The Destiny of a Knight

di GioTanner
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione « ***
Capitolo 2: *** -1 Capitolo Il Saint della Bussola ***
Capitolo 3: *** -2 Capitolo Partenze e Missioni ***
Capitolo 4: *** -3 Capitolo Lì dove batte il cuore ***
Capitolo 5: *** -4 Capitolo La lanterna della Speranza ***
Capitolo 6: *** -5 Capitolo Addio imposto ***
Capitolo 7: *** -6 Capitolo L'imminente Minaccia ***
Capitolo 8: *** -7 Capitolo I Cavalieri del Destino ***
Capitolo 9: *** -8 Capitolo L'inseguitore e la Preda ***
Capitolo 10: *** -9 Capitolo Aiuti e Premesse ***
Capitolo 11: *** -10 Capitolo Chiarimenti ***
Capitolo 12: *** -11 Capitolo Credere (Non) è Accettare ***
Capitolo 13: *** -12 Capitolo Il Profumo di un'Amicizia ***
Capitolo 14: *** -13 Capitolo Tornerai ***
Capitolo 15: *** -14 Capitolo Confidenze e Carattere ***
Capitolo 16: *** -15 Capitolo Dietro la Maschera ***
Capitolo 17: *** -16 Capitolo Se tu sei con me ***
Capitolo 18: *** -17 Capitolo Questa si chiama Esperienza! ***
Capitolo 19: *** -18 Capitolo Non è il momento di Fermarsi ***
Capitolo 20: *** -19 Capitolo Obbiettivi e Rancori ***
Capitolo 21: *** -20 Capitolo C'è chi Perde la Strada ***
Capitolo 22: *** -21 Capitolo A testa Alta ***
Capitolo 23: *** -22 Capitolo A Ferro e Fuoco ***
Capitolo 24: *** -23 Capitolo Baratro ***
Capitolo 25: *** -24 Capitolo Rosa dei Venti ***



Capitolo 1
*** Prefazione « ***


ciao

-Prefazione



Italia- Luglio


Non voglio che tu vada Marie, non lasciare l'orfanotrofio...” Un ragazzino biondo dagli occhi verde smeraldo tratteneva con forza il braccio dell'amica. Anche per lei, d'altronde, era difficile distaccarsi dal suo compagno di giochi.
Non voglio che te ne vada... non possono proprio farlo. -La strattonò.- Tu non puoi farmi questo! Con chi suonerò la mia vecchia chitarra?” S'intestardì il bambino con quella punta d'egoismo che hanno tutti alla loro età.
La ragazzina rimase un attimo in silenzio, perché se avesse parlato senza pensare a cosa dire in quel momento sarebbe scoppiata a piangere. Poi guardò il biondino e con un bel respiro cercò le parole giuste per andarsene.
Tolse con garbo il braccio del suo amico da sé: “Cristian, quando tornerò canterò di nuovo per te.” Era una proposta innocente e dolce e la marcò con un sorriso, sperando davvero che ricambiasse quel gesto.
Gli tese la mano mentre baciava sulle guance gli altri bambini dell'orfanotrofio.

Ora basta Marie, dobbiamo partire.” Enunciò il cavaliere che, appostato sulla porta con un piede appoggiato sul muro, guardava rammaricato i due bambini che lui, pur non volendo, doveva separare.
Il ragazzino sembrava imbronciato, mise su quel buffo muso che faceva sempre ridere Marie; e Cristian lo sapeva.

No.” Dichiarò. “Quando tornerai comporremo insieme una canzone e ti insegnerò a leggere il pentagramma!” Concluse soddisfatto, arrendendosi all'evidenza di doverla lasciar andare via.
Marie per un primo momento sembrò turbarsi ma poi annuì felice di poter lasciare il suo migliore amico e di partire col cuore leggero. Ahi, non era mai riuscita a comprendere più del Sol, La e Do sullo spartito!
Niente lacrime avrebbero solcato il suo volto, era una promessa. Una promessa che a tempo debito lei avrebbe rispettato?
Si abbracciarono. Qualche bimbo piangeva, e altri già più grandicelli captarono la partenza della ragazzina come una opportunità che a lei era stata concessa per andarsene da quel posto.

Il cavaliere del Capricorno uscì dal cancello mentre aspettava la sua nuova allieva.
Già gli piaceva a pelle il caratterino di quella orfanella di cui riconosceva sin da ora un gran valore: l'amicizia; quella sincera che la legava agli altri suoi coetanei. Uno spirito votato alla Dea Atena e alla Giustizia, sì lui di questo avrebbe fatto il carattere della ragazza.
Guardò gli astri distesi nel cielo e si strinse nelle spalle: Era decisamente una giornata fortunata quella.

Accennò un sorriso beffardo e vide comparire davanti a lui la piccola figura di Marie.
Lei si mise su una maschera prima di guardare negli occhi quel ragazzo che la stava aspettando fuori.
Una maschera che da quel giorno in poi le avrebbe fatto compagnia tutta una vita.

Andiamo, furfante.” Le disse e si avviarono a gran passi.

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Ohllalà -

Ebbene eccomi ♥

Non ho nulla da dire. Sembra frettoloso come inizio, o forse un po uguale a tutti gli altri, ma da qualcosa dovevo pur iniziare :3 ah emn, qua non si capisce in che periodo siamo ma si comprenderà u.u ed anche se c'è il carissimo cavalier d'oro del Capricorno... insomma ci sarà un motivo*inalza bandiere: "Shura for president!"*

Spero di non fare Mary Sue *rabbrividisce* perchè no, Marie non sarà lei l'unica sfigatella a cui capiterà qualcosa, anzi con le Moire non avrà più di tanto niente a che vedere ...uhm, uhm ..vi sto dicendo troppo =ç=

D'accordo, boiate a parte... questa è solo la prefazione! A presto,

Giò.

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Capitolo 2
*** -1 Capitolo Il Saint della Bussola ***


-1 Capitolo

Il Saint della Bussola.


Grecia- 6 anni dopo


Sei pronta? Ricorda: impara a calmare il tuo spirito e combatti per indole giusta. Solo così il tuo colpo sarà efficace”
Sì maestro.” Annuì fiera e imperiosa l'allieva. Avrebbe cercato di prendere a qualunque costo l'armatura della Bussola e le dispiaceva per il suo sfidante se non avesse compreso la sua caparbietà.
Lei aveva tutte le motivazioni del mondo per vincere, così come ogni buon cavaliere della Dea Atena dovrebbe avere.
Tutte... più una personale: sarebbe tornata in Italia. E lei e Cristian insieme avrebbero mantenuto la promessa... una promessa infantile, un impegno futile quanto per lei importante per riallacciare un rapporto, per voler la vittoria ancora di più o almeno avere un'altra buona ragione per non arrendersi ai primi stenti.
Certo, erano cambiate davvero tante cose da quel giorno lontano ma il cuore, il cuore era sempre quello di una volta. I sentimenti, le emozioni che provava... sempre gli stessi.
S'allacciò il nastro alla vita con un nodo fatto alla buona.

Ehi mi stai ascoltando? Marie mi raccomando, non tradirmi e metti in atto i miei ultimi insegnamenti e tutta la pratica che abbiamo fatto prima della guerra.” Dette queste parole il cavaliere le batté una mano sulla spalla come incoraggiamento per poi allontanarsi dall'area dell'incontro.

Si era in Grecia poiché le armature, rimaste orfane dei proprietari o senza mai averne avuti nell'ultimo periodo, erano state portate tutte ad Atene sotto consiglio della venerabile Dea.
Strinse i pugni. L'aria era piena di tensione quasi palpabile. Il mormorio degli spettatori che credevano già a chi sarebbe andata la vittoria la infastidiva.
Ma forse ciò che la infastidiva di più era che le dessero un'unica opportunità di vincita solo perché allieva di un cavaliere d'Oro e non per proprio valore in realtà. Per i meriti del suo maestro, le davano una possibilità, e non per il suo.
Ciò la irrigidiva, ma non doveva trasmettere questa brutta sensazione all'avversario. Era una delle regole che sin dall'inizio degli allenamenti aveva appreso.

Ehi Marie, forse è meglio che ti ritiri, l'armatura d'argento non fa per te.” Provò a scaldarla il ragazzo che le era davanti mentre si sistemava i polsini.
Il mio maestro non me lo permetterebbe.” Rispose a tono Marie, preparandosi a sfidare quel tipo, allievo di un Silver Saint. Entrambi lottavano per l'armatura d'argento della Bussola.
Un'armatura prestigiosa poiché il suo valoroso predecessore* era morto nella battaglia contro Hades a difesa del tempio mentre i Gold, e si raccontava anche quattro cavalieri di Bronzo, erano andati nell'Ade. All'Inferno.

Arretrò di un passo per equilibrare il peso su due piedi e mantenere la sua postazione lì sulla terra calda di Atene.
Certo, il sommo Shura... e tu ragazzina?” Affermò ridendo, sicuro era che non credeva nelle potenzialità della ragazza.
Io? Oh beh, io ho lo stesso pensiero del mio maestro.” E azzittì il tipo e la sua maledetta chiacchiera.
Si mise in posizione, guardandolo torvo da sotto la maschera e avviò il combattimento lanciandosi con un gancio destro.
Lo scontro sembrava impari sia per massa fisica che per temperamento; anche se Marie era furba a evitare i colpi, se voleva vincere sapeva bene che doveva essere colpita per poi contrattaccare.
Difatti un colpo, seppur molto forte, ripetuto più volte non può mai valere come la prima volta che lo si scaglia.
Poiché alla seconda possibilità se riesci a capire come colpisce l'avversario, puoi riuscire nell'intento di superare l'attacco e, potenzialmente, a fermarlo.
Questo un altro insegnamento datole dal Saint del Capricorno.

Così la ragazza non arretrava mai troppo ma neanche s'accostava troppo a Sheliak: un moretto dal volto impavido e dalla lingua troppo lunga, abitante della Grecia sin da prima dell'addestramento.
Fatti avanti, femmina!”
Se stai cercando di farmi saltare i nervi, sappi che con me...” Si strofinò la mano sinistra sul gomito destro, in cui aveva alcuni graffi: “...Non attacca”.
Poi partì con una carica di pugni, ricevendone altrettanti: “È troppo importante per me quell'armatura! È la fine di tutto questo e...- Schivò un colpo dato di traverso alle caviglie.
Sheliak aveva un incredibile gioco di gambe, doveva ammetterlo.

-....l'inizio della mia vecchia vita”
Che cos...?- Il ragazzo non seguiva il filo del discorso ma non si fece intimorire da parole che per lui non avevano alcun significato e, acquistando terreno, le sferrò un colpo diretto al volto. -Sei pur sempre una donna, questo è il tuo punto debole!” Sentenziò Sheliak lasciando da parte i convenevoli.
Ah no amico, la maschera non me la toglierai, non sono così stupida e indifesa come pensi”. Un boato si alzò dagli spalti in cui gli spettatori osservavano curiosi ed eccitati la battaglia.
La maschera per una donna cavaliere era l'oggetto più prezioso per preservare la sua incolumità e la sua stessa appartenenza alla Dea. Non si poteva nemmeno quantificare quanto fosse importante per il proprio valore e il proprio orgoglio personale. All'inizio del suo percorso come apprendista cavaliere -ah, lo ricordava come fosse ieri quei giorni difficili- non riusciva a afferrare appieno il significato di quel fastidioso arnese per una ragazza. Ma poi col tempo lo aveva compreso e non si sarebbe mai fatta strappare così facilmente quella parte che, se tolta, la rendeva vulnerabile e non pari agli altri cavalieri d'Atena.
Si girò appena in tempo e gli artigli che aveva arpionato il ragazzo si conficcarono nella spalla sinistra e su metà del braccio. Lei sussultò: gocce di sangue e sudore colarono sulla terra arida di quell'arena allestita appositamente per i combattimenti. Allestita nella grande Atene non accessibile ai turisti.
Il terreno polveroso bruciava gli occhi ma Marie non s' afflisse più del dovuto.


Shura lanciò un'occhiata furtiva alla sua allieva. E la ragazza lo vide, ma cercò di scacciare il pensiero che interpretava quello sguardo come preoccupazione.
No, lui non esternava mai i propri sentimenti, lo conosceva.
Marie si alzò in piedi, dopo aver ceduto un poco sulle gambe, e bruciò il suo cosmo: “Questo, non me lo dovevi fare...” Digrignò i denti stringendo forte il braccio con la mano destra.

...proprio ieri avevo tolto l'ultima fasciatura.” E con un colpo di tacco improvvisato fece indietreggiare il suo sfidante e metterlo sulla difensiva.
Mmh... niente piagnistei? Vediamo quanto sai resistere, femmina!” Insinuò ancora e a quelle parole seguitò un secondo attacco con quei portentosi artigli. Lesta si scansò e il sorriso della ragazza, se possibile, si irradiò ancor di più: aveva accettato la sfida. Non la si poteva provocare nell'orgoglio. Non sempre era così spavalda, ma aveva una gran dose di orgoglio, doveva ammetterlo.
Non aveva ripensamenti e non aveva mai sentito il suo cosmo elevarsi sino a quella maniera. Lo sentii scorrere in lei come una ventata d'aria fresca: Un cosmo cristallino e carico per la battaglia.

Libera la mente, solo così il tuo colpo sarà puro e senza esitazioni. Un colpo dato dal tuo spirito giusto.” Sussurrò la ragazza a se stessa, ricordandosi una delle frasi dettatole da Capricorn.
Non doveva dunque perdere la concentrazione, non doveva farsi stuzzicare più del dovuto dall'avversario, ecco.
Fece quindi un gran respiro guardando il ragazzo che continuava a colpirla, ma senza risvegliare ancora nessun cosmo, e si mise in una strana posizione.

Un senso d'appagamento comparve negli occhi verdi del cavaliere d'oro che osservava a braccia conserte, lontano dalla gradinata, quella sfida giunta ormai al termine.
Sentii fremere il cosmo di Marie e non poté che essere compiaciuto della sua allieva e del fatto che fosse lei ad avere in mano la vittoria e non il suo avversario: aveva appreso lei per prima il primo sacro attacco della Bussola.
Tanti gli attacchi che poteva acquisire per poter vincere la Cloth di Pyxis, ma forse quel colpo le era stato il più congeniale per il semplice fatto che era il più vicino all'insegnamento datole proprio da lui. Del resto l'attacco che si apprestava a eseguire altri non era che l'ago del Nord puntato verso il suo sfidante che affilava e colpiva come a tranciare l'aria.
Quasi una similitudine di quel magnifico attacco che il cavaliere del Capricorno aveva con la sua spada. Excalibur: la mitica lama che, per grazia d'Atena, dilaniava anche da lontano tutto ciò che oscurava i sentieri della giustizia. Dilaniava dunque, anche quello che sembrava impossibile da fendere.
No, non aveva più nulla da fare in quell'arena. Con un cenno salutò le due guardie che gli erano accanto -anche loro giunte per vedere gli incontri che si tenevano in quel periodo- e con un volto sereno e soddisfatto percorse alcuni passi nel lato opposto degli spalti.


Marie si mise ritta su se stessa per poi innalzare il braccio destro puntando verso il Nord.
Un colore indaco-ceruleo avvolse la mano della ragazza che scagliò quel bagliore datole dal suo cosmo e che proiettò davanti a sé proprio come un ago di una bussola.

Noth cardinal...- Gridò lanciando l'attacco: era chiaramente un colpo di Pyxis. -...Point!” Il braccio che Marie aveva portato di fronte a lei, come un fioretto molto fine, recise l'aria e divise in due il terreno con una precisazione davvero fortunata.
Un polverone si alzò alto nel cielo di Grecia mentre il ragazzo cadde a terra ferito con tagli di lieve entità ma comunque ben definiti e che dovevano essere medicati al più presto.
Marie aveva dirottato appositamente il suo colpo, poiché all'ultimo aveva compreso l'entità dell'attacco che, se dato con tutta la sua massima potenza, poteva davvero recidere la vita di Sheliak.
E ciò, se l'era promesso prima di battersi, non l'avrebbe mai permesso: mai avrebbe sporcato le sue mani col sangue dei suoi compagni. E se ci fossero state occasioni in cui avrebbe dovuto lottare per imprese che lo avrebbero richiesto poteva almeno limitarne i danni.
Prima che i presenti potessero ancora concepire chi era il vincitore e iniziare così uno scroscio di applausi, Marie si sincerò della condizione del ragazzo: era svenuto forse per l'impatto del colpo, ma nulla di grave. Tirò un sospiro di sollievo e alzò lo sguardo verso il Gran Sacerdote che -lei non poteva saperlo poiché indossava anch'egli una maschera- abbozzò un sorriso.

Abbiamo fra noi un nuovo cavaliere d'argento! Accogliamo come si deve l'erede delle sacre vestigia della Bussola: Marie di Pyxis!”
Con queste parole il Sacerdote dichiarò finito l'incontro e all'apnea muta degli spettatori che, come risvegliatisi da un lungo sonno, cominciarono a gridare e a lodare l'esordiente Silver Saint.

Nobile d'animo e priva di paura cavaliere, conferisco a te la mia benedizione raccomandandoti di usare il tuo ruolo solo per Giustizia e nel nome della nostra Dea.” 
La divina Atena, che era di fianco al Gran Sacerdote, guardò la ragazza dall'alto della gradinata con uno sguardo amabilmente apprensivo e pieno di gratitudine. Il Saint di Pyxis si chinò mentre le sue membra venivano coperte dall'armatura argentea. Rimase rigida per qualche istante fino a notare, poi, quanto la Cloth indossata fosse leggera su di lei.
Il colore pregiato richiamava l'argento misto a degli splendidi  riflessi color indaco.

Marie volse lo sguardo verso il suo maestro, ancora imperlata di sudore e con il cuore che le batteva all'impazzata tanta era l'adrenalina, ma non lo vide.
Ben sapeva però che il Saint del Capricorno aveva assistito alla sua vittoria e quindi poteva ritenersi più che appagata dal suo trionfo.
Giusto il tempo di riprendersi che incominciò a saltellare contenta per l'arena mentre il chiassoso urlacchiare dei soldati e dei cavalieri le faceva concepire che non era solo un sogno tutto quello.
Era la fine! La fine di tutto il suo cammino e di quei duri e lunghi anni pieni di dolore ma anche di speranze. Alzò un pugno in aria e anche il Sacerdote applaudì con placido consenso di poter dar via alla festa mentre si congedava insieme a Lady Saori. Era sempre meraviglioso quando un allievo diveniva cavaliere.
Quanto aveva aspettato quel momento, quanto! E per lei la gioia non era la celebrazione in suo onore che si conferiva ad ogni neoeletto Cavaliere d'Atena, no. La sua felicità era dettata dal cuore... un cuore che ora era libero di recarsi di nuovo in Italia non più solo con il pensiero.
Non più da solo.




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*Predecessore: ebbene è inventata questa parte non esiste un “eroico” cavaliere LoL(ma dai!) però si dice che un vero cavaliere della Bussola esista, o almeno si intende così. Anche se non è molto noto: Virnam (Spartan, episodi anime 27-28 se non sbaglio) che è insieme a Shaina (Tisifone), egli ha poteri telecinetici legati appunto al magnetismo -la bussola del resto è questo- io ho voluto far diversamente il tutto.

Non voletemene ma, sperando di non cadere nel banale *cough* ho voluto dare un attacco -almeno il primo- che implicasse la forza di una posizione che poteva apprendere da un maestro come Shura e che per ragion di ciò gliel'avevano affidata a lui. Ora non so se voglio anche darle poteri di magnetismo, si vedrà.

A quanto so e l'ho scoperto pochi giorni fa, nell'anime di Lost Canvas esiste un allievo di Pyxis che guarda guarda... ha proprio come maestro El Cid -del Capricorno(!)- almeno a quanto mi sono documentata.


*Sheliak: nome che proviene da Beta della Lira (una stella variabile azzurra e principale della costellazione- che personalmente adoro *w*)


Tarara-raaan D: Rieccomi qui :3

IN PRIMIS RINGRAZIO VOI TUTTI PER I COMMENTI * lacrimuccia *

Che dire? Spero vi piaccia, anche se è il primo capitolo e certamente la storia pian piano prenderà una piega e una forma. Poi, uhm ...no, non aggiungo altro...si vedrà. :'D

Aspetto vostri commenti. Critiche costruttive o semplici pareri, davvero :')

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Capitolo 3
*** -2 Capitolo Partenze e Missioni ***


-2 Capitolo

Partenze e missioni



Rumore di tacchi si sentì riecheggiare nei corridoi vuoti della XIII casa.
Shura fatti alcuni passi col suo portamento elegante e fiero s'inchinò, facendo adagiare il bianco mantello al pavimento:
Mi ha fatto chiamare grande Sacerdote?- Poi ancora con lo sguardo basso si rivolse in saluto, con profondo rispetto, alla figura femminile: -Venerabile Dea Atena”.
Sì cavaliere, ho un compito d'affidarti assai arduo poiché la zona che dovrai sorvegliare è abbastanza vasta e la separa un mare dalla Grecia.” Disse atono il sacerdote guardando la Dea.
Proprio colei poi, prese parola: “Se non fossi così preoccupata di ciò che sta succedendo in quei luoghi non vi manderei, ma non riesco ancora a capacitarmi di cosa possano essere quelle tre ombre negative che scorgo non molto lontano da quella terra”.
Era spossata, anche se alla cerimonia del Cavaliere di Pyxis non lo aveva dato a vedere. Il Saint del Capricorno alzò il volto per poi intravedere una sopita sofferenza sul volto della sua Dea. Ciò che vide non gli piacque affatto.

Ma non preoccuparti cavaliere, in questa missione non sarai solo ma accompagnato dal ravveduto Cancer.” Concluse il Sacerdote alzando il braccio in direzione della porta da cui poco prima era entrato Shura.
Come?” chiese trafelato il Gold Saint.
Ecco, -pensò Capricorn- già non gli andava a genio la figura di quel granchio*, ora se lo doveva pure portar appresso. Tante volte lo avevano paragonato a lui per il pensiero che credevano molto vicino alle parole di DeathMask. Ma il significato che da sempre lui perseguiva era ben diverso da quello del Cancro!
Il cavaliere del Capricorno altro non affermava che la giustizia doveva venir preservata dalle continue e insistenti lotte dettate dai prepotenti. E per far sì che ciò s'avverasse bisognava aver una maggior forza per contrastare il male. Insomma il confronto con quell'uomo più volte lo aveva turbato e, sebbene non lo odiasse, non voleva averci troppo a che fare.
Certo, forse era cambiato ed aveva riconosciuto l'autorità della Dea Atena e questo a lui tanto bastava, ma di sicuro era lontano il giorno in cui l'insofferenza che nutriva sarebbe del tutto scomparsa.

Un nuovo rumore di passi distolse il cavaliere dai suoi non poco rispettabili pensieri: “Ehilà Shura, qual buon vento! Almeno far finta di essere felice di vedermi non andrebbe male, visto che dobbiamo passare un bel po di tempo assieme!- Sghignazzò DeathMask e poi s'inchinò al cospetto del Sacerdote e della Kido.
-Non sei felice? E io che ero così contento di poter passare una bella vacanza dopo la morte!” Continuò stuzzicandolo per poi alzarsi.
Non c'era cosa peggiore che facesse imbestialire il Saint del Capricorno più della totale arroganza e del tono irrispettoso con cui sempre il compagno si rivolgeva. Si alzò in piedi e guardò crucciato il detentore della quarta casa: “Loquace come sempre tu, eh.”

Già,- Rispose beffardo. -E tu sempre il solito di poche parole, eh.”
Già.” Concluse Shura con uno sguardo degno della sua lama tagliente.
Ma torniamo a noi. -Dichiarò Death Mask guardando il Sacerdote. -Per quale questione m'avete fatto chiamare? Del resto siamo neo risorti, qualche faccenda dobbiam pur sbrigare, no? Mica ci avete fatti tornare in vita solo per stare qui a guardare le belle statuine.” E con una risatina di troppo si rivolse alla Dea Atena.
La loro Dea che pur di dare nuova vita ai suoi cavalieri aveva dovuto intercedere con l'Olimpo e, se certi l'avevano lodata per l'altruismo, molte divinità l'avevan disprezzata per l'avere pena di poveri umani.

Ma con quale insolenza ti permetti di parlare in questo modo? -Affermò ormai al limite Capricorn. – Mi chiedo con quale volontà t'ho sopportato nella guerra contro Hades.” Borbottò a denti stretti abbassando di molto il tono di voce.
Sarà che ti sto simpatico!” Rispose ironico l'italiano.
Poi con un gesto a dir poco teatrale scansò Shura e si rivolse nuovamente al Sacerdote: “Allora? Vorrei proprio sapere dove bisogna menar le mani.” Continuò pimpante il cavaliere del Cancro già pregustando l'avvento della lotta.

Impetuoso come sempre Death Mask di Cancer. -Disse il Sacerdote che, un po' per prenderla con filosofia un po' perché gli ricordava un suo vecchio compagno nei momenti migliori, riusciva a comprendere quella maschera di sfacciataggine che aveva il cavaliere nonostante fosse ormai redento. -Del resto il carattere può cambiare ma gli ideali no... Che tu sia l'opposto? Or dunque, averti al nostro fianco è pur sempre un bene”.
Un stizzito suono uscì dalle labbra di Capricorn che senza voltare le spalle -e voleva farlo, ma non lo faceva solo per rispetto alle due grandi autorità che aveva di fronte – ebbe come espresso il suo parere in merito.
Il Saint del Cancro sembrò aver perso la pazienza -con tutti quei giri di parole che il vecchio aveva fatto- e sbuffando sonoramente si rigirò fra le mani il mantello.

Risponderò pertanto alla tua domanda, cavaliere d'Atena, se prima ascolterai ciò che ha da dire la nostra Dea.” E con un cenno della mano passò la parola a Lady Saori.
Shura fissò nelle iridi il cavaliere del Cancro e si stupì quando vide nei suoi occhi una sacrosanta sottomissione e devozione nei confronti della loro Divinità. Abbassò anch'egli lo sguardo e la pacata voce di Saori fece largo nelle anime dei due Saints: “Dovrete recarvi in ....-


Il sole inesorabilmente tramontava per donare ancora una volta una nuova notte stellata anche ai templi di Atene.
...Sicilia, la mia terra... -Sospirò Marie. -Finalmente tornerò a casa.” Dichiarò in un sussurro rimirando il cielo dal colore del fuoco.
La ragazza si era appoggiata sui gradini della prima Casa, forse inconsciamente volendo trovare equilibrio e pace interiore prima di andarsene. E quel luogo era il posto perfetto.

E così partirai alla volta del tuo paese natio?” Chiese pacatamente il Sommo Mu dell'Ariete fatti alcuni passi verso di lei.
Proprio così.- Rispose lei guardando il panorama circostante. -Ora che sono diventata un cavaliere ho intenzione di mantenere una promessa che ho fatto al mio amico d'infanzia: comporre una canzone ...-Un sorriso le apparve da sotto la maschera -...È una bella cosa in fondo.”
Anche il Cavaliere accennò un lieve sorriso. La voce di Mu, però, per un attimo sembrò incrinarsi debolmente: “E tu sei originaria dell'Italia, non è così?”
Ancora assorta nel mirare quel paesaggio Marie rispose senza crucci: “Sì, era in Italia che volevo tornare non appena vinta la mia carica di Cavaliere qui in Grecia.”

Capisco.” Concluse il Saint dell'Ariete, che però non nascose un moto di dispiacere nelle sue parole. Alzò il volto e il silenzio calò, interrotto solo dal rumore metallico dell'armatura indossata da Mu, il quale si sistemò accanto a lei sulla scalinata.
...Ma non sarà più lo stesso.” Disse il cavaliere.
Crede che non lo sappia? Tutti saranno cambiati, così come sono cambiata anche io, ma questo non è certo un pretesto per rinunciare a tornare.”
Il Saint annuì, comprendendo quale spirito l'animasse. Quella ragazza gli ricordava tanto qualcuno di cui ora gli sfuggiva il nome.

Il mio maestro è ancora alla tredicesima casa?” Chiese con interesse. Del resto voleva almeno salutare Shura prima di andarsene via e invece lui era stato chiamato da Atena in persona.
Così aveva deciso di aspettarlo. Non le piaceva ammetterlo, ma le dispiaceva non vederlo ancora una volta.

Non avrebbe infatti mai ammesso quanto le era mancato, -poiché Marie era una ragazza orgogliosa e questo atteggiamento forse lo aveva acquisito proprio dal cavaliere del Capricorno- ma durante l'addestramento quanto aveva sofferto per la morte del suo insegnante a opera di un misero cavaliere di Bronzo!
Durante la guerra contro Hades rivederselo di fronte a lei era stato proprio un colpo all'anima. Senza onore né valore e rivestito da una Surplice nera che non rendeva giustizia ai suoi occhi velati da lacrime di sangue. Mai, neanche nei suoi incubi peggiori, avrebbe immaginato una cosa del genere! Ed era stata inerme a tutto ciò che in un frangente aveva sconvolto la vita del Santuario. Aveva assistito, ma senza poter intervenire per ordine d' Atena stessa. Quando poi aveva saputo che era nuovamente morto, per permettere alla Dea di trionfare su Hades, era stato per lei come un colpo al cuore. Come se la ferita della sua scomparsa si aprisse e dilaniasse ancora e ancora. In un anno era successo tutto quel terribile pandemonio e, in un anno, si era ritrovata sola.
Sola davvero, sola come non mai.
Poteva restarsene lì in Grecia sotto l'ala di qualche altro Cavaliere, così come decidere di ritornare nella sua terra d'appartenenza poiché il suo maestro e incaricato a portare avanti il suo addestramento era deceduto.
Aveva deciso di voler tornare in Italia... certo non era nei suoi progetti ritornare nella sua patria con quel grande peso sul cuore. Oltretutto non avrebbe mantenuto la promessa di ritornare dal suo Cristian solo ad apprendistato finito e con il titolo in mano, pronta per imparare lo studio del pentagramma! Insomma quanto aveva desiderato in quei giorni prima della partenza riavere indietro il Saint del Capricorno. Che, nonostante gli allenamenti pesanti e gli sguardi di rimprovero, le mancava come un fratello o come un padre. Mai avrebbe potuto dimenticare il carattere di quel cavaliere che tanto l'aveva forgiata* nel tempo. E come una preghiera era stata ascoltata.
La grande e misericordiosa Dea Atena aveva, per intercessione degli Dei, potuto riportare in vita i suoi amati Saint defunti. Non c'era stata gioia più grande nell'animo dell'allieva! Ricordava ancora il giorno in cui lo vide inanzi a lei: la guardava mentre un crespo sorriso gli circondava le labbra. Aveva lasciato, con sin troppa enfasi, tutti i suoi bagagli per terra e aveva giurato a se stessa che sarebbe partita solo e dopo essere diventata un cavaliere.

Aveva una grande stima e un gran timore del sommo Shura e le ultime gesta di Capricorn sembravano confermare l'eroe acclamato. D'altra parte non era da tutti caricarsi di un peso come l'esser chiamati traditori. Soprattutto per un uomo leale, onesto e votato alla giustizia come lui. Ma questo non glielo aveva mai riferito, no.

Scacciò da sé quei pensieri e aspettò la risposta guardando il pacifico volto del Cavaliere di Aries.
No, hanno terminato”
Questo ve lo dice il vostro potere da Psicocineta o il vostro settimo senso?”
No,- indicò una sagoma giungere dalla seconda casa. -Solo il senso della vista” Le sorrise e si alzò dalla gradinata.
Marie, allora ecco dove eri finita! Sapevo che volevi partire subito dopo l'investitura e mi chiedevo se non fossi già andata via- Il Gold Saint salutò Mu, il quale ricambiò.
-Ed invece ti ritrovo a bighellonare nella casa del tuo cavaliere preferito, eh.”
Entrambi accennarono un leggero sorriso mentre Marie abbandonò i gradini e mise sulle spalle la cassa contenente la Cloth della Bussola tanto agognata.

Stavo aspettando lei maestro- disse decisa la ragazza guardandolo negli occhi da sotto la maschera.-Volevo ringraziarla per quello che sono diventata e per tutto ciò che ha fatto di me un cavaliere oggi.” Si chinò col capo e poi gli strinse la mano.
Shura per un attimo rimase a quelle parole, non si aspettava certamente quella dichiarazione pur essendo sua allieva. Non che amasse le dimostrazioni d'affetto e poi quello era stato solo il suo dovere, però si sentì in obbligo -anche sotto lo sguardo esortante di Mu- ad accarezzarle la testa con una grazia un po' forzata.

Addio.”
Addio.” Le disse il cavaliere dai lunghi capelli viola e dal volto gentile.
Arrivederci.” Le rispose in un sospiro Shura, apprestandosi invece a seguirla con dietro di sé Death Mask.


Mu guardò i due cavalieri e sembrò capire.
Augurandogli buona fortuna fece ritorno nel suo tempio: non era stato solo un presentimento quello che aveva presagito.



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*granchio: allora LoL, in primis da Shura la parola “granchio” non può che essere offensiva, ma ci tenevo a farglielo dire perché io amo questo termine D: *e fu così che mandai OOC il povero Shura ç__ç* poi, mi domanderete, perchè mettere tanto astio fra i due? Ehhhhh c'è UN GRAN, UN GRANDISSIMO motivo...che avanti e avanti e avanti sempre pian piano maturerà. Proprio il “maturare” dovete mettere a rapporto.

Difatti un comportamento così, sembra sì fra due “tizi che non si sopportano” ma anche fra due uomini che facendosi beffe fra loro sono più umani -immaturi- che cavalieri. E dire che con la lotta contro Hades dovrebbero essere cresciuti anche interiormente. E DIFATTI ! asd. Ma non voglio svelarvi il tutto nel secondo capitolo. *anche perchè io adoro Death Mask u.ù e mi piace un casino anche il cavaliere del Capricorno*. Mh-mh... poi, se proprio vogliamo prenderlo alla lettera, anche nei due segni zodiacali (Cancro e Capricorno) sono opposti, eh ù_ù [sì, m'informo sempre io LoL]


*forgiata: ovviamente qui il termine sta a significare che il carattere deciso e schietto di Shura l'aveva fatta diventare più forte, aveva appunto “forgiato” il suo carattere e il suo comportamento.

Però l'ho usato anche perchè Shura è proprio il detentore della sacra spada Excalibur, e questo termine sta a pennello sia con il dire del carattere che ha trasmesso a Marie, sia con la sua stessa natura … la spada, del resto, si forgia. C:


Salve a tutti :D
Ed ecco qua che la storia inizia a spiegare un po' le vele u.ù oddio, stiamo al secondo capitolo, ma è importante sì.


Se per voi è OOC qualche atteggiamento dei personaggi, vi prego di dirmelo :') Grazie! =D

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Capitolo 4
*** -3 Capitolo Lì dove batte il cuore ***


jkl

3 Capitolo

Lì dove batte il cuore



Il cielo continuava ad oscurarsi come una macchia di petrolio che pian piano andava estendosi, ma non promettendo pioggia per fortuna quella notte sembrava più serena che mai. I tre cavalieri camminavano a passo di marcia e infine giunsero sin alle coste della Grecia. Lì li attendeva una grossa imbarcazione* finanziata certamente dalla miliardaria Saori Kido, o meglio la loro Dea protettrice. Il grigiore della metallica nave faceva un inverosimile contrasto con quel cielo coperto e la sua luna pallida. Marie si accucciò sul pavimento freddo del ponte lontano dal suo maestro e dal cavaliere del Cancro. Aveva lo sguardo vago e osservava i due cavalieri che discutevano fra loro senza ascoltarli davvero. Le sembrava proprio strano che dovessero venire in Italia, per giunta per conto di Atena, ma di certo non poteva immischiarsi in cose che non la riguardavano. Appoggiò accanto a lei la cassa e se la guardò con finto interesse: Ora ciò che più desiderava era rivedere i suoi amici e sperare che non l'avessero dimenticata. Sospirò per l'ennesima volta mentre le nuvole venivano spazzate via da un vento che tirava verso Est. Chiuse gli occhi, ma il suo tentato riposo fu interrotto dai due Gold Saints che avvicinandosi la destarono dal prendere sonno.
Alzati da qui Marie, o ti prenderai un malanno.” Era stata la voce ferma di Shura a svegliarla completamente da quel torpore in cui si trovava.
Si sta così bene qui.” Mugugnò la ragazza raggomitolando di più le ginocchia al ventre. Quella tranquillità le aveva fatto in qualche modo pensare all'infanzia, all'unica gita in barca che aveva realizzato con le suore dell'Orfanotrofio. Era stato così piacevole assaporare con tutti i sensi il dolce profumo del mare di Sicilia e l'ondeggiare ritmato della piccola nave. Per non parlare delle risate che le aveva procurato la sua amichetta Margherita, una bimba dai capelli color del grano con degli occhioni azzurri come il cielo, che aveva provato un po' di paura quando le onde rinfrescanti le avevano bagnato il vestito.
Marie socchiuse un paio di volte le palpebre cercando di essere più lucida possibile.
Si mise meglio a sedere con la schiena appoggiata alla parete e chiese al suo maestro: “E così dovete venire in Italia?”
Sì.” Assentì il cavaliere del Capricorno incrociando le braccia; chiaro segno che ne aveva sin troppo parlato con Cancer.
Non mi dovete spiegazioni.- Continuò la ragazza, sperando che il cavaliere non si chiudesse nuovamente nei suoi silenzi. -Se dovete venire nel mio paese per ordine d' Atena non ho nulla da obbiettare.”
Ci mancherebbe altro.- Infierì Death Mask inserendosi in mezzo al dialogo.- Non dobbiamo certo tener conto di una ragazzina.” Concludendo con un cenno della mano.
Poi il cavaliere fece due passi davanti a lei, mise i gomiti sul bordo della nave e vide sotto di sè il mare scuro che piano si schiariva per via dell'alba.
Il Saint di Pyxis fremé a quella ingiusta e gratuita offesa ma non si scompose più di tanto. Del resto era pur sempre il Gold Saint del Cancro e rivolgergli la parola in modo scortese valeva a dire mancargli di rispetto e questa era l'ultima cosa che voleva.
Già.” Si limitò ad annuire scrollando le spalle mentre Shura la osservava.
Il sole era appena sorto e Marie non aveva dormito affatto, rivangando con la mente al periodo che aveva trascorso con i suoi compagni d'orfanotrofio.

Death Mask rimase un attimo, si aspettava che quella ragazzina lo controbattesse o almeno che gli rispondesse a tono.
Invece aveva stroncato sul nascere ogni modo di stuzzicarla. Si ritrovò a pensare quindi, che aveva preso proprio il carattere del suo maestro e che doveva trovarsi un altro tipo di svago perché con quella ragazza non ci sarebbe stato gusto a gonfiarsi il petto per ricordarle chi comandava.
Marie.- Il suo maestro la chiamò chinandosi per prenderle una mano. -Ascoltami: Non vogliamo ostacolare il tuo ritorno fra i tuoi amici, la missione di cui ci ha incaricato il Sacerdote è sorvegliare il territorio che comprende anche il tuo paese, ma non ti saremo d'intralcio.”
L'aiutò ad alzarsi: Era mattino. Il vento freddo della notte aveva lasciato di sé un venticello mite.

Grazie.” Rispose la ragazza. E quel grazie, lo sapevano entrambi... non era solo per averla alzata da terra, ma per averla sollevata dandole fiducia e spiegandosi con lei.


La terra di Sicilia era sempre stata una zona della penisola italiana molto calda e afosa, soprattutto d'estate, ma questo non l'aveva infastidita né aveva intaccato la voglia di poter ritornare finalmente fra i suoi amati coetanei. Fu stancante camminare con quella cassa sulle spalle -contenente la propria armatura- però questo non svilì certamente i cavalieri che continuarono il loro cammino, una volta approdati sull'isola.
Strano.- Disse ad un tratto il Saint del Cancro guardandosi attorno. -Giurerei di ricordare più frequentata la costa.” Fermandosi poi a mirare il panorama circostante. Avevano percorso poco più di duecento metri dalla riva. Da quanto tempo era che Cancer non faceva ritorno in quei luoghi? Forse se l'erano dimenticati, ma quella era stata un tempo anche la sua patria. Una patria rinnegata o magari dispersa nei meandri oscuri della sua memoria adolescenziale, ma pur sempre qualcosa lo legava indissolubilmente a quella terra tanto bella.
Sì è vero.- Costatò Marie guardando prima lui poi la costa. -Mi ricordo i pescatori qui sulle rive del litorale, ma anche le barche a vela, il custode del faro e...- Anche lei si fermò per osservare il lido e appoggiò la cassa a terra. -...C'erano dei pescherecci attraccati. -Indicò la spiaggia deserta. -Proprio laggiù.” Come le piaceva ricordare, in quell'istante si sentiva viva e felice.
Anche Shura si fermò e guardando il suo compagno d'armi gli chiese: “Se non sbaglio Cancer, sei stato addestrato in questa regione d'Italia, tu.”

Non sbagli cavaliere. - Rispose Death Mask socchiudendo gli occhi come al pensiero dei tempi passati. -Ma ho rimosso quegli anni.”
C'era una nota di rammarico in quelle parole, se ne accorse immediatamente il Saint di Capricorn.  Forse era uno dei pochi cavalieri che poteva riconoscere quell'indole lunatica e malinconica sotto la continua sprezzante e spregiudicata maschera che portava il cavaliere del Cancro. Certo, non gli andava a genio quel carattere così anticonformista e spocchioso, ma aveva con il tempo imparato a tollerarlo... O almeno fino ad un certo punto. Sicuramente era davvero l'unico che aveva provato a scovare e a cercare il carattere di Death Mask più in profondità di quello che esternava, solo per il semplice motivo di vedere che persona potesse essere un uomo che amava sbeffeggiarsi della morte. Gli faceva una rabbia! Ma erano così simili su quell'atteggiamento del tutto sbagliato, ma che ostentavano solo per protezione verso il mondo.
Si era chiesto più volte cosa avesse sopportato nella vita quel ragazzo per essere sempre e totalmente disgustato dal mondo, dalla vita, da tutto ciò che lo circondava e apprezzandone solo le cose più infime e spietate. Magari era stato il solo che si era interessato a comprendere quel cavaliere dagli occhi di fuoco. A chiedersi quale sofferenza taciturna provasse per odiare a tal modo e per gioire nel vedere gli altri dannarsi e morire.
Shura del resto era un cavaliere scaltro, leale, votato alla giustizia e nel servire onorevoli ideali... Suo malgrado però si era ritrovato più volte dalla parte sbagliata. E quindi si era interrogato spesso su cosa ci facesse un ragazzo come Death Mask nella schiera di Atena. Doveva per forza aver avuto buoni motivi e intenzioni quando era entrato a far parte dei dodici Gold Saints, altrimenti mai sarebbe potuto diventare cavaliere di una Divinità votata al bene da millenni! Lo trovava rozzo e impertinente, spaccone più che altro e l'insofferenza che provava nei suoi confronti era il chiaro segno dei suoi principi così diversi. Però, al contrario degli altri cavalieri, non lo disprezzava. E probabilmente era stato per questo che il Saint di Cancer lo aveva considerato nell'ultima guerra contro Hades.
Death Mask si tolse dalle spalle lo scrigno che portava, quasi a voler respirare: “Si soffoca, davvero. -E si portò una mano sugli occhi. -Ma non è questo che mi mette all'erta, tutt'altro, questa presenza di fuliggine.”

Non siamo vicini all'Etna? Credo sia normale.” Tentò in risposta Shura.
No, non qui almeno, siamo comunque distanti dal ricevere polveri... Non capisco.” Rispose stranita Marie.
La ragazza infatti era rimasta alla mera scoperta che il cavaliere del Cancro si era addestrato proprio nel suo territorio. Si chiedeva come poteva aver rimosso dalla mente anni di allenamento, e mille altre domande le premevano sulla lingua... Si era incuriosita, era vero. La realtà era che aveva inconsciamente aperto gli occhi durante quello scambio di battute: anche i cavalieri d'Oro, i guerrieri più dedichi alla giustizia, alla nobiltà e alle buone arti erano... Uomini. Umani.
Anche loro erano cresciuti, con le loro forze erano divenuti gran cavalieri al cospetto di Atena, anche loro avevano sofferto, riso, aver voluto dimenticare e ricordare per sempre... Questa considerazione le aveva fatto il cuore più caldo.

Ma non perdiamoci in chiacchiere, io direi di dividerci tanto la ragazzina sa già dove andare” disse Death Mask.
Okay, le era crollato la poca buona considerazione che gli aveva affibbiato negli ultimi minuti. Disprezzava a tal modo i Silver o aveva una predilezione per i novellini?

Non sarebbe meglio..?” Shura era il più previdente, sicuramente, di quel trio. Pensava che, se l'avessero mandato in missione con uno dei cavalieri più forti di Atena con tutte quelle raccomandazioni della Dea e del Sacerdote, ci doveva essere davvero una minaccia... Quindi, anche per correttezza, non se la sentiva di lasciare la sua allieva da sola... Anche se oggettivamente conosceva più Marie quella zona che lui stesso.
Facciamo ancora qualche miglia insieme, ora che il sole sta iniziando a calare... E poi appena non potrete più proseguire sulla mia strada ci divideremo, non credete sia meglio? Nel giungere al mio paese ci manca ancora un po' e comunque fa parte della zona che dovreste visitare, quindi...” Cercò di spiegarsi la ragazza. Marie in fondo, anche se all'inizio non era stata entusiasta della scelta di essere accompagnata da due Gold, si era sentita meno timorosa nell'affrontare il suo ritorno con loro accanto.
Sì, mi sembra un'ottima idea” Concluse il suo maestro.
Non vuoi proprio toglierti di mezzo.” Sorrise laconico Cancer.
Il cavaliere d'argento alzò nuovamente le spalle e preferì non rispondere all'ennesima frecciatina. Non che fosse così passiva, ma solo non voleva attaccar briga con un suo superiore.
Proseguirono per altre due ore e mezzo, fermandosi di tanto in tanto per prendere fiato, qualche sorso d'acqua e un po' di riposo. E quasi giunti alla meta sempre più si accorsero di ciò che non andava.
Non era proprio possibile.
Non nelle città, non nei paesi, non nelle stradine sempre trafficate e non nei luoghi più affollati...





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*imbarcazione: un normale lettore appassionato di Saint Seiya certamente si domanderà: ma perchè cavolo prendono una nave quando sia Cancer che Capricorn possono benissimo, sfruttando le qualità della propria armatura, muoversi alla velocità della luce?
Ebbene, mica non c'avevo pensato... ma mi son detta: no, facciamo sì che per una volta vadano in missione dichiarando COME caspita CI arrivano D:
E poi mi piaceva il fatto che Atena non abbandonasse ugualmente un Saint a lei devoto (e parlo di Marie) visto che anche lei, pur non sapendo della missione affibbiata ai due cavalieri -o sapendolo solo a grandi linee- è in sostanza... in pericolo.
Non è tanto un comportamento da Lady Saori (che, tengo a ricordarlo o a precisarlo ora avrà 14-15 anni visto che è passato un po' di tempo da Hades e negli ultimi mesi la stessa Marie si è ri-allenata con il suo maestro) ma più che altro di Atena stessa.


