The Barman ➼ Larry Fanfiction

di zaynseyes_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27- The End ***



Capitolo 1
*** 1 ***


"E quindi lui era lì... tipo proprio di fronte a me. Mi ha guardato negli occhi per più di un'ora, giuro! Mi ha accarezzato il viso, era così dolce e sexy e... aveva una gran bella mano sai? Non sai quanto era bravo ad usarla," ridacchiai e gli feci un'occhiolino-- o meglio dire ci provai "Quindi stavo dicendo che...cosa stavo dicendo? Ah sì, lui era coosì bello ed aveva gli occhi che gli brillavano, ma non era felice, no no. Sembrava la persona più triste del mondo e... e poi puuf, mi ha detto 'Louis, hai proprio un bel culo'"

"Non credo che ti abbia detto esattamente questo" rispose annoiato il barista di fronte a me, pulendo il bancone e lanciandomi delle occhiate di sfuggita.

"Ti giuro, era così vicino a me e volevo solo ficcargli la lingua in bocca, ma lui mi ha detto che avevo un bel culo e se n'è andato." spiegai con voce strascicata, sghignazzando leggermente con il palmo della mano appoggiato sulla guancia con l'intento di sorreggermi "O forse mi ha detto che avevo un cazzo troppo grande per la sua portata, non ne sono sicuro" conclusi ridacchiando senza motivo, afferrando il bicchiere mezzo vuoto davanti a me e portandolo con un gesto veloce alla bocca, bevendone tutto il contenuto.

"Amico, credo che per stasera tu abbia bevuto abbastanza" affermò il barista per niente divertito, a differenza di Louis che pensava che quella situazione fosse estremamente comica.

"Avanti, ho solo bevuto due minuscoli bicchierini di questi!" mi lamentai come un bambino "O forse più di due, oops." risi scuotendo la testa.

"Non c'è bisogno di bere così tanto." sospirò il barista, stanco probabilmente per tutte le volte in cui aveva visto un ragazzo ridursi in quella maniera "Potresti essere perfino mio fratello"

"Ma tu non puoi essere mio fratello! Hai capelli ricci e gli occhi verdi!" risi sguaiatamente come se avesse appena raccontato la barzelletta più divertente del mondo "E guarda, io gli occhi ce li ho azzurrissimi!" spalancai l'occhio e glielo indicai "Stan mi diceva sempre che erano bellissimi, non lo pensi anche tu?"

Lui mi guardò e roteò gli occhi, continuando a preparare i drink che dei signori avevano richiesto qualche minuto prima.

"E chi sarebbe questo Stan?" chiese irritato lui, cercando piuttosto di farmi smettere di pensare a bere e concentrarmi su qualcos'altro.

"Lui è l'amore della mia vita" sussurrai sognante "E il ragazzo di cui stavo parlando prima, non sei stato attento" socchiusi gli occhi e lo indicai minaccioso con un dito.

"Beh, mi fa piacere che tu sia innamorato." rispose senza emozione nella voce "Quindi perchè sei qui, in questo sudicio bar ad ubriacarti come se non ci fosse un domani?"

"Perchè lui è-- è stato cattivo con me ed io non so che fare senza di lui, capisci?" in realtà non capivo neanche io, ma non mi importava più di tanto "E tu sei qui e mi stai versando da bere e sei bellissimo-- ma tu questo lo sai, giusto? Ovvio che lo sai. Tutti devono sapere quanto in realtà siamo belli. Non è una cosa molto carina avere poca autostima di sè, lo sai?" attirai l'attenzione del riccio per un breve, rapidissimo istante. Le sue sopracciglia erano leggermente aggrottate e i suoi occhi esprimevano pura confusione.

"Hai poca autostima di te?" chiese lui cautamente.

"Si," annuì "cioè no, adesso no. Stan mi aveva aiutato ad apprezzare me stesso e per questo io lo amo. Ma lui mi ha lasciato e-- e io come faccio senza di lui?" chiesi con voce strascicata.

"Credo che ce la farai ad andare avanti senza di lui. Adesso ti piaci, ed è questo l'importante" rispose lui, prestandomi per la prima volta una vera attenzione.

"E io ti piaccio?"

Un altro cliente gridò improvvisamente la sua ordinazione e lui dovette ritornare a lavoro.

"Senti, perchè non mi lasci in pace e mi fai fare il mio lavoro, mh?" il barista ritornò ad essere fastidioso come prima.

"Perchè? Ti distraggo così tanto?" chiesi malizioso, allungandomi sul bancone "Sono troppo irresistibile per te?" mi morsi il labbro il più sensualmente possibile, ma credo che mi uscì molto peggio di quello che pensassi.

Il barista mi lanciò un'occhiata estremamente annoiata e servì i due clienti accanto a me. Io continuai a guardalo, osservando ogni suo piccolo movimento.

"Posso averne uno anch'io?" chiesi con un sorriso furbo in viso, accennando al drink rosso che era stato appena servito.

"Hai bevuto anche troppo per stasera" il riccio tornò a rivolgersi a me per un altro paio di secondi mentre con dedizione puliva il bancone.

"Solo uno, per favooore" mi lamentai come un bambino, mettendo pure un labbruccio degno di nota.

"Quanti anni hai, due? Per favore, smettila di bere e siediti su uno di quei divanetti"

"Ma guarda che ho l'età per bere, sono maggiorenne! Ho pure i peli sul petto! Se non mi credi, puoi controllare tu stesso, guarda qui" feci per alzarmi la maglietta ma venni fermato in tempo da un ragazzo tutto bicipiti e capelli, che mi afferrò il braccio ignorando le mie inutili e flebili proteste.

"Dio Louis, come ti sei ridotto?" disse disgustato il ragazzo con il ciuffo "Promemoria per me stesso: mai fidarmi di te e dei tuoi 'so affrontare benissimo la situazione, Zay'" mi scimmiottò nella frase finale ed io risi vedendo la sua espressione in viso.

"Amico barista, ti presento il mio amico con il ciuffo." indicai, o meglio dire provai a focalizzare i due ragazzi accanto a me "Però devo confessarti un segreto," mi avvicinai al barista con un mano sulla bocca, come a volergli confessare qualcosa. Questo mi guardò estremamente annoiato, tanto che per nano secondo di lucidità credetti che volesse lanciarmi qualcosa in testa e mettere fine a quell'inutile conversazione "anche a lui piace il cazz-"

"Okay, credo che per oggi possa bastare principessina." Zayn mi strattonò verso di lui ed io cacciai un urlo certamente poco virile. Il mio amico poi si girò verso il ricciolino dietro il bancone ed io continuai a guardare il viso del perfetto sconosciuto senza però guardarlo davvero.

La mia mente era completamente offuscata ed ero sicuro che l'indomani non avrei ricordato quel bellissimo viso. Peccato, davvero un bel peccato.

"Si è fatto tardi, noi andiamo. Scusa per il disturbo e per questa...piccola messinscena. Sai, Louis è un tipo molto teatrale" roteò gli occhi divertito.

"Non è vero," riuscì a ribattere "mi stavo divertendo così tanto con il mio nuovo amico! Gli stavo facendo vedere i miei peli sul petto, vuoi vederli anche tu Zay?" sghignazzai, molto più che brillo, e barcollai per arrivare di nuovo al bancone.

Zayn però mi afferrò nuovamente, questa volta la sua presa era più salda e ferrea, e mi riportò indietro.

"Meno male che domani non ti ricorderai nulla di tutto questo. Sappi però che adesso ho abbastanza prove per ricattarti a vita." cercò di farmi stare in piedi e contemporaneamente estrasse dalla tasca dei suoi jeans il suo portafoglio. Riuscì ad aprirlo con una sola mano e aiutandosi con l'altra, rigorosamente sulle mie spalle, prese delle banconote e le porse al riccio, mormorando qualcosa come 'non è sempre così, te lo assicuro' 'oggi non è stata proprio una buona giornata per lui' e altre inutili scuse.

Io invece cercai di mettermi più comodo tra le sue braccia, seppellendo il viso nell'incavo del suo collo e facendogli le fusa come uno stupido indifeso gattino.

"Ho bisogno di tanto tanto affetto, Zay" mormorai mezzo assonnato "Ne ho davvero bisogno"

"Lo so, Louis. Adesso andiamo a casa, mh?"

"Vuoi-- vuoi una mano? Insomma, un ragazzo ubriaco è piuttosto difficile da gestire." esclamò Harry con la fronte corrucciata "Qui ne passano molti, so come vanno queste cose e lui sembra davvero messo male" concluse con un espressione un pò più preoccupata rispetto a prima.

"Tranquillo, nulla di così grave che non possa passare con un bel dopo sbronza con tanto di mal di testa e attacchi di panico per il momentaneo vuoto di memoria"

Il barista sorrise e sì, in teoria sarei dovuto già essere nel mondo dei sogni, ma in realtà lo stavo spiando segretamente per osservare per un altro pò la rara bellezza del ragazzo a soli pochi metri da me. Visto che non lo avrei più rivisto, e nemmeno ricordato, tanto valeva godersi lo spettacolo no?

"Okay," annuì, sollevato dalla risposta sincera e diretta di Zayn "magari se un giorno passi da qui, fammi sapere se è ancora vivo" disse divertito facendo cenno a me, ed io chiusi velocemente gli occhi con la paura che lo sconosciuto avrebbe potuto vedermi mentre lo fissavo.

Zayn ridacchiò "Ci puoi contare, amico"

E poi, più velocemente di quanto avessi previsto, il sonno si impadronì di me e non sentì più nulla se non la presa di Zayn che si rafforzava sul mio fianco e un suo sbuffo infastidito.

Quella notte non sognai nulla, se non il vuoto totale rappresentato dal nero e occasionalmente da qualche piccola spruzzata di verde qua e là. Ancora non ero consapevole di ciò che stava a significare, ma diedi la colpa al fragile inconscio di un ragazzo ubriaco fradicio.
 

 

______________

Eccomi con una nuova fanfiction!!

((Ovviamente non potevano mancare i miei larry, lol))

Quindii, non so cosa uscirà fuori da questa storia ma spero che non sia poi così male. Se avete gradito questo primo capitolo, potete dimostrarmelo con una minuscola, piccolissima recensione:)

Cercherò di renderla meno scontata di quanto possa sembrare, quindi non giudicate una storia dal prologo e continuate a seguirla!

Grazie comunque :)
 

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Capitolo 2
*** 2 ***


"Oddio, voglio morire" aprì gli occhi e velocemente li richiusi dopo aver avvertito un dolore lancinante alla testa.

"Finalmente ti sei svegliato. Credevo dovessi seriamente darti per morto" sorrise divertito Zayn appoggiato contro lo stipite della porta.

"Che ore sono?" mormorai assonnato, seppellendo il viso sul morbido cuscino.

"Sono esattamente le..." finse di guardarsi il polso "'alza il culo da quel letto e prendi una boccata d'aria'"

Grugnì infastidito sia per il sarcasmo poco gradito di Zayn sia per il mal di testa insopportabile.

"Sul comodino c'è un'aspirina, prenditela e ti sentirai meglio" disse lui, adesso con tono gentile.

"Odio tutto questo. Non mi ubriacherò mai più, giuro"

"Non hai mai bevuto più di mezzo boccale di birra, è normale che adesso ti senti una merda. Ieri ci hai proprio dato dentro con l'alcol eh?" il tono di Zayn era divertito ma anche leggermente preoccupato, da bravo coinquilino e migliore amico quale era.

"Non so se dovrei prenderlo come un complimento o come un insulto alla mia intelligenza"

"Ieri non eri in te, e lo sai. Non ti dò tutti i torti, l'avrei fatto anch'io"

"Da bravo alcolizzato quale sei." dissi senza un particolare tono di voce con il viso completamente seppellito sul cuscino "Cosa diavolo è successo ieri?"

Il silenzio che venne dopo mi fece presupporre solamente due cose:

a) forse era meglio non sapere nulla e continuare la mia vita sapendo di un imbarazzante episodio accaduto da ubriaco ma che io non ricordavo.

b) semplicemente non mi aveva sentito perchè la mia voce era stata attutita dal cuscino.

Ingenuamente pensai-- e sperai-- fosse la seconda opzione, così mi voltai e appoggiai il capo sul tessuto del cuscino guardandolo e ripetendo la domanda.

"Cosa è success-"

"Si, l'avevo capito già la prima volta" alzò gli occhi al cielo.

"Dimmi che non ho fatto cazzate Zayn" risposi implorante passandomi una mano sulla fronte. Mi alzai molto lentamente, mettendomi seduto e, dopo una breve smorfia di dolore, presi l'aspirina e bevvi l'acqua che il moro mi aveva gentilmente portato.

"Oh nulla, solo discorsi deliranti di un ubriaco in piena crisi esistenziale. Cose che, in un bar pieno di alcol e di gente disperata pronta a dimenticare le loro giornate di merda, sono molto normali"

"Zayn, cosa è successo esattamente?"

Lui sembrò vacillare "Non lo so," gli lanciai un'occhiataccia e sospirò sconfitto "È la verità, non ne ho idea. Quando sono entrato ti stavi alzando la maglietta e-"

"Io cosa?!" esclamai con terrore "Perché avrei dovuto fare una cosa del genere?"

"Stavi parlando di, uhm," si fermò a pensare "dei tuoi peli sul petto, sì" annuì soddisfatto.

La mia bocca stava letteralmente cadendo a terra per quanto fosse spalancata. Ero così imbarazzato in quel momento che volevo solo soffocarmi con il cuscino accanto a me.

"Dimmi che questo è un incubo e quando mi sveglierò non sarà accaduto niente di tutto questo" mi misi una mano sul viso, affranto.

Alzai lentamente il capo e l'espressione di Zayn era chiara e tonda: purtroppo era tutto vero. Sospirai e sperai che quello che avevo fatto o detto prima che lui venisse a soccorrermi non fosse stato poi così tanto imbarazzante da non poter nemmeno uscire di casa.

"Come sapevi dove mi trovavo?" chiesi, guardandomi le mani con indifferenza.

"Il barista del locale mi ha chiamato dal tuo cellulare dicendomi che eri messo molto male e che ti aveva gentilmente chiesto il tuo telefono per chiamare qualcuno a te vicino, visto che tu non eri in grado neanche di comporre il numero" sospirò Zayn.

"Non so neanche come ci sia arrivato in quel locale." grugnì e mi coprì il viso imbarazzato "Chissà cosa avranno pensato di me le persone che erano lì"

"Oh, so quello che pensava Harry" ridacchiò lui.

"Chi?" chiesi sinceramente confuso guardandolo come se fosse un alieno "Chi diavolo è questo Harry? Non mi dire che sono stato a letto con lui!" dissi terrorizzato.

"Era solo il barista, sta tranquillo!" alzò gli occhi al cielo.

"Come sai quello che pensava di me? Leggi nella mente adesso? Dio, voglio morire" strizzai gli occhi e mi sdraiai nuovamente sul letto.

"Diciamo che l'ho visto un paio di volte, considerando il fatto che in questa zona ci sono solo tre bar ed io mi sono ubriacato in tutti e tre." rise leggermente "È un bravo ragazzo, ha cercato di aiutarti e rendersi utile, anche se non ce n'era assolutamente bisogno. Era sinceramente preoccupato per te" fece spallucce.

"Adesso pure gli sconosciuti provano compassione per me" feci una smorfia disgustata.

"Non crederti così speciale," ridacchiò lui "Harry è fatto così, è nella sua natura. Cerca sempre di aiutare le persone, di rendersi utile. E il fatto che faccia il barista lo mette nella situazione di poterlo fare. Beh, in un certo senso diciamo"

"Oh, perfetto. Adesso sono una persona che ha bisogno di aiuto" borbottai ironico.

Presi ad osservare il soffitto e gli eventi del giorno prima e dell'incontro con Stan riaffiorarono nella mente e la mia espressione di conseguenza si fece più dura.

"L'importante è che adesso sei qui, sano e salvo." affermò lui con un tono di voce morbido e dolce "Mi dispiace così tanto, Lou. Dopo la tua chiamata pensavo che tu potessi davvero risolvere la situazione da solo, che deficiente che sono stato! Se ieri Harry non mi avesse chiamato non avrei saputo come trovarti. Non è da te andare in giro per locali a ubriacarti fino a delirare, mi sono preoccupato così tanto." Zayn mi guardò serio in volto "La prossima volta col cazzo che mi fido delle tue rassicurazioni, ti vengo a prendere fino a casa e ti obbligo a dirmi tutto quello che provi, offrendoti pure una spalla su cui piangere, come qualsiasi altro buon amico farebbe"

"Ti prego, risparmiami questi sensi di colpa" borbottai coprendomi il viso con un braccio.

"Va bene, ma hai bisogno di mangiare qualcosa e bere tanta acqua. E magari farti anche un giro e respirare un pò di aria fresca. Qui c'è puzza di chiuso...e di te"

"Grazie, sempre felice di sentire dei sinceri apprezzamenti da un amico dopo una bella sbronza da-dopo-rottura" sbottai senza emozione bella voce.

"Vuoi...vuoi parlarne?" chiese cautamente Zayn dopo un lungo minuto di silenzio.

"Non c'è nulla di cui discutere. Il mio fidanzato dopo quattro anni ha deciso di chiudere per sempre con me a causa del mio carattere del cazzo, della mia irritante curiosità e della mia eccessiva impertinenza quindi no, non c'è assolutamente altro da dire a riguardo" sputai sprezzante.

Zayn si avvicinò e mi si sedette accanto.

"Sai che con me puoi parlarne, mh?"

"Lo so." risposi repentinamente "Ma adesso non è il momento. È troppo presto perfino per te, Zayn" spostai il braccio e lo sbirciai con la coda dell'occhio, e con mia sorpresa lo vidi sorridere.

"Hai ragione," lui annuì, adesso un pò più tranquillo dopo aver notato che non avevo perso la mia solita irritante schiettezza. Poi si alzò dal letto e si diresse verso la porta "ci vediamo bro"

"Si, si." agitai una mano con noncuranza e cercai di non pensare nè a Stan nè all'incessante pulsare della mia testa "E... Zayn?

"Cosa?" si voltò distrattamente, fermandosi nel bel mezzo della stanza.

"Grazie." mormorai sinceramente, guardandolo negli occhi "La prossima volta se voglio ubriacarmi porterò anche te con me"

Lui semplicemente scosse la testa e si voltò per andare via, sussurrando un "spero che non ce ne sia più di bisogno" che però io sentì chiaramente.

Non potevo non essere felice di avere un amico come Zayn che si prendeva cura di me.


 

______________

Sì, probabilmente capitolo molto noioso ma tutto questo serve per far si che la storia si evolva!

Grazie a chiunque stia leggendo la storia xx

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Capitolo 3
*** 3 ***


Sbadigliai entrando nel locale più vicino a casa mia e mi strofinai l'occhio con il pugno della mano, odiando Zayn per avermi letteralmente buttato giù dal letto e obbligato a fare due passi per la città.

Il pakistano mi aveva consigliato un posto tranquillo dove potevo studiare tranquillamente le materie dell'Università che ultimamente avevo un pò trascurato, così accettai il suo consiglio, seppur rimpiangendo il mio caldo e confortante letto, e perciò adesso mi ritrovavo in un locale mezzo vuoto e un paio di ore di sonno arretrati.

Non avevo idea di come sarei riuscito a concentrarmi, ma almeno questo mi avrebbe tenuto occupato e non mi avrebbe fatto pensare a niente che potesse solo farmi ricordare il viso del mio ex.

Era strano pensare a Stan come un estraneo, considerando il fatto che ci conoscevamo da tanto tempo e che lui aveva assistito al mio cambiamento nonché trasformazione da adolescente ad adulto. Per quanto odiassi ammetterlo, era stato lui a riuscire a farmi confrontare con le mie emozioni e ad aiutarmi aad esporle. E adesso mi aveva lasciato proprio per questo, ironico vero?

Scossi impercettibilmente la testa e mi rimproverai per aver fatto l'opposto di quello che mi ero prefissato un paio di minuti fa.

Mi sedetti ad un tavolo in fondo, lontano dalle chiacchiere degli altri clienti e dal fastidioso rumore dei bicchieri di vetro che sbattevano tra di loro per i brindisi mattutini-- che tra l'altro trovavo disgustoso-- tra amici di vecchia data. Insomma, ubriacarsi di mattina era proprio da disperati o da idioti alcolizzati. A stento riuscivo a bere il tè la mattina, figurarsi il whisky o la vodka.

Ad ogni modo, aprì il libro di fronte a me e cercai la pagina del programma che dovevo riprendere, concentrandomi sui numeri in fondo alla pagina.

"Guarda chi si rivede"

Qualcuno ridacchiò e per un breve momento pensai che chiunque avesse parlato aveva una voce davvero molto roca.

Alzai lo sguardo incerto, non sapendo se stessero parlando con me o con qualche altra persona nel tavolo accanto al mio ma notai con la coda dell'occhio che i tavoli erano vuoti, così mi ritrovai a percorrere il mio sguardo sulla figura slanciata che si stagliava di fronte a me che indossava un grembiule bianco e tra le mani teneva un taccuino con una penna. I miei occhi si posarono sul suo viso magro, sulla sua mascella ben definita, sulle sua labbra piena e rosse, sul suo naso dritto e perfetto e suoi occhi assurdamente verdi.

Sbattei le palpebre a metà tra il confuso e meravigliato perché non avevo minima idea di chi fosse quel bellissimo ragazzo che mi stava di fronte.

Quasi non volevo neanche confessargli di non ricordarmi chi fosse perché quegli occhi sembravano così vivi e accesi di un'affascinante scintilla che volevo solo continuarli a guardare e fingere di averli riconosciuti sin dal primo istante.

"Scusa, noi...noi ci conosciamo?"

"Oh, giusto!" scosse la testa lui con un sorriso sulle labbra e...oh, aveva pure delle incantevoli fossette ai lati della bocca, come se non fosse già abbastanza adorabile di suo "Scusa, che stupido. Tu probabilmente non ti ricorderai di me, io sono Harry, il barista che ieri ti ha servito due bottiglie di tequila. Uno spettacolo piuttosto divertente, ad essere sinceri" concluse con un ghigno.

Io sprofondai nell'imbarazzo ed abbassai la testa sul mio libro, cercando di riacquistare un pò di contegno.

Quindi questo era Harry, il barista che Zayn conosceva e che aveva detto di essersi preoccupato per me. Ecco perché quello stronzo mi aveva consigliato di venire qui. Lo avrei ucciso appena arrivato a casa.

"Uhm si, era-- era la prima volta che bevevo sul serio e diciamo che...non è stata proprio l'idea più intelligente che abbia mai avuto" sforzai un sorriso di circostanza ed imprecai in aramaico per sembrare così dannatamente sfigato.

"Non ti preoccupare, mi è capitato di peggio." mi sorrise un'ultima volta con fare rassicurante "Desideri qualcosa da bere? Suppongo qualcosa che non abbia dell'alcol dentro..." sussurrò divertito.

Alzai un sopracciglio e lo guardai indispettito. Si stava per caso prendendo gioco di me e del mio non saper reggere la tequila?

Considerai per un breve istante l'idea di riempirlo di insulti e fargli rimangiare quello che aveva detto, ma preferì semplicemente incrociare le braccia al petto e fargli vedere quanto fossi poco amichevole in quel momento.

Ero stato lasciato da neanche ventiquattro ore dall'unico e vero fidanzato che abbia mai avuto, con cui tra l'altro progettavo di avere una casa e magari di mettere su famiglia, e come se non bastasse mi ero ubriacato per la prima volta, risvegliandomi con un mal di testa infernale e costretto ad uscire da casa mia per studiare una materia di cui non mi fregava un cazzo. Avevo tutti i buoni motivi per essere incazzato o no?

L'espressione di Harry cambiò velocemente in una di mortificazione, lo potei vedere dai suoi occhi e dalla sua bocca che si spalancava leggermente. Ed era strano perché in fondo non c'era niente di cui dispiacersi, aveva solo fatto un'osservazione. Ma a quanto pare Harry era una persona del tutto diversa da quel che ci si aspetta.

"Scusa, non dovevo. Non so nemmeno cosa ti ha spinto ad ubriacarti, sono l'ultima persona che può giudicare." alzò le mani in aria in segno di difesa "Non volevo offenderti, non era mia intenzione. So cosa si prova dopo la prima sbronza e so anche che spesso le ragioni che ti spingono a farlo non sono dettate dalla noia" Harry velocemente mi riempì di scuse che a fatica riuscì ad elaborare tutte, vista la mia difficoltà nel concentrarmi.

Per quanto lo trovassi fastidioso, non potei non sentirmi in colpa per quel ragazzo che sembrava tutto fuorché cattivo e che probabilmente non aveva detto quell'ultima affermazione per farmi un dispetto o mettermi a disagio.

"Harry, non devi scusarti." lo fermai con la testa che già stava scoppiando "Oggi sono solo un pò più...permaloso del solito, ecco. Non è colpa tua" spiegai lentamente, rassicurandolo.

I suoi lineamenti facciali si rilassarono un pò e annuì leggermente in imbarazzo.

"Dico sempre cose che non dovrei dire." scosse la testa imbarazzato "Pensavo l'avresti trovato divertente"

"Non sono proprio dell'umore per farmi quattro risate" affermai un pò duramente. Poi, rendendomi conto di quanto fossi stato scortese, gli regalai un piccolo sorriso per non farlo sentire ancora più in colpa.

"Si, avrei dovuto immaginarlo" rispose lui.

"Ricordi cosa-- cosa ho detto o fatto ieri?" chiesi curiosamente, e con un pizzico di terrore "Ho un enorme vuoto di memoria e spero davvero che non abbia combinato qualche cazzata"

"No, nessuna cazzata" confermò Harry, facendomi sollevare un pò il morale "Era una normale sbronza" fece spallucce.

"Ma questo non significa che non mi sia reso ridicolo" alzai un sopracciglio ovvio.

"Non è nulla di cui preoccuparsi" affermò lui, facendo spallucce.

Appoggiai i gomiti sul tavolo e mi allungai leggermente nella sua direzione "Visto che sei stato tu a ridurmi in quella maniera, preparandomi drink su drink, il minimo che puoi fare è darmi delle spiegazioni"

"Cosa?" esclamò confuso lui "Io non ti ho obbligato a fare nulla, sei stato tu a volerti ubriacare. Eri maggiorenne, non ricordi?" alzò le sopracciglia come a sfidarmi.

"Cosa stai farfugliando?" chiesi confuso "Non ho assolutamente idea di dove vuoi andare a parare" conclusi stizzito.

Lui osservò distrattamente il suo taccuino "Nulla, sto solo citando le tue parole di ieri"

"E cos'altro avrei detto?" chiesi senza emozione nella voce, ma in realtà ero del tutto terrorizzato a scoprire fino a che punto mi ero spinto.

"Hai più volte cercato di convincermi a farti bere, hai anche citato un certo Stan e di quanto ognuno di noi dovesse imparare ad amarsi"

La mia espressione si rabbuiò e giurai nella mia testa di non prendere mai più neanche un sorso di birra. Avevo parlato di Stan davanti ad uno sconosciuto. Perché l'avevo fatto? Cosa stava vorticando in quel momento nella mia testa bacata?

"Cosa ho detto di...di Stan?" deglutì fissando il tavolo.

"Hai raccontato che..." incominciò incerto "che lo hai incontrato e che era molto triste. Mi hai anche detto che ti mancava e che ti diceva spesso che degli occhi bellissimi" la sua voce si affievolì per l'imbarazzo ed i miei occhi diventarono involontariamente umidi.

Presi un profondo respiro e sbattei le palpebre un paio di volte.

"Cos'altro?" mi schiarì la gola.

"Nulla, è tutto qui" abbassò il capo per un breve momento ed io cercai di riprendermi dal mio stato di malumore.

Ci furono un paio di minuti di silenzio, Harry probabilmente aveva capito la situazione e stava rispettando i miei tempi.

Mi resi conto che in realtà lui non c'entrava nulla con tutto quello, era solo colpa mia se avevo farneticato di Stan e mi ero dimostrato debole e insicuro.

"Scusami Harry. Per tutto" dissi sinceramente.

"No, non devi." pronunciò lui scuotendo la testa "Hai avuto un momento di debolezza, come tutti d'altronde"

Annuì ancora incerto sulla rassicurazione del riccio, evitando accuratamente il contatto visivo con lui, ancora molto in imbarazzo.

"Vuoi-- vuoi ordinare qualcosa?" si schiarì la gola e prese ad osservare il suo taccuino, pronto a scrivere.

Sembrava così goffo mentre spostava il peso da una gamba all'altra e così adorabile con quell'ammasso di capelli ricci a coprirgli il volto.

"Per adesso no, grazie." risposi, certamente più gentilmente di prima.

Era strano vedere il lato timido del suo carattere. Quel lato che ad occhi sconosciuti non avrebbe mai suggerito, con quei suoi numerosi tatuaggi sul braccio e quel fisico da motociclista. Non sembrava a prima vista un ragazzo impacciato, piuttosto uno sicuro di sè e con le idee chiare su quello che voleva, quasi da mettere paura.

Osservando meglio la sua pelle chiara, notai uno schizzo colorato sul braccio che catturò subito la mia l'attenzione e curiosità.

"Bella quella sirena" aggiunsi, con un angolo della bocca sollevato.

Lui abbassò lo sguardo e dopo aver individuato il tatuaggio sorrise leggermente.

"Oh, beh grazie. Di solito non piace mai a nessuno. Sai, per via delle sue forme.." aggiunse imbarazzato.

"Perché hai scelto proprio quello?"

Lui fece spallucce "Perché ognuno dovrebbe amarsi per quello che è, per l'aspetto fisico che ha, per il carattere che si ritrova. Non ha senso vivere una vita a non piacersi e cercare di cambiarsi per gli altri." spiegò lentamente, lanciandomi delle occhiate di tanto in tanto "Questa sirena non è perfetta, ma a me piace. Credo che sia proprio questo il punto. Nonostante i tuoi difetti ci sarà sempre qualcuno a cui piaci, non importa se siano uno, dieci o trenta persone, qualcuno ti apprezzerà per quello che sei, quindi inutile complicarsi la vita." fece una leggera pausa, rendendosi conto di aver parlato troppo, e sospirò "Adesso sto divagando, scusa, ti lascio al tuo grosso e suppongo difficile libro di economia"concluse ridacchiando nervoso.

"Oh no," sussurrai, sinceramente attratto dai quei pensieri e quei ragionamenti perfettamente logici e profondi "era interessante quello che stavi dicendo. Credo che tu abbia ragione" la mia voce si affievolì notevolmente e il mio pensiero corse subito a Stan e al suo rifiutare quello che ero diventato.

Lui annuì ed abbassò nuovamente lo sguardo fingendo di dare un'occhiata al taccuino che aveva tra le mani.

"Uhm okay, adesso devo-- devo proprio ritornare a lavoro o questa volta mi licenziano davvero. Ci vediamo..."

"Louis," dissi senza una particolare emozione nella voce "mi chiamo Louis"

Harry lo guardò un'ultima volta per poi voltargli le spalle e dirigersi a passo svelto dietro il bancone, ritrovandosi sommerso da richieste di clienti, chi per dei caffè, chi per degli alcolici.

Mi ritrovai a guardarlo distrattamente mentre preparava dei cocktail prima di ritornare alla realtà e iniziare a leggere l'odioso libro di economia. Sbuffai e poggiai una mano contro la guancia.

Possibile che non ricordavo di aver parlato con un ragazzo del genere? Ieri avevo davvero esagerato con l'alcol.

Mi obbligai a togliere quei pensieri dalla testa e mi concentrai nuovamente sul libro di economia.

Pochi minuti dopo una cameriera si avvicinò al mio tavolo ma io non alzai lo sguardo neanche un secondo dal noiosissimo capitolo sulla quale stavo lavorando da minuti, da bravo studente quale ero.

Vidi quest'ultima fermarsi davanti a me e poggiare un tazza di tè sul tavolo. Guardai la tazza confuso per poi guardare la cameriera con la fronte corrucciata. Lei semplicemente si limitò a sorridermi per poi sculettare via.

Notai un biglietto stropicciato sotto la tazzina e con curiosità lo presi e lo lessi.

 

Questo lo offre la casa :)

-Harry, il ragazzo che ti ha fatto ubriacare

 

Per quanto odiassi averlo dovuto fare, non potei non sorridere per il gesto carino del ragazzo e involontariamente lanciai uno sguardo verso il bancone, trovando il riccio di spalle a prepare dei caffè.

Senza pensarci due volte afferrai la tazza e bevvi il contenuto, sentendomi già molto meglio.
 

 

_______________

Ed ecco Louis che conosce Harry da sobrio!

Da questo capitolo si evince un pò il carattere di Harry ma nei prossimi capitoli sarà sicuramente più chiaro ;)

Alla prossima xx

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Capitolo 4
*** 4 ***


"Tu, stupido cerca risse e peggior coinquilino della storia, cosa diamine ti è passato per quella minuscola testa vuota?" gli urlai mentre entravo in casa.

"Ciao anche a te amico" ghignò divertito.

Mi avvicinai a Zayn minaccioso, guardandolo furioso.

"Fra poco il tuo amico ti farà una bella festa di ringraziamento. Prepara un completo nero e scavati una fossa profonda, vedrai quanto ti divertirai"

"Vedo con piacere che hai già fatto la conoscenza di Harry. Un ragazzo così delizioso, non è vero?" alzò un sopracciglio malizioso.

"Oh si, tralasciando il fatto che mi ha esplicitamente preso per il culo per la mia colossale figura di merda da ubriaco" incrociai le braccia al petto, sbuffando una risata per niente divertita.

"Non è la prima volta che Harry vede una persona senza il controllo di se stesso, non hai assolutamente nulla di cui imbarazzarti." spiegò annoiato, roteando gli occhi "Fatta eccezione la parte in cui ti sei alzato la maglietta per fargli vedere i peli sul tuo petto" borbottò con una mano sulla bocca, cercando di nascondere la sua risata divertita.

"Io cosa?!" esclamai scandalizzato "Perché l'ho fatto?"

"Tranquillo, c'ero io a salvarti la faccia." si vantò soddisfatto di se stesso "Ma se non fossi entrato in tempo, gli avresti fatto vedere anche i tuoi peli pubici" questa volta non riuscì a trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata.

Spalancai la bocca indignato e sprofondai sul divano dove era seduto Zayn, scuotendo la testa sconfitto "Non mi ubriacherò mai più, giuro! Non toccherò neanche un goccio di birra d'ora in poi" mi coprì il viso con le mani e gettai un urlo frustrato.

Sentì una mano sulla mia spalla e una voce calda parlarmi vicino l'orecchio.

"Non devi giustificarti con nessuno." mi strinse in un mezzo abbraccio "Non so se io te l'abbia mai detto, ma la prima volta che mi sono ubriacato mi sono imbucato ad una festa e sono finito per fare la lap dance ad una lampada e cantare a squarciagola le Spices Girls" concluse ridacchiando.

E questo era il motivo per cui ancora non avevo ucciso quell'irritante e lunatico coinquilino. Questo era ciò che amavo di Zayn, la sua capacità di distrarmi e farmi dimenticare momentaneamente dei miei problemi. Sapeva sempre che punti toccare e quali discorsi evitare. Era semplicemente Zayn.

Sbuffai una risata e mi strinsi nelle spalle.

"Adesso potrò ricattarti a vita"

"Anch'io credo di avere abbastanza prove per costringerti a fare quello che voglio. Non provarci con me, tesoro" mi fece l'occhiolino e si alzò dal divano, dirigendosi probabilmente in cucina.

Sospirai e chiusi brevemente gli occhi, prendendo nota mentale di non ridurmi come Zayn a causa dell'alcol.

~ ~ ~

"Stai scherzando?"

"No amico, purtroppo sono serio"

"Non ci posso credere, dimmi che te lo sei inventato" sussurrai incredulo al telefono.

"Louis," Niall dall'altro lato della cornetta prese un profondo respiro "non è una bugia. Stamattina l'ho visto entrare nel mio negozio di vinili mano a mano con un altro ragazzo, mi dispiace così tanto Lou. Non vorrei avertelo detto ma mi sembrava giusto che tu lo sapessi. Ho fatto un casino vero? Dannazione a me e alla mia boccaccia, non dovevo dirti nulla"

La mia testa si fermò alla frase 'è entrato mano a mano con un altro ragazzo' e non ascoltai neanche una parola delle parole lanciate alla rinfusa da Niall e dal suo forte accento irlandese.

Il mondo mi cadde addosso. Mi ritrovai nel bel mezzo della strada con gli occhi lucidi e la mano sulla bocca per evitare di urlare o prendere a schiaffi il primo passante che passava.

Com'era fottutamente possibile che il mio ex già stava con qualcun'altro?

Forse già stava insieme a lui quando ancora eravamo felicemente fidanzati. E lui magari lo sapeva che si era messo con un ragazzo fidanzato e prossimo al matrimonio? O era stato questo ragazzo a convincere Stan di lasciarmi una volta per tutte? Poteva davvero esistere una persona così crudele e insensibile?

"Louis?" Niall mi chiamò dall'altra parte della cornetta ma io lo ignorai.

Qualcuno lo aveva abbracciato e lo toccato, lo aveva fatto sentire amato, forse anche più di me. Avevano progettato un futuro alle mie spalle, consapevoli che il mio desiderio di diventare marito e padre erano solo sciocchezze irrealizzabili, e magari ci avevano anche riso su mentre io progettavo un futuro con il mio fidanzato.

Sbattei le palpebre un paio di volte e mi lasciai scappare un singhiozzo, asciugandomi il viso e cercando di darmi un certo contegno.

"Louis, ci sei? Cazzo, non volevo farti sentire male, sono un disastro perdonami, giuro che quando lo rivedrò insieme a quello stronzo gli darò un pugno in faccia e poi gliene dirò di tutti i colori e cosa più importante non ti dirò assolutamente niente così potrai continuare a vivere la tua vita felice senza di lui, potrai innamorarti di un altro ragazzo, avere tanti piccole pesti tra i piedi e quando ripenserai a questa storia ti metterai a ridere così forte che ti prenderanno per pazzo e-"

"Niall," lo interruppi debolmente, abbassando la testa sulla punta delle mie scarpe "Niall fermati"

"Ma non è questa la parte più bella, no. Potrai addirittura guardarlo in faccia senza provare disgusto o pietà, non è magnifico?"

"Niall basta, non c'è bisogno che-"

"E i tuoi figli mi chiameranno zio anche se tecnicamente non lo sono, e tu non sarai più incazzato con me" fece una risatina nervosa.

Lacrime continuavano a scendere senza che io potessi fermarle e mi odiai così tanto per non essermene restato in casa. A quest'ora sarei potuto sprofondare sotto le coperte per poter piangere come una femminuccia senza nessuno che potesse vedermi o sentirmi. A parte Zayn, ovviamente.

"Va bene così, Niall. Hai fatto bene a dirmelo." pronunciai, passandomi la manica della felpa sopra gli occhi "Meglio venirlo a sapere così che vederlo con i miei occhi, no?" sbuffai una risata con lo scopo di tranquillizzare il biondino ma che in realtà lo fece solo preoccupare di più.

"Hai pianto?" chiese quasi sussurrando.

"Non ha importanza," scossi la testa chiudendo brevemente gli occhi "io-- sono contento che tu me l'abbia detto, sei stato un-- un buon amico"

"No invece, sono stato un coglione!"

"Niall, non-"

"Non ci posso credere, guarda chi c'è!"

Corrucciai le sopracciglia e guardai davanti a me per vedere se qualcuno stesse parlando. Non vedendo nessuno capì che probabilmente chiunque stesse aspettando un mia risposta si trovava proprio dietro di me, così senza pensarci due volte mi voltai.

Due smeraldini verdi ed un mezzo sorriso mi accecarono e dovetti sbattere le palpebre più volte per abituarmi al bagliore che il ragazzo inconsapevolmente emanava.

"E-Ehi" la mia voce uscì rotta e spenta, priva della solita allegria o della solita cadenza musicale che caratterizzava il mio tono di voce.

Il suo sorriso si incurvò verso il basso e la sua fronte si aggrottò visibilmente.

"Che è successo, Louis?"

"Niall, devo andare. Ti richiamo dopo" conclusi la chiamata con il biondino che ancora mi riempiva di scuse, e se fosse stato in altro momento probabilmente mi sarei messo a ridere.

"Ciao Harry!" mi rivolsi al ragazzo di fronte a me e finsi un enorme sorriso felice "Che piacere vederti da queste parti!"

Il riccio inclinò la testa di lato e mi guardò stranito.

"Non me la bevo, sai?"

"Cosa, la tequila con cui mi sono ubriacato l'altra sera? Fai bene, neanch'io la berrei" risi senza divertimento, allargando il mio sorriso. Mi stavano incominciando a far male le guance.

Lui però non rise, anzi mi guardò serio in volto.

"Mi credi stupido?"

"Devo proprio andare, Zayn sicuramente si starà chiedendo dove diamine sia finito" affermai velocemente, indietreggiando e incominciando a fare la strada di ritorno verso casa.

"Oh, perfetto" esclamò Harry alzando il sopracciglio "perché anch'io devo andare da Zayn"

Dopo quella risposta mi irrigidì un pò e mi obbligai a non mostrarmi troppo sorpreso o troppo agitato.

Per la seconda volta ebbi l'ardente desiderio di uccidere Zayn.

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Capitolo 5
*** 5 ***


"Devo proprio andare, Zayn sicuramente si starà chiedendo dove diamine sia finito" affermai velocemente, indietreggiando e incominciando a fare ritorno a casa.

"Oh, perfetto" esclamò Harry alzando il sopracciglio "perché anch'io devo andare da Zayn"

E dopo quella risposta mi obbligai a non mostrarmi troppo sorpreso o troppo agitato.

Per la seconda volta ebbi l'ardente desiderio di uccidere Zayn.

~~

"Quindi," pronunciò Harry guardandosi attorno e scompigliandosi i capelli "preferisci restare qui o andare da Zayn?"

Mi risvegliai dallo stato di oh cazzo, adesso che faccioe annuì insicuro. Incominciai a fare strada verso l'appartamento che io e il moro condividevamo e sperai vivamente che Harry non mi avesse fatto domande su quello che aveva appena visto.

La situazione era estremamente imbarazzante e uno dei due doveva per forza dire qualcosa. Sapevo che probabilmente dovevo essere io a rompere il silenzio e magari chiedergli perché era diretto a casa mia-- beh, in realtà casa mia di Zayn-- però avevo paura che se avessi pronunciato qualcosa avrei spinto il riccio a pormi domande indiscrete e alle quali io non volevo proprio rispondere o peggio ancora sarei scoppiato a piangere.

Harry dal canto suo sembrava la persona più tranquilla del mondo, con la mano nella tasca dei pantaloni e il suo passo lento e sciolto, mentre io ero un fascio di nervi, con gli angoli degli occhi che pizzicavano pericolosamente.

"Quindi tu e Zayn siete..."

"No, non stiamo insieme" pronunciai divertito ma che in realtà sembrava più un tono seccato.

"No, uhm, in realtà volevo chiederti se voi due foste coinquilini" mi corresse nascondendo un leggero sorriso e lanciandomi un'occhiata con la coda dell'occhio.

"Oh," dissi soltanto, arrossendo per la mia imbarazzante figura di merda. Un'altra "Si, viviamo insieme. Sai, pensavo che... insomma, forse poteva sembrare che io e lui stessimo insieme, visto che siamo molto...uhm, siamo sempre insieme e facciamo praticamente tutto insieme, e--" mi interruppi prima che la discussione sprofondasse ancora di più nel completo imbarazzo "Perché hai fatto la domanda più ovvia del mondo allora?" chiesi ingenuamente, dandomi dell'idiota quando vidi il viso corrucciato e allo stesso tempo divertito di Harry. Scossi la testa in imbarazzo e abbassai lo sguardo "Fermami per favore"

Lui sorrise, mettendo in mostra le fossette, e si scompigliò i capelli con una mano togliendo dal viso alcune ciocche di capelli, continuandomi a guardarmi con un luccichio negli occhi.

"Ogni volta che Zayn viene nel mio locale ad ubriacarsi ci prova spudoratamente con me," prese ad osservare la strada di fronte a sè "Beh, in realtà ci prova anche quando è sobrio. Sai meglio di me com'è fatto Zayn" ridacchiò divertito "Questo è il perché sapevo che non stava con te. Zayn da quello che ne so è un tipo fedele"

Potei sentire un forte dolore al petto al pensiero che no, Stan invece non lo era affatto. Decisi di andare dritto al sodo e chiedergli:

"Quindi, stai andando da lui esattamente perché?"

Insomma, volevo solo sapere cosa accadeva nella vita del mio migliore amico. Per quanto ne sapevo, Harry poteva essere un killer e poteva nascondere la sua arma tra quel cespuglio di capelli che aveva sopra la testa. O peggio ancora era un ladro che ci avrebbe potuto derubato di tutti gli oggetti di valore in casa per poi lasciarci mezzi morti sul pavimento del soggiorno.

"Mi ha invitato lui" fece spallucce "Ha esplicitamente detto 'amico, perché non passi da me per conoscerci meglio? Dai, ti offro volentieri una birra'" disse imitando la voce roca di Zayn.

Lo guardai confuso e ripresi ad osservare la strada, svoltando improvvisamente a destra. Vidi Harry proseguire dritto per la strada per poi fermarsi e svoltare anche lui, seguendomi e facendo una piccola corsetta, in modo da potermi raggiungere.

"Che meravigliosa idea" commentai sarcastico, scuotendo la testa.

Davvero una coincidenza che Zayn abbia invitato in casa il barista di uno dei tanti locali che lui frequentava e che io avevo conosciuto pochi giorni prima a causa sua e che adesso aveva avuto la magnifica idea di invitarlo a casa mia-- okay, nostra-- con una banale e scontata scusa.

Zayn che invitava il barista della zona a bere una birra? Mi stava prendendo per il culo, non c'era altra spiegazione.

Harry si voltò nella mia direzione con le sopracciglia aggrottate e le labbra in una piccola smorfia.

"Non vuoi che venga a casa vostra?" chiese improvvisamente in difficoltà "Non voglio essere d'impiccio, posso sempre ritornare a casa, non è un problema davvero"

Gli lanciai una breve occhiata e mi chiesi com'era possibile che un barista che aveva a che fare ogni notte con ubriachi potenzialmente pericolosi e con tutti quei muscoli ben in vista potesse sembrare in quel momento un docile cervo impaurito poco prima che venisse catturato dal cacciatore.

"Siamo arrivati" conclusi, aprendo il cancelletto e attraversando il piccolo cortile.

Sentì una mano sul mio braccio che mi obbligò a fermarmi e voltarmi confuso, o forse non proprio confuso, più che altro a disagio. Non sapevo cosa rispondergli perché in realtà non volevo nessun ospite in casa, non volevo Harry tra i piedi. Non in quel momento, non proprio quando potevo scoppiare a piangere da un momento all'altro.

"Louis, se vuoi me ne posso anche andare"

Sospirai stanco e pensai brevemente a cosa rispondere. Era stata una giornata davvero pesante e non mi andava di vedere Zayn flirtare felicemente con Harry e dover assistere a quel nauseante spettacolo con un finto sorriso sul viso, facendomi ricordare che il mio ex-- di nemmeno un paio di giorni-- ragazzo, in realtà era felicemente fidanzato con un altro e che probabilmente adesso si stava facendo scopare senza ritegno la cucina di casa sua.

Mi passai una mano sul viso e mi allontanai impercettibilmente dal calore della mano di Harry. Lo guardai e ciò che vidi mi distrusse completamente.

Harry aveva un'espressione ferita e consapevole sul viso, la fronte corrucciata e quei bellissimi occhi verdi adesso non erano più luminosi e felici come prima. Non volevo renderlo triste per così poco, quell'espressione non gli si addiceva per niente. Quelle fossette erano ciò che lo rendevano così spensierato e dolce ai miei occhi e volevo rivederle.

"Scusa, sono stato un vero maleducato." sospirai esausto "Sarei molto felice di accoglierti nell'appartamento mio e di Zayn"

"Non sembri sincero" mi esaminò attentamente lui.

La mia espressione mutò da una di cortesia ad una furiosa. L'avevo autorizzato ad entrare in casa, cos'altro voleva? Gli avevo dato quello che chiedeva, perché semplicemente non lo accettava e se ne stava zitto?

E poi non ce la feci più a trattenere quella finta maschera di tranquillità e me la presi con Harry che non c'entrava nulla. Scoppiai e non potei trattenermi.

"No, sono semplicemente stanco okay? Sono esausto! Non ce la faccio più, non mi interessa se tu voglia entrare in casa o se Zayn voglia portarti a letto, non mi importa!" sbottai arrabbiato "Non è a me che devi chiedere il permesso, non sono stato io ad invitarti in quella fottuta casa!"

Ci fu un breve attimo di silenzio, occupato solo dai nostri scambi di sguardi. Verde dell'azzurro e l'azzurro nel verde. I suoi occhi leggermente spalancati e i miei ristretti a due fessure, minacciosi. Lui mi guardava, del tutto insicuro, evidentemente non sapeva cosa fare.

"Non mi piace l'idea che tu non voglia che io stia con te e Zayn" ribadì lui, seppur dopo un paio di minuti.

Il mio improvviso scoppio di emozioni aveva un pò spaventato Harry e a dirla tutta aveva spaventato anche me. In quel momento ero una bomba ad orologeria pronto a scoppiare quando nessuno se lo sarebbe aspettato. E quello era il momento.

"E a me non piace l'idea di tante altre cose, Harry, ma pensa un pò! Devo farmene una ragione e andare avanti, per quanto vorrei solo-" mi fermai e mi passai una mano sulle palpebre degli occhi, massaggiandomele lentamente "senti, adesso è meglio entrare in casa, Zayn si starà preoccupando"

Mi voltai e mi diressi verso l'ingresso del mio condominio, prendendo le chiavi dalla tasca dei jeans.

"Così non risolvi un bel niente" mi urlò Harry, ancora fermo davanti il cancelletto.

Voltai la testa lentamente nella sua direzione e lentamente sbattei le palpebre.

"Cosa diavolo stai dicendo?"

Fece dei passi nella mia direzione, ancora visibilmente scosso.

"Prendersela con me, con Zayn o iniziare ad ubriacare e affogare tutto nell'alcol non ti aiuterà ad affrontarlo"

"Affrontare cosa? Dio, parla con chiarezza e dimmi di cosa stai parlando, non ho tempo da perdere con t-"

"Il dolore," concluse lui ovvio, mettendosi di fronte a me "Non passa in questo modo e so per certo che stai cercando in tutti i modi di farlo andare via, ma così peggiori solo le cose" aggiunse serio in viso.

Lo guardai a metà tra lo sconvolto e l'incazzato perché nessuno, e dico nessuno, poteva fare il gioco della maestrina con me dicendomi come superare le difficoltà o come sentire meno dolore. Era impossibile, non avrebbe funzionato con me.

"Oh, veramente fantastico" commentai con una punta di sarcasmo "Tu che mi vuoi insegnare a farmi sentire meglio e a farmi stare bene con me stesso." risi sprezzante "Fammi un favore, prima che ritiri la mia offerta e ti cacci via da qui a tempo record, lascia perdere la mia vita e pensa alla tua"

Così dicendo aprì il portone del condomino ed entrai, diretto a passo spedito verso il mio appartamento, lasciando aperta la porta per Harry.


 

_________________

So che forse questa storia non è piaciuta molto, infatti non so se continuarla o meno, ma se almeno più di una persona l'ha trovata intrigante, spero che me lo facciate capire con un commentino :)

Grazie comunque :*

P.s: ho deciso di mettere in ogni capitolo una foto dei larry perchè non fa male a nessuno e perchè non si può non adorarli insieme, gnaw

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Capitolo 6
*** 6 ***


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Entrai come una furia in casa a seguito di Harry che arrivò un paio di minuti dopo con il fiatone, cercando evidentemente di raggiungermi e di non perdermi di vista.

Pft, come se potesse perdermi di vista in un condominio di appena quattro piani con a malapena dodici appartamenti.

Mi guardai intorno alla ricerca di Zayn, non trovandolo da nessuna parte. Sentì Harry dietro di me che respirava pesantemente a causa delle scale fatte di fretta ma non me ne curai più di tanto. Vagai lungo il corridoio, il salotto, dentro la cucina e perfino dentro lo sgabuzzino delle scope. Non c'era da nessuna parte.

Poi sentì un rumore sordo nel bagno e mi affrettai a raggiungerlo, quasi correndo.

