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Nuova pagina 1Salve a tutti!
Prima di qualsiasi altra cosa, volevo ringraziare di cuore tutti coloro che hanno commentato e/o letto Christmas Eve Dilemma e tutti i nuovi commentatori di Venus as a boy. Il vostro supporto, i vostri complimenti e i vostri suggerimenti non possono che farmi felice. Mi scuso per essermi assentato da EFP per così tanto tempo, ma oramai riesco a scrivere solo d'estate e in più il mio computer è impazzito (ho appena finito di piangere per un'ora, visto che il mio computer ha deciso di rompersi all'improvviso cancellando completamente il sesto capitolo di questa storia, annullando così un pomeriggio di lavoro).
Spero che anche questa storia vi prenda come (o perchè no? Anche più di) Venus as a boy.
Buona lettura!
Capitolo Uno
Il Paese delle Meraviglie
M
ichiamo
Christopher Dukes, detto Topher. Un nomignolo
stupido e melenso che mi hanno incollato addosso praticamente dal giorno della
mia nascita. Topher è un nome da toffoletta!
Ho proprio un
nome degno di un marshmallow.
Comunque... dicevo, ecco a voi Topher-Nome-da-Marshmallow-Dukes, impalato nel
piccolo vialetto lastricato, nel bel mezzo di un rigoglioso e verdeggiante
giardino pieno di ragazzi allegri e ridanciani, davanti all'imponente facciata
della Wifanie High School. Wifanie? No, forse Wefanie... certo che potevano
anche scegliere un nome un po' più decente. Tiro fuori dalla tasca il mio
opuscolo e cerco di chiarire il mio dubbio. Sì, la scuola si chiama "Wefanie",
con la "e". Non so perchè, ma stringendo questo pezzetto di carta mi sento
meglio. L'idea di sintetizzare in un foglietto ripiegato tante informazioni
potenzialmente utili è grandiosa. Dovrebbero farne di più, di opuscoli. "VITA
- una pratica e utile brochure per vivere bene" o forse "Come
sopravvivere al primo giorno in una scuola nuova, dopo essere stati
letteralmente rapiti dalla propria madre, in fuga da Boston,dal suo ex-marito e
da tutti i suoi ex-fidanzati per cercare di rifarsi una nuova vita in California",
questo lo prenderei subito.
Odio la California. Fa troppo caldo. Quante probabilità ci sono che nevichi a
Natale? Zero. Ovviamente a questo mamma non ci pensa. Mi piaceva Boston. Il
fiume, la tranquillità, le foglie che si tingono di rosso con l'autunno... e
invece no, sono stato chiuso,imballato e spedito con mia madre in questo covo di
fighetti abbronzati.
Mi sistemo un po' gli occhiali.
Non ho neanche trovato il coraggio di guardare l'edificio che da oggi in poi
sarà anche teatro della mia nuova - e sicuramente tragica - vita.
Guardo insistentemente il piccolo riquadro dell'opuscolo che stringo
disperatamente in mano. In quel piccolo riquadro è ritratta la facciata
principale della Wefanie High School. Potrei alzare lo sguardo in qualsiasi
momento, e vederla davvero,mattone su mattone, ergersi di fronte a me. Ma per
qualche assurdo motivo continuare a fissare l'opuscolo è molto più rassicurante.
Sento gli altri ragazzi passarmi accanto, così disinibiti, così a loro agio in
un microuniverso che probabilmente non mi apparterrà mai.
Perfetto. Ora parlo come la mia psicanalista, la dottoressa Dingles. Un po' mi
mancherà, ora che ho lasciato Boston.
Mamma mi ci ha mandato per "superare il trauma del divorzio". Capirai che
trauma... che siano sposati o no, mio padre ha sempre fatto da comparsa nella
mia vita. Non è poi una così grande perdita. Diciamo che il suo momento di
massima partecipazione è stato in quei cinque minuti in cui ha messo incinta mia
madre. Dobbiamo pur apprezzare lo sforzo,no?
Ma non voglio pensare a lui. Sono troppo spaventato. La Wefanie High School. E
meno male che è una scuola privata!
La Wefanie High School , fondata nel 1898, è da sempre apprezzata in tutta la
costa occidentale per la qualità dei suoi programmi di studio e per le
innumerevoli attività scolastiche che hanno sempre tenuto alto l'onore della
scuola e dei suoi alunni...
Sì, infondo, sempre meglio una scuola privata che quella pubblica. A essere
proprio fortunato sarei stato accoltellato e derubato cinque minuti prima di
oltrepassare i metal-detector.
Che sono secchione me lo si legge in faccia. Ho gli occhiali, sono esile di
corporatura e sicuramente la mia espressione da cucciolo abbandonato in
autostrada non aiuta. Mi sembra di essermi appena messo su un vassoio d'argento,
con tanto di letto di insalata e pomodorini intagliati. Bulli della Wefanie,
all'attacco! Sono pronto per farmi pestare. Perchè di bulli qui ce ne saranno di
certo. E della peggior specie. Bulli stra-ricchi e stra-figli di papà. Ma che ci
faccio io qui?
E' un nostro grande vanto avere nel corpo docenti il prof. Ernest Edgetts, che
ha collaborato con l'università di Harvard alla realizzazione di uno dei
progetti più importanti in cui la nostra scuola sia stata...
Okay, questo opuscolo è una noia mortale. Dovrei chiuderlo ed entrare. Punto.
Infondo non può essere peggio della mia vecchia scuola.
Per gli allievi non residenti a Oceanside e per tutti
coloro che lo richiedono, la scuola mette a disposizione centotrenta alloggi,
situati nell'edificio B del complesso. Questa sistemazione offerta dalla scuola
ha lo scopo di agevolare gli studenti in difficoltà e permettere loro di seguire
con regolarità il programma didattico...
Ecco. Edificio B. La mia nuova casa.
Mamma è "occupatissima". E' stressata, la
poverina: Il trasloco, il nuovo lavoro... E' ancora a Boston,lei. Deve
"sistemare" le ultime pratiche del divorzio e risolvere dei piccoli "intoppi
burocratici". E a me è toccato partire da solo, per la prima volta in aereo, con
affianco un tizio sudaticcio e disgustosamente villoso. E adesso anche questa...
…per gli studenti non residenti a Oceanside e per tutti
coloro che lo richiedono…
Fantastico.
Come se non fosse tutto già abbastanza deprimente. Sarò costretto a dividere una
stanza con ragazzi che non conosco e che, per quanto ne so, potrebbero anche
rivelarsi pericolosi serial-killer. Magari mi stanno già aspettando. Mi faranno
a pezzi mentre dormo e venderanno i miei organi.
Adesso,basta, è ora che mi decida. Alzo in su lo sguardo. La Wefanie che mi sta
di fronte è perfettamente identica a quella dell'opuscolo. E mi sembra pure
ovvio. Forse è un po' più affollata di quella in fotografia... il che non è un
bene. Vista sull'opuscolo sembra così tranquilla, così deserta e inoffensiva. Ma
forse non mi sono ancora convinto del fatto che questa scuola è un via-vai di
persone che, esattamente come me, sono spaventate e insicure... Fra centinaia di
ragazzi, ce ne sarà pure qualcuno con cui si possa parlare un po',no? Perchè
devo essere sempre così pessimista?
"Christopher Dukes?"
Ecco. Qualcuno mi chiama.
Ma allora
perchè non mi giro?
Dannazione, devo staccarmi da questo dannato opuscolo e prendere coscienza del
mondo circostante.
"Sei tu Christopher Dukes?"
Mi volto con cautela e...
Oh.
Mio.
Dio.
Certe persone
prima di aprir bocca e mostrare al mondo la propria esistenza dovrebbero dare
almeno qualche minuto di preavviso. Tanto per educazione.
" Christopher Dukes?" ripete il ragazzo misterioso.
Il mio nome
pronunciato da lui sembra totalmente privo di significato. Chi è Christopher
Dukes? A chi diavolo vuoi che importi di lui? In questo momento vorrei sapere
solo chi è il ragazzo che proprio ora ha posato – per puro miracolo – il suo
sguardo su di me.
" Sei
tu Christopher Dukes? "
" I-io sì, sono io" riesco a malapena ad esalare.
Poi il ragazzo
fa un gesto strano. Porge verso di me il braccio e tende la mano. Chissà cosa
vorrà dire.
Senza
alcun preavviso afferra la mia mano con fare sbrigativo e la stringe. " Piacere,
sono Ashley Betterton "
Ah,sì, si sta presentando. E ha un nome da femmina. O meglio, un nome da
femmina, oltre che da belloccio di Via col vento.
" Benvenuto
alla Wefanie " bofonchia, non così tanto convinto di quel che dice " Faccio
parte del Comitato di Benvenuto della scuola… e per oggi ti farò da guida"
Nonostante l’espressione crucciata di chi non ha assolutamente voglia di fare
ciò che purtroppo è costretto a fare e la voce alquanto seccata, non impiego
molto tempo a rendermi conto che Ashley Betterton… è il ragazzo più sexy che
possa mai aver visto, escludendo alcune eccezioni (per lo più stelle del
cinema). Credo proprio che avrò un infarto.
"Dukes? Dukes? Va tutto bene?"
Che voce
melodiosa… sto sognando, o forse sono finito direttamente in Paradiso. Non
credevo che gli infarti potessero essere così piacevoli. Provo ad aprire gli
occhi, ma non ci riesco. La luce è troppo forte…ecco, c’è qualcuno sopra di me…
un volto angelico! E’ lui… E Ashley Betterton. Lo sapevo che non poteva essere
umano… un figo da paura come quello non può appartenere a questo mondo.
"
Dukes? Capisco l’emozione, ma rovinare a terra svenuto mi sembra un po’
eccessivo "
" C-cosa? Sono svenuto? " esclamo, riprendendomi un po’ dal torpore.
" Sì, sei
proprio svenuto…" rispose Ashley, non poi così tanto preoccupato, e piuttosto
impegnato a sistemarsi i capelli.
Mi metto
seduto… Porca miseria, sono in infermeria! Incredibile! Sono arrivato alla
Wefanie da praticamente cinque secondi e mi trovo già in un letto con lenzuola
di carta, tendine di plastica e odore di disinfettante. E poi quel poster sulla
prevenzione (con un gigantesco anticoncezionale sorridente), proprio davanti a
me, mi mette piuttosto a disagio.
Topher Dukes,
inaugura una nuova stagione di figuracce. E sarà la prima di una lunga lista, ci
scommetto.
" Hey,ma ci
senti? " sbotta Ashley, piccato " Senti un po’, non ho tutta la giornata.
Dovevo mostrarti la scuola, il dormitorio e le uscite di sicurezza… Non ho
intenzione di farti da crocerossina per tutto il giorno".
Peccato però,
anche se la divisa non serve. Sei già terribilmente…
" Perdonami
" comincio, sentendomi arrossire " M-mi capita a volte, quando sono nervoso "
Ecco. Ora penserà che sono una specie di femminuccia cagionevole che non sa fare
cinque passi senza svenire. Cosa che non è poi così lontana dal vero.
" Sì,sì,sto
benissimo, possiamo cominciare…" mi affretto a rispondere, deciso a farmi
perdonare. E’ davvero difficile parlargli e soprattutto guardarlo negli occhi.
Sono così intensi, grandi e color nocciola. E ha dei capelli favolosi, di una
tonalità di biondo fantastica. E poi che fisico… diciamo che potrei contare ad
uno ad uno ogni muscolo, grazie alla camicia bianca della sua divisa,
generosamente attillata.
"
Allora? Ti dai una mossa? "
Mi accorgo solo
ora che indosso una specie di camice di carta. I miei vestiti sono piegati e
sistemati sul comodino.
"
Ehm…prima dovrei vestirmi, se non ti dispiace"
" No, fa pure " risponde lui, impassibile.
"
Ehm…"
" 'Ehm'
cosa? Vèstiti,no?"
Chissà quale
tonalità di rosso avrò raggiunto. Non so davvero dove mettere la faccia, perciò
preferisco evitare di guardarlo e agguanto subito i miei vestiti.
Infondo cosa
c’è da vergognarsi? Dimentico sempre che ad un etero un corpo maschile non fa
alcun effetto. Topher,Topher, dovresti saperlo che quel che piace a te non può
piacere mica a tutti. E poi, ammettilo,Topher, anche se Ashley fosse…così,
da quando in qua sei una bellezza mozza-fiato?
Ora che mi sono
rincuorato con questa sana dose di autocritica, comincio a spogliarmi. Ma perché
sono così imbarazzato? Sarà, ma a me sembra di avere il suo sguardo addosso. Gli
dispiace così tanto voltarsi, e guardare qualcos’altro? Ci sarebbe quel
depliant sulla balenitecronica, potrebbe essere interessante come lettura.
Mentre mi infilo i jeans non riesco ad ignorare la sua presenza… quasi quasi
gli lancio un’occhiata. Ecco, sto per voltarmi. Solo per un secondo. Ecco che mi
giro. AH! Ti ho beccato. Ha subito guardato altrove. Mi stava guardando!
" Ti muovi o
no? " ribatte, arcigno.
Certo che è ha
un caratteraccio. Dev’essere uno di quei fighetti figli di papà di cui parlavo
prima. Sicuramente sarà il più corteggiato della scuola. Viso d’angelo e corpo
michelangiolesco. Un tipo così non può che essere snob e vantare un ego di
dimensioni titaniche. Mi chiedo come mai faccia parte del Comitato di Benvenuto
della scuola. Bah,forse per essere sicuro di accaparrarsi per primo qualche
nuova arrivata particolarmente carina. Non che abbia tanto da temere. A lui di
certo non diranno mai di no.
Però è così
bello… Dannazione! La devo piantare di guardarlo. Anche se il suo sguardo è un
po’strano. Cos’è quella faccia? D’accordo, sarà meglio che mi muova a vestirmi,
prima che si spazientisca. Infondo è un peccato far aspettare un dio del genere.
È incredibile
quanto sia schifosamente lussuosa questa scuola. Siamo passati per la segreteria
– dovevo firmare un paio di documenti per l’ammissione – e mi è sembrato di
ritrovarmi improvvisamente davanti alla Reception di un hotel a cinque stelle. E
poi… divanetti in broccato verde oliva, tavolini di palissandro e persino quadri
d’autore (sono quasi sicuro che una delle nature morte sia di Georges Braque). E
questa era solo la mensa.
Non pensavo che mamma potesse permettersi una scuola del genere. Deve aver
spremuto un sacco di soldi dal divorzio.
Insomma, non so
se è l’idea di studiare in tutto questo lusso a farmi girare la testa o se è la
mia guida a mandarmi su di giri. Che poi ha proprio un odore buonissimo… odore
di tè verde e cetriolo, con una leggerissima vibrazione floreale. Dopo essersi
accorto che gli alitavo praticamente sul collo (figuraccia n°2), Ashley mi ha
guardato per diversi secondi in modo indecifrabile, e poi – miracoli di tutti i
miracoli – mi ha sorriso e mi ha detto che era il suo nuovo profumo di Bvlgari.
Non che sia poi
così tanto loquace, questo ragazzo, anche se conosce praticamente tutti e le
ragazze gli muoiono dietro. Per portarmi a dare un’occhiata al laboratorio di
chimica abbiamo dovuto cambiare corridoio almeno dieci volte, prima di superare
il nugolo di ragazzine del primo anno che ci stava pedinando. O meglio, che
lo stava pedinando. E avevano tutte la bava alla bocca (alcune in senso
letterale). Ashley non parla molto durante la visita e quel poco che dice a mala
pena riesco a sentirlo. Ormai sono completamente fuso. Il criceto nella ruota
che muove il mio cervello è entrato in sciopero a tempo indeterminato. Meglio un
bel seme di girasole, piuttosto che mettere ordine tra i pensieri di un caso
disperato. Beh,ma sono perdonato,no? Come si fa a rimanere con i piedi per terra
con uno così? Ashley Ashley Ashley Ashley…
Credo che
cambiare scuola non risolverà i miei problemi. Nella vecchia scuola è stato
tutto un disastro e non so proprio se riuscirò a far prendere una piega diversa
alla mia vita, qui, alla Wefanie.
Innanzitutto
devo darmi una calmata… prima che la situazione mi sfugga di mano. Fin'ora non
ho fatto altro che complicare le cose... nella vecchia scuola.... Con Andrew,
poi, è stato un incubo. Non ho intenzione di ripetere tutto da capo.
Ricordatelo,Topher: sbava pure quanto vuoi, ma non pensarci neanche ad
innamorarti di un tipo come Ashley Betterton. Ashley Betterton... è completamente
fuori dalla tua portata. Gli lancio un’ultima occhiata e sospiro. E’ così
maledettamente bello.
Benvenuto nel
Paese delle Meraviglie, Topher, dove le strade cambiano sotto i tuoi piedi e
ogni indicazione in realtà è un tranello. Ashley… il mio Bianconiglio l’ho
trovato, e come quello vero sembra avere una gran fretta di lasciarmi perdere
per trascorrere il suo tempo in maniera più proficua. Ora mi tocca solo vedere
cosa c’è nella tana del Bianconiglio,sempre che non ne rimanga incastrato…
Cielo,Topher, è
il tuo primo giorno in una scuola nuova, cosa sono tutti questi riferimenti a
Alice nel Paese delle Meraviglie? Non sei mica in Matrix.
"
Visita terminata. Penso tu abbia dato già un'occhiata al parco... ci sarebbe
anche la Biblioteca, ma al momento è chiusa per restauro"
Cerco di
nascondere la mia delusione. Adoro le biblioteche, ma preferisco non darlo
troppo a vedere davanti ad Ashley. Probabilmente però penserà già che sia un
secchione con licenza di uccidere... dalla noia.
Accidenti
quant'è bello,però! Non riesco a guardarlo per più di cinque secondi! Non faccio
altro che arrossire e quel che è peggio è che Ashley ne sembra divertito.
" Beh,allora,
ciao " dice, impaziente.
"
Beh,allora,grazie"
" Non c'è di
che " risponde lui, con non-chalance e poi fa l'occhiolino a due ragazze
di passaggio. Ad una cadono tutti i libri per terra e la sua amica non sembra
abbia molta fretta di raccoglierli. Da quel punto del corridoio dev'esserci una
visuale da favola del sedere di Ashley. E lui di certo sa di essere guardato
perchè il suo sorrisetto di compiacimento è inequivocabile. Aspettiamo in
silenzio che le due ragazze ridacchianti e imbarazzate svoltino l'angolo, poi
Ashley mi fa un cenno di saluto e si affretta a seguirle.
" Ah, se hai
bisogno di qualcosa mi trovi in giro... sempre che non sia a lezione" poi ci
ripensa: " non che ci vada molto spesso".
Riesco a
malapena ad annuire. Certo che ho bisogno di qualcosa! Prendere a morsi quel
bel... Hey? Hey! Topher, qui gli ormoni cominciano ad imbizzarrirsi. Che fine al
fatto il dolce, romantico Topher che scrive poesie e che non si separa mai dal
suo orso di peluche?
E poi ho altro
da fare al momento che lasciarmi prendere da queste improvvise (e vi assicuro,
poco frequenti) tempeste ormonali. Devo ancora fare conoscenza con i miei
compagni di stanza! E scommetto che qui ci scappa la figuraccia n°3.
Perfetto.
Eccola qui. Stanza 026, la porta accanto al busto di Thomas Edison. Bene,facile
da ricordare. E ora vediamo questi compagni di stanza e - mi inquieta pensarlo -
forse anche di vita. Sulla porta c'è una targhetta d'ottone.
R. Alloy
G. Bishop
A.
*******
Non riesco a
leggere il terzo nome. Sembra ricoperto da uno spesso strato di chewing gum
da tempo fossilizzato. Noto,però, che almeno il mio "C. Dukes" è ancora
perfettamente visibile, più in basso.
Okay,Topher,
ora tieni a freno l'agitazione e fai un respiro profondo. Un respiro bello
luuuungoooo....
No, non
funziona. Pensa a qualcosa di rilassante... Magari al fruscio cartaceo di un
libro, al canto profondo e malinconico delle megattere, o alla musica zen che
proviene dal centro yoga sotto casa, a Boston.
Dio,quanto
vorrei essere a Boston! Ma ora è questa la mia nuova casa! E’ Oceanside, e nello
specifico la stanza numero 026 dell'Edificio B della Wefanie High. E ora
muoviti! Apri questa dannata porta e presentati ai tuoi dannati compagni di
stanza!
Topher, per
almeno un minuto, sii uomo!
Mi sembra di
sentire ancora la voce della dottoressa Dingles in testa e farò di tutto per
rimuoverla. Anche a costo di chiamare un'altra analista.
Toc toc.
Ecco fatto: ho
bussato. Qualche secondo di attesa e qualcuno mi verrà ad aprire. Ecco, sento
già qualche rumorino, il che vuol dire che nella stanza c'è qualche segno di
vita. Buon segno. Ecco, ora qualcuno si avvicina e viene ad aprire la porta.
Qualcuno mi
aprirà la porta?
Ecco... li sento
borbottare qualcosa.
Avvicino
l'orecchio alla porta... No, non riesco proprio a capire cosa dicono. Hey,ma
cos'è questo puzzo tremendo? Sembra... zolfo. D'accordo, adesso comincio ad avere
paura.
Toc t....
KABOOM!
Oh mio Dio!
Quella era proprio un'esplosione! E proveniva dalla mia stanza! Adesso svengo di
nuovo! La porta mi si splanca all'improvviso e tre figure dal volto coperto si
precipitano in corridoio, travolgendomi
"Hey! Attento!"
Troppo tardi,
sono già inciampato e cado sul freddo marmo del pavimento. La seconda caduta
nell'arco di una mattinata. Ma adesso non è il momento adatto per pensare alla
mia figuraccia n°3. Improvvisamente intorno a noi è scesa una nebbiolina
biancastra e disgustosamente maleodorante. Accidenti! Non vedo più niente!
Qualcuno mi
costringe a mettere una mascherina.
"Scusa, c'è
rimasta solo quella con gli orsacchiotti..." dice uno dei tre, la voce camuffata
dalla sua mascherina "Gunther 'sta volta l'hai combinata grossa!"
"Scusate,
ragazzi, non volevo! E' stato un errore di calcolo... Avrei dovuto prevederlo
che i calcoli stechiometrici..."
Perfetto. Mi
ritrovo in balia di tre perfetti sconosciuti, in una nebbiolina impenetrabile e
probabilmente tossica e in più col culo a terra, e perdonatemi pure la
volgarità. Può andare peggio di così per il mio primo giorno di scuola?
Ah, sì.
L’allarme anti-incendio.
Drriiiiiiiiiiiiiiiiin.
Improvvisamente
dall'alto del soffitto cadono giù schizzi di acqua gelida, mentre una campanella
stordente comincia ad echeggiare per tutto il lungo corridoio.
" ALLOY!
BISHOP! AN*?!^@$%#§
" ruggisce una voce nelle vicinanze (il nome del terzo ragazzo fu coperto da
un'altra, piccola esplosione, proveniente ancora una volta dalla mia nuova
stanza) " E' L'ULTIMA VOLTA CHE SOPPORTO I VOSTRI STUPIDI GIOCHETTI! "
" Ma
professore, veda... " cerca di giustificarsi inutilmente il più alto dei tre
ragazzi.
"
Silenzio! IN PRESIDENZA, ORA! "
Ora che
l'allarme anti-incendio si è attivato, la nebbia comincia a diradarsi e a
condensarsi sul pavimento in acquitrinose pozzanghere gialle. La mascherina per
lo meno mi preserva dal puzzo e anche con gli occhi lacrimanti ora riesco a
distinguere chi mi circonda. I miei tre compagni di stanza sono distinguibili
solo per l'altezza e per la fantasia con cui sono decorate le loro mascherine.
Il più alto ne porta una con motivo a scacchiera, il secondo, leggermente più
basso, con numeri e radici quadrate e infine il più basso di tutti, di colore e
piuttosto in carne, respira ansiosamente nella sua mascherina decorata con facce
aliene.
Chiunque passi
per quel corridoio si ritroverebbe a guardare una scena oltremodo strana: con me
rovinato sul pavimento e gli altri ragazzi impalati (tutti e quattro di
mascherine forniti e bagnati fradici) e davanti a
loro, indignatissimo, quello
che ha l'aria di essere il meno accondiscendente dei professori. In più i
rimasugli giallognoli di una nebbiolina di natura incerta insozzano l'intero
corridoio.
" Professor
Prescott, la prego: è stato un incidente! " tenta il più alto.
" SIIIILENZIO!
" tuona lui " Avanti! Tutti e tre dal Preside! "
Sembra che
tutti si siano completamente dimenticati di me. Il che mi lascia un po' in
imbarazzo sul da farsi.
E adesso?
Che faccio,vado con loro?
Guardo i miei tre compagni di stanza seguire mogi il professor Prescott e
svoltare il corridoio. Mi rialzo a fatica e riesco sempre a stento a mantenere
il loro passo, cercando nel frattempo di non scivolare nel liquido giallo che mi
ha praticamente inzuppato i vestiti (impresa disperata per Topher Dukes,
campione mondiale di caduta libera).
Il professore
Prescott è il ritratto dell’indignazione. Sembra proprio il tipico insegnante
rigido: capelli grigi con qualche sfumatura di bianco, diligentemente gelatinati
e orientati verso sinistra. Occhiali rotondi dalla montatura dorata. Barba a
punta e completo color sabbia. Cammina a passo svelto e ben presto usciamo
dall'Edificio B per raggiungere quello principale. In pochi secondi ecco di
fronte a noi la porta della Presidenza.
" Sono
spiacente, professore, ma il Preside non può ricevere ora: è impegnato con una
videoconferenza " cinguetta la segretaria, che si rizza subito in piedi con
espressione contrariata dinanzi alla risolutezza del professor Prescott.
L’insegnate,infatti, ignorandola del tutto, spalanca la porta senza troppe
cerimonie, sorprendendo quello che inequivocabilmente è il Preside della Wefanie
High School. Riesco a dargli solo una rapida occhiata e mi accorgo che è molto
robusto, molto calvo, molto rosso in faccia e che ha bruscamente riavviato il
suo computer di ultima generazione, posto sulla sua bella scrivania
ottocentesca.
" Entrate!
"
abbaia il professor Prescott e ci strattona di malo modo,spingendoci dentro
l'ufficio.
"
Pro-professore, c-cosa succede? " balbetta il Preside, con i baffi bianchi
tremolanti.
Il professor
Prescott cerca di ricomporsi, ma la rabbia gli impedisce persino di parlare e si
limita a starnazzare con le gote gonfie e rosse.
" Prego,
ragazzi, sedetevi " invita poi il Preside, rivolto a noi, mentre il professore
cerca inutilmente di non farsi sopraffare dalla rabbia.
Ben presto però
il professor Prescott riacquista immancabilmente la parola, cominciando ad
affibbiare epiteti non troppo lusinghieri ai miei compagni di stanza,
definendoli "indisciplinati, assolutamente fuori controllo, una mandria allo
stato brado, libertini, anarchici..." e chissà quali altri affettuosi nomignoli.
Una volta
seduti i tre se ne stanno in silenzio guardando sommessamente il tappeto
persiano. Non si sono ancora tolti le mascherine.
Non so perchè,
ma continuo a sentirmi parecchio in imbarazzo. Anzi, so perchè... Perchè sono in
una nuova scuola. Perchè è il primo giorno. Perchè i miei compagni di stanza
sembrano maneggiare abitualmente sostanze altamente esplosive. Perché sono anche
bagnato. Ah, dimenticavo, sono stato portato nell'Ufficio del Preside e tutti
sembrano degnarmi dello stesso interesse che dedicherebbero ad un appendiabiti.
Chissà per
quanto tempo rimarremo qui, a girarci i pollici. Il professor Prescott sembra
averne molte di lamentele da fare.
" Hey, ma tu
sei il nuovo compagno di stanza! " nota finalmente uno dei tre, levandosi la
mascherina a scacchiera.
Era il più
alto, con capelli rosso carota e lentiggini sul viso. Sedeva sulla poltrona più
vicina a me. " Io sono Gunther Bishop, piacere..." sussurra, per non farsi
sentire dagli adulti, coinvolti più che mai in una conversazione infervorata "
anche se le circostanze, dovrai ammetterlo, non sono delle migliori "
" Già
" rispondo, cercando di sorridere " Sono... "
" Christopher
Dukes, lo sappiamo. Io mi chiamo Rowland, Rowland Alloy " si fa avanti Rowland,
sporgendosi dalla poltrona accanto a Gunther. E' bassino, con capelli chiari e
un paio di giganteschi occhiali dalle lenti estremamente spesse. I suoi occhi
azzurri appaiono minuscoli, come quelli di una talpa.
" Ti sei
trasferito da Boston " sentenzia con voce profonda e cupa il ragazzo di colore,
seduto oltre Rowland, levandosi la sua mascherina con gli alieni " La tua
vecchia casa è in Shirley Road, n°4. Vecchio numero di telefono 3827324237. Il
tuo gruppo sanguigno è B+, come quello di tua madre, Monica Dukes, di 41 anni "
Rimango a bocca
aperta.
E questo come
fa a sapere tutte queste cose?
" E tu
come fai a sapere tutte queste cose? "
Gunther e
Rowland si scambiano un'occhiata divertita.
" Lui è
Anonymous " lo presenta Rowland, dandogli una pacca sulla spalla " ed è un vero
mago del computer. Riesce a scoprire ogni tipo di password e a rendere inutile
qualsiasi misura di segretezza in rete. Avrà trovato i tuoi dati in qualche
archivio web del Governo "
Terrificante.
"
Terrificante! " commento " Ma perchè ti chiamano Anonymous? "
" Perchè
nessuno sa il mio vero nome " risponde Anonymous, impassibile.
" Ma
come? "
" Sì, è vero"
conferma Gunther " nessuno ha mai scoperto il suo nome, salvo i professori e il
Preside, ovviamente "
" E
perché? "
" Perchè
nessuno si è mai preso la briga di chiederglielo " interviene Rowland.
"
Ma... "
"
Avanti, Rowl, non è così! Forza, Christopher, prova a chiedergli come si chiama
"
Mi sento
piuttosto stupido, ma alla fine mi lascio convincere dai sorrisi di Gunther e
Rowland.
" Come ti
chiami? " chiedo.
" Mi
chiamo An******* "
"
PRESIDE, IO PROPONGO L'ESPULSIONE! "
Il grido di
guerra del professor Prescott era scoppiato proprio nel momento in cui Anonymous
aveva pronunciato il suo nome, impedendomi di sentirlo.
" E
succede tutte le volte? "
" Sì
" risponde Anonymous, con un sorrisetto " riprova, se ti va "
" Come
ti chiami? "
" Mi
chiamo An******* "
Un aereo
sfreccia proprio in quel momento nel cielo, oltre la finestra, e il suo rombo si
accavalla a qualsiasi altro suono.
"
Incredibile... nessuno conosce il tuo nome, eppure tu sai tutto di tutti con un
solo click del mouse "
" Esatto "
" E non ti da’ fastidio? "
" Solo un po’. Ormai ci sono abituato "
" Assurdo! "
" Già... e...
" Anonymous si avvicina un po' con la poltroncina " tanto per la cronaca, il
Preside non aveva nessuna videoconferenza: a quest'ora c'è sempre la sua visita
quotidiana a RagazzeBollenti.com "
Gunther e
Rowland si sbellicano dalle risate e anch'io mi ritrovo a sorridere.
È incredibile.
Sono stato coinvolto in un incidente provocato da persone che non conosco, un
incidente a cui non ho minimante preso parte e per il quale potrei anche
rischiare l'espulsione, eppure mi sento sereno. I miei compagni di stanza
sembrano davvero molto simpatici e nonostante mi senta addosso un fetore
nauseabondo di zolfo, le mie paure cominciano a farsi sempre più insignificanti.
Ciao tesoro, non ti sei ancora fatto sentire.
Non dirmi che sei ancora in collera con me! Spero che lì vada tutto bene. Hai
già fatto nuove amicizie? Spero proprio di sì. Non vedo l'ora di essere a
Oceanside con te. Mi spiace tu sia costretto a stare in un residence, ma
da quanto ne so questa Wefanie High School è lussuosissima, perciò immagino che
sarà un po' come vivere al Grand Hotel. Ricordati di ringraziare tuo padre... se
non fosse per lui non avremmo potuto permetterci quella scuola. Ad ogni modo,
sarò presto da te. Credo proprio che la nostra nuova casa ti piacerà. Ho già
pensato alla tua stanza, so già di renderti felice dicendoti che sarai
circondato dai tuoi libri. Devo dire però che sono davvero esausta:
trasferire un'attività dall'altra parte della nazione non è semplice. Ma non
pensare a me, divertiti e non studiare troppo (sei già il migliore della
scuola,scommetto).
Ti voglio bene,
Toffoletta.
Mamma
P.S.: Ieri Tom mi ha mandato un
mazzo di rose rosse a lavoro. Dice che vuole parlarmi, ma per telefono gli ho
fatto capire chiaro e tondo che tra noi è finita. Tom si è rivelato un
ex-fidanzato ancora più appiccicoso di Mark, lo credevi possibile?
*
" Allora,
cos'è stata quell'esplosione? Che stavate combinando? " chiedo incuriosito,
mentre aiuto i miei compagni di stanza a ripulire il pavimento del corridoio.
" Oh,beh, ho
sbagliato un paio di formulette… Ma ti assicuro che non capita spesso " ammette
Gunther e la sua faccia assume la stessa tonalità scarlatta dei capelli, mentre
cerca di nasconderlo strofinando con più vigore il pavimento.
" Già, non
molto spesso, Gun " ribatte pungente Rowland, risistemandosi gli occhiali "
Secondo me c'hai preso gusto... e un giorno o l'altro ci farai saltare in aria
tutti quanti "
"
Andiamo,Rowl, i miei esperimenti sono del tutto innocui "
" Allora sono
esperimenti, quelli che fai? Ti piace la chimica?" mi re-inserisco,incuriosito.
Per un attimo
tremo. Gli occhi di Gunther si sono infiammati di bruciante passione. " Se mi
piace la chimica? Io ADORO la chimica! La venero! E' la mia sola unica
grande religione! "
Cerco di
sorridere, ma dubito che il risultato sia molto convincente. La verità è che il
pensiero di provare passione per qualcosa di noioso, inutile e
orribilmente complicato come la chimica mi fa accapponare la pelle.
" Gunther ama
la chimica, Anonymous l'informatica... e io, modestamente, sono chiamato il
piccolo genio matematico della Wefanie " aggiunge Rowland, lustrando con non
troppa attenzione un paio di piastrelle.
" Sì,
dovresti vederlo, con la professoressa Guest se lo ammazzerebbe di baci"
Rowland fa un gesto con la mano, seccato, ma non senza arrossire.
" E
tu, Christopher, hai qualche passione? "
" Beh,
mi piace scrivere... sì, insomma, qualcosina... "
" Ah!
E cosa? Trattati scientifici? "
"
Ehm,no... preferisco racconti, poesie..."
Il sorrisi
sulle loro labbra sembra gelarsi un po',ma subito dopo riprendo con la
cordialità di sempre. " Beh, diciamo che le materie scientifiche sono la nostra
passione, ma possiamo anche fare uno strappo alla regola con te " dice Gunther,
guardando attentamente il secchio ancora pieno di acqua schiumosa, come se
potesse suggerirgli un'idea.
"
Beh... sai, noi tre, Rowland, Anonymous e io... facciamo parte di un Club "
" Sai,
potresti farne parte anche tu "
" Ma
prima... ti piacciono gli scacchi? "
Beh, diciamo
che me la cavo. Anche se spesso dimentico che il cavallo va solo ad L. O è
l'alfiere quello?
"
Oh,sì, adoro gli scacchi! "
Improvvisamente tutti e tre - Gunther, Rowland e Anonymous - si avventano su di
me in un abbraccio mozzafiato. " Benvenuto nel Club degli Sacchi,allora! "
Mi viene da
ridere, ma mi sento anche un po' in colpa... non ho mai avuto tutta questa
passione per gli scacchi. Sarà meglio che ripassi un po' le regole, e magari più
tardi vedo di cercare qualche rivista scientifica. Non voglio sembrare un
perfetto ignorante. La figuraccia n°4 è sempre in agguato.
" Quel
professore era parecchio indiavolato " consto, per colmare il silenzio seguito
a quel momento di inaspettato affetto.
" Oh, il
professor Prescott... meglio che stia attento la prossima volta " dice
Anonymous, con il suo solito tono pacato " O potrei accidentalmente far finire
sul giornale della scuola gli sms che ho intercettato. Che scoop:
una tresca tra il professor Prescott e la professoressa Appelfeld "
Adoro questi
ragazzi! Sono intelligenti e in più sempre informati su ogni pettegolezzo.
" C'è
un giornale della scuola, qui? "
" Ma certo, l'Highlights
"
Bene. Penso
proprio che mi iscriverò. Accidenti! Non pensavo di poter essere così felice, e
così presto ! Ho già trovato tre nuovi amici e magari, una volta entrato nella
redazione, potrò conoscere ancora altra gente, magari che condivide i miei
stessi interessi. Dai, Topher, stai piano piano imparando la sottile arte della
socializzazione. Infondo i consigli della signorina Dingles non sono del tutto
idioti. Manderò dei fiori a quella donna,un giorno o l'altro.
Capitolo 2 *** Dal blog (privatissimo) di Anonymous ***
Nuova pagina 1
Capitolo Due
Dal blog (privatissimo) di Anonymous
14/10/07 - Indagini su Christopher Dukes,
parte I
E così per domani è previsto l’arrivo del nuovo studente. Gunther e Rowland mi
hanno pregato di fare ricerche su di lui… così,giusto per curiosità.
Va bene, lo ammetto, non sono stati loro a chiedermelo. E’ che non riesco a
resistere! Ogni volta che mi giunge all’orecchio un nome nuovo, è più forte di
me: devo indagare.
Comunque sono riuscito a trovare un bel po’ di materiale su di lui. Si chiama
Christopher Dukes. Sua madre è nell’archivio della polizia: niente di serio, solo
uno spinello, quando aveva diciassette anni. Il suo nome da ragazza è Monica
Melville, di anni 41, ed è nata Boston, dove si è sposata e ha vissuto con Leopold
Dukes, di anni 47, fino ad un anno fa, quando hanno divorziato. Lei è un’arredatrice d’interni, lui è un
imprenditore. E anche coi fiocchi. Ah, dimenticavo, su
GoGo-Gossip.com
ho scoperto che Leopold si è appena fidanzato con una famosa top-model
australiana.
15/10/07 - Indagini su Christopher Dukes, parte II
Abbiamo finalmente conosciuto il nuovo arrivato. Sembra un ragazzo simpatico e
l’abbiamo ammesso nel nostro Club degli Scacchi, anche se i suoi interessi sono
più che altro umanistici. Ma non importa, è ora che il Club cominci ad
estendersi un po’,no? Tanto per cambiare. E poi sembrava abbastanza informato
sulle regole degli scacchi e sulle ultime novità scientifiche per essere un
poeta.
Christopher, però, o come si fa chiamare,Topher, sembra quasi voglia nasconderci
qualcosa. E’ strano. Insomma, non pretendo che si confidi con noi così presto,
ma…
Ecco, oggi ho preso per caso il suo cellulare (per caso davvero: è lo
stesso modello del mio), l’ho aperto e ho notato che ha come sfondo la foto di un ragazzo.
Quando gli ho chiesto chi era per poco non ci rimaneva stecchito e ha subito
risposto che è suo fratello Andrew.
Ora, si da’ il caso che abbia già controllato. Christopher Dukes è l’unico
figlio di Monica e Leopold Dukes. Non esiste alcun Andrew Dukes.
Chi è questo ragazzo misterioso, allora? E perché ha mentito?
Io credo che debba essere successo qualcosa, be’, di particolare con
questo Andrew. Insomma, non che abbia pregiudizi o roba del genere, ma
Christopher non mi sembra, ecco, esattamente un macho. Be’… il modo in cui
guarda Ashley Betterton è a dir poco sospetto.
…
La madre di Topher verrà a vivere anche lei ad Oceanside, a giugno. Ora è ancora
a Boston per sistemare le ultime scartoffie. Lui ci ha detto che hanno deciso di
trasferirsi per “cambiare vita”, dicendo che per sua madre la vicinanza con il
suo ex-marito era insostenibile. Ora però comincio a pensare che non si siano
trasferiti solo per allontanarsi da lui, penso ci sia dell’altro sotto.
Da bravo ricercatore ho fatto anche qualche indagine sulla vecchia scuola di
Topher, la Ribery High School di Boston. Sono riuscito a saperne un po’ di più
sul suo conto. Voti altissimi (la media più alta degli ultimi dieci anni), ha
vinto ben due concorsi letterari all’interno della scuola e faceva parte della
redazione del giornale scolastico, l’Hermes. C’è soltanto una piccola
noticina sulla sua condotta… è sempre stata impeccabile, ma a quanto pare è
stato coinvolto in una rissa. Quando l’ho letto non riuscivo a crederci, non mi
sembra affatto il tipo che venga alle mani. E questa rissa è avvenuta con…
assurdo, una certa Maeve. Una ragazza!
Maeve Modesty. Questa storia mi ha parecchio incuriosito. Dovrò indagarci
ancora.
E poi… questo Andrew. Ho provato a cercare negli archivi della scuola, ma con
quel nome ce ne saranno almeno venti. Forse si tratta di Andrew Langner, era del
suo stesso anno. Media abbastanza desolante, ma un po’ risollevata dal fatto che
è capitano della squadra di football della scuola.
Se solo riuscissi a saperne di più su questo Andrew, o su questa Maeve…
Correzioni Il nome della studentessa della Ribery High School di Boston con cui Topher
ha avuto un acceso diverbio è stato cambiato da "Mandy Marlborough" a "Maeve
Modesty". Scusate la correzione, ma è il bello della diretta ;)
n questi ultimi
tempi mi è capitato spesso di ritrovarmi davanti a porte sul vuoto. L'ingresso
principale della Wefanie, per esempio, è una porta sul vuoto e la sensazione di
vuoto è proprio quella che ho provato nell'essere scortato per la scuola da
Ashley Betterton, il ragazzo più bello e impossibile dell'intero istituto, a cui
non posso fare a meno di pensare ogni secondo della mia misera esistenza (beh,
tecnicamente da poco meno di una settimana). Insomma, le porte della Wefanie non
hanno aperto solo un nuovo capitolo della mia vita, ma anche un intero universo
da esplorare e anche dopo una settimana, sento che le sorprese non sono ancora
finite. La seconda porta contro cui ho dovuto sbattere il muso è stata quella
della stanza 026, la mia nuova casa, che mi ha accolto con il suo invitante
puzzo di zolfo. E poi la porta lucida e levigata dell'ufficio del Preside, dove
ho conosciuto i miei compagni di stanza e i miei primi amici, le prime persone
che ho incontrato in questa scuola, a parte Ashley, e sicuramente più inclini a
considerare non del tutto insignificante la mia presenza nell'ecosistema del
pianeta. Quel che non mi spiego è cosa ci faccio qui, davanti alla doppia porta
d'ingresso, bianca e con finestra a lunetta, di una suntuosa villetta in stile
neo-classico, nel quartiere più In di Oceanside. Beh, ovviamente so perchè sono
qui, è solo che la mia consueta insicurezza mi frena dall'aprire anche questa
porta, la quarta che mi si sia parata di fronte. Cosa dovrei aspettarmi una
volta varcata la soglia? Un figo da paura? Una zaffata stomachevole di zolfo,
con tre tizi mascherati? Un Preside porno-dipendente?
Ora direi di smetterla con i giri di parole.
Infondo non è poi così difficile allungare la mano e pigiare sul tasto laccato
in oro del campanello. Una volta suonato non si può più scappar via. Dliiin dlon.
Ecco fatto.
Ah... dimenticavo, non vi ho ancora detto perchè sono qui.
Beh, allora penso proprio ci voglia un bel flash-back...
Nel giro di due settimane l'odore di zolfo continua a ristagnare persistente per
tutta la stanza, tanto che ormai mi ci sono assuefatto. I miei compagni di
stanza hanno confermato la mia prima impressione: simpatici, disponibili e...
sempre molto indaffarati. Quando Gunther è occupato con i suoi esperimenti
(evitando con cura le esplosioni), quando Rowland è tutto preso da una formula
matematica di sua invenzione (scrive calcoli sui vetri delle finestre, in stile
A Beautiful Mind) e Anonymous è impegnato ad entrare e uscire dai
database segretissimi del Pentagono, ho tutto il tempo che mi occorre per
leggere, e scrivere, e studiare, e... ebbene sì, anche fantasticare su quale
parte del corpo di Ashley mi intrighi di più (la risposta? Ogni parte del suo
corpo). Poi a fine serata c'è sempre la partita a scacchi quotidiana e ogni
volta sparisco misteriosamente in bagno accusando dolori intestinali immaginari,
pur di non tradire la mia scarsa abilità in fatto di scacchi.
Dopo l'ennesima
vittoria di Anonymous e l'ennesimo sbadiglio di Rowland, tutti a letto, Gunther e
Rowland su un letto a castello e io su un altro, giusto sopra quello di
Anonymous, rimanendo fino a tarda notte a parlare e a commentare le loro
scoperte chimiche e matematiche, le rivelazioni top secret e sì, gli altri di
tanto in tanto fanno anche il piccolo sforzo di ascoltare qualche mia poesia.
Sembrano anche gradirle discretamente.
Ciò che più mi piace del Club degli Scacchi è che ognuno ha i suoi spazi, anche
se a volte non sempre è così facile riservarsi un po' di privacy, soprattutto
con Anonymous.
"Chi è quel
ragazzo nella foto?" mi ha chiesto, durante il mio secondo pomeriggio alla
Wefanie.
"Quale foto?"
"Quella che hai
per sfondo del cellulare. E' un tuo amico?"
Dannazione.
Andrew.
"Ehm... è mio
fratello,Andrew" ho subito buttato giù, sentendomi avvampare.
Ho subito
provveduto a sostituire quella maledetta foto con uno sfondo predefinito: un
noiosissimo paesaggio collinare.
Non è che
voglia tener nascosta ai ragazzi la mia omosessualità, però non mi sento ancora
pronto. Non voglio che la Wefanie diventi una seconda Ribery. Dopo tutto il
trambusto che è successo... E poi no so se i ragazzi mi accetterebbero. Infondo
sono abituato a certe occhiate di disgusto e di rabbia... come se fossi una
specie di criminale, un traditore.
Uno sguardo del
genere spero di non vederlo mai sui volti dei miei nuovi e unici amici. Mai.
Il Club degli
Scacchi all'ora di pranzo siede sempre ad un tavolo appartato della mensa,
proprio vicino alla splendida riproduzione di una natura morta di Heda. Per chi
,come me, non ama molto stare al centro dell'attenzione, è un posto perfetto,
dover poter guardare tutti senza essere visto facilmente. Non che il mio arrivo
alla Wefanie abbia suscitato particolare scalpore. Diciamo che il resto del
corpo studentesco mi degna dello stessa considerazione che concede al resto del
Club degli Scacchi: zero.
E francamente
questo trattamento non mi dispiace troppo.
Dopo la
pubblicità negativa che mi ero attratto alla Ribery, restare nell'anonimato,
confinato nel ghetto degli emarginati (che si dividono in secchioni,strani e
brufolosi) è una manna dal cielo.
L'unico
problema era lui.
"Allora la
professoressa si è vista con le spalle al muro" stava raccontando con trasporto
Gunther, lunedì, nel nostro angolino privato della mensa "e sospetto che il
fatto che abbia dimostrato di saperne meno di me sul buckminsterfullerene
e la sintesi dei fullereni abbia influito negativamente sul test... Una
'A meno'!? Ma ci credete?"
"Lo so, è
assurdo,Gun. Per fortuna il professor Clyde si è rassegnato a concedermi il suo
posto in cattedra per spiegare al resto della classe..." ha aggiunto
Rowland,
con l'aria di chi la sa lunga "Insomma, un professore laureato in matematica che
non riesce a spiegare a dei sedicenni ruminanti la differenza tra un'equazione
pura e spuria?"
E poi l'ho
visto. Era lui... ed era una favola. Mi è sembrato di guardare la scena a
rallentatore, mentre sfilava tra i tavoli con la sua insalata primavera e il suo
tè verde freddo. E' incredibile come anche un pranzo dietetico acquisti
immediatamente charme nelle sue mani... quegli occhi furbi, che
abbracciano col suo sguardo accattivante tutta la mensa, il sorriso obliquo, i
muscoli e le gambe atletiche per nulla nascosti dai pantaloni strettissimi. Che
favola...che dio... Irradia sesso per tutta la sala.
"Topher? Credo
che tu abbia appena intinto il tuo gomito nel purè" mi ha avvertito Rowland, ma
ormai le mie orecchi erano assordate da mille cori angelici.
"Perchè fissi
Ashley Betterton?"
Di un tratto mi
sono reso conto con un certo fastidio che io ed Ashley non siamo gli unici
inquilini di questo pianeta. Peccato.
" Ah, no... è
solo che pensavo di prendere anch'io un'insalata primavera... ma credo che quel
tipo – com’è che si chiama? Betterton? - mi abbia soffiato l'ultima porzione" ho
improvvisato, cercando di essere convincente.
"Accidenti"
esclama Rowland "deve proprio piacerti l'insalata primavera: mi hai sbavato sul
braccio"
Ma avevo già
smesso di dargli ascolto da un pezzo. Perchè Ashley in quel momento si stava
dirigendo verso il nostro tavolo. Ho pensato: non può essere, è un miraggio, un
ologramma, una proiezione astrale. No, Ashley stava guardando proprio me. Non
c’erano altri tavoli occupati nelle vicinanze. E' me che stava guardando e sulla
sua bocca avevo distinto quello che era senza dubbio un mezzo sorriso. Si è
avvicinato, ma dopo aver scoccato un'occhiata di ribrezzo a Gunther, Rowland e
Anonymous (come se avesse scorto una foglia di lattuga leggermente ingiallita
nella sua insalata primavera) aveva cambiato direzione, per raggiungere il
tavolo VIP.
E non mi ha neanche salutato.
"Non lo
sopporto,quello" mugugna Gunther, guardando con astio al suo tavolo.
"Già, si dà un
sacco di arie, quell'Ashley e si sentono certe storie su di lui... tu che ne
pensi,Topher?"
"Sì, ha
proprio..." un gran bel culo "... l'aria di essere un pallone gonfiato"
E l'ho guardato
sedersi tra i suoi compagni (tutti ai vertici della popolarità), a pochi posti
da una ragazza dai voluminosi ricci biondi, che rideva divertita guardando verso
di noi. Chissà cosa ci trovava di tanto divertente, nel cardigan color senape di
Rowland.
Era ovvio che Ashley Betterton non riteneva così indispensabile la sua
luminescente presenza durante le lezioni. Dopo tutto professori e studenti
possono benissimo cavarsela anche senza di lui.
Ashley non
aveva mentito quando aveva detto di frequentare i corsi solo per errore. Era
mancato a Storia Moderna, con il professor Prescott, non si era visto a
Matematica, con il professor Clyde, nè tanto meno c'era stata traccia dei suoi
occhi d'ambra e dei suoi glutei scultorei nell'aula di Letteratura della
Appelfeld, per l'intera settimana.
Vi chiederete
come faccia a saperlo, visto che Ashley è un anno più grande e segue corsi
diversi dai miei.
Beh, ecco, mi
imbarazza un po' dirlo, ma ho praticamente imparato a memoria i suoi orari e tra
una lezione e l'altra mi aggiro tra le classi del terzo anno con la speranza di
adocchiarlo. Niente da fare. Ashley sembra evitare i luoghi ad alta
concentrazione culturale. Sembra quasi non voglia farsi vedere. Come se gli
occhi adoranti di mezzo istituto possano consumargli la pelle, a furia di
guardarlo. Dev’essere stressante essere così belli.
Questa mattina,
da bravo scolaretto, ero già seduto al mio posto, e mentre l'Appelfeld faceva
l'appello, avevo già provveduto ad affilare con zelo maniacale la mia matita ed
assicurarmi che tutte le mie penne scrivessero alla perfezione. Se c'è qualcosa
che odio sono le matite non affilate... e le penne che scrivono a tratti, o che
sbavano, o che macchiano... ah, e c'è un altra cosa che odio:
"Scusi il
ritardo, professoressa"
I ritardatari.
La ragazza dai
folti capelli ricci e biondi della mensa era appena entrata in classe e la
campanella era suonata da ben tre minuti e... sì, venticinque secondi.
"Prenda posto,
signorina Hortense" rispose la professoressa, in tono piatto, senza staccare gli
occhi dal registro.
Mi era già
antipatica per il modo in cui guardava e derideva i miei compagni di stanza, ma
il fatto che fosse arrivata in classe con un ritardo spaventoso aveva messo a
dura prova i miei nervi, tanto che per poco ho rischiato di scalfire la punta
aguzza della mia matita. Il sopracciglio mi ballava pericolosamente. Segno del
mio profondo disappunto. Disappunto che è subito schizzato a livelli
inimmaginabili quando la ragazza decide di sedersi al banco proprio difronte a
me. Ma quel che è peggio è il modo in cui si è avvicinata...
Nicole Hortense
- perchè ho scoperto che è quello il suo nome - Nicole Hortense non camminava.
Sfilava. E questo per me era accettabile (ma neanche poi molto) solo in due
casi: qualora Nicole Hortense fosse una top model, oppure qualora Nicole
Hortense fosse solo uno pseudonimo usato da Nicole Kidman per sfuggire ai
paparazzi.
Nicole
Hortense, in ogni caso, non è nè una modella, nè la Kidman, ma è evidente che
pensa benissimo di poterlo essere. Non sono mai stato un grande appassionato di
griffe (a dire il vero non credo ci sia niente di meglio in giro dei grandi
magazzini) ma sono quasi sicuro che quelle due "c" sovrapposte siano il logo di
Chanel. E su di lei sono praticamente dappertutto: sul ciondolo della collana,
sulla stanghetta degli occhiali da sole, sull'apertura della borsa, sugli
orecchini... per ovvi motivi di decenza non ho potuto dare un'occhiata alle sue
mutandine, ma mi ci sarei giocato le mie, più le culotte di mia nonna
Mary, che avrei trovato anche lì lo stesso simbolo.
Non ho mai
visto una persona così egocentrica, così piena di sè, così vomitevolmente
vanitosa. Si è seduta di fronte a me, come ho detto, gambe accavallate alla
Basic Instinc (secondo una sua libera interpretazione, è chiaro) e borsetta
Louis Vuitton fresca di pelletteria. E ho spalancato la bocca dalla sorpresa quando
ne ha estratto il libro di letteratura e un quaderno. Pensavo ci fosse spazio
solo per il cellulare giocattolo con trucchi incorporati e l'edizione tascabile
dell'ultimo numero di Cosmopolitan.
Ho passato il
resto della lezione a cercare di fingere che non esistesse. Non ho so perchè, ma
proprio non riesco a sopportarla. I tipi così li odio, li odio!
Il fatto è che
sembra proprio il genere di ragazza, super-griffata, super-glitterata che
possa piacere ad Ashley. Bel fisico, bei capelli e protesi di silicone al posto
del cervello.
E poi... Nicole
Hortense, nel bel mezzo della spiegazione, mentre la professoressa Appelfeld
decantava estatica i versi di Blake, ha tirato fuori un altro obbrobrio dalla
sua borsetta degli orrori: una pochette. Una pochette (di Chanel,
non serve neanche dirlo) da cui ha tirato fuori l'inimmaginabile... rossetti di
ogni tonalità esistente di rosso (dal rosso ciliegia al rosa cipria),ombretti,
matite e una serie di strumenti di tortura di cui non avevo assolutamente mai
sentito parlare: orrori come piega-ciglia, eye-liner e qualcosa che suonava
vagamente come "terra".
Mi volto verso Rowland (l’unico del Club a frequentare con me il corso di
Letteratura della Appelfeld) per cercare uno sguardo solidale, ma ecco che me lo
sono ritrovato a sbavare indecentemente sul banco, guardando con occhi bovini
Nicole e le sue compagne ridacchianti e intente a ripassarsi lo smalto,
allegramente ignare di trovarsi nel bel mezzo di una lezione e non
dall’estetista.
Rowland sembrava essersi del tutto dimenticato delle risatine maligne di Nicole
sul suo maglione, a mensa.
A quel punto ho
dovuto alzare la mano e rispondere a una domanda che la professoressa aveva
rivolto alla classe. Poter rispondere orgogliosamente con le parole di
Blake,“Guardare il mondo in un granello di sabbia e il paradiso in un fiore
selvatico”, mi ha tranquillizzato, mi ha rassicurato sul fatto di essere una
persona intelligente, affatto vanesia e soprattutto, completamente diversa da
persone come Nicole Hortense.
A questo punto
però, si è affacciata una nuova inquietudine:perché allora
mi sono preso una cotta pazzesca per Ashley Betterton?
Nicole Hortense
sembra seriamente determinata a darmi sui nervi. Sono stato costretto a seguire
il suo sedere sculettante – insieme a quelli delle sue due amiche/ancelle, Mia e
Gloria – fino all’aula di Matematica del professor Clyde, dove, con mio più
profondo disappunto, si è nuovamente seduta sul banco di fronte a me. Mia, una
ragazza con folti capelli ricci e neri, pelle bruna, con un vestitino davvero
poco appropriato per una aula scolastica e smalto rosa confetto alle unghia, al
lato destro di Nikki. Gloria, sul lato sinistro, con lunghi capelli castani
super-lisci effetto seta con una camicetta alquanto provocante – non per
me,ovviamente - ed espadrillas vertiginose. Hanno trascorso praticamente
tutta la lezione passandosi bigliettini stupidi, sotto lo sguardo
accondiscendente del professor Clyde, ormai abituato al sottofondo di risolini
ed esclamazioni di sorpresa davanti a una nuova crema di bellezza di Clinique
che Nicole – o Nikki, come la chiamano le sue amiche – mostrava loro.
Insomma, la matematica non era proprio il primo interesse delle tre, ma si sono
ricordate di trovarsi a scuola solo quando hanno udito un’orribile parola uscire
minacciosa dalle labbra cascanti del professore:
“Compiti”.
Tiro fuori il
mio bel quaderno di matematica, con tutti gli esercizi svolti e mi guardo
intorno sorridente. Sono fiero di me! Rowland mi ha aiutato con alcune equazioni.
Me la cavo in matematica, ma senza di lui non sarei riuscito a risolvere quel
mio piccolo problema con l’algebra.
Poi Nikki si volta, come me si guarda in torno, ma per niente sorridente. Anzi.
La vedo nervosa, si morde il labbro. E’ ovvio che non ha fatto i compiti.
E io come mi sento guardandola, così disperata, così in ansia?
Sì, risposta
esatta: godo. Come un maiale.
”Maledizione, e adesso che faccio?” la sento lamentarsi.
Musica…musica…dolce musica per le mie orecchie.
”Gloria,hai fatto gli esercizi?”
L’espressione
caprina della ragazza non lascia spazio a dubbi.
”Figurati…tu,Mia?”
Mia è espressiva come un cetriolo di mare.
”Accidenti, volevo farli…ma ieri avevo la manicure!”
piagnucola Nikki, poi guarda con apprensione il professor Clyde, che passeggia,
inesorabile, fra i banchi, controllando che tutti gli esercizi siano stati
fatti.
Poi però la ragazza fissa il suo sguardo su di me. Il sorriso compiaciuto mi si
ghiaccia in faccia. Non oserà… non vorrà mica…
Prima che possa
anche solo pensare di fare qualcosa, Nikki agguanta il mio quaderno e schiaffa
con poco garbo il suo sul mio banco.
”Presto, scribacchia quei dannati esercizi!” ordina, con voce allarmata e si
volta a sorridere il professore con un frullo di ricci dorati.
PORCA….
Dannazione! E
adesso che diavolo faccio? Come posso ricopiare gli esercizi in meno di…? Cinque
secondi?
Il professore sorride di rimando a Nikki, e sembra anche piuttosto sorpreso.
Scontato dire che sia un evento raro che la ragazza abbia fatto qualcosa a casa che non
sia limarsi le unghie o passare ore al telefono per indire un dibattito con le
sue amiche su quale delle sue cinte color crema si abbini meglio con il suo paio
fresco di acquisti di scarpe col tacco.
Sto divagando…
Scommetto che morite dalla curiosità di sapere come ho fatto a sopravvivere al
professor Clyde. Okay,forse no, ma ve lo dico comunque.
Si dà il caso che sia un tipo molto meticoloso. E penso che qualche mio accenno
sulle matite appuntite e sulle penne che non macchiano,sbavano o sporcano ve ne
abbia dato un’idea. Come tutte le persone meticolose (o maniaco-compulsive, che
dir si voglia) faccio sempre una brutta copia, prima di scrivere degli esercizi
sul mio bel quaderno, che dev’essere assolutamente lindo e privo di
cancellature. Si dà il caso, inoltre, che la sbadataggine di Nikki Hortense sia
immane e che abbia fatto cadere dal mio quaderno, sul bel pavimento lustro, i
fogli che io – da bravo alunno diligente – ho usato per la brutta copia.
Mi è bastato
posare i foglietti sul banco per guadagnarmi il sorriso bonario di Clyde.
Sì,perché, come ogni persona meticolosa e maniaco-compulsiva che è solita fare
la brutta copia prima di ricopiare in bella sul quaderno, la brutta copia è
assolutamente linda e priva di cancellature, esattamente come la bella.
Quindi, ho maledetto in tutte le lingue conosciute Nikki Hortense (conosco anche
qualche imprecazione in greco antico, se se ne presenterà l’occasione, vi
illustrerò il mio repertorio) per essersi sgraffignata il mio quaderno senza
chiedermi il permesso, ma almeno la sua abissale goffaggine mi ha permesso di
cavarmela. Nikki Hortense ora ridacchia, mentre Clyde rimprovera le sue amiche
del cuore per aver “dimenticato i quaderni a casa”. Non appena Clyde si
allontana, Mia e Gloria cominciano a ridacchiare anche loro come iene, pensando
da idiote che Nikki stesse ridendo con loro e non di loro. Si dovrebbero imporre
dei limiti sulla stupidità. E meno male che questa era una scuola prestigiosa…
sì, probabilmente prestigiosa come i genitori gonfi di soldi di queste sotto
specie di polli delle praterie che – non per mia scelta - mi trovo davanti.
Ero appena tornato dall’ultima lezione della giornata ed ero tutto sommato
sereno. Avevo potuto ammirare ancora una volta Ashley in tutto il suo fulgido
splendore a mensa (l’unico posto dove fosse avvistabile) e una conversazione
particolarmente intelligente con Gunther,Rowland e Anonymous mi aveva messo di
buon umore. Avevo anche adocchiato Nikki e le sue due seguaci, ma dopo la
scarica di veleno durante l’ora del professor Clyde mi sentivo ben disposto
persino nei loro confronti. Infondo non è da me giudicare le persone prima di
averle conosciute. Non è Topher,questo. Tutti meritiamo una possibilità. Credo
che anch’io mi sentirei piuttosto triste se qualcuno dovesse trattarmi con
sufficienza solo perché non sono un granchè bello o perché non sono alla moda.
Non sarebbe giusto però neanche condannare chi è bello e all’ultimo grido.
Anche se giurerei che persone del genere, di quelle che squadrano dall’alto in
basso, qui ce ne siano parecchie. Be’,se potrò cercherò di mostrarmi simpatico a
tutti. Chi lo sa, si può sempre cambiare idea, cambiare…
Proprio quando
ho infilato la chiave nella serratura della porta della stanza numero 026 un
atroce dubbio mi ha colpito più forte di una mazza da baseball dritta in testa.
Tachicardia alle stelle.
Ecco… Ho aperto con mani tremanti il mio zaino, con ancora la chiave nella
toppa, frugando come un pazzo in cerca di quello che speravo di non trovare mai.
No, non poteva essere vero, ma purtroppo lo era. Quello lì, infilato negli oscuri
meandri del mio zaino, non era il mio quaderno di matematica. Il mio quaderno di
matematica non era a fiori. Il mio quaderno di matematica non aveva cuoricini
rossi disegnati praticamente dappertutto. Il mio quaderno di matematica era un
vero quaderno di matematica, con su scritti esercizi e appunti, non
scarabocchi e schizzi improvvisati di minigonne e completini.
Do un’occhiata alla mia agenda, sentendo il battito del mio cuore aumentare a
dismisura. Fa che non sia domani…fa che non sia domani…
Sì, è domani.
Il primo
compito di matematica…
Avete presente quelle note graffianti? Quella musica agghiacciante che
accompagna molte scene particolarmente inquietanti dei film di Alfred Hitchcock?
Bene, tenete a
mente quelle note e associatele a me, bocca spalancata, volto esangue, mentre
fisso come inebetito la mia stessa scrittura che delinea le terribili parole
“TEST DI MATEMATICA”, scritte sotto la data di domani.
E il mio povero,preziosissimo quaderno, con tutti i miei poveri preziosissimi
appunti, tutto arrotolato e spiegazzato nella Louis Vuitton di
Nikki Hortense, tra Cosmopolitan e il suo cellulare rosa metallizzato. Il
mio povero preziosissimo quaderno di matematica, che chiede aiuto.
“Topher! Topher!”… mi sembra di sentire la sua voce, mentre
implora pietà.
Che stupido che sono stato! Che stupido! Come ho potuto permettere a Nikki
Hortense, l’oca improvvisata top-model, di prendere il mio quaderno di
matematica senza chiedermi il permesso e, soprattutto, dimenticando di
restituirlo? Una volta suonata la
campanella, ho subito ficcato il suo quaderno – quello con
fiori,scarabocchi,cuori e schizzi di minigonne – nel mio zaino, senza neanche
rendermene conto.
E domani c’è il mio primo compito di matematica. Il primo!
”Ragazzi! Ho un problema!” irrompo nella stanza.
Rowland,Gunther e Anonymous mi rivolgono uno sguardo incuriosito.
”Che succede,Toph?” bofonchia Gunther, mentre, con mascherina e occhiali
protettivi, maneggia con un certo tremore un alambicco contenente chissà quale
sostanza chimica.
”Una catastrofe” commento, melodrammatico.
Insomma, gli ragguaglio con ciò che è successo e l’unico che sembra comprendere
il mio dramma è Rowland.
”Il tuo quaderno di matematica, il tuo povero,preziosissimo quaderno di
matematica! Tanto vale avrebbe potuto rubarti l’anima e non curarsi di
restituirtela! Sarebbe stato meno doloroso”
Okay, forse Rowland è un po’ troppo melodrammatico.
”E adesso riuscirò ad averlo?” piagnucolo,sentendomi orrendamente simile a Nikki
in preda al panico da ‘non-ho-fatto-i-compiti-perché-la-manicure-è-più-importante’.
”Andiamo,Topher,non preoccuparti” cerca di rassicurarmi – inutilmente – Gunther
“Basta che tu vada da lei e le chieda di restituirtelo”
”Sapete per caso qual è la sua stanza?” chiedo, sull’orlo della disperazione.
Per tutta risposta i tre ragazzi si fanno la loro bella, grassa risata.
“Ehm…quale parte di ‘Sapete per caso qual è la sua
stanza?’ è così tanto divertente?” mugugno,acido.
“Scusa,Topher”
si affretta a dire Rowland, cogliendo il mio cipiglio da pre-crisi isterica “E’
che Nikki Hortense non abita certo nell’Edificio B… Figurati se si abbasserebbe
a vivere negli appartamenti della scuola”
“Sì, nessuno
sano di mente vivrebbe nell’Edificio B, quando ha a disposizione la villa a
cento piani di paparino”
Ah,ecco.
Sospettavo che Nikki Hortense fosse figlia di miliardari. Dev’essere stata la
sua mise Chanel e la Louis Vuitton a suggerirmelo.
Ed eccomi qui,
davanti a questa porta, mentre aspetto che qualcuno venga ad aprire. Anonymous,
grazie alle sue abilità da pirata informatico, ha fatto una piccola ricerca per
me su Nikki. Per fortuna suo padre, Robert Hortense, ha avuto le sue scaramucce
con la giustizia (evasione fiscale,mi pare) ed è nel database della
polizia. Ovviamente questo non gli impedisce di essere un vero nababbo. Ed è
chiaro come il sole. Una persona non può avere una specie di Reggia di
Versailles in miniatura per casa e i Giardini Reali per aiuola e non avere i
contanti che fioccano a neve. Dalle informazioni che ha scovato Anonymous,
Robert Hortense fa su e giù dalla California a Dubai. Si occupa di petrolio. Il
che spiega tutto.
La madre di Nikki, Jill, dopo il divorzio, si è risposata con un campione di
tennis svedese di vent’anni più giovane. Vivono ad Honolulu e la signora Jill
Hortense-Mjölby trascorre le sue giornate in spiaggia tra una Piňa Colada e il corso di hula.
Ad ogni modo,
oltre a queste curiose informazioni sulla famiglia di Nikki, Anonymous è
riuscito anche a procurarsi il suo indirizzo. Così eccomi qui, nel tentativo di
portare in salvo il mio quaderno. Il mio - sì, ormai lo sapete a memoria -
povero, preziosissimo quaderno di matematica.
Accidenti,però.
Qui sembra che
non ci sia nessuna forma di vita intelligente (e non ci sarebbe neanche se in
casa ci fosse solo Nikki).
Qualcuno apra
questa lucida porta bianca, per favore!
Dlin Dlon.
Ecco. Mi tocca
risuonare.
Salve a tutte, care lettrici adorate! (E salve anche ai cari eventuali lettori silenziosi, parimenti adorati)
Spero che il mio ritorno al mondo dei vivi sia stato accolto da tutti voi con un urlo di entusiasmo, e a giudicare dai commenti penso che almeno un sorrisetto
, dopo aver visto la mia firma sotto questa nuova storia, vi sia scappato :D
Io, almeno per quanto mi riguarda, le urla di entusiasmo le ho fatte eccome e vi ringrazio infinitamente per i vostri commenti,complimenti,critiche.
Mi devo scusare per almeno due cose: 1. perchè ognuno di questi tre capitoli cambia di tipo di carattere; 2. perchè il 2° capitolo è troppo breve e avrei dovuto pubblicarlo insieme al terzo. Passo a spiegare il motivo di questi due inevitabili inconvenienti: il mio computer, il mio caro, adorato computer, ormai è in coma profondo. Ha deciso di prendersi un'estate sabbatica e sono costretto a pubblicare e a scrivere altrove. Il primo capitolo è stato pubblicato in condizioni di precario stress emotivo dal computer di mio zio, il secondo capitolo da casa della mia migliore amica e infine questo terzo capitolo vi giunge direttamente dal pc del perpetuo rumeno del mio pro-zio prete (il fatto che abbia un perpetuo chiarisce immeditamente che sia un ecclesiastico... chissà cosa penserebbe se leggesse ciò che scrivo :S...preferisco non pensarci). Comunque, come ho avuto modo già di dirvi, le mie condizioni sono piuttosto precarie. Non so se conoscete Una serie di sfortunati eventi...se conoscete questi libricini deliziosi, mi capirete di certo se vi dico che in questo momento mi sento molto Lemony Snicket.
Ma ora è tempo di dedicarmi anima e corpo a voi, miei affezionatissime:
Ale_80: Ma ciao!! spero davvero di renderti più dolce la fine dell'estate. Lo spero davvero di cuore. Comunque sì, Topher è un nomignolo alquanto ridicolo, ma può servirvi anche da indizio per intuire un po' di cose che avverranno in seguito *mistero* U___U con Ganymedes nulla accade per caso. Anche io amo molto Anonymous, e vorrei tanto avere un genio del computer come amico anch'io...ovviamente per indagare su gli altri, non certo su di me O___o . Di Andrew ne riparleremo...
giuxxx: Mi auguro davvero che anche Mocassini ti prenda come Venus, e perchè no, magari anche di più. I nomi particolari sì, sono la mia passione... specialmente quelli uni-sex. Da quando ho scoperto che 'Ashley' è un nome prima di tutto maschile me ne sono completamente innamorato. Su Andrew e Mandy non mi esprimo...volete davvero fare di tutto per svelare i miei piani malvagi? Ba'...per ripicca non vi dico se avete ragione oppure no *malvagio*.
animablu: Ma ciao Cornelia! Anche se ora sarebbe meglio chiamarti dottoressa Dingles... Sì, questa volta ho scelto di dedicarmi al variegato e frizzante mondo della scuola, cercando di rende
o diverso dal solito...spero di riuscirci. L'adone Ashley lo rivederemo... chissà quando :S *suspence*
athenachan: Be',sì, il nostro Topher è parecchio sfigato. Mi sembra per davvero di essere Lemony Snicket,ora! Hai ragione, comunque, usare come sfondo del cellulare la foto di un ragazzo che ti piace non è il massimo dell'intelligenza, ma Topher è così: geniale, ma sbadato... e poi ad Anonymous non sfugge niente, anche a costo di violare il diritto alla privacy.
HP Mary: Sono contento di averti fatto ridere e appassionare già alla storia. Temevo di aver esaurito tutta la mia verve comica in Venus as a boy... ammesso che io abbia mai avuto una verve comica.
Haru28: ciao Haru, sono spiacente di avervi propinato un secondo capitolo così poco prolisso. Come ho già detto intendevo pubblicarlo insieme al terzo...chiedo venia :S... Sono comunque entusiasta di aver annoverare una nuova mia fan *mi gira la testa*... no,scherzo, più che fan voi siete gli unici grandi salvatori della mia infima autostima :D
Nanoda: Ma tesoraaaaaaa! Che bello rivedere il tuo di nick tra i commenti! Grazie per tutti i complimenti, li apprezzo davvero molto, anche perchè sono giustificati da critiche ben precise (critiche positive in questo caso)... ironia al vetriolo e stile semplice,direttto e coinvolgente. Non potevi dirmi di meglio, è esatamente quello che provo a fare ;)
Grazie ancora per il tuo calorosissimo bentornato!
E ora ci diamo appuntamento al prossimo quarto capitolo. Un'anticipazione? No... meglio un indizio. La parola "corona" è sufficientemente enigmatica secondo voi?
Le curiosità prive di interesse
Ricordate le curiosità prive di interesse di Venus as a boy? Perchè privarvene in Mocassini Club? Sarebbe davvero un peccato parlare solo cose utili come i ringraziamenti e le anticipazioni. C'è anche bisogno di inutilità nella vita!
Cominciamo con alcune modifiche: mentre con Venus le curiosità venivano aggiunte in maniera casuale, in Mocassini ogni capitolo avrà a fondo pagina curiosità prive di interesse riguardanti il capitolo precedente. Così, tanto per tenervi sulle spine... Per questo motivo i primi due capitoli non contengono curiosità. Ma ora basta con queste informazioni utili...passiamo a qualcosa di meno interessante:
x Ashley Betterton in quanto più figo della scuola, ha un cognome che racchiude in sè questa idea di grandezza. Better, come certo saprete, significa "migliore"... e Ashley è o non è il meglio del meglio? Il suo nome di battesimo, come certo i lettori di Venus oramai sapranno, si riferisce al bello e irraggiungibile Ashley
di Via col vento, un film che non mi stancherò mai di vedere e rivedere.
x Gunther è un personaggio della mitologia nordica, mentre Rowland non è altri che l'Orlando dei poemi epici. Due nomi leggendari ed eroici per due leali compagni di stanza. E magari scoprirete fino a che punto leali.
x Tutte quelle allusioni al Bianconiglio derivano dal fatto che io e la mia migliora amica siamo soliti chiamare così tutti i bei ragazzi che ci sembrano irraggiungibili. Ultimamente il termine "coniglio" è passato per indicare qualsiasi bel ragazzo (anche se poi, associamo un animale specifico ad ogni ragazzo in particolare. Ora, per esempio, sono pazzo di un Canarino e in contemporanea innamorato perso di un Cane :( ahimè, i dolori del giovane Ganymedes...).
x In Matrix ci sono riferimenti al Bianconiglio e ad Alice. Non mi piace quel film, troppo inquietante. Alice nel paese delle meraviglie è uno dei miei libri per l'infanzia preferiti. Adoro il Bianconiglio e lo Stregatto.
kay. Sento dei
passi affrettati. E anche un po’ strascicati.
”Buenos dias!” Prevedibile. La governante sudamericana.
“Soy
muy spiacente, pero el señor Hortense no està aqui, està en Abu Dhabi ahora”
”Abuchè?”
”Abu Dhabi, es la capital de los Emirados Arabos”
Okay, non sono molto ferrato sulle città del Medio Oriente.
”Non sono qui per il signor Hortense, cerco sua figlia, Nikki”
Sbaglio o la donna ha fatto una smorfia quando ho nominato Nikki?
”Oi,compriendo” risponde la donna “Solo un momiento, por favor”
”SEŇORITA NIKITA!! SEŇORITA NIKITA!!” urla la donna. Preferirei non lo
facesse.
Non ricevendo alcuna risposta, la governante solleva la cornetta di un citofono
interno.
”Señorita Nikita? Señorita Nikita! Aqui un chico para tì”
La voce dall'apparecchio è perfettamente udibile.
"Ma sei sorda, oltre che stupida? Quante volte ti ho detto di non chiamarmi
‘Nikita’?”
"Spiacente, señorita Nikita. Aqui esta un chico para ti"
"Chi è? Chiedigli come si chiama, Esperanza"
...
La donna si rivolge a me,ora: "Como te llamas?"
”Eh?”
”Como te chiami?”
"Christopher Dukes, ma non credo che...."
"Cristobal Duques,señorita" riprende Esperanza, cominciando ad essere
stufa -
e a chi lo dice.
"Oh,al diavolo,Esperanza,fallo salire"
Il verdetto finale.
Mi ricordo solo ora che sono ancora sull'uscio.
La governante, Esperanza, impreca a denti stretti, fitto in spagnolo (qualcosa
come “maleducada y prepotente! Oi estas chicas ricas! En Buenos Aires tuve
solamente un barco pesquero y el rosario d’oro de mi abuela”(1)).
Quando la lunga sequela di maledizioni argentine ha termine, la donna mi fa'
cenno di entrare e mi indica la doppia scalinata di
marmo. O meglio, credo che la stia indicando. Sono troppo impegnato a
sbarrare gli occhi e a spalancare la bocca. Persino la Wefanie al
confronto sembra
una catapecchia. Divani di fattura italiana, lampadari in Swarowskij e poi
mezze colonne, capitelli corinzi, ringhiere in ferro battuto a
motivi greci.
Improvvisamente sono capitato in una specie di tempio sacro e ho persino paura a
fare un altro passo sullo sfavillante pavimento di marmo a
specchio. La
colf coglie la mia esitazione, ma la fraintende... di modo che me la
ritrovo a
spingermi verso una porta metallica, nascosta da una rampa di scale.
E' un ascensore.
”Chico demasiado perezoso! Si no te
gustano las esclanitas, puedes usar el ascensor(2)”
In men che non si dica vedo le porte scorrevoli richiudersi sul muso taurino
della donna e riaprirsi davanti ad un corridoio dalla moquette rosa
chewing-gum.
Sono finito in una fabbrica di zucchero filato o cosa?
Faccio qualche passo,intimidito, lanciando un'occhiata a varie insegne luminose
tra una porta e l'altra. Sono tutte stampe di vecchi manifesti pubblicitari di
profumi. Tutta la storia della profumeria riassunta in un corridoio. Mi fermo un
attimo davanti a Nicole Kidman, che mi guarda ammiccante, di spalle, con il suo
vestito nero e il suo ciondolo Chanel sulla schiena. Sento dei rumori nella
stanza vicina e subito una porta si apre. E' lei. E' Nikki. "Hey! Ma guarda un po'" commenta. Senza aggiungere altro esce in corridoio,
in
tuta da
ginnastica (sempre e comunque griffata e perfettamente truccata) "Che
ci fai a casa
mia?"
"Ecco..."
"E non sapevo
neanche fossi sudamericano... Cristobal Duques"
"No,mi chiamo
Christopher Dukes"
Nikki fa ruotare
gli occhi, esasperata "Esperanza e le sue storpiature... per lei sono Nikita"
Sorrido
timidamente.
Non sembra così
stupida a casa sua. Magari sono Mia e Gloria a travolgerla nel loro vortice di
demenza.
"Vuoi dirmi
perchè sei venuto qui o preferisci startene ancora un po' a guardare
Nicole?"
"No, volevo
chiederti di restituirmi il mio quaderno matematica...sai,domani c'è il
test"
"Mmm,sì, mi
sembra di averlo visto da qualche parte,entra"
Bene. Da qualche
parte.
La sua stanza è
un'esplosione di rosa. Solita moquette rosa, ma di una tonalità più chiara,
enorme letto a baldacchino con tendaggi color panna con roselline e foglie,
lampade alte e dorate con pizzi rosa. Per terra sono sparsi vecchi
numeri di riviste di moda e per tutta la stanza fanno bella mostra di sè gigantografie di Naomi
Campbell, Marlyn
Monroe, Audrey Hepburn e altre star.
"Eccolo qui"
dice, scavando in una montagna di abiti ammucchiati in un angolino e mi porge il
mio quaderno. Il mio sopracciglio vibra appena vedendo una grossa orecchia sulla
copertina.
"Hey,che hai, ti
vedo nervoso. Dovresti fare Tai-chi Chuan, è rilassante"
e sprofonda nel
suo principesco letto "beh, che fai lì? Vieni a sederti qui!"e batte piano sul
piumone rosa, con un sorrisetto.
Arrossisco e non
so neanche perchè.
Mi sembra strano
che Nikki Hortense, l'oca, la super-griffata possa comportarsi
in maniera
gentile. Ha un'aria arrogante, ma forse dovrei rivalutare qualche giudizio su di
lei.
"Datti una
mossa!"
Ecco, tanto per
non sembrare troppo garbata.
Mi siedo,
poggiandomi sulla spalliera laccata di bianco, cercando di evitare il suo
sguardo e sentendomi scannerizzare dai suoi occhi verdi.
"Tu sei gay"
"No!"
"Era
un'affermazione. Sei gay."
Il suo sguardo è
fermo,deciso e il suo sorriso è praticamente indecifrabile.
"Non lo sono"
tento,ancora, cercando di non arrossire e tradirmi.
"Avanti! Sulla
tua maglietta c'è un orsacchiotto! Come puoi dire che non sei
gay?" prorompe
Nikki, arricciandosi i boccoli già sufficientemente ricci.
"...n-non credo
che a tutti i gay piacciano gli orsacchiotti..." sbotto, incerto se sentirmi
offeso o semplicemente imbarazzato.
"Ma questo è
ovvio! Ci sono anche tantissimi gay che hanno buon gusto" conviene lei in tutta
calma, con un'espressione di serafica compassione.
Tasto con una
certa ansia la mia maglietta orsacchiottosa.
Che c'è di male
ad amare gli orsacchiotti?
Mi sento
avvampare dalla vergogna.
"Oh, su! Sta'
tranquillo! Con Nikki Hortense nessun caso è senza rimedio!"
"Caso? Rimedio?
Non ti seguo..."
"Ne ho visti
tanti di casi come il tuo... e anche i tuoi amici, se posso dirlo, hanno un
disperato bisogno di un guardaroba nuovo... e di un personal trainer"
commenta, con
aria da donna navigata "però so riconoscere un caso disperato da un caso su cui
vale la pena scommettere"
"Proprio non ti
seguo..."
Nikki ridacchia
e mi fissa con il suo sorriso smagliante per dieci minuti buoni.
"Ehm... perchè
mi guardi così?"
E perchè mi
sento così stupido e così imbarazzato?
Insomma,
stamattina pensavo che fosse lei la stupida.
"Perchè sei
davvero tenero! Ma guardati!"
Avvampo - per
quanto possibile - ancora di più.
"Posso
coccolarti?" miagola Nikki, con gli occhi luccicanti e senza neanche darmi il
tempo di rispondere mi abbraccia stretto, scompisciandosi dalle risate.
"Che carino!!" cinguetta la ragazza, ridendo del mio rossore.
Mi sento orrendamente simile ad un orsacchiotto di peluche, il che, infondo, non
è così male.
Nikki è irruenta, sfacciata e terribilmente frivola ma per qualche assurdo
motivo comincio a trovarla simpatica.
Mi lascia andare - con una certa riluttanza - e riprende a guardarmi come un
inerme bambolotto.
"Che carino! Che
carino! Finalmente un amico gay e coccoloso! Sì sì, ho deciso!
Ti aiuterò!"
"E in cosa
dovresti aiutarmi?"
"Ma è ovvio! A
diventare... POPOLARE!" continua lei, determinata, con un fuoco inquietante che
fiammeggia nei suoi occhi verdi.
"T-ti ringrazio
dell'offerta" mormoro, chinando il capo "ma... no-non mi interessa... davvero"
Nikki mi
costringe a guardarla e mi fissa con uno sguardo di rimprovero.
"GIAMMAI!"
abbaia all'improvviso, facendomi spiccare un salto dallo spavento "Non abbandono
mai un progetto prima di averlo portato a termine! Entro un mese diventerai
popolare! Credimi se ti dico che ho una lunga esperienza alle spalle... non è
mica facile riuscire a conquistarsi il titolo di reginetta del ballo
praticamente
dall'asilo..." e di qui la ragazza si lancia in una fitta descrizione di tutti i
balli di fine anno a cui ha partecipato - senza mai fermarsi per riprendere
fiato - dilungandosi con prolissità esasperante su ogni vestito che ha indossato
in quelle grandi occasioni, senza contare poi le minuziose orazioni sui suoi
bouquet, i suoi cavalieri, le sue scarpe e il numero
di voti che l'hanno eletta reginetta e un sacco di altre barbosità.
Bla bla bla.
Cerco di non
lasciarmi distrarre dai suoi vaneggiamenti, riflettendo
attentamente sui
piani di Nikki.
Rendermi
popolare.
In un mese.
Impossibile.
E inutile.
Non mi è mai
importato di essere popolare.
Dopotutto è il
cervello che conta, no? Non gli abiti griffati.
Fin'ora quel che
ho avuto è stata solo completa indifferenza e poi,alla Ribery…
Lasciamo
perdere.
Popolarità...
Questa parola mi
rimbomba nella testa.
Popolarità...
con un po' di
popolarità...
magari...
potrei aumentare
le mie possibilità con...
Arrossisco
violentemente a quel pensiero.
Come posso
essere così stupido da pensare una cosa del genere?
Dev'essermi
andato un neurone di traverso.
"Mmm... qualcuno
non mi sta ascoltando" sbotta la ragazza, richiamando la mia attenzione.
Il suo sguardo
indagatore non mi piace affatto.
"A cosa stavi
pensando?" chiede, in un sussurro, con gli occhi sfavillanti di malizia.
"A nessu...a
niente. Ti ascoltavo" mi affretto a correggermi.
Deglutisco.
Per quanto possa
essere vanesia, Nikki è ancora meno stupida di quanto pensassi.
"Stavi dicendo
'nessuno', non è vero?" soggiunge lei, con l'aria di chi la sa lunga
"Chi è il
fortunato?"
"Ehm... "
"Dai dai! Sputa
il rospo!" incalza lei, saltellando e facendo tremare tutto il materasso.
"Nessuno,
davvero..."
"Mmm... vediamo
se indovino!" continua Nikki, decisa a non arrendersi "E' Ashley Betterton?"
"Chi?" azzardo,
fingendomi ignaro. Ma sono inevitabilmente tradito dal solito imbarazzo che
imporpora - molto più spesso di quanto desideri - le mie guance.
"ASHLEY
BETTERTON!" ripete lei, quasi urlando e battendo le mani dall'emozione
"Accidenti, almeno in fatto di ragazzi hai gusto, tesoro!"
"L-lo conosci?"
sussurro, non riuscendo a trattenermi.
Ma certo che lo
conosce! Lei e Ashley mangiano tutti i giorni insieme al tavolo VIP della mensa.
"Se lo conosco?!
Ma certo che lo conosco! E chi non lo conosce?! E' il ragazzo più popolare della
scuola! Entra ed esce dai sogni erotici di mezzo istituto, corpo docenti
incluso!"
"Ah, be..."
sospiro,mesto "tanto per rendere le cose più difficili"
Le possibilità
di allacciare un qualsiasi tipo di rapporto con questa specie di dio delle folle
sono men che meno di zero.
"Cos'è quella
faccia afflitta?" infierisce Nikki.
Taccio. La
risposta è fin troppo scontata.
"Senti! So cosa
pensi"
"Cosa
penso,allora?"
"Pensi di non
avere la ben che minima speranza con lui e che le possibilità di
allacciare un
qualsiasi tipo di rapporto con una specie di dio delle folle come lui
sono men che
meno di zero!"
Mi
ha letteralmente letto nel pensiero.
Incredibile.
E poi...sbagli o mi
sto confidando con Nikki Hortense? Con Nikki Hortense e non con
il Club, i miei
veri e unici amici!
"Sì, perchè? Non
è la verità? Insomma… Ashley… non è assolutamente come me"
Nikki mi fissa
intensamente, facendomi arrossire per l'ennesima volta.
"Tesoro, pensi
veramente che Ashley sia etero? E secondo te cosa ci facevano l’anno scorso,
chiusi nello spogliatoio, lui e il capitano della squadra di pallanuoto? Si
schiacciavano i punti neri a vicenda?" ribatte lei.
“Oh” esclamo,
sorpreso “beh…ma… non significa niente. Insomma…non sono il suo tipo,
sicuramente. Non gioco a pallanuoto, non sono alla moda… Non ho alcuna
possibilità con un tipo come lui”
Nikki, mi guarda
teneramente, poi chiude gli occhi, si siede in una posa yoga e dice, con voce
solenne: "La piccola scimmia che è certa di non poter raggiungere il ramo più
alto dell'albero è già sotto le sue radici"
"Cosa?"
"E' una roba che
mi dice sempre il mio life-coach...è un proverbio cinese,credo"
"Il tuo
life-coach?"
"Sì, una specie
di psicanalista, ma molto più confidenziale. Si chiama To-Poun. E' lui che mi ha
insegnato il Tai-chi Chuan, e anche un po' di Kung-Fu"
Incredibile.
Tai- chi Chuan. Kung-fu. E poi Chanel. Altro che life-coach,
qui c'è un nuovo caso clinico pronto per la dottoressa Dingles.
"Vuoi vedere la
mia mossa di Kung-fu?" sussurra Nikki, con occhi spiritati, come se mi
stesse rivelando un importantissimo segreto.
"Ehm..."
Senza neanche
attendere la risposta, la ragazza si sistema una ciocca, passa in esame il
trucco nello specchio a muro che ha di fronte e si alza, posizionandosi al
centro della stanza. Improvvisamente i suoi occhi diventano due fessure
smeraldine. Poi spalanca la bocca, emette un grido disumano, contorce le braccia
e le gambe, compie un triplo salto mortale, atterra a gattoni sulla moquette
per poi terminare in una serie di pugni e calci talmente veloci da lasciare solo
scie rosa.
Si rialza
lentamente, congiunge le mani e fa un inchino al suo immaginario avversario.
Poi sorride, con
occhi fanatici.
"Ehm... brava"
"Grazie... questa
è una mossa letale! To-Poun l'ha inventata apposta per me" proclama, fiera "Vuoi
sapere come si chiama?" aggiunge, ancora come se stesse per svelarmi un segreto
di stato.
"Mossa Micidiale
della Mangusta Maculata delle Montagne della Manciuria"
Questa è davvero
troppo…
Rido per dieci minuti buoni.
"Hey,che ridi?!
Guarda che non vedo l'ora di provarla su qualcuno, mi dispiacerebbe rovinarti
quel tuo bel faccino!"
"Scusa" annaspo,
ancora in preda alle risate.
"Allora, dovrei
avere qualche pigiama in più... sono per ragazze,è chiaro, ma in caso di
emergenza..."
"Pigiama?"
sbotto, riprendendomi subito.
"Sì,è ovvio che
rimani a dormire qui"
"C-cosa?"
Il suo sguardo
non ammette repliche.
"Certo! Insomma,
non c'è tempo da perdere! Da adesso inizia il tuo Corso Intensivo di
Popolarizzazione e Pronto Soccorso Moda"
"Senti,davvero... non mi sembra il caso. E poi devo studiare per il compito di
domani…"
Nikki lascia
cadere per terra i pigiami che ha estratto dal suo armadio gigantesco. Riduce
gli occhi a due fessure. Per un istante di terrore ho pensato stesse per darmi
un’altra dimostrazione – questa volta pratica – della Mossa Micidiale della
Mangusta Maculata.
“Non ti sembra
il caso?” dice, in un sussurro luciferino.
Ora ho veramente paura.
Poi si avvicina
e il suo tono si fa molto più flautato e rassicurante.
“Tesoro,tesoro,tesoro”
Scuote la testa, come se fossi solo un bambino un po’ capriccioso.
“Ma ti sei
visto? Sei biondo,caro”
”E?”
“INSOMMA! Con
quei capelli puoi dominare il mondo!”
“Ehm… Io sono
castano chiaro”
“Shh, biondo”
ribatte, con un gesto imperioso della mano “sei biondo. E chi pensi abbia tenuto
le redini di questo pianeta fin’ora? I biondi, è ovvio! Dall’alba dei tempi…
Tutankimono, Marilyn Monroe, Riccioli d’Oro…”
Beh, sono quasi
sicuro che il nome del faraone sia Tutankhamon, e mi sembra piuttosto
improbabile che fosse biondo. Marilyn Monroe è un’icona del cinema,okay, ma non
è mai stata così potente da “tenere i redini del pianeta”. E poi non era certo una bionda naturale. Riccioli d’Oro
non è neanche un personaggio storico!
“Christopher,ascoltami…è così che ti chiami,no,Christopher?”
“Sì, ma mi
chiamano tutti Topher” rispondo, cercando di non meditare troppo sulle
discutibili teorie storiche di Nikki.
“Topher, tu hai
del potenziale! Se solo volessi e se solo ti lasciassi aiutare, saresti
l’astro nascente della Wefanie!” esclama, con gli occhi luccicanti “già ti vedo…
io, Reginetta, e tu che brilli nell’Olimpo della Popolarità accanto ad Ashley,
tanto che nessuno potrà più distinguere la sua luce dalla tua!”
Tu sogni,cocca.
“Ehm… ma non è
quello che voglio,credimi” non demordo “non è la popolarità che cerco”
“Beh, la
popolarità potrà anche farti schifo,caro, ma è l’unico modo per entrare nelle
grazie di Ashley. E lo sappiamo tutte e due che sbavi per lui”
Cerco di
ignorare il fatto che abbia detto “tutte e due” e non “tutti
e due”.
“Perciò infilati
questo dannato pigiama da donna e apri le orecchie, spalanca gli occhi e
preparati perché da domani, tesoro, da domani tutto cambia!”
Mi rassegno,
afferrando il pigiama a fiori, guardandola con sguardo sconsolato.
“Che devo fare?”
“Beh, il lavoro
da fare è parecchio. Ma dovremmo farcela. Ora penso sia meglio cominciare con i
vestiti. Sarà dura… ma ce la faremo”
*
Da:
An--errore--
A:Topher
Ore:
21.43
Hey,Topher,
sei ancora dalla Hortense? Ti aspettiamo per la nostra partitina serale a
scacchi. Abbiamo anche ordinato il cinese, spero ti piaccia!E spero anche tu sia
riuscito a recuperare il tuo quaderno. Cerca di non fare tardi.
Ciao ;)
*fine
messaggio*
*
Questo è
sequestro di persona bello e buono.
D’accordo, è simpatica e be’,sì,devo ammetterlo, ha gusto in fatto di vestiti. E’
solo che mi sembra tutto così strano. Tutto così veloce. Troppo veloce.
Insomma, sono riuscito a rifugiarmi per un attimo in bagno. Accidenti, qui
persino il bagnoschiuma è firmato da uno stilista. Insomma, Nikki mi piace, è
solo che non dovrebbe essere così. D’accordo, lo so che è stupido. So che è
stupido e sbagliato avere pregiudizi. Ma io non sono così, non sono come lei. A
me piace annusare l’odore dei libri, quelli ingialliti e polverosi di una
biblioteca, mi piace leggerli, sfogliarli, accarezzarli, entrare nelle loro
storie, essere i loro protagonisti. Nikki sembra volermi trascinare in un
vortice di novità, un vortice che non posso sostenere. Eppure quando sto con lei
a tutto questo non ci penso. Quando Nikki mi ha costretto a provare tutti quei
completi Dolce & Gabbana non mi sono sentito affatto costretto (cosa ci facciano
dei completi maschili nel guardaroba di Nikki è ancora un mistero). Ed ero
felice quando ha detto che mi sta bene tutto. Che quel colore mi dona. Che quei
jeans mi calzano alla perfezione.
Quella ragazza è davvero pazza. Pensavo che il gigantesco armadio della sua
stanza fosse il suo guardaroba. Poi ho scoperto che quello è solo l’armadio dove
conserva i pigiami per Mia e Gloria, quando rimangono a dormire da lei. Il vero
guardaroba è un’intera stanza, grande più o meno quanto la metà della mensa alla
Wefanie. Ah, e quella di prima non era la sua cameretta. Tutto il piano è la sua
stanza. Ma ci pensate? E io che dormo in un letto a castello.
Comunque
sono riuscito a rintanarmi in questo bagno – è mezz’ora che cammino e non sono
ancora riuscito a raggiungere la vasca da bagno, per quant’è grande – e ho
portato con me un oggetto di inestimabile valore. Il mio quaderno di matematica.
Dannazione!
Domani c’è il mio primo test e io me ne sto qui, segregato in una villa con una
perfetta estranea che per quanto ne so potrebbe anche soffrire di raptus
omicidi. Ora mi siederò su quel wc e cercherò di studiare un po’.
Mi siedo. Ecco. Di fronte a me tutta la parete è coperta da un gigantesco
specchio. Devo dire che Nikki ha davvero fatto un ottimo lavoro con i miei
capelli. Non ho più l’aria da secchione di sempre e infondo non mi dispiace.
E’ bello
vedersi sotto una diversa luce ogni tanto.
Ecco. Ora
guardo il mio riflesso. Vedo me che mi sistemo un ciuffo ribelle. Che mi giro di
profilo. Chissà quale dei due è migliore. Credo il sinistro.
Ora mi vedo
alzarmi, levarmi la maglietta e i pantaloni. Mi guardo sfiorare con le dita i
contorni dei fianchi e poi delle gambe, giocare un po’ pizzicandomi la pancia,
avvicinarmi allo specchio a cercare di vedermi meglio senza occhiali.
Poi vedo il
mio riflesso che lancia uno sguardo al mio povero prezioso quaderno di
matematica. E infine il Topher nello specchio si abbandona di nuovo sul wc e
agguanta una di quelle riviste di moda.
Così, solo per curiosità.
*
Da:
An—errore--
A:
Topher
Ore:
22.37
Topher, è
tardi, tra mezz’ora scatta il coprifuoco. Dove sei? Comunque Gunther è riuscito
a battermi a scacchi, per una volta! Non è pazzesco? Be’, ti aspettiamo ancora
alzati per descriverti passo passo tutta la partita. Ti abbiamo anche lasciato
qualche raviolo a vapore e anche un po’ di pollo alle mandorle. A presto.
Ciao ;) *fine messaggio*
*
Da:
TeleFun A: Topher Ore: 03.59
Gentile cliente, La informiamo che ha ricevuto le seguenti chiamate senza
risposta:
Ore 21.45, da “An--errore--”
Ore 22.00, da “Gunther”
Ore
22.50, da “An--errore--”
Ore 23.30, da “Rowland”
Ore 02.05,
da “Gunther”
Le
ricordiamo inoltre di approfittare dell’offerta TeleFunny Card, per parlare con
i Suoi amici con tutti i vantaggi della scheda TeleFun anche da telefono fisso.
Per maggiori informazioni, La invitiamo a chiamare il numero 977777. *fine
messaggio*
Ciao ragazzi e ragazze, lettori e lettrici, commentatori e commentatrici.
Dopo un po' di attesa dovuta a condizioni informatiche a dir poco critiche, rieccomi con il quarto capitolo. Spero che abbiate apprezzato anche questo, anche perchè mi sono preposto un compito abbastanza difficile: riuscire a ribaltare le vostre impressioni su un personaggio (ovviamente parlo di Nikki) e spero di esserci riuscito.
Ma ora arriviamo subito ai ringraziamenti!
athenachan: un'esperienza simile l'ha vissuta anche il mio quaderno. E' il tormento di ogni persona studiosa e diligente come noi. Topher comunque è anche fin troppo precisino per me. Io non sono affatto così XD XD Non so quando lo scopriranno e come reagiranno i membri del Club degli Scacchi al coming-out di Topher, anche se Anonymous sembra già sospettare qualcosa. Vedremo vedremo e vedremo.
XanaX: paperi XD XD che cosa interessante, credo che farò un sondaggio U___U sì sì, sono troppo curioso. Comunque ti ringrazio molto e mi pare che il personaggio di Anonymous abbia davvero fatto un successone, più di quanto pensassi. Per ora l'ho descritto solo sommariamente: è di colore, bassino e grassottello. Non so se ci sarà bisogno di una descrizione dettagliata. Forse una descrizione indiretta. Se ti può consolare, io conosco (e odio.) persone ben peggiori di Nikki ;)
giuxxx: Ashley è ancora una figura evanescente. Prima c'è, poi non c'è... comunque si avvicina presto, non preoccuparti. Come le star, si fa attendere. Mi fa piacere che tu ritrova in Mocassini ciò che hai apprezzato in Venus as a boy. Sicuramente entrambe le storie andrebbero in un unica raccolta...*fantastico già su una raccolta di racconti yaoi...* basta. :D
Ego me stesso e io: "E tu sei finalmente tornato, con una storia che esattamente come le altre fa sprizzare il tuo stile da ogni parola; la tua mano delicata ma a tratti dissacrante si riconosce perfettamente, in questa nuova storia che finalmente hai deciso di regalarci dopo tanta astinenza. Dipingi splendidamente luoghi e personaggi, con la solita dolcezza intrinseca che rappresenta il personaggio principale, accompagnata come sempre da altre qualità di secondo piano ma non di seconda importanza o rilevanza. Metto volentieri questa storia tra le preferite, perchè come le altre merita la mia attenzione. Al prossimo capitolo, dunque!" Ma grazie,Ego!!! Tu sai come far arrossire come un scolaretto un giovane apprendista scrittore. Ti ringrazio davvero tanto, sono felice che tu trova il mio stile insieme delicato e dissacrante perchè credo sia una descrizione che mi calzi a pennello. Ti chiedo scusa per averti dato della femmina, ma quando l'ho pubblicato non avevi recensito e pensavo di parlare tra donne :D Rinnovo i miei ringraziamenti! animablu: psicoanalisi perfetta come sempre... ma mi chiedo: quando invento queste storie e le scrivo, penso davvero queste cose o è tutta una cosa inconscia? Penso la seconda :S
H W: ma grazie! Mi fa piacere annoverare un?a nuovo?a lettore?trice, e anche un?a nuovo?a fan di Anonymous :D Spero che continuerai a seguire Mocassini!
kitsunekun: ti ringrazio! I tuoi tono entusiastici mi entusiasmano anche di più. Spero anch'io che ti appassioni anche a questa storia ;)
Linux Shoe: grazie per i complimenti e per gli auguri di buon pc, ho un grande bisogno di entrambi XD No, scherzo, i complimenti non sono necessari, ma aiutano davvero tanto ,credete. Anonymous va alla grande e Topher, sì, con la sua toffolosità conquista anche lui. Vediamo cosa ne pensi ora di Nikki... nanoda: "mi fa sentire bene quando leggo.." ma se dici così tu mi illumini la giornata. E' il miglior risultato che potessi ottenere, davvero infinite grazie T___T Comunque sì, Anonymous e Topher scalano le vette di popolarità... ma, ci sono ancora nuovi personaggi, pazientate. E ora scrivere, scrivere,scrivere... e grazie,grazie,grazie,tesoro!
Appuntamento al prossimo capitolo, un capitolo molto chic devo dire.
Le curiosità prive di interesse
x La Ribery è la vecchia scuola di Topher, a Oxford. Il nome è quello di un giocatore di calcio, credo francese. E' ovvio che non mi interesso di calcio... l'ho scoperto per caso e mi piaceva.
x Neanche il nome di Andrew Langner è casuale. Un ragazzo con quel nome (italianizzato) mi ha fatto molto soffrire.
x Condivido con Topher la mania per le matite perfettamente appuntite e per le penne che non macchiano e scrivono perfettamente. Senza non riesco a studiare, a scrivere, a fare praticamente nulla :O Come Nikki,però, sono spesso ritardatario.
x La stanza di Topher,Gunther,Rowland e Anonymous è la 026, perchè sono nato a mezzanotte (e un quarto) del 2 giugno.
x La madre di Nikki, Jill, vive una vita da sogno, proprio il genere di vita che vorrei vivere. Alle Hawaii, un posto dove fa SEMPRE caldo e in più sposata con un uomo del nord *_____* ditemi che volete, ma ogni volta che sento parlare di Germania,Svezia,Norvegia,Polonia,Estonia,Danimarca,Lettonia vado in brodo di giuggiole. Esiste qualcosa di più bello,angelico e sexy di un uomo del nord??? *____* Sondaggio del tutto privo di interesse
Io e la mia amica chiamiamo 'conigli' i bei ragazzi, e voi? Avete un nomignolo col quale definite tutti gli adoni che vi passano davanti?
Rispondete numerosi ;D
"Guarda che ti faccio una bella Mossa Micidiale
della Mangusta Maculata delle Montagne della
Manciuria se non ti alzi"
Queste parole suonano vagamente minacciose. Ma
dove sono?
"Espabilate,
perezoso!
Eldesayunoestà listo!"
Eh?
"Esperanza, la
pianti di parlare in spagnolo? Ma dove l’hai
trovato il permesso di soggiorno, nelle
patatine?"
"Como?"
Okay. Adesso le soffoco entrambe con un cuscino.
Ma prima dovrei svegliarmi...
e io ho tanto sonno...
Ma dove sono? Credo di essermi addormentato sul
letto di Nikki,ieri sera…
”Dai,tesoro,Esperanza
voleva dirti che la colazione è pronta”
Ecco una parola che mi piace. Colazione.
”Sí,
colazione…desayuno”
Ora apro un occhio. Poi un altro.
”Mamma mia, fatina, ieri sera eri molto più
carino. Il sonno ti rovina”
”AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”
”Hey,hey,non
c’è bisogno di urlare, è solo la mia crema
notte” si difende subito lei. La sua faccia è
completamente ricoperta da una sostanza
grigio-verdognola.
”Crema al cetriolo di mare. Aiuta ad aprire i
pori, non lo sapevi?”
Incontro lo sguardo di
Esperanza, anche lei con l’aria piuttosto
esasperata.
La governante è in vestaglia (lunga,di flanella
rosa.. ma non avrà caldo?) e regge un vassoio
d’argento con ogni sorta di prelibatezza e
persino un vasetto di cristallo con un
bellissimo giacinto giallo.
La vista del cibo mi risveglia del tutto. Ieri
io e Nikki eravamo così presi dal suo Corso di
Popolarizzazione che non abbiamo neanche cenato.
”¿Teapetece un
chocolatecaliente y
churros?”
Esperanza
con una tazza fumante di cioccolata calda in
mano acquista tutt’un altro fascino. Non noto
nemmeno più i suoi baffetti non depilati.
”Sì,grazie” rispondo, cercando di mettermi
seduto “cosa sono i
churros?”
La colf mi porge un piattino di strane pastelle
oblunghe, a forma di spirale, ricoperte di
zucchero.
”Sono delle pastelle oblunghe, a forma di
spirale, ricoperte di zucchero” risponde Nikki,
servendosi anche lei “Intinte nella cioccolata
sono una favola. La ricetta originale dei
churros prevede che siano fritti, ma noi li
preferiamo al forno... ah, e poi usiamo solo
zucchero di canna. La cioccolata è fondente al
99%, senza zuccheri aggiunti”
A quanto pare Nikki non rinuncia mai al cibo
light.
Esperanza
poggia il vassoio sulla trapunta rosa e rimane a
guardarci immobile.
”Ehm…Esperanza?” fa
Nikki, guardandola “Sciò”
La colf le rivolge uno sguardo astioso e
riprende con le sue lamentele in spagnolo.
”Adelante,
Esperanza… fuori
dalle balle!”
La classe non è acqua.
”Allora,hai dormito bene?” si rivolge subito a
me, riacquistando il suo tono soave, non appena
il ciabattare di Esperanza
comincia a spegnersi lungo le scale.
”Ehm,benissimo,grazie”
”Perfetto! Perché ho in mente una giornata
speciale!”esclama, rischiando di versare sulla
moquette il succo di pompelmo
rosè.
”Finisci la tua colazione” prosegue Nikki,
parlando più a sé che a me “e poi è tempo di
dare una piega drastica al tuo guardaroba”.
Lancio un’occhiata alla sveglia (rosa): sono le
sette di mattina.
Tra poco più di un’ora il professor
Clyde mi attende per
il compito di matematica. Povero professor
Clyde, non posso
deluderlo. Devo essere da lui,altrimenti non me
lo perdonerà mai. E’ sempre così buono! No, non
se lo merita.
”Nikki, mi spiace, ma devo proprio andare ora…
le lezioni iniziano fra poco”
E ho anche un bel po’ di strada da fare da qui
alla Wefanie.
”Non scherzare, Topher”
ribatte Nikki, brandendo un coltello, con occhi
assassini.
Emetto un sospiro di sollievo quando la vedo
spalmarci il burro (vegetale) su un toast.
”Insomma,fatina” continua con aria seriosa “ho
come l’impressione che tu non stia prendendo sul
serio i miei progetti”
Mi lancia un’occhiata severa e addenta il suo
toast alla marmellata di ribes.
Mordicchio un po’ il mio churro, scrutando nei meandri
della cioccolata calda, come se possa trovarci
chissà quale consiglio. Ma non ho bisogno della
cioccolata, so già qual è il consiglio giusto:
vestirsi, prendere almeno una decina di bus
diversi per raggiungere la
Wefanie e sottopormi al test di
matematica.
”No,Nikki, non posso saltare il test…”
”Oh” commenta lei, delusa “capisco…E
così numeri e frazioni sono più importanti della
nostra amicizia”.
Amicizia? Beh, è un po’ eccessivo,visto che hai
smesso solo ieri sera di darmi ai nervi.
Dà un altro morsetto impercettibile al toast,
con gli occhi bassi. Poi alza lo sguardo, uno
sguardo da mangusta maculata ferita, con gli
occhi lucidi e la boccuccia ,sporca di
marmellata, arricciata in un’espressione triste.
Riesce a sembrare tenera anche con la faccia
ricoperta di crema notte al cetriolo di mare. E'
incredibile.
”Dai,non fare così... possiamo spostare i tuoi
piani al pomeriggio”
”Ma io avevo dei piani anche per il pomeriggio”
ribatte sempre con la sua vocina piagnucolosa.
Saranno i churros,
sarà la cioccolata calda o le moine di Nikki, ma
avverto un leggero rialzo di glicemia.
“Nikki…”
”Dai,sono sicura che se solo lo chiedi al prof,
potrai recuperare il test un altro giorno.
Clyde non può dirti
di no, te l’assicuro. Sei qui da una settimana e
già ti ama. L’ho notato il suo sguardo adorante,
ieri mattina...Sei il suo cocco,ormai”.
Questi churros
intinti nella cioccolata calda, comunque, sono
davvero una favola.
"Non sono il suo cocco...quello è
Rowland" ribatto.
"Chi?" chiede lei, non poi così interessata a
saperlo.
"RowlandAlloy...uno dei miei
compagni di stanza" rispondo, piatto.
"Ah,quello col cardigan giallo senape" fa
Nikki, con un sorrisetto ironico mentre aggiunge
una fogliolina di menta nel suo succo di
pompelmo.
"Accidenti...non li ho neanche avvisati, i miei
compagni di stanza. Saranno in pensiero!"
Faccio per alzarmi dal letto e raggiungere il
mio cellulare, ma Nikki è più svelta. Dannato
Kung-fu.
Ha già tirato fuori il mio telefonino dalla
tasca dei pantaloni.
"Oggi non ci sei per nessuno,fatina" sentenzia,
decisa "oggi sei completamente nelle mie mani" e
stacca la batteria.
"Nikki...per favore! Frequento la
Wefanie da solo una
settimana... non posso perdere le prime
lez-"
"Sì che puoi! Che ti importa?" mi rimbecca lei
"Guarda che è tutta una montatura! Credi che
sarei stata promossa l'anno scorso se mio padre
non giocasse a golf col Preside ogni domenica
mattina? Andiamo Topher,
non c'è bisogno di studiare. E' roba da scuole
pubbliche... Ora vestiti:
dev'esserci qualcosa nel guardaroba in
fondo al corridoio. Si va da
Glitterati"
"Glitterati?
Sarebbe?"
"Lo vedrai, lo vedrai. Hai disperatamente
bisogno di Glitterati"
"Senti,Nikki,forse non ci siamo capiti..."
"Senti,fatina, non ci siamo capiti lo dico io.
Sei stracotto di Ashley
Betterton e messo così le possibilità di
combinare qualcosa sono…
ecco - come faccio a dirlo senza ferirti - ...
zero. Io posso aiutarti, puoi farcela.
Perchè non
approfittarne?"
Perché la mia vita va abbastanza bene anche
così. Non voglio cambiare solo per un ragazzo.
Anche se… il
ragazzo... be’, non
ho voglia di saltare la scuola, comunque.
"Fatina,vedrai, il Principe Azzurro sarà tuo!"
"Ma il Principe Azzurro di solito non va con le
principesse?"
"Principesse, fatine... hanno comunque la
coroncina,no?"
"Ah, certo..."
"Insomma, da qui a un mese ci vorrà solo una
fiamma ossidrica per tenere Ashley lontano da
te, parola di cheerleader."
Sospiro. Poco convinto.
Penso sia il caso di cambiare argomento.
"Sei una cheerleader? Alla
Wefanie c’è solo la
squadra di pallanuoto"
Quando sente parlare di sè,
Nikki improvvisamente dimentica qualsiasi piano
di Popolarizzazione.
"Beh, è difficile fare acrobazie sul bordo
piscina, ma ci si abitua a qualche scivolone
ogni tanto” ridacchia “comunque sì,sono il capo-cheerleader"
e qui fa un sospiro,anche lei.
"capo-cheerleader, proprio come
Chantal..."
"Chantal?"
"Sì,ChantalBetterton" gorgoglia
lei,in estasi "Non hai visto la sua foto? E'
accanto al poster di Naomi. E l’idolo di tutte
noi"
“Noi chi?”
Nikki esita, poi fa un gesto non curante con la
mano “Noi ragazze della
Wefanie,ovvio”.
Mi avvicino alla parete e noto, tra Naomi e
Audrey, una piccola istantanea che ritrae una
ragazza dai lunghi e lisci capelli biondi,
sopracciglia arcuate e sottili e occhi maliziosi
color miele, così simili a quelli di Ashley. E'
evidentemente un tipo di ragazza che - se non
avesse il piccolo difetto di non essere un
ragazzo - troverei molto attraente.
"E' la sorella di Ashley?"
"Sì, era la mia capo-cheerleader quando
facevo il primo anno. Si è diplomata e ora è una
top-model rinomata.
Valentino l'adora... Come vorrei avere un fisico
perfetto come il suo" e a questo punto si
scioglie in uno sguardo di religiosa venerazione
alla foto. A dire il vero il fisico di Nikki non
è poi tanto diverso da quello di
Chantal. Entrambe
sembrano uscite da una copertina di Playboy. "Beh,ma basta a parlare di
Chantal,fatina, è
dell’altro Betterton
di cui dobbiamo occuparci!" soggiunge e alza la
cornetta del suo telefono rosa shocking. "Non ti
dispiace se faccio una telefonata veloce,prima
di uscire,vero fatina?" chiede lei, componendo
il numero senza neanche aspettare la risposta.
"Pronto,papino?
Ciao,ciao,papino, sì,sì,io sto benissimo,grazie.
E tu? Com'è Au Dhabi, caotica come sempre? Ma
non era meglio Dubai? Ma certo che ti verrò a
trovare uno di questi giorni! Mandami il jet e
sono da te,papino.
Ma torni domenica,vero? C'è la tua partitina a
golf con il preside
Canfield. Capisco... ascolta,papino,
avrei un piccolo problema. L'altro giorno ero da
Bertha... come chi è
Bertha?
Bertha, quella della
boutique... ti dicevo,ero da
Bertha per un
abitino da cocktail di Vera
Wang irresistibile. Sì,papino,
i-r-r-e-s-i-s-t-i-b-i-l-e!
Beh,sì,ovvio che l'ho comprato... poi però ho
visto una Vuitton fantastica,
papino,
f-a-n-t-a-s-t-i-c-a,
dovevi proprio vederla. Sembrava non vedesse
l'ora di uscire dal negozio ed entrare nel mio
guardaroba. Saltava giù dallo scaffale
praticamente da sola. Ecco,volevo comprarla,no,
ma poi Bertha mi
dice qualcosa di estremamente buffo, l'ho sempre
saputo che quella donna ha una verve
comica incredibile. Ecco, mi dice di non poter
accettare la carta di credito... Io mi sbellico
dalle risate… ‘Dacci
un taglio, Bertha,
non scherzo sulle Vuitton’…poi
lei ha borbottato qualcosa come "il credito è
esaurito" o qualcosa del genere... L’ho fatta
mettere sul tuo conto,papino,
ma saresti così gentile da risolvere il problema
con la carta? Certo grazie,tesoro,
bacibacipapinotiamotanto.
Chi è che mi saluta? Ah,quella mummia sotto
sale? Ma quand'è che la molli, la
serpentessa? Be',
tanti saluti anche da parte mia... e dille di
stare attenta, il sole di Dubai scotta, non
vorrei che si ustionasse...
be',d'altronde può sempre cambiar pelle!
Già passata la muta? Scherzo,papino,scherzo,
sei tu sei felice lo sono anch'io. Ah, e sarei
ancora più felice se mi portassi quell'anello
con diamante che mi avevi promesso! Ma
papino, lo so che è
in un museo, ma.... va bene, va bene, però lo
smeraldo dev'essere
più grande di quello della
serpentessa,capito
papino? Bravo il mio
cucciolone. Papino,ascolta,
sì lo so che hai una riunione, ma quelle quattro
facce di cammello possono anche aspettare... E
va bene, ricordati di sistemare quella faccenda
della carta di credito, ci conto,eh,
papino? Baci
bacibacibaci, ah, c'è anche
il Sultano? Ah, salutamelo tanto e digli che
verrò a trovare Fathma
e Aisha tra un
mesetto o due! Ciao,papino,ciao,ciao,baci"
Prima di uscire Nikki ha insistito
perchè scegliessi
una tenuta da shopping. Ovviamente non sapevo di
che diavolo stesse parlando e Nikki molto
pazientemente mi ha spiegato che non ha senso
andare in giro a fare shopping di lusso vestiti
come degli straccioni. Anche per fare shopping
bisogna indossare qualcosa di appropriato.
Naturale che trovi tutto ciò alquanto stupido,
però Nikki non riesce proprio ad accettare un
"no" e in men che
non si dica mi sono ritrovato addosso un paio di
pantaloni marroni attillati, una camicia a righi
bianchi e azzurri e un cardigan blu scuro.
Che poi una tenuta da shopping è davvero
inutile. A cosa serve mettersi in tiro se poi
dopo pochi secondi dovrai spogliarti e provare
qualcos'altro?
"Hai ancora molto da imparare,tesoro" ha
commentato Nikki, in tono mistico da santone
indiano "To-Poun
dice sempre che il panda sazio di bambù
riconosce prima il bambù migliore". Ci risiamo
con i suoi proverbi cinesi.
Sembro un idiota. Sono un idiota. Sì, sono un
idiota a starmene qui davanti allo specchio, con
queste ridicole bermuda aderenti. Andiamo, più
aderenti di così e non riuscirò più a capire
dove inizia la pelle!
Lo pensa anche quella vecchietta,sì, quella che
aspetta il suo turno per il camerino e che ha in
testa una specie di verruca color malva. Sei un
idiota. Glielo leggo in ogni sua ruga.
"Fatina, stai benissimo!" cinguetta entusiasta
Nikki, uscendo dal camerino accanto con il suo
frusciante vestitino blu a pois.
"Sembro un idiota" sentenzio,tragico. E ho un
paio di gambe secche e tremolanti. Persino la
vecchietta con la verruca in testa ha dei
polpacci più forzuti.
"Be',sarà,ma sei un idiota terribilmente à la
page" ridacchia
Nikki. Si diverte un mondo a trovare sinonimi
desueti per ‘alla moda’. Il suo preferito è ‘à
la page’, ma ama
anche molto il termine ‘à la mode’.
"Dai,su, tira via quei pantaloncini... vanno
dritti dritti nel
mucchio da comprare"
Allude a una montagna di vestiti che lei ha
scelto e che ora occupa un'intera poltrona.
"Su,forza,Fatina, dobbiamo ancora pensare al
settore scarpe!"
Cosa? C'è anche un settore scarpe?
Glitterati è il
centro commerciale più grande che abbia mai
visto, uno di quelli in cui entri ancora
puzzolente di latte e da
cui esci con capelli bianchi e apparecchio
acustico.
"Non dire una parola,Fatina, come fai a dire di
no a tutto questo?" sospira lei, le pupille
dilatate da tossicodipendente, indicando i
piedistalli girevoli con manichini senza volto
ma adorabilmente chic, cascate di vestiti
e un arsenale illimitato di accessori
deliziosamente inutili, con cartellini del
prezzo grandi il doppio di loro. Il tutto agli
occhi di Nikki sembra avvolto da un magico
luccicore, come ricoperto di un velo di
zucchero, un'atmosfera da fiaba per la
Principessa del Consumismo.
Mi guardo ancora un po' allo specchio. Infondo
queste bermuda color kaki non mi stanno tanto
male. Anzi...
"Bel culetto,tesoro" commenta la vecchietta con
la verruca in testa, facendomi l'occhiolino
dallo specchio a muro.
Faccio appena in tempo a rivolgerle uno sguardo
scandalizzato, che Nikki mi ha già tirato fuori
dal negozio, con in mano un centinaio di buste
in più.
Rieccoci nella galleria principale, circondati
dalle sfavillanti vetrine di lusso. Nikki è
invasata, ha tutta l'aria di aver pagato con
l'anima la sua ultima Marc
Jacobs rosso fiammante.
Mentre camminiamo non smette di parlare nemmeno
per un attimo. Indica un sacco di negozi di
firme famosissime (mai sentite prima) e ogni
tanto mi distraggo a guardare la gente che ci
passa accanto. Hanno tutti un'aria molto
rilassata, le labbra distese in sorrisi
benevoli, come se le buste firmate
Hermès o Prada
fossero ricolme di felicità, e facessero da
amuleto contro qualsiasi pensiero negativo. Sono
tutti avvolti d'aureola di puro glamour.
Nikki si sta dilungando un po' troppo su
quant'era carina con quel vestitino
Blugirl e su quanto
sarebbe più carina con quel giro di perle, e
magari ancora di più con quelle décolleté
blu scuro...Insomma, sono molto più interessato
ad un ragazzo seduto a un tavolino davanti a una
leziosa sala da tè. Sorseggia una
tazza di tè e mi guarda fisso e poi sorride, un
ventaglio di denti di un bianco perlaceo. Mi
volto verso una vetrina di Dolce & Gabbana,
imbarazzato e compiaciuto. Sulla vetrina vedo
riflesso il mio sorriso ebete. E' incredibile
quanto possano fare l'amica giusta e un completo
à la page,
oltre che arricchire il mio guardaroba e il mio
vocabolario di termini come ‘à la
page’, mi fanno
provare sensazioni mai provate...E' così che
deve sentirsi Ashley
Betterton? Attraente?
"Oh,per favore" borbotta Nikki, le sopracciglia
chiare aggrottate "Questo è un posto per gente
à la page! Ho
sempre detto che dovrebbero piazzare dei gorilla
all'ingresso...Andiamo,guarda quella ragazza con
quel maglioncino! Indossarlo è come dire
'Sono sessualmente frustrata, vivo con due gatti
in sovrappeso e pratico l'auto-erotismo
guardando soap-opere sudamericane'"
"Aaah..." rispondo
"e io che credevo dicesse 'questo maglioncino
l'ha cucito mia nonna con tutto il suo
amore...lo indosso quando mi sento un po' giù,
mi sembra quasi di sentire il suo abbraccio
caldo...'"
"Ehm...no" mi interrompe Nikki, tappandomi la
bocca "dovresti esercitarti meglio in
Indossese.
Vedi quel ragazzo, quello con quei pantaloni
larghissimi? Cosa dicono i suoi vestiti, secondo
te?"
"'Accidenti,devo essermi perso. Credevo di
dover andare ad una gara di break-dance e
invece sono finito in un centro commerciale per
fighetti'"
"Mm...quasi" commenta Nikki, sorridendomi "Ci
sei andato vicino. 'Ho già svaligiato tutti i
negozi più kitsch della città e spero di
trovare qualcosa di tremendamente kitsch
anche qui, ma so che non ho molte speranze'...
E ora dimmi, quella coppietta lì in fondo, hanno
lo stesso maglione, temo. Cosa dicono i loro
vestiti?"
"Beh,credo che il maglione rosa della ragazza
dica 'Ho maglione rosa,perciò penso di essere
femminile. Il mio ragazzo ne indossa uno
identico,perciò mi ama di sicuro', mentre il
ragazzo 'ho un maglione rosa, perfettamente
uguale alla mia ragazza. Ho tre possibilità:
sono un idiota, sono troppo innamorato, sono
gay'"
"Perfetto,Fatina,perfetto. E' questo che mi
piace di te: impari in fretta"
"E adesso veniamo a noi, cara Fatina..."
Nikki ha tanto insistito per portarmi (se non
proprio trascinarmi di peso) in una boutique
dal nome impronunciabile, terribilmente simile
ad uno scioglilingua.
In francese.
Nikki - che sospetto non riesca a pronunciarlo
nemmeno lei - la chiama semplicemente
Bertha's. E'
un negozio stranamente piccolo, ma Nikki lo
definisce come il suo Piccolo Tempio Personale
dello Stile. "Suo" e di poche altre, visto che a
detta sua è una boutique talmente costosa
che le uniche a frequentarlo sono lei, la moglie
dell'Ambasciatore del Kuwait e un membro della
famiglia reale inglese che preferisce rimanere
in incognito. Ad ogni modo, nonostante le
dimensioni piuttosto ristrette,
Bertha's
sembra fornito di più abiti di lusso di tutto il
centro commerciale insieme e anche
Bertha in persona
sembra avere più massa lipidica di tutti i
visitatori annuali del centro commerciale messi
insieme.
In questo momento Nikki e io ci troviamo davanti
agli scaffali dedicati alle scarpe.
"Allora, Fatina" sussurra Nikki, con il suo tono
da cospiratrice, che sospetto sia il suo
preferito,subito dopo quello da papera
starnazzante "Se ti ho portato qui non è solo
per fare shopping. E' per metterti alla prova"
"Alla prova?"
"Sì, fin'ora ti ho aiutato io con i vestiti,
adesso tocca a te." risponde lei, in tono
fiducioso "Voglio vedere cosa riesci a fare da
solo... Ieri sera abbiamo studiato un po' di
teoria,no? Oggi abbiamo fatto pratica insieme.
C'è bisogno che ti chieda la Prima Regola
Fondamentale del Vestirsi Bene?"
Non di nuovo.
"Ehm..."
"Regola numero 1!" comincia lei, pazientemente.
"Mai indossare lo stesso capo vestiario per
due giorni di seguito" snocciolo io,
sentendomi un po' stupido.
"Quasi, puoi essere più preciso,però: Mai, e
dico mai, indossare lo stesso capo vestiario per
due giorni di seguito, che siano
camice,t-shirt,pantaloni,gonne,cappellini,borse,sciarpe,cappottini,trench
o qualsiasi altra cosa sia possibile reperire in
un negozio di abbigliamento"
Mai sentito parlare di capacità di sintesi?
"E va bene,sì..." mi decido a ripetere "La Prima
Regola Fondamentale del Vestirsi Bene ordina che
non bisogna mai, e dico mai, indossare lo
stesso capo vestiario per due giorni di seguito,
che sia
camicia,t-shirt,pantaloni,gonne,cappellini,borse,sciarpe,cappottini,trench
o qualsiasi altra cosa sia possibile reperire in
un negozio di abbigliamento..."
"Ora sì che è perfetto!" trilla Nikki,battendo
le mani "Visto che non sei secchione solo a
scuola?"
Il fatto che me ne stia qui in centro
commerciale ad imparare regole di abbigliamento
anziché sottopormi al primo test di matematica
dell'anno scolastico mi fa sentire alquanto in
colpa. Ma proverò a non pensarci...
"Bene" continua Nikki, in tono pratico "Ora
direi che basta con la teoria, non vorrei che ti
riempissi troppo la testa di regole ed entrassi
in confusione... ci sarà tempo per imparare
anche la Seconda e la Terza Regola Fondamentale
del Vestirsi Bene, e perchè
no, anche per tutto il Vademecum della
Popolarità di Base."
Mi chiedo, qualcuno ha davvero messo per
iscritto tutte queste cose?
"Ora, quello che vorrei da te, Fatina, è che ti
guardassi in torno e scegliessi tre capi di
abbigliamento maschile per te. Tre. Non uno di
più, non uno di meno. Cerca di tenere a mente
tutti i consigli che ti ho dato ieri sera... se
lo farai sono certa che avrai successo. E ora,
vai!"
E questa sarebbe la prova che devo superare?
Be',non dovrebbe essere tanto difficile. Questa
è la boutique preferita di Nikki, perciò
dovrebbe piacerle tutto,no?
Comincio a muovermi verso un ripiano dove fa
bella mostra di sè
una serie di maglioncini dai colori pastello.
Tocco timidamente uno color grigio topo e sento
già il mugugno silenzioso di Nikki dietro le mie
spalle. Ritiro immediatamente la mano, come se
mi ci fossi scottato.
D'accordo, a quanto pare non tutto quello che
c'è da Bertha'sè di suo gradimento.
Faccio un respiro profondo.
Devo trovare tre capi d'abbigliamento. Tre. Che
siano à la page.
Ma è così difficile! A me non è mai importato
assolutamente nulla di vestiti.
E questo perchè?
Perchè devo vestirmi
bene per essere popolare.
Perchè solo diventando popolare potrò
avere qualche speranza con Ashley
Betterton.
Okay,calma e sangue freddo.
"Nikki,non penso di potercela fare!"
Mi scocca un'occhiata glaciale.
"Devi farcela. Ti ho aiutato e ora devi
dimostrare quel che sai fare. Non puoi contare
sempre sul mio aiuto.
To-Poun dice sempre..." - e qui acquista
il suo tono zen - "... che il Fiume Fucsia e il
Fiume Azzurro scorrono sullo stesso letto per
miglia, ma poi solo separandosi possono
ricongiungersi nelle acque del mare"
Non sono del tutto sicuro che esista un "Fiume
Fucsia" in Cina...
D'accordo, d'accordo, proverò a fare quello che
mi chiede. Mi volto nuovamente verso il ripiano
dei maglioncini, sentendomi il suo fiato al
lucidalabbra all'ylangylang sul collo.
E' tremendo. Sembra di dover eseguire
un'operazione a cuore aperto con una Mangusta
Maculata delle Montagne della Manciuria che
minaccia di staccarti il collo a morsi al minimo
errore. Una Mangusta profumata e ben vestita, ma
non per questo da sottovalutare.
Okay, devo rilassarmi e guardarmi intorno.
Ecco.
Ci sono due cappottini, molto carini. Uno color
sabbia e l'altro nero. Sono lunghi, ruvidi al
tatto e con grossi bottoni neri. Hanno un
aspetto un po' londinese:
trasandatamentechic. Anzi, à
la page. Il
problema adesso è... sabbia o nero?
"Bene,molto bene, devo dire che sono molto
soddisfatta del tuo lavoro, Fatina" commenta
Nikki, lanciandomi uno sguardo luccicante di
orgoglio.
E' una lacrima quello che vedo scenderle per una
guancia? Accidenti, si commuove per poco.
Lancio ancora un'occhiata agli abiti che ho
scelto.
Il cappottino sabbia. Quello nero era davvero
molto carino, però forse come colore è un po'
scontato. Colore neutro, colore dell'eleganza,
ma fin troppo vecchio. Il sabbia invece è un
diversivo un po' più fresco, se pur neutro,
elegante e dal sapore retrò.
Ma sentitemi. Parlo come un cronista di sfilate
di moda. Di quelli che usano paroloni pomposi e
inappropriati per descrivere pezzi minuscoli di
stoffa appiccicati addosso a modelle talmente
affamate che potrebbero morderti i polsi se ti
avvicini troppo alla passerella.
Nikki guarda per l'ultima volta il capottino con
uno sguardo di approvazione, poi passa alla
camicetta a maniche corte che ho scelto: vivace,
estiva, sfiziosa. E' a quadretti arancio su
sfondo bianco e i piccoli risvolti bianchi sono
decorati con una minuziosa fantasia floreale
sulle sfumature del viola. "Mossa azzardata, ma
risultato favoloso" è il giudizio di Nikki.
Infine l'ultimo capo eletto, un paio di
mocassini marrone scuro, con ricuciture chiare e
una piccola fibbietta
dorata e scintillante appena sotto la scollatura
della scarpa.
"Bene" commenta Nikki, improvvisamente (e
stranamente) laconica, senza soffermarsi molto
sulle scarpe. Improvvisamente (e stranamente)
sembra che stia riflettendo su qualcosa. "Bene
davvero, Fatina." si riprende subito lei, forse
dopo essersi accorta di sforzarsi troppo le
meningi "Ma non montarti la testa,adesso. Questa
era solo la prima parte della prova. Ti aspetta
la seconda e ultima parte".
La fisso con sguardo interrogativo, in attesa.
"Sì?"
"Devi scegliere altri tre capi d'abbigliamento.
Ma fa attenzione, questa è una prova più ardua.
Non dovrai scegliere dei capi maschili questa
volta, ma femminili" dice Nikki, in tono serio,
tanto da mettermi in brividi.
"Femminili? E perchè?"
"Perchè chi è ben
vestito deve anche saper giudicare chi lo è e
chi non lo è, per questo è importante avere buon
gusto anche quando si tratta di indumenti
femminili" spiega Nikki, continuando ad usare il
suo tono grave "voglio che tu faccia ricorso a
tutto il tuo istinto gay per farlo. Che Dolce &
Gabbana siano con te!"
Ehm,ma che benedizione particolare. Non sapevo
neanche fossero gay quei due, anzi, non sapevo
che fossero due.
Mi sposto di qualche passo per raggiungere la
sezione femminile, sotto lo sguardo attento di
Nikki.
"Ah,dimenticavo" aggiunge Nikki "dei tre capi,
dovrai scegliere un abito, una borsa e un paio
di scarpe".
Il che sarebbe praticamente una missione
impossibile. Magari potrei cavarmela con
l'abito, ma... insomma, persino io so che una
borsa e un paio di scarpe rientrano nella top
five degli
oggetti più preziosi di una donna.
Un abito. Una borsa. Un paio di scarpe.
Comincio a sudare freddo.
Ecco fatto. Non è stato così difficile in fin
dei conti. Nikki mi rivolge un sorriso radioso
mentre le porgo una borsetta a bauletto di
vernice bianca, un abito da sera lilla a fiori
dall'aria un po'
rinascimentale e un paio di décolleté a
quadretti blu e bianchi con fiocchetto in tono.
"Meraviglioso, Fatina, meraviglioso! Una
borsetta a bauletto di vernice bianca, un abito
da sera lilla a fiori dall'aria un po'
rinascimentale e un paio di décolleté a
quadretti blu e bianchi con
fiocchetto in tono... questa è roba da
intenditore! Ma che, fai il secchione di giorno
e di notte leggi Vogue sotto le coperte?"
Faccio un gran sorriso a Nikki. Non pensavo di
essere così bravo.
"Mi hai fatto davvero felice, Fatina" piagnucola
Nikki "mi si sta sciogliendo il trucco...
Ovviamente hai superato il test e hai il
permesso di essere il mio Amichetto Gay
Ufficiale, e ti dirò... sei stato talmente bravo
che potrai provare il brivido di comprare tutta
questa roba con la mia carta di credito, non è
fantastico? Non se tu abbia mai pagato con una
carta di credito, ma ti assicuro che è sempre
un'emozione. Ricordo ancora la mia prima volta,
a quattro anni, quando finalmente Papi mi
permise di pagare il mio nuovo
orsacchiotto di pelucheBurberry. Ricordo
ancora la carta che scorreva con eleganza mentre
un brivido di puro piacere mi solleticava la
schiena..."
Uno dei grandi misteri di Nikki è la sua
capacità di parlare per ore senza riprendere
fiato.
Una persona normale sarebbe già diventata viola
per l'assenza di ossigeno, ma lei
sembra ritenere che i suoi ricordi di shopping
infantili siano troppo importanti per essere
interrotti con banalità come la respirazione.
Mentre si dilunga nel suo ennesimo soliloquio,
mi consegna il cappottino sabbia, la
camicetta arancio, la borsetta a bauletto di
vernice bianca, l'abito da sera lilla a fiori
dall'aria
rinascimentale, le décolleté a quadretti
blu e bianchi con fiocchetto in tono e infine la
sua
carta di credito dorata e tempestata di diamanti
e mi spinge con delicatezza verso la
cassa. Il commesso esibisce un sorriso untuoso
alla vista degli acquisti e
comincia ad impacchettare tutto senza smettere
di sorridere.
"Nikki? Abbiamo dimenticato qualcosa,credo. Non
prendiamo anche i mocassini che ho scelto?"
Nikki si zittisce all'istante, assumendo
improvvisamente un'espressione pensierosa e
mordendosi le labbra. La ragazza riflette per un
po' (e per un po' ho pensato che dovesse
uscirle del vapore dalle orecchie). Ora però
Nikki sembra rendersi conto che continuando a
mordersi le labbra rischia di sporcarsi di
rossetto i suoi denti bianchissimi.
Finalmente,dopo un'attesa interminabile, Nikki
riprende la parola:
"I mocassini?" ripete lei, con espressione
perplessa "no,Fatina,fidati... è troppo presto
per dei
mocassini. Troppa moda può far male tutta in una
volta".
E questo cos'è, un altro proverbio cinese?
"Il piccolo capriolo d'acqua che impara a
nuotare non rimane nell'acqua mai più del
dovuto, se non vuole essere trascinato via dalla
corrente"
Ecco, sapevo che avrebbe detto un'altra delle
sue.
Nel pomeriggio Nikki mi ha fatto riaccompagnare
a scuola con la Maserati di famiglia dal suo
autista. Il viaggio in
macchina è stato piuttosto silenzioso. Strano,
considerando che Nikki era seduta accanto a me.
Lei non tralasciava di sorridermi compiaciuta
ogni volta che incrociavo il suo
sguardo, ma poi ritornava subito a rovistare nel
frigo baro tra i suoi nuovi acquisti.
Anch'io non ho fatto altro che pensare ai miei
nuovi acquisti nel tragitto dall'ingresso
della Wefanie
all'Edificio B e ho avuto anche modo di
riflettere sulla storia dei
mocassini. Per quale motivo Nikki non mi ha
permesso di comprarli? La sua risposta non mi
ha fatto convinto... e poi non ho assolutamente
idea di cosa sia un capriolo d'acqua!
Magari è solo perchè
non le piace quel genere di scarpe o non le vede
adatte a me e
ha preferito non dirmelo per non darmi un
dispiacere. E' strano,però, Nikki non mi ha dato
l'impressione di essere una persona così
sensibile e discreta. Anzi,tutt'altro.
"Topher! Eravamo
preoccupatissimi! Non ti vediamo da ieri
pomeriggio!" esclama
Rowland, spalancando la porta della
stanza numero 026.
"Sì,Topher! Eravamo
in pensiero!" aggiunge
Gunther, dietro le sue spalle.
"Meno male che il professor
Clyde si è bevuto la scusa della
balenite
cronica" dice Anonymous,
facendosi strada fra gli altri e due "e voleva
anche venirti a trovare di persona... dice di
avere una crema ideale per la
balenite
cronica... per fortuna siamo riusciti a
dissuaderlo. Ma dov'è che sei stato?"
"Con Nicole Hortense
per tutto questo tempo?" incalza
Rowland.
Al termine di questa cascata di preoccupazione
per la mia incolumità, penso sia proprio
il momento di cominciare a sentirsi in colpa,
Topher.
E' solo che Nikki e tutta quella storia della
'popolarità' mi hanno completamente
annebbiato il cervello. Dormire fuori, saltare
le lezioni, e senza neanche darsi la pena di
avvertire i miei compagni di stanza!
"Be', sì, sono stato con lei" borbotto, cercando
di dimostrare il massimo del dispiacere
per averli tenuti sulle spine "scusate, avrei
dovuto avvertirvi"
Ora penseranno che ci sia del tenero tra me e
Nikki, immagino.
"No,figurati" risponde
Gunther "E' solo che cominciavamo a
pensare che quella ti avesse rapito"
"O magari che ti avessero rapito gli alieni"
soggiunge Anonymous,
in tono serissimo "non saresti il primo,sai...
ho letto certe storie negli archivi di massima
segretezza della NASA, da far accapponare la
pelle".
"Be',spero che ti sia divertito,almeno" continua
Gunther, ignorando
l'affermazione dell'amico.
"Non molto, a dire il vero" ribatto, non proprio
sinceramente. Anche il Club degli Scacchi è
divertente, non vorrei che pensassero che possa
preferire la compagnia di Nikki alla loro. Sono
stati i primi ad offrirmi la loro amicizia e ad
accogliermi nel loro Club.
"Sei in tempo per la partita di sacchi,
comunque" mi avverte
Anonymous, sorridendo sollevato "Ti va di
giocare?"
"Gioco volentieri" rispondo, in tono distratto.
Ma prima penso che farò un salto in bagno a
provare un ultima volta i miei ultimi acquisti.
Salve a tutti! Vi chiederete il motivo di un
aggiornamento così rapido. Spero solo vi faccia
piacere. Domani parto per l’incantevole Firenze,
perciò per almeno una settimana non potrò
pubblicare. Ho pensato,così, di farvi un piccolo
regalino anticipato ^^ contenti?
I viaggi mi preoccupano molto :S Odio fare le
valige… insomma,
perché scegliere? Io voglio portare TUTTO! E poi
le vacanze mi ispirano troppo. Tornerò a casa
con almeno due storie nella testa,
temo… e ne ho già
cinque in fermento. Quando cavolo le
scriverooòòòò???
Sono certo che ora vi starete chiedendo: e
chissene…
Comunque, volendo commentare questo capitolo, vi
dico che può essere considerato come la seconda
parte del precedente. Il personaggio di Nikki
viene ulteriormente approfondito, come pure
l’”addestramento” di Topher.
Scusate per queste mie riflessioni assolutamente
prive di interesse, e passiamo a rispondere ai
vostri commenti:
Innanzitutto, GRAZIE a tutti quanti, un
GRAZIE di cuore!
giuxxx:
giuxxx,
haiperfettamente ragione: bisogna
piacere per quello che si è. Ma non funziona
sempre purtroppo … l’amore, croce e delizia
della vita >____< Sono contento almeno che Nikki
cominci a starti simpatica. Spero che per la
fine della storia l’adorerete come l’adoro io.
athenachan:
la teoria del ‘biondo vincente’ è dovuta al
fatto che ADORO i capelli biondi. Non capisco
più niente quando li vedo. Per quanto riguarda
Ashley … un tipo che va con tutti? Vedremo :D
*mistero*
babyjenks:eeeeh, mi ami XD
XD grazie, faro di
tutto per meritarmelo.
Topher, sì, in effetti dà proprio l’idea
di un gattino coccoloso,
o almeno è così che l’ho concepito. Sono
veramente MORTIFICATO per gli errori di
spagnolo: sono stato troppo presuntuoso a
pensare di poterci
azzeccare… il fatto è che non l’ho mai
studiato ed è una lingua che trovo MERAVIGLIOSA.
Per quanto riguarda la pronuncia credo anche di
esserci molto portato, visto che ho passato
l’ultima crociera fingendo di saper parlare
spagnolo (e ti garantisco che ero credibile XD
XD). Ti SUPPLICO di
segnalarmi le tue correzioni, te ne sarei
infinitamente grato,cara. Niki è grande,
assomiglia spaventosamente alla mia compagna di
banco. Per quanto riguarda Ashley e
Topher… ho paura che
il nostro tenero protagonista dovrà soffrire un
bel po’. Ma vedremo, vedremo, non è mai detta
l’ultima parola. Che cosa dicevi a proposito dei
capelloni? Capelloni nel senso capelli lisci
lunghi o capelloni modello cespuglio-anni
sessanta? Ti confesso che nessuna delle due
opzioni mi entusiasma :S … e sai che mi ero del
tutto dimenticato dei finlandesi? Poveri piccoli
vikingucci miei! Ho provato a fare qualche
ricerca su Google…
ho googlato la squadra di calcio finlandese e mi
ha deluso un po’… se magari mi fai qualche
esempio posso valutare anch’io le
caratteristiche
conigliotiche di questa interessante
etnia … Una tua storiellina sugli omini nordici
me la godrei davvero ^^ non indugiare a
mandarmela. I Tronchi XD XD
questa è carina davvero. Un altro termine che
usiamo io e la mia amica è “attrazioni”, tipo
quelle del circo, ma ovviamente il significato è
duplice… di solito
le denominazioni variano a seconda dei luoghi.
Se andiamo al mare, parliamo di pesci, in città
di conigli e poi cambia anche a seconda dei vari
paesi di appartenenza: pony,cipolline,caciocavalliniecc… (a seconda dei
prodotti tipici del paese) XD
XD Oddio,dovrei
farmi curare.
H W:
bene, benissimo, questo capitolo e il precedente
avevano proprio questo scopo: stravolgere la
vostra impressione su Nikki. Il pigiama a fiori
si può spiegare in due
modi…: 1.l’armadio di Nikki può anche
contenere capi d’abbigliamento maschile, ma
magari è poco fornita di pigiami; 2. Nikki è
sadica. Forse più la seconda. Nikki comunque è
molto determinata…
se si mette in testa una cosa, è difficile che
molli l’osso, perciò Topher
è – diciamo – costretto a diventare popolare.
Haru28:
ma grazie! Nikki dovrebbe essere la parodia del
genere ‘bella,ricca,stupida’, ma allo stesso
tempo è anche tutto il
contrario… insomma, un personaggio
alquanto sfaccettato. Sono contento che abbia
riscosso successo. Ashley e il capitano della
squadra di pallanuoto…
XD XD non so come mi
è venuta quella. Ma non sottovalutatela, questa,
come informazione,eh. Mi piace anche il vostro
gergo “ecclesiastico” per inquadrare i bei
ragazzi… con un
Ashley un HabemusPapam ci vuole
proprio. Anzi, io muoverei subito per la
divinizzazione. Sembra proprio il genere di
ragazzo che non veda l’ora gli venga eretto un
tempio.
animablu:
Nikki ha un talento speciale per leggere il
pensiero… sarà la
meditazione, il kung
fu, il tai
chi chuan?
Vedrai cosa combinerà, questa “fata madrina” un
po’ eccentrica… Un
bacione anche a te :D e come te ringrazio madre
natura per aver creato i bei ragazzi. Guai se
non ci fossero.
Linux Shoe:
Ma grazie grazie! Le
tue tecniche d’approccio, comunque, sono molto
molto audaci, devo
dire… io non ci
riuscirei mai e poi mai :| … io mi limito agli
sguardi fugaci :| ed evito come la peste le
brutte figure. Be’,ci sono tecniche e
tecniche,và. Tu almeno di metti in gioco, mentre
io non ho mai il coraggio di darmi una mossa :(
*momento di
tristezza*… Sono contento che anche tu faccia
parte del Viking
Club, anche se TuomasHolopainen, sono
spiacente, non mi piace :S De gusti
bus…
Vi aspetto per il prossimo capitolo, per il
quale, mi rammarico, dovrete aspettare un po’…
ma preparatevi comunque ad un capitolo
piuttosto, ehm, carnevalesco.
Le curiosità prive di interesse
x Il tai-chichuan e il
kung-fu sono
arti che vorrei tanto studiare… le trovo
incredibilmente affascinanti, specialmente
perché imitano le movenze e le caratteristiche
degli animali *___* Che cosa carina.
x Il nome del life-coach cinese di
Nikki, To-Poun ha
una storia bizzarra. Inizialmente doveva
chiamarsi To-Fou, ma
poi mi sono accorto che è troppo simile a ‘Topher’.
Ho optato per To-Poun,
perché una volta, una delle migliori amiche
(famosa per le sue risate piuttosto
particolari), mentre sghignazzava, ha esordito
con un buffo verso: “topoon!”.
x Il fatto che Ashley abbia – diciamo –
giocato al dottore nello spogliatoio con il
capitano della squadra di pallanuoto è una
fantasia piuttosto stuzzicante, specie per me
che ADORO i nuotatori. E’ una delle poche cose
che ho visto delle Olimpiadi, il nuoto *___*
solo maschile.
xEsperanza
mi ricorda molto Rosario di Will & Grace.
E’ che lo spagnolo mi piace troppo e DOVEVA
esserci un personaggio così :(
Correzioni I churros sono dolci fritti e
ricoperti di zucchero. Dopo averli provati
quest'anno, non penso proprio, a posteriori, che
Nikki possa mangiare qualcosa di così
ipercalorico, perciò ho variato leggermente la
ricetta originale: anziché pastelle fritte
ricoperte di zucchero e intinte nella cioccolata
calda, ho preferito correggere con "pastelle al
forno ricoperte di zucchero di canna e intinte
in cioccolata fondente al 99% senza zuccheri
aggiunti", una soluzione decisamente più
ipocalorica (e salutare).
Perdonate la presenza di errori nella storia, ma
sto scrivendo "Mocassini Club" in fieri...
è il bello della diretta ;)
ortunatamente il giorno dopo sono riuscito a
recuperare il test di matematica del professor Clyde. Tutto sommato non è stato
così difficile.
"Come mai il prof ti ha trattenuto così a lungo dopo la lezione?" chiede
Gunther, di ritorno dalla cena in mensa.
"Ah,bè... mi sono sorbito un sermone di tre quarti d'ora su come prevenire la
balenite cronica. Clyde è terribilmente informato sull'argomento e non
tralascia alcun dettaglio imbarazzante"
Vorrei che qualcuno mi colpisse forte con una mazza chiodata la prossima volta
che decido di saltare le lezioni. O meglio, vorrei avere una mazza chiodata per
colpire Nikki la prossima volta che cerca di convincermi a saltare le lezioni.
"Scusa per la storia della balenite" si affretta a dire Rowland "è la
prima scusa che mi è saltata in mente"
"Non scusarti, non vi ho ancora ringraziato abbastanza per avermi coperto"
"Ma ti pare" interviene Anonymous "gli amici si coprono a vicenda quando
qualcuno di loro sbaglia, ma attento che non diventi un'abitudine, lo dico per
te"
Saggio Anonymous. Gli amici si coprono a vicenda, ma si raccontano anche cosa
fanno quando marinano la scuola. Quanto mi sento in colpa per essermi
volatilizzato nel nulla!
Infondo potrei dirglielo...
Ma... sono certo che non capirebbero.
Shopping e compagnia bella per loro sono solo stupidaggini.
E lo erano anche per me, ma ora ho bisogno di queste stupidaggini, se
voglio avere qualche speranza con Ashley,no?
Rowland infila la chiave nella serratura, dopo un
cenno di saluto al busto di Thomas Edison ed entriamo nella nostra umile dimora.
Guardo Gunther che corre a provare i suoi esperimenti con l'acido cloridrico
(non so neanche come abbia fatto a procurarselo... ha un nome lontanamente
sinistro), Rowland che torna alle sue fanta-equazioni trigognomiche e Anonymous
che cerca di violare nuovamente la rete interna della NASA in cerca di prove
dell'esistenza degli alieni.
Ci conosciamo da così poco tempo, eppure ripongo la massima fiducia in loro. Non
hanno insistito per sapere dove sono sparito mentre sarei dovuto essere a scuola
ad occupare il mio banco in classe, malgrado avessero tutto il diritto di farlo.
E questo lo apprezzo molto.
Guardandoli mentre tornano ai loro hobby, sento di dover promettere loro di
tenerli più informati sulla mia vita e di non preoccuparli più inutilmente in
futuro. Non se lo meritano. Affatto.
Non c'è niente di meglio, dopo aver marinato la scuola, che studiare come un
pazzo per un intero pomeriggio. Ho studiato tutte le pagine di storia per domani
e visto che mi sentivo ancora parecchio in colpa ho già memorizzato i capitoli
successivi. Dimenticavo! Con l'aiuto di Anonymous, ho fatto un po' di ricerche
sul "capriolo d'acqua" citato nel proverbio cinese di Nikki. Su Wikipedia si
trova di tutto.
"Il capriolo d'acqua è un piccolo cervide che si può trovare in Cina e in
Corea. Caratteristiche la sua abilità nel nuoto e la totale assenza di corna,
sia nel maschio che nella femmina". Interessante!
Ora sì che mi sento meglio. Sono di nuovo
io,Topher, l'amante dello studio.
Magari solo con un guardaroba un po' più ricco e un senso estetico che non
pensavo di avere.
Tutto qui Toc toc.
Lancio un'occhiata in giro e mi accorgo che nessuno dei miei compagni di stanza
sembra essersi accorto di nulla. Scendo dal mio letto a castello con la matita
dietro l'orecchio e do un'occhiata allo spioncino.
Do un'altra occhiata allo spioncino.
E poi un'altra ancora, prima di aprire la porta.
"Nikki? Che ci fai qui?"
Penso sia abbastanza chiaro che sono piuttosto sorpreso di vederla qui. Nikki
non sembra il tipo che si abbassi ad avventurarsi tra le stanze dei comuni
mortali. A giudicare dalla sua espressione, anche lei sembra sorpresa di se
stessa. E anche Rowland è sorpreso, tanto che ha preso a sbavare senza pudore
come se l'apparizione della ragazza in camera sua fosse una fantasia erotiche
che non avrebbe mai creduto potesse avverarsi.
Peccato che Nikki non sembri avere alcuna intenzione di spogliarsi di fronte a
lui, altrimenti Rowland avrebbe raggiunto il nirvana.
"Ciao,Fatina" mi sorride lei "dovrei farti una proposta, ma prima preferirei che
il tuo amico bavoso e gli altri due tolgano il disturbo".
Rowland la guarda fisso con un'espressione sul viso che sembra dire
"Sono-un-ragazzino-bavoso-che-farà-tutto-quello-che-tu-e-il-tuo-fondoschiena-vorranno-farmi-fare"
e senza farselo ripetere due volte si precipita fuori dalla stanza, lasciando
dietro di sé una scia di bava.
Gunther e Anonymous sembrano molto meno entusiasti all'idea di essere cacciati
dalla loro stanza.
"E' lucidalabbra,quello?" chiede Anonymous, indicando la bocca lucente di Nikki
"sai che il principale ingrediente di lucidalabbra e rossetti sono gli
escrementi di pipistrello? Oltre che il butyrospermum parki,ovviamente".
Nikki fa finta di niente e non batte ciglio mentre Anonymous e Gunther escono
dalla stanza, alquanto seccati. Rivolgo loro uno sorriso di scusa e Gunther mi
dà l'OK con la mano.
"Non preoccuparti" sussurra.
Nikki gli chiude la porta in faccia, poi provvede immediatamente a togliere via
il lucidalabbra usando il piumone di Anonymous come salvietta struccante.
"Che schifo" sputacchia lei "che diavolo è il butyrospermum parki?"
"Ah,non è ho idea. Forse c'è su Wikipedia"
Nikki fa un cenno di non curanza con la mano.
"E' così questa è la stanza delle secchie" commenta poi, sedendosi cautamente
sul letto di Gunther.
"Be'... me la ricordavo più grande" aggiunge poi, sibillina.
"La ricordavi?"
"No,no,lascia perdere" taglia corto Nikki, posando sulle ginocchia la sua nuova
borsa a bauletto di vernice bianca e tirando fuori l'inimmaginabile: un paio di
piccole ali piumate, un abito bianco, un rossetto rosso scarlatto, una matita
per gli occhi nera e infine un flaconcino di glitter argentati.
"Mi servirebbero anche quel tuo paio di pantaloni bianchi che abbiamo comprato
insieme" aggiunge, come se non avesse appena svuotato sul letto di Gunther molto
più di ciò che la sua borsa si sospetti possa contenere. "Ah, e anche quella
canotta bianca in lino, quella Versace"
Ancora un po' troppo confuso per pensare lucidamente, tiro fuori dal mio armadio
i pantaloni e la canotta bianca.
Chissà cosa diavolo vorrà farci.
Insomma, magari un paio di pantaloni e una canotta bianca possono anche essere
indossati, e un rossetto e una matita per gli occhi possono anche essere utili
se si ha bisogno di risistemarsi il make-up... ma l'oggetto più sinistro
è il paio di ali candide, che possono servire per uno spettacolo teatrale, per
un Gay Pride o al massimo per fuggire per via aerea da un labirinto.
"Una festa in maschera?" ripeto, inebetito, non
riuscendo a comprendere il senso di quelle due parole "una festa in maschera,
hai detto?"
"Sì,perchè? cosa c'è di così strano? Oggi è Halloween, te n'eri dimenticato?"
ribatte Nikki, con il suo sorrisetto malefico "Ascoltami, Fatina, ormai siamo a
buon punto sul campo estetico: hai ancora molto da imparare, ma con il vestire
ci siamo. Ora ci serve solo approfondire la parte 'pratica', quella dei rapporti
sociali."
Rapporti sociali? Io? Forse non ci siamo capiti... forse qualcuno dimentica che
sono Topher Dukes.
Un disastro con i rapporti sociali.
Una calamità della socializzazione.
Un'apocalisse delle relazioni umane.
L'asocialità scesa sulla Terra e incarnata nelle membra di un solo unico caso
disperato: Christopher Dukes.
"E quale occasione migliore per dare inizio alla tua nuova vita sociale che una
festa?" continua Nikki, non curante del mio tremore al sol sentire le parole
'rapporti sociali' "Ci sarà tutta la crème della crème della Wefanie,
senza contare anche la crème della crème dell'Università di Oceanside. E
sai benissimo che quando parlo della crème della crème della Wefanie, mi
riferisco al crème della crème della crème della crème della
Wefanie: Ashley Betterton! E tu sarai lì, Fatina..." qui si interrompe per un
attimo, assumendo un tono di voce sognante "... ti vedo già, nel tuo costume da
angelo, mentre scendi per la scalinata buia dell'Harlequin. Improvvisamente
appare Ashley, magnifico nel suo costume. Tu lo guardi, fervente d'amore. Lui ti
guarda, chiedendosi come ha fatto a non aver notato prima un ragazzo così
incantevole. Tu scendi qualche gradino. Lui ne sale qualcuno e vi ritrovate al
centro della scalinata, la mano nella mano, gli occhi persi negli occhi
dell'altro, la musica che sale, le luci che si accendono, una pioggia di
brillantini scende su di voi benedicendo il vostro amore e la folla va in estasi
quando tu e lui, splendidi e radianti di felicità, vi baciate... per secoli e
secoli il mondo parlerà del bacio più bello di tutti i tempi, quello di Ashley
Betterton e Christopher Dukes..."
La voce onirica di Nikki vibra dall'emozione mentre parla e pian piano si
dissolve, mentre lei mi rivolge uno sguardo beato.
"Credi veramente che indosserò un costume da angelo?" è tutto quello che riesco
a dire, dopo questo idilliaco sogno ad occhi aperti.
"Ma certo" risponde prontamente Nikki.
Ma certo.
'Ma certo' cosa???
Ora si spiega tutto... le ali di piume.
No, no, mai e poi mai.
"No,no,mai e poi mai"
Nikki sorride e il suo sorriso non mi piace affatto.
"Fatina, devi farlo! Questa festa è importantissima! Vuoi capire che Ashley non
verrai mai da te se non ti dai una mossa e non cerchi di conquistarlo? Se
Maometto non va dalla montagna, la montagna andrà da Maometto!"
"Questo non è un proverbio cinese"
"Ah,già,scusa... dovrebbe esserci un proverbio cinese simile ma non riesco
proprio a ricord... - lasciamo stare, quel che voglio dire è che per conquistare
Ashley devi diventare popolare. Per essere popolare devi essere bello, devi
vestirti bene e devi conoscere le persone giuste. Sei molto più carino di quello
che pensi, Fatina, e con i vestiti ci stiamo lavorando... perchè mandare in fumo
tutto quello che stiamo costruendo?"
Per prima cosa manderei in fumo quel paio di ali piumate. Versarci dell'alcool e
fare un ballo tribale intorno al falò.
"Perciò,cara Fatina, ficcati quelle ali dietro la schiena, infilati quella
canotta e quei pantaloni bianchi e lascia che ti sistemi un po'!".
Ora Nikki sembra alquanto minacciosa.
Sospiro.
"D'accordo, d'accordo, ma se dovesse andar male, ti riterrò responsabile" cedo.
Nikki sorride cercando di sembrare rassicurante.
"Insomma, ho paura che possa andare tutto storto! Una festa in maschera... in un
posto sconosciuto..."
Nikki non mi sta ascoltando lo so. Continua a fare su e giù con la testa, in
quello che secondo lei è un modo per tranquillizzarmi.
"Andrà tutto bene,Fatina"
Non ci riesce proprio.
"Andrà tutto bene"
Sospiro di nuovo.
Infondo Nikki ha fatto un buon lavoro con i vestiti. Lei è super-popolare in
tutta la Wefanie, perciò seguire i suoi consigli non potrà danneggiarmi,no?
"Memento audere semper" sussurro.
"Salute!" risponde Nikki, che ovviamente ha la mente troppo stipata di proverbi
cinesi per conoscerne qualcuno in latino.
"D'accordo, Nikki, verrò, se non ho altro perchè ho finito tutti i compiti del
mese e non saprei come passare il tempo, stasera"
"E brava la mia fatina!"
"Vorrà dire che metterò quelle assurde ali piumate... ma tu da chi ti
travestirai?"
Nikki sghignazza in modo sinistro, corre a prendere il rossetto e la matita per
gli occhi. Con un click di rossetto e un tocco di matita, Nikki si
ritrova con delle labbra rosse e carnose e un neo vicino la bocca che prima non
c'era.
"Non l'hai ancora capito?" chiede Nikki, che ovviamente ha intuito dal mio
sguardo privo di espressione che no, non ancora capito.
"No,non ho ancora capito"
Tira fuori una sfavillante collana di diamanti (suppongo siano veri, dato le sue
infinite risorse finanziarie) e mi chiede di aiutarla a metterla.
"Ecco fatto"
"Perchè la collana di diamanti?"
Nikki mi rivolge uno sguardo seducente, giocando con le dita con i suoi boccoli
biondi.
"Ma come, non lo sai? I diamanti sono i migliori amici di una ragazza..."
"Accidenti,no! Perchè tu sarai Marilyn Monroe e io dovrò mettermi quelle
ridicole ali bianche?"
"Quelle ridicole ali bianche sono costate un occhio della testa... oltre che
l'estinzione di almeno dieci sottospecie di cigno, autoctone della Danimarca"
Mi sorprende molto che Nikki conosca parole come 'sottospecie' o 'autoctono',
anzi, mi sorprende anche solo che conosca la parola 'estinzione'.
Ad ogni modo preferirei vagare per tutta la Danimarca e riattaccare ogni singola
piuma ad ogni singolo esemplare di cigno autoctono danese piuttosto che
indossare quelle ali.
Ma, ahimè, tutto questo per Ashley.
So che non potrà mai accadere, ma vorrei tanto che il sogno ad occhi aperti di
Nikki si avverasse!
Io, nel mio costume da angelo, mentre scendo per la scalinata buia
dell'Harlequin. Improvvisamente appare Ashley, magnifico nel suo costume. Io lo
guardo, fervente d'amore. Lui mi guarda, chiedendosi come ha fatto a non aver
notato prima un ragazzo così incantevole... eccetera eccetera. Peccato che non
sia così incantevole.
"So cosa stai pensando" sbotta Nikki, che ancora una volta vanta la sua
straordinaria e assolutamente paranormale capacità di leggermi nel pensiero.
"Pensi che vorresti tanto che il mio sogno ad occhi aperti si avverasse... Tu,
nel tuo costume da angelo, mentre scendi per la scalinata buia dell'Harlequin.
Improvvisamente appare Ashley, magnifico nel suo costume. Tu lo guardi, fervente
d'amore. Lui ti guarda, chiedendosi come ha fatto a non aver notato prima un
ragazzo così incantevole...eccetera eccetera. Pensi di non essere così
incantevole, lo so. Ed hai ragione. Ma ci vuole solo un po' di glitter
argentato, i tuoi pantaloni bianchi attillati, la tua canotta Versace bianca e
un paio di splendide ali piumate e ti prometto che sarai davvero incantevole"
"Grazie, Fata Madrina"
"Prego,Cenerella, e ringrazia anche che al ballo c'andiamo con la limousine
di papà e non con una zucca".
Prima di uscire do un'occhiata allo spioncino: Gunther,Rowland e Anonymous sono
ancora in corridoio che aspettano. Rowland è rannicchiato in un angolo con un
pesante libro di algebra, mentre Gunther e Anonymous sembrano presi da una
discussione piuttosto animata riguardo le sostanze chimiche pericolose contenute
nei lucidalabbra. Ma quando io e Nikki usciamo dalla stanza, qualsiasi esercizio
di algebra o qualsiasi questione chimico-cosmetica passa in secondo piano.
Nel vederci, tutti e tre spalancano la bocca dallo stupore.
Nikki guarda Rowland (sull'orlo del collasso) come se fosse una pozza di zolfo
liquido particolarmente nauseabonda. Si passa una mano tra i capelli dorati in
un gesto snob.
Devo ammettere però che è fantastica nei panni di Marilyn. Il celebre vestito
bianco (quello che si solleva sopra la grata della metropolitana, lasciando poco
spazio all'immaginazione, in Quando le mogli vanno in vacanza) le sta
d'incanto (Nikki sembra ignorare però che la collana di diamanti è in Gli
uomini preferiscono le bionde, perciò l'abbinamento risulta
cinematograficamente errato).
Naturalmente anche Gunther e Anonymous le riservano un'occhiata quanto meno
interessata, ma per il momento sono presi da qualcos'altro di ben più assurdo di
una ragazza già straordinariamente bella: me. Travestito da angelo.
Sono completamente vestito di bianco, con le ali candide e ricurve che spuntano
dalle scapole. Nikki mi ha costretto a fare a meno degli occhiali e li ha
rimpiazzati con delle lenti a contatto (se solo fossero della mia gradazione!
Vedo tutto un po' sfocato) e in più mi ha sparso lungo le braccia e vicino agli
occhi un velo di glitter argentati.
Dopo tutto il risultato non è così male, ma ad ogni modo Gunther e Anonymous non
riescono a smettere di guardarmi a bocca aperta. Sembra quasi gli si sia slogata
la mascella.
Temo che vedendomi conciato così non potranno più dubitare della mia
omosessualità... e anche se non l'avessero mai sospettato, questo sarebbe il
momento adatto per cominciare.
"Ch-Christopher, ma... ma?"
"Non abbiamo tempo da perdere, plebaglia" risponde per me Nikki,in tono acido
(di certo io non avrei risposto così) "io e Topher andiamo a una
festa..." e mi trascina di peso in un frullare d'ali verso l'uscita
dell'Edificio B.
Riesco appena a salutare in lontananza i tre, che però sono talmente sbalorditi
e offesi che non sono nelle facoltà di rispondere al saluto.
"Non credi che sarebbe stato carino invitarli?..." oso, cercando di rallentare
la corsa di Nikki. Come diavolo fa ad andare così veloce con quei tacchi?
"Sì, perchè non li invitiamo? E magari chiamiamo anche quella puffa brufolosa
con cui sono costretta a dividere il banco di Chimica" ribatte Nikki, ironica.
Sempre con la mano imprigionata negli artigli perfettamente curati di Nikki,
usciamo nella fresca aria serale, fino a raggiungere l'elegante limousine
nera del signor Hortense, che ci aspetta proprio davanti ai cancelli della
scuola.
Nikki apre lo sportello più vicino e monta su.
"Avanti, sali"
L'interno della limousine sembra piuttosto buio.
O paura che anche questo sportello sia un'altra porta sul vuoto.
Il viaggio in limousine è stato lungo e snervante.
Nikki ha provveduto a raggugagliarmi sull'Harlequin, che a detta sua è il locale
più à la page di tutta Oceanside. Il che non è servito molto a
rilassarmi. Neanche il succo di frutta al lime e al frutto della passione
offertomi da Nikki dal frigo bar è riuscito a far molto (Nikki , a dire il vero,
mi ha offerto una Caipiroska, ma ho rifiutato. ‘Caipiroska’ sembra più
un’imprecazione che un cocktail brasiliano). Nikki ha insistito per ripetere
insieme lungo tutto il tragitto tutte le regole, i conisigli, gli ammonimenti e
i proverbi cinesi che mi ha costretto ad imparare, tutti - sempre secondo lei -
importantissimi per iniziare la mia nuova vita da "ragazzo à la page" e
vitali per la serata del mio debutto all'Harlequin.
Una volta arrivati, Nikki ha anche insistito perchè rimanessimo due ore e mezza
davanti al locale prima di entrare, perchè - e questo non è un proverbio cinese
- "Le star arrivano sempre in ritardo". Ovviamente non ho potuto neanche
tollerare l'idea di rimanere chiuso in macchina per due ore e mezzo con Nikki
che continua a ripetere consigli idioti su "come stringere la mano" in maniera
à la page, "come camminare" à la page, "come ballare" à la page
e a suggerire più di cinquecento modi per dire"devo andare alla toilette"
in maniera à la page. Fortunatamente sono riuscito a convincerla ad
uscire dall'auto dopo solo un'ora e ne ho avuto già abbastanza.
Nikki non ha mentito quando ha detto che l'Harlequin è il locale più à la
page di tutta Oceanside. In effetti è il night club più suntuoso che
abbia mai visto, anche se, devo ammetterlo, non ne ho visti poi molti, di
locali. Discoteche e cocktail party non facevano parte dei miei programmi per il
sabato sera, a Boston (il mio programma del sabato sera era il ripasso
settimanale di ogni materia di studio, per chiudere in bellezza con una partita
a Scarabeo con la vicina di casa ultra-ottantenne o con una maratona di anime).
Do un'occhiata all'edificio: l'Harlequin è un gigantesco palazzo d'epoca, in
finto gotico fiorito veneziano. Le finestre aguzze e minuziosamente decorate
brillano sotto le luci di grandi riflettori che donano a l'intero edificio
un'aria ancora più solenne.
Attorno all'ingresso ho già adocchiato alcuni studenti della Wefanie.
Nikki scende dalla limousine (con estrema lentezza, per farsi notare) e
sfila con eleganza davanti ai suoi amici. Saluta con una risatina stupida le sue
amichette, Mia e Gloria (entrambe vestite di nero e munite di mascherine da
gattine sexy).
"Nikki!!" e qui Mia fa un gridolino svenevole "sei fantastica! Sei Marilyn,vero?
Lo sapevo...avevi scelto questo costume dallo scorso Halloween"
"Già, sei bellissima!" aggiunge Gloria, ansiosa di unirsi alle moine dell'amica.
"Ciao ragazze, anche voi siete molto carine" commenta Nikki, facendo frullare i
suoi ricci dorati e rivolgendo alle sue amiche uno sorriso di aurea superiorità.
"Questo bell'angioletto è Christopher Dukes" mi presenta Nikki, dandomi una
spintarella. Mia e Gloria si rivolgono uno sguardo incuriosito, attraverso le
loro maschere feline, come se non riuscissero a ricordare dove mi avessero visto
(mi meraviglio che riescano a riconoscere Nikki, visto il loro quoziente
intellettivo).
"Vedi,neanche ti riconoscono" mi sussurra all'orecchio Nikki "tutto merito dei
tuoi nuovi vestiti à la page e delle tue nuove lenti a contatto"
E delle mie due leziose ali bianche.
"Felice di conoscerti, Christopher, sono Mia" si fa avanti Mia, dopo un altro
dei suoi gridolini svenevoli.
"Molto piacere,Gloria. Mi sembra di averti già visto, sei anche tu della
Wefanie?" si aggiunge Gloria, accarezzandosi le vibrisse.
"Sì,Topher si è appena trasferito" risponde per me Nikki.
"Ora che ci siamo presentati, che ne dite di entrare? La festa dovrebbe essere
già cominciata" dice Gloria, guardandosi intorno, ansiosa.
"Ma siamo in ritardo di solo un'ora e ventinove minuti!" protesta Mia, con voce
piagnucolosa.
"Dieci...nove...otto..." comincia Gloria, fissando con intensità il suo Rolex
(mi meraviglio riesca a leggere l'ora)
"Sette...sei...cinque...quattro...tre...due...uno. Un'ora e mezza di ritardo.
Direi che possiamo entrare ora"
"Un'ora e mezza può bastare" dichiara Nikki, facendo un cenno di saluto ad
un'altra frotta di ragazze à la page e mandando un bacio volante ad un
ragazzo alto e moro niente male "Anche se posso fare di meglio... ricordate
quando arrivai con cinque ore di ritardo alla festa di Angelica Vaughan?"
Mia e Gloria si esibiscono nei loro soliti squittii, a malapena riconoscibili
come risate e quanto mai inappropriati visto il loro costume da micette.
Nikki muove un passo verso l'entrata del palazzo (contrassegnata da grandi ed
eleganti lettere nere, che formano il nome 'Harlequin') e improvvisamente, tutti
gli altri invitati si affrettano a seguirla, senza interrompere le loro
chiacchiere.
Sembra che tutti i 'V.I.P' della Wefanie rispondano ai comandi di Nikki e la
seguano ciecamente, in maniera quasi involontaria, come tanti automi griffati.
Non posso che rimanere allibito di fronte a questa fulgida dimostrazione di
potere e, dal suo sorriso sornione, capisco che anche Nikki ne è molto
compiaciuta.
Io e lei in testa, seguiti da Mia e Gloria e dal branco di ragazzi à la page,
saliamo per la scalinata dell'ingresso. Noto con una certa meraviglia che
l'edificio è circondato da un ampio fossato, un fiumiciattolo che abbraccia
tutto il palazzo, illuminato da gondole in miniatura, ognuna con una candela
accesa, che scorrono placidamente sull'acqua nera e a tratti luccicante.
Posso anche non prendermi il disturbo di richiudere la bocca, perchè sono
costretto a spalancarla di nuovo dallo stupore di fronte alla ricchezza
dell'ingresso (dai pomelli in oro massiccio al pavimenti della sala d'ingresso,
in scintillante marmo serpentino).
La folla si disperde per tutta la sala, prendendo posto sulle magnifiche
poltrone, perfettamente a loro agio. Una schiera di camerieri in smoking, con il
viso coperto da mascherine nere, serve vassoi di cocktail e tartine al caviale.
"Caviale rosso o nero?" si fa avanti un cameriere, cogliendomi alla sprovvista.
Accenno ad un sorriso imbarazzato e scelgo quello rosso, per poi buttare
immediatamente la tartina nel vaso di anthurium lì vicino. Sarà anche
costosissimo, ma sa di pesce marcio.
Nikki, sorridendo e salutando tutti, mi guida verso una delle poltrone e
continua a sussurrarmi all'orecchio i nomi degli altri invitati.
"Ecco...vedi quel ragazzo vestito da tritone? Con il tridente? Quello è Herman
Northangle, il capitano della squadra di pallanuoto" comincia, allundendo al
ragazzo alto e moro a cui aveva lanciato un bacio volante poco prima
"Muscoloso,alto e terribilmente sexy. Putroppo per me, è più frocio di un una
compagnia di ballerini di danza classica...ciao,Blanche! Sei incantevole! Quella
è Blanche Chemel, l'organizzatrice della festa. Fa parte del Comitato
Studentesco e organizza tutti i balli della scuola... quella invece è Angelica
Vaughan. Andiamo,come si è conciata? Quell'ammasso di lustrini dovrebbe essere
un costume da sirena? A me sembra più un abat-jour..."
E così via, con una marea di nomi, presentazioni e commenti acidi sui costumi
altrui, tutto questo mentre continuava a ingollare flute e flute
di champagne. Risultato: mi ritrovo la mente piena di nomi che non
riuscirò mai a ricordare e sopratutto non riuscirò mai ad associare ai
rispettivi volti, ho le mani consumate a furia di stringerle a perfetti
sconosciuti e Nikki ormai è già praticamente brilla.
Io intanto allungo il collo, curiosando in giro con lo sguardo. Ovviamente non
cerco nessuno in particolare...tanto per fare qualcosa,ecco.
"Stai cercando Ashley,non è vero?" mi sorprende Nikki, il cui intuito femminile
non fallisce neanche sotto i fumi dell'alcool.
"No... Ma cosa vai a pensare"
Nikki mi rivolge uno sguardo scettico.
"E va bene,sì,cercavo lui..."
"Fatina, non preoccuparti, verrai che arriverà...Ashley Betterton non può
assolutamente perdersi una festa à la page come questa. Magari è quel
ragazzo vestito da vampiro... No,no,scusa,quello è Kyle Pummerpony..."
Una volta concluso l'aperitivo, i camerieri spalancano le porte della sala del
ricevimento, totalmente immersa nel buio e nel più religioso silenzio.
Riesco a distinguere Nikki soltanto dal flebile luccichio dei lustrini del
costume da sirena di Angelica Vaughan.
"Hey, chi ha spento la luce?" balbetta Nikki, tirando fuori misteriosamente
un'altro flute di champagne dalla sua borsa a bauletto "e dove
sono i camerieri?"
Qualche risatina, chiacchiericcio qua e là e poi improvvisamente tutti
zittiscono, mentre fasci di luce bianca colpiscono le decine di piccoli
piedistalli sparsi per la sala. Su ognuno di essi brillano gigantesche bambole,
dagli enormi gonnelloni seicenteschi e le ricciute ed elaboratissime parrucche
bianche. Mi sembra di essere finito improvvisamente alla corte di Luigi XIV,
mentre noto che affianco alle enormi bambole compaiono anche cicisbei in
lussuose livree rifinite in oro, panciotti, calze di seta e scarponcini a punta,
il tutto coronato con le solite, inquietanti parrucche bianche.
Nella sala ancora parzialmente buia si diffonde un valzer e improvvisamente le
bambole cominciando a danzare a ritmo di musica sui loro piedistalli,
rivelandosi ballerini in carne ed ossa.
Uno spettacolo di valzer era l'ultima cosa che mi aspettavo di vedere in una
festa come questa. Spero proprio di non dover essere costretto a ballarlo
anch'io. Sono una frana col valzer.
Forse vi chiederete come faccia a saperlo... be',la verità è che la mia vicina
ultra-ottantenne, a Boston, mi dava qualche lezione di ballo quando era stanca
di giocare a Scarabeo. Ma credo sia meglio piantarla di riesumare vecchi ricordi
di Boston, al momento.
Grazie alla poca luce ora disponibile, Nikki riesce a fare cenno ad un cameriere
di passaggio e a servirsi di un altro flute di champagne.
Intanto il valzer si fa sempre più veloce ed elettronico, finché la luce esplode
da giganteschi lampadari di cristallo appesi al soffitto, la musica cambia
improvvisamente in quello che è un inconfondibile pezzo da discoteca e le
ballerine si liberano delle gigantesche gonne che le facevano assomigliare a
mastodontiche torte alla glassa, per rivelarsi in succinti corpetti di pizzo,
calze a rete e tacchi vertiginosi. Anche i cicisbei lanciano in aria giacchette
e calzoni cinquecenteschi per rimanere solo in gilet, slip osé e
addominali, ballando al ritmo sfrenato della musica.
Rimango senza fiato di fronte a questo repentino stravolgimento. La folla è un
esplosione di colori, maschere, grida estatiche, mani che battono a tempo e una
cascata di brillantini e coriandoli piove dal soffitto magnificamente affrescato
con puttini dorati e motivi floreali.
Ai raffinati lampadari di cristallo, si accompagnano luci intermittenti e
psichedeliche che insieme alla musica assordante e cadenzata danno vita ad una
specie di discoteca barocca.
"Allora, cosa ne pensi?" mi chiede Nikki, strascicando le parole e scatenandosi
in mezzo alla folla.
"Penso che è grandioso" rispondo, urlando per farmi sentire.
Sono circondato da una marea di corpi che si dimenano e si muovono
freneticamente in preda all'estasi del ballo.
"Dai,Fatina,fammi vedere cosa sai fare" mi esorta lei, esibendosi in passi
alquanto licenziosi (che Mia e Gloria cercano prontamente di imitare) "You
said you want me, that was just a liiiee…just a lie…♪"
Accenno ad un sorriso forzato, col mio solito imbarazzo.
La musica è coinvolgente, l'atmosfera grandiosa e in più apprezzo anche molto lo
spettacolo di lap-dance che le ballerine-cortigiane e i ballerini-cicisbei
stanno improvvisando sui loro piedistalli (specialmente i ballerini-cicisbei,
malgrado quelle parrucche). Mi guardo in torno, fingendo di muovermi un po' non
appena Nikki mi guarda. You said you love me, that was just a lie, just a lie…♫ Mi sembra che la musica copra persino i miei pensieri...
Non so perchè ma non riesco proprio a lasciarmi andare. Sono circondato da volti
mascherati, luci, corpi che si strusciano e si confondono e mi sento
tremendamente smarrito e confuso. All I need was someone who could keep me warm at night…♪
Andiamo, che ci faccio qui?
Ho sempre odiato le maschere. Mi danno i brividi.
E poi... mi sento osservato. Strizzo gli occhi, cercando di guardare meglio. Le
lenti a contatto riescono solo a farmi lacrimare. Questi fumogeni da
discoteca,poi...
Ecco che la vedo. Qualcuno con una maschera dorata, a forma di sole, mi osserva,
immobile tra gli altri ragazzi, tutti inebriati dalla danza. You tried ,baby, but I didn’t work and now I know this is gonna be the
end…oh,but you lied…♫
Chiudo gli occhi per pochissimi secondi e la maschera dorata è sparita nella
folla.
Mi volto, per quanto mi è possibile, tra spintoni e complicati passi di
tecktonik, cercando con lo sguardo la maschera misteriosa. Non riesco a
vederla, eppure avverto un pizzicore alla nuca. Come se qualcuno mi stesse
ancora guardando. Due occhi puntati su di me, nella sala gremita.
E' più di mezz'ora che arranco come un'anima in
pena tra la folla. Più che da angelo, un costume da fantasma sarebbe stato più
appropriato.
"Fatina! Hey Fatina! Guardami!"
Mi volto, cercando di capire il punto della sala da cui proviene la voce di
Nikki. Cosa non facile visto la musica assordante. Poi la vedo: Nikki mi saluta
allegramente con la mano mentre sale su uno dei piedistalli, aiutata da uno dei
cicisbei più avvenenti. Subito Nikki riprende a ballare freneticamente con lui,
non curante di stare innaffiando di champagne la folla sottostante dal
flute che regge ancora in mano.
Rispondo al suo saluto, contento del fatto che almeno lei abbia trovato qualcuno
con cui divertirsi.
Uno scintillio dorato...
E' lui. Il Sole.
Stringo gli occhi nel tentativo di guardarlo bene, ma è già scomparso.
Tutta questa situazione è a dir poco inquietante.
C'è qualcuno che mi spia, un perfetto estraneo e per di più con una maschera a
forma di sole sul volto.
Ma chi?
Cerco di non pensarci e noto che Mia e Gloria sono riuscite anche loro a salire
su un cubo e ora hanno tutta l’aria di divertirsi un mondo con due aitanti
cubisti.
Sembra che il fine dell’esistenza di quelle due sia emulare Nikki in ogni sua
mossa.
Dopo pochi minuti di attesa riappare il Sole.
La maschera dorata è lontana solo pochi passi, nascosta tra un costume da teiera
e uno da carta da poker. Fluttua dietro di loro, per riapparire dietro le teste
di un gruppetto di vampiri e scomparire di nuovo, coperto dalla ruota di un
costume da pavone.
Cerco di insinuarmi nella mischia e di raggiungerlo, ma del Sole non c’è più
alcuna traccia.
Comincio a dubitare della mia lucidità mentale.
Che si tratti tutto di un’allucinazione?
Per un attimo ho persino preso in considerazione la possibilità che dietro
quella maschera possa nascondersi Ashley.
Impossibile.
A malapena mi rivolge lo sguardo, a scuola. Figuriamoci se perderebbe il suo
tempo a fissarmi durante ‘il party più à la page dell’universo’,come lo
definirebbe Nikki.
Sarà meglio che la pianti di vedere misteri e ragazzi tenebrosi dappertutto.
Intanto Nikki sembra essere stata coinvolta in una rissa con Angelica Vaughan
per decidere chi delle due abbia il diritto di flirtare con il bel
cicisbeo. Alla fine vedo Nikki mollare la presa sui capelli castani di Angelica
e scendere indignata dal piedistallo, senza smettere però di brandire
minacciosamente la sua borsa a bauletto.
Nikki si guarda in torno e mi viene incontro, dopo avermi adocchiato.
“Quella stupida di Angelica Vaughan! Mi ha soffiato il cicisbeo! Lei…con quel
suo stupido completino da abat-jour… Altro che sirena! Quella è solo una
polipona appiccicosa più indemoniata di una ciurma di marinai in mare da
vent’anni!”
Nikki continua così per un bel po’, accontentandosi dei miei cenni solidali. Poi
la ragazza ricomincia a ballare non appena parte la sua musica disco preferita.
La guardo, muovendomi appena, giusto per dare l’impressione di essere ancora
vivo, mentre invece Nikki dimena ogni centimetro del suo corpo, ad occhi chiusi,
totalmente invasata.
Quanto vorrei lasciarmi andare come lei!
Ma è difficile lasciarsi andare quando si è vestiti da angelo, in un mare di
persone sconosciute e con una misteriosa maschera a forma di sole che appare
all’improvviso per spiarti.
“Ciao,Icaro” mi saluta una voce da brivido, alle mie spalle.
Improvvisamente, come se facesse tutto parte di un piano prestabilito, la musica
si fa più lenta e meno caotica, permettendo di sentire tutto chiaramente.
“Non sono Icaro. Sono vestito da angelo” rispondo, senza voltarmi.
Non so dove riesca a trovare la forza di ribattere.
La voce misteriosa si fa più vicina e diventa un sussurro che mi solletica
l’orecchio. Il suo tono è dolce, attraente e semplicemente spaventoso.
“Sì,invece… devi essere Icaro, altrimenti non saresti così pericolosamente
vicino al Sole”.
Zittisco, cominciando a sudare freddo.
Sento il suo respiro caldo sulla nuca e avverto ogni suo impercettibile
movimento dietro la mia schiena. Mantengo lo sguardo fisso sul resto della folla
danzante e ignara,cercando in tutti i modi di smettere di tremare.
“Sarai anche un angelo,stasera …” prosegue lui, sfiorandomi delicatamente le
spalle “ma io, almeno, ho intenzione di essere molto cattivo con te,sai?”
“Chi sei?” domando, sentendo la mia voce vacillare.
“Che ne dici di voltarti a guardare?”
Deglutisco e mi giro molto lentamente, sicurissimo di ritrovarmi davanti al
volto dorato e al sorriso ironico del Sole.
E invece no.
Senza alcun preavviso, mi ritrovo ad annegare in un mare color nocciola. I suoi
occhi sono straordinariamente vicini ai miei e sono inconfondibili.
E’ lui. Non posso crederci.
E’ Ashley Betterton.
Porca Caipiroska!
“Ciao” ripete lui, con occhi famelici.
“C-ciao” riesco a malapena a rispondere.
Chino lo sguardo verso la maschera del Sole, che ora scintilla sinistra nelle
sue mani.
“Non vorrai svenire di nuovo?”
Be’,un pensierino ce lo farei.
Lo sento ridere e poi mi solleva il mento con un dito.
La sua espressione adesso è più dolce. Deve aver capito che sono spaventato a
morte.
Il problema è che tanto la sua espressione seducente quanto quella dolce
sortiscono su di me lo stesso effetto: totale smarrimento e senso di vertigine.
I suoi occhi da cardiopalmo sono ancora fissi su di me, dolci e cremosi come una
caramella mou.
“Dai, prendiamo qualcosa da bere, ti va?”
Annuisco piano, ora senza più riuscire a staccare i miei occhi dai suoi.
Il suo sguardo è magnetico, terrificante, come quello di un leone che ha appena
avvistato un’antilope dall’aria particolarmente gustosa.
Improvvisamente l’intera sala sembra scomparire e la musica affievolirsi sino a
tacere del tutto. Ora siamo nel bel mezzo di una savana e subito realizzo che se
Ashley è il predatore, io allora devo sicuramente essere la sua preda.
Sotto lo sguardo raggiante di Nikki e le occhiate malevole di una dozzina di
ragazze dall’aria incattivita, Ashley mi guida verso l’uscita, zig-zagando tra
stuoli di costumi variopinti, cortigiane e cicisbei seminudi. Finalmente
ritorniamo nel silenzio e nel luccichio della sala d’ingresso.
Ashley mi lascia su una delle poltrone rosa cipria, mentre si dirige con passo
sicuro verso l’angolo bar. Il fatto che non pensi a nessun commento
particolarmente lussurioso sul suo didietro è indice di tutto il mio turbamento.
Dopo pochi istanti Ashley torna da me con due bicchieri traboccanti di liquido
rosso intenso.“Ti va una Caipiroska?”
Accetto senza proteste. Normalmente non bevo, ma ho paura che non reggerò a
lungo senza un po’ di aiuto.
Ashley continua a guardarmi intensamente, sfilando la fragolina ricoperta di
zucchero disposta sull’orlo del bicchiere e tirando un piccolo, impercettibile
morso. Lo zucchero brilla sulle sue dita che sembrano non chiedere altro che
essere leccate...
Finisco il mio drink in silenzio, senza osare guardarlo. Con la coda
dell’occhio,però, mi accorgo che continua a fissarmi spudoratamente.
E…
Ora mi accarezza la gamba delicatamente, come se fosse un gesto del tutto
casuale.
Afferro il cuscino più vicino e lo frappongo a noi, spaventato. Le sue mani
mettono i brividi.
“Che ne diresti di spostarci in un posto un po’ più tranquillo?” propone lui
candidamente, lanciando un’occhiata un po’ infastidita ad una coppietta intenta
a pomiciare sulla poltrona vicina. Il cameriere dell’angolo bar assiste alla
scena con aria alquanto malinconica. Magari vorrebbe pomiciare un po’ anche lui.
Ashley sembra leggere la mia ansia soltanto guardandomi negli occhi.
“Dai,non preoccuparti... è solo per starcene un po’ in pace. Qui ci sono dei bei
salottini privati. Potremmo sceglierne uno e parlare un po’ e magari raccontarci
anche qualche favoletta, se ti va…Guarda che non ho intenzione di mangiarti.”
Io invece sì. Ed è un problema.
“Dai, rilassati” continua lui, sorridendo. Un sorriso a prova di cardiopatico.
“D-d’accordo” balbetto, con la voce roca di chi si è appena ricordato di saper
parlare.
E’ tutto così surreale. Sono certo che tra poco seguirò Ashley in uno dei
salottini dell’Harlequin, lui si spoglierà e quando sarà arrivato all’ultimo
bottone della sua camicia, sparirà in un vortice di petali di rose rosse.
Non mi stupirei se mi svegliassi di soprassalto nel mio letto a castello,
spaventando a morte i miei compagni di stanza.
Anzi, penso sia quasi ora di svegliarsi.
Sì, perché questo è solo un sogno Topher, solo un sogno.
Sarà anche un sogno o un frutto della mia
immaginazione malata, ma le chiavi dorate che Ashley stringe in mano sembrano
così reali!
In questo momento stiamo salendo una grande scalinata immersa nella penombra,
diretta al piano di sopra, dove – a detta della receptionist – si trova
il salottino privato che Ashley ha scelto per me, la Saletta Colombine. Ashley
di tanto in tanto si volta a guardarmi, come per assicurarsi che non sia svenuto
e ruzzolato giù per la tromba delle scale e per pochi istanti nel buio brilla il
suo sorriso, quando sembra rendersi conto che sto bene, e sono solo
terribilmente imbarazzato.
Finalmente raggiungiamo il corridoio fiocamente illuminato. Ci troviamo di
fronte ad una lunga serie di porte, contrassegnate con luccicanti targhette
d’oro. I salottini hanno tutti nomi buffi ed esotici come ‘Saletta Punchinello’
o ‘Saletta Pantaloon’. Senza contare la pretenziosa ‘Sala Harlequin Extra Lusso’
o la più malinconica ‘Saletta Ponte dei Sospiri’.
Ecco la nostra. La Saletta Colombine.
Notiamo che la coppietta che amoreggiava al piano di sotto sembra aver seguito
la nostra idea e ora traffica con le chiavi della Saletta Pantaloon.
Mi accorgo anche di qualche verso concitato in fondo al corridoio, immerso
nell’ombra. Nonostante i tentativi di Nikki e di Angelica Vaughan di
accaparrarsi il bel cicisbeo, pare che il bel cicisbeo abbia scelto Herman
Northangle, il capitano della scuola di pallanuoto della scuola, che ora sembra
divertirsi molto con le sue parti basse proprio in fondo al corridoio.
Ashley non dà segno di aver notato alcunché, infila le chiavi nella serratura e
mi invita ad entrare.
La Saletta Colombine si presenta come una suite incredibilmente
raffinata. Colombe candide e cupidi bendati svolazzano nell’affresco del
soffitto, mentre ornamenti a forma di piume e nastri fanno da contorno ad uno
splendido dipinto raffigurante una romantica Colombina, nella sua gonfia veste
bianca e azzurra, e un pittoresco Arlecchino, intento a baciarle galantemente la
mano.
Al centro sono disposti un elegante tavolino intarsiato e due poltrone celeste
polvere dall’aria terribilmente confortevole.
“Bel posticino,vero?” commenta Ashley, avvicinandosi al tavolino e stappando la
bottiglia di champagne.
Tanto per tenermi occupato, vado ad aprire la porta finestra che dà su un
romantico balconcino e fingo di essere piuttosto interessato all’osservazione
delle stelle.
Per la seconda volta in pochi minuti, Ashley mi offre da bere. Caipiroska e champagne. Accoppiata micidiale per un astemio.
Sembra seriamente intenzionato a farmi prendere una sbronza coi fiocchi.
Ashley manda giù un sorso di champagne, senza interrompere il contatto
visivo. Poi si avvicina lentamente, con passo felino e mi strappa lentamente
dalle mani il flute. Ora è incredibilmente vicino. Il suo respiro alla
fragola e allo champagne è inebriante.
Senza alcun preavviso comincia ad accarezzarmi dolcemente la schiena. Ogni suo
tocco sembra lasciarmi addosso ustioni roventi e prima che possa rendermene
conto, preme le sue labbra incandescenti sulle mie.
Sgrano gli occhi, pietrificato dallo stupore.
Improvvisamente mi sembra di andare a fuoco.
La vista si annebbia mentre chiudo lentamente le palpebre.
Ashley perde interesse per la mia bocca e scende più giù, verso il mento e il
collo. Sento la mia giugulare pulsare all’impazzata tra le sue labbra morbide e
poi un brivido gelido mi attraversa il corpo quando i suoi baci si fanno sempre
più bassi, verso i pettorali e Ashley comincia a succhiarmi delicatamente i
capezzoli.
“Topher, Topher…” mormora, in preda all’eccitazione.
Con un gesto improvviso e irruento mi strappa di dosso la canotta bianca
Versace, riuscendo miracolosamente a non staccare le mie ali candide da
angioletto. Senza neanche rendermene conto, finiamo sulla poltrona più vicina.
“Quando ti ho visto…il primo giorno di scuola, non pensavo… Nikki Hortense ha
fatto un ottimo lavoro con te…”
Ashley trema visibilmente di desiderio mentre traffica con la zip dei miei
pantaloni, schioccandomi baci infuocati per tutto l’addome, e sempre più giù…
“R-rallenta,ti prego” riesco appena d esalare.
Ashley rialza la testa, tornando a guardarmi negli occhi. E’ ansante e rosso in
faccia.
“E’ tutto apposto” mi sussurra, baciandomi ancora.
“Senti...io... non l'ho mai fatto prima...” ammetto.
“Non preoccuparti, penso a tutto io... tu goditi il giretto,eh” risponde lui,
con un sorriso – secondo lui – rassicurante.
“Ehm... ma non dovremmo usare una... protezione?” domando, arrossendo.
“Hai paura di rimanere incinto?” sbotta lui, vagamente ironico, ma tradendo una
certa impazienza.
“No,no,quello no... però, sai, con tutte le brutte malattie di cui si sente
parlare... AIDS,sifilide,candida,amenorrea...”
“Amenorrea? Ma non è una malattia venerea... e credo che colpisca solo le donne:
almeno, io non ho mai conosciuto un maschio con un blocco del ciclo mestruale”
“Ah... non sono mai stato molto attento al corso di Educazione Sessuale, a
scuola”.
Se non si è capito, sto cercando di temporeggiare. E parlo di malattie a
trasmissione sessuale e di scuola.
Cosa c'è di meglio per scoraggiare un rapporto sessuale? Cosa c'è di meno
eccitante di una malattia venerea e della scuola?
Ma a quanto pare al gigolò numero uno della Wefanie questi argomenti
anti-afrodisiaci non sembrano sortire alcun effetto. Anzi, mi sorride, mi
sistema un ciuffo ribelle e riprende a baciarmi, ficcando la lingua in angoli
della bocca di cui non ero neanche a conoscenza. Poi inizia a premere
ritmicamente la sua erezione su di me, attutita appena dai jeans. Finalmente,
quando comincio a temere di impazzire, allontana la bocca dalla mia, mi sorride
ancora e mi sussurra all'orecchio, facendomi rabbrividire:
“Non preoccuparti,tesoro, lo facciamo protetto... dammi solo un secondo e
riprendiamo da dove ci siamo fermati”
E con un ultimo sguardo voglioso, si alza dal divanetto, per richiudersi alle
spalle la porta del salottino.
Okay, ora posso anche tremare più forte.
Non so quanto tempo sia passato da quanto Ashley è
uscito alla disperata ricerca di un preservativo. Sono rimasto seduto immobile
e con lo sguardo vitreo di un cetriolo di mare per chissà quanto tempo, tremando
in stile sindrome di Parkinson.
Tutto quello che mi sta succedendo è assurdo.
Ashley è assurdo.
E l’idea che stia per fare sesso con lui va ben oltre il semplice assurdo.
No.
Non posso farlo.
E’ troppo presto.
D’accordo, è bellissimo, attraente…ma…ma… ci conosciamo appena!
E poi com’è possibile che di punti in bianco mi trovi così irresistibile?
Non immaginavo di avere tutto questo potenziale.
Forse ha ragione, Nikki ha fatto un buon lavoro…
Eppure…
Oh,al diavolo! Perché diavolo sono venuto a questa festa?!
Devo andarmene. Ora.
Non posso continuare.
Mi alzo di scatto e faccio capolino sul corridoio semibuio. Improvvisamente
sento dei passi lungo le scale. E’ Ashley di ritorno.
Avrei fatto meglio a non perdere tempo impalato e tremante per tutto questo
tempo. A quest’ora sarei già su un taxi per la Wefanie, e non qui, a rischiare
di essere colto in flagrante in una fuga rocambolesca.
I passi di Ashley si fanno sempre più vicini.
Ora o mai più.
Esco dalla Saletta Colombine. Vedo l’ombra di Ashley ingrandirsi dalla
scalinata.
Appena pochi istanti prima che i suoi occhi iridescenti emergano dall’ultimo
gradino, spalanco la porta della saletta più vicina e mi ci chiudo dentro,
tirando un sospiro di sollievo.
O meglio, tirerei senz’altro un sospiro di sollievo, se la stanza non fosse
completamente invasa da una nube impenetrabile di fumo bianco.
Tossisco violentemente, rimpiangendo di non aver scelto un altro salottino.
Magari la Saletta Ponte dei Sospiri, un luogo più adatto dove tirare sospiri di
sollievo.
“Ciao”
Ho un sussulto.
No… è impossibile.
Mi avvicino di più, addentrandomi nel fitto della nebbia.
Malgrado la densa coltre di fumo e gli occhi lacrimanti per le lenti a contatto,
posso ancora una volta tirare un sospiro di sollievo (o,meglio potrei ancora una
volta tirare un sospiro di sollievo, se la piantassi di tossire): non è Ashley.
Devo dire,però, che il tizio che mi sta di fronte gli assomiglia parecchio.
Biondo anche lui e più o meno della stessa statura. Ciò che lo distingue sono
gli occhi bruni, color cioccolato e i vestiti comuni.
“Ciao” ripete il ragazzo, tirando un’altra boccata dalla sua sigaretta.
Risolto il mistero del fumo.
Apro la porta finestra e finalmente respiro un po’ di aria pulita.
Il fumo sembra diradarsi, ma permane ancora qualche lembo biancastro e
fluttuante.
“Questo è un salotto privato, lo sai?” esordisce il ragazzo misterioso,
continuando non curante a inspirare fumo.
“Ehm…scusami” rispondo, tenendo le orecchie ben aperte in cerca di qualsiasi
suono possa suggerirmi la presenza di Ashley “Dammi solo cinque minuti e
sparisco”.
“Figurati, puoi restare, non l’ho mica pagato io,il privè” ribatte, in
tono indifferente.
“E allora…chi?”
“Non saprei” replica,facendo spallucce “Una coppietta. A giudicare dalle urla
della ragazza prima di uscire, devono aver litigato. Il ragazzo se ne è andato
anche lui. Mi ha bofonchiato qualcosa come ‘è pagato per tutta la notte, portaci
chi vuoi…tanto per quanto mi serve’…”
Non sapendo cosa dire, scelgo di rimanere in silenzio.
“Bel costume” commenta lui, dopo un po’.
“Grazie. Tu invece non ne hai … ti hanno lasciato entrare lo stesso?”
“Imbucato” si limita a rispondere “ la receptionist era troppo occupata
con il cameriere dell’angolo bar per notarmi”
Ancora silenzio.
“Sbaglio o non ti stai divertendo a questa festa?” prosegue il ragazzo
sconosciuto.
“Ehm,è così evidente?”
“Beh,sì, anche se non capisco perché… hai i capelli in disordine, sei arrossato
e hai un’ala spiegazzata. Hai proprio u n’aria da ansia da prestazione”
“Diciamo di sì. A dire il vero, penso che farei meglio a tornarmene a casa. Non
credo proprio che questo sia il posto adatto a me”
“Neanche il mio se proprio vuoi saperlo”
“Ah,allora perché sei venuto?”
“E tu?”
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda”
“Be’,due domande si annullano. Io non rispondo alla tua e tu non rispondi alla
mia” conclude, ponendo fine alla questione.
“Mi sembra giusto” convengo.
A dire il vero questa conversazione mi pare alquanto insensata.
“Vuoi fare un tiro?” chiede, allungandomi una sigaretta.
“Non fumo”
“Bravo”
“Grazie”
“Sei della Wefanie? Mi sembra di averti già visto” mi chiede poi, facendo cadere
un po’ di cenere dal balconcino.
“Sì. Tu?”
“Anch’io, ma non devi avermi notato. D’altronde non sei l’unico. Dopotutto, chi
può notarmi quando in giro ci sono Nikki Hortense o Ashley Betterton?” mormora a
mezza voce.
“Nikki…la conosco. E’ una ragazza un po’ particolare,ma è simpatica. Davvero”
“Ah, non lo metto in dubbio”
Colgo una leggera ironia nel suo tono.
“Colgo una leggera ironia nel tuo tono”
“Libero di farlo”
Un’altra pausa di silenzio imbarazzato.
“Allora, da chi o cosa scappavi? Perché si vede che sei scappato da qualcosa o
da qualcuno. Con quella faccia puoi solo essere fuggito da una notte di fuoco o
da una tigre del bengala inferocita”.
Ipotesi entrambe molto vicine alla verità.
“Non lo so neanch’io. Mi sembra di non fare altro che scappare. Scappo da
Boston, scappo dal mio dormitorio, scappo da…la gente”
Le parole sono sgorgate letteralmente fuori senza volerlo.
Non so perché me ne sto qui a confidarmi con un perfetto sconosciuto.
Ah,sì... perché l’alternativa sarebbe fare sesso con un altro perfetto
sconosciuto.
“Allora siamo compagni di fuga” aggiunge il ragazzo, con un’espressione
indecifrabile sul volto.
Improvvisamente avverto un rumore di tacco a spillo proveniente dal corridoio.
La porta del salottino si spalanca.
E’ Nikki. Sembra essersi ripresa dalla sua piccola sbronza, anche se i suoi
ricci sono un po’ provati e il suo vestitino da Marilyn Monroe piuttosto
spiegazzato.
“Toph…Topher,Fatina…che ci fai con lui?” domanda lei, imprimendo tutto il
suo disprezzo sulla parola ‘lui’ “Ho visto Ashley. Ti stava cercando…”
E a questo punto rivolge al ragazzo sconosciuto un’occhiata che sembra voler
dire
“Non-So-Cosa-Sia-Preso-Al-Mio-Amico-Ma-Il-Fatto-Che-Si-Fermi-A-Parlare-Con-Uno-Sfigato-Come-Te-Invece-Di-Pomiciare-Con-Il-Più-Figo-Della-Scuola-Mi-Scompiffera-Alquanto”.
“Nikki,sì…ecco…Ashley” balbetto, inibito dall’espressione sorpresa di Nikki.
“Ashley…” sussurra il ragazzo sconosciuto, pensieroso, senza rivolgersi a
qualcuno in particolare.
“Scusami Nikki” continuo “ma…io non ce la faccio”
“Non ce la fai? A fare cosa?” ribatte,incredula. Poi si rivolge all’altro,che
tira fuori un’altra sigaretta “Porteresti fuori qui le tue esalazioni
pestilenziali? E’ un discorso privato, se non ti dispiace, e non voglio
sfigati-impiccioni tra i piedi,grazie”.
“Come vuoi” cede subito lui, neutro. Io e Nikki lo fissiamo uscire lentamente
dalla stanza e richiudersi la porta alle spalle.
Nikki distoglie lo sguardo da lui e riprende:
“Allora? Ora che ci siamo liberati di quell’ammasso informe di impopolarità,
possiamo anche parlare…Quale è il problema? Pensavo che Ashley ti piacesse!”
“E così, davvero…insomma,non lo so, Nikki, scusami, grazie di tutto, del
costume, del tuo interesse… scusa del tempo che ti ho fatto perdere, voglio solo
andarmene a letto”.
Nikki mi guarda come se l’avessi appena pugnalata dritta al cuore.
Non riesco a sostenere il suo sguardo ferito ed esco dalla stanza, sentendomi
asfissiare. Fuori, in corridoio, mi imbatto ancora nel ragazzo sconosciuto che
accenna ad un saluto a cui non ho la forza di rispondere.
Sorreggendomi al corrimano, scendo precipitosamente le scale, confuso e
sull’orlo delle lacrime, spargendo piume candide su ogni gradino.
Non dovevo venire. Non dovevo venire.
Non sono adatto. Non sono pronto.
