Twenty years

di eli_s
(/viewuser.php?uid=691853)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 20 anni ***
Capitolo 2: *** Non può piovere per sempre ***
Capitolo 3: *** Una domenica tranquilla ***
Capitolo 4: *** Quello che non ti ho detto ***
Capitolo 5: *** Cherry Hill ***
Capitolo 6: *** E' questione di distanze ***
Capitolo 7: *** Indovina chi viene a cena ***
Capitolo 8: *** Just twenty minutes. ***
Capitolo 9: *** Everybody talk about that dance ***
Capitolo 10: *** Balli proibiti ***
Capitolo 11: *** Together, Alone ***
Capitolo 12: *** Still my girl ***
Capitolo 13: *** Sixteen again ***
Capitolo 14: *** Un passo indietro ***
Capitolo 15: *** A proposito di quella sera ***
Capitolo 16: *** Incontri e scontri ***
Capitolo 17: *** Punti di contatto ***
Capitolo 18: *** Il compleanno ***
Capitolo 19: *** The first time that I felt it ***
Capitolo 20: *** I know ***
Capitolo 21: *** Winter song ***
Capitolo 22: *** Family affaire ***
Capitolo 23: *** Tutti insieme....appassionatamente ***
Capitolo 24: *** I'm not ready ***
Capitolo 25: *** Come fare a dirti che.... ***
Capitolo 26: *** All through the night ***
Capitolo 27: *** I Surrender ***
Capitolo 28: *** Over you ***
Capitolo 29: *** Sei la mia città ***



Capitolo 1
*** 20 anni ***


Twenty years

 

 

 

Nadia Salvatore ha 15 anni, occhi scuri come la madre, stessa chioma selvaggia ma il cipiglio dello sguardo e il carattere riservato è tipico del padre.

Sente il peso del divorzio dei suoi genitori e per quanto suo padre si impegni, non riesce a proprio a sopperire alle mancanze materne.

 

Le ha allestito una stanza molto carina e semplice nell’appartamento che ha preso per loro due, perché Nadia ha preferito lui, e Damon non può che esserne contento, ma allo stesso tempo sente di aver fallito come marito.

Non è stato capace di far funzionare le cose, di tirare fuori l’istinto materno che anche in una come Kathrine era convinto ci fosse, e ora a 45 anni, Damon ha smesso di lottare per un amore consumato troppo presto, per una donna che non ne vuol sapere, per una felicità rattoppata.

Ma vuole provare a trovare un po’ di serenità nel nuovo appartamento di New York dove si è trasferito con Nadia.

 

Ha iniziato il nuovo liceo, nuovi amici, nuovi volti, nessuno che conosca la loro storia, i loro tormenti.

È stata dura, i primi tempi, e lui non aveva voglia di socializzare un po’ come sua figlia ma alla fine lei c’è riuscita e dopo i primi mesi di incertezze si è fatta qualche amica e, a giudicare dal tempo che impiega ultimamente per prepararsi prima di uscire, anche un flirt.

Non è mai stato un padre geloso, è troppo presto per preoccuparsi di chi le spezzerà il cuore e in ogni caso, lui interverrà spezzando qualcosa al malcapitato.

 

Anche adesso che la scruta mentre riordina la cucina e canticchia lo capisce che sta trovando una sorta di insperata serenità, che almeno uno di loro due ce la sta facendo.

 

Quando la piccola e giovane versione della sua ex moglie esce dalla cucina, lo raggiunge per augurargli la buona notte.

 

-Ah papà ti ricordi vero…-

-Che domani è la giornata genitori insegnanti certo tesoro-

 

 E dopo un ampio sorriso si dirige in camera sua.

 

È agitato per questo incontro Damon, non è un tipo che ama i grandi eventi, ma questa cosa è importante per Nadia soprattutto dato che è nuova e desidera davvero integrarsi.

E nell’occasione lui potrà conoscere alcune delle mamme delle sue amiche e di quel tale -Alec- che l’ha chiamata l’altra sera e lui senza volere ha un po' origliato.

Deve tutelarla sua figlia, sono affari suoi anche le telefonate da lui stipendiate.

 

Wow, si stupisce sempre quando pensa e parla come Stefan.

 

Ed è proprio suo fratello che dovrà invitare a cena a breve, sua cognata ha già iniziato a dare di matto da quando si sono trasferiti a New York, sono stati tante volte a cena da loro e Nadia ha passato del tempo coi cugini che non vedeva mai.

 

Un piccolo sorriso increspa il volto niveo che pare non risentire per niente gli anni che passano, se non fosse per l'accenno di fili argentei mescolati con la pece dei capelli.

 

 

***

 

 

1995

 

New York.

 

Stefan ha invitato lei e Caroline alla festa per il suo compleanno, ed Elena non vedeva l’ora di indossare il suo nuovo vestito a fiori per l’occasione.

Lei e Care hanno passato l’intero pomeriggio dopo scuola a girare per negozi, hanno 15 anni e questo evento è un momento importante per la loro vita sociale.

Chiude la borsetta nera di vernice e si volta per controllare i capelli.

 

Ha dovuto sorbirsi le lamentele di suo padre per la bolletta del telefono a causa delle lunghe telefonate con l’amica e per poco non ci rimetteva la libera uscita per la festa, ma i genitori non capiscono quanto sia decisivo parlare di quello che sta succedendo nella nuova stagione di Beverly Hills per non parlare dell’invito di Matt a prendere insieme un frappè.

 

Sospira lisciandosi le pieghe dell’abito e finalmente quando il campanello suona può dirigersi alla tanto sospirata festa. 

 

 

***

 

 

Present day

 

È una giornata uggiosa, di quelle di ottobre quando l’autunno litiga con gli ultimi battiti di calore estivo per subentrare definitivamente come stagione dominante; le prime piogge, il primo umido a tratti freddo che ti penetra le ossa a ricordarti che è finito il tempo dell’estate.

 

Elena si scrolla di dosso le gocce fastidiose adagiate sul suo trench blu e slaccia i bottoni di metallo mentre ripone l’ombrello nell’apposito contenitore all’ingresso.

Ogni volta che iniziano periodi di pioggia incessante –è una settimana ormai – pensa sempre che non può piovere per sempre e le torna la voglia di riguardarsi uno dei suoi film dell’adolescenza.

Un vociferio generale si staglia tra i lunghi corridoi, ritornati a lei ormai familiari nonostante negli anni siano cambiati dalla prima volta che li ha varcati.

 

Le squilla d’improvviso l’IPhone che cerca frettolosamente nella sua Vuitton, regalo di suo marito per il primo anniversario di matrimonio.

Sul display lampeggia la faccia scocciata del maggiore dei suoi due figli, evidentemente intento a protestare per il desiderio materno di scattargli una foto.

 

-Ehi tesoro-

-Mamma dove sei?-

-Arrivata, non ti preoccupare-

-No non mi preoccupo solo che...ecco-

-Oh non ti fidi proprio di tua madre!-

-Esatto-

-Ti ho promesso che non indagherò e non lo farò-

 

Elena ridacchia contro lo schermo mentre il tacco dodici dello stiletto nero di pelle batte piccoli colpi sul pavimento liscio. Intorno a lei altri genitori si stanno dirigendo nella palestra dove è stata allestita, come ogni anno, la giornata genitori insegnanti di metà semestre.

 

Ha promesso a suo figlio Alec di non indagare riguardo alla ragazzina con cui si sente spesso, lo ha beccato l’altro giorno per sbaglio mentre se ne stava tranquilla a piegare il bucato e lui credeva che non ci fosse nessuno in casa.

Ed è curiosa Elena, di sapere chi sia la ragazzina che ha regalato un sorriso a suo figlio, di recente scontroso e risentito con lei.

Non è un periodo facile per la sua famiglia e lei alle volte, la sera, si trova stanca di fingere che vada tutto bene, che non ci siano problemi.

Che sia tutto sereno come un tempo.

 

Ma Elena ha smesso ormai di essere una ragazzina sognante che crede nel grande amore.

Ha 40 anni e per quanto il tempo l’abbia resa ancor più bella, con quelle piccole rughe d’espressione un po' più marcate, lo sguardo più intenso e l’aria adulta, dentro si sente più vecchia.

 

Saluta alcuni genitori, le mamme del comitato scolastico che come sempre la implorano di tornare a farne parte, e vari professori che come lei sono diretti in palestra.

È sempre la stessa scuola infondo, e tutte le volte che ci torna è come riportata agli anni della sua adolescenza, dei poster di Bon Jovi appesi nell’armadietto, del suo cerca-persone comprato coi primi risparmi e che le fu confiscato dal preside - tutta colpa di lui ovviamente che in poco tempo l’aveva trasformata in una bugiarda e svogliata studentessa - e del diario condiviso da lei Care e Bonnie, che a ruota conservavano nei rispettivi armadietti.

 

Adesso sono tutte cresciute, Bonnie gira il mondo e loro due hanno messo su famiglia.

 

Si toglie il trench e appoggia la borsa con sopra la giacca sugli spalti della palestra, accanto a quelle delle sue amiche mamme.

I figli di Caroline sono più piccoli, lei è stata la prima a sposarsi, la prima ad avere figli, la prima ad invecchiare.

La prima in tutto.

Anche nel farsi spezzare il cuore.

 

Sospira legandosi i capelli gonfi per l’umido in uno chignon composto, scoprendo il collo e i punti luce alle sue orecchie.

Cerca con lo sguardo suo figlio che lo vede giungere da lei.

 

-Ehi-

-Ciao mamma-

-Come è andata? Vedo come sempre che hanno fatto un grande allestimento...tu hai pensato a montare?-

-Sì il preside ci ha obbligati a collaborare-

-Beh certe cose non cambiano mai-

 

Sistema il ciuffo castano chiaro di suo figlio che si ritrae, non ama essere tocchicciato dalla mamma in pubblico.

 

-Eddai mamma-

-Va bene, va bene-

-Senti il Prof Saltzman ti vuole parlare-

 

Elena cruccia lo sguardo in segno di rimprovero.

Suo figlio è uno studente modello, come suo padre d’altronde, che può avere combinato? E Ric l’avrebbe chiamata se ci fossero stati problemi.

 

-Ok-

 

Lui la saluta appena scorge il gruppetto di amici e li raggiunge.

A quel punto Elena cerca Ric nella folla e fa per raggiungerlo mentre il telefono vibra nella tasca dei suoi jeans.

Un messaggio di Caroline: perdonami, perdonami, perdonami.

 

 

***

 

1995

 

-Perdonami il ritardo fratellino, ma sai com’è sono un ragazzo impegnato-

 

Chiodo nero e sguardo indispettito, Damon da una pacca sulla spalla a suo fratello che oggi compie 16 anni. Ha fatto le corse per arrivare in tempo, tra la lezione, la litigata furiosa con Kathrine e la sbronza della sera prima non era proprio in forma.

E non impazziva nemmeno all’idea di passare un intero pomeriggio in mezzo a dei liceali che non sanno nemmeno accendersi una sigaretta e ascoltano musica pop.

Ma per Stefan è stato disposto a sopportare ragazzine urlanti che si scambiano audiocassette e parlano dei loro idoli.

 

Butta giù un bicchiere dell’unico alcolico presente -rubato dalla riserva paterna dato che ci sono solo bibite analcoliche- e si dirige in sala dove gli ospiti stanno festeggiando.

 

Se ne sta lì, sullo stipite dell’arco che divide il corridoio dal soggiorno a scrutare i presenti con fare annoiato e guarda l’orologio per decidere quanto tempo ancora restare.

Magari il tempo di buttare giù un altro bicchiere e così si volta per dirigersi verso lo studio di suo padre, ma la mossa brusca non gli ha permesso di intercettare una malcapitata ragazzina che colpisce in pieno.

 

 

***

 

 

Present day

 

Nadia fissa il cellulare.

Suo padre è in ritardo, come al solito.

Sa che non lo fa di proposito, ma lo fa. Si gira il telefono tra le mani e ogni tanto sorride alle due ragazze con cui ha legato, ancora non è totalmente parte del gruppo e finisce per assentarsi coi pensieri quando loro si lanciano in riferimenti a fatti o persone a lei estranei.

Ma un sorriso incontrollato esplode sul suo volto di bambola quando scorge due caldi occhi azzurri sotto una massa castana scomposta.

 

Alec sta parlando coi suoi amici e il suo giovane cuore fa le capriole quando sposta l’attenzione su di lei.

Sa che effetto fa al ragazzo, sa di essere molto bella Nadia.

Se c’è una cosa di cui deve essere grata ad entrambi i suoi genitori è di averle trasmesso tutti i loro geni migliori, non che esteticamente ne abbiamo qualcuno fuori posto, anzi.

La stronzaggine di sua madre è direttamente proporzionale alla sua bellezza, non per nulla sta ancora tentando di sfondare in televisione.

 

Sospira timida quando lo vede prendere la sua direzione e arrossisce al pensiero di parlarci.

Ma in quel momento, alle spalle del ragazzo, vede entrare due occhi meno caldi ma altrettanto teneri.

 

Quelli artici di suo padre.

 

 

***

 

 

Elena saluta Ric ormai invecchiato e affaticato, ma sempre contento del suo compito di insegnare storia in un liceo.

 

-Ehi, Alec mi ha detto che mi cercavi-

 

Era un giovane neolaureato quando entrò la prima volta in quella scuola e tra i suoi alunni c’era proprio lei, la piccola Elena Gilbert.

È stato quasi un padre, uno zio, un fratello maggiore anche perché molto legato a Stefan e di conseguenza lei aveva imparato a conoscerlo anche fuori dalle mura scolastiche.

 

-Sì io ecco-

 

Le sfiora gentilmente un braccio per spostarla da un gruppetto di mamme curiose e assume quella sua faccia da "mi scordato di dirti una cosa."

Sta iniziando ad agitarsi, ha scritto di sfuggita a Caroline che ancora non le ha risposto.

 

-Si tratta di Alec?-

 -Come? No lui è bravissimo-

-Credo si veda con qualcun... Tu lo sai!-

 

Lo sguardo azzurro si contrae in una smorfia imbarazzata.

 

-Dai dimmi chi è...giuro che non gli dico che sei stato tu... E’ lei?-

 

Elena indica la ragazzina verso cui sta andando suo figlio e per un attimo ha una sensazione di déjà-vu, assomiglia terribilmente a qualcuno.

Ma il suo cervello non sa proprio ricondurre quel volto ad un nome, deve essere nuova perché non l’ha mai vista prima.

 

-Elena-

 

Ric richiama la sua attenzione.

 

-C’è una cosa che non ti ho detto e-

 

Gli occhi scuri lo guardano in attesa, ma d’improvviso l’attenzione di Ric vola oltre Elena che d’istinto segue la direzione di lui girandosi verso l’ingresso della palestra.

           

 

***

 

 

1995

 

-Maledizione!-

-Il mio vestito nuovo!-

 

Gli occhi scuri di Elena contemplano la fredda chiazza alcolica che sta impregnando la stoffa del suo abito, l’odore pungente che non sa distinguere le stuzzica le narici e inumidisce gli occhi.

Vuole piangere, letteralmente.

Alza di scatto la testa pronta a sferzare una frase acida e piena di risentimento sull’idiota che l’ha urtata, ma si blocca per qualche secondo quando scorge due cieli artici imbronciati.

 

Una fronte crucciata contempla con amarezza la propria maglietta.

 

-Dannazione ragazzina!-

-Io..-

 

Elena arrossisce perché questo ragazzo bellissimo e maldestro non solo la guarda con una freddezza che le fa paura, ma perché è molto più grande di lei e si sente in imbarazzo.

Poi d’un tratto la sensazione di bagnato tocca la sua pelle quando l’abito su cui ha investito una intera paghetta si incolla addosso e sembra riprendersi.

 

-Io???E tu allora??Mi sei venuto addosso! Mi hai macchiato il vestito!-

 

Chiude le mani a pugno con le braccia rigide lungo il corpo, pronta a scattare per morderlo.

Damon adesso la guarda con attenzione per la prima volta.

La piccola ragazzina ha due occhi grandi e marroni che adesso stanno letteralmente lanciato fiamme d’ira verso di lui, le labbra piene e messe in evidenza da un rossetto color pesca nel tentativo di farla sembrare -inutilmente-più grande curvate in un broncio e scendendo con lo sguardo lentamente su questo famoso abito per cui si lamenta, trova uno scollo timido che a fatica nasconde il giovane seno pieno ed infine la stoffa umida appicciata alla pancia.

 

Elena non sa perché arrossisce di colpo, quando quegli occhi di un azzurro mai visto la percorro e tornano su di lei. Sente le guance avvamparle non sa se per l’imbarazzo o per la rabbia.

 

-Dovresti guardare dove vai-

-Sei tu che ti sei girato di scatto-

-E tu dove li puntavi quegli occhioni da cerbiatto?-

-Cos…io...come ti permetti!-

 

E Damon non sa come, ma sente un piccolo e sconosciuto sorriso increspargli le labbra e questa volta non si tratta di sarcasmo, ma ...tenerezza?

Gli occhi della ragazzina sono furenti e lucidi, si domanda se si metterà a piangere.

In effetti è zuppa di bourbon e puzza più di suo padre nei momenti peggiori.

E non sa perché improvvisamente, per la prima vota, abbia l’istinto di prendersi cura di qualcuno, di tentare di rimediare a un suo pasticcio.

 

-Andiamo-

-Cosa?-

-Vuoi passare la festa puzzando come un barbone sbronzo?-

-Certo che no ma come-

 

Damon afferra un polso di Elena, completamente avvolto da braccialetti a cerchio di vari colori e la tira dietro a se.

E la ragazzina non sa perché non riesca ad opporsi a quel tocco che le brucia la pelle.

E il suo stomaco fa le capriole.

 

Si lascia condurre lungo il corridoio fino  a che non arrivano in una camera.

 

-Ma non possiamo-

-E’ camera mia-

 

Lei lo guarda perplessa. Che sia Damon, il fratello maggiore di Stefan?

 

Lui le lascia il polso e chiude la porta alle sue spalle, Elena si trova a trattenere il fiato quando il braccio e il corpo del ragazzo la circondano per raggiungere la porta e chiuderla.

 

L’odore amaro del liquore si mischia con quello fresco del ragazzo.

 Lentamente alza gli occhi su di lui per osservarlo meglio mentre si avvia verso l’armadio.

Lo vede aprire gli sportelli e frugare in cerca di qualcosa, prende due maglie  e si volta.

 

-Metti questa-

 

Elena, ancora piantata dove lui l’ha lasciata, osserva la maglia che Damon posa sul letto, il suo letto e non sa perché la mente vola a pensieri che prima d’ora non l’avevano mai sfiorata, le guance si imporporano, la pelle si scalda e qualcosa dentro di lei si accende.

Gli occhi scuri bruciano febbrili ora che lui si sfila il giubbotto di pelle e poi la maglia.

 

E un respiro mal trattenuto le strozza letteralmente la gola, mentre di contro a lui scappa un sorriso quando la becca distogliere lo sguardo imbarazzata.

Quando si è messo la maglia pulita afferra l’altra e si avvicina alla ragazzina.

 

-Lì c’è il bagno, vai pure a cambiarti-

 

Glielo sussurra ed Elena per la prima volta fa caso al timbro roco e sommesso della sua voce e pensa che non abbia mai sentito una voce così bella.

 

-Ma è corta!-

-Perché il tuo vestitino a fiori come lo definiresti?-

 

Le lancia uno sguardo eloquente mentre una guancia viene solcata da una fossetta impertinente e lei si trova a sbuffare risentita.

Afferra la maglietta dalla sua mano e si dirige nel bagno.

 

Ed è quando il tessuto morbido e profumato aderisce sulla pelle che Elena capisce che questo odore non se lo scorderà mai.

 

 

***

 

 

Present day

 

Damon percorrere in fretta i corridoio della scuola dove è cresciuto e che non rivedeva dai tempi del diploma di suo fratello, troppi anni prima.

 

Ed è dolce amaro il sapore dei ricordi di quei giorni, non ha solo quelli dei suoi anni di liceo, ma anche di quelli di una ragazzina i cui occhi aveva relegato da qualche parte dentro di se e ora di colpo ritornato prepotenti.

Ricorda la loro ultima litigata, ricorda il suo schiaffo, le sue lacrime, la sua risata.

Il loro ballo, i loro baci.

 

Scuote la testa provando a tornare il sicuro e pacato 45enne invece del ragazzo scapestrato che era a 20 anni.

 

Tira un profondo respiro e guarda l’orologio, Nadia sarà furiosa.

Arriva nella palestra molto più moderna di quanto ricordasse e allestita per l’occasione.

 

Deve respirare perché tutt'a quella gente lo rende fobico e con lo sguardo cerca le uniche due persone che conosce, sua figlia e suo zio.

Intravede la folta chioma di sua figlia che parla con un ragazzo, magari è quel tale Alec non vede l’ora di fare il padre protettivo. Si sistema la giacca di stoffa, sua figlia gli ha proibito di presentarsi col look da bad boy e di fare il padre serio.

Con una mano si scrolla le gocce di pioggia incastrate tra i capelli brizzolati, se c’è una cosa che non gli mancava di New York erano i periodi di pioggia incessante, che adesso hanno un gusto amaro.

 

Ma tutta la sua sicurezza, la sua determinazione si infrangono contro due occhi poco più dietro sua figlia.

Due occhi che dopo vent’anni non pensava di rivedere più.

 

Elena.

 

Damon.

 

Elena resta immobile, con le labbra schiuse, il respiro che non riesce a funzionare, le gambe molli come a 15 anni in quel maledetto pomeriggio in cui si sono conosciuti e d’un tratto non è più la donna matura che ha fatto pace coi fantasmi del passato.

 

Tutte le certezze, i passi che ha fatto, la convinzione di aver perdonato e accettato.

Di non odiarlo più per le mille notti in lacrime, per il senso di tradimento, per quelle righe scritte dietro al biglietto del concerto di Madonna del '97 che le aveva regalato per i suoi 17 anni a fine giugno.

E Damon odiava Madonna, ma per lei si era abbassato con vergogna a comprare quei biglietti solo per guadagnare il sorriso di lei nel momento in cui glieli aveva dati.

Aveva sopportato le folle urlanti di ragazzine che intonavano Vogue, aveva sopportato la fila, le fan esaltate.

Tutto questo per rubarle un ti amo sotto la pioggia quando alla fine di tutto era sceso il diluvio e loro due, invece di scappare come tutti a cercare riparo, erano rimasti in mezzo al prato a baciarsi.

In compenso era riuscito ad evitare Titanic e lei si era limitata a guardarselo con Caroline almeno cinque volte.

Ed Elena non ricorda un periodo più felice e pieno di quello.

 

Tutto di lui è stato conservato in una scatola che Elena non apre da quando ce lo ha chiuso dentro, ma non ha mai avuto il coraggio di buttare niente.

Neanche la maglietta nera che le aveva prestato quel giorno e che non gli aveva più restituito.

 

 

***

 

1995

 

Elena ha dovuto spiegare il suo bizzarro abbigliamento e non ha fatto che cercare Damon nella folla.

Dopo essersi cambiata lui aveva preso il suo vestitino zuppo d’alcool con la promessa di farglielo trovare pulito prima che la festa fosse finita.

 

-Non temere ragazzina-

-Mi chiamo Elena-

 

 Lui aveva sorriso complice.

 

-Bene Elena torna pure a divertirti ci penso io-

 

E così ha atteso non sa nemmeno cosa fin quando la casa non si è svuotata e lei non è entrata nella stanza di Damon furtivamente qualche ora dopo, trovando con stupore il suo vestito avvolto nel telo della lavanderia.

Appeso c’era pure un biglietto che lei non butterà mai.

 

"Non ho mai fatto il bucato per nessuno, vedi di non scordarlo Elena. D"

 

E dopo aver arrossito violentemente Elena si è guardata intorno cercando un pezzetto di carta su cui scrivere la sua risposta.

 

"Mandami pure il conto, non vorrei avere debiti con un Salvatore."

 

Lasciandogli il suo numero del cerca-persone.

Si morde il labbro incerta di quella mossa azzardatissima che le avrebbe cambiato la vita.

Eppure era solo un numero, lasciato con l’ingenua speranza di non sapeva bene cosa.

Si era cambiata e aveva tenuto quella maglietta senza restituirgliela mai più.

 

 

*************************************************************

 

 

Ciao a tutte!!!

 

Lo so lo so che sono indietro con l’altra mia storia, ma in una settimana non so come ho partorito questo strano esperimento, in modo tra l’altro talmente veloce che l’ho quasi finita per questo consterà di pochi capitoli!!!

 

Abbiamo un Damon ed Elena versione 40, adulti, maturi con figli adolescenti, che si ritrovano dopo ben vent’anni.

Attraverso piccoli flashback racconto alcuni momenti salienti della loro storia, di quando erano ragazzini e di come le cose siano andate male.

 

Spero che si capiscano i vari salti temporali e mi perdonerete se ho toppato su qualche anacronismo o fatti del passato, ma nel ’95 ero piccola quindi non ho idea di come vivessero gli adolescenti all’epoca!

 

Attendo i vostri commenti e vi prometto che mi metto sull’altra mia ff in sospeso!

 

Baci

Eli

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Non può piovere per sempre ***


Non può piovere per sempre

 

 

Present day

 

Sensazioni dolci amare, nascoste in fondo al suo cuore e credute dimenticare nel tempo.

E invece sente come un fiume in piena, qualcosa riprendere a scorrere sotto pelle.

 

20 anni bruciati da due occhi castani che pieni di stupore lo bloccano sulla porta.

 

20 di pentimenti, di notti sbronze, di "e se" che con fatica aveva superato, dimenticato.

Lui era partito, l’aveva lasciata, aveva messo tutti gli Stati Uniti tra loro due e da quando era sceso a Los Angeles non aveva più voluto sapere niente di Elena Gilbert.

Stefan aveva smesso di parlarne e lui non chiedeva e ingenuamente, quando aveva deciso cinque mesi fa di ritrasferirsi nell’immensa New York, non aveva pensato al rischio di incontrarla.

 

Perché infondo, si accorge che invece era quello che sperava.

 

Cerca di fare un passo tra la folla, di sbloccarsi, di regolarizzare i respiri, i battiti ma quegli occhi scuri lo tormentano di nuovo e di nuovo c’è solo lei a riempire il suo mondo.

 

La voce di Ric le arriva ovattata, blatera scuse e lei non ha davvero voglia di discutere di qualcosa accaduto 20 anni prima. Per quanto non riesca proprio a non sentirsi la ragazzina di 18 anni tradita e abbandonata che si era presentata alla sua porta due mattine dopo il ballo, dopo che avevano passato la notte a fare l’amore e ridere e lui per i successivi due giorni era sparito.

Non vorrebbe risentire quel senso di nausea, l’amarezza di quando ad aprirle la porta era stato Stefan e i suoi occhi avevano parlato per lui.

 

Damon non sa delle notti di disperazione e di come la ragazzina che aveva fatto disperatamente innamorare non ci sia più da tanto tempo.

 

Ma lo può intuire dai lineamenti di porcellana più induriti e lo sguardo profondamente turbato.

Lei non sapeva che lui fosse tornato e lui non sapeva di lei.

Nonostante abbiano le stesse persone in comune, ed Elena capisce quel messaggio di Caroline e la faccia di Ric.

 

-Papà sei arrivato-

 

La voce di sua figlia lo riporta brutalmente alla realtà e tenta di addolcire lo sguardo.

 

-Sì scusa tesoro-

-C’è anche zio Ric, ti cercava-

 

Appunto.

Alza lo sguardo in direzione di Elena che è sparita dalla sua visuale mentre ora vede Ric.

 

-Vado a salutarlo...poi mi presenti il tuo amico-

 

Le strizza l’occhio e lei arrossisce indispettita.

 

Quando raggiunge Ric si guarda intorno, certe cose non cambiano mai nemmeno il suo modo plateale di cercarla tra la folla.

 

Come quella volta a capodanno nel ‘96 in Time Square, posto più sbagliato di sempre per darsi appuntamento soprattutto per uno come lui che odia la folla, ma per lei era stato disposto a tutto.

E quando l’aveva vista ridere con Caroline e Bonnie era come se d’un tratto il mondo avesse acquisito senso e l’aveva colta alle spalle abbracciandola e posandole un bacio tra i capelli.

E lei si era appoggiata a lui felice come non mai.

 

-Ric-

-Damon...-

-Allora zio?-

 

Soffia con troppa ironia.

Anche le sue reazioni non cambiano mai.

 

-Potevi dirmelo-

-Lo so-

-Perché e qui-

-Perché suo figlio frequenta questa scuola-

 

Lo sa che si è rifatta una vita.

Non ha mai indagato, ma è tornato a New York qualche Natale e una volta, Nadia avrà avuto cinque anni, l’ha vista attraverso la vetrina di un negozio mentre sceglieva degli abiti per il bambino che le gironzolava intorno.

Un biondino della stessa età di sua figlia circa.

 

-Dov’è andata? Sul retro?-

-Sì-

 

Ric sospira sconsolato, è inutile cercare di combattere con loro due perderebbe in partenza.

 

Lo vede dirigersi verso la porta di emergenza che dà sul retro della palestra.

Quando spinge la maniglia anti panico, l’aria umida e piovigginosa a cui non era più abituato riempie i suoi polmoni e, voltandosi di lato, la vede intenta a fissare la pioggia stretta nel suo spolverino blu.

 

Ed è sempre più bella, più matura, più vissuta.

Lo vede ora che è più vicina e può osservare meglio i suoi delicati lineamenti di profilo.

Lo sente il proprio cuore correre come quello di un ragazzino, è passato così tanto tempo dall’ultima volta che ha osato alzare i suoi occhi su di lei.

 

Il rumore incessante della pioggia riempie l’aria densa di un silenzio che parla per entrambi; si chiude la porta alle spalle.

 

-Ciao-

 

Per quanto lei stia fingendo indifferenza, Damon le vede le labbra piene schiudersi e un piccolo sospiro strozzato allentare la tensione del suo collo.

E gli brucia lo stomaco al pensiero che, nonostante sia passato così tanto tempo, lei sembri ancora la stessa.

 

La sua voce non la ricordava più, tanto che quel sussurro roco le è parso quasi un rumore estraneo, ma sa che basterà qualche parola in più perché il suo corpo torni a rispondere a lui e alla sua presenza. Ed Elena è una donna consapevole delle sue paure e debolezze.

Vorrebbe frenare quell’amaro e antico dolore, vorrebbe impedirgli di farle venire la pelle d’oca solo respirando nel suo spazio vitale.

Non ha nemmeno il coraggio di voltarsi e ritrovare quelli occhi che da lontano le sono sembrati meno azzurri di un tempo.

 

Lui fa un passo verso di lei e può sentire la terra tremante, abbassa appena lo sguardo prima fisso nel vuoto.

 

-Non può piovere per sempre-

 

Ok dopo vent’anni capisce che non sia facile trovare il modo per iniziare la conversazione più difficile di tutta la vita.

E trattiene un piccolo sorriso emozionato quando lui bisbiglia quelle parole che esprimono quanto lui la conoscesse bene, un tempo.

Amava ripetere quella frase ed essere presa in giro da lui per questo.

O forse lui è tranquillo e pacifico e solo lei si sente la Elena adolescente d’un colpo solo.

 

Respira e si volta verso di lui provando a mantenere un contegno che ora che lo guarda da più vicino, vede che non possiede nemmeno lui.

 

-Ciao-

 

Aveva ragione, gli occhi di Damon sono grigi, velati di un’ombra che le stringe il cuore.

Ed ecco che quel desiderio di vederlo felice, di accogliere e abbracciare i suoi demoni interiori riaffiora prepotente.

Non credeva Elena di poter di nuovo sentire il suo cuore struggersi.

Lo aveva così tanto indurito che solo i suoi figli riuscivano a farla piangere.

 

È ancora la pioggia a fare da colonna sonora ai loro momenti.

Il primo bacio.

Il primo concerto.

La prima litigata.

La prima volta.

Il primo ti amo.

Non può piovere per sempre.

 

-Elena-

-Cosa fai qui Damon ?-

 

Il tono è stanco, ma carico di una rabbia mai espressa.

 

-Mia...mia figlia…frequenta questa scuola-

 

Gli occhi scuri si dilatano appena.

E il pensiero Damon- figlia corre subito a lei, alla causa di tutto il suo male e torna lo stomaco a bruciare di quella gelosia mai consumata che corrode.

C’è anche lei allora? Perché in questo esatto istante sarebbe troppo da sopportare.

Gli occhi di Elena corrono istintivamente alle mani di Damon infilate nelle tasche dei pantaloni in cerca di risposte.

Che te ne importa?

Sei sposata

 

Deglutisce la fiele amara e scoglie le braccia incrociate.

 

-Pare che allora ci rivedremo-

 

Sfugge lo sguardo ferito e a punta verso di lui per superarlo e rientrare.

È costretta a trovarsi vicino a lui e questo la disorienta.

 

Damon d’istinto le blocca un braccio con la mano.

Quanto tempo è stato passato dall’ultima volta che l’ha sfiorata? Che il suo profumo lo ha stordito?

 

È invecchiata la sua Elena, ma è sempre bella da far male.

Gli occhi neri si conficcano nei suoi.

 

E per la prima volta Damon scappa dal suo sguardo troppo diretto.

 

-Mi dispiace, per tutto-

 

C’è troppo Damon intorno a lei, troppo del suo respiro, del suo odore, troppo dolore.

Alle volte la realtà è semplicemente troppa e non riusciamo a sostenerla.

Ed Elena dopo anni, si ritrova incapace di sostenere lui.

 

Libera la presa e rientra in palestra prima di scoppiare in una crisi di pianto o rabbia.

Ancora non ha deciso quale forma dare alla tempesta scatenatasi in lei.

Sa solo che ha un disperato bisogno di respirare e lui le sta togliendo ogni grammo di aria.

 

Si chiude la porta alle spalle bisognosa di una tregua.

Dannata pioggia.

 

 

***

 

 

1995

 

Damon ha sempre cercato di essere presente nella vita di suo fratello più di quanto facciano i loro genitori. Si era promesso di non mancare alla finale di basket e così è stato. È tornato nella scuola dove ha trascorso l’adolescenza invogliato anche dalla presenza di una cheerleader che da qualche tempo tormenta i suoi pensieri.

 

Elena non gli sta rispondendo ai messaggi che lui le lascia sul cerca-persone da due giorni e vuole sapere perché.

Non è ancora successo niente tra loro due, neppure un bacio e per lui è abbastanza sconvolgente non averci provato ancora.

 

Non sa che le sia successo ed è lì per scoprirlo, oltre che per suo fratello.

Si gode volentieri lo spettacolo di apertura delle cheerleader, ma gradisce meno la sua occhiata scocciata.

Solo a fine partita, quando i corvi della Mystic High hanno vinto e i ragazzi corrono negli spogliatoi dopo i festeggiamenti post fischio dell’arbitro, che la vede sbucare con il completino rosso e blu, zaino in spalla, intenta a chiudere la lampo della felpa.

La palestra è quasi deserta, fuori ha iniziato a piovere e si sente solo lo scroscio dell’acqua contro i vetri della scuola.

Si alza dagli spalti su cui è rimasto seduto in attesa che si svuotassero e che lei uscisse. Andrà a festeggiare con la squadra e probabilmente si sta dirigendo dalle altre ragazze.

 

-Bel completino-

 

Elena scatta spaventata e si volta verso gli spalti.

Il ragazzo la raggiunge a passo svelto e nota lo sguardo velatamente turbato.

 

-Damon-

-Mi stai evitando ragazzina?-

 

Per quanto Elena provi a fare la risoluta, la presenza di Damon le fa tremare le gambe e vorrebbe davvero non arrossire per il modo in cui la guarda.

 

-Perché lo pensi?-

-Perché non rispondi?-

-Non tutto ruota intorno a te Damon-

 

Stizzita e arrabbiata – e lui non sa perché- fa per andarsene.

Ma lui la blocca per un braccio.

 

-Elena, posso sapere che ti ho fatto?-

 

Gli occhi cerulei la fissano attenti rubandole l’ultimo grammo di intimità che possiede.

 

-Non sono tenuta a dirti nulla non sono la tua ragazza-

 

Lui cruccia lo sguardo perplesso, e questa cosa da dove esce?

 

-Non ti seguo-

-Beh non è con me che dovresti passare il tuo sabato pomeriggio-

 

Era quello che le aveva chiesto due giorni fa, di passare il pomeriggio a prendere in giro Stefan e la sua squadra e dopo l’avrebbe portata in qualche disgustoso posto romantico per rubarle un dannato bacio.

 

-Hai battuto la testa per caso? Ti ho fatto un invito potevi rispondere-

 

Lei gonfia la faccia e si libera della sua presa, ma Damon le sbarra la strada e così Elena si dirige all’uscita di servizio seguita da lui.

 

-Se non vuoi uscire con me basta dirlo sai-

 

La segue fuori e per poco non la prende piena quando lei inchioda sotto la piccola tettoia.

Sta diluviando.

 

-Dannata pioggia-

-Non ti preoccupare…non può piovere per sempre-

 

Glielo sussurra abbassandosi al suo orecchio ed Elena si volta trattenendo un respiro quando se lo trova a un palmo di naso.

Solo una volta si è trovata così a stretto contato con lui e il panico la coglie per un istante.

 

-Io...senti io non sono quel tipo di ragazza!-

 

Lui agita le mani, confuso.

 

-Cioè...non esci con i ragazzi?-

-Non con quelli già impegnati-

 

Le iridi azzurre si crucciano perplesse e dopo una smorfia che le fa intuire di avere ragione -e sì la verità fa proprio male- lui rotea gli occhi.

 

-Ah bene ora mi deridi-

-Elena chi ti ha detto che sono fidanzato? Perché non ricordo di avere avuto con te questa conversazione-

 

La ragazza arrossisce.

In effetti tutto era cominciato proprio due pomeriggi precedenti quando Stefan aveva fatto una affermazione su una tale Kathrine e di come fosse la più bella tra le tante donne di Damon.

Ed Elena non ci aveva visto più.

 

Ora realizza a mente fredda che Stefan non ha mai detto che stessero ancora insieme, ma la gelosia l’aveva mandata fuori di testa.

 

Si morde un labbro scappando imbarazzata dai suoi occhi.

 

-Ecco io-

-Non c’è nessuna fidanzata Elena...-

 

La vede alzare timidamente quelle lunghe ciglia che un giorno o l’altro gli rovineranno l’esistenza.

C’è lo scroscio della pioggia, l’umido che appiccica i capelli, le ossa appena infreddolite ma nessuno dei due sente tutto questo.

 

-Beh c’era, veramente, una sfacciata e impertinente cheerleader a cui avevo chiesto un appuntamento ma-

 

Lei lo colpisce sul petto con un pugno strappandogli un sorriso.

 

-Idiota-

-Ehi! Direi che mi merito delle scuse-

 

Lo fissa imbarazzata provando a sopprimere quel bruciore che le sta incendiando la pelle.

 

-Beh …potrei essermi sbagliata-

 

Lui alza gli occhi al cielo ridacchiando.

 

-Allora posso fare questo-

 

Non ha il tempo di ribattere che le labbra di Damon si sono posate sulle sue, le mani intorno al collo lasciato scoperto dalla coda alta e il cuore che si scioglie come neve al sole.

 

 

 

***

 

 

Present Day

 

 

È il ricordo che riaffiora prepotente nella mente di Elena mentre fissa quella dannata porta da cui è rientrata, più che la pioggia scende

 

Il flusso di vecchi ricordi è interrotto da Skyler, una delle mamme single che ha già puntato Damon nel momento esatto in cui ha varcato la soglia della palestra.

Elena lo realizza appena le parole "barbecue di benvenuto" e "l’affascinante padre di Nadia -ecco il nome di sua figlia- non accompagnato dalla moglie" finiscono nella stessa frase.

Ed esattamente come vent’anni prima un senso di nausea e fastidio la assalgono.

 

"Certo che verrò domenica a casa tua" sarà la sua cordiale risposta.

Tra l’altro Aaron è partito quella mattina per un seminario di una settimana a Yale e lei pensa che il destino sia davvero crudele.

Non potrà usare suo marito per parare i colpi.

Wow gran pensiero poi ci credo che le cose tra voi vanno male.

 

Si maledice e appena è possibile prende Alec e vanno via.

Ha bisogno di una tregua fino a Domenica.

 

 

Ecco qua il secondo capitolo!

Continuano i flashback e scopriamo alcuni momenti tra loro due adolescenti ma la parte più importante riguarda senza dubbio il loro incontro dopo così tanto tempo!

Nonostante siano andati avanti con le loro vite c’è sempre tanta tensione, spero degna del Delena che conosciamo!

 

La frase “non può piovere per sempre” è ovviamente nota a tutti dire, nel caso correte subito a guardarvi il bellissimo “Il Corvo” del 1994, film che amo da cui deriva la celeberrima frase!

 

Attendo come sempre i vostri commenti.

Eli

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Una domenica tranquilla ***


Una domenica tranquilla.

 

 

E’ una bella giornata di domenica, le mamme sono tutte nel giardino della piccola villetta a schiera di Skyler Finn, avvolte nei loro stivaletti e gli ampi cardigan di lana per ripararsi dall’aria autunnale.

 

Elena sta sorseggiando il suo vin brûlé, scelta curiosa per un barbecue; Alec sta parlando con gli amici di classe mentre le mamme spettegolano e i pochi padri presenti parlano di quotazioni in borsa.

 

E lei non ne può più di sentire i farneticamenti di Skyler, su come abbia indagato e scoperto che Damon vive solo con la figlia - dov’è Kathrine? Si sono lasciati?- e di come sia più che intenzionata a farsi spiegare il sesso secondo un californiano.

 

Che poi cosa vorrà mai dire, lei sa benissimo che Damon...

 

Ok. Deve fermare quei ricordi di ragazzina prima che la sovrastino come è accaduto il pomeriggio a scuola.

Ora che sa, che lo ha affrontato, gestirà meglio la situazione. Certo dopo aver evitato di parlare con Caroline che le ha chiesto perdono e spiegato come lei e Stefan non ritenessero rilevante darle quell’informazione che le è quasi costata un attacco cardiaco.

 

Butta giù l’ultimo sorso e vede arrivare nella sua direzione Paul, appena fresco di divorzio che presenzia al posto della ex moglie.

L’uomo più viscido della terra.

 

-Elena...posso?-

 

Le prende il bicchiere vuoto per riempirle, dalla teglia di rame bollente, un altro bicchiere; lei lo guarda sospetta.

 

-Grazie-

-Allora...dove lo hai lasciato Aaron?-

-A un seminario a Yale-

-Mm...e quando rientra?-

 

Lei vorrebbe gelarlo con lo sguardo, ma si trattiene continuando a stringere il cardigan e a farsi riscaldare la mano dal bicchiere bollente.

Tira un sorriso e fa per rispondergli quando il respiro si blocca in gola come sente una mano posarsi alla base della sua schiena e un odore d’estati passate bruciarle le narici.

 

-Eccoti qua, ti stavo cercando-

 

La voce di Damon le sfiora appena l’orecchio pungendola con mille spilli. Deglutisce e prova a voltarsi appena col terrore della sua eccessiva vicinanza.

 

-Oh mi scusi, non mi sono presentato, sono -

-Quello nuovo, molto piacere-

 

L’uomo infastidito da quell’interruzione sforza un sorriso di cortesia e intuisce che la sua presenza non è più gradita.

 

-Se volete scusarmi-

 

Damon lo osserva allontanarsi.

 

Appena è arrivato, dopo aver salutato un po’ di persone ha subito cercato lei, l’unico volto davvero conosciuto e l’ha vista vagare agitata; ci ha pensato su un po’ prima di decidersi a raggiungerla, ma la sua faccia mentre parlava con quell’uomo lo ha fatto muovere d’istinto.

Non è la prima volta che la salva da soggetti inopportuni e ancora adesso è incredibilmente infastidito dal genere maschile che le ronza intorno, eppure lei non è più sua.

 

-Grazie-

-Ti ho vista in difficoltà-

-Oh sì è un personaggio fastidioso, ma so gestirlo-

 

Lei si ritrae scottata da quel contatto che lui non accenna ad interrompere e si volta appena, e la sua terra torna a tremare dopo tanto tempo.

Sembrano entrambi meno tesi ma in realtà tutte le domande senza risposta sono lì a ribollire dentro Elena, nel vano tentativo di non sentire riaffiorare tutto il dolore e il tradimento.

 

-Io invece mi sto nascondendo dalla padrona di casa-

 

Prova a smorzare i toni nel tentativo di alleggerire la tensione.

 

-Già è quasi peggio di Paul…-

 

Indica il tipo, ormai distante, che la stava importunando prima.

 

-Cosa bevi?-

-Oh...vin brûlé...molto buono-

 

Dall’occhio brillo deduce che quello sia almeno il terzo bicchiere.

 

-Di un po’ Gilbert...sei sempre la solita incapace a reggere l’alcool?-

 

Elena sbarra gli occhi. Si ne ha bevuti troppi ed è leggermente accaldata ora, non sa se per il vino o per lui.

 

-Non ho più 15 anni Damon...sono una donna-

 

Lui alza le mani in segno di resa.

 

-Chiedo perdono-

 

E succede che i suoi occhi finiscono li, all’anulare sinistro libero. Una strana sensazione si fa spazio nel suo stomaco, indescrivibile miscuglio di amarezza, sollievo e turbamento.

 

Si sono lasciati, o lui semplicemente non ama portare anelli? E si odia per questi pensieri che non dovrebbero interessarle visto che al suo dito spiccano una fede e un brillante piuttosto eloquenti.

D’istinto vorrebbe nascondere la mano dentro la maglia.

 

-Perché sei tornato Damon-

 

Poco più in là Alec si avanti timido appena intravede tra la folla Nadia.

 

-Ehi-

-Ehi-

 

E’ tutto un “ehi” imbarazzato quando hai quindici anni e scopri che il tuo cuore può battere a un ritmo tutto particolare, quando non sai come mai ti sudino le mani davanti a una determinata persona, quando ti senti incapace nel metter e insieme semplici frasi e ti tremano le gambe.

 

-Allora…sei da sola?-

-No con un affascinante uomo dai capelli scuri-

 

Lui cruccia lo sguardo amareggiato e non capisce come mai lei invece stia ridacchiando divertita dalla sua reazione, poi fa un cenno con la testa in direzione di una persona di spalle.

 

-Mio padre-

-Oh…davvero spiritosa-

 

Alec arrossisce di colpo un po’ infastidito di essere caduto così facilmente nella piccola trappola che lei gli ha astutamente teso.

 

-Scusa ma dovevi vedere la tua faccia, cosa pensavi?-

-Così è quello tuo padre?-

 

Lui prova a cambiare argomento, continuando ad aumentare le risate di lei.

 

-Si quello che parla con quella bella signora-

-E’ mia madre-

 

Lei allarga lo sguardo.

 

-Davvero???-

-Sì…chissà di cosa parlano-

-Spero non dei loro figli…-

 

Lui torna con lo sguardo su Nadia che lo guarda eloquente.

 

-In effetti è un po’ presto…bè evitiamo che possano presentarci, che dici?-

 

Le prende la mano quasi di nascosto e la trascina più lontana possibile dai loro genitori, non è il caso che facciano presentazioni ufficiali e imbarazzanti e sua madre potrebbe davvero metterlo in imbarazzo davanti a Nadia.

 

I loro genitori, in realtà, non stanno assolutamente parlando dei figli o di altre questioni da adulti, ma sono piuttosto presi dalle loro dinamiche da ragazzini cresciuti tanto che ad Elena  sfugge incontrollata quella richiesta “Perché sei tornato Damon” che sembra più malinconica che risentita.

Il piccolo sorriso accennato sulle labbra di lui muore.

 

-Elena-

-No io….ti vedrò spesso e...non ti vedevo da vent’anni e ora di colpo...io ho bisogno di saperlo-

 

Gli occhi marroni si accendono di un coraggio andato perduto, bisognoso di risposte.

E lui vorrebbe dargliele solo che non sa da quale parte cominciare.

La fissa intensamente, rincorrendo i mille ricordi passati, mettere insieme i pezzi e riordinare i pensieri.

Vorrebbe dirle tutto.

 

-Io...non so da dove cominciare-

-Ad esempio...dal perché te ne sei andato-

 

Eccoci al dunque.

Non ha resistito, non ha saputo davvero tenerlo dentro di sé.

 

-Oh no aspetta quello lo so, perché sei stato un codardo che ha messo incinta la sua ex e non ha avuto le palle di dirmelo così ha preferito scappare-

-E’ complicato-

 

Adesso anche lui si sta scaldando.

 

-Sai cosa non era complicato? Dirmelo...non me lo meritavo Damon-

 

E gli occhi carichi di dolore della donna che torna ad essere la ragazzina ferita di tanti anni prima gli stringono il cuore, perché è questo il motivo per cui lui non avrebbe mai voluto affrontarla. Per non vedere questo dolore.

 

-Non posso cambiare il passato-

-Certo...ovviamente questa è la classica risposta da te!-

-Cosa vuoi che ti dica che mi dispiace? L’ho fatto, ma cosa cambia?-

-No voglio che tu mi dica perché-

 

I toni si stanno scaldando troppo, parlano fitti a  bassa voce, ma iniziano a percepire sguardi curiosi intorno a loro e il livello di alcool nel sangue di Elena non le consentirà di reggere la calma ancora a lungo.

 

-Non è il momento-

 

Lei trattiene una risatina nervosa.

 

-Naturalmente, dopo 20 anni non è il momento…-

-Voglio dire...che vorrei parlare con te, davvero, ma non qui-

 

La puntella con quei pezzi di ghiaccio intenti a trafiggerle la carne e lei non è mai stata capace di scogliere il gelo dentro di lui, altrimenti non se ne sarebbe mai andato.

 

-La scelta è tua Elena…-

 

Quanto è stronzo, ancora oggi.

Lei fa una smorfia infastidita e poi infila la mano dentro al giubbotto di lui prendendolo in contro piede.

Tiene il cellulare nella tasca interna, proprio dove teneva il cerca persone e spippola sullo schermo.

 

-Domani sera sono sola a casa, passa da me-

 

 

 

***

 

 

1996

 

 

-Allora….-

 

Elena fa scorrere un dito lungo la linea scolpita delle clavicole di Damon, le trova bellissime e inspiegabilmente sexy.

Lo sta stuzzicando, un po’ per vendicarsi di tutte le volte che lui lo fa con lei, un po’ perché vuole il brivido del comando, di saperlo dipendente da lei.

 

-Domani sera...sono sola a casa-

 

Ma è pur sempre la timida Elena Gilbert che fa le proposte e poi si imbarazza da sola arrossendo, cosa che porta Damon a sentire premere parti del suo corpo contro i jeans e il sangue bollire nelle vene.

Si abbassa a mordicchiarle il lobo dell’orecchio mente la sente sospirare appena.

 

Tutta colpa di queste dannate divise da cheerleader che gli concedono un contatto diretto con la pelle esposta di lei, è passato a prenderla dopo gli allenamenti senza preavviso beccandosi pure un’infamata perché lei non si riteneva presentabile e lui le ha promesso di non portarla in posti pubblici.

 

E così sono finiti sul pontiletto del lago appena prima del bosco ad assaporare l’aria primaverile che colora il paesaggio circostante.

 

-Mm...stai per caso invitando il lupo a casa, cappuccetto rosso?-

-Tu saresti il lupo?-

 

Lo fissa divertita.

 

-Certo ragazzina, chi dovrei essere-

-Non sei così minaccioso-

-Ah no?-

 

Lui cruccia lo sguardo offeso.

 

-Il lupo fa paura...dovrei avere paura di te?-

 

Lei di contro addolcisce quel suo proverbiale sguardo da bambi, irresistibile per Damon.

E capisce quanto Elena gli sia entrata troppo sotto pelle per non sciogliersi per lei.

 

-No, sono io ad averne di te Elena-

 

Il mondo si ferma per l’intensità con cui lui ora la sta guardando, capisce perfettamente cosa intenda e questo la fa tremare appena.

Perché Elena si sta irrimediabilmente innamorando di lui senza poter controllare il bisogno crescente che ha dentro di sé e Damon non è uno che dà garanzie o certezze, si sente così libera con lui ma allo stesso tempo potrebbe scivolare via dalle sue mani in un istante.

E sa che ne morirebbe.

 

L’unica cosa che può fare per calmare i suoi demoni è alzarsi in punta di piedi e posare le sue labbra su quelle di Damon.

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!

 

Intanto grazie per le ragazze che hanno lasciato un piccolo commento, molto ben apprezzato!

 

Venendo alla storia, questo capitolo so che è breve ma dovevo interromperlo qui!

Damon ed Elena si ritrovano al famoso barbecue e parlano, lei cerca risposte sul passato convinta che solo sapendo tutta la verità potrà finalmente mettersi il cuore in pace.

Così decide di incontrarsi con lui in un momento privato, lontano da occhi indiscreti…vedremo cosa ne verrà fuori.

Intanto i due giovani Nadia e Alec continuano a conoscersi e piacersi, questo creerà problemi tra i genitori? Lo scopriremo!

 

Grazie ancora!

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quello che non ti ho detto ***


Quello che non ti ho detto.

 

 

Present day

 

Alec è partito -e quindi anche Nadia - per una gita di tre giorni con la scuola mentre il figlio minore di Elena, James, rimane a dormire da un amico perché stanno lavorando insieme a un progetto per il concorso di scienze e la consegna è vicina. Il padre di Mike è chimico e si è offerto di seguirli, da una settimana lavorano incessantemente agli ultimi ritocchi.

 

E così Elena si trova ad essere completamente sola per una sera, cosa assai rara per lei da quando è madre e moglie.

 

La pioggia non si è calmata, tutt’altro, e spera vivamente che Damon arrivi senza problemi. Non si sono dati un orario, si è limitata a rispondere alla sua chiamata verso pranzo in cui gli comunicava che dalle sei sarebbe stata disponibile e le ha tremata la mano mentre salvava il suo numero in rubrica.

Non ha mai avuto il suo numero di telefono.

Non ha nemmeno fame e si chiede se lui arriverà per cena, se nel caso gli dovrà preparare qualcosa e sta già entrando nella modalità madre-moglie apprensiva, troppo abituata ormai a mettere a tavola chiunque tra amici dei suoi figli e colleghi di Aaron.

 

La bravissima Signora Withmore, sempre elegante, gentile e accogliente.

Un brivido le corre lungo la colonna vertebrale, è vent’anni che è la Signora Withmore, ma adesso che le lancette scorrono e un ospite particolare sta per arrivare, torna ad essere la piccola Elena Gilbert.

 

Decide di farsi un bagno caldo appena rincasata, tanto lui non sarà mai puntuale e lei deve sciogliere le ossa infreddolite.

 

E mentre si asciuga con l’accappatoio intenta a scegliere cosa mettersi, proprio con la stessa tensione addosso della prima volta che seriamente lui la portò a cena fuori, i suoi occhi vagano sulla scatola di tessuto blu che sbuca dalla mensola in alto interna all’armadio, nascosta da alcune borse.

Prende una sedia dopo un attimo di esitazione e si decide a tirarla fuori.

 

Si siede sul letto, ancora con l’accappatoio addosso e i capelli, raccolti in una crocchia, appena inumiditi sulle punte che si incollano al collo e alla fronte.

 

Il suo cuore accelera un po’ mentre si accinge ad aprile la scatola in questione e riscoprirne, con un accenno di sorriso nostalgico, il contenuto.

Dai mille biglietti di concerti, cinema, quaderni pieni di “Damon&Elena4ever”, un’audio cassetta con l’etichetta “per soli intenditori” che gli aveva fatto lui per educarla alla vera musica, la maglietta famosa che le aveva prestato.

I vari scatti tra polaroid, rullini mai sviluppati, fototessere con le facce scocciate di lui; la collana che gli aveva regalato presa a quel mercatino nell’East River per cui aveva scalpitato le ore. Ed insieme altri oggetti di quel periodo, dal cerca persone ai vari diari segreti.

 

E si perde per un tempo indefinito nel dolce viale dei ricordi, sfogliando le pagine colme di buffi racconti tra amiche, di lamentele su “Damon è stronzo, sono follemente innamorata di lui, ho pianto tutto il giorno”. I commenti di Care come sempre i più belli: “se non rubano biciclette non ti piacciono, i bravi ragazzi sono fuori moda eh”.

Perché sì un pomeriggio che voleva portarla in giro per Central Park avevano pure rubato una bici.

 

Sospira profondamente quando sbuca lui, il biglietto incriminato portole da Stefan quel fatidico pomeriggio.

 

 

 

***

 

 

 

1998

 

Bussa ripetutamente alla porta dell’appartamento dei Salvatore, Elena si ritiene una persona paziente e discreta, ma quando il tuo ragazzo sparisce per due giorni inizi seriamente a preoccuparti. Soprattutto se non avete litigato, se avete passato il ballo di fine anno stretti e poi a fare l’amore, se alla cerimonia dei diplomi ancora ti sorrideva anche se un po’ ti sembrava strano e una vocina nella tua testa imputava la sua faccia al fatto che stai crescendo, al futuro che vi attende.

 

E invece, invece la faccia contrita di Stefan che la osserva sulla porta come un’anima in pena fa esplodere quel magone lì, al centro del suo stomaco.

Insieme ad ogni fantasia sul loro futuro.

 

Una lettera, tre anni insieme e solo una misera lettera.

 

“Elena, spero solo che un giorno mi perdonerai.”

 

E il resto lo ha fatto Stefan.

 

“Kathrine è incinta” “Los Angeles” “Ha litigato con nostro padre” “Non so se tornerà mai più” e una fila infinita di mi dispiace incapaci di arrestare il suo pianto e la sua ira.

 

E da quel giorno Elena è cambiata.

Si è indurita, incupita.

E quando ha conosciuto Aaron al college non ha avuto la forza di passare un altro calvario e ha ceduto alla sua troppo precoce richiesta di matrimonio, il giorno della laurea.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Presente day

 

 

Il suono del campanello la risveglia e realizza con orrore di essere ancora in accappatoio.

Dannazione.

 

Fuori sta diluviando non può lasciarlo lì tre ore, così si infila almeno la biancheria intima e getta l’accappatoio umido sul bordo del lavandino.

 

Grandioso Elena.

 

Si precipita al piano di sotto per aprire e calcolando il tempo che impiegherà a salire con l’ascensore fa in tempo a rimuovere il mascara da sotto gli occhi, mettere una canottiera, afferrare il cardigan grigio di lana, quello senza bottoni che usa per stare in casa, e per poco non ammazzarsi sulle scale mentre infila un paio di patetici pantaloni della tuta.

 

È solo quando apre la porta a Damon che realizza di essere, oltre che tragicamente struccata, pure scalza.

 

 

 

***

 

 

 

 

Ha corso come un pazzo per arrivare da lei verso le sei e mezzo, vuole tutto il tempo possibile a disposizione per parlarle.

Ha spostato appuntamenti, è partito con largo anticipo e se non fosse stato per questa pioggia incessante, sarebbe arrivato in orario.

 

Quando suona alla porta di Elena, con i capelli umidi e gocce fredde che scivolano lungo il volto, un brivido gli percorre la schiena.

È teso Damon e ha paura di rovinare quel poco che ci può essere ancora da salvare.

 

Il tratto in ascensore è interminabile e si domanda se anche lei sia agitata quanto lui.

Si domanda Damon come mai abbia voluto vederlo proprio a casa sua, dove sia suo marito, se stiano ancora insieme.

La fede al dito gli ha confermato di sì, ma perché allora lo ha invitato da lei?

 

Quando arriva davanti all’interno 6D deve prendere un profondo respiro e si accinge a suonare sentendo un trambusto provenire dall’interno.

 

Elena apre la porta e dalla sua faccia deduce che si stesse cambiando. Ha il volto arrossato, gli occhi puliti come piacciono a lui senza niente a renderli finti, i capelli appena umidi alle punte, raccolti e uno sguardo affannato.

 

Ed è scalza.

 

-Ciao-

 

Si raddrizza aggiustandosi il cardigan, ricordandosi che sotto ha solo una semplice canottiera bianca che mette in evidenza il suo seno e lo fa entrare.

 

Lui si guarda attorno circospetto accolto dal calore dell’ampio appartamento dai toni caldi e familiari, così da lei.

 

-Vai pure a finire di sistemarti-

 

Le fa un occhiolino e gli scappa un sorriso quando lei arrossisce e si defila rapida su per le scale.

 

-Metti pure la giacca lì, arrivo subito-

 

Certe cose non cambiano mai, anche il fatto che non sia mai pronta quando arriva lui.

 

Appende il giubbotto all’attaccapanni e nota una giacca da uomo.

Sulla mensola vicino all’ingresso nello svuota tasche ci sono alcuni spiccioli, vari mazzi di chiavi e una forte presenza maschile aleggia nell’aria soffocandolo, terribilmente a disagio dentro la vita di un altro che non sia lui.

Resta lì mentre la sente muoversi al piano di sopra e finalmente scendere.

Indossa le ciabatte, si è sciolta i capelli sistemandoli un po' anche se sono mossi e tiene in mano un asciugamano.

E lui non può non pensare che sia terribilmente bella.

 

Gli porge l’asciugamano e lui la guarda enigmatico.

 

-Hai i capelli umidi, ti ammalerai-

-Ehi, non sono mica un bambino-

 

Elena alza gli occhi scocciata, non ha ancora intenzione di litigare e così brucia le distanze tra loro aprendo il telo e portandolo sulla testa di Damon.

Con un tocco materno gli tampona la testa frizionando con l’asciugamano e lui resta lì a lasciare che per un attimo il tempo si fermi e loro due siano ancora loro.

Per un istante soltanto è la stessa ragazzina che si prendeva cura di lui tanti anni prima quando tutto era diverso.

E deve farsi della violenza per resistere all’impulso di alzare una sola mano e sfiorare la sua pelle, tornare ad assaggiarne la consistenza.

 

Ma Elena è di un altro e lui ha perso ogni privilegio, ogni possibilità di tenerla ancora tra le sue braccia.

 

-Ora va meglio-

 

Toglie l’asciugamano e scappa da lui perché sa quanto pericolosi siano i suoi occhi azzurri, un po’ più vibranti dell’ultima volta.

 

-Ti va un tè?-

-Se corretto con del bourbon-

 

Trattiene un sorriso anche se lui non può vederla perché lei gli da le spalle mentre si dirigono verso la cucina; inizia a mettere su l’acqua e tira fuori le tazze.

Lui si appoggia contro l’isola osservandola muoversi nel suo ambiente e si domanda che effetto debba fare essere il marito di Elena Gilbert.

Già perché a scuola la chiamano tutti la Signora Withmore, o Elena la mamma di qualcuno, ma per lui lei sarà sempre Elena Gilbert.

 

-Allora-

 

Si volta posando la scatola con le mille varietà di tè accanto a lui per fargli scegliere.

 

-Che prendi?-

-Non lo so....non sono tipo da tè-

 

Lei lo guarda di sfuggita.

 

-Lo so-

 

E afferra una bustina scegliendo per lui.

Dieci minuti più tardi sono l’uno di fronte all’altro, il grande orologio a pendolo del soggiorno che batte le sette e una tensione strana aleggia in cucina.

 

-Hai ragione Elena, non meritavi quello che ti ho fatto-

 

Lei alza gli occhi su di lui come colta alla sprovvista. Si stava quasi rilassando ma ora deve mettere su i guantoni e combattere.

 

-Perché Damon?-

-Questo...-

 

Lui si passa una mano tra i capelli.

 

-Non importa più ormai-

-Importa per me...-

-Ci siamo lasciati....io e Kathrine-

 

La sua faccia assume una espressione confusa non solo perché si odia nel provare un brivido di piacere ma perché non era la risposta alla domanda che ha fatto.

Allora le voci che circolavano erano vere.

 

-Beh...mi dispiace-

 

Lui beve un sorso di tè.

 

-Bugiarda-

 

Elena lo fulmina con gli occhi e torna sulla tazza di tè tra le sue mani.

 

-Ma ti ho chiesto un’altra cosa....capisco che fosse solo una storia tra ragazzini, ma per me era importante, ho il diritto di sapere perché te ne sei andato così-

-L’avevo messa incinta Elena, cosa dovevo fare?-

-Non andarci a letto ad esempio? Dato che fino a prova contraria la ragazza ce l’avevi-

 

Ecco che i toni iniziano a scaldarsi.

 

-Ho fatto una cazzata, avevamo litigato, io mi sono andato a ubriacare con Tyler e -

-Ah quindi è colpa mia? Io ti dico che vorrei iscrivermi al college per stare più vicina a te e tu ti arrabbi per questo e per punirmi ti fai la tua ex?-

-Oh Elena non fare la vittima, volevo spronarti a seguire la tua strada-

-Oh lo hai fatto credimi! Lontano da te!!-

-Feriscimi pure se ti fa stare meglio, ma non mi pento di questo!-

-Devi smettere di decidere per me, io volevo stare con te e la mia scelta includeva te perché ti amavo dannazione-

 

Adesso sta urlando, è rossa in volto e dopo tutti questi anni è a dir poco furibonda con lui, non solo per il tradimento, ma per aver scelto, come sempre, per entrambi.

Avrebbe voluto fare l’adulta, parlare dei vecchi tempi, magari ridendoci su. Cose vecchie tra ragazzini, dolci ricordi e invece con lui è tornata esattamente l’adolescente insicura con le emozioni amplificate e un’incredibile desiderio di vivere addosso.

Ed esattamente come allora litigano furiosamente.  

 

-Perché non me lo hai detto, perché sei scappato???-

-Ma cosa cambia? L’ho fatto, sono un codardo, me ne sono andato lasciandoti senza spiegazione, ho messo incinta la mia ex e l’ho pure spostata... Cos’altro vuoi sentirti dire?-

 

Elena resta in silenzio lasciandosi investire dal fiume in piena di Damon.

E davvero non sa fino infondo cosa voglia.

 

-Io..-

-Ti fatto un favore infondo...era solo una storiella tra ragazzini no!?-

 

Lui è ferito.

Lo vede da come gli occhi azzurri si allargano e il collo si tende e vuole ferirla a sua volta perché lo sa Elena che per Damon erano importanti loro due, anche se ha sbagliato tutto.

Vorrebbe solo sentirglielo dire.

 

-Sei ingiusto-

-Elena...niente di quello che ti dirò cambia le cose o può eliminare il male che ti ho fatto...-

-Perché mi hai lasciata?-

 

Lui rilassa i muscoli, non sa quando gli occhi di lei si siano riempiti di lacrime, o quando l’espressione prima furente sia mutata in una profonda tristezza, ma vorrebbe sprofondare pur di non vederla piangere ed Elena lotta con tutta se stessa per trattenere quelle lacrime.

 

-Per questo...perché non avevo il cuore di vederti così per causa mia-

-E andandotene cosa avr...-

-Elena se fossi venuto da te....non avrei mai potuto fare quello che dovevo....dovevo lasciarti e non sapevo come fare-

 

Lei abbassa lo sguardo ferito e trattiene un singhiozzo, lo sente da come gli trema la voce che Damon ha sofferto per la sua scelta e ancora oggi ne porta i segni tangibili addosso.

 

-Volevo la verità e l’ho avuta-

-Mi sono odiato per quello che ti ho fatto...io non ti avrei mai...-

-Hai scelto lei, quella sera potevi venire da me, potevamo-

-Lo so Elena! Credi che non abbia in tutti questi anni pensato ai mille modi in cui avrei potuto gestire tutto?? Ma io sono lo stronzo che non fa mai le cose per bene, che prende le decisioni sbagliate, che ti ferisce, che rovina tutto….e ci ho provato, ho provato davvero, e volevo tornare da te. Ma immagina il mio stupore quando ho visto che ti eri rifatta una vita-

 

Lei scatta come punta da una vespa.

 

-Cosa vorresti dire?-

Gli occhi azzurri di Damon si allargano appena, come intenti a trovare il coraggio di raccontarle quell’ultimo frammento di sé che probabilmente brucerà per sempre l’ultimo respiro di vita del loro rapporto.

 

-Ero tornato-

 

Un lampo irrompe nell’aria fuori dalle mura e salta la luce, mentre si sente in sottofondo i rumori di allarmi, clacson e la pioggia battente provenire dalla strada.

 

-Grandioso-

 

Damon estrae il cellulare e accende la torcia.

 

-Dove hai il generale?-

-E’ comune al palazzo, ma se non torna subito è perché è un black out...-

 

Elena va alla finestra della cucina e prova a vedere fuori, pure i lampioni della strada sono spenti.

 

-Prendo delle candele...-

-Ti accompagno-

 

Le fa un cenno col telefono e lei apre alcuni sportelli della credenza del salotto tornando in cucina.

Ne accende tre posandole sull’isola della cucina e poi si passa una mano tra i capelli, raccogliendo le forze per affrontare quell’ultimo ostacolo.

 

-Cosa vuol dire che eri tornato?-

 

 

 

 

***

 

 

 

2001

 

C’è un profumo di fiori d’arancio nell’aria, il tempore della primavera riscalda gli animi e il sole illumina la chiesa filtrando dalle ampie vetrate a mosaico.

 

Damon, contrariamente all’opinione di suo fratello, ha deciso di imbucarsi all’unico matrimonio che non avrebbe mai voluto che si celebrasse; quello di Elena con un altro uomo, un uomo che non sia lui.

 

In realtà lo sa da mesi, gliel’ha detto Stefan di sfuggita quando lui gli ha palesato che avrebbe fatto ritorno a New York, dopo che Kathrine ha perso il bambino le cose tra loro hanno cominciato ad andare male, l’ha spostata, gli è stato accanto in tutti i modi ma lei è diventata intrattabile e come se non bastasse ha voluto buttarsi sulla carriera di attrice e lui non ne può più.

Così alle parole “torno a casa fratellino” Stefan gli ha comunicato la lieta notizia e il mondo gli è definitivamente crollato addosso, non gli aveva più chiesto nulla di lei, ma da quando aveva fatto la bocca all’idea di tornare a casa l’aveva pensata più del solito e sì dentro di lui da qualche parte c’era una piccola speranza di poter recuperare qualcosa.

 

Una sciocca illusione bruciata in un istante, avvolta dalle fiamme della vergogna per averlo solo pensato.

 

E suo fratello gli ha impedito in tutti i modi di parlarle, di vederla; Elena è serena, felice e Damon non deve rovinarle la vita in altra volta .

E’ stata la cantilena che suo fratello gli ha rifilato non appena atterrato all’aeroporto.

Ma lui vuole sapere, vuole essere certo che non ci sia più speranza per loro due, che lei non lo ami più, che Elena sia andata avanti e non ci sia più spazio per lui nella sua vita.

 

Così, senza dire nulla a suo fratello, è arrivato in chiesa mettendosi infondo, quasi nascosto dalle varie decorazioni floreali.

 

Sa che è pericoloso essere lì e se qualcuno lo vedesse rischierebbe senz’altro di essere messo al rogo, ma ha bisogno di vederla.

Di vedere come ha rovinato tutto, come la ragazzina che amava adesso stia per sposare un altro.

Che poi, che fretta ha?

Ha 22, appena finito il college, per quale motivo si sposa di già?

Ci ha davvero messo così poco -4 anni- a dimenticarlo?

Forse le ha fatto un favore, forse Elena non ha sofferto così tanto, forse è giusto che lui rimanga davvero solo il suo ricordo di primo grande amore.

 

Eppure lui Elena l’avrebbe sposata.

Ma non può proprio biasimarla, è lui quello con una fede al dito e una moglie arrabbiata dall’altra parte del paese.

Bel modo per dimenticare Elena.

Ma Damon non ha avuto scelta, ha commesso un errore e si è comportato da uomo nell’affrontarne le conseguenze, o almeno ci ha provato.

 

E ora che se ne sta lì mentre il celebrante recita le parole di rito e prova a sbirciare lei che si alza e si mette di profilo, si accorge che la sua bellissima Elena, incantevole nel suo abito bianco, sta dando la sua vita ad un altro uomo come lui ha fatto con Kathrine.

E tornare è stato solo andare a cercare la felicità dove l’aveva perduta anziché guardare avanti e lottare per quello che adesso ha nella sua vita.

 

Gli sudano le mani quando finalmente viene posta la fatidica domanda, se qualcuno voglio opporsi a queste nozze e lui avrebbe tutte le intenzioni e le motivazioni per farlo, è proprio vero che l’amore è un fantasma che non puoi controllare.

 

Basterebbe una sola parola per attirare gli occhi di lei nella sua direzione, un colpo di tosse per porre fine a questa farsa.

Ma che diritto ha di rovinarle la vita di nuovo? Di impedirle ancora una volta di essere felice? Magari Elena gli è grata per averla lasciata libera o magari...tutte le supposizioni di questo mondo non serviranno a calmare il suo tormento, non l’ha lasciata andare perché non l’amasse, Dio la ama terribilmente anche adesso che sta sposando un altro e lui vorrebbe fare qualcosa, vuole riprendersela.

 

Fanculo le conseguenze, lotterà, ma vuole provarci Damon, non può vivere senza sapere che è ciò che lei desidera davvero.

Stavolta deve avere il coraggio di essere l’uomo che lei merita.

 

-Non ricordo di aver ricevuto telefonate che annunciavano il tuo ritorno-

 

Damon sobbalza e si volta alla sua destra dove suo zio si è posizionato lisciandosi la giacca.

 

-Ciao Ric-

-Perché devo sapere sempre le cose da tuo fratello?-

-Perché è più bravo di me con le parole-

 

Lui smorza un sorriso tenendo le mani giunte in grembo.

 

-Tempismo incredibile, proprio quando Elena si sposa-

-L’ho saputo mesi fa...sarei tornato comunque-

-E fammi capire...ti ha pure invitato? Cosa siete...amici di penna?-

 

Damon lo fulmina risentito.

 

-Lascia stare...lasciala Damon, stavolta non incasinare tutto-

-Non so di che parli, è stato quel bambino a staccare una decorazione dalla panca-

 

Alza le mani in segno di difesa e tenta di sviare il discorso.

 

-Damon tu hai fatto le tue scelte, lascia che lei faccia le sue...-

-Continuo a non capire-

-Vuoi dirmi che non stai pensando di intervenire? Per dire esattamente cosa? Per metterla in imbarazzo davanti a tutti?-

 

L’occhiata eloquente lo lascia amareggiato. Lo conosce bene e lui e Stefan sembra abbiano messo su questa specie di esercito della salvezza per Elena.

 

-Nessuno ti incolpa delle tue decisioni, io per primo penso che tu sia stato molto solido e...maturo nel gestire tutto, ma questo ha avuto delle conseguenze anche su di lei-

 

Continua a rimanere in silenzio Damon mentre la sente pronunciare convinta quel sì che gli stringe il cuore fino a strapparglielo dal petto.

 

-Ti ricordo che sono io tuo nipote-

-Ed è per questo che te lo dico, per proteggerti...perché lei non sceglierà te, non stavolta-

 

Ric ora lo guarda dritto negli occhi e lo sanno entrambi che ci sarà sempre una percentuale di incertezza in quello che ha detto.

Che forse, coi pianti, con la rabbia, l’odio per averle rovinato quel giorno, col tempo Elena potrebbe scegliere lui.

Ma la ferirebbe ancora.

 

Forse sono sempre stati destinati a dirsi addio.

E lui la ama abbastanza da lasciarla andare, solo verrebbe poterglielo dire un'ultima volta.

Un gesto, un segno ultimo del suo amore per lei.

 

Deglutisce e si mette le mani nelle tasche, lui non ha mai pianto non lo farà adesso.

 

-Puoi...puoi fare una cosa per me zio?-

-Certo-

 

Damon la guarda un’ultima volta e poi si volta uscendo dalla chiesa.

 

Quello che Damon non puo’ aggiungere ai suoi ricordi è lo sguardo di Elena che si volta verso la piccola bambina che le porge gli anelli e scorge di sfuggita una figura uscire dalla chiesa e venire inghiottita dalla luce intensa del primo pomeriggio.

Quello che Damon non sa è che il suo cuore si è fermato un istante, spegnendo il sorriso ampio ed emozionato quando una massa nera ha attirato il suo sguardo per una manciata di secondi, non sa che le si è bloccato il respiro, chiusa la gola, che le sue gambe hanno iniziato a tremare e la testa a girare.

Che si è chiesta così tante volte se fosse lui.

 

 E si è dovuta mordere un labbro fin quasi a ferirsi per tirarsi su e riprendere da dove si era interrotta, per nascondere quell’ombra di dubbio che di colpo ha velato gli occhi scuri, che non lo dirà mai a nessuno, per timore e vergogna, perché si è data della visionaria più volte e non sopporta più gli sguardi di tutti i suoi amici carichi di compatimenti vari, come se fosse un caso umano irrecuperabile.

 

Perché d’un tratto Elena ha smesso di piangere per gli altri più che per se stessa, perché non voleva più sentirsi dire che doveva andare avanti, ha iniziato a farlo per essere libera di soffrire in silenzio in un angolo remoto del suo cuore senza più sentirsi sbagliata per questo.

 

Ma questo Elena non glielo dirà mai.

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!!

 

Grazie mille per le dolcissime recensioni e per chiunque si sia fermato a dare una sbirciatina a questa storia!

In questo capitolo abbiamo la prima parte del confronto tra Damon ed Elena, l’atteggiamento adulto e civile è durato poco e i toni tra i due si sono subito riscaldati, facendo venire fuori un po’ di questioni. Apprendiamo che Damon ha messo incinta Kat, trasferendosi dall’altra parte del paese e sposandola, ma lei poi ha perso il bambino e lui, dopo un po’ di tempo, aveva deciso di fare ritorno scoprendo così che Elena sta per sposarsi.

 

E da quel momento Damon chiuderà definitivamente con lei fino ad ora.

Vedremo Elena poi come reagirà scoprendo che lui era presente alle sue nozze….

 

Spero ovviamente nei vostri calorosi commenti

Vi abbraccio

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cherry Hill ***


Cherry Hill

 

 

Present day

 

Le mani di Elena tremano nel tentativo di reprimere il conato di vomito, di resistere all’impulso di schiaffeggiarlo.

Sapeva di averlo visto in Chiesa e sa anche che tutto avrebbe potuto essere diverso.

Ma è inutile a questo punto fantasticare su i se e i ma, la realtà è un'altra, o meglio è sempre la stessa dove Damon, di nuovo, ha deciso per entrambi.

 

Sono tanti i pensieri che si accavallano nella sua mente e non sa come arrestarli, così scappa dai suoi occhi e si dirige verso la dispensa dove suo marito tiene le bottiglie di vino e prende un rosso corposo, come piace a lei.

Afferra due bicchieri dalla credenza, il cavatappi e torna da Damon posando tutto sull’isola. Lui la osserva agitarsi e trafficare col tappo temendo che da un momento all’altro possa tirargli la bottiglia dietro e così gentilmente posa la sua mano su quella di lei intenta a torturare il cavatappi.

 

Elena sobbalza evitando di guardarlo e respira a fondo lasciando che lui faccia al suo posto.

Tutto pur di evitare che la tocchi di nuovo, che accenda parti di lei che non devono essere accese.

Che devono rimanere silenti.

 

Lui riempie i due bicchieri porgendogliene uno e lei lo afferra bevendo un ampio sorso, sente quel suo sguardo del tipo "vacci piano" ma Damon attende paziente che Elena dica qualcosa.

 

-Non ti ho mai potuto ringraziare...per la pianta-

 

Tira un sorriso amaro fissando il calice che tiene in mano e ripercorrendo un vecchio ricordo.

H avuto il “delicato” pensiero di congratularsi con lei quando il fioraio le ha portato una piccola pianta a casa nuova qualche giorno dopo le nozze.

 

Un piccolo ciliegio con un bigliettino anonimo recitava "con l’augurio che da oggi tutte le stagioni siano le tue preferite" e non lasciava alcun dubbio sul mittente.

 

Le si era stretto il cuore e avrebbe voluto cestinare la pianta se solo Aaron non fosse entrato in quel momento costringendola a nascondere il bigliettino.

 

Non gli ha mai parlato di lui.

 

Un piccolo ciliegio.

Solo lui poteva regalarglielo, con quella frase soprattutto.

 

 

 

***

 

 

Marzo 1997

 

Elena si toglie dal naso un piccolo petalo bianco, anche se ne ha tanti altri addosso.

 

È distesa di fianco a Damon sotto un ciliegio in Cherry Hill a Central Park, piena di turisti intenti da assistere alla fioritura di quella parte del parco piena di ciliegi.

 

Stanno ridendo per qualcosa di stupido che lui ha combinato e lei osserva allegra lo spettacolo della natura sulle loro teste.

 

-La primavera è la mi stagione preferita-

 

Damon volge lo sguardo all’albero su di loro.

 

-Gilbert a te piacciono tutte…e in ogni caso non è la primavera-

-Ma che dici!-

 

Lui gira la testa verso di lei, accigliando lo sguardo.

 

-17 dicembre 1995, eri a casa mia a studiare chimica con Stefan e Caroline, ad un certo punto ha cominciato a nevicare e tu sei impazzita, iniziando a blaterare cose sulla neve, su quanto sia magico l’inverno-

 

Gesticola con le mani imitandola.

 

-Così io mi feci avanti dato che gli altri due non ti volevano portare fuori e ti accontenti pur di farti stare zitta-

-Ma che bugiardo, era solo per provarci con me-

-Ovvio, ma non potevo certo dirlo-

 

Lei ride divertita.

 

-Hai saltato tutto il tempo nella neve come una bambina...e io, in compenso, mi sono preso l’influenza-

-E’ vero! Sei stato male una settimana!-

 

Lui la guarda contrariato non capendo cosa ci sia da ridere, era stato davvero male tanto che Elena si era sentita così in colpa che era andata a trovarlo quasi tutti i giorni suscitando i sospetti di Stefan e Caroline.

 

-Non c’è da ridere! Parliamo del 4 luglio l’anno scorso...tu e il tuo modo adorabile di farmi capire i 10 motivi per cui amavi l’estate...inclusi i fuochi d’artificio, li amavi così tanto che mi hai quasi privato di un piede con un petardo-

 

Elena sgrana i suoi occhioni con fare innocente e scoppia a ridere.

 

-Non so se lo hai notato Gilbert, ma stare con te è una prova di resistenza!-

-smettila di fare la vittima....e comunque ho detto che mi piacciono non che sono le mie preferite...-

 

Lei ridacchia soddisfatta, ma qualcosa nello sguardo di Damon cambia, si fa improvvisamente più intenso, più vivo, mentre la osserva dritta negli occhi.

 

-Infatti è l’autunno-

 

Lei cruccia la fronte stupita.

 

-Questo autunno ti ho portata qua, come accade spesso perché so che ti piace la natura...e tu non hai detto una sola parola, sono rimasto stupito da come stavi in silenzio completamente calamitata da quello che ti circondava...niente salti, niente elenchi, solo il tuo sguardo rapito-

 

Elena adesso tende appena il collo per respirare, perché l’oceano limpido di Damon le sta rubando l’aria con la sua impetuosità.

Non si è mai sentita guardata così, con una profondità di sguardo che solo Damon ha.

 

-E poi ragazzina, hai i colori dell’autunno, all’apparenza freddi ma quando il sole tiepido filtra dall’aria umida e ti scalda, si vede quel sotto tono caldo color mogano nei tuoi capelli e i tuoi occhi sono più limpidi...-

 

Non sa perché le sue guance si scaldino arrossendo o perché il suo cuore batta un po' più forte, sente le labbra schiudersi e i respiri irregolari gonfiarle il petto ora che il suo Damon si è fatto più vicino e il suo odore pungente si mescola all’aria primaverile.

Che poi Elena si era pure dimenticata, per un istante, che fosse primavera.

 

Senza pensarci troppo si allunga, alzando appena il busto e raggiunge in fretta le labbra del suo ragazzo, bisognosa di quel contatto, di placare la sua sete in lui che la accoglie posandole una mano sul volto.

 

-Lo sai che ti amo vero...-

 

Lui la guarda felice.

 

-Spero non come ami le stagioni-

 

Elena sorride contro le sue labbra.

 

-No, solo come l’autunno-

 

 

 

***

 

 

 

 

Present day

 

Elena finisce il primo bicchiere.

 

-C’era questa corte aperta, interna al palazzo dove vivevo appena sposata...ed alcuni condomini proposero di risistemare il piccolo giardino per i bambini e io chiesi di poter piantare quell’albero...non poteva stare nel vaso sarebbe morto...così lo diedi al giardiniere che mi disse che lo avrebbe travasato, ma che non era il posto adatto, che sarebbe sicuramente morto-

 

Damon resta in silenzio mentre la osserva versarsi il secondo bicchiere, gli occhi lucidi e il sorriso nervoso non promettono bene.

Lui ha appena sorseggiato il primo, forse uno dei due dovrebbe rimanere sobrio.

 

-E ho pensato: beh se muore è proprio il simbolo della mia storia con Damon...una piccola creatura che ha un incredibile potenziale, ma cresciuta nel posto sbagliato-

 

Damon non è capace di dire una sola parola, se c’è una cosa che ha imparato nel tempo è che non bisogna mai contraddire una donna alterata.

Elena alza appena lo sguardo su di lui, come in attesa di sapere come finisce la triste storia dell’albero di ciliegio, o del loro amore.

Le scappa un sorriso amaro prima di proseguire.

 

-E invece…è sopravvissuto, è cresciuto e ogni primavera fiorisce. Una piccola Cherry Hill nel cortile di un palazzo… Ogni tanto ci passo, Earl, il portiere, mi fa entrare di nascosto e sto in solitudine lì, sotto il mio albero…-

 

Finisce anche il secondo bicchiere e cala uno strano silenzio scandito dalla pioggia.

Capisce quanto ci sia dietro a quella simbolica immagine del loro rapporto e capisce perché la sua voce sia appena irritata.

 

-Ma noi...noi non siamo quell’albero, vero?-

 

Finalmente gli occhi scuri lucidi, non sa se per l’alcool o per il profondo turbamento, trovano i suoi, tristi e addolorati.

Elena ora è completamente girata verso di lui, lo fronteggia, stanca come a implorarlo che decida lui ancora una volta perché lei non sa più che dire, che fare.

Come gestire il fuoco che si è riacceso dentro di lei.

Piccoli respiri strozzati, le labbra che si schiudono, il cuore che corre un po’ più veloce nel suo petto come non accadeva da anni ormai; allunga una mano verso la bottiglia, tutto pur di mettere a tacere i fantasmi che la stanno perseguitando, ma Damon è più veloce e la.

 

-Elena-

 

Gli occhi febbricitanti osservano la sua mano grande e tiepida stringere la sua, vorrebbe schiaffeggiarlo per questo, per avere ancora il potere di ustionarle la pelle.

E deve ritrarre quel contatto, è troppo presto, non è pronta e forse non lo sarà mai per farsi sfiorare da lui senza scottarsi.

 

-Ceniamo?-

 

Lui la osserva perplesso mentre si dirige verso il frigo e inizia a valutare il da farsi, lo ha appena inviato a cena pur di tenere le distanze da lui, di allontanarsi dalle sensazioni che entrambi provocano nell’altro.

Lo vede dalle spalle tese che è agitata, da come traffica ai fornelli, apre sportelli, afferra pentole e lui in pochi passi le è dietro facendola sussultare.

 

-Posso aiutarti?-

-Sì...puoi….puoi mantenere...ecco-

 

Quei due bicchieri a stomaco vuoto sono stati decisamente troppo, è leggermente stordita dal vino, da lui e dalle cose che si sono detti che si volta appena per poggiare sul piano della cucina la padella che teneva in mano, così giusto per evitare di colpirlo.

Cosa che le darebbe grande beneficio.

 

-Puoi apparecchiare-

 

E vorrebbe dirgli di smetterla di guardarla così tanto, così intensamente, di tenere le distanze e lasciarla respirare.

 

-Damon…-

 

Lo spinge appena di lato per superarlo e si passa le mani tra i capelli mentre arriva all’isola, e lui si volta confuso.

-Prepariamo la cena, mangiamo e le cose tra noi potranno….-

-Cosa? Diventare normali? Come due vecchi amici?-

-Proviamoci-

 

Elena trattiene un sospiro nervoso, esasperata dalla sua presenza ingombrante e deve fermare l’ansia che l’assale.

Quindi sì fingerà che Damon sia un vecchio amico e cucinerà al buio per lui, si siederanno a tavola, parleranno, mangeranno il sugo di zucca e salsiccia che ha intenzione di preparargli e dopo lo manderà via.

 

Così Elena tira fuori l’occorrente per apparecchiare e lo lascia impilato sull’isola in modo tale che Damon possa sistemarlo e si dirige ai fornelli, dove alla luce delle candele cucina per loro due.

E di nuovo un profondo silenzio scende tra loro, riempito dall’ormai familiare ticchettio della pioggia, dal rumore del gas dei fornelli, dal sugo che sfrigola e l’acqua che bolle.

Dai passi leggeri di Elena che si muove nella cucina evitando in ogni modo di guardarlo, ma è tutto un gioco pericoloso fatto di respiri, dell’aria mossa appena da lui che la sfiora per prendere i tovaglioli, o allunga una mano per aprire il cassetto delle forchette.

 

E continuano questo strano siparietto per tutta la sera, con domande causali su cosa facciano di lavoro, su Caroline e Stefan, su Bonnie e su tutto quello che non riguardi loro due e le domande in sospeso.

Gli scappa qualche battuta su come sia diventata un’ottima cuoca ed Elena deve trattenersi dal ricordargli quante cose lui non sappia più di lei, dato che ha scelto tanto tempo fa di non fare più parte della sua vita.

 

-Alec mi sembra un bravo ragazzo-

-Lo è infatti-

 

Elena toglie i piatti e li mette nell’acquaio per poi tornare a togliere le altre cose, aiutata da Damon.

 

-Bene, allora non dovrò fargli nessun discorso minaccioso-

-Senti da che pulpito-

 

Colpito, lui incassa il colpo in silenzio mentre poggia le ultime cose nell’acquaio ed Elena apre l’acqua per pulirsi le mani.

E Damon è di nuovo troppo vicino.

 

-Forse dovrei preoccuparmi io, che tua figlia non gli spezzi il cuore-

-C’è sempre questo rischio-

 

Il respiro di Damon contro i capelli è qualcosa di insopportabile, stringe il bordo del ripiano con le mani e si ravvia una ciocca di capelli pronta a fuggire di nuovo.

 

-Se ha preso da te, decisamente-

 

Elena si sposta ancora una volta tornando all’isola per togliere le tovagliette e scuoterle, in modo da riporle nella madia in legno.

Quando torna ai fornelli inizia a caricare la lavapiatti e Damon le porge un piatto.

 

-Faccio da me, non preoccuparti-

-Mi fa piacere, aiutarti…-

-No Damon io-

 

Lei si ferma, perché vorrebbe dirgli di spostarsi, di lasciarla in pace, di smetterla di starle così addosso.

 

-Elena…che ti succede?-

-Niente!-

-Stai scappando da quando ho messo piede in casa tua-

-Io non scappo-

 

E di nuovo, Elena si allontana dirigendosi verso l’unica cosa che pare calmarla e cioè il suo bicchiere da riempire, quando constata con amarezza che hanno seccato l’intera bottiglia.

 

-Ah no, e ora che stai facendo?-

-Sì va bene, scappo…scappo da te, non ti accorgi che non riesco…-

 

Contrae il volto in una smorfia di dolore tentando di reprimere le lacrime.

 

-Tu mi rendi difficile perfino respirare!-

 

Lo sa bene Damon cosa sta provando, cosa le sta succedendo perché è quello che sta vivendo lui adesso sulla sua pelle, più la vede gironzolare per la cucina, riempiendogli i polmoni col suo profumo, andando a disturbare sentimenti sepolti, colmando i suoi spazi vuoti.

Fa un passo verso di lei che indietreggia, poggiandosi contro il piano dell’isola.

 

-No...noi…io...smettila!-

 

Gli occhi azzurri, stanchi, la osservano risoluti, è fastidiosa la verità, come un sassolino che non se ne va alla scarpa per quanto tu la scuota e sta lì a ricordarti che più fingi che non ci sia, più ferirà la tua pelle.

 

-Elena…io adesso sono qui, non pretendo che mi perdoni, ma sono qui….se mi vuoi io sono qui, in qualunque modo tu voglia -

 

Le pozze nere si accendono nel buio, attraversate da un lampo di panico che le serpeggia sotto pelle da quando lui è tornato, quel senso opprimere di debolezza, di vulnerabilità che non le consente di sentire la terra solida sotto ai piedi tornano ad attanagliarle la gola.

 

-Cos…io… -

-Dimmi che cosa vuoi Elena…-

 

La voce bassa le ferisce la pelle più che avanza verso di lei e si impone con le sue richieste che la confondono.

 

-Io non lo so! So solo che ti odio, ti ho odiato così tanto che non credevo di avere più niente dentro di me e poi arrivi in città come se nulla fosse e io...io ero convinta, ero certa di …-

 

Si passa le mani sul volto, i capelli spettinati, il cardigan che scende leggermente sulla spalla destra mentre improvvisamente il suo corpo va in fiamme e ha paura di lui, ha paura perché davanti a lui non è la Signore Withmore, non può nascondersi dietro a uno stato civile, dietro a un cognome, è semplicemente Elena, quell’Elena di cui lei stessa si era scordata.

 

E Damon fa un altro passo, ma si ferma, non vuole violare alcuno spazio, toglierle la possibilità di scelta, farle tradire se stessa.

Si limita a guardarla triste e perso, desiderando di poter prendere su di sé le sue inquietudini, ma sa che non è possibile, sono solo sue e lei deve affrontarle.

 

-Di cosa?-

-Io...-

-Elena…-

 

Finalmente gli occhi scuri, sconvolti e tormentati, si alzano su di lui incontrando quei mari artici che l’hanno tante volte perseguitata, tante altre cullata e di cui lei si era quasi dimenticata.

E vorrebbe piangere, ma quella fitta allo stomaco, quel lampo di vita che è riacceso in lei, le fa muovere i piedi, uno, due, tre passi ed improvvisamente il mondo ha smesso di girare vorticoso e frenetico.

 

Finalmente Elena può respirare e lo fa solo quando trova la strada di casa, sulle labbra di Damon.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!!!

 

Perdonate il ritardo ma non sono stata tanto bene, comunque eccoci qua..

Come sempre ringrazio tutti coloro che hanno dato una sbirciatina alla mia storia un po’ folle e vi dico subito che questo è un capitolo un po’ di svolta.

C’ho pensato a lungo se far scattare la scintilla in questa situazione ma tutto portava troppo a questo punto e quindi sì, Elena beve troppo e tra il gigantesco bagaglio emotivo, Damon e il clima strano alla fine è come se si fosse spogliata della sua stessa pelle per riscoprire la ragazzina di un tempo….

 

Vedremo cosa accadrà da questo bacio!

 

Spero tanto in vostri commenti calorosi!

Baci

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** E' questione di distanze ***


E’ tutta questione di distanze

 

 

***

 

Quando le labbra di Damon si allontanano appena da quelle morbide di cui aveva dimenticato sapore e consistenza, per riprendere un filo di fiato, Elena si sposta da lui qualche centimetro di troppo sgranando gli occhi scuri ancora immersi nell’oscurità della sua cucina.

 

Ed è con un lampo di lucidità e vergogna che realizza quanto sta succedendo.

 

Preme le mani sul petto di Damon per allontanarlo, sconvolta, scappando dalle iridi ferite di lui, deve prendere delle maledette distanze.

 

Ed è un secondo quello in cui la pelle frizza, con un colpo preciso, sicuro, di quelli che si capisce che siano stati ponderati, attesi, studiati per vent’anni. Vent’anni in cui Elena ha immaginato mille volte nella sua testa come avrebbe potuto essere una loro conversazione, le sue giustificazioni, scuse.

Ha fantasticato sotto la doccia, mentre lavava i piatti, quando attendeva in fila alla cassa del supermercato o durante le noiose partite di baseball di suo figlio Alec.

Mille e mille modi, pensieri, discorsi, sue risposte ad effetto per ferirlo, per umiliarlo così come lui ha umiliato e ferito lei.

Una donna di quarant’anni e una rabbia covata per vent’anni.

 

E adesso tutto quel dolore ha preso la forma di uno schiaffo ben assestato, con la giusta dose di forza con la mano destra dove non porta anelli e non rischia di graffiarlo, di andare oltre.

Di rischiare che la sua offesa superi quella ricevuta.

 

Il tempo rimane sospeso, appeso a quel filo invisibile che li ha tenuti comunque uniti a mille miglia di distanza, nel corso del tempo, indistruttibile, impossibile da recidere. Come quel ciliegio che nonostante tutto è sopravvissuto, è cresciuto e fiorisce ogni primavera; una piccola pianta su cui non c’era da scommettere, eppure la vita ha trovato il modo.

 

L’amore trova un modo.

 

Ed Elena, ora che lo guarda attraverso le loro tenebre, quegli occhi chiari che l’hanno accompagnata nelle notti di pianti, ai compleanni dei suoi figli, nei suoi ricordi di ragazzina, realizza che lei per prima ha continuato a lasciare che quel flebile amore non si spegnesse. E la rabbia è stata incanalata ed espulsa attraverso quello schiaffo, lo vede Damon che come sempre rimane composto nel suo dolore, smuovendo appena la mascella e resistendo all’impulso di toccarsi la guancia pulsante.

 

Si rilassa appena Elena, vinta dalle troppe emozioni provate, lei che stava annientando tutto quello che la rendeva una ragazzina spensierata desiderosa di rotolarsi nella sabbia col suo fidanzato, le spalle scendono un po’, lo sguardo si intristisce e il petto è sempre più lento nel gonfiarsi, sembra quasi arresa Elena.

 

E Damon sospira, sa che questa distanza che ha ristabilito dovrebbe essere preservata, ma più guarda quegli occhi castani febbrili, più i suoi muri si frantumano e fa due passi per coprire quella distanza che forse brucia più della pelle su cui Elena ha sfogato vent’anni di silenzio e in modo più gentile ma rabbioso afferra il suo volto e la bacia di nuovo.

Lentamente, con dolcezza e malinconia, lasciando che Elena risponda al suo bacio, che si lasci andare, che scelga se scivolare nell’oblio con lui oppure chiuderlo per sempre fuori dalla sua vita. E continuerà a chiederlo finché lei non lo avrà cacciato a forza di schiaffi, perché lui ora non ha intenzione di andarsene in silenzio.

 

Ma Elena non ha mai saputo come non rispondere a quelle labbra, come rifiutare di lasciare fluire quel balsamo che allevia il cuore e culla le ferite e non sa nemmeno adesso, quando è sbagliato da morire quello che sta facendo, non sa come non cedere a lui.

Lascia che la baci, che irrompa nella sua bocca con la lingua, che le mani grandi trovino la sua pelle mentre si perdono tra i capelli, scendono lungo il collo a sfiorarle le clavicole, che trovino le spalle, il tessuto fine della canottiera mentre il cardigan scivola giù seguito dalla scia di baci che infiammano e accendono le sue cellule assopite e le sue stesse mani sfuggono al suo controllo ora che si posano sul petto di Damon, salgono lungo i bicipiti ancora scolpiti, forse meno vigorosi, mentre trovano i suoi capelli e lo tirano ancora di più contro di sé.

 

E tutti i sospiri, i singulti che salgono dalla gola e riempiono l’aria silenziosa, rotolano sulla pelle di Damon che respira caldo sul seno a cui si sta avvicinando; le mani che spostano i lacci della canottiera, incastrati tra le dita di lui che fatica ad ossigenare i polmoni quando sente le dita sapienti di Elena scivolare lungo la schiena fino all’orlo della maglia.

 

All’improvviso lo squillo del telefono di casa irrompe nell’aria facendo tentennare la foga di entrambi che sobbalzano, ma nessuno dei due sembra intenzionato a dare ascolto all’insistente suono fin quando non parte la segreteria telefonica e allora una voce sconosciuta risuona, obbligandoli a staccarsi.

 

-Salve sono il Dott. Ross chiamo dal New York Presbitherian Hospital…-

 

Prima che Damon possa dire o fare qualcosa Elena corre al cordless per afferrarlo prima che chiuda.

Si tira leggermente su una manica del cardigan e si ravvia i capelli quasi come se il dottore potesse vederla.

 

-Pronto???-

 

Damon si ricompone, attendendo qualche istante per poi raggiungerla, la vede di spalle nel buio del salotto che parla a monosillabi e alla fine chiude voltandosi con la faccia in preda al panico.

Il volto ancora affannato per l’intensa fame di baci di poco prima è disorientato e si guarda intorno confusa.

 

-Io ...io devo andare all’ospedale...devo..-

 

La vede muoversi verso le scale e salire su.

