai ragione Elena, non meritavi quello che ti ho fatto-
Lei alza gli occhi su di lui come colta alla sprovvista. Si stava quasi
rilassando ma ora deve mettere su i guantoni e combattere.
-Perché Damon?-
-Questo...-
Lui si passa una mano tra i capelli.
-Non importa più ormai-
-Importa per me...-
-Ci siamo lasciati....io e Kathrine-
La sua faccia assume una espressione confusa non
solo perché si odia nel provare un brivido di piacere ma perché non era la
risposta alla domanda che ha fatto.
Allora le voci che circolavano erano vere.
-Beh...mi dispiace-
Lui beve un sorso di tè.
-Bugiarda-
Elena lo fulmina con gli occhi e torna sulla tazza di tè tra le sue mani.
-Ma ti ho chiesto un’altra cosa....capisco che
fosse solo una storia tra ragazzini, ma per me era importante, ho il diritto di
sapere perché te ne sei andato così-
-L’avevo messa incinta Elena, cosa dovevo fare?-
-Non andarci a letto ad esempio? Dato che fino a prova contraria la ragazza
ce l’avevi-
Ecco che i toni iniziano a scaldarsi.
-Ho fatto una cazzata, avevamo litigato, io mi sono andato a ubriacare con
Tyler e -
-Ah quindi è colpa mia? Io ti dico che vorrei iscrivermi al college per
stare più vicina a te e tu ti arrabbi per questo e per
punirmi ti fai la tua ex?-
-Oh Elena non fare la vittima, volevo spronarti a
seguire la tua strada-
-Oh lo hai fatto credimi! Lontano da te!!-
-Feriscimi pure se ti fa stare meglio, ma non mi pento di questo!-
-Devi smettere di decidere per me, io volevo stare con te e la mia scelta
includeva te perché ti amavo dannazione-
Adesso sta urlando, è rossa in volto e dopo tutti questi anni è a dir poco
furibonda con lui, non solo per il tradimento, ma per aver scelto, come sempre,
per entrambi.
Avrebbe voluto fare l’adulta, parlare dei vecchi tempi, magari ridendoci su. Cose vecchie tra ragazzini, dolci ricordi e invece con
lui è tornata esattamente l’adolescente insicura con le emozioni amplificate e un’incredibile desiderio di vivere addosso.
Ed esattamente come allora litigano furiosamente.
-Perché non me lo hai detto, perché sei scappato???-
-Ma cosa cambia? L’ho fatto, sono un codardo, me ne sono andato lasciandoti
senza spiegazione, ho messo incinta la mia ex e l’ho pure spostata... Cos’altro
vuoi sentirti dire?-
Elena resta in silenzio lasciandosi investire dal fiume in piena di Damon.
E davvero non sa fino infondo cosa voglia.
-Io..-
-Ti fatto un favore infondo...era solo una
storiella tra ragazzini no!?-
Lui è ferito.
Lo vede da come gli occhi azzurri si allargano e il collo si tende e vuole
ferirla a sua volta perché lo sa Elena che per Damon erano importanti loro due,
anche se ha sbagliato tutto.
Vorrebbe solo sentirglielo dire.
-Sei ingiusto-
-Elena...niente di quello che ti dirò cambia le
cose o può eliminare il male che ti ho fatto...-
-Perché mi hai lasciata?-
Lui rilassa i muscoli, non sa quando gli occhi di lei
si siano riempiti di lacrime, o quando l’espressione prima furente sia mutata
in una profonda tristezza, ma vorrebbe sprofondare pur di non vederla piangere
ed Elena lotta con tutta se stessa per trattenere quelle lacrime.
-Per questo...perché non avevo il cuore di vederti
così per causa mia-
-E andandotene cosa avr...-
-Elena se fossi venuto da te....non avrei mai
potuto fare quello che dovevo....dovevo lasciarti e non sapevo come fare-
Lei abbassa lo sguardo ferito e trattiene un singhiozzo, lo sente da come
gli trema la voce che Damon ha sofferto per la sua scelta e ancora oggi ne
porta i segni tangibili addosso.
-Volevo la verità e l’ho avuta-
-Mi sono odiato per quello che ti ho fatto...io
non ti avrei mai...-
-Hai scelto lei, quella sera potevi venire da me, potevamo-
-Lo so Elena! Credi che non abbia in tutti questi anni pensato ai mille
modi in cui avrei potuto gestire tutto?? Ma io sono lo
stronzo che non fa mai le cose per bene, che prende le
decisioni sbagliate, che ti ferisce, che rovina tutto….e ci ho provato, ho
provato davvero, e volevo tornare da te. Ma immagina il mio stupore quando ho
visto che ti eri rifatta una vita-
Lei scatta come punta da una vespa.
-Cosa vorresti dire?-
Gli occhi azzurri di Damon si allargano appena, come intenti a trovare il
coraggio di raccontarle quell’ultimo frammento di sé che probabilmente brucerà
per sempre l’ultimo respiro di vita del loro rapporto.
-Ero tornato-
Un lampo irrompe nell’aria fuori dalle mura e salta la luce, mentre si sente in sottofondo i rumori di allarmi, clacson e la
pioggia battente provenire dalla strada.
-Grandioso-
Damon estrae il cellulare e accende la torcia.
-Dove hai il generale?-
-E’ comune al palazzo, ma se non torna subito è
perché è un black out...-
Elena va alla finestra della cucina e prova a vedere fuori, pure i lampioni
della strada sono spenti.
-Prendo delle candele...-
-Ti accompagno-
Le fa un cenno col telefono e lei apre alcuni sportelli della credenza del
salotto tornando in cucina.
Ne accende tre posandole sull’isola della cucina e poi si passa una mano
tra i capelli, raccogliendo le forze per affrontare quell’ultimo ostacolo.
-Cosa vuol dire che eri tornato?-
***
2001
C’è un profumo di fiori
d’arancio nell’aria, il tempore della primavera riscalda gli animi e il sole
illumina la chiesa filtrando dalle ampie vetrate a mosaico.
Damon, contrariamente
all’opinione di suo fratello, ha deciso di imbucarsi all’unico matrimonio che
non avrebbe mai voluto che si celebrasse; quello di Elena con un altro uomo, un
uomo che non sia lui.
In realtà lo sa da
mesi, gliel’ha detto Stefan di sfuggita quando lui gli ha palesato che avrebbe
fatto ritorno a New York, dopo che Kathrine ha perso il bambino
le cose tra loro hanno cominciato ad andare male, l’ha spostata, gli è
stato accanto in tutti i modi ma lei è diventata intrattabile e come se non
bastasse ha voluto buttarsi sulla carriera di attrice e lui non ne può più.
Così alle parole “torno
a casa fratellino” Stefan gli ha comunicato la lieta notizia e il mondo gli è
definitivamente crollato addosso, non gli aveva più chiesto nulla di lei, ma da
quando aveva fatto la bocca all’idea di tornare a casa l’aveva pensata più del
solito e sì dentro di lui da qualche parte c’era una piccola speranza di poter
recuperare qualcosa.
Una
sciocca illusione bruciata in un istante, avvolta dalle fiamme della vergogna
per averlo solo pensato.
E suo fratello gli ha
impedito in tutti i modi di parlarle, di vederla; Elena è serena, felice e
Damon non deve rovinarle la vita in altra volta .
E’ stata la cantilena
che suo fratello gli ha rifilato non appena atterrato all’aeroporto.
Ma lui vuole sapere, vuole essere
certo che non ci sia più speranza per loro due, che lei non lo ami più, che
Elena sia andata avanti e non ci sia più spazio per lui nella sua vita.
Così, senza dire nulla
a suo fratello, è arrivato in chiesa mettendosi infondo, quasi nascosto dalle
varie decorazioni floreali.
Sa che è pericoloso
essere lì e se qualcuno lo vedesse rischierebbe senz’altro
di essere messo al rogo, ma ha bisogno di vederla.
Di vedere come ha
rovinato tutto, come la ragazzina che amava adesso stia per sposare un altro.
Che poi, che fretta ha?
Ha 22,
appena finito il college, per quale motivo si sposa di già?
Ci ha davvero messo
così poco -4 anni- a dimenticarlo?
Forse le ha fatto un
favore, forse Elena non ha sofferto così tanto, forse
è giusto che lui rimanga davvero solo il suo ricordo di primo grande amore.
Eppure lui Elena l’avrebbe
sposata.
Ma non può proprio biasimarla, è lui
quello con una fede al dito e una moglie arrabbiata dall’altra parte del paese.
Bel modo per
dimenticare Elena.
Ma Damon non ha avuto scelta, ha
commesso un errore e si è comportato da uomo nell’affrontarne le conseguenze, o
almeno ci ha provato.
E ora che se ne sta lì
mentre il celebrante recita le parole di rito e prova a sbirciare lei che si
alza e si mette di profilo, si accorge che la sua bellissima Elena, incantevole
nel suo abito bianco, sta dando la sua vita ad un
altro uomo come lui ha fatto con Kathrine.
E tornare è stato solo
andare a cercare la felicità dove l’aveva perduta anziché guardare avanti e
lottare per quello che adesso ha nella sua vita.
Gli sudano le mani
quando finalmente viene posta la fatidica domanda, se
qualcuno voglio opporsi a queste nozze e lui avrebbe tutte le intenzioni e le
motivazioni per farlo, è proprio vero che l’amore è un fantasma che non puoi
controllare.
Basterebbe una sola
parola per attirare gli occhi di lei nella sua
direzione, un colpo di tosse per porre fine a questa farsa.
Ma che diritto ha di rovinarle la
vita di nuovo? Di impedirle ancora una volta di essere felice? Magari Elena gli
è grata per averla lasciata libera o magari...tutte le
supposizioni di questo mondo non serviranno a calmare il suo tormento, non l’ha
lasciata andare perché non l’amasse, Dio la ama terribilmente anche adesso che
sta sposando un altro e lui vorrebbe fare qualcosa, vuole riprendersela.
Fanculo le conseguenze,
lotterà, ma vuole provarci Damon, non può vivere senza sapere che è ciò che lei
desidera davvero.
Stavolta deve avere il
coraggio di essere l’uomo che lei merita.
-Non ricordo di aver
ricevuto telefonate che annunciavano il tuo ritorno-
Damon sobbalza e si
volta alla sua destra dove suo zio si è posizionato
lisciandosi la giacca.
-Ciao Ric-
-Perché devo sapere
sempre le cose da tuo fratello?-
-Perché è più bravo di
me con le parole-
Lui smorza un sorriso
tenendo le mani giunte in grembo.
-Tempismo incredibile,
proprio quando Elena si sposa-
-L’ho saputo mesi fa...sarei tornato comunque-
-E fammi capire...ti ha pure invitato? Cosa siete...amici
di penna?-
Damon lo fulmina
risentito.
-Lascia stare...lasciala Damon, stavolta non incasinare tutto-
-Non so di che parli, è
stato quel bambino a staccare una decorazione dalla panca-
Alza le mani in segno
di difesa e tenta di sviare il discorso.
-Damon tu hai fatto le
tue scelte, lascia che lei faccia le sue...-
-Continuo a non capire-
-Vuoi dirmi che non
stai pensando di intervenire? Per dire esattamente cosa? Per metterla in
imbarazzo davanti a tutti?-
L’occhiata eloquente lo
lascia amareggiato. Lo conosce bene e lui e Stefan sembra
abbiano messo su questa specie di esercito della salvezza per Elena.
-Nessuno ti incolpa delle tue decisioni, io per primo penso che tu
sia stato molto solido e...maturo nel gestire tutto, ma questo ha avuto delle
conseguenze anche su di lei-
Continua a rimanere in
silenzio Damon mentre la sente pronunciare convinta quel
sì che gli stringe il cuore fino a strapparglielo dal petto.
-Ti ricordo che sono io
tuo nipote-
-Ed è per questo che te
lo dico, per proteggerti...perché lei non sceglierà te,
non stavolta-
Ric ora lo guarda
dritto negli occhi e lo sanno entrambi che ci sarà sempre una percentuale di incertezza in quello che ha detto.
Che forse, coi pianti, con la rabbia, l’odio per averle rovinato quel
giorno, col tempo Elena potrebbe scegliere lui.
Ma la ferirebbe ancora.
Forse sono sempre stati
destinati a dirsi addio.
E lui la ama abbastanza
da lasciarla andare, solo verrebbe poterglielo dire un'ultima volta.
Un gesto, un segno
ultimo del suo amore per lei.
Deglutisce e si mette le mani nelle tasche, lui non ha mai pianto non lo
farà adesso.
-Puoi...puoi
fare una cosa per me zio?-
-Certo-
Damon la guarda un’ultima
volta e poi si volta uscendo dalla chiesa.
Quello
che Damon non puo’ aggiungere ai suoi ricordi è lo
sguardo di Elena che si volta verso la piccola bambina che le porge gli anelli
e scorge di sfuggita una figura uscire dalla chiesa e venire
inghiottita dalla luce intensa del primo pomeriggio.
Quello
che Damon non sa è che il suo cuore si è fermato un istante, spegnendo il
sorriso ampio ed emozionato quando una massa nera ha attirato il suo sguardo
per una manciata di secondi, non sa che le si è
bloccato il respiro, chiusa la gola, che le sue gambe hanno iniziato a tremare
e la testa a girare.
Che
si è chiesta così tante volte se fosse lui.
E si è dovuta mordere un labbro fin quasi a
ferirsi per tirarsi su e riprendere da dove si era interrotta, per nascondere
quell’ombra di dubbio che di colpo ha velato gli occhi scuri, che non lo dirà
mai a nessuno, per timore e vergogna, perché si è data della visionaria più
volte e non sopporta più gli sguardi di tutti i suoi amici carichi di
compatimenti vari, come se fosse un caso umano irrecuperabile.
Perché
d’un tratto Elena ha smesso di piangere per gli altri più che per se stessa,
perché non voleva più sentirsi dire che doveva andare avanti, ha iniziato a
farlo per essere libera di soffrire in silenzio in un
angolo remoto del suo cuore senza più sentirsi sbagliata per questo.
Ma
questo Elena non glielo dirà mai.
Ciao
a tutte!!!!
Grazie
mille per le dolcissime recensioni e per chiunque si sia fermato
a dare una sbirciatina a questa storia!
In
questo capitolo abbiamo la prima parte del confronto tra Damon ed Elena, l’atteggiamento
adulto e civile è durato poco e i toni tra i due si sono subito riscaldati,
facendo venire fuori un po’ di questioni. Apprendiamo che Damon ha messo
incinta Kat, trasferendosi dall’altra parte del paese
e sposandola, ma lei poi ha perso il bambino e lui, dopo un po’ di tempo, aveva
deciso di fare ritorno scoprendo così che Elena sta per sposarsi.
E
da quel momento Damon chiuderà definitivamente con lei fino ad ora.
Vedremo
Elena poi come reagirà scoprendo che lui era presente alle sue nozze….
Le mani di Elena tremano nel tentativo di reprimere il conato di vomito, di
resistere all’impulso di schiaffeggiarlo.
Sapeva di averlo visto in Chiesa e sa anche che tutto avrebbe potuto essere
diverso.
Ma è inutile a questo punto fantasticare su i se e i ma, la realtà è
un'altra, o meglio è sempre la stessa dove Damon, di
nuovo, ha deciso per entrambi.
Sono tanti i pensieri che si accavallano nella sua mente e non sa come
arrestarli, così scappa dai suoi occhi e si dirige verso la dispensa dove suo
marito tiene le bottiglie di vino e prende un rosso corposo, come piace a lei.
Afferra due bicchieri dalla credenza, il cavatappi e torna da Damon posando
tutto sull’isola. Lui la osserva agitarsi e trafficare col tappo temendo che da
un momento all’altro possa tirargli la bottiglia dietro e così gentilmente posa
la sua mano su quella di lei intenta a torturare il
cavatappi.
Elena sobbalza evitando di guardarlo e respira a fondo lasciando che lui
faccia al suo posto.
Tutto pur di evitare che la tocchi di nuovo, che accenda parti di lei che
non devono essere accese.
Che devono rimanere silenti.
Lui riempie i due bicchieri porgendogliene uno e lei lo afferra bevendo un
ampio sorso, sente quel suo sguardo del tipo "vacci piano" ma Damon attende paziente che Elena dica
qualcosa.
-Non ti ho mai potuto ringraziare...per la pianta-
Tira un sorriso amaro fissando il calice che tiene in mano e ripercorrendo
un vecchio ricordo.
H avuto il “delicato” pensiero di congratularsi con lei quando il fioraio
le ha portato una piccola pianta a casa nuova qualche giorno dopo le nozze.
Un piccolo ciliegio con un bigliettino anonimo recitava "con l’augurio che da oggi tutte le
stagioni siano le tue preferite" e non lasciava alcun dubbio sul
mittente.
Le si era stretto il cuore e avrebbe voluto
cestinare la pianta se solo Aaron non fosse entrato in quel momento
costringendola a nascondere il bigliettino.
Non gli ha mai parlato di lui.
Un piccolo ciliegio.
Solo lui poteva regalarglielo, con quella frase soprattutto.
***
Marzo 1997
Elena si toglie dal naso un piccolo petalo bianco, anche se ne ha tanti
altri addosso.
È distesa di fianco a Damon sotto un ciliegio in Cherry Hill a Central Park,
piena di turisti intenti da assistere alla fioritura di quella parte del parco
piena di ciliegi.
Stanno ridendo per qualcosa di stupido che lui ha combinato e lei osserva
allegra lo spettacolo della natura sulle loro teste.
-La primavera è la mi stagione preferita-
Damon volge lo sguardo all’albero su di loro.
-Gilbert a te piacciono tutte…e in ogni caso non è la primavera-
-Ma che dici!-
Lui gira la testa verso di lei, accigliando lo sguardo.
-17 dicembre 1995, eri a casa mia a studiare chimica con Stefan e Caroline,
ad un certo punto ha cominciato a nevicare e tu sei
impazzita, iniziando a blaterare cose sulla neve, su quanto sia magico l’inverno-
Gesticola con le mani imitandola.
-Così io mi feci avanti dato che gli altri due non
ti volevano portare fuori e ti accontenti pur di farti stare zitta-
-Ma che bugiardo, era solo per provarci con me-
-Ovvio, ma non potevo certo dirlo-
Lei ride divertita.
-Hai saltato tutto il tempo nella neve come una bambina...e
io, in compenso, mi sono preso l’influenza-
-E’ vero! Sei stato male una settimana!-
Lui la guarda contrariato non capendo cosa ci sia da ridere, era stato
davvero male tanto che Elena si era sentita così in colpa che era andata a
trovarlo quasi tutti i giorni suscitando i sospetti di Stefan e Caroline.
-Non c’è da ridere! Parliamo del 4 luglio l’anno scorso...tu
e il tuo modo adorabile di farmi capire i 10 motivi per cui amavi l’estate...inclusi
i fuochi d’artificio, li amavi così tanto che mi hai quasi privato di un piede
con un petardo-
Elena sgrana i suoi occhioni con fare innocente e scoppia a ridere.
-Non so se lo hai notato Gilbert, ma stare con te è una prova di
resistenza!-
-smettila di fare la vittima....e comunque ho
detto che mi piacciono non che sono le mie preferite...-
Lei ridacchia soddisfatta, ma qualcosa nello sguardo di Damon cambia, si fa
improvvisamente più intenso, più vivo, mentre la osserva dritta negli occhi.
-Infatti è l’autunno-
Lei cruccia la fronte stupita.
-Questo autunno ti ho portata qua, come accade
spesso perché so che ti piace la natura...e tu non hai detto una sola parola, sono rimasto
stupito da come stavi in silenzio completamente calamitata da quello che ti circondava...niente
salti, niente elenchi, solo il tuo sguardo rapito-
Elena adesso tende appena il collo per respirare, perché l’oceano limpido
di Damon le sta rubando l’aria con la sua impetuosità.
Non si è mai sentita guardata così, con una profondità di sguardo che solo
Damon ha.
-E poi ragazzina, hai i colori dell’autunno, all’apparenza
freddi ma quando il sole tiepido filtra dall’aria umida e ti scalda, si vede
quel sotto tono caldo color mogano nei tuoi capelli e i tuoi occhi sono più
limpidi...-
Non sa perché le sue guance si scaldino arrossendo o perché il suo cuore
batta un po' più forte, sente le labbra schiudersi e i respiri irregolari
gonfiarle il petto ora che il suo Damon si è fatto più vicino e il suo odore
pungente si mescola all’aria primaverile.
Che poi Elena si era pure dimenticata, per un istante, che fosse primavera.
Senza pensarci troppo si allunga, alzando appena il busto e raggiunge in
fretta le labbra del suo ragazzo, bisognosa di quel contatto, di placare la sua
sete in lui che la accoglie posandole una mano sul volto.
-Lo sai che ti amo vero...-
Lui la guarda felice.
-Spero non come ami le stagioni-
Elena sorride contro le sue labbra.
-No, solo come l’autunno-
***
Presentday
Elena finisce il primo bicchiere.
-C’era questa corte aperta, interna al palazzo dove
vivevo appena sposata...ed alcuni condomini proposero di risistemare il piccolo
giardino per i bambini e io chiesi di poter piantare quell’albero...non poteva
stare nel vaso sarebbe morto...così lo diedi al giardiniere che mi disse che lo
avrebbe travasato, ma che non era il posto adatto, che sarebbe sicuramente
morto-
Damon resta in silenzio mentre la osserva versarsi il secondo bicchiere,
gli occhi lucidi e il sorriso nervoso non promettono bene.
Lui ha appena sorseggiato il primo, forse uno dei due dovrebbe rimanere
sobrio.
-E ho pensato: beh se muore è proprio il simbolo
della mia storia con Damon...una piccola creatura che ha un incredibile
potenziale, ma cresciuta nel posto sbagliato-
Damon non è capace di dire una sola parola, se c’è una cosa che ha imparato
nel tempo è che non bisogna mai contraddire una donna
alterata.
Elena alza appena lo sguardo su di lui, come in attesa di sapere come finisce
la triste storia dell’albero di ciliegio, o del loro amore.
Le scappa un sorriso amaro prima di proseguire.
-E invece…è sopravvissuto, è cresciuto e ogni primavera
fiorisce. Una piccola Cherry Hill nel cortile di un palazzo… Ogni tanto ci
passo, Earl, il portiere, mi fa entrare di nascosto e sto in solitudine lì,
sotto il mio albero…-
Finisce anche il secondo bicchiere e cala uno strano silenzio scandito
dalla pioggia.
Capisce quanto ci sia dietro a quella simbolica immagine del loro rapporto
e capisce perché la sua voce sia appena irritata.
-Ma noi...noi non siamo quell’albero, vero?-
Finalmente gli occhi scuri lucidi, non sa se per l’alcool o per il profondo
turbamento, trovano i suoi, tristi e addolorati.
Elena ora è completamente girata verso di lui, lo
fronteggia, stanca come a implorarlo che decida lui ancora una volta perché lei
non sa più che dire, che fare.
Come gestire il fuoco che si è riacceso dentro di lei.
Piccoli respiri strozzati, le labbra che si schiudono, il cuore che corre
un po’ più veloce nel suo petto come non accadeva da anni ormai; allunga una
mano verso la bottiglia, tutto pur di mettere a tacere
i fantasmi che la stanno perseguitando, ma Damon è più veloce e la.
-Elena-
Gli occhi febbricitanti osservano la sua mano grande e tiepida stringere la
sua, vorrebbe schiaffeggiarlo per questo, per avere ancora il potere di
ustionarle la pelle.
E deve ritrarre quel contatto, è troppo presto, non è pronta e forse non lo
sarà mai per farsi sfiorare da lui senza scottarsi.
-Ceniamo?-
Lui la osserva perplesso mentre si dirige verso il frigo e inizia a
valutare il da farsi, lo ha appena inviato a cena pur
di tenere le distanze da lui, di allontanarsi dalle sensazioni che entrambi
provocano nell’altro.
Lo vede dalle spalle tese che è agitata, da come
traffica ai fornelli, apre sportelli, afferra pentole e lui in pochi passi le è
dietro facendola sussultare.
-Posso aiutarti?-
-Sì...puoi….puoi mantenere...ecco-
Quei due bicchieri a stomaco vuoto sono stati decisamente
troppo, è leggermente stordita dal vino, da lui e dalle cose che si sono detti
che si volta appena per poggiare sul piano della cucina la padella che teneva
in mano, così giusto per evitare di colpirlo.
Cosa che le darebbe grande beneficio.
-Puoi apparecchiare-
E vorrebbe dirgli di smetterla di guardarla così tanto,
così intensamente, di tenere le distanze e lasciarla respirare.
-Damon…-
Lo spinge appena di lato per superarlo e si passa le mani tra i capelli
mentre arriva all’isola, e lui si volta confuso.
-Prepariamo la cena, mangiamo e le cose tra noi potranno….-
-Cosa? Diventare normali? Come due vecchi amici?-
-Proviamoci-
Elena trattiene un sospiro nervoso, esasperata dalla sua presenza
ingombrante e deve fermare l’ansia che l’assale.
Quindi sì fingerà che Damon sia un vecchio amico
e cucinerà al buio per lui, si siederanno a tavola, parleranno, mangeranno il
sugo di zucca e salsiccia che ha intenzione di preparargli e dopo lo manderà
via.
Così Elena tira fuori l’occorrente per apparecchiare e lo lascia impilato
sull’isola in modo tale che Damon possa sistemarlo e si dirige ai fornelli,
dove alla luce delle candele cucina per loro due.
E di nuovo un profondo silenzio scende tra loro, riempito dall’ormai
familiare ticchettio della pioggia, dal rumore del gas dei fornelli, dal sugo
che sfrigola e l’acqua che bolle.
Dai passi leggeri di Elena che si muove nella cucina evitando in ogni modo
di guardarlo, ma è tutto un gioco pericoloso fatto di respiri, dell’aria mossa
appena da lui che la sfiora per prendere i tovaglioli, o allunga una mano per
aprire il cassetto delle forchette.
E continuano questo strano siparietto per tutta la sera, con domande
causali su cosa facciano di lavoro, su Caroline e Stefan, su Bonnie e su tutto
quello che non riguardi loro due e le domande in sospeso.
Gli scappa qualche battuta su come sia diventata un’ottima cuoca ed Elena
deve trattenersi dal ricordargli quante cose lui non sappia più di lei, dato che ha scelto tanto tempo fa di non fare più parte
della sua vita.
-Alec mi sembra un bravo ragazzo-
-Lo è infatti-
Elena toglie i piatti e li mette nell’acquaio per poi tornare a togliere le
altre cose, aiutata da Damon.
-Bene, allora non dovrò fargli nessun discorso minaccioso-
-Senti da che pulpito-
Colpito, lui incassa il colpo in silenzio mentre poggia le ultime cose nell’acquaio
ed Elena apre l’acqua per pulirsi le mani.
E Damon è di nuovo troppo vicino.
-Forse dovrei preoccuparmi io, che tua figlia non gli spezzi
il cuore-
-C’è sempre questo rischio-
Il respiro di Damon contro i capelli è qualcosa di insopportabile,
stringe il bordo del ripiano con le mani e si ravvia una ciocca di capelli
pronta a fuggire di nuovo.
-Se ha preso da te, decisamente-
Elena si sposta ancora una volta tornando all’isola per togliere le
tovagliette e scuoterle, in modo da riporle nella madia in
legno.
Quando torna ai fornelli inizia a caricare la
lavapiatti e Damon le porge un piatto.
-Faccio da me, non preoccuparti-
-Mi fa piacere, aiutarti…-
-No Damon io-
Lei si ferma, perché vorrebbe dirgli di spostarsi, di lasciarla in pace, di
smetterla di starle così addosso.
-Elena…che ti succede?-
-Niente!-
-Stai scappando da quando ho messo piede in casa tua-
-Io non scappo-
E di nuovo, Elena si allontana dirigendosi verso l’unica cosa che pare
calmarla e cioè il suo bicchiere da riempire, quando constata
con amarezza che hanno seccato l’intera bottiglia.
-Ah no, e ora che stai facendo?-
-Sì va bene, scappo…scappo da te, non ti accorgi
che non riesco…-
Contrae il volto in una smorfia di dolore tentando di reprimere le lacrime.
-Tu mi rendi difficile perfino respirare!-
Lo sa bene Damon cosa sta provando, cosa le sta
succedendo perché è quello che sta vivendo lui adesso sulla sua pelle, più la
vede gironzolare per la cucina, riempiendogli i polmoni col suo profumo, andando
a disturbare sentimenti sepolti, colmando i suoi spazi vuoti.
Fa un passo verso di lei che indietreggia, poggiandosi contro il piano dell’isola.
-No...noi…io...smettila!-
Gli occhi azzurri, stanchi, la osservano risoluti, è fastidiosa la verità,
come un sassolino che non se ne va alla scarpa per quanto tu
la scuota e sta lì a ricordarti che più fingi che non ci sia, più ferirà la tua
pelle.
-Elena…io
adesso sono qui, non pretendo che mi perdoni, ma sono qui….se mi vuoi io sono qui, in qualunque modo tu voglia -
Le pozze
nere si accendono nel buio, attraversate da un lampo di panico che le serpeggia
sotto pelle da quando lui è tornato, quel senso opprimere di debolezza, di
vulnerabilità che non le consente di sentire la terra solida sotto ai piedi tornano ad attanagliarle la gola.
-Cos…io… -
-Dimmi che
cosa vuoi Elena…-
La voce
bassa le ferisce la pelle più che avanza verso di lei e si impone
con le sue richieste che la confondono.
-Io non lo so! So solo che ti odio, ti ho odiato così
tanto che non credevo di avere più niente dentro di me e poi arrivi in
città come se nulla fosse e io...io ero convinta, ero certa di …-
Si passa le mani sul volto, i capelli spettinati, il cardigan che scende
leggermente sulla spalla destra mentre improvvisamente il suo corpo va in
fiamme e ha paura di lui, ha paura perché davanti a
lui non è la Signore Withmore, non può nascondersi dietro a uno stato civile,
dietro a un cognome, è semplicemente Elena, quell’Elena di cui lei stessa si
era scordata.
E Damon fa un altro passo, ma si ferma, non vuole violare alcuno spazio,
toglierle la possibilità di scelta, farle tradire se stessa.
Si limita a guardarla triste e perso, desiderando di poter prendere su di sé
le sue inquietudini, ma sa che non è possibile, sono solo sue e lei deve
affrontarle.
-Di cosa?-
-Io...-
-Elena…-
Finalmente gli occhi scuri, sconvolti e tormentati, si alzano su di lui
incontrando quei mari artici che l’hanno tante volte perseguitata, tante altre cullata e di cui lei si era quasi dimenticata.
E vorrebbe piangere, ma quella fitta allo stomaco, quel lampo di vita che è
riacceso in lei, le fa muovere i piedi, uno, due, tre passi
ed improvvisamente il mondo ha smesso di girare vorticoso e frenetico.
Finalmente
Elena può respirare e lo fa solo quando trova la strada di casa, sulle labbra
di Damon.
Ciao
a tutti!!!
Perdonate
il ritardo ma non sono stata tanto bene, comunque
eccoci qua..
Come
sempre ringrazio tutti coloro che hanno dato una
sbirciatina alla mia storia un po’ folle e vi dico subito che questo è un
capitolo un po’ di svolta.
C’ho pensato a lungo se far scattare
la scintilla in questa situazione ma tutto portava troppo a questo punto e
quindi sì, Elena beve troppo e tra il gigantesco bagaglio emotivo, Damon e il
clima strano alla fine è come se si fosse spogliata della sua stessa pelle per
riscoprire la ragazzina di un tempo….
Quando le labbra di Damon si allontanano appena da quelle morbide di cui
aveva dimenticato sapore e consistenza, per riprendere un filo di fiato, Elena
si sposta da lui qualche centimetro di troppo sgranando gli occhi scuri ancora
immersi nell’oscurità della sua cucina.
Ed è con un lampo di lucidità e vergogna che realizza
quanto sta succedendo.
Preme le mani sul petto di Damon per allontanarlo, sconvolta, scappando
dalle iridi ferite di lui, deve prendere delle maledette distanze.
Ed è un secondo quello in cui la pelle frizza, con un colpo preciso,
sicuro, di quelli che si capisce che siano stati ponderati, attesi, studiati
per vent’anni. Vent’anni in cui Elena ha immaginato mille volte nella sua testa
come avrebbe potuto essere una loro conversazione, le sue giustificazioni,
scuse.
Ha fantasticato sotto la doccia, mentre lavava i piatti, quando attendeva
in fila alla cassa del supermercato o durante le noiose partite di baseball di
suo figlio Alec.
Mille e mille modi, pensieri, discorsi, sue risposte ad
effetto per ferirlo, per umiliarlo così come lui ha umiliato e ferito lei.
Una donna di quarant’anni e una rabbia covata per vent’anni.
E adesso tutto quel dolore ha preso la forma di uno schiaffo ben assestato,
con la giusta dose di forza con la mano destra dove
non porta anelli e non rischia di graffiarlo, di andare oltre.
Di rischiare che la sua offesa superi quella ricevuta.
Il tempo rimane sospeso, appeso a quel filo invisibile che li ha tenuti
comunque uniti a mille miglia di distanza, nel corso del tempo,
indistruttibile, impossibile da recidere. Come quel ciliegio che nonostante
tutto è sopravvissuto, è cresciuto e fiorisce ogni primavera; una piccola
pianta su cui non c’era da scommettere, eppure la vita ha trovato il modo.
L’amore trova un modo.
Ed Elena, ora che lo guarda attraverso le loro tenebre, quegli occhi chiari
che l’hanno accompagnata nelle notti di pianti, ai compleanni dei suoi figli,
nei suoi ricordi di ragazzina, realizza che lei per
prima ha continuato a lasciare che quel flebile amore non si spegnesse. E la
rabbia è stata incanalata ed espulsa attraverso quello schiaffo, lo vede Damon
che come sempre rimane composto nel suo dolore, smuovendo appena la mascella e
resistendo all’impulso di toccarsi la guancia pulsante.
Si rilassa appena Elena, vinta dalle troppe emozioni provate, lei che stava
annientando tutto quello che la rendeva una ragazzina spensierata desiderosa di
rotolarsi nella sabbia col suo fidanzato, le spalle scendono un po’, lo sguardo
si intristisce e il petto è sempre più lento nel
gonfiarsi, sembra quasi arresa Elena.
E Damon sospira, sa che questa distanza che ha ristabilito dovrebbe essere
preservata, ma più guarda quegli occhi castani febbrili, più i suoi muri si
frantumano e fa due passi per coprire quella distanza che forse brucia più
della pelle su cui Elena ha sfogato vent’anni di silenzio e in modo più gentile
ma rabbioso afferra il suo volto e la bacia di nuovo.
Lentamente, con dolcezza e malinconia, lasciando che Elena risponda al suo
bacio, che si lasci andare, che scelga se scivolare nell’oblio con lui oppure
chiuderlo per sempre fuori dalla sua vita. E continuerà a chiederlo finché lei
non lo avrà cacciato a forza di schiaffi, perché lui ora non ha intenzione di
andarsene in silenzio.
Ma Elena non ha mai saputo come non rispondere a quelle
labbra, come rifiutare di lasciare fluire quel balsamo che allevia il cuore e
culla le ferite e non sa nemmeno adesso, quando è sbagliato da morire quello
che sta facendo, non sa come non cedere a lui.
Lascia che la baci, che irrompa nella sua bocca con la lingua, che le mani
grandi trovino la sua pelle mentre si perdono tra i capelli, scendono lungo il
collo a sfiorarle le clavicole, che trovino le spalle, il tessuto fine della
canottiera mentre il cardigan scivola giù seguito dalla scia di baci che
infiammano e accendono le sue cellule assopite e le sue stesse mani sfuggono al
suo controllo ora che si posano sul petto di Damon, salgono lungo i bicipiti ancora scolpiti, forse meno vigorosi, mentre
trovano i suoi capelli e lo tirano ancora di più contro di sé.
E tutti i sospiri, i singulti che salgono dalla gola e riempiono l’aria
silenziosa, rotolano sulla pelle di Damon che respira caldo sul seno a cui si sta avvicinando; le mani che spostano i lacci della
canottiera, incastrati tra le dita di lui che fatica ad ossigenare i polmoni
quando sente le dita sapienti di Elena scivolare lungo la schiena fino all’orlo
della maglia.
All’improvviso lo squillo del telefono di casa irrompe nell’aria facendo
tentennare la foga di entrambi che sobbalzano, ma nessuno dei due sembra
intenzionato a dare ascolto all’insistente suono fin quando non parte la
segreteria telefonica e allora una voce sconosciuta risuona, obbligandoli a
staccarsi.
-Salve sono
il Dott. Ross chiamo dal New York Presbitherian
Hospital…-
Prima che Damon possa dire o fare qualcosa Elena corre al cordless per afferrarlo prima che chiuda.
Si tira leggermente su una manica del cardigan e si ravvia
i capelli quasi come se il dottore potesse vederla.
-Pronto???-
Damon si ricompone, attendendo qualche istante per poi raggiungerla, la
vede di spalle nel buio del salotto che parla a monosillabi e alla fine chiude
voltandosi con la faccia in preda al panico.
Il volto ancora affannato per l’intensa fame di baci di poco prima è
disorientato e si guarda intorno confusa.
-Io ...io devo andare all’ospedale...devo..-
La vede muoversi verso le scale e salire su.
-Elena..-
La segue fino a quella che deve essere la sua stanza, bada poco
all’arredamento e la osserva cercare un paio di scarpe ed
infilarsele.
-Dove diavolo ho messo il cellullare?-
-Ehi-
L’afferra per un polso prima che esca dalla stanza.
-Mio figlio...James lo hanno ricoverato...è
successo qualcosa con l’esperimento di chimica e io...io devo trovare le chiavi
della macchina, la borsa e il cellulare...devo trovare anche la tessera sanitaria,
quella la perdo sempre, incredibile…non la devo mai usare ma la perdo sempre-
-Elena-
La voce ferma di lui la scuote richiamando la sua attenzione, le lascia il
polso toccandole il volto dolcemente.
-Prendi la borsa e il telefono, ti porto io in ospedale…-
Sbatte le folte ciglia due volte come per metterlo a fuoco e annuisce.
E per una frazione di secondo Elena vorrebbe suo marito.
Vorrebbe l’uomo che ultimamente trova ogni scusa per allontanarsi da lei,
vorrebbe quello che sa dove tengono i documenti dell’assicurazione sanitaria,
il codice di previdenza sociale, dove sono le chiavi di scorta dell’auto,
quello che rimarrebbe controllato e saprebbe come comportarsi, a cui non deve spiegare nulla dell’esperimento di chimica.
Ma lui non c’è, deve affrontarlo da sola o almeno avrebbe
dovuto se non ci fosse Damon adesso.
E questo calma per un attimo la tempesta di terrore che l’ha investita e
lascia che lui la conduca gentilmente al piano di sotto, l’aiuti
a trovare il telefono, la borsa, le dice che non servono i documenti per
l’ospedale, se ha l’assicurazione loro trovano gli estremi con il numero di
previdenza di lei, che può scendere perché lui andrà a parcheggiare l’auto così
lei non perderà tempo.
C’è Damon che pensa a lei ed Elena ha meno freddo del solito, trema meno
del solito e il suo volto pur preoccupato è come
sostenuto dalla presenza silenziosa e precisa di lui.
Quando la portano alla stanza di suo figlio, Damon la attende in corridoio
e la osserva abbracciarlo.
-Mamma-
-Ehi tesoro-
Il ragazzino di 13 anni circa ha una mano
fasciata, lei gli accarezza i capelli mentre il medico le spiega che ha
riportato solo delle leggere ustioni e che l’altro ragazzo - Mike -è nella
stanza accanto col padre; il medico pediatra conosce le reazioni dei genitori e
si perita a spiegarle che il padre di Mike è stato attento, ha fornito loro
l’attrezzatura di protezione giusta, che deve essere tranquilla perché non è
nulla di grave.
Elena non ha intenzione di arrabbiarsi con un altro genitore, soprattutto
se sa che è stato prudente, sarebbe potuto accadere anche a lei.
Cerca di mantenere il controllo.
Si ripete queste cose mentre osserva suo figlio e
cerca il cellulare per chiamare qualcuno.
Probabilmente suo marito di cui Damon ignora tutto, dove sia, che lavoro
faccia, se sa che sua moglie si è fatta prendere dal suo primo amore nella loro
cucina.
Trattiene tutto mentre la osserva muoversi come una trottola, andare nella
stanza accanto e parlare con l’altro genitore che ha il figlio leggermente
ferito, mentre prova a mantenere la calma e non farsi prendere dal panico.
-Mi dispiace Elena sono mortificato-
-Lo so non ti devi scusare il medico mi ha spiegato-
-Sono stato attento coi ragazzi...io-
-Ehi non ti preoccupare-
Vede la sua dolce Elena, compassionevole come la ricordava, abbracciare l’uomo
e poi dopo aver salutato il ragazzo nel letto esce in
corridoio passandosi le mani sul volto.
-Ehi-
-Sta bene...ha solo una...una lieve ustione
ma...il medico dice che posso portarlo a casa, devono prescrivermi le medicine
e portarlo in ambulatorio tra cinque giorni per le medicazioni-
-Bene-
-Devo...credo che ci siano dei documenti da
compilare ma...non voglio lasciare James-
Damon mette un dito sotto al suo mento per
sollevare gli occhi su di lui.
-Facciamo così, tu stai con lui e io sento quella
gentile infermiera alla reception se può darmi i fogli così te li porto, ok?-
Lei annuisce e sospira,
-Grazie-
-Vai da tuo figlio-
La guarda entrare nella stanza e poi si dirige dall’infermiera
pronto a sfoderare tutto il suo fascino, intanto prende il cellulare e
chiama sua figlia che ovviamente non risponde.
Così le lascia una nota vocale.
-Ciao tesoro, è il tuo tecnologico papà, chiamami domani così mi racconti come è andato il viaggio…anche se preferirei un messaggino
di conferma già stasera….ti voglio bene-
Invia la nota davanti all’infermiera che lo guarda sognante da dietro il
bancone della reception.
-Salve-
-Come posso aiutarla?-
Poco più tardi porge ad Elena la cartella coi
documenti e attende che la compili.
-Ho detto a James che sei un amico di famiglia e mi hai fatto la cortesia
di accompagnarmi-
Evita di guardarlo, un po’ imbarazzata.
-Mm, mi sembra abbastanza vero-
Adesso Elena lo guarda storto e lui non può che sorridere, è la conferma
che è più tranquilla adesso se può perdere tempo a fulminarlo.
-Ok, avverto l’infermiera che siamo pronti ad andare-
Una volta ricevute tutte le prescrizioni mediche, Damon aiuta il ragazzino
a scendere dal letto mentre sua madre da gli ultimi
documenti al medico.
-Ti sei
preso uno spavento vero tesoro?-
-Beh io-
-Tranquillo,
adesso passa tutto-
Damon la
osserva, grattandosi il capo.
-Allora James...deve essere stata una figata di
esplosione-
-Damon!-
Elena lo rimprovera con la sua tipica espressione contrariata, vuole
terrorizzarlo ancora?
-Oh smetti di giudicarmi, guardiamo il lato positivo-
Il ragazzino, un po’ impacciato osserva sua madre di sottecchi e poi Damon
di sfuggita, lei si avvicina a James e lo aiuta a mettersi le scarpe.
-E’ stato un vero esperimento! E non è un esperimento di chimica senza il botto-
-E’ vero mamma...vedessi come ha iniziato a
bollire e poi, bum!-
Lo sguardo un po’ confuso e spaventato di suo figlio si accende di
adrenalina ed entusiasmo mentre si avviano per il corridoio.
Ed Elena capisce cosa voglia fare Damon, questo le ruba un sorriso
nascosto, piccole distanze che si bruciano anche senza toccarsi.
Il suo cellulare squilla ancora e lei si fa un po’
indietro lasciando più avanti Damon e James che parlano.
-Ehi, si lo hanno dimesso adesso lo porto a
casa...no, non ti preoccupare il medico ha detto che sta bene, va solo portato
tra cinque giorni a cambiare la medicazione, può darsi che avrà un po’ di
febbre...si certo te lo passo-
Elena abbassa il cellulare.
-James, papà vuole parlarti…-
Porge il cellulare a suo figlio che sorride e afferra il telefono mentre
Damon indietreggia.
-Papà...si sto bene, vedessi che esplosione-
Elena sorride e gli accarezza i capelli, voltandosi appena indietro per
guardare Damon che li segue con discrezione.
E si sente in imbarazzo, per Aaron al telefono, per averlo trascinato
all’ospedale, probabilmente si sentirà fuori luogo adesso, ma lei proprio non
avrebbe saputo come fare senza di lui.
Arrivati alla macchina, Elena sale dietro con suo figlio che continua
imperterrito a spiegare ad entrambi come sono andate
le cose fin quando d’un tratto non crolla addormentato sulla spalla di sua
madre, sfinito dall’adrenalina e dalla scossa emotiva di quella serata.
Esattamente come Elena, troppe emozioni, eventi, troppo turbamento dentro e
fuori di lei per non sentire arrivare la stanchezza tutta insieme, e lascia che
il silenzio dell’auto la culli per un po’ mentre osserva Damon, quasi di nascosto,
che guida senza muovere un muscolo.
E pensa al fatto che Damon non è mai stato uno di quelli che ti consola con
frasi d’effetto, o che ti asciuga le lacrime, che parla coi
medici o presenzia alle riunioni di condominio.
Damon distrae un ragazzino spaventato che si vergogna ad ammetterlo,
descrivendo l’aspetto figo un incidente.
Damon è il tipo che ti dice di non preoccuparti e sistema le cose a modo
suo -magari flirtando con l’infermiera - che si muove
silenzioso, che prende decisioni senza consultare, che usa mezzi che lei non
condivide pur di proteggerla, di tenerla al sicuro, anche finendo con lo
spezzarle il cuore.
E’ tutto l’opposto di suo marito, di ciò che di sicuro e accogliente ci sia
in un buon marito, eppure.
Eppure lei non si sentiva così viva da tanto tempo e tutto questo per un
uomo che non è quello giusto, che non è più il suo.
Un uomo che tutto e tutti le imporrebbe di tenere a debita distanza, una distanza che lei non è mai stata capace di tenere.
Quando parcheggiano, Damon scende e apre lo sportello dal lato di James.
-Lo prendo io-
Elena annuisce, non avrebbe proprio saputo come fare da sola, così in
silenzio, con Damon che porta in braccio il ragazzino, arrivano in casa e lei lo
guida fino in camera dei ragazzi dove lascia che lui
la aiuti a cambiarlo.
Una volta spente le luci, Elena chiude la porta ed entrambi tornano in
quello stesso salotto in cui è tornata la corrente, togliendo l’oscurità in cui
stavano lasciando emergere i fantasmi del passato.
-Grazie di tutto...non..-
Si passa una mano tra i capelli sospirando.
-Non c’è di che...dovresti riposare anche tu, non
credi?-
-Già ma...rimarrò sveglia nel caso in cui lui si
agiti o si svegli…-
-Elena-
-Sto bene-
Alza le mani in segno di difesa e poi si avvia verso il salotto.
-Starò sul divano non ti preoccupare-
-Resto con te-
-No Damon...tu-
Lui fa due passi verso di lei che si blocca sul posto, possibile che averlo
attorno la scombussoli tanto? Deve tenerlo a distanza, è tutta la sera che se
lo ripete.
-Non mordo Elena-
Lei lo osserva sottecchi, trattiene il fiato come per paura che anche solo
respirando possa combinare qualcosa, come correre tra le sue braccia e piangere
e sarebbe così inopportuno.
Come se quello che è successo qualche ora fa, tra i baci e lo schiaffo non
fosse abbastanza.
Non ha paura di lui, ma di se stessa.
-Lo so...preparo della camomilla-
Lo supera sparendo in cucina e lo sente dietro di lei.
-Tu...em...tu siediti…ti
prego-
Alza le mani e sospira, lasciandola fare e va a sedersi sul divano mentre
la attende, sa che è agitata, stanca e totalmente incapace di rispondere di se
stessa.
Ma lui vuole soltanto starle accanto, nel suo modo un
po’ contorto e goffo.
Poco più tardi sono seduti sul divano, con qualche distanza di sicurezza,
che fissano le tazze fumanti poste sul tavolino da caffè.
-Lo so che sei preoccupata, ma devi dormire, domani avrà bisogno di una
mamma riposata ed energica che si occupi di lui, e che rassicuri il resto della
famiglia, quindi Elena adesso ti togli le scarpe, ti sdrai e
io rimarrò a vegliarti finché non ti addormenti-
-Ma-
-A meno che tu non voglia andare spontaneamente nel tuo letto-
Elena cruccia lo sguardo come una bambina capricciosa.
-Che c’è? In quindici anni ho imparato qualcosa sull’essere genitori-
Le scappa un sorriso.
-Avevi un tono credibile-
-Ehi, io sono sempre credibile, devi vedere quando mi arrabbio sul serio
con Nadia come correi in camera sua-
-Come no...è noto che i padri siano molto
accondiscendenti con le figlie-
-Bè potrei concederle molte cose ma...quando c’è
da essere severo lo sono, ricordo ancora la prima volta che l’ho sgridata fino
a farla piangere-
Elena lo osserva in silenzio, forse non è l’unica ad
essere cresciuta, Damon è sempre Damon, ma è anche un padre e un uomo che si
prende cura di sua figlia, che le rimbocca le coperte la sera o fa la spesa.
Che presenzia all’incontro genitori-insegnanti in
una giacca troppo seria e brontola perché non c’è dell’alcool decente al buffet
di benvenuto.
E le si stringe il cuore a pensare che sa così poco
di lui, dell’uomo che è diventato, troppo intenta a vedere solo il ricordo del
ragazzo che amava e che l’ha ferita.
Vorrebbe conoscerlo questo nuovo Damon, quello che senza battere ciglio si
è preso uno schiaffo e lei è stato accanto tutto il
tempo, che adesso le lascia il suo spazio, che resta in silenzio a sostenerla.
-Raccontami-
Con la voce quasi rotta dalle lacrime di stanchezza accorcia quella
distanza chiedendogli di aprirsi, di condividere un pezzetto di quei lunghi
vent’anni, di colmare le troppe lacune e dopo un istante di esitazione in cui
le iridi azzurre si perdono in lei, lo osserva poggiarsi allo schienale del
divano e ripercorrere le prime volte di Nadia.
Lo ascolta parlare, mentre sorride o si rabbuia a seconda
dell’aneddoto, lo osserva, scruta le piccole rughe attorno agli occhi
chiari, il tono calmo e profondo.
Nemmeno si accorge di aver quasi finito la camomilla, di essersi
appallottolata su un fianco sul divano, con un braccio posato contro lo
schienale e la testa sostenuta dalla mano; e lui le parla sfiorandole casualmente
un ginocchio, o allungandosi per raggiungere una ciocca da spostarle dal volto mentre
lei trattiene una risata quando le racconta di come sia caduto dalla bici mostrando
a Nadia come si pedala senza le rotelle.
E la stanchezza fluisce lungo i muscoli di Elena più che si rilassa cullata
dalla presenza di Damon, non ci vuole molto per far sì che lei posi il capo
contro il cuscino del divano e lui le afferri
gentilmente le gambe per fargliele distendere su di lui, mentre la guarda
addormentarsi.
-Buonanotte Elena-
Le toglie la tazza dalle mani, si alza leggermente per farla distendere ma
lei lo afferra nel dormiveglia.
-Non mi lasciare-
Damon si blocca proprio sul punto di posare le sue gambe e sposta l’attenzione
su quella mano che tiene la sua maglia e gli occhi socchiusi supplichevoli,
come una bambina che ha paura del buio.
Sorride appena e si siede di fianco a lei lasciando che Elena posi la testa
sul suo petto e lui la avvolga dolcemente accarezzandole i capelli.
Adesso non gliene importa di mantenere le distanze, o forse non le ha mai
volute mantenere.
Ciao a tutte!
Perdonatemi il ritardo, spero che ci sia ancora qualcuna disposa a leggermi!!!
Innanzitutto grazie mille alle ragazze che mi hanno recensita
e grazie a chiunque abbia letto la mia storia, per me è importante sapere cosa
ne pensate!
Venendo alla storia, abbiamo lasciato i nostri Damon ed Elena nel presente,
nel post bacio folle nella cucina di casa di lei, dopo la loro strana
chiacchierata nel capitolo precedente e vediamo che le cose si scaldano in modo
pericoloso.
Entrambi si portano dentro tante cose mai espresse, che covano da sempre e l’unico
modo in cui riescono ad esprimere tutta la
frustrazione e il turbamento è in modo fisico, tanto nei baci quanto nello
schiaffo che lei si teneva dentro da tempo.
Ma il tutto viene interrotto dall’incidente di suo
figlio, un momento che serviva per ripristinare l’ordine e per dare la
possibilità ad Elena di guardare Damon non sono per la rabbia e l’odio, ma in
tutto ciò che è diventato e prova sensazioni contrastanti scoprendo che ha
molte più sfaccettature del ragazzo che ricordava. Che il tempo può cambiarci e
la vita, l’essere un padre come lei è madre, hanno
plasmato certi suoi tratti.
Sono passate due settimana dall’incidente, dalla sua
serata surreale con Damon, dal loro bacio che ancora adesso le brucia sulle
labbra soprattutto quando suo marito, talvolta, vi poggia contro le sue.
Quelle poche volte che ancora cercano il contatto
dell’altro.
Non lo ha più visto – Damon - le ha scritto solo due
volte per sapere come stava James, e le ha fatto così strano. Lei e Damon si
sono amati quando i messaggi erano scritti su bigliettini, quando le telefonate
si facevano al fisso di casa con le corse per rispondere prima di sua madre o
suo fratello.
Invece oggi è tutto veloce, tutto immediato. Non
esiste più quell’attesa carica di speranza, la pazienza nel veder costruire un
rapporto; oggi è tutto così troppo e subito che i ragazzi si bruciano l’amore
tra le mani senza nemmeno accorgersi, giocano a fare le coppie già sposate
senza nemmeno darsi il tempo di crescere e conoscersi, non c’è più la voglia di
veder fiorire il rapporto.
Per questo ripete sempre ad Alec di non stare fisso su
whatsapp, di cercare la persona che gli piace senza l’angoscia pressante che
lei risponda.
Ma suo figlio ha 15 anni, e tutto questo non lo capisce
guidato come è solo dall’istinto; ha ancora tanta strada da fare.
Certo whatsapp ha pure i suoi vantaggi, il gruppo con
Care e Bonnie consente loro di essere in contatto diretto con l’amica che ora
si trova in Europa e non vedono l’ora che torni per Natale.
E mentre si perde nei suoi mille pensieri non da molta
considerazione all’amica che le sta parlando a macchinetta da circa mezz’ora.
Sono a casa di Caroline e Stefan, dove stanno
organizzando, come ormai da tutta una vita, la cena per Halloween da
tradizione; passano insieme praticamente tutte le festività di solito a Natale
e per il ringraziamento gli raggiungono Bonnie, con qualche nuovo fidanzato,
suo fratello Jeremy con sua moglie Anna e i due bambini.
E lei è particolarmente agitata perché quest’anno ci
saranno pure Damon e Nadia, e spera non Kathrine; dovrà presentare Aaron a lui e dovrà dire a suo figlio che il
fratello di quello che considera praticamente uno zio, è il padre della ragazza
che gli piace.
Tra l’altro proprio dopo cena i ragazzi andranno a una
festa di un loro compagno di classe e lei non vuole pensare all’imbarazzante
momento in cui ce li accompagneranno.
-Terra chiama Elena-
-Come?-
Si volta verso Care che la osserva un po’ perplessa,
col suo grembiule arancione pallido pieno di fantasmi disegnati sopra, esito di
una delle tante creazioni scolastiche dei suoi figli.
-Se continui così di quella zucca non ne rimarrà
niente-
La donna abbassa gli occhi scuri sulla grande zucca
che l’amica le ha dato da scavare e si accorge di aver quasi portato via tutta
la buccia.
-Beh la useremo per l’impasto della torta-
Caroline prende la ciotola dentro cui Elena stava
mettendo la polpa e poi la guarda di nuovo.
-Senti Elena…penso che dovremo parlare dell’ospite…speciale-
-Fa parte della famiglia, non c’è niente di cui
parlare-
-Ehi, non abbiamo più 15 anni, possiamo affrontare
l’argomento con serenità?-
Elena sospira a fondo e poi si sciacqua le mani per
procedere all’apparecchiatura della tavola.
-Io sono serena-
-Oh ti prego, mi sembra di essere tornata a quando vi
beccai a baciarvi nella cantina di questa stessa casa….-
Elena sbianca, tornando a sentirsi esattamente
l’adolescente emozionata per la sua relazione clandestina con un ragazzo che
andava già al college, nonché fratello del suo migliore amico.
La bionda, invece, si concentra sugli ingredienti da
mettere insieme per fare la torta di zucca e quasi con leggerezza ripensa al
momento in cui, durante la cena del Ringraziamento, i due erano spariti a prendere
una bottiglia di vino e lei era andata a cercarli, trovandoli avvinghiati
contro il muro angusto e umido della vecchia cantina.
Sorride tra sé ripercorrendo quei vecchi ricordi e
d’un tratto un lampo attraversa gli occhi azzurri che si alzano sull’amica.
-Di un po’ ….tu e Damon vi siete parlati? A parte al
barbecue…-
La faccia di Elena perde colore e gli occhi marroni
iniziano a vagare colpevoli mentre si dirige verso la sala da pranzo con la
tovaglia.
-A cosa ti riferisci?-
Caroline posa la farina sul ripiano dell’isola e si passa
le mani sul grembiule raggiungendo l’amica che apre la grande tovaglia e
l’aiuta a stenderla.
-Parlo di te e Damon, Elena….sei strana, rispondi in
modo confuso…era tanto che non ti vedevo così-
-Beh no io…. Noi-
In quell’esatto momento il cellulare di Elena, posato
sul mobile con sopra gli alcolici proprio alle spalle di Caroline, inizia a
squillare e la donna si volta allungandosi a prenderlo per passarglielo.
Ed è allora che scorge il nome di Damon lampeggiare
sul display, assumendo un’espressione indecifrabile mentre lo porge all’amica
che invece la guarda confusa.
-Prepara una scusa bella grossa per avere il suo
numero memorizzato in rubrica-
Elena afferra il telefono posato dalla bionda sul
tavolo e sospira mentre la osserva dirigersi a prendere i piatti.
Perché le sue mani tremano così?
-Pronto?-
Che cavolo la chiama? E perché si sente così in
difficoltà?
-Ehi, ciao….-
-Ciao-
-Em…senti ho…io
avrei un dubbio e non sono bravo per queste cose-
-Di che si tratta?-
Com’è che adesso sembrano due amici a darsi consigli
per i regali di Natale?
-Vedi ecco
dubito che Nadia sappia che Alec è tuo figlio e che tu sei sua madre e che
loro, noi…cioè non vorrei proprio farle una sorpresa che non so quanto
gradirebbe e…-
Elena respira rilassandosi, hanno avuto il solito
pensiero solo che Damon ha avuto la decenza di cercare davvero di parlare con
sua figlia mentre Elena, da solita incapace quale è, avrebbe messo Alec di
fronte al fatto compiuto, finendo per farsi odiare definitivamente da lui.
-Giusto ecco, anche io ci stavo pensando-
-Sei sicuramente
più brava di me a capire come fare-
-Oh, su questo non ci giurerei…-
-Che poi alla
fine potremmo anche ignorare la cosa-
-Ah sì e in quale modo? Sanno che sappiamo che sono i
nostri figli, cioè…ecco Alec sa che sei il padre di Nadia, ma non sa che sei il
fratello di Stefan…è difficile-
-Te l’avevo
detto, come glielo diciamo?-
-Non lo so, non ho ancora pensato….anche perché si
domanderanno da quanto lo sapevamo e sarebbero in ogni caso discussioni-
-Dannazione, non
ci avevo pensato-
-Non puoi mica dirle “ehi sai, il tipo con cui esci è
una sorta di cugino acquisito”-
-Beh ma non
potevo immaginare che tra tutti i ragazzi…-
-E tra tutte le ragazze della scuola…-
-Si sarebbero
piaciuti proprio loro due-
-In qualche modo dobbiamo fare-
-Mi farà una
lista di cose da non dire-
-Da non chiedere-
-Da non fare-
-Ci diranno di non metterli in imbarazzo-
Elena gioca con una ciocca di capelli mentre passeggia
nella sala da pranzo senza nemmeno accorgersi di Caroline che è arrivata a
posare i piatti sulla tavola.
-D’accordo, facciamo così…diciamogli che…abbiamo
scoperto questa cosa da poco, perché Stefan mi ha detto che eri tornato in
città con tua figlia e parlando è venuto fuori che si chiama Nadia e che
frequenta la stessa scuola di Alec e così abbiamo collegato le cose, tu
ovviamente farai il discorso inverso a Nadia-
-Mi sembra possa
funzionare-
-Ci crederanno…insomma, Alec mi tratta sempre come se
ci mettesi mille anni a capire le cose-
-Solo perché ai
nostri tempi i cellulari non c’erano, o almeno non si usavano quanto adesso-
-O il computer-
-Come se
soffrissi di qualche malattia senile che rallenta le mie capacità di apprendere-
Elena scoppia a ridere inaspettatamente, i figli sono
davvero tutti uguali e le fa strano fare questi discorsi da genitori proprio
con lui.
Si sente meglio però, anche se la parte dei ragazzi
pare abbastanza sistemata, rimane il grande elefante nella stanza chiamato “marito”.
-Sai che
andranno a una festa dopo cena?-
-Si quella di Chuck Prasbie-
-E’ un tipo
affidabile? Insomma più tipo me o tipo Tyler Loockwood?-
-Non mi sembra positivo in nessuno dei due casi-
-Sottile,
davvero-
Lei si lascia sfuggire una piccola risata.
-Suo padre è il CEO della Prasbie Inc., vanno sempre a
giro con le guardie del corpo-
-Quindi è Tyler
Loockwood, un tipo con un sacco di soldi che fa feste esagerate-
-Ma con guardie, quindi adulti, sempre presso di lui-
-Non mi fa
comunque stare tranquillo-
Elena sorride appena contro il telefono, perché questo
Damon premuroso e paterno le scioglie qualcosa dentro.
-Elena devo per caso fare tutto da sola?-
-Quello è il
Generale?-
-Sì, è proprio lei-
-Beh allora ti
lascio, altrimenti sono sicuro che stasera mi darà la colpa di tutte le cose
che non andranno bene a cena-
-Lo farà comunque-
Stavolta è Damon a ridere leggero.
-Allora…a
stasera-
-A stasera-
Elena chiude e rimane per un istante ad osservare il
cellulare fin quando l’odore dolciastro del profumo di Caroline non la
risveglia, trovandosela a un palmo di naso.
-Allora? Cosa devi dirmi?-
Sospira a fondo, sa che almeno una parte della storia
dovrà raccontargliela.
***
Pomeriggio.
“Hai saputo
immagino”
“Ho saputo…e…non
hanno ancora inventato un’emoji in grado di rendere la mia espressione”
“Sei la nipote
di…beh”
“Zio Stefan,
dimmi che non lo chiami zio O_O”
“Certo che lo
chiamo zio….praticamente da quando sono nato”
“Odio tutto”
“Vestiti da
Mercoledì Addams…lei odia tutto e tutti da sempre”
“Ora vorrei
poter uccidere qualcuno, tipo i nostri genitori”
“Cos’è siamo
tipo…cugini?”
“Ma non
davvero!!!!!!!! Come ti viene in mente???”
“Eh scusa sono
molto turbato”
“Scusa te….insomma, capisco che questa cosa faccia impressione”
“Impressione è riduttivo, sono davvero idiota….fai pure Salvatore di cognome,
come ho fatto a non collegare”
“Questa cosa ti
mette tanto a disagio?”
“Che tu padre è
il fratello di zio Stef?”
“Sì”
“Molto”
Nadia fissa la risposta di Alec nella loro chat su
whatsapp rimanendo con un dito sospeso sulla tastiera, mentre quel “online” la fissa come l’occhio di
Sauron. Sospira a fondo e si lascia andare sul letto.
Odia suo padre, odia la madre di Alec. Non può credere
che in quindici anni sia lei che Alec non sapessero dell’esistenza dell’altro,
lei ha sempre saputo dei suoi cugini d’altronde solo loro sono parenti, ma è
assurdo che Alec ignorasse che Zio Stefan avesse un fratello e che i loro
genitori quindi si conoscessero da tutta una vita, anche se a detta di suo
padre non si vedevano da quando lui è andato a vivere a Los Angeles…adesso capisce
perché al barbecue dei Finn stavano parlando fitti fitti.
Proprio ora che le cose andavano così bene doveva
crearsi questa cosa troppo strana.
Saranno a cena insieme con i loro genitori,
decisamente troppo presto da gestire, e dopo avrebbero dovuto trovarsi alla
festa. Aveva un super vestito da infermiera insanguinata, idea rubata da The
vampire diaries, danno giusto ora le repliche della prima stagione e le
sembrava perfetto, insomma a lei non sta certo come a Nina Dobrev ma poteva
andare, un po’ meno scollato del suo dato che altrimenti suo padre la chiude
nella cantina di suo zio e butta per sempre la chiave, ma perfetto per fare
colpo su Alec.
Si passa le mani sul volto quando il cellulare squilla
di nuovo e lo prende.
“Sei sempre lì?
O mi odi?”
Come potrei odiarti, mica è colpa tua se siamo figli
dei nostri genitori.
“Sto
contemplando la mia sfiga”
“Siamo in
due….Senti ma….”
“Dimmi”
“Vuoi essere
sempre…”
Nadia osserva quel sta
scrivendo che appare e scompare e si chiede quale parola o messaggio
complicato stia provando a comporre il ragazzo.
Ha paura che voglia fare marcia indietro e non lo
biasimerebbe.
“Sì ecco…”
“Alec…”
“Vuoi sempre
venire alla festa con me?”
La ragazza, sdraiata sul letto, fa uno scatto
mettendosi a sedere e arrossendo contro lo schermo.
E il suo cuore inizia a galoppare felice mentre un
sorriso incontrollato dipinge sulla sua faccia la tipica espressione da
romanzetto rosa.
Si affretta a rispondere.
“Certo, se tu
vuoi sempre andare alla festa con me”
“Solo se sarai
mia alleata nella lotta contro i nostri genitori”
“Puoi contarci”
“Allora…ci
vediamo stasera da Zi…”
Invia, poi si pente dandosi dello stupido e riscrive
un nuovo messaggio.
“Come devo
chiamarlo adesso?”
“Come
sempre...per quanto strano sia”
“Ok…in ogni
caso ci vediamo a casa di tuo zio….”
“Perfetto”
“Se mi prendi
in giro per il mio costume troverò il modo per vendicarmi”
“Non vedo l’ora ;P”
Nadia sospira a fondo e, nella sua stanza qualche
quartiere più lontano, anche Alec si lascia andare sul letto un po’ confuso.
****
Fa particolarmente freddo quella sera, l’aria a New
York è umida e festosa, nonostante sia la notte dei morti viventi i newyorkesi
le danno quel tocco allegro con i bambini mascherati a giro per la città e
mille feste per strada che hanno tutto
tranne che un sapore spettrale.
Casa Salvatore è arredata per l’occasione, con i figli
di Caroline – Julie di 13 anni e Matt di 10 - che mostrano fieri i loro costumi
in attesa che, dopo cena, arrivino le amiche di sua figlia per andare tutte
insieme, incluso James, in giro per il quartiere con altri compagni di classe.
Elena si liscia nervosa l’abito nero di crêpe con
piccoli fiorellini panna stampati sopra, abbottonato davanti e ripreso
leggermene in vita che le scende morbido fino a sopra il ginocchio, continuando
a chiudere e riaprire due bottoni sopra il seno col terrore di essere troppo
scollata –che sbuchi la sottoveste di seta- ma allo stesso tempo l’adolescente
che c’è in lei vorrebbe far emergere il suo lato sexy.
Poi si ricorda che è una madre e una moglie e deve
comportarsi di conseguenza, ma l’idea dell’imminente arrivo di Damon manda in
black out il suo cervello, così sbuffa e afferra il vassoio con gli antipasti
che porta in sala da pranzo.
In tutto questo sente gli occhi indagatori di Caroline
su di sé.
-Sei particolarmente bella stasera Elena-
Alza gli occhi scuri sull’amica che la punta come un
falco.
-Perché, di solito come vado in giro vestita?-
-Beh, era tanto che non ti vedevo col rossetto-
-Care ma di che parli, mi sono sempre tenuta bene-
-Certo certo….ma non so, di solito sei in jeans, o
comunque tutto questo trucco era tanto che non te lo vedevo-
La donna deglutisce scappando da lei, quando suonano
alla porta e per poco non travolge Stefan.
-Tutto bene Lena?-
-Sì certo!-
-Come sei bella…-
-Ehi, dì un po’ tu e tua moglie vi siete messi d’accordo?-
Gli occhi verdi si sgranano perplessi osservando
quella che per lui è praticamente una sorella continuare a torturare i
bottoncini della scollatura dell’abitoe
comprende che c’è una bella dose di agitazione nell’aria.
Evidentemente le cose sono molto meno tranquille di
quanto pensasse e sua moglie ha sempre ragione; anche la sera prima sono stati
mezz’ora a letto a discutere di come secondo Caroline tra Elena e Damon sia
successo qualcosa, probabilmente una discussione o uno scontro ma che – come
temeva- nonostante siano trascorsi tanti anni le cose tra loro non sono serene.
Nonostante l’ottimismo di Stefan, convinto che ormai
il tempo avesse cancellato tutto dato che sono tutti grandi e ciascuno con la
propria famiglia, tra suo fratello e la sua migliore amica continuano a
rimanere delle vecchie tensioni visto che lei si sta comportando come
un’adolescente.
Intanto Aaron e Alec sono scesi in cantina a scegliere
il vino per la cena mentre Stefan stava sistemando con Matt l’ultimo fantasma
da appendere sulla porta quando rientrando si è scontrato con l’amica nervosa.
E in quel momento è suonato il campanello.
Elena prende un profondo respiro e apre la porta.
Damon se ne sta sull’ingresso con in mano una busta a
forma di zucca piena di dolci e accanto a lui una timida Nadia tutta
rannicchiata nel cappotto.
La ragazza ha deciso che si vestirà per la festa dopo
cena per evitare commenti da parte di sua zia Care o che suo padre la tormenti
con battute fuori luogo, così si è limitata a scegliere un vestitino semplice
color porpora.
Ma gli occhi di Elena sono totalmente catalizzati dal
cielo artico che la osserva nervoso tanto quanto lei, il respiro è bloccato lì alla
gola mentre tenta di collegare il cervello e dire qualcosa, ma ora che ce lo ha
davanti, l’unica cosa che la sua stupida testa riesce a pensare è alla sera
famosa dove si sono baciati.
E si odia da morire per non essere in grado di
controllare i propri pensieri, ma lo sa bene che questo purtroppo è l’effetto
che lui ancora oggi le fa. Stringe la porta così tanto che la mano inizia a
diventare bianca mentre il sangue defluisce alle sue guance ora che quegli
occhi chiari la percorrono, esaminando attentamente la sua figura e per un solo
istante vorrebbe essersi chiusa quei due dannati bottoni che cambiano
totalmente il gioco di luci e ombre che si forma all’incavo del suo seno.
Elena schiude le labbra rese più scure dal rossetto per
dire qualcosa.
-Ehi-
-Ehi-
Nadia, che sta sentendo l’umido incresparle i capelli,
li osserva leggermente perplessa. Pensava che si sarebbe sentita in super
imbarazzo a conoscere la madre del…beh non è ancora il suo ragazzo non hanno
definito niente, comunque la madre del tipo che le piace e invece si scopre più
rilassata di suo padre, che ne sta lì con la mascella tirata e lo sguardo
imbambolato.
E per un brevissimo istante, che sembra durare una
eternità, la sua testolina da adolescente molto fantasiosa inizia a chiedersi
che sia succedendo tra i due.
-Em, questi sono per i ragazzi-
Elena abbassa lo sguardo sulla busta che Damon tiene
in mano e la afferra sorridendo in modo formale e finalmente, al piccolo colpo
di tosse di Nadia, sposta la sua attenzione sulla piccola Kathrine cercando di
eliminare quel gusto amaro che il solo pensiero le provoca.
-Ciao, tu devi essere Nadia, io sono Elena-
-Salve-
La ragazzina con coraggio allunga la mano per ricambiare
la stretta della donna e finalmente Elena si sposta per farli entrare,
chiudendo la porta.
In quel momento arrivano Caroline e Julie verso di
lei, permettendo alla donna di respirare affannosamente. Non si era accorta di
aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo.
-Ehi siete arrivati!-
-Ciao zia!-
La ragazzina si scioglie alla vista di sua zia e sua
cugina che la abbracciano; si sfilano i cappotti e Nadia non fa in tempo a dire
nulla che Julie la trascina via per farle vedere il costume che indosserà dopo
cena, desiderosa di avere una opinione dalla cugina maggiore.
Gli unici già mascherati sono James, Alec e Matt.
Caroline saluta suo cognato e poi nota Elena alle sue
spalle con in mano una busta.
-Questi sono per i ragazzi, da parte di Damon-
-Oh, allora ogni tanto sai essere un signore-
-Sei molto bella stasera cognatina-
Caroline gli tira un pugno sulla spalla, suscitando
una risatina di Elena, poi gli da le spalle e porta la busta coi dolcetti in
cucina per metterla in una ciotola, lasciando i due da soli ma non senza
aguzzare l’udito per origliare, tanto che quando vede arrivare suo marito per
salutare Damon, lo afferra e lo trascina in cucina, strappandogli qualche
commento confuso.
Damon si volta verso Elena alle sue spalle.
-Allora, come…come stai?-
-Oh, molto bene…grazie, tu?-
-Nadia non mi ha rivolto parola per tutto il giorno-
-Oh, Alec mi reputa la causa dei suoi mali-
-Beh, mi sento meno solo-
Deglutisce la sua ansia mentre se ne sta con le mani
giunte davanti a lei.
-Sei…sei molto bella-
Elena arrossisce di colpo.
E’ la terza persona che glielo dice quella sera, ma
non sa perché detto da lui le provoca tutt’altra reazione soprattutto di
estremo imbarazzo mentre si ravvia una ciocca mossa dietro l’orecchio e
vorrebbe picchiarlo perché non può fare così, non adesso, non a questa cena,
non dopo quello che è successo tra loro.
Ma le sue parole “se
mi vuoi io sono qui, in qualunque modo tu voglia” bisbigliate con quel suo
sguardo di ghiaccio che tante volte l’aveva emozionata, hanno scavato
silenziosamente la sua pelle da due settimane a questa parte.
Schiude le labbra per rispondere, sperando che esca la
voce rinchiusa nelle profondità della sua gola, ma un rumore alle spalle di
Damon li interrompe.
-Zio Dam!!-
Matt si catapulta verso suo zio che lo solleva di peso
rischiando di troncarsi la schiena.
-Ehi! Ma sei uno zombie!-
-Certo! Come quelli di The Walking Dead-
-Tua madre ti fa guardare quel telefilm? Com’è che mio
fratello è ancora vivo?-
Il piccolo Matt si mette una mano alla bocca facendo
segno a suo zio di parlare più piano ed Elena ride osservandoli. E non può
proprio fare a meno di pensare che Damon sia terribilmente bello anche adesso
che i suoi occhi sono totalmente presi da suo nipote che sembra una piccola
versione di Stefan.
-Infatti la mamma si arrabbia tantissimo, ma è un
segreto mio e di papà-
-E questo fantastico costume non l’ha insospettita per
niente?-
-Le ho detto che i miei amici lo compravano così-
Damon lo scende e gli spettina i capelli.
-Così avrai più l’aria di chi è appena uscito dalla
tomba-
-Ahahhah-
-Ehi, lo sai che ci sono dei dolcetti fantastici in
cucina?-
-Davvero? Vado a vedere-
Il bambino scappa verso la cucina e i due lo seguono
con lo sguardo finché non sparisce dalla loro visuale e Damon fa per tornare su
Elena, ma mentre sposta l’attenzione dalla cucina al corridoio, vede sbucare
dalla porta che porta alle scale della cantina, due persone.
Uno è Alec e poco dietro di lui, un uomo che molto
probabilmente deve essere il marito di Elena; ed è strana la sensazione di
vertigine che gli stringe la gola mentre riaffiora quella vecchia sensazione,
la stessa di quando lei era la sua ragazza e alle feste troppi occhi si
posavano sulle sue gambe o sul suo sorriso suscitandogli il desiderio di
estinguere la specie maschile.
Ma Elena non è più la sua ragazza, non può essere geloso
dell’uomo che le sta accanto da anni e che, a differenza sua, non l’ha lasciata
alla prima difficoltà. Dovrà fare l’adulto e inghiottire la fiele amara della
gelosia, o forse è più invidia per non essere lui quell’uomo.
-Ehi, abbiamo trovato il vino-
Alec avanza impietrito davanti al padre di Nadia,
mentre sua madre se ne sta lì come un palo a fissare i tre, imbambolata.
-Salve, tu devi essere Damon, il fratello di Stefan.
Piacere Aaron Withmore, il marito di Elena-
Aaron, uomo dall’aria per bene, di quelli che di
solito aiutano le vecchine ad attraversare la strada, il classico bravo
ragazzo, allunga la mano verso di lui.
Damon fissa la sua mano per qualche istante incerto se
ricambiare la stretta o meno, poi sente Elena schiarirsi la voce in quel modo
tipico suo quando lo vuole brontolare per qualcosa e prende un respiro
allungando la mano.
-Piacere marito
di Elena-
La mora, se potesse, gli tirerebbe un calcio ben
assestato dove meriterebbe e invece fa un passo per affiancarlo, imponendo la
sua presenza per rimetterlo in riga. L’occhiata torva che gli scocca- da lui
abilmente ignorata- non passa invece inosservata a suo marito.
-Tu invece sei il…come dicono oggi? “Amico di mia figlia?-
Gli occhi chiari vagano da Alec, che sbianca di colpo,
ad Elena che lo fulmina con le sue pozze nere sillabando un “smetti idiota” che di contro ha solo
l’effetto di strappargli un mezzo sorriso.
-Ec…ecco sì, em io…-
In quel momento dalle scale alle loro spalle scendono
Nadia e Julie, bloccandosi sugli ultimi gradini appena si accorgono della
situazione bizzarra.
Incontro tra genitori.
Cosi la ragazza li raggiunge incerta e rimane di lato
tra Alec, suo padre, la madre e il suo di padre.
-Ehi-
-Ehi-
I due finalmente si guardano, mentre i loro genitori
li osservano imbarazzarsi ed Elena non può che provare un moto di tenerezza
verso suo figlio, arrossito di colpo alla vista della piccola Nadia.
-Bene, perché non andiamo tutti in sala da pranzo?-
Si rende conto che in qualche modo deve aiutare i
ragazzi a togliersi da quel momento assurdo provocato dai genitori stessi e
soprattutto vuole tenere il più lontani possibile Damon e Aaron.
-Allora, Damon di cosa ti occupi?-
-Oh sai, un po’ di questo un po’ di quello…posso?-
Allunga una mano indicando la bottiglia di vino che
tiene in mano.
-Certo, dopo tutto è della tua riserva…suppongo-
-Supponi male, questa è mia-
Stefan, accortosi della presenza di suo fratello, li
ha raggiunti cogliendo lo sguardo impanicato di Elena e decidendo di mettersi
in mezzo a gestire gli animi.
-Oh andiamo Stef non ti sei mai inteso di vino-
-Ho fatto un corso-
-Ah e quale…portare a cena fuori barbie?-
-Chi è barbie?-
Matt sbuca alle spalle di suo zio aggrappandosi alla
sua gamba.
-Tua madre, stasera per l’esattezza è barbie terrore di halloween-
Fa un verso con le mani sgranando gli occhi così da
strappare una risata a suo nipote, mentre Stefan scuote la testa e si accinge
ad aprire il vino; intanto Aaron si è avvicinato a sua moglie e le posa una
mano sulla vita tirandola più vicina in un gesto che Elena non ricorda da
tempo.
-Così i nostri ragazzi….si frequentano?-
-Beh sì abbiamo scoperto che si piacciono-
-Mm che buffa coincidenza…tutto in famiglia insomma-
-Già-
Damon tira un sorriso forzato cercando di nascondere
il fastidio che quella situazione gli provoca e ringrazia che all’improvviso la
sala da pranzo si sia riempita così da distrarlo da Elena.
La cena prosegue tranquilla con domande varie sulle
rispettive vite lavorative, qualche battuta o aneddoto sui tempi andati finché
sul dolce i ragazzi non hanno comunicato la loro esigenza di andare alla festa,
mentre Julie e James hanno già raggiunto gli amici per strada.
-Allora-
Stefan e Aaron sono seduti sul divano a chiacchierare
con Damon che invece ha preso posto sulla poltrona, mentre Elena e Caroline
stanno sparecchiando la tavola per servire il dolce in salotto quando Alec
sbuca da loro.
-Mamma, ci porti tu o papà?-
-Beh, sentiamo papà, lui deve anche alzarsi presto
domattina, quindi in ogni caso stanotte vengo io a prenderti-
-Posso portarvi io ragazzi, tanto adesso devo proprio
andare che altrimenti non sentirò mai la sveglia-
Aaron si alza da tavola.
-Posso portarli io non è un problema-
-Non avrebbe senso, io devo comunque andare a casa
adesso perché ho l’aereo presto, è inutile scomodarsi in due-
-In tal caso, grazie-
L’uomo fa un cenno di assenso con la mano e poi si
dirige in bagno prima di tornare a salutare tutti e portare i ragazzi.
-Allora dopo verrò io a prendervi-
-Come, no Elena andrò io…-
Tutti gli occhi si spostano su Damon.
-E’ compito mio, e non ti farò alzare alle due-
-Non è un problema-
-E inoltre voi mi siete di strada, tu invece dovresti allungare-
-B...beh, d’accordo allora…-
-Papà….metti cinque sveglie-
Damon si volta verso Nadia in procinto di alzarsi per
prepararsi ad uscire.
-Che vorresti dire-
-Devo ricordarti della festa l’anno scorso dai
Nichols?-
-Ecco…-
-Non ti sei svegliato, mi hai lasciata lì obbligandomi
a chiamare la mamma che non l’ha persa molto bene-
Damon si gratta la testa sentendo gli occhi indagatori
dei presenti su di lui.
-In tal caso Damon, andrò io-
-No-
-Allora mi vieni a prendere…e andiamo insieme-
Solo in quel momento Elena realizza cosa ha appena
detto e prova a non arrossire davanti a tutti. Sia lei che Damon vorrebbero
dire qualcosa per cercare di spezzare l’imbarazzo ma il rientro di Aaron li
blocca, mentre intanto Nadia continua ad osservarli stranita a differenza di
Alec che tira un sospiro di sollievo, terrorizzato dall’idea di dover fare un
viaggio in macchina col padre di Nadia da solo.
Ed è così che Aaron esce con i ragazzi, mentre Elena
resterà ad attendere James per poi tornare a casa e già sa che non chiuderà
occhio in attesa di quando Damon la verrà a prendere.
Ciao a tutte e Buon Natale!!
Come sempre ringrazio tutte le persone che hanno letto
e/o recensito la mia storia, spero che possa continuare a interessarvi!
Venendo al capitolo….la sto portando più avanti di
quanto mi fossi prefissata, vedremo se troverà consensi! Siamo ad Halloween e
da tradizione Elena e Caroline organizzano la cena per i bambini, anche se
ormai sono quasi tutti grandi; ovviamente essendo tornato, anche Damon
presenzierà e si creerà una bizzarra situazione tra genitori e figli.
I rapporti tra Damon ed Elena hanno una nota di
imbarazzo per via di quanto accaduto anche se i due ovviamente non ne
riparleranno, fingendo che sia stato un momento di debolezza!
È rimasta
sdraiata sul divano con il cellulare in mano e la sveglia sulle 01.00, nel caso
si fosse addormentata.
Invece i
suoi occhi marroni sono piantati verso il soffitto in
contemplazione di non sa bene cosa, con la sua latente agitazione a turbarle i
pensieri.
Non può
proprio attribuire tutta l’ansia al timore che Damon si scordi di passare a
prenderla -non si è mai dimenticato, non ha mai saltato un appuntamento con lei
a parte quando ha deciso di sparire dalla sua vita- quanto piuttosto all’idea
di passare venti minuti, il tempo di arrivare dai ragazzi, da sola in macchina
con lui.
L’ultima
volta che è salita sulla sua auto aveva 18 anni e avevano
finito per fare l’amore.
Chiude gli occhi un istante, lottando contro il ricordo pronto a
riaffiorare prepotente ma lo squillo del cellulare la fa sobbalzare e si
affretta a mettere il silenzioso temendo di svegliare Aaron e James; un
messaggio di Damon la avverte che entro cinque minuti sarà sotto casa sua, così
si alza in fretta, sistemandosi i capelli spettinati e infilandosi un paio di
scarpe da ginnastica.
Si è
cambiata, ma non struccata.
Afferra
borsa e un piumino e si dirige fuori ad attenderlo e quando un‘auto azzurra,
che aveva dimenticato da tempo, svolta da dietro la curva
della strada di casa sua è come un tuffo inaspettato al cuore, esattamente come
anni prima ogni volta che quel colore entrava nel suo campo visivo e lei
brillava di felicità per il suo arrivo.
Ma adesso…adesso è tutto diverso, troppo diverso e non si spiega
Elena perché queste sensazioni sbagliate e confuse continuino a riaffiorare dal
fondo del lago dove ha sepolto i suoi ricordi di Damon.
Appena l’auto
si ferma Elena esita un istante, poi prende fiato e si dirige al sedile del passeggero
stranita da morire da quel gusto dolce amaro che la assale non appena si siede.
Una serie
infinita di ricordi la assaltano inaspettati, dalla
prima volta in cui è salita su quella macchina – e tu guarda lui era andato a
prenderla ad una festa- alla loro prima litigata, i baci scambiati dopo gli
allenamenti con le cheerleader o quando d’estate abbassava il tettuccio per
farle vedere le stelle.
-Tutto
bene?-
Lei si volta
di scatto, persa completamente nella sua adolescenza e arrossisce imbarazzata,
ringraziando il buio nel quale può nascondersi.
-Sì certo-
-Ok, em,
allora gli scrivi tu che stiamo partendo?-
-Credi sia
meglio chiamarli? Magari non sentono il telefono-
-Ma se sono
sempre attaccati ai cellulari a smessaggiare-
-In effetti-
Elena estrae
il cellulare e invia un messaggio whatsapp a suo figlio, ma per ora nessuna sua
visualizzazione.
-Beh, semmai
li chiamiamo quando siamo arrivati-
-Sempre che
non siano occupati a fare altro-
La donna si
volta verso di lui con una faccia indecifrabile.
-Cos’è
quello sguardo….hanno 15 anni-
-Damon!-
-Damon cosa…sono
io che dovrei infastidirmi, sono io il padre della
ragazza-
-B…beh ma
non voglio pensare a mio figlio….da quel punto di vista-
-Credi che a
me piaccia vederla mettersi tutta in tiro? Dai fino a ieri giocava con le
bambole e voleva sempre le trecce-
Gli occhi
azzurri si perdono sulla strada davanti a loro ed Elena lo osserva parlarle di
sua figlia, c’è decisamente qualcosa di diverso nel
suo sguardo che la intenerisce; è lo sguardo di un padre.
E si domanda
spesso ultimamente che tipo di padre sia Damon, per quel poco che ha visto è davvero bravo altrimenti non si spiega perché Nadia
non abbia scelto di vivere con la madre che, tra l’altro, chissà dove diamine è.
Lei non
potrebbe mai stare così lontana dai propri figli e per un attimo le si stringe il cuore al pensiero di quella ragazzina la
cui madre non pare molto preoccuparsi per lei; e sente una fitta anche per
Damon che in qualche modo ha sacrificato una vita di felicità per un momento di
leggerezza.
Un momento
che ha cambiato il corso delle loro vite, perché Elena la sua vita l’aveva
programmata con lui, era lui che aveva nella coda dell’occhio del suo futuro
anche essendo ancora molto giovane. Non riusciva che a vedere lui soltanto nel
suo domani, ignara della durezza della vita.
Sente gli
occhi caricarsi di una tristezza amara, mai davvero superata e torna anche lei
con gli occhi immersi nell’oscurità che li avvolge, mentre uno strano silenzio
piomba nell’auto.
***
La festa di
Chuck Prasbie è stata interessante per gli unici dieci minuti in cui Claire e Kayla sono state con lei, poi i gemelli Parker le hanno
intercettate e lei è rimasta sola come una scema a fissare il bicchiere per poi
sparire sulla terrazza accanto a Demi Lucas, intenta a fumarsi uno spinello con
due tipi che Nadia non ha mai visto.
Alec è stato
circuito dai suoi amici tutto il tempo e lei ha pazientemente atteso che la
trascinasse in pista per un ballo ma, proprio quando si stava per avvicinare a
lei, quel guastafeste di Colin ha pensato bene di vomitare costringendo Alec,
in qualità di suo migliore amico, a portarlo in bagno.
Così è
rimasta stretta nel suo cappotto con quel misero vestitino praticamente
inutile al suo scopo, il cellulare abbandonato da qualche parte e il bicchiere
di plastica rossa contenente uno strano intruglio osceno tra le mani, a fissare
dall’alto le bellissime luci di New York col freddo a sferzarle la pelle.
-Ehi-
Finalmente
una voce familiare si è fatta avanti; Nadia si volta trovando un imbarazzato
Alec con le mani in tasca a lottare contro il freddo.
-Non ti
trovavo più-
-Oh, non
temere non posso scappare-
Gli occhi
scuri tornano ad immergersi nella notte mentre il
ragazzo fa un piccolo passo e segue il suo sguardo, affiancandola.
-E’ bella
non è vero?-
-E’ la cosa
più bella della serata-
-Ehi senti,
mi dispiace-
-Non ti
preoccupare, lo capisco-
-No io….io
volevo davvero stare con te, divertirci, ballare…ma i ragazzi-
-Alec sul
serio lo capisco-
Ora lui è
voltato completamente verso di lei che prova a sopprimere il moto profondo di
delusione e apprezzare il suo sforzo; tra l’altro se continua a star fuori
ancora senza giubbotto morirà di freddo.
-Se non vuoi
che muoia congelato, e nel caso capirei perfettamente, non è
che vorresti rientrare con me e concedermi una seconda possibilità?-
Gli occhioni
profondi finalmente trovano i suoi più chiari e limpidi, speranzosi di un gesto
di perdono da parte sua. E vederlo tutto rannicchiato a battere i denti pur di
stare lì con lei, riesce in qualche modo a smuovere il suo muro di cemento;
Nadia si è ripromessa di non fare come suo padre e arginare se stessa dietro a
una fortezza indistruttibile anche se per carattere e per natura le verrebbe da
fare altrettanto.
Così sorride
appena e fa un passo verso il ragazzo trovandosi a pochi centimetri da lui.
I respiri
caldi appannano la vista mentre i loro battiti accelerano pericolosamente, soprattutto
ora che i loro occhi vagano sulle rispettive bocche che si fanno sempre più
vicine e Nadia non si è mai sentita così viva e vulnerabile al tempo stesso,
con una strana emozione a bruciarle lo stomaco.
Ma la
suoneria del cellulare di Alec spezza la magia che si era creata e il ragazzo lo
sfila di tasca imprecando contro chiunque li stia
interrompendo.
Ma anche la sua stessa imprecazione muore quando il nome di sua
madre lampeggia minaccioso sul display e alza di scatto gli occhi su Nadia.
-E’ mia
madre, e sono le due-
Nadia
sbianca e di colpo si ricorda di aver lasciato il telefono nella borsa, sul
divanetto, dentro casa.
-Mamma-
-SI PUO’ SAPERE COSA DIAVOLO STATE FACENDO?????VI ABBIAMO CHIAMATO 60000 VOLTE!!!!!!!!!!- -CHE STANNO
COMBINANDO? DOV’E’ NADIA???-
Alec sposta
appena il telefono per non farsi sfondare un timpano dalle urla di sua madre,
giustamente furiosa, mentre sente il padre di Nadia in sottofondo che sbraita.
Lui non ha
sentito il telefono dentro con la musica a palla e Nadia evidentemente neppure;
e si erano completamente dimenticati dell’ora.
-Scendiamo
subito-
-SARA’ MEGLIO!!
Anche perché sto trattenendo Damon dal venire su a prendervi…Damon torna qui
andiamo!-
-Oh cazzo-
-Hai pure il coraggio di usare questo
linguaggio?- - Quale linguaggio?? Che succede? Dove
diamine erano?- -Damon calmati stanno scendendo- -Sanno vero che li attenderà
una morte lenta e dolorosa?- -Si ma torna in macchina….ehi!
