11雷 Grand Hotel

di marinrin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hall - Benvenuti al Grand Hotel ***
Capitolo 2: *** 1 - Reception ~ ***
Capitolo 3: *** 2. - Soggiorno~ ***
Capitolo 4: *** 3 - Aree Interne Comuni ~ ***
Capitolo 5: *** 4. - Area Bar ~ ***



Capitolo 1
*** Hall - Benvenuti al Grand Hotel ***


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11 Grand Hotel

  ホール - Hōru |Hall of Hotel

Walking through town, look!
Across the intersection
It always smells sweet in the avenue
The fragrance of the skilfully blended milk and coffee
Makes me feel lonely
~
 
 



 


 
Inazuma-cho: una città come tante.

 
Cos’aveva, in fondo, più delle altre?
Ah, giusto, la piccola torre ferrosa con un grande simbolo a forma di fulmine…
Si diceva che osservare da lì il tramonto fosse uno spettacolo indescrivibile e che le stelle, durante la notte, sembrassero più vicine.
Era ormai nota a tutti la leggenda che riguardava il desiderio segreto della grande Kitsune e proprio grazie a questa, il turismo si poteva dire ‘modesto’.
I ragazzi ne erano attratti, chi sfidando la sorte, chi invece promuovendo nobili sentimenti al tempietto poco distante la radura.

Tuttavia da quasi tre anni, la vita era cambiata radicalmente, divenendo sempre più dinamica e svelta; disattenta.
L’attrazione principale di quel piccolo centro abitato aveva completamente cambiato volto, identificandosi con la sede centrale della casa di moda ( di fama ormai internazionale ) Soren, che oramai era diventata l’aspirazione lavorativa di tutti gli studenti della regione.
Di classe, rinomata, l’eccellenza del designer e della raffinatezza, la cui ‘Idol’ era la grande ‘Origami Kuma’ alias la stilista straordinaria a cui si doveva l’intera impresa.
La Master Giapponese, chiamata anche solo con le due cifre ‘MG’.
Un abnorme parco divertimenti inoltre, coronava la vista della cittadina: appena aperto all’imbocco dell’autostrada, e costruito in tempi record, si estendeva su quasi due quarti della città.
Ciò era piuttosto significativo dati i numerosi curiosi che ogni anno vi facevano visita, grazie al quale la vita per la società urbana ed i negozi si era molto alleggerita.
 
Nonostante questo, una piccola parte di Inazuma-cho, rimaneva comunque fedele alla tradizione.
Si trattava del quartiere ‘Raimon’, piccolo ma comunque piuttosto confusionario e ricco di studenti, data la vicinanza delle scuole superiori del posto.
Proprio qui inizia la strana storia di due ragazzi completamente differenti.

 
In quella stessa stradina  dove sorge il ‘ Kaminari juu ichi Grand Hotel’
 
 
 ~~

 

  
23 Giugno, giovedì, 19:30. 
 
 
Una donna, sulla trentina, dai corti capelli mossi e occhi acquamarina, si spaparanzò senza la minima delicatezza, poggiando pesantemente le braccia sul bancone marmoreo della Reception, lasciandosi crogiolare dalla sottile brezza estiva del locale.
Haruna sbuffò. Non che fosse una novità negli ultimi giorni.
Rimaneva lì come un salame, a fissare il nulla – o meglio, la targhetta d’entrata difronte al portone a tre ante che apriva ai clienti l’ampio salone della Hall.
Di persone ce n’erano, non si poteva lamentare, ma era come se… Mancasse qualcosa.
Ma si, certo.
Quello sprizzo di energia con cui aveva dato vita al tutto stava scemando sempre di più.
Inoltre il suo secondo lavoro non faceva altro che darle preoccupazioni.
Così, statuaria, rimaneva lì all'afa, di fronte alla noia totale.
O almeno di solito era così finchè non arrivavano i ‘cocchini’- soprannome dato da quella matta di Rika -, ovvero i ragazzi assunti dalla trentenne per aiutarla nella zona bar ( sempre affollata da un numero indecifrabile di ragazze, bah! ).
Ecco, si chiedeva sempre come facessero a sopportare di essere chiamati in quel modo giacché persino lei, nonostante la sua tranquillità, beh…  No, non l’avrebbe tollerato.
Fey  e Tayou, questi erano i loro nomi, possedevano una straordinaria forza di volontà che aveva sempre ammirato dal profondo nel cuore.
Inoltre erano davvero efficienti e adorava vederli al lavoro, anche perché non esitavano a punzecchiarsi - il che era piuttosto comico, non solo per lei ma anche per gli stessi clienti a cui puntualmente brillavano gli occhi al loro arrivo.
Insomma, una vera e propria folata di vento contro la monotonia.
Sbadigliò.
Oggi però era il loro giorno libero – dannazione -.
E così era rimasta lì tranquilla e zitta, a servire crema al caffè, - spostandosi qua e là tra i due posti. Almeno finchè la sua migliore amica, con un balzo spaventoso, segno che aveva inciampato all’entrata, colpa ancora di quel dannato tappeto rosso stile impero, riuscì a stento a non sbattere la faccia sulla superficie vitrea che separava le aree comuni interne dall’entrata .
Non aveva mai visto Aki così in agitazione, se non per le partite di calcio di Ichinose – lì si che era difficile da far calmare.
I capelli verdini della maggiore sembravano sotto effetto di una specie di gioia incontrollabile - erano quasi ritti a mo’ di porcospino, perdinci! -, mentre gli occhi sprigionavano felicità da tutti i pori.
No, ok, la Kino così le sembrava una qualche specie di scherzo di pessimo gusto o forse, osservandola meglio, le ricordava un personaggio di una favoletta della Disney.
Ma, ugualmente, sorrise. La verde aveva passano un brutto momento ultimamente a causa della separazione da Kazuya.
Beh, quel tradimento bello e buono a cui aveva parzialmente assistito le ricordò l’espressione colma d’angoscia della trentaduenne.
Anche il castano – ora di nuovo in America- però, si ritrovò a pensare,  ne era uscito distrutto, e così per un po’ avevano deciso di prendere le distanze.
Che faccenda intricata.
Si portò una mano alla nuca, smuovendo un po’ i ciuffi dei suoi capelli, per poi  tentare disperatamente di ritrovare la ‘serietà’ con cui veniva sempre descritta.
Cercare almeno di essere di sostegno, come sempre del resto, adesso era la sua priorità.
La Kino e i suoi saltelli eccentrici la riportarono comunque alla realtà.
« Haruna-chan! Non sai cosa è successo! » Urlò con enfasi la donna dagli occhi color smeraldo - dopo ben due minuti di frenesia senza l’accenno di mormorar parola - mentre sventolava davanti alla minore due biglietti dorati e rilegati.
Haruna rimase secca per lo shock.
Per un momento ad Aki sembrò tutto come un tempo, quando erano bambine, e trascinava con se l’altra alla ricerca di avventure e stupidaggini a colpi di pseudo magie e robe simili.
Risero entrambe come delle ebeti.
 


 
~~

 
Quello stesso giorno, appartamento di Haruna, ore 21:30
 
 
La Otonashi era sempre stata una persona di buon cuore.
Dopo aver raggiunto i venti anni si era data subito agli studi di giornalismo e proprio qui, durante un servizio sugli orfanotrofi, aveva conosciuto un ragazzino scapestrato, timoroso, che tendeva spesso ad isolarsi, facendone amicizia.
Alla fine non riuscendo a lasciarlo lì da solo, decise di adottarlo.
Eppure, ancora oggi quel giovane conservava il suo nome e cognome.
Era diventata una persona più responsabile – o almeno Haruna ci sperava - anche se nonostante i suoi compiuti diciotto anni d’età era ancora palesemente immaturo ( per cui veniva preso in giro da quello che lui definiva ciuffo-melanzana, alias il suo migliore amico, Atsushi ).
Voleva molto bene alla donna che, ormai, era per lui una mamma a tutti gli effetti, anche se aveva ancora difficoltà a chiamarla così.-
La cena era imbandita, ed aveva un aspetto delizioso.
Sebbene non sembrasse, il giovane sapeva cucinare davvero benissimo, un vero talento per modo di dire.
Beh, più che altro questo doveva essere definito istinto di sopravvivenza visto che Haruna non c’era quasi mai di sera e così pur di non mangiare il pasto cucinato dalla vicina di casa, nonché compagna d’infanzia della madre adottiva - il cui nome era Natsumi Raimon -, imparò a sperimentare e a seguire alla perfezione le ricette, diventando un cuoco provetto.
Per carità, apprezzava – per modo di dire, visto il carattere scontroso che si ritrovava - la buona volontà della donna e l’affetto ma...

 
Cavolo, il cibo che preparava era immangiabile!
 
Bofonchiò finché finalmente non sentì la porta scricchiolare, seguita dai passi stranamente leggeri; Per un attimo ebbe un sussulto, andò a controllare e si ritrovò davanti la blu con stampato in faccia un sorriso a dir poco agghiacciante.
« Tadaima Misaki-Kun! » Boccheggiò, entrando e annusando piuttosto orgogliosa l’invitante profumino che si estendeva per casa.
« O-okaeri. »
 

 
 ~~



 
« Domani devo partire per un viaggio di lavoro. » Ammiccò, portandosi la prima polpetta alla bocca.
Ne gustò il sapore, enfatizzando su come l’uso della salsa per farli rosolare fosse a dir poco straordinario.
Dannazione, avrebbe dovuto fare il cuoco da grande, altro che belle arti!
Il diciottenne mancò un battito.
 
« Masaki, tu ti occuperai dell’Hotel in mia assenza. »
«  Cheeee?! »
 
 

 
Si. Masaki Kariya, giovane studente di 18 anni anni, realizzò che era pronto per suicidarsi.
 
 
 
 
 
 

Angolo autrice.
Ma buonsalve! Ovviamente sono le 3 di notte :D
Perchè la gente normale a quest'ora dorme... E POI CI SONO IO CHE RIMANGO ALZATA A SCRIVERE FIC.
LA MIA DEFICENZA NON HA LIMITI-

Ahem, spero che questa prima abbozza di fanfiction vi piaccia <3
Mi ci sto impegnando molto, e spero possa davvero piacervi yupupu (?)
Ci sarnno molte coppie di spondo, ma non dovrebbe contare più di 8/9 capitoli, e forse farò uno spin-off, chissà(?)
La canzone è di Gumi, la AMO.

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!
Conto su di voi!

