BBRae 2015 - 25/31 ottobre

di Shainareth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lazy Day ***
Capitolo 2: *** Flu season ***
Capitolo 3: *** Decorating ***
Capitolo 4: *** Hot Beverages ***
Capitolo 5: *** Sunset ***
Capitolo 6: *** Haunted House ***
Capitolo 7: *** Halloween ***



Capitolo 1
*** Lazy Day ***





BBRAE WEEK 2015


Prima di cominciare, vorrei fare una piccola premessa. La prossima sarà la cosiddetta settimana BBRae, per cui, eccomi qua con il primo dei temi proposti qui: http://bbrae-week-2k15.tumblr.com/post/131525371250/bbrae-week-fall-2015-themes
Vorrei precisare che posto in anticipo perché non ho idea se riuscirò, nei prossimi giorni, a tenermi al passo con gli aggiornamenti. Né so se riuscirò a scrivere tutte le shot in programma, ma vorrei comunque provarci. Ecco perché ho preferito dividere questa dalla raccolta La Bestia e la Strega, benché entrambe trattino il medesimo pairing.
Detto ciò, vi lascio alla lettura. Buon divertimento!






LAZY DAY - 25 ottobre 2015


«Tanto per sapere…» iniziò Raven, versandosi una tisana e dando un’occhiata perplessa al compagno che, più in là, se ne stava pigramente stravaccato sul divano. «Hai intenzione di rimanere lì tutto il giorno?»
   «Puoi giurarci, amica», rispose lui, sorseggiando dalla cannuccia la root beer fresca che si era appena concesso. «Con Robin fuori casa fino a domattina, non c’è pericolo che qualcuno mi costringa ad uno dei soliti estenuanti allenamenti. Niente percorsi ad ostacoli, niente stress. Solo del meraviglioso, sacrosanto relax.»
   Robin sapeva essere abbastanza ossessivo, sotto certi punti di vista, per cui la maga non se la sentì di rimproverare troppo il compagno per quella decisione. Si avvicinò al divano con la tazza calda fra le mani e, con sguardo critico, scrutò Beast Boy dall’alto. «Ed è proprio necessario che tu rimanga anche in mutande?» s’interessò di sapere, puntellando un pugno sull’anca.
   «Fa parte del mio diritto alla pigrizia di oggi», fu la spiegazione che ricevette.
   «D’ora in poi, credo che ti chiamerò Lazy Boy.»
   Il giovane scosse le spalle. «Di’ quello che ti pare, ma non riuscirai a farmi schiodare da qui.»
   «Per quel che mi riguarda, puoi anche farci la muffa, sul divano», ribatté lei. «Solo, lasciami un po’ di spazio.»
   Sorridendo, l’altro sollevò le gambe per consentirle di sedersi. «Di’ la verità. Anche tu ti stai facendo vincere dalla pigrizia.»
   «Sai bene che sono un tipo attivo», lo contraddisse la maga. Quasi non finì di parlare, che sobbalzò perché lui era tornato a stendere gli arti inferiori, questa volta sul suo grembo. «Ehi!» protestò indignata, spingendo via l’amico con l’ausilio di una mano.
   Quello, però, rimase fermo dov’era e, anzi, si fece anche una mezza risata. «Tanto lo so che una piccola parte di te muore dalla voglia di fare ciò che sto facendo io in questo momento.»
   «Come diavolo ti salta in mente un’assurdità simile?»
   «Sono entrato nella tua, di mente, Rae, perciò so bene ciò che dico», affermò, vantandosi della cosa. «Oltre Miss Felicità Rosa e Miss Rabbia Famelica, c’erano anche altre piccole Raven, una delle quali mi ha quasi ruttato in faccia.»
   «Oh, quella», borbottò la ragazza, portandosi la tisana alle labbra con una smorfia. In realtà la Raven con il mantello arancione era la personificazione della sua rozzezza, non della sua pigrizia – che invece era vestita di marrone. «Ecco uno dei tanti motivi per cui mi preme tenere le emozioni sotto controllo.»
   «Secondo me, invece, dovresti lasciarle svagare un po’, ogni tanto», disse Beast Boy, guadagnandosi un’altra occhiata contrariata. «Sul serio, alcune sono divertenti», insistette, convinto della propria tesi.
   «Come Miss Rabbia Famelica?» domandò sarcasticamente lei.
   Il suo amico agitò svogliatamente una mano per aria. «No, quella è meglio se la tieni sotto chiave. A doppia mandata, se non è chieder troppo», ci tenne a precisare. «Mi riferivo piuttosto a Miss Felicità Rosa. O anche, appunto, a Miss Rutto Arancione.»
   Raven sollevò un sopracciglio. «Non mi stupisce: messe insieme sembrano un concentrato di Beast Boy», osservò suo malgrado, simulando persino un brivido sinistro. «Piuttosto…» Esitò un attimo. «Sul serio ti piace la mia parte felice?» s’interessò di sapere poi, stupita da quella rivelazione.
   «È un po’ inquietante, lo confesso», si sentì rispondere senza peli sulla lingua, «ma almeno è l’unica parte di te che ride alle mie battute.»
   «Le tue battute sono squallide.»
   «Non la pensavi così, all’inizio», le ricordò Beast Boy, dal momento che, quando si erano conosciuti, era stata lei stessa ad affermare di trovarlo divertente.
   «Forse avrei continuato a pensarlo se non ti fossi montato la testa e non ti fossi ostinato a farmi ridere per fare il simpatico a tutti i costi», rimbeccò la maga.
   «Non lo sai che per conquistare una donna devi anzitutto farla ridere?» si lasciò scappare il giovane, troppo preso dalla questione per soffermarsi a pensare.
   Cosa che invece fece la ragazza, concedendosi un lungo sorso di tisana prima di domandare: «Era questo, il tuo secondo fine?»
   «Quella con gli occhiali, invece, cosa rappresenta?» sviò il discorso lui, evitando accuratamente di guardarla.
   «Quella col mantello giallo?» lo assecondò la compagna, portando pazienza come al solito. «È la mia conoscenza.»
   «Noiosa», commentò distrattamente Beast Boy, dando un altro sorso alla root beer che reggeva in mano. «Ricapitolando: rosa, rossa, arancione, gialla…» prese a contare, aiutandosi con le dita di una mano. «La verde è quella pazza esaltata, invece. Andrebbe d’accordo con Robin», rifletté con un sorriso ironico. «Poi c’è quella grigia, tutta timida e spaventata. Quella è un’altra che, associata a te, mi fa impressione.»
   «Hai intenzione di vivisezionarmi psicologicamente ancora per molto?»
   «Poi ce n’erano altre due», seguitò a ragionare, ignorando la sua blanda protesta. «Quella marrone cos’è?»
   «La pigrizia», rispose Raven, lasciandosi andare ad uno sbadiglio che lo fece ridere.
   «E quella arancione, allora?»
   «Quella che ti rutterà in faccia di nuovo, se non la pianti di infastidirmi con tutte queste domande», tagliò corto, innervosendosi.
   Anziché prendersela o mortificarsi, Beast Boy rise più di prima. «Lasciati vincere dal lato oscuro», disse in tono solenne e lugubre, prolungando il suono dell’ultima parola a mo’ di eco fantasma. «Divano, root beer e rutto libero.»
   Raven spinse di nuovo via le gambe che il giovane teneva piantate su di lei e questa volta riuscì quasi a fargli perdere l’equilibrio, prendendosi così la sua vendetta. «Invece di dire cretinate, va’ a vestirti. Sei indecente», ci tenne a fargli sapere, mettendosi in piedi e avviandosi verso l’uscita della stanza.
   Riuscito a mantenersi goffamente saldo al divano, Beast Boy allungò il collo nella sua direzione prima che lei potesse sparire oltre la soglia e domandò: «Ehi, e quella viola?» La maga si bloccò sul posto. «Cosa rappresenta la Raven con il mantello viola?» insistette l’altro.
   Ispirando a fondo, la ragazza occhieggiò nella sua direzione da sopra la spalla. «Sai…» cominciò con voce sommessa e misteriosa, «a conti fatti, credo che quella sia la più divertente fra tutte.»
   «Perché?» chiese il suo compagno, arrampicandosi in ginocchio sul divano e affacciandosi oltre lo schienale per osservarla meglio. «Cos’ha di divertente?»
   Raven sorrise a mezza bocca. «Te lo dirò quando riuscirai a farmi ridere mentre indosso questo mantello blu», pose come condizione, prima di scomparire e di lasciarlo a lambiccarsi il cervello per quell’enigmatica risposta.