 

-Elena..-

 

La segue fino a quella che deve essere la sua stanza, bada poco all’arredamento e la osserva cercare un paio di scarpe ed infilarsele.

 

-Dove diavolo ho messo il cellullare?-

-Ehi-

 

L’afferra per un polso prima che esca dalla stanza.

 

-Mio figlio...James lo hanno ricoverato...è successo qualcosa con l’esperimento di chimica e io...io devo trovare le chiavi della macchina, la borsa e il cellulare...devo trovare anche la tessera sanitaria, quella la perdo sempre, incredibile…non la devo mai usare ma la perdo sempre-

-Elena-

 

La voce ferma di lui la scuote richiamando la sua attenzione, le lascia il polso toccandole il volto dolcemente.

 

-Prendi la borsa e il telefono, ti porto io in ospedale…-

 

Sbatte le folte ciglia due volte come per metterlo a fuoco e annuisce.

 

E per una frazione di secondo Elena vorrebbe suo marito.

Vorrebbe l’uomo che ultimamente trova ogni scusa per allontanarsi da lei, vorrebbe quello che sa dove tengono i documenti dell’assicurazione sanitaria, il codice di previdenza sociale, dove sono le chiavi di scorta dell’auto, quello che rimarrebbe controllato e saprebbe come comportarsi, a cui non deve spiegare nulla dell’esperimento di chimica.

 

Ma lui non c’è, deve affrontarlo da sola o almeno avrebbe dovuto se non ci fosse Damon adesso.

E questo calma per un attimo la tempesta di terrore che l’ha investita e lascia che lui la conduca gentilmente al piano di sotto, l’aiuti a trovare il telefono, la borsa, le dice che non servono i documenti per l’ospedale, se ha l’assicurazione loro trovano gli estremi con il numero di previdenza di lei, che può scendere perché lui andrà a parcheggiare l’auto così lei non perderà tempo.

 

C’è Damon che pensa a lei ed Elena ha meno freddo del solito, trema meno del solito e il suo volto pur preoccupato è come sostenuto dalla presenza silenziosa e precisa di lui.

 

Quando la portano alla stanza di suo figlio, Damon la attende in corridoio e la osserva abbracciarlo.

 

-Mamma-

-Ehi tesoro-

 

Il ragazzino di 13 anni circa ha una mano fasciata, lei gli accarezza i capelli mentre il medico le spiega che ha riportato solo delle leggere ustioni e che l’altro ragazzo - Mike -è nella stanza accanto col padre; il medico pediatra conosce le reazioni dei genitori e si perita a spiegarle che il padre di Mike è stato attento, ha fornito loro l’attrezzatura di protezione giusta, che deve essere tranquilla perché non è nulla di grave.

 

Elena non ha intenzione di arrabbiarsi con un altro genitore, soprattutto se sa che è stato prudente, sarebbe potuto accadere anche a lei.

Cerca di mantenere il controllo.

 

Si ripete queste cose mentre osserva suo figlio e cerca il cellulare per chiamare qualcuno.

Probabilmente suo marito di cui Damon ignora tutto, dove sia, che lavoro faccia, se sa che sua moglie si è fatta prendere dal suo primo amore nella loro cucina.

 

Trattiene tutto mentre la osserva muoversi come una trottola, andare nella stanza accanto e parlare con l’altro genitore che ha il figlio leggermente ferito, mentre prova a mantenere la calma e non farsi prendere dal panico.

 

-Mi dispiace Elena sono mortificato-

-Lo so non ti devi scusare il medico mi ha spiegato-

-Sono stato attento coi ragazzi...io-

-Ehi non ti preoccupare-

 

Vede la sua dolce Elena, compassionevole come la ricordava, abbracciare l’uomo e poi dopo aver salutato il ragazzo nel letto esce in corridoio passandosi le mani sul volto.

 

-Ehi-

-Sta bene...ha solo una...una lieve ustione ma...il medico dice che posso portarlo a casa, devono prescrivermi le medicine e portarlo in ambulatorio tra cinque giorni per le medicazioni-

-Bene-

-Devo...credo che ci siano dei documenti da compilare ma...non voglio lasciare James-

 

Damon mette un dito sotto al suo mento per sollevare gli occhi su di lui.

 

-Facciamo così, tu stai con lui e io sento quella gentile infermiera alla reception se può darmi i fogli così te li porto, ok?-

 

Lei annuisce e sospira,

 

-Grazie-

-Vai da tuo figlio-

 

La guarda entrare nella stanza e poi si dirige dall’infermiera pronto a sfoderare tutto il suo fascino, intanto prende il cellulare e chiama sua figlia che ovviamente non risponde.

Così le lascia una nota vocale.

 

-Ciao tesoro, è il tuo tecnologico papà, chiamami domani così mi racconti come è andato il viaggio…anche se preferirei un messaggino di conferma già stasera….ti voglio bene-

 

Invia la nota davanti all’infermiera che lo guarda sognante da dietro il bancone della reception.

 

-Salve-

-Come posso aiutarla?-

 

Poco più tardi porge ad Elena la cartella coi documenti e attende che la compili.

 

-Ho detto a James che sei un amico di famiglia e mi hai fatto la cortesia di accompagnarmi-

 

Evita di guardarlo, un po’ imbarazzata.

 

-Mm, mi sembra abbastanza vero-

 

Adesso Elena lo guarda storto e lui non può che sorridere, è la conferma che è più tranquilla adesso se può perdere tempo a fulminarlo.

 

-Ok, avverto l’infermiera che siamo pronti ad andare-

 

Una volta ricevute tutte le prescrizioni mediche, Damon aiuta il ragazzino a scendere dal letto mentre sua madre da gli ultimi documenti al medico.

 

-Ti sei preso uno spavento vero tesoro?-

-Beh io-

-Tranquillo, adesso passa tutto-

 

Damon la osserva, grattandosi il capo.

 

-Allora James...deve essere stata una figata di esplosione-

-Damon!-

 

Elena lo rimprovera con la sua tipica espressione contrariata, vuole terrorizzarlo ancora?

 

-Oh smetti di giudicarmi, guardiamo il lato positivo-

 

Il ragazzino, un po’ impacciato osserva sua madre di sottecchi e poi Damon di sfuggita, lei si avvicina a James e lo aiuta a mettersi le scarpe.

 

-E’ stato un vero esperimento! E non è un esperimento di chimica senza il botto-

-E’ vero mamma...vedessi come ha iniziato a bollire e poi, bum!-

 

Lo sguardo un po’ confuso e spaventato di suo figlio si accende di adrenalina ed entusiasmo mentre si avviano per il corridoio.

Ed Elena capisce cosa voglia fare Damon, questo le ruba un sorriso nascosto, piccole distanze che si bruciano anche senza toccarsi.

 

Il suo cellulare squilla ancora e lei si fa un po’ indietro lasciando più avanti Damon e James che parlano.

 

-Ehi, si lo hanno dimesso adesso lo porto a casa...no, non ti preoccupare il medico ha detto che sta bene, va solo portato tra cinque giorni a cambiare la medicazione, può darsi che avrà un po’ di febbre...si certo te lo passo-

 

Elena abbassa il cellulare.

 

-James, papà vuole parlarti…-

 

Porge il cellulare a suo figlio che sorride e afferra il telefono mentre Damon indietreggia.

 

-Papà...si sto bene, vedessi che esplosione-

 

Elena sorride e gli accarezza i capelli, voltandosi appena indietro per guardare Damon che li segue con discrezione.

E si sente in imbarazzo, per Aaron al telefono, per averlo trascinato all’ospedale, probabilmente si sentirà fuori luogo adesso, ma lei proprio non avrebbe saputo come fare senza di lui.

 

Arrivati alla macchina, Elena sale dietro con suo figlio che continua imperterrito a spiegare ad entrambi come sono andate le cose fin quando d’un tratto non crolla addormentato sulla spalla di sua madre, sfinito dall’adrenalina e dalla scossa emotiva di quella serata.

Esattamente come Elena, troppe emozioni, eventi, troppo turbamento dentro e fuori di lei per non sentire arrivare la stanchezza tutta insieme, e lascia che il silenzio dell’auto la culli per un po’ mentre osserva Damon, quasi di nascosto, che guida senza muovere un muscolo.

 

E pensa al fatto che Damon non è mai stato uno di quelli che ti consola con frasi d’effetto, o che ti asciuga le lacrime, che parla coi medici o presenzia alle riunioni di condominio.

Damon distrae un ragazzino spaventato che si vergogna ad ammetterlo, descrivendo l’aspetto figo un incidente.

Damon è il tipo che ti dice di non preoccuparti e sistema le cose a modo suo -magari flirtando con l’infermiera - che si muove silenzioso, che prende decisioni senza consultare, che usa mezzi che lei non condivide pur di proteggerla, di tenerla al sicuro, anche finendo con lo spezzarle il cuore.

 

E’ tutto l’opposto di suo marito, di ciò che di sicuro e accogliente ci sia in un buon marito, eppure.

Eppure lei non si sentiva così viva da tanto tempo e tutto questo per un uomo che non è quello giusto, che non è più il suo.

Un uomo che tutto e tutti le imporrebbe di tenere a debita distanza, una distanza che lei non è mai stata capace di tenere.

 

Quando parcheggiano, Damon scende e apre lo sportello dal lato di James.

 

-Lo prendo io-

 

Elena annuisce, non avrebbe proprio saputo come fare da sola, così in silenzio, con Damon che porta in braccio il ragazzino, arrivano in casa e lei lo guida fino in camera dei ragazzi dove lascia che lui la aiuti a cambiarlo.

Una volta spente le luci, Elena chiude la porta ed entrambi tornano in quello stesso salotto in cui è tornata la corrente, togliendo l’oscurità in cui stavano lasciando emergere i fantasmi del passato.

 

-Grazie di tutto...non..-

 

Si passa una mano tra i capelli sospirando.

 

-Non c’è di che...dovresti riposare anche tu, non credi?-

-Già ma...rimarrò sveglia nel caso in cui lui si agiti o si svegli…-

-Elena-

-Sto bene-

 

Alza le mani in segno di difesa e poi si avvia verso il salotto.

 

-Starò sul divano non ti preoccupare-

-Resto con te-

-No Damon...tu-

 

Lui fa due passi verso di lei che si blocca sul posto, possibile che averlo attorno la scombussoli tanto? Deve tenerlo a distanza, è tutta la sera che se lo ripete.

 

-Non mordo Elena-

 

Lei lo osserva sottecchi, trattiene il fiato come per paura che anche solo respirando possa combinare qualcosa, come correre tra le sue braccia e piangere e sarebbe così inopportuno.

Come se quello che è successo qualche ora fa, tra i baci e lo schiaffo non fosse abbastanza.

Non ha paura di lui, ma di se stessa.

 

-Lo so...preparo della camomilla-

 

Lo supera sparendo in cucina e lo sente dietro di lei.

 

-Tu...em...tu siediti…ti prego-

 

Alza le mani e sospira, lasciandola fare e va a sedersi sul divano mentre la attende, sa che è agitata, stanca e totalmente incapace di rispondere di se stessa.

Ma lui vuole soltanto starle accanto, nel suo modo un po’ contorto e goffo.

 

Poco più tardi sono seduti sul divano, con qualche distanza di sicurezza, che fissano le tazze fumanti poste sul tavolino da caffè.

 

-Lo so che sei preoccupata, ma devi dormire, domani avrà bisogno di una mamma riposata ed energica che si occupi di lui, e che rassicuri il resto della famiglia, quindi Elena adesso ti togli le scarpe, ti sdrai e io rimarrò a vegliarti finché non ti addormenti-

-Ma-

-A meno che tu non voglia andare spontaneamente nel tuo letto-

 

Elena cruccia lo sguardo come una bambina capricciosa.

 

-Che c’è? In quindici anni ho imparato qualcosa sull’essere genitori-

 

Le scappa un sorriso.

 

-Avevi un tono credibile-

-Ehi, io sono sempre credibile, devi vedere quando mi arrabbio sul serio con Nadia come correi in camera sua-

-Come no...è noto che i padri siano molto accondiscendenti con le figlie-

-Bè potrei concederle molte cose ma...quando c’è da essere severo lo sono, ricordo ancora la prima volta che l’ho sgridata fino a farla piangere-

 

Elena lo osserva in silenzio, forse non è l’unica ad essere cresciuta, Damon è sempre Damon, ma è anche un padre e un uomo che si prende cura di sua figlia, che le rimbocca le coperte la sera o fa la spesa.

Che presenzia all’incontro genitori-insegnanti in una giacca troppo seria e brontola perché non c’è dell’alcool decente al buffet di benvenuto.

E le si stringe il cuore a pensare che sa così poco di lui, dell’uomo che è diventato, troppo intenta a vedere solo il ricordo del ragazzo che amava e che l’ha ferita.

 

Vorrebbe conoscerlo questo nuovo Damon, quello che senza battere ciglio si è preso uno schiaffo e lei è stato accanto tutto il tempo, che adesso le lascia il suo spazio, che resta in silenzio a sostenerla.

 

-Raccontami-

 

Con la voce quasi rotta dalle lacrime di stanchezza accorcia quella distanza chiedendogli di aprirsi, di condividere un pezzetto di quei lunghi vent’anni, di colmare le troppe lacune e dopo un istante di esitazione in cui le iridi azzurre si perdono in lei, lo osserva poggiarsi allo schienale del divano e ripercorrere le prime volte di Nadia.

Lo ascolta parlare, mentre sorride o si rabbuia a seconda dell’aneddoto, lo osserva, scruta le piccole rughe attorno agli occhi chiari, il tono calmo e profondo.

 

Nemmeno si accorge di aver quasi finito la camomilla, di essersi appallottolata su un fianco sul divano, con un braccio posato contro lo schienale e la testa sostenuta dalla mano; e lui le parla sfiorandole casualmente un ginocchio, o allungandosi per raggiungere una ciocca da spostarle dal volto mentre lei trattiene una risata quando le racconta di come sia caduto dalla bici mostrando a Nadia come si pedala senza le rotelle.

 

E la stanchezza fluisce lungo i muscoli di Elena più che si rilassa cullata dalla presenza di Damon, non ci vuole molto per far sì che lei posi il capo contro il cuscino del divano e lui le afferri gentilmente le gambe per fargliele distendere su di lui, mentre la guarda addormentarsi.

 

-Buonanotte Elena-

 

Le toglie la tazza dalle mani, si alza leggermente per farla distendere ma lei lo afferra nel dormiveglia.

 

-Non mi lasciare-

 

Damon si blocca proprio sul punto di posare le sue gambe e sposta l’attenzione su quella mano che tiene la sua maglia e gli occhi socchiusi supplichevoli, come una bambina che ha paura del buio.

Sorride appena e si siede di fianco a lei lasciando che Elena posi la testa sul suo petto e lui la avvolga dolcemente accarezzandole i capelli.

Adesso non gliene importa di mantenere le distanze, o forse non le ha mai volute mantenere.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!

Perdonatemi il ritardo, spero che ci sia ancora qualcuna disposa a leggermi!!!

Innanzitutto grazie mille alle ragazze che mi hanno recensita e grazie a chiunque abbia letto la mia storia, per me è importante sapere cosa ne pensate!

 

Venendo alla storia, abbiamo lasciato i nostri Damon ed Elena nel presente, nel post bacio folle nella cucina di casa di lei, dopo la loro strana chiacchierata nel capitolo precedente e vediamo che le cose si scaldano in modo pericoloso.

Entrambi si portano dentro tante cose mai espresse, che covano da sempre e l’unico modo in cui riescono ad esprimere tutta la frustrazione e il turbamento è in modo fisico, tanto nei baci quanto nello schiaffo che lei si teneva dentro da tempo.

 

Ma il tutto viene interrotto dall’incidente di suo figlio, un momento che serviva per ripristinare l’ordine e per dare la possibilità ad Elena di guardare Damon non sono per la rabbia e l’odio, ma in tutto ciò che è diventato e prova sensazioni contrastanti scoprendo che ha molte più sfaccettature del ragazzo che ricordava. Che il tempo può cambiarci e la vita, l’essere un padre come lei è madre, hanno plasmato certi suoi tratti.

Attendo speranzosa i vostri commenti!

 

Baci

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Indovina chi viene a cena ***


Indovina chi viene a cena

 

Sono passate due settimana dall’incidente, dalla sua serata surreale con Damon, dal loro bacio che ancora adesso le brucia sulle labbra soprattutto quando suo marito, talvolta, vi poggia contro le sue.

Quelle poche volte che ancora cercano il contatto dell’altro.

 

Non lo ha più visto – Damon - le ha scritto solo due volte per sapere come stava James, e le ha fatto così strano. Lei e Damon si sono amati quando i messaggi erano scritti su bigliettini, quando le telefonate si facevano al fisso di casa con le corse per rispondere prima di sua madre o suo fratello.

Invece oggi è tutto veloce, tutto immediato. Non esiste più quell’attesa carica di speranza, la pazienza nel veder costruire un rapporto; oggi è tutto così troppo e subito che i ragazzi si bruciano l’amore tra le mani senza nemmeno accorgersi, giocano a fare le coppie già sposate senza nemmeno darsi il tempo di crescere e conoscersi, non c’è più la voglia di veder fiorire il rapporto.

Per questo ripete sempre ad Alec di non stare fisso su whatsapp, di cercare la persona che gli piace senza l’angoscia pressante che lei risponda.

Ma suo figlio ha 15 anni, e tutto questo non lo capisce guidato come è solo dall’istinto; ha ancora tanta strada da fare.

 

Certo whatsapp ha pure i suoi vantaggi, il gruppo con Care e Bonnie consente loro di essere in contatto diretto con l’amica che ora si trova in Europa e non vedono l’ora che torni per Natale.

 

E mentre si perde nei suoi mille pensieri non da molta considerazione all’amica che le sta parlando a macchinetta da circa mezz’ora.

 

Sono a casa di Caroline e Stefan, dove stanno organizzando, come ormai da tutta una vita, la cena per Halloween da tradizione; passano insieme praticamente tutte le festività di solito a Natale e per il ringraziamento gli raggiungono Bonnie, con qualche nuovo fidanzato, suo fratello Jeremy con sua moglie Anna e i due bambini.

E lei è particolarmente agitata perché quest’anno ci saranno pure Damon e Nadia, e spera non Kathrine; dovrà presentare Aaron a lui e dovrà dire a suo figlio che il fratello di quello che considera praticamente uno zio, è il padre della ragazza che gli piace.

Tra l’altro proprio dopo cena i ragazzi andranno a una festa di un loro compagno di classe e lei non vuole pensare all’imbarazzante momento in cui ce li accompagneranno.

 

-Terra chiama Elena-

-Come?-

 

Si volta verso Care che la osserva un po’ perplessa, col suo grembiule arancione pallido pieno di fantasmi disegnati sopra, esito di una delle tante creazioni scolastiche dei suoi figli.

 

-Se continui così di quella zucca non ne rimarrà niente-

 

La donna abbassa gli occhi scuri sulla grande zucca che l’amica le ha dato da scavare e si accorge di aver quasi portato via tutta la buccia.

 

-Beh la useremo per l’impasto della torta-

 

Caroline prende la ciotola dentro cui Elena stava mettendo la polpa e poi la guarda di nuovo.

 

-Senti Elena…penso che dovremo parlare dell’ospite…speciale-

-Fa parte della famiglia, non c’è niente di cui parlare-

-Ehi, non abbiamo più 15 anni, possiamo affrontare l’argomento con serenità?-

 

Elena sospira a fondo e poi si sciacqua le mani per procedere all’apparecchiatura della tavola.

 

-Io sono serena-

-Oh ti prego, mi sembra di essere tornata a quando vi beccai a baciarvi nella cantina di questa stessa casa….-

 

Elena sbianca, tornando a sentirsi esattamente l’adolescente emozionata per la sua relazione clandestina con un ragazzo che andava già al college, nonché fratello del suo migliore amico.

La bionda, invece, si concentra sugli ingredienti da mettere insieme per fare la torta di zucca e quasi con leggerezza ripensa al momento in cui, durante la cena del Ringraziamento, i due erano spariti a prendere una bottiglia di vino e lei era andata a cercarli, trovandoli avvinghiati contro il muro angusto e umido della vecchia cantina.

 

Sorride tra sé ripercorrendo quei vecchi ricordi e d’un tratto un lampo attraversa gli occhi azzurri che si alzano sull’amica.

 

-Di un po’ ….tu e Damon vi siete parlati? A parte al barbecue…-

 

La faccia di Elena perde colore e gli occhi marroni iniziano a vagare colpevoli mentre si dirige verso la sala da pranzo con la tovaglia.

 

-A cosa ti riferisci?-

 

Caroline posa la farina sul ripiano dell’isola e si passa le mani sul grembiule raggiungendo l’amica che apre la grande tovaglia e l’aiuta a stenderla.

 

-Parlo di te e Damon, Elena….sei strana, rispondi in modo confuso…era tanto che non ti vedevo così-

-Beh no io…. Noi-

 

In quell’esatto momento il cellulare di Elena, posato sul mobile con sopra gli alcolici proprio alle spalle di Caroline, inizia a squillare e la donna si volta allungandosi a prenderlo per passarglielo.

Ed è allora che scorge il nome di Damon lampeggiare sul display, assumendo un’espressione indecifrabile mentre lo porge all’amica che invece la guarda confusa.

 

-Prepara una scusa bella grossa per avere il suo numero memorizzato in rubrica-

 

Elena afferra il telefono posato dalla bionda sul tavolo e sospira mentre la osserva dirigersi a prendere i piatti.

Perché le sue mani tremano così?

 

-Pronto?-

 

Che cavolo la chiama? E perché si sente così in difficoltà?

 

-Ehi, ciao….-

-Ciao-

-Em…senti ho…io avrei un dubbio e non sono bravo per queste cose-

-Di che si tratta?-

 

Com’è che adesso sembrano due amici a darsi consigli per i regali di Natale?

 

-Vedi ecco dubito che Nadia sappia che Alec è tuo figlio e che tu sei sua madre e che loro, noi…cioè non vorrei proprio farle una sorpresa che non so quanto gradirebbe e…-

 

Elena respira rilassandosi, hanno avuto il solito pensiero solo che Damon ha avuto la decenza di cercare davvero di parlare con sua figlia mentre Elena, da solita incapace quale è, avrebbe messo Alec di fronte al fatto compiuto, finendo per farsi odiare definitivamente da lui.

 

-Giusto ecco, anche io ci stavo pensando-

-Sei sicuramente più brava di me a capire come fare-

-Oh, su questo non ci giurerei…-

-Che poi alla fine potremmo anche ignorare la cosa-

-Ah sì e in quale modo? Sanno che sappiamo che sono i nostri figli, cioè…ecco Alec sa che sei il padre di Nadia, ma non sa che sei il fratello di Stefan…è difficile-

-Te l’avevo detto, come glielo diciamo?-

-Non lo so, non ho ancora pensato….anche perché si domanderanno da quanto lo sapevamo e sarebbero in ogni caso discussioni-

-Dannazione, non ci avevo pensato-

-Non puoi mica dirle “ehi sai, il tipo con cui esci è una sorta di cugino acquisito”-

-Beh ma non potevo immaginare che tra tutti i ragazzi…-

-E tra tutte le ragazze della scuola…-

-Si sarebbero piaciuti proprio loro due-

-In qualche modo dobbiamo fare-

-Mi farà una lista di cose da non dire-

-Da non chiedere-

-Da non fare-

-Ci diranno di non metterli in imbarazzo-

 

Elena gioca con una ciocca di capelli mentre passeggia nella sala da pranzo senza nemmeno accorgersi di Caroline che è arrivata a posare i piatti sulla tavola.

 

-D’accordo, facciamo così…diciamogli che…abbiamo scoperto questa cosa da poco, perché Stefan mi ha detto che eri tornato in città con tua figlia e parlando è venuto fuori che si chiama Nadia e che frequenta la stessa scuola di Alec e così abbiamo collegato le cose, tu ovviamente farai il discorso inverso a Nadia-

-Mi sembra possa funzionare-

-Ci crederanno…insomma, Alec mi tratta sempre come se ci mettesi mille anni a capire le cose-

-Solo perché ai nostri tempi i cellulari non c’erano, o almeno non si usavano quanto adesso-

-O il computer-

-Come se soffrissi di qualche malattia senile che rallenta le mie capacità di apprendere-

 

Elena scoppia a ridere inaspettatamente, i figli sono davvero tutti uguali e le fa strano fare questi discorsi da genitori proprio con lui.

Si sente meglio però, anche se la parte dei ragazzi pare abbastanza sistemata, rimane il grande elefante nella stanza chiamato “marito”.

 

-Sai che andranno a una festa dopo cena?-

-Si quella di Chuck Prasbie-

-E’ un tipo affidabile? Insomma più tipo me o tipo Tyler Loockwood?-

-Non mi sembra positivo in nessuno dei due casi-

-Sottile, davvero-

 

Lei si lascia sfuggire una piccola risata.

 

-Suo padre è il CEO della Prasbie Inc., vanno sempre a giro con le guardie del corpo-

-Quindi è Tyler Loockwood, un tipo con un sacco di soldi che fa feste esagerate-

-Ma con guardie, quindi adulti, sempre presso di lui-

-Non mi fa comunque stare tranquillo-

 

Elena sorride appena contro il telefono, perché questo Damon premuroso e paterno le scioglie qualcosa dentro.

 

-Elena devo per caso fare tutto da sola?-

-Quello è il Generale?-

-Sì, è proprio lei-

-Beh allora ti lascio, altrimenti sono sicuro che stasera mi darà la colpa di tutte le cose che non andranno bene a cena-

-Lo farà comunque-

 

Stavolta è Damon a ridere leggero.

 

-Allora…a stasera-

-A stasera-

 

Elena chiude e rimane per un istante ad osservare il cellulare fin quando l’odore dolciastro del profumo di Caroline non la risveglia, trovandosela a un palmo di naso.

 

-Allora? Cosa devi dirmi?-

 

Sospira a fondo, sa che almeno una parte della storia dovrà raccontargliela.

 

 

***

 

Pomeriggio.

 

“Hai saputo immagino”

“Ho saputo…e…non hanno ancora inventato un’emoji in grado di rendere la mia espressione”

“Sei la nipote di…beh”

“Zio Stefan, dimmi che non lo chiami zio O_O”

“Certo che lo chiamo zio….praticamente da quando sono nato”

“Odio tutto”

“Vestiti da Mercoledì Addams…lei odia tutto e tutti da sempre”

“Ora vorrei poter uccidere qualcuno, tipo i nostri genitori”

“Cos’è siamo tipo…cugini?”

“Ma non davvero!!!!!!!! Come ti viene in mente???”

“Eh scusa sono molto turbato”
“Scusa te….insomma, capisco che questa cosa faccia impressione”
“Impressione è riduttivo, sono davvero idiota….fai pure Salvatore di cognome, come ho fatto a non collegare”

“Questa cosa ti mette tanto a disagio?”

“Che tu padre è il fratello di zio Stef?”

“Sì”

“Molto”

 

Nadia fissa la risposta di Alec nella loro chat su whatsapp rimanendo con un dito sospeso sulla tastiera, mentre quel “online” la fissa come l’occhio di Sauron. Sospira a fondo e si lascia andare sul letto.

 

Odia suo padre, odia la madre di Alec. Non può credere che in quindici anni sia lei che Alec non sapessero dell’esistenza dell’altro, lei ha sempre saputo dei suoi cugini d’altronde solo loro sono parenti, ma è assurdo che Alec ignorasse che Zio Stefan avesse un fratello e che i loro genitori quindi si conoscessero da tutta una vita, anche se a detta di suo padre non si vedevano da quando lui è andato a vivere a Los Angeles…adesso capisce perché al barbecue dei Finn stavano parlando fitti fitti.

Proprio ora che le cose andavano così bene doveva crearsi questa cosa troppo strana.

 

Saranno a cena insieme con i loro genitori, decisamente troppo presto da gestire, e dopo avrebbero dovuto trovarsi alla festa. Aveva un super vestito da infermiera insanguinata, idea rubata da The vampire diaries, danno giusto ora le repliche della prima stagione e le sembrava perfetto, insomma a lei non sta certo come a Nina Dobrev ma poteva andare, un po’ meno scollato del suo dato che altrimenti suo padre la chiude nella cantina di suo zio e butta per sempre la chiave, ma perfetto per fare colpo su Alec.

 

Si passa le mani sul volto quando il cellulare squilla di nuovo e lo prende.

 

“Sei sempre lì? O mi odi?”

 

Come potrei odiarti, mica è colpa tua se siamo figli dei nostri genitori.

 

“Sto contemplando la mia sfiga”

“Siamo in due….Senti ma….”

“Dimmi”

“Vuoi essere sempre…”

 

Nadia osserva quel sta scrivendo che appare e scompare e si chiede quale parola o messaggio complicato stia provando a comporre il ragazzo.

Ha paura che voglia fare marcia indietro e non lo biasimerebbe.

 

“Sì ecco…”

“Alec…”

“Vuoi sempre venire alla festa con me?”

 

La ragazza, sdraiata sul letto, fa uno scatto mettendosi a sedere e arrossendo contro lo schermo.

E il suo cuore inizia a galoppare felice mentre un sorriso incontrollato dipinge sulla sua faccia la tipica espressione da romanzetto rosa.

Si affretta a rispondere.

 

“Certo, se tu vuoi sempre andare alla festa con me”

“Solo se sarai mia alleata nella lotta contro i nostri genitori”
“Puoi contarci”

“Allora…ci vediamo stasera da Zi…”

 

Invia, poi si pente dandosi dello stupido e riscrive un nuovo messaggio.

 

“Come devo chiamarlo adesso?”

“Come sempre...per quanto strano sia”

“Ok…in ogni caso ci vediamo a casa di tuo zio….”

“Perfetto”

“Se mi prendi in giro per il mio costume troverò il modo per vendicarmi”
“Non vedo l’ora ;P”

 

Nadia sospira a fondo e, nella sua stanza qualche quartiere più lontano, anche Alec si lascia andare sul letto un po’ confuso.

 

 

 ****

 

 

Fa particolarmente freddo quella sera, l’aria a New York è umida e festosa, nonostante sia la notte dei morti viventi i newyorkesi le danno quel tocco allegro con i bambini mascherati a giro per la città e mille feste per strada che hanno  tutto tranne che un sapore spettrale.

Casa Salvatore è arredata per l’occasione, con i figli di Caroline – Julie di 13 anni e Matt di 10 - che mostrano fieri i loro costumi in attesa che, dopo cena, arrivino le amiche di sua figlia per andare tutte insieme, incluso James, in giro per il quartiere con altri compagni di classe.

 

Elena si liscia nervosa l’abito nero di crêpe con piccoli fiorellini panna stampati sopra, abbottonato davanti e ripreso leggermene in vita che le scende morbido fino a sopra il ginocchio, continuando a chiudere e riaprire due bottoni sopra il seno col terrore di essere troppo scollata –che sbuchi la sottoveste di seta- ma allo stesso tempo l’adolescente che c’è in lei vorrebbe far emergere il suo lato sexy.

Poi si ricorda che è una madre e una moglie e deve comportarsi di conseguenza, ma l’idea dell’imminente arrivo di Damon manda in black out il suo cervello, così sbuffa e afferra il vassoio con gli antipasti che porta in sala da pranzo.

 

In tutto questo sente gli occhi indagatori di Caroline su di sé.

 

-Sei particolarmente bella stasera Elena-

 

Alza gli occhi scuri sull’amica che la punta come un falco.

 

-Perché, di solito come vado in giro vestita?-

-Beh, era tanto che non ti vedevo col rossetto-

-Care ma di che parli, mi sono sempre tenuta bene-

-Certo certo….ma non so, di solito sei in jeans, o comunque tutto questo trucco era tanto che non te lo vedevo-

 

La donna deglutisce scappando da lei, quando suonano alla porta e per poco non travolge Stefan.

 

-Tutto bene Lena?-

-Sì certo!-

-Come sei bella…-

-Ehi, dì un po’ tu e tua moglie vi siete messi d’accordo?-

 

Gli occhi verdi si sgranano perplessi osservando quella che per lui è praticamente una sorella continuare a torturare i bottoncini della scollatura dell’abito  e comprende che c’è una bella dose di agitazione nell’aria.

Evidentemente le cose sono molto meno tranquille di quanto pensasse e sua moglie ha sempre ragione; anche la sera prima sono stati mezz’ora a letto a discutere di come secondo Caroline tra Elena e Damon sia successo qualcosa, probabilmente una discussione o uno scontro ma che – come temeva- nonostante siano trascorsi tanti anni le cose tra loro non sono serene.

Nonostante l’ottimismo di Stefan, convinto che ormai il tempo avesse cancellato tutto dato che sono tutti grandi e ciascuno con la propria famiglia, tra suo fratello e la sua migliore amica continuano a rimanere delle vecchie tensioni visto che lei si sta comportando come un’adolescente.

 

Intanto Aaron e Alec sono scesi in cantina a scegliere il vino per la cena mentre Stefan stava sistemando con Matt l’ultimo fantasma da appendere sulla porta quando rientrando si è scontrato con l’amica nervosa.

E in quel momento è suonato il campanello.

 

Elena prende un profondo respiro e apre la porta.

 

Damon se ne sta sull’ingresso con in mano una busta a forma di zucca piena di dolci e accanto a lui una timida Nadia tutta rannicchiata nel cappotto.

La ragazza ha deciso che si vestirà per la festa dopo cena per evitare commenti da parte di sua zia Care o che suo padre la tormenti con battute fuori luogo, così si è limitata a scegliere un vestitino semplice color porpora.

 

Ma gli occhi di Elena sono totalmente catalizzati dal cielo artico che la osserva nervoso tanto quanto lei, il respiro è bloccato lì alla gola mentre tenta di collegare il cervello e dire qualcosa, ma ora che ce lo ha davanti, l’unica cosa che la sua stupida testa riesce a pensare è alla sera famosa dove si sono baciati.

 

E si odia da morire per non essere in grado di controllare i propri pensieri, ma lo sa bene che questo purtroppo è l’effetto che lui ancora oggi le fa. Stringe la porta così tanto che la mano inizia a diventare bianca mentre il sangue defluisce alle sue guance ora che quegli occhi chiari la percorrono, esaminando attentamente la sua figura e per un solo istante vorrebbe essersi chiusa quei due dannati bottoni che cambiano totalmente il gioco di luci e ombre che si forma all’incavo del suo seno.

Elena schiude le labbra rese più scure dal rossetto per dire qualcosa.

 

-Ehi-

-Ehi-

 

Nadia, che sta sentendo l’umido incresparle i capelli, li osserva leggermente perplessa. Pensava che si sarebbe sentita in super imbarazzo a conoscere la madre del…beh non è ancora il suo ragazzo non hanno definito niente, comunque la madre del tipo che le piace e invece si scopre più rilassata di suo padre, che ne sta lì con la mascella tirata e lo sguardo imbambolato.

E per un brevissimo istante, che sembra durare una eternità, la sua testolina da adolescente molto fantasiosa inizia a chiedersi che sia succedendo tra i due.

 

-Em, questi sono per i ragazzi-

 

Elena abbassa lo sguardo sulla busta che Damon tiene in mano e la afferra sorridendo in modo formale e finalmente, al piccolo colpo di tosse di Nadia, sposta la sua attenzione sulla piccola Kathrine cercando di eliminare quel gusto amaro che il solo pensiero le provoca.

 

-Ciao, tu devi essere Nadia, io sono Elena-

-Salve-

 

La ragazzina con coraggio allunga la mano per ricambiare la stretta della donna e finalmente Elena si sposta per farli entrare, chiudendo la porta.

In quel momento arrivano Caroline e Julie verso di lei, permettendo alla donna di respirare affannosamente. Non si era accorta di aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo.

 

-Ehi siete arrivati!-

-Ciao zia!-

 

La ragazzina si scioglie alla vista di sua zia e sua cugina che la abbracciano; si sfilano i cappotti e Nadia non fa in tempo a dire nulla che Julie la trascina via per farle vedere il costume che indosserà dopo cena, desiderosa di avere una opinione dalla cugina maggiore.

Gli unici già mascherati sono James, Alec e Matt.

 

Caroline saluta suo cognato e poi nota Elena alle sue spalle con in mano una busta.

 

-Questi sono per i ragazzi, da parte di Damon-

-Oh, allora ogni tanto sai essere un signore-

-Sei molto bella stasera cognatina-

 

Caroline gli tira un pugno sulla spalla, suscitando una risatina di Elena, poi gli da le spalle e porta la busta coi dolcetti in cucina per metterla in una ciotola, lasciando i due da soli ma non senza aguzzare l’udito per origliare, tanto che quando vede arrivare suo marito per salutare Damon, lo afferra e lo trascina in cucina, strappandogli qualche commento confuso.

 

Damon si volta verso Elena alle sue spalle.

 

-Allora, come…come stai?-

-Oh, molto bene…grazie, tu?-

-Nadia non mi ha rivolto parola per tutto il giorno-

-Oh, Alec mi reputa la causa dei suoi mali-

-Beh, mi sento meno solo-

 

Deglutisce la sua ansia mentre se ne sta con le mani giunte davanti a lei.

 

-Sei…sei molto bella-

 

Elena arrossisce di colpo.

E’ la terza persona che glielo dice quella sera, ma non sa perché detto da lui le provoca tutt’altra reazione soprattutto di estremo imbarazzo mentre si ravvia una ciocca mossa dietro l’orecchio e vorrebbe picchiarlo perché non può fare così, non adesso, non a questa cena, non dopo quello che è successo tra loro.

Ma le sue parole “se mi vuoi io sono qui, in qualunque modo tu voglia” bisbigliate con quel suo sguardo di ghiaccio che tante volte l’aveva emozionata, hanno scavato silenziosamente la sua pelle da due settimane a questa parte.

 

Schiude le labbra per rispondere, sperando che esca la voce rinchiusa nelle profondità della sua gola, ma un rumore alle spalle di Damon li interrompe.

 

-Zio Dam!!-

 

Matt si catapulta verso suo zio che lo solleva di peso rischiando di troncarsi la schiena.

 

-Ehi! Ma sei uno zombie!-

-Certo! Come quelli di The Walking Dead-

-Tua madre ti fa guardare quel telefilm? Com’è che mio fratello è ancora vivo?-

 

Il piccolo Matt si mette una mano alla bocca facendo segno a suo zio di parlare più piano ed Elena ride osservandoli. E non può proprio fare a meno di pensare che Damon sia terribilmente bello anche adesso che i suoi occhi sono totalmente presi da suo nipote che sembra una piccola versione di Stefan.

 

-Infatti la mamma si arrabbia tantissimo, ma è un segreto mio e di papà-

-E questo fantastico costume non l’ha insospettita per niente?-

-Le ho detto che i miei amici lo compravano così-

 

Damon lo scende e gli spettina i capelli.

 

-Così avrai più l’aria di chi è appena uscito dalla tomba-

-Ahahhah-

-Ehi, lo sai che ci sono dei dolcetti fantastici in cucina?-

-Davvero? Vado a vedere-

 

Il bambino scappa verso la cucina e i due lo seguono con lo sguardo finché non sparisce dalla loro visuale e Damon fa per tornare su Elena, ma mentre sposta l’attenzione dalla cucina al corridoio, vede sbucare dalla porta che porta alle scale della cantina, due persone.

Uno è Alec e poco dietro di lui, un uomo che molto probabilmente deve essere il marito di Elena; ed è strana la sensazione di vertigine che gli stringe la gola mentre riaffiora quella vecchia sensazione, la stessa di quando lei era la sua ragazza e alle feste troppi occhi si posavano sulle sue gambe o sul suo sorriso suscitandogli il desiderio di estinguere la specie maschile.

Ma Elena non è più la sua ragazza, non può essere geloso dell’uomo che le sta accanto da anni e che, a differenza sua, non l’ha lasciata alla prima difficoltà. Dovrà fare l’adulto e inghiottire la fiele amara della gelosia, o forse è più invidia per non essere lui quell’uomo.

 

-Ehi, abbiamo trovato il vino-

 

Alec avanza impietrito davanti al padre di Nadia, mentre sua madre se ne sta lì come un palo a fissare i tre, imbambolata.

 

-Salve, tu devi essere Damon, il fratello di Stefan. Piacere Aaron Withmore, il marito di Elena-

 

Aaron, uomo dall’aria per bene, di quelli che di solito aiutano le vecchine ad attraversare la strada, il classico bravo ragazzo, allunga la mano verso di lui.

Damon fissa la sua mano per qualche istante incerto se ricambiare la stretta o meno, poi sente Elena schiarirsi la voce in quel modo tipico suo quando lo vuole brontolare per qualcosa e prende un respiro allungando la mano.

 

-Piacere marito di Elena-

 

La mora, se potesse, gli tirerebbe un calcio ben assestato dove meriterebbe e invece fa un passo per affiancarlo, imponendo la sua presenza per rimetterlo in riga. L’occhiata torva che gli scocca- da lui abilmente ignorata- non passa invece inosservata a suo marito.

 

-Tu invece sei il…come dicono oggi? “Amico di mia figlia?-

 

Gli occhi chiari vagano da Alec, che sbianca di colpo, ad Elena che lo fulmina con le sue pozze nere sillabando un “smetti idiota” che di contro ha solo l’effetto di strappargli un mezzo sorriso.

 

-Ec…ecco sì, em io…-

 

In quel momento dalle scale alle loro spalle scendono Nadia e Julie, bloccandosi sugli ultimi gradini appena si accorgono della situazione bizzarra.

Incontro tra genitori.

Cosi la ragazza li raggiunge incerta e rimane di lato tra Alec, suo padre, la madre e il suo di padre.

 

-Ehi-

-Ehi-

 

I due finalmente si guardano, mentre i loro genitori li osservano imbarazzarsi ed Elena non può che provare un moto di tenerezza verso suo figlio, arrossito di colpo alla vista della piccola Nadia.

 

-Bene, perché non andiamo tutti in sala da pranzo?-

 

Si rende conto che in qualche modo deve aiutare i ragazzi a togliersi da quel momento assurdo provocato dai genitori stessi e soprattutto vuole tenere il più lontani possibile Damon e Aaron.

 

-Allora, Damon di cosa ti occupi?-

-Oh sai, un po’ di questo un po’ di quello…posso?-

 

Allunga una mano indicando la bottiglia di vino che tiene in mano.

 

-Certo, dopo tutto è della tua riserva…suppongo-

-Supponi male, questa è mia-

 

Stefan, accortosi della presenza di suo fratello, li ha raggiunti cogliendo lo sguardo impanicato di Elena e decidendo di mettersi in mezzo a gestire gli animi.

 

-Oh andiamo Stef non ti sei mai inteso di vino-

-Ho fatto un corso-

-Ah e quale…portare a cena fuori barbie?-

-Chi è barbie?-

 

Matt sbuca alle spalle di suo zio aggrappandosi alla sua gamba.

 

-Tua madre, stasera per l’esattezza è barbie terrore di halloween-

 

Fa un verso con le mani sgranando gli occhi così da strappare una risata a suo nipote, mentre Stefan scuote la testa e si accinge ad aprire il vino; intanto Aaron si è avvicinato a sua moglie e le posa una mano sulla vita tirandola più vicina in un gesto che Elena non ricorda da tempo.

 

-Così i nostri ragazzi….si frequentano?-

-Beh sì abbiamo scoperto che si piacciono-

-Mm che buffa coincidenza…tutto in famiglia insomma-

-Già-

 

Damon tira un sorriso forzato cercando di nascondere il fastidio che quella situazione gli provoca e ringrazia che all’improvviso la sala da pranzo si sia riempita così da distrarlo da Elena.

La cena prosegue tranquilla con domande varie sulle rispettive vite lavorative, qualche battuta o aneddoto sui tempi andati finché sul dolce i ragazzi non hanno comunicato la loro esigenza di andare alla festa, mentre Julie e James hanno già raggiunto gli amici per strada.

 

-Allora-

 

Stefan e Aaron sono seduti sul divano a chiacchierare con Damon che invece ha preso posto sulla poltrona, mentre Elena e Caroline stanno sparecchiando la tavola per servire il dolce in salotto quando Alec sbuca da loro.

 

-Mamma, ci porti tu o papà?-

-Beh, sentiamo papà, lui deve anche alzarsi presto domattina, quindi in ogni caso stanotte vengo io a prenderti-

-Posso portarvi io ragazzi, tanto adesso devo proprio andare che altrimenti non sentirò mai la sveglia-

 

Aaron si alza da tavola.

 

-Posso portarli io non è un problema-

-Non avrebbe senso, io devo comunque andare a casa adesso perché ho l’aereo presto, è inutile scomodarsi in due-

-In tal caso, grazie-

 

L’uomo fa un cenno di assenso con la mano e poi si dirige in bagno prima di tornare a salutare tutti e portare i ragazzi.

 

-Allora dopo verrò io a prendervi-

-Come, no Elena andrò io…-

 

Tutti gli occhi si spostano su Damon.

 

-E’ compito mio, e non ti farò alzare alle due-

-Non è un problema-

-E inoltre voi mi siete di strada, tu invece dovresti allungare-

-B...beh, d’accordo allora…-

-Papà….metti cinque sveglie-

 

Damon si volta verso Nadia in procinto di alzarsi per prepararsi ad uscire.

 

-Che vorresti dire-

-Devo ricordarti della festa l’anno scorso dai Nichols?-

-Ecco…-

-Non ti sei svegliato, mi hai lasciata lì obbligandomi a chiamare la mamma che non l’ha persa molto bene-

 

Damon si gratta la testa sentendo gli occhi indagatori dei presenti su di lui.

 

-In tal caso Damon, andrò io-

-No-

-Allora mi vieni a prendere…e andiamo insieme-

 

Solo in quel momento Elena realizza cosa ha appena detto e prova a non arrossire davanti a tutti. Sia lei che Damon vorrebbero dire qualcosa per cercare di spezzare l’imbarazzo ma il rientro di Aaron li blocca, mentre intanto Nadia continua ad osservarli stranita a differenza di Alec che tira un sospiro di sollievo, terrorizzato dall’idea di dover fare un viaggio in macchina col padre di Nadia da solo.

Ed è così che Aaron esce con i ragazzi, mentre Elena resterà ad attendere James per poi tornare a casa e già sa che non chiuderà occhio in attesa di quando Damon la verrà a prendere.

 

 

 

 

Ciao a tutte e Buon Natale!!

 

Come sempre ringrazio tutte le persone che hanno letto e/o recensito la mia storia, spero che possa continuare a interessarvi!

 

Venendo al capitolo….la sto portando più avanti di quanto mi fossi prefissata, vedremo se troverà consensi! Siamo ad Halloween e da tradizione Elena e Caroline organizzano la cena per i bambini, anche se ormai sono quasi tutti grandi; ovviamente essendo tornato, anche Damon presenzierà e si creerà una bizzarra situazione tra genitori e figli.

I rapporti tra Damon ed Elena hanno una nota di imbarazzo per via di quanto accaduto anche se i due ovviamente non ne riparleranno, fingendo che sia stato un momento di debolezza!

 

Aspetto come sempre i vostri commenti!

A presto

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Just twenty minutes. ***


Just twenty minutes.

 

 

 

“Io i miei occhi dai tuoi occhi

Non li staccherei mai

E adesso anzi me li mangio

Tanto tu non lo sai

Occhi di mare senza scogli

Il mare sbatte su di me

Che ho sempre fatto solo sbagli

Ma uno sbaglio che cos'è”

Lucio Dalla - Canzone

 

È rimasta sdraiata sul divano con il cellulare in mano e la sveglia sulle 01.00, nel caso si fosse addormentata.

Invece i suoi occhi marroni sono piantati verso il soffitto in contemplazione di non sa bene cosa, con la sua latente agitazione a turbarle i pensieri.

 

Non può proprio attribuire tutta l’ansia al timore che Damon si scordi di passare a prenderla -non si è mai dimenticato, non ha mai saltato un appuntamento con lei a parte quando ha deciso di sparire dalla sua vita- quanto piuttosto all’idea di passare venti minuti, il tempo di arrivare dai ragazzi, da sola in macchina con lui.

 

L’ultima volta che è salita sulla sua auto aveva 18 anni e avevano finito per fare l’amore.

Chiude gli occhi un istante, lottando contro il ricordo pronto a riaffiorare prepotente ma lo squillo del cellulare la fa sobbalzare e si affretta a mettere il silenzioso temendo di svegliare Aaron e James; un messaggio di Damon la avverte che entro cinque minuti sarà sotto casa sua, così si alza in fretta, sistemandosi i capelli spettinati e infilandosi un paio di scarpe da ginnastica.

Si è cambiata, ma non struccata.

 

Afferra borsa e un piumino e si dirige fuori ad attenderlo e quando un‘auto azzurra, che aveva dimenticato da tempo, svolta da dietro la curva della strada di casa sua è come un tuffo inaspettato al cuore, esattamente come anni prima ogni volta che quel colore entrava nel suo campo visivo e lei brillava di felicità per il suo arrivo.

Ma adesso…adesso è tutto diverso, troppo diverso e non si spiega Elena perché queste sensazioni sbagliate e confuse continuino a riaffiorare dal fondo del lago dove ha sepolto i suoi ricordi di Damon.

 

Appena l’auto si ferma Elena esita un istante, poi prende fiato e si dirige al sedile del passeggero stranita da morire da quel gusto dolce amaro che la assale non appena si siede.

Una serie infinita di ricordi la assaltano inaspettati, dalla prima volta in cui è salita su quella macchina – e tu guarda lui era andato a prenderla ad una festa- alla loro prima litigata, i baci scambiati dopo gli allenamenti con le cheerleader o quando d’estate abbassava il tettuccio per farle vedere le stelle.

 

-Tutto bene?-

 

Lei si volta di scatto, persa completamente nella sua adolescenza e arrossisce imbarazzata, ringraziando il buio nel quale può nascondersi.

 

-Sì certo-

-Ok, em, allora gli scrivi tu che stiamo partendo?-

-Credi sia meglio chiamarli? Magari non sentono il telefono-

-Ma se sono sempre attaccati ai cellulari a smessaggiare-

-In effetti-

 

Elena estrae il cellulare e invia un messaggio whatsapp a suo figlio, ma per ora nessuna sua visualizzazione.

 

-Beh, semmai li chiamiamo quando siamo arrivati-

-Sempre che non siano occupati a fare altro-

 

La donna si volta verso di lui con una faccia indecifrabile.

 

-Cos’è quello sguardo….hanno 15 anni-

-Damon!-

-Damon cosa…sono io che dovrei infastidirmi, sono io il padre della ragazza-

-B…beh ma non voglio pensare a mio figlio….da quel punto di vista-

-Credi che a me piaccia vederla mettersi tutta in tiro? Dai fino a ieri giocava con le bambole e voleva sempre le trecce-

 

Gli occhi azzurri si perdono sulla strada davanti a loro ed Elena lo osserva parlarle di sua figlia, c’è decisamente qualcosa di diverso nel suo sguardo che la intenerisce; è lo sguardo di un padre.

E si domanda spesso ultimamente che tipo di padre sia Damon, per quel poco che ha visto è davvero bravo altrimenti non si spiega perché Nadia non abbia scelto di vivere con la madre che, tra l’altro, chissà dove diamine è.

Lei non potrebbe mai stare così lontana dai propri figli e per un attimo le si stringe il cuore al pensiero di quella ragazzina la cui madre non pare molto preoccuparsi per lei; e sente una fitta anche per Damon che in qualche modo ha sacrificato una vita di felicità per un momento di leggerezza.

Un momento che ha cambiato il corso delle loro vite, perché Elena la sua vita l’aveva programmata con lui, era lui che aveva nella coda dell’occhio del suo futuro anche essendo ancora molto giovane. Non riusciva che a vedere lui soltanto nel suo domani, ignara della durezza della vita.

 

Sente gli occhi caricarsi di una tristezza amara, mai davvero superata e torna anche lei con gli occhi immersi nell’oscurità che li avvolge, mentre uno strano silenzio piomba nell’auto.

 

 

 

***

 

 

 

La festa di Chuck Prasbie è stata interessante per gli unici dieci minuti in cui Claire e Kayla sono state con lei, poi i gemelli Parker le hanno intercettate e lei è rimasta sola come una scema a fissare il bicchiere per poi sparire sulla terrazza accanto a Demi Lucas, intenta a fumarsi uno spinello con due tipi che Nadia non ha mai visto.

Alec è stato circuito dai suoi amici tutto il tempo e lei ha pazientemente atteso che la trascinasse in pista per un ballo ma, proprio quando si stava per avvicinare a lei, quel guastafeste di Colin ha pensato bene di vomitare costringendo Alec, in qualità di suo migliore amico, a portarlo in bagno.

 

Così è rimasta stretta nel suo cappotto con quel misero vestitino praticamente inutile al suo scopo, il cellulare abbandonato da qualche parte e il bicchiere di plastica rossa contenente uno strano intruglio osceno tra le mani, a fissare dall’alto le bellissime luci di New York col freddo a sferzarle la pelle.

 

-Ehi-

 

Finalmente una voce familiare si è fatta avanti; Nadia si volta trovando un imbarazzato Alec con le mani in tasca a lottare contro il freddo.

 

-Non ti trovavo più-

-Oh, non temere non posso scappare-

 

Gli occhi scuri tornano ad immergersi nella notte mentre il ragazzo fa un piccolo passo e segue il suo sguardo, affiancandola.

 

-E’ bella non è vero?-

-E’ la cosa più bella della serata-

-Ehi senti, mi dispiace-

-Non ti preoccupare, lo capisco-

-No io….io volevo davvero stare con te, divertirci, ballare…ma i ragazzi-

-Alec sul serio lo capisco-

 

Ora lui è voltato completamente verso di lei che prova a sopprimere il moto profondo di delusione e apprezzare il suo sforzo; tra l’altro se continua a star fuori ancora senza giubbotto morirà di freddo.

 

-Se non vuoi che muoia congelato, e nel caso capirei perfettamente, non è che vorresti rientrare con me e concedermi una seconda possibilità?-

 

Gli occhioni profondi finalmente trovano i suoi più chiari e limpidi, speranzosi di un gesto di perdono da parte sua. E vederlo tutto rannicchiato a battere i denti pur di stare lì con lei, riesce in qualche modo a smuovere il suo muro di cemento; Nadia si è ripromessa di non fare come suo padre e arginare se stessa dietro a una fortezza indistruttibile anche se per carattere e per natura le verrebbe da fare altrettanto.

Così sorride appena e fa un passo verso il ragazzo trovandosi a pochi centimetri da lui.

 

I respiri caldi appannano la vista mentre i loro battiti accelerano pericolosamente, soprattutto ora che i loro occhi vagano sulle rispettive bocche che si fanno sempre più vicine e Nadia non si è mai sentita così viva e vulnerabile al tempo stesso, con una strana emozione a bruciarle lo stomaco.

 

Ma la suoneria del cellulare di Alec spezza la magia che si era creata e il ragazzo lo sfila di tasca imprecando contro chiunque li stia interrompendo.

Ma anche la sua stessa imprecazione muore quando il nome di sua madre lampeggia minaccioso sul display e alza di scatto gli occhi su Nadia.

 

-E’ mia madre, e sono le due-

 

Nadia sbianca e di colpo si ricorda di aver lasciato il telefono nella borsa, sul divanetto, dentro casa.

 

-Mamma-

-SI PUO’ SAPERE COSA DIAVOLO STATE FACENDO?????VI ABBIAMO CHIAMATO 60000 VOLTE!!!!!!!!!!- -CHE STANNO COMBINANDO? DOV’E’ NADIA???-

 

Alec sposta appena il telefono per non farsi sfondare un timpano dalle urla di sua madre, giustamente furiosa, mentre sente il padre di Nadia in sottofondo che sbraita.

Lui non ha sentito il telefono dentro con la musica a palla e Nadia evidentemente neppure; e si erano completamente dimenticati dell’ora.

 

-Scendiamo subito-

-SARA’ MEGLIO!! Anche perché sto trattenendo Damon dal venire su a prendervi…Damon torna qui andiamo!-

-Oh cazzo-

-Hai pure il coraggio di usare questo linguaggio?- - Quale linguaggio?? Che succede? Dove diamine erano?- -Damon calmati stanno scendendo- -Sanno vero che li attenderà una morte lenta e dolorosa?- -Si ma torna in macchina….ehi! Muovetevi-

 

Alec chiude e Nadia lo fissa preoccupata.

 

-Dire che sono furiosi è dire poco, corriamo prima che tuo padre salga su-

-Oh no….andiamo-

 

I due entrano e recuperano in fretta le proprie cose; Alec le afferra la mano e la trascina per la folla conducendola fuori e in quell’istante a nessuno dei due importa poi molto della ramanzina che subiranno, non ora che entrano in ascensore complici di quella piccola bravata e ridono divertiti meditando su come gestire le furie dei rispettivi genitori.

 

 

***

 

 

Elena è scesa dall’auto, hanno provato per ben venti minuti a chiamarli ed erano intenzionati a salire su, in realtà più Damon che lei, è una madre non è mica scema poteva immaginare il motivo di tale ritardo ma lui non ha voluto saperne e così si è trovata a trattenerlo per la giacca.

 

-Smettila di fare il dittatore e torna in auto-

-Oh no, sarà più d’effetto se mi trovano in piedi, soprattutto per tuo figlio-

 

Lei lo affianca con una faccia scocciata, mentre lui continua ad andare su e giù con gli occhi da psicopatico.

 

-Ehi, non l’ha mica rapita-

-Ah no, potrebbe averle fatto di peggio-

 

Lei rimane in silenzio, poi scoppia a ridere all’improvviso.

Perché quella è davvero una situazione estremamente comica, come la poco credibile minacciosa faccia di lui pronto a picchiare suo figlio, un ragazzino di 15 anni che forse non è nemmeno riuscito a dare un bacio alla ragazza che gli piace.

Damon curva lo sguardo azzurro indispettito sulla mora che di contro se la ride di gusto.

 

-Cosa c’è da ridere-

-La tua faccia-

-E’ una faccia preoccupata!-

-E’ una faccia gelosa…-

-COSA? Io non sono geloso-

-Oh sì, conosco questo ritornello-

 

Lei incrocia le braccia petulante mentre lui la fulmina, colpito e affondato. Quante volte avranno litigato in passato perché lui non era geloso?

 

-Andiamo cosa pensi che stessero facendo, sono a una festa!-

 

Lui sgrana gli occhi confuso, prima in macchina pareva lei quella tutta morigerata e timorosa dei loro possibili contatti fisici. 

 

-Secondo te?-

-Sicuramente niente di peggio di quello che abbiamo fatto noi due-

 

Elena mette le mani sui fianchi quasi in un gesto di sfida e deve sforzarsi di trattenere il calore che sale a colorarle le guance; non può credere di averlo davvero detto.

E ora gli occhi azzurri allentano la presa minacciosa, riempiendosi invece di ricordi e pensieri sulle varie feste alle quali avevano partecipato da ragazzi; e sì decisamente loro due non si erano risparmiati. Tra l’altro proprio a una festa di Halloween le aveva dato il primo bacio serio, investendolo di un desiderio tale da consumarlo da dentro fino a ustionargli la pelle.

E proprio quel ricordo gli fa spostare lentamente le iridi cerulee sulle labbra incurvate in un sorrisetto carico di doppi sensi, annebbiandogli per qualche istante il cervello e basterebbe così poco, un attimo, il tempo di un respiro reso denso dall’aria fredda autunnale per bruciare le distanze ed affogare ancora in lei.

 

Ed Elena ancora oggi lo capisce, intuisce i suoi pensieri, i suoi desideri, ancora sa decifrare quando quegli specchi d’acqua mutano e si rendono pericolosi per lei tanto che il sorriso muore e lascia spazio al suo pallido tentativo di areare i polmoni e ossigenare il cervello. Perché lui deve davvero farla finita di guardarla così, non adesso, non più.

Istanti fatti di eternità in cui non vorrebbe che le sue stesse pozze scure lo attirassero a se in una muta richiesta, ora che non riesce proprio a staccare i propri occhi da quelli di lui, che non può impedire al proprio collo di tendersi appena, al respiro di chiamarlo a se. E’ complice quanto lui di questa antica e silenziosa storia che si continuano a raccontare senza dirsi niente, semplicemente esistendo nello spazio vitale dell’altro.

Le tremano gli occhi, il cuore, le gambe ora che lui è così vicino a lei eppure non lo ha visto muoversi troppo persa nei mari azzurri per percepire l’aria spostarsi, lei Damon non lo ha mai visto arrivare, non si è mai potuta preparare a lui.

 

Non sanno più chi sono o che stanno facendo lì, per un momento che sa di infinito – e magari sono solo venti secondi, o minuti, ma nessuno dei due tiene più il conto - sono di nuovo quei due ragazzini sul tetto di un palazzo, dopo una festa noiosa, che bevono di nascosto e ridono come due pazzi fin quando Damon non decide di baciarla sotto le stelle.

Per quella frazione in cui i loro occhi si sono ritrovati, non sono due genitori in attesa dei propri figli, ma sono solo Damon ed Elena.

 

Ma vengono subito riconnessi alla realtà, ancora sospesi a quei 70 centimetri di distanza – perché sì magari non è brava coi numeri ma con Damon si è sempre impegnata a calcolare le distanze di sicurezza – quando le voci mortificate dei loro figli arrivano ovattate alle loro orecchie.

Damon si volta con una faccia strana, pensa Nadia osservandolo, e li guarda forse senza guardarli davvero.

 

-Salite in macchina-

 

Elena sospira. Si preannunciano venti minuti di ritorno piuttosto intensi.

In religioso silenzio salgono tutti in auto, i due ragazzi dietro e i genitori davanti e per i primi dieci minuti cala il gelo fin quando Nadia, timidamente, non si fa avanti.

 

-Papà mi dispiace-

-Non abbiamo sentito i telefoni-

-C’era la musica alta e…-

-…Siamo stati sciocchi-

-Decisamente!!!-

-Ci avete fatto preoccupare!-

-Non uscirai per un mese signorina-

-Adesso non esagerare-

 

Elena lo ammonisce, ok sa che non ci si dovrebbe mai intromettere tra genitori e figli ma è un po’ eccessivo.

 

-La prego Mr. Salvatore, Nadia non è responsabile, io…-

-Mr Salvatore?-

 

Elena si volta appena verso suo figlio con fare derisorio mentre Nadia gli bisbiglia un “che cavolo dici?”.

 

-Fa bene a chiamarmi così, deve rispettare le gerarchie-

-Papà!-

-Damon finiscila-

-Ehi, mi stai sminuendo-

 

Elena rotea gli occhi facendosi scappare un sorriso, Damon è davvero incorreggibile.

 

-Mr Salvatore sa di vecchio, vuoi sembrare vecchio?-

 

Nadia e Alec rimangono in silenzio straniti da quello strano siparietto, a vederli sembrano molto in confidenza.

Damon si volta appena verso Elena fulminandola con lo sguardo.

 

-Possiamo litigare dopo? Sto cercando di sgridare questi due qua dietro-

 

Lei alza le mani in segno di resa e poi incrocia le braccia sotto al seno.

 

-Dunque dicevamo-

-Non abbiamo sentito i telefoni d’accordo? Non siamo mica scappati!-

-Ci mancava solo quello!-

 

Nadia sbuffa protestando contro la cocciutaggine di suo padre.

 

-Anche perché, insomma…chi scapperebbe da una festa?-

 

Nadia guarda Alec scuotendo la testa come per suggerirgli di stare zitto che così finirà solo per peggiorare le cose. Ma Alec è un maschio e queste cose le capisce sempre quando è tardi. Sorprendentemente però, il suo tentativo di deviare il discorso e buttarlo sullo scherzo pare funzionare, perché Damon fa spallucce e agita una mano con fare saccente.

 

-Tua madre, ad esempio-

 

Nell’auto esplode un “cosa?” all’unisono, anche se carico di sfumature diverse: dall’infastidimento di Elena che si volta irata verso il compagno di abitacolo, allo stupore dei due ragazzi dietro che saltano sui sedili come piccole cavallette curiose.

 

-Damon!-

-Che vuol dire che sei scappata, mamma?-

-Ma quando è successo?-

-Apri bocca e di te non resterà altro che quest’auto-

 

Lui ignora le fucilate lanciate dagli occhioni da cerbiatta indispettita e prosegue col suo racconto.

 

-Beh siamo stati adolescenti anche noi e andavamo alle feste….halloween del 1995 se non vado errato-

-Damon…-

 

La donna tenta inutilmente di afferrare quella sua stupida mano che si agita per l’aria con fare teatrale, intento a narrare le gesta della loro adolescenza, spera Elena, che almeno abbia il buon senso di omettere certe parti di quella serata.

 

-Festa noiosa in un super attico di un suo compagno di classe, un perfetto idiota tsk…all’epoca era la classica ragazzina per bene-

-Che vorresti dire con all’epoca, scusa???-

-Elena non interrompere rovini la suspense…-

 

Lei rotea gli occhi furente e si lascia andare contro il seggiolino, mentre Alec è tutto preso dal racconto e pure Nadia, con la differenza che lei sta osservando i due genitori oltre che ascoltando. Cosa che ovviamente Alec non sa cogliere, mentre i suoi sospetti stanno aumentando perché questi due paiono troppo in confidenza per i suoi gusti; certo si conoscono da anni e lei Elena non la conosce, ma conosce suo padre e non lo ha mai visto così, nemmeno quando le cose tra lui e sua madre andavano bene.

 

-Io ovviamente ero il tipo divertente, più grande, e che aveva caldamente sconsigliato ad Elena, Stefan e Caroline di andare ma loro sono/erano tipi molto testardi….così ad un certo punto mi ha chiamato implorandola di andare a prenderla e quando sono arrivato alla festa….lei non c’era-

 

Sgrana gli occhioni azzurri enfatizzando il finale e scruta curioso la reazione di Alec dallo specchietto retrovisore,; Elena di contro fissa la strada fuori e scuote la testa ripercorrendo anche lei quella serata decisiva nel suo rapporto con Damon.

 

 

Halloween 1995

 

Elena cerca tra la folla la chioma di Caroline, sparita chissà dove con quello scemo di Tyler Loockwood; si chiede se Stefan si sia accorto che tra i due c’è qualcosa di molto fisico, ma indagherà una volta che avrà trovato entrambi. Schiva la gente e le varie coppiette che ballano sulle note di Back for Good dei Take That ed è così infastidita che rischia di odiare quella canzone che è una delle sue preferite, il che determinerebbe la rimozione del loro poster dalla porta di camera, vanificando gli sforzi della dura lotta con suo padre per poterlo appendere.

Ma questa festa le sta facendo odiare tutto; prima hanno dato ininterrottamente Shaggy e lei pensava sul serio di essere preda di una crisi di nervi; non è mai stata una tipa contro le feste tutt’altro, ma da un po’ di tempo a questa parte si annoia.

Non sa bene perché, o meglio, forse lo sa, tutta colpa di due occhi azzurri di proprietà di un ragazzo di cinque anni più grande al quale pensa continuamente e che la fa sentire così viva da rendere queste feste da liceali una vera palla inutile.

Così individua il telefono di casa Loockwood e con un respiro di sollievo alza la cornetta componendo un numero familiare.

 

Spera solo che Damon sia a casa perché in tal caso sarebbe la sua salvezza, altrimenti dovrà aspettare che Care finisca i suoi comodi, che Stefan smetta di fare qualunque cosa stia facendo ed evitare le avance di una serie di personaggi inquietanti che l’hanno già puntata.

Sospira mentre attende nervosa che il telefono squilli, continua a pregare che lui risponda e finalmente, dopo poco, la sua voce roca risponde velatamente annoiata.

Un sorriso sfugge contro la cornetta.

 

-Pronto?-

-Ehi Damon sono…sono Elena-

-Pronto??-

 

Dannazione con la musica a palla non deve sentire nulla.

 

-Damon sono Elena!-

-Ehi che cosa urli non sono mica sordo!-

 

La ragazza fa una smorfia, è il solito buffone.

 

-Cos’è questa musica scadente che sento in sottofondo?-

-E’ Shaggy ma…senti una cosa, ecco ti disturbo?-

 

C’è un attimo di silenzio, la ragazza teme che possa aver risposto, ma che il frastuono nelle sue orecchie abbia coperto la sua voce.

 

-Dipende dal perché hai chiamato-

-Vienimi a prendere-

 

Le esce così, di getto, senza troppo girarci intorno e ringrazia che lui non possa vedere le sue guance piene di ragazzina colorarsi non solo per il trucco, ma per l’imbarazzo della sua richiesta. Sospira di nuovo appesa al filo della sua indecisione, non capisce se stia cercando un modo gentile per liquidarla oppure la stia deridendo, fatto sta che l’attesa la sta uccidendo.

 

-Dammi l’indirizzo-

 

Lei sorride come se fosse la mattina di Natale poi gli dà l’indirizzo.

 

-Non muoverti di lì ragazzina-

 

Damon ha eliminato una serie di dettagli dal racconto, ma sente Elena respirare in modo irregolare al suo fianco.

 

-E quando sono arrivato l’ho cercata dappertutto finché un tizio sbronzo mi ha detto di averla vista salire sul tetto del palazzo…eravamo già nell’attico quindi l’ho raggiunta in fretta-

-Mamma ma perché te ne sei andata?-

-Perché il solito tipo sbronzo mi perseguitava e così sono fuggita sul tetto-

 

Damon la guarda di sfuggita.

 

-E poi cosa è successo??-

 

La voce di sua figlia attira la sua attenzione e gli occhi cerulei cercano impanicati quelli di Elena che, di tutta risposta, si è messa seduta dritta come punta da una vespa. Lo guarda di sottecchi quasi intenzionata a lasciarlo affogare, ma sa bene che la trascinerebbe con lui così si morde un labbro provando a colmare quel silenzio carico di imbarazzo.

 

-Mi ha trovata e mi ha fatto una ramanzina sul fatto che non si scappa dalle feste-

 

Si guardano complici e il mezzo sorriso che incurva il volto niveo è un piccolo gesto di assenso, infondo ha detto la verità, omettendo altre parti che non occorre certo dire loro.

 

Quando la porta del tetto si apre, Elena sobbalza per lo spavento, ma tira un respiro di sollievo quando vede Damon apparire; sorride rilassandosi, stretta tra le proprie braccia mentre il freddo di ottobre le sferza la pelle nuda. E’ scappata senza nemmeno prendere la giacca.

Damon invece sembra quasi infastidito.

 

-Cosa non hai capito quando ti ho detto non muoverti di lì?-

-C’era un tizio che mi stava infastidendo-

 

Si fa ancora più piccola e colpevole mentre prova a giustificare la sua fuga, ora che lui si è fatto più vicino può vedere chiaramente che la vena di fastidio non è altro che una profonda preoccupazione per non averla trovata. La punta come un falco quasi a volerla pugnalare con il suo sguardo per punirla di averlo fatto spaventare ed Elena è quasi intenerita tanto che fa un piccolo passo verso di lui che si toglie la giacca e la posa sulle sue spalle.

 

-Non farlo mai più, mi hai fatto prendere un colpo-

-Scusa io….per caso eri preoccupato per me?-

 

Damon tende il volto sgranando quegli occhi azzurri che ad Elena piacciono tanto, adesso lo ha preso in contro piede e le scappa un sorrisetto divertito.

 

-Ragazzina non farmi pentire-

 

Le punta un dito contro al suo naso e lei non riesce a non sorridere, stavolta imbarazzata sfuggendo appena dal suo sguardo; poi rialza gli occhi profondi in quelli chiari di lui cercando di trasmettergli tutta la sua felicità nell’averlo lì con sé, a rendere un po’ più vivo il suo cuore.

 

-La città è bellissima da quassù-

 

Lui stringe appena gli occhi con fare indagatore.

 

-Beh se guardi me, come fai a dirlo?-

 

Elena piega appena la testa di lato con quel suo buffo modo con cui ama flirtare con lui.

 

-Anche tu non sei male da guardare-

-Tu invece sei pericolosa da guardare-

-Perché?-

 

E’ quel suo modo di arrossire quando lui le dice qualcosa del genere che lo ha fregato, o forse gli occhi da bambi che lo fanno sciogliere o la sua capacità di farlo sentire meritevole di essere amato, ma Damon non ha più molte parole da usare con lei, non è bravo lui in queste cose.

Così, in un gesto che la spiazza, le prende il volto tra le mani e la tira a sé baciandola.

E’ l’unico modo che conosce per farle capire quanto sia totalmente perso in lei, completamente sotto l’incantesimo di Elena Gilbert e da come lei risponde, inarcando il collo e alzandosi sulle punte delle sue Dr. Martens nere, capisce di non essere l’unico coinvolto.

Soprattutto quando lei si fa coraggio e passa le dita fra i capelli corvini per tirarlo più a se, schiude le labbra accogliendo la sua lingua e lasciando che le sue forti mani entrino sotto al giubbotto per afferrarle la vita e avvolgerla nella sua stretta.

 

E’ in quel momento che Elena ha percepito chiaramente l’orlo del baratro sul quale si trovava e il suo unico appiglio erano due cieli azzurri dei quali non avrebbe più potuto fare a meno adesso.  

 

 

 

 

Salve a tutti!!!!

 

Prima cosa buon anno, rieccoci qua con i nostri adulti genitori Delena!!

 

Li avevamo lasciati ad una insolita cena familiare intenti a capire chi dovesse andare a riprendere i figli alla festa di halloween e alla fine vanno proprio Damon ed Elena insieme.

Ci sono vari momenti che condividono e ripercorriamo un altro ricordo della loro storia…mi piaceva il parallelismo con i ragazzi che sono un po’ la scusa per agganciare i ricordi del passato.

 

Sicuramente Nadia, da femmina sveglia, ha iniziato a cogliere una certa complicità tra i due che per quanto ci provino non riescono proprio ad evitare che venga fuori.

Vedremo cosa accadrà….anche tra Nadia e Alec qualche piccolo passo è stato fatto ma la loro storia che si evolve sarà un dramma in più che i genitori dovranno affrontare.

 

Attendo come sempre i vostri commenti e ringrazio chiunque legga o recensisca la mia storia!

 

A presto

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Everybody talk about that dance ***


Everybody talk about that dance

 

Il suono della campanella annuncia la fine delle lezioni e i ragazzi si riversano per i corridoi della scuola, diretti ai propri armadietti.

 

-La bella e la bestia?-

-Lasciamo stare, mi sembra proprio sciocco….insomma nessun Re dovrebbe essere associato alla bestia-

-Ma quando si rompe l’incantesimo, è un bel principe-

 

Nadia e Kayla si voltano verso Claire, intenta a mettere i libri nell’armadietto. Tra una settimana ci sarà il tanto atteso Homecoming, il ballo della Reginetta d’Inverno e loro non attendono altro, o meglio, Kayla che è in lizza per la corona.

 

Lei e il suo ragazzo, Colin –aka il migliore amico di Alec- sono la coppia favorita ed hanno appena saputo che il comitato studentesco ha votato per il tema de “la Bella e la Bestia” suscitando il fastidio di Kayla; è convinta che sia stata quell’oca di Kelly Covington, invidiosa come sempre di lei e Colin, a proporre il tema.

 

Nadia, dal canto suo, in quanto nuova, se ne sta in disparte ad assistere alla scena con un certo divertimento; alla fine sono le solite dinamiche della sua vecchia scuola solo che stavolta lei non è la diretta interessata. E ringrazia di questo, non avrebbe potuto tollerare un’altra corsa alla corona soprattutto quando si era fatta come amica la favorita della scuola.

In effetti, sulla lista delle candidate, qualcuno il suo nome ce lo aveva scritto, un po’perché è nuova un po’ perché i tratti materni hanno sempre attirato molti sguardi su di lei, ma appena lo ha scoperto ha subito ritirato la candidatura.

 

E a proposito di sua madre, deve ricordarsi di chiamarla dato che le ha scritto già dieci messaggi per chiederle quando ha intenzione di andare a Los Angeles a trovarla. Per ora lei non riesce proprio a volare fino a New York così le ha proposto di passare il Ringraziamento nella sua vecchia città e il pensiero un po’ la agita; non ha lasciato solo sua madre e le sue amiche storiche laggiù, ma anche qualcuno che le ha spezzato il cuore.

 

-Beh in compenso sarà uno scenario molto fiabesco, non credi?-

 

Kayla punta gli occhi verdi sull’amica californiana.

 

-Mm meno male che riesci sempre a farmi vedere il bicchiere mezzo pieno-

 

Sorridono dirigendosi verso la palestra dove Kayla e Claire hanno gli allentamenti delle cheerleader mentre lei invece andrà a casa, ma chissà che non riesca a scorgere anche i ragazzi della squadra di football prepararsi per gli allenamenti e, tra questi, magari anche Alec.

 

-Senti invece con Alec come va?-

-Cioè?-

-Sì insomma, siete spariti l’altra sera dalla festa di Chuck Prasbie-

-Beh sì dovevamo andare via-

 

La ragazza arrossisce ravviandosi i capelli.

 

-Questa cosa che i vostri genitori si conoscono è imbarazzante-

-Abbastanza-

-Ma insomma ti ha baciata o no?-

 

Gli occhi scuri si alzano su quelli curiosi delle sue amiche ed esita un istante.

Certo che no, è più imbranato di lei su queste cose, se continuano così non si baceranno mai.

 

-Macché-

-Oh Nadia ascolta conosco Alec da sempre, mi rubava sempre le barbie per tagliargli i capelli e farmi arrabbiare….devi spronarlo, è davvero, davvero, timido-

-Eppure sua madre mi sembra una tipa super sveglia-

-Sì certo sua madre, non lui, che è stata anche la Reginetta del liceo per due anni di fila, dopo poi ha ceduto lo scettro a quella che abbiamo saputo essere tua zia-

 

La ragazza cruccia lo sguardo.

 

-Davvero?-

-Beh, Caroline Forbes è stata anche il capo delle cheerleader e ha fatto vincere a questa scuola diverse competizioni, le loro foto sono esposte nel corridoio dove ci sono i trofei della scuola-

-Ah sì?-

-Hai un grosso peso sulle spalle-

-Ma dai-

-Beh noi ora dobbiamo andare…ah direi che tu al ballo ci devi venire con Alec-

-Se mi invita-

-Lo farà fidati-

 

Kayla le fa l’occhiolino e poi lei e Claire spariscono dietro le porte della palestra lasciandola immersa nei suoi pensieri. Perché andare al ballo senza cavaliere sarebbe decisamente imbarazzante soprattutto per lei che sta ancora lottando per farsi degli amici; certo il destino ha voluto che le si affezionassero subito due tra le ragazze più popolari della scuola non così perfide, ma non basta.

 

Così sospira estraendo il cellulare dalla borsa e dirigendosi a casa; mentre attende che sua madre le risponda getta un occhio verso il cortile che porta all’ingresso della scuola e pensa che domani vorrà fare un giro nel corridoio dei trofei e sbirciare qualche vecchia foto di zia Care e della mamma di Alec.

Non ha mai pensato di chiedere a sua zia qualche album di foto o annuario della sua adolescenza, suo padre non ha molto di sé e sicuramente potrà trovare qualcosa in quello degli zii, magari foto delle estati passate insieme o compleanni. Non di scuola, visto che lui è più grande.

 

-Pronto tesoro?-

-Ciao mamma-

 

Chiacchierando con sua madre si dirige a casa e si farà dare qualche consiglio su come farsi invitare al ballo; si può dire tutto di Kathrine Pierce, ma non che non sappia nulla di uomini.

 

 

 

***

 

 

Elena rientra a casa con due buste della spesa e il telefono stretto tra la spalla e la guancia. Chiude la porta sperando che uno dei suoi figli appaia dal nulla per darle una mano, ma come sempre è una pallida illusione.

 

-Sì, sì ho capito…no digli che ci penso io-

 

Posa le buste sull’isola della cucina e afferra il cellulare con la mano; intanto suo figlio Alec è apparso in cucina avendo sentito la porta chiudersi, pronto a chiedere a sua madre un favore.

 

-Senti Matt lasciami la pratica sulla scrivania e domani vediamo cosa possiamo fare, secondo me abbiamo buone speranze-

 

Inizia a svuotare le buste e incita suo figlio ad aiutarla, invece di restare fermo a giocherellare con il cellulare; si becca uno sguardo di rimprovero e roteando gli occhi chiari si stacca dal bancone e le dà una mano a mettere via le varie cose.

 

-E’ un decreto ingiuntivo mica una minaccia di morte…mi rendo conto dell’importanza di questo cliente….va bene, a domani –

 

Chiude il telefono ed alza gli occhi su suo figlio.

 

-Allora, come è andata a scuola?-

-Normale-

 

Arriverà il giorno in cui i ragazzi non risponderanno con la frase “normale” a una sua domanda sulla scuola? Elena non lo crede molto possibile.

 

-E gli allentamenti?-

-Procedono, ci prepariamo al finale di metà stagione-

-Quando giocate?-

-La settimana dopo l’Homecoming-

-Ah giusto c’è il ballo-

 

Sua madre si illumina tutta anche se un attimo dopo il suo sguardo cambia, sembra quasi a disagio ed Alec si domanda perché; ma è un maschio e il suo interesse per lo strano atteggiamento di sua madre scema subito soprattutto perché ha un favore da chiederle ed è l’unica che può aiutarlo.

 

Inizia a piegare le buste vuote e si muove nervoso sotto gli occhi attenti di Elena che lo osservano curiosi; lo vede lontano un miglio che non sa come domandarle qualcosa.

 

-Io…em io, ovviamente andrò al ballo-

-Ovviamente, posso chiedere chi è la fortunata?-

-Ecco… io ancora, devo ancora invitarla-

-Beh sbrigati il ballo è tra una settimana e Nadia mi sembra una che può ricevere molti inviti-

 

Lo guarda eloquente e suo figlio arrossisce appena suscitando tutta la sua tenerezza.

Si ricorda le emozioni di andare al ballo, si ricorda bene i suoi balli da quando si era messa con Damon; era stata per i primi due anni di liceo la reginetta d’inverno e la reginetta di Maggio, rubando lo scettro a Caroline e a Rebeka, ma poi era arrivato lui nella sua vita e tutte queste cose avevano perso di valore, lei aveva smesso di candidarsi, di interessarsi a tutte quelle cose in cui la trascinava Caroline.

 

E ricorda ancora il primo ballo, quando lui, dopo qualche resistenza e il terrore che un quarterback di turno potesse rubargli la ragazza, si era lasciato convincere ad accompagnarla al ballo; e come si era sentita per gli sguardi invidiosi delle sue compagne, per il suo bellissimo e grande fidanzato che la faceva volteggiare sulla pista.

Un leggero sorriso le curva il volto e solo la voce di suo figlio la riporta coi piedi per terra.

 

-Mamma, secondo te?-

 

Sbatte le lunghe ciglia.

 

-Come?-

-Ho detto se puoi portarmi l’abito in lavanderia e…beh come faccio a sapere che fiori prenderle-

-Certo te lo porto domani e….per i fiori io opterei per il bianco, così sei sicuro di non sbagliare indipendentemente dal vestito che lei indosserà-

-Ok grazie…senti ma….pensi che suo padre farà storie?-

-Certo che no, in tal caso dovrò prenderlo a calci-

-Mamma tu non dirgli niente però!!!-

-No ma ti pare…ma dato che lo conosco ti dico di stare tranquillo-

-Va bene…-

-Tu comunque chiediglielo domani, una ragazza ha bisogno di tempo per pensare al vestito giusto-

 

Lui sorride appena e poi sale in camera sua seguito dallo sguardo materno pensieroso.

Non sa se sperare che Nadia accetti, che si innamorino, che si mettano insieme e lei e Damon finiscano per vedersi troppo spesso o sperare che lei gli spezzi il cuore.

Ma in ogni caso Damon lo vedrà, perché non sono legati certo solo per i figli.

 

Sospira e dopo essersi legata i capelli afferra il grembiule e inizia a preparare la cena; a breve rientreranno anche James e Aaron.

Poi si ferma e afferra il cellulare aprendo una conversazione con molta incertezza.

 

Damon…ciao

 

Invia il messaggio e blocca il cellulare come se lui potesse vedere il suo imbarazzo, ma quando vibra si affretta ad aprire subito il messaggio di risposta.

E’ lui.

 

Ehi, ciao

 

Non si sono più sentiti dalla sera della festa di Halloween qualche giorno prima.

 

Volevo avvertirti che questa settimana c’è l’Homecoming….”

 

Fissa quel maledetto online in attesa che lui digiti, ci mette davvero troppo!

Così si dirige al frigo per tirare fuori la carne e iniziare a preparare. Poi vibra di nuovo, e non sa se sia lei stessa o il telefono.

 

Mi stai invitando? Non c’è un limite di età?

 

Elena sorride roteando gli occhi al cielo, quanto è stupido.

 

Spiritoso, il problema inviti non riguarda noi

Ah scusa, sai ripensavo a tutte le volte che ho tentato di evitare quel ballo e tu mi trascinavi a forza

Che? Non ti ho mai costretto!!!!!

No eri più subdola, mi circuivi con i tuoi occhi e il tuo sorriso…”

 

Elena deve respirare a fondo, se lo avesse per le mani lo riempirebbe di schiaffi, non deve fare così deve spiegarglielo perché evidentemente non ci arriva. Non può flirtare con lei come se avessero 16 anni.

 

Alec vuole invitare Nadia

 

La butta lì, usando di nuovo i loro figli come argomento di conversazione visto che è così incapace di recidere questo legame con lui che sembra essere sopravvissuto nel tempo.

 

Uh, che madre impicciona sei…

Damon

Cosa….non ucciderò tuo figlio, se lei accetterà per me va bene….”

Su questo non discutevo nemmeno

Ovviamente la andrò a riprendere io

Scusami?”

Ah Elena, secondo te lascio due ragazzini insieme la sera del ballo? Devo davvero ricordarti cosa facevamo sempre quando ti riportavo da un ballo?

 

La donna arrossisce di colpo provando a non far riaffiorare i ricordi di loro due che si baciano famelici nella Camaro di Damon, o sul divano di casa di lui, o ancora quando scapparono dal ballo del penultimo anno di Elena perché si annoiavano e l’aveva portata a pattinare con l’abito da ballo.

 

Ti sei sciolta? O Stai venendo ad uccidermi? XD

No sto contemplando la tua stupidità”

“Vuoi dirmi che non ricordi?”
“Non ricordo cosa…”
“Quando abbiamo pattinato tutta la notte in quella pista in periferia che era sempre aperta e tu non riuscivi a pattinare perché il vestito era troppo stretto

 

Certo che se lo ricorda Elena, il problema sono le sensazioni che emergono insieme ai ricordi.

Sospira a fondo.

 

E’ sempre aperta

“?”
“La pista….ancora oggi, il venerdì sera d’inverno fanno orario continuato, mettono il baracchino con la cioccolata calda e rimane aperta fino al primo mattino

“Non lo sapevo”

“Già….”

“E quando apre?”

“Beh dipende, quest’anno fa già freddo, secondo me la apriranno per il Ringraziamento

 

Damon esita a rispondere ed Elena nell’attesa si accinge a pulire le patate. Il tono della loro conversazione ad un tratto diventa pericoloso, cambia lentamente e quando se ne accorge è tardi; perché lui nonostante tutto non è molto cambiato, riesce sempre a destabilizzarla.

 

Comunque non temere, non farò ostruzionismo ai ragazzi

“Non terrorizzare Alec, che già pensa che lo odi

Ma non è così! Anche se un po’ di terrore va bene”

“Cretino

 

In quel momento sente la porta di casa aprirsi e la voce di Aaron che parla con James la raggiunge dall’ingresso.

Afferra il telefono, Damon non sta rispondendo niente, così lo blocca e lo mette silenzioso dirigendosi da suo marito e suo figlio.

 

Damon le risponderà ed Elena vedrà solo dopo la sua risposta; senza nemmeno accorgersi, continuano a messaggiare tutta la sera, tra battute, aneddoti del passato e speculazioni varie sul modo in cui Alec si proporrà a Nadia per il ballo.

Per quanto Elena ci abbia provato, non è riuscita a non rispondere al messaggio successivo, a non sorridere alle sue battute cretine o ad incalzarlo con qualche frecciatina, pur sapendo quanto tutto questo sia sbagliato.

 

 

***

 

 

Alec l’ha seguita tutto il giorno con lo sguardo; dalla lezione di francese, alla caffetteria, fino a pedinarla a mensa rischiando di travolgere un professore.

Colin lo ha preso in giro tutto il tempo per la sua incapacità di farsi avanti fin quando non l’ha persa di vista quando si sono diretti in palestra per educazione fisica e gli è apparsa davanti all’improvviso, intenta a legarsi i capelli.

 

-Ehi-

-Ehi-

-Ciao-

-Ciao-

-Oddio…io mi avvio eh-

 

Kayla, che ha assistito all’intero siparietto di saluti, li supera ridacchiando e lanciando un’occhiata complice ad entrambi.

 

-A-allora…come…sì ecco come stai?-

-Bene, e tu?-

-Io …io ecco-

 

Alec si gratta la testa imbarazzato, non sa da che parte rifarsi è tutto il giorno che immagina conversazioni nella sua testa, ma ancora non ha messo in pratica niente.

 

-Ti volevo chiedere…-

-Cosa?-

 

Nadia lo fissa con intensità, il fiato a stringerle la gola e i battiti che accelerano speranzosi di un invito.

 

-Vorresti….-

 

In quel momento il coach appare alle loro spalle chiamando tutti a rapporto in palestra per la lezione e i due non fanno in tempo a finire di parlarsi che gli altri ragazzi li superano.

Così entrambi si guardano di sfuggita entrando in palestra.

 

Passano la lezione a giocare a palla avvelenata e Nadia è in squadra con Tim Loockwood, un tipo che la punta da quando ha messo piede in quella scuola. Ha tentato svariate volte di sviare le sue insistenti avance, anche adesso che fa il tosto boriandosi di essere forte in quel gioco.

 

-Allora miss California.con chi vai al ballo?-

 

Kayla guarda Nadia complice, come a volerle suggerire di ignorarlo con le sue battute cretine; mentre Alec è molto attento a quello che sta dicendo Tim alla sua compagna di squadra e gli stanno bruciando le mani al punto che la prossima persona che colpirà con la palla sarà proprio lui.

 

-Ancora non lo so-

-Non hai ricevuto inviti? Eppure una bella ragazza come te…beh se sei sola, io sono disponibile-

-Ehi!-

 

Tim e Nadia volgono lo sguardo verso la squadra davanti a loro e, precisamente, verso Alec che punta il bersaglio e colpisce Tim.

 

-E’ già occupata….con me-

 

Nadia sgrana gli occhi puntandoli verso Alec rosso in volto per lo sforzo, mentre una soddisfatta e divertita Kayla l’affianca, punzecchiandola.

Tim, di contro, lo fulmina scocciato ed esce dal campo da gioco sotto lo sguardo curioso dei compagni di classe; e mentre Alec è intento a direzionare il suo sguardo imbarazzato verso Nadia, speranzoso di vedere un segno di assenso sul suo volto, una pallonata gli arriva dritta in faccia da un membro della squadra di lei.

 

Non si erano accorti che il gioco stava continuando.

 

-Cazzo-

-Withmore modera il linguaggio-

-Scusi coach-

 

Si porta le mani al naso preda di una fitta di dolore e un attimo dopo un fiume di sangue si riversa sui palmi.

 

-Oh perfetto, fila in infermeria subito-

-Posso accompagnarlo?-

 

Nadia si rivolge implorante al coach che la guarda, sbuffando.

Questi ragazzini sono sempre i soliti, ormai in vent’anni di insegnamento si è abituato e così annuisce lasciando che la ragazza lo raggiunga.

 

-Ehi, come stai? Fammi vedere-

-Non è nulla…-

 

Lui prende un fazzoletto che gli ha porto una ragazza e si dirigono insieme verso l’infermeria.

 

-Non mi fa effetto un po’ di sangue-

-Oh non lo metto in dubbio, si vede che sei una coraggiosa-

-Grazie-

-Io potrei svenire invece-

 

Lei lo osserva preoccupata tenendolo per un braccio mentre si tampona il naso.

 

-Non farlo! Aspetta almeno che arriviamo al lettino-

-Almeno ne è valsa la pena, non è vero?-

 

Gli occhi celesti, un po’ crucciati per il dolore, la fissano mentre camminano per i corridoi e Nadia si lascia scappare un timido sorriso.

 

-Certo che sì-

 

E l’emozione sul volto di entrambi gli fa dimenticare il dolore per la botta.

A sua madre ometterà il dettaglio della dichiarazione pubblica, dicendo solo che si è preso una pallonata; vuole evitare che finisca tra i racconti della cena per il Ringraziamento, soprattutto se Nadia e suo padre lo passeranno con loro.

 

 

***

 

 

Nadia si presenta il pomeriggio del ballo a casa di sua; zia ha bisogno di consigli e di un po’ di assistenza femminile per la preparazione alla grande serata che la attende. Sua zia è molto brava, oltre ad avere un gusto impeccabile, nel truccare e fare i capelli e si è offerta volentieri di stare un po’ con sua nipote.

Caroline ogni tanto, guardandola, sente una piccola stretta al cuore per Nadia la cui madre è troppo lontano e fa quel che può per darle consigli e affetto. Alec verrà a prenderla a casa loro, accompagnato da Elena e non vede l’ora di fare le foto ai ragazzi.

 

E’ davvero curioso che tra tutti i ragazzi sua nipote si sia presa una cotta per il figlio di Elena, deve proprio esserci qualcosa nel sangue di questi due al punto da averlo trasmesso ai rispettivi figli; e a proposito di Damon ed Elena ancora non ha parlato con l’amica di come stiano andando le cose con lui.

 

Nadia è seduta davanti allo specchio mentre sua zia le arriccia i capelli e la scruta dallo specchio.

 

-Come sono stati i tuoi balli zia?-

-Oh beh, sono stata quasi sempre la reginetta, quindi tutti molto positivi…tranne quello in cui litigai con tuo zio perché era venuto con una slavatina del secondo anno-

 

Nadia sorride.

 

-Ancora non stavate insieme?-

-No, eravamo nella fase della negazione, tutti ci volevano spronare ma noi proprio non capivamo-

-E il ballo fu l’occasione?-

-Il ballo aprì la strada, ma in realtà furono tuo padre ed Elena i veri cupido-

 

Caroline prende un’altra ciocca dei capelli della nipote, con fare sognante.

 

-Davvero? E come-

-Si avvicinava l’estate e loro ci convinsero a passarla tutti insieme e in quell’occasione…beh abbiamo finalmente capito che eravamo innamorati…era il 4 luglio, una sera sulla spiaggia sotto ai fuochi tuo zio si fece coraggio e mi baciò-

-Che romantico-

-Sì lo è sempre stato-

-Hai delle foto?-

 

Gli occhi azzurri cercano nel riflesso dello specchio quelli curiosi della nipote.

 

-Di cosa?-

-Del ballo…di questi momenti-

-Certo, sai che conservo tutto e poi la nonna di Alec era fissata, ci faceva sempre le foto prima del ballo…-

-Dai posso vederle? Chissà che vestiti avevate!!-

 

Caroline ridacchia e posa l’arriccia capelli sulla toletta per poi dirigersi allo scaffale accanto e prendere un piccolo album.

 

-Ne ho tanti altri giù nell’armadio accanto alla tv, poi una sera ce li guardiamo tutti-

 

Nadia si alza e raggiunge sua zia, sedendosi sul letto.

 

-Ma questo è il mio preferito, è la raccolta di tutti i momenti con tuo zio da fidanzati, c’è solo il ballo dell’ultimo anno in cui stavamo insieme, vedessi che capelli che aveva-

-Fammi vedere-

 

Iniziano a sfogliare alcune pagine: sono foto di loro due al mare, mentre mangiano il gelato, al compleanno di zio Stefan e poi riconosce la mamma di Alec in una foto con zia Care e una terza ragazza dalla pelle più scura.

 

-Wow, ma era bellissima…beh lo è tutt’ora-

-Oh sì, Elena era molto corteggiata-

 

D’un tratto Matt, il figlio minore di Caroline, piomba in camera reclamando l’attenzione di sua madre e la donna si alza per andare da lui lasciando un attimo la nipote che si sfoglia con cura l’album.

E arriva alla foto del ballo: sua zia bellissima come sempre anche con i capelli biondi cotonati e un abito blu elettrico, stretta da dietro da zio Stefan, affascinante nonostante quei capelli ingellati all’inverosimile; vicino a loro la ragazza dalla pelle scura e un ragazzo che la abbraccia di lato e poi la mamma di Alec che è voltata di lato verso….un momento…quello è suo padre!

Nadia guarda meglio la foto: Elena è voltata di tre quarti verso suo padre che ricambia lo sguardo e ha un braccio intorno alla sua vita. 

 

Uno strano disagio le afferra la bocca dello stomaco e continua a sfogliare. Ci sono foto di altri momenti, probabilmente precedenti, di loro immersi nella neve, di nuovo suo padre pieno di neve con Elena cavalcioni sulla schiena di lui. Suo padre ha sempre dei sorrisi spensierati in quelle immagini che lei gli ha visto di rado e la sua ansia nel voler capire di più le fa risfogliare l’album dall’inizio; forse prima sua zia è stata così rapida nel mostrarle le foto che lei non si è accorta di loro due.

Di nuovo il compleanno di zio Stefan con zia Care che lo stringe da dietro mentre lui soffia le candeline e di lato, sempre con quegli sguardi troppo complici, suo padre con una mano a spostare i capelli di Elena, evidentemente in procinto di darle un bacio sul collo.

 

Chiude l’album di scatto reprimendo un brivido di freddo.

Nessuna foto esplicita, ma è come se il suo cervello iniziasse a mettere insieme dei piccoli pezzi.

Parlavano al barbecue in modo strano, aveva quasi creduto di averli sentiti litigare; poi la cena la scorsa volta e quegli sguardi di sfuggita, il loro modo di parlare in macchina, gli aneddoti che suo padre aveva raccontato….e le foto.

 

Nadia alza gli occhi verso lo specchio dove si vede riflessa: suo padre e la madre del ragazzo che tra meno di due ore verrà a prenderla sono stati insieme.

Vuole vomitare, ma l’arrivo di sua zia in camera la distoglie appena dai suoi pensieri; potrebbe chiederlo a lei tuttavia non riesce a trovare le parole per formulare la domanda, per dare un senso a qualcosa che ancora non le è del tutto chiaro.

Non le resta che indagare per fatti suoi.

 

 

 

Salve salve!!!

 

Eccoci qua sono tornata, chiedo scusa per il ritardo e come sempre ringrazio chiunque legga o recensisca la mia storia! Spero davvero tanto vi stia piacendo ed incuriosendo.

Questo capitolo è molto incentrato su i ….em Nalec?? Dovrò pensare ad un nome per la ship Nadia/Alec!

 

Dopo la cena di Halloween, si avvina il ballo dell’Homecoming, in America sappiamo tutti quanto siano fissati coi balli scolastici e non è che abbia mai ben capito quanti ne facciano in un anno, però l’Homecoming è in autunno se non sbaglio e di solito incoronano la reginetta d’Inverno mentre a Maggio quella di Maggio –e ovviamente c’è il ballo di fine anno che per quelli dell’ultimo anno si chiama Prom (tutte cose che ho imparato guardando Buffy perché in TVD fanno solo balli a tema a caso).

 

Parallelamente i genitori fanno un po’ gli impiccioni anche come scusa per potersi sentire – Elena stavolta- e in tal modo continuano a riprendere i fili di un rapporto creduto ormai bruciato. In questo capitolo ho inserito anche Kathrine, solo per telefono intanto ma giustamente è la madre ed era ora che si facesse sentire.

 

Nadia, in assenza della madre, si fa aiutare da sua zia Caroline per i preparativi e nell’occasione scopre pezzi del passato di suo padre che ignorava totalmente. Vedremo le sue indagini quanto si spingeranno oltre!

 

Vi attendo con i commenti!

A presto

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Balli proibiti ***


Balli proibiti.

 

 

-Allora falla ballare, ridere e non bevete intesi?-

-Papà non ci sono alcolici alla festa-

-Sono stato anche io al liceo...so come funziona...anche se in effetti era il ballo dell’ultimo anno quello in cui succedeva qualunque cosa-

 

Elena fa una smorfia verso suo marito come a rimproverarlo; poi aspetta che suo figlio si senta pronto per essere portato a casa Salvatore per prendere Nadia.

Lei e Damon porteranno i ragazzi che hanno protestato perché non vorrebbero fare le cose coi genitori, ma è il prezzo da pagare per il fatto che si conoscono.