Non è questo il mio posto… ...I saw you crying, I saw you crying at
the discoteque ♪
Finalmente, dopo quella scalinata
apparentemente infinta, mi ritrovo di nuovo nella sala d’ingresso ben
illuminata, ma senza vederla veramente. Tonight´s the night at danceteria, the
joining of the tribe, the speakers blasting clear and loud♫
L’eco della musica martellante sembra
distante anni luce, mentre corro sul pavimento di marmo lucido.
The way you dance is our criteria, the DJ takes you high, let tears of joy
baptize the crowd...♪
Un attimo e suono fuori, libero di
respirare l’aria fresca di inizio autunno. I wanna get down,you spin me around, I
stand on the borderline ♫ Le gondole illuminate che poco tempo fa
mi erano sembrate così romantiche, ora sono solo barchette di carta e i gradini
di marmo solo di carta pesta. The golden years... Crying at the
discoteque... ♫
Mi fermo sul ciglio della strada, sbracciandomi per cercare di attirare
l’attenzione di un taxi.
Uno mi sfreccia davanti senza dar segno di avermi visto.
Ne vedo sfrecciare un altro, e un altro ancora.
Finalmente un taxi – non so neanche se il quinto o il sesto – accosta. Apro lo
sportello come se quell’abitacolo fosse il rifugio più sicuro del mondo. Mi
siedo e sprofondo la testa nello schienale di pelle nera.
“Dove ti porto,angioletto?” chiede il tassista.
“Alla Wefanie High School” rispondo, esausto.
Cari ragazzi,
vi porgo le mie più sentite scuse per il mio
ritardo MOSTRUOSO.
Putroppo le vacanze a Firenze, il mio computer
in stato pietoso e in balia di tecnici più che
incompetenti e l'inizio della scuola mi hanno
alquanto scombussolato. Per fortuna sono
riuscito ad riparare (DA SOLO, vista
l'incompetenza di certa gente -.-) il mio povero
computer e rieccomi qui. Vi ringrazio
infinitamente per i commenti che sono fioriti in
mia assenza e spero di non avervi fatto troppo
penare tenendovi sulle spine. Ora passo a
ringraziarvi di cuore ad uno ad uno :)
giuxxx:
grazie grazie e ancora grazie, giuxxx! I
proverbi cinesi sono tutti frutto della mia
idiozia. Avrei potuto usarne di veri, però
sarebbe stato prima di tutto alquanto difficile
trovare quelli 'più azzeccati' e poi ancora più
difficile renderli divertenti ;)
Black Lolita: benvenuta Black Lolita! Mi fa
piacere averti avvicinato al genere yaoi! Per
quanto riguarda il tema del "brutto
anatroccolo", sì, magari e un po' banale, ma
spero vivamente di riuscire a renderlo a mio
modo originale. Grazie ancora e non perderti il
prossimo capitolo! >__< abbiate solo un po' di
pazienza.
Linux Shoes: gli spogliatoi della piscina...
che sogno *___* Non prendermi per pervertito, ma
non ce li ho mica fatti io quei buchini nei
separé delle docce XD XD... MC... Mariah
Carey... non c'avevo fatto caso. MC è anche
l'acronimo di MasterCard, Miley Cyrus e Mini
Cooper. Grande questo sito, acronymsfinder.com
:D
Haru28: Meno male, sono riuscito a farvi
cambiare idea su Nikki! Per un po' ho temuto il
peggio. Comunque penso che quello di fare
shopping con un'amica come lei (e con una carta
di credito come la sua) sia il sogno di molta
gente, me in primis *___* Sta avendo una certa
influenza su, Topher, sì... vediamo come
andranno le cose, e per il momento clou,
credo che questo sia stato un capitolo
abbastanza clou, non trovi?
Namida: Mille grazie! Sono contento che
Mocassini Club ti stia avvincendo, e anche che
Nikki stia riscuotendo un così gran consenso.
Scusami l'attesa estenuante....*chiedo venia* Ti
ringrazio ancora di cuore per i tuoi
complimenti, spero di ritrovarti tra i commenti
del prossimo capitolo ;)
athenachan: Nikki Nikki, quante ne
combina! E ora che ne sarà di lei e Topher e
della loro amicizia? Ora che è arrivato Ashley a
scombussolare le cose? Topher e il gusto per gli
abiti à la page... la tentazione è forte,
anche per gli insospettabili! Sono contento di
averti fatto ridere, spero che la mia ironia non
fallisca mai, perchè non credo di essere molto
costante :S grazie!!!
H W: già, la telefonata a paparino è
stata un'improvvisata bella e buona e credo sia
abbastanza riuscita, dato il caratterino della
nostra cara Nikki. La faccenda dei Mocassini...
vi sottovalutavo... credevo gli avreste
attribuito minore importanza. Ma infondo sono
stato stupido io: come fate a non dargli
importanza visto che il titolo è Mocassini Club?
>____< *che idiota che sono*
animablu: grazie, firenze me la sono
proprio goduta. Il primo studio e i problemi
tecnici al pc un po' meno... La storia dei
mocassini! Ba', che mistero complicato O___O
Bah, non vorrai rivelare tutta la trama, la mia
cara psico-detective? XD
Ego me stesso e io: Grazie tante, Ego! I
tuoi commenti non possono che farmi piacere. Mi
sembra di dire sempre le stesse cose, ma alla
fine dico solo quello che penso! Sono contento!
Mi fa piacere che apprezzi ciò che scrivo, il
mio stile e il 'glamour' che metto nelle mie
pagine (ho apprezzato molto anche quest'ultima
nota... era quello che speravo di riuscire a
fare). Grazie e al prossimo capitolo, un bacio
;)
kitsunekun: grazie! Mi sono divertito
molto anch'io a idearlo e a scriverlo, visto che
vorrei tanto passare anch'io una giornata così.
Spero continuerai a seguire me, Topher e Nikki
;)
AoI: grazie Jane!! Davvero, è fantastico
sapere che c'è gente che veramente apprezza quel
che scrivo T___T Solo che non ti ho capita
quando hai parlato di gary-stu? Cos'è?? *cado
dalle nuvole* Qualcosa che ha che fare con delle
certe "Mary-Sue"? Non sono molto informato
sull'argomento. Per quanto riguarda la mia
'mostruosità' nel "mettere curiosità
nella testa ò_ò", cerco di prendere esempio dal
mio grande maestro Rowling, anche se so che odi
Hermione :O ma no! Come fai???!!! E' il mio pers.
preferito :((( Be', almeno mi fa piacere ti
piaccia Nikki! Mi auguro di ritrovarti al
prossimo capitolo, e ancora grazie!
Ale_80: Eh,sì, cara Ale, Topher ora è
piuttosto confuso, specialmente dopo tutto
quello che è successo. Anche a te, vedo, è
piaciuto lo scatch della telefonata al padre XD
Aspetto con ansia il prossimo capitolo anch'io
:D Come vedete l'attesa è anche mia.
babyjenks:
tesoro caro! Ti ringrazio tantissimo per le tue
correzioni di spagnolo! Scusami, scusami,
scusami se non ho ancora risposto alla tua mail,
lo farò al più presto, AL PIU' PRESTO! Purtroppo
non ho tempo per farlo ora...ma stasera sarà la
prima cosa che farò. A dopo! :D
Avviso la gentile clientela che le battute in
spagnolo di Esperanza del Capitolo Quattro e
Cinque sono state corrette, grazie alla
gentilissima Babyjenks. Mi scuso ancora!
Vi do appuntamento al prossimo capitolo, che, se
tutto va bene, dovrebbe essere pubblicato la
settimana prossima. Sarà un capitolo piuttosto
drammatico :S
Le curiosità prive di interesse
x Credo sia ora di dirvi cos'è la
balenite, se non lo sapete già... bè, è un
bruciore che colpisce la parte più estrema
del...ehm... :D avete capito. Come cosa è
abbastanza imbarazzante e comica... o almeno per
me lo è. E' una malattia che esiste veramente,
ma ho seri dubbi che possa essere cronica.
Niente di grave, comunque...capita ;)
x Il centro commerciale si chiama
Glitterati, espressione che in gergo americano
significa "VIP".
x Il padre di Nikki è ad Abu Dhabi perchè
ci sono stato l'anno scorso in vacanza (oltre
che a Dubai) e ho potuto constatare con i miei
occhi che è proprio un posto per ricconi (cosa
che putroppo non sono, ahimè :(...)
x Borsetta a bauletto di vernice bianca -
è ispirata ad una reale borsetta a bauletto di
vernice bianca Blumarine (che francamente
ritengo fantastica) posseduta da mia sorella.
Fonti certe - mia sorella - attestano che la
prima ditta a produrre questo modello di borsa
(a bauletto) fu Louis Vuitton, ma più tardi,
visto il grande successo ottenuto, anche altre
griffe utilizzarono la stessa forma per le loro
borse.
Ispirato al look di mia sorella anche l'abito
lilla dal gusto rinascimentale, che realmente
possiede. Le decollètè a quadretti blu e bianchi
nella realtà sono un paio di espadrillas
e appartengono ad una mia amica.
La tenuta da shopping (pantaloni marroni,
camicia bianca a righi azzurri e cardigan blu)
fanno parte del mio guardaroba, come pure i
mocassini marroni (senza fibbietta, anche se
l'avrei davvero desiderata), il cappottino
sabbia e la camicetta arancione con i risvolti
delle maniche decorati a fantasia floreale (può
sembrare kitsch, ma vi assicuro che è
fantastica, è la mia camicia preferita). Ora che
conoscete praticamente un centesimo del
guardaroba di mia sorella e un quarto del mio,
potete anche proseguire nella lettura... sono
consapevole che questa curiosità del tutto priva
di interesse è realmente del tutto priva di
interesse.
a
mia vita da reietto è cominciata subito dopo la mia fuga dall'Harlequin.
Quando finalmente sono ritornato in stanza, i miei tre compagni dormivano già
alla grossa e Gunther e Anonymous si stavano esibendo nel loro solito concerto
polifonico notturno. Il buio e il silenzio (escluso il russare di quei due) mi
ha rincuorato e una doccia fresca mi ha rischiarato le idee. Mentre
mi asciugavo ho continuato a ripetermi nella mente che ho fatto la scelta
giusta.
Andiamo... con Gun,Rowl e Anonymous mi sento perfettamente a mio agio. Nikki,
Ashley e tutti gli altri ragazzi à la page appartengono a tutt'un altro
mondo, un mondo in cui non potrò mai sentirmi a casa. Non posso trascurare i
miei interessi, lo studio e tutto il resto solo per inseguire una ridicola e
infantile promessa di popolarità.
Poco prima di andare a letto ho dato un'occhiata al mio cellulare. Ben dodici
messaggi di Nikki. Per un attimo ho indugiato, ma poi li ho cancellati tutti
senza neanche leggerli.
Non
ho la stoffa per essere à la page.
Non
ho la stoffa per essere come lei e Ashley.
Nikki ha cercato di cambiare le cose, ma non si può andare contro le leggi della
giungla: le reginette del ballo come Nikki e i latin lover come Ashley
rimangono sempre reginette del ballo e latin lover, i secchioni
occhialuti e con un nome da marsh-mallow rimangono sempre secchioni
occhialuti con un nome da marsh-mallow.
"Ben detto" ha borbottato Rowland, nel sonno, rigirandosi tra le coperte.
Riuscire ad evitare Nikki e Ashley, specialmente Nikki, è una missione ai limiti
dell’impossibile. Me la ritrovo praticamente dappertutto! All’uscita dalla
palestra, armata di pon pon, dopo le prove delle cheer-leader, mentre
esce dal bagno delle ragazze dopo l’incipriatura quotidiana o in mensa, dove
sono riuscito a rifugiarmi nelle cucine, approfittando della sua indecisione:
insalata di pollo o insalata Caesar?
Altri miei nascondigli improbabili sono stati lo stesso bagno delle ragazze, lo
sgabuzzino delle scope, che però era già occupato dal professor Prescott e dalla
professoressa Appelfeld, in atteggiamenti inequivocabili (“Non una parola,
Dukes, o potrei farti espellere per quella storia dell’esplosione!” Sì, come se
l’avessi provocata io) e infine persino nell’Aula Professori, dove per fortuna
c’era solo il professor Clyde con una tazza di tè nero alla vaniglia.
Per
giustificare la mia presenza nella sala riservata ai docenti ho improvvisato di
aver un impellente bisogno di una crema per la balenite cronica.
Se,
malgrado mi sia cacciato in parecchie situazioni imbarazzanti, riesco ancora ad
evitare Nikki per i corridoi, è un po’ più difficile schivarla durante le
lezioni. Fortunatamente frequentiamo insieme solo l’ora di Clyde (che ho
trascorso in bagno in preda ad atroci e immaginari dolori dovuti alla balenite)
e quella della Appelfeld (che Nikki ha volutamente marinato per evitare
l’interrogazione su Blake).
Almeno però non mi sono dovuto preoccupare di Ashley, che sembra aver voluto
marinare le lezioni anche oggi. Ho avuto solo un leggero sussulto quando mi è
sembrato di vederlo in fondo al corridoio, ma poi era solo il ragazzo
sconosciuto che ho incontrato nella Saletta Pantaloon. Non conosco neanche il
suo nome…
“Topher?” comincia Gunther “Ci spieghi che cos’hai? E’ tutto il giorno che ti
muovi furtivamente. Sembra quasi…”
“...che tu voglia evitare qualcuno” conlude Anonymous.
Non
ho fatto in tempo a rispondere perché sono stato subito costretto a rintanarmi
nel Laboratorio di Chimica, atterrito dalla vista della borsa bianca a bauletto
di Nikki, scintillante a pochi metri.
Sono passati due giorni dalla mia fuga dall’Harlequin, quella che chiamo la mia
“egira”. Chissà se fonderanno un nuovo culto per me. Il dio dei codardi, forse.
Oggi Nikki non si è vista a scuola.
Meglio così.
Mia
e Gloria sembravano terribilmente smarrite senza di lei.
Ho
tirato un sospiro di sollievo, che non è durato per molto.
In
questo momento mi trovo in mensa, insieme al resto del Club degli Scacchi e la
mia quiche di verdure.
Sento che Ashley mi guarda, dal tavolo à la page al centro della mensa.
Colgo il suo sguardo con la coda dell’occhio, ma non ho il coraggio di voltarmi.
Non
so che tipo di sguardo potrei ricevere. Se di astio, per averlo piantato in
asso, di pena o di derisione.
Per
ora preferisco tenermi questo mistero.
Il
fatto di aver chiuso la mia piccola parentesi à la page ha portato anche
dei vantaggi.
Insomma, se fossi stato impegnato tutto il pomeriggio a fare shopping con Nikki
avrei avuto al massimo cinque minuti tra una lezione e l’altra per studiare.
Ora
invece ho molto più tempo a disposizione.
Posso studiare quanto mi pare, senza che nessuno mi coccoli in continuazione o
mi ricopra di vestiti à la page.
Certo, ora devo zig-zagare tra un corridoio e l’altro come un animale braccato,
ma al meno posso starmene in santa pace a leggere il libro più spesso che sono
riuscito a trovare (Guerra e Pace di Tolstoj… e sono dovuto passare in
centro per comprarlo, visto che la Biblioteca della scuola è in restauro).
Dicevo, posso starmene in santa pace a leggere il libro più spesso che sono
riuscito a trovare, indossando un semplice, soffice, rattoppato, caldo e
assolutamente non-à-la-page maglione color castagna di cinque taglie più
grande (l’aria condizionata in questa scuola dà l’impressione di vivere in una
perenne tormenta di neve).
Ho
passato tutto il pomeriggio a leggere. Il mio solito venerdì pomeriggio di relax
con la silenziosa e indaffarata compagnia dei miei compagni di stanza.
“Non vorrei essere indiscreto…” dice Anonymous nel bel mezzo di una partita a
scacchi dall’esito fin troppo scontato “…ma com’è andata con la Hortense? Dopo
la festa non fai altro che evitarla” aggiunge, dopo che il suo cavallo ha
barbaramente fatto fuori un mio pedone.
“Non è andata” rispondo, secco, sacrificando con un sospiro un altro dei miei
pedoni “non abbiamo gli stessi interessi,ecco”
“E’ così la festa è stata un fiasco? Scacco, comunque”
“Puoi dirlo. Un vero schifo” commento, accorgendomi troppo tardi di aver appena
consegnato alla regina nera il mio povero cavallo bianco.
“Sai, mi ha incuriosito il fatto che ti abbia invitato. Di solito rivolge a noi
studenti dell’Edificio B la stessa attenzione che dedicherebbe a un libro di
Tolstoj. Anzi, non immaginavo neanche volesse frequentare gente con un I.Q.
superiore all’0,1”
“Nikki…cioè, Nicole quando vuole sa essere molto acuta,davvero” mi ritrovo a
difenderla, riuscendo finalmente a mangiargli un alfiere.
L’espressione di Anonymous è perplessa, non so se per la perdita del suo alfiere
o per la presunta intelligenza di Nikki.
Ad
ogni modo nel giro di due mosse annuncia il suo scacco matto al re.
“Penso che andrò a dormire” sbadiglia Rowland, dopo aver passato l’intera serata
a scervellarsi su un problema di geometria che io ormai avevo dato per
umanamente impossibile.
In
pochi secondi la stanza è completamente silenziosa e buia, fatta eccezione per
il solito russare e per la luce proveniente dalla finestra.
Mi
accuccio nel cerchio di luce che la luna proietta sul pavimento, cercando di
leggere. Anche la lettura notturna è un’abitudine che avevo dimenticato.
Non
so da quanto tempo sto leggendo al chiaro di luna. Almeno un’oretta, credo, a
giudicare dai decibel raggiunti dal russare di Anonymous.
Rimpiango di non aver mai studiato francese. Non capisco perché i personaggi di
Guerra e Pace debbano, tutto ad un tratto, prendere a parlare in
francese. Siete russi,no? Odiate Napoleone… un po’ di orgoglio patriottico!
C’est ne pas possible! Est-c’est que tu je ne sais qua parce que collier
baguette toilette eaux de perfume très jolie Paris la ville de lumiere?
Questi vaneggiamenti francofoni sembrano volermi dire che è ora di chiudere il
libro e andare a dormire.
Un
momento…
E
quelli chi sono?
Premo il muso contro il vetro della finestra, come se volessi passarci
attraverso, sforzandomi di attivare la mia vista da lince (ad avercela...).
Nonostante la mia non proprio infallibile vista notturna, vedo un gruppetto di
persone camminare nel buio del parco…
Cerco di mettere a fuoco. Sono due ragazzi e tre ragazze.
Le
loro risatine idiote si sentono sin da quassù…
Sono… Mia e Gloria! Quindi quella ragazza bionda e ricciuta dev’essere Nikki!
Ormai ho la faccia attaccata a ventosa sul vetro. Guardo l’orologio: è l’una di
notte, accidenti!
Cosa ci fanno Nikki, Mia, Gloria e altri due ragazzi in giro per il parco? Anzi,
che ci fanno in giro per il parco in piena notte, quando potrebbero essere nei
loro caldi e lussuosissimi lettini nelle loro dimore principesche nella Beverly
Hills di Oceanside?
E
no… non sono due ragazzi qualsiasi quelli. Riconoscerei quel fondoschiena e
quelle spalle ovunque… è Ashley, seguito dal tenebroso Herman Northangle, il
capitano della squadra di pallanuoto che si era appartato con uno dei bei
cicisbei alla festa.
Osservo incredulo il gruppetto barcollare (probabilmente un po’ brillo) fino
all’edificio principale, dove… incredibilmente, una delle finestre è accesa.
Dopo che Nikki, Ashley e il loro seguito è sparito all’interno, rimango un po’ a
fissare il grande quadrato dorato nella finestra, come stordito.
Nikki…
Ashley…
e i
loro amici à la page…
dopo la mezzanotte…
nell’edificio principale della scuola…
che
dovrebbe essere chiuso a chiave,
come pure il cancello d’ingresso…
Tutta questa storia ha dell’incredibile…
La
mattina dopo mi sveglio con un terribile torcicollo. Guerra e Pace non è
il mio ideale di cuscino.
Ricordo di essermi addormentato mentre tenevo d’occhio la finestra dell’edificio
A. Era ancora accesa quando sono collassato.
Prima di addormentarmi mi è sembrato anche di aver visto altra gente aggirarsi
per il parco. Ricordo anche di essermi odiato per aver provato un certa punta di
fastidio scoprendo che Nikki sembrava divertirsi anche senza di me.
Speravo forse in un altro invito?
Pensavo che Nikki mi sarebbe corsa dietro supplicandomi di continuare a vederci?
Che
mi aspettavo?
Forse dopo la collera iniziale, deve aver trovato la sua vita più divertente
senza una palla al piede come me.
Ho
rimuginato su questi pensieri nuvolosi per tutta la mattina, immaginando persino
i consigli che la dottoressa Dingles avrebbe potuto darmi in proposito.
Per
colpa delle mie riflessioni, l’oggetto dei miei pensieri è riuscito a tirarmi in
trappola.
“Fatina” mi sento sussurrare alle spalle.
Dannazione!
Lo
sapevo che avrei dovuto sbrigarmi a prendere il budino di riso e tornarmene in
camera.
Sono costretto mio malgrado a voltarmi. Nikki mi sorride timidamente nel suo
completo Burberry.
“Ciao...” strascico un saluto.
“Presto, Fatina… metti questa sciarpa Burberry! Non posso parlarti in pubblico
se non indossi almeno un capo firmato”
Prendo il mio budino di riso e faccio per andarmene.
“Non ce ne sarà bisogno, Nikki” esordisco, senza neanche riuscire a guardarla
negli occhi “so già quello che vuoi dirmi…Nikki, io ci ho provato, tu ci hai
provato… sai meglio di me che non funziona e non funzionerà mai”
“Ma…”
“Andiamo, non mi è mai importato di essere popolare...”
“Non mi dire che vuoi restare confinato per sempre in quel… in quel” indica il
tavolo del Club degli Scacchi “… sottobosco umano? Quante volte devo
dirtelo! Potresti spiccare il volo, se solo non ti lasciassi prendere
dall’ansia…Se sei nato senz’ali, non far mai nulla per impedire loro di
crescere”
“Confucio?”
“No, quasi. Coco Chanel”
“Non sono esattamente la stessa cosa” ribatto.
“Be’, Confucio ha dato origine ad una religione, Coco Chanel al marchio che da
anni è sinonimo di stile ed eleganza. Non è praticamente la stessa cosa?”
Nikki sospira. Non l’ho mai vista così abbattuta.
“Tieni la sciarpa, te la regalo” si arrende, porgendomela.
“Grazie” rispondo, cercando di mantenere un tono distaccato “ho un terribile
torcicollo”
“Fa
qualcosa per quelle occhiaie” si raccomanda Nikki, con un’espressione
rattristata che non avrei mai creduto di poter vedere sul suo viso.
“Ho
fatto le ore piccole, stanotte. Ma chissà, forse non sono l’unico”
Nikki sembra riflettere per un istante su questo mio commento allusivo.
Apre per qualche istante la bocca, come se stesse per dire qualcosa, ma poi
sembra ripensarci e la richiude.
“Ricorda che sei ancora in tempo per tornare sui tuoi passi” sospira lei, infine
“ To-Poun dice che non devi temere se il tuo cavallo scappa. Se ti appartiene
ritornerà. E se non tornerà, è perché non è mai stato tuo.”
Annuisco e, dopo un’ultima occhiata malinconica, mi volto verso il mio tavolo.
Improvvisamente mi ritrovo davanti agli occhi nocciola di Ashley.
Il
mio vassoio ha seriamente rischiato di saltare in aria.
Sentendomi arrossire dalla punta degli alluci alla punta delle orecchie,
raggiungo quasi correndo i miei compagni di stanza al tavolo, non curante di
aver lasciato un sia bianca di budino di riso per tutto il pavimento di marmo.
Prima di incontrare Nikki Hortense sulla mia strada, avevo dei progetti per la
mia carriera scolastica. Insomma, sono in questa scuola da quasi un mese e non
mi sono ancora deciso ad iscrivermi alla redazione del giornale.
Hey…
quando si parla del diavolo. Quello in bacheca sembra proprio un annuncio del
giornale. Mi avvicino rapidamente, sbirciando dietro le teste platinate di due
oche che potrei aver incontrato all’Harlequin.
Certa gente che ci sta a fare vicino alla bacheca, quando è chiaro che non è in
grado di leggere e capire ciò che sta leggendo?!
LA REDAZIONE DELL’HIGHLIGHTS
NECESSITA DI UN AUDIUTORE PER LA CURATRICE DELLA
RUBRICA TEATRALE.
Chiunque sia interessato alla suddetta mansione,
si presenti nella sede della nostra effemeride,
ubicata nel primo ambulacro del secondo piano, appena dopo la scalea,
nell’edificio precipuo
del convitto (altrimenti noto come Edificio A). Ricordiamo che la partecipazione
a questo
progetto si va a computare nel novero delle vostre attività curriculari.
Il caporedattore, Barnabas Babcock
Post Scriptum: Se la loquela di questa notificazione dovesse rivelarsi
soverchiamente ermetica,
prego, consultare un calepino.
Ambulacro? Effemeride? Calepino?
Ma
c’era proprio bisogno di usare un linguaggio così astruso per un semplice
volantino?
Mi
sembra di aver capito solo che è qualcosa che riguarda la redazione del
giornale.
Credevo di avere un bagaglio lessicale piuttosto forbito, ma questo volantino ha
fatto crollare tutte le mie certezze linguistiche.
Torno mestamente al mio armadietto in cerca di un dizionario.
Dopo cinque minuti buoni di ricerche riesco gradualmente a tradurre l’avviso nel
linguaggio dei comuni mortali:
LA REDAZIONE DELL’HIGHLIGHTS
NECESSITA DI UN
ASSISTENTE PER
LA
CURATRICE DELLA
RUBRICA TEATRALE.
Chiunque sia interessato alla suddetta mansione,
si presenti nella sede del nostro giornale,
situata nel primo corridoio del
secondo piano, appena dopo le scale,
nell’edificio principale
della scuola(altrimenti noto come
Edificio A). Ricordiamo che la partecipazione a questo progetto
si va ad aggiungere nel novero
delle vostre attività curriculari.
Il caporedattore, Barnabas Babcock
Post Scriptum: Se il linguaggio di
questo avviso dovesse rivelarsi
eccessivamentedifficile
da comprendere, prego, consultare un
dizionario.
Questo Barnabas Babcock già faccio fatica a sopportarlo.
E
poi che nome è Barnabas Babcock?
Okay, okay, devo smetterla di giudicare la gente prima di conoscerla!
Prendiamo per esempio Nik…okay,esempio sbagliato.
Ora
vado dritto dritto nel … ehm… “primo ambulacro subito dopo la scalea”
dell’Edificio A e mi dichiaro disponibile per il posto di assistente.
Assistente. Della curatrice della rubrica teatrale.
Non
è che sia esattamente la mia più grande ambizione. Ma, cosa mi aspettavo? Che la
rubrica letteraria rimanesse libera ad aspettare i miei comodi? Dopo tutto gli
altri hanno avuto un mese abbondante per accaparrarsi i posti che desideravano.
Devo pur accontentarmi.
Mentre cammino sbocconcello un danese. Non è così male. E’ pensare che ad Audrey
Hepburn non piacevano.
Sì,
me l’ha raccontato Nikki. Nella prima scena di Colazione da Tiffany,
Audrey è costretta a mangiare davanti alla vetrina della famosa gioielleria
newyorkese uno di questi deliziosi croissant a spirale ricoperti di
miele, cannella e uvetta, nonostante l’attrice non li trovasse proprio di suo
gradimento…Nikki. Accidenti, non riesco a togliermela dalla testa! Detesto
quando succede.
Ed
è anche una ragazza!
Penso più a lei che ad Ashley.
Non
posso neanche mangiare una brioche che mi viene subito in mente lei.
Se
non fossi assolutamente convinto dei miei gusti sessuali, metterei in dubbio la
mia sana e vecchia omosessualità.
Dovrò smetterla con questi danesi…
Ho
scoperto ch si possono chiamare anche “pain au raisin”…
Chissà se Nikki lo sa…
Lei
e la sua fissazione per i francesismi.
Ora
basta! Devo smetterla di pensarci!
E’ solo che vederla così giù mi ha spezzato il cuore, davvero.
Nonostante tutti i miei dubbi, sembra davvero che lei cominci a tenerci, a me.
E
forse, dopo tutto quello che ha fatto per me, mi sono comportato un po’ da
ingra…
Improvvisamente si risveglia il ricordo della sua “scampagnata notturna” nel
parco della Wefanie e di come abbia fatto finta di non cogliere la mia
allusione. Tutto ad un tratto mi sento ribollire di rabbia…
“Hey,Topher”
“Oh, ciao Anonymous”
Non
so come faccia a sentirmi, e soprattutto non so come faccia a muoversi, visto
che ha le cuffie dell’IPod infilate nelle orecchie e in più regge in mano due
computer portatili, un palmare, una pila infinita di CD, un mouse e… quello è un
frullatore?
“Che fai?” chiede lui, tranquillo, come se non fosse sommerso da una valanga
tecnologica.
“Oh, beh, pensavo di propormi per il ruolo di assistente per il giornale della
scuola”
“Assistente? Per Ophelia Minch? Auguri” commenta rassicurante Anonymous.
“Ophelia Minch? E’ lei la curatrice della rubrica di teatro?” chiedo, un po’
atterrito dal suo tono.
“Sì, è geniale,ma decisamente fuori di testa”
“E così conosci la redazione...”
“Sono
nella redazione” ribatte lui.
“Davvero? Non me l’avevi detto”
“Sì, invece, non ricordi? Scrivo per la rubrica sulle Moderne Tecnologie”
Ecco, non ricordo affatto che mi abbia mai detto qualcosa del genere. Solo ora
mi rendo conto di quanto Nikki e i suoi piani mi abbiano assorbito.
Probabilmente Anonymous me l’ha ripetuto fino alla noia e io neanche lo
ascoltavo.
Come ho potuto trascurarli così?
Ci
risiamo, continuo a pensare a Nikki.
“Ah, certo, che stupido! La rubrica sulle Moderne Tecnologie…”
Anonymous mi lancia uno sguardo sornione.
“Avvicinati” mormora, guardandosi attorno, sospettoso, nonostante il corridoio
sia praticamente deserto.
“La
verità è che non mi occupo solo di Moderne Tecnologie… scrivo anche per la
rubrica di Cronaca Interna della scuola. Fattacci, Topher, davvero fattacci.
Questa scuola avrà pure l’aspetto di una residenza reale, ma c’è più marciume di
un letamaio…fidati. Naturalmente nessuno sa che sono io a scriverci, nemmeno
Barnabas… uso uno pseudonimo. Per i lettori sono Ajax Leinslich”
Ah,
beh, certo. Per uno che ha già per nome uno pseudonimo, un altro che differenza
fa?
“Ajax Leinslich”
Come gli sarà saltato in mente!
“Allora, dici che questa Ophelia è un tipo un po’ particolare?”
“Fossi in te non preoccuperei di lei, per ora. Barnabas Babcock è un osso duro”
commenta amaro Anonymous.
“Già, si capisce già dell’annuncio. Ma parla come scrive?”
L’occhiata esasperata di Anonymous è fin troppo chiara.
“Be’, che ne dici se ci incamminiamo? Devo consegnare questi…” accenna al suo
pesante armamentario tecnologico “… in redazione. Steward ha mandato di nuovo in
tilt il suo computer”
“Vuoi una mano?”
Dovrei frenare questi moti di solidarietà, in futuro. Adesso mi ritrovo sommerso
di cavi e congegni dai nomi assolutamente oscuri. In mano ho addirittura quello
che dovrebbe essere un hard-disk.
Fortunatamente, però, il tragitto verso la redazione dell’Highlights è
breve. In poco tempo io e Anonymous ci troviamo davanti alla porta in vetro
opaco, con su scritto in pomposi caratteri neri “Redazione”.
“Ah, Topher… dimenticavo” soggiunge Anonymous “sappi che Barnabas ha una
sfrenata passione per Kafka, per i sinonimi, per i paroloni e per gli acronimi.
Penso che potrebbe esserti utile saperlo”
“Oh,grazie”
Dirmelo prima,no?
Non
che non abbia letto Kafka, ma avrei anche potuto darmi una ripassatina veloce!
“Christopher Dukes, hai detto?” commenta Barnabas Babcock, radiografandomi con
il suo altezzoso sguardo ocra. Ha lunghi capelli biondo sporco tirati indietro
con uno spessissimo strato di gel. E’ alto, ben piazzato e indossa un completo
in principe di Galles che potrei benissimo vedere indosso a mio nonno. Mi chiedo
se vada sempre in giro così o lo faccia solo in Redazione per impressionare i
suoi inferiori.
E
poi è vestito completamente di ocra! Persino i suoi mocassini!
Assomiglia ad un grosso, alto, carciofino sott’aceto.
“Sì, mi chiamo Christopher Dukes... Ho letto l’annuncio in bacheca e…”
“E
l’hai capito?” incalza lui, con sguardo altezzoso.
“Ehm…sì. E’ per il posto di aiutante per Ophelia Minch”
“Beh, se hai capito l’avviso in bacheca, non dovresti essere poi così stolido”
Sono quasi sicuro che ‘stolido’ significhi ‘stupido’.
E
sono sicurissimo che Barnabas Babcock sia l’essere più altezzoso e vomitevole
del mondo.
“Come mai ha deciso di presentarti così tardi? L’annuncio è in bacheca da mesi”
interroga lui, in tono quasi regale, rigirando la sua stilografica fra le mani.
Per
un attimo mi balena in mente l’immagine di quella penna mentre schizza in uno
dei suoi occhietti ocra da topo…
Questo proprio non lo sopporto…
“Ecco… io… ho avuto… da fare”
“Ah, hai avuto da fare. Capisco. Be’, naturalmente penso tu sappia che non
lasciamo entrare chiunque nel nostro giornale. Nella redazione dell’Highlights
esigiamo persone puntuali, persone precise, persone
scrupolose, persone zelanti e soprattutto persone altamente
preparate. Sei sicuro di rispondere a questi requisiti?”
E
sono proprio sicuro di voler farmi dare ordini da un tipo del genere?
“Credo di sì”
Barnabas Babcock appoggia una mano alla maniglia della porta (non mi ha ancora
fatto entrare, me ne sto ancora qui in corridoio, a farmi squadrare dal suo
sguardo color verza cotta al vapore). Dopo un po’ prosegue, raggiungendo un
grado di alterigia intollerabile quasi quanto un piatto di verze cotte al
vapore:
“Comunque sia, sono solito soppesare le capacità di ogni aspirante redattore con
un piccolo test. Ma sta’ tranquillo, sono certo che anche la persona più
corriva sarebbe in grado di superarlo”.
Corrivo…corrivo… ah, sì, significa “superficiale,leggero”.
“Un
test? Okay,d’accordo…Vuoi che ti mostri qualche mio vecchio articolo?”
Barnabas accenna una risatina da iena.
“No, no, si tratta di un test a domande… Possiamo cominciare con un acronimo,
ammesso che tu sappia cosa sia, naturalmente. Vorrei che tu inventassi un
acronimo con il mio nome”
Silenzio incredulo.
“Barnabas?”
“No, Barnabas Babcock”
Un
acronimo con il suo nome… un acronimo con il suo nome?
A
che diavolo può servirmi saper inventare un acronimo con il suo nome, se voglio
fare il giornalista?!
Babcock continua a guardarmi sogghignando con la sua faccia da sott’aceto.
“Barnabas Babcock… allora, B…B…Benemerito e Ammirato… no, no, Brillante e Alacre
Redattore del Notiziario Accademico… e Bijoux dell’Amministrazione Scolastica”
Il
suo sorriso si incrina leggermente.
“Ma
questo è solo ‘Barnabas’… ti resta ‘Babcock”
“Benvoluto e Ammirato per la sua Bravura e la Conoscenza Onorevole dei
Capolavori Kafkiani”
Adesso Barnabas è livido. E’ evidente che non credeva potessi pensare a qualcosa
con la ‘k’. Prendo nota mentalmente di ringraziare ancora Anonymous per la
soffiata su Kafka…
Nel
frattempo mi accorgo che altre persone – probabilmente gli altri giornalisti
dell’Highlights - fanno capolino dall’uscio della redazione, rivolgendomi
sorrisi fiduciosi.
Il
sorriso di Barnabas invece è tutt’altro che accomodante.
“Non c’è male, Dukes, non c’è male. Un po’ troppo leccapiedi, per i miei gusti,
ma non c’è male” commenta, accarezzandosi nervosamente il mento “SINONIMI DI
‘LECCAPIEDI’!” sbotta all’improvviso, con un sussulto da parte di tutta la
redazione dell’Highlights.
“Sinonimo di ‘leccapiedi’?”
“Ne
voglio almeno cinque, Dukes”
“Vediamo… Ruffiano, adulatore, piaggiatore, lusingatore, lodatore…e… ah,già,
incensatore e panegirista”
“Accidenti, ne ha detti sette!” sento sussultare alle spalle di Barnabas, con
voce concitata.
“Non è ancora finita” riprende il Capo Redattore, con i denti digrignati in una
smorfia ferina. Ormai, per lui, è diventata una questione d’onore.
“Participio passato di ‘secernere’”
“Secreto” rispondo in un lampo, non potendo fare a meno di ricambiare ai sorrisi
a trentadue denti dei miei (spero) futuri colleghi.
“Mmm… siamo forti in grammatica. Vediamo se te la cavi con la semantica”
continua, incattivito “Cosa significa ‘Sdilinquire’?”
“Egotismo?”
“Tendenza a parlare troppo di sé!”
“Ontologia?”
“Studio dell’essere in quanto essere!”
Barnabas adesso invece soffia come un gatto, tirandosi le maniche. Ma prima che
possa imitare tutti gli animali della vecchia fattoria, si riprende…
“Le
iniziali di queste parole…” arranca, minaccioso “… formano un altro termine…
dimmi…quale”
“Scarabeo” rispondo, sbattendo lentamente le ciglia.
Beo…
Beo…
Eo…
Eo…
La
parola finale sembra quasi echeggiare solenne nel vuoto del corridoio.
Le
labbra di Barnabas Babcock sono talmente serrate che sembra quasi che qualcuno
gli abbia appena spremuto un limone sulla punta della lingua.
Riesce a malapena ad articolare un ‘Bene’ e infine mugugna, come se fosse il più
grande sforzo mai compiuto da essere umano: “Benvenuto in redazione”.
I
sorrisi dei miei – ora posso dirlo! – colleghi si fanno ancora più larghi, primo
fra tutti quello di Anonymous, che mi viene incontro, indicandomi quella che da
ora in poi è la mia scrivania: una specie di banchetto d’asilo
nell’angolo più remoto della redazione, con un computer che sembra vada ancora a
vapore. Mi guardo attorno cercando il criceto che lo mantenga in funzione
girando sulla ruota…ricerca che scopro ben presto essere impossibile, visto che
sono praticamente sommerso da una valanga di persone che sembrano tutte non
veder l’ora di stringermi la mano e presentarsi (“Complimenti! Davvero, sei
l’unico ad aver superato la prova di Barney quest’anno...”, “… Già, ricordate
quella ragazzina che era interessata alla rubrica di cinema? Era caduta sulla
‘k’”, “Tutti cadono sulla ‘k’”, “E quel ragazzino che ha continuato a piangere
per ore?”, “Hey! Io sono quel ragazzino che ha pianto per ore! Poi mi
sono calmato e sono riuscito a trovare più di dieci sinonimi per ‘piangere’… e
così Barney mi ha ammesso nella redazione!”).
“Ehm…grazie, davvero, siete molto gentili” riesco ad esalare, cercando di farmi
spazio nella calca “Avete visto Ophelia Minch, per caso?”
“Oh,sì, dimenticavo” soggiunge Barney, che per tutto quel tempo era rimasto in
disparte “E’ già nel teatro della scuola…lo spettacolo di questa settimana
inizia tra dieci minuti esatti. Te ne occorreranno cinque per raggiungere il
teatro” sottolinea in tono acido.
Anonymous alza gli occhi al cielo e mi porta fuori dalla redazione,
trascinandomi per il braccio.
“Vieni, ti ci accompagno io”
“Ah, beh, certo, il teatro… ho scoperto solo ora della sua esistenza”
“Ma
chi è stato a darti il Comitato di Benvenuto a inizio anno?” chiede Anonymous,
esasperato.
“Oh, beh, Ashley Betterton…”
Anonymous grugnisce, pieno di disapprovazione, costringendomi ad alzare il passo
per tenergli testa.
Dopo qualche minuto siamo davanti all’ingresso del teatro, che occupa l’intero
Edificio C.
“Anonymous…aspetta! Devo chiederti una cosa...” annaspo “C’è… una cosa…che non
ho ancora capito bene… Come mai Ophelia Minch ha bisogno di un assistente?”
Anonymous sospira.
“Lo capirai”
Incoraggiante come sempre.
Porca Caipiroska, potevo certo aspettarmi un teatrino striminzito?
Ma
no, certo che no…A quanto pare la filosofia della scuola sembra essere “più
grande è meglio”.
D'accordo, ora come farò a capire dove'è e, soprattutto chi è, Ophelia Minch?
Muovo un timido passo verso l'ultima fila di poltroncine rosso fiammante, ancora
impressionato dal lampadario gigantesco che sovrasta la platea. Cerco di
aguzzare la vista e scorgo, tra le prime file, un gruppetto di dieci-quindici
persone, tutte rigorosamente vestite di nero, con cappelli neri e occhiali da
sole fumè, il che vuol dire che deve trattarsi di un gruppo di persone
terribilmente depresse, o di un gruppo di persone terribilmente non-vedenti, di
un gruppo di persone terribilmente fuori moda (eccetto per gli occhiali ,forse,
da quanto ricordo dalle lezioni di Nik... okay, autocensura mentale) o di un
gruppo di persone terribilmente appassionate di teatro. Normalmente penserei che
portare degli occhiali da sole al chiuso sia qualcosa di molto sciocco, ma con
con quel lampadario enorme ci vorrebbe anche una crema solare massima protezione
contro i raggi ultravioletti.
Non
ho ancora risolto il piccolo problema 'indovina chi è Ophelia Minch'.
Che
sia una delle depresse/non-vedenti/fuori-moda/appassionate di teatro? Non
saprei...
C'è
ancora qualche candidato. No, loro no... sono i musicisti dell'orchestra...
Quello, invece, sembra essere il responsabile dello spettacolo, visto che non fa
altro che girare avanti e dietro, creando una specie di voragine davanti al
palcoscenico. Perciò suppongo non si tratti di lei.
Anzi, che stupido...non può essere lei, visto che Ophelia Minch è quasi
sicuramente una donna.
Ma
per quale dannato motivo oggi sono così idiota?
Sarà tutto questo fumo purpureo a darmi al cervello...
Fumo purpureo?
Sì,
c'è una piccola colonna di fumo viola intenso che si leva da una delle
poltroncine in prima fila, a debita distanza dal gruppo di
depressi/non-vedenti/fuori-moda/appassionati di teatro.
Qualcosa mi dice che dietro quella cortina di fumo color porpora troverò Ophelia
Minch.
Ormai la mia vita è costellata di così tante assurdità, che mi sentirei
disorientato se dovessi sentirmi circondato dalla pura e semplice normalità.
Prima la stanza fumosa all’Harlequin e ora un teatro fumoso. La mia vita sembra
un susseguirsi di incontri nella nebbia…
Carico di aspettative e cercando di infondermi un'inesistente fiducia in me
stesso, percorro l'interminabile platea...
Forse avrei dovuto imboccare la galleria accanto: sembra molto più buia e
rassicurante.
Il
club "appassionati di teatro" (perché sicuramente non sono un Associazione di
Depressi Non Vedenti Fuori Moda) mi guarda torvo qualche poltroncina più in là.
Mi sembra di udire un inquietante gracchiare di avvoltoi, da qualche parte
lassù, oltre il lampadario… Prima che il Club di Teatro (non so perché così
ostile nei miei confronti) passi all'attacco, inveendo contro di me a suon di
monologhi e citazioni shakespeariane e intimandomi di uscire dal loro teatro, mi
avvicino in fretta alla fonte di fumo purpureo.
Dev'essere questa Ophelia Minch.
Sicuramente.
Non
so, perché, ma non posso fare a meno di pensare che sia lei.
L'immagine non è esattamente quel che si dice ‘rassicurante’. Provate a pensare
ad un appassionato di teatro dallo sguardo minaccioso e avvolgetelo in un
intensa nuvola di fumo dal colore innaturale... Inquietante,vero? Anche senza
fumo purpureo sarebbe comunque inquietante.
Ophelia Minch è l'essere più eccentrico che potessi mai aver pensato di vedere.
E negli ultimi tempi ne ho visti molti… per esempio Nik…
Mi
devo concentrare su Ophelia Minch,d’accordo?
O-P-H-E-L-I-A M-I-N-C-H sembra il frutto di un improbabile accoppiamento tra un
Umpa-Lumpa e Willy Wonka, che, stanco di ingozzarsi di caramelle zuccherose, e
ormai privo di bambini da annegare in fiumi di cioccolato per saziare le sue
tendenze sado-pedofiliache, abbia pensato di provarci con uno dei suoi
acconsenzienti e irritanti gnometti.
Dopo aver fatto rivoltare nella tomba Roald Dahl, posso anche passare a
descrivervi in maniera più immediata Ophelia Minch.
Anche da seduta, la sua testa arriva a malapena a metà schienale. Nonostante ciò
siede con un portamento degno di una regina... anzi, con quel caschetto di
capelli corvini più che altro sembra la cugina di terzo grado racchia di
Cleopatra. Porta degli occhiali d'osso viola intenso, enormi, che ingigantiscono
i suoi occhi in maniera allucinante, tanto da farla sembrare una specie di
civetta strafatta. Per di più il suo spettro di colori sembra del tutto
indifferente all'esistenza di altre cromie eccetto il viola e il nero. Nero il
suo corto vestitino, viola la sua sciarpetta, nere le sue scarpette, a strisce
viola e nere i suoi collant... Non si farebbe fatica a pensare che vada a
far spese da un negozio di bambole per Gothic.
"Ehm...Salve. Sono Christopher Dukes... molto piacere" cerco coraggiosamente di
presentarmi, porgendo la mano nella densa nebbia violacea.
"Sei
tutto ghiaccio; la tua gentilezza raggela" esordisce lei, dopo un po', in
tono spiritato.
Ehm... Okay. Dovrebbero esserci delle uscite di sicurezza da questo teatro,no?
Ah,sì, ma che carina...quella insegna intermittente verde con l'omino che
scappa. Forse anche lui scappa da appassionate di teatro che fumano strane
sostanze stupefacenti e che parlano in maniera assurda.
Perché nessuno si è mai chiesto per quale motivo scappa l'omino delle insegne
delle uscite di sicurezza? Vorrei proprio saperlo.
"Credo... di aver sbagliato persona,scusa" cerco di rimediare, ormai deciso a
scappare via all'istante.
"No, no, non sbagli...”
“Sei proprio Ophelia Minch?”
“Sono un atto senza nome, ma alcuni mi chiamano Ophelia Olivia Juliet
Jessica Cordelia Cleopatra Cressida Desdemona Hermia Imogen Miranda Minch, e
qualcun altro solo Ophelia Minch" aggiunge lei, con voce vibrante.
"Oookay"
Assecondiamola.
Tutti suoi nomi alludono a delle eroine shakespeariane.
Facciamocene una ragione.
"Sono Christopher Dukes, comunque. Sono qui per il posto di..."
"Barnabas ti ha già sottoposto al suo test, non è vero?" mi interrompe lei,
guardandomi fisso attraverso le spesse lenti degli occhiali, senza neanche
accennare ad un battito di ciglio. Comincio a pensare sia priva di palpebre. E
magari ora caccerà fuori di bocca una lunga lingua elastica da camaleonte...
Parlando di teatro, vorrei sapere chi è quel malato che scrive il copione dei
mie pensieri!
Posso davvero pensare cotante idiozie?
"Sì, faccio parte della redazione,ora"
"Beh, allora cosa aspetti a sederti, mio caro?"
L'omino che fugge è un’attrattiva ancora troppo forte...
Ma
alla fine mi lascio convincere.
Tossicchio un po' per la sgradevole concentrazione di fumo viola e orribilmente
profumato da cui Ophelia è circondata (non si dovrebbe fumare nei locali della
scuola, ma lei sembra essere al di sopra di qualsiasi legge umana o divina) e mi
siedo sulla poltroncina accanto a lei...
Dopo qualche secondo avverto un leggero pizzicorio al sedere...
Il
mio urlo disumano si espande per tutto il teatro, facendo tremare
pericolosamente il lampadario sovrastante.
Se
non avessi gli occhi colmi di lacrime, probabilmente vedrei il Club di Teatro
guardarmi ancora più torvo.
Oh,
al diavolo il Club del Teatro...
"MA!! MA COME...!" grido, allibito "HAI MESSO DEGLI SPILLI SUL MIO SEDILE!!!"
inveisco, estraendo ad uno ad uno spilli lunghi e appuntiti dal mio povero
sedere.
Ophelia Minch mi guarda incuriosita, gli occhi grandi come noci di cocco. Sbatte
lentamente le palpebre (allora le ha, le palpebre) e dice, in tutta calma "Mio
caro, quegli spilli sono solo per il pathos... Non trovavi anche tu che
fosse tutto così poco... pocodrammatico? L’arte migliore nasce
dal dolore, non lo sapevi?"
"Ma…ma…ma???" bofonchio, incredulo e dolorante, più dolorante che incredulo,
sentendo la mia voce spegnersi pian piano.
Questa ragazza è pazza.
Completamente. Andata. Partita...
Ofelia non era la fidanzata un po' tocca di Amleto?
I
genitori, se le hanno dato quel nome, dovevano essersi già accorti di che genere
di pazza sadomasochista stavano mettendo al mondo. Che faceva nel pancione?
Cercava di tagliare in due l’utero di sua madre con una motosega? Giusto per
rendere più drammatica la sua nascita?
"Su,avanti,caro" continua tranquillamente Ophelia "chiunque può sopportare un
dolore tranne chi ce l'ha"
"Ecco,appunto... sono io che provo dolore,adesso! "
Ora
che ho sfilato tutti gli spilli conficcati nel mio sedere (ho ricontrollato per
bene anche il sedile e lo schienale e mi sono ben guardato da altre possibili
trappole mortali) ,cerco di sedermi nuovamente sulla mia poltroncina, simulando
calma e rilassatezza.
Il
che non è facile quando la tua collega scambia il tuo posteriore per un
puntaspilli o per una bambola voodoo. Per di più il Club di Teatro continua a
fissarmi con occhi luccicanti di odio immotivato.
"Perché il Club di Teatro non fa altro che guardarmi male?" chiedo ad Ophelia,
nel tentativo di stabilire un rapporto normale e il quanto più indolore
possibile con lei.
"Oh,solo, perché sanno che sei il mio nuovo assistente. E' me che odiano..."
"Non fai parte anche tu del Club di Teatro?" chiedo, massaggiandomi i glutei,
più bucherellati di una groviera.
"Le
compagnie, le compagnie scellerate sono state la mia rovina!"
"Ah,capisco..."
Anzi, non capisco.
"Sei uscita dal Club?"
"Sì. Invidia caro mio... invidia. Prima ero io la responsabile del
Club! Modestamente parlando, i miei sì che erano spettacoli, non le insulse
parodie di quel villano traditore di Jago Torquay! Quell'essere immondo,
fango, figlio di strega... Spodestata! Spodestata dal mio trono! E per cosa?
Per un minuscolo incidente in scena..."
"Quante persone hai ucciso?" non posso fare a meno di chiedere.
Ophelia mi lancia uno sguardo truce.
"Preferirei non parlarne..." risponde, perdendo per un attimo il suo tono
teatrale "Ma non è morto nessuno, c'è stato solo un piccolo incidente con il
cavo che teneva appeso Puck... Quel Sogno di una notte di mezz'estate…
Sarebbe stato il mio capolavoro! Ricordo perfettamente quel giorno ingrato! Puck
non riuscì neanche a completare la sua battuta…’Portatemi il mio arco d'oro
ardente, portatemi le frecce del desiderio, portatemi la lancia. Apritevi,
nuvole, portatemi il mio carro di fuoco’ … e poi giù, dritto su Titania. Il
mio spettacolo, il mio successo! E invece no, una catastrofe! Il Preside ha
pensato di destituirmi dall'incarico e ha affidato la regia a quel pallone
gonfiato di Torquay! Lamia Arte... resa muta dall'autorità!”
“Mi
dispiace” commento, solidale, senza poter fare a meno di immaginare con quanto
sollievo gli attori della compagnia teatrale della scuola abbiano accolto la
notizia del licenziamento di Ophelia “E’ per questo che il Club di Teatro è
alquanto ostile nei tuo confronti?”
“Sì… sono convinti che sia stata colpa mia se quell’idiota di un Puck è caduto
ed è rimasto paralizzato per un anno. Ma io so qual è il vero motivo…”
Attimo di pausa.
“…Invidia!”
sussulta, con gli occhi ridotti a due fessure “..serpi velenose!”
“E
quindi adesso sei nell’Highlights come critica teatrale?”
“Sì,mio caro, il teatro è la mia vita! Ildolore allorché è profondo e
vero è un peso che non si sgrava mai dal cuore, ma tiro avanti finchè posso”
recita, appassionata, intervallando ogni parola con un sospiro “una sigaretta
alla violetta,cara?” offre lei, porgendomi un lungo bastoncino viola alquanto
sospetto.
“No,grazie”
Sigarette alla violetta.
Ma
che schifo mettono in commercio?
“Sei un’appassionata di Shakespeare?” domando, in uno slancio di autolesivo
impulso di conversazione “tiri fuori una sua citazione ogni due parole”
Ophelia Minch sembra risorgere dal suo velo di fumo violaceo.
“Sì...” risponde, con voce tremante “Sì, sì, ancora sì… Lui è il mio unico vero
grande amore, il mio vero grande sogno, il mio vero grande padre!
Shakespeare, la cosa mortale più vicina agli occhi di Dio…” e tira fuori
dalla borsa (che prima non avevo notato, forse perché anch’essa a strisce viola
e nera, tanto da mimetizzarsi con i suoi collant) un libro spesso come un
elenco telefonico: Shakespeare – Opera omnia “lo porto sempre con me”
aggiunge in un sussurro fanatico, guardando il libro come una certa persona
guarderebbe una nuova borsa a bauletto di Louis Vuitton.
Ma
non mi ero detto di non pensare più a Nikki?
Mi
riconcentro su Ophelia, che è assorta nell’accarezzare adorante la copertina del
suo prezioso libro.
Le
rivolgo un sorriso neutro, che Ophelia ricambia con un’improvvisa boccata di
fumo violaceo dritto negli occhi.
“Quasi dimenticavo…qual è lo spettacolo previsto per oggi?” mi
informo,tossicchiando e appoggiandomi cautamente allo schienale della poltrona.
Okay, meno male, non è successo niente.
Pensavo che sarei stato tranciato in due da una coppia di lame rotanti.
“Ma
è ovvio, no? Sogno di una notte di mezza estate. Voglio proprio vedere
cos’ha cavato da quel suo cervellino cavo, ‘sta volta, Jago Torquay. Guardalo,
come cammina avanti e indietro… E’ nervoso” constata lei, con un ghigno alquanto
malefico “L’uomo che si agita fa scoppiare di risate gli angeli…Sa che
sono qui e che scriverò una pessima recensione” aggiunge, in tono ancora più
spettrale.
Ophelia scoppia in una piccola risatina stregonesca, proprio nel momento in cui
calano le luci e il sipario si apre.
“Il
pubblico è sempre così numeroso?” le chiedo, notando che nel frattempo gli unici
spettatori oltre noi sembrano essere rimasti solo i membri del Club di Teatro…
Ophelia è troppo presa dai suoi Hu hu hu malefici per prestarmi
attenzione, così mi tocca rivolgere lo sguardo al sipario che si apre
lentamente…
Hu hu hu…
Non
so se per il buio, o la comodità di sedere su una poltrona priva di spilli, ma
comincio a sentirmi anche troppo rilassato… ho paura che se mi addormentassi
Ophelia potrebbe dar sfogo a tutti i suoi istinti maniaco-omicidi.
Ad
ogni modo non riuscirei ad addormentarmi, visto che lo spettacolo è iniziato da
neanche cinque secondi e Ophelia ha già trovato qualcosa da ridire sulla
scenografia e sui costumi: dal paesaggio, che sembrerebbe – a suo dire – più il
bosco di Barbie Fairytopia che la foresta incantata della commedia, per
arrivare poi al vestito di Ippolita, troppo succinto.
Ora
ho finalmente capito perché Ophelia ha così tanto bisogno di un assistente.
Non
fa altro che lanciarsi in aspre critiche poco costruttive per tutto il corso
dello spettacolo, e il mio compito di assistente dovrebbe essere proprio mettere
per iscritto ciascuna di queste critiche, rielaborarle e farne una recensione
teatrale.
Auguri.
“Cielo, è semplicemente tremenda!” commenta Ophelia a voce altissima, dopo un
lungo soliloquio incomprensibile “Non ho mai visto un’Ermia così scarsa…’Se
mai dunque i fedeli innamorati soffrono, è per decreto del destino: impariamo
perciò a portar pazienza in quest'avversità che ci è toccata, ed è croce usuale,
pertinente all'amor come i sogni, ed i sospiri, ed i pensieri e i desideri, e i
pianti: corteo dell'infelice tenerezza.’ Suvvia, è una fanciulla innamorata
che parla! Non una subrettina alle prese con il bollettino meteo! Più pathos!”
Penso che scriverò anche questa del bollettino meteo. E sto anche prendendo nota
di quante volte ripete la parola ‘pathos’. Siamo arrivati a quota
diciottomilaquattrocentoundici.
Fortunatamente durante il terzo atto Ophelia si è chiusa in se stessa. Nella
semi-oscurità era ancora più inquietante, così ingobbita e con la fronte
aggrottata. Almeno è rimasta zitta per un po’ e ho avuto il tempo di contare i
calli spuntati su ogni centimetro delle mie dita. Non ha fatto che borbottare
terribili giudizi su ogni attore (senza escludere anche la cellulite di Elena e
i polpacci troppo massicci di Demetrio) e sobbalzando ad ogni battuta lievemente
diversa dall’originale.
Ophelia è rimasta miracolosamente tranquilla anche per quasi tutto il quarto
atto, tranne quando ha cercato in tutti i modi di sbucciarmi una cipolla sotto
il naso nel tentativo di farmi piangere e aumentare “il pathos”. “Ci
vuole passione, mio caro, passione! La vita è un palcoscenico! Non ridurti come
questi attoruncoli abulici…Tira fuori quello che hai dentro! Tira fuori la tua
interiorità…ecco così, più pathos! Più catarsi!”
Ero
tentato dall’idea di cambiare posto e sedermi con il Club di Teatro, ma
ripensandoci come alternativa non era proprio il massimo. Forse avrei fatto
meglio a infilarle la cipolla in bocca.
Ophelia si è rabbuiata particolarmente durante l’atto finale, durante la danza
delle fate e degli spiritelli, che a suo dire sembravano più degli Umpa-Lumpa in
pieno sovreccitamento da eccesso di cioccolato.
Quando finalmente le luci si sono riaccese, Ophelia sembrava a un passo dal
suicidio.
“Un’opera del Bardo, così barbaramente deturpata! Uno scempio!”
“Andiamo, Ophelia, non era poi così orribile…” cerco di mediare, visto che il
Club di Teatro – in standing ovation per un’ora o due – ha ripreso a
guardarci in modo tutt’altro che amichevole.
“Debbo
essere crudele, solo per essere giusta! Questa rappresentazione è un insulto
al Cigno dell’Avon e alla mia sensibilità artistica!” ribatte,
addolorata.
Beh, per me non è stato tanto male. Anzi, Lisandro era davvero molto carino…
“Ma
ora non serve più disperare… Oramai il teatro in questa scuola è morto!” esala
poi Ophelia, con il tono più plateale che riesce ad ottenere “Vieni, caro,
vieni, ti presento un amico” aggiunge, asciugandosi mestamente qualche lacrima
(peccato che il suo trucco nero le si sia sbavato fin sulle labbra facendola
sembrare orribilmente alla versione ristretta in lavatrice di Marilyn Manson).
Seguo il suo passo trotterellante fino all’orchestra e poi faccio slalom dietro
di lei oltre il crocchio del Club del Teatro, intento ad adulare quello che
dovrebbe essere il tanto detestato Jago Torquay. Ophelia non dà segno d’averlo
visto e continua a camminare spedita e a pugni serrati, ma giurerei di averla
sentita sibiliare qualcosa come “O Vergogna, dov'è il tuo rossore?”
.
“Ophelia, come te la passi?” la saluta…
E’
il ragazzo misterioso! Sì,proprio lui, quello della Saletta Pantaloon.
“Piaciuto lo spettacolo?” sogghigna, davanti allo sguardo piuttosto eloquente di
Ophelia.
“Salve a te, mio caro” risponde lei, senza smettere di guardarlo con
disapprovazione “Se mi è piaciuto lo spettacolo? Non prenderti gioco di me, mio
caro, questo è un giorno funesto per il teatro.”
“Melodrammatica come sempre, Lia” ridacchia lui, richiudendo la tastiera di un
magnifico pianoforte a coda e chinando la testa per riporre nel suo zaino quelli
che sembrano spartiti.
Poi
risolleva lo sguardo e sembra accorgersi di me.
“Guarda un po’. Ciao! Ci rincontriamo” aggiunge, con un largo sorriso.
“A
dire il vero non ci siamo presentati” risponde ‘il ragazzo misterioso’ (quanto
mi secca doverlo chiamare così) “Molto piacere, Bennet Brown” si fa avanti,
porgendomi la mano. La stringo e borbotto il mio nome.
“Caro, sii più espressivo…se fai quella faccia ci si potrebbe porre delle
domande circa le tue facoltà cerebrali…” rimbecca spazientita Ophelia, che
sembra avere qualche difficoltà a distinguere la recitazione dalla vita reale “e
tu, Ben, sorridi di meno, mi pongo già abbastanza domande circa le tue di
facoltà cerebrali”
“Sei crudele” ribatte Bennet, in tono scherzoso. Be’, ‘crudele’ è l’unico
aggettivo con cui definirei una persona che si diverte a infilzare spilli nel
sedere del proprio assistente.
“Mio caro, adesso io e Christopher dobbiamo andare… Ma è inutile che mi
aduli,sai? Ormai ho smesso di volerti bene da molto tempo…”
“Da
quando non sei più la responsabile del teatro,scommetto? Andiamo, Lia, quante
volte te lo devo dire? Sai che tengo troppo all’orchestra per piantarli in asso”
“Per solidarietà nei miei confronti, avresti dovuto…ma, forse non è un male che
tu sia rimasto. La musica è stata l’unico motivo per cui è valsa la pena
assistere a questa specie di castrazione culturale”
“Oh,grazie” risponde Bennet, rivolgendo a me il suo sorriso ironico.
“Arrivederci, caro…” e con un cenno regale della manina candida si avvia per il
corridoio della platea.
“Non avevi detto che non mi vuoi più bene?” le grida dietro Bennet, divertito.
“Il
pathos, mio caro, il pathos!” replica lei, in lontananza,
circondata da sinuosi arabeschi di fumo violaceo. Poi si volta a lanciargli un
fugace bacio volante.
Mi
affretto a seguirla, salutandolo con debole sorriso.
“Ci
vediamo!” risponde Bennet Brown “…in fuga come sempre,tu…”
Avvertenze/correzioni
Lo pseudonimo giornalistico di Anonymous è stato cambiato da "Nathan Hugo Sains-Grums" a "Ajax Leinslich". Scusate la correzione, ma è il bello della diretta ;)
Note: tutte le parti in
corsivo, all'interno delle battute di Ophelia, sono estratti di commedie e
tragedie shakespeariane.
Cari ragassuoli,
scusate, scusate, scusate...ma ancora una volta aggiorno in ritardo. E' che con
la scuola diventa impossibile trovare un po' di tempo e soprattutto trovare un
po' di tempo ispirato. Sapete che sto seriamente pensando di interrompere la fic
e riprenderla in estate? Mi costerebbe davvero molto dolore essere costretto a
farlo, ma se continuo così penso solo di rovinare questa storia che sembra sia
sempre più di vostro gradimento. E deludere è una cosa che proprio non riesco a
sopportare >___<
Ba', staremo a vedere come vanno le cose.
Sono rimasto molto sorpreso dal mare di ipotesi che l'entrata in scena di
Bennet
nel capitolo 6 ha generato... C'è chi ha subito ipotizzato una sua
parentela con Ashley, chi invece lo ha ritenuto un personaggio di cornice. In
questo capitolo penso di aver chiarito un po' le idee, ma non vuol dire
che abbia delle sorprese in serbo su Bennet...
Che ve ne pare di Ophelia Minch? Io ci sono molto affezionato. Mi è
letteralmente saltata fuori durante una lezione di inglese e non mi ha più
lasciato. Al prossimo chap. vi faccio vedere un paio di disegni che ho fatto su
di lei :D
Spero di essere riuscito a farvela apprezzare quanto l'apprezzo io.
Ma ora basta, passo ai ringraziamenti, che sono sempre molto molto molto
sentiti. Grazie, siete fantastici!
Athenachan: davvero ti aspettavi un
Ashley più timido? No, no, è il ragazzo più corteggiato della scuola... non sa
proprio cosa voglia dire la parola 'timidezza'. Nikki, invece, sì, forse avrà
anche esagerato a fulminare Bennet, ma... è nel suo carattere, no? Ti aspetto al
prossimo capitolo! Staremo a vedere...
HW: No, no, Ashley, ha agito secondo la sua volontà, senza alcuna
sostanza stupefacente. Per quanto riguarda Bennet, anche lui avrà la sua parte
nella storia... tutto sta nel vedere come ;)
Ego me stesso ed io: eh eh, pensavi che Bennet fosse solo una comparsa.
Ma chissà, potrebbe rivelarsi un personaggio importante. Ma anche Ophelia
potrebbe esserlo, o persino Barnabas... è sempre tutto da vedere. Grazie
e spero di risentirci presto ;)
Animablu: pisco-detective, le dirò che la sua osservazione riguardo la
somiglianza con Ashley è stata acuta. Penso comunque di aver chiarito ogni
questione con questo capitolo, in cui finalmente conosciamo Bennet Brown.
Vedremo se riusciremo a scoprire qualcosa in più su questo 'ragazzo misterioso'.
Un bacione anche a te ;D
Namida: non preoccuparti per il ritardo, è sempre meglio tardi che mai!
Grazie per i tuoi complimenti e sono contento di essere riuscito a farti ridere.
Ashley, sì, era alquanto assatanato. A quanto vedo Bennet già a partire dallo
scorso capitolo ha riscosso un bel po' di successo... Pensavi che in questo
dovesse succedere qualcosa di brutto vero? XD E invece 'drammatico' si riferiva
soltanto all'amato 'pathos' di Ophelia.
Black Lolita: Qualcosa in più su Bennet l'abbiamo scoperto :D Riguardo a Topher e ad Ashley tra loro gli incontri dopo l'Harlequin sono stati troppo
brevi per poter fare congetture sul loro futuro. Sei la prima a dire di esserti
aspettata da Ashley quel comportamento :D Pensavano tutti fosse un angioletto?
Purple Bullet: una fan di Gunther XD Questa sì che è una novità. Amano
tutti Anonymous... povero Rowland,però! E' assurdo che tu abbia così tante cose
in comune con Mocassini Club... scrivo racconti profetici O___O Grazie mille per
i tuoi commenti calorosissimi, bacissimi anche a te!!
AoI: Ecco un'altra sostenitrice della teoria "Bennet e Ashley
imparentati". Non pensavo di generare così tanta confusione dicendo che si
assomigliano vagamente... :| E' che a me capita continuamente che mi piacciano
ragazzi simili fra loro XD penso sia anche un po' normale. Perdona la mia
ignoranza in fatto di giapponese, ma almeno sono arrivato a capire "gary-stu"
col mio intuito U__U Comunque sì, abbastanza odioso come archetipo...
Ma io comunque adoro la coppia Hermione/Ron *_____* Draco e Ron? Non saprei...
forse mi piacciono più le classiche Draco/Harry o Harry/Ron. Al prossimo
capitolo Nat :*
Jashder: ma grazie!! E' sempre bello quando un lettore si rivela. Spero
che continuerai a seguirmi ancora XD (non so dove potrei trascinarvi, ma
fidatevi di me...). Alla prossima, baci e grazie ancora!
Babyjenks: Ciaoooooooooooooooooh. Basta ad indicare il piacere di leggere
un tuo commento? Credo di no :D Pensi che i ragazzi non saranno sempre buoni? Ma
chi lo sa, niente è per sempre...Il Butyrospermum... è una leggenda
metropolitana che è dilagata per molto tempo nella mia scuola. Mi dispiace di
averti generato un improvviso rigetto per lucidalabbra e burro cacao XD Sono
contento che tu straveda ancora per Nikki... peccato che in questo capitolo la
sua comparsa è stata alquanto breve. Davvero hai indossato delle ali per un
spettacolo teatrale? XD E quale spettacolo, se posso chiedere? Dici anche che
Topher ha rivelato il suo lato più sexy... beh, l'intenzione doveva essere
quella, non pensavo di riuscirci...Ashley è maniaco arrapato quanto può esserlo
il più bello e osannato della scuola, perciò maniaco arrapato al massimo, anche
perché può avere chiunque voglia solo schioccando le dita. Eh, ma Topher gli ha
dato buca :P.... Grazie, mi fa piacere che MC sia nel tuo cuore e che apprezzi
la "perfezione" della mia morfosintassi... Ho deciso che ti adoro anch'io!
Baciii!
Haru28: *'Medes fa alzare Haru* no, no, non prostrarti...altrimenti io
che dovrei fare, dato il ritardo mostruoso del mio aggiornamento? Chiedervi di
strisciare fra voi e farmi flagellare? >___< Ashley, sì, penso abbia rivelato un
lato della sua personalità alquanto sgradevole: l'arroganza. Ma non so, in
Mocassini Club dovrete andarci molto cauti con i giudizi... Non si sai mai. Il
cicisbeo e il pallanuotista sono venuti da sè XD XD
Alla prossima ;D
Spero di poter aggiornare al
più presto e soprattutto, come già detto, spero di non dover essere costretto a
"mettere in pausa" Mocassini Club. Per il prossimo capitolo, però, vi do solo un
indizio!
Le curiosità prive
di interesse
x Il
butyrospermum parkii
è un ingrediente
utilizzato in
cosmesi. Non è, come
molti continuano a
pensare, "sperma di
porco", ma una
pianta, la
Vitellaria Paradoxa
(collegamento a
Wikipedia).
L'equivoco deriva
dal suo nome
scentifico, poichè
lo "spermum" non si
riferisce allo
"sperma" che
intendiamo noi oggi,
ma - come qualcuno
dei lettori
condannati al Liceo
Classico saprà -
dallo "sperma" greco
che signifca "seme".
x Non credo
che esistano dieci
sottospecie
autoctone di cigno
in Danimarca e se
realmente esistono è
stata una scelta
casuale. Non so
perché mi è venuta
in mente proprio la
Danimarca,
probabilmente perché
è un paese famoso
per le ballerine di
danza classica, che
mi rimanda subito al
"Lago dei Cigni". Lo
so, ho una mente
contorta.
x La scelta
delle ali candide
per Topher fa
riferimento (oltre
agli angeli e a
Icaro) anche a Romeo
+ Juliet. Nel film
Giulietta e Romeo si
incontrano durante
una festa in
maschera e Giulietta
indossa proprio un
paio di ali bianche.
Questo potrebbe
essere
un'anticipazione di questo capitolo
(il 7°) in cui è
presente il tema del
teatro e soprattutto
di Shakespeare.
x
Tutte le mie fic
sono ambientate
all'estero.
L'Harlequin vuole
essere un omaggio
all'Italia. Il suo
stile riprende
quello Veneziano,
come pure il party
in sè è un Carnevale
di Venezia in
miniatura. I nomi
delle stanzette
private sono i
corrispettivi
inglesi delle
maschere
carnevalesche:
"Pantaloon" per
Pantalone,
"Colombine" per
Colombina e "Punchinello"
per Pulcinella...
Conoscerete altri
dettagli sul party
all'Harlequin man
mano che andremo
avanti con la storia
;) Ricordatemi però,
potrebbe sfuggirmi
di mente...
o vado pazzo per i telefilm. E' solo che non riesco proprio a
sopportare la voce narrante. La odio! Una voce che cala dall'alto - spesso
quella del protagonista - e che accompagna i titoli di testa, introducendo
l'argomento dell'episodio. Questo non sarebbe poi così odioso, se solo le voci
narranti non avessero la pretesa di dire cose apparentemente filosofiche e
profonde, che invece ad un ascolto più attento si rivelano chiaramente essere
sproloqui senza senso. Il tema della 'voce fuori campo' nei telefilm è talmente
celebre che è soggetto persino ad auto-citazioni. Non so se ricorderete che in
uno degli episodi di The O.C. Summer, nel tentativo di imitare April,
l'eroina di Valle di lacrime, registra la sua stessa voce (mentre dice
cose apparentemente filosofiche e profonde, ma in realtà sproloqui senza senso),
tutto questo per rendere la sua vita più simile ad un telefilm, oltre che più
drammatica (Ophelia Minch ha qualcosa in comune con lei), come se la sua vita
non fosse già un telefilm. Insomma, la vita è già abbastanza drammatica, ma
forse ogni tanto avremmo bisogno anche noi di una voce fuori campo, di un po' di
pathos in più. Perciò, sono spiacente, ma aspettatevi delle voci fuori
campo ad intervallare di tanto in tanto in miei pensieri. Naturalmente
aspettatevi le voci fuori campo di stampo peggiore, di quelle che hanno la
pretesa di dire cose apparentemente filosofiche e profonde, che ad un ascolto
più attento si rivelano chiaramente sproloqui senza senso.
(Voce Fuori Campo N°2)
La vita è una continua sorpresa. Ma chi l'avrà detta questa
cavolata? Ah,credo la dottoressa Dingles. Magari la mia vita potrà anche essere
una continua sorpresa, ma cosa ne sa la Dingles di che genere di sorprese si
tratta? Credevo di averne avute fin troppe di brutte sorprese, e invece no, oggi
è successo qualcosa di assolutamente inaspettato. E la cosa peggiore è che non
so ancora se considerarla una sorpresa strepitosa o catastrofica. Insomma,
dovrei saper distinguere una sorpresa strepitosa da una catastrofica. Se
all'improvviso ricevessi un invito per un tè in compagnia di Jane, Lev e qualche
premio Nobel per la letteratura (per Jane e Lev ovviamente intendo Jane Austen e
Lev Tolstoj), credo proprio che la prima cosa che direi sarebbe "Strepitoso!".
Ma forse, poi, pensandoci meglio, la seconda cosa che direi sarebbe
"Impossibile", dato che Jane e Lev sono sì due dei miei scrittori preferiti, ma
anche sfortunatamente estinti. Il che quindi mi porterebbe a pensare che quello
dell'invito per un tè sia solo uno scherzo balordo e la tanto strepitosa
sorpresa si rivelerebbe una sorpresa alquanto sgradita. Se invece aprissi la
porta del bagno e trovassi Ophelia Minch intenta a strappare pagina per pagina i
miei libri di Jane e Lev, così, per aumentare il pathos della mia vita,
quella sì che sarebbe una sorpresa che non faticherei a giudicare
"catastrofica". Ci sono sorprese,però, che non hanno una così netta definizione.
E a me,ovviamente, quale tipo di sorpresa potrebbe mai capitare? E' ovvio, una
sorpresa del terzo tipo. No, non ho avuto incontri ravvicinati con alieni
(mm...chissà perché mi viene in mente ancora Ophelia Minch. E' sempre nei miei
pensieri, ultimamente). Insomma... cosa ci faccio io con questa lettera?
Tutta questa lunga premessa, degna della voce narrante dei primi
cinque minuti dell'episodio pilota di un telefilm di basso livello, aveva come
unico scopo quello di informarmi che oggi, sì, proprio, oggi, ho ricevuto una
sorpresa inaspettata, strepitosa e catastrofica (scegliete l'aggettivo che più
vi aggrada).
(Voce Fuori Campo N°3… di già?!)
Come di certo saprete c'è davvero una cosa fondamentale per uno
studente, l'unico rifugio nella terribile jungla scolastica, specie nella
terribile jungla scolastica à la page della Wefanie: l'armadietto.
L'armadietto è un piccolo scrigno tutto per te, dove puoi appiccicarci foto di
bei modelli a torso nudo (fa tanto cella di penitenziario,lo so, perciò almeno
io preferisco evitare), riporci tutto quello che è necessario per sopravvivere
durante la giornata scolastica (matite super-appuntite, penne perfettamente
funzionanti, gomma candidamente candida e foto di bei modelli a torso nudo) e
qualche libro non scolastico da leggere durante l'ora di chimica (tanto mi
rispiega tutto Gunther - A + assicurata - visto che ho rinunciato a capirci
qualcosa dalle lezioni del professor Leboy). L’armadietto è il microcosmo di
ciascuno di noi. Il cassetto segreto in cui racchiudiamo noi stessi. Quello di
Gunther Bishop probabilmente è stipato di appunti di chimica, provette,
alambicchi, beccobunsen (non so cosa mai possa essere, ma so che è
chimico e che ha un nome semplicemente ridicolo), mentre quello di Roland Alloy
avrà un codice d’accesso di almeno cinquanta miliardi di cifre, ottenibili
attraverso una complicatissima disequazione data dalla proporzione della radice
quarta dell’ennesima potenza della data di nascita di sua madre addizionata al
numero occupato nel alfabeto greco dall’iniziale del nome del suo matematico
preferito, probabilmente Euclide.
Anonymous avrà sicuramente collegato il suo armadietto a una
decina circa di satelliti, per captare eventuali messaggi provenienti da forme
di vita aliene tra una lezione e l’altra.
Forme di vita aliene tranne Ophelia Minch, naturalmente, che ,invece, aprirà il
suo armadietto con cautela, qualora vi si fosse acquattato un velenosissimo
serpente pronto a morderla in stile Antonio e Cleopatra, o magari
dovrebbe stare attenta a non farsi male con un pugnale o scambiando il veleno di
morte apparente di Romeo e Giulietta per succo alla violetta (direi che
entrambe le bevande facciano schifo e siano ugualmente pericolose). Mentre Nikki
Hortense vi riporrebbe sicuramente un paio di scarpe alte di ricambio, un intero
reparto di Clinique e credo che, se ne avesse la possibilità, le
piacerebbe infilarci dentro anche il suo life-coach To-Poun, così d’avere
un proverbio cinese ad ogni controllo make-up. Anzi, ora che ci penso
forse Nikki preferirebbe…
Sbaglio o sto divagando?
Cielo, perché mi capita così spesso? Le voci fuori campo hanno
anche questo difetto. Non si sa mai quando finiscano e quando si possa
cominciare con i fatti.
Insomma, mettiamola così. Oggi attraverso tranquillo il corridoio
(dopo essermi assicurato dell’assenza di Nikki o di Ashley), assolutamente
convinto di aver incominciato un’altra normalissima e prevedibilissima giornata
di scuola alla Wefanie, mi avvicino al mio armadietto, assolutamente convito di
voler prepararmi a seguire un’altra normalissima e prevedibilissima lezione di
letteratura, ho aperto il mio armadietto, assolutamente convinto di trovarvi i
miei libri di testo normalissimi e prevedibilissimi, quando…cosa trovo sul mio
libro di chimica? Una lettera. Sì, non è un errore di battitura. Una lettera.
Una lettera dovrebbe trovarsi in una buca per le lettere (lo dice il nome stesso
“buca-per-le-lettere”), in un film di James Bond (in quel caso la lettera
dovrebbe essere bruciata, sciolta nell’acido o nell’aceto in stile Codice da
Vinci prima dopo essere stata letta) o al massimo in una cassaforte…
Ora che ci penso però l’armadietto ha pur sempre una serratura e
non è poi così diverso da una cassaforte. Il fatto è che… chi e soprattutto
come ha fatto il mittente misterioso a lasciare una lettera nel mio
privatissimo armadietto protetto da raggi infrarossi e sensori a riconoscimento
dell’iride?
Naturalmente il mio armadietto è sprovvisto di questo genere di
sistemi di sicurezza, ma è ovvio che parlo per assurdo, visto che è già assurdo
che qualcuno – tranne me, mia madre o il mio orsacchiotto Popo – sia riuscito ad
aprire il mio armadietto. Insomma, chi avrebbe potuto indovinare il codice per
aprirlo? Chi vuoi che sappia in che giorno e a che ora ricevetti il mio primo e
adorato orsacchiotto di peluche preferito?
Ho setacciato fino in fondo il mio armadietto, ormai aspettandomi
di trovarci di tutto, ma la mia ricerca ha portato solo al recupero del mio
libro di letteratura e del mio orsacchiotto Popo, che, a giudicare dallo sguardo
fisso, non sembra avere neanche la più pallida idea di chi abbia violato il mio
armadietto.
La ricerca del “profanatore” di armadietti mi ha anche
momentaneamente distratto dalla lettera in sé. Una busta bianca assolutamente
priva di indirizzo, nome del mittente o disegnino a forma di cuore all’apertura.
Se ci fosse stato un cuoricino all’apertura almeno avrei saputo di avere fra le
mani una lettera d’amore (mai successo, garantisco). Così mi è toccato aprire la
busta, scervellandomi su cosa mai potesse contenere (lettera all’antrace?
Lettera minatoria? Richiesta di riscatto per Popo? No…Popo è al sicuro
nell’armadietto)…Insomma, il messaggio era questo:
Penso proprio
di doverti delle scuse.
Potresti sedere
con me in mensa,oggi.
Così almeno
avremmo modo di parlare.
Ti aspetto
Ma certo che vengo a sedermi con te, a mensa! Sì, è ovvio… c’è
solo un piccolo problema. Chi accidenti sei?! Gli costava tanto firmarsi? Questo
individuo si diverte a scassinare gli armadietti altrui, ma poi si cura così
tanto della sua privacy da non sforzarsi nemmeno di scrivere nome e cognome.
Penso proprio
di doverti delle scuse…
Mmm… dovrei pensarci su.
Allora…chi mi deve delle scuse?
Nikki?
No, se mai dovrei scusarmi io, visto che ho pensato bene di
chiudere i ponti con lei.
Mamma? Beh, da lei sì che pretendo delle scuse, visto che mi ha
spedito dall’altra parte d’America, quando era lei che non sopportava più
di trovarsi davanti i suoi ex. Pensandoci però non credo sia lei l’autore della
lettera. E’ improbabile che mamma frequenti la Wefanie e pranzi in mensa, anche
se fossi in lei lo farei, visto che per lusso e qualità del cibo si avvicina
molto ad un hotel a cinque stelle e mezzo (più bandiera blu per la limpidezza
dell’acqua dello scarico dei bagni, Denominazione di Origine Protetta per certi
ragazzi belli da impazzire… se non proprio il loro riconoscimento a Patrimonio
Mondiale dell’Umanità da parte dell’UNESCO).
Pensa Topher, pensa Topher, PENSA.
Chi ti deve delle scuse?
No, Anonymous, non credo. Mi ha già chiesto mille volte scusa per
tutte le volte che mi ha battuto a scacchi. E neanche Gunther per avere
incenerito per sbaglio il mio maglione da lettura color castagna. E poi sarebbe
stupido da parte loro disturbarsi a farmi recapitare una lettera, invitandomi a
mangiare al loro tavolo, visto che ho sempre pranzato con loro in mensa.
E allora…rimane.
Quello che temevo.
Ashley.
Mi ha praticamente traumatizzato. Mi è saltato addosso con la
forza di un uragano e con la libidine di un ex-galeotto gay rinchiuso per dieci
anni in una carcere femminile.
Insomma, non è stato affatto delicato con me. Okay, è bellissimo,
è stupendo, è meraviglioso, è stare con lui è la cosa che più di ogni altra cosa
desidero al mondo, ma non era così che mi immaginavo la nostra prima volta. Sarò
anche all’antica, ma non sono abituato a tirar giù i pantaloni così in fretta.
Cavolo, sono un adolescente in pieno tsunami ormonale ,è vero, ma non un
animale.
Sì, dev’essere stato Ashley a infilare questa lettera nel mio
armadietto. Sembra voglia parlarmi, chiedermi scusa. Parlarmi. Forse si è reso
conto di essersi lasciato andare e vuole davvero instaurare un rapporto non
unicamente anale/orale con me.
E lui è così bello…
Non so se sentirmi lusingato o imbarazzato, e non so ancora se
questa è una sorpresa strepitosa o catastrofica.
E adesso cosa faccio? Okay, adesso entro.
Sì, devo entrare.
“Che fai, non entri?” incalza Gunther.
No, non posso.
Improvvisamente la porta d’ingresso della mensa sembra molto più
affascinante. Perché aprirla e precludermi il piacere ammirarla per il resto
della pausa pranzo?
“Topher, non vorrei metterti fretta, ma sono così affamato che ti mangerei.
Perciò ti dispiacerebbe aprire la porta e lasciarci entrare?” interviene
Rowland, esasperato.
Non credo di potercela fare.
Cielo cielo cielo. Perché devo sempre cacciarmi in situazioni
troppo difficili per me? Perché improvvisamente interesso così tanto ad Ashley?
Era quello che volevo, ma allora perché sono così terrorizzato?
Ed è inutile che cerchi di convincermi che quello che provo per
lui è solo un’infatuazione leggera, perché, malgrado la mia fuga dall’Harlequin,
sono giorni che Ashley continua a fare da protagonista assoluto dei miei sogni
ad occhi aperti.
Ashley mi piace da impazzire.
E adesso anch’io gli piaccio da impazzire.
Possibile che debba essere sempre io il problema?
“Topher, apri quella maledetta porta! Ho appena incrociato Ophelia Minch e non
ho paura di usarla contro di te” sibila Anonymous,esasperato.
A questa minaccia non posso che accondiscendere e in un attimo
(troppo presto) mi ritrovo a guardare le striature verdognole del pavimento
della mensa. Questa cromia di marmo è davvero molto carina,sì. Che luccichio.
Chissà come lo lucidano… Non credo con la cera. Il marmo l’assorbe e poi rimane
l’alone…
Okay, non mi importa assolutamente nulla del marmo.
E’ che non ho il coraggio di alzare lo sguardo più in alto di
cinque centimetri da terra. Penso che per raggiungere il banco mensa seguirò la
scia di Angelica Vaughan, che sembra essere appena scampata ad una tempesta
tropicale di profumo. Ma che gusto c’è a innaffiarsi di un profumo dall’odore
terribilmente simile ad quello di un dentifricio all’eucalipto?
Almeno grazie al mio fiuto sono riuscito a raggiungere il banco
dei dolci. Ho bisogno di zuccheri. Il forte imbarazzo mi provoca bruschi cali di
pressione. Credo che anche oggi opterò per un bel budino al ris…
Oh, mio dio, che spavento! Per un terribile istante ho temuto che
il budino al riso (che di solito non mangia mai nessuno, eccetto il
sottoscritto) fosse terminato. E invece, eccolo, lì, una coppetta superstite,
solitaria nel bel mezzo del vassoio d’argento.
Strano, in questa scuola nessuno degna mai di uno sguardo l’umile
e discreto budino al riso. Possibile che oggi tutto il corpo studentesco si sia
risvegliato dal letargo mattutino con un’improvvisa e irrefrenabile voglia di
budino al riso?
Be’, allora sarà meglio che mi affretti ad
agguantare il mio budino, prima che qualcuno mi porti via l’unico rimasto.
Sorpresa!
Okay, questo è veramente troppo.
Non appena sollevo il budino e mi muovo
appena, in cerca di orme sul marmo da seguire per raggiungere il tavolo del Club
degli Scacchi, mi tocca voltarmi nuovamente verso il banco dei dolci, visto che
esattamente dove un attimo primo c’era il mio budino al riso a coprirlo, ora fa
bella mostra di sé un foglietto bianco ripiegato.
Un altro messaggio.
Non è possibile.
Ho notato che sei l’unico qui a mangiare budino al riso.
Sai che non è male? Ho fatto sparire tutti gli altri budini, per essere certo
che avresti scelto quello giusto. Allora? Ci hai pensato su? Ti va di pranzare
insieme a me, al tavolo?
Ti aspetto.
Ashley
E’ lui, è Ashley, non mi sbagliavo. Oh Dio, e
adesso che faccio?
Porca Caipiroska. Porca Caipiroska, e dannato
budino al riso! E io che pensavo di farmi del bene, visto che previene
l’ipertensione ed è facilmente digeribile.
E ora come la mettiamo con Ashley?
Per ora sarà meglio che approfitti della
presenza di Anonymous per seguire a testa bassa le sue scarpe fino al tavolo
del Club.
Faccio di tutto per rubargli il posto, in
modo da dare le spalle al tavolo à la page di Ashley e Nikki ,ma
Anonymous ci si è appena seduto e lo schienale trapuntato della mia poltroncina
personale è lì che mi aspetta sadico.
Okay, devo mantenere la calma.
Ma come faccio???
Come faccio a mantenere la calma quando sono
seduto con Gunther,Rowland e Anonymous, mentre Ashley – ASHLEY BETTERTON, DIO! –
mi ha invitato a sedermi con lui!
“Topher, tutto bene?” chiede Gunther,
emergendo dal suo piattino di onigiri (possibile che tutti oggi non
facciano altro che mangiare riso???).
“Sì, benissimo,grazie” cerco debolmente di
ribattere.
Ashley mi sta guardando.
Ecco, lo sapevo.
Mi rivolge un accenno di sorriso. I suoi
occhi color nocciola sembrano inghiottire tutta la sala. Accidenti, non è mai
stato così bello! E io per la mia stupida timidezza me lo sto lasciando
scappare.
Abbasso lo sguardo in direzione di Anonymous,
che pasticcia con le sue bacchette nel tentativo di mangiare i suoi noodles
in salsa di soia. Lo fisso con sguardo vacuo, soffermandomi a guardare quella
sottospecie di spaghetti cinesi color biondo-ramato. Biondo-ramato come i
capelli di Ashley.
“Cos’ha da guardare, quel Betterton? Cos’è,
all’improvviso si è accorto che non seguiamo l’ultima moda?” grugnisce Rowland,
dimentico del tortino al gianduia lasciato a metà. Tortino al gianduia color
nocciola. Color nocciola come gli occhi di Ashley.
“Ah,non lo so, forse gli piace il tuo
cardigan” commenta distrattamente Gunther, mordendo un gamberetto intinto in
salsa cocktail. Salsa cocktail color rosa-aranciato, come la pelle appena dorata
di Ashley.
“Cos’ha che non va il mio cardigan senape?”
ribatte Rowland, angustiato, ripulendosi la bocca di gianduia con il suo
tovagliolo. Tovagliolo bianco come il sorriso sfavillante di Ashley.
Devo piantarla! Possibile che non riesca a
fare a meno di pensarci?
Penso che impazzirò.
Anzi, penso che sono già pazzo.
Tutto questo non è reale!
“Devo proprio farlo io il primo passo?”
mormora una voce alle mie spalle.
Adesso ci andrebbe proprio un’altra voce
fuori campo, magari una da ricollegare alla Voce Fuori Campo N°2, quella sulle
sorprese. Perché anche questa è un’altra di quelle sorprese del terzo tipo,
quelle riguardo cui si è sempre indecisi se usare il termine ‘strepitoso’ o
‘catastrofico’.
Ashley Betterton sembra avere il gusto
vampiresco e perverso di tendere agguati dietro le spalle.
So già che è lui. Lo riconosco dalla voce,
dal suo respiro, dal suo profumo.
So già che non serve a nulla voltarsi a
guardarlo, anzi, che sarebbe un errore voltarsi a guardarlo perché rischierei di
non rispondere delle mie azioni.
Gunther,Rowland e Anonymous hanno delle facce
che sono tutto un programma. Gunther e Rowland bramiscono come due greezley
appena usciti dal letargo, mentre Anonymous rivolge uno sguardo severo alle sue
patate arrosto, decapitandole senza pietà con il suo coltello d’argento.
“Sei timido. Forse è anche per questo che sei
così interessante” continua Ashley, in modo che soltanto io possa sentirlo,
emanando sex-appeal ad ogni emissione di fiato “Dai vieni a sederti con
noi”
Anche se volessi non credo che le gambe
riuscirebbero a reggermi. Ma forse potrebbe prendermi in braccio…
Ma cosa vado a pensare.
Ma cosa sto facendo?
Noto con assoluta meraviglia che mi sono
trascinato indietro con la sedia, che le mie gambe pian piano mi sollevano,
piegandosi sulle ginocchia, per poi distendersi, ritte, davanti a degli attoniti
Gunther,Rowland e Anonymous. Ormai è certo: ho perso qualsiasi capacità di
raziocinio. Il mio corpo ubbidisce cecamente tutto ciò che quell’angelo mi
sussurra nelle orecchie. Ashley mi sorride meraviglioso. Con una mela verde in
mano potrebbe anche sponsorizzare un dentifricio, o uno di quegli aggeggi
sbiancanti. Ma più che un attoruncolo da televendita, comincio a dubitare della
sua natura umana, dato che una bellezza del genere può appartenere solo ad una
divinità. Pensandoci, Ashley sembra proprio il genere di ragazzo a cui
piacerebbe farsi erigere un tempio. Se non gli è stato ancora dedicato, mi offro
volontario per costruirlo. Anche a mani nude. Si meriterebbe ogni mattone, con
tanto di statua crisoelefantina e sacrifici umani (di quelli se ne occuperebbe
Ophelia Minch).
Ashley – non capisco più niente – mi cinge le
spalle con un braccio e mi guida dolcemente verso il suo tavolo, al centro della
stanza. Tutto ciò mi ricorda molto la terribile serata all’Harlequin, ma questa
volta sembra tutto così diverso…
Ashley è diverso.
Rimango dell’idea che quella sera doveva aver
bevuto un po’ più di una Caipiroska.
Non ho tempo di pensare oltre a quali motivi
abbiano spinto Ashley a comportarsi come un porno-divo a riposo forzato
all’Harlequin, perché mi sento ben presto il cervello annebbiare, come se non
fosse già nebbioso come il lungo-Tamigi. En passant noto anche Ophelia e
Bennet in un tavolo vicino. Strano che non li abbia mai notati prima d’ora,
durante tutte queste settimane trascorse alla Wefanie. Certo, magari loro avrei
anche potuto non notarli, ma dev’essere stato davvero difficile non vedere la
gigantesca fumata violacea che li avvolge come un inquietante fungo atomico.
Attraverso la semi-diradata nebbia alla violetta, distinguo il sorriso di
Bennett e il tono solenne di Ophelia, ai quali riesco a rispondere solo con un
debole cenno della mano. I loro sorrisi,però, sembrano lievemente incrinarsi
quando vedono chi mi è affianco. Ashley non deve essere molto simpatico a quei
due.
Se fossi un super-eroe Ashley sarebbe
sicuramente la mia criptonite. La differenza è che – per fortuna – non è verde e
che non è un minerale. Anzi, è fin troppo carne e sangue bollente. E mi sta
anche bene.
Il cammino fino al tavolo à la page
della mensa sembra interminabile. Al passaggio di Ashley si voltano tutti a
fissarlo intensamente, con occhi ingigantiti come riflettori. Qualcuno dovrebbe
aver già provveduto a srotolare un tappeto rosso al suo passaggio. Oh, mio Dio,
mai quei due energumeni vestiti di nero e con un auricolare sono davvero due
body-guards?
Colgo appena una risata maschile e poi la voce ancora alterata dal riso:
“Hey,Ashley,dov’eri?”
E’ Herman Northangle. Possibile che debba
essere dappertutto? Nessun’altro cicisbeo da sottoporre ad attenti esami
andrologici?
Il sorrisetto furbo di Northangle si gela non
appena mi vede.
“Ah…hai portato un amico” e manda giù
un lungo sorso di Caipiroska dal suo scintillante bicchiere di cristallo (non
credevo si potesse servire alcolici a scuola, ma evidentemente per i più à la
page si possono fare delle eccezioni).
“Sì, lui è Topher” mi presenta lui,
rivolgendomi un altro sorriso sfolgorante.
Ha intenzione di uccidermi,forse? Sarebbe il
delitto perfetto. Niente impronte, niente macchie, niente sospetti. Ucciso da un
eccesso di bellezza.
Comunque, dando una rapida occhiata
ravvicinata al tavolo dei VIP, l’unico sguardo ostile sembra essere quello di
Herman Northangle, ora piuttosto immusonito.
Il resto della tavolata – tutta gente che
dovrei aver visto all’Harlequin e di cui dovrei ricordare alcuni nomi – mi
sorride lievemente incuriosita.
Il sorriso più smagliante è quello di Nikki,
che siede tra Mia e Gloria,qualche in posto più in là da quello lasciato vuoto
da Ashley.
A dire la verità non avevo il coraggio di
guardarla e avrei anche continuato a fissare la sua borsetta con rose di seta
applicate o il suo completino rosa antico, piuttosto che guardarla, ora.
Lei,invece, mi fa l’occhiolino e sembra non contenersi dalla gioia di vedermi.
Be’, quel sorriso può essere giustificato
solo da una grande felicità o da una paralisi facciale da botulino e non credo
che Nikki si sia ancora ritoccata in quel senso, quindi posso ritenere
che sia realmente felice di vedermi.
“Hey, Herman, leva quella sedia a quel
nanerottolo tutto acne. Topher deve pur sedersi” ordina Nikki, in tono
imperioso.
Herman preferirebbe schiacciare ad uno ad uno
i brufoli del nanerottolo in questione, piuttosto che adoperarsi per farmi
sedere al loro tavolo.
Sorprendo un’occhiata alquanto velenosa
all’indirizzo di Ashley mentre gli porge – sollevandola con la leggerezza di uno
stuzzicadenti – la sedia.
Ashley mi invita a sedermi con un gesto
galante e si accomoda anche lui alla mia destra, senza scollarmi gli occhi di
dosso. Nel frattempo sento un gran frambusto e dopo pochi secondi realizzo che a
provocarlo è stata Nikki, che ha fatto di tutto per potersi sedere accanto a me,
travolgendo un paio di sue amiche à la page.
“Fatina!” mi sussurra nell’orecchio “Sapevo
che avresti cambiato idea! Sapevo che fino alla fine non ti saresti arreso”
“Nikki…io…”
“No,fatina,amore mio stupendo, tesoro, pezzettino di paradiso terrestre, non
devi affatto scusarti! Posso capire…capitano a tutti momenti di incertezza, ma
l’importante è che tu ora abbia capito qual è la strada giusta da seguire…”
Le sorrido a mio malgrado.
Oh,accidenti…Diavolo se mi è mancata!
Stavo quasi per abbracciarla, ma lei mi ha preceduto e ora mi ritrovo la
chiusura a scatto della sua borsa (oltre che una grossa rosa di seta) dritta in
bocca a sfregiarmi le gengive.
Per tutto il corso della pausa pranzo sono
stato presentato (per la seconda volta) a tutti i commensali, per i quali
ovviamente era impossibile ricordare il mio nome dopo esserci presentati solo
pochi giorni prima all’Harlequin.
Angelica Vaughan è stata l’unica che non mi
è stata presentata, forse perché era troppo occupata a parlare a telefono con
uno dei suoi due body-guards di nero vestiti, dicendogli di essere
terribilmente spaventata da un nanerottolo tutto acne che non accenna a smettere
di fissarla. Da quanto ha detto Angelica, suo padre – un pezzo grosso del
governo – ha imposto a due sue guardie del corpo di proteggerla anche a scuola,
visto che ci sono alte probabilità che venga rapita da integralisti islamici.
“Oh, Fatina! Non hai idea di quante cose
abbiamo da raccontarci” aveva esordito Nikki “Ho comprato un intero guardaroba
nuovo. Quello vecchio mi aveva stufato e mi sono fatta costruire una nuova
cabina armadio…certo, non è molto pratica, visto che l’anta scorrevole ci
impiega più o meno mezz’ora per aprirsi del tutto, ma sto provvedendo subito a
riempircela… ho comprato anche tantissimi completini per te, sai, nella speranza
che tornassi. E avevo ragione! Sapevo che saresti tornato!” continua
ininterrottamente, in assoluta apnea.
“Nikki è sempre così loquace. Mi chiedo come
faccia a respirare” mi sussurra ad un orecchio Ashley, che non si stanca mai di
spiegarmi tutto come se stessimo guardando un film polacco e solo lui parlasse
quella lingua. Però mi fa piacere. E’ davvero molto carino e premuroso. Non fa
che offrirmi da bere e ho scoperto che si può persino ordinare alla carta in
mensa (anche se pare che i camerieri servono al tavolo solo per gli studenti
à la page e disposti a concedere laute mance plurimilionarie).
“Tu cos’hai fatto durante la tua ‘pausa
sabbatica’,eh Fatina, mio dolce augello?” continua imperterrita Nikki “Oh,cielo,
dev’essere stata dura per te non poter vestire à la page, cuoricino mio!
Io sarei morta al posto tuo. Sai che Papi forse mi porta con lui a Dubai per
Natale? Non è carino-coccoloso? Ha promesso che mi regala un seno nuovo, non è
meraviglioso?! Però, mi raccomando, acqua in bocca. Se lo sa Angelica Vaughan lo
saprà tutta la scuola. E probabilmente cercherà anche di farsi rifare il seno di
quattro taglie più grande del mio”
Io e Ashley non parliamo molto, più che altro
lui sorride e io arrossisco. Tutti sembrano accorgersi delle attenzioni che mi
rivolge e sembrano al contempo sorpresi e inteneriti dalle sue dimostrazioni
d’affetto, esattamente come me. Ovviamente l’unico che sembra portare il lutto è
Herman Northangle, il tanto acclamato capitano della squadra di pallanuoto. Ma
cerco di non pensare a lui e non è così difficile… Ashley non perde occasione
per giocherellare con i miei capelli e con le mie dita, per accarezzarmi le
spalle, sorridermi e avvicinarsi sempre più e non fa altro che chiedermi se
voglio ordinare qualcos’altro, preoccupandosi della mia magrezza.
Ad ogni richiesta e carineria mi verrebbe
voglia di spolparlo vivo, ma la mia timidezza me lo impedisce. Oltre al fatto
che ci troviamo in un lugo pubblico.
Insomma…non so più cosa pensare. Perché si
comporta così con me?
Gli piaccio davvero?
Pensa di voler instaurare un rapporto con me?
Non lo so, non lo so, non lo sooo..
Non mi sono sentito mai così…felice. E così
imbarazzato.
Ma soprattutto così felice!
La mensa ormai è completamente deserta, a
parte noi, naturalmente. Si vede solo svolazzare qua è la qualche residuo fumoso
delle sigarette alla violetta di Ophelia Minch. Nikki,Ashley e il resto della
combricola sembra seriamente intenzionata a saltare le ore di lezione
pomeridiane….
Cavoli,però…
Adesso dovrei proprio andare…
Perderò un’altra lezione di Clyde…
Okay, altri cinque minuti e vado.
Macchè, ne sono passati dieci di minuti.
(Voce Fuori Campo N°4. O forse N°5? No,
quattro, sono quasi sicuro sia la quarta voce fuori campo) Non so se vi è mai
capitato di vedere in un film (anzi, sicuramente vi sarà capitato di vedere in
un film) che improvvisamente – forse per mancanza di idee – molto spesso i
dialoghi tra due persone (spesso sedute a tavola, magari in un ristorante)
vengono coperti dalla colonna sonora. Le inquadrature si susseguono con i due
protagonisti (in genere un uomo e una donna) che parlano (ho il sospetto che in
realtà gli attori dicano solo ‘bla bla bla’ o ‘mi sento incredibilmente
stupido/a fingere di dialogare amorevolmente con te”) e ridono di gusto, quando
è evidente che nessuno dei due ha detto qualcosa di neanche lontanamente
divertente (‘bla bla bla’ o ‘mi sento incredibilmenet stupido/a fingere di
dialogare amorevolmente con te’). Tutto questo serve a sintetizzare in pochi
istanti di pellicola che l’appuntamento tra il signor Belloccio e la signorina
Fighetta è andato bene e i due hanno già una grande intesa. Immancabile, dopo
“l’appuntamento” coperto dalla colonna sonora, la scena della porta di casa, in
cui lui l’accompagna fin sul pianerottolo sperando di entrare, o quantomeno di
ricevere un bacio o un rinnovo dell’invito.
In questo caso la scena della porta di casa
non è contemplata, ma tutto il resto, quello riguardo la scena del dialogo
coperto dalla colonna sonora, be’, quello credo sia appena successo realmente
anche a me.
Non ho fatto altro che ridere e ascoltare ciò
che i miei nuovi compagni à la page avevano da dire, molto spesso senza
neanche capire ciò che dicevano. La pausa pranzo è passata in un lampo, come nei
pochi minuti di pellicola che impiegano a far capire che l’intimità tra due o
più personaggi è aumentata.
Ora non so se effettimamente la mia intimità
con il tavolo à la page sia frutto di una mia pura fantasia
cinematografica, o si sia realmente instaurata in questo poco tempo trascorso.
Fatto sta che sono ancora incerto sulla
colonna sonora di questo pranzo à la page.
“…Allora dico a quella stronzetta che può
anche andare a farsi ritoccare i boccoli, per quanto mi riguarda. Quella si
alza, non riesce neanche a camminare senza innaffiarsi tutta del suo Sex on
the Beach e viene a dirmi che Paul è suo e che non devo più azzardarmi a
toccarlo” sta parlottando Angelica Vaughan, con metà dell’ala sinistra del
tavolo che pende dalle sue labbra “Io le ho riso in faccia e le ho detto che
infondo sembra quasi che voglia farsi fregare il ragazzo! Dopo tutto
dobbiamo ricordarci cosa le è successo con Jackson?”
“Jackson?!” nitrisce Patricia Fulton, la sua
ancella, che ormai pende letteralmente dalle sue labbra (o meglio, tutto
ciò che è visibile dalle sue labbra a canotto ricoperte da strati su strati di
Le Rouge di Chanel).
“Sì, Patty, proprio Jackson… Le ho
rinfrescato io la memoria, a quella mongoplettica, di quella volta due anni fa,
al Ballo di Aprile…”
“Ah,già, il Ballo ispirato al Rinascimento,
ricordo ancora il tuo stupendo vestito da ninfa!”
“Sì,da ninfomane” aggiunge a denti stretti
Nikki, affogando le risate in un Martini, poi continua rivolta a me “io ero
vestita da Venere di Botticelli e stranamente ero più coperta di lei”
“Allora?” incalza Patricia, che ormai
sbrodola tutto il suo Mimosa, tanto è avvinta dal racconto di Angelica.
“Allora, le ho detto di quando ho scoperto
lui ed Edith, nel Giardino della Primavera…”
Tutti ridono all’unisono.
Solo Patricia aggrotta la fronte, con
espressione degna di un premio Nobel “Non credo di aver capito….cosa stavano
facendo Edith e Jackson nel Giardino della Primavera?”
Angelica Vaughan alza un sopracciglio.
“Una partita al gioco dell’oca, Patty”
Patty impiega una mezz’oretta buona per capire cosa avessero fatto in realtà
Jackson e la sua occasionale amante. Herman Northangle è dovuto ricorrere ad un
mimo alquanto scurrile, servendosi di una baguette e di due meringhe.
“Herman!” ridacchia Angelica “come fai a
sapere che è così…lungo?…” aggiunge maliziosa.
“No comment. Ho la bocca cucita” ribatte
Herman, facendo cenno al cameriere di riempire il suo flute.
“Ma sentitelo…la bocca cucita! Che fai,
rinunci al tuo sport preferito?”
“Colgo un’allusione alquanto oscena, vero,
Ange?”
Si scambiano per qualche istante un
sorrisetto ironico, per poi scoppiare entrambi in una fragorosa risata. Angelica
si esibisce in una risada irritante alla Hannah Montana. Herman ha una risata
così aristocratica. Sembra quasi gli escano dalla bocca cascate e cascate di
monete d’oro zecchino.
“Ma, dai, Her, è ovvio che quando parlo del
tuo sport preferito mi riferisco alla pallanuoto” aggiunge Angelica, con le
lacrime agli occhi dal suo ridere gracchiante.
“Her, non mi dire che sei stato anche con
Jackson!” si inseriscono all’unisono Mia e Gloria.
“Be’, è stato quando ha piantato Edith.
Poverino, aveva bisogno di qualcuno che lo tirasse su…”
“Sì, partendo dal basso verso l’alto” aggiunge pungente Nikki, strappando un
sorriso perfino alla sua rivale Angelica.
“Dai, non scadiamo nel pornografico, ragazzi”
li interrompe Ashley,serafico ma pur sempre divertito “non mi sembra il modo
migliore per accogliere il nostro ospite” – e qui mi sorride (ma non gli faranno
male le mascelle?) “sono sicuro che abbiamo altro di cui parlare senza dover
necessariamente imbarazzare il nostro Topher”
“E noi non vogliamo certo traumatizzarlo”
commenta velenoso Herman Northangle, per poi lanciarmi uno sguardo provocatorio.
Solleva il flute davanti a lui, ritenendolo evidentemente troppo pieno, e
lappa un po’ del suo drink, mettendo ben in mostra la lingua.
“Ah,ce l’ho io un argomento di cui parlare…”
esordisce Nikki “a proposito di Charla”
“Charla?” sbotta Angelica, fingendo di farsi
andare il drink di traverso.
“E’ ingrassata di due chili!” sussurra
Nikki, in tono cospiratore.
“No!” esalano contemporaneamente Mia e
Gloria.
Ma quelle due fanno tutto insieme? Penso che
darò un’occhiata sotto il tavolo per cercare di scoprire da quale parte del
corpo sono attaccate. Sembrano un mostro a due teste.
“E invece sì, me l’ha confidato nella
toilette delle ragazze à la page proprio ieri pomeriggio. Ovviamente si
aspetta che mantenga il segreto… e guardala lì come mangia. Fossi una cameriera
– e faccio tutti gli spergiuri del caso – mi sarei rifiutata di servirle anche
solo un’altra briciola di torta alla pesca, anche se senza zucchero. Guardate
come si ingozza”
E tutti gli sguardi si calamitano in pochi
secondi verso la povera Charla, all’altro capo del tavolo.
Ashley sembra approfittare di questo momento
di distrazione generale, per sussurrarmi all’orecchio.
“Ti va se mi accompagni in bagno? In questa
confusione non riesco neanche a sentire la mia voce. Noi due non dovevamo
parlare un po’?”
“Sì, volevi parlarmi, sì”
Sfodera un altro suo sorriso adamantino e si
alza con non-chalance dalla tavolata, prendendomi delicatamente per mano.
Improvvisamente pare che tutto il calore e il sudore prodotto dal mio corpo si
sia concentrato in quella mano.
Mentre mi alzo, vedo Nikki sfuggire al
dibattito su quale parte del corpo di Charla sia più cellulitoso e farmi
l’occhiolino. Poi mi fa cenno di avvicinarmi.
Ashley ha visto tutto e abbassa lievemente la
testa in segno di assenso.
Cercando di non attirare troppo l’attenzione
degli invitati, comunque troppo impegnati a condire la loro conversazione con
commenti serpenteschi e a bassa voce sul giro vita di Charla, mi risiedo accanto
a Nikki.
Cosa vorrà adesso?
Il suo sguardo luciferino non mi rassicura
affatto.
Ho sempre paura quando assume quell’aria
sorniona.
“Dove andate tu e il tuo cavaliere, Fatina?”
“In bagno”
“Sì, ad incipriarvi il naso”
“Può essere,sì”
Il sopracciglio regolarmente pinzettato di
Nikki si inarca.
“Carino questo golfino” glissa poi lei,
cambiando saggiamente argomento “E’ quello che abbiamo comprato insieme? Lo
sapevo che non avresti più potuto fare a meno di vestire à la page.
Questo ha proprio una fantastica tonalità di sabbia! E quante tasche…”
Senza neanche darmi il tempo di accorgermene,
Nikki ha stipato le tasche del mio golfino di un mucchio di cianfrusaglie di
natura ignota. Ricambio con sguardo interrogativo il suo ghigno perfido.
“Sono alcune
cosucce che potranno esserti utili. Preservativi… visto che ci tieni alla
prevenzione; lubrificante, se proprio volete fare le cose per bene; manette di
peluche color pesca, se all’improvviso ti scopri un po’ sado-maso-chic
(chi sa?) e poi, credimi, un orsacchiotto può essere un giocattolo sessuale
alquanto stuzzicante…questo dovrebbe essere il tuo…”
“POPO!” grido,
sorpreso e spaventato, rendendomi troppo tardi conto di aver appena urlato
qualcosa di abbastanza imbarazzante “Come hai fatto a prenderlo? E’ nel mio
armadietto!!” aggiungo, drammatico, stringendo il mio orsacchiotto fra le
braccia.
Nikki mi rivolge un sorriso enigmatico da Monna Lisa platinata e mi fa
nuovamente l’occhiolino.
“Topher,
vieni?” domanda Ashley, qualche passo più in là.
Faccio sparire
immediatamente Popo nella tasca del golfino.
“Sì,arrivo”
rispondo, timidamente, per poi rivolgermi a Nikki – non poi così timidamente “Ne
riparliamo dopo!”
“Sì, così ti
voglio! Grintoso!”
“Nikki, non ho
intenziaone di fare sesso!”
“Andiamo, cosa volete fare? Cucire all'uncinetto? Tranquillo, le poltroncine del
bagno dei maschi sono una favola. Le ho già provate, credimi”
“Scherzi? Ho
detto che non ho intenzione di farlo”
“Topher, è
normale avere paura. Anch'io ne avevo. Ma ho anche paura che tornino di moda le
scarpe a punta, o che improvvisamente indossare il blu e il nero insieme non sia
più un tabù. Putroppo può succedere, ma non è detto che alla fine non ci si
abitui, e magari ti piace pure,sai?”
“D'accordo,
discuteremo di questa tua interessante teoria più tardi. Adesso vado a NON fare
sesso con Ashley. Lui vuole solo parlare…”
“Tutto bene, Topher?” si informa Ashley,
premuroso, mentre ci avviamo verso l’uscita della mensa.
Popo crea un rigonfio alquanto imbarazzante
nella tasca del mio golfino.
“Sì, va tutto bene” rispondo, lanciando un
ultimo sguardo al tavolo à la page. Ho come l’impressione che il mio
stomaco e qualche altra mia viscera sia ancora lì sulla mia sedia.
Il tocco gentile di Ashley sulla mia mano
sembra investirmi di ondate di calore bollente.
Non riesco a pensare come dovrei.
Mi sembra di aver trascurato dei dettagli
importanti. Mi sembra di non avere bene ancora in mente un’idea precisa di
quello che mi sta succedendo.
Orsacchiotti rapiti e lettere in luoghi
innaccessibli tranne che per me.
Nikki e Ashley accedono a parti di me che per
gli altri sono precluse. Con il passare dei minuti, con lo scorrere sotto i miei
piedi delle piastrelle di marmo a scacchiera del corridoio, mi sembra che Nikki
e Ashley stiano prendendo sempre più controllo della mia vita.
(Voce Fuori Campo N°5)
Non so se siete mai stati nelle toilette di
una scuola, o nella toilette di una superstar che suole dormire con un premio
Oscar sul comodino e solo una goccia di Chanel addosso, ma quando si parla della
toilette della Wefanie High School le due esperienze non sembrano poi così
diverse. Sembrerà strano, ma ho sempre avuto un certo rigetto per le toilette
scolastiche, forse memore dei motteggi che qualche bulletto – simpatico come un
violento attacco di balenite o di emorroidi - amava scrivere su ogni w.c. o
delle innumerevoli volte che mi hanno chiuso dentro uno dei ‘cubicoli’,
costringendomi a scalare la tazza del gabinetto per scappare dalla finestra.
Tralasciando questi episodi drammatici della mia vita, tutti alquanto bagnati e
ricoperti dal ricordo di mille palle di carta igenica umidiccia, ci tengo a
fornirvi una descrizione quanto mai dettagliata del bagno dei signori alla
Wefanie.
Dovrei cominciare dal pavimento in bardiglio
imperiale (non preoccupatevi se non sapete che è un marmo grigio-blu, mia madre
è arredatrice di interni) lucido come uno specchio o dai divanetti blu di
Prussia con accanto eleganti tavolini stipati di riviste maschili, dalle cabine
grandi quanto il mio appartamento a Boston, ognuna contrassegnata con il nome
inciso in ottone dei più celebri capitani di pallanuoto della scuola. Magari
dovrei anche aggiungere degli specchi giganteschi, dei lavandini in marmo di
Carrara (questo lo conoscete,vero?) con tanto di pomelli in quello che ha tutta
l’aria di essere oro bianco (non può davvero essere oro bianco!), per non
parlare delle docce in vetro opaco e della iacuzzi nel bel mezzo della stanza, a
livello del pavimento sfavillante. C’è anche qualche sdraio nell’ala solarium.
Più che una toilette sembra una s.p.a.
“Allora, di cosa… parliamo?” esordisco
timidamente, osservando il mio riflesso alterato dalle venature del marmo.
Ashley si avvicina allo specchio, aprendo un
armadietto tutto scaffali e scoprendovi all’interno una profumeria in miniatura.
Sembra valutare con cura il profumo da
scegliere, annusando ora una ora un’altra boccetta. Alla fine sembra preferire
una piccola ampolla blu scuro, di cui si passa una spruzzata sui polsi. Si
sistema in un attimo i capelli allo specchio e nel frattempo sono già caduto in
catalessi.
Accidenti, dovrei farci l’abitudine!
Devo smetterla di guardarlo in atteggiamento così bavoso.
Ecco, adesso sta sorridendo. Ha capito che mi
ero incantato a fissarlo.
Come vuoi che lui mi prenda sul serio se non
faccio altro che guardarlo come se fosse un attore porno appena sbucato fuori
dal pc?
“Ascoltami, Topher” esordisce lui, domando il
suo sorriso involontario e cercando di assumere un’espressione seria “Mi rendo
conto di aver esagerato l’altra sera”
“Be’, io non sarei dovuto scappare così,
senza dirti niente...”
“No,non devi giustificarti, davvero. Ti
capisco. Sono stato troppo irruento” aggiunge, facendo trillare un campanellino
di cristallo, preso chissà dove.
In pochi secondi mi ritrovo davanti una
specie di colosso tutto carne rossa e muscoli, compressi in uno smoking nero. Il
tizio davanti a me ha una testa così grossa che persino i suoi occhiali in stile
Matrix sembrano dover saltare da un momento all’altro.
“Signor Betterton, devo trascinare questa
pulce nella toilette dei non à la page?” tuona lui, sbuffando in stile
taurino. Non credevo che un bestione del genere potesse pronunciare parole
raffinate come “toilette” o “à la page”.
“No, Baptiste, il signor Dukes è con me e
d’ora in poi ha libero accesso alla toilette à la page” ribadisce Ashley,
asciugandosi le mani appena lavate con uno degli asciugamani blu contrassegnati
da uno sfavillante ‘Burberry’ in strass (non mi stupirei se fossero
diamanti).
“Signor Dukes” cambia subito atteggiamento
l’energumeno, con un profondo inchino servile. Baptiste, mi sembra di capire. Il
suo ruolo nella toiletteà la page è un mistero, visto che è avrà
almeno quarant’anni (non sapevo però che ci fossero toilette per à la page
e toilette per non à la page a scuola. Apartheid puro).
“Come posso esserle utile, signore?” chiede
ora, con la sua voce profonda, rivolto nuovamente ad Ashley.
“Portaci dello champagne e metti in
accensione la iacuzzi”
“Certo, signore, subito”
Ashley dà segno di congedo.
“Ah, Baptiste” aggiunge, quando ormai il Vin
Diesel in giacca e cravatta stava per raggiungere il frigo bar della toilette
(sì, c’è un frigo bar in toilette) “Portaci anche qualche tartina al caviale”
“Quale perferisce, signore?”
“Petrossian, naturalmente. Prendi una di
quelle confezioni in edizione limitata, con la scatola decorata in Swarovski”
richiede, poi “E’ un’occasione speciale” conclude, rivolgendomi uno sguardo
complice.
Il bestione accenna ad un altro inchino e
scompare dietro una tenda blu notte.
“Chi è?” domando, alquanto stranito.
“Oh, no, è solo Baptiste” presenta Ashley, in
tono non curante “il mio maggiordomo”
“Maggiordomo?” ripeto, incerto se ridere o no
di una battuta che non credo di aver capito “E ti segue anche nella toilette
della scuola?”
Pensandoci, credo di sì. Se fossi il so
maggiordomo non ci sarebbe luogo al mondo dove non lo seguirei.
“Mi segue solo se è chiamato” risponde
Ashley, alludendo alla sua campanella di cristallo “Altrimementi non potremmo
avere il nostro champagne e caviale...”
(Voce Fuori Campo N°6)
Il caviale è il cibo più disgustoso di questo mondo. Niente di meglio che uova
di storione su una tartina, servite in un piatto di madreperla (per non alterare
il suo sapore, cosa che invece io mi auspicherei), possono fare di un antipasto
un tentato omicidio. I ricchi non fanno che mangiarne a tonnellate, o almeno
così sembrano fare gli attori nei film e i ragazzi à la page della
Wefanie durante e dopo la pausa pranzo.
Si dà il caso che proprio durante la pausa
pranzo trascorsa al tavolo à la page non sia riuscito a toccare cibo. Ero
troppo emozionato anche solo per rendermi conto di quali prelibattezze mi
trovassi davanti. Ora che sembro essermi improvvisamente ricordato di non vivere
d’aria e di Ashley, mi trovo come unica scelta delle disgustose tartine al
caviale. Speriamo che Ashley non si accorga di quel paio di palline nere che
galleggiano nell’acqua.
Ci troviamo tutti e due nella iacuzzi, tra
getti di acqua calda e con il sottofondo ovattato del ribollire della vasca. Ho
cercato di prendere tempo fingendomi indeciso sul costume da indossare (in
effetti nel guardaroba della toilette c’è un intero patrimonio convertito in
costumi da bagno), ma alla fine ho dovuto optare per uno slip blu scuro Luis
Vuitton. Ashley è divino nei suoi boxer dorati di Valentino, che lasciano
davvero poco spazio all’immaginazione.
“Allora, non mi hai ancora perdonato?”
riprende il discorso, facendosi un po’ più vicino.
“No, davvero, non hai niente di cui farti
perdonare” rispondo, evitando di guardarlo e sentendomi arrossire. Affondo un
po’ di più nella schiuma bollente dell’idromassaggio.
Ashley mi obbliga delicatamente con un dito a
guardarlo negli occhi. Con i capelli bagnati e con rivoli d’acqua che scorrono
dalle sue sopracciglia sembra appena uscito da uno spot di Acqua di Giò. A costo
di sembrare ripetitivo, persone così belle non possono esistere davvero. E non
possono essere davvero interessate a me!
“Topher…”
Adoro quando sussura il mio nome! Ma credo
che l’adorerei anche se lo urlasse.
“Topher, mi prometti che dimenticherai quello
che è successo all’Harlequin e mi darai la possibilità di ricominciare tutto da
capo?”
I suoi occhi sono infervorati e ormai hanno
assunto tonalità marmoree di color nocciola da infrangere qualsiasi mia certezza
cromatica.
“Topher…”
Sento la sua mano stringermi sott’acqua. Il
suo respiro misto champagne-cloro soffia sulle mie labbra.
“Voglio che tu sappia che ho intenzioni serie
con te”
Come posso non credere a degli occhi così?
“Ti prego, dì, qualcosa” continua, prendendomi delicatamente per la nuca e
giocando con i miei riccioli bagnati.
La temperatura dell’acqua sembra aver
raggiunto livelli insostenibili. Non so se tutto questo vapore proviene
dall’idromassaggio o dal mio corpo che ormai è in fiamme.
“Non sono stato molto garbato con te,
l’Harlequin” dice Ashley, senza sbattere neanche le palpebre “Ora permettimi di
rimediare… permettimi di chiederti se posso baciarti…”
Cielo, non aspetto altro! Non aspetto altro!
“Non farò mai niente che tu non voglia”
May day, may day, cervello in avaria. Capacità cognitive scollegate.
“Ti chiedo solo un…”
…
(Voce Fuori Campo n°7)
Niente è più la stessa cosa dopo averla
provata una seconda volta. Tutto acquista inevitabilmente più gusto. Ogni
sensazione, ogni battito diventa più intenso. Dal momento che le mie labbra
hanno risfiorato quelle di Ashley Betterton, mi sono chiesto come ho fatto a
resistere fino ad oggi senza di loro. Senza di lui.
Senza le sue mani che mi accarezzassero i
capelli e la schiena, senza i suoi lievi morsetti sul mento, la sua bocca che
imprigionasse le mie labbra, mentre tutto sembra oscurarsi intorno a noi. Quando
in un libro o in un film il protagonista dice di non essere certo di quanto un
momento particolarmente piacevole sia durato, che sia trascorsa un’ora o un
intero millennio, sono sempre stato scettico nel credergli. Ma forse un lungo,
interminabile, indimenticabile bacio con Ashley Betterton è proprio il genere di
lunghi, interminabili, indimenticabili momenti particolarmente piacevoli che
sembrano rubare un’ora o un intero millennio.
“Perché hai i capelli bagnati?”
“Perché hai saltato un'altra lezione di
Clyde?”
“Perché sei andato a sederti con Betterton e la Hortense in mensa? Pensavo
aveste chiuso”
Mare di domande. Era anche prevedibile.
“Be’, abbiamo riallacciato i rapporti”
rispondo, senza neanche riuscire a trattenere il mio sorriso ebete, nonostante
mi sembra alquanto evidente che Gunther, Rowland e Anonymous non sembrano
affatto contenti di essere stati messi da parte.
“D’accordo, è vero: vi ho lasciati soli, è
che…”
“Dai, Toph, non devi scusarti” si affretta
Gunther, sorridendo debolmente.
“Be’, quindi non dovrei fare altro che
scusarmi con voi?” sbotto, improvvisamente irritato dai loro sguardi seccati.
I tre non si aspettavano una risposa così
stizzosa, e io neanche.
“Non c’è bisogno di scaldarsi tanto”
interviene Anonymous, rivolgendomi un’occhiata a metà fra il sorpreso e
l’accusatorio.
“Scusate se invece mi scaldo eccome. Insomma,
non sono neanche libero di frequentare chi voglio? Se Ashley e Nikki sono miei
amici non significa che me ne infischi di voi!”
“Questo noi non l’abbiamo mai neanche
pensato”
“Non si direbbe. Non sono cieco, li vedo gli
sguardi che vi lanciate”
Rowland assiste alla scena con una certa
apprensione.
Nessuno dei tre fiata. Gunther sembra livido.
“Okay, sarà meglio che esca” aggiungo dopo un
po’, vagamente nauseato. Non capisco proprio cosa mi stia prendendo.
“Sì, sarà meglio” conviene Anonymous
“Comunque è arrivato un pacco per te”
“Un… un pacco?”
“Sì, era già in camera quando siamo entrati.
Non sappiamo chi ce l’abbia messo”
Mi consegna una scatola lucida e di un
intenso color porpora.
Qualcosa mi dice che Anonymous deve averla
già aperta.
“Che cos’è?”
“Aprila e vediamo” risponde, ancora alquanto piccato.
Schiudo il coperchio un po’ titubante, finchè
la curiosità mi impedisce di indugiare oltre.
“E’ un…”
“Mocassino”
“Uno solo”
Mi rigiro fra le mani un mocassino
scamosciato color marrone scuro. Sulla scollatura della scarpa scintilla una
fibbietta dorata.
Sono i mocassini che avevo scelto da
Bertha’s, ma che Nikki mi aveva convinto a non comprare. O megio, uno del
paio.
“Che scherzo è mai questo?” borbotto, più
rivolto a me stesso che ai miei compagni di stanza.
In pochi secondi rovisto nel mio zaino in
cerca del mio cellulare e riesco a trovare con un po’ di sforzo il numero di
Nikki sulla rubrica.
“TeleFun. Servizio di segreteria
telefonica. Lasciare un messaggio dopo il segnale acustico…”
La segreteria? Questo sì che è ancora più
strano. Nikki non fa mai a meno del su
cellulare Blackbarry Pearl Diamond. Possibile che sia spento?
“Hola? Casa Hortense”
“Pronto, Esperanza? Vorrei parlare con Nikki”
Tu-tu…
Tu-tu…
Tu-tu…
Rimagno per qualche istante ad ascoltare la
linea telefonica ormai libera.
Esperanza mi ha appena chiuso il telefono in
faccia.
Perché mai avrebbe dovuto farlo?
Anche amesso che fosse in ritardo per la sua
tele-novelas sudamericana, non mi sembra un buon motivo per riattaccare.
Nikki sembra essere ancora del tutto fuori
controllo nelle ultime ventiquattr’ore. Rapisce il mio Popo, mi fa recapitare in
camera un solo misterioso mocassino e in più sembra aver fatto di tutto per
essere irrintracciabile.
“Forse dovresti vedere questo. Magari per te
significa qualcosa. Era nella scatola, insieme al mocassino” informa Anonymous,
porgendomi un biglietto ripiegato.
Trova la
Vefania Pulcherrima entro la mezzanotte di domani, e sarai dei nostri.
M.C.
Kallistoi kai
aristoi
P.S. Chi va per
primo segna il cammino, coloro che seguono lo percorrono
Chiarissimo. E’ tutto così semplice. Per chi l’ha scritto,
s’intende. Non ho capito assolutamente nulla di ciò che ho letto.
“Vefania Pulcherrima?” rileggo, confuso “Cos’è?”
Quasi involontariamente tiro fuori dalla tasca il biglietto che
Ashley è riuscito misteriosamente ad infilare nel mio armadietto e anche quello
che ha nascosto sotto il mio budino di riso.
Penso proprio
di doverti delle scuse.
Potresti sedere
con me in mensa,oggi.
Così almeno
avremmo modo di parlare.
Ti aspetto
*
Ho notato che sei l’unico qui a mangiare budino al riso.
Sai che non è male? Ho fatto sparire tutti gli altri budini, per essere certo
che avresti scelto quello giusto. Allora? Ci hai pensato su? Ti va di pranzare
insieme a me, al tavolo?
Ti aspetto.
Ashley
Alla prima lettura, preso dall’emozione, dev’essermi sfuggito un
piccolo particolare.
Non mi ero accorto che sul fondo di ciascuno dei due biglietti
sono stampati in rilievo una sigla e quello che sembra essere un motto in
latino, o magari in greco antico:
M.C.
Kallistoi kai
aristoi
Ma ciao!
Come state? Io così così.
Gola, raffreddore, ieri persino otite (orecchio destro andato del tutto). Ma
possibile che nelle mezze stagioni debba sempre conciarmi così? E' che qui fa
caldo di giorno e freddo di sera. Sembra di stare nel deserto, per quanta
escursione termica c'è. Okay, sono perfettamente conscio del fatto che la mia
salute e le condizioni climatico-ambientali della Puglia non siano proprio in
cima alla lista delle vostre preoccupazioni, perciò passo a ringraziarvi tutti
per i commenti del capitolo precedente. Mi scuso anche per il ritardo, che però,
concedetemi, era preannunciato. Purtroppo... il tempo vola! E per usare un
proverbio contadino (non cinese, niente paura): Il tempo matura il grano, ma non ara il campo....
se non lo scrivo io Mocassini chi lo scrive? Non che voglia sbolognare il
compito a qualcuno U____U
Okay, mi eclisso nella mia
idiozia e risorgo nella mia gratitudine nei vostri confronti:
jashder: spero che
anche questa volta sia valsa la pena di aspettare. Bennet e Ophelia, in questo
capitolo, compaiono in sordina. Ma rispunteranno, rispunteranno...*mistero* Al
prossimo cap. e grazie!:D
Haru28: la scienziata
pazza degli Incredibili! Sai che non se l'unica a dirlo e che avete tutti
ragione? Vi assicuro che non avevo mai visto gli Incredibili. Ho fatto qualche
ricerca su internet e ho potuto constatare che Edna è proprio la gemella
stilista di Ophelia. Mi dispiace che in questo capitolo il tuo beneamino Bennet
abbia assunto un ruolo quanto mai trascurabile. Ashley si è ripreso quel che
voleva e non sono serviti nè dichiarazioni d'amore eterno, nè mazzi di rose
giganti a misura umana... Anche se gli ha chiesto più volte di perdonarlo.
Vedremo quali altre sue carte giocherà per accaparrarsi tutto per sè il cuore di
Topher (che ormai è cotto a puntino).
athenachan: sì,
Mocassini Club è ancora più delirante di Venus as a boy. I personaggi, poi, ce
ne fosse uno normale! XD XD La Wefanie High School doveva essere una clinica
psichiatrica prima di diventare una scuola. L'"esame" di Barnabas Babcock mi è
letteralmente uscito dalle dita... non so da dove le prenda certe idee... il chè
mi spaventa alquanto O___O Al prossimo chap ;)
ragazzasilenziosa: mi
fa piacere che il capitolo precedente sia stato di tuo gusto e spero anche
questo! Come vedi i misteri si fanno più fitti... Vediamo cosa riuscirà a fare
il nostro Topher. Baci!
animablu: ciao!!
Ophelia e Bennet questa volta sono state solo comparse, Ashley e Nikki hanno
fatto da protagonisti incontrastati... cosa staranno tramando? ^___^ lo
scoprirai nel prossimo capitolo,credo *malefico*. Comunque sono contento che non
ve la prendiate troppo per i miei ritardi. Cerco di fare il possibile T_____T
Alla prossima, baci :*
Purple Bullet: ma
grazie! Ophelia riscuote un successone. Mi dispiace per le sigarette alla
violetta, non sono sicuro che esistano, ma sicuramente non producono fumo viola.
Ora che hai incluso anche Rowland nel Gunther Fan Club, siamo tutti più
sollevati. W la matematica e la chimica (non mi crederei neanche se mi sentissi
dire una cosa del genere). Un bacio, tante grazie ancora e a presto (si spera)!
HW: un'amica come
Ophelia? Dev'essere uno spasso! Mi fa piacere che questi nuovi due personaggi ti
siano piaciuti. Spero che ti piaccia anche il seguito della storia... vedremo
:S! Grazie grazie grazie ;)
Black Lolita: "Una
piccola nota a proposito dei vestiti di Ophelia, ma indossare il viola a teatro
non porta sfiga? Va bhè che la nostra cara Oompa Loompa non è un'attrice, ma
come appassionata di teatro certe cose dovrebbe saperle. Magari questo lo sapeva
e l'ha fatto apposta per far capitare una disgrazia al suo rivale (ma quanto
sono contorta?)" Ragionamento anche contorto, se vogliamo, ma giustissimo!
Ophelia si veste spesso di viola solo per portare sfiga ai suoi rivali, come il
suo acerrimo nemico Jago Torquay. Bennet... sì, è un nome particolare, ha
incuriosito molto anche me, anche se lo conoscevo come cognome. Scoprirete in
seguito altri particolari sul nome di questo personaggio. L'ispirazione,
cambiando argomento, è un po' intermittente... ripeto: la scuola ammazza
l'ispirazione, nonostante dovrebbe stimolare le nostre facoltà intellettuali.
Spero che non mi impedisca di portare avanti questa storia, a cui mi sto davvero
affezionando...
DJKIKA: ciao! Ti
ringrazio tantissimo, sono contento che Mocassini Club piaccia molto anche a te.
I quesiti irrisolti sono tanti, spero di aver risposto a qualcuno in questo
capitolo. Per il resto, ci vuole pazienza, solo pazienza ;) Non ti lasciar
scoraggiare dai miei ritardi (purtroppo, forzati). Ti aspetto al prossimo
capitolo ;)
babyjenks:
Babyyyyynaaa, ma che significa 'piatusa'??? :O Sono sconvolto dal fatto che
Ophelia sia identica alla tua amica Gloria! Peccato per le sue citazioni
shakespeariane, ma purtroppo, che ci posso fare? :( E' fatta così. Ma perchè a
nessuno piace Shake? :( Piace solo a me? Va be, teatro a parte, trovo scandaloso
che la tua professoressa usi la parola 'calepino', che giuro di non aver mai
sentito pronunciare in tutta la mia vita. Arguta l'osservazione su Barnabas
Babcock...vedremo ^___^ non voglio spifferare troppo.
Parlando d'altro... Bennet è
infatti prima di tutto un cognome. Anche se ho recentemente scoperto che gli
anglosassoni hanno l'assurda mania di usare alcuni cognomi anche come nomi di
persona. Sarà :S Va be' che io ho un cognome che è anche un nome, però... :S
mettiamo dei limiti, insomma. Sul fatto che Bennet sia un pianista... eh,
pianista...tasto dolentissimo, è il caso di dire. Lasciamo perdere,
guarda...lasciamo perdere T______T non l'ho ancora superato questo. Sbaglio a
metterci troppo di mio nelle mie storie -_____-
Cercherò di non fare pause,
in futuro... so quanto ci tenete a Mocassini T____T e ci tengo tanto anch'io.
Ciao ciao, tesora, certo che possiamo sentirci su Messenger! Bacissimi a te e a
Gloria! :*
Karrina: ciao!! Grazie
mille, innanzitutto. Mi rendo conto anch'io che alcune parti di questa storia
ricordano un po' "il Diavolo" o Gossip Girl, ma TI GIURO che ho iniziato da poco
a vedere questo meraviglioso telefilm e il fatto che ci sia una festa in
maschera mi ha letteralmente fatto cascare le braccia dalla sorpresa. E'
incredibile pensare di aver scritto qualcosa di originale e poi trovare che
qualcun'altro c'ha già pensato ç____ç Comunque spero di rendere ugualmente
questa storia interessante e a mio modo originale ;)
Baci e a presto!
AoI: grazie per la tua
comprensione ç____ç trovare il tempo è un'impresa titanica. Ma farò il massimo
finchè posso. Bennet più allegro nello scorso capitolo? Sì,forse. Imparerete a
conoscere il suo carattere ;) ... Staremo a vedere :D Alla prossima e grazie!
natalerika: eccoti accontentata ;) un bacio!
Cielo,
spero, DEVO aggiornare il prima possibile! Il
prossimo capitolo? Silenzio stampa.
Le curiosità prive di interesse
xGuerra e Pace è un libro che ho sempre voluto leggere, ma non ho mai avuto il tempo di farlo. Non è colpa mia se è un dizionario enciclopedico! Comunque una mia amica ha provato a leggerlo ed è vero che di punto in bianco i personaggi partono a parlare francese. :D Assurdità letterarie. Ho del tutto dimenticato il mio francese :( Sei anni di studi buttati nella pattumiera. C'est la vie.
x La sciarpa di Burberry che Nikki regala a Topher nel precedente capitolo... la voglio! Non è giusto. Questa estate, in Inghilterra, facevano tutte schifo -.- Non ce n'era una decente. Tutte con fantasie troppo colorate... possibile che solo la fantasia classica costasse un occhio della testa? -.- No va be, io con Burberry ho chiuso. Non c'è mai la mia taglia, poi.
x Avete visto lo sceneggiato su Coco Chanel? Lei è magnifica. Barbora Bobulova, poi... splendida e bravissima. Guardate Cuore Sacro di Ferzan Ozpetek. Film eccezionale.
x Anch'io scrivo per il giornale della scuola, ma sono più fortunato di Topher. Mi occupo di libri U___u La curatrice del progetto giornale scolastico è una professoressa spesso accusata di farsela con il mio sposatissimo professore di italiano. Vedi la tresca fra la prof.ssa Appelfeld e il prof. Prescott.
x Barnabas Babcock è l'anti-giornalista. Ma non lo sa che chi scrive per un giornale deve usare un linguaggio semplice e chiaro per tutti?
x Io adoro i Danesi o "pain au raisin". Audrey Hepburn li mangia nella prima scena di Colazione da Tiffany, nonostante non le piacessero. Non sapeva proprio cosa si è persa. Malgrado ciò, Audrey Hepburn è un mito e la amo follemente.
x Molte delle parole astruse di Barnabas non le conoscevo neanch'io. Grazie dizionario dei sinonimi e dei contrari ;)
x E' facile confondersi con il nome di Bennet. Ha una sola 't'.
oilette à la page
dei maschi
– Venerdì mattina, ore 09.00 (- 14 ore alla mezzanotte)
Se Ashley
Betterton avesse potuto scegliere un posto in cui essere concepito, se non
persino messo al mondo, sarebbe sicuramente stato il suo bagno. Ashley Betterton
ha sempre considerato il bagno come l’unico grande rifugio di ogni bel ragazzo
ricco. Ashley Betterton naturalmente ha un bagno personale praticamente ovunque,
in Villa Betterton, in tutte le Ville Betterton sparse per il mondo e,
naturalmente nella Wefanie High School. Era nella toilette di Villa
Betterton a Parigi che il piccolo (e bello, e ricco) Ashley Betterton
trascorreva interi pomeriggi sguazzando nella iacuzzi con la sua paperella di
gomma di nome Quintiliard (poi fatta sparire durante la crisi preadolescenziale
dei tredici anni). Ed era nella toilette di Villa Betterton a Victoria
(sì,alle Seychelles) che il dodicenne Ashley Betterton dopo la prima sbronza di
Margarita si rese conto davanti allo specchio di aver bisogno di qualcuno, anche
solo per reggergli la fronte per vomitare. Ed era nella toilette di Villa
Betterton a Oceanside che Ashley Betterton attualmente conserva la sua
collezione di profumi - inclusa Eaux de Ashley, fragranza creata
appositamente per lui -, il suo set di rasoi di ogni misura e per ogni tecnica
di rasatura, shampoo specifici per capelli grassi (ahimè, la genetica) ai semi
di lino e caritè, la collezione (dal primo numero del 1957) di GQ Style
iniziata da suo padre Windsor Betterton e infine il suo corredo di asciugamani
con eleganti ‘A.B.’ in filamenti di platino.
Da questa
rapida carrellata di cenni biografici su Ashley Betterton attraverso le
mattonelle bianche e color uovo di pettirosso dei suoi innumerevoli bagni
personali, è facile capire come, nel mondo di Ashley Betterton, il bagno sia un
luogo sacro, scintillante, in cui tutto deve rimanere inviolato e sciantillante.
Come la fiducia che si ripone nelle persone invitate a colloquio in un bagno. Vi
sarà di certo capitato,no?
Non
esiste stanza più intima di un bagno.
La porta
della toilette à la page dei maschi si spalanca per qualche istante
facendo passare un paio di mocassini col tacco color albicocca con roselline di
raso applicate, che si dirigono a passo sicuro verso un paio di mocassini color
terra di Siena con nappine ramate.
“Non che
la mia non sia una mentalità aperta, sia chiaro… certo, magari non avrei dovuto
baciare la mia migliore amica all’asilo, ma questo non fa di me un maschio”
commenta acidula Nikki Hortense, incredibilmente rosa nel blu del bagno à la
page dei maschi.
“Capisco
che ti possa sentire fuori luogo, Nick”
“Non
chiamarmi Nick. Non contribuisce certo a farmi sentirmi più femminile, in questo
momento. Non potevamo vederci nel bagno à la page delle femmine? Voglio
dire, non sarebbe stato così offensivo per te”
“Grazie
Nikki, non c’è bisogno di sottolineare i miei gusti sessuali…”
“Originali?”
Attimo di
silenzio.
“Fuori
dagli schemi?” suggerisce ancora Nikki.
“Diciamo
pure i miei variegati gusti sessuali”
“Allora perché mi hai chiamata? Non dirmi che Topher ha già risolto tutto
quanto. Insomma, è un genio sì, ma…”
“No, no,
Topher non ha ancora scoperto niente, per ora, ma hai centrato l’argomento: era
proprio di lui che volevo parlarti” aggiunge Ashley, porgendole un danese.
“Normalmene troverei disgustoso mangiare un danese in un bagno, ma muoio di
fame: sono due giorni che seguo la dieta Diavolo Veste Prada. Niente cibo
fino allo svinimento e poi un cubetto di formaggio”
“Non devi
giustificarti”
“Sì, invece, ho letto su GoGo-Gossip.com che mia madre è ingrassata di
mezzo chilo. Voglio sbattergli in faccia la mia magrezza quando verrà a trovarmi
per Natale”
“D’accordo, stiamo divagando. E’ di Topher che dobbiamo parlare. Per quanto mi
stia a cuore la tua linea e i tuoi rapporti di amore-odio con tua madre, è
chiaro”
Nikki
borbotta qualcosa che Ashley non dà segno di udire, o forse a cui preferisce non
dare attenzione.
“Da quel
che mi dici suppongo che tu abbia consegnato il pacco. Il Trio ti ha dato
problemi?” chiede Ashley, con un tono tremendamente professional (e
oggettivamente sexy).
“Il Trio? Ti riferisci a Prue,Piper e Phoebe o a Harry Potter e i suoi due
amichetti bisessuali?... Ah, già, che sbadata… ti riferisci all’Anonimo Non
Alcolista e ai due frocetti
Siamo-Troppo-Intelligenti-Per-Azzeccare-Un-Abbinamento-Di-Colori…No, certo che
no, a chi vuoi che diano problemi quei tre”
“Sei
proprio sicura della bisessualità degli amici di Harry Potter? Avrei dei dubbi
al riguardo…”
“Davvero,
altri dubbi? Pensavo che avessi chiarito perfettamente la tua identità sessuale”
“Nikki, stavamo parlato dell’identità sessuale dei migliori amici di Harry
Potter, mi sembra…possiamo non tornare sempre sull’argomento della mia identità
sessuale?“
“Sì, d’accordo, ma solo perché scoccia anche me parlare di chi ti porti a letto.
A me interessa solo di Topher”
“Anche a
me interessa di Topher”
“Me lo auguro”
“E così. Io tengo tantissimo a lui”
…
“Davvero”
“Come
tenevi ad Herman?”
“Herman,
andiamo… Herman è diverso. Non è come Topher. Insomma, quando abbiamo chiuso…”
“Ah,perché avete chiuso,vero?”
“Sì, certo… ascolta, non è per questo che ti ho chiamata. Ti ripeto, è che sono
preoccupato”
“Be’, non puoi dubitare di Topher. Quel ragazzo ha la mente di Einstein, oltre
che un corpo da stupro. Vedrai che riuscirà a trovarla anche prima di
mezzanotte”
“Non mi riferisco solo alla prova.”
“E a
cosa, allora?”
“Temo che
possa cambiare idea. E già successo, mi pare”
“Avanti
Ashley, in cuor suo Topher sa benissimo che questo mondo gli appartiene. Una
volta che ha assaporato le delizie dell’essere à la page, non è più
riuscito a tornare alla vita di sempre… ed è tornato. Ashley, ormai è uno di
noi”
“Ne sei
assolutamente sicura?”
“Sì, nel modo più assoluto”
“Mi
preoccupano anche certi elementi che potrebbero influenzarlo negativamente…”
“A chi ti
riferisci?”
“Sai benissimo di chi parlo. Me l’hai detto tu stessa”
“Ma dai, non starai pensando ancora all’Elemento X?”
“Esattamente. Se Topher continua a frequentare certi elementi, anche dopo aver
superato la prova, si metterebbe in discussione il suo ingresso nel Club”
“Avanti,
Ash, abbiamo votato tutti quanti a favore di Topher… be’, tranne qualcuno con
l’elastico del costume da bagno troppo stretto per distinguere un ragazzo carino
come Topher da un bersaglio di tiro a freccette. Non capisco perché Herman ce
l’abbia tanto con lui”
“Davvero
non ci sei arrivata?”
“Insomma, okay, immagino perché, ma dopotutto lui non fa che scoparsi ogni
singolo membro omo della sua squadra! Be, e forse anche un paio degli etero.
Come faccia, non lo so. Sappiamo tutti e due che con lui ci andrei persino io”
“D’accordo, risparmiami le tue fantasie erotiche, Nikki, ti chiedo solo di
tenere lontano Tu-Sai-Chi. Topher dev’essere a debita distanza. Non voglio che
gli ronzi intorno”
“D’accordo, massima distanza. Farò del mio meglio, ma ripeto, non credo che il
rischio di contagio sia così alto”
“Speriamo”
“Non preoccuparti. Non ci resta che aspettare la mezzanotte per l’iniziazione di
Fatina”
“Sì” dice Ashley, in tono definitivo “tieni, ti sei guadagnata un altro danese.
E comunque non ti servono diete. Tua madre è sempre stata più grassa di te,no?”
“Oh,
grazie, Ashley, è sempre un piacere ricevere mezzi complimenti da te.”
“E’ sempre un piacere farti mezzi complimenti”
“Sto
andando alle prove delle cheer-leader, per la partita. Mi accompagni? Sì,
grazie”
“Mi dispiace, cara, ma proprio non posso. Avevo giusto intenzione di illuminare
la giornata della professoressa Appelfeld presentandomi magicamente a lezione”
“Okay, d’accordo, credo che riuscirò a raggiungere la palestra senza troppe
ferite”
“Bene, mi
rassicura molto”
I due si
squadrano a lungo. Ashley con il suo sorrisetto obliquo.
“Ashley…”
“Sì,
Nikki?”
“Prova a far soffrire Topher e te la vedrai con me. Non ho ancora avuto il
piacere di provare la Mossa Micidiale della Mangusta Maculata dei Monti della
Manciuria su di te. Non mi ero ancora data al kung-fu quando ne meritavi
una”
“Il cuore
di Topher è in buone mani”
“Di chi stiamo parlando adesso?”
“Di te. Sei davvero un’ottima amica per lui, Nikki”
“Guardare i fiori è facile; farli crescere è molto più difficile”
“Un’altra
del tuo life-coach, scommetto”
“Sì, To-Poun ne ha una per tutti”
Peccato.
Un gran peccato che questa conversazione non fosse privata. Herman Northangle
quest’oggi ha una partita di pallanuoto importante. Contro gli Orchard Orcas. Si
dà il caso che Herman Northangle diventi piuttosto cattivo,o meglio, più cattivo
del solito in due occasioni: quando è arrabbiato (ovvero quando suo padre ha la
brillante idea di punirlo con il sequestro della sua MasterCard Diamond) o
quando è nervoso (il che capita sempre all’alba di un’apocalittica partita di
pallanuoto).
Herman
Northangle è rimasto nascosto tutto il tempo nella cabina del gabinetto
intestato a suo nome. Fino a pochi minuti prima che Ashley e Nikki entrassero
nella toilette, il suo unico scopo era quello di starsene in santa pace a
sfogliare il GQ Style Autunno-Inverno, ma improvvisamente le cose si sono
fatte interessanti. Herman ha subito cominciato a tessere una delle sue
macchinazioni malvage. Poverino, cosa volete che inganni l’attesa della partita
di pallanuoto più importante della stagione, altrimenti? Dovrà pure scaricare la
tensione da qualche parte.
Be’, oggi
sempre che sul mirino ci sia proprio Christopher Dukes.
Herman si
arrampica sulla tazza del gabinetto, attento a non bagnare il suo paio di
mocassini scamosciati blu e tende bene le orecchie, attento a non perdere
neanche una parola del cripitico colloquio fra Ashley e Nikki.
C’è chi –
maschilista – accusa sempre le donne di essere delle gran pettegole. E anche un
po’ cattivelle.
Forse
questi maschilisti, non hanno mai avuto a che fare con un adolescente gay.
TANZA 026,
EDIFICIO B – Venerdì mattina, ore 09.00 (- 14 ore alla mezzanotte)
Ecco cosa
significa il senso di colpa: passare la notte in bianco. Non sono riuscito a
chiudere occhio per quasi tutta la notte e proprio nel momento in cui mi stavo
abbandonato ad un sonno agitato e violento, il suono della sveglia mi ha
bruscamente spintonato dritto nella realtà. Quindi mi sono imposto di rialzarmi
dal letto, con un dolore lancinante alla testa. Non so se per i troppi drink
di ieri in mensa con Nikki e gli altri ragazzi à la page, o se per il
pensiero dei baci di Ashley, o se per il sonno mancato, o per il senso di colpa,
o per tutte quante queste ipotesi.
“Sei
proprio sicuro di voler saltare la colazione?” mi chiede Rowland, un po’
titubante, sul ciglio della porta, mezz’ora dopo il mio splendido risveglio da
principessa Disney (con gli uccellini e i topolini che mi aiutano a lavarmi, a
vestirmi e a farmi la manicure).
“Non ho
molta fame, davvero, grazie” rispondo frettolosamente, senza trovare il coraggio
di guardarlo. La verità è che mi sento ancora un macigno di proporzioni
gigantesche sullo stomaco. Non riesco ancora a credere di aver sbottato a quel
modo ieri. E’ come se per un attimo un essere demoniaco mi avesse posseduto.
Accidenti, non mi riconosco più. Mi chiedo dove sia finita la mia proverbiale
pacatezza.
D’accordo, Gunther, Rowland e Anonymous saranno stati anche un po’ invadenti a
farmi tutte quelle domande, ieri, ma forse ho esagerato a reagire a quel modo.
“Come
preferisci”
Apro la
bocca per dire qualcosa, ma vedo subito i miei compagni di stanza uscire e
richiudersi la porta alle spalle. Mi sento improvvisamente solo, abbandonato e
incredibilmente cattivo.
Oltre che
indicibilmente stupido, così impalato nel bel mezzo della stanza, con in mano il
mocassino orfano che ho appena ripescato dalla sua scatola. Siamo soli tutti e
due. Lui senza la scarpa destra e io senza tre delle persone a cui tengo di più.
Che
scenetta patetica.
Trova la
Vefania Pulcherrima entro la mezzanotte di domani, e sarai dei nostri.
M.C.
Kallistoi
kai aristoi
P.S. Chi
va per primo segna il cammino, coloro che seguono lo percorrono
Ecco,
come se non avessi già abbastanza problemi: adesso ho anche tra le mani una
specie di enigma alla Codice da Vinci e non ho assolutamente idea di come
fare a risolverlo. E’ ho tempo fino a mezzanotte!
Sarà
meglio che mi concentri, altrimenti rischierei seriamente di autoflagellarmi in
stile monaco albino dell’Opus Dei (fisico da urlo) per il modo a dir poco
disumano con cui ho trattato Anonymous e gli altri. Potranno mai perdonarmi?
Okay…
Non ci
pensare…
Non ci
pensare…
Sopprimi
il senso di colpa…
Pensa al
biglietto…
Pensa al
“M.C.”
(Sopprimi
le immagini di nudo di Silas che si autoflagella)
Penso al
biglietto…
Pensa
alla Vefania Pulcherrima…
Pensa a
“M.C.”…
Ma che
diavolo sarà mai la Vefania Pulcherrima?
Ha un
suono vagamente scientifico. Sembra quasi quello di una pianta
Vorrei
fare delle ricerche… ma come?!
Accidenti!
Ma che
scherzo è mai questo?!
Ashley e
Nikki sono coinvolti. E’ evidente.
I
mocassini… i bigliettini marchiati ‘M.C.’…il proverbio quasi sicuramente cinese
nel post scriptum… tutto sembra portare a quei due.
Sembra
quasi si tratti di un’organizzazione criminale. Ho la sensazione di dover
superare una prova iniziatica… spero solo che non sia una setta satanica e io la
vittima da immolare.
Ora sì
che mi spavento da solo. Sono ancora più indeciso se rimanere qui ad
auto-frustarmi per le mie colpe, o uscire da questa stanza per indagare su
quella che è probabilmente una confraternita con il gusto del macabro…
Okay,
adesso devo piantarla con i vaniloqui. Non posso continuare a sentirmi in colpa
per Gunther, Rowland e Anonymous.
Chiarirò
con loro.
Parleremo
e sistemeremo tutto. Devo pensare positivo.
E
sicuramente ‘M.C.’, qualunque cosa sia, non è una setta satanica. Non riesco
proprio ad immaginarmeli, Nikki e ad Ashley, che organizzano una messa nera. Una
festa super-glamour tutti in nero sì, ma una messa nera proprio no.
Certo che
sto davvero morendo di curiosità!
Cielo…
curiosità, senso di colpa, ansia, sonno… quante emozioni premono dentro di me!
Mi sento scoppiare.
Okay…una
cosa per volta. Guther, Rowland e Anonymous ora sono in mensa per la colazione,
il che significa che torneranno tra almeno tre ore abbondanti (secondo le
esigenze metaboliche di Anonymous), quindi ci vuole ancora un po’ di tempo prima
che noi quattro possiamo parlare del piccolo diverbio di ieri sera.
Non mi
resta che indagare su ‘M.C.’, quindi…
Lampadina
che si accende: il computer di Anonymous!
Insomma, non credo gli dispiacerà troppo se lo uso per fare qualche ricerca.
Mi
affretto a prendere il computer portatile, prima che il senso di colpa mi induca
a rimetterlo a posto sulla sua scrivania.
Premo il
tasto di accensione, quasi tremando, in preda all’ansia.
M.C…Vefania
Pulcherrima… tutti questi misteri mi affascinano e mi inquietano al
contempo…e forse stanno per essere svelati…
Inserire
password di accesso:_
Nooo!
Anonymous, come puoi farmi questo?!
Eppure
dovevo immaginarlo… Anonymous ci tiene alla sua privacy, la sua
però.
Inserire
password di accesso:********_
Proviamo con la
sua data di nascita. A volte le cose più banali sono anche le meno scontate (ho
come l’impressione che questa frase non abbia senso).
Password errata!
2 tentativi rimanenti di 3_
Okay, sarà meglio
che mi fermi qui. Non vorrei far esplodere il computer e mettermi nei guai,
almeno non più di quanto già lo sia.
Richiudo
il PC, scoraggiato e sbuffante.
E adesso
come faccio con le mie ricerche alla Robert Langdon?
Be’,
forse mi sento più vicino a Miss Marple.
Oh, Miss
Marple… Oh, Jessica Fletcher, io vi invoco! Aiutatemi a svelare questi misteri…
Sharlock, se ci sei, batti un colpo!
D’accordo, fine seduta spiritica.
Penso che
dovrò cavarmela da solo.
Come
posso fare? Come posso fare? Come posso fare?!
Lampadina
che si accende: il giornale!
Potrei
intrufolarmi nella redazione dell’Highlights e usare il mio computer
personale per fare qualche indagine in rete.
Questo
presuppone che esca dalla mia stanza. Proprio quello che non volevo fare.
Avrò un
aspetto orribile, insonne come sono.
Okay…i
miei prossimi obbiettivi della giornata:
Obbiettivo della giornata numero 1: trovare una tazza di caffè doppia o, in alternativa, un areosol
di caffeina;
Obbiettivo della giornata numero 2: trovare la Vefania Pulcherrima (qualunque cosa sia) e
scoprire cos’è il M.C.;
Obbiettivo della giornata numero 3: fare la pace con i miei compagni di stanza;
Obbiettivo della gioranta numero 4: controllare se ‘obbiettivo’ si scrive con una o due ‘b’.
Ora devo
solo aprire la porta, uscire dalla stanza, vagare per il corridoio finchè
qualche buon essere umano caritatevole non mi inietti caffeina nelle vene e poi
correre in redazione a fare le mie ricerche. E devo anche darmi una mossa. Sono
già le nove e ho solo mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni.
Nikki,
tanto per la cronaca, non si è fatta sentire. Ho provato a chiamarla centinaia
di volte e non risponde. Come se non fossi già abbastanza sicuro del fatto che
lei è coinvolta in tutta questa storia.
Forse
teme che cerchi di estorcerle informazioni.
Trova la
Vefania Pulcherrima entro la mezzanotte di domani, e sarai dei nostri.
Sbaglio o
sto perdendo tempo?
In pochi
secondi mi fiondo più veloce della luce fuori in corridoio, scendo per la
scalinata interminabile a dieci gradini alla volta, e solo quando mi ritrovo con
i piedi nell’erba umida di rugiada mi rendo conto che ho ancora i pantaloni del
pigiama e le pantofole.
Corsa
disperata in camera. Piccola indecisione sulla camicia. Di filato fuori dalla
stanza e di nuovo nella frescura mattutina dei giardini della scuola.
Mi aggiro
con passo felpato sull’erba, finchè mi intrufolo , mimetizzato tra la folla,
nell’Edificio principale della scuola. Ecco il corridoio del secondo piano… Sono
pronto a raggiungere la redazione del giornale, pronto ad accedere al mio
computer, pronto per arrivare insieme a Google…alla Conoscenza!
CORRIDOIO DEL
SECONDO PIANO, EDIFICIO A – Venerdì mattina, ore 09.20 (- 14 ore e 80 minuti
alla mezzanotte)
Hey,ma
quello è…
Ashley!
Che esce
dalla toilette à la page dei maschi…
Oddio, è
adesso che faccio?
Dovrei
chiamarlo?
Insomma,
non sono neanche più sicuro di che cosa siamo.
Quello
che è successo ieri significa che stiamo insieme?
E poi non
riesco a smettere di sorridere come un’idiota.
Ma come
faccio a non sorridere senza pensare a quello che è successo con Ashley?
La mia
mente torna nell’acqua ribollente della iacuzzi, con Ashley a pochi centimentri
da me… cinque centimetri… quattro… tre… due… uno… pronti al lancio del missile
Topher!
“Ashley?” borbotto timidamente, mentre Ashley – che evidentemente non mi ha
visto – volta l’angolo.
“Ashley!”
oso alzare un po’ la voce (temo che fosse impossibile sentirmi prima).
“Topher!”
esclama lui, sorpreso, bloccandosi di colpo.
“Ciao”
“Ciao”
risponde lui, illuminandosi e venendomi incontro.
“Dove…vai?” domando, senza osare guardarlo in faccia, ma accontentandomi di
fissare le sue scarpe: dei mocassini. Come pensavo.
“Non ci crederai, ma vado a lezione” risponde lui, in tono divertito.
Sorrido
debolmente, gli occhi rivolti sempre ai suoi mocassini.
“Non mi
degni neanche di uno sguardo?” soggiunge lui, dolcemente.
Mi
esibisco in una risatina nervosa e alzo la testa. Sento degli scricchiolii
all’altezza del collo. Stare con Ashley mi intimidisce così tanto da rendermi
aggraziato ed elastico come una spranga di ferro.
E pensare
che ieri ero così rilassato con lui… nella iacuzzi… una vola rotto il ghiaccio.
“Volevo
chiederti… cosa… cos’è questa storia della Vefania Pulcherrima”
esordisco, guardandolo dritto solo per pochi secondi.
Mi
accorgo con la coda degli occhi che continua a sorridere.
“Vefa…cosa?
Suona come qualcosa di biologico, è una ricerca?… Vorrei aiutarti, Toph, ma non
è che sia proprio quel che si dice, un tipo studioso”
Rimango
in silenzio, poi, mi faccio coraggio e alzo di nuovo lo sguardo. Gli occhi al
caramello di Ashley non mentono: sa perfettamente di cosa sto parlando. Ma è
evidente che non vuole o non può dirmi niente.
“Sei
proprio sicuro che non sai nulla di questa Vefania Pulcherrima? Né della
sigla ‘M.C.’?”
“Davvero Topher, non capisco proprio di cosa tu stia parlando”
Okay,
Nikki ed Ashley hanno proprio voglia di vedermi sudare in questa assurda caccia
al tesoro.
E allora
non mi resta altro che giocare.
“Sei sicuro di stare bene, Toph?” si interessa subito lui, approfittandone anche
per cambiare argomento “mi sembri un po’ sconvolto” aggiunge, aggrottando la
fronte.
“No,sto
bene,davvero, è solo che non ho dormito granchè e vorrei tanto un caffè
ristretto”
“Be’, guarda caso…” e tira fuori un sacchetto Starbuck’s che, a giudicare dal
profumo, contiene sicuramente un cappuccino e un danese.
“O se
preferisci, posso chiedere a Baptiste di prepararti un Bloody Mary. Ricordi il
mio maggiordomo? Alto, grosso, tipo gorilla?”
D’accordo, Ashley, non vuoi riverlarmi il segreto della Vefania Pulcherrima.
Ma sei
così gentile a preoccuparti per me, che non posso non perdonarti.
“Grazie,
il cappuccino e il danese sono perfetti, non devi scomodare il tuo maggiordomo”
ringrazio, sentendomi di nuovo tremare le ginocchia. Stare con Ashley è come
rimanere a perennemente a testa in giù. Guance arrossate e sangue al cervello.
“Ora
vado” dice Ashley, continuando a sorridermi.
No, ti
prego… non te ne andare…
Adoro
quando mi sfiora i fianchi: sembra che una forza invisibile mi leghi intorno
alla vita e poi mi tiri verso di lui…
“Ma non
prima di averti salutato…”
No…
Le sue
labbra sulle mie sono ben più eccitanti e meno soporifere di qualsiasi danese o
cappuccino Starbuck’s. Rispondo al bacio timidamente, fino a poi posare la mano
sulla sua guancia così liscia. Sto per affondare le dita frai suoi capelli
dorati, quando lui si allontana delicatamente, mi sfiora ancora con le labbra e
mi sorride, per poi voltarsi e dirigersi a passo sicuro lungo il corridoio.
Io,invece, avverto una leggera insensibilità…vediamo… in tutto il corpo?
Lo guardo
sparire dietro l’angolo e mi sembra di dimenticare ogni cosa…
Ashley
sembra lasciare dietro di sé una scia luminosa. Solo ora, vedendolo, brillante
come un raggio di sole, mi rendo conto che è iniziato un nuovo giorno.
E per
quanto problematico, finchè esiste potrà sempre essere il giorno più perfetto e
incredibile della mia vita…
Si
capisce che sono letteralmente in brodo di giuggiole?
“Sbaglio
o quello che ti ha baciato non era una ragazza?”
Mi volto
così di scatto, che per poco non mi decapitavo.
E lui da
dove sbuca?
“Ciao” mi
affretto a dire, colto alla sprovvista.
E’
Bennett Brown. Il ragazzo accanito fumatore della Saletta Pantaloon. Nonché il
pianista dell’orchestra della scuola. Nonché amico di Ophelia Minch.
“Be’, no,
in effetti non era una ragazza” rispondo, sentendomi arrossire.
Bennett
mi guarda con aria diavolesca.
“Ah, non
preoccuparti… non ti giudico. Se piace a te…”
Ecco,appunto. Mi piace.
“E’ solo
che fa sempre un certo effetto vedere due ragazzi che si baciano”
Non so se dovrei offendermi oppure no. Bennett non sembra voler essere
offensivo, perciò…credo non mi offenderò.
“Non
voglio offenderti, davvero… era solo per parlare” chiarisce subito lui, come se
avesse immediatamente interpretato i miei pensieri.
“Non sono
offeso, non preoccuparti”
“Allora,
che fai?”
Inesorabile arriva il suono della campanella d’inizio delle lezioni.
Dovrò
rinunciare alle mie ricerche mattutine,allora…
Questo
significa dovrò rimandare le mie ricerche… a… questo pomeriggio. Possibile che
le lezioni debbano durare così tanto?
“Volevo
andare in redazione per qualche ricerca, ma… ormai è troppo tardi” commento,
rassegnato “ho già saltato troppe ore del professor Clyde”
“Ah, be’, allora andiamo insieme”
“Perché, segui i miei stessi corsi?”
“Sì,certo”
Ehm…
strano. O Bennett Brown possiede il singolare dono di rendersi invisibile, o
Topher Dukes possiede il singolare dono di essere talmente rimbambito dal non
vederlo.
“Oh,sì,
certamente… che stupido. Per un attimo mi ero quasi dimenticato che sei del mio
stesso anno. Ti facevo di un anno più grande”
Bennett sorride accondiscendente.
Dio,
secondo me ha capito perfettamente che non mi sono mai accorto di lui, durante
le lezioni.
“Allora
andiamo,no? Ci aspetta un’altra entusiasmante lezione di algebra! Certo…non
entusiasmante come un focoso bacio…”
“Dai, ci
stai ancora pensando?!” sbotto, con voce troppo acuta, non sapendo se ridere o
cacciare la testa nel maglione dall’imbarazzo.
“Ma…
state insieme? Voglio dire…funziona così anche per voi?”
“Cosa?”
“Dico,
è il tuo ragazzo, Ashley?”
“Credo di sì”
Spero di
sì.
AULA DI STORIA
MODERNA, EDIFICIO A – Venerdì pomeriggio, ore 16.15 (- 7 ore e 85 minuti alla
mezzanotte)
D’accordo, oggi non mi sono svegliato con il sorriso sulle labbra (ammesso che
qualcuno, escluse le principesse Disney, possano svegliarsi sorridendo), ma non
mi aspettavo che questa giornata dovesse essere schifosa.
Anzi,
così schifosa.
Il
cappuccino e il ricordo sfavillante di Ashley hanno mantenuto il loro potere
ridestante per gran parte delle lezioni. Sono riuscito a cavarmela incolume
nell’ora di Letteratura, riuscendo comunque a prendere appunti, ho retto alla
complicatissima lezione di Matematica di Clyde, sono sopravvissuto agli esercizi
di Chimica tra un colpo di sonno e l’altro, e ho guadagnato una bella A +
durante l’interrogazione di Biologia, interrotta per pochi minuti da un
momentaneo mio appisolamento (il professore ha pensato che fossi incredibilmente
concentrato). Fin qui può andare… se non fosse che ho dormito per tutta la pausa
pranzo, nell’Aula di Biologia! Avevo intenzione di riuscire finalmente a
sgattaiolare nella redazione dell’Highlights e cercare di cavare qualcosa
sulla Vefania Pulcherrima, durante la pausa pranzo!
E invece
no, ho fatto sogni tranquilli con la testa arenata a pagina 49 del libro di
Biologia, tanto che sarei ancora in grado di dire perfettamente cosa c’è
scritto, visto che le parole mi si sono praticamente impresse sulla guancia.
Tra l’ora
di Storia dell’Arte e quella di Storia Moderna, almeno, ho avuto cinque minuti
per setacciare il suddetto libro di Biologia e controllare… Niente Vefania
Pulcherrima. Non è riportata nessuna pianta con quel nome, né tanto meno
animale. Ho persino controllato il capitolo dedicato ai protozoi, così ,tanto
per scrupolo, ma niente, nada,rien, nichts, niets,τίποτα. Sono riuscito solo ad ampliare notevolmente il mio bagaglio
culturale su tutta una serie di animaletti monocellulari e brulicanti e a
scoprire in quante lingue so dire la parola ‘niente’. Ora, fiero delle mie
conoscenze microbiologiche e più consapevole del mio poliglottismo, continuo a
non sapere un tubo della Vefania Pulcherrima, del M.C. e del mistero del
mocassino orbo.
Naturalmente Nikki si è fatta notare per la sua assenza nelle ore di Letteratura
e di Matematica. Ora che ci penso doveva avermi accennato ieri di una certa
parta partita di pallanuoto, perciò suppongo che starà provando i suoi passi da
cheer-leader in palestra. Ancora non riesco a spiegarmi la presenza di
cheer-leader per la pallanuoto…
D’accordo, sto perdendo davvero troppo tempo. Le lezioni finalmente sono
terminate…
Manca
poco meno di otto ore alla mezzanotte e non so che pesci prendere. Sento che sto
per lasciarmi prendere da un ex-cursus ittiologico… No, devo resistere…
devo smetterla di usare modi di dire, mi portano inevitabilmente a parlare
d’altro. Cosa devo fare?
Do
un’occhiata al mio magico taccuino.
Obbiettivo della giornata numero 1: trovare una tazza di caffè con doppia caffeina (fatto,
grazie ad Ashley… ho gli occhi a cuoricino solo a pensare a quanto è premuroso.
E non siamo ancora neanche ufficialmente insieme… cosa dovrò aspettarmi in
futuro? Basta castelli in aria, Topher… E basta con i modi dire. Sai che sei
facile alla digressione…)
Obbiettivo della giornata numero 2: trovare la Vefania Pulcherrima (qualunque cosa sia) e
scoprire cos’è il M.C.
Obbiettivo della giornata numero 3: fare la pace con i miei compagni di stanza
Obbiettivo della gioranta numero 4: controllare se ‘obbiettivo’ si scrive con una o due ‘b’.
(Okay, questa non era proprio una priorità, ma, sapete com’è, l’ortografia è
importante! Come pretendo di mettere ordine nella mia vita se non sono neanche
sicuro di scrivere correttamente i miei appunti? Ho controllato, comunque:
‘obbiettivi’ con due ‘b’ è accettabile quanto ‘obiettivi’ con una sola misera
‘b’).
Quindi
mancano gli O(b)biettivi numero 2 e 3. Okay. Allora, devo correre in redazione!
Verso l’infinito e oltreeeeeeeeee…
REDAZIONE DELL’HIGHLIGHTS,
EDIFICIO A – Venerdì pomeriggio, ore 16.20 (- 7 ore e 80 minuti alla
mezzanotte)
Okay,
mettiamo in chiaro una cosa, mio bel computerino.
Ho
bisogno di fare delle ricerche.
So che
sei soggetti a sbalzi di corrente, riavii spontanei, improvvisi e inspiegabili
disguidi tecnici e tutta una serie di rumorini strani e sinistri. Perciò se io
mi comporto bene con te, tu ti comporti bene con me.
Quindi…
vuoi aiutarmi?
Sei fermamente convinto di voler essere al mio fianco, quando finalmente oggi
scoprirò i misteri che hanno sempre ottenebrato la coscienza dell’uomo fin dalla
notte dei tempi? (dire ‘i misteri che ottenebrano la mente di un ragazzino
americano gay fin dalle nove di questa mattina’ non suona molto solenne. Ci
vuole più pathos, no? Ophelia Minch docet).
Allora…
facciamo quattro salti nella rete.
E questo
cos’è? WorldWideWefanie.net… il sito ufficiale della scuola. Molto
pattriottico impostarlo come hompage. Pensare che non avevo idea che la
scuola avesse un sito web. Riflettendoci meglio, però, avrei dovuto immaginarlo.
Il fondo cassa della scuola farebbe invidia ad una banca svizzera! Pagare un
milione di dollari per un sito ultra tecnologico ed interattivo mi sembra il
minimo.
Hey,aspetta un attimo…
Wefanie.
Vefania.
Wefanie.
Vefania.
Wefanie.
Vefania.
Wefania.
Vefanie.
Okay,ora
mi sto imbrogliando.
Wefanie…
Vefania…
Le due
parole sembrano avere una certa affinità linguistica.
Stessa
radice indo-europea?
Oserei
dire che ‘Vefania’ sia la versione latinizzata di ‘Wefanie’.
Quindi la
Vefania Pulcherrima, qualunque cosa sia, ha a che fare con la scuola.
D’accordo.
Forse mi
conviene proprio dare un’occhiata a questo sito… potrei trovare qualcosa, perché
no?
Wefanie e
Vefania… avanti, è così evidente! Come ho fatto a non pensarci prima?!
No, ho un disperato bisogno di dormire… mai più trascorrere una notte in bianco
come questa. Rimango inebetito per tutta la giornata, accidenti!
Allora… non deconcentriamoci. Ho già fin poca concentrazione a disposizione
oggi, perciò credo che sfruttare ogni minuto quel briciolo di materia grigia che
mi è rimasto sia la cosa più opportuna da fare.
Allora,
vediamo un po’ cosa c’è un questo sito…
Homepage…
Iscrizioni… Belle Arti… Preside… Amministrazione… Alunni celebri… Okay, niente
che penso possa servire. C’è una sezione dedicata agli studenti. Vediamo un po’…
Sondaggio:
Vota la tua cheer-leader preferita!
Nicole ‘Nikki’
Hortense.
16
anni, cheer-leader capo, ama praticare il kung-fu, vestire Chanel e
prendere il sole a Capri. Il suo idolo? Chantal Betterton, la leggendaria
cheer-leader ora richiestissima top-model. Ha sfilato per Chanel e Prada.
b.Angelica
Vaughan.
16 anni, vice
cheer-leader capo, figlia dell’attuale Segretario di Difesa degli Stati Uniti,
ama organizzare feste e ricevimenti. Adora il cioccolato 100% fondente, solo
quello svizzero. Anche lei ha sfilato per Chanel e Prada.
Mia Mahoney.
16 anni, ama mangiare
giapponese, Ipnotic Poison di Dior e sciare a Saint Moriz. Ha sfilato per
Valentino e Versace.
Gloria Garofalo.
16 anni, ama il
pilates, le danze caraibiche e ha sfilato anche lei per Valentino e Versace.
Patricia Fulton
15 anni, ama il
tennis, il wind-serf ed è imparentata con la famiglia Hilton.
Edith Endicott
16 anni, ha esordito a
soli 6 anni prestando il suo volto per una nota marca di cereali poveri di
grassi, ama i cocktail alla frutta e ha un debole per gli sportivi.
Sondaggio
molto interessante,che merita una riflessione più profonda, onde evitare una
votazione affrettata.
Ah,
guarda, c’è la possibilità anche di votare il tuo giocatore di pallanuoto
preferito.
Sì, lo
farò al più presto.
Vediamo,
cos’altro c’è… La Posta del Cuore, WefanieTube, Glitterati (sembrerebbe una
rubrica di moda, sponsorizzata dall’omonimo centro commerciale), Guestbook,
Blog degli studenti… con tanto di pop up:
“Creare un tuo blog è facile! Potrai condividere i tuoi pensieri, la tua
musica, le tue foto… naturalmente solo con chi vuoi tu. Ti basta solo un
nickname, una password personale ed una password d’accesso per i
visistatori. Cosa aspetti? Fai sentire la tua voce! I blog più cliccati:
“«.¸¸.¤°´¯`*Diario
di una Reginetta” di Nikki Hortense e“$ Betterton is Better$” di Ashley Betterton…”
Sono
proprio curioso di sapere cosa scrivono Nikki ed Ashley sui loro blog…
Anche se,
il pop up parla di password d’accesso per i visitatori…
Ahahahahahaha…
Magari
posso riuscire a scoprire la password del blog di Ashley!
Ho
bisogno di sapere il più possibile di lui!
Magari ha
scritto di me...
Non mi
intendo molto di questo genere di cose, ma per me blog significa solo una
cosa: foto! Foto, foto e ancora foto del mio amato Ashley da poter scaricare,
stampare, osannare, venerare, riempirci intere pareti in stile maniaco sessuale…
Un sogno
che diventà realtà!
Solo che
prima dovrei trovare la password giusta…
Inserire
password di accesso visitatori: *****_
“Caaa…rta… di… cre…di…t-“
“Christopher Dukes, mi fa piacere che tu sia così solerte col tuo lavoro. Bravo,
Dukes, non ti si potrebbe certo definire un infingardo”.
Solerte è
qualcuno che si impegna nel suo lavoro. Infingardo l’esatto contrario.
Meschino
chi sorprende alle spalle. Invadente chi spia il lavoro altrui.
Questi
ultimi due aggettivi guarda caso rispecchiano benissimi la persona che mi sta
dietro le spalle: Barnabas Babcock.
“Ciao,
Barnabas. Scusami, ma devo fare delle ricerche importanti, se non ti dispiace”
“Oh, mi
dolgo eccome…ehm… Topher” risponde prontamente lui, ponendo un accento alquanto
sgradevole sul mio nome, senza contare che io ho usato il verbo ‘dispiacere’ non
‘dolere’ “Mi rammarica enormemente doverti distogliere da questo tuo impellente
screening, ma è d’uopo che tu faccia da interino per il curatore della
rubrica sportiva”
Non preoccupatevi: vi traduco quello che ha detto:
“Mi
rammarica enormemente doverti distogliere da questa tua impellente ricerca, ma
occorre che tu faccia da sostituto per il curatore della rubrica sportiv…”
Cosa?
Rubrica
sportiva…
Io?
Sostituto
del curatore delle rubrica sportiva…?
Devo aver
tradotto male.
Riproviamo: “Mi rammarica enormemente doverti distogliere da questa tua
impellente ricerca, ma occorre che tu faccia da sostituto per il curatore della
rubrica sportiv…”
Non è
possibile!
Alzo lo
sguardo dalla mia tastiera, ma ora preferirei non averlo fatto. Barnabas Babcock
sembra pervaso da un’aura di terminologia aulica frammista a malvagità.
I suoi
occhi ocra sembrano voler schizzare dall’orbite, dal sommo piacere di vedermi
annaspare.
“Rubrica
sportiva hai detto?”
“Proprio così, Dukes. Oggi c’è l’agone di polo d’acqua della stagione, Dukes.
Wefanie White Whales versusOrchard Orcas. Mi aspetto di vederti in prima
fila, Dukes, pronto a glossare su ogni azione dell’emulazione - perdona
l’omoteleuto. Voglio il pezzo sulla mia scrivania entro stasera”
La
terribile traduzione è: “Poprio così,Dukes. Oggi c’è la partita di pallanuoto
della stagione, Dukes. Wefanie White Whales contro Orchard Orcas. Mi aspetto di
vederti in prima fila, Dukes, pronto a prendere appunti su ogni azione della
partita – scusa la rima [NdT. Nella traduzione la rima non è resa]. Voglio
l’articolo sulla mia scrivania entro stasera”
Perché
deve ripetere sempre “Dukes”,accidenti?!
No,no,no,
non posso accettare qualcosa del genere.
“Ehm…
Barnabas, ma io… non ho idea di come si svolga una partita di pallanuoto,davvero
e non ho idea di come si scriva un articolo sportivo. Cos’è successo a Trixie?”
“Si è
fatta male giocando ad hockey. Sempre detto io che non è uno sport adatto
alle donne”
Okay,
penso che ignorerò questo commento maschilista.
Che
essere immondo!
“Ad ogni
modo io sono solo l’assistente di Ophelia… lo sport non è il mio campo.”
Barnabas
mi rivolge un sorriso cattivo: “Sei l’assistente per la rubrica di teatro,no?
Be’, mettiamo il caso che in teatro venga messa in scena una commedia su una
partita di pallanuoto. Diresti forse ad Ophelia che non puoi occupartene, eh
Dukes? In questo caso si lamenterebbe certo con me e probabilmente sarei
costretto a mettere in discussione il tuo posto in redazione. Posto che può
essere utile, se non fondamentale, per coltivare ambizioni giornalistiche, dopo
la scuola. Perciò, Dukes, immagina la piscina come un palcoscenico e i giocatori
gli attori. Lo spettacolo deve continuare, perciò… ti consiglio di farti trovare
in prima fila, pronto per buttar giù il tuo articolo. Chiaro,Dukes?”
E’
incredibile come Barnabas utilizzi subito un registro verbale molto più
semplice, quando si tratta di fare l’infame.
Perché è
infame, questo non potete negarlo.
Mi ha
praticamente minacciato di cacciarmi dalla redazione dell’Highlights compromettendo
il mio futuro di giornalista…tutto per Trixie, che ha avuto la brillante idea di
giocare ad hockey e per giunta di farsi male!
No, okay,
mi dispiace per lei, provvederò a mandarle un biglietto di auguri di pronta
guarigione e un bouquet di amarilli, ma accidenti, prima di infortunarsi
avrebbe potuto aspettare! Giusto il tempo di scoprire il mistero della
Vefania Pulcherrima e del M.C…
“Anzi,
Dukes, ti consiglio di apprestarti il prima possibile in piscina” riprende
ancora più acido il mio detestato caporedattore “I giocatori sono in posa per il
servizio fotografico. Voglio che intervisti alcuni di loro prima della partita”
PISCINA, EDIFICIO
C – Venerdì pomeriggio, ore 17.30 (- 6 ore e 70 minuti alla mezzanotte)
Perché
nelle piscine dev’essere tutto sempre così umido, caldo e chirurgicamente
asettico? Mi sembra di respirare chili di acqua e cloro bollente e tutta questa
umidità non fa bene alla salute,ecco. Io dalle piscine voglio stare il più
lontano possibile. E poi temo che il blocchetto appunti che mi sono procurato
sarà del tutto inutile, visto che la carta è già tutta umidiccia, visto anche
che non so un ‘h’ di pallanuto e che Barnabas – alias
Lucifero,Belzebù,Mefistofele,Satana,Miranda Prestley – mi ha praticamente
costretto a scrivere una dettagliatissima cronaca della partita, e in più anche
ad intervistare i giocatori, che sicuramente sfoggeranno un’intelligenza da
anemone di mare. Non ho potuto neanche fare ricerche sul pallanuoto dal mio
computer. Barnabas mi ha praticamente catapultato fuori dalla redazione…
Okay,
Topher, calmati… Non importa se non conosci le regole del pallanuoto. Ho il
sospetto che nessuno al mondo realmente le conosca. Neanche Trixie, che cura la
rubrica sportiva… Sì, mi ha confessato che lo fa solo per avere un motivo per
sbavare dietro ai giocatori di pallanuoto ogni venerdì pomeriggio.
Eccoli
lì, a bordo vasca, tutti indaffarati per il loro servizio fotografico. Un paio
di fotografi in occhiali fumé e con svolazzanti foulard scattano
foto all’impazzata.
Mi
avvicino, ancora restio e fortemente in imbarazzo.
I
giocatori della squadra di pallanuoto: dieci bei magnifici bronzi di Riace,
pettorali scolpiti dall’acqua e dal cloro, pronti per farsi fotografare. Non so
fino a che punto la massa muscolare sia proporzionale alla loro massa cerebrale,
ma indubbiamente sono un gran spettacolo (Trixie, ovunque tu sia, avevi ragione
sui giocatori di pallanuoto, anche se non mi sarei espresso in toni così accesi
come hai fatto tu. Guarisci presto!).
Dicevo?... Ecco. Un altro motivo per odiare Barnabas Babcock e lo sport in
genere: Herman Northangle.
Avevo
completamente rimosso che fosse il capitano della squadra di pallanuoto. Ecco
anche lui, possente come un tritone e terrificante come un mostro marino. Direi
che paragonarlo a Scilla in preda a dolori mestruali renda l’idea di quanto sia
terrificante ai miei occhi. Anche Cariddi in piena crisi bulimica può andar bene
come immagine… Che colti riferimenti omerici!
Okay,
Omero a parte, Herman mi scorge fra la folla di ragazzine sovreccitate e subito
i suoi occhi felini si assottigliano, assassini.
“Ma
guarda chi c’è” sottolinea con voce strisciante “che fine ha fatto Tilly?”
domanda lui, tra uno scatto e l’altro.
Trovo
difficile parlare con chi mi odia e non si sforza di nasconderlo. Cerco di non
pensarci…mi limito ad ammirare il set.
Il set
fotografico che hanno allestito è classicheggiante-rinascimentale, con scenari
marini e suntuosi carri trainati da giganteschi delfini in marmo di Carrara. I
giocatori della Wefanie White Whales sono davvero poco vestiti (il che non
guasta), se escludiamo i minuscoli costumi da bagno collezionati appositamente
da Dolce&Gabbana. Devo ammettere che Herman fa davvero la sua figura, nelle
vesti di un abbronzato e magnifico dio marino.
“Questo
pesce puzza” commenta, inasprito. Un fotografo gli ha appena piazzato fra le
braccia una gigantesca conchiglia straripante di pesce, aragoste, stelle marine
e un trionfo di frutti di mare, a mo’ di grande cornucopia marittima.
In più il
coo-fotografo ha appena sguinzagliato sul set uno stuolo di super-modelle
vestite da ninfe Oceanine, che si dispongono con sguardi languidi intorno agli
statuari giocatori di pallanuoto. Per quanto sono anoressiche sembrano più uno
stormo di arpie ossute e ben truccate.
“Ecco,
tu, un po’ più da questa parte… Sposta il braccio, così. Sì, sì, perfetto. Vi
voglio più dritti, ragazzi, cosa sono queste spalle curve? Su,avanti! Vi voglio
imponenti! … Siete dei del mare, diamine! Delle star! Dei divi! Avete la
vittoria in pugno. L’acqua è il vostro elemento! Su,avanti, fateci vedere!
Sciogliersi, sciogliersi! Vi voglio belli, vigorosi, statuari… siete in un
quadro rinascimentale!” vaneggiano i due fotografi, sballottando giocatori e
modelle per tutto il set, come se fossero manichini (o meglio, sballottolano le
modelle anche solo soffiandoci sopra, mentre per spostare di qualche millimetro
un giocatore di pallanuoto, penso si arrenderebbe anche un montacarichi).
“Così,
perfetto…” commenta il secondo fotografo, con aria estatica.
Herman
rivolge sguardi infuocati agli obbiettivi, mentre il vento artificiale gli
scompiglia i capelli scuri e fa svolazzare gli abiti fluttuanti delle ninfe. I
due fotografi sono riusciti nel loro intento: un vero e proprio quadro
rinascimentale. Il trionfo di una giovane e splendente divinità delle acque.
Herman Northangle al centro, circondato dalla sua corte di ninfe e tritoni.
E sembra
godersela un mondo, pavoneggiandosi e scherzando perfino con le modelle.
Improvvisamente le gigantesche carpe che fanno parte della scenografia marina
sembrano chiamarmi e invitarmi a servirmi di loro per schiaffargliele dritte in
faccia.
…Non so
proprio a cosa siano dovuti questi scatti di violenza.
E’ solo
che Herman non smette di guardarmi. Mi provoca! Mi detesta!
Se avessi
avuto più testosterone nel sangue, gli avrei mollato un pugno.
Peccato
che non ho ne ho anche un briciolo dello spirito da rissa di mia madre…
Bene, il servizio fotografico sembra terminato. Le modelle sono ancora riunite
attorno ad Herman e ridono di gusto, probabilmente per una sua brillante
battuta. Ma andiamo… avranno almeno dieci anni più di lui e ridono come delle
pre-adolescenti!
Sarà
meglio che mi sbrighi.
Poi
finalmente potrò limitarmi a descrivere (per quanto possa riuscirci) quello che
succede in acqua.
Ora però
mi aspetta l’incontro ravvicinato con Herman Northangle. Guardalo come mi fissa…
ma si può sapere cosa diavolo gli ho fatto?!
Non devo badarci. Non devo badarci.
Sono qui
per un’intervista alla squadra di pallanuoto.
E
un’intervista alla squadra di pallanuoto farò.
“Ehm…allora” comincio, timidamente.
Nessuno
sembra darmi retta. Sono del tutto invisibile fra giganteschi bestioni marini e
ninfe alte tre metri e mezzo.
“Scusate…”
Mi
schiarisco la voce e un paio di giocatori, dall’altitudine a cui si trovano,
riescono a notarmi.
“S-siete
pronti per l’intervista?” balbetto, facendomi piccolo piccolo.
Okay,
Topher.
E’ come
in un tuffo.
Posizione.
Respirazione…
E giù in
acqua…
In apnea.
“Iniziamo
con… Herman Northangle” esordisco, ingarbugliandomi nel dire il suo nome.
“Comincia
pure, carino. Se vuoi chiedermi il numero di telefono, mi dispiace, non è così
facile averlo”
Qualche
top model ridacchia, finchè la risata non si trasforma in un conato di
vomito (quando impareranno che il cibo non deve necessariamente entrare e uscire
dalla stessa cavità?).
No,penso
che farò a meno del tuo numero di telefono, comunque,Herman.
Accenno ad una risatina fasulla. Bello,bravo e anche simpatico… dolce come panna
acida.
“Allora…
Herman… se dovessi paragonarti ad un animale marino…”
Cosa?
Controllo
bene il mio taccuino. Possibile che sia davvero questa la domanda che devo
porgli?
Okay,
Barnabas mi avrà fatto anche un favore a suggerirmi le domande per l’intervista.
Ma questa mi sembra abbastanza idiota per cominciare. Non credo di voler veder
scritto il mio nome sotto un’intervista del genere. E per di più sul primo
numero dell’anno.
“Se
dovessi paragonarti ad un animale marino, quale sarebbe?” mi arrendo, ancora
incredulo. Credo che Barnabas l’abbia fatto un tantino a posta. Ma forse, solo
un tatino! Ma vorrei tanto sapere perché tutta questa gente mi detesta così
tanto!
Herman
sorride, divertito.
“Una
medusa: bella e letale”
Forse
dimentichi anche viscida e urticante.
Okay, la
prima domanda idiota è fatta.
Ora me ne
restano…vediamo. Un’altra centinaia??
Non credo
di poter reggere.
“Cosa ne
pensi della squadra avversaria?”
Okay,
questa non sembra tanto stupida.
“Gli
Orchard Orcas. Octavian ha messo su una bella squadra, ma li stracceremo” -
lancia un’occhiata piuttosto eloquente a i suoi avversari, dal lato opposto
della vasca -“Naturalmente poi ci sarà… un’amichevole, si spera”
Vuole
davvero che scriva queste cose? Vuole davvero apparire ai lettori così
presuntuoso, oltre che un depravato sesso-dipendente?
Ma
probabilmente i lettori lo sapranno già, visto che si sarà portato a letto anche
loro.
“Bene” commento. No,invece, non è affatto bene. Ogni secondo che passa sento
accrescere fra noi due un muro di odio quasi tangibile.
“Posso
fare a te una domanda?” chiede lui, ancora sorridendo in maniera odiosa (ha un
sorriso così diverso da quello di Ashley!) “Non hai niente di meglio da fare che
stressarci con le tue domande?”
Sì,
dovrei fare la pace con i miei compagni di stanza…
E
indagare su un misterioso mistero riguardo un misterioso mocassino, il
misterioso nome scientifico latino di una misteriosa pianta o di un misterioso
animale e una sigla alquanto misteriosa…
Ah,già,
avrei anche l’urgenza di affogarti con le mie stesse mani nella tua bella
piscina, se solo i tuoi bicipiti non fossero grandi quanto la mia testa…
Ecco
cos’avrei di meglio da fare.
“Ehm… è
il mio compito. Sono un giornalista”
“Ah,certo, signor giornalista… Intendevo dire, non hai altre ricerche da
fare?”
Avete
anche voi la strana sensazione che Herman sappia qualcosa del mistero del
mocassino, della Vefania Pulcherrima e del M.C.?
“Be…sì,
avrei altre ricerche da fare, se proprio vuoi saperlo. Ma… come vedi sono
bloccato qui. Certo, se tu potessi dirmi qualcosa…”
Dubito seriamente che Herman Northangle vorrà aiutarmi nella ricerca. A questo
punto sono certo sia coinvolto anche lui in tutta questa storia. Ora che ci
penso ieri aveva dei mocassini blu in mensa. Indizio piuttosto evidente.
“Non so
di cosa tu stia parlando, Tobias”
“Mi
chiamo Topher”
“Topher,
Tobias, Topaz, non mi interessa. C’è un’intervista da fare,no? Vuoi che mi
faccia delle domande e mi dia delle risposte tutto da solo? Avanti, non vorrei
farti perdere tempo prezioso…”
Barnabas
Babcock ed Herman Northangle si sono appena guadagnati il titolo onorario di
esseri più infami della Wefanie High School e sono in fila per il concorso a
livello internazionale. Sembrano tutti e due seriamente intenzionati a farmi
perdere tempo e ad svelare il mistero della trimurti Mocassino-VefaniaPulcherrima-M.C.
prima di mezzanotte.
La
questione è…a quale scopo?
Accidenti… La faccenda era già abbastanza complicata, senza che qualcuno si
mettesse in testa di mettermi i bastoni fra le ruote.
Insomma…
che male ho fatto per meritarmi cotanta ostilità?
Herman
Northangle continua a guardarmi con aria di sfida. Il suo sguardo sarebbe
perfetto accompagnato dalla Nona di Beethoven. Renderebbe meglio l’alone di
glaciale cattiveria da cui è circondato.
No,
Topher, non darti per vinto.
Riuscirò
scoprire i misteri che mi circondano…
Ci
riuscirò comunque, anche a costo di chiudere a chiave Barnabas Babcock e Herman
Northangle negli spogliatoi per poi darmela a gambe e continuare con le mie
indagini. Chissà cosa farebbero Barnabas ed Herman, soli, chiusi a chiave in uno
spogliatoio. Lotta all’ultimo sangue o sesso animale?
La loro
natura malvagia mi lascia qualche dubbio al riguardo, ma dubito che Herman – per
quanto satiriaco -, così come chiunque altro essere umano, possa trovare
sessualmente attraente Barnabas, anche in cattività.
Sorvolando su queste – davvero – intriganti fantasie su quelli che si sono
appena autoproclamati i miei Nemici Numero Uno e Due alla Wefanie, credo proprio
di trovarmi in un bel guaio.
Barnabas
ha un lessico forbito e un guardaroba color ocra dalla sua parte, Herman un
fisico statuario e sei corpulenti giocatori di pallanuoto dalla sua. Potrebbero
farmi fuori in un istante.
Se solo
sapessi…perché…
Perché
cercano così ostinatamente di ostacolarmi…
Di
tenermi lontano dal segreto millenario della Vefania Pulcherrima e del
M.C…
Finalmente l’intervista è terminata e mi sono liberato dei giocatori di
pallanuoto e dei due fotografi, che insistevano tanto per scattarmi qualche foto
con una ridicola coda di pesce, in stile sirenetta di Copenaghen. Naturalmente
sono riuscito a scappare, mentre quei due cercavano di tirar fuori la coda di
pesce in opali più appropriata al colore dei miei occhi.
Sono
riuscito a malapena a trovarmi un posto in tribuna, visto che l’intera area
riservata al pubblico è stracolma. Tutti gli studenti della Wefanie pressati
come una confezione gigante di sardine, tanto per rimanere in tema ittiologico.
E’ incredibile come quanta gente ci sia a frequentare la Wefanie e come quasi
metà della popolazione mondiale abbia deciso di assistere alla partita Wefanie
White Whales versus Orchard Orcas. In primissima fila, su un palchetto
riservato, il Preside, circondato dalla sua corte di professori, il coach
(intento a mangiarsi unghie di mani e piedi dal nervosismo) e vari personaggi
del jet set.
Ho
setacciato in lungo e in largo tutta la sala, in cerca di qualche amico. Di
Gunther, Rowland e Anonymous nessuna traccia. Ora che ci penso non credo siano
molto interessati allo sport, come me d’altronde. Ashley non si vede, e se ci
fosse sarebbe comunque ricoperto da una valanga di ragazzine adoranti. Ophelia?
Sarà sicuramente in teatro con Bennett, magari per le prove del suo concerto.
Deve aver accennato anche qualcosa riguardo un musical o uno spettacolo,
stamattina, quando l’ho incontrato in corridoio. Forse parlava dello spettacolo
di fine anno…
Insomma,
sono completamente solo. E vorrei essere ovunque tranne che qui.
Come
sempre la Wefanie non bada a spese. Striscioni, bandiere, stendardi giganteschi,
che recano tutti lo stemma della squadra. Ogni tifoso che si rispetti brandisce
uno dei gadget, che vanno dagli enormi peluche a forma di balena
bianca, agli anti-stress e alle grandi manone di gommapiuma per il tifo.
Digitando il numero in sovraimpressione sullo schermo gigante è possibile
persino scaricare wallpaper,giochi a tema, non che la suoneria polifonica
dell’inno della squadra, per il proprio cellulare.
“Una
tartina al caviale?” mi offre uno dei camerieri che potrei aver visto
all’Harlequin.
Naturalmente. Nelle normali partite, nelle tribune, al massimo gira qualche
venditore di noccioline o di hot dog. Qui caviale e bocconcini
d’aragosta.
“No,grazie”
Non ho
bisogno di vomitare.
Ci riesco
benissimo senza, in questo momento.
Intanto
una voce amplificata urla e motteggia gli sponsor della partita.
“A nome
del preside Canfield e della scuola, ringraziamo Domenico Dolce e Stefano
Gabbana per aver realizzato una nuova linea beachwear per la nostra
squadra! Costumi, cuffie, accappatoi, tute, zaini… creati appositamente per i
White Whales! Ricordiamo inoltre che la partita Wefanie White Whales vs Orchard
Orcas è sponsorizzata da Petrossian, il miglior caviale beluga dal lontano
1920…”
Ah, ma
allora è una mania, quella del caviale! Ma che gusto ci trovano,dico? Questa
gente ha un solo unico interesse: spendere il più possibile. E’ evidente che non
hanno mai sentito parlare di beneficenza, se sperperano metà dei fondi della
scuola per uova di pesce putrescenti.
Sono
praticamente spiaccicato fra due ragazzine in sovvraccarico di emozioni, che non
fanno altro che citare i nomi dei vari giocatori, cercando con difficoltà di
scegliere il più bello.
Intanto
continuo a guardare fra la folla, nella speranza, non così accesa, di trovare
qualche volto noto. Ah, eccola lì Nikki, la signorina Scompaio-Nel-Nulla. E’ da
quando ho ricevuto il mio unico mocassino che non si fa sentire… E’ lì, a bordo
piscina insieme alle altre cheer-leader: le sue due ancelle Mia e Gloria,
Angelica, il suo braccio destro Patricia e infine Edith.
Indossano
tutte e sei succinti completini blu e bianchi, immagino anche questi
confezionati su misura da Dolce&Gabbana. Nikki sembra su di giri, non fa altro
che ridacchiare con Mia e Gloria (portano tutte e tre dei tacchi vertiginosi e –
totale stravolgimento delle leggi fisiche – riescono a mantenersi in equilibrio
sul pavimento bagnato). Nikki si volta per un attimo verso la folla. Cerco di
catturare la sua attenzione sventolando una grossa balena bianca di peluche,
ma non deve avermi visto. Dopotutto la platea scoppia di balene bianche di
peluche.
“Vi
comunichiamo che l’attesissima partita della stagione autunnale di pallanuoto
Wefanie White Whales vs Orchard Orcas sta per cominciare. Ecco il capitano della
squadra di casa, Herman Northangle, portiere, seguito subito dopo dai
centrovasca attaccanti Jude Essex e Irvin Walpole, ancora i centrovasca
difensori Misha Minkowski e Paul Peck, esterno Aleksandr Ustinov, ala Simon
Selkirk…”
Ala,esterno,centrovasca,centroboa? Oh mio Dio, ma che lingua è? In questo caso
nessuna mania di poliglottismo o complicate ricerche su radici linguistiche
indo-europee possono salvarmi.
Okay,
forza a coraggio. Male che vada cercherò di trascrivere parola per parola ogni
singolo commento del cronista per poi rielaborarlo. Ce la posso fare. Ce la
devo fare, dannazione!
“Prova
davvero decisiva questa per i Wefanie White Whales! E’ arrivato il grande giorno
della tanto attesa finale del Torneo Nazionale di Pallanuoto Giovanile! Wefanie
contro Orchard, due grandi scuole, un solo grande vincitore! Ricordo a tutti
voi, infatti che la squadra che stringerà la coppa del Torneo sarà
automaticamente iscritta al Torneo Internazionale di Pallanuoto Giovanile e
giocherà tra pochi mesi contro la squadra nazionale degli Emirati Arabi Uniti, i
temibili Deira Dugongs… FORZA BALENE BIANCHE! Ma prima dell’inizio della
partita, facciamo il nostro calorosissimo benvenuto alle splendinde… magnifiche…
elegantissime… aggraziatissime… sublimi… eccelse… cheer-leader!”
Improvvisamente l’intera sala piomba nel buio, illuminata appena dai giganteschi
gadget in gommapiuma fluorescente a forma di balena, che brillano
verdognoli nell’oscurità. Gli spettatori – tutti tranne me – vanno in visibilio.
L’intero ambiente rimbomba di applausi, risate, urla, fischi e anche…singhiozzi?
“HERMAN, TI AMO!” ha appena gridato straziata una ragazzina qualche posto dietro
di me. Poverina. Ma non l’ha ancora capito che…?
Improvvisamente il chiacchiericcio eccitato si trasforma in un unico, sonoro
“OOOOOOOH…”. Un verso davvero poco intelligente con cui l’intera scuola
manifesta tutto il suo stupore, non appena un riflettore proietta sulle pareti
un’enorme balena di luce bianca che chissà per quale straordinario e
ultratecnologico effetto ottico sembra nuotare maestosa e fluttuante nella sala
buia, per poi sparire ,tra altri ‘OOOOH…’ estatici, nelle profondità della
piscina a centro sala.
Ricade
ancora una volta il buio più nero, poi il riflettore punta direttamente su
quella che è senza ombra di dubbio Nikki. Splendente alla luce, con il suo
abitino da marinaretta blu e bianco, sfoggia un sorriso ammaliante rivolto a
tutto il publico, immerso nel buio.
Un boato
assordante rimbomba nella sala. Sembra quasi che nessuno degli spettatori abbia
mai visto una ragazza carina in vita loro.
In
effetti, però, Nikki è davvero carina. Anzi è bellissima, mentre saluta la folla
in modo regale e lancia baci volanti. I capelli dorati raccolti in un alto
chignon brillano di glitter.
Subito
dopo Nikki viene accerchiata dalle sue colleghe cheer-leader, che le
sfarfallano intorno non appena parte la musica.
“E’ il
nuovo singolo di Madonna!” grida eccitata la ragazza seduta accanto a me,
rivolta alla sua amica “Go Whales! L’ha scritta in onore della squadra…”
“Datemi
una W! Datemi una E! Datemi una F! Datemi una A! Datemi una N! Datemi una I…”
L’intera
tribuna motteggia insieme alle cheer-leader.
Hanno
seriamente intenzione di fare lo spelling di “Wefanie White Whales”?
Ma è
troooppo lungo!
“…Datemi
una E! Datemi una W! Datemi una H! Datemi una I! Datemi una T! Datemi una H!
Datemi una E! Datemi una W!...”
Ecco, lo
sapevo…troppo lungo: hanno aggiunta una ‘h’ superflua in “White”.
“Datemi
una H! Datemi una A! Datemi una L! Datemi una S!”
E ora
hanno saltato la ‘e’…
“WEFANIE
WHITE WHALES!”
No, per
come l’avete detto voi dovrebbe essere “Wefanie Whithe Whals”.
I
riflettori puntano immediatamente contro un gigantesco stendardo su cui è
rappresentato lo stemma della squadra: un enorme beluga (un mammifero marino
bianco simile ad un delfino) sotto due grandi “W” sovrapposte. Sotto lo stemma,
in un cartiglio, il motto della squadra: Festina lente!
“Affrettati lentamente”.
Ecco,sì,
infatti, affrettatevi. Non vorrei che la partita andasse per le lunghe. Non so
ancora un accidenti sulla Vefania e su M.C.
So di
essere ripetitivo, ma che ci posso fare?
Intanto
le cheer-leader rivelano una sorpersa. Improvvisamente si sono ficcate in
testa delle cuffie argentee e in uno svolazzo di seta le loro succinte divise si
sono accasciate sul pavimento umido del bordo vasca, sostituite da altrettanto
succinti costumi interi blu notte.
Il
pubblico ora è in completa estasi, mentre Nikki si tuffa in acqua con un guizzo,
subito seguita da Angelica e dalle altre ragazze. Sotto i nostri occhi prende
vita un magnifico spettacolo di nuoto sincronizzato. Corpi sinuosi scivolano
nell’acqua, illuminata solo in parte dai riflettori. Piedi, mani, volti
sorridenti e dall’aria un po’ stupida per via dei tappanaso si alternano in
perfetta sincronia, sopra e sotto la superficie. Le ragazze si esibiscono in
movimenti larghi ed eleganti, ora roteando in mulinelli di acqua scura, ora
facendo sorgere isole, fiori e foreste di lunghe gambe abbronzate.
Per un
attimo mi dimentico di tutto, tanto lo spettacolo è inaspettato e affascinante.
Infine mi
unisco anch’io al caloroso applauso che ne consegue. Il cronista della sembra
quasi sull’orlo delle lacrime. Di gioia.
“Sarà una
grande partita, me lo sento! UNA GRANDE PARTITA!” annuncia, tra un singhiozzo e
l’altro.