Muovetevi-
Alec chiude
e Nadia lo fissa preoccupata.
-Dire che
sono furiosi è dire poco, corriamo prima che tuo padre
salga su-
-Oh no….andiamo-
I due
entrano e recuperano in fretta le proprie cose; Alec le afferra la mano e la
trascina per la folla conducendola fuori e in quell’istante a nessuno dei due
importa poi molto della ramanzina che subiranno, non ora che entrano in
ascensore complici di quella piccola bravata e ridono divertiti meditando su
come gestire le furie dei rispettivi genitori.
***
Elena è
scesa dall’auto, hanno provato per ben venti minuti a chiamarli ed erano
intenzionati a salire su, in realtà più Damon che lei, è una madre
non è mica scema poteva immaginare il motivo di tale ritardo ma lui non ha
voluto saperne e così si è trovata a trattenerlo per la giacca.
-Smettila di
fare il dittatore e torna in auto-
-Oh no, sarà
più d’effetto se mi trovano in piedi, soprattutto per tuo figlio-
Lei lo affianca
con una faccia scocciata, mentre lui continua ad andare su e giù con gli occhi
da psicopatico.
-Ehi, non l’ha
mica rapita-
-Ah no,
potrebbe averle fatto di peggio-
Lei rimane
in silenzio, poi scoppia a ridere all’improvviso.
Perché
quella è davvero una situazione estremamente comica,
come la poco credibile minacciosa faccia di lui pronto a picchiare suo figlio,
un ragazzino di 15 anni che forse non è nemmeno riuscito a dare un bacio alla
ragazza che gli piace.
Damon curva
lo sguardo azzurro indispettito sulla mora che di contro se la ride di gusto.
-Cosa c’è da
ridere-
-La tua faccia-
-E’ una
faccia preoccupata!-
-E’ una faccia
gelosa…-
-COSA? Io
non sono geloso-
-Oh sì, conosco
questo ritornello-
Lei incrocia
le braccia petulante mentre lui la fulmina, colpito e affondato. Quante volte
avranno litigato in passato perché lui non
era geloso?
-Andiamo
cosa pensi che stessero facendo, sono a una festa!-
Lui sgrana
gli occhi confuso, prima in macchina pareva lei quella tutta morigerata e
timorosa dei loro possibili contatti fisici.
-Secondo
te?-
-Sicuramente
niente di peggio di quello che abbiamo fatto noi due-
Elena mette
le mani sui fianchi quasi in un gesto di sfida e deve sforzarsi di trattenere
il calore che sale a colorarle le guance; non può credere di averlo davvero
detto.
E ora gli
occhi azzurri allentano la presa minacciosa, riempiendosi invece di ricordi e
pensieri sulle varie feste alle quali avevano partecipato da ragazzi; e sì decisamente loro due non si erano risparmiati. Tra l’altro
proprio a una festa di Halloween le aveva dato il primo bacio serio,
investendolo di un desiderio tale da consumarlo da dentro fino a ustionargli la
pelle.
E proprio
quel ricordo gli fa spostare lentamente le iridi cerulee sulle labbra incurvate
in un sorrisetto carico di doppi sensi, annebbiandogli per qualche istante il
cervello e basterebbe così poco, un attimo, il tempo di un respiro reso denso
dall’aria fredda autunnale per bruciare le distanze ed
affogare ancora in lei.
Ed Elena
ancora oggi lo capisce, intuisce i suoi pensieri, i suoi desideri, ancora sa
decifrare quando quegli specchi d’acqua mutano e si rendono pericolosi per lei
tanto che il sorriso muore e lascia spazio al suo pallido tentativo di areare i
polmoni e ossigenare il cervello. Perché lui deve davvero farla finita di guardarla
così, non adesso, non più.
Istanti
fatti di eternità in cui non vorrebbe che le sue stesse pozze scure lo
attirassero a se in una muta richiesta, ora che non riesce proprio a staccare i
propri occhi da quelli di lui, che non può impedire al proprio collo di
tendersi appena, al respiro di chiamarlo a se. E’ complice quanto lui di questa antica e silenziosa storia che si continuano a
raccontare senza dirsi niente, semplicemente esistendo nello spazio vitale dell’altro.
Le tremano
gli occhi, il cuore, le gambe ora che lui è così vicino a lei eppure non lo ha visto muoversi troppo persa nei mari azzurri per
percepire l’aria spostarsi, lei Damon non lo ha mai visto arrivare, non si è
mai potuta preparare a lui.
Non sanno
più chi sono o che stanno facendo lì, per un momento che sa di
infinito – e magari sono solo venti secondi, o minuti, ma nessuno dei
due tiene più il conto - sono di nuovo quei due ragazzini sul tetto di un
palazzo, dopo una festa noiosa, che bevono di nascosto e ridono come due pazzi
fin quando Damon non decide di baciarla sotto le stelle.
Per quella
frazione in cui i loro occhi si sono ritrovati, non sono due genitori in attesa
dei propri figli, ma sono solo Damon ed Elena.
Ma vengono subito riconnessi alla realtà, ancora sospesi a quei
70 centimetri di distanza – perché sì magari non è brava coi numeri ma con
Damon si è sempre impegnata a calcolare le distanze di sicurezza – quando le
voci mortificate dei loro figli arrivano ovattate alle loro orecchie.
Damon si
volta con una faccia strana, pensa Nadia osservandolo, e li guarda forse senza guardarli davvero.
-Salite in
macchina-
Elena
sospira. Si preannunciano venti minuti di ritorno
piuttosto intensi.
In religioso
silenzio salgono tutti in auto, i due ragazzi dietro e i genitori davanti e per
i primi dieci minuti cala il gelo fin quando Nadia, timidamente, non si fa
avanti.
-Papà mi
dispiace-
-Non abbiamo
sentito i telefoni-
-C’era la
musica alta e…-
-…Siamo
stati sciocchi-
-Decisamente!!!-
-Ci avete
fatto preoccupare!-
-Non uscirai per un mese signorina-
-Adesso non
esagerare-
Elena lo
ammonisce, ok sa che non ci si dovrebbe mai intromettere tra genitori e figli
ma è un po’ eccessivo.
-La prego
Mr. Salvatore, Nadia non è responsabile, io…-
-Mr
Salvatore?-
Elena si
volta appena verso suo figlio con fare derisorio mentre Nadia gli bisbiglia un “che cavolo dici?”.
-Fa bene a
chiamarmi così, deve rispettare le gerarchie-
-Papà!-
-Damon
finiscila-
-Ehi, mi
stai sminuendo-
Elena rotea
gli occhi facendosi scappare un sorriso, Damon è davvero incorreggibile.
-Mr Salvatore sa di vecchio, vuoi
sembrare vecchio?-
Nadia e Alec
rimangono in silenzio straniti da quello strano siparietto, a vederli sembrano
molto in confidenza.
Damon si
volta appena verso Elena fulminandola con lo sguardo.
-Possiamo
litigare dopo? Sto cercando di sgridare questi due qua dietro-
Lei alza le
mani in segno di resa e poi incrocia le braccia sotto al seno.
-Dunque
dicevamo-
-Non abbiamo
sentito i telefoni d’accordo? Non siamo mica scappati!-
-Ci mancava
solo quello!-
Nadia sbuffa
protestando contro la cocciutaggine di suo padre.
-Anche perché,
insomma…chi scapperebbe da una festa?-
Nadia guarda
Alec scuotendo la testa come per suggerirgli di stare zitto che così finirà
solo per peggiorare le cose. Ma Alec è un maschio e queste cose le capisce sempre quando è tardi. Sorprendentemente però, il
suo tentativo di deviare il discorso e buttarlo sullo scherzo pare funzionare,
perché Damon fa spallucce e agita una mano con fare saccente.
-Tua madre, ad esempio-
Nell’auto
esplode un “cosa?” all’unisono, anche
se carico di sfumature diverse: dall’infastidimento di Elena che si volta irata
verso il compagno di abitacolo, allo stupore dei due ragazzi dietro che saltano
sui sedili come piccole cavallette curiose.
-Damon!-
-Che vuol
dire che sei scappata, mamma?-
-Ma quando è
successo?-
-Apri bocca
e di te non resterà altro che quest’auto-
Lui ignora
le fucilate lanciate dagli occhioni da cerbiatta indispettita e prosegue col
suo racconto.
-Beh siamo
stati adolescenti anche noi e andavamo alle feste….halloween del 1995 se non
vado errato-
-Damon…-
La donna tenta
inutilmente di afferrare quella sua stupida mano che si agita per l’aria con
fare teatrale, intento a narrare le gesta della loro adolescenza, spera Elena,
che almeno abbia il buon senso di omettere certe parti di quella serata.
-Festa
noiosa in un super attico di un suo compagno di classe, un perfetto idiota tsk…all’epoca
era la classica ragazzina per bene-
-Che
vorresti dire con all’epoca, scusa???-
-Elena non
interrompere rovini la suspense…-
Lei rotea gli occhi furente e si lascia andare contro il seggiolino,
mentre Alec è tutto preso dal racconto e pure Nadia, con la differenza che lei
sta osservando i due genitori oltre che ascoltando. Cosa che ovviamente Alec
non sa cogliere, mentre i suoi sospetti stanno aumentando perché questi due
paiono troppo in confidenza per i suoi gusti; certo si conoscono da anni e lei
Elena non la conosce, ma conosce suo padre e non lo ha
mai visto così, nemmeno quando le cose tra lui e sua madre andavano bene.
-Io
ovviamente ero il tipo divertente, più grande, e che aveva caldamente
sconsigliato ad Elena, Stefan e Caroline di andare ma
loro sono/erano tipi molto testardi….così ad un certo punto mi ha chiamato
implorandola di andare a prenderla e quando sono arrivato alla festa….lei non c’era-
Sgrana gli
occhioni azzurri enfatizzando il finale e scruta curioso la reazione di Alec
dallo specchietto retrovisore,; Elena di contro fissa
la strada fuori e scuote la testa ripercorrendo anche lei quella serata
decisiva nel suo rapporto con Damon.
Halloween 1995
Elena cerca tra la folla la chioma di
Caroline, sparita chissà dove con quello scemo di Tyler Loockwood; si chiede se
Stefan si sia accorto che tra i due c’è qualcosa di molto fisico, ma indagherà
una volta che avrà trovato entrambi. Schiva la gente e le varie coppiette che
ballano sulle note di Back for Good dei Take That ed è così infastidita che
rischia di odiare quella canzone che è una delle sue preferite, il che
determinerebbe la rimozione del loro poster dalla porta di camera, vanificando
gli sforzi della dura lotta con suo padre per poterlo appendere.
Ma questa festa le sta facendo odiare tutto; prima hanno dato
ininterrottamente Shaggy e lei pensava sul serio di essere preda di una crisi
di nervi; non è mai stata una tipa contro le feste tutt’altro, ma da un po’ di
tempo a questa parte si annoia.
Non sa bene perché, o meglio, forse lo sa,
tutta colpa di due occhi azzurri di proprietà di un ragazzo di cinque anni più
grande al quale pensa continuamente e che la fa sentire
così viva da rendere queste feste da liceali una vera palla inutile.
Così individua il telefono di casa Loockwood
e con un respiro di sollievo alza la cornetta componendo un numero familiare.
Spera solo che Damon sia a casa perché in tal
caso sarebbe la sua salvezza, altrimenti dovrà aspettare che Care finisca i
suoi comodi, che Stefan smetta di fare qualunque cosa stia facendo
ed evitare le avance di una serie di personaggi inquietanti che l’hanno già
puntata.
Sospira mentre attende nervosa che il
telefono squilli, continua a pregare che lui risponda e finalmente, dopo poco,
la sua voce roca risponde velatamente annoiata.
Un sorriso sfugge contro la cornetta.
-Pronto?-
-Ehi Damon sono…sono
Elena-
-Pronto??-
Dannazione con la musica a palla non deve
sentire nulla.
-Damon sono Elena!-
-Ehi che cosa urli non sono mica sordo!-
La ragazza fa una smorfia, è il solito
buffone.
-Cos’è questa musica scadente che sento in
sottofondo?-
-E’ Shaggy ma…senti una cosa, ecco ti
disturbo?-
C’è un attimo di silenzio, la ragazza teme
che possa aver risposto, ma che il frastuono nelle sue orecchie abbia coperto
la sua voce.
-Dipende dal perché hai chiamato-
-Vienimi a prendere-
Le esce così, di getto, senza troppo girarci
intorno e ringrazia che lui non possa vedere le sue guance piene di ragazzina
colorarsi non solo per il trucco, ma per l’imbarazzo della sua richiesta.
Sospira di nuovo appesa al filo della sua indecisione, non capisce se stia
cercando un modo gentile per liquidarla oppure la stia deridendo, fatto sta che
l’attesa la sta uccidendo.
-Dammi l’indirizzo-
Lei sorride come se fosse la mattina di
Natale poi gli dà l’indirizzo.
-Non muoverti di lì ragazzina-
Damon ha eliminato
una serie di dettagli dal racconto, ma sente Elena respirare in modo irregolare
al suo fianco.
-E quando
sono arrivato l’ho cercata dappertutto finché un tizio
sbronzo mi ha detto di averla vista salire sul tetto del palazzo…eravamo già
nell’attico quindi l’ho raggiunta in fretta-
-Mamma ma perché
te ne sei andata?-
-Perché il
solito tipo sbronzo mi perseguitava e così sono fuggita sul tetto-
Damon la
guarda di sfuggita.
-E poi cosa
è successo??-
La voce di
sua figlia attira la sua attenzione e gli occhi cerulei cercano impanicati quelli di Elena che, di tutta risposta, si è
messa seduta dritta come punta da una vespa. Lo guarda di sottecchi quasi
intenzionata a lasciarlo affogare, ma sa bene che la trascinerebbe con lui così
si morde un labbro provando a colmare quel silenzio carico di
imbarazzo.
-Mi ha trovata e mi ha fatto una ramanzina sul fatto che non si
scappa dalle feste-
Si guardano
complici e il mezzo sorriso che incurva il volto niveo è un piccolo gesto di
assenso, infondo ha detto la verità, omettendo altre
parti che non occorre certo dire loro.
Quando la porta del tetto si apre, Elena
sobbalza per lo spavento, ma tira un respiro di sollievo quando vede Damon
apparire; sorride rilassandosi, stretta tra le proprie braccia mentre il freddo
di ottobre le sferza la pelle nuda. E’ scappata senza nemmeno prendere la
giacca.
Damon invece sembra quasi infastidito.
-Cosa non hai capito
quando ti ho detto non muoverti di lì?-
-C’era un tizio che mi stava infastidendo-
Si fa ancora più piccola e colpevole mentre
prova a giustificare la sua fuga, ora che lui si è fatto
più vicino può vedere chiaramente che la vena di fastidio non è altro che una profonda
preoccupazione per non averla trovata. La punta come un falco quasi a volerla
pugnalare con il suo sguardo per punirla di averlo fatto spaventare ed Elena è
quasi intenerita tanto che fa un piccolo passo verso di lui che si toglie la giacca e la posa sulle sue spalle.
-Non farlo mai più, mi hai fatto
prendere un colpo-
-Scusa io….per caso
eri preoccupato per me?-
Damon tende il volto sgranando quegli occhi
azzurri che ad Elena piacciono tanto, adesso lo ha
preso in contro piede e le scappa un sorrisetto divertito.
-Ragazzina non farmi pentire-
Le punta un dito contro al
suo naso e lei non riesce a non sorridere, stavolta imbarazzata sfuggendo
appena dal suo sguardo; poi rialza gli occhi profondi in quelli chiari di lui cercando
di trasmettergli tutta la sua felicità nell’averlo lì con sé, a rendere un po’
più vivo il suo cuore.
-La città è bellissima da quassù-
Lui stringe appena gli occhi con fare
indagatore.
-Beh se guardi me, come fai a dirlo?-
Elena piega appena la testa di lato con quel
suo buffo modo con cui ama flirtare con lui.
-Anche tu non sei male da guardare-
-Tu invece sei pericolosa da guardare-
-Perché?-
E’ quel suo modo di arrossire quando lui le
dice qualcosa del genere che lo ha fregato, o forse
gli occhi da bambi che lo fanno sciogliere o la sua capacità di farlo sentire
meritevole di essere amato, ma Damon non ha più molte parole da usare con lei,
non è bravo lui in queste cose.
Così, in un gesto che la spiazza, le prende
il volto tra le mani e la tira a sé baciandola.
E’ l’unico modo che conosce per farle capire
quanto sia totalmente perso in lei, completamente sotto l’incantesimo di Elena
Gilbert e da come lei risponde, inarcando il collo e alzandosi sulle punte
delle sue Dr. Martens nere, capisce di non essere l’unico
coinvolto.
Soprattutto quando lei si fa coraggio e passa
le dita fra i capelli corvini per tirarlo più a se, schiude le labbra
accogliendo la sua lingua e lasciando che le sue forti mani entrino sotto al giubbotto per afferrarle la vita e avvolgerla nella sua
stretta.
E’ in quel momento che Elena ha percepito
chiaramente l’orlo del baratro sul quale si trovava e il suo unico appiglio
erano due cieli azzurri dei quali non avrebbe più potuto fare a meno adesso.
Salve a
tutti!!!!
Prima cosa
buon anno, rieccoci qua con i nostri adulti genitori Delena!!
Li avevamo
lasciati ad una insolita cena familiare intenti a
capire chi dovesse andare a riprendere i figli alla festa di halloween e alla
fine vanno proprio Damon ed Elena insieme.
Ci sono vari
momenti che condividono e ripercorriamo un altro ricordo della loro storia…mi
piaceva il parallelismo con i ragazzi che sono un po’ la scusa per agganciare i
ricordi del passato.
Sicuramente
Nadia, da femmina sveglia, ha iniziato a cogliere una certa complicità tra i
due che per quanto ci provino non riescono proprio ad
evitare che venga fuori.
Vedremo cosa
accadrà….anche tra Nadia e Alec qualche piccolo passo è stato fatto ma la loro
storia che si evolve sarà un dramma in più che i genitori dovranno affrontare.
Attendo come
sempre i vostri commenti e ringrazio chiunque legga o recensisca la mia storia!
Capitolo 9 *** Everybody talk about that dance ***
Everybody talk about
that dance
Il
suono della campanella annuncia la fine delle lezioni e i ragazzi si riversano
per i corridoi della scuola, diretti ai propri armadietti.
-La bella e la
bestia?-
-Lasciamo
stare, mi sembra proprio sciocco….insomma nessun Re dovrebbe essere associato
alla bestia-
-Ma
quando si rompe l’incantesimo, è un bel principe-
Nadia
e Kayla si voltano verso Claire, intenta a mettere i libri nell’armadietto. Tra
una settimana ci sarà il tanto atteso Homecoming, il ballo della Reginetta
d’Inverno e loro non attendono altro, o meglio, Kayla che è in lizza per la
corona.
Lei
e il suo ragazzo, Colin –aka il migliore amico di
Alec- sono la coppia favorita ed hanno appena saputo che il comitato studentesco ha votato per il
tema de “la Bella e la Bestia” suscitando
il fastidio di Kayla; è convinta che sia stata quell’oca di Kelly Covington,
invidiosa come sempre di lei e Colin, a proporre il tema.
Nadia,
dal canto suo, in quanto nuova, se ne sta in disparte
ad assistere alla scena con un certo divertimento; alla fine sono le solite
dinamiche della sua vecchia scuola solo che stavolta lei non è la diretta
interessata. E ringrazia di questo, non avrebbe potuto tollerare un’altra corsa
alla corona soprattutto quando si era fatta come amica la favorita della
scuola.
In
effetti, sulla lista delle candidate, qualcuno il suo nome ce
lo aveva scritto, un po’perché è nuova un po’ perché i tratti materni
hanno sempre attirato molti sguardi su di lei, ma appena lo ha scoperto ha
subito ritirato la candidatura.
E
a proposito di sua madre, deve ricordarsi di chiamarla dato
che le ha scritto già dieci messaggi per chiederle quando ha intenzione
di andare a Los Angeles a trovarla. Per ora lei non riesce proprio a volare
fino a New York così le ha proposto di passare il Ringraziamento nella sua
vecchia città e il pensiero un po’ la agita; non ha lasciato solo sua madre e
le sue amiche storiche laggiù, ma anche qualcuno che le ha spezzato il cuore.
-Beh
in compenso sarà uno scenario molto fiabesco, non credi?-
Kayla
punta gli occhi verdi sull’amica californiana.
-Mm
meno male che riesci sempre a farmi vedere il bicchiere mezzo pieno-
Sorridono
dirigendosi verso la palestra dove Kayla e Claire hanno gli allentamenti delle cheerleader mentre lei invece andrà a casa, ma chissà che
non riesca a scorgere anche i ragazzi della squadra di football prepararsi per
gli allenamenti e, tra questi, magari anche Alec.
-Senti
invece con Alec come va?-
-Cioè?-
-Sì
insomma, siete spariti l’altra sera dalla festa di Chuck Prasbie-
-Beh
sì dovevamo andare via-
La
ragazza arrossisce ravviandosi i capelli.
-Questa
cosa che i vostri genitori si conoscono è
imbarazzante-
-Abbastanza-
-Ma
insomma ti ha baciata o no?-
Gli
occhi scuri si alzano su quelli curiosi delle sue amiche ed esita un istante.
Certo
che no, è più imbranato di lei su queste cose, se
continuano così non si baceranno mai.
-Macché-
-Oh
Nadia ascolta conosco Alec da sempre, mi rubava sempre le barbie per tagliargli
i capelli e farmi arrabbiare….devi spronarlo, è davvero, davvero, timido-
-Eppure
sua madre mi sembra una tipa super sveglia-
-Sì
certo sua madre, non lui, che è stata anche la Reginetta del liceo per due anni
di fila, dopo poi ha ceduto lo scettro a quella che abbiamo saputo essere tua zia-
La
ragazza cruccia lo sguardo.
-Davvero?-
-Beh,
Caroline Forbes è stata anche il capo delle cheerleader
e ha fatto vincere a questa scuola diverse competizioni, le loro foto sono
esposte nel corridoio dove ci sono i trofei della scuola-
-Ah
sì?-
-Hai
un grosso peso sulle spalle-
-Ma
dai-
-Beh
noi ora dobbiamo andare…ah direi che tu al ballo ci devi venire con Alec-
-Se
mi invita-
-Lo
farà fidati-
Kayla
le fa l’occhiolino e poi lei e Claire spariscono dietro le porte della palestra
lasciandola immersa nei suoi pensieri. Perché andare al ballo senza cavaliere sarebbe decisamente imbarazzante soprattutto per
lei che sta ancora lottando per farsi degli amici; certo il destino ha voluto
che le si affezionassero subito due tra le ragazze più popolari della scuola non
così perfide, ma non basta.
Così
sospira estraendo il cellulare dalla borsa e dirigendosi a casa; mentre attende
che sua madre le risponda getta un occhio verso il cortile che porta
all’ingresso della scuola e pensa che domani vorrà fare un giro nel corridoio
dei trofei e sbirciare qualche vecchia foto di zia Care e della mamma di Alec.
Non
ha mai pensato di chiedere a sua zia qualche album di foto o annuario della sua
adolescenza, suo padre non ha molto di sé e sicuramente potrà trovare qualcosa
in quello degli zii, magari foto delle estati passate insieme o compleanni. Non
di scuola, visto che lui è più grande.
-Pronto tesoro?-
-Ciao
mamma-
Chiacchierando
con sua madre si dirige a casa e si farà dare qualche consiglio su come farsi invitare al ballo; si può dire tutto di Kathrine Pierce,
ma non che non sappia nulla di uomini.
***
Elena
rientra a casa con due buste della spesa e il telefono stretto tra la spalla e
la guancia. Chiude la porta sperando che uno dei suoi figli appaia dal nulla
per darle una mano, ma come sempre è una pallida illusione.
-Sì,
sì ho capito…no digli che ci penso io-
Posa
le buste sull’isola della cucina e afferra il cellulare con la mano; intanto
suo figlio Alec è apparso in cucina avendo sentito la porta chiudersi, pronto a
chiedere a sua madre un favore.
-Senti
Matt lasciami la pratica sulla scrivania e domani vediamo
cosa possiamo fare, secondo me abbiamo buone speranze-
Inizia
a svuotare le buste e incita suo figlio ad aiutarla, invece di restare fermo a
giocherellare con il cellulare; si becca uno sguardo di rimprovero e roteando
gli occhi chiari si stacca dal bancone e le dà una mano a mettere via le varie
cose.
-E’
un decreto ingiuntivo mica una minaccia di morte…mi
rendo conto dell’importanza di questo cliente….va bene, a domani –
Chiude
il telefono ed alza gli occhi su suo figlio.
-Allora,
come è andata a scuola?-
-Normale-
Arriverà
il giorno in cui i ragazzi non risponderanno con la frase “normale” a una sua domanda sulla scuola? Elena non lo crede molto
possibile.
-E
gli allentamenti?-
-Procedono,
ci prepariamo al finale di metà stagione-
-Quando
giocate?-
-La settimana dopo
l’Homecoming-
-Ah
giusto c’è il ballo-
Sua
madre si illumina tutta anche se un attimo dopo il suo
sguardo cambia, sembra quasi a disagio ed Alec si domanda perché; ma è un
maschio e il suo interesse per lo strano atteggiamento di sua madre scema
subito soprattutto perché ha un favore da chiederle ed è l’unica che può
aiutarlo.
Inizia
a piegare le buste vuote e si muove nervoso sotto gli occhi attenti di Elena
che lo osservano curiosi; lo vede lontano un miglio che non sa come domandarle
qualcosa.
-Io…em
io, ovviamente andrò al ballo-
-Ovviamente,
posso chiedere chi è la fortunata?-
-Ecco…
io ancora, devo ancora invitarla-
-Beh
sbrigati il ballo è tra una settimana e Nadia mi sembra una che può ricevere
molti inviti-
Lo
guarda eloquente e suo figlio arrossisce appena suscitando tutta la sua
tenerezza.
Si
ricorda le emozioni di andare al ballo, si ricorda bene i suoi balli da quando si era messa con Damon; era stata per i
primi due anni di liceo la reginetta d’inverno e la reginetta di Maggio,
rubando lo scettro a Caroline e a Rebeka, ma poi era arrivato lui nella sua vita e tutte queste cose
avevano perso di valore, lei aveva smesso di candidarsi, di interessarsi a
tutte quelle cose in cui la trascinava Caroline.
E
ricorda ancora il primo ballo, quando lui, dopo qualche resistenza e il terrore
che un quarterback di turno potesse rubargli la ragazza, si era lasciato
convincere ad accompagnarla al ballo; e come si era sentita per gli sguardi
invidiosi delle sue compagne, per il suo bellissimo e grande fidanzato che la
faceva volteggiare sulla pista.
Un
leggero sorriso le curva il volto e solo la voce di suo figlio la riporta coi piedi per terra.
-Mamma,
secondo te?-
Sbatte
le lunghe ciglia.
-Come?-
-Ho
detto se puoi portarmi l’abito in lavanderia e…beh come faccio a sapere che
fiori prenderle-
-Certo
te lo porto domani e….per i fiori io opterei per il
bianco, così sei sicuro di non sbagliare indipendentemente dal vestito che lei
indosserà-
-Ok
grazie…senti ma….pensi che suo padre farà storie?-
-Certo
che no, in tal caso dovrò prenderlo a calci-
-Mamma
tu non dirgli niente però!!!-
-No
ma ti pare…ma dato che lo conosco ti dico di stare
tranquillo-
-Va
bene…-
-Tu
comunque chiediglielo domani, una ragazza ha bisogno di tempo per pensare al
vestito giusto-
Lui
sorride appena e poi sale in camera sua seguito dallo sguardo materno
pensieroso.
Non
sa se sperare che Nadia accetti, che si innamorino,
che si mettano insieme e lei e Damon finiscano per vedersi troppo spesso o
sperare che lei gli spezzi il cuore.
Ma in ogni caso
Damon lo vedrà, perché non sono legati certo solo per i figli.
Sospira
e dopo essersi legata i capelli afferra il grembiule e
inizia a preparare la cena; a breve rientreranno anche James e Aaron.
Poi
si ferma e afferra il cellulare aprendo una conversazione con molta incertezza.
“Damon…ciao”
Invia
il messaggio e blocca il cellulare come se lui potesse vedere il suo imbarazzo,
ma quando vibra si affretta ad aprire subito il
messaggio di risposta.
E’
lui.
“Ehi, ciao”
Non
si sono più sentiti dalla sera della festa di Halloween qualche giorno prima.
“Volevo avvertirti che questa settimana c’è
l’Homecoming….”
Fissa
quel maledetto online in attesa che
lui digiti, ci mette davvero troppo!
Così
si dirige al frigo per tirare fuori la carne e iniziare a preparare. Poi vibra
di nuovo, e non sa se sia lei stessa o il telefono.
“Mi stai invitando? Non c’è
un limite di età?”
Elena
sorride roteando gli occhi al cielo, quanto è stupido.
“Spiritoso, il problema inviti non riguarda
noi”
“Ah scusa, sai ripensavo a tutte le volte che
ho tentato di evitare quel ballo e tu mi trascinavi a forza”
“Che? Non ti ho mai costretto!!!!!”
“No eri più subdola, mi circuivi con i tuoi occhi
e il tuo sorriso…”
Elena
deve respirare a fondo, se lo avesse per le mani lo
riempirebbe di schiaffi, non deve fare così deve spiegarglielo perché
evidentemente non ci arriva. Non può flirtare con lei
come se avessero 16 anni.
“Alec vuole invitare Nadia”
La
butta lì, usando di nuovo i loro figli come argomento di conversazione visto che è così incapace di recidere questo legame con lui
che sembra essere sopravvissuto nel tempo.
“Uh, che madre impicciona sei…”
“Damon”
“Cosa….non ucciderò
tuo figlio, se lei accetterà per me va bene….”
“Su questo non discutevo nemmeno”
“Ovviamente la andrò a riprendere io”
“Scusami?”
“Ah Elena, secondo te lascio due ragazzini
insieme la sera del ballo? Devo davvero ricordarti cosa facevamo sempre quando
ti riportavo da un ballo?”
La
donna arrossisce di colpo provando a non far riaffiorare i ricordi
di loro due che si baciano famelici nella Camaro di Damon, o sul divano
di casa di lui, o ancora quando scapparono dal ballo del penultimo anno di
Elena perché si annoiavano e l’aveva portata a pattinare con l’abito da ballo.
“Ti sei sciolta? O Stai venendo ad uccidermi? XD”
“No sto contemplando la tua stupidità”
“Vuoi dirmi che non
ricordi?”
“Non ricordo cosa…”
“Quando abbiamo pattinato tutta la notte in quella pista in periferia che era
sempre aperta e tu non riuscivi a pattinare perché il vestito era troppo
stretto”
Certo
che se lo ricorda Elena, il problema sono le sensazioni che emergono insieme ai
ricordi.
Sospira
a fondo.
“E’ sempre aperta”
“?”
“La pista….ancora oggi, il venerdì sera d’inverno fanno orario continuato,
mettono il baracchino con la cioccolata calda e rimane aperta fino al primo
mattino”
“Non lo sapevo”
“Già….”
“E quando apre?”
“Beh dipende,
quest’anno fa già freddo, secondo me la apriranno per il Ringraziamento”
Damon
esita a rispondere ed Elena nell’attesa si accinge a pulire le patate. Il tono
della loro conversazione ad un tratto diventa
pericoloso, cambia lentamente e quando se ne accorge è tardi; perché lui
nonostante tutto non è molto cambiato, riesce sempre a destabilizzarla.
“Comunque non temere, non farò ostruzionismo
ai ragazzi”
“Non terrorizzare Alec,
che già pensa che lo odi”
“Ma
non è così! Anche se un po’ di terrore va bene”
“Cretino”
In
quel momento sente la porta di casa aprirsi e la voce di Aaron che parla con
James la raggiunge dall’ingresso.
Afferra
il telefono, Damon non sta rispondendo niente, così lo blocca e lo mette
silenzioso dirigendosi da suo marito e suo figlio.
Damon
le risponderà ed Elena vedrà solo dopo la sua risposta; senza nemmeno
accorgersi, continuano a messaggiare tutta la sera,
tra battute, aneddoti del passato e speculazioni varie sul modo in cui Alec si
proporrà a Nadia per il ballo.
Per
quanto Elena ci abbia provato, non è riuscita a non rispondere al messaggio
successivo, a non sorridere alle sue battute cretine o ad
incalzarlo con qualche frecciatina, pur sapendo quanto tutto questo sia
sbagliato.
***
Alec
l’ha seguita tutto il giorno con lo sguardo; dalla lezione di francese, alla
caffetteria, fino a pedinarla a mensa rischiando di travolgere un professore.
Colin
lo ha preso in giro tutto il tempo per la sua
incapacità di farsi avanti fin quando non l’ha persa di vista quando si sono
diretti in palestra per educazione fisica e gli è apparsa davanti
all’improvviso, intenta a legarsi i capelli.
-Ehi-
-Ehi-
-Ciao-
-Ciao-
-Oddio…io
mi avvio eh-
Kayla,
che ha assistito all’intero siparietto di saluti, li supera ridacchiando e
lanciando un’occhiata complice ad entrambi.
-A-allora…come…sì
ecco come stai?-
-Bene,
e tu?-
-Io
…io ecco-
Alec
si gratta la testa imbarazzato, non sa da che parte rifarsi è tutto il giorno che
immagina conversazioni nella sua testa, ma ancora non ha messo in pratica
niente.
-Ti
volevo chiedere…-
-Cosa?-
Nadia
lo fissa con intensità, il fiato a stringerle la gola e i battiti che
accelerano speranzosi di un invito.
-Vorresti….-
In
quel momento il coach appare alle loro spalle
chiamando tutti a rapporto in palestra per la lezione e i due non fanno in
tempo a finire di parlarsi che gli altri ragazzi li superano.
Così
entrambi si guardano di sfuggita entrando in palestra.
Passano
la lezione a giocare a palla avvelenata e Nadia è in squadra con Tim Loockwood,
un tipo che la punta da quando ha messo piede in quella scuola. Ha tentato
svariate volte di sviare le sue insistenti avance, anche adesso che fa il tosto
boriandosi di essere forte in quel gioco.
-Allora
miss California….con
chi vai al ballo?-
Kayla
guarda Nadia complice, come a volerle suggerire di ignorarlo con le sue battute
cretine; mentre Alec è molto attento a quello che sta dicendo Tim alla sua
compagna di squadra e gli stanno bruciando le mani al
punto che la prossima persona che colpirà con la palla sarà proprio lui.
-Ancora
non lo so-
-Non
hai ricevuto inviti? Eppure una bella ragazza come te…beh se sei sola, io sono disponibile-
-Ehi!-
Tim
e Nadia volgono lo sguardo verso la squadra davanti a loro e, precisamente,
verso Alec che punta il bersaglio e colpisce Tim.
-E’
già occupata….con me-
Nadia
sgrana gli occhi puntandoli verso Alec rosso in volto per lo sforzo, mentre una
soddisfatta e divertita Kayla l’affianca,
punzecchiandola.
Tim,
di contro, lo fulmina scocciato ed esce dal campo da gioco sotto lo sguardo
curioso dei compagni di classe; e mentre Alec è intento a direzionare il suo
sguardo imbarazzato verso Nadia, speranzoso di vedere un segno di assenso sul
suo volto, una pallonata gli arriva dritta in faccia da un membro della squadra
di lei.
Non
si erano accorti che il gioco stava continuando.
-Cazzo-
-Withmore
modera il linguaggio-
-Scusi
coach-
Si
porta le mani al naso preda di una fitta di dolore e
un attimo dopo un fiume di sangue si riversa sui palmi.
-Oh
perfetto, fila in infermeria subito-
-Posso
accompagnarlo?-
Nadia
si rivolge implorante al coach che la guarda,
sbuffando.
Questi
ragazzini sono sempre i soliti, ormai in vent’anni di insegnamento
si è abituato e così annuisce lasciando che la ragazza lo raggiunga.
-Ehi,
come stai? Fammi vedere-
-Non
è nulla…-
Lui
prende un fazzoletto che gli ha porto una ragazza e si dirigono insieme verso l’infermeria.
-Non
mi fa effetto un po’ di sangue-
-Oh
non lo metto in dubbio, si vede che sei una coraggiosa-
-Grazie-
-Io
potrei svenire invece-
Lei
lo osserva preoccupata tenendolo per un braccio mentre si tampona il naso.
-Non
farlo! Aspetta almeno che arriviamo al lettino-
-Almeno
ne è valsa la pena, non è vero?-
Gli
occhi celesti, un po’ crucciati per il dolore, la fissano mentre camminano per
i corridoi e Nadia si lascia scappare un timido
sorriso.
-Certo
che sì-
E
l’emozione sul volto di entrambi gli fa dimenticare il dolore per la botta.
A
sua madre ometterà il dettaglio della dichiarazione pubblica, dicendo solo che
si è preso una pallonata; vuole evitare che finisca
tra i racconti della cena per il Ringraziamento, soprattutto se Nadia e suo
padre lo passeranno con loro.
***
Nadia
si presenta il pomeriggio del ballo a casa di sua; zia ha bisogno di consigli e
di un po’ di assistenza femminile per la preparazione alla grande serata che la
attende. Sua zia è molto brava, oltre ad avere un gusto impeccabile, nel
truccare e fare i capelli e si è offerta volentieri di
stare un po’ con sua nipote.
Caroline
ogni tanto, guardandola, sente una piccola stretta al cuore per Nadia la cui
madre è troppo lontano e fa quel che può per darle consigli e affetto. Alec
verrà a prenderla a casa loro, accompagnato da Elena e
non vede l’ora di fare le foto ai ragazzi.
E’
davvero curioso che tra tutti i ragazzi sua nipote si sia presa una cotta per il
figlio di Elena, deve proprio esserci qualcosa nel sangue di questi due al
punto da averlo trasmesso ai rispettivi figli; e a proposito di Damon ed Elena
ancora non ha parlato con l’amica di come stiano andando le cose con lui.
Nadia
è seduta davanti allo specchio mentre sua zia le arriccia i capelli e la scruta
dallo specchio.
-Come
sono stati i tuoi balli zia?-
-Oh
beh, sono stata quasi sempre la reginetta, quindi
tutti molto positivi…tranne quello in cui litigai con tuo zio perché era venuto
con una slavatina del secondo anno-
Nadia
sorride.
-Ancora
non stavate insieme?-
-No,
eravamo nella fase della negazione, tutti ci volevano spronare ma noi proprio
non capivamo-
-E
il ballo fu l’occasione?-
-Il ballo aprì la
strada, ma in realtà furono tuo padre ed Elena i veri cupido-
Caroline
prende un’altra ciocca dei capelli della nipote, con fare sognante.
-Davvero?
E come-
-Si
avvicinava l’estate e loro ci convinsero a passarla tutti
insieme e in quell’occasione…beh abbiamo finalmente capito che eravamo
innamorati…era il 4 luglio, una sera sulla spiaggia sotto ai fuochi tuo zio si
fece coraggio e mi baciò-
-Che
romantico-
-Sì
lo è sempre stato-
-Hai
delle foto?-
Gli
occhi azzurri cercano nel riflesso dello specchio quelli curiosi della nipote.
-Di
cosa?-
-Del
ballo…di questi momenti-
-Certo,
sai che conservo tutto e poi la nonna di Alec era
fissata, ci faceva sempre le foto prima del ballo…-
-Dai
posso vederle? Chissà che vestiti avevate!!-
Caroline
ridacchia e posa l’arriccia capelli sulla toletta per
poi dirigersi allo scaffale accanto e prendere un piccolo album.
-Ne
ho tanti altri giù nell’armadio accanto alla tv, poi una sera ce li guardiamo tutti-
Nadia
si alza e raggiunge sua zia, sedendosi sul letto.
-Ma
questo è il mio preferito, è la raccolta di tutti i momenti con tuo zio da
fidanzati, c’è solo il ballo dell’ultimo anno in cui stavamo insieme, vedessi
che capelli che aveva-
-Fammi
vedere-
Iniziano
a sfogliare alcune pagine: sono foto di loro due al mare, mentre mangiano il gelato,
al compleanno di zio Stefan e poi riconosce la mamma di Alec in una foto con
zia Care e una terza ragazza dalla pelle più scura.
-Wow,
ma era bellissima…beh lo è tutt’ora-
-Oh
sì, Elena era molto corteggiata-
D’un tratto Matt,
il figlio minore di Caroline, piomba in camera reclamando l’attenzione di sua
madre e la donna si alza per andare da lui lasciando un attimo la nipote che si
sfoglia con cura l’album.
E
arriva alla foto del ballo: sua zia bellissima come sempre anche con i capelli
biondi cotonati e un abito blu elettrico, stretta da dietro da zio Stefan, affascinante
nonostante quei capelli ingellati all’inverosimile; vicino a loro la ragazza
dalla pelle scura e un ragazzo che la abbraccia di lato e poi la mamma di Alec
che è voltata di lato verso….un momento…quello è suo padre!
Nadia
guarda meglio la foto: Elena è voltata di tre quarti verso suo padre che
ricambia lo sguardo e ha un braccio intorno alla sua vita.
Uno
strano disagio le afferra la bocca dello stomaco e continua a sfogliare. Ci sono foto di altri momenti, probabilmente precedenti, di
loro immersi nella neve, di nuovo suo padre pieno di neve con Elena cavalcioni sulla
schiena di lui. Suo padre ha sempre dei sorrisi spensierati in quelle immagini che
lei gli ha visto di rado e la sua ansia nel voler capire di più le fa
risfogliare l’album dall’inizio; forse prima sua zia è stata così rapida nel
mostrarle le foto che lei non si è accorta di loro due.
Di
nuovo il compleanno di zio Stefan con zia Care che lo stringe da dietro mentre
lui soffia le candeline e di lato, sempre con quegli sguardi troppo complici,
suo padre con una mano a spostare i capelli di Elena, evidentemente in procinto
di darle un bacio sul collo.
Chiude
l’album di scatto reprimendo un brivido di freddo.
Nessuna
foto esplicita, ma è come se il suo cervello iniziasse a mettere insieme dei
piccoli pezzi.
Parlavano
al barbecue in modo strano, aveva quasi creduto di averli sentiti litigare; poi
la cena la scorsa volta e quegli sguardi di sfuggita, il loro modo di parlare
in macchina, gli aneddoti che suo padre aveva raccontato….e le foto.
Nadia
alza gli occhi verso lo specchio dove si vede riflessa:
suo padre e la madre del ragazzo che tra meno di due ore verrà a prenderla sono
stati insieme.
Vuole
vomitare, ma l’arrivo di sua zia in camera la distoglie appena dai suoi
pensieri; potrebbe chiederlo a lei tuttavia non riesce a trovare le parole per
formulare la domanda, per dare un senso a qualcosa che
ancora non le è del tutto chiaro.
Non
le resta che indagare per fatti suoi.
Salve salve!!!
Eccoci qua sono
tornata, chiedo scusa per il ritardo e come sempre ringrazio chiunque legga o
recensisca la mia storia! Spero davvero tanto vi stia piacendo ed incuriosendo.
Questo capitolo è molto
incentrato su i ….em Nalec??
Dovrò pensare ad un nome per la ship
Nadia/Alec!
Dopo la cena di
Halloween, si avvina il ballo dell’Homecoming, in America sappiamo tutti quanto
siano fissati coi balli scolastici e non è che abbia
mai ben capito quanti ne facciano in un anno, però l’Homecoming è in autunno se
non sbaglio e di solito incoronano la reginetta d’Inverno mentre a Maggio quella
di Maggio –e ovviamente c’è il ballo di fine anno che per quelli dell’ultimo
anno si chiama Prom (tutte cose che ho imparato
guardando Buffy perché in TVD fanno solo balli a tema a caso).
Parallelamente i
genitori fanno un po’ gli impiccioni anche come scusa per potersi sentire –
Elena stavolta- e in tal modo continuano a riprendere
i fili di un rapporto creduto ormai bruciato. In questo capitolo ho inserito
anche Kathrine, solo per telefono intanto ma giustamente è la madre ed era ora
che si facesse sentire.
Nadia, in assenza della
madre, si fa aiutare da sua zia Caroline per i preparativi e nell’occasione
scopre pezzi del passato di suo padre che ignorava totalmente. Vedremo le sue
indagini quanto si spingeranno oltre!
-Allora falla ballare, ridere e non bevete
intesi?-
-Papà non ci sono alcolici alla festa-
-Sono stato anche
io al liceo...so come funziona...anche se in effetti era il ballo dell’ultimo
anno quello in cui succedeva qualunque cosa-
Elena fa una smorfia verso suo marito come
a rimproverarlo; poi aspetta che suo figlio si senta pronto per essere portato
a casa Salvatore per prendere Nadia.
Lei e Damon porteranno i ragazzi che hanno
protestato perché non vorrebbero fare le cose coi genitori,
ma è il prezzo da pagare per il fatto che si conoscono.
Inoltre la scuola ha chiesto ad Elena di fare da chaperon
insieme a Skyler Finn la quale ha proposto al comitato di classe di far
presenziare come adulto anche Damon Salvatore, in quanto nuovo, come occasione
per integrarsi -e per lei per provarci con lui suscitando un leggero fastidio
in Elena.
E perché di fondo
gli altri genitori si rifiutano sempre di fare i supervisori ai balli. Anche
quelli delle classi superiori, tranne per qualche
mamma che, come lo era Elena, fa parte del comitato genitori della scuola.
La notizia l’hanno
ricevuta giusto due giorni prima e Damon le ha scritto subito prendendola in
giro perché, di nuovo, è riuscita ad incastrarlo ad un ballo.
E così Elena, nel suo semplice abito color
blu cobalto dal taglio classico con uno scollo a barca e la gonna morbida, è
pronta per il suo ballo.
Spera vivamente che a Damon non venga la
malsana idea di farla ballare perché potrebbe essere davvero molto
imbarazzante.
-Buona serata, divertitevi-
-Anche voi due-
Elena passa una mano tra i capelli del
minore sorridendogli.
-Non aspettateci alzati-
-Mamma andiamo-
Elena afferra borsa e chiavi ed escono
Nadia è davanti allo specchio che continua
a lisciarsi invisibili pieghe dell’abito panna con una trama fitta che ricorda
il pizzo, sotto lo sguardo severo del padre.
Vederla tutta un tiro da piccola donna gli
fa sempre impressione, in bilico su quei tacchi che si atteggia ad adulta
quando ancora la sua pelle profuma di infanzia; sua
figlia è bellissima ma per lui è ancora la sua bambina e lo sarà sempre. Deve
tuttavia accettare che stia crescendo.
Lui è stupendo nel completo classico che Caroline
gli ha obbligato di mettere senza possibilità di protestare; ed è pure un po' agitato
perché il suo ultimo ballo lo ricorda bene, era il cavaliere di Elena.
Da quando si è messo con lei si è fatto tutti i balli possibile ed è bizzarro che il
suo primo ballo scolastico da adulto sia di nuovo con lei.
Quando la scuola lo ha
chiamato era tentano di rifiutare poi gli hanno fatto i nomi degli altri genitori
tra cui, appunto, lei.
E il suo sì è stato immediato; inoltre
potrà sorvegliare Nadia e Alec, perfetto.
Quando il campanello suona sia lui che Nadia sussultano e Caroline corre alla porta tutta
eccitata con tanto di reflex alla mano.
-Io non voglio foto-
-Sei suo padre è ovvio che ti farò una
foto con lei!-
-Ma riserviamocela per l’ultimo anno-
-Dam...credi
davvero di poterti rifiutare?-
Stefan gli poggia una
mano comprensivo sulla spalla ridacchiando tra sé mentre Julie continua
a ripetere a sua cugina quanto sia bellissima e quanto lei non veda l’ora di
andare al liceo l’anno prossimo.
-Eccovi!!!-
Care si butta verso l’amica abbracciandola
e poi inizia a toglierle il cappotto.
-Che sta facendo?-
-Dio ma che genitori siete!
Faccio le foto a voi e ai vostri ragazzi-
Elena sospira provando a trattenere l’impulso
di frenare il suo entusiasmo, poi la sua attenzione viene
totalmente catalizzata da due cieli artici che la guardano vibranti ora che si
sta togliendo il cappotto.
E sente a mala pena le proteste di suo
figlio in sottofondo mentre Caroline lo incita a
mettere i fiori al polso di Nadia.
Si sente esattamente come a 16 ani per il ballo del penultimo anno, il primo a cui lo costrinse
a venire; la guardava così o forse adesso addirittura con più intensità, più
consapevolezza.
Si ritrova ancora una volta a trattenere
il fiato e i pensieri rubati dagli occhi limpidi di lui.
Non fanno in tempo a parlarsi o solo
sorridersi che Stefan e Caroline li stanno trascinando in salotto per metterli
in posa.
-Ciao-
-Ehi-
-Sei… Sei davvero molto bella-
Nadia sorride timida e abbassa appena lo
sguardo, vuole ringraziarlo, ma sua zia si intromette
invitando Alec a darle i fiori.
Lui le porge la scatola trasparente dentro
cui c’è il bouquet da polso bianco. Lui il suo lo ha già messo.
Aprono la scatola e lui prende
i fiori per mettergli al polso.
Sua madre aveva ragione sul colore.
-Grazie-
Lui sorride di rimando.
-Oh penso che piangerò adesso...presto mettetevi in posa-
I due vengono
letteralmente spintonati in salotto dove ci sono già Damon ed Elena ed entrambi
salutano le rispettive controparti.
Nadia direzione lo sguardo con fare
indagatore verso suo padre; stasera ha tutta l’intenzione di fugare ogni dubbio
su loro due.
Caroline scatta una serie di foto ai
ragazzi da soli e con i genitori; una volta paga del suo folle desiderio di
creare un album apposito, si decide a lasciarli andare
e affianca l’amica intenta a mettersi il cappotto.
-Come va?-
-Em…in che senso-
-Con Aaron?-
-Beh…diciamo bene-
Gli occhi azzurri la scrutano pensierosi.
-Mm…poi mi dirai meglio….mentre con
Damon?-
-Che c’entra lui? Perché me lo chiedi?-
La bionda reclina la testa di lato
incrociando le braccia; Elena se ne sta sulla difensiva come sempre quando si
tratta di Damon, possibile che certe cose non cambino mai? La donna si sente
osservata in modo indagatore e sospira.
-Caroline va tutto bene, vedi...ci comportiamo da adulti, come deve essere-
-Non me la stai raccontando tutta, ma
voglio darti il beneficio del dubbio-
-Oh, ma che amica generosa-
-Attenta Gilbert!-
La punzecchia divertita, non la chiama
quasi mai per cognome se non quando la deve rimproverare ed è passato molto
tempo da quando è successo.
È come se il ritorno di Damon avesse risvegliato
i loro animi assopiti e ristabilito vecchie
situazioni.
-Come sempre-
Il quartetto esce con leggero imbarazzo da
casa Salvatore, pronti a dirigersi alla festa.
Cotillon, punch analcolico e abiti
scintillanti.
Certe cose nel tempo non cambiano mai;
pensano questo sia Damon che Elena quando entrano nella palestra allestita a
festa. Il tema è fiabesco con alberi di cartone, una gigantesca sagoma di un
castello dietro alla band ed altri addobbi da favola
con tanto di angolo foto con la rosa sotto la campana di vetro.
I ragazzi intercettano il gruppo di amici
e si staccano dai genitori che si dirigono al tavolo delle bevande. Damon
osserva circospetto il punch a disposizione, storcendo la bocca.
-Avevo dimenticato che a queste feste non
si beve...dovrò andare a cercare la scorta segreta del
preside-
Si liscia teatrale la giacca del completo
sgranando quei suoi occhi troppo chiari in direzione di Elena che, di contro,
alza gli occhi al cielo.
-Guarda che non c’è mica
più il Signor Flutie…-
-Oh, i presidi sono tutti uguali-
-Damon non violerai
l’ufficio del preside!-
Elena lo colpisce con un pugno leggero
suscitando le sue risate.
-Ehi guarda che quella che per ora sta
dando il cattivo esempio sei tu!-
-Cretino-
-Ah, continui?-
-Vado a salutare Ric-
Stizzita si volta nella folla cercando Ric.
Di solito è sempre uno dei docenti che si
presta per fare da chaperon, sempre che sua moglie Jo non lo abbia trattenuto.
Deve ancora invitarli a cena, ma molto probabilmente li vedrà per il
Ringraziamento.
Per ora sa solo che deve prendere le
distanze da Damon prima che impazzisca del tutto.
La serata prosegue tra vari balli e i
ragazzi si stanno divertendo mentre Damon si annoia a morte; Ric è stata la sua
copertura per sfuggire a Skyler Finn, ma non sa quanto potrà rifiutare i suoi
inviti a ballare.
Elena invece da brava mamma ha
socializzato con le altre, ha intessuto relazioni e riso forzatamente una serie
di volte; Damon lo sa bene perché non le ha staccato gli occhi di dosso neppure
per un secondo.
-Io devo assentarmi-
-Cosa? No dove vai-
-Al bagno Damon...o
vuoi venire con me?-
Ric lo sbeffeggia suscitando la sua
indignazione.
-Beh potrei-
-Fai l’adulto, è una donna non un mostro
puoi anche concederle un ballo-
-Sicuramente, se solo ci fosse dell’alcool
in giro-
Suo zio scuote la testa ridacchiando e poi
si allontana lasciandolo da solo a fissare la pista.
Hanno dato una serie di canzoni pop da
ballare in gruppo e alcuni lenti, tutte canzoni che vorrebbe
evitare.
Elena intanto sta fingendo di ascoltare i
farneticamenti di Penny Covington sulla sua mozione di far comprare un albero
di Natale nuovo da mettere all’ingresso della scuola e del fatto che il voto di
Elena sarebbe decisivo.
La sua attenzione tuttavia è rivolta
altrove, verso una massa di capelli scuri illuminati dalle luci stroboscopiche
della palestra; Damon se ne sta da solo a sorseggiare il punch terribile che servono e fissa annoiato un punto imprecisato della sala
quando d’un tratto entra nella sua visuale una chioma bionda tinta ondeggiante
nella sua direzione, scuotendo Elena dal suo torpore. Skyler Finn.
Le viene da ridere quando lui si accorge
della bionda e la sua faccia allarmata vaga per la sala in cerca di un
salvagente. Ma è subito sostituita da uno strano fastidio ora che la vede
agitarsi civettuola, mentre gli tocca un braccio
esplicita.
Stringe il bicchiere che ha tra le mani
provando a distrarsi, ma i suoi occhi indagatori tornano di nuovo a loro due
nella speranza che lui non si faccia trascinare in pista; poi gli occhi chiari
intercettano i suoi e di nuovo il tempo e la musica si fermano.
Sembra che Damon abbia trovato il suo
appiglio perché le pozze chiare si allargano facendosi liquide e la chiamano
letteralmente a lui.
Sente le gambe tremare appena più che lo
sguardo si intensifica e nemmeno si accorge che lui si
sta facendo sempre più vicino fino a raggiungerla. Ed Elena vorrebbe prenderlo
in giro e commentare l’attacco di quella donna inarrestabile, ma le parole le
muoiono in gola ora che lui è così vicino tanto da sfilarle il bicchiere di
mano, prenderla dolcemente per un braccio e condurla sulla pista.
Dovrebbe fermarlo, dovrebbe scappare, ma
di nuovo la sua presenza, il suo odore la stordiscono
e tutto sfuma intorno a lei. Sente solo la mano di Damon che scotta contro la
pelle scoperta del suo polso e il cuore che batte un po’ più forte.
Non dovrebbe sentirsi così, dovrebbe
odialo e un po' lo odia, dovrebbe scacciarlo, essere totalmente indifferente
eppure qualcosa di così recondito e sepolto dentro lei
ha ripreso vita da ormai qualche settimana.
Da quando lui è tornato a incasinarle la
vita e il cuore.
La conduce ai margini della sala per
evitare di dare troppo nell’occhio, ci sono anche i loro ragazzi nella folla,
ma in quel momento nessuno dei due sembra curarsi di ciò, sembra
ricordarsi di essere genitore.
La canzone è piuttosto ritmata, anche se
all’inizio Damon la tiene a sé, con la mano a metà della sua colonna vertebrale
e l’altra stretta nella sua e una misura di sicurezza tra i loro corpi che le
fa mancare l’aria. La muove lentamente, senza perdere mai il contatto visivo,
mangiando in modo impercettibile le distanze e accorciando lo spazio vitale di
Elena.
-Mi devi un favore-
-Per cosa?-
-Ti sto salvando da Skyler Finn-
-Credi che non sappia respingere delle
avance?-
-E’ una persona molto insistente-
-E io un gentiluomo-
Elena inclina appena la testa di lato
guardandolo storto.
-Ma davvero-
-Certo, per questo ho pensato che invitare
te sarebbe stato meglio-
-Molto maturo-
-E poi sono un grande ballerino
lo sai-
Ad Elena scappa inevitabilmente un sorriso.
-Sicuramente...lo
eri…-
-Ero? Perché parli al passato?-
-Magari ti sei arrugginito-
-Mm...magari-
Dal ritornello la canzone prende velocità
e Damon fa volteggiare Elena con energia a ritmo di un boogie un po'
improvvisato.
Se le ricorda bene le sue mosse è sempre bravo soprattutto ora che la allontana da sé
facendola di nuovo arrotolare nella sua stretta per tenerla da dietro.
-Dicevi?!-
Le soffia leggero contro l’orecchio
provocandole una serie di brividi lungo la colonna vertebrale ed è solo lo
scatto del ritornello che la salva, quando lui le da una
leggera spinta per allontanarla di nuovo e tirarla a sé in una piroetta.
Prova a non sorridere, guardandosi intorno
preoccupata dagli sguardi dei ragazzi.
-Damon...ci
stanno guardando-
-Stiamo ballando Elena, in pubblico, e in
un modo che questa generazione non conosce, è ovvio che ci guardino-
-D’accordo però…-
-E poi siamo bellissimi-
Lei trattiene un piccolo sorriso, tentando
di fare l’adulta.
-Ma non credo sia conveniente-
Fa piuttosto caldo nella sala e le sue
guance si colorano di imbarazzo; è comunque una madre
deve mantenere un contegno. Ma in effetti non stanno
facendo nulla di male, se non fosse per i pensieri che iniziano ad accavallarsi
nella sua testa o dei brividi che le bruciano la pelle.
-E dai,
Gilbert...sciogliti un po’ -
Elena fa per controbattere ma di nuovo lui
non le da il tempo, riprendendo a farla volteggiare. E
non riesce più a trattenere un sorriso; un po’ perché le mancava
essere Elena Gilbert, un po’ perché Damon non è solo bello, ma anche comico e
lei si sta divertendo come non le capitava da tempo.
Poco più in là Nadia è lanciata con le amiche
in pista mentre Alec è con Colin e gli altri, lo ha
costretto a troppi balli e ora lo ha lasciato libero con la promessa di un
ultimo lento.
E mentre balla con le amiche sulle note di
Marvin Gayes,
Kayla la prende per un braccio avvicinandola.
-Ehi ma quelli non sono tuo padre e la
mamma di Alec?-
La ragazza volta gli occhi nella folla
scrutando tra i vari ragazzi finché non scorge una massa nera sorridere verso
la donna che di colpo tira a sé.
Stanno ballando davvero?
Suo padre sta ballando, sta
ballando e anche molto bene e ….ok qui le cose si fanno sospette.
Le viene quasi da arrossire per la
vergogna.
-Wow certo che ci sanno proprio fare!-
-Non voglio guardare-
-Caspita! Magari Colin mi facesse fare
quelle giravolte!-
Nadia prova ad
evitarli, ma il suo sguardo è attratto per forza nella loro direzione, soprattutto
ora che la canzone va sul finire e le parti più lente sembra che suo padre ami
ballarle un po’ troppo stretto ad Elena.
Perché non si da una regolata???
Si volta furiosa finché la scena finale
non la blocca, sulla fine della canzone lui inclina Elena in un casquè e
potrebbe giurare di averli sentiti sospirare in mezzo alla folla e alla musica.
Le mani di Elena sono saldamente ancorate
alle spalle di Damon che la sorregge per la schiena avendola fatta piegare
all’indietro per la fine della canzone e nel farlo si è leggermente curvato su
di lei ad una distanza pericolosa da cui entrambi
possono sentire il respiro dell’altro farsi corto contro la pelle,
infiammandola.
Gli occhi neri si allargano, totalmente
persi nel mare azzurro di Damon, paralizzato dalla sua vicinanza, da
quell’odore di estati che non ricordava quasi più, dalla pelle
di lei che emana calore attraverso la stoffa dell’abito, dai loro bacini
che si sfiorano e si trova, Elena, a schiudere le labbra per respirare un po’
meglio, attirando gli occhi di lui su di esse.
Poi, dopo istanti che le sono sembrati
infiniti, col corpo abbandonato contro la mano forte di lui che la sostiene e
il cuore che pulsa nelle tempie, sente sollevarsi e viene
rimessa con entrambi i piedi a terra e la testa che le gira appena.
Le sue mani sono ancora aggrappate a lui
non perché abbia paura di cadere, ma perché le manca letteralmente la terra
sotto ai piedi; dannazione a lui. E’ caduta in pieno
nella sua trappola, ha fatto tutto quello che si era ripromessa di non fare,
gli è bastato un solo ballo, farla sentire così desiderata, così speciale, così libera per vincere ogni sua resistenza.
Perché è passato troppo tempo da quando ha
ricevuto queste attenzioni da un uomo, suo marito la sfiora appena. Anche per
colpa sua, per quello strano senso di estraneità che da qualche anno le ha
preso il cuore e i polmoni e ora, con Damon, è come se la vita avesse ripreso a
scorrerle nelle vene.
E sa bene quanto sia pericoloso il veleno
azzurro dei suoi occhi.
Sospira appena sbattendo le lunghe ciglia
per riprendere possesso di se stessa staccandosi leggermente da lui.
-Io…vado un attimo in bagno-
Passa attraverso alcuni sguardi curiosi,
sicuramente di Nadia, Ric e qualche mamma che ha assistito al ballo con una
certa invidia.
Ha bisogno di ossigenare i polmoni e il
cervello, lo lascia lì a bordo pista sentendo a mala pena la voce di Ric che la
chiama.
Damon si liscia la giacca e dopo un
momento per ricomporsi si allontana dalla pista quando una mano gli afferra il
braccio e si volta, trovando la faccia risentita di sua figlia che lo fissa.
-Ehi, tesoro-
-Papà….-
La ragazza si morde un labbro, vorrebbe
dirgli che ha capito quello che sta succedendo, ma di fronte ai suoi occhi
chiari è come se perdesse tutte le parole ed il
coraggio, facendosi piccola e insicura.
Eppure ne avrebbe di cose da dire, ma ha
paura.
Ha paura di scoprire cose più grandi di
lei, cose che una ragazzina di 15 anni forse non
sarebbe assolutamente in grado di gestire perché una volta dette ad alta voce
non si torna indietro.
-Stai bene?-
-Io…sì, volevo dirti che….ho sentito la
mamma-
Damon cruccia lo sguardo confuso, certo
che la sente è sua madre. Ma
perché glielo sta dicendo adesso?
-E?-
-E vado a Los Angeles per il
Ringraziamento-
Nadia deglutisce il suo risentimento e
girando sui tacchi torna dalle sue amiche.
Suo padre osserva la piccola sparire nella
folla che si sta agitando per l’imminente incoronazione della Reginetta, ora
che un ragazzo lo annuncia al microfono e rimane con le mani nelle tasche dei
pantaloni a cercare di capire cosa sia appena successo.
Lui e Nadia avevano parlato del fatto che
in certe occasioni sarebbe potuta andare da sua madre a Los Angeles –tutto pur
di evitare che Kathrine venga a New York – ma credeva che il Ringraziamento lo
avrebbe passato con lui; voleva portarla alla pista di pattinaggio di cui aveva
parlato con Elena, aveva fatto dei programmi.
E improvvisamente si sente solo e stupido.
Capisce che sua figlia lo abbia voluto
punire per qualcosa ma gli sfugge cosa. Che le abbia dato fastidio il suo ballo
con Elena?
Si volta verso l’uscita della palestra,
quella che dà sul corridoio e sente il bisogno di andare in bagno e sciacquarsi
la faccia, soprattutto quando supera Ric che lo fulmina risentito pure lui.
Ed è in corridoio che vede ritornare Elena
nella direzione della palestra.
-Ehi-
-Ehi-
Rimangono a pochi metri di distanza, lei
con una faccia indecifrabile evidentemente a disagio per il loro ballo di
prima, lui totalmente confuso e ferito.
-Stai bene?-
-Sì, avevo bisogno di aria…-
Damon acciglia lo sguardo perplesso e stizzito
da tutti questi atteggiamenti accusatori.
-Stanno per incoronare i ragazzi….prima
che tu te lo perda-
-Oh, grazie…credo…credo
che dopo sarà meglio andare-
-Sì lo credo anche io-
-Bene-
Lei sfugge dal suo sguardo e fa qualche
passo con l’intento di superarlo, ma lo vede che è strano.
-Mi sono divertita prima….è solo che-
-Ho esagerato, ho capito Elena-
-Non è quello…ma non possiamo fare così,
non quando ci sono i ragazzi e…-
-Non temere non ti sfiorerò più-
La fissa dritta, vuole ferirla ma non sa
bene in quale modo. Ed Elena lo conosce così bene da sapere esattamente cosa
stia facendo.
-Non è quello che ho detto-
-Oh davvero?-
Lui fa un passo verso di lei che è praticamente a un battito da lui, e di contro indietreggia;
perché Elena conosce anche questo suo sguardo minaccioso che non le fa paura,
ma le fa battere il cuore troppo velocemente.
-Fammi capire possiamo “fare
così” quando non ci vede nessuno, o in macchina, o nella tua cucina basta che
non ci siano occhi a guardarci?-
Elena è arpionata al suo sguardo gelido,
ma lei non sente freddo, si ferma mentre lui le respira a fior di labbra senza
mollare i suoi occhi profondi e intrepidi. Perché lo sente quel brivido accenderle
le cellule fino a non capire più nulla, sente i propri occhi scendere appena su
quelle labbra di vino pericolose da cui escono bisbigli provocatori che sanno
di oblio proibito e vorrebbe ribellarsi, colpirlo, dirgli che è uno stupido.
Eppure Damon sembra ancora essere l’unico in grado di
cantarle i suoi pensieri più oscuri di cui riesce tutt’ora a vergognarsi.
-Siamo soli, qui non c’è nessuno….cosa
vorresti che facessi? Che ti baciassi contro un armadietto? Che ti trascinassi
in una classe e ripercorressi ogni centimetro della tua pelle che è impressa
nella mia mente dal primo istante in cui i miei occhi ti hanno incrociata? In cui ti ho baciata?
In cui ti ho toccata ed amata? Vorresti questo Elena, mentre il mondo è chiuso in una palestra?-
Gli occhi di cioccolata si dilatano
febbrili, accorgendosi di aver trattenuto il fiato solo quando lui fa un passo
indietro sprezzante di fronte al suo silenzio teso; Damon assottiglia le pozze
chiare e la supera ferito urtandole leggermente una spalla, tocco che fa salire
a gola ad Elena un groviglio di imbarazzo e rabbia.
Ma non può più piangere, non le è più concesso farlo,
non quando lui le ha rubato tutte le lacrime e tutte le notti di solitudine.
Vaga con lo sguardo per il corridoio
tentando di recuperare un minimo di stabilità fin quando non si fa coraggio e
torna in palestra, investita dalla musica che invece di riempirla le svuota
ancor di più il cuore.
-Credo sia ora di andare-
Alec alza gli occhi azzurri su Nadia,
hanno appena riaperto le danze dopo l’incoronazione di Kayla e Colin e lui non
vedeva l’ora di chiederle un lento e magari trascinarla via cinque minuti da
quel posto e dagli occhi dei loro genitori che in quel momento ha perso di
vista.
-Come? Perché?-
La ragazza si sfrega le
braccia nervosa, fissando un punto indefinito della sala.
-Che succede?-
-Niente….lascia stare-
-Ehi, puoi parlarmi di tutto-
Gli occhi scuri finalmente trovano quelli
del ragazzo e sospira appena; non è convinta che sia utile parlarne con lui ma
infondo si tratta dei loro genitori non sa con chi altro affrontare l’argomento
senza morire nel disagio più profondo.
Alec gentilmente le prende una mano,
intenta a torturare il vestito e la conduce sulla pista dove
la prende tra le proprie braccia.
-Prometti di non darmi della pazza?-
-Prometto-
Nadia si fa coraggio scegliendo le parole
adeguate.
-Credo…beh penso che i nostri genitori
siano stati insieme…da giovani ecco-
Rimane in tensione tra le braccia del
ragazzo che le piace così tanto da avere paura di
perderlo a causa di questa situazione; in realtà capisce che non può fino in
fondo indagare con lui sui loro attuali rapporti perché, pur essendo i suoi
genitori divorziati, la madre e il padre di Alec stanno ancora insieme. E lei
non può e non vuole essere colei che gli mette la pulce nell’orecchio, lo
perderebbe e lui non la perdonerebbe mai per questo, anche solo per aver
insinuato il dubbio.
Alec esita a rispondere registrando le sue
parole.
-Intendi….quando avevano la nostra età
tipo?-
-Sì esatto…-
-Beh…e quindi?-
Lei cruccia lo sguardo.
-Come quindi…non ti
da fastidio?-
-Mi da fastidio il fatto che si parlino, o
che ci portino nei posti insieme, o che tuo padre mi intimorisca
così tanto, ma quello che hanno combinato a 15 anni un po’ meno onestamente….-
-Davvero?-
-Mi da fastidio che tuo padre sia qui
intorno e io non possa baciarti, o che tema che mi
sbuchi alle spalle perché ti sto stringendo e-
-Baciarmi?-
Gli occhi azzurri tornano in quelli della
ragazza che si è persa su quella unica parola
dimenticandosi per un attimo tutto il resto.
Vuole baciarla?
-Sì…se tu…se tu sei d’accordo…-
Si morde la lingua l’istante
dopo dandosi del cretino, come gli è venuto in mente di dire una cosa del
genere? Si guarda un attimo intorno provando a non morire di vergogna e poi le
prende la mano interrompendo il ballo sotto il suo sguardo perplesso e se la
tira dietro in mezzo alla folla fino all’uscita di servizio che porta fuori
dalla palestra.
L’aria fredda di Novembre li fa
rabbrividire mentre il suono ovattato della musica si perde filtrando da sotto
la porta.
-Che stiamo facendo qui?-
Nadia cerca i suoi occhi e non appena li
trova non fa in tempo a replicare che moriranno di freddo che Alec fa due passi
bruciando le distanze e baciandola, finalmente.
E tutti i pensieri, le preoccupazioni, i
dubbi, le angosce si dissolvono sulle labbra morbide e inaspettate del ragazzo
che finalmente ha fatto quella mossa che lei aspettava; lentamente ricambia il
bacio decidendo di chiudere fuori i pensieri sui loro genitori, desiderosa di
lasciarsi andare al brivido di vita che le sgorga dentro ora.
Quando rientrano poco più tardi, tutti e due sorridenti e complici, trovano Elena che li
stava cercando pronta ad ordinargli di recuperare i cappotti perché si torna a
casa ed Alec, tenendo Nadia per mano, se la trascina al guardaroba per prendere
le loro cose, mentre Elena se ne sta col cappotto di Damon in mano guardandosi
intorno per trovarlo.
-E’ uscito….credo sia nel parcheggio a
fare due passi-
Ric sbuca alle sue spalle con l’aria
stanca.
-Così si ammalerà-
-Oh, no è troppo
duro per ammalarsi-
La donna sorride ravviandosi i capelli.
-Senti Elena, io non so cosa stia
succedendo e francamente mi sembra un po’ surreale parlare di questo ora, dopo
tutti questi anni ma….siete adulti, sapete come fare per non ferirvi-
Lei lo guarda provando inutilmente a
nascondere la tristezza che la affligge e gli sorride mestamente.
-Puoi dire ai ragazzi che li aspetto
fuori?-
-Certo-
Quando Elena esce dalla scuola
si guarda intorno e ci sono già alcuni ragazzi che salgono sulle auto dei
genitori venuti a prenderli, tra le quali individua anche la Camaro di Damon.
Sospira e poi scende gli scalini della
scuola per raggiungerlo; è accostato all’auto che fissa un punto indistinto del
cielo scuro e lo vede tremare di freddo.
-Hai intenzione di morire congelato?-
Lui getta un’occhiata veloce verso di lei
per poi ritornare con gli occhi immersi nella notte; non sembra intenzionato a
parlarle e onestamente la loro ultima conversazione aveva toni particolarmente
intensi per poter fingere che adesso vada tutto bene.
Così Elena gli porge il cappotto che lui afferra.
-Grazie-
-Oh, adesso mi parli?-
Damon si volta infilandosi il cappotto e
fissandola risoluto.
-Mi comporto da adulto, ti ho ringraziato-
-D’accordo…vuoi continuare in questo
modo…va bene-
-Sono solo educato Elena,
esattamente come dovrei essere quando ci sono i ragazzi-
La supera per dirigersi al lato del
guidatore e getta un’occhiata ai ragazzi che li stanno raggiungendo mentre lei
si volta di lato seguendolo con lo sguardo. E’ davvero
idiota certe volte.
Sbuffa scocciata e sale in auto aspettando
che arrivino i due per poi farli salire.
Il viaggio di ritorno è silenzioso in modo
quasi opprimente tanto che Nadia vorrebbe dire qualcosa per colmare
quell’insopportabile quiete, ma Alec, intuendo il suo
disagio, le afferra dolcemente la mano nel buio del retro della macchina
attirando i suoi occhi su di se.
Quando arrivano
davanti a casa Salvatore dove Elena aveva lasciato l’auto, Damon spegne il
motore e attende che scendano.
Elena li fa
scendere entrambi così Nadia potrà salire davanti accanto a suo padre e dopo
che i ragazzi si sono scambiati un timido sorriso veloce, lei ed Alec si
dirigono alla loro auto osservando la Camaro ripartire.
Ciao a tutte!!!
Scusate il ritardo, eccoci con un nuovo
capitolo che spero vi possa piacere e attendo con ansia le vostre recensioni….in
ogni caso sappiate che come sempre sono grata anche solo di chi passa a dare
una lettura e una possibilità alla mia storia!
Venendo al capitolo, beh siamo al ballo e
dunque si balla!
Damon ovviamente non attendeva altro che
trascinare Elena sulla pista mentre lei non era proprio
dello stesso avviso viste le vecchie sensazioni che stanno riemergendo dentro
di lei; anche i ragazzi sono coinvolti e vediamo che, giustamente, stanno
vivendo il loro ballo con gli amici e tutte le dinamiche tipiche dei liceali.
Tranne per la parte in cui i genitori sono presenti
e fanno cose imbarazzanti tipo ballare un po’ troppo presi; ovvio che Nadia se
ne accorga mentre Alec, da maschio qual è, la fa più semplice e non da peso
alla situazione.
Sul finire della serata però gli animi si
scaldano troppo e i delena finiscono per litigare
stranamente; inoltre appuriamo che per il Ringraziamento Nadia torna a Los
Angeles da sua madre!
Elena carica l’ultima lavatrice e si passa le mani tra i
capelli; è stanchissima, tra i ragazzi, il lavoroe l’ultima discussione con Damon che ancora
brucia sulla pelle è come se fosse stata prosciugata da ogni energia.
Alec non vede l’ora di passare il Ringraziamento con Nadia
mentre lei vorrebbe chiudersi in camera sua come quando aveva quindici anni e
ascoltare WitneyHuston a
ripetizione, giusto per implementare i suoi tormentati pensieri di ragazzina.
E invece no, la vita ti obbliga a crescere, a prendere
posizione, a farti carico delle responsabilità di ogni giorno; sospira e poi
spegne la luce della lavanderia per dirigersi al piano di sopra e farsi una
bella doccia prima di scivolare a letto.Aaron è già in camera e lo trova intento a leggere un libro, alza lo
sguardo su di lei come la sente muoversi per la stanza e la osserva in
silenzio.
Il silenzio è diventato la loro colonna sonora e talvolta è
quasi opprimente.
-Ho sentito mia madre-
Elena si sfila i pantaloni portando lo sguardo distratto
verso suo marito. I genitori di Aaron vivono in Virginia e di solito vanno a
trovarli per le feste, qualche volta Natale, qualche volta d’estate, ma lei non
ha particolare simpatia verso la famiglia di Aaron, soprattutto per suo zio
Maxwell che più volte ci ha provato con lei, perfino alla festa del loro
matrimonio e meno Elena lo vede, meglio sta.
Non ha mai detto nulla a suo marito dei tentativi molesti di
approccio di Maxwell dato che lui lo adora da sempre e lo vede come un mito, un
modello, ma è una delle ragioni per cui non vuole mai andare in Virginia a
trovare la famiglia di lui.
-Oh, e come sta?-
Lui si toglie gli occhiali da lettura, questo significa
cattive notizie.
-Zia Sarah sta peggiorando sempre di più, pensavo che
sarebbe il caso di andare a trovarla…sai prima che sia troppo tardi-
Elena esita un istante e poi posa i pantaloni sulla sedia
avvicinandosi al letto. Zia Sarah è la sorella di Max
e del padre di Aaron, è malata da tempo e questo momento stava comunque per
giungere, ciò non toglie che sia davvero dispiaciuta.
-Certo, mi dispiace-
-Pensavo che potremmo andare via, sai i quattro giorni
delRingraziamento, mia madre vuole
vedere i ragazzi, i loro cugini chiedono spesso di loro-
Elena sente l’agitazione assalirla per tutta una serie di
motivi.
-Oh, ecco-
-Non vedo mai la mia famiglia Elena-
-Lo so-
-E allora perché la tua faccia mi fa capire che non sei
d’accordo?-
-Non dico questo, solo che io…ho questo processo importante
lunedì dopo il Ringraziamento e-
-Sai cosa…lascia stare..-
Aaron si rimette gli occhiali tornano a tagliare fuori Elena
dalla sua realtà e la donna sospira a fondo per sopprimere la rabbia.
-Porterò i ragazzi da solo-
-Cosa?-
Adesso non riesce più a trattenersi.
-Se vuoi venire sei la benvenuta-
-Mi stai punendo perché devo lavorare?-
-Non ti sto punendo Elena, ma potrei non rivedere più mia
zia, cosa dovrei fare secondo te?-
Gli occhi azzurri di suo marito, un tempo così caldi e
affettuosi, adesso le sembrano così freddi e insofferenti. Sa che lui ha
ragione, ma lasciarla sola per il Ringraziamento non le sembra giusto, potrebbe
lasciarle i ragazzi anche se hanno diritto di vedere i loro nonni che di contro
non si disturbano mai a venire a trovarli, per quanto sia un viaggio lungo. E poi
Elena detesta l’influenza di Maxwell sui suoi ragazzi, non sopporta che lui dia
loro consigli non richiesti; ma litigare con Aaron a questo punto sarebbe del
tutto inutile. Lui ha già deciso e può scegliere se adeguarsi e seguirlo, o se
rimanere sola a casa, passando quei giorni di festa con Stefan e Caroline. E
sicuramente Damon.
In realtà in quel momento Elena avrebbe bisogno di isolarsi,
completamente, e per quanto la addolori, la decisione di Aaron potrebbe essere
l’occasione per chiudersi qualche giorno in casa dedicando del tempo a se
stessa come non riesce a fare da troppo tempo ormai, e potersi anche
concentrare sul lavoro.
Senza rispondere niente a suo marito sparisce in bagno
provando a trattenere le lacrime che le scuotono il petto e prima che anche una
sola goccia righi il suo volto stanco, si butta sotto il getto di acqua calda
nella speranza di lavare via i suoi dolori e pulire le ferite.
***
-COSA DIAVOLO
SIGNIFICA CHE PARTONO SENZA DI TE???-
Elena deve allontanare il telefono dall’orecchio prima che
la squillante voce della sua migliore amica le perfori i timpani, era tanto che
Caroline non sbottava in questo modo per qualcosa e lei non sa più gestirla in
situazioni come questa, deve già pensare a deglutire l’amarezza del dispiacere
di non avere i suoi figli con sé, figuriamoci evitare che la bionda vada a
sgozzare suo marito.
-Care non è sbagliato che vadaa trovare i suoi genitori-
-E’ sbagliato che
lasci da sola sua moglie il giorno del Ringraziamento, ecco cosa è sbagliato!-
-D’accordo ma-
-Ti prego almeno evita
di giustificarlo…mmm che rabbia guarda-
Elena sospira mentre entra nel palazzo in centro in cui ha
sede lo studio legale in cui lavora e saluta il portiere ed altre persone nella
grande hall, dirigendosi agli ascensori.
-Lo sai che le cose tra noi si sono fatte…strane-
-E questo non farà che
aumentare la distanza, invece di riavvicinarvi e tu…beh tu potresti andare con
loro Elena-
-Caroline non posso, questo processo è troppo importante-
-Ti porti dietro le
cose per lavorare-
-Oh certo come se poi lo facessi sul serio-
Schiaccia il pulsante del suo piano fissandosi la punta
delle scarpe, stanno sbagliando entrambi sia lei che Aaron, e nessuno dei due
ha voglia di fare lo sforzo di venire incontro all’altro.
-E poi lo sai…non voglio vedere suo zio-
-Oh non farmi nemmeno
il suo nome che mi sale il nazismo a livelli incontrollati e non posso urlare
dato che Stefan è rientrato stanco morto dal turno all’ospedale!-
-Comunque può darsi che ci farà bene…sai stare lontani-
Caroline posa le chiavi dell’auto, è appena tornata
dall’aver accompagnato i ragazzi a scuola, ha dimenticato la lista della spesa
per la cena del Ringraziamento il cui numero di presenze, evidentemente, si
riduce drasticamente.Non li aiuterà
separarsi per qualche giorno, Caroline lo sa e lo sa pure Elena, ma è un
percorso che devono compiere lei ed Aaron e per quanto vorrebbe aiutarli, sa
che può solo sostenere la sua amica, a prescindere da qualunque decisione
prenderà.
-Può darsi…comunque sarai
qui da noi e sarai coccolata, mangeremo tantissimo fino a farci venire
un’intossicazione da carboidrati e poi ci ubriacheremo-
-Oh sicuro-
-Una volta spediti i
ragazzi a dormire ovviamente-
Elena sorride mestamente, grata del tentativo di Caroline di
sollevarle il morale; tra l’altro spera vivamente che Bonnie riesca a tornare
anche se ancora non ha comunicato loro di aver comprato il biglietto per
l’aereo.
-Allora ci vediamo giovedì-
Si salutano chiudendo la conversazione. Caroline sospira e
poi il cellulare vibra nuovamente, stavolta un messaggio di suo cognato.
“Per giovedì uno meno,
Nadia va a Los Angeles a trovare sua madre”
Grandioso, ma che sta succedendo a tutti quanti? Non è certo
questo lo spirito di una festa in famiglia, ma evidentemente il destino ha in
mente altri programmi.
***
Alec ci è rimasto un po’ male, un po’ tanto, quando a pranzo
Nadia gli ha comunicato che passerà il giorno del Ringraziamento a Los Angeles
da sua madre. Capisce benissimo la situazione, ma deve amaramente ammettere di
essersi fatto tutto un viaggio mentale su come avrebbe voluto trascorrere quei
giorni in sua compagnia; l’unica cosa che lo consola è che la ragazza non
sembra tanto contenta di partire e salutarlo per qualche giorno.
Si rivedranno il lunedì a scuola, tuttavia vuole riuscire a
strapparle almeno un appuntamento.
-Senti visto che mi lasci per il confortante sole della California,
posso portarti fuori mercoledì sera? Ovviamente tuo padre permettendo-
Nadia alza gli occhioni scuri sul ragazzo intento a
rigirarsi il libro di storia tra le mani; lei partirà giovedì mattina per
essere a casa da sua madre nel tardo pomeriggio e non sa come gestirsi con suo
padre che non ha preso bene la sua decisione per quanto tenti di mascherarlo.
Sa di essersi mossa con l’intento di ferirlo, così come lui ha ferito lei
comportandosi in quel modo imbarazzante con la mamma del suo ragazzo, ma ancora
non riesce a perdonarlo ne vuole parlare dell’argomento. E le dispiace non
vedere Alec, ma ormai ha deciso. Però è ben felice di uscire con lui anche se
non può dire con certezza che suo padre, già infastidito per la storia di Los
Angeles, la lascerà uscire di sera tanto facilmente.
-Certo…mio padre permettendo-
Abbozza un sorriso al ragazzo che contraccambia allungandosi
per lasciarle un dolce bacio a fior di labbra prima che le voci dei loro amici
arrivino a disturbarli.
Quella sera a cena i ragazzi apprendono da Aaron che
passeranno il Ringraziamento dai nonni paterni ed Alec ha preso bene l’idea di
partire per la Virginia solo perché anche Nadia,a quanto pare, non ci sarà. E mentre i suoi
figli domandano spiegazioni sul perché Elena non si unirà a loro, suscitando
l’incomprensione del minore e il disappunto del maggiore, la mente della loro
madre è invece tutta proiettata sull’interrogativo sul se anche Damon andrà con
sua figlia dall’altra parte dello Stato per trovare lei. E non può arrestare per senso di fastidio che le prende ancora
la bocca dello stomaco, dopo tutti questi anni, al solo pensare a Kathrine,
sarà perché è un po’ la fonte di tutti i suoi mali e ha covato in profondità un
odio per lei mai espresso, mai davvero espulso fuori del tutto.
Sospira e la voce dei suoi figli la riporta alla realtà,
obbligandola a concentrarsi sulla conversazione e su tutte le cose che dovrà
preparare per la loro partenza. Ovviamente li ha rassicurati sul fatto che
almeno a cena sarà con gli zii in modo da non essere totalmente sola, ma gli
altri giorni li passerà a casa lavorando.
***
Giovedì
Damon e Nadia sono all’aeroporto, esattamente all’ingresso
del gate cui Damon non potrà accedere a differenza di sua figlia.
La sera prima è stata brava, Alec l’ha riportata a casa alle
undici come promesso anche se può giurare di averli sentiti amoreggiare sul
pianerottolo per una buona mezz’ora. Non sa cosa abbiano fatto, c’è una strana
tensione tra lui e sua figlia e non gli ha raccontato molto se non che si sono
divertiti. Magari chiederà ad Elena stasera, sempre che, dopo la loro
chiacchierata troppo emotiva nei corridoi della scuola durante il ballo, lei
abbia ancora voglia di parlargli. Sembra che ultimamente solo suo fratello gli
parli e la cosa sta diventando seccante; perfino suo zio è leggermente rimasto
infastidito dal loro ballo a scuola.
Ma ormai è abituato al fatto che tutti giudichino,
brontolino, gli facciano presente che non è adatto, forse solo con Kathrine non
si sentiva inadeguato visto che lei è quasi peggio di lui.
-Allora hai preso tutto?-
-Sì-
-Tieni un po’ di soldi in più, magari vuoi comprarti delle
riviste da femmine-
-Papà non sono tante ore di viaggio-
-Già ma non si sa mai, e mi raccomando spegni il cellulare e
accendilo appena atterri-
-Ok-
-Fammi sapere quando sei arrivata e…chiamami per qualunque
cosa-
Nadia alza di sfuggita lo sguardo scuro in quello chiaro di
suo padre, evidentemente in difficoltà con lei in quel momento. Odia questa
tregua gelida tra loro, causata in parte dalla sua incapacità di manifestargli
i suoi disagi, e forse qualche giorno separati farà bene ad entrambi.
-E non fare bere tua madre alla cena dai tuoi nonni stasera,
sai che poi diventa intrattabile-
A Nadia sfugge un timido sorriso, vorrebbe dire qualcosa ma
la signorina dell’assistenza annuncia ai passeggeri di cominciare ad
avvicinarsi al gate e così i due si devono salutare; Damon osserva sua figlia
piano piano sparire nella folla e non vorrebbe che quel senso di vuoto e
solitudine si facesse ancora più forte e pungente. Ma deve lasciare che Nadia
prenda le sue decisioni, anche se sbagliate.
Così sospira e si volta dirigendosi alla macchina; non ha
molta voglia di passare la serata con le due famiglie felici mentre lui se ne
starà in un angolo a deprimersi, o a giocare coi suoi nipoti.
E’ quasi tentato di defezionare, magari appena trova il
coraggio chiama suo fratello e prova a vedere se ha modo di sganciarsi dalla
cena di famiglia anche perché sua cognata starà già preparando il tacchino e
potrebbe ucciderlo se non lo avverte per tempo. Così estrae il cellulare e
chiama Stefan.
-Fratellone-
-Fratellino-
-E’ partita?-
-Sì l’ho lasciata in questo istante all’aeroporto-
-Oh bene-
-Senti volevo dirti…-
-Ehi amore chi è?
Damon?- -Siè lui-
Eccoci, Caroline è già partita all’attacco, lo sente dal
gran sbattere di pentole e padelle in sottofondo, Damon tira appena una smorfia
come se potesse percepire la fitta di dolore per le urla che inizierà a tirare
sua cognata come lui dirà che non viene più.
-Ecco allora digli cosa
deve fare-
-Cosa devo fare?!?!-
-Sì, em, abbiamo alcune commissioni per te-
-Io veramente-
-Dovresti comprare il
vino--Visto che non contribuisci col
dolce….-
Ignora la frecciatina della bionda e prova ad interrompere
suo fratello.
-Stef ecco io…-
-Ah!!E poi deve
passare a prendere Elena! Se se lo scorda lo
ammazzo!!!- -Chi ammazzi mamma???-
-Oh ciao amore…no nessuno ecco, io- -La
mamma ammazza i mostri dei sogni, Matty- -Davvero??-
Mentre il siparietto familiare si completa col piccolo Matt
arrivato ad interrompere i suoi genitori, il cervello di Damon in modalità “ come scaricare i parenti” si blocca
sulla frase “prendere Elena”,
prenderla dove? Non viene con suo marito? Improvvisamente il suo interesse per
la serata di famiglia rinasce tutto di colpo.
-Che vuol dire prendere Elena?-
-Ecco lei…beh per
farla breve è da sola e Caroline non vuole che prenda la macchina, sai se beve
eccetera…cose da donne- -Non sono
cose da donne! Sono preoccupata per lei lo sai!- - Certo spiegavo solo a Damon..-
-Preoccupata per cosa?-
-Niente Dam, allora
puoi andare tu a prenderla?-
-Certo-
-E non scordarti il
vino-
Quando chiude Damon rimane un attimo immobile a fissare il
vuoto, leggermente stupito dall’improvviso colpo di scena. Perché è sola? Dove
sono suo marito e i suo figli? E perché Caroline è preoccupata per lei? Beh
avrà modo di parlare quella sera stessa, sempre che lei sia nella modalità
giusta per rivolgergli parola. Si domanda se Elena sappia che sarà lui a
prelevarla da casa…e dovrà anche mandarle un messaggio per concordare l’orario.
Improvvisamente quel senso di vuoto viene sostituito da uno strano disagio che
gli cresce dentro tanto da fagli stringere le chiavi della macchina al punto da
lasciargli il segno sul palmo della mano.
***
Il suo cervello ci ha messo un po’ a registrare
l’informazione decisiva “viene Dam a prenderti,solo Nadia è partita” ed Elena non ha fatto in tempo ad elaborare un
piano per evadere dalla disagiante situazione in cui si trova adesso.
Perché ha provato in tutti i modi a dissuadere Caroline
dalla sua idea di farla prelevare da Damon, ha provato a spiegarle che non è un
problema per lei andare da sola, che è totalmente capace di guidare e che
vorrebbe avere la sua auto per decidere quando andarsene. Ma la bionda è stata
irremovibile con la sua argomentazione del tipo “siete entrambi soli in modo a dir poco patetico, così sarete patetici
insieme” soprattutto quando ha chiesto se per caso ci fosse qualche
problema tra lei e Damon di cui ignorasse l’esistenza e allora Elena ha dovuto
cedere e adesso, dopo un messaggio di lui che le comunicava l’orario, si trova
a correre in su e giù tra bagno e camera in ritardo.
Aaron e i
ragazzi sono partiti a metà mattina così lei ha deciso di passare la giornata a
rassettare casa con calma, senza nessuno intorno che vanificasse i suoi sforzi
di pulizie, finendo per fare tardi la doccia e dunque a prepararsi.
Il cellulare
vibra e legge di sfuggita l’anteprima di whatsapp dove lui le annuncia di
essere arrivato e per poco non inciampa nelle tre paia di scarpe tra cui deve
ancora scegliere, mentre tenta di non tirare i fili della maglia con la pinza
che le tiene su i capelli ancora da sistemare.
