We Come Back Every Time

di MartaJonas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: We Never Go Out of Style ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Sorry ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: The Truth ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: The Greatest Weakness ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: We Never Go Out of Style ***


We come back every time
 
Capitolo 1
 
We never go out of Style
 
La stanza in cui la ragazza stava attendendo, insieme a centinaia di ragazzine, era piccola e affollata. Avrebbero dovuto aprire quella porta già da un po’, o quantomeno aprire la finestra: lì dentro non si respirava. Si continuava a ripetere che lo stava facendo per il suo articolo, ma era una piccola bugia che amava raccontare a se stessa. La verità è che non era lì solo per il suo articolo, assolutamente no. La stampa avrebbe dovuto avere almeno un’entrata preferenziale, no? Penelope sbuffò per l’ennesima volta facendosi aria con il pass plastificato che le pendeva dal collo. Continuava a non capire perché le stesse salendo una strana ansia ingiustificata. O non voleva ammetterne la ragione?
Finalmente qualche buon uomo si decise ad aprire la porta che conduceva alla sala conferenze del quotidiano italiano, composta da una pedana rialzata su cui erano posizionate 5 sedie, e più in là quattro microfoni, una batteria, una chitarra e un basso, oltre alle centinaia di sedie per gli spettatori. Si rallegrò vedendo che almeno i posti per la stampa erano riservati; decise di sedersi in terza fila, lateralmente, almeno non sarebbe stata troppo al centro dell’attenzione, e magari non l’avrebbe notata. In linea di massima non aveva intenzione di fare domande, ma se ne fosse stato necessario le avrebbe poste a tempo debito.
La stanza si stava man mano riempiendo e la sua sensazione strana a livello dello stomaco continuava a farsi sentire e addirittura a peggiorare. Penelope si disse che tutto ciò non andava per niente bene. Arrivò una donna vestita elegante con cartellina in mano, era la giornalista che avrebbe fatto l’intervista, si guardò un po’ in giro per vedere quanto la stanza fosse gremita. Penelope stimò  che in una decina di minuti non ci sarebbe stato più un posto libero; e così fu.
Dopo un po’ la giornalista si mise a sedere nella sua postazione, provò il microfono assicurandosi che l’audio fosse a posto e il live streaming funzionasse. Una volta che si furono accertati che fosse tutto ok, la donna cominciò a parlare, diede il benvenuto a tutti, si presentò e disse che era lì per presentare la band fenomeno del momento.
«Diamo il benvenuto a i  DNCE!»
Un istante dopo comparirono nella stanza tre ragazzi e una ragazza. Penelope si disse che era ormai troppo grande per farsi venire il batticuore per qualcosa del genere, ma nulla le impedì di sussultare nel momento in cui vide Joseph entrare e sedersi con un grande sorriso stampato in viso. Pregò affinché non la vedesse e la riconoscesse, ma presto si accorse che scegliere la terza fila fosse troppo poco per nascondersi. Joe la stava fissando con un sorriso completamente sorpreso ed estremamente dolce, mentre tentava di non ridere e salutarla come uno bambino.
 
*
 
29 Luglio 2007
 
Penelope era sola, e imprecava contro uno sportello del bancomat. Era a Milano, con solo 5 euro nel portafoglio, in cerca di una casa per l’università. Avrebbe studiato lettere, e sognava una specializzazione in giornalismo. Ma già cominciava con il piede sbagliato
«Tutto bene?» le chiese un ragazzo in inglese dai lunghi capelli corvini, da dietro di lei.
«Sì, sì» mentì, ma all’ennesima combinazione rifiutata disse la verità «No, niente va bene, non riesco neanche a fare un prelievo, ho solo 5 euro e sono a 500 km da casa»
«Che disastro!» scherzò il ragazzo sconosciuto avvicinandosi alla ragazza, una cosa del genere di altri tempi l’avrebbe fatta innervosire, ma non riusciva a essere arrabbiata, perché era disperata. «Una volta è accaduto anche a me, posso provare?»
Penelope annuì, cosciente del fatto che potesse essere un truffatore e chissà cos’altro, ma non aveva altra scelta. Le diede delle direttive ben precise, e come per magia funzionò.
 «Comunque, non mi sono ancora presentato, piacere Joe Jonas» disse, in inglese con forte cadenza statunitense, il ragazzo che la aveva appena aiutata con il bancomat.
«Aspetta … Joe Jonas il cantante?» chiese Penelope interdetta, e Joseph annuì; «Ecco perché sembravi familiare! Piacere mio Joe, io sono Penelope» e gli strinse la mano. Si sorrisero e Joe la invitò a prendere un caffè.
 
Sembravano già sapere che da quell’incontro assolutamente casuale sarebbe nato qualcosa, qualcosa che ancora oggi non sapevano definire neanche loro.
 
*
 
A Penelope si formò un sorriso sul viso senza neanche accorgersene, mentre guardava Joseph seduto su una delle sedie sulla pedana. Il cantante fu richiamato all’attenzione dalla giornalista che gli fece una domanda sul significato del nome della band. L’intervista proseguì con le solite domande di rito proposte dall’intervistatrice e dagli spettatori in sala, che erano composti dalla stampa e dai fan, le domande comprendevano anche quelle sugli interessi amorosi, ovviamente.
«Sappiamo tutti, Joe, che frequenti Gigi Hadid, come l’hai conosciuta? »
«Eravamo amici già da molto tempo, la conoscevo già da tempo.» risponde Joe, chiudendo la questione velocemente. Non ha mai amato le domande personali. Penelope lo ha sempre saputo.
Mentre Jack Lawless, altro componente della band, stava rispondendo a una delle domande proposte da una fan, Joe stava fissando Penelope sorridendo e scuotendo la testa,  così estrasse il suo cellulare dalla tasca. Dal pubblico era proprio palesemente che sta scrivendo un messaggio.
Magari alla ragazza, pensò Penny, proprio nel momento in cui sentì vibrare il suo cellulare nella tasca. Penelope sgranò gli occhi, e guardò il cantante che ancora con il cellulare in mano strava trattenendo una risata mentre continuava a guardarla.
La ragazza si decise a guardare il cellulare. Ovviamente, era un messaggio di Joe.
“Perché non mi hai detto che saresti stata qui?????”
E ora cosa rispondo? “Non lo sapevo fino a questa mattina”. Bugia. Il cantante lesse il messaggio di risposta fregandosene completamente del fatto che era nel bel mezzo di una intervista, e poi lanciò un’occhiataccia di dissenso a Penny, che non riuscì a trattenere una risata soffocata.
Non avresti dovuto ridere, Penelope. No. Non si fa. Ecco cosa ti fa questo ragazzo, ti manda in confusione completa. Fanculo a lui e allo sportello del bancomat. Tu sei fidanzata con un ragazzo fantastico, e lui anche è impegnato, per di più con una super modella, quindi fatti passare strane idee. E non ridere più. Basta
Ed ecco che arriva un altro messaggio "Avresti dovuto comunque dirmelo! Questa me la segno!! E dopo non provare a scappare, eh!". Penny non riescì e trattenere un sorriso. Male male.
Joe finì di rispondere a una domanda e ricominciò subito a scrivere.
“E almeno fammi una bella domanda, mi sto annoiando!”
Ok, ci si può divertire però, almeno un po’. “Io so già tutto su di te, e alle mie domande non sapresti rispondere!”. “Mettimi alla prova” la risposta fu praticamente immediata. “Sarò buona, dai” Penny inviò l’ultimo messaggio.
«Qualche altra domanda?» chiese la giornalista.
Penny alzò la mano e le venne data subito la parola. Si alzò in piedi e cominciò: «La domanda è per tutti e quattro, qual è la città italiana che vi piace di più e perché? Non so, perché è legata a un bel ricordo che avete? Perché c’è un’opera o un monumento che vi piace particolarmente? »
«Domanda facile» rispose Joseph ridendo sotto i baffi, poi il suo viso si macchiò di un sorriso sincero «Venezia, perché è una bellissima città, piena di storia ….» fece una pausa e ricominciò «qualcuno mi disse che è affascinante perché è la realizzazione di un sogno, cioè una città sull’acqua; in più è un luogo in cui si sono incontrati tanti filosofi e poeti che allora hanno determinato il modo di pensare che noi abbiamo oggi, inoltre l’ho visitata per la prima volta un paio di anni fa con una persona molto speciale per me, quindi è legata a un bellissimo ricordo, quindi sì, è la mia preferita.»
Anche gli altri ragazzi del gruppo risposero alla domanda, ma ormai Penny non stava più ascoltando. Era solo una domanda, la prima che le era venuta in mente, non avrebbe mai potuto immaginare una risposta del genere da lui. Lo stava odiando profondamente e amando nello stesso istante.
 