"Tu aspetta qui" ordinai severamente ad un Harry a metà tra lo stanco morto e il confuso.

"Si, certo" sussurrò lui a mezza voce.

Arrivai incazzato davanti alla porta del bagno e l'aprì furiosamente, fregandomene di cosa stesse facendo Zayn lì dentro.

"Quali cazzo di intenzioni hai?" tuonai, completamente fuori di me e al limite della sopportazione.

"Amico, nessuno ti ha mai insegnato a bussare?" chiese infastidito Zayn, con addosso soli boxer e un asciugamano tra le mani intento ad asciugarsi i capelli.

"E a te hanno mai insegnato a non invitare a casa sconosciuti di cui a malapena conosci il cognome?" dissi stizzito, abbassando il tono di voce per non far ascoltare la nostra conversazione all'ospite che avevamo in casa.

"Dovevo immaginare fosse questo il motivo per cui sei letteralmente uscito di testa" alzò gli occhi al cielo con scetticismo, guardandosi allo specchio e pettinandosi i capelli irritato.

"E quale altro motivo dovrebbe essere Zayn?" chiesi incredulo "Abbiamo un ragazzo in casa di cui a malapena conosco il nome, come diavolo fai a startene lì tranquillo a-"

"Lo sai che non è per lui tutto...questo" disse e agitò una mano in aria indicando la situazione tra i due, per poi indicare me "E lo sai pure tu"

"Zayn," digrignai i denti "forse non hai capito. Abbiamo un cazzo di sconosciuto in casa!"

"Quindi è davvero per questo?" Zayn distolse lo sguardo dallo specchio e si girò ad osservarmi con un sopracciglio alzato "Beh, allora non preoccuparti, le tue figure di merda sono al sicuro con lui. Forse non lo sai, ma è una delle sue tante capacità" concluse con una nota maliziosa.

"Aspetta, sei andato a letto con lui?! Oh mio dio, spero per te che tu non lo abbia invitato qui per una scopata. Col cavolo poi che ti ripulisco la stanza" arricciai il naso disgustato.

"Tomlinson, si chiama ironia. I r o n i a, cazzo." sbuffò seccato lanciandosi delle occhiate allo specchio "E devi fottutamente calmarti, non c'è niente di cui preoccuparsi." si voltò definitivamente verso di me e si appoggiò al lavandino, incrociando le braccia al petto e guardandomi con sguardo consapevole "Non dare la colpa agli altri se hai tu qualcosa che non va. Sai a cosa mi riferisco, a Stan e tutto il resto"

"Non-" socchiusi gli occhi "Non mi importa di Stan" digrignai il suo nome tra i denti "e nemmeno di quello che fa con il suo cazzo di nuovo fidanzato." gli lanciai un'occhiata di fuoco "Non l'hai saputa la notizia del giorno? Sì, il caro vecchio Stan si è messo con un altro subito dopo avermi mollato, ed io come un deficiente sto pure male per un coglione come lui!" urlai con gli occhi lucidi "E scusami tanto se cerco di distrarmi solo per non pensarci. Lui è--" mi accorsi della vista appannata e sbattei più volte le palpebre "Era tutto ciò che desideravo e tutto ciò che avevo. Io lo amavo, Zayn. Non è affatto facile, non me lo meritavo tutto questo casino"

Mi coprì il viso con una mano e mi lasciai attraversare da un violento singhiozzo. Lacrime calde scesero improvvisamente dal mio viso e sentì subito il calore del corpo di Zayn e le sue braccia muscolose che mi attiravano a sè e mi abbracciavano, accarezzandomi il capo e sussurrandomi all'orecchio che questo sfogo mi avrebbe aiutato ad affrontare meglio tutta quella situazione e che adesso il dolore sarebbe passato più velocemente.

Mi lasciai cullare dalle parole di Zayn e come un bambino mi affidai alle sue carezze e alle sue parole di conforto.

In realtà odiavo le frasi di circostanza, quelle parole dette e che non si provavano realmente, ma in quel momento non riuscì a pensarci più di tanto e lasciai che Zayn mi coccolasse come una madre premurosa.

Sentimmo qualcuno tossire dietro di noi. Ci eravamo completamente dimenticati della presenza di Harry, così lentamente ci separammo, guardando colui che ci aveva interrotti.

La situazione forse poteva essere imbarazzante, un ragazzo a petto nudo che ne abbracciava un altro palesemente gay. E forse noi due avremmo dovuto sentirci a disagio di fronte ad Harry, che non era abituato a queste nostre effusioni, ma per noi era un qualcosa di tutti i giorni quindi non eravamo per niente turbati dalla sua presenza.

"Io, uhm, forse è meglio che vada. Ad essere sinceri mi sento un'ospite indesiderato in questo momento" disse Harry con un leggero sorriso, guardando il pavimento imbarazzato.

"Scusa Harry," iniziò Zayn "è una situazione un pò delicata. Mi dispiace così tanto per averti fatto perdere il tuo giorno libero per assistere ad una scena del genere" concluse veramente dispiaciuto.

"No, capisco" annuì Harry, in accordo con Zayn "Sono dispiaciuto per quello che sta accadendo e non avete assolutamente nulla di cui sentirvi in colpa." il suo sguardo si posò poi sul mio viso bagnato e i miei occhi lucidi, che adesso erano fissi imperterriti sul pavimento "Non ho potuto fare a meno di origliare, considerando il fatto che stavate urlando, e se posso vorrei esprimere la mia opinione personale, dicendoti che chiunque ti abbia fatto una cosa del genere non merita il tuo affetto." sapevo che mi stava guardando e che quelle parole erano dirette a me, ma non riuscivo ad alzare lo sguardo e fissare i suoi occhi assurdamente verdi "Essere delusi da una persona alla quale si tiene forse è la cosa più dolorosa che possa esserci ma prima o poi passerà e ti sentirai anche meglio di prima, e ti renderai conto che quello a perderci è stato lui. Le persone fanno cose stupide Louis, non stare male per una personale del genere" concluse serio in viso, fissando Louis con cruda sincerità.

"Grazie?" risposi confuso, alzando brevemente lo sguardo per capire se le sue parole fossero almeno un pò sincere e, sì. Quel ragazzo emanava pura ingenuità da tutti i pori.

"Bene," distolse lo sguardo dal mio viso e lo posò su Zayn che fino a quel momento era stato in silenzio a guardare gli scambi di sguardi tra noi due "adesso devo proprio andare"

"Si, scusa ancora Harry!" si premurò a rispondergli "Ti accompagno alla porta"

Harry annuì educatamente per poi lanciare un'occhiata a Louis e sorridergli dolcemente.

"Ciao Louis"

Scandì le lettere con una lentezza disarmante, quasi a gustare il sapore del mio nome nella sua bocca.

"Ciao" sussurrai, rapito per un momento dai suoi due smeraldi verdi.

Per un brevissimo istante mi chiesi cosa pensava di me dopo avermi visto con gli occhi gonfi e rossi e le guance bagnate. Probabilmente sembravo tanto un bambino che aveva pianto per il giocattolo che non aveva ricevuto.

Seguì Harry con gli occhi verso l'uscita e tirai un sospiro di sollievo quando sentì la porta di casa chiudersi.

Finalmente solo.

Zayn arrivò pochi secondi dopo e mi guardò dolcemente, abbracciandomi ancora una volta e lasciando che appoggiassi il capo sul suo petto.

"Forse è meglio che ti metti una maglietta" borbottai con voce roca per il pianto.

Lui guardò in basso verso di me e sorrise guardando il modo in cui lo stringevo forte e la decisione con cui non lo lasciavo andare.

"Come se a te dispiacesse" sbuffò divertito. E sì, forse poi non mi dispiaceva così tanto.







______________

Ehilà!

Come vi è sembrato il capitolo? So che Louis sembra una checca isterica ma mettetevi nei suoi panni: deve affrontare una situazione molto delicata e sappiamo tutti che all'inizio non è affatto facile.

Anyway, so che leggere una storia non completa è una seccatura (vi posso capire perché anch'io sono così) proprio per questo aggiornerò regolarmente, tipo ogni tre/quattro giorni.

So di non essere una cima nello scrivere ((faccio piuttosto schifo ma continuo a farlo perchè mi diverte)),   ma mi accontenterei anche di una minuscola stellina, basterebbe davvero poco per farmi felice :)


P.s: vi va bene se metto le gif o le immagini all'inizio del capitolo o preferite nelle note d'autore?

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Capitolo 7
*** 7 ***


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"Spiegami ancora una volta perché siamo qui?" chiesi a Zayn in un sussurro.

Era quasi sera e avrei preferito di gran lunga stare sdraiato sul mio comodo divano del soggiorno con una coperta calda a coprirmi il corpo e della musica a cullarmi ed accompagnarmi nel mondo dei sogni piuttosto che uscire di casa con quel fastidioso e pungente freddo.

"Per passare una bellissima serata insieme, come dei fantastici migliori amici" mi rispose sorridendomi affabile.

Mi voltai a guardarlo con un sopracciglio alzato e un'espressione per niente convinta.

Zayn che voleva passare del tempo con me quando eravamo 24h su 24h sotto lo stesso minuscolo tetto?

Cazzate.

Lui roteò gli occhi e mi diede una leggera spallata.

"Volevo dire," si corresse "per passare una bellissima serata insieme. Con Harry. Come amici"

"Dopo quello che è successo ieri? Mi prendi in giro?" quasi gridai scandalizzato "Mi ha visto piangere, Zayn, nessuno mi ha mai visto piangere. Nessuno ha mai nemmeno assistito ad una mia crisi, tranne te e--" deglutì "e tu sai chi"

"Che male c'è?" chiese con stupida e irritante ingenuità.

"Lo sai!" gli lanciai un'occhiata di fuoco mentre ci avvicinavamo al bancone. Il locale era quasi vuoto e forse era questo il motivo per cui non c'era ancora nessuno a servire i clienti. Fortunatamente, aggiungerei "Lo sai quanto odi qualcuno che mi vede come il debole della situazione, senza il mio scudo a proteggermi" borbottai imbarazzato.

"Lo so" rispose semplicemente lui, sedendosi sull'alto sgabello e tamburellando le dita sul bancone.

Lo guardai stranito e inclinai la testa di lato "Zayn, perché diamine siamo qui. Voglio la verità"

"Okay, mi hai scoperto." si voltò con un sorriso divertito e alzò le braccia al cielo come ad arrendersi "Siamo venuti qui perché dobbiamo scusarci come si deve con Harry"

"Cosa?" corrucciai la fronte confuso "Credo di non aver sentito bene..."

"Si che hai capito"

"Le tue idee fanno completamente schifo, lo sai vero?" incrociai le braccia al petto "L'ultima volta che hai avuto una delle tue illuminazioni mi sono ritrovato davanti al barista con cui aveva fatto la più grande figura di merda"

"E l'ultima volta che hai avuto tu una di quelle tue illuminazioni ti sei ritrovato completamente andato sul bancone di un bar con due litri di alcol che ti circolavano in corpo" sorrise furbo lui.

Strinsi la mascella e socchiusi gli occhi nella sua direzione.

"Di cosa dovremmo scusarci, esattamente?" chiesi stizzito, cambiando argomento.

"Ieri era il suo giorno libero" rispose ovvio lui.

"E quindi?" continuavo a non capire "Non sarà mica l'ultimo. Scommetto che tra un paio di giorni ne avrà un altro"

"No, tu non capisci" scosse la testa nella mia direzione.

"E allora spiegamelo" sbuffai, già al limite della sopportazione.

Lui sospiro "Harry è-"

"Zayn? Louis?"

Sobbalzammo e ci girammo verso la voce roca che aveva pronunciato i nostri nomi con evidente confusione.

"Ehi Harry!" esclamò contento Zayn.

Cominciavo a pensare che il moro ci stesse provando spudoratamente con occhi smeraldo e che questa fosse solo una scusa per vederlo e magari fissare un appuntamento. Conoscevo i tipi di appuntamenti che Zayn amava fissare, e non erano per niente di quelli galanti e romantici. Erano solo pure e semplici scopate.

Zayn era praticamente il mio opposto: io prendevo ogni relazione in modo serio mentre lui semplicemente amava divertirsi e prendere tutto con leggerezza. Molte volte ci eravamo ritrovati in conflitto per questo ma Zayn non voleva cambiare, nonostante non fosse più un ragazzino ma un adulto con delle responsabilità e dei doveri. Anche se non l'aveva mai ammesso apertamente, credevo che in realtà fosse terrorizzato di iniziare una vera e propria relazione con qualcuno.

"Ciao" pronunciai solamente, fissando il bancone di legno e imprecando mentalmente contro Zayn e le sue idee del cazzo.

"Cosa ci fate qui ragazzi?" rispose lui, incominciando a pulire il bancone e a lavare dei bicchieri che in realtà sembravano già puliti.

"Per bere ovviamente!" Zayn gli sorrise ed io volevo solo sprofondare sotto terra.

Lui alzò un sopracciglio e mi guardò di sottecchi con indecisione.

"Oh no," rispose Zayn alzando una mano come a fermare i suoi pensieri "Sono io quello che voglio bere. Lui meglio di no, ha già fatto abbastanza"

"Okay, ti faccio il solito allora." rispose Harry adesso un pò più rilassato "E a te cosa porto?" si voltò a fissarmi con un sorriso completo di fossette e mi venne subito da pensare a quante volte Harry avesse utilizzato quel suo bel faccino per attirare i clienti.

"Solo... solo un bicchiere d'acqua, grazie" risposi abbassando lo sguardo e osservandomi le mie lunghe dita affusolate ed evitando volontariamente il suo sguardo curioso ed insistente.

Harry semplicemente annuì ed afferrò subito un bicchiere, riempiendolo d'acqua e poggiandolo sopra il bancone con un tovagliolo sotto per non bagnare la superficie, regalandomi poi un altro piccolo sorriso. Repentinamente si voltò per prendere-- probabilmente-- gli ingredienti per il cocktail di Zayn ed io lo sbirciai di nascosto per osservare i suoi movimenti sicuri e decisi. Lo vidi afferrare una bottiglia, che portava sopra l'etichetta di Vodka per poi metterci dentro anche del liquore. Non ci mise molto a preparare il tutto e dopo aver aggiunto del ghiaccio, si voltò nuovamente poggiando il cocktail sul bancone.

Velocemente distolsi lo sguardo da lui e osservai con la coda dell'occhio Zayn che adesso sembrava un bambino disgustosamente entusiasta all'entrata del suo parco giochi preferito. Arricciai il naso perché, beh, l'aspetto dell'alcolico e l'espressione di Zayn sembravano proprio rivoltanti.

"Ecco a te il tuo Black Russian"

"Grazie Harry, sai sempre quello che voglio" rispose Zayn, sorseggiando la sua bibita.

"Anche se non vieni qui da un bel pò ricordo ancora che ti piacciono le cose dolci" gli fece un'occhiolino malizioso che Zayn ricambiò con una leggera risata.

E quei due non avevano scopato? Non ci avrebbe creduto neanche un cieco.

Roteai gli occhi e poggiai il mio bicchiere mezzo vuoto di acqua sul bancone, attirando l'attenzione del riccio.

"Sei così silenzioso oggi. Non è da te" notò Harry inclinando la testa di lato.

"Wow, adesso mi conosci così bene?" risposi, un pò più aspramente di quanto avessi voluto.

Sentì una ginocchiata da parte di Zayn sulla coscia e sbuffai infastidito. Harry, che aveva assistito a tutta la scena, non poté evitare di sorridere.

"Quindi," continuò il riccio, ignorando le mia evidente voglia di non parlare "presumo che la tua poca loquacità sia a causa mia?"

"Se proprio devo essere sincero, sì. Sono venuto qui solo perché il mio migliore amico qui presente mi ha praticamente costrett-"

Zayn mi tappò la bocca con la mano "Scusalo, non sa cosa significa la parola gentilezza"

Scacciai la sua mano, lanciandogli un'occhiata di fuoco.

"Non ti mettere contro di me, moro"

"Scusate ragazzi," ci interruppe Harry senza una particolare espressione in viso "pensavo che volevate solo passare una serata fuori qui nel mio bar, ma a questo punto non ne sono più molto sicuro. Perché siete qui? "

"Bella domanda" borbottai bevendo un altro sorso d'acqua del mio bicchiere.

Zayn sospirò e si passò una mano sulla nuca "Volevamo scusarci per ieri"

"Non ce n'era bisogno, Zayn. Lo sai" scosse la testa Harry prendendo il bicchiere ora vuoto del moro e pulendolo "Vi avevo detto che non era affatto un problema"

"Vedi, Zayn? Non era affatto un problema" brontolai irritato.

"E volevamo anche invitarti a casa nostra a cena. Stasera"

"Cosa?" pronunciai quasi affogandomi con l'acqua.

"Cosa?" pronunciò Harry stupito.

"Cosa c'è di così strano?" chiese Zayn innocentemente.

"Stai scherzando vero? Oh Dio, il peggior coinquilino della storia" mi passai una mano sul viso e cercai di non urlare in faccia a Zayn.

"Non posso." rispose a disagio Harry "Grazie ma devo proprio rifiutare"

"Louis è d'accordo con me. Si comporta così solo perché è molto timido e scontroso ma in realtà non vede l'ora, non è vero?" mi apprestai a rispondere ma Zayn mi interruppe "No, non rispondere" si voltò poi verso il riccio "Allora?"

Harry mi guardò, indeciso sul da farsi. Aveva il labbro stretto tra i denti e lo sguardo di chi pensava che quella fosse l'idea peggiore del mondo.

Almeno qualcuno che la pensava come me.

Mi fissava con quegli occhi da cerbiatto in attesa di una mia qualsiasi approvazione. Si poteva vedere chiaramente l'espressione di indecisione-- di chi sapeva di essere un peso-- mischiato anche ad un pizzico di delusione, e non potei non sospirare e annuire in accordo con Zayn.

Il riccio sembró quasi sorpreso e mi fissò per un altro minuto per capire se avesse davvero ottenuto il mio consenso.

"Se per voi non è un problema--"

"Va benissimo, okay! Puoi venire a cenare da noi basta che la smetti di rivolgermi quella faccia!" sbottai impazientito.

Harry abbassò il viso, nascondendo un sorriso, mentre Zayn ridacchiò sotto i baffi, pregustandosi probabilmente la serata che avremmo passato in compagnia di Harry.

In fondo era solo una stupida cena, no?

 

___________

Capitolo corto, i know :c

Qualche impressione o dubbio? Fatemi sapere e vi risponderò alla velocità della luce, i promise.

All the love xx

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Capitolo 8
*** 8 ***


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Diciamo un grandissimo NO ai due sposini nella foto. Guardate come Louis osserva Harry, cosa vivo a fare addio.

P.s: spero apprezziate questo primo approccio dei larry ;)

P.s.s: mi spiace per il ritardo, dovevo postare ieri ma ho avuto problemi di connessione ew

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"Quindi, com'è che sei l'unico barista che ha avuto un pò di compassione per questo pakistano qui?" chiesi, camuffando la mia curiosità.

"Oh," esclamò stupito Harry dopo essersi reso conto che gli avevo rivolto la parola per la prima volta da quando eravamo usciti dal locale "Zayn non è poi così male. Nonostante all'inizio pensavo fosse il solito ubriacone della zona mi sono reso conto che in realtà c'era molto di più in lui. Uhm, è un buon amico sì"

"Vedi LouLou? C'è chi mi apprezza e addirittura lo dichiara apertamente. Impara da Harry"

Il commento di Zayn ovviamente non poteva mancare.

"LouLou?" ripeté Harry, guardandomi con un sorriso fastidiosamente divertito.

Arrossì leggermente sotto il suo sguardo e alzai gli occhi al cielo.

"Ignoralo, è solo un idiota" borbottai imbarazzato.

"È il soprannome che una bambina gli diede quando lui le faceva da babysitter"

"Facevi il babysitter?" chiese curioso Harry con un dolce sorriso in viso.

Feci spallucce "Solo per un pò di tempo. Mi servivano soldi così ho deciso di fare qualcosa di non troppo impegnativo"

"Accudire dei bambini è impegnativo" commentò Harry.

"Lou se l'è sempre cavata con quei rumorosi mocciosi. Sa sempre quello che vogliono e raramente li vedi piangere quando c'è lui in giro. È un dono naturale" spiegò Zayn.

"Non è vero," borbottai rosso in viso, nascondendo il viso sotto il pesante cappotto. Fortunatamente i due ragazzi non potevano vedere in che condizioni mi ritrovavo, essendo colui che guidava il gruppo "Sono il maggiore di cinque sorelle, è normale che ci so fare in queste cose"

"LouLou è sempre così modesto" affermò Zayn scuotendo la testa.

"Smettila di pronunciare quel terribile nomignolo" affermai stizzito.

"Io invece lo trovo molto carino" commentò Harry e il suo tono di voce caldo mi scaldò un pò il cuore.

Ma che dico, probabilmente mi stava salendo solo la febbre e stavo delirando.

"Un motivo in più per continuare a chiamarti in questo modo" Zayn schioccò la lingua sul palato ed io mi obbligai a non grugnire infastidito.

"Seriamente, cosa diavolo ci hai visto in lui?" chiesi, voltandomi un breve istante per fronteggiare Harry e lanciargli un'occhiata stranita con ancora il viso leggermente roseo.

"Grazie amico, questo è quello che ognuno vorrebbe sentirsi dire" roteò gli occhi Zayn per niente offeso.

"Sa ascoltare," rispose Harry pensandoci un pò "E sa dare ottimi consigli"

"Ed è sexy" aggiunse Zayn con ovvietà.

Scossi la testa e continuai a camminare.

Zayn era molto timido e, se non si trattava di flirtare, si poteva dire che era una frana nel socializzare con le persone. Lui era fatto di battute ironiche e maliziose, di toccatine e di doppi sensi. Com'era possibile che tutto ad un tratto era riuscito a farsi un amico.

"Oh, ed è anche divertente!" aggiunse poi Harry con tono di voce allegro "Con lui ho passato le migliori sbronze" rise, immerso nei ricordi.

"Oh, concordo." ridacchiò l'altro "Ti ricordi di quella volta che mi hai palpato il sedere?"

"In mia difesa posso solo dire che non riuscivo a distinguere una porta da un essere umano" alzò le mani Harry, rosso per l'imbarazzo.

"E di quella volta che hai perso la scommessa e hai dovuto rimorchiare la ragazza bionda al bancone?" si illuminò Zayn "Cercavi di sfoderare quelle fossette e di palpeggiarla e--"

"E poi mi ha schiaffeggiato, sì me lo ricordo Zay" scosse la testa lui, imbarazzato.

"Oh, quindi anche i baristi riescono ad ubriacarsi? Credevo fossero immuni alla Vodka e al Jack Daniel's" esclamai fintamente stupito, improvvisamente infastidito per quel flirtare apertamente e soprattutto perché lo stavano facendo in mia presenza.

L'espressione di Harry si accigliò leggermente e Zayn sospirò sconfitto.

I due camminavano dietro di me mentre continuavano a scambiarsi delle battute e ricordavano i vecchi tempi-- o forse neanche tanto vecchi. Io invece li ascoltavo parlare, del tutto annoiato e disinteressato.

"Oh, e quella volta che volevo salire sul bancone e ballare la Macarena? Giuro, dovevi vedere la tua faccia!" cercò di riprendere il discorso Zayn.

"Oh ma smettila, lo sai quanto tempo passo a pulire quel bancone per renderlo così lucido? Ti avrei ucciso all'istante se lo avessi fatto"

"Perché non l'ho fatto?" fece ovvio lui.

L'altro roteò gli occhi "Perché ti ho letteralmente preso in braccio e fatto sedere su un divanetto in fondo alla sala per farti stare più lontano possibile dagli alcolici"

"E se qualcuno mi avesse visto lì, mezzo svenuto, non pensi che avrebbe potuto stuprarmi all'istante?" chiese confuso Zayn "Amico, non è una cosa carina da fare"

"In realtà sei tu quello che stupra le persone" esclamò divertito, dandogli una leggera spallata "Davvero, ci proveresti anche con la mia vicina di casa" scosse la testa ormai senza speranza.

"Perché, è carina?" alzò un sopracciglio Zayn, curioso della risposta "Dimmi dove abiti e vengo subito a farle una visita" gli fece l'occhiolino.

Assolutamente disgustoso.

"Oh, dovresti proprio vederla." sorrise Harry con aria sognante "È alta, curve al punto giusto e ha una voce squillante, meravigliosa e--"

Poi si fermò e lanciò un'occhiata a Zayn che lo fissava in attesa.

Qualcuno gli tappi la bocca, non volevo vomitare sul marciapiede per colpa di uno stupido barista che raccontava dei suoi sogni erotici sulla propria vicina di casa.

"Ed è un'amabile ottantenne sposata con suo marito da soli cinquant'anni"

O forse no.

Zayn arricciò il naso e scosse la testa in disgusto.

"Promemoria per me stesso: mai lasciarti parlare e assecondarti su tutto ciò che abbia a che fare con il sesso. Non vado con le vecchiette! Perché dovrei, poi?"

"Non hai mai assaggiato i suoi biscotti al cioccolato" ridacchiò Harry, sorridendogli sghembo.

Poi si fece subito pensieroso e distrattamente osservò il marciapiede sotto ai suoi piedi, rallentando involontariamente il passo.

"Perché lo fai?" chiese serio "Voglio dire, perché cercare sempre ragazzi o ragazze con cui andare a letto insieme e mai costruire qualcosa di serio?"

Zayn si ammutolì di colpo e il sorriso sul suo viso svanì con la stessa velocità con cui era apparito.

Io, che stavo ascoltando la conversazione, cercavo di non dare a vedere la mia sorpresa per la domanda inaspettata e aguzzai le orecchie per ascoltare la risposta del moro.

Ero abbastanza sicuro che non gli avrebbe risposto, ma speravo lo stesso che mi chiarisse-- o meglio dire confermasse-- questo dubbio una volta per tutte. Anche se sarei potuto restare deluso dal fatto che il mio migliore amico avesse scelto un ragazzo conosciuto da sole qualche settimana per parlare di una cosa così importante, piuttosto che me.

"Non mi hai mai visto a letto," la buttò sul ridere Zayn, evitando come sempre l'argomento "Insomma, io piaccio alle persone e loro piacciono a me, tutto qui." fece spallucce "Ma rimango sempre su una certa fascia di età" ridacchiò.

Scossi la testa e mi misi le mani nelle tasche. Era ovvio che non gli avrebbe detto nulla. Non lo aveva mai confessato a me, il suo migliore amico, perché avrebbe dovuto con uno stupido barista?

Harry preferì non riprendere il discorso ma non sembrò molto contento della risposta. Io invece, che avevo perso le speranze da un bel pò, restai in silenzio.

Camminammo a lungo, fino a quando arrivammo davanti casa nostra. Mi fermai davanti il cancelletto e lo aprì, facendo cenno ad Harry di entrare, come le buone maniere prediligevano.

Feci entrare i due ragazzi per poi chiudere il cancello di ferro dietro di me. Zayn nel frattempo aprì il portone e salì le scale, guidando Harry verso il nostro appartamento.

Sospirai e mi fermai un attimo davanti il portone aperto, guardando i due ragazzi di spalle allontanarsi sempre di più.

Speravo che questa serata passasse il più in fretta possibile.

~ ~ ~

"Mi devi ancora quella famosa birra" sorrise divertito Harry.

Avevamo finito di cenare e adesso stavamo chiacchierando un pò. Beh, in realtà loro stavano chiacchierando, io li guardavo distrattamente e di tanto in tanto sbuffavo annoiato.

La cena era stata estremamente imbarazzante per me. Zayn e Harry sembravano conoscersi meglio di quanto pensassi, non la smettevano un attimo di parlare e raccontarsi le giornate più strane e divertenti che gli erano capitate nell'ultima settimana. Ne ero rimasto sinceramente colpito, non pensavo fossero così amici. Credevo che Harry fosse soltanto uno dei tanti baristi che avevano provato compassione per un ubriacone come Zayn.

"Okay ragazzi, credo di essere arrivato al limite della sopportazione," annunciai alzandomi "voi continuate a parlare e a flirtare come se io non esistessi, io vado in camera mia. Non penso che sarei molto di compagnia, in ogni caso"

"Noi non stiamo flirtando" affermò Zayn, quasi annoiato dalla continue affermazioni su quell'argomento.

"Oh certo, ed io sono Brad Pitt" commentai ironico.

"Davvero?" esclamò stupito Harry "Sono un tuo grande fan, per favore fammi un autografo!"

Guardai il barista con una faccia a metà tra il mi stai prendendo per il culo? e il come cazzo è possibile che un barman sia così idiota?

Lanciai un'occhiata a Zayn che stava guardando il riccio con un ghigno e considerai l'idea di prendere a calci quell'espressione del cavolo.

"Preferirei non commentare quest'ultima parte." grugnì tra i denti "Come dicevo," incominciai a dirigermi fuori dal salone "sarò nella mia camera. Non disturbatemi a meno che non ci sia un incendio in casa o qualcuno non sia a terra in una pozza di sangue per colpa del suo coinquilino incazzato. Ovviamente non mi prendo nessuna responsabilità per quest'ultima ipotesi" sorrisi fintamente e a mò di diva uscì dalla stanza sculettando, congratulandomi con me stesso per quell'uscita ad effetto.

Stavo per aprire la porta di camera mia quando sentì Zayn chiamarmi.

"Aspetta Louis!"

Grugnì "Cosa?"

Lui mi raggiunse frettolosamente.

"Mi faresti un piccolissimo favore?" domandò, guardandomi come se già sapesse la risposta ma allo stesso tempo pregandomi con gli occhi.

"No" risposi senza esitazione voltandomi e dirigendomi dentro la camera.

Mi prese per il braccio e mi fece voltare, roteando gli occhi per la mia prevedibilità.

"Che ne sono state delle regole tra coinquilini? 'Fare favori' viene subito dopo 'evitare di fare sesso con l'altro'." si accigliò lui, ma sapevo che in fondo non era per niente serio "Sai, questa discussione sarebbe dovuta finire con un tuo 'si certo, tutto per te mio caro, amato, bellissimo Zayn!'"

Schioccai la lingua sul palato "Sottovaluti la mia inesistente gentilezza"

Lui sospirò sconfitto, sapendo che non avrebbe potuto convincermi con le buone "Pulirò casa per una settimana"

"Un mese" controbattei perfidamente.

"Cosa?!" spalancò la bocca indignato "Ma è solo uno stupidissimo favore, non fare lo stronzo LouLou"

"Due settimane." sospirai infine "E la smetterai anche di chiamarmi con quello stupido nomignolo" gli puntai un dito minaccioso.

"Affare fatto" sorrise lui.

"Allora, cosa dovrei fare?" chiesi annoiato.

"Dovresti restare con Harry un altro pò" rispose facendo spallucce.

"Perché?"

"Non abbiamo birra in casa," sorrise colpevole lui "devo andare a comprarla ma non ci metterò molto"

"È così necessario?" alzai un sopracciglio.

"Glielo avevo promessa ad Harry!" spiegò ovvio "Farò in un attimo, non noterai neanche la mia assenza"

"Non puoi lasciarlo da solo?"

"Potrebbe essere un serial killer, Louis. L'hai detto pure tu" ghignò.

Sapeva di avermi in pugno.

"Sai, quando pochi minuti fa ho detto che avrei potevo commettere un omicidio intendevo sul serio, non stavo scherzando"

"Grazie Louis, sei il migliore" mi sorrise ampiamente e corse via, sparendo dalla mia vista.

Sospirai estremamente irritato. Non avevo altra scelta, stavolta dovevo affrontare Harry.

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Capitolo 9
*** 9 ***


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Si sapeva che Louis è il primo Harry's girl della storia, crepo

___________

"Non sembri molto felice di farmi compagnia"

"Molto perspicace" risposi ironico.

Eravamo seduti l'uno davanti l'altro, inutile dire che la tensione era palpabile nell'aria. Lui mi guardava con un sorriso ed io non lo guardavo proprio. Ma che aveva da sorridere poi?

"Non ti mangio mica." rise leggermente "Ti vedo troppo teso" mi osservò poi attentamente.

Mi spostai sulla sedia a disagio e incrociai le braccia al petto.

"Tu mi sembri troppo a tuo agio, invece. Non sarò costretto a vederti ogni giorno in casa mia fino alla fine dei miei giorni, vero?"

Lui ridacchiò e alzò le mani in segno di resa "È colpa di Zayn. È lui quello che è troppo gentile con me"

"Da quanto vi conoscete?"

Non volevo saperlo davvero, certo che no. Era sola pura e innocente curiosità.

"Da, uhm, tre mesi più o meno." assunse un'aria pensierosa "Però devo ammettere che mi conosce meglio del mio migliore amico. È facile parlare con lui. È come se una parola tirasse l'altra e improvvisamente ti ritrovi a discutere su quale bandana ti starebbe bene addosso, e non sai neanche come ci sei arrivato a quell'argomento." scosse la testa divertito "Anche se la maggior parte delle volte è ubriaco lui sai ascoltare, capisci?"

"È il mio migliore amico, certo che capisco" scandì lentamente con un pizzico di rabbia.

"Si, è ovvio che capisci, scusa" ridacchiò imbarazzato "A volte è meglio se mi sto zitto, sono davvero inopportuno"

"Capisco tante altre cose e una di queste è che voi due di certo vi divertite molto insieme. Ma per favore, almeno evitate di flirtare davanti a i miei poveri sensibili occhi" conclusi disgustato.

"Io e Zayn non ci divertiamo in quel modo." affermò sicuro Harry "Siamo solo buoni amici"

"Certo, come se Zayn fosse il tipo da 'buoni amici'." mimai le virgolette con le dita ed alzai un sopracciglio. Poi sospirai stanco "Ascolta, neanche mi importa"

"Io non vado a letto con tutti, non sono Zayn." affermò divertito "Anzi, devo ammettere che sono molto selettivo nello scegliere i ragazzi con cui passare la notte"

Sbuffai e mi passai una mano tra i capelli.

"E a me dovrebbe importare qualcosa?"

Lui si morse il labbro "Non lo so," mormorò indeciso "ma considerando il fatto che mi accusi di portare a letto il tuo amico credo sia necessario specificare"

"Zayn non è il tipo da amici. Lui è il tipo da scopa amici"

"Quindi tu saresti il suo scopamico?" chiese scettico.

"Io sono il suo coinquilino, è diverso." controbattei irritato "Ci sono delle regole che non possono essere infrante e noi infatti non le abbiamo mai violate"

"Okay, ti credo." alzò le mani con una leggera risata "Ma non sono così sicuro che tu conosca poi così bene Zay"

"Zay? Adesso siamo arrivati ai nomignoli?" scossi la testa e roteai gli occhi "E poi chi saresti tu per dire una cosa del genere? Chi sei tu per mettere in dubbio anni di amicizia con il mio migliore amico?"

"No, volevo solo dire che-" corrucciò la fronte "Forse Zayn non è come lo definisci. Con me non è stato così terribile"

"Vuoi dire che quando ti ha visto per la prima volta non ci ha provato neanche un pò? Nessun commento malizioso?" inarcai un sopracciglio.

Le sue guance si tinsero di un colore roseo "Non-- quello non significa nulla"

"Come pensavo." gli lanciai un'occhiata eloquente "Senti," incominciai abbastanza nervoso "tu non piaci a me e io non piaccio a te, smettila con questa falsa bontà e assurda ingenuità e continuiamo ad ignorarci. O meglio, inizia ad ignorarmi" schioccai la lingua sul palato.

"Non ho intenzione di farlo," rispose divertito Harry "E non ho mai detto che non mi piaci." inclinò la testa lui "E al dire il vero non capisco neanche perché ti comporti così con me"

"Io non mi comporto in nessun modo con te" sbottai irritato.

"Questo è proprio quello che intendo," mi indicò con un gesto della mano "Sei sempre nervoso, arrabbiato e quando ti rivolgo la parola sembri punto sul vivo e sputi sentenze e affermazioni ironiche"

Picchiettai il piede sul pavimento e presi a fissarmi le unghie con nonchalance.

"Questo è un problema tuo, non mio"

"Io credo che sia tu quello ad avere un problema" mi fissò con aria di sfida e poggiò i gomiti sul tavolo, avvicinandosi impercettibilmente a me.

"Sei la seconda persona che me lo dice, sai? La prima volta posso sembrare sorpreso, ma la seconda diventa piuttosto ripetitivo" risposi annoiato.

"Ho capito chi è questo Stan, non sono idiota" affermò lui.

"Ti dimostri ogni minuto sempre più intelligente, ne sono colpito" dissi senza emozione nella voce.

In realtà mi ero irrigidito leggermente quando Harry aveva pronunciato il suo nome. Sembrava così strano che qualcuno oltre me, Zayn e Niall pronunciasse quelle quattro lettere con così tanta indifferenza, incurante di quello che provocavano dentro di me.

"E penso invece che l'idiota qui sia proprio tu." continuò lui "Continui a stare male per una persona che evidentemente ti ha fatto soffrire e non tenti nemmeno di provare a vivere la tua vita senza di lui. Ti comporti da stronzo per far finta che non sia successo nulla quando invece dovresti solo accettarlo e andare avanti." Harry parlava, continuando a mantenere il tono di voce calmo e basso. Era lento a formulare i suoi pensieri ma nonostante questo lo ascoltavo attentamente, anche se poteva sembrare che me ne stessi fregando di lui "E sai cosa penso? Che in fondo a te piace comportarti così. Sì, a te piace essere insolente e renderti fastidioso. Ti crei un muro intorno a te in modo che nessuno ti sfiori e ti faccia star male però questa non è la soluzione giusta. Era questo che intendevo l'altra volta. Vuoi sfuggire dalle tue stesse emozioni, ma im questo modo ti comporti solo da vigliacco." questa volta non potei non alzare lo sguardo e osservare gli occhi verdi di Harry che mi fissavano curiosi. Mi sentivo così esposto sotto quello sguardo "La vita bisogna godersela con tanto di alti e bassi, senza nessuna scappatoia. Se no dove sarebbe il bello?" mi sorrise genuinamente con tanto di fossette.

Mi morsi l'interno della guancia e aggrottai le sopracciglia. Sapevo che Harry fosse una persona intelligente e che formulava i suoi pensieri con logica, me lo aveva dimostrato il primo giorno in cui ci eravamo incontrati quando mi aveva parlato del tatuaggio della sirena, ma non mi aspettavo di certo un discorso del genere con in aggiunta anche una morale.

Harry sprizzava ingenuità da tutti i pori. Era un bambino nel corpo di un uomo. Nonostante tutto mi veniva da pensare se fossi davvero così trasparente e prevedibile agli occhi delle persone.

"Come...come hai--?"

"Sto cercando di prendere una laurea in psicologia," fece spallucce "Come sono andato?"

Sbattei le palpebre, immobile nella mia sedia. Quindi quello era solo uno stupido test per mettere alla prova le sue capacità, giocando con le emozioni delle altre persone? Ero solo uno strumento per dimostrare quanto lui fosse fottutamente bravo a leggere le mie azioni e i miei gesti?

"Davvero? Cioè, tu hai davvero sputato sentenze a caso per avere una stupida conferma su un qualcosa che non dovrebbe interessarti minimamente?" dissi sprezzante "Vuoi fare il professore del cazzo dicendomi cosa devo o non devo fare? È tutto un gioco per te?"

"No!" esclamò repentinamente lui spalancando gli occhi, improvvisamente consapevole di quello che aveva detto "No, non volevo dire questo!"

"Si, invece. Stavi parlando a vanvera di un qualcosa che nemmeno sai. Volevi farti bello ai miei occhi? Volevi sentirti dire 'grazie Harry, mi hai aperto gli occhi, ti sarò debitore a vita'?"

"Mi sono espresso male, non volevo in nessun modo ferirti!" si affrettò a dire "Anch'io ho passato un'esperienza del genere e so cosa si prova. Voglio solo aiutarti a stare meglio"

Le sue parole e il suo tono impaurito e sincero mi arrivarono dritti al cuore, provandomi un leggero sfarfallio allo stomaco che però ignorai.

"Chi ti credi di essere?" mi alzai dalla sedia e poggiai le mani sul tavolo "Fai l'amicone con Zayn e poi cerchi di psicanalizzarmi, fai il gentile con tutti e ti comporti da bravo ragazzo. Cosa nascondi in realtà? Io non me la bevo"

"Non--non sto fingendo!" rispose lui confuso "Io sono così, non sto interpretando nessun ruolo e non voglio nemmeno immischiarmi nelle vostre vite"

"Allora vattene!"

Ci fu un momento di assoluto e inquietante silenzio. Io guardavo Harry dall'alto, arrabbiato, e lui mi osservava con la fronte corrucciata.

Dopo quella che sembrò un'eternità, anche lui si alzò e si mise faccia a faccia con me, guardandomi serio in viso con una sfumatura di decisione a colorare la sua espressione.

"Perché mi tratti così?"

Ed io davvero non lo sapevo. Non ne avevo idea. Forse erano quelle fossette da bambino, forse era quell'espressione dolce e sempre felice, forse era il suo carattere paziente e pronto ad aiutare il prossimo. Tutto di lui mi infastidiva. Aveva l'aspetto da duro e il carattere da ragazzina e non capivo come era umanamente possibile. Non poteva esistere un essere umano così buono e gentile nei confronti di una persona che nemmeno conosceva. Ma lui era lì, davanti a me, ed era reale.

"Sono tornato!"

Ci girammo repentinamente verso la voce di Zayn. Neanche ci eravamo accorti del moro che apriva la porta di casa e percorreva il salotto. Lui stava agitando in aria la scatola di cartone con le birre mentre ci fissava confuso, alternando lo sguardo tra me e lui.

Serrai la mascella e freddamente mi voltai verso Harry.

"Godetevi le vostre birre, io vado in camera mia." mi voltai senza guardarmi indietro "E non disturbatemi per niente al mondo o stavolta uccido davvero qualcuno"

Incazzato più di prima mi diressi nella mia stanza e sbattei la porta con violenza.

Non sapevo perché ero così arrabbiato, ma la spontaneità e la franchezza di Harry mi mettevano molto in soggezione e soprattutto mi facevano sempre restare senza parole. Ed io questo lo odiavo.

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Capitolo 10
*** 10 ***


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E questa da dove esce fuori, porca merda.

____________

 

Zayn's POV

"Devi capire che Louis non è come tutti gli altri ragazzi, capisci?"

Harry ridacchiò "Si, questo già lo sapevo"

Continuai a sorseggiare il mio mojito con un'espressione soddisfatta in viso mentre parlavo del comportamento del mio migliore amico. Harry mi aveva raccontato cosa era successo il giorno prima in mia assenza e che c'era rimasto piuttosto male: pensava che fosse colpa sua se Louis aveva reagito in quel modo e si era arrabbiato così tanto. Io cercavo di rassicurarlo dicendogli che lui era fatto così, a volte poteva dimostrarsi presuntuoso e impertinente. E il fatto di essere stato lasciato dal suo ragazzo non aveva fatto altro che peggiorare la situazione.

"Mi dispiace che abbia reagito in quel modo, ma quando Stan lo ha mollato gli è caduto il mondo addosso"

Non ero ubriaco, per niente e non volevo ubriacarmi di nuovo. Avevo solo intenzione fare quattro chiacchiere con il mio amico.

Non vedevo Harry come la prossima preda da portare a letto, anzi era tutto il contrario.

Certo, era piuttosto attraente e non potevo dire di non aver mai flirtato con lui alla ricerca di un qualcosa di più dell'amicizia, ma lui era piuttosto fermo nelle sue decisioni. Non era il tipo che andava con il primo ragazzo che gli capitava sotto tiro, e per essere un barman era difficile non cadere in tentazione.

Harry era diverso dagli altri, era una persona buona, di quelle che non se ne vedevano spesso in giro ed io non volevo rovinare quell'aspetto di lui. Non volevo fare sesso con lui se questo significava perdere il suo rispetto e la sua amicizia. Era un buon amico e apprezzavo questo suo saper ascoltare le persone. Non avrei mai potuto farmi scappare l'occasione di diventare l'amico di una persona del genere.

In poche settimane mi aveva raccontato tutto della sua vita, di quello che voleva fare in futuro e di come si era ridotto a fare il barista. Ma, a detta sua, gli piaceva fare questo lavoro. Gli piaceva stare in compagnia delle persone e capire il motivo per cui si erano ridotti ubriachi fradici sul pavimento, per poi aiutarli per quel che poteva e magari dare loro dei consigli. Non avevo mai visto un ragazzo prendersi cura di altre persone senza volere niente in cambio, ma Harry era fatto così ed io avevo imparato a volergli bene. Non aveva avuto per niente un passato facile e proprio per questo adesso cercava di rendersi utile per gli altri.

Harry era stato cacciato di casa quando aveva solo diciassette anni. I suoi genitori, che provavano un ingiustificabile ostilità nei confronti del figlio, non avevano avuto nessun rimpianto, non avevano mai cercato di contattarlo. Se ne erano semplicemente sbarazzati nel modo più crudele che potesse esistere.

La goccia che fece traboccare il vaso fu quando Harry confessò ai suoi di essere omosessuale. Loro, che già lo vedevano come un peso nella famiglia, gli avevano preparato una piccola valigia e lo avevano sbattuto fuori di casa. Harry, come mi aveva raccontato, pensava che i suoi genitori preferissero sua sorella Gemma piuttosto che lui. Lei era aggraziata, elegante, sapeva esprimersi con parole forbite ed era la pietra preziosa della sua famiglia, soprattutto dopo aver conquistato la sudata laurea in giurisprudenza. Lui invece, considerato come il figlio nato per errore, non era proprio quello che i suoi genitori si aspettavano: a scuola non dava il massimo delle sue capacità, non aveva obiettivi ambiziosi, era piuttosto goffo e non parlava quasi mai. I suoi infatti, annoiati di ascoltare i lunghi discorsi dettati con estrema lentezza dal figlio, preferivano il suo silenzio. Così Harry, piuttosto che non essere ascoltato da nessuno, aveva imparato a tacere ed ubbidire. 

Dopo essere stato respinto dalla sua stessa famiglia, si era ritrovato letteralmente senza un posto dove stare. Aveva vissuto un paio di giorni in strada, non avendo idea di cosa fare della sua vita, fino a quando decise di trovarsi un lavoro per poter sopravvivere. Vista la sua età non era stato affatto facile trovare qualcuno che lo assumesse, fino a quando il proprietario di un bar della zona lo vide che vagava per le strade quasi facendo la carità ai passanti. Spinto da un moto di compassione lo prese sotto le sue ali e lo accudì lui stesso, facendolo lavorare come l'inserviente del locale. Sapeva che rischiava grosso facendo lavorare un minorenne nel suo bar, ma non potè fare a meno di prendersi cura del ragazzo dopo averlo visto in quelle precarie condizioni. Harry riprese gli studi e riuscì-- non con poca fatica-- a prendere il diploma. Entrò in seguito in un Università di Psicologia molto prestigiosa e non potè non essere al settimo cielo per questo grande traguardo. Il proprietario del bar-- Dave-- lo promosse in seguito a cameriere, rendendo ufficiale il suo posto nel locale. Dopo un paio di mesi Harry riuscì a imparare dalla sua collega Melanie la lista dei cocktail e il loro il dosaggio fino a quando imparò addirittura a prepararli lui stessi. Così Dave gli diede un doppio stipendio-- sia da cameriere che da barman-- che non era poi tantissimo, ma che comunque riusciva a farlo arrivare a fine mese senza troppi problemi.

Dave era diventato il padre che lui non aveva mai avuto e non passava giorno che lui non ringraziava chiunque ci fosse in cielo per avergli regalato un uomo che lo aveva cresciuto e amato come un proprio figlio.

Il lavoro in sè non era un granché ma almeno gli permetteva di poter mettere alla prova ciò che studiava nei libri dell'Università. Harry comunque non se ne lamentava mai e anche questo dimostrava il suo buon carattere e la sua forza.

"Questo Stan era, uhm, così importante per Louis?"

Harry si passò distrattamente una mano tra i capelli e si poggiò contro il bancone pieno di alcolici, osservandomi curioso.

Io mi risvegliai dai ricordi sul ragazzo che mi stava di fronte e mi concentrai sulla domanda del riccio.

"Se Stan era importante per Louis?" chiesi sbalordito "Stan era il principe azzurro di Louis, era la ciliegina sulla torta, era il suo arcobaleno dopo la pioggia, era...era tutto questo in una sola persona, amico." scossi la testa come se fosse la cosa più ovvia del mondo "Louis era pronto a sposarlo e vivere per sempre con lui, con tanto di bambini a seguito"

Harry spalancò gli occhi e si passò il pollice sul labbro inferiore.

"Era una relazione davvero seria," osservò lui "Come ha potuto Stan mandare al diavolo tutto questo? Cosa è successo?"

"Questo non posso dirtelo, deve  essere Louis a farlo." sospirai e con un ultimo sorso bevvi tutto il mio drink "Posso solo dirti quanto Stan faccia schifo come persona. Subito dopo averlo lasciato un nostro amico Niall lo ha visto mano a mano con un altro ragazzo. Lui ha subito chiamato Louis dicendogli tutto e il moro ovviamente non l'ha per niente presa bene. C'eri anche tu quando si è messo a urlarmi in bagno, ricordi?"

"Quindi," Harry sembrò fare due più due "era questo il motivo per cui l'avevo visto al telefono con le lacrime agli occhi, prima di venire a casa vostra"

Zayn annuì, fissando il bicchiere distrattamente "Louis non è una persona cattiva, è soltanto ferita. E non ha poi tutti i torti." si morse il labbro "Il fatto è che non so cosa fare per farlo stare meglio. Lui è un tipo che ha sempre il sorriso sulle labbra, con la battuta pronta in ogni occasione e-- dio, odio vederlo così triste"

"Credo che l'unica cosa che tu possa fare è stargli accanto." rispose Harry avvicinandosi di un passo a me "Per quanto adesso ci stia male, prima o poi gli passerà e vorrà qualcuno a suo fianco che gli faccia capire che non è solo e che la vita non è poi così brutta senza Stan"

Annuì d'accordo e gli sorrisi grato.

"Sarai un ottimo psicologo"

"Lo penso anch'io"

Una nuova voce si intromise fra noi ed io mi voltai con le sopracciglia aggrottate.

"Liam!" gridò Harry con un sorriso che andava da un orecchio all'altro "Cosa ci fai qui?"

"Non me lo merito un abbraccio?" esclamò il ragazzo moro, guardando Harry con un'adorabile labbruccio.

Il riccio quasi corse fuori dall'area degli alcolici, facendo il giro del bancone e buttandogli poi le braccia al collo, stringendolo forte a sè.

"Mi sei mancato così tanto, Leeyum, davvero tantissimo" borbottò Harry nella stoffa del suo pesante cappotto.

"Anche tu Hazza" sussurrò il moro allacciando le braccia intorno alla vita dell'amico.

Harry si allontanò leggermente per mettersi faccia a faccia con lui "Quando sei arrivato? Perché non me l'hai detto prima? Potevo passarti a prendere in aeroporto!"

"Ehi, calma riccio" gli scompigliò i capelli "Sono arrivato solo stamattina e ho subito cercato una sistemazione in un hotel qui vicino. Non potevo chiederti di venire in aeroporto, che sorpresa sarebbe stata se no?"

Harry rise, scosse la testa e lo riabbracciò di nuovo "Mi devi raccontare tante cose, Lee!"

Lui sorrise affettuosamente e ricambiò l'abbraccio del ragazzo. Poi posò lo sguardo su di me, accorgendosi solo adesso della mia presenza.

"Harry, mi stai mettendo in imbarazzo davanti ad un ragazzo"

Harry a malincuore lo lasciò, con ancora un sorriso sul viso, e si voltò verso me.

"Oh, lui è Zayn!" pronunciò Harry con ovvietà "Zayn, lui è Liam, il mio migliore amico venuto solo per me dall'America!" pronunciò fiero, sorridendogli felice per l'inaspettato incontro.

Sorrisi timidamente e gli offrì la mano, che lui prontamente afferrò e strinse. Mi guardò brevemente con un leggero sorriso prima di rivolgersi ad Harry.

"Hazza adesso devo proprio scappare, devo ancora sistemare le cose in albergo e sbrigare delle commissioni. Giuro però che mi farò vivo presto" gli fece un occhiolino amichevole.

"Sarà meglio per te!" lo minacciò con un dito.

Liam rise e gli scompigliò i capelli per poi rivolgersi a me e salutarmi con un cenno del capo e uscire definitivamente dal locale.

"E quello da dove esce fuori?" sussurrai, ancora osservando mezzo intontito la porta da dove era uscito il ragazzo.