 Ehilà gente! Buahahah l'incontro è vicino D:

. emn...

Comunque passando a cose serie *cough * che ne dite di questo spiazzo nel parlare un po' di Death Mask? Io sono dell'idea: conoscendoti ho provato a comprenderti. Spero sia una buona tattica, che metterò sempre in atto.
Eh sì, cari, finalmente giunti in Sicilia -e dire che io non ci sono mai stata ç__ç che tristezza!- ma... ma cosa succederà? Cosa centra il destino? -mai accennato prima d'ora ma ovviamente è quello che funge a TUUUUTTA la storia- ...Eh chissà... :D

RINGRAZIO chi commenta, davvero!

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Capitolo 5
*** -4 Capitolo La lanterna della Speranza ***


4 Capitolo

La lanterna della speranza

[La speranza: essa è in verità il peggiore dei mali,
perché prolunga le sofferenze degli uomini.]

Nietzsche


È completamente abbandonato qui.” Costatò Shura.
C'è una puzza di marcio più che altro...” Continuò Death Mask.
Marie rimaneva silenziosa continuando a camminare fra quelle strade bruciate e nere come la pece, in quello spettacolo raccapricciante che le si presentava davanti agli occhi. Forse voleva mettersi a piangere, ma il motivo per cui non riusciva a farlo era il fatto che ancora non ci credesse...
Cosa era rimasta di quella vegetazione rigogliosa? Degli alberi, delle campagne verdi e soleggiate, dei fiori d'arancio e delle pesche..? Dov'erano gli abitanti? I pescatori, i bambini del quartiere, i banchi dei gelatai e dei fruttivendoli...? E le bancarelle, i mercati, quei grandi negozi dai vestiti costosi, il cinema accanto alla parrocchia? Tremò allo sguardo che le rivolse il suo maestro.
Era pietà quella? Quella che intravedeva negli occhi sempre fieri e impassibili del Capricorno? Non odiava la pietà*, molti al posto suo per superbia o chissà quale preconcetto avrebbero distolto lo sguardo. Ma lei no, in fondo l'essere coccolata da quegli occhi le piaceva, ciò che celavano la distraeva dal confine del suo malessere.
Quel malessere che prendeva decisamente sempre più forma nel suo cuore. E le scavava un buco, un buco profondo più si capacitava che quello che vedeva era la realtà più tragica. La poca gente che c'era, era riversa al suolo con gli occhi chiusi o sbarrati dalla paura.

È stata un'epidemia, non c'è altra spiegazione” Provò a chiarire Shura.
No, credo sia stato il vulcano.- Precisò Death Mask -C'è anche odore di cenere... oltre la solita puzza di cadavere.”
Poi concluse con un tono sprezzante: “Ma non sono morti da molto. E sicuramente per l'esalazione di questo odore che giorni fa doveva essere stato insostenibile.”
Marie era sconcertata: mille e mille ferite non avrebbero inflitto più del dolore che ora provava.
Con quale coraggio potevano parlare a quel modo pacato i due cavalieri! Che se lo fossero aspettati una tragedia simile venendo qui in missione? Anzi, era proprio questa la missione affibbiatagli dal Sacerdote in persona? Se non altro si chiedeva quali assurde atrocità avessero visto i loro occhi per rimanere pressappoco impassibili a quel terribile spettacolo... E poi, quel nevrastenico sorrisetto del cavaliere del Cancro quasi la innervosiva.
Quasi, perché la maggior parte dei suoi sentimenti era conversa verso un'unica, disperata, emozione: paura.
Angoscia, orrore, tormento...
Tutto quel caldo buono e genuino che aveva sentito fino a poco tempo fa era diventato un freddo brivido dietro la schiena.
Non può essere successo... Io... no, è assurdo” Parole contrastanti, così come la ragione che le vacillava nel petto.
Non è vero... Cristian, Lucia, Margherita...” Con fermezza superò i due cavalieri e le diverse persone ricoperte da quello strano strato di fuliggine che li celava. A passi decisi e senza rassegnazione, col solo desiderio di tener accesa la fiamma della speranza, percorse i viottoli che la sua mente mai aveva dimenticato. Verso l'orfanotrofio.
Perché era pur sempre una ragazza; un essere umano a cui emozioni cedeva, vedendo l'unico suo ricordo d'infanzia bruciarsi e venir calpestato da ciò che era davanti ai suoi occhi.
Forse era egoista a voler correre verso i suoi cari, senza preoccuparsi più di tanto della situazione, forse non era tanto cavalleresco...
...Ma era tanto umano! Quella sua folle corsa verso ciò che le restava della sua infanzia così felice. Si fermò un attimo, le mancava l'aria nei polmoni, gli occhi le prudevano e l'odore era più denso.
Pensò: “E se dovessi ritrovare anche loro così?” come fantocci di pezza e cenere? Non aveva preso in considerazione questa eventualità e anzi preferì scartarla finché non sarebbe arrivata...
Di fronte a lei il cancello che sei anni fa aveva lasciato per intraprendere una nuova vita: Anche quello eroso da quella polvere nera che circondava l'intera zona. Con una mano lo spalancò sentendo il ferro della cancellata caldo al suo contatto. La polvere grigiastra e secca le colorò le dita.
Si era sentita inaspettatamente leggera e non perché stupidamente aveva lasciato l'armatura della Bussola dai due cavalieri per poter correre più velocemente verso l'orfanotrofio.
Non certamente! Ma guardando quell'edificio che si stagliava a pochi metri da sé il suo cuore era felice e allo stesso modo ansimava e raggelava.
Stando al Santuario le notizie del mondo esterno circolavano poco o niente.
Non aveva dunque la certezza di cosa potesse essere successo pochi giorni prima, ma sicuramente un'idea se l'era fatta suo malgrado: Il vulcano aveva eruttato. 
Ma quello non l'aveva mai minimamente preoccupata! Insomma loro e tutti i paesi attorno erano ben lontani dall'Etna o almeno erano lontani dalla lava che sarebbe scesa a valle!
Ed invece l'eruzione doveva esser stata così forte non solo da spaventare gli abitanti intorno al vulcano poche settimane prima, ma dall'uccidere or ora persone e persone di tutto il territorio là attorno con quei mix di gas mortali, con quella cenere che aveva riempito l'aria e aveva soppresso l'ossigeno...
Bruciando le piantagioni di mezza provincia, infestando con quella nebbiolina velenosa tanta povera gente che non era riuscita ad evacuare.
Per un attimo pensò al disastro di Pompei: sì, era decisamente tutt'altra cosa eppure quella disgrazia le ricordava talmente tanto ciò che era successo nel 79 d.c. in quella città.
Si sentì impotente, impazzì al pensiero che mille e mille anni dopo l'uomo fosse ancora straordinariamente sopraffatto dalla natura e fallito miseramente davanti a stragi simili... Si poteva prevenire un'eruzione? Si potevano non causare tante vittime? Si poteva vincere contro una calamità? È vero, l'umanità si era evoluta tanto nel tempo: Aveva studiato, aveva costruito grandi grattacieli a prova di terremoti, aveva pensato a come sconfiggere malattie incurabili... Ma non era ancora riuscita a scappare dalle insidie della morte.

Tutti da secoli dicevano di stare attenti ai vulcani, ma l'uomo, superbo, pensava ormai di poterci abitare vicino perché in grado di controllarlo.
Poi bastava un'eruzione vulcanica senza precedenti, senza preavviso e... Tutte queste fantasie arroganti svanivano... Lasciando disperazione e terrore.
Giusto?
Marie neanche ascoltava più i suoi sensati pensieri... A che cosa la portava farsi tante spiegazioni se tanto non poteva cambiare la sorte? Non voleva neanche pensare a quelle povere città accanto all'Etna... Non sapeva dire davvero se era meglio morire bruciati o morire soffocati... Cosa c'era di peggio? Che cosa? E perché mai si stava affliggendo tanta pena! Basta, doveva solo ritrovare i suoi amici. Sì, loro erano un istituto di bambini, sicuramente uno dei primi ad essere portati in salvo dai soccorritori giunti lì per riuscire ad aiutare la maggior parte della popolazione... Certo, era senz'altro così!
Scacciò da sé quei mille tormenti che l'attanagliavano e si avviò dentro l'edificio
Quel palazzo dal colore nerastro per colpa della fuliggine che ormai si era posata. E che, per merito dei giorni trascorsi, finalmente non era più tossica. Ad ogni passo il cuore le diventava più pesante. Da sotto la maschera piccole gocce di sudore iniziarono a scenderle sulla pelle ad ogni bimbo che vedeva fra i corridoi. Sembravano addormentati, altri invece avevano l'orrore sul volto. Mai in vita sua avrebbe dimenticato quegli sguardi. Ma non poteva arrendersi! Non prima d'aver avuto la certezza che nessuno si fosse salvato...
La sua delirante speranza finì... Quando lo riconobbe: Con il cappello da baseball appena alzato, le corde di metallo e di nylon della sua preziosa chitarra, niente sembrava fuori posto.
Cristian era appoggiato al muro proprio come lo aveva sempre ricordato, forse solo un po' più grande e incredibilmente più bello. Le mani, di un colore violaceo che non gli apparteneva, posavano sul suo strumento di legno. Gli occhi chiusi, la testa china e la finestra spalancata: Marie subito capì come fosse morto.
Sperò dal profondo che non avesse almeno sofferto. Ma era una speranza vana anche quella... perché la bocca era digrignata in una smorfia e una mano era ancora stretta alla gola, segno inequivocabile che aveva sentito l'aria venirgli meno e si era accasciato, seduto, sul pavimento.
Si avvicinò carponi e abbracciò il suo amico. No, non aveva più il profumo di un essere vivo, gioviale come solo un ragazzo della sua età poteva esserlo. Non aveva più il profumo della vita che gli era stato sottratta, dei sogni, delle aspirazioni...

Profumava d'incenso, di cenere, di morte.



Nel mentre, Shura e Death Mask percorsero le stesse vie che pochi attimi prima lo stesso cavaliere di Pyxis aveva attraversato con agitazione.
Sai cosa troverà laggiù, mi domando, cavaliere?” Chiese il Saint del Cancro continuando a marciare.
Sì.” Rispose sicuro Shura, non senza però celare un senso d'angoscia che lo opprimeva. Mentre percorreva le tante stradine del paese, portava con sé oltre alla sua armatura anche la cassa della sua allieva. Non l'avrebbe richiamata né rimproverata. Non questa volta almeno.
E allora perché non hai fatto nulla per fermarla? Ciò che vedrà sarà orribile.” Lo ammonì Death Mask, ormai giunti a destinazione. Il cavaliere del Capricorno fu colpito da quella paternale, o ciò che sembrò essere.
Non fraintendermi, non provo pena per la tua discepola.- Chiarì Cancer, varcando il cancello dell'orfanotrofio. -Non provo pena per chi si ostina a voler trovare la vita in un cimitero, ma tu e i tuoi valori... -Si sfregò con una mano i capelli. -...Sei il suo maestro, avresti dovuto impedirle di avere un comportamento così impulsivo.” E con un gesto della mano invogliò il compagno a oltrepassare la cancellata.
No, trattenerla sarebbe stato molto peggio, credimi.” Disse Shura che conosceva il carattere di Marie.
Era una ragazza buona e orgogliosa, con un forte senso della giustizia e del dovere che molto probabilmente le aveva trasmesso addestrandola, ma era anche una persona attaccata ancora ai suoi cari... Istintiva, emotiva e a tratti avventata se si trattava dei suoi amici.
Al Saint non gli pareva vero di poter parlare così con Death Mask. Gli sembrava finalmente rinsavito o almeno cosciente di ciò che diceva,  non il solito presuntuoso di sempre.

Proprio perché sono il suo maestro ho voluto lasciarla andare” disse dopo un attimo di silenzio.
Abbassò lo sguardo poi, quando vide un bambino di quell'orfanotrofio con la paura scritta sul volto forse per aver compreso, e troppo tardi, che quello sarebbe stato il suo ultimo respiro.

Poveri ragazzi.- Sussurrò.- Che riposino in pace da quella agonia interminabile”

Capisco.- Dichiarò il cavaliere del Cancro destando il suo compagno da quel malsano torpore. -E poi c'è un altro motivo per cui dovevi fermarla...” Sorrise mesto, quel guizzo di pazzia non avrebbe mai lasciato i suoi occhi.
Death Mask percorreva quei corridoi senza indugi e senza mai soffermarsi a guardare i defunti. Forse ci era persino così abituato a quella allegra compagnia che quello che vedeva lo lasciava del tutto indifferente, o forse era merito del suo passato... di quei trofei.

“...Io odio il sentir piangere e questo è chiaramente un lamento.” Concluse. Indicò una stanza con la mano destra e alzò, sospirando, gli occhi al cielo.




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In primis: Perché chiamare il titolo a quel modo? Ve lo spiego subito: ho pensato alle lanterne, portatrici di luce. E la luce da sempre è sinonimo di speranza (quel barlume di speranza, quella luce in mezzo al buio più scuro, etc.) la lanterna è quindi luce. La luce della speranza.
Ma perché allora LANTERNA e non LUCE? La luce è qualcosa di divino, quando pensiamo alla luce, pensiamo comunque alla luce del sole, della luna pallida, delle stelle... almeno poeticamente pensiamo a cose che fino ad ora NON si sono MAI spente.

La lanterna invece è qualcosa di UMANO, anch'ella, qualunque cerino o candela che abbia, a batteria o quello che volete... si spegnerà.

*pietà: Allora u.u SOLITAMENTE nelle storie romanzate la pietà è sinonimo di inferiorità, nel senso: mi guardi con pietà? -Io non ho bisogno della tua pietà!
QUESTO è molto “eroico” (o da Mary Sue xD) ma... credetemi, e pensateci un po': è umano? Una persona che vede una situazione del genere, qualunque aiuto possano dargli gli altri...lo accetta. Almeno in quel momento che non si è molto lucidi!
Potete dissentire con me, ma io ho voluto dare un certo lato umano anche ad un neo cavaliere come Marie :)


Ebbene...trucidatemi :3 ma questo è quello che avevo in mente per poi far venire il dopo *eh? XD * vabbè, serve per la storia ecco tutto u.u *cioè, ho ucciso dei poveri innocenti per LA storia? * ...uhm, sì D:

Mi sono documentata su i vulcani, su i gas e sull'accaduto di Pompei anche se diverso ma molto simile per catastrofe... insomma ho voluto dare un tocco di realistico, ma non troppo realistico zanzan.
Vi ringrazio *inchino solenne * come sempre per i bei commenti che mi lasciate ogni volta, grazie, grazie e GRAZIE :'D

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Capitolo 6
*** -5 Capitolo Addio imposto ***


5 Capitolo

Addio imposto


Era un lamento sordo quello che si udiva provenire da una stanza dell'orfanotrofio. Un lamento flebile, forse l'unica testimonianza di vita lì dentro.
Ti prego Cristian guardami.” Piagnucolava la ragazza. Era come se un castello di carte fosse appena caduto... Non le importava della sua carica, della sua promessa, dell'orgoglio o chissà quale altro valore... Voleva solo che il suo amico, il suo ricordo, la sua infanzia si svegliasse, la guardasse e le sorridesse di nuovo.
Una volta, e ancora, ancora...
Non era più il grande erede del Cavaliere di Pyxis in quel momento. Come poteva esserlo? No, ora era solamente una ragazza dal cuore in fiamme che voleva un attimo di intimità con quel suo compagno d'infanzia.

Sono qui, non mi vedi?” Gli accarezzava piano le mani, il viso, quasi in una supplica silenziosa che lui potesse tornare a vivere.
Aveva infranto tutte le barriere che per molti anni si era costruita. Quel contegno e atteggiamento che tanto si era imposta per sopportare allenamenti senza fiato alcuno, per andare avanti e per non pensare a cose tristi.
Ma a cose le serviva in quel momento tutta quella condotta e quella dignità? Non necessitava di farsi vedere composta e valorosa... Tanto valeva che disperdesse quelle poche emozioni che provava nel cuore e che se non fosse stata da sola, mai avrebbe ammesso.

Ho mantenuto la promessa! Guarda!- Sorrise fra gli spasmi causati dal pianto.- Sono tornata! Sono un cavaliere di Atena... ora potrai insegnarmi a leggere le note! Sì, sul pentagramma...” Un nuovo sussulto le incrinò la voce per un istante.
Perché? Perché non vuoi mantenere il tuo giuramento? Cristian non puoi avermi abbandonato! Con quale cuore posso pensare che è finita?” Sin dal primo giorno di allenamento si era attaccata ai ricordi dei suoi amici, ai pochi istanti fra scherzi e preghiere, litigi e sorrisi.
Le serate a canticchiare con la chitarra del suo amico, mentre Suor Alina e la Madre Superiore li intimavano di andare a dormire.... E quando erano più piccoli, quando le stesse suore raccontavano a loro le storie prima della buonanotte ...Mai avrebbe potuto dimenticare tutto ciò. Ci era semplicemente affezionata, poiché della sua infanzia aveva avuto solo quello.
Marie si guardò attorno: Se non fosse stato per il totale degrado che sormontava la stanza, quel disordine artistico sembrava proprio quello che ricordava della camera di Cristian e Antonio.

Cristian... Perché non ti hanno salvato?- Continuò più realista la ragazza. -Come non hanno potuto capire che sareste tutti morti? Perché siete ancora qua? Dove sono i soccorritori? Dove?” E poi si mise come il suo amico a spalle al muro, accanto a lui. Voleva asciugarsi le lacrime, ma come poteva farlo con quella maschera? Ripensando a quei giorni d'infanzia... per un poco, quell'arnese sul volto le sembrò nuovamente un intralcio...
È questa?- Chiese. -Forse è per la maschera che non mi riconosci?” Altre lacrime le solcarono il viso, non voleva più piangere... e non per dimostrarsi forte, ma solo perché ogni lacrima le bruciava sin dentro l'anima. Si ricordava bene che prima d'andarsene via dai suoi amici per partire con Capricorn si era ripromessa di non piangere... ed era solo una bambina a quel tempo. E ora... adesso piangeva invece, perché niente promesse avrebbero potuto farla felice.
Si tolse senza troppi ripensamenti quell'oggetto a lei tanto sacro e che tanto raffigurava il suo onore di Sacerdotessa guerriera. Se la rigirò tante volte fra le mani per poi appoggiare la maschera a terra, alla sua destra.

Cristian, sono io...” Un singhiozzo le spezzò le parole in bocca. Con una mano si tolse i capelli dal volto che con le lacrime gli infastidivano gli occhi grigiastri. Si era, in qualche modo, arresa al fatto che lui era lì, ma non veramente. Incosciente, morto da pochi giorni, ma non ancora prosciugato dagli stenti della morte. E quella chitarra sulle gambe come se stesse riposando dopo l'ennesima notte persa fra i testi scritti.
Si era piegata all'evidenza e forse era stato proprio per questo che aveva volutamente tolto la sua protezione, il suo valore contenuto in quella maschera. Forse, se il suo inconscio non le avesse detto che quel ragazzo ormai non avrebbe più sorriso, mai avrebbe celato il suo volto; e con esso il suo orgoglio e la sua devozione alla Grande Atena. Prese un respiro: come le scottava quella triste verità...
Era finita.
Fine. Senza poter pretendere di ritrovare qualche traccia della sua vita felice. L'angoscia le rimaneva in gola... Mai aveva pensato di poter perdere la
sua famiglia. Sapeva di correre il rischio ogni santo giorno di non trovare più in vita molti dei suoi compagni cavalieri. Loro lottavano per Atena e per Atena sarebbero morti. Era pronta all'evenienza, o almeno lo credeva.
Ma il suo amato Cristian! I bambini innocenti e le suore di un orfanotrofio!
Guardò le scarpe della piccola Margherita che ora doveva aver avuto all'incirca undici anni... le strinse al petto, bagnandole di lacrime.

I ricordi le scoppiavano nella mente...
E se una volta ricordava con piacere, aspettando il giorno in cui avrebbe rincontrato le persone dei suoi dolci ricordi, ora le rimanevano solo che quei frammenti di giornate felici...
Si accoccolò sulla spalla del suo amico, preferendo chiudere gli occhi, mentre fuori il sole tardava a tramontare. Il viso rivolto verso di lui e i capelli che prepotentemente le intralciavano il contatto. La stanza sempre più buia, l'odore sempre più acro e il dolore sempre più chiuso, più silenzioso... ma così aspro, forte da far male.
Fu così che i cavalieri la ritrovarono: Appoggiata al muro di fianco a un ragazzo dall'insolito color pallido, le gambe distese, la maschera a terra e un gemito attutito.



Eccola là: la coraggiosa e temeraria Saint della Bussola.” Decretò con scherno il cavaliere del Cancro rivolgendosi direttamente all'interessata.
A quelle accuse il cuore di Marie perse un colpo. Fortuna che aveva il volto riversato sulla spalla del compagno!
Quando diamine erano arrivati. -Pensò.- Era così concentrata a sfogare il suo dolore che distrattamente non li aveva sentiti arrivare?
Si erano messi l'armatura, quasi sicuramente, perché quello che aveva sentito dopo aver affinato l'udito eran stati certamente il rumore metallico e perfetto delle loro armature dorate.
Ma non aveva osato alzare lo sguardo, neanche per girarsi. Se l'avesse fatto, un marginale errore le avrebbe macchiato la reputazione e l'onore a vita. Se l'avessero vista in viso, per fatal svista, il disonore l'avrebbe tormentata infangando il suo giuramento alla Dea di cui tanto si onorava d'esser cavaliere. Punta sul vivo però accettò mal grado l'autoritaria lavata di capo del Gold Saint.
Egli però voleva che la ragazzina, almeno una volta tanto gli rivolgesse la parola, più per sentirsi lodare che era nel giusto che per altro.

Dico solo che tu sapevi bene com'era anche qui.” E per vezzo, nella penombra del tramonto, si cimentò ad avanzare verso di lei. Shura, silenzioso, guardava quella pantomima che, a suo modesto parere, 'sta volta avrebbe fatto del bene.
Beh no,- Disse il Silver, cercando di masticare bene le parole anche senza farsi vedere in faccia. -La speranza è l'ultima a morire!” Si sentì sciocca nel dirlo.
Storie! Bazzecole! Era già morta da un bel po'... Non penserai d'incantarmi con queste stupide frasi da pivelli?!” Ridacchiò Cancer e s'inginocchiò accanto a lei.
Il cavaliere del Capricorno intanto era entrato, cercando di essere il più discreto possibile. Quella ramanzina sarebbe stata la stessa che le avrebbe detto lui, forse solo meno critico e sfrontato. E magari l'avrebbe odiato poi, reputandolo un insensibile, ma negli anni a venire avrebbe compreso la lezione.* Era un maestro rigido e severo Shura, ma solo perché per la sua allieva voleva il meglio. Voleva il suo bene. Aveva osservato con cautela i movimenti del suo compagno Death Mask e quando aveva visto che il cavaliere aveva preso la maschera di Marie per un attimo aveva avuto un brivido ritto sulla schiena.
Poi però, il gesto che ne conseguì, se non fosse stato per i suoi modi rudi e villani, si poté dichiarare uno fra i più nobili: “Ed ora rimettiti questa stupida maschera prima che mi spazientisca e decida di guardare, ad onore del vero prima che il mio carissimo amico non m'affetti con la sua Excalibur per il torto subito!” E sghignazzò allontanandosi di spalle dalla ragazza. In una situazione come quella aveva ancora voglia di ridere...

Marie acconsentì immediatamente a indossarla. Sapeva riconoscere i suoi errori e sapeva di essere in torto.
Ora, innanzitutto era un Saint e non una capricciosa e insolente bambina. Quindi chinò la testa e incassò il colpo. Prese dalle mani del cavaliere la sua maschera: la sua identità. La sua vera, nuova, identità che esternava la sua nuova vita. Nel crepuscolo ormai tardo, il volto della giovane ragazza fu nuovamente celato. Si alzò, fece un segno della croce e uscì dalla stanza lasciando lì mezzo cuore. Non tutto però, l'altro pezzo le serviva per vivere.
Lei era viva. Ed era stato da sciocchi abbandonarsi a quel modo. Da sciocchi, sì, ma la si poteva biasimare dopotutto.

Scusate maestro.- L'ultima lacrima scese giù dal viso sino a farsi vedere sul collo scoperto -E scusate anche a voi, nobile Cavaliere del Cancro.” I due Saints erano già alla cancellata quando sentirono quelle parole. Uno rise ancora, scanzonato, mentre l'altro capì: la lezione la stava comprendendo prima del previsto.
Il cuore di Pyxis scalpitava... Non poteva cancellare così a breve la sofferenza e quell'addio imprevisto ai suoi amici. Ma la ragione, il senno, non doveva mai mancare ad un cavaliere d'Atena.


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*lezione:  -se non l'avesse fatto a “modo tutto suo” Death-? Shura avrebbe voluto impartirle la lezione di non essere così ingenua: perché se è anche vero che la speranza è l'ultima morire, un cavaliere in primis deve essere obbiettivo per poter affrontare al meglio una battaglia -e, la sua battaglia personale-, mai troppo deve perdere la sua strada, la sua via per dei sentimenti. Altrimenti questo può portare ad un cedimento e al non riuscire più a vivere come Saint.

Mi sembrava anche duro, forte da concepire, ma comunque un buon insegnamento :)


Enjoy :3 *io cambio saluto ogni volta D: * Innanzitutto sono davvero felicissima delle stupende recensioni che mi lasciate, davvero... e spero di non deludervi MAI.
Pensando ad altro: che ne pensate di questo capitolo? Ah, e ricordatevi che... buahaha il nemico è alle calcagna D: *così sembra una scena delle Sailor Moon *

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Capitolo 7
*** -6 Capitolo L'imminente Minaccia ***


xicd cap

6 Capitolo

L'imminente minaccia

Polvere.
Quel paesino odorava di vecchio, di logoro senza più quegli odori tipici di un piccolo paese italico.
Marie, Shura e il sollazzato Death Mask camminavano da una mezz'oretta nelle desolate strade che portavano ai confini del paesello, ma sempre restando in zona.
Del resto i due cavalieri erano lì per un compito ben preciso e la scelta di restare accanto al proprio maestro da parte del Saint di Pyxis, era più che legittima. Era forse l'unica persona in vita ancora rimastagli (!)

La notte i cavalieri decisero di seppellire quei pochi corpi che riversavano nelle strade vicine all'Etna. Per propria volontà di dargli una giusta sepoltura più che altro, in fondo sapevano che da lì a breve sarebbero intervenuti anche i soccorsi, i volontari e avrebbero cercato di identificare i morti che si potevano ancora riconoscere. Purtroppo in ritardo e con qualche fossa da scavare in meno...
Non capisco tutto questo attaccamento nel ricordarli, erano solo poveracci e paesani.” Cominciò il cinico cavaliere del Cancro. Era il suo carattere in fondo e a quanto pareva il suo atteggiamento era duro a cambiare... O semplicemente gli piaceva stuzzicare gli altri, anche questo c'era da prendere in considerazione. S'appoggiò su un masso vicino ad alcuni arbusti e con ancora la Cloth addosso si rigirò il diadema fra le mani con falso interesse.
I due provocati non reagirono, uno perché ormai conosceva quel tremendo caratteraccio del compagno e l'altra forse perché era ancora troppo scossa dall'accaduto per intervenire a difesa di quella gente e del loro riposo eterno.
Ma Cancer era duro di comprendonio, lo sapevano bene entrambi e difficilmente alle prime armi s'arrendeva: “Se fossero stati vivi.- Fece un cenno con la mano sinistra, alzando il dito indice -Puff! Direttamente nell'Ade, sai che meraviglia... Le loro anime almeno sarebbero volate via e non ci sarebbero state tante fosse per conservare il loro spirito o chissà quale altra futile sciocchezza.” E accavallò le gambe guardandoli annoiato.
Shura si girò, pentendosi d' averlo creduto “rinsavito” solo poche ore prima: “Non stiamo scavando inutilmente Death Mask! Scaviamo una tomba in memoria delle persone defunte*”

Puah! E quanti morti avete intenzione di sotterrare eh? Ma fammi il piacere.” Commentò sarcastico l'interessato.
Tutti quelli che ormai non sono più riconoscibili dalla lava e che riusciremo a portare questa notte. Poi domani, come per ordine della Dea Atena, continueremo la nostra missione...- Fece una pausa, il bianco e candido mantello di Capricorn impregnato di cenere grigiastra. -Ma tu continua pure ad osservarci, noi ce la facciamo anche senza il tuo consenso, davvero! Ma almeno abbi il rispetto di tacere.” E detto questo si rimise a scavare.
Un cavaliere d'Atena, votato al bene ed alla giustizia doveva portare il rispetto che era giusto e onorifico nei confronti di quelle disgrazie. Shura la pensava in questo modo, ragion per cui non ammetteva repliche e voleva contribuire anche se Cavaliere d'Oro in carica a omaggiare quella gente marchiata da un destino assai crudele. Marie in tutto ciò non aveva fiatato. E il suo maestro sapeva bene che doveva solo passare il momento, soltanto superarlo. Aiutandola a seppellire la sua gente era come se le infondesse un aiuto morale più che fisico.

Il mattino dopo, i primi a svegliarsi furono proprio i due cavalieri che avevano dormito in un piccolo territorio già evacuato e quindi disabitato. Ma non si svegliarono perché il sole era alto nel cielo o per l'odore di cenere che diminuiva fortunatamente. E neppure per il venticello che portava via la fuliggine, no... Ma per una forte presenza che i Gold Saints immediatamente percepirono.
Per tutta la notte del resto erano rimasti quasi sempre svegli: chi per dare giusta sepoltura e chi per fissare le stelle tanto per fare qualcosa, gironzolando avanti e indietro. Avevano quindi riposato giusto poche ore e con ancora le armature d'Oro.
Marie invece svegliatasi poco tempo dopo, avvertendo anche lei quel cosmo ostile si era catapultata fuori dall'abitazione e prontamente aveva indossato la sacra vestige della Bussola. Appena la ragazza giunse dove il cosmo risultava incredibilmente più accentuato, si fermò: Erano le pendici dell'Etna. Il suo maestro e il Saint del Cancro erano già lì, che guardavano con circospezione.

L'avete sentito anche voi?” Chiese con voce affannata il cavaliere di Pyxis, cercando anche lei qualcosa che non vedeva. Non si trovava... Ma c'era.
Un gelo... tremendo.” Dichiarò Shura socchiudendo un attimo gli occhi.
È quel tipo di gelo che sia io che tu, Shura, conosciamo bene... -Cancer digrignò i denti -È il freddo gelido della morte...” Concluse.
Alla ragazza mancò per un istante il respiro: Cos'era dunque quel cosmo? Un emissario di Hades? No, impossibile! Una nuova divinità legata al fatale giudizio divino? Marie provò riluttanza a formare ipotesi. Dopo tutto quello che già sosteneva nella sua mente e che puntualmente le doleva il cuore! Cosa, che cosa mai poteva essere? C'era, ma non si mostrava... Ma soprattutto che ci faceva un cosmo così spaventoso nel suo paese?

Via da qui, subito!” Enunciò perentorio Death Mask prima che una gran voragine si formasse sul terreno su cui pochi attimi prima sostavano i tre cavalieri. Un gran chiasso sì udì e un polverone si alzò alto nel cielo di Sicilia. Marie chiuse gli occhi e strinse le mani sulle orecchie mentre il frastuono rimbombò fino a far vibrare la terra circostante.
I tre si guardarono esterrefatti attorno per poi scorgere in mezzo a quella confusione delle figure che brillavano di luce propria.

Ferma.” Disse in fretta e con voce autoritaria Shura, riprendendo l'allieva.
Maestro...” Se non avesse portato quella maschera avrebbero riconosciuto in lei gli occhi disorientati e sconcertati di una bambina. Quella maschera in qualche modo le concedeva un contegno che ora non possedeva.
Il cavaliere si mise davanti a Marie e con un gesto sicuro sguainò un forte calore dalla mano destra: Excalibur, più splendente che mai.

Spostati ragazzina.” Il Saint del Cancro si affiancò alle spalle di Shura con un sorriso stampato sul volto: Non chiedeva di meglio se non il nemico.Non sai ancora destreggiare bene i tuoi colpi, ci saresti solo d'intralcio, vattene!” E puntò bene lo sguardo dinanzi a sé, divertito. La ragazza, dopo un attimo di smarrimento, captò le parole ordinategli da Death Mask. Non poteva però ubbidirgli! Ne valeva il suo valore da cavaliere e il fatto che la sua carica le era stata data purché combattesse contro i nemici di Atena!
E se loro, maestosi e grandi cavalieri d'Oro, s'apprestavano a cercare lì la minaccia che tanto temeva la loro Dea, allora lei non poteva svignarsela! E poi, c'era anche un altro fattore determinante: Oltre al gran cosmo che tutti avevano avvertito, se n'erano aggiunti cinque. Sì, delle energie avverse che, detestava ammetterlo, erano quasi a pari merito col cosmo degli stessi Gold Saints.

Cosa? No, non potete estraniarmi dalla vostra missione, dalla mia patria! Sono un cavaliere d'Argento vi sarò...” Reclamò impulsiva il Saint di Pyxis.
Non contestare, va via, torna da Atena e riferiscigli ciò che hai visto, lei saprà sicuramente cosa fare.” Non poteva certo contraddire parole dettate dal suo maestro e soprattutto si accorse di essere nuovamente caduta nell'indisciplina. Doveva sottostare agli ordini dei Cavalieri d'Oro. Erano un esempio da seguire e a lei superiori per grado e armatura.
Mai si era permessa tanto, ma si era sentita di obbiettare dopo aver compreso che nonostante lei fosse un Saint... Loro non la volevano nella battaglia imminente.
Non poté però rifiutarsi alla richiesta esortante -più che ordine- del cavaliere di Capricorn.
Fu quello che le disse Death Mask dopo che la tormentò: “Non l'hai forse capito che sei solo un peso per il tuo maestro? Se deve proteggere pure una femmina come te!? Vuoi fare una cosa intelligente? -Alzò il dito verso un punto preciso in cui anche Marie sentì provenire un forte concentrato d'energia maligna, in cielo -Vattene e avverti la Dea Atena. Vai.”
Shura a quelle parole non fiatò. Forse avrebbe voluto farlo, ma in quella situazione gli sembrò provvidenziale tacere così che la sua allieva scappasse e non corresse rischi. Quel che percepiva era il cosmo di due, o addirittura tre divinità che seppur minori ad Hades erano comunque abbastanza forti da spazzare in uno battito di ciglia un'inesperta ragazza come Marie. Era sì un Silver, ma non aveva l'esperienza necessaria per essere coinvolta in uno scontro dai poteri così devastanti. Doveva allenarsi prima di apprendere al meglio le tecniche della sua costellazione protettrice.
E non era certo il momento di far pratica, se avesse saputo cosa li attendeva le avrebbe ordinato di rimanere in Grecia. Non sapere chi aveva di fronte lo innervosiva, ma ancor di più l'attesa di qualcuno che certo non era lì amichevolmente.
Marie girò il volto e poi annuì:
Sì.” Disse con tono inflessibile e si congedò con il cuore in gola. Non riusciva a crederci. Ma forse quello che più la scoraggiava era non avere il solito appoggio del suo maestro. Ingoiò l'amara costatazione di essere di troppo e capì in cuor suo che il solo modo per essere di aiuto ai Gold Saints era l'unico comando che entrambi, in un modo o nell'altro, le avevano dettato: Riferire quello che aveva visto, quello che aveva percepito alla Dea.

Si rasserenò dopo un lasso di tempo in cui aveva appena superato correndo una cittadella: Le avevano dato un incarico perché si fidavano.
Il sommo Shura nel suo tacere... aveva creduto in lei, sì. E il Saint di Cancer le aveva sputato in faccia solo la verità. Doveva solamente farsene una ragione che alla fine il compito a lei assegnato era qualcosa di cui non avere vergogna.
Doveva riferire tutto ad Atena e l'avrebbe fatto. Per amor del cielo, niente l'avrebbe fermata da quell'occasione di far vedere che era anche lei all'altezza di poter, nel suo piccolo, dimostrare d'esser un degno cavaliere.
Non era immatura, capiva di essere inferiore e fare l'eroina in quell'occasione non solo avrebbe marchiato la sua superficialità, ma soprattutto tutti i principi insegnatigli dal suo maestro. Bisognava agire nel modo più giusto. Si potevano aiutare in tanti modi i propri compagni e non era sempre restando al loro fianco il metodo più efficace.
Però le dispiaceva...
Questo doveva ammetterlo.



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*defunte: Allora, ovviamente non è che iniziano a scavar di polso con la pala -alias minatori incalliti in cerca di oro- ma solamente, essendosi spostati più ai confini, sono vicini all'Etna...e quindi a quelle persone che, essendo non riconoscibili, possono essere seppellite e almeno avere una tomba da compiangere. Altrimenti risultava anche un po' improbabile 'sta cosa anche se molto cavalleresca. *saltella su un cavallo bianco delle favole T_T *


Okay, mi sono accorta di non aver spiegato un dettaglio fondamentale: Perché SEI anni dopo (dal primo capitolo) -e quindi si pensa sei anni di ADDESTRAMENTO- quando per un SILVER SAINT ne servono TRE per addestrarsi e divenir cavaliere ?
Oh giusto u.u ma c'è UN perché. Allora... in teoria Marie aveva appena finito due anni-due anni e mezzo d'allenamento...e dopo pochi mesi avrebbe dovuto prendere l'armatura...
Però u.u scoppia quel putiferio al Grande Tempio.
Poi Poseidone...ed infine la guerra contro Hades.... *ta-ra-raaan- *
Dopo tutto questo, allora Shura ha pensato bene di far RI-allenare (ovviamente mica tutti e tre gli anni DI NUOVO xD) la ragazza...per un anno e mezzo circa poiché dopo tutta quella strage oltre che a livello fisico era provata, non si era più allenata -alias, voleva tornare in Italia, RICORDATE? u.u- soprattutto era provata anche a livello mentale ç_ç *vedere quelle stragi! Anche se non erano dei familiari... erano pur sempre i cavalieri che tanto stimava!- Mmmh... okay, era giusto per chiarirlo perchè da copione mi servivano MOOOLTI anni e non solo tre per Marie ecco - ora ANDATE in pace! :'3

Ovviamente ringrazio voi tutti per le belle recensioni che mi lasciate, per i pareri e per aver messo nelle seguite la mia storia, tengo a precisare che ci tengo davvero tanto e mi sento appagata quando leggo i vostri commenti ... :) Quindi, GRAZIE.

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Capitolo 8
*** -7 Capitolo I Cavalieri del Destino ***


7 Capitolo

I cavalieri del Destino



Il tacco dello stivale di Shura provocò un leggero tac metallico sul terreno: aveva avanzato di un passo. Si respirava tensione, si respirava un'aspettativa che tardava ad arrivare.
Ci osservano, lo sai questo vero?” Dichiarò riluttante Cancer.
Credi che non me ne sia accorto? Perciò ho accettato il fatto che tu l'abbia mandata via.” Rispose Capricorn con Excalibur pronta a recidere ogni minaccia che si sarebbe parata davanti.
Ma chi, la tua ragazzina?- Sghignazzò DeathMask facendo vorticare un'energia attorno all'indice della sua mano. -Sai che ho fatto bene.”
Lo so.” Rispose fermo il cavaliere e chiuse ermeticamente gli occhi per sentire meglio quella fonte di gelo così a contrasto con la temperatura della regione italiana. Un cosmo emanato da una o più divinità che provavano una chiara insofferenza nei loro confronti.
Fatti avanti, chiunque tu sia.” Intimò il cavaliere del Cancro, con una punta di cattiveria nella voce.

Proprio non avevano in mente a quale Dio potesse appartenere quella grande potenza che sprigionava... Sembrava un cosmo e allo stesso tempo se ne percepivano tre. Era diffuso nel cielo e se ne percepiva la grandezza. Era incredibile e alquanto strano, di certo nulla che i due cavalieri avessero mai sentito o fronteggiato prima d'ora.
Con questa aria arsa e torbida dobbiamo far attenzione ad incendi improvvisi.” Pronunciò serio Shura, concludendo che con tutta quella cenere procurata dal vulcano e quel caldo intenso e fitto la sua osservazione era più che motivata.
Capricorn e Death Mask non si mossero più di un centimetro, sembrava quasi che non respirassero per non volersi perdere un solo istante di quello che stava per accadere. Ed infine aspettavano che da quella voragine uscissero fuori quelle cinque presenze dal cosmo, o quello che comunque componeva la loro forza, quasi a pari del loro.
Dovevano essere cavalieri. Di questo almeno ne erano più che sicuri.
Ma a quale divinità erano devoti? Di quella che non avevano identificato, ma che vagava minacciosa nel cielo di Sicilia? Avevano un cosmo che derivava dalle costellazioni come quello dei Cavalieri di Atena?
Quelle domande fremevano sulle labbra serrate dei Saints in attesa del nemico e della prima mossa. Erano fianco a fianco l'uno che guardava le spalle dell'altro con snervante agonia.
Finché poi, da quel polverone riarso ne uscirono cinque scintillanti figure: “E quindi sareste voi i protettori di Atena? I grandi Cavalieri d'Oro a cui la vostra Dea ha donato nuova vita? La schiera più fedele e più alta della vostra amata divinità?- C'era una punta di sarcasmo in quella voce maschile. -Che offesa ai veri guerrieri, siete miserabili!” Concluse con una risata cristallina il cavaliere
La risata riecheggiò nell'aria mentre gli sguardi dei due cavalieri si incentrarono su quegli individui dai tratti umani che erano comparsi davanti ai loro occhi. Si stagliavano di fronte a loro con volti impassibili e ghignanti, con armature sgargianti e di un rubino sanguigno*.

Io, Shura del Capricorno, di Atena cavaliere!- Gridò con vigore il giovane. -Come osi insultarci a tal modo? Chi sei?” Si rivolse all'interlocutore.
Death Mask invece sorpassò il compagno avanzando sul terreno: “Pfui! Si vede che non conosci la fama di Cancer, cavaliere d'Oro della quarta casa! Nessuno si è messo sulla mia strada senza pagarne le conseguenze!” E fermandosi nuovamente si burlò di coloro che aveva dinanzi a sé, come suo solito.

Che arroganza, che estro! Ma sarà poi così autentica la maestria di cui tanto ti vanti?” Rispose una voce di donna anche lei comparsa da quella voragine vicino l'Etna e anch'ella con un'armatura rossa cremisi.
Ah! Ma come siamo scortesi noi cavalieri... non dovremmo forse presentarci? Loro lo hanno pur fatto, dovrebbero sapere il nome di chi li metterà a tacere.” Disse un terzo allargando le braccia con enfasi e sistemandosi poi sul capo il diadema che lasciava adagiare i capelli nerastri sul busto dell'armatura.
Il cavaliere del Cancro fremette a quella insinuazione. 

Menas del Destino affranto, delle Moire cavaliere” Si presentò l'ultimo con un inchino; il mantello del colore della notte si piegò in onde morbide e regolari distendendosi a terra con grazia. I suoi occhi erano color del ghiaccio, mentre la sua pelle era appena più chiara del dovuto, i capelli neri con riflessi bluastri si adagiavano sulle spalle sino a toccare metà schiena.
Shura non amava i convenevoli e il suo compagno meno di lui, quindi si apprestò a chiedere: “Le divinità di cui vi ritenete cavalieri sono forse l'entità che s'erge nel cielo e che ci è avversa senza neppur nasconderlo?”
“Perché dovrebbero nascondere tutto il rammarico che hanno nei vostri confronti?- Lo interpellò un quarto uomo. -Quello che provano per voi è astio e rancore, di aver giocato con il destino quando neppure agli Dei è concesso.”
“Cosa vai farneticando? Noi non abbiamo mai...- Stava per rispondere il Saint del Capricorno.
 
Taci, cavaliere d'Atena. -Lo interruppe il quarto cavaliere dagli occhi dell'insolito color della terra arida. -Il mio nome è Therapon del Destino distorto, pronto a servire le mie signore.” Concluse inchinandosi anche lui e reclinando il capo che versava in direzione del cielo. Aveva lunghi capelli verde smeraldo ed era il più alto del gruppo.
Il duo ci capiva sempre meno: Chi erano quelli a loro cospetto? A cosa dovevano la visita dei cavalieri delle tre famose divinità del Destino? Perché proprio in Sicilia e soprattutto perché provavano una tale ostilità verso i Saints di Atena?

Cercate battaglia forse? Non chiedo di meglio” Provò istigatore DeathMask e si mise in posizione d'attacco. Così fece anche Shura.
Non vuoi neanche una spiegazione? Che villano che sei. - Constatò con disappunto la ragazza- Come dice Menas, non vorresti sapere il nome di chi ti spedirà direttamente nell'Ade?”
“Dolcezza, io ci gioco tutti i giorni fra vita e morte, forse questo ti è nuovo... Ma non per me!” Rispose sardonico il Cancro come se quella fosse una divertente botta e risposta.

Al contrario dell'amico il cavaliere di Cancer non aveva una morale così cavalleresca dal voler chiedere spiegazioni di tutto quell'odio: chi gli intralciava la strada la pagava, punto e basta. Avanzò alcuni passi verso la donna che si era avvicinata e gli camminava incontro.

Ma come siamo audaci, Granchio.- Sorrise civettuola lei. -Mi presento: sono Helene del Destino irrisolto.” E lo schivò per andarsi a rifugiare fra i suoi compagni continuando a stuzzicare DeathMask.
Smettila Helene, non siamo qui per una visita di cortesia.”
“Oh Elikonis, il fatto è che sono così patetici...- Sbuffò lei canzonatoria. -Che mi è quasi naturale provocarli un po'. Non riescono a capire l'errore che sono.” Si lamentò infine, quasi con amarezza.
“Già, gonfi d'orgoglio e arroganti, che gran cavalieri quelli di cui si circonda la Dea Atena! E si crogiolano in questa superbia solo perché sono tornati alla vita. Penosi.” Li sbeffeggiò in ultimo proprio Elikonis, cavaliere del Destino luminoso.

Vi fate beffa di noi? Con quale diritto? Vi credete forse a noi superiori? Sentiamo!” Rincarò il Saint del Capricorno che di certo non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Però almeno non raccoglieva la palla al balzo come l'impudente Cancer e cercava di ragionare quanto più possibile su questi presunti nemici senza ragioni alcune, almeno per quanto ne sapeva ora.
La lama di Excalibur scintillò e vibrò fendendo l'aria.