Dopo dieci minuti, jeans scuri, camicia e golf indossati e
un tentativo rovinoso di mettersi l’eyeliner, il telefono vibra di nuovo e un “ok, suppongo tu sia ancora sotto la
doccia” le strappa uno sbuffo risentito.
Infondo che fretta hanno? Ah sì giusto, la nazista starà già
smattando per il loro ritardo. Al minuto numero diciannove Elena riesce
finalmente a scendere le scale di casa, pentendosi amaramente di essersi messa
i tacchi e non aver optato per una stringata bassa visto che non sta andando a
una cena di gala anche se Caroline avrà da ridire per il suo abbigliamento
eccessivamente casual, ma lei stasera non aveva davvero voglia di mettersi
elegante.
Quando sale sulla Camaro, con un guanto in bocca e l'altro nella
tasca del cappotto, cerca di sfuggita due fanali azzurri che la osservano tra
il divertito e l’imbarazzato.
-Venti minuti di ritardo, stai migliorando Gilbert-
-Guida-
Lo fulmina con lo sguardo e lui ridacchia accendendo il
motore. Il tempo di arrivare da Caroline, lei riesce a malapena a mettersi il
rossetto provando a non macchiarsi la sciarpa. Si è dovuta coprire per bene,
c’è aria di neve nonostante sia appena metà novembre, ma al meteo hanno
annunciato un autunno più freddo del solito.
-Allora…come mai avevi bisogno di un autista?-
-Sai come è fatta tua cognata, se si mette in testa una
cosa-
-Tipo che non sai guidare?-
-Tipo che potrebbe succedermi di tutto e allora toccherebbe
a Stefan gestirmi-
Lui fa spallucce, trovando poco sensato il ragionamento.
La osserva quasi di nascosto, mentre continua a trafficare
con la borsa,col rossetto rosa tenue
che però risalta le sue labbra al punto giusto da fargli perdere per un istante
la concentrazione, o adesso che prova a sistemarsi la massa morbida e un po’
selvaggia di capelli che non ha avuto il tempo di acconciare, ma che la rendono
incredibilmente sexy;e pensa che Elena
ed il suo profumo di fiori riescono a mandarlo completamente fuori di testa
nonostante gli anni, nonostante i litigi o le parole in sospeso non può farci
nulla. Subirà tutta la vita il suo fascino disarmante.
E rimangono in silenzio per dieci minuti, fin quando non
arrivano davanti casa Salvatore con più di mezz’ora di ritardo. Quando scendono
dall’auto, lui con due bottiglie di rosso in un sacchetto, lei che ondeggia
instabile sui tacchi, ancora intenta a sistemarsi, potrebbero quasi sembrare
una coppia ora che lui la affianca e gentilmente le offre il braccio che lei,
quasi circospetta, esita un istante ad afferrare fin quando il porfido ghiacciato
del vialetto non le impone di trovare un appiglio.
E Damon ultimamente sembra essere questo per lei, un
appiglio in mezzo al mare di inquietudine e vuoto che la affliggono.
Quando Stefan apre la porta c’è aria di festa in casa, investe
il loro silenzio caricandolo di brio ed anche un pizzico di disagio, perché
quella sera nessuno dei due sembra molto intenzionato a socializzare. E difatti
Elena, per un istante, quando entrano in casa e vengono avvolti dal calore
domestico e dalle varie voci- i bambini, Ric e Jo, Matt,
Rebeka e le loro due figlie piccole – stringe più forte il braccio di Damon
quasi temendo di venire risucchiata dal vortice di entusiasmo che li circonda.
Eppure è lui quello più estraneo, Elena è abituata, passa sempre con i suoi
amici i momenti di feste ma stasera dovrà rispondere alla spinosa domanda sul
dove siano suo marito e i suoi figli e sul perché lei non sia con loro.
-Ho bisogno di bere-
-Oh, andiamo in cucina provvedo subito-
Lo bisbiglia complice a Damon che sembra cogliere
perfettamente il suo stato d’animo e lei si permette, finalmente, di osservarlo
meglio. Ora che è così vicino, che il calore del suo corpo solido sprigionato
da sotto la il golf color petrolio la sfiora, o i suoi occhi troppo chiari si
piantano nei suoi, sente che forse il baratro più pericoloso è proprio quello a
cui si sta tenendo salda.
***
La prima mezz’ora è fatta di convenevoli, tentativi di
arginare argomenti scomodi e occhiate strane da parte di Ric; ma finalmente il
cibo e il buon vino distendono gli animi ed anche se lei e Damon non si sono
rivolti parola, non hanno smesso furtivamente di cercarsi.
E’ al momento degli amari, dopo il dolce, che Matt e Rebeka
si congedano visto che le bambine sono crollate sul divano insieme al piccolo Matty, e così salutano i presenti andandosene, seguiti poco
dopo anche da Ric e Jo.
-Bene direi che forse è il caso che anche noi andiamo,
fratellino-
Damon e Stefan si alzano seguiti dalle due donne.
-Ti do una mano a sistemare Care-
-Oh Elena ti prego, sono troppo stanca farò domani-
-Sei sicura?-
-Sì certo…però domani pomeriggio ti chiamo e usciamo, ti
va?-
Elena la guarda tra il comprensivo e il riconoscente, sa che
non vuole lasciarla sola anche se lei sta bene, ma apprezza lo sforzo. Domani
dormirà, poi chiamerà i ragazzi – Aaron le ha scritto prima per dirle che il
viaggio è andato bene e la cena anche- e magari andrà anche dal parrucchiere
prima di cominciare a lavorare, ma forse può rimandare il parrucchiere per
un’uscita tra amiche.
-D’accordo-
I quattro si salutano ed è quando sono fuori, immersi nella
gelida e silenziosa notte che avvolge la città, che Elena e Damon si guardano
in modo più diretto.
-E’ stata una bella cena-
-Concordo-
-Buon vino-
-Buon cibo-
Hanno bevuto abbastanza per essere allegri e un po’
accaldati, ma sono comunque sobri. Damon getta i suoi occhi chiari verso il
cielo stellato, così pulito e profondo da far quasi paura osservando il proprio
respiro addensarsi per il freddo.
-Ma non ho sonno-
-Nemmeno io –
Fa scendere lentamente lo sguardo verso la donna, ora un po’
bambina col naso arrossato dal freddo tutta rannicchiata nel cappotto, al suo fianco con fare meditabondo; poi colto
da un pensiero sorride complice e indica la macchina.
-Andiamo, ti porto in un posto-
Elena esita un istante perplessa, ma poi decide che infondo
è quello lo spirito della festa del Ringraziamento, essere grati di quello che
abbiamo e saper apprezzare quanto la vita ha da offrirci e, in quell’istante,
si tratta proprio di Damon.
Non è riuscita subito a capire dove stessero andando, ma poi
ha avuto un flash del suo passato, su quella macchina, in una sera fredda di
tanti anni fa, quando percorrevo insieme quella strada col cuore leggero e
innamorato e lei deve cercare di non sprofondare nel gusto agrodolce dei
ricordi ora che lui parcheggia davanti alla pista di pattinaggio notturna.
Non c’è tanta gente, sono tutti a festeggiare nelle loro
case quella sera di festa e calore, così si accingono a scendere.
-Beh, è migliorata dall’ultima volta che ci sono venuto-
-Si sono un po’ ammodernati-
-Intanto c’è una luce funzionante-
-E’ vero, avevo dimenticato che la chiamavamo la pista al buio-
-Era un’autentica impresa pattinare nella penombra-
Lei sorride mentre si avviano alla cassa dell’ingresso.
-Spero che sia migliorata anche la qualità della cioccolata-
Elena lo colpisce appena sperando che il ragazzo alla cassa
non lo abbia sentito; il giovane alza gli occhi su di loro e stacca due
biglietti chiedendo il loro numero di piedi per i pattini.
-Tu sicuramente non c’eri-
-Damon-
-Come prego?-
Il ragazzo porge i pattini ai due ed Elena gli afferra
scuotendo la testa in segno di dissenso, è sempre il solito buffone.
-Sai noi due venivamo qui da ragazzi e notavo quanto sia
migliorato questo posto, e tu sei decisamente un acquisto recente-
-Oh, bene allora potrebbe interessarvi l’iniziativa di quest’anno-
Sia lui che Elena si guardano un attimo perplessi e dopo
tornano sul ragazzo che da il resto a Damon.
-Il vecchio padrone ha ceduto l’attività ai miei genitori e
tra le tante cose abbiamo trovato una scatola di vecchi rullini, li abbiamo
fatti sviluppare e abbiamo riempito un intero album di foto fatte negli ultimi
trent’anni…l’abbiamo chiamato “il
ghiaccio nel tempo”…proprio prima di entrare sulla pista troverete l’album
posato su di un leggio alto, date un’occhiata e se trovate una vostra foto ve ne
faremo una copia!-
Damon curva lo sguardo leggermente turbato dall’entusiasmo
del giovane.
-Ok…-
-Ah e visto che questa è la serata di apertura della
stagione…cioccolata in omaggio-
I due si avviano verso la pista con Elena che inizia a
ridere più che altro per l’espressione tenuta da Damon per tutto il tempo.
-Così non mi aiuti-
-Scusa ma la tua faccia mentre provavi a rimanere serio-
Si siedono sulla panche di legno per cambiarsi le scarpe e
mettersi i pattini, poi Elena vede il leggio di cui parlava il ragazzo e si
avvicinaper sfogliarlo.
-Wow…che foto incredibili-
Sono state messe per ordine cronologico, o meglio, per
quello che hanno ritenuto essere tale guardando soprattutto i vestiti e lo
sfoglia curiosa di sapere se troverà anche uno scatto di loro due, infondo sono
stati clienti abituali per diverso tempo.
Damon le arriva alle spalle posando gentilmente le mani sui
suoi fianchi e respirandole tra i capelli, contro l’orecchio, obbligandola a
sussultare per il brivido di calore e stupore che le provoca.
-Andiamo Gilbert, se ti piace te lo compro tutto…ma ora
pattiniamo-
Elena lo lascia aperto alla pagina cui è rimasta e senza
proferire parola si lascia condurre con leggera titubanza su quella pista che
ha visto fiorire il loro amore.
E all’inizio cerca di tenere le distanze, mentre lui le
girella intorno un po’ per stuzzicarla, un po’ perché ha bisogno di vederla
sorridere, ha bisogno egoisticamente che torni la luce nei suoi occhi scuri un
po’ più spenti. Così quando la vede rilassarsi quanto basta, le afferra di
sorpresa una mano e se la tira dietro subendo le sue risate trattenute mentre
gli ricorda che non sono più giovani e se casca finiranno per farsi male.
***
Dicembre 1996
Damon ridacchia
divertito mentre se ne sta disteso –bendato- sul sedile passeggero della sua
auto, ascoltando il piano della propria fidanzata alla quale ha ceduto la guida
non senza un momento di profondo sacrificio interiore.
-E visto che so quanto
tu odi tutte quelle cose classiche romantiche tipo…cene o…abiti eleganti, o il
sentirti obbligato a regalarmi dei fiori ho deciso di venirti incontro per dimostrarti
quanto ti ami, al punto da festeggiare il nostro primo anniversario in modo un
po’ …diverso-
-Elena, stai guidando
la mia auto e io sono bendato…questo è già un atto di profondo amore da parte
mia-
La brunetta getta un’occhiata
veloce sul ragazzo disteso al suo fianco che bofonchia e non può evitare di
sentire le proprie labbra incresparsi in un sorriso. Sarà che quando Damon usa
la parola amore in una frase direzionata a lei sente ancora le gambe farsi
molli e il cuore battere, o per quella sua infinita tenerezza nell’averle
ceduto le chiavi della propria auto. Continua a guidare finché non arrivano nel
parcheggio di quello che è ormai diventato il loro posto; la pista di
pattinaggio notturna.
E’ un freddo mercoledì
sera di gennaio ed Elena ha speso tutti i tuoi suoi risparmi del Natale per
affittare per qualche ora la pista solo per loro due. Un po’ perché il proprietario li ha presi in
simpatia, un po’ perché ha ingaggiato questa sfida con Damon per dimostrargli
che gli anniversari possono essere romantici e divertenti, fatto sta che hanno
il gazebo della cioccolata e dei dolci a loro disposizione, pista e musica
incluse.
-Ok ci siamo-
Il ragazzo si solleva
togliendosi la benda.
-Vedi che siamo
arrivati tutti interi?-
Quando gli occhi
azzurri si liberano schiudendosi in cerca dei suoi, a Damon non riesce
possibile trattenere un mezzo sorriso di fronte all’espressione fiera e
soddisfatta della ragazzina al suoi fianco, e non può aspettare oltre così si
allunga verso di lei rubandole un bacio. I loro respiri si fondono nell’abitacolo
tiepido della Camaro mentre le mani di lei, avvolte nei guanti, gli sfiorano il
volto tentando di allontanarlo.
-Se fai così non
scenderemo mai, lo sai?-
Damon fa scorrere con
calibrata lentezza i propri occhi dalle labbra di lei alle sue pozze nere, ora
più accese e vive di eccitazione e non resiste dal sfiorarle la pelle, i
capelli, il lobo dell’orecchio scappato dal cappellino di lana.
-D’accordo ragazzina,
è la tua serata-
Lei fa una smorfia di
disappunto avvicinando nuovamente le labbra a quelle di lui.
-E’ la nostra serata….-
Riescono finalmente a
scendere e lei lo conduce tutta saltellante alla pista.
-E’ questa la
sorpresa? Una serata sui pattini?-
-Non sciupare tutto…è
una serata solo per noi…sui pattini-
Arrivano ai margini della
pista illuminata da delle luci natalizie da esterno, le avrà fatte montare
sicuramente lei e lo tira verso la panca di legno per sedersi e togliersi le
scarpe quando lui la tira a sé attirando la sua attenzione.
-Ehi che c’è?-
-Forse dovremmo
passare da qua-
Lei lo guarda
enigmatica non capendo di cosa parli e poi lui la porta verso il vialetto
principale che porta alla pista, dalla quale parte un tappeto di petali di
rose; gli occhi da cerbiatto si allargano confusi e stupiti seguendo la scia di
petali fino al gazebo di legno, rimanendo in un silenzio carico di emozione.
Appena Elena mette piede nel gazebo trova uno dei tavoli di legno allestiti con
candele, una tovaglietta runner apparecchiata per due
ed un signore in piedi accanto ad un tavolo di metallo dotato di fornelli sopra
il quale sta cucinando qualcosa. Essere figlio di Giuseppe Salvatore ha i suoi
vantaggi per certe cose ad effetto che hanno un certo costo.
-Ma…Damon…come…cioè tu…tu
sapevi…-
Lui la prende per la
vita tirandola leggermente a se.
-Beh diciamo che ho
avuto una certa complice-
Elena cruccia lo
sguardo, sentendosi felicissima, ma anche deturpata della sua sorpresa.
-Caroline?-
-Non prendertela con
lei…diciamo che ci siamo stupiti entrambi, no?-
-Ma volevo farti una
sorpresa e invece-
-Ehi-
Le afferra dolcemente
il volto preda dell’agitazione.
-E lo hai fatto,
credimi non è stato facile scucirle informazioni e quando me lo ha detto…beh
ero così colpito che ho pensato di combinare la tua sorpresa con la mia-
Elena imbroncia le
labbra come una bambina.
-Ok…-
-Mi sembra un ottimo
compromesso tra romanticismo e divertimento, no?-
-Ma chissà quanto ti
sarà costato…-
Non fa in tempo a
finire la frase che un dito di lui è già pronto a zittirla.
-Basta, siamo qui per
festeggiare quanto tu sia fortunata ad avermi incontrato e avuto come perfetto
fidanzato-
Le scappa un sorriso e
ridacchia divertita.
-Scemo-
E così si sistemano
per la loro cena un po’ diversa dal solito, per poi lanciarsi in pista e
volteggiare come due scemi rincorrendosi e cadendo una serie di volte. Ed è in
quella sera di gennaio, lei avvolta nel suo piumino rosso, il capello grigio e
un sorriso carico di amore, che il proprietario della pista ha scattato una
foto nel momento esatto in cui Elena, dopo una corsa intorno alla pista, si
tuffava nella braccia di Damon.
***
Presentday
Elena e Damon hanno pattinato per un’ora abbondante, tra i
tentativi di lui di ricordarsi come si pattina e quelli di lei di aiutarlo e
non farsi trascinare a terra in rovinose cadute. Ed è stato proprio quando si è
ritrovata tra le sue braccia accidentalmente, col cuore a mille e il volto
arrossato, che ha capito che forse era giunta l’ora di venire via. E il
coraggio lo ha preso tutto insieme quando lui, tenendola salda per la vita con
un braccio, si è trovato con la mano libera a spostarle una ciocca dalla fronte,
sfiorandole pericolosamente la pelle mentre il respiro corto di lei si infrange
pungete contro di lui.
-Forse…dovremo-
-Prendere una cioccolata?-
-Già-
Lui annuisce appena e si sposta leggermente osservandola
sistemarsi il cappotto un po’ accartocciato, per poi seguirla verso il bordo
pista ed è li che Elena si sofferma nuovamente sull’album.
-Mm…ok mentre tu fai le tue ricerche io ordino due cioccolate-
Lei annuisce distratta riprendendo a sfogliare l’album nella
vana speranza di ritrovare un frammento loro; non sa dire perché ci tenga tanto,
forse come una sorta di ultimo grammo di possibilità che le cose tra loro non
siano rovinate per sempre, che quel che di bello le ha ricordato quel luogo
possa ancora vivere sotto alla polvere e alla rabbia.
Ed eccola lì che sbuca, quasi imprevista, proprio nel
momento in cui si stava stufando di sfogliare le pagine rinunciando a quel
pezzetto del proprio passato con lui. Resta immobile un istante con lo sguardo
che si vela di una dolce amarezza, sfiorando con la mano avvolta nei guanti l’immagine
un po’ sbiadita di lei da ragazzina, vestita con colori improbabili, stretta
tra le braccia del ragazzo che amava alla follia, completamente persa nel mare
azzurro del loro amore.
Sente i propri occhi, inteneriti, inumidirsi appena a causa
di quella recondita e sepolta emozione che torna dopo tanto tempo a scaldarle
il cuore e deve deglutire Elena, sobbalzando lievemente, quando sente la
presenza di lui alle sue spalle.
-Oh….l’hai trovata-
La voce bassa e incespicante tradisce quella stessa emozione
riaffiorata sulle labbra di lui, che come lei ricorda perfettamente quando è
stata scattata.
-Già-
Lui le porge il bicchiere di cioccolata calda, attirando
finalmente lo sguardo di Elena nel suo, adesso limpido e titubante, quasi
spaventato per quell’improvviso spettro del loro passato che riaffiora; ed è
forse quell’inaspettato contatto delle loro mani mentre prende la cioccolata, o
l’adrenalina per la loro pattinata, o il fatto che Elena non si sia concessa
mai di piangere o arrabbiarsi per tutta la situazione con suo marito, ma nel
momento in cui le sue iridi tremanti incontrano quelle di Damon, la vista si
appanna leggermente lasciando che una piccola lacrima sfugga al suo severo
controllo. E lui, preso un po’ alla sprovvista, si decidea fare quel passo, a colmare quella distanza
che lo ha tenuto invisibilmente lontano da lei tutta la sera, un piccolo passo
nel loro difficile e tormentato rapporto permettendo ad Elena di nascondere il
volto nell’incavo del suo collo ed aggrapparsi a lui.
E tutto il resto perde di importanza, soprattutto quando la
sua voce sommessa chiede timidamente che non la lasci sola per quella notte.
Ciao a tutte!!!
Chiedo venia a chi ancora ha voglia e coraggio di leggermi,
ma è stato un capitolo lungo e pieno di passaggi da mettere insieme e mi è
servito un bel po’ di tempo, lo so!!!!
Spero che ci siate sempre a sbirciare questa strana storia e
che possa in qualche modo emozionarvi!
Ricapitolando i mille avvenimenti: c’è la cena del
Ringraziamento e Damon ed Elena finiscono per rimanere da soli, Nadia parte per
Los Angeles mentre Aaron porta i ragazzi dai suoi genitori, infliggendo un
ulteriore colpo alla crepa enorme nel suo rapporto con Elena. E così i due, dopo la serata in famiglia
Salvatore, decidono di fare un tuffo nel passato andando alla famosa pista di
pattinaggio notturna, e qui vediamo in un flash che è stato anche il luogo dove
hanno festeggiato il loro primo anno insieme. E alla fine, vuoi per i ricordi,
vuoi per la turbolenza emotiva, Elena si trova a lasciarsi andare tra le
braccia di lui. Vedremo cosa accadrà a questo punto nel prossimo capitolo,
vista la sua richiesta di non restare sola almeno per quella sera! Vi attendo
fiduciosa, ringraziandovi per la pazienza!
E’ la seconda volta che Damon entra in
casa di Elena, e la volta precedente era successo un po’ un macello dato che
avevano finito per baciarsi e poi erano stati interrotti dalla chiamata
dall’ospedale.
E deve cercare di scacciare il ricordo
fresco delle labbra di lei, perché se continuano con questi sfioramenti, con il
guardarsi, il toccarsi di sfuggita pensa che finirà per impazzire.
O per baciarla, e stavolta non ci saranno
telefonate a fermarlo.
La osserva accendere la luce della cucina
e poi tornare indietro, prendere la sua giacca ed appenderla; lo vede che è nervosa,
forse si è pentita di avergli chiesto di restare un altro po’ con lei, non
hanno certo definito i dettagli di quella imprevista serata. Poi torna in
cucina, luogo che evidentemente le consente di controllarsi, e la osserva
nuovamente trafficare intenta a preparare una camomilla.
Forse dovrebbe aggiungerci pure un
calmante, o una botta in testa ad entrambi. Perché la tensione si taglia con il
coltello, e non è la tensione dell’altra volta, non è carica di rabbia e
scheletri da tirar fuori.
E’ di quelle che ti fanno correre il cuore
troppo forte, bruciare il sangue nelle vene e togliere il respiro; di quelle
che ti fanno pizzicare la pelle e chiudere lo stomaco ogni volta che – per sbaglio-
lui è troppo vicino e la sfiora, che lei non arriva alla scatola del tè e lui
si allunga respirandole sui capelli, o in cui le tocca una mano nello sfilarle
il coltello per tagliare il limone a fettine.
Se continuano così finiranno per
ustionarsi in più sensi.
La casa è completamente immersa nel
silenzio, sa che è sola visto che a cena ci sono state le domande fastidiose
sul dove fossero suo marito e i suoi figli e, da quanto ha capito, lui è
partito lasciandola qui. A quanto pare le cose tra loro non vanno bene, non ci
vuole un genio per capirlo, non conosce i dettagli e non ci tiene nemmeno ad
entrare nel merito della loro intimità di coppia, ma gli basta guardarla negli
occhi per cogliere una profonda tristezza.
-Grazie-
E’ lei ad interrompere il flusso dei suoi
pensieri, riportandolo bruscamente alla realtà.
Finge di non capire il motivo di quel suo
ringraziamento e sorride appena ironico, provando a spezzare la tensione che lo
soffoca.
-Per cosa?-
-Per…beh..-
Lei si porta una ciocca di capelli dietro
l’orecchio sfuggendo appena dal suo sguardo; è una donna, ma davanti a lui si
sente sempre una ragazzina vulnerabile.
-Per tutto…stasera mi sarei probabilmente
uccisa se non avessi avuto il tuo supporto-
-Ci saresti riuscita benissimo, sono la
tua famiglia dopo tutto-
Ecco di nuovo quel velo di tristezza.
-Già…-
E di nuovo quel silenzio; Damon si pente
di aver fatto quell’osservazione e gli occhi azzurri si abbassano sul liquido
caldo che viene portato alla bocca, nascondendo il proprio disagio.
-Ti sarai chiesto perché….fossi sola-
Adesso le pozze limpide si alzano
lentamente trovando quelle scure di lei ad aspettarlo. Si morde appena un labbro
incerto di voler proseguire con quella conversazione, ma sa che lei ormai ha
intenzione di aprirsi sull’argomento e lui non può che assecondarla a modo suo.
-Non sono affari miei…-
Fa una smorfia ironica, trovando
dall’altra parte dell’isola lo sguardo severo di lei.
-Le cose….sono un po’ tese tra me…e.
Aaron….-
-Elena non voglio sapere-
Lei cruccia lo sguardo ferita, sta
provando ad aprirsi, a stabilire un contatto e lui la sbatte fuori. Per quale
motivo?
-Stavo solo cercando di…-
-Di fare cosa? Non sono il tuo
terapista..-
-Pensavo stessimo cercando di essere amici
almeno!-
Adesso è seriamente infastidita dal suo
comportamento infantile, si alza di scatto dallo sgabello e con la tazza alla
mano si dirige all’acquaio; Damon osservandola cambia repentinamente
espressione, quasi pentito per il tono brusco usato e così la imita alzandosi,
ma nel gesto secco di afferrarla la urta accidentalmente e la tazza mezza vuota
si rovescia sul golf di lui.
Rimangono entrambi un attimo basiti dalla
situazione ridicola e i loro occhi si trovano, attenuando per un attimo il tiro
conflittuale.
-Ok, diciamo che me lo sono meritato-
-Mi dispiace…-
-Beh almeno non era bollente…-
-Oh, sarebbe stato molto più
soddisfacente-
Lei fa una smorfia sarcastica suscitando
quel suo tipico gesto col sopracciglio quando deve incassare un colpo che si è
cercato. Lo supera e raggiunge il piano della cucina dove poggia la tazza e
afferra un asciughino pulito per tornare da lui e tamponargli inutilmente il
golf.
-Lascia stare, è acqua-
Lei continua senza guardarlo in faccia e
lui tenta di chiamarla.
-Elena…non importa-
Le afferra gentilmente il polso attirando
finalmente la sua attenzione e gli occhi castani di lei si allargano confusi
come quelli di una bambina dispiaciuta; e la stanchezza le sta salendo addosso
svuotandola. Lui la consuma, la divora e adesso vorrebbe solo riposare,
respirare un po’ del suo calore come prima quando l’ha abbracciata sulla pista.
Sente la pelle iniziare a scaldarsi nel punto in cui il suo pollice accarezza il
tessuto di carne sottile del suo polso, dove scorrono le vene; sta cambiando
l’aria, lo sentono entrambi, nel sangue che si fa lava bollente, nei respiri un
po’ più corti, nel brivido lungo la colonna vertebrale ora che lentamente i
loro occhi trovano la strada di casa.
Le labbra di Elena si schiudono appena per
respirare, un po’ nella speranza di riuscire a dire qualcosa, ma l’unico
comando recepito dal suo corpo è quello di deglutire più che gli oceani azzurri
la scrutano in profondità. Lui tiene salda la presa e porta gentilmente la mano
di lei all’altezza delle proprie labbra posandole un bacio tenero sul palmo ed
Elena si trova a trattenere l’aria stretta nella trachea, paralizzata dall’effetto
del respiro caldo di lui che rotola delicato sulla sua pelle e pensa di non
poter continuare molto a farsi torturare da lui che, di contro, sembra più che
intenzionato ad accendere ogni cellula del suo corpo.
Adesso le piccole scintille si stanno
espandendo più che le labbra di lui scendono gentili arrivando al polso e le
sfugge un piccolo singulto che richiama lo sguardo di lui sul volto di lei.
Le iridi chiare si accendono liquide e le
labbra di Damon si allontanano appena dalla pelle morbida di lei che, dispiaciuta
della rottura del contatto.
E’ un dialogo silenzioso fatto di sguardi
espliciti che chiedono un passo, una scelta da parte di entrambi, ormai adulti
e consapevoli di quello che stanno facendo anche se la testa ad Elena sta
girando come una giostra a causa dell’eccessiva vicinanza con lui, con quelle
labbra che sanno di oblio e desiderio mentre le accarezza coi suoi occhi di
velluto.
E’ lui a bruciare ancora le distanze
portando quelle stesse labbra sulla fronte di lei che sussulta colta alla
sprovvista ed inizia una tortura ancora più lenta percorrendo sapientemente
ogni centimetro del suo volto, scendendo lentamente lungo le tempie, poi
risalendo verso le palpebre ora chiuse di lei, la punta del naso, una guancia, il
mento ed Elena ormai è completamente persa, sciolta come cera sotto il calore
di Damon.
Lui continua quasi divertito a sfiorarle
appena le labbra, giocando con lei al punto che quando lo sente allontanarsi
leggermente il cuore le fa così male per lo sforzo di trattenere l’aria e fa
lei quell’ultimo passo allungando il collo quanto basta per coprire i
millimetri d’inferno a dividerli e poggia, finalmente, le labbra sulle sue
lasciando defluire l’aria fuori dai polmoni, mescolando respiri e contrazioni,
battiti e fiamme.
E Damon, dopo un primo istante di stupore,
si lascia andare al paradiso soffice delle labbra calde di lei prima di
intensificare il bacio ed indurla a schiudere la bocca ed accoglierlo con la
lingua.
E’ un bacio liberatorio, senza rabbia o
frustrazione, ma sono un’attesa covata nel tempo, come una malattia latente che
attende solo di potersi scatenare e infettare il cuore e i polmoni. Si prendono
tutto il tempo del mondo senza divorarsi, ma solo gustando l’altro, lasciando
che le mani scorrano quasi timide, ma sicure sull’altro in cerca di un contatto
più profondo di cui entrambi necessitano come l’aria.
E le labbra di lui scappano lungo la gola
lasciando una scia di baci e piccoli morsi che la stanno mandando completamente
fuori di testa al punto che Elena afferra il volto di Damon per riportare i
suoi occhi nei propri e ritrovare quell’azzurro, quella tonalità viva e gelida
che lei ha amato tanto e da vent’anni non rivedeva così accesa. Di nuovo, si
tuffa sulle labbra di lui disperata, bisognosa, affamata mentre le mani di lui
corrono lungo la sua schiena, giù fino all’orlo del golf, insinuandosi sotto la
camicia e trovando la pelle soffice e calda di lei che sussulta contro le sue
labbra.
Ha bisogno di quel contatto, ha bisogno di
ritrovare la consistenza della sua Elena.
In un gesto deciso sfila via quel golf
rimanendo paralizzato un istante dalla bellezza di lei, coi capelli scompigliati,
il viso arrossato e gli occhi lucidi come due fari nella notte, carichi di
desiderio e di lui, e non riesce a resistere, mentre si morde un labbro, al
bisogno di sfiorarle delicato il volto maturo, spostarle quella sua solita
ciocca più ribelle e guardarla con tutto l’amore di cui è capace.
Perché Damon ci ha provato con tutto se
stesso, è addirittura andato dall’altra parte del paese, ha messo Stati e anni
tra loro due, ma nulla di tutto questo è servito a cancellarla, a rimuovere
Elena da sotto la sua pelle. Ed è così potente il suo modo di guardarla che Elena
non è indifferente, le sente le proprie gambe tremare a causa del terremoto che
lui ha provocato dentro al suo cuore.
E lentamente, in un silenzioso gesto di
assenso inizia, sotto gli occhi attenti e ammaliati, a sbottonarsi i primi
bottoni della camicetta senza rompere il contatto visivo con lui. Ad ogni
bottone che si allenta aprendo leggermente la stoffa, intravede l’incavo dei
suoi seni, il pizzo del suo reggiseno; poi riporta l’attenzione su di lei sospirando
totalmente vinto e arreso.
-Elena-
Ha bisogno di sussurrare il suo nome, di
sentirlo risuonare e vibrare al ritmo del suo cuore.
-Che c’è-
La voce di lei esce tremante mentre blocca
il proprio incedere coi bottoni, spaventata dallidea che la sua coscienza di
adulta geli quello che si sta sciogliendo tra loro.
E Damon sorride appena come per
rassicurarla.
-Non posso guardarti?-
Anche la sua voce trema, seppure lui sia
più bravo di lei a nasconderlo.
Perché sono entrambi adulti, grandi, da entrambi
ci si aspetterebbero decisioni sagge, giuste. Ma entrambi hanno un conto in sospeso
con l’altro, hanno troppo non detto, troppo che brucia ancora dentro per
rivestire i panni di tutti i giorni.
-Certo…-
-Elena...se non ti…-
Ed eccolo lì che a modo suo tenta ancora
di proteggerla, di amarla.
-Lasciami...lasciami essere la tua
ragazza...solo per stanotte-
Damon la guarda come solo Damon può fare.
E non risponde, ma porta le mani
all’altezza del petto di lei e lentamente continua al posto di lei a
sbottonarle la camicia fino a che non è in grado di sfilargliela scoprendo i
seni avvolti in un innocente reggiseno bianco di pizzo.
Le batte il cuore forte, proprio come la
prima volta che avevano fatto l’amore, quando ancora era insicura del proprio
corpo e lui l’aveva guidata con ardore attraverso la loro avventura più bella.
Arrossisce leggermente sotto lo sguardo adorante di lui che le sfiora le
spalle, le clavicole, ripercorrendo una storia sepolta nel tempo.
Elena coraggiosamente imita quello che ha
fatto lui e gli sfila il golf per poi dedicarsi ai bottoni della sua camicia,
mentre sente quei laghi cerulei fissarla intensamente; con le mani le accarezza
i capelli, si abbassa per posarle piccoli baci sulla punta del naso come
richiamandola e lei alza appena il volto trovando le sue labbra in cui affoga,
lasciando crescere il desiderio pulsante di lui.
Quando si sono liberati anche della
camicia di lui, Elena può finalmente saggiare la sua pelle mentre si lascia
divorare di baci e corre con le mani ad afferrargli le spalle solide, il collo,
i capelli, tutto di lui. E più il bacio cresce, più i loro bacini si scontrano
nell’urgente desiderio di trovarsi, di sentire il contatto dei propri corpi ora
che lui la stringe a se sentendo la pelle delle loro pance aderire calda.
E trova senza indugio il gancino del
reggiseno che viene fatto saltare e scivolare via, per poi riscorrere sulla
carne fino a trovare i seni pieni di Elena che sospira forte contro le labbra
di Damon. Niente intorno gira più, si muove più, esistono solo loro due e lei lo
stringe baciandolo con furia e ardore.
Lui l’afferra per i fianchi tirandola su
di peso ed Elena allaccia le gambe intorno alla vita di Damon che continua a
baciarla ovunque mentre lei si tiene stretta a lui; arriva in sala, urta
qualcosa nel buio, ma la foga lo rende sensibile solo ai respiri di lei, alle
sue carezze, quei morsi carichi di rabbia e passione che gli lascia sul collo,
al lobo dell’orecchio. E finalmente la sua schiena trova la consistenza morbida
del costoso divano comprato cinque anni prima, quando per superare la prima
crisi con Aaron aveva riarredato casa.
Il peso del corpo sui cuscini è aumentato
da quello di Damon su di lei che non molla le sue labbra, la sua carne; che non
smette di accarezzarle i capelli e Dio solo sa quanto le sia mancato quel
tocco, quel suo modo unico di far scivolare le dita tra le ciocche castane
senza aggrovigliarsi troppo, senza ferirla, quel suo modo di sfiorarle la pelle
con le labbra e soffiarle contro fino ad offuscarle la mente e infiammarle il
ventre solo con il respiro.
Le gira la testa, il corpo freme, i seni
le fanno quasi male da quanto sono tesi e torturati dalle labbra di lui mentre
Elena tenta disperatamente di arrivare al bottone dei suoi pantaloni e armeggia
per sfilarglieli e il suo cuore perde un battito lasciandole un terribile senso
di vuoto nel momento in cui lui si alza da lei per aiutarla a fare lo stesso con
i propri.
Troppa stoffa a dividerli, troppi anni,
troppi kilometri. E’ diventata intollerabile anche l’aria che li separa adesso
ed Elena sente il cuore svuotarsi di tutto il dolore.
Quel vuoto che per anni ha provato a riempire
in tutti i modi, tanto che sente improvvisamente qualcosa pungerle gli occhi e
subito una sensazione di calore torna ad avvolgerla quando Damon si abbassa
nuovamente su di lei.
Perché in queste assurde ore si è
ricordata, si è concessa di sentire qualcosa che aveva dimenticato, che non
aveva più avuto.
Quel profondo calore e senso di
completezza che lui le aveva portato via.
Damon torna a baciarla, stavolta
dolcemente, avendo perfettamente intuito dalle pagliuzze oro umide nei suoi
occhi, quali ombre e tormenti l’abbiano colta.
E continua a prendersi cura di lei
aspettando che Elena sia pronta.
Dia il suo ultimo sì mentre inarca la
schiena e le sfugge un lamento al tocco di lui sopra gli slip, mentre cerca
disperata il contatto col suo corpo ora che due pezzi di stoffa li dividono del
tutto, ora che attende di essere implorato da lei.
Le mani di lei percorrono il suo petto
indugiando sul cuore come a volerne carpire i battiti accelerati, fino ad
arrivare sopra la stoffa già umida degli slip neri e avvolgere la presa su di
lui orgogliosa del lamento di lui.
-Damon…-
E quel sussurro leggero e soffocato che le
sfugge dalle labbra basta a lui per bruciare vent’anni di solitudine, di
attesa, di notti passate a sognarla e ricordare come fosse sfiorarla, amarla,
sentirla gemere sotto al suo tocco al punto che non ne può più e le sfila via
l’ultimo brandello di stoffa in grado di dividerli.
E niente può più mettersi tra loro, né i
rumori della strada o la pioggia che ha iniziato a cadere fitta, scandendo
l’aria intorno a loro.
Nulla può risvegliare la coscienza di
Damon mentre affonda nel caldo e accogliente ventre di Elena ritrovando quel
sapore di casa, di perfezione che troppo tempo fa ha perduto.
E le gambe di Elena si stringono salde ai
suoi fianchi, con una mano di lui a sostenerle una coscia mentre con l’altra si
tiene a lei e spinge a ritmo regolare incapace di connettere, con la mente
offuscata, il cuore a mille, i corpi sudati e quel desiderio corrosivo a
liquefarli, a lavare via il dolore, le lacrime, il tempo.
Tutto muore, si brucia e rinasce nel modo
in cui lui ora pianta i suoi occhi in lei, più che affonda fino a che non
esplode insieme alla sua bellissima Elena, vinta totalmente da un amplesso che
le ha restituito la vita e il respiro.
***
Nadia ha trascorso una piacevole cena con
sua madre ed i suoi nonni, poi si è appartata per stare un po’ al telefono con
Alec e farsi raccontare della sua serata dai parenti in Virginia, degli
aneddoti dello zio Maxwell e di quanto
lei gli manchi.
A sua madre non è sfuggito il sorriso
inebetito quando sono tornate a casa e il giorno dopo si sono ripromesse di
andare a fare un po’ di shopping così le racconterà di questo ragazzino che le
fa battere il cuore.
Così in tarda mattinata si sono svegliate,
hanno fatto colazione e sono uscite per far spese; Kathrine le sta dedicando
molto tempo rispetto a quando Nadia viveva ancora con lei e vede che sua figlia
è molto felice di questo; non hai mai parlato davvero della situazione tra lei
e suo padre, di come le cose abbiano smesso di funzionare, odi come forse, non abbiano mai funzionato.
Per quanto egoisticamente abbia fatto di
tutto per trattenerlo, per riprenderselo da lei,
non ci è mai riuscita fino infondo. Non è una stupida, sa benissimo che il
suo ex marito, il padre di sua figlia, ha sempre amato un’altra donna.
Sospira osservando distratta un vestito di
maglia mentre attende che sua figlia, nel camerino, finisca di provarsi un paio
di pantaloni.
-Mamma forse sono troppo stretti-
Kathrine si risveglia dai suoi pensieri.
-Esci, fammi vedere-
Nadia tira la tenda del camerino e sua
madre sorride, le fa un po’ strano vederla crescere, una piccola versione di sé
con lo stesso sguardo impertinente del padre, del quale ha preso tutte le
espressioni.
-No tesoro vanno bene, considera che a
portarli un po’ cedono…-
La ragazzina si guarda in vita, poco
convinta.
-Tu dici?-
-Certo…tieni prova questa….insieme a
questi stivaletti-
Nadia alza gli occhi scuri sul vestito di
maglia e un paio di beatle col tacco grosso di
camoscio.
-Mamma, dove vado con i tacchi?-
-Ma per uscire col tuo ragazzo, no?-
Lo sguardo furbo un po’ invecchiato si
direziona esplicito verso la figlia che arrossisce di colpo.
-Mm…va bene-
-Allora, che tipo è?-
Mentre Nadia dentro si cambia, Kathrine
continua a scorrere lo sguardo su alcuni capi d’abbigliamento.
-Beh…ha la mia età-
-Ripetimi il nome?-
-Alec…è in classe con me-
-Ok…ed è bravo con te?-
-Mamma!-
-Cosa…sono domande importanti! Tuo padre
che dice?-
C’è un attimo di silenzio che attira
l’attenzione della donna, intuisce che qualcosa non vada.
-Beh….papà…è papà, a tratti geloso, a
tratti contento-
-Fa quello che deve fare un bravo padre-
-Lo so…-
La ragazzina apre la tenda e sua madre
sorride soddisfatta, indicandole lo specchio fuori dal camerino dove va a
specchiarsi.
-Con un bel paio di calze pesanti sei
perfetta-
-Grazie…-
-E i genitori di Alec…li hai già
conosciuti?-
Intercetta lo sguardo di sua figlia
riflesso che improvvisamente si contrae in difficoltà per quella domanda;
perché Nadia ha mille domande da fare alla madre, ma non sa da dove cominciare.
-Beh, sì….sua madre…è molto amica di zio
Stefan e zia Caroline-
Si ravvia i capelli imbarazzata e si
sposta per rientrare in camerino non sentendosi in grado di arrivare fino
infondo al discorso, ignora se sua madre sappia chi sia Elena, ma considerato
che ha frequentato la scuola di arte drammatica a New York ed è lì che ha conosciuto
suo padre, può darsi che l’abbia intravista. Se suo padre ed Elena sono stati
insieme quando Elena andava al liceo, suo padre frequentava il college ed è al
college che ha conosciuto sua madre.
Si è chiesta se fosse stata lei la causa
della rottura tra Elena e suo padre.
-Oh, che curiosa coincidenza…-
-Già-
Nadia si riveste, uscendo dal camerino con
i vestiti che si è provata e sua madre li afferra portandoli alla cassa.
Una volta che ha pagato le due escono e si
dirigono in un negozio per comprare alla ragazza una nuova borsa per i libri
per scuola.
-Allora mi stavi dicendo…come è andato
questo incontro con i genitori? E in ogni caso, non è un po’ presto?-
-Sì lo è, ma è stato inevitabile considerando
che i genitori di Alec sono amici di famiglia….sai sua madre….è Elena Gilbert-
La ragazzina deglutisce osservando di
sottecchi la reazione della madre, intenta ad entrare in un negozio che ferma,
per un breve istante, la mano sulla maniglia.
Forse è stata solo una sua impressione, ma
le è parso di averla vista serrare la mascella in un gesto teso, volto a
bloccare qualunque tipo di reazione.
-Beh, che curiosa coincidenza-
-Sì infatti-
-E dimmi, sono sposati…i genitori di
Alec?-
-Sì-
-Bene-
-Mamma…-
Sua madre entra nel negozio calcando il
passo per prendere le distanze da quella notizia.
-Andiamo tesoro ti aspetta una bella
borsa-
Nadia sospira sconsolata, sua madre sta
evidentemente scappando dall’argomento e adesso ha davvero tutta l’intenzione
di capirci qualcosa di più. Per ora mollerà la presa, ma più tardi, magari
quando saranno dall’estetista a farsi lemani, proverà a farle qualche domanda.
****
Il primo sole del mattino filtra dalle
pesanti tende color panna illuminando la stanza buia sempre di più fin quando i
raggi tiepidi non arrivano a sfiorare i volti addormentati, stretti in un
abbraccio fatto di incastri sul comodo divano di Elena. I vestiti sono sparsi
ovunque dalla cucina al salotto, i capelli di lei tutti spettinati sono adagiati
sul petto e la spalla di lui che ha il capo piegato di lato e probabilmente si
sveglierà con un notevole torcicollo. Non hanno più l’età per dormire
accartocciati come quando erano giovani.
Dopo la loro notte di follia si sono
addormentati sul divano, avvolti dalle coperte di lana che Elena tiene sempre
sul bracciolo della poltrona, vinti da una spossatezza tanto fisica quanto
emotiva, illudendosi di poter rimandare a un domani indefinito la conseguenza
delle loro azioni.
Ma è la stessa luce del mattino che,
stuzzicando i loro occhi, li costringe ad abbandonare la bolla di adolescenza
in cui si erano rinchiusi e Damon si muove appena iniziando lentamente ad
aprire gli occhi.
Sente quella sensazione piacevole, la
riscopre dopo una vita di vuoto, quando il suo corpo percepisce il calore
sprigionato dalla pelle nuda di Elena a contatto con la sua ed il solo pensiero
smuove parti del suo corpo ben più sveglie e lucide di lui.
Anche lei è infastidita dall’alba che
bussa impertinente alle loro porte e frega appena il volto nell’incavo niveo di
lui, lasciandosi pizzicare dal principio di barba affacciato sulla pelle fresca
che odora di nostalgia. E sente il cuore e lo stomaco stringersi mentre
assapora il retrogusto dolce e straziante che non ricordava più.
Aveva smesso tanto tempo fa di pensare a
queste sensazioni, di sforzarsi di provarle con Aaron, di farsi bastare quel
piacevole calore che le trasmetteva suo marito.
Ma adesso ha potuto sperimentare di nuovo
il senso di profonda completezza dell’abbraccio di Damon al punto che il suo
cuore potrebbe esplodere in mille pezzi se dovesse perderlo ancora; ma tutto
questo non è giusto, lo sa fin troppo bene.
Tuttavia il suo cervello non è ancora
disposto a tornare in modalità adulta e lascia che la mano di lui trovi la sua
spalla sotto alla coperta e le accarezzi dolcemente la pelle in una silenziosa poesia;
lascia che le respiri tra i capelli, che le labbra posino piccoli baci sulla
nuca, che il ritmo un po’ più agitato del suo cuore la culli, che con l’altra
mano cerchi la sua per intrecciarla in un incastro perfetto.
Non ha più voglia di logorarsi in pensieri
e proibizioni, non adesso che si sente finalmente viva, vibrante sotto il tocco
di un uomo che la tormenta da tutta la vita.
E più si muove contro di lui come un
piccolo gattino che si sfrega il muso nel tentativo di svegliarsi, più gli
respira sulla pelle, più i loro sensi si acuiscono, si riprendono
dall’intorpidimento notturno, più la bocca di Elena sfiora il collo di lui che
si lascia sfuggire un piccolo sospiro di piacere strappandole un sorrisetto di
soddisfazione.
Ruota leggermente il busto per essere più
sopra di lui, con le gambe che si cercano ed intrecciano, i bacini che si
sfregano ed Elena scopre con piacere che lui sia ad attenderla già da un po’;
così alza leggermente la testa e i capelli scivolano lungo il volto gettando un
po’ di ombra, quanto basta per far sì che i loro occhi si schiudano e si
incontrino senza venire accecati dalla prima luce del giorno.
In realtà lo sguardo di Damon al primo
mattino incantato da lei è più potente di qualsiasi riflesso solare tanto che
non è certa di poterlo sostenere, soprattutto ora che lui allunga una mano per
accarezzarle il viso, sorridendole in un misto tra il timido e il complice.
E lei non può che sciogliersi, piegando la
testa fino a raggiungere quelle labbra tanto agognate e sprofondando in un
nuovo bacio che subito coinvolge entrambi, al punto che Damon sente la
temperatura sotto la coperta salire e fa scorrere le mani sul corpo di Elena,
accarezzandola ovunque, bramoso di imprimere ancora il ricordo delle trame
della sua pelle, la consistenza più ruvida e matura ma altrettanto soffice,
l’odore pungente del loro amore fisico che lo manda fuori di testa.
E non ci vuole molto a che siano di nuovo
a rotolarsi, rubarsi lamenti di piacere ansimando contro l’altro, finché lei
non si trova ancora ad implorarlo che la completi come la sera prima.
Sono sudati, appiccicosi del loro nettare
d’amore, ma sentono ancora il bisogno di rimanere incastrati dentro l’altro
finché non sarà inevitabile alzarsi.
Non parlano loro due, non hanno voglia di farsi
pungolare da discorsi pesanti e giusti, da considerazioni amare stretti dai
sensi di colpa. Non è ancora il momento.
E così la loro mattina si consuma tra la
doccia e la cucina in cui Elena preparerà delle uova e bacon con lui che da un
morso al tost e l’altro al collo di lei, intenta a
spremere arance perdendo la concentrazione a causa delle mani di lui che vagano
furtive sotto alla sottoveste che indossa, fin quando non la esaspererà al
punto da abbandonare la frutta e farsi sollevare sul ripiano della cucina dove
continueranno a divorarsi come due amanti disperati tenuti lontani dalle
intemperie della vita che, finalmente, dopo un’eternità, si sono ritrovati.
***
Alle 4 esatte di pomeriggio, Caroline e
Rebeka sono in attesa di Elena per il loro pomeriggio tra amiche, hanno in
programma shopping e parrucchiere e la donna, come sempre, è in ritardo.
Quando la vedono entrare dalle grandi
porte scorrevoli del centro commerciale, rimangono un attimo entrambe interdette
per la faccia trafelata.
-Stai bene?-
-Come?-
Si allenta la sciarpa e apre la giacca per
respirare. Ha dovuto passarsi per mezz’ora il burro cacao sperando che le sue
labbra torturare per 12 ore da Damon, tornassero ad assumere un aspetto normale
e alla fine ha pensato che nel caso potrà dare la colpa al freddo.
-Sei….strana…-
Elena contrae lo sguardo perplessa mentre
iniziano il loro giro di vetrine.
-Strana?-
-In effetti sei…stravolta-
-Ma radiosa-
-Esatto!-
Le bionde si guardano complici per poi
riportare l’attenzione sull’amica mora, intenta a legarsi meglio i capelli.
-Che hai combinato-
-Perché pensi sempre che abbia combinato
qualcosa-
-Perché sei evasiva-
-E hai la faccia di una che non ha
dormito…-
-E’ un pomeriggio tra amiche o
l’inquisizione spagnola?-
Entrambe esitano un istante sotto
l’occhiataccia torva di Elena.
-Bene….in tal caso, io e Beka stavamo parlando delle vacanze di Natale-
-Ma siamo a metà Novembre-
-Sì ma se dobbiamo fissare un chalet per
tutti ci dobbiamo muovere per tempo….tutti gli anni mi fai la solita
osservazione-
Si fermano davanti ad un negozio di intimo
ed il cellulare di Elena vibra per un messaggio in entrata. Lo sfila dalla
tasca e non appena legge il mittente, il suo cuore galoppa emozionato.
E’ Damon “credo di aver lasciato una cosa da te…”
Lei si morde un labbro incerta sulla
risposta “tipo una scusa per vedermi?”
-Devo ricomprarmi un reggiseno blu,
l’altro giorno non ne avevo punti per il vestito in voile di seta blu che ho comprato
per il compleanno di Stef-
La mora rimette il telefono in tasca
richiamata dalla voce dell’amica ed entrano nel negozio, iniziando a guardarsi
intorno; non che a lei manchi la biancheria, ma è molto che non se ne compra di
nuova e magari un po’ più azzardata. Aveva perso interesse per queste cose da
quando non aveva più voglia di farsi trovare bella per suo marito.
E adesso….scuote la testa per scacciare
quel languido calore che le si diffonde sotto pelle al pensiero di tutto quello
che le ha fatto Damon quella mattina e d’un tratto realizza che, per quanto a
lui possa non essere interessato, aveva addosso un reggiseno bianco logoro.
Ancora un messaggio “tipo il portafogli” ….Elena si da della cretina e sente le guance
scaldarsi per la vergogna; quanto sei stupida. Fa per chiudere, ma un altro
messaggio attira nuovamente l’attenzione sullo schermo “ovviamente…potresti riportarmelo stasera…ad esempio verso le 8”.
E di nuovo le labbra che si increspano in
un misto di eccitazione e paura.Paura
di quello in cui si sta cacciando perché prima o poi dovrà fare i conti con
tutti i pensieri e colpe che sta nascondendo abilmente da qualche parte.
Esattamente come per vent’anni ha nascosto
Damon nell’angolo più remoto del suo cuore tanto che aveva smesso di battere finché
lui non è riapparso come una brezza estiva a soffiare via la polvere.
“…le 8 eh….per caso devo anche portare del vino?”
“oh no, sono un signore….penso a tutto io”
Non può credere di aver appena accettato
un invito a cena da Damon, perfettamente consapevole che forse non arriveranno
nemmeno al primo. Ed ecco di nuovo quel dolce sapore di eccitazione a
pizzicarle la pelle e incresparle il sorriso.
Così comincia a dare un’occhiata ad alcuni
completi più elaborati puntandone uno nero di pizzo e seta e fruga in cerca
della taglia giusta.
-Perché sei rossa?-
-Fa caldo qua dentro-
Gli occhi scuri sfuggono terrorizzati
dalle domande incalzanti di Caroline mentre Rebeka prova a tenere quieti gli
animi ed osserva il completo puntato da Elena.
-Quello è davvero bello Lena-
-Oh, sicuramente Aaron apprezzerebbe-
La donna, colpita in pieno dalla
frecciatina di Care e dal senso di colpa per non aver assolutamente pensato di
farlo vedere a suo marito, arrossisce appena e poi lo afferra per andare a
provarselo fuggendo in camerino sotto lo sguardo curioso delle amiche.
-Che le prende?-
-Non lo so….ma abbiamo tutto il pomeriggio
per scoprirlo-
Continuando i loro giri, fermandosi a
prendere un thè tra una spesa e l’altra e Rebeka riprende il discorso sulle
vacanze di Natale.
-Se lo chalet dell’anno scorso è libero
potremmo riprendere quello, siamo stati bene-
-Si ma volevo cambiare località-
-Già ma dobbiamo vedere se hanno
disponibilità di chalet abbastanza grandi-
-Un mio collega mi ha dato un contatto da
sentire, lunedì faccio qualche telefonata-
Caroline sorseggia il suo thè mentre lo
sguardo azzurro intercetta quello di Rebeka, indicandole Elena completamente persa
nei suoi pensieri che continua a smessaggiare come
una quindicenne.
-A chi scrivi con tutta questa
insistenza?-
-Mm?-
Lei inarca lo sguardo retorica ed Elena
mugola un nessuno degno di qualunque
ragazzina sotto interrogatorio della madre.
-Quindi dobbiamo capire quanti siamo….-
-Noi quattro, con voi otto…Elena, Aaron e
i ragazzi...-
-16, in più ci raggiungerà anche Bonnie,
mi ha detto che a Natale torna sicuramente e ci porta il nuovo fidanzato-
-Chissà che tipo sarà questo Enzo-
Le due ridono divertite senza ricevere
alcun input dalla vicina mora.
-Bene quindi siamo a quota 18, più Damon e
Nadia 20-
A quel punto Elena alza finalmente lo
sguardo impanicato sulle due.
-Damon?-
-Sì certo…inviterò anche loro, Nadia deve
stare in famiglia per vivere più serenamente possibile questa situazione-
-M…ma…ecco….insomma, siamo tanti e-
Inizia a balbettare e per poco non
colpisce la tazza di thè nell’agitazione.
-Non vedo il problema-
-E poi pensavo foste…che so…amici adesso…-
-Già andavate d’accordo ieri sera-
-Sì no...beh amici è una parola forte-
-Siete grandi, è successo tutto tanto
tempo fa-
-Io….io non credo che sia una buona idea-
Il cuore batte a mille all’ora, il suo
cervello non ha fatto altro, per tutta la conversazione tra le sue amiche, che
pensare ininterrottamente a lui, alla cena di quella sera, è tornata la 16enne
che non riusciva più a togliergli le mani di dosso o a baciarlo ogni volta che
ne aveva occasione. E’ come una droga che le offusca la ragione ed il suo corpo
fa di tutto per ricordarle le scosse di piacere con cui l’ha incatenata a lui
tutta la notte.
-Ma che stai dicendo, invece è la cosa
giusta da fare….e Damon è perfettamente in grado di sopravvivere qualche giorno
sotto lo stesso tetto con noi-
Oh, Elena è certa di questo…ma non se la
sente proprio di dividere un tetto con lui e suo marito. Soprattutto ora.
-E’ ora del parrucchiere no?-
Le due la guardano stranite e la donna
afferra le borse alzandosi, deve scappare dalle domande tampinatrici
di Caroline perché non sa quanto può tenersi dentro quello che è accaduto senza
condividerlo con qualcuno.
****
Kathrine e Nadia sono sedute sulle comode
poltroncine dell’estetista, entrambe intente a farsi fare le mani. Hanno
pranzato, parlato della scuola, del nuovo lavoro come presentatrice del
telegiornale di sua madre e di nuovo di Alec e delle loro uscite da
fidanzatini.
-Mamma…tu come hai capito di essere innamorata
di papà?-
Kathrine fa scorrere gli occhi scuri
eccessivamente truccati lentamente verso sua figlia.
-Cioè so…so che ora non è più così
però…insomma vi siete voluti bene-
-Ehi, ci vogliamo ancora bene, solo che-
-Non vi amate più, lo so-
Stavolta è Nadia a sfuggire allo sguardo
materno, tentando di nascondere quanto il loro divorzio l’abbia ferita dentro
profondamente.
-Beh…eravamo al college entrambi, era il
primo anno per l’esattezza, ci siamo conosciuti ad una festa universitaria
tramite amici comuni….-
-E tu sei rimasta colpita subito da lui?-
-Tuo padre è sempre stato molto
affascinante-
Nadia sorride, provando ad immaginarselo
dalle foto di sua zia.
-Siamo usciti per qualche mese…-
Improvvisamente lo sguardo di sua madre si
adombra leggermente come se avesse ricordato qualcosa di doloroso.
-E….cosa è successo?-
La ragazzina esita un attimo, temendo di
aver fatto ripercorrere a sua madre un momento poco piacevole. Poi lei rialza
lo sguardo e torna ad essere la solita impenetrabile Kathrine.
-Poi ha conosciuto Elena-
Spara quel colpo che prima o poi sarebbe
saltato fuori, e a quel punto preferisce che sia lei a dirlo a sua figlia
piuttosto che Damon stesso. Lo sguardo di Nadia si allarga confuso, totalmente
colto alla sprovvista, credeva di aver capito tutta la storia, di aver messo
bene insieme i pezzi invece…invece le cose sono molto diverse dal previsto.
-E….beh…sono stati insieme…per tre anni-
Nadia cruccia lo sguardo perplessa mentre
si fa due conti in testa e prova a riordinare gli avvenimenti in modo
differente da come aveva fatto. E forse ha molto più senso come gliela sta
raccontando sua madre, forse lei voleva credere di non aver visto, di non aver
intuito qualcosa di irrisolto e doloro tra Damon ed Elena, perché questo
spiegherebbe tutti gli strani atteggiamenti, le occhiate, le frecciatine.
Spiegherebbe il fatto che suo padre non abbia solo frequentato da ragazzino la
madre del suo ragazzo, ma che ne sia stato profondamente innamorato.
Tre anni sono tanti.
Sono lunghi, lei non riesce nemmeno a
pensare se arriverà a due mesi con Alec, figurarsi tre anni.
Deglutisce la fiele amara di quella
rivelazione imbarazzante temendo di scoprire il resto della storia.
-E poi che è successo?-
-Tra loro? Devi chiederlo a tuo padre….fatto
sta che dopo quei tre anni…noi ci siamo ritrovati, riavvicinati e poi sposati-
Nadia si morde un labbro indecisa sulle
domande da porre alla madre; la loro seduta di bellezza è quasi finita e
l’atteggiamento un po’ più rigido della donna le fa intuire che non è il caso
che lei scavi oltre.
-Tuo padre si comporta…in modo strano per
caso?-
-Cioè?-
-Beh mi hai chiesto di lui ed Elena, vuol
dire che hai capito qualcosa anche da sola tesoro-
-No….cioè nessuno mi ha detto niente, ho
visto delle foto a casa di zia Care dei loro anni dei liceo…-
Kathrine si alza seguita da lei per andare
alla cassa.
-Beh, adesso lo sai…ma è stato tanto tempo
fa, sono sicura che i genitori di Alec siano una bellissima coppia-
-Già-
Il tono amaro della figlia lascia nella
donna non pochi dubbi, deve ammettere che le ha fatto male risentire dopo tutto
questo tempo quel nome. Lei forse, fino infondo, non è mai stata capace di
amare Damon, ma non hanno mai avuto la possibilità di scoprirsi davvero perché
c’era sempre l’altra tra loro due,
c’era sempre il fantasma di Elena Gilbert a minacciare il loro matrimonio, la
loro felicità. E dopo che avevano perso il bambino lui se n’era tornato a New York
da lei.
Finché qualche settimana dopo non era
riapparso sulla porta di casa pronto a ricominciare, poi avevano avuto Nadia e
tutto sembrava andare per il meglio.
Non aveva mai chiesto cosa fosse successo
con Elena, ma era piuttosto sicura che la decisione di tornare non fosse dipesa
dal fatto che Damon si fosse accorto di amarla più di Elena.
Sospira a fondo ed esce con sua figlia per
finire il loro giro; le ci è voluto un po’,molto tempo per diventare una buona madre e adesso si sta impegnando
davvero.
Ma una cosa deve farla, dire a quello
scemo del suo ex di non fare casini con la madre del fidanzato di Nadia perché altrimenti
avrebbe preso il primo volo per andare a riempirlo di ceffoni. E su questo
pensiero, estremamente turbata dalle ultime rivelazioni, si dirige con sua
figlia verso casa.
Ciao a tutte!!!
Rieccomi col mio solito ritardo a postarvi
questo immensamente lungo capito!!!
Dove eravamo rimasti? Damon ed Elena hanno
avuto un momento di riavvicinamento la sera del ringraziamento, complice l’assenza
di figli e mariti, così si sono trovati catapultati nella loro adolescenza, a
quando erano innamorati e sono finiti a casa di Elena e beh….doveva succede!!!!
Ed è successo svariate volte…intanto Nadia
a Los Angeles sta un po’ scavando nel passato dei suoi genitori per capirci
meglio qualcosa, sicuramente non si farà fermare dalle risposte secche della
madre….ed Damon ha invitato Elena a cena quella sera…chissà cosa succederà!
Ci ha messo un po’ Damon a far capire alla
sua fidanzata che Caroline Forbes è innamorata di quel
tonto di suo fratello da tipo le elementari.
Sono quelle classiche storie d’amore da
copertina rosa, degna di programmi televisivi che piacciono tanto alla bionda e
alla sua fidanzata dagli occhi da cerbiatta, o magari dei telefilm di cui
discutono animatamente nei pomeriggi piovosi.
Di quelle poche storie che davvero nascono
sin dalla tenera età, di quelle fatte di persone che sono “meant
to be”, anime gemelle che ci mettono intere stagioni per darsi finalmente un
bacio sospirato e atteso dai fan della coppia.
E Damon, da quando ha instillato il dubbio
a quella stordita della sua ragazza stupendosi che lei, in qualità di migliore
amica, non se ne sia accorta prima, sta tramando con lei per far avvicinare i
due piccioncini.
In realtà è stata tutta opera di Elena,
non appena il suo adorabile cervello ha messo insieme i pezzi su suo suggerimento,
è partita con questa crociata denominata “Steroline”,
nomignolo per la coppia ancora inesistente.
Lui ovviamente, totalmente disinteressato
ai suoi farneticamenti, è stato però vinto dalla luce negli occhi della sua
ragazza e dal modo dolce in cui lo supplicava di aiutarla a far salpare la
nave.
Così, alle porte dell’estate, si è trovato
a convincere suo fratello ad organizzare questa gira fuori porta nella loro
casa negli Hampton per passare lì qualche giorno, incluso il 4 luglio, con
Elena, Bonnie, Kai e Caroline e vedere se succede
qualcosa tra i due.
In realtà Damon, mentre guarda la sua
brunetta preferita che trascina il trolley verso la loro auto, più che della
non ancora coppia, è interessato a passare ogni istante a loro disposizione per
baciare ogni centimetro di quella pelle olivastra ora esposta dagli abiti
estivi; non hanno ancora superato “quel” confine, ma quella piccola vacanza è
l’occasione perfetta.
E non ha voluto sapere come sia riuscita a
convincere il suo super protettivo padre, quale scusa lei abbia inventato per
farsi mandare via quattro giorni con tre ragazzi, forse ha omesso questo.
Forse si è limitata a dire che una sua
cara amica di scuola ha una casa negli Hampton e ha invitato le amiche più
strette.
Fatto sta che adesso, mentre prende il suo
trolley e lo carica nel bagagliaio e lei ride per qualcosa che ha detto
Caroline e che lui non ha assolutamente ascoltato, troppo stordito dal profumo
del suo shampoo alla vaniglia, allunga una mano per toccarle un fianco
richiamando la sua attenzione.
E gli occhi scuri e allegri trovano i suoi
azzurri in un leggero sospiro di stupore.
Ed Elena dimentica Care, le valige, il
viaggio, tutto, quando il suo cielo le illumina il mondo e lo colora di
celeste.
-Ehi-
-Ehi-
L’altra mano di Damon molla il trolley e
va a spostare una lunga ciocca castana dal volto di porcellana accarezzandola
teneramente
-Che c’è-
Lui cruccia lo sguardo.
-Non posso guardare la mia ragazza?-
Elena si morde un labbro e scappa per un
secondo imbarazzata dal suo sguardo troppo intenso.
-Ehi, mica ti starai imbarazzando Gilbert-
Lei alza gli occhi e porta le mani chiuse
a pugno all’altezza del suo petto colpendolo leggermente.
-Stupido-
Damon allarga un mezzo sorriso, perché
forse lui è più timido di lei per quanto lo nasconda dietro lo sguardo da
canaglia.
-Beh se non ti va bene che ti chiami la
mia ragaz...-
Non gli da il tempo di finire la frase che
si alza sulla punta delle sue converse rosse e porta le mani nelle piume nere
corvine, tirandolo sulle sue labbra da bambina.
-Non smetterò mai di essere la tua
ragazza, Salvatore-
-Bene...perché non ho intenzione di
lasciarti scappare…Elena…-
Lei sorride felice e lo bacia di nuovo fin
quando un infastidito colpo di tosse rompe il loro idillio.
E in quel momento Damon non vede l’ora di
sistemare la bionda impicciona con suo fratello così da non avere ulteriori
interruzioni.
***
PresentDay
Caroline sistema
gli acquisti frutto del pomeriggio di shopping con le amiche e si trova a
ripensare allo strano comportamento di Elena; sovrappensiero non sente subito
le voci di suo marito ed i ragazzi, rientrati anche loro dal loro pomeriggio
fuori.
Stefan e Matt
avevano portato i figli a pattinare per concedere alle rispettive mogli un po’
di libertà tra amiche, soprattutto perché Elena aveva bisogno di “assistenza
femminile” a sentire Caroline.
-Ehi-
-Ehi, siete
tornati-
-Sì-
Stefan si
avvicina alla moglie lasciandole un leggero bacio sulla bocca, quando lei poi sporge
la testo oltre le sue spalle con sguardo indagatore.
-I ragazzi?-
-Julie si è
fiondata in bagno mentre Matty mi ha implorato di
poter rimanere a cena da Peter, e Matt e Rebeka hanno detto che non c’erano
problemi-
-Stefan! Non
devi sempre assecondarlo nelle sue richieste-
La donna mette
via l’ultimo vestito e piega la busta del negozio mentre sente suo marito
iniziare a spogliarsi per farsi un bagno caldo.
-Ma sono giorni
di festa, e lo andrò a riprendere io dopo cena-
Le afferra
dolcemente i fianchi per riportare il suo sguardo indispettito nei suoi occhi
verdi. Se fosse per Stefan direbbe sempre di sì ai suoi figli, per questo sono
una buona squadra, lei è troppo rigida e lui troppo morbido, così si compensano
alla perfezione. Ogni tanto le fa strano pensare a quanta strada abbiano
percorso per arrivareal punto in cui
sono adesso.
-D’accordo per
stavolta passi-
Lui sorride
vittorioso e le posa un bacio sul collo mentre la sente protestare.
-Ma devi essere
più severo, non va bene andare a disturbare le persone affibbiandogli la nostra
piccola peste-
-Sono i suoi
zii praticamente…e poi…senza Matty…posso fare questo-
Le bacia un
altro punto sul collo.
-E questo-
Continua a
scendere lentamente lungo la sua scollatura offuscandole per un attimo i sensi.
-Allora sei
proprio astuto Salvatore-
Ridacchia e la
bacia con più ardore fin quando la voce squillante di Julie non li interrompe
mentre grida perché è finito lo shampoo.
-Dicevi?-
Entrambi
sospirano e poi Caroline si sposta per raggiungere sua figlia.
Più tardi lei e
Stefan preparano la cena, mentre la ragazzina è in camera ad asciugarsi i
capelli.
-Il tuo
pomeriggio come è andato invece?-
-Strano…cioè
con Rebeka abbiamo parlato delle vacanze ma Elena…-
-Cosa-
Stefan versa ad
entrambi un bicchiere di vino bianco mentre la osserva tagliare i porri.
-Non lo so, c’è
qualcosa che non va…insomma le cose con Aaron non aiutano ma….da quando è
tornato Damon-
-Dai Care, ne
abbiamo già parlato e sì…magari all’inizio c’era della tensione, ma le cose
sono migliorate, voglio dire anche ieri sera..-
-Appunto! Ieri
sera-
La donna alza
il coltello con sguardo minaccioso e il marito alza le mani in gesto di difesa.
-Io non
c’entro-
-Sai, oggi Beka continuava a ripetere quanto sembrassero amici e io
non ci avevo fatto caso, ma poi ripensando alla serata…non si sono molto
parlati, ma….era come….come quando hanno iniziato a frequentarsi-
Gli occhi verdi
si inarcano perplessi.
-Erano….tesi e
si guardavano, e lei oggi balbettava e ogni volta che nominavo Damon si
irrigidiva e…oh devi sentire questa-
-Cosa-
Lei solleva il
tagliere e si volta per mettere i porri nella padella con l’olio caldo,
passando poi le mani sul grembiule e afferrando il bicchiere posato sull’isola.
-Quando ho
proposto di invitare anche lui e Nadia alle vacanze di Natale, perché sono
parte della famiglia e mia nipote adesso è sotto la mia completa protezione e
supporto, lei è scattata blaterando cose tipo “non è una buona idea” o “direi
che non possiamo stare sotto lo stesso tetto”-
Le mani della
bionda continuano ad agitarsi, tra il vino e i fornelli Stefan teme che
combinerà un disastro, così lui cautamente comincia ad apparecchiare ascoltando
i suoi farneticamenti.
-Ha davvero
detto “non possiamo stare sotto lo stesso tetto?”-
-No…ma il suo
sguardo sì!!-
Suo marito
sorride divertito, Caroline non cambierà mai. Ma d’altronde per questo si è
innamorato di lei, anche sei ci sono voluti Damon, Elenae una vacanza negli Hampton per capirlo.
-Ed anche
supponendo che ci sia qualcosa che non va, cosa pensi di fare?-
-Non lo so….è
solo che….non voglio che Elena soffra, è stata dura aiutarla quando quello
scemo di tuo fratello le ha spezzato il cuore…adesso non saprei proprio da che
parte rifarmi e ci sono dei figli in mezzo, i loro figli che tra l’altro
si piacciono ed escono insieme…è una catastrofe!!!-
Stefan le si
avvicina per calmarla quando li raggiunge Julie chiedendo se sia pronto perché
sta morendo di fame ed i due decidono di rimandare la conversazione.
****
1996 – West Hampton
Elena, Caroline e Bonnie si sono
appollaiate sul divano del luminoso salotto di casa Salvatore e guardano la tv
in attesa che i due fratelli, Matt e Kai, finiscano
di giocare a pingpong nel
retro di casa. Fuori è nuvoloso così hanno deciso che il primo giorno lo
avrebbero passato a casa e si sarebbero rifatti gli altri giorni con il mare.
Le ragazze sgranocchiano schifezze e si
godono in santa pace una maratona di repliche della terza stagione di Beverly
Hills 90210 in attesa della trasmissione della settima stagione a fine agosto.
Non vedono l’ora, e intanto commentano gli episodi vecchi divise, come sempre,
tra Brenda e Kelly che lottano per Dylan.
-Insomma…fa tutti quei discorsi di rimprovero
a David perché si bacia la squinzia di nome Nikki e poi lei va con Dylan-
-Si ma ha resistito tutta l’estate prima
di farlo e lui la tentava di continuo-
-E poi dopo ne soffre moltissimo-
Caroline ruba una cucchiaiata di gelato
dalla vaschetta in mezzo alle gambe di Elena.
-Io non potrei mai andare con uno dei
vostri fidanzati-
Bonnie ed Elena si guardano e poi tornano
con lo sguardo sulla bionda.
-Non mi pare difficile crederlo…tu detesti
Kai-
-E Damon lo uccideresti-
-Come siete drammatiche….mi irritano, ma
gli voglio bene-
-E comunque non è facile per Kelly
resistere a Dylan-
-Guarda quanto è fico-
Le tre riportano lo sguardo sullo schermo
della tv dove sta passando la scena dell’episodio Shooting
Star/American in Paris, in cui Kelly e Dylan vanno sulla moto d’acqua e lui le
fa quel suo classico sguardo da canaglia quando cadono in acqua.
-Insomma…c’è una chimica incredibile-
-A me non è piaciuta e sapete quanto adori
Kelly e non sopporti Brenda-
-Certo sei una maniaca del controllo come Kelly,
per forza la adori-
-E poi lei e Dylan sono amici
dall’asilo…sono migliori amici-
-Lei ha una cotta da lui tipo…da
sempre!!!!-
-Si guarda come è andata a finire la sesta
stagione…-
-Io non perdo le speranze…mi piace pensare
ad un amore sbocciato in tenera età, che si svela solo nell’adolescenza…una
sera d’estate magari..-
Bonnie guarda Elena di sottecchi, sapendo
esattamente dove vuole andare a parare con quel discorsetto mentre Care sembra
non cogliere il riferimento.
-Sono amori che non esistono-
-Mmm non ne sono
convinta….-
-Insomma sono tanto amici…-
-Ma un’amicizia può trasformarsi in
qualcosa d’altro-
Caroline si sente osservata e volge lo
sguardo azzurro sospettoso sulle sue amiche.
-A che vi state riferendo??-
-A niente-
-Non starete ancora fantasticando solo
perché ho infamato Stefan per la storia di April!!!-
-Ecco che ricomincia-
Bonnie prende del gelato mentre si prepara
con Elena a ripercorrere la vicenda del ballo di fine anno che ha portato ad
una gigantesca lite tra Caroline e Stefan – poi risolta dalla bionda senza
davvero risolvere- scatenata dall’insensata gelosia di lei. Ovviamente Care
piuttosto che ammettere di provare qualcosa per lui si sarebbe buttata sotto ad
un treno o, come è accaduto, sul quaterback Tyler
Loockwood, suscitando il fastidio di Stefan.
Una scena raccapricciante degna un
qualunque teen drama.
E dopo quella sera le ragazze hanno
passato l’ultimo mese e mezzo provando a far capire alla bionda che forse lei
prova qualcosa di più per Stefan e viceversa; ovviamente il primo dubbio lo
aveva instillato Damon illuminando così Elena e Bonnie.
-Non ricomincio, siete voi che insistete
su questa assurda storia di me e Stefan sta diventando ridicolo, a dir poco
fuori luogo e soprattutto è una
supposizione fondata sul niente!-
-Caroline….forse se tutti noi vi diciamo
che –
La bionda si gira di scatto.
-Onestamente il parere del tuo fidanzato
non mi interessa!-
Le ragazze roteano gli occhi e prima che
Elena possa controbattere sentono la porta del patio aprirsi seguita dalle voci
dei ragazzi che entrano chiacchierando.
***
PresentDay
Dopo una lunga
ora di mediazione sull’abbigliamento più adeguato per la serata che la attende,
nella quale si è andata a cacciare stupidamente e da cui farebbe ancora in
tempo a ritirarsi, Elena se ne sta davanti al portone del palazzo in cui abita
Damon, avvolta nel suo montgomery cammello a fissare titubante quella porta,
nemmeno fosse l’ingresso per l’inferno.
Respira a fondo
l’aria fredda della sera facendosi coraggio e preme il campanello “Salvatore” attendendo
nervosa che una voce si palesi, ma sussulta quando invece sente scattate
direttamente il portone ed entra.
Continua a
stringere la borsa, la stessa nella quale si trova il portafogli di Damon, l’oggetto
che è stato da link a questa situazione e si appresta a salire in ascensore con
l’adrenalina che le irrigidisce i muscoli e accorcia il fiato. È un misto di
paura ed eccitazione che si manifesta in un sorriso incontrollato al pensiero
di rivederlo; eppure dovrebbe essere avviluppata dai sensi di colpa se solo il
suo corpo non fosse così stramaledettamente catalizzato da lui.
Viene scossa
dalle porte dell’ascensore che si aprono e si dirige verso la porta dell’appartamento,
improvvisamente incapace di camminare sui suoi stivali di camoscio marroni.
Dopo mille
angosce alla fine ha optato per un vestito scuro senza troppe pretese e stivali,
non voleva essere sexy ne fare la casalinga disperata; altrimenti avrebbe
potuto dare l’impressione -corretta- di volerlo tenere a distanza o far
avvicinare troppo. La verità è che in nessun caso i loro vestiti o le sue
condizioni fisiche hanno mai dissuaso Damon dal saltarle addosso e il solo
pensiero le fa avvampare il volto costringendola a togliersi almeno la sciarpa.
Quando la porta
si apre viene accolta da un profumo di cibo piuttosto invitante mischiato all’odore
tipico di estate di Damon. Ed eccolo lì, alla porta, che la attende nervoso.
Non sembrerebbe
ad un occhio poco attendo, ma lo vede benissimo che cova le sue stesse
inquietudini; anche adesso che se ne sta lì con un braccio a tenere la porta e
un sorriso da schiaffi, bellissimo come sempre, può percepire la sua stessa
paura.
-Buonasera
Gilbert, sei sorprendentemente in orario-
Lei fa una
smorfia, ringraziandolo per aver stemperato quella tensione. Fa un passo
avvicinandosi all’ingresso e lui si sposta appena per aprirle il passaggio.
-Sono sempre in
orario-
-Da quale punto
di vista affermi ciò?-
Elena scuote la
testa ed entra sentendo la porta chiudersi alle sue spalle. Si guarda in giro
realizzando di essere per la prima volta a casa di Damon.
-Hai intenzione
di cenare col cappotto?-
La sua voce
ruvida le arriva come un brivido ora che le respira sul collo e il suo stomaco
si contrae in una morsa provando ad allontanarsi per respirare. Si slaccia i
bottoni borbottando qualche offesa verso l’uomo e lascia che lui prenda
cappotto e borsa per poi tornare con lo sguardo verso l’appartamento
accogliente.
Si vede che non
è tanto che ci vivono e soprattutto che Nadia stia tentando di dare un tocco
femminile.
-Belle tende-
Gli occhi
azzurri scorrono da Elena alle tende della vetrata del soggiorno.
-Oh sì, le ha
scelte Nadia...in realtà io non avrei pensato a prendere delle tende-
-Immagino-
-Pensi di
prendermi in giro tutta la sera? No perché ti stai giocando la possibilità di
assaggiare la mia cucina-
Le poggia una
mano alla base della schiena in un gesto delicato volto ad incoraggiarla ad andare
verso la cucina, peccato che per lei sia come prendere la scossa e sussulta a
quel tocco imprevisto.
Dannazione
quanto è tesa, ha bisogno di bere.
-Mentre fai il
finto offeso che ne dici di versarmi del vino?-
Si avviano in
cucina ed Elena sente benissimo gli occhi cerulei studiarla lentamente,
seguendo le linee dei fianchi, scendendolo lungo il tessuto morbido del vestito
che termina poco sopra il ginocchio.
Sulla piccola
isola in marmo della cucina sono già pronti due bicchieri di vino rosso e Damon
la supera per porgerle uno di essi.
-Cosa hai
preparato?-
-Tra poco lo
vedrai-
Elena si sposta
per raggiungere i fornelli senza lasciare coi proprio occhi le pozze azzurre
che la guardano curiose.
-Ehi! Lontano
dai fornelli signorina!-
-Non voglio
morire...quindi mi accerto di quello che hai fatto-
-Oh non morirai
di fame non temere-
Damon si mette
dietro di lei posando il bicchiere e afferrando la sua mano prima che sollevi
il coperchio della pentola.
Elena viene
attraversata da un leggero brivido per quel contatto e resta immobile mentre
lui, di nuovo, le respira sul collo in cerca del suo orecchio.
-Mi sembra che
stamattina avessi gradito i miei toast-
-Questo è un
colpo basso-
Le trema la
voce al solo ricordo della loro mattinata insieme e sussulta quando l’altra
mano di Damon si poggia su un fianco scendendo lentamente in cerca dell’orlo
del suo vestito.
-Questo…è un
colpo basso…-
S burla di lei
che, di contro, deglutisce rischiando quasi di strozzarsi, totalmente incapace
di ribellarsi al suo tocco, sentendo il proprio cuore battere in modo
irregolare.
Lui, da stronzo
provocatore quale è sempre stato, rompe d’improvviso il contatto e si allontana
di qualche passo lasciandole un doloroso senso di vuoto.
Elena respira e
poi si volta bevendo un sorso di vino, cercando gli occhi fiammeggianti di lui.
-Bene...allora
stupiscimi-
Continua a
fissarlo con tono di sfida mentre lo supera e si dirige all’isola lasciandolo
fare. Sa bene, Elena, di giocare col fuoco e che potrebbe essere benissimo lei
a scottarsi, ma ormai ha iniziato questa silenziosa guerra fatta di sguardo,
sospiri, cuori che battono e non può abbandonare ora il campo di battaglia.
Così lascia che lui le serva la cena, che chiacchieri con lei, che sfiori per
sbaglio le sue dita o che si scontrino mentre tolgono i piatti; l’ha tentata
tutta la sera, ma Elena vuole dimostrare di poter stare in una stanza con lui
senza che accada nulla. Dovrà passarci le vacanze di Natale quindi è bene che
si alleni a fargli resistenza.
-Credo sia
giunto il momento di restituirti il tuo portafogli-
-Oh giusto…il
pretesto di questa cena-
Lei si volta
guardandolo storto mentre prosegue verso il salotto in cerca della sua borsa ed
una volta individuata fruga dentro in cerca del portafogli.
Quando si volta
si trova praticamente a sbattere contro Damon che l’ha raggiunta in pochi
passi.
Sussulta di
colpo e tenta di staccarsi un po’.
-Damon-
-Elena-
-Dovresti….non…non
mi rendi le cose semplici-
-Non capisco-
-Non deve
ricapitare-
Il suo tono non
è d’accordo con le sue parole, e più gli occhi di Damon penetrano lentamente
dentro ai suoi, più sente le sue fragili barriere crollare come argini sotto
alla furia del fiume azzurro. Lui afferra il portafogli e fa un passo indietro
per lasciarla respirare, non ha intenzione di farle pressione, non sceglierà al
suo posto.
-Allora grazie-
Lei resta
qualche istante immobile come a ricomporsi o respirare per trovare la
concentrazione perduta e fa qualche passo verso di lui.
-Grazie a te
per la cena-
Damon sorride
mentre prende la sciarpa di Elena e gliela passa gentilmente intorno al collo
sotto allo sguardo scuro indagatore; lentamente fa salire le mani lungo la
stoffa di lana per trovare il collo sottile nascosto dai capelli sciolti e lo
sfiora fino ad arrivare al suo dolce volto che prende tra le mani in un gesto
che la sorprende; la tira leggermente verso di te ed Elena non sa come reagire
all’inaspettato bacio sulla fronte che lui le posa.
-Buonanotte
Elena-
L’intensità del
suo sguardo la coglie impreparata, accelerandole i battiti e scaldandole le
guance ma non per l’eccitazione bensì per un pungolo che non sentiva più da
tanto tempo, quel calore quasi doloroso che le era cresciuto dentro per ogni
sguardo, ogni carezza, ogni ti amo che si erano scambiati tanto tempo fa. Era
il riflesso del suo amore per lei che tornava ad accendersi dopo anni di
torpore sulla pelle.
Ed Elena
cancella il mondo e torna ad essere quella ragazzina innamorata del ragazzo
ribelle dagli occhi troppo azzurri; così fa un passo allungando il collo verso
le sue labbra su cui posa, respirando, un bacio dolce.
Damon, dopo un
leggero stupore, mette una pressione più energica ricambiando quel bacio che in
breve tempo diventa un fiume in piena travolgendo entrambi in una passione
disperata, covata per anni.
E disseminano
il bisogno – ed i loro vestiti- nel tragitto tra l’ingresso e la camera da letto
di Damon dove li accoglie un ben più comodo letto matrimoniale; non che la
doccia, il divano o la cucina di Elena non siano stati ben sfruttati, ma
sicuramente il letto gli consentirà di sbizzarrirsi tutta la notte.
***
1996 – West Hampton- 4 luglio
Anche quel pomeriggio Caroline e Stefan
hanno bisticciato come loro solito al punto che Elena si è arresa al piano di
Damon, di farli bere alla festa per vedere se le loro tensioni si sciolgono un
po’ . Così hanno passato la serata in spiaggia a ridere tutti insieme fin
quando all’ennesimo litigata Damon non ha strigliato suo fratello,
convincendolo a seguire la bionda fuggita lungo la spiaggia.
-Uno sei un emerito cazzone, ammetti di
essere innamorato di lei una volta per tutte, due inseguila perché è sbronza e
chiunque potrebbe approfittarsi di lei-
Stefan sbuffa.
-Io non-
-Sai che Stef? E’
assurdo che questo discorso debba fartelo proprio io, non sono bravo in queste
cose ma….tu e la barbie siete sempre in mezzo a me e alla mia ragazza e vorrei
davvero passare una serata senza i vostri melodrammi…così se non te ne frega
niente di Care allora lasciala stare…ma se hai anche solo un minuscolo,
terrorizzante, dubbio allora sii uomo e giocatelo fino infondo, perché non è
evitandolo che superi il problema-
Stefan lo osserva leggermente stupito.
-Te li scrive Elena i discorsi?-
-No semmai lei me li ispira-
Scuote la testa sorridendo e poi getta lo
sguardo verde nel buio della battigia dove ha visto andare Caroline, mentre le
sue amiche parlottano sul da farsi in attesa che Stefan decida se seguirla o
lasciare nuovamente questa incombenza a loro due. Così fa quel passo che
cambierà per sempre le loro vite, anche se lui questo ancora non lo sa.
Raggiungerà Caroline facendo quello che
avrebbe dovuto fare da tempo, la afferra e la bacia proprio nel momento in cui
partono i fuochi d’artificio.
Così Damon, soddisfatto del suo operato,
abbraccia la sua Elena intenta a guardare il cielo.
-Non sapevo di avere Cupido come fidanzato-
-Non sapevi i avere un fidanzato, visto
che quei due mi stavano sabotando la vacanza-
-Ah quindi lo hai fatto per te-
-No…l’ho fatto per noi-
Elena lo guarda in quelle sue pozze
cerulee e d’improvviso non le importa più niente se non che Damon sia li ad
illuminarle il cielo; così si sporge verso di lui e lo bacia sentendo crescere
dentro il desiderio di lui.
-Ti amo, Damon Salvatore-
Quelle semplici parole hanno sempre il
potere di riempirgli cuore e polmoni, illuminando le sue tenebre.
Potrebbe rimanere così immerso dentro i
suoi occhi neri se improvvisamente non iniziasse a piovere da nulla e la gente
intorno a loro non fuggisse distraendoli dai loro pensieri.
Tuttavia non si muovo, anzi cominciano a
ridere mentre la pioggia fitta li inzuppa tutti.
-Non ci credo che stia piovendo….stanno
correndo tutti via-
Mentre Elena parla nella pioggia
guardandosi intorno, lui è ancora perso in lei.
-Ti amo, Elena Gilbert-
Elena volge lo sguardo pieno su di lui,
attirata da quelle stesse parole e sorride felice per poi tuffarsi sulle sue
labbra.
E quella stessa notte Damon ed Elena
faranno l’amore per la prima volta, fradici di pioggia, sabbia e amore.
***
Presentday
Si addormentano
verso le due, consumati e i vinti, fin quando alle prime luci del mattino Elena
non sente in sottofondo il suono fastidioso ed insistente di un cellulare che
squilla. Le sembra il suo anche se, immersa nel sonno, non riesce a mettere
insieme i pezzi di quel quesito, ma si limita ad aprire appena un occhio e
guardarsi intorno in cerca di quell’aggeggio infernale.
L’uomo accanto
a lei, che la tiene a se, dorme profondamente e si muove appena; così facendosi
coraggio mentre sente il sonno appesantirla, si forza a guardare nella penombra
della stanza finché non vede, sul pavimento, la luce fredda del display che
continua ad illuminarsi. Si allunga a fatica verso il fondo del letto per
raccoglierlo e con gli occhi ancora abbottonati scorge il nome di Caroline.
Così risponde
con la bocca impastata.
-Pronto…Care-
Damon si mette
di fianco nascondendo il volto nell’incavo del collo di Elena.
-Chi parla?-
-Care….sono
Elena chi vuoi che sia…-
L’attimo dopo
aver pronunciato quelle stesse parole, il cervello di Elena si attiva e sgrana
gli occhi, realizzando con orrore quello che ha appena combinato.
-Elena….ma chi
è…-
La voce
sommessa di Damon arriva lieve all’interlocutore e la donna non fa in tempo a
mettergli una mano sulla bocca, in un gesto che sembra scuoterlo dal suo sonno
visto che adesso la osserva nell’oscurità della camera, perplesso.
-Elena cosa
diavolo ci fai col telefono di Damon??Era lui in sottofondo???...-
Elena non sa
cosa rispondere, ma labionda non le
lascia la parola.
-Oh…oh…oh no….no
no no no….voi….ODDIO….tra venti minuti sono a casa tua, vedi di farti trovare
li-
-Ca..-
Non finisce la
frase che la bionda furiosa ha già riattaccato ed Elena volge lo sguardo verso
l’uomo, ormai sveglio, al suo fianco.
-Caroline…ci ha
beccati-
Ciao a tutte
voi miei carissime e pazienti lettrici!!!!
Spero ci siate
ancora nonostante la mia latitanza.
Rieccomi con un
nuovo capitolo, stavolta dedicato anche a vari flashback! Avevamo lasciato i
nostri due pessimi genitori a rotolarsi in un letto, fissare cene, e fare gli
evasivi con gli amici…beh Elena più che Damon.
In questo
capitolo abbiamo visto la tanto sospirata cena e sì, stranamente gli sto
lasciando in una bolla rosa che sicuramente scoppierà presto!
Mi spiace se il
capitolo è un po’ più corto ma se continuavo a scrivere non postavo più e mi
veniva lungo più della Divina Commedia e direi che vi ho fatto aspettare
abbastanza.
Non so se avete
mai visto Beverly Hills 90210 comunque sia io lo seguivo assiduamente e ogni
tanto mi sono rivista degli episodi. All’epoca andava in onda la settima
stagione, ma mi sembrava calzante il percorso che hanno fatto Dylan e Kelly
come Stefan e Caroline.
Quando
Caroline si è svegliata quella stessa mattina ha avuto una strana sensazione,
quasi come un presagio, ma ha preferito imputare il suo malessere a suo figlio Matty che ha ben pensato di intrufolarsi nel lettone alle
quattro di mattina a causa di un brutto sogno, rendendo così impossibile a lei
e Stefan dormire con lui nel mezzo che scalciava.
Così è
scesa a preparare la colazione in modo da passare la mattina del sabato con la
sua famiglia e in uno slancio di generosità insolita, mentre ascolta il
telegiornale alla tv e l’acqua per il caffè si scalda nel bollitore, ha preso
il telefono e ha chiamato suo cognato per invitarlo a pranzo e magari parlargli
delle vacanze di Natale.
Tuttavia,
quando al quarto squillo ha risposto una voce impastata vagamente familiare, ha
dovuto scostare il telefono dall’orecchio per controllare il nome sul display
ed essere sicura di non aver accidentalmente chiamato Elena anziché lui.
E no, non
si era affatto sbagliata.
E più il
suo cervello realizzava cosa stesse succedendo, più tutte le sue strane
sensazioni accumulate in quei due mesi di cene, battibecchi, occhiate strane,
sospetti avevano finalmente trovato un filo conduttore dando voci ai suoi
pensieri.