Le luci
si accendono, le cheer-leader-sirenette escono leggiadre nell’acqua,
mentre fanno il loro ingresso i maestosi White Whales.
La folla
continua ad ululare slogan e a incitare alla vittoria. E’ incredibile come sia
sentito qui lo spirito sportivo.
Continuo
a sentirmi terribilmente fuori luogo, adesso.
Forse
avrei preferito uno spettacolo di nuoto sincronizzato non-stop, piuttosto che
una partita di pallanuoto.
I vari
giocatori si dispongono nell’enorme vasca. Gli Wefanie White Whales, con le loro
cuffie bianche, dal lato sinistro della piscina e gli Orchard Orcas, con le loro
cuffie blu, dal lato destro.
La
tensione è palpabile (frase di circostanza, almeno per me).
“Ci
siamo, si comincia al fischio d’inizio”
Il coach accosta il suo fischietto d’argento alle labbra tremanti di
ansia.
Ha inizio
la partita.
Evviva!
(Ironicamente, s’intende)
Nel giro
di cinque secondi la palla è volata talmente veloce da un punto all’altro della
piscina che per ora ho distinto solo una rapida scia gialla.
“Gli
Orchard Orcas partono come fulmini: Zettle in attacco schiva abilmente gli
avversari… la palla passa a Ustinov… poi a Essex, che attacca la rete…
Siii…andiamo! RETE! Primo punto per i Wefanie White Whales!”
Il
chiasso è talmente forte che a stento riesco ad ascoltare i miei pensieri.
Non che
mi serva poi a molto.
La
partita è iniziata da cinque minuti e non ho capito praticamente nulla.
Tutto ciò
che ho visto sono quattordici ragazzi eccezionalmente ben messi che non fanno
altro che sguazzare su e giù per un’immensa depressione rettangolare piena
d’acqua disinfettata.
“La palla
va ancora a Zettle, che passa a Partridge degli Orcas… SI! Northangle para!
ECCEZIONALE! Herman è ricorso ad un triplo tuffo aereo carpiato per parare
l’attacco di Partridge. Che campione! Che campione!”
Tic tac,
tic tac.
Il tempo
vola.
Il mio
bloc notes continua ad essere candido.
La mia
sopportazione comincia ad incrinarsi.
Sono anni
che continuano a lanciarsi quella maledetta palla!
La voce improvvisamente allarmata del cronista cattura la mia attenzione:
“Cosa
succede? Time-out!
Herman Northangle, capitano dei White Whales chiede un time-out”
Ancora PISCINA,
EDIFICIO C – Venerdì pomeriggio, ore 18.45 (- 5 ore e 55 minuti alla
mezzanotte)
Non
pensavo che i time-out potessero durare così tanto.
E la
scoperta non mi ha fatto molto piacere, visto che la partita è ferma da un’ora.
Pare che il povero Herman sia stato colpito da un crampo improvviso durante il
suo tuffo aereo carpiato acrobatico.
Sono
ormai sessanta preziosissimi minuti che è in lenta agonia, steso a poca distanza
dal bordovasca, con un’intera equipe medica pronta ad accudirlo e ad
accontentarlo in ogni suo capriccio.
Non
riesco a credere che nessuno voglia sostituirlo. Ci sono almeno tre giocatori in
panchina…cosa aspettano?
Evidentemente Herman Northangle vuole avere sempre in mano le redini della
situazione. Lasciare le sorti della partita a qualcun altro? Eresia!
Egocentrico, vanesio…
Okay, non
c’è bisogno di dilungarsi in lunghe filippiche contro Herman Northangle.
Il fatto
è che sta figendo!
E’
evidente.
L’hanno
tirato fuori dall’acqua in preda a lancinanti dolori, ma poi, mentre veniva
adagiato sulla barella, non ho potuto fare a meno di notarlo: sorrideva! Mi ha
visto fra la folla e mi ha sorriso!
Non ha nessun crampo! E’ un espediente subdolo e meschino per dilungare la
partita e per impedirmi quindi di sciogliere il mistero del M.C.!
Okay,
forse potrei essermi sbagliato. Potrei aver avuto abbaglio, un’allucinazione da
cloro, un miraggio, un’illusione ottica… ma insomma, quello sembrava davvero un
sorriso! Era troppo malvagio e soddisfatto per poter essere una smorfia di
dolore. D’accordo, spesso sono un po’ troppo paranoico, ma con Herman Northangle
sembra non esserci limite alla malvagità.
L’Herman
Northangle Fan Club – perché esiste un Herman Northangle Fan Club – è tutto
riunito intorno al bel capitano agonizzante, intonando nenie e strappandosi i
capelli dalla disperazione.
Intanto
ne approfitto per sgranchirmi un po’ le gambe e fare due passi sul bordo
piscina, con la scusa di valutare lo stato di salute di Herman per il mio
articolo.
Se solo
potessi scappare di qui…
Barnabas
Babcock è seduto accanto al Preside, sul palchetto riservato, e continua a
guardarmi truce. Controlla ogni mia mossa, perciò addio speranze di evasione.
Quando
sono entrato nella redazione dell’Highlights non mi è sembrato di leggere
nulla sul contratto che prevedesse la schiavitù eterna e la perdita del libero
arbitrio.
Ora che
ci penso non ho firmato alcun contratto.
E forse è
anche meglio. Probabilmente avrei venduto anche l’anima a quel demonio di
Barnabas.
Mentre il
pubblico si strugge per l’infortunio di Herman Northangle, sgattaiolo con non
chalance lungo il bordovasca, cercando di raggiungere le cheer-leader,
dal lato opposto della sala. Nikki è appena uscita dalle grinfie della sua
hair-stylist personale che ha riportato i suoi capelli perfettamente
asciutti e lucenti, come prima dello spettacolo di nuoto sincronizzato.
“Nikki…”
sussurro piano, cercando di non dare troppo nell’occhio.
“Okay, Angelica, non hai un filo di cellulite…ce l’hai detto centomila volte,
non c’è bisogno di vantarsi tanto!” sbuffa stizzita lei “Il pavone che si vanta
della sua ruota, non si accorge che le sue belle penne cadono una ad una...”
“Sono
Topher!”
Nikki si volta di scatto, con sguardo cospiratore.
“Fatina,
non dovresti essere qui!” sbotta all’improvviso.
Grazie,
questo lo so anch’io. Un momento… ma lei…
“Perché
non dovrei essere qui?”
Ah-ah.
Ti sei
tradita, Nikki.
“Be,
ecco… perché sono sicura avrai altro di meglio da fare…”
E’ la
seconda persona a dirmelo, oggi. Che abbiano tutti ragione?
“Altro di
meglio da fare? Tipo?”
“Tipo… non, so, nessuna ricerca scolastica?”
Le lancio uno sguardo dubbioso.
“Ma non
sei tu che mi dici sempre di chiudere i libri e limarmi le unghie? Mi hai detto
chiaro e tondo che in questa scuola basta la tua carta di credito per farmi
promuovere… come mai questo improvviso interesse per il mio rendimento
scolastico?”
Nikki
adesso è alle strette. E’ chiaramente in difficoltà.
E un po’
ci godo. Insomma… lei e Ashley vogliono tenermi all’oscuro delle loro trame, in
qualche modo devo pur farli sentire in colpa!
“Scusa,
Fatina, non capisco come mai tu sia qui… Be’, sì, posso capire che tu voglia
vedermi in tutto il mio fulgido splendore, ma davvero, non c’è bisogno…”
“Ce n’è eccome, visto che devo scrivere un articolo sulla partita…” borbotto,
imbronciato.
Le mie
parole necessitano di qualche minuto per fare breccia su Nikki.
La
ragazza si morde le labbra carnose e rivolge uno sguardo assassino a Barnabas
Babcock. Fossi in lui scapperei a gambe levate, prima di diventare vittima del
repertorio di kung-fu di Nikki.
“Non
preoccuparti, Fatina!” sibila lei, senza smettere di guardare in cagnesco
Barnabas “Ti aiuterò io a farti fuggire da qui”
“E come?
Le porte sono praticamente sprangate, Barnabas probabilmente mi ha installato un
micro-chip sulla nuca per controllare ogni mia mossa e Herman sembra
seriamente intenzionato a far durare la partita un intero semestre”
Lo sguardo ardente di Nikki saetta da Barnabas ad Herman, da Herman a Barnabas,
per poi posarsi benigno su di me. “Tu non preoccuparti. Goditi la partita”
Ehm… Okay
“Ehm…Okay”
La voce del cronista ritorna finalmente ad echeggiare per la sala: “Le
condizioni fisiche di Herman Northangle sembrano essersi stabilizzate, per
fortuna…”
Insomma,
è solo un crampo!
E neanche
un vero crampo!
“… La
partita riprenderà tra cinque minuti.”
Finalmente, era ora.
Nel
frattempo mi accorgo che Nikki è sparita. Ci metto un po’ a ritrovarla con lo
sguardo: sta parlando all’orecchio di Jude Essex, il centrovasca attaccante dei
White Whales. Mentre Nikki gli sussurra qualcosa, vedo allargarsi sempre di più
il sorriso sfavillante di Essex.
“Be’, un
primo tentativo l’ho fatto…” mi informa poco dopo Nikki, trionfante.
“Cioè?”
“Be, ho detto ad Essex che se si dà da fare con quella palla esco a cena con
lui”
Nikki si
volta verso Essex, indirizzandogli un bacio volante tutt’altro che casto. Essex
per poco non cade in acqua dall’emozione.
“Grazie
Nikki” sussurro.
“Di
niente Fatina…non ho fatto granchè: Essex è un ottimo attaccante. Ha solo
bisogno di una…spintarella,ecco” risponde lei, lanciandomi un’occhiata d’intesa
“una spintarella che non sia di Herman Northangle…”
Cerco di
ignorare quest’ultimo commento a chiaro sfondo sessuale.
“Non
dovevi promettere a Essex di uscire con lui, se non volevi, davvero”
“Oh,andiamo, Essex non è così male. Poi perché costringerti ad assistere ad una
lunga partita di pallanuoto per la quale non hai alcun interesse? E’ uno spreco
di tempo, no?”
Faccio a
Nikki un ampio sorriso.
Barnabas
e Herman fanno di tutto per impersonare le streghe cattive della fiaba, ma per
ogni strega c’è sempre una fata buona come Nikki.
Spero
solo che Essex sia abbastanza su di giri da vincere la partita in meno di cinque
minuti. Ma voi ci avete capito qualcosa delle regole del pallanuoto? Perché io
sinceramente sono ancora in alto mare. Il concetto di “tempo” sembra essere
così vago in questo sport…eppure devo aver letto da qualche parte che una
partita dura solo mezz’ora..
Ho il
presentimento che il mio articolo dovrà scriversi da solo…O meglio, se lo scriva
Barnabas Babcock!
Intanto
il fischio del coach rimette i giocatori in campo. Anche Herman ,pronto a
proseguire, malgrado il suo crampo. Che eroe. Naturalmente vuole vincere la
partita decisiva, ma è talmente sicuro di riuscirci che si prende anche il lusso
di fare in modo che duri il più possibile. Cosa io abbia fatto di male per
meritarmi tutto ciò, non mi è ancora dato di sapere. Scoprirlo sarà
l’O(b)biettivo numero 5 della giornata.
Almeno la
piccola ‘spinta’ di Nikki ha ottenuto il successo sperato: Essex parte come un
siluro, ma gli Orchard Orcas non sembrano arrendersi. Gli avversari segnano ben
due punti e l’ira di Herman è alle stelle. Attorno a lui l’acqua sembra essersi
fatta più scura e agitata, come se stesse facendo ribollire di rabbia l’intera
piscina. Il suo sguardo è così infuriato che non mi sorprenderei di vederlo
circondato da trombe d’acqua e fulmini.
“Un altro
punto per gli Orchard Orcas” esala abbattuto il cronista, di nuovo sull’orlo
delle lacrime.
Immancabilmente, Herman chiede il secondo time-out…
Non è
possibile! Lo fa proprio a posta!
Dalla
tribuna riesco a vedere Nikki inviperita, a debita distanza da Herman, nel
tentativo di trattenersi dal prenderlo a colpi di pon-pon.
La
partita si sta mettendo male per la Wefanie e chiaramente ha deciso di
prolungarla ancora di più, il tutto a mio svantaggio.
Non posso
credere che mi odi così tanto da compromettere l’esito del match decisivo
della stagione. Perché vuole a tutti costi tenermi fuori dal M.C.?
Ancora PISCINA,
EDIFICIO C – Venerdì sera, ore 19.15 (- 4 ore e 85 minuti alla mezzanotte)
Il time-out
più lungo di tutti i tempi continua… Comincio a meditare accurati e sadici piani
omicidi.
Ancora PISCINA,
EDIFICIO C – Venerdì sera, ore 19.59 (- 4 ore e 41 minuti alla mezzanotte)
La partita è
ricominciata, ma sfortunatamente due dei professori più anziani della Wefanie
sono deceduti nell’attesa.
Mancano solo
quattro ore e pochi minuti alla mezzanotte e io sono ancora a zero.
Devo fare
qualcosa. Comincio a sentirmi male.
DEVO USCIRE DA
QUESTA DANNATA PISCINA!!!
Ormai non so più cos’altro togliermi di dosso: fa un caldo pazzesco!
Le due ragazzine
sedute accanto a me continuano a seguire ipnotizzate la partita, emettendo ogni
tanto un rantolo e sbavando. Unici sintomi di vita, sebbene pressoché unicamente
vegetativa.
Ma come fanno?
No, non posso più
reggere altrimenti.
Adesso io esco di
qui e… l’articolo…
“Ehm… ciao” tento
io, poco convinto.
La ragazzina
seduta accanto a me non stacca gli occhi dalla vasca, inebetita.
“Scusa?” cerco
poco convinto di attrarre la sua attenzione.
“Ciao, sono Herman
Northangle e ti amo da impazzire” ritento.
E’ l’unico modo
perché si accorga di me.
Ed è anche ben
riuscito…
Al solo udire il
nome “Herman Northangle” e la frase “ti amo da impazzire”, la ragazzina si volta
verso di me, in stato di estasi, per poi lanciarmi un’occhiataccia terrificante
non appena si accorge che non sono il suo idolo.
“Ehm…scusa”
cinguetto, intimidito dal suo sguardo (e dalla sua stazza) da bisonte imbufalito
“Visto che sei così attenta a seguire la partita…”
“Infatti, starei
cercando di seguire la partita, se non ti dispiace” mugugna, arcigna.
“Ti rubo solo un
attimo… Avrei un impegno davvero urgente e volevo pregarti di farmi un grande
favore.. Ora, so che non ci conosciamo, però ti sarei veramente grato se mi
aiutassi. Scriveresti un articolo sulla partita?”
La ragazza assottiglia così tanto gli occhi, che ormai vedo soltanto due
palpebre gonfie violacee.
“NOOOOOOOOOOOOOO”
“D’accordo…sì,scusa…” esalo, terrorizzato a morte.
E adesso che
faccio?
Vado in infermeria
da Trixie, la rapisco e la porto di forza qui per scrivere l’articolo che lei
dovrebbe scrivere?
No, troppo
crudele.
Comincio ad
elaborare un’idea molto molto pericolosa.
No,andiamo, non
avrei mai il coraggio di fare qualcosa di così rischioso.
Tic tac, tic tac.
Il tempo passà
però.
Accidenti… cosa
faccio adesso?
Sto sudando
freddo, malgrado il caldo…
Scelta ardua:
moralità o curiosità?
Infrangere le
regole della scuola per scoprire il mistero o conservare intatta la mia condotta
e rinunciare per sempre al segreto di M.C. e della Vefania Pulcherrima?
“Gli Orchard Orcas
chiedono un time-out!” annuncia mefistofelico il cronista, ormai allo
stremo delle forze “e io vado a prendermi un caffè…”
Accidenti, adesso
anche gli avversari chiedono dei time-out! Perché ho la sgradevole
sensazione che siano stati pagati per farlo? Accidenti! Herman Northangle non
demorde! E’ arrivato persino a corrompere i suoi avversari!
Allora non ho
proprio altra scelta…
C’è una sola cosa
da fare…
Mi sono nascosto
dietro un pilastro, in posa da perfetta spia. Con un brivido di adrenalina vedo
il cronista della partita – uno studente dell’ultimo anno dai folti capelli
ricci e scuri – trascinarsi inerme verso la macchinetta del caffè, infondo al
corridoio.
Ora digita sulla
tastiera il numero della cialda.
La porta della sua
cabina è a pochi metri da dove mi trovo.
Devo riuscire ad
intrufolarmici senza che il cronista se ne accorga.
“Espresso…
Cappuccino… Ristretto… Caffelatte… Mousse al caffè…”
Il ragazzo sembra
essere indeciso sul tipo di caffè da selezionare.
Benissimo,
sfrutterò la sua indecisione a mio vantaggio.
Uno… due… tre…
Mi fiondo con
scatto felino verso la porta, la spalanco…sono dentro.
Temo di aver
chiuso troppo forte la porta e di aver fatto decisamente troppo rumore
chiudendola a chiave dall’interno.
Sento il cuore
battere a mille nel petto.
“Hey… ma che
diavolo” impreca il cronista, la voce attutita.
Ho un tuffo al
cuore. Mi ha scoperto!
No… okay, va tutto
bene.
Per un attimo
avevo tenuto il peggio.
Evidentemente la
macchinetta deve aver sbagliato con il resto.
Sento il ragazzo
percuoterla con non troppa gentilezza.
“Dannata
macchina!”
La postazione del cronista è un’ampia stanza sopraelevata, che sia affaccia con
una grande vetrata sulla piscina. Un impianto acustico ultratecnologico pieno di
pulsanti, leve e display ronza davanti a me. Il microfono è proprio lì…pronto
per essere afferrato.
Avvicino
lentamente il microfono alla bocca.
“Oh,avanti! Dammi
il mio resto! Quelli erano cinque dollari, dannazione!” sento imprecare.
Tutta la scuola
udirà quello che sto per dire…
Mi sento tremare
con un budino alla crema toffee di grandezza umana.
“Attenzione”
comincio, pentendomi immediatamente.
La mia voce
rimbomba metallica per tutta la gigantesca sala.
“Attezione. La
partita Wefanie White Whales vs Orchard Orcas è annullata. “ annuncio,
tremando paurosamente. Non sono io a parlare. Non credo alle mie orecchie. “Attenzione.
La partita Wefanie White Whales è annullata pe questioni di sicurezza. E’
ASSOLUTAMENTE VITALE che la piscina sia evaquata! Nell’acqua è stata aggiunta
una quantità eccessiva di cloro. Non sappiamo ancora chi sia il responsabile, ma
faremo il possibile per scoprirlo. Inalazioni o il minimo contatto con dosi
eccessive di cloro può portare a danni irreparabili: impotenza sessuale,
balenite cronica, calvizie precoce e pelle secca! Ripeto: è assolutamente vitale
che tutti i giocatori escano dall’acqua e che la piscina sia evaquata
sedutastante!”
“CHE COSA?!” sento
protestare incredulo, il cronista, dal corridoio.
Inizio già a
sentire gli effetti che le mie parole hanno provocato: dai vetri vedo i
giocatori di entrambe le squadre arrampicarsi disperatamente sul bordo della
vasca, uscendo a gattoni dall’acqua.
Il pubblico è
totalmente in preda al panico.
“INDIETRO! STO PER
SFONDARE LA PORTA!” annuncia minacciosa una terribile voce, che non può essere
quella del cronista.
Non ho neanche il
tempo di riflettere, né tanto meno di farmela addosso.
La porta di legno
della stanza si stacca dai cardini e si schianta sul pavimento con una nuvola di
schegge.
“Non posso
crederci, DUKES!”
E’ il professor
Prescott, che irrompe immediatamente nella cabina, con sguardo assassino. Dietro
di lui, incredulo, balbetta il preside Canfield.
UFFICIO DEL
PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 20.57 (- 3 ore e 43 minuti alla
mezzanotte)
“Dukes, spero che
tu abbia compreso che quello che hai fatto è gravissimo” ribadisce con cipiglio
severo il preside Canfield, dall’altra parte della sua scrivania, dopo una
ramanzina interminabile e meritata.
Non riesco a
credere di trovarmi ancora una volta nell’ufficio del Preside.
E’ la cosa più
grave è che questa volta me lo merito davvero.
Non ho neanche il
coraggio di guardarlo negli occhi.
Non ho mai provato
così tanta vergogna e rammarico in tutta la mia vita, eccetto quando…
“Ho parlato con
entrambi i tuoi genitori e sono d’accordo con me che meriti una punizione. Credo
che aiutare il coach e la squadra durante gli allenamenti per la prossima
partita sia il modo più giusto per farti capire la gravità della tua azione”
Continuo a fissare
timidamente il tappeto persiano, annuendo con la testa.
Ben mi sta.
“Topher” aggiunge
il Preside, raddolcito “Ho letto la tua scheda e ho anche parlato con i tuoi
insegnanti, anche quelli di Boston. Non riesco a capire il motivo del tuo
comportamento. Insomma, sei sempre stato uno studente modello… Perché hai
cercato di sabotare la partita?”
Ehm…
Perché ho tempo
fino a mezzanotte per svelare un mistero irrisolvibile?
Perché odio la
pallanuoto e ogni tipo di sport in genere?
Perché…
Perché?
Voglio dire, è
davvero così importante scoprire cos’è la Vefania Pulcherrima? Insomma,
guardatemi, sono nell’ufficio del Preside! E’ ho sabotato la partita!
Possibile che non mi sia reso conto di ciò che facevo?
“Io non…”
Improvvisamente la
porta dell’ufficio si spalanca. Per un attimo ho temuto che fosse ancora il
professor Prescott, che il Preside è stato costretto letteralmente a cacciare,
dato che non finiva più di urlare e proporre l’istantanea espulsione.
Dicevo… la porta
dell’ufficio si spalanca, ma è solo la segretaria del Preside. Sembra piuttosto
agitata.
“Mi scusi, signor
Preside, mi dispiace interromperla… ma dovrebbe tornare immediatamente nelle
piscine. Pare sia scoppiata una rissa fra i nostri giocatori e quelli della
Orchard”
Spero solo che Herman Northangle si becchi un pugno dritto sul suo bel naso
greco.
Almeno questa
rissa mi ha permesso di non rispondere alla domanda compromettente del Preside.
“Puoi andare,
signor Dukes” mi congeda distrattamente il Preside, affannato “Come vedi in
questa scuola non si può stare mai un attimo tranquilli…”
Il preside Canfield e la sua segretaria spariscono oltre la porta dell’ufficio e
sento il rumore dei tacchi della donna farsi sempre più flebili mentre si
allontanano.
E adesso che
faccio?
Mancano solo poche
ore alla mezzanotte.
E sono finito in
Presidenza (non riesco a crederci!).
Per fortuna la
punizione che mi spetta non è poi così pesante. Poteva andarmi peggio, in fondo.
Penso che le quotazioni in borsa dell’azienda di mio padre abbia inciso
parecchio sulla bontà del Preside.
Non mi spiegherei
altrimenti questo atteggiamento di favore.
D’ora in poi,
però, devo stare attento.
Non posso più
permettermi di comportarmi in modo così avventato e stupido.
Qualunque sia il
fine.
Ora, però, forse
dovrei dedicarmi alle ricerche che tanto desideravo fare durante tutta la
giornata. Sì, mi sono beccato una bella punizione, ma se riesco a scoprire il
segreto della Vefania Pulcherrima, almeno tutto questo parapiglia sarà
valso a qualcosa.
Approfitto
dell’assenza del Preside e della sua segretaria per rimanere ancora un po’ nel
suo ufficio. Accidenti, però, questo sì che è lusso. Il resto della scuola al
confronto sembra un tugurio. Due lati dell’enorme sala sono coperti da
gigantesche librerie in mogano, stracolme di libri, senza contare la massiccia
scrivania riccamente intagliata e la gigantesca finestra a vetrata con motivi
floreali verdi,rossi e blu. Una sinuosa lampada in stile liberty illumina la
collezione di stilografiche Montblanc e un ricercato cofanetto di sigari cubani.
Un alto pendolo,
nell’angolo più buio della stanza, rintocca per nove volte.
Accidenti, sarà
meglio che non perda altro tempo.
Ecco subito alla
mia postazione di ricerca.
Sprofondo
nell’enorme poltrona di pelle e comincio subito ad armeggiare con la tastiera
del computer del Preside.
“Ve…fa…nia
Pul…cherrima” digito il più velocemente possibile, per poi premere con
decisione il tasto ‘Invio’.
Risultati della
ricerca: 0
Mi sento
sprofondare ancora di più nella poltrona, tanta è la delusione.
Come possibile che
neanche Google possa aiutarmi?
Vorrà dire che
riproverò sul sito ufficiale della Wefanie.
Mmm… no… non
sembra ci sia niente che possa tornarmi utile.
Poi lo vedo.
E’ proprio sotto
la tastiera, dimenticato lì da chissà quanto tempo.
E’ l’opuscolo
della Wefanie, il volantino che stringevo il mio primo giorno di scuola.
Il computer trilla
e ho un sussulto.
E’ solo un
pop-up pornografico, riminescenze delle quotidiane visite del Preside ai
siti per adulti. Mi affretto a chiudere ogni pop-up e torno a
concentrarmi sull’opuscolo.
Non avevo mai
fatto caso allo stemma della scuola. E ora eccolo qui, stampato sulla prima
pagina del depliant: una farfalla color porpora su sfondo verde scuro.
Vefania
Pulcherrima…
Che sia…?
Alla luce
giallastra della lampada, unica luce nel buio della stanza, le ali della
farfalla disegnata sembrano muoversi in segno di scherno.
Sì, la Vefania
Pulcherrima potrebbe davvero essere una… farfalla!
Allora non mi
sbagliavo quando ho azzardato che fosse un nome biologico.
Tremando
dall’eccitazione, apro l’opuscolo e scorro in fretta ogni rigo in cerca di
informazioni utili.
Se solo la
piantassi di fremere, riuscirei a leggere un po’ meglio.
La
Wefanie High School , fondata nel 1898, è da sempre apprezzata in tutta la costa
occidentale per la qualità dei suoi programmi di studio e per le innumerevoli
attività scolastiche che hanno sempre tenuto alto l'onore della scuola e dei
suoi alunni...
bla bla bla…
…è un
nostro grande vanto avere nel corpo docenti il prof. Ernest Edgetts, che ha…
Neanche qui… Ma
che vuoi che me ne importi del professor Edgetts?
…questa
sistemazione offerta dalla scuola ha lo scopo di agevolare gli studenti in
difficoltà e permettere loro di seguire con regolarità il programma didattico...
No.
Corsi di studio…
No.
Attività sportive…
Nooo!
Cenni storici…
No…
No, aspetta un
attimo. Aspetta, aspetta,aspetta, aspetta. Mi sembra di aver letto…
La parola
“lepidotterologia”.
Sì! Benissimo. La Wefanie High School vanta un fondatore di fama internazionale: il famoso
biologo ed entomologo Wanislaw Wefanie, famoso soprattutto per i suoi studi di
lepidotterologia…
La
lepidotterologia è la branca dell’entomologia che si occupa delle farfalle!
Tutto torna!
Wanislaw Wefanie
nasce nel 1846 a Göteborg, in Svezia, da Wasili e Wanda Wefanie…
Okay, penso che
conoscere l’infanzia del fondatore del mio liceo non sia così fondamentale ai
fini della mia ricerca… Al termine della sua straordinaria carriera di ricercatore, Wanislaw Wefanie
si è stabilito con la moglie Wieslava e la figlia Wanessa (ancora neonata) in
California, dove ha condotto i suoi primi studi su un affascinante e rarissimo
esemplare di farfalla, la Vefania Pulcherrima,
che lui stesso ha scoperto e battezzato. Oramai avanti con gli anni, nel 1898
fonda la Wefanie High School, che dirigerà lui stesso fino al 1916, quando il
suo posto alla presidenza della scuola verrà assunto da Wanessa Wefanie. La
figlia del grande entomologo non condivideva gli stessi interessi naturalistici
del padre, ma riusci anch’ella a dare grande prestigio alla scuola, facendone un
vero gioiello del sistema educativo americano…
E così la
Vefania Pulcherrima è davvero una farfalla e deve il nome al fondatore della
scuola, che l’ha scoperta.
Benissimo.
Informazione
davvero molto interessante.
Il problema adesso
è, dove posso trovare un esemplare di Vefania Pulcherrima in meno di tre
ore?
Un affascinante e
rarissimo esemplare di farfalla, la
Vefania Pulcherrima.
Fantastico. Questo
opuscolo è davvero molto incoraggiante.
Provo a fare
qualche ricerca su Wanislaw Wefanie su internet, ma i risultati sono tutti
piuttosto deludenti. Possibile che la gente sia così poco interessata agli studi
lepidotterologici di un esimio entomologo?
Lancio un’occhiata alle librerie starcolme del preside Canfield.
Possibile che in
questo mare di libri ce ne sia anche qualcuno sul fondatore della scuola? Dove
magari poterne sapere di più sulla Vefania?
Dopotutto questo
ufficio, prima del preside Canfield, dov’essere stato quello di Wanislaw Wefanie
in persona!
Poco fiducioso, ma con ancora un barlume di speranza, mi alzo dalla comoda
poltrona del Preside e faccio capolino in corridoio. L’intero edificio
principale della scuola sembra deserto. Probabilmente sono tutti ancora in
piscina, a rassicurare la folla che il cloro contenuto nell’acqua della piscina
è assolutametne innoquo e a sedare la rissa fra i White Whales e gli Orchard
Orcas.
Il che significa
che ancora un po’ di tempo per le mie ricerche.
Speriamo solo che
basti!
UFFICIO DEL
PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 21.45 (- 2 ore e 55 minuti alla
mezzanotte)
Accidenti, sono
esausto.
Esausto.
Sfido chiunque a
sfilare dagli scaffali almeno un centinaio di volumi, a sfogliarli tutti, a
cercare in ogni angolo di un gigantesco ufficio in cerca di prove, indizi,
informazioni, vecchie bollette, scontrini o biglietti del cinema di un preside
morto poco meno di cento anni fa.
Tutti i libri che
ho trovato su Wanislaw Wefanie si sono rivelati utili come un bikini in
Siberia. E il paragone alquanto scarso rende un’idea di quanto sia stanco,
stressato, spossato e frustrato da questa mia vana ricerca.
Fortunatamente il
preside Canfield ha provveduto a dividere la sua gigantesca biblioteca personale
per ordine alfabetico, il che mi ha risparmiato un bel po’ di lavoro.
Ad ogni modo, alla
lettera “W”, non ho trovato altro che libri sul wind-serf, sul whiskey,
Willy Wonka e solo un paio di volumi sul povero dimenticato Wanislaw.
Peccato che i due
volumi si sono rivelati profondi e ricchi di informazioni quasi quanto una
favola illustrata di Beatrix Potter. Oltre a questi ho trovato un bel numero di
giornaletti pornografici nascosti negli angoli più bui della libreria, e non c’è
voluto molto prima che avvampassi dall’imbarazzo. Non ci tenevo particolarmente
a sapere della passione del perside Canfield per la frusta e per il sado-maso.
Ora sarà meglio
che ridia un’altra controllata.
Magari mi è
sfuggito qualche libro utile.
Ah,eccone un altro
su Wanislaw Wefanie. Siamo a quota tre.
“Wanislaw
Wefanie e il sesso: tutto ciò che non avreste voluto sapere sul fondatore della
Wefanie High School di Oceanside”.
Rimango interdetto
difronte al titolo stampato in caratteri dorati.
Chi mai può aver
scritto un libro del genere, e chi mai può averlo comprato?
Dopo aver fissato
per ben cinque minuti e con aria disgustata la copertina in pelle, mi costringo
a rimetterlo a posto, ma… Ops.
Il libro sembra
aver urtato contro qualcosa, nascosto in un angolo buio dello scaffale.
Cosa sarà mai?
Fin’ora ho trovato
soltanto libri osè, non vorrei trovarmi davanti a veri articoli da
sexy-shop.
Un po’ titubante,
caccio la mano, ad occhi serrati, e tiro fuori l’oggetto misterioso.
Pfiu…
Per fortuna è un
altro libro. Cosa sarà questa volta? Il Kamasutra Sadomaso? O la guida
fotografiche del quartiere a luci rosse di Amsterdam?
Apro lentamente
gli occhi, arrossendo già al pensiero di ciò che possa trovarvi.
A guardare
sembrebbe un’agenda, o un diario…
La copertina è di
un rosa acceso, con sopra appiccicati adesivi dorati a forma di stella, alquanto
infantili. Al centro una grafia tondeggiante e immatura ha scarabocchiato “Diaro
Segreto di Wanessa Wefanie”.
Wanessa Wefanie…
E’ la figlia di
Wanislaw. Che ci fa qui il suo diario?
Improvvisamente
provo una strana sensazione di inebriamento. Il pensiero di stringere fra le
mani i ricordi di una persona vissuta così tanto tempo fa mi fa ribollire di
curiosità.
Prima… cosa
sappiamo di Wanessa Wefanie?
Oltre al fatto che
senza alcuna ragione il suo nome inizia per “W” e non per “V” e che era la
figlia del primo Preside e fondatore della Wefanie, ben poco. Subito dopo suo
padre, Wanessa ha intrapreso anch’essa la carriera scolastica, diventando a sua
volta Preside della scuola nel lontano 1916.
Be’ non è molto,
ma è qualcosa. Forse questo diario potrà aiutarmi ad arricchire le informazioni
a mia disposizione e a chiarire il mistero del luogo in cui è custodita la
Vefania Pulcherrima, oltre che il mistero di chiamarsi “Wanessa” anziché
“Vanessa”, come tutte le persone normali.
Ancora UFFICIO DEL
PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 22.00 (- 2 ore alla mezzanotte)
Per fortuna il
preside Canfield non è ancora tornato. La rissa in piscina deve aver dato un bel
po’ di fastidi. Oppure – ad essere fortunato – il Preside è già tornato a casa,
tralasciando di passare dal suo ufficio.
Tutta la scuola è
immersa in un silenzio inquietante. Be’, mi sembra anche ovvio visto che siamo
oltre il coprifuoco e normalmente l’Edicio A a quest’ora è chiuso.
Le partite di
pallanuoto sconvolgono così tanto il naturale corso della vita scolastica?
Comunque sia,
forse il diario segreto di Wanessa Wefanie comincia a rivelarsi utile.
Ho pensato di
tralasciare le pagine dedicate all’infanzia e all’adolescenza per arrivare al
succo della vicenda: il momento in cui la trentacinquenne Wanessa diventa
Preside della Wefanie High School di Oceanside:
Bla bla bla…
“l’idea
di avere degli animali impagliati per tutta la scuola mi atterrisce. Ho
provveduto subito a dare loro un’adeguata sistemazione: il più lontano possibile
da me. Papi mi ha impedito di buttarli fuori dalla scuola: è così affezionato
alla sua collezione di animali imbalsamati. Per quale perversa e malsana idea ha
voluto sparpagliarli per tutta la scuola? Diamine, è un istituto, non uno zoo
degli orrori…”
E così il
vecchio Wanislaw aveva una collezione di animali imbalsamati, a quanto pare
sparsi per tutta la scuola. Piuttosto macabro.
Chissà se
fra orsi e teste d’alce, rimaneva un po’ di spazio anche per una collezione di
farfalle.
“…Comunque, anche se mi ha impedito di incenerirli, non ha mai detto che non
posso nasconderli dove più mi aggrada. Così li ha fatti rinchiudere in un luogo
di massima segretezza. Un luogo in cui non potrei mai metterci piede, neanche
per errore… morirei se mi trovassi faccia faccia ancora una volta davanti ad un
orso imbalsamato! Tremo soltanto all’idea.Ho pensato di chiamare questo luogo
segreto ‘Serraglio’, esprime appieno la natura inquietante del suo contenuto.
Tutti quegli animali che dovrebbero essere decomposti…Schifo!”
Avanti,
non tutti gli orsi sono spaventosi. Guarda il mio orsetto Popo! E’ carinissimo,
coccolosissimo e, men che meno è mai stato dotato di vita. Ma forse è proprio
questo l’elemento che lo rende così rassicurante. Io non stringerei mai una cosa
morta nel mio lettuccio. Oh mio Dio, ma questi discorsi sono davvero macabri e
inquietanti! D’accordo, Wanessa non ha tutti i torti sugli animali impagliati.
Penso proprio che lotterò contro questo genere di pratiche, anche se non credo
ci sia ancora tanta gente che si diverta a giocare agli antichi egizi con le
specie animali protette.
“ Il
vecchio Wanislaw non brilla certo di sensibilità e mi indispettisce al quanto
che i miei traumi infantili siano presi così in scarsa considerazione da parte
sua.”
Benvenuta
nel club, Wanessa. L’insensibilità sembra essere la prerogativa di ogni padre. E
dico sembra. Possibile che se un ragazzo o una ragazza voglia un padre
sensibile, può trovarlo solo in un padre gay o in Babbo Natale?
“Ma
almeno ora qui la Preside sono io e posso permettermi di fare qualsiasi cosa
voglia, solo schioccando le dita”.
Queste sì
che sono manie di potere. La presidenza di una scuola non è esattamente la
stessa cosa di ‘assolutismo monarchico’.
Oh,cielo,
basta perdere tempo! Devo scoprire dov’è questo dannatissimo nascondiglio!
Il…Serraglio. Dove può essere,accidenti, dove può essere?
Wanessa
Wefanie era terrorizzata dagli animali impagliati, e questo l’ho capito fin
troppo bene, visto che non fa altro che parlarne (in ogni pagina del suo diario
c’è almeno un riferimento all’orso imbalsamato che le è precipitato addosso da
piccola. Attribuisce a questo ‘trauma infantile’ ogni cosa della sua vita che
non va per il verso giusto, dagl’insuccessi con il suo romanzo, che giudica
monotematico visto che non fa che parlare di animali impagliati, agli insuccessi
sessuali ottenuti con suo marito, visto che ha crisi di nervi ogni volta che il
povero consorte pronuncia anche solo le parole “posizione del missionario”, che
alla povera Wanessa ricordano troppo l’orso impagliato che le si è letteralmente
steso addosso). Quindi, cosa stavo pensando? Ah,sì, al fatto che Wanessa ci
teneva ad avere il più lontano possibile da sè ogni essere vivente un tempo
animato e poi non più.
Un posto
lontano dal suo ufficio, quindi…
un posto
lontano dalla presidenza…
…all’interno della scuola.
Be’, la
piscina è lontana dalla scuola, come pure l’Edificio B…ma non sembrano luoghi
molto probabili dove nascondere un Serraglio, anche perché penso di aver letto
da qualche parte che sono stati costruiti dopo la morte di Wanessa.
Un luogo
in cui non potrei mai metterci piede, neanche per errore… morirei se mi trovassi
faccia faccia ancora una volta davanti ad un orso imbalsamato!
Un posto
in cui Wanessa non potrebbe mai mettere piede, neanche per errore…
Cosa può
essere, cavoli??
Ci sono
tanti posti in cui non metterei piede neanche per errore…
Per esempio non
metterei mai piede in una rassegna cinematografica horror, o in un
sexy-shop sado-maso o in una sala da ballo per anziani, ma non mi sembra che
ci siano luoghi del genere, alla Wefanie.
Riflettiamo…
Dove può trovarsi
il Serraglio…
Dove Wanessa
Wefanie non avrebbe mai potuto metter piede, neanche per sbaglio?
La risposta, così
semplice e così chiara, mi salta alla mente, brillante.
Ma come ho fatto a
non pensarci prima?
toilette à la page
dei maschi
– Venerdì sera, ore 22.45 (- 1 ora e 55 minuti alla mezzanotte)
Come ho
fatto a non pensarci prima?
E’ chiaro
che – salvo crisi di identità sessuale – Wanessa Wefanie non sarebbe mai entrata
nel bagno dei maschi!
La toilette dei signori è il posto più adatto per nascondere l’ingresso
del Serraglio.
Pensandoci fa tanto Camera dei Segreti, ma al posto di un gigantesco e micidiale
serpentone, mi aspetta una visita guidata non poi così gradevole in una stanza
piena zeppa di animali impagliati, probabilmente sommersa dalla polvere e resa
ormai inabitabile. Ma che schifo.
Io, nei
panni di Wanessa, avrei trasgredito le leggi di paparino e avrei bruciato tutto.
Intanto
il pavimento di marmo grigio bluastro della toilette luccica asettico
alla luce dei faretti sul soffitto, mentre vago senza una meta, guardandomi
intorno.
E adesso
che faccio?
Dove sarà
mai il Serraglio?
Dovrei
parlare in Serpentese?
Mi accascio su una delle poltroncine blu di Prussia, stremato.
E ora?
Forse
dovrei controllare tutti i cubicoli dei bagni. O spostare una boccetta di
profumo dall’armadio della parete destra per aprire un passaggio segreto?
“Signorino, mi dispiace, ma la toilette è fuori servizio”
La donna
delle pulizie appare improvvisamente e in modo alquanto spettrale. Per poco non
scivolavo lungo tutto il pavimento cerato per poi finire dritto nella iacuzzi,
per quanto mi ha spaventato a morte.
“Oh, mi
dispiace” borbotto, quando in realtà dovrebbe essere lei a dispiacersi per aver
attentato alla mia vita “ma… io…davvero…”
“Io
davvero un bel niente…fuori di qui” sbotta lei, acida, i suoi occhi a
mandorla ridotti a fessure.
Ho sempre
avuto una certa simpatia per il personale di servizio della scuola, vittima di
una massiccia deportazione dalle Filippine, e mi dispiaceva anche che fossero
così sottopagati. Poverini, non fanno altro che pulire per rendere questa scuola
visibile dallo spazio (per la sua brillantezza)… eppure, non so perché, questa…
- controllo sul cartellino appuntato al suo petto – questa…Martirio scuscita in
me una certa antipatia.
“Non hai
sentito? Fuori!”
Oh,
benissimo. Le donne delle pulizie sono due. Si è aggiunta anche…(leggo dal
cartellino) Corazòn.
Devo dire
che sembrano entrambe alquanto minacciose con quelle aspirapolveri
ultra-fantascentifiche che le fanno sembrare in maniera piuttosto inquietante a
delle Ghost Busters del Sol Levante. Guardo con una certa apprensione i
lunghi tubi aspiratori, due giganteschi gorghi oscuri pronti ad aspirarmi come
una palla di polvere depositata sotto il letto.
“Okay…
rilassiamoci” cerco di mediare, chiamando a raccolta la mia diplomazia.
Sono in
due.
E sono
armate.
Hanno una
pronuncia perfetta (non confondono la “r” con la “l”). Brutto segno.
Probabilmente, come ogni orientale che si rispetti, conoscono anche le mosse
micidiali del kung-fu.
“Hai
cinque secondi per sparire” sibila serpentina Martirio, avvicinando
pericolosamente il beccuccio dell’aspirapolvere.
“Okay…
okay… diamoci una calmata. Per favore, vi chiedo di posare a terra quegli
aspirapolvere, o qualcuno potrebbe farsi male” tento, cercando di mantenere i
nervi saldi.
“Ma quale
calmata… dobbiamo pulire fino a fondo questa scuola del…” imprecazioni fitte in
lingua straniera, senza sottotitoli “e dovremmo stare calme? Vorrei vedere te a
lucidare ogni singola tazza del gabinetto di questa dannata scuola: e sono
centocinquanta. Centocinquanta tazze del gabinetto da
pulire,disinfettare,lucidare e cospargere di Chanel n°5! Ogni giorno!”
D’accordo… sono riuscito a farle parlare.
Forse
riesco a farmele amiche.
“So che
per voi dev’essere difficile” rispondo, cauto, sfoderando l’espressione più
comprensiva e tenera che mi riesce “Mi dispiace davvero tanto che vi paghino
così poco, nonostante voi facciate così tanto! Ma credetemi…”
Penso di
aver fatto colpo. Le loro espressioni crucciate cominciano ad assumere una forma
vagamente umana.
“Ma
credetemi… io faccio il possibile per facilitarvi il lavoro. Alzo sempre la
tavoletta e cerco sempre di colpire il bersaglio… non imbratto di carta igienica
umidiccia il pavimento, nè disegno oscenità sui muri…”
Le due giovani donne cominciano ad abbassare lentamente le loro armi di
distruzione di massa, e ora si lanciano sguardi alquanto imbarazzati.
“Perciò
vi prego… Ho una missione da compiere” incalzo, guardando con una certa ansia
l’orologio. Sono quasi le undici… Basterà un’ora per trovare il Serraglio?
“Una
missione?” ripete rabbonita Corazòn, lanciando un’occhiata curiosa a Martirio.
toilette à la page
dei maschi
– Venerdì sera, ore 23.05 (- 55 minuti alla mezzanotte)
“D’accordo… Martirio. Tu controlla bene l’armadietto dei profumi. Guarda in
ogni angolo, sposta ogni boccetta di profumo, ogni asciugamano, ogni set da
barba…potrebbe essere la molla per aprire un passaggio segreto o qualcosa del
genere”
“Ma… Topher… io pulisco ogni dannato giorno questo bagno! Me ne sarei di certo
accorta se spostando un flacone di shampoo si aprisse un passaggio segreto!”
Lancio
uno sguardo deciso a Martirio, che restituisce l’occhiata mordendosi le labbra,
anche lei in preda all’ansia.
“Martirio… questa è una missione importante. Dobbiamo farcela. Non possiamo
trascurare nessun dettaglio. Questa toilette dev’essere controllata da
cima a fondo e ho bisogno di tutto l’aiuto che riuscite a darmi”
“D’accordo,capo” risponde per lei Corazòn, che sembra avermi preso molto sul
serio.
Fa una
certa impressione sentirsi chiamare “capo”. Non sono ancora del tutto sicuro che
mi piaccia.
“Che cosa
devo fare?” incalza Corazòn.
“Mentre
Chang Martirio controlla gli armadi, tu tasta ogni ogni parete in cerca di qualche
mattonella che sembra possa staccarsi facilmente… Magari è quello l’ingresso
segreto”
“E tu che
farai?” squittiscono in coro le due, in tono melodrammatico.
“Io
guarderò i cubicoli dei gabinetti… e se nessuno di noi trova niente…”
Chang Martirio
e Corazòn sono il ritratto della paura.
“Saremo
costretti a perlustrare i fondali della iacuzzi…”
Chang Martirio
caccia un lungo sospiro…
“Ma siamo
sicuri che il Serraglio esista davvero?” chiede Corazòn.
“Io
pensavo fosse una leggenda” aggiunge Martirio, dietro le sue spalle “Insomma, se ne
parla da generazioni, ma nessuno l’ha mai scoperto”
“Temo
proprio che non sia solo una leggenda” rispondo, serio.
Le due
filippine degluttiscono, e assumono un’espressione grave.
Le
ricerche hanno inizio.
Sorrido
debolmente alle mie due nuove amiche, cercando di infondere in loro un po’ di
fiducia (che non ho) e mi dirigo con passo tremulo verso i cubicoli.
Ogni
porta è contrassegnata con il nome di un famoso giocatore di pallanuoto della
Wefanie, impresso su una targhetta scintillante.
Non so
quale gratificazione possa esserci nel vedere il proprio nome infisso davanti ad
un gabinetto.
Mi fermo
con un certo rancore davanti alla targhetta contrassegnata dal nome “Herman
Northangle” e apro la porta, con non troppa delicattezza.
Ovviamente mi ritrovo soltanto davanti ad una candida e sfavillante tazza del
w.c.
Non che
mi aspettassi altro.
Poi però
mi accorgo di un foro, nella parete sinistra del piccolo stanzino.
Un foro
nel bel mezzo della parete, così maledettamente simile al buco di una serratura
da non lasciare dubbi: è questo l’ingresso segreto del Serraglio.
Vai! Al
primo colpo!
“Chang
Martirio! Corazòn! Fermatevi! Ho trovato l’entrata!”
Le grida
di giubilo delle due inservienti si spengono scoraggiate quando si trovano
davanti al problema della chiave.
“E
adesso… come l’apriamo la serratura?” mugugna immusonita Corazòn.
Vuoi
vedere che…
La chiave
è quella infilata nel lucchetto (lasciato naturalmente aperto dalla sbadataggine
di Wanessa) del suo diario segreto?
Sentendomi davvero molto stupido per essermi preoccupato per tutto il pomeriggio
di risolvere un mistero così idiota, tiro fuori la chiavetta argentata e
l’avvicino con mano oscillante nella toppa.
Un sonoro
click, e la serratura scatta.
Un
batuffolino di polvere cade giù dal buco.
“Ragazze…”
Il mio
tono di voce è alquanto spaventanto.
“Correte
a prendere le vostre aspirapolveri”
“Le
abbiamo già” risponde inquieta Martirio, stringendo con apprensione il
beccuccio della sua.
“Posizionatevi davanti alla porta” impartisco, sentendo la mia voce tremare.
Ci siamo.
Martirio
e Corazòn si dispongono esitanti davanti alla porta, mentre mi accingo a
spalancarla, pronto a scappare.
Uno…
“Uno…”
Due…
“Due…”
“TRE!”
La porta
si apre improvvisamente e una valanga di polvere grigia esplode rischiando di
travolgerci.
WOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!
Le
aspirapolveri però sono più veloci.
Davanti
ai nostri occhi increduli, chili e chili di polvere vengono aspirati in un
lampo, preservandoci da morte certa.
“ACCIDENTI!” urla Martirio, cercando di sovrastare il rumore assordante delle
aspirapolvere “UNA SPOLVERATINA OGNI TANTO,NO?”
“COME
ABBIAMO FATTO A NON ACCORGERCI PRIMA DI QUELLA SERRATURA,Martirio?” grida di rimando
la collega.
“AH, NON
CHIEDERI DELLE TUE MANCANZE, Corazòn” ribatte lei, seccata “QUESTO GABINETTO LO
PULISCI SEMPRE TU!”
Le
aspirapolveri continuano ad aspirare per mezz’oretta buona tonnellate di povlere
e mi sembra anche di aver intravisto un gigantesco orso impagliato. Prima che
potessi accertarmene però, è sparito nel beccuccio dell’aspirapolvere brandita
da Corazòn.
E’
incredibile quanto la tecnolgia casalinga si sia evoluta: queste aspirapolveri
hanno la forza di attrazione di un buco nero!
Intanto
la fuoriuscita della polvere sembra dimuire a poco a poco, e io ho dato il
cambio a Corazòn, che mi ha passato di mano la sua aspirapolvere.
“Dovremmo
esserci quasi!” tossicchio per l’eccesso di polvere.
“Speriamo” commenta esausta Martirio, scostandosi con una mano i capelli dalla
fronte. Per poco ha rischiando di perdere il controllo dell’aspirapolvere, che –
se non fosse intervenuta in suo aiuto Corazòn – l’avrebbe risucchiata in un
attimo.
“Eeeeeeeee…finito!” esclamo, asciugandomi il sudore della fronte.
Che
faticaccia.
L’aspirapolvere di Martirio inghiotte con un ultimo sgradevole risucchio
l’ultimo batuffolo di polvere.
Frementi
di curiosità, e trascinandosi dietro i loro fidi strumenti anti-polvere, le due
donne delle pulizie entrano nel Serraglio, stanche, ma inebriate dal piacere
della scoperta.
Topher
Dukes, Martirio e Corazòn: gli intrepidi esploratori che hanno portato alla
luce il millenario segreto del Serraglio…
Mi sento
un po’ come il primo uomo ad entrare nella tomba di Tutankhamon, o nel camerino
di Nicole Kidman…
Ci
ritroviamo in una stanza di dimensioni gigantesche, un interminabile corridoio
illuminato appena da finestre quasi del tutto oscurate dalla polvere. Mi
avvicino prudente, spiando attraverso le fessure da cui proviene la luce.
Sembrano affacciarsi su un’area del parco della scuola che non credo di aver mai
visto.
Il
Serraglio ha un’aspetto a dir poco lugubre. Immerso nella penombra, con
nuvolette di polvere che fluttuano ectoplasmatiche al minimo spostamento d’aria.
L’odore è tremendo e non faccio altro che tossire.
L’ingresso è quasi del tutto sgombro: probabilmente Martirio e Corazòn hanno
aspirato anche un bel po’ di animali impagliati, ma dopo qualche passo, siamo
costretti tutti e tre ad abbassare le spalle, intimoriti dagli artigli sguainati
di un gigantesco orso delle caverne. Il suo sguardo di vitrea minaccia e i suoi
denti affilatissimi e digrignati giustificano tutte le paure di Wanessa Wefanie.
“Questo
posto mette i brividi” commenta Corazòn, abbracciandosi stretta al tubo
dell’aspirapolvere, in un vano tentativo di conforto.
Passiamo
con cautela davanti ad un dodo, un pellicano e una tartaruga gigante delle
Galapagos impagliati, poi davanti ad un’armadio pieno zeppo di serpenti (qui
Martirio è scappata a gambe levate, per poi tornare indietro da noi non appena ha
realizzato che sarebbe dovuta passare da sola davanti al terribile orso delle
caverne), una lunga serie di scaffali pieni di pesci, meduse, stelle marine e
esseri di dubbia natura galleggianti in un disgustosi liquidi gelatinosi.
Schiviamo
maldestramente un pinguino reale, zigzaghiamo tra uno stormo di fenicotteri rosa
e ci insinuiamo tra uno scaffale pieno di ricci di terra e un grosso tricheco.
“Ah…
dimenticavo…cosa stiamo cercando?” chiede Corazòn, fissando con apprensione una
pantera dall’aria estremamente viva.
“ECCOLE!”
grido, dimentico dell’inquietudine di trovarsi nel più inquietante dei luoghi, a
metà fra il castello de La Bella e la Bestia e l’interno di una piramide
egizia.
Un unico,
solitario raggio di sole fende la polvere e illumina un’enorme teca di vetro,
che occupa l’intera parete finale del lungo corridoio.
“Farfalle?”
Non mi
prendo la briga di rispondere.
Sono
troppo impaziente di trovare quella che cerco…
Vefania
Rubea…no…
Iphiclides Podalirius…
no…
Papilio
Glaucus…
Accidenti, dov’è?!
Mi fa un
po’ ribrezzo, ma cerco di toglier via un po’ di polvere dal vetro, nel tentativo
di leggere meglio i nomi sulle etichette, poste sotto ogni esemplare.
Apatura
iris…
VEFAN…No,
è Vefania Pulchra e basta.
Stibochiona Nicea…
“Guarda
questa, Corazòn” sento sussurrare Martirio, concitata “Questa sembra proprio la fantasia
scozzese di Burberry, non trovi?”
Heliconius Sara…
“Già, è
incredibile” commenta Corazòn, stupefatta “Cosa c’è scritto…We, no Ve…”
Catonepheles Orites…
“Vefa…”
balbetta Martirio, rimuovendo uno spesso strato di polvere dal vetro.
Calinaga
Buddha…
Buddha?
“Vefania
Pulcherrima, credo” conclude Martirio.
Limenitis
populi…
“Vefania
Pulcherrima hai detto?!” sbotto all’improvviso, voltandomi di scatto prima
verso l’epressione ebete di Martirio e poi verso la farfalla indicata dal suo
dito.
E’ grande
una decina di centimetri, con una magnifica apertura. Le ali sono color sabbia
chiaro e presentano delle curiose striature rosse, nere e bianche, stranamente
incrociate fra loro… come nella fantasia Burberry.
Sotto lo
splendido lepidottero, un’etichetta esclama, fiera: “Vefania Pulcherrima”.
Fremendo
dall’emozione e dal sollievo, cerco di aprire l’anta scorrevole della teca, ma
l’impresa è più difficile del previsto. Ci vuole tutto l’aiuto di Martirio e di
Corazòn per riuscire a muoverla. L’anta scorre lentamente, emettendo uno stridio
fastidioso. Tossiamo forte quando dalla teca si sprigiona una densa nube di
polvere, ma finalmente riusciamo ad aprire l’anta quanto basta per prendere la
tanto agoniata Vefania Pulcherrima. E’ senz’altro più bello ammirarla
attraverso il vetro che tenerla in mano, Sembra così fragile e… friabile.
Martirio
e Corazòn mi guardano come se portassi nelle mani un tesoro inestimabile.
“Non ci
hai ancora detto a cosa ci serve”
“Non lo so neanch’io” ammetto, sentendomi improvvisamente un po’ stupido “Credo
sia una prova di iniziazione…per entrare in un club. Conoscete il M.C.?”
Le due si scambiano un’occhiata perplessa.
“No, non
credo di averne mai sentito parlare…Tu, Corazòn?”
La donna
scuote con vigore la testa.
Faccio
spallucce e, non avendo altre idee, continuo a guardare le mie due compagnie di
esplorazioni.
Una volta
trovata la Vefania mi sarei aspettato che sarebbe successo qualcosa.
Magari
Nikki e Ashley che spuntano fuori dall’orso delle caverne impagliato, gridando
“SORPRESA! Benvenuto nel M.C…”qualunque cosa sia il M.C.
E invece
niente… Nessuna sorpresa. E adesso che faccio?
Gli occhi
delle mie due amiche sono privi di qualsiasi espressione, o tanto meno di
qualsiasi idea geniale. Ora che ci penso potrei anche confonderle con uno degli
animali impagliati, se solo non respirassero.
Improvvisamente Martirio sembra riattivarsi dal suo stato di stend-by
mentale.
“Hey, un
momento! Guardate…” strepita lei, indicando compulsivamente il posto vuoto
lasciato dalla Vefania Pulcherrima “C’è qualcos’altro scritto su
quell’etichetta…”
Io e Corazòn ci avviciniamo alla teca così in fretta da frantumarci il cranio a vicenda.
Sotto la definizione di “Vefania Pulcherrima”, sembra esserci scritto
qualcos’altro, in una grafia piuttosto minuta.
“Ahi!...
C’è scritto… Se stai leggendo questo biglietto…”
Se
stai leggendo questo biglietto, vuol dire che sei arrivato alla fine della tua
prova oppure che sei un animale impagliato dotato di intelligenza sorprendente e
miracolosamente sopravvissuto all’imbalsamazione. La prima delle due ipotesi è
quella più probabile, perciò se stai leggendo questo biglietto ne deduco che hai
superato la prova e hai trovato la Vefania
Pulcherrima.
Congratulazioni!
Ti manca
solo un ultimo passo per entrare nel gruppo… Trovarci. Il tempo scorre in fretta, e noi ti aspettiamo dove
solo a chi comanda, a chi trasgredisce e a chi ne ha il privilegio è permesso di
entrare. Non dimenticare di portare la Vefania
Pulcherrima come prova.
M.C.
Kallistoi kai aristoi
P.S.
Nel folto della giungla possono essere celate splendide orchidee, sotto un tetto
di paglia un futuro monarca.
“Martirio… Corazòn…” balbetto, al culmine dell’emozione, afferrando le loro mani
sudaticce e tremanti “Non finirò mai di ringraziarvi per il vostro preziosissimo
aiuto”
“Oh,be’…”
esala Martirio, colta di sorpresa.
Sono
lacrime quelle che vedo scendere dai loro occhi?
“Senza di
voi non ce l’avrei mai fatta”
“Oh,bè…”
balbetta Corazòn. Evidentemente non riescono a dire altro.
Dopo
pochi secondi me le ritrovo avvinghiate, mentre piangono come disperate.
“Noi…s-siamo f-fiere di averti… a-accompagnato in questa mis-sione…c-così
importanteeeeeeeee!” singhiozza Martirio, con Corazòn che le fa eco, mentre –
senza alcun freno – si soffia il naso sulla mia giacca.
“Chiederò
al Preside di farvi dare un aumento. Siete le donne delle pulizie più eroiche
che abbia mai conosciuto” balbetto, guardando con apprensione l’orologio “Ora
devo scappa…”
Prima
ancora di terminare la frase, eccomi lì che corro come un dannato per tutto il
corridoio degli orrori. Spicco un balzo per evitare un gigantesco armadillo,
schizzo oltre una coppia di gnu e scivolo sotto le zampe di un elefante indiano
(non posso crederci che ce ne sia uno impagliato, in una scuola). Corro a
velocità supersonica, all’ombra di una gigantesca orca assassina appesa al
soffitto. Oltrepasso il più velocemente possibile l’orso delle caverne, per poi
ritrovarmi finalmente nella rinfrancante pulizia e luminosità della toilette
dei ragazzi à la page.
La
Vefania è ancora perfettamente intatta malgrado la fuga rocambolesca.
Sono
distrutto.
Sono un
fascio di nervi.
Sono
mentalmente instabile.
Ma non ho
tempo di riposarmi su uno degli invitanti divani blu scuro della toilette
o di volare a Boston per una seduta psichiatrica con la professoressa Dingles.
Più in
fretta che posso mi lascio alle spalle il luccicore marmoreo della stanza, per
tuffarmi a rotta di collo per il corridoio del secondo piano.
Davanti alla porta
dell’ UFFICIO DEL PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 23.56 (- 4 minuti
alla mezzanotte)
Sono
riuscito a frenare giusto in tempo… c’è mancato poco che non mi schiantassi
contro la porta intarsiata dell’Ufficio del Preside. Questi pavimenti cerati
saranno anche utili per sfrecciare a velocità spericolata per i corridoi, ma non
sono molto pratici con le frenate brusche.
Mi sento
ribollire come una pentola a pressione.
Cerco
disperatamente di ravviarmi un po’ i capelli, di spazzare via qualche residuo di
polvere dai vestiti, che cerco di stirare per quanto mi è possibile con le mani
grondanti di sudore.
Eccomi
qui. Alla fine dei giochi.
O forse
all’inizio?
Non posso crederci… Farò parte anch’io del Club. Perché sicuramente si tratta di
un Club.
Manca
pochissimo alla mezzanotte. Si può sapere cosa diavolo aspetto?
Oh,
accidenti… devo assolutamente superare la mia fobia delle porte sul vuoto.
Ma
poi…sono davvero così sicuro che gli autori del biglietto siano proprio
nell’Ufficio del Preside?
Io penso
di sì. Dopotutto il mio ragionamento è perfettamente logico. Nessuna falla.
“Dove
solo a chi comanda, a chi trasgredisce e a chi ne ha il privilegio è permesso di
entrare”
Questo è
l’Ufficio del Preside: è lui che comanda qui. Chi trasgredisce…
Be’, se ne hai combinata una grossa finisci dritto nell’Ufficio del Preside ed
io, Anonymous, Gunther e Rowland ne sappiamo qualcosa…
No,
pensare al Club degli Sacchi non mi fa sentire meglio…
Dicevo…
dev’essere per forza questo il posto giusto.
Poi,
ricordo benissimo di aver visto Nikki ed Ashley vagare per il parco in piena
notte con Herman, Mia e Gloria un po’ di tempo fa… e tutti insieme sono entrati
nell’Edificio Principale. Ho passato quasi un’intera nottata a cercare di capire
per quale motivo una delle finestre fosse illuminata a quell’ora…
Sì,
qualcunque tipo di incontri notturni avvengano nella scuola, qualunque tipo di
organizzazione sia M.C., è qui che parte tutto. Nell’ufficio del Preside.
E il
preside Canfield? Complice? Corrotto? All’oscuro di tutto?
Oh,
cielo, ma a cosa serve fare tutte queste congetture? Mi basta aprire la porta ed
ogni mia domanda troverà una risposta.
Lo so.
Non sono mai stato così sicuro come stanotte.
Accosto
l’orecchio alla porta massiccia.
Silenzio
di tomba.
Brutto
segno.
E se
fosse uno scherzo balordo?
D’accordo, adesso apro, ho perso fin troppo tempo prezioso.
Piego
lentamente la pesante maniglia d’ottone.
La porta
si schiude appena e un fiotto di luce dorata mi investe, accecante.
“SORPRESA!”
Ciao ragazazzeeeeee/i T_____T
Non
sapete quanto mi dispiace di essere mancato così
tanto e di non aver potuto aggiornare prima, ma - a
costo di sembrarvi ripetitivo - il tempo non mi
aiuta per niente! E infatti oggi non posso neanche
ringraziarvi e rispondervi personalmente, perchè
purtroppo , ripeto, il tempo è tiranno. Mi addolora
molto, ma sappiate che vi ringrazio tantissimo,
sento di voler bene a ciascuno di voi e non potrò
mai celebrarvi abbastanza per il supporto che mi
date! Vi mando un enorme abbraccio asfissiante,
anche alle/ai nuove/i recensioniste/i, alle/ai
lettrici/lettori silenziose/i e ai miei corregionali
>____<
Grazie
grazie grazie e grazie grazie - e ancora scusate se
non posso rispondervi persona per persona - a
Namida,Black Lolita,Selene_Malfoy,Karrina (Ops...Ashely
è biondo :p), DJKIKA,HW,suzaku,athenachan,Haru28,AoI,animablu,jashder,emerald_01,babyjenks
e ragazzasilenziosa...
Al
prossimo capitolo, che Dio ce la scampi. Un
capitolo, come intuirete, à la page.
Le curiosità prive di interesse
x Qualcuno mi ha chiesto com'è nato il personaggio di Ophelia Minch. E' nata da sola, durante una lezione di letteratura inglese. E' letteralmente uscita da sola dalla mia penna. Mi è successo lo stesso anche per la Meringue di Venus as a boy.
x Non so con precisione quanti capitoli conterà Mocassini Club. Una cosa è certa: sarà MOLTO più lungo di Venus as a boy. Molto. Ce n'è da raccontare.
x Una mia amica di infanzia aveva un orsetto giallo di nome Popo. "Popo" è anche il nome generico che io e i miei amici diamo ad una serie di pupazzi morbidosi. E' usanza chiamare il proprio pupazzo con la sillaba finale del nome del/lla ragazzo/a che ci piace ripetuto due volte. Io ho un maialino rosa che un tempo avevo chiamato Nana (quando ero innamorato di una certa Simona...sì, ero persino capace di innamorarmi di una ragazza), ma ormai è un bel po' che è stato ribattezzato Fior di Prosciutto. Me l'ha regalato la mia migliore amica.
x In in crociera ho avuto modo di assaggiare il caviale e di provare la iacuzzi. Il caviale fa schifo, la iacuzzi è una favola.
x I quattro capitoli che precedono "Titani alla toilette" hanno per titolo parole straniere, appartenenti alle quattro lingue che studio/ho studiato: "A' la page" è francese, "Harlequin" inglese, "Pathos" è greco, "Vefania pulcherrima" è latino. Vi assicuro che è stata una scelta del tutto casuale...strano però.
Nuova pagina 2
Capitolo Dieci
Diario di una Preside
S
TANZA 026,
EDIFICIO B – Venerdì mattina, ore 09.00 (- 14 ore alla mezzanotte)
Ecco cosa
significa il senso di colpa: passare la notte in bianco. Non sono riuscito a
chiudere occhio per quasi tutta la notte e proprio nel momento in cui mi stavo
abbandonato ad un sonno agitato e violento, il suono della sveglia mi ha
bruscamente spintonato dritto nella realtà. Quindi mi sono imposto di rialzarmi
dal letto, con un dolore lancinante alla testa. Non so se per i troppi drink
di ieri in mensa con Nikki e gli altri ragazzi à la page, o se per il
pensiero dei baci di Ashley, o se per il sonno mancato, o per il senso di colpa,
o per tutte quante queste ipotesi.
“Sei
proprio sicuro di voler saltare la colazione?” mi chiede Rowland, un po’
titubante, sul ciglio della porta, mezz’ora dopo il mio splendido risveglio da
principessa Disney (con gli uccellini e i topolini che mi aiutano a lavarmi, a
vestirmi e a farmi la manicure).
“Non ho
molta fame, davvero, grazie” rispondo frettolosamente, senza trovare il coraggio
di guardarlo. La verità è che mi sento ancora un macigno di proporzioni
gigantesche sullo stomaco. Non riesco ancora a credere di aver sbottato a quel
modo ieri. E’ come se per un attimo un essere demoniaco mi avesse posseduto.
Accidenti, non mi riconosco più. Mi chiedo dove sia finita la mia proverbiale
pacatezza.
D’accordo, Gunther, Rowland e Anonymous saranno stati anche un po’ invadenti a
farmi tutte quelle domande, ieri, ma forse ho esagerato a reagire a quel modo.
“Come
preferisci”
Apro la
bocca per dire qualcosa, ma vedo subito i miei compagni di stanza uscire e
richiudersi la porta alle spalle. Mi sento improvvisamente solo, abbandonato e
incredibilmente cattivo.
Oltre che
indicibilmente stupido, così impalato nel bel mezzo della stanza, con in mano il
mocassino orfano che ho appena ripescato dalla sua scatola. Siamo soli tutti e
due. Lui senza la scarpa destra e io senza tre delle persone a cui tengo di più.
Che
scenetta patetica.
Trova la
Vefania Pulcherrima entro la mezzanotte di domani, e sarai dei nostri.
M.C.
Kallistoi
kai aristoi
P.S. Chi
va per primo segna il cammino, coloro che seguono lo percorrono
Ecco,
come se non avessi già abbastanza problemi: adesso ho anche tra le mani una
specie di enigma alla Codice da Vinci e non ho assolutamente idea di come
fare a risolverlo. E’ ho tempo fino a mezzanotte!
Sarà
meglio che mi concentri, altrimenti rischierei seriamente di autoflagellarmi in
stile monaco albino dell’Opus Dei (fisico da urlo) per il modo a dir poco
disumano con cui ho trattato Anonymous e gli altri. Potranno mai perdonarmi?
Okay…
Non ci
pensare…
Non ci
pensare…
Sopprimi
il senso di colpa…
Pensa al
biglietto…
Pensa al
“M.C.”
(Sopprimi
le immagini di nudo di Silas che si autoflagella)
Penso al
biglietto…
Pensa
alla Vefania Pulcherrima…
Pensa a
“M.C.”…
Ma che
diavolo sarà mai la Vefania Pulcherrima?
Ha un
suono vagamente scientifico. Sembra quasi quello di una pianta
Vorrei
fare delle ricerche… ma come?!
Accidenti!
Ma che
scherzo è mai questo?!
Ashley e
Nikki sono coinvolti. E’ evidente.
I
mocassini… i bigliettini marchiati ‘M.C.’…il proverbio quasi sicuramente cinese
nel post scriptum… tutto sembra portare a quei due.
Sembra
quasi si tratti di un’organizzazione criminale. Ho la sensazione di dover
superare una prova iniziatica… spero solo che non sia una setta satanica e io la
vittima da immolare.
Ora sì
che mi spavento da solo. Sono ancora più indeciso se rimanere qui ad
auto-frustarmi per le mie colpe, o uscire da questa stanza per indagare su
quella che è probabilmente una confraternita con il gusto del macabro…
Okay,
adesso devo piantarla con i vaniloqui. Non posso continuare a sentirmi in colpa
per Gunther, Rowland e Anonymous.
Chiarirò
con loro.
Parleremo
e sistemeremo tutto. Devo pensare positivo.
E
sicuramente ‘M.C.’, qualunque cosa sia, non è una setta satanica. Non riesco
proprio ad immaginarmeli, Nikki e ad Ashley, che organizzano una messa nera. Una
festa super-glamour tutti in nero sì, ma una messa nera proprio no.
Certo che
sto davvero morendo di curiosità!
Cielo…
curiosità, senso di colpa, ansia, sonno… quante emozioni premono dentro di me!
Mi sento scoppiare.
Okay…una
cosa per volta. Guther, Rowland e Anonymous ora sono in mensa per la colazione,
il che significa che torneranno tra almeno tre ore abbondanti (secondo le
esigenze metaboliche di Anonymous), quindi ci vuole ancora un po’ di tempo prima
che noi quattro possiamo parlare del piccolo diverbio di ieri sera.
Non mi
resta che indagare su ‘M.C.’, quindi…
Lampadina
che si accende: il computer di Anonymous!
Insomma, non credo gli dispiacerà troppo se lo uso per fare qualche ricerca.
Mi
affretto a prendere il computer portatile, prima che il senso di colpa mi induca
a rimetterlo a posto sulla sua scrivania.
Premo il
tasto di accensione, quasi tremando, in preda all’ansia.
M.C…Vefania
Pulcherrima… tutti questi misteri mi affascinano e mi inquietano al
contempo…e forse stanno per essere svelati…
Inserire
password di accesso:_
Nooo!
Anonymous, come puoi farmi questo?!
Eppure
dovevo immaginarlo… Anonymous ci tiene alla sua privacy, la sua
però.
Inserire
password di accesso:********_
Proviamo con la
sua data di nascita. A volte le cose più banali sono anche le meno scontate (ho
come l’impressione che questa frase non abbia senso).
Password errata!
2 tentativi rimanenti di 3_
Okay, sarà meglio
che mi fermi qui. Non vorrei far esplodere il computer e mettermi nei guai,
almeno non più di quanto già lo sia.
Richiudo
il PC, scoraggiato e sbuffante.
E adesso
come faccio con le mie ricerche alla Robert Langdon?
Be’,
forse mi sento più vicino a Miss Marple.
Oh, Miss
Marple… Oh, Jessica Fletcher, io vi invoco! Aiutatemi a svelare questi misteri…
Sharlock, se ci sei, batti un colpo!
D’accordo, fine seduta spiritica.
Penso che
dovrò cavarmela da solo.
Come
posso fare? Come posso fare? Come posso fare?!
Lampadina
che si accende: il giornale!
Potrei
intrufolarmi nella redazione dell’Highlights e usare il mio computer
personale per fare qualche indagine in rete.
Questo
presuppone che esca dalla mia stanza. Proprio quello che non volevo fare.
Avrò un
aspetto orribile, insonne come sono.
Okay…i
miei prossimi obbiettivi della giornata:
Obbiettivo della giornata numero 1: trovare una tazza di caffè doppia o, in alternativa, un areosol
di caffeina;
Obbiettivo della giornata numero 2: trovare la Vefania Pulcherrima (qualunque cosa sia) e
scoprire cos’è il M.C.;
Obbiettivo della giornata numero 3: fare la pace con i miei compagni di stanza;
Obbiettivo della gioranta numero 4: controllare se ‘obbiettivo’ si scrive con una o due ‘b’.
Ora devo
solo aprire la porta, uscire dalla stanza, vagare per il corridoio finchè
qualche buon essere umano caritatevole non mi inietti caffeina nelle vene e poi
correre in redazione a fare le mie ricerche. E devo anche darmi una mossa. Sono
già le nove e ho solo mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni.
Nikki,
tanto per la cronaca, non si è fatta sentire. Ho provato a chiamarla centinaia
di volte e non risponde. Come se non fossi già abbastanza sicuro del fatto che
lei è coinvolta in tutta questa storia.
Forse
teme che cerchi di estorcerle informazioni.
Trova la
Vefania Pulcherrima entro la mezzanotte di domani, e sarai dei nostri.
Sbaglio o
sto perdendo tempo?
In pochi
secondi mi fiondo più veloce della luce fuori in corridoio, scendo per la
scalinata interminabile a dieci gradini alla volta, e solo quando mi ritrovo con
i piedi nell’erba umida di rugiada mi rendo conto che ho ancora i pantaloni del
pigiama e le pantofole.
Corsa
disperata in camera. Piccola indecisione sulla camicia. Di filato fuori dalla
stanza e di nuovo nella frescura mattutina dei giardini della scuola.
Mi aggiro
con passo felpato sull’erba, finchè mi intrufolo , mimetizzato tra la folla,
nell’Edificio principale della scuola. Ecco il corridoio del secondo piano… Sono
pronto a raggiungere la redazione del giornale, pronto ad accedere al mio
computer, pronto per arrivare insieme a Google…alla Conoscenza!
CORRIDOIO DEL
SECONDO PIANO, EDIFICIO A – Venerdì mattina, ore 09.20 (- 14 ore e 80 minuti
alla mezzanotte)
Hey,ma
quello è…
Ashley!
Che esce
dalla toilette à la page dei maschi…
Oddio, è
adesso che faccio?
Dovrei
chiamarlo?
Insomma,
non sono neanche più sicuro di che cosa siamo.
Quello
che è successo ieri significa che stiamo insieme?
E poi non
riesco a smettere di sorridere come un’idiota.
Ma come
faccio a non sorridere senza pensare a quello che è successo con Ashley?
La mia
mente torna nell’acqua ribollente della iacuzzi, con Ashley a pochi centimentri
da me… cinque centimetri… quattro… tre… due… uno… pronti al lancio del missile
Topher!
“Ashley?” borbotto timidamente, mentre Ashley – che evidentemente non mi ha
visto – volta l’angolo.
“Ashley!”
oso alzare un po’ la voce (temo che fosse impossibile sentirmi prima).
“Topher!”
esclama lui, sorpreso, bloccandosi di colpo.
“Ciao”
“Ciao”
risponde lui, illuminandosi e venendomi incontro.
“Dove…vai?” domando, senza osare guardarlo in faccia, ma accontentandomi di
fissare le sue scarpe: dei mocassini. Come pensavo.
“Non ci crederai, ma vado a lezione” risponde lui, in tono divertito.
Sorrido
debolmente, gli occhi rivolti sempre ai suoi mocassini.
“Non mi
degni neanche di uno sguardo?” soggiunge lui, dolcemente.
Mi
esibisco in una risatina nervosa e alzo la testa. Sento degli scricchiolii
all’altezza del collo. Stare con Ashley mi intimidisce così tanto da rendermi
aggraziato ed elastico come una spranga di ferro.
E pensare
che ieri ero così rilassato con lui… nella iacuzzi… una vola rotto il ghiaccio.
“Volevo
chiederti… cosa… cos’è questa storia della Vefania Pulcherrima”
esordisco, guardandolo dritto solo per pochi secondi.
Mi
accorgo con la coda degli occhi che continua a sorridere.
“Vefa…cosa?
Suona come qualcosa di biologico, è una ricerca?… Vorrei aiutarti, Toph, ma non
è che sia proprio quel che si dice, un tipo studioso”
Rimango
in silenzio, poi, mi faccio coraggio e alzo di nuovo lo sguardo. Gli occhi al
caramello di Ashley non mentono: sa perfettamente di cosa sto parlando. Ma è
evidente che non vuole o non può dirmi niente.
“Sei
proprio sicuro che non sai nulla di questa Vefania Pulcherrima? Né della
sigla ‘M.C.’?”
“Davvero Topher, non capisco proprio di cosa tu stia parlando”
Okay,
Nikki ed Ashley hanno proprio voglia di vedermi sudare in questa assurda caccia
al tesoro.
E allora
non mi resta altro che giocare.
“Sei sicuro di stare bene, Toph?” si interessa subito lui, approfittandone anche
per cambiare argomento “mi sembri un po’ sconvolto” aggiunge, aggrottando la
fronte.
“No,sto
bene,davvero, è solo che non ho dormito granchè e vorrei tanto un caffè
ristretto”
“Be’, guarda caso…” e tira fuori un sacchetto Starbuck’s che, a giudicare dal
profumo, contiene sicuramente un cappuccino e un danese.
“O se
preferisci, posso chiedere a Baptiste di prepararti un Bloody Mary. Ricordi il
mio maggiordomo? Alto, grosso, tipo gorilla?”
D’accordo, Ashley, non vuoi riverlarmi il segreto della Vefania Pulcherrima.
Ma sei
così gentile a preoccuparti per me, che non posso non perdonarti.
“Grazie,
il cappuccino e il danese sono perfetti, non devi scomodare il tuo maggiordomo”
ringrazio, sentendomi di nuovo tremare le ginocchia. Stare con Ashley è come
rimanere a perennemente a testa in giù. Guance arrossate e sangue al cervello.
“Ora
vado” dice Ashley, continuando a sorridermi.
No, ti
prego… non te ne andare…
Adoro
quando mi sfiora i fianchi: sembra che una forza invisibile mi leghi intorno
alla vita e poi mi tiri verso di lui…
“Ma non
prima di averti salutato…”
No…
Le sue
labbra sulle mie sono ben più eccitanti e meno soporifere di qualsiasi danese o
cappuccino Starbuck’s. Rispondo al bacio timidamente, fino a poi posare la mano
sulla sua guancia così liscia. Sto per affondare le dita frai suoi capelli
dorati, quando lui si allontana delicatamente, mi sfiora ancora con le labbra e
mi sorride, per poi voltarsi e dirigersi a passo sicuro lungo il corridoio.
Io,invece, avverto una leggera insensibilità…vediamo… in tutto il corpo?
Lo guardo
sparire dietro l’angolo e mi sembra di dimenticare ogni cosa…
Ashley
sembra lasciare dietro di sé una scia luminosa. Solo ora, vedendolo, brillante
come un raggio di sole, mi rendo conto che è iniziato un nuovo giorno.
E per
quanto problematico, finchè esiste potrà sempre essere il giorno più perfetto e
incredibile della mia vita…
Si
capisce che sono letteralmente in brodo di giuggiole?
“Sbaglio
o quello che ti ha baciato non era una ragazza?”
Mi volto
così di scatto, che per poco non mi decapitavo.
E lui da
dove sbuca?
“Ciao” mi
affretto a dire, colto alla sprovvista.
E’
Bennett Brown. Il ragazzo accanito fumatore della Saletta Pantaloon. Nonché il
pianista dell’orchestra della scuola. Nonché amico di Ophelia Minch.
“Be’, no,
in effetti non era una ragazza” rispondo, sentendomi arrossire.
Bennett
mi guarda con aria diavolesca.
“Ah, non
preoccuparti… non ti giudico. Se piace a te…”
Ecco,appunto. Mi piace.
“E’ solo
che fa sempre un certo effetto vedere due ragazzi che si baciano”
Non so se dovrei offendermi oppure no. Bennett non sembra voler essere
offensivo, perciò…credo non mi offenderò.
“Non
voglio offenderti, davvero… era solo per parlare” chiarisce subito lui, come se
avesse immediatamente interpretato i miei pensieri.
“Non sono
offeso, non preoccuparti”
“Allora,
che fai?”
Inesorabile arriva il suono della campanella d’inizio delle lezioni.
Dovrò
rinunciare alle mie ricerche mattutine,allora…
Questo
significa dovrò rimandare le mie ricerche… a… questo pomeriggio. Possibile che
le lezioni debbano durare così tanto?
“Volevo
andare in redazione per qualche ricerca, ma… ormai è troppo tardi” commento,
rassegnato “ho già saltato troppe ore del professor Clyde”
“Ah, be’, allora andiamo insieme”
“Perché, segui i miei stessi corsi?”
“Sì,certo”
Ehm…
strano. O Bennett Brown possiede il singolare dono di rendersi invisibile, o
Topher Dukes possiede il singolare dono di essere talmente rimbambito dal non
vederlo.
“Oh,sì,
certamente… che stupido. Per un attimo mi ero quasi dimenticato che sei del mio
stesso anno. Ti facevo di un anno più grande”
Bennett sorride accondiscendente.
Dio,
secondo me ha capito perfettamente che non mi sono mai accorto di lui, durante
le lezioni.
“Allora
andiamo,no? Ci aspetta un’altra entusiasmante lezione di algebra! Certo…non
entusiasmante come un focoso bacio…”
“Dai, ci
stai ancora pensando?!” sbotto, con voce troppo acuta, non sapendo se ridere o
cacciare la testa nel maglione dall’imbarazzo.
“Ma…
state insieme? Voglio dire…funziona così anche per voi?”
“Cosa?”
“Dico,
è il tuo ragazzo, Ashley?”
“Credo di sì”
Spero di
sì.
AULA DI STORIA
MODERNA, EDIFICIO A – Venerdì pomeriggio, ore 16.15 (- 7 ore e 85 minuti alla
mezzanotte)
D’accordo, oggi non mi sono svegliato con il sorriso sulle labbra (ammesso che
qualcuno, escluse le principesse Disney, possano svegliarsi sorridendo), ma non
mi aspettavo che questa giornata dovesse essere schifosa.
Anzi,
così schifosa.
Il
cappuccino e il ricordo sfavillante di Ashley hanno mantenuto il loro potere
ridestante per gran parte delle lezioni. Sono riuscito a cavarmela incolume
nell’ora di Letteratura, riuscendo comunque a prendere appunti, ho retto alla
complicatissima lezione di Matematica di Clyde, sono sopravvissuto agli esercizi
di Chimica tra un colpo di sonno e l’altro, e ho guadagnato una bella A +
durante l’interrogazione di Biologia, interrotta per pochi minuti da un
momentaneo mio appisolamento (il professore ha pensato che fossi incredibilmente
concentrato). Fin qui può andare… se non fosse che ho dormito per tutta la pausa
pranzo, nell’Aula di Biologia! Avevo intenzione di riuscire finalmente a
sgattaiolare nella redazione dell’Highlights e cercare di cavare qualcosa
sulla Vefania Pulcherrima, durante la pausa pranzo!
E invece
no, ho fatto sogni tranquilli con la testa arenata a pagina 49 del libro di
Biologia, tanto che sarei ancora in grado di dire perfettamente cosa c’è
scritto, visto che le parole mi si sono praticamente impresse sulla guancia.
Tra l’ora
di Storia dell’Arte e quella di Storia Moderna, almeno, ho avuto cinque minuti
per setacciare il suddetto libro di Biologia e controllare… Niente Vefania
Pulcherrima. Non è riportata nessuna pianta con quel nome, né tanto meno
animale. Ho persino controllato il capitolo dedicato ai protozoi, così ,tanto
per scrupolo, ma niente, nada,rien, nichts, niets,τίποτα. Sono riuscito solo ad ampliare notevolmente il mio bagaglio
culturale su tutta una serie di animaletti monocellulari e brulicanti e a
scoprire in quante lingue so dire la parola ‘niente’. Ora, fiero delle mie
conoscenze microbiologiche e più consapevole del mio poliglottismo, continuo a
non sapere un tubo della Vefania Pulcherrima, del M.C. e del mistero del
mocassino orbo.
Naturalmente Nikki si è fatta notare per la sua assenza nelle ore di Letteratura
e di Matematica. Ora che ci penso doveva avermi accennato ieri di una certa
parta partita di pallanuoto, perciò suppongo che starà provando i suoi passi da
cheer-leader in palestra. Ancora non riesco a spiegarmi la presenza di
cheer-leader per la pallanuoto…
D’accordo, sto perdendo davvero troppo tempo. Le lezioni finalmente sono
terminate…
Manca
poco meno di otto ore alla mezzanotte e non so che pesci prendere. Sento che sto
per lasciarmi prendere da un ex-cursus ittiologico… No, devo resistere…
devo smetterla di usare modi di dire, mi portano inevitabilmente a parlare
d’altro. Cosa devo fare?
Do
un’occhiata al mio magico taccuino.
Obbiettivo della giornata numero 1: trovare una tazza di caffè con doppia caffeina (fatto,
grazie ad Ashley… ho gli occhi a cuoricino solo a pensare a quanto è premuroso.
E non siamo ancora neanche ufficialmente insieme… cosa dovrò aspettarmi in
futuro? Basta castelli in aria, Topher… E basta con i modi dire. Sai che sei
facile alla digressione…)
Obbiettivo della giornata numero 2: trovare la Vefania Pulcherrima (qualunque cosa sia) e
scoprire cos’è il M.C.
Obbiettivo della giornata numero 3: fare la pace con i miei compagni di stanza
Obbiettivo della gioranta numero 4: controllare se ‘obbiettivo’ si scrive con una o due ‘b’.
(Okay, questa non era proprio una priorità, ma, sapete com’è, l’ortografia è
importante! Come pretendo di mettere ordine nella mia vita se non sono neanche
sicuro di scrivere correttamente i miei appunti? Ho controllato, comunque:
‘obbiettivi’ con due ‘b’ è accettabile quanto ‘obiettivi’ con una sola misera
‘b’).
Quindi
mancano gli O(b)biettivi numero 2 e 3. Okay. Allora, devo correre in redazione!
Verso l’infinito e oltreeeeeeeeee…
REDAZIONE DELL’HIGHLIGHTS,
EDIFICIO A – Venerdì pomeriggio, ore 16.20 (- 7 ore e 80 minuti alla
mezzanotte)
Okay,
mettiamo in chiaro una cosa, mio bel computerino.
Ho
bisogno di fare delle ricerche.
So che
sei soggetti a sbalzi di corrente, riavii spontanei, improvvisi e inspiegabili
disguidi tecnici e tutta una serie di rumorini strani e sinistri. Perciò se io
mi comporto bene con te, tu ti comporti bene con me.
Quindi…
vuoi aiutarmi?
Sei fermamente convinto di voler essere al mio fianco, quando finalmente oggi
scoprirò i misteri che hanno sempre ottenebrato la coscienza dell’uomo fin dalla
notte dei tempi? (dire ‘i misteri che ottenebrano la mente di un ragazzino
americano gay fin dalle nove di questa mattina’ non suona molto solenne. Ci
vuole più pathos, no? Ophelia Minch docet).
Allora…
facciamo quattro salti nella rete.
E questo
cos’è? WorldWideWefanie.net… il sito ufficiale della scuola. Molto
pattriottico impostarlo come hompage. Pensare che non avevo idea che la
scuola avesse un sito web. Riflettendoci meglio, però, avrei dovuto immaginarlo.
Il fondo cassa della scuola farebbe invidia ad una banca svizzera! Pagare un
milione di dollari per un sito ultra tecnologico ed interattivo mi sembra il
minimo.
Hey,aspetta un attimo…
Wefanie.
Vefania.
Wefanie.
Vefania.
Wefanie.
Vefania.
Wefania.
Vefanie.
Okay,ora
mi sto imbrogliando.
Wefanie…
Vefania…
Le due
parole sembrano avere una certa affinità linguistica.
Stessa
radice indo-europea?
Oserei
dire che ‘Vefania’ sia la versione latinizzata di ‘Wefanie’.
Quindi la
Vefania Pulcherrima, qualunque cosa sia, ha a che fare con la scuola.
D’accordo.
Forse mi
conviene proprio dare un’occhiata a questo sito… potrei trovare qualcosa, perché
no?
Wefanie e
Vefania… avanti, è così evidente! Come ho fatto a non pensarci prima?!
No, ho un disperato bisogno di dormire… mai più trascorrere una notte in bianco
come questa. Rimango inebetito per tutta la giornata, accidenti!
Allora… non deconcentriamoci. Ho già fin poca concentrazione a disposizione
oggi, perciò credo che sfruttare ogni minuto quel briciolo di materia grigia che
mi è rimasto sia la cosa più opportuna da fare.
Allora,
vediamo un po’ cosa c’è un questo sito…
Homepage…
Iscrizioni… Belle Arti… Preside… Amministrazione… Alunni celebri… Okay, niente
che penso possa servire. C’è una sezione dedicata agli studenti. Vediamo un po’…
Sondaggio:
Vota la tua cheer-leader preferita!
Nicole ‘Nikki’
Hortense.
16
anni, cheer-leader capo, ama praticare il kung-fu, vestire Chanel e
prendere il sole a Capri. Il suo idolo? Chantal Betterton, la leggendaria
cheer-leader ora richiestissima top-model. Ha sfilato per Chanel e Prada.
b.Angelica
Vaughan.
16 anni, vice
cheer-leader capo, figlia dell’attuale Segretario di Difesa degli Stati Uniti,
ama organizzare feste e ricevimenti. Adora il cioccolato 100% fondente, solo
quello svizzero. Anche lei ha sfilato per Chanel e Prada.
Mia Mahoney.
16 anni, ama mangiare
giapponese, Ipnotic Poison di Dior e sciare a Saint Moriz. Ha sfilato per
Valentino e Versace.
Gloria Garofalo.
16 anni, ama il
pilates, le danze caraibiche e ha sfilato anche lei per Valentino e Versace.
Patricia Fulton
15 anni, ama il
tennis, il wind-serf ed è imparentata con la famiglia Hilton.
Edith Endicott
16 anni, ha esordito a
soli 6 anni prestando il suo volto per una nota marca di cereali poveri di
grassi, ama i cocktail alla frutta e ha un debole per gli sportivi.
Sondaggio
molto interessante,che merita una riflessione più profonda, onde evitare una
votazione affrettata.
Ah,
guarda, c’è la possibilità anche di votare il tuo giocatore di pallanuoto
preferito.
Sì, lo
farò al più presto.
Vediamo,
cos’altro c’è… La Posta del Cuore, WefanieTube, Glitterati (sembrerebbe una
rubrica di moda, sponsorizzata dall’omonimo centro commerciale), Guestbook,
Blog degli studenti… con tanto di pop up:
“Creare un tuo blog è facile! Potrai condividere i tuoi pensieri, la tua
musica, le tue foto… naturalmente solo con chi vuoi tu. Ti basta solo un
nickname, una password personale ed una password d’accesso per i
visistatori. Cosa aspetti? Fai sentire la tua voce! I blog più cliccati:
“«.¸¸.¤°´¯`*Diario
di una Reginetta” di Nikki Hortense e“$ Betterton is Better$” di Ashley Betterton…”
Sono
proprio curioso di sapere cosa scrivono Nikki ed Ashley sui loro blog…
Anche se,
il pop up parla di password d’accesso per i visitatori…
Ahahahahahaha…
Magari
posso riuscire a scoprire la password del blog di Ashley!
Ho
bisogno di sapere il più possibile di lui!
Magari ha
scritto di me...
Non mi
intendo molto di questo genere di cose, ma per me blog significa solo una
cosa: foto! Foto, foto e ancora foto del mio amato Ashley da poter scaricare,
stampare, osannare, venerare, riempirci intere pareti in stile maniaco sessuale…
Un sogno
che diventà realtà!
Solo che
prima dovrei trovare la password giusta…
Inserire
password di accesso visitatori: *****_
“Caaa…rta… di… cre…di…t-“
“Christopher Dukes, mi fa piacere che tu sia così solerte col tuo lavoro. Bravo,
Dukes, non ti si potrebbe certo definire un infingardo”.
Solerte è
qualcuno che si impegna nel suo lavoro. Infingardo l’esatto contrario.
Meschino
chi sorprende alle spalle. Invadente chi spia il lavoro altrui.
Questi
ultimi due aggettivi guarda caso rispecchiano benissimi la persona che mi sta
dietro le spalle: Barnabas Babcock.
“Ciao,
Barnabas. Scusami, ma devo fare delle ricerche importanti, se non ti dispiace”
“Oh, mi
dolgo eccome…ehm… Topher” risponde prontamente lui, ponendo un accento alquanto
sgradevole sul mio nome, senza contare che io ho usato il verbo ‘dispiacere’ non
‘dolere’ “Mi rammarica enormemente doverti distogliere da questo tuo impellente
screening, ma è d’uopo che tu faccia da interino per il curatore della
rubrica sportiva”
Non preoccupatevi: vi traduco quello che ha detto:
“Mi
rammarica enormemente doverti distogliere da questa tua impellente ricerca, ma
occorre che tu faccia da sostituto per il curatore della rubrica sportiv…”
Cosa?
Rubrica
sportiva…
Io?
Sostituto
del curatore delle rubrica sportiva…?
Devo aver
tradotto male.
Riproviamo: “Mi rammarica enormemente doverti distogliere da questa tua
impellente ricerca, ma occorre che tu faccia da sostituto per il curatore della
rubrica sportiv…”
Non è
possibile!
Alzo lo
sguardo dalla mia tastiera, ma ora preferirei non averlo fatto. Barnabas Babcock
sembra pervaso da un’aura di terminologia aulica frammista a malvagità.
I suoi
occhi ocra sembrano voler schizzare dall’orbite, dal sommo piacere di vedermi
annaspare.
“Rubrica
sportiva hai detto?”
“Proprio così, Dukes. Oggi c’è l’agone di polo d’acqua della stagione, Dukes.
Wefanie White Whales versusOrchard Orcas. Mi aspetto di vederti in prima
fila, Dukes, pronto a glossare su ogni azione dell’emulazione - perdona
l’omoteleuto. Voglio il pezzo sulla mia scrivania entro stasera”
La
terribile traduzione è: “Poprio così,Dukes. Oggi c’è la partita di pallanuoto
della stagione, Dukes. Wefanie White Whales contro Orchard Orcas. Mi aspetto di
vederti in prima fila, Dukes, pronto a prendere appunti su ogni azione della
partita – scusa la rima [NdT. Nella traduzione la rima non è resa]. Voglio
l’articolo sulla mia scrivania entro stasera”
Perché
deve ripetere sempre “Dukes”,accidenti?!
No,no,no,
non posso accettare qualcosa del genere.
“Ehm…
Barnabas, ma io… non ho idea di come si svolga una partita di pallanuoto,davvero
e non ho idea di come si scriva un articolo sportivo. Cos’è successo a Trixie?”
“Si è
fatta male giocando ad hockey. Sempre detto io che non è uno sport adatto
alle donne”
Okay,
penso che ignorerò questo commento maschilista.
Che
essere immondo!
“Ad ogni
modo io sono solo l’assistente di Ophelia… lo sport non è il mio campo.”
Barnabas
mi rivolge un sorriso cattivo: “Sei l’assistente per la rubrica di teatro,no?
Be’, mettiamo il caso che in teatro venga messa in scena una commedia su una
partita di pallanuoto. Diresti forse ad Ophelia che non puoi occupartene, eh
Dukes? In questo caso si lamenterebbe certo con me e probabilmente sarei
costretto a mettere in discussione il tuo posto in redazione. Posto che può
essere utile, se non fondamentale, per coltivare ambizioni giornalistiche, dopo
la scuola. Perciò, Dukes, immagina la piscina come un palcoscenico e i giocatori
gli attori. Lo spettacolo deve continuare, perciò… ti consiglio di farti trovare
in prima fila, pronto per buttar giù il tuo articolo. Chiaro,Dukes?”
E’
incredibile come Barnabas utilizzi subito un registro verbale molto più
semplice, quando si tratta di fare l’infame.
Perché è
infame, questo non potete negarlo.
Mi ha
praticamente minacciato di cacciarmi dalla redazione dell’Highlights compromettendo
il mio futuro di giornalista…tutto per Trixie, che ha avuto la brillante idea di
giocare ad hockey e per giunta di farsi male!
No, okay,
mi dispiace per lei, provvederò a mandarle un biglietto di auguri di pronta
guarigione e un bouquet di amarilli, ma accidenti, prima di infortunarsi
avrebbe potuto aspettare! Giusto il tempo di scoprire il mistero della
Vefania Pulcherrima e del M.C…
“Anzi,
Dukes, ti consiglio di apprestarti il prima possibile in piscina” riprende
ancora più acido il mio detestato caporedattore “I giocatori sono in posa per il
servizio fotografico. Voglio che intervisti alcuni di loro prima della partita”
PISCINA, EDIFICIO
C – Venerdì pomeriggio, ore 17.30 (- 6 ore e 70 minuti alla mezzanotte)
Perché
nelle piscine dev’essere tutto sempre così umido, caldo e chirurgicamente
asettico? Mi sembra di respirare chili di acqua e cloro bollente e tutta questa
umidità non fa bene alla salute,ecco. Io dalle piscine voglio stare il più
lontano possibile. E poi temo che il blocchetto appunti che mi sono procurato
sarà del tutto inutile, visto che la carta è già tutta umidiccia, visto anche
che non so un ‘h’ di pallanuto e che Barnabas – alias
Lucifero,Belzebù,Mefistofele,Satana,Miranda Prestley – mi ha praticamente
costretto a scrivere una dettagliatissima cronaca della partita, e in più anche
ad intervistare i giocatori, che sicuramente sfoggeranno un’intelligenza da
anemone di mare. Non ho potuto neanche fare ricerche sul pallanuoto dal mio
computer. Barnabas mi ha praticamente catapultato fuori dalla redazione…
Okay,
Topher, calmati… Non importa se non conosci le regole del pallanuoto. Ho il
sospetto che nessuno al mondo realmente le conosca. Neanche Trixie, che cura la
rubrica sportiva… Sì, mi ha confessato che lo fa solo per avere un motivo per
sbavare dietro ai giocatori di pallanuoto ogni venerdì pomeriggio.
Eccoli
lì, a bordo vasca, tutti indaffarati per il loro servizio fotografico. Un paio
di fotografi in occhiali fumé e con svolazzanti foulard scattano
foto all’impazzata.
Mi
avvicino, ancora restio e fortemente in imbarazzo.
I
giocatori della squadra di pallanuoto: dieci bei magnifici bronzi di Riace,
pettorali scolpiti dall’acqua e dal cloro, pronti per farsi fotografare. Non so
fino a che punto la massa muscolare sia proporzionale alla loro massa cerebrale,
ma indubbiamente sono un gran spettacolo (Trixie, ovunque tu sia, avevi ragione
sui giocatori di pallanuoto, anche se non mi sarei espresso in toni così accesi
come hai fatto tu. Guarisci presto!).
Dicevo?... Ecco. Un altro motivo per odiare Barnabas Babcock e lo sport in
genere: Herman Northangle.
Avevo
completamente rimosso che fosse il capitano della squadra di pallanuoto. Ecco
anche lui, possente come un tritone e terrificante come un mostro marino. Direi
che paragonarlo a Scilla in preda a dolori mestruali renda l’idea di quanto sia
terrificante ai miei occhi. Anche Cariddi in piena crisi bulimica può andar bene
come immagine… Che colti riferimenti omerici!
Okay,
Omero a parte, Herman mi scorge fra la folla di ragazzine sovreccitate e subito
i suoi occhi felini si assottigliano, assassini.
“Ma
guarda chi c’è” sottolinea con voce strisciante “che fine ha fatto Tilly?”
domanda lui, tra uno scatto e l’altro.
Trovo
difficile parlare con chi mi odia e non si sforza di nasconderlo. Cerco di non
pensarci…mi limito ad ammirare il set.
Il set
fotografico che hanno allestito è classicheggiante-rinascimentale, con scenari
marini e suntuosi carri trainati da giganteschi delfini in marmo di Carrara. I
giocatori della Wefanie White Whales sono davvero poco vestiti (il che non
guasta), se escludiamo i minuscoli costumi da bagno collezionati appositamente
da Dolce&Gabbana. Devo ammettere che Herman fa davvero la sua figura, nelle
vesti di un abbronzato e magnifico dio marino.
“Questo
pesce puzza” commenta, inasprito. Un fotografo gli ha appena piazzato fra le
braccia una gigantesca conchiglia straripante di pesce, aragoste, stelle marine
e un trionfo di frutti di mare, a mo’ di grande cornucopia marittima.
In più il
coo-fotografo ha appena sguinzagliato sul set uno stuolo di super-modelle
vestite da ninfe Oceanine, che si dispongono con sguardi languidi intorno agli
statuari giocatori di pallanuoto. Per quanto sono anoressiche sembrano più uno
stormo di arpie ossute e ben truccate.
“Ecco,
tu, un po’ più da questa parte… Sposta il braccio, così. Sì, sì, perfetto. Vi
voglio più dritti, ragazzi, cosa sono queste spalle curve? Su,avanti! Vi voglio
imponenti! … Siete dei del mare, diamine! Delle star! Dei divi! Avete la
vittoria in pugno. L’acqua è il vostro elemento! Su,avanti, fateci vedere!
Sciogliersi, sciogliersi! Vi voglio belli, vigorosi, statuari… siete in un
quadro rinascimentale!” vaneggiano i due fotografi, sballottando giocatori e
modelle per tutto il set, come se fossero manichini (o meglio, sballottolano le
modelle anche solo soffiandoci sopra, mentre per spostare di qualche millimetro
un giocatore di pallanuoto, penso si arrenderebbe anche un montacarichi).
“Così,
perfetto…” commenta il secondo fotografo, con aria estatica.
Herman
rivolge sguardi infuocati agli obbiettivi, mentre il vento artificiale gli
scompiglia i capelli scuri e fa svolazzare gli abiti fluttuanti delle ninfe. I
due fotografi sono riusciti nel loro intento: un vero e proprio quadro
rinascimentale. Il trionfo di una giovane e splendente divinità delle acque.
Herman Northangle al centro, circondato dalla sua corte di ninfe e tritoni.
E sembra
godersela un mondo, pavoneggiandosi e scherzando perfino con le modelle.
Improvvisamente le gigantesche carpe che fanno parte della scenografia marina
sembrano chiamarmi e invitarmi a servirmi di loro per schiaffargliele dritte in
faccia.
…Non so
proprio a cosa siano dovuti questi scatti di violenza.
E’ solo
che Herman non smette di guardarmi. Mi provoca! Mi detesta!
Se avessi
avuto più testosterone nel sangue, gli avrei mollato un pugno.
Peccato
che non ho ne ho anche un briciolo dello spirito da rissa di mia madre…
Bene, il servizio fotografico sembra terminato. Le modelle sono ancora riunite
attorno ad Herman e ridono di gusto, probabilmente per una sua brillante
battuta. Ma andiamo… avranno almeno dieci anni più di lui e ridono come delle
pre-adolescenti!
Sarà
meglio che mi sbrighi.
Poi
finalmente potrò limitarmi a descrivere (per quanto possa riuscirci) quello che
succede in acqua.
Ora però
mi aspetta l’incontro ravvicinato con Herman Northangle. Guardalo come mi fissa…
ma si può sapere cosa diavolo gli ho fatto?!
Non devo badarci. Non devo badarci.
Sono qui
per un’intervista alla squadra di pallanuoto.
E
un’intervista alla squadra di pallanuoto farò.
“Ehm…allora” comincio, timidamente.
Nessuno
sembra darmi retta. Sono del tutto invisibile fra giganteschi bestioni marini e
ninfe alte tre metri e mezzo.
“Scusate…”
Mi
schiarisco la voce e un paio di giocatori, dall’altitudine a cui si trovano,
riescono a notarmi.
“S-siete
pronti per l’intervista?” balbetto, facendomi piccolo piccolo.
Okay,
Topher.
E’ come
in un tuffo.
Posizione.
Respirazione…
E giù in
acqua…
In apnea.
“Iniziamo
con… Herman Northangle” esordisco, ingarbugliandomi nel dire il suo nome.
“Comincia
pure, carino. Se vuoi chiedermi il numero di telefono, mi dispiace, non è così
facile averlo”
Qualche
top model ridacchia, finchè la risata non si trasforma in un conato di
vomito (quando impareranno che il cibo non deve necessariamente entrare e uscire
dalla stessa cavità?).
No,penso
che farò a meno del tuo numero di telefono, comunque,Herman.
Accenno ad una risatina fasulla. Bello,bravo e anche simpatico… dolce come panna
acida.
“Allora…
Herman… se dovessi paragonarti ad un animale marino…”
Cosa?
Controllo
bene il mio taccuino. Possibile che sia davvero questa la domanda che devo
porgli?
Okay,
Barnabas mi avrà fatto anche un favore a suggerirmi le domande per l’intervista.
Ma questa mi sembra abbastanza idiota per cominciare. Non credo di voler veder
scritto il mio nome sotto un’intervista del genere. E per di più sul primo
numero dell’anno.
“Se
dovessi paragonarti ad un animale marino, quale sarebbe?” mi arrendo, ancora
incredulo. Credo che Barnabas l’abbia fatto un tantino a posta. Ma forse, solo
un tatino! Ma vorrei tanto sapere perché tutta questa gente mi detesta così
tanto!
Herman
sorride, divertito.
“Una
medusa: bella e letale”
Forse
dimentichi anche viscida e urticante.
Okay, la
prima domanda idiota è fatta.
Ora me ne
restano…vediamo. Un’altra centinaia??
Non credo
di poter reggere.
“Cosa ne
pensi della squadra avversaria?”
Okay,
questa non sembra tanto stupida.
“Gli
Orchard Orcas. Octavian ha messo su una bella squadra, ma li stracceremo” -
lancia un’occhiata piuttosto eloquente a i suoi avversari, dal lato opposto
della vasca -“Naturalmente poi ci sarà… un’amichevole, si spera”
Vuole
davvero che scriva queste cose? Vuole davvero apparire ai lettori così
presuntuoso, oltre che un depravato sesso-dipendente?
Ma
probabilmente i lettori lo sapranno già, visto che si sarà portato a letto anche
loro.
“Bene” commento. No,invece, non è affatto bene. Ogni secondo che passa sento
accrescere fra noi due un muro di odio quasi tangibile.
“Posso
fare a te una domanda?” chiede lui, ancora sorridendo in maniera odiosa (ha un
sorriso così diverso da quello di Ashley!) “Non hai niente di meglio da fare che
stressarci con le tue domande?”
Sì,
dovrei fare la pace con i miei compagni di stanza…
E
indagare su un misterioso mistero riguardo un misterioso mocassino, il
misterioso nome scientifico latino di una misteriosa pianta o di un misterioso
animale e una sigla alquanto misteriosa…
Ah,già,
avrei anche l’urgenza di affogarti con le mie stesse mani nella tua bella
piscina, se solo i tuoi bicipiti non fossero grandi quanto la mia testa…
Ecco
cos’avrei di meglio da fare.
“Ehm… è
il mio compito. Sono un giornalista”
“Ah,certo, signor giornalista… Intendevo dire, non hai altre ricerche da
fare?”
Avete
anche voi la strana sensazione che Herman sappia qualcosa del mistero del
mocassino, della Vefania Pulcherrima e del M.C.?
“Be…sì,
avrei altre ricerche da fare, se proprio vuoi saperlo. Ma… come vedi sono
bloccato qui. Certo, se tu potessi dirmi qualcosa…”
Dubito seriamente che Herman Northangle vorrà aiutarmi nella ricerca. A questo
punto sono certo sia coinvolto anche lui in tutta questa storia. Ora che ci
penso ieri aveva dei mocassini blu in mensa. Indizio piuttosto evidente.
“Non so
di cosa tu stia parlando, Tobias”
“Mi
chiamo Topher”
“Topher,
Tobias, Topaz, non mi interessa. C’è un’intervista da fare,no? Vuoi che mi
faccia delle domande e mi dia delle risposte tutto da solo? Avanti, non vorrei
farti perdere tempo prezioso…”
Barnabas
Babcock ed Herman Northangle si sono appena guadagnati il titolo onorario di
esseri più infami della Wefanie High School e sono in fila per il concorso a
livello internazionale. Sembrano tutti e due seriamente intenzionati a farmi
perdere tempo e ad svelare il mistero della trimurti Mocassino-VefaniaPulcherrima-M.C.
prima di mezzanotte.
La
questione è…a quale scopo?
Accidenti… La faccenda era già abbastanza complicata, senza che qualcuno si
mettesse in testa di mettermi i bastoni fra le ruote.
Insomma…
che male ho fatto per meritarmi cotanta ostilità?
Herman
Northangle continua a guardarmi con aria di sfida. Il suo sguardo sarebbe
perfetto accompagnato dalla Nona di Beethoven. Renderebbe meglio l’alone di
glaciale cattiveria da cui è circondato.
No,
Topher, non darti per vinto.
Riuscirò
scoprire i misteri che mi circondano…
Ci
riuscirò comunque, anche a costo di chiudere a chiave Barnabas Babcock e Herman
Northangle negli spogliatoi per poi darmela a gambe e continuare con le mie
indagini. Chissà cosa farebbero Barnabas ed Herman, soli, chiusi a chiave in uno
spogliatoio. Lotta all’ultimo sangue o sesso animale?
La loro
natura malvagia mi lascia qualche dubbio al riguardo, ma dubito che Herman – per
quanto satiriaco -, così come chiunque altro essere umano, possa trovare
sessualmente attraente Barnabas, anche in cattività.
Sorvolando su queste – davvero – intriganti fantasie su quelli che si sono
appena autoproclamati i miei Nemici Numero Uno e Due alla Wefanie, credo proprio
di trovarmi in un bel guaio.
Barnabas
ha un lessico forbito e un guardaroba color ocra dalla sua parte, Herman un
fisico statuario e sei corpulenti giocatori di pallanuoto dalla sua. Potrebbero
farmi fuori in un istante.
Se solo
sapessi…perché…
Perché
cercano così ostinatamente di ostacolarmi…
Di
tenermi lontano dal segreto millenario della Vefania Pulcherrima e del
M.C…
Finalmente l’intervista è terminata e mi sono liberato dei giocatori di
pallanuoto e dei due fotografi, che insistevano tanto per scattarmi qualche foto
con una ridicola coda di pesce, in stile sirenetta di Copenaghen. Naturalmente
sono riuscito a scappare, mentre quei due cercavano di tirar fuori la coda di
pesce in opali più appropriata al colore dei miei occhi.
Sono
riuscito a malapena a trovarmi un posto in tribuna, visto che l’intera area
riservata al pubblico è stracolma. Tutti gli studenti della Wefanie pressati
come una confezione gigante di sardine, tanto per rimanere in tema ittiologico.
E’ incredibile come quanta gente ci sia a frequentare la Wefanie e come quasi
metà della popolazione mondiale abbia deciso di assistere alla partita Wefanie
White Whales versus Orchard Orcas. In primissima fila, su un palchetto
riservato, il Preside, circondato dalla sua corte di professori, il coach
(intento a mangiarsi unghie di mani e piedi dal nervosismo) e vari personaggi
del jet set.
Ho
setacciato in lungo e in largo tutta la sala, in cerca di qualche amico. Di
Gunther, Rowland e Anonymous nessuna traccia. Ora che ci penso non credo siano
molto interessati allo sport, come me d’altronde. Ashley non si vede, e se ci
fosse sarebbe comunque ricoperto da una valanga di ragazzine adoranti. Ophelia?
Sarà sicuramente in teatro con Bennett, magari per le prove del suo concerto.
Deve aver accennato anche qualcosa riguardo un musical o uno spettacolo,
stamattina, quando l’ho incontrato in corridoio. Forse parlava dello spettacolo
di fine anno…
Insomma,
sono completamente solo. E vorrei essere ovunque tranne che qui.
Come
sempre la Wefanie non bada a spese. Striscioni, bandiere, stendardi giganteschi,
che recano tutti lo stemma della squadra. Ogni tifoso che si rispetti brandisce
uno dei gadget, che vanno dagli enormi peluche a forma di balena
bianca, agli anti-stress e alle grandi manone di gommapiuma per il tifo.
Digitando il numero in sovraimpressione sullo schermo gigante è possibile
persino scaricare wallpaper,giochi a tema, non che la suoneria polifonica
dell’inno della squadra, per il proprio cellulare.
“Una
tartina al caviale?” mi offre uno dei camerieri che potrei aver visto
all’Harlequin.
Naturalmente. Nelle normali partite, nelle tribune, al massimo gira qualche
venditore di noccioline o di hot dog. Qui caviale e bocconcini
d’aragosta.
“No,grazie”
Non ho
bisogno di vomitare.
Ci riesco
benissimo senza, in questo momento.
Intanto
una voce amplificata urla e motteggia gli sponsor della partita.
“A nome
del preside Canfield e della scuola, ringraziamo Domenico Dolce e Stefano
Gabbana per aver realizzato una nuova linea beachwear per la nostra
squadra! Costumi, cuffie, accappatoi, tute, zaini… creati appositamente per i
White Whales! Ricordiamo inoltre che la partita Wefanie White Whales vs Orchard
Orcas è sponsorizzata da Petrossian, il miglior caviale beluga dal lontano
1920…”
Ah, ma
allora è una mania, quella del caviale! Ma che gusto ci trovano,dico? Questa
gente ha un solo unico interesse: spendere il più possibile. E’ evidente che non
hanno mai sentito parlare di beneficenza, se sperperano metà dei fondi della
scuola per uova di pesce putrescenti.
Sono
praticamente spiaccicato fra due ragazzine in sovvraccarico di emozioni, che non
fanno altro che citare i nomi dei vari giocatori, cercando con difficoltà di
scegliere il più bello.
Intanto
continuo a guardare fra la folla, nella speranza, non così accesa, di trovare
qualche volto noto. Ah, eccola lì Nikki, la signorina Scompaio-Nel-Nulla. E’ da
quando ho ricevuto il mio unico mocassino che non si fa sentire… E’ lì, a bordo
piscina insieme alle altre cheer-leader: le sue due ancelle Mia e Gloria,
Angelica, il suo braccio destro Patricia e infine Edith.
Indossano
tutte e sei succinti completini blu e bianchi, immagino anche questi
confezionati su misura da Dolce&Gabbana. Nikki sembra su di giri, non fa altro
che ridacchiare con Mia e Gloria (portano tutte e tre dei tacchi vertiginosi e –
totale stravolgimento delle leggi fisiche – riescono a mantenersi in equilibrio
sul pavimento bagnato). Nikki si volta per un attimo verso la folla. Cerco di
catturare la sua attenzione sventolando una grossa balena bianca di peluche,
ma non deve avermi visto. Dopotutto la platea scoppia di balene bianche di
peluche.
“Vi
comunichiamo che l’attesissima partita della stagione autunnale di pallanuoto
Wefanie White Whales vs Orchard Orcas sta per cominciare. Ecco il capitano della
squadra di casa, Herman Northangle, portiere, seguito subito dopo dai
centrovasca attaccanti Jude Essex e Irvin Walpole, ancora i centrovasca
difensori Misha Minkowski e Paul Peck, esterno Aleksandr Ustinov, ala Simon
Selkirk…”
Ala,esterno,centrovasca,centroboa? Oh mio Dio, ma che lingua è? In questo caso
nessuna mania di poliglottismo o complicate ricerche su radici linguistiche
indo-europee possono salvarmi.
Okay,
forza a coraggio. Male che vada cercherò di trascrivere parola per parola ogni
singolo commento del cronista per poi rielaborarlo. Ce la posso fare. Ce la
devo fare, dannazione!
“Prova
davvero decisiva questa per i Wefanie White Whales! E’ arrivato il grande giorno
della tanto attesa finale del Torneo Nazionale di Pallanuoto Giovanile! Wefanie
contro Orchard, due grandi scuole, un solo grande vincitore! Ricordo a tutti
voi, infatti che la squadra che stringerà la coppa del Torneo sarà
automaticamente iscritta al Torneo Internazionale di Pallanuoto Giovanile e
giocherà tra pochi mesi contro la squadra nazionale degli Emirati Arabi Uniti, i
temibili Deira Dugongs… FORZA BALENE BIANCHE! Ma prima dell’inizio della
partita, facciamo il nostro calorosissimo benvenuto alle splendinde… magnifiche…
elegantissime… aggraziatissime… sublimi… eccelse… cheer-leader!”
Improvvisamente l’intera sala piomba nel buio, illuminata appena dai giganteschi
gadget in gommapiuma fluorescente a forma di balena, che brillano
verdognoli nell’oscurità. Gli spettatori – tutti tranne me – vanno in visibilio.
L’intero ambiente rimbomba di applausi, risate, urla, fischi e anche…singhiozzi?
“HERMAN, TI AMO!” ha appena gridato straziata una ragazzina qualche posto dietro
di me. Poverina. Ma non l’ha ancora capito che…?
Improvvisamente il chiacchiericcio eccitato si trasforma in un unico, sonoro
“OOOOOOOH…”. Un verso davvero poco intelligente con cui l’intera scuola
manifesta tutto il suo stupore, non appena un riflettore proietta sulle pareti
un’enorme balena di luce bianca che chissà per quale straordinario e
ultratecnologico effetto ottico sembra nuotare maestosa e fluttuante nella sala
buia, per poi sparire ,tra altri ‘OOOOH…’ estatici, nelle profondità della
piscina a centro sala.
Ricade
ancora una volta il buio più nero, poi il riflettore punta direttamente su
quella che è senza ombra di dubbio Nikki. Splendente alla luce, con il suo
abitino da marinaretta blu e bianco, sfoggia un sorriso ammaliante rivolto a
tutto il publico, immerso nel buio.
Un boato
assordante rimbomba nella sala. Sembra quasi che nessuno degli spettatori abbia
mai visto una ragazza carina in vita loro.
In
effetti, però, Nikki è davvero carina. Anzi è bellissima, mentre saluta la folla
in modo regale e lancia baci volanti. I capelli dorati raccolti in un alto
chignon brillano di glitter.
Subito
dopo Nikki viene accerchiata dalle sue colleghe cheer-leader, che le
sfarfallano intorno non appena parte la musica.
“E’ il
nuovo singolo di Madonna!” grida eccitata la ragazza seduta accanto a me,
rivolta alla sua amica “Go Whales! L’ha scritta in onore della squadra…”
“Datemi
una W! Datemi una E! Datemi una F! Datemi una A! Datemi una N! Datemi una I…”
L’intera
tribuna motteggia insieme alle cheer-leader.
Hanno
seriamente intenzione di fare lo spelling di “Wefanie White Whales”?
Ma è
troooppo lungo!
“…Datemi
una E! Datemi una W! Datemi una H! Datemi una I! Datemi una T! Datemi una H!
Datemi una E! Datemi una W!...”
Ecco, lo
sapevo…troppo lungo: hanno aggiunta una ‘h’ superflua in “White”.
“Datemi
una H! Datemi una A! Datemi una L! Datemi una S!”
E ora
hanno saltato la ‘e’…
“WEFANIE
WHITE WHALES!”
No, per
come l’avete detto voi dovrebbe essere “Wefanie Whithe Whals”.
I
riflettori puntano immediatamente contro un gigantesco stendardo su cui è
rappresentato lo stemma della squadra: un enorme beluga (un mammifero marino
bianco simile ad un delfino) sotto due grandi “W” sovrapposte. Sotto lo stemma,
in un cartiglio, il motto della squadra: Festina lente!
“Affrettati lentamente”.
Ecco,sì,
infatti, affrettatevi. Non vorrei che la partita andasse per le lunghe. Non so
ancora un accidenti sulla Vefania e su M.C.
So di
essere ripetitivo, ma che ci posso fare?
Intanto
le cheer-leader rivelano una sorpersa. Improvvisamente si sono ficcate in
testa delle cuffie argentee e in uno svolazzo di seta le loro succinte divise si
sono accasciate sul pavimento umido del bordo vasca, sostituite da altrettanto
succinti costumi interi blu notte.
Il
pubblico ora è in completa estasi, mentre Nikki si tuffa in acqua con un guizzo,
subito seguita da Angelica e dalle altre ragazze. Sotto i nostri occhi prende
vita un magnifico spettacolo di nuoto sincronizzato. Corpi sinuosi scivolano
nell’acqua, illuminata solo in parte dai riflettori. Piedi, mani, volti
sorridenti e dall’aria un po’ stupida per via dei tappanaso si alternano in
perfetta sincronia, sopra e sotto la superficie. Le ragazze si esibiscono in
movimenti larghi ed eleganti, ora roteando in mulinelli di acqua scura, ora
facendo sorgere isole, fiori e foreste di lunghe gambe abbronzate.
Per un
attimo mi dimentico di tutto, tanto lo spettacolo è inaspettato e affascinante.
Infine mi
unisco anch’io al caloroso applauso che ne consegue. Il cronista della sembra
quasi sull’orlo delle lacrime. Di gioia.
“Sarà una
grande partita, me lo sento! UNA GRANDE PARTITA!” annuncia, tra un singhiozzo e
l’altro.
Le luci
si accendono, le cheer-leader-sirenette escono leggiadre nell’acqua,
mentre fanno il loro ingresso i maestosi White Whales.
La folla
continua ad ululare slogan e a incitare alla vittoria. E’ incredibile come sia
sentito qui lo spirito sportivo.
Continuo
a sentirmi terribilmente fuori luogo, adesso.
Forse
avrei preferito uno spettacolo di nuoto sincronizzato non-stop, piuttosto che
una partita di pallanuoto.
I vari
giocatori si dispongono nell’enorme vasca. Gli Wefanie White Whales, con le loro
cuffie bianche, dal lato sinistro della piscina e gli Orchard Orcas, con le loro
cuffie blu, dal lato destro.
La
tensione è palpabile (frase di circostanza, almeno per me).
“Ci
siamo, si comincia al fischio d’inizio”
Il coach accosta il suo fischietto d’argento alle labbra tremanti di
ansia.
Ha inizio
la partita.
Evviva!
(Ironicamente, s’intende)
Nel giro
di cinque secondi la palla è volata talmente veloce da un punto all’altro della
piscina che per ora ho distinto solo una rapida scia gialla.
“Gli
Orchard Orcas partono come fulmini: Zettle in attacco schiva abilmente gli
avversari… la palla passa a Ustinov… poi a Essex, che attacca la rete…
Siii…andiamo! RETE! Primo punto per i Wefanie White Whales!”
Il
chiasso è talmente forte che a stento riesco ad ascoltare i miei pensieri.
Non che
mi serva poi a molto.
La
partita è iniziata da cinque minuti e non ho capito praticamente nulla.
Tutto ciò
che ho visto sono quattordici ragazzi eccezionalmente ben messi che non fanno
altro che sguazzare su e giù per un’immensa depressione rettangolare piena
d’acqua disinfettata.
“La palla
va ancora a Zettle, che passa a Partridge degli Orcas… SI! Northangle para!
ECCEZIONALE! Herman è ricorso ad un triplo tuffo aereo carpiato per parare
l’attacco di Partridge. Che campione! Che campione!”
Tic tac,
tic tac.
Il tempo
vola.
Il mio
bloc notes continua ad essere candido.
La mia
sopportazione comincia ad incrinarsi.
Sono anni
che continuano a lanciarsi quella maledetta palla!
La voce improvvisamente allarmata del cronista cattura la mia attenzione:
“Cosa
succede? Time-out!
Herman Northangle, capitano dei White Whales chiede un time-out”
Ancora PISCINA,
EDIFICIO C – Venerdì pomeriggio, ore 18.45 (- 5 ore e 55 minuti alla
mezzanotte)
Non
pensavo che i time-out potessero durare così tanto.
E la
scoperta non mi ha fatto molto piacere, visto che la partita è ferma da un’ora.
Pare che il povero Herman sia stato colpito da un crampo improvviso durante il
suo tuffo aereo carpiato acrobatico.
Sono
ormai sessanta preziosissimi minuti che è in lenta agonia, steso a poca distanza
dal bordovasca, con un’intera equipe medica pronta ad accudirlo e ad
accontentarlo in ogni suo capriccio.
Non
riesco a credere che nessuno voglia sostituirlo. Ci sono almeno tre giocatori in
panchina…cosa aspettano?
Evidentemente Herman Northangle vuole avere sempre in mano le redini della
situazione. Lasciare le sorti della partita a qualcun altro? Eresia!
Egocentrico, vanesio…
Okay, non
c’è bisogno di dilungarsi in lunghe filippiche contro Herman Northangle.
Il fatto
è che sta figendo!
E’
evidente.
L’hanno
tirato fuori dall’acqua in preda a lancinanti dolori, ma poi, mentre veniva
adagiato sulla barella, non ho potuto fare a meno di notarlo: sorrideva! Mi ha
visto fra la folla e mi ha sorriso!
Non ha nessun crampo! E’ un espediente subdolo e meschino per dilungare la
partita e per impedirmi quindi di sciogliere il mistero del M.C.!
Okay,
forse potrei essermi sbagliato. Potrei aver avuto abbaglio, un’allucinazione da
cloro, un miraggio, un’illusione ottica… ma insomma, quello sembrava davvero un
sorriso! Era troppo malvagio e soddisfatto per poter essere una smorfia di
dolore. D’accordo, spesso sono un po’ troppo paranoico, ma con Herman Northangle
sembra non esserci limite alla malvagità.
L’Herman
Northangle Fan Club – perché esiste un Herman Northangle Fan Club – è tutto
riunito intorno al bel capitano agonizzante, intonando nenie e strappandosi i
capelli dalla disperazione.
Intanto
ne approfitto per sgranchirmi un po’ le gambe e fare due passi sul bordo
piscina, con la scusa di valutare lo stato di salute di Herman per il mio
articolo.
Se solo
potessi scappare di qui…
Barnabas
Babcock è seduto accanto al Preside, sul palchetto riservato, e continua a
guardarmi truce. Controlla ogni mia mossa, perciò addio speranze di evasione.
Quando
sono entrato nella redazione dell’Highlights non mi è sembrato di leggere
nulla sul contratto che prevedesse la schiavitù eterna e la perdita del libero
arbitrio.
Ora che
ci penso non ho firmato alcun contratto.
E forse è
anche meglio. Probabilmente avrei venduto anche l’anima a quel demonio di
Barnabas.
Mentre il
pubblico si strugge per l’infortunio di Herman Northangle, sgattaiolo con non
chalance lungo il bordovasca, cercando di raggiungere le cheer-leader,
dal lato opposto della sala. Nikki è appena uscita dalle grinfie della sua
hair-stylist personale che ha riportato i suoi capelli perfettamente
asciutti e lucenti, come prima dello spettacolo di nuoto sincronizzato.
“Nikki…”
sussurro piano, cercando di non dare troppo nell’occhio.
“Okay, Angelica, non hai un filo di cellulite…ce l’hai detto centomila volte,
non c’è bisogno di vantarsi tanto!” sbuffa stizzita lei “Il pavone che si vanta
della sua ruota, non si accorge che le sue belle penne cadono una ad una...”
“Sono
Topher!”
Nikki si volta di scatto, con sguardo cospiratore.
“Fatina,
non dovresti essere qui!” sbotta all’improvviso.
Grazie,
questo lo so anch’io. Un momento… ma lei…
“Perché
non dovrei essere qui?”
Ah-ah.
Ti sei
tradita, Nikki.
“Be,
ecco… perché sono sicura avrai altro di meglio da fare…”
E’ la
seconda persona a dirmelo, oggi. Che abbiano tutti ragione?
“Altro di
meglio da fare? Tipo?”
“Tipo… non, so, nessuna ricerca scolastica?”
Le lancio uno sguardo dubbioso.
“Ma non
sei tu che mi dici sempre di chiudere i libri e limarmi le unghie? Mi hai detto
chiaro e tondo che in questa scuola basta la tua carta di credito per farmi
promuovere… come mai questo improvviso interesse per il mio rendimento
scolastico?”
Nikki
adesso è alle strette. E’ chiaramente in difficoltà.
E un po’
ci godo. Insomma… lei e Ashley vogliono tenermi all’oscuro delle loro trame, in
qualche modo devo pur farli sentire in colpa!
“Scusa,
Fatina, non capisco come mai tu sia qui… Be’, sì, posso capire che tu voglia
vedermi in tutto il mio fulgido splendore, ma davvero, non c’è bisogno…”
“Ce n’è eccome, visto che devo scrivere un articolo sulla partita…” borbotto,
imbronciato.
Le mie
parole necessitano di qualche minuto per fare breccia su Nikki.
La
ragazza si morde le labbra carnose e rivolge uno sguardo assassino a Barnabas
Babcock. Fossi in lui scapperei a gambe levate, prima di diventare vittima del
repertorio di kung-fu di Nikki.
“Non
preoccuparti, Fatina!” sibila lei, senza smettere di guardare in cagnesco
Barnabas “Ti aiuterò io a farti fuggire da qui”
“E come?
Le porte sono praticamente sprangate, Barnabas probabilmente mi ha installato un
micro-chip sulla nuca per controllare ogni mia mossa e Herman sembra
seriamente intenzionato a far durare la partita un intero semestre”
Lo sguardo ardente di Nikki saetta da Barnabas ad Herman, da Herman a Barnabas,
per poi posarsi benigno su di me. “Tu non preoccuparti. Goditi la partita”
Ehm… Okay
“Ehm…Okay”
La voce del cronista ritorna finalmente ad echeggiare per la sala: “Le
condizioni fisiche di Herman Northangle sembrano essersi stabilizzate, per
fortuna…”
Insomma,
è solo un crampo!
E neanche
un vero crampo!
“… La
partita riprenderà tra cinque minuti.”
Finalmente, era ora.
Nel
frattempo mi accorgo che Nikki è sparita. Ci metto un po’ a ritrovarla con lo
sguardo: sta parlando all’orecchio di Jude Essex, il centrovasca attaccante dei
White Whales. Mentre Nikki gli sussurra qualcosa, vedo allargarsi sempre di più
il sorriso sfavillante di Essex.
“Be’, un
primo tentativo l’ho fatto…” mi informa poco dopo Nikki, trionfante.
“Cioè?”
“Be, ho detto ad Essex che se si dà da fare con quella palla esco a cena con
lui”
Nikki si
volta verso Essex, indirizzandogli un bacio volante tutt’altro che casto. Essex
per poco non cade in acqua dall’emozione.
“Grazie
Nikki” sussurro.
“Di
niente Fatina…non ho fatto granchè: Essex è un ottimo attaccante. Ha solo
bisogno di una…spintarella,ecco” risponde lei, lanciandomi un’occhiata d’intesa
“una spintarella che non sia di Herman Northangle…”
Cerco di
ignorare quest’ultimo commento a chiaro sfondo sessuale.
“Non
dovevi promettere a Essex di uscire con lui, se non volevi, davvero”
“Oh,andiamo, Essex non è così male. Poi perché costringerti ad assistere ad una
lunga partita di pallanuoto per la quale non hai alcun interesse? E’ uno spreco
di tempo, no?”
Faccio a
Nikki un ampio sorriso.
Barnabas
e Herman fanno di tutto per impersonare le streghe cattive della fiaba, ma per
ogni strega c’è sempre una fata buona come Nikki.
Spero
solo che Essex sia abbastanza su di giri da vincere la partita in meno di cinque
minuti. Ma voi ci avete capito qualcosa delle regole del pallanuoto? Perché io
sinceramente sono ancora in alto mare. Il concetto di “tempo” sembra essere
così vago in questo sport…eppure devo aver letto da qualche parte che una
partita dura solo mezz’ora..
Ho il
presentimento che il mio articolo dovrà scriversi da solo…O meglio, se lo scriva
Barnabas Babcock!
Intanto
il fischio del coach rimette i giocatori in campo. Anche Herman ,pronto a
proseguire, malgrado il suo crampo. Che eroe. Naturalmente vuole vincere la
partita decisiva, ma è talmente sicuro di riuscirci che si prende anche il lusso
di fare in modo che duri il più possibile. Cosa io abbia fatto di male per
meritarmi tutto ciò, non mi è ancora dato di sapere. Scoprirlo sarà
l’O(b)biettivo numero 5 della giornata.
Almeno la
piccola ‘spinta’ di Nikki ha ottenuto il successo sperato: Essex parte come un
siluro, ma gli Orchard Orcas non sembrano arrendersi. Gli avversari segnano ben
due punti e l’ira di Herman è alle stelle. Attorno a lui l’acqua sembra essersi
fatta più scura e agitata, come se stesse facendo ribollire di rabbia l’intera
piscina. Il suo sguardo è così infuriato che non mi sorprenderei di vederlo
circondato da trombe d’acqua e fulmini.
“Un altro
punto per gli Orchard Orcas” esala abbattuto il cronista, di nuovo sull’orlo
delle lacrime.
Immancabilmente, Herman chiede il secondo time-out…
Non è
possibile! Lo fa proprio a posta!
Dalla
tribuna riesco a vedere Nikki inviperita, a debita distanza da Herman, nel
tentativo di trattenersi dal prenderlo a colpi di pon-pon.
La
partita si sta mettendo male per la Wefanie e chiaramente ha deciso di
prolungarla ancora di più, il tutto a mio svantaggio.
Non posso
credere che mi odi così tanto da compromettere l’esito del match decisivo
della stagione. Perché vuole a tutti costi tenermi fuori dal M.C.?
Ancora PISCINA,
EDIFICIO C – Venerdì sera, ore 19.15 (- 4 ore e 85 minuti alla mezzanotte)
Il time-out
più lungo di tutti i tempi continua… Comincio a meditare accurati e sadici piani
omicidi.
Ancora PISCINA,
EDIFICIO C – Venerdì sera, ore 19.59 (- 4 ore e 41 minuti alla mezzanotte)
La partita è
ricominciata, ma sfortunatamente due dei professori più anziani della Wefanie
sono deceduti nell’attesa.
Mancano solo
quattro ore e pochi minuti alla mezzanotte e io sono ancora a zero.
Devo fare
qualcosa. Comincio a sentirmi male.
DEVO USCIRE DA
QUESTA DANNATA PISCINA!!!
Ormai non so più cos’altro togliermi di dosso: fa un caldo pazzesco!
Le due ragazzine
sedute accanto a me continuano a seguire ipnotizzate la partita, emettendo ogni
tanto un rantolo e sbavando. Unici sintomi di vita, sebbene pressoché unicamente
vegetativa.
Ma come fanno?
No, non posso più
reggere altrimenti.
Adesso io esco di
qui e… l’articolo…
“Ehm… ciao” tento
io, poco convinto.
La ragazzina
seduta accanto a me non stacca gli occhi dalla vasca, inebetita.
“Scusa?” cerco
poco convinto di attrarre la sua attenzione.
“Ciao, sono Herman
Northangle e ti amo da impazzire” ritento.
E’ l’unico modo
perché si accorga di me.
Ed è anche ben
riuscito…
Al solo udire il
nome “Herman Northangle” e la frase “ti amo da impazzire”, la ragazzina si volta
verso di me, in stato di estasi, per poi lanciarmi un’occhiataccia terrificante
non appena si accorge che non sono il suo idolo.
“Ehm…scusa”
cinguetto, intimidito dal suo sguardo (e dalla sua stazza) da bisonte imbufalito
“Visto che sei così attenta a seguire la partita…”
“Infatti, starei
cercando di seguire la partita, se non ti dispiace” mugugna, arcigna.
“Ti rubo solo un
attimo… Avrei un impegno davvero urgente e volevo pregarti di farmi un grande
favore.. Ora, so che non ci conosciamo, però ti sarei veramente grato se mi
aiutassi. Scriveresti un articolo sulla partita?”
La ragazza assottiglia così tanto gli occhi, che ormai vedo soltanto due
palpebre gonfie violacee.
“NOOOOOOOOOOOOOO”
“D’accordo…sì,scusa…” esalo, terrorizzato a morte.
E adesso che
faccio?
Vado in infermeria
da Trixie, la rapisco e la porto di forza qui per scrivere l’articolo che lei
dovrebbe scrivere?
No, troppo
crudele.
Comincio ad
elaborare un’idea molto molto pericolosa.
No,andiamo, non
avrei mai il coraggio di fare qualcosa di così rischioso.
Tic tac, tic tac.
Il tempo passà
però.
Accidenti… cosa
faccio adesso?
Sto sudando
freddo, malgrado il caldo…
Scelta ardua:
moralità o curiosità?
Infrangere le
regole della scuola per scoprire il mistero o conservare intatta la mia condotta
e rinunciare per sempre al segreto di M.C. e della Vefania Pulcherrima?
“Gli Orchard Orcas
chiedono un time-out!” annuncia mefistofelico il cronista, ormai allo
stremo delle forze “e io vado a prendermi un caffè…”
Accidenti, adesso
anche gli avversari chiedono dei time-out! Perché ho la sgradevole
sensazione che siano stati pagati per farlo? Accidenti! Herman Northangle non
demorde! E’ arrivato persino a corrompere i suoi avversari!
Allora non ho
proprio altra scelta…
C’è una sola cosa
da fare…
Mi sono nascosto
dietro un pilastro, in posa da perfetta spia. Con un brivido di adrenalina vedo
il cronista della partita – uno studente dell’ultimo anno dai folti capelli
ricci e scuri – trascinarsi inerme verso la macchinetta del caffè, infondo al
corridoio.
Ora digita sulla
tastiera il numero della cialda.
La porta della sua
cabina è a pochi metri da dove mi trovo.
Devo riuscire ad
intrufolarmici senza che il cronista se ne accorga.
“Espresso…
Cappuccino… Ristretto… Caffelatte… Mousse al caffè…”
Il ragazzo sembra
essere indeciso sul tipo di caffè da selezionare.
Benissimo,
sfrutterò la sua indecisione a mio vantaggio.
Uno… due… tre…
Mi fiondo con
scatto felino verso la porta, la spalanco…sono dentro.
Temo di aver
chiuso troppo forte la porta e di aver fatto decisamente troppo rumore
chiudendola a chiave dall’interno.
Sento il cuore
battere a mille nel petto.
“Hey… ma che
diavolo” impreca il cronista, la voce attutita.
Ho un tuffo al
cuore. Mi ha scoperto!
No… okay, va tutto
bene.
Per un attimo
avevo tenuto il peggio.
Evidentemente la
macchinetta deve aver sbagliato con il resto.
Sento il ragazzo
percuoterla con non troppa gentilezza.
“Dannata
macchina!”
La postazione del cronista è un’ampia stanza sopraelevata, che sia affaccia con
una grande vetrata sulla piscina. Un impianto acustico ultratecnologico pieno di
pulsanti, leve e display ronza davanti a me. Il microfono è proprio lì…pronto
per essere afferrato.
Avvicino
lentamente il microfono alla bocca.
“Oh,avanti! Dammi
il mio resto! Quelli erano cinque dollari, dannazione!” sento imprecare.
Tutta la scuola
udirà quello che sto per dire…
Mi sento tremare
con un budino alla crema toffee di grandezza umana.
“Attenzione”
comincio, pentendomi immediatamente.
La mia voce
rimbomba metallica per tutta la gigantesca sala.
“Attezione. La
partita Wefanie White Whales vs Orchard Orcas è annullata. “ annuncio,
tremando paurosamente. Non sono io a parlare. Non credo alle mie orecchie. “Attenzione.
La partita Wefanie White Whales è annullata pe questioni di sicurezza. E’
ASSOLUTAMENTE VITALE che la piscina sia evaquata! Nell’acqua è stata aggiunta
una quantità eccessiva di cloro. Non sappiamo ancora chi sia il responsabile, ma
faremo il possibile per scoprirlo. Inalazioni o il minimo contatto con dosi
eccessive di cloro può portare a danni irreparabili: impotenza sessuale,
balenite cronica, calvizie precoce e pelle secca! Ripeto: è assolutamente vitale
che tutti i giocatori escano dall’acqua e che la piscina sia evaquata
sedutastante!”
“CHE COSA?!” sento
protestare incredulo, il cronista, dal corridoio.
Inizio già a
sentire gli effetti che le mie parole hanno provocato: dai vetri vedo i
giocatori di entrambe le squadre arrampicarsi disperatamente sul bordo della
vasca, uscendo a gattoni dall’acqua.
Il pubblico è
totalmente in preda al panico.
“INDIETRO! STO PER
SFONDARE LA PORTA!” annuncia minacciosa una terribile voce, che non può essere
quella del cronista.
Non ho neanche il
tempo di riflettere, né tanto meno di farmela addosso.
La porta di legno
della stanza si stacca dai cardini e si schianta sul pavimento con una nuvola di
schegge.
“Non posso
crederci, DUKES!”
E’ il professor
Prescott, che irrompe immediatamente nella cabina, con sguardo assassino. Dietro
di lui, incredulo, balbetta il preside Canfield.
UFFICIO DEL
PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 20.57 (- 3 ore e 43 minuti alla
mezzanotte)
“Dukes, spero che
tu abbia compreso che quello che hai fatto è gravissimo” ribadisce con cipiglio
severo il preside Canfield, dall’altra parte della sua scrivania, dopo una
ramanzina interminabile e meritata.
Non riesco a
credere di trovarmi ancora una volta nell’ufficio del Preside.
E’ la cosa più
grave è che questa volta me lo merito davvero.
Non ho neanche il
coraggio di guardarlo negli occhi.
Non ho mai provato
così tanta vergogna e rammarico in tutta la mia vita, eccetto quando…
“Ho parlato con
entrambi i tuoi genitori e sono d’accordo con me che meriti una punizione. Credo
che aiutare il coach e la squadra durante gli allenamenti per la prossima
partita sia il modo più giusto per farti capire la gravità della tua azione”
Continuo a fissare
timidamente il tappeto persiano, annuendo con la testa.
Ben mi sta.
“Topher” aggiunge
il Preside, raddolcito “Ho letto la tua scheda e ho anche parlato con i tuoi
insegnanti, anche quelli di Boston. Non riesco a capire il motivo del tuo
comportamento. Insomma, sei sempre stato uno studente modello… Perché hai
cercato di sabotare la partita?”
Ehm…
Perché ho tempo
fino a mezzanotte per svelare un mistero irrisolvibile?
Perché odio la
pallanuoto e ogni tipo di sport in genere?
Perché…
Perché?
Voglio dire, è
davvero così importante scoprire cos’è la Vefania Pulcherrima? Insomma,
guardatemi, sono nell’ufficio del Preside! E’ ho sabotato la partita!
Possibile che non mi sia reso conto di ciò che facevo?
“Io non…”
Improvvisamente la
porta dell’ufficio si spalanca. Per un attimo ho temuto che fosse ancora il
professor Prescott, che il Preside è stato costretto letteralmente a cacciare,
dato che non finiva più di urlare e proporre l’istantanea espulsione.
Dicevo… la porta
dell’ufficio si spalanca, ma è solo la segretaria del Preside. Sembra piuttosto
agitata.
“Mi scusi, signor
Preside, mi dispiace interromperla… ma dovrebbe tornare immediatamente nelle
piscine. Pare sia scoppiata una rissa fra i nostri giocatori e quelli della
Orchard”
Spero solo che Herman Northangle si becchi un pugno dritto sul suo bel naso
greco.
Almeno questa
rissa mi ha permesso di non rispondere alla domanda compromettente del Preside.
“Puoi andare,
signor Dukes” mi congeda distrattamente il Preside, affannato “Come vedi in
questa scuola non si può stare mai un attimo tranquilli…”
Il preside Canfield e la sua segretaria spariscono oltre la porta dell’ufficio e
sento il rumore dei tacchi della donna farsi sempre più flebili mentre si
allontanano.
E adesso che
faccio?
Mancano solo poche
ore alla mezzanotte.
E sono finito in
Presidenza (non riesco a crederci!).
Per fortuna la
punizione che mi spetta non è poi così pesante. Poteva andarmi peggio, in fondo.
Penso che le quotazioni in borsa dell’azienda di mio padre abbia inciso
parecchio sulla bontà del Preside.
Non mi spiegherei
altrimenti questo atteggiamento di favore.
D’ora in poi,
però, devo stare attento.
Non posso più
permettermi di comportarmi in modo così avventato e stupido.
Qualunque sia il
fine.
Ora, però, forse
dovrei dedicarmi alle ricerche che tanto desideravo fare durante tutta la
giornata. Sì, mi sono beccato una bella punizione, ma se riesco a scoprire il
segreto della Vefania Pulcherrima, almeno tutto questo parapiglia sarà
valso a qualcosa.
Approfitto
dell’assenza del Preside e della sua segretaria per rimanere ancora un po’ nel
suo ufficio. Accidenti, però, questo sì che è lusso. Il resto della scuola al
confronto sembra un tugurio. Due lati dell’enorme sala sono coperti da
gigantesche librerie in mogano, stracolme di libri, senza contare la massiccia
scrivania riccamente intagliata e la gigantesca finestra a vetrata con motivi
floreali verdi,rossi e blu. Una sinuosa lampada in stile liberty illumina la
collezione di stilografiche Montblanc e un ricercato cofanetto di sigari cubani.
Un alto pendolo,
nell’angolo più buio della stanza, rintocca per nove volte.
Accidenti, sarà
meglio che non perda altro tempo.
Ecco subito alla
mia postazione di ricerca.
Sprofondo
nell’enorme poltrona di pelle e comincio subito ad armeggiare con la tastiera
del computer del Preside.
“Ve…fa…nia
Pul…cherrima” digito il più velocemente possibile, per poi premere con
decisione il tasto ‘Invio’.
Risultati della
ricerca: 0
Mi sento
sprofondare ancora di più nella poltrona, tanta è la delusione.
Come possibile che
neanche Google possa aiutarmi?
Vorrà dire che
riproverò sul sito ufficiale della Wefanie.
Mmm… no… non
sembra ci sia niente che possa tornarmi utile.
Poi lo vedo.
E’ proprio sotto
la tastiera, dimenticato lì da chissà quanto tempo.
E’ l’opuscolo
della Wefanie, il volantino che stringevo il mio primo giorno di scuola.
Il computer trilla
e ho un sussulto.
E’ solo un
pop-up pornografico, riminescenze delle quotidiane visite del Preside ai
siti per adulti. Mi affretto a chiudere ogni pop-up e torno a
concentrarmi sull’opuscolo.
Non avevo mai
fatto caso allo stemma della scuola. E ora eccolo qui, stampato sulla prima
pagina del depliant: una farfalla color porpora su sfondo verde scuro.
Vefania
Pulcherrima…
Che sia…?
Alla luce
giallastra della lampada, unica luce nel buio della stanza, le ali della
farfalla disegnata sembrano muoversi in segno di scherno.
Sì, la Vefania
Pulcherrima potrebbe davvero essere una… farfalla!
Allora non mi
sbagliavo quando ho azzardato che fosse un nome biologico.
Tremando
dall’eccitazione, apro l’opuscolo e scorro in fretta ogni rigo in cerca di
informazioni utili.
Se solo la
piantassi di fremere, riuscirei a leggere un po’ meglio.
La
Wefanie High School , fondata nel 1898, è da sempre apprezzata in tutta la costa
occidentale per la qualità dei suoi programmi di studio e per le innumerevoli
attività scolastiche che hanno sempre tenuto alto l'onore della scuola e dei
suoi alunni...
bla bla bla…
…è un
nostro grande vanto avere nel corpo docenti il prof. Ernest Edgetts, che ha…
Neanche qui… Ma
che vuoi che me ne importi del professor Edgetts?
…questa
sistemazione offerta dalla scuola ha lo scopo di agevolare gli studenti in
difficoltà e permettere loro di seguire con regolarità il programma didattico...
No.
Corsi di studio…
No.
Attività sportive…
Nooo!
Cenni storici…
No…
No, aspetta un
attimo. Aspetta, aspetta,aspetta, aspetta. Mi sembra di aver letto…
La parola
“lepidotterologia”.
Sì! Benissimo. La Wefanie High School vanta un fondatore di fama internazionale: il famoso
biologo ed entomologo Wanislaw Wefanie, famoso soprattutto per i suoi studi di
lepidotterologia…
La
lepidotterologia è la branca dell’entomologia che si occupa delle farfalle!
Tutto torna!
Wanislaw Wefanie
nasce nel 1846 a Göteborg, in Svezia, da Wasili e Wanda Wefanie…
Okay, penso che
conoscere l’infanzia del fondatore del mio liceo non sia così fondamentale ai
fini della mia ricerca… Al termine della sua straordinaria carriera di ricercatore, Wanislaw Wefanie
si è stabilito con la moglie Wieslava e la figlia Wanessa (ancora neonata) in
California, dove ha condotto i suoi primi studi su un affascinante e rarissimo
esemplare di farfalla, la Vefania Pulcherrima,
che lui stesso ha scoperto e battezzato. Oramai avanti con gli anni, nel 1898
fonda la Wefanie High School, che dirigerà lui stesso fino al 1916, quando il
suo posto alla presidenza della scuola verrà assunto da Wanessa Wefanie. La
figlia del grande entomologo non condivideva gli stessi interessi naturalistici
del padre, ma riusci anch’ella a dare grande prestigio alla scuola, facendone un
vero gioiello del sistema educativo americano…
E così la
Vefania Pulcherrima è davvero una farfalla e deve il nome al fondatore della
scuola, che l’ha scoperta.
Benissimo.
Informazione
davvero molto interessante.
Il problema adesso
è, dove posso trovare un esemplare di Vefania Pulcherrima in meno di tre
ore?
Un affascinante e
rarissimo esemplare di farfalla, la
Vefania Pulcherrima.
Fantastico. Questo
opuscolo è davvero molto incoraggiante.
Provo a fare
qualche ricerca su Wanislaw Wefanie su internet, ma i risultati sono tutti
piuttosto deludenti. Possibile che la gente sia così poco interessata agli studi
lepidotterologici di un esimio entomologo?
Lancio un’occhiata alle librerie starcolme del preside Canfield.
Possibile che in
questo mare di libri ce ne sia anche qualcuno sul fondatore della scuola? Dove
magari poterne sapere di più sulla Vefania?
Dopotutto questo
ufficio, prima del preside Canfield, dov’essere stato quello di Wanislaw Wefanie
in persona!
Poco fiducioso, ma con ancora un barlume di speranza, mi alzo dalla comoda
poltrona del Preside e faccio capolino in corridoio. L’intero edificio
principale della scuola sembra deserto. Probabilmente sono tutti ancora in
piscina, a rassicurare la folla che il cloro contenuto nell’acqua della piscina
è assolutametne innoquo e a sedare la rissa fra i White Whales e gli Orchard
Orcas.
Il che significa
che ancora un po’ di tempo per le mie ricerche.
Speriamo solo che
basti!
UFFICIO DEL
PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 21.45 (- 2 ore e 55 minuti alla
mezzanotte)
Accidenti, sono
esausto.
Esausto.
Sfido chiunque a
sfilare dagli scaffali almeno un centinaio di volumi, a sfogliarli tutti, a
cercare in ogni angolo di un gigantesco ufficio in cerca di prove, indizi,
informazioni, vecchie bollette, scontrini o biglietti del cinema di un preside
morto poco meno di cento anni fa.
Tutti i libri che
ho trovato su Wanislaw Wefanie si sono rivelati utili come un bikini in
Siberia. E il paragone alquanto scarso rende un’idea di quanto sia stanco,
stressato, spossato e frustrato da questa mia vana ricerca.
Fortunatamente il
preside Canfield ha provveduto a dividere la sua gigantesca biblioteca personale
per ordine alfabetico, il che mi ha risparmiato un bel po’ di lavoro.
Ad ogni modo, alla
lettera “W”, non ho trovato altro che libri sul wind-serf, sul whiskey,
Willy Wonka e solo un paio di volumi sul povero dimenticato Wanislaw.
Peccato che i due
volumi si sono rivelati profondi e ricchi di informazioni quasi quanto una
favola illustrata di Beatrix Potter. Oltre a questi ho trovato un bel numero di
giornaletti pornografici nascosti negli angoli più bui della libreria, e non c’è
voluto molto prima che avvampassi dall’imbarazzo. Non ci tenevo particolarmente
a sapere della passione del perside Canfield per la frusta e per il sado-maso.
Ora sarà meglio
che ridia un’altra controllata.
Magari mi è
sfuggito qualche libro utile.
Ah,eccone un altro
su Wanislaw Wefanie. Siamo a quota tre.
“Wanislaw
Wefanie e il sesso: tutto ciò che non avreste voluto sapere sul fondatore della
Wefanie High School di Oceanside”.
Rimango interdetto
difronte al titolo stampato in caratteri dorati.
Chi mai può aver
scritto un libro del genere, e chi mai può averlo comprato?
Dopo aver fissato
per ben cinque minuti e con aria disgustata la copertina in pelle, mi costringo
a rimetterlo a posto, ma… Ops.
Il libro sembra
aver urtato contro qualcosa, nascosto in un angolo buio dello scaffale.
Cosa sarà mai?
Fin’ora ho trovato
soltanto libri osè, non vorrei trovarmi davanti a veri articoli da
sexy-shop.
Un po’ titubante,
caccio la mano, ad occhi serrati, e tiro fuori l’oggetto misterioso.
Pfiu…
Per fortuna è un
altro libro. Cosa sarà questa volta? Il Kamasutra Sadomaso? O la guida
fotografiche del quartiere a luci rosse di Amsterdam?
Apro lentamente
gli occhi, arrossendo già al pensiero di ciò che possa trovarvi.
A guardare
sembrebbe un’agenda, o un diario…
La copertina è di
un rosa acceso, con sopra appiccicati adesivi dorati a forma di stella, alquanto
infantili. Al centro una grafia tondeggiante e immatura ha scarabocchiato “Diaro
Segreto di Wanessa Wefanie”.
Wanessa Wefanie…
E’ la figlia di
Wanislaw. Che ci fa qui il suo diario?
Improvvisamente
provo una strana sensazione di inebriamento. Il pensiero di stringere fra le
mani i ricordi di una persona vissuta così tanto tempo fa mi fa ribollire di
curiosità.
Prima… cosa
sappiamo di Wanessa Wefanie?
Oltre al fatto che
senza alcuna ragione il suo nome inizia per “W” e non per “V” e che era la
figlia del primo Preside e fondatore della Wefanie, ben poco. Subito dopo suo
padre, Wanessa ha intrapreso anch’essa la carriera scolastica, diventando a sua
volta Preside della scuola nel lontano 1916.
Be’ non è molto,
ma è qualcosa. Forse questo diario potrà aiutarmi ad arricchire le informazioni
a mia disposizione e a chiarire il mistero del luogo in cui è custodita la
Vefania Pulcherrima, oltre che il mistero di chiamarsi “Wanessa” anziché
“Vanessa”, come tutte le persone normali.
Ancora UFFICIO DEL
PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 22.00 (- 2 ore alla mezzanotte)
Per fortuna il
preside Canfield non è ancora tornato. La rissa in piscina deve aver dato un bel
po’ di fastidi. Oppure – ad essere fortunato – il Preside è già tornato a casa,
tralasciando di passare dal suo ufficio.
Tutta la scuola è
immersa in un silenzio inquietante. Be’, mi sembra anche ovvio visto che siamo
oltre il coprifuoco e normalmente l’Edicio A a quest’ora è chiuso.
Le partite di
pallanuoto sconvolgono così tanto il naturale corso della vita scolastica?
Comunque sia,
forse il diario segreto di Wanessa Wefanie comincia a rivelarsi utile.
Ho pensato di
tralasciare le pagine dedicate all’infanzia e all’adolescenza per arrivare al
succo della vicenda: il momento in cui la trentacinquenne Wanessa diventa
Preside della Wefanie High School di Oceanside:
Bla bla bla…
“l’idea
di avere degli animali impagliati per tutta la scuola mi atterrisce. Ho
provveduto subito a dare loro un’adeguata sistemazione: il più lontano possibile
da me. Papi mi ha impedito di buttarli fuori dalla scuola: è così affezionato
alla sua collezione di animali imbalsamati. Per quale perversa e malsana idea ha
voluto sparpagliarli per tutta la scuola? Diamine, è un istituto, non uno zoo
degli orrori…”
E così il
vecchio Wanislaw aveva una collezione di animali imbalsamati, a quanto pare
sparsi per tutta la scuola. Piuttosto macabro.
Chissà se
fra orsi e teste d’alce, rimaneva un po’ di spazio anche per una collezione di
farfalle.
“…Comunque, anche se mi ha impedito di incenerirli, non ha mai detto che non
posso nasconderli dove più mi aggrada. Così li ha fatti rinchiudere in un luogo
di massima segretezza. Un luogo in cui non potrei mai metterci piede, neanche
per errore… morirei se mi trovassi faccia faccia ancora una volta davanti ad un
orso imbalsamato! Tremo soltanto all’idea.Ho pensato di chiamare questo luogo
segreto ‘Serraglio’, esprime appieno la natura inquietante del suo contenuto.
Tutti quegli animali che dovrebbero essere decomposti…Schifo!”
Avanti,
non tutti gli orsi sono spaventosi. Guarda il mio orsetto Popo! E’ carinissimo,
coccolosissimo e, men che meno è mai stato dotato di vita. Ma forse è proprio
questo l’elemento che lo rende così rassicurante. Io non stringerei mai una cosa
morta nel mio lettuccio. Oh mio Dio, ma questi discorsi sono davvero macabri e
inquietanti! D’accordo, Wanessa non ha tutti i torti sugli animali impagliati.
Penso proprio che lotterò contro questo genere di pratiche, anche se non credo
ci sia ancora tanta gente che si diverta a giocare agli antichi egizi con le
specie animali protette.
“ Il
vecchio Wanislaw non brilla certo di sensibilità e mi indispettisce al quanto
che i miei traumi infantili siano presi così in scarsa considerazione da parte
sua.”
Benvenuta
nel club, Wanessa. L’insensibilità sembra essere la prerogativa di ogni padre. E
dico sembra. Possibile che se un ragazzo o una ragazza voglia un padre
sensibile, può trovarlo solo in un padre gay o in Babbo Natale?
“Ma
almeno ora qui la Preside sono io e posso permettermi di fare qualsiasi cosa
voglia, solo schioccando le dita”.
Queste sì
che sono manie di potere. La presidenza di una scuola non è esattamente la
stessa cosa di ‘assolutismo monarchico’.
Oh,cielo,
basta perdere tempo! Devo scoprire dov’è questo dannatissimo nascondiglio!
Il…Serraglio. Dove può essere,accidenti, dove può essere?
Wanessa
Wefanie era terrorizzata dagli animali impagliati, e questo l’ho capito fin
troppo bene, visto che non fa altro che parlarne (in ogni pagina del suo diario
c’è almeno un riferimento all’orso imbalsamato che le è precipitato addosso da
piccola. Attribuisce a questo ‘trauma infantile’ ogni cosa della sua vita che
non va per il verso giusto, dagl’insuccessi con il suo romanzo, che giudica
monotematico visto che non fa che parlare di animali impagliati, agli insuccessi
sessuali ottenuti con suo marito, visto che ha crisi di nervi ogni volta che il
povero consorte pronuncia anche solo le parole “posizione del missionario”, che
alla povera Wanessa ricordano troppo l’orso impagliato che le si è letteralmente
steso addosso). Quindi, cosa stavo pensando? Ah,sì, al fatto che Wanessa ci
teneva ad avere il più lontano possibile da sè ogni essere vivente un tempo
animato e poi non più.
Un posto
lontano dal suo ufficio, quindi…
un posto
lontano dalla presidenza…
…all’interno della scuola.
Be’, la
piscina è lontana dalla scuola, come pure l’Edificio B…ma non sembrano luoghi
molto probabili dove nascondere un Serraglio, anche perché penso di aver letto
da qualche parte che sono stati costruiti dopo la morte di Wanessa.
Un luogo
in cui non potrei mai metterci piede, neanche per errore… morirei se mi trovassi
faccia faccia ancora una volta davanti ad un orso imbalsamato!
Un posto
in cui Wanessa non potrebbe mai mettere piede, neanche per errore…
Cosa può
essere, cavoli??
Ci sono
tanti posti in cui non metterei piede neanche per errore…
Per esempio non
metterei mai piede in una rassegna cinematografica horror, o in un
sexy-shop sado-maso o in una sala da ballo per anziani, ma non mi sembra che
ci siano luoghi del genere, alla Wefanie.
Riflettiamo…
Dove può trovarsi
il Serraglio…
Dove Wanessa
Wefanie non avrebbe mai potuto metter piede, neanche per sbaglio?
La risposta, così
semplice e così chiara, mi salta alla mente, brillante.
Ma come ho fatto a
non pensarci prima?
toilette à la page
dei maschi
– Venerdì sera, ore 22.45 (- 1 ora e 55 minuti alla mezzanotte)
Come ho
fatto a non pensarci prima?
E’ chiaro
che – salvo crisi di identità sessuale – Wanessa Wefanie non sarebbe mai entrata
nel bagno dei maschi!
La toilette dei signori è il posto più adatto per nascondere l’ingresso
del Serraglio.
Pensandoci fa tanto Camera dei Segreti, ma al posto di un gigantesco e micidiale
serpentone, mi aspetta una visita guidata non poi così gradevole in una stanza
piena zeppa di animali impagliati, probabilmente sommersa dalla polvere e resa
ormai inabitabile. Ma che schifo.
Io, nei
panni di Wanessa, avrei trasgredito le leggi di paparino e avrei bruciato tutto.
Intanto
il pavimento di marmo grigio bluastro della toilette luccica asettico
alla luce dei faretti sul soffitto, mentre vago senza una meta, guardandomi
intorno.
E adesso
che faccio?
Dove sarà
mai il Serraglio?
Dovrei
parlare in Serpentese?
Mi accascio su una delle poltroncine blu di Prussia, stremato.
E ora?
Forse
dovrei controllare tutti i cubicoli dei bagni. O spostare una boccetta di
profumo dall’armadio della parete destra per aprire un passaggio segreto?
“Signorino, mi dispiace, ma la toilette è fuori servizio”
La donna
delle pulizie appare improvvisamente e in modo alquanto spettrale. Per poco non
scivolavo lungo tutto il pavimento cerato per poi finire dritto nella iacuzzi,
per quanto mi ha spaventato a morte.
“Oh, mi
dispiace” borbotto, quando in realtà dovrebbe essere lei a dispiacersi per aver
attentato alla mia vita “ma… io…davvero…”
“Io
davvero un bel niente…fuori di qui” sbotta lei, acida, i suoi occhi a
mandorla ridotti a fessure.
Ho sempre
avuto una certa simpatia per il personale di servizio della scuola, vittima di
una massiccia deportazione dalle Filippine, e mi dispiaceva anche che fossero
così sottopagati. Poverini, non fanno altro che pulire per rendere questa scuola
visibile dallo spazio (per la sua brillantezza)… eppure, non so perché, questa…
- controllo sul cartellino appuntato al suo petto – questa…Martirio suscita in
me una certa antipatia.
“Non hai
sentito? Fuori!”
Oh,
benissimo. Le donne delle pulizie sono due. Si è aggiunta anche…(leggo dal
cartellino) Corazòn.
Devo dire
che sembrano entrambe alquanto minacciose con quelle aspirapolveri
ultra-fantascentifiche che le fanno sembrare in maniera piuttosto inquietante a
delle Ghost Busters del Sol Levante. Guardo con una certa apprensione i
lunghi tubi aspiratori, due giganteschi gorghi oscuri pronti ad aspirarmi come
una palla di polvere depositata sotto il letto.
“Okay…
rilassiamoci” cerco di mediare, chiamando a raccolta la mia diplomazia.
Sono in
due.
E sono
armate.
Hanno una
pronuncia perfetta (non confondono la “r” con la “l”). Brutto segno.
Probabilmente, come ogni orientale che si rispetti, conoscono anche le mosse
micidiali del kung-fu.
“Hai
cinque secondi per sparire” sibila serpentina Martirio, avvicinando
pericolosamente il beccuccio dell’aspirapolvere.
“Okay…
okay… diamoci una calmata. Per favore, vi chiedo di posare a terra quegli
aspirapolvere, o qualcuno potrebbe farsi male” tento, cercando di mantenere i
nervi saldi.
“Ma quale
calmata… dobbiamo pulire fino a fondo questa scuola del…” imprecazioni fitte in
lingua straniera, senza sottotitoli “e dovremmo stare calme? Vorrei vedere te a
lucidare ogni singola tazza del gabinetto di questa dannata scuola: e sono
centocinquanta. Centocinquanta tazze del gabinetto da
pulire,disinfettare,lucidare e cospargere di Chanel n°5! Ogni giorno!”
D’accordo… sono riuscito a farle parlare.
Forse
riesco a farmele amiche.
“So che
per voi dev’essere difficile” rispondo, cauto, sfoderando l’espressione più
comprensiva e tenera che mi riesce “Mi dispiace davvero tanto che vi paghino
così poco, nonostante voi facciate così tanto! Ma credetemi…”
Penso di
aver fatto colpo. Le loro espressioni crucciate cominciano ad assumere una forma
vagamente umana.
“Ma
credetemi… io faccio il possibile per facilitarvi il lavoro. Alzo sempre la
tavoletta e cerco sempre di colpire il bersaglio… non imbratto di carta igienica
umidiccia il pavimento, nè disegno oscenità sui muri…”
Le due giovani donne cominciano ad abbassare lentamente le loro armi di
distruzione di massa, e ora si lanciano sguardi alquanto imbarazzati.
“Perciò
vi prego… Ho una missione da compiere” incalzo, guardando con una certa ansia
l’orologio. Sono quasi le undici… Basterà un’ora per trovare il Serraglio?
“Una
missione?” ripete rabbonita Corazòn, lanciando un’occhiata curiosa a Martirio.
toilette à la page
dei maschi
– Venerdì sera, ore 23.05 (- 55 minuti alla mezzanotte)
“D’accordo… Martirio. Tu controlla bene l’armadietto dei profumi. Guarda in
ogni angolo, sposta ogni boccetta di profumo, ogni asciugamano, ogni set da
barba…potrebbe essere la molla per aprire un passaggio segreto o qualcosa del
genere”
“Ma… Topher… io pulisco ogni dannato giorno questo bagno! Me ne sarei di certo
accorta se spostando un flacone di shampoo si aprisse un passaggio segreto!”
Lancio
uno sguardo deciso a Martirio, che restituisce l’occhiata mordendosi le labbra,
anche lei in preda all’ansia.
“Martirio… questa è una missione importante. Dobbiamo farcela. Non possiamo
trascurare nessun dettaglio. Questa toilette dev’essere controllata da
cima a fondo e ho bisogno di tutto l’aiuto che riuscite a darmi”
“D’accordo,capo” risponde per lei Corazòn, che sembra avermi preso molto sul
serio.
Fa una
certa impressione sentirsi chiamare “capo”. Non sono ancora del tutto sicuro che
mi piaccia.
“Che cosa
devo fare?” incalza Corazòn.
“Mentre
Chang Martirio controlla gli armadi, tu tasta ogni ogni parete in cerca di qualche
mattonella che sembra possa staccarsi facilmente… Magari è quello l’ingresso
segreto”
“E tu che
farai?” squittiscono in coro le due, in tono melodrammatico.
“Io
guarderò i cubicoli dei gabinetti… e se nessuno di noi trova niente…”
Chang Martirio
e Corazòn sono il ritratto della paura.
“Saremo
costretti a perlustrare i fondali della iacuzzi…”
Chang Martirio
caccia un lungo sospiro…
“Ma siamo
sicuri che il Serraglio esista davvero?” chiede Corazòn.
“Io
pensavo fosse una leggenda” aggiunge Martirio, dietro le sue spalle “Insomma, se ne
parla da generazioni, ma nessuno l’ha mai scoperto”
“Temo
proprio che non sia solo una leggenda” rispondo, serio.
Le due
filippine degluttiscono, e assumono un’espressione grave.
Le
ricerche hanno inizio.
Sorrido
debolmente alle mie due nuove amiche, cercando di infondere in loro un po’ di
fiducia (che non ho) e mi dirigo con passo tremulo verso i cubicoli.
Ogni
porta è contrassegnata con il nome di un famoso giocatore di pallanuoto della
Wefanie, impresso su una targhetta scintillante.
Non so
quale gratificazione possa esserci nel vedere il proprio nome infisso davanti ad
un gabinetto.
Mi fermo
con un certo rancore davanti alla targhetta contrassegnata dal nome “Herman
Northangle” e apro la porta, con non troppa delicattezza.
Ovviamente mi ritrovo soltanto davanti ad una candida e sfavillante tazza del
w.c.
Non che
mi aspettassi altro.
Poi però
mi accorgo di un foro, nella parete sinistra del piccolo stanzino.
Un foro
nel bel mezzo della parete, così maledettamente simile al buco di una serratura
da non lasciare dubbi: è questo l’ingresso segreto del Serraglio.
Vai! Al
primo colpo!
“Chang
Martirio! Corazòn! Fermatevi! Ho trovato l’entrata!”
Le grida
di giubilo delle due inservienti si spengono scoraggiate quando si trovano
davanti al problema della chiave.
“E
adesso… come l’apriamo la serratura?” mugugna immusonita Corazòn.
Vuoi
vedere che…
La chiave
è quella infilata nel lucchetto (lasciato naturalmente aperto dalla sbadataggine
di Wanessa) del suo diario segreto?
Sentendomi davvero molto stupido per essermi preoccupato per tutto il pomeriggio
di risolvere un mistero così idiota, tiro fuori la chiavetta argentata e
l’avvicino con mano oscillante nella toppa.
Un sonoro
click, e la serratura scatta.
Un
batuffolino di polvere cade giù dal buco.
“Ragazze…”
Il mio
tono di voce è alquanto spaventanto.
“Correte
a prendere le vostre aspirapolveri”
“Le
abbiamo già” risponde inquieta Martirio, stringendo con apprensione il
beccuccio della sua.
“Posizionatevi davanti alla porta” impartisco, sentendo la mia voce tremare.
Ci siamo.
Martirio
e Corazòn si dispongono esitanti davanti alla porta, mentre mi accingo a
spalancarla, pronto a scappare.
Uno…
“Uno…”
Due…
“Due…”
“TRE!”
La porta
si apre improvvisamente e una valanga di polvere grigia esplode rischiando di
travolgerci.
WOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!
Le
aspirapolveri però sono più veloci.
Davanti
ai nostri occhi increduli, chili e chili di polvere vengono aspirati in un
lampo, preservandoci da morte certa.
“ACCIDENTI!” urla Martirio, cercando di sovrastare il rumore assordante delle
aspirapolvere “UNA SPOLVERATINA OGNI TANTO,NO?”
“COME
ABBIAMO FATTO A NON ACCORGERCI PRIMA DI QUELLA SERRATURA,Martirio?” grida di rimando
la collega.
“AH, NON
CHIEDERI DELLE TUE MANCANZE, Corazòn” ribatte lei, seccata “QUESTO GABINETTO LO
PULISCI SEMPRE TU!”
Le
aspirapolveri continuano ad aspirare per mezz’oretta buona tonnellate di polvere
e mi sembra anche di aver intravisto un gigantesco orso impagliato. Prima che
potessi accertarmene però, è sparito nel beccuccio dell’aspirapolvere brandita
da Corazòn.
E’
incredibile quanto la tecnolgia casalinga si sia evoluta: queste aspirapolveri
hanno la forza di attrazione di un buco nero!
Intanto
la fuoriuscita della polvere sembra dimuire a poco a poco, e io ho dato il
cambio a Corazòn, che mi ha passato di mano la sua aspirapolvere.
“Dovremmo
esserci quasi!” tossicchio per l’eccesso di polvere.
“Speriamo” commenta esausta Martirio, scostandosi con una mano i capelli dalla
fronte. Per poco ha rischiando di perdere il controllo dell’aspirapolvere, che –
se non fosse intervenuta in suo aiuto Corazòn – l’avrebbe risucchiata in un
attimo.
“Eeeeeeeee…finito!” esclamo, asciugandomi il sudore della fronte.
Che
faticaccia.
L’aspirapolvere di Martirio inghiotte con un ultimo sgradevole risucchio
l’ultimo batuffolo di polvere.
Frementi
di curiosità, e trascinandosi dietro i loro fidi strumenti anti-polvere, le due
donne delle pulizie entrano nel Serraglio, stanche, ma inebriate dal piacere
della scoperta.
Topher
Dukes, Martirio e Corazòn: gli intrepidi esploratori che hanno portato alla
luce il millenario segreto del Serraglio…
Mi sento
un po’ come il primo uomo ad entrare nella tomba di Tutankhamon, o nel camerino
di Nicole Kidman…
Ci
ritroviamo in una stanza di dimensioni gigantesche, un interminabile corridoio
illuminato appena da finestre quasi del tutto oscurate dalla polvere. Mi
avvicino prudente, spiando attraverso le fessure da cui proviene la luce.
Sembrano affacciarsi su un’area del parco della scuola che non credo di aver mai
visto.
Il
Serraglio ha un’aspetto a dir poco lugubre. Immerso nella penombra, con
nuvolette di polvere che fluttuano ectoplasmatiche al minimo spostamento d’aria.
L’odore è tremendo e non faccio altro che tossire.
L’ingresso è quasi del tutto sgombro: probabilmente Martirio e Corazòn hanno
aspirato anche un bel po’ di animali impagliati, ma dopo qualche passo, siamo
costretti tutti e tre ad abbassare le spalle, intimoriti dagli artigli sguainati
di un gigantesco orso delle caverne. Il suo sguardo di vitrea minaccia e i suoi
denti affilatissimi e digrignati giustificano tutte le paure di Wanessa Wefanie.
“Questo
posto mette i brividi” commenta Corazòn, abbracciandosi stretta al tubo
dell’aspirapolvere, in un vano tentativo di conforto.
Passiamo
con cautela davanti ad un dodo, un pellicano e una tartaruga gigante delle
Galapagos impagliati, poi davanti ad un’armadio pieno zeppo di serpenti (qui
Martirio è scappata a gambe levate, per poi tornare indietro da noi non appena ha
realizzato che sarebbe dovuta passare da sola davanti al terribile orso delle
caverne), una lunga serie di scaffali pieni di pesci, meduse, stelle marine e
esseri di dubbia natura galleggianti in un disgustosi liquidi gelatinosi.
Schiviamo
maldestramente un pinguino reale, zigzaghiamo tra uno stormo di fenicotteri rosa
e ci insinuiamo tra uno scaffale pieno di ricci di terra e un grosso tricheco.
“Ah…
dimenticavo…cosa stiamo cercando?” chiede Corazòn, fissando con apprensione una
pantera dall’aria estremamente viva.
“ECCOLE!”
grido, dimentico dell’inquietudine di trovarsi nel più inquietante dei luoghi, a
metà fra il castello de La Bella e la Bestia e l’interno di una piramide
egizia.
Un unico,
solitario raggio di sole fende la polvere e illumina un’enorme teca di vetro,
che occupa l’intera parete finale del lungo corridoio.
“Farfalle?”
Non mi
prendo la briga di rispondere.
Sono
troppo impaziente di trovare quella che cerco…
Vefania
Rubea…no…
Iphiclides Podalirius…
no…
Papilio
Glaucus…
Accidenti, dov’è?!
Mi fa un
po’ ribrezzo, ma cerco di toglier via un po’ di polvere dal vetro, nel tentativo
di leggere meglio i nomi sulle etichette, poste sotto ogni esemplare.
Apatura
iris…
VEFAN…No,
è Vefania Pulchra e basta.
Stibochiona Nicea…
“Guarda
questa, Corazòn” sento sussurrare Martirio, concitata “Questa sembra proprio la fantasia
scozzese di Burberry, non trovi?”
Heliconius Sara…
“Già, è
incredibile” commenta Corazòn, stupefatta “Cosa c’è scritto…We, no Ve…”
Catonepheles Orites…
“Vefa…”
balbetta Martirio, rimuovendo uno spesso strato di polvere dal vetro.
Calinaga
Buddha…
Buddha?
“Vefania
Pulcherrima, credo” conclude Martirio.
Limenitis
populi…
“Vefania
Pulcherrima hai detto?!” sbotto all’improvviso, voltandomi di scatto prima
verso l’epressione ebete di Martirio e poi verso la farfalla indicata dal suo
dito.
E’ grande
una decina di centimetri, con una magnifica apertura. Le ali sono color sabbia
chiaro e presentano delle curiose striature rosse, nere e bianche, stranamente
incrociate fra loro… come nella fantasia Burberry.
Sotto lo
splendido lepidottero, un’etichetta esclama, fiera: “Vefania Pulcherrima”.
Fremendo
dall’emozione e dal sollievo, cerco di aprire l’anta scorrevole della teca, ma
l’impresa è più difficile del previsto. Ci vuole tutto l’aiuto di Martirio e di
Corazòn per riuscire a muoverla. L’anta scorre lentamente, emettendo uno stridio
fastidioso. Tossiamo forte quando dalla teca si sprigiona una densa nube di
polvere, ma finalmente riusciamo ad aprire l’anta quanto basta per prendere la
tanto agoniata Vefania Pulcherrima. E’ senz’altro più bello ammirarla
attraverso il vetro che tenerla in mano, Sembra così fragile e… friabile.
Martirio
e Corazòn mi guardano come se portassi nelle mani un tesoro inestimabile.
“Non ci
hai ancora detto a cosa ci serve”
“Non lo so neanch’io” ammetto, sentendomi improvvisamente un po’ stupido “Credo
sia una prova di iniziazione…per entrare in un club. Conoscete il M.C.?”
Le due si scambiano un’occhiata perplessa.
“No, non
credo di averne mai sentito parlare…Tu, Corazòn?”
La donna
scuote con vigore la testa.
Faccio
spallucce e, non avendo altre idee, continuo a guardare le mie due compagnie di
esplorazioni.
Una volta
trovata la Vefania mi sarei aspettato che sarebbe successo qualcosa.
Magari
Nikki e Ashley che spuntano fuori dall’orso delle caverne impagliato, gridando
“SORPRESA! Benvenuto nel M.C…”qualunque cosa sia il M.C.
E invece
niente… Nessuna sorpresa. E adesso che faccio?
Gli occhi
delle mie due amiche sono privi di qualsiasi espressione, o tanto meno di
qualsiasi idea geniale. Ora che ci penso potrei anche confonderle con uno degli
animali impagliati, se solo non respirassero.
Improvvisamente Martirio sembra riattivarsi dal suo stato di stend-by
mentale.
“Hey, un
momento! Guardate…” strepita lei, indicando compulsivamente il posto vuoto
lasciato dalla Vefania Pulcherrima “C’è qualcos’altro scritto su
quell’etichetta…”
Io e Corazòn ci avviciniamo alla teca così in fretta da frantumarci il cranio a vicenda.
Sotto la definizione di “Vefania Pulcherrima”, sembra esserci scritto
qualcos’altro, in una grafia piuttosto minuta.
“Ahi!...
C’è scritto… Se stai leggendo questo biglietto…”
Se
stai leggendo questo biglietto, vuol dire che sei arrivato alla fine della tua
prova oppure che sei un animale impagliato dotato di intelligenza sorprendente e
miracolosamente sopravvissuto all’imbalsamazione. La prima delle due ipotesi è
quella più probabile, perciò se stai leggendo questo biglietto ne deduco che hai
superato la prova e hai trovato la Vefania
Pulcherrima.
Congratulazioni!
Ti manca
solo un ultimo passo per entrare nel gruppo… Trovarci. Il tempo scorre in fretta, e noi ti aspettiamo dove
solo a chi comanda, a chi trasgredisce e a chi ne ha il privilegio è permesso di
entrare. Non dimenticare di portare la Vefania
Pulcherrima come prova.
M.C.
Kallistoi kai aristoi
P.S.
Nel folto della giungla possono essere celate splendide orchidee, sotto un tetto
di paglia un futuro monarca.
“Martirio… Corazòn…” balbetto, al culmine dell’emozione, afferrando le loro mani
sudaticce e tremanti “Non finirò mai di ringraziarvi per il vostro preziosissimo
aiuto”
“Oh,be’…”
esala Martirio, colta di sorpresa.
Sono
lacrime quelle che vedo scendere dai loro occhi?
“Senza di
voi non ce l’avrei mai fatta”
“Oh,bè…”
balbetta Corazòn. Evidentemente non riescono a dire altro.
Dopo
pochi secondi me le ritrovo avvinghiate, mentre piangono come disperate.
“Noi…s-siamo f-fiere di averti… a-accompagnato in questa mis-sione…c-così
importanteeeeeeeee!” singhiozza Martirio, con Corazòn che le fa eco, mentre –
senza alcun freno – si soffia il naso sulla mia giacca.
“Chiederò
al Preside di farvi dare un aumento. Siete le donne delle pulizie più eroiche
che abbia mai conosciuto” balbetto, guardando con apprensione l’orologio “Ora
devo scappa…”
Prima
ancora di terminare la frase, eccomi lì che corro come un dannato per tutto il
corridoio degli orrori. Spicco un balzo per evitare un gigantesco armadillo,
schizzo oltre una coppia di gnu e scivolo sotto le zampe di un elefante indiano
(non posso crederci che ce ne sia uno impagliato, in una scuola). Corro a
velocità supersonica, all’ombra di una gigantesca orca assassina appesa al
soffitto. Oltrepasso il più velocemente possibile l’orso delle caverne, per poi
ritrovarmi finalmente nella rinfrancante pulizia e luminosità della toilette
dei ragazzi à la page.
La
Vefania è ancora perfettamente intatta malgrado la fuga rocambolesca.
Sono
distrutto.
Sono un
fascio di nervi.
Sono
mentalmente instabile.
Ma non ho
tempo di riposarmi su uno degli invitanti divani blu scuro della toilette
o di volare a Boston per una seduta psichiatrica con la professoressa Dingles.
Più in
fretta che posso mi lascio alle spalle il luccicore marmoreo della stanza, per
tuffarmi a rotta di collo per il corridoio del secondo piano.
Davanti alla porta
dell’ UFFICIO DEL PRESIDE, EDIFICIO A – Venerdì sera, ore 23.56 (- 4 minuti
alla mezzanotte)
Sono
riuscito a frenare giusto in tempo… c’è mancato poco che non mi schiantassi
contro la porta intarsiata dell’Ufficio del Preside. Questi pavimenti cerati
saranno anche utili per sfrecciare a velocità spericolata per i corridoi, ma non
sono molto pratici con le frenate brusche.
Mi sento
ribollire come una pentola a pressione.
Cerco
disperatamente di ravviarmi un po’ i capelli, di spazzare via qualche residuo di
polvere dai vestiti, che cerco di stirare per quanto mi è possibile con le mani
grondanti di sudore.
Eccomi
qui. Alla fine dei giochi.
O forse
all’inizio?
Non posso crederci… Farò parte anch’io del Club. Perché sicuramente si tratta di
un Club.
Manca
pochissimo alla mezzanotte. Si può sapere cosa diavolo aspetto?
Oh,
accidenti… devo assolutamente superare la mia fobia delle porte sul vuoto.
Ma
poi…sono davvero così sicuro che gli autori del biglietto siano proprio
nell’Ufficio del Preside?
Io penso
di sì. Dopotutto il mio ragionamento è perfettamente logico. Nessuna falla.
“Dove
solo a chi comanda, a chi trasgredisce e a chi ne ha il privilegio è permesso di
entrare”
Questo è
l’Ufficio del Preside: è lui che comanda qui. Chi trasgredisce…
Be’, se ne hai combinata una grossa finisci dritto nell’Ufficio del Preside ed
io, Anonymous, Gunther e Rowland ne sappiamo qualcosa…
No,
pensare al Club degli Sacchi non mi fa sentire meglio…
Dicevo…
dev’essere per forza questo il posto giusto.
Poi,
ricordo benissimo di aver visto Nikki ed Ashley vagare per il parco in piena
notte con Herman, Mia e Gloria un po’ di tempo fa… e tutti insieme sono entrati
nell’Edificio Principale. Ho passato quasi un’intera nottata a cercare di capire
per quale motivo una delle finestre fosse illuminata a quell’ora…
Sì,
qualcunque tipo di incontri notturni avvengano nella scuola, qualunque tipo di
organizzazione sia M.C., è qui che parte tutto. Nell’ufficio del Preside.
E il
preside Canfield? Complice? Corrotto? All’oscuro di tutto?
Oh,
cielo, ma a cosa serve fare tutte queste congetture? Mi basta aprire la porta ed
ogni mia domanda troverà una risposta.
Lo so.
Non sono mai stato così sicuro come stanotte.
Accosto
l’orecchio alla porta massiccia.
Silenzio
di tomba.
Brutto
segno.
E se
fosse uno scherzo balordo?
D’accordo, adesso apro, ho perso fin troppo tempo prezioso.
Piego
lentamente la pesante maniglia d’ottone.
La porta
si schiude appena e un fiotto di luce dorata mi investe, accecante.
“SORPRESA!”
Correzioni Inizialmente questo capitolo è stato pubblicato con nomi diversi per le due
donne delle pulizie, Martirio e Corazòn, ovvero "Bao Chang" e "Hui Li". Ho
realizzato solo a posteriori che nelle Filippine, nazione di provenienza delle
due donne, non si parla cinese e quindi non avrebbe avuto senso dare loro nomi
cinesi. Nelle Filippine la lingua ufficiale è l'inglese, accompagnato dallo
spagnolo. A seguito dalla colonizzazione attuata dalla Spagna nel XVI secolo,
dai conquistatori i filippini non hanno solo adottato la loro lingua, ma anche
lo stesso ardore religioso, tipico di un regno rigidamente cattolico come quello
spagnolo. Ho optato, quindi, per questi due personaggi, nomi spagnoli e, in più,
dal significato strettamente religioso: "Martirio", un ovvio riferimento ai
martiri cristiani, e Corazòn, "cuore", allusione al Sacro Cuore di Gesù.
Ciao ragazazzeeeeee/i T_____T
Non
sapete quanto mi dispiace di essere mancato così
tanto e di non aver potuto aggiornare prima, ma - a
costo di sembrarvi ripetitivo - il tempo non mi
aiuta per niente! E infatti oggi non posso neanche
ringraziarvi e rispondervi personalmente, perchè
purtroppo , ripeto, il tempo è tiranno. Mi addolora
molto, ma sappiate che vi ringrazio tantissimo,
sento di voler bene a ciascuno di voi e non potrò
mai celebrarvi abbastanza per il supporto che mi
date! Vi mando un enorme abbraccio asfissiante,
anche alle/ai nuove/i recensioniste/i, alle/ai
lettrici/lettori silenziose/i e ai miei corregionali
>____<
Grazie
grazie grazie e grazie grazie - e ancora scusate se
non posso rispondervi persona per persona - a
Namida,Black Lolita,Selene_Malfoy,Karrina (Ops...Ashely
è biondo :p), DJKIKA,HW,suzaku,athenachan,Haru28,AoI,animablu,jashder,emerald_01,babyjenks
e ragazzasilenziosa...
Al
prossimo capitolo, che Dio ce la scampi. Un
capitolo, come intuirete, à la page.
Le curiosità prive di interesse
x Qualcuno mi ha chiesto com'è nato il personaggio di Ophelia Minch. E' nata da sola, durante una lezione di letteratura inglese. E' letteralmente uscita da sola dalla mia penna. Mi è successo lo stesso anche per la Meringue di Venus as a boy.
x Non so con precisione quanti capitoli conterà Mocassini Club. Una cosa è certa: sarà MOLTO più lungo di Venus as a boy. Molto. Ce n'è da raccontare.
x Una mia amica di infanzia aveva un orsetto giallo di nome Popo. "Popo" è anche il nome generico che io e i miei amici diamo ad una serie di pupazzi morbidosi. E' usanza chiamare il proprio pupazzo con la sillaba finale del nome del/lla ragazzo/a che ci piace ripetuto due volte. Io ho un maialino rosa che un tempo avevo chiamato Nana (quando ero innamorato di una certa Simona...sì, ero persino capace di innamorarmi di una ragazza), ma ormai è un bel po' che è stato ribattezzato Fior di Prosciutto. Me l'ha regalato la mia migliore amica.
x In in crociera ho avuto modo di assaggiare il caviale e di provare la iacuzzi. Il caviale fa schifo, la iacuzzi è una favola.
x I quattro capitoli che precedono "Titani alla toilette" hanno per titolo parole straniere, appartenenti alle quattro lingue che studio/ho studiato: "A' la page" è francese, "Harlequin" inglese, "Pathos" è greco, "Vefania pulcherrima" è latino. Vi assicuro che è stata una scelta del tutto casuale...strano però.
orpresa” mi prende in contropiede una voce
concitata in un punto imprecisato alle mie spalle.
Una scia quasi fosforescente di Chanel n°5 nell’oscurità del
corridoio non mi permette di nutrire più dubbi sul personaggio misterioso dietro
di me.
“Nikki!” esclamo, voltandomi a guardarla. Il suo vestito
paillettato color oro luccica con aria fatata al buio, interrotto solo da
un nastro di velluto nero attorno alla vita, chiuso in un fiocco.
“Nikki….? Ma…? Cosa succede nell’Ufficio del Pre…”
“Shhhh” mugugna lei, portandosi nervosamente i capelli dietro
l’orecchio.
“Ma vuoi spiegarmi che diavolo…”
Nikki, stizzita, mi fa nuovamente segno di tenere la bocca
chiusa.
Prima che possa terminare la frase, mi ha già scaraventato con
forza inaudita nell’angolino buio di una grande libreria a muro. Senza smettere
di borbottare nell’oscurità, la guardo aprire le ante del gigantesco armadio a
vetri e rovistare disperatamente fra i libri.
“Ecco qui” mugugna dopo qualche secondo tirando fuori una matassa
informe dalla libreria. Qualcosa mi dice che non sono libri. Senza poter
sollevare la benchè minima protesta, mi ha già immobilizzato con una mossa a
sorpresa di kung-fu e ora comincia a … spogliarmi.
“Ehm…Nikki… so che è difficile resistere a certi appetiti, però
non credo che il tuo migliore amico gay sia il esattamente massimo come
avventura sessuale in corridoio… Sono sicuro che tu possa trovare qualcuno
disposto più di me a…”
“Oh,sta’ zitto,Fatina” bofonchia lei, senza neanche degnarsi di
smentire la mia inquietante intuizione. “Dobbiamo fare alla svelta…”
Accidenti, ma cos’ha bevuto?
No, è inutile. Io non la tocco neanche.
Quando mi ritrovo praticamente in mutande – e nel vero senso
della parola – capisco che le reali intenzioni di Nikki sono altre. Come ho
fatto a credere che volesse denudarmi per il puro gusto di abusare del mio
virgineo corpo?
Quelli che ha tirato fuori dalla libreria hanno tutta l’aria di
essere vestiti.
“Li ho nascosti lì nella libreria, come riserva” spiega lei, in
risposta al mio sguardo perplesso “non ero del tutto sicura che avresti
indossato i vestiti giusti per l’occasione… e infatti, guardati! Sei tutto
impolverato!” continua a borbottare, inginocchiandosi – in equilibrio precario
sui suoi mocassini neri col tacco – e cercando di infilarmi su per le gambe un
paio di pantaloni marrone scuro. “Ma guarda come sei conciato! Non mi dire che
sei entrato nel Serraglio dal passaggio nel bagno dei ragazzi? C'era un
passaggio segreto molto più comodo...” borbotta poi scompigliandomi i capelli e
generando una nuvoletta di polvere, argentea alla tenue luce lunare delle
finestre. “Sei completamente ricoperto di polvere...La rana immersa nella melma
di uno stagno non sente il profumo dei fiori. Che cosa conosce dunque nel
mondo?”
“Non mi sembra il momento adatto per le massime cinesi del tuo
life-coach, Nikki” ribatto, acido e confuso “Ti ricordo che mi hai
appena spogliato barbaramente e mi stai anche vestendo. Penso di farcela anche
da solo”
Nikki mi rivolge un’occhiata feroce, quasi soffocandomi con la
camicia che ha appena tirato fuori.
“Chiudi il becco, Fatina, è indossa questa” abbaia “è Etro.
Praticamente introvabile… fortuna che ho fatto rifornimento due giorni fa
dall’unico rivenditore degli Stati Uniti, a Madison Avenue. E’ mai possibile che
una povera ragazza californiana ricca e à la page debba peregrinare a
New York per trovare un capo italiano?”
Mondo crudele! Fato nefasto!
E pensare che non si parla mai abbastanza di questo genere di
problemi.
La gente non è stata ancora sufficientemente sensibilizzata
riguardo simili tragedie.
Okay, non serve ironizzare mentalmente su Nikki… forse è solo un
modo con cui il mio cervello sta cercando di distrarmi dal fatto che una ragazza
– contro ogni mia volontà – mi sta vestendo da capo a piedi, mentre me ne sto
premuto contro il muro, in una posa alquanto equivocabile.
“Ah!”
Mi ha quasi soffocato con il papillon!
Un papillon? Ha seriamente intenzione di mettermi un
papillon?
Ma non sarà un po’…
“No, affatto, è grandioso. Burberry. Fantasia cashmere
bordeaux ton sur ton” risponde Nikki, facendo sfoggio nuovamente dei suoi
preoccupanti poteri telepatici e cercando di confondermi con la sua solita
sfilza di francesismi modaioli. Sono già abbastanza confuso, se è per questo.
E poi… Cashmere non è un francesismo, o sbaglio? Dovrò
controllare il prima possibile. Se sopravvivrò alla notte, s’intende. I presagi
non sono poi così favorevoli, giurerei.
Intanto Nikki – che fino ad’ora mi ha tenuto spiaccicato al muro
come una chewing-gum sotto il sedile di un autobus – finalmente mi
libera dai suoi artigli squadrati e limati e mi fa anche la munificentissima
concessione di poter respirare regolarmente. La mia migliore amica, nonché prima
attentatrice alla mia vita, mi scannerizza con lo sguardo. Mi sembra persino di
vedere due fasci di luce rossa raggi X dai suoi occhi ridotti a fessure e di
udire un piatto ronzio proveniente dalle sue labbra.
Avere un’amica che è uno spaventoso mix di WonderWoman, Spike Lee
e Barbie non sempre ha i suoi vantaggi.
“Okay, sei perfetto,adesso” commenta lei, dopo il suo esame
radiografico “le scarpe sono orrende, ma per fortuna le cambierai presto”
Mmm…vediamo, magari con dei mocassini?
Nikki mi sistema ancora un po’ i capelli...
“NO! Non mi dire che è un… brufolo quello! Oh, no, no, no, no!”
Per poco non muore stecchita sul parquet del corridoio,
caduta nelle gelide braccia della morte nel fior fiore della sua bellezza e in
più con indosso un catarifrangente abito Dolce&Gabbana.
Fortunatamente (?) Nikki si riprende in fretta, tira fuori da
chissà dove la sua borsetta nera e ne fa emergere un kit completo di
pronto soccorso-brufoli. Un correttore stick, una papera di gomma e…
una spugna di mare che ha tutta l’aria di essere stata rubata dal Laboratorio di
Biologia?
In men che non si dica ha passato un velo di correttore sulla mia
fronte, coprendo quello che lei ha appena chiamato “l’abominio”, dopodiché l’ha
distribuito uniformemente servendosi della spugna umida.
Nikki sospira, sollevata. “Va bene. Abbiamo ancora tutto sotto
controllo”
“E la papera di gomma?”
“Stringi e spremi” risponde prontamente lei, ficcandomela in mano
“è per lo stress che certi orrori spuntano in faccia”
Non l’ho mai vista così su di giri. Sembra sia stata appena
eletta a vita Super Reginetta dell’Universo. Ha gli occhi iniettati di sangue.
Penso proprio che servirebbe a lei una papera antistress.
“Ora sarà meglio che torni dentro” continua, alludendo alla porta
socchiusa dell’Ufficio. Devo dire che sembra parlare più a se stessa, come una
pazza ossessa, che a me.
“Gli altri mi stanno aspettando…"
"Gli
altri? Il M.C.?"
"...Credono
che sia andata a scrivere frasi sconce col rossetto sugli specchi della
toilette dei professori. Noi due non ci siamo ancora incontrati,okay?”
“Ehm… okay” rispondo, più per paura di contraddirla che per reale
convinzione. In realtà non ho capito niente. Il mio cervello è silenzioso e
desolante come la sala d’aspetto di un dentista. Mi sembra di sentire un’insulsa
musica melodica di sottofondo. Vedo anche l’immancabile acquario… ecco, i miei
pensieri in questo momento assomigliano molto a quelli di un pesce rosso.
Chiudo la bocca per parlare.
Poi la chiudo. E la riapro.
Okay, adesso mi comporto anche come un pesce rosso.
“Ecco bravo, aprire e chiudere la bocca è un buon esercizio”
bisbiglia distrattamente Nikki. La sua voce mi ridesta come lo sfrigolio
inquietante di un trapano da dentista “raggiungimi nell’Ufficio tra due minuti,
okay? Lascia entrare prima me”
Sbatto le palpebre con un aria alquanto svampita. Da pesce rosso con il muso
attaccato al vetro. Apri bocca. Chiudi bocca. Apri bocca. Chiudi bocca.
“Okay” continuo a borbottare, sotto shock.
“Fatina…” Nikki, che si era già diretta verso la porta
dell’Ufficio, fa bruscamente dietro front.
“Ascoltami, Fatina, quello che accade in quell’Ufficio è molto
importante” scandisce, non del tutto certa – come me d’altronde – che io sia in
grado di capire anche una sola sillaba di quel che dice “Perciò mi raccomando,
tieni a mente tutte le raccomandazioni di moda e di comportamento che ti ho dato
in passato, okay?”
“Okay” rispondo, per abitudine.
Nikki mi lancia un sorrisetto e alza i pollici all’insù, poi
riassume il suo portamento à la page e sfila verso la porta
dell’Ufficio, per poi richiudersela alle spalle, lasciandosi dietro anche il
tacchettio sonoro dei suoi mocassini.
Senza il vestito a cinquanta carati di Nikki il corridoio è molto
più buio. Esattamente come la mia mente.
E ora cosa dovrei fare?
Nikki non mi ha spiegato un bel niente. Pensavo che una volta
trovata la Vefania Pulcherrima ogni mistero sarebbe stato risolto. E
invece ora eccomi qui, in un corridoio deserto e buio, a pochi minuti dalla
mezzanotte, con un completo à la page nuovo di zecca addosso e i miei
vecchi vestiti infilati fra due enciclopedie nella libreria accanto a me.
Faccio due passi, nervosamente. Quella del buio è una paura che
non ho mai del tutto superato.
Cielo, cos’è quella cosa che sporge dalla finestra?
Ah, okay, è solo uno stupido ramo. Stupido ramo. Stupido albero.
Stupido me. Ma che ci faccio io qui? Don…
Per poco non mi fiondavo nella libreria a muro dallo spavento.
Don...
Accidenti… sta per scoccare il dodicesimo rintocco.
Okay, Cenerentola, alza i tacchi di cristallo e spingi il tuo
sederino in quel dannato Ufficio!
…
Sono davvero poco convincente quando cerco di incoraggiarmi da
solo.
Dovrò farmi bastare le parole di Nikki.
Con il cervello in stato comatoso, barcollo per il corridoio
buio, concentrandomi su ogni passo. Le punte di gomma bianca delle mie
sneakers veleggiano per il pavimento scuro. Che immagine poetica. Quasi
quasi rimarrei qui ad ammirare le mie scarpe in eterno…
Al buio…
Nel silenzio…
Eh, no, Topher!
Don!
Hai passato una giornata da incubo, hai intervistato una squadra
di pallanuoto con il quoziente intellettivo di una comitiva di ramapitechi, hai
assistito ad un’insensata partita di pallanuoto, sei rimasto incastrato in una
piscina per almeno tutto il pomeriggio, hai mentito, hai rischiato l’espulsione
dalla scuola…
Don…
…hai dovuto scoprire – malgrado fosse l’ultima cosa che avresti
voluto – che il preside Canfield ha un debole per il sado-maso e che Wanessa
Wefanie era terrorizzata dagli animali impagliati e dalla posizione del
missionario, ti sei dovuto alleare con le due ragazze filippine addette alle
pulizie, hai dovuto aspirare tonnellate e tonnellate di polvere, avventurarti in
una stanza rimasta chiusa probabilmente dal Mesozoico, correre a rotta di collo
per raggiungere l’ufficio del Preside in tempo…
E ora vorresti tirarti indietro?
Don!
Come in una scena a rallentatore, vedo la mia mano tremula
afferrare la maniglia dorata della porta…
Don…
Poi, cedendo nuovamente alla mia natura di coniglio, cerco il
buco della serratura…
Don…
Non è così facile trovarlo, ma eccolo lì. Un buco a forma di
farfalla, appena sotto la maniglia.
Attraverso il foro non vedo altro che le paillette del
vestito di Nikki.
Dannazione!
...
Ecco!
Si è spostata…
Don…
Bene. (In questo caso “bene” è un intercalare assolutamente
insensato).
L’Ufficio è completamente zeppo di persone, e direi anche
piuttosto à la page, dato che non vedo altro che orli ondeggianti di
vestiti, dritti pantaloni aderenti e mocassini di tutte le forme e colori.
Don…
“Credo che a questo punto il tuo amichetto non abbia superato la
prova…” sento sibilare la voce melliflua di Herman Northangle, che sicuramente
starà decidendo se festeggiare con un'esibizione di Capoeira o ballando
YMCA.
Don…
“Non è ancora detta l’ultima parola… Topher arriverà” mugugna
Nikki. Fossi Herman mi terrei a distanza da lei, invece che provocare. Non mi
sembra così nuova all’omicidio, la ragazza.
Don…
“Ma quando arriverà?”
Apro la porta, in uno slancio di audacia.
Davanti ai miei occhi la porta sembra aprirsi a velocità
dimezzata, centinaia e centinaia di volte, mentre inesorabile, solenne, scocca
l’ultimo, sonoro Don!
“FATINA!” sussulta Nikki, spiccando un saltello. Per poco non
cadeva, data l’altezza vertiginosa dei suoi tacchi, ma è riuscita a farlo
passare per un elegante e aggraziato grand jetè.
D’altronde si sa che è sovraumana.
Non chiedetemi come faccia a sapere i nomi di alcuni passi di
danza classica, perché tanto non ve lo dico. E comunque in questo momento non
sarei in grado di spiegare assolutamente nulla, visto che ho tutti gli occhi
puntati addosso.
Ancora non riesco a credere come così tanti studenti siano
stipati nell’Ufficio del Preside, per di più in piena notte. E sono tutti
terribilmente eleganti. Se Nikki non avesse avuto la brillante idea di cambiarmi
all’ultimo secondo, mi sarei sentito decisamente fuori luogo, anche se per farmi
sentire un pesce fuor d’acqua lo sguardo ostile di Herman è più che sufficiente.
Improvvisamente il brusio che avevo udito mentre spiavo dal
corridoio si è spento, neanche fossi la strega cattiva che improvvisamente fa
irruzione – senza invito – nella festa di battesimo della Bella Addormentata.
Finalmente, ora che si sono accorti che non ho intenzione di
maledire nessuno e che non sono circondato di fiamme verdi (e soprattutto non ho
copricapi muniti di corna), tutti sembrano aver ripreso le loro attività.
Herman Northangle, anche senza copricapo munito di corna, riesce
a trasmettermi comunque tutta la straripante simpatia che prova per me. Mi
guarda come se volesse infilzarmi con un fuso di lana.
“Avrei due paroline da dirti, Fatina… Certo che hai aspettato
proprio l’ultimo secondo per risolvere l’enigma della Vefania,eh?!”
borbotta a denti stretti Nikki, a un certo punto, girandosi con non troppa
disinvoltura a lanciare uno sguardo malevolo a Herman Northangle, mimetizzato
fra la folla “Pensavo ne saresti venuto a capo molto prima”
“Avanti, Nicole, sicuramente Toby avrà avuto il suo daffare”
interviene Herman, spuntato dietro di noi. La sua aria serafica non convince
proprio nessuno.
“Si chiama Topher” ribatte sprezzante Nikki “viscida vipera
velenosa” aggiunge in modo che soltanto io possa sentirla.
“Topher è sempre molto impegnato” riprende dopo un po’ lei
“ma riesce sempre a fare tutto in tempo… è perfetto. Certo, se magari
qualcuno non l’avesse tenuto troppo occupato”
Oltre le spalle di Nikki noto improvvisamente qualcuno di così
fuori luogo nell’èliteà la page che mi ritrovo di fronte, che
stento a credere di non averlo notato prima: Barnabas Babcock.
Avendo colto l’allusione di Nikki alla sua campagna – appoggiata
da Herman – “Impediamo a Dukes di entrare nel M.C.”, Barnabas tossisce
nervosamente cercando di nascondersi dietro qualcun’altro.
A quanto pare Barnabas non è così indifferente al tono di
rimprovero di Nikki, di certo non come Herman, che ostenta imperterrito il suo
sorriso glaciale.
“Un momento di silenzio, per favore!” esordisce Nikki, decidendo
di concludere lì la conversazione - davvero poco piacevole - con Herman. Non
appena la voce di Nikki si alza anche solo di una nota, non manca mai di farsi
subito notare fra la folla intenta a chiacchierare e a sorseggiare drink di
dubbia provenienza.
“Silenzio, per favore” ripete, sorridendo raggiante e facendo
tintinnare il suo flute con un cucchiaino d’argento “Oggi ho il piacere
di annunciarvi l’ingresso di un nuovo membro del Club. Tutti voi sapete quanto
abbia insistito per fare di Fatina uno dei nostri.”
Deve proprio chiamarmi così in pubblico?
“E voi stessi avete votato per renderlo membro del Club…”
“Nontutti” sottolinea immancabilmente Herman, che si è
ritirato nella penombra di una colonna di marmo. Gli occhi scuri mandano saette.
Nikki – al cui orecchio non sfugge nulla – lancia un’occhiata
velenosa verso la macchia d’ombra in cui si nasconde.
“Dicevo… E’ un onore per me accogliere Fatina nel Club e spero
che vi uniate a me nel porgli il nostro più caloroso benvenuto!”
Un tiepido applauso si alza dalla folla. Qualcuno si limita ad
accarezzarsi il dorso della mano nella pigra imitazione di un applauso.
Manca solo il verso delle cicale come sottofondo e l’accoglienza
non potrebbe essere più desolante.
Fortunatamente il sorriso a cinquantotto denti di Nikki sembra
irradiare calore più di dieci minuti di applausi e stending ovation.