*
 
25 Ottobre 2013
 
«Che posto è questo?» chiese guardandosi intorno Joe, come se stesse cercando di analizzare quel luogo, per rincorarne ogni dettaglio.
«È, praticamente, il caffè storico più importante di Venezia. Sono passati di qui i più grandi scrittori e filosofi. Questo è uno dei motivi per cui adoro questa città. Pensa, magari proprio lì, dove sei seduto tu, nel 1800 era seduto Lord Byron. Qui si sono incontrate storie, persone, pensieri che hanno determinato anche quel che abbiamo adesso, quel che pensiamo ora. Non è forse speciale tutto questo? Poi Venezia è la realizzazione di una città sull’acqua. Chi mai prima ci aveva pensato? Non è forse una concretizzazione di un sogno, di un obbiettivo, di uno scopo questo? Per me lo è, eccome se lo è. Però è meglio smettere di parlare di questo argomento, altrimenti io non la smetto più.» rise Penelope, alzò la testa per guardarlo poi la abbassò di nuovo.
«Mi piace ascoltarti parlare, invece.»
 
*
 
Ci furono ancora un paio di domande e poi i DNCE si esibirono in “Cake By the Ocean”. Joe aveva sempre amato il suo lavoro, e lo si poteva vedere ogni volta che saliva su un palco. Era innegabile. Ed era anche innegabilmente bravo, sapeva essere il leader, sapeva stare al centro dell’attenzione senza emozionarsi, ma sapeva farsi trasportare dalle sensazioni quando ce ne era il bisogno. Alla fine della canzone salutarono e uscirono dalla stanza. Neanche un secondo dopo Penelope sentì vibrare il cellulare.
“Entra dalla porta da cui siamo usciti noi, la porta è aperta, io sono lì dietro.” Penelope seguì le istruzioni, aprì la porta, e se lo ritrovò davanti.
«Penny!!» fu accolta con una esclamazione e un forte abbraccio, che lei ricambio con affetto.
«Mi sei mancato, cantante» confessò la ragazza in un sussurro mentre era ancora tra le sue braccia.
«Anche tu mi sei mancata tanto, Penny» rispose Joe lasciandola andare.
Penelope si disse che ormai era un caso perso, e nonostante tutto qualcosa li continuava a far incontrare ancora e ancora, e non importava quanto tempo passasse, non importava cosa stesse accadendo nella sua vita o cosa fosse accaduto in passato, non poteva far a meno di essere felice accanto a quel ragazzo.
 
And when we go crashing down, we come back every time
Cause we never go out of style
we never go out of style.




 
Angolo dell'autrice
Devo confessarvi che sono emozionata. Sono due anni che non scrivo, e ho paura. Questa è una mini fan fiction in 3/4 capitoli, collegata a una OS che ho scritto qualche tempo fa "Invisible Cry", è possibile leggerla anche se non si è letta l'altra, ma se ne avete voglia, potete farlo, ovviamente.
In questi due anni sono cambiate tante cose, per me, ma anche per i Jonas, non è forse vero? Ciò che mi ha portato ha scivere di nuovo,, almeno per un po', è questo bisogno che ho da qualche tempo di farlo, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato Swaay. Mi ha donato positività e voglia di ricominciare. So che efp non è più popolato come una volta, e so che questa storia non è assolutamente niente di particolare, ma è un po' un nuovo inizio, sperando che tutto ciò mi porti anche un po' di fortuna. Sperando di sentirvi presto, e di tornare al presto, vi abbraccio, 
Marta. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Sorry ***