Harry si voltò ad osservarmi e il suo sorriso svanì. Aggrottai le sopracciglia confuso per il repentino cambiamento d'umore del riccio.

"Che c'è?"

"Zayn, non ci pensare nemmeno" ritornò nervosamente dietro il bancone.

"Non pensare a cosa?" chiesi ingenuamente.

"Non provare a fare qualcosa di cui potresti pentirtene" affermò freddamente.

"Lo stavo solo guardando!"

"Conosco quello sguardo e non mi piace per niente"

"Quale sguardo?" alzai gli occhi al cielo.

"Quello che grida 'ho intenzione di portarti a letto e lasciarti il giorno dopo'"

"Non è vero!" mi difesi "Capisco che Liam sia il tuo migliore amico ma adesso non esagerare--"

"Liam è off-limits." aggiunse senza emozione nella voce senza nemmeno guardarmi "Sta con una bellissima ragazza da due anni e la ama davvero tanto, non provare nemmeno a pensare di toccarlo con un dito o avrai un serio problema con me"

Osservai Harry con la fronte corrucciata. Lo vidi alzare lo sguardo e, dal modo in cui mi guardava, potevo facilmente capire che era terribilmente serio.

"Non farò nulla Harry, hai la mia parola" dissi sinceramente con un sospiro.

Sì, Liam era indubbiamente un bel ragazzo e tutto, ma non valeva la pena di rovinare l'amicizia con Harry. Non avrei fatto nulla che potesse rovinare il mio rapporto con quello che si era rivelato un buon amico. Assolutamente nulla.

 

 

________________

Cosa ne pensate dell'entrata in scena di Liam? Zayn riuscirà a stargli lontano e a mantenere la parola data a Harry? E soprattutto, Liam è andato da Harry solo per incontrarlo o c'è qualcos'altro sotto?

See you, all the love xx

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Capitolo 11
*** 11 ***


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Prendiamoci un momento per ammirare la rara bellezza di questo ragazzo. Vi migliorerà la giornata.

L'arte va apprezzata.

_______________

Continuavo a leggere il grosso libro che avevo davanti, cercando di comprendere tutte le parolone sparse qua e là nella pagina e i loro rispettivi significati, ma non avevo nessun interesse nello studiare quella dannata materia considerata-- da me-- piuttosto inutile.

Sbuffai per l'ennesima volta e decisi di distrarmi un pò. Così alzai lo sguardo dal libro e cominciai a guardarmi attorno: fuori dalla finestra il tempo era abbastanza nuvoloso e la gente camminava lungo il marciapiede con una inspiegabile fretta. All'interno i i tavoli del bar erano quasi del tutto vuoti, non si poteva dire lo stesso del bancone degli alcolici che sembrava fosse l'unica cosa che attirasse quegli abituali clienti, potevo anche vedere Harry affaticarsi per preparare i drink richiesti da quegli ubriaconi.

Lo osservai ancora un pò, rapito dalla maestria con cui faceva ruotare gli alcolici per poi versarli nel bicchiere con qualche fetta di lime. La sua espressione era seria e concentrata, la fronte aggrottata e gli occhi puntati sul bicchiere. I suoi gesti erano veloci e sicuri, i suoi ricci si muovevano con loro, sembrando incredibilmente morbidi e leggeri. Ogni tanto qualche ciocca gli copriva la visuale ma lui con un rapido gesto della mano li riportava indietro e continuava a fare il suo lavoro.

Non seppi per quanto tempo lo scrutai attentamente, fatto sta che il caffè che avevo davanti adesso era freddo e i tavoli accanto a me si erano riempiti mentre il bancone si era quasi del tutto svuotato.

Stupido barista che distoglieva la concentrazione.

Con uno sbuffo ritornai al mio libro e cercai questa volta di metterci più impegno nel capire almeno mezza frase.

Il perché ero venuto lì a studiare era un mistero. Forse ero solo un povero masochista che voleva essere brutalmente umiliato ancora una volta.

Sicuramente non ero venuto qui per Harry.

Assolutamente no.

Forse il suo carattere docile e comprensivo poteva avermi intrigato un pochino, ma no. Non ero venuto qui per lanciargli segretamente delle occhiate mentre preparava degli stupidi drink e osservare la sua stupidissima maglietta bianca che si alzava quando prendeva gli alcolici nella parte più alta delle mensole, rivelando la pancia piatta e degli strani tatuaggi, incomprensibili a quella distanza.

Ero ancora arrabbiato con Harry per essersi preso gioco dei miei sentimenti e non sapevo neanche cosa diavolo ci facevo nel locale dove lui lavorava, con il rischio di essere visto e magari essere preso per un tipo incoerente. Insomma prima lo cacciavo di casa, intimandolo minacciosamente di andare via, e poi venivo nel suo posto fottuto posto di lavoro come se niente fosse successo.

Era come se mi stessi aspettando qualcosa da lui, un'altra sua mossa. Qualsiasi cosa.

Che diavolo stavo pensando, ero per caso uscito fuori di testa?

Notai con mio dispiacere che mi stavo deconcentrando-- di nuovo-- e roteai gli occhi esausto.

Quel locale era solo uno stupido luogo che distraeva, era stata una pessima idea.

Raccolsi le mie cose e mi alzai dalla sedia, affrettandomi ad uscire senza farmi vedere. Ero a pochi passi dalla porta di vetro che mi divideva dalla libertà quando sentì una voce dietro di me chiamarmi.

Strizzai gli occhi per un breve momento e strinsi le labbra in una stretta e dura linea. Mi voltai lentamente, assumendo un'espressione tranquilla e apparentemente calma.

"Harry"

"Ehi, non ti avevo visto entrare. Da quando sei qui?" mi sorrise lui con curiosità.

Mi aveva sorriso. Mi aveva fottutamente sorriso. Come poteva fare una cosa del genere dopo che lo avevo trattato in quel modo pochi giorni prima? Esisteva quel ragazzo o era una visione, frutto della mia immaginazione?

O forse era solo stupido ed evidentemente non capiva la mia lingua.

"Da circa mezz'ora, credo" risposi senza emozione nella voce "Ma come vedi sto già andando via"

"No aspetta!"

Voltai leggermente il capo e lo guardai da sopra la spalla. Lo vidi fare il giro del bancone e osservai distrattamente il suo bellissimo viso che adesso aveva puntato tutta l'attenzione su di me. Mi sentì leggermente sotto pressione davanti a quegli occhi terribilmente verdi e profondi.

"Cosa?"

Si schiarì la gola e fissò il pavimento per un'istante. Poi i suoi occhi slittarono nuovamente sui miei e si morse il labbro inferiore con insicurezza.

"Domani sera c'è il ventesimo anniversario del locale e uhm si, volevo invitare te e Zayn alla serata. Sai, c'è un rinfresco gratis e gli alcolici sono in omaggio e-- ovviamente non sei obbligato a bere, l'ho detto soprattutto per Zayn che sicuramente la troverà un'idea fantastica e piuttosto convincente"

"Perché non glielo hai detto direttamente a lui?" lo guardai con le sopracciglia aggrottate.

"Ha da un pò che non lo vedo in giro, e poi ho avuto molto da fare qui con i preparativi e tutto, quindi-" si passò una mano tra i capelli "Se potresti riferirglielo sarebbe perfetto"

Roteai gli occhi seccato. Non capivo perché avrei dovuto riferirgli una cosa così stupida al mio coinquilino.

"Zayn non può mancare di certo ad un evento del genere, glielo dirò sicuramente" risposi sarcastico.

"Tu non verrai?" inclinò la testa di lato "Si ballerà tutta la notte e ci saranno patatine e salatini gratis, sarà divertente!"

Alzai un sopracciglio scettico "Ma chi vorresti convincere così? Neanche un bambino di dieci anni verrebbe"

Harry rise e scosse la testa "In effetti hai ragione. Credo di dover cambiare frase, ogni anno dico sempre la stessa." arricciò il naso in un modo terribilmente adorabile "Ma di solito gli altri ragazzi non si lamentano più di tanto, accettano di venire senza troppe cerimonie" aggiunse poi pensieroso con una scrollata di spalle.

"Chissà perchè.." commentai ironico in un sussurro "A quanto pare un bel faccino fa sempre un certo effetto sugli stupidi"

Harry si accigliò "I miei clienti non sono stupidi. Ed io non li convinco per il mio bel faccino" mimò tra le virgolette "Forse accettano di venire perché vogliono solo divertirsi e passare una bella serata"

"Oh si, nel tuo letto di sicuro" borbottai, divertito dalla sua ingenuità.

Lui alzò gli occhi al cielo "Forse vengono perché preparo degli ottimi drink?"

"O forse perché credono di poterti abbordare e portarti nel bagno per farsi fare un bel lavoretto?" risposi acidamente.

"Perché pensi sempre male delle persone?" alzò le braccia al cielo sconfitto.

"Perché ti usano solo per i loro scopi personali" sputai sprezzante.

Mi riferivo ovviamente al fatto di avermi usato come cavia per mettere in bella mostra le sue capacità da psicologo senza che nessuno glielo avesse chiesto e soprattutto senza il mio consenso. Non me lo sarei dimenticato così facilmente.

Harry sembrò cogliere la frecciatina e sospirò.

"A proposito di quello," guardò il pavimento in imbarazzo "ieri non volevo dimostrarmi così insensibile. Non sono una cattiva persona, te lo assicuro"

"Certo che no, tu sei il ragazzo più buono e dolce e disponibile che ci sia in questo mondo, non potresti mai sfruttare una persona per i tuoi scopi personali." alzai il sopracciglio e avanzai di un passo nella sua direzione "Tu non mi piaci. Per niente. Non mi hai convinto la prima volta che sono venuto qui e neanche adesso." feci un ultimo passo e puntai un dito sul suo petto. Eravamo a pochi centimetri di distanza, costringendo così il riccio a incastrare lo sguardo con il mio. Verde contro il blu e blu contro verde. L'intensità dei suoi occhi mi fece annebbiare un pò la mente, facendomi dimenticare per un secondo quello che dovevo dire, ma subito mi ripresi e parlai "Non so perché tu stia facendo tutto questo, ma giuro che se è per prendere in giro Zayn verrò a cercarti fino a casa e puoi contarci che non sarà una bella visita amichevole"

Harry spalancò gli occhi, sembrando completamente spaesato. Le sue sopracciglia poi si aggrottarono e immediatamente il suo sguardo si fece più duro.

"Non capisco se hai qualche serio problema a fidarti delle persone o se sei semplicemente stupido"

Strinsi la mascella e lo guardai furioso. L'aria sembrava essersi fatta pesante attorno a noi e la tensione poteva facilmente tagliarsi con un coltello.

"Forse sei tu che non ispiri fiducia" gli sorrisi fintamente.

Improvvisamente i lineamenti di Harry si rilassarono un pò, mentre io ero tutto un fuoco e volevo solo toglierli quella facciata da bravo ragazzo che tutti apprezzavano e adoravano.

"È così difficile per te accettare che qualcuno voglia darti un aiuto?" rispose Harry apparentemente calmo, i suoi occhi mi osservavano con sfida.

I nostri nasi quasi si toccavano e l'unica cosa che riuscivo a pensare era come diavolo potesse mantenere quell'autocontrollo e quell'espressione di serenità e tranquillità.

"Perché sei così fottutamente calmo?" in un momento di pura rabbia lo spintonai e lui, preso di sprovvista, barcollò indietro con gli occhi spalancati "Perché non reagisci? Qual'è il tuo fottuto problema?"

Avevo involontariamente alzato il tono di voce e non sapevo perché stessi facendo una scenata del genere davanti a tutte quelle persone. Non ero in me, sentivo solo l'incessante bisogno di prendermela con qualcuno e scaricare quella rabbia. O magari stavo stuzzicando Harry perché volevo solo essere preso a pugni una volta per tutte e farmi punire per la mia debolezza e per il mio patetico bisogno del mio ex ragazzo.

Sapevo di aver fatto una cosa stupida, la violenza non era mai la risposta. Non era giusto utilizzarla contro qualcuno, che se lo meritasse o meno. E poi ancora più stupido era prendersela con Harry che tra l'altro era molto più in forma di me e avrebbe potuto metterla K.O in dieci secondi.

Harry non sembrava rendersi realmente conto che io lo avessi spintonato. Guardò il punto in cui le mie mani avevano toccato il suo petto e guardò me con una freddezza glaciale.

Adesso gli occhi di tutti erano puntati su di noi ma nessuno dei due sembrò farci caso.

"Esci immediatamente da qui o dovrò buttarti fuori io stesso" la sua voce era minacciosa e più fredda di un pezzo di ghiaccio.

Strinsi i pugni ai lati del corpo. Perché non mi picchiava e basta? Lo avevo sempre trattato di merda senza motivo e adesso poteva finalmente vendicarsi e sbollire il rancore su di me.

"No" sputai tra i denti.

"Non sei in te," sospirò e sembrò calmarsi un pò "Vattene Louis"

"Sei diventato sordo? Ho detto di-"

Harry si avvicinò repentinamente, sovrastandomi con la sua altezza e prendendomi per il colletto della maglietta. Mi strattonò verso di lui e mi osservò tagliente.

"Qual'e il tuo problema? Vuoi davvero essere picchiato? Sei così masochista da arrivare a questo? O forse cerchi solo delle attenzioni per il tuo stupido ego ferito?"

Le sue parole mi colpirono in pieno perchè forse era proprio quello il problema. Ero troppo orgoglioso per accettare un'umiliazione del genere e cercavo in tutti i modi di puntare sull'essere pungente e ostinatamente fastidioso per mascherare il tutto.

Gli occhi velocemente mi si fecero umidi e mi obbligai a non piangere davanti ad Harry.

Che figura ci avrei fatto? Quella della ragazzina perennemente in lacrime per uno stupido amore andato a male, ecco quale.

Patetico.

"Che cosa stai aspettando? Hai forse paura di rovinare la facciata da bravo ragazzo? Colpiscimi, dai"

"Non ne vali la pena." scosse la testa Harry lasciando la presa su di me. Sembrava deluso dal mio comportamento, i suoi occhi erano spenti e le sue labbra erano ridotte ad una stretta linea "Pensavo fossi più di questo, Louis"

Mi guardò un'ultima volta con disgusto prima di darmi le spalle ed uscire nel retro del locale, non volendomi probabilmente vedere un altro minuto in più.

Mi si strinse il cuore a vedere l'espressione di Harry su di me, un emozione che non si addiceva affatto a lui, ma in fondo era quello che volevo no? Fare in modo che mi odiasse.

Però per qualche assurdo motivo avrei preferito che mi picchiasse piuttosto che questo.

Le persone adesso alternavano lo sguardo da me alla porta in cui era uscito Harry, estremamente confusi. Sentivo gli occhi pizzicarmi e prima che potessi rendermi ancora più ridicolo, scappai letteralmente dal locale.

La vista era appannata e lacrime scendevano incontrollate lungo le mie guance, calde e salate.

Tutto questo era colpa mia e del mio insopportabile carattere.

Ancora una volta.




_______________

Non sono molto convinta del capitolo in generale, uhm. Voi cosa ne pensate?

Scusate se a volte trovate nel capitolo termini come 'stellinare' o cose del genere, il fatto è che la storia è inserita anche su wattpad e quindi, visto che è lì che scrivo la storia, a volte quando la pubblico qui su efp mi dimentico di cancellare queste cose ahahah. Tranquilli, non sono pazza ((o forse sì, questo non lo saprete mai, crepo)).

Tornando al capitolo, Louis ha esagerato. Harry riuscirà a perdonarlo? E soprattutto, Louis vorrà farsi perdonare?

Adoro quando esprimete le vostre opinioni quindi sentitevi liberi di commentare tutto quello che volete. You're welcome xx

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Capitolo 12
*** 12 ***


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Prendiamoci un momento per ammirare la rara bellezza di questo ragazzo, parte due.

Harry abbottonati quella camicia, grazie prego ciao.

____________
 

"Zayn, non voglio"

"Infatti non devi volerlo." fece spallucce lui "Sei obbligato a farlo"

Zayn stava scegliendo i vestiti da farmi mettere per la serata al locale di Harry ed io, ovviamente, cercavo in tutti i modi di convincerlo a non andare e farmi restare a casa.

Quanti anni avevo, otto? Patetico.

"Che figura ci faccio?" piagnucolai seppellendo il viso tra le mani.

"È colpa tua, sei stato un completo stronzo. Non hai nessuna giustificazione a riguardo"

"Grazie, adesso mi sento molto meglio" risposi sarcasticamente.

"Infatti non volevo farti sentirti meglio." mi lanciò un'occhiata indecifrabile "Devi imparate a capire i tuoi errori ed affrontarli. Stan non sarà sempre una giustificazione valida a tutto" rispose con cruda sincerità.

"Da quando prendi le parti di Harry?" commentai acido.

"Da quando il mio migliore amico si è rivelato un ragazzino capriccioso che non riesce a reagire ed andare avanti"

"Non sono passate neanche due settimane!" mi giustificai.

"E questo non significa che puoi fare cazzate e pensarla di passarla liscia"

Alzai le braccia al cielo "Cosa ho fatto di così orrendamente sbagliato ed imperdonabile?"

"Ti rendi conto che potevi far perdere il lavoro ad Harry?" si voltò con ovvietà nella mia direzione, alzando un sopracciglio incredulo.

Roteai gli occhi "Come se non potesse trovarne un altro"

Scosse la testa "Tu non capisci" sospirò esausto.

"Perché quel lavoro è così dannatamente importante?"

"Quel bar è tutta la vita di Harry. Letteralmente. Il proprietario è quasi come un secondo padre per lui, ha vissuto lì quasi tutta la sua adolescenza e--" poi si fermò e mi lanciò una veloce occhiata "Non importa, tu cerca solo di non metterlo nei guai"

"Se ritorno lì, probabilmente mi urlerà contro e lo metterò sicuramente nei guai con il suo capo" esclamai ingenuamente, trovando ogni possibile scusa per non andare.

"Harry non è il tipo che grida contro le persone" Zayn afferrò un pantalone nero e una maglietta azzurra "Ecco, vestiti. Tra cinque minuti ti voglio davanti l'entrata"

"Ricordami ancora una volta perché diavolo sto mettendo in pericolo la mia vita e il mio orgoglio?"

"Non era forse questo che volevi ieri?" alzò un sopracciglio Zayn "Devi chiedere scusa ad Harry"

"E ricordami ancora una volta perché sei così amico del barista?"

"Perché ha evitato di spaccarti la faccia davanti a tutti" rispose lui uscendo dalla mia stanza.

Sbuffai come un bambino e osservai i vestiti che Zayn mi aveva preparato.

Assolutamente patetico.

~ ~ ~

"Tu vai a sederti lì in fondo, io vado a prendere qualcosa da bere" mi gridò Zayn all'orecchio, sovrastando il rumore della musica.

Fortunatamente, più ci si allontanava dal bancone degli alcolici più la musica si affievoliva, quindi andai volentieri a sedermi in un tavolo in fondo alla sala, evitando così anche il barista. Due piccioni con una fava.

Non era un buon momento per divertirsi. Mi sentivo come un ladro, lì dentro. Ero a disagio e speravo che nessuno si ricordasse della mia stupida scenata del giorno prima.

Mi sedetti e mi guardai intorno: c'erano un paio di ragazzi nella pista da ballo che si strusciavano senza pudore; dei tavoli pieni di patatine e schifezze varie; molte persone erano seduti nei tavoli e parlavano tranquillamente tra loro, ridendo o occasionalmente scambiandosi baci appassionati; il bancone era ovviamente del tutto pieno, la gente faceva la fila per ordinare qualche drink.

Non vedevo Harry da nessuna parte. Non che lo stessi cercando, certo che no. Più che altro volevo solo sapere dove si trovava in modo da poterlo evitare.

Sembrava impossibile trovare il riccio, visto la grande confusione nel locale, così rinunciai alla ricerca e provai a rilassarmi.

Tutti erano impegnati a fare qualcosa, tranne me. Giocavo con le mie dita mentre ammazzavo il tempo cercando tra la folla il ciuffo scuro di Zayn. Sicuramente era più interessante cercare il mio migliore amico e sperando nel suo immediato ritorno piuttosto che rischiare di attirare l'attenzione di qualcuno che stavo accuratamente evitando.

Vidi Zayn ritornare con in mano due cocktail e nella mia testa gioì come un bambino.

Avrei bevuto giusto un sorso, solo per calmare i miei nervi.

~ ~ ~

Era ormai passata da poco l'una di notte ed io e Zayn decidemmo di andare a casa.

Era stata una serata abbastanza divertente. Zayn era ubriaco e non aveva smesso di ridere e raccontarmi barzellette a metà perché non ricordava come finivano mentre io lo ascoltavo e sorridevo per la sua imbecillità. Avevo sorseggiato a malapena il mio drink-- che avevo scoperto da Zayn essere analcolico-- con la continua paura di incontrare Harry ed essere giudicato ancora una volta dai suoi occhi così verdi ed intensi.

Ci alzammo così dalle sedie e, dopo aver notato Zayn barcollare leggermente, lo feci appoggiare contro di me. Il locale era quasi vuoto quindi potei facilmente guidare il corpo del mio amico verso l'uscita.

"Louis?" sembrò più un'affermazione quella di Zayn, mentre mi guardava serio in viso e mi fermava nel bel mezzo della sala.

"Che c'è?" alzai gli occhi al cielo. Sicuramente stava per dire qualcosa di insensato o di imbarazzante.

"Hai parlato con Harry?" chiese aggrottando le sopracciglia "Sai che era questo il motivo per cui ti ho portato qui no?"

Mi guardai velocemente intorno ma non vidi nessuno che potesse solo assomigliare al riccio. Sospirai e incontrai gli occhi liquidi di Zayn.

"Non l'ho incontrato da nessuna parte, forse non è venuto a lavorare"

"Impossibile," biascicò lui "non salta mai un giorno di lavoro. Mai" ripetè più deciso di prima.

Aggrottai le sopracciglia. Mi chiedevo perché un semplice lavoro da barista fosse così importante, quasi come se da quello ne dipendesse tutta la sua vita.

Aprì la porta e ci scontrammo con il freddo pungente di Londra in pieno inverno che mi fece rabbrividire e stringere i denti.

"Forse questa volta ti sbagli"

Attraversammo l'uscio e notai una figura alla mia destra appoggiata contro il muro del locale. Mi voltai con indifferenza e mi bloccai immediatamente sul posto.

Harry era davanti a me, con il capo voltato nella mia direzione e un'espressione sorpresa in viso.

Lo guardai a lungo, non sapendo da dove iniziare con le mie scuse. Probabilmente rimasi a boccheggiare per un paio di secondi preso alla sprovvista.

"Eehi, guarda chi c'è Lou! Te l'avevo detto che era venuto!" Zayn accanto a me squittì felice ed io mi obbligai a non dargli una gomitata sul fianco, visto la sua poca-- se non inesistente-- stabilità.

"Mi cercavi?" chiese Harry. Il suo tono di voce era più freddo della temperatura lì fuori.

Mi morsi il labbro colpevole perché in fondo era solo colpa mia se si comportava in questo modo. Volevo che mi trattasse di merda? Ecco fatto, missione compiuta.

"Uhm si," mi schiarì la gola "non ti trovavo da nessuna parte lì dentro. Cosa-- cosa ci fai qui fuori?" chiesi per fare un pò di conversazione e rimandare l'inevitabile.

"Volevo prendere un pò d'aria fresca" fece spallucce.

Lo osservai di sfuggita e notai la maglietta a maniche corte che indossava. Mi chiesi come potesse sentire così caldo da uscire fuori e congelare dal freddo, ma preferì non chiedere e non infastidirlo più del dovuto.

Io semplicemente annuì. Zayn mi guardava insistentemente, volendo che arrivassi subito al dunque.

"Alla fine siete venuti" commentò Harry spezzando il silenzio che si era creato.

"Sì. Avevi ragione comunque, è stata proprio una bella serata--" mi bloccai per i versi di Zayn che mi intimavano a sputare il rospo. Sospirai e guardai Harry. Questa volta veramente "Come ho detto prima, ti stavo cercando"

Harry inarcò un sopracciglio e mi guardò impaziente.

"Volevo-- volevo chiederti scusa" mormorai, così a bassa voce che quasi pensai non mi avesse sentito.

"Di cosa esattamente? Sai, non sono poche le cose di cui devi scusarti" sbuffò una risata per niente divertita.

"Di tutto," mi affrettai ad aggiungere "Ma soprattutto per il mio comportamento di ieri, che è stato a dir poco imperdonabile. Non sono il tipo che cerca risse, io non-- non volevo" conclusi, abbassando il tono di voce man mano che parlavo.

Harry si girò completamente nella mia direzione, guardandomi serio, per poi avvicinarsi di qualche passo a me e Zayn.

"Mi hai quasi pregato di picchiarti. Ti rendi conto di questo, Louis?" sputò incredulo "Volevi che ti facessi male a tutto i costi. Dammi almeno una motivazione logica e poi posso benissimo prenderti a pugni, se è questo quello che vuoi"

Il suo tono era piuttosto agitato e i suoi occhi erano in preda all'agitazione. Faceva fatica a trattenere la rabbia e non aveva tutti i torti. La sua vicinanza non era piacevole, anzi era quasi minacciosa e ne ero un pò terrorizzato. Questo non mi aiutava di certo a formulare una frase di senso compiuto.

"Io--" balbettai incerto e mi fermai per pensare a qualcosa da dire.

"Tu cosa? Il gatto ti ha mangiato la lingua?" alzò un sopracciglio "Eppure ieri mi sembravi così spavaldo e convinto di quello che facevi"

Inghiottì il nodo alla gola e sbattei le palpebre più volte per evitare che gli occhi mi si facessero lucidi. Quando parlai preferì guardare un punto oltre le sue spalle piuttosto che lui. Era una situazione imbarazzante e le motivazioni del mio aver perso la testa lo erano ancora di più.

"Volevo solo che tu mi ricordassi quanto fossi stupido a restare incollato nel passato e quanto fossi debole per non sapere andare avanti da solo, solo con le mie forze. Per questo volevo che tu mi facessi del male." sputai tutto ad un fiato. Lo guardai brevemente negli occhi "Il problema è che ho bisogno di qualcuno che mi dica che andrà tutto bene, che io starò bene, anche se probabilmente non sarà così. Ho bisogno di ogni stupido conforto morale e odio tutto questo. Odio non poter essere abbastanza per me stesso"

"È davvero questo il motivo?" sussurrò Harry, cercando i miei occhi con le sopracciglia aggrottate.

"Si" borbottai abbassando lo sguardo sul marciapiede.

Mi ero pure dimenticato di Zayn che pesava sulla mia spalla che non emetteva neanche un solo suono, come se fosse pietrificato sul posto o stesse mante.

L'espressione di Harry invece si era addolcita leggermente. Continuava a guardarmi intensamente, non distogliendo lo sguardo da me neanche per un secondo.

"So che pensi che voglia solo psicanalizzarti o qualcosa del genere ma-" con un dito mi alzò il mento, obbligandomi a guardarlo negli occhi "Ehi, guardami. Voglio solo aiutarti, okay? È questo quello che faccio con tutti ed è questo che farò anche con te" i suoi occhi guardavano ogni piccola porzione del mio viso, soffermandosi un pò di più sulle mie labbra. Poi ritornarono velocemente ad incontrare i miei pozzi blu "Non è affatto sbagliato chiedere aiuto. Non credo che tu sia debole. Solo...impaurito, ecco. Hai paura di quello che potrebbe accadere se ti lasciassi tutto alle spalle e ti guardassi intorno per vedere quello che c'è di bello intorno a te"

Sicuramente una cosa bella intorno a me c'era, ed era senza dubbio lui.

Sbattei le palpebre come ipnotizzato dai suoi luminosi smeraldini verdi per poi risvegliarmi dal mio stato di trance e schiarirmi la gola, allontanandomi velocemente dal suo tocco dolce e dai suoi occhi magnetici.

"Devo andare a casa. Zayn non-- non sta molto bene, come puoi vedere tu stesso"

"Io sto benissimo" si accigliò lui, parlando per la prima volta dopo quella che sembrò un'eternità.

"Si, certo" annuì Harry, lanciando un'occhiata al moro che a malapena riusciva a restare in piedi "Vuoi una mano?"

"No!" mi uscì più velocemente di quanto avessi voluto "Casa mia non è molto lontana da qui, come già sai" sistemai meglio Zayn sulla mia spalla.

"Louis, sto per cadeeere" Zayn sbilanciandosi troppo alla sua sinistra e quasi mi tirò giù con sè, se non fosse stato per Harry che riuscì a prenderlo al volo.

"Dicevi?" alzò un sopracciglio lui, evidentemente divertito.

"E-- e come fai con il tuo lavoro? Non puoi lasciare tutto e andartene"

Non avevo dimenticato quello che mi aveva detto Zayn riguardo il lavoro di Harry e non potei non preoccuparmene e sentirmi un pò in colpa.

"Come hai detto prima, casa tua non è molto lontana da qui" mi sorrise amichevolmente "Non preoccuparti, non ci metteremo molto"

Roteai gli occhi "Okay, andiamo. Il pakistano pesa un pò troppo per i miei gusti" sbuffai incominciando a camminare verso casa mia.

"Immagino che tu sia leggero come una piuma" rispose Harry.

"Certo che lo sono." mi accigliai "Sono la persona più leggera di questo isolato, anzi no di questo quartiere" mi corressi annuendo.

"Ci credo, sei basso quanto un nano da giardino" mormorò Harry divertito, cercando di non farsi sentire dal sottoscritto.

"Ehi, ci sento benissimo!" misi il broncio "E non è vero, non sono così basso"

"È questo quello che dici a te stesso per auto-convincerti?" Harry non potè evitare di ridere ed io ascoltai rapito il suono cristallino della sua risata.

Mi limitai a scuotere la testa e mormorare uno "stronzo" divertito. Era come se la tensione di pochi minuti fa fosse scomparsa del tutto.

Arrivammo a casa mia un paio di minuti dopo e subito aprì il cancelletto. Percorremmo il breve vialetto per poi aprire il portone principale.

"Da qui credo che ce la farò anche da solo" affermai, facendo entrare Zayn che immediatamente si appoggiò contro il muro e chiuse gli occhi.

Mi voltai verso Harry, che anche lui stava guardando Zayn. Il mio sguardo attirò la sua attenzione, così si voltò ad osservarmi.

"Beh, uhm, grazie" gli sorrisi brevemente.

L'imbarazzo si ripresentò più forte di prima. Cos'altro dovevo dire? Cosa dovevo fare? Avevo sbagliato qualcosa?

Harry mi sorrise, facendomi mancare un battito quando vidi comparire le fossette.

"Non c'è di che" si avvicinò di un passo e si allungò nella mia direzione.

Spalancai gli occhi, spaventato delle sue intenzioni.

Lo vidi spostare la direzione della testa e puntare alla mia guancia. Poggiò le labbra sul mio viso e si soffermò in quella porzione di pelle per un paio di lunghi secondi.

Poi si staccò dalla mia pelle ma non si allontanò. Trattenni il fiato in attesa.

"E per la cronaca," sussurrò con le labbra che ancora sfioravano la mia guancia "credo che tu possa superare tutto quello che vuoi se solo lo volessi. Non hai bisogno di nessun stupido supporto morale, nemmeno del mio"

Poi ritornò alla sua posizione originale, regalandomi un ultimo sorriso prima di voltarsi e andarsene.

Restai in piedi davanti il portone del palazzo a guardarlo scomparire dalla mia vista, pietrificato sul posto. Le guance erano accaldate e il mio cuore stava battendo ad un ritmo irregolare.

Mi aveva dato un bacio sulla guancia?

"Looouis"

Sentì la lamentela di Zayn e mi risvegliai dal mio stato di contemplazione, facendo ritornare la mia attenzione al mio amico.

E perché ne ero deluso, aspettandomi qualcosa di più?
 

 

 

______________

Un bacio sulla guanciaaa aww. Ditemi che non sono l'unica a sclerare come un'idiota AHAHAH

Commentate e mi renderete la ragazza più felice di questo pianeta gnaw

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Capitolo 13
*** 13 ***


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"Ancora non capisco perchè debba sopportarti per più di cinque minuti"

Harry alzò gli occhi al cielo "Perchè dobbiamo trovare il regalo di compleanno di Zayn"

"E illuminami ancora una volta del perchè devo cercarlo insieme a te?"

"Perchè noi due siamo gli amici più stretti che lui abbia, da quello che ne so." fece spallucce e si guardò intorno per cercare un qualche oggetto che potesse attirare la sua attenzione "Oh, aspetta. Non c'era anche un altro ragazzo? Naill giusto?"

"Si chiama Niall." lo corressi con un sospiro "Quel traditore ha dovuto abbandonarmi qui con te perché aveva un appuntamento con una ragazza e non è affatto carino disdire tutto solo per cercare un futile regalo." arricciai il naso "E per la cronaca, isono un suo amico" sottolineai con ovvietà "Tu sei solo il barista che gli fa dei sconti sulle birre del suo stupido locale"

"Ehi, il mio locale non è stupido" si accigliò lui lanciandomi un'occhiataccia "E comunque è stato lui ad invitarmi, dicendomi esplicitamente 'considerati uno dei nostri, non puoi assolutamente mancare!'"

"Era ubriaco, non sapeva quello che diceva" sbuffai scuotendo la testa.

"Come fai a sapere che era ubriaco?" chiese divertito.

"Perché quando è da te è sempre ubriaco" gli lanciai un'occhiataccia "Oh a proposito, grazie per questo" conclusi ironico.

"Non è colpa mia!" si difese lui "È lui che sente questo inutile bisogno di farlo"

"Non è un bisogno"

"E che cos'è allora?" chiese scettico lui.

Sospirai, stupito di quanto poco conoscesse Zayn "Lo aiuta a non pensare. A estraniarsi dal mondo e a non pensare a nulla"

"Di cosa dovrebbe preoccuparsi? Non mi sembra il tipo che si fa molti problemi"

"Invece lo è." scossi la testa. Poi lo guardai con sfida "Questo lo sapresti se fossi un suo vero amico"

Lui non sembrò offendersi, anzi si limitò a roteare gli occhi con divertimento.

"Lui mi considera tale ed io non me ne lamento" fece spallucce "E poi, in vino veritas no?" mi sorrise lui.

Lo guardai brevemente per poi distogliere lo sguardo su delle vernici poste sopra un grosso scaffale, osservandole distrattamente.

"Perchè non gli dai semplicemente qualche buono per degli alcolici? In fondo non sei costretto a fargli nulla"

"È una buona compagnia." fece spallucce, analizzando delle matite e dei pennelli che sembravano tutti uguali tra di loro e con dei prezzi orrendamente alti "E per quanto possa sembrare strano mi sono già affezionato a lui e ai suoi insensati discorsi da ubriaco"

"Lui non porta a letto i suoi amici. Li scarica dopo una nottata di sesso sfrenato e poi non li cerca più, mettendosi subito alla ricerca altri ragazzi con cui divertirsi." affermai pensieroso per poi voltarmi e fronteggiare il suo sguardo confuso "Cos'hai tu di speciale?"

"Ancora con questa storia?" scosse la testa, stufo della solita accusa "Non sono stato a letto con lui e non ho neanche intenzione di andarci"

"Perchè? Zayn è piuttosto attraente, rispecchia i canoni di tutti. Non credo tu sia così esigente" chiesi con indifferenza.

"Perchè è un mio amico!" ribattè Harry esausto "Smettila di ritornare sempre allo stesso discorso, non andrò a letto con Zayn." scosse la testa, probabilmente stufo di quella storia "E poi ho altri gusti in fatto di ragazzi." mormorò lui, lanciandomi un'occhiata di sfuggita "Preferisco di gran lunga quelli riservati, un pò scontrosi e che si ubriacano dopo una rottura"

Arrossì violentemente e cercai di concentrarmi su qualcosa che non fosse lui o i suoi occhi o le sue labbra o il suo corpo praticamente appiccicato al mio, per quanto fosse vicino.

Si era praticamente dichiarato o stavo solo fraintendendo tutto? Era possibile fraintendere una cosa del genere, poi?

"Era solo curiosità" feci spallucce fingendo indifferenza, osservando dei quadri di anonimi pittori e una grande tela bianca. Forse potevo regalargli quella. Sembrava avere le dimensioni simili alle tele che solitamente utilizzava Zayn.

"E tu?" spezzò il silenzio il riccio.

"Io cosa?" risposi sinceramente confuso, squadrando la tela di fronte a me con interesse.

Speravo non mi chiedesse il mio ideale di ragazzo perché non avrei saputo cosa rispondere. Nella mia testa mi si era formata involontariamente l'immagine di un riccio alto quanto una giraffa e con gli occhi verdi ma questo non aveva nulla a che vedere con Harry. Ero solo stanco. Di lui, delle sua avance, di Zayn che non faceva altro che spingermi tra le braccia di uno sconosciuto e di quella stupida situazione.

"Sei mai stato con Zayn?"

Nella mia testa tirai un lungo sospiro di sollievo.

"Intendi se ci sono andato a letto?" inarcai un sopracciglio nella sua direzione e lo trovai intento ad osservarmi curioso. Lui annuì ed io scrollai le spalle "Certo che no, è una delle tante regole da non violare"

"Quali regole?" inclinò la testa di lato e si voltò completamente nella mia direzione, non badando neanche alla tela che stavo osservando da più di tre minuti.

"Le regole dei coinquilini, sai" borbottai in risposta "Quelle per cui si deve dividere il mensile, si deve fare la spesa almeno una volta a settimana, per cui ognuno deve pulire la propria stanza" elencai, sentendomi leggermente a disagio sotto il suo sguardo così ingiustificatamente interessato e attento "Quello di non fare sesso è in cima a queste. E poi dai, Zayn? Per me è come un fratello, sarebbe come fare un incesto" ridacchiai, divertito che potesse solo pensare una cosa del genere.

Con la coda dell'occhio lo vidi sorridermi con tanto di fossette e per un momento fui tentato di voltarmi verso quegli occhi che sembravano brillare e attirarmi nella loro rete, simili a delle sirene che chiamavano a sè i marinai, e non potei non resistere oltre ed osservare il viso del ragazzo che mi stava accanto e che non distoglieva lo sguardo dal mio nemmeno per un secondo.

Era quel tipo di sguardo che ti faceva sentire piccolo e indifeso, forse anche un pò imbarazzato. Anche i suoi occhi sembravano sorridermi e non potei non confessare a me stesso quanto fosse attraente in quel momento.

"Credo che questa andrà benissimo" sussurrai a mezza voce riferendomi alla tela, tenendo però gli occhi incollati su quelli di Harry.

Lui continuò a sorridermi in quel modo caldo e timido che tanto lo rappresentava "Già, lo penso anch'io"

Mi schiarì la gola sentendo improvvisamente troppo caldo e, con un leggero e indiscreto movimento, mi voltai verso altri scaffali pieni di pittura e vernici varie, evitando così i suoi occhi che dicevano più del dovuto. Sentivo ancora il suo sguardo su di me ma cercai di non badarci più di tanto.

Mi concentrai piuttosto su qualcos'altro da poter aggiungere al regalo, guardandomi intorno insoddisfatto.

C'erano un sacco di pennelli di grandezze e misure differenti sul bancone e proprio lì vicino una tavolozza di legno, con accanto una piccola tela piena di luminosi e vivaci colori, probabilmente utilizzata per mostrare ai clienti le varie tonalità di colori.

Sollevai lo sguardo e adocchiai subito su uno scaffale piuttosto alto dei colori ad olio che avevo visto più volte dentro la stanza di Zayn e che ormai erano quasi del tutto finiti.

Ovviamente la sfortuna doveva proprio avercela con me e mi chiesi mentalmente perchè diavolo dovevano mettere dei colori ad olio negli scaffali più alti.

Evitai di sbuffare indispettito e incominciai ad allungarmi verso il pacchetto.

Sicuramente Harry mi avrebbe preso in giro tutto il giorno per la mia altezza diversamente alta, ma non era colpa mia. Era lui quello troppo alto.

Picchiettai con le punta delle dita la confezione dei colori ma così facendo non feci altro che allontanarla da me e dalla mia mano.

Sentì una leggera risata accanto a me e con la coda dell'occhio vidi Harry scuotere la testa. Poi mi si avvicinò con calcolata lentezza, quasi assaporando il mio inutile e disastroso tentativo di raggiungere ed afferrare i colori, e allungò una mano verso l'alto scaffale, superando la mia mano e afferrando il pacchetto.

Odiai quei colori ad olio più di quanto odiassi Harry girarsi e sorridermi vittorioso.

Prima o poi glieli avrei fatti ingoiare, uno per uno. Era solo questione di tempo.

"Per niente basso dicevi?"

Gonfiai le guance come un bambino e incrociai le braccia al petto.

"Meglio di essere un grattacielo dotato di gambe e di avere in testa dei strani ricci che sembrano avere vita propria"

"Hai appena insultato i miei fantastici e morbidissimi capelli?" alzò entrambe le sopracciglia.

"Dovresti farmeli toccare. Sai, solo per vedere se è vero"

Questo è quello che avrei voluto dire, ma preferì evitare di dimostrare apertamente il mio piacere al solo pensiero.

"Puoi giurarci" lo sfidai, riprendendo il mio solito coraggio.

Harry non si era ancora allontanato, aveva in mano i colori ad olio e il suo viso era pericolosamente vicino al mio. Io potevo o non potevo avere le guance arrossate per la vicinanza del riccio e senza pensarci due volte allontanai un pò il viso dal suo, tirandomi indietro. Lui sembrò ancora più divertito dal mio voler prendere le distanze e, senza allontanarsi o avvicinarsi ancora di più, si voltò completamente nella mia direzione. Continuò a guardarmi dritto negli occhi senza esitazione poi voltò lo sguardo leggermente verso il basso.

Io non distolsi gli occhi dalla sua espressione divertita, attirato dal modo in cui i suoi lineamenti facciali si rilassavano e le sue labbra si piegavano in un sorriso.

La sua mano si mosse ma io ero troppo occupato a fronteggiare il suo sguardo per notarlo.

Poi alzò nuovamente lo sguardo ed io quasi sobbalzai per l'improvviso movimento, scontrandomi con i suoi bellissimi occhi verdi.

Lo vidi allungare la mano verso di me e poi con un gesto rapido strofinare un dito sulla mia guancia, ridacchiando subito dopo. Subito dopo aver sentito un tocco freddo sulla mia pelle indietreggiai confuso.

Guardai la sua mano e vidi il suo indice colorato di giallo. Aggrottai le sopracciglia e spostai lo sguardo sulla tavolozza accanto a me, ricollegando il tutto. Mi passai velocemente una mano sulla guancia per poi osservarmela attentamente e notandola leggermente colorata di giallo.

Strinsi gli occhi a due fessure e guardai in tralice Harry che si limitò semplicemente ad osservare la mia reazione con un ingenuo sorriso.

"L'hai voluto tu" affermò in risposta alla mia occhiataccia.

"Dimmi che non l'hai fatto davvero"

"Credo che tu abbia qualcosa, qui..." mi si avvicinò nuovamente con finta perplessità "Sì, proprio qui" premette il dito sulla mia guancia, ridendo per la mia espressione estremamente scocciata.

"Colpo davvero basso" borbottai tra i denti "Distrarmi per poi dipingermi il viso? Mossa sbagliata, Signor Qualunquesiailtuocognome"

"Io non ti ho affatto distratto." alzò un sopracciglio con sfida "Hai fatto tutto tu. Eri troppo occupato ad esaminare ogni singola parte del mio viso per poterci fare caso" mormorò con divertimento, con il dito ancora pressato sulla mia pelle.

Arrossì violentemente colpito in pieno. Non stava affatto mentendo, lo avevo davvero osservato attentamente senza il minimo pudore.

"Non è vero," ribattei debolmente "Stavo solo-- solo..."

"Stavi solo cosa?"

Gli lanciai un'altra occhiataccia "Non mi lascio prendere in giro da uno sconosciuto"

"Ma tu mi conosci" rispose lui con la fronte corrucciata.

"Niente affatto, sono ancora dell'idea che potresti essere un assassino ricercato in undici paesi nel mondo. Potresti essere chiunque, perfino un ladro di tele e di colori ad olio." alzai un sopracciglio "Ecco il motivo per cui non mi dici il tuo cognome"

Harry mi sorrise divertito e premette tutta la mano sulla mia guancia, trasformando il tocco del dito in una vera e propria carezza. Trattenni il fiato e spalancai gli occhi in difficoltà.

Il suo sguardo si posò per un breve momento sulle mie labbra fini ed io istintivamente mi passai la lingua tra di esse. Vidi Harry soffermarsi più del dovuto su quel movimento per poi alzare gli occhi sui miei.

Che cazzo stava facendo?

Io cosa cazzo stavo facendo?

Si chinò su di me, deviando all'ultimo momento la direzione verso il mio orecchio. Si prese un breve momento per respirare sui miei capelli e, quasi toccandomi la guancia con la sua, dolcemente mi sussurrò all'orecchio.

"È Styles. Il mio cognome è Styles" il suo respiro si abbatteva sulla parte più sensibile della mia pelle "E tu invece sei la persona più bassa che io abbia mai visto"
 

 

 

_______________

Che finale di capitolo di merda, si lo so AHAHAH

Che ne pensate di Harry? Secondo voi Louis ha capito quanto realmente lui sia sincero e ostinato ad aiutarlo?

Mi farebbe piacere ricevere delle recensioni su questo capitolo, adoro sapere quello che pensate dei caratteri dei vari personaggi e della storia in generale!

Dai, che vi regalo tante caramelle! Natale si avvicina e siamo tutti più buoni, vero? Gnaw.

Se volete seguire me e le mie storie, sentitevi liberi di farlo. Se volete chiedermi qualcosa o semplicemente fare quattro chiacchiere, non dovete neanche chiedere, vi risponderò alla velocità della luce ;)

 

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Capitolo 14
*** 14 ***


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"Niall, non so per quanto resisterò qui" mormorai guardando di sottecchi il finto biondo.

"Ehi, sta calmo. È Harry il problema?"

"Certo che è Harry il problema" affermai ovvio "Non so come dovrei comportarmi con lui, è-- è diverso dai primi giorni, capisci? Sembra provarci spudoratamente con me ed io non sono pronto"

"Non sei pronto a cosa?"

"Non lo so!" risposi passandomi una mano tra i capelli "A qualsiasi cosa lui voglia, credo"

"Hai uhm, paura di lui?" chiese cautamente lui.

"No, non credo" risposi pensandoci un attimo.

"Allora non c'è nessun problema, e tu ti stai preoccupando più del dovuto!" mi mise un braccio sulle spalle "Non essere così teso perché Harry ci prova con te, sei un bel ragazzo in fondo. Prova ad essere più...rilassato, okay?"

"Okay" annuì guardandomi attorno.

"Adesso, se non ti dispiace, vado a prendermi da bere. Vuoi venire con me o-?

"No, vado da Zayn a fargli un pò di compagnia. L'ho lasciato da solo un paio di minuti e sembra già ubriaco fradicio"

"Sai che Zayn non è mai ubriaco fradicio" sghignazzò lui "Sa tenere l'alcol meglio di un Irlandese!"

Risi, d'accordo con lui, e mi diressi dal moro.

Lui appena mi vide mi sorrise ampiamente.

"Louis," Zayn prolungò la u del mio nome "bevi qualcosa!"

"Ti ho detto di no Zayn, quante volte devo ripetertelo ancora?" roteai gli occhi infastidito, non volendo fare di nuovo qualche altra figuraccia per colpa di qualche bottiglia di alcolico.

"Aspetta un attimo," si allontanò da me e si avvicinò ad un tavolo. Afferrò un bicchiere di spumante e mi si avvicinò, praticamente lanciandomelo tra le mani "Questo andrà bene, non è alcolico!"

"No Zayn, grazie ma-"

"Amico, prendilo e basta. Che male può farti un pò di spumante!"

Sospirai. In fondo aveva ragione, forse mi stavo facendo troppo problemi. Non mi sarei più ridotto come quel giorno.

"Perché mi obblighi sempre a fare cose che non voglio?" sbuffai incrociando le braccia al petto.

Lui ridacchiò un pò e mi diede un mezzo abbraccio da ubriaco "È il mio compleanno e sarebbe bello che almeno una volta in tutta la tua vita facessi quello che ti dico"

"Senza offesa ma-" cercai di tenerlo in piedi "Non vorrei ridurmi come te amico"

"Per favore?" mi pregò facendo il labbruccio.

"Okay va bene, ho capito" borbottai irritato, afferrando di controvoglia il bicchiere.

Lui mi sorrise soddisfatto, come se avesse compiuto l'obiettivo del giorno, e continuò a bere dalla sua bottiglia per poi allontanarsi barcollando e dirigendosi da un suo cugino non molto lontano da me. Scossi la testa e lo guardai ridere e abbracciare felice il ragazzo di fronte a sè.

Zayn era molto affezionato alla sua famiglia e quando era vicino a loro diventava un vero e proprio bambinone in cerca di coccole e carezze. Ovviamente cercava di non dare a vedere questo suo lato di sè, mascherandolo con il suo lato riservato e timido.

Bevvi distrattamente un piccolo sorso del bicchiere di spumante per poi guardarmi intorno curioso. Ogni volta che Zayn invitata la sua famiglia a casa nostra, l'appartamento si riempiva a vista d'occhio. Era impossibile andare da una stanza all'altra senza dare involontariamente gomitate agli ospiti. Non riuscivo a capire se era la casa troppo piccola o la sua famiglia troppo numerosa. Sorrisi tra me e me e vidi Harry appoggiato al muro con le mani in tasca guardare Zayn con un caldo sorriso. Sentì una stretta allo stomaco e distolsi lo sguardo dal riccio, sospirando impercettibilmente e guardandomi intorno in cerca di qualcosa da fare. Con un gesto veloce bevvi ancora un altro pò dal bicchiere, lasciandolo quasi a metà.

Non sapevo perché mi comportavo così, perché stessi evitando Harry e perchè fossi così nervoso quando era nei paraggi. Pensavo solo di non essere pronto a qualsiasi cosa lui volesse da me. Proprio per questo avevo parlato con Niall, cercando di schiarirmi un pò le idee. Purtroppo non aveva funzionato molto.

Notai che nonostante conoscessi la famiglia di Zayn da un sacco di anni, non avevo un ottimo rapporto con loro. Solitamente quando venivano era solo per il compleanno del moro e quindi non davano molta importanza a me. Ma era giusto così, non mi importava poi tanto.

"Louis! Ancora non sei fuggito da qui?"

Mi voltai con un mezzo sorriso. Avrei riconosciuto quella voce tra mille.

"Jamal!"

Lui mi sorrise e mi diede un veloce abbraccio, dandomi delle leggere pacche sulla schiena.

Jamal era un cugino di Zayn.

Zayn aveva tanti cugini.

Era l'unico con cui ero a mio agio, forse perché caratterialmente era molto simile a me.

Mi ricordavo ancora la prima volta che il moro ci aveva presentati. Dopo il suo commento su quanto io fossi piuttosto scopabile, ci ritrovammo subito a ridere e a chiacchierare amabilmente di tutto e mi ritrovai subito in affinità con il suo carattere esuberante e il suo atteggiamento sfrontato e malizioso. Mi parlò anche del significato del suo nome e non potrei non trovarmi d'accordo con lui.

Jamal significava bellezza. E a giudicare dai capelli castani, gli occhi azzurri e il fisico da atleta non si poteva di certo contraddire.

Zayn aveva tanti cugini. Ed erano tutti molto attraenti.

"Come hai fatto a sopportare quel lunatico di mio cugino per tutto questo tempo? Sai che il mio invito a trasferirti da me è sempre valido" si staccò dall'abbraccio e mi fece l'occhiolino. Poi mi squadrò per bene, dalla testa alla punta dei piedi "Vedo che ogni anno ti trovo sempre più affascinante"

Arrossì leggermente perché beh, era pur sempre un gran bel ragazzo e ricevere certi complimenti da lui era piuttosto gratificante.

"Anche tu non sei male" lo osservai brevemente per poi soffermarmi il suo viso "Ehi aspetta, è un piercing quello?"

Lui si toccò il labbro inferiore con la lingua.

"Carino, non è vero?" fece un mezzo sorriso malizioso "L'ho fatto un paio di settimane fa e ancora nessuno ha avuto l'onore di provarlo. Che spreco, non lo pensi anche tu?"

"I tuoi ti hanno permesso così facilmente di farlo?" alzai un sopracciglio stranito, evitando accuratamente le sue frasi da rimorchio.