Dopo aver
chiuso la chiamata con Elena, Caroline è rimasta ferma a fissare il telefono
stretto in mano cercando l’energia sufficiente per andare a vestirsi e
dirigersi a casa dell’amica; solo la voce di Stefan l’ha scossa cogliendola alla
sprovvista e la donna ha dovuto pensare rapidamente ad una scusa ben elaborata
per poter uscire in quel momento di casa.
Se c’è una
cosa che Caroline detesta con tutta se stessa è mentire a Stefan, è il suo
migliore amico, l’amore della sua vita, colui con cui si confronta su tutto. Ma
in quel preciso istante ha sentito il bisogno di tutelare Elena ed il suo
matrimonio e allo stesso tempo il rapporto tra i fratelli, così delicatamente
ricostruito. Sa quanto Stefan sia legato ad Aaron e talvolta ha dubitato del
fatto che Damon fosse ancora la sua priorità, come invece era accaduto spesso
in passato e vuole fare chiarezza prima di dover mettere suo marito nella
posizione di trovarsi diviso tra il suo migliore amico e suo fratello.
Perché con
Damon si finisce sempre a fare un passo indietro, dopo i mille tentati in
avanti.
E così
viaggia a finestrini aperti sperando che il freddo di novembre la tenga calma e
plachi la rabbia che le ribolle nelle vene.
****
Elena
chiude la conversazione con Caroline e scatta fuori dal letto, lasciando il
telefono tra le lenzuola. Inizia a guardarsi intorno alla ricerca della
biancheria intima disseminata per la stanza, mentre sente gli occhi curiosi di
Damon osservarla.
-Elena-
-Devo
andare…dove diavolo…-
Trova gli
slip e li infila gettandosi alla ricerca del reggiseno.
-Possiamo
parlare un attimo-
-Parlare di
cosa…ci ha scoperti-
-E allora,
è la tua migliore amica nonché mia cognata…non ci stanno per arrestare per
crimini contro l’umanità-
-Non ho
intenzione di affrontare adesso questa conversazione con te…sarebbe piuttosto
inutile-
Lui le fa
un verso per richiamare la sua attenzione e quando volge lo sguardo scuro verso
il letto, vede Damon leggermente disteso nella sua direzione che sventola il
suo reggiseno; Elena sospira a fondo un po’ imbarazzata e si allunga per
afferrare la biancheria quando lui molto più agilmente le prende un polso e la
tira di nuovo sul letto.
-Ci metterà
un sacco di tempo ad arrivare con questo traffico-
-Damon…ti
prego-
Lui le posa
un bacio sulla spalla nuda mentre la sente ribellarsi.
-Come hai
fatto stanotte?-
Negli occhi
scuri lampeggia un brivido che sa di cedimento, ma un attimo dopo Elena
raccoglie quel briciolo di lucidità che non deve andare persa sotto il tocco
caldo e invitante di lui; così con una leggera pressione delle mani sul suo
petto lo fa sollevare e sgattaiola via con il reggiseno, per dirigersi in
corridoio e trovare la sottoveste.
-Ok
d’accordo vai a parlarle….ma cosa pensi che ti dirà?-
Lui la
segue dopo essersi infilato i boxer.
-Mi dirà
quello che sappiamo entrambi-
Si sposta i
capelli dietro l’orecchio mentre recupera la sottoveste e la infila.
-E cioè?-
-…Beh…vorrà
spiegazioni…per quello che è successo!!!-
Si volta
verso di lui con le guance in fiamme per poi riprendere a camminare lungo il
corridoio fino ad individuare le calze. Le raccoglie e balzellando su una gamba
se le infila alla svelta.
Mancano
vestito e scarpe, disseminate verso la cucina.
-Credo che
Care sappia come si fa del sesso-
-Oh ottimo
momento per fare del sarcasmo, vorrà sapere perché!-
-Questo
riguarda noi, non lei Elena-
-No Damon!
Riguarda tutti, siamo una famiglia, ci sono…-
Si passa le
mani tra i capelli nervosa, sa bene che quell’argomento dovrà essere trattato e
per quanto la terrorizzi quella conversazione è giunto il momento che si
comportino da adulti.
Stavano
iniziando a…beh non era proprio quello il modo di intraprendere rapporti
civili, ma dei passi li stavano facendo e adesso sa che dovranno farne un
gigante indietro che comprometterà il loro rapporto, di nuovo.
-Ci sono i
nostri ragazzi in mezzo, ci sono le nostre famiglie…questa cosa…questa cosa è
un disastro!-
Lui tira la
mascella come per attutire tutti quei colpi che lei con una certa leggerezza
gli sferra impietosa. Lo sa che ha ragione, non importa certo stare a parlarne,
ma vuol capire Damon a che gioco stiano giocando perché adesso che la guarda
muoversi come una trottola impazzita il suo stesso cuore si rilacera nel punto
in cui aveva tentato di cucire vecchie ferite, inizia a sentire quanto lui sia
già troppo coinvolto.
E non c’è
modo di tornare indietro, non c’è mai stato.
Ma infondo,
da quando lei è entrata nella sua vita, lui ci è stato dentro fino al collo.
-E cosa
pensi di fare adesso?-
-In che
senso?-
Elena si
infila l’ultimo stivale, adesso parte alla caccia della borsa, chiavi e
cappotto.
-Cosa dirai
a Caroline…?-
-Non lo
so….la verità suppongo-
Si mette il
cappotto sfuggendo lo sguardo grave di lui; lo sente che quei cieli azzurri si
stanno oscurando minacciosi, pronti a scagliare fulmini di rabbia verso di lei.
Stanno
giocando una partita che non potrà che finire nel sangue.
-E quale
sarebbe?-
-Damon non
ho tempo per questo-
-Oh no, tu
trovi solo il tempo per farti prendere selvaggiamente in ogni angolo della mia
cucina, ma di certo non per guardarmi in faccia…dico bene?-
Il tono
crudele con cui la sfida la blocca un istante sulla porta ustionandole la
pelle.
-Non fare
lo stronzo-
-Vorrei
solo sapere quale versione dei fatti propinerai a mia cognata….sai giusto per
capire se reggerti il gioco-
Le tremano
le gambe al contatto con gli occhi feriti di lui.
-B…beh…le
dirò che è stato un sbaglio, perché è quello che è ….un madornale errore
causato dalla mia situazione e noi…beh io…-
-Lieto di
essere stato il tuo piccolo divertimento-
Adesso
Elena cruccia lo sguardo infastidita, non può pensare davvero di farla passare
per il carnefice, non stavolta.
-Tu non hai
il diritto di fare il risentito-
-Quindi che
stai facendo? Ti vendichi di una mia cazzata di vent’anni fa?-
Gli occhi
azzurri si stringono furiosi scaricandole tutta la sua rabbia contro.
-Non mi sto
vendicando di niente Damon, io non so cosa cavolo stia succedendo so solo che
non può risuccedere! Sono sposata santo cielo!-
-Continua
pure a raccontati tutte le stronzate che ti pare Elena, accomodati dai la colpa
a me…fammi fare la parte del cattivo, di quello che ti ha circuita, trattami
pure come un estraneo….ma ricorda-
Le si avvicina
abbassando il tono e fissandola dritta negli occhi neri carichi di
frustrazione.
-Che alla
fine tornerai qui da me….-
Elena
potrebbe giurare di aver percepito una corrente fredda di odio attraversarla
perché è tutto quello che in teoria è rimasto tra loro, come una sorta di eco
di un bene svanito nel tempo piano piano mutato in rancore da tutte quelle voci
intorno a loro pronte a recriminare, rinfacciare, accusare un passato che non
può più tornare.
E tornano
di nuovo ad essere due ombre, due sagome, due estranei.
Un altro passo
indietro.
Vorrebbe
piangere per il vuoto che le stringe il petto, ma le lacrime gliele ha rubate
tutte lui così non le resta che deglutire la fiele amara del suo dolore e
facendo un passo indietro si volta fuggendo da quella casa, da lui, dai tormentiche riaffiorano amari; corre per le scale,
fuori nella fredda aria di novembre pronta ad urlare anche se, una volta salita
in macchina, non può che respirare a fondo scacciando l’ondata di tristezza scatenata
dal mare impetuoso di Damon.
***
Elena e
Caroline sono sedute nella cucina della mora, due tazze fumanti di caffè alla
mano e nessuna voglia di berle.
Sono in
silenzio da quando si sono incontrate un quarto d’ora prima fuori di casa di
Elena, dove Caroline la stava attendendo. Non sanno quanto potranno reggere
quell’opprimente aria rarefatta, con il ticchettio fastidioso in sottofondo
emesso dal grande orologio a muro in corridoio.
-Ho sempre
detestato quell’orologio…-
Elena alza
lo sguardo sulla faccia accigliata della bionda, poi le scappa un piccolo
sorriso.
-Sai che
non posso toglierlo-
-Certo
certo….sia mai che la nonna di Aaron venga a perseguitarti dall’oltretomba…che
poi questa cosa di conservare gli oggetti dei parenti morti è piuttosto
inquietante-
-Ma se tu
hai una intera casa!-
-Mi sono
impegnata per eliminare le reliquie, lo sai…e poi sono beni di un certo valore-
Le due si
guardano e un secondo dopo scoppiano a ridere, un po’ per sciogliere la
tensione, un po’ perché si conoscono troppo bene; e la loro amicizia ne ha passate
così tante che Elena non teme assolutamente il giudizio di Caroline, è che non
vuole sentirsi dire quello che invece le dovrà dire.
-Elena….tu
sei come una sorella, ti proteggerò sempre…e capisco che non tu non te la
sentissi di dirmelo ma…-
-Lo so sono
stata una stupida e…non so davvero come sia potuto capitare…non ho mai tradito
Aaron prima….è questo periodo di crisi che…-
-Oh ti
prego-
La mora
riporta lo sguardo enigmatico verso quello chiaro dell’amica, più rilassato ed
un po’ allibito.
-Sul serio
mi stai facendo questo discorso? Perché non ho le energie per riproporre
conversazioni da adolescenti Elena-
-Quali
conversazioni…?-
-Quelle in
cui una delle due nega l’ovvio, l’altra prova a farle capire, litigano e poi le
cose vanno come vanno…-
-Non vuoi
sentire la mia versione dei fatti?-
-Certo che
voglio…ma il punto è che la conosco già, ho già visto questo copione, conosco
il tuo sguardo alla “Damon”…-
-Quale
sguardo, io…-
-Non ho
finito-
La bionda
parte come un treno liberandosi di tutti quei pensieri che la assillano dal
giorno in cui Stefan le aveva comunicato che Damon e Nadia si sarebbero
trasferiti a New Yorke che lui e Kathrine
avevano ufficializzato il divorzio.
-Non ti ho
mai vista nelle vesti della traditrice o della bugiarda, o in quelle di una
donna in crisi con suomarito perché
sono tutte cose che ti stanno accadendo adesso, ma ho visto e vissuto l’Elena
sotto effetto Salvatore, ti ho vista innamorartene, farti coraggio per
affrontare i cinque anni di differenza che vi dividevano, vi ho visti mettervi
insieme, fare i ragazzini spensierati….sono stata quella che ti ha coperta
tutte le volte che facevi tardi con lui e tua madre mi telefonava a casa, ti ho
ascoltata ore parlare di lui, delle vostre litigate o di quanto ti
sorprendesse, so tutto a memoria-
Elena la
guarda un po’ allibita e sorseggia del caffè provando a far lavorare il
cervello e cercando di capire dove voglia arrivare con quel discorso.
-E
soprattutto Elena, ti ho vista felice. Ma ti ho vista anche spezzarti per lui,
urlare, disperarti e poi rialzarti e non è stato bello, non è stato piacevole
non poter far niente per aiutarti a guarire e onestamente, dentro di me, non
ero del tutto convinta che tu ci fossi riuscita…neanche quando è arrivato
Aaron…-
Adesso
rimangono entrambe per qualche istante in silenzio, lasciando che il peso delle
parole di Caroline aleggi per un po’, si consolidi.
-Comunque
non mi interessa giudicarti, ma sapere cosa provi, cosa senti e soprattutto
cosa vuoi, non che tu ora lo sappia….ma devo dirti quello che penso-
-E’ quello
che di cui ho bisogno….del tuo parere Care, di sentirmi dire quello che mi
dirai-
-Non darmi
per scontata Gilbert…perché una persona che non ti conosce ti direbbe che tra
voi due le cose si sono chiuse davvero male e questo ha fatto sì che rimanesse
un sentimento incompiuto, che lui è riapparso in un momento di crisi con tuo
marito e si è posto come quell’alternativa che hai sempre tenuto aperta dentro
di te, ma che adesso devi chiuderla e risolvere i tuoi problemi perché le bugie
hanno le gambe corte-
-Wow…oggi
hai molte cose da dire…-
-Lo so
scusa…ma da quando lui è tornato tu hai evitato l’argomento come la peste, e
queste cose te le avrei dilazionate-
Elena sorride
comprensiva e grata all’amica.
-Avanti…continua-
-Il punto è
che….invece ti conosco abbastanza da sapere che non è questo quello che ti sta
accadendo, non è semplicemente un momento di debolezza, un tuffo nel viale dei
ricordi, anche perché ne hai di più belli e nel caso ti saresti scelta uno
proprio doloroso…-
-Lo so…in
realtà Care, non ho assolutamente idea di cosa fare, sono confusa, molto,
troppo-
-E’
naturale che tu lo sia….-
-E non
voglio nemmeno stare ad analizzarmi o analizzare la situazione, vorrei solo
fare silenzio e osservare quello che succede, ma ci sono i nostri figli in
mezzo a questa storia, ti immagini che casino di proporzioni inaudite??? Come
mi è saltato in mente di andarci a letto e non è bastata la prima sera, no io-
-Quante
volte è già successo???-
-Beh….come
arco temporale…o numero?-
Caroline
serra la mascella scuotendo la testa nel tentativo di scacciare quei brutti
pensieri.
-Non voglio
saperlo, ma di certo non voglio sentirti fare la patetica dicendo che non sai
come è successo!!-
-Perché è
così, io e lui non ci parlavamo nemmeno…insomma l’ho tipo odiato per la maggior
parte della mia vita e sono bastati due mesi, due mesi di occhiatacce, risposte
gelide, imbarazzo…ma anche di momenti insieme…sapevo di non dover andare alla
pista di pattinaggio-
-Ok adesso
ho mal di testa….non mi interessano i particolari, se vuoi te lo riassumo in
una parola-
-No, non
voglio sentire nulla…è tutta colpa sua e dei suo i dannati occhi, sta sempre a
guardarmi e io non respiro quando lo fa-
-Oh no mia
cara evita di rubare le battute a Meredith Grey perché non siamo in un
telefilm, non è Shonda che ti scrive le battute sei
te che decidi, non puoi dare la colpa a Damon per tutto questo e lo sai!-
-Non dico
che sia colpa sua, solo che io…io non lo pensavo più, era fuori dalla mia vita,
insomma…non siamo solo noi, ci sono i ragazzi e poi c’è…-
-Aaron-
Il volto di
Elena si incupisce nuovamente, sentendo gli occhi velarsi di una profonda
tristezza. Si passa le mani tra i capelli realizzando cosa stia combinando,
anche se non è Aaron adesso il suo pensiero principale.
-Abbiamo
litigato-
Gli occhi
azzurri si contraggono perplessi.
-Tu e
Aaron?-
-Io e
Damon….prima, quando stavo venendo via da casa sua dopo….beh la nostra
telefonata-
-Comunque
Elena sei proprio stordita, hai risposto al suo telefono!-
-Ero nel
sonno pensavo fosse il mio e…-
In
quell’istante gli occhi castani si allargano terrorizzati, suscitando la
preoccupazione dell’amica.
-Cosa, che?-
-Oh merda,
ho lasciato il cellulare sul piano della sua cucina-
-Sempre
peggio…ma perché avete litigato?-
-Perché io
ero turbata dal fatto che tu ci avessi scoperti e lui invece se ne stava lì
tutto tranquillo del tipo “che problema c’è”-
-E’ Damon,
non puoi pretendere che comprenda la gravità della situazione, anche perché lui
è divorziato ed è innamorato di te da tutta una vita-
Elena torna
con lo sguardo dentro il mare serafico dell’amica.
-Mi amava
così tanto che se n’è andato!!!!-
-Oh ma dai!
Elena possibile che quando si tratti di lui diventi una sedicenne che non
ragiona?? Lui se ne è andato perché ha messo incinta quella squinzia non perché
non ti amasse! Ti avrebbe sposata!-
-E invece
ha sposato lei-
-Una volta
nella vita si è assunto le sue responsabilità, non mi sento di giudicarlo per
questo-
-Che fai lo
difendi?-
-Quante
volte ancora dobbiamo ripetere questo discorso?-
-Nessuna-
Elena si
alza indispettita seguita dallo sguardo di Caroline che rotea scocciato.
-Ok…ma
posso sapere come è andata a finire stamani piuttosto?.
-Te l’ho detto
abbiamo discusso perché io…beh gli ho detto quello che dovresti dirmi tu, cioè
che è stato uno sbaglio, sono in un momento difficile e dovrà ricapitare mai
più! E lui….lui è rimasto ferito dalle mie parole-
-A parte queste
tue frasi da melodramma, ho una domanda per te-
La donna
sospira poggiandosi contro il tavolo della cucina.
-Sentiamo…-
-Quello che
è successo….è davvero uno sbaglio per te?-
-Che stai
dicendo, ho tradito mio marito, come vuoi chiamarlo?-
Caroline
sospira a fondo, consapevole che questo sarà solo uno dei molti round che dovrà
sostenere con l’amica per aiutarla a trovare un modo per attraversare questo
ennesimo cerchio di fuoco, acceso sempre ancora una volta da Damon.
-Non parlo
del fatto in sé, ma di quello che senti tu rispetto a quello che hai condiviso
con lui…credi che pensarlo, desiderarlo o sorridergli, in un modo che a una
donna che ama suo marito non le verrebbe mai di fare, non equivalga a
tradimento? E non lo dico per mortificarti, ma per aiutarti a capire-
-Io….io non
posso rispondere, non adesso-
Va su e già
per la cucina e Caroline si alza raggiungendola per calmarla.
-Non devi
farlo e non sei tenuta a dirlo a me, ma dovrai parlare con Damon-
-E dovrei
parlare con Aaron…-
-Mm per
quello ci rifletterei bene-
-Oh cielo….ma
qual è il mio problema Care?-
Sente le
lacrime pungerle prepotenti, nel bisogno amaro di espellere tutto il dolore
accumulato nel corso del tempo così l’amica si fa avanti a l’abbraccia,
lasciando che sfoghi per un po’ il suo male.
-Il tuo problema…è
semplicemente Damon-
Restano per
qualche minuto così, in silenzio, strette nel loro abbraccio fraterno ed
entrambe consapevoli che quello è solo il punto di partenza di un lungo viaggio
che Elena dovrà compiere. Sicuramente si prospetteranno delle difficili vacanze
di Natale, ma forse potrebbero essere l’occasione per chiarirsi.
***
Più tardi
la bionda contatta suo cognato per farsi riportare il cellulare di Elena che
non si sente pronta per un nuovo scontro con lui, così avrà modo di affrontare
un round anche con lui.
Ha un
rapporto strano con Damon, lo ha odiato perché era la causa delle sofferenze
della sua amica, ma allo stesso tempo lo ha sempre difeso per essere stato
abbastanza adulto da affrontarne le conseguenze e infondo gli è molto
affezionata, nonostante non si prendano caratterialmente.
E per
quanto abbia sempre reputato Aaron un buon partito, Caroline è sempre stata
convinta che Elena non lo amasse con la stessa profondità con cui aveva amato
Damon e col tempo si era lasciata assuefare dall’idea che forse invece era
stato un bene per la sua amica trovare il giovane Withmore.
Finché
Damon non è tornato e ha confermato i suoi dubbi.
Tra lui ed
Elena non finirà mai di esserci un legame sottile ed indissolubile, ma la vita
non ha dato loro la possibilità di verificare se quel legame fosse davvero per
l’eternità.
***
-Chi viene
a pranzo?-
Stefan
entra in sala da pranzo dove Julie sta apparecchiando per cinque.
-Zio Dam!
La mamma lo ha invitato…-
-La mamma?-
Stefan
cruccia lo sguardo, poi si ricorda che quella stessa mattina sua moglie gli
aveva accennato che lo avrebbe fatto.
-Oh
giusto…e dov’è lei?-
-In cucina
a togliere le patate dal forno-
-Ok-
Sorride a
sua figlia e si dirige in cucina da Caroline che ha appena poggiato la teglia
con le patate sul ripiano dei fornelli, voltandosi col la faccia un po’
arrosata dal calore del forno aperto.
-Ehi-
-Ehi…allora
viene Damon-
-Già, così
possiamo parlare delle vacanze…e del compleanno di Nadia-
Stefan cruccia
lo sguardo mentre soffia su una patata che ha appena rubato dalla teglia,
mentre sua moglie prende un piatto da portata per trasferirci le patate.
-Dai te l’ho
detto mille volte, Nadia fa gli anni il 5 dicembre!-
-Si ma…mancano
almeno tre settimane-
-Beh
comunque ne voglio parlare, perché ci tengo che le sia fatto un bel compleanno-
-Care, non
è stata rapita, è solo andata a trovare sua madre-
-Quella
donna è pericolosa Stefan, c’è un motivo se ha scelto di venire a vivere qua
con Damon…è una ragazzina che ha sofferto tanto ed ha avuto la disgrazia di
avere due genitori sciagurati-
-Non essere
crudele, Damon è-
-Damon fa
solo casini a cui poi noi dobbiamo riparare-
Le guance
sotto sforzo si colorano appena mentre la osserva agitare la paletta di metallo
con cui stava prendendo le patate e non capisce da cosa derivi tutta questa sua
agitazione, quando si tratta di Damon pare che tutte le donne della sua vita
perdano il controllo.
-Ora
calmati…-
Le afferra
gentilmente i fianchi per posarle un bacio tra i capelli.
-Voglio
solo che Nadia senta di avere una famiglia, abbiamo potuto averla poco con noi
e io…beh insomma sono sua zia, avrei dovuto fare di più-
-Nadia sta
bene tesoro, e finalmente ha una stabilità, un ragazzo che le piace e mi sembra
che lei e Dam abbiano un bel rapporto…cosa ti preoccupa?-
Caroline
sospira consapevole di non poter dire nulla a suo marito, non è compito suo ma
di Damon; e parlando del diavolo la loro conversazione viene interrotta proprio
dalla voce di suo cognato che irrompe nel corridoio quando al suono del
campanello Julie e Matty corrono ad aprire la porta.
Per adesso
cercherà di post porre quel disagio che le stringe il petto e proverà a godersi
il pranzo in famiglia e magari, nell’occasione, proverà a parlare con Damon.
Ciao a tutte col mio solito ritardo ma davvero ci
provo appena posso a scrivere; il tempo mi manca sempre!!!
Ma dato che ero in vena ho scritto questo capitolo più
veloce che potevoe so che è un po’
corto rispetto agli altri e forse un po’ di passaggio per sbloccare una certa
situazione, prometto che arriverà un altro più lungo (arriverà anche nell’altra
storia, ma quella…beh è più complessa lo sapete).
Io comunque non smetterò mai di ringraziarvi per la
pazienza, la costanza e la tenerezza con cui mi seguite, siete uniche!!!
Vi lascio al capitolo dove vediamo come ci siano
dialoghi profondi tra le amiche, due donne cresciute insieme che hanno
affrontato la quotidianità di tutti i giorni, con le sue amarezze ed
inquietudini e si confrontano su quello che sta accadendo ad Elena ed alle sue
scelte discutibili. Con Damon invece il rapporto si incrina, di nuovo, perché
per ripartire è sempre necessario un punto di rottura!!
Il suono della campanella viene seguito, dopo pochi istanti, dal rumore
di sedie che si spostano, zaini che si chiudono, armadietti che sbattono e il
vociferare allegro degli studenti che, per adesso, possono chiudere i libri e
andare a pranzo.
Nadia e le sue amiche sono diretta in sala mensa mentre parlano
dell’ultimo pettegolezzo a scuola o di come adesso manchi davvero troppo tempo
alle prossime vacanze.
-Ma dai ma se siamo praticamente a fine novembre-
-Si ma è il periodo più intenso-
-Perché finora come è stato?-
Nadia e Claire guardano Kayla sospirare
scocciata e si lanciano un’occhiata comprensiva; la ragazza dovrà sostenere un
test di francese proprio l’ultima settimana di scuola prima delle vacanze e la
cosa la preoccupa molto.
-Comunque non pensiamo troppo alla scuola….ma piuttosto a come
festeggiare il tuo compleanno!!!!-
Nadia schiude la bocca imbarazzata rimanendo un attimo sospesa per aria
mentre le altre aprono le porte della sala mensa, lasciandola li imbambolata.
Poi sembra riscuotersi dal suo stato da ebete e le segue a passo svelto
chiamandole.
-Ehi…come sapere che il 5 dicembre è il mio compleanno?-
-Se non vuoi che la gente ti festeggi, evita di metterlo tra le
informazioni di Facebook-
-Ma i promemoria arrivano il giorno stesso-
-Claire controlla i calendari dell’evento su Facebook
fino a due settimane dopo così da prevedere tutte le possibili feste da
programmare-
Le ragazze si mettono in fila col vassoio e Nadia continua inutilmente a
sperare di arginare l’amica.
-Si ma ….io non voglio festeggiare-
-Ah ma che dici! Compi 16 anni è obbligatoriofesteggiarti! Se fossero stati i 14 o i 15…o
anche i 17…avrei potuto capire…ma 16…significa patente! Significa passaggio
dall’essere una matricola alla libertà-
-Non siamo mica al primo anno…che c’entra l’essere matricola-
-Non fare la negativa-
-Nadia non hai molte possibilità di scelta..-
Le ragazze pagano alla cassa e vanno alla ricerca di un tavolo.
-Siamo americani!!Tu sei americana! Ogni occasione è buona per fare festa,
devo davvero spiegartelo?-
Nadia sbuffa e alza agli occhi al cielo consapevoledel suo destino.
-D’accordo…ma niente feste in grande stile, al massimo …una cena!-
Si siedono posando vassoi e borse, Kayla apre
la lattina di coca cola lasciandosi sfuggire un risata.
-Davvero pensi che Claire si accontenterà solo di una cena?-
-Grazie Ky…appunto come ti salta in mente?
Ovviamente non possiamo farla a casa tua, senza offesa è troppo piccola-
-Per questo una cena sarebbe perfetta-
-Che ne dici di casa di Alec?-
Nadia strabuzza gli occhi assumendo una colorazione vicino al verde.
-Che cosa???’Sei impazzita!!!Non ci penso nemmeno, non farò la mia festa
di compleanno a casa del mio ragazzo-
-Va bene…va bene-
-Qualcuno ha detto “festa” e “ragazzo”?-
Alle spalle delle ragazze giungono le voci di Colin, Alec e i gemelli
Parker.
-Tutte cose che non vi riguardano-
Colin da un bacio fugace a Kayla sedendosi
accanto a lei mentre uno dei gemelli ci prova con Claire che come sempre lo
disdegna, Alec prende una sedia e affianca Nadia sorridendole dolcemente.
-Parlavamo del compleanno di Nadia-
La mora sussulta fulminando Claire con lo sguardo e suscitando, di
contro, un’occhiata allarmata di Alec che viene subito colta da Kayla.
-Compleanno???-
-Che sarà a dicembre-
-Oh-
-Tranquillonon eri tenuto a
saperlo-
-Ti è andata di lusso amico-
Lo prendono in giro per la sua faccia spaventata e il pranzo continua con
tutti loro che tentano di convincere Nadia a dare una festa, alla fine vincerà
la proposta dello stesso Alec di sentire Caroline e Stefan se possono
festeggiare a casa loro. Conoscendo Caroline sarà ben lieta di mettere a
disposizione la propria casa.
Unico vincolo posto dalla ragazza è stato il numero di invitati ammessi,
non vuole che dei selvaggi sconosciuti che non conosce nemmeno finiscano per
devastare la casa di sua zia. Ora dovrà solo trovare il coraggio di
chiederglielo.
********
Damon ed Elena non si sono più parlati, lei ha ripreso il suo telefono
tramite Caroline ed ha tutta l’intenzione di evitarlo fino a quando le sarà
possibile farlo. Purtroppo, nonostante la sua amica sappia bene cosa stia
succedendo tra i due e abbia promesso di non dire niente a Stefan, Elena non è
riuscita a dissuaderla dall’idea di coinvolgere anche Damon per le vacanze di
Natale. In compenso lei ed Aaron sono in una fase apparentemente più stabile,
né bene né male, semplicemente di quiete, si vede che quei giorni lontani li
hanno un po’ calmati o forse sono solo i suoi sensi di colpa – che in realtà
non le mordono neanche più di tanto la coscienza- ma ha deciso di non farsi
troppe domande al riguardo.
Così il suo cervello ha tempo per farsi coinvolgere nel guazzabuglio di
pensieri su Damon, principale suo tormento ed estasi.
Perché per quanto si impegni non riesce a fermare certi flash, attimi, di
quella notte con lui. Perfino della loro litigata che, per quanto cruda, ha
sempre ancora quel timbro di passione tipica dei loro battibecchi. Anche quando
erano felicemente innamorati litigavano, spesso si punzecchiavano, ma quando
litigavano era sempre un momento intenso.
E soprattutto finivano sempre per fare l’amore da qualche parte, anche
dopo litigi brutti con cui si lasciavano – per tipo 5 minuti- e poi
ricominciavano. Come una forza inarrestabile che le impediva fisicamente e mentalmente
di liberarsi di lui, di smettere di amarlo.
Sospira mentre se ne sta in fila in cancelleria del Tribunale in attesa
delle copie autentiche della sentenza dell’udienza di lunedì per cui si era
dovuta preparare alla fine solo in due giorni, visto il tempo che Damon le
aveva fatto perdere.
Comunque andasse era sempre colpa sua.
Sente la rabbia tornare a ribollirle nelle vene, era tanto tempo che non
si sentiva così….viva….anche se avrebbe preferito esserlo per un motivo
diverso. Viene riscossa dallo squillo del telefono.
-Ehi-
-Ehi….em
dove sei?-
-In tribunale, perché?-
-Oh ottimo, un posto in cui non
puoi urlare-
Elena cruccia lo sguardo perplessa, non che Caroline possa vederla, ma la
sua voce le sembra nervosa.
-Perché? Di che stai parlando…-
-Beh ecco, ti ricordi no che
dobbiamo vederci per fissare un po’ di dettagli per le vacanze di Natale, tipo
le macchine, chi porta la spesa, chi la biancheria per la casa…-
-Si arriva al punto-
-E doveva essere una cosa tra noi
mogli…si insomma io te Beka-
-Quindi….?-
-Beh mi ha chiamata Bonnie poco fa
e mi ha detto che riesce a tornare per questo fine settimana-
-Davvero???Ma è fantastico Care! Avevo capito che Enzo non poteva
liberarsi fino a Dicembre-
Bonnie Caroline ed Elena sono amiche dal liceo, Rebeka l’hanno conosciuta
al college; per quando Bonnie adesso sia sempre via visto che è una fotografa e
viaggia molto per lavoro è comunque sempre in contatto e, come Caroline, ha
vissuto tutta la storia tra Damon ed Elena.
Di fatti Caroline non vede l’ora che arrivi così da poterle parlare di
tutto il loro ennesimo casino.
Mentre Caroline ed Elena si conoscono dall’asilo, Bonnie l’hanno
conosciuta tra i banchi del liceo al loro terzo anno, per l’esattezza la prima
fu Elena, nei bagni della scuola, quando la brunetta l’aveva trovata a piangere
come una fontana a causa appunto di Damon, con cui aveva fatto una terribile
litigata, finita come sempre con lui che decideva di mollarla perché incapace
di renderla felice, quando lei invece voleva solo stare con lui.
-Già…e invece…sorpresa!-
-Sono felicissima adesso la chiamo-
-Sì ecco-
-Se è per questo che me lo ha chiesto prima ho comunque urlato…un pochino
insomma-
-N…no non è per questo….si insomma
ero con Beka quando ha chiamato e lei ha avuto la
brillantissima idea di organizzare una cena di bentornato così Bonnie può
presentarci Enzo-
-Mi sembra un’idea grandiosa-
-Sì e con l’occasione magari parlare
anche delle vacanze di Natale….-
Elena porge le marche da bollo alla cancelliera
che le passa le copie da lei richieste e la ringrazia per poi uscire dalla fila
e sistemare il materiale nella sua borsa.
-Non capisco cosa ti stia preoccupando….possiamo conciliare le due cose…e
poi Enzo ha origini italiane potrai sbizzarrirti in cucina tra lasagne e….-
Caroline, super agitata, la interrompe nervosa.
-Elena per la miseria ci sarà anche
Damon!-
La mora, intenta a chiudersi il piumino beige per ripararsi dal freddo di
fine novembre, si ferma un istante colpita in pieno da quella rivelazione.
-Elena….ci sei? Mi dispiace ma è
stato inevitabile insomma…è venuta fuori la questione cena per Bonnie e poi ne
ho parlato con Stefan e lui ha suggerito di fare una cosa cumulativa e ha
proposto di invitare suo fratello e io-
-Va bene Care…lo capisco…prima o poi doveva succedere….di rivederlo-
-Volevo evitarti l’effetto
sorpresa-
-Già…credo che quello ci sarebbe stato comunque-
-Senti non credi che sia il caso
che vi parliate….insomma prima di vedervi alla cena-
-Per dirci cosa esattamente-
-Non lo so….ma per esperienza con
situazioni imbarazzanti tra voi due ti faccio presente che il vostro gelo si
percepirà sicuramente-
-Ti prometto che mi comporterò in modo maturo…ma non posso garantire per
lui-
-Elena smettila-
-Non ci parleremo quindi è
proprio impossibile che accada niente-
Caroline capisce dal suo tono e da come non la stia ascoltando che le cose
non potranno che andar male e lei ha bisogno di parlare con qualcuno prima di
esplodere del tutto per aria. Alla faccia delle sue promesse ad Elena, deve
parlare con suo marito.
A proposito del quale adesso è proprio fuori con suo cognato.
****
Damon e Stefan sono usciti per andare in banca e chiudere alcune
questioni della Società Augustine, di cui Giuseppe
Salvatore era socio di maggioranza e in cui loro due sono poi entrati in
qualità di eredi. E con l’occasione sono stati un po’ insieme come non
succedeva da tempo, parlando dei loro figli e dei tempi andati.
-Alla fine papà ha fatto qualcosa di buono lasciandoci le quote della Augustine, con questo deposito ho raggiunto la cifra
necessaria per mandare Nadia in qualunque college vorrà….e visto quanto è
intelligente spero che punti al meglio-
-Chissà da chi ha preso…tra te e Kathrine non saprei chi scegliere-
-Ah ah…spiritoso…in realtà non lo so nemmeno io, è troppo buona per
essere nostra figlia-
Stefan sogghigna mentre prendono un caffè con le stecche di menta e cioccolato
da asporto.
-Bevi ancora questa roba-
-E tu scusa…che stai facendo-
-Beh ti vorrei ricordare che la mamma ce lo preparava sempre da piccoli-
-Pure io, quel ciuffo ridicolo ho sempre sperato ti scemasse con l’età…invece
brizzolato è ancora più figo-
Ridono mentre si avviano per la strada immersi nel freddo autunnale.
-Senti invece Nadia come sta? Come è andata a Los Angeles?-
-Mmm…bene ….credo-
-Bene….credi?-
Damon curva lo sguardo colpevole verso Stefan che di contro lo studia
perplesso.
-Non fare quella faccia…con quegli occhietti carichi di giudizio…mi ha
detto solo che lei e sua madre hanno parlato ed è stato bello, non indago il
contenuto dei loro discorsi, posso solo sperare nel buon senso di Kathrine che
non parli male a sua figlia di suo padre-
-Mi è parso di cogliere della tensione tra voi due-
-Sennò non divorziavo, no?-
-Non con Kathrine, con Nadia-
-Oh….beh è strana ultimamente, non mi parla molto di sé…credo stia
attraversando quella fase del tipo “sono
un’adolescente, lasciami stare”-
-Beh….spero che quanto
tocchi a Julie, Care saprà cosa fare-
Damon fa spallucce, ma suo fratello lo conosce abbastanza bene per sapere
che c’è qualcos’altro che lo preoccupa.
-Magari anche il fatto che adesso ha un ragazzo-
-E’ abbastanza difficile accettarlo, non girare il coltello nella piaga-
-Alec è un bravo ragazzo-
-Questo non c’entra-
-E’ solo la tipica gelosia paterna che prima o poi sperimenterò o è
aggravata dal fatto che è il figlio di Elena?-
La mascella che si serra di colpo è la risposta che basta a Stefan per
capire di aver premuto un tasto dolente.
-A proposito di Elena, che tipo è quell’Aaron?-
L’uomo dagli occhi verdi fa una smorfia non capendo l’improvviso cambio
di discorso di Damon e soprattutto quella sua faccia fintamente disinteressata.
E ormai ha piena conferma che sua moglie ha ragione nel continuare ad insistere
che le cose tra loro due sono strane; in effetti se vogliono passare le vacanze
di Natale tutti insieme non è davvero il caso che ci sia della tensione.
-Oh no, non faremo questo discorso-
-Cos….ma di che parli-
-Parlo di te che indaghi-
-Indago….tsk ho solo fatto una domanda..-
-Non è solo una domanda-
-E lo hai detto pure tu, mia figlia esce con suo figlio-
-Non fare il padre protettivo adesso-
-Non sto facendo nulla…ti chiedo solo un parere-
-Ma quale parere…-
-Siete super amici…tipo “il
fratello che non ho avuto” –
-Non fare il geloso con me-
-Stef dovresti preoccuparti anche tu, si tratta
di tua nipote-
Damon allarga le braccia con fare plateale mentre insegue suo fratello
che, visibilmente scocciato, ha accelerato il passo ora che sono entrati dentro
Central Park.
-OK senti….ti darò una sola possibilità-
-Di che parli-
Stefan si volta e lo guarda dritto negli occhi.
-Dimmi che sta succedendo tra te ed Elena….e ti forse ti dirò qualcosa su
Aaron-
-Che fai, mi ricatti-
-Direi che è più…uno scambio-
-Non c’è nulla da dire…su me ed Elena…la storia la sai, se non sbaglio ti
ho lasciato l’ingrato compito di scaricarla per me-
Stefan serra la mano attorno al bicchiere di carta, perché suo fratello,
dopo tanti anni, riesce ad essere il solito coglione che ferisce per non essere
ferito. Il suo solio meccanismo di difesa che lui non ha mai capito per quanto
abbia provato ad accettarlo.
E anche adesso che sono entrambi adulti, padri, con responsabilità,
dolori e fatiche alle spalle sono comunque sempre loro due; il maggiore
scapestrato, istintivo e il minore riflessivo e pacato. Due facce della stessa
medaglia.
-Dam, prima che io decida di smettere di fare l’adulto della situazione
ti chiedo di non fare cazzate….lasciala stare-
Prova a mantenere un controllo difficile da preservare quando la
controparte è Damon, e anche i toni di voce iniziano a salire di qualche
decibel attirando alcuni sguardi di passanti per il parco.
-Perché dovete tutti pensare che sia io che vada a darle noia, che la mia
vita sia una causa, una missione contro la felice e brillante vita di Elena
Gilbert?-
-Perché è come quando stavate insieme, hai la stessa faccia, lo stesso
sguardo…non le togli gli occhi di dosso un istante e lei diventa nervosa-
-Chi te le scrive la battute, tua moglie?-
-Damon è sposata, è felice, ha un marito che la ama, che è presente, che
non l’abbandona alla prima difficoltà-
-Sai bene perché me ne sono andato! Sai bene quanto mi sia costato….sei
stato il primo da cui sono venuto quando è successo e mi hai detto più e più
volte che era la scelta giusta, più saggia-
-Non sto dicendo questo, ma adesso che sei qui non puoi pensare di
tornare e incasinarle la vita-
-Dio sei proprio come tua moglie….tutti pronti a dare la colpa a me….Elena
non è la vittima, vorrei ricordarti che ha un cervello e prende da sola le sue
decisioni….e poi sei così sicuro che Aaron sia il maritino perfetto?-
Stefan cruccia lo sguardo perplesso di fronte all’occhiata rabbiosa e
provocatoria di suo fratello.
-Non è comunque affar tuo quello che succede
tra loro!-
-Lo diventa se lei sceglie di affrontare i suoi problemi coniugali nel
mio letto!!-
Merda.
Tutta colpa della sua stramaledetta istintività.
Damon fa una leggera smorfia imbronciando il labbro consapevole di non
poter ritrattare quello che ha detto e indietreggia appena di fronte allo
sguardo dapprima confuso di Stefan, che poi si rabbuia come un tempestoso cielo
d’estate.
Non vuole pensare a nulla, non vuole domandare, sapere o solo immaginare;
e di nuovo in un istante sono due fratelli ancora inesperti della vita che si
trovano ad affrontare qualcosa più grande di loro, come quella sera di maggio
in cui Damon si è presentato a casa in lacrime – forse una delle poche volte
che lo ha visto piangere – farfugliando cose sul fatto che avesse tradito Elena
con Kathrine e la ragazza fosse rimasta incinta.
Solo che adesso non sono più ragazzini, ma uomini; lui non è più solo il
minore che vuole fare il grande, è un uomo, un padre, un medico, ha visto vite
spegnersi davanti a lui ed altre guarire. Prende decisioni per la sua famiglia
e in quel momento, per una frazione di secondo, tutta la rabbia di anni prima
riemerge prepotente e si mescola con l’amarezza di questa nuova rivelazione.
Ed è un attimo quello in cui un pungo arriva dritto contro la mascella di
Damon.
****
Gennaio 1997
Bonnie entra nel bagno delle
ragazze scuotendo leggermente con la mano i riccioli scuri per tentare di dar
loro il volume perso dopo il giro in moto quella mattina con Kai Parker. Si avvicina allo specchio per sistemarsi meglio
mentre risuona nell’aria il rumore dei mille braccialetti a cerchio che porta
al polso e controlla scrupolosa che non le si sia sbavato il rossetto.
Proprio quando sta per aprire il
rubinetto e sciacquarsi le mani, sente un singhiozzo alle sue spalle; si volta
circospetta verso le porte dei gabinetti come in cerca di un indizio e poi si
volta dopo qualche istante, di nuovo verso lo specchio.
E di nuovo un singhiozzo.
Sospira, non è nella sua indole
ignorare qualcosa che il suo istinto le sta suggerendo di considerare, così si
fa coraggio e scruta sotto le porte finché non individua un paio di converse a
fiori che sbucano da sotto e bussa alla porta.
-Occupato-
Una voce rotta prova a scacciarla
così Bonnie riflette un attimo e incrocia le braccia poggiandosi contro la
porta.
-Ok…in ogni caso sono sicura che
lui non meriti le tue lacrime…-
Passa qualche istante, poi la
ragazzina risponde.
-E tu come lo sai…-
-Tu che diresti a una ragazza che
sta piangendo come una fontana….e porta delle converse coi fiori?-
Sente una leggera risatina sfuggita
tra i tanti singhiozzi provenire da dentro poi la porta scatta e Bonnie la
apre, trovando seduta sul coperchio del WC una ragazzina dai capelli lunghi e
gli occhi gonfi col mascara tutto colato; un panda estremamente tenero.
Bonnie sorride.
-Vedi noi ragazze dobbiamo farci
forza a vicenda per combattere contro il genere maschile-
Elena si ravvia i capelli e sorride
appena, mentre Bonnie le porge un fazzoletto.
-Andiamo vieni a pulirti un po’-
Elena si alza e osserva meglio
quella bella ragazza dalla carnagione olivastra che la studia curiosa. L’ha
vista al corso di francese, ma non ci ha mai parlato.
-Sono Elena…-
-Bonnie…e si so chi sei –
-Davvero?-
Elena la osserva riflessa nello
specchio mentre si pulisce un po’ dal mascara.
-Tu e Caroline Forbes
non è che passiate proprio inosservate sai….-
Le sorride di rimando e poi la vede
tirarsi a sedere sul bordo del lavandino mentre le gambe scoperte oscillano da
sotto la gonna di tulle.
-Allora…che ti ha fatto per farti
ridurre in questo stato….-
-Niente lui… lui non è sempre così…-
-Ah lo spero, sennò chi te lo fa
fare di starci insieme-
Elena cruccia lo sguardo
indispettita.
-Ehi! Tu non sai come stanno le
cose-
-Beh spiegamelo-
Gli occhioni scuri trovano ad
attenderla quelli verdi molto più truccati dei suoi.
-Va bene, andiamo a prendere un milkshake dopo le lezioni-
-Alle tre alle gradinate?-
-Perfetto-
Da quel bizzarro incontro, Bonnie ed Elena sono diventate inseparabili,
tutto in un certo senso merito di Damon e delle lacrime che le aveva fatto
versare a causa della loro litigata e di quel suo modo di ferirla solo perché Elena
stava entrando troppo in profondità, tirando fuori ombre e paura del ragazzo.
Così non appena chiuso con Caroline, Elena ha scritto subito a Bonnie –
preziosa fonte di consigli- dicendole che deve raccontarle troppe cose appena torna,
si devono vedere da sole.
“Com’è che torni prima e non lo so?”
“Da quando Care risponde prima di
te….perciò da diverso tempo”
“Lo so sono stati giorni strani,
che bello che torni ho bisogno di te”
“Che è successo?”
“Poi ti racconto…”
“Oh-oh”
“Non hai già capito”
“Non tutto…ma visto chi vaga dalle
tue parti ultimamente….temevo questo messaggio”
“Eddai
Bon….”
“Voglio ricordarti come siamo
diventate amiche…”
“Dimmi quando arrivi esattamente”
“Venerdì pomeriggio…con Enzo, non
vedo l’ora di presentartelo”
“Bene, riusciamo prima della cena
organizzata dalle bionde?”
“Certo! Un testa - testa di more è
d’obbligo”
“Grande, allora scrivimi te l’orario
io cerco di tenermi libera da figli e via dicendo”
Si salutano ed Elena si sente più distesa, Bonnie ha sempre saputo come
rimetterla in sesto quando si trattava di litigate o comunque problemi con
Damon, mentre Caroline era più modalità salgo su un panzer e lo distruggo. Tranne
ovviamente quando è andato dall’altra parte del paese, nemmeno il tocco magico
di Bonnie riuscì a farla riprendere tanto in fretta.
La stessa Bonnie che era diventata molto amica di Damon, tanto da
continuare comunque, ogni tanto, a sentirlo negli anni.
Si domanda cosa le dirà rispetto a quello che è accaduto tra lei e Damon,
ma adesso non vuole pensare a lui e a passo svelto si dirige in studio per
lavorare e non riflettere su altro.
***
Stefan e Damon sono seduti sul lettino della sala 3 presso l’ospedale
dove lavora Stefan. Inutile dire che i suoi colleghi lo hanno tempestato di
domande fino a quando non ha detto semplicemente “lite tra fratelli” e la sua
collega chirurgo plastico si è affrettata a medicare la mascella di Damon –
flirtandoci anche, sotto lo sguardo infastidito di suo fratello- e le nocche del dottore.
Poi li ha lasciati soli per un po’ e i due sono rimasti in silenzio
seduti accanto fissando un punto non ben precisato della stanza; Damon sente la
parte sinistra del viso che inizia a gonfiarsi, tutta intorpidita con i due
punti che gli tirano. Non è profondo il taglio, tempo un mese e non si vedrà
nulla, come per le nocche di Stefan ed è proprio quest’ultimo che con fatica
parla per primo.
-Non ti chiederò scusa per il colpo-
-Oh…onesto-
-Insomma….te lo sei meritato-
-Forse-
Sente un sorriso ironico seguito da uno sbuffo di sdegno provenire da suo
fratello minore.
-Forse…-
-Non ti va di ascoltare la mia versione immagino-
-Quale versione sia non importa….avresti dovuto-
-Starle lontano?-
Adesso gli occhi azzurri cercano feriti quelli verdi, nella speranza di
trovare un briciolo di comprensione.
-Ci ho provato per un sacco di stramaledetti anni….me ne sono andato dal
suo matrimonio, ho fatto di tutto per starle lontano, ma sono un dannato essere
umano Stef e tu sei mio fratello, non suo o del
marito…ma mio-
-Ho sempre preso le tue difese in questi anni-
-Forse, ma quanto con convinzione?-
-Questo non importa Damon, perché la famiglia fa questo…ti difende in
pubblico e ti riprende in privato-
-Curiosa scelta il parco-
-In questo caso è stato un po’ diverso…cielo Dam…-
L’uomo si passa le mani tra i capelli e gli sfugge una smorfia di dolore
per la mano fasciata, scende da lettino voltandosi verso Damon.
-…Sei andato a letto con una donna sposata-
-Non l’ho costretta, non l’ho circuita o forzata, lei lo ha voluto tanto
quanto me-
-Non sto dicendo questo….e i vostri figli? Ci hai pensato?-
-No Stefan, dopo tanti anni passati a pensare solo agli altri perché io
ero stato uno stronzo ho voluto pensare a me stesso ok? Sì ho un modo di merda
di fare l’egoista lo sappiamo…non sono mai stato bravo a fare scelte ma questa
è la realtà-
-E adesso che farete? Eh?-
-Non lo so-
Damon alza le braccia al cielo disarmato e scende dal lettino.
-Io non lo so, non ci siamo più parlati….ma so solo che ho bisogno di mio
fratello-
Stefan sente il volto tendersi e il cuore riempirsi di tristezza in una
morsa spietata, stretto dal mare grigio di Damon che lo guarda con quella
stessa disperazione e bisogno di tanti anni prima; perché lui è suo fratello e
questo non lo cambierà mai, come non potrà cambiare il fatto che qualunque cosa
accada lui ci sarà sempre per lui. Sospira a fondo, non lo ha perdonato ma
adesso non vuole più ucciderlo.
-Sabato sera ci sarà una cena a casa nostra a cui sei obbligatoriamente
invitato, cerca di parlare con lei prima perché vorrei evitare scene
drammatiche o silenzi imbarazzanti che potrebbero agitare i presenti, d’accordo?-
Damon annuisce, anche se entrambi sanno benissimo che non lo farà.
-E per le…..beh ferite… che diremo?-
Stefan fa spallucce.
-Sei tu quello bravo con le storie-
-Possiamo sempre dire che siamo stati coinvolti in una rissa al parco-
-Bene-
I due escono senza dirsi molto altro, ma con un piccolo laccio in più a
renderli ancora più uniti.
Non sa cosa farà Damon, ma qualcosa dovrà cambiare.
Ciao a tutte quelle che ancora mi daranno una possibilità!!!!
Io non dimentico le mie storie ma sono uscita ora da un periodo folle a
lavoro e adesso ho qualche tempo da dedicare alla scrittura e quindi sto
riprendendo in mano le storie che ultimamente, proprio per una questione di
tempo, non riuscivo più a scrivere!!!Sorrysorry!!!
Tornando a noi…beh in questo capitolo, dopo Caroline è il turno di Stefan
scoprire cosa sta accadendo tra i due e scopriamo anche che presto ci sarà una
cena tutti insieme per il ritorno di Bonnie, sarà un’occasione perfetta per un
confronto delena con figli annessi!!!
Quando
Stefan rincasa sospira a fondo cercando il coraggio per spiegare a sua moglie
come mai la sua mano è fasciata; chiude la porta rendendo palese il suo arrivo
e chiamandola per il corridoio fin quando lei non sbuca dalla lavanderia con la
cesta dei panni da stendere.
-Ciao tesoro
come è andata in banca?-
Lì per li
non nota subito la mano e si avvicina per baciarlo.
-A proposito
di questo…-
-Che
succede?-
Stefan si
gratta la testa in quel suo tipico modo che lei conosce bene e sa che c’è
qualcosa che deve dirle ma non sa come fare, così si limita a sollevare la mano
fasciata e per poco a Caroline non cade il cesto di mano.
-Che ti è
successo?????E’ stato di nuovo qualche paziente pazzo in pronto soccorso? –
-No ecco-
Lei sta già
posando il cesto per concentrarsi sulle ferite di guerra.
-Ma poi non
è possibile, oggi non eri in ospedale, eri con Damon …lui dov-
In quel
momento gli occhi azzurri si allargano preoccupati e trovano quelli verdi
titubanti.
-Ti sei
preso a pugni con tuo fratello per caso???-
-Cos’è, mi
spii?-
-Non ci
vuole un genio…che diamine vi è preso???-
Tutta la sua
premura è scemata lasciando il posto ad un evidente sdegno.
-Mi ha fatto
arrabbiare-
-E perché?
Che ti ha detto?-
Stefan alza
un sopracciglio verso la moglie mentre si dirige in cucina per prendere un po’
di ghiaccio e provare a dare beneficio al dolore pulsante della mano.
-Abbiamo
parlato di lui ed Elena-
Ed in quel
momento Caroline, intentaa seguirlo, si
ferma di botto sbiancando…che Damon gli abbia detto tutto???Da una parte respira
e si sente sollevata, dall’altra le sta salendo il panico.
Quando
Stefan si volta col ghiaccio sulla mano e trova la faccia pallida di sua
moglie, la osserva perplesso.
-Oh…-
-Oh cosa-
-Come…cioè
che ….-
Lei inizia a
balbettare destando i sospetti di suo marito che si era preparato a sorbirsi la
sua raffica di domande che invece non arrivano.
-Niente
inquisizione…?-
-B…beh…sto
aspettando….di sapere…-
-Tu lo
sapevi????-
-Cavolo-
-Caroline!!-
-Sì sì
diamine sì lo sapevo…ma solo da una settimana-
Stefan
strabuzza gli occhi ed apre la bocca senza emettere suono e tutto indispettito
la supera e va in salotto senza saper bene che fare.
-E perché
non me lo hai detto?-
-Perché l’ho
promesso ad Elena, ricordi il codice della migliore amica??-
-Ricordi che
io sono tuo marito? E il codice della moglie?-
-Eddai Stefan, doveva essere Damon a dirtelo cosa che
…scioccante rivelazione…ha fatto!-
Lei fa una
piccola smorfia in cerca di un po’ di comprensione da parte di suo marito che
non tarda ad arrivare, Stefan sospira e allarga le braccia lasciandosi cadere
sul divano.
-E
adesso…che si fa?-
-Adesso…-
Caroline si
siede sul tavolino da caffè prendendo la mano ferita di suo marito tra le sue e
posandoci sopra il ghiaccio con fare amorevole.
-Possiamo
solo essergli vicini e lasciare che prendano le loro decisioni-
Lui sorride
mestamente consapevole della veridicità delle parole di sua moglie; vorrebbe
solo che Damon non l’avesse messo nella condizione di sapere una cosa del
genere che può compromettere per sempre il rapporto con uno dei suoi più cari
ed affezionati amici.
****
La prima
persona con cui Damon testa la veridicità della sua storia è proprio Nadia
quando ritorna nel tardo pomeriggio da scuola. La ragazzina lo ha tempestato, per
tutta la durata della cena, di domande e lui si è fatto prendere la mano coi
particolari inventati, non pensando che la stessa versione dovrà propinarla a
cena quel sabato a tutta la banda.
In compenso
però Nadia sembra essersi intenerita nei suoi confronti e hanno parlato un po’
del compleanno di lei e del fatto che i suoi amici le hanno proposto di fare
una festa.
-Beh sono
convinto che zia Care sarà più che d’accordo e felice-
-Ma è casa
sua papà, non mi sembra giusto, non posso sfrattarli-
-Facciamo
così, io offrirò loro una romantica cena fuori va bene?-
-Dovrei
essere io a tentare di corromperti, non il contrario-
Gli occhi
azzurri del padre si allargano divertiti.
-Ma sappiamo
che sei tu l’adulta di casa-
-Questo è
poco ma sicuro-
-Senti
tesoro…so che ultimamente noi due…ecco abbiamo parlato poco-
Adesso sono
gli occhi scuri di Nadia che si allargano leggermente a disagio e si ravvia i
capelli mentre carica la lavapiatti.
-E ti chiedo
scusa…per qualunque cosa io possa aver fatto che ti ha infastidita-
Nadia lo
osserva dispiaciuta e decide di farsi coraggio.
-Sai ho
parlato molto con mamma….le ho anche raccontato di Alec-
-Bene-
-E….beh
lei….lei mi ha detto di te….e di Elena…-
Cala uno
strano silenzio e Damon, dopo qualche attimo di esitazione, le si avvicina
affiancandola in piedi e poggiandosi contro l’isola della cucina.
-Cosa vuoi
sapere-
Se vuole che
il rapporto con sua figlia non si incrini deve comunicare con lei e capisce di
aver fatto centro quando la ragazzina si illumina appena pronta a fargli alcune
domande.
-Come vi
siete conosciuti?-
-Beh dunque dall’inizio
della scuola lei Stefan e Caroline stavano sempre insieme a studiare e io,
frequentando il college, non ero mai a casa, ma tornai per la festa di
compleanno di tuo zio perché Stefan voleva farla a casa nostra e aveva bisogno
della mia supervisione, altrimenti non avrebbe mai avuto il via libera di tuo
nonno-
Ridacchiano
entrambi all’idea che l’adulto di riferimento per una festa fosse stato lui.
-E niente,
d’un tratto questa ragazzina mi sbatte contro rovesciandomi addosso la sua
bevuta-
-Un
classico-
-Esattamente…sfortunatamente
per lei, si era sporcato anche il suo vestito-
-E ne hai
subito approfittato eh-
-Beh sono un
ragazzo sveglio! –
-Giusto…cosa
ti ha colpito di lei?-
Lui si
prende un istante per riflettere rincorrendo vecchi ricordi dal sapore dolce.
-….i suoi
occhi chiaramente-
-Chiaramente…-
-Aveva
queigrandi occhioni indispettiti che mi
fissavano adirati…e…non so, mi ci sono semplicemente perso dentro-
Non può non
sentire uno strano pungolo mentre studia quello sguardo di suo padre perso in
qualcosa di lontano, eppure ancora così vivido e vicino.
-Chissà come
era bella, considerando che lo è tutt’ora-
-Oh sì…di
una bellezza unica…-
Il tono
eccessivamente coinvolto con cui ricorda quei momenti rafforza il suo sospetto
riguardo al fatto che c’è molto di più di una vecchia storia d’amore, perché
Nadia non ricorda di aver mai visto quel barlume tiepido ed intenerito nelle
iridi di suo padre, non crede di averlo mai sentito parlare così di qualcuno e
d’improvviso si pente di avergli fatto quelle domande.
-Comunque le
offrii una mia maglietta e la obbligai a lasciarmi il vestito per portarlo in
lavanderia-
-Ah allora
eri pure un cavaliere….capisco perché fossi un rubacuori-
-Certe cose
devi averle per indole naturale-
Nadia lo
colpisce con un leggero pugno.
-E da lì hai
cominciato a parlarle?-
-Diciamo che
da li ero molto incuriosito e mi facevo vedere un po’ più spesso a casa,
trovandola sempre da noi a studiare con Stefan e Caroline…parlavamo in quelle
occasioni, una volta a dicembre la portai a Central Park per giocare con la
neve e …-
-Insomma ti
aveva conquistato-
-Senza
volerlo…sì-
-Ti stavi
innamorando insomma-
-Beh….ancora
non lo sapevo…ma stava accadendo-
-Dopo quanto
tempo…ecco da che la conoscevi, lo hai capito?-
Damon
incurva la fronte con fare pensieroso, cercando di tornare a quell’esatto
momento in cui ha realizzato di essere innamorato di Elena Gilbert e non appena
la sua mente rincorre il ricordo e lo riprende, un leggero sorriso muove le sue
labbra, sorprendendo per un istante la stessa Nadia.
-Era
gennaio, io e lei avevamo già una certa intesa, una sorta di frequentazione
clandestina, nulla di “dichiarato”, confini indefiniti….ricordo che la portai
fuori una sera, come facevamo spesso e si parlò fin all’alba perché io avevo
litigato con tuo nonno e ci fu un istante, un momento in cui mentre il sole
sorgeva e lei lo osservava nascere…..disse una frase…su come se guardassimo
tutto con più stupore ci innamoreremmo ogni volta che i nostri occhi si
schiudono sulle bellezze del mondo, e più mi perdevo in lei, più mi si rendeva
evidente che mi stava accadendo esattamente questo, mi stavo innamorando di lei
– o meglio – che già lo fossi e ne stavo prendendo coscienza-
Nadia
sorride dolcemente, soprattutto perché lo vede da come ne parla quanto fosse
coinvolto.
-E glielo
hai detto?-
-Certo che
no…anzi mi spaventai al punto dal mollarla li con la scusa di andare a
prenderle la colazione-
-Avreivoluto vederti-
-Tuo zio mi
prendeva già abbastanza in giro….non mettertici anche tu!-
-Dai papà
sono solo curiosa insomma…come si capisce se si è innamorati di una persona?
Cosa si sente?-
-Beh
tesoro…non sono cose che si possono descrivere, per quanto libri e romanzi o
anche film ci mostrino l’amore, non è qualcosa che puoi raccontare a parole…lo
saie basta….e ricorda, lascia perdere
la storia delle farfalle nello stomaco, quelle le sentirai talmente tante volte
che non potranno essere un riferimento; quando ami qualcuno non c’è bisogno che
ti si spieghi, semplicemente ti accade-
-Mm
capito….-
-Se te lo
devi domandare….allora è già una questione di testa e non di cuore-
La vede
adombrarsi leggermente, forse ci è andato giù troppo pesante. In realtà Nadia
sente l’ansia salirle a quelle parole che cerca subito di proiettare su stessa
in cerca di risposte rispetto al suo rapporto con Alec che va benissimo e di
cui è contenta, ma è come se avesse bisogno di capire se è quello che significa
essere davvero innamorati.
-Ma l’amore
e l’innamoramento sono due cose diverse, no?-
-Sì sono
d’accordo, ci si innamora spesso….ma si ama solo poche volte-
-E tu…la
amavi….Elena?-
Il punto è che la amo tutt’ora.
Ma
questoa Nadia non può dirlo e c’è un
istante in cui le pozze cerulee paterne si tingono di quel grigio insolito che
la intristisce.
-Sì-
-E cosa è
accaduto….tra di voi?-
-Questo te
lo racconto un altro giorno…sono le 11 fila a letto che domani hai la scuola….-
-Ma-
-Niente
ma….e ricordarti che se vuoi uscire con le amiche fissaci per domani sera che
sabato sei con noi-
-D’accordo….buonanotte
papà-
-Notte
tesoro-
La ragazzina
gli da un bacio sulla guancia e poi si dirige svelta in camera sua, lasciando
un nostalgico Damon a fissare la propria cucina.
Dio quanto
gli manca Elena, il suo della sua voce, parlarle o semplicemente guardarla.
Come è
possibile che sia ancora così dopo tutti questi anni?
Si passa una
mano tra i capelli contraendo il volto dolorante per la botta e sfila il
telefono di tasca aprendo l’ultima conversazione con lei e digitando un
messaggio che non sa se mandarle o meno; adesso lei è a casa con suo marito,
magari staranno anche facendo l’amore e lui è lì come l’imbecille quale è che
non fa altro che struggersi e fare casino. Sente la rabbia montare e stringe il
telefonoper sopprimere l’impulso di
scaraventarlo via e impedire a quelle insolite lacrime orgogliose di
affacciarsi dall’azzurro dei suoi occhi.
Quanto è
difficile per noi adulti chiedere ciò di cui si ha bisogno, Damon lo sa bene,
basterebbe essere semplici e domandare invece che arroccarsi nella propria
fortezza sperando che le ferite della vita non vengano a scalfire le solide
pareti.
Sente la
porta di camera di sua figlia che si chiude e quel rumore lo ridesta dai suoi
pensieri; perché per quanto vorrebbe scrivere ad Elena deve pensare prima di
tutto al bene di Nadia.
****
Elena sta
col naso per aria ad osservare l’azzurro del cielo leggermente sporcato dalla
nebbia mattutina; è ferma davanti alla caffetteria preferita di lei e Bonnie in
attesa dell’amica che ha costretto ad alzarsi dal letto affrontando il
terribile jet lag solo per lei.
Quando vede
un caschetto scuro sbucare tra la folla sente già un sorriso incresparle le
labbra che si spalanca presto, non appena gli occhi verdi trovano i suoi
felici. Si abbracciano forte come non facevano da praticamente quasi un anno e
lanciano gridolini che nemmeno delle adolescenti.
-Guai a te
se stai via di nuovo così a lungo-
-Mi sei
manca anche tu, Lena-
-Entriamo
dai-
Entrano
all’interno del grazioso bistrot da cui vanno da praticamente una vita, una
piccola caffetteria che nel tempo, rispetto a quando frequentavano il college,
è stata risistemata e adesso è punto di ritrovo per molti.
Quante
confessioni si sono fatte tra quelle mura.
Si siedono e
ordinano caffè e torta.
-Allora,
chissà quante cose ci devi raccontare di questo anno e poi Enzo…voglio sapere
tutto di lui-
-Certo,
stasera avrai un resoconto dettagliato di tutto…per ora ti dico quello che è
privato e non dirò agli altri e cioè che lui è fantastico, non mi sono mai
sentita così prima d’ora…insomma è bellissimo e super intelligente, e pensa mi
ha insegnato a suonare la chitarra…non che ancora mi riesca, ma me la sto
cavando!!-
Elena la
osserva tutta pimpante, sembra quasi una ragazzina da quanto gesticola ed è
felice.
-Wow….sei
proprio innamorata eh!-
-Oh, sì lo
sono-
Si porta le
mani in volto emozionata e poi si spostano appena arriva la cameriera con il
loro ordine.
-Ma….tante
cose le saprai stasera….adesso voglio parlare di te-
-Già di
me….-
-Dai avanti,
non farmi pentire di essermi svegliata presto!-
-D’accordo….da
dove comincio….da Aaron e dal fatto che le cose con lui vanno e non vanno-
-Beh ci può
stare in un matrimonio un periodo di crisi-
-Si lo so è
vero…-
-Anche Care
e Stefan hanno avuto un brutto periodo quando Matty
aveva due anni ti ricordi?-
-Si certo-
-Lei cosa
dice?-
Elena
sospira.
-Lei parla
giustamente per la sua esperienza, si hanno avuto un momento di lontananza per
l’intensità del lavoro di Stefan e perché i figli insomma…. tendono a “rubare”
spazio alla coppia, ma Caroline non ha mai messo in dubbio per un solo istante
che fosse Stefan l’uomo che ama, anche nei momenti più bui-
Bonnie la
osserva attentamente in quei suoi occhi neri, adesso così tristi.
-Io sto
arrivando a mettere in dubbio questo, voglio bene ad Aaron non fraintendermi e
insomma…cielo abbiamo due figli grandi, la fase della distanza l’abbiamo già
avuta, ma è come se ad un certo punto io….io avessi semplicemente smesso-
-Elena…l’ultima
volta che ne avevamo parlato non eri così chiara, stavi li a cercare risposte,
a capire come far riemergere i sentimenti che provavi per lui….cosa è
cambiato?-
La donna si
morde un labbro.
-E’ tornato
Damon-
Alza
lentamente lo sguardo sull’amica, in attesa di una reazione; dopo qualche
istante di silenzio anche Bonnie sospira a fondo e si lascia andare contro lo
schienale della sedia portando la tazza di caffè alla bocca.
-Dai,
racconta tutto…--
-Tu dov’eri
rimasta-
-A Caroline
che mi tampinava di messaggi del tipo “a
cena si comportano in modo strano”-
-Cosa?…vuoi
due ne parlate?-
Bonnie si
tira su poggiando la tazza e infilzando la torta.
-Certo siamo
le tue migliori amiche-
-Oh grazie
tante per avermi esposto i vostri pensieri-
-Sono sicura
che Caroline ci abbia provato più volte-
Colpita e
affondata. Elena mangia un pezzo di dolce imbronciando lo sguardo.
-Avanti
spara-
-Quando l’ho
rivisto la prima volta….Dio quanto odio represso mi è venuto fuori avrei voluto
spacciargli la faccia o…o avere una di quelle gigantesche torte di panna, sai
quelle che si vedono nei cartoni-
-Oh
cielo….bell’inferno nella furia di una donna-
-Puoi darmi
torto?-
Bonnie fa
spallucce e riprende a mangiare il suo dolce.
-Comunque,
come se non bastasse, come già sai abbiamo scoperto che i nostri figli si
frequentano e ci siamo trovati a condividere diversi momenti insieme, siamo
perfino stati gli chaperon del ballo scolastico e vedessi tutte quelle mamme
come lo guardavano non appena si è saputo che è divorziato, nemmeno fossimo
state a un programma per “Milf”-
-Elena dove
le hai imparate certe parole!???…sei sicura che il tuo caffè non sia corretto?-
La brunetta
le prende la tazza e l’annusa per sentire se c’è dell’alcol, ma l’amica non la
sta minimamente ascoltando.
-E poi ….oh
sì, questa devi sentirla… come se non fosse stato sufficiente lui che fa? Mi fa
fare un ballo, di quelli vecchio stile come facevamo quando stavamo insieme
suscitando evidenti sguardi dei presenti e finge con quella sua maledetta
faccia da sbruffone che non sia successo nulla…hai presente come fa, no? Oddio
ora vorrei due torte di panna!!!!!-
Bonnie la
osserva agitarsi,continuando a mangiare,
con lo sguardo preoccupato.
-E non
contento finiamo per litigare, certo come sempre….poi ci troviamo alla famosa
cena del Ringraziamento dato che Aaron mi aveva lasciata a casa sola…che poi ti
rendi conto lasci tua moglie da sola per le feste…!!!!!!-
-Sì questo
lo so…ricordo il vocale di 10 minuti che hai lasciato nella chat ma…-
-Insomma, ha
presente la sua famiglia? E quelviscido
di suo zio???? Come poteva pensare che volessi vederlo dopo quello che ha fatto!!!!-
-Elena,
calmati…intanto lui non sa perché non glielo hai mai raccontato, hai scelto di
non dirglielo non puoi colpevolizzarlo per questo-
La donna
sembra calmarsi un momento, dopo quel raptus di follia che l’aveva colta.
-Ti devi
rilassare e poi ti ringrazio del tuo riassunto ma molte di queste cose le
sapevo già…volevo sapere che altro è successo…-
-Beh….sono
stata….ecco io…..beh sono andata a letto con Damon….due volte…cioè due sere
ma….più volte-
Bonnie alza
le mani e inizia ad agitarle.
-Ok non
voglio i dettagli ma….Elena che cavolo combini!!!!!!-
-Lo so Bon,
lo so…sono così confusa poi abbiamo litigato e non ci parliamo da quel giorno e
stasera devo vederlo ….e mi sta salendo l’ansia….ma perché, perché sto così?-
Respira a
fondo osservando l’amica mora, perché Bonnie sa bene che dovrà spingerla a
capire cosa prova.
-Elena non posso dirtelo io, come non può farlo Care
o… Stefan ma…io ti consiglio di mantenere la calma per stasera e fare l’adulta,
ma poi dovrai parlarci con Damon perché onestamente per quanto lui sia stronzo
o rude, non ha torto-
-Io sono
sposata Bonnie….non posso…non posso che prendere una sola decisione-
Sente gli
occhi pizzicare leggermente mentre si passa le mani tra i capelli nel vano
tentativo di trattenere quel tornado che le sta esplodendo dentro, ma Bonnie ha
ragione non può trovare risposte in nessun altro da se stessa.
Sa benissimo
cosa deve fare non ci sono altre soluzioni contemplabili, per quanto questo le
procuri una fitta proprio al centro del petto e di nuovo si sente la ragazzina
vulnerabile che aveva perso l’amore della sua vita tanti anni fa.
Il loro
caffè si conclude con Bonnie che cerca di deviare un po’ il discorso
chiedendole dei ragazzi, ma ormai sono entrambe ben consapevoli che Elena dovrà
seriamente prendere una posizione e smettere di evitare il problema.
****
Inutile dire
che il livello di disagio ed ansia di Elena l’ha trasformata in un piccolo
robot che non sta fermo un momento e quando arrivano a casa di Stefan e
Caroline si fionda verso la cucina, col dolce che ha portato da casa, prima che
arrivino gli altri.
-Oh Elena
ottimo ti devo parlare-
Care sbuca
in corridoio facendola sobbalzare per lo spavento e l’afferra per un braccio
tirandola in cucina e guarda oltre l’amica per evitare orecchie di curiosi per
poi chiudere la porta a scomparsa dietro di lei.
-Hai battuto
la testa di recente?-
Caroline si
volta con la faccia da pazza osservando Elena poggiare la teglia incartata
sull’isola della cucina.
-Stefan lo
sa-
Adesso
l’amica ricambia strabuzzando gli occhi, ma prima che possa aggredire la
bionda, quest’ultima riprende a parlare.
-E no, non
ti ho tradita io… è stato Damon-
-Damon?-
E così la
rabbia nei suoi confronti si moltiplica.
-Sì e tra
l’altro….si sono picchiati-
La mora
spalanca la bocca per parlare anche non sembra capace di mettere in fila alcun
suono o parola a causa di quelle troppe informazioni i pensieri le si
accavallano nella testa.
-E Stefan
racconterà a tutti di come in realtà abbiano aiutato una vecchietta o qualcosa
di simile, non so bene quale versione abbiano concordato quei due geni del
male!!-
-Ma chi vuoi
che ci creda…-
Caroline
gonfia la faccia mentre si dirige ai fornelli per girare il sugo.
-Beh
noi!!!Direi che dobbiamo proprio essere le prime!!!!-
Le tira una
fucilata con lo sguardo che Elena accusa in silenzio; non ha torto d’altronde è
colpa sua – in parte- se sono arrivati a questo punto; ma perché diavolo si
sono picchiati? Come gli è venuto in mente a quel demente di Damon?
-Stefan che
si è fatto?-
-Male alla
mano…oh ma aspetta di vedere Dam, è passato stamani per concordare la storia e
aveva questa parte del viso tutta pesta,ha persino due punti….una cosa oscena, mi fa quasi pena-
La donna fa
una faccia schifata mentre si accinge a tirare fuori dal frigo i vassoi con
tartine e crostini.
-Aspetta…quindi
è Stefan che lo ha picchiato?-
-Già…non ha
preso bene le scelte del fratello….e credo che sia tipo vent’anni che volesse
colpirlo-
-Oh-
-Già ma non
ti preoccupare Damon sta bene….a parte mezza faccia tumefatta-
Sentono
delle voci intensificarsi in corridoio tra urla di bambini e commenti per i
primi arrivati riguardo la loro lotta al parco. Elena si trova a trattenere il
fiato col cuore che batte a mille quando riconosce, tra le tante, la sua voce e subito è come se tutti i suoi
sensi si concentrassero a captare ogni respiro o passo di lui tanto che
Caroline se ne accorge.
-Ok adesso
basta…stasera ti prego cercate di non dare spettacolo….in nessun senso-
Elena
contrae la faccia offesa seguendo con lo sguardo Caroline che si sfila il
grembiule e si dirige a passo svelto ad accogliere gli ospiti, soprattutto
quanto il boato generale le fa capire che i due ospiti attesi sono arrivati.
E lei non se
la sente proprio di affrontarlo, non dopo tutto quello che sta accadendo tra
loro.
Prende un
profondo respiro e lisciandosi invisibili pieghe della gonna marrone si
appresta a raggiungere gli altri.
Quando
arriva all’ingresso, dove Caroline sta incoraggiando i presenti ad accomodarsi
nella sala da pranzo, scorge Bonnie che sorridente si tira dietro un bellissimo
uomo dal fascino del musicista di strada, capelli a spazzola, barbetta e
sguardo furbo.
-Eccoti!!-
-Ehi Bon!-
Le da un
leggero abbraccio.
-Ti presento
Enzo-
-Beh,
finalmente…Elena giusto?-
Lei sorride
e in un certo senso Enzo ricorda un po’ Damon come atteggiamenti.
-Esatto,
piacere e benvenuto-
-Grazie a
tutti voi, siete davvero calorosi….-
-Un po’ come
Bonnie-
-Concordo-
La brunetta
se ne sta attaccata tipo koala all’uomo continuando a parlare amabilmente con
Elena che si sente già conquistata da lui, fin quando lo sguardo non vaga oltre
le loro teste ora che l’ingresso di casa Salvatore si è svuotato e i presenti
si sono distribuiti in sala da pranzo dietro le direttive di Care per sedersi.
E lo vede in
piedi, di profilo, dal lato sano del volto che sorseggia il suo bourbon e la
studia di nascosto con quei suoi occhi troppo freddi e feriti che conosce bene.
Per un
istante le si blocca il respiro in gola, le iridi si seccano al contatto col
fuoco violento di lui e tentenna sul posto, desiderosa di poter andare da lui,
ma Bonnie la riscuote e si dirigono tutti in sala da pranzo mentre perde Damon
dal suo campo visivo.
Dopo le
presentazioni con Enzo, i mille abbracci e le battute continue ai due fratelli
“coraggiosi” che si sono beccati qualche graffio per aiutare una vecchietta al
parco, riescono finalmente a sedersi tutti e iniziano la cena in allegria.
Damon e
Elena sono abbastanza seduti distanti anche se ci sono due tavoli, uno con i
nove adulti e un altro con i ragazzi, dove Nadia parla allegramente con sua
cugina e intanto lancia occhiatine tenere ad Alec, assediato dai ragazzini.
-Allora, mi
sembra sensato prendere il fuoristrada nostro e quello di Stefan….-
-Direi che
anche il minivan sarebbe l’ideale, tanto ha le gomme da neve-
-E così
evitiamo di portare troppe macchine-
-Si ma
dobbiamo anche fare la spesa e non possiamo fare le macchine eccessivamente
piene-
-Ci
distribuiamo bagagli, spesa-
-Bambini-
-E poi le
camere….mi sono fatta mandare le foto e nelle quadruple possiamo metterci le
belve-
Matt si
lascia andare contro lo schienale della sedia e sorseggia un po’ di vino.
-Oh si vi
prego….liberatemene!-
Rebeka si
volta verso suo marito con aria interrogativa e lui ricambia perplesso.
-Che c’è….non
vorresti avere un po’ di tranquillità ogni tanto?-
-I nostri
bambini sono tranquilli!-
-Credo che
con tranquillità intenda intimità-
Enzo e Matt
ridono alla battuta di Damon il quale riceve una gomitata da Bonnie e
un’occhiata torva da Rebeka.
Elena di
contro se ne sta tutta sulle sue a fissare il piatto cercando di non alzare mai
gli occhi verso l’uomo.
-Molto
spiritosi, davvero-
-Parlando di
camere, visto che sono l’unico non accoppiato….posso avere la camera più
grande?-
Un coro di
“no” risentiti si solleva scatenando una risata generale e il lancio di un
tovagliolo da parte dello stesso Matt, l’unico insieme ad Enzo ad essere in
sintonia con il povero Damon.
-Ti è andata
bene che non ti ho messo nella stalla-
-Oh sarebbe
perfetto…le bestie in casa e io….fuori-
-Quanto sei
simpatico stasera-
-Si vede che
è un po’ che non lo frequenti Bon-
Beka gli piazza una frecciatina vendicativa che lui incassa
in silenzio, poi gli occhi azzurri rotolano indispettiti verso la parte del
tavolo dove si trova Elena e trapassa tutti i presenti, quell’aria opprimente
fatta di inutili chiacchiere e suoni che si perdono, nel tentativo di chiamarla
a se. Vuole parlarle e allo stesso tempo vorrebbe ignorarla e ferirla proprio
come lei ha fatto con lui l’ultima volta, ma si limita a perdersi sui capelli
morbidi appena trattenuti da un fermaglio grigio dietro la nuca, sul sorriso
incerto che si increspa quando qualcuno le chiede qualcosa, sul rossetto color carne
adesso svanito dai vari sorsi che le ha visto dare al bicchiere di vino più
volte riempito.
Rimarrebbe
ore a guardarla, e forse sta un po’ esagerando tanto che un piccolo colpetto di
Enzo lo richiama e si volta verso l’uomo alla sua sinistra che inclina la testa
e abbassa il tono di voce.
-Amico….non
so moltoe non voglio farmi i fatti tuoi
ma…magari mi sbaglio, però sii più discreto che suo marito se ne sta
accorgendo-
Damon
cruccia lo sguardo interrogativo trovando negli occhi scuri del ragazzo di
Bonnie una velata complicità che lo induce a fidarsi, in qualche modo.
-Beh….grazie-
Lui annuisce
e si allunga per versare del vino ad entrambi.
-Non ti
preoccupare…possiamo organizzare una partita di poker nella stalla-
A Damon
sfugge un mezzo sorriso sincero e pure a Bonnie che, pur voltata in direzione
delle amiche, ha carpito perfettamente il contenuto della conversazione tra i
due ed è felice di vedere che si siano trovati.
-E’ finito
il vino, vado a prendere un po’ di bottiglie per il secondo round-
-Bravo Dam,
io intanto tiro fuori l’arrosto e le patate-
Damon,
Caroline, Elena e Rebeka si alzano chi per il vino, chi per togliere i piatti
del primo, chi altro, mentre gli altri continuano a conversare con Enzo e
Bonnie.
In cucina c’è
un via vai generale per portare in tavola il secondo ed Elena non si accorge
subito di Damon intento, sul tavolino della cucina, a stappare bottiglie.
-Care era
tutto squisito stasera-
-Si,
complimenti cognata-
-A
differenza delle battute di Damon-
L’uomo fa
una smorfia verso Rebeka mentre Elena si volta appena colta alla sprovvista
dalla sua presenza. Si sbriga a posare i piatti sporchi nell’acquaio e affianca
Caroline intenta a disporre carne e patate sui vassoi, seguendo le indicazioni
della bionda per portare l’insalata e il pane.
-Di un po’ Beka perché tuo fratello non torna? Ho bisogno di una
spalla-
-Oh sai i
tipi come voi non possono mai stare fermi-
-Che
significa come noi?-
Rebeka sfila
di mano ad Elena pane e ciotole e poi continua a punzecchiare Damon.
-Non lo so,
tu che dici?-
Poi sparisce
oltre la porta lasciandolo lì a scimmiottarla.
-Ok io porto
questi, Elena tu intanto potresti pulirmi il ripiano che mi si è unto col sugo?
Sennò mi si macchia il legno-
-Oh, si
certo-
La donna
sbuffa irritata verso l’amica che evidentemente non ha colto il suo desiderio
di fuga da quel luogo, lasciandola sola con Damon. Ignorandolo, prende la
spugna dall’acquaio e la passa sul piano di legno scuro respirando in modo
irregolare e provando a mantenere la concentrazione, ma proprio quando sta per
voltarsi e sciacquare la spugna , lui posa una bottiglia stappata accanto a lei
sul piano facendola sobbalzare.
-Dio, mi hai
spaventata-
-Oh, che c’è,
non mi avevi visto?-
Glielo
sibila sardonico come per punirla,lei di
contro lo evita con lo sguardo e prova a superarlo, ma Damon, in piedi quasi
dietro a lei, poggia una mano sull’isola per bloccarla.
-Spostati-
-Sei per
caso arrabbiata con me?-
-Tu lo sai-
-Perché non
mi guardi?-
Elena
sospira a fondo e poi alza lo sguardo su di lui piegando la testa di lato lentamente,
provando a trattenere l’aria nei polmoni prima che scoppino adesso che il
respiro di Damon si infrange contro ai suoi capelli.
Adesso che
lo osserva, può notare da vicino la bruttissima botta che ha preso da Stefan e
dentro di sé sente il dispiacere crescere perché non è tutta colpa sua infondo.
-Contento?-
-No, per
nulla Elena…non sono contento di questa situazione, o di te che mi tratti come
se fossi un appestato…-
-Non fare la
vittima con me-
-E tu non
fare la perfida… quella abbandonata-
-Le cose che
ti ho detto sono vere-
-Oh
sicuro….e quale parte esattamente?-
Glielo
soffia contro l’orecchioe la cattiveria
nel suo sguardo le fa quasi venire voglia di piangere, perché infondo lo sa
bene che non si tratta di quello ma di una profonda tristezza, tuttavia Elena è
consapevole quanto lui di non poter far niente per arginarla. Gli occhi azzurri
piantati nei suoi scendono lentamente verso le labbra e questo è sufficiente a
far cambiare il battito cardiaco della donna, improvvisamente non più
arrabbiata con lui, ma nel panico.
La
temperatura in cucina si è innalzata di colpo, gli è veramente sempre bastato
solo uno sguardo per stordirla e confonderla, anche adesso che si fa più
insistente mentre con le pozze chiare scende lungo la linea del collo e ritorna
su, verso i suoi occhi.
Sobbalza
Elena, stringendo le mani attorno alla spugna ed al ripiano della cucina,
quando una mano di Damon si posa alla base della sua coscia coperta dalle calze
scure ed inizia lentamente a salire su, trovando l’orlo della gonna che viene
leggermente sollevata da quella pericolosa carezza.
Visti da
lontano sembrano solo in piedi, dietro all’isola, con Damon che la osserva
standole dietro, dando a lui il tempo di staccarsi se dovesse entrare qualcuno,
ma in quel momento sono talmente tanto presi l’uno dall’altra che forse non se
ne accorgerebbero.
Le guance di
Elena si colorano di rosso e il cuore batte così forte da non sentire più altro
rumore, le sue labbra si schiudono un po’ per respirare un po’ per tentare di
dire qualcosa, di fermarlo, ma la verità è che è stata tormentata tutta la
settimana dal pensiero delle sue mani su di lei, al punto che adesso che le
dita esperte scivolano più in alto, li a pochi centimetri dal suo centro protetto dalla biancheria e dalle calze,
brucia dalla vergogna al pensiero che possa scoprire quanto sia già pronta per
lui.
-Mi manchi
Elena…-
Glielo
sussurra in modo così impercettibile che Elena non realizza subito se si tratti
della sua voce di velluto o di un eco della sua fantasia, ma socchiude gli
occhi con la testa che gira in preda all’estasi e istintivamente apre appena le
gambe, di quel minuscolo centimetro che ruba a lui un sorriso incoraggiandolo a
muovere appena di più - nonostante la gonna in tirare gli stia segando un
polso- le dita per sfiorarle l’interno coscia e percepire il suo calore ardere
per lui.
-Damon…-
La supplica
silenziosa gli provoca una erezione tale da sentire male a causa dei pantaloni
che lo bloccano e deve reprimere un lamento gutturale di apprezzamento pronto a
ruggire per lei.
Le labbra di
Damon continuano minacciose a scaldarle il lobo dell’orecchio e basterebbe un
secondo per far crollare i loro muri, fino a travolgersi a vicenda con la
potenza del loro desiderio.
Più le dita
di lui la accarezzano gentilmente, disegnando invisibili cerchi sul suo centro
protetto da strati di stoffa, più Elena è costretta a tenersi salda all’isola
della cucina e non crollare totalmente sopraffatta dal fuoco che la sta
corrodendo da dentro, fino a sentire il ventre pulsare di dolorante bisogno di
lui. E sobbalza quando sente la fronte di Damon posarsi contro la testa, quasi
in un tentativo di trovare un appiglio per non farsi travolgere da quel tornado
di amore e follia.
Ma l’idillio
è bruscamente interrotto da una voce femminile che prorompe in corridoio, dando
loro il tempo di staccarsi e tornare alle debite distanze.
-Ehi ma il
vino?-
Quando
Bonnie fa capolino in cucina non ha bisogno di alcuna delucidazione o sforzo
mentale per capire che c’è una tensione esagerata nell’aria, le bastano le
guance accese di vergogna di Elena e il sorrisetto compiaciuto/non troppo preoccupato
di mascherarlo di Damon.
Lo sguardo
colpevole della bruna vaga confuso per la cucina mentre l’uomo afferra la
bottiglia e supera le due per uscire in corridoio, ma la voce bassa di Bonnie
lo ferma.
-Non mi
sembri molto presentabile…forse dovresti uscire fuori al gelo in giardino per
calmarti-
Gli occhi
azzurri si alzano serafici su quelli verdi taglienti dell’amica in cerca dell’unico
lampante significato delle sue parole. Ha una vistosa situazione al cavallo dei
pantaloni, difficile da non notare;a
quel punto Damon porge la bottiglia a Bonnie e la liquida con uno scontroso
riferimento alla toilette dove si dirige in fretta.
A quel punto
Bonnie può tornare a dedicarsi ad Elena, adesso intenta a sgattaiolare fuori
dalla cucina e tornare in sala.
-Elena-
-Bonnie ti
prego….lo so già-
Bonnie
osserva la sua amica sparire oltre la porta, consapevole che la situazione stia
totalmente degenerando e lei dovrà esser li per raccogliere i cocci, di
entrambi.
Ciao a
tutte!!!!
Come al
solito sono lenta e ritardataria….smetto anche di scusarmi che ho perso di
credibilità da tutti i punti di vista!!!!
Ecco un
nuovo capitolo, lungo mi rendo conto ma almeno così vi do un po’ di storia
viste le eccessive pause a cui vi condanno a causa della mia incapacità di ritagliarmi
del tempo se non ad orari indecenti (tipo ora sono le due di notte e la mia
sveglia suonerà all’alba).
Venendo al
capitolo….beh eravamo rimasti a Damon che si prende a cazzotti con Stefan ed
Elena che affronta il tema Damon con le sue amiche, argomento che verrà
approfondito in questo capitolo. La situazione tra i due è tesa, ci sono troppe
questioni nel mezzo che non gli rendono liberi di scoprire fino infondo cosa
stia accadendo. Sicuramente avranno diverse occasioni per confrontarsi a modo
loro anche se, come sempre, è Elena quella più in difficoltà tra i due e questo
potrebbe anche portare ad una collisione anche nel rapporto coi figli.
Spero che mi
possiate perdonare e che vi faccia ancora un po’ emozionare….!!!
Elena è riuscita, in qualche modo, a sopravvivere senza troppi danni
alla cena per Bonnie ed Enzo. Senza troppi
danni almeno all’esterno, perché il tocco proibito di Damon rubato tra i
fornelli e le risate collettive è ancora lì che le brucia la pelle e disturba
il suo sonno. E infatti non ha chiuso occhio, girandosi mille volte nel letto
fino a rischiare di svegliare Aaron, profondamente addormentato anche grazie
alle massicce quantità di vino che ha ingurgitato a tavola. Alla fine, vinta
dall’agitazione si è alzata intorno alle sei e si è messa in cucina a preparare
il caffè portandosi dietro il suo telefono sul quale non vi è alcuna notifica;
ed è stato allora, mentre si mordicchiava un’unghia perfettamente curata
rovinandosi la costosa manicure, che in un lampo di pazzia ha aperto la
conversazione su whatsapp con Damon provando a scrivere inutilmente qualcosa
che andasse dal “sei un cretino,
inopportuno” al “vediamoci ti prego”.
Ed è rimasta lì nella sua indecisione fin quando, intorno alle sei e un quarto,
non è apparso online e lei si è
sentita scoperta, chiudendo di scatto il telefono nemmeno l’occhio di Sauron l’avesse vista viaggiare con l’Anello verso il monte
Fato, pronto a scagliarle contro i Nazgul.
Ma la sua curiosità è stata più forte della sua buona coscienza ormai
persa chissà dove sotto le lenzuola del letto di Damon. E sempre lì torna la
sua mente. Sempre a lui.
Sospira a fondo e sblocca il telefono aprendo la app,
ma nel momento esatto in cui lo fa le arriva una notifica e si affretta a
mettere il silenzioso, ansiata al fatto che un misero trillo possa svegliare
Aaron.
E’ Damon.
“Che fai sveglia a quest’ora?”
Dannazione. Anche lui la stava “spiando”.
Digita la sua risposta.
“Potrei farti la stessa
domanda…e comunque sono una persona mattutina”
Lo vede esitare ed ogni istante di attesa che passa è un respiro perso
per lui.
“…non mi sembravi mattutina,
comunque non riesco a dormire..”
Elena bypassa l’evidente riferimento alle notti d’amore trascorse
insieme e si getta da adulta sulla seconda parte del messaggio.
“Brutta nottata?”
Continua a fissare imperterrita e angosciata lo schermo del telefono
nell’attesa che lui digiti qualcosa, ma il bip della macchina del caffè la
risveglia e prontamente la spegne timorosa –ancora una volta – di svegliare la
sua famiglia. Prende una tazza e la riempie continuando con la coda dell’occhio
a sperare di vedere il display illuminarsi. Ma niente.
Forse è stata una domanda stupida da fargli, visto che praticamente
non dovrebbero parlarsi e la sua nottataccia potrebbe essere causata proprio da
lei.
Finalmente il telefono si illumina ed Elena, come una qualunque
ragazzina coetanea di suo figlio, si affretta a vedere la sua risposta.
“Sta improvvisamente
migliorando….”