Secondo me è proprio per questo che B.B. continua a cercare di far ridere Rae: nessuno ci dice che in realtà non abbiano fatto una qualche scommessa al riguardo. :'D
Va beh, metto a tacere la fangirl che è in me e vado a farmi un tè caldo, tanto per far compagnia alla nostra beniamina. Prima, però, vi confesso che mi piacerebbe un mondo sapere cosa ne pensate di questa iniziativa che riguarda i fan BBRae (di tutto il mondo, a quanto pare). :3
Buon pomeriggio e alla prossima! :*
Shainareth





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Capitolo 2
*** Flu season ***





FLU SEASON - 26 ottobre 2015




Beast Boy sternutì. Non fu un semplice sternuto, in effetti, poiché nel momento esatto in cui esplose, il giovane ebbe un contraccolpo che lo portò a schizzare all’indietro con le sembianze di un tapiro. Quando si riprese, scosse il capo e si rimise ritto sulle zampe prima di tornare umano. Tirò su col naso e, rabbrividendo, si avvicinò di nuovo all’angolo cucina. Aprì il frigorifero e il freddo proveniente da lì lo portò a sternutire una seconda volta e poi una terza, con la medesima conclusione di prima, ma con differenti trasformazioni: dapprima in furetto, poi in gallo. Chiocciò e agitò le ali per un pezzo, sparpagliando le piume per tutto il pavimento, fino a che una mano l’afferrò con forza per il collo e lo sollevò per aria, costringendolo a fissare due occhi rossi come il fuoco. Deglutì a fatica, anche per via della presa ferrea che lo teneva immobilizzato.
   «Vuoi piantarla di fare tutto questo chiasso?!» lo redarguì Raven con voce cavernosa. Fu sul punto di aggiungere qualcos’altro, ma il naso le solleticò e sternutì anche lei, direttamente in faccia al pennuto, che emise uno strozzato verso di protesta.
   La maga lo lasciò andare e lui scorrazzò tutt’intorno prima di riprendere le proprie sembianze umane. «Sei pazza?!» pretese di sapere, ergendosi sulle gambe. Il brusco movimento lo portò a smuovere l’aria e ancora una volta fu assalito da una scarica di sternuti, con risultati assai simili ai precedenti. Si fermò solo quando per poco non sfondò con il dorso una delle credenze con la sua mole da giraffa, tutta ripiegata su se stessa nell’angusto spazio in cui gli sternuti lo avevano costretto a furia di schizzare a destra e a manca. Falciando senza volerlo anche la compagna, che si ritrovò artigliata fra le sue lunghe zampe munite di zoccoli.
   Quando la situazione si fu infine calmata, fu Raven a prendere parola col suo solito piglio apparentemente calmo, ma autoritario. «Liberami. Subito.» La giraffa provò a districarsi dal punto in cui si era incastrata, senza tuttavia riuscire nell’impresa. A quel punto Beast Boy fu obbligato a tornare umano, facendo sussultare l’amica, che avvertì un improvviso vuoto sotto di sé prima di finire a sedere in grembo al giovane, al quale infine lanciò un’occhiataccia.
   «Me lo hai chiesto tu», le fece presente lui, con un sorrisetto imbarazzato.
   Raven grugnì e si rimise in piedi con fare goffo, allontanandosi da lui di pochi passi e abbandonandolo a se stesso. «Se non stai bene, perché non rimani a letto?» domandò poi, sbirciando nella sua direzione.
   Tirando di nuovo su col naso, il mutaforma si portò una mano alla testa, che sentiva pesante come un macigno. «Volevo qualcosa di caldo, prima.»
   «Starfire ti ha portato del brodo non più di un’ora fa», ricordò l’altra, osservandolo con attenzione. A giudicare dagli occhi rossi e dalle occhiaie, Beast Boy doveva avere la febbre alta, eppure si ostinava a restare in piedi.
   Lui le lanciò uno sguardo piuttosto eloquente. «Sì, e gliene sono grato, ma…»
   «…non è molto brava in cucina», concluse la maga. In effetti, neanche lei poteva definirsi una cuoca provetta – tutt’altro. «È per questo che ti sei alzato? Per cucinare da solo?»
   Stringendosi nelle spalle non solo per il freddo, il giovane annuì. «Almeno sono sicuro che non ci metterò qualche sostanza di dubbia provenienza», spiegò, avvertendo ancora in bocca lo stomachevole sapore del brodo di Starfire. «E devo anche fare in fretta, visto che è uscita. Non vorrei che tornasse a casa e mi sorprendesse mentre cerco di rimediare ai suoi pasticci. Ci rimarrebbe male.» Un altro sternuto lo colse, tramutandolo in un criceto e facendolo finire di nuovo contro i piedi della ragazza.
   Lei si chinò per prenderlo fra le mani, questa volta con delicatezza, e se lo portò all’altezza del petto. Scottava proprio come aveva immaginato. «Non sono certo più brava di Starfire, ma… se hai fame, puoi guidarmi tu su come fare.»
   Il criceto sollevò la testolina per guardarla con due occhioni commossi e Raven lo posò su uno dei banconi, dove lui mutò forma per tornare umano. «Ci vorrà del tempo, però.»
   «Vorrà dire che intanto ti farò una tisana», propose lei, sfilandosi il mantello per metterlo attorno alle spalle del compagno, che la fissò sorpreso. «Almeno in quello sono brava», lo tranquillizzò, appuntandogli l’indumento sul petto.