Meno male che qualcuno dà segno di avere un po’ di sangue nelle
vene: Mia e Gloria si fanno strada tra la folla, con due sorrisi da un orecchio
all’altro. “Fatina!” cinguettano loro, ad immagine e somiglianza di Nikki.
Indossano due abitini paillettati color argento con alla cintola due
voluminosi nastri blu scuro “Benvenuto nel Club!” e mi stampano sulle guance due
baci schioccanti.
“Ehm…grazie” cerco di sorridere, sentendomi avvampare
dall’imbarazzo.
Allungando il collo per vedermi meglio, Angelica Vaughan si fa un
varco tra i suoi compagni à la page e mi concede un accenno di sorriso
e un “Benvenuto”, seguita a ruota dalla più cordiale Patricia Fulton, la sua
damigella.
Accidenti...
“Ehm… Nikki, credo proprio che tu mi debba delle spiegazioni”
borbotto, ancora in stato confusionale, mentre stringo la mano ad un paio di
giocatori di pallanuoto che soltanto poche ore prima avevano fatto fatica a
rendersi conto della mia esistenza.
Avrei così tante domande da fare! Mi frullano per la testa come
tante sbatacchianti Vefaniae Pulcherrimae, ma non saprei proprio da
dove cominciare.
“Oh,sì, giusto, c’è ancora così tanto che non sai!” ridacchia
lei.
Ma cos’avrà da ridacchiare?
Io rimango qui all’oscuro e lei ride sotto i baffi.
No, neanche: quelli ha già provveduto a rimuoverli
definitivamente con il laser. Me l’ha detto in confidenza, perciò acqua in
bocca.
“Allora, ragazzi!” riprende la parola Nikki, e non ha bisogno di
altri richiami per attrarre l’attenzione del resto del Club. “Ora che ci siamo
tutti ristorati con il nostro aperitivo notturno, direi che possiamo dare inizio
alla Cerimonia d’Investitura”
Aperitivo? Io non ho toccato neanche un salatino...
Be, mi sono mantenuto leggero per scappare...
Forse sono ancora in tempo per fuggire e rintanarmi nel mio
dormitorio...
Mi sento nell’occhio del mirino e non è affatto una sensazione
gradevole.
“Fatina…Fatina…Fatina” comincia lei, con un tono che – a suo
parere – dovrebbe essere cerimonioso. Penso che non la pianterà mai di chiamarmi
così davanti a tutti.
Come se il mio vero nome non sia già abbastanza imbarazzante.
“Fatina…ti abbiamo sottoposto ad una dura prova” prosegue, con
gli occhi luccicanti di orgoglio quasi materno “Forse anche più dura degli
altri, perché di rado… ci capita di accogliere nel nostro Club, qualcuno di
così…brillante”
E qui lancia una rapida e apparentemente casuale occhiata a Mia e
Gloria che sembrano essere molto concentrate nell’imitare magistralmente la
tipica espressione sprizzante di intelligenza di un pesce rosso.
“Dicevo…abbiamo pensato di renderti onore sottoponendoti ad una
prova insolitamente ardua. Dopotutto, dobbiamo ammetterlo, non avevamo molte
garanzie, prima di decidere di ammetterti nel Mocassini Club”
Mocassini Club?
Comincio a non capirci più niente. Anzi, non credo di aver mai
capito qualcosa.
“Insomma, avrai di certo compreso che non è un Club aperto a
tutti, il nostro. Siamo costretti a tenerlo nascosto… Per evitare che individui
non idonei facciano troppe – ecco – pressioni… E voi, naturalmente, mie
cari compagni, sapete di chi parlo” aggiunge lei, roteando gli occhi al cielo
“Appestati di acne…”
La folla è scossa da un unico sussulto.
“Saccenti secchioni…” elenca, lanciandomi uno sguardo di
ammonimento vagamente ironico “…che ritengono la moda e lo stile discipline non
degne di essere apprese...”
La moltitudine à la page assume la sua espressione più sdegnata.
“Per non parlare di chi semplicemente… è troppo...ehm...
strano per essere ammesso nel Club”
Nella stanza si leva un chiacchiericcio inorridito.
Nikki prende a misurare a grandi falcate il tappeto del Preside,
brillando dei riflessi del gigantesco lampadario di cristallo. Ha l’aria di
prendersi molto sul serio.
“Topher” avanza nel suo discorso, facendo finalmente il mio nome
“Quello che sto cercando di dirti è che abbiamo fatto molte ricerche sul tuo
conto prima di parlare della tua ammissione… abbiamo parlato con molte persone…”
Ricerche…sul…mio conto…
Non avranno davvero…
Non possono aver saputo di Mandy... e soprattutto di Andr…
Per un attimo sembra quasi che nel mio stomaco si sia appena
aperto un buco nero… poi fortunatamente posso riprendere fiato:
“Ricerche riguardanti il tuo albero genealogico, ovviamente. Sai,
quella del Mocassini Club è una tradizione che va avanti ormai da due secoli e i
nuovi membri devono avere almeno un membro del Club in famiglia, e ti lascio
immaginare la nostra sorpresa quando abbiamo scoperto che Leopold Dukes non solo
è stato membro del Club, ma anche Vice-Presidente dal 1973 al 1975...”
"Fino al 1974" corregge Angelica Vaughan, alzandosi dalla sua
poltroncina e avvicinandosi a Nikki.
"Fino al 1974, sì, è irrilevante" sbotta stizzita Nikki.
I suoi sguardi fulminanti ora si rivolgono a ripetizione contro
Angelica, che continua a sorridere, come se nulla fosse, nel suo abitino
svolazzante di chiffon color celeste polvere.
"Naturalmente ci abbiamo riflettuto a lungo" aggiunge Angelica,
ignorando il broncio di Nikki, ormai prossimo a sfiorare il pavimento "Decidere
di ammettere qualcuno o no al Mocassini Club non è certo una decisione da
prendere a cuor leggero. Tuttavia, gran parte dei membri del Club si sono detti
favorevoli ad accoglierti e ,vista anche la calorosa approvazione del
Presidente, non abbiamo più potuto tenerti lontano dal mondo a cui adesso
appartieni... Perciò..."
"Credo sia meglio cominciare con la cerimonia..." riprende le
redini Nikki, facendo cenno con la mano ad Angelica di sparire dalla sua vista
"E grazie, Angelica, illuminante come sempre"
“Ora credo di dover proseguire io…”
Ashley si schiarisce la gola e improvvisamente – neanche Mosè e
le acque del Mar Rosso – la folla si divide geometricamente in due, creando un
lungo corridoio tra la porta d’ingresso e la scrivania del Preside. Dietro di
essa, in una scena da film, la poltrona girevole del Preside cigola e lentamente
ruota, rivelando qualcuno di mille volte più attraente e giovane del suo solito
proprietario.
Tutto il Mocassini Club ha gli occhi puntati su di lui, ma Ashley
ha gli occhi puntati soltanto su una persona: me.
Non so se sentirmene onorato, o terribilmente imbarazzato. Sta di
fatto che non riesco a sostenere il suo sguardo neanche per cinque secondi e ben
presto cerco di distrarmi osservando l’intricata fantasia floreale del tappeto.
Nonostante tenga gli occhi inchiodati per terra, riesco comunque ad avvertire il
suo sguardo. Alzo appena la testa, e infatti eccoli lì, due occhi nocciola
grandi quanto l’intera stanza, senza neanche il minimo battito di ciglia.
“Direi che possiamo iniziare con la Cerimonia, allora” pontifica,
distogliendo per pochi istanti il suo sguardo da me, per distribuire un sorriso
con effetto abbagliante su tutta la folla.
Gli astanti, storditi e con un vago sorriso stampato in faccia,
si limitano ad annuire. Sembra quasi che tutta la sala sia piombata nell’ombra,
con un unico grande riflettore, puntato su Ashley.
“Avicinati, Topher”
Il suo tono di voce è dolce, come se si trattasse di una delicata
preghiera, ma stranamente suona quasi come un ordine.
E immancabilmente, quasi ipnotizzate, le mie gambe accennano un
passo meccanico e poi zigzagano come un giocattolo a carillon impazzito
verso la scrivania. Ashley intanto si è alzato, semplicemente troppo bello nella
sua camicia bianca a bottoni neri e nei pantaloni scuri attillati, con tanto di
papillon e mocassini color carbone.
“Topher” la sua voce sembra provenire da un’altra dimensione.
Ormai la mia vista è completamente annebbiata. Anche Nikki – che
non fa altro che sorridermi, con i pollici rivolti all’insù – mi sembra lontana
e irreale.
“Sei splendido” sussurra Ashley, sorridendo obliquo, in modo che
solo io possa sentirlo.
“E lo sarai ancora di più con questi” continua lui, sempre
sussurrando, questa volta con le labbra così vicine all’orecchio da solleticarmi
con il suo respiro.
Poi si allontana… non sono in grado di decidere se ciò mi faccia
piacere o mi infastidisca.
Ashley solleva dalla scrivania una scatola bianca e la apre
lentamente. Per un istante di stupidità ho pensato che dalla scatola dovesse
sprigionarsi un’improvvisa luce accecante. Pensiero quanto mai idiota, persino
per me. Anche se non c’è niente di più idiota che pensare che Ashley mi abbia
davvero detto che sono splendido. Perché non può essere vero, dovrò averlo
immaginato. Sicuramente.
Con i pochi sensi ancora sopravvissuti, lo sento scartare
qualcosa, un rumore frusciante di carta velina. Poi li vedo: i mocassini marroni
con fibietta dorata che avevo visto in vetrina a Glitterati, i mocassini che
Nikki mi aveva proibito di comprare…"I mocassini? no,Fatina,fidati... è
troppo presto per dei mocassini. Troppa moda può far male tutta in una volta"…
I mocassini di cui uno era finito misteriosamente nella mia camera, insieme ad
un biglietto che annunciava la prova a cui il Mocassini Club aveva deciso di
sottopormi…
I mocassini che adesso Ashley ha preso in mano, la fibietta
luccicante quasi quanto i suoi occhi color gianduja, incorniciati da un paio di
lunghe e marcate sopracciglia.
Il silenzio nella sala è assoluto. Con un fulmineo scintillio di
paillette, mi accorgo che Nikki mi è accanto, tremando d’eccitazione
come un crème-caramel.
Ashley sembra staccare con enorme riluttanza i suoi occhi da me –
o forse è solo la mia fervida immaginazione a cogliere tutto questo ributto – e
si volta verso Nikki.
“Nicole Hortense, Reginetta del Mocassini Club, in quanto Tutrice
e Garante di Christopher Leopold Dukes, ti autorizzo a procedere”
Nikki, scintillante ed esagitata, prende il paio di mocassini
dalle mani di Ashley e si inchina. Il suo sguardo è teso e concentrato mentre
slaccia le mie vecchie scarpe e infila al piede sinistro il primo mocassino.
“In nome della Vefania Pulcherrima…” recita Nikki,
esitando su qualche parola “assunta in questa sede come simbolo di rarità e
bellezza…”
E’ la volta del secondo mocassino. Muovo le dita dei piedi e
avverto una piacevolissima sensazione. Mille volte più comodi delle mie sneakers.
“… e con la benedizione della famiglia Betterton, iniziatrice e
custode da duecento anni del segreto della nostra congrega…” prosegue Nikki “ti
dichiaro membro a tutti gli effetti del Mocassini Club”
Ashley batte le mani con solennità, sorridendomi come non ha mai
fatto. Il che è tutto dire.
Seguendo gli esempi del Presidente, il pubblico scoppia in
applausi, leggermente più calorosi del primo, accompagnati da un coro di "Kallistoi
kai aristoi! Kallistoi kai aristoi!". Mia e Gloria sembrano aver scelto un
motto alternativo, visto che non fanno che borbottare storpiature, martorizzando
tutti gli accenti, così da gridare "Karistoi kai allistoi", anche nelle
varianti "Arallistoi kalli kaistoi" o "Kalrisoi kai raistoi".
Soltanto Herman e Barnabas continuano – apparentemente
indifferenti – a rigirare l’oliva dei loro Martini.
Nikki, invece, batte le mani con così tanta foga che ormai
appaiono come due oblunghe macchie rosa (con un baluginio nero di smalto) ed è
l’ultima a smettere.
Poi raccoglie da terra le mie sneakers e le lancia con
non troppa delicatezza nelle mani di Mia e Gloria. “Fatele sparire” comanda,
senza smettere di sorridere estatica “inceneritele, immergetele nell’acido,
disintegratele molecolarmente, fatele evaporare, se potete”
Le due ancelle fanno di sì con la testa e spariscono in un
fruscio di paillette argentate. Dopo aver a lungo guardato soddisfatta
le mie vecchie scarpe passare a miglior vita, Nikki si volta verso di me
,raggiante, ma subito dopo il suo sorriso si fa più malizioso, quando vede
Ashley avvicinarsi. Dimostrando una discrezione che mai mi sarei aspettato da
lei, si ritira in disparte, puntando ancora – e vorrei che la finisse – i
pollici all’insù. In poco tempo Jude Essex, il giocatore che è riuscito a
strapparle un appuntamento durante la partita di pallanuoto, l’ha già
intercettata e ora corre verso di lei.
Mi soffermerei volentieri a guardare Nikki andare in contro con
riluttanza (mima l’atto di vomitare) a Jude, anche solo per evitare di voltarmi
e guardare Ashley negli occhi.
Me ne sto qui fermo, fingendo di non essermi accorto di lui.
Finché bussa delicatamente su una spalla e sono…adesso sono costretto a
voltarmi! Dannazione!
"Congratulazioni, Fatina! Sei ufficialmente uno di noi!"
mi sussurra, con voce calda e felice. Anche se gli rivolgo ancora le spalle, lo
sento sorridere!
Mi decido a voltarmi, ormai rassegnato: Ashley è indescrivibile.
Il suo sorriso fiero e i suoi occhi sembrano gridare tutta la sua felicità.
Improvvisamente impazzisco e non rispondo più delle mie azioni. Mi sembra di
vedermi con gli occhi di un estraneo, mentre…
"Ciaaaao" mi lascio contagiare dal clima di festa e mi getto al
suo collo.
Mi rendo subito conto di aver fatto un gesto piuttosto avventato
e assolutamente non topheriano. Ma Ashley non sembra dispiacersene
affatto e in fondo non c'è niente di male a saltare addosso all'essere più
perfetto del mondo. Accidenti è dal mio primo giorno alla Wefanie che morivo
dalla voglia di stringerlo! Ashley mi accarezza la schiena, con il suo tocco
delicato ma confortante. Lo sento ridere, mentre mi accarezza i capelli,
cercando il mio viso.
Improvvisamente la folla che ci circonda sembra essere soltanto
casualmente dotata di vita. Che mi importa degli altri? Herman, Barnabas…
andassero pure a ingoiarsi puntine da disegno. Cosa vuoi che me ne importi di
loro e dei loro complotti quando posso stare accanto al ragazzo che più di ogni
altro desidero?
I suoi occhi color nocciola si socchiudono mentre le sue labbra a
cuore si distendono in un sorriso felino da impazzire.
Accidenti, quanto lo amoooo...
Vorrei dirglielo miliardi di volte… ma penso non sia il caso, mi
sto comportando in maniera fin troppo audace. Accidenti, dov’è andato a finire
il mio raziocinio? Ho come l’impressione di averlo lasciato nelle mie vecchie
scarpe. Spero almeno di riuscire a recuperarlo, in qualche modo.
Poi mi accorgo che Ashley continua a guardarmi e non mi importa
più di nient’altro.
"Serve
un defibrillatore o lo svegli tu?" chiede una voce acuta, proveniente dall'alto.
"No, penso di essere in grado di svegliarlo da solo. Dev'essere stata una
giornata lunga..." sussurra un'altra voce, limpida e cristallina anche nel mio
cervello annebbiato. Sembra provenire da un punto più basso della prima.
Attraverso le ciglia semiserrate vedo solo i suoi bottoni neri che luccicano
nella penombra.
"E' esausto. Forse abbiamo esagerato con la prova" ammette la voce celestiale.
Se si preoccupa di esagerare, dovrebbe pensare anche alla sua voce
esageratamente celestiale.
"No, non credo... a Fatina non piace ottenere nulla senza fatica"
Questo lo dici tu...
I miei pensieri nebulosi si accendono e si spengono ad intermittenza, mentre mi
lascio cullare dal calore bollente del suo corpo, attraverso la ruvidezza
cartacea della sua camicia.
Due dita delicate mi sfiorano i capelli, irradiando fiotti di piacere che si
insinuano nella mia mente semiaddormentata.
"Ma non mi dire... se non ti conoscessi, Ashley, direi quasi che sei innamorato"
La voce celestiale rimane in silenzio. Il suo respiro mi accarezza i capelli, e
ancora in stato di incoscienza intravedo le pieghette della sua camicia, bianca
e con sottili e sfocate linee nere.
"Topher..." alita la voce celestiale "Topher... svegliati..."
Solo se mi prometti che non svanirai.
Lentamente mi sento sollevare. Qualcuno mi mette seduto. Faccio per rimettermi
comodo, ma due mani forti e calde mi risollevano. E apro gli occhi. Mi è andata
una lente a contatto di traverso.
Ashley mi stringe, i suoi lineamenti definiti solo da qualche sprazzo di luce
nella penombra.
"Forza, ragazzi, direi che possiamo iniziare con la Dieta!" sento esclamare
Nikki, richiamando l'attenzione della folla.
A poco a poco anche il resto del mondo riassume una consistenza fisica. Con un
po' di sforzo mi rendo conto che io e Ashley non siamo sospesi a mezz'aria, ma
su un elegante divanetto in damascato rosa antico. "Ben svegliato" sorride
Ashley. I capelli solo lievemente spettinati riescono a renderlo ancora più
bello.
"Cos'è successo?" biascico, facendomi un po' più in là.
"Oh,niente di ché... ci siamo seduti su questa poltroncina e tu hai trovato la
mia pancia piuttosto comoda come cuscino per schiacciare un pisolino".
Se solo non avessi così tanto sonno, probabilmente sarei imbarazzato.
"Scusa..." riesco a borbottare, incalzando il mio cervello di attivare i
frangi-nebbia.
Come diavolo m'è venuto di addormentarmici sopra?
"Non scusarti: è divertente guardarti dormire" continua lui, senza smettere di
sorridere.
Divertente? Perfetto... sono proprio curioso di sapere cos'ho detto. Perchè -
data la mia proverbiale sfortuna - avrò sicuramente parlato nel sonno e magari
avrò anche cercato di succhiargli un dito in un attacco di sonnambulismo. Sto
giusto cercando di toccargli l'indice, per verificare se è ancora umido...
quando mi accorgo che Nikki sta facendo davvero un gran baccano.
"Abbia inizio la Dieta!" la sento vaneggiare.
Mia e Gloria ci passano davanti - dopo avermi scoccato due baci volanti - e
zampettano eccitate verso la loro amica.
"Dieta?"
Ma quale dieta?
Guardo Mia e Gloria e le loro gambe mi ricordano molto gli elefanti di Dalì. Ma
di che diavolo di dieta parlano?
"Oh, è l'assemblea del Moccasini Club" spiega Ashley, dandomi la mano e
aspettando che mi alzi dal divano - cosa che ho intenzione di fare il più tardi
possibile.
"E perchè chiamarla Dieta?" riesco a farfugliare, mentre a mio malgrado mi vedo
costretto ad alzarmi (le mie gambe ad un tratto mi sembrano fragili e filiformi
come quelle di un elefante di Dalì).
"Il Club ha convenuto che i termini 'assemblea' o 'riunione' non siano molto
à la page... abbiamo preferito 'dieta'" chiarisce lui, sorridendo
ironico "Ha un certo gusto medievale, non trovi?"
Non so, ma non mi riesce facile in questo momento pensare a "dieta" come
all'assemblea dell'Imperatore e dei suoi feudatari e non come ad una fasulla e
insalubre soluzione per perdere peso. Perché guardandomi intorno scommetto che
qui tutti, almeno una volta nella vita, ci hanno provato, con la Dieta
dell'Ananas.
Okay, forse sono un po' negativo al momento. Ma non c'è da preoccuparsi
troppo: ho appena un quarto d'ora di sonno.
Ahsley mi serra il fianco con la sua mano calda e mi sento già improvvisamente
molto più sveglio, mentre mi guida verso Nikki.
"Amore, ciccino, ti sei svegliato?"
Okay, adesso mi ributto sul divano e mi riaddormento. Mi rifiuto di sentirmi
chiamare "amore ciccino".
"Che tesoro" continua a bofonchiare Nikki con un sorriso idiota stampato in
faccia "Cuoricino della mamma" e prende a pizzicarmi il naso e le guance come se
fossi un bambino di tre anni.
Per fortuna Ashley sembra guardare altrove.
"Nikki?"
"Sì,amore mio piccolino, ghigu gagu, giuggiolo?"
"Non sono un neonato"
"Oh,sì che lo sei! Sì che lo sei!" si dondola Nikki, scatenando in me improvvisi
e inaspettati istinti omicidi "Gu gu, pu pu, topun! Bubu settete..."
La vedo avvicinarsi e ricoprirmi di carezze frammisti a schiaffetti. "Tesorino
mio ce l'hai fatta, gigino puccetto!"
"Okay, Nikki, piantala adesso"
La ragazza sospira, indietreggia di qualche passo, si stira una piega del
vestito e manda giù un sorso di Martini.
"Scusami, Fatina, ho avuto un acuto attacco di istinto materno psicotico" si
riprende, schiarendosi la voce "E' che sono così contenta che tu sia nel Club!
Finalmente! Aspettavo questo momento da..."
"Anni?"
"No, diciamo, da due settimane"
"Accidenti, ti sei consumata"
"No, tesoro, non essere così negativo,però... non sei contento?! E' un grande
onore, sai?! Perciò raccogli quelle borse sotto gli occhi e cominciamo con la
Dieta"
Sento la presa di Ashley intorno ai miei fianchi di nuovo viva, segno che ha
riportato l'attenzione su di noi. A chi stava pensando?
Subito mi sento attanagliare le viscere.
Gelosia?
Ma se non siamo neanche veramente insieme.
Lo siamo?
Oh, accidenti, sarà meglio chiarire le cose il prima possibile.
"Ehm...Ashley... forse dovremmo..."
Parlare di due cosucce. Robette da niente, tipo perché negli ultimi giorni non
fai che baciarmi ogni volta che ci incontriamo e qualche altra piccola
questione. Riguardo il nostro rapporto...
Non è per metterti fretta, ecco. E' che vorrei qualche risposta, qualche
certezza, anche sotto forma di certificato andrebbe bene. Anzi, nero su bianco
sarebbe un buon modo per mettersi l'anima in pace.
"Sì, Topher?" mi chiede lui per la seconda volta, distogliendomi dai miei
pensieri non-stop. E' uno dei miei problemi: i pensieri vanno a fiumi...sono
tutti lì che premono per uscire, durante il sonno, e poi quando mi sveglio
escono fuori senza preoccuparsi di avere un senso.
"Topher?"
Ecco, ci ricasco di nuovo. Tempesta di pensieri.
"Volevi dirmi qualcosa?"
"Ehm...no, no, niente" bofonchio, avvampando.
Topher Dukes, alias l'Eloquenza.
A quanto pare però non sono solo i miei pensieri a pascolare allo stato
brado: una mandria di ragazzi à la page si accalca attorno a Nikki,
pericolosamente vicina... ad una delle librerie del Preside!
Quella ragazza sta passando decisamente troppo tempo a contatto con i libri.
Rischia seriamente di danneggiarsi il french.
"Penso che a Nikki occorra la chiave" mi sussurra Ashley.
Ho i brividi. Un ragazzo che usa il verbo 'occorrere'. Come si può non amarlo?
"Intendi la chiave del diario di Wanessa?" chiedo conferma, tirandola fuori
dalla tasca.
Ashley annuisce, per poi prenderla in mano e porgerla a Nikki.
Il piccolo oggetto dorato brilla sotto il lampadario di cristallo e solo ora
noto l'impugnatura a forma di farfalla. A quanto pare è il simbolo dei Wefanie.
Ci sono farfalle ovunque.
"Ma... a cosa serve la chiave adesso?" riesco miracolosamente a formulare. E' in
programma una lettura pubblica del diario segreto di Wanessa? No, perché in tal
caso vorrei essere stato avvisato in anticipo.
"Quella non è semplicemente la chiave di uno diario segreto" risponde
prontamente Ashley "ma è una chiave universale, vale per tutte le serratura di
ogni stanza della scuola. Apre persino il frigo bar del Preside"
Oh, e io che pensavo servisse solo ad aprire il diario segreto di una pazza
monomaniaca e una stanza degli orrori piena zeppa di polvere e di animali morti
e putrescenti.
"E... "
"Com'è entrata in nostro possesso? Be', è una storia piuttosto lunga... a dire
il vero è stato il mio bisbisnonno Fergus a rubarlo"
Non so se trovare più scandaloso che il bisnononno di Ashley si chiamasse Fergus
o che sia riuscito a rubare la chiave universale della scuola.
"Il vecchio Fergus conosceva parecchi segreti della scuola, segreti di cui
nessun Preside, forse solo Wefanie stesso, era a conoscenza"
La mia confusione arriva al punto di non ritorno quando vedo Nikki armeggiare
con la chiave di Wanessa china sull'ultimo scaffale della libreria. Gli altri
membri del Club non sembrano darle più attenzioni del solito (le tengono
comunque gli occhi incollati addosso), sembrano avvezzi a certi tipi di manovre
da parte di Nikki. Improvvisamente si sente uno scatto metallico e un rumore
sordo.
Preso alla sprovvista, mi stringo ad Ashley, che ridacchia.
L'imbarazzo, però, deve subito cedere il posto alla totale incredulità.
Improvvisamente, sorprendentemente, come in un film horror di bassa qualità, la
libreria si è spaccata di netto in due parti, che ora scorrono
contemporaneamente, mosse da chissà quale meccanismo magico-alchemico. In pochi
minuti il rumore si ferma e le due metà dell'originaria libreria si addossano
bruscamente alle pareti di una gigantesca stanza segreta.
Se leggessi questo su un libro, probabilmente lo butterei via. Peccato che non
possa buttar via la mia vita, anche se non sarebbe la prima volta che io faccia
un pensierino in proposito. Mi sembra di essere finito in Frankestein,
la versione glamour.
Ora l'Ufficio del Preside ha raggiunto dimensioni ancora più ragguardevoli,
visto che la libreria ha lasciato spazio ad un gigantesco, profondissimo
salotto, invidiabile per dimensioni ad una sala da ballo di Versailles. Il
pavimento è ricoperto da un suntuoso tappeto verde scuro, quasi nero, con
minuziose decorazioni floreali: ranuncoli, garofani, fiordalisi, viole,
nontiscordardime, anemoni, papaveri, margherite, fiori d'arancio, campanule,
primule, rose, gigli... un vero e proprio prato fiorito. Le pareti rivestite in
seta rosa antico con fantasia a farfalle e in parte ricoperte da pannelli
intagliati in mogano e... le poltroncine color pesca, i tavolini roccocò, i vasi
cinesi dall’aria terribilmente costosa su piedistalli corinzi e ... quello è un
televisore al plasma con dolby-sorround rivestito in pregiatissimo
legno intagliato?
"Il... preside Canfield... è all'oscuro di tutto? Come fate a riunirvi ogni
notte nel suo Ufficio senza che se ne accorga?" è tutto ciò che riesco a dire,
pescando a caso fra le tante domande in attesa di ricevere risposta.
"Ma no, non ogni notte! Solo di venerdì, quando c'è la Dieta settimanale del
Club...E comunque l'Ufficio del Preside è sempre stato il quartier generale, sin
dalla fondazione. I Presidi della Wefanie non si sono mai accorti di nulla,
bastava rifornire ogni volta il frigo-bar. Qualcuno ha avuto dei sospetti,
certo, ma si è sempre fatto finta di nulla... I Presidi hanno sempre visto di
buon occhio il Club, anche perchè molti di loro ne hanno fatto parte, in
gioventù" spiega Ashley, con parlantina fluente. Non pensavo potesse parlare
così tanto, nè che potesse essere uno chaperon così preparato e
brillante. Riguardo al suo fascino etereo, quello per me è sempre stata la mia
più solida certezza.
"Fantastico,no?" incalza Ashley, cogliendo la mia espressione allucinata.
"Sì,davvero" esalo, e tu sei fantastico!
Nikki piroetta nei dintorni, senza piantarla di guardarci.
"Questa è la nostra umile tana, Fatina. Spero che ti piaccia la sede del
Mocassini Club!"
"Mi chiedi se mi piace? E' grandioso!" balbetto.
"Qui ci ritroviamo ogni venerdì per la Dieta"
"In cosa consiste...esattamente?"
"Be', di solito organizziamo party, o stabiliamo cos'è à la page e
cos'è non-à-la-page... cose di questo genere" risponde Nikki, vaga
"Oppure beviamo, chiacchieriamo, e ci dedichiamo alle più svariate attività
ricreative..." aggiunge, facendo cenno allusivamente con la testa ad Ashley,
che, dopo un accenno d'inchino, si è allontanato per raggiungere - non proprio
entusiasta - Barnabas Babcock.
"Nikki?"
"Sì?" risponde lei, distrattamente, tirando fuori un flute di
champagne da chissà dove.
"Prima del Giuramento, hai... parlato di regole, se non sbaglio"
"Oh, sì, certo: ogni Club che si rispetti ha delle sue regole da rispettare. Ora
confido già sul fatto che tu ne conosca già parecchie a memoria,ecco" borbotta
tutto d'un fiato lei. "Fin'ora è stato un allenamento, Topher...lo shopping
insieme, i proverbi cinesi, le pillole di moda... volevo che fossi perfetto per
il Club, Fatina, perchè sapevo che potevi riuscirci"
Il fuoco negli occhi di Nikki è talmente dirompente che mi lascia senza parole.
"E ora guardati. Tutto quello che volevi, che volevamo, è successo: tu
ed Ashley, e ora il Mocassini Club. E' tutto perfetto, esattamente come
desideravamo" aggiunge, abbassando lo sguardo.
"Già, mi sembra tutto così inverosimile" bofonchio, ancora in stato
confusionale. Rimaniamo per un po' in silenzio, mentre avverto le mie dita dei
piedi muoversi, sovreccitate, nelle loro nuove calzature à la page.
"Sta tornando Ashley" mormora, concitata "forza: un bel sorriso, petto in fuori,
schiena dritta e glutei in vista!"
"Nikki!" protesto, ma in un battito di ciglia dimentico qualsiasi sua
indicazione, di fronte ad Ashley, che sorride, si scusa e mi porge un
Martini.
Fingo di mandar giù un sorso e sorrido di rimando anch'io, sentendomi ebete
quasi quanto un Furby.
Sì, uno di quegli pseudo-gufi col pelo viola-leopardato, occhi e orecchie
enormi, pieni di stupide frasette registrate senza senso come "wee-tah-kah-wee-loo".
Sì, sarei abbastanza demente in questo momento da sparare insensatezze come "wee-tah-kah-wee-loo".
Ashley per fortuna sembra perfettamente convinto di trovarsi di fronte ad un
ragazzo serio e intellettualmente sano, piuttosto che la incarnazione umana di
un Furby.
Meglio così.
Sorridendo, Ashley veleggia in avanti, guidandomi verso una comoda poltroncina,
mentre anche gli altri membri del Club trovano posto qua e là su altri divanetti
ed elaborate sedie imbottite.
Nikki non sembra voler rinunciare al suo gusto perverso per il voyuerismo
e ha deciso casualmente di sedersi sulla poltroncina accanto alla nostra. A dire
il vero avrebbe tanto voluto accomodarsi sulla nostra poltroncina, ma Ashley ha
allargato talmente le gambe da occuparla tutta e scoraggiare qualsiasi tentativo
da parte di Nikki di imporci la sua presenza. Anche se aprire le gambe non è poi
un gesto così intimidatorio...
Specialmente se a farlo è Ashley.
Okay, basta con le allusioni sessuali. Comincio ad essere disgustoso. Non sono
mica Herman Cervello-di-Spermatozoo Northangle!
Parlando del diavolo... Herman si è seduto proprio accanto a Nikki, insieme alla
vanesia Angelica Vaughan, probabilmente con l'unico intento di dare sui nervi
alla mia amica. A giudicare dal tacchettio nervoso del suo piede, Nikki è
indecisa su chi sgozzare per primo a mani nude per poi berne avidamente il
sangue.
Che immagine crudele e macabra! Ma nessuno bada a censurare i miei pensieri? Una
spia d'allare, un "beep" mentale... Non posso davvero pensare certe cose!
Devo provare a pensare a cose più gradevoli: fiori, arcobaleni... no, d'accordo,
devo pensare a cose più gradevoli a cui non penserebbe un Furby: i bei libri, la
musica soul, la pittura italiana del Rinascimento, Ashley Betterton, le
statue di Canova, un episodio di Gilmore Girls, Ashley Betterton,
l'aurora boreale, i musical, Ashley Betterton...
"E...adesso che si fa?" borbotto, riuscendo a stento a farmi udire, dato il
vociare in sala.
"La Reginetta esporrà i punti da affrontare durante l'assemblea, ne discuteremo
insieme e poi, dopo la votazione, spetterà a me dire l'ultima parola" risponde
Ashley, rilassandosi e poggiando la testa allo schienale.
Interessante. Un sistema di tipo monarchico-parlamentare. Molto british.
La Reginetta, cioè Nikki, sarebbe il primo ministro, perciò è lei che ha il vero
e proprio potere. Il resto del Club funge da Parlamento e Ashley, in quanto
Presidente, si limita a fare sì o no con la testa.
Ancora non mi spiego il ruolo di Angelica e di Herman, però.
Voglio dire, anche loro sembrano avere il loro peso nel Club. Altrimenti il
sorrisetto presuntuoso in loro dotazione sarebbe totalmente ingiustificato.
Riesco a sussurrare a Nikki la mia perplessità.
"Angelica e Herman?" mormora lei, cercando di non farsi sentire, con loro così
vicini "No, sono solo elementi ornamentali." continua, sporgendosi dal bracciolo
della poltrona "Di cattivo gusto e non biodegradabili, ma meramente decorativi"
Ashley soffoca una risata: "Angelica e Herman sono rispettivamente la
Vice-Reginetta e il Vice-Presidente"
"Rispettivamente nel senso che Angelica è il Vice-Presidente e Herman la
Vice-Reginetta" ironizza acida Nikki.
Abbozzo un sorriso e, senza perdere altro tempo, riprendo, guardando
interrogativo ora Ashley ora Nikki: "C'è ancora una cosa che non mi so
spiegare..."
"Spara, cocco" incalza Nikki, esaminandosi lo smalto.
Ormai si è arresa: ha abbandonato i suoi due odiati compagni di poltrona, per
appollaiarsi in equilibrio sul bracciolo della nostra.
"Questo - mi sembra di aver capito - è un Club... per... persone à la page,
no?"
Nessun francesismo al mondo mi fa sentire stupido come "à la page".
"Sì, certo, Fatina, questo è un Club à la page...qui è tutto à la page...
" si affretta Nikki, che probabilmente non a nulla in contrario al sentirsi
stupida "e siamo tutti à la page... chi più, chi meno" sottolinea,
scoccando uno sguardo fendente ad Angelica e a Herman.
"Ma allora... Barnabas Babcock?"
Annosa questione.
Che ci fa lui nel Club?
Nikki sospira, abbattuta.
Ashley assume anche lui un tono piuttosto grave.
"Purtroppo siamo soggetti ad ...alcuni vincoli... Insomma,devi sapere che il
Club è molto potente all'interno della scuola. Non esagero nel dire che molti
dei provvedimenti del Preside si basano sulle decisioni prese qui, nella
Dieta..."
"Il Club decide praticamente tutto... dal colore delle divise autunno-inverno,
fino a quali insegnanti assumere o licenziare" aggiunge Nikki.
"...Però dobbiamo agire in assoluta segretezza. Non tutti sono a conoscenza del
Club. Molti dei nostri genitori ne hanno fatto parte e gran parti di loro ora
sono membri del Consiglio d'Istituto. Tutto ruota intorno al Club... ma è
necessario che la maggior parte degli studenti e dei professori rimanga
all'oscuro di tutto"
"E come potremmo riuscire a mantenere la nostra segretezza se quella verza
ingiallita va a ruota libera e può scribacchiare liberamente sul suo giornalino
tutti i segreti del Club?" si inserisce nuovamente Nikki, accorata.
"Perciò siamo costretti a tenerci Barnabas... dai tempi di Fergus Betterton è
sempre stato così: il capo-redattore dell'Highlights fa automaticamente parte
del Club. Sono dei compromessi che per amor di segretezza dobbiamo accettare"
Per un attimo provo una pena infinita per Nikki e Ashley.
Essere costretti ad ammettere Barnabas solo per tutelare il Club.
Chissà se è consapevole di aver ottenuto quei consunti e squallidi mocassini
color ocra solo per tenergli la bocca chiusa. Scommetto che l'hanno fatto a
posta, a rifilargli quelle scarpe tremende. Ben gli sta. Lui e le sue astrusità
linguistiche. E poi, secondo me, molte delle sue "parole auliche" sono inventate
al momento.
Barnabas dev'essersi accorto che io, Nikki ed Ashley lo stiamo fissando come un
orrendo piatto di minestrone da mensa ospedaliera, perchè si dirige pomposamente
verso di noi.
"Oh, no, che diavolo vuole adesso?!" si lamenta Nikki, con l'aria di voler
annegare nel suo Martini piuttosto che incontrarlo da vicino. O peggio, persino
parlarci.
"Signor Presidente" saluta formale Barnabas, ignorando me e Nikki, come se
fossimo un tutt'uno con la fantasia a fiori del divano.
"Ciao Barney. Non c'è bisogno di chiamarmi Presidente, davvero. Basta solo
Ashley" risponde esasperato.
"Ci sarebbe un piccolo dissidio fra me e il tuo protégé"
continua, brusco, ignorando le parole di Ashley "Pensavo fosse perspicuo
che Dukes dovesse aver già vergato l'articolo sull'agone di
polo acquatico a lui richiesto entro il vespero"
Nikki commenta con un iroso ed eclatante "Eh??"
"No! L'articolo! Dannazione... me ne ero completamente dimenticato! Dovevo
consegnarlo questa sera!"
Nikki fa segno di non curanza. E' chiaro che non comprende la gravità della
cosa.
Comincio a pensare ad una scusa plausibile da rifilare a Barnabas.
Tunnel carpale?
Oppure mi gioco la mia scusa jolly? Un attacco di balenite?
Accidenti, non sono affatto bravo a...
Ashley sorride con disinvoltura a Barnabas, con un luccichio vittorioso negli
occhi.
"Parli dell'articolo sulla partita di oggi?" domanda lui "Topher naturalmente
non ha mancato ai suoi impegni. Troverai l'articolo, con annessa intervista e in
più un piccolo reportage sull'avvelenamento da cloro... tutto questo è
stato già inviato alla tua casella e-mail. Ti basta controllare" snocciola,
divertito dall'espressione incredula di Barnabas.
Mi costringo a chiudere la bocca, chiedendomi come diavolo ha fatto Ashley a
sapere dell'articolo, e soprattutto come è riuscito a scriverne uno.
Barnabas tira fuori un sorriso di circostanza, stantio e ad ammuffito, come mai
utilizzato prima e poi si congeda con mezzo inchino, senza dire una parola.
"Cielo, finalmente se n'è andato" commenta Nikki, con voce abbastanza alta da
poter farsi sentire anche dal diretto interessato.
Intanto guardo Ashley come se l'avessi visto per la prima volta. Completamente
ammutolito.
"Ma come...?" provo a sillabare.
"Sapevo che Barnabas ti avrebbe messo i bastoni fra le ruote... lo fa con tutti.
E' il suo modo di vendicarsi contro chi - a differenza sua - entra nel Club per
merito" risponde Ashley, godendo della mia sorpresa.
"Quell'essere è una verruca purulenta ambulante" commenta imbronciata Nikki.
"Conoscendo tutto questo, i miei informatori..." continua Ashley, con aria
sorniona "mi hanno detto dell'articolo e ho contattato Trixie. Non è stato
facile convincerla a scrivere l'articolo, le ho portato anche la registrazione
completa della partita, ma non ne voleva sapere... era in infermeria per un
infortunio da hockey sul ghiaccio. Poi gli ho promesso una visita dell'intera
squadra di Pallanuoto (Herman non c'andrà mai, temo) e ha accettato..."
"E l'intervista che avevo scritto?"
"Mi sono permesso di rubare il tuo taccuino mentre dormivi e il mio maggiordomo
Baptiste l'ha battuta al computer. E' velocissimo, ha seguito un corso di
dattilografia. Può tornare utile"
Wow
Tenetemi lontano da quest'uomo, perchè altrimenti non sarò responsabile delle
mie azioni...
Nikki mi rivolge un'occhiata divertita, mentre mi sento colare a brodo sul
divano.
"Non devi ringraziarmi" sussurra ironico Ashley, improvvisamente vicino e mi
sfiora con delicatezza le labbra con le sue.
"Nikki, credo sia ora di cominciare" esorta. Poi mi stringe un po' di più a sè.
"Bene!" sussulta Nikki e spicca il volo dalla poltrona, come se non aspettasse
altro.
Solo ora mi accorgo del suo cambio d'abito: durante il mio temporaneo soggiorno
nel mondo dei sogni, sul corpo curve-mozza-fiato(se-solo-fossi-etero) di
Nikki si è posato casualmente un abito nero alquanto ristretto in lavatrice, con
sopra veli di pizzo nero a decorazioni floreali. Persino le scarpe alte in
suède color crema sono impreziosite da applicazioni in pizzo. Funereo, ma
chic, devo dire.
Oh mio dio...
Comincio a pensare come una giornalista di moda.
Perchè ho l'impressione di non sapere che cosa fosse il suède, solo
cinque minuti fa?
Credo di essere vittima di messaggi subliminari.
"Malgrado l'ingresso di Topher nel nostro Club mi colmi immensamente di gioia e
di orgoglio..." esordisce, rivolgendomi un sorriso adamantino "mi rattrista
molto dover aprire la Dieta di oggi con alcune, terribili notizie"
Patricia Fulton sussulta platealmente, mentre il resto del Club scoppia in un
chiacchiericcio preoccupato.
"Ebbene sì... una funesta minaccia grava su di noi" continua, assumendo la sua
espressione drammatica (che tra l'altro mette in risalto le sue labbra
carnose...semplice coincidenza?) "Purtroppo il nostro è un mondo in precario
equilibrio, pronto a cadere nel caos, quando qualcuno osa l'inosabile!"
Le parole apocalittiche di Nikki hanno gettato un'ombra sinistra su tutta la
sala. Persino la luce del lampadario in cristallo di rocca sembra essersi
attenuata.
Perché ho la netta sensazione che la "tragica notizia" si rivelerà una
bazzecola?
Nikki chiude gli occhi - sospiro - e riprende, in tono mistico: "Se concedi al
pesce rosso di uscire dallo stagno e di vedere il ruscello, esso vorrà nuotare
fino all'oceano"
Se solo il pesciolino Nemo avesse tenuto a mente questo proverbio...
"Cosa vorrà dire?" squittiscono Mia e Gloria, che insieme riescono
brillantemente a formare un quarto di encefalo.
"Voglio dire che anche i migliori possono sbagliare... anche i migliori possono
spingersi troppo oltre, osare oltre il consentito. La nostra saggezza si vedrà
nel valutare gli errori commessi dai grandi e decidere di non
seguirli" prosegue, grave.
La tensione è palpabile.
Improvvisamente Nikki assume un tono molto più pragmatico: "Ragazzi, portate
qui... il corpo del reato"
Come rispondendo ad un ordine stabilito, dalla folla si staccano due giocatori
della squadra di pallanuoto, Essex e Walpole (o è Ustinov? Sono tutti uguali) e
si dirigono impacciati verso un magnifico paravento cinese decorato con magnolie
d'avorio e foglie di giada.
"Quello che vedrete probabilmente vi scioccherà" sentenzia Nikki, fingendo di
mordersi le unghie (non si rovinerebbe mai veramente lo smalto).
Ad un cenno della ragazza, Essex e Walpole/Ustinov si guardano, intimoriti, e,
con un certo sforzo, aprono il ricco paravento.
L'intero Club è scosso da un sussulto.
"OH MIO DIO!" riecheggia il grido scandalizzato di Patricia Fulton.
Incuriosito, mi sporgo per vedere.
Non più coperto, agli occhi di tutti fa mostra di sè, indosso ad un anonimo
manichino stilizzato, un vestito blu scuro, scintillante di riflessi argentei.
Improvvisamente però, noto che c'è qualcosa che non va...
Una fascia cinge alla vita il manichino, terminando in un fiocco. E la fascia è
di colore...
"...NERO!" continua a starnazzare Patricia, in evidente stato di shock.
Angelica si è portata le mani alla bocca, Herman è impallidito improvvisamente e
ha assunto l'espressione e il colorito di una statua di marmo molto corrucciata.
Solo Ashley, dopo un breve attimo di perplessità, è riuscito a mantenersi
imperturbabile. "E' così sfacciatamente non à la page!" miagola
disgustata una ragazza che dovrebbe rispondere al nome di Blanche Chemel.
"Mi sembra che arrivati a questo punto non sia neanche il caso di discuterne"
taglia corto Nikki "E' chiaro che il Mocassini Club è assolutamente contrario a
certe blasfemie. A volte anche gli stilisti possono commettere errori di
giudizio come questi... dobbiamo solo aspettare che comprendano l'entità dei
loro sbagli e riescano a rimediare, come sicuramente saranno in grado di fare"
conclude, con un sorriso rassicurante "Ho già inviato delle e-mail piuttosto
infuocate agli stilisti colpevoli. Sapete quanto tengono in considerazione la
mia... la nostra opinione"
"Non ci posso credere... è inaudito" sussurra ancora Angelica, mentre Patricia
è sull'orlo delle lacrime.
"E' così grave?" chiedo ad Ashley, disorientato e anche un po' divertito. Lui
impiega un po' di tempo a rispondermi: "Il blu e il nero non possono stare
insieme. E' la regola. Da sempre. Il tabù della moda" risponde, epigrafico.
Accidenti, dev'essere un tasto dolente.
Come ho potuto dimenticarmene?
Era una delle regole che Nikki mi ha fatto imparare...
La Quarta Regola Fondamentale del Vestire Bene: Blu col Nero, crimine vero! "Purtroppo non è l'unica brutta notizia" passa avanti Nikki, facendo cenno
a i due valletti di richiudere il paravento degli orrori "In passerella comincia
a riapparire il fantasma dei pantaloni a za..."
Nikki deglutisce.
"Scusate, non ce la faccio, devo sedermi... mi sento mancare" guaisce,
svenevole, mentre sprofonda con poca grazia tra me ed Ashley.
"E' ... tornato... il fantasma dei pantaloni... a zampa d'elefante"
"NON E' POSSIBILE! NON PUO' ESSERE VERO!" esclama una voce senza volto.
"Dai un'occhiata... alle sfilate Primavera/Estate... di quest'anno, se non ci
credi" ansima Nikki, mentre Mia sventola su di lei un ventaglio di pizzo nero in
coordinato al vestito e Gloria le versa un Bloody Mary ghiacciato.
Nikki, sul divano di morte, mi fa segno di avvicinarmi e mi sussurra qualcosa
all'orecchio.
"Ehm... Nikki è troppo debole per dirvi che..." borbotto, imbarazzato " per
quanto riguarda le scarpe, la moda è piuttosto flessibile al momento... ma
Nikki si rifiuta categoricamente di indossare un paio di scarpe a punta"
Tra la folla si alza un brusio di consenso.
"In quanto Reginetta e Portavoce del Club..." comincia Angelica Vaughan.
"Vice-Reginetta" corregge Nikki, che cinque secondi fa era in fin di
vita.
"In quanto Vice-Reginetta e Portavoce del Club ... propongo al
Presidente di bandire queste nuove, empie avanguardie" dichiara solenne
Angelica, infastidita dal fatto di essere solo la Vice-Reginetta "Le
leggi possono essere cambiate solo in circostanze eccezionali e questa non mi
sembra decisamente l'occasione adatta per apporre delle modifiche alle norme del
Club. Attenendoci alle Regole Fondamentali del Vestirsi Bene, ritengo debbano
essere punibili con l'allontanamento a tempo indeterminato dal Club tutti coloro
che faranno sfoggio dell'abbinamento..." - brivido d'orrore generale - "... del
blu e del nero, con l'unica eccezione del blu elettrico e del blu pavone, a cui
concediamo ancora il beneficio del dubbio. Chiediamo inoltre che vengano
proibiti, almeno fino a nuovo ordine - alquanto improbabile - i pantaloni a
zampa d'elefante e le scarpe a punta"
Ashley, mantenutosi calmo e rilassato, atarattico rispetto al panico generale,
beve un ultimo sorso dal suo Martini.
"Proposta approvata" sentenzia poi, inesorabile.
Nikki, soddisfatta, sembra riprendersi e riesce, grazie all'aiuto di Mia e
Gloria, a rimettersi in piedi.
Come se nulla fosse, riprende con i punti del giorno. Mi pare di capire che
l'altra importantissima tematica da affrontare sia il colore dello smalto e le
camicette con le rouches.
Piuttosto noiosa come discussione, sopratutto per gli etero. Ma vedo che la
componente etero della squadra di pallanuoto è più interessata a catturare
l'attenzione delle consorelle più attraenti del Club.
"Allora..." comincia Ashley, a bassa voce, avvicinandosi a me e guardandomi con
due occhi luccicanti "parlami un po' di te..."
A quanto pare non sono l'unico a trovare i punti del giorno alquanto
irrilevanti.
Sono passate pochissime ore dal mio ingresso "trionfale" nel Mocassini Club e
molti nuovi "interessanti" provvedimenti sono stati approvati. Nikki ha avuto il
compito di organizzare il Ballo di Novembre e sono tutti felici e contenti
(tranne Angelica, che ambiva anche lei al ruolo di organizzatrice). Al termine
della nottata - stanco morto e del tutto privo di volontà e di autosufficienza -
Esperanza mi ha scaricato sull'enorme letto di Nikki. L'ho ritrovata questa
mattina, super-eccitata, mentre bofonchiava qualcosa come "Il Sabato Spa" o roba
del genere.
Il Sabato Spa è una delle (tante? Speriamo di no) tradizioni di Villa Hortense:
una volta al mese Nikki, Mia, Gloria ed Esperanza si concedono un lungo
bagnoturco al limone e alla camomilla, per poi concludere con un purificante
brunch biologico a base di crusca, consommè di grano, budino di
tapioca e altri cibi dai nomi tutto fuorchè invitanti.
Attraverso l’aria nebulosa e purgatoriale del bagnoturco, sento addosso gli
sguardi di Nikki, Mia,Gloria ed Esperanza, tutte morbosamente avide di
particolari piccanti su ciò che è successo ieri notte tra me ed Ashley. E'
chiaro, dalle sue occhiate furtive, che Esperanza muore dalla voglia di
spettegolare su qualcosa di più interessante della soap-opera
sudamericana dove puntualmente la protagonista s’innamora di un prete giovane,
muscoloso e consenziente ad ogni sorta di sacrilega acrobazia sessuale.
"Allora?" incalza Nikki, con l'aria di chi la sa lunga, mentre si cosparge di
sapone nero (purificante, esfoliante) "Cos'avete fatto tu ed Ashley ieri notte,
dopo la Dieta?"
"Già, cos'avete fatto, cos'avete fatto?!" sussultano eccitate Mia e Gloria,
appena visibili nel vapore dell'ampia cabina.
"C-cosa abbiamo fatto...?" arranco, sentendomi mancare l'aria: non so se per
l'emozione di pensare ad Ashley o se per il fatto di trovarmi, sudato come una
lumaca, nell'enorme bagnoturco di Villa Hortense.
"¡Adelante, vogliamo saber!" mugugna burbera la sagoma
inquietante di Esperanza, stesa sulle maioliche italiane e completamente
ricoperta di sapone nero , tanto da assomigliare ad un grosso capodoglio
arenato. "¿Cosa hai hecho con quel muchacho mui atractivo deAeschylio?"
"Si chiama Ashley, 'Speranza, Ashley... Non Aeschylio" "Iguales, señiorita Nikita, iguales..." borbotta la donna,
mettendosi seduta e infilando le sue leziose infradito fucsia. "¿Allora, cosa
avete fatto, Cristòbal? ¿Un poquito de tango de la passion?"
"Esperanza! No!" protesto, sorpreso "Nessun tango de la passion!"
"¿Lambada sensual?"
"Ehm...neanche"
"¿Una bachata?"
"No"
"¿Salsa?"
"NO!"
"¿Merengue? ¿Ritmo veloce?"
"No"
"¿Una rumba romantica?"
"Okay, Esperanza, dacci un taglio" sbotta Nikki "hai avuto i tuoi dieci minuti
di pausa... infilati quei guanti di crine e massaggiami un po'. Sento già la
mancanza delle tue mani da fabbro ferraio"
Esperanza sbuffa ed emerge dalle nebbie profumate, volgendo minacciosamente le
mani verso Nikki, non so se per massaggiarla o per strangolarla.
"Oh, sì, così, perfetto, 'Speranza: adoro la tua presa da puma delle Pampas! Tu,
Topher, non credere di averla scampata: cos'avete combinato tu e Ashley? Siete
spariti improvvisamente e poi vi ho ritrovati semi-addormentati alle cinque del
mattino su un divanetto della Pinacoteca"
"Be, non molto, a dire il vero..." balbetto "ricordo solo che voi eravate così
impegnati a giocare a strip-pocker e mi ha proposto di andare in un posto un po'
meno affollato..."
“Mia, mi passeresti gentilmente un po’ di olio di Argan?” Non so neanch’io
a cosa mai possa servire.
“E’ inutile che fai l’evasivo, Fatina” mi rimbecca Nikki, con aria sorniona. Mia
e Gloria ridacchiano stupidamente, portandosi le mani alla bocca e mettendo in
evidenza gli smalti in pandant con i loro asciugamani pesca. Nikki le
zittisce e sposta lo sguardo verso di me. I suoi occhi, nella nebbia, parlano
chiaro: è decisa a sapere tutto, quando Mia e Gloria saranno fuori portata
(anche se penso che entrambi abbiamo l’impressione che non ce le leveremo mai di
torno tanto facilmente. Nikki direbbe che sono come l’emicrania la mattina dopo
la sbornia: inevitabili).
“Cos’altro è successo, durante
la Dieta, ieri?” domando, simulando non-chalance. Il
mio ultimo ricordo sono gli occhi di Ashley… poi credo di aver rimosso ogni
cosa.
“Oh, niente di speciale” bofonchiano pigramente Mia e Gloria, che si sono già
dimenticate di me e di Ashley “Amalia Annson è stata cacciata dal Club... è
stato Herman, visto che è il Vice-Presidente”
“Amalia…Annson..." - mai sentita - "Cacciata dal Club? E’ perché?” chiedo,
turbato.
“C’è la possibilità che venga cacciato anch’io?”
“No, certo che no!” si affretta borbottare Nikki “tu non faresti mai quello che
ha fatto Amalia…”
“Cioè?”
Mia e Gloria si guardano intorno con circospezione, come a voler essere sicure
di non trovarsi spie nei dintorni (c’è solo Esperanza nella stanza).
“Be, ecco… Amalia è stata scoperta a indossare due volte di seguito lo stesso
completo” spiega Gloria, arrossendo dall’imbarazzo di dover rivelare qualcosa di
così peccaminoso.
“Sai che le regole del Club impongono almeno due cambi d’abito al giorno…
figuriamoci indossare lo stesso vestito due volte di seguito” aggiunge Mia, con
aria di severa disapprovazione.
“E adesso cosa le succederà?” domando, preoccupato.
“Be’, probabilmente sarà sospesa dagli incontri del club per un paio di
settimane, o per un mesetto. Dovrà dar prova di aver compreso il suo errore… ho
sentito che la signora Annson parlerà personalmente con Ashley per scusarsi a
nome di sua figlia”
Spalanco la bocca dall’incredulità, senza badare al vapore profumato di limone e
camomilla che mi pizzica la lingua.
“Sua madre ha faticato tanto per fare entrare sua figlia nel Club, come hanno
fatto tutte le donne della famiglia, ma Amalia è sempre stata una ribelle…”
A questo punto Nikki, Mia e Gloria si gettano in un’accesa discussione
sull’increscioso avvenimento, ma non riesco a seguire nemmeno una parola. Tutto
questo è semplicemente assurdo!
Penso a Nikki… ad Ashley… a quanto sono – ero? – felice di entrare nel Mocassini
Club. Ma riuscirò davvero a farne parte?
Mentre i miei pensieri si accumulano strato su strato, le altre sono già hanno
già cambiato argomento.
“…oh, ci siamo divertiti tantissimo!” sta raccontando Mia “Abbiamo giocato un
po’ a strip-pocker… Herman è praticamente rimasto in mutande”
“Sospetto che l’abbia fatto apposta. L’utile e il dilettevole” sottolinea
sarcastica Nikki.
Gloria abbozza una risatina, “Sì, è ha pagato anche pegno…”
“… E ha dovuto rivelare a tutti il suo segreto” continua per lei Mia.
“Sempre lo stesso” interviene Nikki, annoiata “sempre la solita storia di come
ha perso la verginità”
Perché, l’ha mai avuta?
“Sarebbe?” fingo di interessarmi, mentre mi alzo e passeggio pensosamente sulla
sabbia grigia del giardinetto zen al centro del bagnoturco.
“Lui, 14 anni, l’Operà di Parigi. Spettacolo di danza classica di quel
fenicottero impagliato di sua sorella Jane. Il piccolo Herman, a fine
spettacolo, si intrufola nei camerini per consegnare un omaggio floreale alla
sua cara sorellina e guarda caso entra nel camerino sbagliato… Quello dell’ètoile,
Anatole Bonfils… o Bouchard, qualcosa del genere…Herman aveva un mazzo di fiori,
il ballerino un bel pacco regalo nella calzamaglia… figurati se si lasciava
sfuggire un’occasione così per festeggiare il talento artistico di Jane”
racconta Nikki, con voce afona, come se l’avesse imparato a memoria “Raccontata
da lui suona ancora più disgustosa, te l’assicuro, Fatina. E probabilmente lo
verificherai tu stesso, visto che non si stanca mai di vantarsene…”
Mi interessano davvero poco le circostanze che hanno concorso alla deflorazione
di Herman Northangle: in questo momento ho molti pensieri per la testa, ma la
riflessione su questo aneddoto merita sicuramente di essere approfondito con
calma.
Nikki mi ha riempito la giornata di impegni – a detta sua – irrinunciabili: dopo
il bagnoturco, ci aspettano manicure, pedicure, impacchi
tricologici (sì, Nikki ha davvero usato l’aggettivo“tricologico”) all’olio di
camelina e poi... devo essere pronto per il brunch salutista con gli
altri membri del Club. Giusto per non mettermi in agitazione, dato che non sono
sicuro di poter reggere a due incontri consecutivi con Ashley.
Come se l’agenda dei miei impegni non fosse abbastanza gonfia (non ne avevo una,
ma Nikki ha già provveduto a rifornirmi di una scorta annuale di agende, tutte
con copertine scamosciate di vari colori), nei ritagli di tempo, dovrei anche
aiutare Nikki a scegliere il tema per il Ballo di Novembre, visto che durante
la Dieta era troppo occupata a demolire ogni proposta di
Angelica, per farsi venire in mente uno straccio d’idea. A tutto questo si deve
aggiungere anche che Gunther, Rowland e Anonymous non fanno che tempestarmi di
sms, nonostante il nostro ultimo incontro non sia stato proprio idilliaco.
Giustamente si staranno preoccupando di che fine abbia fatto, visto che Nikki
sembra fermamente decisa a portare avanti un sequestro di persona. Mi ha
confiscato il cellulare e mi ha invitato ai pigiama party di Villa Hortense
praticamente di qui fino alle trombe dell’Apocalisse.
Tirando le somme, in mezzo a tutto questo pandemonio, almeno, c’è pur sempre un
aspetto positivo: così affaccendati tutto il giorno, non sarà difficile glissare
le domande imbarazzanti di Nikki su me e Ashley...
Ragazzi...
Mi sento uno straccio...
Sono un essere infame...
Un mostro mostruoso...
Un arpio spennacchiato...
Un minotauro scornato...
Un vampiro dissanguato...
Un gorgone con un serpente per capello...
Un pistrice squamato...
Un sireno stonato...
Un...
Ok... penso di aver chiarito abbastanza il concetto di "sono un mostro schifoso
e purulento e mi sento tremendamente in colpa per il ritardo schifoso e
purulento con cui oso pubblicare questo nuovo schifoso e purulento capitolo di
Mocassini Club".
Mi pento e mi dolgo per la mia negligenza, ma il corpo docenti della mia scuola
cospira per eliminare ogni traccia di tempo libero nella mia turbolenta e
travagliata vita (se così si può definire).
Grazie per non avermi colpito con maledizioni woodoo, per non aver imprecato me
e i miei parenti defunti, per non essere venuti fin qui a legarmi alla sedia e
costringermi - minacciandomi con un bazooka- a scrivere i prossimi 150
capitoli di M.C.... grazie per essere così comprensivi!
Siete pienamente giustificati se non vi ricordate un'emerita mazza (intesa come
strumento con cui giocare a Baseball) dei capitoli precedenti! ( Vi consiglio di
rileggerli - e qui si leva un urlo di protesta - specialmente il cap. 9... ma se
non lo fate vi capisco! Anch'io mi manderei a quel paese, foss'in voi :D)
:D Con ciò spero che abbiate apprezzato
anche questo capitolo, anche se io confesso che non ne sono pienamente
soddisfatto.
Ai voi l'ardua sentenza...
Vi amo! (Voi mi odierete... lo so. Lo sento
premere dallo schermo, il vostro odio. Non negate! Avete appena sbattuto forte i
denti contro lo schermo del PC riducendolo in mille pezzi e ora state giust'appunto
inviandomi via posta elettronica la ricevuta le computer nuovo con fotocamera,
proiettore, schermo cinematografico, sanitari e tostapane incorporato al modico
prezzo di 5000.000....000... - 0 periodico - che avete appena comprato. Ma vi
amo lo stesso!)
Karrina: bellissimo!
meraviglioso! commovente! non ho parole per esprimere quello che provo ricevendo
questo genere di soddisfazioni. Grazie ;)
Titemi: purtroppo (?) non sono nè Dante, nè Petrarca, nè Shakespeare, nè
tanto meno la Rowling (anche se ho tanto desiderato averlo inventato io HP
>___<). Fantastico sempre su come sarebbe pubblicare questa storia... anzi,
secondo me la forma migliore per rappresentarla sarebbe la pellicola, ma corro
troppo con l'immaginazione! Comunque, rispondendo alla tua domanda, il padre di
Topher è un ricco imprenditore perciò si può permettere il meglio per suo
figlio. Grazie per i complimenti!!
Reader: grazie per aver commentato e per aver apprezzato le mie storie!
Non hai fatto assolutamente alcuna figuraccia e la tua recensione non è affatto
pietosa! Leggerne una è sempre un tuffo al cuore. Grazie per "il buon gusto
in fatto di moda" e... per rispondere alla tua curiosità, sono felicemente gay.
Scusami ancora se ti ho fatto aspettare tanto per questo capitolo, ma il tempo a
disposizione purtroppo è scarsissimo. Alla prossima e grazie mille!!
AoI: eh sì, per Topher doveva proprio essere una tortura rimanere chiuso
in quella piscina... altrimenti non sarebbe arrivato a gesti così estremi. Per
quanto riguarda la parte "investigativa", non ho mai scritto qualcosa del genere,
perciò è probabile che le supposizioni da detective siano effettivamente un po' stridenti. E'
che morivo dalla voglia di creare una storia che fondesse insieme più generi e
avevo in mente per questo capitolo una ricerca all'ultimo minuto, in stile
"Codice da Vinci". Le due tizie filippine hanno davvero riscosso successo, ma
non so se ricompariranno, stesso dicasi per Wanessa Wefanie (anche perché è
morta da anni ormai XD). Ti aspetto al prossimo cap. (spero il prima possibile) e grazie
mille!!
Purple Bullet: mi dispiace di averti fatto fare le ore piccole.... tre
anni fa (quando ho postato il decimo capitolo...). Comunque è assurdo che la
partita ti sia sembrata vera: ti giuro che ho setacciato tutta la rete
in cerca di informazioni sulle regole della pallanuoto e non c'ho mai capito niente,
se l'avessi saputo avrei chiesto a te! Ho preferito non addentrarmi troppo nello specifico e concedermi qualche
licenza poetica ;p
Grazie mille, al prossimo cap!!
Sophie_: sono contento che il capitolo ti sia piaciuto e noto con piacere
che le ragazze delle pulizie hanno fatto strage di fan! :D Davvero molto
eroiche, sì. Ti ringrazio per la recensione, spero di rivederne una anche per
questo capitolo! ;)
Black Lolita: domanda interessante! "Ma chi è stato il pazzo che ha
navigato in mezzo a tutta quella polvere per appiccicare il biglietto sotto la
Vefania Pulcherrima?" Ti rispondo dicendo che i membri del Mocassini Club ne
sanno una più del diavolo e hanno molte risorse. Spesso usano vie non
convenzionali...
Grazie per aver recensito, alla prossima! ;)
Haru28 e Namida: eh, sì, Bennett non è gay, mi sembra giusto doverlo
chiarire. Per quanto riguarda Ashley... non so, de gustibus :D Scusatemi per la
lunghezza dei capitoli, ma trovo antipatico frammentare troppo alcune parti
della storia che secondo me dovrebbero andare insieme. Sono contento di avervi
fatto ridere e... sì, Herman, è davvero diabolico :D Mi ricorda un po' me (scherzoo!)
Grazie mille e scusatemi ancora per il ritardo mostruoso!
HW: wow, tu si che spremi le meningi! Ottime osservazioni! Allora...
interessante l'ipotesi che potesse esserci Herman nell'ufficio del Preside
(meglio della mia idea! :D). Ci avevi visto giusto riguardo la sua appartenenza
al Club, il fatto, però, che Nikki ce l'abbia a morte con lui è dovuto al fatto
che Herman si oppone all'ingresso di Topher nel Club. Scoprirai presto che non
tutti i membri sono esattamente baci e abbracci... e intuitiva come sei penso che tu l'abbia già
notato. Grazie mille per la recensione, a presto (spero)!!
jashder: scusa se ti ho fatto aspettare tanto, sono davvero mortificato!
Ti ringrazio tantissimo per i complimenti e te ne meriti anche tu per come
riesci a far arrossire uno "scrittore" in erba. Tantissime grazie! A presto!
Ego me stesso io: ma come, Lu, non ce l'hai fatta a leggerla tutta d'un
fiato? Ma mi deludi! Scherzo :D Però a mia discolpa posso dire che ho aggiornato
dopo tantissimo tempo solo per darvi l'opportunità di leggere tutto il 10°
capitolo. Comunque, grazie per la tua inalazione di complimenti... penso mi
manchi poco dal nutrire una vera e propria dipendenza da loro :D Grazie grazie
grazie! Ci sentiamo presto!
DJKIKA: spero di aver accontentato - almeno per il momento - la tua
curiosità... ma questo è solo l'inizio... ne accadranno delle belle. Grazie
della recensione, alla prossima!!
Felicity89: Felice deduzione riguardo la natura modaiola del Club... Ophelia, Ben e
Nikki a quanto vedo ottengono un grande successo e tutti sperano di vedere Topher insieme a Bennett. Nessuno può impedirvi di sognare :D... Grazie mille e
a presto, si spera!!
Curiosità prive di interesse
x Trovo Silas del Codice da Vinci
estremamente sexy. (Mai fu scritta curiosità priva di interesse più priva di
interesse di questa!)
x Jessica Fletcher è uno dei miei idoli.
L'adoro... sa praticamente tutto: dalla configurazione elettronica dell'uranio,
alla distinzione fra la Gentiana Officinalis e la Gentiana Mortalis Multo
Similis A Quella Officinalis. E' un mito (per chi non se lo ricordasse
- e lo posso capire - la cito nel capitolo precedente).
x La sigla "www" sta per world wide
web. Per questo motivo il sito web della Wefanie si chiama
WorldWideWefanie.net
x Il simbolo dei Wefanie White Whales è
un beluga, un cetaceo simile al delfino, di colore bianco candido (animale
meraviglioso). Il motto della squadra è Festina lente: in latino
"affrettati lentamente", ovvero "temporeggia, ma sappi sfruttare in fretta
l'occasione propizia". Era il motto di un membro della famiglia De Medici che
non ricordo. Il simbolo associato a questo motto era una tartaruga (=lentezza)
con una vela (=velocità) attaccata sul suo guscio.
x Herman Northangle deve il suo nome ad Herman Melville, autore del
famoso Moby Dick. Il riferimento ai Wefanie White Whales è abbastanza
evidente, anche se ho scelto questo nome perchè mi sembrava abbastanza
antipatico. Il cognome l'ho trovato su un libro e mi è piaciuto... l'originale
però era "Northnagle": per errore l'ho trascritto come "Northangle"
ed è rimasto così. Scritto così mi fa pensare a "angolo nord", come se si
parlasse di uno degli angoli di un campo sportivo, allo stesso tempo mi richiama
alla mente anche il Polo Nord (= la sua freddezza raggelante!).
Capitolo 12 *** Gli scritti di Balthazar Babcock ***
Nuova pagina 1
Capitolo Dodici
Gli scritti di Balthazar Babcock
R
iportiamo ora parte del De
Mochasinorum Sodalitate, l’unico Regolamento del Mocassini Club mai redatto.
E’ opera di Balthazar Babcock, caporedattore dell’Highlights e membro
(obbligatorio) del Mocassini Club, nonchè bisnonno dell’attuale caporedattore
Barnabas Babcock. Durante la sua permanenza alla Wefanie, Balthazar si occupò di
porre per iscritto le leggi del Club, fino ad allora trasmesse solo per via
orale. Il MochasinorumSodalitate fu portato a termine nel 1948 ed
è tutt’ora in vigore. Il linguaggio da lui utilizzato, esattamente come quel del
suo pronipote, è difficile da comprendere, dato l’impiego di molti termini
aulici (per questo ancora oggi le leggi che regolano il Club sono conosciute per
lo più oralmente). Vi proponiamo in caratteri di colore nero il testo originale
e di seguito in rosso la traduzione in linguaggio corrente:
DE
MOChAsINORUM SODALITATE
Epitome ermeneutica storiografico-giuridica del
Mocassini Club
a cura di Balthazar Babcock
SUL
MOCASSINI CLUB
Trattato sulla storia e sulle leggi del Mocassini Club
a cura di Balthazar Babcock
Prolusione
Da quando ho avuto adito
nella confraternita, ho compulsato in questua di qualsivoglia chirografo che
enumerasse i postulati fondanti e i bandi che assestino le attività del
sodalizio. Gli esiti, purtroppo, sono stati sparuti e poco esaustivi. L’unica
nostra fonte è lo scartabello redatto dall’antesignano Fergus Betterton,
particolarmente astruso, date le marronate sintattiche e ortografiche
riscontrate.
Per suddetta cagione, mi sono caricato del gravame di propalare(naturalmente
solo agli unti) e vergare nero su bianco la genesi, l’anabasi e l’acme di questa
augusta eteria, della quale ho il gaudio di essere onusto adepto, avendo cura di
non lasciare esposto siffatto prospetto a palmi iniqui . Stilerò quoque gli editti traditi fin’ora per tramite
orale-aurale.
Introduzione
Da quando ho
avuto accesso alla confraternita, ho vagato in cerca di qualsiasi manoscritto
che elencasse i princìpi fondatori e le regole su cui si basano le attività
del Club. I risultati, purtroppo, sono stati scarsi e deludenti, [visto che ,per motivi di segretezza,
si è sempre preferito evitare di lasciare su carta qualsiasi informazione sul
Club… o forse anche perché i membri solitamente trovavano (e trovano)
estremamente arduo comporre, per di più per iscritto, una frase di senso
compiuto – NdT].
L’unica fonte a nostra disposizione è il diario del fondatore del Club, Fergus
Betterton, piuttosto difficile da decifrare, dato il gran numero di errori
grammaticali. Per questo motivo, mi sono assunto l’incarico di diffondere (solo
per i membri del Club, naturalmente) e di scrivere nero su bianco le
informazioni da me raccolte sulla nascita, la crescita e l’apice del successo di
questa rinomata confraternita, della quale ho il piacere di essere membro. Mi
impegnerò, naturalmente, a fare in modo che questo foglio non cada in mani
indegne.
Proporrò qui di
seguito anche il regolamento del Club, fin’ora tramandato solo per via orale.
La genesi
Il dilucolo del circolo
è progredito di pari passo con la prosapia dei Betterton, sin dai proavi. Il
testè nominato Fergus fu il capostipite di questa tradizione. Burbanzoso
dell’ascendente del suo parentado, profittava di un’eminente acquiescenza. Non
si può certo dire che fosse un discente particolarmente solerte, come
testimoniano le copiose disposizioni disciplinari. Una delle sue braverie è
stato il latrocinio delle chiavi del gabinetto dell’allora preside Wanessa
Wefanie, chiavi che non ha penato a scoprire essere acconce a disserrare ogni
adito dell’educandato.
Al seguito di tale
rodomontata, Fergus elucubrò sull’effettuabilità di una consorteria elitaria,
riservata a giovani educandi possidenti ed à la page. […] L’idea di
restrizione delle immatricolazioni al consorzio è stata figliata da un
addottrinamento di letteratura ellenica origliato superficialmente dallo stesso
Fergus: i postulati precipui del club, infatti, sarebbero stati inoculati dalla
produzione elegiaca di un vetusto versificatore che Fergus, sempre nel suo
grossolano carnet, riporta con il nome di ‘Teogniegnie’. Betterton, in
uno sprint di malaccorto zelo, trascrive anche qualche accenno biografico del
vate, allogando i suoi natali nell’urbe di ‘Mega Noiosea’. Nel suo quinterno
annette uno dei carmi tratta dal corpus antologico del rimatore, di
equivoca attendibilità . Non è da estromettere l’ipotesi che Fergus potesse
alludere all’aedo classico Teognide (non ‘Teogniegnie”) di Megara Nisea (non
‘Mega Noiosea’). Sic stantibus rebus, non c’è pervenuto l’elaborato
autografo del verseggiatore, perciò dobbiamo contentarci dell’esegesi di Fergus
Betterton, a dispetto della terminologia alquanto improbabile per un poligrafo
greco:
“Non devi
frequentare i non-à-la-page,
ma stare sempre
con quelli à la page:
con essi mangia e
bevi: siedi con essi,
e cerca di piacere
a loro, che hanno grande potere.
Da quelli à la
page apprenderai precetti à la page; se ai non-à-la-page
ti mescoli,
perderai anche il buon gusto tuo.
Appreso questo,
frequenta coloro che sono à la page, e potrai un giorno dire
che agli amici io
do consigli retti.”
Da questa epitome dovreste aver già argomentato quali
furono gli input concettuali che implicarono il bruzzolo della coalizione che
inseguito verrà battezzata Mocassini Club
…
La nascita
del Club
La nascita del Club è avvenuta grazie alla famiglia dei Betterton, i
cui componenti [salvo rare
eccezioni – NdT] hanno
sempre fatto parte del Club. Il già citato Fergus fu il capostipite di questa
tradizione. Sicuro del prestigio della sua famiglia, godeva di una grande
popolarità. Non si può certo dire, inoltre, che fosse uno studente
particolarmente diligente, come testimoniano le numerose note disciplinari. Una
delle sue bravate è stato il furto delle chiavi dell’ufficio dell’allora preside
Wanessa Wefanie, chiavi che si sono ben presto rivelate adatte ad aprire
qualsiasi porta della scuola. altrimentki to
a.aasa.
Al seguito di questa scoperta , Fergus rifletté sulla possibilità di
creare un Club elitario, riservato a giovani studenti ricchi ed à la page.
[…] L’idea di restringere l’iscrizione al Club in base alla disponibilità
economica e alla posizione sociale è stata ispirata da una lezione di
letteratura greca , origliata per sbaglio dallo stesso Fergus: i princìpi
fondamentali del Club, infatti, sarebbero stati gli stessi che caratterizzano le
poesie di un antico poeta che Fergus, sempre nel suo diario sgrammaticato,
riporta con il nome di ‘Teogniegnie’. Betterton, in un moto di raro entusiasmo
culturale, trascrive sul diario anche qualche informazione sulla vita del poeta,
che sarebbe nato – a detta di Fergus – nella città di “Mega Noiosea”. Non è da escludere l’ipotesi che Fergus potesse riferirsi al poeta
greco Teognide (non ‘Teogniegnie”) di Megara Nisea (non ‘Mega Noiosea’).
Nel suo quaderno riporta per intero anche una delle poesie
dell’autore, anche se la versione proposta da Fergus non sembra molto
attendibile. Comunque sia, non abbiamo l’originale scritto dal poeta, perciò
dobbiamo accontentarci della sua traduzione, se pure alcuni termini (come “à
la page”)appaiano del tutto fuori luogo in una poesia vecchia circa
duemilaseicento anni:
…Non devi frequentare i non-à-la-page,
ma stare sempre con quelli à la page:
con essi mangia e bevi: siedi con essi,
e cerca di piacere a loro, che hanno grande potere.
Da quelli à la page apprenderai precetti à la
page; se ai non-à-la-page
ti mescoli, perderai anche il buon gusto tuo.
Appreso questo, frequenta coloro che sono à la page,
e potrai un giorno dire
che agli amici io do consigli retti.
Da questo estratto dovreste aver
già capito quali furono i concetti ispiratori che portarono alla nascita della
confraternita che inseguito verrà denominata “Mocassini Club”.
…
I Presidenti del Club
Seguendo la costumanza, ad addossarsi l’aggravio della
gerenza del Club dev’essere ineluttabilmente un congiunto virile della schiatta
dei Betterton. Il crepuscolo della carica collima con il conseguimento del
diploma.
Presidenti più eminenti, di cui abbiamo ragguagli, sono:
I Presidenti del Club
Seguendo la tradizione, ad assumere
il comando del Club dev’essere inevitabilmente un componente di sesso maschile
della famiglia Betterton. La fine della carica di Presidente coincide con
l’ottenimento del diploma, al termine del corso di studi alla Wefanie.
Presidenti più importanti, di cui
abbiamo notizia, sono:
1916
(Wanessa Wefanie Preside) - 1918
Fergus I Betterton
1919 - 1921
Angus I Betterton, fratello di Fergus I
1922 – 1924
Fergus II Betterton, cugino di Fergus I e Angus
1947 - 1948
Benedict I Betterton, figlio di Fergus I
1968 - ?
Ashley I Betterton, figlio maggiore di Benedict I
1972 - 1974
Windsor I Betterton, figlio minore di Benedict I
2005 – 2007
Angus II Betterton, figlio di Ashley I
2008 –
ancora in carica fino al 2009, anno del suo diploma
Ashley II Betterton, figlio di Windsor I
A seguire, il Regolamento
Ufficiale del Club…”
No, non mi sono
dimenticato di voi!
Aggiornerò prestissimo con un vero capitolo e risponderò alle vostre recesioni!
Ciascun membro del
Mocassini Club è autorizzato a promuovere l’ingresso di un altro studente nel
Club, facendo da suo Tutore e Garante. Il Tutore-Garante può proporre
l’ammissione di un nuovo membro durante la Dieta Settimanale (Art.I,Reg.III).
Solo se l’aspirante Tutore-Garante avrà ottenuto il consenso del Presidente,
della Reginetta e di almeno due terzi dei rimanenti membri del Club, la proposta
verrà accettata.
Articolo III, Regola
II
Ciascun Tutore-Garante
deve tenere assolutamente all’oscuro il suo Protetto dell’esistenza del
Mocassini Club fino all’effettivo ingresso del Protetto nella confraternita.
Prima che ciò avvenga, il Tutore dovrà sottoporre il suo Protetto ad un duro
addestramento1
e ad una prova iniziatica stabilita dal Presidente e dalla Reginetta. Ambo
l’addestramento e la prova iniziatica dovranno essere effettuati dal Protetto
senza la piena coscienza delle sue azioni, questo in tutela della segretezza del
Club. E’ necessario che il Protetto comprenda autonomamente dell’esistenza e
della natura del Mocassini Club.
2
NOTE
1 addestramento:per ulteriori
chiarimenti consultare le Regole Fondamentali per Vestirsi Bene e l’Etichetta
Ufficiale del Mocassini Club, illustrate nell’Articolo IV.
2Per conoscere le procedure da seguire in caso di
rifiuto di aderire al Club da parte del Protetto - dopo l’addestramento e la
prova iniziatica -, consultare l’Articolo III, Regola IV.
(Balthazar Babcock,
De Mochassinorum Sodalitate - Versione rimaneggiata e tradotta)
“C
'era
proprio bisogno di passare da Bertha's per un nuovo paio di scarpe?"
"Ovvio che
sì" è la risposta ovvia di Nikki, che arranca, col fiato corto, su per i gradini
dell'ingresso.
"Sì, ma
guarda il lato positivo: ho un nuovissimo paio di scarpe alte in camoscio color
porpora con tanto di grappolo di strass cangianti alla punta" cinguetta Nikki,
guardando soddisfatta gli strass scintillare alla luce mattutina. Quando si
tratta di descrivere i suoi nuovi acquisti, il fiato non le manca mai. Anche se
poco fa sembrava avere urgente bisogno di una respirazione bocca a bocca da un
guardaspiaggia tutto steroidi.
Ora
rieccola che riprende a trascinarsi pesantemente sulla scalinata.
"Non vedo
il lato positivo" ribatto, a denti stretti.
"Be',sì,
magari non sono molto comode... ma accidenti! E' una scuola, non un tempio
tibetano in cima ad una montagna! Erano proprio necessari tutti questi gradini?”
Nikki
continua a borbottare. La lascio fare. Ormai non serve sprecare fiato! Quando ho
accettato di dormire da lei anche ieri, non pensavo significasse presentarsi a
scuola con mezz'ora di ritardo! E' già un miracolo che sia riuscito a studiare,
tra tutti gli impegni à la page irrinunciabili che Nikki mi ha proposto
(o meglio, imposto, mi corregge una saggia vocina nella mia testa).
Finalmente, dopo un tempo che sembrava infinito, giungiamo alla vetta. Nikki,
circondata dai raggi del sole nascente, risplende come una fulgida apparizione
divina. Si aggiusta i capelli, assume la sua posa "entrata-d'-effetto" e
procede decisa verso l'ingresso. Mi affretto a seguirla, riuscendo per miracolo
a sgusciare dalle ante assassine della porta.
E poi
bianco.
Ecco,
sapevo che prima o poi sarei la mia miopia sarebbe degenerata.
Ma no, non
è l’inesorabile arrivo di una precoce cecità…
Sono i
flash di mille macchine fotografiche.
"Ragazzi!
Mi seguite anche a scuola!" ridacchia Nikki, con fare civettuolo, davanti a
fotografi e paparazzi appostati per tutto il corridoio (alcuni persino nascosti
negli armadietti).
Nikki
rivolge agli obbiettivi sorrisi sornioni, cambiando di tanto intanto posa. Ora
sexy, ora elegante, ora di nuovo sexy... Ecco, diciamo che quasi tutte le pose
risulterebbero (per un etero,s'intende) sexy. I fotografi sono in lacrime dalla
commozione mentre scattano foto all'impazzata.
I miei
occhi saettano verso un segnale verde fluorescente con un omino bianco nell'atto
di fuggire: Uscita d'Emergenza, ne avrei bisogno con una certa fretta.
Troppo
tardi: Nikki mi agguanta per il colletto e mi trascina nel servizio fotografico
improvvisato.
Sembra
perfettamente a suo agio, mentre si alza con una mano i lunghi capelli biondi e
ammicca verso gli obbiettivi, atteggiandosi da diva. Uno dei fotografi ci ha
persino piazzato davanti un enorme ventilatore per l'effetto vento. Io, invece,
rimango impacciato di fronte ai flash abbaglianti.
"Fatina,
su, mettiti in posa! E tieni gli occhi aperti!"
Mi
costringo a spalancare gli occhi lacrimanti, riuscendo a malapena a sorridere.
Guardo
Nikki poggiare la mano al fianco, sinuosa.
Lentamente
ci provo anch'io, ma non sono del tutto sicuro di esserci riuscito. Più che un
fotomodello penso di assomigliare ad un manichino.
"Basta
così per oggi, ragazzi" trilla Nikki, e con un gesto della mano si fa strada per
il corridoio. I fotografi si appiattiscono agli armadietti, lasciandoci passare,
ma senza accennare a smettere di scattare foto da ogni angolazione.
Nikki
sfila di fronte ai plotoni di fotografi, seguito a ruota da me, che lentamente
comincio ad abituarmi alle macchie arcobaleno che mi oscurano la vista. Infondo
sono carine. Sembrano tanti fuochi d'artificio...
Okay,
anche il mio cervello sta partendo. Ciò su cui contavo di più, il mio encefalo,
mi sta abbandonando giorno per giorno ed è sfiancante rendersene conto.
“Allora,
spero tu si entrato in confidenza con le macchine fotografiche” s’informa Nikki,
ridendo sotto i baffi.
“Ehm...diciamo che…”
“Bene, allora sarai ben allenato per dopo…”
“Dopo?”
“Sì, certo. Perché pensi ci siano così tanti fotografi, oggi? Certo… ogni giorno
vengono a scattarmi foto, questo è normale… ma oggi sono ancora di più, tutto
per via dell’annuario”
“Annuario? Ma l’anno scolastico è appena iniziato!”
“Non è mai troppo presto, Fatina. E’ una delle occasioni più attese della vita
scolastica alla Wefanie” decanta, in tono solenne “Aspettiamo questo momento con
trepidazione sin dalle state… in attesa che le nostre foto vadano a finire sul
Butterfly”
“Il Butterfly?”
“E’ l’annuario della Wefanie. I membri del Mocassini Club hanno diritto ad un
intero servizio fotografico, ovviamente, non come il resto, a cui è concessa – e
dico giustamente – poco più che una fototessera sfocata. I servizi fotografici
più belli del Butterfly vengono persino pubblicati su Vogue.
L’hanno scorso è stato scelto il mio e sarà così anche quest’anno.”
Sorrido debolmente “Congratulazioni!”
“Andiamo Topher, non preoccuparti!” ammicca “vedrai che quest’anno ci sarà
sicuramente spazio per te ed Ashley su Vogue…”
Non ne sarei così sicuro, ma se lo dice lei…
“E non temere per i vestiti… ho portato il ricambio per entrambi!” cinguetta,
mostrando orgogliosamente la sua borsetta minuscola da cui – sicuramente –
estrarrà presto un intero guardaroba. Essere amico di Nikki significa prima di
tutto abituarsi agli stravolgimenti delle leggi della fisica che si verificano
immancabilmente con lei nei paraggi. Una borsetta alla Mary Poppins è quanto di
più normale possa avere.
Intanto il
corridoio è finito: finalmente, visto che sembrava più lungo del Canale della
Manica. E' incredibile che porti solo alle aule di lezione e non attraversi il
Pacifico fino al Giappone.
Raggiungiamo in fretta... mi correggo: io raggiungo in fretta, mentre la
velocità di Nikki è impostata sulla marcia "sfilata di aute couture"...
per farla breve, ci dirigiamo a velocità differenti verso l'Aula di Letteratura
della professoressa Appelfield. Appena entrati la professoressa dà il meglio di
sè in una ramanzina di prolissità epica e in più dà in escandescenze quando un
paparazzo superstite salta fuori dalla cattedra per un'ultima foto a Nikki. Non
vedo l'ora di vederla sviluppata: la professoressa Appelfield è immortalata nel
suo grugno omicida, Nikki con il suo - fuori luogo - sguardo da femme fatale
ed io con le palpebre talmente serrate che quasi sembrano voler impedire ai
bulbi oculari di uscire fuori dalle orbite. Che meravigliosa foto ricordo. Da
incorniciare e sistemare sul pianoforte (se mai ne avessi uno), accanto alle
foto di famiglia natalizie (per fortuna mai fatte), da decorare, magari, con
un’impronta del rossetto di Nikki e una dedica affettuosa della Appelfield.
Fortunatamente riusciamo a trovare il nostro posto in fondo alla classe. Saluto
Mia e Gloria e mi siedo al banco accanto a Nikki, alquanto stanco e frustrato.
“Ah,
Fatina! Mi sono dimenticata di raccontarti un sogno tremendo che ho fatto
stanotte!” esordisce Nikki nel bel mezzo della spiegazione, sporgendosi dal suo
banco.
“Nikki, la
professoressa sta facendo lez…”
“All’inizio è come se mi stessi guardando dall’esterno… avevo un naso orrendo ed
enorme, sembravo un travestito! E non facevo altro che guardarmi intorno,
alzando il sopracciglio come una stupida…”
Non che la lezione sia noiosa, ma voglio proprio sapere dove andrà a parare il
sogno di Nikki.
“… ogni
tanto c’erano degli scorci dei grattacieli di New York… e poi sentivo
un’irritante musichetta jazz…E sai la cosa più tremenda?”
“Ehm…no”
“Non avevo un briciolo di seno… indossavo un vestitino di tulle rosa
inguardabile… per di più la strada era bagnata di pioggia e un idiota mi
sfreccia accanto schizzandomi completamente…”
“Nikki,
questo non è un incubo…”
“Aspetta…aspetta… non hai sentito la cosa peggiore: a un certo punto mi vedo
passare davanti un bus con la mia foto e una scritta che non ricordo…insomma… il
succo era che sono una specie di prostit…”
Sbatto la testa sul banco, esasperato.
“Nikki,
non è un incubo… è la sigla di Sex and the City”
Nikki mi
guarda intensamente.
“Sì, credo
tu abbia ragione… ecco perché vedevo sotto di me dei titoli di testa…”
Alzo il sopracciglio in stile Sarah Jessica Parker.
“Ma come
fa la Parker a definirsi una ragazza di New York?” commenta pensierosa
Nikki “ci vuole un bel po’ di coraggio…”
“Possiamo
parlarne più tardi, se vuoi”
“Sì,
infatti, abbiamo questioni più urgenti” prosegue Nikki, in tono pratico.
“Tipo?”
“A proposito di Sex… tu ed Ashley…?”
“Non ti arrendi, eh?”
Nikki mi lancia un lungo sguardo eloquente: “Giammai”
“Non
l’abbiamo fatto”
“Andiamo,
Topher!” protesta, chiudendo veementemente il libro di letteratura, aperto come
puro elemento decorativo “Non fare sesso con Ashley è come possedere una Bentley
senza averla provata…”
“Forse ti
sfugge che non so guidare?” Presuppongo che Bentley sia il nome di
un’auto.
“Avanti, non è difficile… basta solo infilare la chiave e spingere i bottoni
giusti”
“Metafora oscena, direi”
Nikki si avvicina, guardandomi dritto negli occhi.
“Topher,
mio piccolo dolce monacale amico appena sceso dal Mayflower” mi
vezzeggia, con fare materno “Il sesso è come una coppa gelato. Un po’ aspro come
lo yogurt, esotico come le scaglie di cocco e… dolce… estremamente dolce come il
cioccolato. L’unica differenza è che bruci calorie al posto di prenderne. Perché
aspettare?”
“Questa sì che è una lezione interessante…” interviene una voce ironica alle
nostre spalle “Se vuoi un mio parere, Topher, deciderei io quando farmi
deflorare”.
Mi volto e
sorrido a Bennett Brown, seduto al banco dietro di noi.
“Ciao!
Visto che seguiamo li stessi corsi?” commenta lui, scherzoso “Devo essere
proprio anonimo se non mi avevi mai notato prima”
“No,
affatto! E’ che…” Trovare una scusa, trovare una scusa, trovare una scusa “…
sono sbadato di natura. Non riconosco la gente a meno che non mi si schianti
addosso”.
Abbastanza
credibile.
Bennett si
fa il suo bel sorriso obliquo.
“Fatina?”
chiama Nikki, guardandosi le unghie.
“Sì,
Nikki?” rispondo, cauto, ancora rivolto a Bennett.
“Potresti dirmi chi ha appena parlato? Sai, non sono sicura di aver voglia di
voltarmi se non ne vale la pena.”
“E’
Bennett Brown” la informo, alzando gli occhi al cielo.
“Ah,
grazie di avermi risparmiato la fatica” ribatte Nikki, con aria distratta.
“E’ sempre
così amichevole, la tua amica?” ridacchia Bennett.
“Scusala,
è che ha avuto un incubo stanotte”
“E’ come se lo vivessi anche ora” commenta acida Nikki, senza voltarsi.
“Che paura
Sex and the City!” scimmiotta Bennett.
“Certo che
fa paura! Di quelle quattro salverei solo Charlotte. E comunque mi fai più paura
tu. Anzi, no, più che altro disgusto” bofonchia lei, stringendo i pugni sul
banco.
“Peccato” commenta sarcastico Bennett “… e pensare che tu non sei niente male”
Colpita e affondata.
Ricevere
un complimento da una persona che Nikki non stima? Un insulto imperdonabile.
I suoi
capelli dorati frustano l’aria e poi ritornano perfettamente elicoidali non
appena Nikki si volta con aria furente verso di lui.
“Niente
male, hai detto?” sibila “Se ti concedo l’onore di guardarmi in faccia ora, è
solo perché spero adesso tu decida di darci un taglio con la tua vita
insignificante e inutile, visto che mai oggetto, persona, monumento o alcuna
delle stupide supereroine con cui ti masturbi leggendo i tuoi stupidi fumetti
potrà mai essere bella, affascinante e à la page quanto me” sibila,
inviperita.
Bennett simula spavento, trattenendosi dalle risate. “Uuuh… ti ho proprio fatto
arrabbiare… Vuoi ordinare di farmi tagliare la testa?”
“Non saprei proprio che farmene della tua testa, credi. Quel biondo scialbo non
si intona affatto alle pareti del mio salotto”
Detto
questo, Nikki rivolge nuovamente lo sguardo alla lavagna (senza guardarla
realmente, s’intende), avendo cura di colpire in pieno volto Bennett con i suoi
voluminosi ricci.
“Qualcosa
mi dice che l’ho lievemente indispettita”
“TOPHER!” tuona Nikki, non curante di trovarsi in aula scolastica nel bel mezzo
di una lezione di letteratura.
Alzo
ancora gli occhi al cielo.
“Scusa… se
ci scambiamo anche solo un’altra parola è capace di urlarmi addosso per tre
giorni di seguito” sussurro, spiacente.
“Non
preoccuparti. Quando vorremo chiacchierare terremo lontane le ragazze… Sai come
sono fatte. Con loro ci sono cose migliori da fare”
Ehm…ah sì?
Dopo la
pausa pranzo Nikki ha decisamente ritrovato il suo equilibrio interiore. La sua
insalata ai germogli di soia deve averla rilassata dall’uragano Bennett. Stiamo
passeggiando per i corridoi della scuola: vuole abituarsi alle sue scarpe nuove.
“Devi
assolutamente uscire con Ashley Betterton” sentenzia, lapidaria.
Ammainate
le vele! Prepararsi per un’altra tempesta.
Non avevo
tenuto conto del uragano Ashley.
Riflettendoci…
Siamo
proprio sicuri che si dica “ammainate le vele”, in caso di tempesta? Lo dicono
sempre nei film, no? E nei film ci sono sempre delle tempeste… altrimenti le
scene in mare sarebbero totalmente inutili. In mancanza di un iceberg,
sirene o altre creature mitologiche, una bella tempesta è pur sempre un effetto
cinematografico riuscito…
“Topher,
hai sentito quello che ho detto?”
No, naufragavo in altre acque, il più lontano possibile dall’idea di un
appuntamento con Ashley. Piuttosto una crociera nel Triangolo delle Bermuda.
“Devi
assolutamente uscire con Ashley” ripete Nikki, ormai abituata ai voli pindarici
della mia mente.
“Non siamo
neanche una coppia” mi decido a rispondere, rabbuiato.
“Questo lo
dici tu”
“Lui non ha mai detto che stiamo insieme”
“Ma non l’ha neanche negato”
“E’
irrilevante”
“To-Poun insegna: chi tace acconsente”
Nikki si è proprio guadagnata un'altra sopracciglia alzata alla Sarah Jessica
Parker.
“Non è
così che funziona… e non è neanche un proverbio cinese di To-Poun” borbotto.
“D’accordo, okay, non mi veniva in mente nessun’aforisma… E comunque, sì, magari
non siete ancora ufficialmente una coppia. Ma è proprio per questo che avete un
disperato bisogno di un appuntamento!” si entusiasma Nikki.
Entusiasmo
ingiustificato.
“Nikki…
insomma, ho visto Ashley al brunch salutista, lo scorso week-end e
ci saremo scambiati due parole o tre al massimo… e anche ieri durante la Dieta…
se avesse voluto invitarmi, l’avrebbe fatto no?”
“Che c’è di male a velocizzare le cose…” minimizza Nikki
“Nikki, davvero, non credo di poterci riuscire…”
“E va bene, come vuoi! Ma tanto puoi star sicuro che Ashley ha già in mente
qualcosa… lo conosco”
Arrossisco e non vorrei. “Andiamo! Come fai a saper…”
Nikki si
affretta a sorridere, colpevole.
“Nikki!”
“Andiamo, sono stata la discrezione in persona!” assicura la ragazza con le
scarpe più rumorose del mondo… la discrezione in persona?
Ma se non
riesce a camminare sui tacchi per un corridoio senza risvegliare l’intero
Oltretomba!
“Ho
inviato un sms ad Esperanza, che ne ha inviato uno a Baptiste, il
body-guard di Ashley… Ora che ci penso non so perché Esperanza conosca il
numero di Baptiste, sospetto ci sia una liaison fra i due, ma al momento
ho altro a cui pensare…”
“Hai estorto informazioni al body-guard di Ashley? Ma è immorale!”
“Suvvia, Fatina! Non c’è niente di male, in fondo! Baptiste mi ha solo detto che
ha Ashley ha in mente di invitarti presto ad uscire. Pare si sia confidato con
lui… secondo Baptiste si sente ancora uno straccio per esserti praticamente
saltato addosso all’Harlequin, e vorrebbe rimediare…”
Baptiste non lo facevo così civettuolo.
Ma se ciò
che dice è vero…
E’…
E’ per
questo che Ashley ha cambiato atteggiamento con me!
So di
sorridere come un ebete…
Ha
veramente capito che ho bisogno di tempo e sta cercando in tutti i modi di non
correre troppo …
Lo sapevo
che dietro quella libido e quella bellezza mozzafiato non poteva che esserci
un’anima sensibile!
“Insomma,
lui sembra davvero coinvolto. Baptiste ne è convinto”
“Ma
allora… quando…”
“Te lo chiederà presto…” risponde sibillina.
“Perché qualcosa mi dice che sai anche l’orario esatto in cui mi inviterà?”
borbotto, esasperato, dirigendomi verso l’armadietto e componendo la
combinazione.
Davvero non dovrei prestare ascolto a Nikki, né tanto meno a Baptiste, ma non
posso fare a meno di riascoltare nella mente le parole del nerboruto
body-guard, assurdamente amplificate:
“Lui sembra davvero coinvolto…” non fa altro che ripetere il suo vocione
scuro da gorilla.
Tutto ciò va al di là di qualsiasi mia fantasia… Coinvolto…
Questa parola mi rimbomba nella testa come un’eco sinistra.
Ora una domanda esistenziale alla Carrie Bradshaw sarebbe proprio l’ideale.
Qualcosa di patetico del tipo:
Perché un ragazzo bello, intelligente e corteggiato come Mr. B dovrebbe
interessarsi proprio ad un’insignificante matricola come me?
No, è inutile… non sembra affatto una domanda esistenziale alla Carrie Bradshaw.
Andiamo… lei infondo è convinta di essere attraente! Cosa che nessuno ha avuto
il coraggio di smentire. Io invece sono assolutamente convinto del contrario.
Cosa potrà aver visto Ashley in me? Cos’avrò di così speciale? Questo è proprio
il genere di domanda senza risposta che Carrie Bradshaw abbandonerebbe per
impiegare meglio il suo tempo, magari comprandosi un altro paio di Manolo.
Per chissà
quale assurdo motivo, oggi Nikki voleva accompagnarmi anche in Redazione, ma poi
ha bofonchiato che aveva un conto in sospeso con un giocatore di pallanuoto. Non
sembrava affatto contenta, ma pensando con ribrezzo a Herman Northangle ho
preferito rimanere fiero nella mia ignoranza. Il pensiero di incontrare Barnabas
per il nuovo numero dell’Highlights è già abbastanza deprimente…
“Dukes” mi
saluta Barnabas con voce strascicata, non appena metto piede in Redazione “ho
appena compitato i due servizi che ti avevo demandato di redigere…”
“Hai letto i miei articoli?” traduco, incautamente ad alta voce.
Barnabas
mi scocca un’occhiata severa.
“Sì,
Dukes, ho compitato i tuoi pezzi e ho palesato ben cinquemilaseicentosettantatrè
svarioni di forma”
“Cinquemilaseicentosettatatrè errori?” boccheggio, esterrefatto “ma l’articolo
era di trecento parole!”
“Sarà meglio affrettarsi ad emendarli, Dukes” glissa la domanda Barnabas
“Pessimi ‘articoli’, come li chiami tu … in alcuni loci ho persino
segnato delle cruces desperationis. Graecum est: non legitur” (*)
So che dovrei essere alquanto adirato, se non almeno seccato, ma sono giunto
ormai ad un livello di rassegnazione tale da non ne avere neanche la forza di
protestare.
Annuisco col capo e prendo dalle sue mani il mio articolo orrendamente mutilato
con l’ingiusta penna rossa di Barnabas.
Mi butto
sulla mia scrivania claustrofobica e mi decido a buttare giù nuovamente
l’articolo sullo spettacolo teatrale a cui ho assistito avantieri con Ophelia.
Accidenti! Mi ha corretto anche il titolo! Cosa c’è di sbagliato in “La
Locandiera, di Carlo Goldoni”?
Cinquemilaseicentosettantatrè correzioni di errori inesistenti, due crisi
isteriche e una stentata approvazione di Barnabas dopo, finalmente riesco ad
uscire incolume dalla redazione. Ora avrei solo voglia di segnare un’enorme “x”
rossa sul mio caporedattore. Un errore come lui ne vale molti di più di
cinquemilaseicentosettantatrè.
Improvvisamente quello che sembra essere un altro errore clamoroso mi sfreccia
davanti: una scia di penne nere scompare dietro l’angolo.
Rimango
fermo per un istante, con aria perplessa.
Quello che
mi è appena sfrecciato davanti era… un…
Corvo?
D’accordo,
la mia stabilità psichica comincia a sparare a zero, ma le allucinazioni mi
mancavano. Ecco, per esempio ora ho appena visto un altro corvo svolazzare
vicino agli armadietti, ma è chiaro che non esiste veramente.
Uh,
guarda, ce n’è un altro.
Devo dire
che le allucinazioni oggigiorno hanno un qualità d’immagine eccellente. I
riflessi bluastri delle penne, il verso gracchiante così realistico… Anche le
malattie mentali sono più all’avanguardia.
Accidenti, adesso un corvo mi si è posato sulla spalla e mi sfiora piano i
capelli con il becco nero. Sì, lo so, dovrei aver paura… ma tanto non è reale!
“Hey, Fatina, eccoti qui” salta fuori Nikki, che a quanto pare si è cambiata
d’abito. Ora indossa uno splendido tailleur verde pallido e i capelli
biondi e lucenti sono raccolti in una capigliatura retrò.
“Allora,
Fatina… sono già arrivati i fotografi per l’annuario. Adesso tocca prima ai
comuni mortali, così noi à la page abbiamo tutto il tempo di prepararci…
Naturalmente ti ho portato un ricambio. Un completo italiano meraviglioso…”
Questa è la prova evidente che i corvi che continuo a vedere non sono reali:
Nikki non ha visto niente.
Poi però,
uno degli uccelli, planando da un armadietto, le sfiora i capelli.
Pochi
sguardi e Nikki si accorge del corvo sulla mia spalla.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH” l’urlo agghiacciante di Nikki spaventa
l’intero stormo di uccelli, che prendono a svolazzarle intorno, eccitati.
Oh, mio
dio… un’allucinazione passi, ma non ho mai sentito parlare di un’allucinazione
di coppia…
Rimango
paralizzato dal terrore, mentre il corvo sulla mia spalla affonda gli artigli
per poi spiccare il volo.
Dopo il
primo spavento iniziale, Nikki ha afferrato la sua borsetta di pelle marrone e,
sferrando colpi a destra e a manca, ha già sterminato un terzo dello stormo
assassino.
“Vi faccio
neri, brutti ratti volanti iettatori!” arranca Nikki, spiaccicando uno degli
uccellacci con un triplo Calcio del Caribù Collerico del Congo.
“Ehm… forza… Nikki… fatti valere…” la incoraggio debolmente, ancora shoccato. Il
corridoio si è trasformato in una specie di nuvolone di polvere frammisto a
piume nere.
“Super Pugno del Pangolino Pigmeo Purulento della Papuasia!” grida Nikki,
polverizzando un altro paio di uccelli. I corvi però sembrano aumentare sempre
di più.
“TOPHER!” sento gridare “SCAPPATE! LA SCUOLA E’ INVASA DI CORVI!”
Qualcuno si avvicina in fretta. Nella tempesta di piume, distinguo a malapena i
tratti di Anonymous.
“TOPHER
SCA…” ma non riesce a terminare la frase.
Per un
attimo ho temuto il peggio: che uno dei corvi gli fosse finito dritto in bocca.
Ma per fortuna Anonymous è solo ammutolito dalla sorpresa: non appena il
polverone si è diradato, entrambi riusciamo a vedere chiaramente cos’è successo.
Nikki respira pesantemente, in piedi, sulla cima di una montagna di carcasse di
corvi. Sul volto un’espressione guerriera da far venire pelle d’oca.
“Nikki…?” balbetto, ammirato e spaventato a morte.
“Ce ne
sono altri?” ansima Nikki, digrignando i denti. Miracolosamente il suo trucco e
il suo tailleur verde pallido sono rimasti intatti.
“Ehm…”
Dal
corridoio sembra provenire un inquietante frusciare d’ali.
“Sono a migliaia” informa apocalittico Anonymous.
E poi
arrivano: un’onda anomala, uno tsunami di uccelli neri si fionda per il
corridoio. Non riesco a trattenermi dal lanciare un grido. Anonymous piagnucola
in modo alquanto comico.
“Non credo
di potercela fare” commenta Nikki, con aria da dura “Sarà meglio che ti metta in
salvo, Fatina. Non preoccuparti per me!”
“Nikki non
posso lasciarti!” singhiozzo, cercando di ignorare il fatto che Nikki non abbia
fatto alcun cenno ad Anonymous. Non vorrei lo usasse come scudo contro i corvi.
“Secondo
te sono corvi o merli?” domanda Anonymous, senza rivolgersi a qualcuno in
particolare. E’ in evidente stato di shock.
“SCAPPA,
FATINA” è il grido di guerra di Nikki, mentre stende i primi corvi con una
Falciata Fendente del Fenicottero Fucsia delle Fiji.
Lampi neri
mi sfrecciano attorno a velocità supersonica: decido di seguire il consiglio di
Nikki e darmela a gambe. Almeno lei ha il kung-fu dalla sua parte.
“An, dobbiamo scappare!” grido, cercando di sovrastare il rumore infernale.
“Di qua!”
sento gridare Anonymous in un punto imprecisato alle mie spalle.
Improvvisamente mi solleva di peso. Una finestra scatta. Un volo. Io ed
Anonymous rotoliamo per l’erba ancora umida di irrigazione.
Dopo un
continuo rotolare, finalmente ci fermiamo e riusciamo a sciogliere il groviglio
dei nostri corpi.
“Ehm…
Anonymous” bofonchio, sputando un po’ di erba e di terra “Ti sono grato per
avermi salvato… ma non potevamo uscire dalla porta?”
“Ho pensato che dalla finestra facesse più scena”
In altri frangenti e, se mai avessi imparato almeno una mossa micidiale di
kung-fu, penso che l’avrei steso. Magari con una bella Turbo Testata della
Testuggine Testarda del Tanduri, ammesso che esista… ma qualcosa mi dice di sì.
Dall’edificio della scuola provengono le urla bellicose di Nikki e nugoli
svolazzanti di corvi temporaleggiano fuori dalle finestre.
So che
dovrei essere preoccupato per Nikki, è la mia migliore amica… ma sono pienamente
fiducioso riguardo le sue doti di combattimento. Anche se in questo caso i suoi
nemici sono dei corvi o merli.
“Secondo
te sono corvi o merli?” ripete Anonymous, inebetito.
“Non credo
che ora faccia granchè differenza” ansimo, riprendendo fiato.
“Be’, i
corvi sono Corvus corax, i merli Turdus merula… sono due specie
diverse” persevera Anonymous, cominciando seriamente a preoccuparmi.
“Ma come
ci sono finiti tutti questi corvi o merli, a scuola?” domando, rendendomi conto
che avrei dovuto chiederlo molto prima.
“Ophelia
Minch” sospira lapidario, come se il solo nome potesse bastare.
“Cos’ha
fatto?” incalzo, cercando di capire cosa possa avere a che fare Ophelia con uno
stormo omicida di uccelli neri non meglio identificati.
Ora che ci
penso, dovrei essermi abituato alle stranezze di Ophelia.
“E’ per la foto dell’annuario… ogni anni Ophelia porta con sè qualcosa di
stravagante con cui farsi fotografare. Sai, lei è in continua ricerca di…”
“Pathos”
“Ecco, sì, appunto. L’anno scorso si presentò con un cranio umano in mano. Non
abbiamo idea di dove l’abbia preso, ma i più anziani del corpo docenti sono
finiti in infermeria per svenimento e un paio di ragazzi del primo anno in una
clinica psichiatrica”
“Quest’anno ha proprio voluto fare le cose in grande” commento, esasperato,
mentre le porte dell’Edificio A si spalancano, lasciando uscire una fiumana di
studenti e professori terrorizzati. Io e Anonymous rimaniamo impalati a
guardare, mentre la folla corre a zig zag per il parco inseguita da una nube
nera e inferocita.
“Pensi che
verrà espulsa?”
“No di
certo. Basta che suo padre strappi un assegno al Preside”
“Suo
padre?”
“Hollywood è praticamente nelle sue mani, ma questo non dirlo a lei. Detesta il
lavoro di suo padre, trova il cinema hollywoodiano una corruzione del teatro.
Probabilmente Ophelia è riuscita a portarsi a scuola un qualche centinaio di
gabbie dal set di chissà quale film horror.”
“AVVISO
ALLA COMUNITA’ SCOLASTICA”
echeggia la voce del Preside, lievemente affannato, mentre cerca in tutti i modi
di scacciare via i corvi servendosi del megafono “L’EDIFICIO A E’
INVASO DA UN NUMEROSO GRUPPO DI CORVI O DI MERLI DAL TEMPERAMENTO PIUTTOSTO
AGGRESSIVO! TUTTI SONO PREGATI DI SOSTARE ALL’ESTERNO FINO ALL’ARRIVO DELLA
POLIZIA…”
La professoressa Appelfield sviene in modo teatrale qualche metro da noi e il
professor Prescott corre a soccorrerla, da bravo amante.
“Ehm… allora… è da un po’ di giorni che non dormi in stanza” esordisce Anonymous
“Stai dormendo dalla Hortense?”
Il brusco
cambio d’argomento mi disorienta. Evidentemente Anonymous non vede l’ora di
chiedermelo.
“Be’, sì, sarei voluto tornare da voi, ma Nikki a volte è così persuasiva…”
arranco, sentendomi terribilmente imbarazzato. La verità è che non ho mai
provato a rifiutare le sue proposte. Forse avrei dovuto realmente oppormi, senza
lasciarmi trascinare e dimenticarmi dei miei compagni di stanza.
“Be, sì, ho notato che ci sa fare… alcuni corvi si sono autodistrutti a dieci
centimetri da lei”
“Che mi
dici di Gunther? Rowland? Tutto bene?” chiedo, sentendomi sempre più un verme.
“Oh, sì, certo, tutto bene. Rowland ha scoperto una nuova formula matematica.
Sicuramente vorrà mostrartela”
“Con
piacere” mento, sorridendo.
“E’ da un po’ che non facciamo insieme una partita a scacchi” continua
Anonymous, che sta riuscendo benissimo nell’aumentare all’ennesima potenza il
mio senso di colpa. “Stasera, sei dei nostri?”
“Sì,
certo” non può che essere la mia risposta.
Per un
attimo guardiamo entrambi verso terra e l’unico rumore è il gracchiare dei
corvi.
Poi
solleviamo lo sguardo e ci scambiamo un sorriso.
Il Club
degli Scacchi mi manca davvero.
Dopo quelle che sarebbero dovute essere l’ora di Ginnastica e Storia Europea,
l’Edificio A sembra essere stato sgombrato quasi del tutto dalla presenza
luciferina dei corvi (o merli) di Ophelia. Si è scoperto che sono addestrati ad
attaccare e l’unico modo per fermarli è pronunciare la parola “Hitchcock”.
La professoressa Appelfield è stata portata d’urgenza in ospedale per una brutta
crisi isterica che l’ha portata a strapparsi quasi tutti i capelli. A quanto
pare è terribilmente ornitofobica.
“Coracafobica!” specificava, urlando come un’ossessa, mentre gli infermieri la
trascinavano in barella sull’ambulanza e cercavano di convincerla che non sono
corvi, ma merli.
Qualche corvo solitario continua a svolazzare per i corridoi, ma il Preside per
il momento li ritiene innocui, perciò ha sollecitato tutti a riprendere
ordinariamente le attività scolastiche.
I fotografi di fama internazionale venuti appositamente alla Wefanie per
l’annuario sembrano entusiasti: la presenza dei corvi, a loro dire, rende
l’atmosfera molto più misteriosa e affascinante. Ophelia sembra orgogliosa di
aver avuto l’idea (anche se una professoressa ha perso metà dei capelli e il
proprio igiene mentale, senza contare che l’intera scolaresca rischiava di farsi
cavare gli occhi e la scuola di essere ricoperta di penne e cacca di uccello).
Ora tutti gli studenti sono riuniti nel Salone d’Ingresso per le foto
dell’annuario, alcuni su di giri e altri prossimi all’harakiri.
“Grandioso” commenta Nikki, soddisfatta, mentre si toglie di dosso un paio di
piume “Ho fatto bene a scegliere questo completo verde pallido… sembro proprio
la protagonista de Gli uccelli di Hitchcock”
“Tippi Hedren” snocciolano prontamente Mia e Gloria.
“Sì, Tippi
Hedren… sicuramente, però, non indosserò questo completo per tre giorni di
seguito come fa lei nel film” ci tiene a specificare Nikki “Fatina, è meglio se
ti cambi ora, sei coperto di piume.Per il servizio fotografico preferisci il
fondale ‘Bodoga Bay’ o ‘Lago nebbioso’?”
Dieci
tentativi dopo, mi rendo conto di non essere molto fotogenico. In otto foto su
dieci ho gli occhi chiusi, il nono tentativo è un vero disastro e al decimo
scatto un corvo in volo mi copre perfettamente la faccia. Forse l’ultima è la
migliore. Quasi quasi ci rinuncio. In fondo anche durante la partita dei White
Whales contro gli Orchard Orcas mi hanno incastrato per un servizio fotografico
nei panni di un giovane tritone. Non posso riciclare quello per l’annuario?
Be’, non sono proprio sicuro di voler apparire sull’annuario con una finta coda
di pesce sulle gambe. Sì, forse è meglio un corvo in faccia.
“Su,
Fatina, abbiamo appena cominciato!” mi incoraggia Nikki, mentre i fotografi
personali di Heidi Klum e Gisele scattano foto all’impazzata.
“Questa è
magnifica!” esclama uno dei due “hai un'espressione così delicata! Tra il pudico
e il provocante…”
Una risata soffocata cattura la mia attenzione. Ashley si è materializzato a
pochi passi da Nikki e mi saluta con il suo meraviglioso sorriso.
“Io direi semplicemente ‘un’espressione bellissima’” risponde ai fotografi, che
non perdono l’occasione per immortalare un modello sicuramente più meritevole
come lui.
Qualcosa
mi dice che anche loro vorrebbero strappargli di dosso quei pantaloni indaco
traslucidi, quella camicetta a righi aderente e quel farfallino largo e blu così
dannatamente dandy.
Stai buono, Topher. A cuccia.
Ashley
alza una mano per salutarmi e io rispondo con un cenno imbarazzato.
Nikki ci
guarda con un mezzo sorrisetto sornione.
“Ho
bisogno di parlarti. Aspetto che tu finisca” scandisce a bassa voce, in modo che
possa leggere il labiale.
A dire il
vero è una cosa che non ho mai saputo fare, ma sono quasi sicuro che abbia detto
“Aspetto che tu finisca” e non “A letto con un cubista”.
Per
fortuna i miei fotografi-carnefici non sembrano averne ancora per molto: se
prima ero fortemente imbarazzato dagli obbiettivi, il fatto di essere visto da
Ashley non aiuta per niente a sentirmi a mio agio.
Finalmente il supplizio volge al termine e mi avvicino intimidito ad Ashley.
Nikki mi dà una pacca di incoraggiamento sul sedere.
“Andiamo
in un posto più tranquillo, ti va?” mi sussurra all’orecchio, infastidito dai
flash e dal chiasso della Sala d’Ingresso.
“Sì, non
c’è problema” rispondo. Probabilmente questa è una delle farsi più lunghe che
sia mai riuscito a dirgli.
Mi lascio
guidare verso il Giardino d’Inverno, un lungo corridoio illuminato da una fila
di alte vetrate. Divanetti verde mela si alternano a graziosi vasetti con
alberelli di limone fioriti e dalla chioma tondeggiante. Non ero mai stato in
quest’ala dell’edificio: Ashley è un maestro nello scegliere le location
più adatte agli incontri galanti. Anche la suite Colombine all’Harlequin
era un vero gioiello. Spero che non intenda farlo qui, almeno…
“Devi
dirmi qualcosa?” incalzo, attorcigliando le dita dall’ansia.
Sì,
comincio davvero a migliorare: prima di oggi con lui riuscivo a mala pena a
parlare per monosillabi.
“Sì, a
dire il vero sì” esita lui, per la prima volta senza guardarmi. Sembra
particolarmente concentrato su uno dei corvi o merli superstiti, intento a
beccare un enorme limone. “Volevo sapere se hai impegni per stasera” si decide a
guardarmi “ma se hai da fare, non importa… avrei dovuto darti maggior
preavviso…”
“Sono
libero” mi affretto a rispondere, in uno slancio di energia.
Sarà il
profumo fresco ed inebriante dei limoni, o il sole che gli illumina i capelli…
ma oggi mi sembra anche più bello di quanto ricordassi. E poi per la prima
volta… sembra teso! Sapesse come mi sento io! Altro che teso!
Sfregandomi addosso un archetto si potrebbe suonare l’intero Duetto amoroso
di Paganini.
Lui sembra
davvero coinvolto … ritorna
a tormentarmi la voce grave di Baptiste.
“Perfetto” sorride Ashley “ci sediamo?”
Mi prende
per mano e ci accomodiamo su uno dei divanetti verdi, con alle spalle la luce
accecante della tarda mattinata. “Ti passo a prendere da Nikki per le nove?”
Faccio
cenno di sì col capo e abbozzo un sorriso.
Ashley mi
si avvicina, mi guarda ancora e gioca con la mia mano.
Come in un film, una coppia di corvi gorgheggia sopra di noi.
Lo ripeto,
sarà il profumo dei limoni, il sole di novembre così estivo o il rituale di
accoppiamento dei corvi... ma mi sembra così facile mettere da parte la mia
timidezza : mi avvicino anch’io e mi poggio alla sua spalla, stringendo la sua
mano.
Mille baci
infuocati dopo, faccio ritorno nella Sala d’Ingresso, ormai praticamente
deserta, fatta eccezione per Nikki. Sta parlando con uno dei giocatori di
pallanuoto, Jude Essex, azzarderei. “Ah, Topher! Eccoti” esclama lei, come se
non vedesse l’ora di liberarsi di Essex. “Ora devo andare, Essex, ci vediamo
stasera” lo liquida in fretta. Come volevasi dimostrare.
Nikki mi
prende a braccetto e saliamo insieme al primo piano, senza alcuna meta precisa.
“Ci vediamo stasera?” ripeto, perplesso “Ti vedi con Jude Essex?”
“Sì” sbuffa Nikki “e ringraziami anche”
“Ehm…grazie”
“Non avrei mai promesso ad Essex di uscire con lui, se non fosse stato per te”
borbotta lei “Ma come direbbe To-Poun, anche il bradipo si getta in acqua per
salvare i piccoli dalla morte”
“Ancora non ti seguo”
“Ricordi la partita dei White Whales? La Partita Infinita? Ho promesso ad Essex
di uscire con lui se avesse accelerato le cose… ora, tu hai trovato un altro
sistema – meno ortodosso – per porre fine all’incontro, ma Essex non ha
intenzione di rinunciare alla sua ricompensa”
“Ma non ha rispettato il patto! Non può pretendere…”
“Be, naturalmente potevo mandarlo in bianco” prosegue Nikki, con aria sibillina
“ma poi ho pensato che potrebbe farmi bene uscire con lui”
So che forse dovrei insistere per sapere cos’ha in mente e che il sorriso di
Nikki non promette nulla di buono, ma non riesco a concentrarmi su lei ed
Essex… non faccio che pensare ad Ashley e al nostro soleggiato e caldo
pre-serata.
“E sorridi un po’ meno, Fatina” ridacchia Nikki “ti è andata a male un’iniezione
di botox?”
Luogo del
delitto: camera da letto di Nikki.
Lo specchio ricambia un’occhiata semplicemente terrorizzata. Sono orrendo.
Qualcuno
in vena di scherzi di cattivo gusto sembra aver attaccato allo specchio
un’immagine della Medusa di Caravaggio. Tra poco più di un’ora ho il mio
primo appuntamento con Ashley e ho appena scoperto di essere affascinante quanto
un mostro mitologico.
“Fatina,
amore mio, cuoricino” cinguetta odiosa Nikki, fluttuando a mezz’aria “Sei pronto
per la tua serata indimenticabile?”
Mi concentro per pietrificare Nikki con lo sguardo. E’ chiaro che non ci riesco:
lei è immune a questo genere di cose. E’ praticamente invulnerabile.
“Fatina,
cos’è quella faccia angustiata?”
“Angustiata?”
“Non ti piace la parola angustiata, fragolina di bosco? Preferisci
indispettita, piccolo mio adorato baby birba?”
“Preferisco mostruosa” preciso, cercando di convincere i miei
capelli-serpenti a non azzannarla.
“Che
succede, mio piccolo cuoricino pulsante di vita?” domanda apprensiva Nikki,
prendendomi per le guance “Eh? Cosa ti turba, piccino mio, mio piccolo leggiadro
canarino?”
“Nikki,
stai avendo un’altra delle tue crisi di istinto materno e io sto per avere una
crisi isterica come la Appelfield” avverto, serrando i pugni.
“Oh
scusami, batuffolo, è che sei troppo carino!” piagnucola.
Visto il mio sguardo omicida, si schiarisce la gola, fa un respiro profondo e
ritorna padrona di sé.
“Scusami, Fatina, è che a volte mi lascio prendere da…”
“Non preoccuparti” sospiro, amareggiato “l’importante è che tu sia disposta a
travestirti da Topher Dukes e uscire con Ashley”
“Be, è
un’idea” commenta Nikki, fingendo di pensarci su “ma non credo di poter uscire
con Ashley nei panni di Topher e contemporaneamente uscire con Jude Essex nei
miei panni… non sono mica Mrs.Doubtfire”
“Giusto”
borbotto, abbattuto.
“Avanti,
Fatina!” cerca d’incoraggiarmi “Come puoi buttarti giù così?”
“Così!” rispondo, accasciandomi sul pouf.
“Fatiiina”
mugugna Nikki, con tono di materno rimprovero. Si avvicina e mi cinge le spalle.
“Tesoro
mio, ma ti sei visto?”
“Sì, è questo il problema”
Nikki mi
prende delicatamente la testa e la rivolge verso lo specchio.
“Voglio
che tu ti guardi”
“Devo proprio?”
Il cenno col capo di Nikki è alquanto minaccioso.
“E va
bene…”
“Guardati” continua Nikki, dolcemente “hai un corpo apollineo…”
La scelta dell’aggettivo mi fa sorridere.
“E quello
cos’era, un raggio di sole o un sorriso?”
“Dai, non
mi prendere in giro” protesto, debolmente.
“No,
Topher, sei tu che non devi prenderti in giro” insiste Nikki, estremamente seria
“Chiunque venderebbe la propria villa a Malibù per essere bello come te, e c’è
chi rinuncerebbe a qualsiasi cosa per essere bello dentro come te”
“Grazie”
riesco a malapena a mormorare e mi butto fra le sue braccia.
“Piano”
sussurra Nikki, stringendomi forte. “Non voglio più sentire questi discorsi, va
bene?”
Annuisco,
senza guardarla, come un bambino tra le braccia della mamma.
A volte mi
manca…
“Allora,
che ne dici del completo che ti ho scelto?” domanda lei, riprendendo il suo tono
pratico di sempre.
“E’
fantastico” rispondo, alzandomi goffamente dal pouf rosa shocking.
“Camicia
in seta color panna, cardigan a “v” color kaki, fusciacca in fantasia
cashmere e pantaloni marrone scuro gessati. Un look autunnale e
carismatico, con un tocco etnico” descrive, estasiata.
“Anche il
tuo vestito è meraviglioso”
“Grazie” squittisce, fa la riverenza e piroetta per la stanza, facendo
svolazzare il suo ampio e romantico vestito color glicine.
“E se
Essex non si comporta bene…” continua, cambiando tono “Dovrà vedersela con Nikki
Hortense!” e dà prova di una complicatissima mossa di kung-fu “Sì,
perfetto! Riuscirei anche a stenderlo con un Salto Sfracassante del Suricato
delle Sassifraghe senza sgualcire il vestito…”
Rido a non finire, mentre Nikki riprende a saltellare per la stanza come una
principessa Disney, mentre fa le giravolte e canta insieme ad inesistenti
uccellini. Penso che per oggi ne abbia avuta abbastanza di uccellini… dopo
l’invasione dei corvi a scuola.
“Ricordami
perché esco con Jude Essex?” sbotta, fermandosi improvvisamente.
“Ehm… Perché gliel’hai promesso incautamente durante la partita di pallanuoto?”
“Vero”
brontola, e gli svolazzi, fino a poco fa gonfi di brezza proveniente dalla
finestra, si afflosciano mesti “Be, almeno ha dei bei quadricipiti” si consola.
“Non certo da buttar via” commento, solidale.
“Señorita
Nikita, è aqui Judas Essex”
annuncia Esperanza, in tono da raffinata cameriera inglese, mentre fa capolino
nella stanza. Noto, però, che non è riuscita ad ispanizzare il cognome
“Essex”.
“Grazie, Esperanza” risponde formale Nikki, congedandola con un pigro accenno
del mento “Jude Essex è arrivato” sospira e agguanta una rivista di moda lì
accanto.
“Nikki?”
“Sì?”
biascica distrattamente, sfogliando il giornale.
“Non scendi da lui?”
Nikki chiude la rivista lentamente e ride.
“Fatina,
quante volte ti ho detto…”
“… sì, che bisogna farli aspettare…”
concludo, esasperato “Come ho fatto a dimenticarlo…”
“Señor Cristobal, è aqui Aeschylio
Bateador” fa il suo ritorno
Esperanza, con un certo affanno.
“Grazie
mille, Esperanza, scendiamo subito” la accommiata ancora una volta Nikki
“Perfetto, è arrivato anche Ashley. Ora non ci resta che lasciarli rosolare
nell’attesa”.
Da:
Topher A: An*errore* Ore: 21.07
Lo so:
avevo promesso che avrei giocato a scacchi con te e con i ragazzi, ma mi ero
completamente dimenticato di avere già altri piani con Nikki per stasera! Vi
prego di perdonarmi! Rimandiamo per domani? Scusa, scusa, scusa, scusa, scusa!
Divertitevi anche per me!
P.S: Scusa, scusa, scusa, scusa, scusa…
Potevamo
usare l’ascensore, ma Nikki ha insistito dicendo che scendere dalle scale
sarebbe stato più d’effetto.
“Agitato?” chiede Nikki, maliziosa.
Scuoto la
testa e i miei ultimi neuroni superstiti sciacquettano nel cranio.
“Suvvia,
non è poi così difficile. Ti ci abituerai presto, agli appuntamenti” sussurra
Nikki, prendendo a scendere le scale e poggiandosi al corrimano.
Io scendo
al suo seguito, attento a non saltare un gradino e a non cadere spezzandomi
l’osso del collo. Tutto questo ottimismo finirà per deludere le mie aspettative
sulla serata.
“Saaaaalve, mie cari” cinguetta Nikki con aria da diva. Io non alzo lo sguardo
dagli ultimi gradini: ho il terrore di cogliere sguardi ammirati da parte di
Ashley. Ma forse sono io che mi do troppa importanza. Magari nell’attesa
sfogliava una rivista. Non posso certo credere che stesse tutto il tempo col
naso all’aria, a fissare con sguardo ebete e con la bava alla bocca la
scalinata, nell’attesa della mia venuta.
“Topher”
mi saluta. Sulla sua bocca il mio nome sembra persino meno stupido.
“Ciao” rispondo con una voce presa in prestito. Perché questa sicuramente non è
la mia.
A nulla
serve dire che è magnifico. Semplicemente straordinario: fa quasi male a
guardarlo. Indossa una semplice camicia verde pallido e a sottili righe lilla,
con pantaloni scuri e mocassini lilla in tono. Semplice e impeccabile come
sempre.
Mi
schiocca un bacio, che non sono proprio sicuro di aver ricambiato visto che mi
sono irrigidito come uno stoccafisso. Probabilmente Ashley trarrebbe più piacere
a baciare alla francese un corvo.
“Tutto
bene?” chiede lui, premuroso.
“Benissimo” borbotto, sentendo i muscoli facciali lavorare il doppio per
inscenare una pallida imitazione di sorriso.
Lui non
sembra molto convinto, ma dal suo sorriso sembra essersi accorto che sono solo
imbarazzato.
Tutto
l’ardore e la disinvoltura di stamattina sembra essersi volatilizzata. La mia
solita sfortuna: non sono mai costante!
Ogni volta
che lo vedo è come se fosse la prima volta. E non dimentichiamo che la prima
volta che l’ho visto sono svenuto. Non so se mi spiego.
Perso nei
miei pensieri, quasi non avevo notato Jude Essex, tutto preso da Nikki. E’
indubbiamente bello e statuario, forse un po’ goffo nella sua camicia bianca e
nel papillon nero. Qualcosa mi dice che avrà tempestato di telefonate
Ashley per avere consigli sull’abbigliamento. Almeno c’è qualcuno più agitato di
me: non l’ho sentito abbozzare neanche un monosillabo, fin’ora.
“E così
anche voi avete un appuntamento?” s’informa Ashley, in tono cortese.
Come se
non lo sapesse.
“Sì”
risponde secca Nikki, mettendosi a braccetto di Essex.
Un po’
tutti impacciati e nervosi, usciamo da Villa Hortense per ritrovarci sul
vialetto del parco. Due auto ruggenti ci aspettano. Essex apre maldestramente la
portiera della sua Jaguar XK e lascia entrare Nikki, che svolazza dentro
leggiadra. E’ chiaro che non me ne intendo di macchine, ma Nikki ha insistito
per informarmi sui mezzi dei due aitanti cavalieri.
Per un attimo temevo che Ashley avrebbe aperto la portiera anche a me, ma per
fortuna non lo fa: adoro quando la gente si ricorda che sono pur sempre un
maschio. Nikki non ne è sempre perfettamente cosciente.
Apro la
portiera della sua Bentley color panna (a Nikki sono venute le lacrime agli
occhi quando ha parlato di “Bentley”) e Ashley entra subito dopo.
Non sono
mai stato in una cabriolet, ma non mi entusiasma l’idea di doverci poi
scendere con un groviglio di paglia al posto dei capelli.
Ho già
avuto fin troppe crisi estetiche oggi.
Per un
attimo le due auto rimangono ferme, come a voler a tutti costi che l’altra la
preceda. Nikki, però, sembra abbia perso un orecchino e la schiena di Essex si
intravede curvata mentre cerca di recuperarlo.
“Forse
avrei dovuto prendere la limousine” infrange il silenzio Ashley.
“Oh, no, va benissimo anche questa” mi affretto a rassicurarlo, giocando
imbarazzato con la cintura di sicurezza.
“Allora,
andiamo?” chiede lui, mettendo le mani al volante.
Annuisco
con un mezzo sorriso e Ashley mette in moto, per poi sfrecciare lungo il
vialetto e… via!… verso l’ignoto.
“Un bel
posticino” si limita a dire Ashley, giocando al misterioso “Ti piace la cucina
francese?”
“Sì,certo”
Tutto, però, fuorchè la soup d’onion.
“Sbaglio o
Essex e Nikki ci stanno seguendo?” constata Ashley, guardando la Jaguar
attraverso lo specchietto.
“Ehm,
sembra quasi di sì”
“Sai cos’hanno in mente quei due?”
“Non ne ho idea”
Qualcosa mi dice che anche Nikki ed Essex mangeranno francese stasera.
Borbotto,
esasperato.
“Qualcosa non va?”
“No, no,
niente”
Ho appena
capito i piani di Nikki. Ecco perché ha accettato di uscire con Essex! Vuole
pedinarci e assicurarsi che vada tutto bene con Ashley. Avrà detto ad Essex di
prenotare al nostro stesso ristorante.
Non so se
è un gesto altruistico oppure ossessivo.
Mi
convinco della prima opzione e digito un fretta un “Grazie” sul
cellulare, per poi inviarle il messaggio.
“Non
c’è di chè. Faccio solo da supporto morale ;)” risponde quasi all’istante
Nikki, nell’auto solo pochi metri dietro di noi “Anche il bradipo si getta in
acqua per salvare i piccoli dalla morte”.
Dopo un
viaggio breve e tranquillo (per non dire, imbarazzante), la Bentley di Ashley
parcheggia nei pressi del ristorante Aujourd’hui, occupando l’unico posto
auto disponibile. Mi sembra quasi di vedere attraverso il finestrino Essex
imprecare, prima di fare il giro per trovare un parcheggio.
Scendiamo
dall’auto e con un’occhiata fugace allo specchietto (senza che Ashley se ne
accorga) valuto la mia situazione tricologica, per fortuna nella norma. La
serata è solo appena ventilata. Un piacevole clima primaverile, normale solo per
la California, in questo periodo dell’anno.
Il
ristorante francese che Ashley ha scelto sembra davvero elegante e lo scrosciare
di una fontana rende tutto molto romantico e francese.
Impazzisco
per le fontane. Dovrebbero essercene di più! Ovunque. Penso che alcuni luoghi
orrendi, a questo mondo, sarebbero di gran lunga più piacevoli se ci fosse una
bella fontana piazzata in mezzo: uffici postali, carceri, sale d’aspetto al
dentista, aeroporti… tutti luoghi tenebrosi e malfamati dove qualche zampillo
distenderebbe alquanto i nervi.
Ci
risiamo, ecco un’altra delle mie divagazioni. E’ il mio unico appiglio per non
avere un attacco di panico. Ho le palpitazioni. Un infarto a quest’età mi
stroncherebbe.
Entriamo e
l’ambiente raffinato non aiuta a farmi stare meglio.
“Bonsoir, monsieurs” ci danno il ben venuto uno stuolo di scintillanti
camerieri.
Per
fortuna un ristorante francese. Il francese mi rilassa. Non ho mai capito un’”h”
di francese (grave gap nella mia cultura), ma è senz’altro una lingua
rilassante. Per fortuna al mondo non esistono ristoranti tedeschi, tranne forse
solo in Germania.
“Bonsoir”
risponde Ashley con disinvoltura. A costo di non capirci un tubo per tutta la
sera, vorrei tanto che parlasse in francese per tutto il tempo…
Io mi
limito ad un cenno del capo, che è meglio.
“Bettertòn,
justò?”chiede il caposala, tutto sorrisi, sfogliando il suo carnet
delle prenotazioni “Il vostro garçon vi acompanierà al vostro tavolò”
Ashley cattura il mio sguardo e mi sorride.
“Ti piace?”
Adesso vorrei tanto colpirlo con un’esclamazione in francese.
Ma lo
vorrei tanto!
Il mio
cellulare vibra. E’ Nikki, scrive: “Oui, bien sûr.
C’est merveilleux”.
“Oui, bien sûr. C’est
merveilleux”
rispondo, sperando di non aver sbagliato la pronuncia.
Ashley
ride e mi bacia, ancora sorridendo.
“Non sapevo conoscessi il francese…”
Ah, neanch’io.
Che Nikki
fosse in grado di leggermi nel pensiero, questo ormai comincio ad abituarmici…
ma come riesca a farlo anche a distanza, ha dell’incredibile. Credo che mi abbia
piazzato un micro-chip da qualche parte.
Nel
frattempo, mentre mi tasto nervosamente la testa in cerca di cimici, io ed
Ashley seguiamo il nostro cameriere fino ad un tavolo che dà su una rigogliosa
veranda fiorita.
Il
garçon ci sistema i tovaglioli sulle gambe e ci porge il menù.
“Ci porti uno Chateauneuf-du-Pape, s'il vous plaît” ordina Ashley “e
subito dopo vorremmo ordinare, grazie”
Finalmente Essex sembra aver trovato un parcheggio, perché lui e Nikki sono
appena entrati nel ristorante e si dirigono, accompagnati dal loro cameriere, al
tavolo più vicino al nostro.
“Oh, ma
coincidenza!” recita Nikki, facendo finta di averci notato solo in quel momento
“Anche voi avete prenotato qui?”
“Eh, sì,
buffo” risponde Ashley, sorseggiando il suo vino francese.
Essex mi
rivolge un altro cenno di saluto e lancia un rapido sorriso ansioso ad Ashley,
che risponde con un occhiolino.
“Povero
Essex… sono mesi che sogna di uscire con Nikki” m’informa, non appena hanno
preso posto.
Già povero Essex. Nikki non sembra affatto interessata.
Ashley studia attentamente il menù, mentre mi guardo intorno. Un bel posticino. Ashley è decisamente troppo modesto. E’ una favola.
Oui, bien sûr. C’est merveilleux. Qualunque
cosa voglia dire.
I tavoli
rotondi dalle tovaglie color panna, le sedie imbottite celestino chiaro con
fiori dorati in broccato, lampadari in stile liberty e fiori lilla su tutti i
tavoli. Un trionfo di colori pastello. Un po’ provenzale e un po’ roccocò.
A volte mi vergogno un po’ del modo in cui penso. Parlo come una rivista
d’arredamento, in cui il più delle volte alcuni aggettivi vengono usati in modo
alquanto arbitrario. E’ tutta colpa dello spirito di arredatore che mi ha
trasmesso mia madre.
“… e per finire un blanc manger con guadalupe e mousse di biribà”
Accidenti, Ashley sta ordinando e non me ne ero accorto.
Do
un’occhiata veloce al menù, ma per quanto ne capisco può anche essere scritto in
cirillico.
Un’altra
vibrazione salvifica dal mio cellulare.
“Per lei, monsieur?” domanda il cameriere.
“Un attimo
solo” arranco, nascondendo il cellulare dietro il menù, in modo che Ashley non
possa vederlo.
“Allora…
come antipasto, canapéaux saumon et vodka… poi un parmentierde thon Albacore avec poivrons … una ratatouille à la catalane… e
per dessert, un soufflè à l’eaux-de-vie de poire”
Vorrei
tanto sapere cosa diavolo ho ordinato.
Nikki mi
strizza l’occhio dal suo tavolo e io rispondo inviandole via sms un
sincero “merci!”.
“Ottima
scelta, monsieur” commenta il cameriere, che mi ha visto leggere dal
cellulare, con un occhiolino complice.
“Grazie” rispondo, sorridendo.
Ashley mi guarda
ammirato.
“Abbiamo un intenditore”
“Per il vino, anche se dovrei servirle del buon vino francese, le consiglierei
un piemontese Arneis Blangé… il suo retrogusto alla pera è perfetto per il suo
menù”
“Oh, sì,
volentieri”
Guardo il cameriere allontanarsi, solo per non dover ritrovarmi davanti lo
sguardo insostenibile di Ashley.
“Allora,
oltre ad essere un estimatore di cucina francese, c’è qualcos’altro che non so?”
Be’, un’infinità di cose. Per esempio è evidente che non sai quanto tu sia…
“Be’…”
“Su, avanti, parlami di te!” insiste lui.
‘Parlami di te’. E da dove comincio?
E’
difficile essere rilassati e concentrarsi su se stessi, quando il proprio
commensale ha gli occhi magnetici di una pantera.
“Potresti farmi delle domande specifiche…” tento, sentendomi tremendamente
stupido.
Ashley
accenna una risata.
“Domande specifiche, dici?” riflette lui, divertito da chissà cosa “Vieni da
Boston, vero?”
“Sì”
Domanda facile.
“Com’è?”
“Be’,
innanzitutto non è sempre estate. Poi per il resto… ha un centro, una periferia,
due fiumi…”
Ashley mi trova divertente.
“Mi piace
la tua ironia” commenta, spostando con la forchetta il suo antipasto a base di…
ehm… non ne ho idea.
“Grazie”
sorrido, assumendo la stessa tonalità del vino rosso francese di Ashley.
“Ti manca
Boston?”
Apro la
bocca per rispondere, ma qualcosa ci distrae.
Nikki ed
Essex si sono alzati improvvisamente da tavola e camminano a passo spedito
davanti a noi.
“Ve ne
andate già?” chiede Ashley, perplesso.
A che
gioco sta giocando Nikki?
“Sì, ci stiamo annoiando: andiamo a fare sesso in macchina” comunica brusca
Nikki, scandalizzando mezzo ristorante.
Detto questo esce di gran carriera, seguita da Essex, che rivolge ad Ashley un
sorriso a trentadue denti.
Io ed
Ashley evitiamo con cura di commentare.
“Dove
eravamo?” cerco di riprendere il filo della conversazione, ma ancora più
imbarazzato di prima.
“Ti ho chiesto se ti manca Boston”
Ci rifletto un po’. Il fiume, la tranquillità, le foglie che si tingono di rosso
in autunno…
“Sì”
ammetto “mi manca”. Ma ora che ci sei tu non poi così tanto, vorrei tanto
dirgli.
“Perché
siete andati via?” continua lui.
“Mia madre” mormoro, rannuvolandomi “Erano secoli che voleva liberarsi dal
fantasma dei suoi ex”
“Sfortunata in amore?”
“Alquanto”
“Spero che
tu non dica lo stesso di te”
Ashley mi si avvicina e mi bacia, contribuendo a far scandalizzare l’altra metà
del ristorante che non ha sentito le parole di Nikki.
Mi sciolgo a poco a poco, lasciandomi travolgere.
Poi l’arrivo del cameriere ci costringe a separarci.
E adesso
quale dannata posata dovrei usare? Ce ne sono a migliaia!
La
provvidenziale vibrazione del cellulare mi avvisa che Nikki – anche se intenta a
far sesso con Essex – riesce comunque a tenermi d’occhio. Come diavolo fa ad
usare il cellulare in un contesto del genere?
“Usa
sempre la posata più esterna” scrive.
“Andiamo a Boston” propone Ashley, improvvisamente.
C… “Cosa?” esclamo, tossicchiando. Temo che mi sia andato di traverso l’intero
parmentier (qualunque cosa sia).
“Ho detto: Andiamo a Boston. Noi due. Adesso”
E’ chiaramente impazzito. Il vino francese gli ha dato alla testa.
O è
bastato il vino bianco che ho appena assaggiato per dare il via a questa assurda
allucinazione.
Sto dubitando troppo spesso della mia lucidità mentale oggi.
“Baptiste? Raggiungici con il jet. Ti aspettiamo tra dieci minuti all’Aujourd’hui…”
Ashley sta già trattando a telefono con il suo body-guard per la
partenza. E’ chiaramente impazzito. “Quanto ci vorrà?... All’alba?... Se
facessimo per le quattro?... Perfetto”
“No, Ashley, non possiamo andare a Boston…”
Ashley sembra fuori di sé dall’eccitazione, mentre richiude il telefono.
“Sì che possiamo! Non saresti felice di farci un salto?”
“Certo che ne sarei felice…”
“E allora? E poi sapevi che il Massachussetts è l’unico stato che riconosca i
matrimoni omosessuali?”
E questo cosa…
“Vuoi
sposarmi?”
Una voragine si apre sotto di me. Un buco nero di dimensioni titaniche sta per
inghiottirmi.
“C-cosa?”
balbetto.
Poi vedo Ashley ridere. “Dai, stavo scherzando!”
Tiro un sospiro di sollievo e mi attacco al mio bicchiere di vino bianco.
Ashley mi spingerà all’alcolismo, di questo passo.
“Come ho fatto a credere che tu volessi portarmi a Boston tra dieci minuti…”
“Ah, ma su quello non scherzo affatto”
“C-cosa?” Sono cinque minuti che non riesco a dire altro.
Ashley si alza, apre il portafoglio e getta sul tavolo una banconota di un
colore mai visto prima, con sopra un numero che non saprei neanche leggere.
“Ma non
abbiamo neanche mangiato…” cerco di aggrapparmi alla prima scusa che mi viene in
mente. Devo convincermi che non può essere vero.
“Baptiste
ci preparerà qualcosa sul jet, non temere”
Detto
questo mi prende per mano, mi sorride e usciamo di corsa dal ristorante.
Sento già
il rumore assordante di un velivolo in atterraggio.
Neanche lo
zampillare della fontana riesce a calmarmi, questa volta.
Guardo il
cielo con una certa apprensione, ma con una felicità sempre crescente. Non avevo
in mente un primo appuntamento così avventuroso, ma… accidenti, sarà fantastico!
Io ed Ashley soli.
Mentre
aspettiamo mi abbraccia. Cerco di contenere i battiti del mio cuore e di
distrarmi concentrandomi a fatica sulla mano di Nikki, che vedo scendere giù
all’interno del finestrino della Jaguar di Essex, in una buffa imitazione della
scena di sesso in carrozza del Titanic.
Ragazzi, cari, come promesso ho cercato di aggiornare il prima
possibile... Ma sono finiti i vecchi tempi di
Venus as a boy, quando riuscivo a pubblicare un
giorno sì e un giorno no?! Sarà la vecchiaia...
Ancora una volta, a costo di ripetermi, grazie
a tutti!
x Ganymedes vende la sua anima ai lettori
reader: magari fossi felicemente fidanzato!
:D Cambiamo argomento,va... Sì, la "genialità" (come
dici tu) ha i suoi tempi e a volte anche quando ne
ha a bizzeffe non sempre riesce a sfruttarli a
dovere. Spero che anche questo capitolo sia stato di
tuo gradimento. Grazie mille! ;)
Karrina: Be', non sarò stato molto
puntuale... ma penso che in questo capitolo ti abbia
in parte accontentata, o forse preferivi un po' più
di passione? Un po' più di pathos? Ti mando mille
grazie e mille baci ;)
Potere ai Panda: Ma la mia mano te la do
volentieri!!! Dopo una dichiarazione così quale
giovane aspirante scrittore potrebbe resistere? E
non devi darmi del voi! Però se proprio insisti....
*_____* è una cosa che adoro (in aereo vado in brodo
di giuggiole quando le hostess - e soprattutto gli
stewart - mi chiamano "signore"). Mi sento
completamente schiacciato dal peso dei Vostri
complimenti, madamigella, ma penso di avere ancora
la forza di ringraziarvi nel più sincero e accorato
dei modi. Grazie, grazie, grazie e ancora grazie:
non li merito!! Vi bacio la mano e mi auguro che
anche questo capitolo sia stato di Vostro
gradimento. Vostro umile servo, Ganymedes :D
E dimenticavo... POTERE AI PANDA!
Sophie_: Che ne dici? Cominciamo a vederla,
un po' di intimità finalmente :D Spero di aver
soddisfatto le tue aspettative, ma c'è ancora tanto
altro che freme di essere scritto! Grazie e alla
prossima! ;)
Black Lolita: Scusami per quest'altro
mostruoso, spaventoso ritardo! Sono contento che
Topher e Nikki stiano scavando sempre più in
profondità nel tuo palpitante cuore letterario e sì,
il Mocassini Club è una gabbia di matti, ma ci sarà
da divertirsi. Misteri e complotti? Quelli ci sono
sempre, non temere. Grazie di tutto e non perderti
il prossimo ;)
Lidiuz93: spero che le storia di Topher
cominci a prendere una piega più di tuo gusto :S Ma
il fatto che apprezzi il mio stile di scrittura è
già una bella soddisfazione ;) Grazie, spero che
continuerai a tenermi d'occhio!
jashder: ma grazie! Ma cos'ho fatto per
meritarti? Ti ringrazio tantissimo e sono certo che
sei sincera. Spero che anche questa volta tu sia
comprensiva con me per il terribile ritardo :( e
grazie, grazie, grazie, grazie periodico per avermi
scelto come unico (ancora l'unico? è passato tanto
tempo) tra i tuoi autori preferiti. Onore mio ;)
Alla prossima, mi raccomando e grazie infinite
ancora!
Ego me stesso ed io: oh, carissimo, chi si
rivede :D Mi perdonerai anche tu per il ritardo? Lo
sai bene quanto sono stato impegnato :'( Non ti
stanchi mai di farmi mille complimenti lusinghieri e
non mi stancherò mai di ringraziarti! Spero di
averti dimostrato la mia gratitudine e farò il
massimo per farlo anche in futuro ;) Ci sentiamo
presto :*
AoI: Puglia... terra di sudate carte...
finalmente è finita questa scuola maledetta e posso
anche dire in faccia a Kant qual è il mio giudizio
sintetico a posteriori su di lui... *censura* :D
Cooooomunque, giusto per tornare a noi... dubbi
nella testa? Non so se questo capitolo avrà risposto
alle tue domande, ma ho come la sensazione che non
l'abbia fatto. Non preoccuparti, ci sarà tempo :D Al
prossimo capitolo e grazie!!!
Haru28: Ashley continua a non convincerti? Be...
vedremo come vanno le cose :D E riguardo la tua
preoccupazione per il futuro, fai bene: aspettati
parecchi avvenimenti sconvolgenti ;)... Spero di
averti soddisfatto con questo capitolo. A
prestissimo, spero, e tante tantissime grazie! :D
Stacyfore: Be', sì, scrivere il manuale in
Babcockiano non è stato facile, ma un buon
vocabolario dei sinonimi e dei contrari può essere
utile ;) Spero che questo capitolo - 'sta volta vero
- ti sia piaciuto! Grazie mille e a presto ;)
kagchan:
scusarti di cosa? Mi fa piacere che tu abbia deciso
di recensire :D Ogni lettore silenzioso è ben
accetto! Spero di leggere un tuo commento anche al
prossimo capitolo ;) Grazie infinite!
Curiosità prive di
interesse (speciale
Moda)
x Il vestito che
Nikki indossa all'inizio
del capitolo precedente
è quello della famosa
pubblicità di Dolce &
Gabbana Time che potete
vedere
qui. Mia e Gloria
hanno lo stesso vestito
versione argento, ma non
credo che esista. La
camicia Etro di Topher è
quella che avrei tanto
voluto indossare per il
mio diciottesimo
compleanno, ma purtroppo
qualche genio della Etro,
quest'anno, a deciso di
produrre centinaia di
noiosissime camice a
righe e neanche una a
fantasia cashmere...
E' inutile, la moda ha
bisogno di me *_____*.
Malgrado tutto ho
trovato ben altro da
mettere alla mia festa e
ho anche avuto il mio
amatissimo papillon
bordeaux *______*
Per la camicia di Ashley
mi è bastata vedere una
foto di Hayden
Christensen per
ispirarmi *____*
HAYDEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEN
*bava*
x Il
crème-caramel,
secondo me, dà di
sigaretta.
x La descrizione
del tappeto nella stanza
segreta del Preside è un
riferimento al prato
fiorito de La
Primavera di
Botticelli. La fantasia
floreale descritta
corrisponde a molti dei
fiori ritratti nel
quadro (sono
un'infinità), tra cui
ranuncoli, garofani,
fiordalisi, viole,
nontiscordardime,
anemoni, papaveri,
margherite, fiori
d'arancio, campanule,
primule, rose, gigli...
x Il riferimento
ai Furby, nel capitolo
precedente, vuole essere
un richiamo al
riferimento ai
Teletubbies presente in
Venus as a boy.
x Per
l'abbinamento blu e nero
ho litigato spesso con
la mia migliore amica (è
stato uno degli
argomenti più seri per
cui abbia mai litgato)
XD XD XD (lo so che è da
pazzi).
x Adoro il bagno
turco e come Jane
Northangle, sorella di
Herman, anche mia
sorella ha studiato
danza, sin dall'età di
quattro anni (e chi se
ne frega? Vi chiederete
:D... ma altrimenti le
curiosità prive di
interesse non sarebbero
prive d'interesse!)
n gremlin dal sorrisetto beffardo, con la pelle
livida e le orecchie da pipistrello, mi fa una linguaccia, premendo il grugno
contro il finestrino.
Ci risiamo. La mia solita fobia del volo. Altri due
gremlin dagli occhi allucinati mi fanno ‘ciao’ e cominciano a svitare pian
piano il rivestimento più esterno dell’ala del jet, mentre un altro ancora,
simile ad un rospo e armato di fiamma ossidrica, cerca di fondere le saldature.
Intanto un quarto spiritello, dall’aspetto roseo e porcino, martella il vetro
con le unghiette appuntite, con una certa insistenza, e dopo pochi secondi il
finestrino inizia a crepare in modo sinistro.
Proprio quando comincio a temere per la mia vita, Ashley
mi riporta alla realtà e i gremlin sadici spariscono in demoniache
nuvolette rosse e lingue di fuoco.
“A cosa pensi?”
“A niente” mi affretto a rispondere, forse troppo in fretta
per convincerlo sul serio. Mi guarda sospettoso, mentre improvviso un sorriso
isterico e chiudo di scatto la tendina del finestrino.
“Stavo solo ammirando il panorama dall’alto”
I gremlin hanno sempre accompagnato i miei viaggi in
aereo. Mia madre mi ha confessato che anche lei soffre di questo tipo di
suggestioni medioevali. A quanto dice, avrei ereditato i miei gremlin
personali direttamente dal ramo materno della mia famiglia, i Melville. Nonna
Moira ha dato loro persino dei nomi: Poppy il Porcistrello, Gwen MarIguana,
Franky il FumaRospo, Ally l’AlluciNottola, Stefy lo StupEfante…
Il mio preferito rimane sempre e comunque Poppy il
Porcistrello: è quasi carino.
“Dai, sul serio, a cosa pensavi?” insiste Ashley,
intrecciando le sue dita con le mie.
Deglutisco, incerto se cercare le parole giuste e dirgli
dei gremlin, o mentire, mentire e ancora mentire. La seconda opzione è
sempre la più invitante.
“A niente, davvero” Questa volta il sorriso sembra quasi
sincero.
Ashley mi rivolge uno sguardo sghembo, poi sposta
l’attenzione verso Baptiste, seduto sul divanetto di fronte al nostro.
“Ti imbarazza la presenza di Baptiste?” mi sussurra
all’orecchio, mentre l’omaccione ci guarda immobile e indecifrabile.
“No, no, affatto” continuo a mentire.
“Be, preferei rimanere solo con te, non vuoi?” mormora
ancora Ashley, lievemente seccato.
“Baptiste?” esclama, rivolto al body-guard “non hai
sentito?… il pilota ha chiesto di te”
L’enorme bestione corruccia le sopracciglia.
“No, non è vero, signore… il pilota non mi ha…”
“E invece sì” sorride persuasivo Ashley.
Baptiste ha bisogno di circa dieci minuti per cogliere
l’antifona.
“Ooh, sì, certo signore, ora sento il pilota che mi chiama”
recita poi, niente affatto spontaneo “Credo che vorrà darmi altre informazioni
sulle misure di sicurezza del jet. E’ per la vostra salvaguardia, naturalmente.
Ci vorra un bel po’, credo, almeno due o tre ore… perciò temo dovrete fare a
meno della mia compagnia”
Un discorso così lungo da parte del laconico e letale
body-guard di Ashley tradisce il suo vivo imbarazzo.
Ashley saluta Baptiste e insieme lo guardiamo percorrere a
passo sostenuto il corridoio e sparire dietro la tenda rossa della cabina di
pilotaggio.
“Baptiste…” continua Ashley, in tono esasperato “lo so che
ci stai spiando”
Un movimento furtivo della tenda rivela i suoi piani.
“Scusalo” si rivolge a me “di solito è più discreto”
Be’, non molto, visto che tiene informata Esperanza (cioè
Nikki) su ogni piccolo movimento del suo datore di lavoro. Mi chiedo se Nikki
lo retribuisca per la sua opera di spionaggio.
“Allora, davvero non mi vuoi dire a che pensavi?”
“A noi due” confesso.
Be’, interpreto la presenza dei gremlin come manifestazione
schizofrenica del mio stato interiore, no?
La dottoressa Dingles mi ha sempre detto di cercare di
razionalizzare le mie visoni.
Ashley mi si avvicina e mi mordicchia le labbra, piano e in
modo più che mai sensuale. Mi sento avvampare e la mia mente fin troppo
immaginifica comincia già a partorire qualche audace e scabrosa fantasia… magari
da mettere anche in pratica…
Insomma, sono davvero un ipocrita. Non faccio altro che
sesso animalesco con Ashley, nella mia mente, ma poi quando si tratta di
combinare qualcosa mi blocco.
Quando mi deciderò a darmi una mossa?
Mentre mi sforzo di ricambiare i baci infuocati di Ashley,
cerco disperatamente un pensiero salvagente che mi distragga. Sarò anche ad alta
quota, ma mi sento l’acqua alla gola.
Vediamo…
Siamo in un aereo…
Steward!
Adoro gli steward! Adoro che mi facciano sentire
protetto e coccolato, adoro che mi chiamino "signore", che mi chiedano se
preferisco dei "biscottini o salatini?", "tè o succo di frutta?", "cuscino o
coperta?". In fondo cos'è uno steward se non un angelo del cielo la cui
unica preoccupazione è quella di nutrirti, tenerti caldo e sfilarti davanti su e
giù per tutto il viaggio?
“Hai freddo?” si interrompe improvvisamente Ashley “sicuro
di non volere una coperta?”
Per poco non scoppio a ridere.
“Perchè è così divertente?” chiede lui, sorridendo con
espressione interrogativa.
“Oh, no, non è divertente… è solo che…”
Dillo. Dillo, accidenti!
“Sono felice di stare con te”
Uff… impresa titanica.
“Non quanto me”
Mi arruffa i capelli e mi bacia sulla guancia,
delicatamente.
“Biscotti o salatini? O preferisci che Baptiste ci prepari
del sushi?”
“Dei biscotti andranno benissimo” rispondo, ricambiando il
bacio, dolcemente.
“Allora che vogliamo fare?” incalza lui.
“Ehm…”
Baptiste fa ritorno dalla cabina di pilotaggio, portando
due flute di champagne e avanzando alla cieca. Gli occhi serrati, come
temendo di poter assistere ad una scena troppo risqué.
“Bapt, puoi anche aprire gli occhi” lo rassicura Ashley,
ridendo.
Qualcosa nella sua risata mi dice che vorrebbe dare a
Baptiste motivo di chiuderli, invece.
A questo pensiero mi sento arrossire sempre di più.
“Grazie” mormoro, mentre Baptiste mi porge il flute.
Una volta serviti, il body-guard fa un profondo
inchino e si affretta a ritornare in cabina di pilotaggio.
“A i primi appuntamenti, a Boston, e a noi due” brinda
Ashley, con un mezzo sorriso.
“Su, andiamo!” incalza Poppy il Porcistrello “Dacci
dentro,ragazzo!”
“TO-PHER! TO-PHER! TO-PHER!” cantano in coro gli altri
gremlin, completamente appiattiti al vetro. Vorrei che Ashley non avesse
tirato su la tendina. Almeno così non vedrei il mio stuolo di gremlin di
famiglia commentare in tempo reale ogni mia mossa e mimare atti sessuali mentre
mi urlano di infilargli le mani nelle mutande. Pomiciare con Ashley è già
un’esperienza sconvolgente, anche senza spiritelli ficcanaso e lascivi.
“O su, Toffoletta! Mettici più passione!” grida Ally
AlluciNottola, con la sua vocetta stridula.
Comincio a seccarmi sul serio, ora, ma mi accorgo che
almeno questo mi aiuta a sciogliermi un po’. Al diavolo! Vogliono un po’ più di
passione? L’avranno!
Sento Ashley toccarmi ovunque. Mi bacia sul collo, rosso in
volto dall’eccitazione, gioca a mordicchiare le mie labbra… e le sue mani
sembrano volermi affondare nella carne. Tutta questa foga mi lusinga e mi
terrorizza.
“Ma-no sot-to la cami-cia! Ma-no sot-to la cami-cia!”
suggeriscono all’unisono Ally e Gwen MarIguana, entrambe con due rivoli violacei
di bava penzolanti dalla bocca.
Lancio loro uno sguardo contrariato, ma giusto per
tenermeli buoni, le mie dita cominciano a sbottonargli la camicia.
I gremlin vanno in visibilio, inneggiando come un
coro da stadio.
Ashley s’impenna ancora di più e comincia anche lui a
sbottonarsi febbrilmente, come a volersi liberare da chissà quale prigionia.
Continua a baciarmi e io riesco a stento a tenergli testa. Tutti i miei sensi
sembrano essere raddoppiati di sensibilità… Basta che Ashley mi sfiori soltanto
per farmi rabbrividire fino alla punta dei capelli.
“Su, forza, cavallini! Fateci vedere! Al galoppo!”
Brutti gremlin maniaci voyeuristi!
Be’, almeno così non cercano di distruggere l’aereo su cui
stiamo viaggiando.
E in fond sì… dovrei anche ringraziarli: il loro
incitamento mi ha aiutato a rompere il ghiaccio e a combattere l’imbarazzo. Sono
o non sono le proiezioni esterne della mia psiche, in fondo?
“Mi fai impazzire…” mugugna Ashley, rimpiendosi la bocca
delle mie labbra. Lo stringo tra le braccia, godendomi tutto il calore del suo
corpo. Credo di avere un colibrì al posto del cuore, in questo momento.
Ormai la camicia di Ashley è andata a farsi benedire e
giace triste sulla moquette.
“Ti voglio…”
Mi tira giù sul divano, sdraiandosi su di me e cominciando
a spogliarmi…
“Ashley… ti prego”
Rallenta di colpo, come se si fosse scottato.
“Qualcosa non va?” ansima, fuori di sé.
Riprende fiato, respirando profondamente. Il suo fiato
caldo accarezza il mio petto.
“Ashley, mi è… sembrato di avvertire una turbolenza”
Saranno stati i gremlin, la suggestione o la mia
solita paura?
“Cosa?” Ashley si ricompone a vista d’occhio. Sembra stia
tornando dalla modalità ‘pantera assetata di sesso’ a quella ‘perfetto
gentleman inglese’.
“Ho sentito come… uno scossone”
Con la coda dell’occhio vedo i gremlin scambiarsi
tra loro un’occhiata della serie ‘io-non-ho-fatto-niente’.
Poi sento Ashley ridere piano. Mi volto verso di lui,
arrossendo. Dopotutto è ancora su di me.
“Scusa… è che questa è la prima volta che mi rifilano una
scusa del genere…” spiega lui. La sua risata mi sembra un po’ amara. “Ti faccio
così schifo?” aggiunge, in finto tono piagnucoloso.
“NO! NO! ASSOLUTAMENTE NO!” inorridisco. Adesso è il mio
tono ad essere piagnucoloso!
Vorrei potermi aggrovigliare le mani come faccio sempre
quando sono nervoso… ma non posso in questa posizione. Accidenti! E se l’avessi
offeso…?
Ashley sembra riprendersi in fretta.
“Ashley…ti ho…”
Mi sorride e mi zittisce con un bacio, questa volta più
dolce, più pacato.
“Aspetterò che tu sia pronto” mi bisbiglia all’orecchio,
calmo.
Poi si sistema accanto a me, sull’enorme poltrona italiana,
e mi abbraccia stretto. “Dormiamo insieme” mormora, le labbra contro la mia
guancia.
Chiudo gli occhi, cercando di non pensare ai gremlin,
al fatto che probabilmente entreranno di soppiatto nel jet per turbare i miei
sogni…
Mi stringo ancora un po’ ad Ashley e aspetto che tutto
diventi buio e calore.
Pian piano mi sto abituando al fatto che creature come
Ashley esistano veramente. Ho scoperto che anche lui mangia, respira, cammina,
parla come tutti gli altri essere umani… e questo è molto confortante. Sul jet è
persino andato alla toilette!
Ero certo passasse gran parte della sua giornata a cospargersi di ambrosia,
intrattenendosi con un paio di sacrifici umani in suo onore prima di colazione.
Ovviamente, mentre passeggiamo per le strade di Boston, mi sembra ancora di
essere un ragazzino al fianco di un idolo divino, ma almeno sto imparando a
conoscerlo di più.
Ho anche fatto una scoperta che non ritenevo possibile:
Ashley è ancora più affascinante con il suo maglione a treccia, la sua sciarpa e
il cappotto scuro. Anche se non ne ha fatto parola, credo proprio che detesti
il freddo autunnale del New England.
Insieme abbiamo trascorso delle ore surreali, e per molti
aspetti. Un po' perché non mi sembra ancora vero di essere a Boston, un po'
perché non mi sembra ancora vero di essere a Boston con Ashley…
Non abbiamo fatto altro che parlare, e poi, quando non
sapevamo più cosa dire, abbiamo camminato in silenzio, ed è stato ugualmente
piacevole.
Ashley non è mai stato così... Ashley.
E' sempre elegante, qualsiasi cosa faccia: persino un suo
sbadiglio sembra musicale.
Inizialmente non ho voluto stargli troppo attaccato.
Dopotutto potrei sempre incontrare qualche vecchia conoscenza qui, visto che è
la mia vecchia città… Vedermi mano nella mano con un ragazzo sarebbe una
situazione imbarazzante da spiegare. Poi, però, non ho potuto proprio farne a
meno… il mio forte istinto di possesso non ha resistito: camminando per Newbury
Street un gruppetto di ragazze, vedendolo, sono svenute una dopo l’altra come
birilli. E quando un altro campanello di svampite ha denudato Ashley con gli
occhi - la lingua penzoloni sul marciapiede - mi sono subito appoggiato alla sua
spalla, tanto per mettere le cose in chiaro. Ho sempre pensato di avere un
aspetto pacifico e rassicurante, ma quelle ragazze dovevano essere davvero
terrorizzate per scappare così, lasciando metà dei loro acquisti per strada.
Ashley mi ha visto sorridere, trionfante, e ha risposto con il suo sorriso più
angelico, apparentemente ignaro di tutto.
“Bene...sono solo le... otto e mezzo. Che ne diresti di
fare colazione?" domanda Ashley, guardandosi intorno per la strada, come se
stesse cercando del latte in frigo.
"Oggi e' domenica... Potremmo andare al buffet di dolci del
Langner Hotel..." propongo, sentendomi l'acquolina in bocca al sol pensiero.
Ogni domenica mattina il Langner Hotel di Boston organizza una pantagruelica,
luculliana, lussureggiante colazione a base di dolci al cioccolato. Il sogno
proibito di ogni diabetico, il giardino delle delizie di Hyeronimous Bosch, la
reggia di marzapane di Hansel e Gretel, il girone dei golosi dell'Inferno, la
fabbrica di cioccolato di Willy Wonka... Un evento leggendario, quel genere di
evento che io e mia madre abbiamo cercato invano di evitare praticamente per
tutta la vita. Nonostante il livello di calorie sia praticamente insostenibile,
credo che a Nikki piacerebbe venirci. Oltre alle tartine di cioccolato con
foglie di vero oro, ai dolci italiani, alle cupcake alla crema e al
créme caramel, tra i tavoli, non e' difficile trovare anche la créme de
la créme di Boston.
Ben presto arriviamo difronte al suntuoso ingresso
dell'hotel, dove svetta in enormi caratteri dorati e svolazzanti, il nome
"Langner".
Langner...
Langner...
LANGNER!
"C-credo di non avere più fame" sibilo, con un fil di
voce.
"Ma come..." esclama Ashley "Non avevi detto che questo e'
il sogno proibito di ogni diabetico, il giardino delle delizie di...?"
"N-non credo di aver più voglia di cioccola..."
"Avanti, Topher" incalza Ashley, sorridendo in modo
alquanto accattivante "Non avrai preso anche tu l'ossessione di Nikki per la
linea?"
"No, non è per..."
Prima ancora che possa anche solo aprire bocca per
protestare, mi ha già afferrato per la manica e mi sta guidando con un certo
entusiasmo all'interno dell'hotel.
Sospiro e lo lascio fare, inerme. So di essere troppo
arrendevole, ma non mi sembra proprio il caso di farmi trascinare per gli alluci
graffiando con le unghie il marciapiede. Probabilmente Ashley rinuncerebbe ad
entrare se davvero insistessi, ma voglio davvero fare di tutto per essere carino
con lui, il più che posso: lui lo e' sempre stato con me (parlando di avances,
anche troppo, a volte), merita anche lui di essere accontentato.
Mentre attraverso l'ingresso, affiancato da due alberelli
fioriti in miniatura, inveisco contro me stesso per aver tirato in ballo il
buffet di dolci al Langner.
Topher Dukes, un'autorità in fatto di appuntamenti
catastrofici e metodi pratici per complicarsi la vita.
Vorresti rendere indimenticabile il tuo primo appuntamento
portando il tuo ragazzo in un posto speciale? Perchè non optare per un buffet di
dolci nell'hotel di proprietà del tuo quasi-ex?
"Perchè non mi dici cosa ti succede?"
"No, davvero, nulla!" rispondo immediatamente.
Se vogliamo chiamare "nulla" il fatto di trovarsi
all'ingresso dell'hotel dove al novantanove per cento delle possibilità
incontrerò il padre dell'ex-ragazzo dei miei sogni, o - ipotesi ancora piu'
drammatica - l'ex-ragazzo dei miei sogni in persona, Andrew Langner.
"Sto bene..." continuo a borbottare, sperando di
risvegliarmi prima o poi da questo incubo così maledettamente realistico "Sto
bene..."
"Perfetto...allora perchè sei verde?"
Verde? C'è chi diventa verde di rabbia e distrugge tutto
come Hulk e chi invece diventa verde d'imbarazzo e molle come una gelatina alla
menta.
A proposito di gelatine alla menta, li' c'è nè un tavolo
bello pieno. Chissà che non riesca a mimetizzarmici.
"Davvero vuoi delle gelatine alla menta quando lì in fondo
c’è una cascata di cioccolato bollente?" sorride Ashley, che sembra attratto da
qualsiasi fonte di calore, visto il clima per lui inconsueto. Se è per questo,
non capisco come faccia a starmi accanto e sentire ancora freddo: sono così
imbarazzato che emano tempeste solari.
E se...
Oh, al diavolo Andrew!
E' sempre stato il ragazzo dei miei sogni, e' vero...
Ma ora ho Ashley... Il nuovo ragazzo dei miei sogni, e cosa
ancora più rassicurante, è anche il mio ragazzo.
Se mai Andrew si trovi da queste parti, tanto meglio:
vederci insieme lo renderà verde d'invidia, molto più verde di quel gigantesco
abete di zucchero aromatizzato alla menta piperita.
Langner Senior ha superato se stesso: è tutto molto piu'
lussuoso di quanto ricordassi. Sembra di stare in una di quelle pubblicità di
Ferrero Rocher piena di gente snob. Il buffet si estende per ben tre
chilometrici saloni, uno verde mare, dedicato alle sculture di zucchero, il
secondo rosso sangue, per i dolci esotici e l'ultimo, dorato, per i dessert
extra-lusso. Abbagliati dalle visioni sirenesche del buffet, io ed Ashley
oltrepassiamo le due enormi sfingi di cioccolato bianco al peperoncino, per
accedere al salone rosso sangue. I dolci stranamente sembrano conoscere il mio
nome, perché è da quando sono entrato che non fanno altro che chiamarmi con voce
suadente. Peccato non essermi portato i tappi di cera e un albero maestro a cui
legarmi, ma fortunatamente ho altro a cui pensare.
Tra i palazzi di gianduia e i giardini pensili di
composè di frutta, mi sembra di vedere ovunque i capelli scuri di Andrew o
il suo profilo delicato. Ashley prende al volo una fragola ricoperta di
cioccolato da un cameriere di passaggio. "Ne vuoi un po'?" sibila, tentatore,
avvicinandola alla mia bocca. Penso che persino Eva avrebbe preferito una
fragola offerta da Ashley, piuttosto che il frutto dell'albero della conoscenza
da un brutto serpente perfido e bavoso, per lo più posseduto dal lato oscuro
della forza.
"Ashley..." protesto timidamente, ma niente da fare: la
punta di cioccolato del frutto del peccato mi solletica già le labbra e tiro un
piccolo morso imbarazzato. Ashley si fa più vicino e lecca dolcemente un po' di
cioccolato dalla mia bocca, approfittandone per schioccarmi uno scottante bacio
in pubblico. Cerco di ricambiarlo il minimo necessario per non offenderlo e per
non attirare l'attenzione di tutta la clientela dell'hotel, ma non appena ci
riallontaniamo, ho già notato un anziano signore che ci fissa a bocca aperta,
con la sua crostatina alla guava sulla mano sospesa a mezz'aria. Arrossisco
dall'imbarazzo, mentre mando giù l'ultimo pezzetto di fragola. Pezzetto che per
poco non mi va di traverso. Solo a pochi passi dall'anziano signore, c'è il mio
personale fantasma del Natale passato, Andrew, più aristocratico che mai nel
suo completo blu scuro e munito di papillon color porpora.
Decido di seguire l'istinto. Mi rifugio nella sala dorata,
insinuandomi nella folla e sperando che Ashley mi segua senza fare domande. Non
ho mai avuto tanto bisogno di lui come ora.
Raggiungo le cascate di cioccolato fuso, e riprendo fiato
sotto un titanico Cupido di cioccolato ricoperto d'oro commestibile.
Mi rendo conto troppo tardi che il mio istinto è un idiota,
visto che per uscire da quest'incubo diabetico dovrei riattraversare la sala
rosso sangue per poi sgattaiolare via.
"TOPHER!" sento Ashley gridare.
Vorrei che non lo facesse. Non so che farei se Andrew
dovesse sentirlo, se dovesse vedermi, dovesse parlarmi...
"Topher!"
Per fortuna a prendermi il polso è il tocco di Ashley...
"Scusami...non volevo metterti in imbarazzo con quel
bacio..." si preoccupa lui, inutilmente.
Cerco di rassicurarlo, ma temo di essere troppo inesperto
per riuscirci.
"Usciamo di qui, per favore" riesco a malapena a mormorare.
"Subito" scatta Ashley, spaventato dal mio tono. Mi prende
per mano e ci spingiamo contro la corrente di visitatori. Si comporta come se
fossi un bambino spaventato, ma adoro che lo faccia. Vedo che si sforza di non
fare domande mentre saltello da un buffet di dolci al caramello e un enorme
struzzo di zucchero filato per non farmi vedere da Andrew o dal resto del mondo.
Mi guardo intorno ancora intorno furtivamente, ma di lui più nessuna traccia.
Poi, rieccolo nella sala verde mare. Non riesco a
trattenere un sussulto, Ashley si volta di scatto, segue la traiettoria del mio
sguardo e la sua espressione si fa dura. Nella mia immaginazione la stanza
piomba nel buio e io, Ashley e Andrew sembriamo i soli ad essere illuminati da
abbaglianti riflettori bianchi. Il passato, il presente e il futuro, nella
stessa stanza, piena zeppa di patisserie. Andrew, ignaro di tutto e
intento a conversare con una ragazza dall'aria snob, io confuso e immobilizzato,
Ashley anche lui impalato, il volto accigliato. Poi il tempo sembra riprendere
il suo corso. Ashley mi trascina con furia tra la folla, facendo cadere lungo
distese una crocchia di signore di mezza età.
Ci troviamo in un istante nel gelo del New England.
"Non ti chiederò chi è quel ragazzo" esordisce Ashley, in
tono apparentemente rilassato. Il suo volto è granitico "Ma ti farò un'altra
domanda... è con me che vorresti essere?"
Per un attimo una nuvoletta di vapore biancastro aleggia
vicino alla sua bocca arrossata.
"Sì" mi abbandono, sudato ed esausto, gettandogli le
braccia al collo e baciandolo come niente, se non la voglia di essere felice con
lui, mi avrebbe dato il coraggio di fare.
Rimaniamo abbracciati ancora a lungo, finché un coro di
clacson inferociti ci richiama alla mente il fatto che ci troviamo nel bel mezzo
della strada.
"C'e' qualche altro posto che vorresti farmi vedere?"
"Pronto? Nikki,ciao! Sì, sono a Boston... fa un freddo
polare, ma..."
"Risparmiami il bollettino meteo, Fatina" mi interrompe
brusca, dal lato opposto del continente "E' la cinquecentotrentacinquesima volta
che provo a chiamarti...l'unico motivo per cui ti perdonerei e' che tu ed Ashley
abbiate fatto sesso acrobatico per tutto questo tempo"
"Sono indeciso se limitarmi a non rispondere o pigiare
questo attraente pulsante... questo qui con un grazioso telefono rosso..."
"Dov'e' Ashley?"
"E' andato a comprare un paio di panini all'insalata di
aragosta e maionese. All'inizio era un po' titubante... di certo voi siete
abituati vederla servita su un letto di dragoncello e menta con salsa di tartufo
bianco, ma poi l'ho convinto dicendogli che non potrà mai essere un vero
bostoniano senza aver mai provato uno dei nostri leggendari panini
all'aragosta..."
"Quando hai intenzione di farlo aspettare per fargli
trovare te, nudo, su un letto di dragoncello e menta?" propone Nikki, acida.
"La linea e' disturbata...Mi sono perso qualche passaggio
della conversazione?"
"Sì, il passaggio in cui tu ed Ashley ci date
dentro...andiamo Toph! Siete a Boston, tu e Ashley... soli! Non siete mica due
pellegrini in Terra Santa!"
Allontano il telefono dall'orecchio, in modo da far sentire
anche a Nikki il fruscio del vento tra gli alberi del parco e le risate dei
bambini che si divertono a pattinare sul lago ghiacciato.
Chissà che questi dolci suoni idilliaci facciano deragliare
i suoi propositi e la pianti di istigarmi al sesso.
Qualcosa mi dice che non funzionerà.
"Oh! Ho capito qual e' il tuo piano
malvagio...sgualdrinella che non sei altro! Ti stai comportando proprio come
quella sciacquetta di Anna Bolena...Vuoi fare tanto il casto e puro e intanto
fai impazzire di desiderio il tuo Enrico XVIII. Ti ho smascherato! Vuoi solo
essere sicuro dei suoi sentimenti, e intanto lo ricatti sessualmente!" sibila,
senza neanche respirare.
"Nikki... il fatto che tu mi stia paragonando ad un
personaggio storico di dubbia fama è alquanto inquietante... io non ho proprio
nessun piano per tenere a bada Ashley! Perciò risparmiami queste storie su Anna
Bolena e ..."
"Non fare il finto tonto! Non ti facevo così sleale,
Fatina... spietato e calcolatore, ti adoro!! Sai...c'ho pensato su...sul fatto
che tu ed Ashley non abbiate ancora "consumato"...ma poi ieri sera, dopo aver
fatto sesso in auto con Essex, mi stavo annoiando e abbiamo visto un episodio di
quel telefilm... I Tudors... Ho avuto un'illuminazione! Be', anche Essex
ha avuto un'illuminazione: per essere un telefilm storico sembra più un
porno...ci e' venuta voglia di fare un secondo round e..."
"Ti devo lasciare,ciao!" chiudo il telefono di scatto,
vedendo arrivare Ashley con i nostri due sandwich all'aragosta e l'aria
piuttosto scettica.
"Con chi parlavi, se è lecito chiedere?"
"Con... mia madre" borbotto, azzardando su due piedi.
Non capisco perchè mai abbia sentito il bisogno di
mentirgli. Forse perchè sono ancora imbarazzato per i discorsi di Nikki.
"Non vorresti andarla trovare?" chiede lui, porgendomi un
panino "Dev'essere passato un po' di tempo dal quando vi siete visti"
"Oh, no, in questo momento è a New York... per lavoro...
non c'è la fa proprio a raggiungermi, non si aspettava che venissi così
all'improvviso..." mento spudoratamente. Se avessi detto a mia madre che avrei
preso un jet privato per schizzare dalla California al Massachusetts in
compagnia del mio ragazzo (?), credo che mi avrebbe scuoiato vivo e avrebbe
rivestito un pouf con la mia pelle. Potrebbe trovarlo utile, visto che è
un'arredatrice d'interni.
Intanto ci sediamo su una panchina all'ombra di un castano
ormai spoglio.
Ashley mi scuote dalle mie riflessioni, mentre fissa con
aria solenne il suo panino.
"Sei sicuro che sia buono?"
"E' ottimo"
Ashley assaggia con prudenza, ma presto sembra apprezzare.
"Niente male... credo che potrei diventarne dipendente"
"Sicuro"
"Senz'altro meglio che un'aragosta su un letto di
dragoncello e menta"
Lo guardo di sottecchi mentre mangia, tirando un morso ogni
tanto al mio panino.
Devo fare molta attenzione a non ricoprirmi di maionese,
mentre Ashley riesce a mantenere la sua perfetta eleganza anche mangiando cibo
ipercalorico su una panchina a pochi passi da due buffe statue a forma di
ranocchio.
"Tu e tua madre non andate molto d'accordo?" riprende
Ashley, dopo qualche minuto di silenzio.
Guardo distrattamente una bambina scivolare per tutto il
lago ghiacciato, urlante e scalciante.
"No, abbiamo un ottimo rapporto... ecco, di solito"
Ashley mi rivolge uno sguardo interrogativo.
"E' che ha deciso tutto lei... di trasferirci in
California, intendo. E come se non bastasse mi ci ha mandato solo, mentre lei
rimane ancora qui a sbrigare le sue ultime faccende... che cosa avrà mai da
fare, poi, di così importante a Boston... per non potermi raggiungere prima di
giugno?"
"Ti senti abbandonato"
La bambina si alza a fatica, generando l'ilarità dei suoi
perfidi amichetti.
"Sì..." mi decido a rispondere.
"Se ti può consolare... mia madre è fin troppo oppressiva
con me, invece" aggiunge, in tono quasi malinconico, mentre una folata di vento
fa vorticare attorno a lui un paio di foglie secche.
"Perchè si comportano così, le madri?!" protesto, calciando
un sassolino, con meno veemenza di quanto avrei voluto.
"Se tua madre ti ha lasciato solo, forse è perchè ti
ritiene capace di assumerti delle responsabilità... almeno lei si fida di te"
sussurra, come temendo che qualcuno possa essersi appostato dietro un cespuglio
per spiarlo.
Adesso ha davvero un'aria malinconica.
Bellissima e malinconica.
"Reggiti forte al bordo, non aver paura"
Il ghiaccio non e' decisamente il mio elemento. A dire il
vero non ho idea di quale sia il mio elemento, ammesso che ne abbia uno. Mi
sembra di avere due scimitarre al posto dei piedi. Che sport idiota, il
pattinaggio sul ghiaccio! Indossare degli scarponcini scivolosi fissati su lame
scivolose per scivolare su una superficie ghiacciata e oltremodo scivolosa. Non
so come abbia fatto Ashley a convincermi. Mia madre in sedici anni non c'è mai
riuscita. Facciamo qualche piccolo ragionamento per comprendere meglio il perché
Ashley abbia avuto successo dove mia madre ha fallito:
1. Ashley è di gran lunga più attraente di mia madre;
2. Ashley è di gran lunga più...maschio di mia madre;
3. Ashley èdi gran lunga più vicino al mio ideale di
uomo dei sogni.
Mi sembrano già dei buoni motivi per cui Ashley debba
avere un maggior carisma su di me.
"Non vuoi proprio provare a muoverti?" mi grida Ashley,
veleggiando sul ghiaccio in modo da incidere con le lame dei pattini una
perfetta riproduzione delle Damoiselles d'Avignon sulla pista di
pattinaggio.
"Penso che rimarrò attaccato al bordo ancora per un
po'..."
Sì, credo che aspetterò le trombe del Giorno del
Giudizio.
Riesco a muovermi a fatica verso destra, rischiando di
morire molto più spesso di quanto desideri, con le mani congelate ormai
perfettamente incollate al bordo da un indistruttibile strato di permafrost.
Un gruppo di bambine dai vestitini succinti, chignon e calze color carne
ridacchiano in maniera spudorata mentre mi guardano e mi indicano col dito.
Tutto ciò mentre fluttuano elegantemente per la pista, eseguendo complicate
coreografie che normalmente avrebbero dovuto implicare la morte istantanea di
almeno metà gruppetto.
Intanto eccomi più impalato che mai, occupato a ribollire
di frustrazione e istinto omicida e/o suicida. Ashley scivola verso di me come
una visione angelica. Il fatto che scivoli verso di me lo fa sembrare ancora più
angelico.
"Prendimi la mano" si offre lui. Che dolce... è disposto a
morire per me!
Perchè sicuramente se gli prendessi la mano, mi
sbilancerei, cadrei, mi romperei ogni singolo osso, rimarrei bloccato per giorni
e, congelato e dissanguato, morirei lentamente trascinandomi dietro anche
Ashley. E questa è l'ultima cosa che voglio.
"Dai, su, prendimi la mano"
Lo guardo, dubbioso. O meglio: lo guardo, disperato e
andando in contro a morte certa, mi decido ad afferrarla e a fargli l'onore di
questo ballo mortale.
Christopher Dukes On Ice - La prima tragedia sul
ghiaccio!
Prossimamente nei pejori palaghiaccio de
Caracas.
"Piega leggermente le ginocchia"
Come fa perfettamente quel... bambino di circa due anni? O
è un folletto? Sbaglio o ha fatto un salto di venti metri per poi atterrare
leggiadro sulla pista con un giro di piroette su se stesso?
Ma da quando Boston sforna prodigi del pattinaggio?
"Ora comincia a scivolare con il piede destro..."
Per niente facile. Devo sempre pensarci, quando si tratta
di ricordare qual è la destra e quale la sinistra.
"E ora il sinistro...segui il ritmo"
Be', è un po' come un valzer, solo che di solito non lo
ballo nella vasca dei pinguini con due coltellacci da cucina al posto delle
scarpe. Ora che ci penso ultimamente non lo ballo affatto, il valzer.
"Concentrati sul ritmo...uno...due..."
Uno...due...uno...due...
In fondo non è troppo difficile. Non mi sono neanche
accorto di essermi allontanato così tanto dal bordo e ora io ed Ashley seguiamo
il flusso, nel turbinio dei pattinatori, come in una di quelle scenette
natalizie da palla di vetro con neve incorporata.
Il gruppetto di bambine pattinatrici olimpioniche, anche
ora che do segni di miglioramento, sembrano decise a guadagnarsi gli sguardi
ammirati di chiunque sia disposto a guardarle.
Me ne è appena sfrecciata accanto una. Saetta sulla punta
del piede sinistro, mentre regge sul naso una delle sue compagne, impegnata in
un numero di contorsionismo, mentre esegue trucchi di illusionismo con un mazzo
da poker.
"D'ACCORDO! SIETE ECCEZIONALI!" sbotto, generando l'ilarità
di Ashley.
"Sei bravissimo anche tu" mente lui, dolcemente.
Sono davvero fiero di me. Non sono caduto nemmeno una
volta! E' incredibile...E infatti non è vero, sono caduto...ma solo all'ultimo
secondo e mi sono subito rialzato. Ed è stata colpa di una di quelle dannate
bambine che ha scambiato le mie gambe per una galleria di passaggio. Cervelli
surgelati!
E' incredibile come il pattinaggio sul ghiaccio sia l’unica
attività che ti faccia realmente pensare a quanto ami svisceratamente i tuoi
piedi. E le tue scarpe. E la terra solida e compatta. E soprattutto le tue
comode scarpe. E non in senso feticistico. Dopo due ore di tremolii sul
ghiaccio, camminare è un’esperienza mistica.
“Ti sei divertito?” s’informa Ashley, afferrandomi la mano
e sorridendo per la mia espressione di pace interiore: camminare! Posso
camminare! Ecco come dev’essersi sentita Ariel dopo aver comprato un paio di
gambe dalla polipona nera, o Clara, la migliore amica di Heidi, quando è
riuscita a dire addio alla sua sedia a rotelle…
“Non credo di essere adatto al pattinaggio sul ghiaccio…
preferirei qualcosa di più caldo e meno pericoloso…”
“Tipo?”
“Le terme, per esempio… Calde, assolutamente non pericolose”
“Ma le terme non sono uno sport”
“Appun…”
Era mia intenzione dire “appunto”, ma mi sono distratto un
attimo a causa di un brusco ripensamento del destino. E’ evidente che il fato ha
ritenuto insufficiente farmi cadere sulla pista di pattinaggio una sola misera
volta. Che brillante idea quella di rifarsi sull’asfalto coperto di brina del
vialetto… Che colpo di scena!
Un attimo fa ero lì a passeggiare con Ashley e ora sto
scivolando a velocità supersonica verso l’infinito. A questo punto dovre già
essere crollato per terra, ma continuo a scivolare finché una forza esterna
blocca il mio moto altrimenti perpetuo. Due mani gigantesche mi trattengono e mi
impediscono di sfracellarmi al suolo.
Impiego mezz’ora buona per alzare completamente lo sguardo
e guardare negli occhi il mio salvatore, in questo caso gli occhi bovini di
Baptiste, la testa minuscola, data l’altezza.
“E’ ora di tornare a casa, signor Betterton” afferma
categorico il gorilla, rimettendomi a terra senza alcun commento e sbuffando
fumo incandescente dalle narici taurine. Ho come l’impressione che se dovessimo
rifiutarci ci solleverebbe per il colletto e ci porterebbe penzolanti fino al
jet, appena atterrato nel bel mezzo della pista di pattinaggio, provocando una
profonda crepa sulla superficie ghiacciata. C’era così bisogno di un’entrata
così plateale? Senza neanche far fuori una delle super-mini-pattinatrici
acrobatiche?
“Sì, Baptiste, è ora di tornare a casa” accondiscende
serafico Ashley “so che mia madre ti ha dato delle istruzioni precise e ha
minacciato di licenziarti e rispedirti nella saponeria artigianale marsigliese
dove sei nato se non dovessi rispettarle in modo scrupoloso…”
Baptiste tace, con l’espressione grave di un bisonte ruminante.
“Mi dispiace dover tornare così presto” si scusa Ashley,
stringendomi le spalle.
“No, non c’è pr…”
“Sono anche parecchio stanco” continua “non vedo l’ora di andare a letto…”
Ecco, ora ho assunto una leggera tonalità rosso aragosta.
Perché sembra alludere alla mia compresenza sotto le sue
coperte?
Basteranno quattro ore di volo per prepararmi
psicologicamente alla mia prima notte di sesso con Ashley Betterton?
“Dove vuole essere accompagnato, signor Dukes?” domanda
Baptiste, senza staccare gli occhi dalla strada.
“Ehm…” lancio uno sguardo veloce ad Ashley. Tanto vale
provarci, anche se so che non riuscirò a fuggire anche questa volta “…Alla
Wefan…”
“Viene a casa con noi, Baptiste” risponde Ashley. Come volevasi dimostrare.
“Davvero, Ashley, non so se è il caso… sono esausto…”
riesco a bofonchiare.
“Ma è per questo che ti porto da me. Il tragitto è più
breve e dormirai su un letto attaccato al suolo anziché su un’amaca”
Scoppio in una risatina nervosa. “I letti a castello non sono poi così male…”
Ashley sembra essersi intristito “Va bene, allora, come preferisci…
Baptiste,Topher vorrebbe tornare a scuola, se non ti dispia…”
“No, non importa… mi fermo da te!”
Ashley cerca di non mostrare il suo compiacimento.
Forse Nikki ha ragione. Magari sto davvero recitando… una
parte di me vorrebbe saltargli addosso e sottoporlo ad un attentissimo
check-up anatomico, un’altra parte di me è semplicemente terrorizzata.
Ashley è una macchina di seduzione. Qualsiasi cosa faccia
– un colpo di tosse, una grattatina sul braccio, spostarsi i capelli davanti
agli occhi – qualsiasi cosa sembra gridare “SESSO!”.
Sento le gambe che mi tremano, mentre avverto un leggero
lavorio al piano di sotto. Cerco di nascondere questa imbarazzante reazione del
mio corpo incrociando le gambe, mentre mi sento invadere da una sensazione
febbrile: paura, adrenalina e un montante desiderio di toccarlo dappertutto!
L’automobile rallenta davanti al cancello nero e oro della
villa. In automatico, i due delfini dorati al centro del cancello si separano,
lasciando entrare la limousine, che percorre il sentiero di ghiaia.
Dopo pochi metri, Baptiste scende dalla macchina e lascia
aperte per noi le portiere. Spalanco la bocca in modo alquanto ebete mentre
Ashley scende dalla vettura, i pantaloni stretti che accarezzano in modo
impietoso il suo…
Mi affretto ad uscire e cerco di fingere sorpresa per la
suntuosità di Villa Betterton.
“Ma questa è…”
“Versailles, sì. E’ una riproduzione perfetta in scala minore del palazzo di
Versailles… è stata mia madre a volerlo”
Il gigantesco palazzo sembra sconfinato nell’oscurità della notte, quasi
spettrale. L’intero edificio è illuminato da una fila di lampioni a grappolo che
gettano qua e là chiazze di luce azzurrognola. Un’enorme piscina attraversata da
un grazioso ponticello illumina la facciata principale, semplicemente
mastodontica.
Ashley è soddisfatto della mia espressione sbalordita, mi
prende per mano e mi guida verso il ponticello di pietra, riccamente decorato
con motivi floreali e marittimi. Baptiste ci segue, a qualche metro di distanza.
Non appena mettiamo piede sul ponte, due zampilli altissimi emergono dall’acqua,
scintillando argentei al chiarore della luna.
Sarà l’atmosfera così romantica, il cielo stellato, il
rumorio placido dell’acqua, la consapevolezza che tra pochi minuti saremo sotto
le coperte… ma ho come la sensazione che il mio cranio si sia completamente
svuotato. In compenso mi rendo conto più che mai della presenza così prepotente
di un'altra parte del corpo…
Ora stiamo quasi correndo. La mano di Ashley è bollente
sulla mia e per quanto mi sforzi di non pensarci, non faccio altro che
immaginarlo senza vestiti. Saliamo una delle due rampe di scale che portano
all’ingresso, per poi essere inghiottiti dall’oscurità dell’interno. Sono
completamente cieco, mentre la mano di Ashley e la sua voce ansante mi guidano
verso il piano di sopra. La fioca luce proveniente dalla finestra accarezza il
suo corpo, mentre ormai il battito del mio cuore è assordante. Credo che non
riuscirò ad aspettare. Vorrei spogliarlo in questo momento, su questo
pianerottolo!
Attraversiamo quello che sembra un lungo corridoio, poi due
porte si aprono e una gigantesca finestra illumina di azzurro la camera di
Ashley. Riesco a malapena a darle un’occhiata, e forse non ne sento neanche
l’urgenza, perché ormai sono completamente catturato da lui.
I miei occhi vedono soltanto lui. Lui che si fa avanti
verso di me, che indietreggio fino ad affondare nel suo letto a baldacchino; Lui
che si sbottona in fretta la camicia, scoprendo il suo corpo levigato e la sua
pelle dorata; Lui che litiga con la sua cintura, facendo poi cadere giù i
pantaloni; Lui nudo nella penombra, di una bellezza inaudita, che mi si avventa
contro. Il suo corpo brucia sul mio, mentre mi spoglia in modo febbrile,
mormorando parole che non riesco a cogliere.
Istintivamente, le mie braccia lo avviluppano; Ashley mi
mordicchia delicatamente un orecchio e mi tocca tremante i fianchi, fino a poi
riempirsi le mani con i miei glutei.
Continua a baciarmi, mentre la sua mano scivola in un punto al quanto critico.
Il mio gemito viene soffocato dalle sua labbra e intanto mi muovo convulsamente,
la sua mano forte e chiusa intorno al…
Questa volta il mio grido echeggia nella stanza. Un piacere
straripante, diverso da qualsiasi altro mai provato prima, mi investe,
devastante… un piacere che si trasforma in pochi istanti in umiliazione e
vergogna.
Ashley impreca a bassa voce, portandosi le mani ai capelli.
Io vorrei affondare nel materasso e sparire sepolto tra le piume d’oca.
Dannazione! Dannazione! Dannazione!
Vorrei gridare, ma invece rimango in silenzio. Un silenzio
che si protrae all’infinito.
Terribile.
Dopo quello che mi è parso un secolo, Ashley apre bocca.
“Vado a fare la doccia” annuncia, gelido “Non aspettarmi
sveglio”.
Il letto cigola lievemente mentre si alza. Poi, ancora
nudo, esce dalla stanza, lasciandomi solo nella stanza, al freddo e al
silenzio.
Nel giro di pochi secondi mi accorgo che è mattina. Sento
ancora il calore di Ashley sulla pelle, ma non ho il coraggio di voltarmi e
guardarlo. Non dopo quello che è successo ieri sera. E’ tornato in camera dopo
circa mezz’ora, ha visto che ero ancora sveglio, ma non mi ha rivolto la parola.
Si è rimesso a letto e mi ha stretto a sé.
Sentendomi una gigantesca larva bavosa, mi metto a sedere,
scoprendo che Ashley non c’è.
Pessimo segno.
Sul suo cuscino c’è ancora la forma della sua testa,
coperta appena da un biglietto.
Un biglietto sul cuscino.
Pessimo segno anche questo.
Lo afferro con mani tremanti, curioso e preoccupato.
Buongiorno, bell’addormentato. Ho provato a svegliarti con un bacio, ma niente:
dormivi come un sasso. E comunque era troppo presto: mia madre ci vuole tutti al
piano di sotto per le 6 di mattina attorno al tavolo della colazione, neanche
fossimo in caserma. Sarei voluto rimanere con te, ma di certo lei sarebbe venuta
a svegliarmi personalmente e non credo sarebbe stata molto felice di vederti nel
mio letto. Ti ho già detto quanto sono bigotti, i miei?
Emetto un sospiro, ma non mi sento così sollevato come
vorrei. Sostenere lo sguardo di Ashley è sempre stata un’impresa ardua per me,
ma adesso temo che non riuscirò mai più a guardarlo negli occhi. L’ho deluso.
Ancora una volta.
Ero riuscito ad abbattere le mie difese, a fidarmi di lui,
a lasciarmi andare… e forse ho anche esagerato.
Mi alzo dal letto, traballante, cercando di abituarmi alla
luce accecante. Sulla sua scrivania Ashley mi ha lasciato un sacchetto di
pain au raisin (avrà scoperto da Nikki che li adoro) e dei vestiti puliti.
Li prendo con me e faccio capolino fuori dalla stanza. Il corridoio è deserto:
via libera. In punta di piedi sgattaiolo fuori dalla stanza, per rifugiarmi nel
bagno accanto.
Dopo una doccia in un bagno degno di un palazzo reale e un
abbuffata bulimica di pain au raisin, il mio umore è sempre decisamente
grigio.
Torno in camera in fretta, mi vesto e aspetto.
L’orologio a muro sembra prendersi gioco di me, allungando
i minuti in modo inverosimile.
Comincio a temere che Ashley mi sta evitando volutamente.
E ne avrebbe motivo, dopotutto.
Stupido! Stupido!
STUPIDO!
Rileggo un centinaio di volte il suo biglietto, cercando di
cogliere qualche traccia di freddezza e delusione nelle sue parole. Eppure, da
ciò che scrive, sembra rilassato e affettuoso come sempre.
Non posso più rimanere qui, non sopporto di trovarmi in
questa stanza. Immerso nel bianco delle sue lenzuola, sul letto dove…
Senza pensarci ancora, scendo a rotta di collo la scalinata
che porta alla sala d’ingresso. O meglio, credo sia questa la scala che porti
alla sala d’ingresso.
Improvvisamente mi ritrovo in un corridoio che non credo di
aver mai visto. Il marmo verde chiaro del pavimento e le nature morte non mi
sono molto utili per orientarmi.
Poi delle voci provenienti dalla porta più vicina mi
immobilizzano.
Non so se allontanarmi il più in fretta possibile o
avvicinarmi ad ascoltare.
La porta è socchiusa, ma non riesco a cogliere neanche una
parola di ciò che una concitata voce femminile sta dicendo.
Non sono neanche sicuro che parli inglese.
“C’est ne pas possibile, Ashley! Je suis
tellement déçue… Sonsa nemeno avertire!”
E’ francese. Ora che ci penso Ashley mi ha accennato che
sua madre è francese.
“Avanti, Delphine, non ti sembra di esagerare…” interviene
una voce maschile sconosciuta.
“Exagérer! Exagérer, tu dis!” riprende la voce femminile, accalorandosi.
“Maman, ce n'est pas la peine de s'inquiéter”
risponde Ashley, calmo “Tu as raison, c’est vrai… mais…”
Mi sembra di essere finito in Guerra e Pace… Qui parlano tutti in
francese.
“Santo cielo!”
Un rumore improvviso
all’interno della stanza mi fa sobbalzare.
“Cos’era cuel roumore?”
squittisce la signora Betterton.
“Ho solo sposato la sedia,
cara”
“No, non tu, Windsor…in
corridoio… Dehors! Il est ici! C’est lui! LE GARÇON QUE TU…”
Le cose cominciano a mettersi male.
Mentre il rumore di tacchi
mi avvisa dell’immediato avvicinarsi della signora Betterton, mi decido a
valutare le mie possibilità: affrontare una madre francese inviperita o fuggire
con un alto rischio di perdermi nella reggia.La seconda opzione è sempre la
più invitante.
Corro come un evaso per il
corridoio e attraverso di volata saloni dopo saloni, zigzagando fra la servitù
spaventata. Finalmente l’ingresso!
Scivolo sul pavimento a scacchi, spalanco il portone e la luce del sole mi
abbaglia.
Ascoltando solo il mio
respiro e il battito del mio cuore, muovo passi alla cieca sul vialetto di
ghiaia… e poi scopro che la salvezza ha le sembianze di un gigantesco
body-guard: Baptiste suona il clacson e mi fa cenno di salire sulla
limousine.
Chiudo in fredda la
portiera e riprendo fiato.
“Grazie, Baptiste”.
Mentre l’auto sfreccia
verso la Wefanie, cerco di riflettere con lucidità su ciò che è successo negli
ultimi due giorni. Non ho mai pensato che stare con Ashley dovesse essere una
passeggiata in un campo fiorito, ma neanche una in un campo minato! Nel giro di
poche ore ho dovuto fare i conti con la mia priva volta – non riuscita – e ho
evitato per un pelo un incontro sanguinolento con la sua famiglia francofona.
Comincio a pensare di non sforzarmi abbastanza per evitare di finire sempre in
un mare di guai.
“Pronto, Topher?”
“Ciao Nikki”
“Hey, sgualdrinella, dove sei?”
“Sto tornan…”
“L’avete fatto?”
“Ricordi quando mi hai
paragonato ad Anna Bolena?”
“Sì, certo, troietta”
“Be, adesso penso proprio
di essere stato una delusione, come…”
“…Caterina d’Aragona”
Eccomi
qui, scampato alla terribile Febbre Porcina che sta mettendo in ginocchio le
terre d'Anglia. Tornato da Londra, ho cercato di rimettermi in pari con
Mocassini Club e spero di non avervi deluso con questo capitolo, anche se
certamente sarete contrariati per il mancato happy-ending. Ma passiamo subito ai
ringraziamenti per i miei adorabili lettori ♥
reader - Sono lieto che tu ti stia
affezionando sempre più ai miei personaggi... per quanto riguarda le altre
storie, ci sto lavorando! Comunque io vivo in provincia di Bari. Grazie mille e
al prossimo capitolo, allora ;)
emerald_01 - Ma grazie XD XD Mi
lusinghi! Ad ogni modo, mi rattrista molto dover aggiornare sempre così tardi,
ma purtroppo il tempo e l'ispirazione di tanto in tanto tirano dei brutti
scherzi. Spero di tornare presto il prossimo capitolo ;) Grazie grazie grazie
per i tuoi complimenti, alla prossima!!
stacyfore - Mi fa piacere che tu ti stia
appassionando e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, malgrado il
finale non sia dei migliori. Comunque, parlando di mosse di karate, la mia
preferita è la Falciata Fendente del Fenicottero Fucsia delle Fiji XD XD Ti
aspetto al prossimo capitolo e grazie ancora! :D
Sophie_ - Come avrai visto
l'appuntamento non è finito nei migliori dei modi. Ci sarà una seconda
possibilità per Topher? Sì? No? Chi lo sa :D
Grazie per aver recensito, spero di ritrovarti al prossimo capitolo! :D
Linux Shoe - Grazie amore! Ci hai
azzeccato riguardo alla pubblicazione... è davvero arrivato agosto >___< Spero
che questo chap sia di tuo gradimento, ma probabilmente mi tirerai pesci in
faccia :D
Black Lolita - Grazie!! Sono contento
che il capitolo precedente "ti abbia reso felice", ho paura che non sia lo
stesso per quest'ultimo :S Comunque sì, Ophelia è completamente pazza e il
personaggio di Bennett non sarà facile da digerire. Vedremo nei prossimi
capitoli! Grazie ancora! ;)
kagchan - davvero sei come Ophelia? XD
Non ti avrò mica dato un'idea, con i corvi?! Mi sentirei responsabile se la
imitassi. Dovrei mettere un bell'avviso "non fate questo a casa" alla fine di
ogni capitolo XD XD Scherzo! Ora sai com'è stato l'appuntamento... amaro in
bocca, scommetto :S Ma non è ancora detta l'ultima parola... Al prossimo
capitolo e grazie mille per il supporto!
jashder - Oddio, la tua precedente
recensione colma il vuoto di autostima che ho sempre avuto! Grazie grazie grazie
mille per i tuoi complimenti, ne sono veramente onorato! E comunque sì, direi
che sono abbastanza giovane... sono fresco di 18 anni. Spero che il "tuo autore
preferito" non ti abbia deluso :( Ho tanta paura... questo capitolo non è stato
facile!
Ego me stesso ed io - Ho paura che
questa volta sia tutto il capitolo a sembrarti "poco ispirato", specialmente il
finale. Almeno è quello che penso io. E' solo che è un periodo difficile e non
riesco molto ad immedesimarmi nelle avventure di Topher, visto che sono così
lontane dalle mie... eppure è una cosa che ho sempre fatto! Spero solo di
riprendermi! Grazie mille per il tuo sostegno comunque, ne sono davvero felice
:*
Haru28 - Bennett con Nikki? XD Ipotesi
interessante! Per quanto riguarda Ashley, ho il sospetto che neanche Topher si
fidi ancora del tutto di lui. Vedremo come andrà a finire.