 
Lasciate una piccola recensione: salverete non solo tanti pinguipandanicorni, ma anche il povero Kariya dalla depressione (?)
Donate all'associazione Kariya Emo in modo da potergli comprare un pallone (?)
Da tirargli in testa, ma son dettagli 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 2
*** 1 - Reception ~ ***


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11 Grand Hotel

 レセプション- Resepushon|Reception

When small things make me feel amusing, I easily laugh
I wonder if you’d think that’s too simple
But, as I keep on laughing
You infectiously laugh together.
So, I always feel happy
~

 
 
 
 
 


 
 

~~
 
24 Giugno, venerdì, 8:30
 
Masaki fissò ancora, completamente senza parole, la sua pseudo madre che imitava pose di modelle delle riviste mentre si accingeva, con non poca fatica, a sistemarsi i capelli.
Un qualcosa di scandalizzante.
Le valige già pronte aspettavano all’ingresso, strapiene di vestiti, scarpe, e detersivi.
Già, soprattutto perché la Otonashi aveva una certa mania per la pulizia: finché non aveva disinfettato ogni minimo angolo dei posti in cui andava non si muoveva di un millimetro, capace persino di rimanere come uno stoccafisso in piedi per più di due ore pur di non sedersi.
Rise di gusto, l’azzurro, ripensando alla faccia che Haruna aveva fatto quando, per casualità  - o meglio dire urgenza – , si erano dovuti fermare al bagno dell’area di servizio.
La blu si era rifiutata di entrare e se non era per suo fratello Kidou, che aveva insistito, onde evitare spiacevoli incidenti, non sarebbero riusciti a ripartire.
Per qualche buffa e arcana coincidenza, la donna in questione si girò verso di lui con un’espressione alla ‘ti uccido’ piuttosto agghiacciante.
Ora sapeva pure leggere nel pensiero?
Sbuffò, precipitandosi in cucina a controllare che i toast non si bruciassero.
Si sarebbero fermati a far colazione e poi la trentenne l’avrebbe accompagnato all’Hotel, onde presentargli i dipendenti, come agire o quant’altro.
Era impressionante pensare che in tanti anni, Masaki non fosse mai stato lì se non tre o quattro volte stentate.
Finalmente soddisfatta, si stimò gli occhiali, rivolgendo al diciassettenne un meraviglioso sorriso, impossibile da non ricambiare.
Per un attimo arrossì, sentendosi bambino, come quando da piccolo la Otonashi lo prendeva per mano e lo portava alla scoperta del mondo, facendogli dimenticare tutto il dolore che aveva provato alla dipartita dei suoi genitori.
 
 
~~
 
 
Ok, ce la poteva fare.
 
 
Ma chi voleva prendere in giro?
No, non era assolutamente pronto.

 
Fissò incredulo l’enorme struttura che si ergeva a pochi metri da lui.
Si trattava di un edificio a dir poco gigantesco, con ben otto piani – se la matematica non è un’opinione -, tralasciando piano terra e seminterrato. Un color rossiccio impregnava le pareti, con aggiunta di piccole colonnine finte lungo i lati esterni che donavano un aspetto decisamente sontuoso.
Il tetto era sul castano mogano, da poco rifatto viste le minuscole asticelle che  ne sorreggevano la parte interna.
All’entrata ad accoglierlo c’erano, contando, sei scalini che conducevano all’enorme colonnato dove con  fierezza vi era una porta girevole a vetrata.
Sull'angolo a destra e sinistra, piccole piantine di azalea, per dare un tocco in più di colore.
Il alto, quasi un po’ appacchianata, vi era l’enorme scritta con il nome dell’Hotel.
La Otonashi ridacchiò soddisfatta osservando il giovane rimanere senza parole; eppure, si ritrovò a pensare che quella non era la prima volta che gli parlava del suo lavoro…
Forse Masaki l’aveva presa come una bugia?
Chissà…
Era un po’ intimorito, lo notava dal portamento insicuro, e dallo sguardo fermo, tradito dalle mani tremolanti.
 Sospirò.
«  Su, non c’è da essere così spaventati!  » Lo rimproverò poi, ormai scocciata della sua titubanza.
L’azzurrò capì subito cosa stava per digli, così senza farselo domandare un paio di volte, spinse contro il pannello di vetro, freddo e un po’ umido al contatto ( forse da poco lavato…? ), ritrovandosi dall’altra parte.
Ampie pareti color perla si estendevano davanti ai suoi occhi, insieme col nero brillante, mischiato a ricami dorati, del pavimento.
Notò immediatamente un’ala adibita a tavoli, rigorosamente in ciliegio, come il resto dell’abbinamento, su cui vi era poggiati ampio tulle per dare morbidezza e un meravigliosi centrotavola che consistevano in un curatissimo vaso nel quale spiccavano fiori di narciso e perline.
Di fianco a quest’ultimi, piccole candele profumate, accese, donavano un meraviglioso odore di gelsomino.
Poco ci mancò che urlasse dallo stupore nell’osservare con quanta cura nel dettaglio venisse curata la sala.
Purtroppo per lui però, quel momento idilliaco venne smorzato da una guantiera che lo – letteralmente - cresimò in testa, facendolo strabuzzare a terra.
Un ragazzo dagli occhi verde mela  e dalla buffa pettinatura a codini ( che lo faceva sembrare una specie di coniglio ) della medesima tonalità,  gli corse incontro allarmato.
Aveva un viso niveo e delicato, notò; dalla divisa che indossava intuì che fosse un barman.
«  Mi scusi tantissimo! » Tremolò, tentando invano di aiutare l’azzurro a rimettersi in piedi; in tutta risposta lui sbottò scocciato, osservando le ‘’meravigliose’’ macchie di cibarie sui suoi vestiti ed in testa.
«  Avrò bisogno di un cambio. » Concluse, sospirando.
La sua preziosissima camicia  lavata a mano… Venticinque minuti di strofinio e risciacquo finiti nel gabinetto in meno di una manciata di secondi dalla sua entrata
Ma bene. Quella giornata stava procedendo davvero in maniera eccelsa.
Si trattenne dal maledire quel posto, in memoria della sua buona stella.
« Rune- chan, dovresti fare più attenzione! Immagina se ci fosse stato un cliente importante! Avrei dovuto scusarmi io, lo sai? » Rimproverò Haruna, visibilmente di malumore, mentre controllava il pavimento senza badare troppo al diciottenne frustrato che la fissava con un ghigno inquietante in volto.
« Tutto bene Fey? » Un altro giovane, dai buffi capelli arancioni che ricordavano i raggi del sole e dagli occhi azzurro cielo, si avvicinò ai tre, in panico vista l’assenza del il compagno che non era tornato indietro per le successive ordinazioni.
Masaki si chiese mentalmente se quella fosse una sfilata per capigliature strambe, o cos’altro.
Aveva una divisa molto simile al ragazzo di prima, ergo, andando per logica, dovevano appartenere alla stessa sezione.
Il dipendente sbiancò accorgendosi della blu, lasciando scorrere i suoi occhi dalla trentenne al diciottenne con fare ritmico.
‘Ma era così che appariva sua madre, un dittatore?’ si domandò il giovane dagli occhi d’oro incredulo alla reazione di terrore degli altri due.
Questa lo guardò, rivolgendogli uno dei sorrisi più falsi della storia e no, Masaki non ne fu per niente rassicurato.
« Ragazzi, le buone maniere, su! » Ammiccò la donna, facendo un occhiolino stile Idol – non perfettamente riuscito- verso i due ragazzi che scattarono letteralmente come quel gioco…
Si, 'occhio alla talpa', se non era in errore.
« Io sono Tayou Anemiya, ho diciannove anni, la mia attuale occupazione è cameriere. » Prese un attimo di respiro per poi strattonare l’altro, spingendolo in avanti « … Questo  è invece Fey Rune, diciotto anni, addetto al servizio bar, praticamente il barista. » Aggiunse poi, con una certa sicurezza mentre il verdino chinava il capo rispettosamente, seguito a ruota dal suo collega.
Non aggiunsero altri particolari; l’arancione lo stava guardando male in compenso e ovviamente sentendosi sfidato, l’azzurro lo squadrò nuovamente, serio.



« Ka~ Ri~ Ya-Kun~ »


La voce cantilenante di sua madre gli fece per poco prendere un infarto.
Ah, giusto, doveva presentarsi anche lui; insomma, si trattava di educazione e sebbene avesse dei modi di fare rudi – che riconosceva quasi con orgoglio-, sapeva benissimo come comportarsi in pubblico (o quasi).
« Il mio nome è Masaki, Kariya Masaki, è un’onore conoscerv- » 

Non riuscì a finire la frase che la maggiore già gli aveva rubato la scena.
« Sarà il nuovo direttore dell’Hotel fino al mio ritorno. » 
Le bocche dei due poveretti in ascolto si spalancarono all’unisono.
« Cosaaaaa? »



~~

 
 
« Hai visto? Già hai tutti gli occhi puntati su di te! »
Un commento che per poco non gli fece vomitare la colazione.

 
Era OVVIO che lo guardassero con un misto tra la pietà e la compassione.
Un ragazzo sporco di torta e panna dalla testa ai piedi, con i vestiti andati a quel paese, che passeggia in compagnia di una persona insana mentalmente importante, in quanto direttore, che salutava a destra e a manca,  e gli teneva la ‘manina’ a mo di bimbo di sei anni, sarebbe mai passato inosservato?!
Evitò di fare polemiche. Anche il suo sguardo truce aveva bisogno di ricaricarsi a furia di occhiatacce date a tutti i dipendenti che lo avevano fissato interrottamente.
Poi si ritrovò davanti una ragazza dal color di capelli simile al suo, più sul verde acqua però, dalla pettinatura insolitamente carina, con due occhi color lavanda che immediatamente presero ad osservarlo sospettosamente.
« Okaeri master! » Salutò con tono affabile, inchinandosi di fronte ad Haruna, lasciando che il suo vestito da maid sventolasse leggiadro.
Si, era decisamente carina, tant’è che Kariya si ritrovò ad arrossire impercettibilmente mentre quella rideva sottecchi.
« Sempre deliziosa come sempre mia cara!  Masaki, lei è Beta, una delle nostre migliori dipendenti, non è adorabile? » Aggiunse la blu, con gli occhi praticamente a cuore, tant’è che sembravano formarsi attorno alla sua figura quegli odiosi sbrilluccichii stile anime.
Troppo dolcioso per i suoi gusti.
 
« Haruna-sama, ho saputo che partirete a breve… Se vi servisse aiuto nella gestione, io ci sono… E questo ragazzo? »  Chiese poi, poco convinta dall’espressione pensierosa della Otonashi.
« Oh, lui? E’ mio figlio adottivo, il direttore in mia sostituzione… Il vostro nuovo capo. »
Beta la guadò come se avesse detto qualche genere di blasfemia; si era ammutolita, e non osava parlare, con un’espressione mista tra sconforto e rabbia.
Sua madre non ci fece caso, troppo occupata a controllare il palmare, mentre rimbombavano suoni di messaggini ogni cinque minuti.
Calò il silenzio, si sentiva a disagio. Poi la ragazza gli sorrise affabile.
« Beta, porteresti Misaki nella Cabina a cambiarsi? Io ho da fare giù, in Hall. » Domandò poi, levandosi gli occhiali rossi.
La verde acqua scattò improvvisamente, mormorando un ‘Hai’ con un fil di voce.
 