Piano, piano con quell'arma Capricorn! Un'arma così bella e preziosa a stento credo che sia parte del tuo misero corpo morente!” Affermò il primo dei cavalieri. Lui al contrario degli altri portava un elmo che gli copriva fino alla fronte finendo a punta nel mezzo delle sopracciglia. Gli occhi erano color della pece, così come il suo mantello, mentre i capelli, lunghi sino alle spalle e non di più, erano color dell'ambra.
Shura sussultò, mai nessuno aveva pronunciato parole così di scherno verso di lui... O era incredibilmente forte o era incredibilmente folle.

Non penarti, cavaliere del Capricorno, del resto così come eri così tornerai per volere delle nostre Dee: morto.”
Shura preferì non raccogliere l'affronto, ma continuò volendo risolvere i suoi dubbi: “Non comprendo il vostro ardire e il motivo per cui siete giunti in Italia. Che dunque le vostre divinità abbiano recato offesa ad Atena?”

Elikonis prese parola: “Giammai.” E scoppiò in una sommessa risata.

Lasciali stare Shura, non vedi che cercano la rissa? E ben mi sta.” Sorrise derisorio Cancer cercando qualcuno che si facesse avanti per battersi.
No,- Lo richiamò il compagno. -Dobbiamo capire perché ci sono avversi Death Mask, prima di scatenarci contro le ire di ben tre divinità sorelle!”
Mai una volta che ci si possa divertire. Ma hai ragione... tzè.” Concluse insoddisfatto il cavaliere tornando in retroguardia.
E il tuo piano quale sarebbe Granchio? Far strage di chiunque ti sia d'intralcio?- Chiese Helene, cavaliere dagli occhi color grano e dai capelli violacei e lisci -Non pensi di essere un po' troppo debole per aizzare contro simili sfide? In fondo sei morto ad opera di un semplice cavaliere di bronzo, o non è così forse?” Lo umiliò pungente.
Qual è il motivo che vi ha portato qui cavalieri delle Moire? Siete forse emissari di Hades?” Li interrogò Shura cercando di smorzare la situazione. Non era sulle difensive il Saint del capricorno, soltanto voleva essere più prudente del cavaliere della quarta casa. In fondo aveva tutte le carte in regola per andargli contro, ma non le cause giuste per farlo e quelle aspettava, per poi far mangiare la polvere a quei dannati. (1)
“Siete umani quanto noi, che cosa credete!” Sibilò perfido DeathMask, che solo aspettava la venuta di quell'emanazione cosmica tanto potente in cielo quanto a loro ostile, per avere una valida motivazione contro quegli inconcludenti e sfacciati cavalieri da quattro soldi. Non gli importava la ragione, ma certo gli avrebbe fatto pagare con il resto ogni insolenza a lui rivolta. (2)
Affatto, noi abbiamo il fato dalla nostra parte. E il fato benevolo fa di un uomo un re.” Replicò il cavaliere dai capelli color miele.
Ci furono interminabili attimi di silenzio: l'ultimo cavaliere, anch'egli dall'armatura rosso sangue e dalla splendente chioma azzurra, ancora non aveva svelato il suo nome e dalla sua bocca nessun suono era emerso.
Era stato in disparte sino ad allora, ma si era scomposto per mirare oltre l'Etna. Lì la bocca del vulcano superava di maestosità il cielo nebbioso e che in un solo momento si oscurò per poi irradiarsi di luce porpora nel bel mezzo.
Si accorsero dunque i due Saints di Atena che il cosmo divino non proveniva dal cielo bensì oltre il vulcano e che, spaventosamente, si apprestava ad avvicinarsi.
Coloro che si apprestavano ad arrivare altri non erano infatti che le tre Moire. Forse con corpi umani, ma tangibili e perfetti anche nella loro vecchiaia, essendo invalicabili e protetti dal loro spirito divino.


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*rubino sanguigno: Okay, uno si potrà domandare certamente perché le ARMATURE sono di questo colore? E quindi ora vi sciolgo i dubbi u.u Allora, si parla di destino, si parla di un nemico, e si parla comunque della vita (perché ovviamente nella vita esiste un destino, dopo la morte in teoria già c'è un destino assegnato e blabla) quindi.... ho deciso volontariamente di donare delle armature del colore del sangue... il sangue è sinonimo di morte, ma è anche sinonimo di vita... e del resto il destino è sempre in stallo fra queste due grandi parole :)


A quanto pare ne ho presentati quattro di cinque eh (sì, il quinto, che poi sarebbe l'ultimo...non l'ho presentato apposta) u__u ditemi cosa ne pensate di questi birbanti birbantelli u.u anche loro avranno il loro momento di gloria...e dunque la vera minaccia sono anche loro ù_ù però, ecco, le Moire sono le Moire eh.
Ah, e NON sono cinque i cavalieri ma ben sette... non vi dico ovviamente dove sono gli altri due.
Per ora sono molto 'frasi fatte/presentazioni fighe'. Ma li affronterò 'al meglio' e saranno mento tronfi e più 'umani'.


(1)e (2): Allora, anche qui si vede come ragionano diversamente i due compari ...ve li ho segnati apposta per farvi notare questo appunto e ragionarci su ;)


Ah, approposito, il prossimo capitolo è un po' stazionario dunque se non vi piacerà (poichè parla di Marie ...-insomma è pur sempre un personaggio qualche capitolo a sè stante glielo dovrò dedicare poichè fa parte della storia che ho in mente, non perché si creda tanto importante la cara Pyxis, ma serve ù___ù -) posso comprenderlo ^O^
E, ultima cosa ma NON meno importante: VI RINGRAZIO DAVVERO e spero continuiate ad apprezzare la mia storia. =)

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Capitolo 9
*** -8 Capitolo L'inseguitore e la Preda ***


8 Capitolo

L'inseguitore e la preda.

Marie aveva corso a perdifiato verso le coste della Sicilia, salutando in cuor suo con amarezza quelle terre che tanto aveva aspettato di poter rivedere negli anni in Grecia.
Già, anni e anni di duro addestramento per poi vedere con i propri occhi infrangersi il sogno, la speranza, di tutta la sua vita.
Si detestò per aver ammesso a se stessa quel banale desiderio, ben più importanti faccende gravavano sulle sue spalle: Doveva marciare svelta verso Atena, il suo aiuto sarebbe stato provvidenziale se non addirittura decisivo per la sorte dei due Gold Saints.
Doveva sbrigarsi e doveva farlo alla svelta, peccato non avere la velocità della luce di un cavaliere d'Oro, le avrebbe giovato sicuramente. Il caldo certo non aiutava la sua folle corsa e più volte dovette riprendere fiato, almeno il minimo indispensabile. Si spronava continuando a correre, avanzando intanto che anche il sole cominciava a calare e a far scendere la temperatura. La velocità che riusciva a compiere, fortunatamente superiore a quella di un cavaliere di Bronzo le permise di arrivare al mare non troppo affaticata.*
Giunta al lido adocchiò prontamente la nave finanziata da Saori Kido, un sorriso le spuntò sul viso: era vicina alla meta. Il crepuscolo era alle porte e quella imbarcazione delineata da un elegante color grigio metallico sembrava risplendere del color amaranto. Avanzando sulla terra ferma fece un segno all'uomo, appostato nella cabina del comandante, per farsi notare.

Ehi cavaliere, ma gli altri due?” Chiese poi il marinaio guardandosi attorno in cerca degli altri Saints.
È proprio per questo che sono qui.- Sentenziò la ragazza accettando la mano dell'uomo che l'aiutò a salire sulla nave. -Dobbiamo recarci immediatamente in Grecia ed avvisare Atena.”
L'uomo annuì: “Sembri trafelata, è forse successo qualcosa?” La interrogò poi, procedendo verso la sala macchine per controllarne i motori prima di partire.

Tante... -Rispose rimuginando- ...Troppe, ma ora non c'è tempo, davvero... devo avvertire Lady Saori.” E strinse forte la mano in un pugno pieno di rancore.
Proprio mentre si apprestavano ad uscire dalla cabina pronti per la partenza si sentì un gran boato. Marie di corsa aveva aperto la porta del vano intercettando il disastro imminente, aveva spinto per le spalle l'uomo e si erano buttati in acqua prima dell'impatto.
Un istante dopo quel frastuono il battello era smantellato e andato a pezzi in acqua. Della nave non rimanevano altro che resti argenteei inutilizzabili.
Non c'era stato neppure il tempo di capacitarsi di cosa fosse successo che un secondo rombo*, forse anche più sordo dell'altro, aveva riecheggiato nell'aria disperdendo i resti della nave ovunque.
Tanto che il Saint di Pyxis, per non ferirsi, aveva dovuto tenere ancora la testa sott'acqua e così l'uomo, sperando che l'ossigeno non gli mancasse. Riemerse poi con il capo fuori dal mare salmastro, respirando subito a pieni polmoni per prendere più aria possibile. Marie emise qualche colpo di tosse di troppo mentre con la mano libera si tirava via i capelli bagnati dal volto sempre coperto dalla sua immancabile maschera d'argento. Con l'altra mano cercava di trattenere l'uomo che arrancava in mezzo a quella confusione improvvisa.
Cercò di riordinar le idee: cosa diavolo era stato a tranciare così nettamente l'imbarcazione? Non c'era nulla di plausibile che le veniva in mente... Ma la risposta non tardò ad arrivare purtroppo...

Ehi sirenetta che ne dici di uscire dall'acqua, tu e il tuo amico?” Un giovane ragazzo, non più di venti-venticinque anni circa l'aveva chiamata sorridendole sornione e guardandola mentre era seduto sulla sabbia a gambe incrociate apparentemente tranquillo e sereno.
Quello che saltò all'occhio della ragazza però non fu la beatitudine saccente del giovane, tipica di chi aveva tutto sotto controllo, bensì l'armatura rossastra che egli portava. Uscì dall'acqua, infreddolita e un po' intorpidita per tutto quello che era successo in così breve tempo e senza una spiegazione apparente.
Il marinaio invece, cercava di comprendere cosa gli era capitato e soprattutto perché della sua bella nave non ne rimaneva praticamente nulla se non rottami...

Chi sei ...- Gli chiese Marie puntandolo. -...Chi siete? Non vi ho notato quando sono giunta qui ...” E sistemandosi il diadema della sua armatura si tenne una mano sul cuore.
Aveva il sapore salato nella bocca che le pizzicava la gola e le infastidiva il palato; il respiro ancora non del tutto regolare e il cuore dal battito accelerato. Ma non poteva fermarsi a chiacchierare, aveva una faccenda urgente da sbrigare... Tuttavia aveva avuto come l'impressione che quel tipo centrasse con l'insolita situazione che si era venuta a creare.

Piuttosto perspicace, discepola del cavaliere di Capricorn!- La beffeggiò lui , alludendole di quanto poco fosse stata accorta.
Ero qui da molto, nell'aspettare la tanto fortunata allieva di quell'inconsciente, eppur non mi hai notato tanta era la foga di scappar dal campo di battaglia.” Concluse il ragazzo accennando un sorriso ambiguo.
Non era stata tanto l'accusa immeritata che l'aveva spiazzata piuttosto a far traboccare i margini della sua mente già stata messa a dura prova era stato quel presentimento negativo che ne aveva percepito sulla pelle. In un lampo tutto le era stato sin troppo chiaro: il maestoso cosmo che il cavaliere aveva mascherato sino ad allora, venne fuori in tutta la sua potenza. Marie dalla gelante sorpresa fece un passo indietro tentennando.

Tu,- Sibilò inquisitoria. – Tu chi sei?” Lo interrogò la ragazza di nuovo cambiando del tutto il tono della voce e alterandola, per la mera scoperta che quel tipo aveva un'energia straordinariamente vicina a quella delle cinque figure comparse poco prima davanti ai Saints d'Atena.
Non mi hai dunque riconosciuto? E dire che non pensavo fossi all'oscuro di tutto nonostante la grave colpa di cui ti macchi.” Egli si alzò dalla sabbia mentre il lungo mantello nero volteggiava nell'aria torbida alle sue spalle.
O forse quegli sciagurati non mi hanno presentato? Oh che figura.” Sorrise sommesso.
Aveva lunghi capelli argentati e un volto dai tratti tipicamente inglesi, era alto non più di un metro e ottanta e i suoi occhi erano color dell'ametista. Uno strano elmo sempre del colore del papavero contornava il capo del ragazzo. Il suo cosmo si espandeva prepotentemente al contrario dell'atteggiamento serafico e pacato del giovane; quell'energia che scaturiva sembrava di egual misura a quella di un cavaliere d'Oro. Dunque chi era?
Marie rimase vigile e squadrò l'individuo mentre si strinse le gambe, ancora bagnate e dal vento irrigidite. Era un vento strano -ora che ci pensava- sembrava iniziare da un unico punto e convertire tutta quell'aria in un solo posto.
Sapeva di non avere nessuna possibilità contro quel tipo e francamente non riusciva a comprenderne il tanto odio che sprigionava il suo cosmo.
Sono uno dei sette cavalieri delle Moire, il mio nome è Jonah del Destino implacabile, del vento portatore.- Un sereno sorriso apparì sul volto del ragazzo.
E sono qui per recidere personalmente la tua vita. Hai giocato con la sorte, ma la sorte prevale sempre su degli umani inetti.” La sua voce risultò potente e con uno slancio si scaraventò su di lei. Il Saint di Pyxis fu lesta nello scansarsi dalla mira, ma ruzzolò per terra, poco lontano dagli scogli. D'accordo, aveva compreso che le intenzioni di quell'essere non erano pacifiche... Ma ancora non aveva afferrato il perché!
Con un cenno delle dita fece allontanare l'ignaro marinaio, che si nascose senza indugi. Del resto le pareva che Jonah ce l'avesse con lei, quindi le sembrò appropriato non mettere in mezzo chi di cosmo o cavalleria ne sapeva ben poco.

Ma che cosa vuoi insomma?- Chiese Marie con una punta di ingenuità, alzandosi dalla sabbia. -Non colgo la ragione del tuo rancore! Non ti conosco e non ti ho fatto nulla eppure mi infami con calunnie sull'onore e sul mio dovere di cavaliere... Non sono scappata, ho eseguito degli ordini!” Forse era per il carattere appreso dal suo maestro, ma non permetteva che di lei si diffamasse su valori come l'onore e il proprio orgoglio.
Rimessa di nuovo in piedi si mise in posizione d'attacco.

Non è che mi cambi qualcosa a me, piccola. -Un grosso mulinello si frappose proprio fra i due, alzando sassi e granelli di sabbia. -Sempre e comunque dovrò ucciderti poiché il fato che hai percorso è stato sin troppo clemente e non era quello a te destinato.” Il cavaliere dalla capigliatura argentea con un solo dito fece ruotare quel vento che vorticò ostile addosso alla ragazza.
Il contraccolpo la prese alla sprovvista, era del tutto superiore a lei. Un rivolo di sangue le uscì lungo il collo e sul braccio sinistro. Sicuramente il taglio di qualche sassetto appuntito preso via dal turbine di vento. Fosse stato quello poi il dolore! Si sentiva disorientata dopo aver girato vorticosamente in balia di quell'attacco. Solo una cosa però la manteneva in equilibrio: poteva dunque morire solo perché egli era più forte?
Che scusa maldestra sarebbe stata! Almeno cercare di contrattaccare alla sorte che quello sconosciuto le stava infliggendo sarebbe stato un valido motivo di vanto e dignità a se stessa:
North cardinal point!” Urlò Marie mentre la breccia proveniente dal suo braccio si scagliò sul turbine e lo tagliò. Non lo eliminò, ma lo fece decisamente più debole. Il cavaliere del destino era però rimasto a contemplare quelle saette di luce senza nemmanco spostarsi dal centro della mira.
Carino l'attacco, cos'è ora dovrei desistere dal mio compito per la tua bravura?- Si intenerì l'inglese. -Aspetta, o forse dovevo impressionarmi?” chiese con sincero dubbio.
Non ho molto da dire, solo una missione da svolgere e in più fretta possibile.” Rispose lei.
Jonah non stava usando neppure due terzi della sua forza e ciò nonostante era chiaro quanto il distacco fra i due fosse grande.
Poi alla ragazza le balenò una domanda nella mente: “S-sei tu dunque quello che ha causato il cedimento della nave, con il potere del vento?” Chiese con voce stranita e piccata.

E se anche fosse?- Rispose lui mirando dietro di lei il tramonto ormai al termine oltre il mare. -Ho solo fatto il mio dovere, non permetterti di andartene dall'isola, pertanto...”
Che cosa?- Si scompose lei puntando bene i piedi al suolo.- Ci sono due cavalieri d'Atena, due grandi cavalieri che rischiano la vita e tu mi intralci la strada per l'unico aiuto che posso offrirgli? Chi diamine sei, come puoi aver distrutto un battello e che cosa vaneggi?” Disse a raffica con emozioni scalpitanti che le aveva dettato il cuore.
Ma come? Ti burli di me a tal punto? Possibile non conosci il motivo per cui le mie Dee sono così infuriate con i cavalieri d'Oro? È sciocca a tal punto la vostra divinità da non avervi detto il pericolo imminente in cui vi ha cacciato per il proprio volere?”
La ragazza digrignò i denti: con quale diritto parlava male di Atena? Stava perdendo tempo inutilmente, però in qualche modo la sua razionalità le imponeva di non rischiare troppo con quel cavaliere a lei del tutto estraneo e di non farlo tacere... 
Il suo cuore le rimbombava pauroso nel petto: era da sola contro un cavaliere, fedele alle tre antiche divinità del fato, che aveva la briga di ucciderla...
Il mare calmo adagiava le sue onde sulla riva, tanto da far contrasto a quel cinetico scontro fra i due cavalieri.

Parli del destino, ma non ho la minima idea di cosa vai blaterando.”
Una risatina la sorprese, voleva spiegazioni non insulse derisioni dell'avversario: “E dire che se non fosse per quel povero sciagurato del Capricorno tu giaceresti fra questi luoghi come i tuoi poveri compagni.” Si riferiva per caso all'assurda tragedia successa ai suoi amici? Lei doveva essere morta lì con loro? Come si permetteva di dar dello sciagurato al sommo Shura? Ma soprattutto cosa diavolo stava dicendo?!
Al buio della sera, l'armatura color rubino del cavaliere delle Moire pareva diventare ancor più sinistra ed una sorta di bagliore sembrava stendersi sulla figura del ragazzo per volere della luna crescente.
Ad un tratto però una parte di cielo s'infiammò di un colore luminoso, proprio vicino all'Etna. Se ne percepiva sempre quel cosmo potente, ma Marie aveva già i suoi crucci per comprendere appieno l'estremo pericolo che si avvicinava al suo maestro e al cavaliere del Cancro. Contemplò quella frazione di luce, anche se distante dalla costa, pregando la Dea Atena.
Fino a quando Jonah, alzando gli occhi al cielo, non prese nuovamente parola:
Ti vedo sconvolta, dunque quello che mi hai riferito è la verità: nulla sai del blando destino che a causa di quello sciocco tornato in vita non si è avverato,- Prese una pausa avanzando lentamente verso la riva -Ma questo certo non ti fa meno indegna della vita di cui ancora puoi vantarti.” E detto ciò un vortice molto più forte del precedente -anzi quel piccolo mulinello di prima era stato solamente un assaggio- fece per scagliarsi e imprigionare la ragazza.
Era drasticamente spacciata. O pregava la sua Dea che la salvasse o imparava alla svelta un contrattacco assurdo... ma in così breve tempo non c'era scampo. Lo sapeva.

Non volermene, avrei preferito battermi con uno del mio livello, ma gli imprevisti come te vanno levati subito di mezzo: Relentless whirlwin...*” Ma il cavaliere del destino implacabile non finì mai quel suo attacco.

Due braccia forti la teletrasportarono poco più in là, su degli scogli rocciosi.
Voi?”

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Eccoci giunti a fine Capitolo! Stavo pensando che Marie non è mai stata descritta fisicamente (cioè, per esempio i capelli o l'altezza... gli occhi invece sono grigi), ma per ora non ha fatto nulla d'importante dunque non mi sembrava il caso di descriverla troppo. Le informazioni fisiche arriveranno pian piano, non volevo piazzarle così come una presentazione xD

*affaticata: ebbene, a quanto ho letto e ne so, i cavalieri d'argento possono raggiungere (quindi muoversi) alla velocità del suono o di più ma comunque mai quanto i cavalieri d'Oro. Per di più dobbiamo pensare che Marie è appena un cavaliere ed è davvero spossata, quindi includiamo anche questo e capiremo che anche se tante miglia magari le avrebbe potute fare in poco tempo, ci mette un po' di più (uhm, spero d'essermi spiegata! Per qualunque chiarimento ditemelo xD)

*rombo: Il vento Crea un vero e proprio rombo sordo quando increspa le onde del mare (quindi sì, è per merito di Jonah)

*Relentless Whirlwind: letteralmente= mulinello d'aria/turbine implacabile. Tanto perché si è in tema.


Non si comprende il motivo VERO E PROPRIO perché il cavaliere l'attacca? Ed anzi, sembra non avercela con lei piuttosto della gran colpa di cui si è macchiato Capricorn (?) o meglio i cavalieri d'Oro (ma quali? Eh.) e la Dea Atena...


Uhm, mi sono accorta che il capitolo è un po' stazionario -molto fermo- però non vi preoccupate mi serviva uno stacco su dove stesse Marie , il prossimo capitolo sarà invece dedicato a quei due ;) Vi ringrazio ancora e nuovamente per i bei commenti e spero di non avervi annoiato -ciò è molto probabile, con questo capitolo LoL-

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Capitolo 10
*** -9 Capitolo Aiuti e Premesse ***


9 Capitolo

Aiuti e premesse.

Un chiarore improvviso l'avvolse delicatamente. Si ritrovò suo malgrado stretta per le spalle da due mani forti che la sostenevano.
V-voi?” Chiese meravigliata ritrovandosi su degli scogli poco lontani dalla riva.
Ogni cavaliere d'Atena è importante ed il dono della vita, con cui ci ha ripagato la nostra Dea, in nessun modo deve essere negato da chi del valore di essa si burla.” Sentenziò posato, ma non per questo meno convinto, il cavaliere di Aries dall'alto della scogliera. Erano parole di dissenso quelle, seppur miti e misurate, al gesto che il cavaliere delle Moire stava compiendo.
Mu, dell'Ariete giusto?- Alzò la testa per osservarlo di bieco. -Perché ti sei messo in mezzo? Non eri nei piani...” Contestò rigido Jonah.
No, non era nei piani che un verme potesse attaccare una donna neocavaliere piuttosto che un suo pari!- Si infuriò il cavaliere accanto al Saint dell'Ariete. -Stai bene? Dove sono il tuo maestro e il cavaliere di Cancer?” Domandò sempre il Greco con un certo timore negli occhi per via dei suoi compagni assenti.
La ragazza, ancora tenuta per le spalle dal gentil cavaliere della prima casa, un po' frastornata rispose: “I- io... sono qui da sola, i due cavalieri d'Oro sono nelle vicinanze dell'Etna, rispettabile Aiolia.”
I due Saints annuirono, poi Aries le lasciò le spalle libere: “Come c'aveva detto la Dea Atena, siamo arrivati in tempo dunque.”
“No, no, grande Mu!- Farneticò lei, mentre il cavaliere aveva innalzato una barriera col suo potere -Sono in pericolo! Loro sono in pericolo, ben più grande cosmo deriva dal cielo! Accorrete dal mio maestro, vi supplico!”
Aiolia la guardò, mentre un tiepido sorriso gli spuntava sul volto: “Sei molto devota a Shura vedo, ma non ti preoccupare sono pur sempre due Gold Saints e venderanno a caro prezzo la loro pelle.” E le si mise davanti.

Cavaliere non comprendete! C'è un gran cosmo che...” Replicò audace, ma sinceramente preoccupata Marie. Un capogiro però la prese alla sprovvista e così si ritrovò a farsi forza sulle gambe per issarsi e non crollare miseramente.
Era debole e stanca, forse non lo dava minimamente a vedere, ma in cuor suo tutto ciò che era successo l'aveva completamente stravolta. Tutti quegli eventi, uno dopo l'altro, l'avevano turbata nel profondo... Mu tuttavia se ne accorse e, abbassando la difensiva del suo muro di Cristallo, si chinò sulla giovane: “Non preoccuparti Marie, Atena sa già della grave minaccia che incombe.” Con molta grazia la prese sottobraccio mentre il volto della fanciulla celato dalla maschera andava a posarsi sul coprispalla destro dell'armatura di Aries.

Sai quanto ha a cuore la sorte di ogni suo cavaliere e vuole che al più presto tu la raggiunga per darle chiarimenti su quello che hai visto.” Resosi conto poi, che così non avrebbe convinto lo spirito irrequieto della ragazza, aggiunse: “Non è forse quello che vorrebbe il tuo maestro?” Lei tacque. Sì, aveva ragione. Doveva raggiungere quanto prima la Grecia, quello solo l'unico ordine intimatogli dal Capricorno. Assentì, un brivido le corse lungo il braccio... Era paura quella. Mu rivolse il capo al cavaliere del Leone che continuava con i suoi colpi a recidere quel vento a loro ostile a opera dello strano individuo dai lunghi capelli argentati.
Occupatene tu amico mio. -I due si guardarono per un attimo ed era come se fra quegli sguardi si ricongiungesse una silenziosa promessa.* -Andiamo al Grande tempio.” Detto questo scomparve in un gradevole bagliore di luce con il cavaliere di Pyxis.
Sugli scogli in cui poco prima sostavano altri due cavalieri, l'unico rimasto era il Saint di Leo.

E quindi dovrò battermi con te?” Chiese con tono fermo e pacato Jonah.
“A quanto pare.” Rispose Aiolia prima di sferrare un secondo attacco.

Dimmi solo perché lo fai: la vita ti è così poco cara che t'armi in una battaglia che non t'appartiene?” Concluse mellifluo il cavalier dalla rossa armatura.



Tre donne dalla giovinezza ormai spenta, ma non per questo meno divina, comparirono davanti agli occhi increduli e attoniti dei due cavalieri d'Atena. Dalle tre pareva uscire un cosmo mitico pur essendo in tutto e per tutto umane sotto lo sguardo attento di chiunque. Dunque si erano incarnate appositamente in delle donne dalle parvenze a lor simili per decretare il loro destino. Si erano scomodate così tanto solo per conferire la morte di alcuni cavalieri? A tal punto andava il capriccio di una divinità di voler appagare la propria vendetta scendendo sulla terra?
Se le prime due sembravano statue greche tanto era la familiarità nel loro spirito a qualcosa di perfetto ed etereo, l'ultima nel grigiore pallido del suo viso sembrava una maschera ghignante più che una donna e s'apprestava a dar parola al pensiero di loro tutte: “Atropo è il mio nome, colei che non si può evitare! Mio il compito di recidere la vita di gloriosi e insulsi umani che han finito il loro precario destino! E voi, cavalieri di Atena avete varcato le porte di Ade per poi non farvi ritorno. Questo è un torto al fato e a noi che ne rappresentiamo il sacro ordine!”
I cinque cavalieri del Destino erano ancora chinati quando le tre divinità si frapposero fra loro e i due Gold Saints. Per un attimo il gelo che infestò l'area circostante divenne persino più forte del caldo afoso della regione italiana. Era sera e quella luna, specchio di una futura guerra, sembrava osservare l'inizio di una nuova battaglia.

Siete stata voi a causare questo?” Chiese azzardando Shura, che certo non aveva dimenticato con l'arrivo dello sconosciuto nemico tutta la catastrofe causata dall'Etna. Capricorn lo chiedeva poiché la riteneva un'ipotesi possibile; in fondo erano le divinità del Destino e in qualche modo il suo lato umano si rifiutava ancora di credere che ciò che era avvenuto fosse opera della natura. Che quella sofferenza che celava in cuor suo la sua allieva fosse solo la sventurata volontà di una natura vendicativa..?
La sgraziata risata che riecheggiò solitaria, divenne la risposta che cercava: “Le nostre reincarnazioni hanno causato presagi e prodigi di vita e di morte, cavaliere. E quale miglior posto, se non dal ventre caldo dell'Etna, potevamo mai sorgere? La morte ci accompagna, sconquassa l'aria intorno a noi...- Inclinò leggermente il capo, mentre le mani si muovevano lente. -E un'eruzione è un pregio, miete il Destino al quale io ambisco. Porta al mio cospetto tante insulse anime da recidere.” Dichiarò sprezzante, ma con determinazione Atropo.

Però...- E in quel momento sembrò calmarsi il vasto cosmo che derivava dalle tre divinità. – Voi, voi cavalieri redivivi mi siete d'intralcio. Io stabilisco l'ordine delle cose, l'ordine del mondo attraverso il destino inconfutabile e da quando siete tornati a nuova vita voi siete solo un ostacolo all'adempimento del doveroso viaggio umano... Siete una stravaganza. Un'insolente sporcizia.” Parole autoritarie e crude quelle che uscivano dalla sorella più anziana.
I sentieri di una vita di un uomo sono quelli di nascere, di vivere ed infine di morire per mano mia... Sono io, colei che recide ogni vita giunta al termine! E voi avete infranto questa legge!”
Siamo tornati in vita grazie all'intercessione di Atena, vi brucia a tal punto che abbiamo scampato la fossa?- Chiese spudoratamente DeathMask. -Del resto, siamo marciume... quindi qualche umano in più, qualcun altro in meno... Cosa vi cambia? Cos'è tutto questo interesse? Cos'è... temete noi cavalieri d'Atena? Ridicolo!”
Shura lo fulminò con gli occhi, non era certo l'ora di fare l'arrogante!
“Affatto, cavaliere del Cancro.- Le rispose sogghignando la donna. -Anche voi non siete altro che precari umani. Ma il torto che ci ha fatto la vostra Dea non è cosa da poco! Il vostro tempo, a opera del Destino, da molto tempo è segnato...” Un guizzo del cosmo delle tre potenti Dee del Destino risaltò per tutto il territorio circostante; esclamarono insieme: “Da tempo voi dovreste essere morti, le vostre membra in mano agli avvoltoi, la vostra vita recisa!”
Un brivido percorse la schiena del cavaliere di Capricorn. Non temeva la morte. Era pur sempre un eroe, un Saint pronto a morire per Atena... Ma quelle parole lo scossero e lo turbarono.
Death Mask gli sussurrò derisorio: “Non mi alletta, sinceramente, la richiesta di questa signorina.”

Non prendetela sul personale... è solo il mio dovere.” infierì Atropo.
Voi dovete morire, voi cavalieri d'Oro e tutti quelli che a causa della vostra inutile vita non sono morti.” Cancer non capiva a chi mai si stesse riferendo, ne aveva ammazzati pure troppi lui. Però rispose col suo solito saccente sarcasmo: “Ah no, di nuovo con un piede nella fossa, bella merda!”
Mentre a Shura mancò un battito... Con un piede indietro era già pronto ad allontanarsi. Aveva sussultato a quella minaccia, a quelle frase colma d'odio... Aveva pensato immediatamente a Marie. Non che si arrendesse all'evidente morte a cui doveva soccombere, ma mettere di mezzo lei... No, non se lo sarebbe perdonato un nuovo errore seppur non voluto.
La sua stessa vita causava la vita della sua allieva.* -Pensò.- Del resto la ragazza stava partendo per l'Italia se lui non fosse risorto grazie alla benevolenza della Dea Atena... Sì, sarebbe tornata in Sicilia e ...No, non voleva crederci! Stava farneticando troppi pensieri nella sua mente! Sicuramente Atropo non si riferiva al cavaliere di Pyxis!
Strinse i pugni e serrò la mascella stretta.

A-ah, dove vai, Cavaliere?” Gli intimò la seconda sorella: Lachesi colei che svolgeva il destino degli uomini e che non aveva fiatato fino a quel momento. La sua voce era soave rispetto ad Atropo e sicuramente più docile. Sembrava persino rammaricata di essere lì.
Ah capisco, ovviamente vuoi andare a cercare la tua discepola, colei che pur non sapendolo hai salvato dalla furia violenta del vulcano... Sì Capricorn, restando in Grecia tu le hai salvato la vita. Vita che doveva invece spegnersi pochi giorni fa, ma che ora...” I suoi occhi erano colmi di compassione. Quelle iridi chiare si riflettevano nella notte scura che inesorabilmente scendeva: “Mi dispiace” Aggiunse, poi si nascose nella penombra.
Atropo, che fra le tre sembrava quella adirata,* prese parola: “L'abbraccio della morte non risparmia nessuno, il Saint della Bussola sarebbe dovuto morire, date le circostanze purtroppo ha vissuto più del dovuto, ma ora finalmente il suo fato è giunto.”
Shura rimase a quell'affermazione, che Marie fosse..?
“Perciò, non hai motivo alcuno d'affliggerti, il cavaliere che ho mandato a prenderne la vita sarà presto qui, giusto il tempo di mettervi alla prova... La rivedrai molto presto non crucciarti. Ma non in questa vita. ” Non c'era stata ironia in quella dichiarazione, aveva pronunciato quella frase con tono banalmente disinteressato.

Ma Shura al contrario fremé, chinò la testa e socchiuse gli occhi, cercando una calma interiore che non c'era. Per vincere bisogna essere forti, ma con l'animo turbato... L'avversario ha sempre qualche chance più di te. Questo lo sapeva bene lui che lo ripeteva spesso durante gli allenamenti a Marie.
Pensò: “L'ho mandata incontro a morte sicura; è appena un cavaliere, una ragazza...” Gli lacerava il cuore quel dannato senso di colpa! Che fosse destino che prima di morire scoprisse sempre cose spiacevoli per cui sentirsi miseramente colpevole? Che
destino crudele allora...
Ma una voce lo riportò alla realtà: “Shura! Dannazione non farti plagiare il cervello da questa becchina! Se la ragazzina è morta questo vuole dire che devi rassegnarti? Eh diamine, forse ci rimetteremo la pelle, ma che sia mai che il destino ci impedisca di vivere solo perché lo dice qualcun altro!”
Quell'esortazione lo colpì davvero: era vero... C'era da sempre chi diceva che il destino era già scritto, ma lui preferiva credere a quell'altra versione, quella in cui si spronava a costruirselo con le proprie mani... Alzò il capo e pregò: che Atena fosse con lui! Poi annuì al compagno.

E che sia chiaro, te lo dico solo perché mi servi qui, tu e la tua maledetta spada.” Concluse Cancer con un sorriso folle, come solo Death Mask poteva permettersene, andando all'attacco...
Menas s'era fatto avanti dopo che le divinità del destino si erano momentaneamente congedate lanciando una limpida dichiarazione di guerra contro i cavalieri e la stessa Atena. Ancora una volta a quella Dea che si era schierata dalla parte degli uomini. La grande Dea dall'animo misericordioso che doveva e voleva fronteggiare il nemico dell'uomo. Anche Therapon avanzò lungo il terreno, lo scontro sembrava poter iniziare. Gli altri cavalieri del Destino invece erano spariti e con essi i loro cosmi.
Shura accennò un debole sorriso riconoscente al Saint del Cancro. In fondo, fino a che la situazione era in quello stallo, poteva pure fidarsi di quel cavaliere... Sarebbe stato un valido alleato.


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L'espressione un po' sopra le righe di DeathMask (sapete tutti a quale frase mi sto rivolgendo u.ù) non è un cliché tanto per. X°
Sarà che nelle bozze avevo scritto così e ripensandoci solo al cavalier del Cancro potevo far pronunciare una frase così...ve lo immaginate Shura? No, ecco, manco io O_o' -okay , non ditemelo, così mi son mandata a puttane l'IC che avevo su Death, eh? ç__ç- galanteria, amica mia, perdonami... t'ho dovuto accantonare data la situazione, solo questo.


*
promessa: ovviamente si riferisce al fatto che Mu si preoccupa per Aiolia e che spera ritorni, lo stesso equivale per il cavalier del Leone che con la sua determinazione promette in quello sguardo che farà ritorno in Grecia :)

*La sua stessa vita causava la vita della sua allieva: allora, io spero VIVAMENTE che si sia capita tutta questa parte, SE così non fosse, ecco un breve coinciso riepilogo: Shura alle parole di Atropo “ ...E tutti quelli che a CAUSA della vostra inutile vita NON sono morti” ha una specie di guizzo che gli fa pensare a Marie, siccome poco prima era stato LUI stesso a chiedere se fossero state le tre Dee a combinare la catastrofe sorta in Sicilia, allora a quella frase pensa nuovamente alla grave eruzione vulcanica che ha causato tante vittime innocenti. Tra queste gli amici di Marie. E del resto -come ho spiegato se non sbaglio nel secondo capitolo- la ragazza voleva tornare in Italia visto che il suo maestro era morto... con conseguente che, SE Shura non fosse tornato in VITA, Marie sarebbe tornata in Sicilia e il suo destino sarebbe stato QUELLO di morire con i suoi compagni.

*adirata: che fosse solo a lei -Atropo- così scottante il torto ricevuto poiché compito suo era di condurre l'uomo alla morte? ù__ù

Uhm... il marinaio che fine avrà fatto? Andrà a 'chi l'ha visto'? No okay, se ne sarà scappato e se ne sarà andato u.u tanto perché lui non centra nulla, poverino *le piange il cuore* xD
Okay, okay, ne sto sparando di grosse... Eccomi qui D: sono contenta che, dopotutto, il capitolo scorso sia quantomeno giustificato e non tremendo x° ora le cose si smuovono un po'... anche se, visto che una fan fiction, non scrivo tutto di corsa e vi lascio sempre nella suspense -se la so creare questo ancora non lo so ò__ò-




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Capitolo 11
*** -10 Capitolo Chiarimenti ***


10 Capitolo

Chiarimenti

Lightning Plasma!” Gridò Aiolia e una scarica di cento milioni di colpi lanciati alla velocità della luce colpì prima il gran mulinello che versava davanti a lui e poi lo stesso Jonah.
Questi, rimasto alla tale potenza del Leone subì i colpi, ma dopo averne accusati abbastanza reagì contrattaccando con un altro turbine di vento. Questa volta dall'aria calda e torbida che cominciò a incatenarsi come tante spirali attorno al corpo del Saint.

Non sono male i tuoi colpi, del resto sei pur sempre un cavaliere d'Oro e al contrario dei miei compagni so riconoscere il valore di un cavaliere del tuo rango... Stiamo allo stesso livello, vedremo chi fra di noi avrà la meglio.” E alzatosi in piedi dopo aver ricevuto l'attacco dell'avversario si godé lo spettacolo, osservando quanto avrebbe resistito il giovane.
N-non... riesco... a-a resp... respirare.” Pronunciò Aiolia a fatica, del resto i vorticosi anelli che gli giravano intorno tanto procuravano vento caldo e riarso tanto d'ossigeno ne toglievano.
Lo so.” Rispose il cavaliere alzando le spalle e rimettendosi l'elmo che era a sua volta caduto dopo il colpo inflittogli dal Greco. L'armatura color sangue del giovane invece era intatta e così aveva anche attutito il Lightning Plasma. All'improvviso un fascio luminoso illuminò l'interminabile notte scura. Splendeva radioso sul corpo del Saint di Leo: era il vasto cosmo della sua costellazione, il vasto cosmo di un potente cavaliere del suo valore e che non si sarebbe certo arreso al primo ostacolo. Non dopo tutte le battaglie che l'avevano maturato al non arrendersi. Alzò le mani gridando e le protese in avanti lanciando come prima dei raggi luminosi per eliminare quel vento infuocato e tagliente che gli aveva procurato non poche ferite. Una serie di pugni che, anche se Jonah parve schivarli poiché era la seconda volta che li riceveva, non riuscì a non prenderne almeno qualcuno tanto erano veloci e imprevedibili.
Dimmi: perché volevi la morte di quella ragazza?” Gli chiese irruento Aiolia mentre con una mano si puliva un rivolo di sangue uscito da sotto l'occhio. Causato senz'altro dall'irruenza del vento che, non potendo intagliare quella Cloth dorata con semplice aria e granelli di sabbia, aveva intaccato le parti in cui non era coperto. Il cavaliere del Destino implacabile alzò un sopracciglio. Malgrado tutto si era ripreso da quella sfilza di pugni, anche se non senza averne avute delle conseguenze.
Non sfuggirà al suo destino!- Proclamò indignato Jonah. -Sai qual era il suo posto, cavaliere? Doveva marcire qui... Fra questi cumuli di cenere e lava.” Si fermò facendo una pausa giusto per imprimere meglio quelle parole che dichiarava con vigore.
Doveva morire giorni fa, ma invece la comparsa improvvisa di voi cavalieri d'Oro risorti... non solo ha cambiato la vostra sorte, ma anche quella del cavaliere di Pyxis che se fosse tornato in Italia come previsto sarebbe defunto da ormai quasi due settimane!”
Leo rimase a quella dichiarazione, ma non restò con le mani in mano, studiando l'avversario per poi attaccarlo nuovamente, disse: “Non farmi ridere, quanti bambini scampano per loro fortuna a disastri e disgrazie? Non vedo perché prendertela con una donna che nulla ha fatto per meritarsi la sorte di un riposo eterno!”
“Lei doveva morire, punto!” Urlò agitato l'altro, intanto che anch'egli lanciava l'ennesimo
Relentless Whirlwind.Ma cosa puoi capirne tu, cavaliere d'Atena, di Destino e degli ordini delle mie signore? Non sai certo -e te lo svelerò- che chi scampa a quelle sciagure non è per caso o per miracolo, ma perché la Venerabile Atropo ha deciso così il fato di quell'uomo...”
“Non...” Nuovamente Aiolia rimase attonito a quella incontestabile quanto triste verità.
Tutto era dunque segnato e nulla era una coincidenza? Tutto, o c'era un limite al Destino?
I capelli argentati brillavano alla luce di quella pallida luna ed un sorriso appena accennato si manifestò sulle labbra del Cavaliere: “Non ci credi?- Sibilò con astio. -Tutto è destino, tutto! E questa legge è stata infranta dalla vostra sciocca Dea che per avervi al suo fianco ancora una volta ha sfidato il campo alle Moire stabilito! Atena è Dea della sapienza, delle arti, della guerra nel suo nobile intento... Quello è affar suo! Non di certo mischiar le carte del destino!
Con quelle assurde infamie, a parer di Aiolia, lo stava letteralmente caricando di buoni propositi per spaccargli la faccia. Il Saint di Leo del resto era tutto fuorché calmo e docile. Come un vero Leone, se istigato, era pronto a ruggire ed affilar le zanne contro il proprio nemico... Nessun vento e nessuna bufera, tormenta, vortice o tempesta l'avrebbe fatta franca se si macchiava l'onore o il valore della sua Dea o non se ne decantava il giusto merito.

I cavalieri che han oltrepassato l'Ade e non hanno fatto ritorno, periranno così come è giusto che sia e quella sventurata ragazzina, suo malgrado, si è ritrovata partecipe della situazione.- Si riferiva al cavaliere di Pyxis. -E morirà anche lei.” Erano parole ferme quelle, parole che non permettevano una replica, ma solo una rassegnazione.
Noi ci siamo recati nell'Ade per aiutare Atena, se dobbiamo morire solo perché ci è stata concessa una seconda opportunità dalla nostra Dea protettrice invece che la morte allora non l'accetto! Non accetto che dobbiamo soccombere solo perché non siam stati vigliacchi nel tirarci indietro, ma anzi abbiamo aiutato i cavalieri di Bronzo a salvare la nostra Dea!” Ci credeva in ciò che diceva, tante le virtù di cui era in possesso il gran cavaliere della quinta casa, fra queste il valore e il coraggio.
Calunnie! Tiri avanti nobili cause di cui le Moire sono a conoscenza e che non centrano nulla con il torto subito! Sappiamo la gran lotta fra Hades e Atena e vi fa onore e gloria l'aver voluto sino alla morte proteggere la vostra divinità! Ciò di cui si rammarica Atropo è l'aver fatto tornare in vita coloro che erano già morti prima della grande guerra! Loro, loro dovevano rimanere morti*... E anche il fato riservato a quella ragazza sarebbe stato diverso...” Jonah di certo non era di meno però e con quanto fiato aveva in gola accusò nuovamente Lady Saori.
Il cielo era tinto di nero, ma sicuramente sembrava essere più sereno dei due cavalieri che con armi alla pari si combattevano. Il fioco cosmo dei suoi compagni sentì Aiolia: erano lontani, ma quell'energia che legava entrambi i cavalieri ad Atena ne colmò il suo cuore pieno di tensione.

Che..?” Era più complicata del previsto la faccenda. 
Vuoi che sia più diretto?- Domandò irritato il cavalier del Destino implacabile mentre entrambi continuavano a battersi ferendosi ad ogni colpo dato con maggior forza. -E che sia! Se il cavaliere di Capricorn fosse deceduto e mai più le sue membra ricomposte, la sua allieva sarebbe giunta in Italia: avrebbe riso, sofferto, pianto, così come tutti gli esseri umani... E per mano delle ceneri di questo vulcano sarebbe deceduta... Ora ti è chiaro? Non sono state le Moire a procurarne l'eruzione, ma certo è che qui lei doveva morire! E sai cos'altro?...” Contrastò l'ennesimo attacco del Leone, il quale sembrava in difficoltà dopo l'ultima gran folata di vento freddo e ostile.
Difatti per il gran vortice glaciale Aiolia si ritrovò a regredire di alcuni passi sul terreno, finendo quasi con metà del busto dentro l'acqua del mare. Per un istante però, sembrò fermarsi quella gran tormenta che il gelo nordico ricordava, forse solo perché Jonah si era rizzato su se stesso chiudendo gli occhi e mirando col capo verso l'Etna.

Ed ora perché ti sei fermato? -Disse Aiolia strofinandosi gli occhi che nel buio avevan lo splendido color pervinca. -Dimmi, ti sei già stancato di lottare? Sono qui io e ancora non ho utilizzato gran parte dei miei colpi migliori!” Tuonò a gran voce sincero il cavaliere, il lungo mantello opaco pregno d'acqua salmastra.
Calò il silenzio: secondi di pura agitazione pervasero l'animo del cavaliere di Leo. L'altro invece era rimasto immobile nella sua posizione senza battere ciglio: era stato richiamato all'ordine telepaticamente dalle sue Dee.
Poi mosse impercettibilmente gli occhi e con grazia decretò: “E allora, ragazzo di Atena Cavaliere, la prossima volta che ci rincontreremo Tu mi dirai il tuo nome ed Io il mio. E se d'intralcio alla mia missione mi sarai ti toglierò di mezzo”.
Aiolia corrugò la fronte guardandolo: “Non vorrai abbandonare il duello ora?” Era più una supposizione che altro, ma era anche la risposta giusta.