Capitolo 2
 
Sorry

 
«Allora, giornalista, cosa mi racconti di bello?» chiese il cantante sedendosi accanto alla ragazza. Joe aveva insistito affinché Penny fosse andata con lui e i suoi amici nel suo hotel per un aperitivo in camera sua, qualcosa rimediato su due piedi, anche se tutto ciò continuasse ad essere ai livelli dell’hotel in cui alloggiavano, il Westin Palace.
La camera del cantante era qualcosa di enorme, formata da un letto matrimoniale, un paio di comodi divani, qualche sedia e un tavolo, il tutto ovviamente lussuoso e impeccabile. Penelope viveva lì a Milano, e sì era entrata altre volte in quell’hotel per conferenze e cose del genere, ma non era mai stata in una camera, e non l’avrebbe mai immaginata così … bella.
«Niente di che, faccio un traineeship al quotidiano la Repubblica, uno dei maggiori in Italia, ma questo te lo avevo già accennato qualche tempo fa. Mi occupo di spettacolo, quindi musica, cinema, teatro e cose del genere. La buona notizia è che se tiro fuori una buona storia nel prossimo mese posso sperare in un contratto e soprattutto in una trasferta a New York, per la recezione degli spettacoli in programma a Broadway. » rispose felice Penny, mantenendosi il più formale possibile, era davanti a tanta gente che non conosceva per niente, e anche se Jack, Cole e JinJoo sembravano dei ragazzi simpatici e molto alla mano, Penelope aveva comunque bisogno di tempo per sciogliersi un po’.
«E perché non me lo hai detto prima? Potremo vederci a New York!» la rimprovera per l’ennesima volta il cantate.
«Ehi ehi, calma! Tutto ciò se riesco a tirar fuori una buona storia, altrimenti addio New York!» lo fermò la ragazza.
«Ce la farai sicuramente, non è questo il problema.» minimizzò il cantante.
«Non ci giurerei» rispose scettica Penelope.
«Staremo a vedere» disse il cantante. Ci fu un attimo di silenzio, e Penelope decise di buttarsi, perché sapeva che se non lo avesse fatto in qual momento non lo avrebbe fatto mai più, tanto che si ritrovò a parlare senza che se ne accorgesse prima.
«Ah …. » si fermò non appena si rese conto che stava parlando, chiedendosi se avesse dovuto dirglielo, ma capì che era troppo tardi per cambiare idea.«esco con un ragazzo, cioè stiamo insieme»
«Cosa?» chiese conferma Joe completamente esterrefatto, con una espressione tra l’arrabbiato, lo sconvolto, e il dispiaciuto e magari sembrava anche un po’ divertito, forse pensava fosse uno scherzo.
«Sì, l’ho incontrato per caso, me l’ha presentato la mia migliore amica. È un bravo ragazzo, così siamo usciti qualche volta e ora stiamo insieme. Si chiama Andrea.» riassunse brevemente Penelope, notando l’espressione stranamente infastidita del ragazzo.
«Beh sono contento per te!» Joe si costrinse a fingere felicità, con scarsi risultati, e Penelope si chiede il motivo di tutto ciò. «Vado a vedere cosa stanno combinando quei due con l’aperitivo» così dicendo, mise una mano sulla spalla a Penny e indicando Jack e Cole e dirigendosi verso di loro.
Penelope non fece in tempo neanche a rispondere che già Joe era andato via. Cosa gli era preso? Perché ha avuto una reazione del genere?
«Ci è rimasto male.» disse una voce a poca distanza da Penelope, che alzò lo sguardo. Era JinJoo. «Scusa se ho ascoltato la conversazione, ma non ho potuto farne a meno.»
«Figurati, non era niente di importante .. cosa dicevi?»
«Che ci è rimasto male. Joe fa sempre così quando qualcosa non gli quadra, prende e si allontana, ci pensa e poi torna. Poi non hai visto come ha cambiato espressione quando glielo hai detto?»
Penelope fissò JinJoo accorgendosi soltanto in quel momento che ciò che stava dicendo era vero.
«Ma … ma … perché dovrebbe esserci rimasto male? Cioè, lui è fidanzato, con Gigi Hadid addirittura. Io che c’entro?» chiese sconvolta Penelope.
«Questo chiedilo a lui.» disse alzando le mani « però ci è rimasto male, poco ma sicuro.»
«Stai dicendo che è … geloso?» chiede sconvolta e anche un po’ divertita Penny, mentre una vocina dentro di lei le rivelava che tutto ciò non era completamente da escludere.
«L’hai detto tu.» sorrise JinJoo.
 
*
 
28 Ottobre 2013
 
La ragazza si girò e cominciò a camminare verso l’uscita dell’aeroporto di Venezia.
Sentì prendersi per il polso della mano destra, e poi avvertì il tocco delle labbra del ragazzo, che aveva davanti a lei, sulle sue. Joseph non era riuscito ad andarsene senza farlo, senza baciarla. Neanche loro stessi riuscivano a comprendere cosa stesse davvero accadendo tra loro due. Era stato qualcosa di più forte di loro. Joe non riusciva a capire se quello che stava facendo era giusto o meno, ma sapeva che era quello di cui aveva bisogno, e adesso aveva bisogno di Penny. Dall’altra parte Penelope era completamente spiazzata, non si sarebbe mai aspettata qualcosa del genere, soprattutto in una situazione come quella, ma non poté negare che stava adorando quella sensazione che si era formata all’interno del suo stomaco. Era pazzesco, completamente pazzesco. Joe si staccò da quel bacio dolce, e così pieno d’amore.
-Ti chiamerò molto presto, perché avrò bisogno di te, Penny,  più di chiunque altro. – le rivelò Joseph all’orecchio, in un sussurro. Gli occhi di Penelope si velarono di lacrime. Joe le rivolse un altro sorriso, e scomparve ancora una volta tra la gente. Ma qualcosa di lui era rimasto lì con lei, il suo profumo. Il suo profumo, la sua essenza si era attaccata alla felpa della ragazza, tanto che, per un attimo, le sembrò di averlo accanto. 
 