Inoltre la scuola ha chiesto ad Elena di fare da chaperon insieme a Skyler Finn la quale ha proposto al comitato di classe di far presenziare come adulto anche Damon Salvatore, in quanto nuovo, come occasione per integrarsi -e per lei per provarci con lui suscitando un leggero fastidio in Elena.

E perché di fondo gli altri genitori si rifiutano sempre di fare i supervisori ai balli. Anche quelli delle classi superiori, tranne per qualche mamma che, come lo era Elena, fa parte del comitato genitori della scuola.

 

La notizia l’hanno ricevuta giusto due giorni prima e Damon le ha scritto subito prendendola in giro perché, di nuovo, è riuscita ad incastrarlo ad un ballo.

E così Elena, nel suo semplice abito color blu cobalto dal taglio classico con uno scollo a barca e la gonna morbida, è pronta per il suo ballo.

 

Spera vivamente che a Damon non venga la malsana idea di farla ballare perché potrebbe essere davvero molto imbarazzante.

 

-Buona serata, divertitevi-

-Anche voi due-

 

Elena passa una mano tra i capelli del minore sorridendogli.

 

-Non aspettateci alzati-

-Mamma andiamo-

 

Elena afferra borsa e chiavi ed escono

 

Nadia è davanti allo specchio che continua a lisciarsi invisibili pieghe dell’abito panna con una trama fitta che ricorda il pizzo, sotto lo sguardo severo del padre.

Vederla tutta un tiro da piccola donna gli fa sempre impressione, in bilico su quei tacchi che si atteggia ad adulta quando ancora la sua pelle profuma di infanzia; sua figlia è bellissima ma per lui è ancora la sua bambina e lo sarà sempre. Deve tuttavia accettare che stia crescendo.

 

Lui è stupendo nel completo classico che Caroline gli ha obbligato di mettere senza possibilità di protestare; ed è pure un po' agitato perché il suo ultimo ballo lo ricorda bene, era il cavaliere di Elena.

Da quando si è messo con lei si è fatto tutti i balli possibile ed è bizzarro che il suo primo ballo scolastico da adulto sia di nuovo con lei.

 

Quando la scuola lo ha chiamato era tentano di rifiutare poi gli hanno fatto i nomi degli altri genitori tra cui, appunto, lei.

E il suo sì è stato immediato; inoltre potrà sorvegliare Nadia e Alec, perfetto.

 

Quando il campanello suona sia lui che Nadia sussultano e Caroline corre alla porta tutta eccitata con tanto di reflex alla mano.

 

-Io non voglio foto-

-Sei suo padre è ovvio che ti farò una foto con lei!-

-Ma riserviamocela per l’ultimo anno-

-Dam...credi davvero di poterti rifiutare?-

 

Stefan gli poggia una mano comprensivo sulla spalla ridacchiando tra sé mentre Julie continua a ripetere a sua cugina quanto sia bellissima e quanto lei non veda l’ora di andare al liceo l’anno prossimo.

 

-Eccovi!!!-

 

Care si butta verso l’amica abbracciandola e poi inizia a toglierle il cappotto.

 

-Che sta facendo?-

-Dio ma che genitori siete! Faccio le foto a voi e ai vostri ragazzi-

 

Elena sospira provando a trattenere l’impulso di frenare il suo entusiasmo, poi la sua attenzione viene totalmente catalizzata da due cieli artici che la guardano vibranti ora che si sta togliendo il cappotto.

E sente a mala pena le proteste di suo figlio in sottofondo mentre Caroline lo incita a mettere i fiori al polso di Nadia.

 

Si sente esattamente come a 16 ani per il ballo del penultimo anno, il primo a cui lo costrinse a venire; la guardava così o forse adesso addirittura con più intensità, più consapevolezza.

Si ritrova ancora una volta a trattenere il fiato e i pensieri rubati dagli occhi limpidi di lui.

 

Non fanno in tempo a parlarsi o solo sorridersi che Stefan e Caroline li stanno trascinando in salotto per metterli in posa.

 

-Ciao-

-Ehi-

-Sei… Sei davvero molto bella-

 

Nadia sorride timida e abbassa appena lo sguardo, vuole ringraziarlo, ma sua zia si intromette invitando Alec a darle i fiori.

Lui le porge la scatola trasparente dentro cui c’è il bouquet da polso bianco. Lui il suo lo ha già messo.

Aprono la scatola e lui prende i fiori per mettergli al polso.

 

Sua madre aveva ragione sul colore.

 

-Grazie-

 

Lui sorride di rimando.

 

-Oh penso che piangerò adesso...presto mettetevi in posa-

 

I due vengono letteralmente spintonati in salotto dove ci sono già Damon ed Elena ed entrambi salutano le rispettive controparti.

Nadia direzione lo sguardo con fare indagatore verso suo padre; stasera ha tutta l’intenzione di fugare ogni dubbio su loro due.

 

Caroline scatta una serie di foto ai ragazzi da soli e con i genitori; una volta paga del suo folle desiderio di creare un album apposito, si decide a lasciarli andare e affianca l’amica intenta a mettersi il cappotto.

 

-Come va?-

-Em…in che senso-

-Con Aaron?-

-Beh…diciamo bene-

 

Gli occhi azzurri la scrutano pensierosi.

 

-Mm…poi mi dirai meglio….mentre con Damon?-

-Che c’entra lui? Perché me lo chiedi?-

 

La bionda reclina la testa di lato incrociando le braccia; Elena se ne sta sulla difensiva come sempre quando si tratta di Damon, possibile che certe cose non cambino mai? La donna si sente osservata in modo indagatore e sospira.

 

-Caroline va tutto bene, vedi...ci comportiamo da adulti, come deve essere-

-Non me la stai raccontando tutta, ma voglio darti il beneficio del dubbio-

-Oh, ma che amica generosa-

-Attenta Gilbert!-

 

La punzecchia divertita, non la chiama quasi mai per cognome se non quando la deve rimproverare ed è passato molto tempo da quando è successo.

È come se il ritorno di Damon avesse risvegliato i loro animi assopiti e ristabilito vecchie situazioni.

 

-Come sempre-

 

Il quartetto esce con leggero imbarazzo da casa Salvatore, pronti a dirigersi alla festa.

 

Cotillon, punch analcolico e abiti scintillanti.

Certe cose nel tempo non cambiano mai; pensano questo sia Damon che Elena quando entrano nella palestra allestita a festa. Il tema è fiabesco con alberi di cartone, una gigantesca sagoma di un castello dietro alla band ed altri addobbi da favola con tanto di angolo foto con la rosa sotto la campana di vetro.

 

I ragazzi intercettano il gruppo di amici e si staccano dai genitori che si dirigono al tavolo delle bevande. Damon osserva circospetto il punch a disposizione, storcendo la bocca.

 

-Avevo dimenticato che a queste feste non si beve...dovrò andare a cercare la scorta segreta del preside-

 

Si liscia teatrale la giacca del completo sgranando quei suoi occhi troppo chiari in direzione di Elena che, di contro, alza gli occhi al cielo.

 

-Guarda che non c’è mica più il Signor Flutie…-

-Oh, i presidi sono tutti uguali-

-Damon non violerai l’ufficio del preside!-

 

Elena lo colpisce con un pugno leggero suscitando le sue risate.

 

-Ehi guarda che quella che per ora sta dando il cattivo esempio sei tu!-

-Cretino-

-Ah, continui?-

-Vado a salutare Ric-

 

Stizzita si volta nella folla cercando Ric.

Di solito è sempre uno dei docenti che si presta per fare da chaperon, sempre che sua moglie Jo non lo abbia trattenuto. Deve ancora invitarli a cena, ma molto probabilmente li vedrà per il Ringraziamento.

Per ora sa solo che deve prendere le distanze da Damon prima che impazzisca del tutto.

 

La serata prosegue tra vari balli e i ragazzi si stanno divertendo mentre Damon si annoia a morte; Ric è stata la sua copertura per sfuggire a Skyler Finn, ma non sa quanto potrà rifiutare i suoi inviti a ballare.

Elena invece da brava mamma ha socializzato con le altre, ha intessuto relazioni e riso forzatamente una serie di volte; Damon lo sa bene perché non le ha staccato gli occhi di dosso neppure per un secondo.

 

-Io devo assentarmi-

-Cosa? No dove vai-

-Al bagno Damon...o vuoi venire con me?-

 

Ric lo sbeffeggia suscitando la sua indignazione.

 

-Beh potrei-

-Fai l’adulto, è una donna non un mostro puoi anche concederle un ballo-

-Sicuramente, se solo ci fosse dell’alcool in giro-

 

Suo zio scuote la testa ridacchiando e poi si allontana lasciandolo da solo a fissare la pista.

Hanno dato una serie di canzoni pop da ballare in gruppo e alcuni lenti, tutte canzoni che vorrebbe evitare.

 

Elena intanto sta fingendo di ascoltare i farneticamenti di Penny Covington sulla sua mozione di far comprare un albero di Natale nuovo da mettere all’ingresso della scuola e del fatto che il voto di Elena sarebbe decisivo.

La sua attenzione tuttavia è rivolta altrove, verso una massa di capelli scuri illuminati dalle luci stroboscopiche della palestra; Damon se ne sta da solo a sorseggiare il punch terribile che servono e fissa annoiato un punto imprecisato della sala quando d’un tratto entra nella sua visuale una chioma bionda tinta ondeggiante nella sua direzione, scuotendo Elena dal suo torpore. Skyler Finn.

 

Le viene da ridere quando lui si accorge della bionda e la sua faccia allarmata vaga per la sala in cerca di un salvagente. Ma è subito sostituita da uno strano fastidio ora che la vede agitarsi civettuola, mentre gli tocca un braccio esplicita.

Stringe il bicchiere che ha tra le mani provando a distrarsi, ma i suoi occhi indagatori tornano di nuovo a loro due nella speranza che lui non si faccia trascinare in pista; poi gli occhi chiari intercettano i suoi e di nuovo il tempo e la musica si fermano.

 

Sembra che Damon abbia trovato il suo appiglio perché le pozze chiare si allargano facendosi liquide e la chiamano letteralmente a lui.

Sente le gambe tremare appena più che lo sguardo si intensifica e nemmeno si accorge che lui si sta facendo sempre più vicino fino a raggiungerla. Ed Elena vorrebbe prenderlo in giro e commentare l’attacco di quella donna inarrestabile, ma le parole le muoiono in gola ora che lui è così vicino tanto da sfilarle il bicchiere di mano, prenderla dolcemente per un braccio e condurla sulla pista.

 

Dovrebbe fermarlo, dovrebbe scappare, ma di nuovo la sua presenza, il suo odore la stordiscono e tutto sfuma intorno a lei. Sente solo la mano di Damon che scotta contro la pelle scoperta del suo polso e il cuore che batte un po’ più forte.

 

Non dovrebbe sentirsi così, dovrebbe odialo e un po' lo odia, dovrebbe scacciarlo, essere totalmente indifferente eppure qualcosa di così recondito e sepolto dentro lei ha ripreso vita da ormai qualche settimana.

Da quando lui è tornato a incasinarle la vita e il cuore.

 

La conduce ai margini della sala per evitare di dare troppo nell’occhio, ci sono anche i loro ragazzi nella folla, ma in quel momento nessuno dei due sembra curarsi di ciò, sembra ricordarsi di essere genitore.

 

 (da ascoltare: Marving gayes –Charlie Puth feat. Megan Trainor https://www.youtube.com/watch?v=caYJQNgW65w )

 

La canzone è piuttosto ritmata, anche se all’inizio Damon la tiene a sé, con la mano a metà della sua colonna vertebrale e l’altra stretta nella sua e una misura di sicurezza tra i loro corpi che le fa mancare l’aria. La muove lentamente, senza perdere mai il contatto visivo, mangiando in modo impercettibile le distanze e accorciando lo spazio vitale di Elena.

 

-Mi devi un favore-

-Per cosa?-

-Ti sto salvando da Skyler Finn-

-Credi che non sappia respingere delle avance?-

-E’ una persona molto insistente-

-E io un gentiluomo-

 

Elena inclina appena la testa di lato guardandolo storto.

 

-Ma davvero-

-Certo, per questo ho pensato che invitare te sarebbe stato meglio-

-Molto maturo-

-E poi sono un grande ballerino lo sai-

 

Ad Elena scappa inevitabilmente un sorriso.

 

-Sicuramente...lo eri…-

-Ero? Perché parli al passato?-

-Magari ti sei arrugginito-

-Mm...magari-

 

Dal ritornello la canzone prende velocità e Damon fa volteggiare Elena con energia a ritmo di un boogie un po' improvvisato.

Se le ricorda bene le sue mosse è sempre bravo soprattutto ora che la allontana da sé facendola di nuovo arrotolare nella sua stretta per tenerla da dietro.

 

-Dicevi?!-

 

Le soffia leggero contro l’orecchio provocandole una serie di brividi lungo la colonna vertebrale ed è solo lo scatto del ritornello che la salva, quando lui le da una leggera spinta per allontanarla di nuovo e tirarla a sé in una piroetta.

Prova a non sorridere, guardandosi intorno preoccupata dagli sguardi dei ragazzi.

 

-Damon...ci stanno guardando-

-Stiamo ballando Elena, in pubblico, e in un modo che questa generazione non conosce, è ovvio che ci guardino-

-D’accordo però…-

-E poi siamo bellissimi-

 

Lei trattiene un piccolo sorriso, tentando di fare l’adulta.

 

-Ma non credo sia conveniente-

 

Fa piuttosto caldo nella sala e le sue guance si colorano di imbarazzo; è comunque una madre deve mantenere un contegno. Ma in effetti non stanno facendo nulla di male, se non fosse per i pensieri che iniziano ad accavallarsi nella sua testa o dei brividi che le bruciano la pelle.

 

-E dai, Gilbert...sciogliti un po’ -

 

Elena fa per controbattere ma di nuovo lui non le da il tempo, riprendendo a farla volteggiare. E non riesce più a trattenere un sorriso; un po’ perché le mancava essere Elena Gilbert, un po’ perché Damon non è solo bello, ma anche comico e lei si sta divertendo come non le capitava da tempo.

 

Poco più in là Nadia è lanciata con le amiche in pista mentre Alec è con Colin e gli altri, lo ha costretto a troppi balli e ora lo ha lasciato libero con la promessa di un ultimo lento.

E mentre balla con le amiche sulle note di Marvin Gayes, Kayla la prende per un braccio avvicinandola.

 

-Ehi ma quelli non sono tuo padre e la mamma di Alec?-

 

La ragazza volta gli occhi nella folla scrutando tra i vari ragazzi finché non scorge una massa nera sorridere verso la donna che di colpo tira a sé.

Stanno ballando davvero?

Suo padre sta ballando, sta ballando e anche molto bene e ….ok qui le cose si fanno sospette.

 

Le viene quasi da arrossire per la vergogna.

 

-Wow certo che ci sanno proprio fare!-

-Non voglio guardare-

-Caspita! Magari Colin mi facesse fare quelle giravolte!-

 

Nadia prova ad evitarli, ma il suo sguardo è attratto per forza nella loro direzione, soprattutto ora che la canzone va sul finire e le parti più lente sembra che suo padre ami ballarle un po’ troppo stretto ad Elena.

Perché non si da una regolata???

Si volta furiosa finché la scena finale non la blocca, sulla fine della canzone lui inclina Elena in un casquè e potrebbe giurare di averli sentiti sospirare in mezzo alla folla e alla musica.

 

Le mani di Elena sono saldamente ancorate alle spalle di Damon che la sorregge per la schiena avendola fatta piegare all’indietro per la fine della canzone e nel farlo si è leggermente curvato su di lei ad una distanza pericolosa da cui entrambi possono sentire il respiro dell’altro farsi corto contro la pelle, infiammandola.

Gli occhi neri si allargano, totalmente persi nel mare azzurro di Damon, paralizzato dalla sua vicinanza, da quell’odore di estati che non ricordava quasi più, dalla pelle di lei che emana calore attraverso la stoffa dell’abito, dai loro bacini che si sfiorano e si trova, Elena, a schiudere le labbra per respirare un po’ meglio, attirando gli occhi di lui su di esse.

 

Poi, dopo istanti che le sono sembrati infiniti, col corpo abbandonato contro la mano forte di lui che la sostiene e il cuore che pulsa nelle tempie, sente sollevarsi e viene rimessa con entrambi i piedi a terra e la testa che le gira appena.

Le sue mani sono ancora aggrappate a lui non perché abbia paura di cadere, ma perché le manca letteralmente la terra sotto ai piedi; dannazione a lui. E’ caduta in pieno nella sua trappola, ha fatto tutto quello che si era ripromessa di non fare, gli è bastato un solo ballo, farla sentire così desiderata, così speciale, così libera per vincere ogni sua resistenza.

 

Perché è passato troppo tempo da quando ha ricevuto queste attenzioni da un uomo, suo marito la sfiora appena. Anche per colpa sua, per quello strano senso di estraneità che da qualche anno le ha preso il cuore e i polmoni e ora, con Damon, è come se la vita avesse ripreso a scorrerle nelle vene.

 

E sa bene quanto sia pericoloso il veleno azzurro dei suoi occhi.

 

Sospira appena sbattendo le lunghe ciglia per riprendere possesso di se stessa staccandosi leggermente da lui.

 

-Io…vado un attimo in bagno-

 

Passa attraverso alcuni sguardi curiosi, sicuramente di Nadia, Ric e qualche mamma che ha assistito al ballo con una certa invidia.

Ha bisogno di ossigenare i polmoni e il cervello, lo lascia lì a bordo pista sentendo a mala pena la voce di Ric che la chiama.

 

Damon si liscia la giacca e dopo un momento per ricomporsi si allontana dalla pista quando una mano gli afferra il braccio e si volta, trovando la faccia risentita di sua figlia che lo fissa.

 

-Ehi, tesoro-

-Papà….-

 

La ragazza si morde un labbro, vorrebbe dirgli che ha capito quello che sta succedendo, ma di fronte ai suoi occhi chiari è come se perdesse tutte le parole ed il coraggio, facendosi piccola e insicura.

Eppure ne avrebbe di cose da dire, ma ha paura.

Ha paura di scoprire cose più grandi di lei, cose che una ragazzina di 15 anni forse non sarebbe assolutamente in grado di gestire perché una volta dette ad alta voce non si torna indietro.

 

-Stai bene?-

-Io…sì, volevo dirti che….ho sentito la mamma-

 

Damon cruccia lo sguardo confuso, certo che la sente è sua madre. Ma perché glielo sta dicendo adesso?

 

-E?-

-E vado a Los Angeles per il Ringraziamento-

 

Nadia deglutisce il suo risentimento e girando sui tacchi torna dalle sue amiche.

 

Suo padre osserva la piccola sparire nella folla che si sta agitando per l’imminente incoronazione della Reginetta, ora che un ragazzo lo annuncia al microfono e rimane con le mani nelle tasche dei pantaloni a cercare di capire cosa sia appena successo.

Lui e Nadia avevano parlato del fatto che in certe occasioni sarebbe potuta andare da sua madre a Los Angeles –tutto pur di evitare che Kathrine venga a New York – ma credeva che il Ringraziamento lo avrebbe passato con lui; voleva portarla alla pista di pattinaggio di cui aveva parlato con Elena, aveva fatto dei programmi.

E improvvisamente si sente solo e stupido.

Capisce che sua figlia lo abbia voluto punire per qualcosa ma gli sfugge cosa. Che le abbia dato fastidio il suo ballo con Elena?

 

Si volta verso l’uscita della palestra, quella che dà sul corridoio e sente il bisogno di andare in bagno e sciacquarsi la faccia, soprattutto quando supera Ric che lo fulmina risentito pure lui.

Ed è in corridoio che vede ritornare Elena nella direzione della palestra.

 

-Ehi-

-Ehi-

 

Rimangono a pochi metri di distanza, lei con una faccia indecifrabile evidentemente a disagio per il loro ballo di prima, lui totalmente confuso e ferito.

 

-Stai bene?-

-Sì, avevo bisogno di aria…-

 

Damon acciglia lo sguardo perplesso e stizzito da tutti questi atteggiamenti accusatori.

 

-Stanno per incoronare i ragazzi….prima che tu te lo perda-

-Oh, grazie…credo…credo che dopo sarà meglio andare-

-Sì lo credo anche io-

-Bene-

 

Lei sfugge dal suo sguardo e fa qualche passo con l’intento di superarlo, ma lo vede che è strano.

 

-Mi sono divertita prima….è solo che-

-Ho esagerato, ho capito Elena-

-Non è quello…ma non possiamo fare così, non quando ci sono i ragazzi e…-

-Non temere non ti sfiorerò più-

 

La fissa dritta, vuole ferirla ma non sa bene in quale modo. Ed Elena lo conosce così bene da sapere esattamente cosa stia facendo.

 

-Non è quello che ho detto-

-Oh davvero?-

 

Lui fa un passo verso di lei che è praticamente a un battito da lui, e di contro indietreggia; perché Elena conosce anche questo suo sguardo minaccioso che non le fa paura, ma le fa battere il cuore troppo velocemente.

 

-Fammi capire possiamo “fare così” quando non ci vede nessuno, o in macchina, o nella tua cucina basta che non ci siano occhi a guardarci?-

 

Elena è arpionata al suo sguardo gelido, ma lei non sente freddo, si ferma mentre lui le respira a fior di labbra senza mollare i suoi occhi profondi e intrepidi. Perché lo sente quel brivido accenderle le cellule fino a non capire più nulla, sente i propri occhi scendere appena su quelle labbra di vino pericolose da cui escono bisbigli provocatori che sanno di oblio proibito e vorrebbe ribellarsi, colpirlo, dirgli che è uno stupido. Eppure Damon sembra ancora essere l’unico in grado di cantarle i suoi pensieri più oscuri di cui riesce tutt’ora a vergognarsi.

 

-Siamo soli, qui non c’è nessuno….cosa vorresti che facessi? Che ti baciassi contro un armadietto? Che ti trascinassi in una classe e ripercorressi ogni centimetro della tua pelle che è impressa nella mia mente dal primo istante in cui i miei occhi ti hanno incrociata? In cui ti ho baciata? In cui ti ho toccata ed amata? Vorresti questo Elena, mentre il mondo è chiuso in una palestra?-

 

Gli occhi di cioccolata si dilatano febbrili, accorgendosi di aver trattenuto il fiato solo quando lui fa un passo indietro sprezzante di fronte al suo silenzio teso; Damon assottiglia le pozze chiare e la supera ferito urtandole leggermente una spalla, tocco che fa salire a gola ad Elena un groviglio di imbarazzo e rabbia.

Ma non può più piangere, non le è più concesso farlo, non quando lui le ha rubato tutte le lacrime e tutte le notti di solitudine.

Vaga con lo sguardo per il corridoio tentando di recuperare un minimo di stabilità fin quando non si fa coraggio e torna in palestra, investita dalla musica che invece di riempirla le svuota ancor di più il cuore.

 

-Credo sia ora di andare-

 

Alec alza gli occhi azzurri su Nadia, hanno appena riaperto le danze dopo l’incoronazione di Kayla e Colin e lui non vedeva l’ora di chiederle un lento e magari trascinarla via cinque minuti da quel posto e dagli occhi dei loro genitori che in quel momento ha perso di vista.

 

-Come? Perché?-

 

La ragazza si sfrega le braccia nervosa, fissando un punto indefinito della sala.

 

-Che succede?-

-Niente….lascia stare-

-Ehi, puoi parlarmi di tutto-

 

Gli occhi scuri finalmente trovano quelli del ragazzo e sospira appena; non è convinta che sia utile parlarne con lui ma infondo si tratta dei loro genitori non sa con chi altro affrontare l’argomento senza morire nel disagio più profondo.

Alec gentilmente le prende una mano, intenta a torturare il vestito e la conduce sulla pista dove la prende tra le proprie braccia.

 

-Prometti di non darmi della pazza?-

-Prometto-

 

Nadia si fa coraggio scegliendo le parole adeguate.

 

-Credo…beh penso che i nostri genitori siano stati insieme…da giovani ecco-

 

Rimane in tensione tra le braccia del ragazzo che le piace così tanto da avere paura di perderlo a causa di questa situazione; in realtà capisce che non può fino in fondo indagare con lui sui loro attuali rapporti perché, pur essendo i suoi genitori divorziati, la madre e il padre di Alec stanno ancora insieme. E lei non può e non vuole essere colei che gli mette la pulce nell’orecchio, lo perderebbe e lui non la perdonerebbe mai per questo, anche solo per aver insinuato il dubbio.

Alec esita a rispondere registrando le sue parole.

 

-Intendi….quando avevano la nostra età tipo?-

-Sì esatto…-

-Beh…e quindi?-

 

Lei cruccia lo sguardo.

 

-Come quindi…non ti da fastidio?-

-Mi da fastidio il fatto che si parlino, o che ci portino nei posti insieme, o che tuo padre mi intimorisca così tanto, ma quello che hanno combinato a 15 anni un po’ meno onestamente….-

-Davvero?-

-Mi da fastidio che tuo padre sia qui intorno e io non possa baciarti, o che tema che mi sbuchi alle spalle perché ti sto stringendo e-

-Baciarmi?-

 

Gli occhi azzurri tornano in quelli della ragazza che si è persa su quella unica parola dimenticandosi per un attimo tutto il resto.

Vuole baciarla?

 

-Sì…se tu…se tu sei d’accordo…-

 

Si morde la lingua l’istante dopo dandosi del cretino, come gli è venuto in mente di dire una cosa del genere? Si guarda un attimo intorno provando a non morire di vergogna e poi le prende la mano interrompendo il ballo sotto il suo sguardo perplesso e se la tira dietro in mezzo alla folla fino all’uscita di servizio che porta fuori dalla palestra.

L’aria fredda di Novembre li fa rabbrividire mentre il suono ovattato della musica si perde filtrando da sotto la porta.

 

-Che stiamo facendo qui?-

 

Nadia cerca i suoi occhi e non appena li trova non fa in tempo a replicare che moriranno di freddo che Alec fa due passi bruciando le distanze e baciandola, finalmente.

E tutti i pensieri, le preoccupazioni, i dubbi, le angosce si dissolvono sulle labbra morbide e inaspettate del ragazzo che finalmente ha fatto quella mossa che lei aspettava; lentamente ricambia il bacio decidendo di chiudere fuori i pensieri sui loro genitori, desiderosa di lasciarsi andare al brivido di vita che le sgorga dentro ora.

 

Quando rientrano poco più tardi, tutti e due sorridenti e complici, trovano Elena che li stava cercando pronta ad ordinargli di recuperare i cappotti perché si torna a casa ed Alec, tenendo Nadia per mano, se la trascina al guardaroba per prendere le loro cose, mentre Elena se ne sta col cappotto di Damon in mano guardandosi intorno per trovarlo.

 

-E’ uscito….credo sia nel parcheggio a fare due passi-

 

Ric sbuca alle sue spalle con l’aria stanca.

 

-Così si ammalerà-

-Oh, no è troppo duro per ammalarsi-

 

La donna sorride ravviandosi i capelli.

 

-Senti Elena, io non so cosa stia succedendo e francamente mi sembra un po’ surreale parlare di questo ora, dopo tutti questi anni ma….siete adulti, sapete come fare per non ferirvi-

 

Lei lo guarda provando inutilmente a nascondere la tristezza che la affligge e gli sorride mestamente.

 

-Puoi dire ai ragazzi che li aspetto fuori?-

-Certo-

 

Quando Elena esce dalla scuola si guarda intorno e ci sono già alcuni ragazzi che salgono sulle auto dei genitori venuti a prenderli, tra le quali individua anche la Camaro di Damon.

 

Sospira e poi scende gli scalini della scuola per raggiungerlo; è accostato all’auto che fissa un punto indistinto del cielo scuro e lo vede tremare di freddo.

 

-Hai intenzione di morire congelato?-

 

Lui getta un’occhiata veloce verso di lei per poi ritornare con gli occhi immersi nella notte; non sembra intenzionato a parlarle e onestamente la loro ultima conversazione aveva toni particolarmente intensi per poter fingere che adesso vada tutto bene. Così Elena gli porge il cappotto che lui afferra.

 

-Grazie-

-Oh, adesso mi parli?-

 

Damon si volta infilandosi il cappotto e fissandola risoluto.

 

-Mi comporto da adulto, ti ho ringraziato-

-D’accordo…vuoi continuare in questo modo…va bene-

-Sono solo educato Elena, esattamente come dovrei essere quando ci sono i ragazzi-

 

La supera per dirigersi al lato del guidatore e getta un’occhiata ai ragazzi che li stanno raggiungendo mentre lei si volta di lato seguendolo con lo sguardo. E’ davvero idiota certe volte.

Sbuffa scocciata e sale in auto aspettando che arrivino i due per poi farli salire.

 

Il viaggio di ritorno è silenzioso in modo quasi opprimente tanto che Nadia vorrebbe dire qualcosa per colmare quell’insopportabile quiete, ma Alec, intuendo il suo disagio, le afferra dolcemente la mano nel buio del retro della macchina attirando i suoi occhi su di se.

Quando arrivano davanti a casa Salvatore dove Elena aveva lasciato l’auto, Damon spegne il motore e attende che scendano.

 

Elena li fa scendere entrambi così Nadia potrà salire davanti accanto a suo padre e dopo che i ragazzi si sono scambiati un timido sorriso veloce, lei ed Alec si dirigono alla loro auto osservando la Camaro ripartire.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!

 

Scusate il ritardo, eccoci con un nuovo capitolo che spero vi possa piacere e attendo con ansia le vostre recensioni….in ogni caso sappiate che come sempre sono grata anche solo di chi passa a dare una lettura e una possibilità alla mia storia!

Venendo al capitolo, beh siamo al ballo e dunque si balla!

Damon ovviamente non attendeva altro che trascinare Elena sulla pista mentre lei non era proprio dello stesso avviso viste le vecchie sensazioni che stanno riemergendo dentro di lei; anche i ragazzi sono coinvolti e vediamo che, giustamente, stanno vivendo il loro ballo con gli amici e tutte le dinamiche tipiche dei liceali.

Tranne per la parte in cui i genitori sono presenti e fanno cose imbarazzanti tipo ballare un po’ troppo presi; ovvio che Nadia se ne accorga mentre Alec, da maschio qual è, la fa più semplice e non da peso alla situazione.

Sul finire della serata però gli animi si scaldano troppo e i delena finiscono per litigare stranamente; inoltre appuriamo che per il Ringraziamento Nadia torna a Los Angeles da sua madre!

 

Vedremo come si evolveranno le cose.

 

Attendo i vostri commenti.

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Together, Alone ***


Together, Alone

Elena carica l’ultima lavatrice e si passa le mani tra i capelli; è stanchissima, tra i ragazzi, il lavoro  e l’ultima discussione con Damon che ancora brucia sulla pelle è come se fosse stata prosciugata da ogni energia.

Alec non vede l’ora di passare il Ringraziamento con Nadia mentre lei vorrebbe chiudersi in camera sua come quando aveva quindici anni e ascoltare Witney Huston a ripetizione, giusto per implementare i suoi tormentati pensieri di ragazzina.

E invece no, la vita ti obbliga a crescere, a prendere posizione, a farti carico delle responsabilità di ogni giorno; sospira e poi spegne la luce della lavanderia per dirigersi al piano di sopra e farsi una bella doccia prima di scivolare a letto.  Aaron è già in camera e lo trova intento a leggere un libro, alza lo sguardo su di lei come la sente muoversi per la stanza e la osserva in silenzio.

Il silenzio è diventato la loro colonna sonora e talvolta è quasi opprimente.

-Ho sentito mia madre-

Elena si sfila i pantaloni portando lo sguardo distratto verso suo marito. I genitori di Aaron vivono in Virginia e di solito vanno a trovarli per le feste, qualche volta Natale, qualche volta d’estate, ma lei non ha particolare simpatia verso la famiglia di Aaron, soprattutto per suo zio Maxwell che più volte ci ha provato con lei, perfino alla festa del loro matrimonio e meno Elena lo vede, meglio sta.

Non ha mai detto nulla a suo marito dei tentativi molesti di approccio di Maxwell dato che lui lo adora da sempre e lo vede come un mito, un modello, ma è una delle ragioni per cui non vuole mai andare in Virginia a trovare la famiglia di lui.

-Oh, e come sta?-

Lui si toglie gli occhiali da lettura, questo significa cattive notizie.

-Zia Sarah sta peggiorando sempre di più, pensavo che sarebbe il caso di andare a trovarla…sai prima che sia troppo tardi-

Elena esita un istante e poi posa i pantaloni sulla sedia avvicinandosi al letto. Zia Sarah è la sorella di Max e del padre di Aaron, è malata da tempo e questo momento stava comunque per giungere, ciò non toglie che sia davvero dispiaciuta.

-Certo, mi dispiace-

-Pensavo che potremmo andare via, sai i quattro giorni del  Ringraziamento, mia madre vuole vedere i ragazzi, i loro cugini chiedono spesso di loro-

Elena sente l’agitazione assalirla per tutta una serie di motivi.

-Oh, ecco-

-Non vedo mai la mia famiglia Elena-

-Lo so-

-E allora perché la tua faccia mi fa capire che non sei d’accordo?-

-Non dico questo, solo che io…ho questo processo importante lunedì dopo il Ringraziamento e-

-Sai cosa…lascia stare..-

Aaron si rimette gli occhiali tornano a tagliare fuori Elena dalla sua realtà e la donna sospira a fondo per sopprimere la rabbia.

-Porterò i ragazzi da solo-

-Cosa?-

Adesso non riesce più a trattenersi.

-Se vuoi venire sei la benvenuta-

-Mi stai punendo perché devo lavorare?-

-Non ti sto punendo Elena, ma potrei non rivedere più mia zia, cosa dovrei fare secondo te?-

Gli occhi azzurri di suo marito, un tempo così caldi e affettuosi, adesso le sembrano così freddi e insofferenti. Sa che lui ha ragione, ma lasciarla sola per il Ringraziamento non le sembra giusto, potrebbe lasciarle i ragazzi anche se hanno diritto di vedere i loro nonni che di contro non si disturbano mai a venire a trovarli, per quanto sia un viaggio lungo. E poi Elena detesta l’influenza di Maxwell sui suoi ragazzi, non sopporta che lui dia loro consigli non richiesti; ma litigare con Aaron a questo punto sarebbe del tutto inutile. Lui ha già deciso e può scegliere se adeguarsi e seguirlo, o se rimanere sola a casa, passando quei giorni di festa con Stefan e Caroline. E sicuramente Damon.

In realtà in quel momento Elena avrebbe bisogno di isolarsi, completamente, e per quanto la addolori, la decisione di Aaron potrebbe essere l’occasione per chiudersi qualche giorno in casa dedicando del tempo a se stessa come non riesce a fare da troppo tempo ormai, e potersi anche concentrare sul lavoro.

Senza rispondere niente a suo marito sparisce in bagno provando a trattenere le lacrime che le scuotono il petto e prima che anche una sola goccia righi il suo volto stanco, si butta sotto il getto di acqua calda nella speranza di lavare via i suoi dolori e pulire le ferite.

 

***

 

-COSA DIAVOLO SIGNIFICA CHE PARTONO SENZA DI TE???-

Elena deve allontanare il telefono dall’orecchio prima che la squillante voce della sua migliore amica le perfori i timpani, era tanto che Caroline non sbottava in questo modo per qualcosa e lei non sa più gestirla in situazioni come questa, deve già pensare a deglutire l’amarezza del dispiacere di non avere i suoi figli con sé, figuriamoci evitare che la bionda vada a sgozzare suo marito.

-Care non è sbagliato che vada  a trovare i suoi genitori-

-E’ sbagliato che lasci da sola sua moglie il giorno del Ringraziamento, ecco cosa è sbagliato!-

-D’accordo ma-

-Ti prego almeno evita di giustificarlo…mmm che rabbia guarda-

Elena sospira mentre entra nel palazzo in centro in cui ha sede lo studio legale in cui lavora e saluta il portiere ed altre persone nella grande hall, dirigendosi agli ascensori.

-Lo sai che le cose tra noi si sono fatte…strane-

-E questo non farà che aumentare la distanza, invece di riavvicinarvi e tu…beh tu potresti andare con loro Elena-

-Caroline non posso, questo processo è troppo importante-

-Ti porti dietro le cose per lavorare-

-Oh certo come se poi lo facessi sul serio-

Schiaccia il pulsante del suo piano fissandosi la punta delle scarpe, stanno sbagliando entrambi sia lei che Aaron, e nessuno dei due ha voglia di fare lo sforzo di venire incontro all’altro.

-E poi lo sai…non voglio vedere suo zio-

-Oh non farmi nemmeno il suo nome che mi sale il nazismo a livelli incontrollati e non posso urlare dato che Stefan è rientrato stanco morto dal turno all’ospedale!-

-Comunque può darsi che ci farà bene…sai stare lontani-

Caroline posa le chiavi dell’auto, è appena tornata dall’aver accompagnato i ragazzi a scuola, ha dimenticato la lista della spesa per la cena del Ringraziamento il cui numero di presenze, evidentemente, si riduce drasticamente.  Non li aiuterà separarsi per qualche giorno, Caroline lo sa e lo sa pure Elena, ma è un percorso che devono compiere lei ed Aaron e per quanto vorrebbe aiutarli, sa che può solo sostenere la sua amica, a prescindere da qualunque decisione prenderà.

-Può darsi…comunque sarai qui da noi e sarai coccolata, mangeremo tantissimo fino a farci venire un’intossicazione da carboidrati e poi ci ubriacheremo-

-Oh sicuro-

-Una volta spediti i ragazzi a dormire ovviamente-

Elena sorride mestamente, grata del tentativo di Caroline di sollevarle il morale; tra l’altro spera vivamente che Bonnie riesca a tornare anche se ancora non ha comunicato loro di aver comprato il biglietto per l’aereo.

-Allora ci vediamo giovedì-

Si salutano chiudendo la conversazione. Caroline sospira e poi il cellulare vibra nuovamente, stavolta un messaggio di suo cognato.

“Per giovedì uno meno, Nadia va a Los Angeles a trovare sua madre”

Grandioso, ma che sta succedendo a tutti quanti? Non è certo questo lo spirito di una festa in famiglia, ma evidentemente il destino ha in mente altri programmi.

 

***

 

Alec ci è rimasto un po’ male, un po’ tanto, quando a pranzo Nadia gli ha comunicato che passerà il giorno del Ringraziamento a Los Angeles da sua madre. Capisce benissimo la situazione, ma deve amaramente ammettere di essersi fatto tutto un viaggio mentale su come avrebbe voluto trascorrere quei giorni in sua compagnia; l’unica cosa che lo consola è che la ragazza non sembra tanto contenta di partire e salutarlo per qualche giorno.

Si rivedranno il lunedì a scuola, tuttavia vuole riuscire a strapparle almeno un appuntamento.

-Senti visto che mi lasci per il confortante sole della California, posso portarti fuori mercoledì sera? Ovviamente tuo padre permettendo-

Nadia alza gli occhioni scuri sul ragazzo intento a rigirarsi il libro di storia tra le mani; lei partirà giovedì mattina per essere a casa da sua madre nel tardo pomeriggio e non sa come gestirsi con suo padre che non ha preso bene la sua decisione per quanto tenti di mascherarlo. Sa di essersi mossa con l’intento di ferirlo, così come lui ha ferito lei comportandosi in quel modo imbarazzante con la mamma del suo ragazzo, ma ancora non riesce a perdonarlo ne vuole parlare dell’argomento. E le dispiace non vedere Alec, ma ormai ha deciso. Però è ben felice di uscire con lui anche se non può dire con certezza che suo padre, già infastidito per la storia di Los Angeles, la lascerà uscire di sera tanto facilmente.

-Certo…mio padre permettendo-

Abbozza un sorriso al ragazzo che contraccambia allungandosi per lasciarle un dolce bacio a fior di labbra prima che le voci dei loro amici arrivino a disturbarli.

Quella sera a cena i ragazzi apprendono da Aaron che passeranno il Ringraziamento dai nonni paterni ed Alec ha preso bene l’idea di partire per la Virginia solo perché anche Nadia,  a quanto pare, non ci sarà. E mentre i suoi figli domandano spiegazioni sul perché Elena non si unirà a loro, suscitando l’incomprensione del minore e il disappunto del maggiore, la mente della loro madre è invece tutta proiettata sull’interrogativo sul se anche Damon andrà con sua figlia dall’altra parte dello Stato per trovare lei. E non può arrestare per senso di fastidio che le prende ancora la bocca dello stomaco, dopo tutti questi anni, al solo pensare a Kathrine, sarà perché è un po’ la fonte di tutti i suoi mali e ha covato in profondità un odio per lei mai espresso, mai davvero espulso fuori del tutto.

Sospira e la voce dei suoi figli la riporta alla realtà, obbligandola a concentrarsi sulla conversazione e su tutte le cose che dovrà preparare per la loro partenza. Ovviamente li ha rassicurati sul fatto che almeno a cena sarà con gli zii in modo da non essere totalmente sola, ma gli altri giorni li passerà a casa lavorando.

 

***

 

Giovedì

Damon e Nadia sono all’aeroporto, esattamente all’ingresso del gate cui Damon non potrà accedere a differenza di sua figlia.

La sera prima è stata brava, Alec l’ha riportata a casa alle undici come promesso anche se può giurare di averli sentiti amoreggiare sul pianerottolo per una buona mezz’ora. Non sa cosa abbiano fatto, c’è una strana tensione tra lui e sua figlia e non gli ha raccontato molto se non che si sono divertiti. Magari chiederà ad Elena stasera, sempre che, dopo la loro chiacchierata troppo emotiva nei corridoi della scuola durante il ballo, lei abbia ancora voglia di parlargli. Sembra che ultimamente solo suo fratello gli parli e la cosa sta diventando seccante; perfino suo zio è leggermente rimasto infastidito dal loro ballo a scuola.

Ma ormai è abituato al fatto che tutti giudichino, brontolino, gli facciano presente che non è adatto, forse solo con Kathrine non si sentiva inadeguato visto che lei è quasi peggio di lui.

-Allora hai preso tutto?-

-Sì-

-Tieni un po’ di soldi in più, magari vuoi comprarti delle riviste da femmine-

-Papà non sono tante ore di viaggio-

-Già ma non si sa mai, e mi raccomando spegni il cellulare e accendilo appena atterri-

-Ok-

-Fammi sapere quando sei arrivata e…chiamami per qualunque cosa-

Nadia alza di sfuggita lo sguardo scuro in quello chiaro di suo padre, evidentemente in difficoltà con lei in quel momento. Odia questa tregua gelida tra loro, causata in parte dalla sua incapacità di manifestargli i suoi disagi, e forse qualche giorno separati farà bene ad entrambi.

-E non fare bere tua madre alla cena dai tuoi nonni stasera, sai che poi diventa intrattabile-

A Nadia sfugge un timido sorriso, vorrebbe dire qualcosa ma la signorina dell’assistenza annuncia ai passeggeri di cominciare ad avvicinarsi al gate e così i due si devono salutare; Damon osserva sua figlia piano piano sparire nella folla e non vorrebbe che quel senso di vuoto e solitudine si facesse ancora più forte e pungente. Ma deve lasciare che Nadia prenda le sue decisioni, anche se sbagliate.

Così sospira e si volta dirigendosi alla macchina; non ha molta voglia di passare la serata con le due famiglie felici mentre lui se ne starà in un angolo a deprimersi, o a giocare coi suoi nipoti.

E’ quasi tentato di defezionare, magari appena trova il coraggio chiama suo fratello e prova a vedere se ha modo di sganciarsi dalla cena di famiglia anche perché sua cognata starà già preparando il tacchino e potrebbe ucciderlo se non lo avverte per tempo. Così estrae il cellulare e chiama Stefan.

-Fratellone-

-Fratellino-

-E’ partita?-

-Sì l’ho lasciata in questo istante all’aeroporto-

-Oh bene-

-Senti volevo dirti…-

-Ehi amore chi è? Damon?- -Si  è lui-

Eccoci, Caroline è già partita all’attacco, lo sente dal gran sbattere di pentole e padelle in sottofondo, Damon tira appena una smorfia come se potesse percepire la fitta di dolore per le urla che inizierà a tirare sua cognata come lui dirà che non viene più.

-Ecco allora digli cosa deve fare-

-Cosa devo fare?!?!-

-Sì, em, abbiamo alcune commissioni per te-

-Io veramente-

-Dovresti comprare il vino--Visto che non contribuisci col dolce….-

Ignora la frecciatina della bionda e prova ad interrompere suo fratello.

-Stef ecco io…-

-Ah!!E poi deve passare a prendere Elena! Se se lo scorda lo ammazzo!!!- -Chi ammazzi mamma???- -Oh ciao amore…no nessuno ecco, io- -La mamma ammazza i mostri dei sogni, Matty- -Davvero??-

Mentre il siparietto familiare si completa col piccolo Matt arrivato ad interrompere i suoi genitori, il cervello di Damon in modalità “ come scaricare i parenti” si blocca sulla frase “prendere Elena”, prenderla dove? Non viene con suo marito? Improvvisamente il suo interesse per la serata di famiglia rinasce tutto di colpo.

-Che vuol dire prendere Elena?-

-Ecco lei…beh per farla breve è da sola e Caroline non vuole che prenda la macchina, sai se beve eccetera…cose da donne- -Non sono cose da donne! Sono preoccupata per lei lo sai!- - Certo spiegavo solo a Damon..-

-Preoccupata per cosa?-

-Niente Dam, allora puoi andare tu a prenderla?-

-Certo-

-E non scordarti il vino-

Quando chiude Damon rimane un attimo immobile a fissare il vuoto, leggermente stupito dall’improvviso colpo di scena. Perché è sola? Dove sono suo marito e i suo figli? E perché Caroline è preoccupata per lei? Beh avrà modo di parlare quella sera stessa, sempre che lei sia nella modalità giusta per rivolgergli parola. Si domanda se Elena sappia che sarà lui a prelevarla da casa…e dovrà anche mandarle un messaggio per concordare l’orario. Improvvisamente quel senso di vuoto viene sostituito da uno strano disagio che gli cresce dentro tanto da fagli stringere le chiavi della macchina al punto da lasciargli il segno sul palmo della mano.

 

***

Il suo cervello ci ha messo un po’ a registrare l’informazione decisiva “viene Dam a prenderti,  solo Nadia è partita” ed Elena non ha fatto in tempo ad elaborare un piano per evadere dalla disagiante situazione in cui si trova adesso.

Perché ha provato in tutti i modi a dissuadere Caroline dalla sua idea di farla prelevare da Damon, ha provato a spiegarle che non è un problema per lei andare da sola, che è totalmente capace di guidare e che vorrebbe avere la sua auto per decidere quando andarsene. Ma la bionda è stata irremovibile con la sua argomentazione del tipo “siete entrambi soli in modo a dir poco patetico, così sarete patetici insieme” soprattutto quando ha chiesto se per caso ci fosse qualche problema tra lei e Damon di cui ignorasse l’esistenza e allora Elena ha dovuto cedere e adesso, dopo un messaggio di lui che le comunicava l’orario, si trova a correre in su e giù tra bagno e camera in ritardo.

Aaron e i ragazzi sono partiti a metà mattina così lei ha deciso di passare la giornata a rassettare casa con calma, senza nessuno intorno che vanificasse i suoi sforzi di pulizie, finendo per fare tardi la doccia e dunque a prepararsi.

Il cellulare vibra e legge di sfuggita l’anteprima di whatsapp dove lui le annuncia di essere arrivato e per poco non inciampa nelle tre paia di scarpe tra cui deve ancora scegliere, mentre tenta di non tirare i fili della maglia con la pinza che le tiene su i capelli ancora da sistemare.

Dopo dieci minuti, jeans scuri, camicia e golf indossati e un tentativo rovinoso di mettersi l’eyeliner, il telefono vibra di nuovo e un “ok, suppongo tu sia ancora sotto la doccia” le strappa uno sbuffo risentito.

Infondo che fretta hanno? Ah sì giusto, la nazista starà già smattando per il loro ritardo. Al minuto numero diciannove Elena riesce finalmente a scendere le scale di casa, pentendosi amaramente di essersi messa i tacchi e non aver optato per una stringata bassa visto che non sta andando a una cena di gala anche se Caroline avrà da ridire per il suo abbigliamento eccessivamente casual, ma lei stasera non aveva davvero voglia di mettersi elegante.

Quando sale sulla Camaro, con un guanto in bocca e l'altro nella tasca del cappotto, cerca di sfuggita due fanali azzurri che la osservano tra il divertito e l’imbarazzato.

-Venti minuti di ritardo, stai migliorando Gilbert-

-Guida-

Lo fulmina con lo sguardo e lui ridacchia accendendo il motore. Il tempo di arrivare da Caroline, lei riesce a malapena a mettersi il rossetto provando a non macchiarsi la sciarpa. Si è dovuta coprire per bene, c’è aria di neve nonostante sia appena metà novembre, ma al meteo hanno annunciato un autunno più freddo del solito.

-Allora…come mai avevi bisogno di un autista?-

-Sai come è fatta tua cognata, se si mette in testa una cosa-

-Tipo che non sai guidare?-

-Tipo che potrebbe succedermi di tutto e allora toccherebbe a Stefan gestirmi-

Lui fa spallucce, trovando poco sensato il ragionamento.

La osserva quasi di nascosto, mentre continua a trafficare con la borsa,  col rossetto rosa tenue che però risalta le sue labbra al punto giusto da fargli perdere per un istante la concentrazione, o adesso che prova a sistemarsi la massa morbida e un po’ selvaggia di capelli che non ha avuto il tempo di acconciare, ma che la rendono incredibilmente sexy;  e pensa che Elena ed il suo profumo di fiori riescono a mandarlo completamente fuori di testa nonostante gli anni, nonostante i litigi o le parole in sospeso non può farci nulla. Subirà tutta la vita il suo fascino disarmante.

E rimangono in silenzio per dieci minuti, fin quando non arrivano davanti casa Salvatore con più di mezz’ora di ritardo. Quando scendono dall’auto, lui con due bottiglie di rosso in un sacchetto, lei che ondeggia instabile sui tacchi, ancora intenta a sistemarsi, potrebbero quasi sembrare una coppia ora che lui la affianca e gentilmente le offre il braccio che lei, quasi circospetta, esita un istante ad afferrare fin quando il porfido ghiacciato del vialetto non le impone di trovare un appiglio.

E Damon ultimamente sembra essere questo per lei, un appiglio in mezzo al mare di inquietudine e vuoto che la affliggono.

Quando Stefan apre la porta c’è aria di festa in casa, investe il loro silenzio caricandolo di brio ed anche un pizzico di disagio, perché quella sera nessuno dei due sembra molto intenzionato a socializzare. E difatti Elena, per un istante, quando entrano in casa e vengono avvolti dal calore domestico e dalle varie voci- i bambini, Ric e Jo, Matt, Rebeka e le loro due figlie piccole – stringe più forte il braccio di Damon quasi temendo di venire risucchiata dal vortice di entusiasmo che li circonda. Eppure è lui quello più estraneo, Elena è abituata, passa sempre con i suoi amici i momenti di feste ma stasera dovrà rispondere alla spinosa domanda sul dove siano suo marito e i suoi figli e sul perché lei non sia con loro.

-Ho bisogno di bere-

-Oh, andiamo in cucina provvedo subito-

Lo bisbiglia complice a Damon che sembra cogliere perfettamente il suo stato d’animo e lei si permette, finalmente, di osservarlo meglio. Ora che è così vicino, che il calore del suo corpo solido sprigionato da sotto la il golf color petrolio la sfiora, o i suoi occhi troppo chiari si piantano nei suoi, sente che forse il baratro più pericoloso è proprio quello a cui si sta tenendo salda.   

 

***

 

La prima mezz’ora è fatta di convenevoli, tentativi di arginare argomenti scomodi e occhiate strane da parte di Ric; ma finalmente il cibo e il buon vino distendono gli animi ed anche se lei e Damon non si sono rivolti parola, non hanno smesso furtivamente di cercarsi.

E’ al momento degli amari, dopo il dolce, che Matt e Rebeka si congedano visto che le bambine sono crollate sul divano insieme al piccolo Matty, e così salutano i presenti andandosene, seguiti poco dopo anche da Ric e Jo.

-Bene direi che forse è il caso che anche noi andiamo, fratellino-

Damon e Stefan si alzano seguiti dalle due donne.

 

-Ti do una mano a sistemare Care-

-Oh Elena ti prego, sono troppo stanca farò domani-

-Sei sicura?-

-Sì certo…però domani pomeriggio ti chiamo e usciamo, ti va?-

Elena la guarda tra il comprensivo e il riconoscente, sa che non vuole lasciarla sola anche se lei sta bene, ma apprezza lo sforzo. Domani dormirà, poi chiamerà i ragazzi – Aaron le ha scritto prima per dirle che il viaggio è andato bene e la cena anche- e magari andrà anche dal parrucchiere prima di cominciare a lavorare, ma forse può rimandare il parrucchiere per un’uscita tra amiche.

-D’accordo-

I quattro si salutano ed è quando sono fuori, immersi nella gelida e silenziosa notte che avvolge la città, che Elena e Damon si guardano in modo più diretto.

-E’ stata una bella cena-

-Concordo-

-Buon vino-

-Buon cibo-

Hanno bevuto abbastanza per essere allegri e un po’ accaldati, ma sono comunque sobri. Damon getta i suoi occhi chiari verso il cielo stellato, così pulito e profondo da far quasi paura osservando il proprio respiro addensarsi per il freddo.

-Ma non ho sonno-

-Nemmeno io –

Fa scendere lentamente lo sguardo verso la donna, ora un po’ bambina col naso arrossato dal freddo tutta rannicchiata nel cappotto,  al suo fianco con fare meditabondo; poi colto da un pensiero sorride complice e indica la macchina.

-Andiamo, ti porto in un posto-

Elena esita un istante perplessa, ma poi decide che infondo è quello lo spirito della festa del Ringraziamento, essere grati di quello che abbiamo e saper apprezzare quanto la vita ha da offrirci e, in quell’istante, si tratta proprio di Damon.

Non è riuscita subito a capire dove stessero andando, ma poi ha avuto un flash del suo passato, su quella macchina, in una sera fredda di tanti anni fa, quando percorrevo insieme quella strada col cuore leggero e innamorato e lei deve cercare di non sprofondare nel gusto agrodolce dei ricordi ora che lui parcheggia davanti alla pista di pattinaggio notturna.

Non c’è tanta gente, sono tutti a festeggiare nelle loro case quella sera di festa e calore, così si accingono a scendere.

-Beh, è migliorata dall’ultima volta che ci sono venuto-

-Si sono un po’ ammodernati-

-Intanto c’è una luce funzionante-

-E’ vero, avevo dimenticato che la chiamavamo la pista al buio-

-Era un’autentica impresa pattinare nella penombra-

Lei sorride mentre si avviano alla cassa dell’ingresso.

-Spero che sia migliorata anche la qualità della cioccolata-

Elena lo colpisce appena sperando che il ragazzo alla cassa non lo abbia sentito; il giovane alza gli occhi su di loro e stacca due biglietti chiedendo il loro numero di piedi per i pattini.

-Tu sicuramente non c’eri-

-Damon-

-Come prego?-

Il ragazzo porge i pattini ai due ed Elena gli afferra scuotendo la testa in segno di dissenso, è sempre il solito buffone.

-Sai noi due venivamo qui da ragazzi e notavo quanto sia migliorato questo posto, e tu sei decisamente un acquisto recente-

-Oh, bene allora potrebbe interessarvi l’iniziativa di quest’anno-

Sia lui che Elena si guardano un attimo perplessi e dopo tornano sul ragazzo che da il resto a Damon.

-Il vecchio padrone ha ceduto l’attività ai miei genitori e tra le tante cose abbiamo trovato una scatola di vecchi rullini, li abbiamo fatti sviluppare e abbiamo riempito un intero album di foto fatte negli ultimi trent’anni…l’abbiamo chiamato “il ghiaccio nel tempo”…proprio prima di entrare sulla pista troverete l’album posato su di un leggio alto, date un’occhiata e se trovate una vostra foto ve ne faremo una copia!-

Damon curva lo sguardo leggermente turbato dall’entusiasmo del giovane.

-Ok…-

-Ah e visto che questa è la serata di apertura della stagione…cioccolata in omaggio-

I due si avviano verso la pista con Elena che inizia a ridere più che altro per l’espressione tenuta da Damon per tutto il tempo.

-Così non mi aiuti-

-Scusa ma la tua faccia mentre provavi a rimanere serio-

Si siedono sulla panche di legno per cambiarsi le scarpe e mettersi i pattini, poi Elena vede il leggio di cui parlava il ragazzo e si avvicina  per sfogliarlo.

-Wow…che foto incredibili-

Sono state messe per ordine cronologico, o meglio, per quello che hanno ritenuto essere tale guardando soprattutto i vestiti e lo sfoglia curiosa di sapere se troverà anche uno scatto di loro due, infondo sono stati clienti abituali per diverso tempo.

Damon le arriva alle spalle posando gentilmente le mani sui suoi fianchi e respirandole tra i capelli, contro l’orecchio, obbligandola a sussultare per il brivido di calore e stupore che le provoca.

-Andiamo Gilbert, se ti piace te lo compro tutto…ma ora pattiniamo-

Elena lo lascia aperto alla pagina cui è rimasta e senza proferire parola si lascia condurre con leggera titubanza su quella pista che ha visto fiorire il loro amore.

E all’inizio cerca di tenere le distanze, mentre lui le girella intorno un po’ per stuzzicarla, un po’ perché ha bisogno di vederla sorridere, ha bisogno egoisticamente che torni la luce nei suoi occhi scuri un po’ più spenti. Così quando la vede rilassarsi quanto basta, le afferra di sorpresa una mano e se la tira dietro subendo le sue risate trattenute mentre gli ricorda che non sono più giovani e se casca finiranno per farsi male.

 

***

Dicembre 1996

Damon ridacchia divertito mentre se ne sta disteso –bendato- sul sedile passeggero della sua auto, ascoltando il piano della propria fidanzata alla quale ha ceduto la guida non senza un momento di profondo sacrificio interiore.

-E visto che so quanto tu odi tutte quelle cose classiche romantiche tipo…cene o…abiti eleganti, o il sentirti obbligato a regalarmi dei fiori ho deciso di venirti incontro per dimostrarti quanto ti ami, al punto da festeggiare il nostro primo anniversario in modo un po’ …diverso-

-Elena, stai guidando la mia auto e io sono bendato…questo è già un atto di profondo amore da parte mia-

La brunetta getta un’occhiata veloce sul ragazzo disteso al suo fianco che bofonchia e non può evitare di sentire le proprie labbra incresparsi in un sorriso. Sarà che quando Damon usa la parola amore in una frase direzionata a lei sente ancora le gambe farsi molli e il cuore battere, o per quella sua infinita tenerezza nell’averle ceduto le chiavi della propria auto. Continua a guidare finché non arrivano nel parcheggio di quello che è ormai diventato il loro posto; la pista di pattinaggio notturna.

E’ un freddo mercoledì sera di gennaio ed Elena ha speso tutti i tuoi suoi risparmi del Natale per affittare per qualche ora la pista solo per loro due.  Un po’ perché il proprietario li ha presi in simpatia, un po’ perché ha ingaggiato questa sfida con Damon per dimostrargli che gli anniversari possono essere romantici e divertenti, fatto sta che hanno il gazebo della cioccolata e dei dolci a loro disposizione, pista e musica incluse.

-Ok ci siamo-

Il ragazzo si solleva togliendosi la benda.

-Vedi che siamo arrivati tutti interi?-

Quando gli occhi azzurri si liberano schiudendosi in cerca dei suoi, a Damon non riesce possibile trattenere un mezzo sorriso di fronte all’espressione fiera e soddisfatta della ragazzina al suoi fianco, e non può aspettare oltre così si allunga verso di lei rubandole un bacio. I loro respiri si fondono nell’abitacolo tiepido della Camaro mentre le mani di lei, avvolte nei guanti, gli sfiorano il volto tentando di allontanarlo.

-Se fai così non scenderemo mai, lo sai?-

Damon fa scorrere con calibrata lentezza i propri occhi dalle labbra di lei alle sue pozze nere, ora più accese e vive di eccitazione e non resiste dal sfiorarle la pelle, i capelli, il lobo dell’orecchio scappato dal cappellino di lana.

-D’accordo ragazzina, è la tua serata-

Lei fa una smorfia di disappunto avvicinando nuovamente le labbra a quelle di lui.

-E’ la nostra serata….-

Riescono finalmente a scendere e lei lo conduce tutta saltellante alla pista.

-E’ questa la sorpresa? Una serata sui pattini?-

-Non sciupare tutto…è una serata solo per noi…sui pattini-

Arrivano ai margini della pista illuminata da delle luci natalizie da esterno, le avrà fatte montare sicuramente lei e lo tira verso la panca di legno per sedersi e togliersi le scarpe quando lui la tira a sé attirando la sua attenzione.

-Ehi che c’è?-

-Forse dovremmo passare da qua-

Lei lo guarda enigmatica non capendo di cosa parli e poi lui la porta verso il vialetto principale che porta alla pista, dalla quale parte un tappeto di petali di rose; gli occhi da cerbiatto si allargano confusi e stupiti seguendo la scia di petali fino al gazebo di legno, rimanendo in un silenzio carico di emozione. Appena Elena mette piede nel gazebo trova uno dei tavoli di legno allestiti con candele, una tovaglietta runner apparecchiata per due ed un signore in piedi accanto ad un tavolo di metallo dotato di fornelli sopra il quale sta cucinando qualcosa. Essere figlio di Giuseppe Salvatore ha i suoi vantaggi per certe cose ad effetto che hanno un certo costo.

-Ma…Damon…come…cioè tu…tu sapevi…-

Lui la prende per la vita tirandola leggermente a se.

-Beh diciamo che ho avuto una certa complice-

Elena cruccia lo sguardo, sentendosi felicissima, ma anche deturpata della sua sorpresa.

-Caroline?-

-Non prendertela con lei…diciamo che ci siamo stupiti entrambi, no?-

-Ma volevo farti una sorpresa e invece-

-Ehi-

Le afferra dolcemente il volto preda dell’agitazione.

-E lo hai fatto, credimi non è stato facile scucirle informazioni e quando me lo ha detto…beh ero così colpito che ho pensato di combinare la tua sorpresa con la mia-

Elena imbroncia le labbra come una bambina.

-Ok…-

-Mi sembra un ottimo compromesso tra romanticismo e divertimento, no?-

-Ma chissà quanto ti sarà costato…-

Non fa in tempo a finire la frase che un dito di lui è già pronto a zittirla.

-Basta, siamo qui per festeggiare quanto tu sia fortunata ad avermi incontrato e avuto come perfetto fidanzato-

Le scappa un sorriso e ridacchia divertita.

-Scemo-

E così si sistemano per la loro cena un po’ diversa dal solito, per poi lanciarsi in pista e volteggiare come due scemi rincorrendosi e cadendo una serie di volte. Ed è in quella sera di gennaio, lei avvolta nel suo piumino rosso, il capello grigio e un sorriso carico di amore, che il proprietario della pista ha scattato una foto nel momento esatto in cui Elena, dopo una corsa intorno alla pista, si tuffava nella braccia di Damon.

***

Present day

Elena e Damon hanno pattinato per un’ora abbondante, tra i tentativi di lui di ricordarsi come si pattina e quelli di lei di aiutarlo e non farsi trascinare a terra in rovinose cadute. Ed è stato proprio quando si è ritrovata tra le sue braccia accidentalmente, col cuore a mille e il volto arrossato, che ha capito che forse era giunta l’ora di venire via. E il coraggio lo ha preso tutto insieme quando lui, tenendola salda per la vita con un braccio, si è trovato con la mano libera a spostarle una ciocca dalla fronte, sfiorandole pericolosamente la pelle mentre il respiro corto di lei si infrange pungete contro di lui.

-Forse…dovremo-

-Prendere una cioccolata?-

-Già-

Lui annuisce appena e si sposta leggermente osservandola sistemarsi il cappotto un po’ accartocciato, per poi seguirla verso il bordo pista ed è li che Elena si sofferma nuovamente sull’album.

-Mm…ok mentre tu fai le tue ricerche io ordino due cioccolate-

Lei annuisce distratta riprendendo a sfogliare l’album nella vana speranza di ritrovare un frammento loro; non sa dire perché ci tenga tanto, forse come una sorta di ultimo grammo di possibilità che le cose tra loro non siano rovinate per sempre, che quel che di bello le ha ricordato quel luogo possa ancora vivere sotto alla polvere e alla rabbia.

Ed eccola lì che sbuca, quasi imprevista, proprio nel momento in cui si stava stufando di sfogliare le pagine rinunciando a quel pezzetto del proprio passato con lui. Resta immobile un istante con lo sguardo che si vela di una dolce amarezza, sfiorando con la mano avvolta nei guanti l’immagine un po’ sbiadita di lei da ragazzina, vestita con colori improbabili, stretta tra le braccia del ragazzo che amava alla follia, completamente persa nel mare azzurro del loro amore.

Sente i propri occhi, inteneriti, inumidirsi appena a causa di quella recondita e sepolta emozione che torna dopo tanto tempo a scaldarle il cuore e deve deglutire Elena, sobbalzando lievemente, quando sente la presenza di lui alle sue spalle.

-Oh….l’hai trovata-

La voce bassa e incespicante tradisce quella stessa emozione riaffiorata sulle labbra di lui, che come lei ricorda perfettamente quando è stata scattata.

-Già-

Lui le porge il bicchiere di cioccolata calda, attirando finalmente lo sguardo di Elena nel suo, adesso limpido e titubante, quasi spaventato per quell’improvviso spettro del loro passato che riaffiora; ed è forse quell’inaspettato contatto delle loro mani mentre prende la cioccolata, o l’adrenalina per la loro pattinata, o il fatto che Elena non si sia concessa mai di piangere o arrabbiarsi per tutta la situazione con suo marito, ma nel momento in cui le sue iridi tremanti incontrano quelle di Damon, la vista si appanna leggermente lasciando che una piccola lacrima sfugga al suo severo controllo. E lui, preso un po’ alla sprovvista, si decide  a fare quel passo, a colmare quella distanza che lo ha tenuto invisibilmente lontano da lei tutta la sera, un piccolo passo nel loro difficile e tormentato rapporto permettendo ad Elena di nascondere il volto nell’incavo del suo collo ed aggrapparsi a lui.

E tutto il resto perde di importanza, soprattutto quando la sua voce sommessa chiede timidamente che non la lasci sola per quella notte.

 

 

Ciao a tutte!!!

Chiedo venia a chi ancora ha voglia e coraggio di leggermi, ma è stato un capitolo lungo e pieno di passaggi da mettere insieme e mi è servito un bel po’ di tempo, lo so!!!!

Spero che ci siate sempre a sbirciare questa strana storia e che possa in qualche modo emozionarvi!

Ricapitolando i mille avvenimenti: c’è la cena del Ringraziamento e Damon ed Elena finiscono per rimanere da soli, Nadia parte per Los Angeles mentre Aaron porta i ragazzi dai suoi genitori, infliggendo un ulteriore colpo alla crepa enorme nel suo rapporto con Elena.  E così i due, dopo la serata in famiglia Salvatore, decidono di fare un tuffo nel passato andando alla famosa pista di pattinaggio notturna, e qui vediamo in un flash che è stato anche il luogo dove hanno festeggiato il loro primo anno insieme. E alla fine, vuoi per i ricordi, vuoi per la turbolenza emotiva, Elena si trova a lasciarsi andare tra le braccia di lui. Vedremo cosa accadrà a questo punto nel prossimo capitolo, vista la sua richiesta di non restare sola almeno per quella sera! Vi attendo fiduciosa, ringraziandovi per la pazienza!

A presto, Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Still my girl ***


Still my girl

 

E’ la seconda volta che Damon entra in casa di Elena, e la volta precedente era successo un po’ un macello dato che avevano finito per baciarsi e poi erano stati interrotti dalla chiamata dall’ospedale.

E deve cercare di scacciare il ricordo fresco delle labbra di lei, perché se continuano con questi sfioramenti, con il guardarsi, il toccarsi di sfuggita pensa che finirà per impazzire.

O per baciarla, e stavolta non ci saranno telefonate a fermarlo.

 

La osserva accendere la luce della cucina e poi tornare indietro, prendere la sua giacca ed appenderla; lo vede che è nervosa, forse si è pentita di avergli chiesto di restare un altro po’ con lei, non hanno certo definito i dettagli di quella imprevista serata. Poi torna in cucina, luogo che evidentemente le consente di controllarsi, e la osserva nuovamente trafficare intenta a preparare una camomilla.

Forse dovrebbe aggiungerci pure un calmante, o una botta in testa ad entrambi. Perché la tensione si taglia con il coltello, e non è la tensione dell’altra volta, non è carica di rabbia e scheletri da tirar fuori.

 

E’ di quelle che ti fanno correre il cuore troppo forte, bruciare il sangue nelle vene e togliere il respiro; di quelle che ti fanno pizzicare la pelle e chiudere lo stomaco ogni volta che – per sbaglio- lui è troppo vicino e la sfiora, che lei non arriva alla scatola del tè e lui si allunga respirandole sui capelli, o in cui le tocca una mano nello sfilarle il coltello per tagliare il limone a fettine.

Se continuano così finiranno per ustionarsi in più sensi.

 

La casa è completamente immersa nel silenzio, sa che è sola visto che a cena ci sono state le domande fastidiose sul dove fossero suo marito e i suoi figli e, da quanto ha capito, lui è partito lasciandola qui. A quanto pare le cose tra loro non vanno bene, non ci vuole un genio per capirlo, non conosce i dettagli e non ci tiene nemmeno ad entrare nel merito della loro intimità di coppia, ma gli basta guardarla negli occhi per cogliere una profonda tristezza.

 

-Grazie-

 

E’ lei ad interrompere il flusso dei suoi pensieri, riportandolo bruscamente alla realtà.

Finge di non capire il motivo di quel suo ringraziamento e sorride appena ironico, provando a spezzare la tensione che lo soffoca.

 

-Per cosa?-

-Per…beh..-

 

Lei si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio sfuggendo appena dal suo sguardo; è una donna, ma davanti a lui si sente sempre una ragazzina vulnerabile.

 

-Per tutto…stasera mi sarei probabilmente uccisa se non avessi avuto il tuo supporto-

-Ci saresti riuscita benissimo, sono la tua famiglia dopo tutto-

 

Ecco di nuovo quel velo di tristezza.

 

-Già…-

 

E di nuovo quel silenzio; Damon si pente di aver fatto quell’osservazione e gli occhi azzurri si abbassano sul liquido caldo che viene portato alla bocca, nascondendo il proprio disagio.

 

-Ti sarai chiesto perché….fossi sola-

 

Adesso le pozze limpide si alzano lentamente trovando quelle scure di lei ad aspettarlo. Si morde appena un labbro incerto di voler proseguire con quella conversazione, ma sa che lei ormai ha intenzione di aprirsi sull’argomento e lui non può che assecondarla a modo suo.

 

-Non sono affari miei…-

 

Fa una smorfia ironica, trovando dall’altra parte dell’isola lo sguardo severo di lei.

 

-Le cose….sono un po’ tese tra me…e. Aaron….-

-Elena non voglio sapere-

 

Lei cruccia lo sguardo ferita, sta provando ad aprirsi, a stabilire un contatto e lui la sbatte fuori. Per quale motivo?

 

-Stavo solo cercando di…-

-Di fare cosa? Non sono il tuo terapista..-

-Pensavo stessimo cercando di essere amici almeno!-

 

Adesso è seriamente infastidita dal suo comportamento infantile, si alza di scatto dallo sgabello e con la tazza alla mano si dirige all’acquaio; Damon osservandola cambia repentinamente espressione, quasi pentito per il tono brusco usato e così la imita alzandosi, ma nel gesto secco di afferrarla la urta accidentalmente e la tazza mezza vuota si rovescia sul golf di lui.

 

Rimangono entrambi un attimo basiti dalla situazione ridicola e i loro occhi si trovano, attenuando per un attimo il tiro conflittuale.

 

-Ok, diciamo che me lo sono meritato-

-Mi dispiace…-

-Beh almeno non era bollente…-

-Oh, sarebbe stato molto più soddisfacente-

 

Lei fa una smorfia sarcastica suscitando quel suo tipico gesto col sopracciglio quando deve incassare un colpo che si è cercato. Lo supera e raggiunge il piano della cucina dove poggia la tazza e afferra un asciughino pulito per tornare da lui e tamponargli inutilmente il golf.

 

-Lascia stare, è acqua-

 

Lei continua senza guardarlo in faccia e lui tenta di chiamarla.

 

-Elena…non importa-

 

Le afferra gentilmente il polso attirando finalmente la sua attenzione e gli occhi castani di lei si allargano confusi come quelli di una bambina dispiaciuta; e la stanchezza le sta salendo addosso svuotandola. Lui la consuma, la divora e adesso vorrebbe solo riposare, respirare un po’ del suo calore come prima quando l’ha abbracciata sulla pista. Sente la pelle iniziare a scaldarsi nel punto in cui il suo pollice accarezza il tessuto di carne sottile del suo polso, dove scorrono le vene; sta cambiando l’aria, lo sentono entrambi, nel sangue che si fa lava bollente, nei respiri un po’ più corti, nel brivido lungo la colonna vertebrale ora che lentamente i loro occhi trovano la strada di casa.

 

Le labbra di Elena si schiudono appena per respirare, un po’ nella speranza di riuscire a dire qualcosa, ma l’unico comando recepito dal suo corpo è quello di deglutire più che gli oceani azzurri la scrutano in profondità. Lui tiene salda la presa e porta gentilmente la mano di lei all’altezza delle proprie labbra posandole un bacio tenero sul palmo ed Elena si trova a trattenere l’aria stretta nella trachea, paralizzata dall’effetto del respiro caldo di lui che rotola delicato sulla sua pelle e pensa di non poter continuare molto a farsi torturare da lui che, di contro, sembra più che intenzionato ad accendere ogni cellula del suo corpo.

Adesso le piccole scintille si stanno espandendo più che le labbra di lui scendono gentili arrivando al polso e le sfugge un piccolo singulto che richiama lo sguardo di lui sul volto di lei.

 

Le iridi chiare si accendono liquide e le labbra di Damon si allontanano appena dalla pelle morbida di lei che, dispiaciuta della rottura del contatto.

 

E’ un dialogo silenzioso fatto di sguardi espliciti che chiedono un passo, una scelta da parte di entrambi, ormai adulti e consapevoli di quello che stanno facendo anche se la testa ad Elena sta girando come una giostra a causa dell’eccessiva vicinanza con lui, con quelle labbra che sanno di oblio e desiderio mentre le accarezza coi suoi occhi di velluto.

E’ lui a bruciare ancora le distanze portando quelle stesse labbra sulla fronte di lei che sussulta colta alla sprovvista ed inizia una tortura ancora più lenta percorrendo sapientemente ogni centimetro del suo volto, scendendo lentamente lungo le tempie, poi risalendo verso le palpebre ora chiuse di lei, la punta del naso, una guancia, il mento ed Elena ormai è completamente persa, sciolta come cera sotto il calore di Damon.

Lui continua quasi divertito a sfiorarle appena le labbra, giocando con lei al punto che quando lo sente allontanarsi leggermente il cuore le fa così male per lo sforzo di trattenere l’aria e fa lei quell’ultimo passo allungando il collo quanto basta per coprire i millimetri d’inferno a dividerli e poggia, finalmente, le labbra sulle sue lasciando defluire l’aria fuori dai polmoni, mescolando respiri e contrazioni, battiti e fiamme.

 

E Damon, dopo un primo istante di stupore, si lascia andare al paradiso soffice delle labbra calde di lei prima di intensificare il bacio ed indurla a schiudere la bocca ed accoglierlo con la lingua.

E’ un bacio liberatorio, senza rabbia o frustrazione, ma sono un’attesa covata nel tempo, come una malattia latente che attende solo di potersi scatenare e infettare il cuore e i polmoni. Si prendono tutto il tempo del mondo senza divorarsi, ma solo gustando l’altro, lasciando che le mani scorrano quasi timide, ma sicure sull’altro in cerca di un contatto più profondo di cui entrambi necessitano come l’aria.

 

E le labbra di lui scappano lungo la gola lasciando una scia di baci e piccoli morsi che la stanno mandando completamente fuori di testa al punto che Elena afferra il volto di Damon per riportare i suoi occhi nei propri e ritrovare quell’azzurro, quella tonalità viva e gelida che lei ha amato tanto e da vent’anni non rivedeva così accesa. Di nuovo, si tuffa sulle labbra di lui disperata, bisognosa, affamata mentre le mani di lui corrono lungo la sua schiena, giù fino all’orlo del golf, insinuandosi sotto la camicia e trovando la pelle soffice e calda di lei che sussulta contro le sue labbra.

Ha bisogno di quel contatto, ha bisogno di ritrovare la consistenza della sua Elena.

 

In un gesto deciso sfila via quel golf rimanendo paralizzato un istante dalla bellezza di lei, coi capelli scompigliati, il viso arrossato e gli occhi lucidi come due fari nella notte, carichi di desiderio e di lui, e non riesce a resistere, mentre si morde un labbro, al bisogno di sfiorarle delicato il volto maturo, spostarle quella sua solita ciocca più ribelle e guardarla con tutto l’amore di cui è capace.

 

Perché Damon ci ha provato con tutto se stesso, è addirittura andato dall’altra parte del paese, ha messo Stati e anni tra loro due, ma nulla di tutto questo è servito a cancellarla, a rimuovere Elena da sotto la sua pelle. Ed è così potente il suo modo di guardarla che Elena non è indifferente, le sente le proprie gambe tremare a causa del terremoto che lui ha provocato dentro al suo cuore.

 

E lentamente, in un silenzioso gesto di assenso inizia, sotto gli occhi attenti e ammaliati, a sbottonarsi i primi bottoni della camicetta senza rompere il contatto visivo con lui. Ad ogni bottone che si allenta aprendo leggermente la stoffa, intravede l’incavo dei suoi seni, il pizzo del suo reggiseno; poi riporta l’attenzione su di lei sospirando totalmente vinto e arreso.

 

-Elena-

 

Ha bisogno di sussurrare il suo nome, di sentirlo risuonare e vibrare al ritmo del suo cuore.

 

-Che c’è-

 

La voce di lei esce tremante mentre blocca il proprio incedere coi bottoni, spaventata dall’idea che la sua coscienza di adulta geli quello che si sta sciogliendo tra loro.

E Damon sorride appena come per rassicurarla.

 

-Non posso guardarti?-

 

Anche la sua voce trema, seppure lui sia più bravo di lei a nasconderlo.

Perché sono entrambi adulti, grandi, da entrambi ci si aspetterebbero decisioni sagge, giuste. Ma entrambi hanno un conto in sospeso con l’altro, hanno troppo non detto, troppo che brucia ancora dentro per rivestire i panni di tutti i giorni.

 

-Certo…-

-Elena...se non ti…-

 

Ed eccolo lì che a modo suo tenta ancora di proteggerla, di amarla.

 

-Lasciami...lasciami essere la tua ragazza...solo per stanotte-

 

Damon la guarda come solo Damon può fare.

 

E non risponde, ma porta le mani all’altezza del petto di lei e lentamente continua al posto di lei a sbottonarle la camicia fino a che non è in grado di sfilargliela scoprendo i seni avvolti in un innocente reggiseno bianco di pizzo.

Le batte il cuore forte, proprio come la prima volta che avevano fatto l’amore, quando ancora era insicura del proprio corpo e lui l’aveva guidata con ardore attraverso la loro avventura più bella. Arrossisce leggermente sotto lo sguardo adorante di lui che le sfiora le spalle, le clavicole, ripercorrendo una storia sepolta nel tempo.

Elena coraggiosamente imita quello che ha fatto lui e gli sfila il golf per poi dedicarsi ai bottoni della sua camicia, mentre sente quei laghi cerulei fissarla intensamente; con le mani le accarezza i capelli, si abbassa per posarle piccoli baci sulla punta del naso come richiamandola e lei alza appena il volto trovando le sue labbra in cui affoga, lasciando crescere il desiderio pulsante di lui.

Quando si sono liberati anche della camicia di lui, Elena può finalmente saggiare la sua pelle mentre si lascia divorare di baci e corre con le mani ad afferrargli le spalle solide, il collo, i capelli, tutto di lui. E più il bacio cresce, più i loro bacini si scontrano nell’urgente desiderio di trovarsi, di sentire il contatto dei propri corpi ora che lui la stringe a se sentendo la pelle delle loro pance aderire calda.

 

E trova senza indugio il gancino del reggiseno che viene fatto saltare e scivolare via, per poi riscorrere sulla carne fino a trovare i seni pieni di Elena che sospira forte contro le labbra di Damon. Niente intorno gira più, si muove più, esistono solo loro due e lei lo stringe baciandolo con furia e ardore.

 

Lui l’afferra per i fianchi tirandola su di peso ed Elena allaccia le gambe intorno alla vita di Damon che continua a baciarla ovunque mentre lei si tiene stretta a lui; arriva in sala, urta qualcosa nel buio, ma la foga lo rende sensibile solo ai respiri di lei, alle sue carezze, quei morsi carichi di rabbia e passione che gli lascia sul collo, al lobo dell’orecchio. E finalmente la sua schiena trova la consistenza morbida del costoso divano comprato cinque anni prima, quando per superare la prima crisi con Aaron aveva riarredato casa.

 

Il peso del corpo sui cuscini è aumentato da quello di Damon su di lei che non molla le sue labbra, la sua carne; che non smette di accarezzarle i capelli e Dio solo sa quanto le sia mancato quel tocco, quel suo modo unico di far scivolare le dita tra le ciocche castane senza aggrovigliarsi troppo, senza ferirla, quel suo modo di sfiorarle la pelle con le labbra e soffiarle contro fino ad offuscarle la mente e infiammarle il ventre solo con il respiro.

Le gira la testa, il corpo freme, i seni le fanno quasi male da quanto sono tesi e torturati dalle labbra di lui mentre Elena tenta disperatamente di arrivare al bottone dei suoi pantaloni e armeggia per sfilarglieli e il suo cuore perde un battito lasciandole un terribile senso di vuoto nel momento in cui lui si alza da lei per aiutarla a fare lo stesso con i propri.

 

Troppa stoffa a dividerli, troppi anni, troppi kilometri. E’ diventata intollerabile anche l’aria che li separa adesso ed Elena sente il cuore svuotarsi di tutto il dolore.

 

Quel vuoto che per anni ha provato a riempire in tutti i modi, tanto che sente improvvisamente qualcosa pungerle gli occhi e subito una sensazione di calore torna ad avvolgerla quando Damon si abbassa nuovamente su di lei.

Perché in queste assurde ore si è ricordata, si è concessa di sentire qualcosa che aveva dimenticato, che non aveva più avuto.

 

Quel profondo calore e senso di completezza che lui le aveva portato via.

 

Damon torna a baciarla, stavolta dolcemente, avendo perfettamente intuito dalle pagliuzze oro umide nei suoi occhi, quali ombre e tormenti l’abbiano colta.

E continua a prendersi cura di lei aspettando che Elena sia pronta.

Dia il suo ultimo sì mentre inarca la schiena e le sfugge un lamento al tocco di lui sopra gli slip, mentre cerca disperata il contatto col suo corpo ora che due pezzi di stoffa li dividono del tutto, ora che attende di essere implorato da lei.

 

Le mani di lei percorrono il suo petto indugiando sul cuore come a volerne carpire i battiti accelerati, fino ad arrivare sopra la stoffa già umida degli slip neri e avvolgere la presa su di lui orgogliosa del lamento di lui.

 

-Damon…-

 

E quel sussurro leggero e soffocato che le sfugge dalle labbra basta a lui per bruciare vent’anni di solitudine, di attesa, di notti passate a sognarla e ricordare come fosse sfiorarla, amarla, sentirla gemere sotto al suo tocco al punto che non ne può più e le sfila via l’ultimo brandello di stoffa in grado di dividerli.

 

E niente può più mettersi tra loro, né i rumori della strada o la pioggia che ha iniziato a cadere fitta, scandendo l’aria intorno a loro.

Nulla può risvegliare la coscienza di Damon mentre affonda nel caldo e accogliente ventre di Elena ritrovando quel sapore di casa, di perfezione che troppo tempo fa ha perduto.

 

E le gambe di Elena si stringono salde ai suoi fianchi, con una mano di lui a sostenerle una coscia mentre con l’altra si tiene a lei e spinge a ritmo regolare incapace di connettere, con la mente offuscata, il cuore a mille, i corpi sudati e quel desiderio corrosivo a liquefarli, a lavare via il dolore, le lacrime, il tempo.

 

Tutto muore, si brucia e rinasce nel modo in cui lui ora pianta i suoi occhi in lei, più che affonda fino a che non esplode insieme alla sua bellissima Elena, vinta totalmente da un amplesso che le ha restituito la vita e il respiro.

 

 

 

 

***

 

 

Nadia ha trascorso una piacevole cena con sua madre ed i suoi nonni, poi si è appartata per stare un po’ al telefono con Alec e farsi raccontare della sua serata dai parenti in Virginia, degli aneddoti dello zio Maxwell  e di quanto lei gli manchi.

A sua madre non è sfuggito il sorriso inebetito quando sono tornate a casa e il giorno dopo si sono ripromesse di andare a fare un po’ di shopping così le racconterà di questo ragazzino che le fa battere il cuore.

Così in tarda mattinata si sono svegliate, hanno fatto colazione e sono uscite per far spese; Kathrine le sta dedicando molto tempo rispetto a quando Nadia viveva ancora con lei e vede che sua figlia è molto felice di questo; non hai mai parlato davvero della situazione tra lei e suo padre, di come le cose abbiano smesso di funzionare, o  di come forse, non abbiano mai funzionato.

 

Per quanto egoisticamente abbia fatto di tutto per trattenerlo, per riprenderselo da lei, non ci è mai riuscita fino infondo. Non è una stupida, sa benissimo che il suo ex marito, il padre di sua figlia, ha sempre amato un’altra donna.

Sospira osservando distratta un vestito di maglia mentre attende che sua figlia, nel camerino, finisca di provarsi un paio di pantaloni.

 

-Mamma forse sono troppo stretti-

 

Kathrine si risveglia dai suoi pensieri.

 

-Esci, fammi vedere-

 

Nadia tira la tenda del camerino e sua madre sorride, le fa un po’ strano vederla crescere, una piccola versione di sé con lo stesso sguardo impertinente del padre, del quale ha preso tutte le espressioni.

 

-No tesoro vanno bene, considera che a portarli un po’ cedono…-

 

La ragazzina si guarda in vita, poco convinta.

 

-Tu dici?-

-Certo…tieni prova questa….insieme a questi stivaletti-

 

Nadia alza gli occhi scuri sul vestito di maglia e un paio di beatle col tacco grosso di camoscio.

 

-Mamma, dove vado con i tacchi?-

-Ma per uscire col tuo ragazzo, no?-

 

Lo sguardo furbo un po’ invecchiato si direziona esplicito verso la figlia che arrossisce di colpo.

 

-Mm…va bene-

-Allora, che tipo è?-

 

Mentre Nadia dentro si cambia, Kathrine continua a scorrere lo sguardo su alcuni capi d’abbigliamento.

 

-Beh…ha la mia età-

-Ripetimi il nome?-

-Alec…è in classe con me-

-Ok…ed è bravo con te?-

-Mamma!-

-Cosa…sono domande importanti! Tuo padre che dice?-

 

C’è un attimo di silenzio che attira l’attenzione della donna, intuisce che qualcosa non vada.

 

-Beh….papà…è papà, a tratti geloso, a tratti contento-

-Fa quello che deve fare un bravo padre-

-Lo so…-

 

La ragazzina apre la tenda e sua madre sorride soddisfatta, indicandole lo specchio fuori dal camerino dove va a specchiarsi.

 

-Con un bel paio di calze pesanti sei perfetta-

-Grazie…-

-E i genitori di Alec…li hai già conosciuti?-

 

Intercetta lo sguardo di sua figlia riflesso che improvvisamente si contrae in difficoltà per quella domanda; perché Nadia ha mille domande da fare alla madre, ma non sa da dove cominciare.

 

-Beh, sì….sua madre…è molto amica di zio Stefan e zia Caroline-

 

Si ravvia i capelli imbarazzata e si sposta per rientrare in camerino non sentendosi in grado di arrivare fino infondo al discorso, ignora se sua madre sappia chi sia Elena, ma considerato che ha frequentato la scuola di arte drammatica a New York ed è lì che ha conosciuto suo padre, può darsi che l’abbia intravista. Se suo padre ed Elena sono stati insieme quando Elena andava al liceo, suo padre frequentava il college ed è al college che ha conosciuto sua madre.

 

Si è chiesta se fosse stata lei la causa della rottura tra Elena e suo padre.

 

-Oh, che curiosa coincidenza…-

-Già-

 

Nadia si riveste, uscendo dal camerino con i vestiti che si è provata e sua madre li afferra portandoli alla cassa.

Una volta che ha pagato le due escono e si dirigono in un negozio per comprare alla ragazza una nuova borsa per i libri per scuola.

 

-Allora mi stavi dicendo…come è andato questo incontro con i genitori? E in ogni caso, non è un po’ presto?-

-Sì lo è, ma è stato inevitabile considerando che i genitori di Alec sono amici di famiglia….sai sua madre….è Elena Gilbert-

 

La ragazzina deglutisce osservando di sottecchi la reazione della madre, intenta ad entrare in un negozio che ferma, per un breve istante, la mano sulla maniglia.

Forse è stata solo una sua impressione, ma le è parso di averla vista serrare la mascella in un gesto teso, volto a bloccare qualunque tipo di reazione.

 

-Beh, che curiosa coincidenza-

-Sì infatti-

-E dimmi, sono sposati…i genitori di Alec?-

-Sì-

-Bene-

-Mamma…-

 

Sua madre entra nel negozio calcando il passo per prendere le distanze da quella notizia.

 

-Andiamo tesoro ti aspetta una bella borsa-

 

Nadia sospira sconsolata, sua madre sta evidentemente scappando dall’argomento e adesso ha davvero tutta l’intenzione di capirci qualcosa di più. Per ora mollerà la presa, ma più tardi, magari quando saranno dall’estetista a farsi le  mani, proverà a farle qualche domanda.

 

 

 

****

 

 

Il primo sole del mattino filtra dalle pesanti tende color panna illuminando la stanza buia sempre di più fin quando i raggi tiepidi non arrivano a sfiorare i volti addormentati, stretti in un abbraccio fatto di incastri sul comodo divano di Elena. I vestiti sono sparsi ovunque dalla cucina al salotto, i capelli di lei tutti spettinati sono adagiati sul petto e la spalla di lui che ha il capo piegato di lato e probabilmente si sveglierà con un notevole torcicollo. Non hanno più l’età per dormire accartocciati come quando erano giovani.

 

Dopo la loro notte di follia si sono addormentati sul divano, avvolti dalle coperte di lana che Elena tiene sempre sul bracciolo della poltrona, vinti da una spossatezza tanto fisica quanto emotiva, illudendosi di poter rimandare a un domani indefinito la conseguenza delle loro azioni.

Ma è la stessa luce del mattino che, stuzzicando i loro occhi, li costringe ad abbandonare la bolla di adolescenza in cui si erano rinchiusi e Damon si muove appena iniziando lentamente ad aprire gli occhi.

Sente quella sensazione piacevole, la riscopre dopo una vita di vuoto, quando il suo corpo percepisce il calore sprigionato dalla pelle nuda di Elena a contatto con la sua ed il solo pensiero smuove parti del suo corpo ben più sveglie e lucide di lui.

 

Anche lei è infastidita dall’alba che bussa impertinente alle loro porte e frega appena il volto nell’incavo niveo di lui, lasciandosi pizzicare dal principio di barba affacciato sulla pelle fresca che odora di nostalgia. E sente il cuore e lo stomaco stringersi mentre assapora il retrogusto dolce e straziante che non ricordava più.

Aveva smesso tanto tempo fa di pensare a queste sensazioni, di sforzarsi di provarle con Aaron, di farsi bastare quel piacevole calore che le trasmetteva suo marito.

Ma adesso ha potuto sperimentare di nuovo il senso di profonda completezza dell’abbraccio di Damon al punto che il suo cuore potrebbe esplodere in mille pezzi se dovesse perderlo ancora; ma tutto questo non è giusto, lo sa fin troppo bene.

Tuttavia il suo cervello non è ancora disposto a tornare in modalità adulta e lascia che la mano di lui trovi la sua spalla sotto alla coperta e le accarezzi dolcemente la pelle in una silenziosa poesia; lascia che le respiri tra i capelli, che le labbra posino piccoli baci sulla nuca, che il ritmo un po’ più agitato del suo cuore la culli, che con l’altra mano cerchi la sua per intrecciarla in un incastro perfetto.

Non ha più voglia di logorarsi in pensieri e proibizioni, non adesso che si sente finalmente viva, vibrante sotto il tocco di un uomo che la tormenta da tutta la vita.

 

E più si muove contro di lui come un piccolo gattino che si sfrega il muso nel tentativo di svegliarsi, più gli respira sulla pelle, più i loro sensi si acuiscono, si riprendono dall’intorpidimento notturno, più la bocca di Elena sfiora il collo di lui che si lascia sfuggire un piccolo sospiro di piacere strappandole un sorrisetto di soddisfazione. 

 

Ruota leggermente il busto per essere più sopra di lui, con le gambe che si cercano ed intrecciano, i bacini che si sfregano ed Elena scopre con piacere che lui sia ad attenderla già da un po’; così alza leggermente la testa e i capelli scivolano lungo il volto gettando un po’ di ombra, quanto basta per far sì che i loro occhi si schiudano e si incontrino senza venire accecati dalla prima luce del giorno.

In realtà lo sguardo di Damon al primo mattino incantato da lei è più potente di qualsiasi riflesso solare tanto che non è certa di poterlo sostenere, soprattutto ora che lui allunga una mano per accarezzarle il viso, sorridendole in un misto tra il timido e il complice.

E lei non può che sciogliersi, piegando la testa fino a raggiungere quelle labbra tanto agognate e sprofondando in un nuovo bacio che subito coinvolge entrambi, al punto che Damon sente la temperatura sotto la coperta salire e fa scorrere le mani sul corpo di Elena, accarezzandola ovunque, bramoso di imprimere ancora il ricordo delle trame della sua pelle, la consistenza più ruvida e matura ma altrettanto soffice, l’odore pungente del loro amore fisico che lo manda fuori di testa.

E non ci vuole molto a che siano di nuovo a rotolarsi, rubarsi lamenti di piacere ansimando contro l’altro, finché lei non si trova ancora ad implorarlo che la completi come la sera prima.

Sono sudati, appiccicosi del loro nettare d’amore, ma sentono ancora il bisogno di rimanere incastrati dentro l’altro finché non sarà inevitabile alzarsi.

 

Non parlano loro due, non hanno voglia di farsi pungolare da discorsi pesanti e giusti, da considerazioni amare stretti dai sensi di colpa. Non è ancora il momento.

 

E così la loro mattina si consuma tra la doccia e la cucina in cui Elena preparerà delle uova e bacon con lui che da un morso al tost e l’altro al collo di lei, intenta a spremere arance perdendo la concentrazione a causa delle mani di lui che vagano furtive sotto alla sottoveste che indossa, fin quando non la esaspererà al punto da abbandonare la frutta e farsi sollevare sul ripiano della cucina dove continueranno a divorarsi come due amanti disperati tenuti lontani dalle intemperie della vita che, finalmente, dopo un’eternità, si sono ritrovati.

 

 

***

 

 

Alle 4 esatte di pomeriggio, Caroline e Rebeka sono in attesa di Elena per il loro pomeriggio tra amiche, hanno in programma shopping e parrucchiere e la donna, come sempre, è in ritardo.

Quando la vedono entrare dalle grandi porte scorrevoli del centro commerciale, rimangono un attimo entrambe interdette per la faccia trafelata.

 

-Stai bene?-

-Come?-

 

Si allenta la sciarpa e apre la giacca per respirare. Ha dovuto passarsi per mezz’ora il burro cacao sperando che le sue labbra torturare per 12 ore da Damon, tornassero ad assumere un aspetto normale e alla fine ha pensato che nel caso potrà dare la colpa al freddo.

 

-Sei….strana…-

 

Elena contrae lo sguardo perplessa mentre iniziano il loro giro di vetrine.

 

-Strana?-

-In effetti sei…stravolta-

-Ma radiosa-

-Esatto!-

 

Le bionde si guardano complici per poi riportare l’attenzione sull’amica mora, intenta a legarsi meglio i capelli.

 

-Che hai combinato-

-Perché pensi sempre che abbia combinato qualcosa-

-Perché sei evasiva-

-E hai la faccia di una che non ha dormito…-

-E’ un pomeriggio tra amiche o l’inquisizione spagnola?-

 

Entrambe esitano un istante sotto l’occhiataccia torva di Elena.

 

-Bene….in tal caso, io e Beka stavamo parlando delle vacanze di Natale-

-Ma siamo a metà Novembre-

-Sì ma se dobbiamo fissare un chalet per tutti ci dobbiamo muovere per tempo….tutti gli anni mi fai la solita osservazione-

 

Si fermano davanti ad un negozio di intimo ed il cellulare di Elena vibra per un messaggio in entrata. Lo sfila dalla tasca e non appena legge il mittente, il suo cuore galoppa emozionato.

E’ Damon “credo di aver lasciato una cosa da te…”

Lei si morde un labbro incerta sulla risposta “tipo una scusa per vedermi?”

 

-Devo ricomprarmi un reggiseno blu, l’altro giorno non ne avevo punti per il vestito in voile di seta blu che ho comprato per il compleanno di Stef-

 

La mora rimette il telefono in tasca richiamata dalla voce dell’amica ed entrano nel negozio, iniziando a guardarsi intorno; non che a lei manchi la biancheria, ma è molto che non se ne compra di nuova e magari un po’ più azzardata. Aveva perso interesse per queste cose da quando non aveva più voglia di farsi trovare bella per suo marito.

E adesso….scuote la testa per scacciare quel languido calore che le si diffonde sotto pelle al pensiero di tutto quello che le ha fatto Damon quella mattina e d’un tratto realizza che, per quanto a lui possa non essere interessato, aveva addosso un reggiseno bianco logoro.

 

Ancora un messaggio “tipo il portafogli” ….Elena si da della cretina e sente le guance scaldarsi per la vergogna; quanto sei stupida. Fa per chiudere, ma un altro messaggio attira nuovamente l’attenzione sullo schermo “ovviamente…potresti riportarmelo stasera…ad esempio verso le 8”.

E di nuovo le labbra che si increspano in un misto di eccitazione e paura.  Paura di quello in cui si sta cacciando perché prima o poi dovrà fare i conti con tutti i pensieri e colpe che sta nascondendo abilmente da qualche parte.

Esattamente come per vent’anni ha nascosto Damon nell’angolo più remoto del suo cuore tanto che aveva smesso di battere finché lui non è riapparso come una brezza estiva a soffiare via la polvere.

 

“…le 8 eh….per caso devo anche portare del vino?”

“oh no, sono un signore….penso a tutto io”

Non può credere di aver appena accettato un invito a cena da Damon, perfettamente consapevole che forse non arriveranno nemmeno al primo. Ed ecco di nuovo quel dolce sapore di eccitazione a pizzicarle la pelle e incresparle il sorriso.

 

Così comincia a dare un’occhiata ad alcuni completi più elaborati puntandone uno nero di pizzo e seta e fruga in cerca della taglia giusta.

 

-Perché sei rossa?-

-Fa caldo qua dentro-

 

Gli occhi scuri sfuggono terrorizzati dalle domande incalzanti di Caroline mentre Rebeka prova a tenere quieti gli animi ed osserva il completo puntato da Elena.

 

-Quello è davvero bello Lena-

-Oh, sicuramente Aaron apprezzerebbe-

 

La donna, colpita in pieno dalla frecciatina di Care e dal senso di colpa per non aver assolutamente pensato di farlo vedere a suo marito, arrossisce appena e poi lo afferra per andare a provarselo fuggendo in camerino sotto lo sguardo curioso delle amiche.

 

-Che le prende?-

-Non lo so….ma abbiamo tutto il pomeriggio per scoprirlo-

 

Continuando i loro giri, fermandosi a prendere un thè tra una spesa e l’altra e Rebeka riprende il discorso sulle vacanze di Natale.

 

-Se lo chalet dell’anno scorso è libero potremmo riprendere quello, siamo stati bene-

-Si ma volevo cambiare località-

-Già ma dobbiamo vedere se hanno disponibilità di chalet abbastanza grandi-

-Un mio collega mi ha dato un contatto da sentire, lunedì faccio qualche telefonata-

 

Caroline sorseggia il suo thè mentre lo sguardo azzurro intercetta quello di Rebeka, indicandole Elena completamente persa nei suoi pensieri che continua a smessaggiare come una quindicenne.