Ci rivedremo, stanne certo...! Il tuo cuore è nobile e non ho voglia di ucciderti solo per mio stupido e insolente capriccio. Devo portare negli Inferi solo coloro che devono morire poiché a quel regno già appartengono, tu non centri.”
Fu come una coltellata in pieno petto, il Greco pensò: “Ma mio fratello sì!” E nulla era più importante e triste che perdere ancora quel fratello che tanto aveva odiato in passato quanto amato, venerato e poi piangendo voluto amaramente indietro.
Jonah stava scomparendo in quel turbine d'aria quando Aiolia glielo disse, perentorio: “Allora la prossima volta, quando le Moire ti permetteranno di combattere, conta che dovrai passare sul mio cadavere prima di portare a termine il tuo compito”.
Era certo che un sorriso si fosse dipinto sul volto quieto del giovane inglese, ma ben più importante incarico ora doveva assolvere il cavaliere del Leone.
Cercò alla ben meglio di medicarsi le ferite e corse verso i suoi compagni che, ne era sicuro, non avrebbero mai ammesso di aver bisogno di lui, ma a gran voce ne chiedevano l'intervento.


Un fascio di luce irradiò una parte della scalinata che portava alla Prima casa del sacro Santuario di Atena. Marie si guardò attorno: era davvero sulla grande gradinata che portava al primo tempio dell'Ariete!
Ora dovremmo procedere a piedi, ma prima che ti consenta di attraversare la mia casa e recarti dalla grande Atena permetti che Kiki possa aiutarti a disinfettare quelle ferite.” E continuò a marciare lungo i gradini.
Marie aveva parecchi tagli sul corpo in cui non c'era la protezione della vestige della Bussola. Si guardò le mani e, provando a serrarle in dei pugni, provò una morsa di dolore. Ora che l'adrenalina veniva meno anche il suo corpo stanco sembrò suggerirle di fare come diceva il cavaliere.

Non hai perso molto sangue, sono solo di striscio... Del resto il vento che padroneggiava quel giovane cavaliere altro danno non poteva farti visto che siamo sopraggiunti noi”
La ragazza annuì: “D'accordo.- Poi si fermò un istante sulle scale. -E grazie Grande Mu, davvero.” Il Saint di Aries accennò un lieve sorriso per poi spostare lo sguardo verso il tredicesimo tempio.


Poche ore più tardi, XIII casa.

Le Moire, Atena?” chiese colpita Marie dopo aver ricevuto la certa risposta di Saori al resoconto che la ragazza le aveva fatto di tutto quello che era accaduto in terra di Sicilia.
Le Moire?- Aveva richiesto ancora esterrefatta lei, come a volersi sincerare di non aver udito male. -Sì, ne aveva accennato il cavaliere del Destino implacabile... Ma farneticava! Parlava di una missione e, che voi Venerabile Dea Atena, non ci avevate messo al corrente del gran risentimento, del gran torto che gli avete fatto... Ciò non è possibile! Poiché voi avete sempre agito per il bene dei cavalieri e dell'umanità tutta!” Il cavaliere della Bussola era ancora in ginocchio quando il Sacerdote si chinò per parlare sottovoce alla destra della Kido intimandole quindi di fare un Chrysos Synagein.
Poche cose erano chiare alla mente di Marie di Pyxis quando uscì dalla sala, l'unica però che i suoi sensi avvertivano era l'emergenza e il pericolo che di pena e disgrazia profumavano l'aria del Santuario. Una minaccia che nuovamente incombeva. E se ne poteva dedurre dal fatto che i Cavalieri d'Oro erano stati richiamati e urgentemente avevano dovuto lasciare le loro case per riunirsi nella sacra sala all'interno della Meridiana dello Zodiaco.



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*morti: in teoria uno all'inizio, leggendo questo, può pensare automaticamente: ma non è stato Hades a resuscitar Camus e company? Sì, appunto. Ma io non parlo della guerra, come si dice... no, “nella guerra tutto è lecito”! E quindi che tornassero dalle ceneri -o quel che è- diciamo che le Moire lo accettano -e poi sono al servizio di Hades anche se indipendenti da questi- però il fatto è che dopo... sono “ri-morti” no? Anzi, quelli erano già morti da un bel pezzo -parlo sempre di quelli che erano defunti già prima della guerra- e quindi quello che non va giù a Atropo ...non è che Atena ha chiesto l'intercessione all'Olimpo per resuscitare i cavalieri che si erano sacrificati per lei. Del resto quelli prima della guerra ERANO VIVI, (che so...parlo di Mu, di Milo...) e quindi azzerando la guerra contro Hades, possiamo fare due più due.
Spiego: nella guerra tutto è concesso, quindi se Atena voleva portare in vita grazie all'Olimpo i suoi cavalieri...le era legittimo farlo.

Quello che per le Moire è un torto è il fatto stesso che abbia riportato in vita DOPO LA GUERRA (ecco, ricordate dopo la guerra) cavalieri che SIN da prima della guerra erano già morti -poi resuscitati da Hades ma nuovamente morti così come il DESTINO vuole- (che gioco di parole!) e che invece la Dea Atena ha riportato in vita “ignorando” quest'ordine.

Spero abbiate capito il concetto... ma vabbè, tanto si comprenderà anche con i capitoli avvenire... però giusto per darvi un'idea base.



Saaaalve a tutti. Sì, ho farneticato molto sull'asterisco qui presente. Lo vedo. Però non riuscivo a spiegarvelo in due righe e quindi...bah, il concetto è chiaro? *tutti muoiono prima di leggerlo * oh, emn...okay °w°
Vi ringrazio nuovamente -e ancora- per le belle recensioni che mi lasciate e spero che anche questo vi piaccia xD Nel prossimo, beh, sarà tutto un po' legato ai cavalieri d'Oro. Spero di non deludervi, >_< enjoy!


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Capitolo 12
*** -11 Capitolo Credere (Non) è Accettare ***


11 Capitolo

Credere (non) è Accettare

[La vita e la morte confluiscono in uno e non c'è né evoluzione né destino, soltanto essere.]
Albert Einstein


Uno sguardo di preoccupazione percorse gli occhi di tutti e nove i cavalieri d'Oro. Sapevano, o forse temevano quella minaccia. Ne capivano le conseguenze, o forse volevano essere ciechi, per il bene dei loro compagni, dei loro amici.
Entrarono nella Sala del Chrysos Synagein insieme. Sì, insieme come tutte le battaglie che avevano affrontato negli ultimi anni, insieme come tutti gli ostacoli che avevano superato. Magari solo per darsi coraggio, magari solo per tenersi l'un l'altro. Erano cavalieri, ma ragionavano anche come uomini. Erano eroi, ma nei loro cuori un brivido si insinuava pericoloso, perché in fondo erano umani e come tali avevano paura. E non paura del nemico, ma paura di perdere nuovamente persone care, solo questo. Il rumore delle loro armature dorate colpì la sala: quel luogo avvolto nel silenzio dove li attendevano il Gran Sacerdote e la loro stessa Dea.

Atena era veramente preoccupata. Sedeva sul trono con quel solito volto impassibile e inflessibile da divinità guerriera qual era, ma stavolta delineato da un sottile sguardo umano sinceramente turbato. Pareva quasi sottolineare quel grave pericolo imminente di cui doveva avvertire i suoi Saints. Pareva quasi soffrire di aver sperato inutilmente un periodo di pace e che l'animo stanco di quei valorosi cavalieri non s'affliggesse mai più. Le piangeva il cuore...
Il Sacerdote la guardò da sotto la maschera: capiva bene quali sentimenti celava la loro Dea e quali preoccupazioni le oscuravano il viso. Lei aveva donato nuova vita ai cavalieri strappandoli dalla sorte malevola. Li aveva voluti con sé poiché necessitava ancora del loro aiuto... O probabilmente solo perché li voleva al suo fianco, lei divinità così cara agli umani e che tanto li amava e proteggeva! La sua unica pecca era stata l'aver voluto un nuovo destino per quei combattenti defunti o vinti dalla morte*, ne aveva avuto bisogno o solamente aveva voluto il loro supporto, il loro grande spirito e valore accanto a sè. Un divino capriccio malsano o forse l'ennesima dimostrazione d'amore verso l'umanità.
Perché lei era la Dea della guerra, ma anche quella dell'intelletto e da sempre la giustizia percorreva i suoi passi: non poteva resuscitare i morti, non poteva supplicare l'Olimpo di vincere i mali del mondo, così come non poteva salvare i tanti innocenti vittime di crudeli condanne, però... quegli uomini coraggiosi che tanto avevano rischiato per lei, che tanto avevano sofferto per lei... Sì, mai aveva osato tanto in tutte le volte che era stata sulla terra per vincere le Guerre contro Hades, ma... nell'ultima guerra, quel sacrificio perenne di quegli uomini l'aveva impietosita a tal punto da chiedere l'intercessione di Zeus suo padre e dell'Olimpo. Creare un raggio di sole e morire per far breccia nel muro, morire per una speranza futura, senza vederne i frutti... morire per permettere a chi, ancora vivo, avrebbe potuto continuare a vivere e a servire la Dea Atena. Morire senza ripensamenti, insieme. La parte umana della Dea, Saori Kido, nella sua caparbietà quasi egoistica,
-un'idulgente insolenza- aveva voluto regalare ai suoi valenti uomini a loro un raggio di luce... una nuova vita.
Aveva fatto quel gesto in nome delle Virtù e della Giustizia di cui tanto era portatrice nei secoli.
E tanti l'avevano ammirata per quell'affetto verso i mortali, così come tanti le avevano puntato il dito contro beffeggiandola di quanto sporco umano fosse diventato il suo indegno animo... E fra quegli Dei però, delle Moire non c'era stata l'ombra... E mai si sarebbe aspettata un ulteriore pena. Mai avrebbe sospettato se loro stesse non si fossero manifestate! Inizialmente in Svizzera, per poi discendere in Italia ed infine aleggiare diffidenti verso la Grecia incrociando nel loro cammino ben tre suoi cavalieri . Quegli oscuri e avversi cosmi che le si erano rivelati una notte e che aveva stentato a riconoscere. Quei tre cosmi che si convergevano in uno e che giorni dopo ne percepirono l'orribile negatività anche il Sacerdote, Virgo e persino il detentore della prima casa. Lady Saori al che aveva mandato in missione Capricorn e Cancer di veglia nel Sud dell'Italia e tutte le sue perplessità erano purtroppo divenute allarmanti preoccupazioni dopo il resoconto del Saint di Pyxis.
Ci ha chiamato?” Le giunse ferma, ma contratta la voce del cavaliere di Tauros. Tutti gli occhi impensieriti dei nove cavalieri scrutavano con silenzioso rispetto la figura aggraziata di Saori. Lei si scompose solo un istante: abbassò lo sguardo e diede un ultimo sospiro prima di parlare con la schiera di cavalieri che le sedeva di fianco e che aspettava una risposta per quella riunione speciale. Furono brevi e coincise le parole del Sacerdote: con calma apparente aveva cercato di spiegare dettagliatamente cosa era accaduto in Italia e perché aveva convenuto di dover fare un Chrysos Synagein.
Gli occhi di Scorpio incontrarono quelli di Aiolos e Camus prima di posarsi nuovamente sulla maschera del Sacerdote. E fu proprio Milo, dell'ottava casa detentore, a interrompere quella breve pausa di sguardi sdegnati e colpiti, se non addirittura sconvolti: “E cosa ne pensa vostro padre, il sommo Zeus?” Chiese con convinzione se non quasi con troppo impeto. La Dea lo guardò bene negli occhi azzurri e poi rispose al quesito che era in fondo quello di tutti i Saints: “Zeus, mio padre, non può intervenire sul Destino*, le Moire sono l'inequivocabile essenza della sorte e neanche le Divinità possono nulla contro il fato... certo, possono prevenirlo, ma MAI impedirlo.” Si alzò in piedi brandendo l'imperioso scettro di Nike. Il suo sguardo era corrucciato, ma lo stesso imponeva risolutezza.
“Quindi, Atena, vuole forse dire che siamo condannati? Questa è la nostra sorte? Vedere di nuovo i nostri compagni morire per colpa di una ignota volontà nemica? Di un capriccio voluto dall'avversario? Arrendersi?” Infierì Milo serrando a pugno la sua mano destra, ma desistendo dall'alzarsi anch'egli solo per non peccare di presunzione.
Fremeva adirato, ma alla fine quella sua collera repressa non era neanche poi così lontana dai sentimenti comuni che aleggiavano scuri nei cuori dei Cavalieri d'Oro!
Ognuno con le proprie reazioni differenti certo, così come differente era il loro carattere: chi indugiava, chi mormorava e chi scalpitava dondolando scomposto, chi meditava cercando un appiglio di quiete e chi cercava invano una soluzione anche se via di fuga non ne trovava. Ma tutti avevano una trepidante emozione che li trapassava da parte a parte: il Tormento. Un tormento muto e sordo che lacerava l'anima. Finché uno non azzardò: “Non si può far nulla se non dichiarare guerra?”
Era stato Aldebaran del Toro che a braccia conserte, ma con sguardo vacillante, aveva chiesto prudente nei confronti del Sacerdote.
Il Gran Sacerdote annuì, mentre parecchi cavalieri reagivano negando col capo e la si poteva persino compatire quella avversione alla guerra o almeno quel convinto ripudio.
Erano cavalieri, erano prodi combattenti sempre pronti a battersi sino a dare la vita per Atena. Ma erano anche stanchi esseri umani che, se vogliamo proprio dirlo per scherzo del Destino, si ritrovavano nuovamente in guerra quando necessitavano ancora di tempo per rimarginare le ferite dell'ultima battaglia contro Hades. E si parlava di guarire, chiudere e risanare ferite che avevano non sul loro corpo, ma bensì dentro il loro spirito. Quelle più difficili da far scomparire.
Un vociare distinto s'alzò nella stanza, che però ben presto fu interrotto dalla delicata, ma decisa voce della loro Dea: “Non dichiarare guerra Aldebaran, Accettarla. Poiché io vi voglio al mio fianco.” E con questo annuncio tutti i cavalieri si alzarono. Poi un sorriso comparve sul viso vitreo della ragazza: “E voi,- guardò uno per uno i nove guerrieri, come a voler rassicurare i loro cuori e le loro pene col suo cosmo soave e docile che piano prese sempre più consistenza nella sala. -Voi, non volete perdere i vostri amici, perdere gli affetti che padroneggiano il vostro cuore e l'amicizia che scorre come un fiume nella vostra anima...-
Sospirò, stringendo forte il bastone e dichiarando finalmente la sua decisione: -Quindi non vi lascerò soli cavalieri d'Atena, poiché io non ammetto che vi causino ancora angustia e sofferenza e farò tutto ciò che è in mio possesso per evitare una sorte già segnata.” Ciò che diceva non era solo rivolto ai cavalieri morti prima della Guerra, ma anche ai loro compagni, di cui percepiva il gran legame d'amicizia che li spronava a non darla vinta a quel crudele Destino che voleva abbattersi contro di loro.

Marie era rimasta fuori dalla XIII casa invece, turbata nei suoi stessi pensieri. Non si era ancora decisa a scendere tutte quelle scalinate che l'avrebbero portata all'Arena in cui aveva deciso di allenarsi nuovamente. Alzò le spalle e, con ancora l'armatura addosso, osservò vaga l'orizzonte sperando che il suo maestro e il cavalier del Cancro fossero sani e salvi. Che il suo pensiero li raggiungesse... Poi, a testa bassa, finalmente si decise a percorrere quei gradini che separavano la tredicesima casa da quella dei Pesci. Le scale, da sempre ricolme di quel lungo roseto pungente e velenoso, erano spoglie poiché il suo padrone sapeva della presenza della ragazza ore prima e anche perché si trovava nella sala del Chrysos Synagein, luogo fuori dalle mura del suo tempio. All'improvviso però il manto di rose cominciò a ricomparirle davanti agli occhi, segno che il guardiano di quel giardino era tornato e una piccola rosellina crescendo le solleticò la gamba: “Ahi!” Quella leggera esclamazione risvegliò Aphrodite da quel torpore in cui era caduto venendo a conoscenza dell'imminente attacco nemico. Alzò leggermente il capo e la guardò per un momento districarsi fra quelle splendide rose rosse.
Che buffa.” Pensò, e un moto di ilarità lo sorprese, sempre con garbo e quella vezzosità di cui tanto era affine.
Aspetta aspetta, lascia che ti faccia passare.- Disse fra le risate. -Pensavo te ne fossi andata da un po' cavaliere di Pyxis e invece ti ritrovo ancora a varcare la mia casa”.


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*morte: Mi riferisco ovviamente sia a quelli che sono morti a causa di altri -tipo Shura per colpa di Shiryu- ma anche a quelli che son “caduti” nella morte tipo Saga, ecco.

*Destino: Sì, in teoria nessun Dio può nulla contro le Moire, se non appunto affrontarle e fargli capire l'errore che stanno ammettendo. Ci tenevo a precisarlo poiché,ad esempio vi riporto una frase scritta sulle Moire: Esse agivano spesso contro la volontà di Zeus. Ma tutti gli dei erano tenuti all'obbedienza nei loro confronti, in quanto la loro esistenza garantiva l'ordine dell'Universo, al quale anche gli dei erano soggetti.

Vi ricordate l'ordine/la legge di cui parlavano? Ecco, mi riferivo a questo. Quindi i cavalieri moriranno? ù_______ù chissà.


Sì, è un capitolo un po' fiacco, me ne rendo conto... ma serve per dare un punto della situazione e far rapporto...(il prossimo anche se di stallo, avrà due flashback e parlerà d'Aphrodite, sì.) >.< ringrazio come sempre chi mi commenta o chi mi legge, davvero ^O^ (ho visto nelle seguite e nei preferiti, GRAZIE MILLE =D)



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Capitolo 13
*** -12 Capitolo Il Profumo di un'Amicizia ***


12 Capitolo

Il profumo di un'amicizia



Aphrodite le aveva lasciato libero il passaggio però Marie, dopo averlo educatamente ringraziato, non se n'era andata. Piuttosto s'era fermata a rimirare quelle delicate, e al tempo stesso venefiche, rose scarlatte. O forse neanche le ammirava davvero, persa com'era nei suoi pensieri: quanto dolore le aveva offuscato la mente in quei giorni, quanta amarezza aveva celato nell'animo e quanta sofferenza nascondeva ancora in quella parte di cuore che aveva portato con sé? Cosa la manteneva ancora in vita e non sull'orlo della pazzia? L'esser forse parte della grande armata di Atena? Volente o no comunque, non riusciva a proseguire le scale se non prima d'essersi tolta un dubbio.
Fish, cavaliere dalla paradisiaca bellezza e dalla chiara capigliatura azzurra, aveva iniziato intanto a contemplare le sue amate rose, estraniandosi così da tutto ciò che gli era attorno, ma che non lo interessasse particolarmente. Quello era il suo metodo per disinteressarsi alla cruda e dura verità che il Gran Sacerdote e la Dea Atena gli avevano rivelato solo poche ore prima. Del resto quale modo migliore di togliere quell'amaro pensiero se non consolarsi fra quelle rose dal sublime splendore?

Cosa fai ancora qui, vai!” Le disse placidamente il giovane, esaminando dei petali con cura, grazia e sin troppa brama. Il silenzio regnò incontrastato per alcuni istanti, attraversando il tempio senza che nulla lo interrompesse, se non la furtiva folata di vento mentre il calar della sera avanzava.
Non vi turba neanche un po' che il Sommo Shura e il cavalier del Cancro stiano combattendo mentre voi, cavaliere dei Pesci, siete qui a presidiare la dodicesima casa?” Chiese tutto d'un fiato il Saint di Pyxis, quasi in apnea. Sapeva che il rispettabile Aphrodite era forse uno dei pochi che più conosceva il suo maestro. Quel maestro che l'aveva cresciuta, le aveva insegnato ogni valore e che l'aveva presa sotto la sua ala proprio come un padre.
Sì, il padre che le era sempre mancato...


Marie cosa fai qui? Non t'avevo forse detto di allenarti nell'arena?” La bimba alzò gli occhi e la maschera argentata brillò di quel piccolo faro che era la luna. Sedeva ranicchiata sulle gradinate dell'anfiteatro con la testa china e le gambe chiuse. Era stata una serata uggiosa, ma la pioggia era terminata ormai da un bel po'. Tutto però sembrava dormire e tacere nella quiete, solo il fastidioso canto delle cicale le ricordava che era estate. Poco più in là due soldati, dopo aver cenato, si apprestavano a tornare al loro posto di guardia.
Il cavaliere del Capricorno le si sedette accanto, sui quei gradini che la notte avrebbe faticato ad asciugare, guardandola attentamente quasi per voler leggere e comprendere l'animo della sua giovane allieva. Poi guardò la luna e le disse: “Non devi essere triste, qualunque cosa sia successa non farti mettere i piedi in testa, capito?- Sospirò. -Hai un carattere forte, ma alle volte capita di sentirsi giù di morale.”

Sono belle parole maestro... Però io non sono triste, no io...  Pensavo solo che forse non riuscirò a divenire cavaliere, magari sarebbe stato meglio che fossi rimasta in orfanotrofio.” Marie osservò il cielo, una lacrima solitaria le solcò il viso per poi scivolarle sul collo.
Shura la osservò un attimo, poi si rialzò in piedi tendendole la mano: “Non mentirmi, non devono esserci segreti fra insegnante e allievo. Chi è che ti ha messo in testa queste strane idee? Lasciali stare, ascolta me.”
Infine con un tono pacato, ma che non ammetteva repliche, aggiunse “Non permetterò che dei pensieri negativi solchino ancora il tuo spirito. Sii felice, guarda avanti.”.
Marie prese la grande mano del ragazzo: aveva dieci anni e a quell'età tutto sembrava più grande e lontano. Il sorriso le spuntò sul volto, in quel momento quelle parole bastavano quanto tutti i baci di Suor Alina prima di andare a letto.

Domani mattina ricordami di farti allenare qui, per stasera posso anche lasciar correre.” La tirò su e s'incamminarono insieme verso la decima casa. Fu in quel frangente che Marie si accorse di quanto era rassicurante la giovane figura del cavaliere di Capricorn. E fu sempre in quella circostanza che, vedendo un barlume di buon cuore negli occhi del suo maestro e una sfaccettatura diversa dal solito, la ragazzina cominciò ad amarlo. Come si ama un amico, come si ama un padre.
Perché se è vero che un padre è colui che ti accoglie sin dalla nascita, è anche vero che un padre è colui che ti prende per mano e ti indica la giusta via da seguire.
Con sguardo ferreo, pretenzioso e determinato, però in quello sguardo troverai sempre chi, in una stretta forte e decisa, ti rialzerà da terra per renderti una persona migliore.

Avrebbe ricambiato il favore, un giorno. Che non era neanche poi così lontano.

Il Saint di Fish si destò da quella morsa di pensieri, cui nuovamente era caduto vittima, e la osservò un poco prima di risponderle disinvolto: “Cavaliere, non sai forse che questa è la dimora di cui io sono il custode?- Un sorrisetto mellifluo gli incorniciò il volto diafano mentre reggeva una rosa fra le mani. -Non devo preoccuparmi di nulla se non di presidiare questo tempio.”
In realtà le parole che aveva appena affermato il cavaliere dei Pesci altro non erano state che una innocua provocazione, per vedere la reazione della perfetta allieva di Shura, che non cadeva mai nell'insubordinazione, che rinnegava ogni ingiustizia e che di valori e e ideali si vestiva. Tentare era da sempre stato uno dei suoi passatempi preferiti e quale migliore occasione se non quella di testare personalmente il carattere tanto schivo di quella sacerdotessa guerriero? Del resto, con quel suo sfizio, si accertava della buona fede di quel Silver: se nel suo animo c'era del fegato e sarebbe stata un aiuto nell'imminente battaglia o solo una pusillanime di cui fare a meno e che quella fierezza con cui sembrava accompagnarsi l'algida ragazza altro non era che ego. Ovviamente Marie non sapeva di essere sotto quell'attenta osservazione, ma comunque sviava quegli occhi che indiscreti la scrutavano: “Dunque non vi rammaricate di ciò che sta succedendo non poco distante da qui? Che dei vostri compagni d'armi stiano combattendo per Atena mentre noi...”
Il cavaliere dai capelli turchesi però la interruppe con saccente sarcasmo: “La verità, Pyxis, è che sei ancora provata da quello che è successo nella tua patria, è comprensibile ma non giustificabile per un cavaliere del tuo rango, sappilo.” E si rigirò fra le mani noncurante un piccolo bocciolo di rosa color porpora.
La ragazza indugiò prima di voler controbattere. Le aveva insegnato il tempo che mai ad un Gold Saint bisognava rispondere d'istinto. Sicché in primo luogo non era rispettoso nei confronti di un proprio superiore, ma soprattutto perché l'esperienza di un cavaliere d'Oro parlava e non certo l'arroganza; quindi si doveva prendere con i guanti ogni parola che affermavano.


Maestro, perché dovete andare in missione? Non voglio essere lasciata nuovamente in balia di Catrin*, restate con me, mandateci un altro cavaliere...”
L'inflessibile Saint di Capricorn a quelle suppliche abbozzò un sorriso: la sua allieva era più caparbia del suo stesso segno zodiacale; ciò non avrebbe cambiato il suo intento, ma le faceva tenerezza. La lasciò cantilenare la stessa solfa per un manciata di minuti e quando ebbe finito di sistemarsi uscì fuori dalla decima casa e scese i pochi gradini che lo separavano dalla sua ostinata discepola.
Allora, hai perso la chiacchiera, furfante?” La canzonò perentorio lui, senza accennare a sorridere a quel buffo scatto che aveva fatto la malcapitata vedendoselo arrivare davanti. E quel dolce appellativo che le aveva affibbiato così tante volte, or ora aveva il sapore amaro di un rimprovero di cui non si spiegava la causa.
Sommo Shura, ci ho pensato su... non mi sembra di avervi mancato di rispetto, davvero! Io... io.. voglio solo che non ve ne andiate...- Sembrava voler trovare le parole, mentre le piccole mani si affermavano gesticolando audaci. -...Per favore!”
A quel punto il cavaliere si soffermò ad osservarla, vedendo il pentimento attraverso i suoi gesti e il capo chino come a volersi scusare, perciò sopraggiunse pacato: “No Marie, non è il tuo capriccio che mi ha dato disturbo, -si chinò quel poco che bastava per farsi guardare attentamente negli occhi. -Ma devi capire che come tu apprendi da me degli insegnamenti, anche io ricevo ordini. E quanto vorrei sottrarmi alle volte! Alle guerre, alle rappresaglie..! Ma vengo mandato in missione proprio per togliere di mezzo quelle folli gesta che uomini pieni di rancore compiono. Ciò mi sprona a non indugiare e a persistere nella causa della Giustizia.” Con passo deciso dunque la superò, mentre il bianco mantello gli copriva le spalle atletiche adagiandosi candido sulla schiena: “Atena è sempre con noi, ricordalo. Tornerò presto.”
E quel giorno la ragazzina comprese un altro grande insegnamento: anche il suo maestro, dal carattere così fermo e sicuro, soffriva. Anzi, era stato proprio il dolore, le perdite e lo struggimento che avevano plasmato l'insofferente e intransigente Cavaliere di Capricorn. L'esperienza di un campo di battaglia a stringergli il cuore in una morsa di ferro, le decisioni sofferte ad averlo indurito. Le guerre che aveva affrontato, le battaglie che aveva dovuto combattere nel nome della sua Dea, tutto ciò l'aveva reso più freddo e distaccato se non addirittura arrogante. Ma era il suo modo di proteggersi: in fondo anche lui aveva i suoi dubbi,* anch'egli alle volte inciampava nel suo cammino tortuoso... però procedeva lo stesso ritto per la sua strada. Comprendere le scelte, quell'atteggiamento impavido e quel volto contratto era davvero forse l'unica cosa buona da fare.

Avete ragione. Non so come siate venuto a conoscenza della catastrofe che è sorta in Italia, m'induce pensare che Atena l'abbia quindi raccontato a voi Cavalieri d'oro. Poco importa, il dolore è mio e me lo tengo, -parole chiare, coincise e amare. – Ma ciò non centra nulla con la mia carica di Cavaliere. Sarei preoccupata per il mio maestro anche se non fosse accaduto nulla alla mia gente.”
“Capisco. Dunque sei molto vulnerabile.”
“No signore. I sentimenti non prevalgono sul mio spirito e non sono preda delle emozioni, -si rizzò meglio in piedi cercando di dare un tono formale alla discussione. -Però non posso certo dimenticare. E comunque non sempre esternare i propri pensieri è un male. Il mio maestro non lo fa, ma io non sono il Sommo Shura.”
Il sorriso dipinto sulle labbra del ragazzo si ampliò, lasciò la presa da quella profumata rosa dedicandole quel poco interesse che in breve aveva ottenuto e, alzandosi in piedi, la squadrò meravigliato: “Mi piace la tua filosofia. Non l'approvo decisamente, però è una tua concezione di pensiero e dunque nulla posso disapprovarti. Alla prova volevo metterti, forse per mio stupido capriccio in queste ore di noia che ben presto rimpiangeremo, però mi hai dolcemente stupido ragazza. Shura ha fatto un buon lavoro con te.”
Di quelle parole si sentì particolarmente orgogliosa il Silver della Bussola. Però era rimasta allo stesso tempo attonita e allibita nel costatare che non solo un presentimento era stato, ma davvero qualcosa di negativo aveva smosso l'aria.

Vedo lo smarrimento nel tuo comportamento tutto d'un tratto. Giusto, che sbadato, sicuramente Atena non t'avrà ancora riferito nulla. Meglio così. Quello che sta succedendo sulle rive della Sicilia non è niente in confronto a ciò che passeremo. Ma vedrai che le rose di questo giardino faranno il loro dovere.-
Marie lo guardò, per poi annuire incerta.

Aphrodite le diede le spalle e concluse: -Ebbene cavaliere, non abbiamo più nulla da dirci. Hai una buona linea di pensiero, fa sì che nessuno mai la calpesti poiché è una gran dote. Ed ora via, che devo occuparmi del mio roseto.”
Per un attimo la ragazza si chiese se non fosse impazzito per liquidarla via a quel modo, ma poi comprese: “I miei ossequi cavaliere di Pesci. Del resto
anche voi vi preoccupate di qualcosa.” E detto questo si avviò verso le scale. Aphrodite rise aggraziato. Aveva compreso quel fine doppio senso*: tutto fuorché non umano era il bel cavaliere di Fish. Certo perfetto, ma nella sua perfezione giungeva non poi così lontano l'eco solitario di una pena. Provava anch'egli sentimenti, tuttavia anche lui tendeva a racchiuderli nel proprio animo per marcare ancor di più quell'immagine che di sé donava al resto del mondo. Il superficiale e narcisista Saint della dodicesima casa, quell'immagine che bella gli somigliava, ma che mai l'avrebbe eguagliato. Poiché il suo spirito e la sua volontà non erano poi così precari! Un cavaliere così frivolo mai nella schiera dei grandi cavalieri d'Oro poteva giungere. Dunque c'era di più sotto quella maschera di vanità e superficiale bellezza. Di tanti crimini si era macchiato in passato e la sua anima non rispecchiava appieno il suo fascino esteriore, eppur la sua maestria era stata quella di cancellare i tanti errori commessi nel passato con un gesto eroico nell'ultima guerra. Forse per sfizio, forse semplicemente per orgoglio. C'era una sua logica dopotutto, bastava comprenderla. Era una figura piuttosto contorta Aphrodite, proprio come le sue rose candide, ma velenose.

Ora però, il suo pensiero vagava lontano sino ad attraversarne i mari. E giungendo in Italia si fermava lì, in quella terra, sostenendo quei suoi sventurati compagni.


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*Catrin: ovviamente è inventato, non so se si comprenda, ma del resto se pensiamo ad una donna o pensiamo ad una ancella o ad una sacerdotessa guerriero. In questo caso non si sa se è una delle due opportunità.


*dubbi: mi riferisco al fatto, non so se si possa capire, che Shura era ancora sotto il “governo” di Saga -alias grande sacerdote- a quel tempo, e quindi l'uccisione di Aiolos pensava d'averla fatto per Atena -stando nel giusto-, o comunque le missioni che gli affidava Saga (ma potevano far sorgere dubbi nel cuor del cavaliere). Però ovviamente lui pensava di servir la giustizia... spero vi sia chiaro.


*doppio senso: Se un uomo fosse veramente superficiale come sembra essere il cavaliere di Pesci, e soprattutto dice che non si preoccupa per niente SE non di non far varcare la soglia della sua casa, allora com'è che PENSA, e si PREOCCUPA per le sue ROSE? Ecco.
Sì insomma, ho voluto dare una vena di carattere -interiore- a questo personaggio di cui si vanta solo l'effeminatezza e la vanità.


Quello scritto in corsivo come avrete potuto notare sono ricordi di Marie durante l'addestramento in Grecia con Shura ...spero vi piacciano. Sono ricordi, ma sono anche chicche di ciò che hanno fatto ...così, almeno, non ve lo immaginate soltanto x'D


Saaalve ù_ù allora, sì, questo per me è un capitolo “caramellato” oltre che anch'esso di passaggio -prima o poi mi odierete ...ma ve l'ho spiegato, mi servono capitoli di “quiete prima della tempesta” *coff coff *- io odio questo genere di capitoli (ma servono, sigh).. <_< *chiede umilmente scusa*
RINGRAZIO come sempre voi tutti che leggete e/o recensite... grazie davvero :)

P.S. per Clamaste: ora strozzami per come io abbia rovinato Aphrodite, vai, vai pure u.u



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Capitolo 14
*** -13 Capitolo Tornerai ***


13 Capitolo

Tornerai

Aiolos aveva appena finito di parlare con il cavaliere della seconda casa, quando la vide, lì in mezzo all'arena: colpi veloci, agili scatti e gesta determinate verso un unico obbiettivo.
Accelerò il passo solo per osservarla meglio: era da tanto che non vedeva un cavaliere allenarsi a tal modo. Ci metteva impegno, ma non lo convinceva affatto. E quel comportamento lui lo conosceva davvero. Lo conosceva poiché insegnante d'Aiolia, lo conosceva poiché suo fratello. E in quella ragazza, pur non potendo coglierne lo sguardo, intravedeva la stessa frustrante determinazione. Sorrise e si mise su uno dei gradini, quasi in attesa che lei venisse a destarlo.



Era una notte particolare quella: rare erano le volte in cui si vedevano apprendisti o cavalieri allenarsi in piena notte nell'Arena del Santuario. Tuttavia accadeva quando qualche giovane voleva essere pronto per l'investitura del giorno dopo. Marie ancora ricordava quella notte prima di divenir Saint di Pyxis: aveva voluto allenarsi tutta la notte solo per concentrarsi meglio e al suo maestro aveva riferito che comunque non sarebbe riuscita a dormire quindi tanto valeva che si impegnasse nell'incontro che avrebbe disputato alle prime luci dell'alba. Ed ora era di nuovo su quel campo di battaglia, quel polveroso terreno su cui aveva tanto faticato, sudato e infine vinto. Quel suolo che l'aveva vista piangere se si sbucciava le ginocchia, ridere quando si addestrava insieme ad altri ragazzini e poi trionfare sotto lo sguardo attento del Rispettabile Shura.
Ma ora, forse per la prima volta, l'avrebbe vista soffrire. Non piangere, soffrire. Serrare la mascella contratta, cercando di dare il meglio di sé in quel suo unico colpo appreso riuscendo ad avere la meritata vestige della Bussola. Un dolore sordo che le dilaniava il petto. Un dolore freddo che non permetteva a nessuno di far vedere. Il tempo inesorabilmente passava, ma lento si soffermava sui luoghi e veloce le andava contro. Aveva l'irrefrenabile voglia di dimostrare che non era solo una mocciosa. Un peso per il suo maestro- aveva detto Death Mask.
Certo, era rincuorata dalle parole serafiche del cavaliere della dodicesima casa, però sentiva di voler dare il meglio di sé, soprattutto ora che aveva appreso dal Saint dei Pesci che qualcosa era cambiato nell'aria. Era una guerriera dopotutto!
Passarono alcuni minuti prima che Marie si accorse di non essere sola nel cuore della notte: la scintillante armatura del Sagittario era indossata dal legittimo proprietario* e lo vide solo per puro caso. Beh, forse non proprio per puro caso: Aiolos le aveva volontariamente battuto le mani complimentandosi di quanto impegno mettesse nei suoi colpi.

Non vi avevo visto, Nobile Aiolos.” affermò lei col fiato corto, fermandosi per guardarlo meglio nella penombra della poca luce che donava la luna, per poi immatinamente inchinarsi in segno di rispetto. Non aveva percepito il gran calore del cosmo dorato del cavaliere: forse perché molto concentrata, forse invece perché egli non voleva disturbarla, ma soltanto osservarla in silenzio. Un altro sorriso comparve sul volto del giovane uomo, che per la ragazza altri non era che la Leggenda, il Mito e l'Ideale più grande fra i dodici cavalieri: Lo so. Eri molto assorta nel tuo attacco... e avresti continuato così se non t'avessi interrotto.” Rispose il cavaliere.
Poi, ignaro della precedente conversazione fra il cavaliere di Pisces e la ragazza -e dunque di ciò che era venuta parzialmente a sapere Marie-, domandò: “Mi chiedo però, perché tutto questo nervosismo convenga dal tuo cosmo. C'è forse un motivo in più in questo tuo improvviso allenamento notturno?”
Marie lo guardò, seduto su quei gradini con quel viso pulito: sembrava un normale ragazzo di una decina di anni in più di lei... come era vero che le apparenze ingannavano!
Si morse le labbra, per poi chinare il capo e dichiarare decisa, forse anche troppo: “Non so cosa vi abbia comunicato la Venerabile Atena, ma il Sommo Aphrodite mi ha accennato qualcosa... e non è nulla di buono. Voglio dunque non essere impreparata per qualunque evenienza. Ci tengo, anche se da poco cavaliere, a far risplendere al meglio la mia costellazione e a migliorare la mia tecnica per quanto si possa fare in pochi giorni...”
Aiolos annuì costernato: “Capisco. Non c'è forse qualcos'altro, quindi?”

No.” Aveva concluso lei con sin troppa fermezza nella voce. Per poi congedarsi cortesemente tornando al centro dell'Arena, continuando così ad affinare i suoi attacchi.
Sagittarius alzò il volto verso il cielo negando col capo, non era poi così ingenuo* come molti credevano...
Appoggiò l'elmo alla sua destra, un gradino più in basso, sospirando con rammarico. Di tanto in tanto posava il suo sguardo teso verso la meridiana: quasi avesse timore che s'accendessero quei dodici fuochi.
Pregò Atena che tutto andasse per il meglio, pregò Atena per i suoi compagni e per suo fratello, poi la pregò ancora una volta perché in fondo poteva comprendere cosa agitava il giovane cuore del cavaliere di Pyxis. Del resto anche il gran Saint del Sagittario era un uomo e come tale si affidava alla sua Dea che tanto amava e tanto aveva protetto in passato...
Un alito di vento scandì la mezzanotte.



Da quant'è che sta lì fuori?” Chiese il cavaliere dalla grande mole, accingendosi a sedere su i gradini dove risiedeva il suo compagno d'armi. Aiolos alzò poco gli occhi, giusto un riflesso involontario, poi tornò ad osservare l'aggraziata figura della ragazza:Non molto Tauros, ma come tu stesso puoi vedere non c'è verso di smuoverla da lì. Mi ha riferito che vuole allenarsi per far risplendere al meglio la sua costellazione e migliorare la sua tecnica... però...” Sagitter si alzò in piedi, composto.
Aldebaran lo vide dal basso verso l'alto, essendosi appena seduto sugli scalini dell'arena: “Però...? Cos'è che non ti convince?” Domandò quindi, cercando una risposta ora nello sguardo del ragazzo, ora negli attacchi del cavaliere d'Argento.
Il Saint del Sagittario sviò l'espressione interrogativa del compagno chiudendo gli occhi, per poi aggiungere: “Mi sembra mio fratello quando anni fa non riusciva a fare qualcosa. Mio fratello voleva sempre essere alla mia altezza e non c'era modo di spiegargli che sarebbe divenuto un ottimo cavaliere d'oro. Ti sto parlando di ben quindici anni fa sia chiaro. -Sospirò, quasi volesse rimembrare quei tempi andati. -Non è allenamento quello, è frustrazione. Cerca di sfogarsi e scatenare la sua ira su qualcosa di cui ancora non è del tutto padrona. ” Spiegò lui convinto, mentre assorto Aldebaran l'ascoltava non capendo dove voleva arrivare con quella spiegazione.

La costellazione della Bussola le appartiene, questo è vero, -continuò Aiolos aprendo nuovamente gli occhi e posando il suo sguardo verso la torre. -Ma vuole imparare a destreggiare meglio il suo cosmo... e sai anche tu che per questo ci vuole non solo dedizione e addestramento, ma l'esperienza.”
Il buon brasiliano annuì incerto, certo era che ancora non afferrava il perché di quell'improvvisa conversazione sulla giovane allieva di Shura: “E... lei ti ricorda tuo fratello?” domandò tentennante.
Aiolos sorrise per l'ennesima volta, guardando l'amico: “No,- rispose bonario per poi definitivamente lasciare l'arena e avviarsi verso la nona casa. -Ma il suo impegno per impressionare qualcuno sì.*”
Il cavaliere del Toro rimase un attimo prima d'afferrare quelle parole e l'approssimativo concetto e quando pensò d'averlo compreso era sin troppo tardi: Il Sagittario era ormai scomparso dalla sua visuale. Ma provò ugualmente a chiamarlo, destando persino Marie dal suo allenamento: “Impressionare? Che dici Aiolos, chi dovrebbe...? Aiolos?” Ma chiaramente nessuno rispose. Aldebaran alzò lo sguardo verso i tredici templi, anche se non poteva vederli tutti dalla posizione in cui era, riusciva a cogliere i cosmi dei suoi proprietari. Per un tempo imprecisato rimase fermo sulla gradinata dell'Arena, finché improvvisamente non percepì tre auree positive avanzare ed entrare nella barriera del Santuario senza alcuna difficoltà. Si issò bruscamente in piedi, per poi comprendere che altri non erano che i cosmi dorati dei suoi compagni.
Erano tornati.
Fece appena in tempo ad osservare il cavaliere di Pyxis prima che ella si precipitasse verso di loro.
Maestro!l'aveva sentita chiaramente urlare abbandonando lì lo scrigno contenente l'armatura della Bussola. E forse fu in quell'istante che Tauros cominciò a comprendere a pieno il significato delle parole di Aiolos. Poco dopo anch'egli s'apprestò a risalire le scale per stabilirsi così nella seconda casa. Stavolta però, con un peso in meno sul cuore... erano ancora vivi.
Proprio come aveva rivelato la Dea Atena nel Chrysos Synagein, dichiarando che la guerra si sarebbe consumata nelle loro case e non al di fuori del Santuario.

Poteva stare tranquillo, sì... ma per quanto?

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*legittimo proprietario: una volta tanto u.u Povero Aiolos!
*ingenuo: no, perchè ditemelo...chi è che non pensa Aiolos ingenuo? Ecco ç_ç un po' troppi... poverino! Diciamo una specie di riscatto? Mah, anche eh... però ho cercato di andare un po' più in profondo del carattere che superficialmente si abbina al ragazzo buono e pronto a tutto per la Dea Atena. (Spero non me ne vogliate!) Insomma, lui comprende che Marie non si sta allenano SOLO per essere pronta, ma anche per propria frustrazione personale.

*Qualcuno sì: Come già insinuato prima, Aiolos non è poi così tonto e comprende quali sentimenti smuovono l'animo della ragazza. Ovviamente lei si allena anche per il nemico, ma anche per non essere da meno... come se quasi si sentisse colpevole d'essere debole poiché solo un neo cavaliere. Impressionare chi? -direte. Bè, il suo maestro e magari anche il cavalier del Cancro quando torneranno, far vedere che non è solo una palla al piede...Quel "NO" che dice Aiolos è che, in sostanza, io non HO paragonato Aiolia a Marie -e ci mancherebbe altro- per di più lei è nettamente inferiore a Leo, ma solo che in quella determinazione il Sagittario ricorda suo fratello da piccolo. Nulla di più e niente di meno. Quindi non è poi così di tutta 'sta importanza.

Salve a tutti D: Lo so, sono in immenso ritardo .__. ma io se non finivo il quattordicesimo capitolo non aggiornavo u__ù e scrivere su Shura m'ha preso un bel po' ♥ Ma bando alle ciance... Ora vi saluto ringraziandovi ancora per le belle recensioni e sperando di non avervi deluso.

Enjoy!