*
 
«Bene ragazzi, io penso di tornarmene nella mia stanza, ho bisogno di una doccia!» disse Cole, che fu subito seguito da Jake e JinJoo e in poco Penny rimase sola con Joe.
«Magari ti lascio riposare anche io» disse Penelope alzandosi dal divano su cui era rimasta a sedere per tutto il tempo.
«No, aspetta, non andare! È proprio fuori discussione che tu te ne vada, poi scappi e non ti fai più ritrovare» rispose il ragazzo posizionandosi proprio davanti alla ragazza.
«Per una volta che non ti ho scritto, tutto questo casino? Dai, almeno ti puoi fare una doccia e stare tranquillo»
«La doccia me la posso fare anche con te»
«Scusa?» chiese Penny cominciando a ridere
«Cioè …» provò a giustificarsi per la sua frase uscita male, mentre aveva già cominciato a ridere «Volevo dire, posso farmi la doccia anche se tu rimani nella mia stanza. Lo so suonava strana come frase » disse il ragazzo cominciando a ridere
«Va bene, va bene, come ti pare.» disse la razza ridendo e scuotendo la testa, osservando quanto potesse essere testardo quel ragazzo.
Joe entrò in bagno per fare la doccia, dopo averle promesso di fare in fretta. La ragazza sospirò e si sedette su uno dei due posti del divano, e prese il suo cellulare. L’apparizione della foto del blocco schermo che la ritraeva con Andrea la fece tornare alla realtà, e fu pervasa da una strana sensazione, come se stesse facendo o stesse per fare qualcosa di sbagliato. Voleva bene ad Andrea. Era un ottimo cuoco e un dolcissimo ragazzo, peccato tutti quei viaggi di lavoro. Sarebbe tornato la settimana dopo. Le mancava, in quel momento, come quasi per la maggior parte del tempo. Era poco il tempo che riuscivano a trascorrere insieme, purtroppo.
In meno tempo di quanto si aspettava Joe era già fuori dal bagno, con solo un asciugamano attaccato in vita. Penelope non riuscì a far ameno di buttare un occhio su di lui, e per evitare di rimanere a fissarlo con una espressione meravigliata e buffa - che già aveva assunto involontariamente -  chiuse gli occhi,e quando li riaprì si curò di averli puntati sullo schermo dell’iphone.
Nel frattempo Joe si stava procurando i vestiti necessari.
«Che dici, quale metto?» le chiese il cantante facendola sobbalzare e poi obbligandola a guardarlo mentre teneva in mano due tshirt. Penelope cercava di mantenere uno stato di completa atarassia, ma fu completamente tradita dalla sua espressione del viso che se non si fosse trattenuta sarebbe scoppiata in una risata. Cercò di coprire la sua bocca, mentre la sua mente era attraversata da pensieri fin troppo inappropriati, soprattutto se a proposito di un ragazzo che non era il suo.
«Quella nera» sbiascicò facendosi aiutare dalle indicazioni della mano che teneva in mano il cellulare.
«Sì, anche a me piace più questa» rispose guardandola. Allora perché me lo hai chiesto? Mi volevi far soffrire? «Torno subito, eh» e tornò in bagno.
«Tranquillo» rispose fingendo noncuranza Penelope. Quando qualche minuto dopo Joseph uscì dal bagno era asciutto e vestito.
«Stasera vieni con noi all’Hollywood?» esordì Joseph, poi sedendosi sul divano a fianco alla ragazza.
«Cosa? Ma non ci pensare per niente» rispose con una risata isterica la ragazza.
«Perché no? Dai, una botta di vita Penny! Non mi fare la persona triste, non ti va di stare con me?» la stuzzicò.
«Ma io sono una persona triste! E poi devo pure lavorare, l’articolo su di voi non si scriverà da solo e lo devo fare entro domani; quindi stasera pigiama, coperta e computer»
«Non è vero. Daaaaaaai vieni!» disse avvicinandosi a Penny appoggiandosi completamente a lei, cercando di fare gli occhi dolci, ai quali Penny rise« O stasera o domani lo passi tutto con me. Che poi non ci rivediamo per anni e anni»
«Prima di tutto vacci piano signorino, se trovo una bella storia da raccontare presto ci vedremo a New York. Poi se la metti in questo modo preferisco passare tutto domani con te.»
«Allora domani mattina appena mi sveglio ti chiamo, così ci vediamo. Poi ovviamente verrai al nostro concerto dietro le quinte»
«Va bene, va bene. Te lo prometto. Ora posso andare a casa? Ho necessita del mio pigiama» chiese il permesso ridendo tentando di alzarsi fu trattenuta dal ragazzo che le prese la mano
«Aspetta» ci fu silenzio, e Penelope guardò il viso del ragazzo incuriosita, perché aveva cambiato completamente espressione. «Ho sempre voluto dirti delle cose, ma non l’ho mai fatto perché sono uno scemo, ma ora ho bisogno di farlo e devo farlo»
Penelope assunse una espressione interrogativa, che pregava di continuare ciò che stava dicendo. Si sedette di nuovo su quel divano, aspettando una spiegazione.
«Prima di tutto grazie. Senza di te non sarei qui, o forse non ci sarei proprio. Tu ci sei sempre stata per me, e non so come avrei fatto altrimenti.» confessò il ragazzo.
«Ma figurati Joe» disse seria Penny, appoggiando la sua mano su quella del cantante, «avevi solo bisogno di qualcuno con cui parlare, ce l’avresti fatta comunque anche da solo»
«Questo non è vero. Sei venuta a trovarmi, e sei rimasta lì, nonostante il mio stato, mi hai aperto gli occhi e dato un motivo per lottare» controbatté il ragazzo, mentre Penny carezzava la sua mano.
«Ma …» provò a dire Penelope, ma fu interrotta.
«Aspetta, fammi finire.» continuò il cantante «C’è un’altra cosa che devo dirti. Scusa. Scusa perché ciò che è successo a Venezia, è rimasto lì, nonostante le mie promesse. Non hai avuto neanche una spiegazione da me, e se dovessi dartela adesso, non ne saprei il motivo. Quindi scusami, scusami per non averti chiamato …»
«Smettila» lo pregò la ragazza, non era ancora pronta per quel discorso, era esattamente ciò che stava cercando di evitare fin dal primo momento.
«Scusa per essere sparito, e non averti accolto bene quando sei venuta tu da me»
«Smettila Joe, ti prego» disse ancora Penelope, ma non fu ascoltata, e il cantante poggiò le mani sulle sue.
«Scusa per ciò che non ti ho detto, e per quando non ero presente quando eri tu ad aver bisogno di me»
«Basta Joseph» lo pregò alzando un po’ la voce ormai un po’ incrinata dalle lacrime che le offuscavano la vista. Ecco perché non voleva vederlo, e lo avrebbe volentieri ignorato alla press conference. Ci era stata male, per tanto tempo. Non glielo aveva mai rivelato, ma aveva sofferto per ciò che gli aveva fatto, per come l’aveva trattata. Non voleva perderlo, così aveva sempre continuato a sopportare senza mai farglielo pesare, senza mai rimproverarlo o dirgli ciò che veramente stava provando, perché gli voleva fin troppo bene.
 
 
*
 
30 Novembre 2013
 
Penelope lo stava aspettando già da un po’ nello Starbucks a Time Square. Cercava di occupare il tempo picchiettando le dita contro il tavolo da pranzo.
«Ti avevo detto di non venire» disse la sua voce, mentre il ragazzo si metteva a sedere di fronte alla giovane.
«Joe» esclamò sorpresa Penny e felice, affrettandosi a intrecciare una mano con quella del ragazzo. «Come stai?»
«Male» tagliò corto il ragazzo.
«Quindi stai a casa, possono seguirti anche da casa, no?» chiese tentando entusiasmo.
«Sì, sto a casa, prigioniero a casa mia.» sbuffò «Ti avevo detto di non venire, non volevo che tu mi vedessi in questo stato»
«Non ti devi preoccupare per me. Ti voglio bene, e quindi voglio starti vicina quanto posso, soprattutto se non sei in buono stato.»
Il cantante scosse la testa, sospirando. «Se mi vedessi avere una crisi di astinenza non saresti della stessa opinione» disse evitando in tutti i modi il suo sguardo.
«Pensi che a me faccia piacere vederti in questo stato?» Penelope scosse la testa «Ma non mi importa di me e di cosa possa provare io, se quel poco che posso fare io per te, può fare la differenza per te. L’unica cosa che posso fare è starti accanto, nel bene e nel male. Ma se non vuoi, basta dirmelo, torno in Italia, così come sono arrivata qui» disse con voce incrinata, e con occhi velati dalle lacrime.
«Non voglio» sentenziò il ragazzo, che fu tradito dalla sua voce, che si ruppe all’ultima sillaba, e dalle lacrime, che gli riempirono gli occhi.
Ci fu silenzio, Penelope sospirò, poi disse un’ultima frase prima di scappare via «Va bene. Ma chiamami se cambi idea, io non scappo»
 
*
 
«Quindi mi perdoni?» chiese Joseph intrecciando la sua mano con quella della ragazza che cercava di asciugarsi le lacrime con la mano libera. Lo stava odiando per averla fatta scoprire così.
«Sì, Joe, certo. Lo so che non è stato un buon periodo per te» rispose «Non per questo ti toglierò il saluto o smetterò di volerti bene»
Joe sorrise e la spinse verso di sé, abbracciandola. Le era mancata, eccome se le era mancata.
 
