Lost: forse tutto accade per una ragione

di Always_394
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Impatto ***
Capitolo 2: *** Destino ***
Capitolo 3: *** La Botola ***
Capitolo 4: *** Il Sacrificio ***



Capitolo 1
*** Impatto ***


Impatto

 

Aprì gli occhi, così spontaneamente da sentirsi frastornato.
L'uomo in giacca e cravatta sdraiato per terra cominciò ad ansimare cercando di ricordare cosa fosse successo qualche istante prima di trovarsi in quella sudicia e umida foresta. Il suo respiro si fece via via sempre più affannoso, dopo essersi reso conto dell'accaduto.
Non appena riprese coscienza, raggiunse immediatamente la spiaggia accompagnato delle strazianti urla che avvolgevano i passeggeri del volo Oceanic 815. Com'era potuto accadere? Che cosa era successo prima che l'aereo precipitasse? Ma, soprattutto, dov'era finita la coda dell'aereo e la cabina di pilotaggio?
Si girò in torno fermandosi a guardare. Numerosi erano coloro che chiedevano aiuto difronte a quella miracolosa situazione: un coreano sulla trentina era disperatamente in cerca di una donna, la moglie presumibilmente; un uomo di colore gridava il nome di «Walt» a squarciagola nella speranza che quest'ultimo potesse sentirlo e raggiungerlo; un altro cominciò a correre consigliando a uno dei suoi compagni di viaggio di non avvicinarsi al carburante; un giovane biondino, invece, camminava indiscreto, tra la gente in preda alla disperazione, apparendo quasi indifferente all'accaduto, anzi sembrava si preoccupasse di ben altro. Ma a rendere il tutto più straziante furono le urla di una bionda ragazza sulla ventina che pareva, oltre che spaventata ovviamente, immobile.
Fu in quel momento che, per la seconda volta, Jack ebbe paura. 

Note autrice: Ehi! Questa è la mia prima raccolta di flashfic che scrivo per un concorso. Voglio rappresentare, attraverso questi piccoli momenti, come il destino giochi un ruolo fondamentale all'interno della serie. Gli episodi sono apparentemente diversi ma, in realtà, si collegano tutti tra loro. Lo schianto aereo viene poi ripreso nella conversazione tra 
Jack e John, dove quest'ultimo lo considera proprio come un destino. Ma il destino non ha provocato soltanto lo schianto aereo, bensì anche la morte di Charlie, oltre ad altri innumerevoli eventi. Desmond, infatti, tentò diverse volte di salvarlo, ma entrambi sapevano che prima o dopo sarebbe successo. Un piccolo collegamento lo si trova anche per quanto riguarda il buncker che John Locke vuole aprire a tutti i costi, dove troviamo la figura di Desmond per la prima volta.

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Capitolo 2
*** Destino ***


Destino



«So perché noi due non siamo sempre dello stesso avviso Jack.» fece John Locke agitando un dito di rimprovero all'amico. «Perché tu sei un uomo di scienza.»
Jack Shephard annuì. «Si... E tu che cosa sei?»
«Io? Io sono un uomo di fede.» Jack sospirò udendo le sue parole. «Non crederai che tutto ciò sia accidentale?» continuò Locke stringendo saldamente la sua torcia. «Che noi, un gruppo di sconosciuti, siamo sopravvissuti, molti, poi, con ferite superficiali.» Jack ripensò al momento dello schianto, avvenuto circa quaranta giorni prima. Riprovando quella tremenda sensazione di paura difronte ai propri compagni di viaggio, continuò a credere che John avesse torto. «Credi che schiantarsi in questo luogo sia casuale? Non vedi che posto è?» l'uomo calvo si adirò lievemente. «Siamo stati trascinati qui per uno scopo tutti quanti. Jack, ognuno di noi è stato portato qui per una ragione.»
«Portato?» annuì Jack incredulo. «E chi sarebbe stato John?»
«L'isola.» John Locke era pienamente convinto che quel luogo possedesse innumerevoli poteri. D'altronde, lui non si serviva più di una sedia a rotelle, ma Jack questo non poteva saperlo. «L'isola ci ha portati qui. Non è un luogo normale, te ne sarai accorto sicuramente. L'isola ha scelto anche te Jack. È il destino».
«Hai parlato con Boone di destino?» domandò lui ricordando la morte dell'amico.
Locke si pietrificò. «Boone è un sacrificio che l'isola ha preteso.» spiegò poi manifestando un nodo di dolore. «Quello che gli è successo... è parte di una catena di eventi che ci riguardano, che ci ha scandito il cammino e ha guidato te e me fino a oggi, a questo istante.»
«E questo cammino dove finisce?»
«Porta dritto alla botola.» rispose lui. «Finisce là Jack. Tutto è accaduto affinché aprissimo quella botola.»
«No, noi apriremo quella botola per sopravvivere.» obbiettò Jack.
«Sopravvivere è solo un concetto relativo.»
Jack scosse la testa. «Io non credo nel destino.» confessò poi prima di incamminarsi.
«Si invece, solo che ancora non lo sai.» i due si guardarono, avvolti dal buio della notte.

 

 

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Capitolo 3
*** La Botola ***


La botola



Come era solito fare, l'uomo del bunker si svegliò ascoltando un vecchio disco in vinile; la canzone che stava trasmettendo il giradischi si intitolava Make Your Own Kind of Music. Prelevò dal tavolo una tazza da latte e un piatto sporco per poi lavarli.
 