 

-A chi scrivi con tutta questa insistenza?-

-Mm?-

 

Lei inarca lo sguardo retorica ed Elena mugola un nessuno degno di qualunque ragazzina sotto interrogatorio della madre.

 

-Quindi dobbiamo capire quanti siamo….-

-Noi quattro, con voi otto…Elena, Aaron e i ragazzi...-

-16, in più ci raggiungerà anche Bonnie, mi ha detto che a Natale torna sicuramente e ci porta il nuovo fidanzato-

-Chissà che tipo sarà questo Enzo-

 

Le due ridono divertite senza ricevere alcun input dalla vicina mora.

 

-Bene quindi siamo a quota 18, più Damon e Nadia 20-

 

A quel punto Elena alza finalmente lo sguardo impanicato sulle due.

 

-Damon?-

-Sì certo…inviterò anche loro, Nadia deve stare in famiglia per vivere più serenamente possibile questa situazione-

-M…ma…ecco….insomma, siamo tanti e-

 

Inizia a balbettare e per poco non colpisce la tazza di thè nell’agitazione.

 

-Non vedo il problema-

-E poi pensavo foste…che so…amici adesso…-

-Già andavate d’accordo ieri sera-

-Sì no...beh amici è una parola forte-

-Siete grandi, è successo tutto tanto tempo fa-

-Io….io non credo che sia una buona idea-

 

Il cuore batte a mille all’ora, il suo cervello non ha fatto altro, per tutta la conversazione tra le sue amiche, che pensare ininterrottamente a lui, alla cena di quella sera, è tornata la 16enne che non riusciva più a togliergli le mani di dosso o a baciarlo ogni volta che ne aveva occasione. E’ come una droga che le offusca la ragione ed il suo corpo fa di tutto per ricordarle le scosse di piacere con cui l’ha incatenata a lui tutta la notte.

 

-Ma che stai dicendo, invece è la cosa giusta da fare….e Damon è perfettamente in grado di sopravvivere qualche giorno sotto lo stesso tetto con noi-

 

Oh, Elena è certa di questo…ma non se la sente proprio di dividere un tetto con lui e suo marito. Soprattutto ora.

 

-E’ ora del parrucchiere no?-

 

Le due la guardano stranite e la donna afferra le borse alzandosi, deve scappare dalle domande tampinatrici di Caroline perché non sa quanto può tenersi dentro quello che è accaduto senza condividerlo con qualcuno.

 

 

 

****

 

 

Kathrine e Nadia sono sedute sulle comode poltroncine dell’estetista, entrambe intente a farsi fare le mani. Hanno pranzato, parlato della scuola, del nuovo lavoro come presentatrice del telegiornale di sua madre e di nuovo di Alec e delle loro uscite da fidanzatini.

 

-Mamma…tu come hai capito di essere innamorata di papà?-

 

Kathrine fa scorrere gli occhi scuri eccessivamente truccati lentamente verso sua figlia.

 

-Cioè so…so che ora non è più così però…insomma vi siete voluti bene-

-Ehi, ci vogliamo ancora bene, solo che-

-Non vi amate più, lo so-

 

Stavolta è Nadia a sfuggire allo sguardo materno, tentando di nascondere quanto il loro divorzio l’abbia ferita dentro profondamente.

 

-Beh…eravamo al college entrambi, era il primo anno per l’esattezza, ci siamo conosciuti ad una festa universitaria tramite amici comuni….-

-E tu sei rimasta colpita subito da lui?-

-Tuo padre è sempre stato molto affascinante-

 

Nadia sorride, provando ad immaginarselo dalle foto di sua zia.

 

-Siamo usciti per qualche mese…-

 

Improvvisamente lo sguardo di sua madre si adombra leggermente come se avesse ricordato qualcosa di doloroso.

 

-E….cosa è successo?-

 

La ragazzina esita un attimo, temendo di aver fatto ripercorrere a sua madre un momento poco piacevole. Poi lei rialza lo sguardo e torna ad essere la solita impenetrabile Kathrine.

 

-Poi ha conosciuto Elena-

 

Spara quel colpo che prima o poi sarebbe saltato fuori, e a quel punto preferisce che sia lei a dirlo a sua figlia piuttosto che Damon stesso. Lo sguardo di Nadia si allarga confuso, totalmente colto alla sprovvista, credeva di aver capito tutta la storia, di aver messo bene insieme i pezzi invece…invece le cose sono molto diverse dal previsto.

 

-E….beh…sono stati insieme…per tre anni-

 

Nadia cruccia lo sguardo perplessa mentre si fa due conti in testa e prova a riordinare gli avvenimenti in modo differente da come aveva fatto. E forse ha molto più senso come gliela sta raccontando sua madre, forse lei voleva credere di non aver visto, di non aver intuito qualcosa di irrisolto e doloro tra Damon ed Elena, perché questo spiegherebbe tutti gli strani atteggiamenti, le occhiate, le frecciatine. Spiegherebbe il fatto che suo padre non abbia solo frequentato da ragazzino la madre del suo ragazzo, ma che ne sia stato profondamente innamorato.

Tre anni sono tanti.

Sono lunghi, lei non riesce nemmeno a pensare se arriverà a due mesi con Alec, figurarsi tre anni.

Deglutisce la fiele amara di quella rivelazione imbarazzante temendo di scoprire il resto della storia.

 

-E poi che è successo?-

-Tra loro? Devi chiederlo a tuo padre….fatto sta che dopo quei tre anni…noi ci siamo ritrovati, riavvicinati e poi sposati-

 

Nadia si morde un labbro indecisa sulle domande da porre alla madre; la loro seduta di bellezza è quasi finita e l’atteggiamento un po’ più rigido della donna le fa intuire che non è il caso che lei scavi oltre.

 

-Tuo padre si comporta…in modo strano per caso?-

-Cioè?-

-Beh mi hai chiesto di lui ed Elena, vuol dire che hai capito qualcosa anche da sola tesoro-

-No….cioè nessuno mi ha detto niente, ho visto delle foto a casa di zia Care dei loro anni dei liceo…-

 

Kathrine si alza seguita da lei per andare alla cassa.

 

-Beh, adesso lo sai…ma è stato tanto tempo fa, sono sicura che i genitori di Alec siano una bellissima coppia-

-Già-

 

Il tono amaro della figlia lascia nella donna non pochi dubbi, deve ammettere che le ha fatto male risentire dopo tutto questo tempo quel nome. Lei forse, fino infondo, non è mai stata capace di amare Damon, ma non hanno mai avuto la possibilità di scoprirsi davvero perché c’era sempre l’altra tra loro due, c’era sempre il fantasma di Elena Gilbert a minacciare il loro matrimonio, la loro felicità. E dopo che avevano perso il bambino lui se n’era tornato a New York da lei.

Finché qualche settimana dopo non era riapparso sulla porta di casa pronto a ricominciare, poi avevano avuto Nadia e tutto sembrava andare per il meglio.

Non aveva mai chiesto cosa fosse successo con Elena, ma era piuttosto sicura che la decisione di tornare non fosse dipesa dal fatto che Damon si fosse accorto di amarla più di Elena.

 

Sospira a fondo ed esce con sua figlia per finire il loro giro; le ci è voluto un po’,  molto tempo per diventare una buona madre e adesso si sta impegnando davvero.

Ma una cosa deve farla, dire a quello scemo del suo ex di non fare casini con la madre del fidanzato di Nadia perché altrimenti avrebbe preso il primo volo per andare a riempirlo di ceffoni. E su questo pensiero, estremamente turbata dalle ultime rivelazioni, si dirige con sua figlia verso casa.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!

 

Rieccomi col mio solito ritardo a postarvi questo immensamente lungo capito!!!

Dove eravamo rimasti? Damon ed Elena hanno avuto un momento di riavvicinamento la sera del ringraziamento, complice l’assenza di figli e mariti, così si sono trovati catapultati nella loro adolescenza, a quando erano innamorati e sono finiti a casa di Elena e beh….doveva succede!!!!

Ed è successo svariate volte…intanto Nadia a Los Angeles sta un po’ scavando nel passato dei suoi genitori per capirci meglio qualcosa, sicuramente non si farà fermare dalle risposte secche della madre….ed Damon ha invitato Elena a cena quella sera…chissà cosa succederà!

 

Spero davvero di potervi leggere nei commenti!

Baci

Eli

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Sixteen again ***


Sixteen again

 

1996 Luglio

 

Ci ha messo un po’ Damon a far capire alla sua fidanzata che Caroline Forbes è innamorata di quel tonto di suo fratello da tipo le elementari.

Sono quelle classiche storie d’amore da copertina rosa, degna di programmi televisivi che piacciono tanto alla bionda e alla sua fidanzata dagli occhi da cerbiatta, o magari dei telefilm di cui discutono animatamente nei pomeriggi piovosi.

Di quelle poche storie che davvero nascono sin dalla tenera età, di quelle fatte di persone che sono “meant to be”, anime gemelle che ci mettono intere stagioni per darsi finalmente un bacio sospirato e atteso dai fan della coppia.

E Damon, da quando ha instillato il dubbio a quella stordita della sua ragazza stupendosi che lei, in qualità di migliore amica, non se ne sia accorta prima, sta tramando con lei per far avvicinare i due piccioncini.

In realtà è stata tutta opera di Elena, non appena il suo adorabile cervello ha messo insieme i pezzi su suo suggerimento, è partita con questa crociata denominata “Steroline”, nomignolo per la coppia ancora inesistente.

Lui ovviamente, totalmente disinteressato ai suoi farneticamenti, è stato però vinto dalla luce negli occhi della sua ragazza e dal modo dolce in cui lo supplicava di aiutarla a far salpare la nave.

Così, alle porte dell’estate, si è trovato a convincere suo fratello ad organizzare questa gira fuori porta nella loro casa negli Hampton per passare lì qualche giorno, incluso il 4 luglio, con Elena, Bonnie, Kai e Caroline e vedere se succede qualcosa tra i due.

 

In realtà Damon, mentre guarda la sua brunetta preferita che trascina il trolley verso la loro auto, più che della non ancora coppia, è interessato a passare ogni istante a loro disposizione per baciare ogni centimetro di quella pelle olivastra ora esposta dagli abiti estivi; non hanno ancora superato “quel” confine, ma quella piccola vacanza è l’occasione perfetta.

E non ha voluto sapere come sia riuscita a convincere il suo super protettivo padre, quale scusa lei abbia inventato per farsi mandare via quattro giorni con tre ragazzi, forse ha omesso questo.

Forse si è limitata a dire che una sua cara amica di scuola ha una casa negli Hampton e ha invitato le amiche più strette.

 

Fatto sta che adesso, mentre prende il suo trolley e lo carica nel bagagliaio e lei ride per qualcosa che ha detto Caroline e che lui non ha assolutamente ascoltato, troppo stordito dal profumo del suo shampoo alla vaniglia, allunga una mano per toccarle un fianco richiamando la sua attenzione.

E gli occhi scuri e allegri trovano i suoi azzurri in un leggero sospiro di stupore.

Ed Elena dimentica Care, le valige, il viaggio, tutto, quando il suo cielo le illumina il mondo e lo colora di celeste.

 

-Ehi-

-Ehi-

 

L’altra mano di Damon molla il trolley e va a spostare una lunga ciocca castana dal volto di porcellana accarezzandola teneramente

 

-Che c’è-

 

Lui cruccia lo sguardo.

 

-Non posso guardare la mia ragazza?-

 

Elena si morde un labbro e scappa per un secondo imbarazzata dal suo sguardo troppo intenso.

 

-Ehi, mica ti starai imbarazzando Gilbert-

 

Lei alza gli occhi e porta le mani chiuse a pugno all’altezza del suo petto colpendolo leggermente.

 

-Stupido-

 

Damon allarga un mezzo sorriso, perché forse lui è più timido di lei per quanto lo nasconda dietro lo sguardo da canaglia.

 

-Beh se non ti va bene che ti chiami la mia ragaz...-

 

Non gli da il tempo di finire la frase che si alza sulla punta delle sue converse rosse e porta le mani nelle piume nere corvine, tirandolo sulle sue labbra da bambina.

 

-Non smetterò mai di essere la tua ragazza, Salvatore-

-Bene...perché non ho intenzione di lasciarti scappare…Elena…-

 

Lei sorride felice e lo bacia di nuovo fin quando un infastidito colpo di tosse rompe il loro idillio.

E in quel momento Damon non vede l’ora di sistemare la bionda impicciona con suo fratello così da non avere ulteriori interruzioni.

 

***

 

Present Day

 

Caroline sistema gli acquisti frutto del pomeriggio di shopping con le amiche e si trova a ripensare allo strano comportamento di Elena; sovrappensiero non sente subito le voci di suo marito ed i ragazzi, rientrati anche loro dal loro pomeriggio fuori.

Stefan e Matt avevano portato i figli a pattinare per concedere alle rispettive mogli un po’ di libertà tra amiche, soprattutto perché Elena aveva bisogno di “assistenza femminile” a sentire Caroline.

 

-Ehi-

-Ehi, siete tornati-

-Sì-

 

Stefan si avvicina alla moglie lasciandole un leggero bacio sulla bocca, quando lei poi sporge la testo oltre le sue spalle con sguardo indagatore.

 

-I ragazzi?-

-Julie si è fiondata in bagno mentre Matty mi ha implorato di poter rimanere a cena da Peter, e Matt e Rebeka hanno detto che non c’erano problemi-

-Stefan! Non devi sempre assecondarlo nelle sue richieste-

 

La donna mette via l’ultimo vestito e piega la busta del negozio mentre sente suo marito iniziare a spogliarsi per farsi un bagno caldo.

 

-Ma sono giorni di festa, e lo andrò a riprendere io dopo cena-

 

Le afferra dolcemente i fianchi per riportare il suo sguardo indispettito nei suoi occhi verdi. Se fosse per Stefan direbbe sempre di sì ai suoi figli, per questo sono una buona squadra, lei è troppo rigida e lui troppo morbido, così si compensano alla perfezione. Ogni tanto le fa strano pensare a quanta strada abbiano percorso per arrivare  al punto in cui sono adesso.

 

-D’accordo per stavolta passi-

 

Lui sorride vittorioso e le posa un bacio sul collo mentre la sente protestare.

 

-Ma devi essere più severo, non va bene andare a disturbare le persone affibbiandogli la nostra piccola peste-

 

-Sono i suoi zii praticamente…e poi…senza Matty…posso fare questo-

 

Le bacia un altro punto sul collo.

 

-E questo-

 

Continua a scendere lentamente lungo la sua scollatura offuscandole per un attimo i sensi.

 

-Allora sei proprio astuto Salvatore-

 

Ridacchia e la bacia con più ardore fin quando la voce squillante di Julie non li interrompe mentre grida perché è finito lo shampoo.

 

-Dicevi?-

 

Entrambi sospirano e poi Caroline si sposta per raggiungere sua figlia.

Più tardi lei e Stefan preparano la cena, mentre la ragazzina è in camera ad asciugarsi i capelli.

 

-Il tuo pomeriggio come è andato invece?-

-Strano…cioè con Rebeka abbiamo parlato delle vacanze ma Elena…-

-Cosa-

 

Stefan versa ad entrambi un bicchiere di vino bianco mentre la osserva tagliare i porri.

 

-Non lo so, c’è qualcosa che non va…insomma le cose con Aaron non aiutano ma….da quando è tornato Damon-

-Dai Care, ne abbiamo già parlato e sì…magari all’inizio c’era della tensione, ma le cose sono migliorate, voglio dire anche ieri sera..-

-Appunto! Ieri sera-

 

La donna alza il coltello con sguardo minaccioso e il marito alza le mani in gesto di difesa.

 

-Io non c’entro-

-Sai, oggi Beka continuava a ripetere quanto sembrassero amici e io non ci avevo fatto caso, ma poi ripensando alla serata…non si sono molto parlati, ma….era come….come quando hanno iniziato a frequentarsi-

 

Gli occhi verdi si inarcano perplessi.

 

-Erano….tesi e si guardavano, e lei oggi balbettava e ogni volta che nominavo Damon si irrigidiva e…oh devi sentire questa-

-Cosa-

 

Lei solleva il tagliere e si volta per mettere i porri nella padella con l’olio caldo, passando poi le mani sul grembiule e afferrando il bicchiere posato sull’isola.

 

-Quando ho proposto di invitare anche lui e Nadia alle vacanze di Natale, perché sono parte della famiglia e mia nipote adesso è sotto la mia completa protezione e supporto, lei è scattata blaterando cose tipo “non è una buona idea” o “direi che non possiamo stare sotto lo stesso tetto”-

 

Le mani della bionda continuano ad agitarsi, tra il vino e i fornelli Stefan teme che combinerà un disastro, così lui cautamente comincia ad apparecchiare ascoltando i suoi farneticamenti.

 

-Ha davvero detto “non possiamo stare sotto lo stesso tetto?”-

-No…ma il suo sguardo sì!!-

 

Suo marito sorride divertito, Caroline non cambierà mai. Ma d’altronde per questo si è innamorato di lei, anche sei ci sono voluti Damon, Elena  e una vacanza negli Hampton per capirlo.

 

-Ed anche supponendo che ci sia qualcosa che non va, cosa pensi di fare?-

-Non lo so….è solo che….non voglio che Elena soffra, è stata dura aiutarla quando quello scemo di tuo fratello le ha spezzato il cuore…adesso non saprei proprio da che parte rifarmi e ci sono dei figli in mezzo, i loro figli che tra l’altro si piacciono ed escono insieme…è una catastrofe!!!-

 

Stefan le si avvicina per calmarla quando li raggiunge Julie chiedendo se sia pronto perché sta morendo di fame ed i due decidono di rimandare la conversazione.

 

 

 

****

 

 

1996 – West Hampton

 

Elena, Caroline e Bonnie si sono appollaiate sul divano del luminoso salotto di casa Salvatore e guardano la tv in attesa che i due fratelli, Matt e Kai, finiscano di giocare a ping pong nel retro di casa. Fuori è nuvoloso così hanno deciso che il primo giorno lo avrebbero passato a casa e si sarebbero rifatti gli altri giorni con il mare.

Le ragazze sgranocchiano schifezze e si godono in santa pace una maratona di repliche della terza stagione di Beverly Hills 90210 in attesa della trasmissione della settima stagione a fine agosto. Non vedono l’ora, e intanto commentano gli episodi vecchi divise, come sempre, tra Brenda e Kelly che lottano per Dylan.

 

-Insomma…fa tutti quei discorsi di rimprovero a David perché si bacia la squinzia di nome Nikki e poi lei va con Dylan-

-Si ma ha resistito tutta l’estate prima di farlo e lui la tentava di continuo-

-E poi dopo ne soffre moltissimo-

 

Caroline ruba una cucchiaiata di gelato dalla vaschetta in mezzo alle gambe di Elena.

 

-Io non potrei mai andare con uno dei vostri fidanzati-

 

Bonnie ed Elena si guardano e poi tornano con lo sguardo sulla bionda.

 

-Non mi pare difficile crederlo…tu detesti Kai-

-E Damon lo uccideresti-

-Come siete drammatiche….mi irritano, ma gli voglio bene-

-E comunque non è facile per Kelly resistere a Dylan-

-Guarda quanto è fico-

 

Le tre riportano lo sguardo sullo schermo della tv dove sta passando la scena dell’episodio Shooting Star/American in Paris, in cui Kelly e Dylan vanno sulla moto d’acqua e lui le fa quel suo classico sguardo da canaglia quando cadono in acqua.

 

-Insomma…c’è una chimica incredibile-

-A me non è piaciuta e sapete quanto adori Kelly e non sopporti Brenda-

-Certo sei una maniaca del controllo come Kelly, per forza la adori-

-E poi lei e Dylan sono amici dall’asilo…sono migliori amici-

-Lei ha una cotta da lui tipo…da sempre!!!!-

-Si guarda come è andata a finire la sesta stagione…-

-Io non perdo le speranze…mi piace pensare ad un amore sbocciato in tenera età, che si svela solo nell’adolescenza…una sera d’estate magari..-

 

Bonnie guarda Elena di sottecchi, sapendo esattamente dove vuole andare a parare con quel discorsetto mentre Care sembra non cogliere il riferimento.

 

-Sono amori che non esistono-

-Mmm non ne sono convinta….-

-Insomma sono tanto amici…-

-Ma un’amicizia può trasformarsi in qualcosa d’altro-

 

Caroline si sente osservata e volge lo sguardo azzurro sospettoso sulle sue amiche.

 

-A che vi state riferendo??-

-A niente-

-Non starete ancora fantasticando solo perché ho infamato Stefan per la storia di April!!!-

-Ecco che ricomincia-

 

Bonnie prende del gelato mentre si prepara con Elena a ripercorrere la vicenda del ballo di fine anno che ha portato ad una gigantesca lite tra Caroline e Stefan – poi risolta dalla bionda senza davvero risolvere- scatenata dall’insensata gelosia di lei. Ovviamente Care piuttosto che ammettere di provare qualcosa per lui si sarebbe buttata sotto ad un treno o, come è accaduto, sul quaterback Tyler Loockwood, suscitando il fastidio di Stefan.

Una scena raccapricciante degna un qualunque teen drama.

 

E dopo quella sera le ragazze hanno passato l’ultimo mese e mezzo provando a far capire alla bionda che forse lei prova qualcosa di più per Stefan e viceversa; ovviamente il primo dubbio lo aveva instillato Damon illuminando così Elena e Bonnie.

 

-Non ricomincio, siete voi che insistete su questa assurda storia di me e Stefan sta diventando ridicolo, a dir poco fuori luogo  e soprattutto è una supposizione fondata sul niente!-

-Caroline….forse se tutti noi vi diciamo che –

 

La bionda si gira di scatto.

 

-Onestamente il parere del tuo fidanzato non mi interessa!-

 

Le ragazze roteano gli occhi e prima che Elena possa controbattere sentono la porta del patio aprirsi seguita dalle voci dei ragazzi che entrano chiacchierando.

 

 

***

 

Present Day

 

Dopo una lunga ora di mediazione sull’abbigliamento più adeguato per la serata che la attende, nella quale si è andata a cacciare stupidamente e da cui farebbe ancora in tempo a ritirarsi, Elena se ne sta davanti al portone del palazzo in cui abita Damon, avvolta nel suo montgomery cammello a fissare titubante quella porta, nemmeno fosse l’ingresso per l’inferno.

Respira a fondo l’aria fredda della sera facendosi coraggio e preme il campanello “Salvatore” attendendo nervosa che una voce si palesi, ma sussulta quando invece sente scattate direttamente il portone ed entra.

 

Continua a stringere la borsa, la stessa nella quale si trova il portafogli di Damon, l’oggetto che è stato da link a questa situazione e si appresta a salire in ascensore con l’adrenalina che le irrigidisce i muscoli e accorcia il fiato. È un misto di paura ed eccitazione che si manifesta in un sorriso incontrollato al pensiero di rivederlo; eppure dovrebbe essere avviluppata dai sensi di colpa se solo il suo corpo non fosse così stramaledettamente catalizzato da lui.

 

Viene scossa dalle porte dell’ascensore che si aprono e si dirige verso la porta dell’appartamento, improvvisamente incapace di camminare sui suoi stivali di camoscio marroni.

Dopo mille angosce alla fine ha optato per un vestito scuro senza troppe pretese e stivali, non voleva essere sexy ne fare la casalinga disperata; altrimenti avrebbe potuto dare l’impressione -corretta- di volerlo tenere a distanza o far avvicinare troppo. La verità è che in nessun caso i loro vestiti o le sue condizioni fisiche hanno mai dissuaso Damon dal saltarle addosso e il solo pensiero le fa avvampare il volto costringendola a togliersi almeno la sciarpa.

 

Quando la porta si apre viene accolta da un profumo di cibo piuttosto invitante mischiato all’odore tipico di estate di Damon. Ed eccolo lì, alla porta, che la attende nervoso.

Non sembrerebbe ad un occhio poco attendo, ma lo vede benissimo che cova le sue stesse inquietudini; anche adesso che se ne sta lì con un braccio a tenere la porta e un sorriso da schiaffi, bellissimo come sempre, può percepire la sua stessa paura.

 

-Buonasera Gilbert, sei sorprendentemente in orario-

 

Lei fa una smorfia, ringraziandolo per aver stemperato quella tensione. Fa un passo avvicinandosi all’ingresso e lui si sposta appena per aprirle il passaggio.

 

-Sono sempre in orario-

-Da quale punto di vista affermi ciò?-

 

Elena scuote la testa ed entra sentendo la porta chiudersi alle sue spalle. Si guarda in giro realizzando di essere per la prima volta a casa di Damon.

 

-Hai intenzione di cenare col cappotto?-

 

La sua voce ruvida le arriva come un brivido ora che le respira sul collo e il suo stomaco si contrae in una morsa provando ad allontanarsi per respirare. Si slaccia i bottoni borbottando qualche offesa verso l’uomo e lascia che lui prenda cappotto e borsa per poi tornare con lo sguardo verso l’appartamento accogliente.

Si vede che non è tanto che ci vivono e soprattutto che Nadia stia tentando di dare un tocco femminile.

 

-Belle tende-

 

Gli occhi azzurri scorrono da Elena alle tende della vetrata del soggiorno.

 

-Oh sì, le ha scelte Nadia...in realtà io non avrei pensato a prendere delle tende-

-Immagino-

-Pensi di prendermi in giro tutta la sera? No perché ti stai giocando la possibilità di assaggiare la mia cucina-

 

Le poggia una mano alla base della schiena in un gesto delicato volto ad incoraggiarla ad andare verso la cucina, peccato che per lei sia come prendere la scossa e sussulta a quel tocco imprevisto.

Dannazione quanto è tesa, ha bisogno di bere.

 

-Mentre fai il finto offeso che ne dici di versarmi del vino?-

 

Si avviano in cucina ed Elena sente benissimo gli occhi cerulei studiarla lentamente, seguendo le linee dei fianchi, scendendolo lungo il tessuto morbido del vestito che termina poco sopra il ginocchio.

 

Sulla piccola isola in marmo della cucina sono già pronti due bicchieri di vino rosso e Damon la supera per porgerle uno di essi.

 

-Cosa hai preparato?-

-Tra poco lo vedrai-

 

Elena si sposta per raggiungere i fornelli senza lasciare coi proprio occhi le pozze azzurre che la guardano curiose.

 

-Ehi! Lontano dai fornelli signorina!-

-Non voglio morire...quindi mi accerto di quello che hai fatto-

-Oh non morirai di fame non temere-

 

Damon si mette dietro di lei posando il bicchiere e afferrando la sua mano prima che sollevi il coperchio della pentola.

Elena viene attraversata da un leggero brivido per quel contatto e resta immobile mentre lui, di nuovo, le respira sul collo in cerca del suo orecchio.

 

-Mi sembra che stamattina avessi gradito i miei toast-

-Questo è un colpo basso-

 

Le trema la voce al solo ricordo della loro mattinata insieme e sussulta quando l’altra mano di Damon si poggia su un fianco scendendo lentamente in cerca dell’orlo del suo vestito.

 

-Questo…è un colpo basso…-

 

S burla di lei che, di contro, deglutisce rischiando quasi di strozzarsi, totalmente incapace di ribellarsi al suo tocco, sentendo il proprio cuore battere in modo irregolare.

Lui, da stronzo provocatore quale è sempre stato, rompe d’improvviso il contatto e si allontana di qualche passo lasciandole un doloroso senso di vuoto.

 

Elena respira e poi si volta bevendo un sorso di vino, cercando gli occhi fiammeggianti di lui.

 

-Bene...allora stupiscimi-

 

Continua a fissarlo con tono di sfida mentre lo supera e si dirige all’isola lasciandolo fare. Sa bene, Elena, di giocare col fuoco e che potrebbe essere benissimo lei a scottarsi, ma ormai ha iniziato questa silenziosa guerra fatta di sguardo, sospiri, cuori che battono e non può abbandonare ora il campo di battaglia. Così lascia che lui le serva la cena, che chiacchieri con lei, che sfiori per sbaglio le sue dita o che si scontrino mentre tolgono i piatti; l’ha tentata tutta la sera, ma Elena vuole dimostrare di poter stare in una stanza con lui senza che accada nulla. Dovrà passarci le vacanze di Natale quindi è bene che si alleni a fargli resistenza.

 

-Credo sia giunto il momento di restituirti il tuo portafogli-

-Oh giusto…il pretesto di questa cena-

 

Lei si volta guardandolo storto mentre prosegue verso il salotto in cerca della sua borsa ed una volta individuata fruga dentro in cerca del portafogli.

Quando si volta si trova praticamente a sbattere contro Damon che l’ha raggiunta in pochi passi.

Sussulta di colpo e tenta di staccarsi un po’.

 

-Damon-

-Elena-

-Dovresti….non…non mi rendi le cose semplici-

-Non capisco-

-Non deve ricapitare-

 

Il suo tono non è d’accordo con le sue parole, e più gli occhi di Damon penetrano lentamente dentro ai suoi, più sente le sue fragili barriere crollare come argini sotto alla furia del fiume azzurro. Lui afferra il portafogli e fa un passo indietro per lasciarla respirare, non ha intenzione di farle pressione, non sceglierà al suo posto.

 

-Allora grazie-

 

Lei resta qualche istante immobile come a ricomporsi o respirare per trovare la concentrazione perduta e fa qualche passo verso di lui.

 

-Grazie a te per la cena-

 

Damon sorride mentre prende la sciarpa di Elena e gliela passa gentilmente intorno al collo sotto allo sguardo scuro indagatore; lentamente fa salire le mani lungo la stoffa di lana per trovare il collo sottile nascosto dai capelli sciolti e lo sfiora fino ad arrivare al suo dolce volto che prende tra le mani in un gesto che la sorprende; la tira leggermente verso di te ed Elena non sa come reagire all’inaspettato bacio sulla fronte che lui le posa.

 

-Buonanotte Elena-

 

L’intensità del suo sguardo la coglie impreparata, accelerandole i battiti e scaldandole le guance ma non per l’eccitazione bensì per un pungolo che non sentiva più da tanto tempo, quel calore quasi doloroso che le era cresciuto dentro per ogni sguardo, ogni carezza, ogni ti amo che si erano scambiati tanto tempo fa. Era il riflesso del suo amore per lei che tornava ad accendersi dopo anni di torpore sulla pelle.

Ed Elena cancella il mondo e torna ad essere quella ragazzina innamorata del ragazzo ribelle dagli occhi troppo azzurri; così fa un passo allungando il collo verso le sue labbra su cui posa, respirando, un bacio dolce.

Damon, dopo un leggero stupore, mette una pressione più energica ricambiando quel bacio che in breve tempo diventa un fiume in piena travolgendo entrambi in una passione disperata, covata per anni.

E disseminano il bisogno – ed i loro vestiti- nel tragitto tra l’ingresso e la camera da letto di Damon dove li accoglie un ben più comodo letto matrimoniale; non che la doccia, il divano o la cucina di Elena non siano stati ben sfruttati, ma sicuramente il letto gli consentirà di sbizzarrirsi tutta la notte.

 

 

***

 

1996 – West Hampton- 4 luglio

 

Anche quel pomeriggio Caroline e Stefan hanno bisticciato come loro solito al punto che Elena si è arresa al piano di Damon, di farli bere alla festa per vedere se le loro tensioni si sciolgono un po’ . Così hanno passato la serata in spiaggia a ridere tutti insieme fin quando all’ennesimo litigata Damon non ha strigliato suo fratello, convincendolo a seguire la bionda fuggita lungo la spiaggia.

 

-Uno sei un emerito cazzone, ammetti di essere innamorato di lei una volta per tutte, due inseguila perché è sbronza e chiunque potrebbe approfittarsi di lei-

 

Stefan sbuffa.

 

-Io non-

-Sai che Stef? E’ assurdo che questo discorso debba fartelo proprio io, non sono bravo in queste cose ma….tu e la barbie siete sempre in mezzo a me e alla mia ragazza e vorrei davvero passare una serata senza i vostri melodrammi…così se non te ne frega niente di Care allora lasciala stare…ma se hai anche solo un minuscolo, terrorizzante, dubbio allora sii uomo e giocatelo fino infondo, perché non è evitandolo che superi il problema-

 

Stefan lo osserva leggermente stupito.

 

-Te li scrive Elena i discorsi?-

-No semmai lei me li ispira-

 

Scuote la testa sorridendo e poi getta lo sguardo verde nel buio della battigia dove ha visto andare Caroline, mentre le sue amiche parlottano sul da farsi in attesa che Stefan decida se seguirla o lasciare nuovamente questa incombenza a loro due. Così fa quel passo che cambierà per sempre le loro vite, anche se lui questo ancora non lo sa.

Raggiungerà Caroline facendo quello che avrebbe dovuto fare da tempo, la afferra e la bacia proprio nel momento in cui partono i fuochi d’artificio.

 

Così Damon, soddisfatto del suo operato, abbraccia la sua Elena intenta a guardare il cielo.

 

-Non sapevo di avere Cupido come fidanzato-

-Non sapevi i avere un fidanzato, visto che quei due mi stavano sabotando la vacanza-

-Ah quindi lo hai fatto per te-

-No…l’ho fatto per noi-

 

Elena lo guarda in quelle sue pozze cerulee e d’improvviso non le importa più niente se non che Damon sia li ad illuminarle il cielo; così si sporge verso di lui e lo bacia sentendo crescere dentro il desiderio di lui.

 

-Ti amo, Damon Salvatore-

 

Quelle semplici parole hanno sempre il potere di riempirgli cuore e polmoni, illuminando le sue tenebre.

Potrebbe rimanere così immerso dentro i suoi occhi neri se improvvisamente non iniziasse a piovere da nulla e la gente intorno a loro non fuggisse distraendoli dai loro pensieri.

Tuttavia non si muovo, anzi cominciano a ridere mentre la pioggia fitta li inzuppa tutti.

 

-Non ci credo che stia piovendo….stanno correndo tutti via-

 

Mentre Elena parla nella pioggia guardandosi intorno, lui è ancora perso in lei.

 

-Ti amo, Elena Gilbert-

 

Elena volge lo sguardo pieno su di lui, attirata da quelle stesse parole e sorride felice per poi tuffarsi sulle sue labbra.

E quella stessa notte Damon ed Elena faranno l’amore per la prima volta, fradici di pioggia, sabbia e amore.

 

 

***

 

Present day

 

Si addormentano verso le due, consumati e i vinti, fin quando alle prime luci del mattino Elena non sente in sottofondo il suono fastidioso ed insistente di un cellulare che squilla. Le sembra il suo anche se, immersa nel sonno, non riesce a mettere insieme i pezzi di quel quesito, ma si limita ad aprire appena un occhio e guardarsi intorno in cerca di quell’aggeggio infernale.

L’uomo accanto a lei, che la tiene a se, dorme profondamente e si muove appena; così facendosi coraggio mentre sente il sonno appesantirla, si forza a guardare nella penombra della stanza finché non vede, sul pavimento, la luce fredda del display che continua ad illuminarsi. Si allunga a fatica verso il fondo del letto per raccoglierlo e con gli occhi ancora abbottonati scorge il nome di Caroline.

Così risponde con la bocca impastata.

 

-Pronto…Care-

 

Damon si mette di fianco nascondendo il volto nell’incavo del collo di Elena.

 

-Chi parla?-

-Care….sono Elena chi vuoi che sia…-

 

L’attimo dopo aver pronunciato quelle stesse parole, il cervello di Elena si attiva e sgrana gli occhi, realizzando con orrore quello che ha appena combinato.

 

-Elena….ma chi è…-

 

La voce sommessa di Damon arriva lieve all’interlocutore e la donna non fa in tempo a mettergli una mano sulla bocca, in un gesto che sembra scuoterlo dal suo sonno visto che adesso la osserva nell’oscurità della camera, perplesso.

 

-Elena cosa diavolo ci fai col telefono di Damon??Era lui in sottofondo???...-

 

Elena non sa cosa rispondere, ma la  bionda non le lascia la parola.

 

-Oh…oh…oh no….no no no no….voi….ODDIO….tra venti minuti sono a casa tua, vedi di farti trovare li-

-Ca..-

 

Non finisce la frase che la bionda furiosa ha già riattaccato ed Elena volge lo sguardo verso l’uomo, ormai sveglio, al suo fianco.

 

-Caroline…ci ha beccati-

 

 

 

 

Ciao a tutte voi miei carissime e pazienti lettrici!!!!

 

Spero ci siate ancora nonostante la mia latitanza.

Rieccomi con un nuovo capitolo, stavolta dedicato anche a vari flashback! Avevamo lasciato i nostri due pessimi genitori a rotolarsi in un letto, fissare cene, e fare gli evasivi con gli amici…beh Elena più che Damon.

In questo capitolo abbiamo visto la tanto sospirata cena e sì, stranamente gli sto lasciando in una bolla rosa che sicuramente scoppierà presto!

Mi spiace se il capitolo è un po’ più corto ma se continuavo a scrivere non postavo più e mi veniva lungo più della Divina Commedia e direi che vi ho fatto aspettare abbastanza.

Non so se avete mai visto Beverly Hills 90210 comunque sia io lo seguivo assiduamente e ogni tanto mi sono rivista degli episodi. All’epoca andava in onda la settima stagione, ma mi sembrava calzante il percorso che hanno fatto Dylan e Kelly come Stefan e Caroline.

 

Attendo come sempre vostri adorati pareri!!

Baci

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Un passo indietro ***


Un passo indietro

 

Quando Caroline si è svegliata quella stessa mattina ha avuto una strana sensazione, quasi come un presagio, ma ha preferito imputare il suo malessere a suo figlio Matty che ha ben pensato di intrufolarsi nel lettone alle quattro di mattina a causa di un brutto sogno, rendendo così impossibile a lei e Stefan dormire con lui nel mezzo che scalciava.

Così è scesa a preparare la colazione in modo da passare la mattina del sabato con la sua famiglia e in uno slancio di generosità insolita, mentre ascolta il telegiornale alla tv e l’acqua per il caffè si scalda nel bollitore, ha preso il telefono e ha chiamato suo cognato per invitarlo a pranzo e magari parlargli delle vacanze di Natale.

 

Tuttavia, quando al quarto squillo ha risposto una voce impastata vagamente familiare, ha dovuto scostare il telefono dall’orecchio per controllare il nome sul display ed essere sicura di non aver accidentalmente chiamato Elena anziché lui.

 

E no, non si era affatto sbagliata.

 

E più il suo cervello realizzava cosa stesse succedendo, più tutte le sue strane sensazioni accumulate in quei due mesi di cene, battibecchi, occhiate strane, sospetti avevano finalmente trovato un filo conduttore dando voci ai suoi pensieri.

 

Dopo aver chiuso la chiamata con Elena, Caroline è rimasta ferma a fissare il telefono stretto in mano cercando l’energia sufficiente per andare a vestirsi e dirigersi a casa dell’amica; solo la voce di Stefan l’ha scossa cogliendola alla sprovvista e la donna ha dovuto pensare rapidamente ad una scusa ben elaborata per poter uscire in quel momento di casa.

Se c’è una cosa che Caroline detesta con tutta se stessa è mentire a Stefan, è il suo migliore amico, l’amore della sua vita, colui con cui si confronta su tutto. Ma in quel preciso istante ha sentito il bisogno di tutelare Elena ed il suo matrimonio e allo stesso tempo il rapporto tra i fratelli, così delicatamente ricostruito. Sa quanto Stefan sia legato ad Aaron e talvolta ha dubitato del fatto che Damon fosse ancora la sua priorità, come invece era accaduto spesso in passato e vuole fare chiarezza prima di dover mettere suo marito nella posizione di trovarsi diviso tra il suo migliore amico e suo fratello.

 

Perché con Damon si finisce sempre a fare un passo indietro, dopo i mille tentati in avanti.

E così viaggia a finestrini aperti sperando che il freddo di novembre la tenga calma e plachi la rabbia che le ribolle nelle vene.

 

 

****

 

Elena chiude la conversazione con Caroline e scatta fuori dal letto, lasciando il telefono tra le lenzuola. Inizia a guardarsi intorno alla ricerca della biancheria intima disseminata per la stanza, mentre sente gli occhi curiosi di Damon osservarla.

 

-Elena-

-Devo andare…dove diavolo…-

 

Trova gli slip e li infila gettandosi alla ricerca del reggiseno.

 

-Possiamo parlare un attimo-

-Parlare di cosa…ci ha scoperti-

-E allora, è la tua migliore amica nonché mia cognata…non ci stanno per arrestare per crimini contro l’umanità-

-Non ho intenzione di affrontare adesso questa conversazione con te…sarebbe piuttosto inutile-

 

Lui le fa un verso per richiamare la sua attenzione e quando volge lo sguardo scuro verso il letto, vede Damon leggermente disteso nella sua direzione che sventola il suo reggiseno; Elena sospira a fondo un po’ imbarazzata e si allunga per afferrare la biancheria quando lui molto più agilmente le prende un polso e la tira di nuovo sul letto.

 

-Ci metterà un sacco di tempo ad arrivare con questo traffico-

-Damon…ti prego-

 

Lui le posa un bacio sulla spalla nuda mentre la sente ribellarsi.

 

-Come hai fatto stanotte?-

 

Negli occhi scuri lampeggia un brivido che sa di cedimento, ma un attimo dopo Elena raccoglie quel briciolo di lucidità che non deve andare persa sotto il tocco caldo e invitante di lui; così con una leggera pressione delle mani sul suo petto lo fa sollevare e sgattaiola via con il reggiseno, per dirigersi in corridoio e trovare la sottoveste.

 

-Ok d’accordo vai a parlarle….ma cosa pensi che ti dirà?-

 

Lui la segue dopo essersi infilato i boxer.

 

-Mi dirà quello che sappiamo entrambi-

 

Si sposta i capelli dietro l’orecchio mentre recupera la sottoveste e la infila.

 

-E cioè?-

-…Beh…vorrà spiegazioni…per quello che è successo!!!-

 

Si volta verso di lui con le guance in fiamme per poi riprendere a camminare lungo il corridoio fino ad individuare le calze. Le raccoglie e balzellando su una gamba se le infila alla svelta.

Mancano vestito e scarpe, disseminate verso la cucina.

 

-Credo che Care sappia come si fa del sesso-

-Oh ottimo momento per fare del sarcasmo, vorrà sapere perché!-

-Questo riguarda noi, non lei Elena-

-No Damon! Riguarda tutti, siamo una famiglia, ci sono…-

 

Si passa le mani tra i capelli nervosa, sa bene che quell’argomento dovrà essere trattato e per quanto la terrorizzi quella conversazione è giunto il momento che si comportino da adulti.

Stavano iniziando a…beh non era proprio quello il modo di intraprendere rapporti civili, ma dei passi li stavano facendo e adesso sa che dovranno farne un gigante indietro che comprometterà il loro rapporto, di nuovo.

 

-Ci sono i nostri ragazzi in mezzo, ci sono le nostre famiglie…questa cosa…questa cosa è un disastro!-

 

Lui tira la mascella come per attutire tutti quei colpi che lei con una certa leggerezza gli sferra impietosa. Lo sa che ha ragione, non importa certo stare a parlarne, ma vuol capire Damon a che gioco stiano giocando perché adesso che la guarda muoversi come una trottola impazzita il suo stesso cuore si rilacera nel punto in cui aveva tentato di cucire vecchie ferite, inizia a sentire quanto lui sia già troppo coinvolto.

E non c’è modo di tornare indietro, non c’è mai stato.

Ma infondo, da quando lei è entrata nella sua vita, lui ci è stato dentro fino al collo.

 

-E cosa pensi di fare adesso?-

-In che senso?-

 

Elena si infila l’ultimo stivale, adesso parte alla caccia della borsa, chiavi e cappotto.

 

-Cosa dirai a Caroline…?-

-Non lo so….la verità suppongo-

 

Si mette il cappotto sfuggendo lo sguardo grave di lui; lo sente che quei cieli azzurri si stanno oscurando minacciosi, pronti a scagliare fulmini di rabbia verso di lei.

Stanno giocando una partita che non potrà che finire nel sangue.

 

-E quale sarebbe?-

-Damon non ho tempo per questo-

-Oh no, tu trovi solo il tempo per farti prendere selvaggiamente in ogni angolo della mia cucina, ma di certo non per guardarmi in faccia…dico bene?-

 

Il tono crudele con cui la sfida la blocca un istante sulla porta ustionandole la pelle.

 

-Non fare lo stronzo-

-Vorrei solo sapere quale versione dei fatti propinerai a mia cognata….sai giusto per capire se reggerti il gioco-

 

Le tremano le gambe al contatto con gli occhi feriti di lui.

 

-B…beh…le dirò che è stato un sbaglio, perché è quello che è ….un madornale errore causato dalla mia situazione e noi…beh io…-

-Lieto di essere stato il tuo piccolo divertimento-

 

Adesso Elena cruccia lo sguardo infastidita, non può pensare davvero di farla passare per il carnefice, non stavolta.

 

-Tu non hai il diritto di fare il risentito-

-Quindi che stai facendo? Ti vendichi di una mia cazzata di vent’anni fa?-

 

Gli occhi azzurri si stringono furiosi scaricandole tutta la sua rabbia contro.

 

-Non mi sto vendicando di niente Damon, io non so cosa cavolo stia succedendo so solo che non può risuccedere! Sono sposata santo cielo!-

-Continua pure a raccontati tutte le stronzate che ti pare Elena, accomodati dai la colpa a me…fammi fare la parte del cattivo, di quello che ti ha circuita, trattami pure come un estraneo….ma ricorda-

 

Le si avvicina abbassando il tono e fissandola dritta negli occhi neri carichi di frustrazione.

 

-Che alla fine tornerai qui da me….-

 

Elena potrebbe giurare di aver percepito una corrente fredda di odio attraversarla perché è tutto quello che in teoria è rimasto tra loro, come una sorta di eco di un bene svanito nel tempo piano piano mutato in rancore da tutte quelle voci intorno a loro pronte a recriminare, rinfacciare, accusare un passato che non può più tornare.

E tornano di nuovo ad essere due ombre, due sagome, due estranei.

Un altro passo indietro.

 

Vorrebbe piangere per il vuoto che le stringe il petto, ma le lacrime gliele ha rubate tutte lui così non le resta che deglutire la fiele amara del suo dolore e facendo un passo indietro si volta fuggendo da quella casa, da lui, dai tormenti  che riaffiorano amari; corre per le scale, fuori nella fredda aria di novembre pronta ad urlare anche se, una volta salita in macchina, non può che respirare a fondo scacciando l’ondata di tristezza scatenata dal mare impetuoso di Damon.

 

 

***

 

Elena e Caroline sono sedute nella cucina della mora, due tazze fumanti di caffè alla mano e nessuna voglia di berle.

Sono in silenzio da quando si sono incontrate un quarto d’ora prima fuori di casa di Elena, dove Caroline la stava attendendo. Non sanno quanto potranno reggere quell’opprimente aria rarefatta, con il ticchettio fastidioso in sottofondo emesso dal grande orologio a muro in corridoio.

 

-Ho sempre detestato quell’orologio…-

 

Elena alza lo sguardo sulla faccia accigliata della bionda, poi le scappa un piccolo sorriso.

 

-Sai che non posso toglierlo-

-Certo certo….sia mai che la nonna di Aaron venga a perseguitarti dall’oltretomba…che poi questa cosa di conservare gli oggetti dei parenti morti è piuttosto inquietante-

-Ma se tu hai una intera casa!-

-Mi sono impegnata per eliminare le reliquie, lo sai…e poi sono beni di un certo valore-

 

Le due si guardano e un secondo dopo scoppiano a ridere, un po’ per sciogliere la tensione, un po’ perché si conoscono troppo bene; e la loro amicizia ne ha passate così tante che Elena non teme assolutamente il giudizio di Caroline, è che non vuole sentirsi dire quello che invece le dovrà dire.

 

-Elena….tu sei come una sorella, ti proteggerò sempre…e capisco che non tu non te la sentissi di dirmelo ma…-

-Lo so sono stata una stupida e…non so davvero come sia potuto capitare…non ho mai tradito Aaron prima….è questo periodo di crisi che…-

-Oh ti prego-

 

La mora riporta lo sguardo enigmatico verso quello chiaro dell’amica, più rilassato ed un po’ allibito.

 

-Sul serio mi stai facendo questo discorso? Perché non ho le energie per riproporre conversazioni da adolescenti Elena-

-Quali conversazioni…?-

-Quelle in cui una delle due nega l’ovvio, l’altra prova a farle capire, litigano e poi le cose vanno come vanno…-

-Non vuoi sentire la mia versione dei fatti?-

-Certo che voglio…ma il punto è che la conosco già, ho già visto questo copione, conosco il tuo sguardo alla “Damon”…-

-Quale sguardo, io…-

-Non ho finito-

 

La bionda parte come un treno liberandosi di tutti quei pensieri che la assillano dal giorno in cui Stefan le aveva comunicato che Damon e Nadia si sarebbero trasferiti a New York  e che lui e Kathrine avevano ufficializzato il divorzio.

 

-Non ti ho mai vista nelle vesti della traditrice o della bugiarda, o in quelle di una donna in crisi con suo  marito perché sono tutte cose che ti stanno accadendo adesso, ma ho visto e vissuto l’Elena sotto effetto Salvatore, ti ho vista innamorartene, farti coraggio per affrontare i cinque anni di differenza che vi dividevano, vi ho visti mettervi insieme, fare i ragazzini spensierati….sono stata quella che ti ha coperta tutte le volte che facevi tardi con lui e tua madre mi telefonava a casa, ti ho ascoltata ore parlare di lui, delle vostre litigate o di quanto ti sorprendesse, so tutto a memoria-

 

Elena la guarda un po’ allibita e sorseggia del caffè provando a far lavorare il cervello e cercando di capire dove voglia arrivare con quel discorso.

 

-E soprattutto Elena, ti ho vista felice. Ma ti ho vista anche spezzarti per lui, urlare, disperarti e poi rialzarti e non è stato bello, non è stato piacevole non poter far niente per aiutarti a guarire e onestamente, dentro di me, non ero del tutto convinta che tu ci fossi riuscita…neanche quando è arrivato Aaron…-

 

Adesso rimangono entrambe per qualche istante in silenzio, lasciando che il peso delle parole di Caroline aleggi per un po’, si consolidi.

 

-Comunque non mi interessa giudicarti, ma sapere cosa provi, cosa senti e soprattutto cosa vuoi, non che tu ora lo sappia….ma devo dirti quello che penso-

-E’ quello che di cui ho bisogno….del tuo parere Care, di sentirmi dire quello che mi dirai-

-Non darmi per scontata Gilbert…perché una persona che non ti conosce ti direbbe che tra voi due le cose si sono chiuse davvero male e questo ha fatto sì che rimanesse un sentimento incompiuto, che lui è riapparso in un momento di crisi con tuo marito e si è posto come quell’alternativa che hai sempre tenuto aperta dentro di te, ma che adesso devi chiuderla e risolvere i tuoi problemi perché le bugie hanno le gambe corte-

-Wow…oggi hai molte cose da dire…-

-Lo so scusa…ma da quando lui è tornato tu hai evitato l’argomento come la peste, e queste cose te le avrei dilazionate-

 

Elena sorride comprensiva e grata all’amica.

 

-Avanti…continua-

-Il punto è che….invece ti conosco abbastanza da sapere che non è questo quello che ti sta accadendo, non è semplicemente un momento di debolezza, un tuffo nel viale dei ricordi, anche perché ne hai di più belli e nel caso ti saresti scelta uno proprio doloroso…-

-Lo so…in realtà Care, non ho assolutamente idea di cosa fare, sono confusa, molto, troppo-

-E’ naturale che tu lo sia….-

-E non voglio nemmeno stare ad analizzarmi o analizzare la situazione, vorrei solo fare silenzio e osservare quello che succede, ma ci sono i nostri figli in mezzo a questa storia, ti immagini che casino di proporzioni inaudite??? Come mi è saltato in mente di andarci a letto e non è bastata la prima sera, no io-

-Quante volte è già successo???-

-Beh….come arco temporale…o numero?-

 

Caroline serra la mascella scuotendo la testa nel tentativo di scacciare quei brutti pensieri.

 

-Non voglio saperlo, ma di certo non voglio sentirti fare la patetica dicendo che non sai come è successo!!-

-Perché è così, io e lui non ci parlavamo nemmeno…insomma l’ho tipo odiato per la maggior parte della mia vita e sono bastati due mesi, due mesi di occhiatacce, risposte gelide, imbarazzo…ma anche di momenti insieme…sapevo di non dover andare alla pista di pattinaggio-

-Ok adesso ho mal di testa….non mi interessano i particolari, se vuoi te lo riassumo in una parola-

-No, non voglio sentire nulla…è tutta colpa sua e dei suo i dannati occhi, sta sempre a guardarmi e io non respiro quando lo fa-

-Oh no mia cara evita di rubare le battute a Meredith Grey perché non siamo in un telefilm, non è Shonda che ti scrive le battute sei te che decidi, non puoi dare la colpa a Damon per tutto questo e lo sai!-

-Non dico che sia colpa sua, solo che io…io non lo pensavo più, era fuori dalla mia vita, insomma…non siamo solo noi, ci sono i ragazzi e poi c’è…-

-Aaron-

 

Il volto di Elena si incupisce nuovamente, sentendo gli occhi velarsi di una profonda tristezza. Si passa le mani tra i capelli realizzando cosa stia combinando, anche se non è Aaron adesso il suo pensiero principale.

 

-Abbiamo litigato-

 

Gli occhi azzurri si contraggono perplessi.

 

-Tu e Aaron?-

-Io e Damon….prima, quando stavo venendo via da casa sua dopo….beh la nostra telefonata-

-Comunque Elena sei proprio stordita, hai risposto al suo telefono!-

-Ero nel sonno pensavo fosse il mio e…-

 

In quell’istante gli occhi castani si allargano terrorizzati, suscitando la preoccupazione dell’amica.

 

-Cosa, che?-

-Oh merda, ho lasciato il cellulare sul piano della sua cucina-

-Sempre peggio…ma perché avete litigato?-

-Perché io ero turbata dal fatto che tu ci avessi scoperti e lui invece se ne stava lì tutto tranquillo del tipo “che problema c’è”-

-E’ Damon, non puoi pretendere che comprenda la gravità della situazione, anche perché lui è divorziato ed è innamorato di te da tutta una vita-

 

Elena torna con lo sguardo dentro il mare serafico dell’amica.

 

-Mi amava così tanto che se n’è andato!!!!-

-Oh ma dai! Elena possibile che quando si tratti di lui diventi una sedicenne che non ragiona?? Lui se ne è andato perché ha messo incinta quella squinzia non perché non ti amasse! Ti avrebbe sposata!-

-E invece ha sposato lei-

-Una volta nella vita si è assunto le sue responsabilità, non mi sento di giudicarlo per questo-

-Che fai lo difendi?-

-Quante volte ancora dobbiamo ripetere questo discorso?-

-Nessuna-

 

Elena si alza indispettita seguita dallo sguardo di Caroline che rotea scocciato.

 

-Ok…ma posso sapere come è andata a finire stamani piuttosto?.

-Te l’ho detto abbiamo discusso perché io…beh gli ho detto quello che dovresti dirmi tu, cioè che è stato uno sbaglio, sono in un momento difficile e dovrà ricapitare mai più! E lui….lui è rimasto ferito dalle mie parole-

-A parte queste tue frasi da melodramma, ho una domanda per te-

 

La donna sospira poggiandosi contro il tavolo della cucina.

 

-Sentiamo…-

-Quello che è successo….è davvero uno sbaglio per te?-

-Che stai dicendo, ho tradito mio marito, come vuoi chiamarlo?-

 

Caroline sospira a fondo, consapevole che questo sarà solo uno dei molti round che dovrà sostenere con l’amica per aiutarla a trovare un modo per attraversare questo ennesimo cerchio di fuoco, acceso sempre ancora una volta da Damon.

 

-Non parlo del fatto in sé, ma di quello che senti tu rispetto a quello che hai condiviso con lui…credi che pensarlo, desiderarlo o sorridergli, in un modo che a una donna che ama suo marito non le verrebbe mai di fare, non equivalga a tradimento? E non lo dico per mortificarti, ma per aiutarti a capire-

-Io….io non posso rispondere, non adesso-

 

Va su e già per la cucina e Caroline si alza raggiungendola per calmarla.

 

-Non devi farlo e non sei tenuta a dirlo a me, ma dovrai parlare con Damon-

-E dovrei parlare con Aaron…-

-Mm per quello ci rifletterei bene-

-Oh cielo….ma qual è il mio problema Care?-

 

Sente le lacrime pungerle prepotenti, nel bisogno amaro di espellere tutto il dolore accumulato nel corso del tempo così l’amica si fa avanti a l’abbraccia, lasciando che sfoghi per un po’ il suo male.

 

-Il tuo problema…è semplicemente Damon-

 

Restano per qualche minuto così, in silenzio, strette nel loro abbraccio fraterno ed entrambe consapevoli che quello è solo il punto di partenza di un lungo viaggio che Elena dovrà compiere. Sicuramente si prospetteranno delle difficili vacanze di Natale, ma forse potrebbero essere l’occasione per chiarirsi.

 

 

***

 

 

Più tardi la bionda contatta suo cognato per farsi riportare il cellulare di Elena che non si sente pronta per un nuovo scontro con lui, così avrà modo di affrontare un round anche con lui.

 

Ha un rapporto strano con Damon, lo ha odiato perché era la causa delle sofferenze della sua amica, ma allo stesso tempo lo ha sempre difeso per essere stato abbastanza adulto da affrontarne le conseguenze e infondo gli è molto affezionata, nonostante non si prendano caratterialmente.

E per quanto abbia sempre reputato Aaron un buon partito, Caroline è sempre stata convinta che Elena non lo amasse con la stessa profondità con cui aveva amato Damon e col tempo si era lasciata assuefare dall’idea che forse invece era stato un bene per la sua amica trovare il giovane Withmore.

Finché Damon non è tornato e ha confermato i suoi dubbi.

Tra lui ed Elena non finirà mai di esserci un legame sottile ed indissolubile, ma la vita non ha dato loro la possibilità di verificare se quel legame fosse davvero per l’eternità.

 

 

***

 

-Chi viene a pranzo?-

 

Stefan entra in sala da pranzo dove Julie sta apparecchiando per cinque.

 

-Zio Dam! La mamma lo ha invitato…-

-La mamma?-

 

Stefan cruccia lo sguardo, poi si ricorda che quella stessa mattina sua moglie gli aveva accennato che lo avrebbe fatto.

 

-Oh giusto…e dov’è lei?-

-In cucina a togliere le patate dal forno-

-Ok-

 

Sorride a sua figlia e si dirige in cucina da Caroline che ha appena poggiato la teglia con le patate sul ripiano dei fornelli, voltandosi col la faccia un po’ arrosata dal calore del forno aperto.

 

-Ehi-

-Ehi…allora viene Damon-

-Già, così possiamo parlare delle vacanze…e del compleanno di Nadia-

 

Stefan cruccia lo sguardo mentre soffia su una patata che ha appena rubato dalla teglia, mentre sua moglie prende un piatto da portata per trasferirci le patate.

 

-Dai te l’ho detto mille volte, Nadia fa gli anni il 5 dicembre!-

-Si ma…mancano almeno tre settimane-

-Beh comunque ne voglio parlare, perché ci tengo che le sia fatto un bel compleanno-

-Care, non è stata rapita, è solo andata a trovare sua madre-

-Quella donna è pericolosa Stefan, c’è un motivo se ha scelto di venire a vivere qua con Damon…è una ragazzina che ha sofferto tanto ed ha avuto la disgrazia di avere due genitori sciagurati-

-Non essere crudele, Damon è-

-Damon fa solo casini a cui poi noi dobbiamo riparare-

 

Le guance sotto sforzo si colorano appena mentre la osserva agitare la paletta di metallo con cui stava prendendo le patate e non capisce da cosa derivi tutta questa sua agitazione, quando si tratta di Damon pare che tutte le donne della sua vita perdano il controllo.

 

-Ora calmati…-

 

Le afferra gentilmente i fianchi per posarle un bacio tra i capelli.

 

-Voglio solo che Nadia senta di avere una famiglia, abbiamo potuto averla poco con noi e io…beh insomma sono sua zia, avrei dovuto fare di più-

-Nadia sta bene tesoro, e finalmente ha una stabilità, un ragazzo che le piace e mi sembra che lei e Dam abbiano un bel rapporto…cosa ti preoccupa?-

 

Caroline sospira consapevole di non poter dire nulla a suo marito, non è compito suo ma di Damon; e parlando del diavolo la loro conversazione viene interrotta proprio dalla voce di suo cognato che irrompe nel corridoio quando al suono del campanello Julie e Matty corrono ad aprire la porta.

 

Per adesso cercherà di post porre quel disagio che le stringe il petto e proverà a godersi il pranzo in famiglia e magari, nell’occasione, proverà a parlare con Damon.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte col mio solito ritardo ma davvero ci provo appena posso a scrivere; il tempo mi manca sempre!!!

Ma dato che ero in vena ho scritto questo capitolo più veloce che potevo  e so che è un po’ corto rispetto agli altri e forse un po’ di passaggio per sbloccare una certa situazione, prometto che arriverà un altro più lungo (arriverà anche nell’altra storia, ma quella…beh è più complessa lo sapete).

Io comunque non smetterò mai di ringraziarvi per la pazienza, la costanza e la tenerezza con cui mi seguite, siete uniche!!!

 

Vi lascio al capitolo dove vediamo come ci siano dialoghi profondi tra le amiche, due donne cresciute insieme che hanno affrontato la quotidianità di tutti i giorni, con le sue amarezze ed inquietudini e si confrontano su quello che sta accadendo ad Elena ed alle sue scelte discutibili. Con Damon invece il rapporto si incrina, di nuovo, perché per ripartire è sempre necessario un punto di rottura!!

 

Vi attendo come sempre

A presto

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** A proposito di quella sera ***


A proposito di….

 

Il suono della campanella viene seguito, dopo pochi istanti, dal rumore di sedie che si spostano, zaini che si chiudono, armadietti che sbattono e il vociferare allegro degli studenti che, per adesso, possono chiudere i libri e andare a pranzo.

Nadia e le sue amiche sono diretta in sala mensa mentre parlano dell’ultimo pettegolezzo a scuola o di come adesso manchi davvero troppo tempo alle prossime vacanze.

 

-Ma dai ma se siamo praticamente a fine novembre-

-Si ma è il periodo più intenso-

-Perché finora come è stato?-

 

Nadia e Claire guardano Kayla sospirare scocciata e si lanciano un’occhiata comprensiva; la ragazza dovrà sostenere un test di francese proprio l’ultima settimana di scuola prima delle vacanze e la cosa la preoccupa molto.

 

-Comunque non pensiamo troppo alla scuola….ma piuttosto a come festeggiare il tuo compleanno!!!!-

 

Nadia schiude la bocca imbarazzata rimanendo un attimo sospesa per aria mentre le altre aprono le porte della sala mensa, lasciandola li imbambolata. Poi sembra riscuotersi dal suo stato da ebete e le segue a passo svelto chiamandole.

 

-Ehi…come sapere che il 5 dicembre è il mio compleanno?-

-Se non vuoi che la gente ti festeggi, evita di metterlo tra le informazioni di Facebook-

-Ma i promemoria arrivano il giorno stesso-

-Claire controlla i calendari dell’evento su Facebook fino a due settimane dopo così da prevedere tutte le possibili feste da programmare-

 

Le ragazze si mettono in fila col vassoio e Nadia continua inutilmente a sperare di arginare l’amica.

 

-Si ma ….io non voglio festeggiare-

-Ah ma che dici! Compi 16 anni è obbligatorio  festeggiarti! Se fossero stati i 14 o i 15…o anche i 17…avrei potuto capire…ma 16…significa patente! Significa passaggio dall’essere una matricola alla libertà-

-Non siamo mica al primo anno…che c’entra l’essere matricola-

-Non fare la negativa-

-Nadia non hai molte possibilità di scelta..-

 

Le ragazze pagano alla cassa e vanno alla ricerca di un tavolo.

 

-Siamo americani!!Tu sei americana! Ogni occasione è buona per fare festa, devo davvero spiegartelo?-

 

Nadia sbuffa e alza agli occhi al cielo consapevole  del suo destino.

 

-D’accordo…ma niente feste in grande stile, al massimo …una cena!-

 

Si siedono posando vassoi e borse, Kayla apre la lattina di coca cola lasciandosi sfuggire un risata.

 

-Davvero pensi che Claire si accontenterà solo di una cena?-

-Grazie Ky…appunto come ti salta in mente? Ovviamente non possiamo farla a casa tua, senza offesa è troppo piccola-

-Per questo una cena sarebbe perfetta-

-Che ne dici di casa di Alec?-

 

Nadia strabuzza gli occhi assumendo una colorazione vicino al verde.

 

-Che cosa???’Sei impazzita!!!Non ci penso nemmeno, non farò la mia festa di compleanno a casa del mio ragazzo-

-Va bene…va bene-

-Qualcuno ha detto “festa” e “ragazzo”?-

 

Alle spalle delle ragazze giungono le voci di Colin, Alec e i gemelli Parker.

 

-Tutte cose che non vi riguardano-

 

Colin da un bacio fugace a Kayla sedendosi accanto a lei mentre uno dei gemelli ci prova con Claire che come sempre lo disdegna, Alec prende una sedia e affianca Nadia sorridendole dolcemente.

 

-Parlavamo del compleanno di Nadia-

 

La mora sussulta fulminando Claire con lo sguardo e suscitando, di contro, un’occhiata allarmata di Alec che viene subito colta da Kayla.

 

-Compleanno???-

-Che sarà a dicembre-

-Oh-

-Tranquillo  non eri tenuto a saperlo-

-Ti è andata di lusso amico-

 

Lo prendono in giro per la sua faccia spaventata e il pranzo continua con tutti loro che tentano di convincere Nadia a dare una festa, alla fine vincerà la proposta dello stesso Alec di sentire Caroline e Stefan se possono festeggiare a casa loro. Conoscendo Caroline sarà ben lieta di mettere a disposizione la propria casa.

Unico vincolo posto dalla ragazza è stato il numero di invitati ammessi, non vuole che dei selvaggi sconosciuti che non conosce nemmeno finiscano per devastare la casa di sua zia. Ora dovrà solo trovare il coraggio di chiederglielo.

 

 

 

********

 

 

Damon ed Elena non si sono più parlati, lei ha ripreso il suo telefono tramite Caroline ed ha tutta l’intenzione di evitarlo fino a quando le sarà possibile farlo. Purtroppo, nonostante la sua amica sappia bene cosa stia succedendo tra i due e abbia promesso di non dire niente a Stefan, Elena non è riuscita a dissuaderla dall’idea di coinvolgere anche Damon per le vacanze di Natale. In compenso lei ed Aaron sono in una fase apparentemente più stabile, né bene né male, semplicemente di quiete, si vede che quei giorni lontani li hanno un po’ calmati o forse sono solo i suoi sensi di colpa – che in realtà non le mordono neanche più di tanto la coscienza- ma ha deciso di non farsi troppe domande al riguardo.

Così il suo cervello ha tempo per farsi coinvolgere nel guazzabuglio di pensieri su Damon, principale suo tormento ed estasi.

Perché per quanto si impegni non riesce a fermare certi flash, attimi, di quella notte con lui. Perfino della loro litigata che, per quanto cruda, ha sempre ancora quel timbro di passione tipica dei loro battibecchi. Anche quando erano felicemente innamorati litigavano, spesso si punzecchiavano, ma quando litigavano era sempre un momento intenso.

 

E soprattutto finivano sempre per fare l’amore da qualche parte, anche dopo litigi brutti con cui si lasciavano – per tipo 5 minuti- e poi ricominciavano. Come una forza inarrestabile che le impediva fisicamente e mentalmente di liberarsi di lui, di smettere di amarlo.

 

Sospira mentre se ne sta in fila in cancelleria del Tribunale in attesa delle copie autentiche della sentenza dell’udienza di lunedì per cui si era dovuta preparare alla fine solo in due giorni, visto il tempo che Damon le aveva fatto perdere.

Comunque andasse era sempre colpa sua.

Sente la rabbia tornare a ribollirle nelle vene, era tanto tempo che non si sentiva così….viva….anche se avrebbe preferito esserlo per un motivo diverso. Viene riscossa dallo squillo del telefono.

 

-Ehi-

-Ehi….em dove sei?-

-In tribunale, perché?-

-Oh ottimo, un posto in cui non puoi urlare-

 

Elena cruccia lo sguardo perplessa, non che Caroline possa vederla, ma la sua voce le sembra nervosa.

 

-Perché? Di che stai parlando…-

-Beh ecco, ti ricordi no che dobbiamo vederci per fissare un po’ di dettagli per le vacanze di Natale, tipo le macchine, chi porta la spesa, chi la biancheria per la casa…-

-Si arriva al punto-

-E doveva essere una cosa tra noi mogli…si insomma io te Beka-

-Quindi….?-

-Beh mi ha chiamata Bonnie poco fa e mi ha detto che riesce a tornare per questo fine settimana-

-Davvero???Ma è fantastico Care! Avevo capito che Enzo non poteva liberarsi fino a Dicembre-

 

Bonnie Caroline ed Elena sono amiche dal liceo, Rebeka l’hanno conosciuta al college; per quando Bonnie adesso sia sempre via visto che è una fotografa e viaggia molto per lavoro è comunque sempre in contatto e, come Caroline, ha vissuto tutta la storia tra Damon ed Elena. 

Di fatti Caroline non vede l’ora che arrivi così da poterle parlare di tutto il loro ennesimo casino.

Mentre Caroline ed Elena si conoscono dall’asilo, Bonnie l’hanno conosciuta tra i banchi del liceo al loro terzo anno, per l’esattezza la prima fu Elena, nei bagni della scuola, quando la brunetta l’aveva trovata a piangere come una fontana a causa appunto di Damon, con cui aveva fatto una terribile litigata, finita come sempre con lui che decideva di mollarla perché incapace di renderla felice, quando lei invece voleva solo stare con lui.

 

-Già…e invece…sorpresa!-

-Sono felicissima adesso la chiamo-

-Sì ecco-

-Se è per questo che me lo ha chiesto prima ho comunque urlato…un pochino insomma-

-N…no non è per questo….si insomma ero con Beka quando ha chiamato e lei ha avuto la brillantissima idea di organizzare una cena di bentornato così Bonnie può presentarci Enzo-

-Mi sembra un’idea grandiosa-

-Sì e con l’occasione magari parlare anche delle vacanze di Natale….-

 

Elena porge le marche da bollo alla cancelliera che le passa le copie da lei richieste e la ringrazia per poi uscire dalla fila e sistemare il materiale nella sua borsa.

 

-Non capisco cosa ti stia preoccupando….possiamo conciliare le due cose…e poi Enzo ha origini italiane potrai sbizzarrirti in cucina tra lasagne e….-

 

Caroline, super agitata, la interrompe nervosa.

 

-Elena per la miseria ci sarà anche Damon!-

 

La mora, intenta a chiudersi il piumino beige per ripararsi dal freddo di fine novembre, si ferma un istante colpita in pieno da quella rivelazione.

 

-Elena….ci sei? Mi dispiace ma è stato inevitabile insomma…è venuta fuori la questione cena per Bonnie e poi ne ho parlato con Stefan e lui ha suggerito di fare una cosa cumulativa e ha proposto di invitare suo fratello e io-

-Va bene Care…lo capisco…prima o poi doveva succedere….di rivederlo-

-Volevo evitarti l’effetto sorpresa-

-Già…credo che quello ci sarebbe stato comunque-

-Senti non credi che sia il caso che vi parliate….insomma prima di vedervi alla cena-

-Per dirci cosa esattamente-

-Non lo so….ma per esperienza con situazioni imbarazzanti tra voi due ti faccio presente che il vostro gelo si percepirà sicuramente-

-Ti prometto che mi comporterò in modo maturo…ma non posso garantire per lui-

-Elena smettila-

-Non ci parleremo quindi è proprio impossibile che accada niente-

 

Caroline capisce dal suo tono e da come non la stia ascoltando che le cose non potranno che andar male e lei ha bisogno di parlare con qualcuno prima di esplodere del tutto per aria. Alla faccia delle sue promesse ad Elena, deve parlare con suo marito.

A proposito del quale adesso è proprio fuori con suo cognato.

 

 

****

 

 

Damon e Stefan sono usciti per andare in banca e chiudere alcune questioni della Società Augustine, di cui Giuseppe Salvatore era socio di maggioranza e in cui loro due sono poi entrati in qualità di eredi. E con l’occasione sono stati un po’ insieme come non succedeva da tempo, parlando dei loro figli e dei tempi andati.

 

-Alla fine papà ha fatto qualcosa di buono lasciandoci le quote della Augustine, con questo deposito ho raggiunto la cifra necessaria per mandare Nadia in qualunque college vorrà….e visto quanto è intelligente spero che punti al meglio-

-Chissà da chi ha preso…tra te e Kathrine non saprei chi scegliere-

-Ah ah…spiritoso…in realtà non lo so nemmeno io, è troppo buona per essere nostra figlia-

 

Stefan sogghigna mentre prendono un caffè con le stecche di menta e cioccolato da asporto.

 

-Bevi ancora questa roba-

-E tu scusa…che stai facendo-

-Beh ti vorrei ricordare che la mamma ce lo preparava sempre da piccoli-

-Si appunto-

-Ma conoscendoti pensavo avresti smesso…lo odiavi!-

 

Damon cruccia lo sguardo verso suo fratello.

 

-Anche tu lo odiavi-

-Beh questo conferma che siamo fratelli-

-Su questo ho sempre avuto dubbi-

-Pure io, quel ciuffo ridicolo ho sempre sperato ti scemasse con l’età…invece brizzolato è ancora più figo-

 

Ridono mentre si avviano per la strada immersi nel freddo autunnale.

 

-Senti invece Nadia come sta? Come è andata a Los Angeles?-

-Mmm…bene ….credo-

-Bene….credi?-

 

Damon curva lo sguardo colpevole verso Stefan che di contro lo studia perplesso.

 

-Non fare quella faccia…con quegli occhietti carichi di giudizio…mi ha detto solo che lei e sua madre hanno parlato ed è stato bello, non indago il contenuto dei loro discorsi, posso solo sperare nel buon senso di Kathrine che non parli male a sua figlia di suo padre-

-Mi è parso di cogliere della tensione tra voi due-

-Sennò non divorziavo, no?-

-Non con Kathrine, con Nadia-

-Oh….beh è strana ultimamente, non mi parla molto di sé…credo stia attraversando quella fase del tipo “sono un’adolescente, lasciami stare”-

­-Beh….spero che quanto tocchi a Julie, Care saprà cosa fare-

 

Damon fa spallucce, ma suo fratello lo conosce abbastanza bene per sapere che c’è qualcos’altro che lo preoccupa.

 

-Magari anche il fatto che adesso ha un ragazzo-

-E’ abbastanza difficile accettarlo, non girare il coltello nella piaga-

-Alec è un bravo ragazzo-

-Questo non c’entra-

-E’ solo la tipica gelosia paterna che prima o poi sperimenterò o è aggravata dal fatto che è il figlio di Elena?-

 

La mascella che si serra di colpo è la risposta che basta a Stefan per capire di aver premuto un tasto dolente.

 

-A proposito di Elena, che tipo è quell’Aaron?-

 

L’uomo dagli occhi verdi fa una smorfia non capendo l’improvviso cambio di discorso di Damon e soprattutto quella sua faccia fintamente disinteressata. E ormai ha piena conferma che sua moglie ha ragione nel continuare ad insistere che le cose tra loro due sono strane; in effetti se vogliono passare le vacanze di Natale tutti insieme non è davvero il caso che ci sia della tensione.

 

-Oh no, non faremo questo discorso-

-Cos….ma di che parli-

-Parlo di te che indaghi-

-Indago….tsk ho solo fatto una domanda..-

-Non è solo una domanda-

-E lo hai detto pure tu, mia figlia esce con suo figlio-

-Non fare il padre protettivo adesso-

-Non sto facendo nulla…ti chiedo solo un parere-

-Ma quale parere…-

-Siete super amici…tipo “il fratello che non ho avuto” –

-Non fare il geloso con me-

-Stef dovresti preoccuparti anche tu, si tratta di tua nipote-

 

Damon allarga le braccia con fare plateale mentre insegue suo fratello che, visibilmente scocciato, ha accelerato il passo ora che sono entrati dentro Central Park.

 

-OK senti….ti darò una sola possibilità-

-Di che parli-

 

Stefan si volta e lo guarda dritto negli occhi.

 

-Dimmi che sta succedendo tra te ed Elena….e ti forse ti dirò qualcosa su Aaron-

-Che fai, mi ricatti-

-Direi che è più…uno scambio-

-Non c’è nulla da dire…su me ed Elena…la storia la sai, se non sbaglio ti ho lasciato l’ingrato compito di scaricarla per me-

 

Stefan serra la mano attorno al bicchiere di carta, perché suo fratello, dopo tanti anni, riesce ad essere il solito coglione che ferisce per non essere ferito. Il suo solio meccanismo di difesa che lui non ha mai capito per quanto abbia provato ad accettarlo.

E anche adesso che sono entrambi adulti, padri, con responsabilità, dolori e fatiche alle spalle sono comunque sempre loro due; il maggiore scapestrato, istintivo e il minore riflessivo e pacato. Due facce della stessa medaglia.

 

-Dam, prima che io decida di smettere di fare l’adulto della situazione ti chiedo di non fare cazzate….lasciala stare-

 

Prova a mantenere un controllo difficile da preservare quando la controparte è Damon, e anche i toni di voce iniziano a salire di qualche decibel attirando alcuni sguardi di passanti per il parco.

 

-Perché dovete tutti pensare che sia io che vada a darle noia, che la mia vita sia una causa, una missione contro la felice e brillante vita di Elena Gilbert?-

-Perché è come quando stavate insieme, hai la stessa faccia, lo stesso sguardo…non le togli gli occhi di dosso un istante e lei diventa nervosa-

-Chi te le scrive la battute, tua moglie?-

-Damon è sposata, è felice, ha un marito che la ama, che è presente, che non l’abbandona alla prima difficoltà-

-Sai bene perché me ne sono andato! Sai bene quanto mi sia costato….sei stato il primo da cui sono venuto quando è successo e mi hai detto più e più volte che era la scelta giusta, più saggia-

-Non sto dicendo questo, ma adesso che sei qui non puoi pensare di tornare e incasinarle la vita-

-Dio sei proprio come tua moglie….tutti pronti a dare la colpa a me….Elena non è la vittima, vorrei ricordarti che ha un cervello e prende da sola le sue decisioni….e poi sei così sicuro che Aaron sia il maritino perfetto?-

 

Stefan cruccia lo sguardo perplesso di fronte all’occhiata rabbiosa e provocatoria di suo fratello.

 

-Non è comunque affar tuo quello che succede tra loro!-

-Lo diventa se lei sceglie di affrontare i suoi problemi coniugali nel mio letto!!-

 

Merda.

Tutta colpa della sua stramaledetta istintività.

Damon fa una leggera smorfia imbronciando il labbro consapevole di non poter ritrattare quello che ha detto e indietreggia appena di fronte allo sguardo dapprima confuso di Stefan, che poi si rabbuia come un tempestoso cielo d’estate.

 

Non vuole pensare a nulla, non vuole domandare, sapere o solo immaginare; e di nuovo in un istante sono due fratelli ancora inesperti della vita che si trovano ad affrontare qualcosa più grande di loro, come quella sera di maggio in cui Damon si è presentato a casa in lacrime – forse una delle poche volte che lo ha visto piangere – farfugliando cose sul fatto che avesse tradito Elena con Kathrine e la ragazza fosse rimasta incinta.

Solo che adesso non sono più ragazzini, ma uomini; lui non è più solo il minore che vuole fare il grande, è un uomo, un padre, un medico, ha visto vite spegnersi davanti a lui ed altre guarire. Prende decisioni per la sua famiglia e in quel momento, per una frazione di secondo, tutta la rabbia di anni prima riemerge prepotente e si mescola con l’amarezza di questa nuova rivelazione.

 

Ed è un attimo quello in cui un pungo arriva dritto contro la mascella di Damon.

 

 

****

 

 

Gennaio 1997

 

Bonnie entra nel bagno delle ragazze scuotendo leggermente con la mano i riccioli scuri per tentare di dar loro il volume perso dopo il giro in moto quella mattina con Kai Parker. Si avvicina allo specchio per sistemarsi meglio mentre risuona nell’aria il rumore dei mille braccialetti a cerchio che porta al polso e controlla scrupolosa che non le si sia sbavato il rossetto.

Proprio quando sta per aprire il rubinetto e sciacquarsi le mani, sente un singhiozzo alle sue spalle; si volta circospetta verso le porte dei gabinetti come in cerca di un indizio e poi si volta dopo qualche istante, di nuovo verso lo specchio.

E di nuovo un singhiozzo.

Sospira, non è nella sua indole ignorare qualcosa che il suo istinto le sta suggerendo di considerare, così si fa coraggio e scruta sotto le porte finché non individua un paio di converse a fiori che sbucano da sotto e bussa alla porta.

 

-Occupato-

 

Una voce rotta prova a scacciarla così Bonnie riflette un attimo e incrocia le braccia poggiandosi contro la porta.

 

-Ok…in ogni caso sono sicura che lui non meriti le tue lacrime…-

 

Passa qualche istante, poi la ragazzina risponde.

 

-E tu come lo sai…-

-Tu che diresti a una ragazza che sta piangendo come una fontana….e porta delle converse coi fiori?-

 

Sente una leggera risatina sfuggita tra i tanti singhiozzi provenire da dentro poi la porta scatta e Bonnie la apre, trovando seduta sul coperchio del WC una ragazzina dai capelli lunghi e gli occhi gonfi col mascara tutto colato; un panda estremamente tenero.

Bonnie sorride.

 

-Vedi noi ragazze dobbiamo farci forza a vicenda per combattere contro il genere maschile-

 

Elena si ravvia i capelli e sorride appena, mentre Bonnie le porge un fazzoletto.

 

-Andiamo vieni a pulirti un po’-

 

Elena si alza e osserva meglio quella bella ragazza dalla carnagione olivastra che la studia curiosa. L’ha vista al corso di francese, ma non ci ha mai parlato.

 

-Sono Elena…-

-Bonnie…e si so chi sei –

-Davvero?-

 

Elena la osserva riflessa nello specchio mentre si pulisce un po’ dal mascara.

 

-Tu e Caroline Forbes non è che passiate proprio inosservate sai….-

 

Le sorride di rimando e poi la vede tirarsi a sedere sul bordo del lavandino mentre le gambe scoperte oscillano da sotto la gonna di tulle.

 

-Allora…che ti ha fatto per farti ridurre in questo stato….-

-Niente lui… lui non è sempre così…-

-Ah lo spero, sennò chi te lo fa fare di starci insieme-

 

Elena cruccia lo sguardo indispettita.

 

-Ehi! Tu non sai come stanno le cose-

-Beh spiegamelo-

 

Gli occhioni scuri trovano ad attenderla quelli verdi molto più truccati dei suoi.

 

-Va bene, andiamo a prendere un milkshake dopo le lezioni-

-Alle tre alle gradinate?-

-Perfetto-

 

Da quel bizzarro incontro, Bonnie ed Elena sono diventate inseparabili, tutto in un certo senso merito di Damon e delle lacrime che le aveva fatto versare a causa della loro litigata e di quel suo modo di ferirla solo perché Elena stava entrando troppo in profondità, tirando fuori ombre e paura del ragazzo.

 

Così non appena chiuso con Caroline, Elena ha scritto subito a Bonnie – preziosa fonte di consigli- dicendole che deve raccontarle troppe cose appena torna, si devono vedere da sole.

 

“Com’è che torni prima e non lo so?”

“Da quando Care risponde prima di te….perciò da diverso tempo”

“Lo so sono stati giorni strani, che bello che torni ho bisogno di te”

“Che è successo?”

“Poi ti racconto…”

“Oh-oh”

“Non hai già capito”

“Non tutto…ma visto chi vaga dalle tue parti ultimamente….temevo questo messaggio”

Eddai Bon….”

“Voglio ricordarti come siamo diventate amiche…”

“Dimmi quando arrivi esattamente”

“Venerdì pomeriggio…con Enzo, non vedo l’ora di presentartelo”

“Bene, riusciamo prima della cena organizzata dalle bionde?”

“Certo! Un testa - testa di more è d’obbligo”

“Grande, allora scrivimi te l’orario io cerco di tenermi libera da figli e via dicendo”

 

Si salutano ed Elena si sente più distesa, Bonnie ha sempre saputo come rimetterla in sesto quando si trattava di litigate o comunque problemi con Damon, mentre Caroline era più modalità salgo su un panzer e lo distruggo. Tranne ovviamente quando è andato dall’altra parte del paese, nemmeno il tocco magico di Bonnie riuscì a farla riprendere tanto in fretta.

La stessa Bonnie che era diventata molto amica di Damon, tanto da continuare comunque, ogni tanto, a sentirlo negli anni.

 

Si domanda cosa le dirà rispetto a quello che è accaduto tra lei e Damon, ma adesso non vuole pensare a lui e a passo svelto si dirige in studio per lavorare e non riflettere su altro.

 

 

***

 

 

Stefan e Damon sono seduti sul lettino della sala 3 presso l’ospedale dove lavora Stefan. Inutile dire che i suoi colleghi lo hanno tempestato di domande fino a quando non ha detto semplicemente “lite tra fratelli” e la sua collega chirurgo plastico si è affrettata a medicare la mascella di Damon – flirtandoci anche, sotto lo sguardo infastidito di suo fratello-  e le nocche del dottore.

Poi li ha lasciati soli per un po’ e i due sono rimasti in silenzio seduti accanto fissando un punto non ben precisato della stanza; Damon sente la parte sinistra del viso che inizia a gonfiarsi, tutta intorpidita con i due punti che gli tirano. Non è profondo il taglio, tempo un mese e non si vedrà nulla, come per le nocche di Stefan ed è proprio quest’ultimo che con fatica parla per primo.

 

-Non ti chiederò scusa per il colpo-

-Oh…onesto-

-Insomma….te lo sei meritato-

-Forse-

 

Sente un sorriso ironico seguito da uno sbuffo di sdegno provenire da suo fratello minore.

 

-Forse…-

-Non ti va di ascoltare la mia versione immagino-

-Quale versione sia non importa….avresti dovuto-

-Starle lontano?-

 

Adesso gli occhi azzurri cercano feriti quelli verdi, nella speranza di trovare un briciolo di comprensione.

 

-Ci ho provato per un sacco di stramaledetti anni….me ne sono andato dal suo matrimonio, ho fatto di tutto per starle lontano, ma sono un dannato essere umano Stef e tu sei mio fratello, non suo o del marito…ma mio-

-Ho sempre preso le tue difese in questi anni-

-Forse, ma quanto con convinzione?-

-Questo non importa Damon, perché la famiglia fa questo…ti difende in pubblico e ti riprende in privato-

-Curiosa scelta il parco-

-In questo caso è stato un po’ diverso…cielo Dam…-

 

L’uomo si passa le mani tra i capelli e gli sfugge una smorfia di dolore per la mano fasciata, scende da lettino voltandosi verso Damon.

 

-…Sei andato a letto con una donna sposata-

-Non l’ho costretta, non l’ho circuita o forzata, lei lo ha voluto tanto quanto me-

-Non sto dicendo questo….e i vostri figli? Ci hai pensato?-

-No Stefan, dopo tanti anni passati a pensare solo agli altri perché io ero stato uno stronzo ho voluto pensare a me stesso ok? Sì ho un modo di merda di fare l’egoista lo sappiamo…non sono mai stato bravo a fare scelte ma questa è la realtà-

-E adesso che farete? Eh?-

-Non lo so-

 

Damon alza le braccia al cielo disarmato e scende dal lettino.

 

-Io non lo so, non ci siamo più parlati….ma so solo che ho bisogno di mio fratello-

 

Stefan sente il volto tendersi e il cuore riempirsi di tristezza in una morsa spietata, stretto dal mare grigio di Damon che lo guarda con quella stessa disperazione e bisogno di tanti anni prima; perché lui è suo fratello e questo non lo cambierà mai, come non potrà cambiare il fatto che qualunque cosa accada lui ci sarà sempre per lui. Sospira a fondo, non lo ha perdonato ma adesso non vuole più ucciderlo.

 

-Sabato sera ci sarà una cena a casa nostra a cui sei obbligatoriamente invitato, cerca di parlare con lei prima perché vorrei evitare scene drammatiche o silenzi imbarazzanti che potrebbero agitare i presenti, d’accordo?-

 

Damon annuisce, anche se entrambi sanno benissimo che non lo farà.

 

-E per le…..beh ferite… che diremo?-

 

Stefan fa spallucce.

 

-Sei tu quello bravo con le storie-

-Possiamo sempre dire che siamo stati coinvolti in una rissa al parco-

-Bene-

 

I due escono senza dirsi molto altro, ma con un piccolo laccio in più a renderli ancora più uniti.

Non sa cosa farà Damon, ma qualcosa dovrà cambiare.

 

 

 

Ciao a tutte quelle che ancora mi daranno una possibilità!!!!

 

Io non dimentico le mie storie ma sono uscita ora da un periodo folle a lavoro e adesso ho qualche tempo da dedicare alla scrittura e quindi sto riprendendo in mano le storie che ultimamente, proprio per una questione di tempo, non riuscivo più a scrivere!!!Sorry sorry!!!

 

Tornando a noi…beh in questo capitolo, dopo Caroline è il turno di Stefan scoprire cosa sta accadendo tra i due e scopriamo anche che presto ci sarà una cena tutti insieme per il ritorno di Bonnie, sarà un’occasione perfetta per un confronto delena con figli annessi!!!

 

Vi attendo e vi ringrazio tantissimo!

Un bacio

A presto

Eli

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Incontri e scontri ***


Incontri e scontri

 

Quando Stefan rincasa sospira a fondo cercando il coraggio per spiegare a sua moglie come mai la sua mano è fasciata; chiude la porta rendendo palese il suo arrivo e chiamandola per il corridoio fin quando lei non sbuca dalla lavanderia con la cesta dei panni da stendere.

 

-Ciao tesoro come è andata in banca?-

 

Lì per li non nota subito la mano e si avvicina per baciarlo.

 

-A proposito di questo…-

-Che succede?-

 

Stefan si gratta la testa in quel suo tipico modo che lei conosce bene e sa che c’è qualcosa che deve dirle ma non sa come fare, così si limita a sollevare la mano fasciata e per poco a Caroline non cade il cesto di mano.

 

-Che ti è successo?????E’ stato di nuovo qualche paziente pazzo in pronto soccorso? –

-No ecco-

 

Lei sta già posando il cesto per concentrarsi sulle ferite di guerra.

 

-Ma poi non è possibile, oggi non eri in ospedale, eri con Damon …lui dov-

 

In quel momento gli occhi azzurri si allargano preoccupati e trovano quelli verdi titubanti.

 

-Ti sei preso a pugni con tuo fratello per caso???-

-Cos’è, mi spii?-

-Non ci vuole un genio…che diamine vi è preso???-

 

Tutta la sua premura è scemata lasciando il posto ad un evidente sdegno.

 

-Mi ha fatto arrabbiare-

-E perché? Che ti ha detto?-

 

Stefan alza un sopracciglio verso la moglie mentre si dirige in cucina per prendere un po’ di ghiaccio e provare a dare beneficio al dolore pulsante della mano.

 

-Abbiamo parlato di lui ed Elena-

 

Ed in quel momento Caroline, intenta  a seguirlo, si ferma di botto sbiancando…che Damon gli abbia detto tutto???Da una parte respira e si sente sollevata, dall’altra le sta salendo il panico.

Quando Stefan si volta col ghiaccio sulla mano e trova la faccia pallida di sua moglie, la osserva perplesso.

 

-Oh…-

-Oh cosa-

-Come…cioè che ….-

 

Lei inizia a balbettare destando i sospetti di suo marito che si era preparato a sorbirsi la sua raffica di domande che invece non arrivano.

 

-Niente inquisizione…?-

-B…beh…sto aspettando….di sapere…-

-Tu lo sapevi????-

-Cavolo-

-Caroline!!-

-Sì sì diamine sì lo sapevo…ma solo da una settimana-

 

Stefan strabuzza gli occhi ed apre la bocca senza emettere suono e tutto indispettito la supera e va in salotto senza saper bene che fare.

 

-E perché non me lo hai detto?-

-Perché l’ho promesso ad Elena, ricordi il codice della migliore amica??-

-Ricordi che io sono tuo marito? E il codice della moglie?-

-Eddai Stefan, doveva essere Damon a dirtelo cosa che …scioccante rivelazione…ha fatto!-

 

Lei fa una piccola smorfia in cerca di un po’ di comprensione da parte di suo marito che non tarda ad arrivare, Stefan sospira e allarga le braccia lasciandosi cadere sul divano.

 

-E adesso…che si fa?-

-Adesso…-

 

Caroline si siede sul tavolino da caffè prendendo la mano ferita di suo marito tra le sue e posandoci sopra il ghiaccio con fare amorevole.

 

-Possiamo solo essergli vicini e lasciare che prendano le loro decisioni-

 

Lui sorride mestamente consapevole della veridicità delle parole di sua moglie; vorrebbe solo che Damon non l’avesse messo nella condizione di sapere una cosa del genere che può compromettere per sempre il rapporto con uno dei suoi più cari ed affezionati amici.

 

 

 

****

 

 

La prima persona con cui Damon testa la veridicità della sua storia è proprio Nadia quando ritorna nel tardo pomeriggio da scuola. La ragazzina lo ha tempestato, per tutta la durata della cena, di domande e lui si è fatto prendere la mano coi particolari inventati, non pensando che la stessa versione dovrà propinarla a cena quel sabato a tutta la banda.

In compenso però Nadia sembra essersi intenerita nei suoi confronti e hanno parlato un po’ del compleanno di lei e del fatto che i suoi amici le hanno proposto di fare una festa.

 

-Beh sono convinto che zia Care sarà più che d’accordo e felice-

-Ma è casa sua papà, non mi sembra giusto, non posso sfrattarli-

-Facciamo così, io offrirò loro una romantica cena fuori va bene?-

-Dovrei essere io a tentare di corromperti, non il contrario-

 

Gli occhi azzurri del padre si allargano divertiti.

 

-Ma sappiamo che sei tu l’adulta di casa-

-Questo è poco ma sicuro-

-Senti tesoro…so che ultimamente noi due…ecco abbiamo parlato poco-

 

Adesso sono gli occhi scuri di Nadia che si allargano leggermente a disagio e si ravvia i capelli mentre carica la lavapiatti.

 

-E ti chiedo scusa…per qualunque cosa io possa aver fatto che ti ha infastidita-

 

Nadia lo osserva dispiaciuta e decide di farsi coraggio.

 

-Sai ho parlato molto con mamma….le ho anche raccontato di Alec-

-Bene-

-E….beh lei….lei mi ha detto di te….e di Elena…-

 

Cala uno strano silenzio e Damon, dopo qualche attimo di esitazione, le si avvicina affiancandola in piedi e poggiandosi contro l’isola della cucina.

 

-Cosa vuoi sapere-

 

Se vuole che il rapporto con sua figlia non si incrini deve comunicare con lei e capisce di aver fatto centro quando la ragazzina si illumina appena pronta a fargli alcune domande.

 

-Come vi siete conosciuti?-

-Beh dunque dall’inizio della scuola lei Stefan e Caroline stavano sempre insieme a studiare e io, frequentando il college, non ero mai a casa, ma tornai per la festa di compleanno di tuo zio perché Stefan voleva farla a casa nostra e aveva bisogno della mia supervisione, altrimenti non avrebbe mai avuto il via libera di tuo nonno-

 

Ridacchiano entrambi all’idea che l’adulto di riferimento per una festa fosse stato lui.

 

-E niente, d’un tratto questa ragazzina mi sbatte contro rovesciandomi addosso la sua bevuta-

-Un classico-

-Esattamente…sfortunatamente per lei, si era sporcato anche il suo vestito-

-E ne hai subito approfittato eh-

-Beh sono un ragazzo sveglio! –

-Giusto…cosa ti ha colpito di lei?-

 

Lui si prende un istante per riflettere rincorrendo vecchi ricordi dal sapore dolce.

 

-….i suoi occhi chiaramente-

-Chiaramente…-

-Aveva quei  grandi occhioni indispettiti che mi fissavano adirati…e…non so, mi ci sono semplicemente perso dentro-

 

Non può non sentire uno strano pungolo mentre studia quello sguardo di suo padre perso in qualcosa di lontano, eppure ancora così vivido e vicino.

 

-Chissà come era bella, considerando che lo è tutt’ora-

-Oh sì…di una bellezza unica…-

 

Il tono eccessivamente coinvolto con cui ricorda quei momenti rafforza il suo sospetto riguardo al fatto che c’è molto di più di una vecchia storia d’amore, perché Nadia non ricorda di aver mai visto quel barlume tiepido ed intenerito nelle iridi di suo padre, non crede di averlo mai sentito parlare così di qualcuno e d’improvviso si pente di avergli fatto quelle domande.

 

-Comunque le offrii una mia maglietta e la obbligai a lasciarmi il vestito per portarlo in lavanderia-

-Ah allora eri pure un cavaliere….capisco perché fossi un rubacuori-

-Certe cose devi averle per indole naturale-

 

Nadia lo colpisce con un leggero pugno.

 

-E da lì hai cominciato a parlarle?-

-Diciamo che da li ero molto incuriosito e mi facevo vedere un po’ più spesso a casa, trovandola sempre da noi a studiare con Stefan e Caroline…parlavamo in quelle occasioni, una volta a dicembre la portai a Central Park per giocare con la neve e …-

-Insomma ti aveva conquistato-

-Senza volerlo…sì-

-Ti stavi innamorando insomma-

-Beh….ancora non lo sapevo…ma stava accadendo-

-Dopo quanto tempo…ecco da che la conoscevi, lo hai capito?-

 

Damon incurva la fronte con fare pensieroso, cercando di tornare a quell’esatto momento in cui ha realizzato di essere innamorato di Elena Gilbert e non appena la sua mente rincorre il ricordo e lo riprende, un leggero sorriso muove le sue labbra, sorprendendo per un istante la stessa Nadia.

 

-Era gennaio, io e lei avevamo già una certa intesa, una sorta di frequentazione clandestina, nulla di “dichiarato”, confini indefiniti….ricordo che la portai fuori una sera, come facevamo spesso e si parlò fin all’alba perché io avevo litigato con tuo nonno e ci fu un istante, un momento in cui mentre il sole sorgeva e lei lo osservava nascere…..disse una frase…su come se guardassimo tutto con più stupore ci innamoreremmo ogni volta che i nostri occhi si schiudono sulle bellezze del mondo, e più mi perdevo in lei, più mi si rendeva evidente che mi stava accadendo esattamente questo, mi stavo innamorando di lei – o meglio – che già lo fossi e ne stavo prendendo coscienza-

 

Nadia sorride dolcemente, soprattutto perché lo vede da come ne parla quanto fosse coinvolto.

 

-E glielo hai detto?-

-Certo che no…anzi mi spaventai al punto dal mollarla li con la scusa di andare a prenderle la colazione-

-Avrei  voluto vederti-

-Tuo zio mi prendeva già abbastanza in giro….non mettertici anche tu!-

-Dai papà sono solo curiosa insomma…come si capisce se si è innamorati di una persona? Cosa si sente?-

-Beh tesoro…non sono cose che si possono descrivere, per quanto libri e romanzi o anche film ci mostrino l’amore, non è qualcosa che puoi raccontare a parole…lo sai  e basta….e ricorda, lascia perdere la storia delle farfalle nello stomaco, quelle le sentirai talmente tante volte che non potranno essere un riferimento; quando ami qualcuno non c’è bisogno che ti si spieghi, semplicemente ti accade-

-Mm capito….-

-Se te lo devi domandare….allora è già una questione di testa e non di cuore-

 

La vede adombrarsi leggermente, forse ci è andato giù troppo pesante. In realtà Nadia sente l’ansia salirle a quelle parole che cerca subito di proiettare su stessa in cerca di risposte rispetto al suo rapporto con Alec che va benissimo e di cui è contenta, ma è come se avesse bisogno di capire se è quello che significa essere davvero innamorati.