Was it the things I said?
Can I take them back
Baby, cause without you there’s nothing left of me
 
What can I do to show you I’m sorry?



 
Angolo dell'autrice
Buonasera! Ecco sono davvero contenta per anche l'unica recensione ricevuta nel primo capitolo. Se qualcun'altro sta davvero leggendo questa cosa, ricordate che a me farebbe piacere qualsiasi tipo di commento, anche negativo ovvimente. Vi dico che forse avrà più di 4-5 capitoli, ancora non so di preciso come finira o cosa accadrà.Ovviamente non serve neanche dirlo, ma ci tengo, è una fan fiction, non penso che niente del genere riguardo a Joseph possa accadere. La situzione qui raccontata, come ho già detto, si può capire di più leggendo Invisible Cry, ma la ff si può leggere anche senza. 
Grazie a chiunque abbia letto, e a chi ha lasciato la recensione, davvero!
A presto, si spera,  
Marta. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: The Truth ***


Capitolo 3
The Truth

 
 
Erano le 23 quando sentì suonare il campanello di casa. Era in pigiama, un bellissimo panda era raffigurato sulla maglietta, in tinta con le pantofole. Joe aveva insistito affinché fosse accompagnata a casa dal suo autista, e le sue richieste alla fine furono accontentate. Si era cambiata, aveva mangiato e aveva finito l’articolo. La casa era vuota, era il suo monolocale: lei e Andrea non erano ancora andati a vivere insieme. Stavano insieme da soltanto qualche mese, e nessuno dei due lo aveva ancora proposto, ma non le dispiaceva vivere da sola.
Penelope si chiese chi fosse, perché non aveva idea di chi potesse suonare a casa sua a quell’ora di sabato sera. Rispose al citofono.
«Chi è?»
«Penny? Oh finalmente! mi fai entrare? Sono Joe.»
«Ma che ci fai qui?» chiese divertita
«Dai muoviti, aprimi! Sto morendo di freddo!» la ammonì il ragazzo, che sentì poi aprirsi il portone.
«Terzo piano»
«Perfetto»
Il ragazzo entrò e cominciò a salire. Penelope aprì la porta del suo appartamento e lo aspettò sull’uscio. Non mi sarei dovuta mettere il pigiama. Dai, però l’avevo avvertito, non è colpa mia se si presenta a quest’ora a casa della gente... poi come ha fatto a sapere dove abito?
Penelope lo vide comparire sul pianerottolo a una rampa di distanza con in mano una bottiglia di vino rosso, due bicchieri di vetro e una busta di carta. Era vestito impeccabilmente: cappotto nero, maglia a collo alto e jeans dello stesso colore.
«Ma sei completamente impazzito?» gli chiese la ragazza ridendo.
«Ma guarda tu, ti porto a casa vino e cioccolatini e vengo trattato così!» protestò il ragazzo salendo l’ultima rampa, e arrivato davanti a lei, le diede un bacio sulla guancia.
«Sei pazzo, e ti sto odiando.» sentenziò Penelope mentre lo faceva entrare in casa e il suo profumo già le dava alla testa. Quella sera avrebbe potuto benissimo non rispondere più delle sue azioni già dopo mezzo bicchiere di vino, lo sapeva. Eppure sapeva reggere l’alcool, almeno un po’.
«Addirittura? Perché mi odi? Posso poggiare qui?» chiese Joe divertito davanti a un tavolo.
«Sì, ti odio perché, hai visto come sono vestita? Cioè, te lo avevo detto! Ma non dovevi andare all’Hollywood? E perché sei venuto e hai portato tutta questa roba? » domandò sconvolta la ragazza avvicinandosi a lui, che stava già versando il vino nei due bicchieri e aprendo la scatola di cioccolatini.
«Calma, calma. Primo: il tuo panda è bellissimo.» disse aprendosi in un sorriso divertito « Secondo: gli altri mi hanno dato la sola stasera, perché volevano andare da un’altra parte e io non volevo, quindi … terzo: sono qui e ho portato tutto ciò per stare un po’ con te perché ti voglio bene.» spiegò Joseph, mentre l’espressione di Penelope si faceva sempre più rilassata e felice, per poi cominciare a sorridere come una scema dopo l’ultima parte.
«Ti odio comunque perché stasera mi hai fatto perdere quell’ultimo briciolo di dignità che mi era rimasta, ma visto che ci siamo continuiamo così. Sei stato troppo dolce, Joe, ti voglio bene anche io.» confessò la ragazza, e lo abbracciò. Il ragazzo ricambiò l’abbraccio.
«Ma figurati» le sussurrò all’orecchio, e Penny fu percorsa da un brivido. Maledetto lui e la sua gentilezza infinita. Lo odio.
«Quindi prego» disse Joseph una volta sciolto l’abbraccio e porgendole uno dei due bicchieri.
«A cosa brindiamo?»
«A noi» le sorrise il ragazzo.
«A noi» sorrise la ragazza facendo scontrare il suo bicchiere con quello del ragazzo. Bevvero un po’. Joe si tolse il cappotto nero che aveva in dosso e lo poggiò su una delle sedie intorno al tavolo e i due si andarono a sedere sul divano.
«Dai raccontami un po’, che tipo è questo Andrea? Cosa ha di così speciale?» chiese il moro, e Penny non riuscì a trattenere un sorrisetto.
«Perché me lo chiedi, sei geloso per caso?» lo provocò.
«Forse» disse, mettendo le braccia sopra lo schienale del divano, con espressione corrucciata.
«Addirittura?» rise lei, arrossendo e cercando di non farsi vedere.
«Ehi, questo tizio non l’ho mai visto, e io ti conosco da una vita. Se fa qualcosa che non va, dovrà vedersela con me.»
«Ok ok, ti racconto, ma non c’è molto da dire. Come ti ho detto me lo ha presentato la mia migliore amica, è stato subito molto gentile con me. Mi ha invitato la prima al cinema.»
«Dilettante» Sbiascicò lui.