"Certo che no," scosse la testa con un sospiro "Ci sono voluti più di due mesi per convincerli ma in fondo è la mia vita e decido io cosa fare o non fare, così hanno deciso di lasciarmi vivere la mia vita in pace"

"Non lo sanno, non è vero?"

"Come fai a conoscermi così bene?" mi lanciò un'occhiata stranita, abbozzando poi un sorriso "Non me l'avrebbero mai permesso. Meno male che vivo da solo"

Roteai gli occhi e scoppiai in una risata. A quanto pare non era cambiato di una virgola, il solito ragazzo ribelle pronto a violare le regole alla prima occasione.

"Come va con quel ragazzo, Stan giusto?"

Il sorriso immediatamente svanì, mi si gelò il sangue nelle vene e trattenni il fiato per mezzo secondo. Quel nome ancora mi faceva lo stesso effetto.

Cosa gli avrei detto? Forse era meglio evitare il discorso o andare dritti al punto e raccontare la verità?

"Noi, uhm- va bene tra di noi, sì" deglutì in difficoltà e osservai distrattamente il mio bicchiere di spumante mezzo vuoto.

La sua espressione si fece subito più seria e inclinò il capo di lato.

"Vi siete lasciati?" mormorò cautamente, osservando attentamente le mie reazioni.

"Come fai a conoscermi così bene?" ridacchiai nervosamente e mi passai una mano tra i capelli.

Lui mi si avvicinò con la fronte corrucciata "Non starci male per uno come lui okay? Con tutto questo ben di dio troverai sicuramente qualcun altro con cui rimpiazzarlo" mi sorrise affettuosamente.

"Grazie ma-- non credo proprio" sussurrai a mezza voce, abbassando lo sguardo e sperando che non mi avesse sentito.

Lui inarcò un sopracciglio e con un dito mi alzò il mento fino a farmi ritrovare il mio viso di fronte al suo. Quasi risi vedendo la sua espressione seria. Era raro vederlo senza quello smagliante sorriso in viso.

La sua vicinanza non mi infastidiva affatto, ero abituato a quegli atteggiamenti da sciupafemmine-- o forse dovrei dire sciupauomini-- e non mi faceva sentire per niente a disagio. Sapevamo che era solo per divertimento, tra noi non poteva accadere nulla di serio. Eravamo solo dei buoni amici.

Jamel, adesso con un'espressione più maliziosa, fece scendere l'altra mano lungo la mia schiena fino al sedere, strizzandolo leggermente.

"Questa è buona materia prima. Lo sai quanti ragazzi si avvicinerebbero a te solo per potersi fare scopare ed essere autorizzati a toccarlo? Non sottovalutarti, Tomlinson"

"Bisogno di aiuto Louis?"

La voce mi immobilizzò sul posto ed evitai di gettare un urlo frustrato come una stupida femminuccia in crisi di panico.

Mi voltai con calcolata lentezza, non volendo fronteggiare Harry e il suo dannato stupido viso perfetto e la sua stupida e perfetta voce roca ed eccitante.

Anche Jamal si voltò, più velocemente rispetto a me, e ovviamente non potè non squadrarlo per bene e aprirsi in un sorriso di fronte a quella paridisiaca visione.

Sì Jamal, Harry fa quell'effetto a tutti.

"Ciao io sono Jamal! Non ti ho mai visto da queste parti" subito mi lasciò andare il sedere e porse la mano al riccio di fronte a noi.

Harry mi lanciò un'occhiata e, per la prima volta in quella serata, il verde si scontrò con il blu.

"Ti stava dando fastidio?" disse rivolgendosi a me, non badando neanche alla presentazione di Jamal.

"Se per fastidio intendi portarlo a casa e violentarlo, ti stai sbagliando di grosso ricciolino" il pakistano gli lanciò un'occhiata e arricciò il naso disgustato "Sono un suo amico"

Gli occhi di Harry slittarono subito su di lui "Non penso che spalmartelo addosso e toccargli il culo siano cose che si fanno tra amici"

"Harry," borbottai imbarazzato, riuscendo finalmente a trovare le parole ed attirando così la sua attenzione "è solo un mio amico, nonchè cugino di Zayn. È piuttosto... spinto ma è il suo carattere, ormai ci ho fatto l'abitudine" guardai di sottecchi Jamal e gli pizzicai il fianco per la sua incredibile sfrontatezza. Lui sobbalzò leggermente e mi guardò confuso.

"Sei sicuro?" lanciò un'altra occhiata per niente convinta al ragazzo accanto a me "Se vuoi posso sempre dirglielo a Zayn e farlo cacciare di casa"

"Harry," lo fermai e misi un pò di distanza tra me e Jamal "sta tranquillo, non è affatto un problema per me"

"Forse lo è per lui" borbottò il pakistano, riferendosi ovviamente ad Harry, e mascherando il tutto con un colpo di tosse.

Peccato però che sia io che Harry riuscimmo a sentirlo senza problemi.

Vidi Harry corrucciare la fronte e aprire la bocca per rispondergli-- probabilmente-- con un qualcosa di poco carino o, peggio ancora, chiedendogli cosa intendesse dire.

"Okay, noi andiamo" appoggiai il bicchiere sul primo tavolo che vidi per poi afferrare il braccio di Harry e trascinarlo lontano dal mio amico.

Jamal a volte poteva essere estremamente diretto e sincero e questo, unito al suo carattere sfrontato, faceva arrabbiare molte persone, soprattutto Stan che finiva per fare scenate su quanto quel ragazzo fosse maleducato e bla bla bla.

Jamal non era questo. Lo conoscevo piuttosto bene e potevo affermare con sicurezza che, anche se i suoi modi erano piuttosto inappropriati, sapeva come far sentire meglio una persona.

E no, non intendevo con il sesso.

Lo trascinai dall'altra parte della stanza e mi voltai, fronteggiando lo sguardo adirato di Harry.

"Quindi adesso sei passato a questa fase?"

"Che intendi?" lo guardai sinceramente confuso.

"Quella del 'voglio dimenticare il mio ex andando a letto con il primo che mi capita'?"

"Cosa diavolo stai dicendo Harry? Credo che tu abbia frainteso-"

"Se vedere un ragazzo con la mano sul tuo culo significa fraintendere, allora sì. Sto completamente fraintendendo tutto. Spiegami tu, Louis" sbottò seccato.

"Ascolta, Jamal è mio amico da tanto tempo ed è molto sfrontato, non si fa molti problemi a toccare o baciare le persone. Non è colpa sua, non vede niente di male in tutto questo e-"

"E tu?" inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto "Tu non ci trovi niente di male in tutto questo?"

"Io--" balbettai, confuso dalla reazione di Harry "Non sono affari tuoi, non capisco nemmeno perché ti importi così tanto!"

"A me non importa," affermò deciso, facendo guizzare fuori la lingua per inumidirsi velocemente le labbra "Sto solo dicendo che-- che non è giusto che tu faccia sesso con un ragazzo per dimenticare un'altra persona"

"Io non volevo andare a letto con Jamal, come diavolo devo fartelo capire? Tra me e lui non c'è nulla" affermai seccato "E poi ti sembro il tipo che va a letto con il primo che gli fa quattro moine?"

"No, ma--"

"Ma cosa?" allargai le braccia, stufo di quella insensata discussione.

Lui si passò una mano tra i capelli e sospirò stanco "Vi ho visto parlare e ridere e poi lui si è avvicinato, non--" si fermò un attimo, guardando da lontano Zayn che scherzava con le sue sorelle "Non ci ho pensato più di tanto. Pensavo che fosse il solito ragazzo che cerca di portarsi a letto il primo ragazzo carino che vede e sono venuto in tuo soccorso" concluse facendo spallucce e continuando ad evitare il mio sguardo.

Oh, aspetta.

Aveva appena detto che io ero carino o me lo ero solo immaginato?

A giudicare dal suo leggero rossore sulle guance avrei affermato con sicurezza che l'aveva detto davvero, ma decisi di non indagare oltre.

Distolsi anch'io lo sguardo dal suo viso, sentendomi leggermente accaldato.

Per quanto Harry fosse il ragazzo perfetto, di quelli che si incontrano una volta nella vita, non potevo continuare quel rapporto straziante.

Lui sicuramente si aspettava di più da me, me lo aveva fatto capire quando eravamo andati a comprare il regalo per Zayn, ma io non potevo. Non era giusto illuderlo in quel modo. Dovevo fargli smettere di continuare a girarmi intorno.

Ma era davvero quello che volevo?

"Sei stato molto gentile Harry ma come vedi non ce ne era di bisogno." dissi con il tono più formale e distaccato che potei assumere "Ci vediamo in giro"

E mi allontanai da lui, lasciandolo lì a riflettere, e sperando che prima o poi avrebbe smesso di ammaliarmi con quelle fossette e incantarmi con quei magnetici occhi.





_______________

Il capitolo era troppo lungo e quindi ho dovuto dividerlo in due parti.

La seconda parte arriverà presto!

Sono sicura che vi renderà mooolto felici! Tenete duro ;)

Devo aggiungere anche una piccola nota personale: grazie a tutte le persone che commentano o leggono silenziosamente. Anche se questa storia non è un granchè e non ha molte visualizzazioni, apprezzo davvero molto coloro che continuano a seguirla nonostante sia noiosa o ancora incompleta. So cosa significa e non potete capire quanto significhi per me.

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Capitolo 15
*** 15 ***


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Buone festee! Spero abbiate passato un buon Natale e che soprattutto abbiate mangiato tante cose buone ;)

Anyway, capitolo pieno di avvenimenti. Hope you enjoy it!

Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate! :)

______________

Non avrei mai pensato che in ventiquattro anni di vita sarei finito seduto sul pavimento a giocare al gioco della bottiglia con Zayn e la sua famiglia. Era piuttosto imbarazzante, a dirla tutta.

"Ehi, aspetta aspetta!" fece Zayn prima che sua sorella Waliyha girasse la bottiglia "Manca qualcuno. Dov'è diavolo è finito?" Zayn si guardò intorno alla ricerca di uno dei suoi invitati ed io aggrottai la fronte perplesso "Uhm, vediamo un pò...oh, eccolo lì! Harry, vieni qui!"

Spalancai impercettibilmente gli occhi e lanciai un'occhiataccia a Zayn, che era troppo concentrato ad osservare il riccio che si avvicinava per notarlo.

Dopo la nostra ultima conversazione avevo evitato il riccio per tutta la serata per ovvi motivi, e avrei preferito continuare così.

Evidentemente Zayn aveva percepito una certa tensione tra di noi e credette fosse meglio peggiorare le cose.

Ormai avevo capito a che gioco stava giocando il pakistano e non era affatto un gioco pulito.

Sentì i passi di Harry dietro di me ed un suo sospiro "Dimmi Zayn"

La sua voce roca mi vece venire i brividi ma decisi di ignorarli e fare finta di niente.

"Gioca con noi!" affermò contento Zayn.

Non potei vedere l'espressione di Harry, dato che ero di spalle, ma a giudicare dal lungo silenzio potei facilmente capire che era in difficoltà.

"Uhm, no grazie. Preferirei andare a bere qualcosa e magari fare quattro chiacchiere con i tuoi genitori. E poi non sono molto bravo nei giochi di gruppo"

"Ma il bello di questo gioco è che non bisogna essere bravi!" rispose ovvio Zayn "Dai, è il mio compleanno in fondo. Non mi piace vedere i miei amici che se ne stanno soli in un angolo a guardare da lontano le persone che si divertono. Mi accontenteresti, solo per questa volta?" lo pregò lui facendo il labbruccio.

Odiavo la loquacità di Zayn quando era ubriaco e le sue dannate labbra. Odiavo tutto di lui. Perché diavolo non mi trasferivo da qualche altra parte? Sì, sarei andato a vivere con Jamal.

Sentì Harry sospirare profondamente per poi sedersi, ancora piuttosto insicuro, sul pavimento accanto a Jamal, l'unico posto disponibile.

Jamal, che si trovava proprio di fronte a me, mi fece un occhiolino che io prontamente ricambiai alzando gli occhi al cielo mentre Niall, seduto accanto a me, mi lanciava delle occhiate preoccupate.

Ero fermamente convinto che avrei continuato ad evitare Harry e Harry avrebbe continuato ad evitare me. Non c'era niente di cui preoccuparsi, sarebbe andato tutto in modo impeccabile nessuno si sarebbe accorto dell'imbarazzo tra di noi.

Sarebbe andato tutto in modo splendido, magnifico, perfetto.

"Visto che la maggior parte delle persone qui sono membri della mia famiglia e sarebbe piuttosto imbarazzante vederli pomiciare tra di loro, propongo un nuova regola"

Sarebbe andato tutto in modo pessimo. Assurdamente, incredibilmente pessimo. Speravo che Zayn non peggiorasse drasticamente la situazione.

Si sentì un coro di sì accompagnati da cenni del capo, così Zayn proseguì.

"Ognuno di noi scriva in un piccolo biglietto qualcosa, ovviamente di non troppo spinto perché ehi, non mi farebbe piacere vedere mia sorella baciarsi con un mio cugino, e poi li mettiamo dentro un grande recipiente. La persona che verrà scelta dalla bottiglia dovrà estrarre uno di quei bigliettini e leggerlo ad alta voce. Ovviamente se non vi piace la scelta potete sempre optare per la penitenza" fece spallucce lui, sorridendo mentre spiegava la sua fantastica idea.

"Uhm, e se non volessimo fare la penitenza?" chiese timidamente Harry alzando la mano, come un bambino delle elementari che chiedeva la parola alla maestra.

Dio, come poteva essere così ingenuo e attraente allo stesso tempo?

Zayn ridacchiò "Non puoi non fare la penitenza, tesoro" poi, vedendo l'espressione terrorizzata di Harry, aggiunse "Tranquillo Harry, non diamo penitenze così severe. Sono solo delle innocenti stupidaggini da fare, niente di più"

Sospirai. La serata stava per farsi un pò troppo rischiosa per i miei gusti.

"Allora, chi ci sta?" gridò Zayn ai ragazzi in cerchio. Tutti alzarono le mani in segno di approvazione, tranne me. Zayn mi guardò con un sorriso da bastardo e annunciò:

"Bene, allora iniziamo!"

~ ~ ~

Dopo pochi minuti i bigliettini furono piegati più volte su se stessi e messi nel recipiente di vetro.

Io avevo scritto un semplice e innocuo bacio sulla guancia che non avrebbe potuto danneggiare nessuno. Speravo vivamente che in quella ciotola ci fossero solo bigliettini innocenti e per niente imbarazzanti.

Waliyha, seduta poco lontana da Jamal, subito si appropriò della bottiglia posta al centro del cerchio e la girò. Dopo brevi giri il collo di quest'ultima si fermò proprio su Niall, che arrossì leggermente.

Il biondo aveva da sempre avuto una cotta per la sorella di Zayn ma non voleva fare la prima mossa per paura di una qualche reazione negativa del fratello, nonché suo migliore amico.

Guardai Niall cercando di nascondere un sorriso e sperai vivamente che pescasse un bigliettino che contenesse un bel pomiciare.

Sarebbe stato l'unico obbligo che avrei potuto accettare e addirittura era per una buona causa.

E inoltre ce ne sarebbe stato uno in meno per me.

Tutti felici e contenti, quindi.

Niall lanciò una breve occhiata a Waliyha per poi pescare dalla ciotola. Aprì lentamente il bigliettino piegato e trattenne il fiato.

Dopo aver letto il piccolo foglio di carta guardò la sorella di Zayn e Zayn stesso che lo osservava con le sopracciglia aggrottate.

"Sette minuti nello sgabuzzino" mormorò Niall, schiarendosi la gola in imbarazzo.

Spalancai gli occhi e sorrisi ampiamente. Quasi mi scappava una risata, ma mi obbligai a trattenerla. Zayn mi guardò confuso e infastidito ed io cercai seriamente di non peggiorare la situazione per Niall.

"Oh" sussurrò Waliyha, imbarazzata.

"Già oh," rispose Zayn seccato "A chi gli è venuta l'idea geniale di scrivere un bigliettino del genere?"

"Ma Zayn," risposi con un finto sorriso "è solo un gioco. In fondo questa è stata una tua idea, no?"

Lui mi guardò stupito ed io alzai le spalle con finta ingenuità.

Questo era comunemente chiamato karma. Se l'era proprio cercata.

"Okay, perfetto. Andate" esclamò Zayn recuperando il suo contegno.

"Se vuoi posso sempre scegliere la penitenza, non-"

"No," rispose severo lui "come ha detto Louis è solo un gioco. Andate"

Niall e Waliyha si alzarono sotto gli sguardi di tutti e si diressero nello sgabuzzino poco lontano da noi. Nel frattempo noi continuammo a giocare.

Subito dopo fu il turno di una cugina del moro a cui capitò Harry ed un bigliettino con su scritto bacio sulla mano. Avevo trattenuto il fiato per tutto il tempo che Harry cercava il pezzettino di carta da scegliere. Ovviamente per nessuna ragione in particolare.

Poi toccò ad Harry che timidamente girò la bottiglia e che si fermò su uno dei tanti cugini di Zayn. Limen, così si chiamava il ragazzo, pescò il bigliettino con su scritto bacio sulla guancia e imbarazzato si alzò e rapidamente fece ciò che era scritto sul pezzo di carta accartocciato.

Tutto procedeva con moderazione, anche troppo tranquillamente direi.

Fino a quando fu il turno di Jamal, che prima di girare la bottiglia mi lanciò un perfetto sorriso degno di Oscar.

C'era qualcosa in quel ragazzo che non era perfetto?

Neanche a farlo apposta il collo della bottiglia di Vodka si fermò proprio su di me. Deglutì e lanciai un'occhiata al pakistano che sorrideva ampiamente e ad Harry che continuava ad osservare la bottiglia di vetro con insistenza, evitando di guardarmi negli occhi.

Immersi la mano nella ciotola e vidi gli occhi di Harry seguire i movimenti della mia mano. Pescai il bigliettino e mordendomi il labbro lo aprì.

"Carezza" lo lessi e aggrottai le sopracciglia. Poi alzai lo sguardo confuso "Ma non specifica dove"

"Appunto" ridacchiò Jamal "non è questo il bello del gioco?" esclamò felice.

Deglutì. Guardai per un solo istante Harry che adesso osservava Jamal alzarsi e mettersi di fronte a me con un cipiglio in viso. Spostai lo sguardo sul ragazzo che adesso mi si trovava davanti e mi alzai anch'io, sospirando mentalmente. Lo guardai in viso e subito notai quanto quegli occhi color ghiaccio fossero così diversi da quelli meravigliosamente verdi e intensi di Harry.

Jamal mi sorrise e dal luccichio dei suoi occhi potevo capire quanto fosse contento di tutto quello.

Mi si avvicinò lentamente, afferrandomi i fianchi e premendoli contro i suoi. Eravamo vicinissimi, potevo sentire l'odore del suo profumo e il fiato sul mio collo.

Sentì la sua mano premere sulla mia schiena, avvicinando ulteriormente il mio petto al suo, per poi scendere fino all'orlo dei miei jeans. Io ero immobile e osservavo il muro di fronte a me.

Sentivo Harry guardarci ma con tutte le mie forze mi obbligai a non lanciargli nessun occhiata che sarebbe potuta essere fraintesa.

Le sue labbra sfioravano con leggerezza il mio collo mentre la sua mano si intrufolava sotto la mia maglietta e seguiva il profilo della mia schiena, scendendo e salendo, e provocandomi brividi lungo tutto il corpo per il tocco freddo della mano e il gesto intimo che stava mettendo in atto.

Non avevo mai fatto nulla del genere con Jamal e ne ero piuttosto terrorizzato, a dirla tutta.

Posò baci lungo tutto il mio collo fino ad arrivare alla mascella, che morse leggermente. La sua mano nel frattempo continuava a scendere fino ad abbandonare la pelle della mia schiena ed arrivare al sedere, coperto dal pesante tessuto dei jeans, e lasciando delle carezze che non avevano niente a che fare con gesti amichevoli o altro.

"Okay, credo possa bastare" si lamentò Zayn "Dio, avevo detto un pò di contegno! Meno male che i miei genitori e gli zii sono in cucina. Jamal smettila per favore o vomiterò"

Lui si fermò e velocemente ritirò la mano, allontanandosi dal mio collo e guardandomi finalmente in viso.

"Scusa, era da tanto che volevo farlo" sussurrò lui con un'affascinante sorriso. Si staccò poi dai miei fianchi e mi liberò dalla sua presa, ritornando di nuovo al suo posto e guadagnandosi un'occhiataccia di fuoco da Harry.

Io mi sistemai la maglietta e mi schiarì la gola, mettendomi di nuovo a sedere ed evitando accuratamente di guardare negli occhi le persone che mi circondavano.

La mia sessualità non era un segreto per nessuno ma essere toccati in quel modo davanti a così tante persone era molto imbarazzante e mi fece sentire più a disagio del previsto.

Harry mi lanciò una lunga occhiata, che io non ricambiai per niente, prima di ritornare a concentrarsi sul gioco. Potevo sentire la sua mente gridarmi domande come 'quelle ti sembrano cose che fanno due amici?' 'scommetto che ti è anche piaciuto'

Strinsi la mascella e osservai il pavimento. Non potevo permettere che un qualsiasi ragazzino influenzasse il mio umore o i miei pensieri.

"Oh, tocca a me!"

Zayn, che non sembrava per niente ubriaco, sorrise felice e girò con entusiasmo la bottiglia.

Chiusi gli occhi per un breve momento. L'unica cosa di cui avevo bisogno adesso era non essere scelto.

"Louis!"

Aprì gli occhi impaurito e vidi il collo della bottiglia fermo proprio su di me. Digrignai i denti e imprecai mentalmente.

Tempismo del cazzo.

"Louis, oh Louis" canticchiò Zayn "finalmente è il mio turno"

E sapevo per certo che non intendesse il turno del gioco. Era il turno della sua vendetta.

Pescai il bigliettino dal recipiente e, dopo aver lanciato l'ennesima occhiataccia a Zayn, lo lessi ad alta voce.

Spalancai gli occhi non credendolo possibile. Perché doveva capitare proprio questo?

"Bacio." digrignai tra i denti cercando di controllare la rabbia "con la lingua"

Immaginai di ficcargli la lingua in bocca e arricciai il naso disgustato, rabbrividendo subito dopo. Non potevo baciare Zayn, eravamo migliori amici da una vita. Se lo avessi fatto non sarei più riuscito a guardarlo in faccia per mesi, se non anni.

Per quanto fosse stupido, per me un bacio era un qualcosa di importante, non un qualcosa da sottovalutare. Era questo il motivo per cui non giocavo mai a giochi come questi.

"Cosa c'è? Paura di un'eventuale penitenza?" mi stuzzicò Zayn con un sopracciglio alzato.

Ingoiai il mio orgoglio e mi alzai.

"Facciamo in fretta"

Mi avvicinai a Zayn che nel frattempo si era alzato e lo guardai furiosamente.

Con determinazione gli misi le mani sulle guance per tenere fermo il suo viso e poter regolare la durata del bacio. Volevo solo che finisse il prima possibile. Avvicinai lentamente le mie labbra alle sue e chiusi gli occhi. Appena il mio labbro superiore toccò il suo, mi fermai e mi allontanai disgustato.

"Non ce la faccio, non ce la faccio" scossi la testa e con orrore mi asciugai le labbra intatte con la manica della maglietta.

Zayn mi sorrise perché sapeva, sapeva, che non sarei riuscito a baciarlo e adesso avrebbe potuto sentenziare la penitenza che avrei dovuto subire.

"Bene, visto che ti fa così schifo baciare me-" si fermò e sorrise diabolicamente. Volevo solo sprofondare sotto il pavimento e non fare più ritorno "Allora bacia lui"

Brutto sporco bastardo.

Sapevo chi aveva indicato ma non volevo crederci. Era questo il suo piano fin dall'inizio.

Mi voltai verso Harry che, dopo essere stato scelto da Zayn, spalancò gli occhi all'inverosimile.

"Io?" chiese lui indicandosi.

"Si, proprio tu" Zayn si sedette e appoggiò i gomiti sulle ginocchia, agitando poi una mano nella nostra direzione "Su, forza. Cosa state aspettando?"

Mi appuntai mentalmente di cercare su Google il prima possibile come uccidere il proprio coinquilino senza lasciare traccia e mi voltai esitante verso Harry.

Lui si passò una mano tra i capelli e timidamente si alzò.

Adesso eravamo faccia a faccia, in piedi, a pochi passi di distanza ma io cercavo di evitare il suo sguardo.

Perché era tutto così difficile? Prima evitavo Harry e poi dovevo baciarlo. Era tutto così ingiusto.

"Ehi, tutto okay?" sentì Harry sussurrarmi preoccupato, cercando di non farsi sentire dagli altri.

Io semplicemente annuì e mi sistemai il ciuffo sulla fronte cercando di perdere più tempo possibile.

"Non abbiamo tutta la serata" si lamentò Zayn come un bambino capriccioso.

"Possiamo almeno avere un pò di intimità?" chiesi stizzito guardando incazzato il moro che si stava godendo la scenata.

"Oh andiamo! Siamo tutti ubriachi fradici, chi pensi se lo ricorderà domani?"

"Io." digrignai tra i denti "E lui" mormorai a voce più bassa, voltandomi definitivamente verso Harry ma continuando a non guardarlo negli occhi.

Prima Jamal e poi lui. Non era possibile poter sopportare due bellezze di quella portata in una sola serata, a distanza di soli pochi minuti.

Lui continuava a guardarmi con un'espressione indecifrabile in viso ed io non sapevo cosa fare, dove iniziare, cosa dire, sempre se c'era qualcosa da dire. O forse era meglio stare zitti e non dire niente? Avrei dovuto baciarlo e basta? Forse dire qualcosa di divertente per smorzare la tensione?

Accidenti, sembrava la prima volta che baciavo qualcuno.

Non ci fu bisogno di pensare oltre a quello da fare o dire perché fu Harry a prendere l'iniziativa.

Con una mano mi accarezzò delicatamente la guancia, facendomi immediatamente alzare lo sguardo sul suo.

Finalmente i nostri sguardi si incatenarono insieme in un miscuglio di colori che oscillavano tra il verde e l'azzurro, e non c'era forza che teneva. I nostri sguardi erano come calamite, si attiravano l'un l'altro e nessuno poteva evitarlo. Neanche un ostacolo tra di noi poteva evitare tutto questo, noi avremmo continuato a guardarci lo stesso.

Strofinò il pollice sulla mia guancia e subito potei sentire la mia pelle diventare più calda. Mi sorrise con tanto di fossette e mi si avvicinò, chiudendo lentamente gli occhi.

Continuò il suo lento percorso verso le mie labbra per poi fermarsi subito dopo averle sfiorate. Trattenni il fiato ed impaziente, con le labbra dischiuse, aspettai la sua prossima mossa.

Harry con un rapido gesto unì le sue labbra piene e rosse alle mie e potei sentire addirittura degli angeli cantare Halleluja nella mia testa.

Si mosse leggermente, catturando completamente tutta la mia attenzione e tutta la mia sanità mentale.

Baciava il mio labbro superiore con una lentezza estenuante ed io lo assecondavo, incapace di pensare ad altro che alle sue labbra sulle mie.

Ci studiavamo con attenzione e curiosità, assaporandoci lentamente e senza fretta. La mia mano si poggiò sulla sua guancia, avvicinando il suo viso al mio. Avanzò di qualche passo, premendo leggermente il suo corpo contro il mio.

Zayn fece un leggero colpo di tosse "La lingua"

Harry si fermò per un'instante sulle mie labbra e sentì formarsi un leggero sorriso sul suo viso, prima che passasse la lingua sul mio labbro inferiore, leccandolo e facendosi spazio nelle mie labbra già schiuse e dentro la mia bocca.

La mia lingua incontrò per la prima volta la sua e non riuscì a trattenere un leggero verso di approvazione, il quale non sfuggì di certo ad Harry che addirittura spostò la mano dalla guancia alla nuca, approfondendo il bacio.

Le nostre labbra si muovevano dolcemente e ritmicamente come se stessero danzando una melodia che solo loro conoscevano, le nostre mani accarezzavano porzioni di pelle come se stessero scoprendo per la prima volta nuovi territori che nessuno aveva mai visitato. I nostri corpi inevitabilmente finirono per scontrarsi, aumentando la passione del bacio.

Harry con quel bacio sembrava quasi marcare il proprio territorio, quasi a fare capire a tutti che io ero suo.

O magari mi stavo solo facendo inutili filmini mentali e stavo fraintendendo tutto.

I nostri respiri erano corti e dovemmo allontanarci dalle labbra dell'uno e dell'altro, prendendo dei lunghi respiri e aprendo lentamente gli occhi.

Ci guardammo con il fiatone. I suoi occhi brillavano di una strana, misteriosa scintilla che rendevano quei smeraldi verdi ancora più luminosi e vivi.

"Ottima performance, direi" sorrise Zayn soddisfatto.

"Si" sussurrai senza fiato, osservando Harry senza sapere cosa pensare davvero.

"Ci siamo persi qualcosa?"

La voce di Niall mi fece risvegliare da quello stato di trance e velocemente mi allontanai da Harry.

Guardai i due ragazzi, uno con un ampio sorriso e l'altra con uno più timido.

"Cosa avete fatto voi due per tutto quel tempo?" chiese immediatamente Zayn, la sua attenzione completamente catturata dalla sorella.

"Nulla di cui preoccuparti" rise Niall con un leggero rossore in viso.

Sorrisi vedendolo in quelle condizioni. Era felice vedere il proprio amico realizzare uno dei suoi sogni più segreti.

"Spero per te che la mia Waliyha non abbia perso la sua purezza o-"

"Zayn!" la ragazza in questione arrossì come un peperone e spintonò il fratello.

Lui alzò le mani in segno di difesa e la abbracciò affettuosamente, baciandole il capo.

"Con te parleremo dopo" concluse minaccioso Zayn a Niall che si limitò semplicemente ad alzare gli occhi al cielo.

Scoppiai in una leggera risata e per qualche oscuro motivo mi voltai verso Harry, che mi stava già osservando e che si aprì in un dolce sorriso.

Mi morsi il labbro, indeciso su come comportarmi. Ci pensai qualche secondo e poi presi la decisione di continuare ad evitarlo, almeno per quella serata. Dovevo schiarirmi le idee e capire cosa significava tutto quello, capire perché mi sentivo in quel modo. Era una sensazione che non provavo da quando mi ero messo per la prima volta con Stan: curiosità, felicità, passione.

Era una situazione troppo complicata per poterci pensare adesso, così frettolosamente mi rivolsi a Niall che era tornato a sedersi accanto a me.

"Dovrai raccontarmi ogni più piccolo dettaglio, lo sai vero?" lo spintonai giocosamente.

Lui semplicemente fece spallucce e mi lanciò una mezza occhiata annoiata, anche se avrei scommesso che non vedeva l'ora di raccontarmi tutto.

~ ~ ~

"È stata una serata fantastica, grazie di tutto ragazzi! E per la cronaca, il vostro regalo è stato il più bello" Zayn mi fece l'occhiolino. Harry era poco più lontano di me mentre parlava con delle cugine del pakistano.

"Zayn! Cosa ti ho insegnato?"

"Si okay mamma, stavo scherzando," roteò gli occhi "Il regalo più bello è stata la vostra presenza, grazie" recitò annoiato lui.

Scossi la testa e sorrisi "Devo proprio andare adesso, Niall mi starà aspettando"

"Sei sicuro che per te vada bene?"

"Scherzi? Certo che per me va bene. Devi stare con la tua famiglia il più tempo possibile, non potrei mai dire di no"

"Mi sento uno schifo a mandarti da Niall, sei vuoi posso mandare i miei in qualche hotel qui vicino-"

"Zayn, non devi neanche chiedere" scossi la testa "Non sono poi così insensibile"

"Okay" mi sorrise affettuosamente lui "Mi hai perdonato vero?" chiese Zayn facendo il labbruccio.

Sapevo a cosa si riferiva: Harry.

"Ciao Zayn" evitai la sua domanda. Sapeva che lo avevo perdonato il minuto dopo l'avermi costretto a baciare Harry.

"Aspetta, vengo anch'io!"

Mi voltai in tempo per vedere Harry fare una piccola corsa per raggiungermi e salutare velocemente Zayn e gli altri ragazzi.

Subito mi irrigidì e cercai di non darlo a vedere. Dopo pochi minuti me lo ritrovai accanto e, senza volerlo, il bacio tra di noi si ripresentò prepotentemente nella mia testa.

"Bella serata, mh?"

"Oh sì. Molto-- molto bella" gli sorrisi e subito mi incamminai lungo il corridoio con il borsone in mano, fermandomi solo per aspettare l'ascensore. Non lo stavo evitando. Volevo solo non far aspettare Niall in macchina, tutto qui.

Entrammo e il silenzio si impossessò dell'ascensore. Si sentivano solo i ticchettì del piede di Harry sul pavimento e i suoi sonori sbuffi.

Mi chiesi cosa avesse da sbuffare.

C'era una leggera tensione nell'aria unita ad un pizzico di nervosismo. Odiavo tutto quello.

Poi Harry, veloce come un fulmine, si voltò nella mia direzione e senza pensarci due volte mi afferrò il viso con entrambe le mani ed unì le sue labbra alle mie in un bacio passionale e impaziente.

L'impatto fu così forte che mi fece indietreggiare fino a toccare la parete dietro di me, facendomi gemere di sorpresa.

Le nostre labbra erano frenetiche, i nostri corpi tremavano sotto i leggeri tocchi delle nostre dita e immediatamente le nostre lingue si incontrarono, di nuovo.

Non aveva niente a che fare con il primo bacio, quello dolce e lento. Questo era un miscuglio di passione, desiderio e irruenza che fece sospirare entrambi.

Lentamente ci staccammo e riprendemmo fiato contro le labbra dell'altro, ancora vicine tra loro. Timidamente poi aprimmo gli occhi e ci guardammo.

"Sono stato contento che tu abbia scelto di non baciare Zayn." sussurrò lui a fatica "Ho apprezzato molto quella penitenza."

Poi le porte dell'ascensore si aprirono e Harry fuggì via, lasciandomi solo, pietrificato contro la parete dell'ascensore e con la mente annebbiata.

L'unica cosa che riuscivo a pensare era che quelli erano stati i baci migliori di tutta la mia vita.

 

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Capitolo 16
*** 16 ***


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Ma guardate com'è adorabile quando arriccia il naso, aiuto.

Scusate il ritardo ma il capitolo non mi convinceva molto-- non che adesso mi convinca eh-- proprio per questo ci ho messo più tempo per correggerlo e aggiungere qualcosina. Spero vi piaccia lo stesso c:

_____________

Silenzio.

Ecco tutto quello che sentivo.

Il completo silenzio.

Era rilassante poter stare sdraiati sul divano con gli occhi chiusi e non pensare a nulla se non al nulla che ti circondava.

Dopo cinque giorni finalmente ero ritornato a casa.

Non che stare da Niall era stato così male-- considerando il fatto che il mio attuale coinquilino era un diabolico vendicativo stronzo-- ma sentivo la mancanza di svegliarmi e vedere i miei oggetti personali sparsi per la stanza, alcuni anche nei posti più improbabili. Il mio letto, il mio armadio, i miei vestiti ammucchiati sopra la sedia, la mia lampada rotta e perfino la mia sveglia mi erano mancati.

Oltretutto era difficile per qualsiasi essere umano esistente in natura sopportare gli scleri del biondo per un innocente bacio e qualche piccola toccatina con Waliyha.

Se cinque giorni prima volevo sapere cosa fosse successo in quello sgabuzzino, adesso avrei decisamente preferito non saperlo ed evitare un Niall innamorato uscire completamente di testa.

Respirai profondamente, riempiendo i polmoni d'aria e lasciando che questi si allargassero per tutta la cassa toracica, per poi espirare e sprofondare sul comodo divano.

Sentì qualcuno aprire la porta di casa e sbuffai impercettibilmente.

La pace era finita.

"Bentornato Zayn." gracchiai ironico "Mi stavo giusto chiedendo dove fossi finito"

"Spiacente," spezzò il silenzio una voce roca familiare. Quella voce roca "Persona sbagliata, ritenta la prossima volta e sarai più fortunato"

Spalancai gli occhi e subito mi misi seduto. Guardai Harry entrare dalla porta principale con disinvoltura, quasi come se fosse casa sua, per poi sorridermi leggermente.

Cinque giorni dal bacio. Dai nostri primi due baci.

Sembrava passata un'eternità e invece erano passati solo cinque giorni.

Cinque giorni in cui non avevo dormito, ripensando a cosa potesse significare il bacio della buonanotte di Harry, a riflettere su come mi abbia fatto sentire il sapore delle sue labbra sulle mie e chiedermi perché ne sentivo così tanto la mancanza.

Dopo un lungo momento di riflessione su quei baci, mi fermai un attimo a riflettere: che diavolo ci faceva lui a casa mia a quell'orario?

Lo guardai con le sopracciglia aggrottate in assoluta confusione e lui, ancora fermo sullo stipite della porta, continuò ad osservarmi con uno strano sorrisino.

"Scusa la mia maleducazione ma, uhm, che ci fai qui?"

"Non lo sai?" chiese stranito lui, inclinando la testa di lato.

"No" risposi ancora più confuso di prima.

"Zayn mi ha invitato a casa sua." rispose lui con la solita adorabile lentezza, scandendo ogni singola parola che pronunciava. Nel frattempo si diresse verso il divano e si sedette accanto a me "Intendo dormire qui e tutto"

"Cosa?" esclamai stupito "Era la famiglia di Zayn che doveva restare qui. È per questo che sono andato da Niall"

"Credevo lo sapessi," spalancò gli occhi "Pensavo fossi d'accordo. Zayn aveva detto che per te andava bene!"

"Di cosa stai parlando?" ad ogni parola che pronunciavo la mia irritazione cresceva e volevo solo che Harry arrivasse dritto al punto e mi dicesse quello che c'era da sapere.

"La famiglia di Zayn è restata qui solo per due giorni. Poco prima che se ne andassero Zayn mi ha chiesto se volevo restare un pò da lui, sai per passare un pò di tempo insieme. Io però non volevo, pensando che avresti potuto arrabbiarti o-- o qualcosa del genere, così lui mi ha subito tranquillizzato dicendomi che aveva già parlato con te e che andava bene. Ma a giudicare dalla tua espressione direi...direi proprio di no" la voce di Harry si affievolì sull'ultima frase e potei vedere il suo dispiacere emanare da tutti i pori.

Sospirai e mi passai una mano sulla fronte "Non capisco solo perché non me l'abbia semplicemente detto"

"Mi dispiace" mormorò Harry sinceramente.

Sollevai lo sguardo su di lui "Non è colpa tua. Se me lo avesse detto prima gli avrei risposto che ovviamente non c'era nessun problema, ma lui chiaramente deve fare sempre di testa sua." scossi la testa "Non sono arrabbiato con te. Non me la prendo per queste sciocchezze"

Harry sembrò sollevato. Scosse la testa "Zayn è davvero così..." strinse gli occhi a due fessure con fare pensieroso, quasi volesse trovare i termini adatti.

"Incredibilmente stupido e manipolatore? Sì, lo è" distesi il mio viso in un sorriso.

"Stavo per dire strano, ma credo che anche quello andrà bene" sghignazzò. 

Mi unì anch'io alla sua spensieratezza e per un attimo riuscì a non pensare a nulla se non alla piacevolezza di quel momento. Quando le nostre deboli risate si spensero, Harry tornò a guardarmi con gli occhi più vivi e accesi che gli abbia mai visto.

Sentì improvvisamente il peso del suo sguardo e improvvisamente mi ritrovai consapevole di essere a pochi centimetri distante dal ragazzo che non vedevo dal giorno in cui lo avevo baciato.

Mi sentì a disagio-- cosa molto rara per me-- e mi spostai sul divano in cerca di una posizione comoda. Sentivo campanelle di allarme dappertutto. La situazione si faceva sempre più imbarazzante.

"Ti vedo piuttosto stanco. Hai, uhm, riposato bene in questi giorni?" chiese Harry con estrema gentilezza, cambiando argomento e osservandomi attentamente.

Volevo solo ridere perché no, avevo dormito poco e niente. Come potevo quando mi aveva baciato, per ben due volte, senza un valida motivazione o spiegazione?

"Sì." mentì "Diciamo solo che il letto di Niall non è comodo quanto il mio" ridacchiai nervoso.

"Immagino," sorrise lui "il tuo letto sembra essere fatto solo di piume per quanto sia morbido. Potrebbe benissimo sprofondare una persona lì dentro, ne sei consapevole?"

Lo guardai confuso e mi scontrai nuovamente con i dolci lineamenti del suo viso, con la fronte liscia, il naso leggermente all'insù e la forte mascella, adesso un pò ispida per la barba. Rimasi ad osservarlo per quello che sembrò un'eternità, tanto che per un attimo mi dimenticai quello che dovevo chiedergli.

"Hai dormito nel mio letto?"

Lui sembrò preso in contropiede e si morse il labbro colpevole "È un problema?"

Era un problema? Immaginare Harry addormentato sul mio letto con i capelli sparpagliati sul cuscino erano un problema per me?

"No." mi schiarì la gola "Certo che no"

La conversazione sembrò concludersi apparentemente lì ed io non potei che esserne felice.

Il silenzio era piacevole, era rilassante e ti aiutava a liberare la mente da tutto.

Purtroppo in questo caso non funzionava per niente e la presenza di Harry peggiorava tutto.

"Quindi...Zayn ha proprio una splendida famiglia, mh?"

"Uh si. Sono tutti molto simpatici e davvero, davvero tanti" mi passai una mano tra i capelli al ricordo di quante persone avessero occupato quel piccolo appartamento del centro.

"Pensavo che per 'festa intima' intendesse qualcosa con meno invitati" arricciò il naso lui.

Risi "C'era da aspettarselo. Zayn è fatto così" feci spallucce.

Si poggiò contro la spalliera del divano e mi osservò curioso.

"Così, a Niall piace la sorella di Zayn?"

"Si nota così tanto?" chiesi sorridendo, stupito dell'affermazione.

"Quando ha pescato quel bigliettino sembrava la persona più felice del mondo." roteò gli occhi divertito "E poi tu l'hai reso piuttosto evidente"

"Che ci posso fare, non riesco a non essere felice per i miei amici" feci spallucce e mi passai distrattamente una mano sul viso.

Gli angoli della sua bocca si alzarono verso l'alto in un sorriso dolce e genuino. Poi si morse il labbro e si mise seduto, osservandomi con la testa del tutto ruotata verso di me.

"Quindi in teoria saresti dovuto essere felice anche per Jamal per aver ottenuto quello che desiderava. Voleva provarci con te, fisicamente intendo, e ne ha avuto la possibilità. È anche lui tuo amico, giusto?"

Sbattei le palpebre e aprì la bocca per rispondergli ma niente uscì fuori dalla mia bocca. Ero stato preso in contropiede. Non capivo il perchè di quella domanda e non ero per niente preparato ad un confronto con Harry su quello che era accaduto.

"Certo che è mio amico ma-- ma è diverso. Non posso essere felice per un qualcosa che mi ha fatto e che io non volevo. Voglio dire non-- non funziona così"

"E come funziona?" inarcò un sopracciglio scettico.

"È mio amico ma questo non significa che è autorizzato a-- a toccarmi o altro." risposi sicuro "Era tutto solo un gioco"

"Solo un gioco?" chiese leggermente deluso.

"Sì, solo un gioco"

Ci fu un momento di silenzio ed elaborai le parole che avevo appena detto. Quasi mi schiaffeggiai il viso quando arrivai alla realizzazione di dover specificare meglio quello che volevo dire.

"No aspetta! Voglio dire con lui è stato un gioco. Solo con lui"

Detto più esplicitamente: il bacio con te non era stato uno scherzo o una stupida penitenza.

"Oh" pronunciò lui, visibilmente più sollevato rispetto a pochi minuti prima.

Annuì convinto e mi guardai le mani. Lui si poggiò contro lo schienale del divano e si sistemò i capelli con entrambe le mani.

"Quindi...io sono tuo amico?"

Aggrottai le sopracciglia e lo guardai confuso, non capendo cosa volesse intendere.

Lui lanciò un'occhiata nella mia direzione e vedendo la mia espressione si spiegò meglio.

"Hai detto che i tuoi amici non sono autorizzati a toccarti quindi ti ho chiesto se io sono tuo amico" concluse, guardandomi dritto negli occhi.

Mi irrigidì sul posto e sbattei le palpebre lentamente. Ero entrato in panico.

Sapevo che prima o poi questo sarebbe accaduto ma non pensavo che accadesse adesso. Ero del tutto impreparato. Ero in entrato in completa confusione sin da quando lo avevo visto entrare in casa mia, come facevo a rispondere ad una domanda del genere?

"Credo che--" ormai parlavo senza avere il controllo della mia bocca "Credo che andrò a cercare Zayn, devo assolutamente parlargli di una cosa importantissima e di vitale importanza-"

Mi alzai dal divano e mi diressi alla velocità della luce verso l'ingresso di casa mia. Nel momento esatto in cui allungai la mano per prendere la maniglia della porta, Harry si mise di fronte la porta, bloccandomi dentro casa. Ritirai la mano e guardai Harry in difficoltà.

"Lo stai facendo di nuovo"

"Cosa?"

"Stai fuggendo." rispose lui con semplicità "L'hai fatto quando Stan ti ha lasciato, rifugiandoti per la prima volta nell'alcol, e lo stai facendo anche adesso"

"Da cosa starei fuggendo?" chiesi accigliato.

"Dalle tue emozioni"

Serrai la mascella "Stai cercando ancora di psicanalizzarmi?"

"No. E non cercare di cambiare discorso" roteò gli occhi divertito.

Gli lanciai un'occhiataccia e cercai di spostarlo dalla porta, volendo solo uscire da casa mia.

"Togliti di mezzo" dissi afferrandogli il braccio e cercando di spostarlo via.

"No" soffiò Harry divertito, non muovendosi di un solo passo.

"È casa mia, ho tutto il diritto di entrare e uscire quando voglio"

Harry con un rapido movimento mi afferrò le mani e me le bloccò tra le sue, trascinandomi poi letteralmente contro il suo corpo.

"Perché non ammetti a te stesso che ti è piaciuto"

Cercai di divincolarmi dalla sua presa, sentendomi già arrossire per il suo tono di voce morbido e i suoi occhi che sembravano saperne più di me.

"Lasciami" digrignai tra i denti.

"Avanti, dillo" sussurrò Harry a pochi centimetri dalle mie labbra continuando a guardarmi negli occhi.

"Non so di cosa tu stia parlando"

"Lo sai benissimo invece," sussurrò lui alternando lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra "So che ti è piaciuto, lo so. L'ho sentito"

"Oltre ad essere uno pseudo psicologo adesso sei anche un sensitivo?" cercai di districarmi dalla sua presa ma più tiravo e più Harry rafforzava la presa e mi tirava contro di sè.

"No, l'ho sentito da questo" mi sorrise spingendo il bacino contro il mio e facendomi subito capire cosa intendesse con questo "E non sai quanto è stato difficile trattenermi davanti a tutti"

Gemetti, un pò per la sua ferrea presa che non lasciava scampo e un pò-- ma proprio solo un pò-- per il suo tono di voce che sembrava gridare sesso ad ogni sillaba.

Sospirai e abbassai il capo "Lasciami Harry" cercai di riprendere il controllo delle mie mani, strattonandolo.

"Prima voglio che ti calmi"

"Lasciami" continuai a strattonarlo fino a quando i polsi mi facevano male e la stanchezza cominciava a farsi sentire.

Dovevo confessargli che mi erano piaciuti quei dannati baci, dovevo farlo adesso. Non era giusto continuare a mentire a lui e a me stesso.

Il suo viso si fece più serio e confuso "Forse mi sono sbagliato?" una scintilla di colpevolezza gli attraversò gli occhi "Non-- non voglio costringerti a fare o dire qualcosa che non vuoi, non è da me. Scusami" mi lasciò andare e mi passai le mani sui polsi un pò doloranti "Scusa, non volevo farti del male"

"Non- non fa nulla, Harry" mormorai debolmente, mordendomi il labbro.

Stupido. Stupido. Stupido.

Si passò una mano sul viso e gesticolò con le mani alla ricerca di altre parole giuste da dire. Poi semplicemente sospirò "Forse è meglio che vada. Mi dispiace così tanto, Louis"

No. Non poteva.

Era quello il momento giusto. Ero pronto. Gli avrei detto tutto e non me ne sarei pentito.  

"Aspetta Harry!" le parole mi uscirono spontaneamente, senza neanche che me ne rendessi conto.

Per qualcun altro quella situazione sarebbe sembrata così stupida e irreale: prima cercavo di fuggire da lui e poi volevo che fosse lui quello a non fuggire da me.

Però per me era così naturale comportarmi così. Era così naturale comportarmi così con lui. Entrambi sapevamo che ero una persona un pò fuori dal normale. Avevo un atteggiamento da duro solo per non farmi ferire, ero troppo spontaneo, troppo rumoroso, non riflettevo più di una volta prima di fare o dire una cosa e poi finivo inevitabilmente col pentirmene. E lui lo sapeva. Mi conosceva così bene.

E non si sbagliava: quei baci mi erano piaciuti, e non poco.

Harry si voltò un attimo e mi guardò seriamente dispiaciuto prima di scuotere la testa. Aprì la porta e se ne andò, lasciandomi completamente inerme a riflettere su quello che era appena successo.

Sospirai e mi coprì il viso con le mani.

Perché non riuscivo a confessargli una volta per tutto che mi piaceva e la facevo finita con questo tira e molla? Cos'era che mi frenava dal farlo?

Se solo Harry non fosse fuggito via gli avrei detto tutto e mi sarei liberato da questo peso sul petto.

Gettai un urlo di frustrazione ed esausto mi diressi nella mia stanza.

Mi sdraiai sul letto che tanto mi era mancato e mi accorsi, con mia sorpresa e felicità, che i cuscini e le coperte odoravano ancora di Harry e non potei non sorridere e cadere nel mondo dei sogni con un obiettivo in testa che nessuno mi avrebbe ostacolato.

 

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Capitolo 17
*** 17 ***


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Zayn's POV

"Quindi lui era il figlio del capo di tuo padre?"

"Esatto" annuì Harry stancamente per la milionesima volta.

"E mi odiava a morte" ridacchiò Liam accanto a me, seduto comodamente nel suo sgabello.

"Harry sa odiare le persone?" spalancai gli occhi e li puntai sul riccio di fronte a me che puliva attentamente il bancone.

"Non lo odiavo," si accigliò lui "mi stava solo sulle palle. Aveva quell'atteggiamento irritante da so tutto io, e poi mi faceva arrabbiare molto facilmente" sbuffò lanciandogli un'occhiata.

"Volevo solo farti capire l'importanza di avere un lavoro!"

"Mi hai spiegato tre volte di seguito come gestire un'azienda e aumentarne il profitto nel minor tempo possibile." Harry lo guardò scettico con un piccolo sorriso che gli cresceva sulle labbra "Chi diavolo pensi possa interessarsi all'economia a quattordici anni, Lee?"

"Io ad esempio" inarcò un sopracciglio lui.

"Certo, il tuo paparino è il direttore di tre delle più grandi aziende sparse nel mondo, è ovvio che tu fossi interessato a queste cose" roteò gli occhi divertito.

Adesso che ci facevo caso Liam aveva il portamento di una persona adulta e matura per un ragazzo della sua età, e se non fosse stato per i vestiti costosi avrei pensato fosse un ragazzo come tutti gli altri.

Liam era il tipico ragazzo con i genitori ricchi e una fidanzata perfetta. Tutto il contrario di me.

Non avrei avuto possibilità con un tipo del genere. Lui veniva da un altro mondo, uno pieno di persone benestanti, ville che si affacciavano sul mare, ristoranti costosi. Io ero solo un semplice ragazzino di Bradford con tanti tatuaggi sul corpo e un futuro ambizioso.

Eravamo come il Sole e la Luna. Troppo diversi, troppo lontani.

"Lo prenderò come un complimento." rispose schioccando la lingua sul palato. Poi lentamente si voltò verso di me ed accennò un sorriso "E tu cosa fai? Ti chiami Zayn, giusto?"

"Si, esatto." risposi, annuendo contento per il fatto che almeno qualcuno sapesse pronunciare correttamente il mio nome "Diciamo che non ho molti interessi, non ho ancora idea di quello che fare nella vita. Voglio solo...sai, divertirmi e vedere come vanno le cose"

"Quindi nessuna passione in particolare?" Liam mi guardò con le sopracciglia aggrottate.