Elena non può sapere che Damon ha digitato circa cinque riposte
differenti a quella sua domanda che può sembrare tanto casuale quanto carica di
significato, vista l’attuale situazione tra loro due e dopo aver passato al
vaglio le risposte istintive tipo: “Si e
per colpa tua in aggiunta/si e tu sai perché” o “non lo so Elena, averti toccata ieri sera mi ha tenuto sveglio…non ho
fatto altro che pensare a baciarti” che avrebbero solo aggravato la
situazione si è limitato a cogliere la parte positiva del passo, quel punto di
contatto, cercato in una solitaria mattina di fine Novembre.
E come Elena non sa dei suoi tormenti, Damon non potrà scorgere quel
minuscolo, ma significativo, abbozzo di sorriso che leggermente le solca le
guance rubandole un battito di troppo per lui. Un battito che le ricorda che
dovrà trovare il coraggio di andare fino infondo a questo strano bene che prova
per lui, che dovrà prendere posizione con tutta la paura, i dubbi, il terrore
che la paralizza ogni volta che si trova a pensarlo.
“Così…la festa di Nadia sarà a
casa di Caroline”
“E’ stato facile, soprattutto
quando le ho promesso di tenere i ragazzi per consentire a lei e Stefan di
andare fuori per una serata romantica e festeggiare il loro anniversario di
nozze”
Stefan e Caroline si sono sposati il 6 Dicembre, infatti Damon non poté
essere presente al matrimonio di suo fratello perché due giorni prima, il 4
dicembre quando lui avrebbe dovuto prendere l’aereo per New York da solo perché
Kathrine al nono mese non poteva volare, a lei si ruppero le acque e il 5
pomeriggio nacque Nadia. Ed Elena non aveva chiesto nulla, all’epoca, circa
l’assenza di Damon, non aveva più fatto il suo nome e Care aveva sbraitato
qualcosa del tipo “ha avuto un imprevisto”
in preda al panico perché tutto non stava procedendo secondo i suoi piani e al
suo futuro marito mancava il testimone, sostituito poi in corsa da Aaron.
Ironia del destino, l’uomo aveva preso il posto di Damon in molti
aspetti delle loro vite.
“Giusto…quindi suppongo che
andranno via due giorni”
“Si Stefan è riuscito a
convincerla, anche se lei era tutta: sei pazzo a lasciare i ragazzi a Damon…”
“Mi sembri affidabile ormai…”
“Oh ti ringrazio…”
“Comunque sei stato
astuto…insomma è strano che ti lasci a supervisionare 30 liceali e due bambini
in casa sua, e pensare che a me non ha mai voluto nemmeno prestare il servito
di porcellana di vostra madre per paura che lo rompessi”
“Quel servito è inguardabile”
“Ma che stai dicendo….”
“Quindi immagino che Caroline
non te lo abbia detto….”
“Detto cosa…”
“Tu fai parte dell’accordo…”
Elena strabuzza gli occhi confusa e si affretta a digitare la sua
domanda.
“??Quale accordo? Che vorrebbe
dire?”
“Care mi consente di fare la
festa a Nadia a casa sua solo con la tua presenza”
Silenzio. Ma sono impazziti tutti ultimamente?
“Damon….”
“Elena…”
“Stai scherzando spero!”
“Non scherzo mai sulle feste per
mia figlia…”
“Ma”
“E poi ci sarà anche Alec…quindi
sei parte in causa”
“Secondo questa tua logica
stringente dovrebbero esserci circa 30 mamme!”
“Uh, interessante…”
La donna reprime l’impulso di uccidere sia lui che Caroline, la quale
evidentemente ha battuto la testa, ma conoscendola sicuramente farà parte del
suo macchinoso piano per obbligarla a fare i conti con la sua situazione con
Damon. Grandioso. Ovviamente essendo la prima settimana di Dicembre Aaron sarà
via all’università per gli esami di fine semestre e non lo vedrà per diversi
giorni, il che significa mente sgombra per poter devolvere la sua attenzione su
Damon – e che sia solo questo, Elena-
si rimprovera. Ma già presènte il desiderio represso per lui bussare alla sua
porta anche se la sua ultima affermazione l’ha infastidita alquanto.
“Beh allora dovesti sentire
qualche altra mamma…”
“Non sei nella posizione di fare
la gelosa”
“Io non sono gelosa…e tu sei
fuori luogo!”
Sì adesso vorrebbe davvero ucciderlo.
Attende la sua risposta, ma dei rumori dal corridoio la mettono in
allarme e blocca il telefono terrorizzata e si dirige ad aprire il frigo in
cerca delle uova per fare i pancake.
-Mamma-
James fa capolino dalla porta della cucina in pigiama, intento a
stropicciarsi un occhio e la osserva frastornato dal sonno. Elena lo raggiunge.
-Ehi amore, che succede?-
-Volevo dell’acqua-
James sbadiglia e si trascina fino alla credenza per prendere un
bicchiere e versarsi dell’acqua.
-La cena di zia Care mi ha messo un sacco di sete!-
La donna sorride mentre lo guarda aggirarsi tipo fantasmino e quando
ha bevuto ben due bicchieri fa un cenno a sua madre e torna in camera. E’
domenica mattina e lei spera che nessun altro abbia intenzione di alzarsi così
presto in quella casa.
Il vibrare del cellulare cattura nuovamente la sua attenzione.
“Visto che sei sveglia, potresti
venire a fare colazione con me….”
Quando Elena legge quelle parole vorrebbe urlare, prima di tutto
perché lui sa benissimo di avanzare richieste inopportune, non sono liberi di
fare come vogliono, specialmente quando le famiglie sono a casa.
Seconda cosa perché lo detesta quando la tenta a questi livelli. Si
morde un labbro pensierosa.
“Nadia dormirà minimo fino alle
11 considerando che ieri sera lei ed Alec si sono attardati in chiacchiere a
telefono….”
Che vuole fare, estorcerle un sì che lei sa benissimo di NON dover
dire????
Deve dirgli di no.
“Dimmi il posto”
Bene, come non detto, ottima
coordinazione mano-cervello Elena. Si ammonisce mentalmente e poi rimette
le uova in frigo. Comprerà delle paste dolci per tutti, così quando rientrerà per
farsi perdonare e saziare i propri sensi di colpa, coccolerà la sua famiglia.
****
Se c’è una cosa di cui Damon ha sempre sentito la mancanza in quei
lunghi anni di assenza dalla sua amata New York è il cielo autunnale di un
azzurro intenso e limpido tipico delle prime ore del mattino, quando il sole è
già sorto, ma l’aria si porta ancora dietro il gelo della notte. Tutto questo
non lo ha più potuto avere nella calda ed assolata Los Angeles, come quel
pungente freddo di un inverno alle porte intenzionato a farsi sentire un po’
prima del tempo.
Respira l’aria che ghiaccia i polmoni e sveglia i sensi intorpiditi
dal calduccio del suo appartamento, mentre si stringe un po’ nel suo cappotto
scuro e si bea dell’effetto anestetizzante del gelo sul volto ancora dolorante
e pesto. Per un attimo è tentato di toccarselo e cerca il proprio riflesso in
una vetrina, giusto per accertarsi che la sua faccia sia ancora tumefatta e gli
scappa una piccola smorfia di dolore nel momento in cui involontariamente
contrae la mascella.
Non può fingere di non essere agitato, ha buttato lì un po’ a caso quell’invito
solo per poterla vedere, per cercare un contatto, un laccio invisibile che gli
confermi che lei è ancora lì, legata indissolubilmente a lui. Perché Damon ha
sempre covato inconsciamente questa flebile speranza di tornare da lei e quei
mesi hanno riacceso una fiamma faticosamente affievolita dal tempo e la
distanza.
Si trova a sobbalzare leggermente sorpreso quando se la vede di
spalle, nel riflesso della vetrina, stretta nel suo piumino blu con sopra una
mantellina di cachemire color tortora che le mette in risalto i capelli scuri.
-Controlli lo stato della tua ferita di guerra?-
Si volta cautamente trattenendo un sorriso che gli costerebbe
l’ennesima fitta.
-Ne vado fiero-
Adesso che l’ha di fronte, gli occhi scuri agitati sfuggono al suo
contatto e vagano distratti sul suo mento leso.
-Ti ha conciato per le feste-
-Tra un po’ è Natale…no?-
Elena fa una smorfia piegando leggermente la testa di lato e si
avvicina senza pensarci per guardare meglio la ferita, e già la sua indole
vendicativa sta lasciando campo alla preoccupazione naturale per lui e la sua
salute. Non ha per niente un bell’aspetto.
-Te la stai disinfettando? Perché non hai una benda?-
-Ehi, ehi calma dottoressa….è Stefan che mi ha detto di tenerla così e
sì, la disinfetto….ho già Nadia che mi assilla per curarmi-
-Pensi che ti rimarrà il segno?-
-No…non è profonda….-
-E…ti fa male?-
Adesso si trova ad incontrare le pozze azzurre un po’ meno adirate con
lei che le sorridono dolcemente; e Damon vorrebbe dirle che soffre molto più
per altro che per il cazzotto di suo fratello, ma ha paura di rompere quel
fragile equilibrio di vetro che, seppure leggermente incrinato, sembra
resistere nel tempo tra loro.
-Dipende da quante smorfie faccio-
Elena non riesce a trattenere un piccolo sorriso, dato anche dal fatto
che lui si trovi a parlare a denti stretti perché il troppo movimento della
mascella gli provoca fitte continue.
-Allora potresti parlare meno…non sarebbe male, sai?-
-Ah-ah-
-Beh pensaci un attimo…sarebbe un’occasione per stare in silenzio,
avere profondi momenti di riflessione con te stesso…-
-Ti preferivo stile “guerra fredda”-
Lei contrae lo sguardo ed incrocia le braccia, ha la capacità di
indisporla in meno di un secondo; ma lo capisce che vuole solo stemperare la
tensione per quanto sia possibile tra loro che ciò avvenga.
-Vuoi litigare?-
-No, è che sei bella quando ti arrabbi-
Elena arrossisce appena mentre osserva i mari azzurri staccarsi dai
suoi ed iniziare a camminare per raggiungere la caffetteria in una zona meno
trafficata da gente a loro conosciuta. E di nuovo, si è sciolta per lui, per
quel suo modo serafico e quasi inconsapevole che la rimette subito in crisi con
una semplice osservazione che racchiude tutto di loro due. Perché Damon ha
sempre amato il suo temperamento quieto, ma al tempo stesso passionale e
istintivo che solo lui era in grado di far emergere.
****
Dicembre 1995
-Tutti gli anni la stessa
storia-
Caroline sbuffa sonora e si
lascia andare a peso morto sul divano di casa Gilbert, avvolta nel suo ampio
maglione di lana color petrolio con delle piccole e graziose renne ricamate.
Fa una piccola smorfia quando le
viene allungata sotto al naso una liquirizia rossa dal suo vicino di divano –
Stefan- intento ad osservarla tra il divertito e lo sconsolato. Stanno parlando
di come passare il Capodanno e puntualmente la bionda dissente da qualunque
loro proposta.
-Non facciamo mai niente di
interessante!-
-Abbiamo 15 anni…cosa potremmo
mai fare di diverso?-
-Capisco che tu adesso sia in
questa fase da eremita perché non hai un ragazzo, ma nemmeno io ce l’ho, ho
scaricato Tyler definitivamente…-
La bionda incrocia le braccia
sotto al seno, suscitando per un attimo la risatina di Stefan e di Elena che
poggia un piatto di biscotti sul tavolino davanti al divano, facendosi poi
spazio accanto ai due amici con la tv in sottofondo che trasmette programmi
natalizi.
-Ma non per questo ho intenzione
di fare la reclusa, sia bene inteso-
-E cosa proporresti?-
La biondina allarga le braccia
sconsolata.
-Non lo so, altrimenti non sarei
stata qui a fare questo discorso, vi pare? Siamo qui per parlarne-
Elena rotea gli occhi e poi si
stacca dalla spalliera del divano per guardare entrambi i suo amici.
-D’accordo…allora parliamone-
Caroline si mette seduta dritta
ed inizia ad esporre le sue idee sulla possibilità di fare una festa di
capodanno a casa Salvatore; di solito non le organizzano loro vanno sempre a
quella di qualcuno, ma quell’anno voleva fare qualcosa di diverso.
Peccato che Stefan non sia stato
d’accordo visto che sua madre aveva organizzato già un evento a casa loro con
degli amici, così la bionda sconsolata è ripiombata nella desolazione fin
quando il ragazzo non ha proposto di passare la serata in centro invece che
reclusi in una casa. Aveva già proposto la cosa a Matt e Kai
i quali erano concordi.
-Mi sembra una idea grandiosa,
così finalmente Elena può concedere una possibilità al povero Matt!-
-Ti ho già detto che non mi
interessa-
-Oh si certo…se la smettessi di
sbavare dietro a Damon-
Elena avvampa in volto e tira
una leggera botta all’amica, sgranando gli occhi in segno di ammonimento. Caroline
è convinta che Elena si sia presa una cotta per il maggiore dei Salvatore e la
mora sta facendo di tutto per depistarla, fallendo ogni volta; tuttavia non ha
assolutamente il sospetto che Damon possa solo lontanamente essere interessato
a lei. Stefan di contro si tappa le orecchie, niente affatto interessato ad
immaginarsi la sua migliore amica con suo fratello.
-Puoi smetterla con questa
storia?-
-Solo se tu dai una possibilità
a Matty occhi blu-
-Per quale motivo dovrei farlo-
-Perché è un bel ragazzo e ti
adora e tu sei single non vedo perché non dovresti provare-
-In effetti Care ha ragione,
Matt muore per te Elena…cosa ti costa prenderci una cioccolata calda insieme?-
-O almeno parlarci un po’ se
passiamo il Capodanno insieme-
-Anche perché se non è Matt…sarà
Kai a provarci con te-
Il ragazzo fa spallucce sotto lo
sguardo sconcertato delle due.
-Ehi, perché i tuoi amici non ci
provano mai con me??-
-Non pensavo ti interessassero…-
-Infatti, ma è una questione di
principio-
Stefan cruccia lo sguardo
perplesso.
-Perché hanno paura di te-
Elena cerca di arginare la rissa
che sta per esplodere provando a riportare la loro attenzione sulla questione
ultimo dell’anno e facendo osservare loro che l’ostacolo alla loro fantastica
idea è determinato dai loro genitori che non gli daranno mai il permesso di
andare da soli in pieno centro la sera più caotica dell’anno.
-Non ci lasceranno mai andare-
-Secondo me…non importa
dirglielo-
Le due guardano Stefan con fare
stupito.
-Ehi che ne hai fatto del nostro
amico/bravo ragazzo?-
-Chi devi rimorchiare?-
-Quanto siete esagerate-
-Per fare una mossa del genere
vuol dire che i tuoi amichetti porteranno una ragazza che ti interessa…-
-Oppure è quella morettina che
frequenta la scuola in centro?-
Iniziano a punzecchiarlo fin
quando non gli estorcono la verità al riguardo. Fatto sta che Elena pensa
subito ad avvertire Damon, con il quale non ha ancora parlato di cosa fare a
Capodanno. Perché è vero che si vedono di nascosto da quando quella sera di
Halloween lui finalmente l’aveva baciata, che non sono ancora “niente” e forse
non lo saranno mai, che le cose si sono fatte strane e Caroline inizia a
insospettirsi, ma Elena sa solo che vuole stare con lui. E così dopo il
pomeriggio con gli amici fissa di vedersi con lui che si presenta a casa sua
dato che i suoi genitori quella sera erano a una cena fuori città e sarebbero
rientrati l’indomani, mentre Jeremy era chiuso in camera coi suoi amici a
parlare di fumetti.
-Ciao ragazzina…-
Elena lo tira per il bavero
della giacca, fuori si muore di freddo e lui se ne sta li nel suo giubbotto di
pelle con la sua faccia solita un po’ sfrontata. Come lo trascina in casa,
Damon non le da nemmeno la possibilità di fare i convenevoli soliti che si
tuffa già sulle sue labbra soffici, baciandola con ardore tanto che Elena,
avvolta nel suo maglione di lana, sente improvvisamente caldo.
-Fuori si gela-
-Ora va molto meglio-
Continua a baciarla conducendola
lentamente verso il salotto, a quel punto Elena si svincola dalle sue labbra
pericolose, sente che sta perdendo il controllo e non è ancora pronta per quel
passo, non se prima non capisce come stiano davvero le cose tra loro.Così con lui che la stringe e le bacia il
collo lo trascina verso il divano su cui si siedono.
-Allora, cosa avete deliberato
con i due moschettieri?-
-Tuo fratello ha proposto di
andare in centro-
Damon cruccia lo sguardo
perplesso.
-Mio fratello????E quale? Ne ho
uno più sveglio del minore chiamato Stefan?-
Elena ridacchia e poi gli da un
piccolo pungo sul petto nel quale si trova rannicchiata.
-Scemo….invece è stato proprio
lui…probabilmente ha una ragazza alla quale ha dato appuntamento….-
-Uh, sono sempre più sconvolto-
-Smettila-
-E sentiamo, sareste voi tre?-
-E Matt e Kai….-
Sente Damon irrigidirsi
leggermente, non ne hanno mai parlato se non con qualche sua burla, ma sa che
suo fratello sta tentando di appiopparla ad uno dei suoi due amici nerd.
-Cos’è un appuntamento?-
-No che non lo è-
-Beh mi pare proprio di sì, ve
li scambiate tu e Caroline o sono entrambi per te?-
-Damon…-
Lo ammonisce gentilmente, ma lui
sembra parecchio infastidito.
-Sto solo domandando Elena-
-Tu non puoi fare il geloso-
-Non sono geloso-
-Ah no? Perché mi pare di sì
invece-
-Dico solo che hai molte alternative,
fai pure-
Lei si scosta, irritata da
questo suo atteggiamento.
-Non mi interessano, lo sai
bene-
-Non devo dirti io cosa fare-
Lei si alza di scatto.
-Ma perché ti comporti così da
stronzo? Ti ho solo detto che verranno, non che voglio andare a letto con
loro!-
-Sei libera di fare come ti
pare-
-Ah, sono libera allora?-
Lo sguardo pericoloso di sfida
che gli sta lanciando lascia per un attimo Damon senza parole, no che non lo è,
è terribilmente innamorato di lei e non sa come fare a dirglielo, proprio come
un ragazzino alle prime armi, ma Elena lo spiazza, lo disarma, lo rende di una
vulnerabilità che gli fa paura. Per la prima volta Damon ha una fottutissima
paura di perdere qualcuno, di essere respinto; lui che le conquistava tutte
senza troppi pensieri si ritrova inchiodato a terra da due occhi da bambi di
questa ragazzina che lo ha sconvolto totalmente.
Si muove appena, alzandosi dal
divano.
-Non spetta a me dirti cosa puoi
o non puoi fare, sei grande abbastanza-
-Ma perché fai così? Io avrei
voluto invitarti, chiederti se volevi venire con noi…-
-E cosa dovrei farci con 5
ragazzini Elena?-
Il tono sprezzante, adesso, l’ha
ferita veramente. E si è già pentito di quel che ha detto, lo vede che ci è
rimasta di merda, con il volto tirato e gli occhi liquidi che sfuggono dai
suoi; lei si stringe appena nel maglione e si sposta una ciocca di capelli.
-Bene…ho capito-
-No, aspetta io…-
-Adesso per favore…vattene-
Gli occhi azzurri si allargano
colpevoli e stringe una mano a pugno trattenendo la rabbia verso se stesso.
-Come vuoi-
Senza colpo ferire la supera
svelto arrivando alla porta sulla quale esita un istante, rotto dentro dalla respiro
tremante di lei che prelude un pianto del quale sente già bruciare sulla pelle
le lacrime da lui causate e dalla sua stupida gelosia. Quando la porta si
chiude la ragazza sussulta lasciando che una lacrima le solchi il volto; si
sente così stupida, così irrimediabilmente innamorata di un idiota che la
tratta a pesci in faccia ogni volta che gli pare e lei non riesce a fare a meno
di lui comunque. Sospira a fondo fin quando il campanello della porta la
risveglia; si asciuga svelta con una mano le lacrime e va ad aprire.
Damon è lì, con lo sguardo
sconvolto e pieno di una luce indescrivibile, ed il cuore di Elena galoppa
forte nel petto.
-Elena io non voglio che tu vada
con uno di quei due scemi, io non voglio che tu vada proprio con nessuno che
non sia io…-
-Damon-
-Sono un egoista, un idiota che
è innamorato e ha una dannatissima paura ad ammetterlo-
Lei resta immobile con la testa
che gira, confusa da tutto. Non è sicura di aver capito cosa le abbia detto o
forse è solo uno scherzo di pessimo gusto, ma le sue gambe tremano così tanto
che potrebbe cadere se non fosse per quel passo che riesce a fare senza nessun
reale controllo sul suo corpo. Stacca la mano dalla porta e si getta sulle
labbra di Damon senza dargli la possibilità di dire nulla e lo bacia come forse
non ha mai fatto prima di quel momento.
Damon prende il suo volto tra le
mani, illuminato dalle lacrime e da un sorriso incontrollato.
-Quindi, mi perdoni?-
-Dipende da quale Damon me lo
chiede…-
-L’idiota del tuo ragazzo-
Adesso le iridi scure si
allargano sensibilmente e un piccolo sorriso di stupore le solca il volto. Poi
cerca di assumere un tono duro e irato.
-Chi ha detto che sei il mio
ragazzo?-
Anche lui sorride allungandosi
per baciarla ancora.
-Oh Elena…sei così bella quando
ti arrabbi-
E così tra un bacio e l’altro
hanno definito il loro rapporto ed Elena potrà finalmente dire a Caroline che
non è intenzionata a dare alcuna possibilità a nessuno, perché lei è
felicemente innamorata del suo ragazzo.
***
Il continuo vibrare del cellulare induce Nadia ad abbandonare il sonno
profondo in cui era crollata e a far sguisciare un braccio da fuori le coperte
rabbrividendo appena per l’insolita aria fredda che aleggia nella sua stanza.
La camera è gettata nella penombra, ma la luce del mattino inoltrato tenta di
farsi spazio tra le fessure delle persiane nel tentativo di svegliarla
definitivamente; così la ragazza, dopo vari sospiri, afferra il telefono
tornando tuttavia a rannicchiarsi sotto alle coperte, illuminando le lenzuola
con la luce del display.
Ci sono circa 68 messaggi nella chat con Claire e Kayla,
per lo più di robe inutili come gossip o commenti sulle ultime scemenze scritte
da qualcuno che lei non conosce su Facebook, fin
quando non risale alle risposte delle ragazze al suo messaggio scritto prima di
andare a dormire “ho l’ok di zia Care”
che ha scatenato nelle due – Claire in primis- una frenesia da festa di
compleanno.
Risponde velocemente a tutti i quesiti che riesce a recuperare tra i
mille messaggi e dopo si dedica alla conversazione al sapore di miele con Alec
che le ha mandato un messaggino di buongiorno. Sono stati fino a tardi a
scriversi, nonostante avessero passato la serata insieme a cena; ma si sa che a
quest’età diventa vitale come respirare lo stare a cercarsi in modo quasi
morboso. E teme, Nadia, che si verranno presto a noia a fare così, ma per
adesso non ci pensa troppo e commenta con lui il fidanzato di Bonnie e la
follia organizzativa di Claire di cui è terrorizzata. Quando blocca il telefono
e si alza dal letto, areando la stanza fredda non prima di essersi avvolta
nella vestaglia con i gatti, tocca il termosifone constatando quanto sia
gelido. Ci saranno 15 gradi in camera sua.
Così esce in corridoio in cerca di suo padre che, a quanto pare, è
uscito. Si lascia andare sul divano e fissa il soffitto perplessa, suo padre
non è tipo da uscire la domenica mattina piuttosto di solito aspetta come un
avvoltoio che lei si alzi per proporle pranzi insieme o altre robe che abbiano
come scopo un momento padre-figlia, dunque dove cavolo sarà andato? Ripensa
casualmente alla sera precedente e per un istante, si trova a riflettere che
non ha osservato molto lui ed Elena, anzi non li ha visti interagire praticamente
mai ed il tutto è strano, visti i mesi appena trascorsi.
O forse ha ragione Alec sul fatto che – da quando ha parlato con suo
padre- sia diventata più paranoica di prima, o magari più attenta.
Il rumore delle chiavi nella porta la risveglia e si porge appena dal
divano per osservare suo padre varcare la soglia di casa.
-Ciao papà-
-Ehi tesoro-
-Dov’eri?-
Damon posa le chiavi sul mobiletto vicino all’ingresso e riflette su
una risposta che si era già preparato. Odia mentire a sua figlia, ma non vuole
nemmeno turbarla inutilmente.
-Ero uscito a fare colazione, poi sono passato da tuo zio che doveva
pulirmi la ferita perché mi è partito un punto, ma tutto a posto…ti ho preso un
dolcino-
La ragazzina si alza e lo raggiunge avvolta nella coperta scrutandolo
attentamente con sguardo preoccupato.
-Come hai fatto a farti partire un punto????-
-Eh succede, è una parte che sollecito parlando-
-Allora dovresti parlare meno papà…lo dico per te-
Damon sorride, ripensando a chi – quella mattina – gli ha sollevato
quella stessa obiezione.
-Ah volevo dirti….non ti pare che faccia stranamente freddo in casa?-
-Dici?-
-In camera mia si gela-
Si dirige al termostato e nota che la temperatura non è calata.
-Strano, vado a controllare il termosifone…tu vestiti che usciamo-
-Con questo freddo?-
-Beh avvolta così di che hai paura-
Nadia fa una smorfia e poi lo supera dirigendosi in bagno; più tardi
Damon realizza che il termosifone di Nadia necessita di un piccolo intervento, chiamerà
domani Matt che ha una ditta che gestisce grossi impianti e si farà mandare
qualcuno.
***
E: “Ci siamo visti…a colazione”
C: “O cielo”
B: “Dai non
cominciamo…raccontaci”
E: “Premetto che non era
programmato, è stato un caso…ma dovevamo parlare”
C: “Immaginiamo “
E: “All’inizio…beh c’è stato il
solito imbarazzo, io gli ho ribadito che questa situazione tra noi non fa che
generarmi ulteriore confusione, che non mi aiuta e io devo capire che sta
succedendo con Aaron”
B:”Se davvero gli hai detto
queste cose sei stata brava!”
C: “Macchè
brava…era il minimo!!!!”
C: “Comunque, lui che ha detto?”
E. “Grazie Care…. Per quel “era
il minimo”
B: “Ragazze arriviamo al punto”
C: “Non posso dirti quello che
non penso, sei grande non ci sono più scuse che tengano”
B “RAGAZZEEEEE”
E: “Non ho detto questo, ho solo
fatto presente l’unica cosa che so adesso e cioè una benemerita mazza”
C: “Non cominciamo con questa
storia…”
E:”Quale storia”
B.”VI PREGOOOO”
C. “Va bene…va bene, allora lui
che ha detto”
E: “Lui….è stato Damon…a tratti
gelido, ma ha capito”
C:”Se va beh….ma chi ci crede”
B: “Non condivido il tono insofferente
ma concordo con Care…”
B: “sappiamo che non è il tipo
che lascia perdere perché glielo dici te”
C: “E poi intendiamoci…avrei
voluto vedere la convinzione con cui glielo hai detto”
E: “E’ bello questo scambio di
opinioni, utile soprattutto”
B: “Ti diciamo quello che
pensiamo”
C: “Ti stiamo esprimendo il
nostro parere..”
C: “Esatto grazie Bon….”
B. “Che altro è successo”
E. “Cioè?”
C: “Come vi siete salutati”
E: “Che domanda sarebbe!”
B e C “ONNOOOOO”
B: “Che avete combinato”
C:“Elenaaa????”
E: “Ma si può sapere che cosa vi agitate??? Ma che vi prende?”
C: “Stai facendo la
gnorri….avete combinato qualcosa, non ce la racconti ti conosciamo, sei troppo
telegrafica”
E:”Stiamo scrivendo, cosa altro
dovrei essere?”
B.” Ti prego è domenica per
tutti, diccelo e basta!”
Elena si morde un labbro, dannazione ma da cosa lo avranno capito?
Hanno mangiato, lui le ha rubato un pezzo di cornetto ai frutti di
bosco e lei gli ha bevuto il cappuccino di soia, hanno parlato della festa di
Nadia, dei ragazzi, del tempo e poi….poi Elena quel discorso glielo ha fatto
davvero, e lui sembrava anche capire, peccato che mentre erano a quel tavolino
in un angolo riparato, in una zona dove nessuno li conosceva e lei si
concentrava in discorsi seri, lui continuasse a fissarla intensamente, facendo
casualmente scivolare una mano verso la sua, sfiorandole le dita, toccandole le
ginocchia con le sue, mandandola in crisi ad ogni sorriso o sussulto. E quando
sono usciti con la tensione a scaldare la pelle e accelerare i battiti si erano
ritrovati a passeggiare per il quartiere fino ad un piccolo parco frequentato
solo da qualche corridore della mattina, o anziani intenti a portare a spasso
il cane finché Damon non era stato Damon e aveva fatto una leggera smorfia a
causa del dolore della botta e lei si era avvicinata per guardarlo meglio,
arrivando con una delicatezza quasi commovente a baciare la sua ferita,
respirando improvvisamente in modo irregolare contro la pelle fredda di lui.
E gli occhi si erano trovati, il cuore impazzito, la carne liquefatta al
punto che Elena non ricorda esattamente come le sue labbra siano finite contro
le sue cercandolo irrequieta. Aveva sorpreso lui e anche se stessa, ma non ne poteva
più in quel momento e così si era lasciata andare. E Damon aveva smesso di
preoccuparsi della botta, stordito da lei al punto da aver approfondito il bacio
impegnando troppo la sua mascella sofferente finché non gli era partito un
punto, costringendoli a staccarsi e a provvedere quanto prima a portarlo da
Stefan.
C:”Non me la sento di
commentare!!!!!Ecco cosa diavolo aveva combinato”
B:”……”
E: “Ok ragazze so già quello che
state pensando e lo capisco”
C. “Credimi Elena, è bene che tu
NON SAPPIA quello che sto pensando!!!!! E tutto il discorso che gli hai
fatto????”
B: “Almeno a questo giro non ci
ha detto cose tipo: chissà perché è successo”
E. “GRAZIE, sempre molto
comprensive”
C: “Se non potete stare buoni
due secondi come faccio ad affidarvi l’intera serata per la festa di Nadia????”
E: “Beh intanto potevi
consultarmi prima di fare promesse del genere”
B. “Adesso di che parlate”
C: “Mi era sembrata un’occasione
per farvi stare insieme in un luogo affollato, alla presenza di persone capaci
di tenervi a distanza di sicurezza e poter parlare, ma evidentemente non è
sufficiente!”
B: “Niente lo è mai stato….non
ricordo una volta…ah sì quando lui è partito”
E. “Avete finito? So che ho
fatto una cazzata, ma volevo farla! ok?”
Elena sbuffa irritata e blocca il telefono tornando con lo sguardo ai
fornelli, rischiando quasi di far bruciare il sugo troppo presa dalla loro
conversazione. In sottofondo sente le voci dei maschi di casa, intenti a
guardare una partita; meglio così, avere Aaron che girella intorno a lei
indagando sulle sue conversazioni sarebbe ingestibile. Ovviamente dovrà
cancellare quella conversazione dal gruppo.
Il silenzio che segue la insospettisce un po’, fin quando non legge Caroline sta scrivendo che potrebbe
essere sostituito con sta imprecando.
C: “Questo è un progresso”
B:”Anche bello grosso”
C:”Faccio subito lo screen di
questo messaggio”
B:” Brava anche io”
E: “Ma di che state parlando,
adesso cosa vi prende”
C: “Oh niente Elena, siamo
genuinamente stupite”
B:”Già, insomma è un passo, non
si sa in che direzione ma lo è”
E. “Potreste spiegarmi??”
C: “MMM”
B: “Care spiego io”
C: “Ok”
B: “Hai appena ammesso di aver
voluto baciare Damon….insomma da parte tua è una ammissione notevole, fino ad
ora eri tutta intenta a negare qualunque cosa e addirittura ad imputare i tuoi
gesti a chissà quale disturbo della personalità, il fatto che coscientemente
riconosci di volerlo è un passo”
E: “Quindi….non siete
arrabbiate?”
C:” Quoto Bonnie e ti rispondo…”
B: “Certo che no!”
C: “Non lo siamo, non è quello
il punto lo sai, tu speri che noi ci arrabbiamo così da poterti sentire in
colpa e in questo modo essere più la Elena martire, invece che l’Elena umana,
non ci interessa farti le parti ..”
B:”Ci interessi tu e quello che
provi…e ti dirò una roba che tipo mi sono appena guadagnata un appartamento
all’inferno”
C: “Esatto noi saremo sempre
dalla tua parte”
B: “Se pensi che per chiarirti
le idee hai bisogno di stare più con Damon…allora fallo, non esiste un manuale
di istruzioni…”
C:”SOprattuto per casi come il
vostro…non è una semplice scappatella, lo sappiamo bene”
E: ”Non voglio una relazione
clandestina, non voglio un amante”
B: “Non è quello che ti stiamo
dicendo di fare, ma Damon manca dalla tua vita da troppo tempo e in questi mesi
a piccoli tratti gli hai concesso degli spazi…”
C: “Forse è giunto il momento di
conoscerlo davvero, questo Damon. Anche con lo sforzo – magari – di non
saltarvi addosso, ma scoprirvi un rapporto”
B. “Concordo con Care…per amare
bisogna conoscere…”
C. “Ricordi quando ero in quel
periodo di crisi con Stefan? Che non sembrava esserci più calore, o interesse…e
tu mi hai chiesto: ma tu quando con la coda dell’occhio guardi al futuro, è lui
che vedi? Fatti questa domanda su Aaron…pensando alla Elena di adesso, non di
quella di 20 anni fa. I rapporti non ripartono per un nostro sforzo o una
nostra strategia, ma per la pazienza di lasciare che il tempo e l’affetto riaggiustino
le cose”
E. “Ok, adesso voglio
piangere….sono tutte cose vere…”
B:”Piangi se vuoi piangere, che
problema c’è? Basta che tu sia grande! Nel senso di donna, nonhai più 15 anni…quindi sii consapevole di
questo
E: “Grazie ragazze….vi voglio
bene”
B:” E di che…ci devi un pranzo!”
E:”Garantito….e Care conta su di
me per la festa di Nadia”
C: “Perché, pensavi di avere
scelta?”
Sia Elena che Bonnie inviano mille faccine che ridono a crepa pelle
perché Caroline è unica nel suo genere, e lei è fortunata ad avere due amiche
così autorevoli nella sua vita che non le fanno sconti di nessun tipo senza mai
avere un grammo di giudizio nei suoi confronti. Sospira e torna a dedicarsi al
pranzo della Domenica, iniziando inconsciamente a riflettere su quanto loro due
le hanno detto.
***
Quel lunedì mattina Damon resta a casa in attesa di un idraulico di
Matt che arrivi per sistemargli il termosifone, dovrebbe passare intorno alle
11, orario infelice che gli spezza la mattinata così ne approfitta per passare
in farmacia e comprare quell’antibiotico che gli ha prescritto Stefan, visto
che la ferita si è un po’ infettata. Arriva in farmacia e, mentre è fila in
attesa del suo turno, sente il telefono vibrare nelle tasche dei pantaloni;
così lo sfila e trova uninaspettato
messaggio di Elena.
“Ciao, dove sei?”
“Ciao a te….in farmacia”
“Perché? Stai male?”
“Mi ha fatto un po’ infezione la
ferita”
“Mi dispiace….”
“A meno no…”
Esita a rispondergli, sa bene come giocare d’effetto le sue carte. Ma
chissà perché gli ha scritto.
“Comunque, allora niente..”
“? Avevi bisogno di qualcosa?”
“No no è solo che….beh ho un
appuntamento di lavoro in zona casa tua e… mi sei venuto in mente…”
“Adesso?”
“Beh…sì..”
“No intendo, adesso hai
l’appuntamento?”
“No più tardi, ora sono a
sbrigare una cosa in tribunale e poi invece di andare in ufficio vado diretta
all’appuntamento”
“Quindi sei occupata tutto il
tempo…”
“In realtà qui in tribunale ho
quasi finito…ma non mi merita andare in studio visto che sono in zona,
altrimenti devo attraversare tutto il centro…”
“Allora potremmo…prendere un
caffè…”
Quel online di Elena che dura per un tempo che a lui pare infinito, lo
sta letteralmente corrodendo per l’ansia; così mette il telefono in tasca e si
accinge ad arrivare al banco per chiedere il suo farmaco, nell’attesa di un
cenno di lei.
Infondo Elena, ma lui non può saperlo, mirava alla possibilità di
vederlo, forse per provare a dar credito a quanto le hanno suggerito le sue
amiche.
“Potremmo….”
“Ti va bene da me tra una
mezz’ora?”
“Si potrebbe fare anche fuori…”
“Si, ma deve venirmi l’idraulico
a casa e casomai arrivasse prima dell’orario stabilito”
“Perfetto, nessun problema”
Oh sì che è un problema, Elena lo sa bene. Vuole evitare i luoghi troppo
privati, ma alla fine Damon ha una mascella tumefatta quindi quello basterà a
porre delle distanze tra loro.
Spera.
Sarò brutalmente sbrigativa, questo periodo è impossibile. Scusatemi
davvero, ho l’esame di stato per avvocato e sono indietro all’inverosimile e
tipo 3000 pagine (contate) da studiare….quindi abbiate ancora pazienza…è stato
un anno assurdo questo, tra questioni personali, lavoro, rimettersi a studiare.
Difatti, ciao alla mia vita sociale…si spera di chiuder presto e riavere un
attimo di respiro. Ma nei buchi qualcosa ogni tanto riesco a scrivere (e quante
storie che vedo e che vorrei leggere ma davvero non ho tempo nemmeno per
dormire!!!).
Ci sono riusciti, stavolta, a trascorrere del tempo insieme parlando come
due adulti curiosi di conoscere un po’ di più l’altro, provando a non far
emergere l’astio o la tensione, o semplicemente non riducendo tutto ad un puro
istinto sessuale.
Sono stati nel piccolo soggiorno di Damon a bere un caffè, lei che gli
ricordava di prendere l’antibiotico e stare attento alla ferita, lui che voleva
sapere di più del suo lavoro, delle sue giornate, di quello che la rende viva e
appassionata. Perché questo era un tratto tipico loro quando stavano insieme;
il bisogno di raccontarsi, scoprirsi, coinvolgere l’altro nella propria vita,
tra le cose di tutti i giorni. E così quell’ora è passata così in fretta che
Elena nemmeno si era accorta di far tardi all’appuntamento di lavoro e da
quanto tempo non le capitava di non fissare l’orologio o preoccuparsi delle
mille cose da fare durante la giornata.
E si è domandata Elena, mentre lo salutava un po’ incerta, con lui che la
punzecchiava sull’essere una scocciatrice che deve polemizzare sulla
disposizione della sua cucina, se il Damon di adesso le potrebbe alleggerire il
carico di fatica delle sue giornate, esattamente come quando erano ragazzi;
perché a 16 anni i problemi – quelli veri, faticosi, che ti tengono sveglia la
notte e ti rubano il sonno- non esistono, non devi preoccuparti di mettere a
tavola i figli tutti i giorni, che loro stiano sempre bene, che in qualche modo
si pagheranno tutti i conti a fine mese, che quella situazione di lavoro si
risolverà. Ed è quando la vita stringe, morde,
ti sfianca e stanca, che si gioca la partita con la persona che ami e ti sei
scelta per andare avanti nelle sfide di tutti i giorni, che ti accompagna e
divide con te il carico.
E negli ultimi anni – parecchi ormai- Elena si è sempre sentita più sola.
Non ne fa una colpa ad Aaron, può darsi che anche lui si senta solo, come se
avessero preso a camminare su marciapiedi diversi, nella stessa strada, ma
lontani.
Troppo.
E forse solo i primi anni, quelli fatti di entusiasmo, cose da fare, da
imbastire, di novità e promesse, sono stati vissuti insieme fino infondo.
Quindi sì, adesso che Damon le afferra dolcemente l’avambraccio per
tirarla verso di sé e posarle un bacio su una guancia, si domanda Elena se con
lui sarebbe stato lo stesso, o magari più faticoso.
Ma si è detta che non può aver fretta di indagare, dovrà procedere a
piccoli passi, uno dietro l’altro, ed osservare quel che accade provando a non
aggravare le cose tra loro, lasciando che si svolgano senza forzare la mano,
scrivendo a Damon quando avesse avuto voglia di sentirlo e trovandosi a
sorridere nel momento della giornata in cui poteva arrivargli un suo messaggio.
E sono andati avanti così, nella discrezione ed intimità, fino al compleanno
di Nadia. Non si sono visti mai in quei dieci giorni a causa dei molti impegni
di lei, tra il lavoro e con Aaron in partenza per l’università Elena aveva il
doppio del lavoro da fare dovendo sempre prendere lei James da scuola o dagli
allenamenti.
Così adesso è quasi agitata, si sono sentiti quasi tutti i giorni, ma non
lo vede da quella mattina a casa sua ed è molto nervosa, proprio come se fosse
un appuntamento – con circa 30 ragazzi annessi.
****
5 Dicembre
La cena si svolge a buffet e la casa è stata arredata da Care e Nadia a
festa, inoltre hanno fatto un pranzo di famiglia solo con lei e Damon per
festeggiarla prima che gli zii partano per il loro week end romantico e poi il
pomeriggio lo hanno passato ad allestire tutto. Nadia non ha fatto che
ringraziarli mille volte, ma a Caroline è bastato vederla contenta, ed è felice
di vedere che le sono piaciuti anche gli orecchini che le hanno regalato, visti
insieme un pomeriggio che Caroline l’aveva portata con sé dal parrucchiere e
passando per negozi li aveva visti.
Adesso è quasi tutto pronto, hanno già portato Matty
da Rebeka e Matt che lo terranno per la notte, mentre Julie sta alla festa
della cugina.
-Ok, Damon è andato a ritirare il ghiaccio che avevamo ordinato, il resto
è tutto sistemato-
-D’accordo-
-Mi raccomando Elena, evita che mi devastino casa-
Elena sorride.
-Non ti preoccupare-
Elena è sulla porta con Nadia che abbraccia gli zii, quando è arrivata
Damon era già uscito, così non lo ha ancora visto.
-Grazie ancora-
-Oh tesoro, ora basta ringraziare! Goditi la festa, dì ad Alec di fare un
sacco di foto e poi voglio tutto il resoconto!!-
-Assolutamente-
-Divertiti!-
Caroline le schiocca un bacio materno sulla fronte e poi lascia che Nadia
raggiunga Alec intento a sistemare la musica; le donne si guardano sorridenti,
poi gli schiamazzi di James e Julie attirano la sua attenzione alle sue spalle
seguita da Caroline.
-Soprattutto, controlla quei due-
-Perché?-
Stefan arriva in quel momento con la loro valigia e da un bacio sulla
tempia alla sua migliore amica.
-Elena, in bocca al lupo con le belve-
-Esagerati-
-Cosa? Julie è da una settimana che non fa altro che parlare di questa
festa, non ci sono alcolici ma sono certa che abbia intenzione di puntare
qualche amico di Nadia, e io voglio saperlo!-
Caroline sorride pimpante mentre si mette il cappotto, suscitando un
verso di fastidio del marito.
-Che ne dici se evitiamo proprio che Julie pensi ai ragazzi???Mi sembra
troppo piccola-
Lei ed Elena scoppiano a ridere e la mora gli tira un pinzo sulla guancia
con fare derisorio; intanto Caroline apre la porta non appena suo marito si è
infilato il cappotto.
-Oh ma che carino, sei geloso-
-Sì lo è-
-Smettetela, mi sembra che qui sia io l’unico adulto a controllare tutto-
-Non dovevo essere io??-
Una voce alle spalle di Caroline entra nella conversazione; una voce che
Elena conosce bene e che stava attendendo con più ansia del previsto, dato che
adesso che il tono roco le ha sfiorato da lontano la pelle sente il cuore
iniziare a correre troppo velocemente e si irrigidisce appena. Non in modo
negativo, ma perché emozionata all’idea di rivederlo. Ed improvvisamente le sue
guance si scaldano e quel dolcevita di lana che prima le sembrava non tenerle
caldo, è diventato rovente a causa della sua pelle scaldata da lui.
Si porta una delle braccia che aveva incrociato all’altezza delle
clavicole, tentando di allentare con una mano la pressione della stoffa che la
sta letteralmente soffocando.
Gli occhi di ghiaccio si fanno spazio tra i presenti, mentre entra in
casa con le confezioni del ghiaccio e subito Stefan lo aiuta con il resto che è
in auto; intanto Caroline osserva la scena di loro due che si vedono e trovano.
E non c’è verso che questa situazione non precipiti, non quando le iridi
limpide di Elena si accendono riempiendosi di lui e smettendo anche di parlare,
troppo presa da lui che, di nuovo, sembra essere tutto ilsuo mondo.
Questi sguardi, Caroline, li conosce bene.
-Ehi-
Damon butta fuori quel flebile saluto come se avesse corso per ore e
adesso si fosse finalmente fermato.
-Ehi-
Elena, totalmente incantata, prova a trattenere quel sorriso che preme
per curvarle le labbra e sì, non stava aspettando altro che lui. Ancora una
volta. E rimarrebbero così persi nell’altro, col ghiaccio si scioglie e il
tempo che scorre se non fosse per Stefan che, scaricata l’ultima scatola, li
interrompe bruscamente.
-Allora, ci siamo…-
Caroline continua ad osservarli non sapendo se ridere o decidere di
restare, ma alla fine prova a dar loro un minimo di fiducia e poi con i ragazzi
presenti non faranno nulla di avventato, spera.I due salutano a gran voce i ragazzi che sono in salotto e poi fanno le
ultime raccomandazioni ai due adulti, per poi finalmente uscire.
Quando Damon chiude la porta, sospira.
-Oh, adesso che mamma e papà se ne sono andati, possiamo dare inizio alla
festa-
Elena piega appena la testa di lato.
-Oh, molto maturo-
-Dato che dobbiamo supervisionare, almeno godiamocela…-
-Sarebbe?-
Lui si toglie il giubbotto e si dirige in cucina seguito da lei, hanno
ancora circa un quarto d’ora di tregua prima che inizino ad arrivare gli
invitati.
In cucina Damon prende due bicchieri da vino e la bottiglia che aveva già
sgraffignato dalla riserva di suo fratello, aprendola.
-Intanto, cominciamo col darci energie per affrontare questa serata-
Le allunga un bicchiere che lei afferra senza smettere di guardarlo.
-Sempre peggio, stai regredendo ai vent’anni-
-Meglio venti che quindici-
Le regala uno di quei mezzi sorrisi che gli solcano il volto con quella
mortale fossetta, sparita ultimamente sotto la barba incolta e che adesso
riemerge a rubarle il respiro. Ed ecco che l’aria inizia a scaldarsi, i loro
battiti ad accelerare un po’ e gli occhi a bruciare febbrili per l’altro.
-Quanto pensi che dovremo presenziare? Insomma….è pressoché inutile stare
tipo guardiani in mezzo a loro…-
-Io direi di attendere che siano tutti arrivati per fare anche pubbliche
relazioni coi genitori, poi magari mangiare almeno le prime portare con loro e una
volta che avrò messo il primo sul tavolo direi che possiamo farci gli affari
nostri fin quando non dovrà esserci la torta-
-Ottimo, concordo in pieno e….supponendo che avremo dovuto passare la
maggior parte del tempo isolati al piano di sopra, ho predisposto la nostra
postazione in mansarda…-
Elena alza un sopracciglio, adesso curiosa di conoscere il suo piano.
-E…sarebbe?-
Beve un sorso di vino lanciandogli
un’occhiata non volutamente allusiva che la fa pentire l’attimo dopo di aver
calcato eccessivamente il tono.
Lo capisce dallo sguardo di Damon che si accende stuzzicato mentre piega
leggermente il volto verso il basso per nascondere un sorrisino compiaciuto.
-Beh…non avere fretta Gilbert-
Elena sta per ribattere, ma il suono del campanello seguito da un “stanno arrivando!” di Nadia rompe
l’idillio e obbliga i due a posare i bicchieri ed entrare nei panni dei
perfetti adulti supervisori.
Via via che i ragazzi arrivavano, Elena e Damon si alternano alla porta
per interagire coi genitori, mentre l’altro fa accomodare i ragazzi, o rifornisce
l’aperitivo di patatine, salatini e tartine, o gestisce l’immensa quantità di
cappotti che va ad accumularsi.
Ed Elena ha dovuto desistere dal mettersi in mezzo quando la onnipresente
SkylerFinn si è presentata
alla porta proprio quando era il turno di Damon accogliere.
-Se sei in comodo potresti aiutarmi con questi -
Damon – dopo un quarto d’ora abbondante di molestie verbali subite da Skyler - ha raggiunto Elena in cucina, intenta a riempire
l’ennesimo vassoio coi crostini preparati da Caroline e Nadia. Lui la osserva
perplesso, non capendo cosa la infastidisca visto il tono risentito che ha
usato verso di lui.
-Come?-
-Beh devo fare tutto da sola o pensi di darmi una mano?-
-Ma…credevo di farlo….gestendo i genitori-
Lui alza un sopracciglio confuso e si avvicina a lei per prenderle il
vassoio.
-Si ma devi salutarli, non intrattenerli con i tuoi racconti-
-Ma di che parli-
-Niente….porta questo-
Lei fa per porgergli il vassoio, ma lui, improvvisamente illuminato sulla
ragione della sua stizza, le si avvicina pericoloso ed anche visibilmente
compiaciuto, spostandole leggermente i capelli lunghi lasciati sciolti, fino a
scoprirle una porzione di pelle diafana messa ancor più in risalto dal suo golf
bordeaux. Elena sussulta appena, colta alla sprovvista ed è già pronta a
protestare, o meglio, lo sarebbe se solo la sua bocca ricevesse l’input dal
cervello, invece di restare in silenzio, connivente a quel suo gesto impulsivo
e pericoloso.
E decisamente perde ogni capacità cognitiva quando il respiro caldo le
accarezza il lobo dell’orecchio, provocandole un eccessivo aumento dei battiti.
-C’è solo una donna….che vorrei intrattenere-
Elena deglutisce a forza, pregando alla sua testa ed alle sue ginocchia
tremolanti di non abbandonarla proprio in quel momento; perché se non fosse per
i ragazzi, per la situazione, per tutte le circostanze a loro avverse, è da un
po’ che avrebbe voluto perdere il controllo con lui.
Quando lo sente allontanarsi, una leggera corrente d’aria fredda la
sfiora facendole recuperare la lucidità persa e lo fulmina con lo sguardo
mentre lo osserva uscire dalla cucina col vassoio di tartine, tentando
inutilmente di far passare il calore che le sta avvampando il volto.
Più tardi, quando i ragazzi sono arrivati tutti, la musica è sistemata e
le teglie con il primo sono al caldo in forno, Damon ed Elena comunicano ai
figli che si ritirano in mansarda per lasciarli liberi.
-Bene, allora togliete un po’ di piatti usati che sono sparsi dappertutto
e poi portate la pasta, ti conviene far te le porzioni Nadia, se lasci la cosa
in mano agli altri faranno sicuramente un pasticcio-
-D’accordo, grazie, mi farò aiutare dalle ragazze ad impiattare-
-E chiamami se hai bisogno-
Nadia sorride imbarazzata alla mamma di Alec, chiamato a rapporto dai due
adulti. Intanto nello sfondo i loro amici mangiano, chiacchierano e ridono
contenti.
-State attenti che non manchi da bere e il ghiaccio è nel congelatore-
-Noi siamo in mansarda….evitate di mettere la musica troppo forte
altrimenti i vicini si indispongono-
-Non ci avevi parlato?-
-Sì certo, ma non andiamo oltre una certa ora e soglia di volume-
-Ok-
-E…tenete d’occhio Julie e James, che non so dove siano andati…-
-Erano a cercare dei giochi da fare tutti insieme-
-Ok, non distruggete niente-
-Sì abbiamo capito-
Nadia rotea gli occhi scuri verso suo padre e poi fanno loro il gesto di
andarsene, non vedendo l’ora di poter stare con gli amici senza gli adulti tra
i piedi. I due li osservano salire su e poi tornano dal gruppo.
***
In mansarda Elena ha portato un po’ di pasta e Damon vino e bicchieri,
c’è il divano letto e la tv, oltre ad uno spazio con scrivania e pc ed una
ampia finestra da cui filtra la luce lunare. E’ la zona dedicata ai ragazzi,
dove Julie e Matty giocano o studiano. Elena posa
tutto sul tavolino davanti al divano mentre Damon accende la tv.
-Allora, cosa mi proponi?-
-Oh beh, abbiamo i grandi classici – una serie di Frak Capra, western – o
più moderni se vuoi-
-Oh, ce l’hai “Accadde una notte”?-
-Certamente…-
Damon sorride, consapevole di quanto quel film le piacesse, almeno un
tempo quando lui le fece vedere un film di Capra ed Elena li volle guardare
quasi tutti praticamente, scegliendo
Accadde una notte come il suo preferito, sostanzialmente perché consacrò la
scena dell’autostop. Lui scorre nel menù fino a trovare il film in bianco e
nero e gli da il via, per poi andare a sedersi accanto a lei che gli porge il
piatto di pasta.
Passano il primo quarto d’ora mangiando, commentando il film e
osservandosi reciprocamente di sottecchi finché non finiscono la pasta, si
mettono più comodi e iniziano a bere già qualche bicchiere in più. E
lentamente, quasi come un inconscio desiderio di entrambi, si trovano spalla
contro spalla, con le gambe di lei che si allungano per arrivare al tavolino e
Damon, in un gesto neutro, gliele solleva per metterle sulle sue e poter posare
le proprie mani sulle ginocchia, lasciandola leggermente sorpresa per
quell’atto carico di intimità. Elena adesso che sente la pelle di lui contro la
stoffa delle calze nere non riesce neanche più a seguire il film, continuando a
far vagare lo sguardo dallo schermo, alle mani di lui fino a salire al suo
volto dal quale poi scappa come una ragazzina imbarazzata. E ripete questo silenzioso
percorso, alle volte indugiando di più, svariate volte fin quando Damon non
decide di accogliere quel suo sottile e intenso richiamo muovendo leggermente
le dita per disegnare invisibili cerchi sulla pelle scoperta dalla gonna, ma
protetta dalla stoffa delle calze.
Il cuore di Elena batte così forte che teme lui possa sentirlo, come i
respiri che si caricano irregolari e riempiono l’aria intorno a loro, fino ad
isolare persino le voci del film che adesso nessuno dei due sta guardando. Ed è
quando Damon si volta affogando nelle iridi nere, avvolte nella penombra della
mansarda, che Elena capisce di essersi totalmente persa in lui.
Damon adesso, vinto dal suo sguardo fremente, allarga il braccio libero e
lo porta dietro alle spalle di Elena, accarezzandole dolcemente i capelli e
quel tocco la fa sciogliere, percependo tutta la sua tenerezza, perché le
carezze di Damon possono essere eccitanti, ma sempre cariche di un amore che
porta con sé tutto.
Non è parziale, non si da sono in parte a lei.
Se Damon la sfiora, o la guarda, o le parla, mette dentro tutto quello
che prova, tutto quello che sente e che lo muove.
Non lascia fuori niente.
I loro occhi parlano più di quanto abbiano fatto loro due in tutta la
sera e si raccontato quell’amore segreto e antico che ancora batte e scalpita
per risorgere dalla polvere e dal tempo, anche adesso che lei si avvicina con
lo busto per posare la testa contro il suo avambraccio e annusare il suo
profumo, la sua pelle, per guardarlo più da vicino e perdersi nei suoi mari
azzurri.
-Ciao-
-Ciao-
Damon sorride, di quei suoi rari sorrisi timidi che accendono cuore e
anima, e che Elena non vedeva più e forse, neanche ricordava. Così la donna,
dopo un profondo sospiro, di quelli che si fanno per buttare fuori l’adrenalina
e smettere di far tremare le mani, che servono a calmare un po’ il cuore e
riprendere il controllo, allunga leggermente il collo stanca di aspettare per
ciò cui aspira da troppo tempo.
E lo bacia, leggera, delicata, quasi col timore di ferirlo,
regolarizzando i battiti al ritmo dei suoi, ora che Damon reagisce facendo
appena pressione ricambiandoil bacio di
lei.
E forse, dopo anni, quello è di nuovo il loro primo vero bacio – senza
rabbia, senza frustrazione, o cieco desiderio di divorarsi- dolce, delicato,
carico di promesse e voglia di scoprirsi. Quello che ancora non è macchiato da
niente, ma si arresta ad un assaggio di una felicità appena scorta tra le
pieghe dei respiri. La mano di Damon ha smesso di carezzarle i capelli e si
allarga per avvolgerle la nuca in modo da premere quelle labbra morbide ancor
di più contro le sue mentre una mano di Elena si posa contro la sua guancia
accarezzandolo, facendo attenzione a non toccare la parte ferita e tumefatta,
per indurlo ad approfondire quel bacio e lui intuisce quello che desidera nel
momento in cui le labbra in movimento iniziano a schiudersi per accogliere la
sua lingua.
Ma a spezzare l’incantesimo sono i passi che arrivano dalla scala che
porta in mansarda che li fa scattare brutalmente sull’attenti, obbligandoli a
rimettersi immediatamente seduti.
E soprattutto, lontani.
Alec apre la porta della mansarda chiamando sua madre.
-Mamma….-
-Ehi-
Elena si ravvia i capelli osservando suo figlio con fare colpevole.
-Siamo pronti…possiamo portare il dolce-
-Oh, certo arriviamo-
-Ok vi aspetto giù-
Alec si dilegua ed Elena segue con l’orecchio i passi pesanti – e meno
male, pensa – di suo figlio che corre al piano di sotto. Si passa la mani sul
volto e poi, evitando quasi di guardare Damon, fa per alzarsi, ma lui le
afferra un polso per tirarla verso di sé.
-Ehi, tutto bene?-
Lo sguardo preoccupato di lui la calma all’istante e si ammorbidisce in
un piccolo sorriso incerto. Elena sa cosa sta facendo, o meglio, sa che ha
scelto di tentare una strada tortuosa e pericolosa; così sospira e prima di
alzarsi si allunga per baciarlo sulle labbra.
-Non chiedere-
Lui resta spiazzato dall’alone di tormento che scorge nel fondo dei suoi
occhi comprendendone l’origine e per questo decide di non domandare oltre e si
alza seguendola.
Ci sono state foto, auguri, regali, risate e quant’altro. Alla fine, Kayla, Claire, Colin e uno dei gemelli Parker – quello che
flirta con Claire- sono rimasti anche a dormire, come conclusione finale del
party per la gioia di Elena e Damon che potranno rimettere a posto cucina e
salotto con i ragazzi che guardano film horror in mansarda, mentre Julie e
James sono stati cacciati dal gruppetto grande e alla fine sono andati a
dormire in camera di Matty dove c’è il letto a
castello in cui dormivano lui e Julie quando lei era più piccola, prima che
avesse una camera tutta per sé.
Mentre Damon dormirà nella camera degli ospiti ed Elena in quella di Julie.
Nessuno dei due è intenzionato a toccare il letto dei coniugi Salvatore.
****
Il ristorante dove l’ha portata suo marito è bellissimo, con una vista
incantevole della costa ed il giorno dopo faranno una passeggiata sul lungo
mare, stupendo anche d’autunno inoltrato. Era tanto che loro due non si
concedevano un momento intimo senza figli, litigate sul possesso del
telecomando, occhiaie, turni massacranti.
Solo loro due, come quando si sono innamorati con tutta la dovuta
pazienza che è occorsa al tempo per farli avvicinare; ma ne è valsa decisamente
la pena, pensa questo Stefan mentre osserva la sua bellissima moglie domandare
al cameriere alcune delucidazioni sui dolci alla carta perché lei, da cuoca,
vuol capire bene, non le interessano piatti dai nomi fantasiosi, vuole capire
di che roba si tratti.
E’ valsa la pena tutto il loro tortuoso percorso, tutte le indecisioni,
le litigate, le gelosie soffocate e le frecciatine di suo fratello o la
cocciutaggine di Elena. E’ valsa la pena perché non c’è dubbio alcuno per lui
che Caroline sia la sua persona, anche nei momenti duri, di crisi, quando il
college li teneva lontani o i turni da specializzando lo assorbivano totalmente,
quando non sapeva più se voleva fare il medico perché non aveva passato alla
prima il colloquio con la commissione per l’abilitazione e lei era stata lì con
pazienza e anche forza ad incoraggiarlo sempre.
Anche quando avrebbe voluto avere suo fratello con sé – pensa questo
mentre contrae la mano dolorante, resa malconcia dall’urto con il mento di
Damon - con i suoi assurdi consigli che non bastava sentire per telefono o in
qualche email. Stefan ha sofferto in silenzio l’assenza di Damon, non lo ha mai
detto a nessuno anche se a sua moglie non serviva certo domandarlo, per questo
ad un certo punto si è attaccato ad Aaron, il ragazzo che frequentava Elena
conosciuto al corso di storia al college e che si era offerto tante volte di
ascoltarlo – per quanto Stefan parlasse- di consigliarlo, arrivando addirittura
a non chiedere, ma offrirsi come suo testimone di nozze.
E mentre ripercorre il suo rapporto di amicizia non può fare a meno di
sentire una nota amara perché per quanto voglia bene al suo fratello
“acquisito”, lui non è Damon.
E non è neanche Elena.
Elena che, a modo suo, amando suo fratello glielo aveva restituito, in
quegli anni in cui erano stati insieme al liceo, e anche adesso a distanza di
tanti anni, era sempre stata lei –in modo stavolta più brutale – a restituirglielo,
a ricondurlo a lui. Come un filo invisibile, un piccolo lumino nelle tenebre,
era l’amore di Elena per suo fratello ad aiutarlo a trovare la strada verso di
lui.
Per questo lo aveva colpito al parco, come per fargli capire, sentire,
tutto il suo risentimento per essere scappato dall’altra parte del paese,
egoisticamente ferito per non essere stato scelto da lui, lui che doveva
fuggire da lei.
-Va bene?-
La voce acuta di sua moglie lo riporta coi piedi per terra ed alza gli
occhi verdi su di lei che lo osservano adesso leggermente preoccupati al suo
asserire un “mm?”.
-Che pensavi?-
-A niente-
-Ehi….-
Il tono ammonitore caricato della sua tipica dolcezza materna lo smuove
appena, mentre continua a tendere la mano e ricontrarla in una sorta di piccola
fisioterapia.
-Sto bene….pensavo solo…a Damon-
Lei vorrebbe ribattere con frasi tipo “a lui e non a me?” o “la tua
mano è un doloroso promemoria”, ma intuisce che suo marito abbia necessità
di condividere con lei quel macigno che lo affligge.
-Avanti…dimmi-
-Niente Care…è che questa situazione non può finire bene, non è
possibile-
-Lo so, ma è la loro vita e devono scegliere loro-
-E io come devo comportarmi con Aaron? Come posso…come posso fare finta
di niente?-
Eccolo lì l’uomo onesto e integro che ha sposato, è quello che più la
commuove, ma non per la sua moralità – alta certamente – ma per l’ardore e la
sofferenza reale che questo gli comporta.
-Capisco anche questo, come so anche che se e quando verrà fuori….la tua
amicizia con lui ne risentirà, perché Damon è tuo fratello e questo prevale,
prevale anche sulla tua amicizia con Aaron che non potrà passarci sopra. E so
che questo ti ferisca e ti rattristi, ma non possiamo far nulla se non esserci
per loro, tutti loro. Tu devi sentirti libero di amare Damon, ma anche di
contraddirlo e di stare vicino al tuo amico se lui vorrà, questo non scordarlo-
Stefan la osserva affogando nei suoi oceani azzurrissimi e limpidi, pieni
di genuinità, la stessa che lo ha fatto innamorare e sente un leggero sorriso
increspargli il volto mentre la guarda.
-Ti amo-
-Ti amo anche io-
-Adesso però basta parlare di loro-
-Oh ti faccio vedere le foto che mi ha mandato Nadia, della torta! E ne
ho alcune anche di Elena, vedessi quanto è carina nostra nipote! Ce n’è una
immortalata da Elena dove si vede lei che mostra alle sue amiche gli orecchini
che le abbiamo regalato!-
Stefan si allunga per guardare lo schermo mentre Caroline scorre le
immagini e gli spiega nel dettaglio tutto, esaltandosi soprattutto per una dove
Nadia sta ridendo emozionata mentre Damon le mette il dolce con le candeline
davanti.
E più che sua nipote, osserva sua moglie nei cui occhi vede riflessa
tutta la bellezza di Nadia per il modo in cui lei ne parla, o sorride per
qualcosa che la riguarda. Caroline non è nemmeno la zia naturale, lo è lui, ma
nutre un amore unico per questa ragazzina nonostante l’abbia vista crescere
lontano.
In realtà quando loro sono andati a trovarli, come tappa prima della luna
di miele, subito dopo il matrimonio, e Nadia aveva appena una settimana,
ricorda benissimo lo sguardo commosso di sua moglie nel momento in cui l’aveva
tenuta in braccio e di come le fosse dispiaciuto lasciarla così presto.
In tutto questo, i veri diretti interessati del tornado che potrebbe
scatenarsi presto sono proprio Nadia, Alec e James. Ed è forse la cosa che lo
preoccupa di più e capisce anche perché Caroline sia sempre così tutta
concentrata nel far sentire amata soprattutto Nadia.
Sospira e torna a concentrarsi su sua moglie e sul resto del loro
romantico week end che li attende, provando a rilassarsi e godersi questo
momento.
****
Una volta dato il via alla lavapiatti, Elena appende l’asciughino al
gancetto in ferro battuto fissato al muro della cucina e si stira appena la
schiena dolorante e stanca. Damon ha portato fuori la spazzatura, hanno
sistemato praticamente tutto e i ragazzi sono su in mansarda e visto che non
ode più schiamazzi e urla, deve dedurne che si siano addormentati guardando un
film. Prima di andare a letto farà un salto silenzioso per vedere che succede,
spera solo non abbiano idee strane.
Scuote la testa per cacciare pensieri fastidiosi e poi muove un po’ le
spalle in cerca di un vano sollievo, fin quando i passi leggeri di Damon non
attirano la sua attenzione.
-Ehi, stai bene?-
-Sì sono solo un po’ stanca-
Lui si lava le mani nell’acquaio e poi le fa un cenno indicandole di
uscire dalla cucina. Spenge tutte le luci del piano terra e la raggiunge in
corridoio afferrandole una mano.
-Dove vuoi andare?-
Glielo bisbiglia sottovoce per non turbare il silenzio che si è
finalmente stabilito nella casa e lo osserva curiosa.
-Facciamo piano, non voglio che le iene si sveglino-
Se la tira dietro, su per le scale, superando la camera di Matty dove dormono Julie e James, quella di Julie e arrivano
a quella degli ospiti dove Damon entra accendendo la luce.
-Damon-
Elena fa per protestare, consapevole che NON POSSONO assolutamente fare
niente con i ragazzi in casa che potrebbero svegliarsi da un momento all’altro.
Lui le lascia la mano e si dirige ad accendere la luce sul comodino, spenge
quella grande e chiude a chiave la porta di camera. Dopo di che torna con lo
sguardo su Elena sempre più allarmata.
-Tranquilla cappuccetto non voglio mangiarti….ma solo farti un massaggio-
-Non sei spiritoso…-
-Dai Elena…prometto….sdraiati….-
Le indica il letto su cui gli occhi marroni scorrono titubanti, non teme
che lui le faccia del male, teme piuttosto di cedere al desiderio palpabile di
cui arde per lui.
Lo vede con la coda dell’occhio dirigersi in bagno e riapparire con un
olio.
-La tua amica è matta, mette l’olio per il corpo per gli ospiti-
-Quando è matta è mia amica, quando è adorabile è tua cognata-
-Beh i tuoi amici sono sempre stati strani-
-Ah i miei? Vogliamo parlare dei tuoi?-
-Io non ho amici…-
-Oh sì certo, certi hai fatto bene a perderli!!-
-Ad esempio?-
-Ad esempio Kai Parker….hai presente quello che
si è presentato stasera per portare i gemelli e con cui sei stato a chiacchiera
per un’ora???-
-Beh…non lo vedevo dal college! Avevamo da raccontarci molte cose…-
-Oh tipo di come ha spezzato il cuore a Bonnie???-
-Tecnicamente è stata lei-
Lui fa spallucce mentre Elena, infastidita, si dirige verso il letto.
-Che falso!-
-Shhh parla piano-
La sbeffeggia e per tutta risposta Elena lo colpisce leggermente su un
braccio per poi togliersi le scarpe e sfilarsi la maglia di lana, sotto alla
quale ha una camiciolina di seta con il bordo dello
scollo in pizzo, da sotto al quale anche nella penombra, Damon scorge
chiaramente il seno avvolto in un reggiseno, anch’esso di pizzo.
Lei sfugge a quello sguardo carico al quale potrebbe cedere tempo zero e
si sdraia di pancia sul letto matrimoniale in attesa di lui. Anche Damon si
sfila le scarpe e sale sul letto mettendosi cavalcioni su Elena, tentando di
non sfiorarla; le scosta i capelli e delicatamente le abbassa le spalline per
scoprire le spalle, sentendola respirare più intensamente ora che le sue mani
la sfiorano per liberare la pelle dalla stoffa.
Damon versa un po’ di olio sulle proprie mani e sulla sua schiena
all’altezza delle spalle dove inizia a massaggiare lentamente, con una
pressione quasi impercettibile, più massaggia più aumenta la pressione e lavora
per scioglierle le tensioni che accavallano i suoi nervi stanchi, percorrendo
la linea delle sue scapole, la colonna vertebrale, per salire su fino al collo.
-Sei bravo….-
-Lo so….-
-Oddio….-
Quando Damon preme un po’ di più nei punti dove la sente più rigida,
Elena trattiene il respiro carico di piacere per quel tocco di cui necessitava
e ad un certo punto mentre lui le massaggia le spalle, lei tenta di sfilarsi il
sopra per scoprire del tutto la schiena e farlo lavorare meglio anche sulla
parte bassa.
-Sollevati-
Elena alza appena il busto dal materasso in modo da consentire a Damon di
sfilarle il top e il reggiseno ed un brivido di freddo le fa venire la pelle
d’oca. Ma la sensazione di freddo è presto sostituita dalle mani calde da cui
trae subito giovamento, che adesso possono vagare più libere sul resto della
sua pelle, scendendo ai lati del suo tronco, sfiorandole la parte esterna dei
suoi seni mentre scende giù fino ai fianchi, tanto che lei in modo quasi
involontario risponde al suo tocco assecondandone i movimenti.
Le mani vagano desiderose sulla pelle esposta, anche ora che è nella
parte lombare dove ha i suoi buchi di venere, mentre porta i palmi aperti in
pressione verso l’esterno sui fianchi e risale lungo la linea del suo busto
sfiorandole con la punta delle dita, la porzione di seno che emerge ed Elena
d’istinto stacca appena la pancia dal materasso come a volerlo invitare ad
insinuarsi tra di esso e lei per accarezzarle tutto.
Ma Damon non vuole arrivare lì tanto presto, per quanto ormai la sua
erezione sia vistosa ed Elena la percepisca solo leggermente perché contenuta
dai pantaloni di lui.
Così le sfiora, resistendo più che può, appena di nuovo i seni, facendo
scorrere le mani fugacemente nello spazio che lei gli sta creando sollevando
appena il petto e sente i suoi respiri rotti, il battiti galoppanti, l’aria che
si riempie della sua eccitazione; soprattutto quando reprime un lamento quando
lui torna di nuovo con la punta delle dita a scivolare rapido verso i suoi
seni, toccando appena i capezzoli già turgidi per scappare via e tornare alla
base della sua schiena.
Non sanno quanto potranno resistere, nessuno dei due.
Le mani grandi vagano di nuovo sulla parte lombare, al bordo della gonna
che non gli consente di proseguire, ma è di nuovo lei a prendere l’iniziativa e
sollevando appena i fianchi si slaccia il bottone e fa il gesto di far scorrere
via la gonna, lasciando poi a Damon il compito di toglierle anche quella ed
insieme anche le calze.
Così lui retrocede sul materasso seguendo la linea delle sue gambe che
vengono scoperte man mano che la stoffa nera del collant scivola sulla sua
pelle fino a toglierle del tutto e lasciarla solo con i suoi slip,
rigorosamente abbinati al reggiseno.
Neri, di pizzo.
Elena, vuoi farmi morire.
Lo pensa, ma non glielo dice e riprende in silenzio il suo percorso
d’amore sul suo corpo, percorrendole le gambe con le mani, dalle caviglie ai
polpacci fini, alle cosce toniche fino alle natiche sode sulle quali gli viene
d’istinto di posare un bacio che la fa mugolare appena, riempiendolo di
orgoglio e il suo olfatto, li vicino a quell’unico lembo di stoffa rimastole,
già capta l’odore pungente del suo desiderio.
Ma Damon quando vuole sa essere molto paziente e riprende il suo
massaggio, stavolta facendo scorrere le mani in basso quando Elena, di nuovo,
solleva i fianchi come per indurlo ad introdursi verso il suo ventre.
Ormai i respiri irregolari di Elena riempiono la stanza che bolle del
desiderio di entrambi e Damon continua il suo massaggio sul fondoschiena,
scendendo nell’interno coscia che sfiora dolcemente aiutato da lei che allarga
leggermente le gambe, obbligandolo a reprimere un gutturale gesto di piacere
quando le sue mani scivolano a sfiorarle l’inguine ancora avvolto dagli slip;
le sue dita percorrono l’orlo della stoffa scura mentre il bacino di Elena si
contrae involontario, nella ricerca disperata di un gesto più intenso, proprio
li dove sta bruciando per lui, già bagnata e pronta.
E Damon lo sente, quando passa nei suoi viaggi silenziosi sulle curve
della sua carne, scendendo dalle dune del suo sedere giù, verso il suo centro
nascosto, sfiorando le grandi labbra umide che hanno intriso di piacere la
stoffa della biancheria, sente benissimo quanto Elena lo voglia.
Ma si sono promessi di non fare niente – come se questo non lo fosse- in
quella circostanza, così può solo assaporarla a piccoli frammenti, può gustarne
l’odore, la consistenza ma non può affondare dentro di lei. Così continua il suo
supplizio agrodolce, scostando talvolta con la punta delle dita la stoffa e
toccando la carne bollente delle sue labbra che lo chiamano, mentre i movimenti
di lei sono volti a pregarlo di entrare anche solo un istante.
E glielo concede. Un solo istante che la riempie e svuota strozzandole la
gola in un lamento pieno quando un dito di Damon entra finalmente dentro di
lei.
E le lascia un vuoto quando esce di nuovo, soprattutto quando non lo
sente più su di sé e così curva la testa per cercarlo con lo sguardo e lo trova
in balia del suo stesso desiderio.
-Damon-
Elena si tira seduta in tutta la sua bellezza e nudità e lo raggiunge in
ginocchio sul letto, prendendo il suo volto tra le mani.
-Sto impazzendo per te Elena….Dio, sei così bella-
Lei quasi si commuove per l’intensità delle sue parole e lo bacia
dolcemente.
-Non ho bisogno che tu mi divori, ma ho bisogno di sentirti-
Gli occhi marroni tentano di comunicargli che è questo quello che le
occorre, sentirlo sulla sua pelle, nei suoi respiri, tra i capelli, nel suo
sguardo, non che Damon la possieda e basta; e così inizia a spogliarlo sotto il
suo sguardo attonito e confuso, togliendogli i vestiti di dosso per farlo
rimanere nudo, esattamente come è lei, facendo sparire gli ultimi pezzi d
stoffa a dividerli. Le mani di lei gentilmente lo accarezzano, scorrono sul
petto cercando il cuore, percorrono la linea perfetta del sul petto fino a quel
bacino le cui anche in rilievo sono una parte di lui che le è sempre piaciuta,
scende giù ad afferrare tra le sue mani la sua erezione pronta e godendo del
suono gutturale che gli spezza il respiro mentre continua a perdersi nei suoi
occhi.
Elena lo induce a sdraiarsi per poi coricarsi su di lui senza perdere il
contatto visivo, lascia che i propri capelli lo accarezzino solleticandolo, sul
collo, sul petto, vuole sentire i suoi seni contro la sua pelle fredda per
indurle quel brivido che la fa impazzire, ha bisogno che Damon senta i suoi
capezzoli turgidi, che gli sfiori appena con i palmi delle mani scendendo lungo
i suoi fianchi fino a posarli sulle sue natiche e condurla ad accarezzare con
il suo ventre il suo membro turgido che si bagna senza penetrarla e Damon
potrebbe venire in quel momento stesso, senza nemmeno aver saggiato fino
infondo il suo calore avvolgente.
E lei continua a muoversi delicatamente, senza pretendere, lasciandolo
libero di far vagare le sue mani lungo la schiena, tra i suoi capelli
scompigliandoli, mentre i loro corpi caldi si appiccicano e lui le percorre il
volto disegnando il contorno delle sue labbra.
E gli muore lì, in quel passo che ancora non può fare, in quel grido che
ancora non sa tirare fuori, il suo disperato bisogno di dirle quanto la ami.
Con quanta disperazione e dolore, ma anche passione necessità.
Ed Elena lo sa, tanto che per la sua stessa paura, lo bacia per zittire
la mente e il cuore, prima che possano ribellarsi al suo controllo.
Lo respira più che può e Damon la asseconda approfondendo quel bacio che
non vuole essere carico di adrenalina pura o di sesso, ma solo del bisogno
dell’altro. Tanto che Elena sente il suo ventre calmarsi e l’erezione di Damon
scemare.
Quando si staccano per prendere aria, Damon scosta i capelli dal suo
volto sorridendole, quando un brivido di freddo la fa sussultare.
-Andiamo sotto le coperte?-
-Forse è meglio-
Le da un altro bacio e poi si scostano appena per infilarsi sotto il
piumone e lei si rannicchia in quell’abbraccio che ha sognato e cercato in
molte notti solitarie.
-Dobbiamo dividerci, non possono rischiare che mi trovino qui-
-Metto la sveglia, ci alziamo in tempo-
Lui allunga un braccio in cerca del telefono abbandonato sul comodino e
poi torna da lei.
-Damon-
Lei alza il capo per cercare il suo sguardo acceso, adesso
improvvisamente vinto dalla spossatezza.
-Dai Elena, non fare la rompiscatole e resta stretta a me stanotte-
C’è una nota infantile che le intenerisce il cuore in quella sua
richiesta bisbigliata appena tra uno sbadiglio e un bacio posatole sulla
fronte. Così si lascia andare a lui che la stringe a sé, i loro corpi
avvinghiati e una sensazione di pace come non provava da tanto tempo e lascia
che il respiro regolare di Damon, il battito calmo del suo cuore che le ricorda
tanto l’infrangersi delle onde sulla battigia, la cullino fino a farla
addormentare.
Eccomi gente!
Stavolta sono stata più
veloce ma lo avevo già buttato giù in preda ad una frenesia creativa…che ne
pensate??? So di aver dato pochissimo spazio a Nadia ed Alec ultimamente, ma
recupererò presto; adesso necessitavo di darlo al delena,
classicamente in stile quiete prima della tempesta….XD!!!!
Scusate se mi intrattengo
poco nelle descrizioni, ma lascio a voi i commenti….e come sempre grazie alle
bellissime ragazze che commentano sempre (cioco_93 ad esempio o Dobreva_16 e
tutte le altre!!!!!Siete uniche!!!)
La sveglia dell’Iphone di Damon inizia a
pigolare fastidiosa, ma prima che il suono arrivi alle orecchie dei due amanti
trascorre ancora del tempo, un tempo in cui Elena si rannicchia ancor più
stretta tra le braccia di lui, lasciandosi cullare dal calore tiepido dei loro
corpi nudi avvinghiati.
Solo quando ormai l’ansia e il dubbio si affacciano alla soglia delle
loro coscienze, entrambi si muovono appena mentre Elena lo incita piano a
spegnere il telefono.
-Cavolo-
Lui si passa una mano sul volto e poi torna ad immergersi, ruotando
appena il busto, nei capelli di Elena.
Lei sorride leggera, provando a bearsi per un istante di quel tocco
intimo, ma poi sospira consapevole di dover rompere l’incanto.
-Io vado di là-
-No resta con me-
Lui farfuglia nel sonno, biascicando parole come fanno i bambini quando
non vogliono saperne di alzarsi e chiedono ancora cinque minuti.
-Damon-
La voce monitoria lo obbliga a staccarsi appena, consapevole di non poter
averla vinta, non stavolta. Le ha già fatto pressione la sera prima e deve
accontentarsi del fatto che lei abbia ceduto senza troppe storie e gli abbia
concesso di passare la notte insieme. Perché è questo che fa Damon, raccoglie
briciole di lei.
Così sospira profondamente e senza aprire ancora gli occhi appiccicati di
sonno e di tepore, cerca le sue labbra per baciarle teneramente, ma senza
trattenersi troppo altrimenti altre parti del suo corpo si sveglieranno molto
in fretta.
-D’accordo…-
-Tu dormi-
Elena ha gli occhi aperti mentre posa una mano sulla sua guancia e lo
osserva abbandonato sul cuscino con le pozze chiare ancora nascoste dalle
palpebre chiuse; così non può vederla sorridere totalmente vinta da quella
bellissima visione di lui che si bea del suo tocco dolce. Si allunga di nuovo
per lasciargli un ultimo bacio, quando sente le mani di Damon muoversi quasi
istintivamente lungo la linea dei suoi fianchi, pizzicandola pericolosamente.
-Ok vado-
Si alza leggermente col busto, coi capelli che le scendono lungo la
schiena e un alito di freddo le sfiora la pelle scoperta adesso che ha scostato
le coperte per sgattaiolare via, ma Damon è più veloce e nel buio della camera
spalanca quei suoi occhi troppo azzurri che la cercano e una sua mano forte
raggiunge svelta la sua nuca per tirarla un’ultima volta sulle sue labbra. Lei
non protesta minimamente e lascia che si trovino in un bacio profondo, carico
di amore e desiderio.
Quando la lingua di Damon trova la sua e il suo stomaco si aggroviglia in
un miscuglio di sensazioni Elena capisce che deve davvero fuggire.
-Lasciami andare…-
-Non ti sto trattenendo-
Adesso che i loro occhi si incontrano, Elena può ammonirlo anche con lo
sguardo ricevendo un’alzata di sopracciglio seguita da uno sbuffo.
-Si va bene, lo sto facendo…ma che posso farci, mi piace fare l’amore con
te-
La pelle d’oca le graffia la pelle non a causa del freddo, non stavolta.
Ma dall’intensità dispiegata tra le sfumature di azzurro mentre pronuncia
quelle parole che hanno un significato carico ben preciso.
Gli ha resistito due mesi.
Due mesi da quando è riapparso, dopo anni, nella sua vita e sono bastati
per farla capitolare, per farle tornare a battere il cuore e le gambe a
tremare. Sono stati sufficienti per far sì che lui le parlasse con quel tono,
quell’inflessione nella voce da cui trapela tutto il suo bisogno di lei.
In un modo in cui solo Damon sa parlarle, e lo ha sentito di nuovo sotto
la sua pelle.
Come la prima volta.
Deve deglutire tutta la paura pronta ad assalirle gli occhi e il cuore
per riprendere lucidità e decidere finalmente di fuggire, non prima di avergli
sfiorato una guancia col dorso di una mano.
E Damon capisce che in quel tocco ci sono tutte le parole che lei ancora
non sa dire.
E per adesso va bene così.
Quando vede la porta chiudersi e lei sparire, sprofonda nuovamente nel sonno
immerso nel profumo di lei, con quel “ti
amo” non detto che muore sulle sue labbra.
Elena si è defilata fuori dalla stanza di Damon con i vestiti sgualciti infilati
alla rinfusa e un volto stranamente rilassato nonostante le occhiaie, perché
non può negare a se stessa quanto sia riposante dormite tra le braccia di
Damon. Ed un brivido freddo le corre lungo la colonna vertebrale al pensiero di
quanto tutto questo sia terribilmente sbagliato.
E’ sempre lì che si torna, allo sbaglio. Al non giusto, all’errore.
Come può tutto questo essere un errore?
Oh, lo sa fin troppo bene.
Sospira affaticata dalla situazione e si infila in camera di Julie per
prendere le cose che le occorrono e farsi una doccia veloce, il sonno ormai le
è già passato.
*****
-Tua zia è veramente un mito-
-E ha una casa bellissima-
-Come mai Alec tu non l’hai mai sfruttata?-
Kayla allunga una mano per rubare un po’
di pop corn dalla ciotola che si sono portati in
mansarda e punta svelta gli occhi chiari su Colin.
-Perché non è suo nipote davvero!-
-Ma che c’entra….lui la chiama zia-
-Che poi questa cosa è inquietante, insomma voi state insieme e
condividete i parenti-
-Ma non sono parenti davvero!-
Per la ragazzina, l’unica più sveglia nel gruppo ad aver inquadrato la
situazione dei due amici, non c’è speranza nel farlo capire anche agli altri
così scuote la testa in segno di resa.
Nadia e Alec intanto, sdraiati sulle coperte posate sul pavimento in
mansarda dove sono riversi a pancia in giù e le mani conserte sotto al mento
tutti disposti in cerchio tra gli amici, si guardano nella penombra della
stanza attraverso i commenti curiosi e una insolita leggerezza in cuore; non
stanno facendo nulla di che se non chiacchierare, raccontarsi storie di paura e
fare del buon gossip. Nel particolare sono tutti molto contenti di quel party,
forse perché JinnyFinn ha
tirato uno schiaffo a Chuck Prasbie dopo averlo
pizzicato a provarci con Lucy Convington, o perché al
gioco della bottiglia Luke finalmente ha potuto dare un bacio a Claire.
Insomma ordinaria amministrazione di ciò che rende una festa qualcosa di
cui parlare.
-E poi tuo padre è un gran fico-
-E’ vecchio-
-E’ un uomo…-
Alec e Colin ridacchiano per l’espressione infastidita di Luke
all’affermazione di Claire.
-Concordo con C-
Adessoanche Colin volge lo
sguardo verso Kayla, suscitando le risate sommesse di
Nadia e Alec.
-E’ un uomo vecchio-
-E’ affascinante-
-E poi che occhi-
-Oh, chissà come doveva essere da giovane…-
-Più o meno come adesso….solo magari con un improbabile golf largo con lo
scollo a v e lo spolverino di pelle-
-Agghiacciante il look di quel tempo-
-Mio padre è sempre stato vecchio anche da giovane-
Kayla sospira e poi rotea l’attenzione
verso un silenzioso Alec.
-Anche tua madre è bellissima, cos’è questa storia che avete tutti
parenti belli?-
-Già, ho visto le foto in salotto di tuo zio e tua zia e pure loro sono
dei gran fighi-
-Eppure tu Alec sei un cesso-
Il ragazzo ride infastidito e cerca di picchiare gli amici intenti a
deriderlo.
-E poi pensavo…che i vostri genitori sono tutti legati….sono tutti amici…quindi
magari erano un gruppo come noi-
-Mio padre è più grande di cinque anni di loro-
-Che cosa curiosa-
Rimangono un attimo in silenzio, le ragazze più dei ragazzi intente a far
considerazioni con Nadia che sospira. Se solo potesse confrontarsi su tutte le
sue paranoie con una di loro, ma ancora non si sente pronta. Non se deve
sputtanare suo padre o la mamma di Alec, anche se si tratta di una cosa del
passato.
-Comunque Nadia, ottimo ingresso in società-
Adesso la ragazzina volge lo sguardo un po’ assonnato verso una Claire
avvolta nel suo pigiama color lavanda, intenta a fissarsi lo smalto – che poi
cosa vedrà con quel buio – sorridendole dolcemente.
-Grazie dell’approvazione…io sono contenta-
-Direi, lo schiaffo di Prasbie preso alla tua festa sarà argomento di
conversazione da qui a Natale-
-Che figura-
-Anche lui poteva evitare-
-Ma è un coglione, si sa!-
-Ma comunque, immagino che anche a Los Angeles avrai fatto delle gran
feste-
Lei sembra pensarci un momento, mentre la curiosità dei presenti attende
di essere soddisfatta.
-Diciamo che mia madre è molto brava nell’organizzare i party-
-Che tipo è tua madre? Fa la giornalista in tv, giusto?-
-Davvero? Io non lo sapevo, su quale canale?-
-Non è proprio giornalista, cura la rubrica di intrattenimento del
telegiornale locale di LA-
-Figo-
-Sarà super bella anche lei-
-Ma quindi vive laggiù?-
-E non viene mai qua?-
La ragazzina prova a prendere aria tra tutte quelle domande improvvise e
per un istante lo sguardo scuro si adombra di tristezza e Kayla
sembra intuirlo.
-Andiamo, è una figata, puoi spostarti tra le due città più belle
d’America con la scusa perfetta! Ti invidio, anzi dammi una scusa per venire
con te la prossima volta-
Nadia le lancia uno sguardo di gratitudine, quando Colin e Luke iniziano
a punzecchiarsi con Alec, rompendo quel momento e coinvolgendo le ragazze. E
così tra una chiacchiera e l’altra finiscono per addormentarsi.
****
-Ok, e con questo pacco ho ufficialmente comprato tutti i regali di
Natale-
Caroline sorride soddisfatta mentre spunta un foglio di carta; come
sempre è riuscita a rispettare la sua tabella di marcia completando la lista
dei regali entro dieci giorni dalla Vigilia perché non si sa mai che debba
cambiare qualcosa e le cose sono tante, per ciascuna deve meditare un pacchetto
apposito, che si addica alla persona cui è destinato. Insomma ci vuole tempo e
cura, non è roba per principianti.
-Puoi comprare anche i miei già che ci sei?-
Gli occhi azzurri roteano niente affatto divertiti in direzione di Bonnie
che ridacchia, con Elena in sottofondo intenta a soffocare una risata mentre
affetta le mele per il dolce che devono preparare per la loro serata a tre, in
vecchio stile. Stefan si è offerto di portare Julie, Matty
e James al cinema, invece Alec ha una cena con la squadra, così casa Salvatore sarà
a loro completa disposizione.
Le due osservano Caroline mettere in un posto sicuro la lista.
-Oh sì, deridetemi pure mie care…ma tanto sappiamo tutte come andrà a
finire quando tra due settimane mi chiamerete in preda al panico perché non avrete
idee per i vostri regali-
-Beh scusa, sennò a cosa ci servi?-
Stavolta è Bonnie che ride alla battuta di Elena, mentre ruba una fetta
di mela e segue la bionda che si aggira per la propria cucina intenta a metter
su l’impasto della torta di mele.
-Senti dammi qualche suggerimento per Enzo…-
-Oh ma che spiritose, davvero…non vedo l’ora di vedere le vostre facce
quando scarteremo i regali-
-Lo sai che vale la regola per cui si fanno i regali ai figli, mentre per
gli adulti vale la coppia-
-Questa storia la inventano le persone come te, prive di originalità-
-Devo prendere un mutuo per fare un regalo a tutti-
-Per questo io non ho fatto figli-
Elena sorride a Bonnie che continua a rovinarle il duro lavoro mangiandole
le mele, così le bacchetta una mano. Caroline intanto sbatte le uova e pesa lo
zucchero.
-Come vi pare, fate pure-
-Eddai Care, tanto vinci tu tutti gli anni-
-A proposito quando li scartiamo?-
-Direi in montagna, esclusi ovviamente quelli in famiglia….-
-Cosa hai preso a Stefan? Io seriamente non so cosa prendere a Enzo-
-Chiudi la porta-
Bonnie corre a chiudere la porta della cucina, al piano di sopra ci sono
in mansarda Julie e James che guardano la tv mentre aspettano che Stefan, di
ritorno dal turno all’ospedale, si faccia una doccia e si cambi, mentre Matty è a giocare chissà dove in casa.
Care non vuole che sentano nulla, così abbassa leggermente la voce.
-Allora…Stefan è facilissimo, mi appunto sempre le sue osservazioni su
cose che gli piacciono o mancano….quest’anno gli ho preso il nuovo Apple
Watch…-
Le due amiche si guardano perplesse, Caroline ha sempre fatto regali un
po’ strani a Stefan; la bionda di contro versa lo zucchero e poi si dirige a
prendere lo sbattitore.
-Mi ha piantato una storia assurda sul modello di un suo collega
all’ospedale e di quanto sia utile rispetto al cellulare, un cercapersone
evoluto insomma, che lo fa sentire di nuovo uno specializzando!!! Vallo a
capire mio marito…-
Sospira trasognante, alzando velocemente gli occhi chiari sulle amiche
mentre srotola il filo del frullino elettrico e attacca la presa.