 
 
 ~~

 
 
Non si dissero nulla per tutto il tragitto.
La porta rossa vene aperta dal mazzo di chiavi che la ragazza teneva con se, rivelando una saletta di media grandezza piena di armadietti.
Notò la maid girovagare un po’ finché aprendone uno iniziò a frugarvi con foga.
Sorrise soddisfatta, porgendo i vestiti al diciottenne; consistevano in una camicia bianca, un paio di pantaloni ed un gilet nero.
Gli vennero indicate poi delle scarpe, e non ci volle un genio per capire che erano in completamento dell’outfit.
Tentò di ringraziare, ma una mano lo artigliò al muro.
« Come ha potuto farmi una cosa del genere la mia adorata nee-san? Tu saresti il mio nuovo capo? Non farmi ridere! Patetico omuncolo, vedi di starmi alla larga o ti giuro che da qui non ne uscirai intero, capito? » Sbottò sadicamente, mentre Masaki riuscì a stento a spostare la mano che la giovane premeva sul suo collo.
Sembrava un’altra ragazza, forse doppia personalità?
« Très bien, a dopo allora Kariya-Kun~»  Continuò lei, sorridendogli affabile.
Si accasciò a terra facendo il punto della situazione.
Cavolo, la cosa era inquietante…
Non solo tutto ciò che gli stava accadendo sembrava una telenovela, - tipo quelle che vedeva Haruna fino alle tre di notte, piangendo a random -, ma ora stava persino subentrando il suo arcinemico.


 
Il francese.


~~
 
 
Scese, tornando al primo piano; riconobbe immediatamente la figura di suo zio Kidou che parlava amabilmente con la Otonashi.
E dire che erano così diversi e uguali allo stesso tempo.
I due non avevano lo stesso cognome, causa separazione dei genitori, ma erano così uniti da essere comunque rimasti  insieme.
Con quegli abiti stava bene visti i risolini soddisfatti.
« Aaaaaaaah, il mio Masaki cresceeee! » Urlò la blu, facendo sobbalzare i presenti per la sorpresa, iniziando a fare migliaia di foto sotto lo sguardo sconcertato di Yuuto e quello sotto shock, a causa della luce negli occhi, del ragazzo.
« Io sto per andare, l’aereo parte tra poco; per oggi ci sarà mio fratello ad aiutarti, ti spiegherà tutto. Da domani, sarai solo. Conto su di te! » Aggiunse poi, sistemando il colletto all’azzurro, che avvampò di botto.
Gli porse poi un mazzo di chiavi.
« C’è quella di casa e quella della suite destinata a te. A volte ti capiterà di dover dormire qui. » Spiegò l’uomo, prima che potessero venir fatte domande.
La blu sorrise ad entrambi e dopo averli abbracciati per bene, imboccò l’uscita.
Poi si fermò, girandosi nuovamente verso i due.
« Misaki, ricordati di avere sempre acceso il cellulare, di non rimanere troppo tempo al computer… E di innaffiare le piante… Di sistemare casa, e ovviamente i compiti...  »  Gridò poi, in piena esaltazione, lasciando  che l’intera clientela osservasse la scena.
« Haruna starai via solo per un paio di settimane, per l’amor del cielo! » Sbottò il diciottenne, rosso come un peperone, mentre il suo stesso zio si stava trattenendo dal ridere.
Voleva sprofondare.


 
« Non dimenticare di pulirti per bene le orecchie, mi raccomando! E poi anche di lavare Tedd- »
« Mamma! »
« Vado, vado! »


~~
 
 
Il taxy l’aspettava già fuori da un buon quarto d’ora.
Posò le valigie, indaffaratissima; mentre si sedeva si rese conto di una cosa: Kariya l’aveva chiamata ‘mamma’.
Sorrise, quasi con le lacrime agli occhi.
Lo avrebbe bombardato di messaggi, come minimo.

 
 ~~

 
« La reception, front office o ricevimento, è il banco che abbiamo qui.
Si nota appena si accede alla zona hall dove avvengono i contatti tra il personale dell'albergo e i clienti.
Questo bancone è un vero e proprio settore che si occupa dell'accoglienza e delle procedure d'ingresso, di soggiorno e d'uscita dei clienti dell'albergo.
E’ spesso collegata, se noti il retro, con il back office, che è accessibile solo al personale e viene usato come sede dell'amministrazione e di direzione delle imprese turistiche.
La sala riunioni è però al terzo piano. »
 
Masaki si zittì, ascoltando con attenzione, mentre Kidou  gli mostrava ogni angolo dell’albergo con il rispettivo ruolo.
Dannazione, era molto più complicato di quello che pensava, ma erano solo due settimane in fondo...

Ce la poteva fare.
 

   
Angolo autrice.
Ma buonsalve! Ovviamente sono le 3 di notte :D ( di nuovoooo )
Perchè la gente normale a quest'ora riposa tranquillamente... E POI CI SONO IO CHE RIMANGO ALZATA A SCRIVERE FICTION.
E DOMANI MI DEVO ALZARE ALLE SETTE.
Ce la farò? Si accettano scommesse xD

Ahem, spero che questo primo capitolo vi piaccia <3
Per ora ci sono giusto un po' di descrizioni ed introduzioni, nel prossimo si entrerà nel vivo dell'inferno di Masaki BD
Mi ci sto impegnando molto, e spero possa davvero piacervi yupupu (?)
In questo abbiamo visto Tayou, Fey, Kidou e la yandere/ sadica Beta.
Il club delle capigliature strane- cit Kariya x''
Dalla prossima apparranno molti più personaggi, e inizierò a delinearne meglio i caratteri, yep!

La canzone è dei Vocaloid, la AMO a prescindere x'D.

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!
Conto su di voi!

 
Lasciate una piccola recensione: salverete non solo tanti pinguipandanicorni, ma anche il povero Kariya dal suo nemico mortale, il francese (???)
Donate all'associazione Kariya maid in modo da potergli comprare un sacrosanto vestito (?)
Per farlo andar vestito così in giro, ma son dettagli 
 

 

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Capitolo 3
*** 2. - Soggiorno~ ***


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11 Grand Hotel

 リビングルーム- Ribingurūmu |Living room

A little boy making a sad, lonely face
I wonder if it’ll change into a smile when he pulls on his transformation belt?
It’s the magic in the type you put on, and in girls
I wonder if the world the they see changes when they put their self-confidence on?
 ~

 
 
 
 
 


 
 

~~
 
24 Giugno, venerdì, 14:30
 
Kariya continuò a girovagare per l’albergo, curioso – anche se non lo avrebbe mai ammesso -, davanti a quel tumulto di gente: un via vai continuo tra dipendenti e clienti.
Per sua fortuna Kidou sarebbe rimasto ancora per un po’, onde evitare disastri siccome il diciottenne doveva ancora far i conti con la ‘familiarizzazione’ dell’edificio.
Continuò a vagare per i corridoi, abbastanza stizzito dalle occhiatacce di alcuni che lo guardavano dall’alto in basso – persone che avrebbe tranquillamente preso a calci insomma -.
Ricambiò beffardo con sorrisini odiosi e sincerò con se stesso di andarne abbastanza orgoglioso; riprese la sua camminata a passo rigido, in una classica posa alla ‘sono il boss’.
Neanche il tempo di terminare quei buffi pensieri che si ritrovò faccia e muro, o meglio dire ‘legno’, d’una porticina abbastanza carina e ben decorata; si stupì non poco.
Pressò la maniglia, notando con somma felicità che questa non era chiusa a chiave, sporgendosi  leggermente, lasciando che si aprisse un po’.
«  È permesso?  » Mormorò sottecchi, per poi spalancare completamente, ritrovandosi davanti ad una specie di passaggio colmo di cianfrusaglie e attrezzi da giardino; era ben illuminata come stanza, data la presenza di ben quattro finestre delle quali, in pratica, una della stessa lunghezza della parete; dimostrava aprirsi a sua volta per uscire all’esterno.
Solo allora notò, dopo il soffitto vitreo e la pavimentazione perlata, le meravigliose piante che riempivano l’intero luogo, e con sua sorpresa, riuscì a distinguerne molte.
‘Allora la biologia serve a qualcosa oltre che a dormire!’ si ritrovò a pensare mentre continuava, imperterrito,  una ricerca verso un qualcosa di cui non aveva neanche lui idea.
D’un tratto, affascinato da un vaso, si ritrovò ad ammirare un meraviglioso fiore che in quella marea di colori sembrava insignificante, ma allo stesso tempo unico.
 
«  Campanula soldanella, nome scientifico Campanula rotundifolia…
Altezza variabile da 10 a 60 cm.
La forma biologica è definita come emicriptofila scaposa (H scap), ossia in generale è una pianta erbacea, a ciclo biologico perenne… »

 
Mormorò appena sotto voce, prendendo tra le mani, senza strapparlo, un petalo del fiore, rimirandolo con una sorta di ammirazione…
«  Nel linguaggio dei fiori vuol dire gratitudine… »
Ma non ebbe il tempo di continuare la frase che una mano lo prese alle spalle: mancò un battito per lo spavento, pensò seriamente che fosse un qualche stalker assassino con l’uncino e la benda, come quello del film che aveva visto la sera precedente. Dannato Atsushi e le sue idee geniali, avrebbe dovuto ascoltare Hikaru dannazione!
All’apoteosi del collasso si voltò, incontrando due occhi color smerando, incastonati in un viso niveo, appena nascosti da un paio di occhiali.
Tentò di riprendersi facendosi coraggio, osservando il tratti dell’uomo, o meglio dire della capigliatura strana, che questi portava. Dai vestiti doveva essere il giardiniere.
« Il linguaggio dei fiori, l’Hanakotoba… Direi che è piuttosto raro trovare oggigiorno qualcuno che lo studia ancora! » Ammiccò il rosso, sorridendogli affabile con una certa aria di superiorità che irritò non poco l’azzurro, ancora ansimante per lo spavento.
« Hiroto Kiyama, trentadue anni, curatore della serra e vice capo-cuoco… con chi ho l’onore di parlare?»
Kariya ostentò tranquillità di fronte quel sorriso sincero, e sospirò pesantemente, ricomponendosi.
« Masaki Kariya, sostituto della proprietaria Otonashi Haruna, yoroshiku onegaishimasu! » Proferì il più giovane, abbozzando un breve inchino, mentre l’altro lo guardava con occhi sbarrati.
Provò a farsi avanti, urtando goffamente il più grande, ancora imbambolato, facendone cadere la montatura; il rumore riecheggiò sulla parete in modo sordo.
Una strana tensione si manifestò nell’aria mentre lo sguardo diaccio dell’uomo sembrava scrutargli l’anima: era un demone o cosa nell'arco di qualche secondo?!
Lo vide alzarsi e istintivamente intricò le braccia, temendo in un schiaffo o quant’altro.
Si, si stava cagando sotto come un bambino di cinque anni di fronte al mostro nell’armadio.
Passarono un paio di minuti che, alla luce dei fatti, scaturirono non poca curiosità al diciottenne; preso dal momento, si ritrovò a sollevare leggermente la palpebra destra e, sorpreso, notò la figura del trentenne porsi in un modo a dir poco raccapricciante: giurò di vedergli dei cuori a posto degli occhi oltre che un’espressione piuttosto ebete.

