A volte non vorresti tornare indietro?

di Ire_2002
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Risata ***
Capitolo 3: *** Liu ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Jane camminava lungo il marciapiede, le sue scarpe non facevano molto rumore, aveva imparato ad essere silenziosa quando cacciava.
Osservandola da lontano si sarebbe potuta definire una ragazza normale, anche piuttosto carina, con lunghi capelli corvini, il corpo magro e pallido che risaltava sull'abito nero e leggero che arrivava subito sopra le ginocchia
Ma avvicinandosi si poteva vedere la maschera che portava sul volto, con occhi neri e labbra dello stesso colore, incurvate a formare un sorriso.
Nella sua mano stringeva un coltello da cucina.
Ma con quell'arma non avrebbe mai fatto del male.
Almeno, non alle persone normali.
Solo una doveva essere la sua vittima.
Ormai aveva diciott'anni, da quando ne aveva tredici era iniziata la sua caccia.
Aveva viaggiato per tutta l'America, seguendo la scia di sangue lasciata dalla sua preda.
Ma ancora non l'aveva trovata.
La ragazza continuò a camminare, decisa a trovare il suo obbiettivo.
Doveva fermare l'assassino che stava terrorizzando il mondo intero.
Jeff the killer.
Ogni giorno alla televisione e sui giornali si sentiva parlare di lui.
Nei piccoli hotel dove Jane sostava, normalmente per pochi giorni, tutti parlavano di Jeff.
Un omicidio quasi ogni notte, compiuto sempre dalla stessa persona.
La vittima veniva uccisa nel sonno con un coltello da cucina, con il fuoco o, più raramente, con una pistola.
Sul viso veniva sempre intagliato un sorriso agghiacciante e ogni tanto sulle pareti apparivano delle scritte rosse.
Sempre la stessa frase.
Torna a dormire.
Jane si era impressa nella mente ogni dettaglio di come l'assassino agiva, investigando come una detective.
Vendetta.
Quella parola per lei era la più dolce.
Quello era lo scopo della sua vita.
Vendetta.
Jane arrivò davanti ad una casa.
Una delle tante case che avrebbe visitato quella notte.
Era diventata agile in quegli anni, entrò dalla finestra senza problemi.
Iniziò a girare per la casa immersa nel buio.
Niente.
Come sempre.
Come ogni singola volta.
Si sentiva il leggero respiro delle persone che abitavano in quella casa.
Jane controllò ogni stanza.
Si considerava la protettrice di tutte quelle persone.
Di tutte quelle che rischiavano di diventare come lei.
- Non andate a dormire - sussurrò, prima di saltare giù dalla finestra del primo piano con l'agilità di un gatto.
La notte passò.
Niente.
Non l'aveva trovato.
Come sempre.
Si tolse la maschera non appena le prime luci dell'alba iniziarono ad illuminare il paesaggio attorno a lei.
Si toccò il viso latteo, sistemandosi un poco la parrucca corvina.
Iniziò a correre, per tornare all'hotel.
Tutti la riconoscevano quando passava per le strade. Jane Arkensaw, lei, la ragazza sopravvissuta, l'unica vittima di Jeff ad essere rimasta in vita.
Le dava parecchio fastidio che tutti la notassero e la indicassero, e soprattutto le dava fastidio la ragione per cui era così famosa.
Per fortuna non c'erano ancora molte persone in giro.
Arrivò all'hotel, un'accogliente edificio in legno e pietra.
Si trovava in una piccola cittadina di campagna, circondata da foreste e montagne e abitata giusto da un migliaio di persone.
Lì Jeff aveva compiuto solo un delitto.
La ragazza prese la sua chiave e salì le scale a chiocciola che portavano al primo piano, dove si trovava la sua stanza.
Aprì la porta e nascose maschera e coltello in un cassetto.
La camera era piccola e accogliente, odorava di pino e aveva un'atmosfera calma e rassicurante.
- Niente! Ancora niente!- Jane iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza come faceva sempre.
- Com'è possibile?-
Quello stramaledetto pazzoide non poteva essere così intelligente.
La polizia di tutta l'America lo cercava, c'erano misure di sicurezza, indagini accurate... Ma niente.
Di lui si aveva solo una foto.
Jane iniziò a pensare, per cercare di prevedere la sua prossima mossa.
- Allora, la prima volta ha colpito nella zona nord della città. In quel punto le persone dovrebbero essere ancora scosse dalla faccenda. Non colpirà ancora lì, non subito. Le misure di sicurezza saranno aumentate al centro, vicino al municipio. Non mi resta che vedere che cosa ha fatto oggi.- disse.
Ma prima doveva riposare.
Normalmente dormiva durante la mattina e restava sveglia la notte e il pomeriggio.
Cercava di non far notare la cosa, per non destare sospetti. Tutti pensavano che fosse solo una ragazza che cercava di rifarsi una vita, lavorando part time in qualche negozietto, dopo aver avuto un brutto passato.
La sua intenzione era sì di rifarsi una vita normale, ma solo dopo aver avuto la sua vendetta.
Si buttò sul letto, addormentandosi piano piano, sprofondando in un sonno agitato e pieno di incubi, come sempre.