-Oh e invece a Nadia…oh adorabile, le ho preso un nuovo zaino per la
scuola, quello che ha è vecchio e ne avevo visto uno tutto in pelle….-
-Wow-
-Ti sei data da fare…-
Care fa partire il frullino e il rumore elettrico copre per un attimo le
loro voci finché lo zucchero e le uova non si sono ben amalgamate, poi lo
spegne e si dedica agli altri ingredienti.
-Sentiamo voi due invece….visto che fate tanto le grosse-
-Non facciamo le grosse, solo che non ce ne preoccupiamo adesso-
-E poi Alec e James me lo dicono cosa vogliono….-
-E rovinare la sorpresa…!-
-Perché, la lettera di babbo Natale di Matty
non è prevedibile?-
-Ma lui mi mette molte scelte e non sa fino all’ultimo cosa lo aspetti-
-Prima o poi dovrai dirgli che non esiste-
-Accendi il forno….-
Bonnie si alza dallo sgabello su cui era comodamente seduta superando le
due amiche in piedi, entrambe intente a lavorare ai rispettivi compiti l’una
accanto all’altra.
-Lo so, già non fu facile con Julie che comunque lo aveva scoperto dal
fratello minore dei gemelli Parker…e tutto sommato poi l’ha presa bene…ma Matty…-
-Non credo che i Parker abbiano l’innocenza adeguata per credere in babbo
Natale-
-I Parker sono i Parker-
-Adesso non esagerare-
Bonnie torna seduta al suo posto.
-E a Damon cosa hai comprato?-
La domanda della brunetta cade nel vuoto costringendo Elena a rallentare
le sue operazioni di affettatura, colpita in pieno dal pensiero di lui.
Lei gli dovrebbe fare un regalo? Non saprebbe nemmeno cosa, e forse non
sarebbe il caso. A quale titolo poi? Non conosce più i suoi gusti, cosa
potrebbe piacergli, se ascolta la stessa musica. E’ sempre stato difficile fare
i regali a Damon, per questo preferiva stupirlo portandolo in qualche posto
nuovo o a qualche concerto.
E’ totalmente persa nei suoi pensieri che non si accorge degli sguardi
curiosi delle sue amiche adesso che le sue mani hanno smesso di tagliare e le
orecchie di ascolta.
-Cosa-
-Oh niente-
-Ti osservavamo-
-Si è sempre avvincente…sai, il tuo sguardo-
-Quando si parla di lui-
-Avete finito?-
Alza il tagliere e lo reclina sulla ciotola dove ha già messo altre mele
affettate, accompagnando le fette col coltello per poi posare il tagliere e sbucciare
altre mele con una insolita agitazione.
-Allora, vuoi sapere cosa gli ho preso?-
Elena sospira fintamente disinteressata.
-Sentiamo-
-Due biglietti per i Knicks-
Adesso volta lo sguardo sorpreso verso la bionda.
-Come saprete lui e Stefan andavano a vederli sempre il 26 dicembre per
la partita amichevole di Natale…era una loro tradizione e visto che Damon manca
da tanto tempo…-
-E’ davvero un bel pensiero Care-
Bonnie le sorride, colpita profondamente dal suo gesto affettuoso, di
contro Elena sente una voragine amara spalancarsi nel petto perché lei non ha
idee e questo dimostra che, forse, non lo conosce davvero più.
-Dio Elena, tu hai mille cose che puoi fargli non fare quella faccia-
-Non so di che parli-
-TI prego avevamo detto basta fingere-
La donna sospira e prende il limone per bagnare le mele per evitare che
si anneriscano, poi ci versa sopra lo zucchero e dopo si passa le mani sul
grembiule per dirigersi nel reparto spezie e cercare la cannella, sotto lo
sguardo preoccupato delle amiche.
-Non avevo nemmeno pensato di fargli un regalo, onestamente…-
-Beh non farglielo allora….le cose tra voi sono già abbastanza
complicate-
-Concordo con Bon-
Caroline si abbassa per prendere una teglia dallo sportello inferiore e
la posa sull’isola per poi imburrare lo stampo.
-Comunque….come va tra voi?-
Elena è tornata con la cannella e inizia a spolverare le mele.
-Va…non…non pensiamo troppo a…insomma, parliamo, ci sentiamo quando ne
sentiamo il bisogno, lui mi racconta del lavoro, delle sue giornate, di tutte
le scemenze che dice e mi domando come possano i suoi clienti prenderlo sul
serio!-
-E’ Damon, un ammaliatore per natura-
-Giusto-
-Non voglio pressarti, ma con Aaron, invece?-
La domanda resta appesa nel vuoto quando sentono le voci provenire dal
piano di sopra; finalmente sono tutti pronti per partire.
Arrivano in cucina dove Stefan sfila uno spicchio di mela dalla ciotola
di una Elena che inutilmente protesta e poi va a dare un bacio a sua moglie.
-Siete pronti?-
-Sì andiamo-
-Mi raccomando non fate confondere vostro padre-
Caroline, Elena e Stefan si dirigono in corridoio con le belve e la mora fa
altrettante raccomandazioni a suo figlio.
-Oh e dimenticavo Care, oggi ho incontrato Kai,
ti ricordo che dobbiamo invitarli a cena…ha detto che sentiva lui Jo e Ric-
Caroline rotea gli occhi chiari scocciata, non ha mai avuto molta
simpatia per Kai, ma d’altronde è il fratello di Jo e due cene l’anno sono d’obbligo. Quindi o fissano dopo
le vacanze o come minimo se lo ritrova a Natale.
-D’accordo ma è un periodo pieno-
-Non è necessario farla adesso, ma non fingere di non ricordartene-
-Ancora non capisco perché sia tanto tuo amico-
-Puoi arrabbiarti con Damon, è lui che lo ha sentito-
-Oh, ti pareva! Tuo fratello è sempre il solito-
Lui ridacchia e poi esce trascinato dalle belve agitate, lasciando le tre
amiche alla loro serata tranquilla senza figli e tanto spazio per le
chiacchiere.
****
Settembre 1995
Elena e Caroline sono sedute in salotto
a casa Salvatore, intente a guardare un nuovo episodio di Beverly Hills 90210
mentre aspettano che Stefan finisca di parlare a telefono con sua madre, i loro
genitori sono via per l’anniversario di matrimonio e Lily Salvatore ha chiamato
suo figlio per sapere se è tutto a posto. Devono uscire, è sabato e Caroline ha
meditato mille cose da fare per il loro intenso pomeriggio. La scuola è già
iniziata da un po’ e prima che piombino nel periodo di test e valutazioni
vogliono godersi ancora la libertà post estate.
Elena continua a guardarsi
distrattamente intorno, domandandosi se Damon apparirà da un momento all’altro.
Lo ha perso di vista per tutta l’estate, quando a fine giugno lui è partito per
un viaggio di un mese col suo amico Klaus e lei ha ricevuto giusto qualche
inaspettata cartolina. Sono diventati una sorta di amici da quando – quel marzo
per il compleanno di Stefan – si è imbattuta in lui e si è creata una strana
intesa, fatta di chiacchiere rubate nelle pause di studio, improvvise sue
apparizioni alle loro improbabili serate cinema o film a casa loro.
Una strana amicizia è la giusta definizione,
perché Elena con lui si sente un po’ in soggezione, le fa uno strano effetto,
molto diverso da quello dei suoi amici coetanei. Si è detta che dipenderà dalla
differenza di età, ma la verità è che lei, quando è con Damon, si sente quasi
un’altra.
Tuttavia Elena ancora non lo sa,
non sa di non essere pronta, di non poter guardare fino infondo cosa le stia
accadendo, ci è troppo dentro e solo un osservatore esterno potrebbe aiutarla a
dare un nome allo strano tumulto che le agita il cuore.
Quella domenica ci sarà –tra l’altro-
la partita di inizio di campionato di basket e Stefan ci tiene che suo fratello
ci sia, glielo ha sentito dire a Care qualche giorno prima e lei sta covando
una muta speranza nel vederlo comparire lì.
Prova, con un sospiro, a reprimere
tutti quei pensieri inutili e ruba a Care un sorso di coca mentre la bionda si
agita, commentando l’episodio in tv e richiamando inutilmente l’attenzione di Elena.
-Allora…?-
-Si scusa, non lo so Care, non sono
convinta di questa scelta di Brandon….guarda Kelly come si sta riducendo-
-Vabbè tu tanto sei sempre e solo
pro Dylan-
-Oh ancora con questa storia-
Elena rotea gli occhi e ride
leggera, dimentica di tutte le sue preoccupazioni su Damon. Non fa in tempo a
controbattere che appare Stefan dicendo loro di spegnere perché possono uscire.
-Proprio sul più bello!-
-Dai tanto martedì danno le
repliche, lo sai-
-Comunque sei incorreggibile-
-Vi prego possiamo sbrigarci??-
-Chi devi vedere con tutto questo
entusiasmo, eh???-
Stefan storce il naso e si dirigono
verso la metro a piedi quando un clacson attira la loro attenzione e quando
Elena scorge, da dietro le sagome di Care e Stefan, un frammento azzurro di una
carrozzeria a lei familiare, lo sente, per la prima volta, con coscienza.
Quel battito in meno che le ferma
il cuore e le frena il respiro.
Per la prima volta Elena realizza –
quasi con vergogna, nascondendosi dietro ai suoi amici, con le guance che si
colorano in modo incontrollato – di quanto lo avesse atteso inconsciamente, di
quanto avesse desiderato rivederlo. Prima era solo un’idea, un pensiero che l’aveva
accompagnata in sottofondo durante la sua estate, ma adesso.
Adesso le è esploso tra le mani.
E si sente meno libera del solito,
quasi terrorizzata che gli altri si accorgano di quell’impercettibile
cambiamento nel suo sguardo scuro adesso che la Camaro li affianca e lui si
mostra in tutta la sua bellezza mentre si sfila gli occhiali e si aggiusta i
capelli un po’ scombussolati dal vento entrato dalla capotta abbassata.
E con quel sole del primo pomeriggio
che trafigge i suoi mari azzurri – Elena non lo sa quanto lui stia lottando per
non cercarla sfacciatamente con lo sguardo – lei gli sembra quasi un abbaglio.
Sente le voci di Caroline e Stefan
che lo salutano, qualche risata, qualche battuta, l’invito di lui a salire per
accompagnarli e lo stupore di suo fratello che non ha capito che in realtà
Damon spera di poter rubare un po’ di tempo alla ragazzina nascosta dietro di
loro.
La stessa che, adesso che i due
salgono, si trova totalmente davanti a lui voltato verso il lato passeggero
mentre Stefan tiene reclinato il sedile per farla salire e lei finalmente alza
il suo sguardo sprofondando nei suoi occhi chiari.
E lì, nel momento in cui un timido
ma esplicito sorriso le ha appena increspato le labbra, stretto tra un “sono
felice di vederti” e un “dove cavolo eri finito”, Elena capisce che Damon per
lei non è solo un amico.
E una nuova e strana paura le secca
la gola, con un insolito formicolio a farle prudere le mani strette nel
tentativo di resistere dallo sfiorarlo.
-Allora ragazzina...vuoi farmi
aspettare ancora?-
Nel sorriso apparentemente derisorio
lei può giurare di avervi scorto una sottile e impercettibile sfumatura di chi
ha atteso a lungo e ha finalmente trovato quel che cercava. E così sentendo
cresce un sorriso in risposta, si sposta i capelli in quel suo gesto che le da
sicurezza e sale dietro senza perderlo di vista.
-Sempre il solito impaziente
Salvatore!-
La prima volta che è scattato quell’interruttore
che ha iniziato a trasformare la loro amicizia in amore.
***
Quella sera le tre, sedute sul divano a mangiare torta e guardare
programmi inutili visto che per la maggior parte del tempo chiacchierano, si
ritrovano finalmente come ai vecchi tempi a condividere un po’ della loro vita,
soprattutto ora che Bonnie è tornata.
-Così porti Enzo dai tuoi?-
-Sì, passiamo lì il pranzo di Natale-
-Wow, è un evento….da quanto non gli porti qualcuno?-
Bonnie infilza un pezzo di torta mettendosi meglio seduta in mezzo alle
due amiche e fissa un punto indistinto del soffitto con fare pensieroso.
-Mmm….vediamo…considerato che gli ultimi due
ragazzi li avevo in Francia e che non li ho mai portati qui…-
-Oh giusto, i fidanzati immaginari-
Elena scoppia a ridere suscitando il fastidio di Bonnie.
-Ehi, erano reali-
-Scusa ma…come si chiamavano? Remì?-
-No macchè era tipo….Roland? O…no dai
com’era….Jerome?-
La mora si trattiene la pancia ricordano quel periodo in cui la tecnologia
non consentiva ancora a Bonnie di rendere immediato il contatto virtuale oltre
oceano e le ragazze avevano visto i suoi fidanzati francesi conosciuti al
college solo in qualche foto.
Bonnie era andata a studiare in Francia e da allora si era sempre trovata
ragazzi europei, l’ultimo incontrato a Londra era stato l’unico che poi aveva
davvero avuto intenzione di trascinare fino in America tanto era presa e cioè
Enzo.
-Erano Reneé e Jaque….!-
-Ahhhh-
-E’ vero!-
La risata incontenibile di Elena coinvolge anche Caroline, mentre Bonnie
risentita si rannicchia sotto il plaid che le copre, incrociando le braccia
sotto al seno.
-Spiritose-
-Ok ok scusaci-
-Ora riprendiamo il controllo-
-Oddio, muoio….-
-Insomma dicevamo…-
-L’ultimo fidanzato portato a casa prima di Enzo-
Bonnie si allunga per tagliarsi un pezzo di dolce extra, sotto lo sguardo
fintamente composto delle amiche.
-Kai-
-Oh-
-Davvero??-
Le amiche si lanciano uno sguardo furtivo da sopra la testa di Bonnie.
-Sì certo-
-Caspita-
-Comprendo…insomma dopo Kai devi essere sicura
di non scioccarli oltre-
-Dai Care, non puoi odiarlo ancora-
-Non lo odio, solo che non lo sopporto-
-Devi invitarlo a cena ricordatelo-
Elena la sfotte, memore delle parole di Stefan.
-Se non la smetti invito pure te-
-Ma come mai tutto questo fastidio? Per sua moglie?-
-Lei è abbastanza insopportabile in effetti, alle riunioni scolastiche
pianta sempre delle storie-
-Io non la conosco per nulla, ma lui mi sembra contento-
Elena cruccia lo sguardo perplessa per l’affermazione di Bonnie.
-E quando lo avresti visto? O sentito…-
-Lo sapete che quando torno mi capita di rivederlo…ora saranno stati
quanto….cinque anni che non ci sentivamo? Così l’altro giorno l’ho sentito per
un caffè-
-E Enzo???-
-Enzo ha capito benissimo, sa che ci sono affezionata, ma è passato tanto
tempo, nutro un profondo affetto per Kai, insomma è
stato il mio primo grande amore!-
-Mi ha sempre fatto strano questo tuo rapporto con lui-
Gli occhi verdi si inclinano di lato verso la bionda.
-Non sono strana io, ma tu che il tuo primo amore te lo sei sposato, non
puoi capire cosa voglia dire-
-Che sciocchezze-
-Secondo te perché Enzo mi ha capita? Perché ce lo ha avuto pure lui,
come la maggior parte della popolazione mondiale-
Caroline storce il naso, in effetti lei l’uomo di cui era innamorata se
lo è sposato, non ha avuto altri amori all’infuori di Stefan.
-Sì ma il primo amore non si scorda mai, no? Quindi c’è sempre qualcosa
di strano… come se fosse la prima volta-
-Certo che non si scorda, proprio per questo è speciale! Ma si cresce e
si ricorda con grande affetto e simpatia per tutto quello che ha rappresentato
in quel momento…Kai non sarà mai una persona
qualunque per me, avrò sempre un pensiero particolare per lui, ma è solo
questo…sono felice per lui, per la sua famiglia…-
-Beh è che mi sembra insolito-
-Care, hai amato solo un uomo, il che va benissimo sai quanto ti ritenga
fortunata ma…non per tutti è così, la maggior parte delle persone non sta tutta
la vita col primo amore-
-Lo so, ci mancherebbe….ma la mia era una nota positiva non fraintendere-
Bonnie ridacchia e poi si voltano entrambe verso l’insolito silenzio
riserbato da Elena su quell’argomento.
Lo vedono dal suo sguardo perso che qualcosa dei loro discorsi l’ha
turbata e non gli serve certo un interprete per capire quali pensieri la
affliggano.
Perché lei in che categoria rientra? Il suo primo amore le brucia ancora
sulla pelle per la notte di qualche giorno prima, eppure lei si è costruita una
vita senza lui.
E allora, qual è il discrimine? Non è possibile che il primo amore ti
susciti ricordi ed emozioni, al punto da capitolare di nuovo con lui? Oppure è
perché Damon è più di questo? Non dovrebbe essere nella categoria delle persone
che hanno accumulato sufficiente esperienza?
O forse ha una categoria tutta sua, delle ragazzine ferite che si
rifugiano in un altro rapporto, ma Elena questo non è ancora in grado di
ammetterlo.
-Elena? Stai bene?-
Gli occhi scuri si accendono di attenzione volgendosi un po’allarmati verso le due amiche.
-Sì, si scusate…penso che sia bello che tu possa avere questo rapporto
con Kai…-
-Mi spiace, non volevo turbati-
-No Bon, che dici….è solo che…-
-Stavi pensando se per te e Damon è lo stesso…-
Elena abbassa appena lo sguardo verso il dolce, senza osservarlo
veramente e una punta di vergogna le colora le gote.
-Già-
-Vuoi…parlarne?-
-No….ma forse potrebbe aiutarmi…se tu mi spiegassi….di Kai. Cioè l’ho capito ma…con Damon è così….è così vivido,
il ricordo….che è come se potessi sentirlo, come la prima volta-
-Beh, io posso dirti solo che sono felice con Enzo, davvero. Kai non lo penso minimamente in nessun senso; poi c’è
complicità, affetto e una confidenza dettata dal fatto che lui mi ha conosciuta
in un momento intenso per la vita di una persona quale è l’adolescenza, sarà
sempre diverso anche da tutti i ragazzi che ho avuto dopo di lui, perché è
stato il primo in tutto e queste sono cose che ti segnano. Ma basta, solo
questo. Non mi agito se lo vedo, non sono arrabbiata con lui per come è finita
tra noi, anzi sono contenta così per quanto all’epoca possa aver pianto….-
-Lo capisco Bonnie, davvero-
-Elena…-
Care non fa in tempo a dir nulla che il cellulare di Elena si illumina
vibrando, è Aaron che la chiama, non lo sente dalla sera prima e vorrà come
sempre sapere dei ragazzi e se a casa è tutto a posto. La donna si irrigidisce
e afferra il telefono sbloccandolo, poi si alza dal divano e si dirige in
corridoio quasi vergognandosi della presenza delle amiche.
***
New Heaven
Aaron sospira e si lascia andare contro la poltrona in pelle della sua
stanza di docenza presso la New HavenUniversity. Ha finito di correggere le relazioni del Corso
di Storia Medioevale del terzo anno e gli sta friggendo il cervello, inoltre
dovrà rileggere la lezione che dovrà tenere quel Mercoledì a Yale, su invito di
un suo collega vista la sua specializzazione nella materia.
E’ abbastanza stanco e vorrebbe tanto andare nel suo appartamento – un
piccolo monolocale che usa come punto di appoggio quando ha un periodo fitto
all’Università e tornare a casa gli farebbe perdere troppo tempo dato che ci
impiega un’ora e mezzo se non c’è traffico – e riposarsi, magari guardando un
po’ di sport, tra l’altro deve anche ricordarsi di chiamare suo zio Maxwell di
cui ha una chiamata persa, ma prima tra i vari studenti succedutisi a
ricevimento non è proprio riuscito a rispondergli.
Nel momento in cui si alza dalla poltrona per prendere una bottiglietta
d’acqua sepolta sotto qualche manuale, sente bussare alla porta e quasi
distrattamente farfuglia un invito ad entrare. Afferra la bottiglia e la stappa
voltandosi leggermente quando riconosce la voce alle sue spalle.
-Scusi professore, posso disturbarla?-
Una ragazza di circa 24 anni entra nella stanza, i capelli biondi
scivolano in morbidi boccoli sulle spalle avvolte in un piumino beige ben
stretto per ripararsi dal freddo di dicembre e al campus c’è già aria di neve.
Le mani infreddolite allentano la presa sulla sciarpa, mentre il laccio della
borsa a tracolla carica di libri rischia di scivolarle dalla spalla leggermente
reclinata per assecondarne il peso. Quando incontrano gli occhi chiari della
dottoranda, quelli azzurri di Aaron si accendono in un sorriso e le fa cenno di
entrare mentre lei si chiude la porta alle spalle, facendo scattare la
serratura della porta per poi voltarsi mentre posa delicatamente la borsa a
terrai libri sul tavolo.
Mentre si sfila la sciarpa copre le distanze tra lei ed il professore,
fino a che non si trova a pochi centimetri da lui, allungano le mani verso il
collo dell’uomo ed incontrare le sue labbra.
Aaron si lascia andare a quel bacio pericoloso, gustando per un istante
la consistenza delle labbra giovani per poi allontanare leggermente la ragazza.
-Liv…-
-Mi sei mancato…sono felice che tu sia qui questa settimana…-
Lui si passa una mano tra i capelli provando a farla scostare da lui, ma
il suo calore e il suo profumo sono invitanti, troppo. E lui è solo e
arrabbiato con sua moglie.
Ed ecco che Elena torna a tormentarlo, la donna che ha sposato e che
supera di gran lunga ogni altra donna o ragazza che abbia conosciuto.
Perché lui, sua moglie, l’ha amata davvero, l’ha sposata perché ne era
follemente innamorato e quando lei sorride e gli dedica delle piccole
attenzioni, lo sente ancora il suo cuore che si accende per lei.
L’ha sposata nonostante il sospetto, la paura, che lei non lo amasse
quanto lui. E’ meravigliosa, una madre eccezionale, capace, intelligente, di
una bellezza disarmante; per farlo capitolare le ci sono voluti giusto quei dieci
secondi in cui un pomeriggio di ottobre particolarmente caldo, a lezione di filosofia
del diritto, lei seduta qualche fila più in la, ha preso una matita tra le
labbra e ha sollevato la massa di capelli scuri per farsi una croccia e fermala
con la matita; le è bastato quel gesto per fargli salire la voglia di
conoscerla e sapere cosa si nascondesse dietro quegli occhi tristi. E lui ci ha
messo almeno un mese per trovare il coraggio di parlare, e un altro mese per chiederle
di scambiarsi gli appunti davanti a un caffè; mille domande sparse qua e la per
scoprire qualcosa di più. Poi aveva conosciuto Stefan e Caroline, Rebeka, e da
piccoli frammenti aveva capito che quel suo sorriso un po’ spento era dovuto a
una ferita silenziosa che non amava condividere.
Poi d’un tratto lei aveva invertito la rotta, spezzato il suo regime di
distanze e muri, e aveva accettato uno, due, tre inviti a cena fin quando non
aveva trovato il coraggio di baciarla, e cavolo quanta paura. Elena gli
incuteva un terrore mai provato prima, per quel suo sguardo dolce, ma
impenetrabile come di chi nasconde un dolore che non sa raccontare.
E poi aveva visto i sorrisi, le carezze, i pensieri dolci di lei farsi
più frequenti e si era illuso di averla così conquistata.
Ma era giovane, erano giovani.
E lui non lo aveva ascoltato molto quello strano presentimento, quella
voce che gli diceva di non buttarsi perché gli occhi di Elena erano troppo
profondi, troppo inesplorati per affogarci dentro.
Ma la paura di perderla era tale da averlo spinto a proporsi alla soglia
della laurea e il suo sì era stato immeditato.
E dopo anni ormai aveva accettato le sue ombre, i suoi silenzi
inspiegabili, aveva ascoltato nel silenzio, certe notti, le sue lacrime
trattenute lasciandole il suo spazio, come tanti invisibili momenti in cui
lasciava defluire fuori quel misterioso tarlo del passato che si portava
dentro.
E lui non aveva mai chiesto, mai scavato. Forse questo era uno dei loro
più grandi problemi, non essersi conosciuti e scoperti fino infondo.
Perché Aaron non si riteneva un uomo presuntuoso al punto dal credere di
sapere tutto della sua Elena, che forse davvero sua non lo era mai stata.
E ultimamente la distanza lo stava divorando, lasciandolo spiazzato e
triste, consumandolo, lui che aveva solo bisogno di quel calore che lei non
sembrava più in grado di dargli. Aveva anche tentato di riavvicinarsi, ma senza
successo, soprattutto ultimamente che la vedeva sempre più strana, più persa in
chissà quali pensieri.
Perché lui la osserva sua moglie, anche se è stanco o arrabbiato. La
vede, e ha visto che è cambiato qualcosa in lei, come se il suo più grosso lucchetto
fosse ceduto a causa della ruggine e del tempo, arrivando a smuovere la sua
anima fredda e riaccenderla.
Lo ha capito dallo sguardo più acceso, dal bisogno che ha di parlare con
le sue amiche, dal modo in cui si tortura i capelli. Ma ancora Aaron, dopo
quasi vent’anni, non è riuscito a trovare il nodo, il punto che lega tutte le
sfaccettature di Elena.
E così, alla fine, aveva ceduto agli sguardi dolci e calorosi della sua
dottoranda, così attenta e rapita da lui, capace con quel suo entusiasmo
giovanile di travolgerlo e ridargli vita, di farlo sentire importante, voluto.
Perché, infondo, è quello che desiderio tutti, sentirsi amati.
Capitolo eterno, lungo, toccata e
fuga. Troppo di fretta, sono in ritardo e non solo qui…stasera mi sono concessa
il lusso di scrivere mangiando tempo al mio studio e la pagherò cara….orari
assurdi e io deliro!!!
Scusate, davvero. Dovevo scrivere e
postare, ma nel delirio chissà che roba ne è uscita e io, siccome sono pessima
e sempre di corsa, non ho manco il tempo di ringraziarvi ma giuro…da metà
Novembre come va va…finisce questa situazione odiosa!!!!!!
Mancano tre giorni a Natale e Damon è stato tentato di consultare Caroline
per il regalo per Nadia; di solito ci pensava Kathrine a queste cose, lui al
massimo era l’umile mandante incaricato di andare a comprarlo, ma era la madre
che aveva le idee migliori o che riusciva sempre a capire cosa potesse
desiderare; eppure lui ci sta un sacco attento a quello che Nadia gli dice o
gli manifesta, ma non gli viene in mente davvero niente.
Anche perché la cartuccia migliore l’ha sparata per il suo compleanno neanche
20 giorni prima regalandole il cellulare nuovo – aveva ancora lo stesso
compratole alle medie come primo telefono- quindi adesso anche per le sue
finanze avrebbe dovuto pensare a qualcosa di più simbolico.
Magari un accessorio per il telefono, una cover o delle cuffie carine.
Detesta fare regali, non è mai stato un gran che, anche con Elena o
riusciva a segnarsi qualcosa che le sentiva dire oppure finiva – come lei
d’altronde, su questo sono identici- per portarla in qualche posto speciale.
Con questo sistema avevano girato tutta la eastcoast, anche se il suo più grande desiderio sarebbe stato
quello di portarla in Europa, ma poi aveva ben pensato di mettere incinta la
sua ex.
E ad Elena? Sarà il caso di farle un regalo? Perché vorrebbe farglielo e
saprebbe anche cosa.
In realtà lo ha già preso, il punto è se e come darglielo.
Sospira mentre esce dal palazzo sulla quinta dove ha appena finito di
accordarsi con un cliente e si tira su il colletto della giacca di lana per
ripararsi dall’aria di neve di New York, diretto verso la stazione della metro.
Nel tragitto sfila il telefono di tasca a manda un messaggio che spera trovi
pronta risposta.
“Non è che mi faresti assistenza
shopping natalizio?”
Tempo dieci minuti arriva la risposta che lo fa sorridere come un
ragazzino.
“Wow…hai davvero paura di Caroline”
“E tu no? Insomma, sai quanto è
brava coi regali…non credo che il set di presine con i gatti sia di suo
gradimento”
“Presine con i gatti??Starai
scherzando spero!!”
“Sì, quelle le ha comprate Nadia
per casa….ma non andrò molto lontano da quel genere se non mi aiuti….”
Potrebbe giurare di vederla con quei suoi occhi scuri indecisi mentre si
morde un labbro intenta su da farsi.
“D’accordo…ma o oggi verso le 18
o…beh mai più in realtà”
“Che donna impegnata che sei
Gilbert”
“Prendere o lasciare Salvatore”
“Le 18 non mi sono mai sembrate un
orario più bello….”
Lo “stupido” che riceve in
risposta è più che sufficiente per alleggerirgli il cuore e perché
improvvisamente non vede l’ora che sia sera.
****
Stefan prende la borsa dal proprio armadietto e lo chiude mentre cerca il
telefono per avvertire sua moglie che stacca in quel momento dall’ospedale e
può andare lui a prendere Mattye Julie a scuola quel pomeriggio, così ne
approfitterà anche per passare in centro a quella gioielleria per comprarle gli
orecchini di brillanti che gli ha suggerito Elena.
Trova una serie di messaggi, tra cui suo fratello, sua moglie e una
chiamata di Aaron.
Sul momento si ferma in mezzo al corridoio terrorizzato dal pensiero di
quello che gli sta nascondendo – che poi non sa nemmeno più come stiano le cose
tra suo fratello ed Elena, non ha più parlato con Damon e non sa se se la senta di farlo, anche se dovrebbe – e dopo un istante
di esitazione si fa coraggio e lo richiama, riprendendo a camminare verso
l’uscita dell’ospedale.
Quando la voce del suo migliore amico risuona dall’altra parte
dell’apparecchio sente un groppo in gola che gli impedisce di respirare e prova
inutilmente a sembrare disteso.
-Ehi, no tranquillo ho staccato ora-
-Senti avrei bisogno di chiederti
una cosa-
-Dimmi-
-Ci sono ancora camere libere nello
chalet che abbiamo preso?-
-Onestamente non lo so, devo sentire Caroline o Beka,
sono loro due che hanno organizzato tutto-
Stefan si avvia alla macchina e la apre, caricando la borsa.
-Perfetto, perché se non è un
problema vorrei invitare mio zio Maxwell…mi ha chiamato ieri sera e non l’ho
sentito molto bene, perciò pensavo che magari potrebbe fargli bene stare in
compagnia -
-Oh…em, certo non penso ci siano problemi-
-Ottimo, grazie Stef,
allora attendo tue notizie-
-Sì, ti faccio sapere quanto prima-
Stefan chiude la conversazione con addosso ancora quella tensione
snervante causata da tutta questa situazione; è più che convinto che sua moglie
non sarà d’accordo, non sa come mai lei ed Elena non gradiscano molto lo zio di
Aaron, spesso è stato uno dei motivi per cui la sua amica non voleva andare dai
parenti di lui, ma non gli ha mai spiegato perché.
Sospira e cerca il numero di sua moglie che dovrebbe essere appena uscita
da una riunione con il suo capo. E difatti prontamente gli risponde.
-Ehi amore-
-Ciao, dove sei?-
-Sto andando a casa, mi faccio una doccia, mangio qualcosa e vado a
prendere i ragazzi-
-Oh perfetto di ringrazio, io
proprio non riesco oggi-
-Certo, facciamo come avevamo detto-
-Tra l’altro se tu passassi anche a
comprare del pane che me ne sono dimenticata-
-Si non c’è nessun problema-
-Bene grazie-
-Ah dimenticavo, mi ha chiamato Aaron-
Sente un leggero silenzio dall’altra parte del telefono dovuto al fatto
che Caroline, intenta a tornare alla sua scrivania, si è bloccata rallentando.
Aaron sta diventando un nome pericoloso da pronunciare ultimamente.
-Oh, e …cosa voleva?-
-Sapere se c’è ancora qualche camera libera allo chalet-
Caroline posa sulla scrivania il mucchio di appunti, riviste e modellini
portati via dalla sala riunioni mentre medita sulla domanda di suo marito. Si
ci sono ancora due camere libere.
-Si ne abbiamo, come mai?-
-Perché vorrebbe invitare…suo zio Maxwell-
Si gratta la testa stringe appena chi occhi verdi, come se sua moglie
potesse esplodere e con lei pure il telefono e lui dovesse calcolare come
schivare i colpi.
Ma essendo in ufficio anche sua moglie deve mantenere un certo contegno.
-Che cosa???-
-Care ti prego…non cominciare…-
-Ma perché vuole invitarlo?-
-Non lo so, ha detto che lo sente solo-
-Certo che è solo, è un uomo
orribile chi vuoi che lo prenda-
-Perché ce lo hai tanto con lui?-
-E come farò a dirlo ad Elena?-
-Questa vostra avversione è esagerata-
-Esagerata??? Ma se lui….-
Caroline si morde la lingua, lei e Bonnie hanno fatto una promessa
solenne molti anni prima di non dire niente, mai per nessun motivo a Stefan o
nessun altro e non può tradire la sua migliore amica adesso, non può farlo.
Sa benissimo che può fidarsi di Stefan, ma non è una cosa sua, non
riguarda lei. Così sospira, cercando di mantenere il controllo e consapevole
che Elena non la prenderà affatto bene.
-Lui cosa-
-Niente, vabene-
-Bene allora lo richiamo, ci vediamo stasera-
Caroline chiude e poi si lascia andare sulla sedia, consapevole di dover
chiamare la sua migliore amica. Così apre la rubrica e chiama prima di tutto
Bonnie per un consulto.
****
18.00
Puntuale come non lo è mai stata in tutta la sua vita, se non quando si
tratta di dover vedere Damon ultimamente, Elena se ne sta stretta nel suo
cappotto nero e i guanti che stringono due bicchieri di cioccolata calda, in
attesa di lui. Ha pensato già, durante la giornata, ai regali che potrebbe
suggerirgli di comprare per Stefan e Caroline, per Bonnie (ed Enzo annesso di
conseguenza) ed anche Matt e Beka, per non parlare
dei nipoti; sa anche come convincerlo visto che storcerà il naso affermando che
se fosse per lui lo farebbe solo a Nadia e magari ai suoi nipoti, ma non anche
a tutti gli altri, per quanto siano anche suoi amici e li adori.
E allora lei dovrà ricordargli che partecipando alle loro vacanze deve
accettare anche le regole del gioco, ma che può risparmiargli il regalo per lei
visto che sarebbe fuori luogo e visto che lei, a lui, ancora non ha preso nulla
persa nella sua indecisione.
-Ciao Gilbert…oh brava, si gela qua fuori-
Elena sobbalza, persa nei suoi pensieri non lo ha visto arrivare se non
quando si è sentita sfilare un bicchiere di mano e il suo profumo investirla.
Lo osserva per istanti in silenzio senza avere le parole per dir nulla, persa
completamente su quella fossetta che si forma beffarda sulla guancia ancora
pesta, ma decisamente in via di guarigione. E quanto vorrebbe baciarlo.
Reprime quel pensiero scuotendosi per regalargli un sorriso ironico.
-Vedi di non farmi perdere tempo-
-Uh, che brutto atteggiamento-
-Ho un sacco di cose da fare, hai voluto il mio aiuto quindi esegui in
silenzio-
-Se vuoi ti lascio la carta di credito e fai tutto tu-
Lui alza le spalle accondiscendente.
-Vedo che hai capito-
-Da dove cominciamo?-
-Direi dalle coppie….possiamo giocarcela facile-
-Mmm…-
-E poi i nipoti….credo che dovresti fare un regalo anche ai figli di Matt
e Beka-
-Dai Elena è assurdo, non ci parlo mai con quei bambini-
Elena piega la testa di lato con sguardo ammonitore annesso.
-Che giustificazione sarebbe? Sono mesi che li vedi ad ogni dannata cena
che facciamo-
Lui spinge la porta girevole dei grandi magazzini dove stanno entrando
per farle strada e si slacciano entrambi i cappotti a causa del tipico sbalzo
termico.
-Sì ma per fare un regalo si suppone che tu conosca l’altra persona-
-Volevi regalare a Care delle presine con i gatti….!-
-Non era un vero regalo, avrei scelto qualcosa di quel genere, ma io sono
un uomo non mi occupo di regali-
-E a Nadia allora?-
-A lei farò qualche accessorio per il cellulare che le ho appena regalato-
-Oh, allora ti porto dove ci sono un sacco di cose super carine-
Elena si illumina e per un attimo Damon scorge la ragazzina che portava a
spasso nei pomeriggi di tanti anni fa, quando erano solo due ragazzi
innamorati.
-Non vedo l’ora-
-Non abbiamo molto tempo, andiamo!-
-Mi spieghi cosa hai di tanto urgente da fare da qui a Natale?-
-A parte lavoro, figli, e preparare le valige…oh tra l’altro ho un sacco
di cose da prendere per il viaggio-
-Ma partiamo il 27-
-Si ma a Natale sono dai miei genitori, quindi due giorni fuori città
nella loro casa negli Hampton-
-E’ un posto triste dove passare il Natale-
-E’ un posto tranquillo-
-Tuo fratello che combina?-
Sono ad uno stand di biancheria per la casa, alla fine non c’era andato
lontano Damon, e sta giocherellando con dei graziosi tovaglioli esposti sotto
lo sguardo severo della commessa che lo perdonerà non appena lui le regalerà il
suo sorriso sexy.Elena sta cercando il
colore della tovaglia che lei ha regalato a Caroline, lui potrebbe fargli in
abbinato i tovaglioli.
E insieme ci potrebbe mettere la raccolta di dvd di DoctorWho, la serie preferita di Stefan che non ha mai
tempo di scaricarsi da internet.
-Jeremy sta bene, è sposato e ha una bambina di tre anni- Pearl – e ne
sta aspettando un altro-
-Uh, è diventato un uomo-
-Sì…ah eccoli!-
Elena si allunga per raggiungere i tovaglioli già impacchettati con un
nastro di seta, tra quelli esposti tra gli scaffali ma sono troppo in alto per
lei, finché non sente Damon apparirle dietro praticamente sovrastandola e
afferrandoli per lei. Quando lei si volta se lo trova a pochi centimetri
sentendo come di consueto la temperatura salire, mentre lo osserva mettere il
pacchetto nel cestino che ha in mano.
-Prego-
Lei trattiene il respiro mentre lui si allontana per tornare a giocare
con qualche accessorio esposto.
Sarà dura concludere sana e salva tutti gli acquisti.
****
Nadia e Alec sono arrivati, dopo la scuola, al centro commerciale con gli
amici per finire alcuni acquisti natalizi approfittando del fatto che il giorno
dopo è Sabato, la scuola quindi è finita e le vacanze iniziate.Si aggirano per i vari piani decidendo di
separarsi in base a quello che devono prendere, così Nadia e Alec si dirigono
al piano dedicato alle cose per la casa in cerca da qualche pensierino per i
genitori e gli zii. In due avranno sicuramente più idee.
Sulle scale mobili, mentre parlano della scuola e lei si agita tutta per
la preoccupazione del risultato del test di algebra, Alec la osserva sorridendo
e in un gesto istintivo le afferra la mano facendola sussultare.
Ormai stanno insieme, ma prenderle la mano in pubblico è proprio
dichiararlo al mondo e a lui fa ancora un po’ strano.
Soprattutto a lei che prova a nascondere l’imbarazzo parlando d’altro
finché non arrivano al piano e si dirigono nel reparto illuminato a festa.
-Cosa potrei prendere a mia
madre?-
-Non so, qualcosa per la casa?-
-Ho visto che ultimamente si compra spesso le candele…-
-Potresti prenderle un kit per il bagno-
-Cioè?-
-Lei ha la vasca?-
-Sì nel bagno dei miei c’è-
-Allora metti insieme candele profumate, sali da bagno, un buon olio per
il corpo-
-Uh…che schifo-
Nadia ride per la faccia di Alec.
-D’accordo te le trovo io queste cose-
-A me danno noia tutti quei profumi….-
-Beh lo spero bene, sei un maschio-
-Bene, mi hai convinto-
-Top-
-E tu a tuo padre cosa prendi?-
-Ancora non lo so…non è un tipo facile-
-Mmm già-
-E poi di solito andavo con la mamma a scegliere il regalo per lui, non
che ci azzeccassimo sempre, ma erano tutte cose che gli servivano e lui era
contento-
-Potresti sentire Caroline, lei è una sempre piena di idee-
-Sì potrei…vediamo se mi viene in mente qualcosa-
I due scelgono un po’ di cose nel reparto dei profumi per la casa e vanno
a caccia di candele passando per quello della biancheria e Nadia rallenta
quando scorge da lontano suo padre. Sul momento pensa di essersi sbagliata, ma
poi lo riconosce in fila alla cassa.
-Ehi, che c’è?-
-C’è mio padre-
-Fuggiamo allora!-
Nadia aggrotta la fronte con rimprovero.
-Dai, smetti-
-Tuo padre mi mette a disagio-
Alec getta lo sguardo in direzione del padre di Nadia, adesso intento a
parlare con la cassiera mentre una donna al suo fianco inizia a mettere sul
banco una serie di oggetti.
-Lo so-
-Ehi, ma quella è mia madre!-
Anche Nadia adesso torna curiosa e allarmata con lo sguardo verso suo
padre, le era sfuggita con tutta quella folla, ma riconosce chiaramente Elena
in piedi accanto a lui. Che cavolo fanno insieme?
-Che stanno facendo?-
-Beh, si saranno trovati a fare acquisti…oh potrei andare a sbirciare
cosa sta prendendo la mamma!-
Nadia oscura lo sguardo, non capendo come Alec possa essere sempre così
tonto; ma quale casualità, secondo lei sono venuti insieme e non ci sarebbe
nulla di male se non fosse per quella sensazione amara che le afferra la gola
quando osserva suo padre parlare con Elena; anche adesso che si volta verso di
lei e le sorride mentre lei gli parla. Sono troppo lontani per cogliere la loro
conversazione, ma non abbastanza da non vedere come si guardino.
O almeno, di come suo padre guardi Elena.
Forse è solo frutto della sua immaginazione, ma quel dubbio non si è
affatto fugato, tutt’altro.
-Dai, andiamo prima che ci vedano-
-Possiamo andare a salutarli se vuoi-
-No, va bene così-
Alec annuisce e la trascina via, ma nel momento in cui si muovono, suo
padre ed Elena escono dalla fila e gettando lo sguardo verso la loro direzione
li vedono.
-Beh, ci hanno visti-
Adesso sono costretti a salutarli e Nadia li sta studiando come si fa con
un esperimento di chimica, con un’attenzione quasi scientifica ora che le loro
facce si contraggono e può percepire sul volto di Elena scendere un certo
imbarazzo; soprattutto mentre prova a prendere le distanze da Damon più che si
avvicinano.
-Ehi ragazzi-
-Salve
Elena aggrotta verso suo figlio che proprio non ce la fa a dare del tu a Damon e forse è meglio così.
-Cosa fate da queste parti?-
-Acquisti….come voi suppongo-
Gli occhi indagatori di Nadia si piantano in quelli di suo padre che alza
una mano per grattarsi la testa nervoso.
-Beh sì, ho chiesto a Elena una mano coi regali….sai tua zia non è una
donna facile-
-Che le avete preso?-
Alec prova a stemperare quella strana tensione che non comprende,
direzionando la domanda verso sua madre.
-Oh beh, noi le regaliamo una bellissima tovaglia che aveva puntato da un
po’ ….e Damon le fa in coordinato i tovaglioli di stoffa, inoltre c’è anche un
regalo per Stefan…poi Bonnie, e per la coppia Matt e Rebeka…-
-E voi?-
-Noi dobbiamo ancora prendere delle cose-
Alec nasconde il cestino dietro la schiena, non volendo mostrare a sua
madre il contenuto, la quale capisce e sorride volgendo lo sguardo altrove.
-Adesso ci dirigiamo nel settore giocattoli, per le belve più piccole-
-Ah, capito-
-Ci vediamo a cena a casa-
-Certo-
Nadia è rimasta in silenzio a fissarli, ascoltando di sfuggita la
conversazione tra Alec e sua madre, troppo intenta a cogliere strani
comportamenti. Così dopo averli salutati, si volta appena per osservarli mentre
si allontanano, ignorando i commenti di Alec sulla situazione imbarazzante.
Quando hanno preso l’ascensore per cambiare piano e le porte si sono
chiuse sospirano entrambi.
-Dobbiamo stare più attenti-
Damon si volta verso Elena con sguardo interrogativo.
-Attenti? Non stavamo facendo nulla di male-
-No?? Dio Damon….prima in fila…io ti stavo per sistemare il colletto
della camicia e lo avrei fatto se la commessa non mi avesse chiesto se pagavi
con la carta o in contanti-
-E quindi?-
-E quindi avrebbero potuto vedermi-
-Continuo a non vedere il problema, non ci stavamo baciando!-
-Sì ma per loro potrebbe essere strano….insomma….Alec sa che ci
conosciamo da tanto tempo ma…da qui ad andare a fare spese insieme!!!-
Le porte dell’ascensore si aprono e i due vengono travolti dal gran
vociare di mille bambini sparsi a correre per le corsie del reparto giocattoli,
inseguiti da disperati genitori intenti a procacciarsi il giocattolo
dell’ultimo momento con liste di babbo natale alla mano.Quella confusione li stordisce il giusto, non
sapendo che direzione prendere.
-Non mi pare che lui l’abbia presa in modo strano-
-Forse….ma Nadia? Lei cosa pensa? Perché lo vedo che ci guarda sempre
stranita Damon-
-Sì d’accordo ma ti assicuro che non è un problema quello che c’è stato
tra noi-
Mentre Elena vaga totalmente a caso, seguita da lui, in tutto quel
baccano, si volta verso Damon con sguardo interrogativo.
-Che vuol dire non è un problema quello che c’è stato tra noi? Cosa le
hai detto?-
Lui, sotto accusa, alza le mani con fare difensivo.
-Niente, sei impazzita? Sa che siamo stati insieme da ragazzi ma basta-
-E perché diavolo lo sa???-
Elena si è fermata di colpo con quel suo sguardo da pazza, non capendo
come lui possa essere un tale incosciente.
-Perché lo ha scoperto da sua madre! Quella stupida di Kathrine glielo ha
detto quando è andata a Los Angeles-
Elena è rossa in volto e sta per morire in preda a un colpo di calore.
Perché quel nome è sempre una stilettata nel cuore, una frustata sulla pelle
abrasa, acido che ancora oggi la corrode.La causa di tutti i suoi mali, delle sue sofferenze, un nome che è così
insopportabile che non riesce nemmeno a pensarlo, a pronunciarlo. Gonfia la
faccia carica di rabbia e si volta prendendo la direzione del corridoio del
piano, non sapendo nemmeno dove stia andando con lui che la segue consapevole
di aver appena fatto un danno.
-Elena…-
-Lei cosa?????-
-Ascolta….-
-Cioè è….è incredibile….è assurdo….-
Trova la porta che da sulle scale di emergenza e preme la maniglia
antipanico per aprirla e trovarsi nel vano scale, con un apprensivo Damon alle
sue spalle mentre sente la pesante porta chiudersi con un tonfo. Lei si volta
di scatto furibonda con gli occhi iniettati di sangue mettendolo in serio
allarme.
-Riesce sempre a fare del male a qualcuno, in qualche modo e poi…e poi
voglio dire….è sua figlia, dovrebbe risparmiarle inutili dispiaceri invece che fa??
Sparla di cose che sa che potrebbero ferirla, ma come ragiona? E poi come
diavolo si permette di parlare di me??? Di noi??? Cosa ne sa lei??? Perché non
sa un accidente di noi!!!-
-El..-
-E chissà cosa le avrà detto, che poi è sua madre! Per Nadia quello che
dice sarà oro colato, come minimo mi avrà dato della puttana ruba fidanzati
quando direi che è stata lei a rovinarmi la vita!!!!-
Damon la osserva arreso, ormai è partita per la tangente e sa che non può
fermarla in quel suo fiume di follia, di rabbia repressa troppo a lungo, ma non
pensava che menzionarla potesse farle avere una reazione simile. Così si
avvicina cautamente, guardandola arretrare e alzare le mani a difesa come per
allontanarlo e brucia le distanze per afferrarle dolcemente gli avambracci e
provare a calmarla.
-Ehi-
-Damon no, che stiamo facendo? I ragazzi…i ragazzi non devono scoprirlo,
oddio soffrirebbero così tanto, non possiamo permetterlo Damon, non voglio che
i miei figli restino feriti da tutto questo, da noi-
-Lo so-
Damon lo sa, anche troppo bene. Come sa che stanno continuando a
rimandare il problema un po’ come si fa quando sai che si avvicina l’autunno,
ma fin quando non ti fa freddo non fai il cambio dell’armadio e accetti il
rischio di esporti e ammalarti. E così loro due stanno giocando ad un gioco
pericoloso, che poi, la sua felicità è forse un gioco? Si butterebbe da un
palazzo in fiamme per sua figlia, lo sa bene, in questo ogni tanto – in modo
egoisticamente umano – cerca di rubare un frammento di felicità al tempo che
passa con Elena, perché lui adesso è di questo che ha bisogno.
E deve respirare a fondo per mantenere i nervi saldi, mentre la osserva
portarsi le mani in volto, preda della disperazione.
-Io la odio….Kathrine….la odio da morire….tu non sai, non sai quanto la
odi, quanto abbia fatto di tutto per estirparla e per smettere…perché in realtà
io vi odiati entrambi, non ho fatto altro per anni che soffocare la mia rabbia-
Il volto sconvolto lo lascia senza parole, desiderando solo di
abbracciare e lavare via quel dolore che lui stesso - più di Kathrine la cui
colpa Elena sa essere pressoché inesistente - le ha inflitto troppi anni fa, ma
che ancora adesso continua a bruciarle dentro e logorarla. E’ sull’orlo di una
crisi di nervi.
-Odiami Elena, va tutto bene, odiami-
-Ti odio, ti odio da morire, ti odio perché mi hai lasciata, ti odio
perché te ne sei andato, ti odio perché sei tornato a incasinarmi, perché non
riesco a smettere…nonostante tutto….non riesco a smettere di volerti….-
Lei prende fiato per lo sforzo mentre gli occhi azzurri brillano
titubanti, perché lo sa benissimo cosa voglia dire lottare con disperazione
contro quella corrente più potente di lui che lo riporta sempre da lei.
-E questa situazione è dannatamente sbagliata, non va bene, per noi, per
i nostri figli…è un disastro e feriremo tutti…io….io non riesco neanche a
dormire e non posso continuare a fingere che siamo quello che non siamo, hai
visto i nostri ragazzi??? Li hai visti Damon?-
Lei lo sta letteralmente supplicando di non lasciarla sola in quella sua
tempesta di dolore, ma lui per la prima volta non sa come starle accanto e
sente i suoi stessi occhi infiammarsi di lacrime.
-Dobbiamo finirla qui, basta-
-Che vorresti dire con “finirla qui” scusa? Credi che non c’abbia
provato? A non volerti? A non desiderarti?-
-Beh si vede che non ci abbiamo provato abbastanza! E se non riusciamo ad
essere-
-Ad essere cosa Elena?? Amici??-
Il tono della sua voce si alza di quei decibel che le fanno tremare le
gambe.
-E’ quello che avremo dovuto provare a fare….noi siamo sbagliati-
-Credi che non lo sappia? Che non mi accorga di quanto sia tossica questa
relazione? Ma io ci sono Elena, con tutto il casino che siamo e le paure e i
dubbi….il punto è se tu vuoi esserci…perché io non voglio essere tuo amico…non
posso-
Le fiamme azzurre si contraggono risentite mentre sputa fuori quella
verità strozzata, nessuno dei due vuole chiudere, vuole privarsi dell’altro, ma
questa storia sta sfuggendo loro di mano. E gli occhi feriti e lucidi di Damon
ne sono una piena conferma; quello che ha davanti è il ragazzo giovane e
insicuro di cui si è innamorata, colto dalla paura.
-Io non lo so….non lo so Damon!-
Le sue urla sono più di disperazione che di rabbia, di una covata
frustrazione per una felicità che cozza con il resto della sua vita in una
stridente antinomia tra il desiderio e la realtà. Damon in tutto questo
continua a fissarla con un dolore trasudante dal suo sguardo che lei non è
capace di reggere, e sa che deciderà lui per entrambi, lo capisce da come
sospira, tende appena le labbra in una smorfia ferita e prova a trattenere il
liquido che così di rado ha visto affacciarsi ai suoi occhi chiari.
-Beh…allora…hai ragione, non può funzionare….abbiamo chiuso-
Il tono tremante la spiazza, forse più del suo volto che si abbassa
mentre si dirige alla porta di emergenza sparendovi dietro, lasciando che lei
possa esplodere in un pianto silenzioso ora che il suo cuore si è letteralmente
spaccato in due.
Eccomi furtiva come sempre con un nuovo capitolo….spero sia un po’ più
corto e più digeribile, vi prego non fatevi problemi a scrivermi se secondo voi
mi dilungo troppo o sono pesante nella scrittura, i vostri pareri ed
impressioni sono fondamentali per me!!!
Venendo rapidamente al capitolo…Damon ed Elena continuano questo strano
rapporto fatto di piccoli contatti, il bisogno di sentirsi…vedersi, ma non può
durale a lungo perché in ogni caso ci sono i figli tra loro due, lei deve
ancora affrontare suo marito, la situazione del suo matrimonio e sta rischiando
di usare Damon come una via di fuga da tutto questo tanto è che quando per
sbaglio trovano i loro figli al centro commerciale ed Elena scopre che Nadia sa
del loro passato, scoppia terrorizzata all’idea che loro li scoprano del tutto.
Nessuno dei due vuol fare del male ai ragazzi, ma è una conseguenza
inevitabile delle loro scelte a meno che non decidano di troncare tutto prima
che sia troppo tardi e Damon, come sempre, reagisce in modo netto dando voce
alle sue preoccupazioni e ponendo l’unica soluzione apparentemente possibile ad
ora. In questo momento lui è molto vulnerabile e a tratti è lo stesso Damon di
sempre, impulsivo, istintivo ma anche protettivo.
Il problema si porrà nel momento in cui si troveranno a stare insieme per
dieci giorni sotto lo stesso tetto in vacanza, non sarà per niente facile
soprattutto perché Elena ancora non sa dell’aggiunta dell’ultimo minuto e cioè
di Maxwell. Scopriremo presto anche come mai lei abbia questa avversione per l’uomo!!
Scusate se mi sono dilungata pure qui, di solito non più sbrigativa!!
Elena ha finito di sistemare le cose per quei due giorni che passeranno
fuori casa dai suoi genitori, partiranno dopo pranzo e lei ne vuole
approfittare per fare un saluto a Caroline e sfogarsi con lei. Non ha più
sentito Damon dalla loro discussione di qualche giorno prima quando si è dovuta
chiudere mezz’ora nel bagno del centro commerciale per lavarsi via il mascara
colato e avere una faccia presentabile per tornare a casa.
Ma ogni istante, ogni momento che pensa a lui sente una fitta al centro
dello stomaco e le sale un groppo in gola duro da deglutire mentre la voglia di
piangere si affaccia prepotente ai suoi occhi marroni.
Si è aperta una voragine, un buco all’interno del suo cuore che ha fatto
rinascere in lei un amore sepolto e adesso che si stava lasciando cullare in
quella bolla d’illusione restano solo i cocci, i pezzi dei danni fatti.
Eppure è sposata, ma suo marito non riesce ad essere la sua prima
preoccupazione, non quando Damon è tornato a minarle le sue sicurezze, a
rimettere tutto in discussione.
Ma deve imporsi di smettere di pensarlo, ancora una volta. Ha durato una
fatica pazzesca anni fa quando aveva una intera nazione tra loro, non sa
proprio come farà adesso che sarà costretta a vederlo per tutte le vacanze.
Sospira mentre chiude il trolley e lo porta in sala, così che Aaron più
tardi possa caricarlo. Afferra chiavi e cappotto e lo cerca con lo sguardo; i
ragazzi ancora dormono.
-Esco un attimo a comprare due cose e torno-
Lui, ancora in vestaglia intento ad ascoltare il notiziario del mattino,
si volta appena verso sua moglie, domandandosi se quello sguardo perso e cupo
sia dovuto alla loro situazione.
-D’accordo….-
Lei fa per andare, ma la sua voce la ferma.
-Elena-
La donna alza lo sguardo su di lui.
-Spero…che potremo parlare un po’ …in questi giorni-
Lei deglutisce in estrema difficoltà e annuisce senza proferire parola,
poi dopo avergli regalato un minuscolo sorriso scappa da lui e da
quell’angoscia logorante che la divora.
****
“They say that things just cannot grow
Beneath the winter snow,
Or so I have been told.
They say were buried far,
Just like a distant star
I simply cannot hold.
Is love alive?”
“Dicono che le cose non possono crescere
Sotto la neve d’inverno
O così mi è stato detto
Dicono che sono sepolte lontano
Proprio come una stella distante
E io semplicemente non posso raggiungerle
E’ vivo l’amore?”
Casa Salvatore – ore 10.00
-Allora, cosa c’è da fare?-
Damon si sfrega le mani rivolgendo l’attenzione verso sua cognata già tra
i fornelli intenta a preparare tutto per la cena della Vigilia. A cena, oltre a
lui e Nadia, ci saranno anche Ric, Jo e i Parker, quindi
c’è molto da fare. Stefan ha chiesto a suo fratello di venire ad aiutarli,
mentre Nadia è ancora a casa che se la dorme ed andrà a prenderla non appena si
sveglia.
-Allora….intanto potresti aiutarmi a portare un po’ di legna e poi c’è
spostare il tavolo della sala da pranzo, aprire le prolunghe-
-Ricordati di andare a comprarmi i centro tavola che mi mancano!-
La bionda agitata si sporge leggermente per raggiungerli con la voce
dalla cucina e impartire ulteriori ordini.
-Sì tesoro, mando Damon quando esce per andare a prendere Nadia-
-Allora sarà bene che gli spieghi esattamente cosa fare!-
I fratelli roteano gli occhi chiari per aria sperando che Care non li
veda,poi Damon si rivolge a Stefan.
-Ma di solito come fate tutte le volte che date le vostre super cene???Vi
svegliate sempre all’alba?-
-Mm, dopo mesi ti interessi solo ora di come ci organizziamo?-
Damon fa spallucce ironico.
-Beh, di solito io faccio l’ospite e arrivo a giochi fatti-
Stefan scuote la testa ridendo.
-Beh caro ospite…facciamo sempre
così…solo che – di solito- ci aiuta Elena-
Stefan si dirige verso l’ingresso seguito da suo fratello e afferrano le
giacche per uscire e dirigersi sul retro dove Stefan tiene la legna; dandogli
le spalle non può vedere la smorfia di dolore che gli provoca quel nome. Quando
arrivano in giardino con l’aria invernale che gela per un attimo i suoi
tormenti, Stefan si volta leggermente cercandolo con lo sguardo.
-Allora, come stai?-
-Come sempre-
-Dam….è un po’ che non parliamo-
-Quando succede ultimamente finiamo tu con una mano fasciata…e io col
mento tumefatto-
Stefan sorride sghembo mentre afferra la carriola da caricare e si
incamminano verso la tettoia del capanno sotto al quale si trova la legna
coperta da un telo verde per isolarla dalla pioggia. Le loro ferite esterne
sono quasi guarite del tutto e hanno rafforzato il loro legame, così spera
Stefan.
-Vuoi rinfacciarmelo ancora per molto?-
-Tutte le volte che posso-
-Dai avanti…anche se non è un argomento che mi mette a mio agio, voglio
sapere come stai e …come va con Elena-
Gli occhi verdi si alzano diretti verso suo fratello mentre si apprestano
a sollevare il telo e scoprire la legna. Lo vede più sfuggente del solito, ma
non capisce come mai.
-Non c’è nulla da dire, abbiamo fatto una stronzata…e ho sbagliato-
-Cioè?-
-Cioè niente, non accadrà più-
Stefan rallenta la sua operazione di trasbordo di legna nella carriola e
torna di nuovo sul corvino.
-Damon, che sta succedendo-
-Succede che abbiamo chiuso, contento? Così nessuno si farà male-
La vena polemica lascia intuire un disagio che è inutile mascherare. In
ogni caso lo capiranno, tanto vale dirglielo.
-Che vuol dire che avete chiuso?-
-Che è finita….anzi non è mai cominciata…non si comincia nulla con
qualcuno che è già impegnato-
-Damon-
-Ti prometto che le starò alla larga-
-Non mi importa di questo, voglio sapere come stai….questo mi interessa-
Finalmente lo sguardo azzurro si solleva su suo fratello, sinceramente
preoccupato per lui, e Damon deve trattenere a forza un sorriso perché lo vede
che Stefan vuole davvero sapere di lui e non ha il problema di dover difendere
nessuno. E gli mancava suo fratello, quel suo modo silenzioso e discreto di
stargli accanto senza giudicarlo o imporsi; sono sempre stati molto diversi
soprattutto nel modo di amare.
E di questo gliene è grato; così sospira e carica un altro tocco di
legna.
-Lei….lei ha ragione Stef….siamo incasinati,
tossici…e io sono terribilmente sbagliato per lei…e finiremo per fare del male
a tutti, soprattutto ai ragazzi-
Stefan lo osserva intristendosi, perché ci ha provato pure lui a credere
che tra loro fosse tutto finito e ognuno fosse andato avanti con la propria
vita, ma gli sono bastati pochi mesi per essere di nuovo Damon ed Elena e non
vede come possano davvero riuscire a stare lontani. Di nuovo.
Se non fosse successo quel che è successo, Stefan è convinto che suo
fratello l’avrebbe sposata.
-Sai…io ancora non capisco, intendo…come sia possibile che dopo tutti
questi anni tra voi due ci sia ancora qualcosa? So che con Kathrine non è
andata a finire bene ma …. -
La domanda enigmatica porta Damon a mordersi un labbro, non tanto sicuro
di sapere come rispondere perché lui che vive direttamente Elena sulla sua
pelle, non ha pensato che al resto del mondo possa sembrare strano che, dopo
anni e distanze, si siano ritrovati.
-Non lo so Stef….quando sono tornato da
Kathrine, dopo il matrimonio di Elena…ero convinto che fosse un segno che tra
noi fosse finita per sempre, poi è arrivata Nadia, le cose all’inizio
funzionavano tra noi…col tempo io…beh c’è stato un periodo in cui ho amato
Kathrine, e Nadia mi riempiva totalmente la vita, non avevo bisogno d’altro. Ma
ha iniziato a crescere ed è come se tutto lo spazio che occupava quando era
appena un fagottino si stesse naturalmente riducendo e io…beh diciamo che col
tempo si erano andati affievolendo i miei sentimenti per sua madre…-
Stefan lo osserva silenzioso, capisce cosa intenda col fatto che i figli,
soprattutto all’inizio, siano così totalizzanti che invece di unire la coppia
in un certo senso la allontano. Per questo è assurdo che tante persone per
risolvere le crisi di coppia si mettano a fare figli, che forse più di tutto
sono il vero banco di prova per un’unione forte. Perché ti prendono tutto senza
riserve, energie, sonno, tempo, forza e non lasciano margine di altro amore,
nella loro stupenda esistenza sono tirannici* e più crescono, più ti
restituiscono anche quel tempo rubato quando iniziano anche loro ad avere la
loro piccola autonomia e tu ti trovi finalmente a ritrovare te stesso e
l’altro. Anche lui e Care avevano avuto molti momenti di difficoltà, ma era un
amore solido. Una certezza di granito che gli aveva sempre fatto affrontare
tutto.
E pensando a tutti i momenti difficili può capire Stefan che se la
persona che hai accanto non è quella che avresti voluto per la vita, diventa
impossibile tutto, anche respirare.
-Lo capisco…e mi dispiace… ma… Elena?…-
-Elena…-
Il sorriso amaro che increspa lievemente il volto di suo fratello,
intento a sfiorare distratto la superfice ruvida di un tronco di legno, gli stringe
il cuore.
-E’ un’incognita che non riesco a decifrare….ma non devi più preoccuparti
che io non le ronzi intorno…-
-Damon….quando dico che dovresti cercare di non incasinare tutto non dico
…di lasciarla perdere, ma di essere certo di quello che vuoi. Perché non è vero
che chiudendo i rapporti nessuno si farà male, tu te ne sei già fatto
abbastanza e sono convinto che anche Elena stia soffrendo, il punto è se è una
sofferenza immotivata o per qualcosa per cui val la pena….-
Damon osserva riflessivo suo fratello e trattiene quelle sue parole senza
aver nulla da replicare; solo la sua amarezza. Sospira mentre finiscono di
caricare la carriola e tornano dentro per mettere la legna nella cesta accanto
al fuoco ed aiutare Caroline.
-Em, dunque….si passa pure solo che….lui è qui-
Caroline abbassa la voce contro il cellulare che sta tenendo tra il collo
e la spalla mentre ha le mani occupate a legare il roastbeef e con gli occhi cerca furtiva suo marito e suo
cognato.
Elena l’ha chiamata per dirle che entro cinque minuti sarebbe stata da
lei e del fatto che avesse litigato con Damon, ma Caroline l’ha avvertita della
presenza dell’uomo a casa loro.
-No allora non vengo-
-Ti prego, non fare la bambina, tu arriva io magari esco un momento e
facciamo due passi, d’accordo?-
-Mm-
-Elena falla finita e muoviti-
Caroline chiude il telefono e lo mette nella tasca dei jeans per poi
sistemare la carne e metterla in forno. Dopo la passeggiata con Elena si
dedicherà alla preparazione della redvelvet che richiede tempo e pazienza; si sciacqua le mani e
si slaccia il grembiule dirigendosi in corridoio quando vede i due fratelli
fare la spola dal retro per mettere la legna sia vicino al camino della cucina,
sia in salotto.
-Ehi-
-Ehi-
-Ecco….io esco un attimo…-
-Perché? Dove vai?-
-Oh, beh….mi sono scordata una cosa…faccio un salto al supermarket infondo
alla strada e torno subito-
Stefan osserva perplesso sua moglie defilarsi nello spogliatoio per
cambiarsi le scarpe per poi afferrare il piumino e uscire.
-Tua moglie è una donna strana-
L’uomo sorride e ritorna a svolgere i suoi compiti insieme a Damon.
****
“This is my winter song.
December never felt so wrong,
'Cause you're not where you belong;
Inside myarms”.
“Questa è la mia canzone d’inverno
Dicembre non mi è mai sembrato così sbagliato
Perché tu non sei dove dovresti essere;
Tra le mie braccia”
Caroline è sul marciapiedi fuori casa che si guarda ogni tanto alle
spalle e ogni tanto osserva la strada in attesa di Elena, temendo che i due
possano stare alla finestra a sbirciare le sue faccende fin quando finalmente
non vede arrivare da dietro l’angolo la macchina dell’amica che si accosta
dietro alla Camaro di Damon, tentata di tamponargliela.
-Come hai fatto a liberarti?-
Elena la raggiunge chiudendo l’auto.
-Oh, gli ho rifilato una scemenza qualunque, che vuoi che ne sappiano e
anche se fosse…-
Infila un braccio sotto quello dell’amica e iniziano a camminare.
-Ho il diritto di dedicarti un po’ di tempo-
-Oh quello sicuro…anche se sono di fretta pure io….ho detto ad Aaron che
dovevo comprare delle cose per mia madre-
-Vedi? Usiamo le solite scuse-
Elena sorride mentre si incamminano per il quartiere avvolto nella luce
violacea di un cielo che sa di nevicata imminente.
-Allora, vuoi dirmi che succede?-
-Abbiamo litigato…tre giorni fa-
-E come mai?-
-Beh ecco…lo avevo accompagnato al centro commerciale per comprare i
regali-
-Elena!-
-Cosa? Siete state voi a dirmi di “conoscerci
da adulti” e un’uscita amichevole in pubblico non mi sembrava sbagliata-
-No infatti…ma così fa troppo coppia…-
-Beh non era un problema, lo è diventato quando abbiamo incontrato i
ragazzi-
Caroline allarga lo sguardo azzurro perplessa.
-Nadia e Alec…erano anche loro in giro per acquisti-
-Santo cielo, quanto siete sfortunati-
-Già…e sai Alec è tonto non ha capito niente, ma Nadia…lei ci osserva
molto-
-Certo, è suo padre ed è una ragazza…ma non avete mai fatto niente, non
può aver capito-
-Sua madre le ha detto di me e di Damon-
-Che cosa????-
Caroline allenta la presa sull’amica mettendosi dritta e incrociando le
braccia per ripararsi dall’aria fredda. Il respiro agitato si condensa annebbiandole
la visuale.
-Starai scherzando spero!-
-Purtroppo no, le ha solo detto che siamo stati insieme da ragazzi, nulla
di più….ma pure io se fossi in lei sarei infastidita-
-Ecco perché ultimamente era sempre scontrosa con Damon-
-Davvero?-
La bionda osserva un attimo la faccia allarmata della sua migliore amica
e per un istante si pente di quella riflessione ad alta voce.
-Ma nulla di che non preoccuparti….piuttosto finiscimi il racconto-
-Beh….niente io mi sono alterata per questo fatto, insomma…ho pensato ai
ragazzi e a quello che potrebbe succedere se scoprissero di noi, di adesso…e
sono esplosa. Ero furiosa per questa cosa di Kathrine!!! Non puoi capire la
rabbia, ho cercato di far capire a Damon che questa situazione farà solo degli
ulteriori danni…che finiremo per far del male a qualcuno e lui….-
Lo sguardo scuro si adombra nuovamente, ricordando le iridi azzurre
brutalmente ferite. Caroline la incinta a proseguire, ma è consapevole che non
ci sono molte cose da dire al riguardo, sanno bene tutti quale sia la soluzione
meno dolorosa e più semplice.
-Lui?-
-Lui….ha detto che vuole chiudere-
Elena si passa le mani sul volto respirando a fondo per reprimere
l’ennesimo conato di vomito in attesa del parere della sua amica.
-E?-
-E niente….se n’è andato e non l’ho più sentito-
-Tutto qua?-
Elena si volta indispettita verso Caroline.
-Come sarebbe a dire tutto qua? Ti pare poco? Non vuole più avere a che
fare con me!-
-Ok Elena ma….punto primo, chi ci crede? Direi nessuno. Punto secondo, mi
sembra difficile visto che tra cinque giorni si parte per la montagna, punto
terzo…beh non c’è nessun terzo punto, ma ….quello che voglio dire è che tra voi
non finisce mai! Non è stato così nemmeno con 52 Stati e due decenni a
separarvi…quindi proprio non capisco-
-Tu non hai visto come lo ha detto-
-Che importa, non è quello il punto…come vi rivedrete sarete punto a
capo-
-Ma è proprio questo che vogliamo evitare, di essere di nuovo al solito
punto, per questo dobbiamo chiudere…d’ora in avanti solo rapporti civili ma
nulla di più…-
-Elena io ti voglio bene, lo sai, adoro anche Damon quando non mi fa arrabbiare
però….questo discorso non regge, lo sai anche tu-
-Cosa pensi che accadrà sentiamo-
-Penso che appena vi rivedrete vi terrete il muso pieni di imbarazzo, lui
farà una battuta stupida per stemperare la tensione, tu riderai, fingerete di
comportarvi in modo distaccato poi lui farà qualcosa, o magari sarai te, che vi
riporterà nelle braccia dell’altro perché….è questo che fate-
-Forse quando stavamo insieme!-
Caroline rotea lo sguardo azzurro esterrefatto sull’amica che è la
quintessenza della testardaggine talvolta.
-No Elena, succede adesso semmai!-
-Bene, ma non deve accadere-
-Se fossi davvero convinta di poter avere qualche potere decisionale in
merito….credi davvero che staresti qui con me a parlarne?-
Elena tira una smorfia di disappunto verso l’amica.
-E comunque….è chiaro che i vostri figli, la loro serenità, debbano avere
la priorità. Come è chiaro Elena che tu non stia dando per nulla una seconda
occasione al tuo matrimonio…-
La mora si morde un labbro per reprimere una risposta, lasciando che Care
continui.
-Hai già deciso che non ne vale la pena? Che vuoi lasciare Aaron?
D’accordo, fallo, ma non per Damon…perché, per inciso, non stai nemmeno
provando fino in fondo a prendere sul serio il rapporto con lui!!-
-Questo non è vero!-
-Sì che lo è …..altrimenti non saremmo a questi punti, perché lo sforzo
di non saltarvi addosso – così, giusto ogni tanto - lo puoi anche fare se
davvero vuoi tentare di capire se sia un capriccio, un vecchio ricordo o
veramente qualcosa di più…ma come pensi di farlo se non sei capace di avere una
distanza giusta?-
La donna abbassa leggermente lo sguardo, colpita e affondata.
Lei gli ha proposto un’amicizia di cui lui ora non vuol sapere, o meglio,
nemmeno ci ha provato seriamente a proporgliela.
Le due proseguono la camminata fino a tornare indietro verso casa
Salvatore e quando arrivano al vialetto d’ingresso si stanno per salutare, ma
il rumore della porta principale che si apre attira la loro attenzione.
E’ Damon che, non appena le vede, rallenta il suo intercedere.
-Ehi, dove vai?-
-A prendere Nadia…e i tuoi centri tavola-
-Oh, Stefan ti ha dato l’indirizzo?-
-Sì certo-
Damon risponde senza essere davvero interessato a sua cognata, troppo
preso a guardare Elena che si tortura il piumino agitandosi sul posto. Così
Caroline, che conosce troppo bene le loro dinamiche, decide di dar loro un
piccolo spazio e si volta appena verso Elena.
-Noi ci sentiamo più tardi, e comunque in ogni caso ci vediamo il 27…e
saluta i tuoi-
-Grazie-
Lancia un’occhiata di intesa a suo cognato, rimbrottandolo delle nefaste
conseguenze se si scorda i centri tavola e si avvia verso casa.
Una volta rimasti soli, i due si osservano circospetti e imbarazzati.
-Centri tavola…-
-Già, sto diventando la perfetta migliore amica organizza cene-
Elena trattiene un sorriso, immaginando in una frazione di secondo le
dinamiche tra lui e la bionda amica.
-Possiamo…possiamo parlare?-
-Mi sembra che fossimo d’accordo sul mantenere le distanze-
-Damon, così non aiuti-
-E cosa dovrei fare Elena? Dimmelo tu perché nessuna mia soluzione pare
andarti bene-
-Lo sai…che non possiamo evitarci….non quando-
-Le nostre famiglie sono così unite?-
Lei risponde eloquente con un’occhiata retorica. Poi prende coraggio,
riprovando a formulare quella domanda che le stona terribilmente.
-Io vorrei….vorrei davvero tentare…di essere amici, prima di tutto-
Damon serra la mascella, abbassando per un istante lo sguardo sul porfido
tentando di reprimere l’ennesima fitta che gli serra la gola, possibile che lei
lo ferisca a tal punto? Eppure sarebbe il solo compromesso per non perderla, e
allora perché non riesce a dirle di sì? Tutto quello che vorrebbe è averla
nella sua vita.
Anche solo come amico.
Elena vale più dei suoi stessi desideri, lo sa bene. Rialza lo sguardo su
di lei trattenendo la paura e il dolore dietro ai mari azzurri.
Perché è sempre Damon, ma allo stesso tempo è un uomo, è cresciuto,
l’essere padre ha sovvertito le sue priorità, lo ha educato alla pazienza, al
sacrificio; in questo resta di fondo il ragazzo bisognoso di amore che prende
decisioni drastiche per quell’inarrestabile necessità di proteggere chi ama,
che sia Nadia o Elena.
E lei ha ragione, come Stefan. Un modo per convivere devono trovarlo.
-Non sono bravo….coi tentativi-
Respira a fondo trattenendo quelle lacrime insolite per lui, mentre la
sente sospirare leggera e un minuscolo sorriso le increspa quel viso da bambina
sciogliendogli il cuore. Gli importa solo che lei sia felice.
-Beh, lo faremo…insieme…-
Basta che non mi lasci ancora, perché
ne morirei.
Glielo vorrebbe dire in una supplica che brucia la gola, terrorizzata da
se stessa e dal bisogno di lui che ha preso il sopravvento su tutto il resto,
condizionandole la vita. E lui, come sempre, sembra intuire le sue paure.
Lo vede frugarsi nella tasca interna della giacca ed estrarre un piccolo
sacchettino di velluto blu che le porge timoroso.
-Come amico….buon Natale-
Elena sgrana gli occhi stupita mentre le parole le muoiono sulle labbra,
incredula di fronte a quel gesto.
-Ma…io…io non-
-Non era così che volevo dartelo….in realtà non c’era un modo, l’ho visto
e l’ho preso…mi bastava solo che tu potessi averlo-
Elena prende il sacchettino che le sta porgendo, slaccia il piccolo nodo
che lo chiude e lo volta per far scivolare il contenuto sul palmo aperto
dell’altra mano. Sussulta stupita e trattiene a forza le lacrime di commozione.
E’ un braccialetto, ma non uno qualunque.
E’ quel braccialetto.
****
Dicembre 1996
Damon si sta facendo trascinare da
Elena per il mercatino delle pulci nell’East River che sotto Natale è super
affollato nonché pieno di cianfrusaglie più del solito; non ama per niente
questi posti, ma Elena ci è voluta passare per dare un’occhiata nella loro
domenica pomeriggio di shopping natalizio e di fronte a quegli occhioni
imploranti come poteva rifiutarsi.
Così osserva la sua ragazza
aggirarsi avvolta nel suo inseparabile piumino rosso, distinguendosi nella
folla in modo da permettere a lui di non perderla mai di vista. La vede d’un
tratto fermarsi ad una bancarella di bigiotteria e così la raggiunge
affiancandola quando nota che solleva una collanina e parla col proprietario
della bancarella, un uomo sulla cinquantina capelli ancora scuri e un baffo
improbabile, intento ad armeggiare con la sciarpa a quadri che lo ripara
malamente dal freddo pungente.
-Oh questa è molto graziosa-
-Sì infatti, quanto costa?-
-20 dollari-
-Così tanto?-
Gli occhi di Elena si allargano
dispiaciuti, le sembra una somma assurda per un filo di metallo con appeso un semplicissimo
ciondolo formato da tre piccoli nodi, tipo quelli delle corde dei marinai,
intrecciati tra loro.
-Beh tesoro, questo è argento, ho
anche un certificato di un orafo…in realtà sai non ci sarebbe solo la collana,
ma anche il braccialetto-
Elena abbassa gli occhi sul banco,
in cerca dell’oggetto, ma la voce dell’uomo la richiama.
-Purtroppo non ce l’ho con me, vedi
quella collana faceva parte del regalo di nozze di una vecchia signora e quando
è morta i suoi nipoti lo hanno dato via perché considerato di poco valore; la
nipote che me lo ha portato mi ha spiegato che c’erano una collana e un
braccialetto. Suo nonno non era un uomo ricco, ma lavorava presso un orafo che
gli consentì di forgiarsi da solo il regalo per la sua amata dato che non
poteva permettersi un anello. Così con dell’argento grezzo fece questa
collanina, i cui tre nodi – lui era un marinaio che poi si era trovato a dover
trovare un impiego fisso per sposarsi, abbandonando il mare- rappresentavano:
l’amore, l’amicizia e la fedeltà. La nipote mi disse che se avesse trovato il
braccialetto me lo avrebbe portato, ma ancora non è accaduto quindi mi resta
solo la collana….-
Elena la fissa con un’attenzione
diversa rispetto a prima di conoscere la sua storia, quasi come se potesse
immaginarsi un giovane ragazzo innamorato intento a sporcarsi le mani e
lavorare per forgiare quel segno di amore. E’ ancora più dispiaciuta di prima
al pensiero di non poterla acquistare.
-Potrei fartela a 15….e magari se
ogni tanto passi di qua, potrebbe apparire il braccialetto-
Elena sorride mestamente e allunga
la collana verso l’uomo con aria triste. Ha già speso tutti i suoi risparmi nei
regali di Natale, non può permettersi certo una spesa di quel tipo senza un
valido motivo.
-La ringrazio, ma non posso…-
L’uomo annuisce comprensivo e fa
per prenderle la collana, quando due banconote si materializzano tra loro ed
entrambi seguono quella mano trovando gli occhi azzurri di Damon, intenti a
fissare l’uomo.
-Ecco-
Elena rimane un attimo immobile,
non è certo la prima volta che lui paga per lei, ma non le piace che le faccia
la carità.
-No Dam..-
Lei non fa in tempo a
controbattere, per niente ascoltata da lui intento a pagare e ad afferrare l’oggetto
portogli dall’uomo che gli ringrazia.
Poi prende una mano di Elena, le
sfila il guanto e poggia sul suo palmo quella collanina.
-Buon Natale amore mio-
Gli occhi di Elena non brillano,
completamente persi senza nemmeno sentire più la folla intorno a loro, per il
gesto di Damon, ma per l’intensità con cui lui ogni volta faccia trasudare il
suo amore per lei da tutto, parole, gesti, silenzi, sguardi. Respiri.
Si allunga svelta per raggiungere
le sue labbra e baciarlo felice, lasciandosi scappare un ti amo tra i sospiri.
Poi si stacca e con quel suo entusiasmo da bambina gli porge la collana non
potendo aspettare oltre per indossarla.
*****
“I still believe in summer days.
The seasons always change
And life will find a way.
I'll be your harvester of light
And send it out tonight
So we can start again.
Is love alive?”
“Credo ancora nelle
giornate estive
Le stagioni cambiano sempre
E la vita troverà il modo.
Sarò la tua raccolta di luce
E la manderò fuori stanotte
Così possiamo ricominciare di nuovo
E’ vivo l’amore?”
Presentday
-Damon-
Le trema la voce incapace di dir altro alla vista di quel braccialetto,
non ci crede che lo abbia trovato.
-Ma dove-
-Un mercatino a Brooklyn…ci avevo accompagnato Nadia e ho riconosciuto la
bancarella di quella volta, non c’era il signore, ma sua figlia e mi ha detto
che tempo dopo sono venuti a portargli il braccialetto, ma suo padre non lo ho
mai voluto vendere perché sperava di poterlo dare alla ragazzina cui aveva venduto
la collana, tuttavia lui è venuto a mancare questo inverno e lei ha deciso di
metterlo finalmente in vendita…e pensa te….l’ho trovato io-
-E’ incredibile-
Continua a guardarlo commossa per tutti i ricordi che le riporta a galla
e si chiede come farà a restargli solo amica se anche adesso vorrebbe baciarlo
o stringerlo. Poi si tira su una manica per scoprire il polso destro e glielo
porge. Così Damon prende il braccialetto e glielo mette per poi tenere stretta
tra le sue la mano di Elena, carezzandole dolcemente il polso, sentendo la
pelle scaldarsi e le viene istintivo allargare le dita andando a cercare di
incastrarsi in quelle di lui, esattamente come i loro respiri e i loro sguardi
adesso che lei solleva le pozze scure su di lui, attirate dai primi fiocchi di
neve che iniziano a scendere ad imbiancare la città.
Solo amici, quanto durerà?
Il titolo è una canzone sentita nella 6x10, l’episodio di Natale della
sesta stagione quando Stefan regala a Damon la sua Camaro aggiustata e Kai rapisce Elena.
*questa frase, sui figli “tiranni” – coglietene il senso figurato- è di
mia mamma che mi ripeteva sempre di quanto un figlio ti cambi tutto, anche la
percezione del tempo e dell’affetto verso tuo marito. E in effetti posso dire
che i miei genitori li vedo molto più stare insieme ora che noi figli siamo
grandi, di quando eravamo piccoli e sempre appresso alla mamma. Scusate
l’inciso autobiografico se così posso dire, visto che in realtà riguarda tutti
i genitori di questo mondo, ma mi ha sempre fatto una strana tenerezza.
Per il resto, i nostri delena proprio non ce la
fanno, si arrabbiano, scalciano, strepitano come i bambini ma poi, come dice
Care, tornano sempre lì.
Ora, magari siete anche stufe dei loro tira e molla – non lo so, spero
sempre nei vostri commenti per scoprirlo – ma capitemi, gestire figli,
tradimenti, mariti sta diventato complicato, fortuna che i coniugi Salvatore
(QUALCUNO STA VEDENDO TVD a tal riguardo?????) sono pronti a fargli riflettere.
Ah, preparate le valige che tra poco si parte…ma non ancora, pazientate un po’
e arriveranno le tanto attese vacanze di gruppo con lo zio scontroso. Caroline
non se l’è sentita di dirlo ad Elena, non quando l’amica aveva bisogno di parlare
di altro, ma lo farà.
Ps. Che ne pensate del regalo di Damon? Un po’ triste?
Quei due giorni passati negli Hamptons per
festeggiare il Natale con i suoi genitori, suo fratello e la famiglia non sono
stati esattamente rilassanti. Un po’ perché Aaron continuava a fissarla
silenzioso, quasi cercando un modo per perforare, recidere il loro
insormontabile muro e un po’ perché i suoi genitori l’hanno tormentata con
mezze domande e sguardi preoccupati quando hanno saputo accidentalmente che il
loro nipote maggiore Alec ha una fidanzata che di cognome fa Salvatore e tu
guarda il caso è la figlia di Damon.
Lo stesso Damon che molti anni prima aveva spezzato in due la loro
figlia, internamente, fisicamente, lasciando a loro il difficile compito di
provare a rimetterla in sesto e farla ripartire; perché un genitore può scordarsi
il primo vagito, le prime ginocchia sbucciate o il primo giorno di scuola, ma
non dimentica la sofferenza dei figli. Non dimentica il dolore che di riflesso
è il loro, fermi e impotenti ad osservare la loro bambina fare quei passi
necessari per la sua crescita, senza potersi sostituire a lei, risparmiarle le
lacrime, le notti insonni, la frustrazione, la rabbia.
Non dimenticano da dove tutto questo provenga e Damon Salvatore – che
Grayson un po’ ci aveva messo ad accettare come fidanzato di sua figlia –
rappresentava l’apoteosi di tutto ciò che lui aveva trasformato in odio. Non
per lui in quanto lui, capiva l’errore, la difficoltà, la scelta.
Razionalmente.
Soprattutto da medico che ne ha viste di scelte umane sbagliate, ma
quando sei padre tutto cambia prospettiva e lui non lo aveva mai perdonato. E
aveva tollerato Stefan nella misura in cui sembrava comunque aiutare sua figlia
a non scivolare nel baratro più profondo. Tutti soffriamo per amore, pure
Grayson come chiunque altro aveva avuto la sua dose di delusioni, ma i pianti e
le lacrime di sua figlia vissuti da padre hanno avuto un sapore del tutto
diverso.
Quindi non avevano digerito affatto la notizia del ritorno in città di
Damon e del fatto – sospetto – che lei non gliene avesse parlato. Nemmeno
Miranda.
E Miranda è una madre, e una madre lo capisce quando c’è qualcosa che
non va.
Aveva provato tante volte a dire ad Elena che secondo lei il problema
con Aaron era l’assenza totale della comunicazione, parlando solo di figli, di
cose da fare e mai di loro, mai dei loro dubbi, paure, ansie. Eppure, quando il
24 pomeriggio erano arrivati a casa loro e lei gli era andata incontro
aiutandoli con le valige e aveva abbracciato dolcemente sua figlia, le era
parso di aver colto una luce diversa in quei suoi occhi ultimamente spenti e
distratti.
Non aveva indagato, non aveva capito.
Non poteva capire fino a quando a cena James per vendicarsi di un
dispetto fatto da Alec, aveva detto che lui stava sempre a sbaciucchiarsi con
la fidanzata e in meno di un secondo Jer, suo padre e
pure Anna si erano messi ad indagare sulla prima fidanzatina del nipote.
Era in cucina in quel momento quando dalle labbra di suo genero erano
uscite le parole “è la figlia del
fratello di Stefan, si sono trasferiti in città da qualche mese” e i suo
occhi identici a quelli della figlia erano vagati frettolosi in cerca dei suoi,
in cerca di risposte evase abilmente a causa della situazione di festa.
****
24 Dicembre ore 19.30
-Dai Alec! Rendimi il cellulare!-
James si allunga per afferrare il telefono, ma suo fratello, ancora
per un po’ più alto di lui, solleva la mano ridacchiando divertito.
-Ragazzi, non litigate almeno oggi-
Nonno Grayson ammonisce teneramente i suoi nipoti mentre posa sulla
tavola apparecchiata a festa i cestini in vimini con le fette di pane al loro
interno; gli guarda scuotendo leggermente la testa e si volta per tornare in
cucina lasciando una carezza sulla testa della piccola Pearl di tre anni,
seduta a capotavola intenta a mangiare. Ha dormito fino a tardi e non ha fatto
merenda, così Anna le sta già dando la cena visto che si stava innervosendo per
la fame.
-Com’è amore il sugo della nonna?-
-Motto buono!!! La nonna è una cuochinabravissima!-
Anna sorride a sua figlia e alza lo sguardo per vedere se Miranda
dalla cucina ha sentito, cosa che ha fatto perché accapa
in quel momento tutta felice, abbassandosi a baciare la bambina.
-Oh grazie amore mio, sono felice che ti piaccia-
La piccola, piuttosto disinteressata dalle attenzioni della nonna,
afferra la forchettina e infilza un altro po’ di pasta, così Miranda torna in
cucina da Elena intenta a controllare la cottura del pesce in forno. Quando
Grayson ha stappato le bottiglie di vino esce per dirigersi in sala, dove le
voci litigiose dei nipoti maschi si fanno sempre più forti, lasciando le due
alle chiacchiere madre – figlia.
-Allora? Vedo che i ragazzi stanno bene-
-Si molto-
-E….tu?-
-Io….sto…andiamo avanti-
-Avete parlato un po’ tu ed Aaron?-
Elena alza gli occhi dalla sua
operazione di sbucciatura delle patate lesse per poi fare il purè.
-No certo, ma ultimamente anche a telefono sei sempre spenta o
sconsolata, oggi ti vedo bene tutto qua e mi domandavo se magari dipendesse dal
fatto che le cose vanno meglio-
Elena si morde un labbro, totalmente incapace di raccontare a sua
madre il suo sporco segreto e poi i suoi odiano così tanto Damon che non ci ha
pensato neanche per un istante a parlargli del ritorno del figliol prodigo in
città.
-No, anzi….se possibile parliamo ancora meno-
-Tesoro….ma prova a fare uno sforzo-
-Io-
Elena non fa in tempo a finire di parlare che suo padre rientra in
cucina tutto pimpante.
-Ehi Miranda ma lo sai che Alec ha la fidanzata?-
Gli occhi di sua moglie si accendono ed entrambi si voltano
interrogativi su Elena.
-Davvero? E perché non ci hai detto nulla?-
-Oh cielo….redigerò un diario settimanale contenti? Mi sarà sfuggito-
Abbassa gli occhi sulle patate lesse delle quali non sente neppure il
calore tanto si sta agitando, e solo un attimo dopo trema all’idea che possa
venir fuori il nome della ragazza.
Nel frattempo in sala da pranzo si è scatenato il pandemonio.
-Stanno sempre al telefono a fare i piccioncini “no attacca tu” no
fallo tu”-
James simula il suono dei baci contro il cellulare scatenando le
risate degli adulti e l’indisposizione di suo fratello.
-Spione!!!!-
-Dai Alec, invece è una cosa molto bella-
-E soprattutto…sei un figo nipote, hai la fidanzata…-
Anna ammonisce suo marito Jeremy intento a glorificare il maggiore,
anche se capisce il tentativo di tirarlo su di morale. Si accarezza distratta
la pancia di sette mesi, sorridendo al pensiero che suo marito un giorno darà
consigli sulle ragazze al piccolino che cresce dentro di lei. In quel momento
appare pure Grayson con lo scopo di indagare su ordine di sua moglie,
inutilmente dissuaso da una alquanto preoccupata Elena.
-Sicuramente è bellissima-
-Si lo è molto-
Aaron si unisce alla discussione supportando il figlio.
-Ma è una tua compagna di scuola?-
-Sì, si è trasferita quest’anno-
-Uh affascinante come storia-
Anna sorride complice e torna a dare attenzione alla piccola Pearl che
li guarda confusa.
-E come l’hai conquistata?-
-Sbaciucchiandola!!!Che schifo-
James si mette in mezzo ricevendo uno spintone dal fratello
rimproverato poi dal padre.
-Dai ragazzi, stiamo parlando non fate gli scemi!-
-Si scusate-
Sono seduti già a tavola in attesa che arrivi l’antipasto.
-Insomma come si chiama? Dicci qualcosa-
-Hai una foto?-
-Si chiama Nadia-
Alec risponde imbarazzato mentre passa a suo zio Jer
il telefono su cui ha aperto una sua foto e la mostra ad Anna e Grayson.
-Wow è davvero molto bella, bel colpo nipote-
-La vado a far vedere alla nonna-
-Eddai nonno mi vergogno!-
-Invece dovresti vantartene!-
Sparisce in corridoio verso la cucina mentre l’interrogatorio
continua.