AoI - In teoria il tempo per scrivere
dovrebbe esserci, peccato per l'ispirazione ballerina! Debiti no, per fortuna...
sono uno dei pochi ad averli evitati. Il quarto anno è davvero terribile!
Comunque mi dispiace per te, spero solo che MC ti aiuti a risollevare il morale
e a darti la carica!! Al prossimo capitolo! :D
Curiosità prive di interesse
x Adoro Sex and the
City... però, ammettetelo, Sarah Jessica Parker vanta una bellezza che non
ha! E poi certi vestiti sono tremendi, come quello della sigla. Quando è giusto,
è giusto.
x
"Non fare sesso con Ashley è come possedere una
Bentley senza averla provata…” Questa è una citazione da Sex and the City.
Quando Charlotte rivela che lei e il suo futuro marito Tray non hanno ancora
fatto sesso, Samantha commenta che "è come avere una Ferrari senza averla mai
provata". Questa battuta viene citata anche in Desperate Housewives:
Gabrielle fa lo stesso commento quando Bree rivela che lei e il suo futuro
marito Orson non hanno ancora fatto sesso (guarda caso l'attore che interpreta
Tray è lo stesso che interpreta Orson).
x Il tailleur
verde pallido e la pettinatura di Nikki, nel capitolo precedente, è la stessa di
Tippi Hedren, attrice famosa per aver recitato ne Gli Uccelli di
Hitchcock. Tippi indossa quel tailleur per tutto il film, che copre l'arco di 3
giorni, cosa che Nikki non farebbe mai.
x Per gli abiti di
Ashley e Nikki mi ispiro prevalentemente a Dolce & Gabbana. Per Topher
preferisco Etro e Burberry.
x La Bentley di Ashley
è magenta perchè mi sono perdutamente innamorato della Ford Fiesta 09 color
magenta (non mi intendo di macchine, mi interessa solo il colore).
x Aujourd’hui, il
ristorante francesce dove si tiene la prima parte dell'appuntamento di Ashley e
Topher, è un popolare ristorante francese di Boston, che però tra breve sarà
chiuso. Ho voluto omaggiarlo spostandolo in California.
x Il biribà è un
frutto, non una mia invenzione (incredibile che esista davvero). Per vederlo,
cliccate qui.
Ogni membro del Mocassini Club
è tenuto a restringere le sue amicizie esclusivamente fra gli altri membri del
Club. E’ ritenuto poco decoroso e sconveniente avere rapporti con studenti non
à la page, se non
per stretta necessità1.
Regola generale di ogni membro del Club è non rivolgere la parola ad alcuno che
non indossi almeno un capo firmato.
2
1rimando all’articolo V, in merito
alla redazione dell’Highlights.
2 rimando all’articolo VII, in merito alle penalità nel caso di violazione
della regola IV,I. (Balthazar Babcock, De Mochassinorum Sodalitate - Versione rimaneggiata e tradotta)
L’
intera settimana seguente,
a scuola, Nikki non ha fatto altro che torturarmi per estorcermi sempre più
dettagli sul week-end romantico a Boston. Per sua sfortuna la scuola non
mi ha mai tenuto occupato come in questi giorni. Ho avuto ben sei compiti in
classe, quattro interrogazioni, senza contare tre articoli da consegnare a
Barnabas (corretti e riscritti migliaia di volte)…
Mentre me ne sto qui a
rimuginare sulle mie terribili recenti avventure, il gigantesco pendolo del
corridoio principale dell’Edificio A batte cinque rintocchi. Finalmente tiro
fuori i miei libri dall’armadietto e mi dirigo mogio verso l’Edificio B,
mormorando stolidamente la parola “letto”. Questi ultimi giorni sono stati
semplicemente strazianti! Chiedo solo di potermi riposare: dormire! Morire, dormire. Dormire,
forse sognare.
Perfetto, adesso cito
Shakespeare come Ophelia.
Mi trascino per il
corridoio, avvolto da un’aura cupa. Con la testa bassa e la coda fra le gambe,
attraverso il prato e mi dirigo verso il mio agognato dormitorio.
Un dettaglio alquanto
strano mi risveglia dal torpore. Nascosto dietro un cespuglio, appena illuminato
dal sole morente, un individuo sospetto mi scruta, attraverso impenetrabili
occhiali scuri di due taglie più grandi.
Se pensavo di aver visto
tutto nel vita, come una scuola piena di corvi o uno sciame di gremlin
voyueristi, ora dovrei ricredermi. Un individuo sospetto in impermeabile ed
occhiali scuri nascosto a spiarmi in un cespuglio è davvero quello che mi
mancava.
Ormai non mi stupisco più
di niente. Almeno, sarei stupito se non fossi così stanco e depresso.
Perché doveva succedere a
me?! Non ho mai sofferto di eiaculazione precoce! E adesso guarda: sono così
sfiduciato e triste che non riesco neanche a più a stupirmi di trovarmi di
fronte ad un individuo ambiguo nascosto in un cespuglio.
Faccio ciao debolmente
all’individuo ambiguo nascosto nel cespuglio, che sussulta e sparisce con un
movimento repentino.
So che dovrei
preoccuparmi, che dovrei chiamare la polizia, ma il fatto è che… dopo quello che
è successo con Ashley, nulla ha più senso! Potrebbe essere anche un assassino
seriale intenzionato a tranciarmi di netto in due, per estrarre le mie interiora
e ficcarmi una mano nella cavità del mio corpo come se fossi stato io stesso a
lacerarmi e a tirarmi fuori le budella.
Non so come faccia il mio
cervello malato a concepire immagini di siffatta violenza, ma credo di aver
preso spunto da uno degli omicidi più efferati di Jack lo Squartatore.
No, non ci siamo: apatico,
macabro e triste. Ecco cosa sono diventato.
Riesco a malapena a
spalancare il portone d’ingresso dell’Edificio B, salire le scale e raggiungere
la mia stanza, la 026.
La camera è completamente
vuota, ma a giudicare dalla scia di vestiti abbandonati sul pavimento e il canto
melodioso proveniente dal bagno, Rowland sta facendo la doccia.
“CHIIIII EEEEE’???”
Infatti, è Rowland che
domanda con voce stridula (senza smettere di cantare) chi mai sia entrato nella
sua stanza.
“Sono Topher! Dove sono
gli altri, Rowl?”
“Oh, ciao TooOoOoOopher! Gunther è ad un convegno di chimica in Aula
MaaaaaaaAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAgna”
L’acuto di Rowland
sembrava non dover mai avere fine.
“… Mentre
Anonyyyyyyyyyymous…”
“OK, GRAZIE, ROWL!” pongo fine a questa tortura.
Dovrei dirgli che è
intonato come un’aquila reale urlante mentre raschia gli artigli sulla roccia
nuda?
No, lo lascerò fare a
qualcun altro.
Mi abbandono sul letto,
deluso, frustrato, amareggiato.
Che vergogna!
VERGOGNA!
Credo che non avrò mai il coraggio di guardare Ashley negli occhi d’ora in poi.
Dannazione!
Non capisco come sia potuto succedere!
Non capisco come sia potuto succedere anche questo: due mani mi hanno appena
coperto la bocca con un panno umido. Provo ad urlare, ma improvvisamente mi
sento sempre più debole.
La testa mi gira, mentre
due braccia forti mi sollevano di peso e piano piano la realtà sfuma davanti ai
miei occhi.
Mi sveglio di soprassalto
e mi ritrovo bendato ed imbavagliato in quella che sembra un’auto in corsa.
Ancora prima che possa dire o fare qualcosa, l’automobile frena bruscamente e
ancora una volta delle braccia sconosciute mi sollevano come farebbe un
netturbino con un sacco della spazzatura. Cerco di affinare l’olfatto per
cercare di capire dove mi trovi. Sento odore di gamberetti… e riso…
Paella?
“Mettimi giù!” cerco di
protestare, inutilmente. Mi hanno ficcato un bavaglio in bocca, mentre una
spessa benda a fantasia Louis Vuitton mi copre completamente gli occhi.
“DOVE MI PORTI? CHI SEI?
COSA VUOI DA ME?”
Chi siamo? Da dove
veniamo? Dove andiamo?
“Shhhh” sbotta il rapitore, mentre (da quel che posso intuire) cerca a
fatica di aprire una porta.
Per altri cinque minuti
buoni vengo sballottato di qua e di là. Il rapitore sembra essersi infilato in
un ascensore, imprecando una lingua straniera mentre cerca di pigiare il
pulsante giusto e contemporaneamente prova a fatica a farmi stare fermo.
Mi contorco come
un’anguilla nel tentativo di liberarmi, o almeno di fare il più male possibile
al mio aggressore.
Come se non avessi già
abbastanza guai!
I problemi a letto che ho
appena avuto modo di constatare non bastavano, forse?
“L’hai preso?” domanda
all’improvviso una fredda voce cospiratoria.
Il rapitore non risponde,
ma mi mette seduto su qualcosa di morbido.
“Perfetto, vai in cucina…
troverai la tua ricompensa”
Il rapitore sembra non muovere un passo. Almeno è questo che riesco a malapena a
distinguere attraverso la benda.
“E’ un paio di collant
a cinquemila denari, ultra-coprenti, come piacciono a te!” sbotta il boss,
spazientito.
Il rapitore fa scattare la
mano, in un saluto militare (questo posso solo immaginarlo) e sparisce.
Una mano delicata slega la
mia benda griffata.
“NIKKI!” grido,
divincolandomi dalle funi con cui sono legato.
“Ciao, Topher” mi saluta
lei, con un sorriso distaccato.
Non so se stupirmi di più
per il fatto di trovarmi sul letto di casa sua, imbavagliato e legato, o il
fatto di sorprenderla vestita così: i cappelli raccolti in una lucida crocchia,
un paio di occhiali squadrati sulla punta del nasino alla francese, e un
tailleur grigio da manager. E’ un misto tra una segretaria, un cyborg
o l’avvocatessa frigida di Ally McBeal. Quella bionda.
“Nikki, mi devi delle
spiegazioni! MI HAI FATTO RAPIRE!”
“Andiamo, Topher, non esageriamo! E poi… a mali estremi, estremi rimedi”
commenta lei, con l’aria di chi la sa lunga “Se l’ibis non si lascia sedurre
dal lucido manto della pantera, è la pantera a lasciarsi sedurre dalla carne
tenera dell’ibis”
“E’ solo una versione rimaneggiata di ‘se Maometto non va dalla montagna, la
montagna andrà da Maometto’”
“Poco importa””””
“Okay, Nikki… cercherò di rimanere calmo e rilassato, anche perché queste funi
mi impediscono di alzarmi e ucciderti con le mie mani” sibilo, chiamando a
raccolta tutta la mia diplomazia.
“Dobbiamo discutere di
alcune cose” risponde calma Nikki, sfilandomi davanti, mentre si appiattisce le
pieghe del tailleur.
“C’era proprio bisogno di
prelevarmi con la forza dal mio dormitorio?”
“Oh, andiamo, sei riuscito
a scappare incolume dalla villa di Ashley… e senza che i doberman della signora
Betterton abbiano anche solo sfiorato il tuo bel faccino…”
“Baptiste mi ha detto che i dobermann vengono liberati molto raramente… e grazie
per avermi ricordato la mia terribile notte a casa Betterton” mugugno.
“Oh, i doberman di Villa Betterton… sono quasi una leggenda!” commenta Nikki,
con aria pensosa.
“Già, Baptiste mi ha detto
che sono i più letali d’America e che è una fortuna che non li abbiano
sguinzagliati in tempo! Baptiste giura che parte del loro addestramento consiste
nel fare a pezzi la loro madre…Poveri piccoli cani traumatizzati e inferociti!”
“NON CAMBIARE ARGOMENTO!” tuona all’improvviso Nikki, colpendo con un frustino
la spalliera del letto.
Trattengo il fiato, terrorizzato.
“Allora, Fatina… capisco
quanto tu possa sentirti deluso da te stesso, amareggiato, frustrato, giù di
tono, giù di corda, giù di tutto, a terra, a pezzi, deluso da te stesso,
depresso…”
“Hai detto due volte ‘deluso da te stesso’”
“E’ IRRILEVANTE!” ruggisce Nikki “Non ti ho fatto rapire da Esperanza per
correggere queste sottigliezze!”
“COSA?! MI HA RAPITO ESPERANZA?!”
“Non è la prima volta che
Esperanza fa questo genere di cose: in Argentina…”
“Mi ha coperto la bocca
con un panno imbevuto di sonnifero!” protesto, con il fiato corto.
“Non diciamo sciocchezze!
Non era sonnifero! Era solo Chanel n°5…MA NON E’ QUESTO IL PUNTO!”
“E’ quale sarebbe il
punto?” cerco di tranquillizzarmi, realizzando che sono ancora legato.
“Il punto è che siamo
immersi di impegni!”
“Quali impegni?” ribatto,
cercando di simulare un’espressione di educato sbigottimento.
“Tantissime cose da fare!”
risponde lei, agitando in aria le mani. Poi si china sul suo letto a baldacchino
rosa shokking e raccoglie una cartellina beige costellata di
roselline rosse.
“Allora… la nostra agenda
è piena d’impegni… dobbiamo… ESPERANZA!”
Esperanza, che indossa ancora degli occhiali scuri, rientra in camera, si
spoglia dell’impermeabile rivelando un completino nero da rapitrice aderente
fino al disgusto. Lascia davvero poco all’immaginazione.
“Mostra a Fatina il
programma del pomeriggio”
Esperanza tira fuori dalla sua ventiquattrore una lavagnetta bianca.
Come faceva una lavagnetta
di quelle dimensioni a starci in quella minuscola valiget…
Ok, a che serve
meravigliarsi più di qualcosa?
La mia migliore amica mi
ha appena fatto rapire dalla sua governante!
“Allora, come ti dicevo,
ci aspetta un pomeriggio impegnato… gira pagina, ‘Speranza”
“Aspetta, ma è per questo
che ti sei vestita da manager?”
“No, è solo perché mi
sento più professional e sexy… HO DETTO VOLTA PAGINA, ‘SPERANZA!”
Da perfetta assistente, la
colf volta pagina alla lavagnetta:
FASE ALFA: ULTIMARE IL
TRASLOCO.
“Il trasloco? Quale tras…”
“Fase due, ‘Speranza”
FASE 2: ORGANIZZARE IL BALLO DI NOVEMBRE.
“Ma… a questo punto
dovrebbe esserci la Fase Beta, comunque, non la Fase Due. A parte questi
piccoli dettagli…” sorvolo, rassegnato e un po’ in ansia per la frusta di Nikki
“cosa intendi per ‘organizzare il Ballo di Novembre’?”
“Non ricordi? In quanto Reginetta spetta a me organizzarlo” spiega lei, fiera
“Angelica Vaughan avrebbe masticato testicoli di dugongo per organizzare la
festa al mio posto!”.
“Vuoi dire che non hai
ancora organizzato niente?” esclamo, cercando di ignorare la terribile immagine
di Angelica intenta a masticare testicoli di dugongo.
“Be, contavo prima sul tuo parere…”
“Vuoi dire che non hai ancora organizzato niente?”
“Be’, c’è ancora temp…”
“Ma la festa è domani!!”
“E allora? In fondo dobbiamo solo scegliere il posto, i fiori, le tovaglie, le
portate, le divise dei camerieri, gli sponsor, la mia mise, la tua
mise, scoprire cosa indosseranno gli altri in modo da indossare qualcosa di
più à la page di loro… ah, e poi scegliere il tema per il ballo”
“Voglio morire!” grido,
disperato e prendo a picchiare violentemente la testa contro la spalliera in
ferro battuto del letto.
Chissà se Esperanza, dopo
la sua esperienza da rapitrice, non ha voglia anche di commettere un piccolo,
misericordioso omicidio.
“Avanti, Topher… non fare
quella faccia! Non c’è niente che noi due non possiamo fare…” ribatte Nikki,
fiduciosa “Ci basta trovare un tema adatto per la festa e poi tutto il resto
verrà da sé…”
“Te lo do io un tema di cui discutere, Nikki…” riprendo, in tono sospettoso
“Cosa intendevi prima con la storia del ‘trasloco’?”
Nikki si dà una sistemata
ai capelli, come sempre quando è costretta a rispondere a domande imbarazzanti.
“Cosa intendevo dire con
la storia del ‘trasloco’? Be’, mi sembra ovvio…” temporeggia, cercando di
distrarmi con il luccichio del suo smalto color argento “Ti trasferisci qui.”
Ma…
Ma…
“Ah, perfetto. Allora
passo da scuola a prendere le mie cose e torno qui per sistemarle” annuncio,
simulando indifferenza “Quale delle cinquecento camere di questa casa sarebbe
destinata a me?”
Nikki sembra non essersi accorta dell’ironia delle mie parole, perché sorride
soddisfatta.
“Ci sarebbe la stanza
accanto, o se preferisci quella al piano di sopra, con bagno e jacuzzi…”
“COME TI E’ SALTATO IN MENTE DI FARMI TRASLOCARE DA TE SENZA DIRMI NULLA?!”
“Oh, andiamo… non credi di
esagerare? In fondo dormi qui praticamente tutte le sere”
“HO SCELTA?!”
Nikki improvvisamente si fa seria.
Dai suoi occhi mi rendo
subito conto di essere stato troppo duro.
“Ascolta, Nikki, non
volevo…”
“L’hai detto, però. Non pensavo che passare del tempo con me dovesse essere una
costrizione” replica lei, abbassando lo sguardo.
“Davvero non volevo dire
questo, scusami…”
“Se preferisci stare nel tuo bel dormitorio, dillo pure. Insomma, neanch’io mi
perderei la vostra partita serale a dama… o la maratona non-stop dei documentari
sui lamantini dei fiumi sudamericani” continua lei, giocando nervosamente con le
mani.
Improvvisamente
l’atmosfera nella stanza si è raggelata.
“Non parlare di loro così…
sono miei amici”
“Parlare così come?... Ah, sì, scusa, è il Club degli Sacchi, non di Dama”
Sospiro mestamente: sapevo che prima o poi sarebbe arrivato, il momento in cui
sarei stato costretto a scegliere.
Nikki mi si avvicina con cautela.
“Lo dico per te, Topher”
riprende “Tutto quello che abbiamo costruito insieme in questi mesi… potrebbe
andare completamente distrutto. E per cosa?”
“Dovrei rinunciare a loro?”
Questa volta è il turno di Nikki per sospirare.
Muove due passi verso di
me, poggiandomi una mano sulla spalla.
“Non essere così drastico!
Non ti sto chiedendo di tagliare completamente i ponti con loro…”
“Ma di farlo gradualmente, è così?” ribatto, non riuscendo a sostenere il suo
sguardo compassionevole.
“Conosci meglio di me le
leggi del Club, Topher. So che le hai imparate a memoria: sai che fare parte del
Club…”
“Comporta delle scelte, lo so”
Il problema è che non è così semplice accettarlo.
Ogni membro del Mocassini
Club è tenuto a restringere le sue amicizie esclusivamente fra gli altri membri
del Club. E’ ritenuto poco decoroso e sconveniente avere rapporti con studenti
non à la page,
se non per stretta necessità. Regola generale di ogni membro del Club è non
rivolgere la parola ad alcuno che non indossi almeno un capo firmato.
Gunther, Rowland,
Anonymous… mi hanno sempre dimostrato la loro amicizia, nonostante molto spesso
non me la meriti, senza mai giudicarmi né colpevolizzarmi per tutte le cose di
cui li tengo all’oscuro.
E il Mocassini Club…
Mi ha dato tutto quello
che pensavo di non volere, ma di cui invece non posso più fare a meno.
Mi ha dato una nuova vita,
un nuovo me stesso. Un nuovo Topher: un Topher à la page, un Topher
ammirato, un Topher amato. Non soltanto il solito secchione occhialuto di cui
nessuno degna di uno sguardo, il solito secchione occhialuto che viene tirato in
ballo solo per il suo cervello.
“Lo dico per te, Fatina”
Un corpo, e un cuore… è
anche questo che ho scoperto di essere.
“Non puoi chiedermi di…”
“Non sono io a chiedertelo… è il…”
“…Club, lo so”
“Fatina” sussurra Nikki, sinceramente dispiaciuta “Ora sei ancora un novizio.
Per il momento molti chiudono un occhio sui tuoi contatti con… gli altri.
Ma non sarà sempre così! Qualcuno potrebbe lamentarsene, potrebbe fare ricorso
al Regolamento”
“Come Herman Northangle… o
Angelica Vaughan”
“Già, proprio loro… e anche altri” prosegue Nikki “Non devi fornire loro le armi
per farti cacciare dal Club. Insomma, Fatina, sei il mio migliore amico! Non
sarebbe lo stesso senza di te!”
“Ma Rowland, Gunther, Anonyomous… non potremmo aiutarli ad entrare…”
Nikki emette un altro sospiro.
“Topher, ti prego… sai meglio di me che non sono le persone adatte…”
“Ed io? Io sono riuscito a dimostrarmi all’…”
Nikki mi lancia un lungo sguardo eloquente.
“Ti ho sempre detto che in
te c’era del potenziale e adesso guardati! Sei semplicemente perfetto! Non c’è
nessuno che impari in fretta come te… credimi, molti fanno parte del Club solo
perché sono nella squadra di pallanuoto: è Herman ha decidere del loro
abbigliamento! Mentre tu sei già ampiamente indipendente su questo punto,
ormai…”
Mi lascio cadere sul
gigantesco lettone, seguito subito dopo da Nikki, che mi accarezza la schiena.
“Ripeto, non deve essere
necessariamente un distacco netto: prenditi un po’ di tempo per pensarci.
Intanto rifletti su quanto possa essere divertente vivere insieme! Vivere
insieme!”
Guardo immobile il pavimento, sfregando debolmente tra loro le punte delle
scarpe.
“Va bene. Resterò… ma
dovrai concedermi almeno un altro giorno… per dir loro… che vengo a stare da te”
“Certamente!”
Nikki mi sorride, incoraggiante.
“Dai, su, mettiamoci a lavoro. Facciamo vedere ad Angelica cosa siamo capaci di
fare come organizzatori di eventi…Con te come Assistente Ufficiale della
Reginetta, questo Ballo di Novembre passerà alla storia!”
La mattina dopo (dieci ore
prima del tanto atteso Ballo di Novembre), come era prevedibile, siamo ancora al
punto di partenza. O meglio, non letteralmente, visto che non ci troviamo più in
camera di Nikki bensì su un taxi, ma dal punto di vista dell’organizzazione del
Ballo di Novembre sì, siamo ancora al punto di partenza.
“Non riesco a capire
perché mai tu abbia insistito tanto per prendere un taxi, Nikki. Il tuo autista
sembrava offeso a morte”
Nikki sfoglia pigramente una rivista di moda, accavallando le gambe.
“I taxi sono particolarmente à la page in questo momento. In tutti i
grandi classici ci sono dei taxi! Il diavolo veste Prada, Via col vento,
Colazione da Tiffany…”
“Il diavolo veste Prada non è esattamente un classico e all’epoca della
Guerra Civile non…”
“Allora, Fatina, non perdiamoci in chiacchiere! Entro un’oretta io, tu e il
nostro gentile tassista Ameer.. ehm… Al Zoubi, dobbiamo aver già sistemato tutto
per il Ballo. Ameer, tu hai qualche idea?”
Il tassista bofonchia
qualcosa in un inglese stentato, senza staccare le labbra dal suo sigaro.
Sospiro, schiacciando la
faccia contro il finestrino. Non so neanche dove diavolo stiamo andando.
“Dove diavolo stiamo
andando?” mi decido ad esprimere questa impellente domanda.
“E’ sabato mattina: a
scuola naturalmente”
“Non dovremmo essere a
casa, beandoci del fatto che il sabato non c’è scuola?”
“Sì, ma c’è il brunch Genitori-Isegnanti, non te l’ho detto? Pensavo di
avertelo detto!”
“Tu, Ameer, ne sapevi niente?” mugugno, sarcastico.
Attraverso lo specchietto
l’autista mi rivolge uno sguardo di esasperata solidarietà.
“Allora, ragazzi, questi
sono per voi!” esclama entusiasta Nikki, tirando fuori dalla sua Chanel una
decina di riviste di moda, sorridendo zuccherosa come una fatina dispensatrice
di dolciumi.
“Topher… tu pensi a
Vogue, Ameer a Cosmopolitan, mentre io darò un’occhiata a Sporting
News…Ci serviranno per trarre ispirazione per il Ballo, no?” illustra,
soddisfatta.
“Sporting News?” le
faccio eco, lanciandole uno sguardo dubbioso.
“Oh” fa lei, con un
risolino “E’ per gli sportivi… sono così sexy! Ho un debole per i rugbisti”
“La prego mi faccia scendere!” supplico. Mi accingo ad aprire lo sportello, ma
mi rendo conto che ci stiamo muovendo su un ponte e che non ho tanta voglia di
bagnarmi i capelli.
“Be’… in fondo non posso
darti torto, Nikki: i rugbisti sono sexy”
“Sì, sì, Fatina, risparmia gli estrogeni per dopo, amore, magari per Ashley…”
“Non dire quel nome!”
“… adesso dobbiamo pensare solo esclusivamente al Ballo di Novembre! Ripeti con
me…”
“…Ballo di Novembre, Ballo di Novembre! BALLO DI NOVEMBRE!” strascico, astioso.
“Così, tesoro, ma un po’
meno isterico, per favore. E’davvero poco zen… Trovato niente di
interessante?”
“Non ho neanche guardato la copertina!”
“Non vorrei metterti fretta, tesoro - lungi da me farlo - ma il tempo stringe …
ho chiesto al nostro caro Ameer di fare il giro più lungo, ma temo che prima o
poi arriveremo alla Wefanie, dovremmo partecipare al party Genitori-Insegnanti,
sorseggiare un margarita e sorridere cordiali”
“Perché mai dovrei andare ad un party Genitori-Insegnanti, visto che i miei non
ci saranno?”
Nikki chiude di scatto la sua rivista sportiva, con aria offesa.
“Ma… ma… non sei curioso
di conoscere il tuo nuovo paparino? L’uomo di casa della tua nuova casa?
Robert Hortense, il più ricco e sexy imprenditore di petrolio del mondo?”
“Volete adottarmi?” domando, ironico.
“No, non credo” finge di
pensarci “Penso che tua madre potrebbe reagire in modo alquanto aggressivo”
“Già, eppure mi ha spedito qui senza battere ciglio…”
Nikki fa una smorfia, pensando che non la veda. Si è accorta di aver toccato un
tasto dolente.
“Ok, livello di tensione
eccessivo. Riconcentriamoci sul nostro mantra…” continua Nikki con aria da
maestrina “Ovvero…”
“Il Ballo di Novembre!” snoccioliamo rassegnati io ed Ameer.
Mi decido ad aprire il mio
numero di Vogue, ma non vedo altro che brutti servizi fotografici con
modelle che hanno tutta l’aria di essere state appena spolpate vive da un branco
di piraňa.
Allora… pensiamo,
pensiamo, pensiamo… un tema per il Ballo di Novembre.
Accidenti, non riesco a
levarmi dalla testa il pensiero di mia madre. Vorrei strangolare Nikki per
averla tirata di nuovo in ballo!
Sono settimane che rispondo in modo freddo alle sue e-mail, ai suoi sms, ai suoi
messaggi in bottiglia, ai suoi piccioni viaggiatori, ai suoi segnali di fumo…
Cerca di entrare in comunicazione con ogni mezzo, ma sono ancora troppo
arrabbiato con lei. Perciò dovrebbe accontentarsi, se rispondo ad una sua
chiamata su dieci.
E’ anche troppo. Dovrei
cominciare a farle perdere le mie tracce. Dopotutto, se non dovesse più saper
niente di me… nessuna nuova, buona nuova, no?
O se preferite un altro
luogo comune, le cattive notizie corrono in fretta.
E pensare che un anno fa
eravamo al parco, a Boston, imbacuccati per il freddo ma decisi a celebrare il
nostro pic-nic di fine autunno. Una delle tradizioni assurde che condivido con
mia madre.
Ogni anno, quando arriva l’autunno, programmiamo sempre un pic-nic al parco, ma
tra la scuola e gli impegni di lavoro di mia madre, invece che ad ottobre,
quando il clima è più mite, ci riduciamo sempre a novembre. Ma non per questo
demordiamo…
“EUREKA! Un Pic-nic di Fine Autunno!”
Nikki mi guarda perplessa,
si lecca un dito e volta pagina al suo Sporting News.
“Definisci ‘Pic-nic di
Fine Autunno’. Non vorrai strizzarci tutti in dei sacchi a pelo? L’ultima volta
che mi hanno proposto di andare in campeggio…”
“Cos’è successo?” domando, sbigottito all’idea che Nikki possa aver preso in
considerazione l’idea di una vacanza del genere.
“…Non ci sono andata,
ovviamente” conclude lei, orripilata “Non evacuerò mai in una cabina con un buco
a forma di mezzaluna. Senza offesa Ameer, è un gran bel simbolo religioso ma…”
“Non preoccuparti, il
Pic-nic d’Autunno è diverso. E’ una vecchia tradizione di mia madre… tiriamo
fuori una vecchia coperta a fantasia scozzese, riempiamo un cestino di dolci non
preparati da noi e passiamo un piacevole pomeriggio parlando, leggendo classici
russi e mangiando mele caramellate…”
Nikki mi guarda come se
fossi un veterano del Vietnam che non ha fatto altro che raccontare nostalgici
aneddoti di guerra per tre ore di seguito. Mi fissa sbattendo le ciglia.
“Scusa se non piango, ma
mi si rovinerebbe il trucco, comunque… E’ UN’IDEA FANTASTICA!” esclama,
spaventando a morte il tassista, che frena bruscamente di fronte alla scuola.
“Vedi?” continua Nikki
“Anche Ameer ne è rimasto colpito”
Il tassista annuisce con un colpo di tosse sbarra grugnito.
“Perfetto! Allora vada per
il tema ‘Pic-nic di Fine Autunno’” pontifica lei, con gli occhi luccicanti. Non
so perché, ma credo stia immaginando sulla sua testa un’enorme insegna luminosa
in stile Las Vegas che annuncia:
Ballo di Novembre
Pic-nic di Fine Autunno
By Nikki Hortense,
P.R. e R.P
(Pubbliche Relazioni e Reginetta Perpetua)
Improvvisamente Nikki si
ridesta dai suoi sogni di gloria e si porta le mani al mento, con aria
pensierosa.
“C’è solo un problema”
Ma dai?
“E’ tutto un po’ troppo… europeo” riflette, dubbiosa “Bisognerebbe
rendere tutto un po’ più americano”
“E come?”
“Più che una coperta… tireremo fuori un enorme gazebo bianco in stile liberty
nel parco della scuola” fantastica lei, con aria sognante “Ricostruiremo un
bosco autunnale e trascorreremo una piacevole serata…”
“…parlando, leggendo classici russi e mangiando mele caramellate?”
“Sì, che tradotto in americano sarebbe… fare sesso, ballare fino allo stremo e
ingollare flute di champagne aromatizzato alla fragolina di bosco”
Sarà anche estrema, ma
Nikki è decisamente più realistica di me.
“Ehm… tutto questo non è
molto fedele alla tradizione di casa Dukes, ma è comunque un buon compromesso
tra passato e presente”
“Sei un genio, Fatina! Non
so come avrei fatto senza di te” cinguetta Nikki, battendo le mani
dall’entusiasmo.
“Oh, non è niente…”
minimizzo, modesto.
“Sì, invece! Non è
fenomenale, Ameer?”
L’autista alza simpaticamente il pollice in su.
“Ora non ci resta che
pensare all’abbigliamento” riprende Nikki “all’Harlequin eravamo in maschera…
mentre al Ballo di Giugno dell’anno scorso indossavamo tutti abiti color oro…”
Nikki si dilunga in una serie di digressioni sui precedenti Balli alla Wefanie e
sul fatto che abbia scelto lei il color oro per il Ballo di Giugno solo perché
sa benissimo che ad Angelica Vaughan sta malissimo.
Non posso crederci che alla Wefanie organizzino un Ballo ogni mese dell’anno!
Senza contare i festini, i cocktail party, i brunch, i
vernissage, i rinfreschi, le cene in piedi…
“… Che ne pensi della
fantasia scozzese?” propongo, mostrandole una pagina di Vogue “Qui dice
che il tartan è particolarmente di moda”
Nikki mi guarda,
immobilizzata. Poi, inaspettatamente, comincia a piangere e a singhiozzare.
“Vieni qui, amore mio!”
esclama, tra le lacrime. Mi abbraccia stretto, chiaramente decisa a
polverizzarmi le ossa “Sono così fiera di te! Il tartan! Che idea
semplicemente geniale!”
“Guarda qui” riesco ancora
ad esalare, ancora tramortito dopo il suo abbraccio “C’è una borsetta di
Braccialini a forma di riccio. Io la trovo molto carina e poi riprende anche il
tema del bosco autunnale…”
“Ti prego, ti prego!” piagnucola lei e per un attimo temo che l’idea non le
piaccia “Dimmi che hai appena scoperto di essere etero e di avere una voglia
pazzesca di sposarmi!”
Ciò che più mi stupisce
dell’èlite californiana è la loro assurda fissazione per gli eventi “a
tema”. Insomma, nelle mie ultime sedici feste di compleanno non ho mai sentito
il bisogno impellente di addobbare tutto in stile marinaresco, o costringere gli
invitati a vestirsi da marinai. Anche se come fantasia erotica non è poi così…
Aspetta un attimo… non mi
ero ripromesso di non pensare al sesso?
Non dopo quello che è successo con Ashley, almeno!
Dicevo… nelle mie ultime
sedici feste di compleanno non ho mai sentito il bisogno impellente di addobbare
tutto in stile hawaiano, o costringere gli invitati a vestire succinte
gonnelline di fiori e paglia…
Okay, basta così. Persino
le gonnelline hawaiane mi fanno pensare a quello.
Direi che come riflessione
dovrei darci un taglio.
Insomma, in questa città
non c’è nessuno che non abbia bisogno di un Vernissage Vintage, un
festino ispirato ai film di Fellini, un Pop-Art Party, un Ballo Bohemien
o un tè danzante ispirato a Lo Schiaccianoci.
Ora devo solo prendere
nota di queste idee e proporle a Nikki nel caso sia a corto di idee per il Ballo
di Dicembre e voglia che ne organizzi uno il giorno prima della data stabilita.
Ho già scelto i ruoli:
Nikki ovviamente è Clara, Ashley il Principe Schiaccianoci, Angelica Vaughan e
Herman Northangle sono il Re Topo e uno dei Fiocchi di Neve (o viceversa)...
ehm… ho la vaga sensazione che Nikki mi assegnerebbe il ruolo della Fata
Confetto.
Okay. Stop. Diciamo che
userò questo tema solo in caso d’emergenza. Posso sempre suggerire a Nikki un
ballo ispirato agli anni ’80, a Fellini, alla Pop-Art o alla Boheme.
“Sai, pensavo che il
prossimo Ballo potrebbe essere ispirato a Lo Schiaccianoci” propone
Nikki, pensierosa “Oh, dimenticavo… non ci sarò per Natale… e Lo
Schiaccianoci per il Ballo di Gennaio sarebbe fuori luogo”
L’ho scampata per un pelo.
“Peccato. Ti avrei visto
benissimo nel ruolo della Fata Confetto. Tu e Ashley-Schiaccianoci nel vostro
pas de deux durante il secondo atto…”
Credo che il mondo dovrà fare a meno del nostro pas de deux. L’intera
umanità starà tirando un sospiro di sollievo.
“Ma dove diavolo è finito
papi?” domanda piagnucolosa, scolandosi tutto d’un sorso un bicchiere di Martini
come se fosse in bicchiere d’acqua con disciolta all’interno una pillola per i
dolori mestruali.
Nelle mie divagazioni
sulle feste a tema, temo di non aver precisato il luogo in cui ci troviamo.
Precisamente io e Nikki siamo appena entrati in una delle dieci diverse sale dei
ricevimenti della Wefanie e a giudicare dalla gran folla di genitori armati di
Bloody Mary e dal buffet con sculture di frutta, posso dedurre che ci
troviamo al brunch Genitori-Insegnanti e che la frutta esotica intagliata
è chiaramente di importazione, perché in California non si vedono che arance.
Ah, dimenticavo.
Ovviamente il buffet è a
tema.
“Il Giro del Mondo in
Ottanta Portate”.
Ogni tavolino è stracolmo di prelibatezze provenienti da ogni singola regione
sperduta di questa Terra.
“Non credevo che nella mia
vita avrei mai assaggiato un dessert tipico di Burkina Faso” decreta Nikki “Non
credevo neanche che esistesse un posto noto come Burkina Faso.”
Per una volta sono
d’accordo con lei.
Non sono molto ferrato in
geografia
“Burkina Faso” ripete in
tono ebete, scuotendo la testa e facendo frullare i ricci biondi “Non può
esistere veramente! Dev’essere un luogo mitologico, tipo El Dorado, o la
Danimarca…”
Ormai sono stanco di
infrangere le sue illusioni.
Anche se le dicessi che la
Danimarca esiste davvero, penso che mi riderebbe in faccia.
“Fatina, è mezz’ora che ti
parlo e tu non fai che annuire. Vuoi che ti lasci solo? No, perché quel
centrotavola sembra molto più loquace di te. Si può sapere cosa c’è che non va?”
“Scusa” sospiro “E’ che sono un po’ imbarazzato”
“Tesoro, perché? Vuoi un po’ di mors all’ossicocco?”
“Provenienza?” domando, sospettoso.
“Dubbia: il vassoio era
esattamente a metà tra la Russia e la Corea. Allora, perché saresti imbarazzato?
A parte il fatto di aver appena leccato una gelatina di dubbia provenienza?”
“Credo che l’ossicocco sia
una specie di orrendo frutto di bosco. Comunque, sono imbarazzato perché sono
l’unico orfano qui dentro e perché ho già intravisto Ashley”
Nikki scrolla la testa, esasperata.
“Amore, non pensavi davvero che dopo il fiasco a villa Betterton Ashley sarebbe
scomparso dalla circolazione?! Okay, è andata male. Ma non puoi avercela con lui
perché non è svanito in una nuvoletta rosa!”
“No, insomma… non lo pretendo. Non voglio…”
“Appunto. Perciò eccolo lì, tra Perù e Cile. Vai a parlargli” incalza lei, con
fare persuasivo.
Credo sarebbe molto più
persuasiva, se non avesse in mano un sült.
Forse non è del tutto al
corrente del fatto che si tratta di gelatina estone ottenuta bollendo scarti di
maiale, il tutto cosparso di salsa di rafano.
“Questa roba è orgasmica”
bofonchia, riempiendosene per la terza volta il piatto.
“Dici che dovrei
parlargli?” chiedo disperatamente consiglio.
Nikki mi fa cenno di sì, ma ora che ci penso non sono sicuro di voler accettare
consigli da una che ha le labbra sporche di salsa di rafano.
“Okay” mi arrendo, infine.
Credo che temporeggerò
osservando meglio la sala.
Ho paura che non ci vorrà
molto, visto che identica a tutte le altre della scuola: lussuosa come un
palazzo nobiliare. Di questo passo comincerò ad avere la gotta, bere il tè con
il mignolino alzato e desiderare di accoppiarmi con mia cugina se non la smetto
di frequentare posti così blasonati. Insomma, sono l’unico qui a non avere uno
stemma di famiglia e un motto in latino o in francese. Persino Nikki ha uno
stemma - un’ortensia attorno al quale si attorciglia un serpente – inciso
sull’enorme zircone nero del suo anello.
Tentenno, zigzagando tra i
presenti, in cerca di una scusa qualsiasi per evitare di parlare con Ashley.
Questa sala da ricevimento
è particolarmente graziosa…
Pesanti tende giallo sole
con motivi floreali in nero, travertino ovunque e cornici d’oro massiccio con
dipinti originali provenienti da ogni parte del mondo, esattamente come le
pietanze servite al buffet.
Mi chiedo come abbiano
fatto a trovare un pittore originario di Burkina Faso.
Credo che esaminerò nei
più minuziosi dettagli artistici ogni singolo quadro, e se per caso mi imbatterò
in Ashley Betterton, be’…
“MUOVITI! VA’ DA LUI!”
urla Nikki, in lontananza.
La sala si ammutolisce di
colpo.
“Eh eh… bella festa”
ridacchia lei, facendo un rapido cenno di saluto agli astanti, che riprendono a
chiacchierare come se nulla fosse.
Dev’essere già ubriaca di
sljivovica.
L’ho avvertita di non mischiarlo al sakè.
Okay… bersaglio
localizzato.
Ashley Betterton a ore
dodici: sembra particolarmente interessato ad una coppiera di turli tava,
nel buffet macedone.
“Mon cher, non
credo tu debba assaggiare quella roba... perché non provi quelle deliziose
huitres…”
Perfetto. Avevo
perfettamente dimenticato che si tratta di un ricevimento Genitori-Insegnanti.
Credo che avrei dovuto intuire un probabile incontro con i signori Betterton
dalla parola “Genitori” che precede il trattino e la parola “Insegnanti”.
La madre di Ashley è
esattamente come immaginavo: quasi sfocata nella sua aureola di aurea bellezza e
perfezione. Ashley deve sicuramente aver ereditato da lei il suo charme
assassino… oppure dal padre. Il signor Betterton, con il suo petto ampio e il
sorriso abbagliante sembra aver fatto sospirare metà delle giovani cameriere
della sua enorme mansione in Costa Azzurra.
“Perché sei tornato
indietro?” borbotta Nikki, senza staccare le labbra dall’orlo del suo bicchiere
di vodka.
“Non sei felice di
vedermi?” faccio il mio tentativo, con scarso entusiasmo.
Nikki sbircia oltre la mia
spalla.
“Ah, i signori Betterton…
cosa c’è, hai paura?”
“Be’, hanno lasciato i
doberman a casa, ma sono terrorizzato ugualmente”
Nikki mi lancia una lunga occhiata di rimprovero, un po’ appannata dall’alcool.
“Non ti hanno mai visto,
giusto?”
“No, mai…”
“E allora qual è il problema? Ascolta… ora io vado nella saletta accanto: ho
appena visto il professor Prescott e la signora Appelfield appartarsi lì per una
sveltina e ho proprio voglia di metterli in imbarazzo. Intanto, voglio che vai
da Ashley e ci parli, okay?”
“Non posso venire con te e provocare un bel po’ d’imbarazzo al professor
Prescott e alla professoressa Appelfield?”
Nikki mi mette a tacere con un dito e traballa verso la porta.
“Hey, Topher…”
Proprio quello che mi
serviva: una scusa per non avvicinarmi all’allegra famigliola Betterton.
Mi volto e mi ritrovo
davanti il Club degli Sacchi al completo, accompagnato da nientepopodimenoché
Ophelia Minch, lugubre come sempre, ma dall’aria piuttosto nervosa.
“Ciao ragazzi!”
“Ciao, Topher!” rispondono
con altrettanto entusiasmo Anonymous, Gunther e Rowland, mentre Ophelia accenna
un saluto nervoso.
“Va tutto bene ‘Lia?”
Lei mi scocca un rapido
sguardo attraverso gli occhiali violetti e sussurra in tono spaventoso: “Sono in
crisi d’astinenza. Con mio padre nei paraggi non posso fumare le mie sigarette
alla violetta” e indica un uomo alto e leggermente in sovrappeso, in tutto e per
tutto identico a sua figlia, intento ad assaggiare qualche prelibatezza
portoricana.
“Accidenti, mi dispiace…
non hai citato neanche Shakespeare: devi stare proprio malissimo”
Devo dire che ha un
aspetto alquanto spaventoso. E’ più tetra e spettrale che mai.
Ophelia sospira “Quando
marciscono i
gigli mandano
un puzzo più ingrato che quello della malerba.”
Ecco, giusto per non
smentirsi.
Questa citazione
shakespeariana ricorda parecchio un proverbio cinese di To-Poun.
Noto con un certo
divertimento che Ophelia – probabilmente perché costretta da suo padre – indossa
anche un vestitino di paillettes, ma rigorosamente viola.
“E voi, ragazzi, tutto
bene? Astinenza da sigarette alla violetta?”
“No, no” risponde Gunther “solo un po’ di fastidio per queste cravatte…”
“Già” mugugna Anonymous, sistemandosi il papillon giallo a pois
rossi.
“Hai assaggiato le
bruschette? Sono davvero ottime” consiglia Rowland, accennando al tavolo
italiano.
“No, ma coglierò il
suggerimento, grazie… Ophelia, Bennett non c’è?”
Ophelia impiega un po’ di tempo a rispondere.
Lancia uno sguardo nervoso
a suo padre, che sembra essere immerso in un’animata conversazione con un
insegnante, tira fuori una sigaretta spenta e l’annusa con aria fanatica.
“Ophelia?”
“Sì, scusami…” risponde, cacciando via l’arma del reato “Il caro Bennett, dici?
Oh, be’, lui preferisce starsene a casa: non ama questo genere di occasioni. E’
chiaro che non vado pazza della sua stessa assenza, ma quando si mette in
testa una cosa è difficile fargli cambiare idea”
“Capisco” convengo, guardandomi attorno, senza alcun motivo, come se mi
aspettassi di vederlo sbucare da qualche parte.
“Allora, cos’avete fatto
in…” comincio, ma un turbine svolazzante di stoffa bianca a farfalle nere Dolce
& Gabbana mi impedisce di proseguire.
Nikki si avventa su di me,
scaraventando letteralmente Anonymous, Gunther, Rowland e Ophelia sul pavimento,
a dieci metri di distanza da noi.
“Fatina, ti presento
papi!” annuncia lei, raggiante.
Robert Hortense mi sorride
cordiale. E’ un uomo di media statura, solo lievemente panciuto, con occhi verdi
come sua figlia e capelli ancora poco ingrigiti.
“Oh, che piacere, Topher
Dukes! Nikki non fa che parlarmi di te!”
“Tanto piacere, signor Hortense” rispondo, stringendogli la mano.
Poi me ne pento: si sarà
atrofizzata, data la stretta da piovra del signor Hortense.
Sarà una caratteristica di famiglia.
“Perdonate il ritardo,
ragazzi” si scusa “ma credo di essere entrato nel salotto sbagliato: c’erano
solo il vostro professore di Storia e la vostra professoressa di Letteratura
intenti in attività decisamente poco accademiche”
Nikki prorompe in una
sonora risata e io ne approfitto per darle una gomitata.
“Nikki, conosco le regole del Club… ma non credi che dovresti chiedere scusa?”
le sussurro a denti stretti “Li hai scaraventanti sul pavimento!”
“Sì sì, okay…lancerò loro uno sguardo di stentata tolleranza più tardi” mormora,
in tono sbrigativo.
Scuoto la testa esasperato
e lancio uno sguardo di scusa al Club degli Scacchi e ad Ophelia, che in questo
momento si stanno rialzando a fatica da terra e fissano Nikki in modo alquanto
ostile (a parte Rowland che non può fare a meno di sbavare).
“Dove hai lasciato Elena,
papi?” domanda Nikki a suo padre, improvvisamente immusonita.
“Elena chi?”
“Oh, come vuoi chiamarla… Elena, Messalina, Lucrezia, Maddalena…”
Il signor Hortense assume
una severa aria di rimprovero.
“Non ti permetto di
parlare così di Jezebel, signorina” la rimprovera, accigliato “… senza contare
che presto sarà la tua matrigna”
“Sì, sì, okay… dov’è la
tua cara splendida Jezebel?”
Il signor Hortense pare rabbonirsi in fretta.
“E’ rimasta a Dubai per
affari. La raggiungeremo presto per Natale, spero vorrai unirti a me”
“Non vedo l’ora di passare
un po’ tempo con te, cucciolotto papi morbidoso” cinguetta Nikki, smielata.
Dovrei lasciarli soli?
Alla schizofrenia, dovrei
aggiungere anche il complesso di Elettra alle tante psicosi di Nikki.
Intanto il signor Hortense
sorride lezioso e le da un buffetto sulla guancia, per poi rivolgersi a me:
“Allora, Topher, Nikki ti
avrà detto che…”
“Okay, adesso comincia a parlare di petrolio” mi avverte Nikki, in modo che solo
io possa sentirla “Se vuoi non ascoltare, l’importante è annuire”
“… il petrolio
naturalmente si sta facendo più scarso, tutta colpa – a mio avviso – di quegli
incompetenti del…”
Riesco a captare soltanto brandelli del suo soliloquio, mentre continuo a fare
su e giù con la testa, cercando di sembrare il più intelligente possibile.
“… chiaramente cosa ti
puoi aspettare da una popolazione che fino a cinquant’anni fa abitava in capanne
e non faceva altro che tuffarsi in mare in cerca di perle?!”
“Papà, hai la gola secca? Vuoi da bere? To-Poun dice che i lunghi discorsi
sono fiori: sbocciano con l’acqua”
“…Abu Dhabi per il momento è ancora surclassata dall’economia mostruosa di
Dubai… oh, sì, grazie tesoro”
“Fatina, vorresti prendere un bicchiere di tè bianco dal buffet cinese, per
piacere?” propone lei, in tono alquanto perentorio.
Mi basta voltarmi per
capire le sue intenzioni: Ashley in questo momento sta studiando dei ravioli al
vapore cinesi.
“A dire il vero preferirei
del sakè, se non ti dispiace, caro” puntualizza il signor Hortense.
“Glielo prendo subito,
signore” rispondo, sorridendo trionfante a Nikki, che invece mi scocca
un’occhiata torva.
Mi dirigo dieci tavoli più
lontano da Ashley, verso la sezione giapponese, facendo slalom tra il professor
Clyde e il preside Canfield.
“Topher”
Il sakè oscilla
pericolosamente nel bicchiere.
E’ Ashley, che mi sorride,
incerto, ma bellissimo con la sua giacca grigio fumo, gilet rosso
vermiglio e il foulard a strisce bianche e rosse.
“Ciao”
“Ciao”
Momento di imbarazzo, in
cui caccio in bocca un rotolo di sushi.
Poi mi torna in mente che
io detesto il salmone crudo e trattengo il boccone, aspettando il momento giusto
per sputarlo in un tovagliolo.
“Ieri te ne sei andato in
fretta, dopo la Dieta” constata Ashley, giocherellando con l’ombrellino
orientale nel suo bicchiere di sakè.
Simulo un attacco di tosse
per schiaffare il sushi nel tovagliolo e appallottolarlo.
“Sì, avevo l’emicrania”
“Capisco”
Una scusa piuttosto banale. Della serie “non ho voglia di fare sesso”.
Ma nel mio caso non ho
neanche avuto bisogno di questa scusa.
Probabilmente Ashley sta
pensando la stessa cosa, perché sul suo volto compare un mezzo sorriso.
Preferirei che non ci fosse. Non mi aiuta per niente!
“Come vanno i preparativi
per il Ballo di stasera?”
“Oh, a meraviglia”
Segue un minuto di
luttuoso silenzio.
“Ascolta…” comincia lui, schiarendosi la voce “Mi rendo conto che quello che è
successo è stato un po’…”
“…imbarazzante” completo per lui, fuggendo al suo sguardo.
Mi volto verso la persona
che ha appena salutato e comincio a temere che anche solo delle ripetute
inalazioni di sakè possano avermi fatto andare il cervello in panne.
Perché quella davanti a me
non può essere veramente Monica Dukes…
“Mam…”
“TOPHER!” esulta lei, entusiasta, mentre mi stringe tra le braccia.
“Mamma, ma cosa… ci fai
qui?! Insomma, non ti aspettavo prima di giugno!”
“Cambio di programma: sono
riuscita a sbrigare i miei affari prima del previsto e… balle! Mi mancavi
troppo!”
“A-anche tu…”
Monica Dukes non è affatto cambiata: ha sempre dimostrato meno dei suoi
quarant’anni. I lunghi capelli castani le ricadono sulle spalle, il volto
gentile e il suo caldo sguardo color cioccolata.
Mi guarda per un po’, come decisa a cogliere ogni piccolo cambiamento nel mio
corpo. Chissà se riesce a leggermi in volto tutto il mio imbarazzo e le
disavventure che mi si sono parate di fronte fin’ora.
“Piacere, sono Ashley
Betterton” si presenta inaspettatamente Ashley, con uno dei suoi sorrisi più
abbaglianti.
Monica rimane
piacevolmente stordita da quella visione celestiale.
“Pi-piacere” balbetta,
colta alla sprovvista.
“Ora immagino che vorrete
rimanere soli” ipotizza lui “Avrete di certo molte cose da dirvi”
Mi fa l’occhiolino e
raggiunge i suoi genitori, vicino il tavolo dedicato alla cucina italiana.
“Sono così contento di
rivederti!” non fa che ripetere, mangiandomi con gli occhi.
“Anch’io, è solo che non
mi aspettavo affatto di incontrarti così presto”
“Non sei contento?”
“Io, sì, ma…”
“Mmm… è questo cos’è? Fugu, chissà di che si tratta!” esclama baldanzosa,
mettendo in bocca del cibo giapponese non meglio identificato.
“Allora, prima di tutto
chi è quel ragazzo?” domanda lei, con aria sorniona.
“Oh, be'…un amico”
rispondo, cercando di non lasciar trasparire il mio imbarazzo.
“Ah, certo… ho già
conosciuto il tuo insegnante di matematica, comunque: il professor Clyde! Ti
adora ed è davvero carino… e così simpatico!”
Simpatico?
Ma se le sue uniche
battute riguardano l’algebra e l’unico in grado di capirle è lui stesso…
“... mi ha detto che hai
avuto problemi di balenite cronica, perché non me hai mai parlato?!”
continua a ruota libera “Theodore mi ha consigliato un ottimo andrologo a cui
potresti rivolgerti…”
Theodore…
“Ehm, mamma, non credo sia
il contesto adatto per parlarne” mi affretto a informarla, vedendo un paio di
signore abbandonare scandalizzate delle tartine al caviale sul tavolo dedicato
alla cucina russa.
“Ops!” squittisce lei, con
finta aria colpevole.
“Monique!”
Prima che qualcuno di noi
possa esserne reso conto, Nikki si è gettata al collo di mia madre, per poi
sollevarla da terra con forza inaudita e farla girare per la stanza.
Poi, scemato l’entusiasmo
iniziale, la posa a terra e sembra ricomporsi.
“Monique, non sai
da quanto tempo desideravo conoscerti!” flauta Nikki, saltellando sui suoi
tacchi vertiginosi.
“Anche per me… tu devi
essere Nikki”
“Le hai parlato di me?!” sussulta lei, guardandomi con adorazione “le hai
parlato di me! Monique, so che noi due andremo perfettamente d’accordo… io adoro
suo figlio, perciò adoro anche te…”
Nikki si lascia andare in
una serie di sproloqui senza senso, tessendo infinite lodi su me e mia madre.
“Comunque mi chiamo
Monica” la interrompe mia madre, cercando di impedirle di comporre un poema in
nostro onore su un tovagliolino di carta “Ma puoi chiamarmi Monique, se ti fa
piacere”
“Sì, grazie… Monique fa così raffinato! Però dovresti usare una tonalità
di castano più scuro, sai? Ti starebbe benissimo…”
“Dici sul serio?”
“Sì, certamente!”
l’assicura Nikki, raggiante “Oh, è così bello rivedere madre e figlio di nuovo
insieme!”
“Di nuovo?” preciso “è la prima volta che ci vedi insieme”
“Non dire sciocchezze, Fatina” ribatte Nikki, stizzita “ti ho visto praticamente
crescere! Mi ricordo quando eri ancora un paffuto spermatozoo senza coda: così
indifeso, così innocente…”
Lancio uno sguardo disperato a mia madre, che invece sembra divertirsi molto.
“Devi capirla: ogni tanto
ha delle crisi d’istinto materno” le spiego, mandando giù e poi sputando quello
che scopro essere un bicchiere di succo di pomodoro e vongole.
“Monique, questo è mio
padre - tuo potenziale nuovo fidanzato – Robert Hortense” continua Nikki,
agguantando suo padre per la giacca con una certa veemenza “E’ un ricco
imprenditore single e terribilmente desideroso di una relazione seria…”
“Nikki!” protesta il signor Hortense, avvampando “Mi scusi, ma mia figlia è
alquanto impertinente, a volte. Le uniche cose vere che ha detto sono il mio
nome e la mia professione. Tanto piacere”
“Oh, piacere, Monica Dukes” ricambia la stretta di mano, anche lei vistosamente
imbarazzata.
“E’ così lei viene da Boston?”
“Sì”
“E si occupa di…?”
“Arredamento d’interni”
“Oh, ma è molto interessante… Io invece, come forse saprà, sono a capo di…”
Nikki mi fa l’occhiolino e
aspetta che suo padre ricominci con i suoi discorsi non-stop sul petrolio
(discorsi per cui, a giudicare dalla sua faccia espressiva come quella di un
calamaro, Monica non nutre il benché minimo interesse).
Poi Nikki mi avvicina a sé con la sua solita aria cospiratoria.
“Ho in mente un piano,
fratellino” mi sussurra all’orecchio in tono suadente.
“Andiamo, Nikki” sbuffo, impaziente “non crederai davvero di riuscire a
combinare un fidanzamento tra i nostri genitori?”
“Con il tuo aiuto, sì” risponde lei, accalorandosi.
“Intanto tuo padre è già
fidanzato…”
“Oh” sospira lei, per poi
continuare, in tono perfido “Quella sarà la parte del piano più divertente… ho
in mente diversi modi per sbarazzarmi di lei…”
E poi emette un risolino. Subito seguito da un altro. Poi un altro ancora.
Infine si lascia andare in una raggelante risata malvagia degna dell’antagonista
di un classico Disney. Se avesse dei lunghi baffi ricurvi, credo se li
arriccerebbe soddisfatta dalla sua malvagità.
Intanto Monica e il signor
Hortense si voltano a fissare straniti Nikki, mentre lei cerca di riprendere il
controllo di sé. Poi, decisamente confusi, riprendendo a conversare.
O meglio, il signor
Hortense riprende a parlare, mentre mia madre ad annuire, sorridere e
sorseggiare sakè.
“Stai terrorizzando
tutti…” mi preoccupo di informare Nikki.
“Perdonami, Fatina”
continua in un sussurro, trattenendo a stento la sua nuova risata satanica “Ma
non devi curarti di questa parte del piano: lascia che sia io a sporcarmi le
mani…”
“La pianti di sussurrarmi nell’orecchio? Soffro terribilmente il solletico... e
poi perché odi tanto questa Jezebel?”
Nikki sbuffa, come se la
risposta fosse già ovvia.
“Jezebel, Belzebù, come
diavolo vuoi chiamarla… mette i brividi! Si potrebbe benissimo confonderla con
la controfigura di quella tizia squamosa e blu di X-Men…
“Mystica?”
“Sì, ma con la pelle rosa”
precisa “mai fu vista pelle più secca, tra l’altro…Sei sicuro che tua madre stia
bene, comunque? Sembra abbia svariati tic nervosi…”
Mi volto a guardarla. Continua ad annuire al mare di cifre e statistiche che il
signor Hortense ama tanto decantare.
Al mio occhio, però, non
sfugge che mia madre stia disperatamente cercando di comunicare con me
attraverso l’Alfabeto Salvagente, un complicato codice di gesti che io e lei
usiamo in caso di pericolo.
“Che cosa sta facendo?”
mormora Nikki, inorridita, fissando le dita di Monica contorcersi dietro la sua
schiena “Ha subito delle lesioni al sistema antipatico? O parasimpatico, come
diavolo si…”
“E’ un messaggio in codice”
Monica unisce i palmi
delle mani…
“…Ti prego”
Mima con le dita un omino che cammina.
“…Andiamocene via”
Ora unisce il dorso delle sue mani.
“…Vorrei”
Spalanca i palmi.
“…Mostrarti”
Le sue dita formano un triangolo.
“… La nostra nuova casa”
Ancora l’omino che cammina e poi un quadrato con le dita.
“Va’ nella tua stanza”
Chiude il pugno e finge di
impugnare e sollevare qualcosa.
“…E prendi le tue valige”
Nikki è a dir poco impressionata, quasi in estasi.
“E’… è meraviglioso”
balbetta, quasi sull’orlo delle lacrime “E’ un’idea geniale… potremo proporla al
Club per migliorare le nostre norme di segretezza! E’ incredibile l’intesta che
c’è tra te e tua madre… sembrate usciti da Gilmore Girls”
"Non c'era bisogno che mi
accompagnassi, Nikki... so perfettamente dov'è la mia stanza" borbotto,
sospettoso, mentre percorro al suo fianco il corridoio del dormitorio.
"Oh, be', immagino vorrai
un po' di aiuto per le valige" butta lì Nikki con aria serafica.
Ho il sospetto che voglia
assistere alla straziante scena di addio tra me e il Club degli Scacchi.
Forse teme che non riesca
davvero ad allontanarmi da loro...
Insomma, di cosa a paura?
Che me li sbaciucchi?
Continuiamo a camminare in
silenzio: l'unica fonte di rumore sono le scarpe alte di Nikki e il frusciare
del suo lungo vestito.
Anche se intendo farlo
credere a Nikki, dubito in fondo che quello tra me, Rowland, Gunther e Anonymous
sia un vero addio. Dopotutto frequentiamo quasi gli stessi corsi, o - nel caso
di Anonymous - la redazione del giornale. Nikki però sembra decisa a tenermi
alla larga dai "soggetti compromettenti agli occhi del Club", che dovrebbero
includere anche Ophelia e Bennett.
Quando raggiungiamo la mia
stanza, i miei futuri ex-compagni di stanza sono abbandonati inermi su i loro
letti, sospiranti e con le pance gonfie di cibo proveniente da ogni parte del
mondo.
Nikki fa capolino con
cautela, e caccia un gridolino inorridito alla vista dei pantaloni sbottonati
dai ragazzi e dai papillon e le cravatte ben presto abbandonate sul
pavimento in un groviglio informe.
“Ciao ragazzi” saluto,
ridestandoli dal loro stato di beata sazietà.
Alla vista di Nikki, i tre
scattano a sedere, sorpresi.
"Ciao, Toph" cercano di
rimanere impassibili, ma è evidente che preferirebbero parlare con me senza di
lei. L'unico che sembra rotolare dalla felicità, come sempre, è Rowland, in
piena estasi, mentre esegue una complicata danza di giubilo, ulula e imbratta di
bava le pareti della stanza.
Nikki non potrebbe essere
più disgustata.
"Ragazzi, purtroppo ho
brutte notizie" mi decido a cominciare, intimidito dalla presenza di Nikki.
"Brutte notizie per voi,
naturalmente" sottilizza lei, acida.
Gunther ed Anonymous
decidono di continuare ad ignorarla, mentre Rowland - calmatosi - ha preso a
fissarla con occhi sgranati da barbagianni.
"Lo sappiamo" mi precede
Gunther, mollando una gomitata a Rowland nel tentativo di ridestarlo dal suo
stato comatoso-contemplativo "Sapevamo che tua madre sarebbe arrivata prima del
previsto: Anonymous ha intercettato una sua telefonata con il preside Canfield"
conclude, triste.
"Ah, capisco" annuisco,
non sapendo bene dove rivolgere lo sguardo.
Rowland sembra essersi
accorto dell’argomento della conversazione, perchè, se pur non staccando gli
occhi da Nikki, ha assunto una vaga espressione di rammarico.
"Be', dopotutto non
significa niente... ci vedremo comunque a scuola" aggiunge Gunther,
incoraggiante.
"Io non ci giurerei"
commenta a denti stretti Nikki.
"Sì, certo" rispondo a
Gunther, decidendo di mettere da parte anch'io per un po' i suoi mugugni
La ragazza passa già
all'attacco del mio guardaroba.
“Oh, Fatina, guarda che
carini! La tua camicia a bianca a righe blu! Ricordi che la indossasti a
Glitterati, il giorno dopo che ci siamo conosciuti? E guarda! Questo è il primo
paio di …”
I cari ricordi di Nikki
si interrompono bruscamente.
"E questo cos'è?" domanda,
nauseata, riesumando dal fondo del mio cassetto un vecchio golfino color verde
oliva. Lo guarda come se fosse un pannolino sporco.
"Il maglioncino preferito del bis-nonno di Christopher Dukes, immagino. Per voi
oggi al prezzo di partenza di cinquanta centesimi! Chi offre di più?"
Dopodiché lo getta senza
troppi complimenti in faccia a Rowland, che prende a baciarlo disperatamente,
ripetendo in tono fanatico qualcosa come "L'ha toccato! L'ha toccato!".
"Lo usavi prima di
entrare…ehm… prima di diventare à la page, immagino…Questa vecchia
roba è meglio lasciarla qui: potrebbe servire a Ronald, Uther e Toponymous..."
conclude lei, infine, guardando con disprezzo una montagnetta di vecchi
indumenti ormai dimenticati e depositati nel corso delle settimane nei più
oscuri meandri del mio guardaroba.
In questo momento non so
se ad infastidirmi di più è la totale insensibilità di Nikki per il mio passato
non-à-la-page, oppure l'ossessiva venerazione di Rowland per il golfino
toccato da Nikki, per cui sembra meditare al più presto la costruzione di un
reliquiario in oro massiccio tempestato di agate e zirconi.
“Prima che tu vada,
vorremmo darti questo”
“Ragazzi, non dovevate! Io…”
Anonymous mi porge un
pacchetto avvolto da una carta da regalo con leziosi orsacchiotti.
Lo scarto lentamente,
rivolgendo ai ragazzi uno sguardo frammisto a rimprovero e gratitudine.
Da una scatolina estraggo
un piccolo cubo colorato.
“E’ un cubo di Rubik…”
“Non solo! E’ una nostra invenzione: abbiamo potenziato notevolmente il vecchio
cubo di Rubik con altre funzionalità, non solo di logica…” illustra Rowland,
perseverando nello spogliare Nikki con lo sguardo.
“…ma se provi ad aprirlo a metà, troverai una pratica tavola degli elementi
utile per i compiti in classe…Ah, ci ho aggiunto anche il Guntherio, quel nuovo
metallo ultra-resistente che ho scoperto avantieri nel parco…il sottosuolo della
scuola ne è pieno!” continua Gunther, orgoglioso.
“In più, se provi a
girarlo, troverai una mini-scacchiera con un piccolo scomparto nascosto per le
pedine… aprendolo così, invece, diventa un palmare con connessione ad internet,
touch-screen e un centinaio di e-book incorporati... L’abbiamo
battezzato Cubo Logico-Chimico Ricreativo-Interattivo, ma se preferisci, puoi
chiamarlo semplicemente CuboLibro”
“Ragazzi, è meraviglioso!”
balbetto, avvertendo una certa umidità all’altezza degli occhi
“Oh, ma che carino…”
scimiotta Nikki, in un accesso di simpatia “Prendi il tuo Cuba Libre e tagliamo
la corda, Fatina”
“Se vuoi puoi anche
andare” prende coraggio Gunther, in un accesso di coraggio “Vorremo salutare
Topher, se non ti dispiace”
Nikki scuoia Gunther con lo sguardo, per poi gettare la testa all’indietro e
ridere glaciale.
Noto con un brivido che al
suono della sua risata, i vetri delle finestre si sono incrinati.
"Oh... è così...
stomachevole" commenta Nikki, che vanta come sempre la sensibilità di una
mannaia da macellaio "L'addio più triste della storia dopo Humphrey e Ingrid in
Casablanca... tirate fuori i fazzoletti, carini... mi dispiace, ma credo
che ora sia davvero il momento di andarcene: questa topaia puzza"
conclude in bellezza, estraendo dalla borsetta un flaconcino di Chanel n°5 e -
esibendosi nella sua nuova, ma già affezionatissima risata mefistofelica - la
getta sul pavimento, mandandola in frantumi. In quel momento esatto una nuvola
dorata e fragrante invade la stanza, mentre Nikki mi spintona fuori in
corridoio, reggendo la mia valigia in equilibrio sulla testa.
Tutto questo continuando a
sghignazzare in modo tale da poterla facilmente confondere con la perfida Strega
dell'Ovest (dopo un’operazione per far sparire il naso aquilino e un complicato
lifting per slavare via dalla pelle quell'anti-estetico colorito
verdognolo).
Chissà se Nikki si sia già
procurata un branco di sadiche scimmie alate.
"C'era bisogno di questo
si questo coup de theatre? Neanche Ophelia Minch ne sarebbe stata capace"
"Ophelia Mi... vuoi dire
l'ematoma ambulante? Be, era necessaria un uscita di scena in grande stile"
ridacchia ancora lei "Ho pensato fosse meglio sparire in una nuvola di fumo
profumata... Ho valutato anche la possibilità di sparire tra lingue di fuoco
verdi in stile Malefica al battesimo della Bella Addormentata, ma forse sarebbe
stato un tantino più complicato... Almeno ci siamo risparmiati piagnistei,
rivoli di muco e sbrodolii d'addio, no?"
Cerco di mantenere la
calma e di non reagire.
Spero solo che i ragazzi
non se la siano presa troppo a male per gli effetti speciali e per Nikki,
gentile come una delle SS.
Più tardi dovrò
sicuramente redarguirla...
prima però sono curioso di
ammirare...
"La nostra nuova casa!"
annuncia entusiasta Monica, a braccia aperte di fronte ad una graziosa villetta
a metà strada tra la Wefanie e Villa Hortense.
"Così ti passerò a
prendere in limo per andare insieme a scuola!” cinguetta garrula Nikki,
emettendo fuochi d’artificio dai suoi occhioni verdi.
"E questa è la via della
nostra nuova casa..." illustra ancora Monaca, in veste di guida turistica,
mentre indica un grosso cartello bianco con su scritto...
Topher Dukes Avenue.
Topher Dukes Avenue?!
Monica aggrotta le
sopracciglia, perplessa.
Apro e richiudo gli occhi,
ancora incredulo.
Niente da fare: c'è
scritto proprio "Topher Dukes Avenue" e a caratteri cubitali neri.
"E'... è impossibile! Sono
passata di qui mezz'ora fa ed ero certa si chiamasse Duke of Tuscany Avenue..."
balbetta Monica, sbattendo come me le palpebre per capacitarsi dell'anomalia.
Nikki si schiarisce piano
la voce.
"T-tu!" balbetto,
voltandomi di scatto verso di lei.
"Be'..." esita Nikki,
ostentando una finta modestia "è uno dei miei regali di buon vicinato"
"Ma... non siamo
esattamente vicini di casa" protesto, anche se forse la mia protesta dovrebbe
dare maggior peso al fatto che il mio nuovo indirizzo porta il mio nome.
"Non è niente di che, solo
un pensierino" si giustifica Nikki "il sindaco è un vecchio amico di famiglia"
"Be', allora immagino
dovremmo ringraziarti... che idea gentile e originale, Nikki!" commenta Monica,
divertita "Pensavo di dare una festicciola di inaugurazione, ma non vorrei
ritrovarmi una piscina a tua spese in giardino..."
Nikki si schiarisce
leggermente la voce.
"Temo... di averlo già
fatto: piscina a otto con area jacuzzi, sirene giganti in cristallo di rocca e
una fedele riproduzione del Ninfeo di Villa Adriana a Tivoli... ho chiamato
qualcuno per farla costruire mentre eravamo a scuola" snocciola lei, con
non-chalance.
Monica ride di gusto,
ritenendola evidentemente una battuta.
Conoscendola, io non ne
sarei così sicuro.
"Bene, eccoci di fronte
alla nostra nuova casa!" sentenzia per la centesima volta Monica, mentre
rimaniamo ancora impalati davanti al piccolo cancello.
"E questo è il cancello
della nostra nuova casa" puntualizza, battendo le mani.
"Il vialetto di ghiaia
della nostra nuova casa... i gradini d'ingresso della nostra nuova casa... i due
vasi con cavoli ornamentali della nostra nuova casa... la maniglia della porta
della nostra nuova casa..."
"Okay, mamma, basta così
prima che diventi solo la tua casa..."
Monica ride nuovamente
senza motivo.
Nikki ha scoperto un
talento straordinario per le risate malefiche, Monica, invece, si sta
specializzando in risolini poco intelligenti.
Sarà l'aria frizzante
della California, la felicità per il nuovo acquisto o il nostro incontro dopo
tanto tempo, ma non fa altro che scoppiare in risatine orgasmiche che si
addirebbero più alla voce registrata di una Barbie.
A volte mi chiedo se sia
davvero mia madre.
Eppure neanche mio padre
sembra molto intelligente.
Be', mille volte meglio
Monica che Leopold Dukes e la sua fidanzata top-model dalla Terra dei
Canguri. Ora capisco cosa prova Nikki nei confronti della sua futura matrigna
dal nome esotico. Jezebel... o come si chiama.
A proposito, devo
ricordarmi di omettere volutamente il fatto che papà è fidanzato con una
top-model australiana. Rivelare a Monica una notizia shock del genere
potrebbe causarle un brusco crollo d'autostima che comporterebbe appuntamenti
occasionali con uomini noiosi o, peggio, maniaci, che accetterebbe di
frequentare solo per convincersi di essere ancora nel pieno delle sue facoltà
seduttive.
Di sicuro ho ereditato da
mia madre i suoi complessi adolescenziali.
Peccato che lei sia uscita
dal tunnel dell’adolescenza da già parecchi anni.
"E questa è la nostra
nuova cucina..." continua a belare lei, con aria fanatica, mentre Nikki annuisce
paziente e intanto sventola le mani nel tentativo di far asciugare il suo
smalto.
"Questo è il nostro
soggiorno..." continua imperterrita, ormai più rivolta a se stessa che a noi
altri. Sembra quasi volersi convincere di aver fatto la scelta giusta: ovvero
scappare dalle sue storie finite in tragedia e ricominciare una nuova vita
dall'altro capo del paese.
"E' questa è la nostra...
la tua camera, tesoro"
I miei pensieri nuvolosi
si rischiarano immediatamente alla vista della meravigliosa camera da
letto-biblioteca che mia madre ha ideato per me. Un grande letto tondeggiante e
blu scuro al centro, circondato da due grandi scaffali di legno intagliato,
stracolmi di libri di ogni genere e forma. Sui fianchi dei mobili, pendono
lampade a forma di fiore che emanano una luce tenue e diffusa: l'ideale per la
lettura.
"E' sempre stato il suo
sogno, dormire fra i libri...." spiega Monica, beandosi della mia felicità.
Nikki annuisce con aria
esasperata e lievemente turbata, come se avessi da sempre espresso il desiderio
di dormire circondato da casse mortuarie.
"Ci sono le opere complete
dei tuoi autori preferiti..."
"Grazie, mamma, è...
meravigliosa" singhiozzo, sentendo fiumi di ringraziamenti accavallarsi l'un
l'altro giù in gola.
Monica mi fa l'occhiolino,
poi si offre per preparare del tè bianco e ci invita a metterci comodi.
Dal suo modo di camminare,
in punta di alluce, direi che è felice.
E sì, malgrado qualche
piccola cosuccia che dovrei rimproverarle, anch’io sono felice di rivederla.
“Mamma, ti do una mano…
Nikki, tu intanto potresti sfogliare uno dei miei libri, fa’ pure”
Nikki si abbandona sul mio letto blu notte e con uno sguardo esprime chiaramente
tutto il suo vivo entusiasmo per la mia proposta ironica.
“Piuttosto imparo a
suonare il banjo e mi do alla musica country, ma grazie dell’offerta”
Non so perché, ma non
faccio fatica ad immaginarmela in un contesto simile.
Dopotutto anche Anne
Hataway è stata una fashion-victim ne Il Diavolo veste Prada e una
cavallerizza cotonata in Brokeback Montain. Vedrei bene Nikki in un
locale di quadriglia intenta a scolarsi pinte di birra in enormi boccali fatti
scorrere sul bancone uno dopo l’altro dal barista semi-calvo.
“A dire il vero, sarà
meglio che torni a casa. Tu e tua madre vorrete stare un po’ insieme” aggiunge
Nikki, rivelando tutto d’un tratto una sensibilità mai sospettata prima “E poi ho
una seduta di power yoga con To-Poun”
“Aspetta un attimo…” la
interrompo “come la mettiamo con il Ballo di stasera? Fin’ora abbiamo malapena
scelto il tema della festa”
“Ah, non preoccuparti… ho
già dato istruzioni telefoniche e un’equipe d’esperti coordinati da
Esperanza è già in azione”
L’accompagno alla porta e,
prima di andar via, mi tira un odioso pizzicotto sulla guancia.
“Ti farò recapitare i tuoi vestiti per il Ballo entro un’ora. E ricordati di
chiamarmi… A dopo, Fatina adorata” si affretta lei, tirando fuori un altro
campioncino di Chanel n°5 fumogeno e dileguandosi in una nuvoletta di vapore
dorato.
Ancora sorridendo, cerco
di raggiungere mia madre, che saltella giuliva come una gazzella per le praterie
di lana pregiata dei tappeti persiani del suo nuovo salotto, per poi piroettare
in cucina.
“Nikki è già andata via?”
domanda lei, canticchiando “E’ così simpatica!”
“Lezione di power yoga” rispondo, in tono scettico.
“Ah, che hobby
originale… forse dovrei farlo anch’io, che ne pensi? Per far sparire questi
cuscinetti di grasso qui…”
Senza troppa fatica riesco
a lanciare a Monica un’occhiata oltremodo truce.
“So che significa quello
sguardo” ridacchia lei, fatua “che non devo preoccuparmi della mia linea perché
a quarantun’anni, di cui dimostro a malapena trentadue, ho ancora un fisico
snello, tonico e attraente. Grazie tesoro, mi lusinghi sempre”
E conclude timbrandomi un
grosso bacio sulla fronte.
“Allora, raccontami un
po’. Come vanno le cose a scuola?” s’informa lei, rovistando nella credenza ed
estraendone una teiera di pregiata porcellana cinese. Mi stupisco ancora di
quanto gli alimenti di mio padre siano indispensabili per la nostra
sopravvivenza: altrimenti io potrei dimenticarmi i miei studi alla Wefanie e mia
madre dovrebbe rinunciare ai suoi capricci d’arredamento.
“La scuola, dici? Va…
tutto bene, come ti ho detto nelle e-mail”
“Certo che potevi farti
sentire più spesso” mi rimbecca, ma non troppo severamente, trafficando con una
busta della spesa.
“Be’, sono stato molto
impegnato con la scuola... sono anche nella redazione del giornale, ricordi? Ti
ho allegato i miei articoli”
“Sì, certo, me lo ricordo,
sì… be', a dire il vero anch’io ho avuto parecchio da fare ultimamente.
Trasferire qui la mia attività, dare spiegazioni ai miei clienti… far capire a
Tom che tra noi è finita, convincere Bill che non sono affatto innamorata di
lui… è stata dura: c’è voluto un po’ perché il messaggio arrivasse, ma penso che
abbia fatto i conti con la realtà quando gli ho tranciato un dito chiudendogli
in faccia la porta dell’ufficio”
“Be’, più eloquente di così”
“Già” sorride lei “ma adesso chiudiamo il capitolo ‘EX-Men’ e concentriamoci su
di te… chi era il bel ragazzo di stamattina?”
“Nessuno”
Ho risposto troppo presto.
Monica alza un
sopracciglio e un odioso sorrisetto sornione appare sulle sue labbra.
“Nessuno? A me è parso di
capire… un certo… Ashley Betterton”
“E’ un amico”
“Nikki mi ha informata diversamente”
Nikki.
Si è già guadagnata due buoni motivi per essere strangolata, quest’oggi.
Dev’esserne fiera, scommetto.
“D’accordo, d’accordo… non
ne vuoi parlare”
Proprio così.
“E che mi dici della
partita di pallanuoto?”
“Quale partita?”
“Quella che hai mandato a monte” spiega lei, con un sorriso interrogativo “Il
Preside mi ha chiamata per dirmelo… e suppongo abbia chiamato anche tuo padre”
“Be’, è stato un
incidente”
“Oh, sì, immagino” riprende lei, ironica “Odio doverlo dire: ma faresti meglio a
ringraziare tuo padre… ha convinto il Preside a rievocare la tua punizione. Da
quanto ho capito era il suo cocco quando insegnava…”
“Forse gli telefonerò”
Monica mi lancia uno sguardo eloquente, certa che non lo farò.
“Allora… cosa facciamo
stasera?”
La teiera borbotta e
sbuffa vapore, mentre Monica si affretta a versare l’acqua bollente in due tazze
giapponesi.
“Sta attento, è molto
caldo. Dicevo… cosa ti va di fare, stasera?”
“Be’, a dire il vero io
avrei…”
“In tv danno Casablanca, io adoro quel film!”
“Mi piacerebbe ma…”
“…Potremmo ordinare del
cibo tailandese e guardarcelo insieme sul nostro nuovo divano di pelle, facendo
molta attenzione a non sporcarlo…”
“Ehm…”
“No, dai, scherzo… ci stendiamo su un tendone di cellofan. Nessun essere
vivente ha il permesso di mangiare sul mio divano in pelle e sopravvivere
abbastanza per raccontarlo… allora che ne dici della mia proposta?”
Monica ha uno sguardo
talmente dolce che dirle di no sarebbe come dare una mazza da baseball in
testa ad un cucciolo di foca monaca.
In compenso, però, se non
andassi al Ballo, credo che Nikki non esiterebbe a colpirmi ripetutamente con
una mazza da baseball.
Ma dopo tutto…
Sii sincero con te stesso:
il Ballo di Novembre è l’ultimo evento a cui avresti voglia di prendere parte,
in questo momento.
Al brunch
Genitori-Isnegnanti Ashley stava per dirmi qualcosa…
E se volesse…
Chiudere?
No, non riuscirei mai ad
affrontarlo.
Non così presto.
Ho bisogno ancora un po’
di tempo.
Almeno fino a quando non
avrò problemi di prostata e Nikki vene varicose per tutte le gambe.
Mi sembra un periodo di tempo sufficientemente lungo.
“Topher? Mi senti? Che ne
dici, allora? E’ andata?” incalza Monica, conservando intatto il potere
persuasivo del suo sguardo da foca Monica.
“Dico che è un’ottima
idea, sì”
La guardo gioire e battere le mani dall’entusiasmo. Non so perché immaginavo che
al suo posto ci fossero due pinne da foca… la sua risata è molto suggestiva da
questo punto di vista, però.
Oltre che all’imminente
metamorfosi di mia madre in un sirenide, non posso fare a meno di immaginare
l’espressione di Nikki quando saprà che ho intenzione di marinare il Ballo di
Novembre.
Sarà meglio che mi
eserciti con gli sguardi supplichevoli da cucciolo di foca monaca se voglio
continuare a condurre un’esistenza più o meno indolore e con tutti gli arti
attaccati al resto del corpo.
Da: Topher A:
Nikki Ore:
19.40
Nikki,
purtroppo c’è un cambio di programm…
Proprio quando avevo
trovato il coraggio di informare Nikki sul mio cambio di programma, la stesura
del mio sms di fuoco è stata interrotta dalla suoneria del mio cellulare:
1 nuovo messaggio
Giuro su il mio
orsacchiotto Popo che è di…
Da: Nikki A:
TopherOre: 19.40
Non puoi farmi
questo! *fine messaggio*
Da: Topher A:
Nikki Ore: 19.41
Questo cosa? *fine messaggio*
Da: Nikki A:
Topher Ore: 19.41
Non venire al
Ballo! *fine messaggio*
Da: Topher A:
Nikki Ore: 19.42
Non so come tu
abbia fatto a saperlo… *fine messaggio*
Da: Nikki A:
Topher Ore: 19.44
Tua madre è arrivata in città. Okay, meravigliosa, simpatica, divina,
d’accordo. Ma fai in modo di esserci. Fallo per te ed Ashley! Da’ un bacio in
fronte a tua madre, dille che le vuoi bene e falle mandare giù del sonnifero nel
suo brodino vegetale tailandese. *fine messaggio*
Da: Topher A:
Nikki Ore: 19.45
Ma chi ti ha
detto che stiamo cenando tailandese?
Lo so che era programmato che andassi al Ballo, ma mia madre sembra così felice
di poter trascorrere un po’ di tempo con me…
Comunque va bene, ti prometto che farò un salto più tardi. *fine messaggio*
Da: Nikki A:
Topher Ore: 19.45
Sei un amore.
Ci vediamo dopo (ti conviene non prendermi in giro, perché altrimenti non ho
problemi a farti rapire di nuovo da Esperanza… Dice che non è mai stato facile
rapire qualcuno quanto te: hai le braccia debolucce. Dovresti fare power yoga
anche tu). *fine messaggio*
Mentre
Ingrid Bergman e Humphrey Bogart rievocano i bei vecchi tempi a Parigi, Monica è
già lì che ronfa sul nostro divano incellofanato, con al naso un’enorme bolla
che si gonfia e sgonfia ritmicamente e il suo brodo vegetale tailandese, sospeso
in una mano, che scola abbondantemente sull’unico centimetro di divano sfuggito
all’imballaggio anti-macchia.
No, non le ho somministrato del sonnifero: è bastato un film in bianco e nero in
cui non succede mai niente ed è prevedibile che i due protagonisti non
riusciranno a prendere insieme lo stesso aereo a causa di problemi di
check-in.
Mentre me ne sto qui a enunciare mentalmente la mia prossima recensione di
Casablanca, la macchia marrone grigiastro di brodo sul divano sembra
riuscire ad attraversare lo spesso strato di cellofan, come una mostruosa
sbobba da Piccoli brividi.
Impreco il più silenziosamente possibile per non svegliarla e ritrovarmi le sue
mani strette intorno al collo per aver sporcato il suo divano (dubito che, dopo
un trauma del genere, esiterebbe dallo sgozzare chiunque le capiti a tiro, anche
se è colpa sua).
Per fortuna Monica, previdente, ha lasciato sul tavolino un salvifico volantino:
Cinderella
Cleanings
Impresa di pulizie a domicilio
(Disponibile
fino a mezzanotte!)
Vi siete
sbrodolati con la vostra aranciata sul tappeto persiano?
Avete allegramente sgranocchiato nachos
al guacamole sul vostro letto?
Avete insanguinato il vostro ritratto di famiglia sedendovi incidentalmente su
un tubetto di ketchup?
Avete ucciso a colpi di piede di porco il vostro vicino schizzando sangue per
tutto il garage?
O forse vi siete addormentati lasciando che il vostro brodo vegetale tailandese
si versi copiosamente sul divano di pelle bianca appena acquistato?
Bene.
Prima di tutto siete dei gran sporcaccioni! (O nel caso abbiate ucciso il vostro
vicino, degli assassini!)
Ma non temete, con Cinderella
Cleanings tutto tornerà a splendere!
Cinderella Cleanings,
E avere una casa pulita non sarà più solo un bel sogno!
“Pronto,
qui Cinderella Cleanings, posso esserle utile?”
“Sì, chiamo dal numero otto di Topher Dukes Avenue…”
“Non esiste nessuna Topher Dukes Avenue” risponde secca la centralinista.
“Intendevo Duke of Tuscany Avenue”
“Mi dica”
“Be, vorrei che mandaste qualcuno a pulire una macchia di brodo vegetale dal mio
divano in pelle”
Suona parecchio stupido a dirsi.
“Sono spiacente, ma non siamo abilitati per le macchie di brodo vegetale”
“Ma c’è scritto sul vostro biglietto da visita!”
“E’ una macchia di brodo vegetale tailandese?”
“Sì”
“Be’, poteva dirlo subito. Fa un’enorme differenza. Saremo lì tra mezz’ora”
Riaggancio con una certa veemenza, contento che la conversazione con la
centralinista indisponente sia finalmente giunta ad un fermo.
“Pronto? Avrei bisogno di un taxi. Topher Duke Avenue o Duke of Tuscany Avenue,
faccia lei… numero otto”
Il tempo di una doccia veloce e di infilarmi la mise che Nikki ha scelto
per me, e sono nuovamente al piano di sotto.
Aprendo la porta, rivolgo un ultimo sguardo a mia madre, addormentata e
grufolante. Mi avvicino e le stampo un bacio sulla fronte.
Sì, dopotutto, sono proprio felice che sia tornata.
Mentre ero
in taxi ho maturato un’importante decisione: oggi farò sesso con Ashley.
Un migliaio di omini nella mia testa applaudono e fanno standing ovation.
Ci ho messo un po’, è vero.
Ma adesso sono pronto.
Ci abbiamo provato già due volte ed è andato tutto a rotoli, e sempre per causa
mia.
Adesso basta!
Non posso negare di essere innamorato perso di Ashley e ora che anche lui sembra
ricambiare i miei stessi sentimenti, che senso ha aspettare?
Guardiamo le cose con obbiettività, senza alcun imbarazzo: lui mi desidera, e me
lo ha dimostrato in diversi frangenti, e io lo desidero.
Gli applausi nel mio cervello acquistano sempre maggior vigore.
Mi stupisco di quanto siano lucidi e sensati i miei pensieri.
Dopotutto non è così difficile: io ed Ashley stiamo insieme ed entrambi abbiamo
voglia di conoscerci… più a fondo.
Di cosa ho paura dopotutto?
Non c’è neanche il pericolo di rimanere incinto.
Le probabilità che mia madre mi abbia mentito sul mio sesso e abbia attuato una
machiavellica operazione chirurgica alla mia nascita per farmi assomigliare in
tutto e per tutto ad un maschio sono obbiettivamente molto basse. E’ quasi
impossibile.
Perciò, concentrati sul tuo respiro, Toph, e una volta tanto… fa’ un po’ la
civetta.
E’ ora che il gattino tiri fuori le unghie e cominci a graffiare.
…
Okay, ora i miei pensieri mi imbarazzano.
Questo è il genere di pensieri che farebbe Nikki.
Non Topher.
Dato che la mia migliore amica ha il pieno possesso della mia vita e ha il
potere di vita e di morte su di me, gradirei che almeno la mia mente rimanga di
mia esclusiva proprietà.
Mentre
realizzo che nell’immediato futuro io ed Ashley faremo sesso, il taxi si arresta
di fronte ai cancelli della Wefanie. Pago la corsa e mi preparo al mio
appuntamento col destino.
La scuola, illuminata da enormi fari, sembra ancora più bella e spettrale.
“Il suo nome, prego” domanda un cameriere in completo a fantasia scozzese,
apparendo misteriosamente da un cespuglio.
“Christopher L. Dukes”
L’uomo scorre rapidamente sotto gli occhi la sua lista.
“Mi dispiace, ma il suo nome non è nella lista”
“Come… non…? Provi con Topher Dukes”
“Neanche signore”
Maledico mentalmente Nikki e cerco di camuffare il mio imbarazzo con un largo
sorriso.
“Per caso, nella sua lista, c’è una certa… Fatina?”
“Benvenuto al Ballo di Fine Autunno, signore”
Questo è il terzo motivo per cui dovrei uccidere Nikki.
Sarà meglio che li tenga a mente per quando sarò chiamato in tribunale.
Intanto un sentiero illuminato da flebili lampioni dorati mi guida verso un
incantato bosco autunnale. Aceri rosso sangue, platani e castani sono stati
trapiantati da chissà dove per illudere gli invitati del fatto che in California
possano esistere le stagioni. Un tappeto di foglie variopinte, fruscianti al mio
passaggio, rendono tutto decisamente realistico.
Svolto
l'angol0 e, per qualche buffa ragione, mi sembra di vedere tutto a righe e
quadretti. Quando ho proposto a Nikki di ispirarsi alla fantasia scozzese per il
Ballo, non intendevo in maniera così letterale. Dalle tovaglie dei tavolini,
alle divise dei camerieri, ai vestiti degli invitati e ai fazzolettini serviti
insieme alle tartine, è tutto completamente ricoperto di tartan. Fantasie e
stoffe di colori diversi praticamente dappertutto. Se non sapessi con certezza
di essere circondato da californiani con tanto di crema solare al posto del
sangue, giurerei di essere appena finito in una bizzarra riunione di clan
scozzesi, o in una scatola di biscotti al burro scozzesi, di quelle scatole in
cui le nonne tengono aghi, fili di cotone colorato e ditali. Difficilmente,
però, la scatola ago e filo di mia nonna sarebbe così à la page e
soprattutto così tanto scozzese.
Do uno rapido sguardo generale, aziono il mio Ashley-Radar, ottenendo risultati
negativi. Nessun Betterton in vista. Non so se tirare un sospiro di sollievo o
esserne deluso.
Salutando gli altri membri del Club e stringendo la mano a qualche nerboruto
giocatore di pallanuoto, mi faccio strada per la piccola radura dov’è stata
allestita una sfavillante pista da ballo, gremita di ballerini, il tutto
attorniato da raffinati e affollati tavolini di pietra. Come al solito Nikki
pensa e agisce sempre in grande…
E ci siamo ispirati ad un pic-nic! Figurarsi se le avessi suggerito di
organizzare una serata di gala.
“Ciao Fatina!” miagolano Mia e Gloria, all’unisono, venendomi in contro nei loro
vestitini ovviamente tartan.
“Ciao ragazze” rispondo al saluto, afferrando al volo un canapè alla
purea di olive. Sto morendo di fame. Fame nervosa, naturalmente.
“Avete visto Nikki?”
“Si sta preparando per la premiazione”
“E’ la Reginetta del Ballo?” domando, fingendomi sorpreso.
“Sì… cioè no, non ancora. Ma è ovvio che sarà eletta lei” spiega Gloria, con una
quasi impercettibile nota di invidia nella voce.
“Ah capisco”
Tipico di Nikki.
E’ sempre un passo avanti rispetto al resto del mondo.
“Nikki ci ha detto che è stata tua l’idea del tartan. E’ geniale!” si
complimenta Mia, battendo le mani dall’entusiasmo.
“Be’, sì, ma ha fatto tutto lei…”
“Pensi che questo vestito sia troppo corto?” m’interrompe Gloria “Herman
Northangle dice che è a giro-culo, ma non credo di aver capito bene cosa
intendesse…”
“No, no, è… perfetto” cerco sbrigativamente di rassicurarla, pressato da ben
altri problemi.
“Che ne pensi del Ballo?” riprende Mia “Secondo Nikki non è esattamente come lo
avevi progettato… ma guarda quell’enorme riccio d’oro: ci sono delle mele
caramellate infilzate negli aculei. Sapeva che ti piacciono tanto, anche se non
sono molto dietetiche… ne vuoi una?”
Accetto volentieri e tiro un morsetto zuccheroso alla mia mela.
Che Nikki abbia acconsentito a servire un dolce non dietetico solo per me, è una
gran prova d’amicizia.
“E’ un tesoro” commento, con un mezzo sorriso.
“Già” rispondo loro, con un altro sorriso di circostanza.
Credo che la conversazione sia arrivata a un fermo.
Cala un lungo silenzio imbarazzante e anche Mia e Gloria, malgrado il loro
debole acume, ne avvertono il disagio.
“Be’, allora… goditi il Ballo, Fatina… ci vediamo in giro!”
“Buon divertimento anch… ehm… aspettate un attimo”
Mia e Gloria fanno retro marcia, fissandomi con uno sguardo interrogativo,
o forse è solo la loro solita espressione.
“Sapete per caso dov’è…”
“Ashley?”
Quando si tratta di ficcare il naso, i loro riflessi sono decisamente più
rapidi.
“Ehm… sì, lui” concludo, avvertendo un certo rossore.
Le due si lanciano uno sguardo perplesso, poi ruotano la testa a
trecentosessanta gradi come due civette nel tentativo di individuarlo e infine
si accorgono della sua assenza.
“Oh, si sarà fermato in uno dei privè… sono laggiù”
E entrambe indicano, in lontananza, un piccolo villaggio di gazebo, coperti da
tende candide e fluttuanti come meduse. Alcuni sono totalmente bui, altri,
invece, emanano dal loro interno una tenue luce dorata.
Sembra quasi che Ashley mi stia aspettando.
In uno di quei privè…
Bene, ormai è deciso.
Saluto meccanico Mia e Gloria, come un soldato pronto a morire per la patria, e
marcio con le gambe e la schiena rigidi lungo un sentiero illuminato da candele
tremolanti.
Mi volto ancora a fare un cenno di saluto alle ragazze, esitante, per poi
convincermi a seguire la luce.
No, non c’è nessun tunnel, non sono in coma.
Ma forse la sensazione è proprio questa.
Vuoto e formicolio in tutto il corpo.
Questo sentiero illuminato mi ricorda molto i sentieri illuminati di sicurezza
all’interno degli aerei…
Che mi ricorda il jet privato di Ashley…
Che mi ricorda Ashley…
Che mi ricorda che ho finalmente preso la decisione di fare sesso con Ashley…
Mi avvicino al primo gazebo, sbirciando timidamente attraverso le tende.
In questo momento non credo ci sia ancora qualcosa che non mi ricordi Ashley, o
non mi faccia pensare al sesso. Come nel caso delle due… anzi, tre… persone
stese sul divanetto bianco del privè, i loro abiti tartan abbandonati sul
pavimento.
Angelica Vaughan sembra già completamente ubriaca e in atteggiamenti davvero
inequivocabili con quelli che sembrano ben due studenti universitari. I tre
sono talmente aggrovigliati tra loro che faccio fatica a capire chi bacia chi.
E ho anche una certa difficoltà ad identificare la mano che in questo momento
sta aprendo la zip del tubino tartan di Angelica. Uno degli universitari fa
bella mostra dei suoi pettorali da sportivo, cosa che la ragazza sembra molto
apprezzare.
Rimango pietrificato dinanzi questa allegra scena, finché Angelica non nota la
mia presenza.
“Dukes!” esclama, ridendo, mentre i suoi “amici” la baciano sul collo.
“Cerchi il tuo bel principe?”
Non so esattamente se risponderle o filarmela senza aprire bocca.
Muovo un passo in avanti e Angelica sembra accorgersene, perché continua:
“Sì, avanti, piccolino, corri dal tuo cavaliere… sono certa che ti starà
aspettando con ansia”
Dopodiché riprende a contorcersi nel suo groviglio libidinoso, ridendo
perfidamente.
Non so se avere paura per i suoi due stalloni.
Credo che dopo averci giocato un po’ li sgozzerà e berrà avidamente il loro
sangue.
Oppure mangerà loro la testa in stile vedova nera.
Colto da continui brividi, mi allontano, cercando di non ascoltare gli strilli
lussuriosi di quella strega e proseguendo col fiato corto lungo la strada della
mia deflorazione. E’ una sensazione terribilmente simile alla vigilia di Natale,
quando si è ansiosi di scartare i propri regali, e allo stesso tempo alla
vigilia di un esecuzione capitale, quando il tempo scorre sadicamente a velocità
doppia.
Intanto continuo a sgranocchiare nervosamente la superficie vetrosa della mia
mela caramellata.
La musica dalla pista da ballo è appena udibile, man mano che mi addentro nel
boschetto. Un venticello tiepido fa svolazzare la mia camicia tartan fucsia
sotto il mio cardigan bordeaux. Non so come mi sia venuto in mente di
appuntarmi sul cardigan la spilla di chiffon purpureo a forma di rosa che
Nikki avrebbe scelto come mio accessorio fashion per la serata.
Cercando di distrarmi con questi pensieri frivoli, ma con un ansia sempre
crescente, supero silenzioso un numero interminabile di privè.
Ashley non è in nessuno di questi.
Grida femminili di piacere o suoni di rigurgito da sbronza ne suggeriscono
l’assenza.
Lancio uno sguardo all’orologio. E’ quasi mezzanotte.
Che se ne sia andato? Stufo di aspettarmi?
Mm…
Non credo…
Se l’avesse fatto Nikki mi avrebbe telefonato immediatamente e le sue mani,
attraverso i fili del telefono, sarebbero sbucate dalla cornetta per
strangolarmi per essermelo lasciato sfuggire.
O probabilmente avrebbe immobilizzato Ashley con una mossa di Kung-Fu,
costringendolo a rimanere.
Mi disturba ammetterlo, ma in questo momento avrei davvero bisogno del suo
incoraggiamento.
Poi una voce melliflua e sgradevolmente familiare mi fa nuovamente rabbrividire.
Indietreggio senza voltarmi verso il gazebo dietro di me, tremando come una
foglia autunnale. Tanto per rimanere in tema.
“Non hai… ancora… rinunciato a resistermi…”
La voce è ansante, affaticata, come se appartenesse ad un naufrago in fin di
vita.
“E non dirmi che pensi a quella pulce…” continua la voce, interrotta a tratti da
schiocchi umidi. Si direbbero dei baci furiosi e roventi.
“Sai benissimo che non puoi farne a meno… io ci sarò sempre per te”
In questo momento anche solo pensare mi provoca un dolore lancinante. Esiste
solo il suono di quella voce, che rimbomba contro le mie orecchie, e il buio del
parco, che preme sui miei occhi.
“E’ me che desideri… noi due ci apparteniamo dal momento in cui ci siamo visti
la prima volta…”
Una risata soffocata tradisce la presenza di qualcun altro.
“Te lo ricordi? Era alle selezioni… ti ricordi il mio costume da bagno?”
“… E come dimenticarlo” risponde finalmente la seconda persona, con voce roca.
“Soprattutto quel che c’era dentro…” ridacchia la prima, vanitosa “E’ ora di
risvegliare qualche ricordo dei vecchi tempi…”
Un sospiro profondo, vibrante di piacere.
“Sì, così, rilassati… ora ti riconosco…”
La luce proveniente dal gazebo getta una pozza dorata sull’erba.
Due ombre scure si allungano verso il buio, molto vicine, fino a confondersi.
Poi, come rispondendo ad un comando, mi volto.
Cammino con gli occhi bassi, guardando l’erba piegarsi morbida sotto i miei
mocassini.
Due mani pallide che sembrano appartenermi scostano le tende sottilissime e le
voci si uniscono a due figure in carne ed ossa.
Soprattutto carne.
Nuda.
Prima di ogni altra cosa i miei occhi cadono su due talloni che si sollevano
premendo sulle punte delle dita e accanto altri due piedi, immobili, come
piantati al suolo.
Per ironia della sorte, il terreno sembra mancarmi sotto i piedi.
La mela caramellata ancora mezza mangiucchiata mi cade dalle mani e con un
plof rotola sul pavimento del bersò, per arrestarsi davanti ad Ashley
Betterton e Herman Northangle, abbracciati, in piedi. Nudi e immortalati per
sempre nella mia mente in un bacio terribile.
Poi Ashley indietreggia, tira fuori dal nulla una pistola.
Inaspettatamente si volta a guardarmi, serissimo.
Herman sorride, maligno, mentre l’altro punta l’arma verso di me.
La risata di Herman è coperta dal suono orrendo dello sparo.
Tutto è nebbia.
Tutto è morte.
No, purtroppo non è morte.
E’ vita, vivida vita.
Ashley non ha mai impugnato una pistola in vita sua.
Non si è neanche accorto della mia presenza.
E’ ancora avvinghiato a lui, incurante di tutto.
Ma è come se mi avesse appena colpito dritto al cuore.
Il sorriso di Herman è dentro quel bacio, la sua perfidia, il suo odio
ingiustificato, la mia morte… tutto in quel dannato bacio.
“T…To…”
Il mio singhiozzo non sfugge all’orecchio di Ashley, che si volta di scatto.
Il suo sguardo è smarrito, quasi furibondo.
Non riesce neanche a pronunciare per intero il mio nome.
E io non gli do occasione di farlo.
Mentre il vento si alza, spegnendo a manciate le candele del sentiero, corro a
ritroso verso la festa, oltre gli alberi neri, verso la luce, verso la gente…
“Stanno per annunciare la Reginetta del Ballo!” sussurra una voce indistinta
nella folla chiassosa.
“Dite che sarà ancora Nikki?”
“Io tifo per Angelica… anche se non so dove sia finita…”
Intanto Mia e Gloria si fanno strada al centro della pista da ballo, facendo
scintillare i denti bianchi come perle.
“La Reginetta del Ballo di Novembre…”
Il pubblico leva un sussulto di finta sorpresa, che stranamente ora sembra
terribilmente realistica.
“La Ninfa dell’Autunno Morente…”
Il sussulto si dilata inverosimilmente.
“La Fata della Prima Neve…”
La folla è un unico, trepidante, oceano in fantasia scozzese.
“E dateci un taglio!” grida qualcuno.
“Sì, tronchiamo questi epiteti pleonastici e investite questa fausta driade una
volta per tutte!” borbotta spazientito Barnabas Babcock, da qualche angolo
nascosto.
“… Portando con sé cristalli di neve e il vento gelido del Nord, sta per posarsi
tra noi la Regina dell’Inverno Nascente!”
Una musica spiritata e ipnotica si leva da un quartetto d’archi in ombra, mentre
Mia e Gloria si apprestano a pronunciare, con fasulla eccitazione, il nome della
nuova monarca.
“… Dalle nevi polari… NIKKI HORTENSE!”
Un elicottero sorvola la radura, investendo la folla con tempestose raffiche di
vento. Fiocchi di neve vera frullano luminosi nell’aria, mentre dal velivolo
viene calata lentamente una figura angelica.
Nikki, appesa ad un filo invisibile, discende con aria benevola dal cielo nero,
mentre un interminabile vestito bianco si gonfia e ondeggia nell’aria attorno a
lei. Le pieghe dell’abito vibrano al vento, come i tendaggi dell’aurora boreale.
La folla è in estasi e, travolgendomi, si accalca verso di lei, che plana
dolcemente verso terra.
Cercando di non cadere e farmi calpestare, alzo lo sguardo in su, verso la mia
fluttuante migliore amica.
Non credo di averla mai vista così bella.
Una bellissima fata scesa dalle stelle per salvarmi, per darmi speranza.
Per non farmi sentire solo.
Dopo anni, prego.
Prego che quell’angelo mi guardi…
Cerco il suo sguardo. Gli occhi verdi di Nikki percorrono saettanti la folla e
poi riconoscono i miei. Il sorriso le si gela sulle labbra, mentre i suoi occhi,
solo guardandomi, sanno già tutto.
“Pronto?... Pronto, Topher? Dove diavolo sei finito? Mi sono svegliata poco fa
con in casa una pazza furiosa vestita da Cenerentola – con tanto di topini e
uccellini – che pretendeva di pulire il mio divano di pelle… Credo dovresti
darmi delle spiegazioni, signorino… Hey, mi ascolti? Topher, Pronto? Ci sei?
Topher?! Pront…”
Salve a tutti, ragazzi!
Come sempre io e Trenitalia facciamo a gara a chi di noi è più in ritardo. Anche
questo capitolo è stato parecchio duro da scrivere, provavo una specie di
rifiuto a ferire così tanto il nostro povero Topher. Al di là della trama,
volevo farvi notare una piccola novità: le mini-illustrazioni a inizio capitolo.
D'ora in poi i capitoli saranno contrassegnati da alcune mie piccole
rappresentazioni e presto anche i capitoli precedenti verranno illustrati.
Scusatemi se non sono proprio dei capolavori raffaelliani, ma ho avuto questa
stupida idea e purtroppo ho voglia di portarla avanti... Mi sono sempre piaciute
le illustrazioni di inizio capitolo, come in Harry Potter e il Calice di
Fuoco.
Detto questo, passo a stringere virtualmente le mani (e a baciare, abbracciare e
a sedurre) voi amatissimi lettori unica mia ragione di vita :)
Nel caso vi sfugga di mente, ricordate che VI RINGRAZIO INFINITAMENTE!
Sophie_: una prima volta riuscita, chiedevi... be', non è andata proprio
così, ma spero non mi odierai! >____< Spero di poter rivedere un tuo commento (e
non minatorio :D) a questo nuovo capitolo ;) Baci!
Artemis00: Grazie!! Mi fa piacere conoscere
una nuova lettrice ;) Spero di non averti deluso con questi ultimi avvenimenti,
ma da quanto ho capito Ashley non è il tuo preferito :D Non abbandonarmi! :(
Karrina: L'hai detto, quei due forse non combineranno mai niente :S
Vedremo come andranno a finire le cose... grazie di tutto ;)
reader: Anche in questo capitolo sicuramente c'era senso d'attesa e
inquietudine e come saggiamente hai intuito, prevedevo dei guai per ash e top,
soprattutto per top. Comunque ti ringrazio tantissimo, e no, non ci si abitua ai
complimenti >____<
emerald_01: eri una mia lettrice, ma credo di essermi guadagnato una
nemica :S Ti prego, placa la tua furia e non uccidermi >______<
Purtroppo non sono riuscito ad inserire qualche battuta di Esperanza, anche se
ha giocato la sua parte in questo capitolo. Grazie infinite dei complimenti,
anche se ho paura che d'ora in poi riceverò solo minacce XD XD
Ego me stesso ed io: grazie, e non pensare male di me, ti prego.
stacyfore: mm... le cose non sono affatto andate meglio, non credi? Mi
dispiace tanto per Topher, ma dopo tutto, le sofferenze temprano, no? Spero di
ritrovarti al prossimo capitolo :D Grazie
AoI: Allora, passo subito a chiarire. Ashley si accorge di Andrew perchè
Topher lo sta guardando pietrificato. Essendoci solo adulti e ragazze, non è
stato difficile per Ashley capire chi stesse fissando. Comunque, almeno nel
capitolo precedente, Andrew ha la funzione di un semplice "fantasma del
passato". Vedremo in seguito quanto peso avrà per la storia... Comunque ti
ringrazio tanto, ma tanto, tanto, spero continui a seguirmi >____< Un bacio.
jashder: grazie, il viaggio ha Parigi è
stato a dir poco meraviglioso ;) Spero di non averti fatto attendere troppo e
sono contento che MC riesca a tirare su il morale a qualcuno, anche se questo
capitolo non è granché ottimista. Come vedi facevi bene a sospettare di
Ashley... Vedremo come si metteranno le cose... Spero di ritrovarti, grazie
grazie grazie ancora!
Hizu: ciao! Sono contento di avere una nuova lettrice :D Spero
continuerai a seguire la storia... Comunque... per quanto riguarda il
"fallimento" di Topher a letto... be, come posso spiegarlo? Allora... diciamo
che Ashley ha voluto giocare con la strumentazione di Topher, che non ha retto
all'emozione :S Se non sono stato chiaro, basta dirlo :D Sarò più esplicito, ma
al meno nel racconto preferisco evitare descrizioni troppo dettagliate nelle
scene di sesso. Spero di leggere presto una tua recensione, e grazie infinte! ;)
cry_chan: ma grazieee :D Ne sono commosso. Spero che questo capitolo non
abbia rovinato la concezione che hai di me e della storia ;) Grazie, grazie e
solo grazie ;)
kagchan: oddio... non sono sicuro di voler sapere le altre idee che hai
in mente *sussulto spaventato* :D Come hai visto, probabilmente con Ashley era
solo apparenza. Ma non è detta l'ultima parola... cosa succederà? *mi sento
stupido a dirlo, perchè io già lo so :D*
Spero di ritrovarti al prossimo chap, grazieeeee! :D
Curiosità prive d'interesse
x Gran parte del capitolo precedente è stato scritto a Portsmouth,
Inghilterra. Un riferimento ad Anna Bolena era inevitabile, visto che si
celebrava il 500° anniversario dell'incoronazione di Enrico VIII... e poi io
adoro Anna e tutte le sgualdrine storiche :D
x A Boston c'è davvero un hotel che offre un suntuoso buffet di dolci, ma
di domenica mattina e l'hotel non si chiama Langner, ma... l'ho dimenticato :S
x Non sono così tremendo come Topher sul ghiaccio, anche se lo faccio
solo in Inghilterra e ogni volta devo imparare di nuovo a pattinare. Ogni volta,
però, ci sono sempre delle ragazzine in abitini fru fru che si pavoneggiano e
veleggiando per la pista: le odio. E odio il loro sguardo di superiorità -.-
x Per i genitori di Ashley ho scelto dei nomi alquanto blasonati:
Delphine, che è un richiamo alla Francia e al simbolo della famiglia, il
delfino, e Windsor, la casa reale inglese.
Correzioni Questo capitolo è stato originariamente diviso in due parti, pubblicate in
momenti diversi. Al fine di rendere più regolare la sequenza dei capitoli, ho
ritenuto opportuno ricucirli insieme. I commenti e le recensioni che avete
postato in merito alla prima parte del capitolo, sono riportati in basso. Chiedo
scusa per il disguido, ma è il "bello" della diretta ;)
Articolo II, Regola I
Ciascun membro deve curarsi di
preservare la continuità del Club. Coloro che si dedicano a tale pratica,
vengono detti Tutori-Garanti ed è loro dovere individuare e addestrare
potenziali futuri membri del Club, nei quali siano riconoscibili le qualità
apprezzate dalla confraternita, per poi iniziarli alla vita à la page. Non c’è limite d’età
per la Tutela: l’addrestramento è tanto più efficace quanto più precoce. Le
virtù innate dell’essere à la page vanno tempestivamente riconosciute e
opportunamente coltivate. 1
1per ulteriori chiarimenti riguardo
le procedure della Tutela, rimando all’articolo III; per ulteriori informazioni
riguardo la Giornata delle Promesse, rimando all’articolo VII (Balthazar Babcock, De Mochassinorum Sodalitate - Versione rimaneggiata e tradotta)
T
OPHER:
Destino infausto han tessuto per me le Moire[1],
dispensatrici impietose di
beni e di mali!
A quale triste sofferenza,
a quale atroce supplizio i numi mi condannano!
Il dolore che attanaglia le
mie viscere, raggela il mio volto,
5tinge la mia pelle del colore dell’erba,
è pari per acretudine alla
maledizione di Prometeo[2],
benefattore di un’umanità
corrotta:
come il Titano, legato e
incatenato, languisco e sospiro,
inveendo contro l’aquila
assetata,
10solerte nel flaggellarmi le carni!
Supplizio simile è quello
di Tantalo[3]
infelicissimo,
invitato ad un eterno
banchetto di sete e digiuno!
che voleva librarsi sempre
più in alto sul destriero alato,
e ricadde per sempre
nell’ombra,
così io vengo punito, per
aver pregato Amore
e per essermi creduto degno
delle gioie celesti!
45CORO:
Infelice, tu
patisci innumerevoli pene,
ma non pregare empiamente
le braccia di Thanatos[11]!
Il Laerziade Odisseo,
quando i suoi espedienti eran molto men che mille,
giovinetto partì alla
caccia, insieme al padre di sua madre,
rimanendo ferito dalla
bianca zanna di un cinghiale furente:
50Autolico[12]
e i suoi figli gentili intonarono per lui un canto meliodoso
ristorando le sue ferite
lacrimanti.
Al pari di quel sacro e
antico canto, dispensatore di mille sollievi,
le nostre parole siano per
te motivo di conforto!
Il tuo lamento si alza
truce per le variopinte valli,
55per i monti e clivi, fin su alle vette dell’Olimpo.
I tuoi sospiri si levan
come fili di fumo
dalle rovine arse di Illio
un tempo prosperosa.
Diche, la Giustizia, e
Nemesi, la Vendetta, hanno udito fine
e piomberanno con ali
veloci e giustiziere
60ad affondare i loro artigli nelle carni di Ashley odiosissimo,
come vento impetuoso che
scuote le querce.
Tu, intanto, abbandona il
tuo antro di dolore,
restituisci alle vedove e
alle madri private dei figli
i veli e i pepli neri di
cui ti avvolgi.
70TOPHER:
Ancelle dalle
mille cure, voi siete sagge
e i vostri occhi son di
civetta come quelli di Atena[13]:
sapete distinguere con
arguzia i tenui fuochi delle candele,
anche nel buio più nero
della notte.
Ma vi prego, non arrossate
le vostre gote di rosa,
75non affannate le vostre voci chiare di Ninfe,
il mio amore ferito è una
dolceamara belva che tarda a morire!
Come l’Idra di Lerna[14],
ad ogni testa recisa, ne ricrescon mille altre!
Né il canto di Igea, né di
Panacea, né la tenue mano di Ascelpio,
rimargineranno mai i solchi
del pugnale,
80Né le cure di Macaone[15],
riportato spirito dall’Orco[16],
potranno depurare le mie
carni pregne di fiele.
Sole tramonta! Lascia
precipitare il tuo carro infuocato nel seno di Anfitrite[17]!
Nefele, copri con un manto
di nubi anche la Luna, pallida d’orrore!
Madre Terra trema e
ingoiami, come facesti per i tuoi figli e con Crono armato di falce,
85Campi Elisi
[18]ospitatemi come nuova amata
dimora!
Deh… odo le strali di Zeus
attraversare il cielo,
o forse qualcuno – dio o
mortale – bussa alla porte della mia tetra reggia?
Che sia tu, Morte, il
vecchio dal cuore di ferro?
Ti prego, dimmi che sono le
tue ali mortifere a scuotere con raffiche questo portale,
90e io ti accoglierò come il più gradito degli ospiti!
NIKKI:
A bussar gli auri portali della tua casa non è né Morte, né mortale,
ma la diva Nikki, dalle
belle natiche, figlia di Citerea[19].
Miserrimo, ridestati dai
tuoi folli propositi!
Lascia che io entri nella
tua casa, con il passo leggero di Atalanta[20]
95e con le carezze affettuose di Antigone[21]
al corpo dell’amato fratello.
Che da me tu possa trarre
il conforto che cerchi,
che la mia voce sia l’acqua
che ti rinfreschi e il fuoco che ti riscaldi,
che venga in tuo soccorso
come il delfino ad Arione[22]
mezzo annegato.
Ti prego ancora, spalanca
queste porte che ci separano,
100lascia che raccolga in anfore pregiate le tue lacrime,
anche se dovesse toccarmi
sorte simile alle Danaidi[23],
eterne mescitririci.
Lascia che io entri nella
tua cupa dimora, spalanca queste porte…
“ADESSO BASTA: SFONDO LA PORTA!”
Ecco,
ci risiamo: mai una volta che riesca a fare un sogno come si deve.
Questo
era anche parecchio carino, poi… a Ophelia sarebbe senz’altro piaciuta
l’atmosfera da tragedia greca, lei che è così ossessionata dal pathos!
E invece no, a questo mondo non è possibile neanche dormire fino a tardi e
lasciarsi morire in santa pace.
“MONIQUE, PASSAMI L’ARIETE…”
“Nikki, non credo sia il caso…” l’avverte Monica, con aria terrorizzata.
“Monique, la situazione sta diventando insostenibile, non può continuare
ad evitarmi!” ribatte con veemenza la ragazza “E’ già assurdo che sia riuscito a
sopravvivere senza né cibo né acqua… pensi che tuo figlio sia un organismo
autotrofo?”
Nikki rivela delle inaspettate conoscienze biologiche.
“Be’,
no, certo che non muore di fame! Gli lascio continuamente del cibo fuori dalla
porta e quando non ci sono sgattaiola fuori per mangiare…”
“TOPHER! ESCI DA QUEL BUNKER!”
“Nikki, è inutile, ho provato in tutti modi a farlo uscire di lì”
“Non
credo che tu abbia provato in proprio tutti i modi”
“Ho
pensato non fosse il caso di usare armi pesanti”
“MALISSIMO, MONIQUE! QUI LA SITUAZIONE
E’ DRAMMATICA!”
Monica sospira, mentre Nikki tempesta di pugni e calci (almeno così posso
intuire) la porta della mia tetra dimora.
Apro
pigramente gli occhi, ma non noto una gran differenza: nero e buio ovunque.
Mi
stiracchio tra le coperte, mi gratto una gamba, sbadiglio e mi ranicchio di
nuovo cercando di ignorare i bombardamenti a testata nucleare di Nikki.
“Ma…
che… diavolo…? E’… una porta blindata?” la sento ansimare.
Poverina, forse dovrei dirle di risparmiare le forze: c’è una libreria
esattamente davanti alla porta che impedisce il passaggio a chicchesia.
“TOPHER… E’ INUTILE… DOVRAI PARLARMI! SONO PASSATI GIORNI… GIORNI!”
E’
sempre stato il mio sogno starmene una settimana intera a letto a piangere, come
Marianne di Ragione e sentimento. La mia più grande aspirazione è sempre
stata quella di assomigliare ad un personaggio di Jane Austen.
“TOPHER!”
“Sii,
mia adorata?” bofonchio, finalmente, dopo aver constatato che nessun cuscino a
mia disposizione è abbastanza imbottito da isolarmi acusticamente dalla voce
stentorea di Nikki.
“TOPHER! ALLORA CI SEI!?”
“No, sono il cadavere putrescente di Topher, vuole lasciare un messaggio?”
“TOOOOOOOOOOOPHER! Oh, mio Dio, Monique! Qui la situazione è più grave di quanto
pensassi… ha perso la ragione!”
“Be’, se non sbaglio ha fatto dell’ironia” commenta Monica, in tono pensieroso
“Se riesce a scherzare allora non dev’essere proprio così depresso…”
“TU NON CAPISCI, MADRE SNATURATA! E’ in evidente stato di choc! Chiudersi
in una stanza al buio senza cibo né acqua, fare dell’ironia spicciola,
trascurare l’igiene intima… sono tutti sintomi di un grave malessere
socio-eco-psico-fisico!”
“Nikki, tu che ne sai della mia igiene intima?”
“Be’ immagino che non ti lavi da un bel po’ se sei rinchiuso lì dentro da
giorni! Poi hai dei capelli grassi, sicuramente a questo punto avrai delle
formazioni coralline in testa per quanto saranno pieni di forfora…”
“Il fatto che ti stia a cuore la mia igiene intima, in particolar modo le mie
condizioni tricologiche, mi commuove, Nikki, ma non basterà per farmi uscire di
qui”
“Neanche se ti tento con un doccia-schiuma ai minerali oceanici, uno shampoo
all’olio di aldrovanda e del gel igienizzante al 99,9%? Potrebbero servirti…
chissà quanti germi e batteri staranno ballando il sirtaki sul tuo corpo
in questo momento”
Accidenti.
La
ragazza conosce i miei punti deboli.
Ma io
non demordo.
“In
più ti ho portato i miei appunti di scuola… devi aver perso molte
lezioni”
“Tu…
hai preso appunti durante le lezioni?”
“Be’, non proprio: ho ingaggiato un’equipe di studenti modello per farlo.
Che schifo… credo che siano così intelligenti perché ogni loro brufolo è grande
quanto un cervello umano. Per convincerli li ho minacciati di rendere pubblici
dei video inesistenti che li avrebbero immortalati mentre schiacciano noci
comprimendole tra i glutei, ma non ci sono cascati… così per avere quegli
appunti ho dovuto permettere loro di annusare per due minuti un mio perizoma!”
Come poter ignorare tali dimostrazioni di amicizia e altruismo?
Il
silenzio di Monica è chiaro indice della sua commozione.
“Dai, Topher, ti prego! Esci di lì! Non puoi restare chiuso in camera per
sempre! E poi tra poco è anche Natale!” si riprende dopo qualche minuto mia
madre “Non vorrai rimanere rinchiuso lì dentro anche durante le feste?!”
“A scuola si respira già un’atmosfera da sogno, Fatina! Ci sono quartetti
d’archi e cori natalizi di eunuchi in ogni corridoio… Poi il preside ha
fatto sradicare un quarto della Foresta Amazzonica per realizzare un adorabile
Boschetto Natalizio nel parco… certo, nessuno si era accorto delle anaconda
nascoste nei tronchi d’albero e la scuola è stata evacuata per un paio di
giorni, ma è stata disinfestata da serpenti e tarantole giusto in tempo per la
visita del Papa, che come ogni anno ha tenuto il suo discorso natalizio per gli
studenti e i professori della Wefanie… dovresti vedere che carini i mocassini
rossi di Prada di Sua Santità! Pensavo di regalarteli per Natale…”
Sarà
meglio zittirla se non voglio che continui.
“Primo: non trovo giusto che degli esseri umani vengano evirati per conservare
le voci bianche, perciò al diavolo i cori di eunuchi… Secondo: facendo
trapiantare in California un quarto della Foresta Amazzonica il Preside ha
praticamente condannato a morte il pianeta … Terzo: con dei mocassini di
vernice rossa non sarei più in grado di distinguere me stesso da Dorothy de
Il Mago di Oz…”
“Umore pessimo, vedi, Monique?” sussurra Nikki “Topher, dai, esci di lì!”
“Non
vedo quale sia il vostro problema…”
“Il
problema è che… CI MANCHI, FATINA!”
“Ma io
sono qui! Ci separano solo una porta, una libreria e un muro tagliafuoco…
possiamo ugualmente intrattenere piacevolissime conversazioni da qui, Nikki
cara”
“Ma non sarebbe la stessa cosa!” si lamenta ancora Nikki, graffiando inutilmente
la porta della mia camera “Non costringermi ad usare il lanciafiamme”
“Non hai un lanciafiamme, Nikki”
“E invece sì”
“E
invece…”
Sì.
Sento odore di bruciato.
“Va
bene, va bene, va bene, esco!”
Un rumore effervescente mi suggerisce che qualcuno ha appena stappato una
bottiglia di champagne per festeggiare il lieto evento.
“Esco
di qui… ma una condizione!”
“Faremo tutto quello che vuoi, basta che ritorni fra i vivi, Fatina! Ci sei
mancato troppo, ci manca il tuo faccino tenero, le tue guanciotte morbide, i
tuoi capelli grassi, il tuo sorriso timido…” singhiozza Nikki, interrompendosi
solo per ingollare litri di champagne (o almeno così credo di poter
interpretare i gargarismi che sento).
“Uscirò di qui a patto che stiate almeno dieci metri lontane da me, non mi
abbracciate, non mi accarezziate, non mi diciate niente per consolarmi o
compiangermi, okay?”
“Va bene, ti accoglieremo direttametne con una randellata, tesoro” risponde
Nikki riprendendo subito il suo tono aggressivo.
“Dai,
su, Topher, fa’ il bravo ed esci di lì” aggiunge Monica, che evidentemente è
convinta di parlare con un bambino di due anni un po’ lento e che abbia il gusto
perverso di lanciare pannolini sporchi in faccia a sua madre.
Sbadigliando e infilando i piedi nelle mie pantofole, esco dal letto.
Tutto
questo al buio. Ormai la mia vista notturna fa un baffo a Dare Devil.
Premo
il pulsante per disattivare la barriera magnetica, poi apro il muro tagliafuoco,
abbasso il ponte levatoio, attraverso a bordo di una zattera il fossato
brulicante di alligatori, mi arrampico su per la cinta muraria, disattivo la
fitta di rete di raggi laser, poi mi ritrovo difronte ad una porta di pietra con
su incise delle parole in elfico, la spalanco pronunciando la formula “mellon”,
apro una seconda porta magica con la formula “Apriti Sesamo”, improvviso un
mini-concerto con la mia cetra per addormentare il cane a tre teste , attraverso
la cascata, mi faccio traghettare da Caronte fino all’altra sponda del fiume…
“Vogliamo darci un taglio? Comincio a spazientirmi, Fatina”
…
sfondo con una testa d’ariete il portale di bronzo, attraverso l’Arco Trionfale,
oltrepasso il check-in, mostro alla hostess biglietto e
passaporto, accedo al gate, oltrepasso i metal detector, supero la
dogana, strappo il biglietto dall’apposita macchinetta e aspetto che chiamino il
mio numerino, poi premo il pulsante “Esc”, sposto la libreria e finalmente apro
la porta della mia stanza.
“TOPHER!”
Infrangendo clamorosamente le mie condizioni, Nikki mi si avventa contro
ricoprendomi di baci come farebbe una devota sudamericana ad una statua
religiosa.
“FATINA SEI VIVO! Puzzi come un egagro del Caucaso, ma sei vivo!”
“Cos…è…un…ega…?” riesco a malapena a bofonchiare, mentre Nikki mi abbraccia così
forte che ho come l’impressione voglia che le faccia una mammografia
ravvicinata.
Terrorizzato e soffiando come un gatto, mi rifugio tra le braccia meno
pericolose di mia madre.
“Non
te lo abbracciare troppo, Monique” borbotta cupa Nikki “se non fosse stato per
le mie doti persuasive non sarebbe mai uscito di lì! Ho fatto tutto da sola…
Dai su, Topher, da bravo, esci di lì… Con tuo figlio sei eloquente e
persuasiva quasi quanto una sordomuta”
Monica, di tutta risposta, scoppia fragorosametne a ridere, mentre mi coccola.
“Allora Fatina, so benissimo quello che stai passando…” Nikki si fa
improvvisamente seria “Ti senti tradito, ferito, deluso, amareggiato,
scoraggiato, triste, infelice, depresso e solo” snocciola poi “Ed è in questo
momento che entro in gioco io! La tua migliore amica attiva la modalità
‘Arci-Amica Suprema’: ho preparato un divertentissimo programma settimanale
ispirato al tema ‘Dimentichiamo Ashley!’. Vedrai, ci divertiremo insieme, non
avremo un minuto libero, ogni secondo della nostra nuova esaltante esistenza
sarà pieno di risate e divertimento. Ci stai? Hai due secondi per accettare.
Passati. Chi tace acconsente. E’ fatta!”
Immaginavo che Nikki avrebbe pianificato un programma malefico come questo.
Cos’è
questo strano calore che pervade il mio corpo?
Mmm,
detesto ammetterlo, ma credo proprio sia gratitudine…
PROGRAMMA SETTIMANALE “Dimentichiamo ASHLEY”Noi-Sappiamo-Chi
“Aspetta… vediamo se ho ben capito: mi stai dicendo che nel programma di oggi è
previsto un happy hour con dei bambini dell’asilo?” esclamo,
boccheggiando.
“Non è
un asilo come tutti gli altri!” ribatte Nikki, con il suo solito gesto stizzoso
della mano, tipico di quando non capisco (come ogni persona normale) una delle
sue assurdità.
“Ah, e
cos’è… un asilo per acolisti?”
Nikki mi offre un’occhiata torva e un bicchiere di Martini Rosato dal frigo bar.
“Non
essere sciocco, Fatina. E’ un happy hour analcolico, ovviamente”
“Andiamo a prendere del latte e dei biscotti con dei bambini dell’asilo?”
Nikki
alza il sopracciglio, mentre un cubetto di ghiaccio crepa in modo sinistro nel
suo Martini.
“Fatina, la Weffy Infant School non è semplicemente un asilo! E’ un terreno
fertile per futuri membri del Mocassini Club…”
Dovevo
immaginarmelo. Devo aver letto qualcosa sul Regolamento del Club.
“Mi
stai dicendo che sarò complice di un piano malvagio per reclutare nel Club
bambini innocenti?!”
“Non diciamo assurdità, Fatina: è solo un’anteprima, un modo per garantire la
continuità del Club!” spiega Nikki, con non-chalance.
“Non
credo di avver afferrato ancora bene lo scopo della visita”
“Ogni
anno la Reginetta del Club fa visita alla Weffy Infant School…”
“Ha
qualche cosa a che fare con la Wefanie?”
“Ma
certo, sono gemellate! E naturalmente rientrano nello stesso giro di denaro.
D’altronde la fondatrice della Weffy è Wanessa Wefanie. Lo ha creato per
soddisfare il suo desiderio mai realizzato di avere dei figli. Ma non avevi
letto il suo Diario? Cielo… persino io l’ho letto! E sai bene che le uniche cose
che amo leggere sono le firme sulle etichette dei miei vestiti. Ma dove ero
rimasta? Ah, sì, dicevo…ogni anno la Reginetta del Club fa visita alla Weffy per
il Giorno delle Promesse. Attraverso un esame attento delle… attitudini dei
bambini, si valuta quali di loro potrebbero essere promettenti membri del Club,
una volta messo piede nell’ingresso della Wefanie”
“Ah,
sarebbe un po’ come attirarli in una casetta di marzapane, chiuderli in gabbia,
rimpinzarli fino a quando sono abbastanza grassocci e poi…”
“Ecco,
bravo, ripassa un po’ di fiabe… sicuramente quei piccoli angioletti ne vorranno
ascoltare qualcuna” mi esorta lei, ripassandosi il trucco.
“E’
bello che voi del Club vi interessiate all’educazione dei bambini” commento,
sardonico “A quale metodo educativo vi ispirate? Fascismo?”
Nikki arriccia le labbra: “Non dovresti parlar male del Club solo perché ce
l’hai col mondo…”
Aspetta.
Stop.
Pausa.
Time out.
COSA?!
“Io ce
l’avrei col mondo?”
Non
riesco a crederci che Nikki abbia potuto dire qualcosa del genere.
“Non
era questo che intendevo dire” cerca di rimediare lei, torcendosi le mani “E’… è
solo… che fai sempre parte del Club, anche se il suo leader…”
“Non voglio parlare di lui”
Nikki
sussulta e zittisce all’istante.
Il mio
tono dev’essere stato troppo duro.
“Scusami, Fatina… io non so quel che dico…”
“Lascia stare…”
Dopo
qualche secondo di silenzio imbarazzante, Nikki cerca di riprendere il suo tono
spensierato.
“Allora… vedrai, ci sono molti bambini davvero promettenti. Ne ho conosciuti
alcuni l’anno scorso, che sembrano avere proprio la stoffa adatta per il Club!
Come le piccole gemelle Chanda e Calypso Cole… non ho mai visto delle bambine
così talentuose in fatto di scarpe!”
“Chanda e Calypso?” boccheggio, alzando gli occhi al cielo “Esistono veramente
degli esseri umani che si chiamano così?”
“Ehm… sì, perché? Che c’è di strano?” risponde Nikki, sfarfallando lentamente
con le palpebre.
“Oh,
nulla, ma mi sembra assurdo che qualcuno decida di chiamare le sue figlie con un
nome di origine sanscrita quando non è chiaramente indiano o quanto meno
asiatico, oppure scelga di chiamare l’altra figlia come una ninfa psicopatica
specializzata in sequestro di persona... I genitori sembrano fare a gara a chi
trova nomi più assurdi e impronunciabili per i loro figli”
“Disse
l’uomo chiamato Topher”
“E questo cosa centra?! Topher è un diminutivo… Christopher è un nome più che
dignitoso… è quello del navigatore che ha scoperto l’America… in greco
significa…”
“Ma perché ce l’hai tanto con i bambini?”
“Chi ha mai detto che ce l’ho con i bambini?”
“Oggi sei più cinico e polemico del solito. Noto che l’idea di incontrare dei
bambini non ti mette a tuo agio…” indaga lei, con l’aria di chi la sa lunga.
“Non è
vero”
“Accidenti! Io pensavo che li adorassi, come tutti i gay!”
“Non
credo che proprio a tutti…”
Riuscirò mai a far crollare tutti i clichè a cui Nikki crede ciecamente?
“Pensavo di aiutarti! Ho preparato tutto nei minimi dettagli! Ogni appuntamento,
ogni attività da fare insieme… in modo da distrarti dal pensiero di…”
Nikki si portò le mani alla bocca.
“Scusa”
“Tranquilla. Puoi anche nominarlo. Tanto non faccio che pensarci lo stesso”
Nikki appoggia la mano sulla mia, con un gesto apparentemente casuale.
Mi
lancia un’occhiata veloce e sembra intuire che non muoia dalla voglia di parlare
di Ashley.
“Be’,
è arrivato il momento di superare le tue riserve nei confronti dei bambini”
riprende, il più in fretta possibile.
“Non
ho riserve nei confronti dei bambini! E’ solo che… il più delle volte sono…ecco…
egoisti, chiassosi e… crudeli”
“Topher Dukes: l’uomo che non è mai stato bambino”
“Strano, lo dice anche mia madre”
“E infatti me l’ha detto lei”
“Quando?!”
“Ieri, alla Spa. Durante il nostro stone message… Tu eri impegnato con il
tuo bagno rilassante al cioccolato fondente.”
“Non avete di meglio da fare, voi due, che parlare di me?”
“Certo che no. Di cosa potremmo mai parlare?”
Incrocio le braccia, crucciato.
“Lasciami indovinare… all’asilo ti sei fatto la pipì addosso e ti hanno preso in
giro fino in quinta elementare: è questo che ti ha trasformato nel Grinch?”
“Era la quarta elementare! Hanno smesso di prendermi in giro in quarta
elementare! Mia madre dovrebbe piantarla di raccontarti dei miei traumi
infantili… o quanto meno cercare di essere più precisa”
“Pensi che tua madre abbia apprezzato il trattamento di bellezza che le ho
regalato?”
“Non cambiare argomento! Dovete smetterla di spettegolare alle mie spalle…”
“Le è
piaciuto si o no?”
“Tu che ne dici? La sua pelle brillava come un vampiro di Twilight al
sole!”
“All’inizio non sembravi molto convinto del Massaggio Podale delle Paludi delle
Pampas suggerito da Esperanza…”
“Be’…
lo credo bene” obbietto “visto che ci si aspettava che mettessi i miei piedi in
una bacinella brulicante di piraňa”
“Non
sono piraňa, ma Garrarufa…” puntualizza lei.
“Siamo
arrivati?” borbotto, annoiato, dopo mezz’ora di viaggio.
“Vedi
quell’edificio laggiù?”
Seguo
l’indice di Nikki, culminante con la sua unghia perfettamente istoriata, e
distinguo un edificio alquanto familiare…
“E’ la
Wefanie… in versione Lego”
“Infatti hai davanti la Weffy Infant School, in tutto e per tutto identica al
nostro liceo… ma, in scala ridotta, naturalmente”
La
limousine si ferma lentamente, per lasciarci davanti all’ingresso, dove
delle grandi lettere cubitali annunciano “Weffy Infant School”, sovrastate da un
enorme stemma raffigurante un bruco con due leziosi occhietti da cartone
animato.
Dovevo
immaginarmelo: dopotutto il simbolo della Wefanie è la farfalla.
Nikki
tacchetta per l’atrio a bordo delle sue vertiginose“Mary Jane
con plateaux a stampa floreale ed effetto arazzo con fiocchetto di
velluto nero di Dolce & Gabbana”, alte almeno trenta centimetri.
“Ti ho
visto… muori dalla voglia di farmi i complimenti per le mie nuove scarpe”
arguisce Nikki, con un sorriso sornione.
“Ah,
sì, davvero dei sistemi di tortura graziosi”
“Tortura! Non essere eccessivo… prima o poi l’emorragia cesserà. E poi anche la
Sirenetta, una volta diventata umana, provava dolore ogni volta che posava un
piede a terra”
“Ti
sei proprio messa d’impegno con questa storia dei bambini…”
Nikki
rivolge alla piccola folla festante un sorriso zuccheroso da Fata Turchina.
Contro
ogni mia volontà, eccomi qui, accanto a lei, in un asilo nido per rampolli e con
in mano una lunga lista di nomi da evidenziare e predestinare alla salvezza
eterna del Mocassini Club o depennare e condannare all’eterno oblio nel girone
degli “sfigati”.
E’
davvero un compito ingrato. Mi sento la versione amorale e classista di Babbo
Natale.
“Saaaalve, bambini!” esordisce Nikki, scandendo bene le parole, come se stesse
cercando di interagire con una piccola comunità di pigmei “Io mi chiamo
N-I-K-K-I H-O-R-T-E-N-S-E!”
Voi piccoli Tarzan, io Nikki.
“Ciaaaooo!” risponde in coro un folto gruppetto di bambini, zampettando intorno
a lei. Un altro sparuto numero, invece, sembra non averci neanche notato e
continua indifferente a mangiucchiare colla o plastilina.
“Sei
una fata?” domanda ingenuamente una bambina, guardandola con occhi spiritati.
“Certo!” ridacchia lei, fancendomi l’occhiolino (al quale rispondo con uno
sguardo cupo) “E vi ho portato tanti bei giochini! Chi vuole mettermi lo
smalto?!”
“IO!”
“io!”
“IO!”
“Visto? Mi amano già!” cinguetta, sorridendomi compiaciuta “Basta essere
gentili con loro e ti adoreranno! Come si può resistere a dei visetti così dolci
e cari… HEY, TU! SPERMATOZOO TROPPO CRESCIUTO!” sbotta poi, afferrando un
bambino minuscolo per il colletto con fare piuttosto violento “Cosa diavolo ti
salta in mente?! Quello smalto blu di prussia non si abbina affatto al vestito
che indosso! Lo vedi?! Lo vedi, piccolo rigurgito uterino?! E’ un Dolce &
Gabbana effetto arazzo con nastro di raso nero alla vita… Dì un po’, quanta
plastilina hai ingoiato per essere così idiota?! Sparisci dalla mia vist…”
Il
povero bambino scoppia in lacrime, mentre tutti gli altri ammutoliscono.
“Ehm… Nikki”
Entrambi ci voltiamo verso la preside Peabody, una donna alta, secca e con la
faccia da coniglio.
“Stavo
solo scherzando, Shirley…” ridacchia nervosamente Nikki, lasciando andare il
bambino che si dilegua urlando “Non volevo certo spaventare il piccolo…”
“Rabbit-Runner Lewis” risponde secca la Preside.
Nikki
annuisce con un sorriso di circostanza, per poi avvicinarsi a me e mormorare a
denti stretti:
“Puoi
cancellare il nome dalla lista”
Con un
sospiro, depenno il povero Rabbit-Runner, che, oltre ad essere deriso a vita per
un nome tanto ridicolo, avrà anche la sfortuna di non poter mai entrare a far
parte del Mocassini Club.
“Sono
davvero tutti degli adorabili angioletti” cerca di rimediare Nikki, rivolgendosi
alla preside Peabody, che annuisce, severa.
“Sì, e
qui alla Weffy vengono trattati con il massimo rispetto della dignità umana”
ricorda minacciosa la Peabody “Ora, se non le dispiace, signorina Hortense, vado
a controllare come sta il povero Rabbit-Runner Lewis. Spero non vorrà
traumatizzare gli altri bambini in mia assenza”
Nikki
ridacchia nervosamente: “Oh, no, non si preoccupi, Shirley… con me sono in
ottime mani!”
Due
gemelline paffute e griffate dal bavaglino al biberon le tirano il vestito.
“Chanda! Calypso! Non vi avevo viste, tesorini miei! Come siete à la page!”
le saluta Nikki, dando ad entrambe un buffetto sulla guancia.
“Anche
tu sei splendida, gioia” risponde Chanda, con aria saputa “E il tuo vestito è
bellissimo…”
“Per non parlare delle tue scarpe!” aggiunge poi Calypso, comparendo dietro la
spalla della sorella, con gli occhi luccicanti di desiderio “Sono delle Mary
Jane con plateaux a stampa floreale ed effetto arazzo con fiocchetto di
velluto nero Dolce & Gabbana, vero?”
“Non
avresti potuto descriverle meglio, Calypso…” si congratula Nikki, per poi
lanciarmi uno sguardo compiaciuto e sussurrarmi: “Visto? Mi fanno quasi paura…
che talento!”
“FIABE! FIABE! RACCONTATECI DELLE FIABE!”
“Oh, sì, certamente! Delle fiabe! Quale preferireste?”
“Cenerentola!” propone una bambina tutta riccioli.
“Tesoro, tu sei…?”
“Honey Harper”
“Honey, non vorrai davvero ascoltare una storia in cui una principessa si
abbassa a fare i lavori di casa?!” ribatte dolcemente Nikki “Qualche altra
proposta?”
Mi lancia un’occhiata rapida e so cosa devo fare: una bella sbarra sul nome
“Honey Harper”.
“Raccontateci La Bella e la Bestia! O Il Principe Ranocchio!”
suggerisce un bambino con l’apparecchio ai denti.
Il sorriso di Nikki si incrina in modo inquietante.
“Le
principesse dovrebbero innamorarsi di un principe bello e ricco, non di bestie
zannute. E non è conveniente baciare rospi! Ricordate, miei cari, la vera
bellezza è quella che potete vedere con gli occhi”
Ehm…
Peccato, la Bella e la Bestia è la mia fiaba preferita, ma temo che se
contraddissi Nikki nel suo ruolo di educatrice di giovani menti, mi ricoprirebbe
di zucchero filato e mi darebbe in pasto ai bambini. Intanto depenno anche il
nome di Serge Van Houten.
“Io
vorrei ascoltare la fiaba di Biancaneve!”
La mela caramellata ancora mezza mangiucchiata mi cade dalle mani e con un
plof rotola
sul pavimento del bersò, per arrestarsi davanti ad Ashley Betterton e Herman
Northangle, abbracciati, in piedi. Nudi e immortalati per sempre nella mia mente
in un bacio terribile.
“Fatina, racconta ai bambini la fiaba di Biancaneve”
“Non hai… ancora… rinunciato a resistermi…E non dirmi che pensi a quella pulce…”
“Topher?”
“E’ me che desideri… noi due ci apparteniamo dal momento in cui ci siamo
visti la prima volta…”
Una risata soffocata tradisce la presenza di qualcun altro.
“Te lo ricordi? Era alle selezioni… ti ricordi il mio costume da bagno?”
“… E come dimenticarlo” risponde finalmente la seconda persona, con voce roca.
“Soprattutto quel che c’era dentro…” ridacchia la prima, vanitosa “E’ ora di
risvegliare qualche ricordo dei vecchi tempi…”
Un sospiro profondo, vibrante di piacere.
“Sì, così, rilassati… ora ti riconosco…”
“Topher? Mi stai ascoltando? Ti ho chiesto di raccontare a questi adorabili
folletti la fiaba di Biancaneve”
Io?
“Io? E perché mai?”
“Perché questi deliziosi bimbi vogliono ascoltarla e ti stanno guardando con
un’aria supplichevole da lattonzoli che si avvicinano al macello a cui so che
non potrai resistere”
Mi
volto verso il piccolo capannello di bambini, che mi guardano con un’aria
supplichevole da lattonzoli che si avvicinano al macello e a cui so di non poter
resistere.
“Eh va bene…” (E qui vari
grugniti di giubilo e risolini argentini) “C’era una volta, nel cuor
dell'inverno, mentre i fiocchi di neve cadevano dal cielo come piume, una regina
che cuciva, seduta accanto a una finestra dalla cornice di ebano…”
Non devo pensarci.
Non devo pensarci.
Concentrati sulla fiaba.
Concentrati sulla fiaba.
“…E così, cucendo e alzando
gli occhi per guardar la neve, si punse un dito, e caddero nella neve tre gocce
di sangue. ..”
Solo a ricordare, il sangue mi ribolle nelle vene. Perché proprio Biancaneve?
Non credo che dimenticherò mai quella maledetta mela carammellata… L’ho vista
cadere quasi a rallentatore sull’erba. L’ho fissata a lungo pur di non
costringermi a guardarli…
“Il rosso era così bello su
quel candore, ch'ella pensò: ‘Come mi piacerebbe avere una bambina dai capelli
neri come l'ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come
la neve!’…”
Le mani di Herman che
affondavano tra i suoi capelli biondi, le loro labbra che si toccavano, il loro
corpi nudi, pelle su pelle…
“ Il suo desiderio venne
esaudito, ma poco dopo la nascita della bambina, la bellissima Biancaneve, la
regina si ammalò e…”
“Che
cosa stava tessendo la regina?” domanda un bambino un po’ troppo pomposo per la
sua età.
“Un
vestitino per la sua bambina”
“Non poteva comprarlo?”
“Ehm…”
Nikki mi lancia un’occhiata di sufficienza.
“No,
bambini, Fatina non è molto bravo a raccontare le fiabe… lasciate che continui
io”
Meglio così.
“La
scena è tutta tua, Nonna Papera” commento, ancora stravolto.
“…e
così Biancaneve, visto che si era appena messa lo smalto sulle unghie, chiamò
un’impresa di pulizie per far risplendere il cottage dei Nanetti. Fece
shopping nella boutique del bosco e comperò sette bei vestitini per i
sette Nanetti, dopo averli sottoposti ad un lungo trattamento di bellezza nella
sua Beauty Farm di fiducia…”
“I
vestitini erano firmati?” chiese una bambina, alzando la manina grassoccia.
“Oh,
ma certo, Augusta! Biancaneve scelse uno stilista diverso per ogni Nanetto:
Valentino per Lingotto, Dolce & Gabbana per Gayolo, Giorgio Armani per Modàiolo,
Gucci per Festàiolo, Prada per Gruzzolo, Louis Vuitton per Giocattolo e Versace
per Gigolo… ma dov’ero arrivata? Ah, sì… Un giorno, però, la perfida strega
venne a bussare alla porta del cottage (a cui Biancaneve aveva fatto
aggiungere un secondo piano e una piscina con depandance). La fanciulla,
non riconoscendola (la strega aveva subito un intervento di chirurgia plastica
alquanto mal riuscito), la fece entrare e la vecchina le porse una bella mela
rossa. ‘Oh, no, non potrei mai mangiarla! Contiene troppi zuccheri!’ cinguettò
la principessa e allora la strega le offrì un goccetto di sidro di mele, che
Biancaneve bevve volentieri tutto d’un sorso. Non appena scoprì, però, che anche
gli alcolici hanno calorie e zuccheri in gran quantità, stramazzò al suolo. I
Nanetti, di ritorno dal loro convegno a Miami, credettero subito che Biancaneve
fosse morta e, piangendo disperatamente, fecero costruire per lei un enorme
mausoleo in cristallo Swarowskij.
Un
giorno, però, passò da quelle parti un principe, che, stanco dei soliti flirt
estivi e delle sveltine in discoteca, si era deciso ad accasarsi. Una volta
vista Biancaneve adagiata nella sua tomba luccicante, il principe non potè fare
a meno di ammirare la sua bellezza e pensò che la necrofilia era una delle poche
perversioni sessuali che non aveva ancora sperimentato. Dopo averla baciata,
Biancaneve si ridestò dal suo sonno e dopo cinque minuti di conversazione
spicciola sul tempo, i due si innamorarono perdutamente l’uno dell’altra.
Firmato un contratto prematrimoniale, Biancaneve e il bel principe si sposarono,
si trasferirono nel loro castello a Beverly Hills, e vissero per un po’ felici e
contenti finchè non cominciarono a litigare e a bere prima di mezzogiorno. Agli
occhi della gente, però, furono sempre felici e contenti! Fine.”
Nikki
tira fuori il suo specchietto per sistemare il trucco sbavato “Questa storia mi
commuove sempre!”
Sì, anche i fratelli Grimm saranno sicuramente colpiti da questa versione
innovativa della storia.
Dopo
una prima visione generale, Nikki ha pensato di sottoporre i bambini della Weffy
Infant School ad un’esame più attento delle loro attitudini: ha distrubuito
vestini à la page, orsacchiotti a fantasia Burberry e trucchi e ha
pensato di ritirarsi in disparte per osservare le reazioni dei pargoli. Eccoci
qui a sorseggiare del pessimo tè alla rosa cona la preside Peabody e due
insegnanti, dei tizi di nome Anthony e Martin (anche se non ricordo più chi dei
due è Anthony e chi Martin) i quali non hanno smesso un attimo di farsi il
piedino sotto il tavolo convinti che nessuno se ne sia accorto. La Peabody ha
assunto la sua espressione più accigliata e continua a bere a sorsi minuscoli il
suo tè, mentre io e Nikki confabuliamo e teniamo sotto costante sorveglianza gli
ignari bambini, come sadici memebri della giuria di un inconsapevole concorso di
bellezza. O meglio, Nikki confabula e tiene sotto costante sorveglianza gli
ignari bambini, come un sadico membro di giuria in un inconsapevole concorso di
bellezza, prendendo appunti irrilevanti sul giro vita delle bambine, sui gusti
culinari dei bambini e sulla circonferenza dei loro crani.
“…
Quello?” domandò incerto il tizio con la faccia da topo e poco più che trentenne
chiamato Anthony (o Martin?), cercando di rimanere serio difronte allo sguardo
malizioso del compagno “E’ Fitzwilliam Walpole, il figlio del governatore
Walpole…”
“Ah,
sì, i piccoli Fitzwilliam e Honoria… prendine nota” mi sussurra, fingendo di
bere un lungo sorso di tè “Sono i fratellini di Irvin Walpole, della squadra di
pallanuoto. Certe doti sono ereditarie…”
Disegno un cuoricino accanto al nome maschietto e un fiorellino accanto al nome
della femminuccia.
Cambio
disegnino ogni volta. Per Fitzwilliam non potevo che optare per il cuore, visto
che è il nome di battesimo del signor Darcy di Orgoglio e Pregiudizio,
mentre ho utilizzato una faccina sorridente per Eugenia Shaw.
La
piccola Eugenia è entrata nelle grazie di Nikki perché, a soli tre anni, si è
rivelata capace di comporre con i dadi di legno l’espressione ‘à la page’.
Nikki è riuscita a stento a trattenere le lacrime. E’ rimasta del tutto
estasiata, non faceva che guardarsi intorno, come se sperasse di vedersi
comparire davanti dei documenti d’adozione da firmare all’istante.
“E’
una delle nostre bambine più precoci” si è vantata tronfia la Peabody, esibendo
il suo sorrisetto da roditore.
Io
continuo a rigirare stancamente il cucchiaino nella mia tazza di porcellana
decorata con una stucchevole fantasia di foglioline verdi e rose in boccio,
mentre Nikki non fa altro che dettarmi appunti e annotazioni varie.
“Ho
appena visto i piccoli Adelmar Lemhan e Troilus Ridge litigare per una
gonnellina rosa: gay e prepotenti. Caratteristiche oltremodo promettenti. Prendi
nota”
Scribacchio pigramente qualche appunto accanto ai nomi citati, per poi
depennare, su ordine di Nikki, quello di Hypatia Nash, che ha la testa troppo
grossa e sembra troppo interessata alle palline colorate di un abaco.
“Quest’anno devono essere arrivate anche Domitia Fulton e Cara Mahoney, non è
vero?” domanda poi ad alta voce Nikki, con finta non-chalance. Il tizio
chiamato Martin (o Anthony) - insomma, quello con la faccia (e la voce) da
papera, che non deve avere più di vent’anni – indica un gruppetto di marmocchie
intente in una leziosa danza in cerchio.
“Future Cheer-leader come le loro sorelle” commenta soddisfatta Nikki,
cerchiando lei stessa i loro nomi.
“Permetti una domanda, Nikki…” attacco io, approfittando di una disquisizione
molto interessante sui pannolini con estratti di aloe vera intavolata dalla
Peabody e dai suoi due tirapiedi concupiscenti “ma il coniglio impagliato,
Topolino e Paperino… sanno il motivo per cui ci troviamo qui?”
“I due
maestri d’asilo frocetti probabilmente sì, quanto a Shirley… avrà solo dei
sospetti. E’ diventata preside solo l’anno scorso e dubito sarebbe comprensiva
come la vecchia Ezra se sapesse il vero scopo della nostra visita… è una di
quelle insegnanti vecchio stampo: le ho detto che siamo interessati ad
intraprendere degli studi di pedagogia, per tenercela buona.”
Guardo
in tralice i due maestri d’asilo che tubano sotto lo sguardo
apparentemente indifferente di Shirley Peabody e non so se sono più disgustato
dal triplo mento e dagli occhi iniettati di sangue di Shirley o dai sorrisini
ebeti e dagli ammiccamenti lussuriosi di Cip e Ciop in calore.
Sicuramente la seconda. Non so perchè mi dia così fastidio assistere ai rituali
di accoppiamenti di quei due. Devo indagare sull'origine di un così veemente
disappunto. Ah, dimenticavo... sarà perchè ho sorpreso Ashley mentre giocava al
dottore col suo ex, il capitano della squadra di pallanuoto, Herman
Ho-Le-Mutande-Che-Mi-Scoppiano Northangle.
“Ricordati di cancellare Potitus Poindexer” sibila Nikki al mio orecchio “L’ho
appena sorpreso a mangiucchiarsi le caccole del naso… depennalo come tutti quei
mostriciattoli bavosi che al nostro arrivo hanno continuato a colorare a cera i
loro stupidi disegni senza neppure degnarci di uno sguardo, malgrado la nostra
celestiale bellezza. Chi rimanga indifferente a tanto splendore non può che
essere del tutto privo di gusto estetico e di conseguenza meritevole di entrare
nel Club quasi quanto un clochard” inveisce, con aria di disgusto. Se non
fosse una signora, non mi sorprenderebbe di vederla sputare per terra.
“Ecco,
fatto! Depennàti. Abbiamo finito, direi… abbiamo ben nove nuovi membri del Club
in arrivo fra… tredici anni e dodici bambini che invece andranno ad addensare il
resto della informe massa studentesca della Wefanie”
“Saranno la cellulite del corpo studentesco” commenta granitica Nikki.
“Possiamo lasciarli vivere o vuole che faccia tagliare lor la testa, vostra
Cuorata Maestà?”
“Non è necessario. Lascerò che quegli aborti della natura continuino a vivere le
loro miserrime esistenze…”
“Nikki, non credi di essere un po’ troppo dura con quei bamb…”
“Gli spartani buttavano giù da una rupe i bambini deboli e malformati... E’ già
tanto che conceda loro di vivere”
Solo
perché non c’è un monte Taigeto nelle vicinanze.
“…
Dopotutto, se non ci fossero persone non à la page, non si potrebbero
distinguere le persone à la page. To-Poun dice sempre che per ogni tigre
che nasce, nascono anche dieci bufali per sfamarla”
“Mmm…
va bene, pazza maniaca” mi arrendo “L’istinto mi dice che è meglio assecondarti.
Possiamo tornare a casa ora? Francamente ne ho abbastanza di bambini, biberon,
porte enfant e pannolini… voglio tornarmene nella completa oscurità della
mia stanza dove mi dedicherò ad un’attività a caso, a scelta tra il deprimermi,
il tentato suicidio o piangere e frignare impedendo a mia madre e a tutto il
vicinato di chiudere occhio per due settimane di modo che mi ritrovi ben presto
un’intera folla armata di fiaccole e aizzate da Monica, decisa a infilzarmi con
uno spiedo, ficcarmi una mela in bocc…”
“Ho ascoltato a malapena un terzo della tua logorrea, Fatina” ammette Nikki,
secca “Non farai nulla di tutto ciò. Adesso noi andiamo a farci belli… per
quanto sia possibile farci più belli” e qui Nikki sghignazza di gusto facendo
piangere almeno una decina di bambini “e ti porto in un posticino molto
speciale…”
“Nikki… prima hai fatto riferimento agli spartani, poi hai detto le parole
‘miserrime’ e ‘logorrea’. Sto avendo una brutta influenza su di te... da quando
parli così forbito?”
“Non cercare di cambiare argomento, carino…” ridacchia minacciosa Nikki “tu
stasera mi farai da cavaliere all’Ivory Tower…”
“La
Torre d’Avorio?”
“Sì, il nome fa tanto sfigato appassionato di romanzi fantasy che immagina di
finirci dentro e chiacchierare con i suoi personaggi preferiti, ma ti assicuro
che ci divertiremo…”
“E se dovessimo incontrare… insomma…”
“Tranquillo, Fatina, è il mio rifugio segreto… in pochi lo conoscono: è
frequentato per lo più da drag queen.
E’ il
posto perfetto per divertirsi mantenendo l’anonimato! Che ne dici?”
“Be’…”
“Allora, mi dici subito di sì (scelta consigliata) o prefrisci che ti ci
trascini come rimorchio della limousine?”
Sospiro, rassegnato: “Può un umile abitante di Fantàsia opporsi al volere
dell’Infanta Imperatrice?”
“Ehm… è un sì?” domanda Nikki, incerta.
“Sì”
“Bene,
lo sarebbe stato comunque”
La verità è che ho una paura pazzesca di rimanere ancora solo. Il pensiero di
rintanarmi in quella stanza al buio in compagnia della mia solitudine mi
terrorizza. E poi Nikki non me lo permetterebbe.
Una
volta dato l’ultimo saluto ai bambini (solo quelli à la page) e placato
il pianto a dirotto delle gemelle Cole che speravano in una visita più lunga (ci
siamo trattenuti solo cinque ore), sprofondiamo esausti sulla pelle bianca della
limousine.
Mi
accorgo che Nikki mi sta lanciando una lunga occhiata penetrante effetto
scanner, ma preferisco far finta di nulla e non voltarmi.
"Toffee
Doux? Toffee Doux?!"
"Fatina, c'è eco qui o sei tu che continui a ripeterlo?"
"TOFFE DOUX! Perché dovrei avere uno pseudonimo? E soprattutto perché proprio
Toffee Doux?"
"Andiamo, Fatina!" sbuffa Nikki, tirando fuori un paio di mascherine dalla
borsetta "Ti ho ripetuto mille volte che l'Ivory Tower è il massimo della
segretezza: tutti quelli che ci vanno lo fanno per il piacere di trovarsi in un
luogo malfamato, ballare, bere e fare del sesso occasionale con un perfetto
estraneo da cui contrarre una malattia venerea. Perciò metti quella
maledettissima maschera e fatti piacere il tuo pseudonimo: ne ho pensati almeno
una decina e 'Toffee Doux' mi è sembrato il migliore"
"Non oso immaginare gli altri..."
"Toffee Duck, Toffee Duffy..."
"Ok, basta così, grazie. Mi va bene Toffee Doux" borbotto, mentre nascondo il
mio viso immusonito con una mascherina blu elettrico "E il tuo pseudonimo quale
sarebbe?"
Nikki mi lancia un'occhiata penetrante e misteriosa, indossa la sua maschera
color glicine e guardando dritto davanti a sè, proclama, in tono solenne: "Nichocolat"
Che sta succedendo?
All'improvviso provo una strana sensazione.
Avverto una repentina modificazione del mio ritmo respiratorio, un'inspiegabile
sospensione dell'aspirazione, delle immotivate scosse che si ripercuotono nella
gola, una contrazione mai provata di muscoli facciali e addominali, senza
contare che ho anche scoperto i denti e sto emettendo bizzarri suoni dal
significato oscuro.
"Stai ridendo, Fatina, o sei in preda alle convulsioni?" si preoccupa Nikki.
Ecco il termine che mi sfuggiva, "ridere".
Mi ero dimenticato di saper fare qualcosa del genere.
Nikki mi sorride sorniona e mi fa cenno di seguirla.
“Questi due cosi non sono molto accoglienti. Non gli sceglierei per
l’uscio di casa” commento, perplesso, difronte a due giganteschi rinoceronti in
finto avorio, posti ai lati dell’ingresso. Dal nome altisonante del locale, mi
aspettavo qualcosa di più à la page. Qualcosa di più da Nikki. E
invece stiamo per entrare in un posto che sembra un misto tra un garage e
un magazzino di pessimo antiquariato.
“Sicura sia veramente questo il posto?”
“Sì, Fatina, non arricciare così quel bel nasino alla francese che ti ritrovi…
qui è tutto decisamente kitsch, ma anonimo, sicuro e soprattutto
divertente”
“Se lo dici tu… quasi quasi rimpiango l’aperitivo alla Weffy Infant School”
“Ma se mi hai dato della sadica maniaca tutto il pomeriggio?!”
“Be’, Nikki, hai chiesto a uno di quei bambini di mostrarti i denti…”
“Sciocchezze. Diamoci una mossa e divertiamoci!”
Attraverso con una certa apprensione l’ingresso, superando lo sguardo minaccioso
dei due pachidermi, per imbatterci in un terzo rinoceronte: un uomo gigantesco
vestito di nero, anche più gigantesco di Baptiste, il maggiordomo body-guard
di Ash…Sistema di auto-censura attivato.
Smettere di pensare ad Ashley tra cinque... quattro... tre... due... uno
secondi.
Ok, dicevo?
Ah, sì, il rinoceronte buttafuori.
Nikki sembra conoscerlo, perché lo ha appena apostrofato come “puttana
gonorroica!”, raggiungendo picchi elevatissimi di lirismo.
"Guarda chi si vede! Nichocolat! Come stai, meretrice d’alto bordo?"
risponde l’omaccione, rivolgendole un sorriso mite, con tanto di fossette.
“Come te la passi, signora Dumbo? Sei riuscita ad otturarti l’imbuto e a farti
attaccare la proboscide?” continua Nikki, che evidentemente ambisce ad una
corona d’alloro per la poesia. Bellissima metafora, quella della proboscide. E
anche quella dell’imbuto non è male. Chissà a cosa alludono…
Ah be', credo di aver capito: guardando bene l’omone, non sono più tanto sicuro
sia veramente un uomo.
“No, degna erede di Valeria Messalina” risponde lui (lei?) “Ma ci sono vicino…
qualche altra mancia e potrò pagarmi l’operazione. Non vedo l’ora di fare un
salto al tuo poligono da tiro” aggiunge, facendole l’occhiolino.
Nikki ricambia l’occhiolino con aria maliziosa, infilandogli/le un assegno in
tasca e allontanandosi con un cenno di saluto.
“E’ per l’operazione…”
“Grazie, dolcezza… carino il giocattolino!” le urla dietro il pachidermico
buttafuori, e temo voglia riferirsi a me.
Intanto ci facciamo strada in un corridoio stretto e pieno zeppo di personaggi
variopinti e difficilmente identificabili. Aprendoci un varco in un mare di
piume colorate, accediamo ad una ambiente fumoso, illuminato solo da sfavillanti
palle specchiate, luci iridescenti e dagli scintillanti vestitini charleston
attillati ai corpi nerboruti di qualche drag-queen. Qua e là qualche
trentenne in giacca e cravatta si muove furtivo nella folla, celando il volto
con mascherine nere.
“Benvenuto nel mio reame segreto, Fatina” annuncia Nikki, costretta ad urlare
per sovrastare la musica anni ’80 che si propaga per il luogo angusto.
“Carino” tento di dire, non riuscendo neanche a sentire la mia voce “Ci vieni
così spesso?”
“Solo quando sono giù di corda… cioè, spesso”
“Uh-lala! Guardate chi c’è, gente! La nostra Regina della Disco!” annuncia la
voce sguaiata del dj, amplificata dal microfono.
La folla scoppia in applausi, urla e acclamazioni, a cui Nikki risponde,
affabile, con il suo saluto monarchico.
“Su, fatti avanti, Nichocolat, i sudditi vogliono ascoltare la voce della loro
Regina!”
“ALLA CONSOLE! ALLA CONSOLE! ALLA CONSOLE!”
Nikki sguscia a fatica tra la folla festante, mentre mi lascio trascinare per
mano da lei. Credo che il mio sedere sia stato palpato almeno undici volte
durante il tragitto dall’ingresso alla console.
Una volta giunti con fatica alla meta, Nikki scocca un bacio sulla guancia della
dj drag-queen, che ostenta una maestosa ruota di pavone, e afferra sicura
il microfono:
“Grazie, Dj Echo! La vostra Regina è arrivata ad animare la festa!!”
“LUNGA VITA ALLA REGINA NICHOCOLAT! DIO SALVI LA REGINA NICHOCOLAT!” inneggia in
coro il popolo notturno.
“Salute a voi, miei equivoci e mitologici sudditi!” ringrazia, distribuendo baci
volanti “Siete caldi?! Vedo una bella folla eterogenea qui! Non necessariamente
etero, ma eterogenea di sicuro… Grazie, miei cari! Siete favolosi!”
“Tesoro, tu sei favolosa! Adoro il tuo mini-mini-vestitino glicine con quella
specie di meringa di rouches in tulle color uovo di pettirosso!” si
complimenta Dj Echo “Te lo strapperei di dosso”
“Te lo presto quando vuoi, bambola, ma devo avere quelle piume di pavone!”
“Contaci, zucchero… FORZA GENTE! Facciamo crollare questa baracca fatiscente!”
Mentre la regina Nichocolat salutava i suoi sudditi, io sono rimasto
intrappolato in mezzo a due orsi ricoperti di pelle nera e borchie appuntite. E
per due orsi intendo due giganteschi, villosi energumeni che sembrano avermi
scambiato per un barattolo di miele incustodito.
Cerco di attirare l’attenzione di Nikki, usando l’Alfabeto Salvagente: unisco i
palmi delle mani (sarebbe un “ti prego”), per poi aprirle e chiuderle ad
intermittenza (che corrisponderebbe ad “aiutami!”).
“Mi piace il tuo modo di ballare, micetto” esordisce uno dei miei due “amici”
orsini.
“Ehm… grazie” balbetto, sentendomi più minuscolo del solito.
“Ti vanno un po’ di coccole? Sono un orsetto tutto da spupazzare…”
Il secondo orso ruggisce qualcosa di poco comprensibile, accarezzandomi la
schiena.
“Credo che… ci penserò un po’ su”
D’ora in poi credo che guarderò con occhi diversi il mio orsetto di peluche,
Popo.
“Dimenticavo, miei sudditi! Oggi volevo presentarvi un amico!” annuncia Nikki,
ancora armata di microfono “Eccolo lì! Tra quei due Winnie the Pooh in versione
sado-maso… sciò, voi due! Tornate nella Foresta dei Cento Acri… non mi
sgualcite il mio adorato Toffee Doux!”
“TOFFEE DOUX! TOFFEE DOUX!” acclama la folla inebetita.
Sorrido debolmente, sentendomi arrossire. Be’, almeno i due bestioni sono girati
al largo.
“Non è un amore?” continua Nikki, mielosa.
Ringrazio il cielo di indossare questa mascherina. Non credo avrei sopportato
l’imbarazzo senza.
Finalmente Nikki, dopo un ultimo incitamento parenetico alla folla, si è decisa
a lasciare la console per darsi alle danze più sfrenate.
“Nikki… sei davvero sicura al cento percento che qui non potremmo mai incontrare
qualcuno che conosciamo?”
“Fatina! Vuoi smetterla di preoccuparti e cominciare a ballare? Bevi un altro
po’ di vodka alla pesca… Ti ho detto mille volte che qui ci sono solo yuppie
in cerca di sesso anale con un transessuale”
“E’ proprio il genere di posto in cui mi aspetterei di trovare Ashley”
“Ah ah, ora sì che sei tiri fuori un po’ di sana acidità gay… sta’ tranquillo.
Solo io conosco questo posto! Nessun’altro… né Ashley, né Herman, né tanto meno
quella portaerei di Angelica Vaughan!”
“Ne sei proprio sicura?”
“Sì, qui sono tutti sconosciuti…” mi rassicura lei “Anche se… ho sempre pensato
che quel El Man avesse un’aria familiare. Come pure quella sua amica… come si
chiamava? Ah, sì, Diabolica! Ma forse mi sbaglio… d’altronde scambio sempre uno
di quei travestiti per mia zia Mona… Fatina, questo ascot blu elettrico
con teschi bianchi Alexander McQueen ti sta proprio a meraviglia”
“Fatina, ti stai divertendo?”
“Mi sto divertendo esattamente come quindici secondi fa, quando me lo hai
chiesto per la ventottesima volta”
“Sbaglio o non ti stai divertendo?”
“Non molto”
“Be, allora dobbiamo impegnarci di più” esclama Nikki, sovrastando a stento la
musica assordante.
“Innanzitutto prendi quest’altro drink , ti aiuterà. Poi… potremmo
rompere il ghiaccio ridendo e sparlando sui presenti, che ne pensi?”
“Wow” esulto, fingendo di bere il mio Long Island (se lo mandassi giù veramente
credo che dimenticherei il mio nome)
“Guarda quella ragazza, per esempio...”
“Quella con il vestito cortissimo?”
“Sì, proprio lei, con quel vestito giro collo… dell’utero” specifica lei “non
credi che balli in modo assurdo? Non fa altro che oscillare piegando le
ginocchia. Sembra Lara Croft in pausa”
Ci è mancato poco prima che innaffiassi con il mio drink un gruppetto di
ragazze davvero basse che Nikki ha immediatamente etichettato come lesbiche.
In fondo non è così difficile, ridere un
po’.
Un’oretta dopo ho dovuto impedire a Nikki – completamente ubriaca - di
spogliarsi pubblicamente al centro della pista. Dopo che la mia migliore amica
ha minacciato di infliggermi un Colpo Contundente del Crotalo Cambogiano, i due
orsi sono intervenuti per salvarmi e hanno trasportato d’urgenza Nikki su un
divanetto, visto che non è in grado di reggersi in piedi.
Alla fine mi sono ritrovato a chiacchierare amabilmente con i due orsetti, che
si sono presentati con gli pseudonimi di Baloo (quello che grugnisce) e Artie, e
che ho scoperto essere un avvocato e un medico, oltre che appassionati, come me,
di Grey’s Anatomy.
Non abbiamo fatto altro che parlarne per tutto il resto della serata, mentre
Nikki, malgrado il parere medico di Artie, ha continuato a barcollare incerta
per la pista urlando di essere la Regina della Disco.
“Addison è la mia preferita in assoluto” concludo a fine serata, uscendo nella
fresca aria notturna del parcheggio “insomma, so che dovrei odiarla, visto che
la storia viene raccontata dal punto di vista di Meredith, però è inutile… come
si fa a non amare una donna così?”
“Sì, lo penso anch’io” conviene Artie, mentre lui e Baloo mi aiutano a
sorreggere Nikki “ha qualcosa di magnetico nello sguardo”
“Sì, infatti!” esclamo, invasato “hai fatto caso alle sue palpebre? Sono
pesanti, coprono sempre metà degli occhi…”
“E’ sexy”
“E’ stato un trauma non vederla più, dopo la terza stagione… a te piace di più
il Dottor Stranamore o il Dottor Bollore?”
“Bollore! Senza dubbio Dottor Bollore!” risponde Artie, sorridendo e mettendo
ben i mostra i canini affilati da orso.
Baloo grugnisce, lanciandogli un’occhiata gelosa, per poi prendere di peso
Nikki, ormai in coma etilico.
“Nichocolat ha un po’ esagerato stasera…” commenta Artie.
Baloo emette un grugnito d’assenso.
“Be’, è fatta così… non conosce mezze misure”
Nikki, oltre il braccio villoso di Baloo, mi lancia uno sguardo intontito, per
poi rivolgermi un sorriso ebete e farfugliare singhiozzando qualcosa che suona
più o meno come:
“I fumogeni sono l'aria che respiro… hick… Le luci psichedeliche il mio
sole e la mia luna… hick… la musica è il cuore che batte nel mio petto,
la pista da ballo è la terra su cui regno… hick… la notte è la mia vita,
il giorno la mia morte: sono Nichocolat, la Regina della Disco! Hick…”
Baloo e Artie bramiscono divertiti.
E farei lo stesso anch’io, se non avessi appena visto Ashley Betterton intento a
fissarmi, in piedi accanto alla sua Bentley color panna.
“Toffee Doux, va tutto bene?” si preoccupa Artie, provando a palparmi il polso
“Il colorito della Yang non ti si addice affatto, visto che non sei coreano”
Persino Nikki, grazie ai suoi superpoteri, sembra essersi accorta che qualcosa
non va, perché si è ribellata alla stretta erculea di Baloo ed è caduta in piedi
sui suoi tacchi alti, in perfetto equilibrio e all’erta.
I suoi occhi felini scrutano le tenebre e immediatamente anche lei ha scoperto
la causa del mio turbamento.
“Artie, Baloo, portate Toffee Doux alla limousine e assicuratevi che ci
rimanga” ordina solenne Nikki, improvvisamente lucida.
“Ma che sta… Nichocolat, quel ragazzo vi dà fastidio?”
“Ho detto: portate Toffee Doux alla limousine, ora”
Artie apre la bocca per protestare, ma poi sembra ripensarci, scoraggiato dal
tono perentrorio della ragazza. Baloo mi si avvicina e mi solleva come se fossi
completamente privo di peso e io glielo lascio fare, inerme.
Non riesco neanche ad opporre resistenza, e anche se ci provassi, grande e
grosso com’è, non potrei fare nulla per impedirgli di portarmi via.
Mi lascio trasporatare di peso verso l’auto, senza riuscire a staccare gli occhi
da lui…
Nikki avanza come terribile come una Valchiria verso Ashley, che le urla
qualcosa nel vano tentativo di calmarla.Fortunatamente riesce ad evitare due
mosse letali di kung-fu e schiva anche la sua borsa, che fende l’aria
proprio dove due secondi prima c’era la sua testa.
“TU! TU!”
Nikki non riesce a dire altro, cercando stremata di colpirlo in tutti modi.
“Nikki, per favore! Volevo…” e qui Ashley sfugge per miracolo alla Mossa
Micidiale della Mangusta Maculata delle Montagne della Manciuria “Volevo solo
parlare con Topher… quello che è successo è stato un terribile errore…”
“TU SEI UN ERRORE! ERRORE!” vaneggia Nikki, ricoprendogli il petto di pugni
“MOSTRO! SERPE…”
Baloo mi scaraventa con malagrazia nella limousine e accorre assieme ad
Artie nel tentativo di fermare la furia assassina di Nikki.
“Yogi, Bubu, state lontani voi due! DEVO FINIRLO DA SOLA!”
“Nikki, devo parlare con Topher! Ora!” s’impone Ashley, alterandosi.
Per tutta risposta Nikki si toglie una scarpa e si avvicina zoppicando alla sua
Bentley. Poi, con la punta metallica del tacco, la graffia lungo tutta la
fiancata.
Ashley fissa incredulo Nikki e poi il solco bianco sulla superficie scura della
sua auto.
“Sei soddisfatta adesso?” riesce poi a mormorare, tremante di rabbia.
“No, non sarò soddisfatta finché non sarai sublimato! SPARISCI!” continua Nikki,
scagliando via lontano la scarpa, oltre la sua testa.
“Quando ti sarai ripresa dalla sbornia, credo ti pentirai di quello che stai
facendo, Nikki. Devo ricordarti quale ruolo ricopro nel Club?”
“IL TUO RUOLO? SEI UN MOSTRO, NIENT’ALTRO CHE UN MOSTRO! LA VERITA'... LA
VERITA' E' CHE HAI UN CUORE DI GHIACCIO! La verità è che usi le persone come
oggetti da collezione! La verità è che… MI FAI SCHIFO!”
“Stiamo ancora parlando di quello che ho fatto a Topher? O c’è dell’altro?”
domanda Ashley, gelido.
Cinque dita lo colpiscono fulminee in piena faccia.
Nikki respira a fatica, con la mano sospesa a mezz’aria e con gli occhi puntati
contro quelli di Ashley.
“Avevi detto che nessuno del Club conosceva quel posto” sussurro appena, nel
buio della limousine.
“Qualcuno lo conosceva, ma non pensavo avesse il coraggio di presentarcisi”
[1]
Moire o Parche: divinità del destino che tessevano il filo della
vita per poi reciderlo al momento della morte. Erano tre: Atropo,
Lachesi e Cloto.
[2]
Prometeo: titano figlio di Giapeto e Climene, colpevole di aver
rubato il fuoco agli dei e averlo donato agli uomini. Fu legato al monte
Caucaso e un’aquila divorava ogni giorno il suo fegato, che ricresceva
durante la notte. Fu liberato da tale supplizio solo molto tempo dopo,
dall’eroe Eracle o Ercole.
[3]
Tantalo: re semidivino della Lidia (o Frigia), figlio di Zeus. Per
verificare l’onniscenza degli dei, offrì loro in banchetto suo figlio
Pelope. Gli dei rifiutarono il pasto sacrilego (eccetto Demetra,
affllitta per la perdita della figlia Persefone, che mangiò una spalla
del giovane). Alla sua morte, Tantalo, nell’Ade, venne immerso in un
lago, legato ad un albero carico di frutti, ma condannato a patire per
sempre la fame e la sete: ogni qual volta provava a bere, l’acqua
spariva, ogni volta che provava a cogliere un frutto, i rami dell’albero
si allontanavano.
[4]
Marsia: è il dio del fiume omonimo che sfidò Apollo in una gara di
musica. Quest’ultimo, ottenuta la vittoria, legò Marsia ad un albero e
lo scorticò vivo, punendo così la sua superbia.
[5]
Artemdie: In passato gli infarti o le morti improvvise erano
attribuite alla freccia di Artemide. “Il pargolo alato” è naturalmente
Eros, il dio dell’amore, che fa innamorare i mortali colpendoli con le
sue frecce.
[6]
Niobe: figlia di Tantalo. Ebbe da Anfione, re di Tebe, sette figli e
sette figlie. Si vantò di essere più fertile della dea Latona, cosichè i
figli della dea, Apollo e Artemide, sterminarono tutti i suoi figli a
colpi di frecce. Niobe, dal dolore, si trasformò in pietra.
[7]
Cronide: patronimico di Zeus, figlio di Crono, da lui evirato e
detronizzato.
[8]
Deianira: sposa di Eracle (o Ercole). Ricevette dal malvagio
centauro Nesso, in punto di morte, un presunto filtro d’amore ottenuto
con il velenosissimo sangue dell’Idra di Lerna (vedi nota 14). Quando
l’eroe s’innamorò della giovane Iole, Deianira, decisa a tenere a sè
Eracle, intinse una veste del filtro, provocando inconsapevolmente la
morte dell’amato. Si avverò così la profezia che aveva predetto la morte
di Eracle “per mano di un morto”.
[9]
Medea: principessa della Colchide, si innamorò di Giasone e lo aiutò
a procurarsi il leggendario Vello d’Oro. Tradendo la sua patria, fuggì
con lui a Corinto. Qui però il re Creonte offrì in sposa a Giasione sua
figlia Glauce. Medea, dopo essere stata ripudiata dal marito, uccise con
una veste intrisa di veleno Glauce e suo padre, e, per vendicarsi del
marito e assicurarsi che non avesse alcuna discendenza, uccise i suoi
stessi figli Mermero e Fero.
[10]
Bellerofonte: eroe corinzio che uccise la terribile Chimera, grazie
all’aiuto del cavallo alato Pegaso, rubato a Zeus. Insuperbito,
Bellerofonte cercò di raggiungere in volo l’Olimpo, ma gli dei lo
punirono inviando un tafano a infastidire il suo destriero: l’eroe,
perciò, disarcionato, precipitò e morì.
[11]
Thanatos: personificazione della morte. E’ rappresentata come un
vecchio barbuto e dotato di ali. E’ insensibile a qualsiasi preghiera,
poiché il suo cuore è di ferro.
[12]
Autolico: figlio di Ermes (dio dei ladri), dal quale ottenne una
straordinaria abilità nel furto, e nonno materno di Odisseo (o Ulisse),
figlio di Laerte e perciò detto Laerziade. Nell’Odissea, si
racconta che l’eroe, in gioventù, durante una battuta di caccia, venne
ferito da un cinghiale e curato con un canto magico da Autolico e i suoi
figli. La ferita gli procurò una cicatrice per cui verrà riconosciuto,
dopo la Guerra di Troia, dalla nutrice Euriclea. Uno degli epiteti di
Odisseo è “uomo dai mille espedienti”, per via delle sue numerose
peripezie, o, secondo altri, per la sua proverbiale astuzia.
[13]
Atena: dea delle arti tecniche e della saggezza. L’animale a lei
associato è la civetta, considerata simbolo di sagacia per la sua vista
notturna.
[14]
Idra di Lerna: gigantesco drago dotato di sette, nove o cinquanta
teste. Fu ucciso da Eracle (o Ercole) durante la seconda delle sue
dodici fatiche (imposte ad Eracle per espiare la colpa di aver ucciso la
sua famiglia, in preda alla follia provocatagli dalla dea Era). Ogni
volta che l’eroe recideva le teste del mostro, ne nascevano altre due
per ognuna, finchè Iolao, nipote e amante di Eracle, bruciò le ferite in
modo da impedire la crescita delle teste. La testa centrale del mostro
era immortale: per ucciderla Eracle dovette seppellirla sotto un masso.
Eracle verrà ucciso per errore da Deianira con un falso filtro d’amore,
ottenuto dal veleno di questo mostro.
[15]
Igea, Panacea, Asclepio e Macaone: Asclepio (per i romani Esculapio)
è il dio della medicina. Tra i suoi figli, Igea (“medicina”), Panacea
(“guarigione universale”) e il medico Macaone, che curò le ferite degli
Achei durante la Guerra di Troia.
[17]
Anfitrite: ninfa marina, sposa del dio del mare Poseidone.
[18]
Campi Elisi: il luogo nel quale dimoravano dopo la
morte
le anime di coloro che erano amati dagli dei.
[19]
Citerea: altro nome di Afrodite, dea dell’amore e della bellezza.
Questo appellativo deriva dal suo presunto luogo di nascita, l’isola di
Citera (oggi Cerigo). Anche se può sembrare comico, i poeti cantano la
dea con la definizione di “dea dalle belle natiche”.
[20]
Atalanta: abbandonata dal padre Iaso, re dell’Arcadia, desideroso di
un figlio maschio, e allevata da un’orsa, Atalanta si distinse per il
suo eroismo, finchè non venne riconosciuta. Un oracolo le aveva predetto
che sposandosi avrebbe perduto tutte le sue abilità, perciò decretò che
avrebbe sposato soltanto colui che fosse riuscito a batterla nella
corsa. Ci riuscì Melanione (o Ippomene), con l’aiuto di Afrodite: lasciò
sul terreno di gara tre mele d’oro e Atalanta, fermandosi a coglierle,
perse terreno prezioso, riuscendo sconfitta.
[21]
Antigone: principessa tebana, nata dall’unione incestuosa di Edipo
con sua madre Giocasta. Dopo la scoperta dell’incesto e l’auto-esilio di
Edipo, i fratelli di Antigone, Polinice ed Eteocle si fecero guerra per
la successione. Morti durante lo scontro, lo zio Creonte proibì di
seppellire il cadavere di Polince (che aveva attaccato per primo
Eteocle), ma Antigone, legata dall’affetto per il fratello, infranse la
legge e fu murata viva, per poi suicidarsi. E’ la “sorella” per
antonomasia ed la sua storia è un chiaro esempio di come la legge del
cuore prevalga sulla legge dello stato.
[22]
Arione: Arione di Metimna, poeta semi-leggendario, figlio di
Poseidone. Al ritorno da una gara poetica in Sicilia, fu gettato in mare
dai marinai della nave su cui viaggiava, avidi delle ricchezze da lui
ottenute. Fu salvato da un delfino, attratto dal dolce suono della sua
lira. L’animale e lo strumento furono entrambi trasformati in
costellazioni.
[23]
Danaidi: erano le cinquanta figlie di Danao, capostipite dei Danai
(= i greci). Le fanciulle si rifiutavano di sposare i loro cinquanta
cugini, figli di Egitto, e perciò si rifugiarono con il padre ad Argo. I
giovani le inseguirono e le obbligarono a sposarli, ma furono poi uccisi
dalle mogli, fatta eccezione per Ipermnestra, che risparmiò il marito
Linceo. Questi vendicherà i fratelli uccidendo tutte le Danaidi eccetto
la sua sposa. Negli Inferi, le figlie di Danao furono condannate a
riempire d’acqua una botte dal fondo bucato, una pena inutile quanto
eterna.
(mi scuso per aver aggiunto delle note, però
ho ritenuto che non tutti siano degli psicopatici maniaci di mitologia
come me)
Commento dell'autore alla 1° parte
Allora. Innanzitutto, premetto che dividere i
capitoli a metà non è nel mio stile. Ci avevo già pensato, ma ho più
volte desistito. Dopo tutto questo tempo, però, il senso di colpa ha
continuato a crescere dentro di me come un sinistro bozzo e, dopo aver
raggiunto dimensioni inquietanti, si è distaccato dal mio corpo
diventando un'entità indipendente, a me identica. Perciò questo essere
che ho creato per mitosi, che ho deciso di chiamare Assaracus
(altrimenti detto Senso di Colpa, fratello di Ganymedes, altrimenti
detto Aspirante Scrittore Diligente e Adorabile), mi ha minacciato con
un bazooka per intimarmi di confortare i miei lettori (ammesso che
qualcuno ci sia ancora)... e quindi, sapendo di non poter completare il
capitolo tanto in fretta, ho pensato di mutilare salomonicamente la mia
creatura faticosamente partorita, in modo da darvi un indizio sul
perpetrarsi della mia esistenza. Perciò, tranquilli, non sono morto. La
bella notizia è che potete ancora godervi la soddisfazione di uccidermi
per avervi fatto aspettare così a lungo.
Anche se non è nel mio stile, vi propino una
serie di scuse con cui intendo giustificare il mio ritardo. (Ho mentito:
scuse e giustificazioni sono proprio nel mio stile):
1)
Un entità divina superiore alla mia
volontà mi ha trattenuto dal mio lavoro di aspirante scrittore, ovvero
quel mostro a nove teste chiamato "Scuola", che si è accanita in
modo spaventoso su di me e che mi sta trascinando con veemenza verso un
mostro ben più terribile, chiamato "Esami di Maturità", un mostro a tre
teste, per la precisione (Prova di Italiano, Prova di Greco e Terza
Prova), senza contare il Giudizio Finale a cui mi sottoporranno alcune
divinità infernali conosciute come "Professori";
2) Il teatro. Dopo anni e anni di
scenette, sketch, imitazioni et similia in cui mi sono
esibito in classe e con gli amici, ho deciso di fare della mia stupidità
un hobby serio. Sono entrato in una compagnia di teatro amatoriale e
abbiamo messo in scena l'Avaro di Molière, nel quale interpretavo
il ruolo di Cleante (in poche parole, mio padre spilorcio voleva farsela
con la mia morosa). E' stata un'esperienza bellissima, ma dubito che
replicherò, almeno non qui nel Tavoliere, magari chissà...l'anno
prossimo... a Milano.... (della serie "non ci illudiamo").
Ma non vi preoccupate, la mia vera passione è
e sarà sempre scrivere *__________*
3)
Fino ad'ora ho scritto di sentimenti e di amore senza mai aver avuto
una concreta vita sentimentale.Quest'anno, siccome mi
annoiavo, ho cercato di crearmene una vera, anziché continuare a sognare
il Principe Azzurro. Bene. Maledetto sia quel giorno che ho sollevato le
chiappe dalla poltrona! Ne sono uscito con il cuore appezzi...
Devastante, semplicemente devastante! Ho perso praticamente ogni cosa:
il sorriso, l'ispirazione, la serenità, l'innocenza, il mio 8 in
matematica e fisica, la gioia di vivere, la voglia di uscire,
la verginità, la voglia di vestirmi decentemente,
la voglia di rimanere magro e così via... Da settembre fino ad ottobre è
stato un continuo tormento, poi è finito tutto e ho dovuto superare i
miei bei quattro mesi di coma profondo in cui avrei assistito senza
batter ciglio ad un'invasione aliena. Dopo essermi ripreso e aver
ritrovato un po' del mio (sempre poco usato) sorriso, è arrivata una
bella ricaduta tra capo e collo, ma sta volta, complici lacrime più
solerti, ne sono uscito più in fretta. Come potete facilmente intuire,
tutto questo non ha giovato affatto alla mia Musa, già di per sè
piuttosto lunatica. Sarà perchè non ho ancora ben capito qual è la
mia... un misto tra Calliope, poesia epica, Erato, poesia amorosa,
Euterpe, poesia lirica e Talia, commedia. Purtroppo non è stata
inventata la Musa delle fanfiction, o dei romanzi o, come nel mio caso,
dei romanzetti da due soldi.
Detto questo, spero abbiate un po' di pietà
per me. Sono cambiate tante cose, dentro e fuori di me, perciò vi
supplico di essere clementi! Vi prometto che farò di tutto perchè voi
siate orgogliosi. Prima, però, compatitemi e pregate per i miei Esami
O____O Sono nel panico per tutte le materie scientifiche.
Vi chiedo SCUSA per questa assenza
imperdonabile. Non ho neanche il coraggio di contare quanto tempo sia
passato!
Vi ringrazio tutti, infinitamente:
emerald_01, Karrina, Hizu, Sophie_, reader, cry_chan, Potere ai Panda,
Artemis00, jashder, lala_g, AoI, LadyWay, kagchan, Purple_Star, Lilin,
Asul, Mello sexy doll, LittleInnocentKiller e tutti gli altri lettori
silenziosi! *____*
Grazie tantissimo per tutte le cose stupende che scrivete di Mocassini
Club e del suo scellerato autore, spero con tutto il cuore che le
pensiate ancora! Risponderò alle vostre recensioni il prima possibile,
quando mi sarò assicurato che abbiate annullato gli incantesimi Woodoo
che mi avete mandato (avreste dovuto mandarmene qualcuno, me lo merito).
Vi adoro!
Ganymedes & Assaracus
Commento dell'autore alla 2° parte
E' un dejà vu o sto nuovamente
implorandovi pietà? E' così: vi chiedo umilmente perdono per l'attesa, ma questa
seconda parte del sedicesimo capitolo è stata partorita con travaglio durante i
miei Esami di Maturità. Per fortuna quest'incubo è finito e spero solo che non
vogliate inseguirmi con fiaccole accese e forconi! Abbiate pietà di un povero
meschino aspirante scrittore!
Ho riletto i vostri commenti e mi sono spaventato guardando la data in cui li
avete scritti! Sono un mostro, lo so e me ne dispiace. Anche se probabilmente
non mi crederete più, mi farò perdonare, promesso, e dal prossimo capitolo in
poi riprenderò a rispondere ad personam ai commenti! Intanto vi ringrazio
infinitamente per la vostra pazienza e per l'affetto e la stima che mi ha avete
dimostrato e di cui spero siano almeno rimaste un paio di briciole... grazie
e ancora grazie!
Come farò a scrivere di Natale con tutto questo caldo? Fortuna che partirò
presto per Stoccolma...
Curiosità prive d'interesse
x Ameer, il tassista che nel capitolo precedente accompagna Topher e
Nikki al brunch Genitori-Insegnanti, prende il nome da un ragazzo giordano che
ho conosciuto durante una vacanza studio in Inghilterra. Non lo sopportavo
perché non faceva altro che fischiettare durante la lezione.
x Il fatto che Nikki consideri la Danimarca un paese mitologico è dovuto
alla mia personale idealizzazione di questa meravigliosa nazione. Non so perché
sia così affascinante ai miei occhi, forse perché è definita la nazione "più
felice" d'Europa o per via delle fiabe di Andersen (La Sirenetta!!!), o forse
per gli occhi azzurri e i capelli biondi dei suoi abitanti... Insomma, non vedo
l'ora che arrivi agosto per poter mettere piede a Copenhagen *___*
x
Il nome della mamma di Topher è dovuto al fatto che Santa Monica è la
protettrice delle madri (sono agnostico, ma ogni tanto la religione può offrire
qualche spunto.
x Adoro la fantasia tartan e adoro l'originalità delle borse
Braccialini (l'originalità è tutto per me).
Correzioni (2)
Il nome della Preside della Weffy Infant School, è stato modificato da "Dymphna"
a "Shirley" Peabody. Ho convenuto fosse più opportuno usare "Dymphna" come nome
di battesimo per la dottoressa Dingles, la psicoanalista di Topher (Dymphna è la
santa che protegge coloro che sono affetti da disturbi psichici, mentre
"Shirley", in riferimento alla enfant prodige del cinema, Shirley Temple,
è più appropriato per la preside di un asilo nido per rampolli).
Sei bravissimo! Una rarità
trovare un ragazzo che esca dal classico, con la passione del bel
vestire, del teatro, dello scrivere e con un'ironia così tonda e
perfetta! Questa storia mi diverte tantissimo, tanto per la trama quanto
per la caratterizzazione dei personaggi, senza contare la mianiera in
cui ti destreggi in tutte queste situazioni à la pàge (sognavo di dirlo
anch'io!). Capisco bene le tribolazioni degli esami di stato - anch'io
ho dovuto fare Greco agli esami, e pare che anche questa volta sia stato
un pezzo filosofico ... (alza gli occhi al cielo). Complimenti per i
riferimenti mitologici, conosco poche persone in grado di mettere
insieme con proprietà tanti epìteti e personaggi epici. Topher è uno
zucchero e io sono curiosa di sapere cosa gli succederà: hai creato un
clima di commedia (mi ricorda "Hair", il musical, perchè?) e Nikki
riesce a stemperare lo spleen di Fatina in maniera magnifica.
Vista la proprietà dello stile è anche comprensibile un certo ritardo
negli aggiornamenti (lo sa bene una lentona come me nel postare), in
più, tutta la mia simpatia per te, visti i problemi che ti hanno
afflitto negli ultimi tempi!
Spero che Topher si riprenda (e quindi anche tu), e mi sono fatta una
mezza idea su chi potrebbe ricucire il suo cuore malandato. Se c'è posto
per uno Shrek nella terra di Far Far Away ... (il tuo modo di scrivere
mi fa venire voglia di parlare per similitudini. E un'altra cosa: ho la
tendenza psicotica a tradurre Fatina in inglese. Perchè?)
A presto, spero,
La Fleur.
Awww! Sono così contenta!
Anche se con un mese in ritardo, perdonami! Non preoccuparti... ti
comprendo benissimo, abbiamo la stessa età e gli stessi problemi di
'giudizio finale' che incombono a meno di un mese XD' ew, so che la
puglia non è un palco d'opportunità, ma è pur sempre un inizio... forza!
Passando alla storia... meno male che Nikki c'è, si potrebbe dire! Sìsì,
la rivisitazione di Biancaneve è davvero sorprendente, sono d'accordo, i
Grimm piangerebbero di fronte a tanta maestria! Forza... io l'ho sempre
detto che la vita sentimentale è solo scatafascio u_u mi raccomando! E i
bambini della Weffy... si salvi chi può! XDD''
Per la prima volta
recensisco Mocassini Club, e solo questo dovrebbe bastare come atto
purificatorio per tutte le colpe commesse in questa magra vita. Una
delle tante? Fare parte dell'ala di sfigati che non potranno mai neanche
lontanamente sognare il mondo "nastri, lustrini e trucchi" di Nikki X°D
Prima di tutto: sei un genio.
E questo te l'hanno detto in tanti già prima di me, ma è un concetto che
va ribadito. ù_ù sei un genio del male. Hai un'inventiva e una (tragi)comicità
innata che fanno un baffo alla parabola dei dieci talenti. Forse ne hai
giusto dieci, ma ne stai sicuramente usando ventuno. Cribbio XD
Di questa storia amo tutto: personaggi, luoghi, intrighi, stile. Non le
manca proprio niente. Certo, dopo il penultimo capitolo mi verrebbe
tanta voglia di acciuffare Ashley-testa-di-*** e spennarlo di tutti i
peli che ha già, purtroppo, estirpato con chissà quale ceretta dal nome
impronunciabile. Ma soffro in silenzio, come è giusto che sia. Se Topher
non oltrepassasse anche dei periodi tetri, la storia perderebbe
tantissimo valore: è l'alternanza d'ilarità a istinti-omicidi-repressi
di fangirl che dà valore ad una trama.
Insomma. Bravo. Cos'altro potrei dire, dopo sedici capitoli di puro
delirio? XD... che sei un genio, ma questo l'ho già messo in chiaro
qualche riga sopra.
Mocassini Club merita. La seguo da tantissimo, anche se non mi
sono mai degnata di recensire. Come potrebbe una "comune mortale"
zampare qualche commento sotto un capitolo in cui la cara Nikki, mia
nemesi, splende al pari di un faro da stadio?
Ho in mente una sola vendetta (e chiedo scusa se suonerà volgare):
Topher, sii uomo. Nel vero senso della parola. X°D invece di aprire le
gambe al tuo principe-mocassino, perchè non provi il contrario? Magari è
per questo che ti è andato tutto in bianco per due volte, chissà. Magari
è tuo destino, Fatina splendente, di riscoprire quella parte di seme che
hai voluto nascondere per tanti anni XD in una parola: sodomizzalo.
ù_ù
Tornando a cose più serie, da autore ad autore.
Ti capisco alla perfezione. Non ho vissuto le tue stesse esperienze,
come potrei mai?, però so come ci si sente. E so cosa vuol dire essere
agli sgoccioli con la scuola, visto che anche la sottoscritta è
all'ultimo mese della quinta superiore e, per sopravvivere
psicologicamente, sfoga tutto il suo intrinseco dolore nella scrittura.
Ti auguro dei buoni esami, se non aggiornerai prima, e una ripresa di
morale coi fiocchi :3
Siamo sulla stessa barca X°D... che la forza sia con te, Raffy!
Sto seguendo da un po'
"Mocassini Club" e finalmente recensisco. Attendendo che venissero
pubblicati i nuovi capitoli mi sono divertita a rileggere quelli vecchi
dall'inizio, è sempre piacevole scorgere il mondo della Wefanie
attraverso gli occhi di Topher.
Questa fan fiction mi ha molto colpita: solitamente snobbo le storie in
prima persona poichè mi coinvolgono ben poco e perchè è difficile
rendere gli altri personaggi senza ritrovarsi con un branco di persone
dalla psicologia piatta, banale e in alcuni casi uguale.
Con "Mocassini Club" è stato diverso, una piacevole ventata d'aria
fresca se così si può dire XD
Una cosa che si nota subito è il lavoro che c'è dietro ad ogni capitolo,
nessun particolare è lasciato a sè stesso, c'è anche una grande
conoscenza da parte dell'autore di ogni elemento trattato e devo dire
che la tua cultura sembra spaziare in ogni campo (davvero, complimenti)
I capitoli sono lunghi e di solito questo penalizza le fan fiction (dal
mio punto di vista: ebbene sì, sono pigra XD), tuttavia ogni volta che
inizio a leggere delle disavventure di Topher non riesco a non
continuare nella lettura, è più forte di me.
Un personaggio che adoro: Ophelia Minch. Penso sia stata la cortina di
fumo purpurea a farmi affascinare da lei. XD Nikki ha anche la sua
parte, un'apparenza di ragazza senza cervello che sa in realtà elaborare
piani con un elevato livello di difficoltà di applicazione (ma ancora ho
i miei dubbi su quanto sia sciocca XD)
Per quanto riguarda Ashley Betterton, bè, non so se mi crederai o meno,
ma lui è stato un personaggio che mi ha altamente infastidita dal primo
momento in cui è comparso (Northangle è un caso a parte, ovviamente
simpatizzo per Topher XD). Persino Barnabas Babcock mi sta più simpatico
di lui. Ashley mi ha sempre dato il sentore di essere molto frivolo,
anche più della reginetta Nikki (basta ricordare le sue parole all'Arelequin)
Uhm... per ora non mi viene più in mente nulla, se non che starò
all'erta aspettando il nuovo capitolo. Bè, in bocca al lupo (crepi XD)
per la maturità (purtroppo quest'anno tocca anche a me =P)
Tranquillo, le 20
maledizioni che ti ho mandato sono state annullate, e ho interrotto
l'ennesimo rito woodoo non appena mi sono accorta dell'aggiornamento
^_^. Dunque dunque... il mio odio nei confronti di Ashley continua ad
aumentare, come ho già detto in precedenza, non mi sono mai del tutto
fidata di lui (avevo una strana sensazione... =_=)... Nikki, invece, è
fantastica come al solito, sempre in bilico su quei tacchi vertiginosi
griffatissimi. Vorrei avere anch'io un amico come Topher; credevo
addirittura di averlo trovato, fin quando non mi ha confessato di essere
etero e molto confuso riguardo al nostro rapporto (di amicizia!
a-m-i-c-i-z-i-a!!!). Ci sono rimasta davvero male. Sempre a proposito
dei nostri affari sentimentali, mi dispiace davvero per te e per i tuoi
amori falliti ç_ç. Purtroppo non credo di essere veramente in grado di
capire le tue sofferenze in questo campo perchè nei miei "fidanzamenti"
(chiamiamoli così, anche se non sono mai stati cose serie) sono sempre
stata quella fra i due a fregarsene, quindi non sono mai stata lasciata
o simili. Diciamo che sono la persona da questo punto di vista più
sentimentalmente vuota che io conosca, ma non è affatto bello xDD!
Comunque sia, immagino di averti rotto le scatole parlando dei fatti
miei xD. Io non avrei più molto da dirti, solo... spero vivamente che il
prossimo capitolo arrivi prima di Natale, perchè vorrei conoscere il
finale di questa storia, prima o poi! Il 2012 non è poi così lontano, e
metti che ci sia veramente la fine del mondo! Non voglio morire senza
aver letto la fine T___T! Ti prego, ti supplico... posta presto *__*!
OMG! Finalmente
l'aggiornamento.. ero così in ansia ormai questa fic è come una droga.
Però devo ammettere che questa lunga attesa ha giovato alla mia salute e
mi ha fatto gustar ancora di più il tuo ultimo capitolavoro (a metà
visto che la seconda parte del capitolo la posterai la prossima volta)
xD. Innanzitutto, il poema greco di Topher mi ha fatto morire, era così
pieno di pathos che come ha detto lui, avrebbe fatto uscire di testa
(anche se già lo è) la carissima amante del viola xD Inoltre Nikki è
sempre più adorabile: sono M O R T A dal ridere leggendo la fiaba di
Biancaneve, e prima ancora i commenti sulle altre favole xD Ashley,
davvero non ho parole. Non c'è una spiegazione ma quello che ha fato
ancora non me lo spiego. Bhè, mi sarà tutto più chiaro nei prossimi
capitoli, vero? xD Inoltre ho letto le note e mi dispiace per il 3°
punto dei motivi per il tuo ritardo. Davvero. Al prossimo capitolo, Baci
kagchan. Ps. Io ho delle Mary Jane (Gothika) della Demonia, non centrano
quasi niente con le scarpe di Nikki ma mi si sono illuminati gli occhi
xD Io le ho nere classiche. L'unica differenza tra le mie e le sue è che
le mie sono molto Gothic xD Le sue à la page!
waaaaaaaaaaaa il ritorno
del figliol prodigo! miao che giuoia in mensa, e anche a casa! :]
sinceramente parlando ho perso le parole x la via xD fic sempre più
meraviglioserrima man mano che si va avanti [visto che grammatica deh ?!XD]!
sarà che in un certo senso mi ci rivedo troppo [io somiglio
SPAVENTOSAMENTE a Topher e il mio migliore amico è PAUROSAMENTE Nikki!
xD], ma seguirla è veramente un piacere! molto meglio di tanti altri
libri che ho letto, e nn sto scherzando v_v
continua così, che vai alla grandissima!
un bacione e un abbraccio forte forte <3
ps: in bocca al lupo x l'esame! da classicista comprendo la tragedia che
incombe!
pps: questa è l'annata dei periodi neri, prima io poi passa tutto ^^
ppps: grandeeeeee allora nn sn l'unica pazza fissata cn la mitologia!
yeah!
pppps: recensione ATROCERRIMA, me ne rendo conto, ma d'altronde le mie
recensioni sn dello stile "quel che penso scrivo" xD e detto qst mi
ritiro xD
BE PERFECT, ADIEU!
Oh gioiaaa *___*, sono
semplicemente entusiasta per il nuovo capitolo! Avevo scoperto questa
storia, nel periodo in cui avevi smesso di aggiornare, E controllavo il
tuo profilo come una povera pazza alla ricerca di un qualsiasi segno di
vita che mi facesse sperare in un continuo! Quando ho visto
l'aggiornamento non ci potevo credere! Mio fratello mi ha guardato
allucinato quando mi sono messa a fare la mia specialissima danza della
felicità, che utilizzo solo in occasioni speciali!.. ritieniti onorato
ù.ù ahahah, scherzi apparte capitolo Bello,Bello,Bello,BELLO! la tua
fantasia sembra non avere fine.. e Topher alle prese con le drag queen è
qualcosa che non perderei per niente al mondo! Che dire di più? ogni
parola che scrivi mi fa apprezzare il tuo lavoro, la tua creatività e il
tuo stile sempre di più! Mi sento quasi una stolker -.-'' ahahaha, ma è
solo la verità. Solo una cosa, Ti prego, Ti scongiuro, non farmi
aspettare mai più così tanto.. Ti vengo a prendere a casa tua come ha
fatto Nikki con Topher! è.é Ho letto i motivi della tua assenza e ne
sono rimasta molto colpita.. Mi dispiace molto per tutto quello che ti è
successo, Perciò capisco la tua momentanea assenza, Penso di poterti
capire, almeno un po'. Non posso sapere ciò che stai passando sulla mia
pelle, ma credimi anche se non ti conosco di persona mi ha fatto davvero
preoccupare la tua storia. Penso sia perchè non ti avevo mai visto
scrivere in quel modo, con quelle parole così amare.. E pultroppo sono
una persona di cuore, e queste così mi fanno sempre rimanere un po'
amareggiata. Mi piacerebbe davvero poterti conoscere :). Alla prossima
gioia, Un bacione, AMO la tua storia, Aggiorna presto! :)
Ho scoperto M.C. e te solo
oggi, e, diamine, mi piacete!