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Capitolo 2
*** Risata ***


Fu verso mezzogiorno che Jane si svegliò.
Era abbastanza abituata al fatto di non dormire molto.
Si alzò in piedi, andando verso l'armadio in legno chiaro.
Non aveva molti abiti, tutti erano neri.
Stranamente quel colore aveva iniziato a piacerle da quando la sua vita era cambiata.
Mise dei jeans lunghi e scuri e una canotta nera.
Preferiva le gonne normalmente, ma quel giorno andava al lavoro e voleva restare comoda.
Sistemò l'abito che aveva indossato quella notte, sfiorando con le mani candide un altro abito.
Quell'abito.
Lo tirò fuori, per osservarlo bene.
Non lo portava spesso, a volte se ne sarebbe voluta liberare.
Lungo e nero, attillato e con il collo alto.
Il regalo di Jeff.
Lo rimise al suo posto, per poi andare verso la borsa che si trovava su una sedia.
Prese il coltello e lo mise in borsa.
Lo portava ovunque.
Era una questione di autodifesa.
Uscì dalla stanza, per poi scendere le scale.
L'hotel era anche un bar, così, arrivata al piano di sotto, prese del latte al cioccolato e iniziò a bere.
Non c'era quasi nessuno, solo lei, il barista e un paio di ragazze sui vent'anni che ogni tanto soffermavano il loro sguardo su di lei.
Una di loro aveva un giornale.
Il suo tavolo era abbastanza vicino a quello delle due e Jane poté facilmente leggere il titolo.
Ancora lui.
Era facile sapere se un omicidio veniva compiuto da quel ragazzo.
La ragazza si finse indifferente ma alle sue orecchie arrivarono le voci delle due
- Non è strano? Ora che c'è lui è arrivata anche Jane... Secondo te è un caso?-
- Forse lui la segue...-
- O lei segue lui.-
Jane strinse la presa sulla sua tazza di latte- Non sono sorda e non c'è bisogno che cerchiate di non farvi sentire-
Le due diventarono subito rosse in viso.
Jane finì il latte e lo portò al barista, pagando il conto.
Uscì fuori.
Il sole splendente scaldava la pelle lattea della ragazza.
Il sole.
Giorno e notte determinavano la sua vita.
Di notte era una vendicatrice.
Di giorno era... Jane.
La vecchia Jane.
O almeno provava ad esserlo.
Ma sembrava quasi che le persone avessero paura di lei.
Voleva solo la sua vecchia vita, nulla di più.
Ma le persone sembravano ancora condizionate da quella vecchia storia di Jane the killer.
Quanto erano stupide alcune persone.
Non avrebbe mai ucciso persone innocenti che non le avevano mai fatto niente di male.
Avrebbe voluto dire abbassarsi al livello di Jeff.
E non l'avrebbe mai fatto.
Sarebbe stato come tradire i suoi genitori.
Camminava lungo le strade.
La gente la riconosceva, la guardava, sussurrava nell'orecchio alle altre persone.
E non le parlava.
Imboccò una strada laterale.
Non le piaceva essere notata.
In quella stradina non c'era quasi nessuno.
Continuò a percorrerla, fino a quando non si ritrovò al confine con il bosco.
Davanti a lei c'era una fitta foresta.
I rami sembravano quasi protendersi verso di lei.
Non c'era nessuno.
Era completamente sola.
E poi la sentì.
Una risata.
Una risata folle, agghiacciante e malata.
Una risata fin troppo familiare.
A Jane si ghiacciò il sangue nella vene.
Tirò il coltello fuori dalla borsa, per poi far cadere quest'ultima a terra.
Doveva restare calma.
Agire a sangue freddo.
Era arrivato il suo momento.
- Jeff, sto arrivando- mormorò, per poi iniziare a seguire il suono della risata.