 

-Ma l’amore e l’innamoramento sono due cose diverse, no?-

-Sì sono d’accordo, ci si innamora spesso….ma si ama solo poche volte-

-E tu…la amavi….Elena?-

 

Il punto è che la amo tutt’ora.

Ma questo  a Nadia non può dirlo e c’è un istante in cui le pozze cerulee paterne si tingono di quel grigio insolito che la intristisce.

 

-Sì-

-E cosa è accaduto….tra di voi?-

-Questo te lo racconto un altro giorno…sono le 11 fila a letto che domani hai la scuola….-

-Ma-

-Niente ma….e ricordarti che se vuoi uscire con le amiche fissaci per domani sera che sabato sei con noi-

-D’accordo….buonanotte papà-

-Notte tesoro-

 

La ragazzina gli da un bacio sulla guancia e poi si dirige svelta in camera sua, lasciando un nostalgico Damon a fissare la propria cucina.

 

Dio quanto gli manca Elena, il suo della sua voce, parlarle o semplicemente guardarla.

Come è possibile che sia ancora così dopo tutti questi anni?

Si passa una mano tra i capelli contraendo il volto dolorante per la botta e sfila il telefono di tasca aprendo l’ultima conversazione con lei e digitando un messaggio che non sa se mandarle o meno; adesso lei è a casa con suo marito, magari staranno anche facendo l’amore e lui è lì come l’imbecille quale è che non fa altro che struggersi e fare casino. Sente la rabbia montare e stringe il telefono  per sopprimere l’impulso di scaraventarlo via e impedire a quelle insolite lacrime orgogliose di affacciarsi dall’azzurro dei suoi occhi.

 

Quanto è difficile per noi adulti chiedere ciò di cui si ha bisogno, Damon lo sa bene, basterebbe essere semplici e domandare invece che arroccarsi nella propria fortezza sperando che le ferite della vita non vengano a scalfire le solide pareti.

 

Sente la porta di camera di sua figlia che si chiude e quel rumore lo ridesta dai suoi pensieri; perché per quanto vorrebbe scrivere ad Elena deve pensare prima di tutto al bene di Nadia.

 

 

****

 

 

Elena sta col naso per aria ad osservare l’azzurro del cielo leggermente sporcato dalla nebbia mattutina; è ferma davanti alla caffetteria preferita di lei e Bonnie in attesa dell’amica che ha costretto ad alzarsi dal letto affrontando il terribile jet lag solo per lei.

 

Quando vede un caschetto scuro sbucare tra la folla sente già un sorriso incresparle le labbra che si spalanca presto, non appena gli occhi verdi trovano i suoi felici. Si abbracciano forte come non facevano da praticamente quasi un anno e lanciano gridolini che nemmeno delle adolescenti.

 

-Guai a te se stai via di nuovo così a lungo-

-Mi sei manca anche tu, Lena-

-Entriamo dai-

 

Entrano all’interno del grazioso bistrot da cui vanno da praticamente una vita, una piccola caffetteria che nel tempo, rispetto a quando frequentavano il college, è stata risistemata e adesso è punto di ritrovo per molti.

Quante confessioni si sono fatte tra quelle mura.

Si siedono e ordinano caffè e torta.

 

-Allora, chissà quante cose ci devi raccontare di questo anno e poi Enzo…voglio sapere tutto di lui-

-Certo, stasera avrai un resoconto dettagliato di tutto…per ora ti dico quello che è privato e non dirò agli altri e cioè che lui è fantastico, non mi sono mai sentita così prima d’ora…insomma è bellissimo e super intelligente, e pensa mi ha insegnato a suonare la chitarra…non che ancora mi riesca, ma me la sto cavando!!-

 

Elena la osserva tutta pimpante, sembra quasi una ragazzina da quanto gesticola ed è felice.

 

-Wow….sei proprio innamorata eh!-

-Oh, sì lo sono-

 

Si porta le mani in volto emozionata e poi si spostano appena arriva la cameriera con il loro ordine.

 

-Ma….tante cose le saprai stasera….adesso voglio parlare di te-

-Già di me….-

-Dai avanti, non farmi pentire di essermi svegliata presto!-

-D’accordo….da dove comincio….da Aaron e dal fatto che le cose con lui vanno e non vanno-

-Beh ci può stare in un matrimonio un periodo di crisi-

-Si lo so è vero…-

-Anche Care e Stefan hanno avuto un brutto periodo quando Matty aveva due anni ti ricordi?-

-Si certo-

-Lei cosa dice?-

 

Elena sospira.

 

-Lei parla giustamente per la sua esperienza, si hanno avuto un momento di lontananza per l’intensità del lavoro di Stefan e perché i figli insomma…. tendono a “rubare” spazio alla coppia, ma Caroline non ha mai messo in dubbio per un solo istante che fosse Stefan l’uomo che ama, anche nei momenti più bui-

 

Bonnie la osserva attentamente in quei suoi occhi neri, adesso così tristi.

 

-Io sto arrivando a mettere in dubbio questo, voglio bene ad Aaron non fraintendermi e insomma…cielo abbiamo due figli grandi, la fase della distanza l’abbiamo già avuta, ma è come se ad un certo punto io….io avessi semplicemente smesso-

-Elena…l’ultima volta che ne avevamo parlato non eri così chiara, stavi li a cercare risposte, a capire come far riemergere i sentimenti che provavi per lui….cosa è cambiato?-

 

La donna si morde un labbro.

 

-E’ tornato Damon-

 

Alza lentamente lo sguardo sull’amica, in attesa di una reazione; dopo qualche istante di silenzio anche Bonnie sospira a fondo e si lascia andare contro lo schienale della sedia portando la tazza di caffè alla bocca.

 

-Dai, racconta tutto…--

-Tu dov’eri rimasta-

-A Caroline che mi tampinava di messaggi del tipo “a cena si comportano in modo strano”-

-Cosa?…vuoi due ne parlate?-

 

Bonnie si tira su poggiando la tazza e infilzando la torta.

 

-Certo siamo le tue migliori amiche-

-Oh grazie tante per avermi esposto i vostri pensieri-

-Sono sicura che Caroline ci abbia provato più volte-

 

Colpita e affondata. Elena mangia un pezzo di dolce imbronciando lo sguardo.

 

-Avanti spara-

-Quando l’ho rivisto la prima volta….Dio quanto odio represso mi è venuto fuori avrei voluto spacciargli la faccia o…o avere una di quelle gigantesche torte di panna, sai quelle che si vedono nei cartoni-

-Oh cielo….bell’inferno nella furia di una donna-

-Puoi darmi torto?-

 

Bonnie fa spallucce e riprende a mangiare il suo dolce.

 

-Comunque, come se non bastasse, come già sai abbiamo scoperto che i nostri figli si frequentano e ci siamo trovati a condividere diversi momenti insieme, siamo perfino stati gli chaperon del ballo scolastico e vedessi tutte quelle mamme come lo guardavano non appena si è saputo che è divorziato, nemmeno fossimo state a un programma per “Milf”-

-Elena dove le hai imparate certe parole!???…sei sicura che il tuo caffè non sia corretto?-

 

La brunetta le prende la tazza e l’annusa per sentire se c’è dell’alcol, ma l’amica non la sta minimamente ascoltando.

 

-E poi ….oh sì, questa devi sentirla… come se non fosse stato sufficiente lui che fa? Mi fa fare un ballo, di quelli vecchio stile come facevamo quando stavamo insieme suscitando evidenti sguardi dei presenti e finge con quella sua maledetta faccia da sbruffone che non sia successo nulla…hai presente come fa, no? Oddio ora vorrei due torte di panna!!!!!-

 

Bonnie la osserva agitarsi,  continuando a mangiare, con lo sguardo preoccupato.

 

-E non contento finiamo per litigare, certo come sempre….poi ci troviamo alla famosa cena del Ringraziamento dato che Aaron mi aveva lasciata a casa sola…che poi ti rendi conto lasci tua moglie da sola per le feste…!!!!!!-

-Sì questo lo so…ricordo il vocale di 10 minuti che hai lasciato nella chat ma…-

-Insomma, ha presente la sua famiglia? E quel  viscido di suo zio???? Come poteva pensare che volessi vederlo dopo quello che ha fatto!!!!-

-Elena, calmati…intanto lui non sa perché non glielo hai mai raccontato, hai scelto di non dirglielo non puoi colpevolizzarlo per questo-

 

La donna sembra calmarsi un momento, dopo quel raptus di follia che l’aveva colta.

 

-Ti devi rilassare e poi ti ringrazio del tuo riassunto ma molte di queste cose le sapevo già…volevo sapere che altro è successo…-

-Beh….sono stata….ecco io…..beh sono andata a letto con Damon….due volte…cioè due sere ma….più volte-

 

Bonnie alza le mani e inizia ad agitarle.

 

-Ok non voglio i dettagli ma….Elena che cavolo combini!!!!!!-

-Lo so Bon, lo so…sono così confusa poi abbiamo litigato e non ci parliamo da quel giorno e stasera devo vederlo ….e mi sta salendo l’ansia….ma perché, perché sto così?-

 

Respira a fondo osservando l’amica mora, perché Bonnie sa bene che dovrà spingerla a capire cosa prova.

 

-Elena  non posso dirtelo io, come non può farlo Care o… Stefan ma…io ti consiglio di mantenere la calma per stasera e fare l’adulta, ma poi dovrai parlarci con Damon perché onestamente per quanto lui sia stronzo o rude, non ha torto-

-Io sono sposata Bonnie….non posso…non posso che prendere una sola decisione-

 

Sente gli occhi pizzicare leggermente mentre si passa le mani tra i capelli nel vano tentativo di trattenere quel tornado che le sta esplodendo dentro, ma Bonnie ha ragione non può trovare risposte in nessun altro da se stessa.

Sa benissimo cosa deve fare non ci sono altre soluzioni contemplabili, per quanto questo le procuri una fitta proprio al centro del petto e di nuovo si sente la ragazzina vulnerabile che aveva perso l’amore della sua vita tanti anni fa.

 

Il loro caffè si conclude con Bonnie che cerca di deviare un po’ il discorso chiedendole dei ragazzi, ma ormai sono entrambe ben consapevoli che Elena dovrà seriamente prendere una posizione e smettere di evitare il problema.

 

 

 

****

 

 

Inutile dire che il livello di disagio ed ansia di Elena l’ha trasformata in un piccolo robot che non sta fermo un momento e quando arrivano a casa di Stefan e Caroline si fionda verso la cucina, col dolce che ha portato da casa, prima che arrivino gli altri.

 

-Oh Elena ottimo ti devo parlare-

 

Care sbuca in corridoio facendola sobbalzare per lo spavento e l’afferra per un braccio tirandola in cucina e guarda oltre l’amica per evitare orecchie di curiosi per poi chiudere la porta a scomparsa dietro di lei.

 

-Hai battuto la testa di recente?-

 

Caroline si volta con la faccia da pazza osservando Elena poggiare la teglia incartata sull’isola della cucina.

 

-Stefan lo sa-

 

Adesso l’amica ricambia strabuzzando gli occhi, ma prima che possa aggredire la bionda, quest’ultima riprende a parlare.

 

-E no, non ti ho tradita io… è stato Damon-

-Damon?-

 

E così la rabbia nei suoi confronti si moltiplica.

 

-Sì e tra l’altro….si sono picchiati-

 

La mora spalanca la bocca per parlare anche non sembra capace di mettere in fila alcun suono o parola a causa di quelle troppe informazioni i pensieri le si accavallano nella testa.

 

-E Stefan racconterà a tutti di come in realtà abbiano aiutato una vecchietta o qualcosa di simile, non so bene quale versione abbiano concordato quei due geni del male!!-

-Ma chi vuoi che ci creda…-

 

Caroline gonfia la faccia mentre si dirige ai fornelli per girare il sugo.

 

-Beh noi!!!Direi che dobbiamo proprio essere le prime!!!!-

 

Le tira una fucilata con lo sguardo che Elena accusa in silenzio; non ha torto d’altronde è colpa sua – in parte- se sono arrivati a questo punto; ma perché diavolo si sono picchiati? Come gli è venuto in mente a quel demente di Damon?

 

-Stefan che si è fatto?-

-Male alla mano…oh ma aspetta di vedere Dam, è passato stamani per concordare la storia e aveva questa parte del viso tutta pesta,  ha persino due punti….una cosa oscena, mi fa quasi pena-

 

La donna fa una faccia schifata mentre si accinge a tirare fuori dal frigo i vassoi con tartine e crostini.

 

-Aspetta…quindi è Stefan che lo ha picchiato?-

-Già…non ha preso bene le scelte del fratello….e credo che sia tipo vent’anni che volesse colpirlo-

-Oh-

-Già ma non ti preoccupare Damon sta bene….a parte mezza faccia tumefatta-

 

Sentono delle voci intensificarsi in corridoio tra urla di bambini e commenti per i primi arrivati riguardo la loro lotta al parco. Elena si trova a trattenere il fiato col cuore che batte a mille quando riconosce, tra le tante, la sua voce e subito è come se tutti i suoi sensi si concentrassero a captare ogni respiro o passo di lui tanto che Caroline se ne accorge.

 

-Ok adesso basta…stasera ti prego cercate di non dare spettacolo….in nessun senso-

 

Elena contrae la faccia offesa seguendo con lo sguardo Caroline che si sfila il grembiule e si dirige a passo svelto ad accogliere gli ospiti, soprattutto quanto il boato generale le fa capire che i due ospiti attesi sono arrivati.

E lei non se la sente proprio di affrontarlo, non dopo tutto quello che sta accadendo tra loro.

Prende un profondo respiro e lisciandosi invisibili pieghe della gonna marrone si appresta a raggiungere gli altri.

Quando arriva all’ingresso, dove Caroline sta incoraggiando i presenti ad accomodarsi nella sala da pranzo, scorge Bonnie che sorridente si tira dietro un bellissimo uomo dal fascino del musicista di strada, capelli a spazzola, barbetta e sguardo furbo.

 

-Eccoti!!-

-Ehi Bon!-

 

Le da un leggero abbraccio.

 

-Ti presento Enzo-

-Beh, finalmente…Elena giusto?-

 

Lei sorride e in un certo senso Enzo ricorda un po’ Damon come atteggiamenti.

 

-Esatto, piacere e benvenuto-

-Grazie a tutti voi, siete davvero calorosi….-

-Un po’ come Bonnie-

-Concordo-

 

La brunetta se ne sta attaccata tipo koala all’uomo continuando a parlare amabilmente con Elena che si sente già conquistata da lui, fin quando lo sguardo non vaga oltre le loro teste ora che l’ingresso di casa Salvatore si è svuotato e i presenti si sono distribuiti in sala da pranzo dietro le direttive di Care per sedersi.

E lo vede in piedi, di profilo, dal lato sano del volto che sorseggia il suo bourbon e la studia di nascosto con quei suoi occhi troppo freddi e feriti che conosce bene.

Per un istante le si blocca il respiro in gola, le iridi si seccano al contatto col fuoco violento di lui e tentenna sul posto, desiderosa di poter andare da lui, ma Bonnie la riscuote e si dirigono tutti in sala da pranzo mentre perde Damon dal suo campo visivo.

 

Dopo le presentazioni con Enzo, i mille abbracci e le battute continue ai due fratelli “coraggiosi” che si sono beccati qualche graffio per aiutare una vecchietta al parco, riescono finalmente a sedersi tutti e iniziano la cena in allegria.

Damon e Elena sono abbastanza seduti distanti anche se ci sono due tavoli, uno con i nove adulti e un altro con i ragazzi, dove Nadia parla allegramente con sua cugina e intanto lancia occhiatine tenere ad Alec, assediato dai ragazzini.

 

-Allora, mi sembra sensato prendere il fuoristrada nostro e quello di Stefan….-

-Direi che anche il minivan sarebbe l’ideale, tanto ha le gomme da neve-

-E così evitiamo di portare troppe macchine-

-Si ma dobbiamo anche fare la spesa e non possiamo fare le macchine eccessivamente piene-

-Ci distribuiamo bagagli, spesa-

-Bambini-

-E poi le camere….mi sono fatta mandare le foto e nelle quadruple possiamo metterci le belve-

 

Matt si lascia andare contro lo schienale della sedia e sorseggia un po’ di vino.

 

-Oh si vi prego….liberatemene!-

 

Rebeka si volta verso suo marito con aria interrogativa e lui ricambia perplesso.

 

-Che c’è….non vorresti avere un po’ di tranquillità ogni tanto?-

-I nostri bambini sono tranquilli!-

-Credo che con tranquillità intenda intimità-

 

Enzo e Matt ridono alla battuta di Damon il quale riceve una gomitata da Bonnie e un’occhiata torva da Rebeka.

Elena di contro se ne sta tutta sulle sue a fissare il piatto cercando di non alzare mai gli occhi verso l’uomo.

 

-Molto spiritosi, davvero-

-Parlando di camere, visto che sono l’unico non accoppiato….posso avere la camera più grande?-

 

Un coro di “no” risentiti si solleva scatenando una risata generale e il lancio di un tovagliolo da parte dello stesso Matt, l’unico insieme ad Enzo ad essere in sintonia con il povero Damon.

 

-Ti è andata bene che non ti ho messo nella stalla-

-Oh sarebbe perfetto…le bestie in casa e io….fuori-

-Quanto sei simpatico stasera-

-Si vede che è un po’ che non lo frequenti Bon-

 

Beka gli piazza una frecciatina vendicativa che lui incassa in silenzio, poi gli occhi azzurri rotolano indispettiti verso la parte del tavolo dove si trova Elena e trapassa tutti i presenti, quell’aria opprimente fatta di inutili chiacchiere e suoni che si perdono, nel tentativo di chiamarla a se. Vuole parlarle e allo stesso tempo vorrebbe ignorarla e ferirla proprio come lei ha fatto con lui l’ultima volta, ma si limita a perdersi sui capelli morbidi appena trattenuti da un fermaglio grigio dietro la nuca, sul sorriso incerto che si increspa quando qualcuno le chiede qualcosa, sul rossetto color carne adesso svanito dai vari sorsi che le ha visto dare al bicchiere di vino più volte riempito.

Rimarrebbe ore a guardarla, e forse sta un po’ esagerando tanto che un piccolo colpetto di Enzo lo richiama e si volta verso l’uomo alla sua sinistra che inclina la testa e abbassa il tono di voce.

 

-Amico….non so molto  e non voglio farmi i fatti tuoi ma…magari mi sbaglio, però sii più discreto che suo marito se ne sta accorgendo-

 

Damon cruccia lo sguardo interrogativo trovando negli occhi scuri del ragazzo di Bonnie una velata complicità che lo induce a fidarsi, in qualche modo.

 

-Beh….grazie-

 

Lui annuisce e si allunga per versare del vino ad entrambi.

 

-Non ti preoccupare…possiamo organizzare una partita di poker nella stalla-

 

A Damon sfugge un mezzo sorriso sincero e pure a Bonnie che, pur voltata in direzione delle amiche, ha carpito perfettamente il contenuto della conversazione tra i due ed è felice di vedere che si siano trovati.

 

-E’ finito il vino, vado a prendere un po’ di bottiglie per il secondo round-

-Bravo Dam, io intanto tiro fuori l’arrosto e le patate-

 

Damon, Caroline, Elena e Rebeka si alzano chi per il vino, chi per togliere i piatti del primo, chi altro, mentre gli altri continuano a conversare con Enzo e Bonnie.

In cucina c’è un via vai generale per portare in tavola il secondo ed Elena non si accorge subito di Damon intento, sul tavolino della cucina, a stappare bottiglie.

 

-Care era tutto squisito stasera-

-Si, complimenti cognata-

-A differenza delle battute di Damon-

 

L’uomo fa una smorfia verso Rebeka mentre Elena si volta appena colta alla sprovvista dalla sua presenza. Si sbriga a posare i piatti sporchi nell’acquaio e affianca Caroline intenta a disporre carne e patate sui vassoi, seguendo le indicazioni della bionda per portare l’insalata e il pane.

 

-Di un po’ Beka perché tuo fratello non torna? Ho bisogno di una spalla-

-Oh sai i tipi come voi non possono mai stare fermi-

-Che significa come noi?-

 

Rebeka sfila di mano ad Elena pane e ciotole e poi continua a punzecchiare Damon.

 

-Non lo so, tu che dici?-

 

Poi sparisce oltre la porta lasciandolo lì a scimmiottarla.

 

-Ok io porto questi, Elena tu intanto potresti pulirmi il ripiano che mi si è unto col sugo? Sennò mi si macchia il legno-

-Oh, si certo-

 

La donna sbuffa irritata verso l’amica che evidentemente non ha colto il suo desiderio di fuga da quel luogo, lasciandola sola con Damon. Ignorandolo, prende la spugna dall’acquaio e la passa sul piano di legno scuro respirando in modo irregolare e provando a mantenere la concentrazione, ma proprio quando sta per voltarsi e sciacquare la spugna , lui posa una bottiglia stappata accanto a lei sul piano facendola sobbalzare.

 

-Dio, mi hai spaventata-

-Oh, che c’è, non mi avevi visto?-

 

Glielo sibila sardonico come per punirla,  lei di contro lo evita con lo sguardo e prova a superarlo, ma Damon, in piedi quasi dietro a lei, poggia una mano sull’isola per bloccarla.

 

-Spostati-

-Sei per caso arrabbiata con me?-

-Tu lo sai-

-Perché non mi guardi?-

 

Elena sospira a fondo e poi alza lo sguardo su di lui piegando la testa di lato lentamente, provando a trattenere l’aria nei polmoni prima che scoppino adesso che il respiro di Damon si infrange contro ai suoi capelli.

Adesso che lo osserva, può notare da vicino la bruttissima botta che ha preso da Stefan e dentro di sé sente il dispiacere crescere perché non è tutta colpa sua infondo.

 

-Contento?-

-No, per nulla Elena…non sono contento di questa situazione, o di te che mi tratti come se fossi un appestato…-

-Non fare la vittima con me-

-E tu non fare la perfida… quella abbandonata-

-Le cose che ti ho detto sono vere-

-Oh sicuro….e quale parte esattamente?-

 

Glielo soffia contro l’orecchio  e la cattiveria nel suo sguardo le fa quasi venire voglia di piangere, perché infondo lo sa bene che non si tratta di quello ma di una profonda tristezza, tuttavia Elena è consapevole quanto lui di non poter far niente per arginarla. Gli occhi azzurri piantati nei suoi scendono lentamente verso le labbra e questo è sufficiente a far cambiare il battito cardiaco della donna, improvvisamente non più arrabbiata con lui, ma nel panico.

La temperatura in cucina si è innalzata di colpo, gli è veramente sempre bastato solo uno sguardo per stordirla e confonderla, anche adesso che si fa più insistente mentre con le pozze chiare scende lungo la linea del collo e ritorna su, verso i suoi occhi.

Sobbalza Elena, stringendo le mani attorno alla spugna ed al ripiano della cucina, quando una mano di Damon si posa alla base della sua coscia coperta dalle calze scure ed inizia lentamente a salire su, trovando l’orlo della gonna che viene leggermente sollevata da quella pericolosa carezza.

 

Visti da lontano sembrano solo in piedi, dietro all’isola, con Damon che la osserva standole dietro, dando a lui il tempo di staccarsi se dovesse entrare qualcuno, ma in quel momento sono talmente tanto presi l’uno dall’altra che forse non se ne accorgerebbero.

 

Le guance di Elena si colorano di rosso e il cuore batte così forte da non sentire più altro rumore, le sue labbra si schiudono un po’ per respirare un po’ per tentare di dire qualcosa, di fermarlo, ma la verità è che è stata tormentata tutta la settimana dal pensiero delle sue mani su di lei, al punto che adesso che le dita esperte scivolano più in alto, li a pochi centimetri dal suo centro  protetto dalla biancheria e dalle calze, brucia dalla vergogna al pensiero che possa scoprire quanto sia già pronta per lui.

 

-Mi manchi Elena…-

 

Glielo sussurra in modo così impercettibile che Elena non realizza subito se si tratti della sua voce di velluto o di un eco della sua fantasia, ma socchiude gli occhi con la testa che gira in preda all’estasi e istintivamente apre appena le gambe, di quel minuscolo centimetro che ruba a lui un sorriso incoraggiandolo a muovere appena di più - nonostante la gonna in tirare gli stia segando un polso- le dita per sfiorarle l’interno coscia e percepire il suo calore ardere per lui.

 

-Damon…-

 

La supplica silenziosa gli provoca una erezione tale da sentire male a causa dei pantaloni che lo bloccano e deve reprimere un lamento gutturale di apprezzamento pronto a ruggire per lei.

Le labbra di Damon continuano minacciose a scaldarle il lobo dell’orecchio e basterebbe un secondo per far crollare i loro muri, fino a travolgersi a vicenda con la potenza del loro desiderio.

Più le dita di lui la accarezzano gentilmente, disegnando invisibili cerchi sul suo centro protetto da strati di stoffa, più Elena è costretta a tenersi salda all’isola della cucina e non crollare totalmente sopraffatta dal fuoco che la sta corrodendo da dentro, fino a sentire il ventre pulsare di dolorante bisogno di lui. E sobbalza quando sente la fronte di Damon posarsi contro la testa, quasi in un tentativo di trovare un appiglio per non farsi travolgere da quel tornado di amore e follia.

 

Ma l’idillio è bruscamente interrotto da una voce femminile che prorompe in corridoio, dando loro il tempo di staccarsi e tornare alle debite distanze.

 

-Ehi ma il vino?-

 

Quando Bonnie fa capolino in cucina non ha bisogno di alcuna delucidazione o sforzo mentale per capire che c’è una tensione esagerata nell’aria, le bastano le guance accese di vergogna di Elena e il sorrisetto compiaciuto/non troppo preoccupato di mascherarlo di Damon.

Lo sguardo colpevole della bruna vaga confuso per la cucina mentre l’uomo afferra la bottiglia e supera le due per uscire in corridoio, ma la voce bassa di Bonnie lo ferma.

 

-Non mi sembri molto presentabile…forse dovresti uscire fuori al gelo in giardino per calmarti-

 

Gli occhi azzurri si alzano serafici su quelli verdi taglienti dell’amica in cerca dell’unico lampante significato delle sue parole. Ha una vistosa situazione al cavallo dei pantaloni, difficile da non notare;  a quel punto Damon porge la bottiglia a Bonnie e la liquida con uno scontroso riferimento alla toilette dove si dirige in fretta.

A quel punto Bonnie può tornare a dedicarsi ad Elena, adesso intenta a sgattaiolare fuori dalla cucina e tornare in sala.

 

-Elena-

-Bonnie ti prego….lo so già-

 

Bonnie osserva la sua amica sparire oltre la porta, consapevole che la situazione stia totalmente degenerando e lei dovrà esser li per raccogliere i cocci, di entrambi.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!!

 

Come al solito sono lenta e ritardataria….smetto anche di scusarmi che ho perso di credibilità da tutti i punti di vista!!!!

Ecco un nuovo capitolo, lungo mi rendo conto ma almeno così vi do un po’ di storia viste le eccessive pause a cui vi condanno a causa della mia incapacità di ritagliarmi del tempo se non ad orari indecenti (tipo ora sono le due di notte e la mia sveglia suonerà all’alba).

 

Venendo al capitolo….beh eravamo rimasti a Damon che si prende a cazzotti con Stefan ed Elena che affronta il tema Damon con le sue amiche, argomento che verrà approfondito in questo capitolo. La situazione tra i due è tesa, ci sono troppe questioni nel mezzo che non gli rendono liberi di scoprire fino infondo cosa stia accadendo. Sicuramente avranno diverse occasioni per confrontarsi a modo loro anche se, come sempre, è Elena quella più in difficoltà tra i due e questo potrebbe anche portare ad una collisione anche nel rapporto coi figli.

 

Spero che mi possiate perdonare e che vi faccia ancora un po’ emozionare….!!!

 

Baci

Eli

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Punti di contatto ***


Punti di contatto

 

Elena è riuscita, in qualche modo, a sopravvivere senza troppi danni alla cena per Bonnie ed Enzo. Senza troppi danni almeno all’esterno, perché il tocco proibito di Damon rubato tra i fornelli e le risate collettive è ancora lì che le brucia la pelle e disturba il suo sonno. E infatti non ha chiuso occhio, girandosi mille volte nel letto fino a rischiare di svegliare Aaron, profondamente addormentato anche grazie alle massicce quantità di vino che ha ingurgitato a tavola. Alla fine, vinta dall’agitazione si è alzata intorno alle sei e si è messa in cucina a preparare il caffè portandosi dietro il suo telefono sul quale non vi è alcuna notifica; ed è stato allora, mentre si mordicchiava un’unghia perfettamente curata rovinandosi la costosa manicure, che in un lampo di pazzia ha aperto la conversazione su whatsapp con Damon provando a scrivere inutilmente qualcosa che andasse dal “sei un cretino, inopportuno” al “vediamoci ti prego”. Ed è rimasta lì nella sua indecisione fin quando, intorno alle sei e un quarto, non è apparso online e lei si è sentita scoperta, chiudendo di scatto il telefono nemmeno l’occhio di Sauron l’avesse vista viaggiare con l’Anello verso il monte Fato, pronto a scagliarle contro i Nazgul.

 

Ma la sua curiosità è stata più forte della sua buona coscienza ormai persa chissà dove sotto le lenzuola del letto di Damon. E sempre lì torna la sua mente. Sempre a lui.

Sospira a fondo e sblocca il telefono aprendo la app, ma nel momento esatto in cui lo fa le arriva una notifica e si affretta a mettere il silenzioso, ansiata al fatto che un misero trillo possa svegliare Aaron.

 

E’ Damon.

 

“Che fai sveglia a quest’ora?”

 

Dannazione. Anche lui la stava “spiando”.

Digita la sua risposta.

 

“Potrei farti la stessa domanda…e comunque sono una persona mattutina”

 

Lo vede esitare ed ogni istante di attesa che passa è un respiro perso per lui.

 

“…non mi sembravi mattutina, comunque non riesco a dormire..”

 

Elena bypassa l’evidente riferimento alle notti d’amore trascorse insieme e si getta da adulta sulla seconda parte del messaggio.

 

Brutta nottata?”

 

Continua a fissare imperterrita e angosciata lo schermo del telefono nell’attesa che lui digiti qualcosa, ma il bip della macchina del caffè la risveglia e prontamente la spegne timorosa –ancora una volta – di svegliare la sua famiglia. Prende una tazza e la riempie continuando con la coda dell’occhio a sperare di vedere il display illuminarsi. Ma niente.

Forse è stata una domanda stupida da fargli, visto che praticamente non dovrebbero parlarsi e la sua nottataccia potrebbe essere causata proprio da lei.

 

Finalmente il telefono si illumina ed Elena, come una qualunque ragazzina coetanea di suo figlio, si affretta a vedere la sua risposta.

 

“Sta improvvisamente migliorando….”

 

Elena non può sapere che Damon ha digitato circa cinque riposte differenti a quella sua domanda che può sembrare tanto casuale quanto carica di significato, vista l’attuale situazione tra loro due e dopo aver passato al vaglio le risposte istintive tipo: “Si e per colpa tua in aggiunta/si e tu sai perché” o “non lo so Elena, averti toccata ieri sera mi ha tenuto sveglio…non ho fatto altro che pensare a baciarti” che avrebbero solo aggravato la situazione si è limitato a cogliere la parte positiva del passo, quel punto di contatto, cercato in una solitaria mattina di fine Novembre.

E come Elena non sa dei suoi tormenti, Damon non potrà scorgere quel minuscolo, ma significativo, abbozzo di sorriso che leggermente le solca le guance rubandole un battito di troppo per lui. Un battito che le ricorda che dovrà trovare il coraggio di andare fino infondo a questo strano bene che prova per lui, che dovrà prendere posizione con tutta la paura, i dubbi, il terrore che la paralizza ogni volta che si trova a pensarlo.

 

“Così…la festa di Nadia sarà a casa di Caroline”

“E’ stato facile, soprattutto quando le ho promesso di tenere i ragazzi per consentire a lei e Stefan di andare fuori per una serata romantica e festeggiare il loro anniversario di nozze”

 

Stefan e Caroline si sono sposati il 6 Dicembre, infatti Damon non poté essere presente al matrimonio di suo fratello perché due giorni prima, il 4 dicembre quando lui avrebbe dovuto prendere l’aereo per New York da solo perché Kathrine al nono mese non poteva volare, a lei si ruppero le acque e il 5 pomeriggio nacque Nadia. Ed Elena non aveva chiesto nulla, all’epoca, circa l’assenza di Damon, non aveva più fatto il suo nome e Care aveva sbraitato qualcosa del tipo “ha avuto un imprevisto” in preda al panico perché tutto non stava procedendo secondo i suoi piani e al suo futuro marito mancava il testimone, sostituito poi in corsa da Aaron.

Ironia del destino, l’uomo aveva preso il posto di Damon in molti aspetti delle loro vite.

 

“Giusto…quindi suppongo che andranno via due giorni”

“Si Stefan è riuscito a convincerla, anche se lei era tutta: sei pazzo a lasciare i ragazzi a Damon…”

“Mi sembri affidabile ormai…”

“Oh ti ringrazio…”

“Comunque sei stato astuto…insomma è strano che ti lasci a supervisionare 30 liceali e due bambini in casa sua, e pensare che a me non ha mai voluto nemmeno prestare il servito di porcellana di vostra madre per paura che lo rompessi”

“Quel servito è inguardabile”

“Ma che stai dicendo….”

“Quindi immagino che Caroline non te lo abbia detto….”

“Detto cosa…”

“Tu fai parte dell’accordo…”

 

Elena strabuzza gli occhi confusa e si affretta a digitare la sua domanda.

 

“??Quale accordo? Che vorrebbe dire?”

“Care mi consente di fare la festa a Nadia a casa sua solo con la tua presenza”

 

Silenzio. Ma sono impazziti tutti ultimamente?

 

“Damon….”

“Elena…”

“Stai scherzando spero!”

“Non scherzo mai sulle feste per mia figlia…”

“Ma”

“E poi ci sarà anche Alec…quindi sei parte in causa”

“Secondo questa tua logica stringente dovrebbero esserci circa 30 mamme!”

“Uh, interessante…”

 

La donna reprime l’impulso di uccidere sia lui che Caroline, la quale evidentemente ha battuto la testa, ma conoscendola sicuramente farà parte del suo macchinoso piano per obbligarla a fare i conti con la sua situazione con Damon. Grandioso. Ovviamente essendo la prima settimana di Dicembre Aaron sarà via all’università per gli esami di fine semestre e non lo vedrà per diversi giorni, il che significa mente sgombra per poter devolvere la sua attenzione su Damon – e che sia solo questo, Elena- si rimprovera. Ma già presènte il desiderio represso per lui bussare alla sua porta anche se la sua ultima affermazione l’ha infastidita alquanto.

 

“Beh allora dovesti sentire qualche altra mamma…”

“Non sei nella posizione di fare la gelosa”

“Io non sono gelosa…e tu sei fuori luogo!”

 

Sì adesso vorrebbe davvero ucciderlo.

Attende la sua risposta, ma dei rumori dal corridoio la mettono in allarme e blocca il telefono terrorizzata e si dirige ad aprire il frigo in cerca delle uova per fare i pancake.

 

-Mamma-

 

James fa capolino dalla porta della cucina in pigiama, intento a stropicciarsi un occhio e la osserva frastornato dal sonno. Elena lo raggiunge.

 

-Ehi amore, che succede?-

-Volevo dell’acqua-

 

James sbadiglia e si trascina fino alla credenza per prendere un bicchiere e versarsi dell’acqua.

 

-La cena di zia Care mi ha messo un sacco di sete!-

 

La donna sorride mentre lo guarda aggirarsi tipo fantasmino e quando ha bevuto ben due bicchieri fa un cenno a sua madre e torna in camera. E’ domenica mattina e lei spera che nessun altro abbia intenzione di alzarsi così presto in quella casa.

Il vibrare del cellulare cattura nuovamente la sua attenzione.

 

“Visto che sei sveglia, potresti venire a fare colazione con me….”

 

Quando Elena legge quelle parole vorrebbe urlare, prima di tutto perché lui sa benissimo di avanzare richieste inopportune, non sono liberi di fare come vogliono, specialmente quando le famiglie sono a casa.

Seconda cosa perché lo detesta quando la tenta a questi livelli. Si morde un labbro pensierosa.

 

“Nadia dormirà minimo fino alle 11 considerando che ieri sera lei ed Alec si sono attardati in chiacchiere a telefono….”

 

Che vuole fare, estorcerle un sì che lei sa benissimo di NON dover dire????

Deve dirgli di no.

 

“Dimmi il posto”

 

Bene, come non detto, ottima coordinazione mano-cervello Elena. Si ammonisce mentalmente e poi rimette le uova in frigo. Comprerà delle paste dolci per tutti, così quando rientrerà per farsi perdonare e saziare i propri sensi di colpa, coccolerà la sua famiglia.

 

 

****

 

Se c’è una cosa di cui Damon ha sempre sentito la mancanza in quei lunghi anni di assenza dalla sua amata New York è il cielo autunnale di un azzurro intenso e limpido tipico delle prime ore del mattino, quando il sole è già sorto, ma l’aria si porta ancora dietro il gelo della notte. Tutto questo non lo ha più potuto avere nella calda ed assolata Los Angeles, come quel pungente freddo di un inverno alle porte intenzionato a farsi sentire un po’ prima del tempo.

Respira l’aria che ghiaccia i polmoni e sveglia i sensi intorpiditi dal calduccio del suo appartamento, mentre si stringe un po’ nel suo cappotto scuro e si bea dell’effetto anestetizzante del gelo sul volto ancora dolorante e pesto. Per un attimo è tentato di toccarselo e cerca il proprio riflesso in una vetrina, giusto per accertarsi che la sua faccia sia ancora tumefatta e gli scappa una piccola smorfia di dolore nel momento in cui involontariamente contrae la mascella.

 

Non può fingere di non essere agitato, ha buttato lì un po’ a caso quell’invito solo per poterla vedere, per cercare un contatto, un laccio invisibile che gli confermi che lei è ancora lì, legata indissolubilmente a lui. Perché Damon ha sempre covato inconsciamente questa flebile speranza di tornare da lei e quei mesi hanno riacceso una fiamma faticosamente affievolita dal tempo e la distanza.

Si trova a sobbalzare leggermente sorpreso quando se la vede di spalle, nel riflesso della vetrina, stretta nel suo piumino blu con sopra una mantellina di cachemire color tortora che le mette in risalto i capelli scuri.

 

-Controlli lo stato della tua ferita di guerra?-

 

Si volta cautamente trattenendo un sorriso che gli costerebbe l’ennesima fitta.

 

-Ne vado fiero-

 

Adesso che l’ha di fronte, gli occhi scuri agitati sfuggono al suo contatto e vagano distratti sul suo mento leso.

 

-Ti ha conciato per le feste-

-Tra un po’ è Natale…no?-

 

Elena fa una smorfia piegando leggermente la testa di lato e si avvicina senza pensarci per guardare meglio la ferita, e già la sua indole vendicativa sta lasciando campo alla preoccupazione naturale per lui e la sua salute. Non ha per niente un bell’aspetto.

 

-Te la stai disinfettando? Perché non hai una benda?-

-Ehi, ehi calma dottoressa….è Stefan che mi ha detto di tenerla così e sì, la disinfetto….ho già Nadia che mi assilla per curarmi-

-Pensi che ti rimarrà il segno?-

-No…non è profonda….-

-E…ti fa male?-

 

Adesso si trova ad incontrare le pozze azzurre un po’ meno adirate con lei che le sorridono dolcemente; e Damon vorrebbe dirle che soffre molto più per altro che per il cazzotto di suo fratello, ma ha paura di rompere quel fragile equilibrio di vetro che, seppure leggermente incrinato, sembra resistere nel tempo tra loro.

 

-Dipende da quante smorfie faccio-

 

Elena non riesce a trattenere un piccolo sorriso, dato anche dal fatto che lui si trovi a parlare a denti stretti perché il troppo movimento della mascella gli provoca fitte continue.

 

-Allora potresti parlare meno…non sarebbe male, sai?-

-Ah-ah-

-Beh pensaci un attimo…sarebbe un’occasione per stare in silenzio, avere profondi momenti di riflessione con te stesso…-

-Ti preferivo stile “guerra fredda”-

 

Lei contrae lo sguardo ed incrocia le braccia, ha la capacità di indisporla in meno di un secondo; ma lo capisce che vuole solo stemperare la tensione per quanto sia possibile tra loro che ciò avvenga.

 

-Vuoi litigare?-

-No, è che sei bella quando ti arrabbi-

 

Elena arrossisce appena mentre osserva i mari azzurri staccarsi dai suoi ed iniziare a camminare per raggiungere la caffetteria in una zona meno trafficata da gente a loro conosciuta. E di nuovo, si è sciolta per lui, per quel suo modo serafico e quasi inconsapevole che la rimette subito in crisi con una semplice osservazione che racchiude tutto di loro due. Perché Damon ha sempre amato il suo temperamento quieto, ma al tempo stesso passionale e istintivo che solo lui era in grado di far emergere.

 

****

Dicembre 1995

 

-Tutti gli anni la stessa storia-

 

Caroline sbuffa sonora e si lascia andare a peso morto sul divano di casa Gilbert, avvolta nel suo ampio maglione di lana color petrolio con delle piccole e graziose renne ricamate.

Fa una piccola smorfia quando le viene allungata sotto al naso una liquirizia rossa dal suo vicino di divano – Stefan- intento ad osservarla tra il divertito e lo sconsolato. Stanno parlando di come passare il Capodanno e puntualmente la bionda dissente da qualunque loro proposta.

 

-Non facciamo mai niente di interessante!-

-Abbiamo 15 anni…cosa potremmo mai fare di diverso?-

-Capisco che tu adesso sia in questa fase da eremita perché non hai un ragazzo, ma nemmeno io ce l’ho, ho scaricato Tyler definitivamente…-

 

La bionda incrocia le braccia sotto al seno, suscitando per un attimo la risatina di Stefan e di Elena che poggia un piatto di biscotti sul tavolino davanti al divano, facendosi poi spazio accanto ai due amici con la tv in sottofondo che trasmette programmi natalizi.

 

-Ma non per questo ho intenzione di fare la reclusa, sia bene inteso-

-E cosa proporresti?-

 

La biondina allarga le braccia sconsolata.

 

-Non lo so, altrimenti non sarei stata qui a fare questo discorso, vi pare? Siamo qui per parlarne-

 

Elena rotea gli occhi e poi si stacca dalla spalliera del divano per guardare entrambi i suo amici.

 

-D’accordo…allora parliamone-

 

Caroline si mette seduta dritta ed inizia ad esporre le sue idee sulla possibilità di fare una festa di capodanno a casa Salvatore; di solito non le organizzano loro vanno sempre a quella di qualcuno, ma quell’anno voleva fare qualcosa di diverso.

Peccato che Stefan non sia stato d’accordo visto che sua madre aveva organizzato già un evento a casa loro con degli amici, così la bionda sconsolata è ripiombata nella desolazione fin quando il ragazzo non ha proposto di passare la serata in centro invece che reclusi in una casa. Aveva già proposto la cosa a Matt e Kai i quali erano concordi.

 

-Mi sembra una idea grandiosa, così finalmente Elena può concedere una possibilità al povero Matt!-

-Ti ho già detto che non mi interessa-

-Oh si certo…se la smettessi di sbavare dietro a Damon-

 

Elena avvampa in volto e tira una leggera botta all’amica, sgranando gli occhi in segno di ammonimento. Caroline è convinta che Elena si sia presa una cotta per il maggiore dei Salvatore e la mora sta facendo di tutto per depistarla, fallendo ogni volta; tuttavia non ha assolutamente il sospetto che Damon possa solo lontanamente essere interessato a lei. Stefan di contro si tappa le orecchie, niente affatto interessato ad immaginarsi la sua migliore amica con suo fratello.

 

-Puoi smetterla con questa storia?-

-Solo se tu dai una possibilità a Matty occhi blu-

-Per quale motivo dovrei farlo-

-Perché è un bel ragazzo e ti adora e tu sei single non vedo perché non dovresti provare-

-In effetti Care ha ragione, Matt muore per te Elena…cosa ti costa prenderci una cioccolata calda insieme?-

-O almeno parlarci un po’ se passiamo il Capodanno insieme-

-Anche perché se non è Matt…sarà Kai a provarci con te-

 

Il ragazzo fa spallucce sotto lo sguardo sconcertato delle due.

 

-Ehi, perché i tuoi amici non ci provano mai con me??-

-Non pensavo ti interessassero…-

-Infatti, ma è una questione di principio-

 

Stefan cruccia lo sguardo perplesso.

 

-Perché hanno paura di te-

 

Elena cerca di arginare la rissa che sta per esplodere provando a riportare la loro attenzione sulla questione ultimo dell’anno e facendo osservare loro che l’ostacolo alla loro fantastica idea è determinato dai loro genitori che non gli daranno mai il permesso di andare da soli in pieno centro la sera più caotica dell’anno.

 

-Non ci lasceranno mai andare-

-Secondo me…non importa dirglielo-

 

Le due guardano Stefan con fare stupito.

 

-Ehi che ne hai fatto del nostro amico/bravo ragazzo?-

-Chi devi rimorchiare?-

-Quanto siete esagerate-

-Per fare una mossa del genere vuol dire che i tuoi amichetti porteranno una ragazza che ti interessa…-

-Oppure è quella morettina che frequenta la scuola in centro?-

 

Iniziano a punzecchiarlo fin quando non gli estorcono la verità al riguardo. Fatto sta che Elena pensa subito ad avvertire Damon, con il quale non ha ancora parlato di cosa fare a Capodanno. Perché è vero che si vedono di nascosto da quando quella sera di Halloween lui finalmente l’aveva baciata, che non sono ancora “niente” e forse non lo saranno mai, che le cose si sono fatte strane e Caroline inizia a insospettirsi, ma Elena sa solo che vuole stare con lui. E così dopo il pomeriggio con gli amici fissa di vedersi con lui che si presenta a casa sua dato che i suoi genitori quella sera erano a una cena fuori città e sarebbero rientrati l’indomani, mentre Jeremy era chiuso in camera coi suoi amici a parlare di fumetti.

 

-Ciao ragazzina…-

 

Elena lo tira per il bavero della giacca, fuori si muore di freddo e lui se ne sta li nel suo giubbotto di pelle con la sua faccia solita un po’ sfrontata. Come lo trascina in casa, Damon non le da nemmeno la possibilità di fare i convenevoli soliti che si tuffa già sulle sue labbra soffici, baciandola con ardore tanto che Elena, avvolta nel suo maglione di lana, sente improvvisamente caldo.

 

-Fuori si gela-

-Ora va molto meglio-

 

Continua a baciarla conducendola lentamente verso il salotto, a quel punto Elena si svincola dalle sue labbra pericolose, sente che sta perdendo il controllo e non è ancora pronta per quel passo, non se prima non capisce come stiano davvero le cose tra loro.  Così con lui che la stringe e le bacia il collo lo trascina verso il divano su cui si siedono.

 

-Allora, cosa avete deliberato con i due moschettieri?-

-Tuo fratello ha proposto di andare in centro-

 

Damon cruccia lo sguardo perplesso.

 

-Mio fratello????E quale? Ne ho uno più sveglio del minore chiamato Stefan?-

 

Elena ridacchia e poi gli da un piccolo pungo sul petto nel quale si trova rannicchiata.

 

-Scemo….invece è stato proprio lui…probabilmente ha una ragazza alla quale ha dato appuntamento….-

-Uh, sono sempre più sconvolto-

-Smettila-

-E sentiamo, sareste voi tre?-

-E Matt e Kai….-

 

Sente Damon irrigidirsi leggermente, non ne hanno mai parlato se non con qualche sua burla, ma sa che suo fratello sta tentando di appiopparla ad uno dei suoi due amici nerd.

 

-Cos’è un appuntamento?-

-No che non lo è-

-Beh mi pare proprio di sì, ve li scambiate tu e Caroline o sono entrambi per te?-

-Damon…-

 

Lo ammonisce gentilmente, ma lui sembra parecchio infastidito.

 

-Sto solo domandando Elena-

-Tu non puoi fare il geloso-

-Non sono geloso-

-Ah no? Perché mi pare di sì invece-

-Dico solo che hai molte alternative, fai pure-

 

Lei si scosta, irritata da questo suo atteggiamento.

 

-Non mi interessano, lo sai bene-

-Non devo dirti io cosa fare-

 

Lei si alza di scatto.

 

-Ma perché ti comporti così da stronzo? Ti ho solo detto che verranno, non che voglio andare a letto con loro!-

-Sei libera di fare come ti pare-

-Ah, sono libera allora?-

 

Lo sguardo pericoloso di sfida che gli sta lanciando lascia per un attimo Damon senza parole, no che non lo è, è terribilmente innamorato di lei e non sa come fare a dirglielo, proprio come un ragazzino alle prime armi, ma Elena lo spiazza, lo disarma, lo rende di una vulnerabilità che gli fa paura. Per la prima volta Damon ha una fottutissima paura di perdere qualcuno, di essere respinto; lui che le conquistava tutte senza troppi pensieri si ritrova inchiodato a terra da due occhi da bambi di questa ragazzina che lo ha sconvolto totalmente.

Si muove appena, alzandosi dal divano.

 

-Non spetta a me dirti cosa puoi o non puoi fare, sei grande abbastanza-

-Ma perché fai così? Io avrei voluto invitarti, chiederti se volevi venire con noi…-

-E cosa dovrei farci con 5 ragazzini Elena?-

 

Il tono sprezzante, adesso, l’ha ferita veramente. E si è già pentito di quel che ha detto, lo vede che ci è rimasta di merda, con il volto tirato e gli occhi liquidi che sfuggono dai suoi; lei si stringe appena nel maglione e si sposta una ciocca di capelli.

 

-Bene…ho capito-

-No, aspetta io…-

-Adesso per favore…vattene-

 

Gli occhi azzurri si allargano colpevoli e stringe una mano a pugno trattenendo la rabbia verso se stesso.

 

-Come vuoi-

 

Senza colpo ferire la supera svelto arrivando alla porta sulla quale esita un istante, rotto dentro dalla respiro tremante di lei che prelude un pianto del quale sente già bruciare sulla pelle le lacrime da lui causate e dalla sua stupida gelosia. Quando la porta si chiude la ragazza sussulta lasciando che una lacrima le solchi il volto; si sente così stupida, così irrimediabilmente innamorata di un idiota che la tratta a pesci in faccia ogni volta che gli pare e lei non riesce a fare a meno di lui comunque. Sospira a fondo fin quando il campanello della porta la risveglia; si asciuga svelta con una mano le lacrime e va ad aprire.

 

Damon è lì, con lo sguardo sconvolto e pieno di una luce indescrivibile, ed il cuore di Elena galoppa forte nel petto.

 

-Elena io non voglio che tu vada con uno di quei due scemi, io non voglio che tu vada proprio con nessuno che non sia io…-

-Damon-

-Sono un egoista, un idiota che è innamorato e ha una dannatissima paura ad ammetterlo-

 

Lei resta immobile con la testa che gira, confusa da tutto. Non è sicura di aver capito cosa le abbia detto o forse è solo uno scherzo di pessimo gusto, ma le sue gambe tremano così tanto che potrebbe cadere se non fosse per quel passo che riesce a fare senza nessun reale controllo sul suo corpo. Stacca la mano dalla porta e si getta sulle labbra di Damon senza dargli la possibilità di dire nulla e lo bacia come forse non ha mai fatto prima di quel momento.

Damon prende il suo volto tra le mani, illuminato dalle lacrime e da un sorriso incontrollato.

 

-Quindi, mi perdoni?-

-Dipende da quale Damon me lo chiede…-

-L’idiota del tuo ragazzo-

 

Adesso le iridi scure si allargano sensibilmente e un piccolo sorriso di stupore le solca il volto. Poi cerca di assumere un tono duro e irato.

 

-Chi ha detto che sei il mio ragazzo?-

 

Anche lui sorride allungandosi per baciarla ancora.

 

-Oh Elena…sei così bella quando ti arrabbi-

 

E così tra un bacio e l’altro hanno definito il loro rapporto ed Elena potrà finalmente dire a Caroline che non è intenzionata a dare alcuna possibilità a nessuno, perché lei è felicemente innamorata del suo ragazzo.

 

 

***

 

Il continuo vibrare del cellulare induce Nadia ad abbandonare il sonno profondo in cui era crollata e a far sguisciare un braccio da fuori le coperte rabbrividendo appena per l’insolita aria fredda che aleggia nella sua stanza. La camera è gettata nella penombra, ma la luce del mattino inoltrato tenta di farsi spazio tra le fessure delle persiane nel tentativo di svegliarla definitivamente; così la ragazza, dopo vari sospiri, afferra il telefono tornando tuttavia a rannicchiarsi sotto alle coperte, illuminando le lenzuola con la luce del display.

 

Ci sono circa 68 messaggi nella chat con Claire e Kayla, per lo più di robe inutili come gossip o commenti sulle ultime scemenze scritte da qualcuno che lei non conosce su Facebook, fin quando non risale alle risposte delle ragazze al suo messaggio scritto prima di andare a dormire “ho l’ok di zia Care” che ha scatenato nelle due – Claire in primis- una frenesia da festa di compleanno.

Risponde velocemente a tutti i quesiti che riesce a recuperare tra i mille messaggi e dopo si dedica alla conversazione al sapore di miele con Alec che le ha mandato un messaggino di buongiorno. Sono stati fino a tardi a scriversi, nonostante avessero passato la serata insieme a cena; ma si sa che a quest’età diventa vitale come respirare lo stare a cercarsi in modo quasi morboso. E teme, Nadia, che si verranno presto a noia a fare così, ma per adesso non ci pensa troppo e commenta con lui il fidanzato di Bonnie e la follia organizzativa di Claire di cui è terrorizzata. Quando blocca il telefono e si alza dal letto, areando la stanza fredda non prima di essersi avvolta nella vestaglia con i gatti, tocca il termosifone constatando quanto sia gelido. Ci saranno 15 gradi in camera sua.

 

Così esce in corridoio in cerca di suo padre che, a quanto pare, è uscito. Si lascia andare sul divano e fissa il soffitto perplessa, suo padre non è tipo da uscire la domenica mattina piuttosto di solito aspetta come un avvoltoio che lei si alzi per proporle pranzi insieme o altre robe che abbiano come scopo un momento padre-figlia, dunque dove cavolo sarà andato? Ripensa casualmente alla sera precedente e per un istante, si trova a riflettere che non ha osservato molto lui ed Elena, anzi non li ha visti interagire praticamente mai ed il tutto è strano, visti i mesi appena trascorsi.

O forse ha ragione Alec sul fatto che – da quando ha parlato con suo padre- sia diventata più paranoica di prima, o magari più attenta.

Il rumore delle chiavi nella porta la risveglia e si porge appena dal divano per osservare suo padre varcare la soglia di casa.

 

-Ciao papà-

-Ehi tesoro-

-Dov’eri?-

 

Damon posa le chiavi sul mobiletto vicino all’ingresso e riflette su una risposta che si era già preparato. Odia mentire a sua figlia, ma non vuole nemmeno turbarla inutilmente.

 

-Ero uscito a fare colazione, poi sono passato da tuo zio che doveva pulirmi la ferita perché mi è partito un punto, ma tutto a posto…ti ho preso un dolcino-

 

La ragazzina si alza e lo raggiunge avvolta nella coperta scrutandolo attentamente con sguardo preoccupato.

 

-Come hai fatto a farti partire un punto????-

-Eh succede, è una parte che sollecito parlando-

-Allora dovresti parlare meno papà…lo dico per te-

 

Damon sorride, ripensando a chi – quella mattina – gli ha sollevato quella stessa obiezione.

 

-Ah volevo dirti….non ti pare che faccia stranamente freddo in casa?-

-Dici?-

-In camera mia si gela-

 

Si dirige al termostato e nota che la temperatura non è calata.

 

-Strano, vado a controllare il termosifone…tu vestiti che usciamo-

-Con questo freddo?-

-Beh avvolta così di che hai paura-

 

Nadia fa una smorfia e poi lo supera dirigendosi in bagno; più tardi Damon realizza che il termosifone di Nadia necessita di un piccolo intervento, chiamerà domani Matt che ha una ditta che gestisce grossi impianti e si farà mandare qualcuno.

 

 

***

E: “Ci siamo visti…a colazione”

C: “O cielo”

B: “Dai non cominciamo…raccontaci”

E: “Premetto che non era programmato, è stato un caso…ma dovevamo parlare”

C: “Immaginiamo “

E: “All’inizio…beh c’è stato il solito imbarazzo, io gli ho ribadito che questa situazione tra noi non fa che generarmi ulteriore confusione, che non mi aiuta e io devo capire che sta succedendo con Aaron”

B:”Se davvero gli hai detto queste cose sei stata brava!”

C: “Macchè brava…era il minimo!!!!”

C: “Comunque, lui che ha detto?”

E. “Grazie Care…. Per quel “era il minimo”

B: “Ragazze arriviamo al punto”

C: “Non posso dirti quello che non penso, sei grande non ci sono più scuse che tengano”

B “RAGAZZEEEEE”

E: “Non ho detto questo, ho solo fatto presente l’unica cosa che so adesso e cioè una benemerita mazza”

C: “Non cominciamo con questa storia…”

E:”Quale storia”

B.”VI PREGOOOO”

C. “Va bene…va bene, allora lui che ha detto”

E: “Lui….è stato Damon…a tratti gelido, ma ha capito”

C:”Se va beh….ma chi ci crede”

B: “Non condivido il tono insofferente ma concordo con Care…”

B: “sappiamo che non è il tipo che lascia perdere perché glielo dici te”

C: “E poi intendiamoci…avrei voluto vedere la convinzione con cui glielo hai detto”

E: “E’ bello questo scambio di opinioni, utile soprattutto”

B: “Ti diciamo quello che pensiamo”

C: “Ti stiamo esprimendo il nostro parere..”

C: “Esatto grazie Bon….”

B. “Che altro è successo”

E. “Cioè?”

C: “Come vi siete salutati”

E: “Che domanda sarebbe!”

B e C “ONNOOOOO”

B: “Che avete combinato”

C:“Elenaaa????”
E: “Ma si può sapere che cosa vi agitate??? Ma che vi prende?”

C: “Stai facendo la gnorri….avete combinato qualcosa, non ce la racconti ti conosciamo, sei troppo telegrafica”

E:”Stiamo scrivendo, cosa altro dovrei essere?”

B.” Ti prego è domenica per tutti, diccelo e basta!”

 

Elena si morde un labbro, dannazione ma da cosa lo avranno capito?

Hanno mangiato, lui le ha rubato un pezzo di cornetto ai frutti di bosco e lei gli ha bevuto il cappuccino di soia, hanno parlato della festa di Nadia, dei ragazzi, del tempo e poi….poi Elena quel discorso glielo ha fatto davvero, e lui sembrava anche capire, peccato che mentre erano a quel tavolino in un angolo riparato, in una zona dove nessuno li conosceva e lei si concentrava in discorsi seri, lui continuasse a fissarla intensamente, facendo casualmente scivolare una mano verso la sua, sfiorandole le dita, toccandole le ginocchia con le sue, mandandola in crisi ad ogni sorriso o sussulto. E quando sono usciti con la tensione a scaldare la pelle e accelerare i battiti si erano ritrovati a passeggiare per il quartiere fino ad un piccolo parco frequentato solo da qualche corridore della mattina, o anziani intenti a portare a spasso il cane finché Damon non era stato Damon e aveva fatto una leggera smorfia a causa del dolore della botta e lei si era avvicinata per guardarlo meglio, arrivando con una delicatezza quasi commovente a baciare la sua ferita, respirando improvvisamente in modo irregolare contro la pelle fredda di lui.

 

E gli occhi si erano trovati, il cuore impazzito, la carne liquefatta al punto che Elena non ricorda esattamente come le sue labbra siano finite contro le sue cercandolo irrequieta. Aveva sorpreso lui e anche se stessa, ma non ne poteva più in quel momento e così si era lasciata andare. E Damon aveva smesso di preoccuparsi della botta, stordito da lei al punto da aver approfondito il bacio impegnando troppo la sua mascella sofferente finché non gli era partito un punto, costringendoli a staccarsi e a provvedere quanto prima a portarlo da Stefan.

 

C:”Non me la sento di commentare!!!!!Ecco cosa diavolo aveva combinato”

B:”……”

E: “Ok ragazze so già quello che state pensando e lo capisco”

C. “Credimi Elena, è bene che tu NON SAPPIA quello che sto pensando!!!!! E tutto il discorso che gli hai fatto????”

B: “Almeno a questo giro non ci ha detto cose tipo: chissà perché è successo”

E. “GRAZIE, sempre molto comprensive”

C: “Se non potete stare buoni due secondi come faccio ad affidarvi l’intera serata per la festa di Nadia????”

E: “Beh intanto potevi consultarmi prima di fare promesse del genere”

B. “Adesso di che parlate”

C: “Mi era sembrata un’occasione per farvi stare insieme in un luogo affollato, alla presenza di persone capaci di tenervi a distanza di sicurezza e poter parlare, ma evidentemente non è sufficiente!”

B: “Niente lo è mai stato….non ricordo una volta…ah sì quando lui è partito”

E. “Avete finito? So che ho fatto una cazzata, ma volevo farla! ok?”

 

Elena sbuffa irritata e blocca il telefono tornando con lo sguardo ai fornelli, rischiando quasi di far bruciare il sugo troppo presa dalla loro conversazione. In sottofondo sente le voci dei maschi di casa, intenti a guardare una partita; meglio così, avere Aaron che girella intorno a lei indagando sulle sue conversazioni sarebbe ingestibile. Ovviamente dovrà cancellare quella conversazione dal gruppo.

Il silenzio che segue la insospettisce un po’, fin quando non legge Caroline sta scrivendo che potrebbe essere sostituito con sta imprecando.

 

C: “Questo è un progresso”

B:”Anche bello grosso”

C:”Faccio subito lo screen di questo messaggio”

B:” Brava anche io”

E: “Ma di che state parlando, adesso cosa vi prende”

C: “Oh niente Elena, siamo genuinamente stupite”

B:”Già, insomma è un passo, non si sa in che direzione ma lo è”

E. “Potreste spiegarmi??”

C: “MMM”

B: “Care spiego io”

C: “Ok”

B: “Hai appena ammesso di aver voluto baciare Damon….insomma da parte tua è una ammissione notevole, fino ad ora eri tutta intenta a negare qualunque cosa e addirittura ad imputare i tuoi gesti a chissà quale disturbo della personalità, il fatto che coscientemente riconosci di volerlo è un passo”

E: “Quindi….non siete arrabbiate?”

C:” Quoto Bonnie e ti rispondo…”

B: “Certo che no!”

C: “Non lo siamo, non è quello il punto lo sai, tu speri che noi ci arrabbiamo così da poterti sentire in colpa e in questo modo essere più la Elena martire, invece che l’Elena umana, non ci interessa farti le parti ..”

B:”Ci interessi tu e quello che provi…e ti dirò una roba che tipo mi sono appena guadagnata un appartamento all’inferno”

C: “Esatto noi saremo sempre dalla tua parte”

B: “Se pensi che per chiarirti le idee hai bisogno di stare più con Damon…allora fallo, non esiste un manuale di istruzioni…”

C:”SOprattuto per casi come il vostro…non è una semplice scappatella, lo sappiamo bene”

E: ”Non voglio una relazione clandestina, non voglio un amante”

B: “Non è quello che ti stiamo dicendo di fare, ma Damon manca dalla tua vita da troppo tempo e in questi mesi a piccoli tratti gli hai concesso degli spazi…”

C: “Forse è giunto il momento di conoscerlo davvero, questo Damon. Anche con lo sforzo – magari – di non saltarvi addosso, ma scoprirvi un rapporto”

B. “Concordo con Care…per amare bisogna conoscere…”

C. “Ricordi quando ero in quel periodo di crisi con Stefan? Che non sembrava esserci più calore, o interesse…e tu mi hai chiesto: ma tu quando con la coda dell’occhio guardi al futuro, è lui che vedi? Fatti questa domanda su Aaron…pensando alla Elena di adesso, non di quella di 20 anni fa. I rapporti non ripartono per un nostro sforzo o una nostra strategia, ma per la pazienza di lasciare che il tempo e l’affetto riaggiustino le cose”

E. “Ok, adesso voglio piangere….sono tutte cose vere…”

B:”Piangi se vuoi piangere, che problema c’è? Basta che tu sia grande! Nel senso di donna, non  hai più 15 anni…quindi sii consapevole di questo

E: “Grazie ragazze….vi voglio bene”

B:” E di che…ci devi un pranzo!”

E:”Garantito….e Care conta su di me per la festa di Nadia”

C: “Perché, pensavi di avere scelta?”

 

Sia Elena che Bonnie inviano mille faccine che ridono a crepa pelle perché Caroline è unica nel suo genere, e lei è fortunata ad avere due amiche così autorevoli nella sua vita che non le fanno sconti di nessun tipo senza mai avere un grammo di giudizio nei suoi confronti. Sospira e torna a dedicarsi al pranzo della Domenica, iniziando inconsciamente a riflettere su quanto loro due le hanno detto.

 

 

***

 

Quel lunedì mattina Damon resta a casa in attesa di un idraulico di Matt che arrivi per sistemargli il termosifone, dovrebbe passare intorno alle 11, orario infelice che gli spezza la mattinata così ne approfitta per passare in farmacia e comprare quell’antibiotico che gli ha prescritto Stefan, visto che la ferita si è un po’ infettata. Arriva in farmacia e, mentre è fila in attesa del suo turno, sente il telefono vibrare nelle tasche dei pantaloni; così lo sfila e trova un  inaspettato messaggio di Elena.

 

“Ciao, dove sei?”

“Ciao a te….in farmacia”

“Perché? Stai male?”

“Mi ha fatto un po’ infezione la ferita”

“Mi dispiace….”

“A meno no…”

 

Esita a rispondergli, sa bene come giocare d’effetto le sue carte. Ma chissà perché gli ha scritto.

 

“Comunque, allora niente..”

“? Avevi bisogno di qualcosa?”

“No no è solo che….beh ho un appuntamento di lavoro in zona casa tua e… mi sei venuto in mente…”

“Adesso?”

“Beh…sì..”

“No intendo, adesso hai l’appuntamento?”

“No più tardi, ora sono a sbrigare una cosa in tribunale e poi invece di andare in ufficio vado diretta all’appuntamento”

“Quindi sei occupata tutto il tempo…”

“In realtà qui in tribunale ho quasi finito…ma non mi merita andare in studio visto che sono in zona, altrimenti devo attraversare tutto il centro…”

“Allora potremmo…prendere un caffè…”

 

Quel online di Elena che dura per un tempo che a lui pare infinito, lo sta letteralmente corrodendo per l’ansia; così mette il telefono in tasca e si accinge ad arrivare al banco per chiedere il suo farmaco, nell’attesa di un cenno di lei.

Infondo Elena, ma lui non può saperlo, mirava alla possibilità di vederlo, forse per provare a dar credito a quanto le hanno suggerito le sue amiche.

 

“Potremmo….”

“Ti va bene da me tra una mezz’ora?”

“Si potrebbe fare anche fuori…”

“Si, ma deve venirmi l’idraulico a casa e casomai arrivasse prima dell’orario stabilito”

“Perfetto, nessun problema”

 

Oh sì che è un problema, Elena lo sa bene. Vuole evitare i luoghi troppo privati, ma alla fine Damon ha una mascella tumefatta quindi quello basterà a porre delle distanze tra loro.

Spera.

 

 

 

Sarò brutalmente sbrigativa, questo periodo è impossibile. Scusatemi davvero, ho l’esame di stato per avvocato e sono indietro all’inverosimile e tipo 3000 pagine (contate) da studiare….quindi abbiate ancora pazienza…è stato un anno assurdo questo, tra questioni personali, lavoro, rimettersi a studiare. Difatti, ciao alla mia vita sociale…si spera di chiuder presto e riavere un attimo di respiro. Ma nei buchi qualcosa ogni tanto riesco a scrivere (e quante storie che vedo e che vorrei leggere ma davvero non ho tempo nemmeno per dormire!!!).

 

Vi voglio bene, siete grandi, tutte!!!

Baci pieni di scuse

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Il compleanno ***


Il compleanno

 

Ci sono riusciti, stavolta, a trascorrere del tempo insieme parlando come due adulti curiosi di conoscere un po’ di più l’altro, provando a non far emergere l’astio o la tensione, o semplicemente non riducendo tutto ad un puro istinto sessuale.

 

Sono stati nel piccolo soggiorno di Damon a bere un caffè, lei che gli ricordava di prendere l’antibiotico e stare attento alla ferita, lui che voleva sapere di più del suo lavoro, delle sue giornate, di quello che la rende viva e appassionata. Perché questo era un tratto tipico loro quando stavano insieme; il bisogno di raccontarsi, scoprirsi, coinvolgere l’altro nella propria vita, tra le cose di tutti i giorni. E così quell’ora è passata così in fretta che Elena nemmeno si era accorta di far tardi all’appuntamento di lavoro e da quanto tempo non le capitava di non fissare l’orologio o preoccuparsi delle mille cose da fare durante la giornata.

E si è domandata Elena, mentre lo salutava un po’ incerta, con lui che la punzecchiava sull’essere una scocciatrice che deve polemizzare sulla disposizione della sua cucina, se il Damon di adesso le potrebbe alleggerire il carico di fatica delle sue giornate, esattamente come quando erano ragazzi; perché a 16 anni i problemi – quelli veri, faticosi, che ti tengono sveglia la notte e ti rubano il sonno- non esistono, non devi preoccuparti di mettere a tavola i figli tutti i giorni, che loro stiano sempre bene, che in qualche modo si pagheranno tutti i conti a fine mese, che quella situazione di lavoro si risolverà.  Ed è quando la vita stringe, morde, ti sfianca e stanca, che si gioca la partita con la persona che ami e ti sei scelta per andare avanti nelle sfide di tutti i giorni, che ti accompagna e divide con te il carico.

 

E negli ultimi anni – parecchi ormai- Elena si è sempre sentita più sola. Non ne fa una colpa ad Aaron, può darsi che anche lui si senta solo, come se avessero preso a camminare su marciapiedi diversi, nella stessa strada, ma lontani.

Troppo.

E forse solo i primi anni, quelli fatti di entusiasmo, cose da fare, da imbastire, di novità e promesse, sono stati vissuti insieme fino infondo.

 

Quindi sì, adesso che Damon le afferra dolcemente l’avambraccio per tirarla verso di sé e posarle un bacio su una guancia, si domanda Elena se con lui sarebbe stato lo stesso, o magari più faticoso.

Ma si è detta che non può aver fretta di indagare, dovrà procedere a piccoli passi, uno dietro l’altro, ed osservare quel che accade provando a non aggravare le cose tra loro, lasciando che si svolgano senza forzare la mano, scrivendo a Damon quando avesse avuto voglia di sentirlo e trovandosi a sorridere nel momento della giornata in cui poteva arrivargli un suo messaggio.

 

E sono andati avanti così, nella discrezione ed intimità, fino al compleanno di Nadia. Non si sono visti mai in quei dieci giorni a causa dei molti impegni di lei, tra il lavoro e con Aaron in partenza per l’università Elena aveva il doppio del lavoro da fare dovendo sempre prendere lei James da scuola o dagli allenamenti.

 

Così adesso è quasi agitata, si sono sentiti quasi tutti i giorni, ma non lo vede da quella mattina a casa sua ed è molto nervosa, proprio come se fosse un appuntamento – con circa 30 ragazzi annessi.

 

****

 

5 Dicembre

 

La cena si svolge a buffet e la casa è stata arredata da Care e Nadia a festa, inoltre hanno fatto un pranzo di famiglia solo con lei e Damon per festeggiarla prima che gli zii partano per il loro week end romantico e poi il pomeriggio lo hanno passato ad allestire tutto. Nadia non ha fatto che ringraziarli mille volte, ma a Caroline è bastato vederla contenta, ed è felice di vedere che le sono piaciuti anche gli orecchini che le hanno regalato, visti insieme un pomeriggio che Caroline l’aveva portata con sé dal parrucchiere e passando per negozi li aveva visti.

Adesso è quasi tutto pronto, hanno già portato Matty da Rebeka e Matt che lo terranno per la notte, mentre Julie sta alla festa della cugina.

 

-Ok, Damon è andato a ritirare il ghiaccio che avevamo ordinato, il resto è tutto sistemato-

-D’accordo-

-Mi raccomando Elena, evita che mi devastino casa-

 

Elena sorride.

 

-Non ti preoccupare-

 

Elena è sulla porta con Nadia che abbraccia gli zii, quando è arrivata Damon era già uscito, così non lo ha ancora visto.

 

-Grazie ancora-

-Oh tesoro, ora basta ringraziare! Goditi la festa, dì ad Alec di fare un sacco di foto e poi voglio tutto il resoconto!!-

-Assolutamente-

-Divertiti!-

 

Caroline le schiocca un bacio materno sulla fronte e poi lascia che Nadia raggiunga Alec intento a sistemare la musica; le donne si guardano sorridenti, poi gli schiamazzi di James e Julie attirano la sua attenzione alle sue spalle seguita da Caroline.

 

-Soprattutto, controlla quei due-

-Perché?-

 

Stefan arriva in quel momento con la loro valigia e da un bacio sulla tempia alla sua migliore amica.

 

-Elena, in bocca al lupo con le belve-

-Esagerati-

-Cosa? Julie è da una settimana che non fa altro che parlare di questa festa, non ci sono alcolici ma sono certa che abbia intenzione di puntare qualche amico di Nadia, e io voglio saperlo!-

 

Caroline sorride pimpante mentre si mette il cappotto, suscitando un verso di fastidio del marito.

 

-Che ne dici se evitiamo proprio che Julie pensi ai ragazzi???Mi sembra troppo piccola-

 

Lei ed Elena scoppiano a ridere e la mora gli tira un pinzo sulla guancia con fare derisorio; intanto Caroline apre la porta non appena suo marito si è infilato il cappotto.

 

-Oh ma che carino, sei geloso-

-Sì lo è-

-Smettetela, mi sembra che qui sia io l’unico adulto a controllare tutto-

-Non dovevo essere io??-

 

Una voce alle spalle di Caroline entra nella conversazione; una voce che Elena conosce bene e che stava attendendo con più ansia del previsto, dato che adesso che il tono roco le ha sfiorato da lontano la pelle sente il cuore iniziare a correre troppo velocemente e si irrigidisce appena. Non in modo negativo, ma perché emozionata all’idea di rivederlo. Ed improvvisamente le sue guance si scaldano e quel dolcevita di lana che prima le sembrava non tenerle caldo, è diventato rovente a causa della sua pelle scaldata da lui.

Si porta una delle braccia che aveva incrociato all’altezza delle clavicole, tentando di allentare con una mano la pressione della stoffa che la sta letteralmente soffocando.

 

Gli occhi di ghiaccio si fanno spazio tra i presenti, mentre entra in casa con le confezioni del ghiaccio e subito Stefan lo aiuta con il resto che è in auto; intanto Caroline osserva la scena di loro due che si vedono e trovano. E non c’è verso che questa situazione non precipiti, non quando le iridi limpide di Elena si accendono riempiendosi di lui e smettendo anche di parlare, troppo presa da lui che, di nuovo, sembra essere tutto il  suo mondo.

Questi sguardi, Caroline, li conosce bene.

 

-Ehi-

 

Damon butta fuori quel flebile saluto come se avesse corso per ore e adesso si fosse finalmente fermato.

 

-Ehi-

 

Elena, totalmente incantata, prova a trattenere quel sorriso che preme per curvarle le labbra e sì, non stava aspettando altro che lui. Ancora una volta. E rimarrebbero così persi nell’altro, col ghiaccio si scioglie e il tempo che scorre se non fosse per Stefan che, scaricata l’ultima scatola, li interrompe bruscamente.

 

-Allora, ci siamo…-

 

Caroline continua ad osservarli non sapendo se ridere o decidere di restare, ma alla fine prova a dar loro un minimo di fiducia e poi con i ragazzi presenti non faranno nulla di avventato, spera.  I due salutano a gran voce i ragazzi che sono in salotto e poi fanno le ultime raccomandazioni ai due adulti, per poi finalmente uscire.

Quando Damon chiude la porta, sospira.

 

-Oh, adesso che mamma e papà se ne sono andati, possiamo dare inizio alla festa-

 

Elena piega appena la testa di lato.

 

-Oh, molto maturo-

-Dato che dobbiamo supervisionare, almeno godiamocela…-

-Sarebbe?-

 

Lui si toglie il giubbotto e si dirige in cucina seguito da lei, hanno ancora circa un quarto d’ora di tregua prima che inizino ad arrivare gli invitati.

In cucina Damon prende due bicchieri da vino e la bottiglia che aveva già sgraffignato dalla riserva di suo fratello, aprendola.

 

-Intanto, cominciamo col darci energie per affrontare questa serata-

 

Le allunga un bicchiere che lei afferra senza smettere di guardarlo.

 

-Sempre peggio, stai regredendo ai vent’anni-

-Meglio venti che quindici-

 

Le regala uno di quei mezzi sorrisi che gli solcano il volto con quella mortale fossetta, sparita ultimamente sotto la barba incolta e che adesso riemerge a rubarle il respiro. Ed ecco che l’aria inizia a scaldarsi, i loro battiti ad accelerare un po’ e gli occhi a bruciare febbrili per l’altro.

 

-Quanto pensi che dovremo presenziare? Insomma….è pressoché inutile stare tipo guardiani in mezzo a loro…-

-Io direi di attendere che siano tutti arrivati per fare anche pubbliche relazioni coi genitori, poi magari mangiare almeno le prime portare con loro e una volta che avrò messo il primo sul tavolo direi che possiamo farci gli affari nostri fin quando non dovrà esserci la torta-

-Ottimo, concordo in pieno e….supponendo che avremo dovuto passare la maggior parte del tempo isolati al piano di sopra, ho predisposto la nostra postazione in mansarda…-

 

Elena alza un sopracciglio, adesso curiosa di conoscere il suo piano.

 

-E…sarebbe?-

 

 Beve un sorso di vino lanciandogli un’occhiata non volutamente allusiva che la fa pentire l’attimo dopo di aver calcato eccessivamente il tono.

Lo capisce dallo sguardo di Damon che si accende stuzzicato mentre piega leggermente il volto verso il basso per nascondere un sorrisino compiaciuto.

 

-Beh…non avere fretta Gilbert-

 

Elena sta per ribattere, ma il suono del campanello seguito da un “stanno arrivando!” di Nadia rompe l’idillio e obbliga i due a posare i bicchieri ed entrare nei panni dei perfetti adulti supervisori.

Via via che i ragazzi arrivavano, Elena e Damon si alternano alla porta per interagire coi genitori, mentre l’altro fa accomodare i ragazzi, o rifornisce l’aperitivo di patatine, salatini e tartine, o gestisce l’immensa quantità di cappotti che va ad accumularsi.

Ed Elena ha dovuto desistere dal mettersi in mezzo quando la onnipresente Skyler Finn si è presentata alla porta proprio quando era il turno di Damon accogliere.

 

-Se sei in comodo potresti aiutarmi con questi -

 

Damon – dopo un quarto d’ora abbondante di molestie verbali subite da Skyler - ha raggiunto Elena in cucina, intenta a riempire l’ennesimo vassoio coi crostini preparati da Caroline e Nadia. Lui la osserva perplesso, non capendo cosa la infastidisca visto il tono risentito che ha usato verso di lui.

 

-Come?-

-Beh devo fare tutto da sola o pensi di darmi una mano?-

-Ma…credevo di farlo….gestendo i genitori-

 

Lui alza un sopracciglio confuso e si avvicina a lei per prenderle il vassoio.

 

-Si ma devi salutarli, non intrattenerli con i tuoi racconti-

-Ma di che parli-

-Niente….porta questo-

 

Lei fa per porgergli il vassoio, ma lui, improvvisamente illuminato sulla ragione della sua stizza, le si avvicina pericoloso ed anche visibilmente compiaciuto, spostandole leggermente i capelli lunghi lasciati sciolti, fino a scoprirle una porzione di pelle diafana messa ancor più in risalto dal suo golf bordeaux. Elena sussulta appena, colta alla sprovvista ed è già pronta a protestare, o meglio, lo sarebbe se solo la sua bocca ricevesse l’input dal cervello, invece di restare in silenzio, connivente a quel suo gesto impulsivo e pericoloso.

E decisamente perde ogni capacità cognitiva quando il respiro caldo le accarezza il lobo dell’orecchio, provocandole un eccessivo aumento dei battiti.

 

-C’è solo una donna….che vorrei intrattenere-

 

Elena deglutisce a forza, pregando alla sua testa ed alle sue ginocchia tremolanti di non abbandonarla proprio in quel momento; perché se non fosse per i ragazzi, per la situazione, per tutte le circostanze a loro avverse, è da un po’ che avrebbe voluto perdere il controllo con lui.

Quando lo sente allontanarsi, una leggera corrente d’aria fredda la sfiora facendole recuperare la lucidità persa e lo fulmina con lo sguardo mentre lo osserva uscire dalla cucina col vassoio di tartine, tentando inutilmente di far passare il calore che le sta avvampando il volto.

 

Più tardi, quando i ragazzi sono arrivati tutti, la musica è sistemata e le teglie con il primo sono al caldo in forno, Damon ed Elena comunicano ai figli che si ritirano in mansarda per lasciarli liberi.

 

-Bene, allora togliete un po’ di piatti usati che sono sparsi dappertutto e poi portate la pasta, ti conviene far te le porzioni Nadia, se lasci la cosa in mano agli altri faranno sicuramente un pasticcio-

-D’accordo, grazie, mi farò aiutare dalle ragazze ad impiattare-

-E chiamami se hai bisogno-

 

Nadia sorride imbarazzata alla mamma di Alec, chiamato a rapporto dai due adulti. Intanto nello sfondo i loro amici mangiano, chiacchierano e ridono contenti.

 

-State attenti che non manchi da bere e il ghiaccio è nel congelatore-

-Noi siamo in mansarda….evitate di mettere la musica troppo forte altrimenti i vicini si indispongono-

-Non ci avevi parlato?-

-Sì certo, ma non andiamo oltre una certa ora e soglia di volume-

-Ok-

-E…tenete d’occhio Julie e James, che non so dove siano andati…-

-Erano a cercare dei giochi da fare tutti insieme-

-Ok, non distruggete niente-

-Sì abbiamo capito-

 

Nadia rotea gli occhi scuri verso suo padre e poi fanno loro il gesto di andarsene, non vedendo l’ora di poter stare con gli amici senza gli adulti tra i piedi. I due li osservano salire su e poi tornano dal gruppo.

 

***

 

In mansarda Elena ha portato un po’ di pasta e Damon vino e bicchieri, c’è il divano letto e la tv, oltre ad uno spazio con scrivania e pc ed una ampia finestra da cui filtra la luce lunare. E’ la zona dedicata ai ragazzi, dove Julie e Matty giocano o studiano. Elena posa tutto sul tavolino davanti al divano mentre Damon accende la tv.

 

-Allora, cosa mi proponi?-

-Oh beh, abbiamo i grandi classici – una serie di Frak Capra, western – o più moderni se vuoi-

-Oh, ce l’hai “Accadde una notte”?-

-Certamente…-

 

Damon sorride, consapevole di quanto quel film le piacesse, almeno un tempo quando lui le fece vedere un film di Capra ed Elena li volle guardare quasi tutti praticamente, scegliendo Accadde una notte come il suo preferito, sostanzialmente perché consacrò la scena dell’autostop. Lui scorre nel menù fino a trovare il film in bianco e nero e gli da il via, per poi andare a sedersi accanto a lei che gli porge il piatto di pasta.

Passano il primo quarto d’ora mangiando, commentando il film e osservandosi reciprocamente di sottecchi finché non finiscono la pasta, si mettono più comodi e iniziano a bere già qualche bicchiere in più. E lentamente, quasi come un inconscio desiderio di entrambi, si trovano spalla contro spalla, con le gambe di lei che si allungano per arrivare al tavolino e Damon, in un gesto neutro, gliele solleva per metterle sulle sue e poter posare le proprie mani sulle ginocchia, lasciandola leggermente sorpresa per quell’atto carico di intimità. Elena adesso che sente la pelle di lui contro la stoffa delle calze nere non riesce neanche più a seguire il film, continuando a far vagare lo sguardo dallo schermo, alle mani di lui fino a salire al suo volto dal quale poi scappa come una ragazzina imbarazzata. E ripete questo silenzioso percorso, alle volte indugiando di più, svariate volte fin quando Damon non decide di accogliere quel suo sottile e intenso richiamo muovendo leggermente le dita per disegnare invisibili cerchi sulla pelle scoperta dalla gonna, ma protetta dalla stoffa delle calze.

Il cuore di Elena batte così forte che teme lui possa sentirlo, come i respiri che si caricano irregolari e riempiono l’aria intorno a loro, fino ad isolare persino le voci del film che adesso nessuno dei due sta guardando. Ed è quando Damon si volta affogando nelle iridi nere, avvolte nella penombra della mansarda, che Elena capisce di essersi totalmente persa in lui.

Damon adesso, vinto dal suo sguardo fremente, allarga il braccio libero e lo porta dietro alle spalle di Elena, accarezzandole dolcemente i capelli e quel tocco la fa sciogliere, percependo tutta la sua tenerezza, perché le carezze di Damon possono essere eccitanti, ma sempre cariche di un amore che porta con sé tutto.

 

Non è parziale, non si da sono in parte a lei.

Se Damon la sfiora, o la guarda, o le parla, mette dentro tutto quello che prova, tutto quello che sente e che lo muove.

Non lascia fuori niente.

 

I loro occhi parlano più di quanto abbiano fatto loro due in tutta la sera e si raccontato quell’amore segreto e antico che ancora batte e scalpita per risorgere dalla polvere e dal tempo, anche adesso che lei si avvicina con lo busto per posare la testa contro il suo avambraccio e annusare il suo profumo, la sua pelle, per guardarlo più da vicino e perdersi nei suoi mari azzurri.

 

-Ciao-

-Ciao-

 

Damon sorride, di quei suoi rari sorrisi timidi che accendono cuore e anima, e che Elena non vedeva più e forse, neanche ricordava. Così la donna, dopo un profondo sospiro, di quelli che si fanno per buttare fuori l’adrenalina e smettere di far tremare le mani, che servono a calmare un po’ il cuore e riprendere il controllo, allunga leggermente il collo stanca di aspettare per ciò cui aspira da troppo tempo.

 

E lo bacia, leggera, delicata, quasi col timore di ferirlo, regolarizzando i battiti al ritmo dei suoi, ora che Damon reagisce facendo appena pressione ricambiando  il bacio di lei.

 

E forse, dopo anni, quello è di nuovo il loro primo vero bacio – senza rabbia, senza frustrazione, o cieco desiderio di divorarsi- dolce, delicato, carico di promesse e voglia di scoprirsi. Quello che ancora non è macchiato da niente, ma si arresta ad un assaggio di una felicità appena scorta tra le pieghe dei respiri. La mano di Damon ha smesso di carezzarle i capelli e si allarga per avvolgerle la nuca in modo da premere quelle labbra morbide ancor di più contro le sue mentre una mano di Elena si posa contro la sua guancia accarezzandolo, facendo attenzione a non toccare la parte ferita e tumefatta, per indurlo ad approfondire quel bacio e lui intuisce quello che desidera nel momento in cui le labbra in movimento iniziano a schiudersi per accogliere la sua lingua.

 

Ma a spezzare l’incantesimo sono i passi che arrivano dalla scala che porta in mansarda che li fa scattare brutalmente sull’attenti, obbligandoli a rimettersi immediatamente seduti.

E soprattutto, lontani.

Alec apre la porta della mansarda chiamando sua madre.

 

-Mamma….-

-Ehi-

 

Elena si ravvia i capelli osservando suo figlio con fare colpevole.

 

-Siamo pronti…possiamo portare il dolce-

-Oh, certo arriviamo-

-Ok vi aspetto giù-

 

Alec si dilegua ed Elena segue con l’orecchio i passi pesanti – e meno male, pensa – di suo figlio che corre al piano di sotto. Si passa la mani sul volto e poi, evitando quasi di guardare Damon, fa per alzarsi, ma lui le afferra un polso per tirarla verso di sé.

 

-Ehi, tutto bene?-

 

Lo sguardo preoccupato di lui la calma all’istante e si ammorbidisce in un piccolo sorriso incerto. Elena sa cosa sta facendo, o meglio, sa che ha scelto di tentare una strada tortuosa e pericolosa; così sospira e prima di alzarsi si allunga per baciarlo sulle labbra.

 

-Non chiedere-

 

Lui resta spiazzato dall’alone di tormento che scorge nel fondo dei suoi occhi comprendendone l’origine e per questo decide di non domandare oltre e si alza seguendola.

 

Ci sono state foto, auguri, regali, risate e quant’altro. Alla fine, Kayla, Claire, Colin e uno dei gemelli Parker – quello che flirta con Claire- sono rimasti anche a dormire, come conclusione finale del party per la gioia di Elena e Damon che potranno rimettere a posto cucina e salotto con i ragazzi che guardano film horror in mansarda, mentre Julie e James sono stati cacciati dal gruppetto grande e alla fine sono andati a dormire in camera di Matty dove c’è il letto a castello in cui dormivano lui e Julie quando lei era più piccola, prima che avesse una camera tutta per sé.

Mentre Damon dormirà nella camera degli ospiti ed Elena in quella di Julie.

 

Nessuno dei due è intenzionato a toccare il letto dei coniugi Salvatore.

 

****

 

Il ristorante dove l’ha portata suo marito è bellissimo, con una vista incantevole della costa ed il giorno dopo faranno una passeggiata sul lungo mare, stupendo anche d’autunno inoltrato. Era tanto che loro due non si concedevano un momento intimo senza figli, litigate sul possesso del telecomando, occhiaie, turni massacranti.

Solo loro due, come quando si sono innamorati con tutta la dovuta pazienza che è occorsa al tempo per farli avvicinare; ma ne è valsa decisamente la pena, pensa questo Stefan mentre osserva la sua bellissima moglie domandare al cameriere alcune delucidazioni sui dolci alla carta perché lei, da cuoca, vuol capire bene, non le interessano piatti dai nomi fantasiosi, vuole capire di che roba si tratti.

 

E’ valsa la pena tutto il loro tortuoso percorso, tutte le indecisioni, le litigate, le gelosie soffocate e le frecciatine di suo fratello o la cocciutaggine di Elena. E’ valsa la pena perché non c’è dubbio alcuno per lui che Caroline sia la sua persona, anche nei momenti duri, di crisi, quando il college li teneva lontani o i turni da specializzando lo assorbivano totalmente, quando non sapeva più se voleva fare il medico perché non aveva passato alla prima il colloquio con la commissione per l’abilitazione e lei era stata lì con pazienza e anche forza ad incoraggiarlo sempre.

Anche quando avrebbe voluto avere suo fratello con sé – pensa questo mentre contrae la mano dolorante, resa malconcia dall’urto con il mento di Damon - con i suoi assurdi consigli che non bastava sentire per telefono o in qualche email. Stefan ha sofferto in silenzio l’assenza di Damon, non lo ha mai detto a nessuno anche se a sua moglie non serviva certo domandarlo, per questo ad un certo punto si è attaccato ad Aaron, il ragazzo che frequentava Elena conosciuto al corso di storia al college e che si era offerto tante volte di ascoltarlo – per quanto Stefan parlasse- di consigliarlo, arrivando addirittura a non chiedere, ma offrirsi come suo testimone di nozze.

 

E mentre ripercorre il suo rapporto di amicizia non può fare a meno di sentire una nota amara perché per quanto voglia bene al suo fratello “acquisito”, lui non è Damon.

E non è neanche Elena.

Elena che, a modo suo, amando suo fratello glielo aveva restituito, in quegli anni in cui erano stati insieme al liceo, e anche adesso a distanza di tanti anni, era sempre stata lei –in modo stavolta più brutale – a restituirglielo, a ricondurlo a lui. Come un filo invisibile, un piccolo lumino nelle tenebre, era l’amore di Elena per suo fratello ad aiutarlo a trovare la strada verso di lui.

 

Per questo lo aveva colpito al parco, come per fargli capire, sentire, tutto il suo risentimento per essere scappato dall’altra parte del paese, egoisticamente ferito per non essere stato scelto da lui, lui che doveva fuggire da lei.

 

-Va bene?-

 

La voce acuta di sua moglie lo riporta coi piedi per terra ed alza gli occhi verdi su di lei che lo osservano adesso leggermente preoccupati al suo asserire un “mm?”.

 

-Che pensavi?-

-A niente-

-Ehi….-

 

Il tono ammonitore caricato della sua tipica dolcezza materna lo smuove appena, mentre continua a tendere la mano e ricontrarla in una sorta di piccola fisioterapia.

 

-Sto bene….pensavo solo…a Damon-

 

Lei vorrebbe ribattere con frasi tipo “a lui e non a me?” o “la tua mano è un doloroso promemoria”, ma intuisce che suo marito abbia necessità di condividere con lei quel macigno che lo affligge.

 

-Avanti…dimmi-

-Niente Care…è che questa situazione non può finire bene, non è possibile-

-Lo so, ma è la loro vita e devono scegliere loro-

-E io come devo comportarmi con Aaron? Come posso…come posso fare finta di niente?-

 

Eccolo lì l’uomo onesto e integro che ha sposato, è quello che più la commuove, ma non per la sua moralità – alta certamente – ma per l’ardore e la sofferenza reale che questo gli comporta.

 

-Capisco anche questo, come so anche che se e quando verrà fuori….la tua amicizia con lui ne risentirà, perché Damon è tuo fratello e questo prevale, prevale anche sulla tua amicizia con Aaron che non potrà passarci sopra. E so che questo ti ferisca e ti rattristi, ma non possiamo far nulla se non esserci per loro, tutti loro. Tu devi sentirti libero di amare Damon, ma anche di contraddirlo e di stare vicino al tuo amico se lui vorrà, questo non scordarlo-

 

Stefan la osserva affogando nei suoi oceani azzurrissimi e limpidi, pieni di genuinità, la stessa che lo ha fatto innamorare e sente un leggero sorriso increspargli il volto mentre la guarda.

 

-Ti amo-

-Ti amo anche io-

-Adesso però basta parlare di loro-

-Oh ti faccio vedere le foto che mi ha mandato Nadia, della torta! E ne ho alcune anche di Elena, vedessi quanto è carina nostra nipote! Ce n’è una immortalata da Elena dove si vede lei che mostra alle sue amiche gli orecchini che le abbiamo regalato!-

 

Stefan si allunga per guardare lo schermo mentre Caroline scorre le immagini e gli spiega nel dettaglio tutto, esaltandosi soprattutto per una dove Nadia sta ridendo emozionata mentre Damon le mette il dolce con le candeline davanti.

E più che sua nipote, osserva sua moglie nei cui occhi vede riflessa tutta la bellezza di Nadia per il modo in cui lei ne parla, o sorride per qualcosa che la riguarda. Caroline non è nemmeno la zia naturale, lo è lui, ma nutre un amore unico per questa ragazzina nonostante l’abbia vista crescere lontano.

In realtà quando loro sono andati a trovarli, come tappa prima della luna di miele, subito dopo il matrimonio, e Nadia aveva appena una settimana, ricorda benissimo lo sguardo commosso di sua moglie nel momento in cui l’aveva tenuta in braccio e di come le fosse dispiaciuto lasciarla così presto.

In tutto questo, i veri diretti interessati del tornado che potrebbe scatenarsi presto sono proprio Nadia, Alec e James. Ed è forse la cosa che lo preoccupa di più e capisce anche perché Caroline sia sempre così tutta concentrata nel far sentire amata soprattutto Nadia.

 

Sospira e torna a concentrarsi su sua moglie e sul resto del loro romantico week end che li attende, provando a rilassarsi e godersi questo momento.

 

 

****

 

Una volta dato il via alla lavapiatti, Elena appende l’asciughino al gancetto in ferro battuto fissato al muro della cucina e si stira appena la schiena dolorante e stanca. Damon ha portato fuori la spazzatura, hanno sistemato praticamente tutto e i ragazzi sono su in mansarda e visto che non ode più schiamazzi e urla, deve dedurne che si siano addormentati guardando un film. Prima di andare a letto farà un salto silenzioso per vedere che succede, spera solo non abbiano idee strane.

Scuote la testa per cacciare pensieri fastidiosi e poi muove un po’ le spalle in cerca di un vano sollievo, fin quando i passi leggeri di Damon non attirano la sua attenzione.

 

-Ehi, stai bene?-

-Sì sono solo un po’ stanca-

 

Lui si lava le mani nell’acquaio e poi le fa un cenno indicandole di uscire dalla cucina. Spenge tutte le luci del piano terra e la raggiunge in corridoio afferrandole una mano.

 

-Dove vuoi andare?-

 

Glielo bisbiglia sottovoce per non turbare il silenzio che si è finalmente stabilito nella casa e lo osserva curiosa.

 

-Facciamo piano, non voglio che le iene si sveglino-

 

Se la tira dietro, su per le scale, superando la camera di Matty dove dormono Julie e James, quella di Julie e arrivano a quella degli ospiti dove Damon entra accendendo la luce.

 

-Damon-

 

Elena fa per protestare, consapevole che NON POSSONO assolutamente fare niente con i ragazzi in casa che potrebbero svegliarsi da un momento all’altro. Lui le lascia la mano e si dirige ad accendere la luce sul comodino, spenge quella grande e chiude a chiave la porta di camera. Dopo di che torna con lo sguardo su Elena sempre più allarmata.

 

-Tranquilla cappuccetto non voglio mangiarti….ma solo farti un massaggio-

-Non sei spiritoso…-

-Dai Elena…prometto….sdraiati….-

 

Le indica il letto su cui gli occhi marroni scorrono titubanti, non teme che lui le faccia del male, teme piuttosto di cedere al desiderio palpabile di cui arde per lui.

Lo vede con la coda dell’occhio dirigersi in bagno e riapparire con un olio.

 

-La tua amica è matta, mette l’olio per il corpo per gli ospiti-

-Quando è matta è mia amica, quando è adorabile è tua cognata-

-Beh i tuoi amici sono sempre stati strani-

-Ah i miei? Vogliamo parlare dei tuoi?-

-Io non ho amici…-

-Oh sì certo, certi hai fatto bene a perderli!!-

-Ad esempio?-

-Ad esempio Kai Parker….hai presente quello che si è presentato stasera per portare i gemelli e con cui sei stato a chiacchiera per un’ora???-

-Beh…non lo vedevo dal college! Avevamo da raccontarci molte cose…-

-Oh tipo di come ha spezzato il cuore a Bonnie???-

-Tecnicamente è stata lei-

 

Lui fa spallucce mentre Elena, infastidita, si dirige verso il letto.

 

-Che falso!-

-Shhh parla piano-

 

La sbeffeggia e per tutta risposta Elena lo colpisce leggermente su un braccio per poi togliersi le scarpe e sfilarsi la maglia di lana, sotto alla quale ha una camiciolina di seta con il bordo dello scollo in pizzo, da sotto al quale anche nella penombra, Damon scorge chiaramente il seno avvolto in un reggiseno, anch’esso di pizzo.

Lei sfugge a quello sguardo carico al quale potrebbe cedere tempo zero e si sdraia di pancia sul letto matrimoniale in attesa di lui. Anche Damon si sfila le scarpe e sale sul letto mettendosi cavalcioni su Elena, tentando di non sfiorarla; le scosta i capelli e delicatamente le abbassa le spalline per scoprire le spalle, sentendola respirare più intensamente ora che le sue mani la sfiorano per liberare la pelle dalla stoffa.

 

Damon versa un po’ di olio sulle proprie mani e sulla sua schiena all’altezza delle spalle dove inizia a massaggiare lentamente, con una pressione quasi impercettibile, più massaggia più aumenta la pressione e lavora per scioglierle le tensioni che accavallano i suoi nervi stanchi, percorrendo la linea delle sue scapole, la colonna vertebrale, per salire su fino al collo.

 

-Sei bravo….-

-Lo so….-

-Oddio….-

 

Quando Damon preme un po’ di più nei punti dove la sente più rigida, Elena trattiene il respiro carico di piacere per quel tocco di cui necessitava e ad un certo punto mentre lui le massaggia le spalle, lei tenta di sfilarsi il sopra per scoprire del tutto la schiena e farlo lavorare meglio anche sulla parte bassa.