But you've gotta make your own kind of music
Sing your own special song
Make your own kind of music

Even if nobody else sings along


L'uomo dai folti capelli passò il resto della serata ad allenarsi duramente per mantenersi in forma. Viveva da solo in quella stazione, ormai, da più di un mese; un fraintendimento e il suo compagno era morto, per colpa sua. Adesso toccava soltanto a Desmond digitare quei numeri ogni centotto minuti per evitare una catastrofe.
4. 8. 15. 16. 23. 42.
Questi erano i numeri che gli impedivano di allontanarsi dalla botola per più di centotto minuti.

 

You're gonna be nowhere
The loneliest kind of lonely
It may be rough going

Just to do your thing's the hardest thing to do


Dopo una doccia calda, Hume preparò il suo solito frullato serale prima di iniettarsi una dose di vaccino. Quest'ultimo sarebbe servito per impedire il contagio dell'infezione in quanto, secondo il suo compagno Kelvin Joe Inman, al momento del suo arrivo era rimasto in zona di quarantena per diverso tempo.
Il disco in vinile si fermò bruscamente smettendo di riprodurre il suo suono delicato. Desmond si voltò di scatto verso di esso, affrettandosi di rimettere a posto la dose del suo medicinale per poi indossare una divisa della Dharma e infilarsi un paio di pesanti scarponi. Prese un fucile, caricandone le munizioni; spense tutte le luci e ogni apparecchio elettronico, per impedire a chi lo stesse osservando di percepire la propria presenza.
Lui lo sapeva. Qualcuno era tornato ad aprire quella botola per la seconda volta.
Guardò attraverso un apposito apparecchio proiettato in direzione di uno specchio, a sua volta collegato a decine di altri specchi, che gli permise di vedere quei due uomini posti in cima alla botola: uno era calvo e aveva una robusta corporatura, a differenza dell'altro che era magro e nascondeva un accenno di paura e curiosità allo stesso tempo.

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Capitolo 4
*** Il Sacrificio ***


Sacrificio



Charlie ricordava benissimo quel motivetto; ciò gli permise di far scattare l'interruttore del bunker del sottomarino.
Desmond aveva rivelato a Charlie quello che sarebbe accaduto. Tutte le volte che l'amico percepiva una visione della sua morte cercava di impedirlo, ma in cuor suo entrambi sapevano che prima o dopo sarebbe arrivato il momento.
Sorrise. «Alla faccia del destino.» l'ex Rock-Star fece per andarsene, quando sullo schermo della stazione dello specchio comparve la richiesta di una trasmissione.
«Pronto? Mi sentite?» domandò una giovane donna vista in bianco e nero.
Charlie non riusciva a credere ai suoi occhi. «Si. Si, ti sento.» si affrettò a dire, afferrando il primo microfono che si trovò davanti.
«Chi sei? Con chi parlo?» chiese ancora.
Il ragazzo balbettò. «Charlie... Ehm Charlie Pace. Sono un sopravvissuto del volo 815, del volo Oceanic 815.»
Anche la ragazza stessa sembrava incredula dell'accaduto. «Ehm... Dove ti trovi?»
«Siamo su un'isola, siamo vivi!» gridò Charlie nascondendo il suo umore. Non credeva possibile che, oltre alla falsa profezia di Desmond, mancava poco a lasciare l'isola insieme a tutti i suoi compagni.
«Un'isola? Dove? Che coordinate?»
Balbettò ancora. «Non lo so... Tu chi sei?»
«Sono Penelope, Penelope Widmore.» Charlie rimase immobile. Conosceva Penelope e il suo passato perfettamente, Desmond gliene aveva parlato a lungo. «Come hai trovato questa frequenza?»
«Desmond!» lo chiamò agitato non ottenendo alcuna risposta. «Desmond!»
«Cosa? Hai detto Desmond?» chiese nuovamente Penelope incuriosita.
«Si, è qui insieme a me.»
Lei sorrise. «Come sta?»
«Sta bene» rispose semplicemente, prima di porle una domanda importante. «Ehi, sei sulla nave?»
«Quale... quale nave?»
«La vostra nave, a ottanta miglia dalla costa.» ci pensò un attimo. «Ehm sai, Naomi si è paracadutata.»
«Io... io non sono sulla nave. Chi è Naomi?»
Mentre Penelope si preoccupò se Desmond fosse lì insieme alla ex Rock-Star, Charlie capì di essere stato ingannato, come tutti gli altri del resto.
Si girò verso l'oblò dove a salutarlo si trovava Mikhail munito di una granata. Charlie si preoccupò di chiudere immediatamente la porta dell'oblò per impedire a Desmond di salvarlo. Perché, infondo, Charlie credeva che dovesse andare così; sapeva che se lo avesse fatto, Claire e Aaron sarebbero saliti in un aereo e si sarebbero salvati. Lui era destinato a questo.
Il vetro dell'oblò finì col rompersi dopo l'esplosione e il ragazzo si affrettò a scrivere sulla propria mano un messaggio indirizzato a Desmond.
L'amico continuò a sbattere contro la porta un estintore nel tentativo di aiutarlo e di rivedere la sua donna in quello schermo. «Non è la nave di Penny.» lesse quando Charlie posò la mano contro l'oblò. Guardò l'amico annuire e percepì che, per quanto gli riguardava, andasse tutto bene; il ragazzo sorrise per rassicurarlo prima di lasciarsi andare.
Desmond lo vide morire di fronte ai suoi occhi, dispiacendosi di non aver potuto impedire il suo destino.

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