Scrittura fluida e oltremodo piacevole, grammatica eccellente, lessico
pregiato, trama eccezionale, ironia pungente ed efficace, un gusto per
la moda tanto condiviso da portarmi alle lacrime...
e cosa dire delle '' Curiosità Prive Di Interesse"? Oh, gioie!
Ah, mi hai resa una delle donne più felici della terra! xD
Al solito stile fluido e
scorrevole, sintassi perfetta e grammatica invidiabile, che assieme a un
lessico sufficientemente forbito, ma comprensibile, rendono questo
capitolo molto prelibato. Sai, una sola cosa ho notato in tutta la fic.
Il personaggio di Ashley è stato forse caratterizzato un po' troppo
poco. E' un po'... sterile. Spero che nei prossimi capitoli, o comunque
più avanti, verrà data un'idea più piena e completa del suo personaggio
:). Sono una lettrice (e scrittrice (per modo di dire ovviamente (oddio
che scempio! Una parentesi nella parentesi di una parentesi!)))
abbastanza all'antica: amo i personaggi a tutto tondo, resi a 360°.
Un bacio, sono felice che hai finalmente aggiornato :) benedetto
alter-ego! Guren.
Ah, quasi mi dimenticavo
una cosa: tiro a indovinare, ma sono abbastanza certo di prenderci. Per
caso non è che nikki ha già programmato l'omicido (a distanza e
commssionato da una setta di assassini super-segreta) per la sua CARA
matrigna (facendolo sembrare un incidente)?
No, erchè da quello che ho visto fino ad ora non mi stupirei se entrasse
in campo Malefica in persona.... (tanto per citarne una a caso)
Ok, questa non aveva senso, ma ho seguito un impulso momentaneo. In
bocca al lupo per la vita, che tanto ci fa i tiri mancini a casaccio.
P.S. In bocca al lupo per il teatro. Sono sicuro che se sei bravo a
recitare come a scrivere, ti scritturano all'istante!
Sei davvero tu???Sei
ancora vivooooo!!!Eureka!!! No davvero, scherzi a parte stavo iniziando
a preoccuparmi seriamente....
Che dire, questo capitolo è davvero carino, ma io voglio arrivare al
vivo della storia!!!Ti prego non farmi aspettare un altra epoca
geologica prima di leggere altro, mi raccomando e fatti sentire su msn,va
bene qualunque cosa,segnali di fumo, un piccione viaggiatore...
Sono scoppiata in una
grassa e grossa risata malefica quando ho notato l'aggiornamente. Ed e'
abbastanza sinistro quando ti trovi in una camera da sola di fronte ad
un computer. Il poema e' esilerante, immagino che solo su quello avrai
speso parecchio tempo. Puoi metterci quanto tempo ti pare per pubblicare
i capitoli, finche' sono cosi ________ (inserire un aggettivo positivo a
caso al superlativo). La giustificazione migliore che puoi usare e'
questa: la perfezione richiede tempo. Alla prossima ^^
Eccomi. Niente riti wodoo
o simili. Te lo avevo promesso che sarei rimasta pazientemente in attesa
di un nuovo capitolo, sempre. In realtà meditavo proprio in questi
giorni di mandarti un messaggio privato dicendoti che se avessi avuto
ancora voglia di scrivere non avresti dovuto scoraggiarti perchè io ero
lì ad aspettarti.
Devo dire però che sono rimasta quasi allibita dalle tue scuse. Ho
pensato che fossi occupato per gli esami di maturità (in una risposta ad
una recensione mi avevi detto la tua età) e capisco lo stress per
esperienza. Però Ganymedes tu hai avuto un periodo nero. Mi fa
immensamente piacere l'aggiornamento, sei stato fantastico come sempre
nello scriverlo (oddio la versione à la page di Biancaneve! e il sogno
da tragedia greca! fenomenale!) però mi ha colpito veramente leggere
quanto sei stato male. Spero che il nuovo capitolo voglia dire che tu
stia reagendo. Sei un "Aspirante Scrittore" veramente bravo, capace, hai
uno stile veramente fresco, non perdere la voglia di fare. L'ispirazione
va e viene, è normale, non importa, ma tu non scoraggiarti mai. Visto,
hai creato ancora una volta un piccolo capolavoro. Bentornato! Alla
prossima! ;)
Sei tornato! ç_ç sono
commossa, non me l’aspettavo, ci avevo perso le speranze e come una
povera idiota continuavo a controllare il tuo profilo in cerca di una
consolazione, che puntualmente non arrivava.
Ero indecisa se mandarti una e-mail ma d’autrice capisco i ritardi, per
cui mordendomi il labbro inferiore, quasi a sangue, cambiavo pagina
evitando di ossessionarti. -.-
Questa storia mi ha rapito, mi piace troppo.
Immagina il brutto di continuare a vedere immutato la percentuale che
esprime l’avanzare della stesura del capitolo, orrendo! È un miracolo
che tu sia tutto intero, perché te ne ho buttate tante, rivolevo fatina!
^^
Ti capisco per gli esami, prosciugano quel poco di vitalità che circola
in noi, portandoci a desiderare solo che il tempo si fermi, perché non
arrivi mai “il giorno”, o che si velocizzi per toglierci il pensiero.
Questo dipende da come gira la luna.
Nel mio caso cambia ogni secondo. O_o
L’amore, leggo e scrivo su esso, ma, beh, meglio limitarmi a ciò! Se
l’hai conosciuto conserva gelosamente quelle emozioni, quei ricordi. Col
tempo capirai il perché.
Quanto sono brava con la teoria.
Una recensione che dimostri la mia sanità mentale non riesco proprio a
lasciarla, per cui non ci fare caso, ci vorrebbe un vocabolario per
comprendere.
Ed ora torno alla fanfiction, *_*, appena ho visto il tuo aggiornamento
non riuscivo a crederci, ero super contenta così ho aperto e mi sono
messa subito a leggere.
Un po’ ci sono rimasta, dopo l’ultimo capitolo mi sono fata talmente
tante, ma tante ipotesi mentali (per non utilizzare un termine poco
fine) sul possibile continuo, ed ora, mi hai smontato tutto.
Fatina, è a casa.
Non ha ancora chiarito con l’innominato ( Ashley ).
Ashley, non ha dato segni di vita, perché?
Non gliene frega nulla?
Impossibile, fa parte dei protagonisti e lui “ deve “ (se tiene alla
vita immaginaria che ha) volere Topher, se non di più. Almeno che non
abbia il fegato di farsi avanti, che poi, perché?
Io, non capisco.
Non capisco il perché l’abbia fatto.
Possibile che si tratti dei soliti prevedibili ormoni.
Basta che non se ne esca con la motivazione più vecchia del mondo: è
stato un momento di debolezza, mi sento poco desiderato… ecc…
Si condannerà da solo.
Mi accontento che dica che non l’ama, non è interessato e che ha
ricambiato il bacio, tra ricordi che l’hanno fatto sorridere, perché era
quello che voleva.
Il lato favola – romantica – moderna va a farsi friggere ma lo
preferisco.
Questa prima parte mi piace, mi ha fatto sorridere, quei bambini sono un
po’ inquietanti. ^^”
Nikki è fuori ma adorabile e Topher deve fare qualcosa.
Spero che la prossima parte arrivi presto, dai. *_*
Beh, io un paio di
maledizioni te le ho mandate...... ma se vuoi le annullo... non appena
avrai postato il continuo.
Comunque questo capitolo mi ha quasi fatto soffocare con la pizza (si,
mangio mente sono al computer!) e, oltre alla notizia della mia scampata
morte, volevo solo dirti che mi dispiace per come è andata con la tu
abestia e complimenti vivissimi per questo capitolo.
Lo so, sembro un pazzo delirante, ma hey! se non lo sono io chi lo deve
fare? ^_^
Sono davvero,
davvero, davvero felice che tu abbia postato il nuovo capitolo.
Mi mancavano immensamente Topher e Nikki.
Bel capitolo, il reclutamento di nuovi adepti per il Mocassini Club è
geniale, anche se devo dire che alcuni di quei bambini mi spaventano
non poco :)
Nikki che minaccia di dare fuoco alla porta della camera di Topher è
esilarante.
E mi è piaciuto il rapporto che c'è adesso tra la mamma e Nikki..
In questo momento odio profondamente Ashley. Dico io. Come si può far
soffrire fatina! Spero che tu gli faccia provare le pene dell'inferno.
Dovrà strisciare per riavere il suo perdono.
Ma nonostante tutto, secondo me sono fatti l'uno per l'altro u.u
Al prossimo capitolo, e bentornato :) (Recensione modificata il 17/04/2010 - 08:15
pm)
l
rumore dei passi di Carolyn riecheggiano nel supermercato, su cui è sceso un
silenzio inquietante. Nora lancia uno sguardo apprensivo alla donna armata di
pistola, per poi voltarsi verso Lynette, anche lei china per terra:
"Stai
pensando ai tuoi figli, vero?" la provoca.
Lynette si volta di scatto e la supplica di non parlare.
"...
A quanto sarebbe terribile non vederli più" continua lei imperterrita, senza
neanche riprendere fiato "Be', mi stai chiedendo di farlo per il resto della mia
vita"
"Per
favore, Nora, per favore..."
"Hey!"
sbotta Carolyn, avvicinandosi rapidamente a loro "Che cosa ho detto?"
"Ehm... mi dispiace, mi... mi dispiace, staremo zitte" si affretta a scusarsi
Lynette, cercando di non guardare l'arma che la donna stringe in pugno.
Ha un
aspetto ordinario. Una classica moglie di mezza età, con il suo cardigan celeste
e il suo giro di perle. Ma Lynette riesce a vedere la follia nei suoi occhi
sgranati.
"Tu e
la tua amica state cominciando a seccarmi" prosegue Carolyn, nervosa e rigida
davanti a loro.
"Non
è mia amica" ribatte Lynette, abbassando subito lo sguardo.
Nora
le lancia un'occhiata penetrante e aggiunge:
"Vuole rubarmi mia figlia"
"Nora! Chiudi la bocca!" mormora a denti stretti Lynette.
"E'
la verità?" si informa subito Carolyn, senza scomporsi.
"No,
noi due siam... abbiamo la custodia condivisa" cerca subito di riparare Lynette,
per poi voltarsi astiosa verso Nora "Solo che lei ha provato a sedurre mio
marito"
"Ha
provato a sedurre tuo marito?" ripete Carolyn, lievemente incredula "Perchè non
l'hai detto?"
Freddamente, in una manciata di secondi, punta la pistola e spara a Nora in
pieno petto.
I
presenti sussultano, sconvolti.
Nell'ufficio, Edie e Harvey si voltano verso il monitor della telecamera
di sicurezza e guardano sbalorditi cosa è appena accaduto.
Intanto all'esterno del supermercato la speaker del notiziario
informa subito i telespettatori dello sparo, mentre i poliziotti si avvicinano
cautamente alle porte di ingresso, imbracciando i fucili.
Tom e
Susan osservano la scena, pietrificati dalla paura. In quel supermercato, in
balia di una psicopatica armata di pistola, ci sono rispettivamente sua moglie e
sua figlia.
Nel
frattempo, nel cuore dell’inferno, Nora ansima, mentre una macchia scarlatta si
allarga sulla sua canotta color panna. Lynette le si avvicina, sotto shock, agitando
inutilmente le mani, senza nemmeno riuscire a toccare la ferita. Poi rivolge lo
sguardo a Carolyn, gli occhi azzurri e la bocca spalancati dall'orrore.
Carolyn ricambia lo sguardo, con aria seccata: "Immagino che tu voglia dirmi
grazie".
“Che
diavolo state guardando?” esordisce Nikki, facendo irruzione come se nulla fosse
nel nostro salotto, dopo aver sfondato la porta con un calcio.
“Era
aperta” bofonchio, con un grosso cucchiaio di gelato al cioccolato in bocca
“Guardiamo Desperate Housewives”
“Oh mio
Dio!” singhiozza Monica, con gli occhi incollati allo schermo “OH MIO DIO!”.
“Mamma,
sono delle repliche… sapevi già che Carolyn avrebbe sparato a Nora”
“Lo so, ma ogni volta è comunque sconvolgente!” ribatte lei, rimpinzandosi di
patatine.
“Ci
stiamo dando al cibo spazzatura e alle repliche dei serial tv?”
Trangugio una valanga di marsh-mallow, con il rischio di strozzarmi.
Possibilità a suo modo affascinante.
“Proprio così” rispondo, piatto, dopo aver deglutito a fatica “avantieri abbiamo
finito con Sex and the City e oggi abbiamo cominciato la terza stagione
di Desperate”
“Posso
chiedervi da quanto le vostre terga sono arenate in quel divano?” domanda Nikki,
ancora sull’uscio.
Mi
prendo un po’ di tempo per rispondere, sperando che lo faccia Monica.
Mia
madre, però, sembra tutta presa dal televisore e continua a tenere le dita
incrociate pur sapendo che Lynette non morirà.
“Più o
meno dalle cinque di questa mattina” confesso, riempiendo fino all’orlo la mia
tazza di Coca Cola Light.
“Okay,
Topher, sei depresso e lo capisco” sospira Nikki, esasperata, mentre mi toglie
di mano con forza la mia tazza ricolma di liquido corrosivo e cancerogeno “ma
sai che ti voglio bene e che non hai il metabolismo delle Gilmore, perciò
piantatela tutti e due di inzuppare patatine al formaggio nello sciroppo d’acero
e cercate di riacquistare la vostra dignità umana”
“Che
schifo, non ho mai inzup…” protesto, addentando un tubicino di liquirizia rossa,
per poi sputarlo nel momento in cui ricordo di odiare la liquirizia
“Topher, mi sto facendo in quattro per aiutarti a superare questo momento, però
devi volerlo anche tu! Insomma, cerco di riempirti la giornata con mille
attività stimolanti e ti trovo qui, depresso, sprofondato nel divano, mentre
guardi la tv e ti ingozzi di cibo finto… Giovedì ti ho trascinato di peso pur di
convincerti a provare la mia nuova Wii Supreme da quattrocentoottantasettemila
dollari, ricoperta di duemilacinquecento grammi d’oro massiccio ventidue
carati…”
“ …E
decorata con diciannove carati e mezzo di diamanti! Be’… non abbiamo giocato un
granché, visto che ci abbiamo messo ore a creare il tuo Mii personale” la
rimbecco, cercando inutilmente di riprendere il muffin che mi ha appena
sequestrato.
“Scusami tanto se non riuscivo a trovare l’esatta tonalità di biondo per i miei
capelli!”
“Be’, ad ogni modo mi sono divertito e non ho pensato a lui nemmeno per
un momento! Ho passato l’intera serata a giocare a Mocassini Club – Il
Videogame, che hai fatto realizzare appositamente per me dalla Nintendo!”
“Vogliamo parlare di ieri mattina? Quando erano previsti gli esercizi di
Pranayama?”
“Be’, credo di essere stato abbastanza partecipe! Ti assicuro che ho pensato
veramente di trovarmi in una bolla di luce, mentre inspiravo ed espiravo! E
ho badato anche al diaframma…”
“E degli
haiku che hai scritto che mi dici?”
“Ne ho scritto uno abbastanza carino…”
“Inverno.
Un cuscino di neve soffoca la terra: morte”
“Be’, è breve e conciso, come dovrebbe essere un haiku”
“Topher!
Non negarlo: stai male”
“L’ho superato, okay?”
“E invece no”
“E
invece sì”
“E
invece no”
“E invece… no” ammetto, alla fine “Non l’ho superato”
“Esattamente come temevo”
“LYNETTE! Sei pazza a parlare in quel modo ad una psicopatica armata di
pistola?!” esclama improvvisamente Monica, che ha la buffa convinzione di poter
interloquire con i personaggi televisivi, una convinzione condivisa da molte
vecchiette con il morbo di Alzheimer rinchiuse in case di riposo dai nomi
floreali come “Il Giardino delle Gerbere” o “La Casa delle Calendule”.
“Topher,
so perché sei giù, ma… tua madre cos’ha? Mi inquieta. Dimmi che le prende o
portala via” sussurra Nikki, fissandola, perplessa, mentre Monica singhiozza
disperatamente.
“E’… è…
in-incredibile… Nora era una cagna, ma nessuno m-merita di m-orire così!”
continua Monica, disperata.
“Be’, ieri eravamo stufi delle riflessioni di Carrie sugli uomini e sul sesso, e
soprattutto mamma era stufa di vedere il suo naso enorme, perciò abbiamo
cambiato canale e abbiamo cercato di trovare i difetti nei corpi perfetti delle
modelle su GoGoGossip Tv…”
“E…?”
“Be’, Leopold Dukes… ”
“TUO
PADRE!” mi corregge Monica, singhiozzando più forte.
“Mio padre , facoltoso presidente della Dukes Corporation, ha appena
annunciato su GoGoGossip Tv il suo fidanzamento con la sua nuova ragazza, una
top model australiana di fama internazione che, a giudicare dall’aspetto, ha
appena imparato a farla nel vasino”
Nikki lancia a Monica uno sguardo solidale, per poi spaparanzarsi con leggiadria
tra noi sul divano ricoperto di pop-corn e briciole di patatine e appoggiare
rumorosamente i piedi sul tavolino.
“Scusate
se metto le scarpe sul vostro tavolino, non è mia abitudine, ma ci tengo a farvi
vedere il mio nuovo paio di Manolo Blanic”
“N-non fa niente” piagnucola Monica, asciugandosi il naso con l’involucro di una
caramella mou “Sono bellissime”.
“Monique…”
sospira poi Nikki “Perché non mi hai parlato prima di questa storia? Noi due non
abbiamo mai avuto segreti…”
Forse perché vi conoscete da neanche un mese?
“Lo so,
Nikki… e-e mi d-dispiace!” frigna Monica, “E’… è… solo che… pensavo che dirlo a
te, che sei la mia migliore amica, avrebbe reso la cosa… reale!”
Migliore
amica?
“Su, su,
vieni da Nikki, Monique, lascia che ti abbracci” mormora dolcemente Nikki,
stringendola amorevolmente “Così, brava, piangi e sfogati con me”
“Non so come faremmo io e T-topher senza di te” piagnucola mia madre, il volto
scomparso tra i capelli ricci e biondi di Nikki “S-siamo a-a p-pezzi…”
“Sei ancora innamorata del tuo ex marito, Monique?” domanda Nikki, calma.
“No…”
“E allora perché ti dà così fastidio il fatto che abbia una nuova ragazza
incredibilmente più giovane di te e probabilmente anche più bella, ricca e
famosa?”
Per un attimo ho davvero creduto che Nikki sarebbe riuscita consolare mia madre.
Sciocca
illusione.
“Monique… se Leopold ti avesse guardata bene si sarebbe reso subito conto di
quanto è stupido a lasciarti! Voglio dire… sei una splendida venticinquenne!”
“V-veramente ho trentacinque anni…”
“No, ho detto che hai venticinque anni!” si impone Nikki, facendosi
improvvisamente severa “Non mi contraddire mai”.
“Perché
m-mi succede queeeesto?” si tormenta Monica, tirando su col naso.
“Basta
piangere, adesso, mi stai bagnando tutta con le tue lacrime… e il sale disidrata
la pelle” comincia a spazientirsi Nikki “Monique, tesoro, ho finito i Cleenex…
ecco, asciugati le guance con questa banconota da cento… devi avere più fiducia
in te stessa! Troverai un uomo che ti amerà e che sarà abbastanza intelligente e
dotato di buon gusto per capire che ragazza meravigliosa tu sia! Hai solo
venticinque anni, Cristo Santo, hai tutta la vita davanti!”
“Se i-io ho v-venticinque anni, quella cangura australiana quanti ne ha? D-due e
m-mezzo?”
“Monique, il mio life-coatch, To-Poun, dice: i fiori di oggi sono meno
belli di ieri, le perle, invece, col tempo, sono sempre più lucenti e preziose”
“Oh,
g-grazie, Nikki… p-però io la odio quella, la odio!”
“Andiamo, Monique… è australiana! Sarà alta e secca come un emù e avrà
un’espressione strafatta e stordita da koala!”
Approfittando della distrazione di Nikki, ingollo mezzo litro di Coca Cola
Light, avvertendo con un brivido di piacere la bevanda gassata liquefarmi le
interiora.
Poi mi
decido ad accucciarmi accanto a mia madre, accarezzandole i capelli mentre Nikki
cerca di convincerla che una depilazione totale all’inguine la farà sentire più
giovane e sexy.
“…e come
si chiama questa modella? Mi basta fare qualche telefonata e la sua carriera è
finita” aggiunge poi Nikki, optando per un approccio drastico.
“P-Pippa Roberts…” piagnucola Monica, disgustata, come se avesse appena
pronunciato il nome di un’ infezione venerea.
“Monique!” esclama Nikki, facendoci sobbalzare “Monique, mio Dio, si chiama
Pippa!”
“E…?”
“E non pensi che sia il nome più ridicolo che tu abbia mai sentito?”
“Ef-effettivamente sì… sì, è proprio un n-nome stupido” singhiozza “anche più di
quello di mio cugino Denton… o d-di mio zio Charalampos”
“O di
Topher” aggiungo, cupo “Zio Charalampos è il secondo marito greco di zia
Kitty?”
“No, il
s-suo t-erzo marito greco. I p-primi due erano Hyakinthos e Admetos”
“Ah, sì,
ora ricordo… ha divorziato dal primo quando ha scoperto che era gay e dal
secondo quando ha cercato di usarla come scudo umano durante una rapina a mano
armata”
“Okay, ragazzi, prima che vi mettiate a ripercorrere tutto il vostro albero
genealogico, sappiate che da questo momento in poi siete ufficialmente sotto la
mia custiodia. Non voglio correre rischi e temo che se vi lasciassi soli per un
istante vi terreste per mano e vi lancereste dalla finestra per porre fine alla
vostra sofferenza… Verrete con me a Dubai per le vacanze”
“Cosa?! Venire con te a Dubai?” bofonchio, mangiucchiando una toffoletta.
“Esattamente, Fatina. Avete bisogno di cambiare aria! Non pensi che un Natale a
Dubai sia meglio di una noia Mortale qui?”
“Ma non dovevi passare il Natale da tua madre?”
“Credo
che Jill Hortense starà benissimo anche senza la soddisfazione di dirmi che sono
ingrassata pur sapendo che non è vero. Passerò il Natale a Dubai da mio padre e
voi verrete con me”
“G-grazie dell’offerta, Nikki” interviene Monica, asciugandosi le lacrime “Ma
non p-possiamo accettare…”
“E invece sì. Monique, sei talmente depressa che hai lasciato che il tuo divano
di pelle bianca si sprocasse di formaggio e ciccolato!”
Monica sembra colpita da quest’ultima affermazione. In effetti ricordo di
essere stato minacciato di morte da mia madre, a quattro anni, per una minuscola
macchia di pomodoro sulla mio bavaglino.
“Dubai…”
ripete mia madre, con aria fanatica e occhi spiritati.
“Falla
smettere, Topher” mi incalza Nikki “Mi inquieta quando fa così. La preferisco
piagnucolosa piuttosto chde psicopatica”
“Mamma?”
“No, mi
dispiace Nikki, non possiamo proprio accettare… è troppo…” si riprende
improvvisamente Monica, mettendosi in piedi e ripulendosi i pantaloncini dalle
briciole di patatine.
“E
invece avete già accettato e ho già prenotato il volo. Manderò qui Esperanza a
prepararvi le valige e verrò a prendervi domani pomeriggio per la partenza. ”
Io e Monica ci lanciamo uno sguardo rassegnato. Il nosto libero arbitrio si
esaurito il giorno in cui abbiamo conosciuto Nichole Hortense.
“Ah,
dimenticavo, Fatina… ti ricordo che domani è l’ultimo giorno di scuola, sei
sicuro di non voler venire? I professori sentono la tua mancanza. La
professoressa Appelfeld ha pianto durante tutta la lezione, ieri, perché solo tu
sapevi rispondere alle sue domande”
“Be’… preferisco studiare qui e riprendere la scuola dopo le vacanze”
“E va bene” sbuffa, rassegnata “come desideri…”
“C-credo
che andrò a darmi una r-ripulita” annuncia Monica, con gli occhi ancora rossi di
pianto.
“Certo,
cara. In bagno c’è del balsamo agli estratti di seta e minerali oceanici
giapponesi, sono arrivati oggi da Nagoya… Ma non metterci troppo! Oggi ho voglia
di cucinare e tu e Fatina mi aiuterete!”
Monica annuisce, ancora sconvolta, per poi risalire le scale strascicando i
piedi e continuando a ripetere: “Pippa Roberts! Pippa Roberts…PIPPA! Che
nome idiota!”
“Sbaglio
o quella era una risata?” chiede conferma Nikki, speranzosa, dopo aver udito un
suono confuso provenire dal piano di sopra.
“Nikki
come ti salta in mente di portarci con te a Dubai?” la interrompo, spegnendo il
televisore.
“Ma non
capisci? Io mi prenderò cura di te come amica… e a Monique… be’, ci penserà mio
padre”
Alzo gli occhi al cielo.
“Nikki!
Pensi ancora di combinare un fidanzamento tra mia madre e tuo padre?”
“Be’, non abbandoneresti neanche tu un programma così succulento se dovessi
avere come futura matrigna un’arpia come Jezebel… Pensaci! Tua madre è infelice
e quando si innamorerà di Robert Hortense sarà finalmente felice!”
“E tuo
padre?”
“Lui crede di essere felice con quella, ma si scoprirà ancora più felice
quando si renderà conto di non aver mai amato nessuno come ama Monica Dukes…”
“Monica
Melville: adesso si fa chiamare con il suo nome da ragazza”
“Be’, prevedo che dovrà cambiarlo presto in Monica Hortense, anzi Monique
Hortense! Suona bene, che ne dici?”
“Dico
che è una follia e che non funzionerà, ma sei libera di illuderti”
“E’
bello avere qualcuno che ti stimola e ti incoraggia a coltivare i tuoi hobby!”
“Ah, e
cercare di accoppiare i nostri genitori lo chiami un hobby?”
“Oh, ma
sta un po’ zitto, Fatina miscredente” conclude lei, con un gesto stizzoso della
mano “Vedrai che ci divertiremo a Dubai! Ti vedo già invischiato in un’ardente
storia d’amore da Mille e una notte con un sexy e ricchissimo sceicco…”
“Sogna,
Nikki…”
“Bene,
ragazze!” esordisce Nikki, rivolta a me e alla mamma.
“Ehm
ehm” mi schiarisco la voce, stufo di sentire così trascurata la mia – almeno
biologica – mascolinità.
“Non c’è
niente di meglio per combattere la depressione del cucinare qualcosa di buono
tutti insieme!” trilla Nikki, posizionandosi di fronte al tavolo da cucina e
infilando il suo grembiule di paillettes color pervinca.
“Che
cosa dovremmo cucinare?” domando, scettico.
“Lo
scoprirai presto, Fatina” risponde sibillina Nikki, guardando dritto dinanzi a
sé, come se si rivolgesse ad una telecamera. In effetti credo sia convinta che
la nostra cucina sia il set di un programma gastronomico.
“Ora
mettete i vostri grembiulini!” ci invita zuccherosa Nikki.
Monica
indossa perplessa il suo, color verde smeraldo e pieno di strass.
Io,
invece, ho bisogno di un po’ più di persuasione (minacce di morte da parte di
Nikki con un grosso coltello da macellaio) per indossare il mio: un grembiule
rosa confetto di raso con tanto di rouche di tulle e alucce fatate.
“Benissimo!” prosegue Nikki, ancora rivolta all’immaginaria telecamera “ANIMALI
DEL BOSCOOO???!!!” invoca, senza smettere di sorridere in modo lezioso “ANIMALI
DEL BOSCOOOO???!!! NIKKI HA BISOGNO DI VOI!!!”
In meno
di due minuti tre procioni, un cerbiatto, un gufo, uno stormo di passerotti e
un’intera cucciolata di scoiattoli e coniglietti fa irruzione in cucina.
Io e
Monica cerchiamo di non badarci troppo.
In
realtà speriamo si tratti di un’allucinazione dovuta al nostro stadio avanzato
di depressione.
“Ora siamo davvero al completo!” annuncia Nikki, sorridente “Avete tutti mani,
zampette e zoccoli puliti?”
Io e Monica annuiamo debolmente, mentre gli animaletti del bosco bramiscono,
bubolano, cinguettano, squittiscono e zigano affermativamente. I procioni non ho
idea di quale verso emettano.
“Benissimo! Possiamo cominciare!”
La Favolosa Torta di Pesche
di Nonna Hortense
Ingredienti
(per 8
persone)
200
ml di latte
200
gr di farina
100
gr di burro
700
gr di pesche
200
gr di zucchero
1
cucchiaino di cannella
1
bustina di lievito
1
limone (1 scorza, succo)
2
uova
1
bustina di vanillina
1
pizzico di sale
Ingrediente Superspeciale Hortense
“Vi starete di certo chiedendo come mai oggi vi propongo
una ricetta così ricca di grassi… La risposta e nel mio motto: cucini tu, e
ingrassano le amiche! Il disgusto che proverete nel preparare un dolce
straripante di burro, sarà dovutamente ricompensato dalla gioia di servire a
tavola grasso e cellulite da distribuire munificamente a chi più detestate. Non
è questo il compito di ogni brava cuoca?” spiega Nikki, sorridendo malvagia e
continuando sinistramente a guardare dritta davanti a sé “Monique? Fatina? Vi
dispiace prendere l’occorrente per la ricetta di oggi?”
Occorrente
3
coltelli molto affilati
2
boule di cristallo
1
sbattitore a fruste
1
pentola d’oro
1
tegame per torte
Io e
Monica ci lanciamo uno sguardo perplesso e svogliatamente mettiamo in fila sul
banco da cucina le stoviglie necessarie, ignorando le richieste specifiche e
irrealizzabili di Nikki sul materiale di pentole e recipienti.
“Molto
bene… mentre vi procuravate l’occorrente, i nostri amici animali hanno preparato
gli ingredienti” prosegue Nikki, mentre uno stormo di passerotti posa con
delicatezza sul tavolo un fazzoletto ricolmo di pesche.
“Per
prima cosa” comincia Nikki, scandendo bene le parole, mentre ci porge due
coltellacci “sbucciamo le nostre pesche vellutate”
Nikki
prende un frutto e in un istante, con un movimento quasi impercettibile della
mano, la buccia intera cade silenziosamente sul tavolo.
“Sbucciare la frutta può essere un lavoro alquanto noioso, ma tutto diventa più
piacevole e allegro con un po’ di musica!” trilla Nikki “Cerbiatto, ti
dispiacerebbe accendere la radio?”
Bambi trotterella verso lo stereo, per poi pigiare il pulsante d’accensione con
le corna.
“Grazie,
tesoro. Mi piacciono quei pois bianchi che hai sul sederino. Davvero
molto à la page”
E’
davvero difficile riuscire ad ignorare tutto questo.
Cerco di
sbucciare le pesche nel modo più accurato possibile, senza sprecare troppa polpa
e facendo finta di non guardare il cerbiatto sfregare le corna contro le pesche
nel tentativo di levar via la buccia.
“Adoro
questa canzone!” esclama Nikki, improvvisando due passi di mambo “Ay, no
ha que llorar, que la vida es un carnaval! Es mas bello vivir cantandooooo…Oh,
oh, oh, Ay, no hay que llorar, que la vida es un carnaval y las penas se van
cantando! Papparà papà pararà pappararà papà pararà…
non c’è niente di più efficace di un po’ di musica latino-americana per tirarsi
su di morale!”
“Pettirosso, ti dispiace passarmi della carta assorbente?” domanda cortesemente
Monica, mostrando le mani appiccicose e umide di succo. L’uccellino strappa un
pezzetto di carta dal rotolo e vola in fretta a porgerglielo.
Rivolgo
uno sguardo contrariato a mia madre.
“Be’, se
sono davvero delle allucinazioni, almeno si rendano utili, no?” si giustifica
Monica, facendo spallucce.
“Ora che
le pesche sono belle che sbucciate, Fatina, ti dispiacerebbe prendere un po’ di
quella insalata verde e tagliarla a julienne?”
“Cosa
c’entra l’insalata con la torta alle pesche?”
“A
nulla, ovviamente” risponde Nikki, pacata “E’ solo che trovo adorabile
l’espressione ‘tagliare a julienne’”
“Comincio ad avere una mezza idea di cosa piacerebbe a me, tagliuzzare a
julienne!”
“Fatina,
lo chef qui sono io, perciò taglia quell’insalata a julienne” – e
qui rabbrividisce di piacere al solo pronunciare la parola ‘julienne’ –
“e offrila ai nostri amici animali”
Monica mi intima con lo sguardo di obbedirle.
In effetti non è conveniente contraddire una psicopatica
armata di coltello. Anche se ne uno anch’io, lei sicuramente sa usarlo meglio.
“Nel frattempo, Monique, potresti preparare tu il
salpicon di pesche?” prosegue Nikki “Mentre voi coniglietti, fondete il
burro a bagnomaria, per favore. Io nel frattempo miscelo uova e zucchero con lo
sbattitore”
“Ehm… Nikki… un salpicon, hai detto?” ripete Monica,
dubbiosa.
“Taglia le pesche a dadini di cinque millimetri” spiega
Nikki, secca, mentre cerca di mantenere il controllo dello sbattitore, dal
temperamento alquanto ribelle. Arranca verso la presa elettrica, cercando di
staccare la spina del diabolico elettrodomestico prima che atterrisca tutti gli
animaletti del bosco.
Una volta ristabilita la calma, uno dopo l’altro, il grosso
gufo e gli uccellini versano latte, vanillina, cannella, lievito e la scorza di
limone nella boule con lo zuccherro e le uova amalgamati. Questa volta
Nikki decide saggiamente di mescolare gli ingredienti manualmente.
“E ora”
conclude Nikki, con aria misteriosa “è arrivato il momento più importante di
tutta la preparazione!”
Le luci nella cucina si affievoliscono morbidamente, lo stereo ammutolisce e tra
gli animaletti si diffonde un brusio irrequieto.
“Portate
l’Ingrediente Superspeciale Hortense!” ordina, apparentemente rivolta a nessuno
in particolare.
Una
folata di vento improvviso fa spalancare le finestre e nella stanza fanno il
loro ingresso due corvi neri come la pece, che sorreggono con gli artigli una
pesante ampolla scura. Gracchiando sinistramente, i due tenebrosi uccelli posano
davanti a Nikki il misterioso filtro, mentre gli animaletti si ritraggono verso
le pareti, spaventati e tremanti.
“Che
cosa c’è lì dentro?” chiedo, esasperato da tutta questa messa in scena.
Nikki mi
scocca uno sguardo penetrante.
“In
questa antichissima ampolla tempestata di zirconi neri” proclama solenne “è
racchiuso un segreto conservato e tramandato da secoli dalle donne Hortense, sin
da quando il nostro nobile casato ha avuto origine”
Io alzo gli occhi al cielo, mentre Monica e gli animaletti emettono un corale
“oooh” di meraviglia.
“Solo
noi Hortense conosciamo l’enorme, mistico potere di questa magica sostanza:
l’Ingrediente Superspeciale Hortense”
Detto questo svita il tappo, costituito da un’unica, massiccia gemma nera e
dalla boccetta si sprigiona all’istante un filo di fumo verdognolo dall’odore
nauseabondo.
Con
gesti lenti e solenni, Nikki inclina la bottiglietta, per lasciar cadere tre
minuscole gocce, brillanti nel buio come smeraldi.
Una
volta richiusa, i due corvi, sempre gracchiando, l’afferrano dalle sue mani e
volano via in fretta dalla finestra.
Le luci
si riaccendono e l’atmosfera, dopo pochi istanti di sbigottimento, ritorna
serena.
“Adesso
che tutti gli ingredienti sono ben amalgamati” prosegue Nikki, tornando ai suoi
modi affettati “versiamo l’impasto ottenuto nell’apposito tegame e inforniamo
per sessanta minuti alla temperatura di centottanta gradi”
Poi
tira fuori dal nulla una torta già pronta e guarnita.
“Ecco
qui come dovrebbe essere il risultato finale! Come potete vedere, ho nappato
la nostra bella torta con della glassa al ciccolato e ho spolverato il tutto di
zucchero a velo. Cospargete i piatti con petali di fiori di pesco se volete
aggiungere un tocco di poesia alla vostra tavola!” conclude, entusiasta,
lasciando cadere una manciata di fiori sulla torta.
“Molto
bene. Per i telespettatori che si fossero collegati soltanto adesso, Monique,
Fatina, vi dispiacerebbe riepilogare gli ingredienti e la preparazione della
nostra favolosa torta alle pesche?”
“Certamente, Nikki” risponde Monica, che ormai si è lasciata trascinare del
tutto dalla sua follia “Innanzitutto abbiamo sbucciato i nostri settecento
grammi di pesche e le abbiamo tagliate a dadini di cinque millimetri per lato.
Nel frattempo abbiamo sciolto a bagnomaria i cento grammi di burro, per poi
amalgamarlo in una boule con duecento grammi di zucchero, due tuorli
d’uovo, duecento millimetri di latte precedentemente scaldato, duecento grammi
di farina, un cucchiaino di cannella, una bustina di lievito, una scorza di
limone, una bustina di vanillina, un pizzico di sale e l’Ingrediente
Sueprspeciale Hortense. Ottenuto un impasto omogeneo, abbiamo infornato per 60
minuti a centottanta gradi, per poi guarnire con glassa al cioccolato, zucchero
a velo e fiori di pesco!”
“Molto bene, Monique!” esclama Nikki “Spero che anche la ricetta di oggi sia
stata di vostro gradimento! Io, Nikki Hortense, e i miei fantastici assistenti,
Fatina, Monique e gli animaletti del bosco, vi ringraziamo per la vostra
attenzione e vi aspettiamo domani alla stessa ora per un’altra strepitosa,
ipercalorica ricetta da offririre a chiunque abbiate interesse a vedere
ingrassare! Un bacio lascivo a tutti i miei telespettatori e arrivederci alla
prossima puntata de La Nouvelle Cousine di Nikki! Ricordate sempre:
cucini tu…”
“…e
ingrassano le amiche!” ci costringe a completare in coro.
Nikki è
tornata a casa a preparare le valige per domani, e io mi aggiro ectoplasmatico
per i corridoi di casa.
Camminando con le braccia tese davanti a me e modulando suoni malinconici e
inarticolati, mi trovo ad oltrepassare la porta aperta del bagno del secondo
piano e mi fermo di colpo. Qualcosa mi ha risvegliato dal mio zombismo e ha
catturato la mia attenzione.
“Ed
intendi fare così le faccende di casa?” domando, fissando mia madre, china a
strofinare alacremente il pavimento del bagno con indosso dei vertiginosi tacchi
grigio antracite, un tubino in tinta e un cardigan giallo banana in
coordinato con i guanti in lattice.
“Sì, ultimamente ho un po’ trascurato le pulizie…”
“Ehm, sì, cominciavo a chiamare per nome i germi… ma perché
sei vestita così?”
“Sto riscoprendo il piacere di indossare indumenti diversi dal mio pigiama.
Dovresti provare anche tu” spiega lei, strofinando con maggior accanimento “Poi…
ho capito che devo reagire. Vestire elegante anche in casa è un toccasana per
l’autostima”
“Qui c’è lo zampino di Nikki” deduco, deciso caparbiamente a rimanere in slip
e t-shirt.
Il pianto di questa mattina sembra essere stato liberatorio
per Monica, che sembra aver riattivato la modalità “madre credibile”. Ha avuto
una crisi di nervi quando si è resa conto del marciume e dei residui di cibo
putrescente profilerato sotto i cuscini del suo divano di palle candida, su cui
una colonia di batteri si era pian piano evoluta dando vita ad una civiltà
abbastanza progredita da conoscere l’uso della ruota.
Epurati i più bui anfratti del sofà da spiccioli e ospiti
indesiderati, Monica sembra aver ritrovato il buonumore (non poi così consueto
per un Dukes).
Probabilmente l’invito di Nikki a trascorrere le vacanze
con lei non è stata un’idea così balorda: nei momenti difficili fa sempre comodo
avere una via di fuga, rifugiarsi per un po’ in un luogo sicuro per “svernare”,
leccarsi le ferite, superare la convalescenza, ricominciare, grazie a qualche
seduta di fisioterapia, a camminare pian piano sulle proprie gambe.
Un po’ come per Peter, Susan, Edmund e Lucy Pevensie che,
per sfuggire all’angoscia della Seconda Guerra Mondiale, trovano un’oasi felice
nell’antico maniero del professor Kirke e poi nel fantastico mondo di Narnia.
Ora che ci penso, il paragone non è poi così calzante…
Dopotutto i Pevensie saranno anche sfuggiti ai
bombardamenti, ma hanno dovuto salvare i sederini pelosi di fauni, centauri e
animaletti parlanti dalla Strega Bianca, che sarebbe potuta essere una degna
compagna di stanza per Hitler in un’immaginaria clinica psichiatrica per
squilibrati con manie di potere.
Perciò spero che questa mia evasione in Medio Oriente non
procuri altre brutte sorprese.
Non posso certo sfuggire dalla delusione del tradimento di
Ashley, per poi perdere la vita quando il veleno di una vedova nera sarà entrato
in circolo nel mio sangue o quando sarò calpestato accidentalmente da un
dromedario rabbioso durante un’escursione nel deserto!
Okay, ecco che ritornano i miei consueti momenti
ecfrastici, come pure la mia tanatofobia multiforme.
Credo che dovrei chiamare la dottoressa Dingles. Adesso
sono così bravo da chiamare per nome i miei disturbi mentali, ma credo di aver
ancora bisogno della mia analista. Qualche ora fa ho avuto l’impressione che
degli animaletti selvatici aiutassero me e Nikki a preparare una torta. Non sono
sicuro si sia trattato di un sogno o di una visione mistica.
No, no. Ho proprio bisogno della Dingles.
E pensare che avevo delle riserve su di lei, all’inizio.
Forse la mia diffidenza nei suoi confronti deriva dal fatto che il suo nome di
battesimo sia Dymphna o dal fatto che le ho sempre invidiato il suo giardinetto
zen…
Ma di cosa stavo parlando?
Ah, sì, di me e Monica e di come stiamo cercando di
superare questo momento di crisi.
Ce la stiamo mettendo tutta, ma non so se e quando ci
riusciremo.
Ho appena visto mia madre rovistare nel suo portagioie in
cerca di un paio di orecchini verde bottiglia da abbinare alla spugnetta con cui
intende far risplendere il WC.
I presupposti non sono dei più rosei.
“Topher, non vorrei allarmarti” premette Monica, con voce
concitata “Ma ci sono ventisei tizi armati di enormi valige che non hanno fatto
altro che seguirci per tutto l’aeroporto”
Mi volto simulando non-chalance e mi ritrovo
abbagliato dai ventisei radiosi sorrisi di altrettanti ragazzi di bellezza
indicibile, ognuno con in mano un enorme trolley color rosa antico.
“Nikki, hai idea del perché ventisei ragazzi armati di enormi valige non
facciano altro che seguirci per tutto l’aeroporto?” domando nervoso.
“Chi vuoi che porti le mie valige, Fatina?” risponde
distrattamente Nikki, facendo a gara con alcune hostess di passaggio a
chi ancheggia in modo più provocante.
“Pensavo che quelle tre gigantesche valige che Esperanza
sta trasportando in equilibrio sulla testa fossero le tue…”
“Ah, no, non dire sciocchezze! Quelli sono solo i miei beauty-case… loro
sono i Ventisei, ventisei adorabili e forzuti ragazzoni che ho pagato affinchè
mi aiutino con le mie ventisei valige, in cui tutto è perfettamente suddiviso in
ordine alfabetico. Ne ho uno per ogni lettera dell’alfabeto: Aaron, Brighton,
Cameron, Devon, Eamon, Ferguson, Gaston, Houston, Idmon, Jason, Kynaston,
Leighton, Milton, Norton, Orson, Peyton, Quinton, Ramón, Simon, Tyron, Vernon,
Winston, Yvon, Zenon…”
Io e Monica ci lanciamo un’occhiata esasperata.
“Hai saltato la u e la x” la correggo.
“Ah, sì, giusto, ci sono anche Upton e Xenophon”
“Perché i loro nomi finiscono tutti in on?” domanda
Monica, perplessa.
“E dove hai stipato tutti i trucchi?” fingo di
interessarmi, sarcastico “Nella valigia di Tyler, come ‘trucco’, o in quella di
Cameron, come ‘cosmesi’?”
“Non trovi che siano splendidi?” ci ignora completamente
Nikki “Li ho pagati anche per alcuni servizi extra… nel caso mi venisse
appetito” aggiunge poi, maliziosa, osservando i tricipiti di Jason
“Naturalmente sono anche a vostra disposizione. Sono tutti rigorosamente
servizievoli e bisessuali”
“Ok, credo che sceglierò Orson” ridacchia Monica, lanciando uno sguardo complice
a Nikki.
“Mamma!”
“Sto scherzando, tesoro, sto scherzando!” ride lei, facendosi subito paonazza
“Brighton, comunque, mi sembra proprio il tuo tipo…”
“Sì, Fatina, guarda che non è affatto male…”
“Oh, ma per favore…”
Nel duty free incontriamo Mia e Gloria, che sembrano
appena aver svaligiato ogni boutique di lusso dell’aeroporto.
Qui forse è necessaria una piccola postilla.
Mia e Gloria? Ricordate? Le due inseparabili ancelle di
Nikki? Pinco-Panco e Panco-Pinco in chiave glam? Quelle che avranno a
malapena pronunciato due battute in questo romanzetto rosa da due soldi? I due
classici personaggi minori che l’autore puntualmente dimentica, cinque minuti
dopo, di aver partorito e che poi fa rispuntare dopo trenta capitoli dando
(ingenuamente) per scontato che i lettori si ricordino di loro?
“Ciao Nikki! Ciao Topher! Ciao Monique!” salutano in coro
(tipico da personaggi minori, il formato due battute in una) Mia Mahoney e
Gloria Garofalo, sperando di suscitare pietà nel cuore dell’autore e convincerlo
tacitamente a non farle sparire per altri trenta capitoli.
Sorrido loro cercando di non sembrare troppo compiaciuto
del mio ruolo di protagonista in questo pseudo-romanzo di nicchia.
Nikki le ha invitate a trascorrere il Natale con noi in
Medio Oriente perché si era accorta di averle trascurate un po’ ultimamente.
“Non sanno stare senza di me” mi ha detto, prendendomi in
disparte “Servirmi e incensarmi è lo scopo della loro esistenza. La loro
venerazione è segno della mia popolarità e autorità di Reginetta ed è
fondamentale che io alimenti la loro idolatria nei miei confronti” aggiunge lei,
con aria di donna navigata.
Il classico clichè della ragazza popolare circondata
da amiche svampite e adulatrici. Fa molto telefilm preadolescenziale con le
gemelle Olsen o Hilary Duff…
M
i chiamo Mia Mahoney. Sì, lo so, è un nome un po’
zuccheroso, ma a me piace, forse perché esprime la dolcezza che ho dentro. Ma
non lasciatevi ingannare. Dietro il mio aspetto candido e à la page, si
nascondono fantasmi con i quali sono da tempo costretta a convivere: la mia vita
è cambiata quando Cara, mia sorella minore, ha cominciato ad avere bisogno di
una baby-sitter a tempo pieno. Dopo molti attenti provini e selezioni,
mio padre, Pollux Mahoney, aveva trovato la candidata ideale, con taglie novanta
sessanta novanta. Non sapeva che quella donna sarebbe stata la causa di tutti i
miei guai: Innocence Wyn non era soltanto bella, ma anche terribilmente
malvagia…
Ehm, sbaglio o qualcuno sta cercando di soffiarmi il ruolo
di protagonista?
Scusate, sapete bene che odio stare al centro dell’attenzione, che
l’egocentrismo proprio non mi appartiene, ma fino ad ora protagonista e
narratore della storia sono sempre stato io, Topher Dukes, e credo che per
questione di coerenza stilistica, debba continuare ad esserlo fino alla fine…
A dire il vero sono stato escluso dal nono e dodicesimo
capitolo, gli unici con un narratore esterno, ma per tutti gli alti quattordici
la storia è stata raccontata dal mio punto di vista.
Non me ne voglia Mia Mahoney, né gli altri personaggi
minori. Se la scelta dipendesse da me, sarei sparito al primo capitolo.
Sicuramente, almeno, mi sarei risparmiato il capitolo in cui sorprendo Ashley ad
amoreggiare con Herman Northangle. Ma stiamo divagando…
Possiamo ritornare tutti a dove ci eravamo interrotti, per
favore? Senza nessun’altro tentativo di sabotaggio e prevaricazione da parte di
personaggi insoddisfatti del proprio ruolo?
Grazie.
Io, Nikki, Monica, Mia, Gloria, Esperanza e l’esercito dei
Ventisei ci dirigiamo verso la corsia preferenziale e, ancor prima che Nikki
possa aver finito di sghignazzare in faccia ai turisti costretti ad aspettare in
coda all’imbarco, siamo decollati. Destinazione Medio Oriente!
Sul jet il silenzio è un po’ imbarazzante. Mia e
Gloria sono spiaccicate alla destra e alla sinistra di Esperanza, mentre io sono
seduto tra Nikki e mia madre.
“Allora, ragazze” rompe il ghiaccio Nikki, nel
tentativo di animare l’eterogenea compagnia “Prima dell’aperitivo, potremmo fare
della sana conversazione!” propone “io credo che moriate tutte dalla voglia di
sapere come Esperanza si sia lasciata conquistare dal suo primo marito, Agapito”
Il silenzio, interrotto solo dal frinire dei grilli, non
lascia dubbio su quanto l’argomento sia poco interessante.
E non chiedetemi come sia possibile ascoltare dei grilli in
un aereo. Ad alta quota.
Esperanza sembra non accorgersi dello scarso interesse
generale e prende fiato, per poi cominciare a raccontare animatamente la sua
storia:
“Tenevo diciotto años y vivevo ancora a Buenos Aires con mi madre e mi papi. La
nostra era una umile familiade pescadores y vivevamo vecino el
puerto. Una mañana conobbi el chico mas guapo de toda Buenos Aires... Agapito
Amador” e a questo punto sospira “Que guapo! Con el pelo negro e los ojos de
fuego como quelli de un toro! Dal momiento que l’ho visto, ho intendido que el
mi corason era por lui! Agapito me amava tambien, ma era promesso sposo de su…
come se diche? Prima en Inglés?... cugina, sì! Era promesso sposo de su cugina,
Mercedes, que era ya embarasada…”
“Ma non mi dire! Era incinta?” traduce Monica, che comincia ad interessarsi.
“Sì, quella meretriz! Nonostante fossimo così enamoradi l’uno de l’otra, Agapito
teneva que sposarsi con ella! Così, pochi mesi depuedès del matrimonio, nacque
una niña, Violeta”
“Povera Esperanza! Vedere l’uomo che ama… sposare un’altra
e avere una figlia con lei!”
“Mi chiedo fino a quando resisterai…” mi sussurra Nikki, la
voce appena udibile sotto il vocione da soprano di Esperanza.
“Di cosa parli?” rispondo, un po’ seccato. Il racconto di Esperanza comincia a
farsi interessante.
“Sai di cosa parlo”
“Proprio no, Nikki…”
“Quand’è che ti deciderai a parlare di quello che è successo l’altra sera… con
Ashley?”
Al solo sentire il suo nome, mi raggelo.
“Nikki…”
“Topher, in questi giorni ho cercato di evitare l’argomento, di distrarti con
ogni mezzo. Ma credo, che per il tuo bene, che tu debba anche parlarne con
qualcuno, lasciare che la rabbia…”
“Nikki” ripeto, senza guardarla “io… ti ringrazio tantissimo per quello che fai
per me”
“Fatina…”
“No, aspetta, fammi finire” la fermo e lei, stranamente, cede “Ho apprezzato
davvero tanto il modo in cui mi hai difeso, l’altra sera, all’Ivory Tower, ma
penso non avresti dovuto… il Mocassini Club è tutto per te. Picchiare il
Presidente e rigargli l’auto è stata una mossa azzardata e non vorrei mai che tu
dovessi passare dei guai a causa mia…”
Sento Nikki sospirare, mentre cerco di concentrarmi sulla moquette. Guardarla mi
mette in imbarazzo. Per quanto riguarda ammirare il panorama dal finestrino… non
se na parla: sono certo che salterebbero fuori i soliti gremlins e altre
allucinazioni da mal d’aereo.
“El matrimonio non durò a lungo, porque Agapito scoprì que
Mercedes lo tradiva con su hermano, Cirilo”
“NO!” sussultarono Mia e Gloria, portandosi le mani alla bocca dallo sconcerto
“Aveva una tresca con suo cognato?!”
“Puta!” fu il giudizio lapidario di Esperanza, che subito
dopo sputò per terra, disgustata “I dos traditores si sentirono così en cuelpa
que fuggirono in Colombia… Rimasto da solo con la niña ancora così pequeña,
finalmiente Agapito y yo potevamo coronar el nostro suegno d’amor. Yo avrei
cresciuto Violeta como mi hija y saremmo stati felici juntos...”
“Ma cosa è andato storto?!” incalzò Gloria, torcendosi le mani dall’ansia.
“Il nostro parroco, Don Porfirio, se refiutò de celebar el
nuestro matrimonio, porque era enamorado de me…”
“Sacrilegio!” commentò Mia, con un brivido.
“Sì, e non è finida aqui! Pagò una banda de malvivienti por
uccidere mi amado Agapito!”
“NO! Che canaglia!”
“Per fortuna la perpetua de Don Porfirio aveva ecuchato todo y c’avvertì en
tiempo. Decidemmo de salpar sul pescherecho de mi papi, l’Esperanza, y de
refugiarci en Uruguay… purtropo pero la malasuerte ce perseguidaba! Fumo
attaccati da un barco de pirati, que emprigionarono nosotros y rubarono todos la
nostras cosas! Me portarono via persino el rosario d’oro de mi abuela
Guadalupe!”
“No! Persino il rosario d’oro di tua nonna Guadalupe!”
ripetono inorridite Mia e Gloria.
“Non devi preoccuparti per me, Fatina. Ashley non può fare
nulla per cacciarmi dal Club…”
“Ne sei sicura?”
“Assolutamente! In primo luogo sono la Reginetta… sulla carta l’autorità
maggiore è il Presidente, è vero, ma si sa che a questo mondo sono le donne a
comandare. E poi le Hortense sono sempre state Reginette del Club, sin dalla sua
fondazione” risponde, fiera “Oltre al fatto che ho già stipulato un contratto
segreto con tre quarti dei membri del Club: se dovessi, per assurdo, essere
scomunicata, loro mi seguirebbero ed Ashley rimarrebbe solo, a giocare a
bridge con Angelica Vaughan e Herman Northangle”
Nikki non lascia mai nulla al caso.
Se le cose stanno veramente così, il Mocassini Club è solo
formalmente sotto il controllo di Ashley.
“Ma non è di intrighi diplomatici che volevo parlare,
Fatina…” riprende Nikki, lungi dall’arrendersi “I programmi settimanali, i
trattamenti di bellezza, i viaggi intercontinentali non bastano se non riesci ad
aprirti con me e a liberare le tue emozioni”
Mi decido a combattere l’imbarazzo che mi trattiene, e mi
volto verso Nikki, sentendomi le lacrime agli occhi.
“Averti vicina è tutto quello di cui ho bisogno”
Nikki mi stampa un bacio sulla guancia e mi riabbottona la
manica della camicia.
“Grazie” mormoro.
“Non è niente” risponde lei, lentamente.
Ci metto poco a pentirmi di aver detto qualcosa di così sdolcinato...
“E’ DISUMANO!”
Esperanza non poteva aspettarsi un pubblico più partecipe.
Monica ha la bocca spalancata da circa mezz’ora,
completamente rapita dal racconto.
“El capo de los pirati era un egitiano, un certo Paapis,
que me tolse con la fuerza el flore della verginidad y fece abbandonar el mi
povero Agapito sobra un isola desierta, llamata Desgracia”
“Povera Esperanza!”
“Povero Agapito!”
“Così sola, sobra un barco dei pirati crudeli, senza il mi
Agapito, non facevo che piangere e desperarme! Dopo aver razziato todas las
costas de l’America del Sud, attraversamo en nave todo l’Oceano Atlantico y
approdamo en Egipto, dove Paapis me vendé como ancella de la principesa Arsinoe,
hija del re Tolomeo…”
“Oh, no, non posso crederci, Esperanza! Prima hai perso la verginità, poi il tuo
amato Agapito, e infine persino la tua libertà?!”
“Sì, purtropo… la liberdad tambien! La principesa Arsinoe fu siempre mui buena
con me e diventai preso la su preferita tra le ancelle… su hermana, la
principesa Cleopatra, por el contrario, era una mujer mui cattiva y envidiosa!
Ella aveva una malatia… alopecia, credo… y era mui envidiosa della chioma
fluente de Arsinoe. Così una dìa avvelenò mi padrona y encolpò me
dell’omicidio!”
“Meschina!” inveisce Gloria, sconvolta.
“Venefica!” la apostrofa Mia, incredula.
“Vengo cosi emprisonada, ma un sacerdote del posto,
Calasiris, dimostrò la mi innociencia y mi accolse nel tempio como sacerdotesa
de la dea Iside…”
“E poi cos’è successo?”
“Una noche, nel tempio, ricevetti in suegno una visita de mi abuela Gudalupe,
que me disse: ‘Esperanza, sono mui delusa! Como hai potuto perdere el mio
rosario d’oro? Y sobretodo, come hai potuto rinegar Jesùs Cristo y la Virgen
Maria por venerar una divinidad pagana? Torna sulla retta via, tonta de una
nipote! Y sappi che el tuo amato Agapito te sta buscando y sarà presto aqui, de
nuevo con tigo!’… Esta profecia me rassicurò tantissimo y finalmiente
ricominciai ad aver fede nella Providencia…”
“La storia di Esperanza era un modo per tenere Monica, Mia
e Gloria occupate e poter parlare liberamente con me?” domando, con un mezzo
sorriso, sicuro della risposta.
“Ma no, pensi debba ricorrere ad espedienti così banali?”
borbotta Nikki, fingendosi offesa.
“Sai, stavo pensando…” continuo, trattenendo una risata “il
Ballo di Natale? Non è dopodomani?”
“Sì” mugugna Nikki “ma non sarà una grande perdita: toccava ad Angelica
organizzarlo, ricordi? Anche se è paradossale che la diretta discendente di
Erode si occupi dei festeggiamenti natalizi!”
“Sono contento di non doverci andare: di certo non avrei sopportato di vederlo”
poi mi correggo: “Di vederli”
“Vedrai che presto questa storia sarà solo un brutto
ricordo, Fatina… non ricorderai più neanche i loro nomi, quando faremo la nostra
comparsa, splendidi e corteggiatissimi, al Ballo di Gennaio” conclude Nikki, con
aria serena “Sarò io ad occuparmene e, come tutti i balli organizzati da
me, sarà un successo!”
Non so
fino a che punto il filosofo greco Platone, che inventò per i suoi dialoghi
filosofici il mito allegorico della civiltà di Atlantide, possa approvare che la
sua idea sia stata strumentalizzata per degli alberghi di lusso (oltre che per
pretenziosi colossal hollywoodiani). L’Atlantis di Dubai forse sarebbe
stata troppo sfarzosa e “terrena” per il filosofo della metafisica, che
rivolgeva la mente sempre in alto, verso l’Iperuranio, ma fatto sta che a me
questa Atlantide piace parecchio!
Un
resort di proporzioni epiche, situato su un’isola artificiale a forma di
palma e circondato da un mare placido e cristallino!
In genere preferisco le vacanze culturali, di quelle che prevedono ogni giorno
almeno quattro musei, una dozzina di basiliche e cattedrali e due località o
monumenti o bellezze naturali dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ma
per il momento credo che una settimana di tutto relax sia quello di cui
io e Monica avessimo più bisogno.“Un
enorme parco acquatico, piscine interminabili, fontane, colonne grandi come
sequoie, archi e decorazioni in stile arabo, mosaici con delfini, divinità
marine e creature degli abissi, ristoranti di lusso, suite da sogno…” non
fa altro che ripetere Monica, come una specie di mantra. Credo voglia essere
presa in considerzione come testimonial per la prossima campagna
pubblicitaria…
La
camera di Nikki e di suo padre si trova sul punto più alto di tutto il
complesso. Dalle vetrate si può ammirare lo skyline della città, una
catena montuosa di grattacieli altissimi, che scintillano come diamanti sotto il
sole cocente degli Emirati.
Okay,
adesso comincio a parlare anch’io come un depliant turistico…
Ma credo
lo farebbe chiunque al mio posto…
E’ tutto
semplicemente incredibile!
Non riesco ancora a credere che la nostra suite si affacci direttamente
su un enorme acquario! Ieri mattina ho aperto gli occhi e ho visto una fila di
razze nuotare sinuose in fila indiana, mentre Monica, poco dopo, è uscita dalla
doccia, seminuda e tutta bagnata, per dirmi, eccitata come una ragazzina, di
aver visto un enorme squalo balena vicinissimo al vetro.
Sembra davvero di trovarsi in un continente perduto:
lo scorrere del tempo qui è decisamente più veloce
del normale. Da quando siamo arrivati, tra massaggi, trattamenti di ogni genere,
party in piscina ed escursioni in jeep nel deserto, sono già trascorsi quattro
giorni.
Per quanto, però, questo
posto sia prossimo alla beatitudine dell’Eden, non è abbastanza per dimenticare
quello che è successo con... lui.
Insomma, le cose sembrano
andare meglio, ma continuo a pensarci ancora troppo, per i miei gusti. Anche
quando rido dei battibecchi tra Nikki ed Esperanza, o quando costringo mia
madre, terrorizzata, ad avventurarsi nel gigantesco scivolo acquatico, quando
parlo di letteratura russa con il signor Hortense davanti al tè del mattino (è
l’unico argomento di conversazione, escluso il petrolio, di cui lui ami
parlare) o mi immergo in una folle conversazione sull’ultima collezione di
Vivienne Westwood con Mia e Gloria, ogni sorriso, ogni risata, ha un retrogusto
amarissimo. In un attimo ricordo quello che è accaduto negli ultimi tempi e mi
sembra tutto semplicemente troppo orribile per continuare a ridere e a
chiacchierare spensieratamente, come se nulla fosse.
Nikki mi tiene sotto stretta
sorveglianza, ma è evidente che cerca in tutti i modi di non farmi troppe
pressioni sull’argomento. In cambio mi sto impegnando davvero per cercare di
divertirmi.
Quando mi rabbuio
improvvisamente o mi ritiro in camera accusando un fasullo malditesta, lei non
leva più neanche una protesta e aspetta pazientemente che le mie paturnie si
esauriscano da sole.
Ho ricevuto anche parecchi
sms da Gunther, Rowland ed Anonymous. Naturalmente erano preoccupati per la mia
lunga assenza da scuola. A quanto pare Monica deve aver detto loro che ho avuto
un altro attacco di balenite cronica. Sono contento che ci abbiano creduto e,
prima di ogni altra cosa, che tutta la scuola non abbia saputo di quel che è
successo tra me ed Ashley… ed Herman.
Mi sembra alquanto sospetto
che una bocca larga come Herman Northangle abbia resistito alla tentazione di
diffondere la notizia. Pensavo di vedermi presto umiliato sulla prima pagina
dell’Highlights. Un tizio, ieri, nel souk, mi si è avvicinato e per qualche
secondo ho davvero pensato che volesse chiedermi se sono sono proprio io, Topher
Dukes, quello che Ashley Betterton ha tradito per spassarsela con il capitano
dei Wefanie White Whales. Poi ho realizzato che voleva solo vendermi un narghilè
ed una caffettiera araba.
“Conoscendo Ashley, credo che
abbia costretto Herman a tenere la bocca chiusa sull’accaduto…” ha liquidato la
cosa Nikki, due giorni fa, cercando di non farsi sentire da Mia e Gloria
(precauzione inutile, visto che erano entrambe intente a fare le sfacciate con
il muscoloso bagnino seduto a bordo piscina).
“Lo ha costretto a tenere la
bocca chiusa? E come ci sarebbe riuscito? Ficcandogli la lingua in gola?” ho
ribattuto, dubbioso, chiudendo rabbiosamente la mia rivista di enigmistica.
A quel punto Nikki ha evitato
di rispondere e per un po’ l’unico rumore è stato lo sciacquettio della piscina,
il brusio degli altri bagnanti e il suono fastidioso della cannuccia di Nikki,
che succhiava gli ultimi sorsi di Bloody Mary.
Come dicevo, è diventata
davvero abile nel gestire i miei sbalzi d’umore.
Quando non siamo stati
impegnati in altre attività, ho avuto modo finalmente di riscoprire il piacere
della lettura. Naturalmente ho evitato qualsiasi libro in cui ci fosse anche
solo una minima traccia d’amore o romanticismo, fatta eccezione forse per i
romanzi di Banana Yoshimoto, che riescono a regalarmi molta serenità, come solo
la poeticità zen della narrativa giapponese può fare.
Possibile però che in ogni
suo romanzo bonsai la protagonista debba aver avuto una relazione con un uomo
sposato? E’ davvero una situazione così comune in Giappone o l’autrice fa
riferimento al suo vissuto?
In ogni caso, mentre io mi tenevo occupato sotto l’ombrellone con una pila
interminabile di libri, Nikki ha trascorso le ultime novantasei ore a
pianificare ogni possibile stratagemma affinché suo padre e mia madre si
innamorino perdutamente l’uno dell’altra.
Ovviamente senza ottenere
grandi risultati.
Il primo giorno a Dubai,
Monica non ha fatto altro che ripetere quanto si sentisse in imbarazzo per aver
accettato l’invito di Nikki e di quanto le dispiacesse approfittare
dell’ospitalità degli Hortense. Dopodiché Robert Hortense ha risposto, ribadendo
il concetto per altre ventiquattrore, che per lui era un piacere ospitare sia
lei che me per le vacanze e che era felice di essere in compagnia di una donna
brillante come lei, dopo aver trascorso gli ultimi mesi a contrattare con
imprenditori di umore pessimo.
Di qui in poi il loro
rapporto non ha subito grandi evoluzioni, nonostante Nikki le abbia provate
tutte: prima ha organizzato a loro insaputa una cenetta a lume di candela per
loro due soli, con tanto di fuochi pirotecnici; poi li ha chiusi
“accidentalmente” nella Suite Luxury, gettando la chiave in mare (ripescata
fortunatamente dalla gola di una tartaruga marina che aveva rischiato di morire
soffocata); insoddisfatta dei risultati, ha cercato di convincere suo padre che
Monica fosse stata rapita da un gruppo integralisti islamici e una volta
scoperto che in realtà era comodamente sdraiata sul lettino del solarium, aveva
fatto un ultimo tentativo servendo ad entrambi cibi, a suo dire, estremamente
afrodisiaci, con l’unico risultato di aver costretto le due povere vittime dei
suoi piani ad una notte in bianco sul wc.
“Perché non ti rassegni,
Nikki?” ho sbottato, dopo l’ultimo, fallimentare tentativo di far credere a suo
padre di aver ingravidato Monica con una sola stretta di mano “Ormai è evidente
che tra quei due non potrebbe mai nascere nulla! Sono troppo diversi… senza
contare che tuo padre è fidanzato con quella cantante lirica… Jezebel”
“Non ti piacerebbe diventare mio fratello?!” ha sbuffato Nikki, mettendo il
broncio.
“Praticamente è come se lo
fossimo già!”
“Be’, d’accordo, ma scommetto
che neanche tu vorresti per matrigna quell’iguana… poi non riesco proprio a
spiegarmi come faccia ad essere una cantante lirica e ad avere allo stesso tempo
un fisico da top model!”
“Quando hai detto che
arriverà?”
“Presto! Troppo presto! Non
vedi già nuvoli neri all’orizzonte? La sua tournee finisce oggi, perciò
credo che domani la vedremo arrivare a cavalcioni del suo drago sputafuoco,
giusto in tempo per rovinarci la Vigilia”
A
dispetto delle previsioni di Nikki, Jezebel sembra aver lasciato in tournèe il
suo manico di scopa, per accontentarsi, il pomeriggio della Vigilia di Natale,
di atterrare con il suo jet personale sul bordo piscina. A detta del signor
Hortense, la sua fidanzata ha trascorso tutto il pomeriggio nel centro benessere
dell’albergo per rigenerarsi ed essere pronta per la cena di gala di questa
sera.
“Credo sia periodo di muta,
per lei” ha mormorato a denti stretti Nikki, in modo da non farsi sentire da suo
padre “Deve cambiare pelle ogni tre settimane…”
Eccoci qui, seduti ad una
tavola rotonda e riccamente imbandita in quel che è probabilmente (e fin troppo
banalmente) il ristorante più lussuoso di tutta la città, situato a ben duecento
metri dal livello del mare, al ventisettesimo piano di uno smisurato grattacelo.
Per raggiungere il nostro tavolo siamo saliti a bordo di un ascensore ad alta
velocità – una cabina interamente in cristallo trasparente - che ha provocato a
Monica un piccolo attacco di panico, disturbo che sono riuscito ad evitare
concentrandomi con tutte le mie forze sui riflessi ardesia dei lunghi guanti in
pura seta di Nikki.
Sono seduto tra lei e Monica,
qualche posto più in là rispetto a Mia, Gloria ed Esperanza, mentre davanti a me
il signor Hortense è immerso in una pacata conversazione con quello che mi è
stato presentato come il Sultano di Qamar (un minuscolo Emirato di cui né io né
Monica abbiamo mai sentito parlare prima): un uomo sulla cinquantina, dalla
fisionomia tipicamente orientale e una lunga barbetta ispida e nera, vestito di
una lunga e suntuosa tunica ricamata in oro e con una kefiah candida sul capo.
Salvo che per gli uomini,
l’atmosfera non è decisamente delle più rilassate: la gamba di Nikki non fa
altro che tremolare, nervosa, mentre ingolla flute di champagne a ripetizione e
risponde a monosillabi alle chiacchiere delle figlie del sultano, Aisha e Fathma.
Ora che Jezebel sta per imporre la sua mortifera presenza, il suo umore si è
fatto improvvisamente tempestoso.
Quanto a Monica, non fa altro
che lisciarsi il vestito, temendo di aggrinzirlo. E’ un regalo di Nikki: un
magnifico abito lungo, composto da mille petali color panna, un gran fiocco
scuro sotto la scollatura a cuore, con coppe mélange decorate con brillanti e
corallini neri. Non credo di averla mai vista così bella, con i capelli color
mogano raccolti in una raffinato chignon e le orecchie piccole e delicate, con
quegli orecchini neri, che sfavillano ad ogni minimo movimento del suo collo
sottile.
Dopo questo particolareggiato
e vagamente edipico elogio a Monica, non posso che ammirare anche Nikki,
splendida nel suo abito-bouquet Nina Ricci, ricoperto di voluminosi fiori rosa
antico, lilla, marrone, magenta e celeste chiaro.
Quanto a me, Nikki mi ha
proposto di scegliere fra tre completi diversi e sono abbastanza soddisfatto
della mia decisione: un raffinato completo lucido color tabacco, firmato Gucci,
con un abbinato un ascot a fasce bianche, catrame, verde oliva e kaki.
Nel caso ve lo stiate
chiedendo, questo è ancora il romanzetto di nicchia da due soldi di cui sono
narratore e protagonista, non un articolo di Vogue sulla collezione
autunno-inverno di quest’anno.
Devo ammettere però che trovo
abbastanza strano che quasi tutti gli stilisti abbiano ideato, per questa
stagione invernale, abiti variopinti e molto spesso floreali. Facendo zapping,
ieri, mi è capitato di dare un’occhiata ad una sfilata di Moschino che aveva
tutta l’aria di una fiera del giardinaggio…
Okay. Stop.
Credo che ci siano delle
interferenze. Sento nella mia testa pensieri quasi sicuramente elaborati da
Nikki.
Vediamo se riesco ad liberare
la mente e tornare a pensare con la mia testa:
Letteratura…
Libri…
La vita è
un pendolo che oscilla tra dolore e noia…
Arthur Schopenhauer…
Classici ottocenteschi della
letteratura russa…
Anna Karenina finisce sotto
un treno…
Okay, questi sono pensieri
che più si confanno alla mia personalità…
Letteratura…
Libri…
Un uomo
che non ha pensieri individuali è un uomo che non pensa…
Oscar Wilde…
Gucci…
Nina Ricci…
Il color ardesia…
Credo sia un bellissimo
colore.
E anche la parola stessa è
piacevole alla pronuncia… ardesia.
“Fatina, hai un’aria strana”
commenta Nikki, guardandomi perplessa, mentre Aisha e Fathma ridacchiano,
divertite, temo, dalla mia espressione ebete.
“Ero in sovrappensiero…”
“Lascia perdere…cos’è questo
freddo improvviso?” borbotta, voltandosi “Ah, dovevo immaginarlo”
Una donna incredibilmente
bella è appena apparsa sulla soglia del ristorante. Si regge l’orlo del vestito
con una mano e si dirige con eleganza verso la scalinata.
Per un attimo la sala piomba
in un silenzio colmo di venerazione.
Il volto del signor Hortense
si illumina e, sorridendo radioso, si alza da tavola per aspettare la sua amata
all’ultimo gradino.
Jezebel è esattamente come la
immaginavo, con i suoi capelli bruni, raccolti in un’elaborata acconciatura, e
la pelle color caramello. Il lungo vestito blu pavone, che le lascia scoperta
tutta la schiena, fa perfettamente pendant con gli intensi occhi felini e
il collier di zaffiri e brillanti che porta intorno al collo.
Guardandomi intorno, noto che
molte forchette e coltelli sono rimasti sospesi a mezz’aria, mentre i loro
proprietari continuano a fissare a bocca aperta e senza alcun pudore
quell’apparizione divina.
Nikki alza gli occhi al
cielo, sbuffando.
“Buonasera, amore mio” la
saluta incantato il signor Hortense, baciandole la mano.
La donna sorride languida e
gli stampa un delicato bacio sulle labbra, scatenando l’invidia cocente di quasi
tutta la clientela maschile del ristorante.
“Vi chiedo scusa per il
ritardo” flauta la donna, con un lieve accento esotico, una volta raggiunto, con
passo sinuoso, il nostro tavolo “Nicole, è un piacere rivederti”
“Il piacere è tutto tuo”
risponde Nikki, alzandosi e fingendo di baciarla sulle guance “ops… volevo dire,
mio”
Jezebel sguaina un sorriso
tagliente, candido come un giro di perle.
“Signori, vi presento Jezebel!
Jezebel, cara, loro sono Topher Dukes, il migliore amico di Nikki, con sua madre
Monica… naturalmente conosci già il Sultano e le sue adorabili figlie. Poi ci
sono Mia e Gloria…sono state da noi anche la scorsa estate, ricordi?
Naturalmente Esperanza, la nostra governante…”
Jezebel ci grazia con un breve cenno, mentre il Sultano corre a baciarle la
mano.
“Lieta di conoscerti” esclama
poi Monica, sorridendo nervosa e porgendo la mano alla giovane donna, che le
punta subito addosso il suo sguardo verde-azzuro. Poi apre la mano di scatto (le
unghie affilate sibilano nell’aria) e stringe frettolosamente quella di Monica.
“E così è lei, Jezebel”
mormoro a denti stretti, in modo che solo Nikki possa sentirmi.
“Jafar, vuoi dire” mi corregge “solo che lei non ha bisogno di un bastone a
forma di cobra per ipnotizzare mio padre. Le basta solo sbattere un po’ quelle
ciglia finte per ottenere tutto quello che vuole”
“Be’, ora che siamo al
completo… Buon Natale a tutti!” prorompe il signor Hortense, gioviale, levando
la sua coppa di champagne.
“Buon Natale!” rispondiamo in
coro, imitandolo (Nikki con scarso entusiasmo).
“Feliz Navidad!” esclama un
po’ in ritardo Esperanza, dopo aver vuotato in un sorso il suo champagne.
E’ incredibile quanto un po’
di trucco e un tubino nero l’abbiano trasformata improvvisamente
nell’affascinante nonna di Penelope Cruz.
“Adoro la tua collana, Jaf…Jezebel”
miagola Nikki, con un sorriso finto che ricorda, più che altro, un attacco di
bruxismo.
“Oh, ti riferisci al mio
collier di diamanti e zaffiri dello Sri Lanka?” gongola Jezebel, accarezzando
una gemma grande quanto un uovo di struzzo “E’ uno splendido regalo di tuo
padre”
“Per quella collana saranno morti almeno undici miliardi di bambini nelle
miniere dello Sri Lanka” mi sussurra Nikki, tetra.
“Sulla Terra siamo solo sei
miliardi di persone”
“Scommetto che quella ne avrà fatti deportare da altri pianeti” mugugna di
rimando, sbuffando nel suo bicchiere e facendo ribollire lo champagne.
“Solo i gioielli più
preziosi, per la mia Je-suis-belle” gorgheggia il signor Hortense, gonfio di
orgoglio.
Jezebel lo guarda facendo
sfarfallare le lunghe ciglia, stucchevole, mentre Nikki mima il suicidio rituale
delle donne giapponesi con il suo coltello da burro.
“Credo che ti abbia visto…”
“Chissà che non abbia voglia anche lei di provarlo…il jigai”
“Ho sentito che presto ti
vedremo al Teatro la Fenice, Jezebel, non è vero?” si informa il Sultano del
Qamar, infilzando la sua aragosta in salsa corallina.
“Madama Butterfly?”
suggerisce speranzosa Nikki, probabilmente pregustando già in mente il suicidio
di Jezebel, anche se solo scenico.
“No, interpreterò la Carmen”
risponde gelida lei.
“Oh, meraviglioso!” commenta
il Sultano, ripulendosi col tovagliolo i vaporosi baffi neri dai residui
d’aragosta.
“Non me la perderò di certo”
cinguetta sarcastica Nikki “Com’è che va a finire? Viene uccisa, no?”
“Sarà eccezionale come sempre” commenta il signor Hortense, scoccando una rapida
occhiata severa a sua figlia, per poi tornare a contemplare adorante Jezebel.
“Sa, Sultano, che Monique è
un’arredatrice di fama internazionale?” esordisce Nikki, facendo arrossire mia
madre.
“Davvero?” esclama il
Sultano, inarcando le sopracciglia.
“Certo…
“Oh, Nikki, tu esageri…”
squittisce Monica, in imbarazzo.
“Ha arredato il loft di
Harold Sacramento…” rincara la dose Nikki.
“Harold Sacramento?!” ripete
esterrefatto il signor Hortense, balzando sulla sedia “Il cantante dei Potomac
Potatoes?!”
“Proprio lui”
“Harold Sacramento che canta
Barn-owl glance?”
“Esattamente. Quella canzone,
tra l’altro, l’ha composta per Monique…”
“Non ci credo!”
Monica sta chiaramente
gareggiando con l’aragosta del suo piatto per raggiungere la tonalità più
intensa di rosso. “Harold è… un mio ex” ammette con una flebile vocina.
“Ma è un mito per me!” esala
il signor Hortense, con un luccichio fanatico negli occhi.
“Anche per me lo era…”
risponde Monica, prendendo un po’ di coraggio, ma facendosi improvvisamente cupa
“… prima che scoprissi che non ero la sua unica groupie”
Jezebel si lascia scappare
una risatina crudele, che riesce a camuffare in un colpetto di tosse non appena
Nikki la freccia con lo sguardo.
“Non alzava mai la tavoletta
del water” mi sento in dovere di aggiungere, per solidarietà filiale.
Monica mi fa un occhiolino di
riconoscenza.
“Che delusione…” mugugna il
signor Hortense, sconvolto come un bambino a cui è stato appena rivelato che
Babbo Natale è solo il papà con una barba finta.
Dopo questa terribile
scoperta, segue qualche istante di incredulo silenzio.
“Ah, dimenticavo! Monique ha
lavorato anche per il governatore Goripow” prosegue Nikki, dopo un po’ “Ha
arredato la sua villa a Gran Cayman”
“Dici sul serio? Io e George
abbiamo studiato insieme ad Oxford” afferma il Sultano, sorpreso “Adoro quella
villa, ci sono stato in ottobre! George non mi aveva mai parlato di lei, Monica,
evidentemente era troppo geloso di averla scoperta!”
Monica sorride, modesta,
bevendo un lungo sorso di champagne.
Quando tace, e beve, è sempre
molto nervosa.
“So che siamo ancora sotto le
feste e non sarebbe il caso di parlare di lavoro…” riprende il Sultano “ma avrei
appena acquistato un hotel a Los Angeles e, se mi promette qualcosa di ancora
più straordinario di Villa Goripow, sarei felice di offrirle l’incarico di
arredarlo…”
Mi mortifica pensare che l’unica occasione in cui io abbia mai potuto
permettermi un hotel sia stata quell’unica volta in cui ho giocato a Monopoli e
ho scoperto di non essere portato per gli affari.
“Con grandissimo piacere!”
risponde Monica, con ancora maggiore entusiasmo di quando, quella volta, mi ha
sonoramente sconfitto a Monopoli.
Jezebel sembra non
condividere la stessa eccitazione. Accanto al suo fidanzato, ancora sotto shock
per le deludenti rivelazioni sul suo idolo musicale, la giovane donna sembra
molto seccata dal fatto che tutta l’attenzione degli astanti si sia concentrata
su Monica.
Qualcosa nel sorrisetto
beffardo di Nikki mi dice che era proprio il risultato che sperava di ottenere,
elogiando il lavoro di mia madre.
Credo non abbia ancora
rinunciato ai suoi tentativi di rendere più attraente Monica agli occhi del
signor Hortense, che, ripresosi un po’ dal suo piccolo trauma, ha iniziato a
canticchiare dolcemente all’orecchio della sua amata il più famoso singolo dei
Potomac Potatoes.
“Stai vibrando” mi informa
Nikki, fissando disgustata suo padre e trattenendosi dal non vomitare.
“Vibrando? Cosa…?”
Tiro fuori il mio cellulare e
per uno sciocco istante spero ardentemente che sia Ashley.
Odiandomi per averlo
desiderato, scopro invece gli sms di auguri di buon Natale da parte di Rowland,
Gunther e Anonymous. Rispondo in fretta, rassicurandoli che la mia balenite è in
via di guarigione e che ci rivedremo a scuola al rientro dalle vacanze. Nel
frattempo, altri sms continuano a fioccare, accavallandosi l’uno sull’altro. Ne
ho ricevuto uno da Trixie Koch, della rubrica sportiva, da Ophelia (una
citazione shakespeariana sul Natale, credo da Pene d’amor perdute) e persino un
simpatico messaggio di auguri da parte di Bennet Brown, che probabilmente avrà
chiesto a lei il mio numero di telefono, perché non ricordo affatto di
averglielo dato.
Anche alcuni membri del
Mocassini Club mi hanno gentilmente inviato i loro auguri: Jude Essex e qualche
altro membro della squadra di pallanuoto, le cheerleader Patricia Fulton ed
Edith Endicott...
Barnabas Babcock non ha
mancato di sfoggiare il suo lessico forbito per esprimermi i suoi aulici e
ipocriti auguri di Buon Natale: Auspico per te un gaio giubileo in
congiuntura del genetliaco del Verbo, Germoglio di Davide.
Mio Dio, anche il professor
Clyde? So che non ami molto la mia materia, Christopher, ma ti auguro
comunque un gioioso Natale! Io e il corpo docenti speriamo di rivederti presto a
scuola. Abbiamo
sentito la tua mancanza! Firmato, Theodore Clyde.
Questo sì che è inquietante.
Il mio professore di matematica che si scomoda ad inviarmi un messaggio di
auguri.
“Cosa fai con quel
cellulare?” domanda Nikki, annoiata “Io l’ho dovuto spegnere: Brad mi avrà
mandato un centinaio di sms… non credo che ad Angelina farebbe piacere saperlo.
Troppa gente vuole farmi gli auguri e in più credo di avere un altro paio di
stalker…”
“Messaggi di auguri…”
rispondo, sbuffando “Anche a te ne ha mandato uno il Preside Canfield?”
“Oh, sì, certamente. Ha scritto che domani dovrebbe arrivare per posta il mio
regalo… l’anno scorso mi ha regalato una Porsche”
“Finito!” esalo, con le dita
doloranti, dopo aver risposto agli auguri della professoressa Appelfeld e delle
inservienti della mensa scolastica.
“No… niente” rispondo
prontamente, cercando, con scarso successo, di apparire indifferente.
Poi l’ennesima vibrazione mi
fa sussultare.
Che sia…?
Non diciamo assurdità. Dopo quello che è successo all’Ivory Tower avrà capito
che non voglio…
Eppure perché una piccola,
masochista, sciocca parte incrocia le dita affinché sia lui?
“Che fai, non leggi?” sbotta Nikki “Da’ qui”
Prima che possa
impedirglielo, mi ha già tolto di mano il cellulare.
In pochi secondi si fa rossa
in faccia e digrigna i denti.
Poi, con la stessa rapidità,
riacquista a fatica il controllo.
“E’ lui?” domando, con il
cuore in tachicardia.
“No… è un messaggio del
gestore…” balbetta lei, che chiaramente sta mentendo.
“Ridammi il cellulare, per favore” ordino, con calma mal simulata.
“Non è niente davvero… lo
elimino… Opzioni…
cancel…”
“Nikki, guarda! Jezebel sta soffocando con un osso di pollo!” improvviso,
indicando sbalordito l’altro lato del tavolo.
Sul volto di Nikki balugina
un sorriso trionfante, mentre si volta a guardare la sua detestata matrigna
morire soffocata da un ossicino come uno stupido Yorkshire.
Approfitto di quell’attimo di
distrazione e le strappo di mano il telefonino.
Come avevo previsto, non si
tratta di un messaggio di servizio. Né tanto meno di un messaggio di Ashley,
come a mio malgrado speravo.
E’ un mms con una fotografia
di Ashley che stampa un appassionato bacio a Herman Northangle. Dev’essere stata
scattata prima del mio arrivo ad Oceanside, perché Ashley ha i capelli un po’
più lunghi di oggi.
Subito dopo un’altra
vibrazione. E un’altra fotografia.
Ashley e Herman, abbracciati
stretti e sorridenti, in un limousine.
Ancora un altro messaggio.
Una foto scattata la sera del
Ballo di Novembre: Herman sorride soddisfatto, mentre Ashley, mezzo nudo e
sconvolto è immortalato nell’atto di infilarsi i pantaloni.
A Natale si è sempre un po’ nostalgici, non trovi? Guardare delle
vecchie fotografie ci permette di rivivere dei bei momenti e aiuta a non
dimenticare ciò che è importante. E tu non devi dimenticare che, per Ashley, ci
sarò sempre e comunque prima io.
Buon Natale, Torsten!
“Mi chiamo Topher” mormoro, a denti stretti, mentre tutto il resto del mio corpo
sembra congelato.
“Fatina, io… mi disp…
accidenti, vorrei ucciderlo con le mie stesse mani!” piagnucola Nikki, tremante
di rabbia “Se solo potessi colpirlo con un Gancio Gonfia-Glutei del Gipeto
Gibboso del Giappone!”
“Non importa…” la rassicuro,
con voce appena udibile.
“E invece sì, quel tizzone
d’inferno di Herman Northangle! Scommetto ci ha messo lo zampino anche quella…”
e qui si interrompe, incerta su quale insulto possa renderle giustizia
“sgualdrina di Angelica Vaughan! Io la ammazzo…”
Un’altra vibrazione, ma questa volta, per fortuna, non è il mio cellulare, bensì
quello di Nikki.
“Guarda qui” borbotta lei,
cupa “Bel fotomontaggio, no? Hanno ritagliato la mia testa e l’hanno appiccicata
al corpo di uno scimpanzé… bastardi”
“E’ un gibbone, credo” la
correggo, con voce inespressiva.
“Topher, non ci pensare… sono
dei…”
E qui impreca sonoramente, tanto da attirare l’attenzione del resto dei
convitati.
“Nikki, insomma, è Natale!”
protesta il signor Hortense, appoggiato da Jezebel, che scuote appena la testa,
contrariata.
“Chiedo scusa” li liquida in
fretta lei, per poi tornare a inveire a bassa voce.
“Herman e Angelica lo fanno
con tutti, Fatina” sussurra lei, dopo essersi calmata un po’ “E’ una specie di
tradizione perversa: ogni anno, a Natale, si divertono a punzecchiare gli altri
membri del Club con le loro stupide cattiverie”
“A Natale sono tutti più buoni… tranne loro, quindi” commento, senza riuscire a
guardare Nikki negli occhi. “E…” qui ho bisogno di un lungo respiro prima di
poter pronunciare il suo nome “e… Ashley glielo permette?”
“E’ costretto, purtroppo. E’ previsto dal Regolamento del Club” spiega lei,
pazientemente, per poi recitare: “Articolo XX, numero VIII: il Vice-Presidente e
la Vice-Reginetta sono autorizzati a schernire e vessare con cattiverie gratuite
qualunque membro del Club, anche gli stessi Presidente e Reginetta in carica”
“E’ la regola più stupida che abbia mai sentito, anche più del divieto di
abbinare il blu e il nero nello stesso completo” valuto, continuando a fissare
immobile le mie scarpe.
“Lo so… è stata introdotta negli anni ’50 dalla nonna di Angelica, Salomé
Vaughan” chiarisce lei, come se fosse una spiegazione sufficiente al fatto che
una tale crudeltà sia stata approvata “Cattivo sangue non mente”
Sapevo che sarebbe successo. E nel momento meno opportuno.
Mi chiedevo quando sarebbero
arrivate e quasi cominciavo a sperare che non lo facessero mai. Che si fossero
perse per strada, imbottigliate nel traffico dei condotti lacrimali.
Invece eccole lì, che
tremolano sfuggenti sulle mie ciglia, pronte a cadere copiose. Se fin’ora
pensavo di aver sofferto abbastanza per Ashley, solo adesso mi rendo conto di
essere stato tutto il tempo sotto anestesia.
Ora tutto quanto, tutto
quello che è successo, mi si è scaraventato addosso con forza devastante.
Una’ondata di delusione, nausea, rabbia e tristezza mai provate mi travolge,
mozzandomi il respiro.
“Scusate” biascico, con un
fil di voce, alzandomi da tavola e correndo verso l’uscita del ristorante.
Solo dopo alcuni secondi gli
altri commensali si accorgono che il mio soufflé è rimasto intatto e che il mio
posto è improvvisamente vacante.
“Dov’è Fatin…? Topher! Dove
stai andando?!”
Due focene si rincorrono
allegre, guizzando veloci nell’acqua come frecce argentee. Poi scompaiono,
avvolte da una denso sipario di bolle bianche.
Quando anche l’ultima,
tremolante, bollicina è ormai scomparsa, fa capolino una piccola medusa, rosea e
palpitante, subito dopo seguita da mille altre gemelle. Insieme fluttuano,
spettrali, gonfiandosi ritmicamente, come le ampie gonne di dame secentesche.
“Assomigliano un po’ a dei
paralumi per abat-jour” commenta Monica, dietro le mie spalle.
Sussulto appena, ma rimango
seduto sul letto, davanti all’enorme vetrata, a contemplare le meduse.
“Come hai fatto a tornare in
albergo?” domanda, dopo qualche minuto di silenzio.
“Autostop. Due ragazzi mi
hanno dato un passaggio...” rispondo, secco “Non credo fossero molto lucidi,
però. A dire il vero sembravano strafatti, ma fortunatamente sono riuscito ad
arrivare qui sano e salvo”
“COSA?!” sbotta Monica,
allarmata, avvicinandosi con uno scatto verso di me.
Subito dopo, però, sembra
rendersi conto del tono sarcastico della mia risposta.
“Dico sul serio… come ci sei
arrivato, qui?”
“Taxi” mugugno, ancora senza guardarla.
Monica emette un suono buffo,
a metà tra un sospiro di sollievo e un colpetto di tosse.
“Posso sapere perché sei
andato via nel bel mezzo della cena?” domanda lei.
Dal tono di voce malinconico
e pacato, non si direbbe in collera, solo molto preoccupata.
Mi prendo un po’ di tempo per
rispondere, guardando nuotare placido uno spinoso pesce scorpione.
“Io… volevo stare un po’ da
solo”
Mentre lo dico gli occhi
continuano a pungermi fastidiosamente e ben presto le lacrime tornano a scendere
sulle guance già umide.
“Topher” sospira Monica,
sedendosi accanto a me e cingendomi le spalle con un braccio “Guardami… su
avanti, guardami”
Mi volto, di malavoglia, non
riuscendo comunque a vederla per via degli occhi gonfi di pianto.
“Mi dispiace, Topher”
dichiara lei, grave, asciugandomi le guance con le mani “E’ colpa mia”
Senza neanche riuscire a contraddirla, scoppio in lacrime, poggiandomi sulla sua
spalla.
“E’ tutta colpa mia” continua
“Ti ho lasciato partire da solo, dall’altra parte del continente, in una nuova
scuola… Io, avrei dovuto…”
“Io ti… ho detto che ce l’avrei fatta” riesco, con grande fatica, a mugolare,
sprofondando nel calore della sua pelle.
“Ero troppo occupata con il
lavoro… e con i miei problemi sentimentali per rendermi conto di quanto potesse
essere difficile per te… lasciare i tuoi amici…”
“Quali amici?” sbuffo, tremando “Maeve Modesty?”
“… Nikki è un’amica preziosa, Toph: ti ha aiutato più di quanto abbia saputo
fare io” ammette Monica, abbattuta, volgendo lo sguardo verso una murena, che
serpeggia indifferente nell’acqua come una sciarpa di seta al vento.
“Non è affatto colpa tua”
cerco di rincuorarla, tra un singhiozzo e l’altro.
“Ti ringrazio, tesoro, ma
sappiamo bene che non mi sono proprio guadagnata il titolo di madre dell’anno… i
miei piagnistei, le mie storie finite male… hai dovuto sopportare tutto questo!”
prosegue, con la voce incrinata. “Ma adesso basta! Prometto d’ora in poi di
tornare la madre che sono sempre stata, non una stupida piagnucolosa che si fa
consolare dall’amica adolescente di suo figlio” mormora, più rivolta a se stessa
che a me “Devi sapere che puoi contare su di me, che io ci sarò sempre quando
avrai voglia di piangere… o urlare… o parlare con qualcuno”
“Mamma…”
“No, Topher, è così… Sarò una mamma come si deve, di quelle che si fanno
rispettare e che mettono in punizione i figli. E comincerò da subito! Sei in
punizione” aggiunge, sorridendo tra le lacrime.
“P-perché?” balbetto,
incredulo.
“Perché
sei salito su un jet privato per Boston senza dirmi niente, e per di più in
compagnia di un ragazzo poco affidabile. Senza contare che hai sabotato una
partita di pallanuoto annunciando all’altoparlante che l’acqua della piscina era
tossica!” spiega lei, senza smettere di sorridere, mite.
“Grazie, mamma” bofonchio, asciugandomi le lacrime “…ma non devi strafare”
“Scherzavo, tesoro… ormai è
tardi per punirti, ma basta con i sabotaggi sportivi, okay?” mi ammonisce lei
“So che non ami gli sport, ma perché impedire a gli altri di giocare?”
Annuisco, abbozzando un sorriso e l’abbraccio forte.
“Ecco dove vi eravate
nascosti!” ci sorprende Nikki, che appare sull’uscio della suite con una
bottiglia di champagne in una mano e tre flute di cristallo nell’altra. “Io e le
ragazze siamo di sopra, vi unite a noi?” propone, rispondendo radiosa ai nostri
sorrisi “… ci sono i fuochi d’artificio”
Mi alzo dal letto,
asciugandomi gli occhi umidi con l’orlo della camicia, e, seguito da Monica –
che mi tiene per mano – raggiungo Nikki.
“Cos’è quell’espressione
commossa e zuccherosa?” la rimbrotto, trattenendo una risata.
“Andiamo, ragazze” mi ignora
lei, riservandomi poi un’affettuosa linguaccia “Esperanza, Mia, Gloria e le
figlie del Sultano ci aspettano…”
“E gli altri dove sono? Spero che tuo padre non si sia offeso per la mia fuga…”
“Ah, no, non preoccuparti” mi rassicura lei “Io e Monica abbiamo detto a tutti
che hai avuto un violento attacco di emorroidi”
“Grazie” mugugno, lanciando un’occhiataccia ad entrambe.
“Non sapevamo cosa
inventarci” si scusa Monica, mordendosi le labbra. “E… tuo padre dov’è ora,
Nikki?” domanda, ansiosa di cambiare argomento.
“Papà e Jeze-bleah
sono andati a letto” risponde Nikki, con una smorfia di disgusto “la
fattucchiera era stanca dopo il lungo viaggio, ma a giudicare dagli acuti che ho
sentito dalla loro camera, non stanno dormendo. Jezebel canta l’aria della
Regina della Notte del Flauto Magico quando raggiunge l’orgasmo…”
Avvertenze/correzioni Vi consiglio, per rinfrescarvi la
memoria messa a dura prova dai miei ritardi, di ridare un'occhiata al brevissimo
secondo capitolo di "Mocassini Club". Ne approfitto per ricordarvi che il nome
della studentessa della Ribery High School di Boston con cui Topher ha avuto un
acceso diverbio è stato cambiato da "Mandy Marlborough" a "Maeve Modesty".
Scusate la correzione, ma è il bello della diretta ;)
Allora,
come al solito, anche questa volta vi devo per le scuse...
Non solo
sono in ritardo con la consegna, ma vi porto anche un lavoro a metà. Questo,
l'avrete capito, è ancora un capitolo di "passaggio" e spero con tutto il cuore
non vi siate annoiati, visto che non c'è ancora uno sviluppo della love-story
tra Topher e Ashley. Vi assicuro che presto l'azione tornerà a scorrere come un
fiume in piena, ma per il momento Topher è ferito e ha bisogno di un po'
respiro, non credete anche voi? Io personalmente non mi riprendo così facilmente
da una delusione d'amore, perciò non voglio maltrattare la mia povera
creatura... al meno per il momento. In questo capitolo, infatti, ho bisogno di
approfondire alcune questioni irrisolte. La seconda parte del capito, che
posterò il prima possibile (promesso), sarà anch'essa "di
passaggio", ma vi assicuro che, tra qualche tempo, rivelerà la sua importanza
cruciale per le dinamiche della storia! Perciò, resistete!
Questa prima parte risulta essere più lunga del previsto, e sapete perchè?
Perchè mi sono divertito a scriverla! Avrete notato che è un continuo delirio...
be', delirare probabilmente è la cosa che so fare meglio, perciò spero che
abbiate comunque apprezzato, nonostante non ci sia traccia di Ashley o
situazioni ad alta tensione.
Bene,
dopo aver placato la vostra furia (del tutto leggittima!)... o meglio, sperando
di aver placato la vostra furia, questo scrittoruncolo indifeso e sfortunato
passa alle comunicazioni importanti:
Sono su
Facebook! Visti i miei ritardi, attraverso il mio profilo Facebook
potrete sapere se sono ancora vivo o no e a che punto è la stesura del prossimo
capitolo, oltre al fatto che potete fare domande, proporre suggerimenti,
inviarmi esplicite richieste sessuali o minacce di morte... è tutto ben
accetto! :)
In più
cercherò di pubblicare curiosità, anticipazioni (nei limiti) e consigli di
bellezza (e qui parte la risata!).
Sono
registrato come: Ganymede Boleyn, perciò se non avete ancora aggiunto un
completo idiota ai vostri amici di facebook, e volete rimediare, aggiungetemi :)
Amori
miei, come sempre le vostre recensioni sono sempre lusinghiere e vi ringrazio
tantissimo!
Rivolgo
un ringraziamento particolare ad _Armonia_, che ha segnalato Mocassini
Club per le 'Storie Scelte', oltre che per il contest "storia con migliori
personaggi originali": ti ringrazio tantissimo e ti prego di prendere in
considerazione l'idea di diventare mia consorte per l'eternità! Ok, non sarò il
massimo della virilità, ma avrai tutti i vantaggi che un marito omosessuale può
offrire: ricordo perfettamente tutti i nomi degli attori e delle attrici, posso
aiutarti a scegliere il colore delle tende, nonché apparecchiare la tavola in
modo creativo e divertire i bambini raccontando loro fiabe o recitando a memoria
ogni singolo film della Disney. Perciò, pensaci!
GRAZIE,
GRAZIE e ancora GRAZIE! Mi prostro al tuo cospetto!
Ora passo
a ringraziarvi cadauno, miei piccoli e adorati cuccioli di fennec:
LittleInnocentKiller:
ti chiedo scusa per i miei aggiornamenti così tardivi :( lo so, ormai sono del
tutto imperdonabile, lo so! Mi voglio rovinare: prometto che la seconda parte di
questo capitolo sarà sfornata entro la settimana (mm... non mi fiderei molto, ma
spero apprezzerai il pensiero :). Ti ringrazio tanto per ciò che hai scritto sui
miei personaggi, sono davvero contento che tu riesca a "vederli", come li vedo
io. Grazie mille e a prestissimo!! Baci!! :D
Mello sexy doll: mio
dio, sono davvero affascinato dal tuo modo di esprimerti *_____* questa è
avanguardia! Alcune espressioni per me sono ancora oscure... comunque "scherzi a
parte", ti ringrazio tanto! Il fatto che ti sia appassionata così tanto a
Venus as a boy (l'hai riletto più volte di me!!!) e ora a Mocassini Club
mi fa davvero tanto piacere. Spero che nell'attesa tu sia ancora in grado di
leggere e i tuoi occhi non siano già occlusi da cataratte e altri disturbi
senili... un bacio, e grazie tante ancora!! :D
Asul: in primo luogo
rinnovo le scuse per i ritardi, purtroppo non riesco ad aggiornare prima perchè
tempo, umore e ispirazione cospirano costantemente contro di me! Ad ogni modo,
sono molto colpito dalle tue parole e dal fatto che la "delusione" di Topher ti
abbia coinvolto così tanto! E' un grandissimo risultato che non mi auguravo di
poter ottenere! Suggestiva, poi, la tua idea... che Topher potesse fuggire a
Boston. Come hai detto tu, però, è un ragazzo mite e poco avvezzo ai
cambiamenti: fuggire solo a Boston non sarebbe nel suo stile. Spero che
continuerai a seguirmi! Ti ringrazio ancora, baci!! :D
cry_chan: ciao!!! :D
Sono contento che il capitolo 15 ti sia piaciuto, non credo che Topher lo abbia
apprezzato molto XD non ti ho visto tra le recensioni del sedicesimo, spero tu
non mi abbia abbandonato :'( anche se non potrei biasimarti! Sono un disastro!
Ti mando un bacio! :D
Lilin: Ciao Lilin!
Sono davvero contento che MC ti piaccia e... per quanto riguarda il regalarti
Nikki, Topher e Bennett... ti do volentieri i primi due, ma Bennett me lo tengo
per me >___< A parte gli scherzi, grazie ancora, spero di rivedere presto
una tua recensione ;)
Purple_Star: Ciao, mi
inchino innanzi a te per aver letto quindici capitoli in soli tre giorni e sono
contentissimo che MC abbia catturato il tuo interesse! :D Spero di rivederti
presto tra le recensioni e prometto di pubblicare più spesso! Ti mando un bacio
;)
kagchan: purtroppo per
il momento, come avrai visto, non ci sono ancora molti sviluppi nel rapporto
Ashley-Topher, spero per questo di non averti annoiato :( Sono contento, però,
che abbia apprezzato comunque i capitoli precedenti! Speriamo bene per
quest'ultimo! :D Prometto di aggiornare prima, o almeno farò il possibile!
Grazie ancora, bacioni e a presto! :D
GurenSuzuki: Ciao
Guren!! Ti ringrazio per i complimenti, ma anche per la tua osservazione sul
personaggio di Ashley. In effetti credo anch'io di avergli dato poco spazio e
spero di riuscire nei prossimi capitoli a delineare meglio il suo carattere. In
linea di massima, posso dire che è un ragazzo abituato ad avere tutto ciò che
vuole, esageratamente ricco e bello, e per questo viziato e tendenzialmente
egoista. In alcuni casi, volubile e insipido. Non è cattivo, dimostrerà in
futuro di essere capace di grande bontà, ma adesso non voglio svelarti troppo...
:) A presto e grazie mille ancora!!
AoI: Ciao AoI! Sono
contento che tu condivida la mia passione per la Danimarca e che tu abbia
recensito! Mi chiedi (o meglio, mi hai chiesto, due eoni fa) perchè Ashley abbia
tradito Topher con Herman. Forse non ricordi (come comprensibile, dato che
pubblico ogni era geologica), ma nei capitoli precedenti faccio riferimento un
paio di volte a una liaison tra Ashley e il capitano della squadra di
pallanuoto (liaison anche solo dal punto di vista sessuale). Spero di
rivederti tra le recensioni anche questa volta e di non averti deluso! :D Baci e
grazie ancora!
lala_g: Ciao lala, per
quanto tu possa non aver recensito i primi quindici capitoli, la tua recensione
ne vale quindici! Ti ringrazio tantissimo: ciò che hai espresso sul mio modo di
scrivere mi ha davvero lusingato! Quanto alla tua analisi della trama, sono
contento tu abbia in simpatia Nikki e Bennett, personaggi che amo molto anch'io.
Per quanto concerne la differenza tra il brodo vegetale e il brodo vegetale
thailandese.. be', ti confesso che non ne ho la più pallida idea, credo fosse
solo un espediente più o meno comico! :D Spero di trovarti al prossimo
aggiornamento! Bacioni e grazia tante ancora! :D
jashder: Ciao "stella"
:D Rinnovo la mia gratitudine per le tue parole di conforto, le ho davvero
apprezzate! Diciamo che pian piano mi sto rafforzando e sto cercando di reagire
agli ostacoli che inevitabilmente sto incontrando...
Tornando alla storia, sono
contento che a partire dal cap 15 tu abbia rivalutato il personaggio di Nikki,
che è senza dubbio quello che più amo, e che tu abbia apprezzato anche le
illustrazioni di inizio capitolo XD Devo ammettere che mi diverto molto a
idearli e a realizzarli!
Spero di poter aggiornare prestissimo! Un bacio, e grazie tante ancora!!! :D
Artemis00: Non so se trovo più assurda l'idea che Erika apra una
fandom su Mocassini Club o che Nikki e Ashley siano stati insieme! XD Tu,
come molte, sei una sostenitrice della coppia Topher x Bennett... ma ci sono in
giro anche delle accanite Ashliane... vedremo chi avrà la meglio! :D Direi che
Ashley per ora sta perdendo punti... Ti ringrazio ancora per le recensioni!
Spero di rivederti presto fra i commenti! Baci!! :D
Potere ai Panda:
ahahahahahahahah, le tue recensioni mi divertono troppo!! Sono io ad essere
innamorato di te! Mi dispiace che tu abbia avuto così tante disavventure in
Inghilterra! A Sherwood non ci sono mai stato, ma il tiro con l'arco è uno sport
che semplicemente adoro! Ho provato poche volte, ma con buoni, risultati
(strano, sono una schiappa in tutto)... l'arco e le frecce mi fanno impazzire:
mi sembra di essere un elfo de Il Signore degli Anelli *_____* Ad ogni modo,
anch'io penso che preferirei la volpe Robin Hood della Disney, è estremamente
sexy (va bene... mi preoccupa il fatto che trovi sexy un animale antropomorfo).
Ma che significa "il caro e vecchio p0rn"?
Spero di rileggere presto una
tua divertentissima recensione! Baci! :D
reader: ciao reader!
Mi chiedi se Nikki ha davvero fatto costruire una piscina nella nuova casa dei
Dukes: assolutamente sì. Non sarebbe Nikki, altrimenti! Ti ringrazio tanto
e spero di rivederti presto tra le recensioni! Baci! :D
Riprendo fiato... un
attimo...
Sophie_: grazie del
bentornato, Sophie! Credo di averne ancora bisogno, visto che come al solito
sono in ritardo! Spero di non farti aspettare troppo per il seguito! Ad ogni
modo, temo che Artie e Baloo non ricompariranno nei prossimi capitoli :( Mi
dispiace. Molto spesso invento dei personaggi "di contorno" che hanno una
funzione molto limitata e purtroppo devo accantonarli :(
Per quanto riguarda i segreti
di Nikki, sta molto attenta alla seconda parte di questo capitolo!
A prestissimo e grazie!! :D
Hizu: scusami anche tu
per i ritardi mostruosi! Hai ragione: il 2012 incombe e vorrei anch'io finire
prima dell'apocalisse! Ad ogni modo, il fatto che non ti è mai capitato di
essere lasciata o di essere quella meno coinvolta, non vuol dire che tu sia
vuota! Ti auguro di non provare mai certe sofferenze! :D
Spero che tu non abbia deciso
di abbandonare la storia, perchè c'è ancora tanto che deve accadere! A presto!
Baci!! :D
Karrina: non ti ho
visto tra i commenti del capitolo precedente :( spero tu non mi abbia
abbandonato, anche se la colpa sarebbe solo mia, visti i miei ritardi! Prometto
di essere più puntuale! A presto, spero! Baci! ;)
emerald_01: come sai,
temo purtroppo di non poterti ancora accontentare... Topher per il momento vuole
tenersi alla larga da Ashley, ma vedremo (spero il prima possibile) come si
evolveranno le vicende! :D Ci sentiamo presto! Un bacio! :D
La Fleur: grazie Fleur!
Avere una classicista come lettrice è un piacere e ti sono davvero grato per i
tuoi complimenti! Spero che questo mezzo capitolo sia all'altezza! Mi fa
piacere, in particolare, che tu abbia apprezzato la parentesi tragica del
capitolo precedente... detto da un classicista, poi, è lusinghiero!
Perchè hai la mania di tradurre Fatina in inglese? Non saprei! Forse perchè MC è
ambientato in America e cerco di lasciar trasparire il meno possibile la mia
italicità: ho letto molte storie ambientate nei paesini anglosassoni (o comunque
stranieri), con protagonisti stranieri, in cui l'autore faceva riferimenti
comprensibili solo per un pubblico italiano (televisione, personaggi famosi,
modi di dire, usanze tipicamente italiane) e trovo che sia un grave errore,
perchè la storia ne risente in coerenza e verosimiglianza! Dopo questa sparata
sulle inesattezze etno-folkloristiche, ti ringrazio ancora! Spero di rivederti
tra i commenti al prossimo capitolo! Baci! :D
Cloud Ribbon: la tua
recensione mia ha davvero molto divertito! Grazie! E in più ti ringrazio per
avermi dato del "genio": sei decisamente troppo gentile e sono contento che
Mocassini Club ti entusiasmi così tanto! :D Spero che l'entusiasmo non si sia
raffreddato durante questa lunga attesa! Il tuo invito a Topher, quello di
"sodomizzare" Ashley, mi ha fatto rotolare dalle risate... sarebbe davvero la
giusta vendetta, ma purtroppo Fatina è uke fino al midollo! :D Grazie
ancora per i tuoi complimenti e la tua simpatia!! A presto, spero! :D
TakeMyHand: sono
contentissimo di averti reso "una delle donne più felici della Terra" e spero,
con i miei ritardi, di non aver capovolto la tua condizione! Ti ringrazio
davvero tanto per quanto hai scritto... ne sono commosso! Spero di rivederti
presto fra le recensioni! Un bacio! :D
Pnin: tu dici, "la
perfezione richiede tempo" e sei decisamente troppo buona!!! :D Spero di non
averti deluso con l'ultimo aggiornamento. Ti ringrazio tantissimo :D A presto,
mi auguro! :D
Esther: Ciao Esther! Spero di non averti fatto attendere troppo! I
ritardi mettono ansia anche a me e vorrei anch'io che quella percentuale sul mio
profilo aumentasse più velocemente! Purtroppo l'ispirazione è ballerina e i
passi gli sceglie lei! Grazie ancora e a prestissimo!! :D
NatsuVIII: grazie
Natsu! Sono felice che Mocassini Club e i suoi personaggi ti "abbiano preso"!
Spero continuerai a seguirmi e non ti farai scoraggiare dai miei ritardi :(
Grazie ancora! Spero di
vederti presto tra le recensioni! :)
_SonoIo_: ti ringrazio
tantissimo!! Quello che hai scritto mi ha davvero fatto piacere, specie il fatto
che Mocassini Club ti invogli allo shopping convulso! XD XD
Nikki, sì, è un vulcano... e
per quanto le assomigli in molti atteggiamenti, sento che imparerei molto da
lei! Spero di rivederti tra i commenti al prossimo capitolo! Grazie mille
ancora!! :D
makeba: ti sono
veramente grato per quello che hai scritto! Grazie mille! Originalità e
accuratezza sono la mia principale preoccupazione, quando si tratta di scrivere,
e spero di non averti deluso con questo ultimo, lento parto! Le curiosità prive
di interesse sono un mio divertimento... mi hai ricordato che non ho ancora
letto un tubo di Italo Calvino ed è una mia grave lacuna letteraria! Provvederò
al più presto! Ti ringrazio ancora tantissimo! A presto, spero! Baci! :D
Accipuffolina, siete tantissimi però! *____*
Esperanza, la fuerza de la
pasiòn è la prima mini spin-off formato telenovela, incentrata
sull'avventurosa giovinezza di Esperanza Vivas, la vulcanica colf di Villa
Hortense. Passioni infuocate, amori proibiti e torbidi intrighi sullo sfondo di
una caliente e insidiosa Buenos Aires...
Antefatto/ Episodio 1 -
Pilota
Esperanza Vivas nasce a Buenos Aires da una modesta famiglia di pescatori. A
diciotto anni si innamora del pro-cugino materno, Agapito Amador, già promesso
alla cugina Mercedes, che aveva messo incinta. Costretto a sposarla, dopo la
nascita di sua figlia Violeta, Agapito scopre che Mercedes lo tradisce con suo
fratello Cirilo. Afflitti dal senso di colpa, Mercedes e Cirilo scappano in
Spagna. Rimasto solo, Agapito può sposare Esperanza, che è disposta a crescere
la piccola Violeta, ancora in fasce, come sua figlia. Il loro parroco, però, Don
Porfirio, innamorato di Esperanza, si rifiuta di celebrare le nozze e paga con i
soldi delle offerte una gang di narcotrafficanti per uccidere il povero
Agapito. I sicari, con un colpo alla testa, pensano di averlo ucciso e lo
gettano in mare. Esperanza ritrova Agapito, semisvenuto, sulla spiaggia e,
sapendo ormai di essere in pericolo di vita, decidono di rubare il peschereccio
del padre di Esperanza, che porta il suo nome, e di fuggire in Uruguay.
Purtroppo, però, il peschereccio viene attaccato da una nave di pirati che
imprigionano Agapito ed Esperanza, derubando quest'ultima del prezioso rosario
d'oro di sua nonna Guadalupe. Come se non bastasse il leader dei pirati,
un egiziano di nome Paapis, violenta Esperanza e fa abbandonare Agapito
nell'isola deserta di Desgracia. La nave, dopo aver razziato le coste
sudamericane, riparte alla volta dell'Egitto, ad Alessandria, dove Esperanza
viene venduta come ancella alla principessa Arsinoe, figlia del re Tolomeo, di
cui diventa la favorita. Arsinoe viene avvelenata dalla sorella, la principessa
Cleopatra, affetta da una grave forma di alopecia ed invidiosa della folta
chioma di Arsinoe. Cleopatra, però, accusa la sua ancella Esperanza del delitto.
Imprigionata, gli viene restituita la libertà grazie all'intercessione del
sacerdote Calasiris, il quale la introduce al culto della dea Iside. Una notte,
però, Esperanza riceve in sogno la visita di sua nonna Guadalupe che la
rimprovera per aver abbandonato il Cristianesimo e le rivela che il povero
Agapito è ancora vivo e arriverà presto per riportarla a casa.
Episodio 2 - Agapito
aventurero
Intanto, Agapito, solo
nell'isola di Desgracia, era riuscito a costruirsi una zattera di palme e a
raggiungere St. Helena, dove, imbarcato come mozzo su una nave mercantile
inglese, era partito per Gibilterra. Arrivato a destinazione, credendo di
trovarsi di fronte il perfido pirata Paapis, aveva ucciso per errore un
innocente mercante marocchino. Ricercato dalla polizia anglo-gibilterrina, aveva
oltrepassato il confine spagnolo di La Linea de la Concepciòn e si era nascosto
nella città andalusa di Cadice. Qui aveva ritrovato il rosario d'oro che era
stato sottratto ad Esperanza e poi venduto ad una ricca rampolla della borghesia
spagnola, Candelaria Diaz, che acconsente a cedergliela solo se le presterà
servizio come suo garzone per un anno. Deciso a riottenere un oggetto così caro
alla sua amata Esperanza, Agapito accetta, non sapendo che in realtà Candelaria
si è innamorata di lui e farà di tutto per persuaderlo a rimanere. Agapito,
ubriaco, finalmente cede alle avances di Candelaria che, per indurlo a sposarla,
finge di essere incinta. Agapito, disperato, teme di veder definitivamente
infranti i suoi sogni con Esperanza...
Le curiosità prive
d'interesse
x Tofee Doux è
uno pseudonimo che, in francese, significa letteralmente "dolce toffoletta",
mentre Nichocolat è palesemente una crasi tra il nome Nicole e la parola
francese "chocolat". Baloo fa chiaramente riferimento all'orso de Il
libro della jungla (quando guardavo il cartone della Disney, mia madre era
solita spiarmi perchè si divertiva un mondo a guardarmi ridere a crepapelle
quando Baloo si grattava la schiena servendosi di una palma), mentre Artie
è il diminutivo di "Arthur", un nome che deriverebbe dal greco Arcturos, cioè
"piccolo orso": nomi adatti a due bear.
x In discoteca ho
incontrato davvero una ragazza che ballava come Lara Croft in pausa: si piegava
con regolarità sulle ginocchia. Le mancavano solo le armi!
Dev'essere faticosissimo ballare così! Altro che aerobica...
x Ho sempre provato un
amore/odio per i bambini. Sarà che, a detta di maman, non lo sono mai
stato! La verità è che non so mai come comportarmi con loro. Non sono il tipo
che si mette a fare versi: "gagugà gagughighu"... mai! Diciamo che preferisco i
bambini con cui si possa intavolare una conversazione piacevole e vagamente
sensata :)
(sono tremendo, lo so)
x Anthony e Martin, i
due maestri d'asilo della Weffy, portano i nomi di due persone che detesto e che
mi hanno fatto molto soffrire. La scrittura può essere anche un potente mezzo di
vendetta *malefico*
x
credo che Biancaneve sia la peggiore principessa
Disney. La trovo irritante: troppo passiva e vanesia. Le mie preferite in
assoluto sono Ariel e Belle: Ariel perchè è ribelle, intelligente e in più si fa
un **** così per ottenere ciò che vuole, non attende passivamente (e qui cito
testualmente la mia tesi d'esame sull'Animazione Disney) "l'intervento
risolutore dell'uomo". Per quanto riguarda Belle: è amante dei libri e questo mi
basta per amarla. Insomma... delle belle assolutamente non-addormentate!
x
L'Ivory Tower, la Torre d'Avorio, è chiaramente un riferimento a La Storia
Infinta di Michael Ende, probabilmente una dei romanzi fantasy più che belli
che siano stati mai scritti. Nel Medioevo la torre d'avorio era un simbolo di
Maria, perché rappresenta tanto la purezza quanto la forza... l'ho scoperto da
poco! Pensavo che l'espressione "rinchiudersi nella propria torre d'avorio" si
riferisse alla Storia Infinita, invece credo ora sia il contrario: con
"torre d'avorio" si indica un luogo protetto, al riparo dal mondo, dove un
intellettuale si ritira in solitudine per dedicarsi allo studio e alla
meditazione (perciò è una metafora che si usa molto in ambito universitario).
Credo che, dopo quello che è successo con Ashley, Topher abbia avuto davvero
bisogno di una torre d'avorio!
Avvertenze/correzioni
Vi consiglio, per rinfrescarvi la
memoria messa a dura prova dai miei ritardi, di ridare un'occhiata al brevissimo
secondo capitolo di "Mocassini Club". Ne approfitto per ricordarvi che il nome
della studentessa della Ribery High School di Boston con cui Topher ha avuto un
acceso diverbio è stato cambiato da "Mandy Marlborough" a "Maeve Modesty".
Scusate la correzione, ma è il bello della diretta ;)
N
Non si può
dire che il reverendo Modesty della Saint Innocent Cathedral di Boston non
conosca i suoi polli. Abraham Modesty custodisce i segreti di gran parte degli
abitanti di Back Bay e Beacon Hill, i quartieri più ricchi della città. E’ ben
informato su qualsiasi scappatella, vizio e scheletro nell’armadio dei suoi
concittadini più influenti e questo, per essere un semplice reverendo di umili
origini, lo rende piuttosto pericoloso agli occhi dei suoi facoltosi
parrocchiani. Più di una volta, infatti, il reverendo Modesty sembra aver tratto
guadagno dal senso di colpa di qualche imprenditore truffaldino o qualche moglie
fedifraga che, precipitatisi in confessionale, ansiosi di espiare i propri
peccati, si sono visti costretti a pagare fior di quattrini per “rinfrescare la
memoria” del Reverendo circa qualcosa come il “segreto confessionale”.
Tuttavia,
eccetto che per quei pochi che hanno avuto la sfortuna di commettere peccati
talmente gravi da poter essere ricattati, la comunità di Back Bay e Beacon Hill
ha sempre apprezzato i sermoni ispirati del Reverendo, strali infuocate contro
l’avidità e la depravazione.
D’altra parte, invece, nella loro cittadina natale, i Modesty erano conosciuti
per quello che erano, empi e sacrileghi: il padre del Reverendo, per esempio, il
custode del piccolo cimitero locale, sembrava non essersi fatto troppi scrupoli
a disturbare il sonno dei morti per depredarli dei loro averi. A detta di molti,
le salme venivano completamente ripulite: non importa se si trattasse di
collanine preziose, fedi nuziali o denti d’oro ancora attaccati al cranio dei
loro ormai estinti proprietari.
Neanche Pia Modesty, la
moglie del Reverendo, può dirsi senza peccato, almeno non agli occhi di Dio. Per
sua fortuna, nessuno ha mai sospettato di lei, né tanto meno è stata mai colta
sul fatto… a Pia è sempre bastato recitare un paio di Padre nostro per mettere a
tacere la sua coscienza, dopo aver fornicato con il giovane e affascinante
organista nello sgabuzzino della sagrestia. Le frequentatrici più assidue della
cattedrale, in gran parte anziane e ricche vedove, hanno sempre creduto
ciecamente alle parole di Pia, che giustifica gli schiamazzi e le urla
orgasmiche provenienti dalla sagrestia assicurando loro che, almeno una volta al
giorno, le capita di provare un’esperienza simile alla transverberazione di
Santa Teresa.
La totale fiducia in tale miracoloso fenomeno non ha fatto altro che alimentare
il rispetto delle altre devote e a rafforzare l’aura di santità intorno alla sua
figura.
Come prevedibile, quando, al
termine della messa di Pasqua di circa diciassette anni fa, il Reverendo Modesty
annunciò che sua moglie era in attesa di una bambina, tutti i fedeli della Saint
Innocent dovettero concludere che una piccola santa avrebbe di lì a breve
benedetto la loro comunità.
“Da dei genitori così…” aveva
detto l’arzilla non-ancora-vedova Pilgram, in quell’occasione, alla sua amica
Hosanna “…non può che nascere la più adorabile delle creature”
Nove mesi dopo, il
venticinque dicembre, tutto il vicinato, seguendo le indicazioni della stella
cometa, accorsero in casa Modesty per dare il benvenuto alla nuova arrivata, la
piccola Maeve. Il signor Pilgram giurò fino alla morte (che lo colse qualche
anno dopo) di aver visto un’aureola baluginare per qualche istante attorno alla
testa della neonata e molti sono ancora oggi convinti che, durante il
ricevimento in occasione del battesimo della piccola, l’acqua si sia
miracolosamente trasformata in champagne.
Diciassette anni dopo, Maeve
Modesty è diventata la bella e brava ragazza che tutti i parrocchiani del Saint
Innocent si erano aspettati che diventasse. Ogni domenica mattina, in chiesa, è
in prima fila, che pende dalle labbra di suo padre, mentre pronuncia il suo
consueto sermone. Ogni Natale si fa in quattro per organizzare l’annuale gala di
beneficienza del Country Club e il brunch a spese delle Ancelle di Sant’Agata ,
e in più riceve regolarmente malati incurabili e lebbrosi da risanare grazie ai
suoi poteri taumaturgici.
Maeve Modesty, la discrezione
e la modestia fatta persona, è la figlia che ogni madre vorrebbe avere, la
studentessa modello che qualsiasi insegnante sognerebbe, la classica ragazza
della porta accanto che qualsiasi giovane vicino - coetaneo, occhialuto e
brufoloso – non smetterebbe mai di spiare dalla finestra della sua cameretta.
Cecily Charpentier, la
direttrice del coro delle voci bianche, ha più volte dichiarato agli orgogliosi
coniugi Modesty che la loro piccola Maeve ha una voce degna di un coro di
cherubini, mentre la vedova Pilgram elogia di continuo il suo forte senso di
carità cristiana, che la induce ad elargire elemosine ai bisognosi. Hosanna
Hickey, ancora, ne ha sempre apprezzato moltissimo l’assennatezza, la pudicizia
e l’ abbigliamento, sobrio al limite del monacale.
Senza ombra di dubbio, tutti
gli ammiratori della prudenza, della giustizia, della fortezza e della
temperanza di Maeve Modesty, cambierebbero bruscamente idea sul suo conto se
conoscessero le ombre nascoste dalla sua luminescente santimonia.
Cecily Charpentier, per
esempio, non immagina neanche che il terzo di stipendio che ha offerto ai
poveri, un anno fa, si è miracolosamente trasformato nel primo bauletto Louis
Vuitton di Maeve. La vedova Pilgram sarebbe senz’altro sorpresa, qualora dovesse
scoprire che gran parte della sua pensione, piuttosto che essere impiegata per
la costruzione di un ospedale nel Burkina Faso, si è tradotta in fiumi di
champagne, e Hosanna Hickey inorridirebbe di certo se venisse a sapere che il
suo assegno per la riparazione del rosone della cattedrale sia servito a Maeve
per acquistare il suo tanto desiderato mini-abito Dolce&Gabbana.
Se c’è qualcuno che
conosce la vera natura perversa di Maeve Modesty e le ragioni di molti dei suoi
sacrilegi, quella è Branca Sniegowski.
Sebbene Branca sia arrivata
alla Ribery High School di Boston un anno dopo lei, Maeve non ha tardato a
capire, guardando nei suoi occhi azzurri e freddi, di aver trovato un’anima
affine e un’alleata preziosa: cattiva quanto basta per aiutarla nei suoi piani
malefici e ottusa a sufficienza per essere facilmente manipolabile.
Sì, Maeve
ha ben presto trovato in Branca Sniegowski la tirapiedi perfetta.
Mentre
Christopher Dukes si gode le vacanze natalizie a Dubai con la sua nuova migliore
amica, a Maeve Modesty non è capitato neanche una volta di ripensare al suo
ex-migliore amico, che tante volte, in passato, ha usato e maltrattato. Maeve
ignora che, da qui a poco, contribuirà, e solo questa volta senza volerlo, a
metterlo nei guai.
!!Aメーカー直送便AごJ用で用で!!,
conosciuto da tutti come
Anonymous, è veramente molto seccato.
Figlio di agenti della C.I.A.
e appassionato, sin da bambino, di gialli, Anonymous, all’età di cinque anni,
decise di dedicare la sua vita all’investigazione. A sei anni aveva già scoperto
che Babbo Natale era solo un’enorme trovata commerciale, ed era arrivato a
questa conclusione dopo aver pedinato il Babbo Natale dei grandi magazzini fino
a casa, che si trovava due isolati più in là del centro commerciale e non al
Polo Nord, come tutti avevano voluto fargli credere. Ad undici anni, l’ancora
pre-adolescente Anonymous era riuscito ad accedere a documenti top secret
del governo che testimoniano l’innegabile esistenza di forme di vita aliene e
dotate di intelligenza.
All’età di sedici anni, però,
con suo grande disappunto, Anonymous non è ancora riuscito a spiegarsi come mai
il segreto di Christopher Dukes sia rimasto ancora tale.
Sin dal suo arrivo alla
stanza 026 dei dormitori della Wefanie High School, Anonymous, pur trovando il
nuovo compagno di stanza assolutamente piacevole, ha subito intravisto in lui i
segni di un passato misterioso.
Ancora prima del suo arrivo,
Anonymous ha saputo della sua vecchia scuola, la Ribery High di Boston, e del
suo piccolo incidente con una certa Maeve Modesty, con la quale Topher aveva
avuto un acceso diverbio, che gli era valsa una nota disciplinare
nell’altrimenti candido curriculum scolastico.
Affamato di segreti
scottanti, è rimasto ben presto deluso: un litigio con un’amica, una madre
divorziata, un’omosessualità mal mascherata e una cotta adolescenziale per il
quarterback della scuola è tutto quello che Topher Dukes sembrasse
nascondere.
Poi, inaspettatamente, quando
il Club degli Scacchi aveva appena guadagnato un nuovo amico, nuovi segreti
nella vita di Topher sono riapparsi, quando un pacco misterioso a lui destinato,
contenente un unico mocassino spaiato e un enigmatico biglietto, è stato
consegnato nella stanza 026:
“Trova la Vefania Pulcherrima
entro la mezzanotte di domani, e sarai dei nostri.
M.C. Kallistoi kai
aristoi
P.S. Chi va per primo segna
il cammino, coloro che seguono lo percorrono”
Che cosa voglia dire il
messaggio, quale significato abbia la scarpa spaiata o chi sia M.C. sono ben
presto diventate le nuove ossessioni di Anonymous. Da Topher è stato impossibile
ricavare qualsiasi informazione e, nonostante le lunghe settimane di
osservazioni e appostamenti, Anonymous ha scoperto ancora ben poco: l’unica
informazione più o meno utile è la frase in greco antico che, qualora fosse
davvero un motto, parrebbe suggerire che M.C., più che un individuo, sia
un’organizzazione segreta.
Lavorando d’intuito,
Anonymous non ha tardato a fare degli arguti collegamenti. Il mocassino spaiato
che Topher ha ricevuto lo ha indotto a dare molta più importanza alle calzature
degli altri studenti della Wefanie e, curiosamente, Anonymous ha notato che è il
modello di scarpa preferito da molti: Nicole Hortense e le altre sciocche
cheer-leader, Ashley Betterton, Herman Northangle e il resto della squadra
di pallanuoto, senza contare il direttore dell’Highlights, Barnabas
Babcock. Tutte personalità popolari o influenti all’interno della scuola.
Quale sia, però, lo scopo
della sospetta società segreta, rimane ancora un grande punto interrogativo…
come pure il significato della sigla M.C…
Maniaci Compulsivi? Modaioli
Collegiali? Monaci Cantonesi?
Nessuna delle sue ipotesi sembra convincente.
Così, cercando in tutti i
modi di mettere a tacere i suoi scrupoli di coscienza, Anonymous ha finalmente
deciso di passare all’azione. Quel che Topher non vuole dirgli, intende
scoprirlo da solo e un buon modo per iniziare le sue indagini, è scoprire il più
possibile del suo passato, anche se tutte le informazioni di cui Anonymous ha a
disposizione sono una città, Boston, una scuola, la Ribery High School e due
nomi: Andrew Langner e Maeve Modesty. E questo, per un detective
determinato come Anonymous, è già abbastanza.
Maeve Modesty tamburella con
le dita sulla scrivania di suo padre, mentre aspetta sbuffando che il vecchio
computer dia segno di vita. Finalmente, sullo schermo, appare l’homepage
predefinita dal Reverendo, Faithbook, il social network dei parrocchiani.
Con un sospiro esasperato e dopo qualche rapido colpo di tastiera, accede a
Chatwalk.com, ansiosa di conoscere le ultime novità dalla sua migliore amica
Branca.
MAEVE:Allora? Hai saputo?
Maeve osserva il cursore lampeggiare sullo schermo, in
trepidante attesa.
M:Ci sei?
Ancora niente.
M:non mi importa se hai le unghia
ancora fresche di smalto, rispondimi immediatamente!
BRANCA:Sì, scusami, eccomi qui. Ciao Maeve, tutto bene?
M:I convenevoli lasciali per
dopo… hai saputo allora cos’ha fatto quella scimmia di Jessica Hari?
B:Ehm, no, non ho saputo niente.
M:Come sarebbe ‘niente’?? Doveva
cantare! Quanto l’hai fatta bere?
B:Be’, parecchio, ma non si è sbottonata molto…
M:Credevo che due Cosmopolitan
fossero più che sufficienti per sbottonarla… visto anche la facilità con cui si
spoglia ad ogni occasione. Dovevi farla bere di più!
B:Mi dispiace molto
M:Credo di essere io la più
dispiaciuta, qui… e sono anche piuttosto irritata! Non so ancora se Jessica c’ha
davvero provato con il mio ragazzo! DEVO SAPERE cos’è successo… Com’è possibile
che tu non sia riuscita a cavarle niente? Ti avevo detto di ricorrere alla
tortura, se fosse stato necessario!
B:Te l’ho detto, non ci sono riuscito
M:riuscito?
B:ahahah… errore di battitura…volevo dire “riuscita“
M:Al diavolo, Branca, oggi sei
più idiota del solito. Datti un’occhiata alle mutande se hai dubbi sul tuo sesso
di appartenenza.
B:Ah ah
ah
M:visto che hai tanta voglia di
divertirti, ti lascio sghignazzare in pace. Ho molto di meglio da fare che
correggere i tuoi lapsus scribendi… prima di tutto devo trovare un modo per
sbarazzarmi una volta per tutte di Jessica Hari. Ci vediamo!
B:No, no, per favore, aspetta Meave…
M:Che c’è? Vuoi sapere cos’ho in
mente? Credevo che il caso Jessica non ti importasse…
B:Scusami, sono… una stupida.
M:Già
B:Che piani hai per Jessica?
M:Sua madre è sempre qui in
parrocchia. Credo che non le farà piacere sapere che sua figlia fa largo consumo
di marijuana.
B:Davvero fuma marijuana?
M:e chi lo sa? Credo di no,
comunque: quegli occhi vitrei e sporgenti da pesce morto sono così di natura,
temo. Se siamo fortunate, entro la fine del mese Jessica Hari sarà rinchiusa
nell’Accademia delle Ancelle di Sant’Agata nel Missouri e il massimo delle
avances che potrà fare al mio Andrew sarà una cartolina.
B:Non ti sembra… di esagerare? Non sappiamo ancora se
ha davvero cercato di sedurre Andrew
M:
Dio mio, cominci a preoccuparmi… da
quando in qua ti importa di qualcuno che non sia te stessa?
B:Sì, hai ragione, oggi non sono in me.
M:
Be’, vedi di riprenderti, se vuoi
ancora che mi confidi con te.
B:Non
preoccuparti, sto già meglio.
M:
Lo spero
bene
B:A proposito
di confidenze… l’altro giorno stavo ripensando a Christopher Dukes
Maeve tossisce, dopo aver sputato il suo tè. Christopher
Dukes?
Come diavolo fa Branca a sapere di Toffoletta?
Strabuzza gli occhi e rilegge, sicura di aver preso un
abbaglio.
E invece no, la sua amica ha proprio scritto “Christopher
Dukes”.
M:
E tu che
ne sai di lui? Si è trasferito dall’altra parte del continente prima che tu
arrivassi in città!
B:Oh, sì, sì,
lo so… ho solo visto il suo nome sul tuo vecchio annuario…
M:
Be’, se
hai visto il mio annuario avrai notato che ho apportato dei piccoli
miglioramenti alla sua foto… i denti neri gli donano.
B:Non ti era molto simpatico?
M: Chi? Quel Topher Toffoletta
Dukes? Mi faceva solo pena! Quel frocetto era convinto di piacere ad Andrew.
B:Davvero?
M:
Ma sì, l’anno scorso andò fuori di
matto… io e Andrew non eravamo ancora fidanzati all’epoca. Ma quando cominciammo
ad uscire insieme, Toffoletta ne fece una tragedia… pensa un po’ tu: era
convinto che Andrew l’avesse baciato!
B:Incredibile!
M:
E’ incredibile perché non è mai
successo…io ed Andrew ci abbiamo riso su, ma Toffoletta ha cominciato a dare i
numeri e mi ha anche aggredita! E’ stato così violento che mi ha persino
staccato un’unghia.
B:Accidenti! Deve aver fatto molto male…
M:
be’,
abbastanza… ma ne è valsa la pena. Liberarmi di un amico petulante e fastidioso
come Topher mi ha dato libero accesso alla Corte
B:la Corte…
M:
E’ una
storia lunga… se proprio ci tieni ad ascoltarla, ne parliamo per telefono…
facciamo prima…
B:No, no, davvero… preferisco parlarne in chat
M:
Che c’è?
Pensi che qualcuno intercetti le tue chiamate?
B:No, è che mia madre è a telefono e il mio cellulare
si è rotto ieri sera…
M:
ma tua
madre non era a Saint Moritz con il suo amichetto?
B:E’ rimasta a casa… hanno litigato. Ma, ti prego,
dimmi di Dukes… muoio dalla curiosità!
M:
okay…
B:Come vi siete conosciuti, tu e lui?
M:
Alle
elementari…Toffoletta era convinto fossi la sua migliore amica, e io glielo
lasciavo credere solo per copiare i compiti da lui. Al liceo, però, ho capito
che poteva essere d’ostacolo alle mie ambizioni… la Corte del Papillon Purpureo
non avrebbe potuto avvicinarmi, se non mi fossi tolta di torno quella piattola.
Non c’è voluto molto prima che Toffoletta e quella perdente di sua madre
decidessero di trasferirsi altrove… da quando Toffoletta è in California, la mia
ascesa è stata molto più semplice. Andrew e io abbiamo fatto coppia fissa e… be,
come fidanzata del Re della Corte, senza troppi sforzi sono diventata la ragazza
più popolare della scuola…
B:E di tutta Boston…
M:
sei una
leccapiedi. Questo mi piace di te, ma non so ancora se perdonarti per la storia
di Jessica.
B:Sai, è da un po’ che volevo chiederti un paio di
cose sulla Corte
M:
cioè?
B:Be’, voglio dire… da quanto tempo esiste?
M:
D’accordo… chi sei tu e cosa ne hai fatto di Branca Sniegowski?
B:Ahahah,
perché?
M:
Anche
tua madre era una Cortigiana, dovresti sapere molte più cose tu, sulla Corte, di
quante ne sappia io!
B:E sempre col suo amichetto, non parliamo poi così
tanto…
M:
mmm…
perché ti interessa l’origine della Corte? So solo che è molto antica,
probabilmente è stata fondata insieme alla scuola stessa… ma non credo ci siano
prove certe a riguardo. D’altronde si tratta di un club esclusivo della massima
segretezza, cosa ti aspettavi? Di trovarla sul libro di storia?
B:A dire la verità, mi credevo se organizzazioni come
la nostra… potessero esistere anche altrove
M:
in altre scuole? Non mi pare
B:
be, magari non a Boston… altre scuole americane, magari di prestigio… potrebbero
avere un club come il nostro?
M:
be, sì, potrebbero esistere altre confraternite come la Corte… ora che ci penso
credo che Andrew mi abbia accennato qualcosa in proposito… ma a te cosa importa?
B:E’ solo una curiosità…
M:
Al diavolo i tuoi interrogativi esistenziali, Branca… invece che fantasticare su
altre società segrete, avresti potuto estorcere informazioni preziose a Jessica
Hari!
B:Sì, lo so, mi dispiace… prometto che saprò dirti di
più prossimamente, okay? Ma prima… cos’è che ti avrebbe accennato Andrew?
M:
Ma è proprio un’ossessione la tua, eh? Niente di chè… solo che in ogni scuola è
chiaro che ci siano studenti più ricchi e popolari ed altri poveri e impopolari
e quindi è perfettamente normale che i primi si coalizzino per preservare la
specie. Non so se Andrew conosca altre Corti segrete oltre alla nostra, ma di
sicuro lo sospetta… tutto qui.
B:Capisco
M:
Io non capisco, invece, perché ti interessi tanto l’argomento.
B:Non so, prima, parlando di Jessica Hari, hai citato
quel collegio… l’Accademia di Sant’Agata… e mi sono chiesta se la Ribery fosse
l’unica scuola ad avere associazioni segrete…
M:
Oh, davvero molto avvincente, Branca… ma non sforzare troppo quel cervello
striminzito che ti ritrovi. Mi servi. Ora vado a fare un salto in Spa, stasera
voglio essere più bella del solito… Anche ammesso che Jessica ci abbia provato
con lui, Andrew dimenticherà qualsiasi altra ragazza quando mi vedrà nuda nel
suo letto.
B:Ne sono certa
Maeve Modesty spegne in
fretta il portatile, richiude la porta dell’ufficio di suo padre e, qualche
corridoio più in là, si ritrova nella silenziosa e imponente navata centrale
della cattedrale di Saint Innocent. Con aria furtiva, si avvicina alla cassetta
che custodisce gelosamente le offerte lasciate ai bisognosi dagli abbienti
parrocchiani. Traffica un po’ nella sua Louis Vuitton e, poi, ghignando, ne
estrae una minuscola chiave d’oro.
In lontananza, si distinguono
appena le risate dei coristi che, dopo ore di prove, si concedono un minuto di
pausa nel cortile.
Dopo aver rifornito il suo
portafogli di molti fruscianti verdoni, Maeve soffia su un paio di ceri accesi
dai fedeli.
“Amen” ridacchia, e si dirige
a grandi passi verso l’uscita.
Davanti alle acquasantiere
dell’ingresso, si ferma di colpo, si sfila le scarpe antiquate, le nasconde
nella sua borsa e indossa frettolosamente un paio di Jimmy Choo rosso acceso,
per poi uscire in strada, ancora sorridendo, dopo uno sbrigativo segno della
croce.
Quasi nello stesso istante in
cui il pesante portale di legno della cattedrale di Saint Innocent si richiude
rumorosamente, dal lato opposto degli Stati Uniti, in California, Anonymous
sorseggia nervoso la sua tazza di caffè lungo, fissando torvo lo schermo del suo
computer.
“Tesoro” lo chiama una voce
femminile, dalla stanza accanto “Mi dai una mano a decorare l’albero?”
“Arrivo mamma” risponde lui,
senza però muoversi dalla sua scrivania.
Ciò che ha appena scoperto è
molto più di quanto abbia sperato. Nonostante questo, però, non ne è per niente
felice.
Mai come questa volta, i
risultati delle sue indagini l’hanno turbato.
Non è stato difficile per lui
scoprire dell’amicizia tra Maeve Modesty e Branca Sniegowski: sull’annuario
online della Ribery High School ha scoperto che sono entrambe
cheer-leader. Inoltre nella foto di gruppo del Club di Danza Classica sono
abbracciate, entrambe con lo stesso identico sorriso dall’aria maligna.
Per un hacker come
lui, poi, non è stato difficile neanche insinuarsi nella memoria del computer
di Branca e rubare tutte le sue password, in modo da fingersi lei.
Per un paio di volte, mentre
era in chat con Maeve, ha temuto di essere scoperto, ma fortunatamente
tutto è andato meglio del previsto.
Anonymous adesso non ha più
dubbi.
Maeve, un anno fa, dovette
aver litigato con Topher per un ragazzo, Andrew Langner, ma anche (e forse
soprattutto) per la “Corte del Papillon Purpureo”, quella che si direbbe essere
una società segreta composta dagli studenti più ricchi e popolari della Ribery.
Topher, che non poteva certo essere considerato popolare nella sua scuola, era
un ostacolo per Maeve, che, assetata di prestigio, non aveva esitato a
scavalcare, per di più iniziando ad uscire con il ragazzo di cui era innamorato.
Difficile credere che Topher
abbia veramente mentito, riguardo al suo bacio con Andrew Langner. Probabilmente
il quarterback ha cominciato ad uscire con la perfida cheer-leader
per mettere a tacere i sospetti sulle sue incerte preferenze sessuali.
Ancora più improbabile, poi,
è che Topher abbia davvero aggredito Maeve. Magari avrà chiuso di scatto
l’armadietto sulla mano della sua amica… o forse la stessa Maeve si è staccata
un’unghia di proposito: sembra proprio il tipo di persona capace di
automutilarsi per far mettere in cattiva luce qualcun altro.
Anonymous sorseggia ancora
dalla tazza, senza accorgersi che è ormai vuota.
“*****!” lo chiama ancora sua
madre (il suo nome viene coperto da un rumore di vetri infranti: evidentemente
alcune palline natalizie sono cadute sul pavimento, facendosi in mille pezzi).
“Ti ho detto che arrivo,
mamma!” abbaia Anonymous, seccato.
La verità è che comincia a
pentirsi di aver portato avanti le indagini sul suo amico.
E’ evidente che il suo
passato alla Ribery non è stato felice e Anonymos non può che esserne
dispiaciuto.
Ma ora sa che non si parla
più solo di lui.
Di mezzo ora c’è il M.C.
Ora si spiega il brusco
cambiamento di Topher: la sua amicizia con Nikki, la sua improvvisa passione per
gli abiti firmati e alla moda…
Andrew Langner ha quasi
sicuramente ragione: è chiaro che in ogni scuola ci siano studenti più ricchi e
popolari ed altri poveri e impopolari e quindi è perfettamente normale che i
primi si coalizzino per preservare la specie.
Anche alla Wefanie dev’esserci
una Corte del Papillon Purpureo e – Anonymous è pronto a scommetterci –
sicuramente si tratta del M.C.
Salve,
miei piccoli adorabili cuccioli di okapi! :)
Questa
volta non ho fatto un ritardo così mostruoso, vero? Certo... mi sarei potuto
sbrigare prima, ma meglio delle altre volte...
D'altronde è stato comunque un periodo molto impegnato, tra l'università e
l'uomo della mia vita (alias Mr. Big) in ospedale...
Insomma,
chissà dove andrò a finire.
Ancora
una volta vi ringrazio tantissimo per i vostri commenti e spero di non avervi
deluso con questo ultimo, faticoso e travagliato prodotto pseudo-letterario :)
Devo dire che mi sono divertito, specie parlando di Maeve Modesty, che mi
ricorda tanto una mia cara amica.
Come
avrete notato, le cose si tanno mettendo malaccio...
Ora passo a ringraziare uno
per uno i miei adorati:
cry_chan: sono
contento che tu non mi abbia abbandonato e che tu abbia pensato, anche solo per
un attimo, di farmi delle proposte oscene! :) Ad ogni modo spero che anche
questo capitolo sia stato di tuo gradimento... quanto a Nikki, è un personaggio
di cui adoro sempre di più scrivere! :D Baci e grazie ancora!!
GurenSuzuki: ti
garantisco che il "clou" della storia è ormai vicino, anche se c'è ancora molto
da raccontare... come vedi, già con il diciottesimo capitolo, la relativa
tranquillità di MC comincia ad incrinarsi. Ti ringrazio tantissimo per i tuoi
complimenti, specialmente per il "serico", ne sono davvero onorato, visto che
anch'io ho definito così uno dei mie libri preferiti, il raffinatissimo Seta
di Alessandro Baricco *____* Ti aspetto al prossimo capitolo e grazie! Baci! :)
Karrina: mi dispiace
averti delusa, ma un'avventura araba non avrebbe fatto altro che turbare il
povero Topher, già così sconvolto :D
Un giorno o l'altro scoprirai il significato più profondo del viaggio a
Dubai... perchè non ci andresti, comunque? E' un posto fantastico! :) Ti aspetto
per il prossimo capitolo, tanti baci!
Sophie_: ciao Sophie! Ancora
una volta, capitoli di passaggio, ma presto finiranno, non temere :) Spero che
siano stati anche questi di tuo gradimento, come pure il proseguimento delle
avventure di Esperanza XD Quella donna non è umana... Alla prossima, un bacione
e grazie per aver recensito! :D
TakeMyHand: ciao Clara! Adoro
la Prova del Cuoco e francamente ho paura ad immaginare cosa combinerebbero
Nikki e gli animaletti del bosco in uno studio televisivo... Comunque non
preoccuparti per il marito di tua madre: ci sono sempre le eccezioni. Se proprio
sei in ansia fai la prova del nove chiedendogli che ama i musical ;)
Ovviamente scherzo! Grazie
per aver recensito! A presto spero, baci! :)
makeba: ma lo sai che anch'io ho fantasticato parecchio sul videogame di
Mocassini Club? Mi auguro che questa storia diventi famosa solo perché lo
inventino *____*
Ti ringrazio tantissimo per
quello che hai scritto, sono contentissimo che il capitolo e le illustrazioni ti
siano piaciuti! :) Sono felice anche che tu abbia apprezzato il riferimento alle
Gilmore... mi è venuto in mente guardando qualche vecchio episodio, AMO quel
telefilm. Al prossimo chap, spero! Grazie ancora! :D
jashder: grazie!!! :D
Sono felice tu abbia apprezzato il capitolo precedente (con illustrazioni,
deliri e depressioni annesse) e spero che questa seconda parte e il misterioso
capitolo diciottesimo non ti abbiamo deluso! :D Ti aspetto alla prossima e
grazie ancora, baci!!
wappa: benvenuta!
Grazie per aver recensito e per i complimenti, lo apprezzo tantissimo! Comunque
sai che hai ragione riguardo ai bambini? Credo anch'io di essere stato
traumatizzato da "Senti chi parla" XD XD Spero di vedere un tuo commento anche
al prossimo capitolo. Ancora tante grazie e baci! ;)
_Armonia_: Non
preoccuparti per "Esperanza, la fuerza de la pasiòn" è solo un surplus
assolutamente indipendente dalla trama di Mocassini Club... un mero divertimento
letterario :)... ad ogni modo il suo racconto, nel capitolo precedente, era un
buffo miscuglio di italiano e spagnolo, visto che non conosco quest'ultima,
affascinante, lingua. Mi chiedevi da dove derivi il nome "Pippa": è il
diminutivo di "Philippa". Grazie per aver recensito, spero di non averti deluso
con questo doppio aggiornamento! Baci!
kagchan: ciao!! Ti
ringrazio tanto per ciò che hai scritto, sono contento che il mio senso
dell'humour non abbia risentito delle mie ultime paturnie! Spero sia così anche
per questo aggiornamento. Grazie, grazie, grazie e grazie ancora per i tuoi
complimenti, sei decisamente troppo buona :D Mi chiedi se la ricetta della torta
alle pesche è inventata: no, o almeno, non completamente... ho trovato su
internet la ricetta per una torta di mele e l'ho seguita più o meno fedelmente,
sostituendo le mele con le pesche, un frutto che amo di più. A prestissimo,
spero! Baci!
reader: ciao!! :D Sono
contento che la mia storia ti faccia ridere, anche se, sì, forse non è stata una
grande idea leggerla a scuola... :D immagino le occhiatacce! Io avrei invitato
anche gli altri a leggere MC *pubblicità!*... ovviamente scherzo XD Sono
contento che il cap ti sia piaciuto! A presto, spero, e buon studio!
Hizu: sono onorato
dalla tua proposta di matrimonio... dimmi solo dove e quando e sarò lì ;) Io
fossi in te non metterei la mano sul fuoco, sulla sanità mentale di Topher... se
non è ancora impazzito, andrà presto fuori di testa, povero cuore. Ti ringrazio
tanto per il tuo commento, spero di vederne uno al prossimo capitolo! Bacioni!
:D
Fuocodellaterra: sei
davvero molto molto fortunata! Ho visto la tua recensione giusto cinque secondi
prima di pubblicare! Sono davvero contento che Mocassini ti piaccia e riesca a
rallegrarti la giornata! Anch'io comunque non conoscevo molti dei nomi in "on"
dei Ventisei... sono nati da una lunga e difficile ricerca XD, e ora che me lo
fai notare, non sono sicuro che "Yvon" sia un nome maschile, anche se ricordo
che, nel caso di una donna, si scriva "Yvonne". La storia di Mia e della
baby-sitter diabolica non è prevista nella trama, ma forse riesco ad inserirla
nelle curiosità o in qualche altra parte! Grazie ancora per la tua recensione!
Baci! :D
Esperanza, la fuerza de la
pasiòn è la prima mini spin-off formato telenovela, incentrata
sull'avventurosa giovinezza di Esperanza Vivas, la vulcanica colf di Villa
Hortense. Passioni infuocate, amori proibiti e torbidi intrighi sullo sfondo di
una caliente e insidiosa Buenos Aires...
Nelle puntate precedenti
di "Esperanza, la fuerza de la
pasion"...
Esperanza Vivas e il suo amato Agapito Amador, entrambi originari di Buenos
Aires, dopo molte tribolazioni, decidono di sposarsi e coronare il loro sogno
d'amore. Vengono però ostacolati dal perfido Don Porfirio, innamorato pazzo di
Esperanza. Il machiavellico parroco, deciso ad eliminare il suo rivale, ingaggia
un gruppo di sicari per uccidere il povero Agapito. Avvertiti in tempo, il
giovane e la sua bella Esperanza
fuggono per mare, ma vengono catturati da un gruppo di rudi pirati, guidati dal
malvagio egiziano Paapis, il quale abbandona Agapito su Desgracia, un'isola
deserta, violenta Esperanza e si impadronisce del prezioso rosario d'oro che la
giovane aveva ricevuto dalla defunta nonna Guadalupe. Una volta giunta in
Egitto, viene venduta come schiava, poi liberata dal sacerdote Calasiris e da
lui introdotta al culto della dea Iside. Nel frattempo, però, Agapito è riuscito
a fuggire dall'isola deserta e a raggiungere la Spagna, dove incontra Candelaria
Diaz, una ricca borghese che aveva acquistato dai pirati di passaggio il
prezioso rosario d'oro appartenuto da Esperanza. La donna, innamorata a prima
vista dell'aitante Agapito, prima lo ricatta per la restituzione del rosario,
poi lo inganna, facendolo ubriacare e simulando una falsa gravidanza...
Episodio 3 - Fuga da
Alejandrìa
Fortunatamente, scoperto dopo pochi mesi l'inganno di Candelaria, Agapito salpa
per Alessandria, dove finalmente può riabbracciare la sua adorata, alla quale
restituisce il rosario d'oro di nonna Guadalupe. Sfortunatamente, però,
Esperanza è stata consacrata al culto di Iside e ha fatto perciò voto di
castità. Una delle sacerdotesse, Teonoe, appresa la loro triste vicenda, li
aiuta a fuggire dal tempio. Giunti al porto, Agapito ed Esperanza incontrano
nuovamente il perfido Paapis, che viene sfidato da Agapito ad una partita a
poker. Se il vincitore sarà Agapito, il suo premio sarà Iside, la nave pirata,
se invece il vincitore sarà Paapis, Agapito ed Esperanza saranno per sempre suoi
schiavi. Riuscendo con l'imbroglio ad avere la meglio, a bordo della Iside, i
due amanti attraverso l'Oceano Atlantico.
Episodio 4 - La gota gorda Un'improvvisa e terribile tempesta, però, fa naufragare la nave. I due
innamorati, però, raggiungono a nuoto Cuba, dove
finalmente riescono a sposarsi. Qui, però, a causa dell'embargo economico
imposto dagli Stati Uniti, sono costretti a vivere in condizioni di miseria.
Solo dopo cinque anni di duro lavoro nelle piantagioni di canna da zucchero,
riescono a racimolare i soldi necessari per fuggire in Florida. Qui Agapito
trova impiego alla Disney World di Orlando, travestito da uno dei Tre
Caballeros, mentre Esperanza lavora contemporaneamente come shampista in un
salone di bellezza e come spogliarellista in un night-club, dove è nota
con lo pseudonimo di "Lujuria". Agapito, però, di temperamento focoso e molto
possessivo, non sa nulla del secondo lavoro di sua moglie.
Episodio 5 - Las amistades
peligrosas
Esperanza, nei panni di Lujuria, nel night-club dove lavora, deve
respingere le avances di un assiduo frequentatore del club, il
prof. Orion Adichermatos, un insegnante greco di teologia ormai in pensione. Il
testardo ammiratore, invaghitosi della caliente spogliarellista, offre ad
Esperanza una somma esorbitante in cambio di un solo bacio e la donna, vista la
precaria situazione economica in cui versa, decide a malincuore di accettare
l'offerta. Intanto Agapito è a lavoro e durante una pausa pranzo sente parlare
gli altri due Caballeros, suoi colleghi, di una spogliarellista di grande
successo, che si fa chiamare Lujuria. Non appena sente dire che la
spogliarellista non si separa mai dal suo rosario d'oro, neanche quando è
completamente nuda, Agapito realizza subito che Lujuria ed Esperanza sono la
stessa persona. Precipitatosi di gran carriera al night-club indicatogli
dai colleghi, scopre sua moglie baciare il prof. Orion Achidermatos.
Le curiosità prive
d'interesse
x Credo che a questo
punto abbiate tutti compreso quanto io adori Desperate Housewives...
l'avrete certo inuito dalla citazione del capitolo precedente. La scena della
morte di Nora è tutt'ora una delle più sconvolgenti che abbia mai visto in tv,
per quanto, come personaggio, sia una stro**a.
Insieme alle mie adorate Casalinghe, penso che Una mamma per amica sia un altro
splendido telefilm: i dialoghi sono semplicemente stupendi.
x A grande richiesta,
vi svelo l'origine del nome della nuova fidanzata di Leopold Dukes: Pippa è il
diminutivo di "Philippa" e l'ho scelto perchè suona piuttosto stupido come nome,
mentre il cognome, Roberts, è quello di Barbie.
x Il racconto di
Esperanza, che ha dato vita alla mini spin-off "Esperanza, la fuerza de la
pasiòn", è un miscuglio di telenovela sudamericana e romanzo ellenistico, con
numerosi anacronismi (quando Esperanza era in età da marito, in Egitto non
poteva esserci ancora il regno ellenistico dei Tolomei!!!).
x Come di certo
saprete, non esiste alcun Emirato Arabo chiamato "Qamar", l'ho inventato di sana
pianta: significa "luna" in arabo.
x I Potomac Potatoes
sono un gruppo musicale di fantasia, ma una volta sono riuscito a convincere la
mia amica che esistessero davvero e che fossero gli autori di splendide canzoni
immaginarie come "Barn-owl glance" e "Euphonia".
x Tra i Ventisei addetti alle valige di
Nikki, due portano il nome di due Argonauti: Jason e Idmon si riferiscono
all'eroe (si fa per dire) Giasone e Idmone (indovino, ucciso da un cinghiale
durante la ricerca del Vello d'Oro).
ono appena passati tre giorni da Capodanno, quando apro
lentamente gli occhi e realizzo, dopo pochi istanti, che è la prima volta da
settimane, che non vengo brutalmente svegliato da Nikki. Per tutte le vacanze di
Natale, ha preso la pessima abitudine di saltarmi addosso brutalmente ogni
mattina, intrufolarsi sotto le coperte e urlarmi nelle orecchie che avremmo
passato una splendida giornata insieme nel centro benessere, o in una delle
piscine olimpioniche, o facendo un giro in limo per la città a caccia di
griffe.
Questa mattina, invece, è tutto insolitamente tranquillo.
E’ quasi inquietante.
Il letto di Monica è disfatto: sarà sicuramente scesa in
piscina per la sua ormai abituale nuotata mattutina.
Ancora perplesso per l’assenza di Nikki nel mio letto, mi
stiracchio un po’ e trascino i piedi verso il bagno per lavarmi i denti.
E’ tutto troppo tranquillo.
Non che ci tenga… ad essere molestato – sessualmente e non
– da Nikki ogni mattina, ma tutta questa tranquillità improvvisa mi spaventa. E’
decisamente sinistro.
Questo cupo presentimento persiste anche a colazione, al
tavolo del ristorante con vista sul campo da golf, mentre mangiucchio la mia
omelette e lancio occhiate ansiose attraverso il centrotavola di zinnie,
asfodeli e fiori di artemisia.
“Vedrai che spunterà fuori tra un momento” borbotta distrattamente Monica,
aggiungendo un po’ di cereali al suo yogurt magro “Si sarà svegliata
presto per qualche trattamento di bellezza mattutino, sai com’è fatta…”
“Mi avrebbe chiesto di farlo con lei…” ribatto, punzecchiando con la forchetta
le mie striscioline di bacon.
“Hai preso la pancetta, non pensavo ti piacesse” osserva Monica, sbirciando nel
mio piatto.
“No, infatti, è che speravo che Nikki saltasse fuori per
ricordarmi quanto sia satura di grassi e per impedirmi di mangiarla”
“Accidenti! Guarda qui!” sbotta improvvisamente mi madre, mettendomi sotto gli
occhi il suo giornale di gossip, dove un uomo brizzolato e affascinante mi
sorride da una fotografia, abbracciando quella che potrebbe essere sua nipote.
“Harold Sacramento, l’affascinante solista dei
Potomac Potatoes, sembra aver preferito i fiori d’arancio alle rose e ai
peluche delle fan” legge Monica, stizzita, dopo aver riagguantato
bruscamente la rivista “…il cantante, 48 anni, dichiara di aver rinunciato
definitivamente alla sua fama di donnaiolo e annuncia il suo fidanzamento con
l’attrice e modella Tabby Teal, che, appena ventunenne, è nel cast
dell’attesissimo colossal L’Ascesa di Atlantide… E’ mai possibile che
i miei ex si rifacciano tutti una vita e solo io non riesca a raccattarmi un
fidanzato decente?!”
“Che fine ha fatto il tuo nuovo proposito? Sarò una mamma equilibrata e non
assillerò mio figlio con i miei problemi?” le ricordo, alzando il
sopracciglio.
“Be’, signorino, penso proprio sia anche un tuo
problema, visto che, se mai riuscirò a trovare un’anima disposta a sposarmi,
sarà anche tuo patrigno” replica Monica, affettando con veemenza un pancake
come se le avesse appena spezzato il cuore.
“Ecco il signor Hortense… potresti fare contenta Nikki e
flirtare con lui” suggerisco, sardonico, salutando con la mano lui e Jezebel,
che ci riserva un cenno di malcelata antipatia.
“Monica! Topher! Dormito bene?” prorompe il signor
Hortense, giulivo come sempre, facendo sedere galantemente Jezebel al nostro
tavolo, per poi prendere posto.
“Benissimo, grazie” bofonchia Monica, strozzandosi con i
suoi corn flakes.
“Cielo, Monica, c’è dell’uvetta su quella brioche?
Non ho visto nulla del genere al buffet!” esclama il papà di Nikki,
scoccando uno sguardo avido al suo danese. Monica, tossicchiando e battendosi
una mano sul petto per non soffocare, indica il tavolo dei dolci con la mano
libera.
“Signor Hortense, vengo con lei…” annuncio, alzandomi da
tavola e affrettandomi a seguirlo “Dov’è Nikki? Non l’ho vista stamattina”
“Avanti Topher, basta con questo ‘signor Hortense’? Per te sono solo Rob, te
l’ho detto mille volte… Gradisci del pain au rasin, caro?”
“No, la ringrazio… allora, Nikki?”
“Oh, be’, insomma…” bofonchia il signor Hortense, facendo vagare lo sguardo,
dubbioso, dalle coppette di macedonia ai croissant straripanti di crema
al cioccolato “Non so se te l’ha detto, ma per Natale le ho promesso…” si ferma
a metà frase, accigliato “Ti prego di non giudicarmi male… io non ero
d’accordo, ma ha insistito così tanto… dovrei essere meno permissivo, lo so,
ma…”
“Di cosa sta…?”
Il signor Hortense sbuffa, abbandonando per un attimo il
suo consueto buonumore, mentre contempla amareggiato un vassoio di fragranti
muffin ai mirtilli. “Le ho promesso un intervento di chirurgia plastica al
seno come regalo di Natale” snocciola, tutto d’un fiato.
Trattengo a fatica una risata di sollievo.
“Oh… sì, è vero, me ne ha parlato, un po’ tempo fa”
confermo, sentendomi stupido per essermi preoccupato così tanto. Di sicuro Nikki
ha pensato di stupirmi ad intervento già concluso, sbattendomi in faccia il suo
nuovo, giunonico seno.
“Le ho ripetuto mille volte che è troppo giovane per questo
genere di cose… dopotutto sua madre ha già avuto brutte esperienze: poco dopo la
sua mastoplastica, i seni le si sono gonfiati come due zeppelin… chi
poteva immaginare che fosse allergica al silicone?”
Cerco di rimuovere dalla mente la buffa immagine dell’ex signora Hortense alle
prese con due dirigibili al posto del décolleté.
“Ma
sai com’è fatta Nikki” prosegue “Quando si mette in testa qualcosa…”
“E’ difficile farle cambiare idea…”
“Già” conclude il signor Hortense, con un sospiro,
scegliendo, con evidente sofferenza, la dietetica ma triste coppetta di
macedonia.
“Sai” riprende dopo un po’, muovendosi verso il nostro
tavolino “Mi dispiace davvero tanto che dobbiate tornare a casa così presto. Tu
e tua madre siete una compagnia deliziosa!”
“Grazie, dispiace molto anche a noi dover ripartire… ma
dopodomani riprendono le lezioni e ne ho già perse un bel po’ ultimamente”
“Immagino, immagino…” ripete, pensando ad altro “Perdonami,
ho dimenticato di prendere un po’ di succo di sapodilla per Jezie, ne vuoi un
po’ anche tu?”
“Ehm… no, grazie. La sapodilla è un frutto?”
“Non ne ho idea, ma spero di sì” confessa il signor
Hortense ridacchiando, e marcia verso il cameriere più vicino.
“Ah, signor
Hort… ehm… ROB!
Un momento…”
“Sì, caro? Preferisci qualche altro succo? Fragola del
Paradiso?”
“No, no, grazie… è solo che… se Nikki si opera oggi, vuol
dire che non tornerà a casa con noi?”
“L’intervento è previsto per le dieci di questa mattina, ma temo che Nikki dovrà
rimanere qui ancora per qualche giorno… le ho riservato una suite in una
clinica di Abu Dhabi. Il primario è un amico, il dottor Chelsea” mi informa.
“Ah, sì… be'… capisco…” balbetto, deluso.
“Secondo Cornelius, ci vorranno alcuni giorni prima che le protesi… ehm…
facciano presa”.
“Sei contento?!” esclama saltellando Rowland, dopo avermi
tolto la benda scura dagli occhi.
Prima di rispondere, mi concedo qualche istante per
riprendermi dallo shock.
“Io… non ho parole…” balbetto, orripilato.
“Non serve parlare, ci basta riaverti qui!” grida Gunther,
con un sorriso smagliante, cercando di sovrastare il chiacchiericcio.
Erano giorni che pensavo con orrore al mio primo giorno di
scuola dopo il tragico Ballo di Novembre.
Avevo progettato di sgattaiolare in classe il più silenziosamente possibile,
magari travestito da addetto alle pulizie, in modo che nessuno – soprattutto
Ashley Betterton e Herman Northangle – potesse riconoscermi.
Contavo, inoltre, che Nikki sarebbe stata al mio fianco,
invece che lasciarmi da solo nella fossa dei leoni per farsi ristrutturare la
sua già lussureggiante fruttiera.
Gunther e Rowland hanno infranto con malagrazia i miei
propositi di passare inosservato: evidentemente mi stavano aspettando in
agguato, perché, non appena ho rimesso piede nell’ingresso della Wefanie, mi
hanno catturato e bendato. Poi, annunciando a gran voce il mio ritorno a scuola
dopo un mese di assenza, mi hanno trascinato di peso nella redazione dell’Highlights,
dove, con mio sommo disappunto, ho scoperto essere in corso un party in
mio onore.
La scrivania dell’ignaro capo-redattore, coperta da una
tovaglia giallo sole, si è trasformata in una tavola imbandita di
voul-au-vent e club sandwich. A sovrastare questo grazioso rinfresco,
un’enorme striscione giallo esclama, in caratteri cubitali blu: BENTORNATO
TOPHER! Siamo lieti che tu stia meglio dopo il tuo attacco acuto di balanite!
“Bentornato Topher!”
“Bentornato!”
“E’ bello rivederti, Toph!”
L’intera redazione del giornale si è riunita per celebrare il mio ritorno
trionfale dalla degenza dovuta al mio “attacco acuto di balanite” e ora
chiacchiera allegramente ingozzandosi di stuzzichini.
“Topher! Come stai?” mi saluta allegramente Trixie Koch,
della rubrica sportiva “Hai assaggiato il mio couscous all’uva passa?”
Sono
solo le nove del mattino, diamine!
“Mi sembri in ottima forma, Toph!” mi sorride Anonymous,
porgendomi un bicchiere di succo al lime.
“Grazie An, è stato davvero un pensiero… gentile”
mormoro, ancora pietrificato dall’orrore.
“E’ il nostro modo per dimostrarti quanto ci sei mancato!”
gorgheggia Rowland, senza smettere di saltellarmi intorno.
“Anche voi mi s… e quelli cosa sarebbero?” domando,
sputando tutto il mio succo di lime su Holly Santini, della rubrica
letteraria.
Ho appena notato qualcosa di infinitamente più orripilante
dello striscione: metà degli invitati stringono in mano degli assurdi palloncini
gialli dalla forma allungata e ricurva…
“Ehm… sono banane” spiega Gunther, mascherando l’imbarazzo
con un colpetto di tosse.
“Non sapevamo quali tipo di decorazioni fossero le più
indicate per uno che è appena guarito dalla balanite.” si giustifica Anonymous,
fissando dubbioso le enormi banane gonfiabili.
“Trixie Koch aveva proposto dei palloncini fallici, ma ci è
sembrata un po’ troppo volgare, come idea” conclude Rowland, affrettandosi a
finire tutto d’un sorso il suo drink analcolico.
“Non dovevate prendervi tutto questo disturbo per me,
ragazzi…”
No, decisamente non avrebbero dovuto.
“Ma che diavolo…”
Un botto improvviso fa voltare tutti i presenti verso la porta.
Barnabas Babcock ha fatto la sua comparsa nella redazione,
più malefico che mai, dopo aver fatto scoppiare un palloncino a forma di banana
con la sua affilatissima matita bicolore.
“Mi tribola l’idea di dover porre un fermo a codesto
sollazzevole baccanale” sibila Barnabas, minaccioso “ma sono persuaso che
faremmo tutti quanti meglio a rimetterci a lavoro per epilogare la prossima
uscita del nostro inclito rotocalco”
“Dai, Barnie!” protesta Trixie, senza accorgersi del brusco cambio di atmosfera:
da festoso a gelido “Topher è tornato a scuola dopo quasi un mese di malattia…
non potremmo concederci una pausa per oggi? Emily non ha ancora letto la poesia
che ha scritto in suo onore…”
Barnabas la falcia immediatamente con lo sguardo.
“Bentornato, Dukes” mi saluta poi, carezzevole. “Ophelia ti
aspetta in teatro per il matinèe delle dieci” aggiunge “E’ meglio che ti
dia da fare, Dukes, dopo la tua lunga affezione. Non vorrei doverti ostracizzare
dalla redazione”
“Mi metto subito a lavoro” rispondo, secco. Salvato da Barnabas Babcock… non
credevo potesse mai succedere.
“Emulate l’esempio di Dukes, voi altri” ordina Barnabas,
accigliato “Al lavoro! Questa è una redazione, non una mescita!”
Accenno un saluto agli astanti, che riprendono posto sbuffando dietro le loro
scrivanie, e mi precipito fuori in corridoio, ansioso di darmela a gambe.
Trixie Koch mi segue a ruota. “C’è la pallanuoto oggi”
spiega lei “Facciamo un po’ di strada insieme”
Una volta assicuratasi di essere ben lontana dalla redazione, scoppia in
colorite imprecazioni:
“Ma perché diamine quel diavolo di un Babcock è sempre così rigido?! Cavolo,
sembra quasi che abbia costantemente una matita bicolore conficcata nel sedere!”
Dopo quest’uscita poetica, saluto Trixie per intrufolarmi
nel teatro buio in cerca di Ophelia. Persino lei mi sembra sana di mente, ora,
dopo aver preso parte ad un rinfresco con palloncini allusivi a forma di banana.
E, ora che ci penso, è già una gran fortuna che abbiano pensato alle banane e
non a cetrioli, o peggio, a würstel gonfiabili.
Dopo qualche secondo, i miei occhi si abituano all’oscurità
e distinguo due codine corvine spuntare da una delle poltroncine rosse in quarta
fila.
“Ciao Ophelia. Passate delle buone vacanze?” la saluto in
un bisbiglio, sedendomi cautamente accanto a lei (dopo aver controllato che non
ci siano chiodi, vetri rotti, tarantole o aspidi dal morso letale sul mio
sedile).
“Cos’è che ti affligge, caro?” domanda sibillina Ophelia,
decisamente spettrale, mentre fissa immobile il palcoscenico fievolmente
illuminato.
“Cosa? Perché dovrei essere afflitto?”
“Non hai un bell’aspetto, caro, ti preoccupi troppo del mondo.
Credimi, sei straordinariamente cambiato” “Sul serio, Ophelia, non so di cosa tu stia parlando e poi del mondo in
questo momento non mi importa proprio niente…”
“E' forse più nobile soffrire, nell'intimo del proprio
spirito, o imbracciar l'armi, invece, contro il mare delle afflizioni, e,
combattendo contro di esse, metter loro una fine?” riprende lei, lo sguardo
vitreo dietro gli occhiali luccicanti nelle tenebre.
“Non sono mai stato meglio” ribatto, senza crederci neanch’io.
“Anche al buio riesco a vedere la tristezza nei tuoi occhi.
Ma non dirmi nulla, io so che Topher è triste perché pensa a
quell’Ashley Betterton” snocciola Ophelia, spazientita.
E lei… che diavolo ne sa?
Apro la bocca e la richiudo, sconcertato.
“Bennet mi ha raccontato di voi due. Qualche mese fa mi ha
detto di avervi sorpresi a baciarvi in corridoio...”
Mi ci vuole qualche secondo per tenere a bada un’improvvisa vampata di collera
per Bennet. Chi gli dà il diritto di sbandierare ai quattro venti i dettagli
della mia vita privata?!
“Chi altro sa di me ed Ashley?”
“Ma nessuno, nessuno!” risponde Ophelia, con un gesto noncurante della mano “Non
siamo spioni, non temere” Meglio lasciar perdere. Ophelia è troppo instabile mentalmente per poter
discutere con lei senza rischiare di farsi male.
“Vorrei soltanto che la mia migliore amica non mi avesse
mollato per un intervento di chirurgia plastica” mugugno, immusonito “Si
preannuncia una giornata orrenda”.
“Accada
quel che accada, i giorni cattivi passano come tutti gli altri… se vuoi,
comunque, potrei essere la tua vice-migliore amica, caro” si offre Ophelia, con
aria spiritata “Qualora avessi bisogno di liberare le tue emozioni, sappi che
sono disposta ad ascoltarti” annuncia, solenne, voltandosi a guardarmi con i
suoi enormi occhi da civetta.
“Ehm… grazie Ophelia. E’ molto carino da parte tua”
borbotto, confuso.
“Quello
che ti serve è un po’ più di pathos” continua lei, animandosi “Non aver
timore di esternare il tuo turbamento interiore. Da’ al dolore la parola: il
dolore che non parla, sussurra al cuore oppresso e gli dice di spezzarsi...piangi, disperati, strappati i capelli! Non devi reprimere
i tuoi sentimenti!
LIBERALI!”
“Grazie… grazie del consiglio…” balbetto “Ma forse dovremmo
guardare lo spettacolo…”
La dimostrazione di amicizia di Ophelia mi commuove (e mi
inquieta allo stesso tempo), ma francamente sono un tantino spaventato dagli
sguardi arcigni degli attori sul palcoscenico, che sembrano alquanto infastiditi
dal gran chiasso provocato dai loro unici due spettatori.
“Non
importa, tanto fanno pietà” sentenzia Ophelia, lapidaria. Una delle attrici deve
averla sentita, perché interrompe bruscamente la sua battuta per scoccarle
un’occhiata di puro odio, che lascia però Ophelia del tutto indifferente.
“Ti ha tradito con un altro?” insiste Ophelia, dopo qualche
minuto di silenzio.
Sospiro, depresso e Ophelia interpreta tutto questo come un
“sì”.
Mai avrei pensato di poter parlare della mia vita sentimentale con Ophelia
La-Vita-E’-Un-Palcoscenico Minch.
“Gradisci una caramella alla violetta?” propone, senza
aspettare la mia risposta e tirando fuori dalla borsetta color malva una
scatoletta di latta.
Ne prendo una e me ne pento subito: sembra di mangiare una
saponetta.
“Sei fortunato, caro” commenta Ophelia, con un sorriso
sinistro.
“Fortunato?”
“Hai scelto l’unica caramella che non ho riempito di veleno. Altrimenti avresti
già la schiuma alla bocca.”
Tossisco rumorosamente, cercando di non strozzarmi.
“MI
SPIEGHI PER QUALE MOTIVO OFFRI CARAMELLE AVVELENATE ALLA GENTE?!”
non posso fare a meno di urlare come un ossesso. Ogni senso di gratitudine per
il suo supporto morale si è immediatamente dissolto. “COSA
TI FA PENSARE CHE VOGLIA MORIRE?!”
“E’ per il pathos…” risponde tranquilla “… e
comunque non erano tutte avvelenate”
L’attrice che poco fa ha fulminato Ophelia con lo sguardo, scende inviperita dal
palcoscenico, infrangendo la quarta parete, con la chiara intenzione di
picchiarci con il teschio strappato dalle mani di Amleto.
Fortunatamente i suoi compagni attori riescono a
trattenerla per le braccia, mentre Ophelia si accende non curante una sigaretta
alla violetta e io continuo a fissarla, orripilato, cercando di non pensare a
cosa sarebbe successo se avessi scelto la caramella sbagliata.
“Guarda un po’ chi si vede!” esclama Bennet, vedendomi
sfrecciare verso di lui, nel corridoio principale. “Passato quel piccolo
problemino…?”
La sua espressione beffarda si incrina leggermente quando avverte l’aura d’ira
funesta che mi circonda.
“Non ho mai avuto la balanite in vita mia” scandisco,
esasperato. Devo imparare ad inventare scuse migliori.
“E allora perché sei sparito da scuola?”
“Be’, ho avuto alcuni… problemi…”
Bennet alza un sopracciglio, cosa che mi innervosisce ancora di più.
“…problemi personali” aggiungo, secco.
“Va tutto bene?”
“Andrebbe meglio se non spifferassi in giro che ho una relazione con Ashley
Betterton” bofonchio, imbronciato “Anche perché… dubito ci sia mai stata
veramente”
Bennet mi fissa perplesso, con un vago sorriso.
“Ophelia.” borbotto, seccato “Sa di me ed Ashley.”
Il sorriso di Bennet si allarga. “Oh, quello…”
“Eh sì, proprio quello” lo scimmiotto, acido.
“Non pensavo fosse un segreto”
“Be’, forse ti potrà sembrare strano, ma c’è gente che
adora non essere oggetto di bisbigli e pettegolezzi tra una lezione e l’altra”
ribatto, lievemente isterico.
“Ti chiedo perdono” si scusa lui, senza riuscire a
non sorridere “Ti assicuro che l’ho detto solo ad Ophelia… è la mia migliore
amica, le dico tutto: non volevo spettegolare”
“Lascia stare” concludo, con un sospiro, e
improvvisamente mi stupisco per essermi così indispettito.
“Sei sicuro che vada tutto bene?” insiste, dopo un
attimo di silenzio.
“A dire il vero no. Mi sento uno straccio” mormoro,
chiedendo per quale motivo mi stia aprendo anche con lui: è tutta colpa di Nikki
e delle sue tette. La sua assenza è davvero logorante. In questi ultimi tempi,
per quanto mi costi ammetterlo, è stata la sua presenza ad impedirmi di mettere
in pratica la mia tecnica di suicidio preferita (staccare una fragola
ornamentale da una teiera d’argento, limarla e farne un proiettile da sparare
dritto nel mio cranio, come lo scrittore franco-polacco Jan Potocki). E ora che
non c’è, mi lamento della mia drammatica vita sentimentale con il primo che
passa. Prevedo che il prossimo sarà l’inserviente della mensa.
E per altro non ho neanche una teiera d’argento con una fragola ornamentale come
pomolo sul coperchio.
Ora che ci penso, però, potrei tornare da Ophelia e farmi offrire un’altra
caramella. Rimpiango di non averne scelto subito una avvelenata…
“Cos’è successo tra voi due?” domanda poi Bennet,
interrompendo il flusso dei miei pensieri “Anzi no… non c’è bisogno che tu me lo
dica: penso proprio di sapere che genere di persona sia”
“Che genere di persona è, secondo te?” domando,
quasi per inerzia, con voce atona.
“Un pallone gonfiato” risponde Bennet, con
semplicità.
Inspiegabilmente, sorrido. Probabilmente perché sono
sorpreso della definizione troppo garbata e démodé.
“Il professor Clyde in malattia” prosegue Bennet,
dopo un po’ “Pensavo di raggiungere alcuni amici al campo di basket e
fare due tiri… ti va di venire?”
“Me l’hai proposto ridendo… sai benissimo che non
sono un tipo sportivo” rispondo, cupo.
“Be, potresti sempre accompagnarmi… come te la cavi
con le passeggiate? Paura di slogarti la caviglia?” continua lui, sempre
sorridendo.
Accetto l’invito, rispondendo mio malgrado al
sorriso, e ci avviamo insieme verso il parco.
Neanche dieci passi più tardi, mi sono già pentito
di averlo seguito.
Non so davvero di cosa potremmo mai parlare lungo il tragitto. Se intende
ritornare sul tema Ashley, se lo può scordare.
Proprio mentre cerco di intavolare una neutra
conversazione letteraria su Prichard, Herbert e altri importanti autori della
letteratura australiana e neozelandese, la nostra attenzione è catturata da un
gruppetto di oche intente a starnazzare sul prato del parco: stese sull’erba a
godersi il sole, compiaciute della loro vuotezza, tre ragazze del primo anno,
vestite in modo alquanto succinto, sghignazzano e chiacchierano animatamente,
gesticolando come se la parola non fosse sufficiente per esprimere la profondità
dei loro pensieri.
Fortunatamente ben quindici metri d’erba ben curata
mi separano da quel gruppetto sovraeccitato e mi risparmiano gentilmente di
ascoltare qualche loro stupido discorso sugli smalti scadenti che hanno comprato
o avuto in regalo con un set di orrendi elastici per capelli.
Ricordo di averle intraviste per i corridoi, ma non
saprei distinguere nessuna dall’altra, visto che hanno tutte lo stesso top
volgare, ma di colori diversi. Tutte tonalità che troverei facilmente in un
astuccio di evidenziatori.
Ricordo solo che Nikki simula ripetuti conati di vomito al sol vederle, per poi
commentare, laconicamente, “troiette da due soldi”.
Bennet, invece, sembra tutt’altro disgustato, anzi piuttosto interessato al
ridanciano gruppetto. Se ne sta impalato nel bel mezzo del viale, con lo sguardo
concentrato di un critico d’arte di fronte ad un’opera d’avanguardia.
Mi aspetto di vederlo inclinare la testa da un momento all’altro, per essere
sicuro di guardarle dalla prospettiva giusta.
“Belle ragazze, vero?” si lascia sfuggire, con un sorrisetto malizioso.
“Quasi come Le demoiselles d’Avignon…
altrettanto deformi e quasi altrettanto nude” mugugno, caustico, lanciando
un’occhiataccia ad una delle tre che si solleva un po’ il top per
mostrare alle altre lo sfavillante piercing all’ombelico.
“Oggi sei di umore nero” commenta Bennet, sorridendo
e continuando a fissare inebetito le ragazze.
“Già, sono proprio tremendo” sospiro, rabbioso
“Chissà perché”.
“Non trovi anche tu che la biondina sia
particolarmente carina?” domanda lui, dopo un qualche altro secondo di estatica
contemplazione “So che non sei proprio interessato alla bellezza femminile, ma,
obbiettivamente, non credi sia una favola?”
“E’ la peggiore di tutte” borbotto, lapidario.
“Andiamo!” protesta Bennet, ancora sorridente e con
gli occhi perennemente inchiodati sulle ragazze “Ha dei bei capelli…”
“… sembra una parrucca calpestata e rimessa dal lato sbagliato. E la coda di
cavallo è improponibile” bofonchio, incattivito.
“… e poi ha delle splendide, lunghissime gambe” continua lui, indifferente alle
mie stroncature.
“… le gambe? Tremendamente storte”
“… e gli occhi, così azzurri”
“… la stessa nuance di una Gatorade”
“… be’, e poi, ha un paio di…”
“… ok, basta così. Fermati, ti prego. Quella
scollatura è abbastanza indecente da guadagnarsi un’occhiata di disapprovazione
persino dalla Anderson”.
Bennet ridacchia di gusto e, inaspettatamente, saluta con la mano la sciacquetta
bionda.
Ancora più inaspettatamente, la sciacquetta gli rivolge un enorme sorriso e
risponde entusiasta al saluto. Poi abbandona le amiche senza troppe cerimonie e
corre sul prato verso Bennet, con il top appena sufficiente ad attutire
il movimento tettonico e gli shorts ridotti alle dimensioni di un tanga.
Se si versasse una lattina di birra sulla maglietta, raggiungerebbe l’apoteosi
della volgarità.
Orripilato, la osservo correre a tutta velocità verso Bennet, gridando in tono
piagnucoloso: “Amoooooreeeeeeeeeeeee!”
Prima che possa richiudermi con una mano la bocca
spalancata, la vedo fiondarsi su Bennet, avvinghiarsi a lui come una piovra e
ficcargli la lingua nell’esofago.
Se pur a un passo dal vomitare, non riesco a smettere di osservarla,
pietrificato, mentre rovista in cerca di chissà cosa nelle tasche posteriori di
Bennet, e la lingua, in attenta esplorazione delle cavità faringee del ragazzo,
emette disgustosi rumorini umidi.
Bennet non sembra molto dispiaciuto di questa
pubblica molestie sessuale, ma chiaramente le effusioni troppo vivaci della
ragazza lo imbarazzano, perché cerca in tutti i modi, ma con gentilezza, di
liberarsi da quella morsa micidiale.
Dopo la scrupolosa visita glossofaringea a cui ho appena assistito, una
terrificante verità comincia a svelarsi davanti ai miei occhi: la sciacquetta
bionda che, negli ultimi cinque minuti, ho martoriato con critiche poco
costruttive e giudizi gratuiti e maligni, è la ragazza di Bennet.
L’orrore e l’imbarazzo, dentro di me, combattono per
chi possa avere la meglio sull’altro. Le mie gambe sembrano essersi incollate al
suolo, altrimenti sarei già scappato, approfittando della lotta corpo a corpo in
verticale tra Bennet e la sciacquetta.
Dopo qualche altro minuto, la biondina scolla le
labbra da Bennet, quasi blu dopo la lunga apnea.
“Ehm… wow... anch’io sono felice di vederti” farfuglia Bennet, inebetito e rosso
in faccia.
La sciacquetta sorride con la malizia di una
pornodiva e si esibisce gonfiando un’enorme pallone rosa con la sua gomma da
masticare.
Mi sento svenire al pensiero che sia riuscita a
tenere la chewing-gum in bocca senza perderla da qualche parte tra
l’ugola e il cardias di Bennet.
“Stella, ti presento il mio amico Topher Dukes”
annuncia Bennet “Topher, lei è Stella, Stella Santini. La mia ragazza.”
Sentendomi morire, allungo una mano, borbottando un
“molto piacere”.
Stella, per tutta risposta, fa scoppiare la palla di
gomma rosa shocking, ricaccia dentro con la lingua i resti di
chewing-gum attaccati alla faccia, e risponde con un biascicato: “Hey,
nanerottolo”.
Seguono terribili istanti di silenzio imbarazzato.
Bennet continua a ridere sotto i baffi del mio
vistoso disagio.
Dopotutto, dopo le mie filippiche contro la sua ragazza, ben mi sta. E’ già una
fortuna che non si sia offeso a morte.
“E così, Stella…” riprendo, dopo un po’, con voce
tremante “… sei imparentata con Holly Santini?”
“Sì, la secchiona… siamo gemelle, anche se non si direbbe. Perché?” risponde
lei, poco amichevole, senza smettere di ruminare.
“Lavoriamo insieme al giornale della scuola… Holly
si occupa della rubrica letteraria.” rispondo, con un fil di voce.
Stella decide di ignorarmi e torna subito a rioccuparsi di Bennet: “Dove stavi
andando, amore?”
“Pensavo di fare due tiri a pallacanestro con i ragazzi”
“Grande! Vengo con te, tesoro”
“Sei sicura? Non vorrei che ti annoiassi…”
“No! No!” assicura lei “Mi eccita vederti sudare”
Una curatissima aiuola fiorita ha evitato per un pelo di essere innaffiata dal
rigurgito della mia colazione.
“Vedo che sei in ottima compagnia, Bennet, forse è meglio che vada in Sala
Lettura a studiare un p…”
“No, Topher, rimani, ti prego” si oppone lui, mentre
Stella sembra approvare appieno la mia decisione.
“Ci tengo davvero a presentarti degli amici…”
Dopo ulteriori insistenze, mi ritrovo a trotterellare dietro la felice e
imbarazzante coppietta, con l’entusiasmo di un condannato a morte. Stella si è
impadronita prepotentemente del braccio di Bennet, allacciandolo al suo lungo
collo d’oca, e cammina con lui, tenendo la mano nella tasca posteriore dei suoi
pantaloni.
Durante tutto il tragitto, poco interessato ai suoi vaneggiamenti e ai suoi
gridolini da papera, ho osservato Stella più da vicino e non ho potuto fare a
meno di notare altri dettagli raccapriccianti: il suo pesante ombretto azzurro e
gli enormi orecchini a forma di stella. Senza contare un non-so-ché di
intrinsecamente malvagio nel suo volto e un sinistro baluginio di follia in quei
suoi occhietti da trota.
Ah… dimenticavo anche i suoi capelli. Sono di un biondo estremamente scialbo.
Dopo qualche minuto di marcia e tre o quattro
cambiamenti paesaggistici (dalle colline invase da coniglietti, ad un boschetto
di abeti, passando poi per un interminabile campo da golf e un labirinto
di siepi), siamo finalmente arrivati al Centro Sportivo della Wefanie, proprio
davanti al playground.
Bennet si stacca dalla stretta asfissiante di Stella
e corre verso gli spalti, dai suoi amici, che lo salutano con sonore pacche
sulla schiena, come credo sia uso tra gli esemplari maschi etero della nostra
specie. Confesso che tutto quello che so riguardo l’amicizia tra maschi deriva
unicamente dal cinema e dalla televisione. Immagino che sputare, fare commenti
pesanti sulle ragazze e nascondere i propri sentimenti siano le principali
attività di un ordinario ragazzo etero. Senza dimenticare il rutto libero.
Sì, d’accordo, ho conosciuto Rowland, Gunther ed
Anonymous, ma loro sono un caso a parte: sono intellettuali!
“Ragazzi, lui è Topher Dukes” annuncia Bennet, una
volta terminate le manesche dimostrazioni di affetto con i suoi compagni “E loro
sono Brucaliffo e Libido”
Stringo le mani ad entrambi, che fortunatamente si risparmiano le pacche sulla
schiena e mi sorridono cordiali.
“Ciao Stella” salutano poi in coro, con voce atona.
Stella risponde con un ‘ciao’ stentato, continuando a maciullare la sua gomma da
masticare.
“Brucaliffo e Libido? Vi chimate davvero così o…?”
“No, no, sono solo degli stupidi soprannomi” mi risponde uno dei due, accennando
un sorriso. E’ piuttosto bassino, di corporatura esile e, a giudicare
dall’aspetto, di origine mediorientale. “In realtà mi chiamo Sahaba Al Sadim”
Praticamente impossibile da ricordare.
Vada per Brucaliffo.
Perché proprio Brucaliffo, poi?
Ah, sì, dev’essere per le origini orientali e per la sigaretta fumante che gli
penzola dalla bocca.
E’ incredibile come riesca a parlare senza togliersi di bocca quel mozzicone
ormai ridotto in cenere, e per di più con una pronuncia che non ha nulla da
invidiare a quella della Regina in persona.
“E io… sono James Valentino” si presenta l’altro, alto e smilzo, con una fluente
chioma castana, che non può che essere Libido.
Non ho molta voglia di scoprire le origini di questo nomignolo, ma a giudicare
dagli sguardi infuocati e furtivi che lancia al décolletè di Stella, deve
avere a che fare con i suoi ormoni.
“Brucaliffo e Libido suonano con me nell’orchestra
della scuola” mi informa Bennet “due eccellenti violinisti”
“Ah! Fantastico” commento io, cercando di sembrare impressionato.
“Sì, ma malgrado il violino, facciamo anche cose da
maschi... tipo giocare a pallacanestro” si affretta ad aggiungere Brucaliffo,
con un sorrisetto.
Bennet mi lancia uno sguardo malizioso, che ricambio
con una smorfia.
Non è colpa mia se gran parte dei miei interessi si
addicono più ad una anziana zitella che ad un adolescente.
“Posso giocare con voi?” domanda una voce cupa e cantilenante, alle nostre
spalle.
Ci voltiamo tutti quanti verso il campo di basket, attraversato in quel
momento dall’essere umano più grosso che abbia mai visto, secondo solo a
Baptiste, il maggiordomo di casa Betterton.
Reprimo immediatamente il pensiero di Ashley e della sua servitù, e mi concentro
sul nuovo arrivato.
“Ecco che arriva Bull Dozer” sibila a denti stretti
Brucaliffo, non proprio entusiasta.
“E chi sarebbe?” domando, a nessuno in particolare.
“Zebedee Brawn… detto Bullz Dozer” risponde Libido,
in un fil di voce “E’ talmente imbottito di steroidi che la squadra di
pallanuoto l’ha rifiutato. Con quei muscoli non riesce neanche a aprire la zip
dei pantaloni.”
“E non dimenticare che non galleggerebbe un solo
minuto in acqua, grosso com’è” conclude Bennet, con un ghigno.
“… e nessuno potrebbe chiamarlo genio” puntualizza Brucaliffo “E’ più stupido di
un qualsiasi personaggio privo di spessore di un qualsiasi film horror”
“Già, sarebbe perfetto per il ruolo del primo idiota tranciato in due dal
serial killer…”
“Siete solo invidiosi dei suoi muscoli” miagola Stella Santini, dopo ore ed ore
di abulico silenzio.
Mi ero quasi dimenticato della sua esistenza.
Quasi. Visto che quel top arancio
catarifrangente è visibile anche dallo spazio.
Ma che razza di colore è, tra l’altro, l’arancio?
Sembra che si sia avvolta nel cheddar.
Intanto l’armadio, Zebedee Brawn (sorvolo sul nome a
dir poco imbarazzante), arranca a metà campo, schiacciato dal peso dei suoi
muscoli, raccolti a grappolo sulle braccia erculee.
Brucaliffo e Bennet hanno tutto il tempo di
canzonarlo sotto voce prima che l’energumeno ci abbia raggiunto.
“Ciao, ragazzi… giochiamo?” domanda lui, con la sua
voce cavernosa.
Il suo volto è totalmente privo di espressione. Se non una di vaga sorpresa,
dovuta al fatto di esistere.
Un Frankenstein in versione culturista.
“C-ciao Zebedee…” saluta Brucaliffo, che solo pochi
minuti fa era proprio in vena di fare battute, mentre ora sembra alquanto
intimidito.
“Allora… posso giocare?” ripete il colosso, flemmatico.
“Oh, sì… Certo” risponde Bennet, appena visibile nell’oscurità dell’ombra
proiettata dall’imponente massa corporea di Zebedee. “Tu Topher? Vuoi giocare?” propone Libido, affabile.
“Ehm…”
Bennet trattiene a fatica le risate, mentre io
reprimo a fatica il pensiero di Bennet spiaccicato sotto le tonnellate di
steroidi di Zebedee ‘Bull Dozer’ Brawn.
“Sono un po’ fuori allenamento…” azzardo, sentendomi arrossire “Preferirei…
limitarmi a seguire la partita da spettatore”
“Non preoccuparti, Topher! Ci andremo piano!” mi assicura Brucaliffo, strizzando
l’occhio con fare rassicurante.
“Preferisco, di no, davvero… ma grazie mille
dell’invito”
Detto questo mi arrampico il più in fretta possibile sulle tribune, a dieci
chilometri di distanza da Stella Santini.
La ragazza mi guarda in cagnesco, poi si alza e
annuncia al mondo che farà da cheer-leader.
Un’ottima scusa per saltellare e mettere in mostra
le sue indecenze.
Non oso immaginare come reagirebbe Nikki di fronte ad una visione del genere… la
sacra arte del cheerleading disonorata da una petulante sciacquetta
ossigenata.
“Forza Bennet!” si sgola, strillando come un’aquila,
dopo un canestro del suo ragazzo. E’ talmente euforica che non mi meraviglierei
se si strappasse i vestiti di dosso. Cosa che ovviamente muore dalla voglia di
fare.
La partita va avanti per un bel po’ di tempo, tra le
scosse telluriche provocate dai passi di “Bull Dozer” Brawn e le raffiche di
vento mosse dalla vorticante coda di cavallo di Stella.
Bennet, Brucaliffo e Libido zigzagano per il campo,
evitando di finire calpestati dall’enorme Zebedee, passandosi di mano in mano la
palla.
Le proporzioni pantagrueliche di Bull Dozer non sono
affatto un vantaggio, visto che raramente la palla vola nel raggio d’azione
delle sue mani.
Oltre al fatto che i suoi muscoli ingombranti
ostacolano i suoi movimenti.
Dopo centinaia di “Forza Bennet!”, “Quanto sei sexy,
Bennet!” e “Bennet sei il migliore!”, la partita si conclude con la vittoria
dell’osannato Bennet e di… qualcun altro. Ad essere sincero non ho neanche
capito bene la divisione delle squadre. Credo che Bennet, Brucaliffo e Libido
abbiano giocato insieme contro Zebedee, che vale almeno quanto una squadra di
cinque giocatori.
Vincitori e vinti (o meglio, vinto) si accasciano
sulle tribune, madidi di sudore ma non abbastanza esausti per rinunciare a
commentare la partita azione per azione, discutendo su ogni tap in e
tap out della partita (di qualunque cosa si tratti). Non ho prestato molta
attenzione, ma credo di aver captato anche l’enigmatica espressione “alley
oop”.
Naturalmente io e il vocabolario sportivo abbiamo un
rapporto simile a quello tra Stella Santini e il dizionario generico.
“Tesoruccio, che ne diresti di andarcene nello
spogliatoio… a lavare via la stanchezza sotto la doccia?” propone Stella ad
altissima voce, se pur all’orecchio di Bennet.
Lui, da parte sua, ridacchia, tentato, ma poi,
arrossendo, declina la proposta: “Non che l’idea non abbia fascino, Stella, ma…
come la mettiamo con gli altri?”
Stella fa le fusa, strusciandosi serpentesca su Bennet, che ostenta un sorriso
beato. Se non beota.
A che servono gli asciugamani, quando c’è Stella
Il-Sudore-Mi-Eccita Santini?
“Ciao Topher!” mi saluta Mia Mahoney, spuntando a
tradimento dietro l’anta del mio armadietto.
“Ciao Topher!” le fa eco Gloria Garofalo, spuntando
dal mio armadietto “Ti stavamo cercando”
“Ciao ragazze” esalo, col fiato mozzo, cercando di riprendermi dallo spavento.
“E’ da tanto che non ci si vede” commenta Mia, con
un largo sorriso.
“Veramente ci siamo visti l’altro ieri in aeroporto,
dopo aver trascorso insieme tutte le vacanze di Natale”
“Ah, giusto” risponde, dubbiosa “Sei particolarmente carino oggi, comunque”
“Già” conferma Gloria “Le tue guance sono più rosee
e morbide del solito”
“Ehm, grazie… perché mi cercavate?”
“Non c’eri a mensa, oggi” osserva Mia “Dove sei stato?”
“Ho pranzato con mia madre”
“Salutaci tanto Monique” aggiunge Gloria, con un largo sorriso.
In realtà ho preferito saltare il pranzo e rubacchiare gli ultimi rimasugli del
buffet di bentornato dalla Redazione.
Almeno finché Nikki non sarà tornata, evitare i membri del Mocassini Club mi è
sembrata la scelta più saggia: senza di lei sarei troppo esposto alla malvagità
gratuita di Herman ed Angelica.
Senza contare che dovrei affrontare Ashley da solo. E non credo di esserne
capace. Non io, che sussulto ogni volta che incrocio qualcuno per i corridoi,
temendo sia lui.
“Allora… perché mi cercavate?” domando per la seconda volta, scacciando via i
brutti pensieri.
“Come certo saprai” comincia Mia “Nikki è rimasta a Dubai per…”
“… per rifarsi il…”
“… perché ha la mononucleosi” m’interrompe Gloria.
Mononucleosi?
Bene, bene, bene. Bene.
E così Nikki vuole tener nascosta a tutti la sua mastoplastica, eh?
Persino alle sue migliori amiche-ancelle, poi!
“Certo… la mononucleosi” ripeto io, stando al
gioco e cercando di nascondere un sorrisetto involontario.
“Sì, esatto. Come certo saprai, manca poco al Ballo
di Gennaio e, come certo saprai, toccava a Nikki organizzarlo…” riepiloga Mia.
“… Ma date le sue attuali condizioni di salute”
completa Gloria “ci ha incaricato, tramite Esperanza, di iniziare insieme i
lavori di organizzazione. Naturalmente Nikki ritiene che il tuo contributo sia
indispensabile per la buona riuscita dell’evento”
“Be’, sono onorato” rispondo, in realtà alquanto
seccato. Avrebbe anche potuto telefonarmi, anziché lasciare un messaggio ad
Esperanza affinché lasciasse un messaggio a Mia e Gloria affinché facessero da
messaggere.
“Ci incontriamo stasera a Villa Hortense, okay?”
conclude Mia “Anche Esperanza ci darà una mano”
“Sarai dei nostri?” domanda Gloria, sbattendo le ciglia con fare persuasivo.
“Ehm… certo”
“Allora ci vediamo stasera!” salutano in coro “Ti dispiace se per il momento ci
intrufoliamo nel tuo armadietto? Siamo perseguitate dai nostri ex fidanzati”
Senza dire una parola, le lascio fare: grate e sorridenti, si stipano
nell’angusto spazio del mio armadietto, con l’abilità di due provette
contorsioniste.
Richiudo l’armadietto, ancora perplesso, ma quasi del tutto rassegnato alle
stranezze di questa scuola per psicopatici.
“Che carino!” sento squittire Gloria, la voce appena attutita.
“Dev’essere Popo, l’orsacchiotto di Topher” deduce
Mia “Quant’è carino! E’ identico al suo padroncino”
Mi allontano il più in fretta possibile, esasperato, con i libri stretti al
petto.
Ma ovviamente non può esserci pace per Topher Dukes!
Appena svoltato l’angolo, chi posso mai incontrare?
Qualche idea?
Bene. Stiliamo la topfive degli
incontri più sgradevoli che potrebbero capitarmi:
Al quinto posto, il fantasma di Micheal Jackson;
Al quarto posto, le gemelline di Shining;
Al terzo posto, la Maddalena Lignea di
Donatello;
Al secondo posto, un mostro mitologico poco noto, come la Manticora o la
Tarrasque;
Al primo posto…
Ovviamente, alla luce di tutto quello che è successo, Ashley Betterton e Herman
Northangle.
E guarda un po’ chi c’è, proprio davanti a me?
Tarrasque, il mostro mitologico che nel Medio Evo terrorizzò la Provenza?
O la Manticora, orrendo incrocio tra un uomo, un leone e uno scorpione che si
pensava scorazzasse per le foreste indiane, annunciando il suo arrivo con il suo
terribile ruggito, simile ad uno squillo di tromba?
Be’, credo ormai sia chiaro che ho appena incontrato Ashley Betterton.
L’ultima persona che avrei voluto incontrare e, allo
stesso tempo, quella che più di ogni altra avrei voluto vedere.
“Ciao, Topher” mi saluta lui, cercando
coraggiosamente di sorridere.
Il suo bel sorriso, però, non ha lo stesso splendore di sempre.
L’imbarazzo lo rende molto più ordinario rispetto al suo solito, celestiale
aspetto.
“Ciao” rispondo freddamente, ma senza riuscire
comunque a guardarlo negli occhi.
“Hai… hai passato delle belle vacanze?” mi domanda.
Secondo te?
“Sì, grazie.”
Seguono qualche minuto di silenzio. Forse si aspetta
che gli chieda come ha trascorso le vacanze. Cosa che non mi interessa affatto.
O meglio, non voglio assolutamente dargli l’impressione che mi interessi.
“Ascolta Topher… io…”
“Non devi dire nulla” lo interrompo, gelido.
“Lo so che quel che ho fatto ti… Insomma io…
volevo…”
Frasi sconnesse: mi aspettavo qualcosa di più da
Ashley Betterton.
“Poco fa ho incontrato quella tua amica…un po’
strana” rinuncia, rassegnato “Ophilia Winch, o qualcosa del genere…”
“Si chiama Ophelia Minch” lo correggo, infastidito da quel brusco cambio
d’argomento “Potrà anche sembrarti strana, ma forse la normalità è
sopravvalutata”
“No, non volevo dire che… insomma… è solo che mi ha
fissato per tutto il pranzo e quando gli ho chiesto cos’avesse da guardare con
quegli occhi enormi, ha bofonchiato qualcosa a che fare con dei ‘basilischi’ o
qualcosa di simile”
“Vorrei che fossero basilischi per stenderti
morto” recito, con voce tremante.
“Sì, proprio così”
“E’ una citazione shakespeariana. Riccardo III.”
“Non lo sapevo. Ma ho intuito fosse una specie di
anatema.”
E anche ben meritato.
“Insomma, Topher” sbotta lui, con un certo
nervosismo “Prima Nikki mi riga l’auto… poi quella Winch… o Minch mi ricopre di
insulti incomprensibili… tutto quello che voglio è parlarti e… scusarmi con te
e… ”
Sospiro profondamente, chiamando a raccolta tutte le mie forze per non cedere.
“Insomma… era con te che avevo una storia… non con
Nikki o con la Winch…”
“Forse con loro no, ma con Herman Northangle
facevamo proprio un bel triangolo” sibilo, non riconoscendo la mia voce.
Noto con un doloroso senso di trionfo che Ashley è
sorpreso quanto me.
“Topher, ti chiedo solo di ascoltarmi… io… davvero… mi dispiace”
“Dispiace anche a me, Ashley, ma non credo possa
bastare”
Cercando disperatamente di non farmi vedere da lui con le lacrime agli occhi,
corro via, chiudendomi dietro la prima porta disponibile, quella del bagno delle
ragazze.
Poco dopo vengo brutalmente buttato fuori a calci da una delle occupanti, ma per
fortuna il corridoio ora è completamente deserto.
Visto che il fiasco del matinée, dovuto alla
crisi isterica di una delle attrici, che deve aver mal sopportato le critiche di
Ophelia, la compagnia teatrale della scuola ha munificamente deciso di replicare
nel pomeriggio, dopo aver imbottito di tranquillanti la rissosa interprete.
“Faranno pena comunque” borbotta Ophelia, una volta
spente le luci in sala.
L’attrice, fino a stamattina alquanto bellicosa, le
rivolge ora un sorriso stordito, ormai farmacologicamente indifferente alle
frecciate della severa critica teatrale.
Devo ammettere però che Ophelia non ha proprio tutti
i torti. Mai visto un Amleto così imbarazzante.