   Alzò lo sguardo ed incrociò quello di lui, che subito le sorrise con affetto. «Sai, Rae… A volte sei davvero dolce.»
   Avvampando per l’imbarazzo che quelle parole le provocarono, la maga gli alzò rudemente il cappuccio sulla testa, nascondendogli il volto, e spostò di colpo la propria attenzione altrove, prima di allontanarsi frettolosamente da lui. «È solo che mi fai pena», lo contraddisse quindi, in un borbottio che lo fece ridacchiare con tenerezza, mentre si tirava su l’orlo superiore del cappuccio per poter tornare a sbirciare nella sua direzione.
   «Sei raffreddata anche tu?» le domandò, per di più incuriosito dal fatto che, prima ancora di mettersi ai fornelli, Raven si stesse dando da fare con la magia a togliere di mezzo le piume di gallo che erano rimaste sul pavimento.
   «No.»
   «Prima però hai sternutito.»
   «Sono solo allergica ai cretini.»
   Beast Boy mise su il broncio, contrariato per quel suo dannato orgoglio. «Allora perché mi stai sempre intorno?» gli venne spontaneo chiederle.
   Vide la schiena della sua compagna drizzarsi di colpo, mentre lei metteva l’acqua sul fuoco. «Chi starebbe sempre intorno a chi?!» volle sapere, voltandosi a guardarlo con espressione indignata.
   «Stai sempre attenta a ciò che faccio.»
   «Perché sei una calamita per i guai.»
   «Questo non è vero!»
   Uno sternuto lo fece volare giù dal bancone, crollando per terra in malo modo. Raven si affacciò oltre il mobile, sperando che non si fosse rotto l’osso del collo. Tutto ciò che vide, però, fu il proprio mantello, adagiato su se stesso. Intuendo che Beast Boy si fosse tramutato per caso in una creatura di piccole dimensioni, la ragazza andò a recuperarlo, smuovendo la stoffa lì dove le era sembrato si fosse mossa, sia pure impercettibilmente. Quando lo trovò, faticò a trattenere un sorriso. «Non è stato molto furbo, da parte tua», dichiarò, sollevando per la coda una lucertolina verde, che subito pose sul palmo della propria mano prima che l’estremità posteriore le rimanesse fra le dita. «Col sangue freddo che ti ritrovi nelle vene in questo momento…»
   Mal sopportando quell’ennesima presa per i fondelli, il giovane tornò umano senza neanche avvertirla, finendo così per farle perdere l’equilibrio e schiacciarla sotto al proprio peso. «Ora sto bene, però», le assicurò, rimanendo su di lei e abbracciandola per pura vendetta. «Sei così calda…»
   «Lasciami!» esclamò Raven, mettendogli una mano sulla testa e cercando di scollarselo di dosso non appena si riebbe dalla sorpresa.
   «Che state combinando, voi due?»
   Quella domanda fu capace di congelarli sul posto. Poi, preso coraggio, alzarono entrambi lo sguardo: ad osservarli con innocente curiosità c’era Starfire. «Che… Che ci fai, qui?» domandò la maga, fortemente a disagio.
   «È che fuori fa davvero freddo e non vorrei beccarmi anch’io l’influenza, così sono tornata indietro per prendere una giacca.» La voce dell’aliena scemò sul finire della spiegazione e lei aggrottò un sopracciglio. «B.B., perché sei fuori dal letto? Ti senti meglio?» chiese poi, ritenendola una questione più urgente.
   Raven gli diede una gomitata e lui fu costretto a tirarsi su a sedere, alleviandola infine dal suo peso. «Oh… ehm… sì», balbettò, reprimendo a stento l’ennesimo sternuto.
   «Vuol dire che il mio brodo di blorgmorgh ha fatto subito effetto!» affermò la ragazza, battendo le mani con aria felice. «Stasera te ne preparerò dell’altro!»
   Al sol pensiero, il giovane ebbe un conato e avrebbe rigettato tutto sul pavimento se la maga non gli avesse messo prontamente una mano davanti alla bocca, obbligandolo a resistere. «L’influenza gli ha preso lo stomaco, meglio se rimane a digiuno, per il momento», disse all’amica, cercando di non ferire i suoi sentimenti.
   «Davvero?» se ne rattristò l’altra, guardando con dispiacere Beast Boy. «Che peccato…»
   «Non c’è nulla di cui preoccuparsi», provò a rincuorarla Raven. «Gli stavo per l’appunto preparando un decotto che lo rimetterà a posto nel giro di poche ore.»
   «Meglio così, allora!» affermò contenta Starfire. «Lo lascio nelle tue mani, sono certa che lo tratterai con i guanti.»
   L’altra inarcò un sopracciglio. «Sicuro.»
   «Vado», riprese l’aliena con fare sbarazzino. «Solo un consiglio, prima: se dovete tornare a strusciarvi come poco fa, potreste farlo sotto le coperte? Almeno così B.B. non prenderà freddo.» Dicendolo, scomparve oltre la porta prima ancora che Raven potesse spaccare qualcosa per mezzo dei propri poteri oscuri.
   Beast Boy cominciò a ridere contro la sua mano, che presto scese dalla bocca al collo del giovane. «Una sola parola e ti lascerò ingurgitare di nuovo il brodo di blorgmorgh», lo minacciò fra i denti la ragazza.
   Lui annuì, faticando a trattenere il divertimento. «Non dirò niente, lo giuro.»