 
« Kawaaaaaaaii  loliii- kun! »
 
No, quello era troppo, davvero.
L’uomo gli si fiondò praticamente addosso abbracciandolo, termine più esatto (forse) era ‘spupazzandolo’, travolgendolo completamente.
Ok, era abbastanza basso per la sua età, però dannazione, non era così tappo! E  per giunta ‘loli’?
Dove la vedeva questa graziosità? Non era mica una ragazza, lui!
Ma che problemi aveva?
Prima il cameriere pasticcione, poi la yandere assassina e ora un lolicon.
Ma cos’era quello, un hotel o un ospedale per pazzi?
Seriamente, continuando così, avrebbe finito per divenire matto anche lui lì dentro…
Ora però il problema era quell’adulto che lo stava stritolando a mo’ di anaconda: lo stava uccidendo.


 
~~

 
Per un attimo gli mancò il respiro e gli parve di vedere un ufo avvicinarsi a velocità sorprendete; allucinazione, si disse.
O almeno pensava, visto che l’immaginario oggetto aveva colpito in piena testa il suo aggressore mettendolo letteralmente KO.
Ormai libero, fece per urlare per lo spavento, ma si ritrovò la delicata figura di un giovane dalla capigliatura verdina – altro colore strano, si disse -  che fece segno di zittirsi.
Gli occhi color nocciola, quasi neri, si puntarono su di lui mentre questi si avvicinava sempre più; il diciottenne non si mosse: la sua mente era in tilt: temette di star per morire lì.
Inaspettatamente il nuovo arrivato, appena fu ad una corretta distanza, si inchinò formalmente, in segno di rispetto, verso l’azzurro: ne rimase davvero sorpreso.
« Midorikawa Ryuuji, 31 anni, capo chef, felice di conoscerla nuovo direttore» Proferì poi con riguardo.
« K-Kariya M- »
« Masaki, giusto? Otonashi sensei mi ha già parlato del suo arrivo. » 
Il verde lo aveva bloccato a mezz'aria, lasciando il poverino in uno stato tale da annuire soltanto.
« Mi scuso per il pessimo carattere del mio collega, non è sua intenzione, finisce sempre così quando è senza occhiali. » Sospirò notando lo sguardo scandalizzato del maggiorenne osservando il corpo inerme, mentre l’altro si premurò di recuperare la montatura.
« Tranquillo, non si preoccupi, un paio d’ore e ritornerà come nuovo! » Ammiccò l’uomo dagli occhi color cioccolata, trascinando le spoglie mortali di Hiroto su una sedia poco distante.
«  Puoi darmi anche dal tu, non ci sono problemi, dopotutto, sono solo provvisorio qui. » Disse poi il minore, distogliendo lo sguardo, visibilmente imbarazzato dal sorriso affabile di Midorikawa.
Una persona normale, non poteva quasi crederci! Sembrava quasi un sogno, perdinci!
Si strofinò gli occhi, onde evitare di pensare che quella fosse un’illusione: con sua somma felicità, no, non lo era!
« Va bene allora. Comunque, grazie di non aver urlato, purtroppo Kiyama ha questi sbalzi d'umore ma ti assicuro in fondo…  », sospirò, come a farsi forza da solo, « molto in fondo, è una brava persona, non preoccuparti. In caso di qualsiasi attacco chiamami pure, sono a tua disposizione!  » Asserì in fine, gettando un sorriso al povero Misaki.
Kariya si ritrovò a sospirare pesantemente, per poi con una scusa, allontanarsi.
Prese a massaggiarsi una tempia; almeno qualcuno sano di mente c’era.
Riprese a camminare, salendo al secondo piano.


 
~~

 
Era molto ampio, osservò subito, pieno di stanze.
Scrutò un paio di ragazze intente a far pulizie. Una di queste lo richiamò sull’attenti.
Midori, Aoi e Akane erano inservienti lì da circa tre mesi, da poco tempo quindi, ma avevano un bel caratterino!
Soprattutto la rossa, notò, non aveva granché voglia di lavorare, preferendo di gran lunga giocare a videogame o sfidare il residente della camera 34, di cui non aveva capito bene il nome.
Si trattava di una stanza importante, se non errava era il figlio del maestro Musashi, Nishiki Ryoma, proprietario del grande sito d’addestramento militare giapponese: insomma, gente con un certo rango.
Pregò che non si atteggiasse troppo, non sopportava quei tipi così veementi, gli davano il voltastomaco.
Salendo al terzo piano, si ritrovò una scena raccapricciante, alias litigio tra dipendente e cliente.
 

 
 ~~
 

« Le ho detto che non intendo minimamente muovermi da qui senza il mio cappotto Praga! »
« Le ripeto che non posso farlo apparire magicamente. »     
       

 
La conversazione si faceva sempre più accesa.
Ignorò la cosa, ma ne venne subito richiamato.
Strabuzzò gli occhi, non credendo ai propri occhi.
Afuro Terumi, modello della casa prestigiosa di moda che ormai dominava l’intera città, la Soren, ora era lì a urlacchiare con una delle persone più ‘simpatiche’ che avesse mai visto.
Cominciò a girargli intorno cercando nelle tasche l’infallibile blocchetto appunti.
Cavolo, voleva un’autografo a tutti i costi!
Il biondo, sentendosi forse dare le dovute attenzioni, si calmò leggermente, imitando qualche posa da sfilata mentre il diciottenne lo tempestava di domande sul suo lavoro.
Il suo compare invece era freddo come il ghiaccio, dava i brividi.
Fece per presentarsi, ma questi subito si premurò di spiegare la situazione.
Kariya c’aveva capito poco o nulla: quell’indumento però doveva essere trovato.
Fecero per cercarlo, ma fu inutile.
Il giovane dai capelli blu notte e le iridi d’ro non si mosse d’un millimetro, non era di grande aiuto.
D’un tratto, due figure, una dai capelli ghiaccio e l’altra color rosso fiamma vennero in contro all’uomo dagli occhi cremisi.
La seconda cadde rovinosamente faccia a terra, inciampando sul tappetto; prese a divincolarsi, maledicendo praticamente tutto ( cose carine e coccolose, insomma ), mentre Suzuno, rimase a fissarlo con sguardo truce, imitando un epico facepalm.
Intrappolato insieme ad Haruya - così si chiamava-, c’era proprio il famigerato oggetto di contesa.
Kariya si sentì sollevato - e irritato allo stesso tempo osservando l’altro ragazzo andarsene via con non la chance; lo inseguì.
 
 
 ~~

 
« Tsurugi Kyousuke, diciannove anni, facchino. Ora togliti dai piedi, ce l’avrei fatta tranquillamente senza la tua inutile presenza » Ribadì il più grande continuando a camminare con passo svelto.
« Ehi! Come ti permett- »
« Non sei Haruna, questo basta.  »        
Non aveva avuto neanche il tempo di ribattere che l’altro era svanito chissà dove, peggio del teletrasporto stile Harry Potter.
Proprio antipatico, però!
 

 
 ~~

 
Ormai la giornata stava per terminare.
Aveva girovagato un po’ e fatto la conoscenza di molte persone, dal giardiniere al barista, incontrando tante celebrità.
Fece per tornare giù al piano terra finché, di corsa, suo zio non lo afferrò trascinandolo direttamente alla reception; aveva in mano il cellulare ed era visibilmente preoccupato.
« Masaki, devo tornare subito in banca, ti raggiungo tra poco. » Disse poi pacato dopo l'ennesimo squillo, afferrando di getto la giacca mentre l’azzurro non aveva la minima idea del da farsi.

« E io cosa dovrei..?  »
« Devi solo dare le stanze, mostrando il tabellone dei prezzi, io devo scappare!  »       
« Zio, il borson- »

 
Non riuscì a terminare la frase che la figura dell’adulto svanì davanti ai suoi occhi.     
 

 
~~
 

Messaggio ricevuto da Ahawe, 18:27
“ Come va, goccino di mamma? |(^u^)/ “

Messaggio inviato da  KariKary, 18:28
“ Haruna. Giuro, quando torni mangerai la cena preparata da zia Natsumi.”
 
Ahawe, 18:29
“ Stai scherzando, vero?!”

KariKary, 18:30
“ Mai stato più serio.”
Ahawe, 18:31
“Come puoi farmi questo?”

Ahawe, 18:35
 “Da quando ti comporti così con la tua mommy? ToT”
 
 
“Da quando mi  ha rinchiuso in manicomio.”
Invio messaggio in corso...

 
 
Stesso giorno, venerdì, 19:30. 
 
 
Le strade della città si facevano sempre più intricate man mano che correva.
Sembrava uno di quegli scherzi fatti apposta, giusto per non lasciarlo proseguire.
Sbuffò appoggiandosi ad un muro a pochi passi dall’imbocco di un vicolo che da quanto aveva capito, sbucava nel parchetto in centro.
Oh, beh, per quanto si sforzasse nel rimanere impassibile, quella vista lo aveva sempre affascinato.
Il capelli  rosastri,  racchiusi in due delicati codini – fatta eccezione per una piccola frangetta davanti-, iniziarono a scuotersi man mano che il vento estivo, caldo e delicato, si infrangeva con gentilezza sul suo volto candido, facendolo irrigidire al tatto.
Aprì gli occhi, beandosi di quella sensazione idilliaca, rivelando le sue iridi color oltremare, ormai interessate semplicemente al paesaggio, come se fosse l’unica cosa che in quel momento avesse potuto calmarlo, o almeno distoglierlo dai suoi mille pensieri.
Riprese il suo cammino, passeggiando tra gli alberi, come se nulla fosse, godendosi lo spettacolo della natura.
Questo almeno finchè non percepì dei passi e voci familiari – mancò un battito.
 
 

 
Ok, ci voleva un piano.
Iniziò a correre nuovamente finchè non notò una grossa scritta in lontananza.
Bingo.
 
 ~~
 
Aveva preso a piovere.
Gocce di pioggia si infrangevano sull'asfalto, poteva persino sentirle.
Continuò a rigirarsi un paio di chiavi, con estrema facilità; sbuffò.
D'un tratto un forte rumore squarciò quel silenzio: qualcuno era entrato, accompagnato da una straordinaria aria di tempesta.
 









 
Angolo autrice.
Ma buonsalve! Oggi no, sono in orari decenti :D ( in ritardo di una settimana ma vabbeh, dettagli (???) )
Finalmente si movimenta questo albergo!
E ora fa la sua entrata in scena... eheheheh
Indovinate?

Ahem, spero che questo primo capitolo vi piaccia <3
Per ora ci sono giusto un po' di descrizioni ed introduzioni, nel prossimo si entrerà nel vivo vero e proprio!
Mi ci sto impegnando molto, e spero possa davvero piacervi yupupu (?)
In questo abbiamo visto Hiroto il pervertito (ovo), Midorikawa, Terumi, Suzumo e Nagumo, lo tsundere Kyousuke (BD), Aoi, Midori e Akane, e uhuhuhuhu (???????)