Approfitto del famoso monologo Essere o non essere (che ormai chiunque
conosce a memoria) per scambiare due parole con Ophelia.
La lealtà che ha mostrato mi ha quasi fatto dimenticare l’incidente delle
caramelle velenose.
“Grazie per avermi difeso con Ashley” sussurro “Sei
un’amica”.
“Figurati, caro” risponde con un tono di regale benevolenza.
“Quella citazione di Riccardo III l'ha spiazzato”
“E non mi sono fermata di certo lì... Gli ho detto
anche: Per questo, ti assicuro, avrai crampi e fitte nei fianchi da toglierti
il fiato. Spiriti malvagi in forma di porcospini verranno nella vastità della
notte a tormentarti, ti copriranno di buchi più fitti delle celle di un alveare.
E ogni puntura sarà più dolorosa di quella delle api... e avrei anche potuto
continuare! Quel fedifrago cagnaccio per cui non è sufficiente la parola
esecrabile…”
"Ophelia... grazie davvero" ripeto, sentendo montare
dentro di me un affetto che ho provato di rado per lei prima d’ora.
"Di niente, caro. Non mi sono mai pentita di una
buona azione” risponde compiaciuta “Se vuoi che insulti qualcun altro
facendo sfoggio del vasto repertorio di invettive del Bardo, ti basta chiedere.”
Non so neanche perché ho accettato. Mi sono
ripromesso di non prendere mai più parte ad un Ballo scolastico, eppure ecco che
mi ritrovo ad organizzarlo, senza nessun motivo apparente, se non l’ingiunzione
di Nikki, che tra l’altro al momento non è neanche in questo continente.
Tuttavia, per quanto possa essere stato orrendo il Ballo di Novembre,
l’organizzazione di quello di Gennaio è pur sempre qualcosa con cui tenere la
mente occupata, una valida distrazione dai drammi della mia vita sentimentale, o
meglio, le ceneri di quella che è stata la mia breve e tormentata vita
sentimentale.
In ogni caso, il team Topher-Mia-Gloria-Esperanza si è rivelato
decisamente poco produttivo: dopo due intere nottate in bianco nel salotto di
Villa Hortense, e dopo essere stato costretto a bocciare migliaia di proposte
strampalate, non siamo ancora riusciti a scegliere il tema per il Ballo. Durante
il primo incontro Gloria si è impuntata con il polo e l’equitazione. Ho cercato
di spiegarle che l’attività principale di un Ballo consiste nel ballo e che è
decisamente troppo complicato muovere passi di danza in groppa ad un cavallo
senza risultare ridicoli o cadere rompendosi l’osso del collo, ma Gloria non ha
ceduto se non dopo tre ore di disegnini stilizzati necessari per farle
comprendere l’infattibilità della sua proposta. Ci siamo sforzati invano di
concepire qualche altra idea, ma poi Gloria e Mia si sono immerse in un acceso
dibattito sul tema “Quale attrice hollywoodiana sceglieresti per la tua prima
esperienza saffica?”.
Non c’è stato verso di riportare la loro attenzione sul Ballo e la discussione
si è protratta a lungo, almeno fino all’alba. Mentre Esperanza serviva la
colazione, hanno finito per concordare su Sandra Bullock, per via della mascella
mascolina.
Il secondo incontro non è stato certo più fruttuoso.
Mia ha proposto un Ballo nudista, ma dopo pochi
minuti ha bocciato la sua stessa idea, dopo essersi ricordata che l’unico scopo
dei Balli è quello di spettegolare sull’abbigliamento degli altri invitati.
Gloria ha riproposto il suo tormentone, “Ballo a cavallo”, aggiungendo che
avremmo potuto invitare Sandra Bullock come ospite d’onore. Mia ha nuovamente
silurato la sua idea, informandola che, almeno secondo Wikipedia, Sandra sarebbe
allergica alle crine di cavallo.
Imbronciata, Gloria ha abbandonato la tavolata per fare aerobica con la Wii
tempestata di diamanti di Nikki.
Finalmente un posticino tranquillo!
Forse solo un tantino ventoso, ma almeno il panorama è incantevole.
Adoro la Wefanie quando è così silenziosa e solitaria: sono tutti in sala mensa,
da cui mi mantengo a debita distanza. Sarei costretto a sedermi al tavolo del
Mocassini Club, e la tentazione di sgozzare Herman Northangle con un coltello da
burro sarebbe troppo forte.
Non so come ho fatto a sopravvivere senza Nikki per
tutti questi giorni… tre, interminabili giorni!
E così eccomi qua, sul tetto della scuola, con un tramezzino al tonno, mentre
cerco di fare ordine tra i miei appunti: un groviglio di annotazioni illeggibili
che dovrei trasformare in un articolo da consegnare domani sulla scrivania di
Barnabas.
A dire il vero avevo pensato di ritirarmi in
redazione e lavorare al computer, ma, senza neanche entrarci, a giudicare
dal vetro appannato della porta e dagli ansimi che provenivano dall’interno, ho
intuito che fosse già occupata dal professor Prescott e dalla professoressa
Appelfeld, che non perdono mai l’occasione per fornicare ovunque.
Tutto questo non sarebbe successo se la biblioteca scolastica non fosse in
ristrutturazione da mesi!
C’è persino un cinema multisala, in questa dannata scuola, e non una sola
biblioteca agibile!
Mettiamoci a lavoro ed esaminiamo un po’ questi
appunti.
“Oh, amore!” sento squittire una voce familiare “Mi
fai… impazzire!”
Aggrovigliati come due piovre, Bennet Brown e Stella Santini aprono a spallate
la porta del terrazzino, pomiciando come se non dovesse esserci un domani.
“Oh, Bennet!” boccheggia Stella, toccandolo
dappertutto, mentre lui la bacia appassionatamente sul collo “Oh, Bennet!”.
Sarebbe perfetta come doppiatrice di film porno.
Mi schiarisco la voce, cercando di farmi notare. Se
dovessero cominciare a spogliarsi, penso che mi precipiterei nel vuoto, per poi
sfracellarmi sul vialetto della Wefanie, piuttosto che assistere ad un simile
spettacolo.
E’ mai possibile che tutta la scuola sia in calore,
oggi?
E poi perché i due piccioncini non sono a mensa come tutti gli altri?
“Topher!” trilla Bennet, lievemente isterico “S-scusa… non ti avevo visto”
Stella continua a baciarlo dappertutto, con una furia spropositata, ignorandomi
completamente.
“Stella… per favore…”
“Ops!” squittisce lei, con un risolino infantile.
“Tolgo il disturbo” borbotto, imbarazzato, affrettandomi a raccogliere le mie
carte.
“Sì, grazie” mi liquida Stella, riagguantando Bennet per la maglietta.
“No, no, no, rimani… Stella ha lezione, tra cinque
minuti” ribatte lui “Tu rimani pure comodo…”
“Uffa, ma posso sempre saltarla!” protesta Stella, mettendo il broncio.
“Certo che no! Vuoi finire di nuovo in punizione?”
“Ho un’idea: se finissimo entrambi in punizione, potremmo…”
“Ci vediamo più tardi, Stella” conclude Bennet, schioccandole un bacio
sbrigativo sulle labbra.
“Ma io…”
“Su, su, avanti” continua lui, spingendola gentilmente verso la porta “Senti
questo trillo argentino? E’ la campanella…”
Senza troppe altre cerimonie, Bennet richiude la porta dietro le sue spalle ed
emette un lungo sospiro.
“Finalmente sono riuscito a liberarmi di lei…”
“Non è molto carino, da dirsi” bofonchio, acchiappando all’ultimo momento un
post-it fluttuante “E’ la tua ragazza.”
“Non mi fraintendere, sto benissimo con lei” borbotta Bennet, avvicinandosi
“Anzi, credimi è straordinaria quando…”
Si zittisce e arrossisce di colpo.
“Insomma… volevo liberarmi di lei perché… avrei
bisogno di un consiglio… sono contento di averti incontrato”
“Un consiglio?” gli faccio eco, incuriosito.
“Sì, insomma, è per Stella… tra poco sarà un mese
che usciamo insieme…”
“Vorresti fargli una sorpresa?” azzardo, chiedendomi che cosa abbia mai fatto di
male per meritarmi tutto questo.
Consigli amorosi.
D’altronde sono praticamente un’autorità in materia!
Dall’alto della mia esperienza…
“Ne ho parlato anche con Ophelia” continua lui, che
sembra aver captato i miei pensieri “Nel caso avesse qualche idea… romantica,
ma, sai, quasi tutti i suoi suggerimenti prevedono il suicidio di coppia…”
“Be’, dovevi aspettartelo...”
“Sì, infatti” balbetta lui.
Per la prima volta, lo vedo imbarazzato.
E’ davvero innamorato di lei?
Farebbe quasi tenerezza, se la sua ragazza non fosse
un’offesa al genere femminile.
Da qualche parte, in paradiso, Emmeline Punkhurst
sta piangendo, consolata da Elizabeth Cady Stanton e Harriet Taylor.
“Ho pensato che forse avresti potuto suggerirmi
qualcosa tu… insomma, sei creativo, sensibile…”
Sarebbe un perifrasi per ‘gay’?
“Ehm… non saprei proprio come aiutarti, Bennet…ad
essere sincero, non ho molta esperienza in questo campo…”
“Su, avanti” insiste Bennet, riacquistando la sua solita spavalderia e sedendosi
accanto a me “Non fare il modesto… sono certo che hai già centinaia di idee
perfette.”
“Be’…”
“Andiamo, Topher” incalza lui, quasi supplichevole “Scommetto che conosci a
memoria ogni singolo classico Disney: tutte le ragazze sognano qualcuno che le
faccia sentire delle principesse…”
“Be’, lo ammetto, avrò visto La Bella e la Bestia
almeno un milione di volte…”
“Visto? Andiamo, tu che cosa mi consigli? Le mie
idee fanno schifo… fiori e cioccolatini è il massimo che sono riuscito a
concepire”
Accidenti. Siamo proprio messi male.
“Non conosco Stella, né i suoi gusti, ma credo
dovresti puntare sulle sue passioni…”
Tipo i top fosforescenti, la fellatio o lo smalto di bassa qualità
che solidifica dopo tre giorni e viene via dalle unghie ancora prima…
“Prova a pensare alla cosa che ama di più e…
stupiscila. Esaudisci un suo sogno nel cassetto…”
Bennet mi fissa, inespressivo.
“Per esempio?”
“Be’, hai presente la Bella e la Bestia?”
“Devo imprigionarla in un castello?”
L’idea ha il suo fascino, ma è meglio evitare…
“Potresti portarla a cena… un quartetto d’archi… e
poi, magari, ballare…”
“Mmm… potrebbe funzionare” riflette Bennet
“Brucaliffo e Libido potrebbero suonare per noi…”
“L’importante è che sia qualcosa che l’appassioni.
Che la faccia sentire unica…” continuo, cominciando a prenderci gusto. Forse
dovrei aprire una scuola di seduzione. Chi non sa insegna, dopotutto.
“Devi farle capire non soltanto che la ami, ma che
ami tutto di lei, tutto ciò che fa, tutto ciò che lei ama…”
“Tutto ciò che lei ama…” ripete Bennet, con un’espressione così concentrata da
sembrare ebete.
Si concede un attimo di silenzio per considerare l’idea.
“Cosa vorresti che facessero per te?” domanda poi,
all’improvviso.
“Per me…? Ma cosa cen…?”
“E’ solo una curiosità” spiega Bennet, con un sorriso che vorrebbe essere
persuasivo.
“Be’, tutti amano la scena in cui Belle e la Bestia
ballano per la prima volta…” comincio, sentendomi un po’ stupido “Ma ho sempre
adorato la scena della biblioteca. Quando la Bestia dice a Belle di avere una
sorpresa per lei, le fa chiudere gli occhi e le permette di aprirli solo al suo
segnale… e poi le tende verde scuro si aprono, lei apre gli occhi e si ritrova
circondata da scaffali, con centinai di libri, e poi scale a chiocciola,
stucchi, statue, affreschi…
Vorrei che qualcuno mi sorprendesse così un giorno… Niente regali, o parole
inutili, solo quello che mi piace, un mondo da scoprire…in una stanza”
Bennet mi fissa con un mezzo sorriso e avvampo.
Non posso credere di aver detto ad alta voce qualcosa di così melenso…
“Sei proprio un romanticone, Topher Dukes” commenta
lui, con un sorriso stranamente malinconico.
“Allora ragazze” esordisco, dopo aver attirato
l’attenzione dei presenti con un colpo di tosse “Questo è già il terzo incontro
e siamo ancora molto lontani dal nostro obbiettivo: ci servono idee per il
prossimo Ballo”
“Io ne una!” annuncia Gloria, agitando la mano con
entusiasmo.
“Fammi endovinare… un Ballo a caballo?” la
rimbecca Esperanza, esasperata “Abiamo ya detto che como idea
es una mierda”
“Sempre i tuoi soliti commenti incomprensibili in Serpentese!” borbotta Gloria,
scoccandole un’occhiata offesa.
“Gloria ha ragione” dichiaro “Non è questo lo
spirito giusto...”
La ragazza, felice di essersi guadagnata il mio sostegno, si arrampica sulla
tavola ovale e si esibisce in una danza trionfale davanti ad Esperanza, danza
che si trasforma prestissimo in uno strip-tease del tutto immotivato.
Forse avrei dovuto tenerla alla larga dal minibar.
“Okay… okay… cerchiamo di mantenere l’ordine” corro
subito ai ripari “Quello che intendevo dire è che non dovremmo demolire così le
idee del prossimo. Non saremo mai una squadra vincente, se continuiamo ad
attaccarci l’un l’altro, come abbiamo fatto fin’ora!”
“Bueno, y allora cosa proponi, Cristobal?”
“Ho fatto delle ricerche” annuncio, “E credo che dovremo seguire le regole del
brainstorming”.
“Sì!! Brainstorming!!” esulta Gloria, facendo roteare in aria il suo
reggiseno, chiaramente ignara del significato della parola.
Mia mi rivolge uno sguardo vacuo che lascia
trasparire la sua totale ignoranza in materia (e non solo), mentre Esperanza,
chiaramente distratta, ha trascinato giù dal tavolo Gloria e l’ha costretta a
coprirsi con la prima cosa che le è capitata sotto mano, ovvero il tappeto
persiano che ha sfilato da sotto al tavolo, riuscendo miracolosamente a non
farlo rovesciare.
“Ehm… come immagino non sappiate, il brainstorming è
una tecnica elaborata dai pubblicitari americani intorno agli anni ’40 per
stimolare la creatività. Forse come sistema è un po’ obsoleto, ma credo sia la
nostra ultima chance, vista la penuria di idee… Fin qui ci sono domande?
Sì, Gloria?”
“Cosa significa penuria?”
Mezz’ora più tardi, dopo aver aiutato Gloria a cercare il
termine sul dizionario, la riunione può finalmente proseguire.
“… Come dicevo, il brainstorming consiste in un
incontro di cervelli in cui ognuno può proporre la propria idea in modo
assolutamente libero, senza nessuna censura. Al termine della seduta, le varie
idee vengono valutate, selezionate e unite nel tentativo di creare qualcosa di
passabile. E’ tutto chiaro?”
La perenne espressione interrogativa sui volti di Mia e Gloria non è molto
promettente. Sembrano appena scampate ad una maratona cinematografica dedicata a
David Lynch, o due reduci dalla proiezione di altri film incomprensibili come
Donnie Darko e Matrix Revolutions, ma almeno Esperanza dà segno di
aver capito.
“Allora… consegnerò un foglio a ciascuno di voi.
L’argomento del giorno, come sapete, è ‘il tema per il Ballo di Gennaio”.
Buttate giù le vostre idee e poi, quando tutti avremo finito, le esamineremo
insieme. D’accordo?”
Esperanza annuisce, seccata, afferrando sgraziatamente il suo foglio, mentre
Mia e Gloria si animano solo quando depongo davanti a loro un enorme secchiello
di pastelli a cera.
“Uh-uh! Possiamo fare un disegno!” squittiscono entrambe, deliziate, e in lampo
sono già indaffarate con i loro pastelli colorati, la lingua fuori per la
concentrazione.
Nonstante i numerosi tentativi di Gloria, decisa a spogliarsi di nuovo, e le
imprecazioni di Esperanza in spagnolo, riesco a tenere la situazione più o meno
sotto controllo e, dopo un’ora, strappo loro di mano i fogli scarabocchiati.
“Che bel disegno, Gloria” mento spudoratamente, sforzandomi
di sorriderle “E’ una scimmietta molta graziosa!”
“Non è una scimmia” piagnucola lei “E’ un cavallo!”
“Ah, sì.. scusami, Gloria, certo che è un cavallo”
rispondo, capovolgendo il disegno, che però assomiglia ugualmente ad una scimmia
con ali di pipistrello “Bellissimo disegno. Ricordati solo di colorare entro i
bordi, la prossima volta, va bene? Ti sei proprio meritata una bella stellina
dorata…”
Gloria, compiaciuta e fiera di sé, si appunta l’adesivo
sul reggiseno.
“E ora passiamo all’idea di Mia… Oh! Ma hai colorato tutto
il foglio di verde…?”
“Mi ha ispirato la lingerie di Gloria”
“Ehm… Magnifico… ehm… una stellina anche per te” la assecondo, poco convinto “E
ora passiamo alla proposta di Esperanza… è il disegno di… un manico di scopa?
Hai pensato ad un Ballo ispirato ad Harry Potter? O alla Caccia alle Streghe? ”
“No, estavo piensando a todaslas faccendas
domesticasque tengo da hacer!” mugugna Esperanza, stizzita
“Yo soy pagata para tener lindaesta casa, non
para organizzar stupidi Balli porniños”
“Ehm… comprendo la tua posizione, ‘Speranza” rispondo, cauto “… ma, sono ordini
di Nikki e non posso…”
Esperanza fa sfoggio delle imprecazioni ispaniche più raffinate della sua
collezione, e mi intima di tacere.
“Yo no soy la sierva de nessuno…”
“Esperanza, preparami un Bloody Mary, subito” ordina Mia, per tutta risposta
“Sbrigati, ho detto. Ho la gola secca!”
La colf sta per avventarsi su di lei, più assetata
di sangue di un chupa-cabra, ma fortunatamente la ragazza riesce a
salvarsi in extremis con un tremante “per favore”.
Subito di ritorno dal minibar, Esperanza le porge il drink richiesto con
la grazia e la gentilezza di un puma delle pampas.
Per essere un incontro di cervelli, c’è davvero molta azione. Nonché pochi
cervelli realmente funzionanti.
“Allora… dov’eravamo rimasti? Ah, sì, alla mia idea: io avrei pensato ad un
Ballo ispirato alla letteratura americana del Novecento, oppure ai musical
più famosi…”
La testa di Gloria si schianta con un tonfo sordo sul
tavolo e la ragazza comincia a russare sonoramente.
Inizialmente interpreto il suo assopimento come una risposta ironica alla mia
proposta, forse solo un tantino noiosa e banale, ma poi realizzo che si è
realmente addormentata, per di più ciucciando un pastello a cera. Troppi sforzi
cerebrali per lei, ultimamente.
“Ehm… direi che abbiamo raccolto delle idee interessanti” proseguo, cercando di
non badare ai suoi rantoli e sbavamenti vari “Ora non ci resta che metterle
insieme e inventare qualcosa”
Mia scarabocchia cuori e stelline sulla faccia di Gloria, profondamente
addormentata, mentre Esperanza picchia le dita sul tavolo, sbuffando con una
certa impazienza.
Sembrerebbe proprio che sia l’unico ad aver preso sul serio l’incarico di Nikki.
“Ehm…bene, ricapitolando: abbiamo qui una scimmia alata…”
“… è un cavallo!” mugola Gloria, se pur in piena fase REM.
“… un foglio tutto colorato di verde…”
“Verde smeraldo, per l’esattezza” puntualizza Mia.
“… una manico di scopa volante…”
“Veramiente l’escoba è el simbolo de la mia disumana condición d’eschiavitù!”
protesta Esperanza, piccata.
“Mi è venuta un’idea!” esclamo, facendo sobbalzare Gloria
“Credo di aver trovato un tema che riunisca la letteratura americana del
Novecento, il musical, il colore verde smeraldo, le scimmie alate, le
scope volanti e la schiavitù!”
“E’ Mamma mia!, non è vero?” azzarda Mia, entusiasta.
“Ehm… no” rispondo, secco “Sto parlando de Il Mago di
Oz… potremmo riprodurre la Città di Smeraldo nel parco della scuola, che ne
dite?”
“Nessuno piensa mai alla literatura
argentina… mai nessuno que propone un Ballo inspirado a Julio
Cortázar!” protesta Esperanza, oggi decisamente troppo polemica.
“Ci sono cavalli… ne Il Mago di Oz?” frigna Gloria.
“Buona idea, Fatina” afferma una voce familiare, alle
nostre spalle “Ma a patto che i camerieri siano delle vere scimmie alate”
“Nikki!” sussultano Mia e Gloria, con un gridolino di
sorpresa.
“Nikki!” esclamo, incerto se correre ad abbracciarla o
aggredirla fisicamente per avermi lasciato solo.
Mmm…
Pensandoci, dubito che riuscirei a sopravvivere ad un Calcio Castrante del
Caprolago Cornuto di Nikki…
E’ meglio accoglierla pacificamente.
“Anch’io sono felice di rivederti, Fatina” gorgheggia
Nikki, abbracciandomi stretto, “Ti sono mancata?”
“Ma sei sicura che l’intervento sia riuscito? Non noto
nessuna differenza…”
Il seno di Nikki non mi sembra affatto cresciuto.
“Ma come? Non vedi che bei bomboloni nuovi mi ritrovo?”
ribatte lei, lanciando un occhiata a Mia e Gloria, troppo occupate ad esultare
per degnarla di attenzioni, “Sono due mongolfiere! Proprio come le volevo!”
Probabilmente mi sbaglio…
D’altronde non ho mai badato molto ai décolleté della gente.
A parte quello di Stella Santini, che è sempre molto incline a sbatterlo in
faccia al prossimo.
“A proposito, Fatina, ricordami di lasciare a Monique il
numero del mio chirurgo” mi sussurra nell’orecchio, “Sarebbe perfetta con due o
tre taglie in più…”
Accidenti, ogni volta che
vado a sbirciare il capitolo precedente e arrivo alla data di pubblicazione mi
prende un colpo... ma cos'ho fatto da novembre ad oggi? Okay, sì, due esami, ma
per il resto?
Ragazze, se sapeste...
me la passo davvero male :(
Spero soltanto che mi
vogliate ancora bene e che questo capitolo vi piaccia.
Appena trovo un po' più di
tempo, risponderò a tutte le vostre recensioni, promesso!! Grazie di cuore a
tutti!!
Firmato, il Figliol Prodigo
:(
Esperanza, la fuerza de la
pasiòn è la prima mini spin-off formato telenovela, incentrata
sull'avventurosa giovinezza di Esperanza Vivas, la vulcanica colf di Villa
Hortense. Passioni infuocate, amori proibiti e torbidi intrighi sullo sfondo di
una caliente e insidiosa Buenos Aires...
Nelle puntate precedenti
di "Esperanza, la fuerza de la
pasion"...
Esperanza Vivas e il suo amato Agapito Amador, entrambi originari di Buenos
Aires, dopo molte tribolazioni, decidono di sposarsi e coronare il loro sogno
d'amore. Vengono però ostacolati dal perfido Don Porfirio, innamorato pazzo di
Esperanza. Il machiavellico parroco, deciso ad eliminare il suo rivale, ingaggia
un gruppo di sicari per uccidere il povero Agapito. Avvertiti in tempo, il
giovane e la sua bella Esperanza fuggono per mare, vivendo mille disavventure
che li portano a dividersi. Finalmente ricongiunti, i due arrivano finalmente
negli Stati Uniti, in Florida, dove possono sposarsi. Trovandosi in precarie
condizioni economiche, Esperanza, ad insaputa del marito, lavora come
spogliarellista in un night-club, dove la donna è molestata da un vecchio
ex-professore di teologia, il prof. Orion Adichermatos, che le offre una somma
esorbitante in cambio di un solo bacio. Esperanza, bisognosa di denaro, accetta
suo malgrado l'offerta del vecchio maniaco. Intanto, venuto a sapere del secondo
lavoro di Esperanza, Agapito, furibondo, raggiunge il night-club
cogliendo Esperanza e il prof. Orion Adichermatos in flagrante.
Episodio 6 - El Falo del
Diablo
Esperanza, colta in flagrante mentre bacia il prof. Orion Adichermatos, cerca di
spiegare tutto ad Agapito, che non vuole però ammettere ragioni e, da perfetto
macho latino, aggredisce il vecchio professore. L'anziano, però,
inaspettatamente, tira fuori una pistola con la quale spara Agapito dritto al
cuore e scappa via. Esperanza, orripilata, chiama immediatamente un'ambulanza,
ma è ormai troppo tardi: il suo amato marito è privo di vita. Semplicemente
devastata dal dolore, Esperanza decide di farla finita, mangiando il Fallo del
Demonio, una varietà peperoncino così piccante da provocare la morte istantanea,
che tiene sempre con sé in caso di emergenza...
Episodio 7 - El rosario milagroso
Esperanza sta quasi per tirare un morso al mortifero Fallo del Demonio, quando
improvvisamente fa la sua apparizione il fantasma di sua nonna Guadalupe che le
intima di fermarsi e di ascoltarla. Per quanto la situazione sembri ormai
disperata, lo spettro conforta la nipote dicendole che c'è ancora una soluzione:
le rivela che il rosario d'oro che le ha regalato non è soltanto un oggetto
benedetto, ma anche un potentissimo talismano dotato di miracolosi poteri
divini. Tre dei cinquanta grani che compongono il gioiello sacro, se strofinati
mentre si pronuncia per cinquanta volte l'Ave Maria, hanno il potere di esaudire
qualsiasi desiderio, eccetto quello di resuscitare i morti. Ciò non esclude,
però, come suggerisce saggiamente Guadalupe, che Esperanza possa desiderare di
tornare indietro nel tempo ed evitare che Agapito venga ferito a morte.
Episodio 8 - Arda Troya
Affinché il desiderio si avveri, è necessario che Esperanza pensi intensamente a
ciò che vuole ottenere dal rosario miracoloso, cosa non facile visto che, per
scoprire uno dei tre grani magici, deve recitare cinquanta volte l'Ave Maria per
ognuno dei cinquanta grani del rosario. Dopo aver pronunciato per duemila e
cinquecento volte la stessa preghiera, sfregando ogni singolo grano della
corona, una forza misteriosa l'avvolge e la giovane si ritrova improvvisamente
in una città in preda alle fiamme. Si rende subito conto che, per via dell'ansia
e delle lunghe preghiere, deve aver espresso male il suo desiderio. Disperata,
cerca di chiedere informazione ai passanti, ma tutti sono troppo occupati a
scappare via urlando: la città sta crollando, divorata dalle fiamme, mentre
un'orda di guerrieri saccheggia i tesori nascosti nelle case. Senza volerlo,
Esperanza, ha un po' esagerato col suo desiderio di tornare indietro nel tempo
ed è finita ai tempi della presa di Troia.
Episodio 9 - Esperanza encadenada
Confusa e spaventata, Esperanza viene catturata da un guerriero acheo, l'eroe
Diomede, che la porta con sè all'accampamento. Qui il generale Agamennone e gli
altri eroi si spartiscono il bottino di guerra e la sfortunata fanciulla viene
ceduta come concubina al suo rapitore. Distrutta Troia e conclusa la guerra,
Esperanza è costretta a salpare sulla nave diretta ad Argo, città su cui regna
il suo padrone Diomede. Una volta giunti alla città achea, l'eroe scopre che sua
moglie Egialea e i suoi sudditi, come per un maleficio, si sono dimenticati di
lui e lo cacciano come un vile impostore.
Le curiosità prive
d'interesse
x C'è stato un
periodo, nel mio recente passato, in cui libri di Banana Yoshimoto mi hanno
molto aiutato.
x Maeve Modesty e
Branca Sniegowski sono gli unici personaggi di Mocassini Club ispirati a persone
reali. Per l'esattezza Maeve è la gemella
virtuale della mia ex-migliore amica, mentre Branca è la sua fedele tirapiedi.
In paese gira voce che il nonno della mia ex-migliore amica avesse l'abitudine
di derubare i cadaveri del cimitero dove lavorava, così come il nonno di Meave.
Inquietante. Tale nonno, tale nipote.
x L'aria della Regina
della Notte è la mia preferita, nonostante sia una canzone che inviti
all'assassinio.
L’allestimento dei Gran Galà
Mensili o Balli è destinato alla Reginetta o alla Vice-Reginetta in carica o ad
un qualsiasi membro del Mocassini Club incaricato dalla Reginetta, o dalla
Vice-Reginetta, dal Presidente, o dal Vice-Presidente o eletto democraticamente
dai membri della Dieta. Tali ricevimenti sono riservati ai membri del Mocassini
Club, ex alunni e veterani del Mocassini Club, celebrità del cinema e della
televisione, teste coronate e personalità importanti in campo politico ed
imprenditoriale. Solo dietro autorizzazione del Presidente, è possibile
ammettere anche aspiranti adepti, se e soltanto se accompagnati dal loro
Tutore-Garante. E’ vietato l’accesso a qualunque studente estraneo al Mocassini
Club. Data la difficoltà di nascondere ricevimenti così sfarzosi, qualora uno
studente non-à-la-page
richiedesse di parteciparvi, l’addetto all’organizzazione del Ballo dovrà
negarglielo adducendo come motivazione l’esaurimento dei biglietti d’ingresso
(biglietti del tutto fittizi). (Balthazar
Babcock, De Mochassinorum Sodalitate -
Versione rimaneggiata e tradotta)
“E
ro a telefono con una lussuosa pasticceria di Milano, poco
fa…” annuncia Nikki, entrando in casa senza alcun invito, come il tipico
personaggio molesto delle sit-com. “Per la tua torta io ed Ambrogio
pensavamo ad una millefoglie a quattro piani con diamanti intagliati a forma di
rosa e foglie d’oro…”
Provo a farfugliare qualcosa, mentre Nikki si adagia sul
divano del salotto e riempie il tavolino di depliant e modellini in scala
di torte nuziali.
“Non ti piace la pasta sfoglia? Nessun problema, potremmo
optare per una sacher al cioccolato bianco sormontata da un cigno in
cristallo Swarovski e decorazioni in argento…”
“Nikki, non so di cosa tu stia parlando…”
“Ma della torta per il tuo compleanno, no?” ribatte lei, tranquillamente,
sfogliando un catalogo spesso quanto i sette volumi de Alla ricerca del tempo
perduto impilati. “Anche questa non è male: Torta Babilonia con giardini
pensili di frutta esotica e sfingi ittite di cioccolato ricoperte d’oro…”
“Che cosa?!” esclamo, decisamente allibito.
“Sì, lo so, Fatina, non capisco che differenza possa mai
esserci tra una sfinge egizia ed una ittita, ma…”
“No, parlo del mio compleanno… non credo di aver mai detto di volerlo
festeggiare!”
“Oh, non dire sciocchezze!” ridacchia Nikki, leccandosi il pollice e voltando
qualche pagina del suo catalogo. “il Ballo di Gennaio è stato fissato per il
ventuno, il giorno del tuo compleanno… quale occasione migliore per festeggiare
degnamente il sedicesimo anniversario della tua nascita?”
Calma, Topher, cerca di non perdere il controllo e respira.
“Nikki, apprezzo davvero il pensiero, ma credo proprio che
il Ballo di Gennaio resterà solo il Ballo di Gennaio. Sai benissimo quanto io
detesti stare al centro dell’attenzione…”
“Pronto, Ambrogio? Sì, sì, pasticcino, sono ancora io… Nicoletta. Ho
dimenticato di dirti che il tema della serata è la Città di Smeraldo de Il
Mago di Oz, perciò sarebbe meglio pensare a qualcosa di verde… non so,
glassa alla menta piperita? E poi, magari, smeraldi… o rubini a forma di
papavero, tu che ne pensi? Sì! Una spruzzata d’oro… per riprodurre il sentiero
di mattoni gialli, certo! Sei geniale, pasticcino! Okay, perfetto, Ambrogio.
Baci, baci. Salutami tanto Domenico e Stefano[1]!
Certo, d’accordo, pasticcino, a presto! Ti adoro, bye!”
“E’ inutile, Nikki: non ho affatto voglia di festeggiare!”
“Fatina, preferisci tovaglioli verde smeraldo con ricamo in oro o verde salvia
con le tue iniziali in filo d’argento?” prosegue Nikki, del tutto sorda alle mie
proteste.
“Nikki, rimarrò a casa!”
“… naturalmente per i centrotavola avevo pensato a dei vasi
di giada con fiori di campo e papaveri bianchi e rossi…”
“Nikki, non verrò!”
“Sì che verrai, Fatina.” risponde Nikki, con voce
zuccherosa, dando segno, finalmente, di starmi a sentire. “A costo di farti
rapire da uno stormo di scimmie alate, tu verrai al Ballo di Gennaio in tuo
onore.”
“No che non verrò!”
“Sì, invece” ribatte lei, con lo stesso tono flautato. “A
costo infilarti le dita nelle narici e trascinartici come una palla da
bowling, tu verrai al Ballo di Gennaio in tuo onore!”
Crollo sul divano, sconfitto e rassegnato.
Con Nikki è una partita persa. Un inutile spreco di
energie.
“Almeno posso avere una torta di compleanno che non debba
essere misurata in carati?”
“Come dice To-Poun…” risponde Nikki, con aria mistica “… Chiudi il becco!”
Davvero molto zen.
“Abbiamo mille altre cose da organizzare ancora…” continua
imperterrita Nikki, estraendo una lista degli invitati lunga quanto la Grande
Muraglia Cinese.
“Naturalmente ci sarà il Mocassini Club al completo…”
“Fantastico!” mugugno, affondando ancora un po’ giù dal divano.
Per un secondo Nikki solleva gli occhi dal suo elenco,
giusto il tempo necessario per lanciarmi un’occhiata imbarazzata, per poi
riabbassare in fretta lo sguardo, come se avessi una strana deformazione sul
volto e non volesse essere sorpresa a fissarla.
“Fatina…so benissimo che… per te non è facile – credimi,
neanche per me lo è - ma… penso che sia arrivato il momento di reagire, non
credi?” tentenna lei, per poi aggiungere, cercando di sembrare più disinvolta:
“Finchè Ashley sarà il Presidente del Club e quella troietta di Herman il
Vicepresidente, non potremo far nulla per levarceli dai piedi e il massimo che
possiamo fare è salvare le apparenze e sopportare fino alla fine dell’anno,
quando avranno comprato il loro bel diploma”.
Mi limito a sospirare mestamente, lasciandomi scivolare giù
sul tappeto, sommerso da una montagna di opuscoli e schemi sulla disposizione
dei tavoli.
“...pensavo anche di invitare qualche bel maschione degli
Alexandria Alligators…” prosegue Nikki, affrettandosi a liquidare
quell’argomento spinoso, “Così potrai distrarti da quei due con un po’ di carne
universitaria”.
“Parli dell’Alexandria University?”
“Sì, esatto… Boniface Brybe è piuttosto attraente e in più sta per laurearsi in
Medicina, ma forse Livy Luchom è più vicino ai tuoi gusti…”
E di qui prosegue con una lunga dissertazione su quale dei
membri della squadra universitaria di pallanuoto sia il più prestante a letto e
il più promettente dal punto di vista lavorativo, soffermandosi sulla
circonferenza dei bicipiti di ognuno, sulla simmetria dei volti e sul conto in
banca dei rispettivi genitori.
“… e magari potrei invitare anche qualche VIP” va avanti Nikki “Hai qualche
preferenza? C’è qualche personaggio famoso che vorresti ti aiutasse a spegnere
le candeline?”
“Fammici pensare…” pondero, ironico. “Non sarebbe male se J.K.Rowling e Philip
Pullman cantassero Tanti auguri a te al mio compleanno…”
“Ehm… mi spiace” si scusa Nikki “Credo di aver smarrito i
loro numeri di telefono… fa lo stesso se invito i Beckham, vero?”
“Be’, anche loro sono britannici, ma…”
“Paris si aspetterà un invito…” procede Nikki, ignorandomi
“… e poi sicuramente l’odore dell’alcool attirerà Lindsay Lohan…”
“Nikki, a proposito di invitati…” riprendo, facendo ormai
l’angelo di neve tra le riviste sparpagliate sul tappeto, “Non credi che ti stia
sfuggendo qualcosa?”
“No, non direi, Fatina” risponde distrattamente, accostando vari campioni di
tovaglioli al mio viso per verificare quale nuance di verde si accosti
meglio alla mia carnagione, “Non ho dimenticato nessuno… ci saranno anche le
teste coronate delle maggiori monarchie europee e non!”
“Be’, penso che mia madre vorrebbe partecipare…”
“Oh, ma naturalmente Monique è sulla lista!” mi rassicura
“Questo era scontato! L’avevo inclusa tra i ‘VIP’… e’ l’ex fidanzata di Harold
Sacramento, diamine!”
“Bene… per quanto riguarda gli altri invitati…” continuo “Oltre al Mocassini
Club, sai bene che ho anche altri amici…”
“Altri amici?!” sbotta Nikki, scattando in piedi come una vipera, “ E CHI?!”
Alquanto spaventato, mi faccio scudo con un cuscino.
“Be’, il C-Club degli Scacchi, per esempio…” balbetto, mentre, fuori dalla
finestra, fulmini e lampi cominciano a squarciare il cielo, “poi B-Bennet Brown,
Ophelia Minch…”
La rabbia sta rapidamente trasformando Nikki in una
terribile divinità vendicatrice: i suoi boccoli dorati le si sono immediatamente
rizzati sulla testa, come una brulicante chioma di cobra zannuti e la bocca
spalancata dall’ira emette urla ultrasoniche che faranno certamente sanguinare
le orecchie a tutti i cani del vicinato:
“CRISTOPHER
DUKES! COME OSI INTRATTENERE RAPPORTI DI AMICIZIA AL DI FUORI DEL MOCASSINI
CLUB???!!!” inveisce,
facendo tremare tutta la casa, “PIANTAMI
UN PUGNALE NEL PETTO PIUTTOSTO!!”
“Nikki… per favore, cerca di ragionare…”
“RAGIONARE?! IO?!”
tuona, pietrificandomi con lo sguardo.
“Conosci il Club degli Scacchi, Bennet e gli altri… sai
bene che sono miei amici” azzardo, riparandomi il viso con le mani “Perciò non
capisco il motivo della tua sorpresa…”
“Pensavo che con loro avessi chiuso!” sbraita, rabbiosa. “Le leggi del Club sono
severissime a questo proposito e tu dovresti saperlo!”
“Nikki…”
“Sì, appunto: Nikki. Ricordi la tua migliore amica? Quella che ti è sempre stata
accanto, anche nei momenti peggiori?” abbaia lei “E ora mi dici che hai bisogno
di quei… fenomeni da baraccone?!”
“Sarei rimasto del tutto solo se non ci fossero stati
loro, mentre tu ti davi una ritoccata al seno!”
Il silenzio che segue a quest’affermazione è terribile,
come se tutta l’aria sia stata improvvisamente risucchiata dalla stanza.
Mi mordo subito la lingua, consapevole di aver appena
compiuto una libagione di benzina su un fuoco già troppo vivo.
Chiudo gli occhi, aspettando la Mossa Micidiale delle
Mangusta Maculata delle Montagne della Manciuria che troncherà prematuramente la
mia misera vita.
Dopo attimi interminabili di silenzio, mi concedo appena
una sbirciatina e mi accorgo con sommo stupore che Nikki ha tirato fuori dalla
Birkin il suo set da cocktail e si sta preparando un Bloody Mary,
il tutto con la massima calma.
Senza guardarmi, mescola il drink con un gambo di
sedano e ne manda giù metà con un sorso.
“Ci voleva!” commenta poi, incrociando le gambe e
riprendendo a sfogliare le sue riviste, come se nulla fosse.
Cala nuovamente il silenzio, interrotto solo dal fruscio delle pagine e da
Monica che canticchia al piano di sopra.
“Nikki…”
“Sì, Christopher?” risponde lei, senza perdere d’occhio il suo giornale, che
pretende di leggere nonostante sia al contrario.
“Mi… mi dispiace… non intendevo dire che…” incespico,
imbarazzato “Nikki, non so come avrei fatto se non ci fossi stata tu, in questi
mesi.”
Nikki soppesa le mie scuse, ancora senza guardarmi, e sospira.
Dopo un interminabile secondo, mi scocca uno sguardo
piuttosto contrariato, ma poi butta via la sua rivista e mi indica col dito la
sua guancia.
Sollevato, le do un bacio dove indicato e lei, in segno di
rinnovata amicizia, mi schiaffeggia sul sedere.
“Fatina, sai che tutto quello che voglio è il tuo bene…”
ricomincia Nikki, rabbonita, “E sai bene quanto me che il Mocassini Club non ti
perdonerebbe delle amicizie così… ehm…”
“Sì, lo so bene” rispondo, evitando a Nikki lo sforzo di cercare un eufemismo
adatto per definire le mie amicizie, “E’ solo che… non pensi a come potrebbero
sentirsi se venissero a sapere che ho dato un Ballo per il mio compleanno e non
li ho invitati?”
“Puoi sempre dire loro che i biglietti sono tutti esauriti, come diciamo sempre
ad ogni sfiga… ehm… estraneo al Club che voglia partecipare ai nostri Balli.”
“Mmm… credo che Anonymous sia un po’ più intelligente di
così” ribatto, dubbioso. “E tu dove stai andando vestita così?!”
Monica ha appena fatto la sua apparizione in salotto con un
frusciante abito da sera monospalla, color blu fiordaliso, e un paio di
sfavillanti pendenti che strizzano l’occhio ai suntuosi sandali gioiello.
“Monique!” esclama Nikki, scattando in piedi “Ma sei uno
splendore!”
“Oh, grazie!” cinguetta Monica, coprendosi il volto con la
pochette per nascondere il rossore.
“Sei identica a Monica Bellucci, con l’unica differenza che
non fingi di essere francese! Ma che dico, la Bellucci? Sembra sempre un
insaccato… a te, invece, gli abiti aderenti stanno d’incanto!”
“Grazie, tesoro… sei troppo gentile” si schermisce Monica,
con un risatina.
“Poco fa’, comunque, vi ho sentito urlare, va tutto bene?”
aggiunge, dopo un po’.
“Piccoli intoppi con i preparativi del compleanno di Topher”
snocciola Nikki, simulando non-chalance. “Ma stiamo risolvendo tutto…”
“Per caso questi… intoppi riguardano gli invitati?”
domanda Monica, che deve aver captato qualcosa, visti i toni accesi di qualche
minuto fa.
“Be’, in effetti…” biascico, lanciando un’occhiata
apprensiva a Nikki “… c’è stato una piccola divergenza d’opinione sugli amici da
invitare”.
“Già, una pacata discussione” osserva Monica, con un sorrisetto, “che ha
fatto tremare la casa dalle fondamenta. Ho dovuto ripassare mille volte l’eye-liner
prima che riuscissi a mantenere la mano ferma: pensavo ci fosse un concerto
degli Iron Maiden in salotto”.
“Pensi che dovremmo invitarli al Ballo?” soppesa Nikki,
dubbiosa. “Non mi sembrano tipi da ricevimenti à la page…”
“Se ho ben capito, tra Nikki e alcuni dei tuoi amici non
corre buon sangue, dico bene?” arguisce Monica. “Perché non organizziamo due
feste, allora? Una qui in casa, con il Club degli Scacchi e una al Ballo in tuo
onore, con Nikki.”
“L’idea non è così male” ammetto, spiando Nikki, alquanto
pensierosa.
Monica è stranamente di buon’umore. Ora che ci penso non è
da lei organizzare feste: odia dover raccogliere bicchieri sparsi per casa e,
soprattutto, vive nel terrore che qualche invitato maldestro possa macchiare di
vino rosso il suo prezioso divano in pelle candida.
Ma visto che è stata lei a proporlo, non vedo perché dovrei
rifiutare…
E poi credo cambierebbe presto idea, se non mi affrettassi
subito ad accettare.
“Che ne pensi, Nikki?” domanda Monica, troppo entusiasta
della sua brillante idea per notare la sua espressione accigliata.
Nikki mi scocca un’occhiata funerea, per poi rispondere con
un ‘va bene’ poco convinto. In effetti ha tutta l’aria di una che è stata appena
costretta ad ingoiare un enorme beverone di succo di cicuta.
“Assicurati che i tuoi invitati firmino un
contratto vincolante con cui si impegnano a non rivelare ad anima viva di aver
preso parte ad un tuo party privato, pena la morte subitanea” sibila al
mio orecchio, senza fermarsi neanche un istante per respirare. “Se la cosa
dovesse arrivare all’orecchio di un membro del Mocassini Club – quel pappatacio
di Barnabas Babcock, per esempio, o quella fagiana di Angelica Vaughan - sappi
che tutte le conseguenze ricadranno su di te! Come dice sempre To-Poun, non
mettere il piede sulla foglia di bambù che ha fatto scivolare altri! In altri
parole: amico ingrato avvisato, amico ingrato mezzo salvato!”
Decido saggiamente di non ribattere, mentre Nikki continua a rimbrottarmi,
risentita, invocando le dieci piaghe d’Egitto sul Club degli Scacchi e su
chiunque altro non indossi un paio di mocassini firmati.
“Dove stai andando vestita così, comunque?” domando
nuovamente a Monica, più per glissare sul controverso argomento ‘compleanno’ che
per reale interesse. “Non sei un po’ troppo elegante per un mercoledì sera?”
“Non si è mai troppo eleganti, Fatina!” sbotta Nikki,
ancora risentita.
“Ma no, è solo il primo straccetto che ho pescato dal guardaroba…” risponde
timidamente Monica.“Al Cinema Chaplin danno L’Ascesa di Atlantide.
Pensavo di andarci.”
“Da sola?”
“No, no, no… ma certo che no!” balbetta lei, arrossendo misteriosamente. “Ci
vado con… la signora Burnbury”
“La signora Burnbury?” ripeto, perplesso. “La nostra vicina di casa?”
“Sì, proprio lei, perché?” risponde, subito sulla difensiva.
“Be’, probabilmente ha collaborato con i fratelli Lumière, visto che ha
novantasette anni”.
“E allora?”
“Ah, no, non c’è nessun problema per me!” la rassicuro. “Sei libera di
frequentare chi vuoi! Sono certo che, a dispetto dell’età, sia una ragazzina,
interiormente… ma temo di darà buca, comunque: due settimane fa i suoi nipoti
l’hanno trasferita nella Casa delle Calendule: demenza senile. Questo spiega
molte cose, comunque, come quando l’ho sorpresa a gattonare per il giardino,
annusando il sedere del suo chihuaua, Bonito…”
“Oh, ma no, non stavo parlando di Betsy Burnbury…” annaspa Monica, chiaramente
in difficoltà. “Esco con… sua sorella… ehm… Brunhilde”
“Ah, non pensavo ci fosse un’altra signora Burnbury”
“Signorina Burnbury… è una vecchia zitella appassionata di cinema… sai, una
serata tra sole donne… non ci saranno uomini, naturalmente… è una serata tra
donne, no? E che razza di serata tra donne sarebbe se uscissi con un uomo? No,
no, siamo solo io e la cara… vecchia Brunhilde, che naturalmente è una donna…”
Come pensavo. Un appuntamento galante.
“Okay… divertitevi, allora!”
“Certamente, grazie!” farfuglia Monica, apprestandosi verso
la porta. “Mi piacerebbe rimanere qui con voi a chiacchierare, ma… Krimhilde mi
starà già aspettando!”
“Non si chiamava Brunhilde?”
“E’ quello che ho detto!” ribatte lei, piccata. “Ciao, ciao
e fate i bravi!”
Dopo quest’ultimo, frettoloso ammonimento, chiude sonoramente la porta, poi
impreca, infila la chiave nella serratura, rientra in casa, recupera la
pochette dimenticata sul divano e, dopo un ultimo sorriso tirato, fugge via.
La ascoltiamo tacchettare sul vialetto, diretta verso quella che – a giudicare
dal rombo del motore – è l’auto sportiva della ‘signorina Burnbury’.
“Perché ci ha mentito?” domanda Nikki, correndo a sbirciare
dalla finestra.
“Perché ha deciso di comportarsi come una madre normale e
vuole tenermi al di fuori dalla sua vita sentimentale finché non sarà sicura di
aver trovato l’uomo giusto”.
“Dannazione, sono già partiti… per sicurezza la faccio
pedinare da Esperanza.”
“Pensi sia necessario?”
“Come dice To-Poun, se sei amico della tigre, tieni pronto il fucile.”
“Che ne dici di un DVD?” propongo, sforzandomi di
individuare nell’enorme collezione di Monica un film che non sia sentimentale o
strappalacrime.
“D’accordo, ma basta che non ci sia la Bellucci” scongiura
Nikki. “Monique sarà anche più bella di lei, ma in quanto a talento recitativo…
non so chi reciti più da cani, tra le due”.
“Buon compleanno,
Fatina!”
Alle dodici e un quarto della notte del ventuno gennaio,
un’esplosione improvvisa ha bruscamente interrotto il mio sonno. Stordito e
abbagliato dall’illuminazione a giorno della stanza, scopro che Nikki ha appena
fatto saltare il tappo di una bottiglia di champagne e ne sta versando un
po’ per sé e Monica, brindando alla mia salute.
Dopo aver letto il più agghiacciante, ma sincero, biglietto
di auguri della mia vita (Nikki ha esordito poeticamente con la frase:
“Esattamente sedici anni fa, alle dodici e quindici minuti, il piccolo Topher
Dukes faceva capolino dall’interno-cosce di Monique…”), ho scartato i miei primi
regali: da parte di Monica, la dettagliatissima Enciclopedia Mitologica che
desideravo praticamente da sempre, mentre da parte di Nikki, uno splendido paio
di mocassini blu notte, decorati con targhette di platino (sulle quali brillano
di mille piccoli zaffiri le iniziali ‘T.D.’)
Malgrado non sia affatto facile per me dimostrare una
qualunque emozione appena svegliato, le ho ringraziate con tutto l’entusiasmo
che il torpore e le poche ore di riposo potessero permettermi.
Ad ogni modo, sono felice che la discussione di qualche
giorno fa tra me e Nikki sia acqua passata…
Per quanto seccata, alla fine ha cominciato ad accettare
l’idea di una festa “alternativa” per i miei amici mocassino-privi.
Intanto, dopo neanche cinque minuti di pigiama party, Monica è crollata sul mio
letto, vestita di tutto punto. Pare che sia tornata - appena prima dell’ora x -
da un altro appuntamento di ‘sole donne’ con ‘la signorina Burnbury’.
Nikki ha insistito perché almeno noi due restassimo ancora
un po’ svegli a festeggiare.
“Accidenti, Fatina!” sussulta, versando per errore metà del
suo champagne su Monica, ormai irrimediabilmente persa tra le braccia
calde e confortevoli di Morfeo. “Ho dimenticato il mio secondo regalo per te!”
“Nikki! Ma non dovevi!” protesto energicamente. “Credimi,
quei mocassini sono già troppo preziosi perché possa accettarli…”
“Non dire stupidaggini, Fatina…” mi zittisce lei, facendo un gesto non curante
con la mano. “Sono sicura che farai i salti di gioia appena saprai con chi ho
parlato…”
“Con chi hai parlato?” domando, incuriosito.
“Barnabas Babcock!” squittisce Nikki, entusiasta.
Oh.
Non era affatto la risposta che mi aspettavo.
“So che i libri sono sempre stati la tua passione” comincia
lei, scandendo bene le parole per accrescere la suspense, “anche se
faccio fatica a comprenderne il perché… voglio dire, le riviste di moda hanno il
loro fascino, ma un libro…”
“Nikki…” la incalzo, sempre più sulle spine. “Perché hai parlato con Barnabas?”
“Ah, sì, giusto…” riprende, ingollando un altro po’ di champagne. “Sapevo
della tua passione per i libri e so quanto ti piacerebbe scrivere per la rubrica
letteraria dell’Highlights, così…”
“No!” grido, portandomi le mani alla bocca per lo stupore.
“Sì!” ribatte Nikki, eccitata.
Monica si rigira nel sonno, bofonchiando qualcosa di
incomprensibile su Bonnie e Clyde.
Probabilmente sogna di essere una gangster.
“Aspetta un attimo, Nikki…”
Mi interrompo per riprendere fiato.
“Mi stai dicendo” riepilogo, con la voce rotta
dall’emozione, “che d’ora in poi sono il responsabile della rubrica letteraria?”
“Proprio così, Fatina!” conferma lei, con aria soddisfatta.
“Ma…ma… come hai fatto a convincere Barnabas?” domando,
esterrefatto. “Mi detesta!”
“Oh… non è stato difficile” mi assicura, mentre una bretellina del suo
provocante baby-doll le scivola giù dalla spalla, del tutto
casualmente.
“Non mi dire che…”
“No! Ma certo che no!” si affretta a chiarire, orripilata all’idea. “Per chi mi
hai preso? Anche se mi fossi esibita per lui nella Danza dei Sette Veli, non si
sarebbe scomposto… quel broccolo è del tutto asessuato. Tutto ciò che gli
interessa è il successo. All’inizio non voleva saperne e ha cominciato a
confondermi con il suo insopportabile latinorum… pensavo volesse
ipnotizzarmi e, in effetti, stavo per stramazzare al suolo dalla noia, ma poi
gli ho promesso in cambio uno stage estivo nella redazione New York Times
ed è caduto nelle mie mani con la stessa facilità con cui un abito di haute
couture cade sul mio corpo perfetto.”
“Non posso crederci!” esulto, ora completamente sveglio.
“Non pensavo fosse corruttibile…”
“Come
potrei ricusare l’istanza di sussidio di una tanto venusta figlia d’Eva, nonché
portatrice del corrusco serto del nostro sodalizio?” scimmiotta Nikki, in
una perfetta imitazione del linguaggio ampolloso di Barnabas.
“Nikki non so come ringraziarti… mi hai reso davvero fel…”
Improvvisamente un terribile dubbio raggela il mio entusiasmo.
Era decisamente troppo bello per poter durare.
“E adesso che ne sarà di Holly Santini?!”
Nikki mi guarda come se vaneggiassi.
“Holly Santini!” ripeto. “E’ lei che ha scritto per la
rubrica letteraria, fin’ora…”
“E allora?”
“E allora non posso rubarle il posto!” ribatto, nervosamente.
“Fatina! Questi tuoi scrupoli sono del tutto superflui! Il
mondo del giornalismo è una giungla e bisogna tirar fuori i denti per emergere!
E poi scommetto che questa Molly non ha neanche un briciolo del tuo talento...”
“Ma non è questo il punto… Insomma, penso che la correttezza venga prima delle
ambizioni person…”
“Oh, andiamo, Fatina, non devi preoccuparti” minimizza Nikki. “Barnabas ha già
sistemato tutto… Molly adesso si occuperà di una nuova rubrica… Piante e Fiori…
Pollice Verde…o qualcosa del genere… mentre tu avrai la tua bella scrivania da
esperto letterario!”
“Piante e… Fiori? Pensavo le piacesse, scrivere di libri…”
mormoro, pensoso. “Sei sicura che Holly abbia accettato?”
“Ma certo che sì!” risponde Nikki, distrattamente, mentre giocherella con le sue
pantofoline tacco dodici. “Figurati se mette il broncio per una tale
sciocchezza! Se Angelica Vaughan mi rubasse il trono di Reginetta, quello sì che
sarebbe un affronto!”
Poi ride di gusto, divertita.
“Questo ovviamente non succederà mai… il nero
passerà di moda prima che Angelica Vaughan mi soffi il posto!”
“Mmm… spero davvero che Holly non si sia contrariata...” mormoro. “L’ho anche
invitata alla mia festa…”
“Ah sì?” farfuglia Nikki, sbadigliando sonoramente.
“Be’, non ci conosciamo poi molto… anzi, ci siamo rivolti a
malapena la parola da quando sono nel giornale, ma salvo Barnabas, ho invitato
praticamente tutta la redazione: non potevo certo escluderla…”
“Holly Santini… Holly Santini…” salmodia Nikki, con aria
pensosa. “Non è quella scolaretta in calore che sembra appena uscita dal
videoclip di Baby one more time?”
“No, quella è Stella Santini” la correggo,
reprimendo un conato di vomito. “Non si direbbe proprio che siano sorelle: Holly
sembra così dolce...”
“Stella Santini” ripete Nikki, con la stessa smorfia di
disgusto che riserverebbe ad un paio di jeans a zampa d’elefante. “Che
sciocca, avrei dovuto capire che non poteva essere lei a scrivere di
libri… probabilmente avrà letto solo il Kamasutra”.
“O forse si è limitata a guardare le figure…” suggerisco, pungente.
“A quest’ora dovrebbero essere già qui” sbotto, sbirciando
apprensivamente dalla finestra del salotto.
“Non preoccuparti, arriveranno a momenti” mi rassicura Monica, fissando l’ultimo
palloncino colorato alla tavola.
Ho cercato di spiegarle che non ho più tre anni, ma mi è
sembrata così entusiasta mentre disegnava facce sorridenti sui palloncini, che
non ho avuto il coraggio di sgonfiarli tutti con uno spillo com’ero tentato dal
fare.
Sempre meglio palloncini colorati che palloncini allusivi a
forma di banana, dopotutto.
Cerco di distrarmi gironzolando per la casa, ma continuo ad
essere nervoso.
Forse quella del doppio compleanno non è stata un’idea così
geniale…
Mi sento terribilmente in colpa per Holly Santini.
So che le intenzioni di Nikki erano più che nobili – voleva
solo esaudire un mio sogno -, ma ora, a mente fredda, preferirei che non
l’avesse fatto.
E’ vero, ho sempre voluto scrivere per la rubrica
letteraria, ma speravo di essere scelto per il mio talento, non certo per aver
corrotto il direttore del giornale!
Ero così preso dall’entusiasmo iniziale, che non mi sono
fermato a riflettere su questo punto cruciale.
Eppure una vocina nella mia testa (incredibilmente simile a
quella di Nikki) continua a pensare che sia una buona idea accettare il posto,
che dovrei approfittare di questa occasione unica.
Pensandoci bene, l’idea che Barnabas possa assegnarmi
qualsiasi ruolo nel giornale solo in virtù delle mie qualità è pura utopia,
visto la sua ideosincrasia nei miei confronti, perciò…
Carpe
diem!
Dopotutto, come dice sempre To-Poun: l’occasione è un
risciò da non perdere.
Eppure, se mi trovassi nei panni di Holly…
Il trillo del campanello mi fa sobbalzare ed è con un
leggero tremore che spalanco la porta.
Improvvisamente ogni preoccupazione e senso di colpa si
dissolve, di fronte all’improbabile abbigliamento di Ophelia Minch, che mi
sorride estatica sull’uscio: indossa un ingombrante abito a campana, con
un’altrettanto voluminosa gorgiera intorno al collo esile. A coronare il tutto,
una torreggiante pettinatura elisabettiana a forma di cuore.
Nel complesso, è a metà strada fra Elisabetta I
d’Inghilterra e un tavolino da tè ambulante.
“Ophelia… wow… sembri uscita da una tragedia
shakespeariana”.
E’ il solo complimento che oso rivolgerle.
Mi costringo a staccarle gli occhi di dosso, e mi accorgo
che il Club degli Scacchi al completo è sul vialetto, a debita distanza da
Ophelia, che sembra incutere loro un sacro timore.
“Benvenuti, ragazzi!” li accolgo, facendo cenno di
avvicinarsi.
“Buon compleanno, Topher” balbettano Rowland, Gunther ed
Anonymous, lanciando occhiate inquiete alla lugubre sosia della Regina Vergine.
Non hanno tutti i torti: con tutta quella biacca sul
viso e le labbra rosse di ciniglia, sembra ancora più ectoplasmatica del solito.
“Topher, fai accomodare gli ospiti!” mi invita Monica, con
voce flautata, ma il suo aplomb da perfetta padrona di casa crolla
immediatamente quando si lascia sfuggire un grido di puro terrore alla vista di
Ophelia, che solca l’ingresso con aria impassibile.
Ancora sotto shock, fugge in cucina, balbettando
qualcosa su una teglia di voul-au-vent da infornare.
“Allora…” esordisco, arrossendo. “Avete avuto problemi con
l’indirizzo?”
“No, no, le tue indicazioni erano perfette” risponde Anonymous.
Un silenzio imbarazzante cala subito dopo questo breve
scambio di battute.
“Allora… sono sedici anni!” fa un tentativo Gunther.
“Sei un vecchietto ormai, amico!” scherza nervosamente
Rowland.
“Egli ha ancora indosso la rosa della gioventù”
ribatte Ophelia, in tono solenne.
Il silenzio cala nuovamente fra noi, questa volta però,
subito interrotto dal campanello.
Gran parte della redazione dell’Highlights,
capeggiata da una festosa Trixie Koch, fai irruzione in salotto e la casa,
improvvisamente, è tutta un riecheggiare di saluti e risate.
Emily Mills, dell’Angolo della Poesia, srotola davanti ai
miei occhi un poema in mio onore lungo quanto il Mahābhārata, mentre
Claire Wardour, della rubrica cinematografica, insiste perché proietti il suo
documentario di quattro ore dedicato alla mia vita. Intanto i cronisti Micheal
Hornet, Sokrates Koios e Alvis Morose improvvisano un coro di Perché è un
bravo ragazzo, Bill Boffin (della rubrica scientifica) e Leo Briscoe (della
rubrica Amici a quattro zampe) si divertono ad affibbiare capellini ridicoli
agli astanti e Venus Vega, l’astrologa ufficiale del giornale, si offre di
leggermi la mano, assicurandomi che, essendo nato con Mercurio nell’Acquario,
sono praticamente destinato al premio Pulitzer, se non al Nobel per la
Letteratura.
In tutta questa confusione, riesco a malapena a distinguere
il suono del campanello. Rowland si offre gentilmente di andare ad aprire,
mentre gli invitati mi sommergono di pacchetti regalo.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAHRG!”
Un urlo improvviso e un tonfo sinistro ci fanno trasalire.
Corro all’ingresso, seguito da gran parte dei presenti, per
trovare Rowland steso sulla moquette, privo di sensi. Sull’uscio, Nikki
mi saluta, ansante, ancora in posizione di combattimento.
“Scusa, Fatina, era uno dei tuoi invitati? Ti giuro che
l’ho appena sfiorato…”
“Ma cosa gli hai
fatto?!” strillo, inorridito, fissando Rowland inerme sul pavimento.
“Era solo una piccola Testata Tramortente della Tasso
Tignoso del Tibet…” si giustifica lei, quasi seccata. “E’ stato un riflesso
involontario… pensavo fosse un evaso!”
“Un evaso?!” le faccio eco, incredulo, mentre cerco di far rinvenire Rowland
sollevandogli le gambe.
“Sì, altrimenti perché indossare quel golfino a righe?”
Fortunatamente Rowland sta già cominciando a riprendere colore ed apre
lentamente gli occhi, stordito.
“Un bellissimo angelo… mi ha appena sfondato il cranio…”
farfuglia, in chiaro stato confusionale.
“Rowland, stai bene? Riesci a vedermi?”
“Mai stato meglio in vita mia” biascica, massaggiandosi un
grosso bernoccolo appena spuntatogli a mo' di fungo sulla testa.
“Vieni, ti porto in cucina…” si fa avanti Trixie Koch,
aiutandolo ad alzarsi. “Ci vuole del ghiaccio.”
“Magari una doccia fredda…” borbotta, lanciando sguardi struggenti di passione a
Nikki. “A dopo mio bellissimo angelo…”
Credo sarebbe svenuto comunque, con o senza Testata
Tramortente del Tasso Tignoso del Tibet. Ha sempre avuto una morbosa
venerazione per Nikki.
Avevo quasi dimenticato quanto potesse aumentare la salivazione di Rowland in
sua presenza. Seguo la sua scia di bava e mi assicuro che sia completamente
ripreso, dopodiché mi fiondo su Nikki, piuttosto bruscamente: “Che ci fai qui?”
Nikki mi rivolge uno sguardo risentito, come se l’avessi appena rimproverata per
aver schiacciato un moscerino.
“Sono venuta a portarti il tuo completo per il Ballo:
l’avevi lasciato da me, ricordi?” mi sussurra, in modo che soltanto io possa
sentirla. Precauzione inutile, visto che gran parte delle ragazze sono riunite
intorno a Rowland, che esibisce fiero il suo corno, mentre i ragazzi sono già
partiti all’assalto del buffet.
“E così sei venuta solo per il completo” replico, sospettoso. “Come mai non hai
mandato Esperanza, come al solito?”
“A quest’ora danno Lecho de Rosas, la sua telenovela
preferita” risponde prontamente.
“E perché non hai mandato il tuo life-coach?”
“Uffa, te l’ho già detto” brontola Nikki, esasperata. “Sono
mesi che To-Poun è in pellegrinaggio tra le montagne del Kunlun in cerca del
segreto delle quattro Mosse Mistiche del kung-fu! Ci sentiamo solo in
videoconferenza!”
“E perché non hai mandato il tuo autista, allora? O il tuo
massaggiatore? O il tuo make-up artist?”
“Oh, e va bene!” si arrende, sbuffando. “Confesso: volevo
ficcanasare!”
“Ci avrei scommesso!”
“Dov’è Monique?” domanda poi, imbronciata.
“In cucina”
Lanciandomi un’ultima occhiata astiosa, volta l’angolo del
corridoio, dove sicuramente si sarà fermata a spiare la festa con sguardo di
altezzosa disapprovazione.
Il campanello suona per l’ennesima volta e, alla luce di
quanto accaduto, preferisco andare personalmente ad aprire, onde evitare altri
incidenti spiacevoli.
“Holly!” esclamo, quasi in falsetto.
Per pochi, spensierati minuti (se si esclude l’infortunio
di Rowland) sono riuscito ad accantonare momentaneamente la questione “Holly
Santini” e adesso che mi ritrovo davanti Holly Santini in persona, rimpiango di
averla invitata.
L’ormai ex-redattrice letteraria dell’Highlight,l’anonima e castigata (al limite del monacale) Holly Santini, introversa, ma
sempre gentile con tutti, è solo un ricordo remoto: ora la nuova, furibonda
Holly Santini mi fissa con uno sguardo belluino che non promette nulla di buono.
“Ehm…grazie per essere venuta, Holly” balbetto, senza
riuscire a sostenere il suo sguardo risentito.
Il suo volto rabbuiato è in netto contrasto con il lezioso
fermaglietto a forma di cuore, accessorio per lei irrinunciabile.
“Grazie per avermi invitata” risponde lei, con lieve
tremore nella voce, dovuto forse al rancore. “Ecco il tuo regalo”.
“Oh, ti ringrazio…” farfuglio. “Non dovevi…”
“Tu dici?” domanda lei, alzando un sopracciglio.
Preferisco ignorare la velata provocazione e la invito a
seguirmi in salotto.
Holly trascina i piedi con una flemma da corteo funebre e
saluta con un cenno stentato i presenti, come se considerasse tutti dei subdoli
traditori meritevoli dell’impiccagione.
L’atmosfera goliardica della festa si raggela
immediatamente e molti invitati, visibilmente imbarazzati, richiudono le bocche
spalancate ficcandoci dentro una cannuccia e succhiando con apprensione i loro
drink analcolici.
L’effetto è un po’ quello dell’apparizione di Malefica al
battesimo della Bella Addormentata.
Spero solo che giochi in mio favore il fatto che Holly sia
stata regolarmente invitata.
“Non apri il mio regalo?” incalza, mentre la sua voce si
trasforma progressivamente in un sinistro sibilo serpentesco.
“Sì, certo” obbedisco, cominciando a temere per la mia
incolumità. “Wow! E’ un… ehm… Kit Completo da Giardinaggio!”
“Spero ti piaccia… così ti ricorderai di me ogni volta che lo userai: Holly
Santini di ‘Piante e Fiori’”
Suona vagamente come una minaccia.
“Ti ringrazio… non vedo l’ora di usarlo” rispondo, poco
convincente.
Devo aver ereditato le scarse doti recitative di Monica.
“C’è tutto l’occorrente: vasetti, palette, un innaffiatoio
e un rastrellino, forbici, guanti, terriccio, concime…” elenca Holly,
guardandomi come se volesse decapitarmi con un paio di cesoie da giardiniere.
“Ci sono anche due sacchetti di semi per la floricoltura!”
“Davvero?”
“Sì ho scelto alcuni in fiori in base al significato:
achillea millefoglie, rosa nera e aconito” illustra lei, con una luce
inquietante negli occhi.
“Ah, e
significano…?”
“Rispettivamente: guerra, odio e vendetta” risponde
candidamente, con un’inquietante risatina isterica.
I presenti trattengono il fiato, coprendosi il viso con le
mani, come davanti ad un film horror.
Solo Ophelia sembra godersi il pathos del momento.
“Non… non pensavo che la rosa nera esistesse in natura…”
borbotto, cercando di restare calmo.
“Che c’è, adesso vuoi rubarmi anche la rubrica Piante e
Fiori?” ribatte lei, ora apertamente polemica.
A questo punto penso proprio che un bel pianto mi farebbe
bene.
Ho già gli occhi che mi bruciano.
Fortunatamente in mio soccorso interviene Gunther,
sollecitandomi ad aprire il suo regalo.
Ancora tremebondo dopo l’attacco di Holly, scarto il dono
del Club degli Scacchi.
“Un Dizionario Etimologico!” esclamo, rianimandomi un po’.
“Grazie ragazzi, ne ho sempre desiderato uno!”
“Non c’è di che!” risponde Rowland, ancora un po’ inebetito.
“Vi sono davvero grato… Anzi…”
Sfoglio in fretta le pagine del gigantesco volume, che
Gunther ed Anonymous mi aiutano a sorreggere.
“Grato, dal latino…
GRATUS,
parallelo al greco
CHAR-TOSpiacevole,
giocondo, dalla radice GHAR = HAR,
che appare nel sanscrito haryami
amo, desidero, mi diletto, haryatacaro e ond’anche dal…”
“Okay, okay, può bastare adesso!” protesta Trixie, ridendo.
La sua grassa risata riesce a mitigare il clima siberiano
introdotto da Holly e i presenti si sentono autorizzati a respirare di nuovo
regolarmente.
Un baluginio di occhi verdi, tra le foglie del ficus,
appena accanto il tavolo del buffet, mi suggerisce che Nikki è in
agguato, pronta ad entrare in azione, nel caso in cui Holly sia colta da un
improvviso raptus omicida.
Per fortuna che è qui a ficcanasare!
“Ora il mio regalo!” prorompe Ophelia, veleggiando verso di
me con un fruscio di taffetà e tirando fuori dalla sua enorme gonna a campana
ben tre pacchi regalo: uno incartato d’oro, uno d’argento e l’ultimo avvolto in
una lugubre carta color piombo. “Il mio dono è in uno di questi pacchi. Devi
rischiare la sorte o non tentare affatto la scelta…”
“Non ci posso credere!” esclamo, ridendo “E’ come la
lotteria di Porzia ne Il Mercante di Venezia!”
“Che la musica suoni mentre egli fa la sua scelta!”
esclama Ophelia, tirando fuori un liuto (sempre dalla sua fornitissima gonna a
campana) e iniziando a strimpellare.
Con un po’ di apprensione, dati i suoi precedenti, soppeso
le tre scatole, chiedendomi in quale delle tre possa nascondersi il vero regalo.
Intanto Ophelia ha cominciato a canticchiare – con unanime
disapprovazione da parte dei presenti – un motivetto elisabettiano intitolato
Dimmi dove nasce amore.
Alla fine mi decido per il pacco color piombo, che scarto
con una certa preoccupazione.
Per la gioia di tutti, Ophelia ha smesso di cantare e
suonare, probabilmente a seguito della pioggia di patatine e pop-corn
che molti dei presenti le hanno lanciato addosso per protesta.
“Oh… ma è… un quadro!” esulto, felice di non essermi
ritrovato con le mani strette nella morsa di una tagliola per animali selvatici.
Quando però mi soffermo sul dipinto, trattengo a fatica un
gridolino di spavento: è un ritratto di Ophelia in tenuta elisabettiana,
curatissimo in ogni dettaglio, anche il più raccapricciante, dalla pelle
lattiginosa agli occhi da gufo reale.
“E’… bellissimo, Ophelia” biascico, sconcertato. “Mi
ricorda… Otto Dix… e allo stesso tempo Holbein…”
Gli altri invitati sono pietrificati dall’orrore.
“Tanto per la cronaca” si azzarda a domandare Gunther,
“cosa contengono gli altri due pacchi?”
Io preferirei non saperlo.
“Nella scatola dorata c’è un teschio umano” risponde
Ophelia, godendo del suo sguardo raccapricciato, “in quella argentata una
tarantola”.
Anche peggio di quanto pensassi.
Preferisco non domandarle dove si sia procurata un vero
teschio umano.
“Meglio una tarantola che quel ritratto” borbotta Trixie a
denti stretti, avvicinandosi all’orecchio di Claire Wardour.
“Per fortuna hai scelto la scatola giusta” prorompe Holly
Santini, con tutta l’aria di chi ha sperato fino all’ultimo secondo di vedermi
morire dissanguato con una tagliola stretta intorno al polso.
Nel frattempo, si è rintanata in un ombroso angolino del
salotto, guardando tutti con furioso disprezzo.
Cerco di ignorarla, per quanto continui a fissarmi come se
fossi una specie particolarmente resistente di erba infestante.
“Dai Toph!” insiste Rowland. “Vieni a giocare a Metti la
coda a Barnabas!”
“Cominciate pure senza di me” rispondo, ridacchiando nervosamente. “Per questa
volta passo!”
Mi avvicino al tavolo del buffet, deciso a mandar giù tutto quello che
trovo. Per prima cosa azzanno e macino ferocemente un éclair.
Pessima… pessima idea, questo party!
Holly Santini, che continua a seguire con sguardo lugubre ogni mio movimento,
non è esattamente l’anima della festa. Avrà mugugnato al massimo tre o quattro
parole per tutto il tempo, quasi sempre per augurarmi – in modo più o meno
allusivo– una morte improvvisa e cruenta.
Ophelia intanto mi raggiunge al buffet e per
salutarla per poco non soffoco. “Briciole” tossicchio. “Gradisci un dolcetto?”
“No, grazie caro” rifiuta lei, in tono regale. “Le cose dolci da gustare si
dimostrano amare da digerire.”
“Ehm… sì, hai ragione” l’assecondo, quasi automaticamente. “Sai dov’è finito
Bennet? Pensavo che sareste venuti insieme…”
“Dubito che riuscirà a venire, ti porto le sue scuse.”
“Ah…”
Per qualche secondo non sono in grado di dire altro.
“E’ un gran peccato” aggiungo poi, agguantando disperatamente anche gli ultimi
éclair rimasti. “Ha avuto un contrattempo?”
Ophelia alza gli occhi al cielo, esasperata.
“Ha litigato con la sua innamorata” spiega, scandendo l’ultima parola con
evidente disgusto.
“Oh! Mi… mi dispiace…” singulto, trattenendo con enorme sforzo un sorriso.
Ophelia ha tutta l’aria di essersene accorta, perché anche
lei ha accennato un sorrisetto compiaciuto.
“Tanti giorni feeeliiici! Tanti auguri
aaaaaaaaaaaaaaaaaaa teeeeeeeee…”
Il coretto fuori tempo si spegne gradualmente e Ophelia rimette a posto il suo
liuto, mentre Monica adagia la mia torta a due piani sulla tavola e accende le
sedici candeline azzurre, una per ognuno dei miei sventurati anni di vita.
“Esprimi un desiderio, Toph!” mi incalza Rowland, con
entusiasmo esagerato.
Abbozzo un sorriso e mi appresto a soffiare, ma…
Subito mi accorgo che qualcosa non va…
Improvvisamente, una vampata di calore …
Delle macchine rossastre invadono il mio campo visivo.
“La… la… la tua cravatta!” urla Emily Mills, orripilata.
“VA A FUOCO!”
“AIUTO!”
“FUOCO! FUOCO! FUOCO!” continua a gridare Rowland, sotto
shock.
Comincio a dimenarmi come un ossesso, senza riuscire ad emettere alcun suono.
Qualcuno mi lancia addosso un bicchiere d’acqua e l’odore acre del fumo mi
invade le narici, facendomi tossire.
Monica afferra d’istinto un tovagliolo, che sventola di qua e di là nel
tentativo di spegnere le fiamme.
Poi un’improvvisa ondata di freddo… e tutto finisce.
“TOPHER! Stai bene?!” singhiozza Monica,
strappandomi via dal collo la cravatta, completamente ricoperta di schiuma
bianca, come pure gran parte della mia faccia e del mio gilet.
“Io… io… credo di sì” rispondo, sputacchiando
schiuma, mentre mi spoglia con mani tremanti ed esamina ogni centimetro di
epidermide in cerca di ustioni.
“Grazie al cielo…le fiamme non si sono propagate…” esala, con immenso sollievo.
“Grazie al cielo… grazie al cielo…” continua a sussurrare, abbracciandomi
stretto.
I presenti sono rimasti immobili, pietrificati dallo
spavento. Il primo a riprendersi è Gunther, che corre ad aprire la finestra per
lasciar uscire il fumo.
Sbirciando oltre le spalle di Monica, riesco a
vedere la mia salvatrice, Nikki, che brandisce ansante un mini-estintore.
Poi, meccanicamente, si volta verso Holly Santini e glielo punta contro, come se
fosse un fucile.
“Cosa vuoi fare?!” squittisce Holly, spaventata.
“Sei stata TU!” grida Nikki, furibonda, gettando per terra l’estintore e
correndo verso di lei con la chiara intenzione di strangolarla.
Anonymous e Gunther cercano di trattenerla, con
scarso successo, finché non arrivano Leo Briscoe e Alvis Morose a bloccarle il
braccio sinistro e Bill Boffin e Micheal Hornet quello destro.
“Ti ho vista! TI HO VISTA!” abbaia Nikki, con gli
occhi iniettati di sangue. “SEI STATA TU! Avevi qualcosa in mano!”
Holly arretra, tremando come una foglia, per poi arrampicarsi in fretta sul
divano, come uno scoiattolo spaventato corre al riparo dal cane rabbioso sui
rami più alti di una quercia.
Devo essere ancora sotto shock, dato l’alto livello di lirismo dei miei
pensieri.
“Nikki! Cosa…?!” balbetta Monica, incredula.
“Era solo un spray per le piante!” si difende
Holly, battendo i denti dalla paura. “Ho… ho visto delle larve di Ifantria sul
ficus e ho… ho pensato di sp…spruzzarci un po’ di pesticida…”
“ASSASSINA!” sbraita Nikki, digrignando i denti.
“ASSASSINA!”
“Nikki, per favore… calmati…” piagnucola Monica,
sconvolta.
“SPRUZZI SOSTANZE INFIAMMABILI A DUE CENTIMETRI DA
SEDICI CANDELINE ACCESE???” continua imperterrita Nikki, cercando di liberarsi,
mentre metà degli invitati si avventano su di lei per impedirle di staccare a
morsi la testa di Holly. “IDIOTA! ASSASSINA! PENDAGLIODA FORCA! TIZZONE
D’INFERNO!”
“Io… io… non l’ho fatto di proposito!” pigola
Holly, facendosi scudo con un cuscino. “Lo giuro! Topher, devi credermi! Volevo
solo eliminare quei parassiti dal ficus…”
“TU SEI UN PARASSITA! TU SEI UNA GIGANTESCA,
ENORME LARVA DI IFANTIA O IFENTRA O COME DIAVOLO SI CHIAMA!”
Con uno strattone, Nikki fa cadere come birilli Micheal Hornet e Anonymous,
mentre tutti gli altri si danno alla fuga, terrorizzati. Solo Rowland è rimasto
attaccato alla sua gamba come un koala ad un eucalipto.
Trascinandoselo dietro, Nikki cerca di raggiungere
Holly, che ora strilla come davanti al Diavolo in persona.
“Ti prego non farmi del male!” singhiozza, il volto
reso irriconoscibile dal terrore.
“Nikki, per favore, basta!” mi decido ad
intervenire, proprio quando sta per colpire Holly con un letale Gancio
Galvanizzante del Ghiottone Giustiziere del Guandong.
“E io che pensavo che il mio undicesimo compleanno
fosse il peggiore di tutti…” borbotto, raccogliendo i bicchieri di plastica
sparsi per il salotto. “Quando quel troglodita di Vinnie Anther mi versò addosso
un’intera brocca di succo di mirtillo…”
“Questo è stato anche peggio del tuo sesto
compleanno” risponde Monica, alzandosi di malavoglia dalla poltrona. “Hai pianto
per due ore di fila, ricordi?”
“Come potrei dimenticarlo” mugugno, tetro, mentre
tasto il pavimento sotto il divano in cerca di residui di cibo e tovagliolini
usati. “Ecco perché detesto i compleanni! C’è sempre qualcuno che ha la folle
idea di regalarmi un pallone da calcio… il quasi-incendio è stato una variante
fantasiosa per rovinare la festa.”
“Sì, questo è decisamente il peggior compleanno in assoluto” proclama Monica,
strofinando con insistenza una macchia sul divano. “L’unica che sembra essersi
divertita è quella tua amica un po’ bizzarra… Ophelia”
“Be’, allora non è stato un fiasco totale…” osservo, dando un’occhiata al quadro
che mi ha regalato. “E’ stata una tragedia!”
“Dov’è finita Nikki, comunque?” domanda Monica,
guardandosi intorno. “Non l’ho ancora ringraziata…”
“Era troppo agitata per rimanere… aveva bisogno di un bagno rilassante: vuole
essere dell’umore giusto per quando sarà incoronata Reginetta, di nuovo.”
“Non voglio pensare a cosa sarebbe successo se…”
“Non pensiamoci” la interrompo, secco. “Le devo la vita!”
Rimaniamo per qualche secondo in silenzio, soppesando la gravità della cosa.
“Già…” concorda poi Monica, con aria pensosa. “Chissà dove ha trovato quel
mini-estintore…”
“Probabilmente nella sua Birkin. E’ una specie di moderna Mary Poppins à la
page.”
Conciato come un folletto irlandese pronto per la
parata di San Patrizio, esco di casa e salgo sulla limousine, ferma
davanti al vialetto.
Nikki è seduta vicino al finestrino, avvolta dalle
pieghe ondeggianti del suo lungo vestito verde smeraldo. O almeno credo sia
verde smeraldo, visto che sono stato costretto ad indossare degli stupidi
occhiali verde smeraldo che hanno fatto ridacchiare Monica per almeno tre quarti
d’ora.
“Fatina, tesoro, stai bene?” mi chiede Nikki,
preoccupata.
Mi avrà telefonato almeno una ventina di volte, dopo il ‘Piccolo Caldo
Incidente’, come ho preso a chiamarlo.
“Sì, Nikki, non devi preoccuparti” la rassicuro, per
la ventesima volta. “Grazie a te sto benissimo… Tu come stai?”
“Io? A meraviglia!” cinguetta allegra. “Holly
Santini è ancora viva, ma ora che ho fatto il mio bagno idratante al latte
d’asina posso accettarlo.”
“Mi fa piacere sentirlo, Cleopatra.”
“Sai, pensavo di comprarne una mandria” annuncia poi, mentre l’auto si rimette
in moto.
“Di cosa?”
“Di asine, no?”
“Ah, certo”
“Ho bisogno di latte fresco per i miei trattamenti di bellezza… Dovrei
pagare un pastore siciliano per mungerle anche… o forse potrebbe farlo Esperanza,
che ne dici? Insomma, suppongo abbia già munto un animale in vita sua… ci
saranno degli alpaca, a Buenos Aires, credo…”
“Non saprei…” ammetto, non molto interessato.
Dopo pochi minuti, durante i quali Nikki non ha
fatto altro che giocherellare con i suoi occhiali verdi in stile maschera
veneziana (“Chanel Masquerade Ball” ha precisato), la limousine si
arresta davanti ai cancelli della Wefanie, che, per l’occasione, pulsa di
un’abbagliante luce verdastra. Riguardo al colore, anche in questo caso, non
posso esserne sicuro.
Nikki scende dall’auto e svolazza leggiadra lungo il
viale, ricoperto di mattoncini dorati. Tutt’intorno, il prato è disseminato di
papaveri rosso sangue, che palpitano al fresco venticello dell’inverno
californiano.
“Segui il sentiero dorato, Fatina” mi invita Nikki,
sgambettando sui suoi tacchi alti mezzo metro.
Non mi sorprenderebbe se fosse capace di saltellare
come Judy Garland anche con quei trampoli.
Davanti a noi troneggia imponente la Città di
Smeraldo, turrita e irregolare, così sfavillante da far lacrimare gli occhi.
Stalagmiti puntute e di un verde fluorescente in stile criptonite svettano da
tutte le direzioni verso il cielo scuro, provocando più inquinamento luminoso di
tutti i casinò di Las Vegas. L’effetto d’insieme ricorda un po’ la Fortezza
della Solitudine di Superman.
Una volta superata la sorveglianza dei buttafuori
(che alla vista di Nikki si sono praticamente tuffati di lato per lasciarci
passare), ci ritroviamo nel gigantesco e affollatissimo salone della festa.
Tutti gli invitati indossano sfavillanti abiti verdi, ognuno di una nuance
diversa, dal verde pino allo chartreuse.
Le uniche macchie in questo mare verdeggiante sono i papaveri appuntati alle
giacche dei ragazzi e…
“Delle scimmie alate?” boccheggio, sconcertato.
Uno scimpanzé dall’aria imbronciata, con sinistre
ali da pipistrello attaccate alla schiena, si avvicina porgendomi un vassoio di
tartine.
“Fanno scena, vero?” domanda Nikki, eccitata. “Perfettamente addestrati, oltre
che geneticamente modificati…”
“Cosa?!”
“Le ali sono vere, naturalmente” mi informa, con noncuranza.
Un brivido mi corre lungo la schiena, mentre mi
guardo attorno con apprensione. Almeno una ventina di scimmie-pipistrello
trotterellano goffe tra gli invitati, vestite di tutto punto, con tanto di
livrea e cravatta nera.
“E’ inquietante” gemo, rifiutando un Appletini
offertomi da un altro sinistro coppiere alato. “Oltre che immorale”.
Nikki ha smesso di starmi a sentire già da un po’,
impegnata com’è a salutare i presenti e a trincare mojito. Guardandomi
ossessivamente le spalle, mi insinuo tra la folla, mantenendomi a debita
distanza dagli scimpanzé. In realtà sono quasi del tutto sicuro siano dei bonobo,
date le dimensioni ridotte.
Mia e Gloria, vestite di uno sgargiante verde
dollaro, corrono ad augurarmi buon compleanno, seguite da Edith Endicott,
Patricia Fulton e qualche star del cinema.
Il terrore per le scimmie transgeniche mi ha quasi
fatto dimenticare le altre bestie nere della serata: Ashley, i cui capelli
biondi e lucenti spuntano qualche invitato più in là, ed Herman Northangle,
alias la perfida Strega dell’Est, che sghignazza su chissà quale cattiveria con
Angelica Vaughan, la malvagia Strega dell’Ovest, a pochi passi dal quartetto
d’archi.
Fortunatamente, non sembrano avermi notato.
Sguscio furtivamente tra gli invitati e raggiungo
Nikki, circondata da quelli che suppongo siano gli Alexandria Alligators: sette
imponenti energumeni, solo un tantino ridicoli con quegli occhiali verde
trifoglio.
Dopo essere sopravvissuto alle loro forzute strette
di mano, mi faccio coraggio e mi avvicino ad una scimmia alata per servirmi, il
più velocemente possibile, di un drink analcolico.
“Malapasqua a te, baggiano di un quadrumane!” impreca Barnabas Babcock,
asciugandosi l’orrenda camicia verde acido, inzuppata di champagne. Il
responsabile dell’incidente, una scimpanzé dall’espressione feroce, digrigna i
denti e svolazza via, versando altro spumante sulle ignare gemelle Hines, che
strillano come oche.
“Ciao
Barnabas…” lo saluto, con poco entusiasmo, mentre mi avvicino.
“Dukes”
mugugna lui, senza degnarmi di uno sguardo, troppo occupato a tamponare con un
tovagliolo la camicia fradicia.
“Speravo
di incontrarti” esordisco, impacciato. “Volevo…”
Speravo di incontrarti! Non pensavo che avrei mai potuto dire qualcosa del genere
a Barnabas Babcock. “Volevo…”
“Sì?”
ringhia lui, impaziente.
“Ringraziarti…per
avermi assegnato la rubrica letteraria.”
Non
credo possa esistere al mondo qualcuno che abbia meno voglia di ringraziare.
“Ah, non
è a me che devi dimostrare la tua gratitudine, Dukes, ma alla tua prosseneta
Nikki Hortense” risponde, alzando il capo per lanciarmi uno sguardo di puro
disgusto.
“Ehm…
okay” balbetto, sentendomi arrossire. “Comunque volevo parlarti anche di
qualcos’altro…”
“E cioè?”
“Holly Santini mi è sembrata molto… ehm triste… per… tutta la faccenda,
perciò mi chiedevo se…”
Barnabas alza un sopracciglio, come se sapesse esattamente dove voglia arrivare,
ma non avesse alcuna intenzione risparmiarmi l’imbarazzo di dirlo.
“Mi
chiedevo se potessi restituire a Holly la sua vecchia rubrica…” taglio corto.
“Io sarei felice di tornare ad aiutare Ophelia…”
Barnabas
continua a fissarmi ancora un po’ con i suoi occhietti gialli da fenicottero.
“No” sentenzia poi, secco.
“Ma…”
“Immagino che il senso di colpa sia dilaniante” rincara la dose, con un lampo di
perfidia negli occhi, “Ma… cuius commoda, eius et incommoda.”
“D’accordo, grazie comunque” mormoro a denti e alzo
i tacchi, senza proferire altro.
Era un tentativo disperato… sapevo di non avere
speranze, ma almeno c’ho provato.
Può esistere un caporedattore più odioso di Barnabas Babcock? A parte il
direttore scorbutico di Spiderman, intendo?
Posso solo sperare che la matita bicolore con cui
corregge le bozze gli si spunti di continuo, o che il suo computer
collassi all’improvviso prima di salvare l’editoriale che ha appena finito di
scrivere, ma soprattutto gli auguro di essere così intollerante al lattosio da
non poter sopportare la vista di una mucca.
Rimuginando su queste terribili maledizioni, mi
trascino sul pavimento di marmo verde e afferro al volo un cocktail di
kiwi e lime dalle mani pelose del cameriere, senza più alcuna paura: le scimmie
alate sono quasi simpatiche in confronto a lui.
Quanto ad Herman Northangle poi, che mi viene in
contro con un sorrisetto beffardo, sono degli innocui animaletti da salotto.
“Buon compleanno, Tryphon!” schiamazza, già brillo,
con un ghigno ebbro di cattiveria.
Non mi prendo nemmeno la briga di correggerlo.
Mi chiedo cosa succederà quando avrà usato tutti i
nomi vagamente somiglianti a ‘Topher’. Probabilmente riciclerà quegli vecchi…
Augurando anche a lui un’intolleranza al lattosio
talmente violenta da impedirgli persino di guardare un documentario sulla
mungitura del latte, mi allontano dalla folla, deciso a prendere una boccata
d’aria.
Vago senza meta sul prato insanguinato di papaveri,
strappando di tanto in tanto dei ciuffi d’erba per scaricare la tensione. La
musica comincia pian piano ad affievolirsi, man mano che mi addentro nel parco,
sostituita dal più delicato notturno dei grilli.
Il venticello vespertino ha un effetto balsamico sui
miei sensi e, mentre contemplo la natura verdeggiante che mi circonda, sento
placarsi i turbamenti del mio animo…
Okay, comincio a pensare come una svenevole damina
francese del tardo Settecento. Sarà meglio smetterla!
All’improvviso una sagoma scura, spuntata da chissà
dove, mi viene in contro, silenziosa come uno spettro.
Indietreggio di qualche passo, allarmato, cercando
di capire se sia il caso o no di darsi alla fuga.
Non so perché sia così timoroso. Forse è meglio
evitare di pensare ai romanzi gotici tardo-settecenteschi quando è buio e si è
soli nella natura selvaggia.
Nel frattempo la figura misteriosa mi ha quasi
raggiunto e riconosco un sorriso famigliare.
“Sono ancora in tempo per farti gli auguri?”
“Bennet!” esclamo, con un tono di voce decisamente troppo acuto. “Che... che ci
fai qui?”
“Volevo scusarmi per non essere venuto alla festa. Tua madre mi ha detto che eri
qui…”
“Ah…”
“E’ simpatica, tua madre” commenta poi, con un sorrisetto. “Mi sono offerto di
aiutarla a rimettere in ordine e mi ha chiesto di sposarla.”
“Ah no, non è affatto simpatica… è solo sotto
shock”rispondo, con un gesto noncurante
della mano. “Sono… sono contento di vederti, comunque …”
“Avrei fatto meglio a venire alla festa…” risponde.
“Stella è insopportabile quando è arrabbiata.”
Io mi sarei anche fermato a ‘Stella è insopportabile’.
“Mi
dispiace che abbiate litigato” lo compatisco, cercando di sembrare
convincente.
Per tutta risposta, Bennet sospira.
“Non ti sei perso molto, comunque… solo un tentato
omicidio.”
“Cosa?!”
“Sono quasi andato a fuoco.”
Bennet sgrana gli occhi, incredulo, e gli racconto
brevemente l’accaduto.
“Per fortuna Nikki è intervenuta subito… e poi secondo
Gunther il gilet di seta mi ha protetto: è un tessuto poco infiammabile.”
“Incredibile!” esclama Bennet, sconvolto.
“Anche Holly ha rischiato la vita, comunque: Nikki voleva
ucciderla.”
“Posso immaginarlo!”
“Per fortuna siamo riusciti a fermarla” concludo, stentando a credere che sia
successo tutto veramente. “Holly non ha fatto che piangere, singhiozzare e
chiedermi perdono… Ho passato le due ore successiva a consolarla: è il colmo,
vero?”
“Puoi dirlo!” concorda lui.
“Non so neanche se è stato davvero un incidente, o se
l’abbia fatto di proposito…”
“Un movente ce l’aveva …” osserva Bennet. “Era furiosa per
la storia del giornale, a quanto so”
“Te ne ha parlato Stella?
“Diciamo che è il motivo principale per cui per cui abbiamo litigato” ammette,
con uno sbuffo.
“Accidenti, Bennet, mi dispiace tanto…”
“Non preoccuparti, non è colpa tua.”
E io che pensavo che partecipare al giornale scolastico
sarebbe stato divertente. Qui la gente è pronta ad uccidere per una stupida
rubrica!
“Ho provato a chiedere a Barnabas di riassegnare la rubrica
letteraria ad Holly, ma non c’è stato verso di convincerlo…”
Bennet emette un buffo grugnito solidale.
“C’era da aspettarselo… è una carogna”.
Rimaniamo per qualche secondo in silenzio, e il mio sguardo
passa in rassegna il cielo verde scuro e privo di stelle pur di non tornare a
posarsi su Bennet.
Mi dispiace vederlo così abbattuto…
E quel che è peggio è che è colpa mia!
“Sono sicuro che le cose si sistemeranno presto tra te e
Stella.”
“Grazie, Topher” risponde lui, con un debole sorriso.
“Mi odierà adesso, vero?”
“Chi? Stella? No…”
Gli rivolgo un’occhiata scettica.
“D’accordo, sì” si arrende, con un sospiro. “Credo ti odi…
un pochino.”
Mi mancava proprio un altro nemico.
Prima Herman e Barnabas, ora anche le gemelle Santini…
Certo, Holly si è scusata un centinaio di volte e sembrava
veramente dispiaciuta per il suo comportamento, ma dubito che vorrò stringere
rapporti con lei in futuro. E’ decisamente troppo instabile.
“Begli occhiali, comunque” aggiunge ironico Bennet, dopo un
p0’.
“Grazie! Se vuoi puoi anche ridere, non vorrei che
scoppiassi.”
Ridiamo entrambi e per un attimo i nostri occhi si
incontrano, cosa che, inspiegabilmente, mi mette in imbarazzo.
“Come hai fatto ad entrare?” domando, una volta dissipata
l’ilarità del momento. “Gli ingressi sono sorvegliati…”
“Ho molte risorse, sai?” risponde lui, con aria sorniona. “Non è la prima volta
che mi intrufolo in una festa senza essere stato inviato, ricordi?”
“No, sul serio, spiegami come ci sei riuscito!”
“Ho solo scavalcato la cancellata”
“Ma… sei impazzito? Potevi romperti l’osso del collo!”
Bennet fa spallucce, con aria noncurante, mentre tira fuori
una sigaretta dalla tasca.
“Non è successo.”
“Nonancora, almeno” osserva una voce alle mie spalle, improvvisa
e fredda come una raffica di vento. “E’ un eventualità da tenere in
considerazione”.
Con un sussulto, mi volto indietro a guardare.
Illuminato dalla luce della luna, Ashley cammina a passo
svelto verso di noi.
Non mi rivolge neanche uno rapido sguardo, ma fissa in
cagnesco Bennet, con i pugni serrati.
“Guarda guarda! Quale onore!” enfatizza Bennet, a denti
stretti. “Ci ha raggiunti sua maestà.”
“Vattene” sibila Ashley, minaccioso.
“Altrimenti?”
I loro occhi, carichi d’odio, baluginano nell’oscurità.
“Altrimenti che mi fai?”
Ashley non risponde alla provocazione, ma è livido di
rabbia.
Non l’ho mai visto così furioso.
Anzi, non l’ho mai visto furioso.
I due si osservano a lungo, studiando l’avversario, pronti
a scattare come due cervi nella stagione degli amori.
“Non dovresti essere qui” avverte Ashley, infrangendo il
silenzio carico di tensione.
“Intendi sulla faccia della terra, o in questo preciso
luogo?” ribatte Bennet, astioso.
“Vattene, ho detto.”
“Penso proprio che rimarrò qui, invece” si impunta Bennet.
Senza alcun preavviso, Ashley lo colpisce in faccia.
Trattengo il respiro, mentre Bennet rovina a terra. Col
naso sanguinante, si rialza immediatamente per avventarsi su Ashley.
Avvinghiati tra loro, rotolano sull’erba, ringhiando come
lupi.
Paralizzato dall’orrore, non riesco ad emettere alcun
suono, menchemeno separarli.
Riesco solo a guardarmi intorno disperatamente, in cerca di
aiuto.
Voltandomi a guardare la Città di Smeraldo, vedo Nikki
correre verso di me, agitando le braccia per catturare la mia attenzione.
“Fatina, è una vita che ti cerco!” la sento urlare, ancora
lontana. “Temo che dovrai aspettare un po’ per la tua torta di compleanno!”
“Nikki!” grido, sollevato, mentre il mio sguardo saetta da
lei a i due contendenti.
“Lo so, Fatina, mi dispiace! Ma non è colpa mia!” si
schermisce lei, raggiungendomi. “C’è stato un piccolo contrattempo con i
camerieri… Stupide scimmie! Una ha scambiato la fontana di champagne per
un bidet, e ne ho sorprese quattro intente ad accoppiarsi senza ritegno
sul buffet dei dolci…”
La sua voce si spegne quando si accorge di Ashley e Bennet
che, seminascosti dall’erba, continuano a darsele di santa ragione.
“Ma che diavolo sta succedendo qui?!”
Mi accorgo solo ora, intanto, che gli Alexandria Alligators hanno seguito Nikki
come fedeli cagnolini. Dopo pochi istanti, ci raggiungono e provvidenzialmente
si lanciano su i due litiganti, riuscendo a separarli.
“VATTENE!” continua a ringhiare Ashley, avvinto dai
bicipiti pulsanti di un Alligator. “FUORI DI QUI!”
“D’accordo, d’accordo, me ne vado!” lo asseconda Bennet,
liberandosi con una certa difficoltà dalla stretta dell’energumeno che lo ha
immobilizzato. “Me ne vado…”
“Sei ti azzardi di nuovo a…”
“E’ stato un piacere discorrere con te, fratellino” lo interrompe Bennet,
asciugandosi con la mano le labbra insanguinate. “Buonanotte.”
Detto questo, si allontana, voltandosi di tanto in tanto a
lanciare sguardi rancorosi ad Ashley.
“Non posso crederci!” esala Nikki, a bocca aperta.
Ancora sconvolto, guardo Bennet sparire nell’oscurità.
Poi, improvvisamente, spicco una corsa.
“TOPHER!” mi urla dietro Nikki. “TORNA QUI!”
Ignorandola, continuo a correre, sentendo i fili d’erba
sfiorarmi le caviglie, finché non l’ho raggiunto.
“Bennet!
Stai bene?!” ansimo, con il cuore in subbuglio.
“Ho
appena fatto un occhio nero a quell’idiota” risponde, tetro. “Perciò sì, sto
alla grande, grazie.”
“Anche
tu sei ferito…”
“E’ solo un po’ di sangue. Sto bene.”
Usciamo
insieme dall’ingresso principale. I buttafuori fortunatamente sono troppo presi
dalle loro dissertazioni sul football per badare a noi.
“Torna
alla festa, non voglio rovinarti ulteriormente la serata…”
“No,
andiamo a casa mia. Devi medicarti quelle ferite…”
Monica
dev’essere uscita di nuovo con ‘la signorina Burnbury’, perché in casa non c’è
segno di vita.
Appollaiato sul bordo della vasca da bagno, Bennet si lascia docilmente
tamponare con un po’ di ovatta il labbro spaccato.
“Sai,
hai detto qualcosa di strano, prima” esordisco, imbevendo di disinfettate un
batuffolo di cotone. “Probabilmente devo aver capito male…”
Bennet sussulta, lamentandosi del bruciore.
“Cosa
intendevi quando hai chiamato Ashley ‘fratellino’?”
La domanda rimane come sospesa nell’aria per qualche secondo, senza ricevere
risposta.
Bennet
mi rivolge uno rapido sguardo, per poi chinare in fretta il capo.
“Non
vuoi rispondere?” insisto, asciugandogli il sangue rappreso sul naso.
Gli
occhi di Bennet rimangono bassi, e la sua bocca sembra chiusa ermeticamente.
“Aspetta…” trasalisco. “Aspetta un attimo…”
No, devo aver capito male. Non può essere...
“Tu ed
Ashley non potete essere veramente fratelli…” sussurro, timidamente, come
se fosse una terribile eresia.
“E’
sconvolgente anche per me, a volte” si decide a rispondere Bennet, cupo.
Continuo
a premere l’ovatta sulla sua guancia, anche se ormai è completamente pulita.
“Ma
come… com’è possibile?”
“Be’, una coppia di essere umani può avere anche più di un figlio…”
“Per…perché io non lo sapevo?” lo interrompo, turbato, senza neanche ascoltarlo.
“Entrambi facciamo finta di non conoscerci” risponde con calma Bennet, tornando
serio. “Come avrai notato, i nostri rapporti non sono proprio idilliaci…”
“Ma voi non potete essere fratelli!”
“Mai notata la somiglianza?” ribatte Bennet, chiaramente disgustato al solo
pensiero.
“Sì
forse vi… vi… somigliate, ma… non avete lo stesso cognome!” balbetto,
esterrefatto. “Quindi… quindi siete fratellastri?”
Bennet scoppia in una risata amara.
“No, no,
temo proprio essere suo consanguineo, purtroppo.”
“Ma allora…
“Il mio nome completo è Bennet Brown Betterton. Per quanto ridicolo, ‘Brown’ è
il mio secondo nome.”
La mia
espressione incredula lo induce a continuare.
“Allora... credo ti debba delle spiegazioni: Ashley non voleva che frequentassi
il suo stesso liceo e per quanto mi riguarda, anch’io avrei preferito di gran
lunga una scuola pubblica. I nostri genitori, però non l’avrebbero mai
permesso…”
“Questo non spiega la storia del cognome…”
“Ci sto arrivando: Ashley ha posto una condizione. Se proprio dovevo iscrivermi
alla Wefanie, non voleva essere in alcun modo collegato a me. I miei non erano
affatto d’accordo, io invece non potevo chiedere di meglio! Mi sono iscritto
utilizzando il mio secondo nome come cognome. Il Preside e i professori hanno
fatto un sacco di storie, ovviamente, ma alla fine mio padre, pur di porre fine
alla faccenda, ha staccato un assegno. Da allora, almeno a scuola, io ed Ashley
abbiamo smesso di essere fratelli.”
“Non ho parole!”
“La
faccenda si commenta da sola.”
“E’
semplicemente assurdo!” continuo, sconcertato. “Ashley è incredibile! Come ha
potuto pretendere che ti iscrivessi sotto falso nome? Insomma, non pensavo
potesse essere così…”
“… ignobile?”
“Esatto!”
“Anche con te lo è stato, a quanto so.”
“Sì, ma tu sei suo fratello!”
Bennet tace, pensoso.
“Putroppo questa è una verità che nessuno può negare”
conclude, tristemente.
Richiudo con un gesto meccanico il tappo del disinfettante,
mentre la mia mente lavora febbrile.
“Ora devo andare” annuncia Bennet, scattando in piedi.
“No… per favore, aspetta…”
“Grazie per avermi medicato” si congeda, in tono risoluto. “Buonanotte, Topher.”
Prima che riesca a balbettare qualcosa, lo sento scendere
le scale e, dopo pochi istanti, la porta dell’ingresso si chiude con un rumore
sordo.
Tutto questo ha dell’incredibile!
[1]
Ovviamente, Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Ma che lo scrivo a fare?
Eccesso di zelo.
Okay, ragazzi,
sono pronto a reazioni in stile Holly Santini...
O forse la vostra ira si è lentamente
tramutata in fredda indifferenza?
Non so più come scusare i miei ritardi, ma continuo a chiedervi perdono,
sperando che questo capitolo sia stato abbastanza 'infuocato' da
'accendere' il vostro interesse ;)
Vi anticipo che questo è soltanto l'inizio... nei prossimi e ultimi dieci
capitoli (circa), ho intenzione di scatenare l'inferno :)
Ringrazio di cuore tutti gli affezionati
lettori che ancora non mi vogliono morto, anche se ne avrebbero tutto il
diritto! :* Smuack!
Cercherò di aggiornare il prima possibile,
promesso, anche a costo di mollare l'università!
Esperanza, la fuerza de la
pasiòn è la prima mini spin-off formato telenovela, incentrata
sull'avventurosa giovinezza di Esperanza Vivas, la vulcanica colf di Villa
Hortense. Passioni infuocate, amori proibiti e torbidi intrighi sullo sfondo di
una caliente e insidiosa Buenos Aires...
Nelle puntate precedenti
di "Esperanza, la fuerza de la
pasion"...
Esperanza Vivas e il suo amato Agapito Amador, entrambi originari di Buenos
Aires, dopo molte tribolazioni, decidono di sposarsi e coronare il loro sogno
d'amore. Vengono però ostacolati dal perfido Don Porfirio, innamorato pazzo di
Esperanza. Rifugiatisi in Florida, dove finalmente riescono a sposarsi, i due
giovani si trovano in precarie condizioni economiche, e così Esperanza, ad
insaputa del marito, lavora come spogliarellista in un night-club. Qui,
però, è molestata da un vecchio ex-professore di teologia, il prof. Orion
Adichermatos. L'uomo le offre una somma esorbitante in cambio di un solo bacio
ed Esperanza, bisognosa di denaro, accetta suo malgrado l'offerta del vecchio
maniaco. Agapito coglie i due in fragrante e prima che Esperanza possa
spiegarsi, il vecchio Adichermatos spara Agapito, ferendolo a morte. Esperanza,
dopo aver incontrato in sogno sua nonna Guadalupe, utilizza i poteri divini del
suo rosario d'oro per tornare indietro nel tempo (tre grani del rosario hanno il
potere di avverare qualsiasi desiderio). Per un fatale errore, però, Esperanza,
si ritrova ai tempi della presa di Troia e viene catturata dall'eroe acheo
Diomede. Conclusa la guerra, la donna è condotta ad Argo, dove regna Diomede.
Tuttavia, una volta giunti in città, l'eroe scopre che sua moglie e i suoi
sudditi, come per un maleficio, si sono dimenticati di lui e viene cacciato come
un vile impostore.
Episodio 10 - Viudez
violada Diomede riconosce nell'inspiegabile amnesia di sua moglie e dei suoi sudditi
la vendetta della perfida dea Afrodite, che lo odia per averla ferita ad una
mano durante la Guerra di Troia. Decide, perciò, di rimettersi in mare in cerca
di nuove terre. Approda in Esperia (l'attuale Italia) dove fonda la città di
Venusia (oggi Venosa, Basilicata), dedicandola ad Afrodite, nel tentativo di
placare le ire della dea. Essendo stato abbandonato dalla sua legittima moglie
Egialea, decide quindi di sposare la sua concubina, la prigioniera Esperanza,
che, ancora innamorata del defunto Agapito, cerca in tutti i modi di opporsi.
Diomede si reca così a Cuma, dove interroga la profetessa Sibilla. Ella gli
rivela che la riluttanza della donna a sposarsi deriva dal fatto che è ancora
devota alla memoria del defunto marito.
Episodio 11 - Con la ayuda de Afrodita
La Sibilla, rispondendo alle richieste di Diomede, desideroso di sposare
Esperanza, consiglia all'eroe di placare l'ira della dea Afrodite con il
sacrificio di cento colombe bianche e di offrirle in dono un gioiello rubato
alla donna amata. Solo così Esperanza sentirà nascere dentro di sè una smodata
passione per l'eroe. Diomede segue scrupolosamente le istruzioni della
profetessa, ornando la statua della dea con il rosario d'oro di nonna Guadalupe,
rubato ad Esperanza durante il sonno.
Una volta ridestatasi, l'indomani, Esperanza ha dimenticato completamente il suo
Agapito e avverte un'improvvisa voglia di copulare selvaggiamente con Diomede. I
due, celebrate le nozze nel Tempio di Afrodite, soddisfano i loro più bassi
istinti carnali nel loro talamo nuziale.
Episodi 12 - Matrimonio estratégico
Ben presto Esperanza, sposa di Diomede, mette alla luce tre gemelli: due maschi,
Metrocle e Patostene, e una femmina, Agape. A turbare, però, questo bel
quadretto familiare è la guerra che Diomede e i suoi sudditi intraprendono
contro i rivali Dauni, una popolazione alquanto bellicosa. La figlia del re
nemico, Evippe, viene fatta prigioniera, ma la sua bellezza suscita
immediatamente il desiderio di Diomede, che medita, inoltre, di sposare la
giovane, in modo da pacificare i due popoli e aggiungere al suo regno anche il
dominio della Daunia. Esperanza, folle di gelosia, dopo essere stata ripudiata
dal marito, finge in un primo momento di aver accettato di buon grado le nuove
nozze di Diomede, ma in realtà ha meditato un terribile piano: invia i suoi
figli, i piccoli Metrocle, Patostene e Agape, a portare in dono alla matrigna
Evippe il Fallo del Demonio, una varietà velenosissima di peperoncino, facendole
credere che si tratti del leggendario Flauto di Pan, un peperoncino capace di
incrementare notevolmente la potenza sessuale di chi lo mangia.
Continua...
Le
curiosità prive d'interesse
x Non credo ci siano
sculture o altre opere d'arte più inquietanti della Maddalena lignea,
forse solo il ritratto del principe de La Bella e la Bestia.
x Non c'ho mai capito
un tubo di Donnie Darko, né tanto meno di Matrix.
x Il chirurgo estetico
di Nikki, Cornelius Chelsea, prende il nome dal pioniere della chirurgia
plastica, Aulus Cornelius Celsus, vissuto nel I secolo a.C.
Articolo IV, Regola III I mocassini possono essere
indossati esclusivamente dai membri o veterani del Club o da celebrità. Ogni
rivenditore calzaturiero deve disporre di una lista aggiornata dei clienti
autorizzati ad acquistarli.Qualunque individuo estraneo alla confraternita che
indossi mocassini e ne faccia sfoggio indegnamente deve essere punito nel più
breve tempo possibile. Nei casi più gravi sono contemplate almeno due tipi di
punizione:
ESPULSIONE: il reo verrà espulso dalla Wefanie High School con un pretesto
qualsiasi;
SABOTAGGIO: i mocassini del reo verranno distrutti in segreto attraverso
qualsiasi mezzo: bruciati, fatti a brandelli da belve feroci, tagliuzzati con
delle cesoie, scomposti molecolarmente, immersi nell’acido o fatti esplodere.
Per i mocassini in camoscio è possibile ricorrere anche al Battesimo del
Biasimo, ma generalmente si preferisce infliggere questa pena nei casi di grave
violazione interna al Club 1.
1per ulteriori
chiarimenti riguardo il Battesimo del Biasimo, rimando all’articolo II, regola
I.
(Balthazar Babcock, De Mochassinorum Sodalitate -
Versione rimaneggiata e tradotta)
“H
o deciso munificamente di perdonarti” annuncia Nikki in
corridoio, la mattina dopo il Ballo.
“Perdonarmi per cosa, esattamente, o Magnanima?”
domando ironico, nascondendo il libro di algebra nei recessi dell’armadietto.
“Per aver assistito inerme ad una rissa fratricida?”
“No, per aver invitato al Ballo il fratello sbagliato…”
“Prima di tutto io l’ho invitato alla mia festa casalinga, non gli ho detto di
raggiungermi al Ballo” rispondo, in tono acido. “E poi, scusa, quale sarebbe il
fratello giusto? Ashley?”
“… senza contare che sei scappato senza dire una parola!”
continua lei imperterrita, ignorando volutamente la mia provocazione. “Ho dovuto
dire a tutti che il festeggiato è fuggito con il principe di Svezia e ora che ci
penso, non sono neanche sicura che la Svezia ce l’abbia, un principe!”
“Sì, Carlo Filippo… e comunque non sono scappato: Bennet
era ferito, qualcuno doveva medicarlo.”
“Ferito… andiamo!” protesta Nikki. “Un cerotto era
più che sufficiente! Persino il dottor House l’avrebbe capito… alla terza
diagnosi!”
“Be’, io…”
“E poi anche Gloria se l’è vista brutta quando è stata
aggredita da una scimmia volante, ma non si è lamentata!”
“Probabilmente perché è rimasta traumatizzata!”
“Mmm sì, in effetti, non ha più parlato per il resto della serata…” osserva,
impensierita. “Ma non è questo il punto! Il punto che hai mollato tutto per fare
da crocerossina… o meglio, da veterinario a quel…”
“Perché non mi hai detto che Bennet e Ashley sono
fratelli?” la interrompo. “Tu lo sapevi, vero?”
Nikki sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
“Perché non mi sembrava un’informazione così importante!
Quei due si odiano ed Ashley non ha tutti i torti: è un selvaggio attaccabrighe
senza il minimo gusto estetico!”
“Questo non è vero!” protesto, chiudendo con un po’ troppa
veemenza l’armadietto.
“Non dovresti frequentarlo…” mi ammonisce Nikki. “Non
dovresti nemmeno rivolgergli la parola! Ti cacceranno dal Club se…”
Un’altra voce, ancora più stentorea, interrompe la
sua ramanzina: qualche armadietto più in là Stella Santini dà il meglio di sé
sbraitando come un’isterica, con i suoi dozzinali braccialetti metallici che
tintinnano minacciosamente. Bennet ha assunto la tipica espressione del martire
e sembra sopportare con stoicismo i suoi starnazzi.
La chiassosa scenetta, intanto, ha attratto
l’attenzione di molti curiosi a caccia di pettegolezzi, mentre la campanella
trilla inascoltata.
“Cos’ha da abbaiare quella cagna?” si lamenta Nikki,
irritata.
Rispondo con un grugnito, senza riuscire a staccare
gli occhi da quei due.
All’improvviso Stella intercetta il mio sguardo e mi
raggela con un’occhiata omicida.
Bennet segue la traiettoria dei suoi occhi, ma torna
subito a guardare fisso il pavimento, come se pensasse di poterci sprofondare,
con un po' impegno e concentrazione.
Credo preferisca di gran lunga tempestare Ashley di
pugni piuttosto che dover sopportare quell’arpia della sua ragazza.
Bennet è decisamente troppo galante per
prenderla a calci nello stomaco.
Io sarei tentato.
Sì, come no… ma che dico?
Stella mi stenderebbe prima ancora di dire “Banzai!”
Almeno, però saprei che Nikki la decapiterebbe
all’istante con un Calcio Carpiato del Caribù Collerico del Congo… a meno che
non veda la mia morte come una meritata punizione per aver stretto amicizia con
un Mocassino-privo come Bennet.
“…comunque, come dice sempre To-Poun, non serve a
niente piangere sulla salsa di soia versata… So che non commetterai di nuovo gli
stessi errori e per questo ho già deciso di perdonarti” prosegue Nikki, poco
interessata agli starnazzi di Stella. “In cambio, però, insisto perché tu venga
alla Dieta di questa sera, almeno… ne hai marinate fin troppe, ultimamente!”
Non muoio dalla voglia di vedere Ashley e la
combriccola dei Cattivi Disney ma…
“Verrò, promesso” la assecondo, troppo stanco per
discutere ancora.
Ci dirigiamo insieme verso l’aula di Matematica,
mentre cerco di non avvicinarmi troppo a Stella, che ora schiuma come un
cappuccino. O forse, nel suo caso, sarebbe più appropriato il paragone con un
boccale di birra.
“Abbia inizio la Dieta!” trilla Nikki, mentre la
libreria si divide in due rivelando l’ampio salone segreto del Club. “Stasera
abbiamo molte cose importanti di cui discutere!”
La comunità à la page della Wefanie prende posto sulle morbide poltrone
rosa antico, mentre raggiungo un angolino buio della sala, nascondendomi dietro
la voluminosa chioma di Mia.
L’ultima cosa che voglio è dare troppo nell’occhio.
Come non detto: Herman Northangle mi ha già avvistato e mi dimostra tutta la sua
maturità rivolgendomi un’irriverente linguaccia. Non so perché, ma mi aspettavo
una lingua biforcuta. Invece è arrotondata come qualsiasi altra, solo un po’ più
lunga del normale. Evidentemente è un muscolo che allena con una certa
regolarità.
Intanto Nikki si dispone al centro della stanza,
pronta per cominciare, facendo bella mostra di sé in un fiammeggiante tubino
rosso con applique a fiori scarlatti sulle spalle. Dietro di lei, due
giocatori della squadra di pallanuoto, Selkirk e Walpole, ad un accenno della
ragazza, saltano in piedi e srotolano quelle che sembrano due lunghe pergamene
sulla lavagnetta presa in prestito per l’occasione dal Laboratorio di Chimica.
I due energumeni tornano al loro posto, lasciando
libera la visuale, e a quel punto i membri del Club sono scossi da un comune
brivido d’orrore, mentre Patricia Fulton si accascia a terra priva di sensi,
subito soccorsa da Edith Endicott.
Incuriosito, mi creo un varco fra le fronde della
chioma ricciuta di Mia e do un’occhiata alla lavagnetta, coperta da due grandi
fotografie. Entrambe ritraggono i primi piani di due ragazze che credo di aver
già incrociato in corridoio, di tanto in tanto: la prima con metà del volto
martoriato dall’acne e l’altra metà nascosta dal collo di un vaporoso dolcevita,
come Welma di Scooby-Dooh, la seconda, con l’aspetto di un uccello
tropicale, con tanto di nas0ne a becco di tucano e meche fucsia acceso.
“Sono quasi sicura che quel rospo pustoloso
si chiami Audrey Lacer” afferma Blanche Chemel, con aria disgustata. “Se non
sbaglio frequentate gli stessi corsi, vero, Patricia?”
Patricia Fulton, ancora troppo debole dopo il suo mancamento, scuote la testa,
tremando alla sola idea.
“Non più: ha cambiato i suoi orari” spiega Edith,
accarezzandole distrattamente una mano. “Aveva incubi tutte le notti.”
“Non mi meraviglia” commenta Angelica Vaughan. “Probabilmente le ostetriche che
le hanno aiutate a venire al mondo non chiudono occhio da anni.”
“Chi è l’altro sgorbio, comunque?” si informa
Allegra Hines. “Assomiglia ad una maschera apotropaica che abbiamo visto quando
eravamo in vacanza a Creta… non credi anche tu, Aglaia?”
La sorella gemella si limita ad annuire, con una smorfia di disprezzo stampata
in faccia.
“Quella è Betsy Brummage, credo. Primo anno anche
lei” la identifica Blanche. “Ieri involontariamente ho dato un’occhiata di
sfuggita al suo vassoio: sembra sia convinta di avere il diritto di assumere
carboidrati!”
“Bene!” interviene Nikki, mettendo fine al chiacchiericcio scandalizzato degli
astanti. “Questi due esseri deformi, che potete vedere alle mie spalle e che
avete giustamente identificato come Audrey Lacer e Betsy Brummage, non soltanto
sono il prodotto malriuscito di atti riproduttivi quasi certamente contro
natura, ma anche due meschine e vili criminali che insozzano il buon nome della
nostra scuola.
“Stamattina, questi due abomini hanno avuto la
brillante idea di sfilare per i corridoi con ai piedi i loro mocassini freschi
d’acquisto…”
Mia e Gloria non riescono a trattenere un urlo di orrore, mentre Patricia Fulton
vomita abbondantemente in un prezioso vaso Ming.
L’unico rimasto impassibile è Ashley, seduto con aria assente sulla sua scranna
presidenziale. Sembra completamente immerso nei suoi pensieri, il che è solo un
bene: almeno non devo sforzarmi troppo di evitare il suo sguardo.
Noto che
la rissa con Bennet gli è valsa un grosso livido violaceo intorno all'occhio e
un graffio sulla guancia. Non riesco a capire se la cosa mi faccia piacere o no.
“Naturalmente sapete benissimo che nessuno studente,
fatta eccezione per noi membri del Club, è autorizzato ad indossare questo tipo
di calzature” prosegue intanto Nikki, con aria severa. “Chiunque, anche chi
fosse del tutto all’oscuro dell’esistenza del Club dovrebbe conoscere bene la
regola non scritta per cui soltanto le personalità più à la page
dell’istituto dispongano di questo privilegio. Per questo motivo, da quando il
Club è stato fondato, come ben sapete, i proprietari di ogni boutique
della contea hanno l’ordine tassativo di vendere mocassini solo ai nomi presenti
sulla lista che viene fornita loro ogni mese. E’ chiaro, dunque, che ci troviamo
di fronte ad una commessa negligente, o a due infide smorfiosette decise ad
ottenere un paio di mocassini anche a costo di varcare il confine messicano.”
Patricia Fulton commenta con un ulteriore conato di vomito.
Le due ore trascorse fin’ora sono state dedicate
quasi interamente alla scelta della giusta punizione da infliggere alle due
ignare peccatrici. Blanche ha proposto la subitanea espulsione, mentre Angelica
ha insistito fino alla fine per la loro defenestrazione. Più sofisticata l’idea
di Herman, che, arricciandosi dei baffi immaginari come il cattivo di un film
muto, ha suggerito di legare le colpevoli alle rotaie del passaggio a livello
più vicino.
Nikki, mostrando un po’ di buonsenso, ha proposto invece di assoldare un sicario
(Esperanza) per introdursi nottetempo nel dormitorio delle due ree e distruggere
i mocassini della discordia, visto che punizioni troppo clamorose come
l’espulsione e la mutilazione, se pur meritate, potrebbero mettere a repentaglio
la segretezza del Club.
Alla fine la soluzione di Nikki ha ricevuto la distratta approvazione del
Presidente, scatenando le vive proteste di Angelica ed Herman, che Ashley ha del
tutto ignorato, troppo assorto per prestare loro attenzione.
Ora che la difficile questione si è finalmente
conclusa, Nikki e gli altri membri del Club sono impegnatissimi con il secondo
punto all’ordine del giorno, ovvero scarabocchiare, armati di pennarelli neri,
le foto delle due colpevoli.
“Ora è quasi carina” dichiara soddisfatto Herman,
dopo aver annerito i denti della povera Betsy Brummage.
Edith Endicott e le gemelle Hines squittiscono,
divertite, mentre tempestano di punti neri la fronte di Audrey Lacer, già dotata
di un folto paio di mustacchi da Mia e Gloria.
Mentre osservo affascinato gli artisti a lavoro,
Ashley mi appare accanto, con aria funerea.
“Ho bisogno di parlarti.”
“D’accordo” rispondo automaticamente, senza nemmeno
guardarlo.
Ashley rivolge un’occhiata nervosa al resto del Club, che è tutto preso dal
sacro fuoco dell’arte, e mi invita a seguirlo nel corridoio buio.
Anche alla flebile luce proveniente dall’Ufficio del
Preside, mi accorgo che è estremamente teso.
“Devo chiederti di smettere di frequentare mio
fratello” snocciola bruscamente.
Per qualche secondo resto ammutolito dalla rabbia.
Prima Nikki e adesso anche lui…
Ma quando comincerà la gente a farsi gli affari
propri?
“Per fortuna nessuno del Club ha assistito alla rissa, ieri, e la storia di
Nikki sul principe di Svezia ha convinto quasi tutti… Se avessero saputo di
Bennet, il tuo posto nel Club sarebbe sicuramente stato messo in discussione.”
“Quindi mi stai dicendo tutto questo perché ti sta a cuore che rimanga nel
Mocassini Club?” domando, gelido.
“Sì… ” borbotta Ashley, impressionato dal tono della
mia voce. “Insomma… certo che sì”
“E da quando ti preoccupi per me?”
A giudicare dalla faccia di Ashley, questa era proprio la reazione che temeva.
“Topher, ascoltami…” comincia, in tono calmo e
scandendo bene le parole, come se fossi un bambino capriccioso da assecondare.
“So che i trascorsi fra noi…”
“I trascorsi…” gli faccio eco, in tono
scettico.
Ringrazio di trovarmi in un luogo buio.
Dubito che riuscirei a parlargli così, alla luce del
sole.
Aiuta non distinguere bene i tratti del suo viso.
“Io so di aver sbagliato con te…” ammette, con lo
stesso tono accondiscendente e terribilmente irritante. “Non volendo, ti
ho illuso…”
“Cosa pensavi? Che fossi una facile preda, vero?” sbotto, non riuscendo più a
trattenermi. “E poi? Quando ti sei accorto che non sarei venuto a letto con te
così facilmente, sei tornato tra le braccia di Herman, non è così?”
Ashley si lascia scappare un sospiro, peggiorando la
situazione.
“Forse sì, forse ti consideravo una facile preda… e
ti chiedo scusa per aver pensato…”
“Non mi devi delle scuse” lo interrompo. “E’ evidente che tra noi non c’è mai
stato niente, almeno non per te. Altrimenti avresti qualcos’altro d’aggiungere…
non ti importa niente di me, non te n’è mai importato realmente, e ora ti
arroghi il diritto di giudicare le mie amicizie? Ti preoccupi tanto di me e
Bennet…”
“Lo dico solo per il tuo…”
“Mi hai buttato via come un giocattolo e adesso ti
dà fastidio che sia tuo fratello a giocare con me…” continuo, sentendo un’ira a
lungo repressa scorrere a fiumi da ogni parola. “Ed è qui che ti sbagli! Bennet
è mio amico, non è come te!”
“So cosa pensi di me, che sia una specie di…
mostro. Ma non è così, o almeno non lo sono sempre stato.” riprende Ashley,
approfittando della mia pausa. “Qui la mia rivalità con Bennet non c’entra
nulla… si tratta di te… e del Club! Forse è vero, forse non ho mai provato i
tuoi stessi sentimenti, ma mi dispiace davvero di averti trattato in quel modo…
e credimi se ti dico che da quando sono nel Club, tu sei l’unica persone
reale che abbia mai incontrato… e non un altro manichino griffato come tutti
gli altri…”
“Mi dispiace, ma questo avresti dovuto capirlo
prima” rispondo, con la voce rotta dall’emozione.
Ashley vorrebbe controbattere, ma poi decide di rimanere in silenzio,
scoraggiato.
“Adesso scusami… ” balbetto, poi bofonchio qualcosa
sul dover andare alla toilette e corro via per il corridoio immerso
nell’oscurità.
Il rumore dei miei passi affrettati riecheggiano in
modo inquietante, rimbalzando sulle alte volte del soffitto, mentre corro a
perdifiato, senza sapere bene dove andare.
Dopo aver brancolato nel buio per quelle che mi sono
sembrate ore, raggiungo il bagno à la page dei ragazzi, illuminato solo
dalla luce argentea della luna.
Mi chiudo in uno dei cubicoli e mi fermo a
riprendere fiato, la schiena premuta contro la porta.
La situazione comincia a farsi davvero
insostenibile.
Perché dovrei rinunciare a qualcosa?
Non è quello che voglio!
Bennet… il Club degli Scacchi… i ragazzi del giornale, perché mai dovrei
rinunciare alla loro amicizia per rimanere nel Mocassini Club?
Perché dovrei rimanere nel Mocassini Club?
In fondo è stata Nikki ad iscrivermi, e solo per
avere qualche chance di farmi notare dall’irraggiungibile Ashley
Betterton.
E ora?
Cosa mi lega al Club?
Oltre Nikki?
Nulla!
Una vocina sincera, che si leva da qualche angolo
buio della mia coscienza, non sembra essere d’accordo: la verità è che… mi piace
far parte del Club.
Non mi ero mai sentito così prima d’ora…
parte di un gruppo, di qualcosa di più importante di un forumonline
di poesia.
E’ vero, i suoi membri sono frivoli, spesso
superficiali, e alcuni di loro anche odiosi (e non c’è bisogno di fare nomi), ma
tutti loro riescono a farmi sentire diverso dal solito Topher…
Dal Topher occhialuto e secchione che sono sempre
stato, la Toffoletta derisa da tutti…
So che non dovrebbe essere un circolo elitario a farmi sentire qualcuno, ma le
mie capacità…
Eppure è stato il Mocassini Club che mi ha permesso
di intravedere quella parte di me che ho tenuto nascosta per troppo tempo…
Che mi spaventa e mi affascina allo stesso tempo…
Non voglio rinunciare ad esplorarla…
Tutto preso da questi pensieri, quasi non mi accorgo
del cigolio della porta del bagno e del rumore di passi sul pavimento di marmo.
Ashley.
Non pensavo sarebbe venuto a cercarmi.
Non pensavo di interessargli tanto.
Di sicuro lancia segnali confusi.
Decido comunque di rimanere nascosto nel mio
cubicolo, al sicuro da altre conversazioni spiacevoli.
“Sei proprio sicura che sia entrato qui dentro?”
domanda una voce sconosciuta.
Riesco a malapena a trattenere un sussulto.
“Sì, Erebus… sono sicura” risponde seccata
un’altra voce.
Mi abbasso per spiare dal buco della serratura, ma
proprio in quel momento, c0n mio sommo orrore, la porta del cubicolo si
spalanca.
Dalla posizione in cui mi trovo riesco a vedere
l’orlo di quelli che sembrano… lunghi mantelli neri.
Tremando di paura come un tacchino alla vigilia del
Ringraziamento, alzo pian piano lo sguardo e…
“AAAAAAAAAAAAAAAAH!”
Le mie urla rimbombano come un’esplosione, mentre mi
arrampico sulla tazza del gabinetto.
Proprio di fronte a me fluttuano nell’aria tre
grosse farfalle dai colori violenti.
Dopo qualche secondo, mi accorgo che le farfalle in
realtà sono maschere, attraverso cui tre paia di occhi mi scrutano
nell’oscurità.
Le tre figure incappucciate continuano a guardarmi
in silenzio per qualche secondo, mentre ricambio il loro sguardo, paralizzato in
una posizione che in un altro contesto troverei ridicola, con i piedi in bilico
sul bordo del water e aggrappato disperatamente alla catenella dello
sciacquone.
“Che ti dicevo? Eccolo qui” rompe il silenzio
l’unica ragazza del misterioso terzetto, bassina e con un’appariscente maschera
a forma di sfinge testa di morto.
“D’accordo, Atropo, avevi ragione tu”
risponde piccato un altro incappucciato, con una maschera-farfalla striata di
grigio e celeste polvere, con due grosse macchie gialle a forma di occhio sulle
ali.
“Finalmente lo ammetti, Erebus!” sottolinea soddisfatta Atropo. “Ho sempre
ragione, io!”
“Quando avrete finito di bisticciare, voi due” li
rimbrotta il terzo, con una maschera dalle ali nere e blu elettrico, “forse
potremo spiegare all’Eletto perché siamo qui…”
“Sì, giusto, Neoptolemus”
“Chi… chi siete?” provo a balbettare, senza alcuna
intenzione di scendere dal water.
“Vieni con noi e lo scoprirai” risponde secca
Atropo.
“Non aver paura” aggiunge Erebus, più rassicurante.
“Non vogliamo farti alcun male.”
“Ma… allora… cosa volete?”
“Abbiamo qualcosa di molto importante da dirti” spiega Neoptolemus. “Ma prima
dobbiamo portarti nel nostro quartier generale.”
“Ma…”
“Risponderemo alle tue domande strada facendo… non abbiamo molto tempo.”
Atropo, con n0n troppa gentilezza, mi strattona per
un braccio e per poco non cado giù seduto sulla tazza.
Frastornato, confuso e spaventato, seguo i tre
loschi individui fuori dal bagno, nel corridoio deserto.
“Allora, si può sapere chi siete?” sbotto, quando
ormai il panico e anche una certa irritazione hanno preso il sopravvento sulla
paura.
Nessuno dei tre mi degna di risposta, mentre si
guardano intorno con aria circospetta: nel corridoio non c’è anima viva. L’unico
movimento è quello dell’arbusto secco che rotola malinconico sul pavimento in
stile film western.
Il silenzio è interrotto solo da qualche schiamazzo
che riecheggia di tanto in tanto dall’Ufficio del Preside.
“Aspetto ancora una risposta.”
“Noi siamo le Falene” sussurra finalmente
Neoptolemus. “Facciamo parte di una Fratellanza di studenti il cui compito è
quello di preservare l’equilibrio nella Wefanie High School.”
“Un’altra società segreta?!” esclamo, a metà tra il sorpreso e l’esasperato.
“Shhh… fa silenzio!” sibila Atropo.
Non posso crederci!
Possibile che in questa scuola ci sia un segreto ad ogni angolo?
La Wefanie intera sembra poggiare su instabili fondamenta fatte di
segreti e cospirazioni.
Scommetto che anche gli inservienti della mensa
fanno parte di una misteriosa confraternita che si tramanda da generazioni la
ricetta del budino di riso servito a colazione! E chissà, magari anche i
professori sono membri di un club segreto di strip poker. Forse la scuola
stessa è stata costruita per coprire i traffici illeciti di contrabbandieri e
pirati…
“Al contrario del Mocassini Club, che fa il bello e
cattivo tempo nella scuola e privilegia gli studenti à la page, la
Fratellanza delle Falene non prende le parti di nessuno” prosegue Neoptolemus.
“E’ un’organizzazione segreta assolutamente neutrale il cui interesse primario è
preservare la sicurezza della scuola e il suo status quo.”
“E il Mocassini Club sa di voi?” domando, scegliendo
una a caso tra le mille domande che mi si affollano nella mente.
“Tu sei il primo con cui la Fratellanza sia mai
entrata in contatto da diversi anni” risponde Erebus, svoltando a destra e
affrettandosi lungo il corridoio della Sala Professori. “Solitamente agiamo
nell’ombra e nel totale anonimato…”
“Anche noi membri ignoriamo l’identità dei nostri confratelli. Per questo
indossiamo maschere e usiamo degli pseudonimi” chiarisce Neoptolemus.
Semplicemente assurdo!
Probabilmente devo essere scivolato sul marmo
incerato del bagno e questo è solo un sogno indotto dal coma.
Tra poco mi sveglierò e scoprirò che tutto questo è
frutto della mia fervida e contorta immaginazione…
Intanto, però, le tre Falene che marciano a passo
svelto davanti a me hanno tutta l’aria di esseri concreti, altro che proiezioni
incorporee di una psiche malata!
“Eccoci” annuncia Neoptolemus, premendo il tasto di
chiamata dell’ascensore, che solitamente è in funzione solo in orario
scolastico. Le porte automatiche si spalancano immediatamente, lasciando entrare
i tre incappucciati.
Muovo un passo in avanti, titubante, finché Atropo,
con la grazia che la contraddistingue, mi trascina dentro per la manica della
camicia: ci ritroviamo così tutti e quattro nella lussuosa cabina
dell’ascensore. Anche alla luce del piccolo candelabro a bracci sulle nostre
teste, i tre figuri sono irriconoscibili, mascherati e avvolti fino a i piedi
nei loro mantelli scuri. Le maschere a farfalla, per di più, camuffano le loro
voci in modo alquanto sinistro.
“Dove si trova esattamente… il vostro quartier
generale?” domando, nervoso.
“Oh, nei sotterranei” risponde con tranquillità
Erebus. “Parecchi metri sotto il parcheggio degli insegnanti.”
“Ma… ma… questo ascensore si ferma al pian terreno!”
“E secondo te a cosa serve il tasto con il simbolo a forma di farfalla?” sbotta
Atropo, in tono aspro.
Perplesso, osservo bene la pulsantiera d’ottone
della cabina, ma non riesco a trovare nulla di simile. L’unica cosa fuori dal
comune – e che, dopo quasi quattro mesi di scuola non sono riuscito ancora a
spiegarmi – è che ogni piano, eccetto il terzo, è dedicato ad un titano della
mitologia greca:
6 – Urano
5 – Crono
4 – Mnemosine
3 – Zeus
2 – Meti
1 – Rea
0 – Gea
“Aspetta… intendi l’ultimo pulsante? Questo qui?”
“Sì! Non vedi? E’ una farfalla!” bofonchia Atropo, burbera. “Cosa credi che
sia?”
“Ehm… a dire il vero è il tasto per chiudere le
porte” puntualizzo.
“Ah… giusto!” bofonchia lei, imbarazzata. “Ma non è
una coincidenza che ricordi una farfalla stilizzata… forse tu lo usi solo per
chiudere le porte in faccia a qualche professore petomane, ma per noi Falene è
la via d’accesso al nostro nascondiglio…”
Così dicendo Atropo si avvicina alla pulsantiera, ma anziché pigiare il tasto,
lo ruota di novanta gradi, trasformando la farfalla in una specie di clessidra.
Con un flebile ronzio, l’ascensore entra in azione,
ma solo per arrestarsi con un piccolo sobbalzo al secondo piano. Atropo impreca
a denti stretti, mentre le porte si spalancano, mostrando altri due
incappucciati.
Il primo, dalla statura imponente, indossa una
maschera dalle ali nere, con una macchia bianca e una scarlatta su entrambe le
ali. Il secondo, più basso, ha il volto coperto da una variopinta farfalla
macaone.
“Iphidamas! Morpho! Che ci fate qui?” sbotta Erebus.
“Eravamo venuti a cercarvi” risponde Morpho,
un’altra ragazza. “Perché ci avete messo così tanto?”
“L’Eletto non voleva staccarsi dal gabinetto”
risponde Atropo, con un sogghigno sarcastico.
“Sarà meglio che ci sbrighiamo” incalza Iphidamas.
“La Sibilla è quasi pronta...”
I nuovi arrivati prendono posto nell’angusta cabina e ci ritroviamo premuti
tutti e sei contro le pareti, come in una svendita di abiti firmati.
I numeri, intanto, scorrono lentamente sul
display…
2…
1…
0…
e infine una “farfalla stilizzata”.
Con un trillo, le porte si aprono sulla più totale
oscurità.
Di fronte a noi, soltanto un enorme tunnel buio di
cui è impossibile distinguere la fine.
Un forte odore di umido ci accoglie, decisamente
poco invitante.
“Bene, ragazzi!” esclamo, con voce insolitamente
acuta. “E’ stato un piacere viaggiare con voi! Ma temo di dovervi salutare: me
ne torno ai piani alti!”
Cerco di insinuarmi tra Neoptolemus ed Iphidamas per avvicinarmi alla
pulsantiera della salvezza, ma Atropo mi afferra per il polso, per poi bloccarmi
con le braccia dietro la schiena.
“Tu non vai proprio da nessuna parte, ragazzina!”
mi urla nell’orecchio. “Tu sei l’Eletto e devi seguirci!”
“Andiamo, Atropo, non fargli male…” la rimbecca Neoptolemus. “E’ nostro ospite,
non un ostaggio!”
“D’accordo… scusa tanto” borbotta lei, poco
convinta, liberandomi dalla sua stretta. “Ma se ci riprovi, ti acchiappo per i
capelli, intesi?”
Sfregandomi le braccia dolenti, le rivolgo
un’occhiata risentita.
Proprio non mi spiego che ci faccia un poliziotto cattivo come Atropo in una
società segreta che si autodefinisce ‘neutrale’.
Intanto Neoptolemus sfrega un fiammifero alle pareti
cavernose del tunnel ed accende una bugia d’argento, estratta da una tasca
interna del mantello. Alla luce tremolante della candela, il suo volto
mascherato è ancora più inquietante.
“Forza, andiamo.”
Le Falene lo seguono senza indugio lungo la stretta
galleria, in fila indiana, mentre mi lascio sospingere dalla minacciosa Atropo.
Lancio un’ultima, ansiosa occhiata all’accogliente e luminosa cabina
dell’ascensore, ma, dopo pochi istanti, le porte si richiudono, indifferenti al
mio destino incerto.
Procediamo in assoluto silenzio per quella che
sembra un’eternità. La galleria si incurva e si contorce come le spire di un
serpente, mentre l’aria si fa sempre più gelida.
Quando non sono troppo impegnato a fissare con ansia
il soffitto irto di stalattiti, aspettandomi di scorgere in ogni angolo gli
occhi rossi di un pipistrello, perlustro scrupolosamente con lo sguardo il
pavimento umido, temendo di imbattermi in un ratto o chissà quale altra
strisciante creatura ctonia.
“Siamo arrivati?” domando supplicante, in una
nuvoletta bianca di fiato condensato.
“Non manca molto ormai” risponde pazientemente
Erebus.
Strano, pensavo che “non mancasse molto” già
mezz’ora fa.
I cunicoli si susseguono, ognuno uguale al
precedente, mentre ormai sono ad un passo dall’ibernazione.
Non capisco come mi sia fatto convincere a venire
quaggiù.
Cosa diavolo vogliono da me?!
E perché diavolo mi chiamano ‘l’Eletto’?
E se fossi la vittima sacrificale di un cruento
omicidio rituale?
“BU!”
“AAAAAAAAAAH!”
Colto alla sprovvista, cado rovinosamente sul
pavimento gelato.
“ATROPO!” ruggisce Neoptolemus, infuriato.
Atropo ride di gusto del mio spavento, mentre cerco a fatica di rialzarmi,
aggrappandomi ad una sporgenza della parete.
Con mio sommo orrore, però, mi accorgo che non si
tratta di una semplice sporgenza… ma di un teschio.
Un
teschio umano,
incastonato nella pietra viva.
“Quello… quello è… che ci fa… qui… un… teschio?”
piagnucolo, in modo, lo ammetto, tutt’altro che virile.
“Ma come? Non sapevi che la scuola è stata costruita
su una necropoli indiana?” rivela Iphidamas, con disinvoltura.
“Sì, fino a metà Ottocento tutta quest’area era
territorio Poshiapa” aggiunge Morpho. “Probabilmente quel teschio è appartenuto
ad un guerriero o ad uno sciamano…”
Un cimitero indiano…
Un
cimitero indiano…
Ma a chi verrebbe mai in mente di costruire una
scuola su di un cimitero indiano??!!
Comincio davvero ad averne abbastanza della Wefanie
High School. Credo proprio che mi trasferirò da qualche altra parte, in una
scuola che assomigli un po’ meno ad una gabbia di matti o al set di un
film horror.
Cosa darei per studiare in un posto normale! Anche
un posto noioso, magari...
Forse ci sono dei buoni licei anche in Missouri… o
in Kansas?
Che aveva da lamentarsi Dorothy Gale del Kansas,
poi? Sì, magari è un po’ monotono e ogni tanto passa di lì qualche uragano… ma
almeno non corri il rischio di essere rapito nel cuore della notte e condotto
con la forza in un sotterraneo buio!
Credimi, Dorothy, mille volte meglio rimanere nel
grigio Kansas che volare oltre l’arcobaleno in un posto dove metà delle persone
che incontri vorrebbero ucciderti e l’altra metà sono completamente fuori di
testa!
Sospirando e recitando le mie ultime preghiere,
continuo a marciare con l’aria di un condannato a morte, rinunciando ormai a
qualsiasi tentativo di fuga.
Ora che so della necropoli, mi chiedo come abbia
fatto a non accorgermi prima dei teschi che tappezzano quasi ogni centimetro
della galleria. Alla luce fioca della candela di Neoptolemus, le loro orbite
vuote sembrano seguirmi con lo sguardo e le dentature scheggiate sogghignare al
mio passaggio.
“AHI!”
La colorita raffica di imprecazioni di Iphidamas
rimbomba nella galleria, facendomi sobbalzare.
“Cos’è successo?”
“Nulla… ho sbattuto la testa a questa stupida stalattite!” borbotta lui,
seccato. “Mi dimentico sempre di chinarmi in questo tratto…”
“Ottimo, significa che siamo arrivati” esclama Neoptolemus, facendo cenno di
affrettarsi.
Improvvisamente le pareti della galleria si aprono
in un’enorme caverna, talmente grande da lasciare Platone con un palmo di naso e
far schiattare d’invidia Batman e tutti i Nani di Moria.
La spropositata sala sotterranea è illuminata dalle
fiamme scoppiettanti di quattro bracieri, disposti lungo la circonferenza di
un’ampia piattaforma rocciosa. Su di essa, sono disposti a semi-cerchio dieci
troni di legno scuro.
“Benvenuto nell’Oracolo delle Falene” esclama
Neoptolemus, sorridendo di fronte alla mia espressione sbalordita.
“Ehm… g-grazie” esalo, mentre il mio sguardo si
perde dall’interminabile soffitto ricoperto di cristalli al baratro oscuro che
circonda la piattaforma. Mi accorgo con mio grandissimo raccapriccio che l’unica
via per raggiungerla è un’interminabile scalinata di pietra, sospesa sull’abisso
sottostante.
Sarei ben felice di tornarmene nel Tunnel dei
Teschi, ora…
Dopotutto non era così male…
Le Falene, intanto, scendono giù per la scalinata
con la rapidità e la grazia di Ariel quando è convinta che il principe voglia
sposarla.
Battendo i denti dal freddo e dalla paura, mi
accingo a raggiungerli, anche se non ho ancora del tutto abbandonato l’idea di
tornare nella galleria e correre a rotta di collo fino all’ascensore.
Mi muovo con estrema cautela, gradino dopo gradino,
cercando disperatamente di non guardare giù, finché finalmente metto piede sul
solido, stabile spiazzo roccioso.
Nel frattempo le Falene, dopo essersi inchinate di
fronte a quella che ha tutta l’aria di essere la loro leader, prendono
posto insieme agli altri incappucciati. La Capo-Falena è anche lei avvolta in
uno spesso mantello nero, ma la sua maschera non ha nulla a che vedere con le
altre: una splendida farfalla dalle ali iridescenti, che tingono dei colori
dell’arcobaleno il soffitto della grotta.
Incerto sul da farsi, mi avvicino lentamente al
centro della piattaforma e abbozzo anch’io ad un inchino.
La
Regina risponde al saluto con un lieve cenno della testa, per poi rivolgersi a
due Falene, sedute alla sua destra e alla sua sinistra: “Danaus, Leuconoe,
sapete cosa fare.”
La sua voce è poco più che un sussurro, ma è sufficiente a farli scattare in
piedi.
Danaus, con un’imponente maschera dalle ali ambrate,
mi si avvicina e mi invita ad inginocchiarmi.
“Abbia inizio il giuramento” annuncia poi, in tono
liturgico. “Giuri tu, Christopher Leopold Dukes, in presenza di Chrysiridia, la
divina Sibilla Vefanica, di preservare il segreto della nostra Fratellanza?”
“Ehm… sì, lo giuro” balbetto, lanciando un’occhiata nervosa ad Erebus, che mi
sorride rassicurante.
“E giuri tu, Christopher Leopold Dukes, in presenza
di Chrysiridia, la divina Sibilla Vefanica, di preservare il segreto dei Suoi
vaticini?”
“Lo… lo giuro.”
Deve proprio ripetere questa solfa ogni volta?
Senza contare che odio il mio secondo nome.
‘Leopold’ è ancora più imbarazzante di ‘Topher’!
“E giuri tu, Christopher Leopold Dukes, in presenza
Chrysiridia, la divina Sibilla Vefanica, di fare tesoro del Suo profetico verbo
e di utilizzare le conoscenze a te offerte per difendere il Bene, l’Equilibrio e
l’Armonia della Wefanie High School?”
“Lo giuro.”
Senza troppi complimenti, Danaus mi volta le spalle,
facendo svolazzare l’orlo del mantello, per rivolgere l’ennesimo inchino alla
Sibilla, mentre Leuconoe, una Falena dalla maschera bianca e striata di nero,
aiuta ‘la Divina’ a scendere dal trono.
Chrysiridia, alias la Sibilla Vefanica, che in piedi
è molto più bassa di quanto pensassi, mi lancia un’occhiata enigmatica
attraverso la sua maschera opalescente, per poi rivolgersi ancora a Leuconoe:
“Il Profumo Profetico. Portamelo.”
La
Falena, dopo un altro inchino, fa ritorno al trono regale ed estrae dalle fauci
del levriero d’ebano una boccetta di cristallo. Al suo interno brilla un
misterioso liquido madreperlaceo.
La Sibilla afferra l’ampolla, mentre tutte le Falene si dispongono in
semicerchio e si inginocchiano, in perfetta sincronia.
Impacciato e anche un po’ seccato dalle continue
genuflessioni, mi affretto ad imitarli.
Con lentezza estenuante, la divina Chrysiridia svita
il tappo di cristallo, sprigionando un sottile filo di fumo, e inspira
profondamente.
Per alcuni, interminabili minuti, rimane con gli
occhi serrati, continuando ad inalare la misteriosa sostanza.
E’ incredibile come riesca a mantenere intatta la
sua aura mistica anche mentre sniffa avidamente da una boccetta di profumo!
Chiunque altro al suo posto sembrerebbe un tossico…
Forse soltanto Nikki riuscirebbe a farlo sembrare
uno spot di Christian Dior…
Improvvisamente, con un sussulto, la Sibilla
spalanca gli occhi. Il suo sguardo è vitreo mentre schiude le labbra tremanti e
comincia a parlare, con una voce profonda e spiritata, così diversa dal flebile
sussurro di poco fa.
Le sue
parole rimbombano nel vuoto, assordanti ed oscure, come se a parlare fosse la
stessa caverna:
“Ora
si appresta un evento luttuoso,
vento
di guerra soffia senza riposo:
covan le Streghe propositi oscuri,
pochi
saranno i rifugi sicuri.
Gli Déi tremeranno sui troni dorati,
quando i Titani saran ridestati:
leveranno i ribelli grida di guerra
come
un solo guerrier marceran sulla terra.
Brandiranno gli Déi la fulgente saetta
Contro gli insorti che braman vendetta.
Della
Pantomachia saran questi gli albori,
è
questo l’inizio di inumani dolori.
L’ultima speme è il Semi-Dio Salvatore,
di
Armonia l’Araldo e di pace portatore.
Dalle
spire del Drago verrà liberato
Ed un
orribile fato si dirà scongiurato.
Ma se
gli astri del cielo non saranno propizi,
anche
l’ultimo Eroe morrà tra i supplizi.
Per
tempi più neri tenetevi pronti,
perché i vivi tra voi vorran essere morti…”
Leuconoe prende l’ampolla dalle mani di Chrysiridia
e la aiuta a reggersi in piedi: stremata e con la fronte imperlata di sudore, la
Sibilla sembra sul punto di svenire.
Danaus e Neoptolemus corrono in suo soccorso, mentre
Leuconoe ripone il Profumo Profetico al sicuro.
“Sta bene?” domando a Erebus, nervoso.
“Sì, credo di sì” risponde lui, in tono grave.
“Accade spesso… dopo una Profumezia.”
“Avete sentito cos’ha detto?” interviene Morpho, preoccupata. “Un evento
luttuoso sta per accadere...”
“E come facevamo a non sentirlo?! C’è un’eco
pazzesca in questo posto!” obbietta Atropo, acida. Anche lei, però, sembra
piuttosto turbata.
Intanto la Sibilla comincia dare segni di ripresa,
anche se ancora non sembra in grado di sostenersi sulle gambe.
Neoptolemus mi si avvicina, mettendomi una mano
sulla spalla.
“E’ tempo di andare, ora” annuncia. “Io ed Erebus ti
riaccompagneremo di sopra. Mi sembri sconvolto, ti ci vuole un po’ d’aria
fresca…”
Annuisco debolmente, staccando a fatica gli occhi da
Chrysiridia, che si lascia cadere sul suo trono d’ebano, assistita dalle sue
fedeli consorelle.
“Ricorda il tuo giuramento, Eletto!” ruggisce Danaus,
mentre mi accingo a risalire la scalinata. “Non sprecare il privilegio che la
Divina Sibilla ti ha concesso…”
Vagabondo da solo per il corridoio del terzo piano,
ancora stordito. Alla luce della mia recente avventura nelle viscere della
terra, la scuola di notte non sembra più così inquietante…
Per quanto tempo sono sparito?
Probabilmente Nikki mi starà cercando…
Ora
si appresta un evento luttuoso…
Nella mente continuano a rimbombare le parole
enigmatiche della Sibilla…
Covan le Streghe propositi oscuri…
Gli
Déi tremeranno sui troni dorati…
Ma cosa vuol dire?
Chi sono le Streghe?
E cos’è la Pantomachia?
La profezia… o meglio, la Profumezia, come l’ha chiamata Erebus, sembra parlare
di una guerra…
Ma che genere di guerra?
E soprattutto cosa a che fare tutto questo con me?
Della
Pantomachia saran questi gli albori,
è
questo l’inizio di inumani dolori.
A tutta l’aria di essere una sciarada…
Se solo avessi avuto il tempo di prendere appunti…
Ormai l’ho già quasi dimenticata...
Ora
si appresta un evento luttuoso…
E poi…?
Vento
di guerra soffia senza riposo…
“FATINA!”
L’urlo di Nikki mi riporta bruscamente al presente.
“Nikki!”
“Dove sei finito per tutto questo tempo?!” abbaia lei, visibilmente in ansia.
“Ti ho cercato per tutta la scuola! Ashley ha detto che sei corso in bagno, ma
non c’eri…”
“Ero…”
“Hai l’aria sconvolta… cos’è successo?! Che ti ha
detto Ashley?”
“Oh… io…”
Mi ero completamente dimenticato della conversazione
con Ashley...
Sembra quasi appartenere ad un’altra vita…
“Mi vuoi dire che ti è preso?”
E adesso?!
Cosa le dico?
Dovrei mentirle o raccontarle tutto?
Probabilmente se lo facessi non mi crederebbe…
Chi mai mi crederebbe?
Forse non ci credo neanch’io…
“Sono stato fuori… nel parco… a prendere un po’
d’aria…”
“Un po’ d’aria?”
“Devo aver contratto un virus intestinale… ” improvviso. “Fin’ora non ho fatto
altro che vomitare… l’aiuola di gerbere vicino al campo da tennis non sarà
più la stessa, temo...”
“Povera Fatina, sei più pallido di Dita Von Teese…”
sussurra Nikki, come se fossi in punto di morte. “Vieni, tesoro, dammi la mano…
ce la fai a camminare? L’autista ci aspetta all’ingresso. Tutti gli altri sono
andati via già da un bel po’...”
Una volta saliti in auto, Nikki comincia a tempestarmi di domande su me ed
Ashley, domande che riesco ad evitare solo fingendo di vomitare nel secchiello
del ghiaccio per lo champagne.
“Povera piccola Fatina, sei proprio messo male…” si
arrende infine, con una solidale pacca sulla spalla. “Vuoi che ti regga la
fronte?”
So cosa mi direbbe…
Che Ashley ha ragione…
Che devo chiudere ogni contatto con Bennet…
Che sarebbe una mossa poco saggia non seguire i
“consigli” del Presidente del Club, per quanto sia stato disonesto con me in
passato…
Ma è una discussione che non sono proprio in grado
di affrontare…
So bene che prima o poi ricadremo sull’argomento, ma per ora preferisco
rimandare, almeno finché potrò. Ho davvero molte altre cose a cui pensare, al
momento…
Le scene di stanotte continuano a balenarmi nella
mente…
La galleria buia…
L’estasi profetica di Chrysiridia…
La sua voce spaventosa…
Lo svenimento…
Le grida concitate delle Falene…
La preoccupazione quasi tangibile nel silenzio di
Erebus e Neoptolemus lungo la via del ritorno…
“Fatina, siamo arrivati. Ti accompagno alla por…”
“No, no, non preoccuparti, Nikki…” la interrompo, in tono risoluto. “Sto bene,
davvero. Ho solo bisogno di una lunga dormita...” “Sei sicuro?”
“Sì, sicurissimo…” taglio corto.“Buonanotte.”
Sentendomi maledettamente in colpa per l’espressione preoccupata di Nikki,
scendo in fretta dall’auto e chiudo la portiera, evitando di incrociare di nuovo
il suo sguardo.
La limousine si rimette in moto con un rombo
sordo, mentre barcollo lungo il vialetto di casa. Mi chino a raccogliere la
chiave, nascosta sotto il tappetino d’ingresso, e la infilo nella serratura,
cercando di non fare troppo rumore.
“E’ un po’ che ti aspetto…”
Il mio cuore si ferma, per poi ricominciare a battere furiosamente.
La chiave rimbalza tintinnando sui gradini
dell’ingresso.
Mi volto di scatto, per vedere Bennet emergere
dall’ombra, silenzioso come un fantasma.
“Bennet! Mi hai spaventato! Che… che ci fai qui? E’
notte fonda!” esclamo, recuperando a fatica la chiave, finita nel cestino
dell'orrendo nano da giardino regalatoci dalla vicina. “Stai bene?” aggiungo
subito dopo, notando i suoi capelli arruffati e il respiro trafelato.
A quanto pare non sono l’unico ad essere sotto
shock…
“Io… sì, sto bene” risponde, cercando di sorridere,
ma i suoi occhi, così espressivi, tradiscono tutto il suo turbamento.
Non l’ho mai visto in questo stato. Sembra un’altra
persona… completamente diversa dal solito Bennet, scherzoso e solare.
“No che non stai bene…”
“E’ così evidente?”
“Sei sicuro di non voler entrare…?”
“No… sono passato solo per…”
E lascia cadere la frase a metà.
Adesso comincio sul serio a spaventarmi.
“Cos’è successo?”
“Ho lasciato Stella...”
Le mie sinapsi, ancora un po’ intontite, impiegano
qualche secondo per rimettersi in funzione e assorbire la notizia.
“Oh…mi… mi dispiace” balbetto, sbalordito.
Ora mi spiego…
Ecco perché è così sconvolto…
Conoscendola, immagino l’abbia minacciato di morte.
Bennet emette uno strano suono, a metà tra uno
sbuffo e una risata. Evidentemente ha colto l’imbarazzo nella mia voce, mentre
sembra deciso ad evitare il mio sguardo.
E’ tutto molto strano…
Di solito sono io a tenere gli occhi bassi.
“Ha reagito male?”
Bennet scoppia di nuovo in una risata nervosa, che però sembra fargli bene,
perché si decide finalmente a guardarmi.
Senza parlare, mi si avvicina, l’espressione sul suo
volto è di nuovo grave, quasi dura…
In un attimo vicinissimi, i suoi occhi color
nocciola brillano nel buio come quelli di un gatto…
Poi, inaspettatamente, mi bacia, mozzandomi il
respiro.
Mentre assaporo le sue labbra morbide, mentre
affondo le dita nei suoi capelli dorati, tutto il resto svanisce: consigli non
richiesti, falene e profezie diventano solo ombre confuse nell’oscurità della
notte…
Miei adorati,
innanzitutto mi scuso per i "tempi lunghi", ahimè consueti...
Avrei voluto pubblicare
questo capitolo dai toni dark per il giorno di Halloween, ma
avrete senz'altro capito che faccio fatica - purtroppo - a rispettare le
scadenze :P
Spero comunque che questo capitolo sia di vostro gradimento!
Chissà cosa direte del colpo
di scena finale :D
Esperanza, la fuerza de la
pasiòn è la prima mini spin-off formato telenovela, incentrata
sull'avventurosa giovinezza di Esperanza Vivas, la vulcanica colf di Villa
Hortense. Passioni infuocate, amori proibiti e torbidi intrighi sullo sfondo di
una caliente e insidiosa Buenos Aires...
Nelle puntate precedenti
di "Esperanza, la fuerza de la
pasion"...
Esperanza Vivas e il suo amato Agapito Amador, entrambi originari di Buenos
Aires, dopo molte tribolazioni, decidono di sposarsi e coronare il loro sogno
d'amore. Vengono però ostacolati dal perfido Don Porfirio, innamorato pazzo di
Esperanza. Rifugiatisi in Florida, i due riescono finalmente a sposarsi, ma Esperanza
è costretta a lavorare come spogliarellista. Venuto a sapere che sua moglie è
insidiata dal vecchio professore di teologia Orion Adichermatos, Agapito fa
irruzione nello strip club, ma viene ferito a morte dal vecchio Adichermatos.
Esperanza decide di usare il suo rosario magico per tornare indietro nel tempo e
rimediare alla morte del suo amato (tre grani del rosario hanno il potere di
avverare qualsiasi desiderio). Per un fatale errore, però, Esperanza,
si ritrova ai tempi della presa di Troia e viene catturata dall'eroe acheo
Diomede, che la porta con sè a Venusia, colonia da lui fondata. Per conquistare
l'affetto di Esperanza e sposarla, Diomede offre a sua insaputa il suo rosario
dell'amata come dono votivo alla dea Afrodite. Esperanza, improvvisamente, si
accende di passione per lui e lo sposa, mettendo al mondo tre figli. In seguito,
però, Diomede comincia ad interessarsi alla prigioniera Evippe, figlia del re
dei Dauni, e decide di sposarla. Esperanza, folle di gelosia, consegna alla
novella sposa il Fallo del Demonio, peperoncino altamente velenoso, spacciandolo
per un afrodisiaco.
Episodio 13 - Pasado
remoto
Una gazza ladra, entrata in volo nel tempio di Afrodite per mangiare le mele
offerte dai fedeli alla dea, nota lo splendido rosario d'oro appeso al collo
della statua e decide di trafugarlo. In questo modo, s'infrange l'incantesimo
che aveva acceso l'amore di Esperanza per Diomede e la donna, tornata in sé,
riesce all'ultimo minuto ad impedire che l'eroe mangi il peperoncino velenoso
offertole ingenuamente dalla nuova moglie Evippe. Alla scoperta del tentato
avvelenamento, Diomede esilia per sempre dal regno la sua ex-moglie Esperanza e
i figli avuti con lei.
Esperanza pensa allora di utilizzare il rosario miracoloso per ritornare nella
sua epoca, ma scopre con orrore che non è più nel suo reggiseno, dove lo teneva
gelosamente custodito. Si ritrova, così, imprigionata nel passato, a circa
tremila anni da casa.
Episodio 14 - Mujeres solteras Affranta per la perdita del rosario di sua nonna Guadalupe, Esperanza
vagabonda senza meta con i suoi figli, giungendo in Lazio, nell'isola di Eea,
dimora della maga Circe. Inizialmente la strega vorrebbe tramutare lei e i suoi
figli in animali da aggiungere al suo zoo personale, ma, commossa dalla patetica
storia di Esperanza, Circe propone loro di vivere con lei, in modo da combattere
la sua solitudine. La maga si affeziona ben presto ai suoi ospiti: Esperanza le
insegna a giocare a canasta e a preparare il guacamole e Circe è
follemente innamorata dei tre figli della sua amica, Metrocle, Patostene e
Agape, che la chiamano ormai "Zia Circe". Esperanza, però, non sa che il rosario
di sua nonna Guadalupe è custodito nello scrigno portagioie di Circe. La strega,
infatti, poco tempo prima, aveva predetto, osservando le stelle, che un oggetto
di straordinari poteri magici sarebbe finito nel Tempio di Afrodite e aveva
ordinato alla sua gazza ladra Cleptis (un essere umano da lei tramutato in
uccello) di portarglielo. Avendo scoperto da Esperanza la storia del rosario,
Circe aveva comunque deciso di non restituirglielo, poiché, rimasta sola per
lungo tempo, non avrebbe mai permesso a i suoi nuovi ospiti di abbandonarla.
Episodio 15 - Regreso al
futuro
Dopo qualche mese, però, Odisseo e i suoi uomini giungono ad Eea e la maga,
ostile agli stranieri, tramuta loro in maiali, eccetto il re di Itaca, immune ai
suoi incantesimi grazie all'effetto dell'erba moly. Ammaliata
dall'affascinante eroe, Circe decide di restituire ai suoi compagni le loro
sembianze umane. Nota, però, che l'avvenenza di Esperanza ha suscitato il
desiderio di Odisseo. Decisa a liberarsi della rivale in amore, Circe informa
Esperanza di aver trovato il rosario d'oro nel nido di una gazza ladra, mentre
cercava alcuni ingredienti per i suoi filtri magici. Sollevata dalla notizia,
Esperanza rientra in possesso del suo rosario e, dopo aver salutato con affetto
la sua cara amica, torna nella sua epoca insieme ai bambini. Circe, soddisfatta,
accetta di buon grado la partenza degli ospiti, visto che ormai dà per certo che
Odisseo rimarrà per sempre al suo fianco. Dopo un anno di convivenza, però,
l'eroe riparte alla volta di Itaca, abbandonandola senza troppi complimenti.
Fortunatamente, però, Circe non è del tutto sola: nove mesi dopo, infatti,
partorisce suo figlio Telegono.
Continua...
Le
curiosità prive d'interesse
x L'aspetto di Ophelia
Minch è ispirato in parte ad un quadro di Otto Dix, Ritratto della
giornalista Sylvia von Harden (che potete vedere
qui).
x Non sono sicuro che
il "Piccolo Caldo Incidente" del compleanno di Topher sia scientificamente
possibile.
x Disegnando
l'illustrazione del capitolo precedente, ho scoperto che le scimmie possono
essere davvero molto inquietanti... sono troppo umanoidi.
x Holly Santini è il
personaggi che ha cambiato più spesso nome: inizialmente pensavo di chiamarla
Sylvia, poi Theresa e poi Hunter. Alla fine ho deciso per Holly, che significa
"pungitopo" (in riferimento alla sua rubrica "Piante e Fiori").
Avvertenze/correzioni Lo pseudonimo giornalistico di Anonymous è stato cambiato da "Nathan Hugo
Sains-Grums" a "Ajax Leinslich". Scusate la correzione, ma è il bello della
diretta ;)
D
riiin, driiin…
Cosa
odono le mie orecchie?
Ah, sì, è il trillo argentino della sveglia che annuncia allegra l’inizio di un
nuovo giorno.
Sbadigliando e stiracchiandomi, mi infilo le pantofole e corro a spalancare la
finestra.
“Oh,
ma che giornata meravigliosa!” esclamo, dopo una bella boccata di fresca aria
mattutina.
Il
sole raggiante ricambia il mio sorriso, mentre stormi di uccellini cantano
gioviali nel cielo azzurro.
Ecco
che uno scricciolo si posa sul mio davanzale, saltellando di qua e di là sulle
zampette filiformi, e comincia a gorgheggiare dolcemente, come a darmi il
buongiorno.
“Buongiorno a te, mio piccolo amico piumato!” rispondo, con cortesia.
Poi è
la volta di un regolo capodorato, che mi svolazza intorno pigolando.
“Ben
svegliato!” lo saluto, zuccheroso, porgendogli un dito come trespolo. “Come
dici, piccolino? Sì, è davvero una splendida giornata! Sono così felice che
potrei mettermi a cantare…
“Ma che gaio giorno è questo!/ Son già sveglio così presto!/ Quante cose
abbiam da fare:/ Rassettare e spolverare/ e così eccomi qui già pronto e desto!”
Gli
uccellini rispondono al mio canto cinguettando gioisamente, mentre volteggio
leggiadro per la stanza, improvvisando un valzer col cuscino.
“Gli
augellini cantan lieti su quel pero…/ Sembra un sogno, quasi quasi non ci
credo!/Ogni dì è più sereno/ se insieme fischieremo!/ Sembra sciocco ma, sai,
invece è tutto vero!”
Facendo cenno agli uccellini di seguirmi, scendo saltellando per le scale,
piroettando poi in cucina.
“Ma
che gaio giorno è questo!/ Di mele e more riempio un cesto!/ Una torta poi
farò,/ tutto il tempo canterò/ e nessuno più al mondo sarà mesto!”
canterello, aprendo le ante della dispensa e tirando fuori lo zucchero e la
farina. “O forse dei pancake! Mammina li adora!”
Presi
tutti gli ingredienti, mi rimbocco le maniche, mentre i miei amici uccellini
afferrano i lacci del mio grembiule e li legano in un bel fiocco.
“Grazie, amici miei!” cinguetto, “e ricordate: Fischiettando allegramente
tutto il giorno,/Tutti i guai così ti leverai di torno!/Il lavoro è assai più
bello,/se tu intoni un ritornello!/Tutto attorno sarà lindo e ben
adorno!”
“Topher, si può sapere cos’hai da cantare?” mugugna Monica, scontrosa e in
pigiama, sull’uscio della cucina. “Sai che non sopporto di sentir parlare prima
delle dieci di mattina, figuriamoci cant… ma… sbaglio o quell’uccello ti ha
appena aiutato a infilare il guanto da forno ?”
“Sì, i miei piccoli amici mi stanno dando una mano a preparare i pancak…
NO! MA CHE…??!”
Monica ha cominciato a inseguire gli uccellini con un enorme schiacciamosche. “SCIO’!
BESTIACCE! ANDATE DA QUALCHE ALTRA PARTE… RATTI CON LE ALI!”
Ecco
che il mio idillio mattutino si infrange, mentre i miei amici uccellini volano
via dalla finestra, lasciando indietro manciate di piume.
Subito dopo Nikki fa la sua consueta apparizione in cucina, con uno scintillate
vestito di opali effetto squame. A orario pasti è praticamente una presenza
fissa in casa Dukes. Credo l’abbia scambiata per una depandance della sua
faraonica villa.
“Monique, un uccellino mi ha appena detto che hai cercato di schiacciarlo come
un insetto…” esordisce Nikki, con aria grave. “E’ la verità?”.
Ecco,
adesso sa anche parlare con gli uccelli.
“Sei
fortunata che non ci fosse qualcuno dell’Audubon nei paraggi.”
Monica bofonchia qualcosa di incomprensibile e ciabatta con la vitalità di uno
zombie verso la tazza di caffè che le ho appena preparato.
“Non
ci fare caso, Nikki” intervengo, offrendo una tazza anche a lei, ma
rigorosamente non zuccherata. “Anche ieri ha fatto le ore piccole con la
signorina Burnbury...”
“Ah… sì, certo… la signorina Burnbury” mi fa eco lei, e ci lanciamo
un’occhiata d’intesa.
“E’
tutta colpa tua” si lagna Monica, fissandomi torva oltre l’orlo della sua tazza.
“Mi hai svegliato tu, con quella tua maledetta canzoncina leziosa…”
“E così oggi ci sentiamo canterini…” commenta Nikki, con aria sospettosa. “A
cosa dobbiamo tutta questa joie de vivre, Fatina?”
Alzo le spalle con disinvoltura e mi concentro sulla padella, dove sfrigolano i
pancake, riuscendo faticosamente a reprimere un sorrisetto.
Tempo
pochi minuti, ed eccoci tutti e tre a tavola per la rassegna stampa mensile di
Nikki. Solitamente si comincia con il sacro Vogue (sia quello americano
che quello francese ed italiano), per poi passare a Elle, Harper’s
Bazaar, Vanity Fair, Cosmopolitan, Glamour e a
innumerevoli altre riviste di moda. Questa volta, però, Nikki ha tirato fuori
per primo l’Highlights.
“Adoro il tuo stile, Fatina!” commenta, dopo aver declamato il mio primo
articolo per la rubrica letteraria. “Riesci a rendere interessante persino un
interminabile articolo sulla letteratura spagnola del diciottesimo secolo…
possibile che non scrivessero altro che di matrimoni tra un vecchio e una
ragazzina?”
“Me lo sono chiesto anch’io…”
“E’ la prima volta che leggo il giornale della scuola, ed è solo grazie a te,
tesoro… per esempio, chi diavolo è questo Ajax Leinslich che scrive per… la
Cronaca Scolastica?”
“Oh, non si fa vedere molto in giro” rispondo, laconico.
“Non
sembra neanche un nome vero… Ajax Leinslich”
Be’,
in effetti Anonymous poteva scegliere uno pseudonimo meno eccentrico.
“Perché non diamo un’occhiata a Vogue, ora?” cerco di distrarla. “In copertina
ho letto di un’intervista esclusiva a Tabby Teal…”
E’ già passata un’ora e Nikki sembra essersi entusiasmata soltanto per uno
stupido test intitolato Quale ruolo interpretato da Audrey Hepburn
rispecchia di più la tua personalità?. Costretta a cimentarsi nel
questionario, Monica ha scoperto di avere molti punti in comune con la bella e
intellettuale Jo Stockton di Cenerentola a Parigi, mentre Nikki condivide
lo spirito ribelle di Holly Golightly. Quanto a me…
“Sabrina Fairchild!” esclama Nikki, con una risatina. “Senti un po’ qua… sei
dolce, sofisticata e divertente: la classica ragazza per cui gli uomini
farebbero a pugni…”
“Credo di non aver mai visto Sabrina” confessa Monica, con aria
pensierosa.
“Ma come?! Monique, è un film meraviglioso!” cinguetta Nikki, voltandosi a
guardarmi con un’aria sorniona che non mi piace affatto. “In questo momento mi
sfugge qualche dettaglio della trama… puoi rinfrescarmi la memoria, Fatina?”
“Temo
proprio di no” rispondo, asciutto, abbassando lo sguardo e vivisezionando con
apparente concentrazione il mio pancake. Questa conversazione non porterà
a niente di buono, lo so.
“Certo, ora ricordo! Come ho fatto a dimenticarlo?” sbotta Nikki, facendomi
sobbalzare. “Sabrina è una timida e graziosa ragazza che si innamora di due
fratelli! Prima sbava per uno, poi capisce che è l’altro quello che ama
veramente... Fatina, stai bene?”
No, che non sto bene! Stavo quasi per soffocare! E pur di aver salva la vita ho
sputato tutto il mio tè in faccia a Monica…
L’ha scoperto.
Nikki
ha scoperto di me e Bennet.
Come
diavolo ha fatto?!
Ma
che dico?!
E’
Nikki. Doveva venirlo a sapere, prima o poi.
E
adesso?
“Vado
a fare la doccia” sibila a denti stretti Monica, furibonda e bagnata fradicia. “Di
nuovo.”
Si
trascina al piano di sopra sgocciolando tè su tutto il pavimento e sbraitando
qualcosa come un astioso ‘sarebbe stato meglio rimanere a letto’.
Intanto un silenzio scocciato cala in cucina, gelido come una nebbiolina
mattutina.
“E
così l’hai saputo” butto lì, con simulata non-chalance, rigirando
meccanicamente il cucchiaio nella tazza ormai vuota. “Come?”
“La
settimana scorsa, quando ti ho riaccompagnato a casa dopo la Dieta… mi sei
sembrato strano… non sei mai stato molto convincente come attore. Così ho detto
all’autista di fermarsi qualche metro più in là e ho visto Bennet fare la sua
comparsata da Fantasma dell’Opera e baciarti…”
“E
perché ne stiamo parlando solo ora?”
“Speravo me lo dicessi tu…”
Mi abbandono ad un lento sospiro, facendo il conto alla rovescia per
l’imminente ramanzina. Che però non arriva.
Nikki
è sorprendentemente tranquilla, sebbene leggermente malinconica.
“So
cosa vorresti dirmi” irrompo poi, esasperato dal suo silenzio saturo di parole
non dette. “Che mi cacceranno dal Club… che sto mandando all’aria tutti i nostri
piani…”
“Lasciamo stare il Club per il momento” ribatte Nikki, scandendo bene le parole,
come se solo il pensiero di mettere da parte il Mocassini Club le costasse
un’enorme fatica. “Sono preoccupata per te.”
“Per cosa?”
“Hai già sofferto per un Betterton…”
“Bennet non è Ashley”
“Dio, certo che non lo è, Fatina!” risponde lei, alzando gli occhi al
cielo. “Sai bene cosa penso di Bennet… ma temo che tu non ti sia fermato a
riflettere…”
“Riflettere?”
“Insomma…” sospira Nikki, soppesando per bene le parole. “Fino a qualche giorno
fa era appiccicato a quella Stella… e poi? Si sveglia e scopre di essere gay?
Queste cose succedono solo nei telefilm… e alla sesta o settima stagione, quando
gli autori non sanno più cosa inventarsi!”
“Be’,
a volte può succedere! Bennet non voleva accettarlo… ma… ma sapeva… sentiva
di esserlo e…”
“Immagino tu gli abbia chiesto di mettersi la mano sul cuore e cantare l’inno
dei gay, no?” mi interrompe lei, sarcastica.
“E quale sarebbe?” domando, con la debole speranza di riuscire a cambiare
argomento.
“YMCA,
è ovvio! Anche se qualche protestante si riconosce di più in I will survive.”
“Ascolta Nikki, è me che ha baciato… posso dirti in tutta sicurezza che è
come me…”
“Oh, Fatina, come puoi esserne così sicuro?” ribatte Nikki, prendendomi per
mano. “Non hai visto come cammina? Sembra che abbia due pompelmi nelle mutande!”
Emetto un suono indistinto, a metà tra una risatina, un grugnito e uno sbuffo.
“Fatina io voglio prima di tutto la tua felicità…” prosegue Nikki, tornando
seria. “So che lui ti piace, anche se non riesco a capire perché, ma tutto
questo proprio non mi convince… non riesco a fidarmi…”
Apro
bocca per ribattere, ma poi la richiudo, seccato.
Per
quanto detesti ammetterlo, ha perfettamente ragione.
Da
quando Bennet mi ha baciato, quella notte, non faccio che veleggiare di qua e di
là sospeso a cinque centimetri da terra, ricacciando in un angolo remoto della
mente i dubbi che Nikki ha appena espresso.
“Bennet vuole stare con me” dichiaro, e una volta detto ad alta voce la cosa
sembra anche a me poco probabile.
“Ti
ha detto esplicitamente che vuole impegnarsi? I suoi amici sanno di voi due?”
“Vado a prepararmi, o faremo tardi a scuola…” glisso, ma solo per non dover
rispondere con due dolorosi “no”.
Cercando di tenere a freno l’ansia, lancio un’occhiata circospetta al corridoio
e salgo di corsa per la scalinata del primo piano, confondendomi fra la folla di
studenti e insegnanti diretti alla mensa.
Questa volta è stato più facile eludere la sorveglianza di Nikki. Sapeva già
dove stavo andando... e si è limitata ad un’occhiataccia colma di
disapprovazione.
Circumnavigo un gruppetto ridacchiante di matricole e raggiungo finalmente
l’Aula di Musica, richiudendomi in fretta la porta alle spalle.
Missione compiuta. Anche oggi.
Senza
degnare di uno sguardo gli strumenti abbandonati sulle poltrone e lo spartito
aperto sul leggio, mi avvicino alla porta socchiusa del ripostiglio. Dalla
fessura due inconfondibili occhi castani e brillanti mi spiano divertiti nella
penombra.
“Cominciavo a pensare che non saresti venuto…” mi saluta Bennet, trascinandomi a
sé nell’angusto sgabuzzino.
E a
questo punto i miei neuroni si spengono uno ad uno come tante lampadine
fulminate. Ogni suo bacio ha lo stesso effetto. Pensavo che dopo una settimana
di pomiciate clandestine mi ci sarei abituato…
Povero illuso.
“Ciao…” mi sussurra, mentre le mie guance arrossiscono sotto le sue carezze. Il
suo sorriso balugina seducente nella semioscurità.
“Ciao…” esalo, mentre lascio cadere fiacche le braccia intorno al suo collo,
come ne Il bacio di Klimt: prendimi e fa di me quel che vuoi.
Non
pensavo che avrei mai potuto provare qualcosa del genere per qualcuno.
Un
desiderio disperato, un’attrazione invincibile che mi fa sembrare sprecato ogni
momento trascorso lontano da lui.
Lui.
Lui. Lui…
Lo
stringo forte e lo guardo dal basso. Da qui sembra enorme: il suo petto, un
mondo infinito da esplorare...
Le
sue braccia, l’unica cosa con cui vorrei coprirmi...
I
minuti scorrono, mentre continuiamo a baciarci, accarezzarci ovunque, mormorando
frasi incoerenti.
Premo
il viso sulle sue labbra, sulle sue guance e sul collo… come un gatto che fa le
fusa.
Non
mi basta, voglio di più... Lo voglio di più.
Una
risata proveniente dal corridoio di nuovo gremito ci riporta brutalmente alla
realtà. La pausa pranzo dev’essere quasi finita.
Ora
che dobbiamo separarci, tutti i dubbi che i suoi baci avevano cancellato
ritornano a galla, più assillanti che mai.
“E’
già tardi… e non sono riuscito a parlarti…” borbotto, nascondendo il viso
nell’incavo del suo collo. “Ci sono delle cose… che… volevo chiederti…”
“Mmm… penso di sapere di cosa si tratti” risponde Bennet, calmo, senza smettere
di accarezzarmi i capelli.
“Ho
paura” sussurro, con un fil di voce infantile che quasi non riconosco.
“Di
me?” domanda lui, in tono grave.
“No! Cioè… sì… insomma…”
“Topher” scandisce, prendendomi il viso tra le mani e obbligandomi a guardarlo
dritto negli occhi. “E’ stata dura. Questo non lo nascondo… e per certi versi
è ancora dura… ma non sono mai stato così felice come ora, Topher. Ed è
grazie a te…”
“Non posso essere stato solo io a…”
“Ho
passato troppo tempo a punirmi, a mentire…” mi interrompe, senza smettere di
guardarmi. “Pensavo fosse la cosa giusta da fare, ma non facevo altro che
impedirmi di essere felice.
E
adesso sono stanco… sono stanco di combattere contro me stesso.
Pensi
che possa decidere di tornare indietro, ora? Ora che so cosa mi stavo perdendo?
Pensi che possa tornare da Stella e continuare a mentirle con ogni singolo
bacio?”
Abbasso lo sguardo, non riuscendo più a sostenere l’intensità del suo.
“Voglio te, Topher…” bisbiglia, solleticandomi il collo col suo respiro caldo. “Da
sempre…”
La
campanella squilla, invidiosa, facendoci sobbalzare.
“Hai
fiducia in me?” mi domanda Bennet, mentre il corridoio là fuori si riempie di
voci.
“Sì”
sussurro, stringendolo ancora più forte.
“Incontriamoci qui alla fine delle lezioni. Ho una sorpresa per te…”
“Che
cos’è?”
“Sta’
zitto e non sbirciare”
Mi
prende per mano e mi guida verso mete sconosciute.
A
giudicare dal venticello e dal fruscio dell’erba, siamo nel parco.
“Non
vuoi proprio dirmi dove stiamo andando?”
“Non ne ho alcuna intenzione” risponde lui, dispettoso. Anche se non lo vedo,
sento che sta sorridendo. Lo capisco dall’eccitazione infantile della sua voce.
Cammino ad occhi chiusi ancora per un lungo tratto, sentendomi un po’ stupido,
ma anche felice.
“Adesso fa’ attenzione” mi avverte lui. “C’è un fossato… devi spiccare un balzo”
“Smettila di prendermi in giro…”
“Ora
cerca di mantenerti in equilibrio: c’è un tronco d’albero che fa da ponte per
superare il fiume di lava…”
“Non sei affatto divertente” borbotto, cercandolo a tentoni per picchiarlo.
“Siamo quasi arrivati. Abbassa la testa… stavi quasi per schiantarti contro una
stalattite!”
Sotto i miei piedi l’erba cede il posto alla ghiaia del vialetto e poi al marmo
di una scalinata.
La
brezza si spegne di colpo: siamo tornati al coperto.
“C’è
qualcosa che devo farti vedere… ma prima, sei sicuro di avere gli occhi ben
chiusi?”
“Non capisco ancora perché…”
“E’ una sorpresa!”
Avverto un leggero spostamento d’aria: sicuramente è Bennet che mi scuote la
mano davanti per accertarsi che li abbia chiusi sul serio.
Una
porta scricchiolante si spalanca e Bennet mi guida afferrandomi entrambe le
mani. Il suo entusiasmo è contagioso: sembra quasi attraversare l’aria e
renderla elettrica, come appena prima di un temporale.
Muovo
qualche passo incerto nell’oscurità, sussultando quando mi accorgo dell’eco.
“Posso aprirli?”
“No, no… non ancora” si affretta a sussurrarmi Bennet, con la voce rotta
dall’emozione. “Aspetta.”
Sento le sue mani sfuggire alla mia presa, i suoi passi risuonare veloci, poi
uno strappo vigoroso, come se un enorme uccello dalle ali di seta avesse
spiccato il volo, e ancora un tintinnio metallico. La mia vista oscurata si
tinge di rosso e giallo: la luce ha inondato il mondo là fuori.
“E
adesso posso aprirli?” domando, fremendo di impazienza, mentre mille fiori
infuocati sbocciano sotto le mie palpebre.
“Va
bene… Aaaaadesso!”
La prima cosa che vedo è il sole rosso fuoco, che scende a sfiorare le fronde
dei pini. In pochi secondi però mi accorgo di guardare tutto attraverso il vetro
luccicante di un'altissima finestra. Dalle lunghissime tende verde smeraldo si
intreccia un rigoglioso intrico di stucchi dorati, che serpeggiano sinuosi,
abbracciando un’enorme, immensa sala piena di… libri.
Libri
ovunque… di ogni dimensione, forma o colore, tasselli di un gigantesco mosaico
che corre in cerchio intorno a noi. I miei occhi si arrampicano rapiti sulle
librerie dall’altezza vertiginosa, saltano sulle balconate sorrette da possenti
telamoni, percorrono le vorticose scale a chiocciola presidiate da leoni di
marmo e poi si librano in alto, al soffitto affrescato: un immenso cielo
mattutino dove un ragazzo sfiora le nuvole con le braccia spalancate, volando
sulle ali sconfinate di una magnifica aquila nera.
“Non
ci posso credere…” mormoro, senza fiato. “Non ho mai visto tanti libri in vita
mia…”
“Ti
piace?” mi domanda Bennet, sorridendo con tutto il corpo.
“E’…
è meraviglioso!” esalo, combattuto tra la voglia irresistibile di abbracciarlo e
quella di bearmi ancora di questo spettacolo straordinario.
“Benvenuto nella Biblioteca Wefanie-Betterton” annuncia Bennet, cingendomi i
fianchi da dietro e baciandomi dolcemente sulla nuca e sulle spalle. Mi giro
verso di lui, intrecciandogli le braccia intorno al collo. I nostri occhi
vicinissimi si lanciano lampi, parlandosi con quel loro linguaggio segreto…
“Stai
piangendo” ridacchia Bennet, strofinando il suo naso contro il mio.
“Non
è vero… cioè… solo un po’… anche tu hai gli occhi lucidi, comunque!” ribatto,
piccato.
Lui
sbuffa, zittendomi con un bacio.
Rimaniamo lì impalati, al centro di quel tempio di marmo, a dondolarci
dolcemente sul posto, come due ebeti, scambiandoci un numero interminabile di
baci e sorrisi.
All’improvviso la porta della biblioteca cigola, facendomi sobbalzare.
“Tranquillo, dev’essere stato il vento” mi rassicura Bennet, con la voce roca
dopo il lungo silenzio. “Vieni qui…”
Mi conduce per mano verso un suntuoso pianoforte dall’aria antica e mi fa sedere
con lui sulla panca dalle zampe leonine.
Intanto il mio sguardo continua a vagare incredulo, posandosi sugli enormi
mappamondi e sulla rosa dei venti del pavimento.
“Prima hai detto ‘Biblioteca Wefanie-Betterton’… allora…?”
“Sì, fu il mio bisbisnonno a finanziarla” risponde lui, non troppo entusiasta
all’idea di condividere il nome con un edificio storico.
“Ma
come hai fatto a portarmi qui? E’ da quando sono arrivato che è in restauro… ero
convinto che la riapertura fosse prevista per domani!”
“E’ stato mio padre a pagare per restaurarla, perciò non è stato difficile
convincere qualcuno a lasciarmi le chiavi” spiega lui. “E’ uno dei pochi
vantaggi di essere figlio di mio padre…”
“Hai
corrotto qualcuno solo per fare colpo su di me?” esclamo, con un tono civettuolo
che non pensavo potesse appartenermi.
“Sì,
ho corrotto, ucciso e depredato… tutto questo per te” ammette Bennet,
ridacchiando. “E ho persino convinto l’arredatore a cambiare le tende: ho
preteso che fossero verdi, esattamente come quelle della biblioteca de La
Bella e la Bestia. E’
stata durissima, l’arredatore ha lottato strenuamente per i suoi tendaggi color
delfinio, ma alla fine ci sono riuscito.”
“E’ la sorpresa più bella che potessi farmi”
“Lo
so” dichiara soddisfatto, mentre affondo le dita tra i suoi capelli dorati e gli
stampo un bacio sul naso.
Poi
Bennet apre la tastiera, sfiora delicatamente i tasti d’avorio, rivolgendo l0ro
uno sguardo adorante, e inizia a suonare. Lo osservo attentamente mentre si
sistema dritto e impettito sulla panca, poi mi diverto a seguire i movimenti
ipnotici delle sue dita e infine mi soffermo sul suo volto serioso.
Presto però si accorge di essere osservato e, senza staccare gli occhi dalla
tastiera, sorride, arrossisce e mi dedica una linguaccia.
“Sei
bravissimo” mormoro, impressionato, mentre piego le gambe e poggio il mento
sulle ginocchia.
Per
tutta risposta, mi accarezza la schiena e mi bacia sulla nuca. Deve proprio
piacergli tanto…
“Ti
piace il soffitto, vero? Non fai che guardarlo” osserva, baciandomi il collo tra
una parola e l’altra.
“Sì…
è meraviglioso… chissà chi l’avrà dipinto…?” mi domando, alzando lo sguardo
verso le imponenti ali dell’aquila.
“Perché quel tipo ha un cappello da Grande Puffo?”
“Non è un capello da Grande Puffo, è un berretto frigio!” esclamo, trattenendo a
stento le risate. “Quel ragazzo è Ganimede… ti dice qualcosa?”
“Ehm… no”
“Era un giovane principe troiano che conquistò l’amore di Zeus. Il padre degli
dèi rimase così affascinato dalla sua bellezza che si trasformò in un’aquila e
lo rapì, portandolo con sé sull’Olimpo per farne il suo amante immortale…”
“E
cosa ci fa un’immagine così peccaminosa sul soffitto di una biblioteca
scolastica?” domanda Bennet, ridendo.
“Be’,
sì, con questo mito gli antichi chiaramente volevano spiegare l’omosessualità…
ma è una storia che si presta a molte interpretazioni. Alcuni, come Senofonte,
sostengono che il rapimento di Ganimede e la sua ascesa all’Olimpo simboleggino
la superiorità della mente e della spiritualità rispetto al mero mondo fisico.
Dopotutto il nome Ganimede significa gioia dell’intelletto...
probabilmente la sua famosa bellezza, quella che ha stregato persino Zeus, non
era esteriore… Zeus, dopotutto, ha avuto molte avventure amorose, ma ha permesso
solo a Ganimede di stargli accanto per l’eternità. Doveva esserci qualcosa in
lui… qualcosa in più rispetto alle altre ninfe e mortali che ha sedotto e
abbandonato...”
Bennet mi sorride, colpito, e poi riprende a suonare, con foga ed entusiasmo. A
un certo punto inizia perfino a cantare, con un fil di voce… ma anche se
cantasse a squarciagola non riuscirei comunque a capirlo: credo sia tedesco.
La
musica è dolce, gentile, e appena malinconica, ma presto le note si accavallano,
incalzanti, volano verso l’alto, come sospinte da un vento di tempesta, e infine
planano giù, delicate e docili, come accompagnate da una brezza leggera,
disperdendosi placidamente nel silenzio.
“Che
cos’era?” domando, poggiando la guancia sulla spalla di Bennet.
“Ganymed…
la musica è di Schubert, le parole di Goethe.”
“Ma allora mi hai preso in giro! Conoscevi già il mito di Ganimede!” esclamo,
sbalordito.
“Sì,
lo ammetto.”
“E
perché mi hai lasciato vaneggiare per mezz’ora?”
“Perché mi piace il suono della tua voce” confessa, sogghignando. “E poi perché
sei ancora più carino quando fai il secchione.”
Gli scocco un’occhiata truce, fingendomi offeso, mentre lui mi abbraccia, senza
smettere di ridere.
Rimarrei così per sempre, avvinghiato a lui, a godermi il suo calore, mentre mi
inebrio del suo profumo.
“Hai
ancora paura di me?” mi sussurra all’orecchio, cullandomi tra le sue braccia.
“No,
non più” mormoro, scavandomi un rifugio sicuro nel suo petto. “Ora so che non mi
lasceresti mai cadere giù...”
“Ehm… Topher, tesoro,
chi diavolo è tutta questa gente?” mi domanda sbigottita Monica, una volta
aperta la porta.
Il meraviglioso pomeriggio appena trascorso con Bennet mi ha reso così felice
che durante il tragitto verso casa sono riuscito a coinvolgere circa una
trentina di passanti in un euforico trenino di conga.
Io e i miei nuovi amici (un gruppetto di pensionati, un clochard, una
neo-mamma con passeggino, due testimoni di Geova e una crocchia di yuppie
di ritorno dall’ufficio) sfiliamo allegri davanti a un’esterrefatta Monica,
percorrendo il salotto con ampi movimenti di bacino.
“Su le mani mentre saliamo al piano di sopra!” esclama la pensionata n°1, che ho
incontrato alla fermata del bus. “Bravissimo, barbone, continua così!
Shakera-le-spalle-shakera-le-spalle!” “Come
on, shake your body baby, do the conga… I know you can’t control yourself any
longer! Come on, shake your body baby, do the conga… I know you can’t control
yourself any longer!” “E ora ondeggiate!
Ondeggiate! Cooosì! Cooosì!” incita la pensionata n°2. “Uuuuuuh che movimento
d’anca, yuppie n°3! Se solo fossi più giovane di almeno trent’anni… ti
strapazzerei tutto!”
Battendo le mani all’unisono, il trenino raggiunge il corridoio del primo piano,
fa la ola costeggiando il letto di Monica, serpeggia contorcendosi su se
stesso nel bagno degli ospiti finché non ci ritroviamo davanti alla porta della
mia camera.
“Scuoti-il-sedere-scuoti-il-sedere! Segui-il-ritmo!”
“Tutti a ballare la congaaaaaaa!”
“Grazie per avermi accompagnato, ragazzi! Siete stati davvero molto carini!”
taglio corto. “Però sarà meglio che andiate, prima che mia madre chiami la
polizia.”
“Non c’è di che, ragazzo!” risponde la pensionata n°3. “Vienici a trovare alla
Casa delle Calendule, se ti va! Ma non domani: c’è il bingo del martedì.”
“Verrò senz’altro per il tè danzante di giovedì.”
“Tua madre è single?” domanda lo yuppie n°1.
“E’ stato un piacere, grazie ancora!” svicolo, chiudendomi a chiave in camera
mia.
La prossima volta sarà meglio gioire interiormente e non coinvolgere estranei.
Di solito nei musical i ballerini spariscono subito dopo la fine della
canzone…
“AAAARGH! E voi che ci fate qui?!”
I due testimoni di Geova sono riusciti (misteriosamente) a intrufolarsi nella
mia camera per discorrere di teologia, ma fortunatamente Monica, udite le mie
urla, fa scattare l’allarme anti-incendio e i due molestatori fuggono dalla
finestra.
Tirando un sospiro di sollievo, mi accascio sul letto e chiudo gli occhi.
Subito, come le immagini scorrevoli di uno screensaver, rivedo le
istantanee delle ultime tre ore: il sorriso di Bennet… i suoi baci… le sue
parole…
“Va tutto bene, tesoro?” domanda Monica, affacciandosi alla porta. “Ho visto i
testimoni di Geova fuggire come degli indemoniati.”
“Sì, grazie, Monica… e scusami per la confusione.”
“Figurati, è stato divertente cacciare a suon di calci nel sedere un paio di yuppie.
Mi ha ricordato i momenti più lieti della mia vita coniugale… una volta sono
riuscita a scaraventare tuo padre oltre il vialetto!”
“Mmm, fantastico” commento, con una risatina forzata.
“A proposito di bei momenti…” riprende Monica. “Non vuoi dirmi perché sei così
di buon umore?”
“E tu non vuoi dirmi con chi stai uscendo?” la colpisco a tradimento, con un
sorrisetto sornione. “So benissimo che la signorina Burnbury non esiste.”
“Sai, penso proprio che andrò a preparare una crostata alle more!” annuncia lei,
ansiosa di cambiare argomento. “O forse preferisci una torta di mele?”
Senza aspettare la mia risposta, lancia un fischio e due uccellini si posano
sulle sue spalle, gli stessi che stamattina mi hanno aiutato a preparare i
pancakes.
“Mi hanno perdonata per averli cacciati in malo modo” spiega Monica,
accarezzando dolcemente la testolina del regolo capodorato. “Sono davvero molto
servizievoli! Mi hanno anche aiutato a pulire…”
“Che tesori!”
“A proposito!” esclama Monica, spaventando gli uccellini, forse ancora un po’
diffidenti nei suoi confronti. “Mentre riordinavamo la tua stanza questo povero
scricciolo si è quasi strozzato!”
“Davvero?!” sussulto, correndo a esaminarlo da vicino. “Cos’è successo, mio
piccolo amico piumato?”
“Hai ingoiato uno strano affare attaccato sotto la tua scrivania, ma
fortunatamente sono riuscita a farglielo sputare…”
“E cos’era?!” domando, sconvolto. “Povero piccolo!”
“Non ne ho idea… una specie di minuscolo aggeggio elettronico… te l’ho lasciato
lì, sul davanzale.”
Perplesso, raccolgo l’oggetto misterioso.
E’ un bottoncino metallico, non più grosso di una cimice, con al centro una
piccola spia rossa, che lampeggia furiosa.
“Non è roba tua? Sembra una specie di micro-chip…” osserva Monica,
rivolgendo all’affare uno sguardo sospetto.
“Cimice.”
“Cosa?”
“E’ una cimice… una microspia” dichiaro, con un tuffo al cuore. “E temo anche di
sapere chi l’ha messa sotto la mia scrivania…”
“Anonymous!” esclamo,
ancora sconvolto. “Il mio amico Anonymous! Il mio ex compagno di
stanza Anonymous! Non posso crederci che l’abbia fatto!”
“Sei assolutamente sicuro che sia opera sua?” mi chiede per l’ennesima volta
Nikki, guardando la strada buia dal finestrino della sua limousine, con
aria cospiratrice.
“Vorrei tanto sbagliarmi... ma è proprio il genere di cose che farebbe lui!”
“Maledetti secchioni!” impreca Nikki. “Ti avevo avvertito di non fraternizzare
mai con loro… gente infida!”
“Non posso crederci! Siamo sempre stati buoni amici!” proseguo, più rivolto a me
stesso che a Nikki. “Sapevo della sua manie da hacker… solo che non
pensavo potesse spiare anche me! E soprattutto, a che pro?”
“Se saremo fortunati lo scopriremo presto” risponde Nikki, tesa, mentre l’auto
si ferma qualche metro prima del cancello della Wefanie. “Sei proprio sicuro che
le informazioni che cerchiamo si trovino nel suo computer in redazione e
non solo nel suo portatile?”
“Sì, è terrorizzato all’idea di perdere i suoi file… una volta mi ha
detto che è sua abitudine lasciarne una copia anche lì.”
“D’accordo… ora sincronizziamo gli orologi: sono le due, dodici minuti e
trentatré secondi. Le lezioni cominciano alle otto, ma la scuola apre i battenti
alle sette e mezza… perciò abbiamo circa quattro ore e trenta minuti. ”
“Non so se basteranno… Anonymous è un genio informatico. Lo avrà dotato di tutti i sistemi
di sicurezza più avanzati!”
“Avremmo avuto più tempo se qualcuno non si fosse riaddormentato…” borbotta
Nikki, lanciandomi un’occhiata fulminante.
“Ho spento subito la sveglia per non svegliare anche Monica e poi mi sono
riappisolato…”
“Ce la caveremo comunque” taglia corto Nikki, anche se non sembra troppo
convinta. “E poi Esperanza mi ha insegnato qualche trucco che potrà tornarci
utile.”
“Esperanza?”
“Non ti ho detto che era nei servizi segreti argentini? E ha fatto anche
spionaggio industriale per la Pepsi… e il doppiogioco per la Coca-Cola.”
“Wow!”
“Già!”
Una volta scesi dalla limo, Nikki fa cenno all’autista di ripartire e
tira fuori dalla tasca una chiave dorata dalla scintillante impugnatura a forma
di farfalla, quella del diario di Wanessa Wefanie, capace di far scattare tutte
le serrature della scuola, dalla cella frigorifera delle cucine e alla
toilette degli insegnanti.
Nikki si guarda intorno, apprensiva, ma la strada è deserta e il silenzio è
rotto solo dall’ululato lontano di un cane.
Nel giro di pochi minuti, ci ritroviamo a sgattaiolare per il parco immerso
nell’oscurità, mentre il profilo sinistro della Wefanie si staglia dinanzi a
noi, con le finestre luccicanti di luce lunare che disegnano sulla facciata un
truce sguardo di rimprovero.
Ormai credo di aver trascorso più tempo a scuola di notte che non durante le ore
diurne.
Intanto Nikki corre flessuosa davanti a me, avvolta nella sua sexy tuta
nera da spia.
Con un solo semplice giro di chiave, tutte le porte della Wefanie si spalancano
accondiscendenti dinanzi a lei.
Fa un certo effetto scoprire la redazione dell’Highlights così
silenziosa, visto che di giorno è un continuo via vai di giovani reporter
(quasi tutti in lacrime per le pretese impossibili di Barnabas Babcock).
“Eccolo lì” sussurro, indicando l’ultima scrivania a destra, accanto alla
finestra. “Quello è il computer di Anonymous.”
“Si comincia…” annuncia Nikki, con aria solenne, premendo il tasto d’accensione.
Inserire
password:
_
“Tutto qui? Mi
immaginavo come minimo dei raggi laser o una botola che si apre a
tradimento su un pozzo pieno di alligatori…” commenta Nikki, con un sorrisetto
borioso. “Ci serve solo una password da sfigato… vediamo… oh, ma è così
ovvio! D… un… ge… o… n… s… &… Dr… a… g… o… n… s… Dungeons & Dragons!”
Password errata. Tentativi rimasti: 2.
“Bella prova, Mata Hari!” commento, sardonico.
“Cosa credi che succederà quando i tentativi saranno finiti?” domanda Nikki,
mordendosi le labbra.
“Non lo so… forse è a quel punto che si aprirà la botola con gli alligatori.”
“Avanti, non hai qualche idea? Dopotutto il piccolo spione è amico tuo!
Non ti viene in mente proprio nulla che possa aver utilizzato come password?
Il compleanno di sua madre? Il suo personaggio preferito di Star Trek? O
magari le mie misure?”
“Niente, zero assoluto…” mugugno, girando a vuoto per la stanza. “E’ quel che è
peggio è che abbiamo solo due cartucce da sparare! Forse… forse dovremmo tornare
a casa e rinunciare…”
“Mai!” sbotta Nikki, dimenticando ogni accorgimento e battendo un pugno sul
tavolo. “Dobbiamo assolutamente scoprire cosa sta tramando Baby-Assange! Ha
origliato le nostre conversazioni! Non può farla franca! Scopriremo questa
maledetta password, o finirà schiacciato come una cimice sotto il mio
tacco dodici…”
“Ma non sappiamo neanche da dove cominciare!”
“Riflettiamo… ci verrà in mente qualcosa. Dopotutto abbiano ancora quattro ore!
Ce la faremo!”
“Non ce la faremo mai!”
sbuffa Nikki, dopo un’ora e mezza di congetture, una più inconsistente
dell’altra.
“Potrebbe essere la data del suo compleanno... la risposta corretta spesso è
anche quella più semplice, no?”
“Mmm… mi sembra poco probabile” ribatte Nikki, sbadigliando. “Comincio ad odiare
questo tizio!”
“Hai sempre odiato Anonymous” preciso, sbadigliando a mia volta.
“Mai quanto adesso! Insomma… non ho mai avuto difficoltà a scoprire le
password altrui! Le cheer-leader scelgono sempre la data di nascita
del giocatore di pallanuoto con cui escono e i giocatori di pallanuoto usano le
misure del loro membro. E’ così semplice! Perché questi dannati secchioni devono
sempre fare i difficili?”
Detto questo, tra uno sbadiglio e l’altro, agguanta una copia dell’Highlights
per farsi vento.
Improvvisamente un soffio d’aria fresca spazza via le nebbie che mi ottenebrano
la mente e tutto si fa chiaro.
“Nikki…”
“Sì, Fatina?”
“Sei un genio!” esclamo, strappandole di mano il giornale. “Sei un genio!”
“Quant’è vero!” annuisce lei, con un altro sbadiglio.
“Guarda il titolo in prima pagina…”
“LA PROFESSORESSA APPELFIELD SI CONFESSA: come ho sconfitto l’ornitofobia…
e allora? E’ l’articolo di quel tizio dal nome fasullo…” (si china a leggere) “…
Ajax Leinslich.”
“Esatto! E’ lo pseudonimo di Anonymous!”
“Vuoi dire che…?”
“Sì! Nessuno sa chi scrive veramente quegli articoli! Dev’essere quella…”
“…la password!”
Ci precipitiamo subito al computer e con mano tremante digito i tredici
caratteri.
Ci siamo, finalmente…
Password errata.
Tentativi rimasti: 1.
“No!”
“Non è possibile!”
La delusione, la rabbia
e la sonnolenza combattono una feroce battaglia nel mio cervello.
Ma non c’è tempo per i conflitti interiori…
Abbiamo una sola altra opportunità…
E il tempo scorre in fretta…
Pensa, Topher, pensa…
“Manteniamo la calma” riprendo, interrompendo le vivaci imprecazioni di Nikki.
“Credo di essermi comunque avvicinato alla soluzione. Pensaci un attimo... noi
conosciamo solo i suoi pseudonimi: Ajax Leinslich e Anonymous… sono quasi sicuro
che la password sia il suo vero nome!”
“Fantastico, allora è fatta” borbotta Nikki, scontrosa. “Nessuno conosce il suo
nome, se non i suoi genitori o i professori! Me l’hai ripetuto mille volte,
Fatina: ogni volta che viene pronunciato dei rumori improvvisi impediscono a
tutti gli altri di scoprirlo, non è così?”