Si nota che non sono troppo brava nello scrivere roba a tema? Ho bisogno di liberare la mia creatività, quindi credo che le shot di questa raccolta non saranno mai del tutto centrate sul prompt della lista, ma ne prenderanno soltanto spunto.
Ovviamente il brodo di blorgmorgh non credo esista, dal momento che l'ho bellamente inventato per l'occasione. In questo momento, però, anch'io ho voglia di una coperta morbidosa (possibilmente una trapunta o addirittura un piumino) e di un buonissimo tè caldo (che ho già bevuto, ma dettagli).
Sperando di riuscire ad aggiornare domani con la prossima shot della settimana BBRae, vi porgo i miei ringraziamenti e i miei più calorosi saluti. A presto!
Shainareth





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Capitolo 3
*** Decorating ***





DECORATING - 27 ottobre 2015




«Che ne dite di un bel rosa glorgbark?» propose Starfire, facendo gli occhioni alla ragazza che le stava di fronte, un enorme sorriso abbagliante sul volto roseo. Era una faticosa giornata di restauro, alla Torre, eppure lei pareva come al solito piena di energie. «Ci starebbe magnifico, qui!»
   Sorvolando sui suoi frequenti deficit grammaticali, Raven aggrottò la fronte. «Non sono sicura di voler sapere cosa sia un glorgbark, ma ti faccio divieto assoluto di avvicinare una qualsiasi tonalità di rosa alle pareti della mia camera da letto», l’avvertì. Non voleva essere scortese, ma era già abbastanza nervosa e giù di morale a causa dei recenti avvenimenti e della parziale distruzione della Torre a causa di Malchior, che lei stessa aveva risvegliato dopo essere stata raggirata da quel maledetto drago.
   «Oh, andiamo, amica mia!» insistette Starfire in tono suadente. «Servirà per ravvivare un po’ l’ambiente!»
   Che Raven stessa volesse dare l’idea di non essere tetra come sembrava era vero; però c’era un limite a tutto e di certo il rosa lo superava di parecchio. «Scordatelo», tagliò corto, voltandole le spalle per chiudere lì la questione.
   Non appena lo fece, si trovò davanti Beast Boy, che subito le allungò un barattolo di vernice appena aperto. «Guarda qua: verde fusto», cominciò allegro. Poi, a scanso di equivoci, aggiunse: «Ovviamente il fusto sono io.»
   La maga roteò le pupille verso l’alto con sopportazione. «Per quale motivo dovrei usare il verde moccio?»
   «Verde fusto!» strepitò lui, indignato per quella provocazione gratuita. «Sulle pareti della tua stanza ci starà benissimo», dichiarò deciso, già dimentico dell’insulto della compagna. «Così ti sembrerà di avermi sempre intorno.»
   «Intendi dire che, al contrario di ciò che accade adesso, finalmente avrò solo la sensazione di averti intorno?» volle sincerarsi Raven, fingendosi interessata. «Se servirà davvero a tenerti lontano da me, potrei anche prendere in seria considerazione la tua idea.»
   Beast Boy non se la prese e, anzi, sfoggiò un sorrisetto da schiaffi. «Se ci tieni tanto, che ti stia lontano, allora non abbracciarmi quando meno me lo aspetto», disse con apparente noncuranza, tanto per vendicarsi della sua faccia tosta.
   Gli occhi di lei saettarono d’orgoglio, mentre le sue guance si tingevano di rosso. «Non dire cose che potrebbero essere fraintese», lo avvertì. Quel dannato nanerottolo! Come osava rinfacciarle qualcosa che le era venuta dal cuore, qualcosa di così intenso che ancora adesso poteva sentirne il calore?!
   «Non c’è niente da fraintendere, Rae», continuò il mutaforma, gustandosi il sapore della rivincita. «Un abbraccio è un abbraccio.» E siccome quelli della maga erano più rari di un dodo, valevano persino molto più di quelli di chiunque altro. La cosa più bella, però, la cosa che lo inorgogliva non poco, era che lei aveva scelto di abbracciare proprio lui, a dispetto di tutti i loro screzi quotidiani. Seppur preso alla sprovvista da quel gesto carico di affetto, Beast Boy ne aveva fatto tesoro, comprendendo infine quanto fosse profondo, in realtà, il legame fra lui e Raven.
   «Amica Raven, hai davvero abbracciato B.B.?» domandò Starfire, gli occhi pieni di meraviglia per quella inaspettata scoperta. «Questo sì che è bellissimo!» esultò un istante dopo, senza neanche aspettare conferma. «Significa che hai finalmente capito quanto è bello scambiarsi le coccole!» esclamò, lanciando per aria il secchio di vernice rosa glorgbark e tuffandosi a pesce sulla ragazza, che non riuscì in alcun modo ad evitare di essere strizzata in una delle sue vigorose dimostrazioni di affetto.
   «Mollami immediatamente!» starnazzò la poveretta, cercando di liberarsi soprattutto perché temeva di ritrovarsi con tutte le ossa rotte. «Beast Boy, giuro che se ne esco viva, me la pagherai cara!» Lui finse di non sentirla e, fischiettando un motivetto allegro ed immergendo le setole di un grosso pennello nel secchio che aveva ancora in mano, iniziò il suo lavoro di ritinteggiatura. «Fermati, maledetto!» strillò Raven, inorridita al pensiero di ritrovarsi davvero del verde moccio sulle pareti della camera.
   Il giovane le lanciò uno sguardo dispettoso. «Solo se mi lascerete unire al vostro abbraccio coccoloso», stabilì.
   Una grossa vena iniziò a pulsare sulla tempia della maga, ma prima ancora che lei potesse maledirlo non solo a parole, Starfire saltò su tutta contenta. «Certo che puoi unirti al nostro abbraccio!»
   Un attimo dopo Raven ebbe la sensazione di essere diventata una sardina in mezzo a due pazzi scatenati, che l’arpionavano saldamente a loro. «Lasciatemi!» ringhiò, senza tuttavia riuscire a smuoverli di un millimetro.
   In suo soccorso arrivò inconsapevolmente Robin, che chiamò l’aliena dal fondo del corridoio. Quella mollò d’improvviso la presa per accorrere da lui e ciò fece sbilanciare gli altri due, che finirono con lo schizzare all’indietro, rotolando l’una sull’altro fino a che non urtarono il mobilio della stanza. A quel punto, la maga si sollevò di scatto sulle braccia, intenzionata a mettere il maggior numero di centimetri di distanza fra sé e il compagno; il quale, tuttavia, anziché temere per l’occhiataccia assassina che lei gli riservò, si lasciò andare ad una risata divertita. «Non è molto più bello, quando si è in tanti?» le domandò poi, facendole scemare di colpo l’ira. «Te l’avevo detto che non sei sola.»
   Odiava avere torto. Soprattutto, odiava quando Beast Boy aveva ragione. Eppure, non potendo controbattere in alcun modo, Raven si arrese a sorridergli con riconoscenza.