"No" scossi la testa e e feci spallucce.

"Bugiardo." mormorò Harry, guardandomi torvo. Subito si rivolse a Liam con eccessivo entusiasmo "È davvero un grande artista. Dipinge tutto quello che gli chiedi ed è bravissimo nel farlo. Dovresti vederlo all'opera, ci mette così tanta passione! E poi fa quella cosa quando si concentra, tipo strizza gli occhi e tiene stretto il labbro tra i denti e-"

"Davvero inquietante." lo osservai confuso "Come sai tutte queste cose?"

Lui sorrise genuinamente "Potrei o non potrei averti sbirciato dipingere mentre ero a casa tua"

Aprì la bocca per rispondergli ma poi decisi di scuotere la testa e lasciare perdere. Non sarei riuscito a vincere una discussione contro di lui, mi avrebbe sicuramente fatto il lavaggio del cervello su come la riservatezza non fosse sempre una cosa positiva e su quanto questa mi avrebbe tenuto lontano dal mondo degli artisti e cazzate del genere.

"Se continui così dovrò riferire il tuo cattivo comportamento a Louis" gli sorrisi, sapendo di avere in mano la situazione. Almeno questa volta.

"Cosa? Ehi, io non-- non ho fatto niente, non dirgli assolutamente nulla!" arrossì e incominciò a vomitare parole alla rinfusa.

"Aspettate, state parlando di quel Louis?" chiese curioso Liam.

"Lo conosci?"

"Harry me ne ha parlato. E tanto. Forse anche troppo direi." arricciò il naso "Lo sai che si sono baciati per ben due volte?"

"Eccome se lo so, non ha fatto altro che parlarne per tre giorni di fila!" ridacchiai e lanciai occhiate al riccio che sembrava aver preso il colore di un pomodoro.

"Adesso basta, non è divertente" borbottò lui.

"Non capisco perché semplicemente non si mettano insieme" continuò Liam rivolgendo tutta l'attenzione a me, quasi come se Harry fosse invisibile.

"Louis ha degli attacchi di panico quando si tratta di prendere una posizione." feci spallucce, parlando con uno sconosciuto del mio migliore amico. Se lo avesse saputo Louis come minimo mi avrebbe cacciato di casa "È come se qualcosa lo bloccasse dall'esporsi completamente. E poi è piuttosto strano in questi giorni"

"Davvero?" chiese Harry, questa volta più interessato alla conversazione.

"Già." affermai pensieroso guardandolo distrattamente. Mi risvegliai improvvisamente da quello stato di trance e vidi il riccio guardarmi come a volerne sapere di più "Ehi, io non ti ho detto niente. Se mentre dormo Louis mi soffocherà con il cuscino saprò a chi dare la colpa. Intesi?"

"Si, certo. Sarò zitto come una tomba" Harry velocemente annuì e ritornò poi al suo lavoro.

Dopo un lungo minuto di silenzio dove io contemplavo Harry preparare dei drink con un'incredibile maestria ed eleganza, Liam mi parlò.

"Quindi, sei un'artista?" mi sorrise curioso, appoggiando i gomiti sul bancone e osservandomi meglio, portando il peso del corpo sugli avambracci.

"A quanto pare" borbottai timido, lanciando ad Harry delle fugaci occhiatacce-- che però lui non poteva vedeva-- per la sua insopportabile loquacità.

"Avrei dovuto immaginarlo"

Mi voltai con le sopracciglia aggrottate in cerca di una spiegazione ma mi bloccai subito dopo aver incollato gli occhi ai suoi.

Forse era meglio non averlo fatto.

Liam era davvero uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto, con i muscoli al posto giusto, la barba appena accennata, i capelli morbidamente appoggiati sulla fronte e le labbra piene dischiuse adesso in un sorriso.

"Sai, gli artisti sono un pò tutti particolari. Hanno un qualcosa che li distingue, che li differenzia dagli altri." inclinò la testa di lato e mi squadrò dall'alto al basso "Tu sembri proprio uno di loro. E sembri anche un tipo molto creativo a giudicare dai tatuaggi che hai sulle braccia"

Sorrisi leggermente e mi osservai il braccio con una punta di orgoglio.

"Beh grazie. Questi tatuaggi sono quelli che mi piacciono di più, esprimono appieno chi sono" pronunciai debolmente.

"Ne hai altri?"

Annuì e feci per alzarmi la maglietta ma Harry mi bloccò giusto in tempo con un secco "No!" che immediatamente attirò l'attenzione di Liam.

Harry mi guardò quasi volesse uccidermi ed io lo guardai completamente confuso.

"Zayn, vieni un attimo con me"

Poggiò lo strofinaccio sulla spalla, fece il giro del bancone e si diresse fuori. Io guardai prima Liam, che come me aveva uno sguardo di pura confusione, e poi seguì Harry fuori dal locale.

Lo vidi in piedi davanti a me con le braccia incrociate e lo sguardo accigliato.

"Me lo avevi promesso"

"Di cosa stiamo parlando esattamente?" roteai gli occhi al cielo.

"Di te che mi prometti di non provarci con Liam, che tra l'altro è pure fidanzato" sottolineò Harry.

"Non ci stavo provando." mi difesi "Gli stavo solo facendo vedere i miei tatuaggi"

"Che sono sul tuo muscoloso, solido, fantastico petto?"

"Trovi il mio petto fantastico?" ridacchiai vedendolo arrossire.

"Non è questo il punto!" sbottò Harry "Lui non è come me, non-- non è gay o bisex o cose del genere okay?"

"E dove sarebbe il problema? Non gli faccio vedere il petto per fargli capire che sono messo bene fisicamente, anche se devo ammettere che si nota lo stesso." gli sorrisi divertito "E poi se non è gay o bisex o cose del genere non dovresti preoccuparti no?" risposi citando le sue parole.

Lui strinse gli occhi a due fessure e sapevo che per qualche ragione stesse mentendo sulla sessualità di Liam.

"Giusto." commentò senza emozione nella voce "Solo non voglio che si senta...uhm, a disagio"

"Sta tranquillo Harry." gli diedi una pacca rassicurante sulla spalla "Non intendo farlo fuggire a gambe levate da qui. Ti ho promesso che non avrei fatto nulla con lui e sto mantenendo il patto. Fidati di me, okay?"

Lui sospirò e si passò una mano tra i capelli "Va bene. Mi fido"

"Grazie amico" gli diedi un'amichevole buffetto sulla guancia e rientrai dentro il locale, deciso a rispettare i patti con Harry e non fare assolutamente nulla al ragazzo con la maglietta bianca che scopriva i suoi muscoli e che adesso aveva alzato lo sguardo e aveva sollevato l'angolo della bocca in un sorriso.

Sarebbe stato difficile resistere alla tentazione, ma per Harry lo avrei fatto.

~ ~ ~

Il locale si riempì dopo un'oretta e Harry purtroppo non potè continuare a chiacchierare con noi, troppo occupato a servire i suoi clienti.

Ero indeciso se lasciare Liam lì dentro e andarmene a casa oppure restare. Non sapevo se il moro si fosse comportato in modo così educato e amichevole solo perché ero un amico di Harry. Non volevo in qualche modo dargli fastidio.

Così, senza pensarci due volte mi alzai dallo sgabello e velocemente indossai la giacca di pelle.

Il movimento non passò inosservato a Liam che si voltò verso di me con le sopracciglia aggrottate

"Vai già via?"

"Io- uhm" balbettai indeciso "Non so se, insomma, la mia presenza ti possa dare fastidio o altro"

"Fastidio?" Liam fece una faccia stata stranita "Zayn, cosa stai farneticando. Siediti e parliamo ancora un pò"

"Non-- non voglio essere di intralcio. Solo perché sono un amico del tuo migliore amico non significa che sei obbligato a parlarmi"

"Gli amici del mio migliore amico sono anche miei amici." mi sorrise sincero "E poi non sei una così brutta compagnia. Avanti, ritorna qui"

Mi morsi il labbro indeciso per poi sospirare impercettibilmente. Ritornai lentamente al mio posto ma questa volta non mi tolsi la giacca, sicuro che mi avrebbe cacciato da un momento all'altro.

"Non ti facevo così insicuro" commentò Liam divertito, osservando la mia espressione.

"Non sono insicuro." roteai gli occhi "Solo non voglio dare fastidio alle persone" conclusi facendo spallucce.

Ed era vero. Ero una persona molto socievole e aperta, era grazie a questo che catturavo l'attenzione dei ragazzi, ma non volevo forzare le persone a stare con me e parlare o flirtare. In fondo quella era anche una loro scelta.

"Questa è una forma di insicurezza" osservò lui divertito.

Aggrottai le sopracciglia "Non sono insicuro. Sono molto aperto e socievole ed ho molti ammiratori per questo. Se fossi della zona mi conosceresti di sicuro" ammiccai malizioso.

"Non lo metto in dubbio" sorrise lui scuotendo la testa "Hai quel qualcosa che pochi hanno, e questo attira le persone"

Mi voltai e lo osservai curioso.

Cosa intendeva dire? Cos'ho io che gli altri non hanno?

"Sarebbe?" chiesi, improvvisamente non molto sicuro di voler sapere la risposta.

Lui poggiò i gomiti sul bancone e pensò un attimo alle parole da dire "Da quello che ho visto oggi ho notato che hai qualcosa che cattura l'attenzione delle persone, forse il tuo modo di parlare o il tuo accento. è una cosa piuttosto affascinante. È quasi come se dessi una melodia ad ogni parole che pronunci e gli dessi la giusta importanza e-- non so neanche se questo abbia senso" scosse la testa e ridacchiò.

"E tutto questo lo hai capito in un paio di ore?" lo osservai meravigliato guardandolo per la prima volta con un vero interesse, come se prima fosse solo un volto oscurato senza una propria identità e solo adesso ero riuscito conosciuto un frammento di quel viso.

Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere.

"Beh si" rispose lui, incatenando gli occhi ai miei "Insomma, è una cosa piuttosto evidente. Non credo che sia stato l'unico a notarlo no?"

Camuffai un colpo di tosse "Certo che no"

Lui inarcò un sopracciglio, chiaramente non molto convinto dalla mia reazione.

Sospirai "Se proprio devo essere sincero, sì. Sei stato l'unico a notarlo" tornai ad osservare Harry non potendo sopportare quello sguardo così concentrato su di me "Sei un attento osservatore a quanto pare"

Lui scrollò le spalle "Non di certo allo stesso livello di un vero e proprio artista" commentò con tono allusivo.

Roteai gli occhi "Ancora con questa storia. Non sono un'artista, Harry alle volte esagera troppo"

"Allora sarò io il giudice della tua bravura. Ti dirò se vali la pena di essere considerato un'artista o no" propose lui con un angolo della bocca sollevato.

Lo guardai terrorizzato. Quasi nessuno aveva visto le mie tele. Erano un qualcosa di molto intimo, anche se era difficile capirne il significato dietro di esse. Per me era come espormi totalmente ad una persona, e per un ragazzo riservato come me non era per niente facile.

Dannazione, odiavo ammettere quando Harry aveva ragione. Con questo mio carattere non sarei arrivato da nessuna parte.

"Meglio di no." ridacchiai "So valutare da solo le mie capacità e ti posso assicurare che le mie tele sono solo uno spreco di tempo"

"Lascialo giudicare a me questo"

Arrossì leggermente e mi voltai per non farglielo notare. Come avrei potuto fargli togliere quell'idea dalla testa?

"No. Harry si è sbagliato, non so dipinge-"

"Qual'è il problema?" mi interruppe lui bruscamente "Non eri un tipo molto 'aperto'?

Gemetti frustrato e mi passai una mano sul viso "Senti, non mi piace far vedere i miei quadri ai primi sconosciuti che incontro, va bene? È questo il problema" risposi stizzito, asciugandomi le mani contro il tessuto dei jeans. Neanche mi ero accorto di essere nervoso.

"Oh." rispose Liam preso in contropiede. Rimase in silenzio per un pò, tanto che pensai che mi odiasse e volesse cacciarmi via. All'improvviso però le sue labbra si allargarono in un dolce sorriso e parlò "Allora dobbiamo conoscerci. Così le tue tele le farai vedere ad un amico e non ad uno sconosciuto"

Sobbalzai leggermente, credendo che la discussione si fosse già conclusa. Mi voltai ad osservarlo e vidi i suoi occhi intenti a guardarmi attentamente, così intensi e così brillanti.

"Tu non vuoi essere mio amico"

Io non lo volevo come semplice amico. Ma lui invece sì, a quanto pare.

Che orribile scherzo del destino.

"Perché?"

"Perché non sono il tipo che ha tanti amici." deglutì, insicuro su come avrei continuato la conversazione "Certo ce li ho, è vero, ma non sono molti. E c'è anche un motivo ben preciso che adesso preferirei non dire e--" mi inumidì le labbra "Non sono fatto questo. Non so approcciarmi ogni giorno con le stesse persone, avere quella quotidianità e quell'intimità. E tanto meno mantenere un rapporto"

"Non ci credo" commentò Liam scuotendo la testa incredulo.

"Diciamo che preferisco scoparmele le persone piuttosto che costruirci delle solide e forti amicizie." sbottai, divertito all'idea di diventare amico con gli sconosciuti che incontravo nei bar. Poi velocemente mi alzai e conclusi la conversazione con un breve e secco "Ci vediamo Liam" prima di dirigermi fuori senza nemmeno guardarlo un'ultima volta.

In fondo chi se ne fregava di un amico di Harry. Prima o poi se ne sarebbe andato e si sarebbe dimenticato di me e di quella conversazione. Non mi interessava di lui e di quello che avrebbe pensato di me. Lui aveva una ragazza, chi se ne fregava di lui giusto?

E allora perché mi sentivo male all'idea di aver rovinato quel poco che avevo costruito con lui?

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Capitolo 18
*** 18 ***


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Inspira. Espira.

Bene, adesso dovevo farlo di nuovo, solo molto più lentamente.

Inspira. Espira.

Okay, ero pronto.

Aprì la porta e subito il calore familiare del locale mi colpì in pieno. Era da un pò che non venivo qui ma da quello che vedevo non era cambiato proprio nulla.

Ero cambiato solo io e i miei sentimenti, a quanto pare.

Non persi tempo e subito mi affrettai a percorrere quei pochi metri che mi separavano dal bancone, cercando di non perdere quel poco di coraggio che mi era rimasto.

Mi sedetti sopra l'alto sgabello e picchettai il piede contro il legno della sedia, asciugandomi i palmi della mano contro il tessuto dei jeans.

Mi guardai brevemente intorno alla ricerca di un ragazzo alto quanto una giraffa e con la permanente ai capelli, ma non si vedeva da nessuna parte.

Ugh, non poteva non essere venuto al lavoro. Non proprio oggi.

Ero stato rinchiuso in casa con l'intento di riflettere su quello che volevo davvero, giorni a rimuginare su quello che Harry mi aveva detto e sul capire perché stessi fuggendo da me stesso.

E adesso lo avevo capito.

C'era voluto un pò di tempo ma finalmente avevo capito quello che Harry voleva dirmi: dovevo lasciarmi andare a tutti i tipi di sentimenti e andare avanti con la mia vita, non restare bloccato in un vicolo cieco di cui non avevo idea di come uscirne.

Così, in quei giorni chiuso nella mia camera a pensare, mi ritrovai a ricordare il primo incontro con Stan e tutto quello che ne conseguì. E piansi, piansi tanto. Una cosa che non facevo da tempo ma che mi aveva decisamente aiutato a stare meglio.

Zayn, che purtroppo sentiva i miei numerosi pianti da dietro la porta chiusa della mia stanza, cercava in tutti i modi di entrare e quando capiva che non avevo la minima intenzione di aprire la porta semplicemente mi parlava da dietro di essa, chiedendomi preoccupato cosa fosse successo. Dopo un paio di giorni si rese conto però che non avevo intenzione di raccontargli l'accaduto, così lui continuava a farmi partecipe della sua vita parlandomi di quello che gli era accaduto durante la giornata, come l'incontro con Liam, sopportando silenziosamente i miei piagnistei e i cambiamenti d'umore improvvisi.

Il fatto che parlasse con una porta chiusa poteva farlo sembrare un idiota agli occhi degli altri ma per me era il migliore amico che avessi mai avuto.

Io invece ero davvero un pessimo amico. Lo avevo fatto preoccupare per nulla e sicuramente adesso non voleva vedermi neanche in foto. Ero stato uno stupido, dovevo subito dirgli quello che stavo provando, dovevo parlargli, spiegargli tutto, non rinchiudermi in camera mia ed evitarlo.

Ma io ero una persona fin troppo strana e stupida, e lui adesso mi odiava di certo.

Questo pomeriggio ero uscito presto da casa in modo da avere la possibilità di sgattaiolare fuori di casa e andare incontro ad Harry. Zayn a quell'orario faceva il suo solito pisolino pomeridiano, e avendo il sonno pesante, non mi avrebbe sentito.

Non mi aveva visto neanche una volta in questi giorni e mi sentivo molto in colpa. Non sapevo come avrei fatto ad affrontarlo, ma mi promisi di chiarire tutto a più presto con il moro.

Mi morsi il labbro e aspettai pazientemente che Harry sbucasse al più presto da qualche parte del locale. Non sapevo quanto sarebbe durato il mio atto di coraggio.

E per una persona orgogliosa come me questo era già un grande passo. Tipo un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per Louis e cose del genere.

Per me questo era tanto, troppo. Non volevo rovinare tutto ma non volevo nemmeno perdere quest'occasione.

E come dicono tutti, carpe diem no?

Sorrisi tra me e me e scossi la testa. Ero proprio un fifone.

Mi sentì strattonare da dietro e gettai un piccolo urlo acuto. Caddi dalla sedia ma prontamente due braccia mi aiutarono a rimanere stabile e a non cadere. Venni subito voltato e mi ritrovai davanti il viso incredulo di Zayn.

Cosa ci faceva qui? Non doveva essere nel suo letto a dormire?

Dire che era furioso era dire poco. Zayn era proprio incazzato. Potevo vedere fumo uscirgli dalle orecchie e gli occhi sputare fuoco.

Deglutì visibilmente. Un Zayn arrabbiato non era mai una buona cosa.

"Mi spieghi cosa cazzo stai combinando?" mi urlò contro lui, non alzando però di molto il tono di voce "Fino a due ore fa eri rinchiuso in camera tua sommerso dalle tue stesse lacrime e adesso sei qui, tutto sorridente cone se niente fosse successo?"

"Io--" tentennai perché davvero, non c'erano scuse plausibili a quello che avevo fatto.

"Sei stato un'insensibile egoista. Come pensi possa sentirmi dopo che ti ho visto qui, mentre neanche poche ore fa ti pregavo di uscire da quella cazzo di stanza e venirmi a parlare?" il volto di Zayn si incupiva sempre di più e la presa sulle mie braccia si fortificava "Sono stati cinque giorni, cinque fottuti giorni, in cui io come un idiota ti parlavo dietro ad una porta e tu neanche mi rispondevi. Cosa pensi possa aver pensato? Credevo addirittura che fossi per terra in una pozza di sangue o-- o che fossi fuggito da casa, e l'unica cosa che mi faceva sciogliere questi dubbi era la luce accesa della tua stanza. Ed io nonostante tutto io ero lì dietro a dirti che tutto sarebbe andato bene e--" i suoi occhi erano lucidi e la voce gli si era fatta più morbida "perché lo hai fatto Louis? Perché hai preferito evitarmi piuttosto che parlare con me?"

Era profondamente ferito, lo potevo capire perfettamente dalla sua espressione contratta.

Ed era solo colpa mia.

"Mi dispiace così tanto Zay," mi ritrovai a singhiozzare, neanche mi ero accorto di star piangendo "non volevo ferirti, devi credermi. In quel momento non ho pensato alle conseguenze e-- e mi dispiace"

La sua mascella si serrò "Ti ho fatto una domanda"

Sbattei le palpebre per scacciare via le lacrime che premevano agli angoli degli occhi e lo guardai.

"Zayn, sei il mio migliore amico. Quello che ho fatto è stato orribile io-- lo so, okay? Ma questo non significa nulla. Lo sai che ci metto molto per ammettere a me stesso qualcosa, e ancora di più per dichiararlo apertamente. Non volevo che tu mi vedessi in quelle condizioni perché-"

"Perché sei un fottuto orgoglioso del cazzo? E ti odio per questo, ti odio hai capito?"

Con uno slancio mi si avvicinò e mi strinse forte a sè, appoggiando il mento sulla mia spalla, mentre nel frattempo mi sussurrava all'orecchio quanto fossi coglione e senza cuore e quanto mi volesse bene.

Ricambiai il braccio con la sua stessa forza, sorridendo per i modi di fare di Zayn. Il momento prima era così arrabbiato che sembrava volesse squartarti con un'accetta e il momento dopo ti abbracciava fino a soffocarti.

"Mi dispiace così tanto Zayn" sussurrai con gli occhi serrati.

"La prossima volta voglio che ne parli con me okay? Non comportarti più in quel modo, ti prego"

Il suo tono di voce era strozzato e la sua presa era sempre più ferrea, facendomi capire quanto gli fossi mancato.

"Non lo faccio più, te lo giuro" risposi come un bambino obbediente, felice che Zayn mi avesse perdonato.

"Se lo fai di nuovo questa volta scaravento la porta a terra e ti prendo a calci in culo, mi hai sentito?" minacciò lui con gli occhi lucidi, ma potevo sentire un sorriso formarsi sul suo viso.

Poi mi lasciò andare e mi guardò negli occhi. Non c'era nient'altro da aggiungere, quell'abbraccio aveva detto più di mille parole. Io e Zayn eravamo simili in una cosa: eravamo entrambi testardi e soprattutto orgogliosi.

Quello era stato un grande passo per entrambi.

"Asciugati gli occhi o questi guardoni penseranno che siamo una coppia gay piagnucolona"

Ed ecco ritornato il vecchio Zayn. Mi sfuggì un sorriso.

"Perché sei qui?" chiesi curioso.

"Potrei farti la stessa domanda." inarcò un sopracciglio lui "Liam mi ha detto di incontrarci qui e fare quattro chiacchiere insieme"

"Quel Liam?" chiesi, felice per il mio amico.

Mi ricordavo ogni cosa di quello che mi aveva raccontato mentre io ero chiuso in camera mia. Questo ragazzo sembrava l'uomo perfetto per Zayn, e presto o tardi se ne sarebbe accorto anche lui. Anche se presumevo che già lo sapeva.

"Si," rispose lui "e presumo che abbia assistito a tutta la scena considerando il fatto che quando ti ho visto sono corso praticamente da te, interrompendolo nel bel mezzo di un discorso e lasciandolo confuso al tavolo" sospirò lui.

"E chi sarebbe?" chiesi, allungando il collo e osservando i vari tavoli pieni di persone "Voglio vederlo"

Lui mi strattonò e velocemente mi coprì la visuale con il suo corpo "Ma sei matto? Sicuramente ci starà guardando!" Zayn era completamente terrorizzato "Potrebbe addirittura pensare che ti ho detto che lui mi piace, dannazione. Per la cronaca, non mi piace okay?"

"Stai cercando di convincere me o te stesso?" risposi divertito. Vedere Zayn in difficoltà era sempre uno spasso.

Lui arrossì leggermente "Non ti ci mettere anche tu adesso"

"Qual'è il problema? Ti ha pure dato un appuntamento qui per stare insieme a te"

"Il problema è che lui è etero ed è fidanzato." mi lanciò un'occhiataccia "E poi non è venuto qui per me. Voleva solo vedere Harry e passare un pò di tempo con lui" fece spallucce fingendo noncuranza.

Harry.

Mi ero quasi dimenticato di lui e di quello che avevo intenzione di fare.

Quella consapevolezza si fece largo in me e tutto ad un tratto diventai incredibilmente nervoso.

Avevo perso quel pizzico di coraggio per andargli a parlare.

Cazzo.

"Che c'è?"

"Cosa?" finsi tranquillità mentre parlavo.

"Sembri...preoccupato?" corrucciò la fronte lui "Aspetta, tu perché sei venuto qui?"

"Oh, io uhm-" mi schiarì la gola "Dovevo parlare con Harry?"

"Davvero?" spalancò leggermente gli occhi "Non dirmi che il tuo umore di questi cinque giorni era dovuto a lui?"

"Forse?"

"Non pensavo fosse possibile. Stavo incominciando a perdere le speranze" scosse la testa lui con un mezzo sorriso.

"Cosa vorresti dire?" chiesi confuso.

"Niente, lascia perdere" ridacchiò l'altro.

"Zayn, credevo avessimo chiarito tutto. Se io ti dico quello che mi vortica in testa è ovvio che tu debba fare lo stesso"

"Oh, guarda chi c'è!"

"Cos- aspetta!"

Spalancai gli occhi e abbassai la mano di Zayn che adesso stava cercando di attirare l'attenzione di qualcuno. Scommettevo che era quella di Harry, ci giocavo la testa.

"Fermo non sono pronto, ma sei pazzo?!"

Zayn rise e mi diede un buffetto sulla guancia.

"Troppo tardi, amico. Prendila come una mia piccola vendetta" mi fece un'amichevole occhiolino.

"Louis?"

Harry si fermò con un vassoio in mano pieno di bicchieri vuoti mentre mi guardava confuso e allo stesso tempo sorpreso per la mia inaspettata visita.

Mi voltai.

"Ehi" sussurrai deglutendo in difficoltà.

Oggi era ancora più bello con quella maglietta a maniche corte, nonostante fuori si congelasse, quei suoi occhi più verdi di un prato e quella colorata bandana nei capelli che teneva lontano i ricci dal suo meraviglioso viso.

"Ciao amico!" salutò Zayn con la mano "Louis qui deve dirti una cosa. Ciao LouLou, buona fortuna!"

E poi sorridente se ne andò, non prima di darmi una pacca sulla spalla e rivolgermi un'irritante ghignò.

"È successo qualcosa? È da un pò che non ti vedo qui in giro"

Aprì la bocca per dire qualcosa ma poi la richiusi, non avendo idea di cosa dire. Cosa potevo dirgli in fondo?

"Sono stato impegnato" risposi senza pensarci più di tanto, ancora piuttosto meravigliato di rivedere Harry dopo quello che era sembrata un'eternità.

"Uhm, potremmo parlare dopo? Adesso avrei un pò da fare. Scusa, il locale è pieno e non ho avuto il tempo neanche per respirare" il riccio spostò il peso da un piede all'altro mentre mi guardava con una certa fretta.

"Oh, sì certo!" esclamai frettolosamente "Vai, non vorrei metterti nei guai con il tuo capo"

"Mi spiace così tanto. Mi occupo di questi altri due clienti e poi sarò tutto tuo" mi sorrise con tanto di fossette e velocemente si voltò diretto verso il bancone, entrando poi in una piccola stanza che probabilmente portava allo sgabuzzino del locale.

Sospirai. Non sapevo quanto ancora avrei potuto aspettare.

Volevo solo dirgli che ero dispiaciuto per tutto quello che avevo detto, e se avessi aspettato qualche altro minuto probabilmente non sarei riuscito a confessargli tutto.

Picchettai il piede per terra e mi morsi il labbro in piena crisi.

Mi accigliai. Ero per caso diventato uno stupido adolescente a causa di un goffo riccio?

Io ero Louis Tomlinson, dannazione. Non ero terrorizzato a parlare con un ragazzo. Loro erano terrorizzati a parlare con me.

Sbuffai. Adesso o mai più.

Con decisione seguì Harry dentro la stanza e chiusi la porta dopo essere entrato.

Lui mi dava le spalle mentre era accovacciato a terra a cercare qualcosa in uno scaffale basso. Quando si tirò su lo vidi con in mano un pacco enorme di tovaglioli che frettolosamente mise dentro gli appositi porta tovaglioli che portava con lui. Si voltò con gli occhi bassi e quando notò che nella stanza non era solo, i suoi occhi si spalancarono leggermente e la sua mano si poggiò sul suo cuore.

"Dio Louis, mi hai fatto venire un colpo!"

"Scusa" sorrisi vedendo la sua espressione terrorizzata.

"Cosa ci fai qui?" chiese, guardandosi attorno nervosamente.

"Devo parlarti" annunciai serio in viso.

"Questo l'avevo intuito" mormorò lui bruscamente, abbassando lo sguardo "Ma ti ho detto che non posso. Devo servire delle persone e il personale non è abbastanza. Il cliente non deve mai aspettare, non posso battere la fiacca proprio adesso"

"Sono pienamente d'accordo con te, ma giuro di non metterci più di tre minuti"

"Tre minuti sono tanti Lou," scosse poi la testa "Perché non...aspetta un altro pò okay? Adesso non posso discutere con te" si affrettò a superarmi e ad uscire dalla stanza.

Io però fui più veloce e lo bloccai per il braccio, avvicinandolo nel frattempo a me.

"Solo due minuti" lo pregai, fissandolo serio.

Lui percorse lentamente con lo sguardo il mio petto fino ad arrivare al mio viso.

"Non posso" sussurrò, deglutendo e osservando ogni piccola parte del mio viso cercando di non essere colto in flagrante. Piuttosto difficile, data la vicinanza.

Si districò dalla mia presa e con sguardo dispiaciuto indietreggiò, abbassando il capo e allontanandosi definitivamente da me.

Lo osservai confuso e abbassai la mano, portandola al mio fianco.

"Perché ti comporti così? Sei arrabbiato con me, ti ho fatto qualcosa che ti ha offeso?"

"Cosa? No!" esclamò lui scuotendo la testa "No, solo-- te l'ho detto Lou, devo andare"

Aggrottai le sopracciglia "Che ti prende?"

Harry mi guardò con grande indecisione mentre si torturava il labbro. Poi sospirò e frettolosamente corse via, lasciandomi lì dentro confuso per il suo strano comportamento.

Strinsi le mani a pugno e fissai la porta chiusa. Non mi sarebbe scappato così facilmente, adesso era lui a dovermi dare delle spiegazioni.



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Vi ringrazio tantissimo per le visualizzazioni e le recensioni, siete adorabili!

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Capitolo 19
*** 19 ***


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PURE LA BBC è UNA DARK LARRY, CREPO MALE

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Stavo aspettando Harry dentro il locale fino alla fine del suo turno.

Il riccio mentre ancheggiava abilmente da un tavolo all'altro mi lanciava di tanto in tanto delle occhiate e rapidamente distoglieva lo sguardo.

Io invece continuavo a guardarlo con decisione e impazienza, un pò come una sorta di maniaco. Non ero un tipo che mollava così facilmente, e se si aspettava che me ne andassi solo perché lui me lo aveva detto si sbagliava di grosso.

Quando notai che anche l'ultimo cliente stava uscendo dal locale, decisi di non essere d'intralcio e lasciarlo riprendersi dalla fatica della giornata e di aspettarlo fuori.

La temperatura era scesa di qualche grado e dopo aver digrignato tra i denti qualcosa come quanto cazzo fa freddo? perché sono così idiota, mi strinsi nel cappotto affondando il naso all'interno del pesante tessuto e strofinando le mani tra di loro mentre saltellavo da un piede all'altro per tenermi al caldo.

Quando ero uscito di casa non avevo pensato molto a quello che stavo effettivamente facendo. Mi ero precipitato fuori con solo una maglia e dei jeans abbandonati sul pavimento chissà da quanto tempo, quasi dimenticavo di portarmi il cappotto.

Aspettai pazientemente Harry che sembrava metterci più del previsto mentre nel frattempo imprecavo tra i denti.

Sentì il campanello del bar suonare e la porta aprirsi lentamente. Sobbalzai quando vidi dei ricci scompigliati dal vento, degli occhi verdi socchiudersi per il freddo e delle lunghe e ossute mani che cercavano di chiudere il lungo cappotto che indossava.

Quando mi vide in piedi che tremavo, si fermò nel fare quello che stava facendo e mi guardò con gli occhi spalancati.

"Lou, che ci fai qui al freddo?" mi chiese preoccupato.

"Volevo a-aspettarti qui fuori" balbettai con il naso rosso mentre mi abbracciavo il corpo.

"Sei uscito di testa? Stai congelando dal freddo!" esclamò lui osservandomi dalla testa ai piedi "Dovevi restare lì dentro." scosse la testa con rimprovero "Vieni qui, stupido idiota"

Si avvicinò di qualche passo e velocemente mi attirò contro il suo petto, circondandomi il corpo con le braccia e il suo grande cappotto, cercando di tenermi il più a caldo possibile.

Sospirò tra i miei capelli "Perché devi sempre comportarti in modo così irresponsabile?"

"Dovevo- dovevo venire da te" mormorai infreddolito contro il suo petto.

Lui con le mani mi accarezzò lentamente la schiena, stringendomi un pò più forte.

"Era così necessario? Potevi rischiare un'ipotermia e finire in ospedale" disse severamente contro il mio orecchio.

Mi vennero i brividi. E non per il freddo.

Il suo corpo era così caldo contro il mio e le sue mani che mi toccavano delicatamente la schiena, quasi fossi la cosa più preziosa che avesse toccato, mi facevano irrigidire sul posto e allo stesso tempo sospirare di piacere.

Cercavo di evitare sospiri troppo rumorosi o imbarazzanti per non mettermi ancora più in ridicolo. Mi limitavo solo a respirare contro la sua maglietta e ed evitavo di toccarlo, tenendo le braccia ancora avvolte contro il mio corpo.

La spiegazione va cercata nel fatto che non sapevo dove mettere le mani, dove posizionarle, non ero nemmeno sicuro se fossi autorizzato a toccarlo. E soprattutto non avevo idea di come avrei potuto reagire ad un contatto così ravvicinato con la sua pelle e i suoi muscoli.

Meglio non rischiare.

"Non-- non mi importa."

"Ed ecco di nuovo il tuo lato da irresponsabile ragazzino di sedici anni" lo sentì soffocare una piccola risata.

"Ti sei dimenticato affascinate. Sono un ragazzino ma pur sempre di bell'aspetto"

Lo potei sentire sorridere sui miei capelli.

Profumava come se fosse appena uscito dalla doccia, il suo odore era delicato ma allo stesso tempo deciso. Inebriante.

"Pensavo te ne fossi già andato" mormorò lui.

"Una volta un ragazzo mi ha detto di non fuggire dalle proprie emozioni" mi allontanai un pò dal suo corpo per poterlo guardare negli occhi ma lui mi strinse ancora più forte nel suo abbraccio e mi riportò contro il suo solido e caldo petto.

"Non ti muovere. Devi riscaldarti" mi sussurrò lui affondando il naso contro il mio collo.

Senza volerlo sobbalzai di sorpresa e rabbrividì per il naso freddo di Harry contro la mia pelle.

Non dissi nulla, mi limitai semplicemente ad annusare-- senza farmi scoprire-- la sua maglietta e a chiudere gli occhi, guidato dal suo cuore che batteva un pò più veloce del previsto, facendomi sorridere.

Allora non ero l'unico a provare tutto quello.

"Perché sei qui?" mi chiese improvvisamente lui, spezzando il piacevole silenzio tra di noi.

"Te l'ho detto." risposi, adesso meno infreddolito rispetto a pochi minuti fa "Volevo aspettarti fuori dal locale--"

"No, non perché sei qui fuori." scosse leggermente la testa facendomi il solletico con i suoi morbidi ricci profumati "Perché sei venuto a cercarmi?"

Trattenni il fiato. Era arrivata l'ora.

Il tono di voce di Harry era dolce e carezzevole e mi ricordò tanto quella volta in cui mi avevo chiesto se stessi bene poco prima di baciarmi per il gioco della bottiglia.

"Devo dirti una cosa molto importante." deglutì agitato "In questi cinque giorni ho capito tante cose e una di queste è che tu non sei una persona cattiva. Hai detto quelle cose solo per farmi stare bene ma ed io non ti ascoltavo perché ero troppo preso dal pensiero di Stan e del suo avermi lasciato dopo anni di fidanzamento e--e mi dispiace così tanto. Ero così cieco da non vedere cosa c'era oltre lui e cosa tu significavi per me. Mi hai aiutato a guardare avanti e te ne sarò grato per sempre--"

"Non continuare, ti prego" mi sussurrò lui, stringendo tra i pugni la stoffa del mio cappotto e stringendomi forte al suo petto.

Aggrottai la fronte e scostai il capo dal suo petto, alzando lo sguardo per osservarlo. Lui si spostò dal mio collo e mi guardò. I suoi occhi brillavano ancora di più al buio e per un attimo mi ritrovai senza parole. Esaminai con attenzione ogni più piccola parte del suo viso, meravigliato di quanto un solo uomo potesse contenere così tanta perfezione.

Cinque giorni di astinenza da lui si facevano sentire.

"Ti sto solo dicendo quello che ho capito questi giorni lontano da te e ho bisogno di dirtelo Harry, ne ho davvero bisogno. Sono stato ore e ore a pensare a tutto questo, a riflettere su noi." sussurrai un pò imbarazzato "E l'idea che io e te abbiamo qualcosa insieme mi ha elettrizzato. Tutto questo è così nuovo per me, Harry. Sono stato solo con un ragazzo in tutta la mia vita e-- e non so cosa fare, come comportarmi con te. Io e Stan stavamo insieme solo perché sembrava la cosa giusta da fare. Ci conoscevamo fin da quando eravamo bambini e pensavamo che quello che avevamo provato l'uno per l'altro fosse amore, ma...non lo era. Forse una profonda amicizia ma niente di più, Harry. E tutto questo l'ho capito solo adesso. Era tutto così chiaro, era proprio davanti ai miei occhi." risi senza divertimento "Io e lui non eravamo davvero una coppia, era tutto solo un...un voler andare avanti senza creare problemi l'uno all'altro" sospirai "E se quel giorno non fossi venuto nel tuo dannato bar a ubriacarmi come una stupida persona disperata non sarei mai riuscito a capire quello che intendevi dire"

Lui scosse leggermente la testa e con un sospirò tremante poggiò la fronte contro la mia chiudendo gli occhi l'attimo dopo.

"Perché devi rendere tutto così difficile"

Rimase un paio di secondi contro di me, respirando pesantemente, poi improvvisamente aprì gli occhi e mi guardò. Non capivo cosa intendesse dire con quella frase ma non riuscivo a pensare logicamente quando lui mi stava così vicino, con quegli occhi magnetici che mi guardavano come se tutto il resto non contasse, come se in quel momento eravamo solo noi due e nessun altro. Pochi centimetri di distanza ci separavano ed io volevo solo sentire le sue labbra sulle mie.

"Sei molto importante per me, Harry" mormorai guardandolo dritto negli occhi, nessun accenno di esitazione o indecisione. Non più.

Una sua mano si spostò dalla mia schiena fino alla mia guancia. Mi accarezzò la pelle con il pollice mentre nervosamente si mordeva il labbro. Si avvicinò ancora di più. Adesso il suo naso toccava il mio e se solo avesse inclinato leggermente il capo le sue labbra avrebbero toccato le mie.

Tremai sotto il suo sguardo e il suo tocco gentile. Mi chiedevo perché non mi aveva ancora baciato mentre io attendevo trepidante che facesse la prima mossa.

Harry poi prese un profondo respiro e richiuse nuovamente gli occhi, privandomi di quel panorama naturale.

"Vai a casa, Louis"

Il mondo mi crollò addosso. Avvertivo le gambe tremare sotto il peso della gravità che pesava su di me. Sbattei le palpebre e boccheggiai confuso, chiedendomi cosa avessi sbagliato.

"Cosa-- perche?" riuscì a balbettare.

"Non sai quello che stai dicendo." sussurrò lui con un sorriso triste "Tutto questo è-- è sbagliato. Io non sono nulla per te, Louis. Sono solo un ragazzo che ti ha aiutato in un momento di difficoltà, è Stan quello di cui deve importarti. Lui è il tuo fidanzato, non...non io" l'ultima frase uscì strozzata e quasi non sentì le sue parole. Il suo viso poi si allontanò dal mio ed io lo guardai sconvolto ed incredibilmente arrabbiato.

"Cosa diavolo stai blaterando. Stan mi ha lasciato Harry!" quasi gridai nel bel mezzo della strada "Mi ha trattato come una pezza sporca per poi gettarmi nella spazzatura come se valessi zero. E come se non bastasse mi ha pure tradito con un altro ragazzo, come pensi possa perdonarlo e considerarlo ancora il mio ragazzo?" sputai sprezzante.

"Non tutto è come sembra" sussurrò lui, scuotendo la testa e prendendo ad osservare i muri dei palazzi accanto a noi.

"Non capisco" mormorai solo ancora sconvolto dalle sue parole

"Mi dispiace Louis, tra di noi non può funzionare. Tu-- tu appartieni a Stan e lui appartiene a te"

"Stai dicendo questo perché pensi che ancora io sia legato a lui? Ti sbagli di grosso Harry, io non lo voglio più vedere e tu dovresti capirmi. Perché ti comporti in questo modo? Pensavo che anche tu mi volessi"

"E non sono neanche l'unico, a quanto pare" rispose lui, evitando il mio sguardo.

"Harry che cazzo significa? Non voglio Stan, voglio te!" urlai con gli occhi lucidi "È così difficile da capire?"

Lui stavolta si allontanò completamente dal mio corpo, lasciandomi solo ed esponendomi al freddo invernale della stagione. Rabbrividì per la mancanza del suo calore e delle sue mani su di me.

"Adesso ti sembrerà ingiusto e forse mi considererai anche un stronzo ma capirai quello che ti ho detto, quello che...che sto facendo." guardò verso il marciapiede e si strinse nel suo cappotto "Tutto questo è per te, Lou. Io voglio solo il tuo bene e questa è la cosa migliore per te e per me"

"Tu non sai cosa sia meglio per me." esclamai mentre una lacrima scivolava lungo la guancia "Tu sei il meglio per me. Come pensi possa esserlo Stan dopo tutto quello che mi ha fatto? Ho pianto cinque giorni a causa sua"

"Lui ti ama." affermò sollevando lo sguardo e gelandomi sul posto "E anche tu lo ami. È normale avere degli alti e bassi in una relazione. Smettila di fare il bambino e accettalo"

Scossi la testa e lo guardai del tutto spaesato e confuso "Perché stai rovinando tutto?"

Lo vidi deglutire e stringere la mascella "Lo faccio per il tuo bene" sussurrò con voce roca.

"Che ne sai tu di quello che è meglio per me?"

Cercavo in tutti i modi di non piangere ma sembrava essere più forte di me. Più lo guardavo e più pensavo a quanto fosse ingiusto quello che stava facendo a me, a noi. Perché illudermi di poter costruire qualcosa insieme per poi lasciarmi così?

"Non piangere. Per favore" strinse le mani a pugno lungo i suoi fianchi e alzò lo sguardo su di me per la prima volta dopo l'inizio di quell'insensata discussione, osservandomi impotente e dispiaciuto.

"Fammi indovinare, lo fai per il mio bene giusto?" risi sprezzante e scossi la testa "Dimmi almeno perché mi hai baciato" chiesi deluso.

Per tutto questo tempo mi avevo solo illuso?

"Lo sai il perché" rispose lui nervosamente.

"A questo punto non so più cosa credere o pensare. Puoi biasimarmi?" risposi con fitto sarcasmo "È stato tutto un gioco per te? Un altro esperimento da psicologo?"

Lui sospirò "Quel bacio...quei baci hanno significato molto per me. Non stavo affatto giocando." disse tremendamente serio "Quando era toccato il turno di Jamal e la bottiglia si era fermata su di te e hai pescato quel dannato bigliettino io ero pietrificato. Sapevo che lui non doveva essere una minaccia per me perché tu stesso mi avevi assicurato che eravate buoni amici ed io mi sono fidato di me. Poi però lui ha iniziato a toccarti in quel modo troppo spinto e-- e volevo solo alzarmi e prenderlo a pugni dritto in faccia." prese un profondo respiro. Cercava di evitare il mio sguardo in tutti i modi "E poi ti è toccato baciare Zayn e quando tu ti sei alzato con l'intenzione di farlo non riuscivo a credere che lo stessi facendo davvero. Avevo trattenuto il fiato per tutto il tempo e speravo davvero che tu scegliessi la penitenza." disse con sul viso un sorriso triste "Quando Zayn ha scelto me, io...ero al settimo cielo. Avevo avuto l'opportunità di baciarti e-- dannazione! Non avrei perso neanche un secondo, non aspettavo altro. E quando ci siamo ritrovati nell'ascensore da soli non ci ho visto più e ti ho baciato di nuovo." si morse il labbro e mi guardò intensamente "Ma non dire che ti stavo solo prendendo in giro. Non hai assolutamente idea di quanto abbia desiderato tutto quello." fece una pausa e sospirò tremante "Non è facile quello che sto facendo e se pensi il contrario allora...allora fanculo Louis"

Chiusi gli occhi e mi passai una mano sul viso "Non avrei mai pensato che questa serata potesse finire così" risi senza divertimento mentre un'altra lacrima scivolava velocemente lungo la guancia.

"Mi dispiace." abbassò lo sguardo sulle mani mentre parlava "Ma presto capirai il perché di tutto questo"

"Dimmelo adesso!" gridai mentre lo guardavo impotente "Cazzo, guardami quando parlo!"

Il suo viso velocemente scattò verso l'alto e con un'espressione ferita tornò ad osservarmi. Alla luce dei lampioni vedevo il suo viso bagnato ma non volevo soffermarmi troppo su quel particolare.

"Perdonami Louis" mormorò lui distrutto "Pensavo davvero che tra di noi potesse andare avanti una relazione ma il tuo passato non è poi così passato ed io sarei solo di intralcio per te" scosse la testa.

"Che cosa significa? Non è vero, ti prego non--"

Mi si avvicinò lentamente ed io mi immobilizzai sul posto. Le parole mi si fermarono in gola. Ero addirittura arrivato a pregarlo per convincerlo a restare e non lasciarmi.

Patetico.

Il suo sguardo adesso sembrava più dolce e leggermente malinconico. Esitante sollevò la mano fino al mio viso. Mi guardò negli occhi come a capire se avesse il permesso di toccarmi per poi appoggiare il palmo della mano sulla mia guancia, accarezzandola dolcemente, facendosi sfuggire ogni tanto dei sospiri mentre mi sfiorava delicatamente il labbro inferiore con il pollice.

Poi rapidamente si allontanò, voltandosi e dirigendosi nel lato opposto del marciapiede, lasciandomi nel bel mezzo della strada con le lacrime agli occhi e la testa piena di punti interrogativi e punti esclamativi in cui avrei preferito evitare soffermarmi.

Cosa avrei dovuto pensare di tutto questo? Ero finalmente riuscito ad aprirmi con lui sui miei sentimenti e lui mi rifiutava senza una motivazione?

Forse si era comportato anche peggio di Stan. Almeno lui era stato sincero.

Arrabbiato mi asciugai il viso con la manica del cappotto e mi voltai, diretto alla macchina. Avevo bisogno di restarmene un pò da solo e guidare verso qualche strada desolata per smaltire la rabbia senza nessuno che potesse vedermi. Non potevo rischiare di farmi vedere da Zayn in queste condizioni. Troppe domande, troppe preoccupazioni e nessuna dannata risposta.

Gli avrei spiegato tutto ma adesso non potevo, nè fisicamente nè mentalmente. Prima dovevo calmarmi.
 

 

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PIANGO. MI ODIO.

Sono una masochista T.T

Lasciate una stellina o un commento se anche voi volete fucilarmi e costringermi a riscrivere il capitolo e farlo finire diversamente.

Non capisco perché ci sono così poche persone che recensiscono, cioè mi andrebbe bene pure un 'ti voglio uccidere' o un 'fa schifo' o uno smile per capire se è stato un capitolo decente. Sono molto gradite opinioni, giuro che non mordo ahaha

Preparatevi, comunque. Non voglio spoilerare niente ma....

NO. Non posso dire nulla. Muta come un pesce.

Un bacino e alla prossima.

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Capitolo 20
*** 20 ***


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Quei due sembrano marito e moglie, come faccio a vivere in questo modo.

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"Non ci posso credere!" mormorò un Liam stupito davanti a me.

Scossi la testa "Già, nemmeno io"

"Ma...perché l'ha fatto? Insomma, stava andando tutto bene no?"

"Louis aveva addirittura deciso di dichiararsi, ha messo via il suo orgoglio. Puoi capire quanto sia stato difficile per lui"

"Harry è uno stupido," disse lui con una nota severa "Di solito è un pò insicuro sulle relazioni da intraprendere, deve essere pienamente convinto di quello che fa, ma questo...è così strano. Non smetteva di parlarmi di Louis e del suo pessimo carattere. Non può essersi arreso così, deve essere successo qualcosa"

"Ne sei sicuro? In fondo per quel che ne so Harry potrebbe aver cambiato idea" esclamai.

"No," scosse vigorosamente la testa "lui non è così. Non lo vedo da tanto tempo ma non può essere cambiato così tanto." si girò a guardarmi intensamente "Deve essere successo qualcosa"

Io lo guardai di rimando, arrossendo un pò per il suo sguardo serio e profondo, per poi rivolgere lo sguardo alla strada di fronte a me.

Ci stavamo dirigendo verso il bar dove lavorava Harry. Non era stato un incontro programmato, al contrario, era stato del tutto casuale. Scoprì che il suo hotel era poco distante dal mio condominio e che quel giorno Liam aveva deciso di fare una visita al ricciolino.

Quando si dice la casualità.

"Quindi, cosa hai intenzione di fare?" chiese lui cautamente.

"Voglio parlarne con Harry." feci spallucce "Sperando che si fidi abbastanza da confidarsi con me" aggiunsi, adesso un pò più insicuro di pochi minuti prima.

In effetti c'era la probabilità che Harry non si fidasse di me e preferisse restare chiuso nel suo silenzio. Non gliene davo una colpa, anch'io lo avrei fatto.

"Harry si fida di tutti." scosse la testa divertito Liam "È questo quello che lo rende diverso dagli altri. E forse anche più ingenuo. Lo conosco molto bene e dubito che preferisca mettere da parte la vostra amicizia solo perché sei il migliore amico di Louis e tenerti all'oscuro di tutto"

"Non può esistere una persona così..."

"Di buon cuore?" suggerì Liam lanciandomi un'occhiata divertita, sorridendo quando mi vide annuire "Tutti quello che lo conosco hanno la tua stessa espressione in viso. Sono tutti stupiti di lui, e forse anche un pò gelosi. In fondo non tutti hanno il suo modo di fare, e questo attira sempre più persone. Ha tanti amici sparsi per la città e Dio sa solo quanti di questi lo abbiano solo usato per i loro scopi personali" scosse la testa e arricciò il naso disgustato.

"Cosa intendi?" lo sbirciai con la coda dell'occhio e lo vidi sospirare.

"Sai come sono fatte le persone. Vedono un ragazzo disponibile e pronto ad aiutare e subito se ne approfittano. No, non in quel senso." si affrettò a chiarire dopo aver visto i miei occhi spalancarsi leggermente "Harry potrà essere ingenuo e eccessivamente buono ma sa difendersi. L'hai visto quanto è muscoloso? Dovrà pur servire a qualcosa" rise dandomi una leggera spallata.

Peccato che lui era il doppio di me e quasi non barcollai e sbattei contro il muro accanto a me.

Quello sarebbe stato molto imbarazzante.

Risi anch'io e osservai per un breve istante il modo in cui gli angoli dei suoi occhi si stringevano e la sua fronte si rilassava. Era uno splendore.

"Neanche tu scherzi" il secondo dopo che lo dissi me ne pentì immediatamente e spalancai gli occhi incredulo.

L'avevo detto davvero? No, non potevo crederci. Non ero così stupido da dire una cosa del genere.

Lo guardai ancora una volta e lo vidi osservarmi con un angolo della bocca sollevato in uno strano sorrisino.

O forse sì.

"Faccio un pò di palestra una volta ogni tanto, sì. Grazie per averlo notato" mi fece l'occhiolino per poi continuare a guardare davanti a sè.

Arrossì come un perfetto idiota e mi promisi di non fare più figuracce del genere di fronte a lui.

Che ne era stato del grande Zayn Malik che faceva cadere tutti ai suoi piedi con i suoi sguardi ammaliatori, i suoi discorsi da abbordaggio e le paroline seducenti sussurrate all'orecchio?

"Tu uhm, perché vai da Harry?" chiesi cercando di riprendere un pò di contegno e sicurezza in me stesso.

"Devo parlargli anch'io" rispose semplicemente, abbassando per un'istante il capo.