 

-Sollevati-

 

Elena alza appena il busto dal materasso in modo da consentire a Damon di sfilarle il top e il reggiseno ed un brivido di freddo le fa venire la pelle d’oca. Ma la sensazione di freddo è presto sostituita dalle mani calde da cui trae subito giovamento, che adesso possono vagare più libere sul resto della sua pelle, scendendo ai lati del suo tronco, sfiorandole la parte esterna dei suoi seni mentre scende giù fino ai fianchi, tanto che lei in modo quasi involontario risponde al suo tocco assecondandone i movimenti.

 

Le mani vagano desiderose sulla pelle esposta, anche ora che è nella parte lombare dove ha i suoi buchi di venere, mentre porta i palmi aperti in pressione verso l’esterno sui fianchi e risale lungo la linea del suo busto sfiorandole con la punta delle dita, la porzione di seno che emerge ed Elena d’istinto stacca appena la pancia dal materasso come a volerlo invitare ad insinuarsi tra di esso e lei per accarezzarle tutto.

Ma Damon non vuole arrivare lì tanto presto, per quanto ormai la sua erezione sia vistosa ed Elena la percepisca solo leggermente perché contenuta dai pantaloni di lui.

 

Così le sfiora, resistendo più che può, appena di nuovo i seni, facendo scorrere le mani fugacemente nello spazio che lei gli sta creando sollevando appena il petto e sente i suoi respiri rotti, il battiti galoppanti, l’aria che si riempie della sua eccitazione; soprattutto quando reprime un lamento quando lui torna di nuovo con la punta delle dita a scivolare rapido verso i suoi seni, toccando appena i capezzoli già turgidi per scappare via e tornare alla base della sua schiena.

Non sanno quanto potranno resistere, nessuno dei due.

Le mani grandi vagano di nuovo sulla parte lombare, al bordo della gonna che non gli consente di proseguire, ma è di nuovo lei a prendere l’iniziativa e sollevando appena i fianchi si slaccia il bottone e fa il gesto di far scorrere via la gonna, lasciando poi a Damon il compito di toglierle anche quella ed insieme anche le calze.

Così lui retrocede sul materasso seguendo la linea delle sue gambe che vengono scoperte man mano che la stoffa nera del collant scivola sulla sua pelle fino a toglierle del tutto e lasciarla solo con i suoi slip, rigorosamente abbinati al reggiseno.

 

Neri, di pizzo.

Elena, vuoi farmi morire.

 

Lo pensa, ma non glielo dice e riprende in silenzio il suo percorso d’amore sul suo corpo, percorrendole le gambe con le mani, dalle caviglie ai polpacci fini, alle cosce toniche fino alle natiche sode sulle quali gli viene d’istinto di posare un bacio che la fa mugolare appena, riempiendolo di orgoglio e il suo olfatto, li vicino a quell’unico lembo di stoffa rimastole, già capta l’odore pungente del suo desiderio.

Ma Damon quando vuole sa essere molto paziente e riprende il suo massaggio, stavolta facendo scorrere le mani in basso quando Elena, di nuovo, solleva i fianchi come per indurlo ad introdursi verso il suo ventre.

Ormai i respiri irregolari di Elena riempiono la stanza che bolle del desiderio di entrambi e Damon continua il suo massaggio sul fondoschiena, scendendo nell’interno coscia che sfiora dolcemente aiutato da lei che allarga leggermente le gambe, obbligandolo a reprimere un gutturale gesto di piacere quando le sue mani scivolano a sfiorarle l’inguine ancora avvolto dagli slip; le sue dita percorrono l’orlo della stoffa scura mentre il bacino di Elena si contrae involontario, nella ricerca disperata di un gesto più intenso, proprio li dove sta bruciando per lui, già bagnata e pronta.

E Damon lo sente, quando passa nei suoi viaggi silenziosi sulle curve della sua carne, scendendo dalle dune del suo sedere giù, verso il suo centro nascosto, sfiorando le grandi labbra umide che hanno intriso di piacere la stoffa della biancheria, sente benissimo quanto Elena lo voglia.

 

Ma si sono promessi di non fare niente – come se questo non lo fosse- in quella circostanza, così può solo assaporarla a piccoli frammenti, può gustarne l’odore, la consistenza ma non può affondare dentro di lei. Così continua il suo supplizio agrodolce, scostando talvolta con la punta delle dita la stoffa e toccando la carne bollente delle sue labbra che lo chiamano, mentre i movimenti di lei sono volti a pregarlo di entrare anche solo un istante.

 

E glielo concede. Un solo istante che la riempie e svuota strozzandole la gola in un lamento pieno quando un dito di Damon entra finalmente dentro di lei.

E le lascia un vuoto quando esce di nuovo, soprattutto quando non lo sente più su di sé e così curva la testa per cercarlo con lo sguardo e lo trova in balia del suo stesso desiderio.

 

-Damon-

 

Elena si tira seduta in tutta la sua bellezza e nudità e lo raggiunge in ginocchio sul letto, prendendo il suo volto tra le mani.

 

-Sto impazzendo per te Elena….Dio, sei così bella-

 

Lei quasi si commuove per l’intensità delle sue parole e lo bacia dolcemente.

 

-Non ho bisogno che tu mi divori, ma ho bisogno di sentirti-

 

Gli occhi marroni tentano di comunicargli che è questo quello che le occorre, sentirlo sulla sua pelle, nei suoi respiri, tra i capelli, nel suo sguardo, non che Damon la possieda e basta; e così inizia a spogliarlo sotto il suo sguardo attonito e confuso, togliendogli i vestiti di dosso per farlo rimanere nudo, esattamente come è lei, facendo sparire gli ultimi pezzi d stoffa a dividerli. Le mani di lei gentilmente lo accarezzano, scorrono sul petto cercando il cuore, percorrono la linea perfetta del sul petto fino a quel bacino le cui anche in rilievo sono una parte di lui che le è sempre piaciuta, scende giù ad afferrare tra le sue mani la sua erezione pronta e godendo del suono gutturale che gli spezza il respiro mentre continua a perdersi nei suoi occhi.

 

Elena lo induce a sdraiarsi per poi coricarsi su di lui senza perdere il contatto visivo, lascia che i propri capelli lo accarezzino solleticandolo, sul collo, sul petto, vuole sentire i suoi seni contro la sua pelle fredda per indurle quel brivido che la fa impazzire, ha bisogno che Damon senta i suoi capezzoli turgidi, che gli sfiori appena con i palmi delle mani scendendo lungo i suoi fianchi fino a posarli sulle sue natiche e condurla ad accarezzare con il suo ventre il suo membro turgido che si bagna senza penetrarla e Damon potrebbe venire in quel momento stesso, senza nemmeno aver saggiato fino infondo il suo calore avvolgente.

 

E lei continua a muoversi delicatamente, senza pretendere, lasciandolo libero di far vagare le sue mani lungo la schiena, tra i suoi capelli scompigliandoli, mentre i loro corpi caldi si appiccicano e lui le percorre il volto disegnando il contorno delle sue labbra.

E gli muore lì, in quel passo che ancora non può fare, in quel grido che ancora non sa tirare fuori, il suo disperato bisogno di dirle quanto la ami. Con quanta disperazione e dolore, ma anche passione necessità.

 

Ed Elena lo sa, tanto che per la sua stessa paura, lo bacia per zittire la mente e il cuore, prima che possano ribellarsi al suo controllo.

Lo respira più che può e Damon la asseconda approfondendo quel bacio che non vuole essere carico di adrenalina pura o di sesso, ma solo del bisogno dell’altro. Tanto che Elena sente il suo ventre calmarsi e l’erezione di Damon scemare.

 

Quando si staccano per prendere aria, Damon scosta i capelli dal suo volto sorridendole, quando un brivido di freddo la fa sussultare.

 

-Andiamo sotto le coperte?-

-Forse è meglio-

 

Le da un altro bacio e poi si scostano appena per infilarsi sotto il piumone e lei si rannicchia in quell’abbraccio che ha sognato e cercato in molte notti solitarie.

 

-Dobbiamo dividerci, non possono rischiare che mi trovino qui-

-Metto la sveglia, ci alziamo in tempo-

 

Lui allunga un braccio in cerca del telefono abbandonato sul comodino e poi torna da lei.

 

-Damon-

 

Lei alza il capo per cercare il suo sguardo acceso, adesso improvvisamente vinto dalla spossatezza.

 

-Dai Elena, non fare la rompiscatole e resta stretta a me stanotte-

 

C’è una nota infantile che le intenerisce il cuore in quella sua richiesta bisbigliata appena tra uno sbadiglio e un bacio posatole sulla fronte. Così si lascia andare a lui che la stringe a sé, i loro corpi avvinghiati e una sensazione di pace come non provava da tanto tempo e lascia che il respiro regolare di Damon, il battito calmo del suo cuore che le ricorda tanto l’infrangersi delle onde sulla battigia, la cullino fino a farla addormentare.

 

 

 

Eccomi gente!

Stavolta sono stata più veloce ma lo avevo già buttato giù in preda ad una frenesia creativa…che ne pensate??? So di aver dato pochissimo spazio a Nadia ed Alec ultimamente, ma recupererò presto; adesso necessitavo di darlo al delena, classicamente in stile quiete prima della tempesta….XD!!!!

Scusate se mi intrattengo poco nelle descrizioni, ma lascio a voi i commenti….e come sempre grazie alle bellissime ragazze che commentano sempre (cioco_93 ad esempio o Dobreva_16 e tutte le altre!!!!!Siete uniche!!!)

 

Vi attendo

Baci

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** The first time that I felt it ***


The first time that I felt it

(Elena – 6x02)

 

7:00 a.m.

 

La sveglia dell’Iphone di Damon inizia a pigolare fastidiosa, ma prima che il suono arrivi alle orecchie dei due amanti trascorre ancora del tempo, un tempo in cui Elena si rannicchia ancor più stretta tra le braccia di lui, lasciandosi cullare dal calore tiepido dei loro corpi nudi avvinghiati.

Solo quando ormai l’ansia e il dubbio si affacciano alla soglia delle loro coscienze, entrambi si muovono appena mentre Elena lo incita piano a spegnere il telefono.

 

-Cavolo-

 

Lui si passa una mano sul volto e poi torna ad immergersi, ruotando appena il busto, nei capelli di Elena.

Lei sorride leggera, provando a bearsi per un istante di quel tocco intimo, ma poi sospira consapevole di dover rompere l’incanto.

 

-Io vado di là-

-No resta con me-

 

Lui farfuglia nel sonno, biascicando parole come fanno i bambini quando non vogliono saperne di alzarsi e chiedono ancora cinque minuti.

 

-Damon-

 

La voce monitoria lo obbliga a staccarsi appena, consapevole di non poter averla vinta, non stavolta. Le ha già fatto pressione la sera prima e deve accontentarsi del fatto che lei abbia ceduto senza troppe storie e gli abbia concesso di passare la notte insieme. Perché è questo che fa Damon, raccoglie briciole di lei.

Così sospira profondamente e senza aprire ancora gli occhi appiccicati di sonno e di tepore, cerca le sue labbra per baciarle teneramente, ma senza trattenersi troppo altrimenti altre parti del suo corpo si sveglieranno molto in fretta.

 

-D’accordo…-

-Tu dormi-

 

Elena ha gli occhi aperti mentre posa una mano sulla sua guancia e lo osserva abbandonato sul cuscino con le pozze chiare ancora nascoste dalle palpebre chiuse; così non può vederla sorridere totalmente vinta da quella bellissima visione di lui che si bea del suo tocco dolce. Si allunga di nuovo per lasciargli un ultimo bacio, quando sente le mani di Damon muoversi quasi istintivamente lungo la linea dei suoi fianchi, pizzicandola pericolosamente.

 

-Ok vado-

 

Si alza leggermente col busto, coi capelli che le scendono lungo la schiena e un alito di freddo le sfiora la pelle scoperta adesso che ha scostato le coperte per sgattaiolare via, ma Damon è più veloce e nel buio della camera spalanca quei suoi occhi troppo azzurri che la cercano e una sua mano forte raggiunge svelta la sua nuca per tirarla un’ultima volta sulle sue labbra. Lei non protesta minimamente e lascia che si trovino in un bacio profondo, carico di amore e desiderio.

Quando la lingua di Damon trova la sua e il suo stomaco si aggroviglia in un miscuglio di sensazioni Elena capisce che deve davvero fuggire.

 

-Lasciami andare…-

-Non ti sto trattenendo-

 

Adesso che i loro occhi si incontrano, Elena può ammonirlo anche con lo sguardo ricevendo un’alzata di sopracciglio seguita da uno sbuffo.

 

-Si va bene, lo sto facendo…ma che posso farci, mi piace fare l’amore con te-

 

La pelle d’oca le graffia la pelle non a causa del freddo, non stavolta. Ma dall’intensità dispiegata tra le sfumature di azzurro mentre pronuncia quelle parole che hanno un significato carico ben preciso.

Gli ha resistito due mesi.

Due mesi da quando è riapparso, dopo anni, nella sua vita e sono bastati per farla capitolare, per farle tornare a battere il cuore e le gambe a tremare. Sono stati sufficienti per far sì che lui le parlasse con quel tono, quell’inflessione nella voce da cui trapela tutto il suo bisogno di lei.

In un modo in cui solo Damon sa parlarle, e lo ha sentito di nuovo sotto la sua pelle.

Come la prima volta.

Deve deglutire tutta la paura pronta ad assalirle gli occhi e il cuore per riprendere lucidità e decidere finalmente di fuggire, non prima di avergli sfiorato una guancia col dorso di una mano.

 

E Damon capisce che in quel tocco ci sono tutte le parole che lei ancora non sa dire.

E per adesso va bene così.

Quando vede la porta chiudersi e lei sparire, sprofonda nuovamente nel sonno immerso nel profumo di lei, con quel “ti amo” non detto che muore sulle sue labbra.

 

Elena si è defilata fuori dalla stanza di Damon con i vestiti sgualciti infilati alla rinfusa e un volto stranamente rilassato nonostante le occhiaie, perché non può negare a se stessa quanto sia riposante dormite tra le braccia di Damon. Ed un brivido freddo le corre lungo la colonna vertebrale al pensiero di quanto tutto questo sia terribilmente sbagliato.

E’ sempre lì che si torna, allo sbaglio. Al non giusto, all’errore.

Come può tutto questo essere un errore?

Oh, lo sa fin troppo bene.

 

Sospira affaticata dalla situazione e si infila in camera di Julie per prendere le cose che le occorrono e farsi una doccia veloce, il sonno ormai le è già passato.

 

*****

 

-Tua zia è veramente un mito-

-E ha una casa bellissima-

-Come mai Alec tu non l’hai mai sfruttata?-

 

Kayla allunga una mano per rubare un po’ di pop corn dalla ciotola che si sono portati in mansarda e punta svelta gli occhi chiari su Colin.

 

-Perché non è suo nipote davvero!-

-Ma che c’entra….lui la chiama zia-

-Che poi questa cosa è inquietante, insomma voi state insieme e condividete i parenti-

-Ma non sono parenti davvero!-

 

Per la ragazzina, l’unica più sveglia nel gruppo ad aver inquadrato la situazione dei due amici, non c’è speranza nel farlo capire anche agli altri così scuote la testa in segno di resa.

 

Nadia e Alec intanto, sdraiati sulle coperte posate sul pavimento in mansarda dove sono riversi a pancia in giù e le mani conserte sotto al mento tutti disposti in cerchio tra gli amici, si guardano nella penombra della stanza attraverso i commenti curiosi e una insolita leggerezza in cuore; non stanno facendo nulla di che se non chiacchierare, raccontarsi storie di paura e fare del buon gossip. Nel particolare sono tutti molto contenti di quel party, forse perché Jinny Finn ha tirato uno schiaffo a Chuck Prasbie dopo averlo pizzicato a provarci con Lucy Convington, o perché al gioco della bottiglia Luke finalmente ha potuto dare un bacio a Claire.

Insomma ordinaria amministrazione di ciò che rende una festa qualcosa di cui parlare.

 

-E poi tuo padre è un gran fico-

-E’ vecchio-

-E’ un uomo…-

 

Alec e Colin ridacchiano per l’espressione infastidita di Luke all’affermazione di Claire.

 

-Concordo con C-

 

Adesso  anche Colin volge lo sguardo verso Kayla, suscitando le risate sommesse di Nadia e Alec.

 

-E’ un uomo vecchio-

-E’ affascinante-

-E poi che occhi-

-Oh, chissà come doveva essere da giovane…-

-Più o meno come adesso….solo magari con un improbabile golf largo con lo scollo a v e lo spolverino di pelle-

-Agghiacciante il look di quel tempo-

-Mio padre è sempre stato vecchio anche da giovane-

 

Kayla sospira e poi rotea l’attenzione verso un silenzioso Alec.

 

-Anche tua madre è bellissima, cos’è questa storia che avete tutti parenti belli?-

-Già, ho visto le foto in salotto di tuo zio e tua zia e pure loro sono dei gran fighi-

-Eppure tu Alec sei un cesso-

 

Il ragazzo ride infastidito e cerca di picchiare gli amici intenti a deriderlo.

 

-E poi pensavo…che i vostri genitori sono tutti legati….sono tutti amici…quindi magari erano un gruppo come noi-

-Mio padre è più grande di cinque anni di loro-

-Che cosa curiosa-

 

Rimangono un attimo in silenzio, le ragazze più dei ragazzi intente a far considerazioni con Nadia che sospira. Se solo potesse confrontarsi su tutte le sue paranoie con una di loro, ma ancora non si sente pronta. Non se deve sputtanare suo padre o la mamma di Alec, anche se si tratta di una cosa del passato.

 

-Comunque Nadia, ottimo ingresso in società-

 

Adesso la ragazzina volge lo sguardo un po’ assonnato verso una Claire avvolta nel suo pigiama color lavanda, intenta a fissarsi lo smalto – che poi cosa vedrà con quel buio – sorridendole dolcemente.

 

-Grazie dell’approvazione…io sono contenta-

-Direi, lo schiaffo di Prasbie preso alla tua festa sarà argomento di conversazione da qui a Natale-

-Che figura-

-Anche lui poteva evitare-

-Ma è un coglione, si sa!-

-Ma comunque, immagino che anche a Los Angeles avrai fatto delle gran feste-

 

Lei sembra pensarci un momento, mentre la curiosità dei presenti attende di essere soddisfatta.

 

-Diciamo che mia madre è molto brava nell’organizzare i party-

-Che tipo è tua madre? Fa la giornalista in tv, giusto?-

-Davvero? Io non lo sapevo, su quale canale?-

-Non è proprio giornalista, cura la rubrica di intrattenimento del telegiornale locale di LA-

-Figo-

-Sarà super bella anche lei-

-Ma quindi vive laggiù?-

-E non viene mai qua?-

 

La ragazzina prova a prendere aria tra tutte quelle domande improvvise e per un istante lo sguardo scuro si adombra di tristezza e Kayla sembra intuirlo.

 

-Andiamo, è una figata, puoi spostarti tra le due città più belle d’America con la scusa perfetta! Ti invidio, anzi dammi una scusa per venire con te la prossima volta-

 

Nadia le lancia uno sguardo di gratitudine, quando Colin e Luke iniziano a punzecchiarsi con Alec, rompendo quel momento e coinvolgendo le ragazze. E così tra una chiacchiera e l’altra finiscono per addormentarsi.

 

 

****

 

-Ok, e con questo pacco ho ufficialmente comprato tutti i regali di Natale-

 

Caroline sorride soddisfatta mentre spunta un foglio di carta; come sempre è riuscita a rispettare la sua tabella di marcia completando la lista dei regali entro dieci giorni dalla Vigilia perché non si sa mai che debba cambiare qualcosa e le cose sono tante, per ciascuna deve meditare un pacchetto apposito, che si addica alla persona cui è destinato. Insomma ci vuole tempo e cura, non è roba per principianti.

 

-Puoi comprare anche i miei già che ci sei?-

 

Gli occhi azzurri roteano niente affatto divertiti in direzione di Bonnie che ridacchia, con Elena in sottofondo intenta a soffocare una risata mentre affetta le mele per il dolce che devono preparare per la loro serata a tre, in vecchio stile. Stefan si è offerto di portare Julie, Matty e James al cinema, invece Alec ha una cena con la squadra, così casa Salvatore sarà a loro completa disposizione.

Le due osservano Caroline mettere in un posto sicuro la lista.

 

-Oh sì, deridetemi pure mie care…ma tanto sappiamo tutte come andrà a finire quando tra due settimane mi chiamerete in preda al panico perché non avrete idee per i vostri regali-

-Beh scusa, sennò a cosa ci servi?-

 

Stavolta è Bonnie che ride alla battuta di Elena, mentre ruba una fetta di mela e segue la bionda che si aggira per la propria cucina intenta a metter su l’impasto della torta di mele.

 

-Senti dammi qualche suggerimento per Enzo…-

-Oh ma che spiritose, davvero…non vedo l’ora di vedere le vostre facce quando scarteremo i regali-

-Lo sai che vale la regola per cui si fanno i regali ai figli, mentre per gli adulti vale la coppia-

-Questa storia la inventano le persone come te, prive di originalità-

-Devo prendere un mutuo per fare un regalo a tutti-

-Per questo io non ho fatto figli-

 

Elena sorride a Bonnie che continua a rovinarle il duro lavoro mangiandole le mele, così le bacchetta una mano. Caroline intanto sbatte le uova e pesa lo zucchero.

 

-Come vi pare, fate pure-

-Eddai Care, tanto vinci tu tutti gli anni-

-A proposito quando li scartiamo?-

-Direi in montagna, esclusi ovviamente quelli in famiglia….-

-Cosa hai preso a Stefan? Io seriamente non so cosa prendere a Enzo-

-Chiudi la porta-

 

Bonnie corre a chiudere la porta della cucina, al piano di sopra ci sono in mansarda Julie e James che guardano la tv mentre aspettano che Stefan, di ritorno dal turno all’ospedale, si faccia una doccia e si cambi, mentre Matty è a giocare chissà dove in casa.

Care non vuole che sentano nulla, così abbassa leggermente la voce.

 

-Allora…Stefan è facilissimo, mi appunto sempre le sue osservazioni su cose che gli piacciono o mancano….quest’anno gli ho preso il nuovo Apple Watch…-

 

Le due amiche si guardano perplesse, Caroline ha sempre fatto regali un po’ strani a Stefan; la bionda di contro versa lo zucchero e poi si dirige a prendere lo sbattitore.

 

-Mi ha piantato una storia assurda sul modello di un suo collega all’ospedale e di quanto sia utile rispetto al cellulare, un cercapersone evoluto insomma, che lo fa sentire di nuovo uno specializzando!!! Vallo a capire mio marito…-

 

Sospira trasognante, alzando velocemente gli occhi chiari sulle amiche mentre srotola il filo del frullino elettrico e attacca la presa.

 

-Oh e invece a Nadia…oh adorabile, le ho preso un nuovo zaino per la scuola, quello che ha è vecchio e ne avevo visto uno tutto in pelle….-

-Wow-

-Ti sei data da fare…-

 

Care fa partire il frullino e il rumore elettrico copre per un attimo le loro voci finché lo zucchero e le uova non si sono ben amalgamate, poi lo spegne e si dedica agli altri ingredienti.

 

-Sentiamo voi due invece….visto che fate tanto le grosse-

-Non facciamo le grosse, solo che non ce ne preoccupiamo adesso-

-E poi Alec e James me lo dicono cosa vogliono….-

-E rovinare la sorpresa…!-

-Perché, la lettera di babbo Natale di Matty non è prevedibile?-

-Ma lui mi mette molte scelte e non sa fino all’ultimo cosa lo aspetti-

-Prima o poi dovrai dirgli che non esiste-

-Accendi il forno….-

 

Bonnie si alza dallo sgabello su cui era comodamente seduta superando le due amiche in piedi, entrambe intente a lavorare ai rispettivi compiti l’una accanto all’altra.

 

-Lo so, già non fu facile con Julie che comunque lo aveva scoperto dal fratello minore dei gemelli Parker…e tutto sommato poi l’ha presa bene…ma Matty…-

-Non credo che i Parker abbiano l’innocenza adeguata per credere in babbo Natale-

-I Parker sono i Parker-

-Adesso non esagerare-

 

Bonnie torna seduta al suo posto.

 

-E a Damon cosa hai comprato?-

 

La domanda della brunetta cade nel vuoto costringendo Elena a rallentare le sue operazioni di affettatura, colpita in pieno dal pensiero di lui.

Lei gli dovrebbe fare un regalo? Non saprebbe nemmeno cosa, e forse non sarebbe il caso. A quale titolo poi? Non conosce più i suoi gusti, cosa potrebbe piacergli, se ascolta la stessa musica. E’ sempre stato difficile fare i regali a Damon, per questo preferiva stupirlo portandolo in qualche posto nuovo o a qualche concerto.

E’ totalmente persa nei suoi pensieri che non si accorge degli sguardi curiosi delle sue amiche adesso che le sue mani hanno smesso di tagliare e le orecchie di ascolta.

 

-Cosa-

-Oh niente-

-Ti osservavamo-

-Si è sempre avvincente…sai, il tuo sguardo-

-Quando si parla di lui-

-Avete finito?-

 

Alza il tagliere e lo reclina sulla ciotola dove ha già messo altre mele affettate, accompagnando le fette col coltello per poi posare il tagliere e sbucciare altre mele con una insolita agitazione.

 

-Allora, vuoi sapere cosa gli ho preso?-

 

Elena sospira fintamente disinteressata.

 

-Sentiamo-

-Due biglietti per i Knicks-

 

Adesso volta lo sguardo sorpreso verso la bionda.

 

-Come saprete lui e Stefan andavano a vederli sempre il 26 dicembre per la partita amichevole di Natale…era una loro tradizione e visto che Damon manca da tanto tempo…-

-E’ davvero un bel pensiero Care-

 

Bonnie le sorride, colpita profondamente dal suo gesto affettuoso, di contro Elena sente una voragine amara spalancarsi nel petto perché lei non ha idee e questo dimostra che, forse, non lo conosce davvero più.

 

-Dio Elena, tu hai mille cose che puoi fargli non fare quella faccia-

-Non so di che parli-

-TI prego avevamo detto basta fingere-

 

La donna sospira e prende il limone per bagnare le mele per evitare che si anneriscano, poi ci versa sopra lo zucchero e dopo si passa le mani sul grembiule per dirigersi nel reparto spezie e cercare la cannella, sotto lo sguardo preoccupato delle amiche.

 

-Non avevo nemmeno pensato di fargli un regalo, onestamente…-

-Beh non farglielo allora….le cose tra voi sono già abbastanza complicate-

-Concordo con Bon-

 

Caroline si abbassa per prendere una teglia dallo sportello inferiore e la posa sull’isola per poi imburrare lo stampo.

 

-Comunque….come va tra voi?-

 

Elena è tornata con la cannella e inizia a spolverare le mele.

 

-Va…non…non pensiamo troppo a…insomma, parliamo, ci sentiamo quando ne sentiamo il bisogno, lui mi racconta del lavoro, delle sue giornate, di tutte le scemenze che dice e mi domando come possano i suoi clienti prenderlo sul serio!-

-E’ Damon, un ammaliatore per natura-

-Giusto-

-Non voglio pressarti, ma con Aaron, invece?-

 

La domanda resta appesa nel vuoto quando sentono le voci provenire dal piano di sopra; finalmente sono tutti pronti per partire.

Arrivano in cucina dove Stefan sfila uno spicchio di mela dalla ciotola di una Elena che inutilmente protesta e poi va a dare un bacio a sua moglie.

 

-Siete pronti?-

-Sì andiamo-

-Mi raccomando non fate confondere vostro padre-

 

Caroline, Elena e Stefan si dirigono in corridoio con le belve e la mora fa altrettante raccomandazioni a suo figlio.

 

-Oh e dimenticavo Care, oggi ho incontrato Kai, ti ricordo che dobbiamo invitarli a cena…ha detto che sentiva lui Jo e Ric-

 

Caroline rotea gli occhi chiari scocciata, non ha mai avuto molta simpatia per Kai, ma d’altronde è il fratello di Jo e due cene l’anno sono d’obbligo. Quindi o fissano dopo le vacanze o come minimo se lo ritrova a Natale.

 

-D’accordo ma è un periodo pieno-

-Non è necessario farla adesso, ma non fingere di non ricordartene-

-Ancora non capisco perché sia tanto tuo amico-

-Puoi arrabbiarti con Damon, è lui che lo ha sentito-

-Oh, ti pareva! Tuo fratello è sempre il solito-

 

Lui ridacchia e poi esce trascinato dalle belve agitate, lasciando le tre amiche alla loro serata tranquilla senza figli e tanto spazio per le chiacchiere.

 

****

 

Settembre 1995

 

Elena e Caroline sono sedute in salotto a casa Salvatore, intente a guardare un nuovo episodio di Beverly Hills 90210 mentre aspettano che Stefan finisca di parlare a telefono con sua madre, i loro genitori sono via per l’anniversario di matrimonio e Lily Salvatore ha chiamato suo figlio per sapere se è tutto a posto. Devono uscire, è sabato e Caroline ha meditato mille cose da fare per il loro intenso pomeriggio. La scuola è già iniziata da un po’ e prima che piombino nel periodo di test e valutazioni vogliono godersi ancora la libertà post estate.

Elena continua a guardarsi distrattamente intorno, domandandosi se Damon apparirà da un momento all’altro. Lo ha perso di vista per tutta l’estate, quando a fine giugno lui è partito per un viaggio di un mese col suo amico Klaus e lei ha ricevuto giusto qualche inaspettata cartolina. Sono diventati una sorta di amici da quando – quel marzo per il compleanno di Stefan – si è imbattuta in lui e si è creata una strana intesa, fatta di chiacchiere rubate nelle pause di studio, improvvise sue apparizioni alle loro improbabili serate cinema o film a casa loro.

 

Una strana amicizia è la giusta definizione, perché Elena con lui si sente un po’ in soggezione, le fa uno strano effetto, molto diverso da quello dei suoi amici coetanei. Si è detta che dipenderà dalla differenza di età, ma la verità è che lei, quando è con Damon, si sente quasi un’altra.

Tuttavia Elena ancora non lo sa, non sa di non essere pronta, di non poter guardare fino infondo cosa le stia accadendo, ci è troppo dentro e solo un osservatore esterno potrebbe aiutarla a dare un nome allo strano tumulto che le agita il cuore.

 

Quella domenica ci sarà –tra l’altro- la partita di inizio di campionato di basket e Stefan ci tiene che suo fratello ci sia, glielo ha sentito dire a Care qualche giorno prima e lei sta covando una muta speranza nel vederlo comparire lì.

Prova, con un sospiro, a reprimere tutti quei pensieri inutili e ruba a Care un sorso di coca mentre la bionda si agita, commentando l’episodio in tv e richiamando inutilmente l’attenzione di Elena.

 

-Allora…?-

-Si scusa, non lo so Care, non sono convinta di questa scelta di Brandon….guarda Kelly come si sta riducendo-

-Vabbè tu tanto sei sempre e solo pro Dylan-

-Oh ancora con questa storia-

 

Elena rotea gli occhi e ride leggera, dimentica di tutte le sue preoccupazioni su Damon. Non fa in tempo a controbattere che appare Stefan dicendo loro di spegnere perché possono uscire.

 

-Proprio sul più bello!-

-Dai tanto martedì danno le repliche, lo sai-

-Comunque sei incorreggibile-

-Vi prego possiamo sbrigarci??-

-Chi devi vedere con tutto questo entusiasmo, eh???-

 

Stefan storce il naso e si dirigono verso la metro a piedi quando un clacson attira la loro attenzione e quando Elena scorge, da dietro le sagome di Care e Stefan, un frammento azzurro di una carrozzeria a lei familiare, lo sente, per la prima volta, con coscienza.

Quel battito in meno che le ferma il cuore e le frena il respiro.

Per la prima volta Elena realizza – quasi con vergogna, nascondendosi dietro ai suoi amici, con le guance che si colorano in modo incontrollato – di quanto lo avesse atteso inconsciamente, di quanto avesse desiderato rivederlo. Prima era solo un’idea, un pensiero che l’aveva accompagnata in sottofondo durante la sua estate, ma adesso.

Adesso le è esploso tra le mani.

 

E si sente meno libera del solito, quasi terrorizzata che gli altri si accorgano di quell’impercettibile cambiamento nel suo sguardo scuro adesso che la Camaro li affianca e lui si mostra in tutta la sua bellezza mentre si sfila gli occhiali e si aggiusta i capelli un po’ scombussolati dal vento entrato dalla capotta abbassata.

E con quel sole del primo pomeriggio che trafigge i suoi mari azzurri – Elena non lo sa quanto lui stia lottando per non cercarla sfacciatamente con lo sguardo – lei gli sembra quasi un abbaglio.

 

Sente le voci di Caroline e Stefan che lo salutano, qualche risata, qualche battuta, l’invito di lui a salire per accompagnarli e lo stupore di suo fratello che non ha capito che in realtà Damon spera di poter rubare un po’ di tempo alla ragazzina nascosta dietro di loro.

La stessa che, adesso che i due salgono, si trova totalmente davanti a lui voltato verso il lato passeggero mentre Stefan tiene reclinato il sedile per farla salire e lei finalmente alza il suo sguardo sprofondando nei suoi occhi chiari.

 

E lì, nel momento in cui un timido ma esplicito sorriso le ha appena increspato le labbra, stretto tra un “sono felice di vederti” e un “dove cavolo eri finito”, Elena capisce che Damon per lei non è solo un amico.

E una nuova e strana paura le secca la gola, con un insolito formicolio a farle prudere le mani strette nel tentativo di resistere dallo sfiorarlo.

 

-Allora ragazzina...vuoi farmi aspettare ancora?-

 

Nel sorriso apparentemente derisorio lei può giurare di avervi scorto una sottile e impercettibile sfumatura di chi ha atteso a lungo e ha finalmente trovato quel che cercava. E così sentendo cresce un sorriso in risposta, si sposta i capelli in quel suo gesto che le da sicurezza e sale dietro senza perderlo di vista.

 

-Sempre il solito impaziente Salvatore!-

 

La prima volta che è scattato quell’interruttore che ha iniziato a trasformare la loro amicizia in amore.

 

 

***

 

Quella sera le tre, sedute sul divano a mangiare torta e guardare programmi inutili visto che per la maggior parte del tempo chiacchierano, si ritrovano finalmente come ai vecchi tempi a condividere un po’ della loro vita, soprattutto ora che Bonnie è tornata.

 

-Così porti Enzo dai tuoi?-

-Sì, passiamo lì il pranzo di Natale-

-Wow, è un evento….da quanto non gli porti qualcuno?-

 

Bonnie infilza un pezzo di torta mettendosi meglio seduta in mezzo alle due amiche e fissa un punto indistinto del soffitto con fare pensieroso.

 

-Mmm….vediamo…considerato che gli ultimi due ragazzi li avevo in Francia e che non li ho mai portati qui…-

-Oh giusto, i fidanzati immaginari-

 

Elena scoppia a ridere suscitando il fastidio di Bonnie.

 

-Ehi, erano reali-

-Scusa ma…come si chiamavano? Remì?-

-No macchè era tipo….Roland? O…no dai com’era….Jerome?-

 

La mora si trattiene la pancia ricordano quel periodo in cui la tecnologia non consentiva ancora a Bonnie di rendere immediato il contatto virtuale oltre oceano e le ragazze avevano visto i suoi fidanzati francesi conosciuti al college solo in qualche foto.

Bonnie era andata a studiare in Francia e da allora si era sempre trovata ragazzi europei, l’ultimo incontrato a Londra era stato l’unico che poi aveva davvero avuto intenzione di trascinare fino in America tanto era presa e cioè Enzo.

 

-Erano Reneé e Jaque….!-

-Ahhhh-

-E’ vero!-

 

La risata incontenibile di Elena coinvolge anche Caroline, mentre Bonnie risentita si rannicchia sotto il plaid che le copre, incrociando le braccia sotto al seno.

 

-Spiritose-

-Ok ok scusaci-

-Ora riprendiamo il controllo-

-Oddio, muoio….-

-Insomma dicevamo…-

-L’ultimo fidanzato portato a casa prima di Enzo-

 

Bonnie si allunga per tagliarsi un pezzo di dolce extra, sotto lo sguardo fintamente composto delle amiche.

 

-Kai-

-Oh-

-Davvero??-

 

Le amiche si lanciano uno sguardo furtivo da sopra la testa di Bonnie.

 

-Sì certo-

-Caspita-

-Comprendo…insomma dopo Kai devi essere sicura di non scioccarli oltre-

-Dai Care, non puoi odiarlo ancora-

-Non lo odio, solo che non lo sopporto-

-Devi invitarlo a cena ricordatelo-

 

Elena la sfotte, memore delle parole di Stefan.

 

-Se non la smetti invito pure te-

-Ma come mai tutto questo fastidio? Per sua moglie?-

-Lei è abbastanza insopportabile in effetti, alle riunioni scolastiche pianta sempre delle storie-

-Io non la conosco per nulla, ma lui mi sembra contento-

 

Elena cruccia lo sguardo perplessa per l’affermazione di Bonnie.

 

-E quando lo avresti visto? O sentito…-

-Lo sapete che quando torno mi capita di rivederlo…ora saranno stati quanto….cinque anni che non ci sentivamo? Così l’altro giorno l’ho sentito per un caffè-

-E Enzo???-

-Enzo ha capito benissimo, sa che ci sono affezionata, ma è passato tanto tempo, nutro un profondo affetto per Kai, insomma è stato il mio primo grande amore!-

-Mi ha sempre fatto strano questo tuo rapporto con lui-

 

Gli occhi verdi si inclinano di lato verso la bionda.

 

-Non sono strana io, ma tu che il tuo primo amore te lo sei sposato, non puoi capire cosa voglia dire-

-Che sciocchezze-

-Secondo te perché Enzo mi ha capita? Perché ce lo ha avuto pure lui, come la maggior parte della popolazione mondiale-

 

Caroline storce il naso, in effetti lei l’uomo di cui era innamorata se lo è sposato, non ha avuto altri amori all’infuori di Stefan.

 

-Sì ma il primo amore non si scorda mai, no? Quindi c’è sempre qualcosa di strano… come se fosse la prima volta-

-Certo che non si scorda, proprio per questo è speciale! Ma si cresce e si ricorda con grande affetto e simpatia per tutto quello che ha rappresentato in quel momento…Kai non sarà mai una persona qualunque per me, avrò sempre un pensiero particolare per lui, ma è solo questo…sono felice per lui, per la sua famiglia…-

-Beh è che mi sembra insolito-

-Care, hai amato solo un uomo, il che va benissimo sai quanto ti ritenga fortunata ma…non per tutti è così, la maggior parte delle persone non sta tutta la vita col primo amore-

-Lo so, ci mancherebbe….ma la mia era una nota positiva non fraintendere-

 

Bonnie ridacchia e poi si voltano entrambe verso l’insolito silenzio riserbato da Elena su quell’argomento.

Lo vedono dal suo sguardo perso che qualcosa dei loro discorsi l’ha turbata e non gli serve certo un interprete per capire quali pensieri la affliggano.

Perché lei in che categoria rientra? Il suo primo amore le brucia ancora sulla pelle per la notte di qualche giorno prima, eppure lei si è costruita una vita senza lui.

E allora, qual è il discrimine? Non è possibile che il primo amore ti susciti ricordi ed emozioni, al punto da capitolare di nuovo con lui? Oppure è perché Damon è più di questo? Non dovrebbe essere nella categoria delle persone che hanno accumulato sufficiente esperienza?

O forse ha una categoria tutta sua, delle ragazzine ferite che si rifugiano in un altro rapporto, ma Elena questo non è ancora in grado di ammetterlo.

 

-Elena? Stai bene?-

 

Gli occhi scuri si accendono di attenzione volgendosi un po’  allarmati verso le due amiche.

 

-Sì, si scusate…penso che sia bello che tu possa avere questo rapporto con Kai…-

-Mi spiace, non volevo turbati-

-No Bon, che dici….è solo che…-

-Stavi pensando se per te e Damon è lo stesso…-

 

Elena abbassa appena lo sguardo verso il dolce, senza osservarlo veramente e una punta di vergogna le colora le gote.

 

-Già-

-Vuoi…parlarne?-

-No….ma forse potrebbe aiutarmi…se tu mi spiegassi….di Kai. Cioè l’ho capito ma…con Damon è così….è così vivido, il ricordo….che è come se potessi sentirlo, come la prima volta-

-Beh, io posso dirti solo che sono felice con Enzo, davvero. Kai non lo penso minimamente in nessun senso; poi c’è complicità, affetto e una confidenza dettata dal fatto che lui mi ha conosciuta in un momento intenso per la vita di una persona quale è l’adolescenza, sarà sempre diverso anche da tutti i ragazzi che ho avuto dopo di lui, perché è stato il primo in tutto e queste sono cose che ti segnano. Ma basta, solo questo. Non mi agito se lo vedo, non sono arrabbiata con lui per come è finita tra noi, anzi sono contenta così per quanto all’epoca possa aver pianto….-

-Lo capisco Bonnie, davvero-

-Elena…-

 

Care non fa in tempo a dir nulla che il cellulare di Elena si illumina vibrando, è Aaron che la chiama, non lo sente dalla sera prima e vorrà come sempre sapere dei ragazzi e se a casa è tutto a posto. La donna si irrigidisce e afferra il telefono sbloccandolo, poi si alza dal divano e si dirige in corridoio quasi vergognandosi della presenza delle amiche.

 

 

***

 

New Heaven

 

Aaron sospira e si lascia andare contro la poltrona in pelle della sua stanza di docenza presso la New Haven University. Ha finito di correggere le relazioni del Corso di Storia Medioevale del terzo anno e gli sta friggendo il cervello, inoltre dovrà rileggere la lezione che dovrà tenere quel Mercoledì a Yale, su invito di un suo collega vista la sua specializzazione nella materia.

E’ abbastanza stanco e vorrebbe tanto andare nel suo appartamento – un piccolo monolocale che usa come punto di appoggio quando ha un periodo fitto all’Università e tornare a casa gli farebbe perdere troppo tempo dato che ci impiega un’ora e mezzo se non c’è traffico – e riposarsi, magari guardando un po’ di sport, tra l’altro deve anche ricordarsi di chiamare suo zio Maxwell di cui ha una chiamata persa, ma prima tra i vari studenti succedutisi a ricevimento non è proprio riuscito a rispondergli.

Nel momento in cui si alza dalla poltrona per prendere una bottiglietta d’acqua sepolta sotto qualche manuale, sente bussare alla porta e quasi distrattamente farfuglia un invito ad entrare. Afferra la bottiglia e la stappa voltandosi leggermente quando riconosce la voce alle sue spalle.

 

-Scusi professore, posso disturbarla?-

 

Una ragazza di circa 24 anni entra nella stanza, i capelli biondi scivolano in morbidi boccoli sulle spalle avvolte in un piumino beige ben stretto per ripararsi dal freddo di dicembre e al campus c’è già aria di neve. Le mani infreddolite allentano la presa sulla sciarpa, mentre il laccio della borsa a tracolla carica di libri rischia di scivolarle dalla spalla leggermente reclinata per assecondarne il peso. Quando incontrano gli occhi chiari della dottoranda, quelli azzurri di Aaron si accendono in un sorriso e le fa cenno di entrare mentre lei si chiude la porta alle spalle, facendo scattare la serratura della porta per poi voltarsi mentre posa delicatamente la borsa a terra  i libri sul tavolo.

 

Mentre si sfila la sciarpa copre le distanze tra lei ed il professore, fino a che non si trova a pochi centimetri da lui, allungano le mani verso il collo dell’uomo ed incontrare le sue labbra.

Aaron si lascia andare a quel bacio pericoloso, gustando per un istante la consistenza delle labbra giovani per poi allontanare leggermente la ragazza.

 

-Liv…-

-Mi sei mancato…sono felice che tu sia qui questa settimana…-

 

Lui si passa una mano tra i capelli provando a farla scostare da lui, ma il suo calore e il suo profumo sono invitanti, troppo. E lui è solo e arrabbiato con sua moglie.

Ed ecco che Elena torna a tormentarlo, la donna che ha sposato e che supera di gran lunga ogni altra donna o ragazza che abbia conosciuto.

Perché lui, sua moglie, l’ha amata davvero, l’ha sposata perché ne era follemente innamorato e quando lei sorride e gli dedica delle piccole attenzioni, lo sente ancora il suo cuore che si accende per lei.

L’ha sposata nonostante il sospetto, la paura, che lei non lo amasse quanto lui. E’ meravigliosa, una madre eccezionale, capace, intelligente, di una bellezza disarmante; per farlo capitolare le ci sono voluti giusto quei dieci secondi in cui un pomeriggio di ottobre particolarmente caldo, a lezione di filosofia del diritto, lei seduta qualche fila più in la, ha preso una matita tra le labbra e ha sollevato la massa di capelli scuri per farsi una croccia e fermala con la matita; le è bastato quel gesto per fargli salire la voglia di conoscerla e sapere cosa si nascondesse dietro quegli occhi tristi. E lui ci ha messo almeno un mese per trovare il coraggio di parlare, e un altro mese per chiederle di scambiarsi gli appunti davanti a un caffè; mille domande sparse qua e la per scoprire qualcosa di più. Poi aveva conosciuto Stefan e Caroline, Rebeka, e da piccoli frammenti aveva capito che quel suo sorriso un po’ spento era dovuto a una ferita silenziosa che non amava condividere.

Poi d’un tratto lei aveva invertito la rotta, spezzato il suo regime di distanze e muri, e aveva accettato uno, due, tre inviti a cena fin quando non aveva trovato il coraggio di baciarla, e cavolo quanta paura. Elena gli incuteva un terrore mai provato prima, per quel suo sguardo dolce, ma impenetrabile come di chi nasconde un dolore che non sa raccontare.

E poi aveva visto i sorrisi, le carezze, i pensieri dolci di lei farsi più frequenti e si era illuso di averla così conquistata.

Ma era giovane, erano giovani. 

E lui non lo aveva ascoltato molto quello strano presentimento, quella voce che gli diceva di non buttarsi perché gli occhi di Elena erano troppo profondi, troppo inesplorati per affogarci dentro.

Ma la paura di perderla era tale da averlo spinto a proporsi alla soglia della laurea e il suo sì era stato immeditato.

E dopo anni ormai aveva accettato le sue ombre, i suoi silenzi inspiegabili, aveva ascoltato nel silenzio, certe notti, le sue lacrime trattenute lasciandole il suo spazio, come tanti invisibili momenti in cui lasciava defluire fuori quel misterioso tarlo del passato che si portava dentro.

E lui non aveva mai chiesto, mai scavato. Forse questo era uno dei loro più grandi problemi, non essersi conosciuti e scoperti fino infondo.

Perché Aaron non si riteneva un uomo presuntuoso al punto dal credere di sapere tutto della sua Elena, che forse davvero sua non lo era mai stata.

E ultimamente la distanza lo stava divorando, lasciandolo spiazzato e triste, consumandolo, lui che aveva solo bisogno di quel calore che lei non sembrava più in grado di dargli. Aveva anche tentato di riavvicinarsi, ma senza successo, soprattutto ultimamente che la vedeva sempre più strana, più persa in chissà quali pensieri.

Perché lui la osserva sua moglie, anche se è stanco o arrabbiato. La vede, e ha visto che è cambiato qualcosa in lei, come se il suo più grosso lucchetto fosse ceduto a causa della ruggine e del tempo, arrivando a smuovere la sua anima fredda e riaccenderla.

Lo ha capito dallo sguardo più acceso, dal bisogno che ha di parlare con le sue amiche, dal modo in cui si tortura i capelli. Ma ancora Aaron, dopo quasi vent’anni, non è riuscito a trovare il nodo, il punto che lega tutte le sfaccettature di Elena.

E così, alla fine, aveva ceduto agli sguardi dolci e calorosi della sua dottoranda, così attenta e rapita da lui, capace con quel suo entusiasmo giovanile di travolgerlo e ridargli vita, di farlo sentire importante, voluto.

Perché, infondo, è quello che desiderio tutti, sentirsi amati.

 

 

 

 

Capitolo eterno, lungo, toccata e fuga. Troppo di fretta, sono in ritardo e non solo qui…stasera mi sono concessa il lusso di scrivere mangiando tempo al mio studio e la pagherò cara….orari assurdi e io deliro!!!

 

Scusate, davvero. Dovevo scrivere e postare, ma nel delirio chissà che roba ne è uscita e io, siccome sono pessima e sempre di corsa, non ho manco il tempo di ringraziarvi ma giuro…da metà Novembre come va va…finisce questa situazione odiosa!!!!!!

 

Vi voglio bene

Eli

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** I know ***


I know

 

 

Mancano tre giorni a Natale e Damon è stato tentato di consultare Caroline per il regalo per Nadia; di solito ci pensava Kathrine a queste cose, lui al massimo era l’umile mandante incaricato di andare a comprarlo, ma era la madre che aveva le idee migliori o che riusciva sempre a capire cosa potesse desiderare; eppure lui ci sta un sacco attento a quello che Nadia gli dice o gli manifesta, ma non gli viene in mente davvero niente.

Anche perché la cartuccia migliore l’ha sparata per il suo compleanno neanche 20 giorni prima regalandole il cellulare nuovo – aveva ancora lo stesso compratole alle medie come primo telefono- quindi adesso anche per le sue finanze avrebbe dovuto pensare a qualcosa di più simbolico.

Magari un accessorio per il telefono, una cover o delle cuffie carine.

Detesta fare regali, non è mai stato un gran che, anche con Elena o riusciva a segnarsi qualcosa che le sentiva dire oppure finiva – come lei d’altronde, su questo sono identici- per portarla in qualche posto speciale. Con questo sistema avevano girato tutta la east coast, anche se il suo più grande desiderio sarebbe stato quello di portarla in Europa, ma poi aveva ben pensato di mettere incinta la sua ex.

 

E ad Elena? Sarà il caso di farle un regalo? Perché vorrebbe farglielo e saprebbe anche cosa.

In realtà lo ha già preso, il punto è se e come darglielo.

 

Sospira mentre esce dal palazzo sulla quinta dove ha appena finito di accordarsi con un cliente e si tira su il colletto della giacca di lana per ripararsi dall’aria di neve di New York, diretto verso la stazione della metro. Nel tragitto sfila il telefono di tasca a manda un messaggio che spera trovi pronta risposta.

 

“Non è che mi faresti assistenza shopping natalizio?”

 

Tempo dieci minuti arriva la risposta che lo fa sorridere come un ragazzino.

 

Wow…hai davvero paura di Caroline”

“E tu no? Insomma, sai quanto è brava coi regali…non credo che il set di presine con i gatti sia di suo gradimento”

“Presine con i gatti??Starai scherzando spero!!”

“Sì, quelle le ha comprate Nadia per casa….ma non andrò molto lontano da quel genere se non mi aiuti….”

 

Potrebbe giurare di vederla con quei suoi occhi scuri indecisi mentre si morde un labbro intenta su da farsi.

 

“D’accordo…ma o oggi verso le 18 o…beh mai più in realtà”

“Che donna impegnata che sei Gilbert”

“Prendere o lasciare Salvatore”

“Le 18 non mi sono mai sembrate un orario più bello….”

 

Lo “stupido” che riceve in risposta è più che sufficiente per alleggerirgli il cuore e perché improvvisamente non vede l’ora che sia sera.

 

****

 

Stefan prende la borsa dal proprio armadietto e lo chiude mentre cerca il telefono per avvertire sua moglie che stacca in quel momento dall’ospedale e può andare lui a prendere Matty  e Julie a scuola quel pomeriggio, così ne approfitterà anche per passare in centro a quella gioielleria per comprarle gli orecchini di brillanti che gli ha suggerito Elena.

Trova una serie di messaggi, tra cui suo fratello, sua moglie e una chiamata di Aaron.

Sul momento si ferma in mezzo al corridoio terrorizzato dal pensiero di quello che gli sta nascondendo – che poi non sa nemmeno più come stiano le cose tra suo fratello ed Elena, non ha più parlato con Damon e non sa se se la senta di farlo, anche se dovrebbe – e dopo un istante di esitazione si fa coraggio e lo richiama, riprendendo a camminare verso l’uscita dell’ospedale.

 

Quando la voce del suo migliore amico risuona dall’altra parte dell’apparecchio sente un groppo in gola che gli impedisce di respirare e prova inutilmente a sembrare disteso.

 

-Ehi, no tranquillo ho staccato ora-

-Senti avrei bisogno di chiederti una cosa-

-Dimmi-

-Ci sono ancora camere libere nello chalet che abbiamo preso?-

-Onestamente non lo so, devo sentire Caroline o Beka, sono loro due che hanno organizzato tutto-

 

Stefan si avvia alla macchina e la apre, caricando la borsa.

 

-Perfetto, perché se non è un problema vorrei invitare mio zio Maxwell…mi ha chiamato ieri sera e non l’ho sentito molto bene, perciò pensavo che magari potrebbe fargli bene stare in compagnia -

-Oh…em, certo non penso ci siano problemi-

-Ottimo, grazie Stef, allora attendo tue notizie-

-Sì, ti faccio sapere quanto prima-

 

Stefan chiude la conversazione con addosso ancora quella tensione snervante causata da tutta questa situazione; è più che convinto che sua moglie non sarà d’accordo, non sa come mai lei ed Elena non gradiscano molto lo zio di Aaron, spesso è stato uno dei motivi per cui la sua amica non voleva andare dai parenti di lui, ma non gli ha mai spiegato perché.

Sospira e cerca il numero di sua moglie che dovrebbe essere appena uscita da una riunione con il suo capo. E difatti prontamente gli risponde.

 

-Ehi amore-

-Ciao, dove sei?-

-Sto andando a casa, mi faccio una doccia, mangio qualcosa e vado a prendere i ragazzi-

-Oh perfetto di ringrazio, io proprio non riesco oggi-

-Certo, facciamo come avevamo detto-

-Tra l’altro se tu passassi anche a comprare del pane che me ne sono dimenticata-

-Si non c’è nessun problema-

-Bene grazie-

-Ah dimenticavo, mi ha chiamato Aaron-

 

Sente un leggero silenzio dall’altra parte del telefono dovuto al fatto che Caroline, intenta a tornare alla sua scrivania, si è bloccata rallentando. Aaron sta diventando un nome pericoloso da pronunciare ultimamente.

 

-Oh, e …cosa voleva?-

-Sapere se c’è ancora qualche camera libera allo chalet-

 

Caroline posa sulla scrivania il mucchio di appunti, riviste e modellini portati via dalla sala riunioni mentre medita sulla domanda di suo marito. Si ci sono ancora due camere libere.

 

-Si ne abbiamo, come mai?-

-Perché vorrebbe invitare…suo zio Maxwell-

 

Si gratta la testa stringe appena chi occhi verdi, come se sua moglie potesse esplodere e con lei pure il telefono e lui dovesse calcolare come schivare i colpi.

Ma essendo in ufficio anche sua moglie deve mantenere un certo contegno.

 

-Che cosa???-

-Care ti prego…non cominciare…-

-Ma perché vuole invitarlo?-

-Non lo so, ha detto che lo sente solo-

-Certo che è solo, è un uomo orribile chi vuoi che lo prenda-

-Perché ce lo hai tanto con lui?-

-E come farò a dirlo ad Elena?-

-Questa vostra avversione è esagerata-

-Esagerata??? Ma se lui….-

 

Caroline si morde la lingua, lei e Bonnie hanno fatto una promessa solenne molti anni prima di non dire niente, mai per nessun motivo a Stefan o nessun altro e non può tradire la sua migliore amica adesso, non può farlo.

Sa benissimo che può fidarsi di Stefan, ma non è una cosa sua, non riguarda lei. Così sospira, cercando di mantenere il controllo e consapevole che Elena non la prenderà affatto bene.

 

-Lui cosa-

-Niente, va bene-

-Bene allora lo richiamo, ci vediamo stasera-

 

Caroline chiude e poi si lascia andare sulla sedia, consapevole di dover chiamare la sua migliore amica. Così apre la rubrica e chiama prima di tutto Bonnie per un consulto.

 

 

****

 

 

18.00

 

Puntuale come non lo è mai stata in tutta la sua vita, se non quando si tratta di dover vedere Damon ultimamente, Elena se ne sta stretta nel suo cappotto nero e i guanti che stringono due bicchieri di cioccolata calda, in attesa di lui. Ha pensato già, durante la giornata, ai regali che potrebbe suggerirgli di comprare per Stefan e Caroline, per Bonnie (ed Enzo annesso di conseguenza) ed anche Matt e Beka, per non parlare dei nipoti; sa anche come convincerlo visto che storcerà il naso affermando che se fosse per lui lo farebbe solo a Nadia e magari ai suoi nipoti, ma non anche a tutti gli altri, per quanto siano anche suoi amici e li adori.

E allora lei dovrà ricordargli che partecipando alle loro vacanze deve accettare anche le regole del gioco, ma che può risparmiargli il regalo per lei visto che sarebbe fuori luogo e visto che lei, a lui, ancora non ha preso nulla persa nella sua indecisione.

 

-Ciao Gilbert…oh brava, si gela qua fuori-

 

Elena sobbalza, persa nei suoi pensieri non lo ha visto arrivare se non quando si è sentita sfilare un bicchiere di mano e il suo profumo investirla. Lo osserva per istanti in silenzio senza avere le parole per dir nulla, persa completamente su quella fossetta che si forma beffarda sulla guancia ancora pesta, ma decisamente in via di guarigione. E quanto vorrebbe baciarlo.

Reprime quel pensiero scuotendosi per regalargli un sorriso ironico.

 

-Vedi di non farmi perdere tempo-

-Uh, che brutto atteggiamento-

-Ho un sacco di cose da fare, hai voluto il mio aiuto quindi esegui in silenzio-

-Se vuoi ti lascio la carta di credito e fai tutto tu-

 

Lui alza le spalle accondiscendente.

 

-Vedo che hai capito-

-Da dove cominciamo?-

-Direi dalle coppie….possiamo giocarcela facile-

-Mmm…-

-E poi i nipoti….credo che dovresti fare un regalo anche ai figli di Matt e Beka-

-Dai Elena è assurdo, non ci parlo mai con quei bambini-

 

Elena piega la testa di lato con sguardo ammonitore annesso.

 

-Che giustificazione sarebbe? Sono mesi che li vedi ad ogni dannata cena che facciamo-

 

Lui spinge la porta girevole dei grandi magazzini dove stanno entrando per farle strada e si slacciano entrambi i cappotti a causa del tipico sbalzo termico.

 

-Sì ma per fare un regalo si suppone che tu conosca l’altra persona-

-Volevi regalare a Care delle presine con i gatti….!-

-Non era un vero regalo, avrei scelto qualcosa di quel genere, ma io sono un uomo non mi occupo di regali-

-E a Nadia allora?-

-A lei farò qualche accessorio per il cellulare che le ho appena regalato-

-Oh, allora ti porto dove ci sono un sacco di cose super carine-

 

Elena si illumina e per un attimo Damon scorge la ragazzina che portava a spasso nei pomeriggi di tanti anni fa, quando erano solo due ragazzi innamorati.

 

-Non vedo l’ora-

-Non abbiamo molto tempo, andiamo!-

-Mi spieghi cosa hai di tanto urgente da fare da qui a Natale?-

-A parte lavoro, figli, e preparare le valige…oh tra l’altro ho un sacco di cose da prendere per il viaggio-

-Ma partiamo il 27-

-Si ma a Natale sono dai miei genitori, quindi due giorni fuori città nella loro casa negli Hampton-

-E’ un posto triste dove passare il Natale-

-E’ un posto tranquillo-

-Tuo fratello che combina?-

 

Sono ad uno stand di biancheria per la casa, alla fine non c’era andato lontano Damon, e sta giocherellando con dei graziosi tovaglioli esposti sotto lo sguardo severo della commessa che lo perdonerà non appena lui le regalerà il suo sorriso sexy.  Elena sta cercando il colore della tovaglia che lei ha regalato a Caroline, lui potrebbe fargli in abbinato i tovaglioli.

E insieme ci potrebbe mettere la raccolta di dvd di Doctor Who, la serie preferita di Stefan che non ha mai tempo di scaricarsi da internet.

 

-Jeremy sta bene, è sposato e ha una bambina di tre anni- Pearl – e ne sta aspettando un altro-

-Uh, è diventato un uomo-

-Sì…ah eccoli!-

 

Elena si allunga per raggiungere i tovaglioli già impacchettati con un nastro di seta, tra quelli esposti tra gli scaffali ma sono troppo in alto per lei, finché non sente Damon apparirle dietro praticamente sovrastandola e afferrandoli per lei. Quando lei si volta se lo trova a pochi centimetri sentendo come di consueto la temperatura salire, mentre lo osserva mettere il pacchetto nel cestino che ha in mano.

 

-Prego-

 

Lei trattiene il respiro mentre lui si allontana per tornare a giocare con qualche accessorio esposto.

Sarà dura concludere sana e salva tutti gli acquisti.

 

****

 

 

Nadia e Alec sono arrivati, dopo la scuola, al centro commerciale con gli amici per finire alcuni acquisti natalizi approfittando del fatto che il giorno dopo è Sabato, la scuola quindi è finita e le vacanze iniziate.  Si aggirano per i vari piani decidendo di separarsi in base a quello che devono prendere, così Nadia e Alec si dirigono al piano dedicato alle cose per la casa in cerca da qualche pensierino per i genitori e gli zii. In due avranno sicuramente più idee.

 

Sulle scale mobili, mentre parlano della scuola e lei si agita tutta per la preoccupazione del risultato del test di algebra, Alec la osserva sorridendo e in un gesto istintivo le afferra la mano facendola sussultare.

Ormai stanno insieme, ma prenderle la mano in pubblico è proprio dichiararlo al mondo e a lui fa ancora un po’ strano.

Soprattutto a lei che prova a nascondere l’imbarazzo parlando d’altro finché non arrivano al piano e si dirigono nel reparto illuminato a festa.

 

 -Cosa potrei prendere a mia madre?-

-Non so, qualcosa per la casa?-

-Ho visto che ultimamente si compra spesso le candele…-

-Potresti prenderle un kit per il bagno-

-Cioè?-

-Lei ha la vasca?-

-Sì nel bagno dei miei c’è-

-Allora metti insieme candele profumate, sali da bagno, un buon olio per il corpo-

-Uh…che schifo-

 

Nadia ride per la faccia di Alec.

 

-D’accordo te le trovo io queste cose-

-A me danno noia tutti quei profumi….-

-Beh lo spero bene, sei un maschio-

-Bene, mi hai convinto-

-Top-

-E tu a tuo padre cosa prendi?-

-Ancora non lo so…non è un tipo facile-

-Mmm già-

-E poi di solito andavo con la mamma a scegliere il regalo per lui, non che ci azzeccassimo sempre, ma erano tutte cose che gli servivano e lui era contento-

-Potresti sentire Caroline, lei è una sempre piena di idee-

-Sì potrei…vediamo se mi viene in mente qualcosa-

 

I due scelgono un po’ di cose nel reparto dei profumi per la casa e vanno a caccia di candele passando per quello della biancheria e Nadia rallenta quando scorge da lontano suo padre. Sul momento pensa di essersi sbagliata, ma poi lo riconosce in fila alla cassa.

 

-Ehi, che c’è?-

-C’è mio padre-

-Fuggiamo allora!-

 

Nadia aggrotta la fronte con rimprovero.

 

-Dai, smetti-

-Tuo padre mi mette a disagio-

 

Alec getta lo sguardo in direzione del padre di Nadia, adesso intento a parlare con la cassiera mentre una donna al suo fianco inizia a mettere sul banco una serie di oggetti.

 

-Lo so-

-Ehi, ma quella è mia madre!-

 

Anche Nadia adesso torna curiosa e allarmata con lo sguardo verso suo padre, le era sfuggita con tutta quella folla, ma riconosce chiaramente Elena in piedi accanto a lui. Che cavolo fanno insieme?

 

-Che stanno facendo?-

-Beh, si saranno trovati a fare acquisti…oh potrei andare a sbirciare cosa sta prendendo la mamma!-

 

Nadia oscura lo sguardo, non capendo come Alec possa essere sempre così tonto; ma quale casualità, secondo lei sono venuti insieme e non ci sarebbe nulla di male se non fosse per quella sensazione amara che le afferra la gola quando osserva suo padre parlare con Elena; anche adesso che si volta verso di lei e le sorride mentre lei gli parla. Sono troppo lontani per cogliere la loro conversazione, ma non abbastanza da non vedere come si guardino.

O almeno, di come suo padre guardi Elena.

Forse è solo frutto della sua immaginazione, ma quel dubbio non si è affatto fugato, tutt’altro.

 

-Dai, andiamo prima che ci vedano-

-Possiamo andare a salutarli se vuoi-

-No, va bene così-

 

Alec annuisce e la trascina via, ma nel momento in cui si muovono, suo padre ed Elena escono dalla fila e gettando lo sguardo verso la loro direzione li vedono.

 

-Beh, ci hanno visti-

 

Adesso sono costretti a salutarli e Nadia li sta studiando come si fa con un esperimento di chimica, con un’attenzione quasi scientifica ora che le loro facce si contraggono e può percepire sul volto di Elena scendere un certo imbarazzo; soprattutto mentre prova a prendere le distanze da Damon più che si avvicinano.

 

-Ehi ragazzi-

-Salve

 

Elena aggrotta verso suo figlio che proprio non ce la fa a dare del tu a Damon e forse è meglio così.

 

-Cosa fate da queste parti?-

-Acquisti….come voi suppongo-

 

Gli occhi indagatori di Nadia si piantano in quelli di suo padre che alza una mano per grattarsi la testa nervoso.

 

-Beh sì, ho chiesto a Elena una mano coi regali….sai tua zia non è una donna facile-

-Che le avete preso?-

 

Alec prova a stemperare quella strana tensione che non comprende, direzionando la domanda verso sua madre.

 

-Oh beh, noi le regaliamo una bellissima tovaglia che aveva puntato da un po’ ….e Damon le fa in coordinato i tovaglioli di stoffa, inoltre c’è anche un regalo per Stefan…poi Bonnie, e per la coppia Matt e Rebeka…-

-E voi?-

-Noi dobbiamo ancora prendere delle cose-

 

Alec nasconde il cestino dietro la schiena, non volendo mostrare a sua madre il contenuto, la quale capisce e sorride volgendo lo sguardo altrove.

 

-Adesso ci dirigiamo nel settore giocattoli, per le belve più piccole-

-Ah, capito-

-Ci vediamo a cena a casa-

-Certo-

 

Nadia è rimasta in silenzio a fissarli, ascoltando di sfuggita la conversazione tra Alec e sua madre, troppo intenta a cogliere strani comportamenti. Così dopo averli salutati, si volta appena per osservarli mentre si allontanano, ignorando i commenti di Alec sulla situazione imbarazzante.

Quando hanno preso l’ascensore per cambiare piano e le porte si sono chiuse sospirano entrambi.

 

-Dobbiamo stare più attenti-

 

Damon si volta verso Elena con sguardo interrogativo.

 

-Attenti? Non stavamo facendo nulla di male-

-No?? Dio Damon….prima in fila…io ti stavo per sistemare il colletto della camicia e lo avrei fatto se la commessa non mi avesse chiesto se pagavi con la carta o in contanti-

-E quindi?-

-E quindi avrebbero potuto vedermi-

-Continuo a non vedere il problema, non ci stavamo baciando!-

-Sì ma per loro potrebbe essere strano….insomma….Alec sa che ci conosciamo da tanto tempo ma…da qui ad andare a fare spese insieme!!!-

 

Le porte dell’ascensore si aprono e i due vengono travolti dal gran vociare di mille bambini sparsi a correre per le corsie del reparto giocattoli, inseguiti da disperati genitori intenti a procacciarsi il giocattolo dell’ultimo momento con liste di babbo natale alla mano.  Quella confusione li stordisce il giusto, non sapendo che direzione prendere.

 

-Non mi pare che lui l’abbia presa in modo strano-

-Forse….ma Nadia? Lei cosa pensa? Perché lo vedo che ci guarda sempre stranita Damon-

-Sì d’accordo ma ti assicuro che non è un problema quello che c’è stato tra noi-

 

Mentre Elena vaga totalmente a caso, seguita da lui, in tutto quel baccano, si volta verso Damon con sguardo interrogativo.

 

-Che vuol dire non è un problema quello che c’è stato tra noi? Cosa le hai detto?-

 

Lui, sotto accusa, alza le mani con fare difensivo.

 

-Niente, sei impazzita? Sa che siamo stati insieme da ragazzi ma basta-

-E perché diavolo lo sa???-

 

Elena si è fermata di colpo con quel suo sguardo da pazza, non capendo come lui possa essere un tale incosciente.

 

-Perché lo ha scoperto da sua madre! Quella stupida di Kathrine glielo ha detto quando è andata a Los Angeles-

 

Elena è rossa in volto e sta per morire in preda a un colpo di calore. Perché quel nome è sempre una stilettata nel cuore, una frustata sulla pelle abrasa, acido che ancora oggi la corrode.  La causa di tutti i suoi mali, delle sue sofferenze, un nome che è così insopportabile che non riesce nemmeno a pensarlo, a pronunciarlo. Gonfia la faccia carica di rabbia e si volta prendendo la direzione del corridoio del piano, non sapendo nemmeno dove stia andando con lui che la segue consapevole di aver appena fatto un danno.

 

-Elena…-

-Lei cosa?????-

-Ascolta….-

-Cioè è….è incredibile….è assurdo….-

 

Trova la porta che da sulle scale di emergenza e preme la maniglia antipanico per aprirla e trovarsi nel vano scale, con un apprensivo Damon alle sue spalle mentre sente la pesante porta chiudersi con un tonfo. Lei si volta di scatto furibonda con gli occhi iniettati di sangue mettendolo in serio allarme.

 

-Riesce sempre a fare del male a qualcuno, in qualche modo e poi…e poi voglio dire….è sua figlia, dovrebbe risparmiarle inutili dispiaceri invece che fa?? Sparla di cose che sa che potrebbero ferirla, ma come ragiona? E poi come diavolo si permette di parlare di me??? Di noi??? Cosa ne sa lei??? Perché non sa un accidente di noi!!!-

-El..-

-E chissà cosa le avrà detto, che poi è sua madre! Per Nadia quello che dice sarà oro colato, come minimo mi avrà dato della puttana ruba fidanzati quando direi che è stata lei a rovinarmi la vita!!!!-

 

Damon la osserva arreso, ormai è partita per la tangente e sa che non può fermarla in quel suo fiume di follia, di rabbia repressa troppo a lungo, ma non pensava che menzionarla potesse farle avere una reazione simile. Così si avvicina cautamente, guardandola arretrare e alzare le mani a difesa come per allontanarlo e brucia le distanze per afferrarle dolcemente gli avambracci e provare a calmarla.

 

-Ehi-

-Damon no, che stiamo facendo? I ragazzi…i ragazzi non devono scoprirlo, oddio soffrirebbero così tanto, non possiamo permetterlo Damon, non voglio che i miei figli restino feriti da tutto questo, da noi-

-Lo so-

 

Damon lo sa, anche troppo bene. Come sa che stanno continuando a rimandare il problema un po’ come si fa quando sai che si avvicina l’autunno, ma fin quando non ti fa freddo non fai il cambio dell’armadio e accetti il rischio di esporti e ammalarti. E così loro due stanno giocando ad un gioco pericoloso, che poi, la sua felicità è forse un gioco? Si butterebbe da un palazzo in fiamme per sua figlia, lo sa bene, in questo ogni tanto – in modo egoisticamente umano – cerca di rubare un frammento di felicità al tempo che passa con Elena, perché lui adesso è di questo che ha bisogno.

E deve respirare a fondo per mantenere i nervi saldi, mentre la osserva portarsi le mani in volto, preda della disperazione.

 

-Io la odio….Kathrine….la odio da morire….tu non sai, non sai quanto la odi, quanto abbia fatto di tutto per estirparla e per smettere…perché in realtà io vi odiati entrambi, non ho fatto altro per anni che soffocare la mia rabbia-

 

Il volto sconvolto lo lascia senza parole, desiderando solo di abbracciare e lavare via quel dolore che lui stesso - più di Kathrine la cui colpa Elena sa essere pressoché inesistente - le ha inflitto troppi anni fa, ma che ancora adesso continua a bruciarle dentro e logorarla. E’ sull’orlo di una crisi di nervi.

 

-Odiami Elena, va tutto bene, odiami-

-Ti odio, ti odio da morire, ti odio perché mi hai lasciata, ti odio perché te ne sei andato, ti odio perché sei tornato a incasinarmi, perché non riesco a smettere…nonostante tutto….non riesco a smettere di volerti….-

 

Lei prende fiato per lo sforzo mentre gli occhi azzurri brillano titubanti, perché lo sa benissimo cosa voglia dire lottare con disperazione contro quella corrente più potente di lui che lo riporta sempre da lei.

 

-E questa situazione è dannatamente sbagliata, non va bene, per noi, per i nostri figli…è un disastro e feriremo tutti…io….io non riesco neanche a dormire e non posso continuare a fingere che siamo quello che non siamo, hai visto i nostri ragazzi??? Li hai visti Damon?-

 

Lei lo sta letteralmente supplicando di non lasciarla sola in quella sua tempesta di dolore, ma lui per la prima volta non sa come starle accanto e sente i suoi stessi occhi infiammarsi di lacrime.

 

-Dobbiamo finirla qui, basta-

-Che vorresti dire con “finirla qui” scusa? Credi che non c’abbia provato? A non volerti? A non desiderarti?-

-Beh si vede che non ci abbiamo provato abbastanza! E se non riusciamo ad essere-

-Ad essere cosa Elena?? Amici??-

 

Il tono della sua voce si alza di quei decibel che le fanno tremare le gambe.

 

-E’ quello che avremo dovuto provare a fare….noi siamo sbagliati-

-Credi che non lo sappia? Che non mi accorga di quanto sia tossica questa relazione? Ma io ci sono Elena, con tutto il casino che siamo e le paure e i dubbi….il punto è se tu vuoi esserci…perché io non voglio essere tuo amico…non posso-

 

Le fiamme azzurre si contraggono risentite mentre sputa fuori quella verità strozzata, nessuno dei due vuole chiudere, vuole privarsi dell’altro, ma questa storia sta sfuggendo loro di mano. E gli occhi feriti e lucidi di Damon ne sono una piena conferma; quello che ha davanti è il ragazzo giovane e insicuro di cui si è innamorata, colto dalla paura.

 

-Io non lo so….non lo so Damon!-

 

Le sue urla sono più di disperazione che di rabbia, di una covata frustrazione per una felicità che cozza con il resto della sua vita in una stridente antinomia tra il desiderio e la realtà. Damon in tutto questo continua a fissarla con un dolore trasudante dal suo sguardo che lei non è capace di reggere, e sa che deciderà lui per entrambi, lo capisce da come sospira, tende appena le labbra in una smorfia ferita e prova a trattenere il liquido che così di rado ha visto affacciarsi ai suoi occhi chiari.

 

 

-Beh…allora…hai ragione, non può funzionare….abbiamo chiuso-

 

Il tono tremante la spiazza, forse più del suo volto che si abbassa mentre si dirige alla porta di emergenza sparendovi dietro, lasciando che lei possa esplodere in un pianto silenzioso ora che il suo cuore si è letteralmente spaccato in due.

Di nuovo.

 

 

­­­­­­­­­­_______________________________________________________________________

 

 

Ciao a tutte!!

 

Eccomi furtiva come sempre con un nuovo capitolo….spero sia un po’ più corto e più digeribile, vi prego non fatevi problemi a scrivermi se secondo voi mi dilungo troppo o sono pesante nella scrittura, i vostri pareri ed impressioni sono fondamentali per me!!!

Venendo rapidamente al capitolo…Damon ed Elena continuano questo strano rapporto fatto di piccoli contatti, il bisogno di sentirsi…vedersi, ma non può durale a lungo perché in ogni caso ci sono i figli tra loro due, lei deve ancora affrontare suo marito, la situazione del suo matrimonio e sta rischiando di usare Damon come una via di fuga da tutto questo tanto è che quando per sbaglio trovano i loro figli al centro commerciale ed Elena scopre che Nadia sa del loro passato, scoppia terrorizzata all’idea che loro li scoprano del tutto.

Nessuno dei due vuol fare del male ai ragazzi, ma è una conseguenza inevitabile delle loro scelte a meno che non decidano di troncare tutto prima che sia troppo tardi e Damon, come sempre, reagisce in modo netto dando voce alle sue preoccupazioni e ponendo l’unica soluzione apparentemente possibile ad ora. In questo momento lui è molto vulnerabile e a tratti è lo stesso Damon di sempre, impulsivo, istintivo ma anche protettivo.

Il problema si porrà nel momento in cui si troveranno a stare insieme per dieci giorni sotto lo stesso tetto in vacanza, non sarà per niente facile soprattutto perché Elena ancora non sa dell’aggiunta dell’ultimo minuto e cioè di Maxwell. Scopriremo presto anche come mai lei abbia questa avversione per l’uomo!!

 

Scusate se mi sono dilungata pure qui, di solito non più sbrigativa!!

 

Attendo i vostri commenti con gioia, se vi va!

Baci

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Winter song ***


Winter song

(Sara Bareilles)

“This is my winter song to you.

The storm is coming soon,

It rolls in from the sea

My voice; a beacon in the night.

My words will be your light,

To carry you to me.

Is love alive?”

“Questa è la mia canzone d’inverno per te

La tempesta sta arrivando

Proviene dal mare

La mia voce, un faro nella notte

Le mie parole saranno la tua luce

Per portarmi da me

E’ vivo l’amore?”

 

 

24 Dicembre – ore 10.00

 

Elena ha finito di sistemare le cose per quei due giorni che passeranno fuori casa dai suoi genitori, partiranno dopo pranzo e lei ne vuole approfittare per fare un saluto a Caroline e sfogarsi con lei. Non ha più sentito Damon dalla loro discussione di qualche giorno prima quando si è dovuta chiudere mezz’ora nel bagno del centro commerciale per lavarsi via il mascara colato e avere una faccia presentabile per tornare a casa.

Ma ogni istante, ogni momento che pensa a lui sente una fitta al centro dello stomaco e le sale un groppo in gola duro da deglutire mentre la voglia di piangere si affaccia prepotente ai suoi occhi marroni.

Si è aperta una voragine, un buco all’interno del suo cuore che ha fatto rinascere in lei un amore sepolto e adesso che si stava lasciando cullare in quella bolla d’illusione restano solo i cocci, i pezzi dei danni fatti.

 

Eppure è sposata, ma suo marito non riesce ad essere la sua prima preoccupazione, non quando Damon è tornato a minarle le sue sicurezze, a rimettere tutto in discussione.

Ma deve imporsi di smettere di pensarlo, ancora una volta. Ha durato una fatica pazzesca anni fa quando aveva una intera nazione tra loro, non sa proprio come farà adesso che sarà costretta a vederlo per tutte le vacanze.

Sospira mentre chiude il trolley e lo porta in sala, così che Aaron più tardi possa caricarlo. Afferra chiavi e cappotto e lo cerca con lo sguardo; i ragazzi ancora dormono.

 

-Esco un attimo a comprare due cose e torno-

 

Lui, ancora in vestaglia intento ad ascoltare il notiziario del mattino, si volta appena verso sua moglie, domandandosi se quello sguardo perso e cupo sia dovuto alla loro situazione.

 

-D’accordo….-

 

Lei fa per andare, ma la sua voce la ferma.

 

-Elena-

 

La donna alza lo sguardo su di lui.

 

-Spero…che potremo parlare un po’ …in questi giorni-

 

Lei deglutisce in estrema difficoltà e annuisce senza proferire parola, poi dopo avergli regalato un minuscolo sorriso scappa da lui e da quell’angoscia logorante che la divora.

 

 

****

“They say that things just cannot grow

Beneath the winter snow,

Or so I have been told.

They say were buried far,

Just like a distant star

I simply cannot hold.

Is love alive?”

“Dicono che le cose non possono crescere

Sotto la neve d’inverno

O così mi è stato detto

Dicono che sono sepolte lontano

Proprio come una stella distante

E io semplicemente non posso raggiungerle

E’ vivo l’amore?”

 

Casa Salvatore – ore 10.00

 

-Allora, cosa c’è da fare?-

 

Damon si sfrega le mani rivolgendo l’attenzione verso sua cognata già tra i fornelli intenta a preparare tutto per la cena della Vigilia. A cena, oltre a lui e Nadia, ci saranno anche Ric, Jo e i Parker, quindi c’è molto da fare. Stefan ha chiesto a suo fratello di venire ad aiutarli, mentre Nadia è ancora a casa che se la dorme ed andrà a prenderla non appena si sveglia.

 

-Allora….intanto potresti aiutarmi a portare un po’ di legna e poi c’è spostare il tavolo della sala da pranzo, aprire le prolunghe-

-Ricordati di andare a comprarmi i centro tavola che mi mancano!-

 

La bionda agitata si sporge leggermente per raggiungerli con la voce dalla cucina e impartire ulteriori ordini.

 

-Sì tesoro, mando Damon quando esce per andare a prendere Nadia-

-Allora sarà bene che gli spieghi esattamente cosa fare!-

 

I fratelli roteano gli occhi chiari per aria sperando che Care non li veda,  poi Damon si rivolge a Stefan.

 

-Ma di solito come fate tutte le volte che date le vostre super cene???Vi svegliate sempre all’alba?-

-Mm, dopo mesi ti interessi solo ora di come ci organizziamo?-

 

Damon fa spallucce ironico.

 

-Beh, di solito io faccio l’ospite e arrivo a giochi fatti-

 

Stefan scuote la testa ridendo.

 

-Beh caro ospite…facciamo sempre così…solo che – di solito- ci aiuta Elena-

 

Stefan si dirige verso l’ingresso seguito da suo fratello e afferrano le giacche per uscire e dirigersi sul retro dove Stefan tiene la legna; dandogli le spalle non può vedere la smorfia di dolore che gli provoca quel nome. Quando arrivano in giardino con l’aria invernale che gela per un attimo i suoi tormenti, Stefan si volta leggermente cercandolo con lo sguardo.

 

-Allora, come stai?-

-Come sempre-

-Dam….è un po’ che non parliamo-

-Quando succede ultimamente finiamo tu con una mano fasciata…e io col mento tumefatto-

 

Stefan sorride sghembo mentre afferra la carriola da caricare e si incamminano verso la tettoia del capanno sotto al quale si trova la legna coperta da un telo verde per isolarla dalla pioggia. Le loro ferite esterne sono quasi guarite del tutto e hanno rafforzato il loro legame, così spera Stefan.

 

-Vuoi rinfacciarmelo ancora per molto?-

-Tutte le volte che posso-

-Dai avanti…anche se non è un argomento che mi mette a mio agio, voglio sapere come stai e …come va con Elena-

 

Gli occhi verdi si alzano diretti verso suo fratello mentre si apprestano a sollevare il telo e scoprire la legna. Lo vede più sfuggente del solito, ma non capisce come mai.

 

-Non c’è nulla da dire, abbiamo fatto una stronzata…e ho sbagliato-

-Cioè?-

-Cioè niente, non accadrà più-

 

Stefan rallenta la sua operazione di trasbordo di legna nella carriola e torna di nuovo sul corvino.

 

-Damon, che sta succedendo-

-Succede che abbiamo chiuso, contento? Così nessuno si farà male-

 

La vena polemica lascia intuire un disagio che è inutile mascherare. In ogni caso lo capiranno, tanto vale dirglielo.

 

-Che vuol dire che avete chiuso?-

-Che è finita….anzi non è mai cominciata…non si comincia nulla con qualcuno che è già impegnato-

-Damon-

-Ti prometto che le starò alla larga-

-Non mi importa di questo, voglio sapere come stai….questo mi interessa-

 

Finalmente lo sguardo azzurro si solleva su suo fratello, sinceramente preoccupato per lui, e Damon deve trattenere a forza un sorriso perché lo vede che Stefan vuole davvero sapere di lui e non ha il problema di dover difendere nessuno. E gli mancava suo fratello, quel suo modo silenzioso e discreto di stargli accanto senza giudicarlo o imporsi; sono sempre stati molto diversi soprattutto nel modo di amare.

E di questo gliene è grato; così sospira e carica un altro tocco di legna.

 

-Lei….lei ha ragione Stef….siamo incasinati, tossici…e io sono terribilmente sbagliato per lei…e finiremo per fare del male a tutti, soprattutto ai ragazzi-

 

Stefan lo osserva intristendosi, perché ci ha provato pure lui a credere che tra loro fosse tutto finito e ognuno fosse andato avanti con la propria vita, ma gli sono bastati pochi mesi per essere di nuovo Damon ed Elena e non vede come possano davvero riuscire a stare lontani. Di nuovo.

Se non fosse successo quel che è successo, Stefan è convinto che suo fratello l’avrebbe sposata.

 

-Sai…io ancora non capisco, intendo…come sia possibile che dopo tutti questi anni tra voi due ci sia ancora qualcosa? So che con Kathrine non è andata a finire bene ma …. -

 

La domanda enigmatica porta Damon a mordersi un labbro, non tanto sicuro di sapere come rispondere perché lui che vive direttamente Elena sulla sua pelle, non ha pensato che al resto del mondo possa sembrare strano che, dopo anni e distanze, si siano ritrovati.

 

-Non lo so Stef….quando sono tornato da Kathrine, dopo il matrimonio di Elena…ero convinto che fosse un segno che tra noi fosse finita per sempre, poi è arrivata Nadia, le cose all’inizio funzionavano tra noi…col tempo io…beh c’è stato un periodo in cui ho amato Kathrine, e Nadia mi riempiva totalmente la vita, non avevo bisogno d’altro. Ma ha iniziato a crescere ed è come se tutto lo spazio che occupava quando era appena un fagottino si stesse naturalmente riducendo e io…beh diciamo che col tempo si erano andati affievolendo i miei sentimenti per sua madre…-

 

Stefan lo osserva silenzioso, capisce cosa intenda col fatto che i figli, soprattutto all’inizio, siano così totalizzanti che invece di unire la coppia in un certo senso la allontano. Per questo è assurdo che tante persone per risolvere le crisi di coppia si mettano a fare figli, che forse più di tutto sono il vero banco di prova per un’unione forte. Perché ti prendono tutto senza riserve, energie, sonno, tempo, forza e non lasciano margine di altro amore, nella loro stupenda esistenza sono tirannici* e più crescono, più ti restituiscono anche quel tempo rubato quando iniziano anche loro ad avere la loro piccola autonomia e tu ti trovi finalmente a ritrovare te stesso e l’altro. Anche lui e Care avevano avuto molti momenti di difficoltà, ma era un amore solido. Una certezza di granito che gli aveva sempre fatto affrontare tutto.

E pensando a tutti i momenti difficili può capire Stefan che se la persona che hai accanto non è quella che avresti voluto per la vita, diventa impossibile tutto, anche respirare.

 

-Lo capisco…e mi dispiace… ma… Elena?…-

-Elena…-

 

Il sorriso amaro che increspa lievemente il volto di suo fratello, intento a sfiorare distratto la superfice ruvida di un tronco di legno, gli stringe il cuore.

 

-E’ un’incognita che non riesco a decifrare….ma non devi più preoccuparti che io non le ronzi intorno…-

-Damon….quando dico che dovresti cercare di non incasinare tutto non dico …di lasciarla perdere, ma di essere certo di quello che vuoi. Perché non è vero che chiudendo i rapporti nessuno si farà male, tu te ne sei già fatto abbastanza e sono convinto che anche Elena stia soffrendo, il punto è se è una sofferenza immotivata o per qualcosa per cui val la pena….-

 

Damon osserva riflessivo suo fratello e trattiene quelle sue parole senza aver nulla da replicare; solo la sua amarezza. Sospira mentre finiscono di caricare la carriola e tornano dentro per mettere la legna nella cesta accanto al fuoco ed aiutare Caroline.

 

-Em, dunque….si passa pure solo che….lui è qui-

 

Caroline abbassa la voce contro il cellulare che sta tenendo tra il collo e la spalla mentre ha le mani occupate a legare il roast beef e con gli occhi cerca furtiva suo marito e suo cognato.

Elena l’ha chiamata per dirle che entro cinque minuti sarebbe stata da lei e del fatto che avesse litigato con Damon, ma Caroline l’ha avvertita della presenza dell’uomo a casa loro.

 

-No allora non vengo-

-Ti prego, non fare la bambina, tu arriva io magari esco un momento e facciamo due passi, d’accordo?-

-Mm-

-Elena falla finita e muoviti-

 

Caroline chiude il telefono e lo mette nella tasca dei jeans per poi sistemare la carne e metterla in forno. Dopo la passeggiata con Elena si dedicherà alla preparazione della red velvet che richiede tempo e pazienza; si sciacqua le mani e si slaccia il grembiule dirigendosi in corridoio quando vede i due fratelli fare la spola dal retro per mettere la legna sia vicino al camino della cucina, sia in salotto.

 

-Ehi-

-Ehi-

-Ecco….io esco un attimo…-

-Perché? Dove vai?-

-Oh, beh….mi sono scordata una cosa…faccio un salto al supermarket infondo alla strada e torno subito-

 

Stefan osserva perplesso sua moglie defilarsi nello spogliatoio per cambiarsi le scarpe per poi afferrare il piumino e uscire.

 

-Tua moglie è una donna strana-

 

L’uomo sorride e ritorna a svolgere i suoi compiti insieme a Damon.

 

 

****

“This is my winter song.

December never felt so wrong,

'Cause you're not where you belong;

Inside my arms”.

“Questa è la mia canzone d’inverno

Dicembre non mi è mai sembrato così sbagliato

Perché tu non sei dove dovresti essere;

Tra le mie braccia”

 

Caroline è sul marciapiedi fuori casa che si guarda ogni tanto alle spalle e ogni tanto osserva la strada in attesa di Elena, temendo che i due possano stare alla finestra a sbirciare le sue faccende fin quando finalmente non vede arrivare da dietro l’angolo la macchina dell’amica che si accosta dietro alla Camaro di Damon, tentata di tamponargliela.

 

-Come hai fatto a liberarti?-

 

Elena la raggiunge chiudendo l’auto.

 

-Oh, gli ho rifilato una scemenza qualunque, che vuoi che ne sappiano e anche se fosse…-

 

Infila un braccio sotto quello dell’amica e iniziano a camminare.

 

-Ho il diritto di dedicarti un po’ di tempo-

-Oh quello sicuro…anche se sono di fretta pure io….ho detto ad Aaron che dovevo comprare delle cose per mia madre-

-Vedi? Usiamo le solite scuse-

 

Elena sorride mentre si incamminano per il quartiere avvolto nella luce violacea di un cielo che sa di nevicata imminente.

 

-Allora, vuoi dirmi che succede?-

-Abbiamo litigato…tre giorni fa-

-E come mai?-

-Beh ecco…lo avevo accompagnato al centro commerciale per comprare i regali-

-Elena!-

-Cosa? Siete state voi a dirmi di “conoscerci da adulti” e un’uscita amichevole in pubblico non mi sembrava sbagliata-

-No infatti…ma così fa troppo coppia…-

-Beh non era un problema, lo è diventato quando abbiamo incontrato i ragazzi-

 

Caroline allarga lo sguardo azzurro perplessa.

 

-Nadia e Alec…erano anche loro in giro per acquisti-

-Santo cielo, quanto siete sfortunati-

-Già…e sai Alec è tonto non ha capito niente, ma Nadia…lei ci osserva molto-

-Certo, è suo padre ed è una ragazza…ma non avete mai fatto niente, non può aver capito-

-Sua madre le ha detto di me e di Damon-

-Che cosa????-

 

Caroline allenta la presa sull’amica mettendosi dritta e incrociando le braccia per ripararsi dall’aria fredda. Il respiro agitato si condensa annebbiandole la visuale.

 

-Starai scherzando spero!-

-Purtroppo no, le ha solo detto che siamo stati insieme da ragazzi, nulla di più….ma pure io se fossi in lei sarei infastidita-

-Ecco perché ultimamente era sempre scontrosa con Damon-

-Davvero?-

 

La bionda osserva un attimo la faccia allarmata della sua migliore amica e per un istante si pente di quella riflessione ad alta voce.

 

-Ma nulla di che non preoccuparti….piuttosto finiscimi il racconto-

-Beh….niente io mi sono alterata per questo fatto, insomma…ho pensato ai ragazzi e a quello che potrebbe succedere se scoprissero di noi, di adesso…e sono esplosa. Ero furiosa per questa cosa di Kathrine!!! Non puoi capire la rabbia, ho cercato di far capire a Damon che questa situazione farà solo degli ulteriori danni…che finiremo per far del male a qualcuno e lui….-

 

Lo sguardo scuro si adombra nuovamente, ricordando le iridi azzurre brutalmente ferite. Caroline la incinta a proseguire, ma è consapevole che non ci sono molte cose da dire al riguardo, sanno bene tutti quale sia la soluzione meno dolorosa e più semplice.

 

-Lui?-

-Lui….ha detto che vuole chiudere-

 

Elena si passa le mani sul volto respirando a fondo per reprimere l’ennesimo conato di vomito in attesa del parere della sua amica.

 

-E?-

-E niente….se n’è andato e non l’ho più sentito-

-Tutto qua?-

 

Elena si volta indispettita verso Caroline.

 

-Come sarebbe a dire tutto qua? Ti pare poco? Non vuole più avere a che fare con me!-

-Ok Elena ma….punto primo, chi ci crede? Direi nessuno. Punto secondo, mi sembra difficile visto che tra cinque giorni si parte per la montagna, punto terzo…beh non c’è nessun terzo punto, ma ….quello che voglio dire è che tra voi non finisce mai! Non è stato così nemmeno con 52 Stati e due decenni a separarvi…quindi proprio non capisco-

-Tu non hai visto come lo ha detto-

-Che importa, non è quello il punto…come vi rivedrete sarete punto a capo-

-Ma è proprio questo che vogliamo evitare, di essere di nuovo al solito punto, per questo dobbiamo chiudere…d’ora in avanti solo rapporti civili ma nulla di più…-

-Elena io ti voglio bene, lo sai, adoro anche Damon quando non mi fa arrabbiare però….questo discorso non regge, lo sai anche tu-

-Cosa pensi che accadrà sentiamo-

-Penso che appena vi rivedrete vi terrete il muso pieni di imbarazzo, lui farà una battuta stupida per stemperare la tensione, tu riderai, fingerete di comportarvi in modo distaccato poi lui farà qualcosa, o magari sarai te, che vi riporterà nelle braccia dell’altro perché….è questo che fate-

-Forse quando stavamo insieme!-

 

Caroline rotea lo sguardo azzurro esterrefatto sull’amica che è la quintessenza della testardaggine talvolta.

 

-No Elena, succede adesso semmai!-

-Bene, ma non deve accadere-

-Se fossi davvero convinta di poter avere qualche potere decisionale in merito….credi davvero che staresti qui con me a parlarne?-

 

Elena tira una smorfia di disappunto verso l’amica.

 

-E comunque….è chiaro che i vostri figli, la loro serenità, debbano avere la priorità. Come è chiaro Elena che tu non stia dando per nulla una seconda occasione al tuo matrimonio…-

 

La mora si morde un labbro per reprimere una risposta, lasciando che Care continui.

 

-Hai già deciso che non ne vale la pena? Che vuoi lasciare Aaron? D’accordo, fallo, ma non per Damon…perché, per inciso, non stai nemmeno provando fino in fondo a prendere sul serio il rapporto con lui!!-

-Questo non è vero!-

-Sì che lo è …..altrimenti non saremmo a questi punti, perché lo sforzo di non saltarvi addosso – così, giusto ogni tanto - lo puoi anche fare se davvero vuoi tentare di capire se sia un capriccio, un vecchio ricordo o veramente qualcosa di più…ma come pensi di farlo se non sei capace di avere una distanza giusta?-

 

La donna abbassa leggermente lo sguardo, colpita e affondata.

Lei gli ha proposto un’amicizia di cui lui ora non vuol sapere, o meglio, nemmeno ci ha provato seriamente a proporgliela.

Le due proseguono la camminata fino a tornare indietro verso casa Salvatore e quando arrivano al vialetto d’ingresso si stanno per salutare, ma il rumore della porta principale che si apre attira la loro attenzione.

E’ Damon che, non appena le vede, rallenta il suo intercedere.

 

-Ehi, dove vai?-

-A prendere Nadia…e i tuoi centri tavola-

-Oh, Stefan ti ha dato l’indirizzo?-

-Sì certo-

 

Damon risponde senza essere davvero interessato a sua cognata, troppo preso a guardare Elena che si tortura il piumino agitandosi sul posto. Così Caroline, che conosce troppo bene le loro dinamiche, decide di dar loro un piccolo spazio e si volta appena verso Elena.

 

-Noi ci sentiamo più tardi, e comunque in ogni caso ci vediamo il 27…e saluta i tuoi-

-Grazie-

 

Lancia un’occhiata di intesa a suo cognato, rimbrottandolo delle nefaste conseguenze se si scorda i centri tavola e si avvia verso casa.

Una volta rimasti soli, i due si osservano circospetti e imbarazzati.

 

-Centri tavola…-

-Già, sto diventando la perfetta migliore amica organizza cene-

 

Elena trattiene un sorriso, immaginando in una frazione di secondo le dinamiche tra lui e la bionda amica.

 

-Possiamo…possiamo parlare?-

-Mi sembra che fossimo d’accordo sul mantenere le distanze-

-Damon, così non aiuti-

-E cosa dovrei fare Elena? Dimmelo tu perché nessuna mia soluzione pare andarti bene-

-Lo sai…che non possiamo evitarci….non quando-

-Le nostre famiglie sono così unite?-

 

Lei risponde eloquente con un’occhiata retorica. Poi prende coraggio, riprovando a formulare quella domanda che le stona terribilmente.

 

-Io vorrei….vorrei davvero tentare…di essere amici, prima di tutto-

 

Damon serra la mascella, abbassando per un istante lo sguardo sul porfido tentando di reprimere l’ennesima fitta che gli serra la gola, possibile che lei lo ferisca a tal punto? Eppure sarebbe il solo compromesso per non perderla, e allora perché non riesce a dirle di sì? Tutto quello che vorrebbe è averla nella sua vita.

Anche solo come amico.

Elena vale più dei suoi stessi desideri, lo sa bene. Rialza lo sguardo su di lei trattenendo la paura e il dolore dietro ai mari azzurri.

Perché è sempre Damon, ma allo stesso tempo è un uomo, è cresciuto, l’essere padre ha sovvertito le sue priorità, lo ha educato alla pazienza, al sacrificio; in questo resta di fondo il ragazzo bisognoso di amore che prende decisioni drastiche per quell’inarrestabile necessità di proteggere chi ama, che sia Nadia o Elena.

E lei ha ragione, come Stefan. Un modo per convivere devono trovarlo.

 

-Non sono bravo….coi tentativi-

 

Respira a fondo trattenendo quelle lacrime insolite per lui, mentre la sente sospirare leggera e un minuscolo sorriso le increspa quel viso da bambina sciogliendogli il cuore. Gli importa solo che lei sia felice.

 

-Beh, lo faremo…insieme…-

 

Basta che non mi lasci ancora, perché ne morirei.

Glielo vorrebbe dire in una supplica che brucia la gola, terrorizzata da se stessa e dal bisogno di lui che ha preso il sopravvento su tutto il resto, condizionandole la vita. E lui, come sempre, sembra intuire le sue paure.

Lo vede frugarsi nella tasca interna della giacca ed estrarre un piccolo sacchettino di velluto blu che le porge timoroso.

 

-Come amico….buon Natale-

 

Elena sgrana gli occhi stupita mentre le parole le muoiono sulle labbra, incredula di fronte a quel gesto.

 

-Ma…io…io non-

-Non era così che volevo dartelo….in realtà non c’era un modo, l’ho visto e l’ho preso…mi bastava solo che tu potessi averlo-

 

Elena prende il sacchettino che le sta porgendo, slaccia il piccolo nodo che lo chiude e lo volta per far scivolare il contenuto sul palmo aperto dell’altra mano. Sussulta stupita e trattiene a forza le lacrime di commozione.  

 

E’ un braccialetto, ma non uno qualunque.

E’ quel braccialetto.

 

 

****

 

 

Dicembre 1996

 

Damon si sta facendo trascinare da Elena per il mercatino delle pulci nell’East River che sotto Natale è super affollato nonché pieno di cianfrusaglie più del solito; non ama per niente questi posti, ma Elena ci è voluta passare per dare un’occhiata nella loro domenica pomeriggio di shopping natalizio e di fronte a quegli occhioni imploranti come poteva rifiutarsi.