Gna, questa è proprio semplice e... gne. Non lo so, non mi piace. ;_; Va beh, ma tanto l'ho già detto che non sono capace di scrivere con dei temi ben definiti perché la mia è un'ispirazione ribelle, uno spirito libero che non si mette al soldo di nessuno. (Fa tanto fico, dovevo scriverlo.)
Cretinate a parte, vi auguro come sempre buona giornata e vi do appuntamento a domani, spero. :*
Shainareth





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Capitolo 4
*** Hot Beverages ***





HOT BEVERAGES - 28 ottobre 2015




«Cos’è?» domandò Raven quando si vide mettere sotto al naso un mug colmo fin quasi all’orlo di un infuso profumato.
   «Tè speciale della casa», affermò Beast Boy, rivolgendole un sorriso a trentadue denti.
   Lei inarcò un sopracciglio. «E perché questa novità?»
   Ostentando offesa per quell’implicito dubbio, il giovane ribatté: «Adesso non posso neanche più fare un gesto carino per la mia migliore amica
   La maga lo scrutò con sospetto più che giustificato, visto il modo in cui lui l’aveva appena definita. «Sul serio, cosa vuoi?»
   Arresosi all’evidenza, lui si strinse nelle spalle con fare timido. «Ecco, mi stavo chiedendo… Ti andrebbe di venire al cinema con me?»
   «Perché?»
   «Perché fanno una maratona di Clash of the Planets in edizione restaurata, mi pare ovvio.»
   Che altro avrebbe dovuto aspettarsi, Raven? Che le facesse un invito del genere per galanteria? Per chiederle un appuntamento? Sarebbe stato ridicolo. Sospirò. «Vacci con Cyborg.»
   «Dimentichi che domani parte per un rendez-vous con i Titans dell’Est.»
   E giustamente lei era solo un ripiego. «Allora vacci con Robin», replicò atona. Dopotutto, perché mai avrebbe dovuto prendersela? «O con Starfire. O magari con tutti e due.»
   «Potrei, certo…» concordò Beast Boy, sia pure in tono esitante. «Però…»
   I suoi occhi cominciarono a scrutarla da sotto in su, mentre le sue lunghe orecchie a punta si piegavano verso il basso. «Cosa?» volle sapere la ragazza, cercando di capire perché ci fosse rimasto male per quel rifiuto indiretto.
   «Con te mi diverto di più», fu la risposta borbottata che la colpì dritta al cuore. Raven ebbe un attimo di incertezza e lui ne approfittò, rivolgendole due occhioni da cerbiatto da competizione. «Per favore…»
   Non riuscendo a resistere, la maga distolse lo sguardo e afferrò il mug che lui le stava ancora porgendo, sorseggiando l’infuso con fare distratto. Quando il sapore dolce della bevanda le bagnò la lingua, rimase inaspettatamente impressionata. Il mutaforma se ne accorse e subito si rianimò così tanto che, se solo avesse potuto, si sarebbe messo a scodinzolare. «È buono, vero?»
   «Che ci hai messo, dentro?» s’incuriosì Raven, fissando il liquido scuro con interesse. «Caramello?»
   L’altro annuì, tutto contento. «È buono?» chiese di nuovo, in fremente attesa del verdetto.
   «Devo ammettere di sì», gli concesse lei, senza lasciarsi pregare oltre.
   «Dopo ti faccio provare quello alla liquirizia!»
   Tornò a sollevare le iridi violette su di lui, stupita non poco da quella sua improvvisa creatività per le tisane. «Hai fatto anche quello?»
   «E pure uno al tofu!» dichiarò Beast Boy con orgoglio, facendola inorridire. «Quello è il mio pezzo migliore, devi assaggiarlo per forza!»
   «Posso fermarmi a quello alla liquirizia?» s’interessò di sapere Raven, per nulla intenzionata ad ingurgitare un infuso al formaggio. Vide l’amico rimanerci male e le sue orecchie tornare ad ammosciarsi verso il basso. Se ne spiacque, anche per via della tenerezza da lui dimostrata nell’aver perso tempo per preparare delle tisane che potessero piacerle e, soprattutto, nell’aver pensato subito a lei per vedere la maratona di una delle sue serie di film preferiti. Abbozzò un sorriso e addolcì il tono della voce senza neanche rendersene conto. «In cambio», stabilì allora, «verrò al cinema con te.»












Questa l'ho scritta stamattina alle sette e mezza, mentre andavo al lavoro. Sono da ricovero, lo so, ma se non avessi approfittato del momento, difficilmente sarei riuscita a mantenere l'impegno quotidiano per la settimana BBRae.
Buona serata a tutti! ♥
Shainareth