Ben presto vedremo come quel poveretto dovrà sopravvivere uvu

La canzone è dei Vocaloid, la AMO a prescindere x'D.

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!
Conto su di voi!

 
Lasciate una piccola recensione: salverete non solo tanti pinguipandanicorni (???)
Donate all'associazione Kariya salvezza in modo da potergli permettere di fuggire dalle grinfie degli Hiroti selvatici(?)
In Alaska, ma son dettagli 
 

   

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Capitolo 4
*** 3 - Aree Interne Comuni ~ ***



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11 Grand Hotel

インテリア公共スペース- Interia kōkyō supēsu |Interior public spaces

If everyone in the whole world
Ran out into the streets, every boy, every girl
Meeting up in the center of town, everyone
Would join hands and we'd look up into the sun
 ~

 
 
 


 


~~
 

Si annoiava.
Suo zio era fuori da una buona oretta e la cosa lo stava iniziando a preoccupare.
Per quanto il suo carattere non poteva definirsi ‘esattamente’ amichevole, teneva comunque alle persone che si erano prese cura di lui, anche se, beh, aveva un modo piuttosto inquietante di dimostrarlo.
Erano ormai una decina di minuti che continuava a fissare il bancone, interrogativo, osservando con attenzione ogni angolo o rifinitura - scorgendo qualche scheggetta qua è là - verso il lato sinistro.
La Otonashi e la sua brutta abitudine di strisciare le unghie su superfici legnose – una sorta di tic che ormai Kariya conosceva alla perfezione.
Sbuffò, rigirandosi ancora il vecchio giornale risalente alla settimana passata, confermando l’ipotesi che sua madre fosse seriamente così pigra da non andare a comprare neanche una rivista se significava alzare il didietro dalla comodissima poltrona di pelle - (invidiata dall’intero personale, era riservata solo al direttore e Masaki c’era letteralmente spaparanzato con gli occhi socchiusi, beandosi delle occhiatacce degli inservienti) -.
Acutì l’udito: un misto di suoni diversi si impossessò della sua mente.
Dalle cucine proveniva un leggero stridio meccanico – forse la nuova lavastoviglie di cui Midorikawa gli aveva parlato?-  che lo incuriosì quasi quanto gli urli striduli di Beta che dettava legge al primo piano.
Scorse dai finestroni d’entrata delle gocce d’acqua che si infrangevano letteralmente sulla vetrata, aiutate dal vento caldo di fine giugno.
Non era raro, dopotutto era pur sempre la stagione delle piogge…
Eppure questa volta a Kariya sembrava diverso: c’era qualcosa in quel gocciolio che lo ipnotizzava.
Fin da piccolo aveva sempre amato gli acquazzoni: l’aria umida unita ai rombi dei tuoni e alla luce dei lampi lo affascinava.
Serrò le palpebre, beandosi di quella sensazione diaccia che gli percorreva la schiena, provocando leggeri brividi di freddo; un odore di erba bagnata mandò la sua mente in una sorta di apnea.
Finalmente il sonno – quel maledetto – si faceva di nuovo vivo.
Il problema era che doveva lavorare ora, in teoria.
Tentò a lungo una lotta contro se stesso,  l’omino del sonno e la ragione: cercò di focalizzare la propria attenzione su qualcosa di intelligente e dall’alto contenuto formativo ( ovvero alle urla al primo piano ).
Insomma, era una guerra persa in partenza.
Fece per appisolarsi, finché un rumore di cocci rotti squarciò la sua pseudo-tranquillità, ridestandolo dal suo sonno con lo stile ‘porta sbattuta in faccia’ –inutile dire che la cosa gli ricordava sua madre durante i suoi periodi.
Non ebbe il tempo neanche  di alzarsi che, subito, una folata di vento si riversò nella sala, unito allo stridio della porticina girevole; una ragazza era chinata sul tappeto rosso, tentando di riprender fiato.
Qualcosa nel cervello di Masaki era scattato come un campanello d’allarme.


 
 
Ragazza -> Donna -> Essere umano di sesso femminile.

 
 
Si alzò dalla sedia come un razzo, filando subito in soccorso e aiutandola a rialzarsi.
Aveva dei lunghi cappelli rosa fino a metà spalla e una carnagione pressoché nivea.
L’abbigliamento era decisamente abbozzato: un pantalone a metà gamba, una camicia e delle scarpe da ginnastica (in modo da essere più comoda pensò).
Eppure, si ritrovò a chiedersi: perché indossava vestiti così poco femminili?
Insomma,  sapeva che non a tutte piacevano vestiti fru fru, o decorati ma… Era seriamente troppo maschile anche per una donna.
Tentò comunque sistemarsi in una postura più composta.
Allora…  Atsushi se non errava, gli aveva suggerito di utilizzare tono forte e sguardo seducente per i primi approcci, mentre Hikaru gli aveva raccomandato toni gentili e dolci.
Ora, quali dei due usare? Bella domanda da porre al proprio cervello, in particolare con tre secondi di tempo per agire.
Si dette mentalmente dell’idiota.
« O-Ohi vuoi una m-man- »
Il povero ragazzo non poté finire la sua frase che occhi color oltremare si posarono sui suoi, cancellando ogni traccia di pensiero razionale nel suo vocabolario.
Notando che la ragazza stava tremando, subito da bravo cavaliere fece per aiutarla ( forse ‘subito’ non era esattamente la parola esatta, visto che ci aveva messo ben cinque minuti buoni a smettere di essere uno stoccafisso ).
Il viso era tutto rosso, e si sentiva davvero bruciare: tanti anni passati a cercare una ragazza, che fosse quella finalmente la casualità giusta?
« Ehi, perché diamine mi fissi con quello sguardo stranamente allucinato? »
Finalmente la persona appena entrata si decise a parlare; lo sguardo che era praticamente un misto di ‘ma che diamine fai’, quasi disgustato.
Kariya sbiancò. Quella voce… no…
« Sei un maschio? »
Le certezze di Kariya, insieme ai suoi filmini mentali si erano frantumati in mille pezzi, così come il suo sorriso.
No, dai era impossibile! Capelli rosa, iridi azzurre e soprattutto: ‘codini’.
Non riusciva a crederci, si impegnò con tutto se stesso onde evitare di lasciar correre la propria immaginazione.
Magari aveva sentito male, si doveva essere così...
DOVEVA.
D’un tratto un rumore di passi  pesanti si fece strada e il rosa sobbalzò di scatto con uno sguardo perso nella sala, forse per trovare riparo o quant’altro.
Masaki lo guardò torvo, insicuro sul da farsi, finché questi non lo prese per le braccia, chiedendo disperatamente aiuto.
« Ti prego, nascondimi! »
I suoi occhi lo implorarono silenziosamente.
Insomma, chi diamine era? E soprattutto perché lo stavano cercando? Che avesse commesso qualche crimine o qualcosa di simile?
Per quanto tentasse non riusciva a fare spazio tra i suoi pensieri, e per agire non era rimasto così tanto tempo.
Preso dal timore e dall'esasperazione, afferrò saldamente la mano trascinando il ragazzo dietro al tavolo della reception- unico posto che a parer suo era il più sicuro di tutti nel giro di qualche metro.
 
 
 
~~

 
Due uomini sulla trentina si fecero avanti, con aria minacciosa; indossavano entrambi dei vestiti scuri: uno in tonalità nera e l’altro in blu.
Il primo aveva un aspetto massiccio, quasi tozzo.
Per qualche strano motivo, le clienti e il personale stavano iniziando a parlucchiare e spettegolare.
Un vociare straziante - che non cessò neanche con gli pseudo richiami di Kariya- si diffuse nella sala, seguito dal rumore di passi che accompagnava quegli omoni.
Sua madre aveva ragione quando diceva che i suoi dipendenti erano davvero perditempo – allora tutte le volte che con una scusa se ne scappavano dal proprio dovere non era una baggianata, vero?
Schioccò la lingua sul palato, mormorando qualcosa con fare scocciato.
Un vera noia; odiava situazioni stupide come quella ad essere sincero.
Seguì con gli occhi i nuovi arrivati mentre questi si aggiravano con circospezione, decisamente impacciati.
Sbuffò. Quegli energumeni dovevano sloggiare, poco ma sicuro, perché stavano spaventando i residenti d’albergo, e la Otonashi l’avrebbe probabilmente ucciso se il numero di ospiti fosse diminuito.
Intanto, anche Beta e le altre ragazze, civettuole come sempre, si erano affacciate ad osservare la scena.
Quel risolino della ragazza lo fece sobbalzare.
Dannazione, se non fosse intervenuto, da brava gatta morta sarebbe andata a raccontare tutto ad Haruna.
Ok, ci voleva il piano B.
« Buonasera, benvenuti al nostro kaminari juu ichi Gran Hotel, posso esservi utile?  »
Il tono affabile, il portamento perfetto e l’inchino delicato, fecero praticamente strozzare la verde acqua, che tutto si aspettava benché  un comportamento così adeguato.
« Noi, ehm, volevamo sapere se era stato visto un ragazzo…  » chiese il primo - un uomo alto e dalla barba verde e folta - mentre si stiracchiava la camicia.
Era piuttosto robusto e dalla faccia non sembrava qualcuno di realmente pericoloso; il contrario del compare, pensò.
Questo possedeva uno sguardo a dir poco raggelante -  le iridi celestine non facevano che aumentare la pressione addosso al diciottenne –  con una carnagione chiara sovrastata dalla chioma castana, decisamente folta.
« Dai capelli rosa. » precisò, fissandolo in malo modo.
Kariya si sentì attraversato da un improvviso brivido di freddo, seguiti da un’imminente pelle d’oca.
‘RagazzO.’
Quella parola gli stava rimbombando nella testa e fece non poca fatica a ricomporsi.
 

 
Maschio.
 
 
« Mi spiace non esserle d’aiuto ma mi rincresce avvertirla che non è concesso darle informazioni personali sui nostri clienti, nel rispetto della normativa sulla privacy. »
« Guardi che... »
« Sarò felice di aiutarvi solo ed esclusivamente nel caso abbiate un mandante della polizia. Se questo è tutto quello che volevate sapere, vi invito gentilmente a lasciare l’Hotel, state spaventando il resto della clientela. »
Rimasero di sasso alle parole di quello che a detta loro non era che un ragazzino arrogante; si dovettero correggere: sapeva il fatto suo il moccioso.
Il più basso ghignò spavaldo.
Fece per obbiettare, ma il verde lo bloccò prima che potesse parlare - accortosi probabilmente della razionalità delle parole – frenando il gesto avventato.
Sospirò e sorrise di getto verso Kariya che ricambiò schietto, come suo solito.
In pochi secondi i due uomini si ritrovarono davanti all’uscita; il castano si voltò un’ultima volta.