-Siamo molto contenti per te, è una brava ragazza?-
-Sì molto…!-
-Ce la dobbiamo pure trovare tra i piedi in vacanza-
James sbuffa incrociando le braccia, per mascherare l’evidente gelosia
verso il maggiore così acclamato dallo zio Jer.
-In vacanza?? Non sarà un po’ presto?-
Rivolge quella domanda ad Alec con fare interrogativo, ma lo sguardo
lo indirizza ad Aaron che fa per rispondere ma Alec lo precede.Intanto Grayson riappare tutto pimpante, ha
condiviso con sua moglie la foto, entrambi orgogliosi del nipote contrariamente
alla faccia torva di Elena che si è dovuta persino sorbire le prediche sulle
mamme gelose, cosa che in realtà lei non è, ma non può spiegare che la ritrosia
nel parlarne non derivi da una mancanza di approvazione bensì dal cognome di
Nadia.
-Ecco tieni-
Alec afferra il cellulare.
-Viene con noi perché suo padre è il fratello di zio Stefan-
Grayson si ferma sul posto allargando lo sguardo scuro perplesso verso
suo figlio, altrettanto confuso.
-Di Stefan?-
-Sì, lei e suo padre, Damon, si sono trasferiti da Los Angeles e
quindi praticamente partecipano a tutte le varie cene in famiglia-
-Le coincidenze della vita-
Conclude Aaron, non badando troppo agli sguardi perplessi dei due
Gilbert. Grayson si allontana arrivando in cucina con una faccia indecifrabile;
Miranda ed Elena stanno parlando senza curarsi del via vai dell’uomo fin quando
non si ferma davanti all’isola della cucina dove le due stanno preparando il
vassoio degli antipasti attirando la loro attenzione.
-Damon Salvatore-
Quel nome, pronunciato in modo totalmente imprevisto, fa strozzare
Elena col suo stesso respiro e incontra gli occhi paterni preoccupati che la
fissano trepidanti di risposte. Sbatte le ciglia per riattivare la lacrimazione
prima che le si secchino le iridi e sfugge colpevole dalle occhiate perplesse
di sua madre.
-Ma cosa-
-E’ il padre della ragazza di Alec…Nadia Salvatore-
Miranda fa scorrere le iridi confuse da suo marito ad Elena, troppo
presa dal tentativo di sgusciare via da quella fastidiosa situazione; e
improvvisamente mentre sposta l’attenzione sulle proprie mani ferme sulla
ciotola dell’impasto per i crostini vede il braccialetto che le ha regalato
Damon risaltare contro la pelle pallida. Potrebbe quasi sentirlo scottare se
solo ripensa a quel che ha provato quando glielo ha messo al polso ed ecco che
di nuovo torna a tormentare la sua tranquillità.
-Elena-
Ma la voce carica di rimprovero di sua madre la richiama, con quella
stessa inflessione di quando scoprirono che si vedeva con uno più grande di
cinque anni di lei.
-Cosa c’è-
-Tu lo sapevi-
-Certo che lo sapevo-
Improvvisamente si sblocca e riprende a spalmare l’impasto sulle
fettine di baguette.
-E possiamo sapere come mai ti sia sfuggito di comunicarci che da mesi
è tornato e che sua figlia frequenta nostro nipote?-
-Perché non sono affari vostri papà-
-Elena!-
-Adesso non ho intenzione di parlarne, vado in sala dagli
altri…continuate pure visto che siete tanto bravi a fare squadra-
Stizzita, si slaccia il grembiule e lo lascia sul ripiano superando i
suoi genitori. E’ vero, sono sempre loro e lei la figlia che è tenuta a
rispettarli, ma è anche una madre e una donna e non ha intenzione di farsi
brontolare da loro per le sue scelte.
Li ha evitati tutta la sera, i suoi genitori, fin quando non si è
alzata per andare in bagno e passando davanti alla camera dove dormono lei ed
Aaron decide di entrare e recuperare il cellulare abbandonato sul comodino.
Ci sono vari messaggi del gruppo con le sue amiche, qualche email di
lavoro e un messaggio di whatsapp di qualche ora prima le fa immediatamente
sorridere il cuore.
“Ciao amica, allora quanto è
triste il mare d’inverno?”
Medita la sua risposta.
“Ha sempre il suo fascino…la tua
cena? Sopravvissuto?”
Invia e attende qualche istante, magari non ha il telefono sotto mano,
ma Damon la sorprende sempre.
“Ah, lo sai…schiamazzi, Care che
tenta di non strozzare la moglie di Kai, Ric che mi
lancia occhiate di rimprovero…il solito”
“Beh, avrai almeno chiacchierato
con Kai”
“Sì è stato divertente tornare a
infamare insieme il ciuffo di Steffy”
“Stupido”
“E tu….come procede?”
Elena esita a rispondere,nonben certa di come proseguire.
“Tutto sommato bene”
“Cosa succede’”
“Niente”
“Elena….se vuoi che questa cosa
degli amici funzioni…devi sentirti libera di confidarti con me”
“Mi confidavo anche quando
stavamo insieme”
“Sì certo, ma perché ti sentivi
libera….adesso no, e non mi interessa un rapporto dove manca questo, dove
manchi tu”
Gli occhi scuri rileggono più volte quelle parole cariche di un chiaro
e preciso significato, riflesso di un desiderio covato da entrambi, di un
bisogno, un’esigenza viscerale di rispondere al naturale istinto di raccontarsi
e parlarsi ultimamente frenato da quei muri issati negli anni e così facilmente
abbattuti, lasciando spazio a vecchie confidenze che ritornano.
“I miei…non avevo detto niente
loro di …beh di te”
“Ouch…”
“Già…in questo momento vorrei
scappare”
“Vengo a prenderti?”
“Damon….”
“Lo so lo so…amici e via
dicendo”
“Puoi prenderla più sul serio?”
“Credimi …lo sto facendo”
“Mi sei mancato….”
Se ne pente nell’istante esatto in cui preme invio, ma è tutto quello
che in un rapporto sincero può offrirgli.
La verità.
“Adesso chi è che non segue le
regole?”
Elena fa per digitare la sua risposta, ma la voce di suo figlio che
proviene dalle scale la richiama ed è costretta a chiudere in fretta
raggiungendolo.
***
25 Dicembre – ore 23.30
Dopo un altro round di cene, l’intensa giornata di Natale tra giochi e
chiacchiere, Elena ed Aaron vanno a letto visto che la mattina dopo
ripartiranno per casa dove li attendono altre valige da finire di preparare per
le vacanze in montagna.
Aaron è già a letto mentre Elena si sta finendo di mettere il pigiama
e lo raggiunge sotto le coperte.
-C’è qualcosa che dobbiamo ancora comprare per la montagna?-
-No, io Care e Beka prendiamo le ultime cose
domani al supermercato, ma c’è tutto…alla fine avete deciso il ritrovo?-
-Sì Matt suggeriva casa Salvatore, hanno il piazzale privato così le
macchine che non ci occorrono possiamo lasciarle lì-
-Ok-
-Oh e…allora è confermato-
Elena si sdraia voltandosi perplessa con lo sguardo verso suo marito.
-Cosa-
-Mio zio…viene-
Sbatte le lunghe ciglia ringraziando di essere nella penombra della
stanza così che lui non si accorga del suo repentino cambio di colore da rosa a
bianco cadaverico. Si mette seduta di scatto.
-Tuo zio?-
Aaron invece posa gli occhiali e si sdraia accingendosi a spegnere la
luce del comodino.
-Sì…lo sapevi-
-No non so proprio nulla, che significa che viene, viene dove?-
-Non importa che ti innervosisci, pensavo te lo avesse detto Care
o…Stefan-
-Cosa avrebbero dovuto dirmi?-
-Che viene anche lui in montagna Elena….l’ho invitato e ci raggiunge
il 29, si fermerà con noi qualche giorno-
Il panico che le affligge lo sguardo la lascia per un istante in
apnea. Qualche giorno in una casa di montagna con quell’uomo orribile non può
sopportarlo. Ma poi che significa? Caroline e Stefan lo sapevano? Perché
nessuno l’ha avvertita? Perché la sua amica non lo ha impedito? Sì alza dal
letto cercando con i piedi le ciabatte e una mano afferra il cellulare posto
sul comodino.
-Dove stai andando-
-A prendere dell’acqua-
-Posso sapere che ti prende?-
Elena afferra un cardigan di lana e se lo mette sul pigiama.
-Niente-
-Elena lo so che non ti piace mio zio ma-
-Esatto, non mi piace, non lo tollero vicino ai ragazzi e tu lo inviti
senza neanche consultarmi, cosa c’è adesso non faccio più parte della
famiglia?-
Sta trattenendo i decibel stretti tra le labbra con le iridi
infiammate di rabbia e frustrazione verso Aaron che la osserva infastidito.
-Non mi pare che si prendano molte decisioni insieme ultimamente…e poi
vorrei tanto che tu la smettessi di avere questa avversione per i miei parenti-
-Non è certo colpa mia se tuo zio è uno zotico maleducato!-
-Ehi! Lo so che non ti è mai piaciuto, ma prova almeno a
nasconderlo…capisco che gli unici parenti che ti vadano a genio siano quelli di
Stefan, ma sono io tuo marito-
La vergogna sale a colorirle le guance mentre se ne sta lì, con un
piede sulla soglia di camera stretta nel suo cardigan a ripararsi più dai colpi
inferti dalla vita che dall’aria fresca dell’inverno che trapela dalle
finestre.
-Questo cosa c’entra-
-Dio Elena, sei tutta sempre gentile con Damon e lui non ha il minimo
riguardo a guardarti….ti ronza sempre intorno, credi davvero che non me ne sia
accorto? Non mi importa un accidenti di lui, ma almeno io ho la decenza di
fingere e lo tratto senza disprezzo…per quanto se lo meriterebbe-
-Queste sono un mucchio di stronzate, e non ho intenzione di sentirne
una di più-
Prende la porta ed esce nel buio e silenzioso corridoio trattenendo le
lacrime e l’imbarazzo per le parole amare – ma vere, in parte – di suo marito.
Se n’è accorto? Come è possibile? E perché deve venire quell’uomo orribile con
loro?? Perchénessuno l’ha avvertita?
Tutelata?
Arriva in cucina con il cuore a mille e cerca un bicchiere per bere
dell’acqua. Sblocca il cellulare e manda un messaggio nel gruppo con Bonnie e
Caroline, quello dove non c’è Rebeka e chiede spiegazioni su Maxwell. E la chat
immediatamente successiva è quella con Damon dove è rimasto un messaggio
incompiuto, senza spiegazioni.
Ora più che mai vorrebbe che lui corresse a prenderla per portarla
via. Non desidererebbe altro Elena, e lascia che due lacrime le righino
finalmente il volto stanco, lasciandosi andare a un silenzioso e liberatorio
pianto nella cucina di quella casa che ha visto nascere il suo amore per Damon.
Ciao a tutte,
rieccomi perdonate l’attesa e un capitolo un po’ più corto ma mi
serviva come passaggio a quelle che saranno le vacanze.
Abbiamo finalmente l’entrata in scena dei coniugi Gilbert e
nell’occasione torna sempre fuori Damon, tutta la vita di Elena sembra essere
ricondotta costantemente a lui e questo, piano piano, le sta sgretolando le
fondamenta su cui ha costruito tutto.
Come se non bastasse non prende per niente bene la notizia di Max e si sente tradita dai suoi amici, soprattutto da Care,
che non l’hanno preparata mentre ancora una volta, Damon sembra l’unico
appiglio in un costante contrasto tra il desiderio di lui, il senso profondo di
appartenenza ed il tentativo di fuggire.
I prossimi capitoli saranno finalmente dedicati alle vacanze e vedremo
anche l’entrata in scena di Maxwell!!
Capitolo 23 *** Tutti insieme....appassionatamente ***
Tutti insieme….appassionatamente
-Gruppo Whastapp-
“Elena perdonaci”
“Non ce l’ho con te Bon”
“Oh”
“Ma con CAROLINE!”
“Lo so scusami davvero, mi
dispiace”
“Dovevi avvertirmi”
“Lo so Elena ma tu avevi litigato
con Damon e io “
“Non importa, lo sai ….come hai
potuto permettere che venisse”
“Me lo ha comunicato Stefan a cose
fatte, non avevamo scelta, mi ha presa in contro piede”
“Potevi mentire sulla disponibilità
delle camere”
“Credo che se ne sarebbe
accorto….non sapevo come fare!”
“Elena lo sai che non è colpa di
Care”
“Sì lo so….ma sono tesa e
preoccupata…per tutta questa situazione….”
Elena chiude la conversazione ravviandosi i capelli e infilando il
cellulare nella tasca del piumino, adesso che si appresta a salire in macchina
per ritrovarsi a casa Salvatore come punto di ritrovo. Non ha avuto il tempo di
chiamare le sue amiche e lamentarsi con loro, così si è dovuta limitare a dei
messaggi irritati; sente il telefono vibrare immaginando i mille messaggi in
risposta e sospira allacciandosi la cintura.
E’ tesa per quelle vacanze, troppi fattori, troppe persone, troppa
tensione. Non finirà bene.
C’è grande fermento per la partenza e nel trambusto generale Elena scorge
solo di sfuggita Damon, intento ad aiutare gli altri a caricare le auto. Ma le
basta l’istante esatto in cui i suoi occhi trovano in un battito di ciglia le
iridi cerulee e il tempo torna a fermarsi, e ci prova Elena a comunicargli
tutto, sentendo il cuore incresparsi quando Damon le regala un minuscolo,
impercettibile mezzo sorriso prima di riprendere ad aiutare Matt.
E Dio, quanto gli era mancato.
Sbatte le ciglia sospirando a fondo, spaventata dalla sempre più dolorosa
consapevolezza del suo bisogno di lui.
Ma non può, deve fermare tutto questo.
Quando finalmente partono, l’aria attorno ha un sapore di neve sempre più
intenso man mano che le Windham Mountain si avvicinano.
Dopo circa quattro ore di viaggio, qualche pausa, benzina, bisogni di
vario tipo, arrivano verso sera nel bellissimo paesino di Windham caratteristico,
innevato e adornato con luci calde natalizie che rendono l’atmosfera ancora più
magica. Le auto raggiungo il cottage parcheggiando fuori, Care durante il
viaggio ha prenotato in un ristorante del paese consapevole che nessuno avrebbe
avuto voglia di cucinare dopo la giornata di viaggio.
Così si sono dati il tempo di scaricare i bagagli, la spesa e andare in
bagno per ripartire tutti verso il centro di Windham per la cena.
Hanno praticamente invaso una intera ala del ristorante in legno chiaro
tipicamente arredato con quel profumo di cannella ed acero mescolato alla neve
che richiama immediatamente i boschi circostanti. I ragazzi sono ad un tavolo
separato, intenti a fare un gran baccano mentre gli adulti seguono
distrattamente le indicazioni di Care riguardo a quei giorni di vacanza e la
distribuzione delle camere. Stefan è seduto accanto a lei e si poggia con la
schiena contro la panca di legno bevendo la birra ormai a fine e seguendo con
lo sguardo divertito le facce dei presenti.
-Dunque…essendoci molte cose da fare non è necessario che ci spostiamo in
massa-
-Lo spero…domattina io e Enzo rimarremo a letto-
-Questo è un errore…potreste non trovare più nulla al noleggio-
-Siamo in una località sciistica, secondo te i noleggi finiscono gli
scarponi?-
-Ma sicuramente quelli migliori!-
Care sbatte le lunghe ciglia con ovvietà e continua a scrutare il
quaderno della vacanza, meticolosamente redatto per l’occasione con nomi di
ristoranti, parchi da vedere, piste da fare, negozi in cui spendere. E
ovviamente la piantina delle camere.
-Ma certo che potrete starvene a letto…-
Rebeka si indirizza a Bonnie stemperando l’atteggiamento nazista della
loro amica.
-Basta che ogni vostra decisione sia appuntata sul quaderno e approvata
da Mrs Salvatore-
Ridacchiano alla battuta di Matt che di contro riceve un’occhiataccia
dall’amica bionda la quale riprende possesso della conversazione.
-Dunque per le camere…allora sono otto stanze…c’è da decidere se i
ragazzi li mettiamo insieme – cosa che direi possibile tanto i più piccoli
hanno otto anni si possono autogestire- e le altre sono per noi adulti, vi
leggo come le avrei divise ma c’è da decidere dei ragazzi:
1.Matt e Rebeka
2.Caroline e Stefan
3.Bonnie e Enzo
4.Elena e Aaron
5.Damon
6.Maxwell
7.Alec, James, Peter e Matty
8.Nadia, Julie e Violet
Che ne pensate?-
-Beh sì può andare-
-Ma potremmo anche dividerli per età-
I genitori interessati si voltano verso la proposta di Aaron.
-Per età dici?-
Caroline fissa il foglio riflessiva, seguita a ruota da suo marito che
si sporge, ma alla fine a lui va bene qualunque cosa.
-Per età? Non per sesso?-
Elena rabbrividisce quando la voce di Damon leggermente infastidita si
intromette nella conversazione.
-Io…in effetti l’avevo pensata in questo modo-
Caroline cerca di fare subito da tamponamento alla mega falla che sta
per aprirsi e inghiottire tutti loro, mentre lo sguardo allarmato di Elena vaga
sui presenti.
-Ha senso, i maschi insieme, tanto sono due quadruple quindi le ragazze
avranno un letto in più e si sa che hanno più roba-
-Sì…giusto-
Rebeka e Matt fanno le loro osservazioni.
-Ma si può anche dividere per età solo che mi sembra di lasciare le
belve troppo libere-
-Non ci pensate nemmeno per scherzo…mia figlia non dormirà nella stessa
stanza di Alec-
DI nuovo, Damon con la sua inflessione stizzita si intromette e
stavolta Caroline sbarra i suoi occhi azzurri come per tentare di fermarlo.
Aaron si volta verso l’uomo, forse quella è una delle poche volte in cui si
parlano.
-Cosa vorresti dire? Che Alec le farebbe qualcosa?-
-Sto solo dicendo che mia figlia di sedici anni non condividerà la
stanza con il suo fidanzatino-
Le occhiate di sfida che si stanno lanciando fanno desiderare ad Elena
di sparire sotto al tavolo e si sente totalmente incapace di intervenire. Ha
ovviamente ragione Damon, ma parlare adesso sarebbe terribilmente rischioso,
tipo innesco da bomba atomica; è Caroline a rimediare prendendo la parola.
-Aaron, insomma…Dam ha ragione, è un’età delicata e Nadia come anche
Julie, devono avere la loro intimità, sarebbe imbarazzante anche con un cugino,
pensa a lei che ha il suo ragazzo-
L’uomo si frena dal controbattere quando gli occhi imploranti di
Caroline si posano fermi su di lui che annuisce e afferra la birra; l’aria si è
improvvisamente raffreddata, così Bonnie tenta in qualche modo di
sdrammatizzare il silenzio gelido che si è formato.
-Allora Care, risolto questo…mi spieghi meglio di quelle gite al parco
di cui parlavi prima?-
Tutti ringraziano mentalmente l’intervento provvidenziale della mora e
il resto della cena può scorrere senza troppe tensioni, tranne per Elena che ha
smesso di mangiare stretta tra gli sbuffi di suo marito e le occhiate nere di
Damon, in ogni caso qualcuno se la prenderà con lei sicuramente.
***
Il cottage che hanno preso in affitto originariamente era un plesso
distaccato dell’Hotel Vienna, il più prestigioso della zona, una volta ceduto
il solo residence era stato trasformato in uno chalet mantenendo le molte
stanze. Dal piazzale in porfido innevato si arriva alle scale in pietra che
conducono alla massiccia porta in legno di larice a vetri. L’interno della casa
è tipico delle abitazioni di montagna, tutto rigorosamente in pietra e legno
non trattato che mostra nodi e venature, il salotto è illuminato dalla luce
lunare filtrante dalle ampie vetrate in cui spicca un grande caminetto in
pietra e mattoni; dal corridoio che fiancheggia la sala si arriva alle scale
per i due piani superiori sui quali sono distribuite le camere, mentre sempre
al pian terreno sono situati i servizi di lavanderia, caldaia e una grande
cucina/sala da pranzo in mezzo alla quale è collocato un tavolo di legno le cui
zampe ricordano la corteccia ancora grezza di un albero.
Sono stati tutti contenti della scelta di Caroline e Beka
e i ragazzi sono subito corsi a vedere le loro camere; dopo lo smistamento
delle valige e delle stanze, Elena adesso si trova nella sua camera a sistemare
i vestiti nell’armadio in modo da mettere via i bagagli e poter rifare il
letto.
Aaron sta chiudendo la prima valigia disfatta.
-E’ veramente incredibile-
Dal tono della voce intuisce già il contenuto della polemica che intende
sollevare e alza distrattamente gli occhi scuri oltre suo marito come a fuggire
da quell’inevitabile discussione.
-Come si permette di usare quel tono di fastidio, comportandosi da
spaccone-
Elena si ravvia i capelli provando a trattenere il respiro.
-Cosa crede che nostro figlio sia uno stupratore?-
-Non ha detto questo-
Elena si morde la lingua, pentendosi, nel momento esatto in cui quelle
parole sfuggono al suo controllo.
-Non direttamente-
-Aaron…-
-No Elena, non ascolterò te che prendi le sue difese-
-Ma quali difese, sono due ragazzini, non è giusto che dormano insieme lo
sai, sei arrabbiato solo perché detesti Damon, ma se lo avesse detto Stefan o
Matt non ci sarebbero stati problemi-
-Lo detesto perché non fa che guardarti e a quanto pare a te piace
particolarmente-
Gli occhi azzurri si contraggono furiosi in direzione della moglie,
rimasta immobile nella sua incapacità di controbattere quella verità scottante
che non è riuscita a mascherare; prova a dire qualcosa ma la voce di James
prorompe nella stanza facendo sobbalzare entrambi. Gli occhi scuri si abbassano
rapidi verso il ragazzino.
-Mamma!! Mi aiuti a rifare il letto?-
-Ehi-
Il volto di Elena si addolcisce immediatamente e lo raggiunge lasciando
sul letto la maglia che stava piegando, superando suo marito senza degnarlo di
una sola occhiata.
-Certo, ma pensavo avessi ormai imparato!!-
-Dai mamma, è difficile mettere quel lenzuolo con gli angoli
elasticizzati-
Elena mette le mani sulle spalle del figlio per spingerlo dolcemente
fuori dalla stanza insieme a lei e un sorriso le incurva il volto teso.
-Va bene amore, lo facciamo insieme-
Spariscono oltre la porta, lasciando un amareggiato Aaron a passarsi le
mani tra i capelli e sospirare; sa di esagerare, ma la situazione con Elena è
già difficile da tempo e adesso questo Damon arrivato dal nulla sembra avere
una strana complicità con lei, eppure non li ha mai visti parlare per più di
cinque minuti. O forse è solo diventato paranoico a causa dei sensi di colpa
per il tradimento che sta portando avanti andando a letto con Liv.
E si lascia andare seduto sul letto come se non avesse più le forze
nemmeno per stare in piedi, lasciando che il peso che lo affligge trovi un vano
conforto sul materasso.
****
Damon scende in cucina a prendere un bicchier d’acqua, tutta quella
situazione gli ha messo sete e ancora non si è lavato di dosso il fastidio che
gli arreca il marito di Elena. Non è colpa sua, non ha il diritto di odiarlo,
ma un po’ lo fa.
Ha preso tutto quello che lui ha perso. In più si permette di decidere di
sua figlia, cosa assolutamente pericolosa da fare.
Mentre scende le scale vede la luce accesa e si avvicina cauto, non ha
tanta voglia di relazionarsi coi vari inquilini della casa, in quei giorni farà
qualche pista con Nadia se lei vorrà e poi se ne starà in isolamento il più
possibile, dovendosi sorbire un sacco di serate deliranti.
Arrivato sulla soglia della cucina trova Caroline intenta a farsi una
camomilla, in vestaglia, che fissa assonnata la tazza, così si poggia allo
stipite sorridendo tra sé; adora sua cognata, è perfetta per suo fratello e
soprattutto hanno quel modo curioso di volersi bene che Damon un po’ invidia.
-La stavi preparando per me?-
Caroline sobbalza volgendo gli occhi allarmati verso suo cognato, per poi
portare una mano sul petto con fare teatrale.
-Dam, mi hai spaventata!-
-Faccio così paura?-
L’uomo si stacca ed entra in cucina andando in cerca di un bicchiere e
dell’acqua. Lei toglie la bustina in infusione e la getta nella spazzatura.
-Sì, ogni tanto!-
Lui sorride mentre si versa da bere e poi la fissa per qualche istante
prima di parlare.
-Care, grazie….per stasera-
Gli occhi chiari si contraggono enigmatici mentre afferra la tazza.
-Di cosa-
-Beh, per essere stata dalla mia parte sulla questione dei ragazzi-
Lui fa spallucce mascherando l’imbarazzo di quella piccola confessione
grata e solleva il bicchiere per bere un sorso d’acqua in attesa di lei che, di
contro, si stacca dall’isola cui era poggiata a da un passo per dirigersi verso
la porta.
-Era la cosa giusta da fare, avevi ragione te-
-Uh, sono commosso-
-E comunque non l’ho fatto per te Damon, ma per Nadia, non sta bene che
dormano insieme, non è davvero il momento!-
Lui alza gli occhi azzurri trovando quelli altrettanto chiari ad
attenderlo fieri. La conosce bene, sua cognata, non è una persona complicata,
magari stramba e lunatica, ma è una pura di cuore, di quelle che darebbero
veramente la vita per chi amano e che, prima per Elena poi per Stefan, ha
imparato ad amare pure lui; e per quanto voglia fare la dura, la mamma severa
che lo rimprovera di smetterla di fare casino e creare problemi, glielo legge
al fondo di quei mari puliti che un po’ lo ha fatto anche per lui, per
proteggerlo dalla bomba che prima o poi esploderà e Damon è troppo esposto.
Ma come potrebbe non esserlo quando il suo cuore ormai ha ripreso a
battere per Elena?
Le sorride sghembo.
-Notte cognatina-
-Spegni le luci mi raccomando-
Anche lei ricambia con un sorriso che si addolcisce, e gli lancia un
ultimo sguardo prima di sparire per le scale.
Suo cognato ed Elena le faranno perdere dieci anni di vita tutti insieme
prima o poi.
Arrivata in cima alle scale vede Elena uscire di camera con suo figlio,
ma non fa in tempo a chiamarla che le belve Matty e
Peter per poco non la travolgono correndo in corridoio.
-Ehi voi due, dovreste essere a letto!!! Altrimenti vi separiamo!-
-Oh guarda è due ore che sto provando a sedarli-
Rebeka sbuca in quel momento, tenendo in mano la maglia di suo figlio.
-Una guerra per farlo cambiare-
-Gli avevo lasciati a letto, che è successo?-
-Beh che si sono galvanizzati-
-Lasciamoli stare, è la prima sera, sono euforici-
-Sì sono d’accordo…ma se continuano gli mettiamo il valium nell’acqua
domani sera-
Le due ridono e si dirigono verso le rispettive stanze dandosi la
buonanotte.
Sarà una prima notte agitata e anche un po’ fredda visto che il
riscaldamento è acceso solo da poche ore.
Spera solo, Caroline, che non succedano altri danni, almeno fin quando
non arriverà Maxwell e lì allora sì che ci sarà da preservare gli animi tesi.
*****
Elena si è scaricata la mente mentre aiutava i suoi ragazzi a sistemare i
letti, prendendoli in giro e facendosi due risate con loro. I suoi figli hanno
sempre avuto il potere di pulirle il cervello ed alleggerirle il cuore da
pensieri e preoccupazioni, per cui quando li saluta per la buonanotte e chiude
la porta di camera, dopo aver placato anche l’agitazione dei due più piccoli
che saltellavano come cavallette indemoniate, sorride stanca per poi ritrovare
l’ansia ad attanagliarle la gola nel dirigersi in camera da Aaron.
Alza lo sguardo verso il corridoio ed ogni tensione si brucia al contatto
con due fari azzurri inaspettati che si materializzano in cima alle scale.
Nella penombra e nel silenzio improvvisamente scesi intorno a loro, Elena
rompe il fiato scontrandosi con l’intensità di Damon, adesso immobile
sull’ultimo gradino quasi titubante sul da farsi, è sempre un equilibrio di
vetro il loro, dove è necessario calibrare mosse, respiri, battiti di ciglia,
parole.
Tutto diventa un’arma in mano loro.
Elena esita sul posto, poi sospira facendosi coraggio e bruciando quelle distanze
obbligatorie.
-Ehi
La voce esce così flebile che, se non fosse che Damon riconoscerebbe il
suo timbro ovunque, non l’avrebbe potuta udire. Devono essere silenziosi,
invisibili, in quella realtà sospesa attorno a loro.
-Ehi-
-Damon-
-Lo so, stai per sgridarmi-
-No, avevi ragione…ma non puoi fare così-
Le iridi azzurre si allargano interrogative. Non solo non può toccarla,
amarla, desiderarla, ma deve anche stare zitto quando quello scemo parla di sua
figlia?
-Non si trattava di te-
-So anche questo, ma la situazione è delicata….ti prego-
Gli occhi supplichevoli gli stringono il cuore, lei non può fare così con
lui, non può disintegrare ogni goccia di orgoglio, di dignità con le sue
richieste logoranti. Serra la mascella trattenendo l’impulso di gridarle contro
tutta la sua rabbia e frustrazione, o peggio, di baciarla trascinandola nella
loro oscurità fino a farle dimenticare tutto.
-D’accordo-
Lui sale l’ultimo scalino e si avvicina superandola per poi dirigersi
nella propria stanza. E sono attimi fatti di battiti furiosi e una insana
tensione quelli che separano i loro corpi intenti a non sfiorarsi, con il
braccio di Damon a pochi centimetri dal suo tanto che Elena deve reclinare il
volto per evitare uno sguardo che non avrebbe più le forze di respingere.
-Grazie-
Damon viene fermato dalla sua voce debole, tremando quando le dita di
Elena si sporgono appena per trovare la mano di lui e sfiorarla delicatamente
in un gesto che ha dentro troppo. Respira lei, quel profumo inconfondibile e lascia
che la realtà svanisca sotto al tocco delicato di Elena, illudendosi che tutto
quel dolore non sia il loro.
Ma è lui stesso a spezzare l’incanto quando fa un passo ulteriore che li
separa, lasciandola li in mezzo a quel corridoio che non lei è mai parso così
freddo e desolato.
***
I primi due giorni di vacanza sono scorsi tutto sommato tranquilli, tra
il noleggio del materiale da sci, l’affidare i ragazzi più piccoli ai maestri,
provare un po’ di piste, pranzare al rifugio, nemmeno si sono accorti che è già
il 29 sera.
Tranne Elena, consapevole che a breve arriveranno Maxwell ed Aaron, che è
sceso due ore prima per andare a prenderlo alla stazione dei treni. Ha deciso
di tenere la mente occupata, con Bonnie e Caroline sempre a ruotarle intorno
per sapere come stesse, che poi non è preoccupata, ma solo molto infastidita
dalla situazione.
Già non è semplice gestire le occhiate furtive di Damon, o quando se lo
trova accidentalmente davanti, per adesso in quei due giorni di sciate lo ha
perso abbastanza di vista troppo presa a stare con le altre e tenere d’occhio i
figli.
Così si è chiusa in cucina, intenta a preparare la cena con Care e
Rebeka, mentre gli altri sono sparsi tra chi apparecchia, chi deve ancora
lavarsi.
-Direi che domani potremmo lasciare i ragazzi coi padri ed andare in
centro, ho visto un negozio dove vorrei acquista una serie di prodotti locali-
-Oh sì perfetto, perché anche io vorrei fare qualche acquisto-
-Voi due avete seri problemi-
-Elena veniamo in montagna una volta l’anno, lasciamela godere in santa
pace-
La mora alza le mani in segno di resa, tornando ad affettare le verdure.
-Comunque se è bel tempo domenica si potrebbe andare nel paese qua
vicino-
-Mm tra l’altro ci sono pure le terme al Mountain Resort!
Perché non ci andiamo noi quattro?-
Bonnie entra in quel momento in cucina per prendere i cestini con il pane
facendo vagare gli occhi verdi enigmatici verso le tre intente a confabulare.
-Dove è che volete andare?-
-Beka vuole andare alle terme, e io ci sto-
-Potremmo metterci d’accordo per sbolognare i ragazzi ai padri un giorno
intero, così la mattina terme e il pomeriggio acquisti-
-Non so se vi reggo una giornata intera-
Elena ride alla battuta di Bonnie che fa scoppiare una polemica ironica
tra le quattro.
-Però si potrebbe fare-
-Questo vuol dire che dovremo concedere loro un giorno di libertà-
-Ma non ne hanno certamente bisogno-
-Conoscendoli lo richiederanno-
-E allora glielo daremo…anche se noi potremmo prendercelo domani, poi c’è
il 31 e lì non è che possono fare come vogliono, il primo non se ne parla,
semmai il 2 ma se ne saranno già scordati e alla fine in pratica non gli
rimarranno giorni a disposizione-
-Diabolica Care-
La bionda fa spallucce angelica.
-Dobbiamo anche pensare all’ultimo dell’anno-
-Sì stasera ne parliamo-
-A parte il cenone qua, che intenzioni avete?-
-Anche perché vuol dire giocarsi tutto il 31 a cucinare-
-Sapete che io mangio ma non cucino-
-Sì Bon lo sappiamo-
Rebeka afferra le brocche d’acqua ed indica a Bonnie i cestini di pane,
facendole cenno di seguirla in sala da pranzo dove Damon e Nadia stanno
apparecchiando insieme ad Alec, James e Julie. Stefan e Matt sono ancora a
finire di vestire i figli più piccoli.
-Vado a prendere altri tovaglioli-
Damon supera gli altri e arriva in cucina da Elena e Caroline.
-Dove sono i tovaglioli?-
Care gli fa cenno verso la madia in legno di cui lui solleva l’ampio
coperchio, dentro alla quale ci sono tutte le cose di carta e la pasta.
-Ho una fame, che state imbastendo?-
Si avvicina alle due ai fornelli, Caroline intenta a buttare la pasta ed
Elena a saltare le verdure tagliate in precedenza, sobbalza quando se lo trova
alle spalle col respiro sul collo a scaldarle la pelle.
-Niente che posso rubare?-
-Se non vuoi che ti ustioni con l’acqua della pasta…no!-
-Sempre ostile cognatina, ma tu e Stefan lo fate un po’ di sesso ogni
tanto?-
Caroline lo fulmina con lo sguardo per poi scostarlo malamente e
dirigersi al lavandino per liberarlo per quando dovrà scolare la pasta; gli
occhi chiari la seguono per poi tornare su Elena, ancora ferma ai fornelli che
se la ride di gusto.
-Se proprio hai fame prendi un pezzo di pane e assaggia le verdure-
Lui si volta verso l’isola della cucina su cui ci sono alcuni scarti del
pane affettato e poi affianca Elena per inzuppare il pane nel sughino delle
verdure.
E ancora una volta lui è troppo vicino. Per poco non si scotta la lingua
e boccheggia sotto la risatina della mora che non gli sta togliendo gli occhi
di dosso, osservandolo a quei pochi centimetri di distanza.
-Mmm….scottano-
-Sono fatte al fuoco!-
-Ben ti sta-
La voce della cognata arriva di sottofondo, la quale cerca di non
voltarsi per non assistere al loro inopportuno siparietto da quindicenni
intenti a flirtare di nascosto.
-Buono…ma ora mi sono ustionato-
Lei sorride.
-Potevi stare attento-
Un rivolo di olio gli scende lungo il mento ed Elena d’istinto allunga
una mano per impedire che gli sgoccioli sulla maglia, togliendolo con il
pollice.
-Ecco-
Le iridi azzurre si accendono per quel suo gesto inaspettato finendo per
affogare in quelle scure, così stranamente serene e spensierate che lo
osservano intenerite.
E l’aria cambia di colpo, si fa più densa, più calda, torna a pungolare
la loro inestirpabile intimità così faticosamente rimossa dalla pelle e dal
cuore, anche adesso che lo sanno entrambi di essere ancora una volta dietro ad
un confine pericoloso e basterebbe così poco per infrangere quel limite,
spezzare le catene e sprofondare nell’altro.
Tuttavia la serenità di Elena si spezza di colpo quando delle voci
familiari prorompono nella casa seguite dai saluti generali e Damon si
allontana allarmato dal suo sguardo perso, osservandola tornare a girare le
verdure fuggendo da lui. E’ tornato suo marito, sarà per questo pensa lui.
Ma il fatto che Caroline si avvicini a lei con aria costernata lo rende
ancor più perplesso.
-Elena, andiamo insieme dai-
-Io resto qui-
-E’ meglio se lo facciamo insieme non credi?-
Le iridi chiare cercano comprensive quelle nere dell’amica che sospira,
spegne i fornelli e si pulisce le mani al grembiule per poi avviarsi in sala da
pranzo. Damon è ancor più confuso di prima, ma le segue per andare a conoscere
questo fantomatico zio Maxwell.
Ciao a tutte!
Eccomi qua con un nuovo capitolo, scusate l’attesa ma tra la settimana
scorsa che ho postato gli altri aggiornamenti e poi l’uscita delle Gilmore, ho bruciato tutto il tempo a disposizione!
Finalmente siamo in vacanza, cioè loro, io sono ben lontana dall’esserlo,
e già dai primi giorni si respira una certa aria di tensione, tra le
frecciatine tra Damon e Aaron ed Elena che ha mille disagi addosso il rischio
esplosione è pressochè assicurato!!
E’ comprensibile la reazione di Damon per la proposta di Aaron che da
padre di figli maschi non pensa al disagi di una ragazzina di 16 anni e il
fatto stesso che sia lui a polemizzare sull’argomento accende un attimo gli
animi, controllati poi da super Caroline che come al solito interviene in
tempo.
La tensione tra Damon ed Elena è sempre palpabile e questo farà sì che
tra i due non sia sempre facile comunicare, ma lui la osserva così tanto che si
accorgerà di altre strane dinamiche adesso che è arrivato il tanto atteso zio
Maxwell.
La
cena è scorsa tranquilla, hanno riso, parlato, i ragazzi sono stati
confusionari come loro solito, in particolare i figli di Elena impegnati a
stare sempre dietro allo zio Maxwell - Max per loro -
con Alec che arrossiva ad ogni battuta su Nadia verso la quale lo zio ha speso
solo gentili parole arrecando comunque del fastidio in Damon, sempre con lo
sguardo più che attento.
Attento
soprattutto ad Elena che per tutta la cena ha vagato su e giù dalla cucina, con
Bonnie e Care intente a starle dietro e vigilare su di lei.
Lo
sente che c’è qualcosa di strano nell’aria, ma ancora non ha messo assieme i
pezzi. Ha notato che la mora è stata molto occupata ad evitare il nuovo ospite
rispondendo a monosillabi quando la voce acuta dell’uomo sulla cinquantina,
capelli cenere brizzolati a spazzola, occhi azzurri spenti e un ghigno alla Jim Carrey, si rivolgeva a lei con domande casuali.
Sono
rimasti a tavola un bel po’, cotti dalla giornata sulle piste; i ragazzi a fine
cena si sono spostati tutti in sala per vedere la tv ed Elena ha buttato un
occhio ad Alec e Nadia, seduti accanto sul divano intenti a fissarsi, provando
a nascondersi dagli occhi indiscreti dei presenti. Si è trovata a sorridere dentro
di sé, accompagnando la contentezza con una punta di malinconia se si ferma a
riflettere sulla propria situazione.
E
mentre si perde nei pensieri intenta a portare alcuni bicchieri in cucina, non
si accorge subito di una presenza alle sue spalle.
-Dove
trovo le bottiglie dell’acqua?-
Il
timbro forte le fa tremare le gambe e si muove svelta verso il lavandino per
allontanare quella voce da lei. Si volta a mala pena, ravviandosi i capelli
caduti lungo il volto stanco; adesso non ha davvero voglia di confrontarsi con
Max.
-Prendiamo
quella del rubinetto, è pulita e di montagna-
-Molto
giusto, posso?-
Alza
la mano per indicare la brocca accanto al ripiano a pochi passi da lei che
annuisce finendo di posare i bicchieri sporchi nella lavapiatti; Maxwell si
avvicina cauto prendendo la brocca per raggiungere il lavandino da cui lei si
scansa, ma si deve per forza trovare faccia a faccia con lui per liberargli il
posto.
-Come
stai? Non abbiamo avuto molto modo di parlare-
-Bene-
Risponde
secca, provando a superarlo.
-E
con Aaron?-
Lei
inarca le sopracciglia infastidita, allargando lo sguardo confuso così lui
prosegue a parlare per spiegarsi.
-Beh
lui...mi ha un po’ raccontato...sai ha destato sospetti la tua assenza per il
Ringraziamento-
-Non
sono affari tuoi-
Fa
un passo per muoversi di lato, ma lui continua a sbarrarle la strada con il
corpo.
-Non
voglio impicciarmi, sono preoccupato per voi-
-Ti
ringrazio per l’interesse, ma, come ho detto, la cosa non riguarda nessuno se
non noi-
-Sei
arrabbiata con me? Non ci vediamo da un anno …-
Cruccia
lo sguardo azzurro come a volerla impietosire ed Elena trasale angosciata. Se
non fosse per le voci a pochi metri da lei, al di là della parete che li divide
dalla sala da pranzo, avrebbe già tentato la fuga urlando.
-Sono
solo stanca-
Sbuffa
scocciata, se non si sposta potrebbe vomitare da un momento all’altro; il suo
odore la nausea ed ogni volta che si trova nei paraggi è una sorta di incubo
che prende vita. Non lo sopporta, è invadente, molesto e pericoloso; non lo
vuole attorno a sé né ai suoi figli, ma sembra essere il danno collaterale
inevitabile del suo matrimonio, uno dei tanti.
-Se
non ti dispiace-
Lancia
con sguardo eloquente la richiesta di voler passare e lui la osserva dritto,
quasi a volerla infastidire ulteriormente.
E’
sempre stata bellissima, si ricorda ancora la prima volta che Aaron gliel’ha
presentata e di come le prime volte andassero pure d’accordo. E’ sempre stato
convinto che un po’ Elena flirtasse con lui, sbattendo le lunghe ciglia da
vent’enne ancora bambina, adornanti quegli occhi profondi ed espressivi che
toglierebbero il fiato a chiunque.
Lui
aveva sì e no 30/35 anni quando la vide, in un pomeriggio d’estate sotto al
portico di casa di suo fratello; era stato invitato a cena per il ritorno del
nipote dal college con la fidanzata da presentare alla famiglia e aveva trovato
questa moretta innocente a fissarlo incuriosita.
Dopo
attimi di esitazione decide di spostarsi per farla passare e non importa che la
segua con lo sguardo per sapere che si è dileguata in fretta verso la sala da
pranzo.
***
Il
giorno dopo, come da accordi, le quattro donne hanno sbolognato i figli ai
padri per concedersi un giorno insieme con la promessa che la sera avrebbero
esonerato gli uomini da ogni sorta di aiuto domestico.
Si
sono dirette la mattina a fare shopping frenetico - Caroline e Beka più che altro - scherzando, rilassandosi e facendo una
carrellata di chiacchiere in giro per il paese.
Care
e Bonnie hanno anche cercato di indagare su come stesse Elena che ha brevemente
accennato loro di come si sia liberata in fretta di Maxwell in cucina la sera
prima.
-Comunque,
Dam si è accorto di qualcosa-
Elena
alza lo sguardo scuro su Bonnie, intenta ad assaggiare della grappa alle erbe
che gli sta porgendo un signore paffuto; sono ad un mercatino di Natale nella
piazza del paese e vagano in cerca di primizie e particolarità locali di cibo e
bevande. Caroline e Rebeka sono poco più in là ad una graziosa bancarella dal
tendaggio rosso e verde con adorabili lucine natalizie che vende formaggi e
miele fatti in casa, così Bonnie può parlarle indisturbata.
-E’
buona, un po’ forte magari a quest’ora-
Bonnie
porge un bicchierino ad Elena che, dopo un attimo di titubanza, lo afferra coi
suoi guanti di lana grigi coi fiocchi di neve e lo porta alle labbra buttandolo
giù in un gesto secco.
-Ma
così non sentirà niente! Deve degustarlo-
La
bizzarra versione più scura di babbo natale, proprietario del chiostro, versa
con rimprovero ad Elena un altro bicchiere suscitando lo sguardo divertito
delle due.
Le
porge di nuovo il liquore inducendola a berlo con calma e gustarlo. Elena lo
guarda scettica mentre lascia scivolare il liquido alcolico dal retrogusto di
menta ed aneto giù per la trachea, sentendo infiammarsi le pareti molli dello
stomaco e le papille gustative lietamente stuzzicate.
-Buono!-
-La
prende? Si sposa benissimo con i dolci speziati, canditi…-
-Sì
prendiamo una bottiglia…
-Anzi
facciamo due …-
Le
amiche ridacchiano e aspettano che lui imbusti loro due bottiglie strette,
contenenti il liquido trasparente in cui galleggiano delle erbe sbiadite.
-Mi
stavi dicendo? Di Damon…-
Elena
fruga in borsa in cerca del portafoglio; fa quella domanda schiarendosi la voce
e fingendosi distrattamente interessata alle parole di Bonnie di poco fa. La
mora, che la precede allungando una banconota da 50 dollari per pagarle
entrambe, sorride alzando gli occhi al cielo, come per dire che l’amica non
cambierà mai.
-Dopo
ti rendo i soldi-
-Oh,
Elena sai quante cose mi offrirai da qui alla fine della vacanza?-
Salutano
l’uomo dopo aver preso la busta con gli acquisti e si prendono a braccetto per
raggiungere le altre due.
-Mi
ha chiesto di Maxwell...che tipo sia, in che rapporti siete-
-Perché?-
Allarga
lo sguardo allarmato.
-Perché
ti ha vista strana, sfuggente, si è accorto che sei a disagio ma non capisce il
motivo…-
-E
tu?-
-Nulla,
ho fatto la vaga...ha smesso di chiedere...ma se lo conosco, le sue indagini
non finiscono qui-
-Beh
spero di no, non ho voglia di parlargli di questa storia…non me la sento-
-Anche
perché potrebbe reagire molto male, lo sai…-
-Uffa…ma
perché si deve impicciare…-
Sbuffa
stizzita e stavolta Bonnie non se la ride come sempre.
-Elena!
Perché ti ama, secondo te perché uno si preoccupa per una persona? Perché ci
tiene!-
-Io…-
-Oh
eccovi! Che avete comprato?-
Le
gote di Elena si colorano di varie sfumature di rosso all’affermazione di
Bonnie, cui non può ribattere adesso che le amiche bionde le hanno raggiunte
per proseguire il loro giro. Sospira dentro di sé e si accingono ad uscire
dalla piazza per andare a lasciare i loro acquisti a casa per poi dirigersi a
pranzo alle terme e restare lì per qualche ora.
Ma
non se le toglierà più di dosso quelle parole Elena.
***
-Papà
andiamo!! Su!!!-
-Eccomi,
eccomi-
Damon
butta giù il bicchiere di bombardino per poi afferrare gli sci e seguire Nadia
che lo sta incitando, lei ha sciato tutta la mattina con Alec con la promessa
di dedicare un po’ di tempo a suo padre dopo il pranzo che hanno fatto tutti
insieme al rifugio.
Le
piste sono bellissime, la neve bianca compatta e il sole scalda l’aria al punto
giusto.
Matt
e Stefan sono andati a riprendere i bambini al campo scuola che li ha tenuti
occupati tutta la mattina e si sono trovati per pranzo, prendendo una tavolata
a maggioranza maschile; quando Stefan è tornato con Matty
lui ha insistito per far vedere allo zio Damon cosa avesse imparato quella
mattina.
Così,
dopo il pranzo tutti insieme, Damon e Nadia hanno deciso di fare qualche pista
insieme.
-Papà?-
Sono
seduti in seggiovia con gli sci penzoloni sospesi nel vuoto, lui intento a
fissare il cielo e pulirsi la mente dalle tante preoccupazioni che offuscano
cuore e respiro, al richiamo della voce di sua figlia volge gli occhi chiari
dentro quelli più scuri della ragazzina al suo fianco.
-Posso
chiederti una cosa?-
-Ma
certo-
Le
iridi giovani si contraggono lievemente imbarazzate e torna a fissarsi le mani
avvolte nei guanti; l’assenza di una figura materna al suo fianco in modo
costante rende faticoso gestire certe emozioni, sentimenti e desideri che
iniziano a pungolare il cuore adolescente di Nadia. E suo padre è l’unico
adulto con cui può confrontarsi, per quanto questo la imbarazzi decisamente.
-Tu...em ecco….tu quando, si quando hai capito che…-
Si
sistema meglio il casco sulla testa in una gestualità nervosa suscitando la
curiosità dubbiosa di suo padre, attento ad osservare i suoi movimenti e dal
rossore che le colora le guance intuisce più o meno dove voglia arrivare sua
figlia.
E
il pensiero lo fa sorridere quanto rabbrividire.
Intendiamoci,
è perfettamente consapevole che stia crescendo, il corpo di bambina si sta già
trasformando anche se mantiene sempre i tratti puliti e innocenti, con quel
viso pieno che ha ancora tempo per mostrare i segni delle esperienze, così come
sa che prima o poi sarebbe arrivato “quel” momento, ma onestamente sperava di
post porlo ancora un po’ . Accettare che si interessasse ai ragazzi non è stato
facile, così come vederla in atteggiamenti affettuosi con Alec, non può dire di
averci fatto ancora l’abitudine e la sola idea di “altro” lo mette a profondo
disagio.
Ma
lei sta facendo un passo enorme provando a confidarsi, ad aprirsi e preferisce
deglutire il suo fastidio piuttosto che farla sentire non libera di parlarne
con lui.
-Ecco
che eri pronto per dire...ad una persona che la ami-
Gli
occhi limpidi di Damon si allargano carichi di stupore e sollievo resistendo
all’impulso di abbracciare sua figlia che, al contrario di lui, ha un animo
ancora innocente. Si era fatto già un super viaggio su come affrontare l’argomento
“sesso” con lei rabbrividendo al pensiero, invece Nadia è proiettata su ben
altro livello; respira a pieni polmoni immergendo lo sguardo artico in quello
della figlia, perché hanno già fatto questo discorso, più o meno, quindi vuol
dire che le preme molto se ci torna sopra.
-Cioè
tu mi hai detto quando hai capito di essere innamorato di Elena ma...ecco il
tuo ti amo, a lei o...o anche insomma quando lo hai detto, era calcolato?
Pensato? Qual è stata la sua reazione?-
Ha
preso coraggio aprendosi con suo padre al quale non occorre certo un interprete
per capire che a qualcuno sia sfuggita una parola importante e che la
controparte non fosse pronta a riceverla.
Che
sia stato Alec?
Da
una parte lo spera, non sopporterebbe di vedere Nadia col cuore infranto, ma
dall’altra ha paura che i problemi con Kathrine possano influire sulla libertà
di sua figlia a lasciarsi andare ai propri sentimenti, soprattutto in questa
fase della vita - quale è l’adolescenza - in cui si fanno le prime esperienze
fondamentali per crescere.
-Beh,
è stato quando l’ho detto che l’ho anche capito...nel senso, avevo intuito di
essere innamorato dell’altra persona, ma rimane comunque una sorta di pensiero
fugace, recondito, fin quando d’improvviso -e la circostanza è diversa per
tutti, non c’è una regola- non mi è uscito fuori, si capisce?-
La
osserva perplesso che annuisce tutta rannicchiata nel suo posto provando a
nascondere la vergogna per qualcosa che non vuol raccontare, ma che le sta
evidentemente pungolando il cuore.
Sono
quasi arrivati in cima all’impianto e Nadia si volta di nuovo verso suo padre.
-Credi
che si possa arrivare in momenti diversi, a dirlo?-
-Certo,
il tempo di ognuno è diverso, c’è anche chi capisce che per lui non è così quando
se lo sente dire dall’altro…-
-E
quando te lo ha detto Elena, come è stato?-
Damon
non capisce come mai Nadia chieda sempre della loro storia e non di quella con
sua madre. Forse perché inconsciamente, essendo finita tra loro, non la vede
come un buon metro di paragone; ma anche con Elena in teoria lo sarebbe. O
forse perché identifica Elena come il suo amore giovanile e quindi lo
percepisce come un’esperienza più vicina alla propria. Fatto sta che deve
sospirare per calmare l’agitazione che adesso gli infiamma i polmoni al
pensiero di quel volto e riprende l’attenzione persa per qualche istante.
-E’
stato...beh mi ha spiazzato-
La
ragazzina resta in silenzio lasciando che le parole paterne fluiscano dentro di
lei e sedimentino fino ad aiutarla a capire cosa le stia succedendo.
Non
è accaduto ancora nulla tra lei e Alec, ma c’è stato un momento la sera prima
quando si sono salutati sulle scale per darsi la buonanotte in cui lui l’aveva
guardata in un modo che Nadia non aveva saputo definire, ma il suo istinto le
aveva suggerito che fosse quasi sul punto di dirle qualcosa.
Erano
stati gli occhi chiari di lui abbassatisi svelti per terra, le gote lievemente
arrossate e la voce rimasta lì, stretta tra le labbra incespicanti a farle
salire il dubbio che lui non riuscisse a tirar fuori un pensiero importante. E
Nadia ha provato una insolita paura, come un brivido lungo la colonna vertebrale
all’idea che lui potesse pronunciare parole impegnative; si è così terrorizzata
che non ha aspettato un secondo di più e dopo avergli stampato un bacio veloce
sulla guancia si è defilata in camera sua.
Non
ci ha dormito la notte nel tentativo di scacciare quella sensazione odiosa di
terrore e angoscia, senza capire perché abbia reagito così al pensiero che lui
potesse dichiararsi. Eppure stanno insieme ormai da due mesi ufficialmente,
dovrebbe essere il prossimo passo dirsi quello che provano.
Ha
scritto cinque volte un messaggio mai inviato a Kayla
per chiederle un parere, un consiglio, per sapere come era stato per lei e
Colin, ma alla fine non c’è riuscita, per quanto siano diventate amiche non si
è sentita in grado di farle quella confidenza, di fare quel passo. Ci vorrà
tempo ancora; così presa dall’ansia che l’ha tormentata anche il giorno
seguente, a colazione quando è scesa ha visto suo padre sorridere ad Elena
mentre prendeva il bricco del caffè per portarlo in tavola ed ha sentito
l’esigenza di parlarne con lui. Ma ha trovato il coraggio solo dopo pranzo,
quando erano soli intenti ad andare a farsi una sciata insieme.
E
come sospettava, suo padre ha dato quelle due risposte fondamentali che prima o
poi metabolizzerà abbastanza per darsi una risposta.
*****
-Nadia
mi ha fatto una domanda strana oggi-
Caroline
alza lo sguardo interrogativo su suo cognato che afferra il carica batterie del
cellulare preso in prestito da lei, visto che il suo se lo è dimenticato a
casa. Sono in corridoio, prima di tornare giù per la cena e non ha trovato
altra persona con cui condividere i suoi dubbi paterni; in realtà vorrebbe
parlarne con Elena, ma è praticamente inaccessibile circondata tra figli,
amiche e marito.
-Sarebbe?-
-Mi
ha chiesto come fosse quando si dice a qualcuno che si è innamorati di lui-
Le
iridi azzurre si allargano stupite e la bionda incrocia le braccia sotto al
seno appoggiandosi allo stipite della porta di camera sua.
-Domanda impegnativa-
-Molto….ma sempre meglio di quella che temevo mi
facesse-
-Sarebbe?-
-Argomento “sesso”-
Care fa fatica a trattenere una smorfia mista a ironia
e preoccupazione, intanto perché per quanto si renda conto che è un tema che
prima o poi Nadia dovrà “scoprire” dall’altro non osa immaginare l’espressione
di Damon di fronte a sua figlia che gli domanda una cosa del genere.
-Direi
che ti è andata meglio-
-Decisamente-
Lo
sguardo azzurro si distende sollevato, poi torna curioso su suo cognato.
-Quindi,
che pensi…rispetto alla sua domanda?-
-Non
lo so...onestamente mi fa spesso queste domande...sul come si capisca che si è
innamorati...o quando io ho capito di esserlo stato, ma non comprendo la ragione-
-E’
una ragazza di 16 anni alle prese con un fidanzato, è normale che se le faccia-
-Tu
dici? Perché dalla sua faccia sembrava preoccupata-
-Preoccupata
di cosa? Di non essere corrisposta?-
-Non
lo so...mi da più la sensazione di non essere sicura di se stessa, di quello
che lei provi…-
-Oh-
Caroline
alza le sopracciglia comprensiva e si stacca dallo stipite per invitare suo
cognato a scendere giù.
-Cosa?
Che hai capito?-
Caroline
lo supera.
-Ehi
Care, non tenermi sulle spine-
-Beh
diciamo che se ha bisogno di chiedere a te vuol dire che non lo è affatto! E
temo proprio che qualcuno finirà col cuore spezzato…proverò a tastare il
terreno e vedere se vuol parlane con me, anche se è un bene che si preoccupi di
dire quello che prova alla persona giusta-
Damon
la segue con lo sguardo ancor più perplesso, provando inutilmente a ragionare
con lei mentre scendono le scale per raggiungere gli altri per cena.
Insomma,
non ha capito seha capito! In questi
momenti servirebbe davvero una donna al suo fianco che lo aiuti visto che lui
di femmine e cose da ragazze non ci capisce nulla.
La
conferma di questi suoi pensieri arriva quando rallenta il proprio intercedere
nel momento in cui, entrando in sala da pranzo, scorge Elena che conversa
allegramente con Bonnie e Rebeka; sospira a fondo per reprimere l’istinto di
correre da lei, stringerla e parlarle di tutti i dubbi e le domande che lo
affliggono, per chiederle il suo punto di vista e confrontarsi, ma non può
farlo.
Per
quanto adesso gli occhi profondi di lei si voltino nella sua direzione, trovino
i suoi a cui tentano di comunicare quello stesso bisogno, Damon deve lottare
contro tutto questo e riprende a scendere le scale quasi stizzito dal disagio
che prova issando velocemente le sue barriere protettive.
Ed
Elena se ne accorge subito sentendo morire una piccola parte di sé ogni volta
che lui la chiude fuori. Sarà dura arrivare indenni alla fine di quella
vacanza.
Buon
Natale a tutte voi!!!
Spero
stiate passando dei giorni di festa con le persone che amate, all’insegna della
compagnia e di tanto cibo!!
Io
sono in ritardo come sempre, e credo che questo mio status non cambierà mai
purtroppo, per quanto mi piacerebbe promettervi e garantirvi puntualità.
Il
capitolo ritrae un’altra giornata in vacanza ed entriamo un attimo più nel vivo
del rapporto tra Elena e questo Maxwell anche se per adesso è solo un accenno.
E scopriamo anche che Nadia è turbata dall’idea che Alec possa dichiararle i
suoi sentimenti, per i quali ancora non si sente pronta. E’ tutto ancora molto
inconscio dentro di lei, sono solo sensazioni a cui ancora non sa dare il nome
e capire fino infondo; Damon ne parla con Caroline perché spera che lei, in
quanto figura femminile attualmente più vicina alla figlia possa aiutarlo a
capire ed anche stabilire un dialogo che comunque la bionda sta già cercando
con la nipote.
Vi
auguro ancora buone feste nella speranza di riuscire a postare prima adesso che
ci sono le feste!!
Sono tutti nella piazza del paesino; è
strapiena di gente, ci sono bancarelle di cibo, un concerto di musica dal vivo,
al banco della birra tutti vestiti con gli abiti tipici del posto e i ragazzi
si sono divisi con la promessa di trovarsi tutti quanti sotto il grande
televisore su cui scorrono i minuti in attesa della mezzanotte.
Ad Elena è parso incredibile arrivare
incolume a quel momento, visto che non ha fatto altro tutto il pomeriggio che
litigare con Aaron, o meglio non litigare. Non si parlano, si lanciano occhiate
torve – lui più che altro – poi proprio quando stavano per affrontare di nuovo
il discorso una chiamata di lavoro di lei gli ha interrotti e lui è sparito da
qualche parte.
Non lo sa Elena, ma nella frustrazione è
uscito a far due passi nella neve e ha chiamato Liv
con la quale ha parlato per un po’ svuotando la mente e il cuore. E ringrazia
di essere a mille miglia da lei, altrimenti avrebbe fatto di peggio ricadendo
in un vizio che vorrebbe davvero perdere.
Combattuto tra la rabbia e il senso di
colpa, avviluppato in un intreccio di sentimenti di cui ormai non sa più
scorgere,individuare i confini ha
camminato mezz’ora ascoltando con finto interesse i racconti leggeri della
ragazza, immaginandosi di essere li con lei, spensierato e sereno fin quando i
piedi non gli si sono gelati ed è dovuto rientrare, trovando ancora una volta
lo sguardo scuro di sua moglie volto altrove e qualcosa si è nuovamente rotto
dentro di lui.
Così, nel silenzio, sono arrivati alla
mezzanotte con i ragazzi sparsi a giro – James e Julie sotto stretta
osservazione di Nadia e Alec – lui sempre con suo zio Maxwell, Elena attaccata
alle sue amiche intenta a cercare con lo sguardo i suoi figli e forse Damon;
Aaron se ne sta accorgendo che quelle iridi nere vagano spesso in quella
direzione e sente come se dei tasselli gli stessero sfuggendo, pezzi mancanti
di una storia che non conosce.
Damon che spesso sfugge dal raggio
visivo di Aaron, ogni tanto appare da Stefan, ogni tanto lo vede a qualche
bancarella con Enzo e Bonnie intento a provare qualcosa da bere, ma in tutta
quella confusione di famiglie è difficile tenerlo d’occhio.
Ed è proprio lì che si trova Elena
adesso che si è staccata dalle due mamme bionde con mariti e figli piccoli
annessi; ha raggiunto Bonnie e loro quattro chiacchierano più o meno
allegramente davanti a una bancarella che vende liquori, stranamente. La
brunetta scruta attenta l’amica, come se l’avessero appena dimessa
dall’ospedale.
-Tutto bene?-
-Non chiedere-
-Ok-
-Mm tesoro senti questo-
Enzo porge a Bonnie un bicchiere di un
amaro e la brunetta lo prende tutta felice, sono proprio due fidanzatini. Elena
curva lo sguardo verso un Damon disgustato al suo fianco e non può fare a meno
di sorridere per la sua espressione.
-Se ridi di me, ti bacio-
-Damon!-
Elena gli tira un colpo sul braccio con
rimprovero mentre gli occhi scuri vagano preoccupati intorno a loro, come per
sincerarsi che non ci sia nessuno.
-Eddai
ragazzina….ho bevuto, sto cercando di non farmi irritare da tutta questa
situazione, non mettermi altri paletti…non ci sente nessuno e questi due qua
non sono davvero un problema-
Il tono laconico nasconde una punta di
rabbia che non le è difficile rintracciaree soprattutto comprendere. Lo sa che sta facendo del male a lui, quella
vacanza lo dilania, ma ferisce anche lei. Lascia che un leggero sorriso le
distenda il volto quando due mani si frappongono tra loro; Enzo porge ad
entrambi un bicchierino di liquore attirando la loro attenzione ed invitandoli
ad afferrarlo.
Lo prendono con gratitudine.
-Allora….questo è un ….anticipo del
brindisi…visto che molto probabilmente ci perderemo tra la folla vorrei che
ognuno di voi elencasse…una cosa buona di questo anno e una cosa negativa…inoltre….un
proposito per l’anno nuovo-
Alza il sopracciglio teatrale, mentre
sente la sua amata Bonnie che sorride al suo fianco e si stringe più a lui.
Elena e Damon lo osservano un po’ straniti, ma accettano quel simpatico
momento.
-Bonnie!-
-Ok…allora il mio momento negativo…sicuramente
l’incidente con la macchina fotografica!-
Bonnie proprio a inizio dell’anno era a
Londra e stava facendo delle foto quando Enzo, distrattamente, l’aveva travolta
con la bici, così si erano conosciuti e la sua macchina fotografica preferita
si era rotta. L’aveva dovuta buttare via.
-Cosa?-
-Come ma non è stato così che hai
conosciuto Enzo?-
-Wow amico…-
Damon gli mette una mano comprensivo
sulla spalla.
-Conta più la sua macchina fotografica-
L’inglese quasi ferito lo osserva per
poi guardare Bonnie che invece se la ride.
-Lo trovi divertente?-
-Beh non mi hai fatto dire la cosa
bella-
-Oh sentiamo-
-Che quella brutta caduta mi ha fatto
trovare te…e ho capito che quella macchina poi aveva concluso la sua missione-
-Uhhh che
dichiarazione-
-Certo considerando che hai preteso te
la ricomprassi, e anche il modello nuovo-
-Era il minimo!!!!-
Scoppiano tutti a ridere ricordando quel
periodo in cui Bonnie era furiosissima contro questo tizio che le aveva rotto
la macchina fotografica, ma che alla fine le aveva strappato un appuntamento
con la scusa di ricomprargliela.
Un vero incontro da film d’amore, poi
proprio a Bonnie che di romantico in generale non aveva nulla, anzi detestava
le cose romantiche. Ma Enzo le aveva fatto cambiare idea. La bacia tra le
risate.
-Mi farai morire Bonnie Bennett-
-E il proposito?-
-Oh…continuare a farmi regalare cose che
prima mi rompe-
Tutti sorridono e poi Bonnie butta giù
il suo shottino di liquore.
-Potevi pensare a qualcosa di
socialmente utile-
-Faccio girare l’economia-
-Oh certo…-
Elena curva lo sguardo perplesso verso
Damon.
-Oh sentiamo cosa sarebbe socialmente
utile?-
-Già dicci Damon, qual è il tuo
proposito?-
-No no prima parti dalla cosa negativa-
-Ok ok….la cosa negativa….-
Ci pensa un attimo e lo sguardo azzurro
si rabbuia.
-L’aver deluso Nadia…come padre…con il
divorzio…-
Nessuno dei presenti proferisce parola,
è la prima volta che parla apertamente di quell’argomento, lui che di solito
preferisce sempre scherzare anche sulle cose serie. Elena si sente a disagio
per un momento, poi quel velo di tristezza come la sensazione di fallimento le
apre un buco in mezzo al cuore e vorrebbe abbracciarlo, dirgli che non ha
deluso sua figlia, che è un buon padre. Ma capisce cosa voglia dire, ha fallito
come marito, il matrimonio, l’unione familiare, tutto si è sfaldato e Nadia ha
dovuto scontare più di tutti le scelte dei genitori.
-Quella positiva…essere tornato a New
York…insomma…mi mancavano i capelli di Stefan, il suo gel è unico-
-Quanto sei cretino-
-Dai amico-
Lo infamano, non riesce a mantenere un
livello di serietà per più di cinque minuti senza dire stronzate.
In realtà avrebbe voluto dire che gli
mancava Elena terribilmente, ma non può farlo anche se l’occhiata che le
lancia, ora più accesa e viva è stata chiaramente percepita e capita dalla
donna. E forse anche dai due amici che li osservano curiosi.
-E il proposito?-
-Ovviamente dire più stronzate
possibili, così da farvi sempre ridere-
-Damon sii serio-
-Cosa? Va contro il mio proposito-
Butta giù il suo shot
alcolico e punta il dito verso Bonnie che rotea gli occhi verdi ridacchiando
fintamente esasperata e poi si rivolge ad una silenziosa Elena.
-Lena?-
Le iridi marroni si allargano colte alla
sprovvista e quando capisce per cosa sia stata interpellata prende un attimo
fiato meditando le risposte.
Damon serra la mascella irrigidendosi
sul posto, non capisce se lo dica seriamente oppure perché è rimasta
infastidita dall’affermazione sul divorzio. Cerca di non guardarla, ma vede
chiaramente il dolore trasudare dagli occhi stanchi e si domanda quanto lui
abbia influito, se quella frase significhi che è negativa perché le cose vanno
male, o perché lo veda come la cosa malata nella sua vita.
-Insomma….è stato…è un anno difficile, e
non credo migliorerà-
Non è da Elena parlare a cuore aperto
così dei suoi problemi, soprattutto davanti a un perfetto sconosciuto quale può
essere Enzo e di certo non con Damon, in quel contesto. Ma non sa come mai si
sente così avvolta e tranquilla in quella situazione a quattro, Bonnie è la sua
migliore amica e per l’amore che la lega ad Enzo lui è come il riflesso di lei,
e Damon…non sa dire cosa sia Damon, ma in quel momento Elena si sente a casa
con loro tre. Butta fuori quel peso che le schiaccia il cuore e la mente, che
la soffoca e per un attimo si sente libera, capita, abbracciata.
Bonnie le sfiora il braccio comprensiva.
-Quella positiva….adesso riavere qui la
mia migliore amica dopo più di un anno di assenza e….-
La brunetta sorride felice.
-…il proposito è….di poter essere sempre
più leale con me stessa-
Sorride mestamente e solleva il
bicchierino di liquore nel gesto di brindisi per poi buttarlo giù d’un sorso.
Quella frase è come una coltellata sottile, inflitta piano, quasi in modo
impercettibile verso Damon e verso se stessa in realtà, perché da una parte gli
occhi scuri si allargano espliciti verso i mari azzurri così accesi per lei nel
prendere tutto il significato che si nasconde dietro quella frase, dall’altro
sa anche quanta impossibilità di esprimere a pieno quel che il cuore grida ci
sia tra loro.
Dopo qualche attimo di silenzio
eloquente, Enzo si schiarisce la voce prendendo la parola su consiglio di Bonnie
che lo incita con un piccolo pizzicotto sul fianco ed un’occhiata palese.
-Dunque sono l’ultimo….allora una cosa
negativa…beh…vi voglio bene ma, l’America…nulla a che vedere con Londra-
-Oh finiscila-
-Ehi, hanno inventato gli aerei amico…sai
per tornare a casa-
-Quanta ospitalità-
-Noi siamo ospitali-
Ridono tutti con Damon che lo spintona
leggermente burlandosi di lui.
-Avanti inglese…dicci quella bella-
Enzo torna serio tutto d’un tratto e si
volta verso Bonnie in silenzio e in attesa di lui guardandola con amore e
devozione tanto da suscitare in Elena una chiara punta di invidia che le mette
immediatamente tristezza; e Damon se ne accorge quando scorge lo sguardo da
cerbiatta abbassarsi turbato, assentandosi per qualche istante.
-Bonnie Bennett, ovviamente-
-Ooooohh-
La brunetta sprigiona un sorriso
commosso a trentadue denti mentre Enzo la stringe a se e la bacia, intanto
Elena continua a nascondersi dallo sguardo indagatore di Damon.
-Che romanticone…-
-Modestamente-
-Ma voi inglese non manifestate affetto
solo a cani e cavalli?-
-Antipatico!!!-
Bonnie, ridendo, tira una botta a Damon
sul braccio, che guastafeste.
-Ok ok
scusate…-
-E il proposito?-
Elena prende la parola provando a
mantenere un poco credibile sorriso sul volto teso.
-Beh…il proposito è convincerla a
sposarmi…alla salute-
Enzo alza il bicchierino e lo beve mentre
di contro un insolito silenzio scende tra i tre amici che si guardano confusi,
soprattutto Bonnie le cui guance si colorano, ma non per il freddo. Si stacca incredula
provando a formulare una frase di senso compiuto con Damon ed Elena che si
scambiano sguardi perplessi.
-Cosa-
Le iridi verdi si dilatano in cerca di
risposte in quelle nere di Enzo, ora intente un po’ a sfuggire per il terrore
di aver forzato la mano e di un rifiuto.
-Sì ecco io….io volevo aspettare ma…ok
mi sono forse bruciato questa possibilità e forse mi odierai mai…-
Si allontana da lei, si sfila i guanti e
fruga nella tasca del piumino grigio antracite in cerca di qualcosa sotto gli
occhi ancor più allibiti dei presenti ora che mostra una scatolina di velluto.
Sembrano scodarsi tutti del frastuono,
delle bancarelle, della gente, della mezzanotte che incalza adesso che le mani
tremanti di Enzo aprono la scatolina di velluto nero all’interno della quale si
trova un bellissimo e semplice anello dal taglio quadrato. Non sembra
esattamente in grado di gestire l’emozione, più lui di lei pietrificata e con
lo sguardo pieno di emozione in attesa che trovi il coraggio di guardarla negli
occhi e farle la proposta.
-Non…non c’è abbastanza posto per
inginocchiarmi ma…-
Nessuno di loro si è reso conto che
piano piano qualche passante si è accorto di quanto stia accadendo tanto che
una piccola folla di curiosi sta rallentando attirata dall’evento in corso.
Elena e Damon si sono fatti un po’ più
in disparte, osservandoli adesso emozionati per loro.
-Bonnie Bennett….vorrei farmi l’onore di
realizzare già ora il mio proposito….e diventare mia moglie?-
Le iridi marroni vibrano agitate,
consapevoli di quanto sia pericoloso fare una proposta del genere davanti a
tutta quella gente della quale, in quel preciso istante, lui non ha reale
percezione totalmente catalizzato dallo sguardo verde della donna che ama, in
attesa di una risposta emozionata che non tarda ad arrivare.
Il sì felice che le esplode in volto fa
tirare ai due amici un sospiro di sollievo, soprattutto quando Bonnie si toglie
il guanto, si fa mettere l’anello per poi tuffarsi sulle labbra di Enzo.
Una valanga di applausi esplodono intorno
a loro e i due fidanzati si voltano finalmente rendendosi conto quasi
imbarazzati della folla che li osserva commossi; anche i loro amici rimasti
fermi si fanno coraggio e corrono ad abbracciarli congratulandosi.
Damon è visibilmente commosso e si volta
verso la bancarella dei liquori dove hanno preso lo shot.
-Un giro, anzi due, per i miei
amici….offro io-
-Oh uno lo offro io signore!-
Anche il signore paffuto è toccato
dall’episodio.
-Oddio Bonnie dobbiamo subito dirlo a
Care, è dall’altra parte della piazza non sa nulla-
Afferrano i bicchieri porti da Damon e
brindano.
-Adesso andiamo! Oddio sono fidanzata-
-Oddio ti sposi!-
Le amiche si abbracciano di nuovo e poi
si invertono con Elena che stringe forte Enzo e Damon che afferra la moretta
per stamparle un bacio in fronte, super felice. Una volta brindato i due vanno
a cercare Caroline e gli altri lasciando indietro gli amici. Damon butta i
bicchierini nel cestino accanto alla bancarella e non si accorge subito della
mano di Elena che gli afferra la sua attirando la sua attenzione.
I loro guanti si uniscono in un’occhiata
interrogativa di lui che si lascia trascinare nel corridoio tra la bancarella
dei liquori e quella del cioccolato dietro la quale spariscono. Questa è
adiacente al muro di un negozio e sifermano li, nascosti agli occhi di tutti, alla bieca luceche trapela dai lampioni e dalle bancarelle.
-Che succede-
-Metto in pratica il mio proposito-
Damon cruccia lo sguardo, ma non fa in
tempo a controbattere che le sue labbra infreddolite trovano quelle più morbide
e calde di Elena che affonda con le mani avvolte nei guanti nei capelli corvini
per tirarlo più a sé; se potesse descrivere una sensazione sarebbe quella di
una voragine spalancatasi in mezzo al petto più la preme a se insinuandosi con
la lingua alla ricerca di quella di lei.
Gli gira la testa, è inebriato da lei,
dal suo profumo, dal suo amore. Come un disperato si aggrappa alla sua Elena
finché avrà fiato e nessuno dei due sentirà il conto alla rovescia della
mezzanotte fin quando i botti che partono non li fanno sussultare obbligandoli
a staccarsi e guardarsi in un misto di paura ed eccitazione. Respirano a fondo,
lasciando che gli occhi si trovino carichi di qualcosa di nuovo, di una antica
speranza.
Le mani di Damon corrono sul volto
arrossato di lei accarezzandolo con delicatezza.
-Dio, ti amo Elena….averti ritrovata è
la cosa più bella di quest’anno-
Gli esce fuori incontrollato, senza
pretese, violenza, dirle quello che prova è come respirare, è una necessità. E
lei si pietrifica, immobile tra le sue mani è quasi incapace perfino di
deglutire quella paura assillante che le assale gli occhi e la gola. Perché lo
sguardo di Damon è così potente da toglierle ogni grammo di coraggio e lei
questa cosa non l’aveva prevista, le sue parole, il suo amore.
Era in grado di assorbirlo tra le pieghe
del loro rapporto, di annusarlo ancora, di lasciare che lentamente il suo
organismo se ne nutrisse, ma sentirselo dire così, come quando erano ragazzi
tuttavia con una coscienza ed un dolore del tutto diversi, non era preparata.
Ed è terrorizzata Elena, non perché lui
voglia sentirsi dire qualcosa, ma perché non può gestirlo tutto il suo
devastante amore e così issa muri e scappa. Sbatte le ciglia più volte mentre
chiude le labbra per boccheggiare e con le proprie mani sposta quelle di Damon,
ora disorientato dal repentino cambiamento di lei.
-Dobbiamo tornare dagli altri…-
Rimane così di sale da non riuscire ad
avere altra reazione di quella di lasciarla scivolare via dalle proprie mani e
osservarla sparire inghiottita nella folla.
Che diavolo è successo?
***
-Tre, due uno!!!!! Buon anno!!!!!-
Nadia non fa in tempo a volgere lo
sguardo per aria, verso i fuochi, che Alec l’ha già tirata a sé per stamparle
un bacio cosa che desiderava fare da tutta la sera, ma con suo fratello e la
cugina di Nadia sempre alle costole non c’era mai stato un momento. Così alla
mezzanotte, quando avevano raggiunto gli altri per festeggiare – tranne sua
madre spersa tra la folla- aveva approfittato della frenesia collettiva per la
notizia del matrimonio di Bonnie ed Enzo per tirare Nadia più in disparte così
da poterla baciare allo scoccare della mezzanotte.
-Buon anno!-
Lo ripete sulle labbra di lui mentre si
lascia andare ad un bacio.
-Nadia…io-
Le iridi cerulee la osservano
imbarazzate mentre la tiene stretta tra le sue braccia, con le persone intorno
che festeggiano e cantano allegre; vuole provarci a scommettere su quello
strano subbuglio di emozioni che lei gli provoca, per quanto sia terrorizzato.
Ma si sa, l’adolescenza è l’età delle prime esperienze, anche dei primi
sentimenti decantati ad alta voce, cui si tenta di dare un nome pur non certi
che sia quello giusto; e va bene così, va bene tentare. Anche sbagliando,
perché solo chi non ama non sbaglierà mai.
-Io…ti amo-
Si sente così sollevato una volta che
quelle impegnative e pesanti parole sono finalmente defluite fuori da lui e
sente di poterla abbracciare con tutto un altro spirito, ma resta immobile, con
lo sguardo troppo giovane che a fatica regge quello intenso di lei ora che lo
fissa in un misto di paura e angoscia.
Nadia resta in silenzio attendendo che
quelle parole attecchiscano dentro di lei, che la pungolino, la smuovano. Lo
sentiva che prima o poi lui lo avrebbe detto e lei non sa cosa dire, le manca
la voce non riesce davvero a dire nulla.
E’ come paralizzata.
-I…Io…Io….-
Alec è in attesa, perché adesso che è
passato qualche istante si rende conto che in realtà vorrebbe una conferma da
parte di lei di quel garbuglio di sensazioni cui ha dato un nome. Lo sguardo
incredulo di Nadia inizia a fargli sentire mancare la terra da sotto ai piedi e
prova a smuoverla, capendo che può essere ancora sotto shock o magari
emozionata, ma non fa in tempo a dirle nulla che le voci in lontananza di suo
padre e di suo fratello lo richiamano per festeggiare e si spezza l’incanto.
Alec deglutisce l’amara fiele del
silenzio; lo capisce Nadia da quel lampo di delusione e dispiacere che ha
ferito le iridi gentili del suo ragazzo e ancor più di prima le muore qualsiasi
parola in gola.
Si lascia sopraffare dagli eventi, dai parenti
che la accerchiano, dalla confusione e tutto si perde, quel ti amo gettato nella folla, le loro
emozioni si mescolano alle voci, ai botti. E tutto questo improvvisamente
stride come una nota stonata in una melodia o una macchia su una tela immacolata.
Il suo cuore stride, è tutto sbagliato.
Come possono le emozioni essere potenti
al tal punto che l’attimo prima ti senti sull’orlo di un precipizio in attesa
di scegliere se buttarti nel vuoto o meno e quello dopo vorresti solo
sprofondare e piangere? Non lo sa Nadia, ma ora una desolante tristezza le ha
trafitto il cuore e vorrebbe solo trovare suo padre.
***
-Vado a prendere dell’acqua-
Hanno provato a non discutere.
Quando Elena e Damon sono apparsi dopo
la mezzanotte, Aaron è rimasto in silenzio, non stavano ridendo o lanciandosi
sguardi ambigui, avevano entrambi facce stranite quindi si è convinto che
fossero magari amareggiati per aver perso la mezzanotte insieme ai figli per
via della confusione. E non che avessero discusso, perché questo comunque
implicherebbe un certo rapporto, una certa intimità.
Sono rientrati a casa in un silenzio
generale, i più piccoli mezzi addormentati, Bonnie ed Enzo ancora euforici dopo
l’annuncio agli altri amici sono spariti in camera nella loro nube rosa; Alec
si è diretto con suo fratello in camera, senza nemmeno degnare Nadia di un solo
sguardo e lei, di contro, si è trovata a fissarsi i piedi provando a celare il
disagio di cui nessuno nel marasma generale si è accorto.
Perché anche suo padre si è nascosto
dietro alla sua sofferenza, provando a trattenere la paura e sparendo in fretta
una volta sinceratosi che sua figlia fosse andata nella propria stanza.
Ognuno con la sua fetta di cuore
infranto si è raccolto in silenzio a leccarsi le ferite e riflettere sulla
propria condizione. Così Elena è dovuta scendere a prendere un po’ d’acqua nel
buio della casa solo per scappare dallo sguardo assillante di suo marito,
intento a scrutarla come per sezionarle il cervello e i pensieri.
Sospira a fondo lasciando che il liquido
fresco scorra a ripulirle le viscere inquinate dal dolore dei ricordi; e
vorrebbe dimenticare quelle parole così conosciute, così desiderate ma che lei
non può più accogliere.
Si stringe all’isola della cucina,
stretta nella sua vestaglia quando un rumore le fa destare lo sguardo; non si
era accorta che c’era un altro ospite al piano di sotto. Maxwell appare sulla
porta, lo sguardo vitreo, lucido di alcool e stanchezza, l’aria persa e quell’odore
di brutti ricordi che si trascina dietro fanno scattare la donna sull’attenti
che istintivamente si porta le mani sul lembi della vestaglia, stringendola
meglio al petto.
-Elena-
La voce impastata è sufficiente per
Elena per confermare che l’uomo ha bevuto troppo, oltre al fatto che in una
mano ciondola un bicchiere quasi vuoto di whiskey. Le iridi scure corrono
veloci sulla sua figura, per poi scattare e mettere il bicchiere d’acqua nel
lavandino.
-Buonanotte-
Si ravvia i capelli e abbassa lo
sguardo, girando intorno all’isola per strisciare dalla parte opposta di lui e
uscire dalla cucina, ma nonostante le dosi considerevoli di alcool lui è
comunque più svelto e in una mossa rapida le sbarra la strada con il proprio corpo.
-Parliamo un attimo-
E’ vicino quanto basta per investirla
con l’odore acre del liquido ingerito, stordendola per un istante. Le sale un
conato di vomito al pensiero di averlo così vicino, non sa come evitare quegli
occhi vacui che la osservano insistenti.
-Io, devo andare su…lasciami passare-
-Elena…perché mi eviti sempre?-
Lei trattiene un respiro provando a
farsi, inutilmente, spazio e Max fa un passo
inducendola a indietreggiare ed entrano entrambi in cucina.
-Mi stai spaventando-
-Cosa…non devi…io…lo sai che-
Posa il bicchiere sull’isola e con una
mano le trattiene il braccio mentre con l’altra le sfiora il volto che si
scosta teso per evitare quel contatto.
-Ti prego-
Le muore la voce in gola smarrendo quel
poco coraggio che le resta, è immobilizzata dalla paura col cuore che batte e
il senso di nausea che aumenta prepotente; le ha sempre fatto questo effetto e
potrebbe tranquillamente gridare se solo si ricordasse come si fa.
-Sei così bella…io lo so…lo so …che sono
lo zio di Aaron ma…noi due abbiamo un’intesa…-
Continua a spingerla indietro
inchiodandola contro al frigo e sente la stretta sul braccio farsi più energica
mentre prova inutilmente a scostare quel tocco fastidioso.
-No è tutta una tua idea…-
-Smettila di mentire…so che desideri
altro…che lui non ti soddisfa più-
Il fiato carico di alcool le ottenebra i
sensi, sopraffatta dalla paura e dalle fitte al braccio sinistro sente gli
occhi riempirsi di lacrime.
-No…-
La voce supplichevole non sembra
disincentivarlo, più che la sua faccia le si avvicina per sentire il profumo di
lei, affondando tra i capelli mentre Elena volta con tutta la forza che possiede
la testa di lato per scappare dallo sguardo folle.
-Lo so che ti piace…-
-Lasciami, ti prego-
-Lo vedo…vuoi essere guardata…anche da
quel….Damon…è quello che vuoi…che un altro ti prenda…-
Una lacrima le riga le gote ora che Maxwell
preme di più col proprio corpo contro a quello inerme di lei, totalmente
incapace di reagire e ribellarsi, stretta nella paura che le afferra i sensi e
il corpo.
-Smettila…-
La mano di lui scende dal volto, lungo
il collo fino ad arrivare alla scollatura coperta dalla stoffa morbida della
vestaglia. E lei serra gli occhi nella speranza che tutto questo sia solo un
brutto sogno da cui a brave si risveglierà.
Ciao a tutte!!!!
Buon anno di nuovo, rieccomi qua con un
nuovo capitolo…pieno di eventi direi!!!
Innanzi tutto grazie a tutte le stupende
ragazze che mi seguono, recensiscono, leggono e portano pazienza con me!
Stavolta sono stata più veloce dai!!!
Comunque venendo al capitolo…è il 31
dicembre e passano l’ultimo dell’anno in piazza dove succedono molte cose, e
dove tutti hanno qualcosa di importante da dire.
A cominciare da Enzo che fa la proposta
a Bonnie in un modo del tutto singolare, infilandola tra i propositi per l’anno
nuovo, e Damon che invece si lascia finalmente andare e dice ad alta voce
quello che tutti già sanno.
Elena è terrorizzata perché lei ci stava
davvero provando da riordinare la propria vita estremamente incasinata, ci sta
provando a contenere quello che sente, a sistemare un pezzetto alla volta ma
lui così fa saltare per aria nuovamente tutti i suoi lucchetti.
E anche Alec prende coraggio per
definire, dare un nome a quello strano sentimento che sente per la ragazzina;
Nadia resta sconvolta da quelle parole che le sembrano come un macigno troppo
grande per lei, come se non fosse all’altezza, adeguata. La sofferenza che cova
dentro per la separazione dei genitori influisce tanto sulla sua percezione dei
rapporti e dei sentimenti.
E alla fine anche Maxwell, in modo
totalmente negativo, sputa fuori tutti i suoi perversi pensieri su Elena
afferrandola nella cucina. Questo episodio turbolento non è il primo e nel
prossimo capitolo esploreremo questa parte tenuta nascosta da Elena per tanti
anni.
Il
rombo dei tuoni entrano nella stanza, attraverso le finestre semi chiuse da cui
filtra l’aria del temporale estivo in corso fuori.
Il
rumore sveglia di colpo Elena che scatta seduta in preda a un respiro sommesso.
Sbatte gli occhi per abituarsi al buio della camera e attiva l’udito percependo
lo scroscio forte della pioggia battente e il respiro regolare di suo marito,
disteso al suo fianco.
Prova
a rimettersi sdraiata seguendo la luce fredda dei fulmini che ogni tanto
illuminano il cielo riflettendosi nella stanza, ma ormai è sveglia e il nervoso
per la mancanza di sonno la fa alzare dal letto definitivamente.
Tasta
con i piedi in cerca delle ciabatte e si avvicina alla finestra per chiudere i
suoni della natura e l’umidità fuori; sa che morirà di caldo ma non li tollera
molto.
Sono
le quattro di notte in casa Withmore e lei, Aaron e il piccolo di Alec stanno
trascorrendo qualche giorno estivo dalla famiglia di lui che Elena non
digerisce molto, ma a cui si adegua da brava moglie. Dormono nella vecchia
camera di Aaron, adibita a camera degli ospiti dai genitori di lui, mentre al
piano inferiore, sul divano, c’è Maxwell anche lui ospite di quella casa.
E’
tornato da due giorni, si è lasciato con la tipa con cui si frequentava, si è
licenziato, ha litigato con i genitori e così ha chiesto a suo fratello – il
padre di Aaron nonché suocero di Elena- di ospitarlo fin quando le acque non si
sarebbero calmate.
Gli
è stato offerto il divano per il tempo in cui Elena e Aaron saranno da loro.
Lei sfiora con lo sguardo Alec che dorme sul letto a brandina montato ai piedi
del letto matrimoniale e controlla, prima di uscire, che non sia sudato.
Scendein cucina a prendere da bere facendo piano
per non svegliare nessuno, nel silenzio in cui è immersa la casa; scorge
nell’oscurità Maxwell addormentato con la bottiglia di vino sul tavolino da
caffè e un braccio che penzola fuori dal divano. Ha provato a far presente ad
Aaron che suo zio beve un po’ troppo ultimamente, ma lui trova mille
giustificazioni derivanti dalla situazione delicata in cui si trova; era
qualche tempo che non lo vedevano e a lei non dispiaceva. Si trova bene con Max ma quando beve tende ad essere un po’ molesto nei suoi
confronti, nulla di che, battute, sguardi strani e lei non si sente per niente
a suo agio. Sospira quando i tuoni fuori rompono l’aria e non trova conforto
neanche nella sua stessa stretta, avvolta nella misera camicia da notte di
cotone che le si appiccica alla pelle per l’umido.
Accende
la luce e cerca un bicchiere quando un rumore attira la sua attenzione e
voltandosi per poco non sbatte contro un assonnato Maxwell.
Il
cuore le galoppa rapido per lo spavento e si porta istintivamente una mano sul
petto ravviandosi i capelli.
-Cielo,
mi hai spaventata-
-Oh
…scusa-
L’alito
altamente alcolico le arriva alle narici disgustandola, ma prova a trattenere
il disagio salitole a gola.
-Scusa
tu…non volevo svegliarti-
-Oh,
tanto volevo bere un po’ d’acqua-
Indica
mollemente la bottiglia in vetro da cui si stava servendo Elena che, di contro,
annuisce lasciandogli lo spazio per prendere da bere. Lo osserva circospetta,
con un istintivo bisogno di andarsene prima possibile e desiderando
urgentemente una vestaglia a coprire il suo giovane corpo esposto alla vista
annebbiata dell’uomo. Prova a togliersi di dosso quella sensazione fastidiosa
mentre sorseggia il suo bicchiere in fretta, per poi posarlo nel lavandino e prepararsi
a salutarlo.
-Sai
Elena….io …io non sono un fallito…nel senso….le cose non sono andate come
volevo ma…-
Lei
rimane immobile con la porta della cucina alle sue spalle, forte della sua via
di fuga che sembra comunque non tanto sicura ora che lui ciondola instabile
verso lei biascicando cose sulla propria vita che ad Elena non importano
assolutamente.
-Insomma
tutti possiamo fare scelte sbagliate non trovi?-
-Certo-
Prova
a sfuggire da quello sguardo troppo vibrante per i suoi gusti e fa un
impercettibile passo indietro sperando che lui smetta di mangiare le distanze. Si
da della stupida per avere certi pensieri negativi, ma è l’istinto prima ancora
del cervello ad ordinare di mantenere una misura di sicurezza da lui e da
quegli occhi chiari che la percorrono affaticati dall’alcool.
Ed
è stata una frazione di secondo quella in cui da una sua idea folle si è concretizzata
in realtà, con il corpo di lui avventatosi su di lei, schiacciandola contro l’isola
della cucina e portando le sue labbra viscide sul collo. Elena è rimasta
paralizzata nel terrore e incredulità, provando a connettere il pensiero alle
labbra, far uscire la voce. Ma la paura l’aveva zittita, con le mani inchiodate
dalla sua stretta, il corpo forte a comprimerle i reni contro il bancone della
cucina, l’alito pesante asporcarle la
pelle; le mani ruvide si erano posate su una spalla alla ricerca dalla spallina
della camicia da notte, mentre inutilmente Elena provava a supplicarlo di
smettere e le lacrime incontrollate avevano preso a rigarle il volto
spaventato.