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Capitolo 5
*** Sunset ***





SUNSET - 29 ottobre 2015




Era ormai il tramonto quando Beast Boy la trovò in cima alla Torre. Se ne stava seduta lì, sul bordo del tetto, le gambe penzoloni. Sapeva che Raven amava quel momento della giornata, quando la luce del sole morente allunga le ombre e annuncia il calar delle tenebre. Si era spesso domandato se non fosse dovuto alla sua natura di mezzo demone o se, piuttosto, fosse soltanto una semplice coincidenza. Non che avesse importanza, in effetti; solo che, quando si trattava di lei, il mutaforma voleva scoprirne sempre di più.
   Facendosi coraggio, mosse i primi passi nella sua direzione e quando le fu accanto, domandò: «Posso sedermi?» Lei non rispose, come se non lo avesse né udito né visto, e Beast Boy lo prese per un sì. Rimasero in silenzio per qualche istante, ammirando insieme il grande disco arancione che sembrava tuffarsi lentamente nel mare di fronte a loro.
   «Mi… dispiace.» Fu con queste due semplici parole che il giovane decise di iniziare il suo discorso di scuse. Gliele doveva, ne era consapevole, ed era giusto che le parlasse col cuore in mano. «Lo so che sei arrabbiata…»
   «La cosa che mi irrita di più», lo interruppe Raven con impeto, a testimonianza di come la sua pace interiore fosse ancora sconvolta da quell’ennesimo alterco, «è che la tua mamma adottiva ha affermato che tu sai perfettamente cos’è il rispetto per lo spazio altrui. Eppure non manchi mai occasione per invadere il mio. Vorrei soltanto capire perché ce l’hai con me.»
   «Io non ce l’ho affatto con te, Raven!» esclamò subito Beast Boy, allarmato all’idea che lei potesse davvero convincersi di una cosa del genere. Diamine, non glielo aveva pur dimostrato una miriade di volte, quanto le volesse bene, in realtà?! La ragazza si volse a guardarlo per la prima volta, accigliata e perplessa, e lui si affrettò ad aggiungere: «Lo so che non è una buona scusa, ma…» Tentennò, massaggiandosi la nuca, gli occhi bassi. «È il mio modo di rapportarmi con te», pigolò infine, mortificato.
   Raven si permise di incrociare le braccia al petto e di sollevare un sopracciglio con aria scettica. «Dandomi fastidio?» lo provocò. «Ti rendi conto che è un atteggiamento infantile? È un po’ come se fossimo all’asilo e tu mi tirassi le treccine.»
   «È che… sei divertente», le spiegò l’altro, pur senza malizia. Vide gli occhi della compagna assottigliarsi in uno sguardo sottile e assai pericoloso. «Con questo non voglio certo dire che sei il mio passatempo preferito», si affrettò allora ad aggiungere, sulla difensiva. «Cioè… in effetti sì, lo sei», dovette ammettere per amor di sincerità.
   «Non so se te ne sei accorto, ma in realtà sarei una persona», ci tenne a sottolineare la maga. D’accordo, come persona forse era un po’ sui generis, ma non lo era forse anche lui? Ed entrambi sapevano bene quanto potesse essere difficile convivere con una doppia natura, soprattutto quando i sentimenti provati erano umani al cento percento.
   «Me ne sono accorto eccome», le assicurò Beast Boy, quasi offeso per quella mancanza di fiducia. «Ma non so in che altro modo attirare la tua attenzione», confessò, guardandola da sotto in su. «Te ne stai sempre sulle tue, e quando ti rivolgi a me lo fai soltanto per prendermi in giro. E nel momento in cui cerco di avvicinarmi in modo gentile, bene che mi vada mi ritrovo una porta chiusa in faccia.»
   Tra loro calò il silenzio, che rendeva ancora più pesanti le ultime parole del giovane. Quest’ultimo si rendeva conto di essere stato forse troppo schietto, però era altrettanto consapevole che quella fosse l’unica maniera per cercare di risolvere la questione una volta per tutte. Raven aveva un caratteraccio, questo era indubbio; ciò nonostante, per quanto potesse essere anche orgogliosa, era dotata di un grandissimo spirito di giustizia, che la rendeva obiettiva in qualunque situazione. Beast Boy era perciò sicuro che lei avrebbe compreso quel che lui stava cercando di dirle, senza tuttavia prenderla a male per davvero.
   La conosceva come le sue tasche, perché in effetti in quel momento la ragazza cominciò a farsi un lungo esame di coscienza. Sarebbe stata ipocrita a negare che lui avesse ragione, pertanto si accorse che la situazione aveva iniziato a ribaltarsi e che, almeno per una volta, loro due avrebbero dovuto invertirsi le parti.
   «Scusami», disse allora, mortificata.
   «No, scusami tu», rispose il giovane, fissando il suo profilo nella calda luce del sole al tramonto. Aveva sempre pensato che Raven fosse bella, ma adesso che poteva ammirare la sincerità dei suoi lineamenti se ne convinse una volta di più. «So che per te è difficile esternare le tue emozioni», continuò poi, mentre anche lei tornava a guardarlo, dispiaciuta per le loro reciproche incomprensioni. «Solo… non potresti semplicemente concentrarti su quelle positive?» le propose lui, abbozzando un sorriso carico di timida speranza.
   Probabilmente aveva ragione, Raven ne era consapevole. «Anche quando mi fai saltare i nervi?» s’interessò di sapere, con espressione sorniona in volto.
   «Sì, beh… Magari in quei momenti, anziché sulla tua rabbia, potresti concentrarti sul fatto che hai a che fare con un gran fico», ebbe la faccia tosta di consigliarle il mutaforma, lieto che ogni dissapore si fosse ormai dissolto. Lo sguardo che lei gli rivolse fu tutto un programma, tant’è che Beast Boy se ne risentì, perdendo il sorriso. «Ehi!» iniziò a protestare, indispettito. «Allora perché l’altra volta mi hai chiamato Principe Azzurro?!»
   La maga strabuzzò gli occhi. «Hai… davvero creduto che ti avessi chiamato in quel modo per farti un complimento?»
   Lui allibì per quella cattiveria gratuita. «Quindi era solo l’ennesima presa per i fondelli?!»
   Raven fu costretta a mordersi il labbro inferiore, sorridendogli tuttavia con gli occhi. «Sai… alla fine devo darti ragione», iniziò a dire, guardando con tenerezza la luce del sole baciargli la pelle verde che nulla aveva di fascinoso. Sì, il tramonto era decisamente il momento della giornata che lei preferiva, e il fatto di poterlo condividere proprio con Beast Boy, ora, contribuiva ad allietarle lo spirito. Poteva essere inteso come qualcosa di altamente sentimentale, quello? Forse, dato che si stavano parlando come sempre con sincerità. Peccato solo che entrambi fossero un po’ l’antitesi del romanticismo. Ma era il loro modo di giocare, di tenersi compagnia, di dirsi ti voglio bene.
   «Su cosa?» s’incuriosì il giovane, increspando leggermente la fronte.
   «A volte sai essere davvero divertente. Tuo malgrado.»