 
« La ringrazio per la pazienza. »
« Si figuri, arrivederla.  »


 
~~
 

 
Le figure erano sparite velocemente, forse mischiate al caos fuori dall’albergo.
Finalmente poteva respirare – anche se i mormorii tutt'intorno erano piuttosto fastidiosi e li sopportava davvero controvoglia.
Quando le acque furono calmate sgusciò fino al bancone dove, al livello dei piedi del tavolo, era appena visibile un codino color rosa caramella; due occhi oltremare presero a fissarlo non appena Masaki fu abbastanza vicino.
Si alzò in piedi come a dire ‘era ora’ mentre lo sguardo di Kariya brancolava nel buio.
Quello era un maschio. Ed era anche più alto di lui.
I complessi mentali erano partiti a go go senza che neanche se ne accorgesse.
Bene,  benissimo.
« Decisamente una meravigliosa performance. »
Il rosa lo stupì, o meglio, avrebbe dovuto aspettarsi che il comportamento di quella specie di ragazzo non fosse effemminato; lasciò comunque basito il giovane direttore.
Fece per controbattere finché non sentì due braccia stringerlo alla vita, seguito da un pianto isterico ed un rumore decisamente metallico.
« Masakicchi, gomenneeeee! » Urlò l’uomo dopo un paio di secondi tra un Kariya che tentava invano di liberarsi, lanciandogli praticamente tutto ciò che c’era sul mobile ed un ragazzo che li guardava basito, ancora più sconcertato da una figura che piangeva in piedi, nascondendo le lacrime con una – ahem - padella.
Decisamente era Hiroto, ergo l’altro doveva certamente essere Midorikawa, nessun dubbio.
« Masakicchi ti sarai spaventato, vero? La prossima volta ti salveremo, vedrai! »
Frignava come un bambino di sei anni e mezzo, e la cosa lo stava preoccupando: che avesse sbattuto la testa, oppure…
« Rimettiti gli occhiali, pervertito. »
Il verde gli aveva proprio sfilato le parole di bocca e, prima che se ne accorgesse, colpì il rosso con una padellata, stecchendolo all’istante.
Nessuno ci fece molto caso, anzi, non dettero neanche un po’ retta a quell’accesa scenetta da soap-opera.
Che fosse quella la normalità nell’albergo?
Midorikawa si ricompose rapidamente, incitando Kariya a chiamarli la prossima volta che fosse accaduto qualcosa di simile, ottenendo come risposta solo un’tch’ - come a voler intendere che avrebbe potuto farcela tranquillamente da solo.
Dopo qualche altro minuto impiegato in piagnistei infiniti, - accompagnata da una modica folla che comprendeva Beta (che lo fissava acida, non una novità, insomma) in tripletta con Sorano e Midori, e l’intera scia di camerieri del primo piano (che invece lo guardavano adorante )- Ryuji chiese nuovamente scusa al neo direttore e portando via con sé  le spoglie mortali del compagno dai capelli rossi che in quella confusione ancora non si era ripreso.
Finalmente congedati i dipendenti, poté concentrarsi su quel ragazzO che pochi istanti prima che si voltasse  si era permesso una modica risata.
Lo fulminò con lo sguardo, ed il rosa tacque, facendosi subito serio, acquistando un’espressione decisamente matura che lasciò il minore perplesso.
« Su, forza… » ostentò il più alto portando le mani al retro del jeans e cacciandone un portafoglietto nero-, « … qual ‘è il prezzo? »
« Che? »
L’azzurro rimase di sasso, congelandosi.
Ma che diamine di pensieri aveva quel tipo per la testa? Pigne?
E per quale diavolo di-
« Il tuo silenzio mi hai salvato dopotutto, quel che è giusto è giusto. »
Ah ecco.
Il suo flusso di pensieri venne nuovamente interrotto; tutto aveva senso ora.
Sospirò, grattandosi leggermente la chioma cerulea, portando le iridi al pavimento per poi rialzarle, palesemente scocciato.
« Bah, sparisci e siamo a posto, non voglio problemi. »
« Ma… »
L’altro sobbalzò costatando che quel ragazzino non aveva voluto un soldo.
Era la seconda volta che gli capitava di conoscere qualcuno che non desiderava il denaro; la gente con cui aveva sempre avuto contatto era facilmente comprabile, eppure…
« Lasci che almeno mi sdebiti!  »
« Seh certo, e allora prenda una stanza! »
Ridacchiò l’azzurrò quasi cantilenando, ritornando dietro la scrivania.
Il rosa rimase impietrito per la seconda volta, lasciando che un sorrisetto gli scorresse sul volto.
 
 
 
« Ok. »
« Cos- »
« Prendo una stanza per due giorni. »
« Eeeeeeh? »
 

 
~~

Ok, ce la poteva fare psicologicamente.
Ma… Come diavolo si faceva a registrare un cliente?!
Ostentò finta sicurezza mentre goccioline di sudore gli scendevano lungo il volto e l’altro ragazzo lo guardava incerto.
Dopo una sorta di caccia al tesoro fra i cassetti, trovò finalmente una strana agendina, e da quella capì che vi erano riposti i nomi dei clienti momentanei.
Soddisfatto, cacciò una penna a caso dall’astuccio e con una faccia stramba alla ‘ma sei serio?’ ritornò a guardare l’altro che in tutta risposta mostrò una smorfia strafottente, ricambiata immediatamente.

~~
 
« Nome? »
Esitò un attimo, mordendosi la lingua.
« Kirino, Kirino Ranmaru
 
 ~~


 
 


24 Giugno, venerdì, 20:30
 
Socchiuse gli occhi, beandosi delle note meravigliose delle pioggia accompagnate dal suo pianoforte.
La sala di musica era completamente deserta: a quanto pare era rimasto solo lui.
I suoi colleghi a quest’ora, con molta probabilità, erano in giro in qualche bar a festeggiare ( ridacchiò al pensiero di Hamano  che tentava di far mangiare qualcosa ad Hayami –con scarsi risultati come sempre ).
Con uno scricchiolio leggero, chiuse il coperchio dell’imponente strumento, alzandosi lentamente, attento a non far cadere tutti i fogli pentagrammati sopra i leggii.
Kurama era troppo sbadato negli ultimi tempi e questo non faceva che ritardarli.
Pregò più per se stesso che per il compagno, sperando che questo si ricordasse ogni tanto che le mansioni assegnate andavano portate a termine.
Si cambiò velocemente; un semplice pantalone nero ed una camicia bianca, null’altro.
Fece per sciogliere il codino in cui i suoi capelli color cioccolato erano raccolti ma si bloccò nel mentre dell’azione, spaventato dall’improvvisa porta spalancata.
Al ciglio, un ragazzo dai capelli color argenti e gli occhi ametista – un po’ più basso di lui-, continuava a fissarlo scocciato.
« Shindou, sono le otto dannazione, hai intenzione di rimanere qui per caso? »
In tutta risposta il castano afferrò di corsa la borsa – che più che altro sembrava una valigia – e  gli sorrise quasi sprezzante della domanda che gli altro gli aveva posto (ottenendo in cambio solo un altro brontolio).
« Sta tranquillo, ho terminato Saryuu, non c’è bisogno di tutta questa fretta. » Aggiunse il maggiore, prendendo la giacca e chiudendo la porta dietro di se.
« Gli strumenti hanno bisogno di cura e- »
« A volte mi domando se tu non abbia solo le note nel cervello. »
Lo bloccò prima che potesse aggiungere altro ritrovandosi così costretto a sospirare per non rispondere al ragazzino in malo modo.
L’albino lasciò cadere la cosa.
« Hai intenzione di fermarti a lungo in città? » Obbiettò poi, mentre apriva lo zaino, gettando un occhio - ogni tanto - alla figura del più grande, ferma sotto al portico.
« Lo stretto necessario, lo sai che i miei scoprirebbero facilmente ogni mio movimento. »
Le iridi nocciola lo raggelarono, eppure la cosa non toccò minimamente Evans, che d’altro canto era abbastanza concentrato nell’aprire l’ombrello.
 


 
 ~~
 
« Hai già un posto dove stare? »
«Sinceramente no, non ho guardato ancora in giro, qualche consiglio? »
« Parlano bene del  Kaminari juu ichi Grand Hotel, potresti provare. »
« Suona bene… »
«  Takuto smettila di parlare di musica per favore, tre ore di concerto mi sono bastate, grazie. »
 
 
 


 
 
 

Angolo autrice.

Ma buonsalve! Oggi no, sono in orari QUASI decenti :D 
Sono a dir poco in ritardissimo! >---<
Cioè, è da tantissimo che non aggiorno! LO SO CHE MI STATE MANDANDO MALEDIZIONI, ME NE ACCORGO/?/
Finalmente, dopo un casino di tempo posso pubblicare.
MI SIETE MANCATI MIEI TESORIH LETTORI/RECENSORI <3
( Mi perdonate, vero? cvc *le lanciano pomodori, gatti, sedie e bitter -wut )
(Per chi se ne è accorta, si, il capitolo è più lungo del solito uvu!)

Nel tentativo di pubblicare il più presto possibile non ho avuto modo di ricontrollare il testo (gomennasaaaaaai) quindi se ci sarà qualche errore, pls, non uccidetemi, prometto che sistemo entro fine settimana! cvc
Anyway spero che questo terzo capitolo vi piaccia <3
Finalmente fa la sua entrata in scena miss rosetta 2015 Kirino con tanto di bodyguard fiGHI (più o meno)
A CHI INDOVINA CHI SONO QUEI DUE DO' UN BISCOTTO/?/

E boh, Beta continuerà a prendere in giro il pover KaryKary, al seguito di un certo musicista e del suo compare LOL
HO UNA BELLE NOTIZIA.
DAL PROSSIMO CAPITOLO OLTRE AD ESSERE PIU' VELOCE COI TEMPI... MASAKI MAID VI ASPETTA CON ANSIA. *in realtà vuole uccidermi, e vbb*

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, un commento è sempre più che gradito!
Conto su di voi!

 
Lasciate una piccola recensione: salverete tanti pinguipandanicorni (???)
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 Per farli diventare ancora meno etero, ovviamente
 

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Capitolo 5
*** 4. - Area Bar ~ ***



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11 Grand Hotel

バーエリア- Bāeria|Bar Area 

Meeting after school on the rooftop
    This heart of mine just beating like crazy
    Hearing the sounds of you coming up the stairs
    It makes my body tremble
    The two of us facing each other…
    Dreaming Chu Chu
 ~

 
 
 


 


~~

24 Giugno, venerdì, ore  19:30
 
Sospirò scocciato dopo l’ennesima - maledetta - rampa di scale.
Non che non fosse abituato a camminare ma, certamente, il fatto che qualcuno avesse vomitato in ascensore impedendone l’utilizzo, non era certo motivo di vanto per un albergo.
Seriamente, dove diavolo erano finite le donne delle pulizie?
Kyousuke invece, dietro di lui, non dava segno di minima stanchezza nonostante portasse anche la valigetta non esattamente ‘leggera’ del suo ‘nuovo cliente’.
Valutò seriamente l’idea che fosse un’androide o giù di lì, un robot.
Non parlava mai, ti guardava gelido e probabilmente non era neanche il massimo della compagnia da avere in uno schifo di venerdì sera passato a lavorare mentre tua madre è a farsi la bella ai vita ai tropici.
“ma vaffanc-

Le iridi d’oro lo fulminarono, bloccando totalmente il filo del suo arduo discorso mentale; rabbrividì.
Ci mancava solo che adesso potesse anche leggere nel pensiero, dannazione.
D’altra parte il ragazzo dall’aspetto femmineo non sembrava minimamente toccato dalla cosa e, anzi, camminava tranquillamente – un po’ annoiato, ma si, camminava.