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Capitolo 15
*** -14 Capitolo Confidenze e Carattere ***


14 Capitolo

Confidenze e carattere



Non era neanche l'alba quando vide i tre cavalieri avanzare verso di lei. Verso le dodici case dello Zodiaco. Se avesse dovuto descrivere la scena- si disse- avrebbe sicuramente affermato che il primo particolare che le era saltato all'occhio era stato quello sporco* sorriso che il cavaliere di Cancer le aveva inopportunamente regalato.
Marie distolse immediatamente lo sguardo: non di certo temeva i suoi occhi, per di più portava una maschera e dunque era impossibile mirare al suo volto, ma come poter dimenticare che lui per primo se avesse voluto... avrebbe potuto vedere il suo viso?
Aiolia sosteneva per una spalla Capricorn, mentre il Saint del Cancro con la sua solita aria da strafottente li seguiva, restando però distanziato dai suoi compagni. La ragazza osservò il suo maestro: aveva alcune ferite ove mancava la protezione dell'armatura, ma quel che non si spiegava era come potesse avere anche delle bruciature che, seppur lievi, erano comunque causate da attacchi derivati dal fuoco. Cos'era quindi successo nella sua terra, lì alle pendici dell'Etna? Avevano lottato... E contro chi? C'erano stati per caso altri cavalieri dello stesso calibro di quel Jonah? Ora che erano tornati in patria la ragazza si sentiva in qualche modo più al sicuro, però allo stesso tempo voleva comprendere chi o cosa turbava la quiete del Santuario tanto da dover richiedere un immediato Chrysos Synagein soltanto la sera prima.
In pochi giorni infatti, sembrava essersi quasi annientata l'armonia e la pace che i cavalieri d'Atena e la Dea stessa avevano faticosamente guadagnato dopo la sconfitta di Hades. Però non le era dato ancora di sapere, anche se lei stessa era stata attaccata in prima persona da uno dei cavalieri del Destino. Del resto di solito in guerra chi veniva avvertito erano i Gold Saints, coloro che dovevano poi dare disposizioni e ordini ai loro sottoposti solo in caso d'imminente allarme. Non che Marie si augurasse una guerra, era chiaro, però ciò che le aveva rivelato Jonah, cavaliere del Destino implacabile messo assieme a quello che le aveva giusto accennato il Saint dei Pesci le dava da pensare. Da rabbrividire.
Passarono attimi colmi di silenzi e domande non pronunciate prima che il cavaliere del Capricorno, sostenuto dalla spalla di Aiolia, alzando lo sguardo da terra rivide la sua allieva poco più in là sulla terreno arido d'Atene. Gli si leggeva in faccia il chiaro stupore, la sorpresa e quasi la meraviglia di costatare che non era solo un abbaglio, una svista o un semplice miraggio.
Marie di Pyxis era a pochi passi da lui, priva dell'armatura,* ma viva. Sicuramente, in quel breve arco di tempo, il cavaliere di Leo non era riuscito a rivelargli che la sua discepola era giunta in Grecia grazie all'aiuto di Mu dell'Ariete. Provò a parlare, ma prima di completare il nome della ragazza si fermò: non c'era bisogno di parole, non in quella circostanza almeno. Lui che di parole era sempre stato avaro, poiché per Shura ciò che contava davvero erano i fatti; il restante gli era sempre sembrato superfluo. Una folata di vento s'alzò leggera sul silenzioso Santuario d'Atene. DeathMask aveva intrapreso un altro sentiero lasciando i due Saints percorrere il viale che li avrebbe portati alla volta del primo tempio, sino ad arrivare alla tredicesima casa per chiedere udienza al Sacerdote ed alla Divina Atena. Non una parola aveva pronunciato l'inflessibile cavaliere della decima costellazione dello zodiaco. Ma si sapeva: quel che la mente non concedeva, il cuore trasmetteva. E fu forse per la prima volta, mentre il nobile Aiolia sorreggeva il suo compagno, che Marie vide il suo maestro piangere..
Era felice... che lei fosse sana e salva.
In quelle lacrime che gli solcavano il viso Marie potette intravedere tutto il bene che il Sommo Shura provava per lei. Un bene mai detto nel tempo, -mai un abbraccio l'aveva consolata e mai un bacio l'aveva scaldata- ma che sin dal principio l'aveva legati. Un legame profondo, quello fra maestro ed allievo, e che dunque non necessitava di conferme poiché già nell'animo si dimostrava. Marie rimase impassibile, non si girò neppure per guardare dietro di sé. Le erano passati accanto procedendo nella direzione opposta, ma il taciturno sguardo di Shura l'aveva spronata a non vacillare nelle sue emozioni. Se fosse stata una bambina, senza obblighi né doveri, forse avrebbe pianto anche lei, forse gli sarebbe corsa incontro fiondandosi fra le braccia del suo maestro, forse l'avrebbe stretto così forte solo per la contentezza... però Marie, Silver Saint della Bussola, non era più quell'innocente e indifesa ragazzina. Si premurò di ricordarselo.
L'orrore della morte l'aveva segnata, tramortita e l'aveva persino vissuto sulla propria pelle. Prima nella guerra contro Hades come spettatrice e poi come vittima, pochi giorni addietro, uccidendole ciò che le era più caro al mondo. Aveva sofferto certo e soffriva tutt'ora, ma per la seconda volta si era sorprendentemente ritrovata a rialzarsi, maturando nello spirito e nella mente, cercando una ragione valida pur di non farsi sopraffare dallo sconforto, ma anzi persistendo nella grande causa della Giustizia. Proprio come il Sommo Shura le aveva insegnato. Dopotutto lei era un Cavaliere votato al bene! E forse, per l'ennesima volta, doveva ringraziare il suo maestro se non aveva perso la speranza, la voglia di andare avanti e il suo principale obbiettivo. Poiché lui era ancora lì a infondergli silenziosamente prudenza e coraggio. Un candido sorriso le incorniciò il volto celato dalla maschera; il sole ormai sorto risplendeva sui templi infondendo luce là dove la notte buia aveva oscurato.

Finalmente almeno una parte del suo cuore era tornata a vivere.



Erano appena giunti alla quinta casa quando il cavaliere di Capricorn fu richiamato mentalmente dal Grande Sacerdote. I due cavalieri si guardarono a lungo e in quello sguardo si poteva percepire una carica di tensione quasi palpabile. Sapevano, loro, che fra poche ore nulla sarebbe stato come prima. I dodici fuochi della Meridiana ancora una volta si sarebbero accesi mietendo vittime in battaglia.Sicuro di potercela fare da solo?- Chiese Aiolia bloccandolo per un braccio. -È vero che ti ho guarito alcune ferite, ma quelle bruciature sono ancora ben evidenti...- Lo osservò con una certa preoccupazione. -Ed evidentemente ti devono ancora far male.” Concluse infine guardando la strana smorfia di dolore che cercava di contenere il compagno.
Shura si tolse l'elmo per poi tenerlo sotto braccio: “Non preoccuparti, anzi hai già fatto molto e di ciò ti sono riconoscente. Ora resta qui a presidiare la tua casa, sai meglio di me che in attacco nemico è meglio non far avanzare l'avversario verso il tredicesimo tempio.” Leo parve non comprendere dove voleva andar a parare con quel suo discorso, così il Saint del Capricorno si fece più chiaro: “Non credi anche tu che sarebbe un errore lasciare la quinta casa disabitata piuttosto che la decima?” Aiolia annuì, per poi girare i tacchi verso l'interno del suo tempio: il lungo e svolazzante mantello ondeggiava leggiadro dietro la figura del giovane. Lo spagnolo rimase pochi istanti ad osservare l'amico sino a quando non lo vide sparire nella penombra del tempio. Si decise così ad avanzare convinto verso la sesta casa presidiata da Shaka della Vergine. I primi raggi del sole lo abbagliarono, ma non per questo si fermò a rimirarli... doveva sbrigarsi, l'attendeva Atena... E sapeva bene che non c'era tempo da perdere. Le Moire, gli stessi cavalieri del Destino erano vicini! E con loro la minaccia di una deserta coltrice piena di morti... Lui stesso doveva morire e questo non poteva senz'altro fargli piacere. Sapere di essere tornato in vita giusto il tempo di una farfalla per poi morire nuovamente secondo un fato già scritto non era il tipo di vita che avrebbe voluto per sé, né per chiunque altro. Morire per ordine di altri non era nei suoi piani, no di certo.
E se da una parte era compensato dall'aver rivisto la sua allieva sana e salva in terra di Grecia, dall'altra parte non poteva scordare come Menas e Therapon si erano presi gioco di loro, cavalieri d'Atena, solo poco tempo prima.
Raggiunta la tredicesima casa riprese fiato, arrancando su i gradini e dandosi mentalmente un contegno prima di arrivare alla presenza di quelle due importanti autorità che lo stavano attendendo. Era trafelato, chiunque al suo posto lo sarebbe stato, ma non per questo si fece scoraggiare ed entrato dentro la sala dove il Gran Sacerdote lo attendeva si era prontamente inginocchiato.
Perdonate il ritardo.” Affermò immediatamente il Saint di Capricorn dando una rapida occhiata alla Dea Atena per poi chinare anche il capo in segno di profondo rispetto.
Il Sacerdote fece un passo avanti, preoccupato. Non nascondeva di essere turbato, se non addirittura sconvolto, dallo stato in cui riversava il cavaliere del Capricorno:
Cavaliere!- Lo chiamò. -Com'è possibile che un uomo del tuo valore sia ridotto a tal modo?”
Shura s'alzò prontamente, cercando di non provare dolore per la brusca mossa: “Therapon signore! Il cavaliere del Destino distorto, nonché cavaliere che destreggia il Fuoco. -Prese una pausa, socchiudendo per un attimo gli occhi come a rimuginare sull'accaduto. -Mi ha procurato non poche ferite con le sue fiamme, anche se non è riuscito a ferirmi gravemente.”
“Per fortuna, cavalier di Capricorn.- Rispose con un pacato sorriso Saori, ma che di rassicurante aveva ben poco. -Anche se, sai anche tu che t'avrebbe finito se non fossero state le Moire stesse a fermarne l'attacco, ordinando ai loro cavalieri solo di sondare i vostri attacchi e mettervi alla prova, prima che la battaglia vera e propria si consumasse... e qui, nel mio Santuario.” Concluse la Dea trattenendo con forza lo scettro di Nike. Il Saint abbassò nuovamente la testa, annuendo: “Già. Volevano testarci o qualcosa di simile. -Il pugno gli fremeva impercettibilmente. -Là in Sicilia prima c'erano cinque cavalieri, o forse sei... visto che le Moire ne avevano mandato uno per togliere di mezzo la mia allieva...- Cominciò a spiegare Shura.

-...Ed a un certo punto, nell'infuriar della battaglia... anche gli ultimi due si sono fermati, per non so quale ordine impartitogli dalle Dee del Destino. Hanno smesso di scontrarsi con noi e c'hanno nuovamente ricordato, prima di sparire dalla nostra vista, che sarebbero giunti presto qui nel Santuario d'Atena per regolare i conti...” E con queste parole terminò il resoconto.
Saori s'alzò dal trono e s'avvicinò al guerriero con inadeguata dolcezza: “Vedo la paura nei tuoi occhi, cavaliere d'Atena. Comprendo il tuo risentimento, comprendo il tuo dolore e mi dispiace non poterti alleviare tutte quelle pene che tieni nel cuore.- Toccandogli la fronte con il palmo della mano gli donò nuove energia grazie al suo divino cosmo. -Ma non morirai. Non morirà nessuno di voi, non lo permetterò.” 
Quel buono e docile cosmo lo riempì sino all'anima dandogli per un attimo soltanto pace ai sensi: “Neanche Aiolos perirà, tranquillizzati.” Lo rassicurò la ragazza sapendo quanto Capricorn stimava e quanto ancora si sentiva responsabile verso il grande cavaliere del Sagittario. Le bruciature, che prima d'arrivare al tempio anche con l'aiuto di Aiolia non era riuscito a guarire, divennero nulle... e si sentì quasi come se fosse rinato* una prima, una seconda, una terza volta ancora. Si guardò attorno spaesato: il cosmo d'Atena regnava incontrastato in quell'alone di pura brezza benefica che quasi lo intorpidiva. Sembrava di essere in uno stato di grazia perenne e perfetto. Fu il Sacerdote a spezzare, forse senza neppure volerlo, quel momento: “Va cavaliere! Il nemico è ormai giunto ad Atene. Si consumerà presto una nuova Guerra e nulla potrà fermare questa sventurata battaglia, se non la convinzione di voi cavalieri di poter battere le Moire e il loro giudizio definitivo!” A quell'ordine Shura si congedò col cuore colmo di tenacia e determinazione. Questa volta non c'era solo in palio la vita d'Atena, ma anche la sua. Sì, stavolta avrebbe dovuto lottare anche per sé e non solo per il suo ideale. Mentre scendeva gli ultimi gradini dell'undicesima casa però, una voce nella sua mente gli intimò di non lasciare la decima casa.
Shaka!- lo riconobbe lui- Ma non posso! Death Mask è ancora fuori dai dodici templi e deve sapere ciò che mi ha riferito la Dea Atena! Deve tornare presto alla quarta casa, devo avvert-
Capricorn. -Lo ammonì lui con voce pacata.- È troppo tardi. Il nemico è già qui... il tuo compito è quello di non permettere a nessuno di oltrepassare il tuo tempio, se non lo farai, sai tu stesso che metterai a repentaglio non solo la vita di Atena, ma anche quella di Aquarius e Fish. So che hai compreso e dunque non mi resta che sperare nel tuo buon senso, quello che ti ha sempre accompagnato. D'altronde Shura, non passerai oltre la sesta casa. Detto questo scomparve dai suoi pensieri. L'aveva chiamato per nome, non tante volte era successo in vita sua che il cavalier della Vergine l'avesse chiamato col suo nome e non con il nome della sua costellazione. E tutte quelle volte in cui l'aveva fatto era perché, in un modo o nell'altro -e non sapeva neppure se era possibile- Virgo era preoccupato. Se lo immaginava ora, assumere nuovamente la posizione del Loto meditando con assoluta pace, quasi non fosse accaduto nulla. Alzò lo sguardo verso Oriente: in cielo ormai splendeva luminoso il sole, anche se non sapeva dire per quanto sarebbe durata tutta quella falsa quiete.
I nemici erano arrivati? Ma in che senso arrivati? Shaka li aveva già sentiti arrivare? Erano sulle coste della Grecia o avevano già infranto la barriera del Santuario? E DeathMask! Doveva per caso confidare nel Saint di Cancer? Contare sull'acume del compagno, nel suo senso del dovere ad Atena e che quindi sarebbe rientrato presto a sorvegliare la casa del Cancro?
L'italiano non era certo il miglior cavaliere su cui poter fare affidamento per le regole del Santuario. -Pensò.- Però magari la redenzione gli aveva fatto comprendere qual era il suo posto. Sospirò: in quei giorni troppe volte aveva perso quel sangue freddo che tanto lo caratterizzava.
Si lasciò alle spalle i dubbi e rimase in attesa del nemico. Peraltro stavolta, nessun rimorso né rimpianto lo attanagliava e dunque era pronto per battersi.
Per Atena! Per gli altri e questa volta anche per la sua vita.



Atena, l'abbiamo mandato a morire?” rifletté il Gran Sacerdote esponendo le sue perplessità. La Dea lo scrutò affondo prima di rispondere: “No. Fidatevi, non tutto è quel che sembra. Niente è ancora perduto. Atropo è sola e non vincerà.” Con parole ermetiche concluse la conversazione, per poi rifugiarsi in un profondo silenzio.

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*sporco: pensiamo comunque al sangue che aveva magari sul volto (toh, come se in Saint Seiya non ci fosse mai sangue in grandi quantità, LoL xD), però mi riferisco soprattutto al significato di “sporco” nel senso di “cattivo, cinico”... insomma varie interpretazioni in un'unica parola :) -non è un bel sinonimo, ma per me è molto azzeccato con la figura di DM, mia opinione ovvio xD-

*armatura: se ricordate Marie ha lasciato l'armatura nell'Arena per correre dal suo maestro -nel capitolo precedente-.

Tolgo immediatamente l'ancora e vi RINGRAZIO ancora per le recensioni :)


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Capitolo 16
*** -15 Capitolo Dietro la Maschera ***


.15 Capitolo

Dietro la maschera



I primi raggi del sole riscaldarono le pietre infreddolite dalla notte appena trascorsa, le gazanie tornarono a schiudersi incontrando la limpida luce del mattino. La fresca brezza che s'era alzata sulla terra di Grecia faceva oscillare le tenere fronde degli alberi. Non lontano dall'arena del Santuario procedendo verso ovest si poteva trovare una vasta radura che iniziava proprio poco prima del campo allenamenti riservato alle donne. E fin lì il cavaliere del Cancro era giunto poiché diversi dubbi lo assillavano. Cercava un posto dove poter restare da solo e quello -si era detto- era il luogo adatto. Lui, che di domande non se n'era mai poste tante in vita sua, perché preferiva agire d'istinto invece che rimuginarci sopra; altrimenti, anche l'ultimo barlume della sua coscienza, l'avrebbe ripudiato e condannato per ogni omicidio che aveva commesso.
Ciononostante quella mattina fissava con sguardo vacuo e lontano, o forse neanche osservava veramente i grandi alberi che gli si stagliavano di fronte, cercando risposte a quei suoi dannati quesiti. Si tolse con malagrazia l'elmo, lanciandolo poco più in là vicino ad un mezzo tronco, ed imprecando nella sua lingua madre si sedette su un sasso liscio e piatto dal grigiore pallido.
Doveva morire? Di nuovo? Ma che diavolo aveva fatto di male in questa sua seconda vita! Certo non aveva aiutato le vecchiette ad attraversare la strada e nemmanco era stato tanto garbato con chiunque gli stava attorno... però, insomma, se non meritava la morte prima... perché doverla meritare proprio ora che in qualche modo aveva servito la strana via del bene? La lunga e tortuosa strada che portava alla Giustizia...
Non che ci tenesse particolarmente alla sua vita... dopotutto era marcia sin da quando era nato. Tuttavia l'orgoglio che ancora possedeva gli dava da pensare: non voleva morire solo perché
era destino.
Gli sembrava una scusa sciocca, -non era un modo come un altro per tirar le cuoia- sembrava da
codardi. No, non voleva morire così.
Si prese la testa fra le mani: Accidenti.- Pensò. -Cos'è rimasto del cinico e crudele Cavaliere del Cancro? Possibile io temi l'annunciar della morte? No, non paura di morire! Ah merda, terrore di sapere in anticipo che io debba perire... senza uno scopo, senza un perché! Sì, terrore di morire come le mie vittime...
Proprio così. Forse uno dei punti deboli del Saint di Cancer era proprio quello di veder che la sua fine fosse inutile tanto quanto quella delle genti che uccideva. Se fosse morto non sarebbe mancato ad anima viva!
Eppure c'era stato un tempo in cui il cuore di quel ragazzo era stato sgombro da ogni macchia d'odio e follia. Quel tempo che fugace gli era passato accanto e che, insanguinandogli gli occhi, gli aveva intimato di non avere più speranze nel genere umano. Quel tempo, Death Mask, se l'era portato nell'oltretomba lo stesso giorno in cui aveva relegato la sua anima. Che nera vagava senza meta, perché meta non conosceva.
Alzò il capo riducendo gli occhi in due fessure: Non era più solo. Si destò dai suoi pensieri e scovò così dietro di lui l'argenteo cosmo dell'allieva di Shura. Digrignò i denti per poi serrare la mascella: “Cosa fai qui, siamo alla vigilia di una guerra e tu te ne vai per campi?” Domandò scaltro, ticchettando le dita sulla pietra per poi alzare il volto verso il cielo.
Marie sussultò, avrebbe riconosciuto quella voce arrogante e tagliente fra mille : “V-voi?” Si sorprese a chiedere. La guerra era alle porte, ormai era chiaro... ma non vi era un vero e proprio posto per un cavaliere d'argento dove poter tornare. Bastava restare all'erta e dentro il Santuario. E quello le era sembrato un posto adeguato, dove poter trovare la pace e la quiete per calmare il suo cosmo. Restare lì ad ascoltare il canto degli uccelli e non gli echi lontani delle guerre e delle rappresaglie che le erano rimasti scolpiti nel cuore e nella mente. Caricarsi di energia pacifica prima di una lotta. Sorridere per il rientro del suo maestro in solitudine, raccogliendo la positività e tutta la forza del suo spirito aggrovigliata fra le matasse di quei giorni bui.
Avanzò di un passo, scorgendo così la figura del bel giovane, che non si era minimamente mosso da dove si trovava ed anzi le dava le spalle. Si fermò un istante per rimirare meglio il cavaliere e il buon cosmo che trasmetteva: era caldo e avvolgente, forte da graffiarti ed impetuoso come il suo padrone. Però, al contrario di ciò che si poteva pensare, quella dorata fonte d'energia non era poi così maligna. Ora.

Dovrei essere io quello sorpreso mocciosa, non eri forse morta lì in Italia?” Chiese Death Mask percependo lo stupore della ragazza.
M-morta?- Rispose un po' titubante lei, per poi comprendere a cosa si riferisse: -Ah sì, sulle coste della Sicilia... mi dispiace deludervi cavaliere, ma il Nobile Mu è venuto in mio soccorso e ho potuto così adempiere al mio compito.” Concluse risoluta, compiendo un altro passo verso il masso in cui risiedeva Cancer.
Il cavalier del Cancro annuì d'istinto per poi continuare ad osservare il cielo senza apparente preoccupazione. Un alito di vento ampliò il suo respiro. Marie avanzò ancora togliendo l'ennesimo ramo che le intralciava la strada ed arrivò finalmente allo spiazzo in cui si trovava anch'egli. Quante dicerie si sentivano sul suo conto, quante di queste erano veritiere? -Era stato il primo pensiero che la guerriera aveva avuto standogli accanto- E benché lei non lo conoscesse, quel cavaliere le sembrava solamente tanto abbandonato a se stesso.
Anzi, a dir la verità, il Saint della Bussola poco conosceva i cavalieri d'Oro. Del resto anche se allieva di uno di essi, non era una loro pari grado e comunque non vi era mai stato motivo alcuno per cui allacciare un'amicizia. Nel frattempo la piccola conversazione fra i due sembrò perdersi nel vento: per una manciata di minuti regnò incontrastato il silenzio, il quale permise ad entrambi di pensare su quello che era accaduto o su quello che doveva ancora succedere. Silenzio che veniva interrotto forse solo dal canto di qualche usignolo o di qualche alberello di castagno che frusciava facendo ondeggiare le proprie foglie. Sicché, d'improvviso, il Saint di Cancer uscì dal suo insolito mutismo -strano, a prima vista lo aveva creduto un tipo così loquace!- e le espose il problema, sospirando nuovamente: “Sai che siamo sulla stessa barca? Ci aspetta la morte... o meglio, a me neanche spetterebbe...- Dichiarò con un sorriso poco convincente sul viso. -Dovrei essere morto qualche anno fa se non fossi stato risvegliato da Atena.” Un sorriso che seppur irrisorio e sfacciato trasmetteva tanta amarezza.
La osservò, girandosi un attimo verso sinistra, cercando quasi di intravedere la sua reazione in quel volto di porcellana, ma la maschera serviva anche a quello e dunque nulla esprimeva se non la solita espressione. Lei indugiò nel rispondere, tormentando i pochi fiori che la circondavano da quando si era appollaiata sul terreno erboso: “State parlando delle Moire? Un tale Jonah, cavalier del vento mi ha riferito che io sarei dovuta morire insieme ai miei compagni... – Spiegò, ed anche se sembrava decisa nell'affermare quanto riferitole con assoluto distacco non nascose un leggero tremolio nella voce. -...Però io non ho intenzione di lasciare questo mondo solo perché me l'ha dichiarato qualcun altro. E voi, cavaliere del Cancro, non dovreste beffarvi così di un dono che vi ha fatto Atena...”
Quelle parole intaccarono l'interesse dell'italiano, che si spostò il minimo indispensabile per poterla scrutare meglio: “Cosa intendi ragazzina? Ah, tutti voi cavalieri fissati con l'eroismo e la Giustizia! Ne ho piene le tasche di questa ipocrisia...” Protestò esasperato agitando una mano come a voler cacciar un insetto fastidioso.

Voi non credete nella Giustizia?- Chiese così la ragazza interpellandolo di nuovo, mentre nuvole biancastre oscuravano il cielo cristallino. -Comunque non parlavo di eroismo... Non credo di essere un'eroina solo perché non voglio morire, non credete? O forse voi siete disposti a farlo per la causa*?”
No affatto, non ci tengo a schiattare... Né tanto meno Atena vorrebbe la mia morte... dopo che ha smosso perfino l'Olimpo per farci ritornare qui fra i vivi.” Ridacchiò divertito Death Mask sdraiandosi con il busto sulla liscia pietra.
...In fondo una Dea generosa e buona come la Dea Atena non poteva far altro che tentar il tutto per tutto per uomini di valore come i Cavalieri d'Oro..” rifletté ad alta voce il Saint di Pyxis.
Mi stai mettendo nella lista?” La provocò lui, anche se era effettivamente curioso di sapere cosa pensasse di lui. Se era come il suo maestro allora faceva bene a interessarsi: Shura non era così scontato come molti, non lo additava per ciò che aveva fatto in passato. Non lo disprezzava ed era un silenzioso compagno di battaglie pronto ad esserci se ne avevi necessità. Non lo odiava come tanti facevano, senza neppure sapere perché fosse stato così terribilmente crudele con diverse persone. Dunque ammirava quell'uomo perché non si faceva influenzare dalle calunnie che vociferavano su di lui.
Marie alzò lo sguardo, incrociando gli occhi del Saint intenti nel guardarla: “Beh, cavaliere del Cancro, ovviamente nessuno mai potrà dimenticare gli orrori o le misfatte che avete compiuto.- Rispose prontamente lei, ragionandoci, mentre Death Mask annuiva stranamente attento. -Però, d'altra parte, nessuno potrà dimenticare che siete divenuto Cavaliere d'oro non a caso e di come nell'ultima Guerra Santa vi siete legato alla Giustizia, aiutando Atena e gli altri cavalieri a non far trionfare Hades e il suo impero del male...- Si bloccò, un momento soltanto, per far comprendere appieno il significato di quello che voleva intendere.

-...E dunque sì, siete in lista” Concluse infine stiracchiandosi. Non che avesse sonno, c'era abituata dopotutto, però d'altronde aveva passato l'intera notte fuori ad allenarsi.
Il cavaliere di Cancer rimase a quella rivelazione. Un ghigno beffardo gli incorniciò il volto:
Bene, meglio così, non mi piace avere dei sottoposti contro di me... anche perché fanno tutti una brutta fine.” Farneticò alzando il braccio destro verso il cielo roteando l'indice.

Passò così un altro quarto d'ora, lei intenta nell'osservare quel prato che tutto un tratto le era divenuto particolarmente interessante e lui assorto in chissà quale contorto pensiero... o forse neanche pensava davvero, semplicemente non disdegnava la compagnia di quella silenziosa ragazza. L'odore dell'erba si sentiva nell'aria, per semplice merito del vento, e qualche foglia verde vorticava giocosa cadendo poi miseramente a terra.
Sai,- cominciò nuovamente l'italiano, che a quanto pareva non riusciva a rimanere con la bocca chiusa dopo un certo periodo di tempo. -Sei una ragazzina, ma mi piaci.” Le rivelò.
Strappò un filo d'erba per poi metterselo meccanicamente in bocca: “Nel senso, -precisò sogghignando. – Assomiglieresti alle mie amate maschere se non fosse per la tua, d'argento, che non ha un'espressione poi così deplorevole...” Continuò come se per lui quello fosse un discorso normale, anzi persino un complimento.
Marie sapeva bene la storia delle maschere: volti umani che il cavaliere del Cancro usava appendere come decorazioni della quarta casa. Sguardi vuoti e pieni d'angoscia, bocche deformate dall'orrore e dallo struggimento, rughe indelebili che solcavano le guance accentuandone le caratteristiche drammatiche.
Così reali da sembrare finte, false, dipinte da una mano esperta... I trofei di un megalomane che esibiva nel suo tempio le facce degli sconfitti per decantare la sua vittoria personale; i trofei di Death Mask. Perché l'aveva paragonata a quelle orribili maschere? Cautamente cercò lo sguardo di Cancer, poiché così anche se non poteva osservare la sua espressione si potesse percepire nei gesti la sua perplessità. E c'era da immaginarselo il cavaliere scoppiò in una fragorosa risata, quasi ci godesse nel poter affermare che lei era una mocciosa e no, non poteva capire.
E sai un'altra cosa?- Le disse alzandosi a sedere. -Non credo che ce l'avessi sfigurato neppure quando ti è morto quel tuo amico... Crist-…Cris.. sì, insomma quello lì, quel tuo compagno d'infanzia...”
Il cavaliere d'Argento tentò di concepire la logica in quelle fuorvianti affermazioni, ma sinceramente non riusciva a trovarla:
C-che cosa?” Domandò tentennante Marie sperando affinché si spiegasse meglio.
Ma come che cosa! Il tuo volto*, ovvio.” Rispose lui come se fosse scontato. A quelle parole alla ragazza quasi mancò il respiro e lui se ne accorse: “Non che l'abbia visto, francamente ne faccio a meno di uccidere un cavaliere d'Atena proprio ora che mi hanno redento. -Non vorrei mica finire i miei giorni a Capo Sounion- E per di più sai che rottura aspettare tutti i giorni i colpi deboli di una Sacerdotessa Guerriero che spera vivamente di ucciderti... No, no preferisco raccogliere ortiche piuttosto.” Rise nuovamente divertito, facendo poi spallucce come a voler giustificare quanto detto poiché in fin dei conti era solo la sua linea di pensiero.
E difatti Marie, al contrario delle aspettative, non s'offese: In primo luogo si tranquillizzò prendendo un gran bel respiro come se avesse buttato via un pesante macigno e poi alzandosi da terra annuì spiegando che in fondo lui avesse pure ragione. 'Certamente una Silver Saint nulla potrebbe mai contro la casta più alta dei cavalieri di Atena. Sarebbe stata solo una seccatura poiché le sorti sarebbero state, al contrario delle speranze della donna, solo la morte di quest'ultima e un alone di disonore ancora più grande.' In sintesi ciò che gli aveva detto.
Death Mask sputò il filo d'erba: era inconcepibile, come poteva essere d'accordo con lui? Riusciva veramente a fargli saltare i nervi! Era sempre pronta lì a spiegargli i suoi pensieri, che non si sapeva come, non si potevano controbattere...
Dio, quanto le odiava le persone così! Erano così... saccenti. Dichiarava diretta la sua opinione che, fosse contraria o di comune accordo, era comunque e irrimediabilmente perfetta da non poter essere in nessun modo ribattuta.
Lo prendeva in giro, forse? Non poteva davvero pensarla così! Poi ci ragionò su... E sì, dovette ammetterlo, le ricordava proprio Shura. Lui che, in un modo o nell'altro, aveva sempre ragione: e proprio su questa sua caratteristica si era costruita e basata in fondo quella specie di alleanza silenziosa che entrambi avevano, confidando l'uno nell'altro. Era molto simile al suo maestro per comportamento e carattere..!
Però c'era qualcosa dentro di lui che, non sapeva bene spiegarlo, gli diceva che non doveva confondere la personalità del Saint di Capricorn con quella della sua discepola. Erano differenti, molto differenti.
Lei era così naturale... con lui.

Stavo dicendo, – proseguì Cancer aggrottando le sopracciglia, trovando in quel momento il sasso in cui sedeva inspiegabilmente scomodo. -Sì, tu sei riuscita ad avere un contegno persino nella morte. Talvolta mi capitava di vedere i parenti delle persone che uccidevo... Eh beh, se devo essere sincero, erano quasi quasi più sfigurate dalla paura e dal terrore le facce di quelli ancora vivi piuttosto che quelli che erano a terra esamini.” Costatò rimembrando i familiari di uomini, donne o bambini che ammazzava senza una spiegazione apparente.
Era persino tranquillo mentre ricordava il suo passato, quasi come se fosse stata cosa da tutti fare massacri di innocenti... O forse, magari, credeva ciecamente di essere cambiato... dopo la redenzione, dopo la morte e in una nuova vita ancora.

Non vi capisco Cavaliere, cosa state insinuando?” Si era fatta improvvisamente più restia Pyxis, un piccolo brivido le aveva pervaso la spina dorsale.

Un passo furtivo calpestò l'erba, pochi metri dietro di loro.

Il fatto ragazzina è che tu hai pianto, ti sei sfogata e hai reagito. Hai perso tutto ciò a cui t'aggrappavi, e... Eppure hai affrontato bene la morte dei tuoi compagni. No, -ammise dunque il cavaliere d'Oro inchinandosi ad osservare alcuni fiori appassiti.- Non avresti mai potuto stare fra le mie maschere... nè tanto meno fra quelle persone che, povere d'animo, si piangono ancora addosso. Potrei giurarci, il tuo viso non avrà mai un'espressione deplorevole.” E sembrava quasi essere rasserenato da quell'affermazione.
Vi sbagliate.- Rispose con un minimo di sicurezza Marie -Sono fragile tanto quanto quelle persone a cui avete strappato il motivo per cui continuare a vivere...- Ed alzò la testa perché sapeva bene lei che, al solo pensare alla morte dei suoi amici, pungenti lacrime le avrebbero solcato il viso per poi discendere frettolose sul collo scoperto.
Tsk, vuoi metterti a paragone con quella stupida gentaglia? Erano solo rozzi contadini in fondo, non conoscevano manco l'onore o il valore di un uomo!” Decantò Cancer girandosi dalla parte opposta a lei.
-...Ma forse, proprio per questo, non mi abbatto.- Continuò impavida lei, ignorando bellamente quella provocazione. -Le emozioni stesse sono la mia forza. Il mio maestro il Venerabile Shura crede siano solo un peso. Io la penso diversamente. Le emozioni che riempiono un cuore umano fanno sì che ognuno di noi possa passare avanti a quel dolore e continuare a vivere cercando di trovare altrove qualcosa di buono per cui valga la pena restare lucidi... Ognuno ha il suo modo di superare le difficoltà e poi c'è chi le difficoltà non le supera affatto.”

Un altro passo smosse la rigogliosa vegetazione.

Death Mask scosse il capo, rassegnato: aveva a che fare davvero con una bambina, se credeva ancora che nel mondo ci potesse essere qualcosa di buono. Shura difficilmente sbagliava e anche lui era della sua stessa idea. Anzi, credeva fermamente nella legge del più forte. Chi diveniva il più forte e chi riusciva a sopprimere i suoi presunti avversari era colui a cui spettava fama, gloria e potere. E la sua propria Giustizia avrebbe avuto la meglio: altro che sentimentalismi e sdolcinatezze. Non aveva proprio capito niente.

I dodici fuochi della meridiana s'accesero.

Però, inaspettatamente, quando quella ragazza sembrava non avesse più nulla da dirgli, se ne uscì fuori con una confessione che catturò ancora una volta la sua attenzione: “In verità, vi dirò, è ben lontano dall'essere un nobile valore il motivo per cui sono ancora qua... Senza dannarmi l'anima. -Socchiuse gli occhi e strinse forte le mani al petto, le costava davvero tanto ammetterlo: -Vivere, capite? È vero, avete dannatamente ragione quando dite che c'è gente che non si rialza più dopo la perdita di qualcuno a lui caro. Ma Atena solo sa perché ci siano anche persone che, pur di non cadere nel baratro, s'aggrappano ai ricordi, ai momenti belli della loro vita... e cercano di vivere, Vogliono vivere! Sì, sì... di vivere anche per coloro che non vivono più, per la loro memoria, per poterli ricordare e per essere grati di averli conosciuti!- La voce le si era incredibilmente alzata.
La sopravvivenza stessa ne è la causa, ecco. C'è chi muore dentro e chi invece va avanti... Io, Cavaliere del Cancro, come vi ho già detto Voglio vivere*.”
E mai dichiarazione più sincera le era costata tanto. Lei non era solo il gran Cavaliere della Bussola, armatura che le era costata sogni e fatica... No, lei era anche una ragazza, un essere umano che come tutti alle volte era semplicemente egoista... lei voleva restare in vita. Lo spirito di sacrificio era pretenzioso e si sarebbe arresa solo ad Atena, poiché a lei sola aveva dato i suoi voti. A nessun altro.
E fu in quell'istante che a Cancer cambiò qualcosa dentro, la guardò con occhi diversi. Fu in quell'istante che rispose persino ai suoi dubbi e fu sempre in quell'istante che si disse -che sì- c'era qualcosa che gli piaceva di lei. Che aveva ammesso le sue paure, ma era pronta a lottare per vivere. E non era ipocrisia quella. Era testardaggine e mentalità: carattere.

Non ti giudico per questo, credo sia un buon motivo per non cedere tra l'altro.” Detto ciò si alzò e andò a riprendere l'elmo. Quella vicinanza lo scottava.
Doveva rientrare presto nel suo tempio: c'era qualcosa di insolito che lo turbava. Però allo stesso tempo aveva tardato il ritorno proprio a causa di quella conversazione che l'aveva piacevolmente distratto.
Non fece neppure in tempo a tendere il braccio per raccogliere l'elmo che una violenta scossa di luce elettrica lo colpì. Fortuna volle che egli non fosse uno sprovveduto, ma Saint di Cancer e dunque poté schivare il colpo abbastanza rapidamente, giusto il tempo di captarlo, non subendolo almeno appieno.

Rimase nonostante tutto ferito al braccio sinistro.

Mai abbassare la guardia, Cavaliere d'Oro del Cancro! Voi e le vostre chiacchiere sprovvedute!” Dichiarò con un sorrisetto Elikonis comparendo in un lampo di luce. Poi fece un breve inchino: “Ci rincontriamo ancora Death Mask! E questa volta sarà anche l'ultima...- Disse buttandosi a capofitto su Cancer -Devo dire che mi hai reso la vita facile, non ho dovuto neanche attraversare i templi del Santuario per trovarti, Atropo sarà fiera di me.”
Non montarti la testa, pivello.- Rispose prontamente il Cavaliere, che il vizio di attaccar briga con chiunque proprio non l'avrebbe mai perso. -Non è facendo il gradasso con me che vincerai, stanne certo” Schivò l'attacco parandosi con le braccia per poi contrattaccare con un sonoro calcio all'addome del ragazzo.
Marie rimase esterrefatta: quel cosmo che ora sentiva pulsare negativo l'aveva ampiamente percepito in terra di Sicilia! Era dunque quello l'inizio della guerra? Così effimero e solitario? Un giovane uomo che brandendo luce e un'armatura scarlatta chiedeva sangue e morte? Non se ne rese nemmanco conto che, stordita com'era da quell'attacco improvviso, due fredde mani la bloccarono prendendola alla sprovvista da dietro.

Era stata così bene sino a poco tempo prima...

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*causa: ovviamente è un modo di dire, del tipo: “ci vai tu per primo?”, “fai da cavia per vedere se è vero?” e cose così.

*volto: dunque quando diceva che non ce l'aveva, si riferiva al fatto che l'espressione “orripilante, brutta, paurosa” come quella delle sue maschere, lei pareva non averla neppure nel momento del suo pieno dolore -ossia in Sicilia, lì in orfanotrofio-. (e dunque per un attimo Marie pensa che l'abbia vista senza maschera) Ovviamente ci sono dei motivi per cui tiene a dirlo, leggere ù.ù

*vivere: (lunga premessa) okay, chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere. Se la prendete così la mia cara Marie può sembrare una pallosissima e noiosissima Mary Sue *muore * invece spero tanto abbiate compreso il CONTROSENSO. Che fino ad un certo punto lei ha voluto essere l'impeccabile Marie, allieva di Shura... esortando parole che anche con Fish hanno funzionato -seppur ci creda, eh! Okay? Non è che mente- ma che stufano di gran lunga Death Mask perché sono le parole trite e ritrite di quei cavalieri che sono così "ciechi" dal vedere (cercare) SOLO il buono nel mondo. Ed invece, alla fine Marie scopre/svela anche un suo lato, un suo VERO lato, che le costa fatica e vergogna... un MOTIVO per cui lei è ancora viva e non è così affranta come le maschere -o come i parenti di queste ultime- è il fatto stesso del Sopravvivere. Lei vuole Vivere.

Non è forse vero, pensandoci, e molto umano -ma forse meno cavalleresco eh- che chi ha subito tragedie, ma anche una semplice scomparsa di un parente... alle volte si allacci ai ricordi e al voler vivere nel ricordare i momenti belli che le stanno nel cuore? A me sembra molto umano, per di più è successo a molte persone, dunque non credo sia un comportamento così fuori dalle righe. L'ho voluto mettere poiché voglio far vedere una sorta di maturazione interiore, e non solo di lei, ma anche di Death Mask...poiché di lui, alla fine sul suo carattere se ne sa poco e nulla...e quello che si sa...non è poi così “importante”. Dunque una sorta di botta e risposta maturando con ogni affermazione. Maturando lui da quando è da solo, ma che ora non disdegna la sua compagnia, maturando quando si accorge che una personalità non è uguale all'altra (mentre prima, invece, quando uccideva le sue vittime magari le pensava tutte miseramente uguali), maturando quando deve rivedere ANCHE lui la sua linea di pensiero che fino ad allora l'ha portato DOVE l'ha portato...
Okay, mi fermo qua, spero non vi annoi, ma sì... lo so che è SENTIMENTALE questa fan fiction PERO' io tendo sempre a dare una linea di fondo prima di imbattermi nell'
amore, soprattutto quando è difficile parlare d'amore visto che scrivo di un personaggio come DM e di una serie come Saint Seiya... in cui son più cazzotti che dolci creme caramel :) Come ho detto in una risposta ad una recensione: far ragionare e maturare una testa calda come Death Mask (senza cadere nell'OOC) è un'impresa titanica D: farlo più umano poi, è un'impresa ancora più colossale.


Note:

Salve a tutti u.u e insomma, ho fatto una luuunga premessa sull'ultimo asterisco solo perché ritengo sia opportuna =.= e poi ho anche fatto un capitolo più lungo del solito D: e quindi sai che barba x'D io spero vi sia piaciuto, ma posso comprendere se non c'abbiate capito un'acca. -v'aspettavate subito qualcosa eh? Ed invece LoL- Sono soddisfatta di questo capitolo quanto insoddisfatta. Soddisfatta perché io quello che volevo scrivere credo di essere riuscita a farlo, ma insoddisfatta perché NON so se l'ho scritto bene e quindi se sia ...COMPRENSIBILE ç_ç Dunque vi ringrazio ancora una volta per le recensioni, che siano positive o critiche. :)



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Capitolo 17
*** -16 Capitolo Se tu sei con me ***


16 Capitolo

Se tu sei con me



Non toccarla!” Urlò perentorio Cancer, schivando l'ennesimo fascio di luce dell'avversario. Era stramazzato al suolo per un istante: le gambe gli erano cedute per lo sforzo.
Elikonis stava giocando al gatto col topo e sinceramente lui si stava stancando di essere braccato da quel pazzo. Il cavaliere difatti gli lanciava sfere d'energia elettrica ad una velocità impressionante. Luce che gli impediva di veder il nemico e lasciava solo un frangente di tempo per cercare di scappare al più presto dall'obbiettivo. Se fosse stato al suo posto si sarebbe divertito molto di più.- Pensò. -Andare in giro ad uccidere la gente avendone persino la licenza!* Si sentiva leggermente irritato, però osservando come aveva raso al suolo la vegetazione intorno a lui si rese conto di essere pure un tantino fortunato. E proprio cadendo sul terreno si accorse della ragazzina e di come fosse abilmente stretta in vita da una morsa di ghiaccio. Marie infatti stava pian piano congelando: cos'era quel freddo tepore che la circondava? Le sembrava di essere in inverno, ma com'era possibile questo se erano in piena primavera e le giornate divenivano ogni giorno sempre più calde? Un gelo tremendo che le pervadeva le membra e le si infiltrava sin dentro le ossa. Il battito cardiaco le sembrava incredibilmente più fiacco. Cosa le stava accadendo? Come stava il Cavaliere del Cancro? Perché tutto d'un tratto le pesava persino inghiottire la saliva? La mente faticava anche solo a pensare, ma tuttavia questo non le bastò per non comprendere la verità: Assideramento. Stava perdendo i sensi per via di quel gelo che persino il sangue le ghiacciava! Ma... perché?
Cancer strinse un pugno a terra, afferrando forte due ciuffi d'erba, si rialzò immediatamente per contrattaccare gli attacchi di quella fastidiosa lucciola dalla batteria carica. L'avrebbe scaricato, altroché.
Ehi tu!- Lo chiamò. -Dì al tuo amico di farla finita, perché ne ho abbastanza sia di lui che dei suoi ghiaccioli. Se vuoi batterti con me fai pure, ma quella mocciosa lasciala fuori dai giochi...” Concluse allargando le braccia verso l'esterno e guardandolo con stizza.
Cos'é ci stai dando ordini per caso?- Sorrise l'altro mentre teneva ancora stretto fra le braccia la ragazza. -Mi dispiace deluderti, ma deve morire anche lei... dunque secondo dopo, secondo prima... comunque vi ritroverete all'Inferno.” Decretò con nonchalance il giovane, proprio perché la questione in sé non lo interessava minimamente, compiva solo ed esclusivamente il suo dovere di Cavaliere.
Egli aveva lunghi capelli color dello zaffiro, raccolti in una morbida coda ed occhi neri come il petrolio. Dall'accento che aveva poi si potevano intuire le sue origini Statunitensi.

Allora proprio non ci tengo ad avere un viaggio di sola andata per l'Ade!- Comunicò con falsa esasperazione Cancer, mettendosi nuovamente in posizione d'attacco. -Ma, toglimi una curiosità, tu... chi diavolo sei?” Ridacchiò.
I due cavalieri del Destino si lanciarono uno sguardo perplesso prima di rispondere, sinceramente stupiti dal comportamento del Cavaliere del Cancro. Non erano dunque poi così infondate quelle dicerie sul suo conto: cinico e spietatamente egoista. Con un ego smisurato per di più.

Non gli importava forse nulla di quella Silver Saint?

Seth questo il mio nome, Cavaliere del Destino decretato. -Rispose quello turbato lasciando la presa su Pyxis. -Possibile non t'interessi la sorte di questa ragazza?” I polsi e le gambe di Marie erano paralizzati dalla temperatura glaciale che l'attanagliava, ma che per ora si stava fortunatamente stabilizzando. DeathMask digrignò i denti ancora una volta, mentre lottava corpo a corpo con il Cavaliere dai biondi capelli. La scintillante Cloth d'Oro si mischiava con quella rubino del suo avversario. Si lanciò in picchiata su di lui, atterrandolo, per poi continuare con una raffica di pugni ben assestati: ora lo doveva stare a sentire.Non è che non me ne importa... Il fatto è che... -Lo scaraventò lontano con un buon gioco di gambe che gli permise di far lui la prima mossa. -Anf... Non è con dei sporchi trucchi come questi che mi annienterete. Siate più leali, la slealtà sarà pur una cosa che m'appartiene no? Fantasia, ingegno ragazzi!” E detto questo osservò ancora una volta quel ghiaccio che intrepido si stava insinuando sempre più sulla pelle di Pyxis.
Poi un sorrisetto divertito gli dipinse le labbra: “Mocciosa, non volevi forse vivere?- Le urlò con quanto fiato gli rimaneva. -Cos'è il tuo tom tom* s'è perso? Guarda che quella non è la via giusta per restare in vita.” Non aveva intenzione di preoccuparsi per quella ragazza, era un'allieva di Shura dopotutto. Anzi, quello che gli premeva adesso era il non rimetterci le penne: doveva stare all'erta e non farsi prendere dalla foga, ma voleva anche dargliene di santa ragione dopotutto. Perché unire l'utile col dilettevole non era mica proibito e lui si era sempre divertito un mondo a far guerriglia.
Alzò un attimo lo sguardo e percepì forte e chiaro altri cinque cosmi che avevano infranto e oltrepassato la divina barriera posta sul Santuario.
Sette? Sette dunque erano i Cavalieri del Destino?

Un dolore acuto s'insidiò pericoloso sul corpo del Cancro riportandolo alla realtà. Come un accecante raggio che gli perforava e dilaniava la schiena sino alle spalle.Pensi per caso che abbia un solo colpo in canna? Ti converrà usare i tuoi attacchi migliori, Cancer!”
E rovinarmi così tutto il divertimento? Aspetta, dai... Per chi mi hai preso? Sai da quant'era che non venivo più alle mani!” Lo sbeffeggiò il diretto interessato cercando di fermare l'emorragia di sangue che aveva a causa del colpo subito. Sputò il sangue che gli colmava la gola, sino a far divenire scarlatte le proprie labbra. Gli occhi gli brillavano, come se da anni non avesse aspettato altro che il nemico perfetto.
Ma sì, fai pure come vuoi, tanto il tuo destino è di marcire in questi luoghi.” Gli rispose Elikonis per poi tornare alla carica.