Questa l'avevo iniziata per la presente raccolta, ma poi mi ero accorta che non ci avevo messo alcun riferimento al tramonto, perciò ero convinta che l'avrei postata ne La Bestia e la Strega. Ovviamente alla fine ho cambiato di nuovo idea, ma va beh.
Per chi non sapesse chi è la mamma adottiva di Beast Boy, e anche per l'accenno alle battute finali della shot, vi rimando (per la seconda volta) a questo capitolo del comics ispirato alla serie animata: http://teentitansgocomic.blogspot.co.il/2011/09/28-surprises.html
Detto ciò, vi porgo i miei saluti e vi auguro una buona giornata.
Shainareth
P.S. Essendo un po' stanca, temo che la storia sia un po' incasinata a livello sintattico/grammaticale... Più tardi cercherò di porvi rimedio, perdonatemi.





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Capitolo 6
*** Haunted House ***





HAUNTED HOUSE - 30 ottobre 2015




«Rae… dimmi che sei stata tu…»
   «A far cosa?»
   Beast Boy strinse maggiormente la presa attorno al suo mantello. «A fare quel rumore.»
   «Io non ho sentito niente», rispose lei, continuando a tenere un tono di voce basso. Nel silenzio e nell’oscurità del sottoscala in cui erano accucciati, il giovane tremò e si accoccolò contro l’amica. «Certo che sei davvero un cuor di leone…»
   «La fai facile, tu!» si risentì. «Ti basterebbe uno schiocco di dita per distruggere l’universo!»
   «Esagerato…»
   «Figurarsi per mettere in fuga dei fantasmi!»
   Raven trattenne appena un sorriso, non del tutto certa che, grazie ai suoi sensi da bestia, lui non riuscisse a vederla. «Lo credi sul serio?»
   «Ehi», disse il mutaforma con fare deciso. «Tu sei un mezzo demone. Capisci?»
   «Meglio di te sicuro.»
   «E un mezzo demone non può non essere più forte di un fantasma.»
   «I fantasmi sono incorporei.»
   «Sono anime in pena», la corresse, certo di quel che diceva. «E i demoni gestiscono le anime dannate, no?»
   «Come un ufficio di collocamento.»
   «Non scherzare su cose tanto serie!»
   Alla sua protesta seguì il fragore di un tuono, che squassò il silenzio della casa abbandonata. Squittendo, Beast Boy si tirò il mantello della compagna sulla testa, coprendosi tutto. «Non spingere, mi fai cadere!» sbuffò lei, cercando di portare pazienza. Persero l’equilibrio e finirono stesi sul pavimento impolverato. «Con tutto questo chiasso, ci troveranno!»
   Avvinghiandosi alla ragazza, il mutaforma impallidì. «Chi?!» annaspò terrorizzato. «Chi ci troverà?!»
   Raven tacque a stento un’imprecazione e cercò di scollarselo di dosso, senza troppo successo. «Parlo degli altri, stupido!» ribatté, imponendosi di non far caso a dove lui metteva le mani, dal momento che pareva non averne coscienza a causa della paura. «Senza contare che stiamo trasgredendo le regole del gioco: ognuno per sé. Dovremmo dividerci.»
   «Sei pazza?!» esclamò Beast Boy, artigliandola verso di sé. «Non ti mollo neanche morto!»
   «Non potevi chiedere aiuto a Cyborg?»
   «Vuoi mettere il suo banale potenziale bellico con i tuoi oscuri, invincibili poteri da demone?!»
   «Non sono affatto invincibile.»
   «Beh, non l’ho mica sconfitto io, Trigon!»
   Il cigolio delle scale di legno sopra le loro teste li costrinse a tacere di colpo ed entrambi misero una mano sulla bocca dell’altro. Quello che Raven avrebbe voluto far capire all’amico era che non si trattava davvero di una casa stregata, ma solo di una stupida prova di coraggio in occasione della festività di Halloween, organizzata apposta per Starfire che aveva insistito per vivere il brivido della paura che poteva dare un passatempo di quel genere. Se Beast Boy si era lasciato suggestionare in quel modo, in realtà, era soltanto per colpa di Cyborg che, visto l’aspetto diroccato e lugubre dell’edificio abbandonato che Robin aveva scovato per rendere la sfida più eccitante, aveva cominciato ad inventarsi storie inverosimili su un’intera dinastia di feroci fantasmi assassini che abitavano quelle mura fatiscenti. Il violento temporale che aveva colpito la zona proprio quella notte aveva fatto il resto.
   Rimasero in attesa per diversi istanti, almeno fino a che la voce sommessa di Starfire non affermò: «Qui non ci sono.»
   «Eppure avrei giurato di aver sentito gli strepiti di B.B. provenire da qui», mormorò Robin.
   «Scommettiamo che s’è nascosto sotto le gonne di Raven?» ipotizzò Cyborg.
   «L’amica Raven non porta gonne», lo contraddisse con fare perplesso l’aliena. «E anche se fosse, non sarebbe imbarazzante se B.B. si fosse nascosto proprio lì sotto?»
   L’altro sghignazzò come un ragazzino, più per la sua ingenuità che per il resto. «È solo un modo di dire, Star», le spiegò con pazienza Robin. «Proviamo a cercarli in soffitta.»
   I gradini di legno scricchiolarono di nuovo sotto ai loro passi e quando non si udì più alcun rumore, i due ragazzi scattarono a sedere sul pavimento impolverato. «Quindi stanno tramando alle nostre spalle?!» sbottò Beast Boy, indignato per quel brutto tiro giocatogli dai compagni.
   «Così pare», constatò Raven, socchiudendo gli occhi con fare pericoloso. «Ma hanno fatto i conti senza l’oste», dichiarò risoluta. «Beast Boy», cominciò allora, mentre un sorriso sinistro andava disegnandosi sulle sue labbra. «Ci stai a prenderti una bella rivincita?»
   «Contaci», affermò lui, pregustando la vittoria e dandole il pugno che lei gli stava porgendo. «Così impareranno a mettersi contro un mezzo demone ed un mutaforma capace di tramutarsi in parecchi, temibili bestioni muniti di zanne e artigli.»
   «Cominceremo proprio dalla soffitta», decise la maga, schioccando le dita e aprendo un portale dimensionale che subito li inghiottì entrambi.