“Sì… ma deve pur esserci un modo per venirlo a sapere…” rifletto, tastando la
scrivania alla disperata ricerca di carta e penna. “… E credo che Ajax Leinslich
possa ancora esserci utile…”
AJAX LEINSLICH
“Potrebbe essere un
anagramma…”
A J A X L E I N S L I C H
ISAIAH LEX…
“No, restano una ‘c’,
una ‘n’, una ‘j’ e una ‘l’…”
“Cnjl potrebbe essere un cognome straniero” osserva Nikki.
AJ AX L E IN S LI C H
IAN
SEAL…
“No, neanche questo va
bene… ma forse…”
Dopo una lunga serie di tentativi, restringo il campo a sei nomi, uno meno
probabile dell’altro:
E in più ci
sarebbe anche Achilles A. Jinx, ma non sono riuscito a scriverlo perché
l’inchiostro della penna si è esaurito ancora prima di completare la ‘A’. Non
c’è stato verso di trovarne un’altra funzionante, per quanto tutto questo abbia
dell’incredibile all’interno della redazione di un giornale...
“Niente da fare… abbiamo solo una possibilità e non ho idea di quale sia il
nome giusto” mi arrendo, dopo mezz’ora di arrovellamenti. “In più potrebbero
esserci mille altre combinazioni che non ho considerato…”
Nikki ha smesso di rispondermi ormai da un bel po’, addormentata sulla scrivania
accanto, e con lo scorrere dei minuti anche per me tenere gli occhi aperti
diventa una sfida sempre più ardua…
Ma non posso dormire…
Devo risolvere il mistero di tutti misteri…
Il segreto più segreto…
Il vero nome di Anonymous… Devo scoprirlo…
Però… lo farò… più tardi…
Apro
e richiudo più volte le palpebre, infastidito da un raggio di sole dispettoso.
Quando finalmente riesco a tenere gli occhi ben aperti, inciampo nell’abisso
verde degli occhi di Nikki, anche lei appena svegliata.
“Buongiorno, Fatina” mi saluta, con voce impastata di sonno.
“Buongiorno, Nikki…”
“Buonanotte, Fatina”
“Buonanotte, Nik… OH MIO DIO! NIKKI, SVEGLIATI! SONO LE SETTE!”
“E’ già cominciata la sfilata?” borbotta, strabuzzando gli occhi.
“Ma quale sfilata! Siamo a scuola! Le lezioni iniziano tra meno di un’ora e non
abbiamo ancora scoperto la password!”
“Okay, Fatina… innanzitutto CALMATI.”
“Ma come faccio a calmarmi?!” starnazzo, in preda al panico. “Dobbiamo uscire di
qui e tornarcene a casa prima che se ne accorga…”
“Non ho sacrificato il mio sonno di bellezza per niente!” protesta Nikki, già
completamente sveglia. “Ho un lampo di genio mattutino, la notte deve avermi
portato consiglio… portami qui la lista dei nomi.”
“Eccola!” incalzo, schiaffandola sulla scrivania.
“Ora leggiamoli tutti ad alta voce… Jillian Chasiex…”
“E a cosa dovrebbe servire?!”
“Tu fallo e basta, Fatina” ordina lei, con un tono che non ammette repliche.
“Okay… Chase Jillinax…”
“Neal Six-Jachil…”
“Hilas Canjilex… Ancora non capisco a cosa possa servire…”
“Leggi il prossimo nome e basta, Fatina”
“Alec Anjilshiax”
“Nessun’altro?”
“Ah, sì, ce n’è uno che non sono riuscito a scrivere…”
“Cioè?”
“Ac…” scandisco, ma la mia voce è sovrastata dal rumore di un clacson
strombazzante proveniente dalla strada.
“CE L’ABBIAMO FATTA!” strilla Nikki, saltando di gioia e avviluppandomi in un
abbraccio spacca costole.“E’ lui! E’ il nome che non riesci a pronunciare senza
essere interrotto da rumori molesti! Abbiamo scoperto il vero di nome di
Anonymous!”
Non posso crederci…
“Non posso crederci! Allora è Ac…”
Ancora una volta parlo a vuoto: la mia voce è coperta dall’urlo terrificante di
una donna. Forse è stata appena scippata o qualcuno l’ha accoltellata mentre
faceva la doccia, ma non importa!
Conosco il vero nome di Anonymous!
E anche se mi è quasi impossibile pronunciarlo, nessuno può impedirmi di
pensarlo!
ACHILLES A. JINX!
Il vero nome di Anonymous è Achilles A. Jinx!
Finalmente posso digitarlo sulla tastiera, che emette scintille ad ogni
carattere, finché non inizia a fumare e si spezza a metà con una piccola
esplosione, cinque secondi dopo aver premuto la “x” di Jinx.
Fortunatamente il resto del computer sembra ancora intatto e lo schermo
risplende alla luce del sole appena sorto, annunciando trionfale:
Password
approvata. Benvenuto, Ac*errore*.
“Presto, presto,
Fatina… ecco l’Archivio Dati.”
“Ci sono migliaia di file!” mugugno, facendo scorrere a tutta birra la
rotella del mouse in cerca della D di Dukes. “Eccola! D… Dagon, Dylan…
Dalai Lama… Dean, James…”
“Uh, vorrei proprio sapere se era veramente gay come dicono…”
“Disney, Walt… Dunst, Kirsten…”
“Dicono che Disney sia stato ibernato e che ora il suo corpo si trovi sotto…”
“Trovato! DUKES!”
“Ha un’intera cartella su di te!”
“E adesso da dove comincio?”
“Dagli ultimi aggiornamenti, no?! Fa’ presto, non abbiamo molto tempo!” mi
sollecita Nikki, lanciando un’occhiata apprensiva all’orologio a muro sopra la
porta.
23 gennaio, 9 a.m.
I miei sospetti, già notevolmente
rafforzati dalla mia chiacchierata con Maeve Modesty, sono diventati ormai delle
granitiche certezze: la Wefanie High School è davvero in mano ad una misteriosa
confraternita di privilegiati, nota come Mocassini Club.
Sono dovuto ricorrere a mezzi estremi, ma ne è valsa la pena. Durante la festa
di compleanno di Topher sono riuscito a installare tre microspie (una nella sua
camera, un’altra in salotto e la terza in cucina) e ho potuto intercettare le
sue conversazioni con Nicole Hortense.
Ancora non riesco a credere come Topher possa aver preso parte ad
un’organizzazione così ignobile, visto che mi è sempre parso un ragazzo di sani
principi, ma credo sia stata la relazione pericolosa che ha instaurato con la
Hortense ad esercitare una velenosa influenza su di lui, intrappolandolo in
questa fitta rete di inganni. Temo proprio si stia cacciando in guai seri…
30 gennaio, 6 p.m.
Poco fa ho ricevuto una visita
inaspettata: le gemelle Santini, più suonate che mai, si sono presentate da me,
decise a incastrare Topher. Stella, in particolare, sembra nutrire un
particolare rancore nei riguardi di Topher, mentre Holly, come sempre, pensa
quello che sua sorella le ordina di pensare. Sono convinte che Topher abbia
rubato immeritatamente la Rubrica Letteraria a Holly. In effetti Barnabas
Babcock ha sempre manifestato antipatia per Topher e anche a me è sembrato
alquanto strano che avesse deciso di affidargli quella rubrica. Sicuramente sarà
stato il misterioso Mocassini Club a favorirlo, il che incriminerebbe anche
Barnabas, naturalmente.
E’ probabile che lo stesso Babcock faccia parte del club, considerando che anche
lui indossa sempre un paio di mocassini.
Immagino che avere tra le loro file il caporedattore del giornale torni tutto a
loro vantaggio: con lui tra gli adepti basta poco a insabbiare ogni possibile
fuga di notizie sulla confraternita.
Tornando alle Santini, lo scopo della loro visita era corrompermi per ottenere
informazioni compromettenti su Topher, in modo da danneggiarlo. Inizialmente le
ho assecondate, così da scoprire esattamente cosa e quanto sanno
su di lui, poi ho detto che ci avrei pensato e ho chiesto loro di tornare qui
domani prima dell’inizio delle lezioni per la mia risposta definitiva.
Naturalmente ho intenzione di rifiutare, innanzitutto perché tengo ancora a
Topher, nonostante le sue madornali bugie, ma anche perché non ritengo saggio
assecondare la follia vendicativa di nessuno. In ogni caso sarà meglio che
tenga sott’occhio anche le Santini.
Comincio a pensare che dovrei decidermi a rivelare l’esistenza del Mocassini
Club. D’altronde dispongo di prove sufficienti a dimostrare quanto sia enorme
l’ingerenza della confraternita nella politica della scuola. E’ inammissibile
che alcuni studenti (protetti da genitori potenti) si sentano autorizzati a
corrompere insegnanti, fare pressioni sul Consiglio e signoreggiare su ogni
aspetto della vita scolastica. L’Ancien Régime dovrà cadere, ma è
necessario agire con prudenza e aspettare il momento opportuno...
Dimenticavo, Stella ha vaneggiato qualcosa sul fatto che Bennet Brown Betterton
ha troncato la loro relazione a causa di Topher, che lo avrebbe in qualche modo
sedotto. Insiste anche col dire che li ha visti baciarsi in biblioteca.
Chiaramente è una totale assurdità: la biblioteca dovrebbe essere ancora off
limits, ma soprattutto dubito fortemente che Bennet sia gay…
“Topher! Ma che… che
stai facendo col mio computer?!”
Ma salve tesori!!!
Finalmente sono riuscito a completare quest'ultimo capitolo... spero sia stato
di vostro gusto!
Mi impegnerò per pubblicare ancora il più presto possibile (dico sul serio!),
anche perché, come forse avrete intuito, ci stiamo avvicinando davvero al
clou del clou!
Esperanza, la fuerza de la
pasiòn è la prima mini spin-off formato telenovela, incentrata
sull'avventurosa giovinezza di Esperanza Vivas, la vulcanica colf di Villa
Hortense. Passioni infuocate, amori proibiti e torbidi intrighi sullo sfondo di
una caliente e insidiosa Buenos Aires...
Nelle puntate precedenti
di "Esperanza, la fuerza de la
pasion"...
Esperanza Vivas e il suo amato Agapito Amador, entrambi originari di Buenos
Aires, dopo molte tribolazioni, decidono di sposarsi e coronare il loro sogno
d'amore. Vengono però ostacolati dal perfido Don Porfirio, innamorato pazzo di
Esperanza. Rifugiatisi in Florida, i due riescono finalmente a sposarsi, ma Esperanza
è costretta a lavorare come spogliarellista. Venuto a sapere che sua moglie è
insidiata dal vecchio professore di teologia Orion Adichermatos, Agapito fa
irruzione nello strip club, ma viene ferito a morte dal vecchio Adichermatos.
Esperanza decide di usare il suo rosario magico per tornare indietro nel tempo e
rimediare alla morte del suo amato (tre grani del rosario hanno il potere di
avverare qualsiasi desiderio). Per un fatale errore, però, Esperanza,
si ritrova ai tempi della presa di Troia e viene catturata dall'eroe acheo
Diomede, del quale la fanciulla si innamora follemente, complice l'intervento
della dea Afrodite. Successivamente però Diomede sposa una principessa dauna e
Esperanza, che non prova più nulla per Diomede, torna al presente, con i tre
figli avuti dalla relazione con l'eroe greco, Metrocle, Patostene e Agape.
Questa volta Esperanza è decisa a non commetere più errori e a riportare in vita
il suo adorato Agapito...
Episodio 16 - Venganza
inocente Assicurandosi di sfruttare nel modo giusto i poteri straordinari del magico
rosario, Esperanza riesce a tornare nel futuro, ma esattamente qualche minuto
prima di baciare il perfido prof. Orion Adichermatos. Con un gesto repentino, la
donna tira fuori la pistola dalla sua tasca e lo minaccia, intimandogli di
sparire per sempre. Quando Agapito, ansante e furibondo di gelosia, arriva nel
night-club, scopre sua moglie che brandisce una pistola contro l'uomo. Agapito,
sorpreso e spaventato, cerca di togliere di mano la pistola a sua moglie, ma fa
innavvertitamente partire una pallottola. Il colpo spezza in due il palo della
lap-dance e Adichermatos, dallo spavento, perde l'equilibrio e rimane infilzato
con la punta del palo appena mozzato. Orripilati, Esperanza ed Agapito si
affrettano a far sparire il cadavere, gettandolo a mare.
Nel frattempo, Agapito, vedendo insieme a sua moglie tre bambini, chiede
spiegazioni ad Esperanza che, tacendogli la verità per paura di ferirlo, dice di
aver salvato Metrocle, Patostene e Agape, tre poveri orfanelli, dalle grinfie
del malvagio Adichermatos, che si serviva di loro per l'attuazione dei suoi
loschi traffici sessuali.
Episodio 17 - Orgullo herido
Prima di tornare nel presente, Esperanza aveva avuto in dono da Circe, come
regalo d'addio, un forziere ricolmo d'oro: la donna, insieme all'amato Agapito e
ai figli avuti da Diomede, può finalmente condurre una vita agiata: Agapito è il
ricco proprietario di un'azienza di lavorazione di prodotti ittici e, grazie
agli ingenti introiti, può permettersi una lussuosissima casa a Los Angeles. La
famigliola vive felicemente per molti anni, ma dopo numerosi tentativi di
allargare la famiglia, Esperanza non riesce a rimanere incinta. Agapito,
frustrato, dà la colpa a sua moglie, insinuando che sia lei ad avere problemi di
fertilità. In uno scatto d'ira, Esperanza rivela che Metrocle, Patostene ed
Agape sono i suoi figli naturali, avuti dall'eroe greco Diomede, perciò è più
probabile che sia Agapito ad essere sterile. Ferito nel suo orgoglio di macho
latino e sconvolto dalla verità sulle origini dei suoi figli adottivi, Agapito
decide di lasciare per qualche tempo la famiglia.
Continua...
Le
curiosità prive d'interesse
x Audrey Lacer e Betsy
Brummage, le due ragazze del primo anno che indossano incautamente dei mocassini
pur non facendo parte del Mocassini Club, non hanno dei nomi casuali. Per Audrey
Lacer mi sono ispirato all'etimologia della parola inglese tawdry,
"vistoso, pacchiano, cheap", termine che deriva dai St. Audrey's laces,
nastrini e collane (di scarso valore) venduti per commemorare Santa Audrey.
Secondo la leggenda, infatti, la donna morì di tumore alla gola, punizione
divina per la sua passione per collane e nastrini.
Brummage invece deriva dalla vecchia parola inglese brummagem, "cheap,
pacchiano", in riferimento alla città di Birmingham, famosa per le
contraffazioni.
x Come probabilmente
avrete intuito, i nomi in codice delle Falene (Morpho, Atropo, Iphidamas,
Neoptolemus, Chrysiridia, Erebus...) sono ispirati alle denominazioni
scientifiche di alcune specie di farfalle.
x I nomi mitologici
assegnati ai piani della scuola sono scelti con un criterio ben preciso. Il
primo piano partendo dall'alto è Urano, mentre il piano terra è dedicato a Gea.
Esattamente al centro, si trova Zeus (a cui è dedicato il terzo piano). Questo
perchè, secondo la leggenda, Crono (deciso a mangiare tutti suoi figli per paura
di essere spodestato) dominava il cielo (Urano), il mare e la terra (Gea), e le
ninfe nascosero il piccolo Zeus
appendendolo a una fune legata ad un albero in modo che, sospeso fra i tre
elementi, fosse invisibile al padre. Parlando di funi e di persone sospese,
questo mito mi sembrava il più opportuno da associare ad un ascensore. In più il
tema del "cattivo padre" è strettamente connesso al mondo della Wefanie... ma
questo lo scoprirete in seguito! :P
Avvertenze/correzioni La riapertura della biblioteca è stata anticipata da “la
settimana prossima” a “domani". Scusate la correzione, ma è il bello della
diretta ;)
A
vviso ai gentili lettori.
Vi informiamo che, causa disguidi tecnici, la narrazione del seguente
capitolo avverrà in terza persona. Ci scusiamo per il disagio e vi auguriamo
una piacevole lettura. “Topher! Ma che… che stai facendo col mio computer?!”
esclama Anonymous, pietrificato sull’uscio.
Prima ancora che possa dire o fare qualcosa, Nikki lo ha già immobilizzato
al muro, bloccandolo per il polsi.
“Benvenuto all’inferno, Perez Hilton” gli sibila all’orecchio, digrignando i
denti.
“Nikki!” protesta Topher, allarmato. “No!”
“Non preoccuparti, Fatina, questa vecchia pettegola non oserà mai più
spiarti…” prosegue, premendogli la testa contro il muro. “Il gioco è finito,
prova a muoverti e ti scortico la pelle più in fretta di quanto uno
spogliarellista esperto si strappa via i pantaloni…”
“Nikki, lascialo andare, non è così che…”
“Fatina, questo ficcanaso con licenza di uccidere di noia si è permesso di
installare delle microspie in casa tua e, non contento, intende anche
spifferare tutto sul Mocassini Club…” riassume Nikki, mentre Anonymous geme
di dolore, prigioniero della sua stretta micidiale. “Tutto questo per me
equivale a vestirsi di rosso Valentino alla corsa dei tori di Pamplona… lui
vuole morire! E io non posso deluderlo!”
“Nikki, per favore…” la supplica Topher. “Lascialo stare… preferisco
chiarire la questione in modo non violento.”
“Ma, Fatina! Non può…”
“Nikki, fallo per me” insiste lui, in tono definitivo.
“D’accordo, Grande Fratello, per il momento hai il permesso di continuare a
respirare…” cede Nikki, ma senza ancora liberarlo. “Ascoltami bene, però: un
solo passo falso e ti apro la spina dorsale come una cerniera lampo,
intesi?”
Detto questo allenta la presa e Anonymous si allontana in fretta da lei,
sfregandosi i polsi doloranti.
“Come hai potuto installare delle microspie in casa mia?” domanda a
bruciapelo Topher, ancora combattuto tra la sorpresa e la delusione.
“Non so di cosa stiate parlando… so solo che vi siete intrufolati qui di
nascosto per cercare chissà cosa sul mio computer!”
“Non negare, Anonymous…” lo prega Topher, con una voce gelida che non riesce
a riconoscere come la propria. “Anzi, dovrei chiamarti Ac…”
Il nome, come prevedibile, è coperto da un rumore molesto, in questo caso lo
starnazzare di uno stormo di oche selvatiche di passaggio.
“Come… come avete fatto a scoprirlo?!” esclama Anonymous, esterrefatto.
“Vuol dire che…”
“Sì, sappiamo tutto. Sappiamo delle tue microspie e delle tue ricerche”
conclude Topher. “Quello che non so è perché hai fatto tutto questo.
Io… io pensavo fossimo amici...”
“Anch’io lo pensavo” ribatte Anonymous, ansante di collera. “Ma non hai
fatto altro che mentirci… il Club degli Scacchi c’è sempre stato per te,
anche quando ci trascuravi per stare con… lei” aggiunge, scoccando
uno sguardo astioso a Nikki, che mostra i denti come una pantera pronta
all’attacco.
“All’inizio pensavamo che tra voi due ci fosse qualcosa… ma non ci hai
neanche detto neanche che ti piacevano i ragazzi!”
“Eravamo compagni di stanza… temevo che mi avreste guardato con occhi
diversi una volta che…”
“E poi questa storia del Mocassini Club!” lo interrompe Anonymous.
“Continuavo a ripetermi che non era da te… che non avresti mai accettato di
allearti con persone del genere! Che non potevi essere come tutti quei
rampolli viziati e affetti da delirio di onnipotenza!”
“Bada a come parli” lo avverte Nikki, sguainando un fermacarte dal
portapenne di Barnabas.
“… Ma probabilmente non ho mai conosciuto il vero Topher Dukes.”
“Il vero Topher Dukes era lì, davanti a te…” obietta Topher, accalorandosi.
“Potevi parlarmi… potevi conquistarti la mia fiducia… aspettare che fossi
io a confidarmi… oppure affrontarmi apertamente! Invece no, hai scelto di
nasconderti dietro uno schermo e fare indagini su di me! Se solo tu non
fossi così spaventato dall’idea di costruire dei rapporti reali,
sapresti che ci sono modi più nobili di scoprire informazioni su chi ti sta
a cuore, oltre che nascondere cimici!”
Anonymous distoglie lo sguardo e Topher capisce di aver colpito nel segno.
“Non avrei mai voluto mentire a te, o a Gunther e a Rowland… quando sono
arrivato alla Wefanie ero solo… e spaventato, e voi mi avete subito offerto
la vostra amicizia. Siete riusciti a farmi sentire a casa… mai, lo giuro,
mai avrei voluto nascondervi la verità, ma non ho avuto scelta! Credi
che sia stato facile per me? Dover sempre scegliere? Tra il Club degli
Scacchi e Nikki? Tra il Club degli Scacchi e il Mocassini Club? Mentirvi era
l’unico modo per non essere costretto a scegliere!”
Anonymous si abbandona sulla poltrona girevole di Ophelia e sospira
profondamente.
“Posso ucciderlo ora, Fatina?” domanda Nikki, impaziente, ma Topher la
ignora, aspettando di ascoltare la risposta di Anonymous.
Seguono lunghi attimi di silenzio in cui nessuno dei due riesce a guardare
negli occhi l’altro.
“Hai ragione” risponde infine Anonymous, mentre l’ira che contraeva il suo
volto lascia spazio ad una profonda tristezza. “E’ tutto vero…”
“Che cosa intendi dire?”
“Non so coltivare dei rapporti reali…” ammette, con lo sguardo perso nel
vuoto.
“Già, ti conviene dare una sistemata alla tua vita sociale: io, come prima
cosa, farei pace col tuo personal shopper” sottolinea Nikki,
ridacchiando. “E’ evidente che ti odia.”
“Vivo di sospetti… vedo inganni ovunque...” prosegue Anonymous, come se non
l’avesse neanche sentita. “Mi sono sentito tradito… e deluso… ma non ti ho
mai dato la possibilità di spiegarti. Non ho mai neanche considerato l’idea…
e così facendo ho sbagliato anch’io...”
“Abbiamo sbagliato entrambi” afferma Topher. “So di non averlo dimostrato,
ma io tengo davvero al Club degli Scacchi…”
Nikki mima l’atto di vomitare nel cestino della carta straccia.
“Topher, io questo lo so, credimi, e non vorrei mai vederti nei guai, ma…
non posso…” risponde Anonymous, con aria abbattuta. “Non posso far finta di
niente dopo tutto quello che ho scoperto! Insomma, c’è un club segreto che
controlla tutta la scuola! La gente lo deve sapere! Io… io sono un
giornalista: è una questione di etica professionale!”
Nikki alza gli occhi al cielo, esasperata.
“So che quello ti chiedo è un enorme sacrificio” riprende Topher. “Ma,
credimi, se si venisse a sapere del Club sarebbe il caos! Ci saranno
delle indagini… studenti e insegnanti sotto accusa… sarebbe una vera e
propria caccia alle streghe! I membri del Club sono potenti… non riesco
nemmeno a immaginare cosa potrebbero fare pur di aver salva la pelle! E non
è da escludere che la stessa Wefanie venga chiusa...”
“Topher, davvero, io non…”
“Anonymous, so che è tutto incredibilmente ingiusto, ma ti prego, mantieni
il segreto… altrimenti saremmo sconfitti tutti quanti… sarebbe la fine della
Wefanie!”
Anonymous sospira per la seconda volta, sprofondando sempre di più nella
poltrona e nei sensi di colpa.
“D’accordo” cede alla fine, coprendosi il volto con le mani, quasi volesse
rimangiarsi in fretta quell’assenso. “D’accordo… Maledizione! D’accordo…
consideralo… consideralo come un risarcimento per… i miei errori.”
Si interrompe per l’ennesimo sospiro.
“… ma avrei tanto voluto che la nostra amicizia si rinnovasse su basi
diverse da quelle della menzogna.”
“Mi dispiace… ” si discolpa Topher, non trovando il coraggio di guardarlo.
“Davvero, mi dispiace tanto… ma non abbiamo altra scelta.”
“Ci sai fare con la diplomazia, sai, Fatina?” sussurra Nikki, mentre
attraversa insieme a Topher il corridoio ormai sgombro, dato che le lezioni
sono iniziate già da dieci minuti. “Non dobbiamo preoccuparci di lui,
comunque. Potrebbe anche distribuire volantini sul Mocassini Club, ma
nessuno gli darebbe ascolto: il preside Canfield metterebbe tutto a tacere,
visto che ne ha fatto parte anche lui in gioventù. In più i genitori del
Consiglio d’Istitituto sono tutti veterani del Club. Praticamente chiunque
abbia anche solo un briciolo di potere in questo continente ha indossato
dei mocassini al liceo! Nessuno escluso, dal governatore Goripow al
Presidente in persona! Sarebbe solo nella sua crociata: Barnabas Babcock sa
cosa fare per bloccare ogni articolo compromettente… l’FBI stesso è legato
al Mocassini Club e farà sparire dal web ogni contenuto sospetto… se
quel pollo prova anche solo a cinguettare qualcosa su Twitter, finisce in
gabbia prima ancora che Lady Gaga abbia avuto il tempo di offendere qualcuno
con un suo tweet provocatorio.
Anonymous ha le mani legate, Fatina… e come dice sempre To-Poun, la
mangusta frettolosa s’ingozza di serpenti ancora vivi e finisce dilaniata
dall’interno. Non abbiamo nulla da temere!”
Topher ascolta in silenzio, senza riuscire a staccare lo sguardo dal
pavimento. Forse il Mocassini Club non ha nulla da temere, ma può dire lo
stesso della sua coscienza?
Se la verità venisse alla luce riuscirebbe a sopportarne le conseguenze?
Rischiare il tutto e per tutto per difendere gli interessi di un covo di
“rampolli viziati e affetti da delirio di onnipotenza” è davvero la scelta
migliore per il bene della scuola?
Forse sì. Mantenere tutto com’è sarebbe senz’altro la strada più comoda...
Ma cosa accadrebbe se la verità venisse a galla?
Quanto persone deluderebbe?
Monica… e Bennet…
Ma prima di chiunque altro… se stesso.
Stella Santini fa il suo ingresso trionfale in biblioteca
con indosso una minigonna di jeans a prova di visita ginecologica e
lo striminzito top azzurro ciano coordinato all’ombretto. I telamoni
per poco non si lasciano sfuggire le balconate che sorreggono sulle possenti
spalle marmoree, sbalorditi da cotanta eleganza.
Il vecchio bibliotecario, il signor Jerome, ritiene l’apparizione così
insolita da alzare lo sguardo dal suo libro, e l’ultimo morso al suo
tramezzino ai cetrioli gli finisce di traverso.
“E’ sicura di non essersi smarrita?” domanda, rivolgendole un’occhiata
scandalizzata, una volta riavutosi dall’ascesso di tosse.
Stella gli dedica la stessa attenzione che rivolgerebbe ad uno qualsiasi dei
volumi polverosi sugli scaffali. Eppure sembra alla ricerca di qualcosa,
perché misura la sala con ampie falcate da fenicottero, ispezionando con lo
sguardo i piani alti.
“Posso esserle utile, signorina?” ritenta Jerome, dopo essersi schiarito la
voce.
“A cuccia, Shar Pei” risponde Stella, con un cenno sbrigativo del braccio
tintinnante di bigiotteria.
“Come, prego?”
“Grinzoso e anche sordo” bofonchia lei, sbuffando. “Ho detto:
A CUCCIA SHAR PEI.”
“E lei invece che tipo di cagna è, signorina?” ribatte il signor Jerome,
senza scomporsi.
Stella impiega qualche secondo per riconoscere l’insulto e risponde
apostrofando l’anziano bibliotecario con una serie di epiteti dei quali il
più gentile è “Pel-di-Prugna.”
Una volta finito con le minacce, la ragazza riprende a gironzolare per lo
sconfinato salone, scrutando con attenzione le balconate, finché finalmente
l’oggetto tanto ricercato si manifesta ai suoi occhi, che si riducono a due
fessure orlate di ciglia finte.
Seguita dallo sguardo indagatore del bibliotecario, Stella ciabatta su per
la scalinata a chiocciola, diretta alla sezione di botanica.
“Ecco dov’eri finita! E’ tutto il giorno che ti cerco! Dovevo immaginarlo
che eri qui a guardare ingiallire le pagine.”
“Oh, ciao” risponde distrattamente Holly, sfogliando freneticamente un
enorme volume. “Sono stata occupata… anzi, a dire il vero sono molto
occupata anche adesso.”
A guardarle in pochi le crederebbero due gemelle: anche Stella sembra
dubitarne mentre mastica rumorosamente la sua chewing-gum e rivolge
uno sguardo di profondo disgusto al morigerato twin set rosa pallido
di Holly e al suo lezioso fermaglio a forma di cuore, che le raccoglie i
capelli in una treccia.
“Domani devo consegnare un pezzo per la Rubrica Piante e Fiori e pensavo di
occuparmi del Sigillo di Salomone: è una pianta davvero molto curiosa, ma
non ho trovato molte informazioni… temo di dover ripiegare sul capelvenere o
sul rododendro. Eppure qui da qualche parte dovrebbe esserci una copia di
Sub rosa: quello che le piante non dicono! Lì di certo troverei…”
“Sì, sì, d’accordo, lascia stare il Gingillo di Sansone ora” la interrompe
Stella. “Ho io delle informazioni che potrebbero interessarti… è roba
che scotta.”
“Ah sì? E di che si tratta?” domanda Holly, sollevandosi sulle punte dei
piedi per sfilare Abbecedario Aggiornato degli Alberi e degli Arbusti
da uno scaffale piuttosto alto.
“Ma del nanerottolo Dukes, è ovvio! Questa mattina avevo appuntamento con
Anonymous, o te ne sei dimenticata?”
“E l’hai convinto a collaborare ai tuoi piani di vendetta?”
“I nostri piani di vendetta” puntualizza Stella. “E comunque no, non
ci serve più il suo aiuto… ora abbiamo tutte le informazioni che ci servono
per distruggere Topher Dukes!”
“Sei proprio sicura di quello che stiamo facendo?” mormora Holly,
preoccupata dalla luce maniacale del suo sguardo. “Insomma… potremmo
metterci in guai seri! Quella Nikki Hortense sembra… pericolosa…”
“La solita piscialletto” commenta Stella , facendo frullare la coda di
cavallo per l’esasperazione. “Quella stupida Hortense non potrà proteggerlo
per sempre: Topher Dukes ci ha tolto quello che era nostro di diritto e
dovrà pagare caro questo affronto!”
“Cos’hai scoperto?”
“Prima delle lezioni mi sono presentata davanti alla redazione del giornale
come d’accordo, ma poco prima di aprire la porta mi sono accorta che
Anonymous non era solo…” racconta Stella, con voce concitata. “Avrei
riconosciuto ovunque quella voce bianca da concerto parrocchiale: era
nanerottolo Dukes che litigava furiosamente con Anonymous…”
Holly, ora visibilmente interessata, chiude rumorosamente La morte ti fa
bella: gli usi cosmetici di belladonna, digitale e altre piante velenose.
“Inutile dire che sono rimasta ad origliare per tutto il tempo” prosegue
Stella, in tono cospiratorio. “E non puoi neanche immaginare che cosa ho
scoperto…”
E così si lancia nel vivo del racconto, intervallato dai sussulti e dalle
domande di Holly, sempre più esterrefatta.
“Non posso crederci! Stella, ma questa è la madre di tutti gli scandali!”
sussurra, portandosi le mani alla bocca. “Hai… hai idea di cosa succederebbe
se si venisse a sapere?”
“Per il momento tieni quella boccaccia chiusa” la rimbrotta subito Stella.
“Non abbiamo in pugno solo il nanerottolo, ma tutto il Mocassini Club!
Dobbiamo aspettare il momento opportuno per agire…”
“Se fossimo in un film Disney a questo punto dovresti iniziare a cantare
illustrando il tuo diabolico piano…”
“Ci sto ancora lavorando…” risponde Stella, mordendosi il labbro. “Stanotte
non ho chiuso occhio per pensarci… ma mi divertivo troppo a infilzare la
bambolina voodoo del nanerottolo per riuscire a pensare ad un piano
decente.”
A questo punto Holly aspetta pazientemente il solito monologo delirante di
Stella, che non tarda ad arrivare:
“Non avrò pace finché non riavrò ciò che mi spetta… Topher Dukes ci ha
derubate, Holly! In questo momento quell’essere ignobile scrive per la
tua Rubrica Letteraria, mentre tu trascorri le tue giornate scavando la
terra in cerca di bulbi e radici commestibili come Rossella O’Hara.”
“La… la Rubrica Piante e Fiori non è poi così male…”
“In questo momento Topher Dukes si strapazza il mio uomo, convinto di
avermi sconfitta…” prosegue Stella, il volto accartocciato in un orribile
smorfia. “Ho intuito subito le sue intenzioni, sin dalla prima volta che
l’ho visto. Glielo leggevo in quegli occhietti cattivi da roditore. Ha
sempre voluto Bennet tutto per sé… era la sua ossessione, il suo feticcio,
l’oggetto delle sue perverse e sudaticce fantasie notturne...
Ma non capisce… non capisce che è tutto inutile.
Bennet ama solo me. Lo so con certezza.
Bennet amerà sempre e solo me.
E chi potrebbe mai amare?
Solo io so chi è veramente, solo io conosco i suoi segreti più
nascosti, i suoi sogni più sfrenati. Solo io so come renderlo felice. Solo
io posso dargli ciò che realmente vuole!
Quella sgualdrina di Topher Dukes pensa di riuscire a legarlo a sé con le
sue stregonerie…
Ma cosa possono i suoi abracadabra contro una passione dirompente come la
nostra?
Lo ha sedotto con l’inganno e la simulazione, l’ho ha confuso con il suo
corpo dalle forme ambigue, ipnotizzato con la sua parlantina da libro
stampato…
Con la calunnia e la manipolazione è riuscito ad allontanarlo da me, ma
l’effetto dei suoi filtri d’amore non durerà per sempre…
Bennet presto tornerà in sé…
E sarò io a spezzare l’incantesimo di quella malefica sirena e a riprendermi
ciò che mio!
Bennet finalmente ricorderà chi è il suo vero amore e quando saprà da quale
meschino inganno l’ho salvato mi amerà ancora di più…
Topher Dukes avrà quello che si merita, fosse anche l’ultima cosa che
faccio… e tu mi aiuterai!”
Il lungo soliloquio si conclude con Stella che scuote i pugni verso il cielo
con aria bellicosa.
“Ehm… okay” squittisce Holly, alquanto preoccupata. “Q-quindi dobbiamo
trovare un modo per farlo espellere?”
“Io a dire il vero pensavo all’avvelenamento” confessa Stella, pensosa. “E’
un classico che non tramonta mai.”
“Non… non dirai sul serio?”
“Per il momento non me la sento di escludere completamente l’opzione
omicidio…” medita Stella. “Ma suppongo di potermi accontentare anche del
sequestro di persona, o dell’espatrio forzato… la sola espulsione non è
sufficiente, in ogni caso.”
“Stella… non puoi parlare seriamente!” pigola Holly, mordendosi
freneticamente le unghie. “Finiremo nei guai!”
“Non se pianifichiamo tutto nei minimi dettagli, sorella” la rassicura,
avvicinandosi alla libreria e afferrando uno spigoloso volumetto nero
intitolato Dei giardini velenosi. “Potremmo intossicarlo con una di
queste piante…”
“Ci… ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, in tal caso…” mormora Holly,
lanciando uno sguardo apprensivo ai libri che stringe al petto, come se
temesse di vederli prendere vita improvvisamente per sibilare perfidi
suggerimenti, con i segnalibri biforcuti che vibrano come lingue di
serpente.
“Ecco, questo è il libro che fa per noi!” esclama Stella, trionfante,
facendola trasalire. “I fiori del male… il titolo sembra
promettente.”
“I fiori del male?” le fa eco Holly. “Ma è una raccolta di poesie!
Chi è quel… idiota che lo ha lasciato nella sezione di botanica?! E’
incredibile che qualcuno abbia dav…”
La ragazza si interrompe, distratta da un cigolio sinistro. Segue lo sguardo
attonito di sua sorella e si lascia sfuggire uno strillo d’orrore, mentre i
libri cadono rovinosamente per terra.
“Che sta succedendo?” domanda dal piano di sotto il signor Jerome, senza
staccare gli occhi dal suo romanzo.
Anche volendo, Stella e Holly Santini non sarebbero in grado di rispondere.
Continuano a fissare con aria ebete la libreria che, mossa da chissà quali
ingranaggi, si apre lentamente in due, per poi scomparire all’interno della
parete. Tra la sezione di Astrologia e quella di Bricolage, dove un
attimo prima facevano bella mostra di sé gli scaffali dedicati alla
Botanica, appare quello che ha tutta l’aria di essere l’ingresso di una
stanza segreta.
“Non costringetemi a salire lassù a controllare” minaccia pigramente il
bibliotecario, che però in realtà non ha la minima intenzione di lasciare la
sua comoda poltrona, visti i dolori alla gamba per i quali non si stancherà
mai di maledire i Viet Cong.
“Mi… mi scusi, signor Jerome!” balbetta Holly, affacciandosi, ancora scossa,
dalla balconata. “ Mi sono tagliata con la carta…”
“Cerchi di non imbrattare i libri di sangue, signorina” abbaia il
bibliotecario, leccandosi il dito e voltando pagina.
“Che… diavolo… è…?!” scandisce Stella, rimasta a bocca spalancata (una volta
tanto per la sorpresa).
“Ho… ho una teoria…” farfuglia Holly, in un fil di voce. “Ma… ma non può
essere…”
Muove qualche passo malfermo ed esamina il passaggio segreto più da vicino:
si tratta di un’alta arcata di marmo, chiusa da un cancello in ferro
battuto. Tra le sbarre si insinuano serpentini i tralci di una florida
pianta rampicante con enormi fiori di un violento color arancio.
“Non posso crederci…” sussurra Holly, con gli occhi sgranati dalla
meraviglia. “Non posso crederci…”
Il suo sguardo si sofferma sui bassorilievi che decorano l’arcata, dove
grottesche e motivi floreali si intrecciano dando vita a mostruose creature
per metà animali e per metà vegetali.
“Pensavo fosse una leggenda…” esala, accarezzando con mano tremante il dorso
di una chimera arborea scolpita nel marmo.
“Fa’ pure con calma” sbotta Stella, iniziando a spazientirsi. “Prenditi
tutto il tempo che vuoi prima di spiegarmi dove diavolo porta questo
cancello e perché all’improvviso si sente un tanfo pestilenziale di cavoli
marci…”
“Sono quasi certa che si tratti… dell’Orto degli Orrori” dichiara Holly, con
aria solenne. “Il sogno proibito di ogni esperto di botanica…”
“Aspetta un attimo… vuoi dirmi che c’è una specie di… giardino segreto
nascosto in biblioteca?” riepiloga Stella, incredula. “E io ho appena scoperto
dov’è nascosto?”
“Lo so, è… è incredibile” concorda Holly, che sembra sul punto di scoppiare
in lacrime dall’emozione. “Non… non posso credere che questo posto sia
rimasto segreto per così tanto tempo!”
“Sfido io… chi vuoi che perda tempo a curiosare nella sezione Botanica
quando c’è quella di Letteratura orientale?” bofonchia Stella. “Le
biblioteche sarebbero deserte se non si potesse sfogliare il Kamasutra
senza dare troppo nell’occhio.”
Holly evita accuratamente di ribattere. A dire il vero sembra non aver
ascoltato una parola, presa com’è dall’inaspettata scoperta.
“Sì… è proprio l’Orto degli Orrori!” esulta, non riuscendo più a contenere
la sua eccitazione. “La leggenda vuole che a crearlo in gran segreto sia
stato Wilbur Wefanie, uno dei figli di Wanislaw, il fondatore della scuola.
Era un biologo di fama mondiale, i suoi studi hanno segnato una svolta
epocale nello studio delle piante! Tuttavia col tempo la comunità
scientifica, per invidia o filisteismo, cominciò a considerare troppo arditi
i suoi studi botanici. Wilbur decise di tornare nella scuola di suo padre
come insegnante di scienze, ma secondo molti il suo ritorno aveva a che fare
con un misterioso progetto: costruire una serra segreta dove condurre in
pace i suoi esperimenti di ingegneria genetica sulle piante, libero delle
costrizioni della legge e della morale comune…”
“Vai direttamente al punto in cui la storia smette di essere noiosa” incalza
Stella, sbadigliando rumorosamente.
“Col passare degli anni Wilbur Wefanie era sempre più restio ad apparire in
pubblico e persino la sua famiglia lo vedeva di rado. Nessuno riuscì a
scoprire dove si nascondesse. Un giorno sparì per sempre: nessuno ne seppe
più nulla. Sembrava essersi volatilizzato. Sua moglie setacciò il suo studio
in cerca di un biglietto di addio o di qualunque altro indizio utile alla
polizia, ma trovò soltanto alcuni appunti che descrivevano le creature
mostruose plasmate da Wilbur nel corso dei suoi esperimenti. Molti furono
gli scienziati che li esaminarono, ma si arresero, bollandoli come il
prodotto di una mente delirante. Wilbur sosteneva di aver creato nuove
specie botaniche, piante carnivore estremamente intelligenti, dei veri e
propri predatori vegetali. Sono in molti a credere che alla fine sia stato
divorato delle sue stesse creature…
Il giardino segreto a cui Wilbur alludeva nelle sue carte però non fu mai
trovato e l’esistenza di tali abomini mai dimostrata.
Molti appassionati di botanica scelsero di studiare alla Wefanie solo con la
speranza di scoprire l’ingresso di questo luogo segreto…
Wilbur lo chiamava “la Fucina di Flora”, ma col tempo il mistero si infittì
e gli furono dati molti altri nomi: il Vivaio Velenoso, la Serra Segreta…
l’Anti-Eden, il Postribolo di Pomona… o quello più famoso, l’Orto degli
Orrori…”
Holly conclude il racconto con un profondo sospiro, mentre contempla
l’entrata con occhi umidi di commozione.
“Siamo le prime ad ammirare questo cancello da più di cento anni…” afferma,
con un brivido lungo la schiena. “Hai idea di quale scoperta straordinaria
sia questa? Potrò toccare con mano specie che nessuno ha mai visto, se non
il loro creatore!”
“E’ meraviglioso!” esclama Stella.
“Già…” conviene estatica Holly. “E’ una scoperta dall’inestimabile valore
scientifico!”
“Ma al diavolo il valore scientifico!”
“Che cosa?”
“Stupida, non capisci che questo è il teatro perfetto per la nostra
vendetta?!” strepita Stella, avvicinandosi al cancello e sbirciando
attraverso le sbarre. “E’ perfetto! Guarda! Sembra una foresta tropicale!”
“Che cosa hai in mente?” la sollecita Holly, spiando a sua volta l’interno
del giardino. L’effluvio dolciastro di umidità e fiori marcescenti le invade
le narici, facendola starnutire. “Vuoi… vuoi davvero… NO! No, Stella! Non
puoi…”
“Sì, che posso” obbietta Stella, con un sorriso satanico. “E sarà… epico!”
“Ma… ma è pieno di fiori velenosi… e piante carnivore giganti… e chissà
quali altre insidie!”
“Penso ci servirà l’aiuto di qualcun altro, a quanto vedo” riflette,
scostando un paio di foglie per guardare meglio. “Qualcuno che sia
abbastanza forte da…”
“Stella, credo sia meglio fermarci prima che le cose ci sfuggano di…”
“Forse Bull Dozer…”
“Bull… Bul Dozer? Vuoi dire quell’energumeno del terzo anno? Zebedee Brawn?”
“Sì, proprio lui” conferma Stella, facendo schioccare il suo chewing-gum
ormai sbiadito. “E’ dall’inizio dell’anno che mi segue come un ombra,
sbavando come una lumaca! Se penserà di avere qualche possibilità con me
farà tutto quello che gli ordinerò di fare…”
“Ma non credi che…”
“… e poi, vedendomi insieme a lui” aggiunge, con aria maliziosa, “Bennet
impazzirà di gelosia! Tornerà da me in ginocchio ancora prima che riesca ad
accarezzare gli enormi bicipiti di Zebedee…”
“Ho un brutto presentimento, Stella” mugugna Holly, con aria affranta. “Se
dovesse succedere qualcosa…”
“Succederà qualcosa” la corregge. “La fine di Topher Dukes!”
E la risata di Stella riecheggia assordante e sguaiata tra le pareti
marmoree, facendo tintinnare furiosamente i lampadari di cristallo.
Nello stesso istante, nell’Orto degli Orrori, oltre il cancello, aldilà
dell’ondoso mare di felci, nel cuore impervio di quella foresta segreta, due
grandi occhi si spalancano improvvisamente nella penombra del sottobosco. Le
pupille guizzano appena, scrutando tra le fronde, per poi scomparire di
nuovo sotto la spessa coltre del sonno.
Stella e Holly Santini non immaginano nemmeno cosa si annida
realmente nell'Orto degli Orrori...
Una presenza mostruosa e malvagia rimasta a lungo sopita...
La prova inconfutabile che, a volte, anche gli incubi diventano realtà.
Stavolta l'ho detto e l'ho
fatto! :D
Sono riuscito ad aggiornare più in fretta e spero che questa maledetta
università (piaga della mia esistenza) non mi tenga troppo impegnato...
Un bacio libidinoso a tutti! :*
Esperanza, la fuerza de la
pasiòn è la prima mini spin-off formato telenovela, incentrata
sull'avventurosa giovinezza di Esperanza Vivas, la vulcanica colf di Villa
Hortense. Passioni infuocate, amori proibiti e torbidi intrighi sullo sfondo di
una caliente e insidiosa Buenos Aires...
Nelle puntate precedenti
di "Esperanza, la fuerza de la
pasion"...
Esperanza Vivas e il suo amato Agapito Amador, entrambi originari di Buenos
Aires, dopo molte tribolazioni, decidono di sposarsi e coronare il loro sogno
d'amore. Vengono però ostacolati dal perfido Don Porfirio, innamorato pazzo di
Esperanza. Rifugiatisi in Florida, i due riescono finalmente a sposarsi, ma Esperanza
è costretta a lavorare come spogliarellista. Venuto a sapere che sua moglie è
insidiata dal vecchio professore di teologia Orion Adichermatos, Agapito fa
irruzione nello strip club, ma viene ferito a morte dal vecchio Adichermatos.
Esperanza decide di usare il suo rosario magico per tornare indietro nel tempo e
rimediare alla morte del suo amato (tre grani del rosario hanno il potere di
avverare qualsiasi desiderio). Per un fatale errore, però, Esperanza,
si ritrova ai tempi della presa di Troia e viene catturata dall'eroe acheo
Diomede, del quale la fanciulla si innamora follemente, complice l'intervento
della dea Afrodite. Successivamente però Diomede sposa una principessa dauna e
Esperanza, che non prova più nulla per Diomede, torna al presente, con i tre
figli avuti dalla relazione con l'eroe greco, Metrocle, Patostene e Agape.
Questa volta Esperanza è decisa a non commetere più errori e riesce a salvare la
vita di Agapito. A causa di un tragico incidente con il palo della lap-dance,
però, il perfido prof. Orion Adichermatos rimane ucciso.
Gettato il corpo in mare, Esperanza, il suo uomo e i bambini possono finalmente
vivere felici e prosperi, ma Agapito vorrebbe avere un figlio tutto suo. Dopo
numerosi tentativi fallimentari, Agapito non accetta l'idea di essere sterile e
attribuisce la colpa ad Esperanza, che, presa dall'ira, gli rivela di essere la
madre naturale di Metrocle, Patostene e Agape. Sconvolto, Agapito decide di
lasciare per qualche tempo la famiglia...
Episodio 18 - Noche de
pasion
Ancora furioso con Esperanza, Agapito entra in un bar con l'intenzione di bere
fino ad ubriacarsi. Qui viene rimorchiato da Jolanda, una provocante abituée del
locale, che lo invita a casa sua. Annebbiato dall'alcol, Agapito non resiste
alle avances di Jolanda e i due trascorrono insieme una notte di fuoco.
Esperanza, disperata dopo l'abbandono di Agapito, lo cerca dappertutto.
Affranta, torna a casa dai suoi bambini, ma, passati alcuni giorni, al
notiziario tv viene annunciata una terribile tragedia: il ricco impreditore
ittico Agapito Amador è stato trovato morto nella camera di un motel, dove si è
suicidato tirando un morso all'incredibilmente letale peperoncino noto come
"Fallo del Demonio".
Episodio 19 - Revelación agridulce
Esperanza, incredula e disperata per l'inatteso suicidio del suo amato Agapito,
è convinta di esserne l'unica responsabile. La donna decide di ricorrere ancora
una volta al miracoloso rosario d'oro di nonna Guadalupe per riportare in vita
l'amato marito. Il rosario, infatti, è dotato di tre grani magici in grado di
esaudire qualsiasi desiderio: il primo era stato utilizzato per portare
Esperanza nel passato, in modo da evitare che il perfido Adichermatos uccidesse
Agapito, ma, Esperanza, distrattamente, aveva espresso male il suo desiderio ed
era finita ai tempi dell'Antica Grecia; così il secondo grano magico, una volta
recuperato il rosario, era stato utilizzato per ritornare al presente ed
impedire l'assassinio di Agapito. Esperanza, però, scopre con orrore che anche
l'ultimo grano magico del rosario è stato utilizzato: a sua insaputa, infatti,
sua figlia Agape è ricorsa al talismano per ottenere il potere di far piovere
caramelle. Esperanza deve accettare la terribile consapevolezza che Agapito è
ormai irrimediabilmente andato.
Continuarà...
Le
curiosità prive d'interesse
x Gli uccellini con
cui Topher duetta nel capitolo precedente sono un regolo capodorato e uno
scricciolo delle case. Come molti di voi hanno indovinato, la posa di Topher
nell'illustrazione ricalcano quella di Biancaneve (in realtà però è uno
dei pochi personaggi Disney che non sopporto).
x Jinx, il cognome di
Anonymous (alias Achilles A. Jinx), in inglese significa "iella, sfortuna"...
sarà per questo che nessuno riesce a pronunciare il suo nome?
ikki…”
“Sì, Fatina?”
“Ricordi quando hai detto che non avevamo nulla da temere? E che il segreto del
Mocassini Club era al sicuro?”
“Oh, Fatina!” sospira Nikki, alzando gli occhi al cielo. “Non dirmi che sei
ancora preoccupato per quella storia! Sono passati più di due mesi…”
Richiude pesantemente il suo armadietto e prosegue, con aria esasperata:
“Anonymous non ha aperto bocca sul Mocassini Club… gli invio lettere minatorie
ogni week-end. Gli ho mandato anche un biglietto d’auguri minatorio per
Pasqua!
A dire il vero contavo di fargli trovare una testa di coniglio con la bocca
cucita nel suo letto, ma poi ho preferito il biglietto.”
“E’ stata sicuramente una scelta elegante…” mi complimento, cercando di
rimuovere quell’immagine terrificante dalla mente. “Ma quello che sto cercando
di dirti è che…”
“Ed ecco che ricominci con le sorelle Santini! Se stessero tramando qualcosa
contro di te non pensi che lo avrei già saputo? Sono solo due stupide
sciacquette! Il massimo che hanno fatto è lanciarti occhiatacce nei corridoi. Ma
credimi, ti abituerai presto ad essere invidiato dai comuni mortali…”
“Nikki, ascoltami…”
“No, tu ascolta me, tesoro” mi zittisce. “Non hai niente da
temere. Il Preside Canfield è dalla parte del Club, e anche il Consiglio dei
Genitori è dalla parte del Club. Siamo in una botte di ferro! E quanto alle
Santini… ci sto lavorando. Confido di farle espellere presto: saranno un ottimo
acquisto per l’Accademia delle Ancelle di Sant’Agata, in Missouri…”
“Okay, Nikki, ma credo che prima tu debba leggere questo” e le schiaffo
davanti l’edizione straordinaria dell’Highlights:
P
RESIDE CANFIELD IN OSPEDALE, LA SIGNORA CANFIELD AL POTERE: “PIU’ DISCIPLINA!”
La scorsa
notte Cambyses Canfield, da venticinque anni Preside della Wefanie High School,
è stato trasportato d’urgenza all’Oceanside Hospital per gravi lesioni e
fratture multiple agli arti. Le condizioni del Preside sono stabili, ma non è
dato di sapere quando potrà tornare ad occupare la sua scrivania. Intanto sarà
sua moglie Xanthippe a prendere in mano le redini della Wefanie High School.
“Ferrea disciplina: è questo il mio motto” ha dichiarato la Preside, subito
dopo la sua nomina. “Mio marito è sempre stato un mollaccione e ora ne abbiamo
avuto tutti la riprova. I medici piagnucolano che un uomo della sua età non
dovrebbe cimentarsi in esercizi ginnici troppo impegnativi, ma per me sono tutte
chiacchiere! Mio marito è sempre stato un invertebrato, anche nel fior fiore
degli anni! Più simile ad un anemone di mare che ad un vero uomo!”
Donna di straordinaria forza d’animo (e non solo), Xanthippe Canfield ha
combattuto in prima linea per l’emancipazione femminile e ha partecipato alla
Guerra del Golfo spacciandosi per un uomo. La Canfield, però, ha sempre
dichiarato di appartenere tanto al campo di battaglia quanto alle aule
scolastiche: per ben dodici anni ha guidato nelle vesti di Preside la celebre
Manglefags, una delle più rigorose accademie militari del mondo, nota per i suo
severi metodi educativi, definiti da molti “draconiani” o “medioevali”.
Naturalmente, non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di intervistarla:
Sono circolate molte voci
indiscrete sull’incidente di suo marito. C’è chi sostiene sia rimasto ferito
mentre era impegnato in giochini sadomaso con la sua personal trainerbrasiliana. “Non ero presente al momento dell’incidente. Non escluderei che si sia
fratturato entrambi gli arti nel tentativo di svitare il tubetto della sua pasta
adesiva per dentiera!”
Come si spiega la rinuncia del professor Preston Prescott a
rivendicare il suo ruolo di Vice-Preside? “ E’ stato quello smidollato di mio marito a
richiedere espressamente la mia nomina. Una volta tanto, ha fatto la scelta
giusta. Il professor Prescott non ha opposto resistenza e non credo abbia
abbastanza fegato per farlo.”
Quali modifiche apporterà alla direzione della scuola?
“Questo incidente è un’ottima opportunità per riportare rigore e disciplina
in questa specie di sala da tè per signore che avete anche il coraggio di
chiamare “scuola”! La Wefanie High è una nave alla deriva: ha bisogno di una
mano salda che afferri il timone e la riporti sulla rotta. Niente più privilegi,
niente più piagnistei adolescenziali del tipo ‘nessuno-mi-capisce’, niente di
niente! La pacchia è finita!
Qual è stato, a suo giudizio,
il più grave errore commesso dal suo predecessore?
“E’ semplice: dare troppo ascolto al Comitato dei Genitori! Sempre pronti a
difendere i loro figli, anche quando sono chiaramente dei criminali!
Ci vogliono pene severe! La Wefanie ha molto da imparare da Manglefags, una
delle scuole più efficienti del paese…”
“Allora,
Nikki… cosa stavi dicendo? Se non sbaglio, che non abbiamo nulla da temere e che
il Club è sotto la protezione del Preside, vero?”
Nikki fissa il giornale con un’espressione da funerale, come se avesse appena
letto il suo nome (o quello del suo stilista preferito) sulla pagina dei
necrologi.
“Niente panico, Fatina” borbotta, scoccando un’occhiata furiosa alla foto in
prima pagina di Xanthippe Canfield, che la ricambia con uno sguardo truce da
gargolla. “Non dobbiamo lasciarci intimorire. Quella specie di donna può
anche baciare il mio splendente…”
La porta d’ingresso si spalanca improvvisamente, lasciando entrare una folata di
vento gelido che non ha nulla di californiano. Subito dopo un fulmine squarcia
il cielo improvvisamente plumbeo e per un istante il corridoio si tinge di
viola. Annunciata dai latrati e dagli ululati di una muta di cani infernali,
Xanthippe Canfield in carne e ossa si materializza sull’uscio, gli occhi
iniettati di sangue e il grugno contratto in una smorfia di disgusto.
“Mammina è arrivata!” annuncia, sbuffando dal naso come un rinoceronte
pronto alla carica.
Un ragazzino del primo anno lascia cadere i suoi libri dallo spavento, mentre
Mia e Gloria si tuffano come delfini nei loro armadietti, terrorizzate. Tutti
gli altri studenti, invece, storditi da quella repentina e orribile apparizione,
rimangono immobili, come pietrificati. La Wefanie si è improvvisamente
trasformata nel Madame Tussauds.
Xanthippe Canfield sghignazza di gusto, estasiata dall’atmosfera di terrore che
la sua sola presenza è riuscita a produrre. Muove un passo in avanti, facendo
tremare l’intero edificio, e un altro fulmine a ciel sereno la illumina in tutta
la sua immensità: un gigantesco pachiderma con la parrucca di Margaret
Thatcher, strizzato in un coriaceo twin set color fango.
La temperatura si abbassa gradualmente man mano che incede con andatura pesante
lungo il corridoio. I piedoni, imprigionati in un paio di orrende kitten
heels a punta, sembrano sul punto di esplodere ad ogni contatto con il
suolo. I collant color carne scricchiolano appena, non riuscendo a
contenere i polpacci gonfi come prosciutti, e lasciano intravedere la fitta
trama di vene varicose. Alzo lo sguardo un po’ più in alto, e scopro l’origine
di un sibilo sinistro: le mano gigante di Xanthippe, avvolta da un lucido
guanto di pelle, brandisce minacciosa una frusta, che sferza con forza misurata
il palmo dell’altra mano.
Intano che quell’orrenda donna si avvicina, afferro istintivamente la mano di
Nikki, che la stringe con energia per infondermi coraggio.
Solo dopo qualche istante, mi accorgo del professor Clyde, fin’ora coperto
dalla sconfinata sagoma della Canfield, che trascina dietro di sé una grossa
cassa di legno.
“Professor Clyde” tuona la Preside, con un tono casuale che non inganna nessuno.
“Sapeva che ho diretto per più di un decennio l’Accademia Militare di Manglefags?”
“Sì, l’ha… ripetuto… almeno… un centinaio… di…”
Ma Clyde, stremato e ansante, decide di lasciare la frase a metà e continuare a
trascinare il suo carico segreto.
“E conosce il motto di Manglefags?” prosegue, mostrando con orgoglio lo
sfavillante stemma appuntato al cardigan: una mazza chiodata e un gatto a
nove code incrociati.
Il povero Clyde risponde con un gemito sofferente che Xanthippe interpreta come
un ‘no’.
“Ci avrei scommesso” grugnisce, rivolgendogli uno sguardo di disprezzo misto a
commiserazione. “Non credo che qualcuno, in questa scuola per signorine, abbia
mai sentito parlare di… Severitas…”
E a quel punto fa scattare la lunghissima frusta, squarciando in un secondo un
aeroplanino di carta volato lì per caso. L’intera scolaresca rabbrividisce.
“… né di Fidelitas…”
Con un’altra scudisciata spalanca la porta dello sgabuzzino delle scope,
sorprendendo il professor Prescott e la professoressa Appelfeld in atteggiamenti
inequivocabili.
“… ed è chiaro che nessuno qui abbia idea di cosa sia… Frugalitas!”
Con un terzo colpo di frusta polverizza il sobrio bracciale tempestato di
zaffiri di Patricia Fulton, che fissa con la bocca spalancata dall’orrore il suo
polso, ora nudo e dolorante.
“… in una parola: disciplina!” riassume, facendo sibilare un’ultima volta la
sua mortifera frusta.
Il silenzio che segue è insopportabile.
Patricia Fulton emette qualche gridolino sconnesso e rovina, svenuta, su un
tappeto di zaffiri frantumati.
“Porta la cassa nel mio ufficio, Clyde” ingiunge la Canfield, oltrepassando
senza batter ciglio il corpo inerte di Patricia. “Più tardi ispezionerò da cima
a fondo la scuola con i miei cani. Sono addestrati a fiutare droga, cosmetici,
aggeggi elettronici e tutti gli oggetti proibiti in orario scolastico. E’
praticamente impossibile ingannarli.”
A giudicare dal tono ringhioso dell’ultima frase, è chiaro che si sta rivolgendo
a noi studenti.
“Oh sì, questa scuola ha un disperato bisogno di rigore e disciplina!”
Dopo aver riservato a me e a Nikki una lunga occhiata nauseata, riprende
bruscamente la marcia verso il suo nuovo ufficio da Preside.
Appena un secondo prima di girare l’angolo, si volta di scatto per gridare “BU!”
Il ragazzino che poco fa aveva fatto cadere i libri spicca un salto da record,
finendo tra le braccia del lampadario.
Le risate cavernose di Xanthippe risuonano a lungo, amplificate in modo
inverosimile dall’eco.
E’ necessario qualche minuto prima che qualcuno osi riprendere a respirare.
Nikki è l’unica ad essere rimasta impassibile, sebbene un tic nervoso all’occhio
destro tradisca la sua furente collera.
“Una personcina simpatica, eh?” esalo, ancora sotto shock.
Il suono della campanella fa sobbalzare tutti, ma pian piano gli studenti
ritornano a sciamare in direzione delle aule, se pur decisamente scossi. Edith
Endicott, aiutata da Mia e Gloria, trascina per le gambe Patricia, ancora priva
di sensi.
Intanto il professor Clyde continua ad arrancare, trasportando sulla schiena
l’ingombrante cassa misteriosa. Mi ricorda una solerte formica, ma non credo che
lui sia capace di sostenere a lungo un peso cinquanta volte superiore al
proprio.
“Professore, possiamo darle una mano?” mi avvicino timidamente.
“Grazie, Topher, sei gentile, ma non occorre” boccheggia il professor Clyde.
“Sono quasi arrivato…”
“Cosa c’è lì dentro?”
“Non… ne ho idea” sbuffa, grondando sudore. “Ho intravisto… degli spuntoni di
metallo, perciò suppongo… sia… una Vergine di Norimberga. La Canfield colleziona
antichi strumenti di tortura, a quanto pare. Accidenti…. non mi sento più la
colonna vertebrale… dev’essermi caduta da qualche parte lungo il tragitto…”
“E’ sicuro di non volere aiuto?”
Clyde, prossimo al collasso, fa cenno di no con la testa e, tra un mugolio di
dolore e l’altro, guadagna lentamente terreno.
“Fatina, chi è quel tipo con cui ti sei fermato a parlare?” domanda Nikki, che,
come se nulla fosse, ha tirato fuori dalla borsa la sua limetta per le unghie.
“Come ‘chi è’? E’ il professor Clyde, chi altri sennò?”
“Mai sentito.”
“E’ il nostro professore di matematica!” esclamo, esasperato.
“No, non mi dice niente” bofonchia, tutta presa dalla sua manicure.
“Niente male, però. I lavoratori manuali sono sexy.”
“D’accordo, lasciamo perdere…” mi arrendo. “Hai notato la nuova Preside,
almeno?”
“Difficile non notarla” risponde, limandosi le unghie con maggior vigore. “E’ un
intero continente alla deriva.”
“E… cosa ne pensi?”
“Penso che abbia costretto con la forza suo marito a farsi nominare in sua vece”
snocciola, senza smettere di esaminare le sue unghie. “Non escludo che sia stata
lei stessa a farlo finire in ospedale.”
Nella mia mente prende corpo l’immagine del povero preside Canfield intento a
canticchiare sotto la doccia, quando, improvvisamente, un’ombra scura si allunga
su di lui: il Preside urla di terrore, mentre sua moglie lo afferra per il
doppio mento e lo mette al tappeto con una micidiale mossa di wrestling.
“E’ un’accusa grave, ma non la escluderei” considero, mentre l’acqua della
doccia, nella mia immaginazione, continua a scorrere sul corpo immobile del
Preside, lucido e tondeggiante come quello di un cetaceo. “Tu non sembri affatto
preoccupata, comunque” osservo, nervoso.
“No, affatto” conferma Nikki, con l’aria di chi la sa lunga. “Il Comitato dei
Genitori non permetterà mai che quella fanatica trasformi la scuola in una
caserma. La manderanno via ancora prima che finisca di arredare la sua Sala
delle Torture.”
Respiro profondamente, cercando invano di distendere i nervi.
“E’ una catastrofe” dichiaro , affondando le mani tra i capelli. “Tutti i miei
peggiori timori sono entrati da quella porta insieme a quell’orribile donna…”
“Sta’ calmo, Fatina” riprende Nikki, con tono pacato, ma grave. “Nessuno,
neanche Vlad l’Impalatore, può impalare Nikki Hortense.”
“Ma se…”
“Ti prenoto un trattamento con i fiori di Bach per oggi pomeriggio.”
“Spero che funzioni” mi arrendo, con un sospiro.
“Oh, credimi, Fatina, non c’è niente di meglio dei fiori di Bach per le
preoccupazioni superflue!”
“ Sarà meglio che torniamo in classe” taglio corto, buttando uno sguardo veloce
alla porta dello sgabuzzino. “Credo che il professor Prescott e la Appelfeld si
stiano rivestendo.”
“Non so
cosa fare” confesso, passandomi una mano trai capelli. “Sento che sto per avere
un attacco di panico… poco fa in classe non riuscivo neanche a respirare!”
Gli occhi di bottone di Popo, il mio orsacchiotto, mi fissano interrogativi
dallo scaffale del mio armadietto.
“Non guardarmi così!” lo supplico, reggendomi all’anta metallica. Non mi fido
delle mie gambe vacillanti. “La situazione è gravissima, Popo. Per quanto Nikki
cerchi di rassicurarmi, non sono affatto tranquillo. Non credo che Anonymous
abbia cattive intenzioni… ma se dovesse dire tutto? Ha promesso di non farlo, ma
io stesso non potrei biasimarlo se… e adesso che quella donna è al
potere, le conseguenze sarebbero ancora più…”
Popo continua a guardarmi, e questa volta nel suo sguardo fisso colgo una
leggera sfumatura di rimprovero.
“Perché mi sono lasciato trascinare in tutto questo?” piagnucolo, coprendomi il
volto con le mani. “Ho proprio bisogno di un abbraccio…”
Tiro fuori dall’armadietto l’orsetto giallo eggnog per stringerlo forte
tra le braccia, ma neanche il contatto col suo pelo soffice e il suo vago
profumo di vaniglia riescono a placare la mia inquietudine.
“Credo di aver bisogno anch’io di un abbraccio così!”
E’ Bennet, che trotterella baldanzoso verso di me, come se avesse le molle ai
piedi.
“Mi hai spaventato” sbotto, ficcando in fretta Popo in fondo all’armadietto e
richiudendolo con una certa veemenza. “E’ possibile che in questa scuola
dobbiate tutti spuntare fuori di soppiatto?!”
“Come mai non sei a lezione?” mi chiede, il sorriso leggermente incrinato.
“Potrei chiedere lo stesso a te” rispondo, sforzandomi con scarso successo di
addolcire il tono di voce.
“Mi annoiavo e ho finto di avere un attacco di balenite acuta” ammette
candidamente, soffocando una risata. “Tu non vuoi dirmi perché non sei a
lezione?”
“Ti sembrerà strano” borbotto, riaprendo l’armadietto e frugando a casaccio tra
i libri, solo per non doverlo guardare negli occhi. “Ma anche a me ogni tanto
capita di annoiarmi e fingere di star male.”
“Ehm… certo” commenta Bennet. “E ogni tanto capita anche che i Cavalieri
dell’Apocalisse sorgano dalle viscere della terra per annunciare la fine del
mondo come lo conosciamo.”
Fingo di non aver sentito, e mi accorgo di sfogliare nervosamente il quaderno di
matematica senza alcun motivo, se non nella vaga speranza di trovare una
rispostaccia da restituirgli.
“Topher, stai bene? Mi sembri nervoso.”
“Scusami, immagino pensavi di appartarti con me nello sgabuzzino delle scope… ma
sono un po’ occupato. Magari ci trovi Prescott e la Appelfeld,
se ci vai adesso. Non credo che saranno troppo dispiaciuti di avere ospiti.”
“Hey” protesta Bennet, prendendomi il polso. “Mi dici che ti prende, sì o no?”
“Niente” mento, cercando di divincolarmi.
“Non è vero” obbietta Bennet, avvicinandosi fino a tenermi inchiodato
all’armadietto. “E’ successo qualcosa.”
“Ti dico che non è successo niente” insisto, voltandomi per non guardarlo. Sento
letteralmente il suo fiato sul collo.
Poi, improvvisamente, si allontana e mi lascia andare la mano, come se si fosse
scottato.
“Non posso dirtelo” mi lascio sfuggire in un sussurro, gli occhi bassi sul
pavimento. “Scusa.”
Bennet rimane in silenzio per un lunghissimo istante, e quasi mi sembra di
sentire la sua mandibola scricchiolare e cedere dalla sorpresa.
“Che significa che non puoi dirmelo?”
Significa che non posso dirtelo. Significa che faccio parte del Mocassini Club.
E che se lo dico a qualcuno verrò buttato fuori a calci, o espulso dalla
Wefanie, o rinchiuso in una prigione turca, e quasi certamente perderò
l’amicizia di Nikki.
“Non pensavo avessi dei segreti con me” afferma Bennet, dopo un’altra lunga,
inquietante pausa. Ognuna di quelle parole sembrano essergli costate un’enorme
fatica.
“Segreti, dici?” sibilo, sentendo montare dentro me un’improvvisa ondata di
collera. “Parli di segreti! Sono passati due mesi da quando stiamo insieme… e
dimmi un po’, per caso hai detto anche a i tuoi amici le cose che hai detto a
me? Hai detto a Brucaliffo o… a quell’altro… Libido o come diavolo si chiama…
che hai lasciato Stella per stare con me? Per stare con un ragazzo?Eh, Danny
Zuko? O non vuoi rovinare la tua reputazione di tombeur de femmes?”
Bennet sarebbe più scioccato solo se gli avessi puntato contro un Kalašnikov .
La mia gola è in fiamme, come se avessi appena vomitato. Sulla lingua il
retrogusto rancido della paura e dell’incertezza è nauseante.
“Ma di cosa stai parlando, Topher?” domanda, esterrefatto. “Di cosa stai
parlando?! Queste non sono parole tue… io non… è quella Hortense. E’ lei, ci
scommetto… non capisci che sta cercando in tutti i modi di tenerci lontani?! E
tu…”
“Non hai ancora risposto!” ribatto. “Gliel’hai detto oppure no?”
Bennet apre e richiude la bocca.
Se non fossi tanto scosso, riderei della sua espressione ebete.
“ No. Non l’hai ancora detto a nessuno. Come pensavo. Non è Nikki che vuole
tenerci lontani…”
“E chi allora? Io?”
“Be’, forse sì… forse vuoi lasciarti ancora una porta aperta con…”
La frase rimane mozzata, mentre cerco di trattenere le lacrime.
Vorrei che se ne andasse, ma ho il terrore che lo faccia.
Nel silenzio che segue, un raggio di sole si allunga dalla finestra per
accarezzarmi la spalla. Trovo insopportabile che tutto attorno a me sia così
normale, così sereno, che il sole continui a brillare indisturbato mentre io
probabilmente sto perdendo Bennet per sempre.
“Topher, cazzo…” impreca lui, infilzando la sua frustrazione con quelle
‘z’ accuminate. ‘Diamine’ è la parola più volgare che gli abbia mai sentito
dire fin’ora. “Non mi importa niente. Un bel niente di Stella Santini.”
Da qualche parte, non lontano, una porta si chiude rumorosamente.
“Mi guarda come se volesse farmi a pezzi…” bisbiglio. “Lei sa di noi. Ci ha
visti, in biblioteca.”
“Che sciocchezze” protesta Bennet, in tono sbrigativo. “Se mai sono io che l’ho
vista con Zebedee ‘Bull-Dozer’ Brawn, mano nella mano, in sala mensa… credimi,
mi ha dimenticato in fretta.”
“Vorresti dire che se non fosse per Bull-Dozer voi due…”
“Topher. Ascoltami bene adesso” mi interrompe, prendendomi il viso tra le mani
e parlandomi come se mi stessi aiutando a risolvere un esercizio di
trigonometria particolarmente difficile. “Voglio chiarire una cosa una volta per
tutte. Io ti…”
“Oh no…” faccio appena in tempo a sospirare, mentre un ciabattare di tacchi e un
fulmine a ciel sereno preannunciano l’arrivo di Xanthippe Canfield.
“Ucci ucci…” cantilena la Preside, mentre il suo faccione – una maschera di
Gorgone – fa capolino da un angolo. “Sento odor di studentucci!”
“Noi stavamo…” comincia Bennet, ma le scuse gli muoiono in gola, davanti agli
occhietti malvagi di due dobermann, le orecchie appuntite come pugnali,
tenuti a guinzaglio dalla Canfield.
“Anche voi qui, cari fanciulli?” ridacchia la Preside, con un sorriso demoniaco.
“A quanto sembra, in questa scuola, non è cosa rara trovare studenti a zonzo nei
corridoi mentre dovrebbe essere curvi sui libri. Ho appena inflitto una pena
corp… ehm, una nota disciplinare al signor Northangle e alla signorina Vaughan.
Volete forse seguirli in detenzione?”
“Ci scusi, signora Preside” interviene Bennet, riacquistando il suo aplomb.
“Il signor Dukes si è sentito male e lo stavo accompagnando in infermeria.”
I cani ringhiano più forte, la bava alla bocca, come se avessero annusato il
puzzo della menzogna.
“Oh, ma che scenetta commovente!” commenta la Canfield, melliflua. “Efestione
moribondo e Alessandro al suo capezzale… intravedi già la luce dei Campi Elisi,
signor Dukes? Hai intenzione di passare a miglior vita proprio adesso? No, vero?
Bene. Farete meglio a tornarvene in classe subito. Avete cinque secondi esatti
prima che sguinzagli Flagello e Cilicio.”
“Una
Dieta Straordinaria!” ripete Nikki, per l’ennesima volta. “Adesso sì che sono
preoccupata!”
Stiamo salendo insieme la scalinata che porta al secondo piano, su cui la luna
piena ha srotolato un tappeto di luce argentea.
“Non ricordavo che potessero convocarne una…” ammetto, cercando di tenere il suo
passo. “Eppure ho letto due volte il De Mochasinorum Sodalitate…”
“In quanto Vice-Presidente e Vice-Reginetta ne hanno il potere” risponde Nikki,
a denti stretti, brandendo la borsetta come un’arma. Ha un’aria decisamente
bellicosa, nonostante il suo lezioso abito Moschino color fragola, con maniche a
palloncino e fiocco verde foglia sulla scollatura, il tutto cosparso di lucenti
cristalli neri, a mo’ di semini.
“Avete sentito dello sciame di comete?” domanda Mia, che, ci precede di qualche
passo, a braccetto con Gloria. “E’ previsto tra un’ora.”
“E da quando l’astronomia ti interessa più dell’astrologia?” abbaia Nikki,
decisamente di pessimo umore. Vederla così mi impensierisce ancora di più.
“Ultimamente stanno succedendo parecchie cose strane” sentenzia Gloria,
guardando con aria apprensiva il cielo dalla finestra. “Tre giorni fa quella
grandine sospetta… poi, lunedì, quell’invasione di cavallette… e ieri la piena
del fiume! Il mio autista dice che il Pushpoor non straripava così da almeno
trent’anni…”
“L’unica cosa a straripare, oggi, sarà la mia pazienza” avverte Nikki,
affrettando il passo e raggiungendo in fretta l’Ufficio del Preside. O
meglio, della Preside, ricordo, con un brivido.
“Hai dimenticato l’incidente del preside Canfield, Gloria… senza contare l’incendio
nella boutique di Chanel, in Bounty Boulevard” la rimbecca Mia, in tono grave.
“Già, è vero! E’ tutto molto sinistro” rincara la dose lei. “Qualcosa di
orribile sta per accadere, me lo sento. Ho un bruttissimo presentimento!”
Tutti i membri del Mocassini Club sono schierati lungo le pareti dell’Ufficio
del Preside, chi in piedi, con un Martini in mano, chi comodamente adagiato
sulle poltrone e i divani broccati. Al centro della sala, in piedi, con’aria
trionfante, Angelica Vaughan ed Herman Northangle, nei loro abiti più suntuosi.
“Ecco qui la nostra Reginetta!” esclama Angelica, con l’aria di chi annuncia
l’arrivo di un clochard ad un ricevimento di corte a Versailles.
Nikki ricambia una tale, calorosa, accoglienza rivolgendole lo stesso sguardo
carico d’affetto che la regina Maria Antonietta era solita indirizzare alla
contessa Du Barry.
“Naturalmente accompagnata dal suo seguito” osserva Herman. Gli occhi luccicanti
di perfidia indugiano a lungo su di me, che avvampo.
“D’altronde, senza l’imputato non si può certo dare inizio al processo!”
squittisce Angelica, con una risatina.
L’eco
della parola “processo” fluttua per qualche istante, come un fiocco di neve, nel
silenzio tombale che segue questa affermazione.
“Processo?” ripete Nikki, incredula.
“Sì” interviene, con aria mesta, Ashley, seduto sulla sua scranna di Presidente.
“Angelica e Herman sostengono di dover muovere delle gravi accuse contro
Topher.”
“Esattamente, Presidente” sottolinea Angelica, rivolgendomi un sorriso
inquietante.
E’ la fine.
Sono fuori gioco.
Tutti gli occhi del Mocassini Club sono puntati su di me, ansiosi di assistere
allo spettacolo della mia totale disfatta sociale.
Nikki, intanto, deve fare un enorme sforzo di autocontrollo per non aggredire
fisicamente Angelica e Herman.
“Prima di dare inizio a qualsiasi processo è indispensabile assicurasi che
Topher abbia una difesa” afferma, granitica.
“E’ quello che prevede il Regolamento” puntualizza Ashley, col tono funereo di
chi vorrebbe trovarsi in qualunque altro luogo che non sia questo. “Ma il
Vice-Presidente e la Vice-Reginetta ritengono di avere prove schiaccianti.”
“Staremo a vedere” ribatte Nikki, ammantandosi di gelida dignità.. “In ogni
caso, in quanto Tutore-Garante di Topher Dukes alla sua Cerimonia di
Iniziazione, sarò io stessa a difendere l’imputato.”
Detto questo sfila imperturbabile fino a raggiungere la sua poltrona, mentre
Blanche Chemel, in quanto Presidentessa della Giuria, mi indica, con un sorriso
tirato, una sedia elegante, ma dall’aria scomoda, lasciata per me al centro
della sala.
“Benissimo! Cominciamo allora con la prima fotografia!” cinguetta Angelica,
premendo ostentatamente il pulsante d’accensione del proiettore.
Su una lavagnetta bianca, lasciata davanti alla scrivania del Preside, compare
un’immagine di me e Bennet nel corridoio principale della scuola. E’ stata
scattata oggi, come conferma la data scritta in basso a destra. Herman e
Angelica devono aver origliato la nostra piacevole conversazione.
Un brusio scandalizzato si diffonde tra gli astanti, sopito immediatamente dagli
sguardi assassini di Nikki.
“Non mi sembra granché come prova” commenta, con stoica freddezza.
“Che ne pensi di questa, allora?”
Bennet ora è vicinissimo a me. Dall’inquadratura si direbbe che mi stia baciando
sul collo.
“Come potete vedere, signore e signori della Giuria” esordisce Herman. “Thorfinn
Dukes è qui ritratto in pose decisamente inequivocabili con Bennet Brown,
altrimenti noto come Elemento X, personaggio inviso alla nostra nobile
congregazione.”
“Si chiama Topher Dukes” lo corregge Ashley, sempre più rannuvolato.
“E’ evidente che tra i due è in corso una liason” continua Angelica, che
sembra lì lì per improvvisare una danza della vittoria.
“A me sembra più la foto di un’aggressione che di un incontro galante” osserva
Nikki. Alcuni membri della Giuria aguzzano lo sguardo e inclinano la testa da un
lato di fronte agli scatti infamanti, come per meglio osservare un’opera d’arte.
“Ma c’è ancora dell’altro” riprende Herman. Una terza foto appare sullo schermo.
“Ecco Bennet Brown entrare di soppiatto nell’Aula di Musica durante la pausa
pranzo, esattamente tre giorni fa.”
Angelica preme nuovamente il pulsante del telecomando, ma a giudicare
dall’espressione beata del suo volto si direbbe si tratti piuttosto del tasto
d’accensione di un vibratore.
“Ed ecco qui l’imputato che entra nella stessa Aula, dopo soli cinque minuti”
descrive Herman. “Prossima foto, per favore… dopo mezz’ora, l’imputato e Bennet
Brown escono insieme dall’Aula di Musica.”
“Colti in flagrante!” esclama una voce dalla Giuria.
Molti altri bisbigliano qualcosa in segno di assenso.
“E abbiamo moltissime altre foto simili” aggiunge Herman, all’apice della
gaiezza. “Nelle ultime settimane Typhon Dukes e Bennet Brown si sono incontrati
di nascosto almeno trentasette volte… impossibile negarlo!”
“Mi dispiace contraddirti” sibila Nikki, con l’aria di una a cui non dispiace
affatto. “Ma a meno che non abbiate foto o video a luci rosse, le vostre prove
non dimostrano un bel niente.”
“E’ a me che dispiace contraddire te” ribatte Herman. “Ma le prove
sono decisamente schiaccianti, invece. Instaurare un rapporto così
sconvenientemente intimo con un soggetto come Bennet Brown rappresenta, a tutti
gli effetti, un reato gravissimo, che, per tanto, può valere a Tucker Dukes
l’espulsione con infamia dal Mocassini Club.”
“Nessun membro del nostro Club può pensare di sbaciucchiarsi un individuo così…
volgare e privo di stile come Bennet Brown, e restare impunito”
interviene Angelica. “Neanche con la complicità della Reginetta.”
Nikki, la cui maschera di imperturbabilità si incrina secondo dopo secondo, la
guarda con la ferocia di un’orsa di fronte all’incauta turista che accarezza il
suo orsacchiotto.
Mi aspetto che si avventi su di lei da un momento all’altro.
“Senza contare, miei cari membri della Giuria, che l’imputato potrebbe aver
rivelato al suo amante molti segreti del Club” arringa Herman. “D’altronde il
tradimento è nel DNA dei Dukes…”
“Qualis pater, talis filius” commenta malevolo Barnabas Babcock,
appoggiato languidamente ad una colonna.
“Esatto, Barnie” lo vezzeggia Angelica. “ Si dà il caso, infatti, che il signor
Leopold Dukes, padre del qui presente imputato e Vice-Presidente del Mocassini
Club dal 1973 al 1974, si sia volutamente dimesso dalla carica e abbia
rinunciato a indossare i mocassini per amore di una certa…” Angelica tira fuori
dalla borsetta un fascicolo e lo passa in rassegna “… una certa Monica Melville,
membro del Circolo di Poesia e presidentessa del Club degli Topi di Biblioteca.”
Un unico brivido di raccapriccio scuote la folla come un’onda anomala.
“Tra l’altro la suddetta Monica, nella foto dell’annuario del 1973, indossa un
maglione da ergastolo” commenta Angelica, con l’ennesima risatina.
Monica… non sapevo neanche che avesse studiato alla Wefanie!
“Tutto questo è assurdo. Totalmente irrilevante!” prorompe Nikki, scattando in
piedi.
“Ma l’album fotografico delle nefandezze di Topher Dukes non finisce qui, membri
della Giuria! Abbiamo prove sufficienti per dimostrare che l’imputato si
trovasse a Brentwood, nei pressi della villa di Marilyn Monroe, il giorno stesso
del presunto suicidio della diva…”
“O ma questo è ridicolo! Non era neanche…”
“In più, alcuni testimoni dichiarano di aver osservato Topher Dukes cambiarsi
negli spogliatoi e di aver visto con i propri occhi le diaboliche deformità da
cui è affetto. Pare, infatti, che abbia zampe di gallina al posto dei piedi e
una lunga coda di serpente che…”
“Ti ammazzo! Giuro che ti ammazzo adesso!”
“Gli stessi testimoni giurano di avergli visto chiaramente una strana voglia
sulla pelle…” continua Angelica, godendo dell’ira di Nikki. “Una voglia a forma
di pipistrello, appena sopra il pube… si direbbe si tratti del cosiddetto
‘marchio del diavolo’…”
“Sarei anche una strega, quindi” sbotto, la voce rauca dopo il lungo silenzio.
“Dobbiamo interpretarla come una confessione, questa?” domanda Herman,
scoppiando in una risata malefica.
“La Giuria ha tutti gli elementi per emettere un verdetto” taglia corto
Angelica, cercando a fatica di contenere la sua esultanza. “Topher Dukes ha
commesso crimini tali da essere bandito per sempre dal Mocassini Club e dalla
Wefanie High School…”
“Se la Giuria me lo concede” aggiunge Herman, “Io suggerirei il Battesimo del
Biasimo. I mocassini di camoscio che gli sono stati consegnati il giorno della
sua Iniziazione verranno immersi nell’acqua e dunque irrimediabilmente rovinati,
così come il suo ignobile atto ha orrendamente deturpato la reputazione della
nostra confraternita…”
“Non così fretta!” ruggisce Ashley, facendo sobbalzare tutti. “Credo che vi
siate immedesimati fin troppo nel ruolo di giustizieri e abbiate dimenticato che
l’ultima parola spetta al Presidente.”
“Oh, bè…”
“L’imputato ha diritto a difendersi” va avanti Ashley, ignorando i loro sguardi
torvi. Poi si rivolge direttamente a me. “Come ti dichiari di fronte a questa
accuse?”
I miei occhi saettano verso Nikki, che mi guarda con aria allarmata e mi
suggerisce con le labbra, in modo quasi impercettibile: ‘Innocente’.
Il cuore mi martella nel petto come mai prima d’ora. Gli sguardi della Giuria
pesano come pietre pronte a lapidarmi.
Torno a guardare Ashley. Il suo volto è teso, quasi sofferente. Sta facendo
tutto ciò che è in suo potere perché io possa difendermi.
“Allora, come ti dichiari?” in calza, visibilmente nervoso.
“COLPEVOLE!” strilla una voce sguaiata alle mie spalle.
Immediatamente Ashley, Nikki, Angelica, Herman e tutto il resto del Mocassini
Club inchioda lo sguardo verso la porta.
“SIETE TUTTI COLPEVOLI!”
Qualcuno urla di spavento.
All’uscio, con un espressione di sfida sul volto, c’è Stella Santini.
Sì, lo so, l'ultimo aggiornamento risale a
secoli fa... e sono certo che oramai mi davate per disperso in qualche jungla
inesplorata, ma eccomi qui :)
Finalmente sono riuscito a rimettere mano al mio caro Mocassini Club.
Grazie per la vostra infinita pazienza! Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento!
♥ ♥ ♥
Esperanza, la fuerza de la
pasiòn è la prima mini spin-off formato telenovela, incentrata
sull'avventurosa giovinezza di Esperanza Vivas, la vulcanica colf di Villa
Hortense. Passioni infuocate, amori proibiti e torbidi intrighi sullo sfondo di
una caliente e insidiosa Buenos Aires...
Nelle puntate precedenti di "Esperanza,
la fuerza de la pasion"...
Esperanza Vivas e il suo amato Agapito Amador, entrambi originari di Buenos
Aires, dopo molte tribolazioni, decidono di sposarsi e coronare il loro sogno
d'amore. Vengono però ostacolati dal perfido Don Porfirio, innamorato pazzo di
Esperanza. Rifugiatisi in Florida, i due riescono finalmente a sposarsi. Dopo
aver nascosto la morte accidentale del professor Orion Adichermatos, minaccioso
ammiratore di Esperanza, e a seguito di un viaggio nel tempo dal quale la nostra
eroina torna con tre figli avuti dall'eroe greco Diomede (Metrocle, Patostene e
Agape), Esperanza e il suo amato Agapito possono finalmente vivere felici e
prosperi. Agapito vorrebbe avere un figlio dalla sua amata, ma dopo numerosi
tentativi fallimentari, non accetta l'idea di essere sterile e attribuisce la
colpa ad Esperanza, che, presa dall'ira, gli rivela di essere la madre naturale
di Metrocle, Patostene e Agape, e non la madre adottiva, come gli aveva fatto
credere inizialmente. Sconvolto, Agapito decide di lasciare per qualche tempo la
famiglia e, ubriaco, cede alle avances di una donna incontrata in un bar,
Jolanda. Esperanza, nel frattempo, si dispera, cercando dappertutto suo marito,
ma poi scopre, guardando il notiziario tv, che si è tolto la vita nella camera
di un motel, tirando un morso al micidiale peperoncino noto come "Fallo del
Diavolo". Esperanza, distrutta dal dolore, vorrebbe utilizzare il rosario magico
di sua nonna Guadalupe per riportare in vita il suo amatissimo Agapito, ma
scopre con orrore che sua figlia Agape ha esaurito tutta la magia del rosario
per ottenere il potere di far piovere caramelle a suo piacimento.
Episodio 20 - De mal en
peor
Esperanza si rivolge all'impresa di pompe funebri di Caleb Calfuray, un
affascinante vedovo, suo vicino di casa. Durante la cerimonia straziante,
Esperanza e i suoi figli rivolgono il suo ultimo addio ad Agapito, adorato
marito e padre affettuoso. Come se la sventura non si fosse accanita abbastanza
sulla povera Esperanza, un terribile terremoto si abbatte su Los Angeles e
l'enorme villa Amador viene distrutta. Esperanza, rimasta vedova, senza una casa
nè un lavoro e dovendo badare da sola a tre figli non ancora adolescenti, è
costretta a vivere in una baracca di fango sotto un ponte, cercando di trovarsi
un lavoro (impresa disperata dato che il terremoto ha messo in ginocchio
l'economia della città). Il signor Calfuray, suo ex vicino di casa, la cui
enorme villa è sopravvissuta al terribile terremoto, offre generosamenta la sua
ospitalità alla sfortunata Esperanza e ai suoi figli, finché la loro situazione
economica non sarà migliorata. Esperanza, sebbene riluttante ad approfittare
dell'altruismo del signor Calfuray, è obbligata ad accettare, viste le
condizioni in cui versa la sua famiglia.
Episodio 21 - Mejor que nada Passano alcuni mesi ed Esperanza, ancora ospite, con i suoi figli, di Caleb,
comprende quali siano le sue reali intenzioni: l'uomo, infatti, è palesemente
innamorato dell'avvenente vedova. Esperanza è ancora afflitta per la tragica
morte di Agapito, ma non vuole negare ai suoi figli la possibilità di avere un
padre e considera inoltre che Caleb, ricco, gentile e affascinante, potrà
essere, se non l'amore più grande della sua vita, quanto meno una piacevole
compagnia con cui invecchiare. Caleb, entusiasta, chiede la mano di Esperanza,
che accetta. Celebrate le nozze, al ritorno dalla luna di miele, Esperanza,
donna attiva, vorrebbe continuare a cercare un lavoro. Caleb insiste affinchè
diventi sua socia nella sua società di pompe funebri ed Esperanza, per non
offendere suo marito, accetta la proposta. In ufficio conosce Jolanda,
l'affascinante e simpatica segretaria di Caleb. Tra le due nasce ben presto una
tenera amicizia, ma Esperanza non sa che Jolanda ha in mente un terribile
piano...
così sarebbe questa la sede del Mocassini Club?” osserva Stella Santini,
emettendo un fischio decisamente poco femminile. “Che lusso, ragazzi!”
Le sue volgari infradito di plastica arancione calpestano con un certo
compiacimento la moquette verde scuro, punteggiata di iris, fiordalisi,
margherite e nontiscordardimé: il magnifico tappeto di fiori benedetto dal
leggiadro incedere di generazioni e generazioni di Reginette, il serico prato su
cui i piedi di illustri rampolli, cinti da mocassini di pregiatissimo camoscio,
hanno mosso i primi passi verso la Gloria Eterna.
C’è qualcosa di sbagliato nella presenza di Stella sul quel suolo sacro.
La sua vista suscita nei membri del Club un senso paralizzante di incredulità e
raccapriccio, come se avessero appena visto uno scarafaggio risalire la lustra
vasca da bagno di una suite del Plaza. Qualcosa è morto dentro di loro,
ora che il loro tempio è stato così indegnamente profanato.
“Che cosa ci fai tu qui?” boccheggia Nikki, talmente sopraffatta dallo
stupore da non riuscire a trovare un insulto adeguato.
“E’ da tempo che cerco di stanarvi e finalmente la mia pazienza è stata
ripagata!” esclama Stella, con una risata da iena. “Siete stati scoperti. E’
finita. Tutta la scuola ormai è stata informata. L’organizzazione mafiosa
che vi piace chiamare ‘Mocassini Club’ ha i giorni contati.”
“Tu farnetichi. Non esiste nessun Mocassini Club” bluffa Ashley, a denti
stretti.
“Oh, ti prego, non fingere con me, carino” ribatte Stella. “So tutto, vi
dico. Voi Betterton e la vostra cerchia di figli di papà avete tenuto in mano la
scuola per secoli, ma adesso è finita! Sono giorni che io e i miei alleati
teniamo sott’occhio la scuola, con la speranza di cogliervi in flagrante, e
finalmente ci siamo riusciti!”
“Ma come…?”
“E’ previsto uno sciame di meteoriti fra pochi minuti, e l’Associazione degli
Amici degli Astri ha ottenuto un permesso speciale per accedere agli edifici
scolastici di notte. Immaginate la mia sorpresa quando Astrea Lippershey mi ha
telefonato in piena notte per dirmi che la luce dell’Ufficio della Preside era
accesa!”
“Spregevole, sudicia cagna...” sibila Nikki, mentre Ashley e Jude Essex
le impediscono a fatica di fiondarsi su di lei. “LA PAGHERAI!”
“Sarete voi a pagare, temo!” ribatte Stella, ridendole in faccia. “Chi vi
coprirà adesso? Chi ci sarà a proteggervi ora che Canfield è fuori gioco?
Credete forse che la nuova Preside avrà pietà di voi, piccoli, viziati parassiti
della società?”
Le domande retoriche di Stella sono appena udibili, inghiottite dalle urla
sanguinarie di Nikki e dai cori di insulti intonati da Mia, Gloria e le altre
cheer-leader.
“Pensate che l’incorruttibile Xanthippe Canfield potrà mai prendere le vostre
difese? Per di più sapendo che avete signoreggiato indisturbati per generazioni,
calpestando i diritti dei vostri stessi compagni?”
“Risparmiaci le prediche da rappresentante di classe” interviene Blanche Chemel,
la cui imponente chioma di ricci scuri sembra ancora più voluminosa, come
gonfiata dall’indignazione. “Come hai fatto a sapere del Club?”
“Ho i miei informatori” si limita a dire Stella, sorniona. Il suo lucida-labbra
da quattro soldi alla ciliegia scintilla in modo quasi sovrannaturale sul suo
sorriso malefico. “Un uccellino ha parlato.”
Anonymous.
Chi altri se no?
Per quanto odi ammetterlo, sapevo che Anonymous ci avrebbe tradito.
Improvvisamente mi sento svuotato da qualsiasi emozione. Paura, rabbia,
delusione e incredulità sono troppi sentimenti da provare in una volta sola.
“Dicci chiaramente cosa vuoi” incalza Ashley.
Non so come Stella possa anche solo riuscire a guardarlo negli occhi, così
splendente nel suo aristocratico sdegno.
“Cosa voglio?” gli fa eco lei, masticando rumorosamente la sua chewing-gum,
che sospetto sia la stessa da anni. “Giustizia, naturalmente! Domani stesso
anche la Preside Canfield saprà delle vostre secolari malefatte e allora potrete
considerarvi fortunati se verrete confinati nell’Accademia Militare di
Manglefags! Pare si trovi su un’isola sperduta: è impossibile fuggire! ”
“TU… VACCA!” irrompe Nikki, le braccia che cercano disperatamente di
superare le spalle possenti di Jude Essex, con il chiaro obbiettivo di cavarle
gli occhi con le dita.
“Non puoi essere venuta fin qui solo per dirci che ha intenzione di spifferare
tutto alla Preside” osserva Ashley, aiutando il resto della squadra di
pallanuoto a trattenere la furia omicida della Reginetta. “Sei venuta per
trattare.”
“Mmm… fammi pensare” risponde lei, fingendosi meditabonda. “Magari potrei
pensare ad altri modi per risolvere la questione” butta lì, dopo aver fatto
scoppiare l’enorme bolla rosa pallido della sua gomma da masticare.
“E cioè?” sbottano le gemelle Hines, all’unisono.
“Sapete, gli studenti della Wefanie… coloro che voi avete sempre considerato
‘Perdenti’ o ‘Sfigati’… be’, vedete, sono parecchio indispettiti. Non hanno
reagito molto bene quando hanno saputo dei vostri privilegi, sapete. E hanno
sete di vendetta. Sono stati derisi, umiliati e calpestati dai vostri mocassini
per troppo tempo. E non sono parole mie, queste: cito testualmente. Questa
mattina abbiamo convocato un raduno nella Biblioteca Betterton per confrontarci
e discutere sul da farsi…”
“Ecco perché la mensa era deserta, a pranzo!” sussurra Edith Endicott
all’orecchio di Patricia Fulton.
“… e qualcuno ha persino proposto di combattere…” prosegue Stella, mentre sul
suo volto si allarga ancora una volta un sorriso ruminante.
“Combattere?” ripete Ashley, aggrottando le sopracciglia.
“Sì, una guerra” chiarisce Stella, senza smettere di sorridere, trattenendo la
chewing-gum esangue tra le file di denti aguzzi come tenaglie. “Uno
scontro aperto. Senza coinvolgere gli adulti o le autorità. Un regolamento di
conti tra ragazzi.”
Il silenzio cala nuovamente nell’Ufficio del Preside. Persino Nikki, il fiato
corto, ha smesso di inveire per ascoltare.
“In palio ci sarebbe il dominio sulla Wefanie, naturalmente. Se voi Mocassiniani
doveste vincere, noi Sfigati ci accontenteremo solo di un risarcimento simbolico
e non vi denunceremmo alla Preside. Ma se voi doveste perdere, sarete costretti
a sottostare alla nostra volontà.”
“Sta mentendo!” strilla Nikki, e non posso che concordare. Deve esserci qualcosa
sotto. Deve esserci.
“Consideratela come una dimostrazione di onestà” continua Stella, in un tono che
vorrebbe essere suadente. “A noi Sfigati non piacciono i sotterfugi. Preferiamo
attaccare apertamente piuttosto che agire nell’ombra, come avete sempre fatto
voi Mocassiniani.”
“Come possiamo fidarci della tua parola?” obbietta Ashley, senza staccare lo
sguardo dagli occhietti cattivi di Stella. I suoi scadenti orecchini a spirale
oscillano senza sosta, come a volerlo ipnotizzare.
“Capisco. Temi una fregatura, eh, Betterton?” arguisce Stella. “Vediamo se ti
convincerai della mia buona fede dopo che ti avrò presentato i miei amici.”
Le porte dell’Ufficio si spalancano ancora una volta per lasciar emergere dalle
ombre del corridoio un corteo decisamente poco à la page. L’apparizione
mette a dura prova i nervi già compromessi dei membri più sensibili del Club,
come Patricia Fulton, che sviene per l’ennesima volta, per riprendere conoscenza
solo dopo l’aerosol di Chanel 5° somministratole da Edith.
“Vi presento la comandante delle truppe degli Sfigati, nonché presidentessa del
Club dell’Orgoglio Femminile, Zenobia Hernandez” annuncia Stella, facendo cenno
a una ragazza dai lunghi capelli scuri, la mascella pronunciata e lo sguardo
feroce, puntato sui tacchi altri delle presenti: ai suoi occhi, i laccetti delle
loro mary jane, stretti attorno alle caviglie, sono le catene imposte
alla donna dalla tirannia del maschio.
“A seguire, l’imponente Zebedee Brawn, che rappresenta l’Orchestra scolastica”
miagola Stella, sorridendo provocante a Bull Dozer Brawn, ancora più alto e
nerboruto di quanto ricordassi. “Nessuno suona il trombone come lui…”
In cima a quella minacciosa montagna di muscoli, i suoi occhi minuscoli sono
tutti per Stella, adoranti.
“A rappresentanza dei Secchioni e di tutti i circoli scientifici c’è Bill Boffin,
per tre volte vincitore delle Olimpiadi di Algebra, e, come portavoce dell’Highlights,
mia sorella Holly, che è qui anche in veste di presidentessa del Club dei Topi
di Biblioteca.”
Nel riconoscere due dei miei colleghi redattori abbasso vigliaccamente il capo.
“Curioso! Nelle schiere dei Mocassiniani riconosco nientemeno che Barnabas
Babcock, il capo-redattore dell’Highlights!” osserva Stella, deliziata
dalla scoperta. “Bill, Holly, immagino che non vediate l’ora di vendicarvi del
vostro superiore! Oltre ad essere un insopportabile pallone gonfiato, per tutto
questo tempo è stato dalla parte del nemico! Come sono quei mocassini, Barnie?
Comodi, vero?”
“Bastantemente ergonomici, esecrabile peripatetica la cui scarpinata ricorda
quella di una marzaiola” la apostrofa Barnabas, imperturbabile. “Ti sollecito ad
impratichirti pure nell’osculum infame sulla mia persona, ma d’altronde è
sconveniente indugiare oltre in contumelie anodine giacché per te
inintelligibili.”
Stella, che non ha capito una sola sillaba (come, del resto, la maggior parte
dei presenti) decide di proseguire come se nulla fosse con le presentazioni: “A
ricordarvi di come brucerete nelle fiamme dell’inferno per le vostre azioni,
Peter Pufendorf, capo-seminarista della Compagnia della Santissima Croce… mentre
il leader del Club degli Ambientalisti, Barry Jackall, vi farà pagare
cara ogni vostra pelliccia di visone.”
E indica un tipetto grassoccio dai vaporosi capelli biondi, con un pesante
rosario d’argento attorno al collo, e, per contrasto, un ragazzo dinoccolato, il
volto affilato e un’espressione torva che ricorda quella di un gipeto (assunta
forse per solidarietà, visto che si tratta di un uccello in via d’estinzione).
“Ultimo ma non ultimo, Gary Gale, presidente dei Fanatici del Fantasy” conclude
Stella, mentre Gary, alto e con il viso assediato dall’acne, saluta con aria
smarrita il pubblico, decisamente ostile, del Mocassini Club. “Hai dimenticato
di dire che ho vinto più volte il titolo di Grande Re dei Giochi di Ruolo e che
ho pubblicato due poesie in Sindarin, Na tinúviel e In memmin leng”
puntualizza Gary, orgoglioso, per poi esibirsi in una risatina suina che strappa
a Mia e a Gloria un grido d’orrore. Pensandoci, però, non so se a spaventarle
tanto sia stata la sua risata da Orchetto, la gobba degna di Gollum o la
t-shirt di Dangeons&Dragons.
Angelica e Herman, intanto, si piegano in due dalle risate.
“Spero proprio che questa sfilata di fenomeni da baraccone sia finita” commenta
Nikki, scoprendo i denti, minacciosa.
“Sì, mia cara Shirley Temple, questi sono i rappresentati al completo delle
nostre forze ribelli” risponde Stella, senza vacillare, poi si rivolge ad
Ashley: “Allora… che ne pensi, Betterton?”
Ashley, per tutta risposta, si volta verso i suoi compagni à la page.
“Alzi la mano chi è a favore della guerra.”
“Alzi il drink, vorrai dire” lo corregge Stella, con una risatina
malevola.
Jude Essex, Irvin Walpole, Aleksandr Ustinov, Paul Peck, Misha Minkowski e Simon
Selkirk scagliano immediatamente le braccia muscolose in alto, afferrando al
volo l’invito di Ashley, come la palla durante una partita di pallanuoto.
Subito dopo si levano anche le mani delle cheer-leader, e quella di
Herman, che fa tintinnare compiaciuto i cubetti di ghiaccio del suo Martini:
“Alla vostra salute, Sfigati!”
Poi è il turno di Blanche Chemel e Barnabas Babcock. E delle gemelle Hines. E
delle sorelle Mancini.
A poco a poco il Mocassini Club si trasforma in un’onda anomala di mani alzate,
scintillanti di anelli e braccialetti preziosi.
Tra la folla il mio braccio esitante passa inosservato.
“Nikki?”
“Non mi fido, Ashley…” sbotta lei, in tono mortifero. “Ma mi sembra che non
abbiamo altra scelta.”
Il sorriso di Stella si allarga, se possibile, ancora di più.
“E poi non c’è occasione migliore di una guerra per spaccare la faccia a quella
serpe” prosegue Nikki.
“Allora siamo d’accordo?” incalza Stella, porgendo la mano ad Ashley.
Lui le rivolge uno sguardo di puro disprezzo, poi, lentamente, le stringe mano.
Le sue orrende unghia finte affondano nella pelle candida di Ashley.
“Ci vediamo sul campo di battaglia” conclude Stella. “Domani. A mezzanotte.
Corridoio principale.”
“Conterò i minuti” sibila Ashley.
“Andiamo, amici miei, togliamo il disturbo” ingiunge Stella. “Ah, dimenticavo,
Betterton… fammi sapere qual crema per le mani usi. Sono morbidissime.”
Qualcuno dei suoi alleati ridacchia di gusto.
“A presto, Mani di Seta!”
E con uno starnazzare d’oca richiude alle sue spalle la porta dell’Ufficio della
Preside, inghiottita dalle tenebre da cui è venuta.
Ancora per qualche istante il silenzio è interrotto solo dal pat pat
delle sue infradito sul marmo del corridoio. Poi un mormorio di cocente
indignazione si leva come nebbia dal Mocassini Club.
“Non ci posso credere!”
“…Quella vipera!”
“E’ la fine!”
“Non sa con chi ha a che fare!”
“Ma avete visto le sue scarpe?!”
“Dobbiamo pensare ad un piano” prende il comando Nikki.
Io rimango in disparte, ancora scosso, e sono l’unico ad accorgersi dello
scricchiolio esitante della porta, che si schiude nuovamente per lasciare
entrare Anonymous, il fiato corto e la fronte imperlata di sudore.
“Topher! Mi dispiace… giuro che non sono stato io a dirglielo!” si affanna, con
aria mortificata. “Appena ho saputo sono corso qui a cercarti… io davvero non ho
detto niente! Mi credi? Vero?”
Nikki mi salva dall’imbarazzo di dover rispondere di no.
“Sparisci, pustola, se non vuoi che ti prenda come ostaggio” ruggisce lei.
“Vieni, Fatina, abbiamo bisogno di te per elaborare una strategia…”
Mi mette un braccio attorno al collo e la seguo, lasciando Anonymous solo e
ansante.
Ora si
appresta un evento luttuoso,
vento di guerra soffia senza riposo…
Gli Déi tremeranno sui troni dorati,
quando i Titani saran ridestati…
No, devo
aver saltato un verso.
Ora si appresta un evento luttuoso,
vento di guerra soffia senza riposo…
E poi? Come continuava?
Accidenti, odio quando non ricordo le profezie che mi riguardano. Poi con tutta
questa confusione è praticamente impossibile concentrarsi. Non che mi capiti poi
tanto spesso, di dover tenere a mente vaticini sul mio conto, pensandoci.
“Señorita Niqui” esordisce Esperanza, affacciandosi sull’uscio del salone
da ballo di Villa Hortense.
“Son las cinco… es l’ora della tua taza de tequila.”
“Non adesso, ‘Speranza” la zittisce Nikki, fulminandola con lo sguardo. “Sto
cercando di addestrare le mie milizie.”
Poi si rivolge alla moltitudine del Mocassini Club, con un piglio severo e
autorevole: “Come sapete la Wefanie High School non è più il luogo sicuro di una
volta. La nostra sede è stata orrendamente violata, perciò vi ho accolti in casa
mia, quest’oggi, per preparaci al meglio alla battaglia. Il tempo a nostra
disposizione è ridotto. Mancano ormai poche ore, ma non c’è ragione di
disperare. Devo chiedere a ciascuno di voi di mantenere la calma e rimanere
concentrati sull’obbiettivo: la totale disfatta degli Sfigati!”
Il Mocassini Club scoppia in un fragoroso applauso, amplificato dall’eco.
Della Pantomachia saran questi gli albori,
è questo l’inizio di inumani dolori…
E’ evidente che si riferisce alla battaglia…
Per tempi più neri tenetevi pronti,
perché i vivi tra voi vorran essere morti…
Questa non è esattamente una rima… ma non importa.
In ogni caso gli unici versi che ricordo non sono granché d’aiuto.
“Ma che cosa intendono esattamente per ‘guerra’, poi?” la voce gracchiante di
Gloria si insinua tra i miei pensieri, già poco coerenti. “Che intendono fare?
Starnutirci addosso?”
“Non hai visto i brufoli che hanno sulla faccia?” la rimbecca Mia, rabbrividendo
al sol pensiero. “Sono delle bombe di pus ad orologeria!”
“Oh, io credo ci sia molto di più da temere dell’acne, ragazze” risponde Nikki,
con aria grave. “Non dobbiamo sottovalutare il nemico. Potranno anche avere un
aspetto ridicolo, e mancare del tutto di senso dello stile, ma non ci avrebbero
mosso guerra se non avessero degli assi nella manica slabbrata dei loro orrendi
maglioncini infeltriti.”
“E noi? Ce li abbiamo degli assi nella manica?” domanda Angelica.
“Oh, Angelica. Sei arrivata” osserva Nikki, con un sorriso tirato. “Cominciavamo
a temere che tu ed Herman vi foste persi.”
“Qualcuno deve aver invertito i segnali stradali, ma siamo riusciti a
trovare comunque l’indirizzo, grazie” ribatte Herman.
“In ogni caso, sì, abbiamo anche noi i noi le nostre risorse” prosegue Nikki, in
tono pratico. “Innanzitutto i nostri amati Wefanie White Whales. Contro i nostri
campioni di pallanuoto quei mostriciattoli rachitici hanno di che temere…”
“Io ho contattato anche gli Alexandria Alligators” annuncia compiaciuta
Angelica. “La squadra di pallanuoto dell’Alexandria University, non so se hai
già avuto modo di conoscerli…”
“Non in senso biblico come li conosci tu, ma li conosco abbastanza bene”
obbietta Nikki. “Combatteranno per noi, immagino?”
“Saranno felici di prestarci i loro prorompenti muscoli” risponde Angelica, con
un luccichio libidinoso negli occhi. “D’altronde sono veterani del Club, non
vorrebbero mai che la loro vecchia scuola cadesse in mano ai Perdenti.”
“Bene” la liquida Nikki, tornando a rivolgersi alla folla. “Naturalmente non
possiamo aspettarci che i nostri prodi atleti combattano da soli contro le forze
del male… e dei malvestiti. Mi aspetto che le mie cheer-leader diano il
meglio di loro: molte delle nostre coreografie si riveleranno utilissime in
combattimento. In più la mia colf Esperanza è a vostra disposizione per
un corso accelerato di capoeira, mentre in collegamento Skype
dalla Cina, troverete il mio life-coach To-Poun, ben felice di iniziarvi
alla sacra arte del kung-fu. Sono certa che con il loro aiuto vi farete
tutti onore in battaglia. Ma prima, sarà meglio cominciare con un po’ di
teoria…”
Detto questo tira fuori una lunga bacchetta e aziona il proiettore, che di colpo
investe di luce un enorme pannello bianco appena disceso dal soffitto
affrescato.
“Riuscite tutti a vedere? Sì? Ecco, questo è un classico esemplare di Secchione.
E’ bene imparare a riconoscere i loro punti deboli, visto che, disgraziatamente,
avremo presto a che fare con loro.”
“A dire il vero quello è la foto di un macaco” le sussurro all’orecchio.
“Ops, che sbadata!” trilla Nikki. “Prossima diapositiva, ‘Speranza!”
Sullo schermo appare ora il disegno di un Secchione, rappresentato nella stessa
posa dell’Uomo Vitruviano e completamente nudo, se non per una foglia di fico a
coprirgli le pudenda e due calzini bianchi di spugna ai piedi.
Patricia Fulton trattiene a stento un conato di vomito, mentre le gemelle Hines
si coprono il viso con le mani.
“Lo so, sono immagini crude” ammette Nikki, solidale. “Ma dobbiamo essere pronti
al peggio.”
Poi punta la bacchetta sugli occhiali dello Sfigato.
“La vista dello Sfigato è notoriamente debole. Dopo le lunghe nottate trascorse
sui libri, queste meschine creature vivono ormai in un perenne stato di
semi-cecità. Perciò tenete bene a mente: senza i loro occhiali sono perduti. E
naturalmente, anche gli inalatori sono strumenti fondamentali per la loro
sopravvivenza.
Altra pecca è la schiena ricurva” e qui sposta la bacchetta sulla spina dorsale,
“che compromette seriamente il loro equilibrio. Come potete vedere gli arti sono
gracili, inadatti a qualsivoglia attività fisica, ad eccezione delle gambe, che,
dopo secoli di fughe disperate dalla violenza dei bulli, risultano agili e
scattanti come quelle di conigli spaventati. Vi consiglio, dunque, di puntare
alle braccia, affaticate dal peso di tutti i dizionari, i libroni e le
enciclopedie che hanno dovuto sostenere.
Data l’evidente inadeguatezza fisica, tendono a muoversi in gruppo ed evitano lo
scontro diretto. Ma possono comunque essere pericolosi: sono capaci di stordirvi
con noiosi, interminabili e inconcludenti discorsi intellettuali, e gli scacchi
li hanno resi abili strateghi.”
Patricia, terrorizzata, è costretta a lasciare la stanza, in preda ad una crisi
isterica.
“Ma il vero tallone d’Achille del Secchione medio è il suo cuore” dichiara
Nikki, indicando sul modello anatomico un punto molto più a sinistra del dovuto.
“Niente è più facile da carpire che il cuore di uno Sfigato” sentenzia,
sfarfallando le ciglia folte, a mo’ di dimostrazione pratica delle sue doti di
seduttrice. “Bastano poche moine o uno sguardo languido per ottenere da loro
qualsiasi cosa desideriate.”
“Non sarà necessario che voi ragazze usiate le vostre armi di seduzione… li
spazzeremo via” assicura Aleksandr Ustinov, con uno sguardo d’intesa a Misha
Minkowski. “Anche senza l’aiuto degli Alexandria Alligators.”
“Non ne dubito, ragazzi, so bene quanto siate forti e coraggiosi, ma non
dobbiamo dimenticare che i Secchioni adorano trafficare con aggeggi tecnologi, e
hanno la scienza dalla loro parte… Fatina, una volta non mi avevi detto che
quel tipo - Gunther Bishop, credo - aveva scoperto un nuovo tipo di metallo
ultra-resistente nei sotterranei della scuola?”
“Ehm… sì, il guntherio” balbetto, imbarazzato, sentendo puntati su di me
gli sguardi incuriositi di tutti i presenti. “Pare… pare che il terreno sotto la
scuola ne sia pieno.”
“E’ probabile che abbiano sfruttato questa scoperta per armarsi contro di noi… o
per fabbricarsi elmetti e corazze protettive. Sicuramente avranno a loro
disposizione tecnologie sofisticate…”
“Chi ci assicura che Topher Dukes non abbia fatto la spia per l’Infradito Club
sin dall’inizio?” sbotta Angelica, guardandomi malevola. “Non dimentichiamoci
che su di lui pendono ancora delle gravi accuse.”
“Qualsiasi processo è sospeso” si affretta a dichiarare Ashley, con aria
definitiva. “Garantisco l’assoluta lealtà di Topher al Mocassini Club.”
Angelica e Herman si rannuvolano, non facendo alcuno sforzo per nascondere il
loro disappunto, come se avessero appena appreso della posticipazione della
Settimana della Moda a data da destinarsi.
“Per quanto possa essere difficile a credersi” riprende Nikki, riservando loro
un sorrisetto compiaciuto, “Dovremo batterci con avversari ben più pericolosi
dei comuni Secchioni. Mi riferisco al cosiddetto Club dell’Orgoglio Femminile…”
“Quelle iene in gonnella!” commenta Irvin Walpole, astioso. I suoi compagni di
squadra sghignazzano apertamente, facendolo arrossire.
“Mi sa che qualcuno è andato in bianco…” azzarda Paul Peck, guadagnandosi
un’occhiataccia.
“La tua è una definizione calzante, Irvin” commenta Nikki. “Ma, a quanto so,
loro preferiscono farsi chiamare ‘Amazzoni’ e non senza ragione: sono tutte
campionesse di tiro con l’arco. E’ soprattutto da loro che dobbiamo guardarci…”
“Club dell’Orgoglio Femminile” rimugina Mia. “Della Vergogna
Femminile, se mai. Io non sarei affatto orgogliosa se mi conciassi a quel
modo. Non credo che la Hernandez abbia mai visto un piega-ciglia in vita sua…”
“Io non credo abbia mai visto una striscia per ceretta, se è per questo. E forse
neanche uno specchietto da borsa…” le fa eco Gloria, le labbra contratte dalla
riprovazione. “Dio solo sa quanto ne avrebbe bisogno.”
“Adoro sentirvi irridere i nostri nemici: potrei ascoltarvi per ore”
riprende la parola Nikki. “Ma cerchiamo di rimanere concentrati. Le Amazzoni, a
quanto so, sono tutte accoppiate tra loro…”
“Uuh… la cosa si fa eccitante!” sogghigna Aleksandr Ustinov.
“... il che è un altro fattore che possiamo utilizzare a nostro vantaggio. Se ne
colpiamo una, anche la sua compagna sarà automaticamente fuori gioco. Una volta
caduta Diana Gouges, cadrà anche Zenobia Hernandez… e così via. Vi ho preparato
un pratico schema delle loro relazioni saffiche, in modo che possiate
memorizzarle: ci sono la Hernandez e la Gouges, poi Olympia Sheppard e Ippolita
Kinney, Voltairine Wittig e Callisto Firestone…”
“Ma basteranno un corso accelerato di kung-fu e capoeira per
tenergli testa?” obbietta Blanche Chemel, preoccupata.
“Probabilmente no” risponde Nikki. “Per questo dovremo far ricorso all’armeria
di nonna Hortense.”
Mia e Gloria trattengono rumorosamente il fiato.
“Judith Hortense! Che possa riposare à la page.”
“Che possa riposare à la page” risponde in coro il resto del Mocassini
Club, chinando il capo in segno di rispetto per quella leggendaria Reginetta
del passato.
“Che ne facciamo della Santini?” domanda poi Ashley, al termine del doveroso
minuto di silenzio. “E’ lei la responsabile di tutto questo.”
“Oh, nessuno dovrà preoccuparsi di lei” risponde Nikki, con un terribile, gelido
sorriso. “Stella Santini è mia. La punizione per la sua arroganza sarà
esemplare. Questa notte tutti voi vedrete Stella Santini strisciare, baciare le
mie Louboutin e supplicare pietà.”
“Oh, davvero? Hai un nuovo paio di Loubutin?” si interessa Gloria, battendo le
mani dall’entusiasmo.
“Cos’è che stiamo facendo, esattamente?”
“Te l’ho detto, Fatina, ci servono delle armi” mormora Nikki, guardandosi in
torno con aria circospetta.
“E da quando il tuo armadietto è una santabarbara?”
Siamo di nuovo a scuola. Il silenzio, nei corridoi bui, non è mai stato così
opprimente, come se sapesse già che nel giro di pochissime ore verrà squarciato
da grida di guerra e urla belluine.
“2… 11… 17… ” scandisce Nikki, trafficando con il lucchetto “…e… 55!”
“Hai cambiato la combinazione? Non era 90-60-90?”
L’armadietto si apre con il consueto, sgradevole cigolio, ma, una volta
spalancato, non c’è nessuna traccia dei soliti scaffali stipati di riviste,
cosmetici e accessori d’emergenza. Al loro posto, la luce dorata di un
lampadario di cristallo in miniatura e le fiamme di un piccolo camino illuminano
l’ingresso di un accogliente salottino rococò, arredato con poltroncine e
pouf damascati, una toeletta istoriata, in profumato legno di canfora, e un
paravento cinese dalle suntuose decorazioni floreali.
Non mi sforzo neanche di apparire stupito di fronte a questo ennesimo passaggio
segreto.
Mi sono convinto ormai da tempo che la Wefanie debba essere una specie di
succursale americana di Hogwarts.
“Benvenuto nel Budoir della Reginetta, Fatina!”
“Grazie tante, ma perché vengo a sapere solo adesso della sua esistenza?”
“Oh, be’, è mancata l’occasione” butta lì Nikki. “E’ da un bel po’ che non mi
concedo del sano relax nel mio salottino privato… ma questo non è il
momento adatto per prendersela comoda.”
Si dirige in fretta verso un grande quadro appeso alla parete foderata di seta
rosa antico. Circondato dal lussureggiante fogliame d’oro della sua cornice, il
ritratto di una donna ci osserva con aria regale.
“E’ tua nonna, vero?” domando, inutilmente: gli stessi occhi verdi di Nikki
brillano sul volto dipinto di Judith, autorevole ed elegante, con i lunghi
capelli argentei raccolti da una tiara di smeraldi e il collo di cigno cinto di
perle.
“Era una donna straordinaria” ricorda, accarezzandola con lo sguardo. “E’ da lei
che ho imparato tutto quello che so.”
Le prendo la mano e mi sorride, arrossendo leggermente.
“Pago un artista perché venga qui ogni giorno a dipingerle addosso un abito
diverso” confessa, senza staccare gli occhi dal quadro. “Voglio che continui ad
essere à la page, anche adesso che non c’è più…”
E’ la cosa più dolce che abbia mai sentito, e anche la più morbosa.
“Non credo ci sia mai stata una Reginetta più amata e venerata di lei.
D’altronde, ha compiuto l’estremo sacrificio per il bene del Mocassini Club…”
“L’estremo sacrificio…?”
“E’ andata a letto…” comincia Nikki, con voce tremante “… è andata a letto con
un Secchione.”
Quale atroce martirio.
“Il Secchione-capo, Ernst Olofsson” puntualizza poi. “Sai, Fatina, non è la
prima volta che gli Sfigati si ribellano al nostro dominio. E’ già successo,
tanto tempo fa, alla fine degli anni ’50, durante la presidenza di Jason
Betterton. Ernst Olofsson, il leader del Club delle Scienze, scoprì il
segreto del Mocassini Club e minacciò di scatenare una rivolta. Mia nonna
dovette fare appello a tutto il suo coraggio, ma alla fine lo sedusse, e la
guerra fu scongiurata.
“Ernst era follemente innamorato di lei. Avrebbe fatto qualunque cosa per
renderla felice. Così nonna Judith pensò di sfruttare l’ingegno del suo amante
per proteggere il Club da eventuali insurrezioni future. Si fece fabbricare
delle armi speciali, che lasciò in eredità alle generazioni di Mocassiniani a
venire. Delle armi che da allora, fino ad oggi, non hanno mai visto la
battaglia.”
Nikki tira fuori dalla borsetta la Chiave di Wanessa Wefanie, che apre tutte le
serrature della scuola, e la inserisce in una fessura nascosta tra le foglie
dorate della cornice. Con uno scatto, il quadro si stacca dal muro, scoprendo
una profonda nicchia buia. Nikki si affretta ad esaminare il contenuto, ma il
passaggio è troppo stretto perché anch’io riesca a vedere alcunché.
“Fatina, ti dispiace metter su un po’ di tè mentre tiro fuori gli armamenti?
Troverai tutto l’occorrente su quella consolle Luigi XIV dietro di te”
propone, la voce appena udibile in tutto quel frugare. “Miscela ‘Principessa
Sissi’ per me, grazie... con un goccio di rum.”
Annuisco e compio il rituale meccanicamente, osservando come ipnotizzato il
fuoco del camino, che, sibilando, schizza di riflessi rosso sangue la corazza
panciuta del bollitore. Poi, come un sospiro, un nugolo di minuscole bollicine
si levano dal fondo metallico e si lasciano trascinare in superficie, fino a
scoppiare. Nel ribollire dei miei pensieri risale a galla anche il ricordo della
lite furibonda con Bennet.
Possibile che non sia stato solo un incubo?
Le parole che gli ho urlato solo ieri ora mi sembrano estranee, come doppiate in
un’altra lingua, sconosciuta e minacciosa. Non posso essere stato veramente
io a parlargli in quel modo.
Non so più quante volte ho provato a chiamarlo, ma il telefono è staccato. Forse
anche lui ha saputo del Mocassini Club. Come se non l’avessi deluso già
abbastanza…
Lancio uno sguardo in tralice a Nikki, di cui riesco a vedere solo il
sedere ondeggiante (coperto dalle piume di struzzo del suo suntuoso abito
Chanel), mentre si affanna a rovistare tra i cimeli di nonna Judith.
Forse dovrei ritentare e chiamarlo. Ma la voce registrata della segreteria sa
essere accogliente quasi quanto una porta sbattuta in faccia…
E se invece rispondesse, questa volta?
Riuscirei a sopportare quello che avrebbe da dirmi?
“Uff! Ecco fatto!” sospira Nikki, riemergendo dalla penombra dell’arsenale, con
le braccia cariche di quel che si direbbero gioielli e monili, più che armi di
guerra.
Leggermente trafelata, sparge il ricco tesoro sul divano e si abbandona su una
poltroncina, mentre riempio fino all’orlo due tazzine di pregiata porcellana
cinese. Il mio fiore di tè, a contatto con l’acqua bollente, prende coraggio e
si schiude in una fiamma viola acceso.
“Delizioso, non è vero?” commenta Nikki. “Maria Antonietta ne andava matta.
L’Imperatore della Cina le regalava fiori di tè continuamente. Altro che il
solito bouquet…”
“Già, ci sapeva fare” borbotto, abbandonandomi su un pouf. “Quali sono le
armi in dotazione, allora?”
“Oh, sì, eccole!” squittisce, eccitata. “Queste qui sono la copia esatta delle
stelle di diamanti e perle con cui la principessa Sissi si acconciava i capelli.
Sostengono bene la chioma, e all’occorrenza sono ottimi shuriken da
scagliare contro il nemico…”
“Preziose” mormoro, senza staccare le labbra dall’orlo della mia tazzina. “In
tutti i sensi.”
“… invece questi sono guanti ricoperti di brillanti: bellissimi da vedere
indosso ma dolorosissimi sulle gengive quando rivestono un pugno chiuso! Poi
abbiamo anche una serie di borsette borchiate, che andrebbero considerate come
una reinterpretazione chic della tradizionale mazza chiodata…”
“Quella blu si adatta benissimo all’incarnato di Herman Northangle…” ironizzo,
pur non avendo mai avuto così poca voglia di ridere.
“Perfettamente d’accordo, Fatina” sogghigna Nikki. “Per i maschietti ci sono
anche armi più virili, però. Questo papillon, per esempio… sembra un
normale farfallino di seta, vero? E invece ha due lame nascoste: ottimo
travestimento per uno shuriken. Poi ci sono anche scudi richiudibili che
possono raggiungere le dimensioni di un copri-bottone, smoking
ignifughi…”
“E quegli anelli?” domando, con un altro sorso.
Cerco di concentrarmi il più possibile, ma l’occhio cade continuamente sul bozzo
nella tasca dei miei pantaloni: il mio cellulare, sempre così maledettamente
silenzioso, più pesante di un macigno.
“Oh, quelli sono esattamente identici all’anello di Lucrezia Borgia. Gli
smeraldi sono cavi, in realtà: all’interno c’è una varietà di arsenico altamente
letale…” spiega Nikki, in tono solenne, “…da usare nel caso qualcuno di noi
finisca in mani nemiche, sia contro di loro che per darsi la morte, senza dubbio
preferibile alla prigionia… e c’è anche la versione maschile: due gemelli pieni
di veleno da appuntare alle maniche della camicia…
Le perle di questi collier, invece, se lanciate, secernono un gas
soporifero: l’ideale per sorprendere il nemico o per una fuga d’effetto...”
Ripongo la fragile tazzina sul suo piattino. Forse con troppa veemenza.
Che cosa starà facendo adesso?
Sarà tornato da Stella? Vorrà combattere contro… di me?
“Da qualche parte dovrebbero esserci delle granate.... e della cipria esplosiva”
rimugina Nikki, sforzandosi di ricordare. “E se non sbaglio, nonna Judith aveva
menzionato anche dei rossetti-laser…”
Bennet non lo farebbe mai.
Forse proprio in questo momento starà cercando di far ragionare Stella… e di
convincere gli altri a non combattere.
“Fatina, stai bene?” domanda improvvisamente Nikki, lanciando sul divano,
imprudentemente, la bomba a mano (a forma di boccetta di profumo) che stava
soppesando.
“Sì… sto bene, perché me lo chiedi?”
“Non mentire, Topher” persevera Nikki, tendendo l’arco del sopracciglio e
puntando su di me il suo sguardo dardeggiante. “Sei preoccupato per la
battaglia, non è vero?”
E’ inutile provarci. Impossibile nasconderle qualcosa.
“E’ colpa mia” mi arrendo, annegando lo sguardo nelle profondità brune del mio
tè.
“Cosa?”
“La battaglia... Stella… è tutta colpa mia.”
“Fatina, sai che non è vero.”
“Sì, invece… perché credi che Stella Santini abbia fatto tutto questo? Mi odia,
Nikki. Non sopporta di aver perso Bennet…”
E la capisco.
Ora che credo di conoscere la risposta, avrei preferito non essermi mai chiesto
cosa dovesse aver provato.
“Ascolta, Fatina” prosegue Nikki, accorata. “ So che sei preoccupato. So che mi
sbagliavo su Stella, e che è molto più pericolosa di quanto pensassi. Uno dei
miei peggiori incubi si è avverato nel momento stesso in cui ho visto quella…
futurashampista sulla soglia del nostro amatissimo Club. Ma non ci
arrenderemo, Fatina. Combatteremo fino alla fine, e trionferemo. Fatina, io
giuro, quant’è vero che mi chiamo Nicole Hortense, che ti porterò la testa
di Stella su un piatto d’argento, fumante e con una mela in bocca...”
“Nikki, non capisci… qui parliamo di armi… e guerre! La situazione è totalmente
fuori controllo…” gemo, passandomi le mani tra i capelli. “Da quanto sono
arrivato in questa scuola nulla è più come prima! Adesso stiamo… state
preparando una battaglia! Una battaglia, Nikki! Ho combinato tanti guai, ma non
sono mai stato un casus belli! Vi ho messo tutti in pericolo… ti
ho messo in pericolo! E per cosa? Perché non ho saputo scegliere… perché non
ho…”
“Fatina, il Mocassini Club ha regnato indisturbato per secoli! Per quanto sia
seccante, era inevitabile che prima o poi il suo potere venisse messo alla
prova! Sei spaventato, lo capisco… ho paura anch’io. Ma questa notte farò tutto
ciò che è in mio potere per riportare tutto esattamente come prima, per far sì
che il sacrificio di mia nonna non sia stato vano…”
“… solo colpa mia…”
“Fatina, l’unica cosa che conta, adesso, è sconfiggere una volta per tutte i
Secchioni… tu non hai nulla da rimproverarti” mi interrompe, avvicinandosi. Non
chiedevo altro: nascondo il viso nell’incavo profumato del sua scollatura, e lei
prende ad accarezza dolcemente i capelli. “Il tuo è il tipico complesso di
Elena... è normale. Ma non devi sentirti in colpa. A me basta che tu sia al
sicuro. Per me è importante che tu faccia esattamente quello che fa Elena di
Troia: rimanere al sicuro e continuare a risplendere in tutta la tua commovente
bellezza...”
Non so davvero come ci riesca. Persino in questo momento, ora che le sorti del
Mocassini Club pesano sulle sue spalle, lei riesce a trovare le parole giuste
per rubarmi un sorriso, anche se per poco.
“Vedrai, presto sarà tutto finito” aggiunge lei, stringendomi più forte a sé.
“Tornerò presto qui da te, e sarà già tutto finito.”
Il calore del suo abbraccio, il suo inebriante profumo di rosa, le soffici piume
del suo vestito…
A volte mi sembra di non riuscire a dimostrarle quanto le voglia bene...
“Aspetta…” sbotto, sollevando lo sguardo. “Hai detto ‘tornerò presto qui da te’?
Non vorrai dire che…”
“Sì, Fatina, nessuno conosce la combinazione del Budoir. Non avrai nulla da
temere qui…”
“E invece sì! Ho tutto da temere!” esclamo, infervorandomi. “Tu sarai lì
fuori! A batterti con Amazzoni e chissà chi altro ancora… e non voglio neanche
pensare a quali diavolerie avrà escogitato quella psicopatica di Stella! Come
puoi pensare che accetti di restare qui, buono, a sorseggiare una tazza di tè,
mentre lì fuori scoppia l’Apocalisse?!”
“Fatina, non essere irragionevole…”
“Tu sei irragionevole!” obietto, scattando in piedi. “Sono una frana, è
vero: non ho i muscoli dei giocatori di pallanuoto… non conosco le tue Mosse
Mistiche di kung-fu… ma non rimarrò qui fermo ad aspettare! Non potrei
mai rimanere qui, rintanato in un angolo, col mio orsacchiotto, senza poter fare
altro che pregare che non ti accada nulla di male…”
E Bennet, poi?
Se ci sarà anche lui, devo trovarlo.
Devo spiegargli…
Non posso permettere che gli succeda qualcosa…
“Io non posso. Nonposso stare qui! Hai capito?!”
Non accade molto spesso che riesca ad ammutolire Nikki.
Mi guarda dal basso, ancora seduta trai cuscini, con i suoi grandi occhi verdi,
sbarrati e umidi.
Sembra stia lottando con se stessa per non piangere.
Distolgo lo sguardo, accaldato, il fiato corto dalla collera.
“Va bene” cede Nikki, calma. Il suo tono non è conciliante, né esasperato. “Lo
capisco.”
“Grazie” rispondo, in modo ancora un po’ troppo brusco, rimettendomi seduto e
ingollando un lungo sorso di tè, ormai gelido.
Nikki invece si alza, senza proferire parola, e si dirige verso l’arsenale
ancora aperto. Prende qualcosa che produce un tintinnio argentino, e poi
richiude dolcemente il ritratto, con un ultimo sguardo d’intesa con Judith.
“Vorrei che indossassi questa, sotto i vestiti” mi dice, con una leggera
esitazione. “Per favore.”
“Cos’è?” domando, cercando di nascondere l’imbarazzo per il mio scatto d’ira.
“Una cotta di maglia” spiega lei, facendo colare sulle mie mani una lucente e
fredda cascata di perle. “Filo d’argento e perle di Britannia. Giulio Cesare in
persona la commissionò per vestire la statua di Venere.”
“Nikki…”
“Sì, lo so, è modellata per un corpo femminile” riconosce, osservandola meglio.
“Ma tu sei così magro… ti proteggerà…”
“Nikki…”
“Voglio che tu la metta, Topher” dichiara. L’espressione dura sul suo volto non
ammette repliche.
“La metterò.”
“E voglio anche che tu mi faccia una promessa.”
“Ti ascolto.”
“Scenderai in battaglia, non te lo impedirò” ribadisce, gli occhi fieri che
mandano lampi. “Ma se le cose dovessero mettersi male… se per qualche motivo io
non dovessi più essere in grado di proteggerti…”
“Ti prego, Nikki, non dirmi…”
“Ascoltami, Topher, è importante. Se per qualche motivo io non dovessi più
essere in grado di proteggerti… tu dovrai tornare qui. Lascia perdere tutto e
torna qui, intesi? Devi tornare qui, al sicuro. Promettimelo.”
Il suo viso è una maschera di granito.
“Te lo prometto.”
Nikki si abbandona ad un sospiro e mi getta le braccia intorno al collo, mentre
la stringo forte attorno al suo vitino di vespa.
“Farai tremare tutti, vedrai, Nikki. Tua nonna sarebbe fiera di te” le sussurro,
il viso smarrito trai suoi ricci dorati. “E con questo abito sei più bella che
mai.”
“Grazie, Fatina” gorgheggia lei.
Non posso vederla, ma la sento sorridere, mentre le sue mani mi
accarezzano la schiena.
“Ma sei sicura che non ti ostacolerà nei movimenti?” domando, senza sciogliere
l’abbraccio. “Non è esattamente l’abbigliamento adatto per un combattimento…”
“Vestiti bene ovunque tu vada” recita Nikki, ridendo. “La vita è
troppo breve per passare inosservati.”
“Scommetto che questa non è una citazione di To-Poun…”
“No, infatti.”
“Fammi indovinare… Coco Chanel?”
“No… Paris Hilton.”
Immersi nella luce della luna, un centinaio di mocassini e tacchi alti marciano
come un piede solo lungo il corridoio principale della Wefanie High School.
Solo pochi secondi di attesa, e il gigantesco orologio della scuola batte i
fatidici dodici rintocchi.
“Avete tutti le vostre armi?” si informa Ashley, teso.
“Noi non abbiamo ricevuto uno straccio di arma” protesta Angelica, che
per l’occasione indossa un boa decisamente intimidatorio. “Già, niente di
niente” le fa eco Herman, imbronciato.
“Ops… mi rincresce” si scusa Nikki. “Evidentemente non ci sono abbastanza armi
per tutti… ma sei sempre stata brava a sputare veleno a grandi distanze, vero,
Angie? Una volta ti ho visto schizzare fino a tre metri. Quanto a te, Herman,
puoi sempre fingerti morto, dopotutto.”
“Nikki…” mormora Ashley, con un’occhiata di rimprovero.
“Oh… d’accordo” borbotta Nikki, lanciando loro addosso l’armamentario:
“Prendete!”
Intanto un inquietante rumore di marcia comincia a levarsi dal parco.
Le truppe nemiche si stanno avvicinando.
“Sono già qui!” squittisce Patricia Fulton, rintanandosi tra le altre
cheer-leader, tutte inguainate in sinuosi abiti-armatura, fatti interamente
di squame d’oro.
“Nikki…” le bisbiglio, dopo averla raggiunta. “Ci ho riflettuto e penso che
dovrei…”
“Cosa c’è, Fatina? Non ti convince la tua camicia? Ho scelto quella con gli
uccellini che ti piacciono tanto… sono tutte specie europee: gli uccelli
tropicali fanno troppo casa di riposo in Florida… quelle orreur!”
“No, la camicia è perfetta… la corazza di perle, piuttosto, pizzica un po’
troppo” ribatto. “Ma non è questo il punto… ho deciso di…”
“Scusami, Fatina, sono un tantino impegnata ora… ho pagato dieci ghost-writer
per il mio discorso di incoraggiamento: devo incitare le mie truppe, adesso.”
“Ascolta…”
“Magnifici membri del Mocassini Club! Figli di Dior! E’ giunto il momento di
combattere!” comincia, in tono grave, ergendosi di fronte allo schieramento. Il
suo abito di piume freme al vento impetuoso della rivoluzione. “Dopo aver
vissuto per secoli come ratti, zampettando nelle fogne dell’autocommiserazione e
dell’alienazione, gli Sfigati hanno unito le forze e hanno invaso la nostra
scuola. Hanno sfidato il nostro potere. Confutato il nostro sacro diritto al
comando.
Questa notte, miei sudditi e amici, le schiere celesti di tutti i Presidenti e
di tutte le Reginette del passato ci guardano e vegliano su di noi. E’ per la
nostra gloriosa storia che dobbiamo combattere, ma soprattutto per un nuovo,
dorato futuro! Come dice sempre il mio life-coach To-Poun: siate
rapidi come il vento, maestosi come la foresta, avidi come il fuoco,
incrollabili come la montagna!”
“NIKKI! NIKKI! NIKKI!” inneggiano, decisamente esaltati, i giocatori di
pallanuoto (ad eccezione di Herman) e le cheer-leader (ad eccezione di
Angelica). “NIKKI! NIKKI!”
“Giusto: il mio nome è Nikki, un nome che significa “vittoria”!” prosegue lei,
scaldandosi. “Considerate dunque il mio nome come una promessa! Vi prometto
solennemente che, qualunque cosa accada, e con qualsiasi mezzo, la vostra
Reginetta vi guiderà verso la vittoria! Insieme spazzeremo via i rivoltanti
rivoltosi! Insieme riconquisteremo ciò che ci spetta di diritto! Insieme ci
riprenderemo la Wefanie!”
A queste parole il motto del Mocassini Club esplode come mille bottiglie di
champagne appena stappate: “Kallistoi kai aristoi! Kallistoi kai aristoi!”
Proprio in quel momento, le porte dell’ingresso si spalancano, spinte da due
figure irriconoscibili: basse di statura, hanno entrambe il volto nascosto da
elmetti argentati, con guizzanti riflessi bluastri. Nikki ci aveva visto giusto:
sono elmetti di guntherio.
Al pensiero di Gunther, Rowland… e Anonymous, mi si stringe lo stomaco.
Annunciate da assordanti squilli di tromba, subito dopo, fanno la loro comparsa
d’effetto, dall’alto di imponenti cavalli palomino, le sei Amazzoni, con archi e
scudi a mezzaluna. Ma più delle loro cavalcature, a stupire è la loro tenuta di
guerra: sono completamente nude, se non per l’elmo, da cui fuoriescono fulgide
chiome ondeggianti, che non riescono a coprire del tutto i seni ben torniti.
Le Mocassiniane rimangono a bocca aperta, e i ragazzi fanno fatica a tenere a
freno la tempesta ormonale scatenata da tale inaspettata visione. Roger McRory e
Boniface Brybe, degli Alexandria Alligators, azzardano un ululato
d’apprezzamento.
“Accidenti! Perché non ci ho pensato anch’io, ai cavalli?” mugugna Gloria,
invidiosa.
“Il topless sarebbe stato molto meglio a noi” aggiunge Mia, abbassandosi
la scollatura, già parecchio generosa.
Intanto, dietro la fila delle discinte e minacciose Amazzoni a cavallo, marciano
le schiere, apparentemente senza fine, dei Secchioni, tutti muniti di
sfavillanti elmi e scudi di guntherio. Neanche loro sembrano del tutto
indifferenti alla vista delle loro alleate, e devono ripulirsi continuamente
l’armatura dalle copiose colate di bava.
Mi sollevo sulle punte dei piedi, cercando di scorgere i capelli biondi di
Bennet. Ma così conciati, con elmetto sulla testa e sneakers ai piedi, è
impossibile distinguere uno dall’altro: un esercito di cloni di Marvin il
Marziano.
Nella confusione, riesco a captare solo alcuni brandelli degli incitamenti di
Zenobia Hernandez, che troneggia altera sul suo destriero.
“… la diversità è la nostra forza! Questa notte non sconfiggeremo soltanto dei
ragazzini viziati! Questa notte ci batteremo contro l’omologazione, l’arroganza
e la prevaricazione!” arringa l’Amazzone. “Ricordate: i tiranni esistono solo
perché esistono dei sudditi! Bene, compagne, da oggi smettiamo di essere
sudditi! Da oggi siamo donne libere!”
“… e uomini liberi” aggiunge qualcuno, timidamente. “Parla sempre al femminile…”
“E uomini liberi!” ripete Zenobia, ma con minore convinzione. “Oggi, amiche mie,
scriveremo la storia! Oggi sfideremo le forze dell’oppressione! POTRANNO
TOGLIERCI LE NOSTRE BORSE DI STUDIO…
MA NON CI TOGLIERANNO MAI LA LIBERTA’!”
Le truppe degli Sfigati rispondono con ardore, battendo le armi contro gli
scudi.
“Brava! Bella e brava!” si arrischia qualcuno.
“Ehm… Nikki” ritento, nel frattempo, cercando di non fissare troppo le Amazzoni,
ma soprattutto le punte affilate delle loro lance e gli zoccoli scalpitanti dei
cavalli. “Ci ho riflettuto e credo che dovrei parlare con Stella…”
Nikki si volta lentamente verso di me e mi guarda con un’espressione
indecifrabile.
“Questa follia è andata avanti già per troppo tempo” continuo, un po’ esitante.
“E’ evidente che Stella ha una questione irrisolta con me… penso di dover almeno
provare a parlarle e a farla ragionare. Non capisco perché non ci abbia pensato
prima… forse perché mi fa un po’ paura… ma devo farlo…”
Nikki continua a guardarmi con occhi vitrei.
“Allora, tu che ne pensi?” incalzo, un po’ intimidito dal suo volto di sfinge.
“Penso che sia una buona idea…” si esprime finalmente Nikki.
“Ah, bene…”
“… peccato che non si sia presentata.”
I miei occhi setacciano in fretta la formazione nemica. Sforzandomi non poco,
riesco a individuare alcuni dei generali Secchioni, ma Stella brilla per la sua
assenza.
Intanto, Zenobia Hernandez, che sembrerebbe aver assunto il comando in sua vece,
incita il destriero e si stacca dalla schiera Rivoltosa. Automaticamente Nikki,
con passo solenne, la raggiunge a metà strada.
L’Amazzone smonta da cavallo e le due avversarie si stringono rapidamente la
mano, scambiandosi sguardi truci.
“Dov’è Stella?” latra Nikki.
“Non è qui” risponde l’altra, lapidaria.
“Lo vedo” replica Nikki. “Pensavo fosse lei a guidarvi.”
“Ha affidato a me il comando delle truppe” ringhia Zenobia. “E’ tutto quello che
hai bisogno di sapere, Mocassiniana.”
“Non posso darle tutti i torti, se ha deciso di rimanersene a casa” commenta
Nikki, il bel volto contratto dall’odio. “Sa bene che quando l’avrò tra le
grinfie per lei sarà finita.”
Zenobia mostra i denti, i roventi occhi neri fissi sui suoi, di un verde quasi
fosforescente, come quelli di un gatto.
“Il Club del Teatro ha deciso di mantenersi neutrale” sibila poi la regina delle
Amazzoni, con una punta di disgusto nella voce. “Chiunque acceda al Teatro della
scuola avrà diritto d’asilo, ma se le battaglia dovesse spingersi anche lì,
allora anche i filodrammatici entreranno in guerra, contro entrambi gli
schieramenti.”
“Niente armi a teatro” riassume Nikki. “Tanto vi faremo capitombolare ancora
prima che riusciate a vedere la fine del corridoio. Faremo del vostro sangue il
nostro red carpet!”
“Questo è da vedere” abbaia Zenobia, rimontando a cavallo. “Patetica serva del
Patriarcato!”
Le due leader si rivolgono le spalle, la lunga coda color crema del
palomino frusta l’aria, sfiorando appena il turbinio di ricci biondi di Nikki.
La Reginetta torna ai posti di combattimento, gli occhi ridotti a fessure e la
bocca carnosa stretta dall’indignazione.
Al suo segnale, i copri-bottone dei pallanuotisti in prima linea, con un sonoro
click, si aprono in ampi scudi d’oro. Subito i tiratori di scherma, tra i
Mocassiniani, sguainano fioretti e sciabole, e intanto le cheer-leader
cominciano la loro coreografia parenetica: “Datemi una M! Datemi una O! Datemi
una C! Datemi due S! Datemi una I! Datemi una N! Datemi una I! M-O-C-A-S-S-I-N-I!
Datemi una C! Datemi una L! Datemi una U! Datemi una B! C-L-U-B!
M-O-C-A-S-S-I-N-I C-L-U-B!”
Contemporaneamente molti Secchioni asmatici si concedono un lungo respiro
d’incoraggiamento dall’inalatore, mentre le Amazzoni incoccano le frecce alate
e tendono gli archi, con uno scricchiolio sinistro.
“ALL’ATTACCO, PERDENTI! OGGI FINALMENTE SAREMO VINCITORI!”
L’urlo marziale di Zenobia attraversa come un’aquila in volo tutto il corridoio,
cozzando a mezz’aria con il grido bellicoso di Nikki: “ABBIA INIZIO LA
DERATTIZZAZIONE!”
Ma ancora più assordanti, nella mia testa, sono le parole funeste della
profezia. Della Pantomachia son questi gli albori.
E’ questo l’inizio di inumani dolori…
Qualsiasi riferimento a
sciami di meteoriti e a femministe a seno scoperto è puramente casuale. Dico sul
serio, l'avevo deciso secoli fa e messo per iscritto sui miei appunti ormai
ingialliti! :D I miei poteri profetici cominciano a spaventarmi!
In ogni caso, strane coincidenze a parte, spero che questo pacifico, nuovo
capitolo sia stato di vostro gradimento. Grazie mille a tutti voi che continuate
a seguire, leggere e recensire Mocassini Club! *___*
Un grosso bacio esplosivo :*
Esperanza, la fuerza de la
pasiòn è la prima mini spin-off formato telenovela, incentrata
sull'avventurosa giovinezza di Esperanza Vivas, la vulcanica colf di Villa
Hortense. Passioni infuocate, amori proibiti e torbidi intrighi sullo sfondo di
una caliente e insidiosa Buenos Aires...
Nelle puntate precedenti di "Esperanza,
la fuerza de la pasion"...
Esperanza Vivas e il suo amato Agapito Amador, entrambi originari di Buenos
Aires, pur amandosi follemente, non possono sposarsi: Agapito infatti è già
fidanzato con sua cugina Mercedes, da cui ha una figlia, Violeta. Dopo molte
tribolazioni, tuttavia, Esperanza e il suo amato riescono a coronare il loro sogno
d'amore. Vengono però ostacolati dal perfido Don Porfirio, innamorato pazzo di
Esperanza. Rifugiatisi in Florida, i due possono finalmente a convolare a nozze. Dopo
aver nascosto la morte accidentale del professor Orion Adichermatos, minaccioso
ammiratore di Esperanza, e a seguito di un viaggio nel tempo dal quale la nostra
eroina torna con tre figli avuti dall'eroe greco Diomede (Metrocle, Patostene e
Agape), Esperanza e il suo amato Agapito possono finalmente vivere felici e
prosperi. Poco dopo, però, una volta scoperta la propria sterilità e aver
conosciuto la verità sulla paternità dei ragazzi, Agapito abbandona sua moglie
e, ubriaco, cede alle avances di Jolanda, un'estranea incontrata in un
bar, per poi sparire nel nulla. Esperanza viene a sapere dal notiziario tv del
misterioso suicidio del marito, che ha ingerito un peperoncino letale noto come
"Fallo del Diavolo". Nemmeno il magico rosario d'oro di sua nonna Guadalupe può
riportare in vita l'amato (la figlia Agape ha esaurito tutta la magia del
rosario per ottenere il potere di far piovere caramelle a suo piacimento.) Così,
rassegnata, dopo la totale distruzione della sua casa a seguito di un terribile
terremoto, Esperanza, pur di garantire ai suoi figli un padre e un tetto sulla
testa, accetta di sposare il suo corteggiatore Caleb Calfuray e di diventare
socia nella sua impresa di onoranze funebri. Qui la donna conosce e stringe
amicizia con l'infida Jolanda.
Epsiodio 22 - V de Violeta
Jolanda invita Esperanza a trascorrere con lei un pomeriggio di shopping.
Una volta salite in macchina, però, Jolanda tira fuori una pistola ed Esperanza
capisce che la donna è intenzionata a rapirla. Jolanda parte a tutta velocità,
per fermarsi soltanto nel bel mezzo del deserto. Esperanza è terrorizzata e a
nulla valgono le sue preghiere, poichè la donna dichiara di volerla uccidere e
le rivela il suo segreto: il suo vero nome in realtà non è Jolanda, ma Violeta
ed è la figlia avuta da Agapito con la sua ex-moglie Mercedes. Dopo la fuga di
Agapito ed Esperanza da Buenos Aires, Violeta era stata cresciuta dal perfido
Don Porfirio, il quale le aveva insegnato ad odiare suo padre per averla
abbandonata. Don Porfirio, deciso a uccidere Agapito per avere per sè l'amata
Esperanza, ha ordinato a Violeta, una volta cresciuta, di cambiare il suo nome
in Jolanda e di sedurre suo padre Agapito, per poi rivelargli, solo dopo una
notte di fuoco, la sua vera identità. Orripilato dall'incesto appena compiuto
incosapevolmente, Agapito si è così suicidato, ingerendo il Fallo del Diavolo.
Esperanza ascolta shockata e incredula il terribile racconto di Violeta, che
prosegue la sua confessione: aver indotto il padre al suicidio non è sufficiente
per lei, perché la sua sete di vendetta si sarà placata solo quando anche la
donna che le ha portato via suo padre sarà morta, cioè Esperanza.
Episodio 23 - A oscuras
Esperanza, ancora rinchiusa nell'auto della sua figliastra psicopatica e armata
di pistola, sa di essere in gravissimo pericolo. Si guarda intorno alla
disperata ricerca di una via di fuga, ma si trova nel bel mezzo del deserto
californiano. In lontanza, però, riesce a vedere degli edifici recintati e
capisce che quella è la sua sola possibilità di salvezza. Riesce a distrarre
Violeta, indicando il cielo e affermando di aver appena visto volare un asino
munito di sombrero. Violeta, mentalmente instabile, si volta subito a
guardare e Esperanza ne approfitta per darsela a gambe. Scoperto l'imbroglio,
Violeta la insegue e fa partire un colpo di pistola che, miracolosamente, manca
Esperanza per un soffio. Dopo una corsa estenuante, Esperanza riesce a
raggiungere l'edificio visto precedentemente, che scopre essere uno strano
laboratorio. Cercando di sfuggire a Violeta, trova rifugio in un luogo buio e
angusto, sperando di riuscire a sopravvivere alla furia assassina della sua
figliastra.
Episodio 24 - Odisea del
espacio
Esperanza non sa di essersi rifugiata in un'astronave, in quello che è un
laboratorio segreto della NASA. Nell'ambiente angusto in cui si trova, la donna
preme inavvertitamente il pulsante d'accensione e il missile aerospaziale, con
all'interno Esperanza, viene sparato in orbita. Quando la donna si accorge
dell'accaduto, è ormai troppo tardi: si trova nell'immensa solitudine dello
spazio siderale. Passano settimane e la Terra si fa sempre più lontana, mentre
Esperanza cerca di non impazzire, mangiando cibo in polvere e bevendo acqua
ricavata dalla sua urina filtrata. Inaspettatamente, l'astronave di Esperanza
viene attaccata da un enorme veliero di pirati spaziali che la portano sul
lontanissimo pianeta Gorgonia. Gli abitanti del pianeta, molto simili agli
esseri umani, sono stati assediati e schiavizzati dagli Xingi, malefici
scimmioni alieni provenienti dal pianeta satellite Xinge.
Continuarà...
Le curiosità prive d'interesse
x Manglefags,
l'Accademia Militare di cui Xanthippe Canfield è stata Preside per lungo tempo,
ha un nome piuttosto feroce e omofobo: letteralmente, "Squarta-checche" o, se
preferite, "Strazia-finocchi".
x Il nome di Xanthippe
Canfield è un ovvio riferimento alla scorbutica (o vituperata) Santippe, moglie
di Socrate. I suoi detrattori la dipingevano come una donna irascibile e, a
volte, persino violenta. Mi sembrava il nome giusto per la moglie del Preside
Canfield, ligia al dovere e alla disciplina, al contrario del suo placido e
permissivo consorte.
Care lettrici e cari lettori di Mocassini Club,
Sono trascorsi secoli dall’ultimo aggiornamento di questa pazza storia, nonché un’intera era geologica da quando l’ho iniziata. Molti di voi, probabilmente, saranno già genitori o nonni, a quest’ora. Tanti l’avranno già dimenticata. Qualcuno, però, è rimasto affezionato alla Wefanie High School e a i suoi eccentrici personaggi: ho ricevuto messaggi privati di lettori che, chiedendomi se avessi intenzione di proseguire la storia, hanno riaperto quel cassetto polveroso del mio cervello in cui avevo stipato il mio senso di colpa per non aver mai concluso Mocassini Club… e pensare che ero arrivato a soli cinque capitoli dalla fine!
Ho pensato tante volte di riprovarci, di riprendere le fila della trama, ma col passare del tempo troppe cose sono cambiate, sia dentro che fuori di me, e non sono più riuscito a trovare lo spirito giusto per continuare una storia iniziata ormai tanto tempo fa, in tempi più spensierati. Purtroppo sento di non riconoscermi più in questo lavoro, cui pure sono molto affezionato.
Ciononostante, ho fatto una promessa a chi mi ha scritto, e ho deciso di svuotarlo tutto, il mio cassetto…
In tutti questi anni ho conservato i mie appunti su Mocassini Club e i riassunti di ogni capitolo, anche di quelli che non sono riuscito a scrivere. So che non è la stessa cosa, ma ho deciso di pubblicare qui almeno quelli, in modo che sappiate come vanno a finire le avventure di Topher e Nikki. E’ il minimo che possa fare, per i miei personaggi e soprattutto per tutti voi che avete creduto nella mia storia.
Vi ringrazio ancora tutti di cuore per i vostri commenti, per il tempo che mi avete dedicato e per il vostro sostegno. E’ anche grazie a voi se persevero nel mio sogno di diventare uno scrittore!
* Un piccolo riepilogo. La Wefanie High School è in guerra: da un lato si schierano gli stilosi membri del Mocassini Club, guidati dal Presidente, Ashley Betterton, e dalla Reginetta, Nikki Hortense; dall’altro gli Sfigati, gruppo eterogeneo che riunisce tutti i secchioni, i nerd e i non-Mocassiniani in genere, tutti aizzati dalla perfida e volgare Stella Santini. In caso di vittoria degli Sfigati, il Mocassini Club verrà denunciato alla neo-nominata, tirannica e inflessibile preside. Se invece dovessero vincere i Mocassiniani, gli Sfigati si impegneranno a mantenere il segreto, ma solo in cambio di cospicui fondi per i loro club. In realtà la rivolta degli Sfigati è solo un pretesto: il vero obiettivo di Stella Santini è quello di vendicarsi di Topher, che le ha portato via il suo amato Bennet. Nel suo piano malvagio è aiutata dalla sua gemella, la secchiona Holly Santini, anche lei furiosa con Topher perché ha preso il suo posto come curatore della rubrica letteraria nella rivista della scuola. Nel capitolo precedente si dà il via alla tanto attesa Pantomachia: i due schieramenti si fronteggiano nottetempo nel corridoio principale della scuola, ma misteriosamente, proprio Stella Santini manca all’appello, e il comando delle truppe degli Sfigati è affidato a Zenobia Hernandez, capo delle Amazzoni, un club di feroci militanti femministe. Topher, intanto, è sempre più in pensiero, non soltanto per la guerra, ma anche per Bennet, che non si è fatto più vivo dopo il loro litigio, nel quale si sono accusati di non essere abbastanza sinceri l’uno con l’altro: Bennet sospetta che Topher gli nasconda qualcosa (il fatto di appartenere al Mocassini Club), mentre Topher trova umiliante che Bennet non si senta ancora pronto a rendere ufficiale la loro relazione con i suoi amici. Ora che sta per scoppiare la battaglia, però, tutto questo non ha più importanza: tutto ciò che Topher desidera è trovare Bennet e saperlo al sicuro. Ecco dunque l’inizio del ventiseiesimo capitolo, più alcuni frammenti. Seguono poi, in corsivo, i riassunti dei capitoli conclusivi.
Chino la testa appena in tempo per non essere colpito in pieno da una freccia vagante, il cuore che batte il tempo di una marcia militare, e mi appiattisco contro gli armadietti, incerto se gettarmi nella mischia o rimanere a debita distanza.
Le piogge di dardi scoccati dalle Amazzoni si intrecciano con i raggi laser, che illuminano la battaglia con i loro violenti bagliori azzurri e scarlatti: una discoteca dove impazza la danza della guerra.
“BENNET!” grido, con tutto il fiato. “BENNET!”
Ma io stesso non riesco a sentirmi, l’udito aggredito dalle urla dei combattenti, i nitriti dei cavalli e il clangore delle armi. Mi guardo intorno, disperato, evitando per un soffio il raggio mortale scaturito dagli OcchiaLaser di un Secchione, che viene subito acciuffato da un giocatore di pallanuoto (Aleksandr Ustinov, mi sembra) e scagliato a venti metri di distanza come un frisbee. Subito un altro Secchione si fa avanti per vendicare il compagno caduto, ma viene colpito al braccio dallo sfavillante fermaglio-shuriken di Gloria. Lo shuriken di Mia, invece, rimbalza sulla sua armatura di guntherio e schizza nell’aria a tutta velocità, tranciando di netto una ciocca di capelli dalla chioma bionda di Ippolita Kinney, che lancia un grido di rabbia e incrocia furiosa la lancia con il fioretto di uno schermidore Mocassiniano, il quale però rovina a terra, subito sostituito dal pallanuotista Simon Selkirk, che si ripara dietro lo scudo dorato e riesce quasi a disarcionare l’Amazzone. Intanto Nikki affronta da sola Zenobia Hernandez e Diana Gouges, schivando ogni freccia con una rapidità sovraumana, in un turbine di piume di struzzo, per poi spiccare un salto mortale e disarmare Diana con un calcio rotante alla Chuck Norris. Non contenta, fa anche lo sgambetto al destriero di Olympe Sheppard, che viene catapultata parecchio più in là, abbattendo come birilli un gruppetto di alleati Secchioni (“Lo Sgambetto Sghembo della Saiga Saggia delle Steppe del Serenge non fallisce mai!” esulta Nikki, chiaramente posseduta dalla dea Bellona). Zenobia, intanto, si erge terribile sul suo destriero imbizzarrito, incita le compagne a rialzarsi e scaglia frecce in ogni direzione, lo sguardo rovente d’odio che sonda l’intero campo di battaglia.
“BENNET!” ritento, disperato, inseguendo con lo sguardo Edith Endicott e le gemelle Hines, che fanno roteare le borsette di coccodrillo contro un Secchione, fino a fargli cadere l’elmetto, ma non si tratta di Bennet. Riconosco invece Barry Jackall, del Club degli Ambientalisti, che pulpa: “A MORTE I NEMICI DELLA NATURA!”
Poco più in là, un’orda di Sfigati si avventano coraggiosamente sugli Alexandria Alligators, come una colonia di formiche carnivore, per poi essere scaraventati via uno per uno da una raffica di pugni. Gloria, nel frattempo, è riuscita a salire sul cavallo di Voltairine Wittig, con l’intento di gettarla di sotto e strapparle di mano le redini, mentre le altre cheer-leader, i rossetti-laser sguainati, tempestano i nemici di fulminei raggi vermigli.
Di fronte a questo sanguinoso scenario, rimango come paralizzato, sopraffatto dall’orrore. Non credo di essermi mai sentito così impotente e indifeso come oggi. Per la prima volta avverto il peso della consapevolezza di avere un corpo, un corpo vulnerabile, che può essere ferito e distrutto nel tempo di un battito di ciglia.
Be’, forse non è esattamente la prima volta che mi capita, ma la mia mortalità non mi è mai parsa così reale.
Nel clamore dello scontro è appena udibile il pio mormorio delle preghiere di Peter Pufendorf e degli altri adepti della Compagnia della Santissima Croce, che, impalati nel bel mezzo del corridoio, stringono con passione i loro rosari: come per miracolo, le frecce, i raggi laser e gli shuriken non li sfiorano nemmeno, deviati dalla Divina Provvidenza.
Di Bennet non c’è nessuna traccia. Forse non è venuto. Forse è rimasto nel suo letto, al sicuro…
Ma se solo potessi saperlo con certezza!
Le porte d’ingresso della scuola si spalancano di nuovo, distogliendo per un attimo i guerrieri dai loro duelli, e fa il suo lugubre ingresso Ophelia Minch, gli abiti a lutto un tutt’uno con l’oscurità della notte. I riflessi lunari scintillano sui grandi occhiali da civetta, rendendola, se possibile, ancora più inquietante del solito.
Approfittando dalla sorpresa generata dalla sua apparizione, i pallanuotisti Paul Peck e Irvin Walpole immobilizzano Olympe Sheppard e Callisto Firestone, che digrignano i denti e ringhiano come animali in trappola.
“OPHELIA! OPHELIA!” urlo, sbracciandomi per attirare la sua attenzione. “DOV’E’ BENNET?!”
Ma la ragazza non mi dà ascolto e osserva estatica la battaglia, ancora immobile sull’uscio, beandosi di tutto quel pathos. Poi, inaspettatamente, scoppia in una risata da raggelare il sangue nelle vene e leva le braccia al cielo notturno, che, come per obbedire a un suo ordine, inizia ad entrare nella scuola…
Ma no… quelle che vedo non sono tenebre animate da qualche oscura forza sovrannaturale, bensì un immenso stormo di corvi neri come la notte, che invadono il corridoio, sbattendo furiosamente le ali e gracchiando malevoli. “Volate, miei fedeli compagni!” urla stridula Ophelia. “Versate nell’Inferno il dolce latte della concordia, sconvolgete la pace universale, distruggete l’unità della terra! Il bello è brutto e il brutto è bello! Che questa notte regni il caos!”
Senza farsi pregare, gli uccelli coprono la battaglia come una palpitante nube temporalesca: il loro gracchiare annulla ogni altro rumore, come una tempesta di grandine, e un impenetrabile velo d’oscurità cala su questo spettacolo d’odio e dolore.
Come se non ci fosse già troppo pathos.
“Dannati uccellacci!” impreca Nikki, scacciando una dozzina di corvi col suo Calcio Crivellante del Criceto dei Crinali della Chirghisia. “Perché l’hai fatto, razza di svitata?!”
“E’ tutta colpa della luna, quando si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti!” risponde Ophelia, sbellicandosi dalle risate. Nikki tenta di abbatterla, ma ormai è sparita, inghiottita di colpo dal turbinio dei corvi. “Il Club del Teatro sarebbe dovuto rimanere neutrale!”
“I corvi beccano chiunque: sono super partes” ribatte a denti stretti Ashley, facendosi strada con lo scudo in quella furiosa tormenta di ali e piume. Tutto, intorno a loro, è nero e lucido. Ovunque risuonano il gracchiare degli uccelli e le urla disincarnate dei nemici… o degli amici? Impossibile distinguere gli uni da gli altri.
Nikki stacca dai capelli le affilate stelle di perle e brillanti e le scaglia una ad una, riuscendo a dissipare una nube di corvi, che però è subito sostituita da un’altra, ancora più fitta.
“Sono troppi Nikki!” grida Ashley. Il volto minaccioso della Medusa di Versace sul suo scudo dorato non è sufficiente a respingere il nemico alato e viene ben presto martoriato dalla pioggia di becchi appuntiti. “Dobbiamo trovare riparo! Il Teatro non può essere lontano!”
“NO! Una Reginetta non fugge davanti al pericolo!” protesta caparbiamente Nikki, spiaccicando con le mani due corvi l’uno contro l’altro, come se fossero moscerini. “E poi devo trovare Topher!”
Ma Ashley la afferra per il polso e la trascina con sé, aprendosi una breccia a colpi di scudo.
“Presto, entra!”
Spinge Nikki oltre una doppia porta, richiudendosela subito alle spalle, mentre una scarica di beccate si abbatte sulle ante di legno, facendo tremare i cardini.
“Non mi nasconderò ” strilla Nikki, e riapre la porta, lasciando entrare una raffica di corvi, ma Ashley la tira via di malagrazia e le si para davanti, impedendole di uscire. “Lasciami andare! Non sono una vigliacca come te, Ashley Betterton!”
Lo sparuto stormo di uccelli fatto entrare da Nikki vola in cerchio attorno al suntuoso e abbagliante lampadario del Teatro, un’enorme rifugio di velluto rosso.
“Siamo in territorio neutrale… qui saremo al sicuro per un po’” le ricorda Ashley. “Aspettiamo solo che i corvi siano andati via… poi andremo a cercare Topher” aggiunge, guardandola dritta negli occhi. “Insieme.”
Nikki gli restituisce uno sguardo torvo e tira un calcio alla poltroncina più vicina. Senza dire una parola, attraversa la platea con passo irruento, i tacchi alti zittiti dalla moquette, e si chiude nei camerini riservati agli attori, sbattendo la porta con tale veemenza da far tremare i cristalli del lampadario. Di fronte a quella sacrilega mancanza di rispetto, persino gli sguardi bianchi delle cariatidi che sorreggono le gallerie, le nove Muse, si incupiscono, mentre l’orologio, tondo e luminoso come la luna sopra la cascata rossa del sipario, batte la prima ora del nuovo giorno.
Scendo a rotta di collo i gradini dell’ingresso, verso il parco, dove la battaglia si è propagata in innumerevoli focolai di guerra. Nuvoloni rossi ghermiscono la luna e le stelle, iniettando di sangue i prati verdi e le aiuole fiorite, ormai devastate dagli zoccoli dei cavalli. Le Amazzoni continuano a galoppare nella notte, levando grida rapaci, mentre i Secchioni, sempre più numerosi, si riversano come fiumi contro i muscoli granitici dei pallanuotisti. Poco distante da me, un gruppetto di Fanatici del Fantasy fanno cozzare rumorosamente le loro lucenti spade elfiche contro le sciabole affilate degli schermidori.
Muovo qualche passo incerto sull’erba già umida di rugiada e sobbalzo quando un corvo mi sfreccia accanto, sfiorandomi l’orecchio. Disperato, completamente smarrito, seguo il volo dell’uccello, che scompare nell’oscurità, per poi tingersi del rosso e del blu dei raggi laser, e infine tornare a nascondersi tra i fitti rami di un pino.
“NIKKI!”
Ma la mia invocazione è coperta dal fragore di un’esplosione. Raccatto le poche briciole di coraggio che mi restano, e, trattenendo il respiro, mi tuffo nella folla. Come a rallentatore, vedo baluginare sopra di me una spada, che si abbatte sullo scudo di un Mocassiniano, suonandolo come un gong. Fiotti di luce si intrecciano nell’aria, mentre corro a schiena china in una pioggia battente, fatta di sibili e strilli.
“TOPHER!”
Una mano afferra la mia e mi tira con forza a sé, poco prima che un raggio laser mi colpisca.
In un turbinio d’istanti mi ritrovo tra le sue braccia, e i polmoni si riempiono del suo profumo.
“Topher, STAI BENE?” grida Bennet.
Per tutta risposta lo stringo più forte.
Siamo al riparo dietro l’ampio tronco di una quercia ora, ma la guerra continua a infuriare a pochi metri da noi.
“Ero morto di paura” singhiozzo, senza staccarmi da lui neanche un secondo. “Non sapevo dove fossi… se stavi bene…”
“Non sapevo niente di questa follia…” ammette Bennet, scagliando uno sguardo furente verso la battaglia. “Sono corso qui appena ho saputo: devo portarti via da qui. Subito.”
“Mi dispiace per tutto quello che ho detto… io non volevo…”
“E’ solo colpa mia” mi zittisce. “E comunque adesso l’unica cosa che conta è che tu sia al sicuro…”
E’ incredibile come nel bel mezzo dell’Apocalisse io abbia così tanta voglia di lui. Di toccarlo, accarezzare i suoi capelli biondi e non smettere mai di baciarlo. E’ come se il pericolo esasperasse ogni sensazione, tanto la paura quanto il desiderio.
“Andiamo…”
“No, non posso andar via senza Nikki” protesto, con uno sguardo implorante. “Dobbiamo trovarla...”
Bennet è esitante. “D’accordo… ci vado io. Tu resta nascosto qui, okay?”
“No, non è affatto okay, non starò qui ad aspettarti… non voglio stare più lontano da te. Mai più.”
“Pensi che uscirai mai da lì?” domanda Ashley, in tono accondiscendente, bussando timidamente alla porta del camerino, dove Nikki sembra essersi barricata già da un bel po’.
“Non finché ci sarai tu dietro quella porta.”
Ashley poggia la fronte allo stipite e si lascia scappare un sospiro.
“Ti ripugna così tanto stare nella stessa stanza con me?” domanda. Poi, non avendo ottenuto risposta, insiste: “Non pensavo mi odiassi fino a questo punto…”
Questa volta, dopo pochi minuti di mutismo (comunque troppi per una come Nikki), la ragazza abbaia un “Non ti odio” non molto convincente.
“E allora…?”
“… ma questo non significa che siamo amici. Non più, almeno.”
“Mi dispiace, vorrei non costringerti a sopportare la mia presenza, ma non ho intenzione di lasciarti sola, non con il putiferio che stanno combinando là fuori.”
“So difendermi benissimo anche da sola. Vai pure.”
“Invece resto qui” ribatte Ashley, calmo ma risoluto. “Me ne starò a vegliare di fronte alla porta chiusa, come un poeta greco. Potrei anche scrivere un’elegia sul tema del paraklausíthyron…”
Due passi felpati sulla moquette e la porta si spalanca su una Nikki ancora imbronciata: “E’ riemerso il secchione di un tempo, a quanto vedo” commenta, tetra.
“E’ rimasto sopito a lungo, ma è ancora lì, da qualche parte” risponde Ashley, accennando un sorriso malinconico. “Grazie” aggiunge, quando Nikki si scosta e lo lascia entrare, per poi abbandonarsi pesantemente su una vaporosa poltroncina.
“E’ per quello che è successo con Topher, che non riesci a perdonarmi, vero?”
“E’ per quello che hai fatto a Topher, vorrai dire” lo corregge Nikki, rivolgendogli uno sguardo di sfida. “E comunque non è l’unico motivo…”
“Ti ascolto.”
“Lascia stare” si schermisce lei, distogliendo lo sguardo e prendendo a giocare nervosamente con uno dei suoi ricci. “Non hai mai voluto parlare del passato. Non vedo perché dovremmo farlo ora” chiude lì, freddamente.
“Forse è tardi, e probabilmente un assedio non è il momento migliore per farlo, ma siamo qui. Sono qui, ora.”
“Non fingere di non sapere a cosa mi riferisco.”
Ashley si passa una mano tra i capelli. Il suo sguardo vaga senza meta, urtando contro i quattro angoli della piccola stanza.
“Pensavo fosse tutto finito ormai” mormora.
Nikki emette uno strano suono, a metà tra uno sbuffo, un singhiozzo e una risata. “Non ti ho mai veramente dimenticato.”
Occorre qualche secondo prima che una tale affermazione faccia breccia su Ashley.
“Io…” comincia lui, titubante, come se aspettasse l’intervento di un suggeritore. “Io non ne avevo idea. Ero sicuro che anche per te fosse… ma allora, perché hai spinto Topher nelle mie braccia? Perché lo hai incoraggiato se provavi ancora qualcosa?”
“E’ stata un’idea stupida” si giustifica lei, decisa a non guardarlo. “Non ne vado fiera…”
“Non capisco…”
“Pensavo che sarebbe stato più facile” continua Nikki, con voce insolitamente atona. “Che lo avrei finalmente accettato. Pensavo che vedendoti insieme a lui sarei riuscita ad andare avanti. A smettere di pensare a te.
Topher era tutto quello che io non sono mai stata. Ho riconosciuto in lui una forza di cui mi sono sempre vantata ma che non ho mai posseduto realmente. Una forza che lui stesso non sospetta nemmeno di avere.
Pensavo che ci sarebbe riuscito, che avrebbe potuto aiutarti, che avrebbe potuto finalmente placare l’inquietudine che ti tormenta. Io non ero riuscita a legarti, ma forse lui poteva. Avrei gioito del suo trionfo. Confidavo che la sua felicità sarebbe stata la mia…”
“Tutto questo è assurdo...”
“… ma non è andata secondo i miei piani” prosegue lei, imperterrita. “Topher non sarà me, ma tu sei sempre tu. Tu rovini sempre tutto. Sempre. A volte penso che tu senta il bisogno di distruggere chi ti ama. Non puoi sopportare di essere amato da qualcuno…”
La voce di Nikki scandisce ogni singola parola con rabbia vibrante, come se avesse provato e riprovato mentalmente quel discorso un’infinità di volte e temesse di dimenticare anche una sola, affilatissima sillaba.
Ashley, immobile, continua a guardare i suoi occhi lucidi, puntati ostinatamente sul pavimento. Poi muove un passo in avanti, si blocca, esitante, ma alla fine si siede accanto a lei e tenta di abbracciarla. Nikki protesta, anche se debolmente, ed Ashley riesce solo a poggiarle un braccio sulle spalle e affondare la mano nelle piume del suo abito.
“Ci ho ripensato. Riguardo alla tua domanda. Credo proprio di odiarti” aggiunge lei, improvvisamente, quasi meravigliata dalle sue stesse parole. “Perché non dovrei odiarti, infondo? Sei un buono a nulla. Vali meno di zero. Non saresti capace di costruire nulla, ogni tuo rapporto è pura finzione. Se capace di provare solo sentimenti superficiali, che svaniscono in un giorno. Sei solo una facciata, un bel viso dietro cui regna il nulla più assoluto. Vedi? Ti sto insultando e non reagisci nemmeno! Sei solo un fantoccio senza spina dorsale!”
“Nikki…” sillaba Ashley, come se stesse compiendo uno sforzo enorme per non perdere la calma.
“Cosa? ‘Nikki’ cosa?!” grida lei, spingendolo via e alzandosi di scatto. “Puoi negarlo? Pensi di valere qualcosa? Ci scommetto, che lo pensi! E invece no, non sei nulla! Ovunque tu vada porti il nulla con te ! Tabula rasa! Non può nascere niente da te! SEI STERILE! E VUOTO! Niente può sopravvivere con te nei paraggi! Uccidi sul nascere qualsiasi cosa! La schiacci! Le togli il respiro finché non rimane più nulla! Solo altro, STUPIDO VUOTO!”
A questo punto Nikki non è più in grado di parlare, scossa dai singhiozzi, le lacrime che non chiedono altro che uscire.
Anche Ashley si alza e questa volta riesce a stringerla tra le sue braccia, nonostante le schermaglie e le minacce di Nikki.
“Lui lo sapeva che non poteva venire nulla di buono per lui da due come noi! Lo sapeva che siamo uguali! Che siamo sbagliati!” continua Nikki, la voce resa irriconoscibile dal dolore. Intanto lo respinge e cerca in tutti i modi di colpirlo ovunque le capiti. “Noi due siamo sbagliati!”
“Shhh…” sussurra Ashley, stringendola più forte, finché, immobilizzata, non può che abbandonare il viso sulla sua spalla, senza riuscire a controllare il pianto. “Si è rifiutato, ecco cos’ha fatto… ci ha rifiutati!” mugola, tra un singhiozzo e l’altro, avvinghiandosi ad Ashley come se temesse di precipitare, da un momento all’altro, in quell’abisso di disperazione.
“Che cosa dici, Nikki?” chiede Ashley, con voce dolce ma ferma, baciandole e accarezzandole i capelli. “Di che cosa stai parlando?”
“Lui...”
“Chi è ‘lui’? Topher?”
“Il bambino” mormora appena Nikki.
E’ con enorme fatica che Ashley riesce ad allontanarla, quel tanto che basta per guardarla negli occhi, ma lei continua a distogliere lo sguardo.
“Nikki, di cosa stai stai parlando?” ripete, sbattendo le palpebre, come stordito.
La sua unica risposta è un muto scrosciare di lacrime. Il suo viso ora è quasi irriconoscibile, come se qualcuno avesse accartocciato i suoi bei lineamenti per trasformarli in un sofferente e incomprensibile scarabocchio.
“NIKKI, PER FAVORE PARLA!”
“Il nostro bambino” sussurra lei, in preda ai singulti, riprendendo a divincolarsi disperatamente dalla sua stretta, come vittima di una tortura insopportabile.
Bennet e Topher vagano per il parco della scuola in cerca di Nikki, senza riuscire a trovarla. Pensano di controllare anche nella piscina coperta, ma qui trovano solo Herman Northangle, che, del tutto disinteressato alla guerra, nuota come se nulla fosse. L’interno della piscina è buio, Bennet dice a Topher di nascondersi e attira l’attenzione di Herman, che nell’oscurità lo scambia per Ashley e gli fa delle avances (“Tutta questa morte e distruzione mi eccita.”) Bennet sta al gioco e, fingendosi il fratello, invita Herman ad uscire dall’acqua. Herman non se lo fa ripetere due volte, i due si avvicinano, Bennet infila maliziosamente un dito nel costume da bagno di Herman, facendogli credere di volerlo spogliare, ma invece tira l’elastico e glielo fa scattare sui genitali, facendolo piegare in due dal dolore. Bennet scappa via divertito insieme a Topher (“Dopo tutto quello che ti ha fatto, gli ci voleva una lezione!” spiega Bennet, ridacchiando.)
Una volta usciti dalla piscina, resta il problema di trovare Nikki.
“Stava combattendo spalla a spalla con Ashley l’ultima volta che l’ho vista”
“Dove?”
“Nell’edificio principale…”
“Quello più grande, non sarà facile trovarla.”
“Hai un buon fiuto?” domando.
“Hai un buon cosa?!” ripete Bennet.
“Se Nikki è con Ashley potremmo seguire la scia odorosa di Aqua di Bulgari: è il profumo preferito di Ashley.”
Bennet si volta lentamente a guardarmi, accennando un sorrisetto scettico.
“Non sto scherzando” protesto, anche se non posso fare a meno di sentirmi stupido. “E’ un profumo dolce e delicato, ma anche molto resistente. Neanche il cloro riesce a coprirlo.”
Inseguendo la scia di profumo, Topher e Bennet trovano Ashley e Nikki nel camerino del Teatro. Non possono fare a meno di origliare la loro conversazione e ascoltare la sconvolgente confessione di Nikki. A quanto pare, tra Ashley e Nikki in passato c’è stata una storia alquanto tormentata. La notte di Halloween all’Harlequin, dopo la fuga di Topher, Ashley, ubriaco, ha fatto sesso con la sua vecchia fiamma. Proprio in quell’occasione Nikki è rimasta incinta, ma se ne è accorta solo quando ha abortito spontaneamente al terzo mese, mentre si trovava a Dubai per le feste di Natale.
Topher, scioccato da queste rivelazioni, apre la porta del camerino, ma proprio in quel momento le porte del Teatro vengono abbattute e la battaglia si riversa all’interno. Viene così rotto il patto di neutralità e anche la compagnia teatrale entra in guerra. Ophelia, dall’alto del loggione, recita i versi del suo amato Shakespeare e, avventatamente, pronuncia il nome “Macbeth”, che a teatro porta sfortuna: infatti perde l’equilibrio e precipita nel vuoto. Bennet riesce ad afferrarla al volo, salvandola da una morte tragica, ma Ophelia, inebriata di pathos, pronuncia ancora il nome maledetto e l’enorme lampadario di cristallo cade con uno schianto. I combattenti riescono per poco a schivarlo.
Lasciata Ophelia al suo destino, Bennet, Ashley e Nikki riescono a rubare le spade elfiche ai Fanatici del Fantasy (“Tu… non puoi… PASSARE!” strilla con voce stridula Gary Gale, il presidente dei Fanatici del Fantasy. “Tornatevene nella Terra di Mezzo… o meglio, LEVATEVI DI MEZZO!” gli risponde a tono Nikki) e riescono, insieme a Topher, a uscire illesi dal Teatro.
In corridoio incontrano il Club degli Scacchi. Anonymous giura a Topher di non essere stato lui a svelare il segreto del Mocassini Club: è stata Stella Santini, che deve aver origliato il loro litigio. Anonymous si scusa di aver violato la privacy di Topher e dice di aver imparato la lezione: d’ora in poi si impegnerà a guadagnarsi la fiducia delle persone, anziché cercare di scoprire tutto su di loro per mezzo delle sue ricerche spionistiche. Topher perdona Anonymous e chiede scusa a sua volta al Club degli Scacchi per aver tenuto nascosta la sua appartenenza al Mocassini Club e per non aver detto loro di essere gay:
“Non volevo che… decideste di non volermi più come compagno di stanza… e come vostro amico…”
“E chi se ne frega se sei gay? Siamo scienziati, è vero, ma abbiamo un cuore e ti vogliamo bene! Non saresti stato peggio dei nostri precedenti compagni di stanza… se solo sentissi chi ci è capitato l’anno scorso! Un feticista che leccava di nascosto le nostre mutande” dice Rowland con un brivido di disgusto.
“O quel tipo che vestiva sempre di nero…” prosegue Gunther “… e che scoprimmo in piena notte mentre cercava di infilare Rowland in una culla nera per offrirlo come vittima sacrificale durante un rituale satanico.”
“No, non era un rituale satanico! Volevano evirarlo in modo da poterlo iniziale al culto della dea Cibele” lo corregge Anonymous.
“Grazie per avermelo ricordato, ragazzi” piagnucola Rowland, indignato. “E’ un anno che non chiudo occhio.”
“Magari gli occhi li tieni aperti, ma non è che la bocca tu la tenga proprio sigillata, visto il modo in cui russi…o fingi per non farci preoccupare?” ridacchia Gunther, pungente, mentre Rowland si rannuvola.
La riappacificazione di Topher col Club degli Scacchi avviene davanti agli occhi disgustati di Nikki. Però non c’è tempo per ulteriori indugi: la battaglia si inasprisce di minuto in minuto. Mentre Nikki, Ashley e Bennet combattono, Anonymous mette Topher in guardia sulle sorelle Santini:
“Stella e Holly avrebbero potuto andare direttamente dalla Preside e spifferare tutto sul Club, invece hanno scatenato questa guerra: è chiaro che la battaglia è un diversivo e che stanno tramando qualcos’altro di ben peggiore!”
Infatti, mentre tutti sono impegnati in violenti duelli a corpo a corpo, Stella Santini approfitta della distrazione generale per apparire alle spalle di Topher e gli preme un fazzoletto imbevuto di anestetico, facendogli perdere conoscenza. Bennet, che si sta difendendo dagli attacchi delle Amazzoni, si accorge troppo tardi che Topher è sparito. Il capitolo si conclude con l’urlo orripilato di Nikki: “DOV’E’ TOPHER?!”
Capitolo ventisettesimo
L’ARALDO DI ARMONIA
Ashley cerca di calmare Nikki, disperata, e la bacia. Lei lo respinge e gli dice di non volere la sua pietà: sa benissimo che lui non potrà mai amarla come lo ha amato lei. Nikki scappa da lui e parte alla ricerca di Topher insieme a Bennet e al Club degli Scacchi. Si crea così, per il bene di Topher, una strana alleanza.
Chissà come, Nikki è a conoscenza dell’esistenza dell’Orto degli Orrori, il leggendario giardino segreto costruito da Wilbur Wefanie, uno dei figli del fondatore della scuola, per condurvi i suoi esperimenti illegali di ingegneria genetica sulle piante. Nikki intuisce che Holly Santini, appassionata di botanica, abbia suggerito a sua sorella Stella di usare l’Orto per imprigionare Topher. Così Nikki, Bennet e il Club degli Scacchi si precipitano in biblioteca, sfilano I fiori del male di Beaudelaire dallo scaffale della sezione di Botanica e aprono il passaggio segreto che conduce all’Orto. La serra è un’impervia jungla popolata da mostruose piante carnivore giganti (streltizie fameliche come velociraptor, ciclamini zannuti e altamente velenosi, nonché enormi ninfee-trappola e innumerevoli altri orrori vegetali.) La squadra di salvataggio si fa strada in quell’ambiente ostile grazie alla spada di Bennet, alle competenze scientifiche del Club degli Scacchi e alle doti di combattente di Nikki. Infine giungono in una radura con al centro un albero gigantesco, ai cui rami è legato Topher, privo di sensi. Qui incontrano i responsabili del suo rapimento: Stella e Holly Santini, insieme al muscoloso quanto stupido Zebedee “Bull Dozer” Brawn, talmente invaghito di Stella da mettere i propri muscoli al servizio dei suoi diabolici piani.
Bull Dozer si avventa su Bennet, che si difende a colpi di spada, mentre Nikki e Stella se le danno di santa ragione. I duelli però vengono interrotti da uno spaventoso sibilo, che mette tutti in allarme. D’altronde non c’è giardino senza un serpente: l’Orto degli Orrori è custodito da un’enorme, mostruosa serpe rimasta fino ad allora acquattata nell’ombra. Il fatto che le sue spire siano coperte di macchie che ricordano il logo di Louis Vuitton non la rende meno terrificante.
“Ma è…. Delphine! E’ ancora viva!” esala Nikki, paralizzata dalla sorpresa e dal terrore.
“Perché quel coso si chiama come mia madre?!” domanda Bennet, fissando a bocca aperta il famelico serpentone, che si avvolge attorno al tronco dell’albero, preparandosi ad attaccare.
Stella, Holly e Bull Dozer, che ignoravano l’esistenza del serpente gigante, scappano a gambe levate. Gli amici di Topher invece affrontano il mostro e, dopo una disperata lotta spada-contro-zanna, Bennet riesce a trafiggerlo e ad ucciderlo.
“Come mai Stella, Holly e Zebedee non sono stati mangiati?” si chiede Anonymous, guardando con un brivido l’interminabile carcassa.
“Credo fosse sotto l’effetto di tranquillanti…” risponde Nikki. “Quando sono stati qui probabilmente era ancora addormentato.”
La squadra di salvataggio lascia l’Orto degli Orrori trascinando Topher ancora svenuto. Tornati nel vivo della battaglia, scoprono che gli Sfigati stanno avendo la meglio. Angelica Vaughan è stata fatta prigioniera dalle Amazzoni, ma cerca di corromperle promettendo loro di aiutarle a diventare delle vere donne, ad abbinare i colori e a truccarsi, per poi fondare insieme un nuovo Mocassini Club di cui lei sarà Regina.
“Liberami e ti trasformerò in una vera donna… liberami e ti condurrò con me nel magico mondo della depilazione… insieme potremmo fare grandi cose… insieme potremmo dare vita ad una nuova, invincibile sorellanza di guerriere à la page… Pensaci, Eva… in cambio della libertà ti offro la bellezza… il potere… la conoscenza… la gloria eterna!”
“Guarda che io non mi chiamo Eva” borbotta Zenobia.
“Ah, pardon, mi sono confusa…” ghigna Angelica. “Stavo ripensando all’ultima volta che ho indotto in tentazione qualcuno…”
Bennet, di sua iniziativa, libera i prigionieri di entrambe le fazioni. Nel frattempo, Topher riprende i sensi e, stanco dello scenario di odio e distruzione che lo circonda, si arrampica, aiutato da Bennet, su una barricata fatta di banchi e cattedre. Insieme, invocano una tregua e annunciano di avere qualcosa di molto importante da dire a tutti i combattenti. Quando, con grande fatica, riescono ad interrompere la battaglia, Bennet spiega agli Sfigati che Stella e Holly si sono serviti di loro solo per vendicarsi di Topher, espone il loro piano malvagio e chiede alle truppe dei Secchioni se vogliono davvero essere usati come pedine da due psicopatiche e potenziali omicide come le Santini. Gli Sfigati, e in particolar modo le Amazzoni, gridano allo scandalo e esigono vendetta. A questo punto però interviene Topher, che si scopre essere l’Araldo di Armonia di cui parla la Profezia delle Falene, esortando tutti alla pace:
“Dobbiamo smetterla di farci guerra, di lottare gli uni contro gli altri usando le nostre differenze come armi! Possiamo imparare molto gli uni dagli altri! In quest’anno trascorso alla Wefanie ho imparato tantissimo: il Club degli Scacchi mi ha insegnato almeno una decina di strategie diverse per fare scacco matto al re, e al Mocassini Club ho imparato come scegliere sempre la cravatta giusta, e trovo ognuno di questi insegnamenti ugualmente importanti!
Io e Bennet siamo le testimonianze viventi che Sfigati e Mocassiniani possono convivere pacificamente! Bennet è un Betterton, il che in questa scuola è un po’ come essere di stirpe reale… ciononostante è sempre stato emarginato, considerato un Reietto! Io, invece, ero un secchione occhialuto e timido, ma grazie a Nikki ho acquistato fiducia in me stesso e sono entrato a far parte del Mocassini Club!”
“Topher ha ragione. Nessuno come noi due può dimostrare quanto ‘Sfigato’ e ‘à la page’ siano solo parole, etichette, e come tali possono essere cambiate!”
“Ognuno di noi, con la propria diversità, può contribuire a rendere grande il nome della Wefanie High School!”
A questo punto, davanti a tutta la scuola, Bennet bacia Topher. In questo modo dimostra a Topher di non voler più nascondere i suoi sentimenti per lui e di non provare più alcuna vergogna per la propria omosessualità, e al contempo dimostra a tutti suoi compagni, di qualunque schieramento, che tra Mocassiniani e Sfigati ci possono essere altri sentimenti, oltre che disprezzo reciproco.
Sopraffatto dall’emozione e ancora stordito dal potente sonnifero somministratogli dalle Santini, Topher perde nuovamente conoscenza, mentre risuona per tutta la scuola lo scroscio degli applausi del corpo studentesco, finalmente pacificato.
Capitolo ventottesimo
L’ASCESA DI ASHLEY BETTERTON
Topher si risveglia in ospedale, con Nikki al suo capezzale. Lei lo rassicura che tutto è andato per il meglio: il preside Canfield è tornato e ha messo a tacere tutta la faccenda, salvando così la segretezza del Mocassini Club. I danni alla scuola e le ferite subite dagli studenti sono state spiegate a genitori furibondi e alle autorità con una frottola di proporzioni colossali, ma nessuno sembra avere sospetti.1 Stella, Holly e il loro muscoloso scagnozzo sono stati estratti - fradici di bava ma ancora vivi - dagli stomaci di tre enormi fiori carnivori. I tre, dopo la lacrimosa confessione di Holly, finiranno dritti in un blindatissimo riformatorio, il C.A.P.P.I.O. (Centro per Adolescenti Psicopatici e Pericolosamente Inclini all’Omicidio.) Gli Sfigati e i Mocassiniani, intanto, hanno raggiunto un accordo: il Mocassini Club conserverà pressoché intatto il suo potere, ma userà una parte dei suoi fondi per la costruzione di nuovi laboratori scientifici all’avanguardia. In più, a mo’ di risarcimento per i soprusi subiti, ogni Sfigato ha ricevuto in dono una borsa Louis Vuitton (ricavata, a loro insaputa, dalla pelle dell’orrendo serpente gigante Delphine.) Dopo questo ragguaglio, Nikki non può evitare di affrontare con Topher gli argomenti spinosi della sua gravidanza e della sua relazione con Ashley. Visibilmente emozionata, la Reginetta gli racconta tutta la verità, senza omettere alcun dettaglio:
Quando Nikki arrivò alla Wefanie il Mocassini Club era presieduto da Fergus Betterton, cugino di Ashley e Bennet. Ashley frequentava il secondo anno ed era molto diverso dall’Ashley che Topher ha conosciuto: incredibilmente, in origine era un secchione insicuro, solitario e malvestito. Una volta nominata Reginetta, Nikki ricevette diverse telefonate da un’amica di famiglia, Delphine Betterton, la madre di Ashley, che la pregava di aiutare suo figlio a diventare popolare, in modo che, una volta conclusa la carica di Fergus, Ashley avesse potuto rivendicare il titolo di Presidente del Club e fare onore al suo illustre cognome. Nikki decise di accogliere la richiesta disperata di Delphine e iniziò a fare con Ashley quello che avrebbe fatto poi con Topher: gli insegnò tutto quello che sapeva sulla moda e sullo stile, lo aiutò ad uscire dal suo guscio di abiti informi e incolore e lo trasformò nel ragazzo più ambito della scuola. Però, come nel mito di Pigmalione, lo scultore che si innamora della propria opera d’arte, Nikki finì con innamorarsi del suo protetto, che, confuso sulla propria sessualità, in un primo momento sembrò corrisponderla. Grazie all’aiuto di Nikki, Ashley scalò ogni vetta di popolarità e, parallelamente, si allontanò da suo fratello Bennet, al punto che quando questi lo raggiunse alla Wefanie si iscrisse con un altro cognome. Nel momento in cui Fergus Betterton lasciò il liceo, il trono del Mocassini Club rimase vacante. L’erede non poteva che essere Ashley, ma i membri del Mocassini Club non avevano dimenticato il suo passato da sfigato e non erano disposti ad accettarlo come Presidente, non prima di averlo sottoposto a una durissima prova: per dimostrare il suo valore e rinnegare i suoi imbarazzanti precedenti, Ashley doveva introdursi nel leggendario Orto degli Orrori e recuperare dalla cima dell’albero più alto un preziosissimo paio di mocassini realizzati nientemeno che con il mitico Vello d’Oro. Tanto per non rendergli il gioco troppo facile, le inestimabili calzature erano custodite da un orribile mostro: un serpente gigante creato appositamente per quella prova da un team di ingegneri genetici al soldo del Mocassini Club.2 Il mostruoso rettile, ovviamente, doveva essere à la page, per questo fu generato in modo che cambiasse fantasia alle sue squame ad ogni muta. Al momento della prova di Ashley, infatti, aveva le spire firmate Burberry. Nikki, preoccupata per le sorti del suo protetto, infranse tutte le regole del Club aiutandolo in ogni modo possibile: gli rivelò dove si trovava l’Orto degli Orrori e diede in pasto al serpentone i tranquillanti della sua matrigna, così che Ashley potesse rubare i mocassini d’oro senza correre pericoli e senza dover uccidere il mostro, che da allora è rimasto sopito nelle profondità dell’Orto. Superata la prova, Ashley divenne a pieno titolo Presidente del Club. Fu in quel momento che Herman Northangle cominciò a ronzargli intorno, e non dovette faticare molto per sedurlo. Nikki lo scoprì nel peggiore dei modi, sorprendendoli negli spogliatoi dei Wefanie White Whales. Fu un colpo durissimo: considerava Ashley una sua “creatura”, e dopo tutto quello che aveva fatto per lui, non riusciva a credere di essere stata tradita. Tuttavia, non potendo rinunciare al suo prestigioso trono di Reginetta, dovette ingoiare quel boccone amaro e collaborare suo malgrado con Ashley nel governo del Club.
Poi è arrivato Topher. Nikki ha rivisto qualcosa di Ashley in lui, ha capito che aveva del potenziale e ha voluto ritentare. Non appena ha saputo della cotta di Topher per Ashley si è messa d’impegno perché facessero coppia, sperando così di riuscire una volta per tutte a dimenticare il suo amore impossibile. Topher si è rivelato un discepolo estremamente talentuoso, e in pochissimo tempo è riuscito, grazie al suo aiuto, a farsi notare dal ragazzo più popolare della scuola. Ashley ha cercato di sedurlo durante la festa in maschera all’Harlequin, ma Topher, inesperto e in preda al panico, è scappato dal locale. Ashley, ormai abituato ad ottenere subito tutto ciò che desidera ed estremamente seccato dalla fuga di Topher, è andato a lamentarsene da Nikki. I due, però, con la complicità dell’alcool, hanno rievocato i vecchi tempi e, presi dalla nostalgia l’uno dell’altra, sono finiti a letto insieme. Il giorno dopo, resasi conto dell’errore commesso, Nikki ha promesso a se stessa di non ricaderci e di impegnarsi ancora di più nella sua missione: l’ingresso di Topher nel Mocassini Club. Le cose si evolvono rapidamente come da lei auspicato: Topher è stato accettato nel gruppo ed è riuscito a conquistare Ashley. Al Ballo d’Autunno, però, Ashley, insoddisfatto dall’inesperienza di Topher in fatto di sesso, si è lasciato tentare dalla sua vecchia fiamma, Herman Northangle, ma i due sono stati sorpresi da Topher. Nikki, rivivendo il suo tradimento, si è infuriata con Ashley. mentre Topher si è chiuso in se stesso. La Reginetta, temendo che il suo migliore amico lasciasse il Club, vanificando così ogni suo sforzo, ha pensato di tirarlo su portandolo con sé a Dubai per le feste natalizie. Qui, però, una brutta sorpresa ha atteso Nikki: poco dopo Natale ha abortito spontaneamente. Quella notte con Ashley, nel privè dell’Harlequin, era rimasta incinta, ma non si è accorta di nulla, dato che il suo ciclo non aveva subito grandi variazioni (un segno, questo, che la gravidanza non sarebbe andata a buon fine.) Nikki è stata ricoverata a Dubai, ma ha fatto credere a tutti, Topher incluso, di essersi sottoposta a un intervento di mastoplastica additiva.
Nikki chiede perdono a Topher per avergli nascosto tutta quella storia, per averlo spinto tra le braccia di Ashley pur conoscendo la sua volubilità e per aver vissuto “attraverso di lui” il suo sogno d’amore frustrato. Topher la zittisce, la riconosce come la sorella che non ha mai avuto, le dice che avrebbe voluto sapere tutto perché non dovesse portare da sola sulle sue spalle tutto quel peso. Le assicura, poi, che non le ha mai voluto tanto bene come ora che è a conoscenza di tutte le sue sofferenze. I due si stringono in un forte abbraccio, senza alcun bisogno di parlare, finché Monica irrompe nella stanza, trafelata e preoccupatissima. Una volta rassicurata sullo stato di salute di suo figlio, Monica rivela finalmente l’identità del suo misterioso fidanzato: il professor Clyde, l’insegnante di matematica della Wefanie. Topher è sollevato: Clyde - o come dovrà chiamarlo d’ora in poi, Theodore - sembra di gran lunga più affidabile delle sue precedenti fiamme. Ma le sorprese non finiscono qui: Monica annuncia che è incinta. Nikki, commossa, corre ad abbracciare Monica. Topher è senza parole dalla sorpresa, ma la gioia di avere presto un fratellino o una sorellina è immediatamente funestata dalla scoperta del nome che sua madre intende appioppare al nascituro nel caso dovesse essere una femmina:
“A me piace tanto il nome Candace, come l’autrice di Sex and the City!” trilla Monica, entusiasta. “Anche se è un nome un po’ troppo lungo: in famiglia la chiameremo Candy!”
“No! Monica, ti prego!” mugolo, esasperato. “Non posso permettere che un’altra creatura innocente si ritrovi con un nome da caramella!”3
1 Con la complicità di astronomi e scienziati profumatamente pagati dal Preside, è stato fatto credere alle autorità e ai genitori degli studenti feriti che gran parte del corpo studentesco si sia riunito a scuola in piena notte per osservare un singolare evento astronomico e che gli effetti disastrosi della Pantomachia siano stati dovuti ad un’imprevista pioggia di meteoriti schiantatasi proprio in quel momento sulla Wefanie. 2 Il serpentone è stato battezzato ironicamente “Delphine” dallo stesso Ashley, che ne paragonò la ferocia a quella della propria madre. 3 In effetti, Monica avrà una bambina. Nonostante le proteste di suo fratello, verrà battezzata Candace “Candy” Clyde. Sin dalla sua nascita la “zia” Nikki la inizierà al mondo della moda, iscrivendola alla Weffy Infant School, e riempiendola di coccole e abiti à la page. Per la ragazza la nascita di Candy rappresenta una specie di compensazione alla sua sfortunata gravidanza: anche per questo motivo, Nikki nutrirà per la piccola un affetto particolare.
Capitolo ventinovesimo
TOPHER IL TUTORE
Nikki ha cambiato idea su Bennet, dopo che ha salvato la vita a Topher in modo tanto eroico, e ritiene sia necessario farlo entrare nel Club: solo così l’amore tra lui e Topher sarà accettato e Bennet potrà prendersi il posto che gli spetta come Presidente del Club una volta che Ashley si sarà diplomato. Bennet, pur non avendo mai ambito a seguire le orme del fratello, si dichiara disposto a farlo.
“Sei sicuro di volerlo fare? Entrare nel Club?”
“Sì, sono sicuro. Dopotutto per colpa della mia ex sei quasi andato in pasto ad un serpentone gigante. Te lo devo.”
Nikki e Topher sottopongono Bennet a un corso intensivo di stile. Per essere ammesso i membri del Club hanno imposto un test particolarmente arduo. Al termine dell’ultimo giorno di full immersion prima della prova, Bennet e Topher fanno l’amore per la prima volta. Bennet supera il test (in cui vengono messe alla prova le sue capacità di Abbinamento cromatico e Mix-and-Match Avanzato, nonché la sua conoscenza della Storia della Moda, dai tempi in cui la prima cavernicola decise che le fantasie animalier dovessero essere usate con più parsimonia fino all’ultima collezione del più giovane stilista emergente.) L’anno scolastico è ormai giunto al termine. Dopo la cerimonia dei diplomi, Ashley consegna i suoi primi mocassini, quelli ricavati dal Vello d’Oro, a Bennet: un gesto rituale che lo designa come suo erede alla guida del Club, nonché un primo, importante segno di riavvicinamento tra i due fratelli. La sera stessa si svolge l’ultimo Ballo dell’anno, che per la prima volta nella storia della Wefanie e del Mocassini Club, è aperto anche agli Sfigati. I Mocassiniani, però, malgrado questa concessione, non possono rinunciare a un po’ di maligno divertimento: hanno fatto credere che il tema della serata sia “Mosca cieca”, ma solo gli Sfigati indossano veramente delle bende sugli occhi, mentre il Mocassini Club se la spassa a guardarli brancolare nel buio, urtarsi tra loro e inciamparsi addosso. Nikki, ovviamente, si gode lo spettacolo sghignazzando più di chiunque altro. Topher, tra l’esasperato e il divertito, si rassegna al fatto che certe cose non cambieranno mai.
“La scuola è finita, tu hai sventrato un drago…”
“Serpente gigante” mi corregge Bennet.
“D’accordo, tu hai sventrato un serpente gigante con una spada, e adesso noi due siamo insieme ad un Ballo. Non me l’aspettavo, sai, questo finale da fiaba… anche se un po’ ci speravo.”
Bennet sorride, facendosi più vicino. “Ci speravi solo un po’?”
“Be’, no, lo volevo un sacco. Lo volevo davvero un sacco questo perfetto finale disneyano” rettifico, ridendo.
“Addirittura ‘disneyano’?”
“Proprio così. Però dobbiamo decidere se vogliamo un finale danzante o al bacio.”
“Non credo di seguirti.”
“Voglio dire, certe fiabe della Disney finiscono con i protagonisti che ballano un valzer” spiego, guardando le coppie che vorticano sulla pista da ballo. “La Bella Addormentata e La Bella e la Bestia hanno dei finali danzanti, ad esempio, mentre Cenerentola e La Sirenetta si concludono con un bacio!”
“Ah, ora ho capito!” ridacchia Bennet. “Be’, non so tu, ma non credo di sentirmi ancora molto a mio agio con l’idea del ballo.”
“In effetti neanche io penso di essere ancora pronto a due maschi che ballano un valzer, anche se così finalmente potrei dare un senso alle lezioni che Monica mi ha costretto a prendere da piccolo… va be’, magari dopo ballo con Nikki.”
“Mi sembra un’ottima idea” commenta Bennet, con una risata di sollievo.
“Finale al bacio, allora? Resta solo quello.”
“Sì” risponde lui, il sorriso che balugina nella penombra colorata. “Un finale al bacio.”
“Bene” sussurro, mentre lui già si avvicina, socchiude gli occhi e inclina appena il viso.
“Anzi, no…” sbotta, fermandosi a pochi millimetri dalla mia bocca.
“Che c’è, preferisci un finale danzante, dopotutto?”
“No” mormora, le sue labbra già posate sulle mie. “E’ che non è un finale, è solo l’inizio.”
Capitolo trentesimo
IL PROGETTO LOTUS
Il trentesimo, più che un capitolo vero e proprio, è concepito come il verbale di una riunione segretissima del Mocassini Club in cui i membri più anziani dell’organizzazione valutano le possibilità offerte da alcune rivoluzionarie scoperte scientifiche elaborate da una sezione sperimentale della CIA. Si tratta del Progetto Lotus, che ha portato alla distillazione di una sostanza capace di alterare la memoria. Il Mocassini Club discute della possibilità di somministrare tale sostanza agli Sfigati, versandola di nascosto nel cibo della mensa, con lo scopo di far dimenticare loro le vicende della Pantomachia, nonché l’esistenza stessa del Club. In tal modo verrebbe ripristinato lo status quo: la segretezza e il potere assoluto del Mocassini Club…
Rinnovo le mie scuse e i miei ringraziamenti a tutti voi!
Sono aperto a critiche, commenti, domande e minacce di morte :)