Nel frattempo, alle mura del primo tempio, si stava per consumare un altro scontro di quella guerra che sembrava così irrealistica dal potersi considerare ancora una bazzecola.
Mu, cavaliere d'Oro dell'Ariete, osservò con attenzione la scalinata davanti a sé, dalla quale sopraggiungevano cinque ragazzi delle Moire cavalieri e di questo soltanto si stupì.
Difatti due erano i cosmi che aveva percepito non molto lontano dalle dodici case, cinque della stessa potente energia si apprestavano a venirgli incontro. Se i calcoli non v'erano errati, i sensi non lo avevano tratto in inganno e la vista neppure dunque sette erano i Cavalieri fedeli alle Divinità del Destino. D'impareggiabile qualità però, che potevano addirittura esser comparati ad un cavaliere d'Oro se non quasi ad un Giudice degli Inferi.
L'ordine di Atena però era stato quello di pregare i suoi Saints di non fare inutili spargimenti di sangue e che, soprattutto, qualunque cavaliere del Destino che avesse aperto gli occhi o si fosse arreso avrebbe avuto salva la vita. La Dea Atena del resto non tollerava gli spargimenti di sangue, se non erano essi strettamente necessari per intenzioni e fini devoti all'umanità. Però, come poteva lasciar sì che morissero per volontà del Fato uomini macchiati dell'unica colpa d'esser morti per lei? No, non l'avrebbe permesso,  dunque era pronta alla battaglia, seppur a malincuore. Sarebbe stata una guerra rapida, dodici ore, come dodici i cavalieri dello zodiaco. Dodici uomini che avrebbero combattuto per non far soccombere loro o i propri compagni d'armi; i loro amici. Sei avrebbero combattuto per non morire, altri sei avrebbero combattuto contro quel destino tiranno.
In più, Lady Saori sapeva che quei poveri guerrieri erano stati soggiogati dalla Divina Atropo, quindi non erano realmente sotto i comandi delle tre Divinità sorelle come ben pensavano, ma al contrario solo di quest'ultima. La faccenda era sin troppo complicata e per ora l'unica cosa da fare era quella di sperare che tutto andasse per il meglio e di richiedere un'intercessione proprio con Cloto e Lachesi.
Sicuramente se avessero ascoltato le sue parole, non avrebbero appoggiato la loro sorella. Ma il tempo le era nemico e la fiammella della prima ora stava or consumandosi per poi sparire allo scoccare della seconda.
Non che fossero sordi i cuori delle due divinità della nascita e dello scorrere della vita, però era cosciente che l'anziana Atropo le aveva plasmate per averle al proprio fianco. Muovendosi insieme e dichiarando guerra a nome del Destino infatti, poteva non sembrare un suo interesse personale, ma un intenzione divina. Cosa che non era e lo sapeva, Atena, molto bene.
Però le sarebbe costato tempo e fatica, riuscir a far risplendere l'antica fiamma della ragione nelle due sorelle e pregava affinché i suoi cavalieri riuscissero prima in quel miracoloso intento. Del resto il cuore umano così tante volte aveva paralizzato lo spirito di un Dio, perché così ricco e colmo di sentimenti e gesta.

Mu li scrutò ancora: cinque ragazzi soggiogati dal volere di un altro. Per un attimo gli sembrò di ritornare indietro nel tempo e rivivere quasi in prima persona ciò che era successo lì al Santuario con Arles. Sussultò quel poco, per poi soffermarsi a rimirare quelle sgargianti armature color cremisi. Stavolta però, non avrebbe ceduto il passo, né quelle Cloth avrebbero avuto un trattamento prima di poter proseguire. Avrebbe lottato e, come detentore della prima casa, avrebbero dovuto batterlo prima di passare oltre. Fece due passi avanti, uscendo dall'ombra del suo tempio, per poi indirizzare il suo sguardo su di loro: “Giungete sin qui pur sapendo cosa vi aspetta cavalieri, venite qui per portare morte, sangue e rancore. Chi vi dice che voi siate nel giusto?” Comunicò con voce pacata, quasi con naturale franchezza.
Sciocco.- Sibilò Helene. – Il Destino non deve essere giusto per poter essere eseguito. Il destino è legge. Che sia una legge di giustizia non l'ha mai detto nessuno.”
Fa silenzio Helene, dobbiamo proseguire senza creare ulteriori problemi. Non farti nemico chi invece puoi risparmiare. Trattieni il fiato per qualcosa di più utile.” Decretò Menas alzando una mano verso destra per far tacere la ragazza. Rimasero sull'attenti solo pochi istanti, per poi superare in corsa il Saint dell'Ariete che era rimasto inerme sulla soglia della prima casa. Non una smorfia sul viso diafano del ragazzo. Neppure un leggero sguardo. Li fece passare senza battere ciglio. Una leggera brezza di vento gli mosse piano i capelli violacei, poiché egli teneva l'elmo nel braccio sinistro.

Superarlo è stato proprio un gioco da ragaz- Non completò però quella frase, il cavaliere del Destino irrisolto, poiché finì per sbattere contro un qualcosa di invisibile. Therapon scattò di qualche passo indietro, Menas guardò immediatamente l'artefice di quella parete trasparente.Non vi ho concesso il passaggio, cavalieri delle Moire” Disse Mu in un flebile, quanto sicuro, sospiro socchiudendo leggermente gli occhi. Poi un fascio luminoso colpì i presenti: l'Ariete aveva attaccato. 
Non uno di voi passerà la mia dimora.- Dichiarò perentorio. -Starlight Extiction!” E, enunciato il colpo, li teletrasportò nuovamente di fronte a lui, all'interno del tempio. 
E soprattutto non così facilmente.”
I cinque si guardarono in prodigioso silenzio, poi un sussurro: “È stato lui.”
 
Siamo di nuovo al punto di partenza." Mormorò un altro, a bassa voce, stringendo i pugni. Il quarto cavaliere invece sorrise saltando velocemente in alto: “Ma non per molto: Silvery Dust!” Restando sospeso in alto, generò dalle sue mani una potente polvere argentata, che al tatto sembravan come milioni e milioni di granelli di sabbia, ma dall'insolito color dell'argento. Una grande bufera si scatenò all'interno della prima casa, indirizzata proprio contro il proprietario del tempio che si parò con l'ennesimo Crystal Wall.
Il ragazzo dalla curiosa somiglianza con Mime di Asgard, ma dagli splendidi occhi azzurri e dai capelli color della terra d'Oriente, approfondì l'attacco mentre un sorrisetto di vittoria gli incorniciò il bel volto. Appena finito il polverone -che si era venuto a creare per il grande impatto contro la parete invisibile- l'unico cavaliere che si ritrovò dinanzi a sé Aries, fu il cavaliere che aveva procurato quella gran tormenta.
I due rimasero inermi l'uno a contemplare gli occhi dell'altro, entrambi ancora con le mani protratte a formare il loro attacco*:
E così hai fatto fuggire i tuoi compagni permettendo con questo tuo attacco che io non li raggiungessi.” Affermò Mu con un tono leggermente alto, comprendendo immediatamente la situazione.
Infatti a causa del colpo inflittogli il cavaliere dell'Ariete aveva dovuto innalzare la sua tipica difesa di Cristallo e lasciar così privo di barriere il passaggio per uscire fuori dal suo tempio. Non che fosse durato un'eternità quell'attacco, ma in quei pochi istanti gli altri guerrieri delle Moire ne avevano approfittato per aggiudicarsi l'uscita.
“L'acume non ti manca, vedo. Ma sii onesto e combatti contro il tuo avversario. Non teletrasportarti altrove per scappare.” Lo schernì quanto raccomandò il cavaliere dai capelli castani.
“Non lo farò. Ma permettimi un'osservazione: prima di riuscir a superare la seconda casa Tauros fermerà i tuoi compagni, stanne certo.”

Le nuvole bianche in cielo divennero grigiastre, il sole fortunatamente era sorto ormai da un bel po', altrimenti avrebbe avuto l'amaro colore del sangue.*



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*licenza: sì, sì mi sono basata nel dire quella specie di “battuta” sul fatto del film “007, Licenza d'uccidere” eh il caro James Bond ù_ù

*tom tom: mia licenza poetica questa invece. Diciamo che ce lo vedevo troppo DeathMask a urlarle contro ricordando tra l'altro che lei è il Cavaliere d'Argento della BUSSOLA. (Bussola=via= tom tom= indicazioni insomma) ughh. Me la potevo risparmiare. Forse.

*attacco: tipico, ma fa così tanto di scena LoL. Nel senso: Mu è ancora con le mani in avanti anche se ora non ha più la sua difesa e il cavaliere che ha generato quella tormenta di polvere ha ancora le mani a formare il suo attacco anche se finito.

*sangue: Io mi rifaccio ad una frase piuttosto nota, comunque è abbastanza 'conosciuto' il fatto che si dica che quando l'alba è colore del sangue è per i caduti che sono morti entro la notte. -o il giorno prima-


Salve! Allora intanto qui si scoprono alcune cose ed altre le ci accennano -ovviamente le mazzate continuano?-
PS: Mu non è fesso. (Ma del resto fra cavaliere è usuale l'uno contro uno, ecco).


Ultima cosa, sicuramente sarà difficile ricordarvi il nome di un cavaliere del Destino o anche di cosa ha (luce, ghiaccio, polvere etc) o anche solo di quale destino è protettore, dunque dal prossimo metterò una piccola scheda per ogni cavaliere, spero vi aiuti a capire meglio :)

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Capitolo 18
*** -17 Capitolo Questa si chiama Esperienza! ***


a fine Capitolo la scheda*

17 Capitolo

Questa si chiama Esperienza!



La parità fra i due sfidanti non era poi così scontata: Mu poteva sì erigere difese e colpire il suo avversario con l'energia del suo cosmo, però per quanto si sarebbe prodigato lo scontro? Riusciva a parare i suoi colpi così come ad attaccarlo, ma in fondo questo valeva anche per il nemico che prontamente riusciva a bloccare o, alzandosi in volo, evitare gli attacchi di Aries. Non aveva poi tutto questo tempo! Più che una battaglia gli sembrava una dimostrazione di chi sarebbe riuscito a prevalere sull'altro; e non era ciò che voleva. Sulla meridiana infatti la fiammella della prima ora stava venendo meno. Senz'altro anche Aldebaran stava dando spettacolo dei suoi attacchi più potenti; se tendeva l'orecchio poteva quasi percepire il grande frastuono che riecheggiava nel secondo tempio.

Qual è il tuo nome, ragazzo?” Gli chiese Mu, mentre per un istante soltanto dilagava il silenzio dopo l'ondata d'urto dell'ennesimo colpo infertogli dal cavaliere del Destino.
Perché t'importa? Non è sapendo il mio nome che vincerai.” Inarcò un sopracciglio il giovane, mentre lo guardava dall'alto. Lunghe ali spiegate lo sostenevano, dallo stesso scarlatto colore dell'armatura. Fluttuava nel centro della stanza mentre a terra, poco più distante da lui, c'era l'elmo. Più che un elmo si poteva considerare un gran diadema che gli incorniciava metà del capo per poi disporsi simmetricamente sino al toccargli con gli spuntoni i lati del volto.
Del resto in battaglia non è poi così importante un nome. Non uno come il mio almeno.” E mostrò una strana smorfia, quasi stesse cercando di cancellare qualcosa che gli era passata per la mente. Lasciato alle spalle quell'attimo di esitazione si buttò a capofitto sul cavaliere dell'Ariete cercando di penetrare con i suoi colpi la potente barriera di Cristallo che nuovamente egli aveva eretto.
Pecchi di presunzione se credi di riuscire ad infrangerla! Questa parete ha sopportato ben più grandi attacchi e, se non il mio maestro, mai nessuno è riuscito a romperla con tanta facilità!” Commentò Mu fronteggiando l'avversario.
Ma questo era solo un diversivo, infatti.- Rispose l'altro, corrucciando lo sguardo. -Studiandoti un po' ho potuto costatare quanto sia misero il tuo Crystal Wall. Forte certo, quasi indistruttibile, ma non c'è parete al mondo in cui sottilissima polvere non possa passare...” Dichiarò rilassando i tratti del volto.
Puoi teletrasportarti dove vuoi, questo è vero, ma non potrai scapparmi per sempre. La tua parete ha una falla: dura troppo poco*. -Spiegò il cavaliere mentre schivava un colpo di Aries che gli era arrivato da destra. -Certo, tu bilanci questa carenza con il teletrasporto in modo impeccabile, in fondo sei un Cavaliere d'Oro... Ma troverò il momento opportuno e ti bloccherò.”


Le sarebbe venuta una crisi di nervi: mai in vita sua era stata così ferma. Neppure quando le era mancato il fiato dopo l'ennesimo allenamento con Shura. Sì, il Sommo Shura...

Sei pronta? Ricorda: impara a calmare il tuo spirito e combatti per indole giusta. Solo così il tuo colpo sarà efficace.”
Sì maestro.”
Ehi mi stai ascoltando? Marie mi raccomando, non tradirmi e metti in atto i miei ultimi insegnamenti e tutta la pratica che abbiamo fatto prima della guerra.”

Ricordi; i ricordi erano l'unica cosa che non cessava di tenerla sveglia. Come un marinaio che anche nel naufragar della sua nave pensa alla sua famiglia, o alle pinte bevute insieme all'equipaggio. O spera solo, pensando a cose future, che presto la tempesta se ne vada.
Una lenta agonia. Non riusciva a sopportarla! Non riusciva a sopportare di essere inutile ancora una volta. Ma non perché era un'eroina e voleva salvare Cancer no, solo un po' di amor proprio... si stava stancando di essere sempre, per un motivo o per un altro, l'assurda spettatrice di un teatrino costantemente uguale. Sì, e poi come le aveva ricordato il Saint del Cancro... lei voleva vivere.
Che buffo, voleva vivere e ora si stava lentamente spegnendo fra i ghiacci. Marie, così abituata al bel sole di Sicilia, al gran caldo di Grecia... Strinse i denti, mordendosi le labbra: ecco, un poco di caldo le colò giù per la gola. Gli occhi vedevano appannato... non sentiva più il tremolio che fino ad allora l'aveva accompagnata. L'unica cosa che le bruciava ancora in corpo e sentiva sin troppo chiaramente era il suo cosmo. Un cosmo color indaco che le dava quell'ancora di salvataggio in cui dannatamente annaspava. Poi lo vide: Uno dei due cavalieri del Destino si era abilmente allontanato lasciando all'altro l'ingrato compito di uccidere entrambi. Ma sì, ovvio, quello era sicuro che uno potesse bastare... del resto, lei era fuorigioco e un Gold Saint sembrava avere le stesse probabilità di vittoria quante quelle dell'avversario. Si eguagliavano in forza...

...Ma non sempre era la forza il punto principale per cui un Saint d'Atena riusciva a vincere e lei questo lo sapeva, glielo avevano insegnato. Era l'ideale quello che ti spingeva a fare atti al di fuori delle proprie facoltà. Più l'ideale era grande e ci si credeva, più le speranze divenivano grossomodo realtà. Già, proprio come era successo a quel Cavaliere di Bronzo quando aveva affrontato il suo maestro: lui aveva vinto poiché aveva avuto dalla sua parte la Verità, la vera Atena. Quale miglior ideale per un Cavaliere devoto alla divinità della Giustizia!
Atena... aiutami, ti prego!
Aveva così disperatamente urlato nella sua mente.
Non voglio morire...

DeathMask balzò all'indietro, ritrovandosi ancora una volta faccia a faccia con chi lo voleva morto: “E così siamo solo noi due, eh!- Rispose osservandolo con una punta di perversa malizia negli occhi. -Vedo che alla fine, non sei poi così scorretto come credevo... dunque potrò usare uno dei miei assi nella manica. Sì, del resto quello che ama fare piazza pulita sono io..” Un sorriso laconico gli dipinse il volto. Un sorriso da DeathMask.
Elikonis lo guardò allibito, sinceramente non aveva mai visto nulla del genere in vita sua: una coltre di nebbia lo avvolse. D'altronde un conto era sapere i suoi attacchi, il carattere del cavaliere del Cancro o la sua mentalità, un altro conto era ritrovarsi a conoscere tutto ciò.

Cos'é “Miss ti leggo la mano poiché so il tuo destino” non sapeva il fortunato colpo di cui tanto si vanta Cancer? Male amico, molto male.” Solo pochi istanti prima aveva alzato l'indice della mano destra, con un solo movimento rotatorio del dito aveva fatto apparire una sorta di nebbiolina grigiastra-violacea.
Però non contemplò di finire l'attacco,- come inizialmente voleva fare- perché qualcosa... un bagliore improvviso e che no, non proveniva dal Cavaliere del Destino Luminoso, lo distrasse: anche se per pochi momenti, quella lucentezza che proveniva proprio dal Saint di Pyxis l'aveva sorpreso.
Erano le vestigia della Bussola! Il cosmo di Marie l'aveva forse richiamata a sé? E si stavano per di più disponendo in una strana posizione: l'ago della Bussola, che una volta indossato era niente di meno che il diadema della ragazza, stava pian piano bucando con il calore del cosmo il ghiaccio che la immobilizzava.

Dannazione!” Aveva immediatamente esclamato Elikonis, scattando con una mossa repentina in avanti, quasi lasciandosi alle spalle quel via vai di nebbia che lo aveva avvolto sin quasi dentro l'anima.
A-ah fermo là!- Pronunciò in un ghigno il cavaliere del Cancro, alzando nuovamente il braccio. -Non vorrai abbandonare proprio ora il duello! È stata sì un'imprudenza lasciare quella ragazzina ancora in vita... ma che volete, l'arroganza alla fine si paga...” E sembrava quasi che stesse parlando di sè.
Certo che se temete un cavaliere d'Argento...” Furono le ultime parole, prima che entrambi i cavalieri scomparvero dalla visuale di Pyxis. O meglio, entrambe le loro anime erano scomparse, ma il corpo di Elikonis come morto era adagiato sulla terra spoglia.

Nel frattempo la prima fiamma della meridiana si spense, mentre anche la seconda iniziò la strada verso quello stesso declino. Marie si accasciò faticosamente a terra: se già un cavaliere del Destino era riuscito a prenderla di sprovvista e a farle fare quasi quella misera fine, doveva restare all'erta. Le sue membra furono ricoperte nuovamente dall'armatura ottenuta solo pochi giorni addietro e, anche se infreddolita, le forze sembrò non averle perse. Si guardò attorno scrutando attentamente ogni minimo dettaglio: no, erano davvero scomparsi i cosmi di DeathMask e Elikonis, non c'era dubbio. Che davvero l'avesse portato alla bocca dell'Ade? Ormai posto desolato e senza padrone?
Si alzò in piedi, riprendendo pian piano contatto con il suolo: non doveva essere passato molto da quando era stata ghiacciata da Seth, eppure la vegetazione intorno a lei era del tutto distrutta... forse il duello era stato più cruento di quello che aveva intravisto. Sospirò: non era il momento di farsi tante domande. Doveva rapidamente seguire il Cavaliere che le era scappato. Sapeva dove stava andando, sapeva che prima o poi l'avrebbe raggiunto.
Cos'era quello strano ardore che sentiva nel petto?
La fiamma che si accende e arde nel preciso istante in cui un cavaliere comprende il suo ruolo. Gli avrebbe detto il suo maestro.

Perché? Perché non esiste luce! Perché non posso crearne!” Si stava dannando Elikonis, mentre colpiva sempre con minor forza la Cloth del Cancro.
Un altro sorriso comparve sulla bocca scarlatta del ragazzo: “Semplice cavaliere, qui io gioco in casa... e tu non puoi vincere. È stato bello... - Sembrava quasi misurare le parole -...era da tanto che non lottavo così.”
DeathMask poteva infatti teletrasportarsi anima e corpo nello Yomotsu Hirasaka, mentre Elikonis era solo una delle tante anime che fragili potevano cadere nel baratro. La bocca per scendere negli Inferi non era cambiata drasticamente. Le anime, solo, dopo la perdita del Dio dei morti si ammucchiavano con maggior possenza senza poter cessare del tutto la loro esistenza terrena, vagavano senza poter cadere.
Sai, si dice che più potente sia l'ideale per cui si combatte e più l'avversario non possa vincere... -Avanzò verso il cavaliere calpestando terra bruciata -...Però devi sapere che io non ci credo molto... Ho proprio tutt'altra filosofia. Secondo me vince chi è più furbo... per capirci: chi è più forte. E qui sì, sono senz'altro io il più forte.- Schioccò un sonoro verso con la bocca.
-Però... sappi un'altra cosa: siccome non voglio ritrovarmi con un piede nella fossa o senza armatura un'altra volta, non commetterò lo stesso errore...- Si avvicinò al ragazzo e lo scrutò: -Arrenditi. Non devi morire solo perché non riesci a battermi... So cos'è il valore della vita, l'ho provato sulla mia pelle. Dammi retta e arrenditi.” In tono brusco quanto atono gli stava lanciando l'unica opportunità di far finire quella sciocca disputa. Entrambi c'avrebbero guadagnato.
Elikonis avrebbe avuto salva la vita, di questo Atena sarebbe stata contenta, Cancer lo sapeva. E lui, DeathMask, avrebbe avuto ancora la fedina pulita dall'ultima volta che era tornato in vita. Era cattivo, mica scemo.

Mai! Atropo mi ucciderebbe piuttosto! Devo portare la tua testa, altro che mettermi in accordo con te!”
E allora muori.” Pronunciò leggermente irritato il Saint del Cancro. Prese l'anima del nemico e si teletrasportò di nuovo nella terra dei vivi. Gli bruciava il fatto che per una volta sola in vita sua che aveva avuto quasi pietà, o chissà cos'altro, quello stupido non aveva voluto ascoltarlo. Sapeva il costo di una vita. Lui stesso era morto, forse solo per questo adesso non voleva sprecare inutilmente quell'anima che oltre ad essere un suo nemico... era solo un ragazzo, persino più piccolo, ma decisamente più caparbio. DeathMask si riteneva un uomo senza morale alle volte, ora che ci pensava in quella situazione sarebbe sicuramente passato dalla sua parte piuttosto che morire a quel modo.
Era stupido ed infantile Elikonis. O forse no, era persino più maturo di lui...

In Ade non c'è Luce che tenga*, cavaliere del Destino Luminoso. Nella morte non c'è mai Luce.”
Nella morte non c'è mai luce.



Fu un rumore sordo, quello. Cadé all'indietro sentendo le forze venirgli meno, non si sentiva più le mani... non si sentiva più niente. Persino il desiderio di pensare gli era bloccato.
Rimasero fermi entrambi, scrutandosi a vicenda. Poi una caduta libera... ed un'altra ancora. Mu era stato il primo a cadere. Ma lui era un cavaliere d'Oro e sino all'ultimo istante si era meritato quel titolo.

Sei vivo Aries?” Chiese il Cavaliere in un affannoso respiro spezzato. Non si potevano osservare, come solo poco tempo prima avevano fatto. E forse il tiepido calore che perveniva dal loro corpo era la sola prova che entrambi erano vivi. A terra, ma vivi.
Sì,- rispose ansante il Gold Saint. -Ora mi dirai il tuo nome?”



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*poco: Mi sono rifatta alla descrizione del colpo “Crystal Wall”, dunque: ha il difetto di non avere grande durata nel tempo e di poter essere distrutto se il colpo è particolarmente forte.

*tenga: ovviamente questo è un mio punto di vista. Mi sono immaginata che Elikonis, prendendo i suoi poteri dalla luce, in un regno dove cala l'oscurità o comunque la morte -anche se senza Hades- non riuscisse a farsi prevalere. Sulla terra magari erano bilanciati, ma invece lì senz'altro aveva più potere DeathMask mentre i poteri dell'avversario erano quasi nulli. Ho optato per questa scelta, che sicuramente a molti di voi farà storcere il naso -lo so, lo so- ma volevo inanzi tutto far comprendere altre cose: ossia DeathMask che in fin dei conti non è così spietato come una volta, certo magari lo fa per non morire di nuovo -e ad opera di Atena stavolta xD- o perché non gli andava, però... me lo sono immaginato come un simbolo del fatto che “pensando, rimuginando, provando pietà o quello che è” sia maturato, che sapendo il valore della vita... anche con il suo carattere cinico, non voglia uccidere così un valido nemico, nonché ...uomo.


Dunque, eccomi qua D: Sì, io concludo sempre molto male >.< ma mi piaceva far vedere che i nemici non devono per forza essere “saccenti e stronzi” ma che possono anche essere validi avversari, seppur appunto con ideali diversi -che siano ideali grandi o no-, e riconoscere la medesima cosa dell'altro. Nel senso... il fatto che abbiano combattuto sino allo strenuo è indice sì di grande forza di entrambi ...ma che comunque non volevano uccidersi a vicenda. 

PS: Sull'entrata agli inferi è una mia personale visione, giacché è sì vero che anche senza Hades... l'Ade continuava a sussistere, okay, ma dopo quest'ultima guerra santa... uhm, le pover'anime non vanno proprio da nessuna parte (?)

RINGRAZIO ANCORA VOI TUTTI CHE COMMENTATE, grazie davvero!


.AH-AH D: Ora c'è una piccola scheda su UN personaggio D: (se volete leggerlo, ovviamente)! Colui che ha combattuto contro DeathMask ♥


CAVALIERE DEL DESTINO LUMINOSO:

Nome: Elikonis

Anni: 21

Nazionalità: Greca (anche il suo nome ha origini Greche)

Luogo d'addestramento: Grecia

Colore occhi: neri

Colore capelli: Biondi sino alle spalle

Carattere: impulsivo, diretto, schietto, determinato.

Attacchi: Light Ray (che appunto sarebbero i raggi di luce che lanciava), Imperial Sun

Armatura: Rossa Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette Cavalieri devoti alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano il proprio Destino. Ha l'elmo che gli copre la fronte per poi finire a punta nel mezzo degli occhi.

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Capitolo 19
*** -18 Capitolo Non è il momento di Fermarsi ***


a fine capitolo la scheda*

18 Capitolo

Non è il momento di fermarsi



Il sole sembrava essere scomparso: al suo posto una coltre di nuvole grigiastre continuava ad addensarsi repentinamente, ricoprendo quasi del tutto quella volta celeste ormai priva di luce. Forse un brutto presagio, forse solo brutto tempo.
Il cavaliere della Bussola si fermò per un istante, incerta: era quasi giunta a destinazione -la prima casa dell'Ariete- quando aveva chiaramente percepito il ritorno nei pressi del boschetto del vasto cosmo del Saint di Cancer.
Dell'altro, invece,
non ve n'erano tracce. Strinse i pugni, sino a che le nocche perdendo quasi il loro colorito naturale non le fecero male. Adagiò lungo i fianchi le braccia, chinò la testa. Boccheggiò come a voler sentire l'aria che, arsa, le riempiva i polmoni...
Elikonis era un suo nemico, Elikonis era contro Atena, era contro i suoi ideali... Ma allo stesso tempo era forse giusto uccidere un uomo solo perché egli la pensava diversamente e serviva devoto il Destino? Quanti ne erano morti, quanti altri ancora ne avrebbe visti morire sul suo cammino? Che non avrebbero avuto una tomba, una memoria e un fiore?
Perché tutto questo? Perché nessuno poteva comprendere il grande amore della Dea Atena?
Le partì inavvertitamente un singhiozzo che, prontamente, riuscì a sopprimere: non doveva piangere, non doveva cedere e non doveva farsi soggiogare dalla pietà. Era una donna, ma inanzi tutto era un cavaliere. Più volte doveva farsi ammenda di questo per continuare a persistere nella sua causa. Un ultimo sguardo alla Meridiana, che spenta la prima fiammella ora segnava undici fuochi rimasti, poi salì i gradini.
Quando era ormai arrivata all'entrata del primo tempio sentì piacevolmente l'aura dorata del Cavaliere del Cancro affiancarla. Era giunto anch'egli. Scrollò le spalle e osservò la penombra della casa avanzando con passo felpato sino ad attraversarne la soglia e, come scortata, dietro di lei vagava l'ombra di DeathMask. I tacchi di Marie emettevano un rumore sordo e metallico sulla superficie piana del pavimento il quale, inaspettatamente, era ricoperto da una strana polvere color dell'argento fine come la sabbia del mare.
Pyxis la toccò e quella al contatto con le dita si sbriciolò, a tal punto che sparì in un brillio argenteo. Percorse ancora alcuni passi, il respiro calmo e profondo di Cancer che la seguiva, poi lo vide...
Forse le era persino mancato il respiro per un attimo, ma poi era corsa senza esitazioni verso di lui:
Grande Mu!- Urlò spaventata, con l'eco solitario della sua voce che vagava nel tempio. -Grande Mu, vi prego destatevi!” Sapeva che non era morto, ne aveva la certezza sin dentro le ossa percependone il dolce calore del suo cosmo dorato. Però vederlo lì, atterrito, neanche in grado di alzarsi... Per un istante pensò persino che la sua mente l'avesse tratta in inganno, che avesse fatto cilecca, che quel cosmo che luccicava come una chiara aureola attorno al corpo del Cavaliere fosse solo una sua mera illusione nel volerlo vedere vivo. Ritrovare vivo.
Tuttavia il Saint dell'Ariete era davvero in vita, non era una sua testarda e voluta utopia(!) Si mosse un poco, mentre una ciocca violacea dei suoi capelli era ancora ricoperta di polvere argentata.

M-Marie...- La chiamò lui, monocorde. -Presto... ar.. arriveranno i Caval..ieri di Bronzo...” E le sorrise, pacato e sin troppo calmo per quella situazione. I Cavalieri di Bronzo? Quali? Tutti? O quelli che avevano tentato -e riuscito- la scalinata alle dodici case? Quelli che avevano sconfitto il sopito Dio Poseidone? Quelli che avevano combattuto e prevalso contro gli Specter e il Dio dell'oltretomba Hades? Perché riponeva tanta fiducia in dei semplici cavalieri di casta inferiore a lui? Era insensato...

Era come sperare nell'ardire che il suo maestro facesse affidamento su di lei, oltre che su se stesso!

Il Saint del Cancro intanto, destando lo sguardo altrove aveva potuto notare un paio di orme farsi strada sul pavimento, lucido, colmo ancora di polvere. Un paio di orme* che non erano due come all'inizio del percorso, ma quattro. Seppur due erano più ferme e impresse in quel marginale strato di polvere mentre le altre più indecise e instabili. Guardò l'uscita del tempio: proprio lì le orme conducevano.
Così rivolse lo sguardo nuovamente sul Cavaliere ferito e, accorgendosi or ora, poté costatare con i propri occhi un dettaglio che prima non aveva rilevato: una sagoma, sempre sul pavimento, ove non riposava alcun granello di quella strana sabbia: “Il tuo nemico... dov'è? - Gli chiese, scettico -Quello che ti ha ridotto a questo mod- ...Seth l'ha portato via, vero Ariete?” Lo interrogò con tono inquisitorio Cancer, senza provare pietà per le condizioni del compagno. Forse, la pietà, l'aveva proprio persa pochi minuti prima.
Marie si accigliò, guardandolo imperscrutabile mentre affaticato Mu gli rispose: “Sì. Se... ti riferisci ad un cavaliere dalla stessa armatura rossa. Sai DeathMask,- cercò di mettersi seduto e poggiando bene le mani al suolo riuscì nell'intento. -Loro non sono malvagi. Il loro cuore è puro e privo di malignità... potrei quasi dire che troverei più male in te... che in loro... Purtroppo però non mi è... no, non mi è concessa la pietà ...davanti ad un nemico di Atena...e...- Continuò con aria seriosa.

Falla finita.- Lo interruppe però l'Italiano. -Non mi interessa cosa ne pensi. Loro vogliono la mia morte e io non sono disposto a regalargli la mia testa. Che ti siano più simpatici di me questo a me non interessa.”
Marie li guardò, torva: era insensata quella disputa. E forse per la prima volta, non sapeva davvero a chi dare ragione. Il Sommo Mu, la ragazza, lo considerava uno fra i più grandi Cavalieri che mai avesse conosciuto, amava di lui quella sua aria pacifica, atona, tanto quanto decisa e letale contro i nemici. Come dargli torto sul fatto che anche i Cavalieri del Destino potevano essere dal cuore limpido! Lui sapeva leggere distintamente le menti, saettare e trovarne le verità celate dentro. E poi, anche lei poco prima mentre saliva le scale, aveva provato una sorta di tristezza... pena, rammarico, per ciò che era successo a quel ragazzo.
Ma al contempo doveva dar ragione anche alle parole di DeathMask, non che le desse gioia dargli manforte però era vero: loro erano nemici. Loro volevano la morte dei Cavalieri di Atena, loro volevano un Destino bellico e infelice. Loro... sì, loro erano semplicemente dalla parte sbagliata.
Si scosse impercettibilmente, tutti quei pensieri la stavano soffocando.
Il cavaliere dell'Ariete intanto scrollò evidente il volto: “Non è questione... di simpatia.- Proruppe con debole tono, ma sicuro allo stesso tempo. -Penso che possano cambiare. Capire il torto. Scoprire... che... no, non è il Destino a dettar loro l'ordine, ma solo Atropo.”
A quelle parole Marie s'incuriosì, cercando invano di guardare le iridi del Cavaliere che piano si stava issando su. Cancer lo sorpassò, sorpassò entrambi con passo fiero e guardingo, poi li osservò rompendo il silenzio con un suo solito ghigno stampato sul bel volto: “Io vado. Cercherò di fare in fretta, di raggiungere presto il mio tempio. Sono certo che Aldebaran ne avrà fermato almeno qualcuno e sicuramente anche Gemini insieme a suo fratello. -Schioccò un verso con la bocca, poi fece una strana smorfia. -Forse ne fermerò qualcuno nella casa del Cancro. Se non riuscissi, sappilo Mu... andrò avanti e li ucciderò.”
Mu annuì, cauto si appoggiò al muro: “Buona fortuna allora.”


Se non ci rimetterò la pelle.- Rise lui, scomparendo alla vista -Ma sì, mi terrò stretto il cuore stavolta.” E si batté un pugno sulla Cloth. Il rumore metallico dell'armatura fu l'ultimo suono che si sentì nella penombra della casa. Poi tutto tacque, almeno per un po'. Era sin troppo silenzio, quello, per un tempio che aveva appena ospitato una dura lotta:Si chiamava Mel.” Disse ad un tratto Mu, pensieroso e distante con la mente, mentre i suoi occhi veloci rimiravano le colonne ben scolpite del suo tempio.
Il Saint della Bussola si girò, cercando di comprendere: “Chi?”
“Il Cavaliere del Destino appagato. - Rispose lui, con vivida amarezza. -Il detentore di questa polvere argentata...” E ne toccò col palmo della mano un po' di quei granelli che ignari erano entrati sin dentro le crepe delle colonne.
Marie lo osservò: egli rimuginava. Forse era stato in procinto di essere sconfitto proprio da quella sabbia così insignificante all'apparenza. La sfida, da quanto aveva capito, era finita pari. Entrambi caduti sul crudo e freddo pavimento di quella casa. Poi era venuto Seth, aveva recuperato il compagno d'armi... seppur malconcio. O almeno così doveva esserlo, del resto Aries era un gran Cavaliere d'Oro, ma certo non poteva riuscire a bloccare due Cavalieri vista la condizione in cui riversava.
Seth, Cavaliere del Destino Decretato... si ricordava di lui. Sì, solo poco tempo prima l'aveva quasi uccisa. Ma era il suo dovere, ecco. Non aveva infierito sul Cavaliere dell'Ariete e questo era certo un punto a suo favore. Non erano malvagi.

Ah.” rispose, non sapendo davvero bene cosa dire o rispondere di fronte al cavaliere.
Non c'è bisogno che sosti qui, Marie di Pyxis, vai... va ad aiutare Cancer,- concluse lui, al posto suo, pur di togliere quell'evidente imbarazzo dettato dalla più profonda quiete. -Poiché avrà bisogno anche di te.” Fu pacato, ma gentile. E in quell'istante la ragazza aveva pensato involontariamente al giorno stesso in cui era partita: Mu aveva avuto quello stesso tono sereno, ma colmo di speranza.
Non si fece certo pregare: dentro di sé tuttavia pensava che un abile Cavaliere come DeathMask certo non bramava l'aiuto di una ragazzetta. Ed era vero, lo sapeva... ma era pur sempre un Silver Saint e il suo compito era quello di battersi per la Giustizia.
Quindi doveva correre, doveva andare... non doveva fermarsi. Non voleva la morte del Nobile Aiolos o il veder morire ancora una volta il Grande Cavaliere dell'undicesima casa, il Venerabile Aphrodite o Saga, gran guerriero anch'egli.
E poi... No, non voleva veder perire il Suo Maestro!
E, in fondo, voleva anche rivedere quel ghigno saccente che piegava le labbra di Cancer in uno strano sorriso laconico. Si lasciò alle spalle il tempio presidiato dal Cavaliere dell'Ariete e proseguì il cammino.

La seconda fiammella della Meridiana si spense inevitabilmente, seppur l'antica fiamma della vita in Tauros scorreva ancora veloce. La strada era spianata, le scale ripide e gli attimi di esitazione fin troppi, ma forse era proprio quella stramba fiamma* che infiammava il cuore di entrambi i Cavalieri, di entrambe le parti, di entrambi gli schieramenti...



Chi di voi è Saga di Gemini, chi?” Un cavaliere dall'armatura cremisi comparve sulla soglia della terza casa, mentre gli altri Cavalieri delle Moire continuavano la scalata. Ognuno aveva un compito preciso. Ad ognuno la vita di coloro a cui il Destino l'aveva tolta.
Io.- Rispose una voce emergendo dal buio del tempio. -Sono io Saga dei Gemelli, della terza casa custode”. Una voce imperiosa, una voce che attraversava persino il suo stesso labirinto.
Un labirinto senza uscite...


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*orme: allora, considerate le tormente di sabbia che ha fatto il cavaliere del Destino. E soprattutto la posizione in cui erano caduti entrambi i cavalieri (sia Mu che appunto l'altro). Allora: se il pavimento era colmo di questa sabbia/granelli di polvere argentata, se poi Seth l'ha portato via appunto si vedranno le orme dei due che vanno verso l'uscita...

*fiamma: ovviamente mi riferisco alla fiamma della vita -l'ardore- e alle fiamme della Meridiana.


E insomma eccomi qui.
Ebbene... Mi piace estendere la scrittura anche agli altri personaggi perché mi va di dare spazio anche agli altri...e perché mi ci affeziono a dare loro anche una piccola parte… sigh.

Per esempio mi premurava nella mia storia togliere dei punti che lasciavo in sospeso:

»Saga e Kanon, sono vivi nella mia storia. Dunque: sono insieme? Com'è il loro rapporto -ancora scombussolato dagli eventi o pacifico come due normali fratelli-? Se nell'ultima guerra era Kanon a prendere l'armatura ora chi andrà contro il nemico? Etc...
»Stessa cosa con Aiolia, poiché avevo dato un punto per lui -non concluso appunto- che diceva a Jonah che “la prossima volta prima di passare oltre avrebbe dovuto passare sul suo cadavere”.

E... niente, spero di riuscire a scrivere ciò che ho in testa, perché mi piace l'idea di rimettere in gioco dei personaggi che ho accennato/di cui ho già parlato. ♪

In ultima cosa, ma non per questo meno IMPORTANTE: grazie di cuore a tutti coloro che mi recensiscono, hanno messo la storia fra preferite/seguite e che mi leggono.

SCHEDA:

CAVALIERE DEL DESTINO APPAGATO:

Nome: Mel

Anni: 23

Nazionalità: Europea (non pervenuta)

Luogo d'Addestramento: Germania

Colore occhi: azzurri

Colore Capelli: biondo cenere/castano chiaro

Carattere: riflessivo, tenace, dal passato controverso* (*= quando pensa al suo nome, dice che è insignificante nella battaglia.)

Attacchi: Silvery Dust (altri attacchi non pervenuti), vari colpi provocati dalla polvere/sabbia di cui è detentore.

Armatura:
Rossa Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette Cavalieri devoti alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano il proprio Destino. Ha l'elmo che assomiglia vagamente più ad un diadema, lunghe ali dello stesso colore lo sostengono.

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Capitolo 20
*** -19 Capitolo Obbiettivi e Rancori ***


A fine capitolo la scheda°

19 Capitolo

Obbiettivi e rancori



L'armatura del Cancro si infrangeva di candido splendore pur non potendo risplendere al meglio a causa di quelle lugubri nuvole che ingombravano il cielo plumbeo. Il gran fragore della Cloth che ad ogni passo tintinnava di freddo metallo trasmetteva ancor di più il senso dell'euforica corsa che stava compiendo l'Italiano.
L'affanno non lo colpiva minimamente, anche se aveva deciso di non ricorrere alla velocità di cui tanto un Cavaliere d'Oro poteva vantarsi per il semplice motivo di poter riuscir a percepire meglio ciò che gli stava attorno.
Sì, voleva sincerarsi di scrutare affondo ogni minimo particolare che correndo alla velocità della luce non poteva cogliere. Salendo le scale infatti, DeathMask si era fatto decisamente più schivo e più attento a qualunque movimento: aveva in qualche modo giurato a quei due, e forse a se stesso, che non si sarebbe fatto uccidere un'altra volta. Tanto il nemico l'avrebbe preso, prima o poi. Non c'era motivo per cui correre così tanto e far finire tutto così presto.
...E d'altro canto, il suo carattere colmo di superbia e arroganza, gli innescava un solo pensiero: era dolce l'attesa prima di far calare e giungere la morte contro i suoi avversari.
Si voleva divertire. Perché affrettarsi?


Lo scontro aveva avuto inizio: Il Cavaliere di Gemini combatteva faccia a faccia con Menas, Cavaliere del Destino affranto. Gli altri cavalieri del Destino invece, avevano continuato il cammino lasciandosi dietro di loro lo scontro, non sapendo però che Gemini aveva in serbo per loro il malevolo e intrigato labirinto della terza casa.
Le pareti sussultarono, ci fu un boato, poi il nulla: sì, sembrava non essere successo
nulla.
L'azzurra fiamma che scoccava la terza ora andava, anch'ella*, via via scomparendo.
Saga continuava a rimanere in disparte, un livido sulla spalla ancora ben pronunciato. A testa bassa, con le spalle alla parete e le gambe distese sul pavimento. Lo sguardo assente, o forse così intenso nell'osservare la battaglia. Ma ciò che lo martellava non era certo quel pugno assestato con forza, o il sangue che lascivo gli macchiava la guancia, bensì le parole che suo fratello gli aveva riservato solo pochi istanti prima.
Non c'è ragione per cui tu debba rischiare la vita.
Gli aveva detto. Poi lo aveva preso per le spalle, intimandogli di guardarlo dritto negli occhi: Io, io posso essere il guardiano della terza casa ora. Non mi strapperai l'armatura di dosso, ma rimarrai a guardare.
Erano state parole taglienti quelle, privi di qualsiasi tono confortevole: fredde, colme di sicurezza e di quella determinazione che chiara traspariva dagli occhi di Kanon. Ma in quegli occhi, così simili ai suoi, Saga non aveva solo letto fermezza e decisione. No, piuttosto era riuscito a scorgere al di là di quelle iridi il tiepido invito a lasciarlo fare: A lasciar sì che il neo Gemini ancora una volta adempiesse al suo ruolo di Cavaliere d'Atena e che, implorando un po' di fiducia in lui, richiedeva disperatamente solo una seconda, una terza opportunità per riscattarsi.
Chiedeva un po' di tempo.

In quello stesso sguardo però s'intravedeva purtroppo anche il rammarico celato di Kanon, quell'indomabile fuoco interiore che piano lo bruciava dal rimorso. Dopo tutto ciò che era successo in fondo, fra quei due nulla ancora era stato dimenticato o semplicemente passato. Si erano sacrificati per Atena nella guerra contro Hades, ma fra loro il dolore e la vergogna circolava come un veleno.

Si era così accasciato al suolo, nella penombra della casa, perché non valeva la pena inveire ancora contro l'animo martoriato di suo fratello minore, e di certo non voleva scaturire una dura lotta con lui.

Lo aveva guardato, indossare fiero e imperioso l'armatura dei Gemelli che tanto aveva brandito nell'ultima Guerra, si era rispecchiato in quella sua stessa immagine e poi si era lasciato cullare dal silenzio del terzo tempio...
...aspettando inerme l'arrivo di quei Cavalieri scellerati. Aspettando che loro facessero il madornale errore di combattere contro suo fratello.

Quello che non si aspettava era però il fatto che Kanon, Kanon di Gemini, Sea Dragon, Cavaliere di Poseidone e Cavaliere di Atena, ancora una volta stava ingannando il suo nemico o chiunque gli si parasse di fronte. Egli, infatti, si era presentato all'avversario a nome del fratello. A nome di Saga. Stesso cosmo, stesse abilità. Questo si vociferava... ma Kanon non era Saga, si illudeva solo di esserlo, ora più che mai. Ma forse, in quell'illusione drastica e penosa il primo a sapere di non essere suo fratello era proprio lui. Forse solamente lui. Magari per questo si era presentato a nome di colui che loro dovevano uccidere... voleva salvarlo. Voleva combattere per Saga.
Magari era così che pensava di togliere l'onta che infangava il buon nome dei Gemelli.

Con la guerra aveva tolto l'infamia che aveva di dosso e Atena così come gli altri Cavalieri ora fra timore ora fra devozione gli davano ormai il meritato rispetto... allo stesso tempo però Saga non era più quello d'un tempo. E non perché il tempo l'avesse cambiato, o ne avesse indurito lo spirito... anzi! Solo, a dispetto di ciò che egoisticamente sperava... egli non era riuscito a perdonarlo
davvero.

Dopo uno scontro durato quanto l'eclissarsi della bella fiamma bluastra che decorava la terza ora della Meridiana, ciò che avvenne si descrisse come uno dei più ingegnosi attacchi dettati dalla strategia celati dal gran cavaliere di Gemini.
Sì, poiché egli in poco meno di un'ora aveva non solo creato un'illusione provvisoria, teso l'inganno agli altri cavalieri rendendo cieca l'uscita grazie al labirinto e rischiato la vita al posto del fratello... Ma aveva persino vinto! Con fatica, ma aveva vinto. Per un istante, egli aveva vinto.
Quel sorriso spiritato e felice che gli si dipinse sul volto, guardando in direzione di Saga fu l'ultimo gesto che si permise di fare; prima di crollare miseramente a terra, davanti agli occhi esterrefatti del maggiore.
Saga si era alzato d'impeto ed aveva avanzato di un passo, allora. Aveva avanzato un passo verso il perdono, un passo verso di lui. Un passo fatto troppo tardi. Disteso sul gelido pavimento della terza casa, ora non c'era solo un piangente elmo.

Poco più in là sul suolo sinistro della terza casa Menas, Cavaliere delle Moire e nobile guerriero dai neri capelli. Sconfitto non da una lotta, ma da un'illusione; quale dolore e quale angoscia per lui essere stato ucciso da una fervida allucinazione creata da... Kanon! Sì, non c'era altra spiegazione... egli era Kanon.
Un disonore che lo uccideva più dell'intensa battaglia, che altri non era che una mera chimera della mente*. Piegò il capo, esalò un respiro, invocò la divina Lachesi e poi spirò, con ancora gli occhi aperti dal terrore e dalla vergogna. L'armatura ancora intatta, il cuore invece no.