Così osserva la sua ragazza aggirarsi avvolta nel suo inseparabile piumino rosso, distinguendosi nella folla in modo da permettere a lui di non perderla mai di vista. La vede d’un tratto fermarsi ad una bancarella di bigiotteria e così la raggiunge affiancandola quando nota che solleva una collanina e parla col proprietario della bancarella, un uomo sulla cinquantina capelli ancora scuri e un baffo improbabile, intento ad armeggiare con la sciarpa a quadri che lo ripara malamente dal freddo pungente.

 

-Oh questa è molto graziosa-

-Sì infatti, quanto costa?-

-20 dollari-

-Così tanto?-

 

Gli occhi di Elena si allargano dispiaciuti, le sembra una somma assurda per un filo di metallo con appeso un semplicissimo ciondolo formato da tre piccoli nodi, tipo quelli delle corde dei marinai, intrecciati tra loro.

 

-Beh tesoro, questo è argento, ho anche un certificato di un orafo…in realtà sai non ci sarebbe solo la collana, ma anche il braccialetto-

 

Elena abbassa gli occhi sul banco, in cerca dell’oggetto, ma la voce dell’uomo la richiama.

 

-Purtroppo non ce l’ho con me, vedi quella collana faceva parte del regalo di nozze di una vecchia signora e quando è morta i suoi nipoti lo hanno dato via perché considerato di poco valore; la nipote che me lo ha portato mi ha spiegato che c’erano una collana e un braccialetto. Suo nonno non era un uomo ricco, ma lavorava presso un orafo che gli consentì di forgiarsi da solo il regalo per la sua amata dato che non poteva permettersi un anello. Così con dell’argento grezzo fece questa collanina, i cui tre nodi – lui era un marinaio che poi si era trovato a dover trovare un impiego fisso per sposarsi, abbandonando il mare- rappresentavano: l’amore, l’amicizia e la fedeltà. La nipote mi disse che se avesse trovato il braccialetto me lo avrebbe portato, ma ancora non è accaduto quindi mi resta solo la collana….-

 

Elena la fissa con un’attenzione diversa rispetto a prima di conoscere la sua storia, quasi come se potesse immaginarsi un giovane ragazzo innamorato intento a sporcarsi le mani e lavorare per forgiare quel segno di amore. E’ ancora più dispiaciuta di prima al pensiero di non poterla acquistare.

 

-Potrei fartela a 15….e magari se ogni tanto passi di qua, potrebbe apparire il braccialetto-

 

Elena sorride mestamente e allunga la collana verso l’uomo con aria triste. Ha già speso tutti i suoi risparmi nei regali di Natale, non può permettersi certo una spesa di quel tipo senza un valido motivo.

 

-La ringrazio, ma non posso…-

 

L’uomo annuisce comprensivo e fa per prenderle la collana, quando due banconote si materializzano tra loro ed entrambi seguono quella mano trovando gli occhi azzurri di Damon, intenti a fissare l’uomo.

 

-Ecco-

 

Elena rimane un attimo immobile, non è certo la prima volta che lui paga per lei, ma non le piace che le faccia la carità.

 

-No Dam..-

 

Lei non fa in tempo a controbattere, per niente ascoltata da lui intento a pagare e ad afferrare l’oggetto portogli dall’uomo che gli ringrazia.

Poi prende una mano di Elena, le sfila il guanto e poggia sul suo palmo quella collanina.

 

-Buon Natale amore mio-

 

Gli occhi di Elena non brillano, completamente persi senza nemmeno sentire più la folla intorno a loro, per il gesto di Damon, ma per l’intensità con cui lui ogni volta faccia trasudare il suo amore per lei da tutto, parole, gesti, silenzi, sguardi. Respiri.

 

Si allunga svelta per raggiungere le sue labbra e baciarlo felice, lasciandosi scappare un ti amo tra i sospiri. Poi si stacca e con quel suo entusiasmo da bambina gli porge la collana non potendo aspettare oltre per indossarla.

 

 

*****

 

“I still believe in summer days.

The seasons always change

And life will find a way.

I'll be your harvester of light

And send it out tonight

So we can start again.

Is love alive?”

Credo ancora nelle giornate estive

Le stagioni cambiano sempre

E la vita troverà il modo.

Sarò la tua raccolta di luce

E la manderò fuori stanotte

Così possiamo ricominciare di nuovo

E’ vivo l’amore?”

 

 

Present day

 

-Damon-

 

Le trema la voce incapace di dir altro alla vista di quel braccialetto, non ci crede che lo abbia trovato.

 

-Ma dove-

-Un mercatino a Brooklyn…ci avevo accompagnato Nadia e ho riconosciuto la bancarella di quella volta, non c’era il signore, ma sua figlia e mi ha detto che tempo dopo sono venuti a portargli il braccialetto, ma suo padre non lo ho mai voluto vendere perché sperava di poterlo dare alla ragazzina cui aveva venduto la collana, tuttavia lui è venuto a mancare questo inverno e lei ha deciso di metterlo finalmente in vendita…e pensa te….l’ho trovato io-

-E’ incredibile-

 

Continua a guardarlo commossa per tutti i ricordi che le riporta a galla e si chiede come farà a restargli solo amica se anche adesso vorrebbe baciarlo o stringerlo. Poi si tira su una manica per scoprire il polso destro e glielo porge. Così Damon prende il braccialetto e glielo mette per poi tenere stretta tra le sue la mano di Elena, carezzandole dolcemente il polso, sentendo la pelle scaldarsi e le viene istintivo allargare le dita andando a cercare di incastrarsi in quelle di lui, esattamente come i loro respiri e i loro sguardi adesso che lei solleva le pozze scure su di lui, attirate dai primi fiocchi di neve che iniziano a scendere ad imbiancare la città.

Solo amici, quanto durerà?

 

 

 

 

Il titolo è una canzone sentita nella 6x10, l’episodio di Natale della sesta stagione quando Stefan regala a Damon la sua Camaro aggiustata e Kai rapisce Elena.

*questa frase, sui figli “tiranni” – coglietene il senso figurato- è di mia mamma che mi ripeteva sempre di quanto un figlio ti cambi tutto, anche la percezione del tempo e dell’affetto verso tuo marito. E in effetti posso dire che i miei genitori li vedo molto più stare insieme ora che noi figli siamo grandi, di quando eravamo piccoli e sempre appresso alla mamma. Scusate l’inciso autobiografico se così posso dire, visto che in realtà riguarda tutti i genitori di questo mondo, ma mi ha sempre fatto una strana tenerezza.

 

Per il resto, i nostri delena proprio non ce la fanno, si arrabbiano, scalciano, strepitano come i bambini ma poi, come dice Care, tornano sempre lì.

Ora, magari siete anche stufe dei loro tira e molla – non lo so, spero sempre nei vostri commenti per scoprirlo – ma capitemi, gestire figli, tradimenti, mariti sta diventato complicato, fortuna che i coniugi Salvatore (QUALCUNO STA VEDENDO TVD a tal riguardo?????) sono pronti a fargli riflettere. Ah, preparate le valige che tra poco si parte…ma non ancora, pazientate un po’ e arriveranno le tanto attese vacanze di gruppo con lo zio scontroso. Caroline non se l’è sentita di dirlo ad Elena, non quando l’amica aveva bisogno di parlare di altro, ma lo farà.

Ps. Che ne pensate del regalo di Damon? Un po’ triste?

 

Vi attendo, speranzosa come sempre.

Baci

Eli

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Family affaire ***


Family affaire

 

 

Quei due giorni passati negli Hamptons per festeggiare il Natale con i suoi genitori, suo fratello e la famiglia non sono stati esattamente rilassanti. Un po’ perché Aaron continuava a fissarla silenzioso, quasi cercando un modo per perforare, recidere il loro insormontabile muro e un po’ perché i suoi genitori l’hanno tormentata con mezze domande e sguardi preoccupati quando hanno saputo accidentalmente che il loro nipote maggiore Alec ha una fidanzata che di cognome fa Salvatore e tu guarda il caso è la figlia di Damon.

 

Lo stesso Damon che molti anni prima aveva spezzato in due la loro figlia, internamente, fisicamente, lasciando a loro il difficile compito di provare a rimetterla in sesto e farla ripartire; perché un genitore può scordarsi il primo vagito, le prime ginocchia sbucciate o il primo giorno di scuola, ma non dimentica la sofferenza dei figli. Non dimentica il dolore che di riflesso è il loro, fermi e impotenti ad osservare la loro bambina fare quei passi necessari per la sua crescita, senza potersi sostituire a lei, risparmiarle le lacrime, le notti insonni, la frustrazione, la rabbia.

Non dimenticano da dove tutto questo provenga e Damon Salvatore – che Grayson un po’ ci aveva messo ad accettare come fidanzato di sua figlia – rappresentava l’apoteosi di tutto ciò che lui aveva trasformato in odio. Non per lui in quanto lui, capiva l’errore, la difficoltà, la scelta.

Razionalmente.

Soprattutto da medico che ne ha viste di scelte umane sbagliate, ma quando sei padre tutto cambia prospettiva e lui non lo aveva mai perdonato. E aveva tollerato Stefan nella misura in cui sembrava comunque aiutare sua figlia a non scivolare nel baratro più profondo. Tutti soffriamo per amore, pure Grayson come chiunque altro aveva avuto la sua dose di delusioni, ma i pianti e le lacrime di sua figlia vissuti da padre hanno avuto un sapore del tutto diverso.

 

Quindi non avevano digerito affatto la notizia del ritorno in città di Damon e del fatto – sospetto – che lei non gliene avesse parlato. Nemmeno Miranda.

E Miranda è una madre, e una madre lo capisce quando c’è qualcosa che non va.

Aveva provato tante volte a dire ad Elena che secondo lei il problema con Aaron era l’assenza totale della comunicazione, parlando solo di figli, di cose da fare e mai di loro, mai dei loro dubbi, paure, ansie. Eppure, quando il 24 pomeriggio erano arrivati a casa loro e lei gli era andata incontro aiutandoli con le valige e aveva abbracciato dolcemente sua figlia, le era parso di aver colto una luce diversa in quei suoi occhi ultimamente spenti e distratti.

Non aveva indagato, non aveva capito.

Non poteva capire fino a quando a cena James per vendicarsi di un dispetto fatto da Alec, aveva detto che lui stava sempre a sbaciucchiarsi con la fidanzata e in meno di un secondo Jer, suo padre e pure Anna si erano messi ad indagare sulla prima fidanzatina del nipote.

 

Era in cucina in quel momento quando dalle labbra di suo genero erano uscite le parole “è la figlia del fratello di Stefan, si sono trasferiti in città da qualche mese” e i suo occhi identici a quelli della figlia erano vagati frettolosi in cerca dei suoi, in cerca di risposte evase abilmente a causa della situazione di festa.

 

 

****

 

24 Dicembre ore 19.30

 

-Dai Alec! Rendimi il cellulare!-

 

James si allunga per afferrare il telefono, ma suo fratello, ancora per un po’ più alto di lui, solleva la mano ridacchiando divertito.

 

-Ragazzi, non litigate almeno oggi-

 

Nonno Grayson ammonisce teneramente i suoi nipoti mentre posa sulla tavola apparecchiata a festa i cestini in vimini con le fette di pane al loro interno; gli guarda scuotendo leggermente la testa e si volta per tornare in cucina lasciando una carezza sulla testa della piccola Pearl di tre anni, seduta a capotavola intenta a mangiare. Ha dormito fino a tardi e non ha fatto merenda, così Anna le sta già dando la cena visto che si stava innervosendo per la fame.

 

-Com’è amore il sugo della nonna?-

-Motto buono!!! La nonna è una cuochina  bravissima!-

 

Anna sorride a sua figlia e alza lo sguardo per vedere se Miranda dalla cucina ha sentito, cosa che ha fatto perché accapa in quel momento tutta felice, abbassandosi a baciare la bambina.

 

-Oh grazie amore mio, sono felice che ti piaccia-

 

La piccola, piuttosto disinteressata dalle attenzioni della nonna, afferra la forchettina e infilza un altro po’ di pasta, così Miranda torna in cucina da Elena intenta a controllare la cottura del pesce in forno. Quando Grayson ha stappato le bottiglie di vino esce per dirigersi in sala, dove le voci litigiose dei nipoti maschi si fanno sempre più forti, lasciando le due alle chiacchiere madre – figlia.

 

-Allora? Vedo che i ragazzi stanno bene-

-Si molto-

-E….tu?-

-Io….sto…andiamo avanti-

-Avete parlato un po’ tu ed Aaron?-

 

Elena alza gli occhi  dalla sua operazione di sbucciatura delle patate lesse per poi fare il purè.

 

-No-

-Mi sembravi più…non so….allegra…rispetto all’ultima volta-

 

Allegra?

 

-Allegra? Beh comunque non è mica morto nessuno-

-No certo, ma ultimamente anche a telefono sei sempre spenta o sconsolata, oggi ti vedo bene tutto qua e mi domandavo se magari dipendesse dal fatto che le cose vanno meglio-

 

Elena si morde un labbro, totalmente incapace di raccontare a sua madre il suo sporco segreto e poi i suoi odiano così tanto Damon che non ci ha pensato neanche per un istante a parlargli del ritorno del figliol prodigo in città.

 

-No, anzi….se possibile parliamo ancora meno-

-Tesoro….ma prova a fare uno sforzo-

-Io-

 

Elena non fa in tempo a finire di parlare che suo padre rientra in cucina tutto pimpante.

 

-Ehi Miranda ma lo sai che Alec ha la fidanzata?-

 

Gli occhi di sua moglie si accendono ed entrambi si voltano interrogativi su Elena.

 

-Davvero? E perché non ci hai detto nulla?-

-Oh cielo….redigerò un diario settimanale contenti? Mi sarà sfuggito-

 

Abbassa gli occhi sulle patate lesse delle quali non sente neppure il calore tanto si sta agitando, e solo un attimo dopo trema all’idea che possa venir fuori il nome della ragazza.

Nel frattempo in sala da pranzo si è scatenato il pandemonio.

 

-Stanno sempre al telefono a fare i piccioncini “no attacca tu” no fallo tu”-

 

James simula il suono dei baci contro il cellulare scatenando le risate degli adulti e l’indisposizione di suo fratello.

 

-Spione!!!!-

-Dai Alec, invece è una cosa molto bella-

-E soprattutto…sei un figo nipote, hai la fidanzata…-

 

Anna ammonisce suo marito Jeremy intento a glorificare il maggiore, anche se capisce il tentativo di tirarlo su di morale. Si accarezza distratta la pancia di sette mesi, sorridendo al pensiero che suo marito un giorno darà consigli sulle ragazze al piccolino che cresce dentro di lei. In quel momento appare pure Grayson con lo scopo di indagare su ordine di sua moglie, inutilmente dissuaso da una alquanto preoccupata Elena.

 

-Sicuramente è bellissima-

-Si lo è molto-

 

Aaron si unisce alla discussione supportando il figlio.

 

-Ma è una tua compagna di scuola?-

-Sì, si è trasferita quest’anno-

-Uh affascinante come storia-

 

Anna sorride complice e torna a dare attenzione alla piccola Pearl che li guarda confusa.

 

-E come l’hai conquistata?-

-Sbaciucchiandola!!!Che schifo-

 

James si mette in mezzo ricevendo uno spintone dal fratello rimproverato poi dal padre.

 

-Dai ragazzi, stiamo parlando non fate gli scemi!-

-Si scusate-

 

Sono seduti già a tavola in attesa che arrivi l’antipasto.

 

-Insomma come si chiama? Dicci qualcosa-

-Hai una foto?-

-Si chiama Nadia-

 

Alec risponde imbarazzato mentre passa a suo zio Jer il telefono su cui ha aperto una sua foto e la mostra ad Anna e Grayson.

 

-Wow è davvero molto bella, bel colpo nipote-

-La vado a far vedere alla nonna-

-Eddai nonno mi vergogno!-

-Invece dovresti vantartene!-

 

Sparisce in corridoio verso la cucina mentre l’interrogatorio continua.

 

-Siamo molto contenti per te, è una brava ragazza?-

-Sì molto…!-

-Ce la dobbiamo pure trovare tra i piedi in vacanza-

 

James sbuffa incrociando le braccia, per mascherare l’evidente gelosia verso il maggiore così acclamato dallo zio Jer.

 

-In vacanza?? Non sarà un po’ presto?-

 

Rivolge quella domanda ad Alec con fare interrogativo, ma lo sguardo lo indirizza ad Aaron che fa per rispondere ma Alec lo precede.  Intanto Grayson riappare tutto pimpante, ha condiviso con sua moglie la foto, entrambi orgogliosi del nipote contrariamente alla faccia torva di Elena che si è dovuta persino sorbire le prediche sulle mamme gelose, cosa che in realtà lei non è, ma non può spiegare che la ritrosia nel parlarne non derivi da una mancanza di approvazione bensì dal cognome di Nadia.

 

-Ecco tieni-

 

Alec afferra il cellulare.

 

-Viene con noi perché suo padre è il fratello di zio Stefan-

 

Grayson si ferma sul posto allargando lo sguardo scuro perplesso verso suo figlio, altrettanto confuso.

 

-Di Stefan?-

-Sì, lei e suo padre, Damon, si sono trasferiti da Los Angeles e quindi praticamente partecipano a tutte le varie cene in famiglia-

-Le coincidenze della vita-

 

Conclude Aaron, non badando troppo agli sguardi perplessi dei due Gilbert. Grayson si allontana arrivando in cucina con una faccia indecifrabile; Miranda ed Elena stanno parlando senza curarsi del via vai dell’uomo fin quando non si ferma davanti all’isola della cucina dove le due stanno preparando il vassoio degli antipasti attirando la loro attenzione.

 

-Damon Salvatore-

 

Quel nome, pronunciato in modo totalmente imprevisto, fa strozzare Elena col suo stesso respiro e incontra gli occhi paterni preoccupati che la fissano trepidanti di risposte. Sbatte le ciglia per riattivare la lacrimazione prima che le si secchino le iridi e sfugge colpevole dalle occhiate perplesse di sua madre.

 

-Ma cosa-

-E’ il padre della ragazza di Alec…Nadia Salvatore-

 

Miranda fa scorrere le iridi confuse da suo marito ad Elena, troppo presa dal tentativo di sgusciare via da quella fastidiosa situazione; e improvvisamente mentre sposta l’attenzione sulle proprie mani ferme sulla ciotola dell’impasto per i crostini vede il braccialetto che le ha regalato Damon risaltare contro la pelle pallida. Potrebbe quasi sentirlo scottare se solo ripensa a quel che ha provato quando glielo ha messo al polso ed ecco che di nuovo torna a tormentare la sua tranquillità.

 

-Elena-

 

Ma la voce carica di rimprovero di sua madre la richiama, con quella stessa inflessione di quando scoprirono che si vedeva con uno più grande di cinque anni di lei.

 

-Cosa c’è-

-Tu lo sapevi-

-Certo che lo sapevo-

 

Improvvisamente si sblocca e riprende a spalmare l’impasto sulle fettine di baguette.

 

-E possiamo sapere come mai ti sia sfuggito di comunicarci che da mesi è tornato e che sua figlia frequenta nostro nipote?-

-Perché non sono affari vostri papà-

-Elena!-

-Adesso non ho intenzione di parlarne, vado in sala dagli altri…continuate pure visto che siete tanto bravi a fare squadra-

 

Stizzita, si slaccia il grembiule e lo lascia sul ripiano superando i suoi genitori. E’ vero, sono sempre loro e lei la figlia che è tenuta a rispettarli, ma è anche una madre e una donna e non ha intenzione di farsi brontolare da loro per le sue scelte.

 

Li ha evitati tutta la sera, i suoi genitori, fin quando non si è alzata per andare in bagno e passando davanti alla camera dove dormono lei ed Aaron decide di entrare e recuperare il cellulare abbandonato sul comodino.

Ci sono vari messaggi del gruppo con le sue amiche, qualche email di lavoro e un messaggio di whatsapp di qualche ora prima le fa immediatamente sorridere il cuore.

 

“Ciao amica, allora quanto è triste il mare d’inverno?”

 

Medita la sua risposta.

 

“Ha sempre il suo fascino…la tua cena? Sopravvissuto?”

 

Invia e attende qualche istante, magari non ha il telefono sotto mano, ma Damon la sorprende sempre.

 

“Ah, lo sai…schiamazzi, Care che tenta di non strozzare la moglie di Kai, Ric che mi lancia occhiate di rimprovero…il solito”

“Beh, avrai almeno chiacchierato con Kai

“Sì è stato divertente tornare a infamare insieme il ciuffo di Steffy

“Stupido”

“E tu….come procede?”

 

Elena esita a rispondere,  non  ben certa di come proseguire.

 

“Tutto sommato bene”

“Cosa succede’”

“Niente”

“Elena….se vuoi che questa cosa degli amici funzioni…devi sentirti libera di confidarti con me”

“Mi confidavo anche quando stavamo insieme”

“Sì certo, ma perché ti sentivi libera….adesso no, e non mi interessa un rapporto dove manca questo, dove manchi tu”

 

Gli occhi scuri rileggono più volte quelle parole cariche di un chiaro e preciso significato, riflesso di un desiderio covato da entrambi, di un bisogno, un’esigenza viscerale di rispondere al naturale istinto di raccontarsi e parlarsi ultimamente frenato da quei muri issati negli anni e così facilmente abbattuti, lasciando spazio a vecchie confidenze che ritornano.

 

I miei…non avevo detto niente loro di …beh di te”

Ouch…”

“Già…in questo momento vorrei scappare”

“Vengo a prenderti?”

“Damon….”

“Lo so lo so…amici e via dicendo”

“Puoi prenderla più sul serio?”

“Credimi …lo sto facendo”

“Mi sei mancato….”

 

Se ne pente nell’istante esatto in cui preme invio, ma è tutto quello che in un rapporto sincero può offrirgli.

La verità.

 

“Adesso chi è che non segue le regole?”

 

Elena fa per digitare la sua risposta, ma la voce di suo figlio che proviene dalle scale la richiama ed è costretta a chiudere in fretta raggiungendolo.

 

 

***

 

25 Dicembre – ore 23.30

 

Dopo un altro round di cene, l’intensa giornata di Natale tra giochi e chiacchiere, Elena ed Aaron vanno a letto visto che la mattina dopo ripartiranno per casa dove li attendono altre valige da finire di preparare per le vacanze in montagna.

Aaron è già a letto mentre Elena si sta finendo di mettere il pigiama e lo raggiunge sotto le coperte.

 

-C’è qualcosa che dobbiamo ancora comprare per la montagna?-

-No, io Care e Beka prendiamo le ultime cose domani al supermercato, ma c’è tutto…alla fine avete deciso il ritrovo?-

-Sì Matt suggeriva casa Salvatore, hanno il piazzale privato così le macchine che non ci occorrono possiamo lasciarle lì-

-Ok-

-Oh e…allora è confermato-

 

Elena si sdraia voltandosi perplessa con lo sguardo verso suo marito.

 

-Cosa-

-Mio zio…viene-

 

Sbatte le lunghe ciglia ringraziando di essere nella penombra della stanza così che lui non si accorga del suo repentino cambio di colore da rosa a bianco cadaverico. Si mette seduta di scatto.

 

-Tuo zio?-

 

Aaron invece posa gli occhiali e si sdraia accingendosi a spegnere la luce del comodino.

 

-Sì…lo sapevi-

-No non so proprio nulla, che significa che viene, viene dove?-

-Non importa che ti innervosisci, pensavo te lo avesse detto Care o…Stefan-

-Cosa avrebbero dovuto dirmi?-

-Che viene anche lui in montagna Elena….l’ho invitato e ci raggiunge il 29, si fermerà con noi qualche giorno-

 

Il panico che le affligge lo sguardo la lascia per un istante in apnea. Qualche giorno in una casa di montagna con quell’uomo orribile non può sopportarlo. Ma poi che significa? Caroline e Stefan lo sapevano? Perché nessuno l’ha avvertita? Perché la sua amica non lo ha impedito? Sì alza dal letto cercando con i piedi le ciabatte e una mano afferra il cellulare posto sul comodino.

 

-Dove stai andando-

-A prendere dell’acqua-

-Posso sapere che ti prende?-

 

Elena afferra un cardigan di lana e se lo mette sul pigiama.

 

-Niente-

-Elena lo so che non ti piace mio zio ma-

-Esatto, non mi piace, non lo tollero vicino ai ragazzi e tu lo inviti senza neanche consultarmi, cosa c’è adesso non faccio più parte della famiglia?-

 

Sta trattenendo i decibel stretti tra le labbra con le iridi infiammate di rabbia e frustrazione verso Aaron che la osserva infastidito.

 

-Non mi pare che si prendano molte decisioni insieme ultimamente…e poi vorrei tanto che tu la smettessi di avere questa avversione per i miei parenti-

-Non è certo colpa mia se tuo zio è uno zotico maleducato!-

-Ehi! Lo so che non ti è mai piaciuto, ma prova almeno a nasconderlo…capisco che gli unici parenti che ti vadano a genio siano quelli di Stefan, ma sono io tuo marito-

 

La vergogna sale a colorirle le guance mentre se ne sta lì, con un piede sulla soglia di camera stretta nel suo cardigan a ripararsi più dai colpi inferti dalla vita che dall’aria fresca dell’inverno che trapela dalle finestre.

 

-Questo cosa c’entra-

-Dio Elena, sei tutta sempre gentile con Damon e lui non ha il minimo riguardo a guardarti….ti ronza sempre intorno, credi davvero che non me ne sia accorto? Non mi importa un accidenti di lui, ma almeno io ho la decenza di fingere e lo tratto senza disprezzo…per quanto se lo meriterebbe-

-Queste sono un mucchio di stronzate, e non ho intenzione di sentirne una di più-

 

Prende la porta ed esce nel buio e silenzioso corridoio trattenendo le lacrime e l’imbarazzo per le parole amare – ma vere, in parte – di suo marito. Se n’è accorto? Come è possibile? E perché deve venire quell’uomo orribile con loro?? Perché  nessuno l’ha avvertita? Tutelata?

Arriva in cucina con il cuore a mille e cerca un bicchiere per bere dell’acqua. Sblocca il cellulare e manda un messaggio nel gruppo con Bonnie e Caroline, quello dove non c’è Rebeka e chiede spiegazioni su Maxwell. E la chat immediatamente successiva è quella con Damon dove è rimasto un messaggio incompiuto, senza spiegazioni.

 

Ora più che mai vorrebbe che lui corresse a prenderla per portarla via. Non desidererebbe altro Elena, e lascia che due lacrime le righino finalmente il volto stanco, lasciandosi andare a un silenzioso e liberatorio pianto nella cucina di quella casa che ha visto nascere il suo amore per Damon.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte,

 

rieccomi perdonate l’attesa e un capitolo un po’ più corto ma mi serviva come passaggio a quelle che saranno le vacanze.

Abbiamo finalmente l’entrata in scena dei coniugi Gilbert e nell’occasione torna sempre fuori Damon, tutta la vita di Elena sembra essere ricondotta costantemente a lui e questo, piano piano, le sta sgretolando le fondamenta su cui ha costruito tutto.

Come se non bastasse non prende per niente bene la notizia di Max e si sente tradita dai suoi amici, soprattutto da Care, che non l’hanno preparata mentre ancora una volta, Damon sembra l’unico appiglio in un costante contrasto tra il desiderio di lui, il senso profondo di appartenenza ed il tentativo di fuggire.

I prossimi capitoli saranno finalmente dedicati alle vacanze e vedremo anche l’entrata in scena di Maxwell!!

 

Grazie a tutte voi lettrici!!

Baci

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Tutti insieme....appassionatamente ***


Tutti insieme….appassionatamente

 

-Gruppo Whastapp-

Elena perdonaci”

“Non ce l’ho con te Bon”

“Oh”

“Ma con CAROLINE!”

“Lo so scusami davvero, mi dispiace”

“Dovevi avvertirmi”

“Lo so Elena ma tu avevi litigato con Damon e io “

“Non importa, lo sai ….come hai potuto permettere che venisse”

“Me lo ha comunicato Stefan a cose fatte, non avevamo scelta, mi ha presa in contro piede”

“Potevi mentire sulla disponibilità delle camere”

“Credo che se ne sarebbe accorto….non sapevo come fare!”

“Elena lo sai che non è colpa di Care”

“Sì lo so….ma sono tesa e preoccupata…per tutta questa situazione….”

 

Elena chiude la conversazione ravviandosi i capelli e infilando il cellulare nella tasca del piumino, adesso che si appresta a salire in macchina per ritrovarsi a casa Salvatore come punto di ritrovo. Non ha avuto il tempo di chiamare le sue amiche e lamentarsi con loro, così si è dovuta limitare a dei messaggi irritati; sente il telefono vibrare immaginando i mille messaggi in risposta e sospira allacciandosi la cintura.

E’ tesa per quelle vacanze, troppi fattori, troppe persone, troppa tensione. Non finirà bene.

 

C’è grande fermento per la partenza e nel trambusto generale Elena scorge solo di sfuggita Damon, intento ad aiutare gli altri a caricare le auto. Ma le basta l’istante esatto in cui i suoi occhi trovano in un battito di ciglia le iridi cerulee e il tempo torna a fermarsi, e ci prova Elena a comunicargli tutto, sentendo il cuore incresparsi quando Damon le regala un minuscolo, impercettibile mezzo sorriso prima di riprendere ad aiutare Matt.

E Dio, quanto gli era mancato.

Sbatte le ciglia sospirando a fondo, spaventata dalla sempre più dolorosa consapevolezza del suo bisogno di lui.

Ma non può, deve fermare tutto questo.

 

Quando finalmente partono, l’aria attorno ha un sapore di neve sempre più intenso man mano che le Windham Mountain si avvicinano.

Dopo circa quattro ore di viaggio, qualche pausa, benzina, bisogni di vario tipo, arrivano verso sera nel bellissimo paesino di Windham caratteristico, innevato e adornato con luci calde natalizie che rendono l’atmosfera ancora più magica. Le auto raggiungo il cottage parcheggiando fuori, Care durante il viaggio ha prenotato in un ristorante del paese consapevole che nessuno avrebbe avuto voglia di cucinare dopo la giornata di viaggio.

Così si sono dati il tempo di scaricare i bagagli, la spesa e andare in bagno per ripartire tutti verso il centro di Windham per la cena.

 

Hanno praticamente invaso una intera ala del ristorante in legno chiaro tipicamente arredato con quel profumo di cannella ed acero mescolato alla neve che richiama immediatamente i boschi circostanti. I ragazzi sono ad un tavolo separato, intenti a fare un gran baccano mentre gli adulti seguono distrattamente le indicazioni di Care riguardo a quei giorni di vacanza e la distribuzione delle camere. Stefan è seduto accanto a lei e si poggia con la schiena contro la panca di legno bevendo la birra ormai a fine e seguendo con lo sguardo divertito le facce dei presenti.

 

-Dunque…essendoci molte cose da fare non è necessario che ci spostiamo in massa-

-Lo spero…domattina io e Enzo rimarremo a letto-

-Questo è un errore…potreste non trovare più nulla al noleggio-

-Siamo in una località sciistica, secondo te i noleggi finiscono gli scarponi?-

-Ma sicuramente quelli migliori!-

 

Care sbatte le lunghe ciglia con ovvietà e continua a scrutare il quaderno della vacanza, meticolosamente redatto per l’occasione con nomi di ristoranti, parchi da vedere, piste da fare, negozi in cui spendere. E ovviamente la piantina delle camere.

 

-Ma certo che potrete starvene a letto…-

 

Rebeka si indirizza a Bonnie stemperando l’atteggiamento nazista della loro amica.

 

-Basta che ogni vostra decisione sia appuntata sul quaderno e approvata da Mrs Salvatore-

 

Ridacchiano alla battuta di Matt che di contro riceve un’occhiataccia dall’amica bionda la quale riprende possesso della conversazione.

 

-Dunque per le camere…allora sono otto stanze…c’è da decidere se i ragazzi li mettiamo insieme – cosa che direi possibile tanto i più piccoli hanno otto anni si possono autogestire- e le altre sono per noi adulti, vi leggo come le avrei divise ma c’è da decidere dei ragazzi:

1.      Matt e Rebeka

2.      Caroline e Stefan

3.      Bonnie e Enzo

4.      Elena e Aaron

5.      Damon

6.      Maxwell

7.      Alec, James, Peter e Matty

8.      Nadia, Julie e Violet

Che ne pensate?-

-Beh sì può andare-

-Ma potremmo anche dividerli per età-

 

I genitori interessati si voltano verso la proposta di Aaron.

 

-Per età dici?-

 

Caroline fissa il foglio riflessiva, seguita a ruota da suo marito che si sporge, ma alla fine a lui va bene qualunque cosa.

-Per età? Non per sesso?-

 

Elena rabbrividisce quando la voce di Damon leggermente infastidita si intromette nella conversazione.

 

-Io…in effetti l’avevo pensata in questo modo-

 

Caroline cerca di fare subito da tamponamento alla mega falla che sta per aprirsi e inghiottire tutti loro, mentre lo sguardo allarmato di Elena vaga sui presenti.

 

-Ha senso, i maschi insieme, tanto sono due quadruple quindi le ragazze avranno un letto in più e si sa che hanno più roba-

-Sì…giusto-

 

Rebeka e Matt fanno le loro osservazioni.

 

-Ma si può anche dividere per età solo che mi sembra di lasciare le belve troppo libere-

-Non ci pensate nemmeno per scherzo…mia figlia non dormirà nella stessa stanza di Alec-

 

DI nuovo, Damon con la sua inflessione stizzita si intromette e stavolta Caroline sbarra i suoi occhi azzurri come per tentare di fermarlo. Aaron si volta verso l’uomo, forse quella è una delle poche volte in cui si parlano.

 

-Cosa vorresti dire? Che Alec le farebbe qualcosa?-

-Sto solo dicendo che mia figlia di sedici anni non condividerà la stanza con il suo fidanzatino-

 

Le occhiate di sfida che si stanno lanciando fanno desiderare ad Elena di sparire sotto al tavolo e si sente totalmente incapace di intervenire. Ha ovviamente ragione Damon, ma parlare adesso sarebbe terribilmente rischioso, tipo innesco da bomba atomica; è Caroline a rimediare prendendo la parola.

 

-Aaron, insomma…Dam ha ragione, è un’età delicata e Nadia come anche Julie, devono avere la loro intimità, sarebbe imbarazzante anche con un cugino, pensa a lei che ha il suo ragazzo-

 

L’uomo si frena dal controbattere quando gli occhi imploranti di Caroline si posano fermi su di lui che annuisce e afferra la birra; l’aria si è improvvisamente raffreddata, così Bonnie tenta in qualche modo di sdrammatizzare il silenzio gelido che si è formato.

 

-Allora Care, risolto questo…mi spieghi meglio di quelle gite al parco di cui parlavi prima?-

 

Tutti ringraziano mentalmente l’intervento provvidenziale della mora e il resto della cena può scorrere senza troppe tensioni, tranne per Elena che ha smesso di mangiare stretta tra gli sbuffi di suo marito e le occhiate nere di Damon, in ogni caso qualcuno se la prenderà con lei sicuramente.

 

 

***

 

 

Il cottage che hanno preso in affitto originariamente era un plesso distaccato dell’Hotel Vienna, il più prestigioso della zona, una volta ceduto il solo residence era stato trasformato in uno chalet mantenendo le molte stanze. Dal piazzale in porfido innevato si arriva alle scale in pietra che conducono alla massiccia porta in legno di larice a vetri. L’interno della casa è tipico delle abitazioni di montagna, tutto rigorosamente in pietra e legno non trattato che mostra nodi e venature, il salotto è illuminato dalla luce lunare filtrante dalle ampie vetrate in cui spicca un grande caminetto in pietra e mattoni; dal corridoio che fiancheggia la sala si arriva alle scale per i due piani superiori sui quali sono distribuite le camere, mentre sempre al pian terreno sono situati i servizi di lavanderia, caldaia e una grande cucina/sala da pranzo in mezzo alla quale è collocato un tavolo di legno le cui zampe ricordano la corteccia ancora grezza di un albero.

 

Sono stati tutti contenti della scelta di Caroline e Beka e i ragazzi sono subito corsi a vedere le loro camere; dopo lo smistamento delle valige e delle stanze, Elena adesso si trova nella sua camera a sistemare i vestiti nell’armadio in modo da mettere via i bagagli e poter rifare il letto.

 

Aaron sta chiudendo la prima valigia disfatta.

 

-E’ veramente incredibile-

 

Dal tono della voce intuisce già il contenuto della polemica che intende sollevare e alza distrattamente gli occhi scuri oltre suo marito come a fuggire da quell’inevitabile discussione.

 

-Come si permette di usare quel tono di fastidio, comportandosi da spaccone-

 

Elena si ravvia i capelli provando a trattenere il respiro.

 

-Cosa crede che nostro figlio sia uno stupratore?-

-Non ha detto questo-

 

Elena si morde la lingua, pentendosi, nel momento esatto in cui quelle parole sfuggono al suo controllo.

 

-Non direttamente-

-Aaron…-

-No Elena, non ascolterò te che prendi le sue difese-

-Ma quali difese, sono due ragazzini, non è giusto che dormano insieme lo sai, sei arrabbiato solo perché detesti Damon, ma se lo avesse detto Stefan o Matt non ci sarebbero stati problemi-

-Lo detesto perché non fa che guardarti e a quanto pare a te piace particolarmente-

 

Gli occhi azzurri si contraggono furiosi in direzione della moglie, rimasta immobile nella sua incapacità di controbattere quella verità scottante che non è riuscita a mascherare; prova a dire qualcosa ma la voce di James prorompe nella stanza facendo sobbalzare entrambi. Gli occhi scuri si abbassano rapidi verso il ragazzino.

 

-Mamma!! Mi aiuti a rifare il letto?-

-Ehi-

 

Il volto di Elena si addolcisce immediatamente e lo raggiunge lasciando sul letto la maglia che stava piegando, superando suo marito senza degnarlo di una sola occhiata.

 

-Certo, ma pensavo avessi ormai imparato!!-

-Dai mamma, è difficile mettere quel lenzuolo con gli angoli elasticizzati-

 

Elena mette le mani sulle spalle del figlio per spingerlo dolcemente fuori dalla stanza insieme a lei e un sorriso le incurva il volto teso.

 

-Va bene amore, lo facciamo insieme-

 

Spariscono oltre la porta, lasciando un amareggiato Aaron a passarsi le mani tra i capelli e sospirare; sa di esagerare, ma la situazione con Elena è già difficile da tempo e adesso questo Damon arrivato dal nulla sembra avere una strana complicità con lei, eppure non li ha mai visti parlare per più di cinque minuti. O forse è solo diventato paranoico a causa dei sensi di colpa per il tradimento che sta portando avanti andando a letto con Liv.

E si lascia andare seduto sul letto come se non avesse più le forze nemmeno per stare in piedi, lasciando che il peso che lo affligge trovi un vano conforto sul materasso.

 

 

 

****

 

 

Damon scende in cucina a prendere un bicchier d’acqua, tutta quella situazione gli ha messo sete e ancora non si è lavato di dosso il fastidio che gli arreca il marito di Elena. Non è colpa sua, non ha il diritto di odiarlo, ma un po’ lo fa.

Ha preso tutto quello che lui ha perso. In più si permette di decidere di sua figlia, cosa assolutamente pericolosa da fare.

Mentre scende le scale vede la luce accesa e si avvicina cauto, non ha tanta voglia di relazionarsi coi vari inquilini della casa, in quei giorni farà qualche pista con Nadia se lei vorrà e poi se ne starà in isolamento il più possibile, dovendosi sorbire un sacco di serate deliranti.

Arrivato sulla soglia della cucina trova Caroline intenta a farsi una camomilla, in vestaglia, che fissa assonnata la tazza, così si poggia allo stipite sorridendo tra sé; adora sua cognata, è perfetta per suo fratello e soprattutto hanno quel modo curioso di volersi bene che Damon un po’ invidia.

 

-La stavi preparando per me?-

 

Caroline sobbalza volgendo gli occhi allarmati verso suo cognato, per poi portare una mano sul petto con fare teatrale.

 

-Dam, mi hai spaventata!-

-Faccio così paura?-

 

L’uomo si stacca ed entra in cucina andando in cerca di un bicchiere e dell’acqua. Lei toglie la bustina in infusione e la getta nella spazzatura.

 

-Sì, ogni tanto!-

 

Lui sorride mentre si versa da bere e poi la fissa per qualche istante prima di parlare.

 

-Care, grazie….per stasera-

 

Gli occhi chiari si contraggono enigmatici mentre afferra la tazza.

 

-Di cosa-

-Beh, per essere stata dalla mia parte sulla questione dei ragazzi-

 

Lui fa spallucce mascherando l’imbarazzo di quella piccola confessione grata e solleva il bicchiere per bere un sorso d’acqua in attesa di lei che, di contro, si stacca dall’isola cui era poggiata a da un passo per dirigersi verso la porta.

 

-Era la cosa giusta da fare, avevi ragione te-

-Uh, sono commosso-

-E comunque non l’ho fatto per te Damon, ma per Nadia, non sta bene che dormano insieme, non è davvero il momento!-

 

Lui alza gli occhi azzurri trovando quelli altrettanto chiari ad attenderlo fieri. La conosce bene, sua cognata, non è una persona complicata, magari stramba e lunatica, ma è una pura di cuore, di quelle che darebbero veramente la vita per chi amano e che, prima per Elena poi per Stefan, ha imparato ad amare pure lui; e per quanto voglia fare la dura, la mamma severa che lo rimprovera di smetterla di fare casino e creare problemi, glielo legge al fondo di quei mari puliti che un po’ lo ha fatto anche per lui, per proteggerlo dalla bomba che prima o poi esploderà e Damon è troppo esposto.

 

Ma come potrebbe non esserlo quando il suo cuore ormai ha ripreso a battere per Elena?

Le sorride sghembo.

 

-Notte cognatina-

-Spegni le luci mi raccomando-

 

Anche lei ricambia con un sorriso che si addolcisce, e gli lancia un ultimo sguardo prima di sparire per le scale.

Suo cognato ed Elena le faranno perdere dieci anni di vita tutti insieme prima o poi.

 

Arrivata in cima alle scale vede Elena uscire di camera con suo figlio, ma non fa in tempo a chiamarla che le belve Matty e Peter per poco non la travolgono correndo in corridoio.

 

-Ehi voi due, dovreste essere a letto!!! Altrimenti vi separiamo!-

-Oh guarda è due ore che sto provando a sedarli-

 

Rebeka sbuca in quel momento, tenendo in mano la maglia di suo figlio.

 

-Una guerra per farlo cambiare-

-Gli avevo lasciati a letto, che è successo?-

-Beh che si sono galvanizzati-

-Lasciamoli stare, è la prima sera, sono euforici-

-Sì sono d’accordo…ma se continuano gli mettiamo il valium nell’acqua domani sera-

 

Le due ridono e si dirigono verso le rispettive stanze dandosi la buonanotte.

Sarà una prima notte agitata e anche un po’ fredda visto che il riscaldamento è acceso solo da poche ore.

Spera solo, Caroline, che non succedano altri danni, almeno fin quando non arriverà Maxwell e lì allora sì che ci sarà da preservare gli animi tesi.

 

 

*****

 

 

Elena si è scaricata la mente mentre aiutava i suoi ragazzi a sistemare i letti, prendendoli in giro e facendosi due risate con loro. I suoi figli hanno sempre avuto il potere di pulirle il cervello ed alleggerirle il cuore da pensieri e preoccupazioni, per cui quando li saluta per la buonanotte e chiude la porta di camera, dopo aver placato anche l’agitazione dei due più piccoli che saltellavano come cavallette indemoniate, sorride stanca per poi ritrovare l’ansia ad attanagliarle la gola nel dirigersi in camera da Aaron.

 

Alza lo sguardo verso il corridoio ed ogni tensione si brucia al contatto con due fari azzurri inaspettati che si materializzano in cima alle scale.

Nella penombra e nel silenzio improvvisamente scesi intorno a loro, Elena rompe il fiato scontrandosi con l’intensità di Damon, adesso immobile sull’ultimo gradino quasi titubante sul da farsi, è sempre un equilibrio di vetro il loro, dove è necessario calibrare mosse, respiri, battiti di ciglia, parole.

Tutto diventa un’arma in mano loro.

 

Elena esita sul posto, poi sospira facendosi coraggio e bruciando quelle distanze obbligatorie.

 

-Ehi

 

La voce esce così flebile che, se non fosse che Damon riconoscerebbe il suo timbro ovunque, non l’avrebbe potuta udire. Devono essere silenziosi, invisibili, in quella realtà sospesa attorno a loro.

 

-Ehi-

-Damon-

-Lo so, stai per sgridarmi-

-No, avevi ragione…ma non puoi fare così-

 

Le iridi azzurre si allargano interrogative. Non solo non può toccarla, amarla, desiderarla, ma deve anche stare zitto quando quello scemo parla di sua figlia?

 

-Non si trattava di te-

-So anche questo, ma la situazione è delicata….ti prego-

 

Gli occhi supplichevoli gli stringono il cuore, lei non può fare così con lui, non può disintegrare ogni goccia di orgoglio, di dignità con le sue richieste logoranti. Serra la mascella trattenendo l’impulso di gridarle contro tutta la sua rabbia e frustrazione, o peggio, di baciarla trascinandola nella loro oscurità fino a farle dimenticare tutto.

 

-D’accordo-

 

Lui sale l’ultimo scalino e si avvicina superandola per poi dirigersi nella propria stanza. E sono attimi fatti di battiti furiosi e una insana tensione quelli che separano i loro corpi intenti a non sfiorarsi, con il braccio di Damon a pochi centimetri dal suo tanto che Elena deve reclinare il volto per evitare uno sguardo che non avrebbe più le forze di respingere.

 

-Grazie-

 

Damon viene fermato dalla sua voce debole, tremando quando le dita di Elena si sporgono appena per trovare la mano di lui e sfiorarla delicatamente in un gesto che ha dentro troppo. Respira lei, quel profumo inconfondibile e lascia che la realtà svanisca sotto al tocco delicato di Elena, illudendosi che tutto quel dolore non sia il loro.

Ma è lui stesso a spezzare l’incanto quando fa un passo ulteriore che li separa, lasciandola li in mezzo a quel corridoio che non lei è mai parso così freddo e desolato.

 

 

***

 

 

I primi due giorni di vacanza sono scorsi tutto sommato tranquilli, tra il noleggio del materiale da sci, l’affidare i ragazzi più piccoli ai maestri, provare un po’ di piste, pranzare al rifugio, nemmeno si sono accorti che è già il 29 sera.

Tranne Elena, consapevole che a breve arriveranno Maxwell ed Aaron, che è sceso due ore prima per andare a prenderlo alla stazione dei treni. Ha deciso di tenere la mente occupata, con Bonnie e Caroline sempre a ruotarle intorno per sapere come stesse, che poi non è preoccupata, ma solo molto infastidita dalla situazione.

Già non è semplice gestire le occhiate furtive di Damon, o quando se lo trova accidentalmente davanti, per adesso in quei due giorni di sciate lo ha perso abbastanza di vista troppo presa a stare con le altre e tenere d’occhio i figli.

 

Così si è chiusa in cucina, intenta a preparare la cena con Care e Rebeka, mentre gli altri sono sparsi tra chi apparecchia, chi deve ancora lavarsi.

 

-Direi che domani potremmo lasciare i ragazzi coi padri ed andare in centro, ho visto un negozio dove vorrei acquista una serie di prodotti locali-

-Oh sì perfetto, perché anche io vorrei fare qualche acquisto-

-Voi due avete seri problemi-

-Elena veniamo in montagna una volta l’anno, lasciamela godere in santa pace-

 

La mora alza le mani in segno di resa, tornando ad affettare le verdure.

 

-Comunque se è bel tempo domenica si potrebbe andare nel paese qua vicino-

-Mm tra l’altro ci sono pure le terme al Mountain Resort! Perché non ci andiamo noi quattro?-

 

Bonnie entra in quel momento in cucina per prendere i cestini con il pane facendo vagare gli occhi verdi enigmatici verso le tre intente a confabulare.

 

-Dove è che volete andare?-

-Beka vuole andare alle terme, e io ci sto-

-Potremmo metterci d’accordo per sbolognare i ragazzi ai padri un giorno intero, così la mattina terme e il pomeriggio acquisti-

-Non so se vi reggo una giornata intera-

 

Elena ride alla battuta di Bonnie che fa scoppiare una polemica ironica tra le quattro.

 

-Però si potrebbe fare-

-Questo vuol dire che dovremo concedere loro un giorno di libertà-

-Ma non ne hanno certamente bisogno-

-Conoscendoli lo richiederanno-

-E allora glielo daremo…anche se noi potremmo prendercelo domani, poi c’è il 31 e lì non è che possono fare come vogliono, il primo non se ne parla, semmai il 2 ma se ne saranno già scordati e alla fine in pratica non gli rimarranno giorni a disposizione-

-Diabolica Care-

 

La bionda fa spallucce angelica.

 

-Dobbiamo anche pensare all’ultimo dell’anno-

 -Sì stasera ne parliamo-

-A parte il cenone qua, che intenzioni avete?-

-Anche perché vuol dire giocarsi tutto il 31 a cucinare-

-Sapete che io mangio ma non cucino-

-Sì Bon lo sappiamo-

 

Rebeka afferra le brocche d’acqua ed indica a Bonnie i cestini di pane, facendole cenno di seguirla in sala da pranzo dove Damon e Nadia stanno apparecchiando insieme ad Alec, James e Julie. Stefan e Matt sono ancora a finire di vestire i figli più piccoli.

 

-Vado a prendere altri tovaglioli-

 

Damon supera gli altri e arriva in cucina da Elena e Caroline.

 

-Dove sono i tovaglioli?-

 

Care gli fa cenno verso la madia in legno di cui lui solleva l’ampio coperchio, dentro alla quale ci sono tutte le cose di carta e la pasta.

 

-Ho una fame, che state imbastendo?-

 

Si avvicina alle due ai fornelli, Caroline intenta a buttare la pasta ed Elena a saltare le verdure tagliate in precedenza, sobbalza quando se lo trova alle spalle col respiro sul collo a scaldarle la pelle.

 

-Niente che posso rubare?-

-Se non vuoi che ti ustioni con l’acqua della pasta…no!-

-Sempre ostile cognatina, ma tu e Stefan lo fate un po’ di sesso ogni tanto?-

 

Caroline lo fulmina con lo sguardo per poi scostarlo malamente e dirigersi al lavandino per liberarlo per quando dovrà scolare la pasta; gli occhi chiari la seguono per poi tornare su Elena, ancora ferma ai fornelli che se la ride di gusto.

 

-Se proprio hai fame prendi un pezzo di pane e assaggia le verdure-

 

Lui si volta verso l’isola della cucina su cui ci sono alcuni scarti del pane affettato e poi affianca Elena per inzuppare il pane nel sughino delle verdure.

E ancora una volta lui è troppo vicino. Per poco non si scotta la lingua e boccheggia sotto la risatina della mora che non gli sta togliendo gli occhi di dosso, osservandolo a quei pochi centimetri di distanza.

 

-Mmm….scottano-

-Sono fatte al fuoco!-

-Ben ti sta-

 

La voce della cognata arriva di sottofondo, la quale cerca di non voltarsi per non assistere al loro inopportuno siparietto da quindicenni intenti a flirtare di nascosto.

 

-Buono…ma ora mi sono ustionato-

 

Lei sorride.

 

-Potevi stare attento-

 

Un rivolo di olio gli scende lungo il mento ed Elena d’istinto allunga una mano per impedire che gli sgoccioli sulla maglia, togliendolo con il pollice.

 

-Ecco-

 

Le iridi azzurre si accendono per quel suo gesto inaspettato finendo per affogare in quelle scure, così stranamente serene e spensierate che lo osservano intenerite.

E l’aria cambia di colpo, si fa più densa, più calda, torna a pungolare la loro inestirpabile intimità così faticosamente rimossa dalla pelle e dal cuore, anche adesso che lo sanno entrambi di essere ancora una volta dietro ad un confine pericoloso e basterebbe così poco per infrangere quel limite, spezzare le catene e sprofondare nell’altro.

Tuttavia la serenità di Elena si spezza di colpo quando delle voci familiari prorompono nella casa seguite dai saluti generali e Damon si allontana allarmato dal suo sguardo perso, osservandola tornare a girare le verdure fuggendo da lui. E’ tornato suo marito, sarà per questo pensa lui.

 

Ma il fatto che Caroline si avvicini a lei con aria costernata lo rende ancor più perplesso.

 

-Elena, andiamo insieme dai-

-Io resto qui-

-E’ meglio se lo facciamo insieme non credi?-

 

Le iridi chiare cercano comprensive quelle nere dell’amica che sospira, spegne i fornelli e si pulisce le mani al grembiule per poi avviarsi in sala da pranzo. Damon è ancor più confuso di prima, ma le segue per andare a conoscere questo fantomatico zio Maxwell.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!

Eccomi qua con un nuovo capitolo, scusate l’attesa ma tra la settimana scorsa che ho postato gli altri aggiornamenti e poi l’uscita delle Gilmore, ho bruciato tutto il tempo a disposizione!

Finalmente siamo in vacanza, cioè loro, io sono ben lontana dall’esserlo, e già dai primi giorni si respira una certa aria di tensione, tra le frecciatine tra Damon e Aaron ed Elena che ha mille disagi addosso il rischio esplosione è pressochè assicurato!!

E’ comprensibile la reazione di Damon per la proposta di Aaron che da padre di figli maschi non pensa al disagi di una ragazzina di 16 anni e il fatto stesso che sia lui a polemizzare sull’argomento accende un attimo gli animi, controllati poi da super Caroline che come al solito interviene in tempo.

La tensione tra Damon ed Elena è sempre palpabile e questo farà sì che tra i due non sia sempre facile comunicare, ma lui la osserva così tanto che si accorgerà di altre strane dinamiche adesso che è arrivato il tanto atteso zio Maxwell.

 

Spero ancora nelle vostre bellissime recensioni!

Baci

Eli

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** I'm not ready ***


I’m not ready

 

La cena è scorsa tranquilla, hanno riso, parlato, i ragazzi sono stati confusionari come loro solito, in particolare i figli di Elena impegnati a stare sempre dietro allo zio Maxwell - Max per loro - con Alec che arrossiva ad ogni battuta su Nadia verso la quale lo zio ha speso solo gentili parole arrecando comunque del fastidio in Damon, sempre con lo sguardo più che attento.

Attento soprattutto ad Elena che per tutta la cena ha vagato su e giù dalla cucina, con Bonnie e Care intente a starle dietro e vigilare su di lei.

 

Lo sente che c’è qualcosa di strano nell’aria, ma ancora non ha messo assieme i pezzi. Ha notato che la mora è stata molto occupata ad evitare il nuovo ospite rispondendo a monosillabi quando la voce acuta dell’uomo sulla cinquantina, capelli cenere brizzolati a spazzola, occhi azzurri spenti e un ghigno alla Jim Carrey, si rivolgeva a lei con domande casuali.

 

Sono rimasti a tavola un bel po’, cotti dalla giornata sulle piste; i ragazzi a fine cena si sono spostati tutti in sala per vedere la tv ed Elena ha buttato un occhio ad Alec e Nadia, seduti accanto sul divano intenti a fissarsi, provando a nascondersi dagli occhi indiscreti dei presenti. Si è trovata a sorridere dentro di sé, accompagnando la contentezza con una punta di malinconia se si ferma a riflettere sulla propria situazione.

 

E mentre si perde nei pensieri intenta a portare alcuni bicchieri in cucina, non si accorge subito di una presenza alle sue spalle.

 

-Dove trovo le bottiglie dell’acqua?-

 

Il timbro forte le fa tremare le gambe e si muove svelta verso il lavandino per allontanare quella voce da lei. Si volta a mala pena, ravviandosi i capelli caduti lungo il volto stanco; adesso non ha davvero voglia di confrontarsi con Max.

 

-Prendiamo quella del rubinetto, è pulita e di montagna-

-Molto giusto, posso?-

 

Alza la mano per indicare la brocca accanto al ripiano a pochi passi da lei che annuisce finendo di posare i bicchieri sporchi nella lavapiatti; Maxwell si avvicina cauto prendendo la brocca per raggiungere il lavandino da cui lei si scansa, ma si deve per forza trovare faccia a faccia con lui per liberargli il posto.

 

-Come stai? Non abbiamo avuto molto modo di parlare-

-Bene-

 

Risponde secca, provando a superarlo.

 

-E con Aaron?-

 

Lei inarca le sopracciglia infastidita, allargando lo sguardo confuso così lui prosegue a parlare per spiegarsi.

 

-Beh lui...mi ha un po’ raccontato...sai ha destato sospetti la tua assenza per il Ringraziamento-

-Non sono affari tuoi-

 

Fa un passo per muoversi di lato, ma lui continua a sbarrarle la strada con il corpo.

 

-Non voglio impicciarmi, sono preoccupato per voi-

-Ti ringrazio per l’interesse, ma, come ho detto, la cosa non riguarda nessuno se non noi-

-Sei arrabbiata con me? Non ci vediamo da un anno …-

 

Cruccia lo sguardo azzurro come a volerla impietosire ed Elena trasale angosciata. Se non fosse per le voci a pochi metri da lei, al di là della parete che li divide dalla sala da pranzo, avrebbe già tentato la fuga urlando.

 

-Sono solo stanca-

 

Sbuffa scocciata, se non si sposta potrebbe vomitare da un momento all’altro; il suo odore la nausea ed ogni volta che si trova nei paraggi è una sorta di incubo che prende vita. Non lo sopporta, è invadente, molesto e pericoloso; non lo vuole attorno a sé né ai suoi figli, ma sembra essere il danno collaterale inevitabile del suo matrimonio, uno dei tanti.

 

-Se non ti dispiace-

 

Lancia con sguardo eloquente la richiesta di voler passare e lui la osserva dritto, quasi a volerla infastidire ulteriormente.

E’ sempre stata bellissima, si ricorda ancora la prima volta che Aaron gliel’ha presentata e di come le prime volte andassero pure d’accordo. E’ sempre stato convinto che un po’ Elena flirtasse con lui, sbattendo le lunghe ciglia da vent’enne ancora bambina, adornanti quegli occhi profondi ed espressivi che toglierebbero il fiato a chiunque.

Lui aveva sì e no 30/35 anni quando la vide, in un pomeriggio d’estate sotto al portico di casa di suo fratello; era stato invitato a cena per il ritorno del nipote dal college con la fidanzata da presentare alla famiglia e aveva trovato questa moretta innocente a fissarlo incuriosita.

 

Dopo attimi di esitazione decide di spostarsi per farla passare e non importa che la segua con lo sguardo per sapere che si è dileguata in fretta verso la sala da pranzo.

 

***

 

 

Il giorno dopo, come da accordi, le quattro donne hanno sbolognato i figli ai padri per concedersi un giorno insieme con la promessa che la sera avrebbero esonerato gli uomini da ogni sorta di aiuto domestico.

Si sono dirette la mattina a fare shopping frenetico - Caroline e Beka più che altro - scherzando, rilassandosi e facendo una carrellata di chiacchiere in giro per il paese.

Care e Bonnie hanno anche cercato di indagare su come stesse Elena che ha brevemente accennato loro di come si sia liberata in fretta di Maxwell in cucina la sera prima.

 

-Comunque, Dam si è accorto di qualcosa-

 

Elena alza lo sguardo scuro su Bonnie, intenta ad assaggiare della grappa alle erbe che gli sta porgendo un signore paffuto; sono ad un mercatino di Natale nella piazza del paese e vagano in cerca di primizie e particolarità locali di cibo e bevande. Caroline e Rebeka sono poco più in là ad una graziosa bancarella dal tendaggio rosso e verde con adorabili lucine natalizie che vende formaggi e miele fatti in casa, così Bonnie può parlarle indisturbata.

 

-E’ buona, un po’ forte magari a quest’ora-

 

Bonnie porge un bicchierino ad Elena che, dopo un attimo di titubanza, lo afferra coi suoi guanti di lana grigi coi fiocchi di neve e lo porta alle labbra buttandolo giù in un gesto secco.

 

-Ma così non sentirà niente! Deve degustarlo-

 

La bizzarra versione più scura di babbo natale, proprietario del chiostro, versa con rimprovero ad Elena un altro bicchiere suscitando lo sguardo divertito delle due.

Le porge di nuovo il liquore inducendola a berlo con calma e gustarlo. Elena lo guarda scettica mentre lascia scivolare il liquido alcolico dal retrogusto di menta ed aneto giù per la trachea, sentendo infiammarsi le pareti molli dello stomaco e le papille gustative lietamente stuzzicate.

 

-Buono!-

-La prende? Si sposa benissimo con i dolci speziati, canditi…-

-Sì prendiamo una bottiglia…

-Anzi facciamo due …-

 

Le amiche ridacchiano e aspettano che lui imbusti loro due bottiglie strette, contenenti il liquido trasparente in cui galleggiano delle erbe sbiadite.

 

-Mi stavi dicendo? Di Damon…-

 

Elena fruga in borsa in cerca del portafoglio; fa quella domanda schiarendosi la voce e fingendosi distrattamente interessata alle parole di Bonnie di poco fa. La mora, che la precede allungando una banconota da 50 dollari per pagarle entrambe, sorride alzando gli occhi al cielo, come per dire che l’amica non cambierà mai.

 

-Dopo ti rendo i soldi-

-Oh, Elena sai quante cose mi offrirai da qui alla fine della vacanza?-

 

Salutano l’uomo dopo aver preso la busta con gli acquisti e si prendono a braccetto per raggiungere le altre due.

 

-Mi ha chiesto di Maxwell...che tipo sia, in che rapporti siete-

-Perché?-

 

Allarga lo sguardo allarmato.

 

-Perché ti ha vista strana, sfuggente, si è accorto che sei a disagio ma non capisce il motivo…-

-E tu?-

-Nulla, ho fatto la vaga...ha smesso di chiedere...ma se lo conosco, le sue indagini non finiscono qui-

-Beh spero di no, non ho voglia di parlargli di questa storia…non me la sento-

-Anche perché potrebbe reagire molto male, lo sai…-

-Uffa…ma perché si deve impicciare…-

 

Sbuffa stizzita e stavolta Bonnie non se la ride come sempre.

 

-Elena! Perché ti ama, secondo te perché uno si preoccupa per una persona? Perché ci tiene!-

-Io…-

-Oh eccovi! Che avete comprato?-

 

Le gote di Elena si colorano di varie sfumature di rosso all’affermazione di Bonnie, cui non può ribattere adesso che le amiche bionde le hanno raggiunte per proseguire il loro giro. Sospira dentro di sé e si accingono ad uscire dalla piazza per andare a lasciare i loro acquisti a casa per poi dirigersi a pranzo alle terme e restare lì per qualche ora.

Ma non se le toglierà più di dosso quelle parole Elena.



***

 

 

-Papà andiamo!! Su!!!-

-Eccomi, eccomi-

 

Damon butta giù il bicchiere di bombardino per poi afferrare gli sci e seguire Nadia che lo sta incitando, lei ha sciato tutta la mattina con Alec con la promessa di dedicare un po’ di tempo a suo padre dopo il pranzo che hanno fatto tutti insieme al rifugio.

 

Le piste sono bellissime, la neve bianca compatta e il sole scalda l’aria al punto giusto.

 

Matt e Stefan sono andati a riprendere i bambini al campo scuola che li ha tenuti occupati tutta la mattina e si sono trovati per pranzo, prendendo una tavolata a maggioranza maschile; quando Stefan è tornato con Matty lui ha insistito per far vedere allo zio Damon cosa avesse imparato quella mattina.

Così, dopo il pranzo tutti insieme, Damon e Nadia hanno deciso di fare qualche pista insieme.

 

-Papà?-

 

Sono seduti in seggiovia con gli sci penzoloni sospesi nel vuoto, lui intento a fissare il cielo e pulirsi la mente dalle tante preoccupazioni che offuscano cuore e respiro, al richiamo della voce di sua figlia volge gli occhi chiari dentro quelli più scuri della ragazzina al suo fianco.

 

-Posso chiederti una cosa?-

-Ma certo-

 

Le iridi giovani si contraggono lievemente imbarazzate e torna a fissarsi le mani avvolte nei guanti; l’assenza di una figura materna al suo fianco in modo costante rende faticoso gestire certe emozioni, sentimenti e desideri che iniziano a pungolare il cuore adolescente di Nadia. E suo padre è l’unico adulto con cui può confrontarsi, per quanto questo la imbarazzi decisamente.

 

-Tu...em ecco….tu quando, si quando hai capito che…-

 

Si sistema meglio il casco sulla testa in una gestualità nervosa suscitando la curiosità dubbiosa di suo padre, attento ad osservare i suoi movimenti e dal rossore che le colora le guance intuisce più o meno dove voglia arrivare sua figlia.

E il pensiero lo fa sorridere quanto rabbrividire.

Intendiamoci, è perfettamente consapevole che stia crescendo, il corpo di bambina si sta già trasformando anche se mantiene sempre i tratti puliti e innocenti, con quel viso pieno che ha ancora tempo per mostrare i segni delle esperienze, così come sa che prima o poi sarebbe arrivato “quel” momento, ma onestamente sperava di post porlo ancora un po’ . Accettare che si interessasse ai ragazzi non è stato facile, così come vederla in atteggiamenti affettuosi con Alec, non può dire di averci fatto ancora l’abitudine e la sola idea di “altro” lo mette a profondo disagio.

 

Ma lei sta facendo un passo enorme provando a confidarsi, ad aprirsi e preferisce deglutire il suo fastidio piuttosto che farla sentire non libera di parlarne con lui.

 

-Ecco che eri pronto per dire...ad una persona che la ami-

 

Gli occhi limpidi di Damon si allargano carichi di stupore e sollievo resistendo all’impulso di abbracciare sua figlia che, al contrario di lui, ha un animo ancora innocente. Si era fatto già un super viaggio su come affrontare l’argomento “sesso” con lei rabbrividendo al pensiero, invece Nadia è proiettata su ben altro livello; respira a pieni polmoni immergendo lo sguardo artico in quello della figlia, perché hanno già fatto questo discorso, più o meno, quindi vuol dire che le preme molto se ci torna sopra.

 

-Cioè tu mi hai detto quando hai capito di essere innamorato di Elena ma...ecco il tuo ti amo, a lei o...o anche insomma quando lo hai detto, era calcolato? Pensato? Qual è stata la sua reazione?-

 

Ha preso coraggio aprendosi con suo padre al quale non occorre certo un interprete per capire che a qualcuno sia sfuggita una parola importante e che la controparte non fosse pronta a riceverla.

Che sia stato Alec?

Da una parte lo spera, non sopporterebbe di vedere Nadia col cuore infranto, ma dall’altra ha paura che i problemi con Kathrine possano influire sulla libertà di sua figlia a lasciarsi andare ai propri sentimenti, soprattutto in questa fase della vita - quale è l’adolescenza - in cui si fanno le prime esperienze fondamentali per crescere.

 

-Beh, è stato quando l’ho detto che l’ho anche capito...nel senso, avevo intuito di essere innamorato dell’altra persona, ma rimane comunque una sorta di pensiero fugace, recondito, fin quando d’improvviso -e la circostanza è diversa per tutti, non c’è una regola- non mi è uscito fuori, si capisce?-

 

La osserva perplesso che annuisce tutta rannicchiata nel suo posto provando a nascondere la vergogna per qualcosa che non vuol raccontare, ma che le sta evidentemente pungolando il cuore.

Sono quasi arrivati in cima all’impianto e Nadia si volta di nuovo verso suo padre.

 

-Credi che si possa arrivare in momenti diversi, a dirlo?-

-Certo, il tempo di ognuno è diverso, c’è anche chi capisce che per lui non è così quando se lo sente dire dall’altro…-

-E quando te lo ha detto Elena, come è stato?-

 

Damon non capisce come mai Nadia chieda sempre della loro storia e non di quella con sua madre. Forse perché inconsciamente, essendo finita tra loro, non la vede come un buon metro di paragone; ma anche con Elena in teoria lo sarebbe. O forse perché identifica Elena come il suo amore giovanile e quindi lo percepisce come un’esperienza più vicina alla propria. Fatto sta che deve sospirare per calmare l’agitazione che adesso gli infiamma i polmoni al pensiero di quel volto e riprende l’attenzione persa per qualche istante.

 

-E’ stato...beh mi ha spiazzato-

 

La ragazzina resta in silenzio lasciando che le parole paterne fluiscano dentro di lei e sedimentino fino ad aiutarla a capire cosa le stia succedendo.

 

Non è accaduto ancora nulla tra lei e Alec, ma c’è stato un momento la sera prima quando si sono salutati sulle scale per darsi la buonanotte in cui lui l’aveva guardata in un modo che Nadia non aveva saputo definire, ma il suo istinto le aveva suggerito che fosse quasi sul punto di dirle qualcosa.

Erano stati gli occhi chiari di lui abbassatisi svelti per terra, le gote lievemente arrossate e la voce rimasta lì, stretta tra le labbra incespicanti a farle salire il dubbio che lui non riuscisse a tirar fuori un pensiero importante. E Nadia ha provato una insolita paura, come un brivido lungo la colonna vertebrale all’idea che lui potesse pronunciare parole impegnative; si è così terrorizzata che non ha aspettato un secondo di più e dopo avergli stampato un bacio veloce sulla guancia si è defilata in camera sua.

 

Non ci ha dormito la notte nel tentativo di scacciare quella sensazione odiosa di terrore e angoscia, senza capire perché abbia reagito così al pensiero che lui potesse dichiararsi. Eppure stanno insieme ormai da due mesi ufficialmente, dovrebbe essere il prossimo passo dirsi quello che provano.

Ha scritto cinque volte un messaggio mai inviato a Kayla per chiederle un parere, un consiglio, per sapere come era stato per lei e Colin, ma alla fine non c’è riuscita, per quanto siano diventate amiche non si è sentita in grado di farle quella confidenza, di fare quel passo. Ci vorrà tempo ancora; così presa dall’ansia che l’ha tormentata anche il giorno seguente, a colazione quando è scesa ha visto suo padre sorridere ad Elena mentre prendeva il bricco del caffè per portarlo in tavola ed ha sentito l’esigenza di parlarne con lui. Ma ha trovato il coraggio solo dopo pranzo, quando erano soli intenti ad andare a farsi una sciata insieme.

E come sospettava, suo padre ha dato quelle due risposte fondamentali che prima o poi metabolizzerà abbastanza per darsi una risposta.



*****

 

 

-Nadia mi ha fatto una domanda strana oggi-

 

Caroline alza lo sguardo interrogativo su suo cognato che afferra il carica batterie del cellulare preso in prestito da lei, visto che il suo se lo è dimenticato a casa. Sono in corridoio, prima di tornare giù per la cena e non ha trovato altra persona con cui condividere i suoi dubbi paterni; in realtà vorrebbe parlarne con Elena, ma è praticamente inaccessibile circondata tra figli, amiche e marito.

 

-Sarebbe?-

-Mi ha chiesto come fosse quando si dice a qualcuno che si è innamorati di lui-

 

Le iridi azzurre si allargano stupite e la bionda incrocia le braccia sotto al seno appoggiandosi allo stipite della porta di camera sua.

 

-Domanda impegnativa-

-Molto….ma sempre meglio di quella che temevo mi facesse-

-Sarebbe?-

-Argomento “sesso”-

 

Care fa fatica a trattenere una smorfia mista a ironia e preoccupazione, intanto perché per quanto si renda conto che è un tema che prima o poi Nadia dovrà “scoprire” dall’altro non osa immaginare l’espressione di Damon di fronte a sua figlia che gli domanda una cosa del genere.

 

-Direi che ti è andata meglio-

-Decisamente-

 

Lo sguardo azzurro si distende sollevato, poi torna curioso su suo cognato.

 

-Quindi, che pensi…rispetto alla sua domanda?-

-Non lo so...onestamente mi fa spesso queste domande...sul come si capisca che si è innamorati...o quando io ho capito di esserlo stato, ma non comprendo la ragione-

-E’ una ragazza di 16 anni alle prese con un fidanzato, è normale che se le faccia-

-Tu dici? Perché dalla sua faccia sembrava preoccupata-

-Preoccupata di cosa? Di non essere corrisposta?-

-Non lo so...mi da più la sensazione di non essere sicura di se stessa, di quello che lei provi…-

-Oh-

 

Caroline alza le sopracciglia comprensiva e si stacca dallo stipite per invitare suo cognato a scendere giù.

 

-Cosa? Che hai capito?-

 

Caroline lo supera.

 

-Ehi Care, non tenermi sulle spine-

-Beh diciamo che se ha bisogno di chiedere a te vuol dire che non lo è affatto! E temo proprio che qualcuno finirà col cuore spezzato…proverò a tastare il terreno e vedere se vuol parlane con me, anche se è un bene che si preoccupi di dire quello che prova alla persona giusta-

 

Damon la segue con lo sguardo ancor più perplesso, provando inutilmente a ragionare con lei mentre scendono le scale per raggiungere gli altri per cena.

Insomma, non ha capito se  ha capito! In questi momenti servirebbe davvero una donna al suo fianco che lo aiuti visto che lui di femmine e cose da ragazze non ci capisce nulla.

 

La conferma di questi suoi pensieri arriva quando rallenta il proprio intercedere nel momento in cui, entrando in sala da pranzo, scorge Elena che conversa allegramente con Bonnie e Rebeka; sospira a fondo per reprimere l’istinto di correre da lei, stringerla e parlarle di tutti i dubbi e le domande che lo affliggono, per chiederle il suo punto di vista e confrontarsi, ma non può farlo.

Per quanto adesso gli occhi profondi di lei si voltino nella sua direzione, trovino i suoi a cui tentano di comunicare quello stesso bisogno, Damon deve lottare contro tutto questo e riprende a scendere le scale quasi stizzito dal disagio che prova issando velocemente le sue barriere protettive.

 

Ed Elena se ne accorge subito sentendo morire una piccola parte di sé ogni volta che lui la chiude fuori. Sarà dura arrivare indenni alla fine di quella vacanza.

 

 

 

 

 

Buon Natale a tutte voi!!!

Spero stiate passando dei giorni di festa con le persone che amate, all’insegna della compagnia e di tanto cibo!!

 

Io sono in ritardo come sempre, e credo che questo mio status non cambierà mai purtroppo, per quanto mi piacerebbe promettervi e garantirvi puntualità.

 

Il capitolo ritrae un’altra giornata in vacanza ed entriamo un attimo più nel vivo del rapporto tra Elena e questo Maxwell anche se per adesso è solo un accenno. E scopriamo anche che Nadia è turbata dall’idea che Alec possa dichiararle i suoi sentimenti, per i quali ancora non si sente pronta. E’ tutto ancora molto inconscio dentro di lei, sono solo sensazioni a cui ancora non sa dare il nome e capire fino infondo; Damon ne parla con Caroline perché spera che lei, in quanto figura femminile attualmente più vicina alla figlia possa aiutarlo a capire ed anche stabilire un dialogo che comunque la bionda sta già cercando con la nipote.

 

Vi auguro ancora buone feste nella speranza di riuscire a postare prima adesso che ci sono le feste!!

 

Baci

Eli

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Come fare a dirti che.... ***


Come fare a dirti che….

 

31 Dicembre

 

Sono tutti nella piazza del paesino; è strapiena di gente, ci sono bancarelle di cibo, un concerto di musica dal vivo, al banco della birra tutti vestiti con gli abiti tipici del posto e i ragazzi si sono divisi con la promessa di trovarsi tutti quanti sotto il grande televisore su cui scorrono i minuti in attesa della mezzanotte.

Ad Elena è parso incredibile arrivare incolume a quel momento, visto che non ha fatto altro tutto il pomeriggio che litigare con Aaron, o meglio non litigare. Non si parlano, si lanciano occhiate torve – lui più che altro – poi proprio quando stavano per affrontare di nuovo il discorso una chiamata di lavoro di lei gli ha interrotti e lui è sparito da qualche parte.

 

Non lo sa Elena, ma nella frustrazione è uscito a far due passi nella neve e ha chiamato Liv con la quale ha parlato per un po’ svuotando la mente e il cuore. E ringrazia di essere a mille miglia da lei, altrimenti avrebbe fatto di peggio ricadendo in un vizio che vorrebbe davvero perdere.

Combattuto tra la rabbia e il senso di colpa, avviluppato in un intreccio di sentimenti di cui ormai non sa più scorgere,  individuare i confini ha camminato mezz’ora ascoltando con finto interesse i racconti leggeri della ragazza, immaginandosi di essere li con lei, spensierato e sereno fin quando i piedi non gli si sono gelati ed è dovuto rientrare, trovando ancora una volta lo sguardo scuro di sua moglie volto altrove e qualcosa si è nuovamente rotto dentro di lui.

 

Così, nel silenzio, sono arrivati alla mezzanotte con i ragazzi sparsi a giro – James e Julie sotto stretta osservazione di Nadia e Alec – lui sempre con suo zio Maxwell, Elena attaccata alle sue amiche intenta a cercare con lo sguardo i suoi figli e forse Damon; Aaron se ne sta accorgendo che quelle iridi nere vagano spesso in quella direzione e sente come se dei tasselli gli stessero sfuggendo, pezzi mancanti di una storia che non conosce.

Damon che spesso sfugge dal raggio visivo di Aaron, ogni tanto appare da Stefan, ogni tanto lo vede a qualche bancarella con Enzo e Bonnie intento a provare qualcosa da bere, ma in tutta quella confusione di famiglie è difficile tenerlo d’occhio.

 

Ed è proprio lì che si trova Elena adesso che si è staccata dalle due mamme bionde con mariti e figli piccoli annessi; ha raggiunto Bonnie e loro quattro chiacchierano più o meno allegramente davanti a una bancarella che vende liquori, stranamente. La brunetta scruta attenta l’amica, come se l’avessero appena dimessa dall’ospedale.

 

-Tutto bene?-

-Non chiedere-

-Ok-

-Mm tesoro senti questo-

 

Enzo porge a Bonnie un bicchiere di un amaro e la brunetta lo prende tutta felice, sono proprio due fidanzatini. Elena curva lo sguardo verso un Damon disgustato al suo fianco e non può fare a meno di sorridere per la sua espressione.

 

-Se ridi di me, ti bacio-

-Damon!-

 

Elena gli tira un colpo sul braccio con rimprovero mentre gli occhi scuri vagano preoccupati intorno a loro, come per sincerarsi che non ci sia nessuno.

 

-Eddai ragazzina….ho bevuto, sto cercando di non farmi irritare da tutta questa situazione, non mettermi altri paletti…non ci sente nessuno e questi due qua non sono davvero un problema-

 

Il tono laconico nasconde una punta di rabbia che non le è difficile rintracciare  e soprattutto comprendere. Lo sa che sta facendo del male a lui, quella vacanza lo dilania, ma ferisce anche lei. Lascia che un leggero sorriso le distenda il volto quando due mani si frappongono tra loro; Enzo porge ad entrambi un bicchierino di liquore attirando la loro attenzione ed invitandoli ad afferrarlo.

 

Lo prendono con gratitudine.

 

-Allora….questo è un ….anticipo del brindisi…visto che molto probabilmente ci perderemo tra la folla vorrei che ognuno di voi elencasse…una cosa buona di questo anno e una cosa negativa…inoltre….un proposito per l’anno nuovo-

 

Alza il sopracciglio teatrale, mentre sente la sua amata Bonnie che sorride al suo fianco e si stringe più a lui. Elena e Damon lo osservano un po’ straniti, ma accettano quel simpatico momento.

 

-Bonnie!-

-Ok…allora il mio momento negativo…sicuramente l’incidente con la macchina fotografica!-

 

Bonnie proprio a inizio dell’anno era a Londra e stava facendo delle foto quando Enzo, distrattamente, l’aveva travolta con la bici, così si erano conosciuti e la sua macchina fotografica preferita si era rotta. L’aveva dovuta buttare via.

 

-Cosa?-

-Come ma non è stato così che hai conosciuto Enzo?-

-Wow amico…-

 

Damon gli mette una mano comprensivo sulla spalla.

 

-Conta più la sua macchina fotografica-

 

L’inglese quasi ferito lo osserva per poi guardare Bonnie che invece se la ride.

 

-Lo trovi divertente?-

-Beh non mi hai fatto dire la cosa bella-

-Oh sentiamo-

-Che quella brutta caduta mi ha fatto trovare te…e ho capito che quella macchina poi aveva concluso la sua missione-

-Uhhh che dichiarazione-

-Certo considerando che hai preteso te la ricomprassi, e anche il modello nuovo-

-Era il minimo!!!!-

 

Scoppiano tutti a ridere ricordando quel periodo in cui Bonnie era furiosissima contro questo tizio che le aveva rotto la macchina fotografica, ma che alla fine le aveva strappato un appuntamento con la scusa di ricomprargliela.

Un vero incontro da film d’amore, poi proprio a Bonnie che di romantico in generale non aveva nulla, anzi detestava le cose romantiche. Ma Enzo le aveva fatto cambiare idea. La bacia tra le risate.

 

-Mi farai morire Bonnie Bennett-

-E il proposito?-

-Oh…continuare a farmi regalare cose che prima mi rompe-

 

Tutti sorridono e poi Bonnie butta giù il suo shottino di liquore.

 

-Potevi pensare a qualcosa di socialmente utile-

-Faccio girare l’economia-

-Oh certo…-

 

Elena curva lo sguardo perplesso verso Damon.

 

-Oh sentiamo cosa sarebbe socialmente utile?-

-Già dicci Damon, qual è il tuo proposito?-

-No no prima parti dalla cosa negativa-

-Ok ok….la cosa negativa….-

 

Ci pensa un attimo e lo sguardo azzurro si rabbuia.

 

-L’aver deluso Nadia…come padre…con il divorzio…-

 

Nessuno dei presenti proferisce parola, è la prima volta che parla apertamente di quell’argomento, lui che di solito preferisce sempre scherzare anche sulle cose serie. Elena si sente a disagio per un momento, poi quel velo di tristezza come la sensazione di fallimento le apre un buco in mezzo al cuore e vorrebbe abbracciarlo, dirgli che non ha deluso sua figlia, che è un buon padre. Ma capisce cosa voglia dire, ha fallito come marito, il matrimonio, l’unione familiare, tutto si è sfaldato e Nadia ha dovuto scontare più di tutti le scelte dei genitori.

 

-Quella positiva…essere tornato a New York…insomma…mi mancavano i capelli di Stefan, il suo gel è unico-

-Quanto sei cretino-

-Dai amico-

 

Lo infamano, non riesce a mantenere un livello di serietà per più di cinque minuti senza dire stronzate.

In realtà avrebbe voluto dire che gli mancava Elena terribilmente, ma non può farlo anche se l’occhiata che le lancia, ora più accesa e viva è stata chiaramente percepita e capita dalla donna. E forse anche dai due amici che li osservano curiosi.

 

-E il proposito?-

-Ovviamente dire più stronzate possibili, così da farvi sempre ridere-

-Damon sii serio-

-Cosa? Va contro il mio proposito-

 

Butta giù il suo shot alcolico e punta il dito verso Bonnie che rotea gli occhi verdi ridacchiando fintamente esasperata e poi si rivolge ad una silenziosa Elena.

 

-Lena?-

 

Le iridi marroni si allargano colte alla sprovvista e quando capisce per cosa sia stata interpellata prende un attimo fiato meditando le risposte.

 

-Beh dunque…negativa…difficile scegliere….il mio matrimonio direi…-

-Ora non esagerare-

 

Damon serra la mascella irrigidendosi sul posto, non capisce se lo dica seriamente oppure perché è rimasta infastidita dall’affermazione sul divorzio. Cerca di non guardarla, ma vede chiaramente il dolore trasudare dagli occhi stanchi e si domanda quanto lui abbia influito, se quella frase significhi che è negativa perché le cose vanno male, o perché lo veda come la cosa malata nella sua vita.

 

-Insomma….è stato…è un anno difficile, e non credo migliorerà-

 

Non è da Elena parlare a cuore aperto così dei suoi problemi, soprattutto davanti a un perfetto sconosciuto quale può essere Enzo e di certo non con Damon, in quel contesto. Ma non sa come mai si sente così avvolta e tranquilla in quella situazione a quattro, Bonnie è la sua migliore amica e per l’amore che la lega ad Enzo lui è come il riflesso di lei, e Damon…non sa dire cosa sia Damon, ma in quel momento Elena si sente a casa con loro tre. Butta fuori quel peso che le schiaccia il cuore e la mente, che la soffoca e per un attimo si sente libera, capita, abbracciata.

Bonnie le sfiora il braccio comprensiva.

 

-Quella positiva….adesso riavere qui la mia migliore amica dopo più di un anno di assenza e….-

 

La brunetta sorride felice.

 

-…il proposito è….di poter essere sempre più leale con me stessa-

 

Sorride mestamente e solleva il bicchierino di liquore nel gesto di brindisi per poi buttarlo giù d’un sorso. Quella frase è come una coltellata sottile, inflitta piano, quasi in modo impercettibile verso Damon e verso se stessa in realtà, perché da una parte gli occhi scuri si allargano espliciti verso i mari azzurri così accesi per lei nel prendere tutto il significato che si nasconde dietro quella frase, dall’altro sa anche quanta impossibilità di esprimere a pieno quel che il cuore grida ci sia tra loro.

 

Dopo qualche attimo di silenzio eloquente, Enzo si schiarisce la voce prendendo la parola su consiglio di Bonnie che lo incita con un piccolo pizzicotto sul fianco ed un’occhiata palese.

 

-Dunque sono l’ultimo….allora una cosa negativa…beh…vi voglio bene ma, l’America…nulla a che vedere con Londra-

-Oh finiscila-

-Ehi, hanno inventato gli aerei amico…sai per tornare a casa-

-Quanta ospitalità-

-Noi siamo ospitali-

 

Ridono tutti con Damon che lo spintona leggermente burlandosi di lui.

 

-Avanti inglese…dicci quella bella-

 

Enzo torna serio tutto d’un tratto e si volta verso Bonnie in silenzio e in attesa di lui guardandola con amore e devozione tanto da suscitare in Elena una chiara punta di invidia che le mette immediatamente tristezza; e Damon se ne accorge quando scorge lo sguardo da cerbiatta abbassarsi turbato, assentandosi per qualche istante.

 

-Bonnie Bennett, ovviamente-

-Ooooohh-

 

La brunetta sprigiona un sorriso commosso a trentadue denti mentre Enzo la stringe a se e la bacia, intanto Elena continua a nascondersi dallo sguardo indagatore di Damon.

 

-Che romanticone…-

-Modestamente-

-Ma voi inglese non manifestate affetto solo a cani e cavalli?-

-Antipatico!!!-

 

Bonnie, ridendo, tira una botta a Damon sul braccio, che guastafeste.

 

-Ok ok scusate…-

-E il proposito?-

 

Elena prende la parola provando a mantenere un poco credibile sorriso sul volto teso.

 

-Beh…il proposito è convincerla a sposarmi…alla salute-

 

Enzo alza il bicchierino e lo beve mentre di contro un insolito silenzio scende tra i tre amici che si guardano confusi, soprattutto Bonnie le cui guance si colorano, ma non per il freddo. Si stacca incredula provando a formulare una frase di senso compiuto con Damon ed Elena che si scambiano sguardi perplessi.

 

-Cosa-

 

Le iridi verdi si dilatano in cerca di risposte in quelle nere di Enzo, ora intente un po’ a sfuggire per il terrore di aver forzato la mano e di un rifiuto.

 

-Sì ecco io….io volevo aspettare ma…ok mi sono forse bruciato questa possibilità e forse mi odierai mai…-

 

Si allontana da lei, si sfila i guanti e fruga nella tasca del piumino grigio antracite in cerca di qualcosa sotto gli occhi ancor più allibiti dei presenti ora che mostra una scatolina di velluto.

Sembrano scodarsi tutti del frastuono, delle bancarelle, della gente, della mezzanotte che incalza adesso che le mani tremanti di Enzo aprono la scatolina di velluto nero all’interno della quale si trova un bellissimo e semplice anello dal taglio quadrato. Non sembra esattamente in grado di gestire l’emozione, più lui di lei pietrificata e con lo sguardo pieno di emozione in attesa che trovi il coraggio di guardarla negli occhi e farle la proposta.

 

-Non…non c’è abbastanza posto per inginocchiarmi ma…-

 

Nessuno di loro si è reso conto che piano piano qualche passante si è accorto di quanto stia accadendo tanto che una piccola folla di curiosi sta rallentando attirata dall’evento in corso.

Elena e Damon si sono fatti un po’ più in disparte, osservandoli adesso emozionati per loro.

 

-Bonnie Bennett….vorrei farmi l’onore di realizzare già ora il mio proposito….e diventare mia moglie?-

 

Le iridi marroni vibrano agitate, consapevoli di quanto sia pericoloso fare una proposta del genere davanti a tutta quella gente della quale, in quel preciso istante, lui non ha reale percezione totalmente catalizzato dallo sguardo verde della donna che ama, in attesa di una risposta emozionata che non tarda ad arrivare.

Il sì felice che le esplode in volto fa tirare ai due amici un sospiro di sollievo, soprattutto quando Bonnie si toglie il guanto, si fa mettere l’anello per poi tuffarsi sulle labbra di Enzo.

Una valanga di applausi esplodono intorno a loro e i due fidanzati si voltano finalmente rendendosi conto quasi imbarazzati della folla che li osserva commossi; anche i loro amici rimasti fermi si fanno coraggio e corrono ad abbracciarli congratulandosi.

Damon è visibilmente commosso e si volta verso la bancarella dei liquori dove hanno preso lo shot.

 

-Un giro, anzi due, per i miei amici….offro io-

-Oh uno lo offro io signore!-

 

Anche il signore paffuto è toccato dall’episodio.

 

-Oddio Bonnie dobbiamo subito dirlo a Care, è dall’altra parte della piazza non sa nulla-

 

Afferrano i bicchieri porti da Damon e brindano.

 

-Adesso andiamo! Oddio sono fidanzata-

-Oddio ti sposi!-

 

Le amiche si abbracciano di nuovo e poi si invertono con Elena che stringe forte Enzo e Damon che afferra la moretta per stamparle un bacio in fronte, super felice. Una volta brindato i due vanno a cercare Caroline e gli altri lasciando indietro gli amici. Damon butta i bicchierini nel cestino accanto alla bancarella e non si accorge subito della mano di Elena che gli afferra la sua attirando la sua attenzione.

 

I loro guanti si uniscono in un’occhiata interrogativa di lui che si lascia trascinare nel corridoio tra la bancarella dei liquori e quella del cioccolato dietro la quale spariscono. Questa è adiacente al muro di un negozio e si  fermano li, nascosti agli occhi di tutti, alla bieca luce  che trapela dai lampioni e dalle bancarelle.

 

-Che succede-

-Metto in pratica il mio proposito-

 

Damon cruccia lo sguardo, ma non fa in tempo a controbattere che le sue labbra infreddolite trovano quelle più morbide e calde di Elena che affonda con le mani avvolte nei guanti nei capelli corvini per tirarlo più a sé; se potesse descrivere una sensazione sarebbe quella di una voragine spalancatasi in mezzo al petto più la preme a se insinuandosi con la lingua alla ricerca di quella di lei.

Gli gira la testa, è inebriato da lei, dal suo profumo, dal suo amore. Come un disperato si aggrappa alla sua Elena finché avrà fiato e nessuno dei due sentirà il conto alla rovescia della mezzanotte fin quando i botti che partono non li fanno sussultare obbligandoli a staccarsi e guardarsi in un misto di paura ed eccitazione. Respirano a fondo, lasciando che gli occhi si trovino carichi di qualcosa di nuovo, di una antica speranza.

Le mani di Damon corrono sul volto arrossato di lei accarezzandolo con delicatezza.

 

-Dio, ti amo Elena….averti ritrovata è la cosa più bella di quest’anno-

 

Gli esce fuori incontrollato, senza pretese, violenza, dirle quello che prova è come respirare, è una necessità. E lei si pietrifica, immobile tra le sue mani è quasi incapace perfino di deglutire quella paura assillante che le assale gli occhi e la gola. Perché lo sguardo di Damon è così potente da toglierle ogni grammo di coraggio e lei questa cosa non l’aveva prevista, le sue parole, il suo amore.

Era in grado di assorbirlo tra le pieghe del loro rapporto, di annusarlo ancora, di lasciare che lentamente il suo organismo se ne nutrisse, ma sentirselo dire così, come quando erano ragazzi tuttavia con una coscienza ed un dolore del tutto diversi, non era preparata.

Ed è terrorizzata Elena, non perché lui voglia sentirsi dire qualcosa, ma perché non può gestirlo tutto il suo devastante amore e così issa muri e scappa. Sbatte le ciglia più volte mentre chiude le labbra per boccheggiare e con le proprie mani sposta quelle di Damon, ora disorientato dal repentino cambiamento di lei.

 

-Dobbiamo tornare dagli altri…-

 

Rimane così di sale da non riuscire ad avere altra reazione di quella di lasciarla scivolare via dalle proprie mani e osservarla sparire inghiottita nella folla.

Che diavolo è successo?

 

 

***

 

-Tre, due uno!!!!! Buon anno!!!!!-

 

Nadia non fa in tempo a volgere lo sguardo per aria, verso i fuochi, che Alec l’ha già tirata a sé per stamparle un bacio cosa che desiderava fare da tutta la sera, ma con suo fratello e la cugina di Nadia sempre alle costole non c’era mai stato un momento. Così alla mezzanotte, quando avevano raggiunto gli altri per festeggiare – tranne sua madre spersa tra la folla- aveva approfittato della frenesia collettiva per la notizia del matrimonio di Bonnie ed Enzo per tirare Nadia più in disparte così da poterla baciare allo scoccare della mezzanotte.

 

-Buon anno!-

 

Lo ripete sulle labbra di lui mentre si lascia andare ad un bacio.

 

-Nadia…io-

 

Le iridi cerulee la osservano imbarazzate mentre la tiene stretta tra le sue braccia, con le persone intorno che festeggiano e cantano allegre; vuole provarci a scommettere su quello strano subbuglio di emozioni che lei gli provoca, per quanto sia terrorizzato. Ma si sa, l’adolescenza è l’età delle prime esperienze, anche dei primi sentimenti decantati ad alta voce, cui si tenta di dare un nome pur non certi che sia quello giusto; e va bene così, va bene tentare. Anche sbagliando, perché solo chi non ama non sbaglierà mai.

 

-Io…ti amo-

 

Si sente così sollevato una volta che quelle impegnative e pesanti parole sono finalmente defluite fuori da lui e sente di poterla abbracciare con tutto un altro spirito, ma resta immobile, con lo sguardo troppo giovane che a fatica regge quello intenso di lei ora che lo fissa in un misto di paura e angoscia.

Nadia resta in silenzio attendendo che quelle parole attecchiscano dentro di lei, che la pungolino, la smuovano. Lo sentiva che prima o poi lui lo avrebbe detto e lei non sa cosa dire, le manca la voce non riesce davvero a dire nulla.

E’ come paralizzata.

 

-I…Io…Io….-

 

Alec è in attesa, perché adesso che è passato qualche istante si rende conto che in realtà vorrebbe una conferma da parte di lei di quel garbuglio di sensazioni cui ha dato un nome. Lo sguardo incredulo di Nadia inizia a fargli sentire mancare la terra da sotto ai piedi e prova a smuoverla, capendo che può essere ancora sotto shock o magari emozionata, ma non fa in tempo a dirle nulla che le voci in lontananza di suo padre e di suo fratello lo richiamano per festeggiare e si spezza l’incanto.

Alec deglutisce l’amara fiele del silenzio; lo capisce Nadia da quel lampo di delusione e dispiacere che ha ferito le iridi gentili del suo ragazzo e ancor più di prima le muore qualsiasi parola in gola.

 

Si lascia sopraffare dagli eventi, dai parenti che la accerchiano, dalla confusione e tutto si perde, quel ti amo gettato nella folla, le loro emozioni si mescolano alle voci, ai botti. E tutto questo improvvisamente stride come una nota stonata in una melodia o una macchia su una tela immacolata.

Il suo cuore stride, è tutto sbagliato.

Come possono le emozioni essere potenti al tal punto che l’attimo prima ti senti sull’orlo di un precipizio in attesa di scegliere se buttarti nel vuoto o meno e quello dopo vorresti solo sprofondare e piangere? Non lo sa Nadia, ma ora una desolante tristezza le ha trafitto il cuore e vorrebbe solo trovare suo padre.

 

 

***

 

 

-Vado a prendere dell’acqua-

 

Hanno provato a non discutere.

Quando Elena e Damon sono apparsi dopo la mezzanotte, Aaron è rimasto in silenzio, non stavano ridendo o lanciandosi sguardi ambigui, avevano entrambi facce stranite quindi si è convinto che fossero magari amareggiati per aver perso la mezzanotte insieme ai figli per via della confusione. E non che avessero discusso, perché questo comunque implicherebbe un certo rapporto, una certa intimità.

 

Sono rientrati a casa in un silenzio generale, i più piccoli mezzi addormentati, Bonnie ed Enzo ancora euforici dopo l’annuncio agli altri amici sono spariti in camera nella loro nube rosa; Alec si è diretto con suo fratello in camera, senza nemmeno degnare Nadia di un solo sguardo e lei, di contro, si è trovata a fissarsi i piedi provando a celare il disagio di cui nessuno nel marasma generale si è accorto.

Perché anche suo padre si è nascosto dietro alla sua sofferenza, provando a trattenere la paura e sparendo in fretta una volta sinceratosi che sua figlia fosse andata nella propria stanza.

 

Ognuno con la sua fetta di cuore infranto si è raccolto in silenzio a leccarsi le ferite e riflettere sulla propria condizione. Così Elena è dovuta scendere a prendere un po’ d’acqua nel buio della casa solo per scappare dallo sguardo assillante di suo marito, intento a scrutarla come per sezionarle il cervello e i pensieri.

Sospira a fondo lasciando che il liquido fresco scorra a ripulirle le viscere inquinate dal dolore dei ricordi; e vorrebbe dimenticare quelle parole così conosciute, così desiderate ma che lei non può più accogliere.

 

Si stringe all’isola della cucina, stretta nella sua vestaglia quando un rumore le fa destare lo sguardo; non si era accorta che c’era un altro ospite al piano di sotto. Maxwell appare sulla porta, lo sguardo vitreo, lucido di alcool e stanchezza, l’aria persa e quell’odore di brutti ricordi che si trascina dietro fanno scattare la donna sull’attenti che istintivamente si porta le mani sul lembi della vestaglia, stringendola meglio al petto.

 

-Elena-

 

La voce impastata è sufficiente per Elena per confermare che l’uomo ha bevuto troppo, oltre al fatto che in una mano ciondola un bicchiere quasi vuoto di whiskey. Le iridi scure corrono veloci sulla sua figura, per poi scattare e mettere il bicchiere d’acqua nel lavandino.

 

-Buonanotte-

 

Si ravvia i capelli e abbassa lo sguardo, girando intorno all’isola per strisciare dalla parte opposta di lui e uscire dalla cucina, ma nonostante le dosi considerevoli di alcool lui è comunque più svelto e in una mossa rapida le sbarra la strada con il proprio corpo.

 

-Parliamo un attimo-

 

E’ vicino quanto basta per investirla con l’odore acre del liquido ingerito, stordendola per un istante. Le sale un conato di vomito al pensiero di averlo così vicino, non sa come evitare quegli occhi vacui che la osservano insistenti.

 

-Io, devo andare su…lasciami passare-

-Elena…perché mi eviti sempre?-

 

Lei trattiene un respiro provando a farsi, inutilmente, spazio e Max fa un passo inducendola a indietreggiare ed entrano entrambi in cucina.

 

-Mi stai spaventando-

-Cosa…non devi…io…lo sai che-

 

Posa il bicchiere sull’isola e con una mano le trattiene il braccio mentre con l’altra le sfiora il volto che si scosta teso per evitare quel contatto.

 

-Ti prego-

 

Le muore la voce in gola smarrendo quel poco coraggio che le resta, è immobilizzata dalla paura col cuore che batte e il senso di nausea che aumenta prepotente; le ha sempre fatto questo effetto e potrebbe tranquillamente gridare se solo si ricordasse come si fa.

 

-Sei così bella…io lo so…lo so …che sono lo zio di Aaron ma…noi due abbiamo un’intesa…-

 

Continua a spingerla indietro inchiodandola contro al frigo e sente la stretta sul braccio farsi più energica mentre prova inutilmente a scostare quel tocco fastidioso.

 

-No è tutta una tua idea…-

-Smettila di mentire…so che desideri altro…che lui non ti soddisfa più-

 

Il fiato carico di alcool le ottenebra i sensi, sopraffatta dalla paura e dalle fitte al braccio sinistro sente gli occhi riempirsi di lacrime.