«Farò finta di non aver sentito.» sentenziò la ragazza sorridendo « La seconda volta mi ha invitato a casa sua e ha cucinato lui. È un bravissimo cuoco, davvero. Poi ecco, una cosa tira l’altra e ora stiamo insieme. Non viviamo insieme perché lo conosco da poco per un passo simile. Sa cucinare molto bene, è uno dei suoi passatempi preferiti. Gli voglio bene, ma ci vediamo poco. È uno degli amministratori di una azienda importante di imballaggi e spesso è fuori. Torna la prossima settimana.» Concluse in fretta la ragazza osservando come il moro la fissasse con una espressione fin troppo seria.
«Tu invece che mi racconti di Gigi?»
«Anche noi ci vediamo poco. Poi ora noi siamo in tour, e lei si sposta spesso da una città all’altra.» disse serio «Non so neanche quando potremo rivederci la prossima volta. E non so per quanto altro tempo potremo andare avanti così.»
«Mi dispiace» disse la ragazza, poggiando le sue mani su quelle fredde di lui
«Anche a me» rispose lui.
Penelope si alzò e andò a recuperare i cioccolatini e gli offrì la scatola piena. Lui ne prese uno e lo mangiò, poi bevve un po’ di vino. Penelope appoggiò la scatola sul tavolino davanti al divano e prese un altro sorso di vino, sedendosi a gambe incrociate sul divano.
«Comunque sei congelato» disse la ragazza al moro poggiando di nuovo la sua mano calda su quelle fredde di lui
«Te lo avevo detto che fuori mi stavo congelando. Tu sei calda, quindi mi scalderai.» disse impossessandosi della sua mano libera.
«Di solito solo le ragazze che vengono scaldate dai ragazzi»
«Ogni tanto è bello scambiare i ruoli» disse un velo di malizia, alzando per due volte di seguito le sopracciglia. Penelope lo spinse amichevolmente ridendo.
«Scemo» sentenziò.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Joe ricominciò a parlare:
«Che articolo pensi di realizzare per essere scelta per andare a New York?»
«Deve essere qualcosa di sconvolgente, una anteprima e scritta bene, con qualcosa anche di personale volendo. Sostanzialmente, non ne ho idea. Tu hai qualche idea?» scherzo lei alla fine.
«Mmmh… forse.»
«Cosa?» fece sconvolta.
«Non te lo dico. Te lo dico solo se il forse si trasforma in un sì, e questo dipende»
«Dipende da cosa?»
«Da molte cose»
«Dai, non puoi tenermi sulle spine così!»
«Sì che posso» rise «Comunque, tranquilla, probabilmente avrai la tua trasferta a New York»
«Stanotte non ci dormo»
Joseph rise di nuovo.
«Cioè, tu ridi, ma io stanotte non dormo davvero» disse la ragazza. «Ti odio guarda»
«Non lo dirai più se tutto ciò va in porto» disse facendo rimanere senza parole Penelope. «In ogni modo, il fatto che io sia venuto qui non ti esenta dal fatto che domani starai sempre con me, sappilo» puntualizzò il ragazzo.
«Va bene, va bene, come ti pare basta che non mi metti ansia!» tagliò corto lei, ormai presa da ciò che le aveva detto lui a proposito dell’articolo.
«Ah, quindi io ti metterei ansia?» disse con un sorriso sornione in faccia avvicinandosi pericolosamente al viso della ragazza.
«Sì, tanta» rispose Penelope sentendo il respiro del ragazzo sulle sue labbra.  
Così in un attimo si era ritrovata con le dita del ragazzo sui fianchi che le facevano il solletico.
«Joe, smettila! Fermati dai!» chiese tra una risata e l’altra, e in tutta risposta Joe intensificò il solletico fino a farla stendere sul divano e a posizionarsi sopra di lei
«No, no, no, ti prego Joe, basta!» lo pregò di smettere con quel poco fiato che le era rimasto. Penelope aveva il fiato corto, mentre Joe era soddisfatto e felice, e se ne stava lì sopra di lei, senza nessuna intenzione di spostarsi da lì.
«Questo è ciò che può accaderti se mi dici ancora qualcosa di male, sappilo» sottolineò il moro.
«Ti odio» sentenziò la ragazza, come disperata, con ancora un po’ di fiatone. Gli occhi ambrati del ragazzo la fissavano dritto negli occhi, così non riuscì a far a meno di sorridere.
«Non è vero.» disse serio il moro. La ragazza, distolse lo sguardo, poi fece per alzarsi in piedi, ma fu trattenuta dalla mano del ragazzo che teneva stretto il suo polso.
Penelope lo guardò interdetta, ma non fece in tempo a dire una sola parola che le labbra del moro erano sulle sue. Ci mise un istante in più per rispondere a quel bacio completamente inaspettato. Una sensazione stana invase Penny all’altezza dello stomaco. Quando Joe si staccò dalle sue labbra e fece per dire qualcosa con una espressione dispiaciuta in viso, Penelope lo anticipò, e avvicinò il viso del ragazzo al suo e lo baciò di nuovo.
Era sbagliato, entrambi lo sapevano, e per almeno un milione di motivi ciò non sarebbe dovuto accadere né avrebbero dovuto continuare quel bacio. Ma stava comunque accadendo, e nessuno dei due avrebbe voluto smettere.
Andrea. Penelope, se Andrea lo dovesse mai venire a sapere lo perderai per sempre. Joe si staccò di nuovo dalle labbra della ragazza, senza allontanarsi troppo dal suo viso. I petto del giovane si gonfiava e sgonfiava ritmicamente, e gli occhi confusi ma pur sempre intensi del ragazzo continuavano a fissare Penelope nella disperata ricerca di qualche parola. Le parole gli morirono in bocca, quando cercò di dire qualcosa, stessa cosa accadde alla ragazza che aprì la bocca e la richiuse distogliendo lo sguardo dagli occhi del ragazzo. Così Joe spostò dolcemente il viso della ragazza e la baciò di nuovo, bacio che continuò, si intensificò e crebbe.