"Allora presumo che dovrò fare la fila e aspettare." ridacchiai "Non so, magari posso esserti da aiuto? Forse non c'è bisogno di Harry"

"Scusami ma io non sono come Harry. Non mi apro così facilmente con le persone e sono piuttosto convinto che tu saresti l'ultima persona a cui mi rivolgerei per questo...problema" ridacchiò imbarazzato.

"Oh" oh.

Che cazzo avevo detto? Gli avevo davvero chiesto di confidarsi con me?

Avevo bisogno di un serio corso di autocontrollo.

Cosa diavolo mi era preso. Volevo davvero aiutarlo? E se mi avesse risposto di sì, cosa avrei fatto? Avrei finto di fare l'amicone con il migliore amico del mio amico per poi dargli qualche utile consiglio su solo Dio sa che cosa?

Pensai che il proposito di non fare figuracce davanti a lui era fallito miseramente.

Poi pensai meglio alla sua affermazione e aggrottai le sopracciglia confuso e leggermente deluso.

Tu saresti l'ultima persona a cui mi rivolgerei.

Le parole mi rimbombavano imperterrite in testa senza neanche avere un minimo di pietà per la mia sanità mentale.

Aveva espressamente detto che era la persona meno affidabile a cui rivolgersi?

Cosa diavolo pensavo quando gli ho fatto quella stupida offerta? Semplice, non pensavo.

Nonostante sapessi benissimo che per Liam ero solo un'amichevole conoscente, quelle parole mi ferirono più del dovuto.

Ma andava bene. Era giusto così.

In fondo lui era solo una distrazione, una chiacchierata davanti al caffè, una risata davanti al suo migliore amico.

Non potevo neanche andarci a letto quindi era solo tempo sprecato in ogni caso.

"No, aspetta!" esclamò lui, voltandosi repentinamente e quasi schiaffeggiandosi la fronte con la mano "Non volevo dire quello! Cioè, è vero che non potrei rivolgermi a te ma non volevo offenderti. È solo una-- una cosa molto personale e non credo potresti fare qualcosa per aiutarmi. Dio, scusa non ho collegato la bocca con il cervello prima di parlare, dimmi che non sei arrabbiato" quasi mi pregò lui, appoggiandomi una mano sul braccio e fermandomi. Mi misi faccia a faccia con lui e quando vidi i suoi occhi color nocciola studiarmi quasi fossi una pianta rara per poco non mi sciolsi come una gelatina.

"Non-- devi scusarti." mormorai quasi senza voce, schiarendomi poi la gola "È stata una risposta più che lecita, non posso non biasimarti. Probabilmente anch'io avrei detto una cosa del genere" feci spallucce con assoluta noncuranza. Bugiardo.

"No, sono stato davvero maleducato e inopportuno. Non volevo che uscisse così la frase, nella mia testa era articolata in un altro modo ma stavo pensando ad altro e-- mi dispiace" mi strinse leggermente il braccio e trattenni il fiato per il contatto adesso più presente di prima.

"Davvero Liam, non devi scusarti-"

Lui sospirò "Voglio solo che tu sappia che non intendevo dire quello che ho detto prima, okay? Se avrò qualche altro problema te ne parlerò sicuramente. Siamo amici no?" mi sorrise dolcemente.

Le sue labbra, dio.

"Certo." arrossì e annuì "Spero al più presto, allora." mi bloccai e boccheggiai imbarazzato "Voglio dire, non spero che tu abbia qualche altro problema ma, uhm, mi farebbe piacere se quando succede qualcosa me ne parlassi il prima possibile. Io sono qui e...sì, puoi parlarne con me. Solo questo" mi zittì mordendomi la lingua prima di peggiorare ancora di più la situazione, maledicendomi nel frattempo in quattordici lingue diverse.

Lui mi osservò per un lungo minuto prima di scoppiare in una grassa risata sotto il mio sguardo assolutamente confuso. La sua risata era così contagiosa che mio malgrado mi ritrovai a sorridere. A sorridere con lui mentre mi prendeva in giro.

Poi tornò a guardarmi e mi scompigliò i capelli. Il giocoso movimento della sua mano si trasformò lentamente in una dolce carezza. Vidi Liam farsi un pò più serio e subito il mio sorriso svanì, allarmandomi immediatamente. Riflettei brevemente sul perché di quella superflua e inopportuna carezza ma non trovai una risposta convincente.

La sua mano poi scese verso la mia guancia, il suo pollice adesso mi accarezzava la pelle calda per il rossore, ed io trattenni il fiato ancora una volta.

Quando ero con Liam trattenevo sempre il fiato per un motivo o l'altro, e questo non andava affatto bene.

"Carino questo lato di te, Malik." sussurrò. Abbassò poi la mano e mi si avvicinò di qualche passo.

Spalancai gli occhi e serrai la bocca. La mia testa gridava Pericolo! Pericolo! da tutte le parti.

Quel viso così vicino al mio non era per niente una buona cosa. Era una grande tentazione, ed io non mi sarei mai perdonato se lo avessi baciato.

Avevo stretto un patto con Harry e lo avrei mantenuto fino alla fine.

Vidi con la coda dell'occhio la sua mano allungarsi verso di me ed io deglutì. Arrivò vicinissima al mio corpo ed io continuai a guardarlo negli occhi. Improvvisamente sentì un rumore dietro di me e sussultai. Guardai verso il basso e vidi il braccio di Liam oltre il mio corpo e la sua mano stretta alla maniglia della porta dietro di me.

Che cazzo?

Mi guardai intorno e vidi che eravamo già arrivati davanti il bar dove lavorava Harry.

Arrossì fino alle punte delle orecchie e boccheggiai senza sapere cosa dire o cosa pensare.

"Entriamo?"

Annuì e tossendo imbarazzato mi spostai ed insieme entrammo nel locale, lui con un sorriso disgustosamente divertito ed io ancora scosso per quello che stavo pensavo poco prima.

Non dovevo dimenticare che Liam era fidanzato, per di più con una ragazza.

Questa fissazione di volermelo portare a letto mi faceva vedere cose che non esistevano. Avevo bisogno di svagarmi un pò con del sano sesso.

Si, dovevo.

~ ~ ~ ~ ~

Harry's POV

Pulì distrattamente alcuni bicchieri nel lavandino per poi afferrare la scopa e incominciare a spazzare il pavimento. Qualcuno doveva pur mantenere pulito il locale e quello di certo ero io.

"Buongiorno, piccola Cenerentola"

Sobbalzai e frettolosamente mi voltai, vedendo Liam in tutta la sua bellezza in piedi di fronte a me e Zayn accanto lui rosso in viso. Corrucciai la fronte per poi fare spallucce e tornare a pulire per terra.

"Il bar è chiuso, non hai visto l'insegna sulla porta?"

"Uhm, no a dire il vero" Liam lanciò un'occhiata a Zayn che si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

"Perché siete venuti ragazzi?" chiesi, anche se già immaginavo il motivo.

"Devo parlarti" rispose Liam guardandomi serio in viso "Tu sai di che cosa"

Alzai lo sguardo per puntarlo sul suo. I miei occhi lo esaminarono allarmati e sperai che stesse scherzando. Ma non c'era traccia di scherzo sulla sua espressione.

Così non potei fare altro che annuire e sospirare rattristato.

"Anche io." esclamò Zayn "Sono abbastanza sicuro che tu sappia già di cosa voglio parlarti. O meglio, di chi"

Era ovvio che volesse discutere su quello che era accaduto tra me e Louis. L'avevo intuito appena lo aveva visto varcare la soglia accanto a Liam.

"Zayn davvero, non mi sento dell'umore per parlare di...Louis." deglutì in difficoltà "Non mi sembra il caso" mormorai a voce più bassa.

"Perché sono il suo migliore amico?" chiese Zayn con uno sbuffo fintamente divertito "Andiamo, pensi davvero che andrei a riferirgli quello che mi dici? Non sono la spia di Louis, Harry. Hai così poca fiducia in me?" chiese irritato.

Presi un profondo respiro e distrattamente mi passai una mano sul viso.

"D'accordo, allora" poggiai la scopa sul muro e mi passai una mano tra i capelli. A quanto pare dovevo rimandare le pulizie ad un altro giorno "Chi è il primo?

Liam e Zayn si voltarono a guardarsi in viso, quest'ultimo ancora leggermente arrabbiato.

"Vai tu, io posso aspettare" rispose Zayn duramente.

"Ma-"

"Tranquillo Liam, vai. Credo che la nostra conversazione sarà molto più lunga ed io so aspettare il mio turno. In fondo sei tu il suo migliore amico, hai la precedenza" si aprì in un piccolo sorriso.

"Grazie Zayn." Liam gli poggiò una mano sulla sua spalla, strizzandogliela leggermente "Sei una continua sorpresa, sai?"

Potei vedere il sorriso del pakistano ampliarsi ed io sbuffai irritato.

Insieme quei due erano così disgustosi.

Liam si allontanò dal moro e si voltò nella mia direzione.

"Bene allora. Pronto Harry?" chiese mentre il suo sorriso svaniva e il suo viso si faceva improvvisamente più serio.

Annuì. Sapevo già di cosa volesse parlarmi e ne avevo una dannata paura.

Dopo così tanto tempo, adesso era accaduto di nuovo ed io non avevo assolutamente idea di come affrontare la situazione.

 

 

________________

Hello people!

Curiosi di quello che ha da dire Liam?

E quale sarà il perché Harry ha rifiutato Louis?

Provate ad indovinare dai ;)

Sicuramente mi odiate perché sto 'allungando il brodo' AHAHAH sappiate però che io vi voglio bene, gnaw.

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Capitolo 21
*** 21 ***


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Harry's POV

"Quindi," esclamai pazientemente. Ci eravamo spostati dentro lo stanzino del locale per avere un pò di privacy "Adesso possiamo parlare"

"Non so neanche come iniziare," ridacchiò Liam imbarazzato "Ma credo tu ti sia già fatto un'idea di quello che devo dirti no?"

Sospirai "Dimmi che quello che penso non è il vero motivo per cui sei venuto qui"

Lui mi guardò dispiaciuto "Mi dispiace così tanto Harry, davvero. Non sapevo cos'altro fare. Tu sai come gestisco tutto questo. Non ho potuto fare a meno di prendere il primo aereo e venire qui" si passò una mano sul viso e si massaggiò le palpebre, sospirando rumorosamente.

Era esausto sia fisicamente che mentalmente, si poteva capire dalle enormi occhiaie sotto gli occhi e il suo parlare con lentezza-- del tutto inusuale per lui--, quasi preferisse restare in silenzio ad ascoltare i miei rimproveri piuttosto che difendersi e giustificarsi.

"Non devi scusarti, Liam. A me non dispiace averti qui," lo presi tra le mie braccia e lo strinsi forte a me, cercando di fargli capire che non avevo intenzione di fargli la predica "Sono contento che tu sia venuto da me"

"Ho cercato di fare l'impossibile ma non ce l'ho fatta. Dovevo resistere, lo so, ma--" si bloccò e prese un profondo respiro "È tutto così sbagliato. Io sono così sbagliato"

"Non lo dire neanche per scherzo!" mi allontanai per guardarlo in faccia e gli puntai minacciosamente un dito in viso "Non è colpa tua, non pensarlo nemmeno. Liam non è la prima volta che succede, ce la farai anche questa volta okay?"

"Non lo so Harry. Proprio perché non è la prima volta che vengo da te non so per quanto possa resistere. Solo--" deglutì "Mi dispiace così tanto per lei. Non si merita tutto questo"

"Ehi, ascoltami." gli afferrai il viso con entrambe le mani e lo costrinsi a guardarmi "Proprio perché tieni a lei stai facendo tutto questo. È per il suo bene. E anche per il tuo"

"Ha da un anno che va avanti questa...qualunque sia questa cosa. A volte mi vergogno anche di guardarmi allo specchio perché so che la sto illudendo ogni giorno di più, e lei invece continua ad essere la ragazza perfetta che non mi merito." chiuse gli occhi "Sono una persona orribile"

"Liam, smettila." lo abbracciai nuovamente, accarezzandogli dolcemente la schiena "Hai fatto un viaggio di undici ore per venire qui, alloggiando in un sporco albergo qui vicino solo per sfogarti con il tuo migliore amico e migliorare la tua relazione con Sophia. Se questo significa essere delle persone orribili allora tu sei di certo il primo della lista" ridacchiai divertito.

Lui sbuffò una risata "Non credo la situazione qui stia migliorando, comunque. Voglio dire, lo hai visto? Dio, come faccio a resistere" gemette lui, soffocando la lamentela sulla mia spalla.

Roteai gli occhi "Immaginavo che avrebbe solo peggiorato la situazione. Ma sto facendo di tutto per tenerlo lontano, sta tranquillo"

"Allora non stai facendo per niente un ottimo lavoro, Harry"

"Non è colpa mia." mi accigliai, ma continuai a sorridere "Sei tu che sei come miele, per le mosche che ti ronzano intorno"

Mi staccai dall'abbraccio e lo guardai più serio. Vidi le spalle di Liam abbassarsi, segno che adesso era più rilassato.

"Cosa le hai detto stavolta?"

"Sempre la solita scusa, quella che dovevo sbrigare delle cose di lavoro. Ma comincio a pensare che ormai non mi creda più"

"Potevi usare la scusa del 'faccio visita al mio povero migliore amico inglese che sente la mia mancanza'" ridacchiai divertito.

"L'ho già usata la volta scorsa, Harry." rispose lui con un angolo della bocca sollevato in un sorriso "Non credo che possa essere una buona idea"

Feci spallucce. Poi ritornai subito serio in viso.

"Quanto hai resistito questa stavolta?"

"Due settimane, più o meno"

"Liam, ci siamo visti solo due mesi fa." spalancai gli occhi incredulo. Mi fermai un attimo a pensare "Beh, sicuramente più delle prime volte"

"Si, beh" mormorò imbarazzato "Non avevo idea di come affrontare quelle situazioni. Se Sophia mi avesse scoperto sarebbe stata la fine"

"Sai che questo non può durare per sempre, vero?" dissi, guardandolo impotente "Non puoi venire da me tutte le volte che hai dei dubbi sulla tua sessualità, Liam"

"Lo so," si coprì il viso con le mani "Dio, certo che lo so! Speravo solo che prima o poi passasse e avrei potuto continuare a vivere la mia vita con la mia fidanzata ma--" fece cadere le mani ai lati del suo corpo e mi guardò con le sopracciglia aggrottate "Perché diavolo devono esserci così tanti ragazzi in America che ci provano spudoratamente con me? Si vede così tanto che sono gay?"

"Bisessuale" lo corressi, cercando di trattenere una risata "E comunque sei un gran bel ragazzo, è normale che ci provino. Un ragazzo inglese in America poi è una rarità." feci spallucce "E immagino che lì siano più sfacciati, no? Questo di certo non è molto di aiuto per il tuo...problema"

"Sapessi quanto sono disinibiti" mormorò lui con un sospiro.

"Senti," mi passai una mano tra i capelli, frustrato "odio vederti così, okay? Lo sai cosa penso?"

"No, non dirlo" mi pregò lui.

"Eccome se lo dico." affermai deciso "Devi lasciarla. Non puoi continuare così. Non puoi lasciare l'America e venire da me ogni volta che vuoi dimenticarti di provare attrazione per gli uomini. Non funziona così. Mi dispiace Liam, ma devi prendere una decisione"

"Hai ragione Harry, ma-"

"Niente ma, devi scegliere: lei o te. Sai che non puoi tenerla all'oscuro di questo. Dannazione Liam, è la tua fidanzata da due anni! Dovrebbe sapere tutto di te e invece le hai nascosto la cosa più importante!"

Dopo la mia sincera e diretta risposta, ci fu un minuto di silenzio dove Liam continuava a torturarsi il labbro pensieroso.

Sapevo che qualcosa lo stava preoccupando. Quando si mordeva il labbro solitamente era perché aveva in testa un pensiero che lo attanagliava da giorni ma che non voleva riferire a nessuno perché l'ammissione avrebbe reso tutto più reale di quanto non fosse.

Sospirai e incrociai le braccia al petto esausto. Quella situazione non era difficile solo per lui. Non sopportavo vederlo insicuro su una cosa che non poteva cambiare, una cosa che faceva parte di lui e che già avrebbe dovuto imparare ad accettare. Era frustrante vedere il proprio migliore amico odiarsi giorno dopo giorno e non poter fare nulla per farlo stare meglio. Era come un fallimento per me: veniva qui per un qualsiasi tipo di conforto e dei consigli su cosa fare e poi, dopo un paio di settimane, ritornava con lo stesso identico problema. Alla fine mi chiedevo se non fossi io il problema, se tutto questo fosse colpa mia e dei miei pessimi consigli e della mia pessima dimostrazione d'affetto.

"Parla Liam" conclusi irritato.

"Ecco," iniziò insicuro, deglutendo e scegliendo accuratamente le parole da dire "in questi giorni ho pensato molto e sono arrivato alla conclusione che se-- se provo costantemente una forte attrazione per i ragazzi che mi circondano, nonostante sappia di avere una bellissima ragazza al mio fianco, significa che forse...forse la nostra relazione non è così forte come pensavo?"

Alzai gli occhi al cielo "E ci sono voluti due anni e ventine di voli intercontinentali per capirlo?"

"Meglio tardi che mai no?" sorrise, ma potevo vedere che i suoi occhi erano tristi.

Sospirai "Liam, stai facendo la cosa giusta. Non sarebbe peggio continuare a illuderla e fingere di stare bene con lei? Per quanto potresti continuare ancora?" scossi la testa "Lo sai che la verità è sempre la soluzione a tutto"

"Da che pulpito viene la predica. Tu che parli di verità quando hai lasciato Louis senza un'apparente motivo." mi guardò e alzò un sopracciglio "So che stai nascondendo qualcosa, non credo per niente alla messinscena del 'non provo nulla per il moro'"

"Non stavamo parlando di me!" arrossì leggermente "Non cambiare discorso e pensa alle tue, di cose da confessare"

Lui schioccò la lingua sul palato "Lo sapevo! Nascondi qualcosa. Sputa il rospo, riccio"

"Non ti sei fatto ore di volo per sentirmi parlare di me e di Louis" mi morsi il labbro, cercando debolmente di cambiare discorso.

"Dimentichi che sono il tuo migliore amico," esclamò ferito lui "Pensi che sia venuto solo per parlarti di me e della mia relazione complicata? Voglio anche che mi racconti qualcosa di te, Harry, della tua vita. Non ci vediamo da così tanto tempo che mi sono pure dimenticato quand'è stata l'ultima volta che mi hai parlato di un ragazzo che ti piaceva"

Sospirai e abbassai il capo "Non è poi così importante" mormorai.

"Ed io non ti credo." incrociò le braccia al petto "Devo costringerti a tirare fuori le parole di bocca?"

"Okay, ti dirò tutto quello che vuoi sapere, ma--" mi fermai a pensare e sospirai "Anche Zayn vorrà saperlo. Non riuscirei a raccontare la storia due volte di seguito. Forse è meglio farlo entrare"

"Sì, hai ragione" rispose Liam.

Lui però continuò a guardarmi in viso senza muovere un muscolo.

"Che c'è?" chiesi confuso.

Mi osservò affettuosamente e scosse la testa.

"Voglio solo che tu sappia che odio venire qui solo per scaricarti i miei problemi. Se non ci fossi tu non saprei come fare, davvero. Ti voglio bene, amico"

"Anch'io ti voglio bene" risposi sinceramente, abbozzando un sorriso e facendo spallucce "E poi non è un problema per me, mi piace prendermi cura degli altri"

"Sei troppo buono," scosse la testa lui "E anche troppo idiota"

"E perchè sarei un idiota?" mi accigliai e lo guardai confuso.

Scosse la testa e mi sorrise "Perchè non combatti per quello che vuoi davvero"

Sapevo a cosa si riferiva: Louis, ovviamente. Ormai tutto riguardava lui.

Roteai gli occhi, fingendomi divertito "Liam, và a chiamare Zayn, ci manca davvero poco che cambi idea e ti cacci via di qui"

"Corro" Liam scomparì alla velocità della luce ed io chiusi gli occhi per un breve istante.

Sapevo che parlare con loro due non sarebbe stato un grande problema, ma il solo pensare a Louis mi faceva attorcigliare lo stomaco. E forse ero davvero un codardo perchè non lottavo per ciò che mi importava, ma il vero amore vinceva su tutto. E per quanto facesse male, non ero io il finale felice di Louis.

~ ~ ~

Qualche minuto dopo:

"Sei un grandissimo idiota, Harry" esclamò irritato Zayn.

Liam corrucciò la fronte e scosse la testa "Come diavolo hai potuto rinunciare a lui per...per questo. Scusa Harry, ma concordo con Zayn. Sei davvero uno stupido"

"Sentite, non mi importa quello che pensate. È la cosa giusta per lui ed io non voglio che per colpa mia abbia il rimpianto più grande della sua vita. Vedrete, questo lo renderà felice" finsi un sorriso ma la realtà era che non riuscivo nemmeno a pronunciare il suo nome.

Avevo un grande senso di colpa per non aver dato una valida spiegazione a Louis ma il tempo avrebbe guarito ogni cosa. Ogni cosa si sarebbe sistemata e lui sarebbe ritornato ad essere felice e a dimenticarmi.

Sarebbe andato tutto bene. Sì.

"Io non capisco" sbuffò seccato Liam "Cosa diavolo ti dice la testa?"

"Ti sei dimenticato che Louis odia Stan?" chiese stizzito Zayn.

Feci spallucce "È pur sempre un sentimento forte no?" sospirai "Inutile farmi la predica, ormai quel che è fatto è fatto. Louis capirà le mie ragioni e-- e sarà felice con lui okay? Adesso, se non vi dispiace, voglio ritornare a fare le pulizie. Se avete finito, potete anche andare" conclusi irritato, passandomi frustrato una mano fra i capelli.

Stavo già male di mio, perché dovevano peggiorare tutto?

"Harry, non te la prendere. Stiamo solo cercando di farti ragionare--"

Lo squillo acuto e fastidioso di un telefono ci interruppe. Ci guardammo in viso. Zayn si toccò le tasche e dopo essersi reso conto che era il suo, roteò gli occhi irritato.

"Non pensare che il telefono ti abbia salvato. La discussione non è finita qui"

E con questo si allontanò e in fretta prese il cellulare, rispondendo senza guardare il mittente.

Non avendo nulla di meglio da fare ascoltai Zayn parlare al telefono.

No, non stavo origliando. Stavo semplicemente cercando di concentrarmi su altro ed evitare accuratamente lo sguardo di rimprovero di Liam per le parole di poco prima.

Sapevo che se lo avessi guardato mi sarei sentito ancora più in colpa ed io semplicemente volevo solo fare finta di nulla e non pensarci.

Il viso di Zayn era aggrottato in uno di completa confusione. Subito dopo vidi la sua bocca spalancarsi, dei balbettii incomprensibili provenire da essa e la testa agitarsi in cenni di consenso, il tutto in meno di un minuto. Non avevo visto Zayn così agitato prima d'ora.

Anche Liam sembrò notarlo. Ci guardammo brevemente negli occhi. Anche lui non capiva cosa stesse succedendo.

Il pakistano velocemente chiuse la chiamata e ritornò da noi. Il suo viso era pallido e i suoi occhi sembravano uscire fuori dalle orbite.

"Che succede?" chiese Liam preoccupato.

"Louis" rispose lui, boccheggiando confuso.

"Louis cosa?" continuai allarmato.

"Lui--" si passò una mano sul viso, potevo vederlo tremare "dobbiamo andare, non abbiamo tempo!"

Rapidamente si voltò verso la porta e l'aprì. Aggrottai le sopracciglia e senza pensarci due volte lo afferrai per il braccio e lo riportai indietro.

"Zayn parla. Cosa diavolo sta succedendo?"

I suoi occhi erano lucidi e il suo sguardo mi terrorizzava. Inevitabilmente mi fece pensare al peggio.

"Louis...Louis è all'ospedale"

E lì mi crollo il mondo addosso.

Dopo quelle parole il mio cervello si spense e una sensazione opprimente al petto mi colpì violentemente.

Cosa era successo? Perché proprio adesso? Stava bene? Era in fin di vita?

Erano tante le domande che mi martellavano in testa, ma cercai di concentrarmi soltanto sulla prossima mossa da fare e a sperare che tutto andasse per il meglio.



 

________________

Mi starete odiando perché vi sto tenendo all'oscuro di tutto per la milionesima volta MA VA BENE.

Scusate se l'ho pubblicato con così tanto ritardo. In realtà il capitolo l'avevo già messo su wattpad, pubblicarlo qui diciamo che non mi viene molto "facile" quindi li metto un pò in ritardo purtroppo. Se volete, se preferite, potete seguire la storia anche lì!

La storia comunque sta volgendo a termine ((qualcuno può tirare un sospiro di sollievo)), mancano solo un paio di capitoli più o meno.

Ditemi cosa ne pensate. Opinioni? Suggerimenti? Imprecazioni?

All the love xx

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Capitolo 22
*** 22 ***


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Sto arrivando, amore. Resisti ti prego

Questo era l'unica cosa a cui riuscivo a pensare mentre guidavo verso l'ospedale insieme a Liam e Zayn.

Cercavo con tutte le forze di non piangere, stringendo i denti e guardando la strada davanti a me. Non volevo che la vista mi si offuscasse e mettesse in pericolo me e i miei amici. Dovevo essere forte. Almeno fino all'arrivo in ospedale.

Se gli fosse successo qualcosa, io-

"Sei sicuro di aver sentito bene, Zay?" chiese cautamente Liam.

Il ragazzo si era seduto nei sedili posteriori cercando di rendersi utile e alleviare almeno un pò la preoccupazione del moro, accarezzandogli dolcemente la spalla e le braccia.

"S-si," mormorò lui con gli occhi lucidi, tremando leggermente "Un'infermiera mi ha chiamato e...e mi ha detto che ha avuto un incidente e adesso si trova in uno stato di incoscienza. Non--" scosse la testa e sospirò pesantemente "non so altro"

Liam annuì comprensivo e gli si avvicinò, attirandolo a sè. Gli fece poggiare il capo sul suo solido petto e gli accarezzò i capelli, sussurrandogli parole confortanti all'orecchio.

Li guardai distrattamente dallo specchietto retrovisore e non potei non ammettere a me stesso che quei due erano fatti l'uno per l'altro. Per quanto ci provasse, Liam non sarebbe riuscito a reprimere questa parte di sè e non sarebbe neanche riuscito a restare lontano da Zayn.

Erano solo questione di giorni e lo avrebbe capito anche lui.

Riuscì ad arrivare all'ospedale il più in fretta possibile e rapidamente svoltai verso il parcheggio. Uscimmo dall'auto quasi inciampando sui nostri stessi piedi e quasi mi dimenticai di chiudere a chiave la macchina.

Entrammo dentro il grande edificio e corremmo per trovare qualcuno che ci potesse dare delle informazioni. All'ingresso ci tuffammo senza pensarci due volte sulla ragazza dietro il bancone.

"Louis, Louis Tomlinson?" la sua voce di Zayn era chiaramente ansiosa e frettolosa.

Lei ci lanciò un'occhiata confusa, tuttavia, essendo probabilmente abituata a quelli avvenimenti non così insoliti in un ospedale, rispose gentilmente alle nostre domande, rivelandoci il piano e la stanza del ragazzo che cercavamo.

"Louis Tomlinson." ripeté la ragazza lentamente, inserendo nel frattempo il nome sul computer "Terzo piano, terapia intensiva. Stanza numero 218"

Annuimmo e subito ci dirigemmo verso le scale.

"Ehi, aspettate!" gridò l'infermiera dietro di noi "Non potete entrare senza prima essere identificati!"

La ignorammo e proseguimmo per la nostra strada, salendo velocemente le scale. Gli ascensori ci avrebbero solo rallentati e non potevamo permetterci di fermarci un solo istante.

Non avevamo tempo per cose così stupide come il dimostrare i nostri gradi di parentela con Louis. Non c'era tempo.

Dio, appena ti sveglierai ti prenderò a pugni per averci fatto preoccupare così tanto. E poi ti bacerò e ti sussurrerò quanto sono stato stupido ad averti lasciato lì, su quel marciapiede, da solo.

Se gli fosse successo qualcosa, se non si fosse risvegliato, non me lo sarei mai perdonato.

Scossi la testa. Non era questo il momento di pensare.

Riuscimmo a trovare la stanza dopo quelli che sembrarono lunghi ed estenuanti minuti. Entrammo.

Vedemmo Louis sul letto bianco, coperto fino al petto da una coperta piuttosto leggera con il petto e il braccio pieni di strani fili. Lo guardai immobile sul posto.

Non potevo crederci che una cosa così terribile fosse successa proprio a lui.

Perché non a me? Era tutta colpa mia. Solo mia.

Quando Louis si sarebbe risvegliato non avrebbe più voluto vedermi ed aveva completamente ragione.

E sì, Louis si sarebbe risvegliato.

Prima di morire doveva sapere quanto fosse incredibilmente stupido a guidare la macchina in quello stato.

Chissà se aveva pianto per colpa mia.

Con passi felpati mi avvicinai al suo letto.

In quel momento sembrava un angelo. Gli occhi erano chiusi, la forte luce della stanza risaltava i suoi capelli e il suo viso, contornato da lividi e tagli, e il bianco lo circondava come un'aurea soprannaturale.

Mi morsi il labbro e gli presi la mano. Gli accarezzai le nocche con il pollice e continuai a guardarlo come se stessi vivendo un incubo.

Tutto sembrava una scena a rallentatore. Vidi con la coda dell'occhio Zayn fare una piccola corsa per arrivare al letto di Louis e guardarlo con la bocca spalancata in un grido silenzioso e delle lacrime che scendevano indisturbate agli angoli degli occhi.

Liam invece non sapeva cosa fare. Era indeciso se confortare me o Zayn e così si limitò a guardare tristemente il ragazzo inerme sul letto, di cui aveva solo sentito nominare il nome. Di certo non era stato un bel primo incontro.

La mia attenzione era completamente catturata da Louis.

Era così piccolo e indifeso, non sembrava neanche lui. Gli strinsi più forte la mano per infondergli un pò di coraggio. E forse anche per assicurarmi che quello davanti a me fosse davvero lui e non un orribile incubo da cui non ero ancora uscito.

"Louis, svegliati" mormorai sull'orlo delle lacrime.

Fui il primo a rompere il silenzio nella stanza, ma nessuno sembrò notarlo. Tutti eravamo troppo concentrati sul cercare di capire se quello che fosse successo fosse vero o solo uno stupido scherzo di cattivo gusto.

Averlo detto ad alta voce, però, in qualche modo lo rese più reale e vivido.

Zayn aveva le mani a mezz'aria, non sapeva cosa toccare per prima cosa: il suo viso, pieno di ferite e lividi; il suo braccio scoperto dalla tunica a maniche corte e pieno di cavi e tubi o i suoi capelli sparpagliati sul cuscino.

"Louis. Louis, cazzo" sussurrò con voce spezzata Zayn, scuotendo la testa mentre lo osservava ancora stupito "Cosa-- cosa ti è successo?"

Nessuno rispose. Nessuno aveva una risposta a quella domanda.

Stavo per aprire la bocca e rassicurare Zayn per quanto potessi, quando sentimmo una voce esclamare severamente:

"E voi chi siete? L'orario di visita è finito da un bel pezzo"

Tutti e tre ci girammo contemporaneamente, colti alla sprovvista.

"È un nostro amico, signore. Abbiamo saputo del suo incidente solo adesso e abbiamo fatto il possibile per arrivare qui e vedere le sue condizioni"

Liam parlò, probabilmente l'unico capace di pronunciare due parole di seguito con tono cordiale e allo stesso tempo fermo.

"Mi dispiace ragazzi, dovete andare" rispose frettolosamente il dottore, osservando distrattamente la cartella tra le sue mani.

"Forse non ha capito. È un nostro amico." digrignò tra i denti Zayn, avvicinandosi minaccioso all'uomo di fronte a noi "Se pensa di poterci mandare via per una cazzata del genere si sbaglia di grosso"

"Zayn" mi avvicinai e gli poggiai una mano sulla spalla cercando di calmarlo. Perdere la pazienza e farci cacciare era l'ultima cosa di cui avevamo bisogno adesso.

Lui si scrollò la mano di dosso e grugnì qualcosa sottovoce, stringendo i pugni ai lati del corpo.

"Attento a come parli, ragazzino" esclamò duramente l'uomo con il camice bianco.

Zayn stava per aprire nuovamente bocca ma Liam fu più veloce e lo interruppe, facendo un mezzo passo in avanti per attirare su di sè l'attenzione del medico.

"Adesso andiamo via. Possiamo almeno sapere se si riprenderà presto?"

"Queste sono informazioni da dare ai rispettivi genitori del ragazzo. Purtroppo non posso dirvi altro"

Liam annuì sconsolato e ci lanciò una veloce occhiata. Io ricambiai il suo sguardo con un cenno del capo. Zayn aveva lo sguardo perso nel vuoto, la testa immersa in chissà quali pensieri. Gli misi il braccio intorno le spalle e, con la bocca asciutta per l'insoddisfazione, lo portai fuori dalla stanza bianca. Lui si lasciò guidare senza opporre resistenza ed io lo abbracciai un pò più stretto.

Arrivammo fuori dall'ospedale e ci fermammo, guardando distrattamente il parcheggio di fronte a noi. Ci stringemmo nei nostri cappotti per combattere il freddo di quell'inverno inoltrato.

Il silenzio era assordante, più fastidioso dei rumori circostanti. Troppi pensieri per la testa che ci facevano temere il peggio.

Sentimmo Zayn sospirare pesantemente e una nuvoletta bianca di vapore formarsi dalla sua bocca, sparendo altrettanto velocemente.

"Questa cosa non farà altro che peggiorare tutto" affermò lui.

La sua voce era rotta e leggermente roca, rendendo ancora più evidente il suo stato d'animo a pezzi.

"Che intendi dire?" chiesi cautamente.

Da quando avevo conosciuto Zayn avevo capito che lui non era per niente il tipico ragazzo superficiale, che poteva sembrare a prima vista. Al contrario, la sua mente era un luogo pericoloso in cui si addensavano troppe insidie e troppi ragionamenti.

Avevo paura di quello che le sue parole potevano nascondere.

"I suoi genitori." rispose lui "Il padre di Louis ha abbandonato sua moglie e i suoi figli quando erano ancora troppo piccoli per capire cosa stesse succedendo davvero. Louis è il più grande della sua famiglia. Aveva deciso di trasferirsi qui in centro per cercare un lavoro e mantenere la sua famiglia, nonostante sua madre non volesse. Pensava fosse troppo pericoloso andarsene di casa a quell'età, ma Louis sapeva che doveva farlo per il bene delle sue sorelle. Da allora aveva cercato di sostituirsi alla figura di suo padre, occupandosi anche di non fare preoccupare la madre." fece una breve pausa "Se adesso venissero a sapere di questo incidente e che forse-- forse ci potrebbe rimettere la vita non riusciranno a perdonarselo. Johanna non ce la farebbe ad affrontare un'altra perdita"

Mi morsi il labbro e guardai il marciapiede sotto di me. Strizzai gli occhi e mi passai una mano sulle palpebre. Il senso di colpa cresceva sempre di più dentro di me.

Dovevo dirlo ad alta voce, confessarlo a tutti, anche se questo avrebbe significato perdere l'amicizia di Zayn e Liam.

"È stata tutta colpa mia"

"Non è vero" Zayn scosse immediatamente la testa.

"Sì, invece." affermai con decisione "Tutto questo è colpa mia"

"Harry, non puoi prenderti la colpa per una cosa del genere" rispose Liam in modo deciso che non ammetteva repliche.

"Lo avevo lasciato la sera stessa che si mettesse in quella dannata auto. Se non gli avessi detto nulla, adesso non si troverebbe in quel letto e--" mi passai una mano sulle palpebre.

"Smettila." esclamò duramente lui "Non è colpa tua, dannazione. Sì, è vero, era a pezzi. L'ho capito nel momento esatto in cui mi ha chiamato dicendomi che sarebbe tornato più tardi del solito." prese un altro profondo respiro "Non è colpa tua, ma mia" guardò il cielo buio coperto di nuvole che promettevano pioggia "La mia stupida curiosità mi ha portato a chiedergli spiegazioni e lui ovviamente mi ha detto ogni cosa perché non poteva tenerselo dentro e-- e poi si è messo a piangere. Gli avevo detto di stare attento e guidare con prudenza, di fermarsi da qualche parte o ritornare a casa. Ma lui mi ha semplicemente riattaccato in faccia" scosse la testa e sorrise amaramente "Il solito stronzo"

"Ti ha chiamato?" chiesi cautamente.

"Sì, e guarda cosa è successo! Se non gli avessi chiesto nulla, non avrebbe guidato in quelle condizioni" delle lacrime scesero sulle sue guance, silenziose e salate.

Liam gli allacciò un braccio intorno alle spalle e lo strinse a sè, baciandogli il capo.

"Lo sapete che la colpa non è di nessuno di voi. Siete solo sconvolti, come me d'altronde. Adesso torniamo a casa e ci calmiamo, va bene? Domani ritorneremo e vedrete che Louis non ha niente di grave"

Annuimmo e con passo lento ci dirigemmo nuovamente in macchina. Salì nel sedile del guidatore e strinsi forte il volante, cercando di allontanare l'immagine di Louis dalla mia mente. Aspettai che anche gli altri due ragazzi salissero prima di accendere l'auto e silenziosamente riaccompagnarli a casa.

~ ~ ~ ~

La mattina arrivò e senza fermarmi a pensare un attimo, mi lavai e mi vestì. Chiamai Liam e Zayn, dicendogli che sarei venuto a prenderli da un momento all'altro.

Non sapevo che ore erano ma il sole era già sorto e gli uccelli cantavano fuori dalla finestra, e questo bastava per farmi svegliare e ritornare all'ospedale.

Non che avessi dormito. L'immagine di Louis nelle peggiori condizioni mi perseguitava dappertutto. L'oscurità giocava brutti scherzi. La notte era diventata nemica mia e di Louis.

Il cuore mi sprofondò.

Chissà se stava soffrendo, gridando senza fare rumore in cerca di un qualsiasi aiuto. O se stesse sognando. O se avesse capito ciò che gli era successo.

Scossi la testa e mi passai una mano tra i capelli. Chiusi a chiave l'appartamento e corsi giù per le scale, rischiando di rompermi qualche osso del collo.

Arrivai davanti casa di Zayn prima del previsto. Lui era sui gradini, aspettandomi con una sigaretta in mano mentre guardava un punto fisso davanti a sè. Lentamente si alzò e venne verso di me. Entrò in macchina e si rilassò contro il sedile. Ero sfinito, le sue occhiaie si potevano vedere da un miglio di distanza.

"Lo sai che sono solo le sei del mattino?" chiese il moro con indifferenza, finendo velocemente la sigaretta e buttandola fuori dal finestrino.

Annuì e guidai verso l'hotel di Liam, non molto distante da casa di Zayn.

Anche lui ci stava aspettando. Eravamo tutti di fretta, anche se non ce n'era affatto di bisogno.

Arrivammo all'ospedale e dovemmo aspettare un'altra ora prima che riaprisse l'orario delle visite.

Non me ne importava molto. Non sarei comunque riuscito a dormire a casa mia.

Preferivo stare più vicino possibile a Louis, anche se questo significava stare seduti in una sedia rotta nell'atrio di un'ospedale fuori città e aspettare pazientemente di rivederlo.

Il viso di Louis pieno di lividi mi apparì in mente e soffocai un grugnito sofferente.

Lo sapevo che non era colpa mia, ma allora perché sentivo come se lo fosse?

Improvvisamente la voce di un'infermiera che ci informava di poter andare dal nostro amico, mi risvegliò da quello stato di trance. Subito mi alzai e quasi corsi verso la stanza di Louis.

Con le mani tremanti aprì la porta. Louis era sempre lì, nella stessa posizione di ieri. Nessun sorriso ad illuminargli il viso, nessuna occhiataccia, nessuna smorfia infastidita. Era completamente rilassato sul lettino, nessun segno di vita se non fosse stato per la macchina accanto a lui che indicava i battiti costanti del suo cuore.

Zayn mi superò e subito afferrò la mano di Louis, spostandogli i capelli dal viso e sussurrandogli parole dolci, accompagnate da imprecazioni e insulti.

Se fosse stato in un altro momento, probabilmente avrei riso. Zayn non sarebbe mai cambiato.

Liam non si avvicinò a Zayn. Restò a guardarlo da lontano, dall'angolo della stanza, accanto a me, dando così un pò di privacy ai due ragazzi.

Poco dopo un dottore entrò rapidamente nella stanza con passi sicuri e decisi. Si fermò un'istante dopo aver notato che non era l'unico nella stanza, squadrandoci con un'espressione indecifrabile.

"Ancora voi." esclamò "Non mi sorprenderei affatto se mi diceste di aver passato la notte dormendo sui gradini dell'ospedale"

Non rispondemmo. Fortunatamente Zayn era troppo occupato a sgridare Louis per poter rispondere al dottore.

"In che condizioni è, dottore? Si riprenderà presto?" chiesi cercando di mantenere il tono di voce fermo ma che uscì più tremante di quanto volessi.

"Credevo di essere stato chiaro, ieri" sospirò esausto "Queste sono informazioni private. Per quanto ne sappia, potreste essere dei perfetti sconosciuti--"

"Sono il suo migliore amico, dannazione!" esclamò duramente Zayn, concentrandosi adesso sulla nostra conversazione "Questo non significa nulla?"

"Mi dispiace ma-"

"Sono il suo fidanzato" risposi, interrompendolo.

Liam si voltò a guardarmi, sorpreso. Non ricambiai il suo sguardo, tenni gli occhi fissi sul dottore.

"È così?" chiese lui, per niente convinto.

"Sì, signore, da due anni. Il ragazzo lo conosce praticamente da quando portavano i pannolini" entrò in mia difesa Liam, guardando con sicurezza l'uomo con il camice bianco e una cartella in mano.

Lui sospirò "Sono sicuro che non vi fermerete fino a quando non avrete delle risposte ed io non ho tempo per questi giochetti da liceali, quindi vi dirò le sue condizioni a patto che non mi farete più perdere tempo inutilmente"

Noi tre annuimmo velocemente, accettando subito le sue condizioni.

Rapidamente sfogliò la cartella con un cipiglio in viso, fermandosi di tanto in tanto ad osservare con interesse e concentrazione qualche foglio. Poi la richiuse e ci guardò.

"Il ragazzo è in coma. La sua macchina ha sbattuto a velocità elevata contro un albero, procurandogli una grave lesione alla testa e qualche livido qua e là. Ha il polso rotto e qualche costola incrinata. Non sappiamo con certezza se possa uscire dallo stato di coma, lo shock è stato elevato. Tutto comunque dipende da lui"

Il mio cuore si fermò per un'istante. L'aria sembrava non arrivare ai miei polmoni. Mi sentì svenire, le gambe mi tremavano, la testa mi girava. Guardai il dottore sconvolto, non credendo alle sue parole.

Lesione alla testa.

Non sappiamo con certezza se possa uscire dallo stato di coma.

Tutto dipende da lui.

Coma.

Queste parole mi vorticavano in testa senza sosta.

Dovevo essere per forza in un incubo, non era possibile.

Louis, il mio Louis, non si sarebbe risvegliato per chissà quanto tempo. O forse mai più.

Potei sentire il mio cuore spezzarsi in mille, affilati pezzi.


 

_______________

Scusate il ritardo ma questo capitolo non mi convinceva molto ed ho cercato di migliorarlo il più possibile.

Louis all'ospedale comunque è la cosa più triste che possa immaginare....

Tornando alle cose belle della vita, riempitevi la pancia di cioccolato anche per me ;)

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Capitolo 23
*** 23 ***


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Io, Zayn e Liam eravamo riusciti a convincere i dottori a restare con Louis anche la notte-- assicurando alle infermiere un lettino in meno da tenere d'occhio-- ed essere sicuri che quando si sarebbe svegliato ci fosse qualcuno con lui.

Perché sì, si sarebbe risvegliato.

Loro, nonostante fossero un pò titubanti, dopo un pò si convinsero che non potesse essere una così cattiva idea e acconsentirono.

Decisi che sarei stato io il primo a passare la notte con lui. A dire la verità non mi sarei mai immaginato di passare proprio così la nostra prima notte insieme, in un freddo e sterile ospedale. Ma a quanto pare il fato aveva pensato ad un destino differente per noi.

Mi misi comodo sulla sedia accanto al letto, tenendomi sveglio con un caffè ristretto preso in una delle macchinette dell'ospedale. La notte si prospettava lunga, ma le mie speranze non sarebbero morte così presto.

Louis era forte, poteva farcela. Gli serviva soltanto uno stimolo a uscire fuori da quella situazione. Non avevo dubbi che lo avrebbe trovato. Era solo questione di tempo e di pazienza.

Guardai distrattamente il profilo del suo viso per quelle che sembrarono ore. Tutto quello sembrava così surreale, a stento riuscivo tutt'ora a crederci.

Forse quello ero uno scherzo di Louis. Tipico.

Forse si sarebbe svegliato nel bel mezzo della notte e avrebbe urlato un 'ah, te l'ho fatta! Dovevi vedere la tua faccia!' ed io lo avrei rimproverato, poi lo avrei picchiato e infine lo avrei baciato.

Forse da qualche parte della stanza c'era una piccola telecamera che riprendeva tutto e che poi sarebbe stata usata contro di me ogniqualvolta Louis voleva mostrarmi quanto fossi patetico.

Mi guardai intorno con un cipiglio in fronte per poi scuotere la testa, dandomi dell'idiota per l'assurdità dei miei pensieri.

Tornai ad osservare Louis.

Da sempre il bianco gli era stato bene addosso, dandogli quel tocco di luce e vitalità. Ma adesso, con quel camice e il viso pallido, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che sembrava tutto fuorché vivo.

Rabbrividì per i miei stupidi e dolorosi pensieri e lanciai un'occhiata alla macchina che segnava i battiti cardiaci, trovandola perfettamente funzionante. Sospirai sollevato.

Mi alzai per stiracchiarmi le gambe e mi diressi verso la finestra, non lontana dal letto. L'oscurità era diventata la protagonista della notte, la Luna l'unica a riuscire a spazzare via il buio e lasciar spazio alla luce, facendosi strada tra le alte montagne, il fitto bosco e le pericolose strade inglesi.

Per qualche strana ragione, quel paesaggio mi fece pensare alla madre di Louis.

Poche ore prima la donna era arrivata in ospedale in cerca di qualche spiegazione e conforto. Non avevo mai visto una persona così distrutta in vita mia come lei quando aveva osservato Louis sul quel lettino. Le emozioni erano tante, i rammarichi ancora di più, lo si leggeva chiaramente nel suo viso.

Tuttavia lei non si scoraggiò. Continuò a sperare, a pregare, che suo figlio si riprendesse. Diceva che quello era un segno del destino ma che la sua vita non poteva finire lì, Dio aveva altri progetti per la sua vita.

Così come la Luna cercava di trovare lo spiraglio di luce nel fitto bosco, alleggerendo un pò di più i nostri cuori pesanti e le nostre menti pessimiste, così lei cercava di trovare il lato positivo in tutto quello.

Era una donna molto saggia e ottimista.

Di certo Louis aveva preso tutto dal padre.

Ad interrompere le mie riflessioni fu la porta della stanza aprirsi di scatto e un'esclamazione di stupore.

In fretta mi voltai, aggrottando le sopracciglia confuso per l'improvviso rumore.

I miei occhi si posarono su una figura bassa quasi quanto quella di Louis, vestita in modo casual, con un cappello di lana tra i capelli e un'espressione in viso di chi aveva appena visto un fantasma. Sembrava giovane. E piuttosto familiare.

"Mio dio, Louis cosa ti è successo?" subito il ragazzo corse verso il lettino. Con una mano gli strinse la mano e con l'altra gli accarezzò una guancia. La guancia del mio Louis.

E questo da dove veniva fuori? Chi si credeva di essere?

"Scusa, tu saresti?" chiesi con un pizzico di acidità, avvicinandomi e facendo notare la mia presenza all'ospite indesiderato.

Il ragazzo si girò, sorpreso che nella stanza ci fosse qualcun'altro oltre che lui. Quando mi guardò, la prima cosa che notai furono dei brillanti occhi nocciola. Per qualche strano motivo credevo di averli già visti. Tutto in lui mi dava quest'impressione, ma non riuscivo a capire dove.

"Ehi, ma tu sei il barista!"

Battei le palpebre e continuai a guardarlo. Allora era vero, ci eravamo già incontrati prima.

Vedendo la mia espressione confusa di chi non aveva assolutamente idea di cosa si stesse parlando, si affrettò a spiegare.

"Scusa, sono proprio un idiota. È ovvio che non mi riconosci," scosse la testa e cercò di forzare un sorriso "Sono venuto nel tuo bar un paio di giorni fa. Ero un pò...uhm, diciamo che non ero proprio messo bene. Dei miei amici mi hanno detto che ho bevuto qualche shot e qualche bicchiere di Jack Daniel's e di essermi completamente reso ridicolo davanti al barista. Sono abbastanza sicuro che fossi tu, mi ricordo di quel ricci. E per la cronaca, mi spiace che tu abbia dovuto assistere a quel pietoso teatrino"

"Sì sono io e...uh, non è affatto un problema. Non è la prima volta che mi capita" risposi, trattenendo un sorriso al ricordo del mio primo incontro con Louis.

Ancora però non mi era chiaro come tutto quello avesse a che fare con il ragazzo in questione.

Che diamine c'entrava con Louis?

"Mi hai dato degli ottimi consigli. È grazie a te se adesso sono qui" sorrise. Questa volta un vero sorriso "Io sono Stan, comunque"

Gelai sul posto.

Stan.

Quel Stan?

Boccheggiai, adesso con la mente perfettamente lucida. Un getto di consapevolezza mi colpì in pieno viso.

Me lo ricordavo. Lui che entrava al locale, chiedeva qualche drink e mi confessava del suo amore andato male, non sapendo però che conoscevo molto bene il ragazzo di cui blaterava. Lui che mi parlava di quanto gli mancasse, di quanto fosse disperato, di quanto avesse mandato a fanculo tutto per un'insignificante sciocchezza, quanto quel suo errore gli fosse costato la felicità. Louis, a detta sua, era la persona che più si avvicinava al suo ideale di ragazzo perfetto, che avrebbe amato per tutta la sua patetica vita e che non avrebbe cambiato per nulla al mondo.

E cosa avrei potuto fare? Lui lo amava. E Louis lo aveva creduto per molto tempo, cosa mi diceva che lui non si fosse sbagliato e provasse ancora qualcosa?

Così lo avevo consigliato a non mollare e ritentare. Che stupido ero stato. Che stupido.

Ma non potevo privare Louis di scegliere tra me e lui.

Stan mi aveva parlato di quanto era stato insensibile ed egoista ed io semplicemente lo guardavo immobile, incredulo, senza parole.

Ogni tanto annuivo, altre volte evitavo il suo persistente sguardo da ragazzo completamente ubriaco e innamorato, altre mi sentivo a disagio per il solo fatto di aver ascolto delle cose così intime tra lui e il ragazzo che stava incominciando a piacermi sul serio.

Louis meritava tanto. Meritava tutto. E Stan glielo aveva dato e sapevo che avrebbe continuato a farlo.

Perché no? mi dissi Non potrà mai amare un tipo come me. Io sono solo il ragazzo di passaggio, ben presto si dimenticherà anche il mio nome.

E se era stato destino che Louis, come Stan, venisse nel mio bar ad ubriacarsi e sfogare la sua rabbia repressa contro di me, adesso pensavo solo a quanto tutto quello fosse ironico e per niente divertente.

Il futuro riservava soltanto cattive notizie.

Battei le palpebre e mi focalizzai sulla figura davanti a me. Stan ancora mi sorrideva grato.

Che stupido che ero stato.

Perché se prima pensavo fosse una buona idea, adesso credevo di aver commesso la cazzata più grande della storia?

"Io sono Harry," mormorai senza fiato. Mi schiarì la gola "E non devi affatto ringraziarmi"

Perché me ne sono pure pentito.

"Se non fosse per te non avrei fatto questo primo passo. Sarei rimasto con la certezza che non avrei avuto più nessuna speranza. Ti devo molto" il suo sguardo si fermò sul viso di Louis "Come posso ricambiare? Odio sentirmi in debito"

Come prima cosa potresti ad esempio andare via e non tornare più, e poi potresti dimenticarti di tutto quello che ti ho consigliato.