Ora, le possibilità erano due: o qui erano diventati tutti iper-resistenti, oppure doveva riprendere gli allenamenti.
Optò per la seconda dopo una triste presa di coscienza.

 
Finalmente, al terzo piano eccola lì, la stanza 111 - una delle più lussuose per giunta – adibita in poco più di dieci minuti da Beta stessa ( doveva ammetterlo, era stata davvero velocissima ).
Con orgoglio, cercando un po’ tra le tasche (era sbadato negli ultimi tempi ), riuscì finalmente a trovare la chiave.
Lo scricchiolio di quest’ultima nella serratura, ridestò entrambi i giovani dietro di lui che si misero sull’attenti; spalancò la porta.
La camera era meravigliosa, ben illuminata e davvero – davvero - gigantesca.
Agli occhi di Kariya quel lusso era davvero una novità, mancò davvero poco all’emozionarsi di fronte a quella brillantezza.
L’intera sala era stata messa a lucido, persino i pomelli del gigantesco letto a baldacchino brillavano quasi di luce propria.
Il finestrone grande si affacciava sul lato sud dell’hotel che dava vista sulla metropoli in tutta la sua grandezza e sulla la meravigliose torre d’acciaio.
Le tende erano di seta, glielo aveva detto Aoi stessa, spiccavano eleganti lungo le pareti color panna; il tutto era curato nei minimi dettagli.
Il pavimento era magnifico: si trattava di piastrelle di marmo perlato con alcune rifiniture a forma di camelia lungo i bordi.
I mobili, curati e ordinati, erano in ciliegio e rendevano la stanza più piena.
Qualche tocco moderno veniva sfoggiato qua e là, come i grandi lampadari pendenti e un parquet montato nella sala relax, completo di riscaldamento automatico. 
Inutile dire che la parte che ora stava osservando era solo una delle tre.
Neanche il suo cliente mancò di scorgere quella nota di stupore e quasi si ritrovò a sogghignare, sperando che l’altro non l’avesse notato.
Ma gli occhi di Kyousuke dietro l’avevano raggelato.
Dannazione, quel ragazzo metteva i brividi in tutti i sensi della parola; ritornò ad osservare Masaki, completamente smarrito.
La verità era che Kariya non era scandalizzato tanto dalla stanza, ma dal fatto che sua madre aveva avuto ‘buon gusto’ nell’ arredarla.
Cioè,  casa loro era cosa più informe mai creata, con accozzaglie di colori di vario genere e quant’altro, mentre qui invece c’era solo classe e stile.
Si riprese di colpo, ricordandosi che, ora, doveva comportarsi in maniera più matura, con modi meno infantili.
Arrossì impercettibilmente, sorridendo; il maggiore intanto si era già accomodato insieme al facchino.
Insomma, aveva fatto la figura del salame.
Kirino si guardò intorno entusiasta, voltandosi poi verso l’azzurro con aria compiaciuta: prese subito a buttarsi sul letto.
E Kariya stava rosicando, e anche tanto.
 « Bene, se le serve altro chiami pure. »
Tentò di svignarsela al più presto, rischiando quasi di sbattere contro il mobiletto, ma proprio nel memento in cui gli sembrò di udire l’alleluia nel suo cervello, ovvero quando stava per uscire da quella stanza, la voce cantilenante del rosa lo fermò.
« Vorrei la cena in camera. »
L’azzurro sbuffò contrariato, appuntando su un taccuino –alias foglio a caso che aveva ritrovato in tasca- quello che il rosa aveva richiesto, osservando di tanto in tanto l’orologio da polso.


 
« Ah… Dimenticavo. »
« Mh..? »
« Voglio che sia tu a portare tutto. »



 
Kariya sbiancò, un attimo di completo terrore con l’aggiunta di millemila domande tutte rigorosamente senza risposte.
No, cioè. Fermi tutti.
Stava chiedendo a lui, il direttore, di venirgli a portare la sua stupida cena in stanza?
Ma con chi credeva di parlare, col suo cameriere personale o cosa?
« Ma anche no. »
« Cosa? »
« Mi ha sentito, è un no. »
« E perché mai? Non è forse il vostro compito assistere i clienti? »
Kirino lo guardò sconcertato, avvinandosi tanto da essere ad un palmo dal naso da kariya, che d’altro canto rimase impassibile, quasi statuario.
Kyosuke, in tutto questo, era rimasto in disparte ma ora si sentiva vagamente in ballo: se fosse successo qualcosa in sua assenza, la Otonashi l’avrebbe ucciso sicuramente, e non ci avrebbe messo molto ad occultare il suo cadavere.
Tentò di ricomporsi – nonostante la sua mente  terrorizzata dall’idea di un’Haruna stile Terminator – posizionandosi dietro l’azzurro, come a dargli sostegno, gesto che non passò inosservato al neo direttore.
« Il nostro compito è si quello di donare benessere ai nostri clienti, ma entro certi limiti. »
Ranmaru venne fulminato; tentò di sostenere lo sguardo, ma stavolta Masaki glielo impedì.
Iridi color oltremare contro iridi color miele.
‘Determinazione’ era l’unica parola adatta a quel genere di occhiata.
Il rosato sbuffò divertito, ricambiato dal ghigno acido dell’altro; nessuno dei due demordeva.
Si stavano davvero divertendo, tuttavia la cosa non poteva durare per molto perché, Masaki  lo sapeva, non poteva permettersi il lusso di lasciare il bancone alla reception scoperto a lungo.
Tirò un sospiro in direzione del femmineo – che lo fissava in modo ambiguo.
« Le verrò a portare solo un caffè. »
Il volto di Ranmaru si illuminò; Kariya arrossì.
 
Si dette mentalmente dell’idiota.

 
~~
 
Ore  20:10

Come previsto, l’ordine della cena era stato ricevuto e subito i cuochi si erano messi al lavoro.
Beta stessa si era presa la briga di portare il vassoio colmo di leccornie al rosa, buttando la scusa del ‘al cliente migliore, la cameriera migliore’.
Insomma, uno dei suoi ragionamenti senza senso che agli occhi di Kariya sembravano vere buffonate di protagonismo.
Intanto un odorino delizioso prese a diffondersi nell’Hotel e, anche solo annusando, poté constatare che proprio come gli aveva detto Hiroto tempo prima, Midorikawa cucinava in modo impeccabile.
Per un attimo rimase sovrappensiero, incantato da quello sciame di delizie che gli pareva danzassero di fronte ai suoi occhi.
Gli sembrava di vedere pollo al forno e sushi che facevano un allegro girotonto, e la cosa non era tanto normale.
D’un tratto una faccia nuova gli si parò davanti e mancò davvero poco che cadesse dalla sedia, facendo la sua seconda - epica -  figura di cacca di una sola giornata.
Tossì tentando di mascherare la tensione.
Il ragazzo con cui stava per avere a che fare sembrava, subito a prima vista, poco più grande di lui.
Capelli cioccolata, riccioluti, occhi nocciola incastonati in un viso abbastanza delicato ( che si stesse per formare anche il club dei femminei dopo quello delle capigliature ambigue? ) e una carnagione mediterranea; in volto era stampato un sorrisetto quasi beffardo.
Dietro di lui un –probabilmente- coetaneo dalle iridi ametista, albino, lo fissava quasi gelido.
Nonostante ciò, fu il primo a parlare, sorprendo lo scorrere di riflessioni del diciottenne.

 
« Vorremmo sapere se fosse disponibile una stanza, media classe, singola.»
« Per entrambi non credo ch-»
« Solo per il mio amico qui, io sono già di Ina-cho »

Il castano sorrise, mettendolo in soggezione – ci mancava solo quella -, aumentando la goffaggine di Kariya nel cercare disperato l’elenco delle camere singole.
Dove diavolo erano finiti gli archivi?” Si ritrovò a pensare, cercando maldestramente nei cassetti della scrivania.
Mai una volta che sua madre fosse ordinata, almeno al lavoro però pensava che sarebbe stata in grado di essere più sistemata, e invece niente, come al solito.
Per un attimo la immaginò uscirsene con la sua solita frase: ‘nel mio disordine trovo tutto, tesoruccio di mamy’ e seriamente mancò poco che finisse per fare a pezzi tutte le carte contenute nei cassettoni.
D’altro canto, poté percepire la tensione tra i due giovani che attendevano: doveva sbrigarsi.
Finalmente dopo cinque buoni minuti – ringraziò la sua buona stella di non aver fatto andare via i clienti – trovò il famigerato taccuino (  che era praticamente incastrato nelle pieghe di due libroni ).
« Uhm, abbiamo ancora libera la 119, è una camera abbastanza spaziosa, e la 118 che è un po’ più piccola ma comunque confortevole, » Proferì poi, sfogliando le pagine « inoltre non c’è una grande differenza di prezzo tra le due. »aggiunse.
I più grandi si scambiarono un’occhiata fugace, terminata con un nuovo –sfolgorante – sorrisetto del più maturo.
« La 119 va più che bene, grazie.»
« Per quanto tempo? »
« Direi una settimana e mezza… Però potrei trattenermi un altro po’, quindi meglio quindici giorni. »
Kariya lo guardò un po’ sorpreso,  ‘mister sorriso’ era molto indeciso se restare o meno, a quanto aveva capito.
Sospirò, appuntando quindi il prezzo ( grazie a Dio c’era la tabella con il listino ) e i giorni; dopo aver fatto qualche conto – viva la calcolatrice - , finalmente prese a guardare negli occhi il suo cliente.
 
« Nome…? »
« Takuto, Shindou Takuto. »
 
 

 
 ~~

 
Dopo aver lasciato il castano sotto la supervisione del facchino - un ragazzo inquietante a suo parere -  e averlo salutato degnamente, Evan era finalmente pronto a ritornare a casa, dove sicuramente i suoi gli avrebbero fatto una bella strigliata per non aver risposto al cellulare.
Fece per aprire il portello ma venne praticamente strattonato all’indietro.

 
« Saryuu! »
 
Riconobbe immediatamente quella voce e, di scatto, si voltò verso l’interlocutore con un meraviglioso sorriso stampato il faccia; tentò di abbracciarlo, ma lo sguardo contrariato del ragazzo verdino lo fece rinsavire.
Erano pur sempre in pubblico, avrebbe dovuto pensarci.
Si limitò quindi a prendergli la mano, un gesto tanto infantile e goffo quanto puro e dolce.
Il giovane, d’altro canto, ricambiò la piccola stretta, arrossendo leggermente e puntando le iridi in quelle ametista del maggiore.