 

-No…-

 

La voce supplichevole non sembra disincentivarlo, più che la sua faccia le si avvicina per sentire il profumo di lei, affondando tra i capelli mentre Elena volta con tutta la forza che possiede la testa di lato per scappare dallo sguardo folle.

 

-Lo so che ti piace…-

-Lasciami, ti prego-

-Lo vedo…vuoi essere guardata…anche da quel….Damon…è quello che vuoi…che un altro ti prenda…-

 

Una lacrima le riga le gote ora che Maxwell preme di più col proprio corpo contro a quello inerme di lei, totalmente incapace di reagire e ribellarsi, stretta nella paura che le afferra i sensi e il corpo.

 

-Smettila…-

 

La mano di lui scende dal volto, lungo il collo fino ad arrivare alla scollatura coperta dalla stoffa morbida della vestaglia. E lei serra gli occhi nella speranza che tutto questo sia solo un brutto sogno da cui a brave si risveglierà.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte!!!!

Buon anno di nuovo, rieccomi qua con un nuovo capitolo…pieno di eventi direi!!!

Innanzi tutto grazie a tutte le stupende ragazze che mi seguono, recensiscono, leggono e portano pazienza con me! Stavolta sono stata più veloce dai!!!

Comunque venendo al capitolo…è il 31 dicembre e passano l’ultimo dell’anno in piazza dove succedono molte cose, e dove tutti hanno qualcosa di importante da dire.

A cominciare da Enzo che fa la proposta a Bonnie in un modo del tutto singolare, infilandola tra i propositi per l’anno nuovo, e Damon che invece si lascia finalmente andare e dice ad alta voce quello che tutti già sanno.

Elena è terrorizzata perché lei ci stava davvero provando da riordinare la propria vita estremamente incasinata, ci sta provando a contenere quello che sente, a sistemare un pezzetto alla volta ma lui così fa saltare per aria nuovamente tutti i suoi lucchetti.

E anche Alec prende coraggio per definire, dare un nome a quello strano sentimento che sente per la ragazzina; Nadia resta sconvolta da quelle parole che le sembrano come un macigno troppo grande per lei, come se non fosse all’altezza, adeguata. La sofferenza che cova dentro per la separazione dei genitori influisce tanto sulla sua percezione dei rapporti e dei sentimenti.

 

E alla fine anche Maxwell, in modo totalmente negativo, sputa fuori tutti i suoi perversi pensieri su Elena afferrandola nella cucina. Questo episodio turbolento non è il primo e nel prossimo capitolo esploreremo questa parte tenuta nascosta da Elena per tanti anni.

 

Chissà adesso cosa accadrà.

 

Vi aspetto nei commenti!!

Baci

Eli

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** All through the night ***


All through the night

 

Dieci anni prima

Il rombo dei tuoni entrano nella stanza, attraverso le finestre semi chiuse da cui filtra l’aria del temporale estivo in corso fuori.

Il rumore sveglia di colpo Elena che scatta seduta in preda a un respiro sommesso. Sbatte gli occhi per abituarsi al buio della camera e attiva l’udito percependo lo scroscio forte della pioggia battente e il respiro regolare di suo marito, disteso al suo fianco.

Prova a rimettersi sdraiata seguendo la luce fredda dei fulmini che ogni tanto illuminano il cielo riflettendosi nella stanza, ma ormai è sveglia e il nervoso per la mancanza di sonno la fa alzare dal letto definitivamente.

Tasta con i piedi in cerca delle ciabatte e si avvicina alla finestra per chiudere i suoni della natura e l’umidità fuori; sa che morirà di caldo ma non li tollera molto.

 

Sono le quattro di notte in casa Withmore e lei, Aaron e il piccolo di Alec stanno trascorrendo qualche giorno estivo dalla famiglia di lui che Elena non digerisce molto, ma a cui si adegua da brava moglie. Dormono nella vecchia camera di Aaron, adibita a camera degli ospiti dai genitori di lui, mentre al piano inferiore, sul divano, c’è Maxwell anche lui ospite di quella casa.

E’ tornato da due giorni, si è lasciato con la tipa con cui si frequentava, si è licenziato, ha litigato con i genitori e così ha chiesto a suo fratello – il padre di Aaron nonché suocero di Elena- di ospitarlo fin quando le acque non si sarebbero calmate.

Gli è stato offerto il divano per il tempo in cui Elena e Aaron saranno da loro. Lei sfiora con lo sguardo Alec che dorme sul letto a brandina montato ai piedi del letto matrimoniale e controlla, prima di uscire, che non sia sudato.

 

Scende  in cucina a prendere da bere facendo piano per non svegliare nessuno, nel silenzio in cui è immersa la casa; scorge nell’oscurità Maxwell addormentato con la bottiglia di vino sul tavolino da caffè e un braccio che penzola fuori dal divano. Ha provato a far presente ad Aaron che suo zio beve un po’ troppo ultimamente, ma lui trova mille giustificazioni derivanti dalla situazione delicata in cui si trova; era qualche tempo che non lo vedevano e a lei non dispiaceva. Si trova bene con Max ma quando beve tende ad essere un po’ molesto nei suoi confronti, nulla di che, battute, sguardi strani e lei non si sente per niente a suo agio. Sospira quando i tuoni fuori rompono l’aria e non trova conforto neanche nella sua stessa stretta, avvolta nella misera camicia da notte di cotone che le si appiccica alla pelle per l’umido.

 

Accende la luce e cerca un bicchiere quando un rumore attira la sua attenzione e voltandosi per poco non sbatte contro un assonnato Maxwell.

Il cuore le galoppa rapido per lo spavento e si porta istintivamente una mano sul petto ravviandosi i capelli.

 

-Cielo, mi hai spaventata-

-Oh …scusa-

 

L’alito altamente alcolico le arriva alle narici disgustandola, ma prova a trattenere il disagio salitole a gola.

 

-Scusa tu…non volevo svegliarti-

-Oh, tanto volevo bere un po’ d’acqua-

 

Indica mollemente la bottiglia in vetro da cui si stava servendo Elena che, di contro, annuisce lasciandogli lo spazio per prendere da bere. Lo osserva circospetta, con un istintivo bisogno di andarsene prima possibile e desiderando urgentemente una vestaglia a coprire il suo giovane corpo esposto alla vista annebbiata dell’uomo. Prova a togliersi di dosso quella sensazione fastidiosa mentre sorseggia il suo bicchiere in fretta, per poi posarlo nel lavandino e prepararsi a salutarlo.

 

-Sai Elena….io …io non sono un fallito…nel senso….le cose non sono andate come volevo ma…-

 

Lei rimane immobile con la porta della cucina alle sue spalle, forte della sua via di fuga che sembra comunque non tanto sicura ora che lui ciondola instabile verso lei biascicando cose sulla propria vita che ad Elena non importano assolutamente.

 

-Insomma tutti possiamo fare scelte sbagliate non trovi?-

-Certo-

 

Prova a sfuggire da quello sguardo troppo vibrante per i suoi gusti e fa un impercettibile passo indietro sperando che lui smetta di mangiare le distanze. Si da della stupida per avere certi pensieri negativi, ma è l’istinto prima ancora del cervello ad ordinare di mantenere una misura di sicurezza da lui e da quegli occhi chiari che la percorrono affaticati dall’alcool.

 

Ed è stata una frazione di secondo quella in cui da una sua idea folle si è concretizzata in realtà, con il corpo di lui avventatosi su di lei, schiacciandola contro l’isola della cucina e portando le sue labbra viscide sul collo. Elena è rimasta paralizzata nel terrore e incredulità, provando a connettere il pensiero alle labbra, far uscire la voce. Ma la paura l’aveva zittita, con le mani inchiodate dalla sua stretta, il corpo forte a comprimerle i reni contro il bancone della cucina, l’alito pesante a  sporcarle la pelle; le mani ruvide si erano posate su una spalla alla ricerca dalla spallina della camicia da notte, mentre inutilmente Elena provava a supplicarlo di smettere e le lacrime incontrollate avevano preso a rigarle il volto spaventato.

 

 

****

 

 

I respiri profondi e rilassati di Julie e Violet risuonano nell’aria tiepida della camera dove Nadia dorme con le altre due. In realtà in questo preciso momento dormire è l’ultima cosa che riesce a fare, per quanto vorrebbe.

E’ distesa di schiena, occhi neri puntati verso un immaginario soffitto inghiottito dalla notte, coperta tirata fino al petto e mani conserte in grembo, in una classica postura da bara che, più o meno, è la sensazione che la affligge in quel preciso istante.

Per quanto il suo corpo chieda di riposare, il suo cervello ed il suo cuore stanno viaggiando a mille all’ora sul treno dei pensieri e tormenti assillanti che non le permettono di mollare la presa, continuando a proiettare verso il soffitto la scena di qualche ora prima.

In modi diversi, da diversi punti di vista, ma finisce sempre nello stesso modo.

 

Alec che la ferma e le dice che la ama, lei che resta di sale. I botti, la confusione generale, i loro familiari che li tirano nei festeggiamenti.

La pressione che aumenta e il sangue che la paralizza.

Quelle iridi chiare che le piacciono tanto, calde, affettuose, che si contraggono in una frazione di secondo - ferite, amareggiate, confuse.

Non sa come gestire la tempesta in cui sta navigando, è la prima volta che la affronta e alla sua età non ha gli strumenti, le emozioni investono e soffocano, ci sta affogando dentro.

Sospira appesantita dalla sua stessa incapacità di amare, ma il suo cervello non è pronto per analizzare quanto accaduto con il giusto distacco e maturità. Così sbuffa, sposta le coperte e si alza lentamente provando a non svegliare le altre due che dormono beate, ignare di quello che le attenderà sulla soglia dell’adolescenza.

 

Ciabatte, golf pesante e si immerge nel corridoio di tenebra dove l’aria è più fredda e sveglia i sensi mai sopiti. A passi leggeri si dirige verso le scale, come alla ricerca di chissà quale risposta, tentativo di chiarezza.

Perché è così sconvolta? Perché le sembra di essere l’unica mentre il resto del mondo si mette insieme e si grida ti amo ad ogni angolo? Oppure è solo una minuscola parte che è abituata a vedere nei film e nella realtà è ben diversa?

Perché le tremano le vene e i polsi al solo pensiero di replicare? Come si fa a capire se si tratta solo di un blocco?

Le gira la testa per la confusione e decide che una camomilla potrebbe aiutarla a calmarsi.

 

 

***

 

Alec si è rigirato nel letto una serie di volte, addormentandosi, poi risvegliandosi; un attimo prima aveva freddo, quello dopo caldo. L’inquietudine adolescenziale lo ha tormentato diverso tempo finché non si è svegliato del tutto e, dopo lunghi momenti di angoscia interiore, ha allungato la mano verso il comodino per afferrare il cellulare e premere il tasto home per vedere se ci fossero delle notifiche.

E qualcosa c’è, ma non di quello che vorrebbe. Che poi, perché dovrebbe scrivergli se dorme due camere dopo la sua? Scorre rapido nella chat coi suoi amici leggendo le varie scemenze, auguri per l’anno nuovo, foto, battute varie.

 

Torna indietro e fruga fra le chat aperte per vedere se ci sia ancora qualcuno sveglio, gli altri festeggiavano a casa di Colin saranno ancora a fare casino; se li immagina con i gemelli Parker a proporre di vedere film porno e le ragazze sdegnarsi. Trova la chat con Kayla e la apre incerto.

Ultimo accesso nemmeno dieci minuti fa.

 

Conosce Kayla dalle elementari, hanno fatto tutte le scuole insieme, suo padre è un collega di sua madre, conoscono tutto l’uno dell’altra e si sono visti nelle situazioni più disagianti; come al campo estivo delle medie quando il suo corpo subì il primo grande cambiamento e lui totalmente incapace di capire cosa stesse succedendo restò comunque al suo fianco per tutto il pomeriggio. Si vergognava delle amiche, ma di lui si fidava ciecamente.

 

Sospira e lascia che la luce fredda dello schermo ferisca i suoi occhi mentre digita svelto la loro richiesta di soccorso.

 

“SOS”

 

Aspetta un po' tornando ad immergersi nei suoi pensieri fin quando il telefono non vibra e trova la pronta risposta di lei.

 

“A quest’ora, in questa particolare sera dell’anno...CODICE NERO”

“Sempre intuitiva...buon anno”

“Ci siamo già fatti gli auguri…spara”

Eddai dammi un momento”

“Lei dov’è?”

“Perché pensi che riguardi lei?”

 

Anche suo fratello ci sarebbe arrivato, ma ha bisogno di tempo per tirare fuori la vergogna dalle viscere. Kayla inoltra il primo suo stesso messaggio per ribadire il concetto.

 

“Non farmi perdere tempo con domande stupide”

“Le ho detto che la amo”

 

La butta lì, con le mani che scottano sulla tastiera del cellulare.

 

“E?”

“E….botti, mezzanotte, festeggiamenti...silenzio”

 

Osserva quel sta scrivendo con ansia, necessita di aver il suo punto di vista che sfati le sue paure.

 

“Ok...totale?”

“Totale...una fugace e imbarazzata buonanotte e basta”

“Dunque sei nella fase terrori notturni

“Per questo mi occorre il mio Luke della situazione”

 

Il fatto che colga i rifermenti a Gilmore Girls ha smesso di allarmarlo quando ha accettato il suo destino di amico del cuore e da piccoli recitavano le battute di quello storico telefilm al punto che le ha scolpite nella mente. E non solo di quello.

 

“Ok...beh tu sei stato bravo! Un uomo! Sono fiera di te!”

“Si bene….e su di lei?”

“Beh non lo so…nel senso si vede che Nadia è una chiusa e che insomma si imbarazza facile...forse per lei è stato un colpo”

Mmm quindi dici che dovrei chiederglielo??”

“Meredith perché vuoi mettere le mani sulla bomba?”

“Dai smettila con questi dannati riferimenti”

“Alec non si va da una che ti ha dato il due di picche a chiederle perché lo ha fatto….il mio consiglio è darle tempo di elaborare la cosa”

“E se non elaborasse?”

“La rinchiudiamo nel mondo prigione”

 

Gli scappa un sorriso che lei non può vedere, colmo di gratitudine perché comunque vada Kayla sarà sempre lì per lui.

 

“Lo sai vero che questa conversazione devi cancellarla”

“Lo so più maschio

“Lasciami un’apparenza di virilità”

“Sei più tranquillo?”

“Sulla buona strada…grazie K”

“A te”

 

Si salutano e sente già il proprio corpo rilassarsi contro il materasso adesso che ha parlato con Kayla.

Si domanda come faccia Kayla a stare con Colin, è il suo migliore amico lui lo adora, ma è un bambino rispetto a lei che è avanti a tutti, anni luce. All’inizio gli faceva strano che si frequentassero, temeva che il loro circolo dell’amicizia si potesse spezzare, ma ancora una volta lei si era dimostrata cento volte più matura ed aveva mantenuto il giusto equilibrio. Non che Colin abbia spesso voce in capitolo nelle varie situazioni, lei sembra sempre avere la soluzione più sensata; sarebbero persi senza di lei.

 

E consolato dal pensiero della sua migliore amica lascia che finalmente il sonno lo colga.

 

 

***

 

Dieci anni prima

 

Quando le dita salde di Max stanno per abbassare la spallina di una immobile Elena, una voce irrompe timida dal fondo delle scale.

 

-Mamma?-

 

Alec.

Quel suono si infrange nell’aria pesante della cucina, facendo rinsavire di colpo Max e riprendere Elena che, grazie a quell’istinto protettivo materno, recupera coraggio e spinge bruscamente via da se quell’uomo orribile che si salva da uno schiaffo solo perché il piccolo la chiama nuovamente affacciandosi alla cucina.

Lo sguardo terrorizzato di lei si sposta rapido sul bambino, rabbonendo subito i lineamenti in una gestualità primitiva e si sistema la camicia da notte scomposta nascondendo dietro agli occhi feriti il terrore di quanto appena subito. A passi svelti raggiunge Alec di appena tre anni e lo solleva in fretta, premurosa.

 

-Ehi amore che succede?-

-C’è la pioggia forte….-

 

Lo stringe a se più in un gesto di gratitudine che lui non può capire, che altro. Il suo piccolo uomo l’ha salvata senza saperlo e trattiene le lacrime di adrenalina che le infiammano le iridi scure; senza nemmeno voltarsi indietro, senza cercarlo, si avvia subito per le scale con Alec in braccio, bisbigliandogli parole dolci all’orecchio e ogni scalino è una scarica di adrenalina che scioglie i nervi tesi.

Ha giurato a se stessa di non dire niente, ingoiare quel rospo ad occluderle lo stomaco portando nel segreto di quel ricordo, il disprezzo vivo di quell’uomo.

 

 

****

 

Da allora Elena non è più rimasta nella stessa stanza con Max da sola; quando lui è andato a trovarli un anno dopo a casa loro, preda della pazzia più totale ha raccontato tutto a Bonnie e Caroline che per poco non avevano imbracciato forconi e torce per andare a farlo fuori. E dopo un pianto liberatorio aveva fatto solennemente promettere loro di non dirlo ad Aaron.

E il disgusto si era esteso anche alle due al punto che era diventata una sorta di crociata silenziosa, una implicita campagna volta a boicottare ogni tentativo di Aaron di invitare lo zio a casa loro.

 

Per questo adesso è totalmente bloccata nel suo incubo personale, imprigionata nel recinto sicuro che il suo cervello ha istintivamente creato per non sentire la stretta dolorosa sugli avambracci, il senso di nausea più lui le si strofina addosso borbottando oscenità che non sente. Una sorta di proiezione del suo cervello per non cadere in pezzi, mentre si lascia essere preda di quella violenza che lui probabilmente cova come desiderio da anni.

 

Ma stavolta il salvataggio non arriva da suo figlio.

Sono le iridi scure terrorizzate di Nadia che la fissano attraverso l’aria pesante della cucina, sfondando il muro di indolenza che la circonda e, in un gesto secco, allontana Max premendo con tutta la forza che ha in corpo le mani sul suo petto per spingerlo via.

La voce irrompe finalmente nelle corde vocali sussurrando quel nome che basta a far recuperare un briciolo di lucidità all’uomo, incapace tuttavia di vivere fino infondo l’imbarazzo e la vergogna per le proprie azioni.

Dopo attimi di gelo in cui Elena si tira stretta la vestaglia e ravvia i capelli, Max abbassa lo sguardo confuso e lentamente supera entrambe uscendo dalla cucina, notando come Nadia scatti sul posto spaventata e si sposti il più possibile da lui per farlo passare.

 

Deglutisce confusa, non sicura di quanto abbia appena visto; è stato tutto talmente frenetico. Ha visto le luci accese così è scesa cauta non sapendo bene chi avrebbe trovato e non sentendo rumori si è affacciata silenziosa quanto bastava per vedere chiaramente la situazione.

Nella prima frazione di secondo ha errato la valutazione, ma quando gli occhi marroni vacui, stretti in una morsa di supplica incapace hanno trovato i suoi ha capito. E non è stata capace di proferire parola, investita da una situazione troppo potente da reggere, per lei che già un attimo prima era un treno merci carico di sentimenti incasinati.

 

Elena avanza di un passo rischiando di cadere a causa delle gambe tremanti, così posa una mano sull’isola e cerca con tutte le sue forze di mettere su una faccia a cui nessuna delle due può credere. Ma è l’adulta, deve trovare ordine in testa per tranquillizzare la fin troppo silenziosa ragazzina che la fissa come si fa con un morto o una vittima di una violenza.

Perché di questo si tratta, ma Elena ancora non è capace di associare quelle parole e riferirle a se stessa. Perché lei ce la fa da sola, o così si è sempre detta. Eppure si sente molto più nuda, più debole, più sporca ora davanti a Nadia che davanti a suo figlio anni prima.

Perché Nadia ha capito, sfuggono entrambe dal contatto visivo diretto, ma ha capito.

 

-Ehi….avevi…volevi qualcosa?-

 

La voce trema più di quanto voglia; si è concentrata molto per modularla con l’inflessione il più controllata possibile, senza riuscirci.

 

-Io…una camomilla-

-Bene…te la faccio-

 

Nadia contrae la fronte perplessa, non capendo questa sua frenesia dopo una cosa del genere. Si è creato un non detto raggelante e lei, dai suoi solo sedici anni, non ha certo le palle per poterle chiedere nulla; così si avvicina all’isola della cucina e la osserva in silenzio darsi da fare per preparare due camomille.

Non parlano, la sente frusciarle intorno trascinandosi dietro un’aurea afflitta che desidera urlare la verità a gran voce, non potendolo davvero fare.

E vorrebbe tanto suo padre Nadia, perché prenderebbe a cazzotti lo zio di Alec e saprebbe calmare una esagitata Elena. Quando posiziona le tazze colme del liquido bollente e con l’infuso in immersione, si trova finalmente davanti a lei, entrambe poggiate con gli avambracci sul ripiano.

 

-Quello….quello che è successo prima….ecco lui….sai quando beve esagera ma…lui…-

 

Questa dannata voce che trema troppo, le lacrime nascoste dietro un velo di autocontrollo, le mani che stringono la tazza bollente senza sentirne davvero il calore. Nadia la vede in tutta la sua comprensibile fragilità e si chiede come faccia a stare in piedi dopo una cosa del genere; più ci pensa, più realizza, più razionalizza, più vorrebbe correre a chiamare suo padre.

 

-Non deve spiegarmi niente, davvero….io..-

-Non dire niente, ti prego-

 

Lo sguardo supplichevole le stringe il cuore al punto che vorrebbe piangere per lei.

 

-Io….no no certo…non lo dirò-

-Grazie Nadia….Dio non volevo tu ti spaventassi…davvero non sai come mi dispiace-

 

Non ha mai parlato con la mamma di Alec, c’è sempre stato un sano distacco viste le circostanze per cui si frequentano più del normale ed ha sempre apprezzato che lei non fosse invadente, nonostante questa strana cosa con suo padre. Ma anche adesso, dopo quello che ha visto e che avrebbe detto impossibile fino a cinque minuti prima, le fa capire che sa davvero poco delle persone, di quello che vivono, sentono.

Dov’è Alec? Ha così bisogno di lui, di farsi stringere. Di piangere, ma poi dovrebbe spiegargli e non può farlo.

 

Chissà se era la prima volta, pensa questo mentre gli occhi scorrono lungo la figura di Elena, scorgendo il polso lesionato che sbuca da sotto la vestaglia, con il segno arrossato del braccialetto che indossa e che le ha ferito la pelle, a causa probabilmente della stretta di quell’uomo da cui adesso è terrorizzata e non sa come farà nei prossimi giorni.

E’ troppo da gestire tutto quel turbine di emozioni in una sola notte.

 

-Alec mi ha detto che mi ama…stasera…e io non ho detto niente-

 

Le iridi di entrambe si allargano, per uno stupore diverso.

Capisce Elena che non volesse certo raccontarlo a lei, ma è come una pentola con troppa pressione, il vapore deve uscire a un certo punto e quella era l’unica cosa in alternativa a quella appena successa, che potesse dire.

Si sente liberata da un peso enorme e beve svelta la camomilla sentendo i propri nervi distendersi di colpo; poi torna titubante negli occhi ora più morbidi e comprensivi di Elena, alla quale sfugge un insolito sorriso carico di tenerezza.

 

-Beh, i ragazzi sono impulsivi…noi siamo più riflessive, e qualcuna di più…-

-Già…-

 

Intuisce le sue paure, lo vede benissimo sul volto giovane. Per lei era stato diverso; con un  come Damon hai paura di tutto, ma allo stesso tempo ti spinge oltre il tuo limite e lo aveva superato senza nemmeno accorgersene. Ma suo figlio è un ragazzino alle prime armi e Nadia ha un camion di disagi emotivi anche familiari che possono bloccarla molto di più.

 

-Amare qualcuno….a poco a che fare con quello che si dice….datti tempo e quando dovrà venire fuori, per chi dovrà…verrà…meglio dirlo una volta di meno, che dire una bugia….ricordatelo sempre-

 

Nadia sembra scordarsi per un istante di tutto, della scena di poco fa, del terrore, il disorientamento, come anche l’ansia e il disagio con Alec. Le sorride sospirando, finiscono entrambe di bere e salgono insieme. Non ha intenzione di lasciare sola Elena di nuovo, non che potrebbe far nulla, ma almeno sono in due.

Nadia entra in camera sua dopo uno sguardo complice di gratitudine con Elena che, di contro, sparisce in bagno dove, dopo qualche istante, si lascia andare sul pavimento ad un pianto silenzioso tentando di sopprimere i singhiozzi pronti a graffiarle la gola.

 

Non ha avuto nemmeno il tempo, lo spazio, di elaborare e farsi entrare sotto pelle le parole di Damon che è arrivato Max ha strapparle di dosso l’amore.

E sì, in questo momento, nonostante si senta sporca, marchiata, squallida, lo vorrebbe lì al suo fianco ad amarla in quel suo modo così nuovo, da scoprire, ma anche conosciuto.

Ha bisogno di Damon, dell’uomo che ama così disperatamente. E al quale tuttavia non può dirlo.

E lascia che quel dolore fluisca fuori da lei zuppandole il volto, adesso nascosto tra le ginocchia rannicchiate contro il petto ferito.

 

Tutto attraverso una sola notte.

 

 

 

 

Sono da arresto!!!!! Peggio della Plec che fa fuori a caso gente, o la Shonda che prende decisioni da “chiamo la polizia”

Eccomi qua col mio solito ritardo cronico, scusate sta diventando sempre più impossibile scrivere e non capite quanto sia stato difficile partorire questo capitolo.

La decisione su “chi” avrebbe dovuto piombare in cucina e salvare Elena non è stato facile, nel capitolo precedente inoltre avevo gettato tanta carne al fuoco e dovevo decidere da quale parte cominciare a mangiare. Così ho deciso di dare spazio ai Nalec (vi amo anche solo per aver inventato questo shipping name) in modo da esplorare un po’ i loro giovani cuori e poi introdurre anche la situazione sospesa di Elena, risolta con l’arrivo di Nadia.

 

Ovviamente non si sa se Nadia riuscirà davvero a tenersi per sé questa cosa che l’ha scossa, ma considerate che deve davvero ancora metabilizzare la cosa, è sotto shock, un vero trauma.

Quindi ora come sistema di salvezza per la salute del suo giovane cervello, sta come lasciando sospesa la cosa.

 

E dovrà anche arrivare a un punto con Alec. Mentre Elena lo ha decisamente più chiaro, ma è ben lontana dal poterlo condividere col diretto interessato.

Le citazioni sono:

-Dalle Gilmore rispetto ai terrori notturni sono quelli di cui soffre Kirk e chiede aiuto a Luke per controllare che non faccia cose pazze nella prima notte che passa insieme a Lulù; così come “più maschio” è una battuta di Lorelai;

-Il mondo prigione non sto neanche a dirvelo XDXD

-Da Grey’s l’episodio in cui c’è il Codice Nero è quando arriva il tizio con una bomba nel corpo e Mer ci mette la mano sopra da vera kamikaze qual era.

-il titolo è preso dalla canzone di Cindy Lauper, la cui cover degli Sleeping at Last è stata colonna sonora della 6x02, quando Elena ricorda Damon e il momento in cui ha capito di amarlo.

Spero che, nonostante la solita tragica attesa, il mio capitolo possa piacervi.

 

Baci

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** I Surrender ***


I Surrender

(Natalie Taylor)

“We let the waters rise

We drifted to survive

I needed you to stay

But I let you drift away

My love where are you?

My love where are you?”

 

Elena non ha chiuso occhio tutta la notte a tal punto che è sgattaiolata fuori dalla camera non riuscendo a tollerare oltre il respiro pesante di suo marito; si è guardata intorno guardinga col terrore che lui potesse sbucarle ancora una volta alle spalle.

 

Si tira giù le maniche del maglione di lana bordeaux per nascondere il più possibile il livore violaceo a macchiarle la pelle dei polsi, sperando che nessuno se ne accorga e scende le scale per tornare in quella stessa cucina e in un flash deve reprimere il conato di vomito che le sale a gola se ripensa al tentativo di aggressione di quell’uomo orribile. E’ un cencio bianco in volto con i battiti irregolari che falsano la sua termoregolazione, alternandosi tra colpi di caldo e tremolii di sudore freddo.

Una volta perlustrato il territorio entra in cucina con lo scopo di mettere su una tonnellata di caffè, mettersi il piumino e scappare in veranda a guardare la neve e provare a calmarsi; nel mentre procede con la preparazione del caffè le viene in mente anche la conversazione surreale con Nadia, il suo sguardo di terrore e si ripromette di riparlarle assolutamente per sincerarsi che stia bene e per farle pensare che anche lei sta bene. Ha solo 16 anni, non dovrebbe essere traumatizzata con queste cose, in alcun modo. dovrà parlarne a Caroline anche se questo significherà sopportare gli strepiti della bionda, ma solo così potrà consigliarle di stare vicino alla nipote e parlarle.

Non teme la spia da parte della ragazza, ma si rende perfettamente conto che sia un vero e proprio colpo che potrebbe non essere in grado di gestire L impatto emotivo di quella situazione. Sospira nel silenzio e quando il caffè finalmente è pronto se ne versa una tazza gigante, cerca qualche biscotto dalla credenza, afferra piumino, coperta dal divano ed esce fuori piano dove ancora le prime luci dell’alba indugiano nello stemperare il freddo della notte.

Il primo istinto di Elena è di rientrare, ma l’aria gelida risveglia i sensi e calma per un istante le sue inquietudini riportandole il buon umore perso in quella lunga notte.

 

Raggiunge la panchina in legno biondo collocata alla sinistra del portico e si siede rannicchiandosi nei mille strati a proteggerla, col naso immerso nella tazza e il calore del caffè a scaldarle le gote arrossate dal contrasto della temperatura esterna e del suo corpo. E resta li, sospesa nella natura pacifica che la circonda, perdendosi in pensieri e ricordi lontani, in attesa che la vita e il frastuono animino la casa.

 

*****

 

Si sono alzati tutti in momenti diversi, Caroline e Rebeka insieme ai loro figli e hanno allestito la colazione per tutti; i più grandi, Maxwell, Bonnie e Enzo, hanno tirato dritto fino alle 12 circa ognuno con troppo sonno arretrato per motivi diversi.

 

E’ stata Caroline, mentre lasciava libero Matty di scorrazzare in salotto con Peter e Violet, ad accorgersi che qualcuno era già in piedi, scorgendo dalla finestra della cucina la testa di Elena che sbucava da fuori.

 

Così ha messo su altro caffè, ha afferrato il piumino di Stefan appeso all’ingresso ed è uscita con aria interrogativa facendo sussultare l’amica persa con lo sguardo chissà dove.

 

-Ehi-

 

Lo sguardo acquoso si tinge di lieve preoccupazione e stretta nel piumino si avvicina ad Elena.

 

-Ehi-

-Che fai qua fuori-

-Avevo bisogno di pulirmi il cervello-

 

Care le fa cenno di farle spazio e si stringono vicine con Caroline che afferra un lembo di coperta portole da Elena.

 

-Da quanto? Hai il naso rossissimo-

-Mm non lo so...che ore sono?-

-Le nove e qualcosa..-

-Oh-

 

Elena ritorna con lo sguardo verso la distesa innevata ormai lucente con il sole a mezz’aria che taglia gli alberi sulla linea dei monti.

 

-Va tutto bene?-

-Beh...ci sono alcune cose di cui vorrei parlarti-

 

Caroline si sistema meglio la coperta pronta ad ascoltarla.

 

-Spara-

-Prima cosa…-

 

Le si stringe lo stomaco, perdendo ogni grammo di sicurezza che si era costruita in quelle ore di gelido isolamento.

 

-Damon...mi ha detto che mi ama…-

 

Sente le guance scaldarsi e un languore affaticarle le ginocchia, sostenute solo dal fatto che sia seduta. Scappa dalle iridi a lei familiari, vergognandosi ancora una volta di se stessa.

 

-Ok...vorrei fare quella sorpresa ma...mi sembrava piuttosto ovvio...anche se-

 

Solleva le mani per stoppare la polemica pronta ad uscire dalla labbra  infreddolite.

 

-Capisco che pensarlo e sentirselo dire dopo tutto quello che c’è stato tra di voi sia diverso-

 

Puntualizza con quella sua solita faccia saccente e comprensiva allo stesso tempo; non vuole sminuire il turbamento di Elena, pur essendo tutto evidente per lei.

 

-E tu….che gli hai detto?-

-Beh...in realtà...è stato quando ci eravamo divisi e io mi sono ritrovata con lui Bon ed Enzo, sai quando lui si è proposto a lei-

-Oh cielo devi assolutamente dettagliarmi tutta la scena...mi sento esclusa!!-

 

Ad Elena scappa un sorriso, certe dinamiche adolescenziali non cambiano mai e lei non potrebbe esserne più felice.

 

-Ok...lo farò-

-Insomma dopo la proposta è successo? Si sarà sentito ispirato…-

-Dopo loro sono venuti a cercarvi...e noi siamo rimasti un attimo indietro così...non sono un attimo di pazzia l’ho trascinato dietro una bancarella, l’ho baciato e lui mi ha detto...beh quello che mi ha detto...e io sono fuggita...molto matura!-

-Dai Elena non mi è mica andata così male...ci poteva stare...e capisco l’impatto emotivo, ma devi prendere una posizione con lui…-

-Lo so-

 

Si porta le mani in volto e se le palla sulla pelle fino a far scorrere le dita tra i capelli per portare via l’angoscia che l’attanaglia e in quel gesto si scoprono leggermente i polsi; se n’era completamente dimenticata finché il sussulto di Caroline non le gela il sangue.

 

-Elena! Che diavolo…-

-Mammaaaaaaaaaa-

 

Lo sguardo ceruleo si riempie di angoscia, ma ogni parola muore nell’aria quando la voce di Matty irrompe da dietro la porta cercando la mamma.

Caroline esita un istante, ma il tono insistente di suo figlio la obbliga ad alzarsi e raggiungerlo non senza prima aver scoccato un’occhiata preoccupata all’amica, come a lasciarle intendere che ne dovranno parlare.

 

****

 

“Whenever you're ready

Whenever you're ready

Can we, can we surrender

Can we, can we surrender

I surrender”

 

Maxwell non si è visto tutto il giorno, Alec, suo padre e suo fratello sono andati subito dopo pranzo a fare due piste perché il ragazzo aveva bisogno di evitare Nadia, la quale di contro è rimasta in silenzio per tutto il pranzo destando una accorata attenzione di suo padre e sua zia, la quale si sente divisa tra la nipote e la sua migliore amica nella sua necessita di assistere, salvare e ordinare. Bonnie ed Enzo sono spariti tutta la giornata per andare a farsi un giro da neo fidanzati ufficiali mentre Rebeka ha portato i bambini al campo scuola insieme a Matt, lasciando così a casa i coniugi Salvatore, Damon, Elena e Nadia.

 

Nemmeno Damon ha rivolto la parola ad Elena, lasciando che i silenzi tra loro si riempissero di tensione appesantendo l’aria; d’un tratto ha visto Caroline trascinarla nel retro con la scusa di prendere della legna e le ha sbirciate dalla finestra agitarsi convulsamente.

Non può capire il motivo di tanto affanno da parte di sua cognata, tutto quel gesticolio nevrotico, le mani che passano per i biondi boccoli, il volto contratto e le sue mille espressioni che cozzano con la totale apatia di Elena, ferma nella sua algida inespressività.

 

Non sa che la bionda stia esprimendo nelle sue forme più colorite ed esplicite tutta la sua naturale e giustificata preoccupazione per la presenza di quell’uomo orribile e per il fatto che Nadia sappia, che abbia capito. Che abbia visto. Che è un trauma e che potrebbe raccontarlo e sì Damon lo ucciderà di sicuro; è una bomba ad orologeria e sua nipote è così piccola e indifesa che non sa davvero come affrontare l’argomento, come starle vicina.

Non capisce Damon, osservandole dalla finestra della cucina, perché sua cognata sia sul punto di crollare in una crisi di pianto, e poi d’improvviso abbracci Elena che si copre il volto coi lembi del maglione.

Sembra una reazione esagerata per un “ti amo”, non può essere quello il motivo.

 

Stefan entra in cucina e trova suo fratello in piedi, con una mano poggiata sul lavandino e l’altra a reggere un bicchiere mentre osserva perso fuori dalla finestra con la stessa attenzione di un cecchino.

 

-Cosa guardi?-

 

Glielo chiede diretto, e lui non si scompone ruotando di fretta lo sguardo azzurro verso il fratello per poi riportarlo oltre i vetri spessi della finestra.

 

-Le nostre donne-

-Nostre?-

 

Il tono ironico lo costringe a curvare ancora una volta le pozze chiare che si fanno più liquide, accompagnate da una smorfia di dolore.

 

-Sembrano più agitate del solito-

 

Stefan, mani in tasca e aria annoiata, proietta le iridi verdi nella stessa direzione di Damon, focalizzando le due figure in lontananza, avvolte dall’aria umida.

 

-Sono sempre agitate…-

-La tua più del solito-

 

Lui alza le sopracciglia concordando con quell’affermazione ora che vede sua moglie dondolarsi in preda a qualche crisi per lui immotivata.

 

-Ci vorrebbero dei pop corn-

-E una microspia-

-Secondo te chi ha detto o fatto cosa?-

-Forse Elena le sta raccontando che le ho detto che l’amo…e lei non ha proferito parola-

 

Getta un’occhiata di sufficienza verso il minore, scappando dallo sguardo che si contrae stupito e confuso adesso meno coinvolto dalle signore fuori e calamitato ora dal fratello intento palesemente a fare finta di niente.

 

-Come hai detto?-

-Sì dai…come quando facevano il liceo e le beccavamo a parlare animatamente, spesso il tema eravamo noi, o il compito in classe…o il ballo….più o meno siamo li-

-No parlavo della tua dichiarazione-

-Oh, non del mio “visualizzato senza risposta”’?-

 

Ruota una mano nel vuoto come a voler dare concretezza a quel concetto e Stefan lo vede da come inarca le sopracciglia ed irrigidisce la mascella che si sta nascondendo dietro tutte le sue insicurezze e fragilità.

 

-Posso sapere perché?-

-Ah chiedilo a lei-

-No perché glielo hai detto…ma poi quando, come…che vuol dire-

 

Adesso è lui ad agitare convulsamente le mani, imitando la moglie.

 

-Gliel’ho detto perché sono una persona onesta….ed era…em ieri sera e …se devo spiegarti il significato di “ti amo” non siamo messi bene-

-Smettila di fare il cretino e rispondimi-

 

Damon distoglie lo sguardo dalle due e si volta faccia a faccia con Stefan, in attesa di risposte.

 

-Lo sono sempre quando si tratta delle persone che amo, lo sai bene…non cretino ovviamente ma onesto…ho sentito il bisogno di dirglielo e non è che l’ho strappata a suo marito per farlo…è stata lei a venire da me-

-Sì ma dovresti tenere conto della sua situazione….soprattutto qui, in vacanza-

-Ho tenuto molto conto….infatti non l’ho mai cercata, non le ho dato fastidio, mi sono tenuto alla larga, ha fatto tutto lei e io non ce l’ho fatta! Cavolo ti capiterà di guardare tua moglie e sentire il desiderio bruciante di dirle che l’ami-

 

Stefan ammorbidisce la postura mollando la presa severa che si trasforma in uno sguardo mesto e comprensivo di fronte alla fragilità di suo fratello. Certo che lo capisce, e alle volte nemmeno ci pensa più a quanto sia raro e incredibile che quell’amore vibri ancora nel suo cuore.

Il sospiro di Damon lo intenerisce ancor di più, vorrebbe solo vederlo felice.

 

-Tu dalle tempo-

 

 

 

*****

 

 

Caroline trova sua nipote seduta sul divano dell’ampio salotto che fa distrattamente zapping alla tv senza davvero badare troppo alle trasmissioni che si confondono sullo schermo. E’ nascosta nel collo alto del maglione con gli occhi persi che fissano un punto indistinto nel vuoto, le gambe incrociate e la coperta da divano sulle spalle; sua zia la trova prima che suo padre faccia in tempo a rientrare dalla cucina e sedersi accanto a lei per stare insieme.

 

Caroline ha le braccia conserte davanti al busto e si tiene i lembi del cardigan beige, mentre avanza timorosa verso la ragazzina che non la nota immediatamente, procedendo con cautela come se temesse di turbare il suo quieto fluttuare coi pensieri. Così arriva in piedi vicino a lei e si siede lentamente attirando la sua attenzione.

 

-Ehi-

-Ehi zia-

 

Le pupille di Caroline si dilatano provocando quel contrasto avvincente di nero e celeste da cui traspare tutta la sua costernazione e preoccupazione per la nipote; fa scorrere le iridi da lei alla televisione, mordendosi un labbro con esitazione, rincorrendo le parole giuste da utilizzare per iniziare quella conversazione che sperava di non dover mai avere con lei. Corruga la fronte vissuta, meno tesa di un tempo, lasciando che le piccole faglie solchino lievemente la pelle indicando del tormento.

 

-Senti….possiamo…possiamo parlare un attimo tesoro?-

 

Nadia impiega il tempo necessario ad arrossire per capire di cosa voglia parlarle sua zia e si mette seduta abbandonando telecomando e vacui pensieri e deglutire il disagio nello stare di fronte a lei.

 

-Certo-

 

La donna volge l’attenzione alle sue spalle, valutando il territorio circostante e le probabilità che Damon appaia e senta quello che si stanno per dire. Va trattata con riservatezza e cura, così torna sulla nipote.

 

-Ti va di fare due passi?-

 

Non crede di avere molta scelta, così annuisce, si infila gli stivali e si alzano entrambe dirigendosi all’ingresso attraverso il corridoio da cui sbucano Damon e Stefan, usciti dalla cucina che le osservano perplessi.

 

-Ma tu non eri fuori?-

-Sono rientrata-

-E…dove state andando?-

-Che c’è, sono una sorvegliata speciale?-

 

Il tono seccato tradisce i suoi timori, ma i due non fanno in tempo a controbattere che Caroline ha già afferrato i piumini e trascinato sua nipote con sé, sotto lo sguardo attonito dei due fratelli leggermente perplessi.

 

-Ok è più strana del solito-

-Te lo avevo detto-

 

Una volta uscite, Nadia si chiude il piumino osservando turbata sua zia che si sposta i capelli tentando di contenere l’agitazione.

 

-Allora tesoro…come stai?-

-Em….io….zia c’è qualcosa di cui mi vuoi parlare?-

 

Le iridi scure trovano il coraggio di incontrare quelle più adulte, ma non così sicure che vibrano di angoscia.

 

-Sì….ho….ho parlato con Elena; Nadia…ascolta quello che è successo…vedi lo zio di Alec purtroppo qualche volta esagerare con il bere e –

-Questo l’ho capito ma, l’ha aggredita zia….io l’ho visto, l’ho visto farle male e-

 

Caroline rallenta il passo crucciando la fronte in segno di costernazione, lo vede il volto teso dalla paura impallidirsi al ricordo della sera precedente; Nadia si stringe nel piumino per ripararsi dalle immagini veloci degli occhi allarmati di Elena, l’odore pesante di alcool dell’uomo e quei polsi lesi nascosti in fretta sotto le maniche delle vestaglia sgualcita.

 

-Nadia….non possiamo dire a nessuno quello che è successo, ok? So che sei spaventata e …preoccupata, lo sono anche io credimi. E vorrei anche poter fare qualcosa, ma spetta solo ad Elena, è la sua famiglia, suo marito-

-Ma zia potrebbe fare del male sul serio a qualcuno-

 

Caroline si mette di fronte a lei fermandosi del tutto e allunga le mani sugli avambracci di sua nipote, addolcendo la voce e lo sguardo in un tono di conforto.

 

-No amore lui…ha sempre avuto questa strana fissa per Elena e il troppo alcool lo rende un po’ troppo aggressivo, ma ti assicuro che non andrebbe mai oltre….ti fidi di me?-

 

Nadia sospira imbronciando le labbra; certo che si fida, ma è convinta che sua zia non ci creda fino infondo, che voglia proteggere Elena, ma nel modo sbagliato.

 

-Certo…ma ho paura zia-

-Lo so, e ti prometto che ti terrò lontana da lui-

-Ma è lo zio di Alec-

-Appunto per questo dobbiamo cercare di dargli una possibilità-

-Aaron non sa niente?-

-No, nemmeno tuo zio Stefan…altrimenti loro non resterebbero in silenzio come noi….ascolta voglio che tu venga da me per qualunque problema, sempre, in ogni caso….va bene?-

 

Nadia annuisce e lascia che sua zia le sorrida mestamente tirandola a in un abbraccio materno.

 

-Andrà tutto bene-

 

 

*****

 

Elena ha evitato Max come la peste, a cena è stato pressoché inevitabile stare tutti insieme, ma lei si è presa le sue dovute distanze e Nadia si è seduta accanto a lei, come per entrare in quella zona sicura creatasi per proteggersi. L’occhiata di comprensione non è passata inosservata a Damon, ignaro di tutto e sempre più perplesso sul loro strano atteggiamento in quell’insolito primo giorno dell’anno.

 

Nadia di contro sa che dovrà prima o poi parlare con Alec, un giorno è un conto, ma devono arrivare alla fine della settimana e non possono pensare davvero di evitarsi; anche perché adesso avrebbe davvero bisogno di lui pur non potendo spiegargli cosa le sia accaduto. E si domanda, guardandola, come faccia Elena a sfoderare un sorriso credibile, con l’ansia che le si scoprano i polsi ed il terrore che trapela dalle iridi marroni; osservandola sente un moto di stima nei suoi confronti pur provando sentimenti contrastanti per il rapporto con suo padre essendo la madre del suo ragazzo - se ancora lo sia – conoscendo alcuni suoi tratti si accorge di che donna forte sia.

E la rincuora anche rendersi conto che crescendo i problemi ed i casini restano comunque, che non si smette mai di essere infondo degli adolescenti confusi, poiché umani.

 

Sospira a fondo tendando di arrivare alla fine di quella cena indenne e raccogliere le parole giuste da dire ad Alec, che la scruta perplesso dall’altra parte della tavola.

 

Peccato che, alla fine della cena, lei non faccia in tempo a dire nulla che lui si alza per andare in camera dichiarandosi stanco e lasciandola a bocca asciutta e un sapore amaro a seccarle la gola e gli occhi feriti. Abbassa lo sguardo sul piatto vuoto provando a contenere quella tempesta sconclusionata pronta a soffocarla con il brusio generale intorno a lei, fatto di allegria e chiacchiere quando lei vorrebbe solo piangere; ed è allora che una mano gentilmente le si posa sul polso posato in grembo, nascosto sotto la tovaglia.

Nadia alza lo sguardo su Elena, trovando quegli specchi scuri inteneriti, accompagnati da un sorriso comprensivo.

 

-Dagli tempo….riprova domani, magari al rifugio, sulle piste…corrompilo con una bella cioccolata con panna…-

 

Lei ricambia il sorriso grata e la segue con lo sguardo mentre si alza per portare le ultime cose in cucina. Non sa come sia possibile, ma improvvisamente Elena sembra davvero la sua più grande alleata.

 

Si sono messi tutti sul divano, tranne Alec che è scappato in camera, Bonnie ed Enzo che ancora non sono tornati ed Elena che se ne sta reclusa in cucina con Caroline che borbotta cose tipo “se davvero non vuoi destare sospetti vai a dormire  o “stai dove ti posso vedere per favore”, a vedere un film di animazione in modo da placare le pesti più piccole.

Maxwell è seduto accanto ad Aaron il quale a sua volta segue distrattamente il vagare confuso di sua moglie; nel seguirla con lo sguardo intercetta la testa di Damon collocata sull’altro divano proprio nella traiettoria tra lui e la cucina dove ronza Elena e sente una strana fitta di gelosia quando lo vede voltare il capo in direzione di sua moglie.

 

-Stai bene nipote?-

 

Si volta verso suo zio.

 

-Em, si certo-

-Ti vedo preoccupato-

-No sono…pensieroso-

 

Maxwell segue il suo sguardo.

 

-Vuoi che faccia due chiacchiere con tua moglie?-

-No zio tranquillo-

-Non mi sembra che le cose stiano migliorando-

 

Lui sospira, desideroso di interrompere la loro bassa e sommessa conversazione sovrastata dal rumore del film e le voci allegre dei ragazzi, con Stefan e Matt che prendono in giro Rebeka perché si è commossa per una scena di animali.

 

-No, ma adesso non mi va di parlarne….comunque grazie-

 

Lui annuisce cercando comunque Elena perché sa di doverle parlare, deve assicurarsi che non dica nulla di quanto successo la sera prima anche se sa che non lo farà comunque. Lei viene trascinata finalmente da Caroline in salotto, sedendosi entrambe su una grande poltrona dove si stringono, accompagnate dai commenti di Rebeka sulla loro sparizione. Elena vorrebbe nascondersi sentendo troppi occhi su di sé, suo marito, Damon, Nadia, Maxwell….e i conati di vomito salgono prepotenti, trattenuti solo dalla stretta dell’amica intorno al suo braccio coperto dal plaid a quadri che ha messo sulle gambe di entrambe.

 

***

“No one will win this time

I just want you back

I'm running to your side

Flying my white flag, my white flag

My love where are you? My love where are you?”

 

Il giorno dopo sono partiti più o meno tutti insieme per tornare sulle piste, hanno a diposizione altri tre giorni per sciare e poi ripartiranno così ne approfittano visto che la giornata è splendida e fa freddo al punto giusto.

 

I bambini sono al campo scuola, Care e Rebeka si sono lasciate convincere dai mariti a fare le piste con loro senza stare troppo addosso ai figli, Elena sta facendo una pista con Bonnie, Enzo invece si è dato alle gare di velocità con Damon.

 

E Nadia sta tentando di inseguire Alec per bloccarlo.

Finita una pista Elena si ferma al rifugio mentre Bonnie si dirige in bagno e lei ne approfitta per sedersi godendosi il sole e la tranquillità.

Ovviamente infranta quando una sagoma le si para davanti coprendole il sole e non appena apre gli occhi si irrigidisce sul posto calcolando le vie di fuga.

 

Maxwell la fissa turbato e lei si alza per allontanarsi da lui.

 

Non può farti nulla Elena, ci sono un sacco di persone, i bambini, e Bonnie arriverà a breve, ma quel panico torna a bloccarle l’ossigeno e paralizzarle le gambe.

 

-Elena….ciao io….io ti vorrei parlare-

 

Abbassa la voce e lo sguardo colpevole, rigirandosi i guanti da sci tra le mani.

 

-Ascolta-

-Non voglio sentire io…-

 

Lui le si para davanti con sguardo contrito per impedirle di superarlo e scappare ancora.

 

-Ti prego, perdonami, non so cosa mi sia preso ero….Dio ti chiedo davvero scusa, sono così mortificato-

 

Se non lo conoscesse potrebbe quasi ammorbidirsi, invece continua a provare repulsione e frustrazione, un disgusto indescrivibile di cui i polsi indolenziti sono un promemoria costante, come il dolore alla schiena nel punto in cui le ha fatto colpire il frigorifero. Lei fruga intorno a se con lo sguardo, nel disperato tentativo che qualcuno la salvi, ma deve affrontarlo da sola, ancora una volta.

 

-Se vuoi davvero che io finga che tutto questo non sia mai successo, non rivolgermi più la parola, vattene e stai lontano dai miei figli-

-Cos…Elena…-

-Non parlarmi, non guardarmi…non-

-Sono lo zio di Aaron, non posso sparire….cerca di capire io….-

 

Fa un passo in avanti facendola, di contro, indietreggiare allarmata e subito alza le mani in segno di resa.

 

-Ascoltami ti prego, troviamo un compromesso-

-Non c’è nessun compromesso, devi starmi lontano!-

 

L’aria fattasi stranamente silenziosa si riempie del tono più alto e furioso di lei.

Le iridi scure si alzano fiammeggianti, colme di odio e disprezzo, su quelle più chiare, non aveva mai avuto questo atteggiamento, questo tono. Deglutisce Maxwell, provando a trattenere la rabbia impulsiva che solo Elena riesce a tirargli fuori e tenta di nuovo di parlare cercando di non attirare troppo l’attenzione su di loro.

Ha approfittato del fatto che Aaron si sia fissato nel prendere lezioni di snow con James ed è subito andato a cercarla per parlarle.

 

-Tutto bene qui?-

 

Una terza voce si intromette facendo sussultare entrambi che si voltano in direzione di Damon, arrivato al rifugio in quel momento accompagnato da Enzo.

 

-Sì certo-

 

Lui fa spallucce senza staccare lo sguardo di sfida dall’uomo; il volto preoccupato di Elena scorto in lontananza è stato sufficiente a fargli accelerare il passo senza curarsi delle proprie ritrosie interiori.

 

-Stavamo solo facendo due chiacchiere, sai sono cose di famiglia-

 

Rimarca la loro parentela acquisita e Damon non si cura minimamente di quei riferimenti, con la coda dell’occhio vede la faccia turbata di lei che indietreggia impercettibilmente verso di lui come a voler cercare un appiglio sicuro.

 

-Allora non ti dispiace se mi siedo qui con voi-

 

Indica il tavolino in legno al loro fianco, cui era seduta Elena prima dell’arrivo di Maxwell.

 

-In realtà stavamo finendo di parlare di una cosa se non ti dispiace-

-In realtà credo che resterò qui comunque-

 

Aggira il tavolo e arriva al fianco di Elena, parandosi davanti a lei.

 

-Posso?-

 

Si rivolge a lei, ignorando Maxwell, e ammorbidisce lo sguardo come per farle capire che non ci pensa proprio a lasciarla da sola consentendole per cinque secondi di mollare la presa e rilassarsi. Enzo, che non ha capito molto ma si fida del tono di Damon, si mette seduto al tavolo chiedendo dove sia finita la sua fidanzata che non tarda ad apparire.

A quel punto Maxwell, in evidente difficoltà lancia un ‘ultima occhiata a Damon e si allontana per tornare verso le piste.

 

Le facce tese dei presenti insospettiscono Bonnie che si siede accanto al fidanzato.

 

-Che succede?-

-Niente, io ed Elena andiamo a prendere da mangiare, volete della cioccolata?-

-Io una  birra…-

-E una fetta di torta….-

 

Damon mette le mani sulle spalle di Elena e con il suo solito sorriso beffardo la spinge dentro il rifugio, tra la folla, fino al bancone in attesa di attirare l’attenzione del ragazzo intento a spillare le birre.

 

-Dunque posso sapere questo….accalorato argomento di famiglia?-

 

Il tono sarcastico la induce a crucciare lo sguardo punta sul vivo tanto che lui stesso si accorge di aver esagerato e torna sui suoi passi addolcendosi.

 

-Stai bene?-

 

Non riesce nemmeno a guardarlo, tanto che sbatte le ciglia più volte col capo reclinato in basso nella speranza che non le scenda nessuna inopportuna lacrima finendo per spalancare la diga repressa e farsi tirare dentro da una voragine senza fine. Una vita passata a non arrabbiarsi, a fingere, ad impedire al cuore di battere e sentire ancora; che fosse per Damon, che fosse per Maxwell o suo marito, la vita di Elena è stata un gioco teso a proibirsi tutto, per sua stessa scelta.

Forzando una felicità non sua, celando paure e seppellendo l’amore.

 

E’ tutto sbagliato. Tutto.

 

Scuote la testa cercando di contenersi quando sente la stoffa fresca della giacca da sci di Damon contro la propria fronte e si lascia avvolgere dalle sue salde braccia, mentre affoga nel suo abbraccio sicuro afferrando le sue spalle.

 

-Andrà tutto bene…non ti lascerò Elena, te lo prometto-

 

 

“Whenever you're ready

Whenever you're ready

Can we, can we surrender

Can we, can we surrender

I surrender”

 

 

 

Imperdonabile as always.

 

Dunque siamo arrivati a un punto di svolta più o meno, è stata una lunga giornata, ci sono stati mille confronti e finalmente damon ed elena si sono ritrovati. Lui ancora non sa nulla di Maxwell ma ha intuito che qualcosa non vada, in compenso la situazione di Elena l’ha avvicinata a Nadia che è stata confortata da Caroline che ha fatto da cuscinetto di tamponamento per un po’ ma bisogna vedere quanto reggerà.

 

La ragazzina deve fare i conti anche con i suoi sentimenti per Alec e verrà fuori prima o poi; Aaron è defilato ma pure lui dovrà trovarsi a confronto con la moglie…scusate troppe teste troppi dialoghi!! Vi chiedo perdono per il ritardo, per le note brevi e soprattutto perché troppi personaggi implicano una trama che si affatica un po’ vi prego ditemelo se la storia è pesante o vi annoia per me è fondamentale anche solo un commento anche se negativo!!!!!

 

Vampire sta per finire, spero che con esso non finisca la nostra ispirazione..

 

Grazie a chiunque leggerà e a chi mi recensisce, ogni tanto!

 

Baci

Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Over you ***


Over you

 

 

Ha provato a rincorrerlo sulle piste, ha cercato il suo sguardo in fila per la seggiovia, al rifugio, ma Alec è più sfuggente di suo padre se possibile.

Così ha deciso di tentare un’ultima volta. Arrivata in cima alla pista lo scorge sistemarsi gli occhiali e impugnare i bastoni, pronto per la discesa.

 

-Alec aspetta!!-

 

Gli sci di Nadia scorrono fluidi sul suolo candido mentre il cielo attorno a loro si fa più plumbeo, quasi minaccioso. Lo vede voltarsi appena, rispondendo al naturale richiamo della sua voce che a fatica penetra tra la confusione di altri sciatori e il rumore degli ingranaggi della seggiovia.

 

-Ti prego parliamo-

 

Gli occhi azzurri che tanto adora restano celati dietro la maschera, indecisi sul da farsi.

 

-Io…adesso non me la sento…scusa-

-Ma..-

 

La ragazzina non fa in tempo a finire la frase che lo vede prendere la discesa; sospira amareggiata nel tentativo vano di scacciare quel pungolo, titubante sul far vincere la proverbiale ritrosia dei Salvatore o l’animo caparbio dei Pierce.

Ma l’errore è stato il suo, quindi deve rimediare.

Cala gli occhiali sul volto e si butta all’inseguimento del ragazzo di cui è innamorata, ma al quale non sa dirlo ancora fin quando, troppo concentrata dall’obiettivo avvolto nella tuta petrolio poco più a valle, non si accorge di un incauto sciatore un po’ abbondante che decide involontariamente di tagliarle la strada. Ed è un attimo quello in cui l’urto contro il corpo la fa sbalzare bruscamente di lato trovando il freddo contatto con la neve.

 

Tutto quello che sente è un fischio che le rimbomba nelle orecchie e una gamba che prende a pulsarle dolorosamente, fin quando, dopo un periodo non ben calcolabile, tra il brusio di voci sconosciute che si riversano su di lei, non riconosce il timbro preoccupato di Alec. Succede tutto in fretta, chi si qualifica come medico e vieta di muoverla, qualcuno le chiede dove ha dolore, parlano di tenerla cosciente, ma lei adesso riesce solo a sentire la stretta della mano di Alec accompagnata dalla sua voce preoccupata volta a rassicurarla.

 

 

******

 

 

Quando Damon è arrivato in ospedale, dopo che Elena aveva risposto alla telefonata di suo figlio che la informava che si trovava sull’ambulanza diretto in ospedale con Nadia, ha temuto di svenire. La faccia disorientata e impanicata era totalmente incapace di mettere a fuoco qualunque cosa e se non fosse stato per Elena sarebbe esploso all’istante.

Lei e Stefan hanno parlato con l’infermiera all’accettazione per farsi dire dove fosse ricoverata, addirittura Stefan ha tentato di far valere il suo essere medico per avere prima qualche informazione, ma senza il medico che l’ha visitata non può sapere nulla, mentre Bonnie ed Enzo sono rimasti al fianco di Damon provando a tenerlo calmo. Il resto della truppa è tornato a casa con i bambini in attesa di notizie dall’ospedale.

 

Finalmente, una volta trovato il reparto, si sono diretti in cerca del medico di turno che li ha rassicurati sul fatto che Nadia stia bene e che l’hanno portata in sala raggi per dei controlli sia alla gamba, probabilmente rotta e da operare, sia al resto per accertarsi che non ci fossero altri traumi.

Non ha battuto la testa e questo è un bene.

 

Alec l’ha accompagnata ed è fuori dalla sala raggi in attesa che lei esca, mentre gli altri sono stati indirizzati in sala d’attesa del reparto di traumatologia.

 

-Perché non posso raggiungerla in sala raggi?-

-Perché ti hanno detto di aspettare, che sta bene e comunque non potresti entrare a vederla…-

-E perché non possono riversarsi mille persone dove deve passare solo il personale-

-Si ma…-

-E poi Alec mi sta scrivendo che è con lei, respira-

 

Sono tutti seduti sui divanetti grigi con Elena e Stefan che tentano di calmarlo e Caroline e Bonnie che invece si sono offerte di andare a prendere qualcosa alle macchinette. Sono tutti più tranquilli, almeno per quanto riguarda gli altri, Damon invece è un fascio di nervi e continua ad alzarsi e sedersi, inutilmente placato da una Elena che non sa bene come comportarsi.

E lei per un attimo si ricorda quell’ottobre, la sera a casa di lei e la telefonata ricevuta dall’ospedale dove la informavano che James era stato ricoverato; ha perfettamente presente, come qualunque genitore, lo stato di agitazione in cui versi Damon che si calmerebbe all’istante se potesse vedere la figlia e convincersi che la situazione è meno preoccupante del previsto. E vorrebbe dargli quello stesso conforto che lui era stato capace di darle in quella stessa occasione, ma è come bloccata da tutto quello che c’è tra di loro, dai problemi, le ombre, il dolore a creare un vuoto incolmabile.

 

Deglutisce a fatica mentre gli occhi di velluto lo seguono in constante silenzio, ora che lo osserva interloquire con Caroline, mentre estrae il telefono confuso per poi riporlo in tasca; adesso che Stefan prova a convincerlo a fare due passi insieme.

Finalmente dopo mezz’ora arriva un’infermiera che comunica loro la stanza in cui è stata portata la ragazzina e solo il padre e Caroline, su assenso di Stefan, si dirigono da lei, per non creare un sovraffollamento nei corridoi.

 

 

 

***

 

 

 

-Sai che mi hai fatto prendere un bello spavento??-

 

Alec, seduto sul bordo del letto, ha lo sguardo ancora spaventato, il volto pallido e un sorrido forzato che si rilassa immediatamente sotto lo sguardo più disteso di lei. Le hanno steccato temporaneamente la gamba che le duole decisamente nonostante gli antidolorifici; è coperta dal lenzuolo, ma sente la pelle tirare e si immagina l’enorme versamento che si sta formando.

E’ pallida e si è bruciata la pelle del volto dalla parte in cui ha impattato con la neve fredda, un arrossamento che comunque guarirà presto. Ancora l’adrenalina in circolo non le ha consentito di avere un crollo quindi sta piuttosto bene, è quasi pimpante e sorride ad Alec per tranquillizzarlo.

 

-Mi dispiace-

-No, ehi no…non è colpa tua… sono io che…-

 

Lo sguardo azzurro cerca in fretta di consolare quegli occhi intensi che gli hanno rapito il giovane cuore, se solo non si fosse inorgoglito fuggendo via da lei, non l’avrebbe costretta ad inseguirlo finendo per farsi male. Stringe appena la presa della sua mano come per trasmetterle tutta la sua costernazione.

 

-Lascia che mi scusi…-

-Va bene… ma non devi sentirti in colpa-

 

Lui annuisce imbarazzato, vorrebbero entrambi aggiungere qualcosa, ma uno strano silenzio riempie l’aria intorno a loro. Nadia sembra riflettere, calcolare, pesare le parole cercando un qualche coraggio smarrito sulla pista finché la voce trafelata del padre non irrompe tra loro, inducendo il ragazzino a mollarle la mano ed alzarsi di scatto per far posto a Damon.

 

Alec fa qualche passo indietro trovando l’abbraccio gentile di Caroline che gli chiede come stia, mentre Damon si precipita dalla figlia controllandola tutta, quasi temesse che avessero lasciato qualche pezzo di lei sulle piste.

 

-Papà sto bene-

-Sei in un letto di ospedale, dove è che staresti bene?!-

-Ti prego non farne una tragedia…-

-Signorina mi hai già fatto spaventare abbastanza, lascia che mi preoccupi per te quanto mi pare-

 

Lo sguardo di ghiaccio assume una velatura angosciata che forse Nadia non vedeva dai tempi in cui le disse che lui e sua madre avrebbero divorziato.

 

-Papà…-

-Dimmi-

 

Lui le accarezza dolcemente i capelli, mentre anche Caroline si fa avanti premurosa.

 

-Hai chiamato la mamma?-

 

Quella domanda lo coglie un istante alla sprovvista; preso dal panico com’era non ha pensato di avvertire Kathrine. Ruota verso la bionda cognata gli occhi spaesati e trova una espressione quasi ovvia stampata sul candido volto in segno di rimprovero. Si gratta la testa incerto per poi abbozzare alla figlia un suo solito sorriso maldestro.

 

-Ecco io-

-Se vuoi lo faccio io –

-No no …diamole meno pretesti possibile per infamarmi che dici…?-

 

Tasta le tasche goffamente, strappando così una risatina complice a Caroline e Nadia che si guardano leggere. Mentre lui è indaffarato a trovare il cellulare, la zia controlla la nipote; Alec ne ha approfittato per andare in bagno e da sua madre, non voleva lasciare Nadia da sola.

 

-Allora ragazzina, come te la passi?-

-Mi dispiace se vi ho fatti preoccupare-

 

Anche se prova a fare quella forte e controllata, lo vede lontano un miglio che lo sguardo fermo di sua zia potrebbe cedere al pianto da un momento all’altro.

 

-Non farmi più spaventare così…d’accordo?-

 

La voce le si strozza in gola, consolata solo dal timido sorriso di Nadia che si sporge piano per abbracciarla.

 

-D’accordo-

 

Damon nel frattempo girella per la stanza in cerca della linea quando entra finalmente il medico e rimette in tasca il telefono con la stessa aria colpevole di quando veniva beccato a copiare durante il compito di matematica.

 

-Allora…Nadia Salvatore-

-Sì-

 

Il dottore, un ortopedico sulla cinquantina, capelli cenere e occhio scuro indagatore, con l’occhiale fine senza montatura intento ad osservare le lastre, bada poco ai presenti e borbotta tra sé termini medici incomprensibili.

 

-Dunque vista la frattura al crociato…mi sembra chiaro che ti dovrò operare-

-Operare?-

-Papà-

-Sì esatto…non vi preoccupate, ne arrivano di continuo di …beh….avventurieri dello sci che si fratturano, è la quotidianità-

-E lei che referenze avrebbe?-

 

Damon e Nadia crucciano lo sguardo verso una risoluta Caroline, intenta ad interrogare il chirurgo in perfetto stile Gestapo.

 

-Come?-

 

Il medico finalmente volge la sua attenzione verso la bionda impettita, studiandola da sotto il vetro delle lenti.

 

-Sì, insomma opererà mia nipote…devo conoscere le sue referenze, dove ha studiato…che titoli ha conseguito… aver guardato tutto General Hospital direi che sarebbe un po’ poco-

-Zia..-

 

Nadia si porta le mani in volto per l’imbarazzo, mentre lui sembra rifletterci un secondo, come se non avesse capito il problema.

 

-Mi sono laureato a Yale e ho fatto la specializzazione alla Hopkins…e comunque guardavo E.R., non General Hospital-

 

Caroline abbozza un tentennamento per la velata frecciatina, ma la incassa quasi divertita e si volta verso la nipote e Damon con un sorriso trionfale.

 

-Visto?!-

-Visto cosa…??-

-Comunque, ti faccio preparare dalle infermiere….ci vediamo più tardi in sala operatoria…signor Salvatore passi dall’infermiera per compilare i moduli del consenso e per l’assicurazione sanitaria-

 

Il dottore se ne va con la stessa tranquilla noncuranza con cui era entrato, lasciando i tre alle ultime raccomandazioni prima che arrivi l’infermiera a svolgere il suo dovere.

 

-Papà…puoi mandarmi Alec prima….prima che entri in sala operatoria?-

-Certo-

-E chiama la mamma-

-Giusto!-

 

Annuisce e poi le accarezza i capelli prima di abbassarsi a posarle un bacio in fronte.

 

-Ti aspetto alla fine di questa avventura tesoro…non fare impazzire troppo i medici-

-Ci pensa già zia Care-

 

Lei sorride alla bionda che ricambia per smorzare la tensione generale, cogliendo perfettamente il tentativo paterno di non affogare nell’ansia ed Nadia intenerita dalla sua evidente paura cerca di tranquillizzarlo ridendo insieme a lui. Entrambi sono agitati, ma Damon comunque riesce sempre a porsi come la sua roccia, il suo porto che la tiene al sicuro. Proprio ciò che farebbe un buon padre.

Osserva la sua solida schiena sparire fuori dalla porta della stanza, la stessa dalla quale poco dopo appare Alec con il volto teso e stanco.

 

Si avvicina titubante, quasi incerto su cosa fare o dire.

 

-Ehi-

-Ehi-

 

Nadia si sistema i capelli, nemmeno fossero al loro primo appuntamento.

 

-Allora…sei pronta?-

-Beh…non proprio…ora dovrebbero arrivare a sistemarmi…volevo parlarti prima di entrare in sala operatoria-

 

Lui arriva al bordo del letto cercando di essere discreto.

 

-Volevo…volevo dirti che-

-Nadia-

-Fammi finire-

-Non voglio che tu ti senta obbligata a dire niente-

 

Lei si allunga trattenendo un sussulto di dolore per la fitta al fianco indolenzito, gli antidolorifici non hanno fatto tutto questo effetto, ma cerca di nascondere il dolore per arrivare ad afferrare una mano di lui.

 

-Alec io…io ho dei grossi probelmi emotivi lo so…forse…forse dipende dalla situazione con i miei genitori…o dal fatto che sono una persona incasinata ma….ho paura a dirti quello che sento…ho paura ad esprimermi, ma oggi quando ho capito che rischiavo di perderti e ti ho inseguito era perché il bisogno di sapere che non ti avrei perso era più forte di ogni timore o freno-

 

Gli occhi azzurri la fissano inquieti, in attesa di capire dove vogli arrivare con quel discorso. E’ pur sempre un ragazzo di sedici anni, per lui è difficile seguire questi contorti labirinti che sono i cervelli delle donne.

 

-Insomma io…io…io sono innamorata di te Alec… e spero che-

 

Non fa in tempo a finire la frase che Alec si è già chinato su di lei per prenderle il volto tra le mani e baciarla dolcemente, col terrore di poterle fare del male.

 

-Ok piccioncini adesso dovete separarvi-

 

La voce dell’infermiera abbondante che avanza allegra verso di loro li obbliga a dividersi imbarazzati, concedendo loro di scambiarsi un ultimo sguardo complice prima che Alec sia fatto uscire per poter preparare la ragazzina all’intervento.

 

 

***

 

 

Quattro giorni dopo

 

-Ecco fatto-

 

Damon sistema il cuscino dietro la schiena di Nadia per farla stare più comoda, poi fa un passo indietro osservandola come si fa con un quadro che si tenta di allineare al soffitto.

Ha lo sguardo azzurro stanco, ma decisamente meno stressato di qualche giorno prima, ora che finalmente sono tornati a casa e lei può riposare nel suo letto.

E lui nel suo.

 

-Sto comoda-

 

La voce tranquilla lo raggiunge per rassicurarlo sulle sue ottime capacità paterne nell’accudirla, strappandogli un sommesso sorriso.

L’operazione è andata bene e dopo due giorni di convalescenza è stata dimessa per poi tornare a casa. E’ stato un po’ più complicato non potendo stare sdraiata e hanno dovuto riorganizzare le macchine in modo da lasciarle due seggiolini.

Era stata dura convincere Damon a non pagare fior di soldi per farla trasportare con un mezzo dell’ospedale e solo Elena, tanto per cambiare, era riuscita a farlo addivenire a più miti consigli. La stessa Elena discreta e presente, in modo silenzioso offrendo il suo supporto senza imporlo, provando a non violare lo spazio che era necessario mantenere tra loro due.

 

Doveva ammettere di esserle grato per quel suo silenzioso sostegno, soprattutto appena rientrati in casa per aiutarlo a sistemare tutto; ovviamente anche Caroline è stata in prima linea, aiutando la nipote a pulirsi, lavarsi i capelli, mettere un pigiama comodo appositamente comprato da Elena, far la spesa per una settimana in modo da non far uscire Damon di casa almeno il primo giorno.

Tutti erano stati e sono super disponibili ed in quell’agitazione lui non aveva avuto occasione di stare da solo con Elena.

 

-Mi stanno bene i capelli?-

 

Damon risorge dalla voragine di pensieri in cui si era lasciato scivolare, riattivando lo sguardo e cercando di capire il senso di quella domanda. Ma certo, Alec sarebbe arrivato di lì a poco per portarle gli appunti di quei primi giorni di lezione post vacanze e lei era tutta preoccupata di essere quello che ai suoi occhi di padre - e sicuramente a quelli del ragazzo innamorato - era, cioè bellissima.

 

-Certo, ma visto che non mi crederai ti passo specchio e spazzola...così operi come ti pare-

 

Lei sorride arrossendo, colta in fallo. Scruta l’uomo incredibile che è suo padre uscire dalla stanza e lo sente trafficare in bagno, per poi sbucare con uno specchietto e la spazzola; attende leggermente imbarazzata che lui intuisca di lasciarla sola con se stessa a contemplarsi allo specchio.

 

Arriva verso la cucina per preparare del tè, visto quanti medicinali deve prendere il caffè lo ha escluso per sua iniziativa personale, così si decide a fare il bravo padrone di casa in attesa che arrivi Alec.

Da una parte è grato della sua visita, potrà stare lui con Nadia mentre Damon potrà uscire giusto per sbrigare alcune commissioni, per quanto sia apprensivo se non riprende in mano certi appuntamenti di lavoro ora che le vacanze sono terminate rischia di compromettersi il lavoro. Giusto il tempo di mettere l’acqua a bollire e prendere il pc per controllare le email che suona il campanello e stacca gli occhi dallo schermo per dirigersi ad aprire.

Passano alcuni istanti prima che l’ospite si palesi alla porta, inaspettatamente scortato da Elena.

 

Si trova a trattenere il fiato in un misto di piacere, dolore, pungolo allo stomaco e confusione ora che le iridi scure lo salutano incerte, cariche di quel non detto, di quella dichiarazione rimasta sospesa tra loro da quel maledetto capodanno.

 

Solo il colpo di tosse di Alec riporta entrambi coi piedi per terra e Damon si sposta per farli entrare.

 

-Ben arrivati-

-Grazie-

-Non…non pensavo saresti venuta-

 

Parla tra i denti provando a mantenere un tono neutrale mentre gli invita a dargli i loro soprabiti.

 

-Beh…dovevo comunque fare delle commissioni in zona e ho pensato di passare a salutare Nadia-

-Hai fatto bene-

 

Appende i soprabiti e scorta entrambi dalla ragazzina che rimane altrettanto sorpresa nel vedere Elena, anche in modo piacevole se non fosse che inevitabilmente le viene ormai naturale osservare suo padre quando c’è lei intorno per vedere come si comporta.

Scambiano alcune parole finché Damon non si illumina ricordandosi dell’acqua sul fuoco e lui ed Elena si dirigono in cucina per dare un attimo di intimità ai ragazzi.

 

-La vedo meglio-

-Sì?-

 

Lui spenge i fornelli e apre l’anta dell’armadietto sopra il lavandino per prendere le tazze.

 

-Ha ripreso colore, lo sguardo è più vispo-

-Meno male, standole sempre appiccicato non è che vedo molto la differenza-

-E’ giovane, si riprenderà in fretta-

 

Lui mette due tazze fumanti di acqua calda su un vassoio con alcuni tipi di tè, cucchiaini e zucchero per poi portare il tutto ai ragazzi, lasciando per qualche istante Elena in cucina da sola a riflette.

Le fa strano essere lì, in quella circostanza, ma allo stesso tempo si sente quasi pacificata. Come se per giorni non avesse fatto altre che frullare come una matta senza meta fin quando non aveva avuto modo di correre da lui.

 

-Una bustina per i tuoi pensieri-

 

Era così assorta che non si è accorta che fosse tornato e le sta porgendo una bustina di tè, rubandole un timido sorriso.

 

-Tu come stai? Ti vedo stanco-

-Beh lo sono, dato che lascio questa casa solo quando Care riesce a passare…infatti volevo approfittare della presenza di Alec per andare a sbrigare alcune commissioni-

-Oh beh se hai da fare io-

-Preferirei rinchiudermi qua dentro con te alla possibilità di non vederti per altri quattro giorni-

 

Elena deve deglutire il turbine di emozioni che quelle parole le scatenano e si ravvia i capelli imbarazzata.

 

-Damon-

-Lo so…-

 

Abbozza quel suo mezzo sorriso con tanto di fossetta marcata dalle rughe che incalzano sul volto affettato e fa il giro dell’isola per raggiungere la tazza quando in un gesto istintivo Elena allunga una mano per fermarlo per un braccio costringendolo a voltarsi verso di lei; lo scambio fugace di sguardi incerti viene bruciato dal corpo di lei che taglia l’aria a dividerli e si getta tra le sue braccia.

Un po’ perché vorrebbe tanto che lui trovasse riposo nel suo abbraccio, un po’ perché ne ha bisogno lei stessa.

 

E Damon lascia che il suo odore lo avvolga e culli per istanti fatti di attesa e paura. Perché lo sa che questo è tutto ciò che ora potrà avere da lei, fugaci e nascosti momenti di consolazione.

 

-Ti va di accompagnarmi nei miei giri? Torniamo in tempo per recuperare Alec..-

 

La sente respirare tutta d’un fiato contro il suo petto e stringere un po’ più forte la presa della sua maglia.

 

-Sì, mi va-

 

Come una ragazzina timida si stacca da lui sistemandosi l’abito smosso da quel gesto istintivo e sorridendosi tornano dai ragazzi per dirgli che entrambi usciranno per due orette.

 

 

***

 

 

-Come sta Nadia?-

-Meglio-

-E con Elena come va?-

 

Aaron è a casa a sistemare le cose da sci, solo non ha idea di dove sua moglie tenga i cappelli e i guanti, sicuramente non nell’armadio dove pensava lui. Devono ancora finire di mettere via tutto il materiale da montagna, con il trambusto di Nadia hanno fatto le cose di corsa e se non fosse perché odia Damon, non avrebbe problemi. Anzi ha cercato di essere comprensivo, ed ora ha chiamato suo zio per scusarsi di aver interrotto la vacanza così rapidamente, ignaro che invece vista la situazione creata con Elena per Maxwell era andata anche troppo bene.

 

-Mm sempre uguale…adesso è con Alec-

-A trovare Nadia immagino..-

-Sì-

-Ma a te sta bene che quel Damon le giri sempre intorno?-

-Che intendi dire-

 

E’ arrivato in camera ed ha aperto l’armadio per capire dove possa essere la scatola blu dove Elena ripone alcune cose, è sicuro che sia blu. Non ci fa mai caso perché a queste cose ci pensa sempre lei. Si gratta la testa incerto quando poi scorge una piccola mensola dentro l’armadio dal lato di su moglie e dietro alcune sciarpe riposte a caso e una borsa scorge una scatola.

Che sia quella dei guanti? Prende la sedia che tengono in camera e si accinge a raggiungerla.

 

-Voglio dire che non mi piace quel tipo…come fai a non accorgerti che ha un debole per tua moglie-

-Non è che non me ne sono accorto … è che è il fratello di Stefan e il padre della ragazza di Alec…non posso solo supporre certe cose…-

 

Tiene il telefono tra l’orecchio e la spalla e si fa largo per arrivare alla scatola. Non gli pare che sia quella solita che sta cercando, ma ormai è curioso di capire che ci sia dentro e perché fosse rintanata. Come minimo sarà l’ennesima scatola piena di foulard di sua moglie.

Scende dalla sedia e la poggia sul letto aprendola.

 

-Ti do ragione, ma non sottovalutare la questione-

-Cosa pensi …che lui ci provi? In ogni caso dubito che..-

 

Le parole gli muoiono in gola quando – aprendo la scatola impolverata- trova come prima cosa una vecchia foto di due ragazzi su una pista di ghiaccio e gli ci vuole qualche secondo per riconoscere sua moglie e Damon. E tutto improvvisamente comincia a girare, offuscando testa, cuore, polmoni.

Domande, dubbi, paura, incomprensione.

E la terra sotto ai suoi piedi manca di colpo quando capisce che in quella scatola c’è racchiusa una parte di Elena di cui lui ignorava completamente l’esistenza.

 

-Aaron? Aaron ci sei ancora?-

-Scusa io…devo andare-

 

Come in tranche chiude il telefono concentrato esclusivamente sui frammenti di una vita che non gli appartiene. Di quel pezzo di cuore di sua moglie che improvvisamente getta luce sulle sue ombre.

 

 

 

 

Sono tornata in ritardissimo.

Subito il punto: avevamo lasciato Bonnie e Enzo a festeggiare la proposta di matrimonio, Damon ed Elena post dichiarazione di lui il giorno dopo sulle piste in un momento consolatorio e Nadia ed Alec in lite per il ti amo senza risposta di lui.

Ora la troviamo a rincorrerlo sulle piste al punto da rompersi un ginocchio e questo porterà nuova confusione, facendo anche saltare qualche meccanismo bloccato tra cui, appunto, Aaron che trova la famosa scatola che Elena aveva ritirato fuori nei primi capitoli dentro cui racchiudeva tutte le cose della sua passata relazione con Damon.

 

Che succederà quando lei tornerà a casa? Lui gliene parlerà? Affronteranno il problema? E Maxwell? La farà franca ancora una volta?

 

Domande a cui proverò a rispondere.

Grazie per la vostra infinita pazienza.

Vi abbraccio

Eli

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Sei la mia città ***


Sei la mia città

 

 

“Ti ricordi che nebbia

Ci ha seppelliti una settimana

Ricordi che abbiamo sbagliato strada

E risalendo la valle

Abbiamo scoperto che il cielo era sgombro”

 

-Secondo te queste le vanno bene?-

 

Damon fissa enigmatico un paio di ciabatte buffe col pelo e la faccia di un orso in rilievo, vuole comprare qualcosa a sua figlia si è convinto che le sue ciabatte classiche con la parte posteriore aperta non siano stabili per farla camminare con le stampelle e vuole prenderle un paio chiuse che la rendano sicura.

 

Attira lo sguardo di Elena, intenta invece ad acquistare alcuni prodotti per la casa che ha finito. Sono nel reparto casa del centro commerciale, lei sorride divertita.

 

-Beh se avesse 5 anni sicuramente….ma forse…-

 

Si allunga davanti a lui per afferrarne un paio chiuse color cremisi dal taglio che ricorda un paio di mocassini ed un fiocchetto panna a rifinirle, con la suola in gomma anziché di stoffa.

 

-Queste che hanno anche la gomma sotto le apprezzerà sicuramente-

 

Lui si rigira tra le mani quelle con la faccia con gli orsi pelosi e poi porta lo sguardo azzurro sulla donna.

 

-Mm...forse-

 

Le posa e mette nel cestino che tiene Elena quelle da lei scelte. Proseguono il giro dirigendosi alle casse.

 

-Allora...sai che mi ha chiamato Enzo?-

-Davvero?-

-Sì...insomma lui e Bonnie vogliono sposarsi il prima possibile-

-Sì vogliono fare tutto per San Valentino...che romantici-

 

C’è una nota stonata nella voce di Elena che non sfugge a Damon appena dietro di lei ora che si apprestano a mettersi in fila alla cassa automatica.

 

-Esatto e siccome la famiglia di lui praticamente non c’è più-

-Sì poverino...me lo ha detto Bonnie-

-Mi ha chiesto se posso fargli da testimone...sai insieme ad un suo caro amico che verrà giù da Londra-

 

Bonnie ed Enzo sono tornati a Londra, dovranno decidere dove vivere, molto probabilmente in Inghilterra visto che lavorano entrambi là, ma ci sono buone speranze che restino in America. Il loro matrimonio sarà celebrato il 14 febbraio lì a New York dove c’è tutta la famiglia di lei. Verranno giù solo alcuni amici stretti di lui.

 

-E’ una cosa bellissima-

 

Elena reclina il volto all’indietro per trovare gli occhi imbarazzati di Damon; arriva il loro turno e cominciano a passare i prodotti sulla cassa mentre lei imbusta.

 

-Sì mi ha molto sorpreso-

-Ci credo-

-Sai...ci siamo trovati-

-Lo avevamo notato-

 

Lui insiste per pagare ed una volta fatto escono dal centro commerciale per dirigersi all’auto di lui.

 

-E’ un bel tipo-

-Avete molto in comune...la stessa faccia a schiaffi sicuramente-

-Ehi!-

 

Salgono in auto ed Elena ride mentre apre lo sportello.

 

-Guarda che era un complimento-

-Da quale punto di vista scusa?-

 

Mette in moto e si volta verso di lei incerto sul da farsi.

 

-Ti scoccia se mi fermo un attimo da Dean&DeLuca, prendo qualcosa per cena per me e Nadia-

-Cosa? Cibo pronto…??? Come ti salta in mente!-

-Ma hai presente quanto costa quell’alimentari?? Non sono schifezze-

-Certo, ma mi pare follia che tu voglia far mangiare così tua figlia-

-Non ho sempre voglia di cucinare!!!!-

 

Elena rotea gli occhi mentre lui si avvia verso Madison Avenue.

 

-No, mi rifiuto! Piuttosto ti preparo io qualcosa...gira che andiamo da D’Agostino-

-Oh perché loro sono notoriamente economici-

-E’ un supermercato, hanno prezzi da supermercato!-

 

Si becchettano sul da farsi ed Elena è così presa ad esporre le ragioni di una sana e corretta alimentazione che nemmeno si accorge che lui ha già parcheggiato davanti al supermercato. Continuano il loro siparietto per tutto il tempo in cui lei si aggira tra le corsie e compra cose, fino al loro - di nuovo - ritorno in auto; e d’improvviso scende uno strano silenzio.

 

-Lo sai vero che adesso ti toccherà cucinare-

 

Lei socchiude gli occhi visibilmente imbarazzata.

 

-Lo so, te l’ho proposto io..-

-Mm e non devi andare a casa?-

 

La gela un istante, perché lui ha il cuore sufficientemente graffiato per subire un ennesimo colpo, non ha voglia di vederla aggirarsi per casa sua, sentirne il profumo, la presenza calda e accogliente per poi vederla ricordarsi che ha un marito e lasciarlo lì con la carne sanguinante.

 

Ed Elena sembra intuirlo quel disagio.

 

-Metterò su il pollo, il resto puoi gestirlo-

 

Lui si perde qualche istante nei suoi occhi troppo profondi e sa che quel calore sprigionatosi nell’aria non dipende dal condizionatore della sua BMW ibrida, ma dall’intensità del suo amore per lei e per quella tensione costante che li lega.

Sono solo le quattro del pomeriggio e Damon vorrebbe che quella giornata non finisse mai. Rompe il contatto visivo con Elena per mettere in moto.

 

“Eppure nemmeno lì sotto

Neppure lo schifo d'inverno

Nemmeno l'inferno

Vorrei starti lontano

Te lo dico più piano

Lo penso ogni volta che devo partire”

 

-Non voglio andare a casa ora-

 

Il tono di voce titubante gli arriva quasi impercettibile, rendendolo incapace di muovere la mano dalla chiave inserita nel quadro. Deglutisce e si volta in cerca di una risposta ad una domanda non ancora formulata; non può giocare così con lui.

 

 

****

 

 

Elena infila una mano infreddolita nel sacchetto di biscotti portole da Damon. Si rannicchia nel piumino antracite, facendo scorrere il velluto nero degli occhi sul giardinetto innevato davanti a loro.

 

Sono seduti sui sassi grossi della corte interna del vecchio palazzo dove abitava Elena, lo stesso dove il ciliegio che ci aveva fatto piantare - regalo di nozze di Damon - campeggia spoglio nella vegetazione imbiancata dalla neve. A quell’ora non si aggira nessuno per il palazzo, sono ancora tutti a lavoro o a scuola e lei ha chiesto ad Earl, il suo amico portiere, di poter sgattaiolare dentro, anche perché il cortile non è un punto di passaggio dall’ingresso, c’è un corridoio da percorrere dopo gli ascensori.

 

-Bel posto...caldo soprattutto-

-Sei tu che volevi un luogo tranquillo-

-No io ti ho chiesto dove volevi andare...tu hai proposto qui-

-D’accordo ma o andavamo dall’altra parte della città…-

-Lo so…-

 

Lo sa, come lo sa lei che non possono stare troppo in pubblico insieme. Già girare per supermercati, con tutte le mamme dei compagni di classe dei suoi figli pericolosamente in zona, non è stata una mossa saggia, figurarsi andare per caffetterie a parlare teneramente. Che poi di tenero tra loro c’è ben poco, se non una strana aria densa e carica di cose non dette a togliere ad entrambi quel fiato ora congelato dal freddo di gennaio.

 

-Quindi se proprio dobbiamo morire .. meglio congelati-

-Confortante, davvero-

 

Damon le sorride, leggermente divertito da quella bizzarra situazione: due adulti che dividono biscotti, due tazze di caffè caldo e un sasso gelido come il marmo come sedia.

Lei tiene l’altra mano tra le cosce, avvolta nel guanto, le gambe allungate davanti e le iridi scure perse nel cielo macchiato di viola che si intravede dalla corte del palazzo. Sembra rilassata, quasi serena con le guance rosse e lo sguardo languido.

E lui non può che perdersi su di lei, Dio rimarrebbe a guardarla per tutta la vita.

 

Si volta finalmente, affogando nel mare d’inverno così limpido e lucente quel pomeriggio, come se il cielo vi si specchiasse esso stesso dentro, si domanda da cosa sia dovuto.

 

Di nuovo, ancora, quella corrente invisibile che conduce ogni fibra del suo essere a lui, gli occhi che scendono dai suoi alle sue labbra, il respiro che si addensa, il cuore che batte irregolare, lo stomaco che si chiude, il tempo che si ferma.

Distanze annullate, aria rarefatta a stringere i polmoni. Occhi troppo dentro all’altro, fino all’osso, a corrodere tutto.

E’ come ripercorrere ancora la strada di casa, fino a consumarsi le scarpe, la carne.

 

 

“È sempre bello tornare

Confuso, spaccato, fatto, sfatto

È bello percorrere i sensi vietati guidando veloce con gli occhi bendati

raggiungerti e dirti mi piaci

Cazzo se mi piaci”

 

 

Damon non resiste più e taglia gli spazi, divora centimetri, respiri, barriere e raggiunge lei, raggiunge la sua bocca affogandoci dentro con disperazione in cerca di una speranza inafferrabile, lei che continua a scivolargli via dalle mani, lei che è ancora una volta il suo tutto.

La sua casa, la sua città.

 

 

“Sei la mia città, fuori dal centro

Sei la mia città, è un complimento

Sei la mia città, ti sento dentro

E quando tornerò, qualcosa cambierà”

 

 

Lasciano che le loro lingue lottino con accanita foga, fino ad arrossarsi le labbra e consumarsi il fiato. Lascia che le scombini i capelli, che la stringa a se, che le tolga l’anima e il cuore.

Un bacio durato un minuto come una vita.

 

Le loro fronti si trovano in cerca di un appiglio dove riposarsi dopo la lotta appena condotta da cui nessuno è uscito vincitore né vinto. Permettono ai loro occhi di incontrarsi ancora complici, alle labbra di incresparsi - riflesso di quello strappo lì, alle fibre del cuore che si accavallano stringendo i petti - e la testa di Elena scivola silenziosa sulla spalla di Damon che l’avvolge con un braccio, tenendola a sé in attesa che il mondo fuori torni a disturbarli.

 

 

****

 

 

Dopo i mille saluti tra Nadia ed Alec, lui ed Elena si sono finalmente diretti verso casa non senza che lei prima preparasse del pollo al curry per Damon e la ragazzina. La spesa andava utilizzata.

Ci sono stati sguardi troppo intensi tra i due tanto che anche Alec stesso sembrava intontito e confuso dalla situazione fin quando poi non sono andati via.

E ora Elena, con quella sua faccia da adolescente innamorata, ingoia entusiasmo e farfalle mentre si appresta ad aprire la porta di casa, seguita da suo figlio maggiore che si precipita al piano di sopra per farsi la doccia.

 

James è in salotto che guarda la televisione e saluta la madre per tornare con lo sguardo al telefilm trasmesso da Disney Channel.

Si toglie il piumino, posa la borsa, svuota la busta con i prodotti acquistati e poi torna in corridoio direzionando lo sguardo verso James.

 

-Tuo padre dov’è?-

-Di sopra...stava cercando la scatola dei guanti da sci-

 

Elena cruccia la fronte perplessa, quella scatola è nell’armadio in lavanderia.

 

Dopo essersi tolta le scarpe afferra i prodotti da bagno da portare al piano superiore e si avvia per le scale con una strana tensione tanto che muove leggermente le spalle come a voler sciogliere i nervi accavallati tra le scapole. Ha bisogno di un bagno caldo per togliersi l’umido dalle ossa, e non soltanto quello.

Se non la smette la situazione con Damon degenererà ulteriormente e sarà un macello.

 

Quando arriva in camera apre la porta leggermente schiusa trovando sul marito seduto sul letto e non realizza subito l’accaduto tanto che le viene da salutarlo neutrale.

 

-Ehi hai trovato..-

 

Le parole le strozzano il respiro quando i suoi occhi registrano cosa stia tenendo in mano. Lui è impassibile con le mani poggiate sulle gambe che reggono una foto, lo sguardo perso sulla parete davanti al letto e tutto  - sparpagliato - il contenuto della sua scatola.

Quella scatola, la scatola di Damon. Di quella vita che nega di aver vissuto.

 

Le tremano le gambe e per poco non le scivola di mano la carta igienica che doveva mettere nel loro bagno da cui si accede solo dalla loro camera.

Sbatte le folte ciglia più volte sperando di inumidire le iridi fattesi secche, le labbra che tirano macchiate di un peccato ora visibile, carnale, un senso di nausea le afferra la bocca dello stomaco lì dove ancora si contorcono sentimenti contrastanti - paura, senso di colpa, afflizione, vergogna - che urgono di uscire, gridare, ferirla.

Ferire lui, l’uomo che non ha colpe, se non quella di aver amato una ragazzina che non aveva più il cuore nel petto.

 

Elena resta immobile deglutendo la vergogna, scorre veloce le foto sparse sul piumone, alcuni oggetti, la maglietta di Damon, audiocassette, il diario, il biglietto del concerto di Madonna.

E altre cose custodite gelosamente in un angolo cieco di quella casa che nulla diceva della sua vita passata, se non per quel cubo di cartone blu polveroso.

 

Si rende perfettamente conto che qualunque parola di scuse, di tentativo di spiegazioni, ora come ora sarebbe totalmente futile.

 

Elena non lo sa, non sa da quanto tempo sia lì a contemplare i pezzi della sua vita passata, non sa cosa senta dentro, cosa gli stia agitando il petto ed il cervello. Quanto si senta umiliato, sciocco, stupido, preso in giro, quanto sia avvilente realizzare che le persone più importanti nella tua vita - sua moglie, uno dei suoi migliori amici- gli abbiano nascosto una cosa tanto pesante.

Non perché uno debba conoscere tutti i vecchi amori adolescenziali, non ne hanno mai davvero parlato, non hai mai davvero scavato nei loro rispettivi passati. O meglio, lui ha parlato di se, ma ora che ci pensa non ha mai chiesto niente a lei.

 

Non sa Elena che sente di avere una percentuale di colpa, ma che il fatto che il fratello del suo migliore amico sia stato il grande amore di sua moglie -perché diciamocelo chi conserva con tanta cura una scatola piena di ricordi di un vecchio amore, dopo tanto tempo – gli ha spaccato in due il cuore.

Sono quei ricordi che si lasciano sepolti in soffitta o nell’armadio della propria vecchia camera, insieme ai libri di scuola, ai primi disegni fatti all’asilo conservati solo per volontà materna.

Non ci si portano nella casa coniugale dove ci si appresta a costruire una nuova famiglia con un altro uomo.

 

E d’improvviso, mentre stringeva quelle foto, tutto gli è sembrato avere senso.

Tutte le stranezze, gli atteggiamenti imbarazzati di tutti, le occhiate storte, il disagio, la sensazione di qualcosa che non tornasse, di un pezzo mancante a giustificare gli sguardi invadenti di Damon a sua moglie.

Si è domandato se lei lo abbia tradito, se sia successo qualcosa da quando è tornato, se sia mai davvero finita. Ma lui ignorava l’esistenza di Damon fino a pochi mesi fa, o meglio, lo sapeva, ma non lo aveva mai visto di persona solo dai racconti di Stefan.

E sì la rabbia è montata anche verso di lui, è stato trattato da fesso da tutti.

Ed il suo orgoglio di uomo è stato disintegrato dall’umiliazione subita.

 

Non ha avuto nemmeno la forza di reagire, aveva pensato di richiudere tutto e fingere, ma non ce l’ha fatta.

Non è da lui.

Come ha potuto non capire?
Non vedere?

 

-Aaron-

 

 

****

 

 

-E’ buonissimo-

 

Nadia inforca un altro po’ di pollo e di riso preparato da Elena, dopo i pasti dell’ospedale le uniche cose che deliziavano il suo stomaco erano i pranzi portati da zia Care. E aveva un sacco di voglia di pollo al curry.

Oggi è il primo giorno in cui ha convinto suo padre a farla mangiare a tavola con lui, seduta sulla sedia a rotelle con la gamba distesa. Lo vede contento e sa di per certo di poter attribuire il suo stato d’animo al pomeriggio con Elena.

Sospira provando a celare la sua preoccupazione per quella situazione, se riescono ad avere un pacifico rapporto da amici a lei non può che fare piacere, ma non è stupida, gli occhi di suo padre non brillano certo di amicizia.

Lui le sorride, alzandosi giusto per prendere altro pane quando suonano alla porta.

 

Si guardano enigmatici, sono le otto e mezzo chi potrà mai essere?

 

Damon posa il cestino del pane e si dirige alla porta. Hanno il palazzo con il portiere quindi chi li cerca arriva diretto all’appartamento.

 

-Chi è?-

 

Esordisce arrivando all’ingresso e una voce familiare raggiunge le sue orecchie, come una sorta di velata illusione.

Gira la maniglia, apre la porta e le iridi si allargano esterrefatte nel registrare l’intera figura che gli si palesa davanti.

 

-Finalmente, stavo congelando-

 

Damon rimane interdetto sul posto prima di scuotersi.

 

-Allora? Mi fai entrare?-

-Kathrine-




__________________________________

Salve eccomi di nuovo! Sono stata più agile eh!

 

Allora intanto fondamentale i miei sentiti ringraziamenti a tutte coloro che continuano nonostante tutto a leggermi e recensirmi, come farei senza di voi!!!!

 

Alcune note a margine:

Il capitolo prende il titolo dalla canzone - citata nella storia - di Cosmo “Sei la mia città” che spero conosciate, nel caso sentitevela perché merita.

Dean&DeLuca è un famosissimo alimentari/caffè decisamente caro, mentre D’Agostino è un supermercato nei pressi del West Village dove vive Elena.

L’albero di ciliegio citato così come il cortile fanno riferimento a quanto ho raccontato nel capitolo 5.

 

Venendo alla storia…. Abbiamo avuto il momento cuore commissioni delena (sì un po’ cioco93 l’ho fatto per te XD) e dopo abbiamo visto lei tornare a casa e trovare Aaron in mezzo a tutte le sue cose, in stato quasi catatonico.

Poveraccio, non lo ha trattato molto bene.

Di contro, come se a rompere il loro idillio non bastasse la bufera pronta a scatenarsi in casa Gilbert - Withmore, arriva a gran sorpresa Kathrine.

Non abbiamo visto il momento della telefonata ma è chiaro che Damon l’abbia poi avvertita (così ve l’avevo fatta dimenticare eh… per avere l’effetto - spero - sorpresa); e lei naturalmente, sbrigate alcune cose di lavoro, ha preso l’aereo per andare dalla figlia. E’ pur sempre sua madre e vive dall’altra parte del paese non poteva non arrivare.

E inoltre creare ancora più scompiglio.

 

Ne vedremo delle belle insomma!!

Attendo fiduciosa il vostro severo parere!

Vi abbraccio

Eli

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3292394