Sì. Questo sarebbe andato benissimo.

"Non ho fatto niente," sussurrai a nessuno in particolare "Forse è meglio se...vi lascio un pò da soli"

In fretta, senza neanche guardarlo una sola volta, uscì dalla stanza e respirai a pieni polmoni l'odore di disinfettante nel corridoio.

Lì dentro si stava soffocando. L'aria era troppo pesante per me.

Forse sarebbe stato meglio farsi una passeggiata e ritornare quando mi fossi sentito meglio.

Sospirai.

Incominciai a camminare senza una meta, vagando per l'ospedale e i guardini bui dell'edificio, ignorando il familiare bruciore agli angoli degli occhi.

Di tanto in tanto sollevavo speranzoso lo sguardo verso le stelle, trovando invece delle pesanti nuvole cariche di pioggia a presagire il peggio.

°'-°'-°'-°'

Due settimane dopo

Mi svegliai di soprassalto. Mi guardai intorno e subito cercai la figura di Louis, trovandola come sempre immobile sul lettino.

Sospirai pesantemente. Andava così da anche troppo tempo.

Avevamo deciso che io avrei fatto due nottate su sette, dividendomele tra Zayn e Liam-- il pakistano avevo deciso di farne una in più rispetto a noi perché non riusciva a dormire comunque a casa sua-- e, ogni volta che aprivo gli occhi dopo aver schiacciato un pisolino, lo trovavo sempre con gli occhi chiusi, la fronte rilassata e le labbra socchiuse, sognando chissà cosa.

I miei occhi continuarono a vagare sul suo petto che lentamente si alzava e si abbassava, il ritmo cardiaco regolare era quasi una ninna nanna per le mie orecchie; i suoi capelli erano un pò lunghi ai lati, sparpagliati sul cuscino e sugli occhi-- con un mano li allontanai dalla fronte e gli lasciai una leggera carezza sulla guancia, quest'ultima ispida per la barba che cresceva senza sosta.

E i suoi occhi. Dio, quanto mi mancavano. Quell'azzurro che ti guardava con insolenza e sfida, facendo perdere la pazienza anche ad un tipo come me. Quegli occhi che ti portavano all'Inferno per poi farti ritornare in vita e spedirti direttamente al Paradiso. Non riuscivo a spiegarmi come dei semplici occhi potevano fare tutto questo, ma Louis ci riusciva. E anche piuttosto bene.

Guardandolo senza molta attenzione sembrava stesse solo dormendo. Avrei tanto voluto vederlo così rilassato e senza il solito broncio dopo una nottata con me, nel mio letto, sul mio petto, addormentato tra le mie braccia.

E vaffanculo a quello che mi ero ripromesso. Non potevo permettermi di lasciare andare la persona più ironica e fastidiosamente permalosa della mia vita. Louis ormai si era preso tutto di me ed io, come un cagnolino con il suo padrone, l'avrei seguito ovunque per tentare di riaverle indietro o solo per stare più vicino possibile a colui che mi aveva rubato ogni pezzo del mio cuore, usandolo a suo piacimento. Perché io in fondo appartenevo a lui.

Mi passai una mano tra i capelli e me li tirai leggermente.

"Sarà meglio che ti svegli. Non hai nemmeno la minima idea di quanto voglia baciarti, tu stupido idiota"

Ci fu un lungo silenzio ed io grugnì insoddisfatto. Non mi aspettavo di certo una risposta ma quel silenzio era opprimente.

Vedere Stan accanto a Louis con quello sguardo pieno di amore e rammarico mi avevano fatto arrabbiare ancora di più.

Dopo essere ritornato dalla mia lunga passeggiata all'aperto, Stan era già andato via. Da allora gli faceva visita regolarmente ogni tre giorni.

Forse non era poi così male. Forse era la persona giusta per Louis.

No.

Ricordai di quello che mi aveva detto il moro, del suo aver rifiutato il carattere precipitoso e irascibile di Louis.

Una persona che non accettava i difetti del compagno non poteva pretendere amore.

Eppure mi chiedevo com'era possibile. Amare Louis era così facile. Ci si innamorava subito del suo adorabile viso imbronciato e della sua assoluta testardaggine, del suo orgoglio e del malcelato risentimento ogniqualvolta non si faceva quello che lui diceva.

Non era affatto facile capirlo, e lo diceva uno che stava per prendersi una laurea in psicologia, ma in qualche modo erano i suoi difetti a farti affezionare al suo modo di essere, alla sua personalità.

Sorrisi.

"Sei un gran rompipalle, lo sai?"

Scossi la testa.

Dovevo alzarmi, sgranchirmi le gambe e magari prendermi un caffè per svegliarmi un pò.

Lentamente uscì dalla stanza, sbadigliando e senza curarmi di mettermi una mano sulla bocca. Ero troppo stanco anche per quello.

Mi stiracchiai sul posto e senza fretta mi diressi verso la macchinetta del caffè.

Mi passai la mano sulle palpebre e sul viso.

Non dormivo decentemente da giorni. All'ospedale non riuscivo a chiudere occhio per Louis e a casa non riuscivo a chiudere occhio per la medesima ragione.

Da quando il mio mondo aveva incominciato a girare intorno a lui?

Afferrai il bicchiere di carta e presi qualche sorso del liquido scuro mentre con passi felpati ripercorrevo il lungo corridoio con i riscaldamenti al massimo.

Entrai nella stanza e soffocai un altro sbadiglio con la mano. Come una sorta di abitudine mi voltai verso Louis.

Non era cambiato nulla da quando lo avevo lasciato. Ancora sdraiato sul lettino, il petto che si alzava e abbassava a ritmi regolari, la mano sullo stomaco e--

Aspetta.

Cosa?

Il suo braccio era restato sempre steso al suo fianco. Non avrei potuto di certo dimenticarmelo dato che dormivo nella sedia accanto a lui ogni due giorni alla settimana e gli facevo visita ogni cinque fottuti giorni su sette.

E lo avevo visto sempre nella stessa identica posizione.

Con gli occhi spalancati mi avvicinai e lo guardai meglio.

Incredulo e speranzoso all'inverosimile, lo esaminai come se avessi appena scoperto la Luna.

No, non ero pazzo. Louis si era mosso. Si era mosso!

"Louis" mormorai il suo nome e lo scossi leggermente.

Mi morsi il labbro ed cercai di fare in modo che gli occhi non mi si inumidissero.

"Louis, ti prego"

Lo sentì grugnire.

Aveva dato un segno di vita!

Dopo un paio di lunghi secondi, con molta lentezza, lo vidi aprire i suoi meravigliosi occhi azzurri come il cielo.

No, non stavo sognando.

Louis era sveglio.

Boccheggiai senza sapere cosa dire.

Avevo così tante domande da fargli, tante scuse da rivolgergli, tanti insulti da riferirgli.

Cosa avrei dovuto fare?

Dovevo schiaffeggiarlo? No. Almeno avrei dovevo aspettare che si riprendesse del tutto.

Dovevo baciarlo? No. Non sarebbe stato giusto nei confronti di Stan.

Dovevo abbracciarlo? Forse. Non era questo quello che facevano due...cosa eravamo, poi? Amici? In fondo ero stato io chiudere con lui.

Non ebbi di tempo di scegliere una di queste opzioni perché Louis posò i suoi occhi su di me.

Trattenni il fiato.

Lui mi guardò. Intensamente e in modo dolorosamente imperscrutabile.

"Harry?" mormorò con voce roca "Dove sono? Cosa ci faccio qui?"

Mi presi del tempo per rispondere, troppo impegnato a capire se colui che mi stesse parlando fosse davvero Louis o se mi fossi addormentato contro la macchinetta del caffè.

Non riuscivo a pensare lucidamente. La mente sembrava vagare dappertutto e da nessuna parte. Le parole sembravano essersi bloccate in gola.

L'unico pensiero fisso era:

Quanto era bello poter riascoltare la sua voce.

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Capitolo 24
*** 24 ***


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"Harry?" mormorò con voce roca "Dove sono? Cosa ci faccio qui?"

Mi presi del tempo per rispondere, troppo impegnato a capire se colui che mi stesse parlando fosse davvero Louis o se mi fossi addormentato vicino la macchinetta del caffè.

Non riuscivo a pensare lucidamente. La mente sembrava vagare dappertutto e da nessuna parte. Le parole sembravano essersi bloccate in gola.

L'unico pensiero fisso era:

Quanto era bello poter riascoltare la sua voce.

+ + + +

Mi schiarì la gola e decisi di chiarire ogni suo dubbio.

"Sei all'ospedale. Hai avuto un incidente con la macchina e--e sei stato in coma per più di due settimane"

Lui battè lentamente le ciglia, rielaborando le mie parole e cercando di capire cosa gli fosse successo prima di finire lì.

Con molta lentezza lo vidi poi allungare una mano verso di me. Io ero immobile e osservavo come incantato i suoi movimenti.

Non riuscivo ancora a credere che lui fosse sveglio. Era vivo, e mi stava parlando!

La sua mano si sollevò fino alla mia guancia e le sue dita delicatamente mi asciugarono le lacrime che non sapevo neanche di stare versando.

"Due settimane?" le sue labbra si alzarono in un pigro sorriso sghembo "Ed io che pensavo di star facendo un pisolino nei sedili posteriori della macchina"

"Mi hai fatto preoccupare così tanto, stupido idiota," grugnì, coprendomi il viso con una mano "Non hai la minima idea di quello che ho passato. Tu-- tu fai sempre cose stupide e non te ne rendi conto fino a quando non succede qualcosa di catastrofico e-- e poi te ne esci con queste battutine! Come--" tirai su con il naso e mi asciugai la guancia "Come diavolo fai ad essere così incosciente?" finì con un sussurro.

Continuavo a guardare dappertutto tranne che lui, con la costante paura di incontrare i suoi occhi pieni di rabbia per ciò che aveva causato quell'incidente. Per chi lo avevo causato.

"Ho davvero creduto di perderti" confessò lui di punto in bianco.

Cercai di ignorare i battiti del cuore che avevano preso a battere furiosamente.

Deglutì e lentamente mi voltai ad osservarlo. Lui mi stava già guardando e-- con mia grande sorpresa-- nel suo sguardo c'era tutto fuorchè rabbia.

"C-cosa?"

"Pensavo che non ti avrei mai più rivisto. Credevo che era finita, che me ne sarei andato senza neanche poter sistemare le cose tra di noi," si inumidì le labbra e prese a guardarsi le mani sul grembo "Avevo tanto paura, Harry. Ma non di...di morire. Avevo paura di perdere te"

Gli fermai le mani che si stavano muovendo nervosamente sul bianco lenzuolo e gliele afferrai, stringendogliele leggermente.

"Lo sai cosa mi è apparso in mente prima dell'incidente?" continuò con un lieve sorriso.

Scossi la testa in segno di negazione e mi morsi il labbro in attesa. Non ero sicuro di essere davvero pronto a scoprirlo.

"Ho pensato a quella volta in cui ti ho accompagnato a casa mia. Zayn era andato a comprare delle birre ed io e te siamo restati soli in cucina. Continuavo a comportarmi come un bambino, mostrandomi cocciuto e irritante, e tu nonostante tutto restavi lì a sorridermi come se fossi la cosa più interessante del mondo. E giuro, non riuscivo a capirti. Com'era possibile che fossi così disponibile e attento verso me, verso uno sconosciuto?" sbuffò una risata e scosse la testa. Il suo sguardo si soffermò poi sulle nostre mani intrecciate e un timido rossore fece la sua comparsa sul suo viso "E poi non ce l'ho fatta più e ti ho urlato contro di andartene e tu con tutta la calma del mondo mi hai chiesto 'perché mi tratti così?' ed io una risposta non ce l'avevo. Con te mi ritrovo sempre senza parole" lo guardai intensamente e lui fece lo stesso. Poi, imbarazzato distolse lo sguardo di fronte a sè "Ma credo di averlo capito, adesso"

"Ne-- ne possiamo riparlare un'altra volta, Louis. Devi riposare"

Ero agitato. Fottutamente agitato.

Louis non sapeva ancora che Stan fosse qui. Che Stan continuava ad amarlo.

Come avrebbe reagito?

Ne sarebbe stato felice? Avrebbe pianto? Gli avrebbe lanciato qualcosa contro?

Louis era una persone imprevedibile, questa era una delle cose che avevo capito di lui. E per questo motivo non avrei dovevo fare mosse affrettate.

"No. No, ho bisogno di dirlo adesso o non riuscirei--"

Improvvisamente la porta si spalancò, aprendosi e interrompendo Louis nel bel mezzo della frase. Come Louis, mi voltai a guardare chi fosse stato il mio, per così dire, salvatore. Non avrei saputo dirgli che quello non era il momento opportuno per tali discussioni senza deluderlo o farlo arrabbiare. Non avrei potuto.

"Louis. Sei...sei vivo"

Il ragazzo in questione sussultò visibilmente e spalancò la bocca.

"Cosa diavolo ci fai qui?"

"I tuoi genitori mi hanno detto del tuo incidente e non ho potuto fare a meno di venire a vedere di persona le tue condizioni," Stan si avvicinò velocemente al suo lettino e gli accarezzò la guancia "Stavo incominciando a sperare il peggio. Credevo di stare per impazzire vedendoti ridotto così"

Lui non fiatò. Restò a guardarlo immobile, semplicemente studiandolo con cautela.

Non mi posi più il problema di come avrebbe reagito di fronte a lui: era letteralmente scioccato.

Io, d'altra parte, mi sentivo molto a disagio. Non sarei dovuto restare lì, non volevo distruggere quel momento così intimo.

"Ti prego, dì qualcosa" lo pregò lui con le lacrime agli occhi.

"Perché--perché sei venuto?"

Stan si prese un momento per rispondere, con ancora la mano sulla sua guancia e lo sguardo leggermente ferito, forse deluso dal fatto che Louis non aveva mostrato nessuna particolare emozione-- positiva-- alla sua vista.

"Perché ti amo" sussurrò lui ovvio "L'ho sempre fatto, lo sai, e niente mi fermerà dal farlo"

Quel tono di voce era così freddo e vuoto che mi chiesi se quella confessione fosse stata dettata da qualche particolare emozione. Sembrava solo frutto del momento.

Louis tentennò. I suoi occhi fissavano quelli di Stan con una tale intensità che pensai che stesse rivalutando l'idea di ritornare con lui.

"Non--" si fermò. Allontanò la sua mano dal suo viso "Non avevi il diritto di venire qui. Lo hai perso nel momento in cui mi hai lasciato"

"A tutte le coppie capita di litigare, Louis. Lo sai che non intendevo davvero--"

"Non intendevi cosa? Dirmi quanto la mia personalità faccia schifo?" rise amaramente lui.

"Uhm, forse è meglio che vada"

Non volevo essere d'intralcio. Quella sembrava una discussione seria e troppo intima perchè io la potessi ascoltare.

"Tu non vai da nessuna parte" esclamò repentinamente Louis.

Stan guardò prima me e poi il moro. Era confuso dalla sua risposta, non trovava il motivo per cui dovessi rimanere con loro ad assistere alla loro litigata.

"Penso che vi serva un pò di intimità--" cercai di farlo ragionare.

Insomma, quanto potevo essere stupido da zero a me stesso?

L'attimo prima ero intenzionato a riprendermi Louis a qualsiasi costo e il momento dopo cercavo di togliermi tra i piedi e dare un momento di privacy ai due ragazzi.

Ugh.

Louis si voltò con una velocità a dir poco sconvolgente, lanciandomi un'occhiataccia degna di essere chiamata tale. Subito mi zittì e mi obbligai a non aggiungere nient'altro.

La faccia di Stan, d'altra parte, era a dir poco comica. Non riusciva a capire nulla di quello che stesse succedendo e del perché Louis era così convinto nel non farmi andare.

Poi decise di lasciare da parte i suoi dubbi e rivolgere tutta l'attenzione al suo fidanzato. O dovrei dire ex? Altro punto da chiarire.

"Io non ho detto che la tua personalità faccia schifo," iniziò cautamente "Ero solo arrabbiato e-"

"Come ogni volta, d'altronde" commentò stizzito lui.

"Non fare così, Louis. Te la prendi per ogni cosa stupida cosa che faccio o dico. Sono umano anch'io se non lo avessi notato, commetto errori come te e qualsiasi altra persona" rispose, incominciando ad arrabbiarsi.

"Non è questo il punto," scosse la testa lui "Non ti rendi nemmeno conto che questa non è stata nemmeno la prima volta che mi hai fatto sentire una merda per quello che sono! Come-- come fai a non capire?"

"No, sei tu a non capire!" esclamò ad alta voce "Ho percorso quaranta chilometri solo per venire qui e prendermi cura di te nonostante avessimo rotto. Io ho creduto fino alla fine che tu potessi riprenderti. Io sono rimasto accanto a te per ore. E tu metti in dubbio il mio amore per te per una cazzata successa settimane fa?"

"Stan, adesso calmati." intervenni io cercando di calmare le acque "Non mi sembra il caso di alzare il tono di voce in un ospedale. Louis ha bisogno di riposare, è ancora troppo debole per affrontare una discussione del genere"

Fece una piccola risata incredula, guardandomi come se fossi un alieno.

"Non credo sia il caso che ti immischi in queste faccende, barista. Che dici invece se te ne andassi e ci lasciassi un pò da soli, uhm?"

Il suo tono di voce era sarcastico e per niente promettente. Se fossi uscito da quella stanza probabilmente quei due sarebbero finiti ad urlarsi contro senza un minimo riguardo verso i pazienti delle altre stanze.

"Non dirmi quello che devo o non devo fare," lo guardai minaccioso, adesso per niente incline alla conversazione "Ho voluto dirlo con gentilezza e rispetto, ma temo di dover cambiare atteggiamento." mi avvicinai di qualche passo. Sia Louis che Stan mi guardavano stupiti per il mio repentino cambiamento d'umore "Adesso và via"

Lui lanciò una breve occhiata a Louis e poi ritornò su di me.

"Credi che abbia paura di te? Non hai idea di quello che sia capace di fare" alzò il capo in segno di sfida, continuando a studiarmi attentamente.

"Stan" il ragazzo in questione si voltò al richiamo di Louis con un grande punto interrogativo in viso e forse anche un pizzico di speranza "Vattene" ordinò lui freddamente.

Lo guardò con grande sorpresa e delusione.

"Quindi stai dalla sua parte adesso? Cosa è successo al vecchio Louis, pronto a tutto pur di stare al mio fianco?"

Louis evitò il suo sguardo, puntandolo piuttosto su un punto indefinito del lenzuolo.

Stan sembrava pian piano capire. I suoi occhi vagavano da me a lui, potevo sentire perfino le rotelle della sua testa mentre ruotavano freneticamente alla ricerca di una risposta.

"Non ho idea di che strano e bizzarro rapporto abbiate voi due ma stanne certo che lo scoprirò" mi lanciò un'occhiata di odio e poi, senza indugiare oltre, se ne andò.

Il silenzio regnava sovrano nella stanza.

Non era uno di imbarazzo, piuttosto di indecisione.

E adesso? Continuavo a chiedermi.

Cosa avremmo fatto? Cosa aveva intenzione di fare lui.

"Beh, adesso almeno non c'è bisogno che ti dica chi è venuto a farti visita" commentai, spezzando il silenzio che si era creato.

"È vero quello che ha detto?" alzò lo sguardo e aspettò una mia risposta con una certa impazienza.

"Cosa?" aggrottai le sopracciglia.

"Che...che è venuto da me in questi giorni?" deglutì e prese a giocare nervosamente con il lenzuolo spiegazzato.

"Sì," risposi sinceramente. Ecco che adesso arrivava il momento in cui cambiava idea e correva a cercare Stan. Metaforicamente parlando, si intende "Ha detto di essere subito corso qui appena saputo della notizia"

Lui annuì.

Lo vidi pensare, forse indugiare. Che se ne fosse davvero pentito?

La consapevolezza mi colpì in pieno viso. Dovevo immaginare che sarebbe andata a finire così, che io sarei stato solo una pedina tra le sue mani.

Non avrei dovuto affezionarmi, cercare di capirlo, studiarlo. Sapevo fin dal principio che nascondeva una storia più complicata di quanto potesse sembrare ma nonostante tutto decisi di immergermi fino alla testa in quel triangolo amoroso, andando contro ogni regola, ogni mia morale e ogni mia aspettativa per seguire uno stupido organo involontario che creava più problemi di quanti ne risolvesse.

Indietreggiai, sia da lui che dai miei pensieri.

Che stupido a pensare alla possibilità che scegliesse me, piuttosto che lui.

Era rimasto più colpito dall'aver scoperto che Stan gli fosse restato accanto per tutto quel tempo che dell'avermi trovato accanto a lui al momento del risveglio. Non aveva minimamente pensato a me, a quello che io avevo fatto per lui. Mi aveva dato per scontato.

"Adesso è meglio se..." deglutì e presi un profondo respiro "Vado ad avvertire gli altri"

Non lo guardai in viso. Mi voltai e gli diedi le spalle, cercando di raggiungere la porta il più velocemente possibile.

Adesso stava bene, lo avevo visto svegliarsi, parlare. Il mio compito era finito. Non c'era niente per me in quella stanza.

"No Harry, aspetta!"

Scossi la testa e senza nemmeno diminuire il passo, uscì dalla stanza.

Sorrisi amaramente mentre la vista mi si appannava. Chiusi gli occhi e mi passai una mano sul viso.

Sapevo che fosse una battaglia già persa in partenza, perché ci avevo sperato così tanto?

Decisi di annunciare il risveglio di Louis anche a Zayn e Liam, per poi ritornare a casa e cercare di riposare qualche ora.

Non volevo pensare più a nulla, ero completamente sfinito.

Speravo solo che i miei pensieri non mi torturassero anche in sogno.

~ ~ ~ ~

Mi svegliai dopo un profondo e piacevole pisolino ristoratore nel mio comodo e caldo letto.

Sembrava passata un'eternità dall'ultima volta che ero riuscito a dormire così bene.

Allargai le braccia sopra il letto e richiusi gli occhi, rilassandomi ancora un pò.

Che ore erano? Non ne avevo idea.

Sbirciai da lontano la finestra coperta dalla pesante tenda. Non avrei potuto scoprirlo se non avessi spostato la tenda, ma l'idea di alzarmi e perdere così la pace dei sensi non era nemmeno contemplabile.

A quanto pare però qualcuno lassù non la pensava allo stesso modo perché il telefono aveva cominciato a squillare prepotentemente, spezzando il silenzio della casa e, conseguentemente, anche i miei nervi.

Grugnì irritato e mi misi seduto. Mi guardai intorno ancora assonnato.

Dove diavolo era quel maledetto aggeggio elettronico?

Sbuffai, ormai consapevole che la pace era già finita, e mi alzai stiracchiandomi e sbadigliando. A passi felpati mi diressi in cucina.

Il telefono era sul tavolino del soggiorno che continuava a squillare e vibrare imperterrito, facendo quasi cadere le chiavi della macchina sul parquet.

Roteai gli occhi irritato e afferrai il cellulare. Chiunque mi stesse disturbato, avrebbe avuto l'onore di guadagnarsi tutti gli insulti della mia lunga lista di rimproveri senza possibilità di poter sfuggir--

Louis.

Ecco cosa c'era scritto sullo schermo del telefono.

Perché mi chiamava?

E perché io avevo così paura di parlare con lui?

Dannazione.

Indugiai sul posto. Non volevo parlargli.

Così, da codardo quale ero, decisi di lasciar squillare il telefono e ignorare la chiamata di Louis.

Ironico. Solo ieri speravo di poter sentire la sua voce ancora una volta e adesso non volevo neanche parlargli al telefono.

La vita aveva proprio un bel modo per divertirsi, uh?

Lo riposi al suo posto e andai in cucina. Una buona cena mi avrebbe fatto più che bene.

Louis non era un problema.

Non mi importava di lui.

Ah-ah, nemmeno un pò.

Finalmente il telefono smise di trillare violentemente e non potei evitare di sospirare sollevato.

Ebbi appena il tempo di aprire il frigo prima che il cellulare cominciasse nuovamente a squillare.

Grugnì infastidito e con un colpo secco chiusi il frigorifero.

Basta, non avrei potuto sopportare un minuto di più quella sgradevole suoneria che mi ero ripromesso di cambiare ma che puntualmente dimenticavo di fare.

Forse quello sarebbe stato il momento giusto per eliminarla definitivamente dal telefono.

Mi affrettai a percorrere quei pochi metri che dividevano la cucina e il salotto e con determinazione afferrai il cellulare.

Via il dente, via il dolore.

"Pronto?"

"Perché non mi hai risposto"

"Ciao anche a te, Louis" risposi nervosamente.

"Non cambiare argomento"

"Non lo sto facendo," borbottai debolmente "Non avrei motivo di farlo"

"Questo," schioccò la lingua sul palato "è quello che direbbe qualcuno che invece il motivo ce l'ha eccome"

Roteai gli occhi "Cosa vuoi, Louis?"

"Delle risposte" rispose coinciso.

Sapevo a cosa si riferiva e non avevo per niente voglia di rispondergli.

Perché avevo risposto al telefono? Avrei potuto godermi la mia cena in santa pace, senza nessun Louis a farmi l'interrogatorio, neanche avessi ucciso qualcuno.

"Non ho idea di cosa tu stia parlando" mi passai una mano tra i capelli e mi morsi il labbro, sperando che smettesse di farmi domande.

"Ho capito, sei nella fase dell'incazzatura e non posso darti torto, davvero. Ma devo parlarti," annunciò seriamente "Di persona"

"Adesso?" chiesi agitato. Non era per niente pronto ad affrontarlo "Sono sicuro che i dottori pensino che debba riposare, Louis"

"Cazzate, ho riposato abbastanza." Disse con tono niente affatto divertito "Harry, non farti pregare" concluse, sospirando da dietro la cornetta.

Mi presi un paio di secondi per pensare. Era piuttosto chiaro quello che avrebbe voluto dirmi: mi dispiace davvero tanto ma provo ancora qualcosa per Stan.

Ero pronto ad ascoltare qualcosa del genere? Assolutamente no.

Anche se in fondo sapevo che prima o poi lo avrebbe scelto, non potevo credere che stesse succedendo adesso.

"Ho delle...cose da sbrigare, cose piuttosto urgenti. E sono anche molto stanco, scusa Louis"

"Tesoro, io sono il Re delle Scuse da Quattro Soldi, non puoi battermi su questo campo. Pensi che possa credere a delle scuse così poco convincenti?" chiese con finto bonismo.

"Per tua informazione, non ho dormito decentemente per due settimane consecutive e adesso, se non ti dispiace, vorrei recuperare delle ore di sonno perdute," esclamai, non potendo trattenermi oltre "Stan non è l'unico ad esserti stato accanto, se non te ne fossi reso conto"

Sì, mi stavo comportando da bambino immaturo e irragionevole ma non mi importava. Avevo fatto tanto per lui e solo perché tenevo a lui. Non poteva screditarmi così.

"Harry, non ho intenzione di fare questa conversazione tramite uno stupido telefono. Muovi il culo e vieni immediatamente qui"

"No"

"Sì!"

Mi tirai la punta dei capelli irritato e sprofondai sul divano accanto a me.

"Perché continui ad insistere?"

La risposta arrivò immediatamente, forte e chiara alle mie orecchie, facendo perdere al mio cuore qualche battito.

"Perché hai frainteso tutto, stupido idiota! Come puoi solo pensare che provi ancora un qualche interesse per Stan? Pensi possa dimenticarmi così facilmente di tutto quello che abbiamo passato?"

Spalancai gli occhi all'inverosimilile e mi raddrizzai sul divano, mettendomi seduto. Torturai il labbro agitato mentre i miei occhi si posavano freneticamente su ogni particolare del soggiorno. Venni poi attirato da un lucente oggetto metallico di fronte a me e mi chiesi se quella che stavo per fare fosse la scelta giusta.

In fondo non sarebbe stato così male. Avrebbe fatto bene ad entrambi, avremmo potuto essere felici, insieme.

"Dì qualcosa" sussurrò lui, interrompendo i miei pensieri. Potevo sentire dal suo tono di voce che era ansioso di sapere cosa mi stesse frullando in testa.

E fu proprio in quel momento che presi la mia decisione e afferrai le chiavi della macchina.

"Sto arrivando"







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Ciao bella gente!

Come vedete la storia sta volgendo a termine, e il prossimo potrebbe essere il penultimo-- o addiruttura ultimo-- capitolo!

Commentate in tanti, sono curiosa di sapere cosa ne pensate!

Alla prossima xoxo

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Capitolo 25
*** 25 ***


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Indugiai davanti la porta della stanza di Louis per un paio di minuti, occupati a torturarmi le labbra e a tirarmi le punte dei capelli. Probabilmente chi era passato per quel corridoio aveva pensato avessi qualche rotella fuori posto.

E forse non avevano poi così torto.

Perché avevo così paura?

Paura di cosa, poi? Di un suo eventuale rifiuto? O forse paura che tutto questo tempo a pensare avevano fatto riaffiorare ricordi negativi su di me e sul mio comportamento?

Al telefono però non sembrava volesse rimproverarmi di qualcosa. Sembrava...felice?

Sbuffai irritato. Qualunque cosa volesse dirmi, avrei dovuto farmene una ragione. Ero grande, maturo, razionale e sapevo affrontare i problemi di petto.

E proprio a dimostrazione di questo continuavo a starmene in piedi davanti a quella dannata porta chiusa.

Mi guardai intorno alla ricerca di qualche viso familiare, sperando di poter perdere più tempo possibile ed essere in qualche modo giustificato per il mio ritardo.

Lanciai un'occhiata all'orologio al polso. Erano passati esattamente ventidue minuti dall'ultima chiamata di Louis. E non potevo nemmeno incolpare il traffico o la lontananza visto che l'ospedale distava nemmeno dieci minuti e le strade erano quasi sempre desolate.

Scossi la testa e ignorai tutte le mie stupide e inutili paranoie nella testa.

Afferrai la maniglia e la girai, aprendo la porta con sicurezza e determinazione. Sobbalzai spaventato quando vidi il viso stupito e allo stesso tempo terrorizzato di Zayn a pochi centimetri dal mio viso.

"Dio, mi hai fatto prendere un colpo! La prossima volta dai almeno un minimo di preavviso"

"Non è colpa mia, è il tuo tempismo che fa pena"

"In questo corpo e in questa mente, nulla fa pena" mi fece l'occhiolino ed io roteai gli occhi divertito "Indovina un pò Louis?" chiamò il ragazzo sul lettino "È arrivata la tua principessa azzurra"

Arrossì come un peperone e lo spintonai indignato.

"Non sono la sua principessa!" Zayn alzò un sopracciglio che lasciava intendere molte cose "Non-- non sono nemmeno una principessa!"

"Oh, certo" rispose lui con accondiscendenza, dandomi delle amichevoli pacche sulla spalla "L'importante è crederci fino in fondo"

Stavo per rispondergli, con tanto di insulti a suo carico, quando mi interruppe brutalmente.

"Vi lascio soli, Liam mi sta aspettando fuori. Ci vediamo Louis." Si voltò verso il moro facendogli un veloce cenno con la mano "Tra un paio di giorni verrò a prenderti, abbi un pò di pazienza" Poi si voltò verso di me con uno strano sorriso sghembo prima di superarmi e uscire definitivamente dalla stanza.

Voltai il capo verso Louis e per un rapido secondo mi mancò il respiro.

Era seduto rigidamente sopra il lettino, con una gamba piegata e il lenzuolo immacolato leggermente sollevato. La testa poggiata svogliatamente e con disinvoltura contro la testata del letto. I capelli scompigliati quasi come se si fosse appena svegliato. Sul viso un sorriso impertinente che gli avrei tolto volentieri a forza di baci, e gli occhi che gli brillavano come due preziose gemme al buio.

"Ehi" sussurrò lui con ancora gli angoli della bocca sollevati verso l'alto.

Ma che avevano tutti da sorridere, oggi?

"Ciao" ricambiai velocemente il saluto, guardandolo come incantato "Come stai?"

"Rispetto a mezz'ora fa?" rise. Subito dopo si toccò il petto facendo una smorfia di dolore. Poggiò anche l'altra gamba sul materasso "Sto più che bene, in realtà. Nessun capogiro, nessun particolare dolore-- a parte questi ovviamente," si indicò il petto, su cui aveva una fasciatura tutto attorno a causa delle costole incrinate, e il polso rotto "Ma cosa più importante: nessun trauma cranico." Ridacchiò passandosi una mano tra i capelli con la mano buona "Non capisco perché non posso tornare a casa. Guardami! Riesco ancora a camminare!" mosse le gambe per sottolineare l'ovvio.

Roteai gli occhi divertito "Sei stato in coma Louis, come pensi possano farti uscire dopo nemmeno..." mi feci il conto con le dita "Tre ore!" esclamai facendomi scappare una piccola risata.

Lui fece spallucce con indifferenza "Tutti dicono che gli ospedali servono dei pasti disgustosi. Ed io sono troppo giovane per assaggiare quelle schifezze, dannazione. Pensavo di dover aspettare altri sessanta anni prima che arrivasse questo momento"

Risi apertamente, scuotendo la testa. Mi avvicinai al lettino e mi sedetti ai suoi piedi, osservandolo felice.

Mi era mancato tutto questo: la sua ironia, il suo continuo lamentarsi, il suo adorabile broncio, il mio guardarlo con adorazione.

Anche lui mi guardava. In realtà non aveva distolto lo sguardo da me da quando ero entrato nella stanza. Quella situazione mi metteva un pò a disagio ma non potevo non ammettere di non esserne lusingato.

"Quando-" mi schiarì la voce "Quando ti dimetteranno?" chiesi per spezzare l'imbarazzo che si era creato.

"Tra tre giorni. Solo per assicurarsi che io 'stia bene'" mimò con le dita. Poi, rendendosi conto di aver fatto una mossa troppo azzardata, abbassò lentamente il polso soffocando un gemito di dolore.

"Stà attento" sussurrai, afferrandogli il polso più dolcemente possibile e poggiandoglielo sul materasso al posto suo, facendo poi restare la mano sopra la benda bianca. Presi ad accarezzare la porzione di pelle delle braccia, sentendolo trattenere il fiato per il contatto. Sorrisi tra me e me e mi morsi il labbro.

Allora anche lui provava le mie stesse sensazioni.

"Quindi sarà Zayn a venirti prenderti dopo che ti avranno dimesso?"

Continuai a mantenere gli occhi sulle mie dita che si muovevano delicate sul ragazzo. Avevo paura di guardarlo negli occhi e non potermi trattenere oltre, finendo per dire qualcosa di cui avrei potuto pentirmene il giorno dopo.

"A meno che nessun altro si faccia avanti...sì, sarà lui"

Quella frase nascondeva così tante allusioni.

Voleva davvero che lo accompagnassi io a casa?

"Vorresti che fosse qualcun'altro?"

Fece spallucce "La speranza non ha mai ucciso nessuno"

Cercai di nascondere il sorriso che sapevo star per nascere, ma a quella vicinanza era difficile che non lo notasse.

"Perciò...tu saresti il mio ragazzo uh?"

Spalancai gli occhi e sollevai lo sguardo sul suo, completamente confuso. Il mio cuore fece una doppia capriola al vedere che mi stava già guardando, intensamente e attentamente.

"C-Cosa?" mi strozzai con la mia stessa saliva.

"Zayn mi ha raccontato un paio di... cosette." Sorrise lui misterioso "Soprattutto di quella volta in cui hai finto di essere il mio ragazzo per sapere in che condizioni ero ridotto"

"Pensavo fosse mio amico. Che traditore ipocrita" arrossì leggermente ed alzai gli occhi al cielo.

"Ehi, è anche mio amico. Ed io lo sono da più tempo di te, tesoro, a me deve la sua completa devozione"

Inarcai un sopracciglio "E questo in base a quale regola sull'amicizia?"

"Sulla mia" rispose schiacciando la lingua sul palato.

"Mi ero quasi dimenticato" accompagnai l'esclamazione con un sospiro.

"Di cosa?"

"Della tua presunzione" risposi con ovvietà, aprendomi in un sorriso con tanto di fossette facendolo sorridere di rimando.

Ero soddisfatto di vedere che anch'io ero capace di renderlo felice. Solitamente era sempre lui quello a farmi ridere per le sue battutine e le sue idiozie, e invece questa volta ero stato io a far apparire quella meravigliosa visione degli occhi arricciati al lati, degli occhi brillanti e delle labbra tirate in sù. Ci era mancato davvero poco alla fine di tutto quello e al solo pensiero mi si strinse lo stomaco.

"Louis," presi un profondo respiro e cautamente scandì le successive parole "Cosa è successo?"

"Nulla," rispose velocemente lui, confuso "Non ho fatto niente, te lo giuro"

"No," scossi la testa "Intendo cosa è successo quella notte"

"Oh," esclamò preso in contropiede "Beh, uhm...cosa vuoi sapere esattamente?"

Deglutì in difficoltà "Cos'è successo prima che andassi a sbattere contro quell'albero?"

Lui sospirò e abbassò lo sguardo. Prese poi a giocare con i lembi del lenzuolo.

"Vuoi davvero farmelo dire? Pensi che non mi sia dato già abbastanza volte dell'idiota?"

"Non voglio che ti senta idiota. Voglio solo...sapere la verità"

"Stavo piangendo, d'accordo? Non c'è molto da dire. Avevo l'umore a terra dopo-- dopo quello che è successo tra di noi, così ho deciso di fare un giro con la macchina e...diciamo che non avevo previsto tutto il resto"

"È colpa mia" asserì con sicurezza. Se prima non ne ero sicuro, adesso Louis mi aveva dato la certezza.

"Cosa?" sollevò il viso e mi guardò incredulo "No Harry, non dire stronzate. È stata solo colpa mia, va bene? Non avrei dovuto-"

Scossi la testa con veemenza, facendo cadere davanti al viso qualche ciocca di capelli.

"Non fare così, Harry." Mi prese la mano appoggiata sul suo braccio e la portò alla sua bocca. Con dolcezza e delicatezza mi baciò il dorso, non distogliendo lo sguardo da me "Non addossarti colpe che non hai. Lo sai anche tu che non è così. Per qualche strano motivo hai bisogno di prenderti la colpa per tutto, anche quando tu non c'entri nulla." strinse la mia mano, facendola aderire completamente alla sua "È mania di protagonismo o semplicemente masochismo?"

Una scintilla di elettricità mi attraversò la schiena per il contatto improvviso, facendomi mordere il labbro.

"Pensi davvero che...che non sia stata colpa mia?" chiesi in un sussurro.

"Quante volte dovrò ripetertelo affinché ti entri in quella minuscola testolina ricoperta di fitti boschi di ricci?"

"Fino all'eternità" gli feci la linguaccia dispettoso.

Lui mi sorrise e poggiò nuovamente la testa contro il muro. Mi presi un attimo per osservare le nostre mani unite, stese sopra il suo addome. Troppo vicine, per i miei gusti, alla sua zona x.

Cercai di non pensare al calore del suo corpo contro la mia mano e mi concentrai su altro, evitando accuratamente pensieri poco casti.

"Perciò, il ragazzo estremamente dolce con gli occhi castani e con un senso di disponibilità infinita, è tuo amico?" chiese curioso Louis "Dovevo immaginarlo" concluse con un mormorio.

"Intendi Liam? Sì, è il mio migliore amico." Sorrisi facendo comparire le fossette "Aspetta, cosa intendi?" aggrottai poi le sopracciglia.

"Non mi aspettavo niente di meno da un ragazzo che aiuta sconosciuti a fare chiarezza nella propria vita nello stupido bar per ubriaconi in cui lavora." Spiegò schioccando la lingua sul palato "Liam è proprio come te"

"Chi ti ha detto che aiuto gli sconosciuti che vengono nel mio locale?"

"L'ubriacone e primo cliente del tuo bar: Zayn" alzò gli occhi al cielo come se fosse una cosa ovvia "Anche lui è il mio migliore amico, Harry, so più di quello che vorrei sapere. E non so se questo sia un bene ad essere sinceri" pensò ad alta voce guardando il nulla davanti a sè.

Scossi la testa con un sorriso divertito "Cosa potrà averti mai detto da traumatizzarti così tanto?"

"Oh fidati, non lo vuoi sapere davvero." Ridacchiò nella mia direzione "Diciamo che ha solo accennato a delle attività fisiche che potrebbero fare orrizontalmente su un qualche piano solido. O anche verticalmente." fece poi una smorfia "O obliquamente"

"Non aggiungere altro, per favore. Le mie orecchie sono troppo sensibili per questo" arricciai il naso con orrore.

"Si vede davvero tanto che ci tiene a lui, comunque. Quei due sono stati qui fino ad adesso e ogni volta che lo guardava mentre parlava aveva dei disgustosi occhi a cuoricino. Sembrava pendere dalle sue labbra"

"Anche Liam non è da meno." risposi, triste che il ragazzo ancora non si fosse del tutto aperto alla sua sessualità "Solo che tutto quello che sta passando...non è facile da superare. Deve capire cosa vuole dalla sua vita e-- e non lasciarsi sfuggire l'occasione di poter essere felice"

"Sembra più complicato di quanto sembri" inclinò la testa di lato.

"Lo è" sospirai osservando un punto indefinito nel suo petto "Ma sono sicuro che farà la scelta giusta. È un ragazzo sveglio, riuscirà a capire quale sia le scelta più giusta da fare. O almeno lo spero" sussurrai mordendomi un labbro.

"Gli vuoi molto bene" non era una domanda, piuttosto un'osservazione. Non era poi un segreto, in fondo.

"Più di quanto voglia bene a me stesso," esclamai con una leggera risata "È stato a mio fianco fin dai tempi della pietra e non mi ha mai abbandonato. Voglio soltanto che sia felice, è...è chiedere troppo?"

"Non è mai troppo chiedere la felicità di qualcuno, Harry" mi osservò intensamente. Il suo sguardo era così potente e sincero che mi mise leggermente in imbarazzo "Tutti vorremmo che le persone che amiamo siano felici, purtroppo però questo non dipende da noi e non riusciamo mai a farcene una ragione. A me piace pensare che più l'anima di una persona sia tormentata, più il suo lieto fine sarà grande. Non pensi sarebbe una cosa bellissima?"

Annuì, completamente catturato dalla sua voce, dalle sue labbra e dai suoi pensieri.

"Sì, sarebbe davvero...splendido" risposi con un sorriso da ebete.

Improvvisamente mi ricordai del perché fossi venuto e incominciai ad agitarmi, muovendo impercettibilmente la gamba.

Louis inarcò un sopracciglio e inclinò la testa di lato.

"Harry, devi dirmi qualcosa?" sorrise, curioso.

"Io no. Tu, d'altra parte..." mi guardò confuso e mi affrettai a spiegare "Mi ha chiamato dicendomi che dovevi parlarmi"

"Oh, giusto!" esclamò lui, quasi fosse stato colpito da un'illuminazione "Ehi rilassati, non ho mica intenzione di mandarti al patibolo. Direi che potremmo parlarne quando uscirò da quest'orrendo posto" arricciò il naso.

"Non capisco. Mi hai chiamato mezz'ora fa, costringendomi a farmi venire qui con la scusa di dovermi dire qualcosa di importante e alla fine stavi...mentendo?"

"Non era una scusa," roteò gli occhi "devo davvero parlarti. Solo che questo non è il posto... ideale" mi sorrise genuinamente "E poi non ti ho costretto a venire qui. Hai fatto tutto tu, riccio"

"Ti ricordo che non mi hai lasciato nessuna scelta"

"Potevi restare a casa, abbuffarti di gelato e guardare qualche programma spazzatura che trasmettono 24h su 24h in televisione, ignorando completamente le mie parole"

"Ma io ho scelto di venire da te. Questo non conta nulla?" misi il broncio.

Con il pollice mi accarezzò il dorso della mano, ancora intrecciata alla sua. I brividi mi attraversarono la schiena come elettricità.

"Appena usciti da qui ti mostrerò la mia gratitudine" fece un mezzo sorriso malizioso. Poi chiuse gli occhi per qualche secondo, rilassandosi completamente contro la testata del letto.

"Adesso meglio che vada," sussurrai, con le guance ancora rosse per l'affermazione di poco prima, che nella mia mente aveva assunto un significato ben diverso e che aveva poco a che fare con la castità "Sarò qui fuori, se hai bisogno di me"

Gli sorrisi timidamente e con tutta la dolcezza e delicatezza che potei, mi chinai su di lui, sfiorandogli la fronte con le labbra. Lui aprì leggermente gli occhi, guardandomi esausto.

"Sono felice che tu sia qui con me"

"Non potrei immaginare di essere altrove" sussurrai prima di allontanarmi dal suo viso e guardarlo senza parole per un paio di secondi, accecato dalla sua bellezza eterea.

Prima che facessi qualcosa di cui avrei potuto pentirmene girai i tacchi e me ne andai, lasciando silenziosamente la stanza.

Sospirai quando la porta si richiuse delicatamente dietro di me.

Non era andata male come pensassi. Non aveva chiuso con me, o almeno non ancora. Che fosse questo ciò che mi teneva segreto, quello che voleva dirmi non appena usciti da qui?

Perché diavolo pensavo sempre al peggio?

Adocchiai da lontano la figura di Stan appoggiato contro la macchinetta del caffè mentre beveva lentamente il liquido dal suo bicchiere di carta e osservava il muro di fronte a sè.

Il ragazzo in questione sembrò avvertire il mio sguardo perché si voltò nella mia direzione. I suoi occhi, dapprima vuoti, si accesero di una strana scintilla; la sua mascella si strinse; la sua mano strinse più del dovuto il bicchiere che teneva in mano.

Prima che la situazione peggiorasse, gli diedi le spalle e lo lasciai lì da solo a pensare, o a continuare a covare odio contro di me. Non che mi importasse poi molto, in ogni caso.

Poco più avanti, lungo la mia strada, incontrai Zayn e Liam che chiacchieravano seduti su delle sedie di plastica. I loro visi non erano per niente sorridenti: Liam era serio mentre gli parlava, Zayn semplicemente lo fissava con sguardo indecifrabile.

Mi chiesi cosa stesse succedendo.

"Ehi voi due, problemi in paradiso?" mi avvicinai con un sorriso curioso che non nascondeva però un certo nervosismo.

Liam si voltò a guardarmi ma non ricambiò il mio viso sorridente. Gli occhi di Zayn invece non si staccavano dal maglione azzurro di Liam.

"Harry" mormorò quest'ultimo, mordendosi il labbro inferiore. Poi si alzò e mi raggiunse. Lanciò una veloce occhiata a Zayn che adesso si stava dirigendo verso le scale alla fine del corridoio, con l'intenzione probabilmente di tornare a casa "Devo parlarti" concluse con un sospiro, osservando la schiena di Zayn allontanarsi.

"Cosa succede?" chiesi allarmato "I tuoi genitori stanno bene? Tua sorella Ruth? E Nicola?"

"Sto bene, Harry. Stanno tutti bene" si voltò a guardarmi tristemente "Ho solo...voglio ritornare a casa"

"Hai bisogno di un passaggio? La mia macchina è qui fuori--"

"No, non questa casa. Sto parlando di quella a Los Angeles" scandì lentamente le parole.

"Oh" esclami sorpreso. Ripensai al volto serio di Zayn e ricollegai il tutto "Oh" esclamai adesso più consapevole di quello che stesse accadendo "E...uhm, come mai?"

Lui sospirò "Devo risolvere alcune cose e-- assicurarmi che non stia impazzendo. Tutto questo non era previsto, lui non lo era. Devo solo...fare chiarezza con la mia testa"

"E con il tuo cuore." Aggiunsi con un piccolo sorriso "Cosa hai detto a Zayn?"

Fece spallucce "Che dovevo sbrigare delle cose urgenti e che non potevano aspettare oltre. E che non ero sicuro di ritornare"

"Cosa?" quasi mi strozzai con la mia stessa saliva.

"Harry, non essere sempre così fastidiosamente positivo! Pensi che in qualche giorno possa risolvere la situazione con Sophia? Pensi che potrei riuscire a capire se lui sia quello che davvero voglio e che non sia solo una stupida infatuazione?" sbottò tirandosi le punte dei capelli "Ci potrei mettere mesi o potrei addirittura non ritornare più. Come pensi potrei dirglielo poi?"

Gli misi una mano sulla spalla, stringendogliela e obbligandolo a guardarmi.

"Voglio solo che tu faccia quello che ti senti di fare. La vita è la tua e se pensi che questa sia la scelta giusta allora io sto dalla tua parte. Io sarò sempre dalla tua parte, Liam. Solo...pensaci bene, va bene? Non voglio più vederti arrivare qui con l'intenzione di dimenticare qualche ragazzo. Sii felice per quello che sei, non devi fingerti qualcun'altro per esserlo"

Lui annuì con gli occhi lucidi e mi strinse in un lungo abbraccio. Ci allontanammo dopo qualche minuto e gli sorrisi.

"La prossima volta sarò io a venire da te, che te ne pare?"

"Sembra una fantastica idea" e dopo quella che sembrò un'eternità, lo vidi aprirsi in un piccolo minuscolo sorriso. Sempre meglio di niente.

Indietreggiò poi di qualche passo e si voltò definitivamente, lasciandomi in mezzo al corridoio con gli occhi lucidi. Sapeva quanto odiassi gli 'addii' e ogni volta che mi rivelava di voler ritornare in America evitava di farmeli, salutandomi come se avesse intenzione di rivedermi l'indomani.

Era per questo che gli volevo bene: mi conosceva fin troppo bene.

Sospirai e scacciai la lacrima che era sfuggita al mio controllo. Lanciai un'occhiata all'orologio e notai che l'orario delle visite sarebbe finito a momenti.

Mi dispiaceva lasciare Louis da solo, ma non potevo rimanere con lui in ospedale. Adesso stava meglio e non aveva bisogno di infermiere o di amici--o finti fidanzati-- che lo tenessero sotto controllo ogni minuto della giornata. O meglio, non potevo.

Guardai alle mie spalle e Stan non era più accanto alla macchinetta. Se n'era andato. Decisi di andarmene anch'io a casa, esausto della lunga giornata.

Uscì dall'edificio e in fretta, con la testa pieni di pensieri, percorsi quei pochi metri che mi dividevano dalla mia auto.

"Ehi, tu!"

Immediatamente mi voltai verso la voce con le sopracciglia aggrottate e il cuore in gola. Vidi Stan poggiato malamente contro una macchina mentre mi guardava, per niente amichevolmente aggiungerei.

A quanto pare non se n'era ancora andato.

Non risposi. Rimasi a guardarlo impassibile. Lui si avvicinò minaccioso con i pugni delle mani serrati.

"Lascia in pace Louis" trillò con rabbia.

"Non mi risulta che lo stia infastidendo" risposi con un'irritante sorriso.

Sì, avrei giocato al suo stesso gioco. Gettiamo benzina al fuoco.

"Tu," mi indicò con l'indice "Tu mi ha detto di dover lottare per riavere indietro Louis, mi hai detto che avrei dovuto farmi perdonare. E adesso vuoi....vuoi rubarmi il ragazzo?" esclamò stupito.

"Ex." sottolineai il termine "E se te ne fossi dimenticato sei stato tu a mollarlo"

"Mi spieghi che diavolo di problemi hai?" agitò le mani nervosamente.

Sospirai. In fondo questo casino era colpa mia e della mia stupida boccaccia. Se quel giorno non avessi provato a fare la cosa giusta adesso non sarei in questa condizione.

"Ascolta, mi dispiace tanto ma non volevo--" volevo cosa? Farlo tornare insieme lui? "Non dovevo intromettermi. Ho conosciuto Louis subito dopo la vostra rottura e--"

"E gli hai offerto una spalla su cui consolarsi" sputò con una risata incredula.

"No, me ne sono innamorato" risposi con sicurezza.

L'avevo detto davvero? Sì, dannazione.

Lo pensavo davvero? Diavolo, certo che sì.

Me ne ero pentito di averlo confessato proprio a lui? Beh, forse sì, ma ormai non potevo più tirarmi indietro. Il dado è tratto.

Lo vidi stringere la mascella. I suoi occhi non lasciavano trasparire nessuna emozione se non la rabbia.

Improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, vidi Stan percorrere gli ultimi metri che ci separavano, stringendo la mano a pugno e gettandosi contro di me.

Pochi secondi dopo mi ritrovai a terra, confuso, con una mano contro lo zigomo dolorante e l'altra sul freddo marciapiede a sostenermi dal cadere.

Stan mi guardò sprezzante prima di voltarmi le spalle e andarsene, questa volta sul serio.