****
I respiri
profondi e rilassati di Julie e Violet risuonano
nell’aria tiepida della camera dove Nadia dorme con le altre due. In realtà in
questo preciso momento dormire è l’ultima cosa che riesce a fare, per quanto
vorrebbe.
E’ distesa di
schiena, occhi neri puntati verso un immaginario soffitto inghiottito dalla
notte, coperta tirata fino al petto e mani conserte in grembo, in una classica
postura da bara che, più o meno, è la sensazione che la affligge in quel
preciso istante.
Per quanto il
suo corpo chieda di riposare, il suo cervello ed il suo cuore stanno viaggiando
a mille all’ora sul treno dei pensieri e tormenti assillanti che non le
permettono di mollare la presa, continuando a proiettare verso il soffitto la
scena di qualche ora prima.
In modi
diversi, da diversi punti di vista, ma finisce sempre nello stesso modo.
Alec che la
ferma e le dice che la ama, lei che resta di sale. I botti, la confusione
generale, i loro familiari che li tirano nei festeggiamenti.
La pressione
che aumenta e il sangue che la paralizza.
Quelle iridi chiare che le piacciono tanto, calde, affettuose, che si
contraggono in una frazione di secondo - ferite, amareggiate, confuse.
Non sa come
gestire la tempesta in cui sta navigando, è la prima volta che la affronta e
alla sua età non ha gli strumenti, le emozioni investono e soffocano, ci sta
affogando dentro.
Sospira
appesantita dalla sua stessa incapacità di amare, ma il suo cervello non è
pronto per analizzare quanto accaduto con il giusto distacco e maturità. Così
sbuffa, sposta le coperte e si alza lentamente provando a non svegliare le
altre due che dormono beate, ignare di quello che le attenderà sulla soglia
dell’adolescenza.
Ciabatte, golf
pesante e si immerge nel corridoio di tenebra dove l’aria è più fredda e
sveglia i sensi mai sopiti. A passi leggeri si dirige verso le scale, come alla
ricerca di chissà quale risposta, tentativo di chiarezza.
Perché è così
sconvolta? Perché le sembra di essere l’unica mentre il resto del mondo si mette
insieme e si grida ti amo ad ogni angolo? Oppure è solo una minuscola parte che
è abituata a vedere nei film e nella realtà è ben diversa?
Perché le
tremano le vene e i polsi al solo pensiero di replicare? Come si fa a capire se
si tratta solo di un blocco?
Le gira la
testa per la confusione e decide che una camomilla potrebbe aiutarla a
calmarsi.
***
Alec si è
rigirato nel letto una serie di volte, addormentandosi, poi risvegliandosi; un
attimo prima aveva freddo, quello dopo caldo. L’inquietudine adolescenziale lo
ha tormentato diverso tempo finché non si è svegliato del tutto e, dopo lunghi
momenti di angoscia interiore, ha allungato la mano verso il comodino per
afferrare il cellulare e premere il tasto home per vedere se ci fossero delle
notifiche.
E qualcosa c’è,
ma non di quello che vorrebbe. Che poi, perché dovrebbe scrivergli se dorme due
camere dopo la sua? Scorre rapido nella chat coi suoi amici leggendo le varie
scemenze, auguri per l’anno nuovo, foto, battute varie.
Torna indietro
e fruga fra le chat aperte per vedere se ci sia ancora qualcuno sveglio, gli
altri festeggiavano a casa di Colin saranno ancora a fare casino; se li
immagina con i gemelli Parker a proporre di vedere film porno e le ragazze
sdegnarsi. Trova la chat con Kayla e la apre incerto.
Ultimo accesso
nemmeno dieci minuti fa.
Conosce Kayla
dalle elementari, hanno fatto tutte le scuole insieme, suo padre è un collega
di sua madre, conoscono tutto l’uno dell’altra e si sono visti nelle situazioni
più disagianti; come al campo estivo delle medie quando il suo corpo subì il
primo grande cambiamento e lui totalmente incapace di capire cosa stesse
succedendo restò comunque al suo fianco per tutto il pomeriggio. Si vergognava
delle amiche, ma di lui si fidava ciecamente.
Sospira e
lascia che la luce fredda dello schermo ferisca i suoi occhi mentre digita
svelto la loro richiesta di soccorso.
“SOS”
Aspetta un po'
tornando ad immergersi nei suoi pensieri fin quando il telefono non vibra e
trova la pronta risposta di lei.
“A quest’ora,
in questa particolare sera dell’anno...CODICE NERO”
“Sempre
intuitiva...buon anno”
“Ci siamo già
fatti gli auguri…spara”
“Eddai dammi un momento”
“Lei dov’è?”
“Perché pensi
che riguardi lei?”
Anche suo
fratello ci sarebbe arrivato, ma ha bisogno di tempo per tirare fuori la
vergogna dalle viscere. Kayla inoltra il primo suo stesso messaggio per
ribadire il concetto.
“Non farmi
perdere tempo con domande stupide”
“Le ho detto
che la amo”
La butta lì, con
le mani che scottano sulla tastiera del cellulare.
“E?”
“E….botti,
mezzanotte, festeggiamenti...silenzio”
Osserva quel sta scrivendo con ansia, necessita di
aver il suo punto di vista che sfati le sue paure.
“Ok...totale?”
“Totale...una
fugace e imbarazzata buonanotte e basta”
“Dunque sei
nella fase terrori notturni”
“Per questo mi
occorre il mio Luke della situazione”
Il fatto che
colga i rifermenti a GilmoreGirls
ha smesso di allarmarlo quando ha accettato il suo destino di amico del cuore e
da piccoli recitavano le battute di quello storico telefilm al punto che le ha
scolpite nella mente. E non solo di quello.
“Ok...beh tu
sei stato bravo! Un uomo! Sono fiera di te!”
“Si bene….e su
di lei?”
“Beh non lo so…nel
senso si vede che Nadia è una chiusa e che insomma si imbarazza facile...forse
per lei è stato un colpo”
“Mmm quindi dici che dovrei chiederglielo??”
“Meredith
perché vuoi mettere le mani sulla bomba?”
“Dai smettila
con questi dannati riferimenti”
“Alec non si va
da una che ti ha dato il due di picche a chiederle perché lo ha fatto….il mio
consiglio è darle tempo di elaborare la cosa”
“E se non
elaborasse?”
“La
rinchiudiamo nel mondo prigione”
Gli scappa un
sorriso che lei non può vedere, colmo di gratitudine perché comunque vada Kayla
sarà sempre lì per lui.
“Lo sai vero
che questa conversazione devi cancellarla”
“Lo so più maschio”
“Lasciami
un’apparenza di virilità”
“Sei più
tranquillo?”
“Sulla buona
strada…grazie K”
“A te”
Si salutano e
sente già il proprio corpo rilassarsi contro il materasso adesso che ha parlato
con Kayla.
Si domanda come
faccia Kayla a stare con Colin, è il suo migliore amico lui lo adora, ma è un
bambino rispetto a lei che è avanti a tutti, anni luce. All’inizio gli faceva
strano che si frequentassero, temeva che il loro circolo dell’amicizia si
potesse spezzare, ma ancora una volta lei si era dimostrata cento volte più
matura ed aveva mantenuto il giusto equilibrio. Non che Colin abbia spesso voce
in capitolo nelle varie situazioni, lei sembra sempre avere la soluzione più
sensata; sarebbero persi senza di lei.
E consolato dal
pensiero della sua migliore amica lascia che finalmente il sonno lo colga.
***
Dieci
anni prima
Quando
le dita salde di Max stanno per abbassare la spallina
di una immobile Elena, una voce irrompe timida dal fondo delle scale.
-Mamma?-
Alec.
Quel
suono si infrange nell’aria pesante della cucina, facendo rinsavire di colpo Max e riprendere Elena che, grazie a quell’istinto
protettivo materno, recupera coraggio e spinge bruscamente via da se quell’uomo
orribile che si salva da uno schiaffo solo perché il piccolo la chiama
nuovamente affacciandosi alla cucina.
Lo
sguardo terrorizzato di lei si sposta rapido sul bambino, rabbonendo subito i
lineamenti in una gestualità primitiva e si sistema la camicia da notte
scomposta nascondendo dietro agli occhi feriti il terrore di quanto appena
subito. A passi svelti raggiunge Alec di appena tre anni e lo solleva in
fretta, premurosa.
-Ehi
amore che succede?-
-C’è
la pioggia forte….-
Lo
stringe a se più in un gesto di gratitudine che lui non può capire, che altro.
Il suo piccolo uomo l’ha salvata senza saperlo e trattiene le lacrime di
adrenalina che le infiammano le iridi scure; senza nemmeno voltarsi indietro,
senza cercarlo, si avvia subito per le scale con Alec in braccio,
bisbigliandogli parole dolci all’orecchio e ogni scalino è una scarica di
adrenalina che scioglie i nervi tesi.
Ha
giurato a se stessa di non dire niente, ingoiare quel rospo ad occluderle lo stomaco
portando nel segreto di quel ricordo, il disprezzo vivo di quell’uomo.
****
Da allora Elena non è più rimasta nella
stessa stanza con Max da sola; quando lui è andato a
trovarli un anno dopo a casa loro, preda della pazzia più totale ha raccontato
tutto a Bonnie e Caroline che per poco non avevano imbracciato forconi e torce
per andare a farlo fuori. E dopo un pianto liberatorio aveva fatto solennemente
promettere loro di non dirlo ad Aaron.
E il disgusto si era esteso anche alle
due al punto che era diventata una sorta di crociata silenziosa, una implicita
campagna volta a boicottare ogni tentativo di Aaron di invitare lo zio a casa
loro.
Per questo adesso è totalmente bloccata
nel suo incubo personale, imprigionata nel recinto sicuro che il suo cervello
ha istintivamente creato per non sentire la stretta dolorosa sugli avambracci,
il senso di nausea più lui le si strofina addosso borbottando oscenità che non
sente. Una sorta di proiezione del suo cervello per non cadere in pezzi, mentre
si lascia essere preda di quella violenza che lui probabilmente cova come
desiderio da anni.
Ma stavolta il salvataggio non arriva da
suo figlio.
Sono le iridi scure terrorizzate di
Nadia che la fissano attraverso l’aria pesante della cucina, sfondando il muro
di indolenza che la circonda e, in un gesto secco, allontana Max premendo con tutta la forza che ha in corpo le mani sul
suo petto per spingerlo via.
La voce irrompe finalmente nelle corde
vocali sussurrando quel nome che basta a far recuperare un briciolo di lucidità
all’uomo, incapace tuttavia di vivere fino infondo l’imbarazzo e la vergogna
per le proprie azioni.
Dopo attimi di gelo in cui Elena si tira
stretta la vestaglia e ravvia i capelli, Max abbassa
lo sguardo confuso e lentamente supera entrambe uscendo dalla cucina, notando
come Nadia scatti sul posto spaventata e si sposti il più possibile da lui per
farlo passare.
Deglutisce confusa, non sicura di quanto
abbia appena visto; è stato tutto talmente frenetico. Ha visto le luci accese
così è scesa cauta non sapendo bene chi avrebbe trovato e non sentendo rumori
si è affacciata silenziosa quanto bastava per vedere chiaramente la situazione.
Nella prima frazione di secondo ha errato
la valutazione, ma quando gli occhi marroni vacui, stretti in una morsa di supplica
incapace hanno trovato i suoi ha capito. E non è stata capace di proferire
parola, investita da una situazione troppo potente da reggere, per lei che già
un attimo prima era un treno merci carico di sentimenti incasinati.
Elena avanza di un passo rischiando di
cadere a causa delle gambe tremanti, così posa una mano sull’isola e cerca con
tutte le sue forze di mettere su una faccia a cui nessuna delle due può
credere. Ma è l’adulta, deve trovare ordine in testa per tranquillizzare la fin
troppo silenziosa ragazzina che la fissa come si fa con un morto o una vittima
di una violenza.
Perché di questo si tratta, ma Elena ancora
non è capace di associare quelle parole e riferirle a se stessa. Perché lei ce
la fa da sola, o così si è sempre detta. Eppure si sente molto più nuda, più
debole, più sporca ora davanti a Nadia che davanti a suo figlio anni prima.
Perché Nadia ha capito, sfuggono
entrambe dal contatto visivo diretto, ma ha capito.
-Ehi….avevi…volevi qualcosa?-
La voce trema più di quanto voglia; si è
concentrata molto per modularla con l’inflessione il più controllata possibile,
senza riuscirci.
-Io…una camomilla-
-Bene…te la faccio-
Nadia contrae la fronte perplessa, non
capendo questa sua frenesia dopo una cosa del genere. Si è creato un non detto
raggelante e lei, dai suoi solo sedici anni, non ha certo le palle per poterle
chiedere nulla; così si avvicina all’isola della cucina e la osserva in
silenzio darsi da fare per preparare due camomille.
Non parlano, la sente frusciarle intorno
trascinandosi dietro un’aurea afflitta che desidera urlare la verità a gran
voce, non potendolo davvero fare.
E vorrebbe tanto suo padre Nadia, perché
prenderebbe a cazzotti lo zio di Alec e saprebbe calmare una esagitata Elena.
Quando posiziona le tazze colme del liquido bollente e con l’infuso in
immersione, si trova finalmente davanti a lei, entrambe poggiate con gli
avambracci sul ripiano.
-Quello….quello che è successo prima….ecco
lui….sai quando beve esagera ma…lui…-
Questa dannata voce che trema troppo, le
lacrime nascoste dietro un velo di autocontrollo, le mani che stringono la
tazza bollente senza sentirne davvero il calore. Nadia la vede in tutta la sua
comprensibile fragilità e si chiede come faccia a stare in piedi dopo una cosa
del genere; più ci pensa, più realizza, più razionalizza, più vorrebbe correre
a chiamare suo padre.
-Non deve spiegarmi niente, davvero….io..-
-Non dire niente, ti prego-
Lo sguardo supplichevole le stringe il
cuore al punto che vorrebbe piangere per lei.
-Io….no no certo…non lo dirò-
-Grazie Nadia….Dio non volevo tu ti
spaventassi…davvero non sai come mi dispiace-
Non ha mai parlato con la mamma di Alec,
c’è sempre stato un sano distacco viste le circostanze per cui si frequentano
più del normale ed ha sempre apprezzato che lei non fosse invadente, nonostante
questa strana cosa con suo padre. Ma anche adesso, dopo quello che ha visto e
che avrebbe detto impossibile fino a cinque minuti prima, le fa capire che sa
davvero poco delle persone, di quello che vivono, sentono.
Dov’è Alec? Ha così bisogno di lui, di
farsi stringere. Di piangere, ma poi dovrebbe spiegargli e non può farlo.
Chissà se era la prima volta, pensa
questo mentre gli occhi scorrono lungo la figura di Elena, scorgendo il polso lesionato
che sbuca da sotto la vestaglia, con il segno arrossato del braccialetto che
indossa e che le ha ferito la pelle, a causa probabilmente della stretta di
quell’uomo da cui adesso è terrorizzata e non sa come farà nei prossimi giorni.
E’ troppo da gestire tutto quel turbine
di emozioni in una sola notte.
-Alec mi ha detto che mi ama…stasera…e
io non ho detto niente-
Le iridi di entrambe si allargano, per
uno stupore diverso.
Capisce Elena che non volesse certo
raccontarlo a lei, ma è come una pentola con troppa pressione, il vapore deve
uscire a un certo punto e quella era l’unica cosa in alternativa a quella
appena successa, che potesse dire.
Si sente liberata da un peso enorme e
beve svelta la camomilla sentendo i propri nervi distendersi di colpo; poi
torna titubante negli occhi ora più morbidi e comprensivi di Elena, alla quale
sfugge un insolito sorriso carico di tenerezza.
-Beh, i ragazzi sono impulsivi…noi siamo
più riflessive, e qualcuna di più…-
-Già…-
Intuisce le sue paure, lo vede benissimo
sul volto giovane. Per lei era stato diverso; con uncome Damon hai paura di tutto, ma allo stesso
tempo ti spinge oltre il tuo limite e lo aveva superato senza nemmeno
accorgersene. Ma suo figlio è un ragazzino alle prime armi e Nadia ha un camion
di disagi emotivi anche familiari che possono bloccarla molto di più.
-Amare qualcuno….a poco a che fare con
quello che si dice….datti tempo e quando dovrà venire fuori, per chi dovrà…verrà…meglio
dirlo una volta di meno, che dire una bugia….ricordatelo sempre-
Nadia sembra scordarsi per un istante di
tutto, della scena di poco fa, del terrore, il disorientamento, come anche l’ansia
e il disagio con Alec. Le sorride sospirando, finiscono entrambe di bere e
salgono insieme. Non ha intenzione di lasciare sola Elena di nuovo, non che potrebbe
far nulla, ma almeno sono in due.
Nadia entra in camera sua dopo uno
sguardo complice di gratitudine con Elena che, di contro, sparisce in bagno
dove, dopo qualche istante, si lascia andare sul pavimento ad un pianto
silenzioso tentando di sopprimere i singhiozzi pronti a graffiarle la gola.
Non ha avuto nemmeno il tempo, lo
spazio, di elaborare e farsi entrare sotto pelle le parole di Damon che è
arrivato Max ha strapparle di dosso l’amore.
E sì, in questo momento, nonostante si
senta sporca, marchiata, squallida, lo vorrebbe lì al suo fianco ad amarla in
quel suo modo così nuovo, da scoprire, ma anche conosciuto.
Ha bisogno di Damon, dell’uomo che ama
così disperatamente. E al quale tuttavia non può dirlo.
E lascia che quel dolore fluisca fuori
da lei zuppandole il volto, adesso nascosto tra le ginocchia rannicchiate
contro il petto ferito.
Tutto attraverso una sola notte.
Sono da arresto!!!!! Peggio della Plec che fa fuori a caso gente, o la Shonda
che prende decisioni da “chiamo la polizia”
Eccomi qua col mio solito ritardo
cronico, scusate sta diventando sempre più impossibile scrivere e non capite
quanto sia stato difficile partorire questo capitolo.
La decisione su “chi” avrebbe dovuto
piombare in cucina e salvare Elena non è stato facile, nel capitolo precedente
inoltre avevo gettato tanta carne al fuoco e dovevo decidere da quale parte
cominciare a mangiare. Così ho deciso di dare spazio ai Nalec
(vi amo anche solo per aver inventato questo shippingname) in modo da esplorare un po’ i loro giovani
cuori e poi introdurre anche la situazione sospesa di Elena, risolta con l’arrivo
di Nadia.
Ovviamente non si sa se Nadia riuscirà
davvero a tenersi per sé questa cosa che l’ha scossa, ma considerate che deve
davvero ancora metabilizzare la cosa, è sotto shock,
un vero trauma.
Quindi ora come sistema di salvezza per
la salute del suo giovane cervello, sta come lasciando sospesa la cosa.
E dovrà anche arrivare a un punto con
Alec. Mentre Elena lo ha decisamente più chiaro, ma è ben lontana dal poterlo
condividere col diretto interessato.
Le citazioni sono:
-Dalle Gilmore
rispetto ai terrori notturni sono quelli di cui soffre Kirk e chiede aiuto a
Luke per controllare che non faccia cose pazze nella prima notte che passa
insieme a Lulù; così come “più maschio” è una battuta di Lorelai;
-Il mondo prigione non sto neanche a
dirvelo XDXD
-Da Grey’s l’episodio
in cui c’è il Codice Nero è quando arriva il tizio con una bomba nel corpo e Mer ci mette la mano sopra da vera kamikaze qual era.
-il titolo è preso dalla canzone di
Cindy Lauper, la cui cover degli Sleeping at Last è stata colonna sonora della 6x02, quando Elena
ricorda Damon e il momento in cui ha capito di amarlo.
Spero che, nonostante la solita tragica
attesa, il mio capitolo possa piacervi.
Elena non ha chiuso
occhio tutta la notte a tal punto che è sgattaiolata fuori dalla camera non
riuscendo a tollerare oltre il respiro pesante di suo marito; si è guardata
intorno guardinga col terrore che lui potesse sbucarle ancora una volta alle
spalle.
Si tira giù le maniche
del maglione di lana bordeaux per nascondere il più possibile il livore
violaceo a macchiarle la pelle dei polsi, sperando che nessuno se ne accorga e
scende le scale per tornare in quella stessa cucina e in un flash deve reprimere
il conato di vomito che le sale a gola se ripensa al tentativo di aggressione
di quell’uomo orribile. E’ un cencio bianco in volto con i battiti irregolari
che falsano la sua termoregolazione, alternandosi tra colpi di caldo e tremolii
di sudore freddo.
Una volta perlustrato il
territorio entra in cucina con lo scopo di mettere su una tonnellata di caffè,
mettersi il piumino e scappare in veranda a guardare la neve e provare a
calmarsi; nel mentre procede con la preparazione del caffè le viene in mente
anche la conversazione surreale con Nadia, il suo sguardo di terrore e si
ripromette di riparlarle assolutamente per sincerarsi che stia bene e per farle
pensare che anche lei sta bene. Ha solo 16 anni, non dovrebbe essere
traumatizzata con queste cose, in alcun modo. dovrà parlarne a Caroline anche
se questo significherà sopportare gli strepiti della bionda, ma solo così potrà
consigliarle di stare vicino alla nipote e parlarle.
Non teme la spia da
parte della ragazza, ma si rende perfettamente conto che sia un vero e proprio
colpo che potrebbe non essere in grado di gestire L impatto emotivo di quella
situazione. Sospira nel silenzio e quando il caffè finalmente è pronto se ne
versa una tazza gigante, cerca qualche biscotto dalla credenza, afferra
piumino, coperta dal divano ed esce fuori piano dove ancora le prime luci
dell’alba indugiano nello stemperare il freddo della notte.
Il primo istinto di
Elena è di rientrare, ma l’aria gelida risveglia i sensi e calma per un istante
le sue inquietudini riportandole il buon umore perso in quella lunga notte.
Raggiunge la panchina in
legno biondo collocata alla sinistra del portico e si siede rannicchiandosi nei
mille strati a proteggerla, col naso immerso nella tazza e il calore del caffè
a scaldarle le gote arrossate dal contrasto della temperatura esterna e del suo
corpo. E resta li, sospesa nella natura pacifica che la circonda, perdendosi in
pensieri e ricordi lontani, in attesa che la vita e il frastuono animino la
casa.
*****
Si sono alzati tutti in
momenti diversi, Caroline e Rebeka insieme ai loro figli e hanno allestito la
colazione per tutti; i più grandi, Maxwell, Bonnie e Enzo, hanno tirato dritto
fino alle 12 circa ognuno con troppo sonno arretrato per motivi diversi.
E’ stata Caroline,
mentre lasciava libero Matty di scorrazzare in
salotto con Peter e Violet, ad accorgersi che
qualcuno era già in piedi, scorgendo dalla finestra della cucina la testa di
Elena che sbucava da fuori.
Così ha messo su altro
caffè, ha afferrato il piumino di Stefan appeso all’ingresso ed è uscita con
aria interrogativa facendo sussultare l’amica persa con lo sguardo chissà dove.
-Ehi-
Lo sguardo acquoso si
tinge di lieve preoccupazione e stretta nel piumino si avvicina ad Elena.
-Ehi-
-Che fai qua fuori-
-Avevo bisogno di
pulirmi il cervello-
Care le fa cenno di
farle spazio e si stringono vicine con Caroline che afferra un lembo di coperta
portole da Elena.
-Da quanto? Hai il naso
rossissimo-
-Mm non lo so...che ore sono?-
-Le nove e qualcosa..-
-Oh-
Elena ritorna con lo
sguardo verso la distesa innevata ormai lucente con il sole a mezz’aria che
taglia gli alberi sulla linea dei monti.
-Va tutto bene?-
-Beh...ci sono alcune
cose di cui vorrei parlarti-
Caroline si sistema
meglio la coperta pronta ad ascoltarla.
-Spara-
-Prima cosa…-
Le si stringe lo
stomaco, perdendo ogni grammo di sicurezza che si era costruita in quelle ore
di gelido isolamento.
-Damon...mi ha detto che
mi ama…-
Sente le guance
scaldarsi e un languore affaticarle le ginocchia, sostenute solo dal fatto che
sia seduta. Scappa dalle iridi a lei familiari, vergognandosi ancora una volta
di se stessa.
-Ok...vorrei fare quella
sorpresa ma...mi sembrava piuttosto ovvio...anche se-
Solleva le mani per
stoppare la polemica pronta ad uscire dalla labbra infreddolite.
-Capisco che pensarlo e
sentirselo dire dopo tutto quello che c’è stato tra di voi sia diverso-
Puntualizza con quella
sua solita faccia saccente e comprensiva allo stesso tempo; non vuole sminuire
il turbamento di Elena, pur essendo tutto evidente per lei.
-E tu….che gli hai
detto?-
-Beh...in realtà...è
stato quando ci eravamo divisi e io mi sono ritrovata con lui Bon ed Enzo, sai
quando lui si è proposto a lei-
-Oh cielo devi assolutamente
dettagliarmi tutta la scena...mi sento esclusa!!-
Ad Elena scappa un
sorriso, certe dinamiche adolescenziali non cambiano mai e lei non potrebbe
esserne più felice.
-Ok...lo farò-
-Insomma dopo la
proposta è successo? Si sarà sentito ispirato…-
-Dopo loro sono venuti a
cercarvi...e noi siamo rimasti un attimo indietro così...non sono un attimo di
pazzia l’ho trascinato dietro una bancarella, l’ho baciato e lui mi ha
detto...beh quello che mi ha detto...e io sono fuggita...molto matura!-
-Dai Elena non mi è mica
andata così male...ci poteva stare...e capisco l’impatto emotivo, ma devi
prendere una posizione con lui…-
-Lo so-
Si porta le mani in
volto e se le palla sulla pelle fino a far scorrere le dita tra i capelli per
portare via l’angoscia che l’attanaglia e in quel gesto si scoprono leggermente
i polsi; se n’era completamente dimenticata finché il sussulto di Caroline non
le gela il sangue.
-Elena! Che diavolo…-
-Mammaaaaaaaaaa-
Lo sguardo ceruleo si
riempie di angoscia, ma ogni parola muore nell’aria quando la voce di Matty irrompe da dietro la porta cercando la mamma.
Caroline esita un
istante, ma il tono insistente di suo figlio la obbliga ad alzarsi e
raggiungerlo non senza prima aver scoccato un’occhiata preoccupata all’amica,
come a lasciarle intendere che ne dovranno parlare.
****
“Whenever you're ready
Whenever you're ready
Can we, can we surrender
Can we, can we surrender
I surrender”
Maxwell non si è visto
tutto il giorno, Alec, suo padre e suo fratello sono andati subito dopo pranzo
a fare due piste perché il ragazzo aveva bisogno di evitare Nadia, la quale di
contro è rimasta in silenzio per tutto il pranzo destando una accorata
attenzione di suo padre e sua zia, la quale si sente divisa tra la nipote e la
sua migliore amica nella sua necessita di assistere, salvare e ordinare. Bonnie
ed Enzo sono spariti tutta la giornata per andare a farsi un giro da neo
fidanzati ufficiali mentre Rebeka ha portato i bambini al campo scuola insieme
a Matt, lasciando così a casa i coniugi Salvatore, Damon, Elena e Nadia.
Nemmeno Damon ha rivolto
la parola ad Elena, lasciando che i silenzi tra loro si riempissero di tensione
appesantendo l’aria; d’un tratto ha visto Caroline trascinarla nel retro con la
scusa di prendere della legna e le ha sbirciate dalla finestra agitarsi
convulsamente.
Non può capire il motivo
di tanto affanno da parte di sua cognata, tutto quel gesticolio nevrotico, le
mani che passano per i biondi boccoli, il volto contratto e le sue mille
espressioni che cozzano con la totale apatia di Elena, ferma nella sua algida
inespressività.
Non sa che la bionda
stia esprimendo nelle sue forme più colorite ed esplicite tutta la sua naturale
e giustificata preoccupazione per la presenza di quell’uomo orribile e per il
fatto che Nadia sappia, che abbia capito. Che abbia visto. Che è un trauma e
che potrebbe raccontarlo e sì Damon lo ucciderà di sicuro; è una bomba ad
orologeria e sua nipote è così piccola e indifesa che non sa davvero come
affrontare l’argomento, come starle vicina.
Non capisce Damon,
osservandole dalla finestra della cucina, perché sua cognata sia sul punto di
crollare in una crisi di pianto, e poi d’improvviso abbracci Elena che si copre
il volto coi lembi del maglione.
Sembra una reazione
esagerata per un “ti amo”, non può essere quello il motivo.
Stefan entra in cucina e
trova suo fratello in piedi, con una mano poggiata sul lavandino e l’altra a
reggere un bicchiere mentre osserva perso fuori dalla finestra con la stessa
attenzione di un cecchino.
-Cosa guardi?-
Glielo chiede diretto, e
lui non si scompone ruotando di fretta lo sguardo azzurro verso il fratello per
poi riportarlo oltre i vetri spessi della finestra.
-Le nostre donne-
-Nostre?-
Il tono ironico lo
costringe a curvare ancora una volta le pozze chiare che si fanno più liquide,
accompagnate da una smorfia di dolore.
-Sembrano più agitate
del solito-
Stefan, mani in tasca e
aria annoiata, proietta le iridi verdi nella stessa direzione di Damon,
focalizzando le due figure in lontananza, avvolte dall’aria umida.
-Sono sempre agitate…-
-La tua più del solito-
Lui alza le sopracciglia
concordando con quell’affermazione ora che vede sua moglie dondolarsi in preda
a qualche crisi per lui immotivata.
-Ci vorrebbero dei pop corn-
-E una microspia-
-Secondo te chi ha detto
o fatto cosa?-
-Forse Elena le sta
raccontando che le ho detto che l’amo…e lei non ha proferito parola-
Getta un’occhiata di
sufficienza verso il minore, scappando dallo sguardo che si contrae stupito e
confuso adesso meno coinvolto dalle signore fuori e calamitato ora dal fratello
intento palesemente a fare finta di niente.
-Come hai detto?-
-Sì dai…come quando
facevano il liceo e le beccavamo a parlare animatamente, spesso il tema eravamo
noi, o il compito in classe…o il ballo….più o meno siamo li-
-No parlavo della tua
dichiarazione-
-Oh, non del mio “visualizzato
senza risposta”’?-
Ruota una mano nel vuoto
come a voler dare concretezza a quel concetto e Stefan lo vede da come inarca
le sopracciglia ed irrigidisce la mascella che si sta nascondendo dietro tutte
le sue insicurezze e fragilità.
-Posso sapere perché?-
-Ah chiedilo a lei-
-No perché glielo hai
detto…ma poi quando, come…che vuol dire-
Adesso è lui ad agitare
convulsamente le mani, imitando la moglie.
-Gliel’ho detto perché
sono una persona onesta….ed era…em ieri sera e …se
devo spiegarti il significato di “ti amo” non siamo messi bene-
-Smettila di fare il
cretino e rispondimi-
Damon distoglie lo
sguardo dalle due e si volta faccia a faccia con Stefan, in attesa di risposte.
-Lo sono sempre quando
si tratta delle persone che amo, lo sai bene…non cretino ovviamente ma onesto…ho
sentito il bisogno di dirglielo e non è che l’ho strappata a suo marito per
farlo…è stata lei a venire da me-
-Sì ma dovresti tenere
conto della sua situazione….soprattutto qui, in vacanza-
-Ho tenuto molto
conto….infatti non l’ho mai cercata, non le ho dato fastidio, mi sono tenuto
alla larga, ha fatto tutto lei e io non ce l’ho fatta! Cavolo ti capiterà di
guardare tua moglie e sentire il desiderio bruciante di dirle che l’ami-
Stefan ammorbidisce la
postura mollando la presa severa che si trasforma in uno sguardo mesto e
comprensivo di fronte alla fragilità di suo fratello. Certo che lo capisce, e
alle volte nemmeno ci pensa più a quanto sia raro e incredibile che quell’amore
vibri ancora nel suo cuore.
Il sospiro di Damon lo
intenerisce ancor di più, vorrebbe solo vederlo felice.
-Tu dalle tempo-
*****
Caroline trova sua
nipote seduta sul divano dell’ampio salotto che fa distrattamente zapping alla
tv senza davvero badare troppo alle trasmissioni che si confondono sullo
schermo. E’ nascosta nel collo alto del maglione con gli occhi persi che
fissano un punto indistinto nel vuoto, le gambe incrociate e la coperta da
divano sulle spalle; sua zia la trova prima che suo padre faccia in tempo a
rientrare dalla cucina e sedersi accanto a lei per stare insieme.
Caroline ha le braccia
conserte davanti al busto e si tiene i lembi del cardigan beige, mentre avanza
timorosa verso la ragazzina che non la nota immediatamente, procedendo con
cautela come se temesse di turbare il suo quieto fluttuare coi pensieri. Così
arriva in piedi vicino a lei e si siede lentamente attirando la sua attenzione.
-Ehi-
-Ehi zia-
Le pupille di Caroline
si dilatano provocando quel contrasto avvincente di nero e celeste da cui
traspare tutta la sua costernazione e preoccupazione per la nipote; fa scorrere
le iridi da lei alla televisione, mordendosi un labbro con esitazione,
rincorrendo le parole giuste da utilizzare per iniziare quella conversazione
che sperava di non dover mai avere con lei. Corruga la fronte vissuta, meno
tesa di un tempo, lasciando che le piccole faglie solchino lievemente la pelle indicando
del tormento.
-Senti….possiamo…possiamo
parlare un attimo tesoro?-
Nadia impiega il tempo
necessario ad arrossire per capire di cosa voglia parlarle sua zia e si mette
seduta abbandonando telecomando e vacui pensieri e deglutire il disagio nello
stare di fronte a lei.
-Certo-
La donna volge
l’attenzione alle sue spalle, valutando il territorio circostante e le
probabilità che Damon appaia e senta quello che si stanno per dire. Va trattata
con riservatezza e cura, così torna sulla nipote.
-Ti va di fare due
passi?-
Non crede di avere molta
scelta, così annuisce, si infila gli stivali e si alzano entrambe dirigendosi
all’ingresso attraverso il corridoio da cui sbucano Damon e Stefan, usciti
dalla cucina che le osservano perplessi.
-Ma tu non eri fuori?-
-Sono rientrata-
-E…dove state andando?-
-Che c’è, sono una
sorvegliata speciale?-
Il tono seccato tradisce
i suoi timori, ma i due non fanno in tempo a controbattere che Caroline ha già
afferrato i piumini e trascinato sua nipote con sé, sotto lo sguardo attonito
dei due fratelli leggermente perplessi.
-Ok è più strana del
solito-
-Te lo avevo detto-
Una volta uscite, Nadia
si chiude il piumino osservando turbata sua zia che si sposta i capelli
tentando di contenere l’agitazione.
-Allora tesoro…come
stai?-
-Em….io….zia
c’è qualcosa di cui mi vuoi parlare?-
Le iridi scure trovano
il coraggio di incontrare quelle più adulte, ma non così sicure che vibrano di
angoscia.
-Sì….ho….ho parlato con
Elena; Nadia…ascolta quello che è successo…vedi lo zio di Alec purtroppo
qualche volta esagerare con il bere e –
Caroline rallenta il
passo crucciando la fronte in segno di costernazione, lo vede il volto teso
dalla paura impallidirsi al ricordo della sera precedente; Nadia si stringe nel
piumino per ripararsi dalle immagini veloci degli occhi allarmati di Elena, l’odore
pesante di alcool dell’uomo e quei polsi lesi nascosti in fretta sotto le
maniche delle vestaglia sgualcita.
-Nadia….non possiamo
dire a nessuno quello che è successo, ok? So che sei spaventata e …preoccupata,
lo sono anche io credimi. E vorrei anche poter fare qualcosa, ma spetta solo ad
Elena, è la sua famiglia, suo marito-
-Ma zia potrebbe fare
del male sul serio a qualcuno-
Caroline si mette di
fronte a lei fermandosi del tutto e allunga le mani sugli avambracci di sua
nipote, addolcendo la voce e lo sguardo in un tono di conforto.
-No amore lui…ha sempre
avuto questa strana fissa per Elena e il troppo alcool lo rende un po’ troppo
aggressivo, ma ti assicuro che non andrebbe mai oltre….ti fidi di me?-
Nadia sospira
imbronciando le labbra; certo che si fida, ma è convinta che sua zia non ci
creda fino infondo, che voglia proteggere Elena, ma nel modo sbagliato.
-Certo…ma ho paura zia-
-Lo so, e ti prometto
che ti terrò lontana da lui-
-Ma è lo zio di Alec-
-Appunto per questo
dobbiamo cercare di dargli una possibilità-
-Aaron non sa niente?-
-No, nemmeno tuo zio
Stefan…altrimenti loro non resterebbero in silenzio come noi….ascolta voglio
che tu venga da me per qualunque problema, sempre, in ogni caso….va bene?-
Nadia annuisce e lascia
che sua zia le sorrida mestamente tirandola a sè in
un abbraccio materno.
-Andrà tutto bene-
*****
Elena ha evitato Max come la peste, a cena è stato pressoché inevitabile
stare tutti insieme, ma lei si è presa le sue dovute distanze e Nadia si è
seduta accanto a lei, come per entrare in quella zona sicura creatasi per
proteggersi. L’occhiata di comprensione non è passata inosservata a Damon,
ignaro di tutto e sempre più perplesso sul loro strano atteggiamento in quell’insolito
primo giorno dell’anno.
Nadia di contro sa che
dovrà prima o poi parlare con Alec, un giorno è un conto, ma devono arrivare
alla fine della settimana e non possono pensare davvero di evitarsi; anche
perché adesso avrebbe davvero bisogno di lui pur non potendo spiegargli cosa le
sia accaduto. E si domanda, guardandola, come faccia Elena a sfoderare un
sorriso credibile, con l’ansia che le si scoprano i polsi ed il terrore che
trapela dalle iridi marroni; osservandola sente un moto di stima nei suoi
confronti pur provando sentimenti contrastanti per il rapporto con suo padre
essendo la madre del suo ragazzo - se ancora lo sia – conoscendo alcuni suoi
tratti si accorge di che donna forte sia.
E la rincuora anche
rendersi conto che crescendo i problemi ed i casini restano comunque, che non
si smette mai di essere infondo degli adolescenti confusi, poiché umani.
Sospira a fondo tendando
di arrivare alla fine di quella cena indenne e raccogliere le parole giuste da
dire ad Alec, che la scruta perplesso dall’altra parte della tavola.
Peccato che, alla fine
della cena, lei non faccia in tempo a dire nulla che lui si alza per andare in
camera dichiarandosi stanco e lasciandola a bocca asciutta e un sapore amaro a
seccarle la gola e gli occhi feriti. Abbassa lo sguardo sul piatto vuoto
provando a contenere quella tempesta sconclusionata pronta a soffocarla con il
brusio generale intorno a lei, fatto di allegria e chiacchiere quando lei
vorrebbe solo piangere; ed è allora che una mano gentilmente le si posa sul
polso posato in grembo, nascosto sotto la tovaglia.
Nadia alza lo sguardo su
Elena, trovando quegli specchi scuri inteneriti, accompagnati da un sorriso
comprensivo.
-Dagli tempo….riprova
domani, magari al rifugio, sulle piste…corrompilo con una bella cioccolata con
panna…-
Lei ricambia il sorriso
grata e la segue con lo sguardo mentre si alza per portare le ultime cose in
cucina. Non sa come sia possibile, ma improvvisamente Elena sembra davvero la
sua più grande alleata.
Si sono messi tutti sul
divano, tranne Alec che è scappato in camera, Bonnie ed Enzo che ancora non
sono tornati ed Elena che se ne sta reclusa in cucina con Caroline che borbotta
cose tipo “se davvero non vuoi destare
sospetti vai a dormire”o “stai dove ti posso vedere per favore”, a
vedere un film di animazione in modo da placare le pesti più piccole.
Maxwell è seduto accanto
ad Aaron il quale a sua volta segue distrattamente il vagare confuso di sua
moglie; nel seguirla con lo sguardo intercetta la testa di Damon collocata sull’altro
divano proprio nella traiettoria tra lui e la cucina dove ronza Elena e sente
una strana fitta di gelosia quando lo vede voltare il capo in direzione di sua
moglie.
-Stai bene nipote?-
Si volta verso suo zio.
-Em,
si certo-
-Ti vedo preoccupato-
-No sono…pensieroso-
Maxwell segue il suo
sguardo.
-Vuoi che faccia due
chiacchiere con tua moglie?-
-No zio tranquillo-
-Non mi sembra che le
cose stiano migliorando-
Lui sospira, desideroso
di interrompere la loro bassa e sommessa conversazione sovrastata dal rumore
del film e le voci allegre dei ragazzi, con Stefan e Matt che prendono in giro
Rebeka perché si è commossa per una scena di animali.
-No, ma adesso non mi va
di parlarne….comunque grazie-
Lui annuisce cercando
comunque Elena perché sa di doverle parlare, deve assicurarsi che non dica
nulla di quanto successo la sera prima anche se sa che non lo farà comunque. Lei
viene trascinata finalmente da Caroline in salotto, sedendosi entrambe su una
grande poltrona dove si stringono, accompagnate dai commenti di Rebeka sulla
loro sparizione. Elena vorrebbe nascondersi sentendo troppi occhi su di sé, suo
marito, Damon, Nadia, Maxwell….e i conati di vomito salgono prepotenti,
trattenuti solo dalla stretta dell’amica intorno al suo braccio coperto dal
plaid a quadri che ha messo sulle gambe di entrambe.
***
“No one will win this time
I just want you back
I'm running to your side
Flying my white flag, my white
flag
My love where are you? My love
where are you?”
Il giorno dopo sono
partiti più o meno tutti insieme per tornare sulle piste, hanno a diposizione
altri tre giorni per sciare e poi ripartiranno così ne approfittano visto che
la giornata è splendida e fa freddo al punto giusto.
I bambini sono al campo
scuola, Care e Rebeka si sono lasciate convincere dai mariti a fare le piste
con loro senza stare troppo addosso ai figli, Elena sta facendo una pista con
Bonnie, Enzo invece si è dato alle gare di velocità con Damon.
E Nadia sta tentando di
inseguire Alec per bloccarlo.
Finita una pista Elena
si ferma al rifugio mentre Bonnie si dirige in bagno e lei ne approfitta per
sedersi godendosi il sole e la tranquillità.
Ovviamente infranta
quando una sagoma le si para davanti coprendole il sole e non appena apre gli
occhi si irrigidisce sul posto calcolando le vie di fuga.
Maxwell la fissa turbato
e lei si alza per allontanarsi da lui.
Non può farti nulla Elena, ci sono un sacco di persone, i bambini, e Bonnie arriverà a breve, ma
quel panico torna a bloccarle l’ossigeno e paralizzarle le gambe.
-Elena….ciao io….io ti
vorrei parlare-
Abbassa la voce e lo
sguardo colpevole, rigirandosi i guanti da sci tra le mani.
-Ascolta-
-Non voglio sentire io…-
Lui le si para davanti
con sguardo contrito per impedirle di superarlo e scappare ancora.
-Ti prego, perdonami,
non so cosa mi sia preso ero….Dio ti chiedo davvero scusa, sono così
mortificato-
Se non lo conoscesse
potrebbe quasi ammorbidirsi, invece continua a provare repulsione e
frustrazione, un disgusto indescrivibile di cui i polsi indolenziti sono un
promemoria costante, come il dolore alla schiena nel punto in cui le ha fatto
colpire il frigorifero. Lei fruga intorno a se con lo sguardo, nel disperato
tentativo che qualcuno la salvi, ma deve affrontarlo da sola, ancora una volta.
-Se vuoi davvero che io
finga che tutto questo non sia mai successo, non rivolgermi più la parola,
vattene e stai lontano dai miei figli-
-Cos…Elena…-
-Non parlarmi, non guardarmi…non-
-Sono lo zio di Aaron,
non posso sparire….cerca di capire io….-
Fa un passo in avanti
facendola, di contro, indietreggiare allarmata e subito alza le mani in segno
di resa.
L’aria fattasi
stranamente silenziosa si riempie del tono più alto e furioso di lei.
Le iridi scure si alzano
fiammeggianti, colme di odio e disprezzo, su quelle più chiare, non aveva mai
avuto questo atteggiamento, questo tono. Deglutisce Maxwell, provando a
trattenere la rabbia impulsiva che solo Elena riesce a tirargli fuori e tenta di
nuovo di parlare cercando di non attirare troppo l’attenzione su di loro.
Ha approfittato del
fatto che Aaron si sia fissato nel prendere lezioni di snow
con James ed è subito andato a cercarla per parlarle.
-Tutto bene qui?-
Una terza voce si
intromette facendo sussultare entrambi che si voltano in direzione di Damon,
arrivato al rifugio in quel momento accompagnato da Enzo.
-Sì certo-
Lui fa spallucce senza
staccare lo sguardo di sfida dall’uomo; il volto preoccupato di Elena scorto in
lontananza è stato sufficiente a fargli accelerare il passo senza curarsi delle
proprie ritrosie interiori.
-Stavamo solo facendo
due chiacchiere, sai sono cose di famiglia-
Rimarca la loro
parentela acquisita e Damon non si cura minimamente di quei riferimenti, con la
coda dell’occhio vede la faccia turbata di lei che indietreggia
impercettibilmente verso di lui come a voler cercare un appiglio sicuro.
-Allora non ti dispiace
se mi siedo qui con voi-
Indica il tavolino in
legno al loro fianco, cui era seduta Elena prima dell’arrivo di Maxwell.
-In realtà stavamo
finendo di parlare di una cosa se non ti dispiace-
-In realtà credo che
resterò qui comunque-
Aggira il tavolo e
arriva al fianco di Elena, parandosi davanti a lei.
-Posso?-
Si rivolge a lei,
ignorando Maxwell, e ammorbidisce lo sguardo come per farle capire che non ci
pensa proprio a lasciarla da sola consentendole per cinque secondi di mollare
la presa e rilassarsi. Enzo, che non ha capito molto ma si fida del tono di
Damon, si mette seduto al tavolo chiedendo dove sia finita la sua fidanzata che
non tarda ad apparire.
A quel punto Maxwell, in
evidente difficoltà lancia un ‘ultima occhiata a Damon e si allontana per
tornare verso le piste.
Le facce tese dei
presenti insospettiscono Bonnie che si siede accanto al fidanzato.
-Che succede?-
-Niente, io ed Elena
andiamo a prendere da mangiare, volete della cioccolata?-
-Io unabirra…-
-E una fetta di torta….-
Damon mette le mani
sulle spalle di Elena e con il suo solito sorriso beffardo la spinge dentro il
rifugio, tra la folla, fino al bancone in attesa di attirare l’attenzione del
ragazzo intento a spillare le birre.
-Dunque posso sapere
questo….accalorato argomento di famiglia?-
Il tono sarcastico la
induce a crucciare lo sguardo punta sul vivo tanto che lui stesso si accorge di
aver esagerato e torna sui suoi passi addolcendosi.
-Stai bene?-
Non riesce nemmeno a
guardarlo, tanto che sbatte le ciglia più volte col capo reclinato in basso
nella speranza che non le scenda nessuna inopportuna lacrima finendo per
spalancare la diga repressa e farsi tirare dentro da una voragine senza fine. Una
vita passata a non arrabbiarsi, a fingere, ad impedire al cuore di battere e
sentire ancora; che fosse per Damon, che fosse per Maxwell o suo marito, la vita
di Elena è stata un gioco teso a proibirsi tutto, per sua stessa scelta.
Forzando una felicità
non sua, celando paure e seppellendo l’amore.
E’ tutto sbagliato.
Tutto.
Scuote la testa cercando
di contenersi quando sente la stoffa fresca della giacca da sci di Damon contro
la propria fronte e si lascia avvolgere dalle sue salde braccia, mentre affoga
nel suo abbraccio sicuro afferrando le sue spalle.
-Andrà tutto bene…non ti
lascerò Elena, te lo prometto-
“Whenever you're ready
Whenever you're ready
Can we, can we surrender
Can we, can we surrender
I surrender”
Imperdonabile asalways.
Dunque siamo arrivati a
un punto di svolta più o meno, è stata una lunga giornata, ci sono stati mille
confronti e finalmente damon ed elena
si sono ritrovati. Lui ancora non sa nulla di Maxwell ma ha intuito che
qualcosa non vada, in compenso la situazione di Elena l’ha avvicinata a Nadia
che è stata confortata da Caroline che ha fatto da cuscinetto di tamponamento
per un po’ ma bisogna vedere quanto reggerà.
La ragazzina deve fare i
conti anche con i suoi sentimenti per Alec e verrà fuori prima o poi; Aaron è
defilato ma pure lui dovrà trovarsi a confronto con la moglie…scusate troppe
teste troppi dialoghi!! Vi chiedo perdono per il ritardo, per le note brevi e
soprattutto perché troppi personaggi implicano una trama che si affatica un po’
vi prego ditemelo se la storia è pesante o vi annoia per me è fondamentale
anche solo un commento anche se negativo!!!!!
Vampire sta per finire,
spero che con esso non finisca la nostra ispirazione..
Grazie a chiunque
leggerà e a chi mi recensisce, ogni tanto!
Ha
provato a rincorrerlo sulle piste, ha cercato il suo sguardo in fila per la
seggiovia, al rifugio, ma Alec è più sfuggente di suo padre se possibile.
Così
ha deciso di tentare un’ultima volta. Arrivata in cima alla pista lo scorge
sistemarsi gli occhiali e impugnare i bastoni, pronto per la discesa.
-Alec
aspetta!!-
Gli
sci di Nadia scorrono fluidi sul suolo candido mentre il cielo attorno a loro
si fa più plumbeo, quasi minaccioso. Lo vede voltarsi appena, rispondendo al
naturale richiamo della sua voce che a fatica penetra tra la confusione di
altri sciatori e il rumore degli ingranaggi della seggiovia.
-Ti
prego parliamo-
Gli
occhi azzurri che tanto adora restano celati dietro la maschera, indecisi sul
da farsi.
-Io…adesso
non me la sento…scusa-
-Ma..-
La
ragazzina non fa in tempo a finire la frase che lo vede prendere la discesa;
sospira amareggiata nel tentativo vano di scacciare quel pungolo, titubante sul
far vincere la proverbiale ritrosia dei Salvatore o l’animo caparbio dei
Pierce.
Ma
l’errore è stato il suo, quindi deve rimediare.
Cala
gli occhiali sul volto e si butta all’inseguimento del ragazzo di cui è
innamorata, ma al quale non sa dirlo ancora fin quando, troppo concentrata
dall’obiettivo avvolto nella tuta petrolio poco più a valle, non si accorge di
un incauto sciatore un po’ abbondante che decide involontariamente di tagliarle
la strada. Ed è un attimo quello in cui l’urto contro il corpo la fa sbalzare
bruscamente di lato trovando il freddo contatto con la neve.
Tutto
quello che sente è un fischio che le rimbomba nelle orecchie e una gamba che prende
a pulsarle dolorosamente, fin quando, dopo un periodo non ben calcolabile, tra
il brusio di voci sconosciute che si riversano su di lei, non riconosce il
timbro preoccupato di Alec. Succede tutto in fretta, chi si qualifica come
medico e vieta di muoverla, qualcuno le chiede dove ha dolore, parlano di
tenerla cosciente, ma lei adesso riesce solo a sentire la stretta della mano di
Alec accompagnata dalla sua voce preoccupata volta a rassicurarla.
******
Quando
Damon è arrivato in ospedale, dopo che Elena aveva risposto alla telefonata di
suo figlio che la informava che si trovava sull’ambulanza diretto in ospedale
con Nadia, ha temuto di svenire. La faccia disorientata e impanicata era
totalmente incapace di mettere a fuoco qualunque cosa e se non fosse stato per
Elena sarebbe esploso all’istante.
Lei
e Stefan hanno parlato con l’infermiera all’accettazione per farsi dire dove
fosse ricoverata, addirittura Stefan ha tentato di far valere il suo essere
medico per avere prima qualche informazione, ma senza il medico che l’ha
visitata non può sapere nulla, mentre Bonnie ed Enzo sono rimasti al fianco di
Damon provando a tenerlo calmo. Il resto della truppa è tornato a casa con i
bambini in attesa di notizie dall’ospedale.
Finalmente,
una volta trovato il reparto, si sono diretti in cerca del medico di turno che
li ha rassicurati sul fatto che Nadia stia bene e che l’hanno portata in sala
raggi per dei controlli sia alla gamba, probabilmente rotta e da operare, sia
al resto per accertarsi che non ci fossero altri traumi.
Non
ha battuto la testa e questo è un bene.
Alec
l’ha accompagnata ed è fuori dalla sala raggi in attesa che lei esca, mentre
gli altri sono stati indirizzati in sala d’attesa del reparto di traumatologia.
-Perché
non posso raggiungerla in sala raggi?-
-Perché
ti hanno detto di aspettare, che sta bene e comunque non potresti entrare a
vederla…-
-E
perché non possono riversarsi mille persone dove deve passare solo il
personale-
-Si
ma…-
-E
poi Alec mi sta scrivendo che è con lei, respira-
Sono
tutti seduti sui divanetti grigi con Elena e Stefan che tentano di calmarlo e
Caroline e Bonnie che invece si sono offerte di andare a prendere qualcosa alle
macchinette. Sono tutti più tranquilli, almeno per quanto riguarda gli altri,
Damon invece è un fascio di nervi e continua ad alzarsi e sedersi, inutilmente
placato da una Elena che non sa bene come comportarsi.
E
lei per un attimo si ricorda quell’ottobre, la sera a casa di lei e la
telefonata ricevuta dall’ospedale dove la informavano che James era stato
ricoverato; ha perfettamente presente, come qualunque genitore, lo stato di
agitazione in cui versi Damon che si calmerebbe all’istante se potesse vedere
la figlia e convincersi che la situazione è meno preoccupante del previsto. E
vorrebbe dargli quello stesso conforto che lui era stato capace di darle in
quella stessa occasione, ma è come bloccata da tutto quello che c’è tra di
loro, dai problemi, le ombre, il dolore a creare un vuoto incolmabile.
Deglutisce
a fatica mentre gli occhi di velluto lo seguono in constante silenzio, ora che
lo osserva interloquire con Caroline, mentre estrae il telefono confuso per poi
riporlo in tasca; adesso che Stefan prova a convincerlo a fare due passi
insieme.
Finalmente
dopo mezz’ora arriva un’infermiera che comunica loro la stanza in cui è stata
portata la ragazzina e solo il padre e Caroline, su assenso di Stefan, si
dirigono da lei, per non creare un sovraffollamento nei corridoi.
***
-Sai
che mi hai fatto prendere un bello spavento??-
Alec,
seduto sul bordo del letto, ha lo sguardo ancora spaventato, il volto pallido e
un sorrido forzato che si rilassa immediatamente sotto lo sguardo più disteso
di lei. Le hanno steccato temporaneamente la gamba che le duole decisamente
nonostante gli antidolorifici; è coperta dal lenzuolo, ma sente la pelle tirare
e si immagina l’enorme versamento che si sta formando.
E’
pallida e si è bruciata la pelle del volto dalla parte in cui ha impattato con
la neve fredda, un arrossamento che comunque guarirà presto. Ancora l’adrenalina
in circolo non le ha consentito di avere un crollo quindi sta piuttosto bene, è
quasi pimpante e sorride ad Alec per tranquillizzarlo.
-Mi
dispiace-
-No,
ehi no…non è colpa tua… sono io che…-
Lo
sguardo azzurro cerca in fretta di consolare quegli occhi intensi che gli hanno
rapito il giovane cuore, se solo non si fosse inorgoglito fuggendo via da lei,
non l’avrebbe costretta ad inseguirlo finendo per farsi male. Stringe appena la
presa della sua mano come per trasmetterle tutta la sua costernazione.
-Lascia
che mi scusi…-
-Va
bene… ma non devi sentirti in colpa-
Lui
annuisce imbarazzato, vorrebbero entrambi aggiungere qualcosa, ma uno strano
silenzio riempie l’aria intorno a loro. Nadia sembra riflettere, calcolare,
pesare le parole cercando un qualche coraggio smarrito sulla pista finché la
voce trafelata del padre non irrompe tra loro, inducendo il ragazzino a
mollarle la mano ed alzarsi di scatto per far posto a Damon.
Alec
fa qualche passo indietro trovando l’abbraccio gentile di Caroline che gli
chiede come stia, mentre Damon si precipita dalla figlia controllandola tutta,
quasi temesse che avessero lasciato qualche pezzo di lei sulle piste.
-Papà
sto bene-
-Sei
in un letto di ospedale, dove è che staresti bene?!-
-Ti
prego non farne una tragedia…-
-Signorina
mi hai già fatto spaventare abbastanza, lascia che mi preoccupi per te quanto
mi pare-
Lo
sguardo di ghiaccio assume una velatura angosciata che forse Nadia non vedeva
dai tempi in cui le disse che lui e sua madre avrebbero divorziato.
-Papà…-
-Dimmi-
Lui
le accarezza dolcemente i capelli, mentre anche Caroline si fa avanti
premurosa.
-Hai
chiamato la mamma?-
Quella
domanda lo coglie un istante alla sprovvista; preso dal panico com’era non ha
pensato di avvertire Kathrine. Ruota verso la bionda cognata gli occhi spaesati
e trova una espressione quasi ovvia stampata sul candido volto in segno di
rimprovero. Si gratta la testa incerto per poi abbozzare alla figlia un suo
solito sorriso maldestro.
-Ecco
io-
-Se
vuoi lo faccio io –
-No
no …diamole meno pretesti possibile per infamarmi che dici…?-
Tasta
le tasche goffamente, strappando così una risatina complice a Caroline e Nadia
che si guardano leggere. Mentre lui è indaffarato a trovare il cellulare, la
zia controlla la nipote; Alec ne ha approfittato per andare in bagno e da sua
madre, non voleva lasciare Nadia da sola.
-Allora
ragazzina, come te la passi?-
-Mi
dispiace se vi ho fatti preoccupare-
Anche
se prova a fare quella forte e controllata, lo vede lontano un miglio che lo
sguardo fermo di sua zia potrebbe cedere al pianto da un momento all’altro.
-Non
farmi più spaventare così…d’accordo?-
La
voce le si strozza in gola, consolata solo dal timido sorriso di Nadia che si
sporge piano per abbracciarla.
-D’accordo-
Damon
nel frattempo girella per la stanza in cerca della linea quando entra
finalmente il medico e rimette in tasca il telefono con la stessa aria
colpevole di quando veniva beccato a copiare durante il compito di matematica.
-Allora…Nadia
Salvatore-
-Sì-
Il
dottore, un ortopedico sulla cinquantina, capelli cenere e occhio scuro
indagatore, con l’occhiale fine senza montatura intento ad osservare le lastre,
bada poco ai presenti e borbotta tra sé termini medici incomprensibili.
-Dunque
vista la frattura al crociato…mi sembra chiaro che ti dovrò operare-
-Operare?-
-Papà-
-Sì
esatto…non vi preoccupate, ne arrivano di continuo di …beh….avventurieri dello
sci che si fratturano, è la quotidianità-
-E
lei che referenze avrebbe?-
Damon
e Nadia crucciano lo sguardo verso una risoluta Caroline, intenta ad
interrogare il chirurgo in perfetto stile Gestapo.
-Come?-
Il
medico finalmente volge la sua attenzione verso la bionda impettita, studiandola
da sotto il vetro delle lenti.
-Sì,
insomma opererà mia nipote…devo conoscere le sue referenze, dove ha
studiato…che titoli ha conseguito… aver guardato tutto General Hospital direi
che sarebbe un po’ poco-
-Zia..-
Nadia
si porta le mani in volto per l’imbarazzo, mentre lui sembra rifletterci un
secondo, come se non avesse capito il problema.
-Mi
sono laureato a Yale e ho fatto la specializzazione alla Hopkins…e comunque
guardavo E.R., non General Hospital-
Caroline
abbozza un tentennamento per la velata frecciatina, ma la incassa quasi divertita
e si volta verso la nipote e Damon con un sorriso trionfale.
-Visto?!-
-Visto
cosa…??-
-Comunque,
ti faccio preparare dalle infermiere….ci vediamo più tardi in sala
operatoria…signor Salvatore passi dall’infermiera per compilare i moduli del
consenso e per l’assicurazione sanitaria-
Il
dottore se ne va con la stessa tranquilla noncuranza con cui era entrato,
lasciando i tre alle ultime raccomandazioni prima che arrivi l’infermiera a
svolgere il suo dovere.
-Papà…puoi
mandarmi Alec prima….prima che entri in sala operatoria?-
-Certo-
-E
chiama la mamma-
-Giusto!-
Annuisce
e poi le accarezza i capelli prima di abbassarsi a posarle un bacio in fronte.
-Ti
aspetto alla fine di questa avventura tesoro…non fare impazzire troppo i medici-
-Ci
pensa già zia Care-
Lei
sorride alla bionda che ricambia per smorzare la tensione generale, cogliendo
perfettamente il tentativo paterno di non affogare nell’ansia ed Nadia intenerita
dalla sua evidente paura cerca di tranquillizzarlo ridendo insieme a lui.
Entrambi sono agitati, ma Damon comunque riesce sempre a porsi come la sua roccia,
il suo porto che la tiene al sicuro. Proprio ciò che farebbe un buon padre.
Osserva
la sua solida schiena sparire fuori dalla porta della stanza, la stessa dalla
quale poco dopo appare Alec con il volto teso e stanco.
Si
avvicina titubante, quasi incerto su cosa fare o dire.
-Ehi-
-Ehi-
Nadia
si sistema i capelli, nemmeno fossero al loro primo appuntamento.
-Allora…sei
pronta?-
-Beh…non
proprio…ora dovrebbero arrivare a sistemarmi…volevo parlarti prima di entrare
in sala operatoria-
Lui
arriva al bordo del letto cercando di essere discreto.
-Volevo…volevo
dirti che-
-Nadia-
-Fammi
finire-
-Non
voglio che tu ti senta obbligata a dire niente-
Lei
si allunga trattenendo un sussulto di dolore per la fitta al fianco
indolenzito, gli antidolorifici non hanno fatto tutto questo effetto, ma cerca
di nascondere il dolore per arrivare ad afferrare una mano di lui.
-Alec
io…io ho dei grossi probelmi emotivi lo so…forse…forse dipende dalla situazione
con i miei genitori…o dal fatto che sono una persona incasinata ma….ho paura a
dirti quello che sento…ho paura ad esprimermi, ma oggi quando ho capito che
rischiavo di perderti e ti ho inseguito era perché il bisogno di sapere che non
ti avrei perso era più forte di ogni timore o freno-
Gli
occhi azzurri la fissano inquieti, in attesa di capire dove vogli arrivare con
quel discorso. E’ pur sempre un ragazzo di sedici anni, per lui è difficile
seguire questi contorti labirinti che sono i cervelli delle donne.
-Insomma
io…io…io sono innamorata di te Alec… e spero che-
Non
fa in tempo a finire la frase che Alec si è già chinato su di lei per prenderle
il volto tra le mani e baciarla dolcemente, col terrore di poterle fare del
male.
-Ok
piccioncini adesso dovete separarvi-
La
voce dell’infermiera abbondante che avanza allegra verso di loro li obbliga a
dividersi imbarazzati, concedendo loro di scambiarsi un ultimo sguardo complice
prima che Alec sia fatto uscire per poter preparare la ragazzina
all’intervento.
***
Quattro
giorni dopo
-Ecco
fatto-
Damon
sistema il cuscino dietro la schiena di Nadia per farla stare più comoda, poi
fa un passo indietro osservandola come si fa con un quadro che si tenta di
allineare al soffitto.
Ha
lo sguardo azzurro stanco, ma decisamente meno stressato di qualche giorno
prima, ora che finalmente sono tornati a casa e lei può riposare nel suo letto.
E
lui nel suo.
-Sto
comoda-
La
voce tranquilla lo raggiunge per rassicurarlo sulle sue ottime capacità paterne
nell’accudirla, strappandogli un sommesso sorriso.
L’operazione
è andata bene e dopo due giorni di convalescenza è stata dimessa per poi
tornare a casa. E’ stato un po’ più complicato non potendo stare sdraiata e
hanno dovuto riorganizzare le macchine in modo da lasciarle due seggiolini.
Era
stata dura convincere Damon a non pagare fior di soldi per farla trasportare
con un mezzo dell’ospedale e solo Elena, tanto per cambiare, era riuscita a
farlo addivenire a più miti consigli. La stessa Elena discreta e presente, in
modo silenzioso offrendo il suo supporto senza imporlo, provando a non violare
lo spazio che era necessario mantenere tra loro due.
Doveva
ammettere di esserle grato per quel suo silenzioso sostegno, soprattutto appena
rientrati in casa per aiutarlo a sistemare tutto; ovviamente anche Caroline è
stata in prima linea, aiutando la nipote a pulirsi, lavarsi i capelli, mettere
un pigiama comodo appositamente comprato da Elena, far la spesa per una
settimana in modo da non far uscire Damon di casa almeno il primo giorno.
Tutti
erano stati e sono super disponibili ed in quell’agitazione lui non aveva avuto
occasione di stare da solo con Elena.
-Mi
stanno bene i capelli?-
Damon
risorge dalla voragine di pensieri in cui si era lasciato scivolare,
riattivando lo sguardo e cercando di capire il senso di quella domanda. Ma
certo, Alec sarebbe arrivato di lì a poco per portarle gli appunti di quei
primi giorni di lezione post vacanze e lei era tutta preoccupata di essere
quello che ai suoi occhi di padre - e sicuramente a quelli del ragazzo innamorato
- era, cioè bellissima.
-Certo,
ma visto che non mi crederai ti passo specchio e spazzola...così operi come ti
pare-
Lei
sorride arrossendo, colta in fallo. Scruta l’uomo incredibile che è suo padre
uscire dalla stanza e lo sente trafficare in bagno, per poi sbucare con uno
specchietto e la spazzola; attende leggermente imbarazzata che lui intuisca di
lasciarla sola con se stessa a contemplarsi allo specchio.
Arriva
verso la cucina per preparare del tè, visto quanti medicinali deve prendere il
caffè lo ha escluso per sua iniziativa personale, così si decide a fare il
bravo padrone di casa in attesa che arrivi Alec.
Da
una parte è grato della sua visita, potrà stare lui con Nadia mentre Damon
potrà uscire giusto per sbrigare alcune commissioni, per quanto sia apprensivo
se non riprende in mano certi appuntamenti di lavoro ora che le vacanze sono
terminate rischia di compromettersi il lavoro. Giusto il tempo di mettere l’acqua
a bollire e prendere il pc per controllare le email che suona il campanello e
stacca gli occhi dallo schermo per dirigersi ad aprire.
Passano
alcuni istanti prima che l’ospite si palesi alla porta, inaspettatamente scortato
da Elena.
Si
trova a trattenere il fiato in un misto di piacere, dolore, pungolo allo
stomaco e confusione ora che le iridi scure lo salutano incerte, cariche di
quel non detto, di quella dichiarazione rimasta sospesa tra loro da quel
maledetto capodanno.
Solo
il colpo di tosse di Alec riporta entrambi coi piedi per terra e Damon si
sposta per farli entrare.
-Ben
arrivati-
-Grazie-
-Non…non
pensavo saresti venuta-
Parla
tra i denti provando a mantenere un tono neutrale mentre gli invita a dargli i
loro soprabiti.
-Beh…dovevo
comunque fare delle commissioni in zona e ho pensato di passare a salutare
Nadia-
-Hai
fatto bene-
Appende
i soprabiti e scorta entrambi dalla ragazzina che rimane altrettanto sorpresa
nel vedere Elena, anche in modo piacevole se non fosse che inevitabilmente le
viene ormai naturale osservare suo padre quando c’è lei intorno per vedere come
si comporta.
Scambiano
alcune parole finché Damon non si illumina ricordandosi dell’acqua sul fuoco e
lui ed Elena si dirigono in cucina per dare un attimo di intimità ai ragazzi.
-La
vedo meglio-
-Sì?-
Lui
spenge i fornelli e apre l’anta dell’armadietto sopra il lavandino per prendere
le tazze.
-Ha
ripreso colore, lo sguardo è più vispo-
-Meno
male, standole sempre appiccicato non è che vedo molto la differenza-
-E’
giovane, si riprenderà in fretta-
Lui
mette due tazze fumanti di acqua calda su un vassoio con alcuni tipi di tè,
cucchiaini e zucchero per poi portare il tutto ai ragazzi, lasciando per
qualche istante Elena in cucina da sola a riflette.
Le
fa strano essere lì, in quella circostanza, ma allo stesso tempo si sente quasi
pacificata. Come se per giorni non avesse fatto altre che frullare come una
matta senza meta fin quando non aveva avuto modo di correre da lui.
-Una
bustina per i tuoi pensieri-
Era
così assorta che non si è accorta che fosse tornato e le sta porgendo una bustina
di tè, rubandole un timido sorriso.
-Tu
come stai? Ti vedo stanco-
-Beh
lo sono, dato che lascio questa casa solo quando Care riesce a passare…infatti
volevo approfittare della presenza di Alec per andare a sbrigare alcune
commissioni-
-Oh
beh se hai da fare io-
-Preferirei
rinchiudermi qua dentro con te alla possibilità di non vederti per altri
quattro giorni-
Elena
deve deglutire il turbine di emozioni che quelle parole le scatenano e si
ravvia i capelli imbarazzata.
-Damon-
-Lo
so…-
Abbozza
quel suo mezzo sorriso con tanto di fossetta marcata dalle rughe che incalzano
sul volto affettato e fa il giro dell’isola per raggiungere la tazza quando in
un gesto istintivo Elena allunga una mano per fermarlo per un braccio
costringendolo a voltarsi verso di lei; lo scambio fugace di sguardi incerti
viene bruciato dal corpo di lei che taglia l’aria a dividerli e si getta tra le
sue braccia.
Un
po’ perché vorrebbe tanto che lui trovasse riposo nel suo abbraccio, un po’
perché ne ha bisogno lei stessa.
E
Damon lascia che il suo odore lo avvolga e culli per istanti fatti di attesa e
paura. Perché lo sa che questo è tutto ciò che ora potrà avere da lei, fugaci e
nascosti momenti di consolazione.
-Ti
va di accompagnarmi nei miei giri? Torniamo in tempo per recuperare Alec..-
La
sente respirare tutta d’un fiato contro il suo petto e stringere un po’ più
forte la presa della sua maglia.
-Sì,
mi va-
Come
una ragazzina timida si stacca da lui sistemandosi l’abito smosso da quel gesto
istintivo e sorridendosi tornano dai ragazzi per dirgli che entrambi usciranno
per due orette.
***
-Come
sta Nadia?-
-Meglio-
-E
con Elena come va?-
Aaron
è a casa a sistemare le cose da sci, solo non ha idea di dove sua moglie tenga
i cappelli e i guanti, sicuramente non nell’armadio dove pensava lui. Devono
ancora finire di mettere via tutto il materiale da montagna, con il trambusto
di Nadia hanno fatto le cose di corsa e se non fosse perché odia Damon, non
avrebbe problemi. Anzi ha cercato di essere comprensivo, ed ora ha chiamato suo
zio per scusarsi di aver interrotto la vacanza così rapidamente, ignaro che
invece vista la situazione creata con Elena per Maxwell era andata anche troppo
bene.
-Mm
sempre uguale…adesso è con Alec-
-A
trovare Nadia immagino..-
-Sì-
-Ma
a te sta bene che quel Damon le giri sempre intorno?-
-Che
intendi dire-
E’
arrivato in camera ed ha aperto l’armadio per capire dove possa essere la
scatola blu dove Elena ripone alcune cose, è sicuro che sia blu. Non ci fa mai
caso perché a queste cose ci pensa sempre lei. Si gratta la testa incerto
quando poi scorge una piccola mensola dentro l’armadio dal lato di su moglie e
dietro alcune sciarpe riposte a caso e una borsa scorge una scatola.
Che
sia quella dei guanti? Prende la sedia che tengono in camera e si accinge a
raggiungerla.
-Voglio
dire che non mi piace quel tipo…come fai a non accorgerti che ha un debole per
tua moglie-
-Non è
che non me ne sono accorto … è che è il fratello di Stefan e il padre della
ragazza di Alec…non posso solo supporre certe cose…-
Tiene
il telefono tra l’orecchio e la spalla e si fa largo per arrivare alla scatola.
Non gli pare che sia quella solita che sta cercando, ma ormai è curioso di
capire che ci sia dentro e perché fosse rintanata. Come minimo sarà l’ennesima
scatola piena di foulard di sua moglie.
Scende
dalla sedia e la poggia sul letto aprendola.
-Ti
do ragione, ma non sottovalutare la questione-
-Cosa
pensi …che lui ci provi? In ogni caso dubito che..-
Le
parole gli muoiono in gola quando – aprendo la scatola impolverata- trova come
prima cosa una vecchia foto di due ragazzi su una pista di ghiaccio e gli ci
vuole qualche secondo per riconoscere sua moglie e Damon. E tutto
improvvisamente comincia a girare, offuscando testa, cuore, polmoni.
Domande,
dubbi, paura, incomprensione.
E
la terra sotto ai suoi piedi manca di colpo quando capisce che in quella
scatola c’è racchiusa una parte di Elena di cui lui ignorava completamente l’esistenza.
-Aaron?
Aaron ci sei ancora?-
-Scusa
io…devo andare-
Come
in tranche chiude il telefono concentrato esclusivamente sui frammenti di una
vita che non gli appartiene. Di quel pezzo di cuore di sua moglie che
improvvisamente getta luce sulle sue ombre.
Sono
tornata in ritardissimo.
Subito
il punto: avevamo lasciato Bonnie e Enzo a festeggiare la proposta di
matrimonio, Damon ed Elena post dichiarazione di lui il giorno dopo sulle piste
in un momento consolatorio e Nadia ed Alec in lite per il ti amo senza risposta
di lui.
Ora
la troviamo a rincorrerlo sulle piste al punto da rompersi un ginocchio e
questo porterà nuova confusione, facendo anche saltare qualche meccanismo
bloccato tra cui, appunto, Aaron che trova la famosa scatola che Elena aveva
ritirato fuori nei primi capitoli dentro cui racchiudeva tutte le cose della
sua passata relazione con Damon.
Che
succederà quando lei tornerà a casa? Lui gliene parlerà? Affronteranno il
problema? E Maxwell? La farà franca ancora una volta?
Damon fissa
enigmatico un paio di ciabatte buffe col pelo e la faccia di un orso in
rilievo, vuole comprare qualcosa a sua figlia si è convinto che le sue ciabatte
classiche con la parte posteriore aperta non siano stabili per farla camminare
con le stampelle e vuole prenderle un paio chiuse che la rendano sicura.
Attira lo
sguardo di Elena, intenta invece ad acquistare alcuni prodotti per la casa che
ha finito. Sono nel reparto casa del centro commerciale, lei sorride divertita.
-Beh se avesse
5 anni sicuramente….ma forse…-
Si allunga
davanti a lui per afferrarne un paio chiuse color cremisi dal taglio che
ricorda un paio di mocassini ed un fiocchetto panna a rifinirle, con la suola
in gomma anziché di stoffa.
-Queste che
hanno anche la gomma sotto le apprezzerà sicuramente-
Lui si rigira
tra le mani quelle con la faccia con gli orsi pelosi e poi porta lo sguardo
azzurro sulla donna.
-Mm...forse-
Le posa e mette
nel cestino che tiene Elena quelle da lei scelte. Proseguono il giro
dirigendosi alle casse.
-Allora...sai
che mi ha chiamato Enzo?-
-Davvero?-
-Sì...insomma
lui e Bonnie vogliono sposarsi il prima possibile-
-Sì vogliono
fare tutto per San Valentino...che romantici-
C’è una nota
stonata nella voce di Elena che non sfugge a Damon appena dietro di lei ora che
si apprestano a mettersi in fila alla cassa automatica.
-Esatto e
siccome la famiglia di lui praticamente non c’è più-
-Sì
poverino...me lo ha detto Bonnie-
-Mi ha chiesto
se posso fargli da testimone...sai insieme ad un suo caro amico che verrà giù
da Londra-
Bonnie ed Enzo sono tornati a Londra, dovranno decidere dove vivere, molto
probabilmente in Inghilterra visto che lavorano entrambi là, ma ci sono buone
speranze che restino in America. Il loro matrimonio sarà celebrato il 14
febbraio lì a New York dove c’è tutta la famiglia di lei. Verranno giù solo
alcuni amici stretti di lui.
-E’ una cosa
bellissima-
Elena reclina
il volto all’indietro per trovare gli occhi imbarazzati di Damon; arriva il
loro turno e cominciano a passare i prodotti sulla cassa mentre lei imbusta.
-Sì mi ha molto
sorpreso-
-Ci credo-
-Sai...ci siamo
trovati-
-Lo avevamo
notato-
Lui insiste per
pagare ed una volta fatto escono dal centro commerciale per dirigersi all’auto
di lui.
-E’ un bel
tipo-
-Avete molto in
comune...la stessa faccia a schiaffi sicuramente-
-Ehi!-
Salgono in auto
ed Elena ride mentre apre lo sportello.
-Guarda che era
un complimento-
-Da quale punto
di vista scusa?-
Mette in moto e
si volta verso di lei incerto sul da farsi.
-Ti scoccia se
mi fermo un attimo da Dean&DeLuca, prendo
qualcosa per cena per me e Nadia-
-Cosa? Cibo
pronto…??? Come ti salta in mente!-
-Ma hai
presente quanto costa quell’alimentari?? Non sono schifezze-
-Certo, ma mi
pare follia che tu voglia far mangiare così tua figlia-
-Non ho sempre
voglia di cucinare!!!!-
Elena rotea gli
occhi mentre lui si avvia verso Madison Avenue.
-No, mi rifiuto!
Piuttosto ti preparo io qualcosa...gira che andiamo da D’Agostino-
-Oh perché loro
sono notoriamente economici-
-E’ un
supermercato, hanno prezzi da supermercato!-
Si becchettano
sul da farsi ed Elena è così presa ad esporre le ragioni di una sana e corretta
alimentazione che nemmeno si accorge che lui ha già parcheggiato davanti al
supermercato. Continuano il loro siparietto per tutto il tempo in cui lei si
aggira tra le corsie e compra cose, fino al loro - di nuovo - ritorno in auto;
e d’improvviso scende uno strano silenzio.
-Lo sai vero
che adesso ti toccherà cucinare-
Lei socchiude
gli occhi visibilmente imbarazzata.
-Lo so, te l’ho
proposto io..-
-Mm e non devi
andare a casa?-
La gela un
istante, perché lui ha il cuore sufficientemente graffiato per subire un
ennesimo colpo, non ha voglia di vederla aggirarsi per casa sua, sentirne il
profumo, la presenza calda e accogliente per poi vederla ricordarsi che ha un
marito e lasciarlo lì con la carne sanguinante.
Ed Elena sembra
intuirlo quel disagio.
-Metterò su il
pollo, il resto puoi gestirlo-
Lui si perde
qualche istante nei suoi occhi troppo profondi e sa che quel calore
sprigionatosi nell’aria non dipende dal condizionatore della sua BMW ibrida, ma
dall’intensità del suo amore per lei e per quella tensione costante che li
lega.
Sono solo le
quattro del pomeriggio e Damon vorrebbe che quella giornata non finisse mai.
Rompe il contatto visivo con Elena per mettere in moto.
“Eppure nemmeno lì sotto
Neppure lo schifo d'inverno
Nemmeno l'inferno
Vorrei starti lontano
Te lo dico più piano
Lo penso ogni volta che devo partire”
-Non voglio
andare a casa ora-
Il tono di voce
titubante gli arriva quasi impercettibile, rendendolo incapace di muovere la
mano dalla chiave inserita nel quadro. Deglutisce e si volta in cerca di una
risposta ad una domanda non ancora formulata; non può giocare così con lui.
****
Elena infila
una mano infreddolita nel sacchetto di biscotti portole da Damon. Si rannicchia
nel piumino antracite, facendo scorrere il velluto nero degli occhi sul
giardinetto innevato davanti a loro.
Sono seduti sui
sassi grossi della corte interna del vecchio palazzo dove abitava Elena, lo
stesso dove il ciliegio che ci aveva fatto piantare - regalo di nozze di Damon
- campeggia spoglio nella vegetazione imbiancata dalla neve. A quell’ora non si
aggira nessuno per il palazzo, sono ancora tutti a lavoro o a scuola e lei ha
chiesto ad Earl, il suo amico portiere, di poter
sgattaiolare dentro, anche perché il cortile non è un punto di passaggio
dall’ingresso, c’è un corridoio da percorrere dopo gli ascensori.
-Bel
posto...caldo soprattutto-
-Sei tu che
volevi un luogo tranquillo-
-No io ti ho
chiesto dove volevi andare...tu hai proposto qui-
-D’accordo ma o
andavamo dall’altra parte della città…-
-Lo so…-
Lo sa, come lo
sa lei che non possono stare troppo in pubblico insieme. Già girare per
supermercati, con tutte le mamme dei compagni di classe dei suoi figli pericolosamente
in zona, non è stata una mossa saggia, figurarsi andare per caffetterie a
parlare teneramente. Che poi di tenero tra loro c’è ben poco, se non una strana
aria densa e carica di cose non dette a togliere ad entrambi quel fiato ora
congelato dal freddo di gennaio.
-Quindi se
proprio dobbiamo morire .. meglio congelati-
-Confortante,
davvero-
Damon le
sorride, leggermente divertito da quella bizzarra situazione: due adulti che
dividono biscotti, due tazze di caffè caldo e un sasso gelido come il marmo
come sedia.
Lei tiene
l’altra mano tra le cosce, avvolta nel guanto, le gambe allungate davanti e le
iridi scure perse nel cielo macchiato di viola che si intravede dalla corte del
palazzo. Sembra rilassata, quasi serena con le guance rosse e lo sguardo
languido.
E lui non può
che perdersi su di lei, Dio rimarrebbe a guardarla per tutta la vita.
Si volta
finalmente, affogando nel mare d’inverno così limpido e lucente quel
pomeriggio, come se il cielo vi si specchiasse esso stesso dentro, si domanda
da cosa sia dovuto.
Di nuovo,
ancora, quella corrente invisibile che conduce ogni fibra del suo essere a
lui, gli occhi che scendono dai suoi alle sue labbra, il respiro che si
addensa, il cuore che batte irregolare, lo stomaco che si chiude, il tempo che
si ferma.
Distanze
annullate, aria rarefatta a stringere i polmoni. Occhi troppo dentro all’altro,
fino all’osso, a corrodere tutto.
E’ come
ripercorrere ancora la strada di casa, fino a consumarsi le scarpe, la carne.
“È sempre bello tornare
Confuso, spaccato, fatto, sfatto
È bello percorrere i sensi vietati
guidando veloce con gli occhi bendati
raggiungerti e dirti mi piaci
Cazzo se mi piaci”
Damon non
resiste più e taglia gli spazi, divora centimetri, respiri, barriere e raggiunge
lei, raggiunge la sua bocca affogandoci dentro con disperazione in cerca di una
speranza inafferrabile, lei che continua a scivolargli via dalle mani, lei che
è ancora una volta il suo tutto.
La sua casa, la
sua città.
“Sei la mia città, fuori dal centro
Sei la mia città, è un complimento
Sei la mia città, ti sento dentro
E quando tornerò, qualcosa cambierà”
Lasciano che le
loro lingue lottino con accanita foga, fino ad arrossarsi le labbra e
consumarsi il fiato. Lascia che le scombini i capelli, che la stringa a se, che
le tolga l’anima e il cuore.
Un bacio durato
un minuto come una vita.
Le loro fronti
si trovano in cerca di un appiglio dove riposarsi dopo la lotta appena condotta
da cui nessuno è uscito vincitore né vinto. Permettono ai loro occhi di
incontrarsi ancora complici, alle labbra di incresparsi - riflesso di quello
strappo lì, alle fibre del cuore che si accavallano stringendo i petti - e la
testa di Elena scivola silenziosa sulla spalla di Damon che l’avvolge con un
braccio, tenendola a sé in attesa che il mondo fuori torni a disturbarli.
****
Dopo i mille
saluti tra Nadia ed Alec, lui ed Elena si sono finalmente diretti verso casa
non senza che lei prima preparasse del pollo al curry per Damon e la ragazzina.
La spesa andava utilizzata.
Ci sono stati
sguardi troppo intensi tra i due tanto che anche Alec stesso sembrava intontito
e confuso dalla situazione fin quando poi non sono andati via.
E ora Elena,
con quella sua faccia da adolescente innamorata, ingoia entusiasmo e farfalle
mentre si appresta ad aprire la porta di casa, seguita da suo figlio maggiore
che si precipita al piano di sopra per farsi la doccia.
James è in
salotto che guarda la televisione e saluta la madre per tornare con lo sguardo
al telefilm trasmesso da Disney Channel.
Si toglie il
piumino, posa la borsa, svuota la busta con i prodotti acquistati e poi torna
in corridoio direzionando lo sguardo verso James.
-Tuo padre
dov’è?-
-Di
sopra...stava cercando la scatola dei guanti da sci-
Elena cruccia
la fronte perplessa, quella scatola è nell’armadio in lavanderia.
Dopo essersi
tolta le scarpe afferra i prodotti da bagno da portare al piano superiore e si
avvia per le scale con una strana tensione tanto che muove leggermente le
spalle come a voler sciogliere i nervi accavallati tra le scapole. Ha bisogno
di un bagno caldo per togliersi l’umido dalle ossa, e non soltanto quello.
Se non la
smette la situazione con Damon degenererà ulteriormente e sarà un macello.
Quando arriva
in camera apre la porta leggermente schiusa trovando sul marito seduto sul
letto e non realizza subito l’accaduto tanto che le viene da salutarlo
neutrale.
-Ehi hai
trovato..-
Le parole le
strozzano il respiro quando i suoi occhi registrano cosa stia tenendo in mano. Lui
è impassibile con le mani poggiate sulle gambe che reggono una foto, lo sguardo
perso sulla parete davanti al letto e tutto- sparpagliato - il contenuto della sua
scatola.
Quella scatola,
la scatola di Damon. Di quella vita che nega di aver vissuto.
Le tremano le
gambe e per poco non le scivola di mano la carta igienica che doveva mettere
nel loro bagno da cui si accede solo dalla loro camera.
Sbatte le folte
ciglia più volte sperando di inumidire le iridi fattesi secche, le labbra che
tirano macchiate di un peccato ora visibile, carnale, un senso di nausea le
afferra la bocca dello stomaco lì dove ancora si contorcono sentimenti
contrastanti - paura, senso di colpa, afflizione, vergogna - che urgono di
uscire, gridare, ferirla.
Ferire lui,
l’uomo che non ha colpe, se non quella di aver amato una ragazzina che non
aveva più il cuore nel petto.
Elena resta
immobile deglutendo la vergogna, scorre veloce le foto sparse sul piumone,
alcuni oggetti, la maglietta di Damon, audiocassette, il diario, il biglietto
del concerto di Madonna.
E altre cose
custodite gelosamente in un angolo cieco di quella casa che nulla diceva della
sua vita passata, se non per quel cubo di cartone blu polveroso.
Si rende
perfettamente conto che qualunque parola di scuse, di tentativo di spiegazioni,
ora come ora sarebbe totalmente futile.
Elena non lo
sa, non sa da quanto tempo sia lì a contemplare i pezzi della sua vita passata,
non sa cosa senta dentro, cosa gli stia agitando il petto ed il cervello.
Quanto si senta umiliato, sciocco, stupido, preso in giro, quanto sia avvilente
realizzare che le persone più importanti nella tua vita - sua moglie, uno dei
suoi migliori amici- gli abbiano nascosto una cosa tanto pesante.
Non perché uno
debba conoscere tutti i vecchi amori adolescenziali, non ne hanno mai davvero
parlato, non hai mai davvero scavato nei loro rispettivi passati. O meglio, lui
ha parlato di se, ma ora che ci pensa non ha mai chiesto niente a lei.
Non sa Elena
che sente di avere una percentuale di colpa, ma che il fatto che il fratello
del suo migliore amico sia stato il grande amore di sua moglie -perché
diciamocelo chi conserva con tanta cura una scatola piena di ricordi di un
vecchio amore, dopo tanto tempo – gli ha spaccato in due il cuore.
Sono quei
ricordi che si lasciano sepolti in soffitta o nell’armadio della propria
vecchia camera, insieme ai libri di scuola, ai primi disegni fatti all’asilo
conservati solo per volontà materna.
Non ci si
portano nella casa coniugale dove ci si appresta a costruire una nuova famiglia
con un altro uomo.
E d’improvviso,
mentre stringeva quelle foto, tutto gli è sembrato avere senso.
Tutte le
stranezze, gli atteggiamenti imbarazzati di tutti, le occhiate storte, il
disagio, la sensazione di qualcosa che non tornasse, di un pezzo mancante a
giustificare gli sguardi invadenti di Damon a sua moglie.
Si è domandato
se lei lo abbia tradito, se sia successo qualcosa da quando è tornato, se sia
mai davvero finita. Ma lui ignorava l’esistenza di Damon fino a pochi mesi fa,
o meglio, lo sapeva, ma non lo aveva mai visto di persona solo dai racconti di Stefan.
E sì la rabbia
è montata anche verso di lui, è stato trattato da fesso da tutti.
Ed il suo
orgoglio di uomo è stato disintegrato dall’umiliazione subita.
Non ha avuto
nemmeno la forza di reagire, aveva pensato di richiudere tutto e fingere, ma
non ce l’ha fatta.
Non è da lui.
Come ha potuto
non capire?
Non vedere?
-Aaron-
****
-E’ buonissimo-
Nadia inforca
un altro po’ di pollo e di riso preparato da Elena, dopo i pasti dell’ospedale
le uniche cose che deliziavano il suo stomaco erano i pranzi portati da zia
Care. E aveva un sacco di voglia di pollo al curry.
Oggi è il primo
giorno in cui ha convinto suo padre a farla mangiare a tavola con lui, seduta
sulla sedia a rotelle con la gamba distesa. Lo vede contento e sa di per certo
di poter attribuire il suo stato d’animo al pomeriggio con Elena.
Sospira
provando a celare la sua preoccupazione per quella situazione, se riescono ad
avere un pacifico rapporto da amici a lei non può che fare piacere, ma non è
stupida, gli occhi di suo padre non brillano certo di amicizia.
Lui le sorride,
alzandosi giusto per prendere altro pane quando suonano alla porta.
Si guardano
enigmatici, sono le otto e mezzo chi potrà mai essere?
Damon posa il
cestino del pane e si dirige alla porta. Hanno il palazzo con il portiere
quindi chi li cerca arriva diretto all’appartamento.
-Chi è?-
Esordisce
arrivando all’ingresso e una voce familiare raggiunge le sue orecchie, come una
sorta di velata illusione.
Gira la
maniglia, apre la porta e le iridi si allargano esterrefatte nel registrare
l’intera figura che gli si palesa davanti.
-Finalmente,
stavo congelando-
Damon rimane
interdetto sul posto prima di scuotersi.
-Allora? Mi fai
entrare?-
-Kathrine-
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Salve eccomi di
nuovo! Sono stata più agile eh!
Allora intanto
fondamentale i miei sentiti ringraziamenti a tutte coloro che continuano
nonostante tutto a leggermi e recensirmi, come farei senza di voi!!!!
Alcune note a
margine:
Il capitolo
prende il titolo dalla canzone - citata nella storia - di Cosmo “Sei la mia
città” che spero conosciate, nel caso sentitevela perché merita.
Dean&DeLuca è un famosissimo alimentari/caffè decisamente caro, mentre D’Agostino è un
supermercato nei pressi del West Village dove vive
Elena.
L’albero di
ciliegio citato così come il cortile fanno riferimento a quanto ho raccontato
nel capitolo 5.
Venendo alla
storia…. Abbiamo avuto il momento cuore commissioni delena
(sì un po’ cioco93 l’ho fatto per te XD) e dopo abbiamo visto lei tornare a
casa e trovare Aaron in mezzo a tutte le sue cose, in stato quasi catatonico.
Poveraccio, non
lo ha trattato molto bene.
Di contro, come
se a rompere il loro idillio non bastasse la bufera pronta a scatenarsi in casa
Gilbert - Withmore, arriva a gran sorpresa Kathrine.
Non abbiamo
visto il momento della telefonata ma è chiaro che Damon l’abbia poi avvertita
(così ve l’avevo fatta dimenticare eh… per avere l’effetto - spero - sorpresa);
e lei naturalmente, sbrigate alcune cose di lavoro, ha preso l’aereo per andare
dalla figlia. E’ pur sempre sua madre e vive dall’altra parte del paese non
poteva non arrivare.