Tradimento. Lo avrebbero dovuto chiamare in questo modo ciò che entrambi stavano commettendo, ma in quel momento a nessuno dei due importava, era come se non ne potessero far a meno. Era impossibile farne a meno. Era impossibile ignorare quella attrazione, quel filo che per quanto lungo si fosse fatto negli anni li aveva sempre uniti. Era una forza, invisibile, che li collegava e non se ne sarebbe andata. Sapevano che non se ne sarebbe andata, perché da quando si erano conosciuti non era mai scomparsa. Penelope era ormai inebriata dal suo profumo fin troppo intenso. Le labbra erano calde, bruciavano. Le labbra del ragazzo baciarono il collo della ragazza, che sussultò a causa del contatto della sua pelle con la barba corta ma ispida del moro.
Prima che Penelope se ne potesse davvero accorgere, le mani fredde e sudate del ragazzo si infilarono sotto la maglia della ragazza, e a contatto con la pelle dell’addome, Penelope rabbrividì, ma era piacevole, fin troppo piacevole. Joe era in cerca della chiusura del reggiseno.
«Non ce l’ho.» sussurrò la ragazza, con fiato corto.
«Cosa?» chiese disorientato e confuso il ragazzo, fissandola.
«Non porto il reggiseno con il pigiama.» suggerì la ragazza, trattenendo una risata che si manifestò con un sorriso imbarazzato.
«Ah» disse, e alzò leggermente la maglia della ragazza «Posso?». Lei annuì impicciata, distogliendo il suo sguardo dagli occhi del ragazzo. Il cantante sfilò la maglia del pigiama della ragazza e fu a contatto con la pelle nuda di Penelope. Le bacio il collo, carezzandole dolcemente il seno con una mano, mentre con l’altra le sistemava i capelli dietro l’orecchio.
Ricominciarono a baciarsi sulle labbra con trasporto, passione e nello stesso tempo dolcezza. Joe adattava ogni suo movimento, ogni suo gesto alla ragazza come se fosse l’oggetto più agognato del suo desiderio, ma allo stesso tempo ciò che più fragile e delicato ci fosse al mondo.
Penelope infilò le dita della mano destra sotto la maglia nera e calda del cantante, fermandosi al fianco nudo del giovane ragazzo, che si accorse di questo piccolo gesto e sobbalzò a causa del contatto inaspettato delle mani di Penelope con la sua pelle liscia, sulla quale si venne a formare la pelle d’oca. Joe, intuendo il messaggio che Penelope stava tentando di inviargli, in un attimo si sfilò la maglia nera che indossava, facendo poi aderire lentamente il suo corpo nudo con quello della ragazza che mise le braccia intorno all’amico tenendolo stretto a lei, mentre Joseph le stampava l’ennesimo bacio sull’incavo del collo, e poi tornava a baciarla sulle labbra.
Penelope lo sapeva, sapeva che ciò che stava facendo non era giusto, sapeva che da quella notte non sarebbero stati più soltanto amici. Non le importava, non le importava perché aveva represso così tanto quel sentimento, quell’affetto, quell’amore, quell’energica passione che provava nei suoi confronti che ormai non poteva più nasconderla, né voleva negarla ancora.
«Vuoi davvero continuare, Penny?» chiese Joe in un sussurro affannato alla ragazza, con tutta la sincerità e dolcezza possibile.
«Solo se lo vuoi anche tu.» rispose fissandolo negli occhi, e cercando di capire tutto ciò che celasse, cercando di vedere se nascondesse qualcosa e se quello che stavano facendo non fosse qualcosa che voleva anche lui.
«Allora incrocia le gambe intorno al mio bacino» gli suggerì il moro sopprimendo un sorriso. La ragazza fece ciò che le era stato chiesto, e in un attimo si ritrovò sollevata da terra, letteralmente aggrappata al ragazzo che la tratteneva stretta a lui e camminava verso il letto, posizionato non troppo lontano dal divano, nel monolocale della giornalista.
Il ragazzo la poggiò lentamente sul materasso, premurandosi di non essere troppo avventato e di non farle male in alcun modo; poi si posizionò sopra di lei.
Fu Penelope a poggiar la mano sulla cerniera dei jeans del ragazzo e abbassarla, e facendo finire poi, con l’aiuto del ragazzo, i pantaloni sul pavimento. In poco tempo anche quelli della ragazza fecero la stessa fine. Ciò che li separava ormai erano pochi millimetri di tessuto. Si desideravano, si desideravano sempre di più, Penelope riusciva a sentire l’eccitazione del ragazzo che cresceva, così come il respiro irregolare della ragazza suggeriva a Joe che anche lei lo stava desiderando.
Quando anche gli ultimi indumenti furono a terra si unirono, si sentirono davvero, chiedendosi perché tutto ciò non fosse accaduto prima. Erano bisognosi d’amore, di piacere, di vere emozioni. Quelle erano vere emozioni, quelli erano veri sentimenti, ciò era qualcosa per cui si sarebbe fatto di tutto pur di non farne più a meno. Si sentirono una cosa sola, non soltanto fisicamente: era qualcosa di più di semplice desiderio fisico, era più intenso e profondo. Era come se la soluzione fosse stata sempre davanti ai loro occhi, ma loro l’avessero sempre negata o mai veramente individuata; e solo in quel momento si fossero accorti che erano parte di un’unica entità, un’unica mela i cui bordi delle due metà coincidevano perfettamente.
Quella notte si odiarono fino ad amarsi, si desiderarono ardentemente fino ad arrivare a capire quale fosse davvero l’unica e sola verità.
 