Chiusi gli occhi e mi tastai la guancia. Faceva dannatamente male e forse questo me lo ero meritato davvero.

Promemoria per la prossima volta: mai cercare di far rimettere insieme il ragazzo che ami con il suo ex.
 


 

 

_______________

Capitolo esageratamente lungo, non credete? Però accadono tante cose quindi non potevo essere più breve di così altrimenti sarebbe uscito fuori uno schifo lol.

Taante stelline per il mio sforzo-- di aver scritto il capitolo-- e per il vostro-- di averlo letto-- ahahah

Il prossimo credo proprio sarà l'ultimo capitolo e sono sicura che vi piacerà tanto, if you know what i mean *ammicca più volte fino a sembrare una cerebrolesa*.

Grazie per il continuo supporto, sperò che continuate così fino alla fine! Ricordate che è anche grazie ai vostri apprezzamenti tramite recensioni che riesco a trovare la sicurezza di star facendo un lavoro decente e proseguire così con più determinazione, anche se purtoppo ne ricevo pochissime. Quindi, cosa altro aggiungere, spero siate soddisfatte del capitolo.

Alla prossima :)

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Capitolo 26
*** 26 ***


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Una settimana dopo

Mi asciugai la fronte con la manica della mia maglietta preferita. Afferrai il vassoio pieno di bicchieri zeppi di liquidi colorati con tanto di ombrellini e cannuccia.

Senza perdere tempo mi diressi verso il tavolino vicino alla finestra, circondato da quarantenni che ridevano rumorosamente e che non si curavano di essere più silenziosi, non rispettando così la quiete e la pazienza delle persone dei tavoli vicini.

Con un sorriso, finto come il sedere della cameriera che mi aiutava con i turni nel bar, sistemai gli ordini sul tavolino e il più cordialmente possibile mi dileguai per controllare la situazione negli altri tavoli. Riferì ad ognuno di loro di essere disponibile in qualsiasi momento, assicurandomi anche che i loro ordini fossero già stati presi e che non stessero aspettando da troppo tempo. Subito ritornai dietro al bancone e con un'incredibile velocità-- acquisita grazie all'esperienza e l'abitudine-- preparai due Mojito e un Long Island per la coppia di ventenni vicino all'entrata. Aspettavano già da quindici minuti buoni.

Intravidi Pamela-- la ragazza bionda con vestiti decisamente troppo succinti per un posto di lavoro-- messaggiare con il cellulare poco distante da me con un sorriso a dipingerle il viso truccato.

"Pamela, potresti per favore mettere da parte il telefono. Le ragazze del tavolo sette sono lì da mezz'ora ad aspettare. Va da loro, dannazione!"

Lei alzò gli occhi dallo schermo luminoso e mi lanciò una mezza occhiataccia.

"Agli ordini...capo"

Roteai gli occhi.

Solo perché volevo che il personale fosse il più efficiente possibile non significava che fossi il capo. Volevo che questo bar mantenesse una certa reputazione e continuasse a dare il meglio di sè anche in giornate come queste.

Dovevo tanto a Dave, e questo era uno dei modi per riscattare il mio debito.

Finì di preparare i due drink prima di quanto pensassi e senza aspettare oltre li servì ai due clienti, scusandomi sinceramente per il ritardo. Avevamo bisogno di soldi per portare avanti la baracca e non potevo permettermi che il locale perdesse clienti invano.

Mi asciugai le mani sul grembiule e guardai il locale pieno zeppo di persone. Vidi qualcuno sollevare la mano per attirare la mia attenzione e velocemente mi ci avvicinai. Dopo aver recepito l'ordine del signore di mezza età, ritornai al bancone e preparai il caffè richiesto. Mi accorsi che c'erano già persone pronte per pagare i loro ordini e cordialmente chiesi loro di pazientare qualche minuto.

Avrei volentieri ucciso chiunque diceva che lavorare in un bar era un semplice e rilassante passatempo.

Quasi rovesciavo il liquido scuro sul pavimento mentre a passi veloci ritornavo dal cliente. Dopo essermi conto che per adesso non c'era bisogno di me-- e che Pamela stesse davvero lavorando-- ritornai dietro il bancone per far pagare alcuni dei clienti. Notai che si era già formata una lunga fila.

Almeno gli affari non andavano così male.

Subito dopo aver fatto pagare l'ultimo cliente, Pamela mi si avvicinò e con fare annoiato mi chiamò.

"Harry"

Alzai brevemente lo sguardo su di lei con fare disinteressato e leggermente irritato. Stavo lavorando, per la miseria, non volevo essere disturbato per futili chiacchiere cui era solita rivolgermi ogniqualvolta non voleva fare il suo dovere. La spinsi a continuare con un'alzata di sopracciglio.

"Un ragazzo in fondo alla sala ti ha rivolto delle critiche per il tuo...uhm, non dare molta attenzione ai bisogni dei clienti. E ha anche detto che il suo drink è insapore e decisamente meno alcolico di quanto volesse"

"Cosa?" mormorai con gli occhi fuori dalle orbite "Non è possibile, non ho mai sbagliato un drink da quando sono qui dentro. Nessuno si è mai lamentato in questo dannato bar! E poi cosa diavolo significa che 'non dò molta attenzione ai clienti'? Solo due minuti fa mi sono assicurato che tutti fossero serviti!"

"Non te l'ho rivolta io la critica," sbottò lei seccata, alzando gli occhi al cielo "Se vuoi proprio avere delle risposte, và lì e chiedigliele. Non ho tempo per queste stupidaggini." In fretta poggiò il suo vassoio colmo di bicchieri vuoti sul bancone di fronte a me "Tavolo sedici" mi informò prima di immergersi nuovamente dentro la numerosa folla di clienti con la mano alzata per attirare l'attenzione della cameriera.

Buffo come la maggior parte delle persone-- e dei ragazzi in particolare-- volessero essere serviti dalla ragazza con tacchi alti e gonna troppo corta piuttosto che da me.

No, in realtà non c'era niente di cui stupirsi.

Adocchiai i bicchieri sul vassoio e mormorai un ironico "Grazie tante per l'aiuto, Pamela" e li riposi dentro il lavandino, promettendo di occuparmene più tardi. Adesso dovevo pensare ai clienti, non potevo concentrarmi su nient'altro.

Mi diressi verso i tavoli vuoti e li pulì, posando delicatamente le tazzine vuote sul vassoio e gettando i tovaglioli sporchi. Dopo essermi liberato del problema tavoli-che-il cliente-non-poteva-occupare-se-prima-non-puliti, ripensai al ragazzo che mi aveva fatto delle critiche, ribollendo di rabbia subito dopo.

Aveva criticato me. Non Pamela, la ragazza meno seria che questo posto abbia mai avuto, ma me. Non riuscivo a credere di aver sbagliato la combinazione o le quantità degli alcolici nel drink. Non era mai successo prima d'ora, se non le primissime volte che li avevo provati ad eseguire.

Come osava mettere in discussione i miei perfetti drink?

Se la sarebbe vista con me questo idiota sciagurato, che tra l'altro mi stava anche rubando tempo prezioso per servire altre persone.

Ed io sarei quello che ignora le necessità dei miei clienti, uhm?

Con stizza mi sistemai i ricci, cercando di individuare il tavolo che Pamela mi aveva precedentemente indicato. Vidi un ragazzo di spalle sorseggiare il suo drink e osservare distrattamente il cellulare sul tavolo. Velocemente mi avvicinai, non prima di aver afferrato penna e il block notes per eventuali ordini.

Più mi avvicinavo, più mi rendevo conto della familiarità della figura che stavo osservando. Aggrottai le sopracciglia e scossi la testa per la mia stupidità. In questo bar venivano tante persone, molte delle quali erano clienti abituali.

Arrivai di fronte al tavolo e guardai distrattamente le pagine vuote del block notes facendo finta che non mi importasse di una piccola innocua critica. E Ingiusta, aggiungerei.

"Ha bisogno di aiuto, signore?" chiesi con la voce più cordiale che potessi fare, anche se mi uscì più un borbottio irritato che altro.

"Adesso sono diventato signore? Ti ci sono voluti solo tre giorni per dimenticarti di me?"

Quella voce.

Velocemente alzai lo sguardo, aprendomi poi in un'enorme sorriso a trentadue denti.

"Louis! Cosa-- cosa diavolo ci fai qui?"

Sorrise "Non sei felice della sorpresa, tesoro?"

"Sono solo sorpreso, tutto qua." Lo osservai ancora a corto di parole, studiando ogni suo piccolo minuscolo dettaglio del viso. Sembrava stare molto meglio rispetto a qualche giorno prima. Improvvisamente un senso di nervosismo si impadronì del mio corpo e sperai di non darlo a vedere "Come, uhm, sei arrivato qui?"

"Non diamo così tanto importanza a queste futili sciocchezze," agitò una mano in aria "Siediti con me, facciamo due chiacchiere"

Mi morsi il labbro, sentendomi leggermente colpevole e allo stesso tempo dispiaciuto di non poter restare in sua compagnia ancora per molto. Mi era mancato così tanto e l'unica cosa che volevo era stare un pò da solo con lui. Ma dovevo svolgere il mio lavoro-- che in quel momento odiai più di qualsiasi altra cosa-- se non volevo essere licenziato in tronco.

"Mi dispiace ma..." Sospirai "Come vedi non è proprio la giornata giusta per potermi rilassare e bere qualcosa con te. Siamo nel bel mezzo di una delle giornate più faticose che il bar abbia visto nelle ultime settimana e...davvero, vorrei restare ma--"

"Harry, tavolo cinque. Muoviti!"

Mentre mi passava accanto, Pamela borbottò a bassa voce-- con la sua innata eleganza e incredibile gentilezza-- che non potevo chiacchierare oltre con Louis, a meno che non ordinasse qualcosa.

"Scusa, non voglio metterti nei guai." Mi concentrai sul sorriso del ragazzo e sui suoi occhi particolarmente brillanti "Vai, guadagnati la tua pagnotta. Io ti aspetterò qui." Mi fece un mezzo sorriso e sorseggiò il liquido rossastro dal bicchiere "Oh e per la cronaca, i tuoi drink sono i migliori di tutta la città. Nessun sano di mente potrebbe dire il contrario"

Gli sorrisi sincero e coprì il leggero rossore sulle guance abbassando la testa e scusandomi con lui prima di andarmene definitivamente senza aggiungere un'altra parola.

Volevo solo stare insieme a lui, parlargli, scherzare, ridere insieme e magari abbracciarlo.

La sua mancanza era stata terribilmente e orribilmente opprimente, non c'era stato giorno in cui non avevo pensato a lui, alla nostra amicizia-- eravamo amici che si erano scambiati qualche bacio, certo, ma pur sempre amici-- e a tutto quello che avevamo passato insieme.

Anche se detestavo ammetterlo, Louis era diventata una persona troppo importante nella mia vita per poter essere dimenticata così facilmente.

E nonostante tutto non potevo coprire quel senso di colpa che mi attanagliava lo stomaco. Speravo che Louis non fosse arrabbiato con me.

+ + + +

Sospirai sollevato quando Dave-- il proprietario del bar che io consideravo il mio secondo padre non ufficiale-- mi si avvicinò con un sorriso e mi diede delle salde pacche sulle spalle che mi fecero leggermente perdere l'equilibrio.

"Harry, ragazzo mio. Il tuo turno è finito da un pezzo, cosa ci fai ancora qui?"

"Davvero? Credo che, uhm, mi sia sfuggito dalla mente"

Aggrottò le sopracciglia e fermò la mia mano che tentava di pulire il bancone.

"Ne sei sicuro? Ti vedo...agitato"

Mi morsi il labbro e alzai lo sguardo su di lui, vedendo i suoi occhi castani fissi curiosi sui miei.

"Sto-- sto bene. Sono solo un pò stanco, tutto qua" mormorai con voce più insicura di quanto volessi dar a vedere.

"Harry, sai che puoi raccontarmi tutto." Rispose lui con accondiscendenza "Sei come il figlio che non ho mai avuto. Se c'è qualcosa che ti turba preferisco che sia tu a dirmelo e che non sia io a dover indagare" concluse terribilmente serio.

No, non stava affatto scherzando.

Sospirai "C'è questo ragazzo che-"

"Oh, chi è? Perché non me ne hai mai parlato? Harry, credevo che fosse chiaro che potessi confidarmi tutto!"

"Dave," roteai gli occhi "credi davvero che un ragazzo possa raccontare così facilmente ad un'altra persona della propria cotta, specialmente se si tratta di un altro ragazzo?"

"Da quando sei diventato così timido?" alzò un sopracciglio divertito "Sono stato anch'io giovane Harry, anch'io ho avuto le mie esperienze e anch'io ho avuto l'imbarazzante momento in cui i miei genitori mi chiedevano "e la fidanzatina? ". E tu non sarai di meno, puoi contarci" mi puntò un dito contro con fare minaccioso e scoppiai a ridere, riuscendo a far sorridere di rimando anche lui.

"Aspetta, hai anche tu hai avuto le tue esperienze?" aggrottai la fronte "Che genere di esperienze?"

Lui agitò una mano in aria con fare incurante e "Non sono poi così importanti" borbottò imbarazzato.

Sghignazzai incredulo sotto il suo sguardo. Non avrei mai creduto che Dave avesse potuto avere delle esperienze di quel genere.

"Ad ogni modo," si schiarì la gola, facendo ritornare l'attenzione su di lui "Non capisco come questo misterioso ragazzo c'entri con tutto questo"

"Lui è...qui" soffiai a bassa voce, distogliendo lo sguardo dal suo.

"Continuo a non capire quale sia il problema"

"Non è lui il problema," chiarì subito "Sono io." Vedendo il suo sguardo confuso mi affrettai a spiegare "Non ho mai provato qualcosa di così...di così semplice e allo stesso tempo complicato come con lui. E questa cosa mi terrorizza perchè non ho idea di come comportarmi. Lo rivedo adesso dopo una settimana e...ho paura di come potrei reagire. Potrei fare la cosa sbagliata e in un attimo manderei tutto al diavolo e non voglio. Probabilmente l'ho già fatto quindi non vedo perché dovrei preoccuparmi ma...Il problema è che non so se posso permettermi di avere una persona così importante nella mia vita, capisci? Non voglio deludere le sue aspettative o ferirlo. Non riuscirei a vivere con me stesso, se lo facessi"

Dave sospirò e poggiò entrambe le mani sulle mie spalle con fare protettivo e rassicurante.

"Nessuno vorrebbe fare del male a colui che ama, è nella natura umana pensarlo e sempre lo sarà. Ma non puoi permetterti che questo ti impedisca di accogliere nella tua vita cioè che più ti fa stare bene. Non si può sbarrare la strada all'amore, Harry"

Arrossì come un peperone. Aveva definito Louis il mio amore.

"E se un giorno lo perdessi? Se se ne andasse come se nulla fosse e fossi io quello a stare male? Se in realtà per lui fossi solo un passatempo e mi stessi solo illudendo?"

"Hai detto così tanti se in una solo frase." Alzò gli occhi al cielo divertito "Non possiamo controllare il destino o le persone, l'unica cosa che puoi fare è buttarti, rischiare e fare sempre quello che ti senti di fare, nel bene e nel male." Sorrise sghembo "E non credo che questo Louis sia così male"

"E tu che ne sai?"

"Zayn potrebbe o non potrebbe avermi detto qualcosa a riguardo. In mia difesa posso dire che aspettavo che tu me ne parlassi, ma non ne hai nemmeno accennato." Dopo aver visto il mio sguardo truce si affrettò a spiegare "Mi ha solo riferito delle piccole e innocenti cose, niente di cui preoccuparsi"

"Questo è quello che dice sempre Zayn," esclamai scettico "E mi dà sempre motivo per dubitare di lui"

Rise e mi spinse gioiosamente con la spalla.

"Non hai un ragazzo da incontrare?"

Mi morsi il labbro e annuì. Lanciai un'occhiata al tavolo di Louis e il cuore prese a balzare furiosamente contro il petto. Dave mi lasciò andare, non prima di aver ridacchiato divertito e spingermi leggermente verso le decine di tavoli adesso quasi vuoti.

Vidi Louis guardare il cellulare tra le mani con particolare attenzione. Non riuscivo a vedere il suo viso ma immaginai ci fosse una ruga di concentrazione sulla fronte che lo faceva sembrare più piccolo di quanto già non fosse.

Arrivai di fronte al tavolo e mi sedetti, proprio di fronte a lui.

Era quasi l'ora della chiusura e i clienti erano già andati via. Eravamo io, Louis e qualche altra coppietta vicino al bancone. Non che mi lamentassi, sia chiaro.

"Scusami per averti fatto aspettare" iniziai la conversazione, schiarendomi la gola stranamente nervoso.

"Non devi," rispose lui alzando il capo dal telefono e illuminandomi con il suo sorriso. Accennò poi ai tavoli vuoti accanto a noi "Giornata dura, mh?"

Annuì con il capo e continuai ad osservarlo, cercando di non sembrare troppo inquietante. Non riuscivo a farne a meno, tutto di lui mi era mancato. Ero letteralmente in astinenza da lui.

"Chi ti ha accompagnato qui?"

"La mia macchina" fece spallucce lui.

Alzai un sopracciglio.

"Non dovresti guidare, lo sai. Sei ancora troppo-"

"Debole?" concluse lui al posto mio "Harry, fidati di me. Non potrei stare meglio di adesso"

Mi guardò dritto negli occhi con la sua solita schietta sincerità e arrossì. Mi maledì il secondo dopo.

In sua presenza non facevo altro che rossire, per la miseria, sembravo una scolaretta delle elementari.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani poggiate sul tavolo. Ero stato così egoista, avevo rovinato tutto. Lui aveva riposto la mia fiducia su di me ed io me ne ero fregato. Come avrei potuto guardarlo in viso?

"Cosa c'è che non va? Ho forse detto qualcosa di sbagliato?" chiese allarmato lui.

"No, no!" mi affrettai a rispondere "Tu...tu non hai fatto nulla. Al contrario" mormorai l'ultima frase così a bassa voce che credetti di averlo solo pensato.

"Che intendi dire?" controbattè lui, facendomi ricredere.

"Uhm, nulla" risposi con un colpo di tosse, pentendomi immediatamente di aver aperto il discorso.

Lui mi guardò stranito ma preferì non aggiungere altro. Grazie a Dio.

"Harry, tutto bene? Sembri esausto, perché non torni a casa?" Dave si avvicinò al nostro tavolo e mi mise un mano sulla spalla, sorridendomi in modo strano. Sobbalzai spaventato, non lo avevo nemmeno visto arrivare. Si voltò poi con fare disinvolto verso Louis "Oh, non mi presenti il tuo amico? Non devi essere timido con me, lo sai"

Roteai gli occhi al cielo.

Dave, astuto manipolatore che non era altro.

"Dave," mormorai tra i denti, capendo al volo il suo piano "Questo è Louis. Louis, ti presento Dave, il proprietario del bar"

"E suo caro amico" aggiunse lui in modo affabile, allungando una mano in sua direzione. Mano che Louis accettò e strinse amichevolmente.

"Un vero piacere, Dave. È sempre bello conoscere chi è che paga lo stipendio del proprio...uhm amico" sorrise nervosamente lui.

Gli occhi di Dave si illuminarono. In quel momento avrei voluto sprofondare sotto terra.

"Harry conosce tante persone ma è sempre molto restio a farsi degli amici. Sono contento che abbia a te." Mi lanciò un'occhiata di sbieco "Sembri un bravo ragazzo Louis, passa più spesso da qui. Sono sicuro che non sarei l'unico ad esserne felice"

Spalancai impercettibilmente gli occhi e lanciai un'occhiataccia a Dave, sperando che Louis non notasse il doppio significato di quella frase.

Lui però sembrò non preoccuparsene, anzì sorrise ampiamente.

"Lo farò, signore" rispose educatamente.

"Bene." Disse compiaciuto "Adesso vi lascio soli. Harry, noi stiamo per chiudere. Vuoi restare ancora un pò con il tuo amico? Ti dò le chiavi del locale, così poi chiudi tu"

Non ebbi nemmeno il tempo di ribattere che Dave sparì dietro la porta del suo ufficio, lasciandomi seduto a cercare di evitare di andare in panico. O di ucciderlo.

Tornò subito dopo con un paio di chiavi metallico scintillanti nella mani e un sorriso vittorioso in viso.

"Non avevi detto che sarei dovuto andare a casa?" digrignai tra i denti, comunicandogli con gli occhi che non avrei potuto affrontare Louis da solo. Completamente da solo.

"Riposerai un'altra volta, non fare il guastafeste. Louis è venuto qui solo per te!" il modo in cui pronunciò il suo nome mi fece capire che non era intenzionato a mollare la presa e proseguire con quella messinscena.

Sospirai sconfitto e annuì. Lanciai un'occhiata a Louis, ignaro delle strane occhiate tra me e Dave e della sua fissazione nel volermi mettere in imbarazzo.

Dave mi fece l'occhiolino e salutò calorosamente il ragazzo di fronte a me prima di dileguarsi dal locale.

Giocai nervosamente con le chiavi sul tavolo.

"Se vuoi ritornare a casa non è affatto un problema, lo sai giusto? Hai avuto una giornata piena e stressante, non ti biasimo se volessi riposare un pò"

"No, sto...sto bene." Risposi. Lo vidi alzare un sopracciglio scettico "Davvero, Louis. Non sono affatto stanco è solo che...Dave a volte può essere estremamente irritante"

"Non mi sembrava così fastidioso"

"Fidati, lo è" mi passai una mano tra i capelli e mi appoggiai completamente contro lo schienale della sedia.

"Si vede che avete un rapporto molto stretto" mi sorrise dolcemente e mi sciolsi sotto il suo sguardo.

"Sì, lui è una persona molto importante per me. Non è solo il proprietario del bar, è...come se fosse un secondo padre per me" confessai a bassa voce, quasi fosse un segreto da tenere all'oscuro da tutti.

"La tua famiglia è...uhm sì, insomma-"

"No," scossi la testa "Sono vivi. Mi hanno abbandonato quando ero più piccolo. Dave è stato l'unico ad essersi preso la responsabilità di prendersi cura di me e togliermi dalla strada. Letteralmente"

"Mi dispiace" pronunciò lui, riferendosi ai miei genitori "E fidati, so come ci si sente. Anche mio padre ha fatto lo stesso con mia madre e i suoi figli" sorrise amaramente. Poi scosse leggermente la testa "Ma non sono qui per questo. Non voglio pensieri tristi, stasera"

Gli sorrisi grato ed annuì. Guardai poi il bordo del suo bicchiere con fare distratto.

"Prima però devo scusarmi" affermai deciso alzando lo sguardo sul suo.

"Per cosa?" aggrottò le sopracciglia confuso "Hai per caso avvelenato il mio drink e adesso vuoi liberarti dei sensi di colpa?"

Ridacchiai e scossi la testa. Tornai poi subito serio e mi rigirai tra le mani uno degli anelli che avevo alle dita.

"Quella sera, all'ospedale. Mi hai esplicitamente detto che ti avrebbe fatto piacere se fossi stato io a riaccompagnarti a casa. Ed io...non l'ho fatto. Ho lasciato che fosse Zayn a fare tutto perché io-" deglutì "Avevo paura. Ero terrorizzato di come avrei potuto reagire dopo tutto quello che hai passato, che abbiamo passato. In un certo senso avrebbe reso tutto più reale e dovevo ancora metabolizzare il tutto, mi dispiace"

Ci fu un silenzio assordante e non mi azzardai ad alzare lo sguardo neanche per sbaglio. Solo adesso mi accorsi che non c'era più nessuno nel locale e che eravamo rimasti solo io e Louis. Il silenzio si faceva sempre più opprimente. Inghiottì il nodo alla gola.

"Era davvero questo che ti preoccupava?" chiese scioccato lui. Sollevai il capo e lo vidi ridacchiare "Pensavi che solo perché non mi hai riaccompagnato a casa i miei sentimenti per te fossero cambiati?"

Aprì la bocca e la richiusi "Beh, sì"

Louis scoppiò in una risata per poi osservarmi con una scintilla di interesse.

"Ti confesso che i ragazzi insicuri di se stessi hanno una marcia in più. Li trovo...affascinanti" poggiò i gomiti sul tavolo e si allungò verso di me, con un sorriso che ancora gli aleggiava in viso.

Arrossì perché, davvero, cos'altro avrei potuto fare in quella situazione?

Il suo sguardo poi cambiò del tutto, facendosi un pò più serio.

"Cos'è quello lì?" allungò una mano nella direzione del mio viso e mi sfiorò leggermente la guancia. Mi allontanai leggermente dal suo tocco con una smorfia di dolore.

Anche dopo una settimana il dolore si faceva sentire.

"Niente" risposi sbrigativo. Cosa avrei potuto rispondere?

"Harry" disse duramente lui.

Il suo sguardo non conteneva più nessuna traccia di divertimento, la sua fronte aggrottata gli dava un senso di preoccupazione.

Sospirai sconfitto, per la seconda volta in una serata.

"È stato Stan. Ma me lo sono meritato, sul serio. È stata tutta colpa mia, lui ha cercato solo di...di sfogarsi"

"Da quando una persona tira a pugni un'altra solo per sfogarsi?" esclamò lui corrucciato, sedendosi più dritto nella sedia "Perché non mi hai detto nulla? Ti ha fatto molto male?"

"Non era niente di che," roteai gli occhi "Qualche livido qua e là e un occhio nero. Non è stato poi così terribile." Bugia "E questo era esattamente il perché non te l'ho detto"

"E perché diamine te lo saresti meritato, poi?" esclamò stupito e allo stesso tempo irritato.

"Louis ormai è tutto passato, è successo una settimana fa. Possiamo non parlarne?"

"Assolutamente no." Rispose lui con ovvietà "Adesso risponderai alla mia domanda, che tu lo voglia o no. O preferisci che vada a chiedere direttamente a Stan?"

"C'è una cosa che non ti ho detto." Annunciai con un briciolo di coraggio "Una cosa che spiegherebbe anche perché quel giorno ti ho respinto, fuori dal bar. Il giorno dell'incidente" mormorai debolmente.

"Vai dritto al punto, Harry" esclamò lui aggrottando le sopracciglia e osservandomi attentamente.

Deglutì e iniziai a raccontare quello che da sin troppo tempo mi tenevo dentro.

"Stan era un cliente del bar di Dave. Un giorno è venuto con l'intento di ubriacarsi e, come succede spesso con i miei clienti abituali, ha incominciato a raccontarmi di lui e dei suoi problemi." Gli lanciai un'occhiata e lo vidi completamente focalizzato in ciò che stavo dicendo. Dalla sua espressione confusa capì che non aveva ancora capito il nocciolo della questione "E mi ha parlato anche di te, Louis. Mi ha detto che ancora ti amava e che odiava averti perso in quel modo. Così..."

"Così cosa?"

"Così gli ho consigliato di recuperare contatti. Di...di riconquistarti" conclusi, sapendo di averlo reso furioso.

Lo vidi chiudere gli occhi e prendere un profondo respiro.

"Non mi arrabbierò solo perché so che non è colpa tua ma del tuo stupidissimo carattere da buon samaritano." Si massaggiò le tempie "Ma questo non mi impedirà di dirti quanto tu sia stupido"

Roteai gli occhi "Lezione imparata, sta tranquillo" mi indicai con il dito il livido sulla guancia.

Allungò nuovamente la mano e con le dita mi toccò il viso. Questa volta non mi spostai.

"Ecco cosa si ottiene ad essere troppo buoni, Harry." Sussurrò, come se il locale fosse pieno di gente invece che solo di noi due "Non voglio che le persone si approfittino di te per questo"

"Non lo fanno. Quello che è successo è stata colpa mia"

"Non lo era" ribattè lui, scendendo ad accarezzarmi la mascella.

Mi morsi il labbro "Se non ci avessi provato con te, tutto questo non sarebbe successo" dissi debolmente, troppo catturato dai suoi movimenti per curarmi di altro.

"Ci stavi provando con me?" alzò un sopracciglio con fare provocatore, come se già non lo sapesse. Nonostante tutto mi fece arrossire "Devo ricordarti che Stan mi aveva già lasciato? Non hai nessuna colpa. E se avrebbe dovuto prendersela con qualcuno quello ero io," sospirò esausto "Ma adesso basta parlare di lui e della tua estrema cocciutaggine"

Sorrisi.

"Louis, è tardi. Credo che per te sia l'ora di ritornare a casa" dissi, improvvisamente dispiaciuto di averlo fatto aspettare così tanto inutilmente.

"E tu chi sei, mia madre?" alzò un sopracciglio "Sono un uomo adulto, adesso. So badare a me stesso, grazie" roteò gli occhi e incrociò le braccia al petto.

Scossi la testa "Mi dispiace averti fatto sprecare così tanto tempo per nulla, ma è davvero tardi Lou. Domani avremo tempo per parlare"

Rimase in silenzio per così tanto tempo che pensai si fosse addormentato sul posto con gli occhi fissi su di me. Poi mi sorrise sghembo e inclinò la testa di lato.

"Come desideri...mammina"

Alzai gli occhi al cielo e mi alzai dal tavolo "Vieni, ti accompagno a casa"

Si misi anche in lui in piedi. La nostra differenza di altezza si notava anche a chilometri di distanza, ma non mi dispiaceva affatto. Lo faceva sembrare più docile e ingenuo per la sua età, a dispetto del suo carattere vispo e iperattivo.

Mi seguì fuori dalla porta e aspettò pazientemente che chiudessi il locale. Ci dirigemmo verso la mia macchina e ben presto ci ritrovammo sotto il suo condominio.

Mi ricordai della prima volta che Louis mi aveva fatto entrare-- si fa per dire-- a casa sua. Non avrei potuto dimenticarmi di Zayn e della scusa della birra per lasciarci soli. Era stato divertente vedere il suo nervosismo e la sua tenera espressione irritata di chi sa di essere con le spalle al muro. Quante cose erano cambiate da allora.

Seguì Louis dentro l'ascensore-- arrossì per il ricordo del nostro bacio della buonanotte di settimane prima-- fino alla porta del suo appartamento, solo per assicurarmi che le costole non gli facessero troppo male per camminare. Non che avessi potuto fare qualcosa in caso contrario. Ad ogni modo, volevo solo accertarmi che ritornasse a casa sana e salvo.

Lo vidi aprire la porta e fare qualche passo all'interno. Si voltò a guardarmi dopo aver notato che non lo stavo seguendo.

"Non entri?" chiese con il viso corrucciato.

"Avevo detto che ti avrei riaccompagnato a casa, non che sarei rimasto"

"Non sei curioso di vedere quanti antidolorifici i dottori mi hanno dato?" sorrise alzando un angolo della bocca "Non pensavo neanche potessero esisterne così tanti"

"Per quanto sia allettante l'offerta," risposi sarcastico "credo davvero che sia meglio se riposi un pò. È stata una lunga giornata"

"Andiamo, tutto quello che ho fatto è stato guardare te volteggiare per tutto il locale da un cliente all'altro." Rispose velocemente. Si fermò poi a pensare e i suoi occhi si spalancarono leggermente "Oh. Oh, che idiota. Scusa, è ovvio che tu sia stanco." Scosse la testa "Dimentica tutto. Grazie del passaggio, Harry. Sei stato anche fin troppo gentile"

"Io, uhm, non sono stanco." Mi guardai distrattamente la punta delle scarpe con lieve imbarazzo "Beh, un pò sì lo ammetto. Ma niente di così grave da farmi addormentare sulla soglia della porta" conclusi con una lieve risata nervosa.

Mi sorrise sollevato "Allora non vedo il motivo per cui tu non debba entrare." Mi fece l'occhiolino e si voltò "Quando ti sarai finalmente deciso, chiudi la porta per favore"

Mi passai una mano tra i capelli e, dopo qualche secondo di esitazione, feci un passo deciso dentro il suo soggiorno.

Sapevo a cosa stavo andando incontro. Sapevo che adesso non avrei potuto tirarmi indietro. Ma per qualche motivo non potevo farne a meno.
 

 

 

 

_____________

Scusate l'immenso ritardo ma ho delle valide giustificazioni, giuro:

1- gli ultimi mesi di scuola sono i peggiori, e tra un'interrogazione e un compito sono letteralmente uscita fuori di testa.

2- come se non bastasse ho avuto un blocco del "lettore" e non avevo assolutamente idea di cosa e come scriverlo.

Però almeno il capitolo era lungo dai e.e

Ad ogni modo, il prossimo probabilmente sarà l'ultimo, potete festeggiare sì ahahah

Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo eh!

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Capitolo 27
*** 27- The End ***


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MA DITEMI SE NON SONO UGUALI ALL'ORIGINALI, MANNAGGIA A LORO E A PHOTOSHOP

______________
 

Mi passai una mano tra i capelli e, dopo qualche secondo di esitazione, feci un passo deciso dentro il suo soggiorno.

Sapevo a cosa stavo andando incontro. Sapevo che adesso non avrei potuto tirarmi indietro. Ma per qualche motivo non potevo farne a meno.

~ ~ ~

Chiusi subito dopo la porta e mi beai del calore e dell'atmosfera familiare ma allo stesso tempo nuova che mi circondava.

Cercai Louis, ripercorrendo la strada che aveva fatto poco prima. Lo vidi aprire il frigo e versare l'acqua su un bicchiere di vetro. Senza alzare lo sguardo fece un mezzo sorriso.

"Sapevo che non avresti rifiutato l'idea di vedere i miei antidolorifici"

Risi. Mi offrì un bicchiere d'acqua e lo accettai volentieri, bevendola a piccoli sorsi. C'era un silenzio inusuale nell'appartamento e mi chiesi che fine avesse fatto il suo coinquilino.

"Zayn?" chiesi subito dopo.

"Oh, lui è--" si morse il labbro sottile "In giro. Con amici"

Alzai un sopracciglio e lo guardai scettico. Lui in risposta alzò gli occhi al cielo.

"Promettimi solo che non lo dirai a Liam"

Lo guardai ancora più curioso di prima ed annuì.

"È a casa dei suoi genitori. A Bradford"

"E questo cosa c'entra con Liam?" chiesi non riuscendo a capire il collegamento tra le due cose.

"Si è trasferito dai suoi subito dopo che il tuo amico ha lasciato la città. Era a pezzi, non parlava quasi con nessuno, stava chiuso nella sua stanza a dipingere senza uscire per ore. Ha deciso poi di voler cambiare aria, così se n'è andato temporaneamente a Bradford"

"Oh," esclamai, non sapendo cos'altro dire "Non sapevo ci stesse così male. Mi, uhm, dispiace"

"Non è colpa tua, Harry" scosse la testa.

"Però mi sento in colpa. Liam è un mio amico e, per quanto possa commettere errori su errori, quello che sta passando è... un periodo complicato"

"Definisci complicato. Mi spiace per Liam, ma sinceramente non me ne frega nulla di lui. Se fa soffrire coloro a cui voglio bene, beh-" fece spallucce "Diventano anche affari miei"

"Ha dei problemi con la sua sessualità e sta cercando di affrontarli come meglio crede." Sospirai "Mi dispiace per Zayn ma so che Liam farà la cosa giusta. Dagli solo un pò di tempo"

Lui annuì, fidandosi di me. Cademmo poi in un silenzio teso.

Pensavo a cosa sarebbe successo adesso. Eravamo soli, a casa sua. Nessuno che potesse disturbare, nessuno ad interromperci.

"Che ne dici di metterci comodi sul divano?"

Non aspettò neanche una mia risposta che si diresse in un'altra stanza, lasciandomi un pò intontito in cucina.

Lo seguì, un pò insicuro sulla strada da percorrere. Era venuto a casa sua solo una volta, e perdipiù non avevo nemmeno visitato l'intero appartamento. A malapena ricordavo in che piano abitava.

Con un pò di fortuna trovai subito il soggiorno. Louis era rilassato contro il divano con la testa riversata all'indietro e mi fermai un attimo ad ammirarlo. Vederlo così in pace con se stesso, senza nessuna oppressione e preoccupazione mi faceva sentire bene.

Mi sedetti anch'io sul divano, leggermente distante da lui.

Sapevo che lui aveva già fatto il primo passo e che si era completamente aperto a me, esponendo i suoi sentimenti. Adesso toccava a me reagire, fargli capire che anch'io provavo la stessa cosa.

Ma la domanda era: come?

"Ti fanno ancora male le costole e...uhm, il resto?"

Davvero complimenti Harry. Adesso sì che questo rende tutto più chiaro su ciò che provi.

Fece tornare il viso alla mia stessa altezza e mi sorrise divertito.

"Beh, è per questo che ho gli antidolorifici, ricordi?"

Mi schiaffeggiai mentalmente e cercai di non gettare un urlo di frustrazione di fronte a Louis.

"Giusto. Scusa, hai ragione. Che idiota" borbottai velocemente senza pensare.

Ed ecco che le cose vanno a peggiorare.

Il moro mi guardò ma io non ricambiai il suo sguardo. Fissavo dritto davanti a me e speravo di poter sparire sotto terra. Picchiettavo il piede contro il pavimento cercando di alleviare il nervosismo.

"Harry, che succede?" aggrottò le sopracciglia confuso.

"Uhm, nulla" mormorai debolmente continuando a fissare le varie mensole piene di libri, evitando così lo sguardo di Louis.

"Ascolta, non voglio che...che tutto quello che ho detto all'ospedale cambi il nostro rapporto, d'accordo? Sono stato sincero con te e voglio che anche tu lo sia. Se non provi quello che--" si fermò e deglutì "Se mi vedi solo come un amico preferisco tu me lo dica adesso perché non voglio illudermi di un qualcosa che non accadrà mai"

Il mio sguardo saettò su di lui e per una frazione di secondo potei vedere Louis vacillare. Scossi la testa con veemenza perché no, quella era l'ultima cosa che avrei voluto.

"Non è così. Volevo dirti che--"

"Ma capisco. Non obbligo nessuno a...a volermi bene. Volevo solo essere sicuro che le cose tra di noi fossero chiare" sorrise nervosamente e si passò una mano tra i morbidi capelli.

"Louis, ascolta--"

"Vorrei almeno restassimo amici. Sai, odierei dover venire nel tuo bar e non poter ordinare nulla perché mi odi e non mi vuoi tra i piedi. Lo capisco perfettamente ma--"

"Sta zitto." Quasi urlai, guardandolo nei suoi profondi occhi azzurri, osservando come la sua bocca lentamente si richiudeva e i suoi occhi si spalancavano leggermente "Sta zitto, non-- non aggiungere altro"

"Lo sapevo, mi odi." Piagnucolò lui "Mi dispiace okay? Non avrei dovuto confessarti nulla quel giorno ma non ho resistito!"

Tutte quelle chiacchiere mi stavano facendo scoppiare la testa e la voglia di prenderlo a schiaffi per la sua stupidità cresceva sempre di più.

Per attirare la sua attenzione gli afferrai le mani che avevano gesticolato prepotentemente in aria per tutto il tempo e che mi stavano facendo impazientire come niente prima d'ora.

Riuscì nel mio intento: Louis non parlò, rimase fermo ad osservarmi in attesa. Era piuttosto difficile farlo stare in silenzio, quindi quella fu già una vittoria per me.

"Hai frainteso il mio nervosismo, Louis. Non ti odio e non l'ho mai fatto, non credo sia possibile per me." Ridacchiai e il suo viso si accese di speranza "E come pensi non possa ricambiare i tuoi sentimenti dopo tutto quello che abbiamo passato?" arricciai il naso "Forse è vero, non sono stato molto dettagliato a riguardo, ma ciò non cambia che quelle sensazioni sono qui," spostai le nostre mani intrecciate sul mio cuore "E non cambieranno"

Louis restò senza fiato. Letteralmente. Mi preoccupai, chiedendomi se stesse respirando.

I miei dubbi si disciolsero quando lo vidi aprirsi in un timido sorriso e abbassare lo sguardo sulle nostre mani ancora poggiate sul mio petto.

"Perciò non mi odi?" mormorò felice.

"Se non mi credi c'è un modo più veloce e pratico per dimostrartelo"

Prima che potesse solo aggiungere altro, mi chinai su di lui e lo baciai. Intensamente e profondamente.

Le nostre labbra pressate insieme, il mio cuore che batteva ferocemente contro le nostre dita, il sapore di lui sulle mie labbra, il calore del suo corpo contro il mio, erano tutti i motivi per cui la mia anima era volata da qualche parte sopra una nuvola. Il tempo sembrò fermarsi, o perlomeno rallentare. Era una sensazione che non provavo da troppo tempo e della quale mi ero pure dimenticato.

In un batter d'occhio le nostre lingue si incontrarono e da lì non capì più nulla. I mormorii di piacere di Louis, il modo in cui le sua mani, adesso libere dalla mia presa, vagavano sul mio corpo con frenesia ma allo stesso tempo lentezza per assaporare la novità del mio corpo al suo tatto, mi stavano facendo impazzire.

Con le mani e il capo lo spinsi ad appoggiarsi contro il divano, permettendomi così di sdraiarmi contro di lui e poter sentire meglio il contatto pelle contro pelle, sebbene ci separassero strati di vestiti.

Mi allontanai per mancanza di ossigeno e mi presi un momento prima di aprire gli occhi. Lo trovai già a fissarmi, sorpreso, timido ed entusiasta.

"Sono riuscito a spiegarmi, adesso?" chiesi con un sorriso accennato.

"A ripensarci bene, non credo di aver capito la parte in cui-"

Risi e lo baciai nuovamente, mordendogli il labbro inferiore e lasciandoli poi un altro breve bacio a stampo. Osservai ogni minima parte del suo viso, allungando così la lista delle cose-che-rendevano-perfetto-Louis.

Poi però mi feci un pò più serio, sperando che tutto quello non fosse temporaneo e che Louis tra un paio d'ore non se ne pentisse.

"Questa volta non scappi, vero?"

Sapeva a cosa mi riferivo: il nostro primo incontro dopo il bacio era stato pressochè un disastro, con lui che cercava di non parlare di ciò che era accaduto e di scappare da me. Non era stato molto piacevole, e tra l'altro era stato uno di quei rari momenti in cui stavo perdendo la pazienza.

Con lui era diventato piuttosto frequente, e non ero sicuro se fosse una cosa positiva o meno.

"No, non scappo." Mormorò contro le mie labbra, avvicinandosi e strofinando il suo naso contro il mio "Anche perché se volessi non potrei, visto che il tuo corpo mi sta letteralmente schiacciando su questo minuscolo e scomodo divano"

Per il solo gusto di sentire i suoi gemiti di dolore mi lasciai cadere su di lui, facendolo sprofondare ancora di più contro il divano. Dalle sue labbra uscì un soffocato "ouch, Harry non sei divertente" ed io per farmi perdonare gli lasciai dei baci su tutto il viso, approfittando poi della situazione per mordergli il collo e lasciargli un umido bacio sulla clavicola.

Le sue mani mi afferrarono il mio viso, portandolo alla sua altezza. Il suo sguardo slittò sulle mie labbra prima di posarsi sui miei occhi.

"Mi sei mancato davvero tanto. E non ti ho nemmeno ringraziato per tutto quello che hai fatto per me" sussurrò.

Sorrisi ampiamente "Sai bene perché l'ho fatto, e sai anche che non mi devi nessun ringraziamento. Io..." deglutì e mi inumidì le labbra "Ti amo, Louis" mormorai debolmente, guardandolo negli occhi con l'improvvisa paura di un rifiuto.

"Anche io, Harry." Sussurrò lui di rimando, senza nessuna esitazione, con le guance leggermente arrossate "Credevo fosse ovvio, ormai"

Roteai gli occhi divertito e lo baciai, non facendomi sfuggire l'opportunità di poter accarezzare le sue sottili labbra con le mie e di poter memorizzare ogni singola parte del suo corpo con i miei polpastrelli.

I nostri sorrisi rimasero sul nostro viso anche dopo che ci fummo allontanati. C'era un pò di imbarazzo adesso e, di certo, molta consapevolezza.

Esporre i propri sentimenti di certo rendeva debole e vulnerabile agli occhi di un'altra persona, ma se in quegli occhi che osservavi si riflettevano poi le tue stesse emozioni allora sì, era un rischio che avrei corso altre cento volte.

E Louis, per me, ne valeva sempre la pena.
 

+ + + +

Qualche giorno dopo:
 

Louis's POV

"Harry, il giallo è orripilante. Non potrei mai comprarmi neanche una caramella di quel colore" dissi disgustato mentre osservavo la camicia che Harry teneva in mano.

"Ma và di moda!" si difese lui osservandola come incantato.

"Se dovessi uscire di casa con addosso quella...cosa, non contare su di me. Per quel che mi riguarda potresti anche andare in un locale di spogliarellisti"

Alzò uno sguardo in mia direzione "Spero tu stia scherzando"

"Tesoro, con quella camicia non ti si avvicinerebbe nessuno. Anche gli spogliarellisti hanno un pò di dignità"

Alzò gli occhi al cielo e rimise al suo posto l'orrendo vestiario. Nella mia testa, sbattei le mani soddisfatto.

Chi avrebbe mai potuto indossare una tale profanità?

Il mio cellulare squillò insistentemente dalla tasca dei miei jeans e subito lo tirai fuori. Vidi lampeggiare il nome 'Zayn' e subito mi allontanai da Harry, senza dare però troppo dell'occhio, e accettai la chiamata.

"Louis"

"Ehi Zayn!" Salutai allegro "È da un pò che non ci sentiamo"

"Lo so, hai pienamente ragione. Ma non preoccuparti, ho in programma di ritornare a casa"

"Fortunato me" commentai sarcasticamente.

In realtà mi era mancato parecchio e segretamente non vedevo l'ora che ritornasse e che potessi strapazzarlo di abbracci.

"Come va, amico?" chiese lui, per niente offeso dal mio scherzare. Sapeva anche lui che non vedevo l'ora che ritornasse al loro appartamento.

"Molto bene, a dire il vero. Da quando non ci sei tu ci sono stati molti progressi. Comincio a pensare che portassi sfiga." Dissi ad alta voce i miei pensieri "Ad ogni modo, io e Harry ci siamo messi insieme! Riesci a crederci? Io e lui, insieme. Come coppia. Incredibile"

"Che grande notizia! Non riesco davvero a crederci!" commentò lui con eccessivo finto entusiasmo.

"Oh, ma davvero?" risposi stizzito, infastidito del suo non festeggiare insieme a me della lieta notizia.

Sospirò "Scusa ma era piuttosto scontato che sareste finiti insieme. Insomma, vi mangiavate con gli occhi ogni volta che vi guardavate." Immediatamente aprì la bocca per ribattere "E non provare a ribattere, sappiamo entrambi che è vero"

"Se non dico niente non significa che ti sto dando ragione, sia chiaro"

"Oh sì certo" lo potei sentire roteare gli occhi. Sbuffai infastidito.

"C'è qualcosa che devi dirmi, Zayn?"

"Ci deve per forza essere un motivo per cui chiamo il mio migliore amico con cui non parlo da giorni?"

"Sputa il rospo"

"Okay, mi arrendo." Mormorò sconfitto "Può darsi che ci sia un piccolo, insignificante motivo per cui ti ho chiamato"

"Vai avanti" lo esortai a proseguire, voltandomi verso Harry e vedendolo intento ad osservare un paio di stivali a strisce nere e bianche.

Quel ragazzo e i suoi strani modi di vestire.

"Uhm, stamattina mi ha chiamato Liam. Ha detto che ritornerà a fine settimana"

"E questa esattamente è una buona o cattiva notizia?" chiesi confuso.

"Mi ha detto che...che ha lasciato la sua ragazza e--"

"Aveva una ragazza?" esclamai interrompendolo.

"Sì, ho avuto la tua stessa reazione," ridacchiò "Ma non è questo il punto." Aggiunse velocemente "Ha detto che vuole vedermi. E parlarmi, in privato"

Sorrisi "Presumo tu sia estremamente nervoso al solo pensiero"

"Cosa?" quasi urlò "No. Assolutamente. Eh? No"

"Oh sì certo" copiai il suo tono di voce di beffa "Sono convinto che andrà tutto per il meglio. Liam ha lasciato pure la sua ragazza, dannazione, qualcosa dovrà pure significare"

"Hai ragione," sospirò lui dall'altra parte della cornetta "Ma in questo periodo è stato tutto così confuso e-- non voglio illudermi di nuovo, capisci?"

"Se vuoi altre parole di conforto o un buon consiglio devi venire di persona a chiedermelo. La mia parcella è sempre la solita, i soldi puoi accreditarli direttamente sul mio conto"

"Sempre il solito eh?" Lo sentì ridere "Comunque non temere, tra poco riavrai tra i piedi il tuo adorabile coinquilino. Mi spiace per le tue lunghe nottate passionali con Harry, ma dovrete trovare un altro posto"

Arrossì e mi voltai dalla parte opposta del ragazzo in questione, con la stupida paura che potesse sentire la conversazione tra me e Zayn.

"Non abbiamo ancora consumato, se proprio lo vuoi sapere" sussurrai stizzito.

"Oh, adesso capisco il tuo malumore" Rise come se avesse appena raccontato una delle più geniali battute di tutte i tempi. Con l'unica differenza che non era affatto divertente.

"Idiota" grugnì tra i denti.

Mi voltai nuovamente verso Harry e lo vidi cercarmi tra la folla di persone. In fretta liquidai Zayn, promettendogli di farmi perdonare-- cosa che puntualmente non accadeva-- e rimisi il telefono dentro la tasca dei pantaloni.

Mi avvicinai al riccio, che appena mi vide si aprì in un sorriso. Mi mostrò il pantalone che aveva intenzione di comprare dopo lunghi interminabili minuti di riflessione ed io annuì in approvazione, felice finalmente che avesse scelto qualcosa di decente.

Non gli avrei mai permesso di comprare qualcosa di inguardabile.

"Dov'eri finito, comunque?" chiese curioso.

"Mi sono allontanato un attimo per rispondere alla chiamata di Zayn"

"Oh," rispose lui per niente sorpreso, con in volto un lieve sorriso che cercò di mascherare "Successo qualcosa in particolare?"

Osservai meglio la sua espressione e inclinai la testa di lato.

"Dimmelo tu. Sembri saperne anche più di me e Zayn"

Il riccio si morse il labbro e mi lanciò una fugace occhiata.

"No, mi ucciderebbe se lo dicessi a qualcuno. Specialmente se sei tu quel qualcuno"

"Liam, immagino. Perché mai farebbe una cosa del genere?" chiesi ingenuamente, cercando di acquisire più informazioni possibili.

"Perché potresti riferire ad una persona quello che questa persona ha riferito segretamente a me, e io finirei investito sotto una macchina per colpa di questo qualcuno"

"Giuro che non lo dirò a Zayn" promisi, incrociando le dita dietro la schiena.

Ehi, non giudicatemi. Zayn era pur sempre il mio miglior amico!

Lui mi lanciò un'occhiata scettica.

"Tanto so che glielo diresti comunque"

"Stai per caso dicendo che non ti fidi di me, del tuo ragazzo?" sottolineai il 'ragazzo' per rendere il tutto più credibile.

"Okay, d'accordo. Pur di non sentire le tue lamentele te la dò vinta, contento?" disse infine, alzando gli occhi al cielo.

"Molto" risposi con un sorriso furbo.

"Liam ha intenzione di mettersi con Zayn. Finalmente, per una volta nella sua vita, ha preferito farsi guidare dal cuore e non dalla testa. E voleva fargli una sorpresa ma adesso è tutto rovinato" fece il broncio, probabilmente rimproverandosi per aver rivelato il segreto.

"Harry, non glielo dirò al pakistano, stà tranquillo" lo rassicurai, circondandogli teneramente il busto con un braccio.

"Non sono idiota e ti conosco molto bene, ma fingerò di crederti e di dimenticare che questa conversazione sia mai avvenuta"

Sorrisi e mi trattenni dal ridacchiare.

Pagai per lui il suo pantalone e insieme uscimmo dal negozio.

Più tardi, subito dopo che io e Harry ritornammo a casa, mi chiusi in bagno con il telefono in mano.


 

A: Zayn

Non preoccuparti amico, Liam vuole mettersi con te!

P.s: se Harry chiede, io non ti ho detto nulla.




 

______________

Un grande ringraziamento a coloro che hanno letto la storia fino alla fine e che l'hanno supportato con adorabili commenti, e un grande bacio va anche ai lettori segreti che, anche se non si fanno vedere so che almeno ci sono.

Grazie per avermi accompagnato in questa storia e per aver osservato da vicino la crescita di questi personaggi.

Mi piacerebbe vedervi presto in qualche altra storia, ci conto eh!

Ciaociao *saluta con la manina*

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