E mo so' cavoli. Per gli altri tre. :'D
Spero di riuscire a scrivere e postare stasera anche l'ultima delle shot, perché il sabato e la domenica non sono mai a casa. In caso contrario, temo dovrò rimandare a lunedì.
Nel dubbio, vi auguro sin d'ora un buon fine settimana! ♥
Shainareth





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Capitolo 7
*** Halloween ***





HALLOWEEN - 31 ottobre 2015




«Un pipistrello?» domandò Beast Boy, assumendone la forma e svolazzandole freneticamente attorno alla testa. Accoccolata sul divano con un libro in grembo, Raven lo scacciò con una mano prima che potesse attaccarsi ai suoi capelli e lui tornò per un attimo umano. «Oppure un gatto?» propose poi, tramutandosi in un piccolo felino e balzando sul volume che lei aveva aperto davanti a sé. La bestiola rizzò il pelo e soffiò nella sua direzione.
   «Pipistrello, gatto, gufo, ragno, corvo… Il problema non è tanto l’animale, quanto il colore», gli fece notare la compagna con indolenza, picchiettando la punta di un dito fra i suoi occhi. Deluso per l’essere stato demotivato in quel modo, il micio tirò le orecchie all’indietro e la fissò da sotto in su, lanciando un mesto verso di protesta. La maga lo solleticò sotto al musetto con la nocca dell’indice e lui si tirò subito su di morale, cominciando ad emettere l’inconfondibile suono delle fusa. «Però potresti sempre fingere di essere un animale radioattivo», gli suggerì la compagna, prendendo inaspettatamente a cuore il suo problema – tutt’altro che di vitale importanza.
   Gli occhi di Beast Boy si illuminarono all’istante e lui prese le sembianze di un cane per saltarle definitivamente addosso e, inchiodandola al divano, le poggiò le zampe anteriori sulle sue spalle e scodinzolò allegro come un cucciolo. Già che c’era, le leccò una guancia. «Che schifo!» esclamò la ragazza con disgusto, cercando di allontanarlo da sé. La bestiola scartò di lato e si accucciò accanto a lei, continuando a guardarla con la lingua penzoloni e la coda che si muoveva frenetica a destra e a manca. Raven le lanciò uno sguardo infastidito. «Ci tieni davvero così tanto, a questa sciocchezza?»
   «Stiamo parlando di caramelle e cioccolatini!» si risentì Beast Boy, mutando nuovamente forma per tornare umano – ma rimanendo comunque accucciato come un cane. «E se tu collaborassi, tutto sarebbe più semplice.»
   «Non insistere. Non verrò a fare Dolcetto o scherzetto? con te.»
   «Nemmeno se ci dividessimo il bottino a metà?» la tentò con un sorriso sornione.
   «È infantile.»
   «Potremmo spaventare un sacco di persone.»
   «E cosa ci sarebbe di divertente?»
   Beast Boy la fissò con espressione tremendamente contrariata. «Ma tu sei davvero la figlia di un demone?»
   «Vuoi che te lo dimostri?» s’interessò di sapere Raven, accumulando una sfera di oscuro potere magico nel palmo di una mano.
   Sebbene non fosse per nulla intimorito da quella minaccia, lui mise su il broncio. «E dài… Vieni con me.»
   «Chiedilo agli altri.»
   «Ma io voglio stare con te!»
   Quella protesta infantile indusse la maga a tacere per qualche istante, fissandolo con aria perplessa e stupita a un tempo. «Perché?» domandò infine, non riuscendo a spiegarsi quel capriccio.
   Il giovane aprì la bocca per rispondere, ma si rese conto che l’unica cosa che avrebbe potuto dire sarebbe risultata assai fraintendibile. Si fece un rapido esame di coscienza ed ammise con se stesso che la faccenda era seria.
   «Allora?», lo incalzò lei, sollevando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto in segno di attesa.
   Avvertendo tutto il peso di quella confessione, Beast Boy si umettò le labbra con la punta della lingua prima di guardarla di nuovo da sotto in su e ammettere: «Perché sto bene con te.»
   Raven aveva poteri empatici, e pertanto riusciva ad avvertire le emozioni degli altri. Quello che percepì provenire in quel momento dal suo compagno fu qualcosa di così intenso che la spiazzò. Di nuovo tacque, incapace di dire alcunché. L’affermazione di lui poteva essere intesa in diversi modi: poteva stare bene con lei perché la considerava una buona amica, una sorella o finanche qualcosa di più intimo e personale. Fu quest’ultimo, il dubbio che la travolse come una valanga, anche e soprattutto perché, alle volte, la ragazza commetteva l’errore di attribuire agli altri le proprie sensazioni.
   «Rae?» Beast Boy richiamò timidamente la sua attenzione e lei batté le palpebre, tornando in sé. «Allora… ci vieni?»
   «Facciamo a metà?» le uscì di bocca prima che potesse evitarlo. L’altro s’illuminò di gioia e le sorrise così di cuore che anche Raven non riuscì a fare a meno di arcuare le labbra verso l’alto. «Ad una condizione, però», aggiunse inaspettatamente, prima che l’accordo giungesse al termine.
   «Quale?»
   «Rimaniamo a mangiare i dolci fino a notte fonda.»
   Sorpreso, il giovane non poté fare a meno di chiedere in tono speranzoso: «Insieme?»
   «Ti va?» sussurrò lei, quasi intimorita da un eventuale rifiuto.
   Beast Boy la fissò dritta negli occhi e dichiarò solennemente: «Dopo stanotte, credo che Halloween diventerà la mia festa preferita.»












Mi scuso per questa shot insulsa, ma questa volta non avevo proprio idee né, soprattutto, ispirazione. Ciò nonostante, mi sarebbe spiaciuto rimandare ancora la conclusione della raccolta o, peggio, lasciare quest'ultima in sospeso.
In ogni caso, confesso che è stata comunque un'esperienza interessante, anche se dubito che la ripeterò in futuro. Credo che mi limiterò ad aggiornare La Bestia e la Strega quando ne avrò l'occasione (spero presto, comunque).
Grazie a chiunque si sia imbattuto in questa lettura, ma soprattutto a chi ha commentato e chi ha inserito questa breve raccolta fra le storie preferite/ricordate/seguite.
Buonanotte e buon inizio di settimana a tutti! ♥
Shainareth





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