Marie aveva appena varcato la seconda casa quando avvertì pesantemente l'assenza di due gran cosmi: uno era certamente quello di qualche Cavaliere delle Moire, ma l'altro era... del Saint di Gemini. Quelle due potenti energie ruppero il confine del tempio e si dispersero librando alti nel cielo. Ed entrambi, a quel momento, erano di un aurea pura e limpida. Di un cosmo che in vita, sembrava quasi non appartenergli.
Alzò la testa, ad incontrare nel cielo grigiastro l'ultimo fatale luccichio di quei due Cavalieri, poi continuò a salire le scale. Tutto le sembrava così distante e lontano: i giorni passati con i suoi amici, l'addestramento con il Sommo Shura, i rimproveri, le gratificazioni, la stessa nomina a Cavaliere d'Atena! Le sembravano persino lontani i giorni trascorsi in Sicilia, così come le sembrava lontano il dolore, la morte... quando bastava una scalinata per rinfacciargliela contro, ancora... e ancora.

Ad una scalinata più in alto intanto, gli stessi sentimenti, le stesse reazioni sperdute e afflitte tormentavano gli animi dei Cavalieri del Destino. Uomini in cui grande era il loro potere, grande il loro titolo, ma sempre di umana specie era il loro spirito. Sentendo sparire definitivamente il Cavaliere del Destino Affranto, caro compagno di armi dal potere legato all'Oscurità. Quella stessa Oscurità che ora l'aveva inghiottito nell'amaro prezzo della morte.
Andiamo, non abbiamo tempo da perdere”
“Therapon...”

Andiamo, Menas avrebbe continuato questa guerra, lo stiamo facendo anche in sua memoria... - Spronò i compagni il Cavaliere del Fuoco -... Andiamo...”
Si poteva leggere bene nei lori cuori, quanto nei loro sguardi, quel minimo d'incertezza che albergava insistentemente in ogni essere umano. Quel minimo di inquietudine di fronte alla seconda morte di un Cavaliere votato alle Moire.
Seth teneva un braccio attorno alle spalle di Helene, dopo lo scontro avvenuto contro il Cavaliere della Seconda casa, mentre Mel veniva sostenuto ora dal Cavaliere del Destino Implacabile.
I loro occhi erano come calamite che si rincorrevano veloci attraendosi a vicenda. Si osservarono e poi annuendo promisero ancora una volta alla Grande Atropo che avrebbero compiuto il loro dovere... il loro compito, nonostante tutto. Passarono indenni la quarta casa, sapendo che la morte del Cavaliere di Cancer e il pareggiar dei conti per l'uccisione di Elikonis erano solo che rimandati. Salirono così a gran passi la scalinata che li avrebbe condotti al quinto tempio: quello del Leone.
Colui che si fermò per battersi contro Aiolia altri non fu che Jonah, cavaliere che sulle coste del Mar Ionio Leo aveva già affrontato. Anche loro due infatti, avevano un conto in sospeso: si erano lasciati con il giuramento che Aiolia, qualunque cosa fosse successa, prima di lasciar passare oltre il suo tempio Jonah e permettere così l'insensata uccisione di qualsivoglia Cavaliere d'Oro avrebbe dovuto batterlo. Scontrarsi con il Saint di Leo e passare sul suo cadavere.
Forse avrebbe vinto l'audacia e la forza del feroce Leone, o forse, sorridendo al Destino, chi avrebbe vinto sarebbe stata l'irruenza del Vento.

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*anch'ella: anche quella. Nel senso: anche quella fiamma andava meno come le altre due fiamme prima -quelle di Ariete e Toro-.

*mente: avete presente il grande boato che ho scritto all'inizio dello scontro? Quello dove appunto SEMBRA non succedere nulla? Ecco, da lì invece partiva l'illusione che aveva creato Kanon. Da lì infatti lo scontro altri non era che un'illusione e la battaglia che entrambi facevano, dunque anche Menas disperdendo energie e co. Era solo una illusione.


PS: uno si può domandare -giustamente!- ma Cancer non poteva andare immediatamente alla terza casa? Così si scontravano lì e pace per tutti? - Bè, a parte il fatto che, se non ricordo male fra le dodici case uno non può spostarsi con il teletrasporto, ma poi diciamo è per questione di trama. Lo scontro “decisivo” (tipo round finale, ya) avverrà più tardi, se brucio le tappe rovino il pezzo che ho in mente. Forse farà storcere un po' il naso, ma secondo me è anche plausibile, ragion per cui non ho cambiato ciò che avevo in mente ;)
PS2: Shura non è stato dimenticato, anzi! -ricordo sempre le bandierine “Shura for president” eh- u_u


Salve a tutti! Cavolo, vi ringrazio ancora una volta di tutte queste belle recensioni che mi fate! 110 recensioni... wow, grazie... grazie davvero!
Dunque, scusate se non aggiorno ogni giorno, ma la scuola chiama...gli impegni, le uscite, la stanchezza, la pigrizia e le tavole da finire °L° però ovviamente siccome ho tutto in testa, la storia la concluderò come da programma e nel migliore dei modi io possa scriverla u.u Nel senso, la pigrizia non mi abbatterà perché ho già in mente ciò che devo scrivere LoL (non ve ne frega nulla, ah vabbè). In questo capitolo ho cercato di sistemare vari punti che avevo lasciato in sospeso, proprio come da copione u.u L'ultimo proprio è un Aiolia vs Jonah … qualcuno sa già come finirà, ma non spoilero pure sotto il capitolo asd.
Grazie ancora a tutti e vi lascio alla scheda ;)


SCHEDA:


CAVALIERE DEL DESTINO AFFRANTO: (oscurità)

Nome: Menas

Anni: 26

Nazionalità: Portoghese/Greco

Luogo d'Addestramento: Grecia

Colore occhi: celeste chiaro/color ghiaccio

Colore Capelli: neri con riflessi bluastri, lunghi sino a metà schiena


Carattere: Presuntuoso, precipitoso, provocatorio, canzonatorio, devoto.


Attacchi: (attacchi non pervenuti), tutti i colpi ovviamente hanno a che fare con l'oscurità di cui è detentore.

Armatura: Rossa Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette Cavalieri devoti alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano il proprio Destino.



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Capitolo 21
*** -20 Capitolo C'è chi Perde la Strada ***


A fine capitolo la scheda°


20 Capitolo

C'è chi perde la strada


Calò il silenzio e caddero le sacre spoglie del Cavaliere, lì dove sino a poco tempo prima fischiava inesorabile un vento avvezzo e si manifestava uno scontro acceso.


Hai visto? Alla fine anche il Leone s'è piegato alla ferocia* del vento.” Gli disse, glielo dichiarò apertamente. Come se Aiolia potesse ascoltarlo, come se quelle parole dettate al vento -lui che di vento ne era portatore- potessero infondergli il coraggio che ora gli mancava...
...Come se quella frase, per assurdo, potesse biasimare il crimine che realmente aveva commesso. Compiuto per Atropo! Compiuto a opera della grande legge che era il Destino, la quale intransigente non tollerava coloro che ne deviavano il percorso stabilito! Seppur questo significava sacrificare vite umane, il cui unico sbaglio era quello di protrarsi contro un Fato avverso, contro un Destino che gli avrebbe reciso un compagno, un amico, un fratello...
Un Destino che troppe volte era stato stretto all'umanità intera.
Jonah chiuse gli occhi cerulei del Saint, prostrandosi in avanti col busto e calciandogli lontano l'elmo*. La quinta fiamma proprio in quel momento venne meno al suo lucente chiarore celestiale. Come fosse il rintocco di una campana che suonava a morte... per l'ennesima volta.
Il Cavaliere delle Moire si voltò giusto in tempo per osservarlo un ultimo istante, sulla soglia della quinta casa, poi rizzò il capo e continuò la scalinata. Aspettando così la sua morte, sapendo in cuor suo che l'amore fraterno* avrebbe abbattuto persino la sorte. Aveva perso così un amico, per un grande legame fraterno, se lo ricordava...
E già lo sentiva, l'urlo di vendetta che gli si abbatteva contro, l'urlo straziante del cosmo di Aiolos.

Jeff, mi dispiace, davvero...” Un ragazzino dagli indomabili capelli color dell'argento e un tipico completo inglese così si rivolse al suo migliore amico. S'inginocchiò dinanzi ad una tomba in cui per iscritto vi era riportata la morte della sorella di Jeffrey. Uno strano vento circolava attorno a quei due bimbi, avvolgendoli in un dolce calore.
“Oh Jonahtan, il Destino è così crudele...”

Non potevi farci nulla Jeffrey, era un male incurabile.” Gli poggiò una mano sulla spalla, continuando a contemplare quelle incisioni così finemente ricamate e che decantavano le lodi di una giovane fanciulla.
Sì Jonah, lo stesso che ho anche io.”
E difatti, due anni dopo, egli era morto; lasciando i tanti averi che possedeva ad un cugino lontano dell'Irlanda del Nord. La sua candida bara era stata sistemata accanto a quella di Cherylin.
Ma Jonah lo sapeva, sapeva che quella malattia non era stata l'unica causa che l'aveva portato alla morte, bensì la voglia di riabbracciare presto sua sorella e dunque di lasciarsi andare. 
Se li ricordava bene quei due: la timida ragazza dai bei boccoli biondi e quel vispo ragazzino dai capelli del medesimo colore. In quel caso il Destino avrebbe aspettato una decina d'anni, prima di recidergli definitivamente la vita. Però Jeff era impaziente, non desiderava restare da solo con quell'immenso patrimonio. L'amore fraterno aveva battuto persino quel fato che, giocondo e immorale, gli avrebbe lasciato qualche anno in più di sofferenza.
Quel lontano giorno Jonah sancì un patto col Destino, quello stesso giorno perse il suo compagno di giochi.

I passi incerti sotto il cielo grigio d'Atene furono le ultime gesta del Cavaliere del Destino implacabile, ma anche le prime gesta del ragazzo che un tempo fu. Mille domande gli annebbiavano la mente, lasciando così alle spalle l'insistente vociferìo della Dea Atropo e le sue frequenti richieste di uccidere al più presto i traditori del Fato. Era sempre stato un ragazzo di attenta furbizia e di grande perseveranza Jonah, quel suo accento inglese alle volte gli aveva donato un tono austero e fiero, pieno di superbia e altezzosità.
Ma egli era come il vento: vento che infastidisce e che ti ruba le giornate di quiete, però che allo stesso tempo ti regala refrigerio durante il caldo estivo nei giorni afosi.
Egli era il vento: imprevedibile, variabile, volubile, alle volte immutabile. Jonah donava sicurezza al gruppo, poiché credeva fermamente nella causa del Destino e da sempre agiva in prima linea. Quando aveva saputo della missione affidatagli dalle Dee del Destino era stato il primo a giurare nuovamente la sua eterna fedeltà.
Quando in Sicilia aveva incontrato Marie non si era fatto certo scrupoli, ed anzi l'aveva sbeffeggiata della sua inutilità e del fatto che lei era viva solo grazie all'intervento di Capricorn...
Eppure, ora, percorrendo le scale come ci si incamminava verso un patibolo, non poteva che ripensare a quanto l'esser sicuri di sé fosse in realtà un immenso errore che non aveva mai contemplato.
Marie di Pyxis, quella ragazza dallo spirito forte e dal viso mascherato, -così come voleva la regola del Santuario d'Atena- aveva suscitato in lui solo sdegno e pena: perché uccidere una pusillanime come quella, si era chiesto. Perché affidare a lui un tale incarico!? Ora se ne vergognava terribilmente.
Accennò un sorriso: Pyxis non era ancora morta. O i suoi compagni erano dei completi imbecilli, oppure c'era davvero qualcosa in più in ogni cavaliere d'Atena.

Shura di Capricorn ad esempio, il maestro di quel cavaliere d'Argento, aveva donato la vita per salvare Shiryu del Dragone, poi ancora una volta sempre per giusta causa d'Atena. L'avrebbe voluto incontrare, pensò, però molto probabilmente non sarebbe mai arrivato alla decima casa. Si sarebbe fermato prima.
Forse per sua decisione, forse invece perché non sarebbe sopravvissuto.

Oh Atena, Nobile Dea della Giustizia, ascoltami. È Jonah che vi parla, guerriero dell'implacabile vento!- Pregò il cavaliere cercando di trovare con la mente il tredicesimo tempio e il gran cosmo che la Dea disponeva come barriera. -È una disfatta! Ho ucciso un vostro cavaliere dal benevolo animo e dal gran cuore, ah quale sorte mi spetti non m'importa! Ma ora, a cuore aperto mi domando: Perché tutto ciò? Io... io solo ora comprendo quanto i miei occhi siano stati pieni d'ombre... io, io sicuro del mio temibile intento!” Urlò agitando le mani con frenesia.
Poi abbassò il tono, mentre chiudeva gli occhi per lasciar fluire lentamente l'aria nei polmoni: “E solo ora... Atena... solo ora mi rendo conto, guardando gli occhi di un uomo che muore, quanto sia sbagliata la nostra battaglia! Che non porta una legge di ordine, ma crea scompiglio...” Spalancò gli occhi, poi la bocca, disponendo le braccia verso l'esterno con fare esasperato e disperato al tempo stesso.
L'armatura scarlatta di cui tanto si faceva vanto si sciolse come sangue davanti ai suoi occhi, colando e inspiegabilmente non impregnandogli l'abito. Non apparteneva più al sacro vincolo a cui lui stesso aveva giurato, non apparteneva più a niente. O così sperava. Le gambe gli cedettero, cascò sul trentatreesimo scalino a peso morto. Invocando a voce bassa e contratta il perdono di tutti coloro che aveva ucciso nel nome di quella Legge così meschina. Perché aprire gli occhi proprio a quel momento?
Forse era stato il mite cosmo di Atena che gli aveva sancito incertezze e gli aveva immesso dubbi e verità impreviste? 
Magari, invece, era solo stato il guardare con quale ardore Aiolia del Leone si era battuto per un ideale che gli aveva innescato il pensiero e la vera strada da seguire.
...Forse ora aveva perso davvero la retta via, la sua almeno...

Atropo è la sola che vuole questa ingiusta guerra non capisci? Perché cavaliere ti ostini a farmi cedere il passo? Non lo farò.- Gli aveva dichiarato come un ruggito il Cavaliere di Leo. -Atena è buona e misericordiosa, ha riportato in vita coloro che si erano sacrificati per lei! Ti è questo d'intralcio? Perché condannare un così grande gesto d'amore? Può il destino essere così infantile da voler recidere la vita di cavalieri giusti e votati al bene?”
Ricordava le parole di Aiolia, quelle che gli avevano fatto nascere da lì in poi il dubbio nel cuore.
Può il destino... essere un male? Il Fato non dovrebbe essere qualcosa di assolutamente neutro? E allora perché ora era irrimediabilmente a favore della morte e non della vita?

Ti dirò Jonah, quando partii per la Sicilia, Atena si raccomandò bene di avvisarmi che non era il volere delle Dee del Destino a manovrare questa insulsa e violenta rappresaglia... ma Atropo! Colei che è più vicina all'Ade... e che dunque ha preso la risurrezione dei Cavalieri d'Oro come affronto personale, come un torto subito... ti sembra questo il Destino?”
No, questo non poteva essere il Destino in cui tanto ci si affidava.
Il dubbio gli aveva lacerato il cuore. Tuttavia aveva dovuto ucciderlo per poi costatare con i suoi occhi che quello non era e non poteva essere, il Fato. Poiché la provvidenza era imparziale e obiettiva, quindi non avrebbe mai permesso la morte a chi non spettava. Questo però l'aveva compreso solo dopo l'ultimo alito di vita del giovane Leone.

Tutt'un tratto il suo corpo s'irrigidì, d'incanto, come avesse ricevuto una coltellata in pieno addome. Un lampo di luce che nessun altro poteva vedere gli perforò le membra insinuandosi sino all'anima: “Hai smarrito la via, traditore, ma servi al compimento del mio volere! Dunque ridestati: Cavaliere del Destino Implacabile.- Gli disse una voce, la quale gli penetrò la mente in modo assai violento. -Ucciderai Aiolos di Sagittarius, Shura di Capricorn, mi porterai la testa del detentore dell'undicesima casa, ed infine reciderai la vita del dodicesimo cavaliere che a me, con le loro insulse vite, han recato offesa.” Atropo si reincarnò col suo ingannevole spirito e il suo potente cosmo nel cuore del guerriero. Lasciò le sorelle e l'anziano corpo in cui risiedeva solo per non far nascere e continuare altri indugi e dubbi in quel guerriero sprovveduto.
Jonah non percepiva più i suoi sensi, non recepiva più nulla... se non quel comando. Che a un cavaliere non fosse permesso il dono del pensiero e della ragione, ma solo la strenua lotta per ordine dei suoi superiori?

Un vero guerriero non può o non deve avere dubbi capendo di essere in torto?


Il Sacerdote chinò il capo: anche Aiolia era perito in battaglia, il suo cosmo dileguatosi dal suo corpo ormai senza vita. Fin dentro le mura della Tredicesima e ultima casa si poteva percepire il triste cosmo che emetteva il suo caro fratello: Triste e cupo, colmo di un sentimento molto vicino al rancore*, ma allo stesso tempo bellicoso più di prima. Poi, pochi istanti dopo, la supplica agonizzante di uno dei nemici riempì la sala e le sue urla le menti delle due più importanti cariche del Santuario.
Atena a quelle angosciose suppliche, che erano continuate anche dopo che Atropo aveva preso possesso del corpo del ragazzo, era divenuta -se si poteva- ancor più convinta di quanto insulsa e miserabile fosse quella battaglia. Di quanto potesse essere abbietta Atropo da trasgredire persino la legge di cui era a capo. Così, in religioso silenzio, continuò la sua difficoltosa quanto grave ricerca della fievole ragione nascosta in Lachesi e Cloto: le due sorelle che tessevano insieme ad Atropo l'intrigato manto della vita. Lo scettro di Nike in mano, con polso fermo e presa stretta. Il capo leggermente inclinato all'indietro e gli occhi chiusi in totale abbandono dei sensi. Pregava Atena, pregava affinché entrambi gli schieramenti non si uccidessero a vicenda e vite umane non fossero sprecate per una divergenza fra divinità. Gli umani, da sempre, al centro fra le dispute divine.
Richiamò a sé le due anime mitologiche del Destino e nell'arduo intento le stanche membra di Saori cadettero sul freddo pavimento del tredicesimo tempio come morte: in stallo fra la realtà e il brivido del limbo.
Una sorta di contatto etereo e impalpabile fra la grande Dea della Sapienza e le prime due Dee dell'umana sorte, quest'ultime poi le prime a prendere parola:

Atena! Atena sei accorsa! Atropo, nostra sorella, non ha indugi neppure di fronte alla morte dei nostri cavalieri...”
Lei ci ha ingannato!”
“Ciò che hai fatto rinnega la nostra legge! Pensavamo, ignobili, che Atropo avesse il giusto dalla sua parte, ma...”

E lo aveva, Cloto, ricordalo... !- Le comunicò Lachesi, per poi rivolgersi verso Atena. -Ma non è questo il Destino a cui noi diamo sostegno. Non è questo il Fato che nostra sorella dovrebbe seguire. Non era questa la strada, ricolma di sangue, che ci aveva indicato... colma di sangue dei nostri cavalieri, colma di terrore e senza un libero arbitrio. Con Jonah, nostro amato guerriero, lei ha sancito il distacco dal nostro pensiero... dalla nostra legge.”
Ah, la Dea della Sapienza sapeva bene quanto sciocche e futili potessero essere i motivi che spingevano gli Dei a sacrificare i propri Guerrieri solo per pretendere una marcante Vittoria. Quasi si vergognava di questa ripugnante Viltà.
Ma sapeva anche, che di regola, le tre Divinità del Destino erano corrette e propense verso il giusto equilibrio. Atropo, forse accecata dal suo stesso potere e sentitasi oltraggiata dal gesto di Atena però aveva smarrito questo ideale. Sospirò, poi prese parola con un tono tanto determinato quanto pacato: “Cloto, Lachesi... permettetemi di esporre il mio pensiero...”
Dialogò a lungo, senza mai arrendersi e cercando di tenere alto il nome dei suoi cavalieri. Nike l'accompagnava senza mai lasciarla, seppur fosse incorporeo sia lei che il posto in cui si trovavano.

...Voi potete dar la vita e condurla fino alla morte secondo un ordine prestabilito dal tribunale indetto da Eaco e, sebbene voi l'abbiate presa come mia pecca o presunzione il riportare in vita uomini già ritenuti morti, anche Atropo si sarebbe dovuta attenere a questa prassi. Poiché i miei cavalieri non erano ancora stati scritti*. Erano periti nello scontro, ma non secondo il Destino. Periti in una battaglia che non sarebbe dovuta accadere. Non dovevano morire... non secondo il vostro ordine.”
Cloto tacque, così fece anche sua sorella: era vero. Loro governavano il Destino, ne erano le signore indiscusse, eppure la macchia dell'imprevedibilità mai si sarebbe del tutto estinta dal cammino che loro stesse perseguivano.
Il Fato era giocondo, però più volte gli umani con la loro ostinazione, la loro ambizione e il loro grande orgoglio avevano sconvolto piani, percorso e lottato contro le loro stesse avversità. Poi entrambe, forse pensando ai loro cavalieri, forse pensando alla rovina della loro sorella, si dichiararono fuori.
Poiché il Destino, almeno questo gli era concesso, ancora una volta sarebbe stato al di sopra di qualunque parte.

Atena.- Confessò Lachesi un attimo prima che quest'ultima si congedasse. -Ora comprendo quale volontà ti abbia animato. Quale spirito e quale coraggio ti abbia spinto a tal punto da metterti in gioco in prima persona. Gli esseri umani... sono davvero ineguagliabili. Imperfetti, ma ineguagliabili.”
Travolgenti, incontrollabili... pieni di quelle emozioni che permettono loro di fare imprese straordinarie e imprevedibili.
E Atena sorrise, prima di scomparire.


Lady Saori riaprì gli occhi, ridestandosi: “Atena...” Provò a chiamarla con esitazione il Gran Sacerdote aiutandola a rialzarsi. La mano destra ancora ferma ad impugnare lo scettro.
Lo sguardo invece rivolto verso le dodici case dello Zodiaco. Quelle case luogo di scontri perenni, a cui ora stavano sopraggiungendo i Bronze Saints.

Lei credeva nei valorosi Cavalieri d'Oro. Lei credeva nei suoi cavalieri.



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*ferocia: bè, in teoria un aggettivo simile è molto usato per descrivere una forte bestia come il Leone, ragion per cui ho usato questo termine come a dire che la “ferocia” del vento ha surclassato quella di un Leone. Ma ognuno può interpretare come vuole.

*l'elmo: avete presente L'Iliade? Ricordate Patroclo -tra l'altro il mio preferito nell'opera-, ecco.

*fraterno: ovviamente si riferisce al fatto che, avendo ucciso Aiolia, Aiolos oltre ad adempiere al suo dovere traboccherà di rabbia e di risentimento e Jonah ne è consapevole (che dunque non la passerà liscia, anche perché il fatto era che Aiolia non era da uccidere, poiché egli non era nelle mire del Fato.), proprio perché in passato, ricordandolo, sapeva quanto l'amore fraterno era indissolubile e impiegabile anche di fronte al Destino, ossia l'ideale in cui più credeva.

*rancore: sì, forse ve ne sarete già accorti in qualche capitolo, ma tendo sempre a dare una piccola sfaccettatura a(l fratello di Aiolia) Aiolos. Che sarà pure l'impeccabile cavaliere d'Oro per eccellenza, ma secondo me è anche parecchio umano. Dunque prova un “sentimento vicino al rancore”. Non è OOC per me, se per voi lo è a tal punto...avvertitemi ;)

*scritti: (importante) mmh, c'è la nota “what if?” apposta. Però vorrei spiegare. A quanto ricordo quando si è morti nell'Ade viene scritto il nome sul registro del tribunale. -Tipo, ricordo vagamente di Seiya CHE essendo vivo quando entra all'Inferno non era scritto-. Dunque mia licenza poetica è il fatto che in TEORIA la battaglia alle 12 case NON era prevista. Non era come la guerra contro Hades dunque prevista ogni tot. di anni. Bensì siccome il destino è variabile questo non lo si poteva prevedere. L'ambizione di Arles ha fatto accadere la strage. L'ambizione di un UOMO e del suo triste passato. C'è una specie di “paletto” a cui Athena si appella: Aphrodite, DeathMask e 'compagnia morta'... è morta in una battaglia che NON doveva esistere. A cui la mano del destino non c'era. Non erano ancora stati scritti sul libro perché era stato qualcosa d'improvviso e non di certo voluto dal Fato.

CHE CONTORTO RAGIONAMENTO; il Destino è FATTO di contraddizioni viventi. Aiut-..!


Dio, Dio che parto per fare questo capitolo O____O''
Non ci crederete MA da settimane il primo pezzo era finito, mentre quello fra Atena e le Moire, mio Dio...!


ps: Ergo, spero bene d'aver fatto comprendere lo stato d'animo di Jonah (che io personalmente amo u.u ...mi capita che mi affezioni a tizi di cui scrivo/disegno) diciamo che all'inizio l'ho descritto piuttosto antipatico, ma qui ci si può fare un'idea “completa” di come sia il carattere di Jonah (Jonahtan, ah sì questo sarebbe il nome completo... è carino no? Nel senso, fa tanto English School DD:). Dunque, spero si comprenda il PENTIMENTO, che è quello alla base di tutto il capitolo, e il fatto che un uomo di intelligenza comunque le sue idee nella vita le cambia. Si sa, solo chi non cambia mai idea -soprattutto se non confrontata con gli altri e comunque in torto- è uno stupido. Ovviamente bisogna un po' intercalarsi nel personaggio altrimenti credo che si cali un po' sul ridicolo. Pensate comunque alle parole che gli disse Aiolia, eh beh, tutti qualche domandina e scrupolo poi se lo fanno così.




SCHEDA:

CAVALIERE DEL DESTINO IMPLACABILE:

Nome: Jonahtan. Sceglie il nome Jonah appena divenuto cavaliere.

Anni: 24

Nazionalità: Inglese

Luogo d'Addestramento: ?

Colore occhi: viola/ametista

Colore Capelli: argentati

Carattere: determinato, all'apparenza superbo e altezzoso. Di gran intelligenza, gran pensatore.

Attacchi: Detentore del Vento. Relentless Whirlwind: letteralmente= mulinello d'aria/turbine implacabile. Vari attacchi tipici da chi ha in dono il vento.

Armatura: Rossa Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette Cavalieri devoti alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano il proprio Destino. Un elmo color del papavero -più chiaro-.

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Capitolo 22
*** -21 Capitolo A testa Alta ***


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21 Capitolo

A testa alta

Percorreremo nuovamente le dodici case” affermò Hyoga, osservando il cupo cielo d'Atene.
“Già. Ma questa volta, almeno, non saremmo contrastati.”
“Questa volta, Shiryu, il tempo ci è ancora più tiranno.”

...Fratello, la tua ambizione era frenata dalla parte migliore di te. La mia non lo sarà: non ho coscienza di cui rispondere. Così dicesti. E la mia anima t'ascoltò amara di quella constatazione.- Marie aveva appena varcato la soglia della terza casa, quando ascoltò il triste monologo di Saga sussurrato nella penombra del tempio. Non le era ben chiara la situazione, ma il certo era che quel corpo giacente sul pavimento doveva essere in qualche modo... Kanon.
Colui che in realtà non doveva morire. Ascoltò in silenzio, mentre un'amara malinconia le oppresse il cuore: -Eppure Kanon, ora è stata proprio la TUA parte migliore a non darti coscienza...-
-...E a portarti alla deriva.” Adagiò il suo mantello sul corpo del fratello, mentre l'armatura piano si distaccava dalle membra di quest'ultimo, a riformare la dorata immagine dei Gemelli.
“Ti ho lasciato fare. Tornato alla vita credevo che la Cloth sarebbe stata tua leale compagna, anche se ella si fregia di portare anni e anni di sciagure. Ti ho donato la nostra vestige, per concessione d'Atena... te l'ho donata per farmi perdonare. Ma non l'avevi compreso questo dono, bensì l'avevi accettato con rabbia... Pensavi che non t'avessi perdonato, quando in realtà era me stesso che cercavo di perdonare.” Strinse gli occhi, dei brividi improvvisi lo scossero sin nel profondo.
S'inginocchiò dinanzi al suo gemello, quasi come fosse l'ultimo saluto che si sarebbe permesso, poi si rialzò. Come nulla fosse successo.
Come se l'armatura fosse sempre appartenuta a sé. Di nuovo.
“Cavaliere...” Pyxis doveva pur far notare la sua presenza se voleva passare oltre il terzo tempio, eppure si sarebbe fermata anche solo per pietà. A stringere le mani di Saga solo per dargli conforto... dopo averlo visto con occhi suoi, forse per la prima volta, fragile. Instabile.
Il Saint la osservò sgusciare via dall'ombra e sviare lo sguardo nonostante portasse la maschera e non potesse realmente guardarla negli occhi. Un senso di inadeguatezza e soggezione riempì la dimora di Gemini. E ancora sofferenza, dolore, angoscia mal celata.
“Cosa ci fa qui il Cavaliere della Bussola? ...Sarai forse la prima a portarmi le condoglianze?!” Chiese Saga con insofferenza, cercando di dare il solito tono sprezzante e distaccato anche in quell'occasione. Un tono profondo.
Marie aveva avanzato di qualche passo, mentre i suoi occhi ancora una volta erano stati rapiti dalla figura di Kanon, ai piedi del fratello.
Gli occhi di Saga invece incatenati nell'osservare l'argentata maschera dell'intrusa.
“N-no...- Rispose forse sin troppo intimidita. -Non credo che in questo momento li possiate accettare..”
“Dici bene. Dunque cosa ci fai qui? Non sai forse che siamo in guerra... Dovresti farti da parte, va via.” Concluse sbrigativo egli, cercando senza giri di parole un modo per restare solo, nel buio del suo tempio in cui la poca luce che filtrava era quella dell'entrata. Poiché l'uscita era ancora l'illusione lontana e profonda del labirinto creato da Kanon.
“Non posso, Nobile Saga. – S'avvicinò ulteriormente la ragazza. Il cuore le martellava incessante nel petto, eppure la determinazione era forte. -Devo e voglio proseguire. Anche i Cavalieri di Bronzo stanno salendo la lunga scalinata, ed io come cavaliere d'Argento, ma anche come persona ho l'obbligo e la voglia di andare avanti per questa direzione...”
Spronata dalle parole di Mu forse, o magari dai buoni insegnamenti del suo maestro Shura che nei momenti opportuni le veniva sempre incontro, poté controbattere con tono austero e fiero. Il cambiamento repentino di quella ragazzina che da spaurita aveva dimostrato un carattere deciso e tenace, gli fece increspare le labbra in un tiepido sorriso: “E allora vai, passa pure, non ti trattengo.” Con un gesto della mano il labirinto venne meno, l'oscura uscita divenne più chiara, poiché il cielo anche se grigiastro sempre più chiaro era di quel tempio.
Gli altri cavalieri delle Moire avevano trovato l'uscita dall'illusorio labirinto non appena Kanon era morto, Saga solo pochi istanti dopo aveva ricomposto l'illusione. Troppo tardi. Ma Gemini aveva fatto il suo dovere e poteva ora piangere la morte del suo gemello.
Si spostò di lato, non tanto per farla passare -lo spazio lo permetteva-, ma più che altro per far comprendere che poteva procedere senza impedimenti.
Il Cavaliere di Pyxis non se lo fece ripetere due volte, ma poco prima di attraversare e oltrepassare la stanza dichiarò con convinzione: “Pregherò Atena anche per lui.”
Poi scomparve dalla visuale dell'uomo.

“Venerabile Aiolia... !”
No. Non voleva crederci, non voleva assolutamente. Magari stavolta era davvero un'allucinazione*, magari era davvero in vita! Eppure il polso non segnava nessun battito cardiaco, eppure sin da quando era nel tempio dei Gemelli non percepiva più alcuna fonte del Cosmo di Leo... Possibile che il Grande Leone Dorato fosse anch'egli morto lottando contro i Cavalieri delle Moire? Colui che l'aveva salvata da fine certa lì in Sicilia contro il Cavaliere del Destino Implacabile e che ora, per mano dello stesso, era perito. La fronte era divenuta fredda, gli occhi seppur chiusi se l'immaginava di un pallido chiarore ceruleo.
“Non dovevate neppure morire... questo non è il comportamento che mi sarei aspettata dai Cavalieri del Destino.” Affermò coprendo il volto del giovane con il bianco mantello e stringendo i pugni in una morsa.
Arse il suo cosmo in tutta la sua potenza: mai... mai si era sentita così piena di collera. Forse neppure quando aveva visto il candido pallore di Cristian sulle sue gote sempre così imporporate.
Era un'ingiustizia. Una forte ingiustizia... perire ad opera del Fato, quando il Fato stesso non doveva farti morire. Tutta quell'ira che, incessante, si sovrapponeva ad altri sentimenti: sofferenza, dolore, tristezza e senso di impotenza.
Persino Shura, tenendo all'erta i sensi, poté percepire quel cosmo che con potenza si espandeva a vista d'occhio: un cosmo del colore del cielo, del colore dell'aria, del colore delle viole.
Il cosmo della sua allieva che, come sbloccatosi, si era energicamente svegliato quando l'animo di Marie aveva avuto così tante emozioni che l'avevano sconvolta. Fu un dolore sordo, un dolore intimo e un dolore che non si poteva quietare, poiché quel medesimo sentimento rivangava su ferite ancora non rimarginate.
Cristian.
I bambini dell'orfanotrofio. La sua stessa famiglia.
La morte, la paura.
Un dolore che fece sussultare il suo maestro, perché in fondo chi meglio di lui poteva sapere cosa celava il cuore di quel neo cavaliere d'Argento.
A grandi passi il Saint di Pyxis superò anche la quinta casa e proseguendo il cammino la sua fede divenne sempre più tenace e accesa. Era un Saint di Atena, un Saint devoto alla Giustizia. Nell'ultima Guerra Sacra e prima ancora nella lotta contro le Dodici Case, nulla aveva potuto fare come apprendista, ma solo lasciare invariato il corso della storia. Era stata potenzialmente inutile. Ora, anche se ben piccola era rispetto all'intera forza dei Cavalieri, lei avrebbe fatto la sua parte. Anche Saga l'aveva lasciata libera di perseguire il suo cammino. Il suo destino
Si sentiva orgogliosa, sentiva il suo cosmo scoppiare le sue stesse stelle protettrici; si sentiva semplicemente pronta per combattere.
Un po' come il suo maestro: avrebbe combattuto per se stessa, per gli altri e per Atena.*
Continuando con l'avanzata dei Cavalieri delle Moire, Shaka aveva fermato ben tutti e cinque i Guerrieri. Jonah, che possedeva in sé lo spirito della divinità Atropo, raggiungendo non per suo volere i suoi compagni aveva infatti assistito alla parziale disfatta di quest'ultimi: Seth aveva perso il senso della vista, così come Therapon e Mel l'uso del tatto e Helene, avendolo attaccato per prima, il senso del gusto e quello dell'olfatto. I Cavalieri delle Moire erano sì forti e quasi alla pari dei Gold Saints, ma la Vergine si fregiava di essere l'uomo illuminato, una reincarnazione del Buddha*, e per di più egli non era da uccidere. Indi per cui loro cercavano altre possibilità per sfiancare l'avversario e oltrepassare la soglia.
Erano Cavalieri pronti a tutto, promessi al Fato e a lui soltanto. Una privazione di qualche senso certo non li avrebbe corrotti a lasciare la battaglia, questo Shaka ben lo sapeva. Quando arrivò Marie però, lo scontro era terminato tutto sommato con una somma parità: Virgo aveva sconfitto Helene, Cavaliere dell'Acqua, ma grazie all'intervento divino che albergava in Jonah gli altri avevano potuto superare -anche se non indenni- il sesto tempio.
Atropo era pur sempre la divinità più temuta fra le tre sorelle del Fato. Non era da sottovalutare e Shaka della Vergine con la sua più spiccata percezione aveva compreso il cosmo sin da subito.
I Cavalieri erano ormai giunti all'ottavo tempio, di cui Milo di Scorpio era detentore.
Con un vago cenno del viso la invitò a sorpassare anche la sesta casa, e lei -cercando di tenere alta la testa dopo l'ennesima vittima di quella guerra- proseguì. Una domanda sola la inchiodò alla soglia della sesta casa: sia Saga dei Gemelli, sia Shaka della Vergine avevano un potere immenso. E sebbene sapesse per il primo quanto valesse lo scontro uno contro uno, non si spiegava il perché il Saint di Virgo non avesse eliminato nella battaglia i cavalieri delle Moire rimasti.
“Perché li avete lasciati passare?” Chiese, seppur le parole che pronunciò poco dopo Shaka non tolsero i suoi dubbi e non risposero al suo quesito.
“Cancer dista pochi metri dai Cavalieri, impaziente com'è neppure avrà fiutato la grande minaccia che incombe.
Shura voleva avvertirlo e tu, sua allieva, sembri avere lo stesso scopo*” forse era una domanda, forse un'affermazione. Nel non poter costatare lo sguardo del Saint, Marie non sapeva bene come rispondere.
Provò: “Mia intenzione principale è aiutare il mio maestro. Egli non deve morire... non se lo merita.”
“DeathMask se lo merita?”
“Nessuno merita la morte.”
Alla fine il Cavaliere del Cancro fu raggiunto da Pyxis solo alla nona casa. Casa in cui unico cavaliere rimasto era il vittorioso Aiolos e lo sconfitto Seth.
Seth, quel guerriero che seguiva sin dall'inizio, colui che non aveva infierito sul corpo di Mu.
Se fosse stato per Jonah, seppur egli non voleva neanche più combattere appreso che non si stava battendo davvero per il Destino, il suo onore da Cavaliere lo avrebbe condotto a restare lui come avversario del Sagittario... avendo ucciso suo fratello. Invece Antropo proprio perché sapeva l'indole dei suoi guerrieri, accecata dal voler terminare la guerra con almeno la testa di qualche cavaliere o della stessa Atena, fu la prima a lasciare la nona casa per continuare verso la decima. Ovviamente sperava nella vincita dei suoi cavalieri, coloro che si battevano per le Moire. E non per lei.
“Marie, cosa fai qui?” La fermò Sagittarius, una striscia di sangue sulla fronte calcava quanto quello scontro fosse stato spietato. Cancer invece era ormai giunto al decimo tempio -come d'accordo, infatti, lui non si sarebbe fermato se non per uccidere quei cavalieri-.
Il fatto era che di pari passo loro, anche se impegnati nelle battaglie, erano comunque in vantaggio di una scalinata. Non s'affaticava a ricorrerli però, ne erano rimasti solo tre e la spada di Shura già vibrava nell'attesa. Non sarebbero andati oltre, sapeva. Credeva.
La ragazza appena si sentì chiamare rivolse i suoi occhi verso il fratello di Aiolia e si fermò: “Dunque avete avuto la vostra vendetta.” O almeno così vedeva lei la morte del Cavaliere dei Ghiacci, quei ghiacci che l'avevano bloccata nella radura fuori dalle dodici case. Quei stessi ghiacci feriti e frantumati da frecce di luce.
Aiolos chinò il capo e dissentì: “No. Non dovrebbe mai prevalere la vendetta sul campo di battaglia, accecato dall'odio non sarei sopravvissuto.” Marie abbassò la testa per poi distrarsi nell'osservare l'uscita, un vento rigido soffiava sin dentro le mura del tempio: “Siete proprio un esempio da seguire, Nobile Aiolos...” Rispose schiettamente. Lei non ce l'avrebbe fatta forse, lei avrebbe combattuto per vendetta.
Egli sorrise amaro, mentre piano le ali del Sagittario si mossero: “Non venerarmi, cavaliere. Aiolia, mio fratello, non me lo avrebbe permesso... lui è ancora qui con me, -poggiò una mano sulla spalla.- Dal Muro del Pianto ci siamo riuniti e neanche la morte ci ha mai separati.”
Quante lezioni stava apprendendo Marie proseguendo verso il suo cammino. E come era vero ciò che gli diceva sempre il Venerabile Shura: “Potrai divenire Cavaliere d'Argento, la stessa costellazione t'appartiene. Ma quello che farà di te un buon cavaliere fedele ad Atena sarà l'esperienza.” Esperienza. In quei giorni anche soffrire era un insegnamento. Essere dei Saints implicava proseguire nonostante tutto e in quel momento la mente di Pyxis pensò immediatamente al suo maestro:
“...anche io ricevo ordini. E quanto vorrei sottrarmi alle volte! Alle guerre, alle rappresaglie...! Ma vengo mandato in missione proprio per togliere di mezzo quelle folli gesta che uomini pieni di rancore compiono. Ciò mi sprona a non indugiare e a persistere nella causa della Giustizia.” Le vennero in mente le parole di Capricorn, ancora una volta.
Quella confidenza stretta dettata ad una bimba che, forse allora più di oggi, già sapeva riconoscere il turbamento e la sofferenza nell'animo del suo mentore. Si chiamava sintonia, e non aveva mai abbandonato né il maestro, né la sua allieva. Almeno fino ad ora.


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DA QUANTO non aggiornavo? Vado a bastonarmi con una penna. Buona sera a voi tutti! Chissà se fra voi c'è ancora qualcuno che si ricorda questa mia storia!
*allucinazione: ricordate nel capitolo in cui Marie ritrova Mu? Per un attimo pensa che non sia vivo, anche se sente il COSMO del Cavaliere d'Oro si ritrova persino a pensare che la sua percezione l'abbia tratta in inganno. Invece, ovviamente, l'Ariete non è morto. ;) qua è l'opposto. Aiolia è morto
*Atena: quando Shaka lo ferma, Shura resta nel suo tempio e promette questo. Ora la stessa cosa la stava pensando la sua allieva, la quale stava percorrendo la scalinata.
*Buddha: dunque, mi sono fatta un casino di problemi su questo. Shaka come ricorderete tutti ha donato la vita al Muro del Pianto (Le Moire -Atropo- vogliono morti solo quelli che erano già morti, indi per cui NON lui... ma non è questo il problema), mi stavo domandando se fosse ancora "l'illuminato". Nel senso, a mio avviso di nuovo in vita ha nuovamente il suo 'essere il più vicino agli Dei' (ho chiesto opinioni in merito) se voi foste contrari esponetemi! Perché vorrei restare IC ç_ç
*scopo: lo scopo è ovviamente diverso: Shura voleva avvertire DM per ciò che gli aveva detto Atena, Marie invece vuole raggiungerlo anche per le parole di Mu. Però Shaka avendo fiutato che in Jonah -più che altro sulla sua pelle l'avrà sperimentato così come percepito- alberga Atropo comunque osserva questa curiosa coincidenza: entrambi -allieva e maestro- vogliono andare/avvertire Cancer.

Ho ripostato questo capitolo perché l'ho riscritto da capo. Scusate per coloro che l'avevano già letto -e sì, se l'avranno già letto leggeranno alcune parti differenti-. {La targhetta ad inizio capitolo è una targhetta che feci nel 2012. Non so se pubblicarla ancora, ma era un legame col passato di questa fanfiction e quindi... ho voluto postarla ♥

Il prossimo capitolo è incentrato su i miei amati. Finalmente sono arrivata alla meta, yo oh!

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Capitolo 23
*** -22 Capitolo A Ferro e Fuoco ***


j

22 Capitolo

A ferro e fuoco




[Il destino assomiglia al vento],
alle fiamme,
ma non si perde nella polvere.
Arthur Schopenhauer



Il meriggio era ormai passato e, anche se la coltre di nuvole grigiastre non permetteva una visuale del sole e del suo lento declino, si poteva certamente affermare che era ormai giunto il crepuscolo. Un sole al tramonto col colore del fuoco.
“Sii prudente, cavaliere di Pyxis...- Furono le ultime parole di Aiolos. -...Poiché in ballo c'è più della tua stessa vita.”
Marie non voleva morire, o meglio non voleva lasciar correre gli eventi; se fosse morta combattendo, dunque lottando per la sua vita e contro un destino avverso, allora non avrebbe avuto modo di rammaricarsi. Sarebbe stata uno dei tanti guerrieri morti in battaglia e, sebbene non fosse proprio quello il futuro che avrebbe voluto per sé, almeno per una volta il suo maestro avrebbe visto le sue qualità o per lo meno il suo valore. Sì, avrebbe fatto tutto ciò che le era possibile per stare finalmente spalla a spalla con gli altri Cavalieri.
Magari sarebbe morta dopo un gran colpo e di questo, perché no, poteva anche crogiolarsi. Poi i cavalieri d'Oro avrebbero vinto -del resto erano la casta più alta- e il Sommo Shura si sarebbe per sempre ricordato di lei. Era una possibilità.
Un sorriso amaro le contornò le labbra: la costatazione chiara di essere codardi di fronte all'imponente paura della morte. Abbassò il capo arrivata alla decima casa: se solo avesse sentito questi pensieri proprio Capricorn l'avrebbe disconosciuta come sua allieva! Forse era davvero l'unica prospettiva che non doveva neanche prendere in considerazione. Non era questo che le aveva insegnato il suo maestro. Non era pensare al domani, ma credere fermamente nel presente e agire! Agire: non porsi una fine o un limite, ma superarlo o almeno provarci.
Si diede mentalmente della sciocca: stava rischiando la vita contro il Destino e poi così decretava la sua fine? Negò con la testa e poi entrò con passo fermo dentro il decimo tempio. Quello stesso tempio che conosceva meglio di qualunque altro, quel tempio dove la venerabile statua d'Atena consegnava nelle mani del suo cavaliere la sacra spada Excalibur. Spada forgiata per proteggere, arma concepita per tagliare, braccio teso per fendere le ingiustizie del mondo. E Shura, così come ogni cavaliere del Capricorno, ne era il legittimo detentore. Un Saint leale, giusto e fiero pronto ad eguagliare le abilità della sua spada con il suo forte spirito.