 
Yeah I’ve been feeling eveything
From hate to love
From love to lust
From lust to truth
I guess that’s how I know you.

 
Angolo dell'autrice
Buonasera! Mi ero chiesta se terminare qui la fan fiction, ma poi mi sono detta che non avevo risposto neanche a metà delle domande che spuntano fuori nella stessa. Questo è un capitolo delicato, a cui tengo molto; e inoltre è anche un punto di svolta per Joe e Penelope. 
Non so di preciso neanche come finirà, ma spero che tutto ciò vi possa in qualche modo intrattenere! Grazie per i commenti e le visualizzazioni!
Un bacio, 
Marta.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: The Greatest Weakness ***


Capitolo 4
The Greatest Weakness
 
 
Penelope aprì gli occhi, colpita inaspettatamente da un raggio di sole. Ci impiegò qualche secondo a realizzare dove fosse e cosa fosse successo. Si girò lentamente verso la parte interna del letto, premurandosi si coprire la sua pelle nuda, e lo vide. Dormiva come un bambino, con una espressione tranquilla e sincera in viso. Avvicinò la mano destra alla guancia del ragazzo, come per accarezzarlo, ma la tirò indietro prima che potesse sfiorarla. No. Aveva bisogno di pensare.
Si alzò dal letto, prese l’occorrente per vestirsi e andò in bagno. Si vestì e si lavò il viso.
«Cosa cazzo è successo?» disse realizzando davvero cosa fosse successo. «Io sono pazza. Pazza.» sussurrò tra sé e sé Penny.
Penelope, cosa cazzo hai fatto? Non hai pensato ad Andrea brutta stronza che non sei altro? Immagina quando lo verrà a sapere! No aspetta … non deve venirlo mai a sapere. Dio mio, non avrei mai creduto di diventare una persona simile. Una stronza. Va bene che è anche colpa sua che si è presentato con vino e cioccolati. Che cazzo dici, Penelope?! Gli hai detto tu di non fermarsi. Ora che faccio? Pensa Penelope, pensa.
Penelope non riusciva a stare ferma in quel bagno, con la mani sulla fronte, sul punto di una crisi isterica. Non si riusciva a spiegare razionalmente il comportamento che aveva avuto la sera prima. Era fuori da ogni logica, da ogni cosa. Stava con un ragazzo fantastico, benestante e che le voleva bene. Come le era venuto in mente di fare qualcosa del genere?
Il rumore della porta che si apriva la face sobbalzare e rimanere con il cuore in mano. Il tocco delle mani del cantante intorno alla sua vita le tolse il respiro fino a far accelerare il battito cardiaco all’inverosimile.
«Buongiorno» sussurrò il ragazzo lasciandole un piccolo bacio bagnato sul collo. La sua voce era ancora impastata dal sonno, e quella parola gli era uscita fuori in modo estremamente dolce e sexy che, sommata a quel bacio le aveva fatto venire la pelle d’oca.
Lo guardò metterle un braccio intorno alle spalle e guardarla. Era bellissimo ed terribilmente dolce, anche con quei capelli scompigliati e quei modi tutt’altro che aggraziati. Vaffanculo a lui e ai suoi occhi perforanti. Lo odio.
«Credevo che fossi andata via» aggiunse il moro. La ragazza scosse la testa e distolse lo sguardo. Non sarebbe riuscita a evitare di far trasparire il suo turbamento. Non in quel momento, senza neanche il tempo per riflettere su cosa dire e fare pace con se stessa.
Si liberò dal braccio del ragazzo e uscì dal bagno, tornando a sedersi sul letto con espressione inquieta e pensierosa. Joe vedendola così, con la testa tra le mani, si avvicinò a lei visibilmente preoccupato.
«Tutto bene?» le chiese Joe, inclinandosi in po’, cercando di scorgere il suo viso.
Penelope scosse la testa, poi lo guardò.
«Perché?» gli chiese, e lui la guardò con espressione interrogativa. «Tu sei fidanzato, con Gigi Hadid per di più. Io sono fidanzata, con un bravissimo ragazzo. Ciò che è successo ieri cosa significava? Perché è successo? Perché?» chiese alzandosi in piedi quasi a volerlo affrontare.
«Penny …» disse comprensivamente accarezzando il braccio della ragazza con un sorriso in viso.
Maledetto, ti odio Joseph. Joe non fece in tempo a parlare che Penelope eliminò il contatto tra di loro evitò di guardarlo girandosi di spalle.
«Dio mio, non ho mai fatto una cosa del genere. Mai. Eppure se si tratta di te mi sembra sempre che arrivare fino in capo al mondo per te non sia nulla di che» si sedette di nuovo sul bordo del letto e continuò «che abbandonare tutto e tutti per una passeggiata in piazza San Marco con te sia una cosa assolutamente normale.» Penelope si mise a gambe incrociate sul letto «E sei anche l’unica persona a cui permetto di trattarmi male senza neanche arrabbiarmi un po’, ma cercando solo di passarci sopra, preferendo soffrire io piuttosto che far provare dolore a te.» Joe si inginocchiò davanti alla giornalista cercando di incrociare il suo sguardo basso «Il brutto è che non rinnego niente di ciò che ho fatto; rifarei ogni cosa, ogni singola cosa così come è stata, sia ieri che sempre. Non mi sento neanche in colpa. E ti odio, ti odio per questo, ti odio perché fai emergere ogni mia debolezza, sei la mia più grande debolezza. Poi tra due giorni te ne andrai, e mi lascerai qui così, senza niente in mano, con un grande vuoto dentro e soltanto tanta confusione. Sola.» Si fu un attimo di silenzio, poi riprese «Scusami, lo so, sembro una pazza esaurita anche un po’ isterica e ti sarai fatto grandi risate mentre facevo questo discorso senza senso, ma devo ancora fare pace con me stessa.» Joe si sedette affianco alla ragazza, sul bordo del letto.
«Smettila. Smettila di sminuirti in questo modo e di pensare anche solo lontanamente una cosa del genere su di me. Stavo tutt’altro che ridendo mentre parlavi» Joe riuscì a raggiungere una mano della ragazza e a mantenere la stretta senza che lei se ne sottraesse «Andiamo per ordine, ok?» le accarezzò la mano rivolgendole un sorriso rassicurante. «Avevo in programma di lasciare Gigi già da un po’ di tempo, primo perché ci siamo stufati entrambi già da un po’, e secondo perché non ci vediamo veramente mai, quindi ho solo bisogno del momento giusto per chiamarla e dirglielo. Tu Penny sei sempre stata per me la migliore delle mie amiche, il nostro rapporto è sempre stato speciale, riservato. Sono sempre stato geloso di te, sempre perché credo che tu sia una delle persone migliori che abbia mai conosciuto e meriti il meglio e che nessuno mai ti faccia soffrire. Io non sono stato il migliore degli amici, e talvolta quello che ti ha fatto soffrire di più, perché a volte so fare davvero lo stronzo. Lo so, e mi dispiace dare il peggio di me proprio con te. Anche io non rinnego niente, era da tempo che non mi sentivo così come mi sono sentito ieri. Con te è stato diverso, diverso e bellissimo, e lo rifarei un altro milione di volte. Non è stata solo qualcosa da una sera e basta. Se tu lo vorrai non ti lascerò sola, una soluzione le troviamo. Siamo abituati a stare lontani
«Da amici»
«Il nostro rapporto sarà diverso dagli altri, lo è sempre stato»
«Non è così semplice, ma non voglio rinunciare a te. Mio Dio quanto ti odio per farmi giocare così a carte scoperte con te.»
«Lo so che non mi odi» disse avvicinandosi al viso della ragazza
«Sì che ti odio, scemo» lo provocò la ragazza, che ricevette in cambio un bacio sulle labbra, poi sulle guance, e sul collo, mentre le mani tornavano di nuovo a far solletico sui fianchi della ragazza che non potette far a meno di distendersi sul letto, così Joe non si lasciò sfuggire l’occasione di posizionarsi sopra la ragazza
«No che non mi odi» disse dopo averla torturata un po’ con il solletico, così come la sera precedente.
«Non hai idea di quanto ti odi» sentenziò la ragazza sorridendo e posizionando le braccia intorno al collo del moro e avvicinando al suo il viso del cantante che riprese a baciare.
 
No river is too wilde or too deep for me to swim to you
Come whenever I’ll be the shelter
that won’t let the rain come through
Your love, it is my truth
And I will always love you
Love you
 
Buonasera! 
Sì, lo so, è una vita che non aggiorno, ma non ho tempo per vivere ahahaha
Il capitolo non mi convince più di tanto, ma penso di aver più o meno definito come dovrebbe andarsi a concludere questa storia. Spero che a chi legga stia piacendo anche solo un po'! Sono sempre aperta a ogni commento (e critica!). Un bacio!
A presto, si spera!

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