 
« Hai un minuto, Fey? »



~~

 
Ore  21:20

Aveva fame, tantissima maledetta fame.
Il fatto è che non poteva muoversi più di tanto e, in più, andare a mangiare significava perdere più di mezz’ora di tempo.
Ora che ci pensava, c’era qualcosa che gli sfuggiva; grattò istericamente la superficie legnosa, perdendosi in un mare di riflessioni finché, eureka, non gli venne in mente.

Giusto! Doveva portare il caffè, come promesso, a quel cliente sfacciato!



~~

 
 
Aveva provato più volte a chiamare i due dipendenti del bar, ma non aveva ricevuto risposta.
Male, un pessimo segno; decise di andare a controllare e come aveva previsto non c’era nessuno.
In aggiunta la domanda reale, ora, era come usare quelle dannate macchinette.
Non avendo cose del genere non sapeva davvero da dove cominciare: neanche aveva capito, dopo le millanta occhiate allo strumento, dove inserire le cialde.
Irritato, prese a divincolarsi, sbattendo ripetutamente il pugno sul tavolo; quando quei due sarebbero tornati li avrebbe di certo ammazzati.
D’un tratto, una lampadina si accese nella testa di Kariya: quell’oggettino posato accanto a quella diavoleria faceva proprio al caso suo:  così dopo aver macinato i chicchi, trovata una macchina da caffè, la mise a bollire, controllando che il liquido scuro e denso non si bruciasse.
Per rendere più interessante il tutto aggiunge qualche bolla di latte, per potervi disegnare.
Abbozzò lo schizzo del simbolo della Soren, rimanendo inconsciamente a disegnare per dieci buoni minuti.
Mise infine qualche biscotto, riposto accuratamente in piattino di ceramica bianca e cerulea, vigilando che tutto fosse in ordine.
Aggiunse in fine un rametto di campanelle azzurre ( realizzate in pasta di zucchero – il suo stomaco soffriva- probabilmente da Midorikawa ), in modo da dare al vassoio un po’ più di vitalità.
Sorrise soddisfatto, per poi iniziare a pregare in ostrogoto antico che no, non conosceva, quindi erano parole sparate alla cavolo - affinché niente si rompesse per le scale lungo la sua dura salita verso il secondo piano.
Passo dopo passo, occhiataccia dopo occhiataccia – certo che borbottano subito come oche i dipendenti, eh -, fù finalmente di fronte alla porta; chiese gentilmente il permesso per entrare.

 
« Prego, venga pure. »
 
La voce intimidatoria dell’altro lo spaventò.
Con decisione si fece coraggio e aprì la porta –spalancandola – trovandosi davanti ad uno spettacolo raccapricciane.
Era tutto in disordine, come se fosse passato un uragano.
A Masaki mancò un battito per la rabbia, ma si trattenne; Ranmaru se n’era palesemente accorto.
Con non la chance si avvicinò all’imbambolato azzurro e, prima che potesse agire, gli strappò via dalle mani il vassoio.
Il rosato prese la tazzina di caffè, notando immediatamente il logo.
Non poté evitare di sgranare gli occhi, osservando curioso.
« E’ spettacolare… » Pigolò poi, con un fil di voce, rigirandosi tra le mani l’oggetto.
Kariya si ridestò da suo sonno dogmatico, focalizzando la sua attenzione sul ragazzo con una mera nota di soddisfazione.
« Però ora bevilo si raffredderà »
Incitato, ne prese un sorso e mancò poco che urlasse.

 
« E’ delizioso, il miglio caffè che io abbia mai bevuto! »
« D—Desho? Hmp. »

 
Gli occhi del maggiore si fecero quasi a stella tanto che erano vividi; in pochi secondi lo bevve tutto sotto gli occhi estasiati di Masaki che se la stava credendo, e anche tanto.
Poi d’un tratto, gli prese le mani pregandolo quasi in ginocchio.
« Ti prego, potresti prepararmelo anche domani mattina? »
Kariya d’altro canto era rimasto pietrificato; si rese conto della situazione e avvampò di botto.


 
« Ecco io, ehm, c-cioè, l-lei - »
« A questo proposito, siamo quasi coetanei, hai 18 anni se non erro, quindi direi che possiamo anche darci del tu… Sempre se ti va, intendo. »

 

Ricambiò con un sorriso, lasciando che le iridi acquamarina si scontrassero nuovamente con quelle miele del giovane di fronte a se che, tuttavia, lo fissò completamente spaesato.
Un’altro ‘hmpt’ riecheggiò nella stanza, seguito dal voltarsi di Masaki.
« Fa un po’ come ti pare, ma lasciatelo dire, sei davvero un deficiente. »
Ranmaru tentò di obbiettare contrariato, ma l’altro si richiuse subito la porta dietro di se.
Sospirò - ridacchiando leggermente - per poi buttarsi sul morbido lettone.
Sorrise ancora una volta; si sarebbe sicuramente divertito.
 
 
~~
 
 Ore 22:40, Casa Otonashi

Era a pezzi, oltre che sconvolto, ed aveva una fame del cavolo.
Fortuna che suo zio era riuscito a tornare per dargli il cambio, in modo che potesse finalmente rincasare e godersi un pasto decente.
Buttò le chiavi sul divano, disfacendosi di tutta quella roba: giacca, pantaloni e cravatta finirono a terra senza la minima cura, seguiti da scarpe e valigetta.
Era completamente fradicio a causa delle raffiche di vento e acqua durante quello pseudo temporale; questo voleva dire che avrebbe dovuto riscaldarsi al più preso o farsi direttamente una doccia.
Optò per la seconda visto che così avrebbe potuto anche darsi una ripulita.
Al termine si premurò di indossare un pigiama - che consisteva in una semplice maglietta a maniche corte verde ( con sopra una specie di dinosauro sgangherato ) ed un pantaloncino azzurrino-.
Finalmente in cucina, iniziò ad armeggiare con i fornelli, concludendo col prepararsi una buona ciotola di ramen che, inutile dirlo, divorò in pochi attimi.
Era talmente esausto che non riuscì neanche ad accendere il portatile per vedere la sua adorata Yumio ( nella ventiquattresima puntata della terza stagione di Yume Yume Dash ).
« E dire che oggi avrebbe dovuto combattere contro Miru Miro. » Piagnucolò stancamente, ormai sprofondato nelle coperte.
Vabbeh, infondo c’era pur sempre quell’angelo di Hikaru che probabilmente, visto che li scaricava, gli avrebbe tranquillamente passato l’episodio.
Il problema era solo Atsushi e il suo spoilerare; pregò la sua buona stella ( per la seconda volta) che il viola se ne dimenticasse.
Fece per addormentarsi, ma un pensiero lo folgorò.
Una sorta di flashback di Kirino che gli prendeva le mani tra le proprie.
Arrossì di botto coprendosi interamente con le lenzuola.
 

 
« Stupidi senpai che fanno cose assurde »
 
 

 
Messaggio ricevuto da Ahawe, 24:27
“ Buonanotte goccino di mamma <3 “
 
 
Ahawe, 24:29
“ Come mai non rispondi?”


Ahawe, 24:31
“Dove sei?”


Ahawe, 24:37
"Con chi sei?"


Ahawe, 24:40
"Cosa stai facendo? Non ti starai drogando, nè fumando, vero?!"


Ahawe, 24:42
"VERO?"



Ahawe, 24:45
“Oh mio Dio! Mio figlio sta diventando un delinquente! 

 
Ahawe, 24: 53
"Guarda che chiamo la polizia eh!"


Ahawe, 01:05
"Kariya!" 
KariKary, 01:10
“ Haruna stavo riposando, è l'una di notte e non siamo in uno schifo di film.”

 
Ahawe, 01:13
"Ah..."


 
 
 
“Mamma va' a dormire che è meglio.”
Invio messaggio in corso...

 
 
 

Angolo autrice.

Ma buonsalve! Oggi SONO AD ORARI DECENTI! :D 
E allo stesso tempo sono in ritardo ahahahaha...
ah.
#sparatemicheèmeglio
MI STATE MANDANDO MALEDIZIONI, IO ME NE ACCORGO, LO SAPETE, NO?
In ogni caso questo capitoletto avrei dovuto pubblicarlo la settimana scorsa, ma c'è stata un'alluvione fortissima e siamo stati tutti occupati a pulire le case dal fango.
Non potete immaginare cosa è successo alla mia città, è orribile vederne le condizioni.
Vi chiedo scusa, ma davvero non sono riuscita a pubblicare prima TAT
IN OGNI CASO MI SIETE MANCATI MIEI TESORIH LETTORI/RECENSORI <3 (X2)
( Mi perdonate, vero? cvc *le lanciano macaron, computer, gatti -wut )


Gnew, ho pubblicato un po' di fretta e forse - spero di no - potrei aver lasciato qualche picculo picculo erroruccio, che sistemerò sicuramente entro fine settimana-
SI, IL CAPITOLO E' PIU' LUNGO, VE L'AVEVO DETTO! uVu

Anyway spero che questo quarto capitolo vi piaccia <3

Stavolta ha fatto la sua entrata in scena mister sorriso riccioluto Takuto, yay!
Abbiamo visto Kariya alle prese con Kirino che non è certamente miss gentilezza LOL
Inoltre scopriamo storie romantiche segreteH huhuhu benvenuti ad una nuova puntata di beautiful
AH, poi beh... Haruna è... è, beh, semplicemente Harunamadreapprensivaproteggicrybabys

1) I nomi dei due bodyguard dello scorso capitolo: Akio/Caleb ( bonazzo nella serie di Ina Go, *A* oh ) e 
Kabeyama / Jack Wallside.
2) MASAKI MAID NON L'HO ANCORA POTUTO METTERE, APPARE NEL PROSSIMO CAPITOLO, NON UCCIDETEMI TAT ( Il fatto è nche poi sarebbe stato troppo veloce, e odio fare le cose di fretta, gnew ewe )
3) Masaki è FAN SFEGATATO di anime e manga, soprattutto di YUME YUME DASH, inventato abilmente da me su due piedi in una notte /?/ piena di scleri a random.
4) Yume Yume Dash è tipo un'anime stile Pretty Cure, di cui la protagonista si chiama appunto Yumio ( ma io si che ho originalità, vero? XD ), che ha il difetto di mettere sempre 'dash' alla fine delle frasi, è puccia ma anche scema lol ( IL RESTO DELLA TRAMA NEL PROSSIMO EPISODIO CAPITOLO ) <--- PREPARATEVI, CE NE SARANNO DELLE BELLE EH

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, un commento è sempre più che gradito!
Conto su di voi!

 
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 Per fargli mettere il vestitino corto stile Pretty Cure, ovviamente 
 
 
 

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