Tutto quello che potesse mai immaginare il cavaliere della Bussola, una volta attraversata la soglia però, non era certamente neppure una minima parte di quel che i suoi occhi, celati dall'argentata maschera, videro esterrefatti. Lo scenario che le si presentò di fronte, difatti, fu lacerante persino anche solo da guardare; qualcosa di orribilmente sorprendente e allucinante anche solo per la vista. Marie ne era certa, l'immagine che chiara e devastante ora le si scolpiva nella memoria mai l'avrebbe potuta dimenticare: Fiamme, fiamme altissime alimentate da vento e polvere.
Fiamme, del Cavaliere del Destino distorto, che infuocavano il tempio, che opprimevano l'aria, che giravan vorticose in cerca di prede.
Polvere, del Cavaliere del Destino appagato, che raschiava la pelle, che emetteva tempeste argentee, che s'insinuava nelle crepe delle pareti e le sgretolava.
E Vento, del Cavaliere del Destino implacabile, che violento innalzava vortici, che impetuoso creava turbini e raffiche, che disarmante feriva con la sua forza avventata.
Il Saint di Pyxis avanzò all'interno del tempio, sebbene il suo cuore fosse in pieno tumulto. Intravide quasi immediatamente i due cavalieri d'Oro: nel lato opposto al suo c'era il suo maestro, mentre alla sua sinistra, meno distante, c'era Cancer.
In alto, poi, tre lampi di cosmo in pieno splendore, come rinvigoriti da una strana forza portante: I tre Cavalieri delle Moire sopravvissuti. Li osservò, notando solo poco dopo che lo scontro vero e proprio era ancora sul da farsi, poiché entrambi gli schieramenti si stavan studiando prima dell'incalzar della battaglia. Prima di sferrar l'attacco iniziale.
“Ebbene, ecco arrivata anche l'allieva di Shura di Capricorn.- Disse il guerriero dalle ali rossastre. -L'ultima pedina mancante di un gioco che è durato sin troppo.”
Cancer a quelle parole dettate con tale altezzosità non poté che sbuffare per l'ennesima volta seccato: “Bene, tutto perfetto. Ora, perché io sono ancora vivo e voi state cianciando tante chiacchiere inutili?” Li stuzzicò a farsi avanti.
Marie si domandò se non fosse completamente folle a chiedere di aprire le danze in quella situazione. Lo osservò di sottecchi, per poi tornare ad osservare l'ardire dei tre guerrieri. La cenere riarsa che contornava la casa sin dal pavimento e che densa s'aggirava per tutto il perimetro faceva penetrare sempre meno aria nei polmoni. Con uno slancio repentino senza indugiare né fiatare Shura -così come era nella natura del Saint di Capricorn- piegò alla forza della sua spada le fiamme tagliandole in due di netto. A quel gesto Pyxis, come risvegliatasi, cercò d'avvicinarsi al suo maestro. Questi, al contrario, cercò di distanziarsi da lei, recidendo più e più volte il fuoco turbolento e vorticoso che circondava il trio. La mano scintillava come una lama di metallo appena affilata, scintillava nel fuoco come a prendere vita. Persino l'inconsistenza del vento implacabile sembrava venir meno e dimezzarsi in due al taglio deciso dell'inflessibile spadaccino.
“Il vostro piano era forse quello di riunirci?” Li interrogò lo spagnolo, lo sguardo fisso sugli avversari senza indietreggiare neanche di un passo, seppur il fuoco fosse indomabile.
A rispondere fu Therapon, la voce rotta dal rancore che portava: “Riunirvi? Oh, perché no! Prendere tre trasgressori del Fato in un solo tempio, in un sol colpo! ...Ah, ci avete davvero risparmiato fatica. -Ridacchiò tenendo l'elmo sottobraccio. -In fondo chi più del Destino può burlarsi di voi? Proprio per via di quest'ultimo, una stupida ragazzina ha percorso i templi per arrivare dal suo maestro; lo stesso ha fatto DeathMask di Cancer, carogna che da sempre persegue i suoi intenti più abietti. Ci hai seguiti perché non vedi l'ora di spargere sangue e vittime, non è forse così?”
Poi, come a dargli manforte, susseguì Jonah: “Sporchi assassini che ancor avete la presunzione di vivere... Morte è il castigo che v'attende. Come avete osato uccidere i fedeli servi delle Moire?”

Servi? A quella parole persino Therapon e Mel si voltarono verso il loro compagno. Da quando l'avevano rivisto, avevano riscontrato in lui qualcosa di... qualcosa in più.

Osato? Servi? Ma cosa andava mai vaneggiando, si chiese Marie atterrita e ancora notevolmente scossa. Con quale diritto parlavano con arroganza di assassini e morte! Proprio loro, loro che avevano ucciso Aiolia del Leone! E dire che per un frangente c'aveva creduto. Creduto alle parole dette dall'Ariete Dorato: “...loro non sono malvagi. Il loro cuore è puro e privo di malignità...” Che erano dalla parte sbagliata, che erano leali e giusti come i Saints d'Atena nonostante fossero Cavalieri nemici. Che alla fine... No! No, non era quella la verità. Non che volesse dubitare delle parole di Mu, ma non riusciva -pur volendoci davvero- più a crederci.
Essi non solo avevano un'anima nera come a primo impatto poteva sembrare, ma anche un cuore cinico e senza scrupoli che di giustizia, parzialità e provvidenza non aveva assolutamente nulla. Erano tali e quali all'oscura immagine che il Cavaliere del Cancro dava di sé.
Fece due passi indietro, il fuoco fulgente ancora a brillarle negli occhi vividi. E poi nonostante la tempra di cui andava fiera, il carattere calmo e saldo consolidato negli anni d'allenamento, l'atteggiamento misurato in cui tutti la riconoscevano, non poté più nascondere la sua ira: “Bugiardi... siete solo dei bugiardi! Vi fate tanto vanto di quanto siete superiori a noi, di come siate i Cavalieri del Destino... di come noi siamo senza morale che sporchi e codardi cerchiamo di vivere sebbene dovessimo essere morti... - Crollò Marie, il viso contratto in una smorfia celata, il capo chino e le spalle leggermente incurvate in un tremolio debole, il tono di voce basso, quasi un mormorio, ma udibile.
-Ma non siete nient'altro che vigliacchi... Davvero. Il Destino di cui vi fate messaggeri è tale da infangare la vita di uomini di valore... come... come Aiolia del Leone? Egli doveva forse morire? Non... non siete nel giusto così come tanto affermate...”
Il Cavaliere del Destino Appagato ebbe un sussulto, quella Silver Saint cosa andava mai farneticando..? Certo che erano nel giusto, il Cavaliere della quinta casa s'era solo messo in mezzo al Destino e frapponendosi ne aveva pagate le conseguenze. Sì, era così!
Con un cenno del volto diede il segnale ai suoi compagni.
“Lodevole il modo in cui sai rigirarti a tuo favore la posizione in cui ti trovi, questo però non cambierà le carte in tavola, disilluditi.” Sbatté con prestanza le ali e terra cenerina e argentata si mescolò con quella già circostante.
Un sorriso sornione apparve sulle labbra di DeathMask che, alzando per metà il braccio, stava per caricare un pugno: “Smettila ragazza, con loro è davvero tutto fiato sprecato. Credi davvero che abbiano una morale? Credi davvero che me ne importi se ce l'abbiano? Il loro ego è così alto, eppure io non li ho mai sentiti nominare, tsk!” Pronunciò infine chiudendo così ogni probabilità di risposta al Saint di Pyxis.
“Quel che ciancia parole senza senso, Cancer, sembri essere tu.- Lo provocò Jonah, annuendo al segno del compagno. -Il Fato è una cerchia racchiusa e segreta di cui neanche chi ne fa parte deve saperne l'avvenire. Cloto, Lachesi ed Atropo ne sono le Divinità e noi Cavalieri non usciamo mai allo scoperto, perché meno sanno di noi, umanità e Dei, e meno essi si interporranno verso le leggi delle Moire.”
Shura non mosse un muscolo, rigido e diritto nella sua posa d'attacco, drizzò poi il capo senza guardare in faccia nessuno. Al contrario il corpo della sua allieva trasmetteva da ogni poro instabilità. Eppure quante volte le aveva insegnato a padroneggiare rabbia e sentimenti nocivi allo scontro diretto? Un nemico non deve Mai sapere cosa pensi e cosa ti freme. Mai. Non poteva fargliene un torto*, solo, in quelle condizioni non l'avrebbe fatta combattere. Poco male, avrebbe combattuto con DeathMask lasciandola in disparte. Avrebbe ferito l'orgoglio della sua discepola, ma quantomeno sarebbe stato in grado di combattere insieme ad un altro cavaliere d'Oro senza ulteriori intralci. Avrebbe compreso. Sicuramente.
Marie non era tipo da disobbedire ai suoi ordini, si fidava di lui. E in fondo lui lo faceva anche per il suo bene... poiché anche se non era più sua allieva nella pratica, rimaneva ancora inesperta e solamente un neo Cavaliere di casta inferiore. Per di più coinvolta in qualcosa di molto più grande di lei.
Non avrebbe avuto altri sensi di colpa, avrebbe eliminato quei boriosi guerrieri in pochi fendenti. O almeno così pensava di procedere il Capricorno, se non che...
Una nuova folata di vento alzò drasticamente le fiamme intorno a sé. Si ritrovò a fare un salto più avanti per non rimanere carbonizzato. La temperatura, se possibile, divenne ancora più calda.
“Ma che..?-
Therapon maneggiò il suo elemento e il fuoco cominciò prima a comprimersi, poi ad espandersi secondo una struttura geometrica cubica: “Il nostro vero obbiettivo, sappilo Cavaliere della decima casa, più che unirvi era di dividervi... Cube Fire!*” Concluse serafico, socchiudendo gli occhi.
Le fiamme iniziarono a danzare prima attorno al corpo di Shura, per poi stringerlo in una morsa e tutto quel che videro DeathMask e Marie fu una prigione di fuoco, che piano lo inghiottì rinchiudendolo all'interno.
Nessun grido, solo un cozzar d'armatura col pavimento.

Ecco. In quel momento Marie di Pyxis si sentì veramente morire. Tutte le più vaste emozioni le passarono noncuranti davanti, immagini e frasi le rimbombarono in mente ad un ritmo indefinito e veloce. Si sentì male, si sentì impotente, si sentì sciocca, si sentì cedere, sentì freddo, sentì il cuore venirgli meno, non vide più. Ed era solo l'inizio.
Un'altra manciata di polvere ferrosa e argentata cominciò a vorticare attorno alla gabbia infuocata, non permettendo così che nessuno potesse in qualche modo entrarci dentro. Una specie di scudo protettivo di sabbia che, unita alla corrente del vento, raddoppiava la sua forza. Nessun colpo da fuori avrebbe fatto effetto, sarebbe stato spazzato via.
“Maestro!- Gridò in preda alla paura più cieca. -Maestro! MAESTRO! Rispondetemi, Rispondetemi! Maestro, vi prego... ri-rispondete... non... Maestro...!” Saltò quei piccoli rimasugli di fiamma che ancora circondavano il tanto spazio vuoto del tempio di Capricorn. Si avvicinò, corse, incespicò, non seppe neppure cosa fece davvero. Solo sapeva che non avrebbe resistito a lungo. Se lei stessa, il suo cuore, o la sua mente, questo era ancora da definirsi.
“No... n-no... Ma-e...stro... no... ri-rispondete vi... vi supplico...” Singhiozzò. Che scena patetica, si sarebbe detta se l'avesse vista da spettatrice. Non era forse lei una specie di pupilla del Cavaliere del Capricorno? Non era forse lei che, nonostante la femminilità e la giovane età era riuscita grazie alla sua tenacia e al suo sangue freddo, a ottenere la Cloth della Bussola e a meritare rispetto? Non era stata lei che in qualche modo aveva reagito alla perdita di Cristian e si era allenata a notte fonda? ...Stava davvero perdendo tutta la sua razionalità solo perché per la prima volta si ritrovava faccia a faccia con la guerra, il dolore, e la morte? Veder colpire il suo mentore, vederlo spegnersi fra i bagliori del fuoco...
E perderlo per la terza volta... senza poter far nulla.
Colpì più e più volte con il suo attacco migliore, però quello che ne susseguì fu solamente di graffiarsi le dita* contro quello strano scudo circolare. Era completamente uscita di senno, sfinita più dal senso di oppressione che ora la dominava che per altro. Una mano la bloccò, però. Non lo sentì nemmeno arrivare: “Finiscila.” Le ordinò perentorio il Saint del Cancro.
Lei si girò, replicando involontariamente quell'ordine deciso: “Ma... c-come?! Il... mio m... maes... tro è...- Parlò col fiato spezzato dal terrore più vivo.
Un colpo diretto all'addome la piegò in due. Inaspettato e frontale. Sputò un marginale rivolo di sangue, cadendo poco più in là vicino alla parete.
“Cessa di frignare come una femminuccia! E ricorda che non tollero chi mi contesta.” Dichiarò bellicoso il Cavaliere. Si era avvicinato giusto il tempo di rimetterla in piedi prendendola per il collo, in poco meno di una frazione di secondo, andandole in contro alla velocità della luce.
Ringhiò: “Continua così e ti ci porterò io a morte certa.” Già la situazione era complicata, una ragazzetta piagnucolona non era certamente d'aiuto. Ma anzi, un bell'ingombro.
Sospirò: erano tutti uguali nel momento della morte a quanto pare. Neanche quella femmina valeva poi molto, anche se allieva di Shura. Era ancora a tenere con il braccio sinistro il collo della ragazza, quando il medesimo attacco di Therapon imprigionò entrambi senza che potesse accorgersene o perlomeno fuggire.

Sbrigati a finirli, abbiamo altri due da eliminare poi, fino ad arrivare alle stanze di Atena.” Disse conciso Jonah del Vento, che non voleva perder tempo.
“Io direi di infierire invece, hanno ucciso i nostri compagni...” Incrociò le mani al petto il detentore del Fuoco. -...Hanno tradito le leggi di
Atropo.”

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Piccola premessa: era da tanto che volevo citare (solo quello in corsivo) Schopenhauer nella mia ff, poiché proprio lui mi aveva dato l'idea di Jonah e che cosa sarebbe stato lui nella guerra. Siccome rappresenta il Vento, era perfetto nei panni poi di Atropo u.u

*torto: è rigido e severo come maestro Shura -o così l'ho descritto/pensato- però, comunque, comprende la situazione morale/mentale di Marie. D'altronde inanzi tutto è priva d'esperienza fondamentale allo scontro, una guerra è pur sempre una guerra -e inaspettata!- per di più, c'è lei di mezzo, oltre agli altri, in prima persona a dover essere uccisa. Quindi... beh, quantomeno turbata lo è. Poi tutto ciò che è successo e via dicendo...

*Cube Fire: Letteralmente Cubo di Fuoco. Attacco che permette d'ingabbiare l'avversario in una prigione -chiusa- di fuoco. Una specie di scatola di fuoco.

*dita: se fossero stati colpi fatti con le mani, si sarebbe ferita più seriamente, ma ricordiamoci che lei usa l'ago della bussola, per tranciare il vento. (Al contrario però, i colpi di Marie non sono certamente paragonabili all'Excalibur di Shura... non per questo però son debolissimi, sia chiaro.)


►►Ringrazio MUGHETTO NELLA NEVE e i Nove LIKE che ho ricevuto al mio scorso capitolo! È stato fantastico vedere che c'è ancora qualcuno che legge questa storia ♥ Se volete lasciare una recensione, è sempre davvero gradita. :3




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Capitolo 24
*** -23 Capitolo Baratro ***


23 Capitolo

Baratro

*fine capitolo scheda


Ascoltando quelle parole, uno strano sorriso contornò le labbra di Jonah: si tolse l'elmo color del papavero e approvò.
“Già, hanno tradito le nostre leggi. Le mie leggi.”
I suoi occhi, così violacei, saettarono da una prigione di fuoco all'altra. Godeva Atropo, nel vedere finalmente marcire quegli stolti; il flusso del Fato avrebbe ripreso il suo corso e molte divinità dell'Olimpo gliene avrebbero dato il giusto merito.
Come poteva però contemplare al meglio la morte di quegli sconfitti? A questo dubbio aveva già risposto adeguatamente... Si sarebbe divertita.
Erano come burattini di stoffa: ne avrebbe tirati i fili sino a spezzarli, così come era suo compito nel Destino degli uomini.


Nel frattempo Shiryu, Hyoga e Shun giungevano alla quarta casa, tempio che ormai non ospitava più tenebre e maschere, ma solo un Cavaliere intollerante, arrogante e dai modi non troppo eleganti e piacevoli. Ravveduto, ma non per questo mutato nel carattere.
Cavaliere, che ora era assente: “Non c'è.” Dichiarò infatti il russo.
“È come ha detto Aries, DeathMask è corso dietro ai Cavalieri delle Moire.”
“Che avventato.”
“No, ha fatto bene. Rimanere nel tempio del Cancro quando i soli nemici che ci sono si possono raggiungere...- Affermò il Saint del Dragone. -... Non so se sia una vera e propria mancanza di regole, ma quel che ha fatto non è un ragionamento inavveduto.”
Ripresero la scalinata, colmi delle preghiere che Atena stava loro dicendo. Sentivano quel cosmo buono avvolgere il Santuario mentre tre ombre scure, una più delle altre, macchiavano inesorabilmente come gocce di petrolio quella pace.
“Hanno già fatto due vittime, non gli permetteremo di farne una terza.”
“Non ne saranno in grado. Abbiamo sconfitto Marine e Specters, abbiamo superato tutti gli ostacoli disseminati sul nostro cammino. Quanto a tenacia non abbiamo rivali... Atena ci guiderà. Dobbiamo solo arrivare... quanto prima.” Concluse Hyoga rilegando la fasciatura sul suo occhio.


“Dannati...” Si ritrovò a pensare il Cavaliere del Cancro che, seppur imprigionato insieme a Marie, era riuscito a tenere a bada le fiamme dal suo corpo e da quello della ragazza col potere del suo vasto cosmo d'oro. Non troppo però e non troppo a lungo avrebbe sopportato.
Si ritrovò poi a guardare il cavaliere di Pyxis che arrancava a terra. Abbassò il capo nella sua direzione e le gridò: “Vuoi fare qualcosa o autocommiserarti?”
Marie non rispose, le membra le bruciavano così tanto, per il fuoco che li aveva inghiottiti, da non riuscire neppur ad alzarsi dalla posizione china in cui si trovava.
Non riusciva neppure a ragionare e l'alta temperatura che le premeva sul volto coperto dalla maschera di metallo era insopportabile. L'armatura d'argento poteva sostenere quel calore, ma l'uomo no. Non aveva ancora bruciature gravi solo grazie a DeathMask, ma sapeva che quello stallo avrebbe retto ancora per poco.
Il suo maestro era da solo... imprigionato in una gabbia di fuoco e colto alla sprovvista l'ultima cosa che s'era sentita di lui era stato il metallico suono dell'armatura che cozzava sul pavimento della decima casa.
Avrebbe continuato a piangere se non fosse che gli doleva così tanto il viso e che le si erano seccate pure le lacrime per l'ingente calore.

Atena...” Alzò il volto e guardò colui che aveva sussurrato quella parola. Era strano sentir pronunciare il nome della venerabile dea Atena da un uomo come DeathMask. Fu udibile poco o nulla in quel mormorio diretto fra lui e la sua dea.
Atena.” Ripetette anche lei, come a darsi coraggio, invocandola. Non voleva morire, non voleva morire, non voleva. Si aggrappò alla caviglia del cavaliere per issarsi su e questi quasi inciampò per il peso che gli era piombato all'improvviso.
Togliti quella cazzo di maschera se vuoi vivere.” Le disse ritrovandosi Marie avvinghiata alla sua armatura che era tiepida e non bruciante, grazie all'emanazione del cosmo di Cancer.
No.”
Non respiri neanche il poco ossigeno che c'è. -La spintonò un passo più in là. -Questa è una guerra e in guerra c'è chi perde l'onore per vivere. Intesi?”

Esistevano due grandi categorie di soldati: L'eroe morto in guerra e il sopravvissuto.
L'eroe morto in guerra era l'uomo da amare e venerare per eccellenza, l'uomo a cui tutte le macchie della sua breve vita -semmai ne avesse avute- venivano cancellate con la sua triste fine. E più era cruento il modo in cui fosse morto, più l'uomo sarebbe stato ricordato con affetto e dolcezza come un soldato da cui prendere esempio nei secoli dei secoli, nella memoria di chi fosse stato ancora vivo per raccontare le sue gesta.
Secondo Pyxis, Shura di Capricorn incarnava appieno questa categoria.
Il sopravvissuto, invece, era una categoria strana. Si era vivi, ma si aveva perduto ogni cosa con la guerra. Anzi, alle volte si perdeva così tanto che non ci si riconosceva neanche più... si perdeva se stessi. Gli ideali sembravano persi, effimeri... a cosa mai erano serviti? Gli istanti di adrenalina lontani, i giorni pesanti... a ciarlare come un vecchio pazzo raccontando le gesta dell'eroe morto in guerra.
Il sopravvissuto diveniva un relitto a guerra conclusa. Un qualcosa di spezzato, ma rimasto per ostinazione o per mera fortuna.

Marie provava vergogna per questa sua ostinazione, ma non voleva cedere. Marie voleva vivere, questa era una certezza disarmante e senza lode. Voleva continuare a vivere per ricordare come un vecchio pazzo tutto ciò che per lei era stato importante. E ne era sicura. E non aveva ripensamenti. Bisognava decidere se valeva il prezzo, ma il prezzo della vita era sempre troppo alto.
Le mani tremarono all'inizio, il caldo era soffocante.
Poi all'ultimo istante il gesto fu repentino, quasi deciso, più veloce che mai: la maschera fu tolta e Marie sospirò e annaspò nel suo respiro allo stesso tempo. L'aria era rarefatta e lei aveva preso una boccata d'aria di troppo.
DeathMask era in piedi, il volto concentrato sul non far bruciare entrambi, ma le ginocchia avevano cominciato a piegarsi per lo sforzo. Le fiamme di Therapon erano fiamme alimentate dal potere del suo creatore e spingevano con violenza verso di loro ad un ritmo decisamente troppo serrato.
Il cavaliere della Bussola buttò a terra la sua maschera: “Ho gettato il mio onore e questo Shura non me lo perdonerà mai. -Non lo chiamò maestro, non se la sentiva.- Ma ho volontà di vivere e non solo a parole.”
DeathMask sorrise, ma non fu un sorriso sprezzante quello che gli uscì fuori, bensì un sorriso di consenso. Non disse nulla comunque e non si girò neppure nella sua direzione, continuò a sorreggere col suo cosmo d'oro la gabbia di fuoco che cercava di stringerli in una morsa infuocata e letale.
Non c'era tempo per rimuginare, si disse Pyxis. Ed era così terribile quello che aveva appena fatto a se stessa, solo per salvarsi, che non vi erano più scuse per cercare di fermarsi e fare una morte degna d'esser raccontata.
Tutta la sua vita era stata un turbinio di situazioni a cui lei aveva dovuto cedere.
Dire addio ai suoi amici di infanzia per seguire Capricorn Non voglio che tu vada Marie, non lasciare l'orfanotrofio...” ,
allenarsi duramente per divenire cavaliereEhi mi stai ascoltando? Marie mi raccomando, non tradirmi e metti in atto i miei ultimi insegnamenti e tutta la pratica che abbiamo fatto prima della guerra.”,
arrendersi alla morte di Shura per poi vederlo ritornare come traditore, arrendersi nuovamente all'idea di non vederlo più tornare, vedere sterminata l'ultima traccia del suo passato, compiangere e vedere di non essere stata utile neppure questa volta al suo maestroNo... n-no... Ma-e...stro... no... ri-rispondete vi... vi supplico...”*
Ma... ma c'era stato qualcosa che si era spezzato dentro Marie proprio quando per la prima volta era stata presa lei in causa: il destino la voleva morta. E la passività austera, quella di non reagire se la guerra non era la tua, era venuta meno. Perché lei non era come Shura, lei non lo era anche se la sua personalità non importava poi molto in un campo di battaglia.
Non era mai uscita allo scoperto più di tanto, solo zampilli del suo io avevano alle volte fronteggiato la sua apparente formalità inflessibile e rigorosa.
Marie aveva sedici anni e il cuore le rimbombava nel petto che questa volta voleva e doveva fare lei. Fare qualcosa. E togliersi quella maschera era stato un gesto semplice, ma tachicardico.
Spostò la frangia dai riflessi aranciati per asciugarsi il sudore dalla fronte e digrignò i denti: “Spero che sia ancora vivo, anche se non vorrà più vedermi.”

Aveva rotto la Sintonia? Quella che vi era fra allievo e maestro e che da tutta la vita l'aveva accompagnata?
Con quale coraggio!
Quale sciagura...
L'armatura di Pyxis si inebriò del cosmo che la sua padrona ora, lentamente, scaturiva. Marie era a poca distanza dal cavaliere del Cancro e, sebbene la temperatura fosse asfissiante, ora doveva provare il tutto per tutto. Cosa le restava in fondo? La maschera l'aveva tolta e non poteva sprecare la ferita al suo orgoglio e alla sua virtù di cavaliere con una vigliaccheria.
Respirò affannosamente, ma non tentennò mai e si diresse senza indugi verso il fuoco.
Le sue tre stelle guida le sentiva potenti e maestose. Tre stelle meravigliosamente luminose, distanti l'una dall'altra quasi a perdersi, eppur unite nel formare la splendida Bussola dei cieli. Decise a risplendere, a vivere nonostante dalla terra si vedessero a malapena.
Così come un cavaliere d'argento si vedeva a malapena davanti all'imponente schiera del Destino.
Si posizionò di fronte ad una parete di fiamme e parlò: “Togli la tua protezione DeathMask.- I suoi occhi grigi non erano mai stati così perentori. Il cavaliere si ritrovò a guardarla in volto senza neppure fiatare. -Permettimi di vivere e togli il tuo cosmo dal fuoco.”

Bruceremo.” Rispose, più a se stesso che a lei. Eppure DeathMask lo fece, perché di stare immobile a vedere le sue forze sfiancarsi proprio non n'era il tipo.

Il baratro era così vicino da sentirne il vento fischiare da dentro quella pozza senza fondo.


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*= le frasi in corsivo sono frasi che sono state pronunciate proprio in quei momenti che ora Marie, cavaliere della Bussola, ricorda. (Se andate indietro nei capitoli le ritroverete scritte infatti in dati attimi della storia). :3


Dlin dlon, annuncio: come avrete capito non prendo in considerazione il Next Dimension, boh forse s'è capito, forse no. Anyway... i bronzini che metto sono Shiryu, Hyoga e Shun. Non metto Seiya solo perché a fine storia diciamo che è fuori dai giochi. -d'altronde lui serve per sconfiggere Hades dai tempi del mito, e quindi se ora non c'è se la potranno pur cavar 'sti poveri Bronze Saints che in fondo per le loro imprese son leggendari!- Ah, altra cosa... ho pensato di rimettere la benda a Hyoga solo perché a mio pensiero personale fuori dall'Ade potrebbe averla ancora. Sì, nel ND so che non c'è, ma non prendendolo in considerazione... Liberi di contestare (:


Ps: Marie è un continuo di contraddizioni, piccina. Ma ci sono affezionata a come originariamente l'avevo in mente. Lei era un tripudio di onore e valore perché così le era stato insegnato... di fronte alla morte la prontezza del suo spirito e del suo istinto la mette a dura prova. Spero si comprenda e vi piaccia :3

Enjoy! (Vi lascio alla scheda)↓


SCHEDA:

CAVALIERE DEL DESTINO IRRISOLTO:

Nome: Helene

Anni: 19

Nazionalità: Greca

Luogo d'Addestramento: ?

Colore occhi: color grano/marrone molto chiaro.

Colore Capelli: violacei e lisci.

Carattere: Impertinente e sfrontata, devotissima alle Moire.

Attacchi: Non pervenuti/ controlla le correnti marine.

Armatura: Rossa Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette Cavalieri devoti alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano il proprio Destino.


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Capitolo 25
*** -24 Capitolo Rosa dei Venti ***


24 Capitolo
Rosa dei venti


Bruceremo.” Fu solo una costatazione e si spense velocemente sulle labbra di Cancer. Il cosmo che li aveva protetti infatti, piano, ritornò al suo legittimo proprietario che l'aveva richiamato a sé.
Non esitò, poiché un cavaliere d'oro aveva la capacità di sentire e riconoscere la potenza delle stelle come nessun'altro. E quello che ora sentiva e riconosceva dinanzi a lui era la costellazione della Bussola, dal chiaro e vorticoso potere. Senza più un legame che la potesse tenere a bada. Una bussola pronta ad indicare il cammino, dritta verso la sua unica direzione.
L'energia argentata e cerulea che proveniva dalla figura di Pyxis era un cosmo potente e istintivo, una volontà che trascendeva dagli insegnamenti e dalla teoria.
DeathMask piegò il capo negando leggermente, ghignò appena, fu quasi felice. Sentiva il cosmo del cavaliere d'argento propagarsi sulla gabbia infuocata e sperò, sperò davvero funzionasse affidarsi per una volta alle sensazioni. Al fidarsi come Atena* gli aveva detto poco prima, al fidarsi del cosmo di quella ragazza che sentiva premere sempre di più: -Fa che sia vero Marie. -Pronunciò il suo nome, lo disse mentre socchiudeva gli occhi. -Non tollero chi mi contesta, ma ancor di più odio chi è debole.”
In un attimo ci fu solo vento.
Un forte ed agitatissimo vento.
Un vento che non proveniva da Jonah, ma da una delle due gabbie di fuoco che Therapon aveva plasmato.
La Dea Atropo, nel corpo di Jonah, si preoccupò osservando da qualche metro di distanza ciò che sembrava manifestarsi come una grande forza d'urto che stava per abbattersi: “Cosa sta accadendo? Non dovevamo sentirli spegnersi lentamente in agonia?” Ma la sua domanda cadde nel silenzio. Anzi, nel vento vorticoso e sfibrante, quasi un rombo di tuono, tanta l'irruenza.
Mel, con la sua polvere argentata, provò ad avvicinarsi, ma fu violentemente sbattuto lui e il suo attacco metri più in là sul pavimento del tempio. Scintillanti granelli ancora a volteggiare nell'aria.
Il cavaliere era ancora spossato dalla lotta contro l'Ariete dorato e, certamente, non s'aspettava una respinta così forte provenire dall'interno della gabbia infuocata.
Le fiamme non scomparvero, ma la gabbia di fuoco si divise prima a metà, poi in quattro, piegandosi alla volontà di un cosmo argenteo e sicuro:
Compass rose!” Un attacco intuitivo e personale. Un attacco dettato dalla volontà di resistere. Che non ricordava il passato: gli insegnamenti con un maestro che sapeva governare Excalibur;
non limitava il presente:
Noth Cardinal Point!” Un attacco che le era stato congeniale, dettato senz'altro dai metodi di apprendimento di Capricorn;
ma che cercava, ostentava, non voleva nascondere la sua essenza: La Rosa dei Venti, colei che conosceva ogni vento; colei che sapeva da dove essi giungevano e germogliavano e da dove essi, inesorabilmente, si sarebbero sfioriti, appassiti, indeboliti.
La Rosa dei Venti, sfondo nella bussola celeste. La Rosa dei Venti, sacro colpo del cavaliere d'argento di Pyxis.

Non voglio morire. Strisciando fra le fiamme di questo inferno. Non voglio morire nel fuoco come Cristian..!- E quelle parole erano dirette ai cavalieri del Destino. Che ora potevano vederla non solo libera dal fuoco di Therapon, Cavaliere del destino Distorto, ma anche scrutarne i tratti del suo viso. Un viso madido di sudore e lacrime, con occhi che puntavano in alto e che non accennavano a chiudersi alla volontà del fato.
-Non calpesterete la mia vita, non così. Se dovrò morire, morirò nell'intento di vivere!”
Cancer non perse tempo e, tenuti gli occhi bassi con le labbra piegate in un sorriso, si diresse fuori dai rimasugli di fiamme che invadevano ancora quel piccolo spazio in cui era stato imprigionato. Pestò le fiamme come fossero sterpaglia e alzò con calma il dito indice in aria per attaccare.

Cosa vuoi fare? Attaccare tutti noi, da solo, mandandoci all'Inferno?” Gli rispose Therapon, con gli occhi sbarrati per aver visto reciso il suo Cube Fire.
Sì, dai, questo era quello che avevo in mente... -Lo sbeffeggiò imprudente DeathMask allungando le parole poi, senza voltarsi, si rivolse a Pyxis: -Marie, va dal tuo maestro. Corri.”
Il cosmo color indaco di Marie si placò, riuscendo a contenere il potere che aveva appena espanso e con gli occhi sbarrati rispose: “Che dovrei fare? È morto.”

Non è morto. Tiralo fuori da lì e poi vedi se è morto.” Detto questo il Cavaliere del Cancro si buttò nella mischia e attaccò Therapon, giusto perché aveva qualche bruciatura di troppo che voleva fargli pagare... Del resto da qualche cavaliere avrebbe pur dovuto cominciare.
Atropo rimase attonita, impigliata in un corpo che ora la detestava, mortificata da quell'imprevisto che non doveva accadere e delusa dal comportamento delle due sue sorelle che sentiva nelle ultime ore vicino alla Dea Atena.
Proprio in quell'istante il fuoco della decima ora si spense sulla meridiana, mentre un altro fuoco, il fuoco di una vita in balia delle fiamme, sopportava il dolore pur di vivere.
Pur di vivere per Atena. E per se stesso, come si era promesso.

Marie si diresse immediatamente verso la gabbia di fuoco dove era stato rinchiuso il Cavaliere di Capricorn: il fuoco era ancora alto e inespugnabile, seppur il suo cavaliere stesse iniziando a cedere sotto i colpi irruenti di DeathMask, al contrario del potere di Mel che s'era affievolito dopo che questi era stato sbattuto contro le mura del tempio.
Per un attimo Pyxis rimembrò il grande Mu quando le disse che stavano giungendo in aiuto i cavalieri di Bronzo: lei era rimasta sorpresa di vedere tutta quella fiducia nelle parole dell'Ariete dorato, vedere come quei cavalieri fossero indice di sicurezza per lui, come una garanzia.
E aveva pensato che era una mezza follia, un po' come se il suo maestro s'affidasse a lei, pur di vincere. Un cavaliere d'oro aiutato da un cavaliere d'argento... insensato.
Eppure era esattamente ciò che stava accadendo, suo malgrado.
Non sentiva più il cosmo dorato di Capricorn, non sentiva più niente. Sperava non fosse morto... lo sperava davvero, ma doveva anche farsene una ragione. Era stato preso alla sprovvista ed era solo... non come lei e Cancer. E anche in due avevano sofferto molto dentro quella gabbia fiammeggiante; ne erano usciti quasi illesi solo grazie al cosmo protettivo di DeathMask e all'attacco che lei aveva imparato a destreggiare per pura sopravvivenza.

Shura, -lo chiamò accostandosi al calore del fuoco a cui era scampata poco prima. -Io non so se siete vivo e se lo siete non mi perdonerete mai. Ma vi tirerò fuori e vedrò con i miei occhi se non posso fare più niente per voi.”
L'irruenza del vento di Jonah era immensa, vorticava all'esterno della gabbia permettendo al fuoco di volteggiare e animarsi come una bestia affamata, ma Marie era riuscita ad abbattere poc'anzi l'attacco di quel mulinello infernale, così strinse i denti e fece leva sul suo cosmo, cercando di far fluire ancora una volta tutta la sua potenza nel colpo più affine a bloccare il turbolento fuoco e a indirizzare il vento dove volesse lei.
Non erano semplice né facile da piegare alla sua volontà l'attacco di Therapon, cavaliere del Destino Distorto. Attacco combinato ad un vento furente e una polvere molesta, però se una cosa era certa quella era che non avrebbe lasciato in balia del Destino il detentore di Excalibur.

Io ce la metterò tutta, se mi sentite sappiatelo, io non vi lascerò! -Gridò mentre le fiamme iniziarono a bruciarle le parti non coperte dall'armatura -Se siete vivo, vi prego... aiutatemi a salvarvi! Per tutto l'onore del mondo io non...-
Marie...”
Il cavaliere di Pyxis non stava piangendo, era talmente concentrata su come tirare fuori da lì il Cavaliere di Capricorn, eppure ebbe un sussulto appena sentì la sua voce.

Marie, hai davvero poca fede in un Cavaliere d'Oro.” Shura s'alzò a fatica dal pavimento rovente e tossì un paio di volte, per il fumo e il poco ossigeno all'interno della gabbia.
Le bruciature sul corpo di Marie divennero più profonde, cicatrici che le sarebbero rimaste per sempre; davanti al volto aveva messo un braccio, proteggendosi così la vista grazie al bracciale dell'armatura che le faceva da scudo fra lei e le fiamme.

Non ho poca fede in un Cavaliere d'Oro, ho poca fede nella speranza. -Obiettò. -Se potete muovervi vi prego usate Excalibur.”
Shura sentì la voce della sua allieva: non imperiosa e razionale, ma non per questo meno giusta e determinata... non era più la voce tremolante e fremente che aveva ascoltato solo poco tempo prima inveire contro le Moire. Quella voce di una ragazza che non sapeva ancora bene dov'era il suo posto e cosa esattamente dovesse fare... in quello stato Marie sarebbe stato un bersaglio troppo semplice per il nemico e Shura s'era allontanato da lei proprio per non farle correre ulteriori rischi in quelle condizioni, combattendo lui al suo posto.
Ora invece aveva contestato le sue stesse parole e non s'era persa in convenevoli, anzi. Il cavaliere socchiuse un attimo gli occhi, come fosse quasi disturbato da questo cambiamento, sospirò e in fine rispose: “Lo avrei anche fatto, ma mi è impossibile usare Excalibur senza essere travolto dalle fiamme.- Spiegò, tossendo ogni tanto e cercando di prendere aria. -Quando Therapon mi ha scaraventato dentro il Cube Fire, il mio cosmo si è messo in funzione latente, aiutandomi a sopravvivere mentre ero incosciente. In funzione latente vuol dire che non è possibile percepirlo perché è una difesa estremamente bassa, istintiva. Ma non posso togliere la difesa per attaccare. Non avrei... tempo.”

Usate Excalibur, -continuò lei. -Reciderò io il vento e la polvere argentea di Mel. Così che non possano aizzare le fiamme contro di voi.”
Shura tacque: avrebbe voluto dirle che azzardava troppo.

Prenderò il vostro silenzio come un consenso: Compass Rose!” Urlò e nuovamente l'attacco della bussola s'abbatte contro gli infiniti granelli argentati e le impetuosi correnti d'aria.
Dall'interno della gabbia Shura sentì un frastuono micidiale, ma non perse tempo perché tempo ne aveva assai poco. Tolse la sua difesa e quasi si aspettò d'esser bruciato vivo: “Excalibur!” La sua amata spada fendette il fuoco come fosse un drappo di velluto rosso.
Excalibur, la nobile spada donata al cavaliere Shiryu del Dragone per causa giusta e fiera: lottare per la salvaguardia della Dea Atena.
Eppure, una volta tornato alla vita, non solo aveva potuto continuare ad essere il Santo del Capricorno e ad allenare la sua allieva, ma per intercessione di Atena e sotto volontà dello stesso Shiryu aveva potuto riprendersi ciò che era suo di nascita, che gli spettava di diritto. Il dono più prezioso offerto sin dall'alba dei tempi al Cavaliere della decima casa per la sua fedeltà alla venerabile Atena.
Capricorn non bruciò, i suoi occhi non videro più il fulgido colore delle fiamme impetuose, bensì le austere quanto per lui rassicuranti mura del suo tempio. Marie era davvero riuscita ad eliminare le protezioni attorno alla gabbia infuocata e questo aveva permesso a Shura non solo di cambiare dalla difesa all'attacco, bensì di non perire nell'intento di tagliare la fiamma viva. Senza il suo aiuto non sarebbe stato possibile: ne doveva dare atto e ne doveva dare merito.
Cercò con lo sguardo la sua allieva, appena la visuale gli fu libera, ma immediatamente una figura gliene impedì la visione: “Ehi, ehi... non così in fretta, cavaliere!” DeathMask aveva improvvisamente abbandonato lo scontro con Therapon e, viaggiando alla velocità della luce, si era frapposto repentinamente fra Marie e il Saint del Capricorno. Alcune bruciature e tagli erano ben visibili sulla sua pelle ambrata, oltre al copioso sangue che continuava a sgorgare da una ferita vicino l'occhio destro.
Marie sussurrò qualcosa al Cavaliere della quarta casa ed egli si distanziò un poco alzando però il braccio sinistro a nascondere il volto del cavaliere di Pyxis: “Tieni gli occhi puntati sulla battaglia, che è meglio.”
Shura inizialmente non comprese, eppure un leggero dubbio gli si insinuò nella testa come un tarlo maledetto. Dubbio che divenne certezza non appena DeathMask, picchiettando un dito sulla faccia, aggiunse: “Non porta la maschera. Marie non porta la maschera.”
Al che serrò i pugni e, quasi come se l'avesse potuta scorgere attraverso il bracciale d'oro dell'armatura di Cancer, istantaneamente chiuse gli occhi e si girò di lato. Non voleva scorgere nessuna sua fattezza, non voleva disonorarla in nessuna maniera: “Chi è stato?”
Marie chinò la testa: “Nessuno.”

È stato uno dei Cavalieri delle Moire? Devono umiliare l'avversario prima di ucciderlo?” Fremeva di rabbia e aveva voglia di fargliela pagare a quegli esseri tanto vili.
No. Non sono stati loro.” Lei non parlava debolmente come si poteva credere, ma Shura in quella situazione divenne sordo e cieco come solo un uomo può esserlo quando non vuole accettare la realtà dei fatti. Gli era successo così anche quando Shiryu gli aveva svelato la verità su Atena e, in un primo momento, aveva risposto al ragazzo che era solo un bugiardo e un traditore.
Mi dispiac-
Il cavaliere del Capricorno non finì la sua frase, poiché Pyxis lo interruppe: “Non dispiacetevi e non compatitemi. Sono stata io a togliermi la maschera e non sono così stupida da richiedere un perdono che non mi accordereste mai. Ma, per favore, ora non offendetemi con i vostri occhi e combattiamo per vivere. Perché solo pensando a questo sono arrivata a tanto.” Gli posò una mano sul coprispalla dorato e Shura dovette farsi forza per non girarsi e guardarla. Non perché fosse curioso o perché volesse rimproverarla, bensì perché ciò che gli aveva appena suggerito erano le parole sconfortanti e dure di una ragazza che non riusciva a riconoscere.
Sentì come se un legame silenzioso si fosse rotto. E non sapeva spiegarsi oltre tutto il dolore fisico che aveva in corpo anche quella amarezza nel cuore, un'altra.

Hai un nuovo attacco. -Sentenziò, osservando il Cavaliere dal potere del vento far schiantare DeathMask sul pavimento di pietra. -È valido. Ricorda di non usarlo due volte sullo stesso nemico.”
Lo so.” Si aspettava un 'Sì, maestro'. Chinò anche lui il capo per un momento e si rese conto che no, non lo chiamava più maestro da quando si erano rivisti.


I cavalieri di Bronzo smorzarono la situazione entrando a passo di marcia nella decima casa. Ognuno, all'interno di quel tempio, ebbe una reazione diversa nel vederseli piombare davanti con tale irruenza: DeathMask, dal basso del pavimento dov'era stato scaraventato, fece una smorfia prima di ricadere a terra con la testa, Shura si ritrovò ad essere rinfrancato dal vedere che Shiryu faceva parte del trio giunto sino al suo tempio e Marie li guardò con la coda dell'occhio, da dietro l'imponente figura del Capricorno.
Al contrario i Cavalieri delle Moire, fra cui Atropo stessa, si infuriarono ancora di più di quegli ospiti inattesi: “Con che diritto dei semplici cavalieri di Bronzo si mettono in mezzo alle faccende degli Dei ancora una volta? Faccende che non vi riguardano!”

Il diritto di riscattarsi da una fine avversa!” Rispose prontamente Shiryu, sincerandosi che Capricorn stesse bene: “Marie, ci sei anche tu!” Esclamò poi, mentre la ragazza andava correndo incontro al Cavaliere di Cancer.

Dovrebbero avere anche il diritto di tacere.” Affermò alzandosi in piedi DeathMask e scrollandosi di dosso il braccio che Marie gli aveva offerto.
Vi rubano la scena?” Domandò lei, guardando da lontano i tre ragazzi.
Per un attimo Cancer si ritrovò ad osservare nuovamente i lineamenti del volto di Marie, fu solo un infinitesimale istante, ma bastò a farlo scattare inclinando immediatamente il capo verso i cavalieri di bronzo:
Che scena vuoi che mi rubino se sto facendo un figurone!- Un ghignò spuntò per l'ennesima volta sul volto tumefatto del giovane. -C'è qualcosa che non va nel Cavaliere del Destino Implacabile. I suoi colpi sono... non so, decisamente fuori portata.” Concluse facendosi serio, tutto d'un tratto. Abbassò il tono di voce che divenne più roco e intimo. Poi si mise una mano fra i capelli, spettinandoseli, come stesse sforzandosi di comprendere qualcosa che ancora gli sfuggiva.
Il Saint della Bussola stava per replicare, se non che, proprio quel cavaliere di cui parlava DeathMask, urlò straziato di dolore accasciandosi a terra.
Therapon e Mel, seppur quest'ultimo fosse abbastanza sofferente, si protrassero davanti al corpo in preda alle convulsioni del loro compagno: “Che ti accade Jonah?- Chiese allarmato il Cavaliere del destino Appagato -Che cosa è successo?”
Ma dalla bocca di Jonah non uscì più solo la sua voce maschile, bensì un raccapricciante duo di voci: la sua e quella della Dea Atropo.
Il corpo divenne un fascio violento e accecante di luce viola e azzurrina, così freddo da emanare gelo tutt'attorno. Il gelo della morte, il gelo dei defunti, il gelo che la Divinità che recideva il filo della vita degli uomini ben amava esibire.

Dovevate portarmi dei morti. E io avrò dei morti.”



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*Atena: nel precedente capitolo DeathMask mormora delle parole e si comprende che sta avendo un dialogo con Atena.

Vorrei darvi una precisazione: Marie spazza via UN colpo. Nel senso che gli altri due cavalieri hanno messo a disposizione la polvere argentata e il vento, ma è il FUOCO (Cube Fire) l'unico attacco. -Di certo mortale se si è da soli e ci si deve proteggere, ma si vuole anche attaccare. (Shura infatti se toglieva la difesa per attaccare... sarebbe schiattato.) Invece siccome la difesa la costituiva DeathMask, l'attacco poteva farlo Marie.
PS: Io penso che Excalibur, la Sacra Spada, sia una e unica. La si possa donare così come una Dea possa ridare il dono al suo leggittimo proprietario. Se no nsiete d'accordo, ditemi pure, accetto pareri!

Il riferimento a Mu e ai cavalieri di Bronzo in cui egli ripone fiducia è nel capitolo 18 – “Non è il momento di fermarsi”.

BUONASERA! Siamo ARRIVATI ad un capitolo a cui tengo terribilmente. Ho fangirlato scrivendo di DeathMask che 'pesta il fuoco', Shura che ricorda Excalibur e poi che si ritrova vedere 'recisa' la sintonia fra allieva e maestro, Marie che a che fare con LA ROSA DEI VENTI ---vento? capite? awh, Atropo ha il corpo di Jonah, detentore del vento... e Marie governa la Rosa dei Venti! Aspettavo così tanto per mostrare tale attacco ♥ (La triade son questo, il prossimo e il prossimo ancora. Perché c'è tutta la battaglia e le frasi/situazioni che ho più ho a cuore per questa storia.) Sono contenta e spero che a qualcuno di voi piaccia!
Se vi fa piacere e volete, lasciatemi una recensione, ne sarei davvero felice ♥
Enjoy,
Giò.

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