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Capitolo 3
*** Liu ***


Jane fece un paio di passi, cercando di essere il più silenziosa possibile.
La risata che sentiva era sempre la stessa.
Folle e spaventosa.
A sentire quel suono le veniva in mente quella maledetta notte.
Le immagini dei suoi genitori seduti ad un tavolo con degli orribili sorrisi incisi sulle loro guance le tornarono in mente.
Scacciò quei pensieri e strinse forte il coltello.
Doveva essere fredda, distaccata.
Una giustiziera.
- Che succede fratellone? Non mi vuoi più bene?- la voce cadenzata, roca e alternata a singhiozzi e risate di Jeff risuonò nelle orecchie della ragazza.
Fratellone?
Liu!
Jane sapeva che era sopravvissuto, ma che aveva finito per diventare un pazzo anche lui.
E che voleva uccidere Jeff.
Jane non poteva permetterselo.
Jeff sarebbe stata la sua vittima.
Corse ancora un po', arrivando in una piccola radura e nascondendosi dietro un albero.
I due fratelli combattevano, usando due grossi coltelli.
Per qualche secondo Jane rimase quasi affascinata da quella danza mortale.
La sola vista di Jeff però l'aveva fatta fremere dall'eccitazione.
Era lì, davanti a lei, cresciuto, ma sempre facile da riconoscere.
Indossava una felpa bianca sudicia, sporca di rosso in modo decisamente sospetto.
Il cappuccio era calato, ma la ragazza riuscì a notare i capelli neri, sporchi e arruffati, lunghi fino alle spalle.
Il viso era bianco, in netto contrasto con i capelli, gli occhi cerchiati di nero e a palla, talmente chiari da sembrare bianchi, avevano una luce folle.
Ma ciò che più impressionò Jane fu il sorriso.
L'aveva già visto diversi anni prima, ma non lo ricordava così inquietante.
Lungo le guance del ragazzo erano state tracciate due ferite enormi, che creavano un perenne e psicotico sorriso.
La sua espressione sembrava realmente divertita, come se quel combattimento mortale fosse per lui solo un gioco.
Liu invece restava serio, concentrato, il viso pallido contratto in una smorfia.
Nonostante le cuciture ai lati della bocca, le cicatrici lasciate da Jeff, si notava benissimo la sua faccia seria.
Gli occhi verdi erano freddi, a studiare le mosse del minore.
I capelli castani gli  finivano spesso davanti agli occhi, ma ciò non sembrava dargli fastidio.
Jane si sporse un poco dall'albero dietro il quale era nascosta.
- Lo sai fratello? Dovevi seguire il mio consiglio: Torna a dormire!- Jeff colpì Liu con l'affilato coltello da cucina alla gamba, facendolo cadere a terra.
Fu in quel momento che la ragazza decise di attaccare.
Mentre Jeff era voltato di schiena verso Liu prese la rincorsa, saltando sulla schiena del corvino e facendolo cadere di faccia
- Ma che... Levati!- Jeff si rialzò in piedi senza fatica, facendo cadere Jane che si rialzò subito.
Jane tentò subito di colpire il ragazzo allo stomaco, ma lui schivò senza problemi.
- Chi sei?- chiese lui, studiandola.
Lei non rispose.
Fredda.
Distaccata.
Non doveva farsi distrarre.
Quello era il suo momento.
Ma anche quello di qualcun'altro.
Ci fu un breve scricchiolio e Jeff ebbe appena il tempo di spostarsi, evitando che il coltello di Liu gli tagliasse il collo da dietro.
Jane sobbalzò, sorpresa.
Non poteva affrontare Jeff, non insieme a Liu.
- Lui deve essere mio!- esclamò, gettandosi addosso al castano.
Non si sarebbe fatta problemi a uccidere anche lui, dopotutto era solo uno stupido.
Non aveva imparato niente da quello che gli era successo?
Tentò un affondo, prontamente schivato.
- Vattene! Ho bisogno di vendetta, non di perdere tempo con una ragazza!- Liu la scartò, cercando di superarla.
- Beh, anche io!- Jane cercò di studiare i suoi movimenti.
La gamba sinistra era stata ferita da Jeff, per cui il ragazzo zoppicava leggermente.
Poteva essere un vantaggio.
Lei finse di colpirlo al fianco destro,per poi scattare verso il sinistro.
Riuscì ad affondare il coltello nella carne del ragazzo, ma fu subito spinta a terra.
Liu corse via, mentre Jane si metteva a sedere.
La radura era vuota.
Si era lasciata sfuggire la sua occasione.
Poi lo vide.
Lì, seduto su un albero, che la guardava con un'aria divertita.
Il sorridente ragazzo si portò un dito alle labbra, come a dirle di fare silenzio.
Poi disse qualcosa e Jane lesse le sue labbra.
Una frase.
Una semplicissima frase.
Torna a dormire.

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